His Favourite Worst Nightmare

di Padfootblack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You Probably Couldn't See for the Lights but ... ***
Capitolo 2: *** Leave Before the Lights Come On ***
Capitolo 3: *** A Certain Romance ***
Capitolo 4: *** Reptilia ***
Capitolo 5: *** What If You Were Right The First Time? ***
Capitolo 6: *** Do Me A Favour ***
Capitolo 7: *** Too Much To Ask ***
Capitolo 8: *** This House Is A Circus ***
Capitolo 9: *** Brianstorm ***
Capitolo 10: *** My Mistakes Were Made For You ***
Capitolo 11: *** 505 ***
Capitolo 12: *** Balaclava ***
Capitolo 13: *** Fire And The Thud ***
Capitolo 14: *** Secret Door ***
Capitolo 15: *** Cornerstone ***
Capitolo 16: *** Dance Little Liar ***
Capitolo 17: *** She's Thunderstorms ***
Capitolo 18: *** Love is a Laserquest ***
Capitolo 19: *** Stop the World I Wanna Get Off With You ***
Capitolo 20: *** Do I Wanna Know ***
Capitolo 21: *** I Wanna Be Yours ***
Capitolo 22: *** Fireside ***
Capitolo 23: *** Roll With It ***
Capitolo 24: *** Sweet Dreams ***
Capitolo 25: *** Evil Twin ***
Capitolo 26: *** Suck It And See ***
Capitolo 27: *** The Dream Synopsis ***
Capitolo 28: *** If You Were There Beware ***
Capitolo 29: *** Why’d You Only Call Me When You’re High ***
Capitolo 30: *** Under Cover Of Darkness - Alex ***
Capitolo 31: *** Under Cover Of Darkness - Amy ***
Capitolo 32: *** Fake Tales of San Francisco ***
Capitolo 33: *** That's Where You're Wrong ***
Capitolo 34: *** The Hellcat Spangled Shalalala ***
Capitolo 35: *** Piledriver Waltz ***
Capitolo 36: *** Potion Approaching ***
Capitolo 37: *** Strange ***
Capitolo 38: *** Fluorescent Adolescent ***
Capitolo 39: *** Only Ones Who Know ***
Capitolo 40: *** Old Yellow Bricks ***
Capitolo 41: *** Despair in the Departure Lounge ***
Capitolo 42: *** Star Treatment ***
Capitolo 43: *** The Ultracheese ***



Capitolo 1
*** You Probably Couldn't See for the Lights but ... ***


You Probably Couldn't See for the Lights but You Were Staring Straight at Me - Alex

Eravamo in un piccolo club di Sheffield, fra poco i Supernova avrebbero suonato. Non sapevo chi fossero, a quanto pare venivano da Manchester e, a detta di Rick, il nostro manager, “spaccavano i culi”. Ci aveva anche detto che sarebbero stati i nostri rivali nelle classifiche, ma a me non importava niente di quella merda. Ero solo curioso di sentire una band emergente, ecco perché ora fissavo quel gruppo dal dietro le quinte. Il bassista aveva i capelli castano chiari con un ciuffo che andava di moda fra le boy band di adesso, era alto e sembrava l’unico calmo in quella situazione. L’altro suo amico, accanto a lui, aveva i capelli rasati ai lati e un ciuffo più lungo, biondo, che gli copriva metà faccia, piena di brufoli. Continuava a rigirarsi il plettro fra le dita e sbatteva il piede per terra. E dietro loro, quasi nascosto da una colonna, c’era il batterista che martellava le bacchette sulle sue ginocchia. Un po’ bassino, aveva i capelli ricci e neri che gli coprivano la fronte e gli occhi. Chiunque li avrebbe visti da fuori li avrebbe scambiati per dei disadattati. Ma d’altronde, neanche noi sembravamo persone normali, ed era inutile giudicare dal modo in cui si comportavano. Guardai Rick con aria interrogativa, come a chiedergli “e quindi? È questo di cui dobbiamo preoccuparci? Due tipi nervosetti e uno che gioca ad essere il belloccio di una boy band?”. Pensai che ci avesse preso in giro per tutto il tempo, magari portandoci a sentire i nuovi Take That, quando Matt mi puntellò il braccio. Mi voltai e vidi una ragazza passare davanti a noi e andare vicino ai disadattati. Era bassina, aveva i capelli neri lunghi fino alla schiena e una figura snella. Indossava un paio di jeans neri, delle converse e una maglia degli Strokes. Rimasi come impalato a guardarla, chissà chi era, magari la ragazza del cantante. Ma poi, chi era il cantante? Probabilmente si accorse del mio sguardo, perché si girò e sorrise imbarazzata, muovendo la mano come a salutarmi. Non riuscii a muovere un muscolo, aveva uno sguardo splendido. Era come se potesse leggermi dentro e mi persi in quel paradiso verde azzurro, fin quando non si voltò di nuovo verso gli altri. E la magia scomparve, ritornai nel backstage del club, attorniato da luci stroboscopiche e ombre penetranti, proprio mentre loro salivano sul palco.

“High Green, Sheffield”esclamò la ragazza: “Siete pronti per una serata devastante?”. Un attimo: era lei la cantante? Il pubblico urlò di sì, erano pronti a divertirsi, ma lei ripeté la domanda, per fare aumentare l’entusiasmo generale. E ci riuscì. Era una ragazzina minuta, sarà stata alta un metro e sessanta circa, eppure sembrava comandare quel palco come un gigante. “1,2,3, oh!”urlò mentre partiva una canzone. I suoi compagni suonavano bene, ma lei era la vera carica della band: non stette mai ferma per tutti i 50 minuti dello show, non faceva che muoversi avanti e indietro sul palco e interagiva continuamente con il pubblico. Non riuscii a toglierle gli occhi di dosso per tutto il concerto, si muoveva con una carica inaudita e sembrava essere nata per fare quello. Rick si mise fra me e Matt e ci passò le braccia sulle spalle: “Questa è la concorrenza”. Avevamo finito prima ancora di iniziare, allora.

One look sends it coursing through the veins oh how the feeling races
Back up to their brains to form expressions on there stupid faces
They don’t want to say hello
Like I want to say hello
Oh the heartbeats at its peak when you’re coming up to speak

Stavamo bevendo dei drink con loro, ma per una volta l’alcol non servì a calmarmi. I membri delle due band continuavano a farsi complimenti a vicenda, io avevo occhi solo per lei, appoggiata al bancone a chiacchierare col barista.

“Complimenti”disse Matt stringendo la mano al batterista: “Siete davvero forti”

“Fa piacere sentirselo dire da un batterista come te!”rispose il riccio. Rick si avvicinò a noi con le birre: “Ah bene, vedo che vi siete già conosciuti. Gran bella serata ragazzi, complimenti”. La ragazza stava arrivando adesso con due birre in mano. Ne porse una al bassista, mentre Rick le stampava un bacio sulla fronte: “Bravissima”

“Grazie!”

“Loro sono gli Arctic Monkeys”ci introdusse Rick. La ragazza si voltò verso di me, sorpresa: “Immagino tu sia Alex”. Stava parlando a me? L’essere a metà fra donna e divinità parlava a me?

And I’m so tense, never tenser
Could all go a bit Frank Spencer?
I’m talking gibberish, tip of the tongue but I can’t deliver it
Properly, oh it’s all getting on top of me
And if it weren’t this dark you’d see how red my face has gone

“No, sono io”disse Matt, interrompendo la mia crisi di panico.

“Riconosco le mani di un batterista”rispose lei stringendogli la mano: “È un piacere conoscervi, abbiamo sentito alcune vostre canzoni e sono fenomenali!”

“Solo alcune?”chiese Jamie fingendosi deluso.

“Quelle che avete rilasciato per adesso”

“Vedrai dopo questa sera quante ne incideremo”disse Andy: “Dopo aver conosciuto una come te, potremmo scrivere un’enciclopedia!”. La ragazza scoppiò a ridere, genuinamente divertita da quella stupida battuta.

Everybody’s trying to crack the jokes and that to make you smile
Those that claim that they’re not showing off are drowning in denial
They’re not half as bad as me say anything and I’ll agree
When it comes to acting up, I’m sure I could write the book

Mi staccai lentamente dalla compagnia per andare a fumare, non riuscivo a sopportare quella situazione. Facevano tutti battute idiote per attirare la sua attenzione, ma lei non sembrava farci caso, come se non fosse l’attrazione numero uno in quel cazzo di posto. Mi accesi una sigaretta tentando di calmarmi, fuori era tutto deserto, l’ambiente giusto per mettere la testa a posto.

And now that you’re more than a part in the play
It’s slightly easier to think what to say
You had us all, standing on our heads
Doing our best tricks

Never again, will there be another one that’s as desirable as you

“Ehilà”era la sua voce. Mi voltai e la vidi accanto a me, con una bottiglia di birra in mano. All’improvviso non eravamo più in un pub a Sheffield, ma in un buco nero, solo io e lei. Non avevo nessuna scappatoia, nessun Matt a salvarmi, dovevo contare sulle mie forze. Eppure con tutte le altre ragazze non facevo fatica a parlare, ma lei aveva un non so che di strano. Meravigliosamente strano.

“Gran bel concerto”riuscii a balbettare.

“Grazie, non vedo l’ora di vedere voi in azione!”

“Non siamo così elettrizzanti dal vivo”

“Ma la vostra musica lo è e questo mi basta”tirò giù un sorso di birra, persino quel gesto sembrava una magia se fatto da lei.

“Come hai fatto a capire che ero io, prima?”domandai.

“Silenzioso, pensieroso e con un mare negli occhi”rispose sincera, come se fosse normale dire una cosa del genere a uno sconosciuto.

“Ti sarò sembrato uno stalker”

“No, lo sguardo dice molto di una persona”

“Cosa dice di me, il mio sguardo?”chiesi curioso. Sorrise con una scintilla negli occhi: “Dice che sei molto sensibile e delle volte anche supponente. Hai molte cose da dire, ma forse ti freni”. Era spaventoso, sapeva davvero leggermi dentro. Abbassai lo sguardo sulla mia birra, mi aveva appena fatto sentire miserabile.

“Sì, lo so, avrei potuto fare la medium, ma preferisco questa vita”. Sorrisi scuotendo la testa: “Forse fare la medium sarebbe stato più semplice”

“Dici?”

“Sì, avresti avuto il tuo giro di clienti e avresti vissuto una vita tranquilla”ammisi: “Con la musica non si sa mai, potresti fare il botto o fallire ...”

“Se fallissi allora inizierei a fare la medium”. Scoppiai a ridere: “Fa sempre comodo un piano B”. Restò qualche minuto in silenzio e per un attimo ebbi paura che se ne andasse. Volevo che restasse lì con me, che continuasse a parlarmi con la sua voce chiara e limpida, ma non avevo argomenti intelligenti da proporle. Stava grattando l’etichetta dalla bottiglia, pensierosa.

“Qual è il tuo piano B?”mi chiese osservandomi, evitando di farmi notare che sarei sembrato uno stalker psicopatico se avessi continuato a fissarla in quel modo.

“Non ho piani B”

“Ma come, prima mi fai il discorso del lavoro sicuro e poi non hai un piano B?”

“Spero che vada bene, con la band”feci spallucce e bevvi un altro sorso. Era fresca e mi serviva per ravvivare il mio cervello.

“Scommetto che andrà bene”

“Come fai ad esserne sicura?”

“Perché siete dannatamente forti”rispose.

“E belli”aggiunsi. O meglio, fu l’alcol a parlare al posto mio.

“E strambi”continuò lei.

“Noi? Voi ci superate!”dissi guardandola: “Il bassista sembra uscito da una boy band, il batterista sembra abbia paura della sua stessa ombra e chissà cosa passa nella testa del chitarrista per avere una pettinatura del genere!”. Mi fermai, forse era troppo, non ci conoscevamo ancora così bene e magari non avrebbe apprezzato delle battute sui membri della band di cui faceva parte. E invece, dopo mezzo minuto in cui mi sotterrai dalla vergogna, scoppiò a ridere. E mi innamorai anche della sua risata: cristallina, pura, sincera.

“Un gigante di due metri immobile mentre suona il basso”iniziò a dire, contando con le dita: “Un chitarrista che sembra voglia uccidere qualcuno quando canta e un cantante che sembra abbia attacchi di panico misto a crisi nervose sul palco”

“Ouch”mi lamentai: “Questa fa male. E Matt?”

“Oh, lui è perfetto”scherzò appoggiando la birra vuota sul davanzale della finestra dietro la sua schiena. La imitai e, facendolo, inevitabilmente mi avvicinai a lei. Aveva un profumo buonissimo e notai che qualche lentiggine le colorava le guance.

“Consigli per il cantante con crisi nervose?”chiesi a un palmo dal suo viso, convinto che con il suo caratterino mi avrebbe respinto in un nanosecondo. Ma tanto valeva provarci, prima mi avrebbe mandato via, prima me la sarei tolta dalla testa.

“Rilassati”disse lei, nel più semplice dei modi: “Perché chiunque è lì per ascoltare te e non importa a nessuno se stoni o sbagli un accordo. Nessuno pretende che tu sia perfetto”. Non sembrò convinta di quelle parole, come se potessero valere per me e non per lei.

“È difficile rilassarsi quando mille persone ti stanno aspettando su un palco”bisbigliai.

“C’è un metodo infallibile per calmare i nervi”mormorò sulle mie labbra. Le diedi un leggero bacio, aspettandomi un pugno sullo stomaco che non arrivò mai. O meglio, arrivò, ma fu dato dalle sensazioni che provai quando ricambiò il bacio. Lo stomaco si svuotò di colpo, facendomi sentire leggero come l’aria. Le presi il viso fra le mani e continuai a baciarla con trasporto, ignorando tutto intorno a noi, tornando nel piccolo buco nero in cui mi ero rintanato prima. Fin quando la porta del pub si aprì e Matt urlò: “Tequila!”. Sbuffai annoiato, scuotendo vagamente la testa, mentre lei sorrideva.

“Ah, ti stavi dando da fare, Al?”chiese lui aumentando l’imbarazzo.

“Mai rinunciare al richiamo della tequila”mormorò lei fissandomi tentatrice. Mi sembrava davvero impossibile che lei volesse passare del tempo con me, ma aveva ragione. Mai rinunciare al richiamo della tequila. Le presi la mano e la trascinai nel pub.
 

***

L'angolo dell'"autrice": Buonasera! Nella noia estiva ho partorito questa idea banale, non è niente di che, ma spero che vi strappi un sorriso nell'attesa del nuovo cd delle scimmie artiche. Amy è un personaggio totalmente inventato da me, come tutta la storia. È una raccolta di song-fic, non verrà raccontata giorno per giorno, ma "canzone per canzone", quindi è possibile che da un capitolo all'altro passi molto tempo "nella storia". Spero che non vi fermiate al primo capitolo e che continuiate a leggere la storia. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Padfoot

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Capitolo 2
*** Leave Before the Lights Come On ***


Leave Before The Lights Come On – Amy

They woke up together
Not quite realizing how
Awkwardly stretching and yawning
It's always hard in the morning

Mi svegliai intorpidita e dolorante. Avevo bevuto così tanto la sera prima da non ricordarmi nulla. Sapevo solo che ero nuda in una camera che non conoscevo e accanto a me c’era qualcuno. Oddio, accanto a me c’era qualcuno! Mi scostai di colpo presa dalla paura, ma poi vidi una zazzera di capelli castani. Mi sembrava quasi di sapere a chi appartenessero. No, impossibile. Spostai il lenzuolo dal suo viso e rimasi interdetta. Le palpebre socchiuse, le ciglia lunghe e la mascella definita, la bocca leggermente aperta. Alex Turner. Oh no. Osservai la stanza: c’erano poster degli Strokes, dei Beatles, degli Smiths. Era una camera abbastanza ordinata, se non fosse per i nostri vestiti buttati per terra. C’erano i suoi jeans, il suo maglione nero, e miei pantaloni neri e reggiseno. Non c’era traccia della mia maglietta a maniche corte. Dovevo andarmene da lì. Ma poi dov’ero? Mica sarà stata la camera di …
“Buongiorno”. Scattai impaurita, non mi aspettavo che si svegliasse così in fretta.
“Dove siamo?”sussurrai.
“Casa mia”. Oh cristo, no, mi aveva portata a casa sua? Ecco perché non dovevo ubriacarmi, mai, perché finivo per fare cose che da sobria non avrei mai fatto.
“Sei pazzo?”continuai a sussurrare: “Mica ci saranno i tuoi genitori di sotto?”
“Tornano più tardi, sono andati via questo weekend”. Mi rilassai un poco, contenta di non dover incontrare i signori Turner.
“Non trovo la mia maglia”sussurrai impaurita.
“Perché continui a sussurrare?”
“È casa dei tuoi genitori!”bisbigliai.
“Ma loro non ci sono”. Non aveva tutti i torti, ma mi metteva comunque a disagio essere lì.
“Tequila”disse semplicemente e ricordai la sera prima. Chissà se al pub avevano ritrovato la mia maglietta. Arrossii violentemente e mi coprii la testa con il lenzuolo.

And I suppose that's the price you pay
Well, oh, it isn't what it was
She's thinking he looks different today
And oh, there's nothing left to guess now

“Tranquilla, a quanto mi ricordo ti ho trascinato qui subito dopo che hai lanciato la tua maglietta da qualche parte”. Mi voltai dall’altra parte, non volendo più uscire da quella camera. D’un tratto partì Fake Tales of San Francisco, veniva come dal pavimento. Che avesse una sveglia che suonava una sua canzone la mattina? Poteva mai essere così egocentr … Il mio cellulare! Lo afferrai e risposi subito: “Pronto?” ignorando il ghigno che si formava sul suo volto. Sì, ero una fan e allora? Non ero l’unica.“Oh grazie a Dio, sei viva!”disse Julie, la mia migliore amica.
“Io sì … tu?”
“Mi stai chiedendo se sono viva?”
“Eh, io … Cos’è successo, Julie?”chiesi impaurita.
“Ti sei spogliata con la scusa della tequila, ma fortunatamente solo Turner ha, ecco, ehm … assaggiato”. Diventai rossa come un peperone e ringraziai il lenzuolo che mi copriva.
“Poi siete scappati insieme e io ero impaurita, ma Matt mi ha detto che Alex è un tipo bravo e mi sono fidata. Ho fatto male a fidarmi?”
“No”gracchiai nervosa.

They left before the lights came on
Because they didn't want to ruin
What it was that was brewing
Before they absolutely had to

Silenzio, sapevo che voleva tirarmi su il morale, ma non sapeva come.
“Non è niente, Amy, davvero, non ti ha vista nessuno”disse infine: “Stai tranquilla, okay? Ti aspetto al bar sotto casa di Matt, credo sia il vicino di casa di Alex. Scendi quando sei pronta”. E chiuse la chiamata. Buttai il telefono sul letto e osservai il bianco candido di quel lenzuolo.

And how can you wake up
With someone you don't love?
And not feel slightly phased by it
Oh, he had a struggle

“Non sono sempre così”mi giustificai dandogli le spalle. Indossai pantaloni e reggiseno in fretta e furia, non vedendo l’ora di andarmene da lì. Puzzavano ancora di alcol, dovevo assolutamente andare in hotel e farmi una doccia bollente.
“Non mi importa”balbettò lui. Raccolsi il suo maglione dal pavimento e lo indossai: “Non ti importerà se te lo chiedo in prestito, allora”. Chissà perché non sapeva né di alcol, né di vomito, ma aveva lo stesso profumo delle sue lenzuola. Che Alex fosse un gentiluomo inglese anche quando si ubriacava? Ma che razza di pensieri mi venivano in mente? Dovevo uscire di lì.
“Fai pure”. Rimasi sull’uscio della porta, indecisa sul da farsi, avrei dovuto ringraziarlo per l’ospitalità? O lasciargli i soldi in modo che si ricomprasse il maglione? No, forse pagarlo dopo una notte di sesso non era il messaggio giusto da inviargli.
“Amy, comunque”dissi alla fine, e lui lanciò il mio cellulare nella mia direzione: “Alex”.

Quick, let's leave
Before the lights come on
'cause then you don't have to see
'cause then you don't have to see what you've done

***

L'angolo dell'"autrice": Buonasera, pubblico già il secondo capitolo, che è l'unico "consequenziale". Essendo una raccolta di song-fic, passa molto tempo fra un capitolo e un altro, questo è l'unico che racconta "il giorno dopo". Spero che la storia vi intrighi un minimo e vi possa piacere. Buona serata!
Padfoot

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Capitolo 3
*** A Certain Romance ***


A Certain Romance – Alex

Well oh they might wear classic Reeboks
Or knackered Converse
Or tracky bottoms tucked in socks
But all of that's what the point is not
The point's that there ain't no romance around there

Converse sfondate, solite Reeboks, sembravano tutti vestirsi allo stesso modo. Pensavano di essere originali andando controcorrente, ma non si rendevano conto che in realtà erano tutti uguali. E la pensavano tutti in maniera uguale. Si baciavano per strada, avvinghiandosi l’un l’altro, per poi separarsi il giorno dopo e stringersi a qualcun altro. Tutti alla ricerca di cosa non lo so, di certo non dell’amore. Una ragazza bionda vestita di nero, con delle scarpe borchiate, stava mangiando la faccia di un ragazzo, ficcandogli una mano nei pantaloni, in mezzo alla strada. Era questo il romanticismo moderno?

And there's the truth that they can't see
They'd probably like to throw a punch at me
And if you could only see them, then you would agree
Agree that there ain't no romance around there

Pensavano fosse quello il massimo? Toccarsi in mezzo al pubblico, fra gente sconosciuta, per testare cosa, poi? Il loro amore? O un sano esibizionismo? Avevano anche il coraggio di venirmi a dire che l’amore esisteva, che non tutti i giovani ragionavano come quei due dark in fondo alla via. Ma bastava voltare la testa e guardare dall’altra parte della strada, dove due ragazzi con la divisa scolastica stavano facendo la stessa cosa, solo che in questo caso era lui ad avere una mano sotto la gonna di lei.
“Alex piccolo stalker”disse una voce dietro me. Amy mi sorrideva dall’alto, divertita.
“Stavo solo fumando una sigaretta”mi scusai.
“E poi ti sei fermato a fissare la coppietta?”
“Stavo pensando al fatto che non ci sia amore da queste parti”. Che frase idiota da dire, mi avrebbe preso per un rammollito. Si sedette accanto a me sul marciapiede e osservò la scena con interesse.
“Avranno 14 anni, non è un’età in cui si è pazienti, di solito. Si vuole fare tutto in fretta. Il loro standard è un amore da film romantico e si accontentano del primo che trovano. Non sono realmente innamorati, fingono per sentirsi parte di un mondo adulto”commentò. La guardai sorpreso, era riuscita ad esprimere tutto quello che pensavo.

You know, oh it's a funny thing you know
We'll tell 'em if you like
We'll tell 'em all tonight
They'll never listen
Because their minds are made up
And 'course it's all okay to carry on that way

“Vai a dirglielo”proposi. Scoppiò a ridere: “Ma certo. Ehilà ragazzi, quello che pensate sia amore in realtà è solo un sentimento effimero che vi fa sentire adulti, ma siete solo dei bambocci”
“Pensavo fosse una cosa di Sheffield”ammisi.
“Oh no, anche a Manchester sono così. Credo che lo siano un po’ tutti gli adolescenti”
“Tu lo eri?”. Mi osservò trattenendo una risata: “Non lo sono”. Sono. Tempo presente. Ma quanti anni aveva?
“Aspetta ...”
“Tranquillo Turner, non sei pedofilo”ù
“Sembra che tu abbia 19 anni ...”
“17”
“Oddio”mi voltai dall’altra parte della strada. 17 anni e si comportava come una ventenne, pensava come una ventenne.ù
“Tu ne hai 20 giusto?”
“Sì, ma almeno sono maggiorenne!”mi lamentai.
“Dai, tranquillo, non lo dirò a nessuno”scherzò.
“Sei molto matura per la tua età”dissi senza avere il coraggio di guardarla. Continuavo a fissare la coppietta davanti a me, ci mancava poco che lo facessero lì, accanto al bidone della spazzatura.
“Lo so. Anche tu”disse dondolando lateralmente e toccandomi la spalla.
“17 anni”scossi la testa: “Wow”
“Già, ora puoi annoverarmi fra le tue conquiste. Una modella, una donna sposata, una diciassettenne ...”
“Chi ti ha detto di … ah, Matt!”
“Tranquillo, non lo dirò a nessuno. Sono una persona riservata”.

And just 'cause he's had a couple o' cans
He thinks it's all right to act like a dickhead

Un ragazzo muscoloso si diresse verso la coppietta e iniziò ad urlare contro il ragazzo. Aveva una bottiglia di birra vuota in mano e sembrava non essere in sé.
“Dieci sterline che si menano”dissi.
“Bisognerà chiamare qualcuno?”chiese lei preoccupata. Mi voltai saccente: “Manchester è come Sheffield, dici?”
“Sì, solo che lì iniziano prima delle undici”rispose contrita: “E di solito qualcuno li ferma prima che si ammazzino”
“Frequenti l’alta borghesia allora”
“Oh, finiscila Turner”disse guardandosi intorno, forse alla ricerca di un bodyguard.
“Stalle lontano, cazzo!”urlava intanto l’energumeno al povero ragazzetto in divisa.
“Lui sarà il ragazzo di lei?”chiesi curioso, quasi a me stesso.
“Se fosse così, lei sarebbe davvero stupida”rispose Amy: “Se vuoi tradire il tuo ragazzo, almeno fallo in casa”
“Ah però, così si risolve tutto”
“Lascialo stare, Phil, non sono affari tuoi!”esclamò la ragazzina.
“Uuuu, è il fratello”commentò Amy, sembrava essersi interessata a quella storia.
“Tu non te la scopi, chiaro?”urlò l’energumeno. Un tizio uscì dal locale e andò verso il trio, cercando di calmare gli animi.
“Oh no”mi lamentai: “Divertimento finito”. Amy mi porse la mano e non capii subito, così gliela strinsi.
“Oh, certo”disse sardonica: “Era un momento così tanto romantico che desideravo tu mi stringessi la mano. Caccia i soldi, Turner”. Alzai un sopracciglio, sorpreso: “E brava Amy”. Tirai fuori una banconota da 10 sterline e lei la accettò divertita. Il tizio del pub divise i ragazzi, l’energumeno andò da una parte con la biondina e il ragazzino dall’altra.
“Quanto ci resterà male lei?”chiesi.
“Oh un sacco, si sentiranno come Giulietta e Romeo. Poi il fratello imparerà che quando una ragazza vuole avere qualcosa, la ottiene, allora la lascerà in pace. E lei si stuferà del ragazzino in divisa, per cercare un altro tipo più tosto”

Well over there, there's friends of mine
What can I say? I've known 'em for a long long time
And yeah they might overstep the line
But I just cannot get angry in the same way

Matt uscì con una moretta, ripetendo la scena delle altre coppiette. Mi sembrava di conoscerla, ma non mi ricordavo dove l’avevo vista. Era impossibile comunque captare qualcosa del suo viso, perché era intenta a sondare le tonsille di Matt.
“Anche i tuoi amici non sono da meno”considerò.
“Matt è così”risposi: “In realtà anche Jamie e Andy. A proposito, gli piaci”
“Al bassista?”
“Sì. Hai colpito un po’ tutti, ma lui è rimasto davvero affascinato da te”
“E tu non gli hai detto ...” lasciò che il silenzio terminasse quella domanda implicita e come risposta scossi la testa violentemente: “Assolutamente no”. Restammo a fissare gli ubriachi per strada, le coppiette che si baciavano e la luce del lampione che andava a intermittenza.
“Sai, potrebbe essermi venuta un’idea per una canzone”confessai.
“Davvero?”esclamò.
“Sssh”intimai: “Non disturbiamoli”. Ma non sembrava che fossero dotati del dono dell’udito, l’unico senso a cui erano legati al momento era quello del tatto. “Sì, davvero”
“E parla di Sheffield?”
“E delle coppie che fingono di amarsi. Ti andrebbe di … aiutarmi?”. I suoi occhi si illuminarono e annuì estasiata. Le presi la mano, fu un gesto che mi venne naturale, e la portai nello studio di registrazione. Avrei voluto andare a casa mia, ma a quanto pare aveva le fobie delle case altrui perché l’altro giorno non si era svegliata nel migliore dei modi. Ci chiudemmo in quella stanza, muniti di chitarra e microfono, di pensieri e accordi. E proprio mentre cantavamo dei finti amori di Sheffield, che erano un po’ come quelli di Manchester, trovammo l’occasione per baciarci. E visto che ci sembrava stupido non omaggiare la canzone che stavamo scrivendo, tornammo ad osservarci nudi e ad appartenerci. In fondo, chi meglio dei cantautori poteva lamentarsi di un malessere comune e poi esserne vittima?

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Capitolo 4
*** Reptilia ***


Reptilia – Amy

Stavo pulendo la libreria quando partì Reptilia degli Strokes, riportandomi alla sera in cui gli Arctic ne avevano suonato una cover. Possibile che persino nelle azioni più normali e ordinarie non riuscivo a non pensare a lui?

I said please don’t slow me down
If I'm going too fast
You're in a strange part of our town

Ormai erano mesi che ci eravamo trasferiti a Sheffield per registrare il nostro album nello studio di Rick. Non appena ci aveva scoperti in un pub a Manchester, ci aveva subito proposto di pubblicare un album sotto l’etichetta Domino e avevamo accettato. Rick ci lasciava creare senza nessun tipo di limite, eravamo liberi di suonare e cantare quello che volevamo. Ma il suo studio era a Sheffield, esattamente a un’ora e mezza di treno da Manchester, casa nostra, così avevamo preso un appartamento in affitto qui. All’inizio era stata dura abituarsi a una nuova vita ed essere lontani da casa, ma avevamo stretto i denti e il primo album ci aveva ripagato dei sacrifici fatti. Ci chiamavano “la nuova promessa dell’indie rock”, il che era una minaccia per noi, perché sapevamo che difficilmente il secondo album sarebbe riuscito a battere il primo.

Our lives are changing lanes
You ran me off the road,
The wait is over
I'm now taking over

Non appena avevo preso la mia prima chitarra in mano, avevo giurato a me stessa che avrei vissuto solo ed esclusivamente per la musica e che niente o nessuno mi avrebbe distratto dal mio obiettivo. E poi arrivava questo ragazzetto inglese, dagli occhi grandi e la parlata nordica, a sconvolgere i miei piani. Si era insinuato nella mia mente, lì dove nessuno era mai riuscito ad entrare ed era riuscito a farmi sbandare. Ma conoscevo i ragazzi del nord, sapevo che era difficile fare breccia nel loro cuore e quindi mi ero tirata indietro prima che potesse succedere qualcosa fra noi due.

Now every time that I look at myself
"I though I told you
This world is not for you"

Quante volte i miei avevano cercato di convincermi che questo mondo fosse troppo duro per “una ragazzina sensibile come te”, ma non li avevo ascoltati. Era il mio destino, scrivere e cantare erano le uniche attività per cui valeva la pena vivere. Tutto l’amore del mondo non sarebbe bastato a farmi sentire viva, solo la musica ci riusciva. E non volevo che qualcuno potesse anche solo farmi sentire come la musica mi faceva sentire. Chris mi diceva che ero pazza, che dovevo godermi la vita fin quando ero giovane, che l’unica cosa per cui valeva la pena vivere, oltre alla musica, era il sesso. Ma poi aggiungeva che ero io la scrittrice del gruppo, lui si limitava a suonare il basso e bearsi dell’esistenza delle groupie.

Just calm down, you found me

Lasciai lo straccio sulla libreria e scesi giù di corsa, diretta verso lo studio. Chissà se lo avrei trovato lì, a pizzicare la sua chitarra, perso nel suo mondo onirico. Conoscevo bene i miei sentimenti e sapevo quando sarebbe arrivato il momento di troncare qualsiasi cosa ci fosse fra noi due, prima di innamorarmi pazzamente di lui. Ma non era questo il momento. Potevo ancora passare del tempo con lui senza illudermi di un possibile futuro insieme. Passai in sala per prendere la giacca, quando lo vidi seduto a parlare con Chris. Mi sorrise spavaldo: “Ero venuto a portarti un demo”

“Stavo giusto venendo in studio per …”. Per cosa, Amy? Per vederlo? Per scopare?

“Registrare qualcosa”terminai imbarazzata. Sperando di trovarti lì, ma questo evitai di aggiungerlo.

“Bella canzone”disse indicando i piani alti, proprio mentre Casabian cantava l’ultima strofa.

You're no longer laughing
I'm not drowning fast enough.

No, non stavo più ridendo, stavo davvero affondando lentamente in qualcosa più grande di me. Mi aveva portato fuori strada, facendomi perdere il controllo di me stessa. E forse non ero così tanto cosciente delle mie emozioni se sudore alle mani e battito cardiaco accelerato era quello che provavo vedendolo lì davanti a me. 

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Capitolo 5
*** What If You Were Right The First Time? ***


What If You Were Right The First Time? – Alex

Betwixt and between the fantasy dream and the fear
Do you wonder where she is this afternoon?
And does it get on your nerves, make it slightly perturbed
That there's things that you don't know about her
And even the places that she's never been with you
Seem awful empty without her

Non la vedevo in giro da almeno una settimana e mi mancava terribilmente. Ero riuscito a convincermi che eravamo fatti per passare solo una notte insieme, solo una porzione di un’intera giornata. Avevo bisogno di vederla, di sentire la sua risata e di parlare di tutto e di nulla. Nonostante avessimo passato intere serate a raccontarci ogni tratto della nostra vita, sentivo di non conoscerla a fondo, ogni volta che la guardavo percepivo che non mi era dato sapere tutto di lei. Più parlavamo, più notavo sfumature del suo carattere che non sarei mai riuscito a cogliere appieno. Avevo sempre capito le persone intorno a me, riuscivo a comprendere i loro caratteri e relativi comportamenti, ma con lei era diverso.

Uscii dallo studio e andai a fumare una sigaretta, stufo di vedere quella stanza che mi ricordava così tanto lei. Ci era sembrata così piccola quel giorno, mentre scrivevamo A Certain Romance, eppure adesso era così vuota. Maledetta solitudine. La prima volta che l’avevo vista, ne ero rimasto affascinato, ma sapevo che non avrei mai avuto nessuna possibilità con lei. Quindi perché mi ostinavo a pensare che fosse possibile? Mi aveva detto più volte di non credere nell’amore, ma era troppo sensibile per pensarlo davvero. Ci eravamo chiamati in questi giorni ed eravamo stati molto al telefono, ma non era come averla di fronte a me. Mi aveva detto che stavano facendo un tour promozionale a Manchester e dintorni, ma “ormai sono via da un paio di giorni, domani dovremmo tornare”. Peccato che l’indomani non erano tornati. E neanche il giorno dopo. Che qualche casa discografica di Manchester avesse proposto più della Domino? O forse ero solo paranoico e quella che sbracciava verso di me non era Amy.

You can look into those eyes
Down no telephone line
What if you were right the first time?

“Turner!”esclamò venendomi incontro. Gettai la sigaretta per terra e mi abbracciò di slancio, incrociando le braccia dietro il mio collo. La mia testa si svuotò, era bastato un attimo per farmi dimenticare tutte le paranoie che la mia mente malata aveva prodotto. Era fin troppo affettuosa, di solito si limitava a tirarmi schiaffi sulla nuca o prendermi in giro.
“Come stai?”chiese con il viso nascosto nell’incavo della mia spalla.
“Bene, tu?”chiesi confuso, cercando di capire perché non mi avesse ancora picchiato.
“Siamo delle grandi star a Manchester!”esclamò esaltata, fissando i suoi occhi nei miei: “E non vedono l’ora che esca il nostro secondo album. E sono anche vostri fan! Ho incontrato un sacco di bella gente, tipo George, un produttore che vuole lasciarci mano libera nella stesura del cd!” continuava a parlare entusiasta del suo soggiorno a Manchester, ma l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era che forse avevo avuto ragione la prima volta che l’avevo vista. Non voleva niente da me, se non sesso occasionale e avrei dovuto rendermene conto prima, ora era troppo tardi. Bramavo averla solo per me, ma non era possibile.

I know there's a first for a trip over the water
What is the worst that could happen?

Le cose sarebbero soltanto peggiorate, se non potevo sopportare cinque giorni senza di lei, come potevo fare durante un tour? Rick ci aveva detto chiaramente che non ci saremmo fermati un attimo, non osavo neanche immaginare quanto mi sarebbe potuta mancare se fossimo stati davvero insieme. Aveva anche aggiunto: “Mai iniziare una storia d’amore con un cantante di una band che fa parte della tua stessa etichetta, ci porterete soltanto guai”. Beh, non è che quella parte l’avessi capita poi così tanto bene.
“Alex”mi chiamò Amy. Di solito si arrabbiava quando la fissavo senza ascoltarla, ma adesso scoppiò a ridere: “Non ho neanche le forze per mandarti a quel paese”disse tirandomi un pugno scherzoso sul braccio. Ora la riconoscevo.
“Sono più fan vostri o nostri?”la presi in giro: “Perché se non ricordo male il nostro primo album è stato in vetta alle classifiche per più settimane del ...”
“Vaffanculo, Turner”. Ora sì che era tornata veramente. La afferrai prima che entrasse nello studio e le nostre labbra si incontrarono armoniose. Forse voleva solo sesso da me, forse no, non mi importava. Il peggio che poteva accadere non era stare senza di lei, ma non poter avere l’occasione di conoscerla a fondo. Io l’avevo conosciuta e avrei continuato a farlo fino a quando lei non mi avrebbe fermato.
“Sai cos’ho pensato?”disse sulle mie labbra: “C’è un posto davvero carino che ti piacerebbe a Manchester”
“Mi hai pensato quando eri lì?”chiesi irriverente.
“Vaf ...”si interruppe: “Non ho pensato a te, ho pensato che ti piacerebbe quel posto, è diverso”
“Ah-ah, non fa una piega”
“Piccioncini!”urlò Jamie dallo studio. Merda, dovevo fare più attenzione o l’intera Sheffield avrebbe scoperto di me ed Amy. Non che ci fosse molto da scoprire, ma non volevo comunque rovinare quel legame giocoso fra noi due. Mi distaccai da lei e le aprii gentilmente la porta dello studio, per poi entrare prima di lei e beccarmi uno schiaffo sulla nuca. Le afferrai quella mano e la girai intorno alle mie spalle, mentre lei tentava di farmi inciampare mettendo un piede davanti al mio. In fondo eravamo fatti così, e per adesso mi andava bene. Era inutile farmi paranoie, solo il tempo mi avrebbe mostrato se fra noi ci sarebbe mai potuto essere qualcosa. 


 

***


L'angolo dell'"autrice": Buonasera a tutti! Visto che sono due capitoli molto corti ho deciso di pubblicarli insieme, sono molto più incentrati sulle paranoie dei protagonisti, spero che vi piacciano! Ringrazio Persian per aver recensito gli altri capitoli, grazie grazie davvero!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Padfoot

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Capitolo 6
*** Do Me A Favour ***


Do Me A Favour – Amy

Well, the morning was complete
Where there was tears on the steering wheel, dripping on the seat
Several hours or several weeks
I'd have the cheek to say they're equally as bleak

Non mi aveva parlato o degnato di uno sguardo per tutta la sera. Ero al pub con Julie, la mia migliore amica, e rigiravo fra le mani la bottiglia di birra ancora intatta. Al mio arrivo, erano tutti venuti a parlarci, tranne lui. Mi avevano chiesto come era andato il mio soggiorno a casa, chi avevo incontrato. Erano cose già dette ad Alex, forse non aveva parlato perché si annoiava. Più tardi ero andata a parlargli, ma mi aveva a malapena salutata. Gli avevo chiesto come andava, bene, aveva risposto laconico. Così avevo deciso di sedermi ad un tavolo con Julie e ignorarlo a mia volta. Il giorno prima era stato così felice di vedermi, mi aveva dato consigli sulle nuove canzoni e avevamo scopato per l’ennesima volta. Ero sgattaiolata fuori da casa sua prima che i suoi genitori tornassero. Che si fosse arrabbiato per quello? Perché non gli avevo lasciato un biglietto d’addio? Secondo Julie non dovevo farmi tutti questi problemi, era una rockstar e voleva solo qualcuno che gli gonfiasse l’egocentrismo. Ma Alex non era come tutti gli altri, era sensibile. Certo, non lo dimostrava a parole, ma le canzoni parlavano chiaro.

E poi anche io ero una rockstar, ma non mi importava molto del mio egocentrismo. Avrei voluto una storia con lui? Sì, ma forse era troppo presto e il nostro non mi sembrava proprio un lavoro che permettesse relazioni serie. Dio, ma a cosa pensavo? Avevo solo diciassette anni. Il pub stava per chiudere, erano le quattro del mattino. Stavo per alzarmi quando la porta si spalancò e una ragazza corse verso Alex, seguita da un ragazzo che esclamava: “Stiamo chiudendo!”. Aveva i capelli castani lunghi fino alle spalle e un succinto vestito blu che mostrava le sue curve al punto giusto. Non vidi la sua faccia perché era esattamente su quella di Alex, lo stava baciando come immaginavo si baciasse un marito di ritorno dal Vietnam. Che fosse una fan sfegatata? Perché non riuscivo a pensare ad altre opzioni. Non potevano esistere altre opzioni. Fissai Matt, ma lui abbassò gli occhi venendo verso di me, come costretto. Sbuffai, quasi divertita. Che bella situazione di merda.

“Da quanto?”chiesi calma a Matt, piazzatosi di fronte a me.

“Non toccava a me dirtelo”

“Lo so. Da quanto?”

“Un anno”. Ah però. Complimenti. Schioccai le labbra ed uscii velocemente da quel posto, lanciando la bottiglia sul marciapiede. Stronzo, stronzo, stronzo. Alex è sensibile, è diverso dagli altri. Già, santo Alex, la rockstar che cantava dell’amore e tradiva la propria ragazza. Asciugai le lacrime dal mio viso, come era possibile che tenessi così tanto a lui dopo così poco tempo passato insieme?

“Amy”chiamò. Adesso aveva il coraggio di parlarmi? Accelerai il passo, rischiando così di inciampare. Maledetto marciapiede che mi stava fra i piedi.

“Amy!”

“Vaffanculo!”urlai. Attraversai la strada e inciampai nell’altro maledetto marciapiede. Mi sedetti sfinita prima di lasciare la faccia su quella strada e presi il viso fra le mani. Chiusi gli occhi, immaginando di essere da sola, in camera mia. Ero a Manchester, con i miei genitori e i miei amici, nessuno mi disturbava, potevo cantare tranquilla in giardino ... Fino a quando qualcuno non si mosse accanto a me.

“Vattene!”esclamai.

“Non finché non mi lascerai spiegare”

“Sta zitto e vattene!”. Non volevo vederlo, doveva andarsene. Restai in quella posizione per non so quanto tempo, ma quando finii di piangere tutte le mie lacrime, lui era ancora lì.

It's the beginning of the end
The car went up the hill and disappeared around the bend
Ask anyone, they'll tell you that
It's these times that it tends
To start to breaking up, to start to fall apart
Hold on to your heart

Che problemi dovevo avere per essere finita a letto con uno del genere? Lo fissai acida e lui prese un respiro: “È complicato ...”

“Complicato un corno!”urlai: “Siamo andati a letto tre volte!”

“È capitato ...”

“È capitato?!” ero fuori di me, avrei voluto prendere il cassonetto della spazzatura e sbatterglielo in testa. Solo dopo mi arrivarono davvero quelle parole. Era capitato. Così, si era trovato con una tizia a caso ed era capitato. Non ero niente per lui. Mi ero costruita castelli di carta e con due sole parole erano crollati. In fondo ero solo una stupida diciassettenne, pensavo che una scopata potesse essere davvero amore? Un’altra ipocrisia da parte mia.

“Immagino che tu sia arrabbiata ...”disse e mi resi conto che era ancora lì, a torturami.

“Non sai quanto”mormorai, avevo abbandonato la mia vena rabbiosa per lasciare spazio alla pura tristezza.

“Ho sbagliato”disse consapevole. Quelle erano le parole che non volevo sentire. Era normale, stava con lei da un anno, io ero solo una sciacquetta che gli serviva quando lei non c’era.

“Avrei dovuto dirtelo dall’inizio, ma ogni volta che ti vedevo, riuscivo solo a pensare a quanto fosse stata bella quella serata con te e a quanto volessi ripeterla di nuovo”. La sciacquetta che gli faceva dimenticare temporaneamente la sua ragazza, il prossimo titolo del nostro album.

“Stiamo registrando nello stesso studio”dissi: “Hai avuto molte occasioni per dirmi la verità e non l’hai mai fatto”

“Mi dispiace”. Annuii schifata dal suo comportamento, mentre gli occhi mi bruciavano. No, non potevo piangere di nuovo. Perché diamine stavo piangendo? Lui allungò una mano verso di me, ma lo frenai.

“Stai fermo”mugolai.

“Stai piangendo”

“Lo so!”esclamai. Guardai in alto sperando che le lacrime tornassero indietro, da piccola funzionava sempre.

“Amy ...”. Feci segno di no con la mano, e ne approfittò per stringerla fra le sue, tentando di riscaldarla. Voltai la testa dall’altra parte, ordinando al mio cuore di smetterla di battere così forte, ma non mi ascoltò. Non lo faceva mai.

“Sono un coglione, avrei dovuto dirtelo”

“Già”

“E avrei dovuto lasciarla”aggiunse. Che cazzo stava dicendo? Non riuscivo a stargli dietro, prima era capitato e aveva sbagliato, ora doveva lasciarla. Avrebbe potuto pensarci prima. Che idiota, ci avevo anche scritto una canzone insieme. Mi alzai in preda al nervosismo più completo che mi impediva di stare ferma quando volevo solo insultarlo. Avrei voluto davvero essere matura e dirgli che era stato bello finché era durato, e che ora sarei tornata a casa, per conto mio. Ma volevo stare con lui, sentivo il bisogno di stare fra le sue braccia, perché il solo pensiero che lui appartenesse a un’altra mi mozzava il respiro. Era in piedi accanto a me, con gli occhi lucidi.

And the eyes were all red
You could see that we'd cried

“Hai fumato?”chiesi senza nessun filo logico. Scosse la testa, divertito: “No, è l’allergia”

“Stavi piangendo?”sussurrai, come se fosse un segreto.

“Credo sia il freddo”mentì, abbozzando un sorriso. Avevo resistito fino a quel momento, ma vederlo così mi faceva stare ancora peggio. Lo abbracciai di slancio e ne approfittò per stringermi forte a sé. Sembrava così minuto, una creatura da proteggere a tutti i costi, non uno stronzo che tradiva la sua ragazza. Appoggiò le labbra sulla mia fronte, lasciandoci un bacio leggero. Quanto avrei voluto essere matura, e invece mi ritrovavo ad arrossire come una ragazzina.

“Scusa”borbottò.

“Smettila di piangere, okay?”ordinai piano.

“Pensavo ti arrabbiassi di più”

“Prego?”chiesi non capendo.

“Pensavo che una volta scoperto di Johanna ti arrabbiassi di più”

“Abbiamo scopato 3 volte, non ci siamo sposati”chiarii: “E sono ancora arrabbiata, comunque”

“C’è un modo in cui posso farmi perdonare?”. Sì, torna indietro e non fare niente di tutto ciò che hai fatto. Oppure torna indietro, lasciala e poi inizia qualcosa con me. Ma non puoi, vero, Alex? Riesci a fare innamorare le ragazze con le tue canzoni e a distruggerle con le tue azioni. Volevi un corpo caldo quando la tua ragazza non c’era, volevi un’anima musicale affine alla tua che ti aiutasse nella stesura di una canzone, ma poi saresti sempre tornato da lei.

“Sì”dissi sicura: “Noi ora ci salutiamo definitivamente e tu decidi cosa vuoi fare della tua vita”mi distaccai da lui e gli diedi le spalle per andarmene, ma mi prese una mano, tirandomi di nuovo a sé.

“Alex”mi lamentai, senza tentare di liberarmi. Rimasi lì, la mia schiena contro il suo petto, i suoi baci sul collo. Per un attimo pensai di farlo lì, per strada, cosa poteva importarmi di Johanna? Non mi sembrava il suo tipo. Che poi, qual era il suo tipo?

Curiosity becomes a heavy load
Too heavy to hold, too heavy to hold
Curiosity becomes a heavy load
Too heavy to hold, will force you to be cold

“La ami?”. I baci si fermarono e lo sentii sbuffare.

“No”

“Perché stai insieme a lei allora?”

“Amy”ammonì.

“Non posso essere curiosa? Voglio capire se l’hai tradita per noia o per sport”. Mi osservò per capire se la domanda fosse sincera e se non fosse una battuta.

“Non tradisco per sport”rispose un po’ ferito: “Quando io e te siamo stati insieme, neanche mi ricordavo della sua presenza”

“Però ora ci stai insieme”. Si staccò da me ed annuì: “Okay, hai ragione, sono uno stronzo”

“Uno stronzo che non sa cosa vuole dalla vita”

“Vaffanculo”

“Come?”

“Non giudicarmi”

“Non ti sto giudicando, dico solo che non sai cosa vuoi dalla vita”. Sbuffò infastidito: “So cosa voglio, ma non è facile”

“Ed è meglio stare con lei piuttosto che affrontare la solitudine? È questo che stai dicendo?”chiesi mettendomi di fronte a lui: “Hai così paura di essere da solo, da accontentarti di stare con lei?”

“Non hai capito niente”

“Vaffanculo, Turner”ripetei e corsi via.

And do me a favor, and ask, if you need some help
She said, do me a favor, and stop flattering yourself
And to tear apart the ties that bind
Perhaps 'fuck off' might be too kind

Solo con il movimento delle gambe mi resi conto di avere il telefono in tasca. Lo estrassi e, sempre correndo, lessi il messaggio di Julie. Oddio, Julie!

Matt mi ha riportata a casa, cosa sta succedendo là fuori? Merda, mi ero dimenticata di tutti.

Jul, scusami, sono una pessima amica. Come stai? Guardai davanti a me, avevo fatto quella strada un centinaio di volte in macchina, potevo farcela di corsa. Il messaggio di Julie arrivò subito.

Io bene, ma tu dove sei?

Fra poco arrivo a casa. Ci sentiamo domani, baci. Corsi per una mezzora buona, piangendo, ridendo, urlando per le strade, come una pazza. Arrivai a casa stanca morta, con i vestiti attaccati al corpo sudato, e mi buttai sul divano, crollando in un sonno profondo.

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Capitolo 7
*** Too Much To Ask ***


Too Much To Ask – Alex

 

Ero rimasto fermo a guardarla correre via, incapace di seguirla. Avrei voluto correrle dietro, ma non mi voleva accanto e le avevo rotto le scatole abbastanza per una serata. Avevo chiamato Aaron, il batterista della band – finalmente avevo imparato il suo nome – per sapere se lei era tornata a casa. Dopo la quinta telefonata mi disse che sì, era tornata a casa, stava dormendo sul divano visibilmente stanca e arrossata in viso. Avevo lottato contro la mia forza di volontà che mi spingeva ad andare da lei, ed ero tornato a casa, con l’intenzione di non dormire affatto. Quando vidi una figura sul pianerottolo pensai fosse Amy e accelerai il passo, per scoprire più tardi che era Johanna. Mi ero dimenticato di lei, come succedeva ogni volta che incontravo la pazza dagli occhi verdi. Aveva le braccia incrociate e lo sguardo duro: “Chi è lei?”. Prima di uscire dal locale per rincorrere Amy, avevo raccontato a Johanna di dover accompagnare un’amica ubriaca a casa. Ma avevo passato troppo tempo con lei e Johanna aveva frainteso tutto. Le raccontai la verità, facendomi urlare contro e beccandomi altri dieci vaffanculo. Piangeva, si dimenava, voleva picchiarmi, e si odiava per aver creduto che io fossi un bravo ragazzo. Diceva che ero uguale a tutti gli altri, ma ebbi il coraggio di dirle che non era vero. Ero stato stronzo, ma non perché ero come tutti gli altri, ma perché avevo visto in Amy qualcosa di speciale. Non l’avevo tradita “per sport”, che frase orribile da dire, ma perché Amy mi faceva provare nuove sensazioni del tutto inesplorate. Johanna mi mandò a quel paese per l’ennesima volta e mi lasciò. La guardai andare via, con la consapevolezza che avrei potuto evitare questa sofferenza a tutti e tre, se solo fossi stato sincero dal primo istante.

Amy non venne in studio l’indomani, così chiesi ad Aaron dov’era finita. Mi disse che aveva la febbre e che non se la sentiva di contagiare tutti. Uscii dallo studio e mi diressi svelto verso la casa che avevano affittato. Avrei dovuto portare qualcosa con me, forse delle medicine, ma non avevo tempo da perdere, dovevo sapere come stava. Bussai alla porta una volta. Due. Tre. Non rispondeva. Si poteva morire di febbre? Alzai la mano per batterla contro la porta, quando il chitarrista sfigato aprì e mi osservò truce: “Che ci fai qui?”. Non ricordavo ancora il suo nome, decisi di chiamarlo Brian.

“Amy sta bene?”

“Carino il fatto che te ne preoccupi adesso”

“Come, prego?”

“John”mormorò una voce stanca dall’interno. Feci un passo avanti e lui mi puntò un dito contro il petto: “Falle ancora del male e ti tiro via le unghie a morsi”. Non ci avevo mai parlato, ma avevo già capito il tipo. Annuii distratto e lo superai per entrare. Mi fermai in cucina e la vidi arrivare con una coperta sulle spalle. Indossava una maglia enorme degli Smiths, dei pantaloni in pile e aveva i capelli raccolti in una treccia arruffata. Il naso rosso e gli occhi febbrili le davano un’aria da bambina che non avevo mai visto in lei, nonostante non fosse ancora maggiorenne.

The smiles as she walked in the room
Have all turned into frowns am I too quick to assume
That the love is no longer in bloom?

Mi osservò in un misto fra stanchezza e asprezza, mentre il suo amico stava in mezzo a noi, guardandola.

“Vai con gli altri, non sto morendo”ordinò lei. Aveva sempre il cipiglio da dittatrice, anche quando non si reggeva in piedi.

“Sicura?”chiese il finto bodyguard. Lei annuì distrattamente, si fece dare un bacio sulla fronte e mi fissò dritto negli occhi mentre Brian-il-finto-bodyguard usciva di casa.

“Sto bene, è solo un po’ di febbre”disse: “Puoi andare anche tu dagli altri”

“Posso o devo? Me lo stai ordinando?”

“È la tua vita, sei libero di fare quello che vuoi. Non sbattere la porta quando esci”. Salii le scale per andare nella sua camera, ma non avevo intenzione di muovermi da lì. Fece l’ultimo gradino e la sentii sospirare: “Che vuoi?”

“Possiamo parlare?”. Per tutta risposta entrò nella sua stanza lasciando la porta aperta. La seguii ed entrai per la prima volta nel suo regno. C’erano poster delle sue band preferite attaccati al muro, vinili sistemati religiosamente in uno scaffale della libreria e libri ammassati uno sopra l’altro. A coprire il muro accanto alla finestra erano le foto della sua famiglia e dei suoi amici. Sul comodino aveva London Calling, con un pacco di fazzoletti accanto.

“Scusa il casino”mormorò. Era sotto le coperte e mi osservava stralunata. Restai in piedi accanto a lei e feci spallucce: “È finita”. Non sapevo cosa mi aspettavo da lei, ma di certo non un silenzio tombale come quello che proseguì. Mi inginocchiai, facendo in modo che mi fissasse negli occhi: “Scusa”

“Dovevi chiedere scusa a lei”disse corrugando le sopracciglia.

“L’ho fatto, ma mi ha urlato contro per mezzora”

“Aveva ragione”. Le passai l’indice sul naso rosso, sorridendo: “Sei bella”

“Non pensare che si risolva tutto con due parole”

“Lo so”

“Smettila di fare il saccente, non sai un cazzo”ribadì.

The tantrums and the tears play a very different tune
To what they did before, her heads red raw
And the ending doesn't sound like they're happiest around

“La febbre è alta?”chiesi.

“Cazzo, Alex”si lamentò girandosi a pancia in su: “Che casino”. Quanto avrei voluto entrare nella sua testa e capire a cosa stava pensando. Sembrava cambiare idea ogni cinque minuti e io non avevo voce in capitolo. Restavo lì, in balia delle sue decisioni estemporanee. Si spostò dal letto quel tanto che bastava perché mi sdraiassi accanto a lei e mi accomodai sotto quelle calde lenzuola, lanciando le scarpe in qualche punto indefinito della stanza. Non mi guardava ancora, e non parlai per paura di interrompere il momento. Ma averla vicino e non poterla toccare mi era impossibile, così le accarezzai dolcemente il viso, fin quando mi guardò. Mi fermai, lasciando la mia mano sul suo viso, il pollice che le accarezzava il labbro inferiore. Chissà se stava decidendo se darmi o no una seconda possibilità.

“Non ti converrebbe starmi così vicino, la febbre è alta”

“Non mi importa”risposi avvicinandomi ancora di più a lei.

Would it be outrageous to say
We're either shouting or we're shagging?
Locked in tempestuous phase
At least that's how we felt yesterday
The eyes are getting heavier and whether you're asleep or awake is a mystery

Le passai una mano sul braccio, dalla spalla fino alle dita, aspettando che mi bloccasse per urlarmi contro. Invece infilò una mano sotto la mia maglietta, e mi accarezzò lentamente, provocando una pelle d’oca insolita considerando il caldo che faceva sotto le coperte. Si fermò sul cuore che batteva e sorrise mesta: “Di solito lui non mente”. La strinsi ancora di più a me, le labbra a pochi centimetri le une dalle altre, gli occhi che parlavano, ma le bocche ferme. Spostai la mano sulla sua schiena, accarezzandola lungo la spina dorsale con delicatezza, come se potesse rompersi da un momento all’altro.

Would a kiss be too much to ask?
When you fit me as sunday's frozen pitch
Fits the thermos flask
It's a pity, it just hit me, we can't go back
To the chest touching on the back

“Ho paura”ammise.

“Anche io”

“Non ho mai avuto una relazione seria”si giustificò.

“Non dobbiamo per forza avere qualcosa di serio”scherzai.

“Alex”mi richiamò all’ordine. Avvicinai le mie labbra alle sue, quasi a sfiorarle. Non sapevo se voleva davvero stare con me o se si sarebbe tirata indietro all’ultimo momento. Potevo solo sentire la sua pelle bruciare sotto il mio tocco, il suo corpo rilassarsi e il cuore battere allo stesso ritmo del mio. Ma non sapevo cosa avrebbe deciso la testa e questo mi preoccupava. Non si stava sbilanciando, questo perché la sera prima avevo tradito la sua fiducia. E il fatto che mi avesse accolto in casa sua non significava nulla, conoscendola poteva cambiare idea all’ultimo minuto. I suoi occhi erano indecifrabili, potevo quasi immaginare i suoi neuroni impazzire alla ricerca della giusta scelta. C’era una giusta scelta in amore? E chi poteva giudicare se fosse giusta o sbagliata?

“A cosa pensi?”chiese curiosa.

“Penso che … un bacio sarebbe chiedere troppo?”.

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Capitolo 8
*** This House Is A Circus ***


This House Is A Circus – Amy

Festa a casa di Matt. I genitori erano andati via per il weekend e il figlio aveva pensato bene di distruggere la casa durante la loro assenza. Ognuno aveva portato alcol e bicchieri, nessuno aveva pensato al cibo, non sembravamo averne bisogno. Avevo obbligato Julie a venire con me, sia perché era venuta a trovarmi qui da Manchester e non poteva non partecipare a una vera festa sheffieldiana, sia perché doveva svagarsi e non poteva passare tutta la giornata sui libri di scuola. E pensare che i suoi genitori pensavano che io fossi responsabile. Ci misi un’eternità a vestirmi, continuavo a cambiare abito sotto gli occhi annoiati di Julie, che non faceva che ripetere “qualsiasi cosa andrà bene”, ma non era vero. Era la prima uscita “di coppia” per me ed Al e non sapevo neanche io cosa volesse dire. Stavamo insieme? O eravamo solo scopamici? Non l’avevamo ancora deciso e nessuno dei due sembrava voler fare un passo in questa direzione. Stavamo bene insieme, punto. E ci bastava così. Ma questo mi rendeva ancora più paranoica, perché non sapevo come comportarmi con lui in situazioni come feste o uscite con gli amici.

“Intanto avete stabilito che potete scopare solo fra di voi?”chiese Julie. Mi sistemai la maglia dentro la gonna a vita alta e annuii: “Quello è assodato, nessun’altra persona è invitata nella nostra relazione”

“Okay, e qual è il problema?”

“Il problema è: posso tenergli la mano? O sembrerò una bambina di cinque anni bisognosa di affetto? Posso baciarlo ogni volta che mi va? O forse no, perché mi va sempre di farlo?”

“Mi stai facendo vomitare”

“Vorrei essere come te, Juls”

“E io vorrei avere una rockstar per ragazzo, ma la vita non è fortunata con tutti”. Sbuffai e mi osservai allo specchio. Sì, poteva starci: maglia nera, gonna scozzese e calze al ginocchio, converse.

“Amy”mi chiamò: “Stai varcando la soglia del narcisismo più puro”

“Scusa, hai ragione”abbandonai lo specchio e afferrai la borsa in fretta: “Okay, andiamo!”.

This house is a circus, berserk as fuck
We tend to see that as a perk, though
Look what it's done to your friends; their memories are pretend
And the last thing they want is for the feeling to end

Dire che quella casa fosse una discarica era un eufemismo. C’erano bicchieri di plastica e bottiglie vuote ovunque, gente che ballava o ubriachi per terra.

“Scusa, ma non hai detto che la festa iniziava alle dieci?”chiese Julie sarcastica: “Sono solo le dieci e mezza e sono tutti … esaltati”

“Immagino che siano così le feste organizzate da Matt”sussurrai. Parlavi del diavolo e spuntavano le corna. Matt mi venne incontro sorridente, chiaramente ubriaco: “Amy! Che bello vederti! E tu sei?”

“Julie”disse lei timida.

“Senti, mi servirebbero dei bicchieri, ma non mi ricordo dove li ho messi ...”. Lo osservai, aspettando che terminasse la frase, ma guardava in alto, pensieroso.

“Ci penso io”dissi infine e annuì: “Grande! Ehi, Juls! Allora … chi sei?”. Lasciai Julie con lui e feci un giro a casa sua, la casa più curata in tutta High Green. Non osavo immaginare cosa avrebbero visto i suoi genitori il giorno dopo. Trovai i bicchieri nello sgabuzzino, stipati in uno scatolone. A quanto pare erano quelli di vetro, mi sarei dovuta dare da fare. Stavo per prenderne un paio quando una voce mi fece sobbalzare.

“Ti nascondi già nello sgabuzzino?”. Sorrisi e mi voltai verso di lui, appoggiato allo stipite della porta, l’aria sfacciata.

“Sei in ritardo”

“Ho dovuto convincere Julie a venire”mentii.

“Perché voi donne non riuscite mai ad andare da sole in un posto? Avete sempre bisogno dell’accompagnatrice”

“Perché volevo farla svagare dopo tanto studio”dissi consegnandogli un bicchiere in mano: “Il tuo amico vuole che li portiamo di là”

“Ma sono di vetro”notò. Me l’ero scelto proprio intelligente.

“Credo che quelli di carta siano finiti”ammisi.

“La madre di Matt si incazzerà da morire”. Ne presi altri due e glieli passai. Riuscì a malapena a tenerli fra le mani, io ne afferrai cinque e feci per uscire, ma lui restava fermo davanti alla porta.

“Turner”chiamai ironica: “Dovrei portarli di là”

“C’è un pedaggio da pagare prima, non lo sapevi?”. Non potevo resistere a lui, mi sentivo proprio come una tredicenne che aveva appena scoperto l’amore. Gli stampai un bacio sulle labbra e mi lasciò passare: “Spero che gli altri pedaggi non siano così casti, Brown”

“Pensa a portare i bicchieri dove dovrebbero stare”.

The more you open your mouth
The more you're forcing performance
All the attention is leading me to feel important (completely obnoxious)
Now that we're here, we may as well go too far

Dopo qualche shottino e qualche birra riuscivo a parlare anche io lo stesso linguaggio degli altri. Solo Julie sembrava essere rimasta sobria, teneva una birra in mano guardandosi in giro.

“Giuro che questi casi umani saranno utilissimi quando farò psicologia”constatò.

“Juls, rilassati e smettila di pensare sempre allo studio!”urlai, rendendola sorda per vari minuti.

“Il tuo ragazzo?”

“Chi?”

“Alex. Turner”precisò.

“Oh, non lo so, dovrei cercarlo? Ho paura di essere troppo appiccicosa! Sono troppo appiccicosa?”

“Con me sì”ammise.

“Ti voglio tanto bene!”la abbracciai in uno slancio di affetto. Ma Alex non lo vedevo da un po’, così strascicai i piedi per tutta la casa, fin quando lo trovai a parlare con una tizia. Lei sembrava molto presa da lui, rideva ad ogni cosa che diceva, e sbatteva davvero taaaanto le palpebre. Troppo per i miei gusti. Pensai di interromperli, ma poi mi immobilizzai. Volevo vederlo in azione. Chissà se gli era chiaro il concetto che non mi piaceva molto se scopava con altre ragazze. Non lo accettavo proprio. Dio, se ero patetica. Alex annuiva a qualsiasi cosa lei avesse da dire, ma sembrava più interessato alla sua bottiglia di birra vuota. Ne presi una dalle mani di un tizio e mi avvicinai ai due.

“Ehilà”sorrisi. La ragazza si voltò verso di me, sorpresa e anche un po’ schifata. Avrebbe dovuto truccarsi meglio, il rossetto era tutto sbavato. Volevo dirglielo, ma poi capii. Era sbavato. Osservai bene Alex, ma non aveva nessun segno di rossetto né sulla maglia, né sulla faccia.

“La birra”dissi consegnandola al destinatario, che mi sorrideva sarcastico.

“Adesso sei anche una cameriera?”chiese. In effetti poteva sembrare così, ma non lo ero. No. Lo guardai confusa e la ragazza schioccò la lingua: “Come ti stavo dicendo prima, Alex ...”

“Non gliene frega niente a nessuno”la interruppi io: “Però è arrivata la tequila, di là, se ti interessa, Matt è single”. Quelle frasi non erano ben collegate fra loro ma ero ubriaca, non poteva pretendere che i miei discorsi avessero senso.

“E Alex non lo è?”chiese lei ovvia. Ah già, ci stava provando con lui. Alex guardava prima lei e poi me, troppo divertito per fermarci.

“Tecnicamente no”risposi.

“E con chi starebbe?”

“Una strana”farfugliai: “Tipo, davvero strana. Roba dell’altro mondo”

“Scusaci, Martha”disse Alex: “Ma devo portare qualcuno a casa”

“No, ma la festa è appena iniziata!”esclamai.

“Ah davvero? Perché siamo rimasti in dieci, quindi ...”

“Oh”mi osservai intorno: la musica si era abbassata, alcuni dormivano sul pavimento, altri tentavano di capire quale fosse la porta di uscita. Alex mi girò un braccio intorno alla vita e mi scortò fuori.

“Amy!”mi chiamò Julie, prendendomi un braccio e girandolo intorno alle sue spalle: “Perché deve sempre finire così?”

“Non finisce sempre così”ammisi: “Solo quando bevo. Ma non ho bevuto tanto”

“Ci penso io, Alex, la porto a casa”

“Tranquilla, vi accompagno”

“Non sei ubriaco anche tu?”

“Un po’”ammise lui.

“Vi voglio davvero tanto bene!”urlai.

“Mai quanto lei”si corresse poi: “Da dove viene tutto questo affetto?”

“Quando è ubriaca è molto affettuosa”rispose Julie. Li guardavo felice, perché erano le persone migliori della mia vita, insieme alla mia famiglia. Ero davvero molto fortunata. Alex chiamò un taxi e ci portò nel mio appartamento, sane e salve. Julie avrebbe dormito in camera mia e io sul divano letto in salotto, tanto ormai ci ero abituata, era la routine quando lei veniva a trovarmi. Studiava ancora a Manchester, lei avrebbe finito la scuola per poi andare all’università, io avevo mollato tutto per suonare in una band. Alex mi coprì con una coperta, traballando vagamente nei movimenti.

“Sei ubriaco”sussurrai ridendo.

“Capita”ammise sdraiandosi accanto a me.

“Ah, mi fai compagnia fin quando non mi addormento?”. Scoppiò a ridere: “Sì, certo, e ti racconto anche la favola della buonanotte”. Gli tirai un pugno scherzoso sul braccio e rise più forte: “Non ce la faccio a tornare a casa”. Appoggiai la testa sulla sua spalla, perdendomi nel suo profumo: “Sono troppo ubriaca”

“L’ho notato” girò un braccio intorno alle mie spalle con fare protettivo.

“Ci hai fatto qualcosa con quella tipa?”chiesi pentendomene subito dopo, così apparivo troppo debole. Purtroppo l’alcol disinibiva ogni mio meccanismo di difesa.

“Diciamo che se non ci avessi interrotti ...”scherzò, per poi continuare a ridere. Aveva davvero la risata più bella e contagiosa del mondo.

“Stronzo, guarda che ci stava provando”

“Lo so”

“Stronzo”

“Non ci ho fatto niente”

“Avresti potuto”

“E sono stronzo perché avrei potuto farci qualcosa?”. Non avevo capito la domanda, l’alcol mi aveva annebbiato il cervello, ma annuii comunque.

“Devi avere più fiducia in me”

“Non ne ho voglia”

“Non hai voglia di avere più fiducia in me?”

“Sono troppo ubriaca per questi discorsi, Alex”. Rise ancora, lasciando un bacio al sapore di vodka sulla mia guancia: “Dormi, Amy”

“Non finisce qui, Turner”. Ma poco dopo i miei occhi si chiusero e di quella sera restarono solo vaghi ricordi.

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Capitolo 9
*** Brianstorm ***


Brianstorm – Alex

Brian, top marks for not tryin’
So kind of you yo bless us
With your effortlessness
We’re grateful and so strangely comforted

Era arrivato con il suo passo cadenzato, a dirci che ci sentiva suonare dall’altra sala e che gli piaceva la canzone, ma non il testo. Lo ascoltavo e mi chiedevo come potesse pensare che me ne importasse qualcosa della sua opinione sui miei testi. Veniva qui, con il suo ciuffo da boy band anni ‘90 e l’aria da rockstar affermata a dirmi come dovevo scrivere i miei brani? Matt faceva fatica a non ridergli in faccia e Jamie lo osservava in un misto di disgusto e menefreghismo. Nick era l’unico che ci conversava, facendo finta di essere interessato a quello che diceva. Certo, gli accordi di Brian erano belli, scriveva delle belle musiche, ma doveva stare lontano dai testi, quelli erano opera di Amy e dubito che andasse a dare lezioni anche a lei. A proposito di Amy, mi sembrava fosse “colpa sua” questo improvviso cambio di rotta di Brian. Prima ci stimava così tanto, adesso aveva come dei risentimenti nei miei confronti. Forse perché mi scopavo la ragazza che gli piaceva, chissà. Lo lasciai lì a parlare con gli altri e andai nella stanza di fronte. Amy saltellava con dei fogli in mano, sorridente. Chris stava strimpellando il basso indossando delle cuffie più grandi della sua testa e Aaron era dentro lo studio per registrare le parti della batteria. Quando entrai, Amy tirò il pollice in su, come a dire che questo brano spaccava.

“Sarebbe ancora più bello se ci fosse una chitarra sotto”le dissi divertito.

“John doveva andare un attimo in bagno”

“Ah sì? Perché pensavo di averlo visto di là, a dare lezione ai miei compagni”. Smise di saltellare e mi osservò scioccata.

“In realtà la base a lui sembrava perfetta, gli dava fastidio il testo della canzone”. Ma lei non capiva. Possibile che non si fosse resa conto in tutto questo tempo che il chitarrista avesse una cotta per lei?

“Cazzo, Al, mi dispiace ...”

“Tranquilla, è divertente in realtà”. Aaron terminò e quando mi vide, salutò felice: “Ehi Alex”

“Ehi, secondo miglior batterista del mondo!”urlai di rimando e Chris sobbalzò dallo spavento: “Cristo, Al, avvisa almeno”

“Ciao Guitar Hero”dissi divertito.

“Hai davvero fantasia con i soprannomi”mi prese in giro Amy: “Comunque, stasera c’è una serata al Grapes, suona una cover band degli Smiths ...”

“Oh di nuovo, no! Fanno schifo”

“Non sono quelli dell’altra volta”

“Giuro che se sono loro ...”

“Alex!”esclamò Brian entrando nella sala. Di nuovo, non voleva proprio lasciarmi in pace.

“Cristo”bisbigliai piano, per poi voltarmi con un sorriso falso: “Eccolo qui, Br...”

“John”terminò lui.

“Beh ragazzi, la pausa è finita, vi lascio in pace”. Amy mi prese una mano, fermandomi: “Allora?”. Osservai quegli occhi speranzosi e quelle labbra strette in una supplica e annuii: “Va bene, ma sappi che se fanno schifo dovrai farti perdonare”. Sorrise elettrizzata e premette le sue labbra sulle mie. Potevo sentire la testa di Brian fondere lentamente e la sua invidia crescere a dismisura.

Cause we can’t take our eyes off
The t-shirt and ties combination
We’ll see you later, innovator

Incredibile, riusciva a fare colpo sulle ragazze. Tutto perché faceva parte di una band indie rock. Cazzo, il mondo girava davvero al contrario se uno vestito con una maglietta a righe e una cravatta con delle navi stilizzate sopra faceva conquiste. Amy mi tirò leggermente il maglione, portando la mia attenzione di nuovo su di lei: “Se non ti conoscessi, penserei che sei cotto di John”

“Chi?”. Indicò Brian e annuii: “Ah, già. No, beh … davvero non te ne rendi conto?”

“Che sei cotto di lui?”

“No, che è … come dire ...”. Ma non toccava a me dirglielo, ero tutto tranne che pettegolo.

“Mi dà fastidio, è così saccente”conclusi.

“Ah, sì?”chiese lei: “Ma non mi dire ...”. Corrugai le sopracciglia, contrito: “Non sono come lui”

“Non sto dicendo questo. Ma se c’è una cosa che avete in comune è che siete entrambi saccenti”

“Io non sono … io ho solo ragione, tutto qui”. Scoppiò a ridere: “Okay, ho bisogno di una birra”. Andò al bancone e vidi che gli occhi di Brian si spostavano dalla ragazza con cui stava parlando ad Amy. La seguì, diretto anche lui al bancone, lasciando la povera morettina a bocca aperta. Lo tenni d’occhio, non mi piaceva come la guardava, come voleva sempre essere al suo fianco e fingersi il suo protettore. Amy non aveva certo bisogno di un bodyguard, era forte. Prese due birre e si diresse verso di me. Sentii il bisogno di passarle una mano sulle spalle, come a sentire che era lì accanto a me e non più con lo stalker. Lui era tornato dalla ragazza, che gli parlava animatamente e fingeva di non notare i continui sguardi di Brian rivolti ad Amy.

Some want to kiss, some want to kick you,
there’s not a net you couldn’t slip through
Or at least that’s the impression I get
Cause you’re smooth and you’re wet
And she’s not aware yet, but she’s yours

Mi stavo davvero rovinando la serata per un tipo del genere, ma sapere che gironzolava attorno ad Amy non mi faceva sentire sicuro. Perché uno come lui doveva avere la fortuna di avercela sempre intorno, mentre io avevo a disposizione poco tempo con lei?

“Magnolie”disse lei all’improvviso. Mi voltai confuso, aveva lo sguardo divertito: “Il fiore preferito di John”

“Ah, scusa”la abbracciai: “Sono pessimo”

“No, va bene, un sacco di gente abborda l’amico per poi arrivare al vero obiettivo”scherzò.

“Lo stavo solo invidiando”

“Perché parla con quella stecca alta 1,70?”

“Perché può vederti tutti i giorni”risposi dandole un bacio sulla punta del naso.

“Certe volte mi preoccupi”

“Anche tu”. Era confusa, non capiva dove volevo arrivare e come biasimarla, non si rendeva conto che lui le sbavava dietro. Poi scoppiò a ridere, facendo danzare di gioia il mio cuore: “Pensi che io potrei mai stare con uno come lui?”

“No”dissi schifato.

“E allora di cosa ti preoccupi?”

“Non lo so neanche io, lasciami perdere”. Mi baciò, un bacio al sapore di birra e gioventù e chiarì che non ci sarebbe mai stato nulla fra lei e Brian, perché non era il suo tipo.

“Mi piacciono quelli un po’ strani, hai presente?”mi prese in giro.

“A me le psicopatiche”

“Questo è un colpo basso”si lamentò mordendomi il labbro inferiore. Un fischio disturbante ci penetrò le orecchie e fu il segno che la band stava salendo sul palco. Esattamente la stessa band che l’altro giorno aveva distrutto ogni canzone degli Smiths.

“No”guardai Amy cercando di farla sentire in colpa.

“Buonasera a tutti, giovani!”urlò il vecchio proprietario del pub: “Stasera qui non possono esserci gli Strangeways, quindi eccovi i Meat is murder!”

“Ah no, io non resto qui. Avevi promesso che ti saresti fatta perdonare ...”le ricordai tirandole l’elastico della gonna: “E ho giusto qualche idea in mente”.

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Capitolo 10
*** My Mistakes Were Made For You ***


 

My Mistakes Were Made For You – Amy

About as subtle as an earthquake, I know
My mistakes were made for you
And in the backroom of a bad dream, she came
And whisked me away, enthused

Era da una settimana che voleva presentarmelo, ma gli impegni di lavoro lo avevano tenuto lontano da Sheffield. Ciuffo di capelli castani sulla fronte, denti da perfetto inglese e occhi luccicanti. Gli strinsi la mano nervosa: “Piacere, Amy”

“Oh, so benissimo chi sei. Miles”si presentò stringendomi la mano.

“Anche io so benissimo chi sei”rilanciai: “Al parla molto di te”

“A chi lo dici, negli ultimi mesi sento parlare solo di Amy di qua, Amy di là ...”

“Ragazzi, sono proprio qui vicino a voi”ci fece presente Al. Mi strinsi la sciarpa al collo, per essere una sera d’estate si gelava.

“Hai freddo?”chiese Miles.

“Un po’, voi no?”

“Disse la ragazza del grande nord”mi canzonò Alex.

“Che ragazzo indelicato”Miles mi passò la sua felpa: “Tieni, tanto io ho caldo”

“Sei sicuro?”chiesi timida.

“Tranquilla, non rischio di morire di freddo”. Indossai la sua felpa e intravidi una smorfia da parte di Alex.

“Sì, Turner?”lo presi in giro e l’amico scoppiò a ridere: “Ora non fare il geloso, Alex”

“Vogliamo andare a casa mia?”chiese lui di rimando.

“Solo voi due?”domandai io e scoppiammo tutti a ridere.

“O potremmo chiuderci in un pub”propose Miles.
 

Miles era un tipo simpatico, cominciavo a capire perché fosse un grande amico di Alex. Ovviamente la prima cosa che avevamo in comune era lui, quindi passammo una bella mezzora a prenderlo in giro.

“E quando scrive?”chiesi concitata: “Ha quella smorfia da poeta maledetto per ore, poi ti avvicini e vedi che ha scritto solo una parola!”

“Esatto! Passa ore soffermandosi su una singola parola!”mi diede corda Miles.

“Sapevo che non avrei dovuto farvi incontrare”si lamentò Al: “Vado a prendere da bere”. Lo osservai ciondolare verso il bancone e farsi strada tra le persone.

“Lo sai che sta scrivendo decine di canzoni su di te, vero?”confessò Miles. Lo osservai, un po’ sorpresa. Mi stava prendendo in giro o diceva sul serio? Non poteva giocare col mio giovane cuore innamorato. Soprattutto in questo periodo, nel quale non avevo ancora capito se stavamo insieme o no. “Così tante?”bisbigliai impacciata.

“In una sarò io a suonare l’assolo”precisò.

“Davvero?”esclamai meravigliata: “Non mi ha detto nulla!”

“Dice che sarà una sorpresa, l’ha scritta fra un tour e un altro ...”

“Ora sono curiosa”

“Ho le labbra cucite”. Arricciai le labbra: “E non puoi anticiparmi nulla?”

“Assolutamente no. Hai ascoltato il nostro album?”. Era bravo a cambiare subito argomento. Annuii: “My mistakes were made for you è la mia preferita”

“Chissà perché”

“Non solo per il testo, ma anche per la musica!”

“Ah, allora sei scusata!”scherzò. Al arrivò e poggiò le birre sul tavolo: “Avete finito di parlare del sottoscritto?”

“Ma come? Il tuo ego dovrebbe esserne felice”lo presi in giro mentre si accomodava accanto a me.

And it's as solid as a rock rolling down a hill
The fact is that it probably will hit something
On the hazardous terrain

“Il piccolo uragano qui, voleva sapere delle canzoni che stai scrivendo su di lei”annunciò Miles.

“Era pura curiosità!”mi difesi.

“Ci sono molte canzoni”rifletté Al: “Ma credo che la maggior parte saranno B-sides. Non so, dipende dalla piega che vorremmo far prendere all’album”

“Sono molto romantiche”mi assicurò Miles. Guardai Al curiosa: “Ah sì?”

“Nah”mentì lui: “Niente di che, solita roba. Visto che avete parlato soltanto di me, ti racconto di Miles. Suona il sassofono, ha fatto parte dei Little Flames e adesso dei Rascals. Ha collaborato con noi per alcuni b-sides e per una canzone che farà parte del nuovo album”

“Che si chiamerà?”chiesi, ma Al scosse la testa: “Non lo so. Comunque il suo massimo traguardo sarebbe cantare con Noel Gallagher o riportare in vita i Beatles”

“Con il carattere di Noel, forse ti converrebbe provare la seconda opzione”considerai.

“Lo conosci?”chiese Miles sbalordito.

“Sono di Manchester”ammisi: “Rick ci ha fatto conoscere i Gallagher un pomeriggio, hanno ascoltato qualche nostra canzone e abbiamo chiacchierato un po’. Sono davvero in gamba, ma mi sentivo costantemente sotto esame”

“Amo gli Oasis”

“Anche io”sorrisi: “Ma trovarteli davanti non è semplice: Liam ha un carattere forte, resta minuti interi a fissarti studiandoti e poi ti dà un giudizio su qualsiasi cosa gli passi per la mente. Noel almeno parla e ti dà consigli, Liam è … criptico”

“Cosa ti hanno detto quando ti hanno vista?”chiese Miles.

“Noel mi ha detto di indossare magliette decenti e di non fare smorfie quando canto. Liam, dopo avermi fissato per mezzora, mi ha detto che riconosceva la mia voce ma non il mio volto”

“Pagherei per farmi giudicare da loro”ammise.

And now, a face in the crowd, she’s not
And I suspected that now, forever the shape
She came to escape, it’s forgot

“Beh”iniziai: “Mi hai parlato di Miles, ora sarebbe il caso di parlargli ...”

“Sei Amy Brown, nata a Manchester da una maestra e un pittore”mi interruppe Miles: “Fin da piccola respiri musica, impari a suonare chitarra e pianoforte. Ti piace studiare le lingue, ma lasci il liceo per formare una band con i tuoi amici, i Supernova. Ti trasferisci a Sheffield perché la tua casa discografica è lì e conosci il nostro Alex. So tutto di te”. Osservai Al stupita dal monologo del suo amico, ma lui si limitò a fare spallucce: “Ho scoperto che sei un buon argomento di conversazione”

“Lo sai, Miles?”dissi girandomi verso di lui: “Era molto più romantico tempo fa”

“Già, ora che sta insieme a te si è come adagiato sugli allori, vero?”

“Oh Cristo”sibilò Al mentre noi ridevamo.

“Dai, è davvero divertente prenderti in giro”

“Prossima volta potete uscire voi due da soli”ironizzò Al: “Io resto a casa”

“Piccolo Alex, mica te la sarai presa?”chiesi dandogli leggeri pizzicotti sul braccio.

“È un po’ permalosetto ultimamente”continuò Miles facendo il broncio.

“Non immaginate la voglia di lasciarvi a piedi stasera”disse Al, ma non riusciva a non sorridere. Gli presi la mano e passai un dito sui suoi polpastrelli rovinati dalla chitarra.

“Il secondo giro lo offro io!”esclamò Miles avviandosi verso il bancone.

“Sono felice che andiate d’accordo”ammise Al guardando un punto indefinito davanti a sé.

“Come si può non andare d’accordo con lui? È davvero un tipo forte”. Restò in silenzio a fissare le nostre mani, quasi restando in apnea.

“Pensavo che domani potevi venire in studio con noi”disse piano. Alzai lo sguardo fiera: “Davvero?”

“Perché così sorpresa?”

“Perché mi tieni fuori dalle vostre prove da mesi e non ho sentito ancora nulla del vostro nuovo album”

“Sembri quasi offesa”mi schernì.

“Sì, vi vedevo lavorare, ma non mi era permesso entrare e pensavo che ...”mi stoppai, guardando in basso, a disagio. Nonostante fosse passato del tempo, mi sentivo ancora insicura a dirgli tutto ciò che mi passava per la testa. Appoggiò la mano sul mio collo, lasciando che il pollice accarezzasse il mento.

“Insomma, pensavo che non ti importasse del mio parere”terminai infine.

“Mi importa, invece”

“Infatti è una cosa stupida, scusa”mi rimangiai subito tutto.

“E ho scritto molte cose su di te”. Sorrisi, inevitabilmente orgogliosa: “Bene. Anche io ho scritto su di te”

“In positivo o negativo?”

“Entrambi”annunciai: “Ma niente anticipazioni: ti farò sentire i brani una volta che saranno pronti”. Miles arrivò e ci porse le birre: “Oggi è un delirio. Allora, riusciremo a suonare insieme un giorno?”.

And it's a lot to ask her and not to sting
Give her less than everything
Around your crooked conscious she will wind

Chiusi la telefonata con Julie e notai che Al si stava dirigendo verso di me, la sigaretta già in bocca, pronto ad accenderla non appena fosse uscito. Mi avevano fatto sentire la canzone che avevano scritto insieme e dire che mi era piaciuta era un eufemismo. Alex si posizionò accanto a me e iniziò a fumare, in silenzio. In questi giorni era parecchio criptico, e questo non faceva che aumentare le mie paranoie. Mi parlava poco, ma scriveva canzoni romantiche e non avevo idea di dove volesse andare a parare.

“Piaciuta?”chiese soltanto.

“Molto”risposi laconica. Annuì continuando a guardare l’edificio di fronte a sé, assorto nei suoi pensieri.

“Hai pensato a qualcuno in particolare quando l’hai scritta?”. Sorrise ironico: “A Miles”

“Lo avevo intuito”. Restammo in silenzio fin quando non terminò la sigaretta. In questi momenti sembrava che il tempo non passasse mai, come se fosse un avvertimento per farmi stare zitta e non rovinare certi momenti.

“Secondo te dovrebbe entrare nell’album?”.

“Ho sentito ben poco del vostro nuovo album”ammisi: “Se è giusta per l’impronta che volete dare all’album, allora è giusto che ci sia”

“Eri stranamente silenziosa in saletta”rifletté.

“Non volevo disturbare”

“Cosa stai covando, piccola Amy?”

“Tu ...”feci per parlare ma poi mi zittii e continuai così per almeno mezzo minuto: iniziavo frasi e non le terminavo. Non volevo che lui venisse a conoscenza di tutte le paranoie che la mia mente creava, ma dall’altra parte non volevo continuare a sentire questo senso di inadeguatezza quando ero con lui.

“Ma noi stiamo insieme o no?”chiesi velocemente. Si fermò e mi guardò come si guardano i cani abbandonati per strada. Mi pentii immediatamente di aver lasciato trasparire la parte pazza del mio carattere.

“Sì”annuì eloquente: “Stiamo insieme. È quello che vuoi?”. Sentire quelle parole tutte insieme fece saltare il mio cuore di gioia.

“Sì, ma non voglio obbligarti. Cioè, dovremmo deciderlo insieme, non posso forzarti ...”

“Pensavo fosse chiaro”. Lo osservai stupita: “No, non lo era. Almeno non per me”

“Vuoi che ti scrivo un documento dove accerto che stiamo insieme?”

“Che stronzo”borbottai: “Come potevo capirlo? Non mi fai neanche più entrare nella vostra sala di registrazione, ci vediamo solo la sera per qualche birra in compagnia ...”

“Ti ho presentato Miles e oggi sei venuta in sala”

“Sì lo so, ma sei silenzioso e non capisco … lascia perdere, sono le mie paranoie”. Girò le braccia intorno alla mia vita, poggiando il mento sulla mia fronte. Chiusi gli occhi, pensando attentamente a ciò che volevo dire. Era già tanto se non mi aveva mollata nell’istante in cui aveva capito che non ero una persona normale.

“Devo confessarti una cosa”sussurrai: “Mi faccio parecchie paranoie, su qualsiasi cosa”

“Ma dai? Non si notava”. Alzai lo sguardo corrucciato: “Però quando eravamo insieme e tua nonna ti ha chiamato, le hai detto che eri con un’amica”

“Vuoi che ti presenti mia nonna?”

“No, non dico questo ...”

“Ho capito, Ams, tranquilla. Imparerò a convivere con la tua paranoia”mi prese il mento fra le dita, fissando i suoi occhi nei miei: “Sei tranquilla, adesso?”

“Giuro che non sono sempre così matta”

“Ne dubito”. Mi baciò alle luci del tramonto, in quella città così magica che non smetteva mai di stupirmi. E così avevo un altro ricordo importante legato a Sheffield, un altro pezzo pronto a incastonarsi nel puzzle della mia vita. Stavo costruendo mattone per mattone la mia storia con Alex, e più elementi aggiungevo, più erano le paure che si insinuavano nella mia mente.

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Capitolo 11
*** 505 ***


505 – Alex

I'm going back to 505
If it's a seven hour flight or a forty-five minute drive
In my imagination you're waiting, lying on your side
With your hands between your thighs

Ero appena atterrato da Tokyo, un viaggio intercontinentale solo per passare una notte con lei. Sette misere ore per poi abbandonarci di nuovo e trovarci fra tre mesi. Poi ci saremmo visti per quanto, due giorni? Eravamo al culmine delle nostre carriere, la casa discografica spingeva per farci arrivare ovunque, per far sì che il mondo intero conoscesse gli Arctic Monkeys e i Supernova. Mi piaceva questa vita, mi piaceva suonare e scrivere canzoni, girare il mondo e scoprire luoghi nuovi da raccontare. Ma alla fine la mente tornava sempre a lei.

La camera d’hotel era sempre quella, da un anno ormai. Era il nostro posto, dove tornavamo quando facevamo scalo a Londra. Spalancai la porta e la trovai in piedi accanto al letto, con il cellulare in mano. Aveva un telo intorno al corpo bagnato e i capelli che perdevano gocce di acqua intorno a lei, ma non se ne preoccupava. Alzò lo sguardo e buttò via il telefono. Allargai le braccia appena in tempo perché si tuffasse su di me, inebriandomi del suo odore. Non disse niente, e io restai fermo a stringerla.

Stop and wait a sec
Oh, when you look at me like that, my darling
What did you expect?
I'd probably still adore you with your hands around my neck
Or I did last time I checked

Bastava quell’attimo a cancellare tutti i momenti tristi senza di lei, un solo abbraccio poteva farmi credere che nessun’altra mi avrebbe mai dato quello che mi aveva dato lei. Sentivo il suo cuore battere insieme al mio, unirsi in una sinfonia dolce e dolorosa. Fissò i suoi occhi nei miei, con un sorriso mesto: “Quante ore?”

“Non pensiamoci adesso”mormorai accarezzandole il viso. La baciai dolcemente, cingendole i fianchi ossuti.

“Sei dimagrita”sussurrai staccandomi per un attimo dalle sue labbra.

“Vaffanculo”rispose con un sorriso, spogliandomi con calma e decisione. Lasciai cadere il suo telo e osservai il corpo nudo e magro di fronte a me.

“Sei dimagrita”ripetei in tono vagamente preoccupato.

“Stai zitto, Turner”ordinò abbassandomi i pantaloni. La baciai lungo tutto il collo, sulle spalle, sul seno, beandomi di ogni sua piccola porzione di pelle, incamerando ogni sensazione che stavo provando.

Not shy of a spark
A knife twists at the thought that I should fall short of the mark
Frightened by the bite though it's no harsher than the bark
Middle of adventure, such a perfect place to start

Eravamo proprio partiti nel mezzo dell’avventura, avevamo iniziato una storia dopo essere andati a letto insieme tre volte, nonostante sapessimo che non c’era molta speranza per il nostro futuro. Le groupie mi stavano addosso, desiderose di avere il cantante timido della nuova promessa dell’indie rock. E per quanto riguardava Amy, ogni volta che entrava nella stanza la illuminava ed era impossibile staccarle gli occhi di dosso. Almeno tre tipi diversi nella sua cerchia ci provavano costantemente con lei, ma sembrava non farci caso. E io non avevo tempo per pensare a loro, le poche energie che mi restavano di questa vita le volevo usare con lei. Non c’era sensazione migliore dello stringerla fra le braccia e sentirla mia, essere dentro di lei e fare parte di lei, ritagliarmi uno spazio nel suo mondo.

But I crumble completely when you cry
It seems like once again you've had to greet me with goodbye
I'm always just about to go and spoil a surprise
Take my hands off of your eyes too soon

La sveglia trillò, orribile suono che ci destava dai nostri sogni. Cercai subito il suo sguardo e lo trovai accanto al mio, liquido.

“Amy ...”sussurrai eloquente.

“Non sto piangendo”mentì asciugandosi una lacrima solitaria. La abbracciai e restammo fermi in quella posizione, immaginando di avere un lavoro diverso e di poterci permettere di passare del tempo insieme la mattina. Ma io avevo un aereo da prendere, e il telefono continuava a squillare. Lo spensi e lo gettai a terra, sperando si fosse rotto.

“Rick ti ucciderà”mormorò lei candidamente.

“Non mi importa”. Si passò una mano sugli occhi e mi osservò: “Sto bene. Vai”

“Stai piangendo”

“Passerà”. Appoggiai la fronte alla sua, immergendomi nei suoi occhi.

“Dovresti esserci abituato”ci scherzò sopra. Si tirò a sedere e stiracchiò i muscoli delle spalle. Prese un fazzoletto e lo passò sotto gli occhi.

“Non appena avrò un minuto libero tenterò di raggiungerti, lo sai”dissi prendendole una mano.

“Noi partiamo domani. Asia”non si voltò verso di me, lo disse e basta. Rimasi in silenzio, cercando di consolarla, ma non trovando un modo. Era la sensazione che odiavo di più al mondo, non poterle dare ciò che desiderava. Si girò e mi tirò indietro i capelli dalla fronte: “È sempre così alla partenza, ma poi mi riprendo. Giuro”. Si alzò, prese una maglia a caso dalla mia valigia e me la lanciò. Mi tirai su e la indossai controvoglia. Tirò via le coperte dal letto, obbligandomi ad alzarmi e a indossare il resto dei vestiti. Prese la mia maglietta della sera prima e se la mise, le andava larga sui fianchi. Andò dritta in bagno e la seguii. Ci lavammo i denti, la faccia, io mi limitavo ad imitare ciò che faceva lei, ero troppo addormentato per pensare a cosa fare. Sistemò tutto nella mia valigia e la chiuse. Era arrivato il momento dell’addio.

“Scrivi molto”mi raccomandò: “Mangia tanto, stai sereno. E sognami”. La strinsi forte a me, sperando che questo abbraccio bastasse per tutti i mesi in cui non ci saremmo visti.

“Riprenditi, okay?”supplicai. Le stampai baci ovunque, imprimendo le mie labbra su ogni centimetro del suo corpo, riuscendo finalmente a farla ridere. Mi prese il viso fra le mani e mi baciò lentamente, un bacio caldo, dolce, già nostalgico. Presi la valigia ed uscii, voltandomi mille volte verso di lei e trovandola sempre lì, sulla porta, a salutarmi.

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Capitolo 12
*** Balaclava ***


Balaclava – Amy

It's more a question of feeling
Than it is a question of fun

Julie era venuta a trovarmi per il weekend, di questi tempi non era così difficile convincerla a venire a Sheffield. L’anno scorso avevo fatto una fatica immane a far sì che venisse con me alla festa di Matt, adesso accettava ogni invito con entusiasmo. Non sapevo se esserne felice o preoccuparmi del suo comportamento. Scelsi la seconda. Mentre camminavamo verso il pub, le chiesi come andavano le cose a casa. “Benissimo”rispose sincera: “Ma lo stai chiedendo con il tuo tono alla Sherlock Holmes, quindi qualcosa non va”

“Hai accettato subito di venire qui a Sheffield, senza fare una piega”

“Mi manca la mia migliore amica!”

“Davvero?”le chiesi, addolcita da quella risposta.

“E mi piace un ragazzo”aggiunse lei. Ora la riconoscevo.

“Oddio, chi?”domandai con un sorriso sulle labbra.

“Non posso dirtelo, lo conosci e mi imbarazzerebbe”

“E dai Jules, ci raccontiamo sempre tutto!”

“Questa volta è diverso, io … sono davvero tanto cotta di lui”

“Ma è fantastico!”

“Se lui ricambiasse, sì”

“Pensi di non piacergli?”

“Non riesco molto a capirlo”

“Chi è, Jules?”. Fece spallucce e indicò il pub: “Entriamo. Chi hai detto che c’è stasera?”

“Al, Matt, Jamie con la sua Katie, Nick con Kelly, Chris, Aaron, John ...”

“Tutti felicemente riuniti”

“Esattamente”. Quando varcammo la soglia, un forte odore di alcol e luci soffuse ci accolsero. Erano tutti seduti attorno a un tavolo, a chiacchierare animatamente. Matt puntava il dito contro Chris che rideva sguaiatamente, facendo alzare gli occhi a John. Al stava sussurrando qualcosa a Jamie, troppo impegnato a sorridere a Katie per sentire qualsiasi cosa. Nick era perso negli occhi di Kelly, mentre Aaron scuoteva la testa e dibatteva con Helders.

“Ehi, folks”esclamai buttandomi nel posto accanto ad Al: “Di che si parla?”

“Matt è convinto che la Old Ale sia meglio della Guinness, ma Aaron non è d’accordo”

“Questo perché sua madre è irlandese”spiegai, mentre il mio batterista faceva una smorfia: “Le mie origini non hanno nulla a che fare con questa decisione”

“Tu cosa ne pensi, Brown?”mi chiese Helders, ma feci spallucce: “L’importante è che sia birra”

“Ah ciao Ams!”mi salutò Jamie, si era appena reso conto che ero arrivata: “Non credo che vi conosciate, lei è Katie”. La ragazza bionda accanto a lui sorrise in maniera gentile e mi strinse la mano: “Ho sentito tanto parlare di te”. Anche io di te, sapevo chi eri ancora prima che ci presentassero. Jamie non faceva che parlare di lei, la scimmia artica più ribelle sembrava aver trovato l’anima gemella.

“Bene o male?”chiedo ironica.

“Benissimo”confessò.

“Ora non esageriamo”disse Jamie: “Solo Al parla benissimo di te, noi … ti sopportiamo”

“La realtà è che non possono fare a meno di me”scherzai e vidi che la ragazza accanto a Nick mi porgeva una mano: “Kelly, piacere”

“Amy, piacere mio”

“Anche io ho sentito parlare di te, molto”

“Non è vero”ironizzò Nick: “A nessuno piace parlare di te”

“Tranne ad Alex”disse Jamie.

“E quando inizia non finisce più”

“Nah”disse Al in tono noncurante: “Lasciali parlare”

“Beh provate a passare una tournée in un bus con lei”disse Chris indicandomi.

“O in casa con lei e Julie”continuò Aaron: “Un suicidio”

“Credo di conoscere Alex più di quanto lui conosca se stesso”

“Dev’essere terribile”scherzò Alex pavoneggiandosi.

“Non immagini quanto”disse John stizzito. Mi voltai confusa verso di lui, sembrava l’unico a non divertirsi questa sera e aveva congelato l’atmosfera intorno a noi. Mi voltai verso le ragazze e conversai con loro, cercando di capire chi erano. Mi sembravano davvero perfette per Cooks e O’Malley. Katie era dolce, gentile, ma sapeva tenere a bada Jamie. Kelly era un’osservatrice nata e aveva la giusta dose di ironia per stare con Nick. Sembravano tutti perfetti insieme. Solo quando la sentii ridere, notai che Julie parlava fitto fitto con Matt e capii immediatamente chi era il fantomatico ragazzo che le piaceva. Proprio Matt, no, Juls, è una partita persa in partenza. Al mi diede un bacio veloce sulla fronte e uscì a fumare una sigaretta, ma non ci feci caso. Restai a fissare la mia migliore amica senza riuscire a spiccicare parola.

Oh, will blood run down the face
Of a boy bewildered and scorned
And you'll find yourself in a skirmish
Where you wish you'd never been born

Avevo passato la maggior parte della serata a divertirmi, e il resto a preoccuparmi della salute mentale di Julie. Mi resi conto che non vedevo Al da secoli, così andai fuori. Le luci dei lampioni brillavano nella notte nebbiosa, e qualcuno se le stava dando di santa ragione al di là della strada. Normale amministrazione il venerdì notte a Sheffield. Ma quando aguzzai lo sguardo, li riconobbi subito. Un ragazzo aveva un ciuffo biondo lungo fino al mento, l’altro una zazzera di capelli castani scompigliati. Pensavo di dovermi preoccupare solo di una persona in quella rissa, ma mi resi conto di conoscere entrambi.

“Al?”lo chiamai a voce bassa, ma decisa. Non rispose, impegnato a tirare un pugno in faccia a John.

“Al!”urlai camminando verso loro. Si fermò di colpo e si voltò verso di me, sorpreso: “Darling”sussurrò a mo’ di saluto, allontanandosi dall’altro. Girai la testa verso l’altro ragazzo, ancora più sconvolta: “John?”

“Ehilà, Amy”. Aveva tutta la bocca e il mento pieni di sangue, un livido accanto all’occhio e si teneva una mano sull’addome, probabilmente colpito da un destro di Turner. Mi sistemai in mezzo a loro prima che potessero iniziare a menarsi di nuovo, anche se John sembrava più sul punto di svenire.

“Che cavolo è successo?”

“Nulla, una scaramuccia”

“Siete entrambi feriti!”

“Passerà”disse Al fissando John negli occhi.

“Non finisce qui, Turner”rispose l’altro.

“Oh finitela”ordinai schifata: “I discorsi da ubriachi andateli a fare da qualche altra parte. John, puzzi di schifo, ti chiamo un taxi”

“No, tranquilla, sto benissimo ...”. Ma avevo già fatto il numero, pronta a portarlo a casa per farlo rinsavire.

Are you pulling her from a burning building
Or throwing her to the sharks?

Nel frattempo Aaron era uscito dal bar, con il telefono in mano e lo sguardo preoccupato: “Non vi vedevamo più … cos’è successo?”

“Che cazzo fate?”chiese Julie uscendo di corsa, seguita da Helders: “Siete scemi?”.

“Tornatene a casa”ordinò Aaron a John, visibilmente ubriaco.

“Scordatelo”si lamentò John, non riusciva neanche a stare in piedi. Mi avvicinai e avvolsi il suo braccio intorno alle mie spalle, e così fece Aaron.

“Amy, beviamo qualcosa insieme, ho un sacco di cose da dirti”biascicò John. Io non riuscivo a dire una parola, mi limitavo ad osservarlo scioccata.

“Lo accompagno io a casa”disse Aaron senza neanche guardarmi in faccia.

“Sei sicuro?”

“Fidati, è meglio così”. Il taxi arrivò e riuscimmo a issare John sul sedile posteriore. Aaron richiuse velocemente lo sportello e partirono. Solo dopo qualche minuto ebbi il coraggio di guardare Alex. Aveva sangue che gli colava dal naso e un occhio viola, ma non sembrava messo male. Non sembrava neanche ubriaco. Mi avvicinai lentamente, osservandolo preoccupata. Alzò lo sguardo su di me, non sembrava essersi pentito di quello che aveva fatto. Gli accarezzai la guancia e fece una smorfia quando passai il dito intorno al suo occhio emaciato. Quando Matt notò il mio sguardo, si rivolse a Julie: “Vieni, lady, torniamo dentro”. Lei lo seguì con mio stupore, di solito non faceva mai quello che la gente le ordinava di fare.

“Cos’è successo?”chiesi pacata.

“Il tuo amico parla troppo”

“E ti sembra un buon motivo per fare a pugni?”

“In realtà, sì”. Gli presi la mano e lo portai a forza nei bagni del pub, dove gli ripulii la faccia da tutto il sangue. I miei movimenti erano delicati, ma il mio sguardo era duro. Non potevo credere che Al fosse uno di quei tizi che litigavano e menavano gli ubriachi al bar.

“Sei arrabbiata?”

“Sì”ammisi sincera.

“Perché?”

“Hai picchiato John, un mio amico e collega. E per giunta, lui era pure ubriaco, tu invece eri sano”

“E questo cambia qualcosa?”

“Se un ubriaco è rissoso e tu sei sobrio, sei tu che dovresti fermarti quando si arriva al limite”

“Non ho questa capacità”

“Ho notato”. Passai l’ultimo fazzoletto intorno al suo naso e buttai tutto nell’immondizia. Il mio lavoro da crocerossina era finito, ora potevo tornarmene a casa ed evitare di pensare a ciò che era appena successo.

“Perché mi stai aiutando?”chiese ancora Alex.

“Perché mi va”

“Ma sei arrabbiata”

“Sono un essere umano a differenza tua”sibilai e, prima che potesse ribadire, uscii dal bagno diretta verso il tavolo dei ragazzi. Jamie e Katie chiacchieravano allegri, Nick baciava Kelly e Jules era totalmente presa da Matt. Non volevo rovinare la serata a nessuno, così uscii senza farmi notare, mi sedetti sul marciapiede e fissai una lattina spiaccicata a terra. Perché Al aveva preso a pugni John? Cosa si erano detti? Ero una stupida a sperare che potessimo andare tutti d’accordo?

That's right, he won't let her out his sight

Sentii dei passi dietro me e poi qualcuno sedermisi accanto. Non avevo dubbi, sapevo che era lui, mi rincorreva sempre quando litigavamo. Avevo la brutta abitudine di scappare per non mostrare la mia espressione triste o delusa agli altri, ma lui non mi perdeva mai di vista.

“Mi vuoi spiegare?”domandai.

“Mi ha provocato”

“E tu prendi a pugni tutti quelli che ti provocano?”

“Di solito funziona così”

“Non mi piace la gente che fa a pugni”

“Prima o poi avresti trovato un mio difetto”

“Non sto scherzando, Al”dissi seria e profondamente delusa. Era così infantile in questo momento, così diverso dall’Alex che avevo conosciuto l’anno scorso. O forse era sempre stato così, ma non l’avevo mai visto fronteggiare qualcuno.

“Sono uscito per fumare una sigaretta e dopo un po’ me lo sono ritrovato di fronte. Ha detto delle cose poco carine su me e te”confessò: “E continuava a rincarare le dose. Potevo fargli molto più male, ma mi son fermato. E ho preservato le mani, perché so che ci suona la chitarra con quelle. Anche se alcune canzoni sembrano suonate col ...”

“Okay”lo interruppi: “Ho capito”. Ripensandoci John aveva esagerato con l’alcol quella sera, ma ero troppo presa da tutti gli altri per rendermene conto. Eppure lo conoscevo da anni e sapevo che si ubriacava così tanto solo quando era profondamente triste. Che amica inutile ero stata, dovevo tornare a casa per vedere come stava e aiutarlo. Scrissi un messaggio sia a John che a Aaron per sapere come stava l’ubriaco rissoso. Rispose solo Aaron, dicendo che l’amico stava dormendo sul divano. Al cercò il mio sguardo e lo trovò dopo pochi secondi, amareggiato.

“Mi dispiace”

“Per averlo picchiato o per aver fatto una scenata fuori da un locale?”

“Per il tuo sguardo”. Riusciva a trascendere il romanticismo anche durante un litigio. Abbandonai l’aria arrabbiata: “Non farlo mai più”

“Non posso promettertelo”

“Provaci”. La porta del pub si spalancò ed uscirono Matt e Julie. Lei aveva lo sguardo sognante, lui divertito: “Pensavo di trovare Al sdraiato sul ciglio del marciapiede a chiedere scusa alle stelle”

“E io di dover tornare a casa a tirare su di morale miss Brown”lo seguì Julie, con un sorriso ebete in viso. Sembrava avesse bevuto. Quanto l’avevo lasciata lì dentro con gli altri?

“E invece siamo maturati”esclamò Alex.

“Disse il tizio che ha appena preso a pugni un ubriaco”inveii. Osservai l’orologio, ma Matt mi tirò giù il braccio: “Ti dico io che ore sono: è l’ora della birra, non fare la vecchia”

“Dai, Matt, è tardi ...”

“Non ci sono scuse!”.

You knew that he'd be trouble right before the very first kiss
Quiet and unassuming, but you heard that they were the naughtiest
She pleaded with you to take it off
But you resisted and fought
Sorry sweetheart I’d much rather
Keep on the balaclava

Le due coppiette ci lasciarono, avevano solo un giorno da passare con il proprio amato prima che partissero per l’Australia e volevano goderselo. Ci abbracciammo tutti e io scambiai il numero di telefono con le ragazze, convinte che prima o poi avremmo organizzato una cena tutti insieme. Li guardammo andare via abbracciati, mentre Helders porgeva a me e Julie due lattine di birra: “Bene, ragazze sofisticate, forse voi non sapete come si beve qui a Sheffield, ma ...”. Gliela presi di mano, la bucai e la bevvi tutta d’un sorso. Tutto l’alcol bevuto quella sera mi fece girare un po’ la testa, ma rimasi lucida. Schiacciai la lattina per terra e la buttai verso Helders, che mi guardava sorpreso: “E brava la nostra Amy. Piccola Juls?”. L’aveva chiamata con un nomignolo e lei si stava letteralmente sciogliendo. Povera piccola Juls. Fece spallucce e prese una lattina in mano. Lei, Juls, la mia amica astemia.

“Juls, è birra”dissi: “E a te non piace”

“Che male c’è a provare?”. Oddio, l’avevo lasciata mezzora sola con Helders e già le aveva fatto il lavaggio del cervello!

“Se te la senti ...”borbottai. La vidi bucare la lattina e bere tutto con una luce inedita negli occhi. Quando la finì, lanciò la lattina verso Matt che la prese al volo: “Non c’è una cosa in cui tu non sia perfetta, eh?”. No, le frasi da rimorchio con la mia migliore amica proprio no. Alex e Matt intanto avevano già bevuto due lattine a testa con questo metodo, giocando a chi le finiva prima.

“Bene, è ora di andare a casa”annunciai.

“Sono solo le due!”si lamentò Juls. L’aveva proprio trasformata in un mostro.

“Già, Ams, facci divertire!”le fece eco Matt.

“Giù le mani”sussurrai a lui mentre Juls cantava a squarciagola Perfect Day. Matt alzò un sopracciglio: “È solo una serata”

“È ubriaca”

“No, non è ...”. Ma Juls cadde per terra e scoppiò a ridere di gusto, così la aiutai a rialzarsi. Avevo visto troppi ubriachi in una sera per almeno dieci anni della mia vita. Chiamai un taxi e Matt mi aiutò a farci salire di forza Juls.

“Vieni con me?”chiese lei con gli occhi a cuoricino.

“Oggi no, ma passo da te domani, okay?”

“Non vedo l’ora”ridacchiò lei. Chiusi lo sportello prima che quei due potessero avvicinarsi ancora.

“Non puoi nasconderla per sempre da Helders”mi avvisò Al prendendomi il viso fra le mani, mentre il suo amico era già diretto verso casa.

“Posso provarci”dissi in tono di sfida e lui sorrise sardonico: “Touché. Ci vediamo domani, darling”. 

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Capitolo 13
*** Fire And The Thud ***


Fire and the Thud – Amy

You showed me my tomorrow
Beside a box of matches
A welcome threatening stir

My hopes of being stolen
Might just ring true
Depends who you prefer

Sdraiati sul divano in una stanza enorme, riuscivamo a ritagliarci il nostro piccolo angolo. Avevamo passato una settimana insieme a casa, poi loro sarebbero partiti per la tournée europea e noi per quella americana. Aspettavamo il segnale che li avrebbe avvisati di salire sul palco del Reading Festival. Appoggiò la testa sul mio petto e gli accarezzai i capelli dolcemente. Non avrei avuto neanche il tempo di sentire tutto il loro concerto, sarei potuta restare solo una mezzora. Stavamo insieme da due anni, ma sembrava impossibile abituarsi alla routine della lontananza. Vedersi, passare poche ore insieme, ripartire, girare il mondo, tornare a casa, preparare un nuovo album, vedersi, partire per la tournée …

But if it's true you're gonna run away
Tell me where
I'll meet you there

“Dove hai detto che vai?”chiese confuso.

“America. Da Nord a Sud”

“Potrei venire un weekend”

“Ci metteresti un giorno ad arrivare e uno a tornare, come pensi di venire un weekend?”sorrisi tirandogli i capelli indietro sulla fronte. Li aveva davvero fatti crescere tanto e mi piacevano, gli davano il giusto tono per promuovere Humbug.

“Verrò una settimana allora”

“Al”mormorai e capì che doveva smetterla. Ogni volta facevamo gli stessi discorsi, ma non riuscivamo mai a incontrarci in questi tour mondiali perché richiedevano troppe ore di volo e avevamo un concerto ogni due giorni.

“Allora costruisco un jet privato, chiamo il pilota più veloce del mondo e vengo da te”disse ironico: “Londra-New York in meno di due ore”

“Addirittura, ci vuole di più a fare Londra-Sheffield!”

“Ma ho il pilota più veloce del mondo!”esclamò tirando su il viso e guardandomi. Scoppiai a ridere e lui mi imitò, in un unisono di risa gioiose e spensierate.

Am I snapping the excitement
If I pack away the laugther
And tell you how it feels

And does burden come to meet ya
If I've questions of the feature that rolls on your dream reel

Lentamente, i nostri sorrisi si spensero. Purtroppo non funzionava così, non bastava avere tutta la volontà del mondo per riuscire a vederci.

“Ero così abituata a vederti in studio ogni giorno che mi ero illusa potessimo andare avanti così. Io, te, una chitarra e uno studio di registrazione”mormorai: “Pensavo fosse più semplice col tempo, ma ogni volta fa più male di quella prima”pensai ad alta voce. Non dovevo dirlo, non adesso che eravamo entrambi demoralizzati. Mi prese il mento fra le dita e mi baciò teneramente, nonostante i versi di disgusto di Matt: “Prendetevi una stanza la prossima volta! Al, andiamo”. Era arrivato il momento. Mi staccai da lui e presi un bel respiro, non volevo piangere questa volta, non volevo lasciarlo con sentimenti negativi, aveva un concerto di cui occuparsi e doveva dare il massimo. Sorrisi incoraggiante: “Vai e spacca tutto”

“Accompagnami”. Gli presi la mano e camminai con loro fino al palco. Si poteva sentire il pubblico urlare il loro nome e scalpitare nell’attesa. L’aria era fredda nonostante fosse estate, solo un inglese poteva presentarsi in maglietta a maniche corte e giubbotto di pelle. Glielo strinsi per bene sul petto.

“Mi raccomando, abbi cura delle tue corde vocali”

“Ma certo, Miss Brown”

“Ams, quando ci facciamo due birre, solo io e te?”chiese Matt.

“Quando voi finirete il tour lo finiremo anche noi”

“Fra due anni?”domandò Jamie ironico.

“No, dai, facciamo tre mesi? Una birra al Rusty Hook?”. Mi batté il cinque: “Alla vecchia maniera”

“Non siamo più così giovani, Helders”lo avvisai: “Ormai siamo vecchi, bucare una lattina e bere tutto a goccia ci farebbe del male”. Era incapace di credere alle sue orecchie, non pensava che io potessi davvero rispondergli così. Riuscii a mantenere un’espressione seria per qualche secondo, ma poi scoppiai a ridere: “Ti prendo in giro, è ovvio che lo faremo alla vecchia maniera”. Eravamo vicini al palco, qualche passo e sarebbero saliti. Si fermò, si tolse la sciarpa e la avvolse intorno al mio collo, tenendola per le estremità: “Resti?”. Lo avrei desiderato, ma non volevo distrarlo e non potevo sopportare di vederlo su quel palco e scappare mentre cantava. O tutto o niente.

“Non intristirlo prima dell’esibizione”mi avvisò Nick: “O si scorderà le parole”

“Quelle se le scorda già”intervenne Jamie.

“Sono molto simpatici”disse Al sarcastico: “Allora?”

“O tutto o niente”sussurrai.

“Già”si rammentò della mia filosofia di vita: “Augurami buona fortuna, Brown”

“Non ne hai bisogno”sorrisi fiduciosa: “So già che sarai perfetto”

“Così non fai che aumentare il mio ego”

“Ehi piccioncini!”urlò Rick dietro noi, facendomi sbuffare. Incrociai le mani dietro il collo di Al e lo baciai, stringendomi a lui, assaporando ogni attimo prima di vederlo salire sul palco.

The day after you stole my heart,
Everything I touched told me it would be better shared with you

Tornai nel tour bus, dove mi aspettavano i ragazzi, e partimmo subito per l’aeroporto. Mi sdraiai nella mia cuccetta e presi il walkman. Giusto qualche giorno prima Al mi aveva preso in giro per avere Wannabe nella playlist delle mie canzoni preferite. Sorrisi mesta, ricordando quanto era stato divertente vederlo commentare ogni singolo artista che ascoltavo. Tirai la sua sciarpa su fino al naso per sentire il suo odore e immaginare di averlo lì, accanto a me. Sembrava tutto così futile senza di lui: lasciare le valigie, aspettare al gate, prendere un aereo di venti ore. Tutto con lui aveva un’aria diversa, tutto era più colorato e divertente. Persino New York mi sembrava grigia quella mattina. L’hotel, lo stesso in cui avevamo alloggiato quando ancora nessuno ci conosceva, lo ricordavo come un posto enorme, alla moda, dove poter fare mille attività diverse fra il campo da golf, la piscina, la sauna. Adesso appariva come un normale hotel, non aveva più la luce di un tempo. Forse ero io che non avevo più la luce di un tempo, mi era stata rubata perché potesse brillare solo quando ero con lui.

And you’re splashing in my eyelids
as the concentration continually breaks

I did request the mark you cast
Didn't heal as fast
I hear your voice in silences
Will the teasing of the fire be followed by the thud?

Mi rigirai nel letto presa dall’insonnia. Avevo pianto tutta la sera come una stupida bambina. Mi soffiai il naso, buttando l’ennesimo fazzoletto per terra. Ero un disastro, ma avevo bisogno di sentirlo, il silenzio era assordante. E mentre piangevo mi era sembrato di sentirlo parlare accanto a me e ordinarmi di smettere. Feci il suo numero e lasciai che squillasse per tre, quattro volte. Magari stava dormendo. Avrei dovuto lasciarlo in pace. Stavo per staccare, quando rispose con la voce impastata: “Amy”

“Scusa, ti ho svegliato”

“No, no, stavo … leggendo”

“Davvero?”chiesi divertita.

“Sì, il ...”si interruppe per sbadigliare “Conte di Montecristo”

“Volevo sapere come era andata ...”

“Alla grande. Tu sei appena arrivata?”

“No, è da un po’ che sono qui ...”

“E perché non mi hai chiamato subito?”. Oh Al, mi conosci. Lo sai che mi faccio mille paranoie e che cerco sempre di essere la ragazza perfetta, di non disturbarti se stai dormendo, di non dirti che mi manchi per non farti sentire in colpa di non essere al mio fianco. Ma certe volte non riesco a trattenermi e devo per forza chiamarti, pentendomene quando sento la tua voce assonnata.

“Tesoro”mormorò triste.

“Sto bene, era solo per sentirti”dissi subito: “Ma adesso ti lascio dormire, scusa ...”

“Eh no, ormai mi hai svegliato. E hai interrotto il sogno più bello della mia vita ...”

“Sono deplorevole”sussurrai: “Cosa stavi sognando?”

“Te”. Scoppiai a ridere: “Sì, certo”

“Giuro, ero così concentrato che quando mi sono svegliato ho allungato una mano sul letto pensando fossi accanto a me”. Mi rannicchiai fra le coperte, chiudendo gli occhi: “Non avrei dovuto svegliarti”

“Anche se nel sogno ti avevo accanto, era pur sempre un sogno. E preferisco sentire la tua vera voce, anche se sei a migliaia di chilometri di distanza, piuttosto che svegliarmi senza di te al mio fianco”. Restai in silenzio, cercando di non piangere perché lui se ne sarebbe reso conto subito. Mi morsi le labbra e attesi che il momento da piagnona passasse. “Ti va se stiamo un po’ al telefono?”

“A patto che sia per tutta la notte”.

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Capitolo 14
*** Secret Door ***


Secret Door – Alex

Fools on parade cavort and carry on
For waiting eyes

Miles ci aveva trascinati ad un party che aveva organizzato con una modella a Los Angeles e visto che io e Amy eravamo lì con le nostre band, decidemmo di andarci. Era più per supportare Miles che per il party in sé. Non appena uscimmo dall’hotel fu difficile non incappare in paparazzi, che con i loro flash e le loro macchine fotografiche non ci lasciavano neanche lo spazio adatto per camminare o parlare fra di noi. Facevano spesso domande, della serie “Come state?” o “Siete innamorati?” o “Quanto alloggerete qui?”, alle quali Amy rispondeva laconica e con un sorriso dolce. Non conveniva inimicarseli o avrebbero scritto peste e corna sui giornali, diceva. Mi prese la mano e la tenne stretta, come se potesse darle forza. Quando le porte della macchina si chiusero e l’autista partì, chiuse gli occhi e restò in quella posizione per tutto il viaggio, mentre le accarezzavo la mano.

She swam out of tonight's phantasm
Grabbed my hand and made it very clear
There's absolutely nothing for us here

All’interno della sala c’erano molti giornalisti che guardavano me ed Amy con occhi curiosi, ci avrei scommesso un braccio che si erano portati dietro i registratori per rubare un’anonima intervista a qualche celebrità ubriaca. Miles ci venne incontro e ci abbracciò affettuoso, ci presentò una modella, e consigliò di buttarci subito sul buffet o il cibo sarebbe finito presto. Amy disse di non avere fame, ma mi accompagnò comunque, in modo da farmi un’idea di com’era il posto. Stavamo parlando proprio di quello, quando qualcuno le toccò una spalla. Era una sessantenne siliconata, male aggiungerei, con i capelli biondo platino cotonati che formavano come una cresta sulla sua testa, tre chili di trucco e un vestito troppo stretto per le sue forme. Amy sorrise in maniera falsa: “Buonasera”

“Oh, cara, sei bellissima!”disse ruffiana: “E c’è anche Alex! Strano vedere una rockstar ad un party di modelle, eh?”. No, in realtà no, la maggior parte delle rockstar stavano con modelle e con questa affermazione supponeva che solo io fossi una rockstar, mentre Amy … cos’era? Una ragazza bellissima e basta? Ma Amy continuò a sorriderle: “Già, ci ha invitati qui Miles. A proposito, dove sarà mai finito?”chiese ingenua, guardandomi: “Andiamo a cercarlo. Scusaci, Gillian”

“Parleremo più tardi, allora!”. Mi afferrò la mano ed entrammo di nuovo nel caos di quella casa, piena di ogni tipo di tentazione. Girammo praticamente tutto il perimetro della dimora di questa modella a me sconosciuta, fin quando non trovò una porta dietro un lungo corridoio. Mi trascinò dentro e chiuse a chiave.

The secret door swings behind us
She's saying nothing
She's just giggling along

Silenzio. Puro, nudo e crudo silenzio. Non sapevo se avesse intenzione di parlare, o se si fosse resa conto che ero lì con lei. Fissava un punto vuoto, come in apnea e non voletti disturbarla. Era davvero bellissima questa sera, indossava un abito bianco che risaltava il contrasto con i suoi capelli nero pece. Li aveva raccolti in una coda alta e qualche ciuffo le incorniciava il viso. Non si era truccata, aveva solo passato il mascara sulle ciglia, due gocce di profumo ed era uscita. E riusciva ad essere più bella di qualsiasi tizia rifatta o con chili di cera addosso. “Stai bene?”chiesi preoccupato, non riuscendo a sopportare quel silenzio.

“Scusa”sussurrò: “Non volevo parlare con lei”

“È quella che si è inventata la storia fra te e Chris?”. Visto che Amy e il bassista della sua band, Chris, si conoscevano dall’asilo, Gillian aveva pensato di pubblicare un pezzo in cui scriveva che loro due erano amanti. Questo prima che si sapesse che noi due stavamo insieme. Da quando lo aveva scoperto, ogni suo “articolo” era dedicato ad analizzare le nostre canzoni e da lì inventare storie assurde. Menomale che non sapeva l’esistenza dei B-Sides, o si sarebbe sbizzarrita.

How could such a creature
Survive in such a habitat

Le passai una mano sul viso, delicatamente, rendendomi conto solo adesso della sua fragilità. Riusciva a fingere con i paparazzi e con i giornalisti, nonostante gli anni passassero all’immagine pubblica sembrava sempre la diciassettenne entusiasta di ogni cosa. Ma non lo era più, aveva imparato cosa voleva dire vivere in un mondo che si basava solo sull’immagine e questo l’aveva resa triste e cinica. I primi tempi non aveva paura dei paparazzi, ci parlava tranquillamente, senza dare loro troppo corda, ma rispondendo educata, quasi divertita da quelle domande invadenti. Certo, davano fastidio tutti quegli occhi addosso, ma diceva che bastava un mio sguardo a farle dimenticare tutto. Ora non era più così?

And even if they were to find us
I wouldn't notice, I'm completely occupied

Le alzai il mento con le dita, in modo che mi guardasse, ma non avrei dovuto farlo. Era lo sguardo più spento che avessi mai visto. Nonostante questo, cercò di sorridere e di parlare, ma non uscì nessun suono dalla sua bocca.

“Vuoi andare a casa?”

“No, siamo appena arrivati”rispose. Quindi voleva restare lì? Non che mi importasse, mi bastava stare con lei, ma sembrava stare davvero male e non voleva parlarne. La abbracciai, affondando una mano fra i suoi capelli e si lasciò cullare dolcemente. La mia piccola Amy era cambiata sotto il mio naso, senza che me ne rendessi conto. L’avrei sempre amata, nonostante tutto, ma una nuova paura si insinuò in me, la paura che non ero abbastanza per lei. Paura che non le avrei più potuto tirare su il morale con un solo sguardo, paura che non gli sarei bastato io per rendere questo mondo un posto migliore.

But she's never been the kind
To be hollowed by the stares
Fools on parade

“Perdonami”mormorò appoggiando le mani sul mio petto: “Non so che mi prende, saranno le luci”. Mi stampò un bacio veloce sulle labbra e mi prese la mano: “Andiamo a conoscere un po’ di gente finta da prendere in giro domani”. E tornammo nella sala, questa volta era genuinamente sorridente quando parlava con attori, modelle e registi e non potevo non osservarla destreggiarsi fra tutte queste finte maschere. Certe volte mi guardava divertita e faceva una smorfia, come a promettermi che era sempre lei, non era cambiata, era sempre la solita bimba irriverente che prendeva in giro il mondo dei grandi.

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Capitolo 15
*** Cornerstone ***


Cornerstone – Julie

She was close, close enough to be your ghost
But my chances turned to toast
When I asked her if I could call her your name

Helders mi aveva chiamata, convincendomi di andare a Sheffield per sentire un loro nuovo brano. Stavano registrando il nuovo album e mi sentivo sempre di più parte del loro mondo. Ero allo studio, seduta per terra, con dei testi di Turner in mano, quando una voce dietro di me tuonò: “Amy?”. Mi voltai verso la voce e vidi Alex in piedi di fronte a me, lo sguardo sconnesso.

“No, Alex, sono Julie. Tutto bene?”

“Amy non risponde”disse gettando il telefono per terra. Sentivo la sua ubriachezza, come se il puzzo di alcol che irradiava potesse far ubriacare anche a me. Tirai fuori l’agenda dalla borsa e controllai cosa avrebbero fatto oggi i Supernova (ero sempre aggiornata sulla loro attività, era l’unica maniera per capire quando potevo chiamare la mia migliore amica senza disturbarla) e lessi che suonavano a Good Morning America. Lo riferii a Turner, ma non sembrò capire quello che avevo detto, così gli spiegai come sintonizzarsi sul sito, in modo da vedere la sua ragazza in azione. Un silenzio interminabile riempì quei due minuti, poi prese il primo computer che si trovava davanti e seguì le mie istruzioni.

“Oh”disse stupito dopo un po’: “È in America”

“Già”

“Pensavo di averla vista in giro poco fa ...”

“Torna esattamente fra cinque giorni”

“È stata via troppo tempo”disse quasi a se stesso. Okay, studiavo psicologia e le menti malate mi affascinavano, ma certe volte Turner era troppo anche per me.

“Alex?”lo chiamai dolcemente.

“Posso chiamarti Amy?”.

And I elongated my lift home,
Yeah I let him go the long way round
I smelt your scent on the seat belt
And kept my shortcuts to myself

“Non sono Amy, sono Julie, e immagino che il tuo tasso alcolemico superi quello di una distilleria intera. Perché non vai a farti una bella dormita?”

“Già, forse mi servirebbe. Ho girato tutto l’isolato, sperando di vederla per strada, ma non posso, è in America, giusto?”

“Esatto. Ma fra poco vi vedrete, siete abituati a questa vita, no?”

“Non ci si abitua mai”. Aveva ragione, anche a me mancava la mia migliore amica, figurarsi come poteva stare lui. Purtroppo però non potevo aiutarlo, perché non ero lei, anche se lui non sembrava rendersene conto. Matt entrò e quando vide la situazione, alzò gli occhi al cielo: “Dio, Al, torna fra una settimana”

“Mi manca”

“Quanto è sensibile”sputò l’altro. Helders non era proprio il prototipo di ragazzo romantico, anche se non l’avevo mai visto innamorato. Quanto mi sarebbe piaciuto se solo fossi stata io la persona speciale per lui. Magari sarebbe successo un giorno. O magari dovevo smetterla di fantasticare su di noi e voltare pagina. Dov’era finito il mio solito cinismo?

I'm worried I'll forget your face
And I've asked everyone
I'm beginning to think I imagined you all along

“Stanno cantando l’ultima canzone”lo informai: “Fra qualche minuto potrai chiamarla. Sentire la sua voce ti farà stare meglio”

“Pensi mai che niente di tutto questo sia vero?”. Avevo preso in giro Amy quando si lamentava del criptico e sognante Alex e di quando iniziasse a delirare. Solo ora potevo capirla.

“È così perfetta che potrebbe essere un gioco della mia mente. Anche tu la vedi?”. Intanto Matt continuava a sbattere la testa contro il muro, che razza di insensibile.

“Sì, anche io la vedo, la conosco da quando aveva due anni”

“Come sei fortunata”

“Alex, anche se ti sembra distante, è pur sempre parte del tuo mondo. Sì, siete a chilometri di distanza, ma fra pochi giorni sarà di nuovo accanto a te. Non è volata su Marte, e anche se lo avesse fatto, una parte di lei sarebbe con te”

“Suppongo di sì”mormorò triste: “Ti manca?”

“Certo, tutti i giorni. Ma aspetto sempre che torni a casa e ogni volta che posso vado a vedere i suoi concerti. È il modo che ho per starle più vicino”

“Sei proprio una cara amica. E … se lei si stufasse di te? Come la prenderesti?”

“Alex, Amy non è stufa di te”esclamò Matt annoiato.

“Ma potrebbe diventarlo”

“Dubito che qualcuno possa mai stufarsi di te”. Silenzio, intanto guardavo la performance dei Supernova, stavano dando il massimo.

“Sono noioso certe volte”

“Insistente, forse”aggiunsi.

“Senza tutto questo alcol in corpo è molto più simpatico”riconobbe Matt.

Sapevo che ad Amy piacevano i tipi strani, ma non così tanto. Alex veniva proprio da un altro pianeta. Però sembravano completarsi, ognuno aveva i pregi e i difetti di cui l’altro aveva bisogno. A differenza loro, la mia situazione sentimentale non era proprio il massimo. Mi ero presa una cotta per Helders anni fa, ma non gli interessavo, e stare nella loro cerchia non mi aveva aiutato a superare la condizione. Ma quando puoi vedere la tua migliore amica una volta ogni sei mesi, approfitti di ogni situazione, anche se significa passare il tempo con i suoi amici strambi. Strambi e incredibilmente fighi, per quanto riguardava Matt. Ma ero solo un’amica per lui, avrei fatto bene a dimenticarmene presto. L’unica speranza che avevo per il futuro era di incontrare qualcuno che riempisse i miei vuoti, come era accaduto per Amy ed Alex. 


***
L'angolo dell'"autrice": Buonasera! Ho provato questo piccolo esperimento stasera, raccontando i fatti dal punto di vista di Julie, fatemi sapere cosa ne pensate! Pubblicherò un capitolo fra qualche giorno comunque, Amy e Alex ritorneranno! Buona lettura.
Padfoot

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Capitolo 16
*** Dance Little Liar ***


Dance Little Liar – Amy

Lo chiamai per l’ennesima volta ma non rispose. Chiamai Matt, non rispondeva neanche lui. Mi feci lasciare davanti al loro pub preferito e lo perlustrai, ma niente. Nessuna traccia delle scimmie. E pensare che avevo fatto migliaia di chilometri per riuscire a vederlo prima che partisse per il tour mondiale, mentre lui chissà in quale festa era invischiato. Mi sedetti sul marciapiede, prendendo un respiro. Erano le dieci di un sabato sera, mi rifiutavo di pensare che fosse a casa sua. E se fosse stato davvero a casa sua a quest’ora mi avrebbe risposto. Mi alzai, il nervosismo che quella situazione mi provocava non mi permetteva di stare col culo su un marciapiede. In realtà, mi impediva di stare ferma. Chiusi la cerniera del cappotto fino al mento e, armata di forza di volontà e rabbia repressa, camminai verso casa di Matt, il luogo dove festeggiavano sempre prima di partire. Era abbastanza lontana, ma col mio passo veloce ci sarei arrivata in un quarto d’ora.

I heard the truth was built to bend
A mechanism to suspend the guilt
Is what you will require and still
You've got to dance little liar

Se mai avessi dimenticato dove si trovasse casa di Matt, le luci da discoteca e la musica alta me lo avrebbero fatto ricordare. Sentii una strana morsa allo stomaco, ma trovai comunque il coraggio di spalancare la porta. I festini erano sempre stati uguali a Sheffield, e questo non era da meno: gente nuda per terra, bottiglie vuote sparse ovunque e polvere bianca sui tavolini. Mi tolsi il cappotto e lo tenni sottobraccio, facendomi strada fra quelle persone. C’era chi mi offriva una bottiglia, chi mi osservava interessato, chi non faceva neanche caso al mio passaggio. Non mi interessava di nessuno, se non di una singola persona. E quando lo trovai, il cuore si fermò. Era appoggiato a un muro, una bottiglia di birra in mano e una sigaretta nell’altra, parlava animatamente con due ragazze. Loro, vestiti succinti e sguardo seducente, pendevano dalle sue labbra, perché lui era Alex Turner, il famoso cantante di Sheffield. Volevo tanto andare lì, abbracciarlo e poi tirargli due schiaffi insultandolo. Ma rimasi immobile, incapace di staccarmi da quell’immagine. Una ragazza gli stava passando le dita sul collo, l’altra aveva una mano sul suo petto. Non so se mi mossi, o dissi qualcosa, ma ad un certo punto lui si girò e mi notò. Smise di parlare, smise di fare la rockstar famosa e restò a fissarmi. Non si spostò, non tolse le mani di quelle provocatrici dal suo corpo, non mosse neanche un minimo passo verso di me. Mi morsi le labbra per trattenere le lacrime e corsi fuori. Gettai il cappotto per terra e scesi dai gradini, rischiando di inciampare. Ero così nervosa che tutto il mio corpo continuava a tremare.

“Amy!”. No, adesso no, stai lì a bearti delle attenzioni di due oche, ma non venirmi dietro. Fece qualche passo in avanti, barcollando.

“Amy!”era così ubriaco che non ce l’avrebbe fatta a mantenere il mio ritmo. Camminai più veloce, ignorando i suoi continui richiami. Stupida Amy, ora ero a Sheffield senza un posto dove stare e nessun treno da prendere per andare a casa.

“Fermati, ti prego!”

“Torna dentro!”ordinai.

“Non è successo niente”

“Torna dentro!”urlai voltandomi verso di lui. Quando vide il mio sguardo rosso dalle lacrime, si fermò sul posto. Ero scossa dai tremiti, non sapevo se erano provocati dal freddo, dal nervosismo o dalla sua presenza. Probabilmente un mix di tutto.

“Che ci fai qui?”

“Pure?”esclamai sbalordita: “Ero venuta a farti una sorpresa perché pensavo di mancarti, ma a quanto pare non è così”

“Mi sei mancata, e tanto”

“Non sembrava là dentro”

“Quelle sono due fan, ci stavo solo parlando”

“Non sembrava che loro volessero soltanto parlare”. Scossi la testa, stufa di tutta questa situazione, stufa persino di voler parlare ad un ubriaco.

“Aspetta, Ams!”. Ma lo ignorai e andai dritta per la mia strada, camminando velocemente. La direzione dovevo ancora deciderla, così pensai a tutte le persone che potevano accogliermi a casa loro alle dieci e me ne venne in mente solo una: Rick. Chiamai un taxi e passai tutto il tragitto a piangere come una stupida bambina. Una volta arrivata, mi accolse in casa sua con un’espressione seria, come a dire “Te l’avevo detto”. Mi fece accomodare nella stanza degli ospiti e crollai subito in un sonno profondo.

Just like those fibs to pop and fizz
And you'll be forced to take that awful quiz
And you're bound to trip
And she'll detect the fiction on
Your lips and dig a contradiction up

Non avevo fatto bei sogni quella notte, il costante pensiero di Alex con un’altra mi aveva riempito di incubi. Era un problema a cui non avevo mai pensato, seppure così ovvio: passavamo molto tempo da soli, ce l’avremmo fatta ad aspettarci sempre? Ce l’avremmo fatta a non cadere nella tentazione di rifugiarci fra le braccia di qualcun altro? Sentivo caldo fra quelle lenzuola e non aveva senso continuare a rimuginare sulla sera prima, dovevo andarmene. Aprii lentamente gli occhi e notai che un braccio mi stava cingendo la vita. Avrei riconosciuto quelle mani ovunque. Controllai l’ora: le nove del mattino. Quando era arrivato? Non lo avevo neanche sentito. Restai ferma in quell’abbraccio, indecisa se tranciargli il braccio e fargli notare la mia presenza, o spostarlo delicatamente e ignorarlo. Scelsi la seconda. Andai in bagno e mi lavai la faccia, togliendo ogni residuo delle lacrime versate la sera prima. Le occhiaie mostravano tutta la stanchezza della fine di un tour, aggiungendo una decina di anni in più alla mia età. Questa vita mi stava lentamente distruggendo. Scesi in cucina, dove Rick mi aspettava con una tazza di caffè bollente in mano.

“Buongiorno”. La afferrai, sapendo che prima o poi sarebbe arrivata la ramanzina, speravo solo che mi lasciasse finire quel liquido marrone in modo da svegliarmi e avere la risposta pronta.

“Ieri sera il tuo amico ha fatto un casino assurdo”disse prima che le mie labbra si posassero sulla tazza. Rick e il tempismo: una perfetta storia d’amore.

“Mi dispiace, non pensavo che lui potesse immaginare che ero venuta qui”

Ams, perdonami! continuava a urlare. Che ha fatto? È andato a letto con un’altra?”

“No”dissi subito, schifata. Ma in realtà non sapevo cosa aveva fatto quella sera, e Rick comprese tutto dal mio sguardo: “Sarebbe davvero uno stupido a farlo”

“Magari non ha fatto nulla, magari sì, non lo so”. Sorseggiai il caffè lentamente, mentre Rick mi convinceva a salire di sopra e a parlare con “l’ubriaco”.

“Deve partire per un tour mondiale”mi ricordò.

“Lo so”

“Non scappare via senza lasciargli modo di spiegare cos’è successo ieri sera”

“Da quando sei psicologo?”. Fece spallucce: “Sono il vostro manager, mi preoccupo solo che rispettiate le date dei tour”. Gli battei una mano sulla spalla: “Okay, capo”. Ritornai in camera, immaginando mille modi in cui svegliarlo, ma quando entrai nella stanza lo trovai seduto ai piedi del letto, con la testa fra le mani. Chiusi la porta dietro le mie spalle e mi ci appoggiai contro, come se potesse darmi forza.

“Pensavo fosse un sogno, quello di stanotte”mormorò, lo sguardo per terra.

“Più un incubo”lo corressi: “Ed era tutto vero”

“Mi dispiace”

“Anche a me”. Ebbe il coraggio di voltarsi e guardarmi negli occhi. Non appena incontrarono i miei, sentii già le lacrime pronte a scendere. Lui, cosciente che sarei scoppiata a piangere, si alzò per venirmi incontro, ma scossi la testa: “No, fermo lì”. Restò in piedi, ma a debita distanza da me.

“Ams… era solo una stupida festa”

“Hai fatto qualcosa con quelle due?”

“No”disse serio: “Come puoi pensare ...”

“Ti ricordi di ieri sera?”

“Sì, non ero così tanto ubriaco ...”

“Non riuscivi a camminare”

“Non ci ho fatto nulla”ripeté, scandendo bene le parole.

“Lo avresti fatto se non fossi stata lì?”chiesi in un sussurro.

“Amy”sospirò deluso dalla mia mancanza di fiducia nei suoi confronti. Mantenni i miei occhi nei suoi, cercando un segno di bugia, ma sembravano sinceri.

“Ci avresti voluto fare qualcosa?”. Scosse la testa, ridendo irrisorio. Certo che ci avrebbe voluto fare qualcosa, non scopava da un sacco di tempo.

“Ora vuoi anche impedirmi di provare emozioni?”chiese brusco.

And the clean coming will hurt
And you can never get it spotless
When there's dirt beneath the dirt
The liar takes a lot less time

“Oh no, continua anche a provare emozioni con altre, tranquillo, tanto sei abituato a tradire”. Mi fissò sconcertato: “Scusa?”

“Non osare neanche guardarmi in quel modo”

“E tu non osare accusarmi di una cosa del genere!”esclamò alzandosi in piedi.

“Eri ubriaco fradicio e due tizie ti stavano palpando!”

“Non ci ho fatto nulla”scandì ad alta voce.

“Ma avresti voluto!”

“In una dimensione parallela dove tu non esisti!”

“Oh, ora sì che sono sollevata!”

“Cosa vuoi che ti dica? C’erano due tipe belle con me ma non volevo andarci a letto?”

“Mi fai schifo”

“Il pensiero non mi ha neanche sfiorato!”urlò: “Ho pensato solo che erano due belle ragazze, punto! Ti stai costruendo un castello di carta. Non lo farei mai. Con te, Amy, non è mai capitato, non ti farei mai del male”. Forse lo stavo accusando ingiustamente, forse era la mia paura a parlare. Paura di perderlo, paura che trovasse un’altra migliore di me, pronta a sacrificare il suo tempo pur di stare con lui. In fondo mi fidavo di lui e vedevo che i suoi occhi erano sinceri, ma ero arrabbiata. Avremmo potuto passare una notte insieme prima che lui partisse per il tour e l’avevamo sprecata a litigare. Stavamo ancora sprecando tempo a litigare e tutto per colpa della mia stupida mente paranoica.

“Ci siamo visti due volte in tre mesi”sussurrai, sull’orlo delle lacrime: “Ed eri ubriaco in entrambe. La prima volta, sono rimasta io a San Francisco, non ho seguito la mia band per poter vedere il tuo concerto, sono stata sveglia tutta la notte, a tenerti la testa mentre vomitavi e poi ho preso un volo per Cuba. La seconda volta, torno prima dalla tournée negli Stati Uniti per poterti vedere una sera prima che tu parta per la tournée mondiale e ti trovo ubriaco ad una festa con due tipe che ti palpano”

“Non le ho neanche toccate, non ci ho fatto niente”ripeté allo sfinimento.

“Okay, ho capito”dissi decisa: “Ma ti ho chiamato mille volte e non mi hai risposto, ti ho cercato ovunque! Ci vediamo pochissime volte, dobbiamo sempre incrociarci fra voli internazionali e ogni volta sei ubriaco fradicio”

“Perché è l’unica maniera per non pensare al fatto che tu sia lontana”

“Beh, io ci penso invece, e non mi bastano alcol e canne per dimenticarmi del ragazzo che ho dall’altra parte del pianeta”. Mi asciugai le lacrime e lui mi prese fra le sue braccia, coccolandomi nonostante lo avessi trattato come il peggiore dei traditori. Ritornare fra quelle braccia era un po’ come ritornare a casa, in un posto sicuro, dove nulla poteva farmi male. Ma questa volta era riuscito a farmi male, insinuando dubbi nella mia mente debole e ansiolitica.

And after you have dabbed the patch
You'll breathe and then proceed to scratch
The varnish off that newly added calmness
So as not to raise any alamrs too soon

“Scusa”sussurrai: “Ho paura”

“Lo capisco, ma non puoi non fidarti di me”

“Mi fido”ammisi sincera: “Ho solo tentennato un po’”

“Beh, non farlo”disse offeso: “Non è bello sentirsi dare del traditore. Soprattutto quando sono così ubriaco, mi prendi in contropiede e non so cosa dirti”. Continuò a cullarmi, lasciandomi finire di piangere, senza dire nulla. Mi ero davvero comportata da bambina, ma lui avrebbe dovuto esserci. Avrebbe dovuto rispondere a quelle chiamate e venirmi incontro, ovunque fosse.

“Appena ho un weekend libero volo da te”bisbigliò.

“Ovvero fra due mesi”

“Cancello il tour”

“Non puoi”

“Mi stai sfidando?”. Alzai lo sguardo verso lui, osservando quegli occhi castani grandi e pieni di speranza. Mi faceva sentire l’unica ad avere problemi, come se lui non avesse ripensamenti sulla nostra storia, come se a lui andasse bene non vederci mai o condividere le uscite con i paparazzi. Come se per lui non fossero un problema i fan che pretendevano di vederci sempre ai concerti e che non volevano una nostra dannata pausa, mai. Dovevamo sempre scrivere musica e suonare in giro, perché questa era la nostra vita. Ero stufa anche di questo.

“Non andrò più a quelle stupide feste”disse Al: “Non parlerò più con nessuna fan ...”

“Non è quello che voglio ...”

“Non m’importa, voglio solo che tu stia tranquilla e che ti possa fidare di me”

“Mi fido di te”ripetei: “Se no a quest’ora saresti già volato fuori dalla finestra. Ma quelle mani luride addosso a te proprio non le reggo”

“Hai ragione”

“Ho sempre ragione”. Scoppiò a ridere: “Ora non esageriamo”. Mi diede un buffetto sulla guancia: “Troveremo un modo per vederci. Te lo prometto”. E speravo davvero che quella promessa l’avrebbe mantenuta.

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Capitolo 17
*** She's Thunderstorms ***


 

She’s Thunderstorms – Alex

She's thunderstorms
Lying on her front
Up against the wall
She's thunderstorms

Era un pomeriggio uggioso a Sheffield e nella completa solitudine lasciavo che i ricordi della mia relazione con Amy riempissero quel silenzio crudele. Guardavo adorante quella sua foto, era la mia preferita. L’avevo scattata nel 2007, una delle prime volte in cui avevamo suonato insieme. Era appoggiata al muro, con i jeans neri attillati e la maglietta con l’immagine del primo album degli Arctic. Fissava un punto indistinto alla sua destra, calma e pacifica, i capelli perfettamente in ordine prima di scompigliarsi sul palco. Era questo che mi aveva colpito di lei: così calma a prima vista, ma un uragano quando la si conosceva veramente ...

Che fai?”aveva chiesto sorridente.

Ti ho scattato una fotografia”

Non mi hai fatto neanche mettere in posa!”

Eri bellissima, non ce n’era bisogno”. Aveva fatto una smorfia e si era avvicinata a me, prendendo la Polaroid. L’aveva osservata criptica e poi aveva stampato un bacio sulla striscia bianca. Il rossetto viola aveva impresso la forma delle sue labbra e me l’aveva consegnata: “Ora puoi tenertela sul comodino, Turner”. Avevo girato un braccio intorno alle sue spalle, attirandola a me, e l’avevo baciata. Ricordo ancora il fremito di essere all’inizio di una storia d’amore, l’incapacità di starle lontano anche solo per un minuto, il bisogno costante di tenerla sott’occhio.

I've been feeling foolish
You should try it
She came and substituted
The peace and quiet
For acrobatic blood
Flow concertina
Cheating heart beat
Rapid fire

Come al solito quando pensavo a lei non riuscivo a mettere insieme dei pensieri che avessero senso. La prima stesura di una canzone era sempre confusionaria, ricca di parole disconnesse fra loro. Ma era questo l’effetto che mi provocava: fuoco ogni volta che mi toccava, confusione nella mente e cuore pulsante. Chiusi gli occhi e ricordai quando avevamo scoperto di suonare a Glastonbury.

Avevo sentito le sue braccia intorno al mio collo prima di rendermi conto che mi era saltata addosso, cingendomi i fianchi con le sue gambe.

A cosa devo tutto ciò?”

Venerdì suonate a Glastonbury, e noi sabato!”. L’avevo guardata incredulo: “Nah, mi prendi per il culo”

Giuro!”era corsa nell’altra stanza ed era tornata di fretta a mostrarmi dei fogli. Erano le mail scambiate fra Rick e gli organizzatori del festival.

Wow”avevo mormorato stupito, mentre lei saltellava intorno a me: “Andiamo a Glasto!”. Si era fermata solo per baciarmi, rubandomi la concentrazione per minuti. Le sue dita sul mio corpo lasciavano impronte indelebili.

In an unusual place
When you're feeling far away
She does what the night does to the day

Quando avevamo passato la prima notte separati, ricordai che non riuscivo a prendere sonno, ma non volevo chiamarla perché non avevo la più pallida idea di che ora fosse ovunque si trovasse. Continuavo a rigirarmi nel letto, fin quando non era stata lei a chiamarmi, e avevamo parlato fino ad addormentarci al telefono. Da quel momento in poi avremmo passato molte notti così, uniti da una linea telefonica e dal bisogno di restare svegli per non perderci neanche un momento di quella vita insieme.

La porta della mia camera si spalancò e la vidi sorridente. Era tornata prima. “Ehi”. Si sdraiò accanto a me e mi baciò, riempiendomi di vita in pochi istanti. Sapeva di fragole appena raccolte, cosa impossibile perché era pieno inverno. Ma lei rendeva possibile tutto ciò che non lo era. Giusto quella mattina era andata a Londra per firmare un contratto e pensavo sarebbe tornata l’indomani, ma eccola lì, fra le mie braccia.

“Che fai?”chiese curiosa guardando la foto.

“Scrivo”

“Di me?”

“No, di una ragazza incontrata in panetteria”. Sorrise divertita e mi baciò ancora, prendendomi una mano: “Vieni in studio”

“Ma ho solo mezzora qui e poi devo correre ...”

“Al!”si lamentò tirandosi su e obbligandomi a seguirla: “C’è questa nuova canzone che adorerai”

“È su di me?”

“Egocentrico”

“Senti chi parla!”. Mi spinse nel sedile posteriore della macchina e dette l’indirizzo all’autista. Si girò verso di me, stendendo le sue gambe sulle mie: “L’ho scritta questa mattina in treno ...”

“Come fai ad essere già qui se sei partita in treno?”

“Ssssh, non mi interrompere”ordinò: “È strana, forse all’inizio non capirai bene le parole, non perché tu sia stupido, ma perché sono criptica e certe cose che scrivo non le capisco neanche io ...”. Continuava a parlare alla velocità della luce, ma l’unica cosa su cui riuscivo a concentrarmi erano le sue labbra e a quanto avrei voluto assaggiarle di nuovo. Lo feci, senza preoccuparmi che finisse di parlare. Avevo poggiato le mani sui suoi fianchi, trascinandola ancora più vicino a me, toccandole le gambe nude.

“Non senti freddo?”

“Ora proprio no”scherzò baciandomi il collo.

“Sei andata così a Londra?”

“Dovevo fare un photoshoot per un giornale”si aprì le asole del cappotto e mi mostrò la maglia. Aveva la copertina del singolo Cornerstone. “E lo hai fatto con questi vestiti?”chiesi sarcastico.

“Certo! Avrei potuto cambiarmi, ma non avevo tempo, tu mi aspettavi qui ...”tornò a baciarmi e insinuai le mani sotto la sua maglietta, mentre le sue si facevano strada sulla mia cintura. Solo quando la macchina si fermò ci rendemmo conto di non essere da soli. Amy rise sulle mie labbra, chiudendosi il cappotto. Presi i soldi dalla tasca dei miei pantaloni, continuando a guardarla e li porsi all’autista. “Grazie e scusi”mormorò lei e ci catapultammo fuori dalla macchina per entrare nello studio. Prese la chitarra e mi fece sentire la canzone che aveva composto. Era bellissima e mi chiese più volte di smettere di baciarla e di darle consigli per migliorarla, ma non riuscivo proprio a darle retta. Le dissi che era perfetta e che volevo la incidesse così, senza modificarla di una virgola. Interruppe i miei baci per registrarla lì, seduta stante, mentre io fremevo sul divano. E solo quando si sentì soddisfatta finalmente si gettò su di me, cancellando ogni mio pensiero dalla mente.

She's thunderstorms

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Capitolo 18
*** Love is a Laserquest ***


 

Love is a Laserquest – Amy

Do you still feel younger than you thought you would by now
Or, darling, have you started feeling old yet
Don't worry, I'm sure that you're still breaking hearts
With the efficiency that only youth can harness

Al aveva lasciato un CD sul mio pianerottolo, prima di partire per Londra. C’era solo una canzone, Love is a laserquest, e nessun messaggio la accompagnava. La misi subito nel computer e la ascoltai attentamente, decifrando ogni suo cambiamento di tono e percependo l’emozione nella sua voce. Chissà se era solo un demo o se faceva parte del CD. Avevo avuto poco a che fare con la stesura del loro nuovo album, essendo sempre in tournée per promuovere il mio. Al mi aveva fatto sentire qualche accordo, ma non avevo passato le ore in studio con lui come era successo per i due precedenti, e purtroppo la nostra storia era sul filo del rasoio. Non potevamo continuare a vederci due volte in dieci mesi e pretendere che il nostro amore resistesse a tutte le intemperie. Ne avevamo parlato tanto in un pomeriggio d’estate, decidendo che non c’era futuro per noi. Nelle ultime settimane prima della rottura avevamo fatto davvero fatica a sopportarci, e ci eravamo quasi dimenticati di cosa volesse dire essere innamorati. Avevamo chiuso prima di arrivare ad odiarci totalmente.

Dopo settimane in cui non ci eravamo parlati, mi lasciava questo davanti casa, così che diventasse più difficile per me non pensare costantemente a lui. Alex aveva la capacità di sgretolarmi l’anima con poche parole, di farmi sentire in colpa per una decisione che avevamo preso insieme. Eravamo entrambi stufi: stufi delle chiamate intercontinentali che bloccavano il sonno dell’altro, stufi degli aerei presi di corsa solo per poterci vedere poche ore, stufi di pensare che passavamo più tempo con gente di cui non ci importava nulla, piuttosto che insieme.

And do you look into the mirror to remind yourself you're there
Or have somebody's goodnight kisses got that covered?

Mi tirai indietro i capelli, dondolando avanti e indietro con la schiena. Amavo quella canzone, come amavo ogni cosa che lui avesse mai scritto. Poteva cantare di odiare i miei giochetti mentali, ma avrei comunque sentito un vuoto allo stomaco ogni volta che la sua voce intonava una nota. Per un attimo avevo davvero pensato di poter superare la fine della nostra storia, ma ora mi sembrava impossibile. Per un attimo avevo sorriso ad un altro ragazzo e ci avevo parlato, ma non mi ero sentita viva.

Now I can't think of air without thinking of you
I doubt that comes as a surprise
And I can't think of anything to dream about
I can't find anywhere to hide

Afferrai il telefono per chiamarlo, dovevo sentire la sua voce, dovevo assicurarmi che avesse davvero lasciato quel CD sul mio pianerottolo, senza neanche suonare, senza avvisare. Era partito per Londra senza salutarmi e ora cantava queste parole con una voce così cupa da renderle reali. Eravamo entrambi a Sheffield da giorni, ma non ci eravamo visti neanche una volta. Di solito quando ci capitava la fortuna di stare nella stessa città, anche per poche ore, ci rinchiudevamo in una stanza fino a quando non ci obbligavano ad uscire. E ora non eravamo neanche in grado di salutarci.

And when I'm hanging on by the rings around my eyes
And I convince myself I need another

For a minute it gets easier to pretend that you were just some lover

Mi asciugai le lacrime e composi il suo numero. Fissai quelle cifre, così indelebili nella mia mente, mentre la canzone mi squarciava il cuore lentamente. Quanto sarebbe stato semplice se non lo avessi mai incontrato, se non avessi mai amato un’anima distorta e romantica come la sua. Sarebbe stato semplice non scoprire cosa voleva dire amare una persona e non poterla vivere. La maggior parte dei miei colleghi riusciva a realizzarsi nella vita personale e professionale. Io non riuscivo, forse ero incapace, forse non mi meritavo un Alex Turner che mi dedicasse poesie.

When I'm pipe and slippers and rocking chair
Singing dreadful songs about something
Well I've found a better method of pretending you were just some lover

Uno squillo. Due. Tre. Quattro. Mi stava forse ignorando? Ero così agitata che lo avrei chiamato per un’intera giornata, fino a quando non mi avrebbe degnato di una risposta. Silenzio. Aveva premuto sul tasto verde, ma non diceva nulla.

“Mi fai sembrare una bambina capricciosa”dissi sarcastica. Ancora il nulla, eppure ero sicura che volesse parlarmi o prendersela con me per qualsiasi futile motivo. La voce vibrava, segno inequivocabile che le lacrime sarebbero arrivate: “Non puoi pensare di lasciarmi un CD e andartene senza dire niente”. Il silenzio era più violento di qualsiasi insulto: mi stava ascoltando o aveva semplicemente risposto alla chiamata per fregarsene?

“So che dovevamo stare lontani e non parlarci, ma volevo che la sentissi”disse finalmente. Tirai un sospiro di sollievo, non ce l’aveva con me allora. “È davvero bella”

“Sono contento ti sia piaciuta”

“Dove sei?”

“Diretto a Londra, promozione per Suck it and see”. Allora Laserquest non sarebbe entrata nel nuovo album.

“Uscirà il prossimo mese, dobbiamo ancora definirlo. Quando sarà pronto, sarai la prima ad ascoltarlo”spiegò.

“Non scrivere troppo su di me, okay? O mi conosceranno più per i miei difetti che per i miei pregi”. Sentii la sua risata triste: “Ormai ho già tutti i pezzi pronti, sei fottuta”

“Guarda che sto lavorando a qualche nuova canzone”lo avvisai ironica: “Potrei vendicarmi”

“Non vedo l’ora”. Giocai con i lacci della felpa, non sapendo come mandare avanti la conversazione, ma non volendo neanche interromperla. Ci eravamo detti che avremmo chiuso e dovevamo chiudere. Dovevo solo trovare la forza di dirgli addio.

“Fai buon viaggio, allora”borbottai sconfortata.

“Buona permanenza a te”. Chiuso, fine, la telefonata più breve che avessimo mai avuto. Avevo bisogno di trovare le forze per resistere in questa vita senza di lui. Perché sapevo che avrebbe trovato subito qualcun’altra pronta a sacrificare l’anima per lui e a dargli tutto ciò di cui non ero capace. E avrei sofferto, rendendomi conto che non ero più la persona di cui lui aveva bisogno al suo fianco. Mi infilai sotto le coperte, in perfetto silenzio, fin quando non piansi tutte le lacrime rimaste.

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Capitolo 19
*** Stop the World I Wanna Get Off With You ***


 

Stop the World I Wanna Get Off With You – Alex

Ci eravamo risentiti dopo settimane intere di silenzio, quando l’avevo chiamata in preda a una sbornia triste. Mi aveva dato appuntamento davanti allo studio alle 10, ma non si era ancora palesata. Ero uscito fuori a fumare per prendermi una pausa e respirare aria fresca. Non avevamo neanche finito il tour e stavo già lavorando a nuove canzoni, era l’unica maniera per tenermi impegnato ed evitare di chiamarla ubriaco ogni sera. Una serie di macchine sfrecciò veloce e si fermò in mezzo alla strada: decine di persone scesero, entrando nello studio fotografico, tutte concitate. Portavano dentro valigie, vestiti, luci. Chissà di cosa si trattava. Dall’ultima macchina uscì lei, collant neri, stivali in pelle e cappotto rosso fin sopra le ginocchia. Non la vedevo da mesi e fu come se il cielo plumbeo si aprisse per rivelare il sole più splendente che avesse mai illuminato la terra. Aveva una borsa enorme in mano e nell’altra teneva il telefono, intenta a scrivere. Desideravo essere quel piccolo aggeggio elettronico, fortunato di essere fra le sue mani e di avere tutte le sue attenzioni. Il mio cellulare vibrò, facendomi risvegliare da quel sogno ad occhi aperti. Sono qua fuori, ho giusto 15 minuti. Spensi la sigaretta sul marciapiede e le andai incontro, ma non mi vide subito, intenta ad ascoltare la truccatrice che le mostrava una palette di colori. Sembrava fregarsene di tutto, annuiva distrattamente osservando l’aggeggio elettronico nelle sue mani. Le cinsi la vita con un braccio e si voltò verso di me. Sorrise con una luce inedita negli occhi e mi abbracciò dolcemente: “Ciao”

“Ehilà”. La truccatrice entrò nello studio, capendo che ormai sarebbe stato inutile parlarle perché avevo monopolizzato la sua attenzione.

“Scusa, ma mi hanno impegnato tutto il giorno in cose inutili ...”.

Open sesame, (we've places to go)
We've people to see (let's put 'em on hold)
There's all sorts of shapes, that I bet you can make
When you want to escape say the word

“Amy!”urlò Kendra, la fotografa, era appena arrivata.

“Merda”sussurrò Amy, ma si girò verso lei sorridente: “Buongiorno Kendra, Maggie mi ha chiesto dei trucchi, ma le ho detto che avresti deciso tutto tu ...”

“Hai fatto bene, entriamo, hop hop!”. Corse dentro, di fretta come al solito, mentre Amy tentava di sorridermi: “Mi aveva detto di essere qui per le dieci e mezza, non pensavo arrivasse in anticipo ...”. Era struccata, ma la preferivo così piuttosto che con chili di trucco addosso. L’unica cosa che mi preoccupava erano le occhiaie, così profonde non le avevo mai viste.

“State lavorando al nuovo album?”chiese restando lì, accanto a me, nonostante tutti intorno a lei corressero.

“È ancora presto, sono venuto solo a registrare qualcosa. Tu cosa fai?”

“Servizio fotografico per NME, mi intervisteranno in quanto cantante donna in una band di uomini”

“Sempre le solite interviste”

“Già, ma gli altri erano felici che non fosse un servizio di gruppo, così potevano continuare a dormire”

“E tu, dormi?”. La franchezza di quella domanda le fece abbassare la testa, imbarazzata: “Non molto, ma almeno tutto questo mi tiene la testa impegnata”

“AMY!”urlò Kendra.

“Scusami”disse lei ed entrò nello studio fotografico. La seguii, se dovevo sopportare fotografi e truccatrici pur di star con lei, lo avrei fatto.

Well I know that getting you alone isn't easy to do.
With the exception of you I dislike everyone in the room,
And I don't wanna lie, but I don't wanna tell you the truth.

La fecero accomodare su un misero sgabello, la truccatrice iniziava a spalmarle creme sul suo viso così fresco e pulito, mentre un ragazzo le tolse il cappotto. Solo allora notai com’era vestita: indossava un paio di pantaloncini di jeans neri a vita alta e un top nero in pizzo trasparente, con sotto solo il reggiseno, sempre nero. Chissà se Kendra avrebbe apprezzato la scelta dei colori. A quanto pare no, perché si giro truce verso di lei: “Ti avevo chiesto di indossare qualcosa di colorato”

“Il cappotto era rosso”disse lei muovendo poco le labbra per non disturbare la truccatrice.

“Sì, ma quello non si vede nelle foto”. Amy fece spallucce, non gliene poteva importare un fico secco di cosa stesse indossando. Mi chiedevo perché continuava a fare certi servizi se non le andava, era famosa abbastanza da poter dire di no a tutti. Non elemosinavamo più attenzioni come dieci anni fa, eravamo membri di band affermate, qualsiasi nostra azione era oro colato per la stampa.

“I collant li teniamo?”chiese il ragazzo, probabilmente l’assistente di Kendra.

“Sì, le sue gambe troppo pallide rischiano di riflettermi il flash”. Sorrisi divertito e notai che Amy mi guardava allegra, come se il suo pallore fosse fatto apposta per dare fastidio a Kendra.

“Ma togliamo gli stivali, usiamo le converse”. Il ragazzo le cambiò le scarpe e lei mi fece segno di avvicinarmi. Presi uno sgabello e mi sedetti accanto al suo.

“Così non ti vedo, però”si lamentò.

“Perché sei qui?”. La truccatrice aveva il buon senso di fingere che io non esistessi e continuare a truccarla come se non la stessi distraendo.

“Chiudi gli occhi”diceva ogni tanto, oppure “Aprili”, ma poi si concentrava solo sul suo viso. Un po’ come facevo io, solo che io perdevo la cognizione del tempo, lei restava concentrata sul suo lavoro.

“Fino a ieri non volevo venire, poi ho incontrato una ragazzina che mi ha detto che ero il suo modello e che voleva iniziare a cantare in una band, ma che la sua famiglia non voleva e i suoi amici la prendevano in giro”

“Oh, che storia dolce”la presi in giro.

“Vaffanculo”sussurrò sorridente: “Mi sono sentita in colpa, insomma, le ho promesso che avrei fatto il servizio fotografico per farle capire che anche noi ragazze possiamo essere rockstar”

“Cosa fai dopo?”

“Intervista in radio, poi in tv per il progetto di Amnesty, ho tutto il giorno pieno”

“Devo mettere il rossetto”disse la truccatrice e mi zittii, osservando la cura con la quale dipingeva quelle labbra che erano state mie fino a poco tempo fa. Da rosate divennero rosso fuoco, lo stesso colore che presero le sue guance quando notò il mio sguardo. La ragazza ci lasciò da soli, ma non ebbi il tempo di dire niente perché Kendra la prese per le spalle e la portò sul set.

Get the sense that you're on the move,
And you'll probably be leaving soon, so I'm telling you.

Stop the world cause I wanna, get off, with you.

Le fece assumere varie posizioni per un’ora intera, cercò anche di convincerla a cambiare vestiti, ma Amy si rifiutò, dicendo che per un servizio di quattro pagine un outfit bastava. Restai ad osservarla per tutto quel tempo, mentre cambiava posa e parlava con il giornalista dell’importanza di parlare delle donne nel mondo del business e di come le avesse aperto gli occhi l’incontro che aveva avuto con la ragazzina il giorno prima. Quando quella tortura finì, gli assistenti smantellarono tutto in fretta e lei mi portò fuori.

“Devo scappare”disse subito.

“Avevo immaginato”

“Scusami, Al, davvero”

“Tranquilla, capisco”. Controllò nella sua borsa e mi porse un CD, con la scritta “Hollow Confusion”. Lo rigirai fra le mani, sorpreso. Dopo anni, continuavamo sempre a passarci dischi con canzoni registrate di notte, quando la mente onirica e sofferente di un innamorato prendeva il sopravvento.

“Dimmi cosa ne pensi, quando puoi”gettò la borsa in macchina e mi abbracciò forte, per pochi secondi, lasciandomi un vuoto incolmabile quando non sentii più il suo corpo fra le mie braccia. Mi stampò un bacio veloce sulla guancia e salì in macchina, sfrecciando via nella grigia Sheffield, riportando quelle nuvole che aveva abilmente cancellato poco fa.

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Capitolo 20
*** Do I Wanna Know ***


 

Do I Wanna Know – Amy

Era da quando stava con Arielle che non lo sentivo. Dal momento in cui ero venuta a conoscenza della sua relazione con la modella, avevo smesso di cercarlo e così aveva fatto lui. D’altronde non era stato sano continuare a sentirci dopo aver chiuso una storia di quattro anni. Ma non sapevamo come comportarci, così ogni volta che avevamo avuto bisogno dell’altro, ci eravamo sentiti, fin quando non erano arrivate altre persone a distrarci. Lui con Arielle, io con Gary. Calcavo il palco del Reading Festival, quando sui giornali uscivano le foto di Gary con un’altra ragazza. A quanto pare non aveva sopportato la lontananza e aveva pensato bene di tradirmi. Scesa dal palco, Rick mi aveva spiegato tutto, prima che i paparazzi mi trattassero come carne da macello. Quando Gary aveva scoperto di essere su tutti i giornali, mi aveva chiamato, gli avevo risposto dopo due giorni, dicendogli che era finita. Si scusava, diceva che non pensava che ai paparazzi potesse importare qualcosa di lui. Gli avevo augurato una buona vita e mi ero chiusa in me stessa, evitando a chiunque di scalfire la mia corazza.

Do I wanna know
If this feeling flows both ways
Sad to see you go
Was sorta hoping that you’d stay
Baby we both know
That the night was mainly made for saying things
That you can’t say tomorrow day

Sentii il suo sguardo su di me e allungai una mano a coprirgli gli occhi, mi imbarazzava quando restava fermo a fissarmi senza dire nulla e lo sapeva bene. Prese la mia mano fra le sue e se la portò alle labbra, lasciandoci un tenero bacio.

“Hai detto che è finita fra voi”dissi continuando a fissare il soffitto.

“Sì, ma credo che tornerà prima o poi. Fa sempre così, mi lascia e poi dopo qualche giorno torna da me. Fa parte dei suoi giochetti”

“Come fai a sopportarlo?”chiesi genuinamente interessata.

“Ti sembra il caso di parlare di questo, adesso?”borbottò. Sorrisi divertita: “Scusa, hai ragione”. Mi tirai su con il gomito, lasciando che i miei capelli finissero sul suo viso. La luce tenue della luna illuminava i nostri corpi nudi e aggrovigliati ed ero sicura potesse vedere che le mie guance erano di un rosso vivo. Spostò i miei capelli dal volto, osservandomi stranito.

“Sei venuta da me”disse in tono calmo: “Nella mia stanza”

“Sì, beh non è colpa mia se avevo un concerto a Londra e la camera era occupata”risposi sarcastica.

“Perché proprio questa camera?”

“Non fare domande di cui sai già la risposta”mormorai piano. Mi prese per i fianchi e mi ribaltò sul letto, capovolgendo la situazione. Ora era lui ad essere su di me, il suo sguardo curioso non mi avrebbe lasciata in pace fin quando non avrebbe ottenuto ciò che voleva.

“Perché torni in questa stanza?”mi interrogò.

“Perché ci torni tu?”chiesi io rimando.

“Ah-ah, non funziona così, piccola”sussurrò divertito.

“Mi fa sentire al sicuro”ammisi alla fine: “Tutto qui”

“Sicura?”chiese mentre le sue mani giocavano abili sul mio corpo, provocandomi pelle d’oca in ogni centimetro di pelle: “E perché sei venuta qui stasera?”. Scossi lievemente la testa: “Vaffanculo, Turner”

“Questa è la Amy che conosco”fece per baciarmi, ma lo bloccai con una mano: “Anche tu sei qui, nella stessa camera, e l’hai prenotata mesi fa perché sapevi che avresti avuto un concerto qui”

“L’ho fatto perché ogni volta che vengo qui mi piace ricordare cos’è successo fra queste mura”confessò sincero.

“Ovvero tutte quelle volte che ci siamo detti addio troppo presto?”. Fermò il corso delle sue mani e mi osservò colpito: “No. Mi ricorda quei pochi momenti che abbiamo passato insieme spensierati e senza le preoccupazioni che abbiamo oggi”. Mi morsi le labbra, pentita di avergli fatto certe domande: “Non dovremmo fare questi discorsi”. Mi svincolai dalla sua presa e mi alzai, cercando i miei vestiti in giro per la stanza.

“Amy”mi chiamò tirandosi a sedere: “Non abbiamo fatto niente di male”

“Abbiamo scopato”dissi guardandomi in giro, ma dove diamine li avevamo buttati?

“E ti sembra qualcosa di brutto?”. Eccoli, erano sotto il letto. Li raccolsi e non ebbi il coraggio di guardarlo quando risposi che no, non mi sembrava brutto.

Maybe I'm too busy being yours to fall for somebody new
Now I've thought it through

Crawling back to you

“Di cosa ti preoccupi?”chiese abbracciandomi le gambe, intrappolandole nella sua presa decisa e delicata allo stesso tempo. Gli passai una mano fra i capelli gellati, districandoli, in modo che non fossero così dannatamente ordinati sulla testa.

“Non lo so”borbottai alla fine: “Probabilmente di perdere il controllo”

“E hai paura di perderlo con me?”. Annuii e rise roco: “Sei abituata a perdere il controllo quando si tratta di me, no? E non dovresti farti problemi, non voglio che ti freni quando ci sono io. Vuoi fare sesso? Facciamolo. Vuoi tornare insieme a me? Okay. Una sola parola e sarò tuo”

“Al”biascicai seccata.

“Dimmi”mormorò scherzoso.

“Ho solo paura”

“Anche io”

“Non sembra”

“Lo so nascondere bene”

“È che ...”iniziai, ma mi zittii subito. Incrociai le dita delle mani dietro la sua nuca e osservai il cielo stellato fuori dalla finestra. Avevo voglia di uscire, quella camera e la situazione che si era creata mi opprimevano.

“Usciamo”ordinai.

“Cosa?”. Presi i vestiti e gli passai i suoi, districando i miei pantaloni che si erano annodati al suo maglione.

“Amy”mi fermò: “Va tutto bene, stavo solo giocando con la tua paranoia”

“Lo so, ma adesso usciamo”. Dovette vestirsi di fretta perché ero già fuori dalla camera e stavo chiamando l’ascensore. Salimmo nel terrazzo e finalmente presi un gran respiro. Aria.

I don't know if you feel the same as I do
But we could be together, if you wanted to

Ammirai il paesaggio sotto di noi e, solo quando mi calmai, gli rivolsi tutta la mia attenzione.

“Passata la crisi di panico?”chiese qualche passo dietro di me. Lo raggiunsi e affondai la testa sul suo petto, lasciandomi coccolare. Non volevo parlargli delle sensazioni che provavo quando ero con lui, ma ero convinta che le conoscesse tutte perché sapeva con chi aveva a che fare. E non mi capacitavo di come riuscisse a passare ancora del tempo con una schizzata come me.

“Ci sono milioni di ragazze là fuori, Al” tirai su la testa, facendo incontrare i nostri sguardi. “E sono la metà meno complicate di quanto lo sia io”

“Ah-ah”disse fingendosi interessato al mio discorso delirante.

“Sul serio”tentennai: “Perché perdere tempo con una come me? Ho almeno dieci numeri in rubrica di ragazze che vorrebbero conoscerti ...”

“Bla bla”mi interruppe baciandomi, riscaldandomi in quella notte gelida.

“Te li posso dare tutti se vuoi”continuai e scoppiò a ridere: “Non mi interessano”

“Lena ti piacerebbe un sacco! È un po’ pazza, ma ha un ottimo gusto musicale ...”

“Non voglio conoscere nuova gente quando in testa batte sempre il solito chiodo”concluse. Il sorriso scomparve dal mio viso, e mi distaccai lentamente, nonostante ogni osso del mio corpo volesse tornare da lui. Mi sembrava di avere bisogno di lui, più di quanto lui avesse bisogno di me. E mi sentivo un terribile peso in questo momento, mi sentivo la stupida ex che non riusciva a scrollarsi di dosso.

“Puoi prendere in giro il resto del mondo, Amy, ma ti conosco”disse riacciuffandomi fra le sue braccia: “Non saresti venuta nella mia camera se non avessi voluto riprovarci. Non ci siamo sentiti per mesi e poi spunti nella mia camera d’hotel, cosa dovrei pensare?”. Non lo so, forse che ero pazza? O semplicemente stupida?

“Che sei venuta solo per tirarti su il morale dopo Gary?”propose, ma era il primo a non crederci. Lo fissai truce, ma era risoluto: “So che lui non contava un cazzo per te, se no non saresti qui. Perché dopo che ti spezzano il cuore vuoi solo chiuderti in una stanza e piangere fin quando hai finito le lacrime. Lui ha tradito la tua fiducia ed è il tuo orgoglio che ne sta pagando le conseguenze, non il tuo cuore. Non eri innamorata di lui, quindi non l’hai vissuto come un tradimento. L’hai vissuto come l’ennesima prova che nessuno è capace di amarti”

“Perché non so farmi amare”precisai triste.

“Balle”. Gli chiusi la cerniera del giubbotto di pelle fino al collo, tentando in qualche modo di proteggerlo dal vento gelido.

“Possiamo non parlarne?”chiesi amareggiata: “So cosa vuoi dirmi e lo apprezzo, davvero. Ma ti prego, per questa sera, facciamo finta di essere due sconosciuti qualsiasi in una camera d’hotel, okay?”

“E domani?”

“Gli sconosciuti se ne vanno prima che luci si accendano, ricordi?”. La sua bocca mi accolse avida e bisognosa, le mani iniziarono a muoversi ovunque, incuranti del luogo in cui eravamo. Ci stavamo ritrovando, dopo un lungo periodo di lontananza, riscoprendoci per l’ennesima volta, senza mai stancarci. Forse era proprio questo il nostro destino, trovarci ogni tanto, senza appuntamento, e scoprire che le sensazioni provate anni fa non erano diverse da quelle provate ora. Chissà cosa ci avrebbe riservato il futuro, chissà se ce l’avremmo fatta prima o poi ad avere una relazione sana fra di noi, o con altra gente che ci meritava davvero. Per adesso, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era che avevo bisogno di lui, di ogni millimetro del suo corpo, adesso, nel presente. E nel futuro gli avvenimenti avrebbero deciso per noi.

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Capitolo 21
*** I Wanna Be Yours ***


I Wanna Be Yours – Amy

I wanna be your vacuum cleaner
Breathing in your dust
I wanna be your Ford Cortina
I will never rust

Quanto faceva male sentire le canzoni che aveva inciso pensando a qualcun’altra. Anche se la nostra storia era chiusa da anni, mi dava ancora fastidio sapere che una poesia di John Cooper Clarke era stata musicata da loro e dedicata a chissà quale modella stesse ora con lui.

Jamie e Katie erano felicemente sposati e tutte le coppiette presenti al matrimonio si erano riunite sulla pista da ballo per un lento. Fissavo tutti quei sorrisi e quegli abbracci, quei brividi sulla pelle e i piedi che si muovevano lentamente. Dal nostro tavolo si erano tutti alzati, ognuno con il proprio compagno. Solo io e Al restavamo seduti ad ammirare quei corpi danzanti.

“Ti va di ballare?”

“Non molto”

“Come mai?”. Feci spallucce, non volevo rivelargli il vero motivo di quella scelta. Sembrò capirlo comunque, perché mi prese la mano e si alzò, tirandomi dolcemente: “Dai, Brown, non puoi resistere ...”

“Al, non ne ho voglia”

“Se accetti ti racconto un segreto”. Sbuffai e lo seguii controvoglia sulla pista. Poggiò le mani sui miei fianchi, sorridendo sardonico. Incrociai le dita dietro il suo collo, continuando a fissare qualsiasi cosa non fosse lui. Sentire la sua voce calda cantare a un’altra mi urtava ancora i nervi. E non perché fossi innamorata di lui, ormai avevamo capito che fra di noi non poteva più funzionare. Ma avevo avuto il privilegio di essere l’amante, la ragazza, la stronza e la spezzatrice di cuori nella maggior parte degli album degli Arctic. E ora mi trovavo surclassata da Arabella, che era una bellissima canzone, troppo forse per rifiutarmi di ascoltarla, e da I wanna be yours, poesia dedicata alla malata dei selfie.

“Sei sparita, non ti sei fatta sentire per mesi”

“Ho conosciuto un ragazzo”

“E mi molli per uno qualunque?”scherzò, sapendo bene che mi dava fastidio.

“Ci siamo già lasciati, Al”gli feci presente: “E sì, non è il caso di sentirci e vederci se sto frequentando un ragazzo”

“Come va con lui, allora?”

“È finita ancor prima che iniziasse”

“Sono falso se dico che mi dispiace?”. Alzai un sopracciglio scettica e sospirai, indecisa se arrabbiarmi con lui o ignorarlo. Matt e Breana stavano danzando beati, come se esistessero solo loro due in questo mondo. Erano riusciti a crearsi il perfetto habitat, riuscivano ad estraniarsi dall’intero universo e crearne uno in cui abitavano solo loro due.

Secrets I have held in my heart
Are harder to hide than I thought
Maybe I just wanna be yours

“È dedicata a te”sussurrò, risvegliandomi dai miei pensieri.

“Questa volta non ci casco, Turner”mormorai sconfortata.

“Lo sai che non dico bugie”

“Avrei da dissentire”

“Magari certe volte nascondo la verità, ma non dico bugie. Sono due cose diverse”. Lui e la sua dialettica del cavolo. Sorrise perché mi vedeva in evidente difficoltà e decise di tediarmi ancora: “Chi era questo tizio?”

“Non lo conosci”

“E perché è finita?”

“Perché sono dannatamente cinica e lui aveva il vizio di parlare troppo”

“Odio i logorroici”

“A chi lo dici”. Molte coppie si erano aggiunte per ballare il lento, chi con un sorriso imbarazzato, chi con occhi innamorati. Tornai a fissare Alex, pronta per il secondo round: “Dici che questa canzone è dedicata a me, ma stavi insieme a lei quando è uscito il CD”

“Ma l’ho scritto dopo la nostra rottura, un po’ di canzoni sono tue”. Mie. Scossi la testa, incredula: “Tipo?”

“Questa e Do I wanna know

“Prevedibile. E poi?”

“Sei famelica”sussurrò sfiorandomi il collo con le labbra. Okay, il cuore accelerava, ma la testa era ancora decisa a stargli lontano. “Una la indovini di sicuro, è palese”

Fireside”. Mi osservò divertito e annuì: “E un’altra”.

Let me be your 'leccy meter and I'll never run out
And let me be the portable heater that you'll get cold without


Strinse ancora di più le braccia intorno a me, fra il suo corpo sul mio e le sue labbra sul collo non trovavo neanche la forza di staccarmi, figurarsi ricordarmi quali canzoni facessero parte di AM. Ero molto curiosa, ma non volevo darglielo a vedere, non volevo pendere dalle sue labbra.

“Appena l’ho registrata volevo volare da te e fartela sentire”continuò, nonostante non volessi sentire tutto quello. Era finita, finita, ed ero stufa di continuare a desiderare qualcosa di impossibile.

“Perché non l’hai fatto?”domandai dandogli corda, sapeva che ero troppo curiosa e che l’unica maniera per tenermi sulla pista da ballo era raccontarmi aneddoti su canzoni dedicate a me. Il mio proposito per l’anno nuovo sarebbe stato essere meno narcisista.

“Stavi con l’altro sfigato”. Ah già, Gary, lo sporco traditore. Che bella vita amorosa che avevo avuto, non c’era da stupirsi se non credevo nell’amore con la A maiuscola.

“L’ho tenuto segreto fino ad adesso”mormorò.

“Perché non me l’hai detto quella notte, nella 505?”

“Sinceramente? Ero così stordito dalla tua presenza che avevo dimenticato di dirtelo”

“Bugiardo”mormorai tirandogli lievemente i capelli sulla nuca.

“Vieni con me in tour”chiese sulle mie labbra. Sapevo che nel momento in cui si fossero incontrate, tutto sarebbe diventato più difficile. Era bello così: ci vedevamo, scrivevamo una canzone, magari finivamo anche a letto insieme, e poi ognuno iniziava le proprie storie con gente a caso. Ma sapevamo che ci saremmo sempre stati l’uno per l’altro.

“Non posso, ho un album da registrare”

“Scrivi le canzoni in tour con me e poi quando torni le registri”

“Ci hanno già comunicato la data di uscita”

“Fregatene, sei la star, puoi fare quello che vuoi”

“Non funziona così”sussurrai al limite della sopportazione, se solo mi avesse sfiorato di un millimetro sarei impazzita.

“Arielle?”chiesi in un soffio.

“Finita”

“Mi dispiace”

“Non era fatta per restare”disse guardandomi negli occhi.

“Nessuno è fatto per restare”decretai.

“Noi sì”. Risi debolmente: “Ci siamo lasciati due anni fa, Al e non facciamo altro che passare di storie in storie”

“Ma siamo ancora qui”disse stringendo la presa sui miei fianchi: “Sai perché è finita fra me e lei?”

“Parli di lei mentre balliamo un lento?”chiesi scherzosa per smorzare la tensione, o rischiavo davvero di svenire lì, in mezzo a centinaia di invitati.

“Ogni volta che cantavo le vecchie canzoni sapevo che storceva il naso. She’s Thunderstoms e 505 a Glasto non le ha sopportate”

“L’ho visto, bella esibizione”commentai sarcastica. La canzone terminò, proprio quando le nostre labbra si stavano per toccare. Mi distaccai immediatamente da lui ed uscii velocemente dalla sala per prendere un po’ d’aria. Mi girava la testa, dentro al ristorante si moriva di caldo. O forse stare così tanto a contatto con Turner mi procurava battito cardiaco accelerato e sudori freddi. Aveva davvero dedicato quella canzone a me? Ero ancora così importante per lui da meritare una cosa del genere? Non avrei mai scoperto la verità, in questi mesi Alex sembrava essersi trasformato, non era più il ragazzino incosciente, timido e strafottente che avevo conosciuto anni fa. Ora era più sicuro di sé e indifferente, gli importava molto della sua immagine e di come veniva percepito dal pubblico. Era cambiato così velocemente e non me ne ero resa conto. Una cosa era certa: non avrei più rivisto quell’Alex di cui mi ero innamorata da adolescente.

Maybe I just wanna be yours

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Capitolo 22
*** Fireside ***


 

Fireside – Alex

I can't explain but I want to try
There's this image of you and I
And it goes dancing by in the morning and in the night time

Non riuscivo a togliermi dalla mente l’immagine di quella notte passata insieme, il ricordo delle sensazioni che avevamo provato mi faceva sentire completo. AM era uscito, come anche il loro Hollow Confusion ed eravamo di nuovo in vetta alle classifiche, l’unico luogo in cui riuscivamo a stare insieme, apparentemente. Arielle era riuscita a farmi dimenticare dell’esistenza di Amy per un periodo, ma ora che le campane dell’addio risuonavano forti, mi rendevo conto che non era facile non tornare da Amy. Se avevo bisogno di una persona quando ero felice, triste, eccitato, malinconico, quella era lei.

There's all these secrets that I can't keep
Like in my heart there's that hotel suite and you lived there so long,
It's kinda strange now you're gone

Non avevo passato abbastanza tempo da solo, ecco cosa mi diceva Matt. Facile da dire, lui aveva trovato facilmente l’anima gemella. Io vagavo fra feste, modelle, senza trovare qualcuno con cui davvero condividere ciò che mi passava per la testa. Forse dovevo smetterla di paragonare ogni ragazza ad Amy e smetterla di aspettarmi di trovare tratti di lei nelle altre. Avevo cercato di parlarle, ma era difficile da raggiungere con tutte quelle persone intorno e non voleva sentirsi dire per l’ennesima volta cosa provavo per lei. Era convinta che io non fossi davvero innamorato di lei, ma solo dell’idea di lei e di quello che eravamo stati un tempo, agli albori della nostra storia. Riuscire a convincerla del contrario era impossibile, perché quando si metteva qualcosa in testa nessuno o niente poteva farle cambiare idea.

And I thought I was yours forever
Maybe I was mistaken but I just cannot manage to make it through the day
Without thinking of you lately

Dovevo scacciare dalla testa l’Alex ventenne innamorato di una ragazzina e pensare da trentenne quale ero: non saremmo mai tornati a quei giorni, eravamo entrambi cresciuti e cambiati. Probabilmente al giorno d’oggi la nostra storia non sarebbe durata neanche un mese. Così staccai il telefono, non la cercai, la lasciai stare in pace perché come io avevo tentato di rifarmi una vita con Arielle, anche lei aveva diritto a dimenticarmi. Anche se fosse stato effimero, anche se ci saremmo ritrovati in futuro, o se avremmo passato le nostre vite separati. Non potevo più imporle la mia presenza o avrebbe davvero finito per cambiare numero e sparire dalla mia vita. Avrei lasciato che fosse lei a cercarmi, se mai avesse voluto farlo. Io l’avrei sempre aspettata, nonostante tutto. Miles mi prese un braccio tirandomi su dal divano:” Siamo ad una festa. E sei triste”

“Mi sa che torno a casa”biascicai ubriaco.

“No, ora tu stai qui e conosci gente, come fanno le persone tristi”. Mi portò al bancone e ordinò per me.

“Guardati in giro, osserva i culi sculettanti ...”

“Per caso hai invitato anche Amy?”chiesi senza ascoltarlo. Mi passò il cocktail, in silenzio. Allora l’aveva invitata. E lei aveva deciso di non venire nonostante fosse qui per il tour.

“Cristo”tirai giù il cocktail in un sorso e sentii la gola bruciare. Che emozione divina, speravo che anche la mente bruciasse e mi facesse dimenticare tutto.

“Probabilmente sarà stanca”propose Miles, ma non credeva neanche lui alle sue parole.

“O non vorrà vedermi. Dici che ha qualcuno?”

“Al, basta, sei ossessionato”. Gli sorrisi saccente: “Lo sai e non me lo vuoi dire”

“Guarda quella, credo si chiami Nicole qualcosa, vai a parlarle ...”

“Chi è il fortunato?”

“Non lo so”esclamò sfinito: “So solo che sta con qualcuno da qualche mese e che è molto felice”

“Perché non me l’hai detto?”

“Perché prima di essere la tua ex del cazzo, è una mia amica!”. Annuii, ci poteva stare, si dicevano i segreti fra amici e a me non era dato sapere niente. Cristo, sembrava di stare alle elementari. Abbandonò l’ascia di guerra e mi passò una mano sulle spalle: “Svagati e pensa ad altro”. Poi il suo sguardo si illuminò, non capii subito, ma vidi solo che prese per mano una ragazza e la portò da me. Aveva lo sguardo più dolce che avessi mai visto, di un azzurro puro, che le dava un tocco di ingenuità. Quando mi sorrise, fu come morire e rinascere di nuovo e il cuore, sfregiato e pieno di cicatrici, sembrò tornare a battere.

“Alex, lei è Taylor”. 

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Capitolo 23
*** Roll With It ***


Roll With It – Amy

John se n’era andato, aveva ufficialmente abbandonato i Supernova dicendo di aver bisogno di stare da solo e di creare la sua musica. Era da tempo che sentivamo che non stava più bene con noi, e il nostro rapporto era peggiorato molto: quando io e Alex ci eravamo lasciati, John era rimasto al mio fianco, aiutandomi a superare i giorni bui. Ma quando avevo incontrato Liam e avevo riscoperto cosa significasse amare ed essere amati, John si era allontanato ed era diventato scostante verso tutti. Forse non era d’accordo con la svolta musicale che stavamo prendendo come band e ne avemmo la certezza quando ci avvisò di voler lasciare la band. Passammo tutta la serata insieme, come ai vecchi tempi, noi quattro e basta. Poi il giorno dopo, le maggiori testate giornalistiche e di gossip annunciavano l’addio di John dalla band per colpa della “dittatrice Amy”. Mi dipingeva come un’egoista insensibile che voleva tutte le attenzioni per sé e che desiderava tanto una carriera solista.

You gotta roll with it
You gotta take your time
You gotta say what you say
Don’t let anybody get in your way
Cause it’s all too much for me to take

Dire che ci ero rimasta male era un eufemismo. Eravamo amici d’infanzia, cresciuti insieme a pane e musica, sempre pronti ad aiutarci quando la situazione si faceva difficile. E lui non aveva esitato un attimo a sputarmi in faccia, sparando a zero su di me e inventandosi aneddoti mai accaduti. Eravamo così sconvolti, da non saper esattamente come comportarci. Fino a poche ore prima, ridevamo ricordando i tempi passati insieme e la mattina dopo venivo descritta dall’intero mondo mediatico come un’approfittatrice, che aveva usato la bravura di John con la chitarra per sentirsi una dea in mezzo ai comuni mortali.

Più tardi avevo capito che non aveva senso piangersi addosso, ma che dovevo reagire. Chris, Aaron e io ci eravamo dati da fare e avevamo scritto il nostro migliore album, con le tracce più rock mai scritte da noi. L’album finì primo in classifica e i miei testi fecero capire ai fan che quelli di John erano vaneggiamenti. Solo col tempo compresi che mi aveva amata per tutti questi anni e che aveva preferito dire peste e corna su di me per far sì che tutti mi odiassero come lui mi odiava per non averlo ricambiato.

You wanna be who you’d be
If you’re coming with me
I think I’ve got a feeling I’ve lost inside
I think I’m gonna take me away and hide

Stavo ballando per casa sulle notte di Roll With It e non mi resi conto che Liam era arrivato, fin quando non lo vidi in piedi, appoggiato alla porta. Gli presi le mani e lo obbligai a ballare con me, cantando a squarciagola. Mi osservava teneramente, scuotendo vagamente la testa. Era una rockstar che non sottostava agli ordini di nessuno, ma quando si trattava di me, doveva mettersi a ballare per la cucina, anche se non gli andava, perché non poteva fare a meno di rendermi felice. Ed era questo che amavo di lui, mi faceva sentire perennemente al settimo cielo ed era disposto a fare di tutto pur di stare con me.

Kiss the girl, she’s not behind the door.
But you know I think I recognize your face
But I’ve never seen you before

Mi prese in braccio e incrociai le mie gambe attorno ai suoi fianchi. Mi baciò dolcemente, ricordandomi la prima volta che ci eravamo incontrati. Aveva detto che riconosceva la mia voce e non il volto, e quando gli avevo risposto che facevo parte dei Supernova, aveva annuito mormorando che eravamo “una buona band”, il che era un super complimento detto da lui. Solo quando aveva deciso di intraprendere quest’avventura con me, gli avevo confessato che il nome della band derivava dalla mia canzone preferita degli Oasis. Poi mi ero scusata, immaginando quante persone andassero da lui a dirgli di essere fan degli Oasis. Ma nel pieno del suo egocentrismo mi aveva risposto “Chi non è fan degli Oasis?” e la questione si era chiusa lì.

“Che ti passa per la testa, lady?”chiese con voce roca.

“Niente, pensavo alla prima volta che ci siamo conosciuti”

“Ma come sei romantica oggi”

“Ancora per poco”ammisi: “Questa sera devo registrare una trasmissione che andrà in onda settimana prossima, ma non mi sono dimenticata della cena con tua madre, quindi pensavo: se la spostassimo a domani?”

“Piccola, domani parto. Sud America”mormorò. Cazzo.

“Allora ci vediamo stasera”

“No, ehi, vai alla tua trasmissione, ceneremo con mia madre un altro giorno”

“Ma glielo avevi promesso! E poi non mi importa nulla di quello stupido show, fanno sempre le stesse domande: ehi Amy, hai finito di cambiare continuamente ragazzo? Quando ti sposerai? Quando metterai su famiglia?

“Se non ci vai si insospettiranno”

“Lascia che si insospettiscano”sussurrai facendo incontrare le nostre labbra. La canzone terminò e partì Wonderwall.

“Hai messo su tutto il cazzo di album?”chiese lui tra l’infastidito e il divertito.

“Scusa, pensavo arrivassi più tardi” ma non mi mossi per spegnere lo stereo, restai attaccata a lui, guardandolo in tono di sfida: “Chiamo lo show per avvisare che non andrò”

“Devi inventarti una scusa buona”

“Ho la Liamite”. Mi fissò interdetto, poi scoppiò a ridere: “La cosa?”

“La Liamite, se non sto con te non mi passa”

“E pensavo di essere io quello fuori di testa fra i due”commentò.

“Credo di avere gli ormoni a palla, perché di solito non sono così mielosa ...”

“Cazzo sì, hai una tonnellata di ormoni impazziti!”scherzò.

Passammo tutto il tempo che ci restava intricati l’uno all’altra, approfittando di quei momenti insieme perché ce ne sarebbero stati davvero pochi: fra qualche settimana sarei partita anche io per la tournée. Avrei potuto fermarmi, rilassarmi un attimo e stare a casa a fare nulla, ma non volevo. Mi piaceva il mio lavoro, nonostante Liam mi mancasse come l’aria non appena ci salutavamo. Ma avevamo imparato a ritagliarci i nostri spazi di tempo e certe volte la lontananza serviva solo a rafforzare il sentimento che c’era fra noi. Ed era proprio questo che mi permetteva di andare avanti.

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Capitolo 24
*** Sweet Dreams ***


Sweet Dreams – Alex

I just sort of always feel sick without you baby
I ain’t got anything to lick without you baby
Nothing seems to stick without you baby
Ain’t I fallen in love?

Il tour era finito e finalmente l’avrei rivista. I suoi occhi chiari mi mancavano come l’aria, avevo bisogno delle sue braccia intorno a me, del suo respiro sul collo. Mi era sembrato che il tour fosse durato più del solito, senza lei accanto era tutto così vuoto. Osservai le nostre foto sul telefono, mentre Nick mi prendeva in giro, dicendomi che sembravo uno stupido ragazzino alla prima cotta. Ma lo ero. Taylor mi aveva ricordato che l’amore era un sentimento positivo e magnifico, in grado di far rinascere una persona dalle proprie ceneri. Nick, Cooks e Matt avevano già le loro ragazze, pian piano stavano costruendo la loro famiglia. Io non avevo mai pensato a nulla del genere prima di incontrare Taylor. Ora ci immaginavo con dei figli e una casa al mare. Mia madre diceva di non affrettare troppo le cose, ma sembrava che Tay fosse quella giusta.

The idea that you’ve existed all along’s ridiculous
I don’t know what to say

L’idea che lei fosse sempre esistita e che io avrei potuto conoscerla prima era assurda. Magari mi sarei risparmiato delle sofferenze in campo amoroso e a quest’ora saremmo già sposati. Sorridevo all’idea di me e lei con abiti eleganti, a infilarci anelli alle dita. Forse tutte queste idee venivano dal fatto che Matt aveva deciso di sposare Breana. Stavano facendo la lista degli ospiti e lo sentivo declamare nomi al telefono. Il mio cellulare squillò e risposi immediatamente. Era lei.

“Tesoro”risposi: “Sto arrivando”

“Non vedo l’ora! È tutto il giorno che passeggio per casa come una pazza!”. Sentire la sua voce fece pompare di nuovo il sangue nelle vene. “E ho provato a portare Scooter in giro, ma sai, è un cane pigro e dopo qualche metro era già stufo. Mia madre è passata di qui e mi ha portato un pasticcio buonissimo, non vedo l’ora di fartelo assaggiare! Fra quanto arrivi?”

“Circa mezzora, credo ...”

“Oh splendido!”esclamò: “C’è un nuovo locale, ti ci devo portare assolutamente, è magnifico! Oltretutto, ho scoperto che gli Strokes suonano al Coachella e sarebbe perfetto se ci andassimo. Ci vuoi venire?”

“Assolutamente, certo”

“Bene, ne ho parlato con Miles e anche lui è d’accordo. Non vedo l’ora di vederli! In realtà ho chiesto se potevamo avere un posto dietro le quinte, ma Miles mi ha detto che voleva stare nel parterre e che anche tu lo avresti preferito”

“Sì, al coachella non ci sono i fan stalker, si può stare nel parterre”

“Sappi però che poi devi presentarmeli! Voglio conoscerli, hanno segnato una grande parte della mia adolescenza”

“Non farmi sentire vecchio”

“Amore”mormorò: “Mi sei mancato così tanto, ho molto da raccontarti!”

“Ancora?”scherzai e scoppiò a ridere: “Lo sai che sono logorroica, dovrai soltanto far finta di ascoltarmi!”

“Ma quanto parla”si lamentò Cook a bassa voce, ma feci spallucce. Mi era mancata la sua parlantina e la sua voce cristallina e nasale allo stesso tempo.

“Mi hai portato un regalo?”chiese ad un certo punto.

“Ah, no! Mi sono dimenticato”mentii.

“Alex Turner, sei un pessimo bugiardo! Guarda che se è un vinile originale degli Smiths potrei morire”

“Allora forse è meglio che tu vada già in ospedale, te lo consegnerò lì!”

“Oh mio Dio!”urlò elettrizzata. Quanto mi piaceva renderla felice, potevo immaginare il sorriso che aveva in questo momento.

“Alex, non dovevi ...”

“È autografato da Morissey in persona”. Silenzio, poi sentii un tonfo e dopo pochi secondi un altro urlo.

“Dio”si lamentò Cook infilandosi le cuffie e mettendo i Metallica a palla. Sorrisi e gli tirai un pacco di sigarette sulla testa, in tutta risposta lui alzò il volume.

“Ti amo da morire!”urlò Tay al telefono.

“Anche io ti amo, piccola”. Matt mi osservò e mimò di vomitare, mentre Breana continuava a snocciolare nomi di persone da invitare al matrimonio.

“Ci vediamo fra un po’, okay?”

“Non sai cosa ho in mente di farti”sussurrò in tono eloquente.

“Non vedo l’ora. Baci”

“Baci!”.

You’re the first day of spring
With a septum piercing
Little Miss Sweet Dreams, TN

“Sono sposato e non sono mai stato così vomitevole”disse Cook.

“Sembra tornato ragazzino”gli diede corda Nick.

“Peggio, quando era ragazzino almeno stava in silenzio in cuccetta a scrivere canzoni depresse. Ora è tutto un urlare a destra e manca”

“Cook”lo avvisai, la mia pazienza aveva un limite. Alzò le braccia in segno di resa e Matt chiuse la chiamata: “Trecento invitati. Dite che sono troppi?”

“Non se la metà son damigelle!”disse Rick, di solito sempre silenzioso alla guida, tranne quando doveva fare battute stupide.

“Ci sarà solo una damigella, in realtà”spiegò Matt. Alzai lo sguardo su di lui e compresi subito. Breana aveva molte amiche, perché sceglierei proprio e solo lei?

“E il tuo testimone sarà ...”chiese Cook. Matt mi osservò eloquente e feci spallucce: “Assolutamente. Certo”

“Non sarà per niente imbarazzante”concluse Nick sarcastico. Eravamo destinati a incontrarci sempre, ma chissà, forse questa volta sarebbe stato diverso. Forse avremmo potuto intavolare una vera amicizia, senza nessun tipo di sentimento che la rovinasse. 

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Capitolo 25
*** Evil Twin ***


Evil Twin – Alex

She's definitely one of those
Where you go wherever she goes

Roma. Una città magica, perfetta per il matrimonio della coppia migliore del mondo. Helders era abbastanza nervoso, ma lo sapeva nascondere bene. Io ero già alticcio, avere la mia ragazza e la mia ex nella stessa stanza mi era sembrato un buon motivo per iniziare a bere di mattina. Qualcuno bussò alla porta e andai ad aprire con veemenza. Eccola lì. Vestito nero in pizzo, scarpe che la slanciavano e trucco leggero. Capelli legati in uno chignon e ciocche che scappavano dall’elastico.

“Ehi, Ams”la salutò Matt.

“Come va?”chiese lei sorpassandomi e andando vicino allo sposo: “Sei un figurino, Helders”

“Grazie. Non riesco a mettere la cravatta, mi si incrociano le dita”

“Oh, sei così nervoso!”rise divertita. Prese le estremità della cravatta e iniziò a fare il nodo. Dallo stereo partì Suck it and see e le sue mani si fermarono per un momento.

“È come … la nostra canzone”si giustificò Matt: “Quella con cui l’ho conosciuta davvero”

“Lo so”sussurrò terminando il nodo e battendogli una pacca sul petto.

“Credo sia uno dei testi migliori che io abbia mai scritto”mi vantai, l’alcol mi dava il coraggio di parlare a sproposito di qualsiasi argomento.

“Non ti hanno insegnato che ai matrimoni si inizia a bere dopo la cerimonia?”disse Amy togliendomi il bicchiere dalle mani e uscendo. Feci segno a Helders che l’avrei seguita.

“Sei venuta da sola?”le chiesi mentre camminavamo velocemente lungo il corridoio. Tracannò giù il resto del bicchiere in un sorso, porgendomelo una volta vuoto. Fischiai con stupore, probabilmente non sarei stato l’unico ubriaco fradicio a quel matrimonio.

“Lui non poteva esserci”rispose.

“Perché?”

“Paparazzi”

“Non hai mai avuto paura di loro”

“Ha una famiglia”confessò.

“È sposato?”chiesi scioccato.

“No, ma ha dei figli e non mi va che il mondo intero sappia con chi vado a letto”

“Miles non vuole dirmi chi è, ma so che lo sa!”esclamai mentre si dirigeva verso la camera di Breana. Mi dedicò un dito medio e continuò per la sua strada.

Your love's not what I need
So don't give it to me

La cerimonia era stata molto bella, ero riuscito a restare in piedi nonostante le dosi di alcol che avevo in corpo. E la parte migliore del ricevimento era che c’era l’open bar. Mi sedetti e chiesi uno scotch. Taylor sedeva accanto a me, con occhi sognanti: “È stato bellissimo. Quando mi sposerò, sarà al Colosseo”. Scoppiai a ridere: “Proprio dentro? Come i leoni?”

“Come i leoni!”esclamò felice: “Pensi che si possa fare?”chiese poi irriverente. Le diedi un leggero bacio sulle labbra: “Qualsiasi cosa tu voglia, principessa”. Era il momento del lento, così la presi per mano e la trascinai sulla pista da ballo. Era bellissima con quel vestito verde acqua, risaltava ancora di più i suoi occhi. Appoggiò la fronte sulla mia spalla e ballammo a tempo di musica. Erano tutto ciò di cui avevo bisogno, lei e la musica. Era leggera, divertente, vivace. Sentivo di potermi cibare soltanto dell’aria intorno a lei e basta.

“È tutto così perfetto”sussurrò. La cullai fra le mie braccia, incurante degli occhi che ci guardavano, tranne di un paio. Si soffermarono solo per pochi secondi su di noi, poi cambiarono centro d’interesse. Bastarono quei secondi a farmi interrogare sulla mia intera vita. Avevo bisogno di Taylor, la amavo, ma quegli occhi proprio non riuscivo a ignorarli, mi facevano sentire colpevole. Quando la canzone terminò, accompagnai Taylor al tavolo e con una scusa banale uscii dalla sala, seguendo Amy. Si stava dirigendo verso la terrazza.

“Ams”la chiamai e solo in quel momento si rese conto che la stavo seguendo: “Oh, ciao. Di nuovo”. Mi appoggiai al balcone, osservando la vista spettacolare: “Come va?”

“Bene”. Silenzio, terribile e temibile silenzio.

“Non hai nessuno con cui ballare?”chiesi.

“Almeno dieci persone mi hanno chiesto la mano”confessò: “Solo sette di loro erano ubriachi. E no, non mi va di ballare con nessuno, ma solo con una persona”. Le porsi la mano scherzando e scoppiò a ridere: “No, non sei tu”

“Avevo immaginato. Chi è questo fantomatico tizio?”

“Basta, Al. Non sono affari tuoi”sussurrò, senza cattiveria. Non aveva proprio intenzione di dirmelo.

“Mi preoccupo solo per te”mi giustificai.

“Beh, smetti di farlo”.

It’s more a hunger than a thirst

She’ll break your heart the second time

Before you know about the first

“Sono davvero felice con lui”ammise con gli occhi lucidi: “È una brava persona e mi fa sentire completa. È tutto ciò di cui ho bisogno adesso, e sono sicura che è lo stesso per te e lei”. Lei. Non pronunciava neanche il suo nome. Annuii: “Sì, la amo”

“Bene, e io amo lui. Forse sarebbe il caso di smetterla di parlarci”. Restai a bocca aperta, non potevo credere a quello che stava dicendo. Non solo non mi amava più, ora non mi voleva neanche più come amico. Avevo capito la necessità di allontanarsi pian piano dalla mia vita, ma questa decisione era drastica.

“Noi due? Scherzi?”

“No, è … strano”

“Solo se tu vuoi che lo sia”

“Non usare giochi di parole con me, è tempo perso”tagliò corto. Sbuffai sprezzante: “Questo tizio ti ha fatto il lavaggio del cervello?”

“No, ma rifletti: negli ultimi mesi ci siamo mai sentiti o parlati?”. In effetti no, avevamo avuto zero contatti dopo che io mi ero “sistemato” con Taylor e lei con uno sconosciuto, ma lei era sempre presente nella mia mente, in qualche maniera. Non sapevo neanche come chiamare ciò che c’era fra di noi, ma mi capitava di pensare a lei e a ciò che c’era stato. Forse erano solo i refusi di un amore ormai scomparso, forse era pura nostalgia. Però a quanto pare ero l’unico a provarla.

“Non sono d’accordo, ma se è quello che vuoi”mormorai avvilito.

“Grazie”. Sapevo che se ne sarebbe andata subito, per non mostrarmi la sua reazione a questa chiacchierata così atipica fra di noi e sapevo che non avrei potuto fermarla. Ma provai comunque ad allungare una mano verso di lei, in segno di resa. La prese e passò le dita sui miei polpastrelli, ormai rovinati dalle corde della chitarra. Intravidi un sorriso sulle sue labbra, ma scemò subito. Abbandonò la presa e sospirò: “È il caso di tornare dentro”. E scappò via, come faceva sempre, senza permettermi di vedere il suo volto. Ammiravo davvero la sua forza di volontà e il fatto che mi avesse dimenticato in un nanosecondo da quando era arrivato il fantomatico sconosciuto. In cuor mio speravo lui fosse davvero degno di stare con lei, perché non avrei permesso a nessuno di farla soffrire.

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Capitolo 26
*** Suck It And See ***


Suck It And See – Amy

You're rarer than a can of dandelion and burdock
And those other girls are just Postmix lemonade

Anche Breana stava ascoltando quella canzone. Quei due erano proprio anime gemelle. Quando mi vide entrare, spense subito lo stereo, agitata.

“Tranquilla, la stava ascoltando anche lui”le dissi sistemandole le spalline del vestito.

“Davvero?”le si illuminarono gli occhi.

“Ed era così nervoso da dimenticarsi come si lega una cravatta. Ci ho pensato io e ora è pronto”. Prese un bel respiro e mi mise le mani sulle spalle: “Non so cosa avrei fatto senza di te. Hai visto Alex?”

“Sì, è già ubriaco”

“Puzzi di scotch”

“Ho finito il suo drink per evitare che lo bevesse lui. Sai, ho tenuto a bada il testimone”

“Mi dispiace che tu debba fare questo con lui”

“B, devo solo firmare un foglio”

“Non è strano, vero?”. Assolutamente no, io e Al, dopo una relazione di quattro anni, ci eravamo lasciati e avevamo voltato pagina, e ora eravamo testimoni degli sposi. Per non parlare del fatto che la loro canzone originariamente era stata scritta da Al per me. No. Non era per niente strano.

“No, è normalissimo, siamo amici e siamo i vostri testimoni, tutto qui”la rassicurai.

“Ti piace, quella Taylor?”

“È un po’ strana e … grezza. Ma l’importante è che piaccia a lui”. Il telefono squillò: Liam.

“Rispondi”ordinò B ed io eseguii gli ordini della sposa: “Pronto”

“Vorrei davvero essere lì”. Sentire la sua voce mi fece già stare meglio. “Non con quelle persone che non valgono un fico secco, ma con te”corresse Liam.

“A chi lo dici”mormorai: “Torno domani, ci vediamo a casa mia?”

“Sono già qui”

“Non ci credo”

“Cazzo, mi manchi e ho deciso di dormire qui stanotte”

“Sei folle”sorrisi con il cuore che batteva all’impazzata: “Meno di ventiquattrore e sono lì. Mi raccomando, mi hai promesso una maratona di Alien e devi mantenere le tue promesse”

“Pensavo te ne fossi dimenticata. Prometto che subirò ore eterne di quel film. A domani, lady”

“A domani”. Breana sorrideva intenerita, con le mani giunte in preghiera: “Siete troppo belli, avrei voluto che ci fosse anche lui”

“Non vogliamo che si sappia di noi”ammisi: “Lui ha dei figli a cui non piaccio molto. Oltretutto Noel sta collaborando per il nostro nuovo album e se venisse a sapere che sto col fratello, credo ci mollerebbe subito”

“Praticamente l’intera famiglia Gallagher ti odia o potrebbe odiarti”riassunse lei.

“Esatto. Solo Peggy mi vuole bene, ma credo sia per colpa di Liam, non fa altro che parlarle bene di me”. Era bello avere sua madre dalla mia parte, ma spesso la vedevo troppo coinvolta, come se si aspettasse che in qualche modo le riparassi il figlio problematico.

“Lo dici come se fosse una cosa brutta”

“Non lo è, è bellissimo”scacciai tutti i pensieri dalla testa e osservai la sposa: “Sei pronta?”

“Io? Certo, ma facciamo aspettare un po’ lo sposo”.

You’ve got the face that just says
Baby, I was made to break your heart

Vederli ballare insieme faceva ancora un certo effetto. Insomma, io ero felice con Liam e Alex lo era con Taylor, ma la situazione era comunque strana. Mi ricordai della prima volta in cui avevamo ballato un lento, a un matrimonio di amici qualche anno prima ...

Avvolsi le braccia intorno al suo collo e lo osservai dritto negli occhi. Aveva lo sguardo strafottente che usava quando voleva mascherare il suo esagerato romanticismo.

Devo aspettarmi una canzone su questo ballo nel prossimo album, Turner?”sussurrai.

Cercherò di non essere troppo mieloso”

Non ci riuscirai”

Oh, dovresti avere un po’ di fiducia in me, Brown”. Distolse lo sguardo dal mio viso, per posarlo sugli sposi: “Certe volte vorrei davvero scriverti qualcosa di unico, ma sento che le mie parole non bastano”

Vuoi usare le mie? Ho un sacco di canzoni romantiche in ballo”. I suoi occhi tornarono su di me, sorpresi: “Tu? Amy Brown? Canzoni romantiche?”

Sono molto private, non so se voglio che milioni di persone in giro per il mondo le cantino”

Come sei egoista”mi stampò un bacio sulla guancia, facendomi arrossire. “Voglio ascoltarle, però”

Forse sono così tanto private che non puoi ascoltarle neanche tu”

Sono su di me, almeno?”. Scoppiai a ridere: “No, le ho dedicate a Rick, il mio amante segreto!”. Ma lui era serio: “Credo che non riuscirei a sopportare delle tue canzoni non dedicate a me”

Questo trascende ogni tipo di narcisismo”ammisi.

Lo so, ma … è strano. Se ci lasceremo, dedicami sempre una canzone. Che sia d’amore o di odio, ma voglio che una parte di me resti nella tua musica”. Ero scioccata da tutta questa chiarezza.

Non potrei mai scrivere una canzone d’odio nei tuoi confronti, Al”confessai: “E non ho intenzione di lasciarti. Anzi, dovrai scappare da me, perché non mi lascerò scappare Turner così facilmente”. Scoppiò a ridere allegro, i problemi di qualche secondo fa sembravano svanire: “Suona come una minaccia”.

Eppure ci eravamo lasciati e lui adesso aveva un’espressione di beata felicità, di pura pace e armonia, sentimenti che non vedevo indossare da lui da mesi, se non anni. In quel momento capii che ci eravamo dimenticati. Facevamo ancora fatica a lasciarci andare, ma ognuno aveva preso la propria strada. Distolsi lo sguardo da loro e solo allora notai che un ragazzo era in piedi vicino a me, con una mano tesa: “Balliamo, tesoro?”. A quanto pare era un amico di scuola di Matt, un certo Nick, che mi aveva chiesto di sposarlo non appena mi aveva vista.

“Oh no, non mi piacciono i lenti”dissi con la mia ben nota acidità. Approfittò della sedia libera accanto a me per sedersi: “Cosa c’è che non va nella tua vita, cara Amy?”

“Nulla, va tutto a meraviglia”

“E perché non mi vuoi sposare?”. Era veramente ubriaco, era l’unica soluzione a quel delirio.

“Perché ho già un ragazzo. Un uomo”mi corressi poi.

“È vecchio?”

“Adulto”

“Oh no, è vecchio!”

“È maturo”mentii, fra tutte le qualità di Liam avevo scelto proprio quella che non aveva. “Cioè, ci sto bene. Mi fa sentire una persona nuova. Mi fa sentire felice di nuovo”

“Che bello. Lo sai da quanto non sono felice? Da quando mi hai detto di no”

“Nick, vai a dormire, ti servirà”consigliai ed uscii prima che finisse la canzone, con il viso beato di Alex ancora impresso nel cervello. Avevo sbagliato a venire qui, dovevo starmene a casa, a lavorare alla mia musica. Ogni volta che vedevo Al e compagnia mi tornavano in mente solo i ricordi legati alla nostra relazione e non era sano.

Sit next to me before I go

Aveva ancora i polpastrelli pieni di taglietti, segno che stava suonando e magari lavorando a qualcosa di nuovo. Li accarezzai pensando a quante volte avevo passato la pomata miracolosa di mia nonna su quella pelle, sperando di alleviare i suoi dolori. Ma era tempo passato e dovevo smetterla di farmi prendere dalla nostalgia. Io e Al eravamo due orologi rotti, non funzionavamo bene insieme. Lasciai andare la sua mano e sospirai: “È il caso di tornare dentro”. Scappai via, entrando e incontrai di nuovo Nick: “Ehilà, Amy!”

“No, mi dispiace”

“Ma almeno aspetta che io te lo chieda!”. Gli sposi erano seduti al tavolo, così li stritolai in un abbraccio: “Io vado a nanna, è tardi”

“Di già?”chiese B.

“Domani mattina ho un aereo presto. Anzi, fra poche ore ho un aereo. Ma è stato bellissimo, congratulazioni piccioncini”. Stampai un bacio sulla guancia ad entrambi ed uscii dalla sala. Taylor e Alex erano appoggiati a una colonna, stavano ridendo abbracciati. Speravo davvero che durasse con lei, che potesse portare Al ad essere felice come lo era un tempo, spensierato e fiducioso per il futuro. Speravo di non vedere più i suoi occhi annerirsi e il suo sorriso spegnersi. E speravo anche che lei fosse alla sua altezza e che non lo facesse soffrire perché lui meritava la felicità assoluta.

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Capitolo 27
*** The Dream Synopsis ***


The Dream Synopsis – Alex

Well we were kissing
It was secret
We'd had to sneak beyond the kitchen
Both well aware that there'd be trouble
If the manager should find us
You'd got a leaning tower of pint pots in your hand
You can carry much more than I can

Sarei rimasto ore a fissare la maniera in cui le sue labbra formavano un sorriso quando notava che la stavo guardando. Avrei voluto che una fotografia fosse capace di racchiudere il momento nel quale i suoi occhi si illuminavano e il mondo esterno spariva, perché sapevamo di esserci trovati. La presi per mano e la portai in cucina, chiudendo la porta. Mi guardava curiosa mentre le sue mani giocavano coi miei capelli: “Grazie per l’aiuto, Turner”

“Sono imbranato e leggermente brillo, non sarei riuscito a portare neanche due di quei bicchieroni enormi”

“Ho notato”ridacchiò e le nostre labbra si incontrarono. Dovevamo ancora nasconderci per non farci beccare da Rick. Le sue parole risuonarono nella mia mente: Mai iniziare una storia d’amore con un cantante di una band che fa parte della tua stessa etichetta, ci porterete soltanto guai”. Ops. Ma come si poteva resistere ad Amy Brown? Mi sembrava che fosse passato così tanto tempo da quando l’avevo tenuta fra le mie braccia l’ultima volta. Eppure stavamo insieme da un paio di mesi, come mai la sentivo così lontana?

And a wicked gale came howling up through
Sheffield City Centre
There was palm tree debris everywhere and a Roman Colosseum
Isn't it boring when I talk about my dreams

Quando aprii gli occhi non ero più nella cucina di Matt, ma nel centro di Sheffield, nel mezzo di una burrasca. Amy alzò lo sguardo, sapevo che aveva paura dei temporali, ma scoppiò a ridere: “Al?”

“Sì?”chiesi perso nella sua risata.

“Stai facendo nevicare”

“Non sono io”

“Oh sì che sei tu”. Cosa voleva dire? Non era colpa mia se nevicava. Ma dov’erano i nostri cappotti? E perché eravamo fuori con questo tempo? A quanto pare non ero brillo, ma molto ubriaco. La strinsi a me e la baciai, non mi interessava dove eravamo né che cosa ci aveva portati qui, avevo bisogno di sentirla vivida fra le mie braccia. Il freddo smise di pungere sulle nostre braccia nude e un vento caldo ci raggiunse. Sheffield era davvero strana stasera. Soprattutto perché c’era un Colosseo, o meglio il Colosseo, davanti a noi ed eravamo vestiti con abiti da cerimonia. Ah adesso ricordavo, Matt e B si erano appena sposati.

“Ti ho tenuto a bada, testimone”sussurrò Amy.

“Quel vestito ti stava davvero bene”

“E tu eri ubriaco”mi rinfacciò divertita. Possibile che fossimo andati insieme al matrimonio? Ricordavo di aver provato una sensazione di disagio quando Matt mi aveva detto chi era invitato … una voce lontana mormorò qualcosa, ma non riuscivo a comprendere chi fosse a parlare e cosa dicesse. Quel suono fece spegnere il sorriso di Amy, che abbandonò le braccia sul busto.

È stato bellissimo” ripeteva la voce acuta. Amy abbassò la testa, d’un tratto era triste ed era come se potessi vedere dentro di lei, percepire tutta la sua tristezza.

Quando mi sposerò, sarà al Colosseo”. Taylor. Ma cosa ci faceva lei qui? Amy indietreggiò e fu inutile tentare di correre fino a lei o allungare una mano per afferrare la sua, perché sparì in mezzo all’oceano.

I’m in a building and I notice
That I’m surrounded by the ocean
I get a feeling, I start running
I never really know why I am running
till I get caught

Ero circondato dall’oceano in tempesta, dovevo scappare se volevo salvarmi la vita. Cosa mi stava succedendo? Perché continuavo a nuotare ma la riva non si avvicinava? Nuotavo all’indietro … stavo nuotando all’indietro nonostante tutte le mie forze mi spingessero avanti. Il mare era burrascoso, il mio corpo lento mi evitava di riuscire a prendere lunghe boccate d’aria. Le onde mi coprivano a intervalli regolari, l’acqua salata mi bruciava i polmoni. Ero impaurito, qualcosa mi stava venendo a prendere, qualcosa mi trascinava verso l’alto ed io riuscivo solo a muovere un arto alla volta, lentamente, nonostante il mio cervello mi comandasse di nuotare velocemente. Fui preso alla vita da qualcosa e tirato fuori dal pericolo. Ero zuppo, fradicio, ma chi mi aveva salvato? Mi voltai per scoprire il nome del mio salvatore, ma fui scaraventato su una strada.

And the snow was falling thick and fast
We were bombing down Los Feliz
It was you and me and Miles Kane

Mi alzai sempre zuppo ed emaciato, che cosa avevo preso stasera per ridurmi in questo stato? Amy e Miles mi guardavano ridendo e indicandomi.

“Cosa avete da ridere?”chiesi avvicinandomi. Ma Amy non aveva più i capelli corti e tinti di qualsiasi colore avesse adesso, aveva la frangetta e i capelli lunghi fino alle spalle. Era la mia Amy, la ragazzina felice e ottimista. E Miles non aveva i capelli a spazzola, ma un ciuffo lungo.

“Dove sei stato?”mi chiese Amy venendomi incontro: “Guardati, sei tutto bagnato ...”. Indossava la maglietta con la copertina del nostro primo album e la felpa di Miles. Ma certo, lui gliela aveva prestata perché faceva troppo freddo.

“Amy”sussurrai spaventato, ero tornato indietro nel tempo? E che cosa avrebbe pensato la vecchia Amy dei miei baffi e dei miei capelli lunghi? E dei miei smoking? Oh, di sicuro li avrebbe odiati. Ma quando mi osservai, notai i miei vecchi jeans e un maglione nero. Allora ero tornato davvero indietro nel tempo.

“Che ti prende?”chiese appoggiandomi una mano sulla guancia: “Hai uno sguardo ...”. Le sue mani corsero subito ai miei capelli e potei sentire fra le sue dita che erano corti. Per un attimo fui preso dalla paura e mi chiesi come sarei potuto tornare avanti, alla mia vita. Gli anni delle birre nei pub di Sheffield erano finiti. Eppure non ero a Sheffield adesso, ma a Los Feliz, a Los Angeles. Proprio davanti casa mia.

“Al?”mi chiamò delicatamente Amy e sobbalzai: “Io …”. Io cosa? Ero finito nel passato? Poggiai le mani sulle sue spalle, come per accertarmi che fosse davvero lì davanti a me. Sì, era vera e mi sorrideva: “Hai bevuto?”

“No”scossi la testa, ma in realtà non ricordavo.

“Io e Miles stavamo pensando di prenotare i biglietti per i Black Sabbath sabato prossimo”. Annuivo confuso, Miles era seduto sul portico e mi diceva che dovevo riprendermi, che dovevo smetterla di pensare ad Amy, ma lei rispose con uno sbuffo: “Miles fa il simpaticone oggi”

“Davvero, basta, Al, sono passati anni!”. Anni? Avevamo appena iniziato …

“Lascialo stare, lui si diverte così”disse Amy in tono noncurante. Fu quando mi prese le mani che capii che ero davvero lì, davanti a lei, e che il mio cuore non aveva smesso di battere come un pazzo. Il suo sorriso poteva ancora tranquillizzarmi e farmi sentire in un mondo protetto. Non avevo più paura del futuro ora che avevo lei davanti a me.

Isn't it ugly when I talk about my
Visions of the past and possible future
Shoot through my mind and I can't let go
Inseparable opposing images
When can you come back again?

E tutto d’un tratto eravamo nella casa, io ed Amy. Lei, seduta sul tavolo della cucina, stava elencando varie canzoni. I capelli erano corti e tinti di turchese e le stavano benissimo. Indossava soltanto una mia camicia e degli occhiali rotondi.

“Quindi secondo te non sono troppe 17 tracce? Non vorrei sforare, è il nostro settimo album, dobbiamo fare le cose per bene!”. Settimo? Ma avevamo appena scritto il primo … mi osservai nello specchio dell’entrata e notai che avevo barba e capelli lunghi. Il mio smoking grigio strideva con il ricordo di pochi secondi fa, quando ero ancora il giovane sheffieldiano in jeans e maglione.

“Terra chiama Alex!”scherzò Amy dalla cucina.

“Hai detto settimo album?”le chiesi confuso entrando nella stanza. Mi osservò stupita: “Sì, babbeo, ti devo ricordare che voi vi siete presi una pausa enorme dopo AM? Noi Supernova in quegli anni abbiamo sfornato un altro album”

“Quindi io ...”

“Devi andare in studio, Matt ti aspetta”. C’era qualcosa di cui mi ero dimenticato ed ero sicuro che se ci avessi pensato bene avrei capito, ma un luccichio nel dito di Amy mi immobilizzò. Mi passò una tazza di caffè: “Tieni. Spero che ti serva a ricordare almeno in che anno siamo”

“Ci siamo sposati”risposi osservando la fede al suo dito.

“Eh già, mi dispiace ma non credo tu possa tornare indietro. Cioè, potresti, con un avvocato divorzista, ma ci siamo appena sposati!”. L’avevo sposata e niente mi sembrava sbagliato: né la lotta contro il manager, né il maglione che usavo da giovane, né l’oceano. Perché la storia con Amy era proprio come un oceano in tempesta, avevamo superato molte difficoltà, ma eravamo insieme. Eravamo sempre stati insieme. Eppure c’era ancora qualcosa che pulsava nella mia mente, qualcosa di cui mi sarei dovuto ricordare. Amy lasciò perdere la tazza e l’elenco delle canzoni e si mise di fronte a me, le sue dita delicate sul mio collo mi fecero venire i brividi: “Tanti auguri, piccolo grande Al”. Era il mio compleanno e non desideravo nessun tipo di regalo se non passare anche solo dieci minuti con lei.

“Non sai quanto vorrei stare qui, ma credo che sia arrivato il momento”sussurrò.

“Il momento?”. Rise divertita: “Già. Apri gli occhi”. Ma li avevo aperti, la stavo guardando proprio in questo momento ed era bellissima. Si alzò in punta di piedi e mi stampò un bacio sulle labbra, leggero, veloce, freddo.

It must be a torture when I talk about my dreams

Spalancai gli occhi, il cuore che batteva a mille. Fuori dalla finestra le prime luci dell’alba rischiaravano il paesaggio di Los Angeles ed entravano prepotenti nella camera da letto. Respiravo affannato, era uno dei peggiori e migliori incubi che avessi mai avuto. Che Amy fossa venuta a svegliarmi? Ma non la vedevo. Notai una figura sdraiata accanto a me, stava ancora dormendo. Quando mi avvicinai per osservarle meglio il volto, il mondo intero mi crollò addosso. Taylor. Ecco cosa pulsava nella testa mentre sognavo, ecco cosa mi ricordava di tornare alla realtà. Mi alzai con calma e scesi a farmi un caffè. Lentamente, come dopo ogni sogno traumatico, la mia vita mi apparve davanti agli occhi. Stavo con Taylor a Los Angeles, era da più di un anno che non sentivo Amy, dal matrimonio di Matt e B, e stavo lavorando al nuovo album dei Puppets. Pian piano il caffè mi aiutò ad uscire dal limbo fra sogno e realtà e a riprendere le redini della mia vita, proprio mentre Tay scendeva le scale e si gettava su di me. 

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Capitolo 28
*** If You Were There Beware ***


If You Were There, Beware – Amy

If you were there, beware
The serpent soul pinchers
Three hundred and fifty no thank-yous, and nobody flinches

Se non fosse che ci eravamo lasciati una settimana fa, non sarei ansiosa e nevrotica prima di un’intervista. Se solo fra di noi tutto fosse andato bene, l’album sarebbe stato positivo e pieno di gioia, invece di essere un ammasso di tristezza e speranze infrante. Se solo “una voce vicina a Liam Gallagher” non avesse detto la sera stessa del nostro ultimo litigio che ci eravamo lasciati, non sarei così spaventata davanti a 350 persone avide del mio dolore. Ero sicura che ci fosse lo zampino della manager di Liam, era una belva che puntava più alle chiacchiere che alla musica. Liam non avrebbe mai fatto una cosa del genere, sapeva che odiavo i media e tutto ciò che rappresentavano. Chris mi passò una mano sulla schiena, per ricordarmi che c’era anche lui lì e che avrebbe evitato tutte le domande sulla mia vita sentimentale. “Dai, Ams, dieci minuti e siamo fuori di qui”

Go on, girl, go on, give us something gruesome
We require your grief, the thugs help the thieves
As they're trying to rock the words from her gob and
Take the source of the innocents

A seguito delle domande innocenti su quali fossero state le nostre ispirazioni per quest’album e sui cambiamenti dei Supernova, l’intervistatrice puntò gli occhietti piccoli su di me: “Amy, cara Amy, come stai?”. Avevo lasciato parlare Chris e Aaron per tutta l’intervista, come se quello bastasse a nascondermi, ma il momento della gogna sembrava essere arrivato. Finsi il miglior sorriso di sempre quando risposi: “Bene”

“Sappiamo da voci di corridoio che purtroppo fra te e il tuo collega mancuniano non c’è più amore ...”. Non l’avrei messa proprio così, ero convinta che ancora un po’ di amore ci fosse, ma non era abbastanza.

“Beh, così sembra riduttivo ...”mormorai.

“Stai dicendo che c’è ancora dell’amore fra di voi?”. Da parte mia sì, da parte sua, chissà?

“Affetto e stima reciproci”risposi laconica.

“Oh, sembra proprio che tu abbia sofferto tanto ...”. Beh, secondo te? Ero così felice con lui che per un attimo avevo pensato che l’amore non fosse un’arma a doppio taglio, ma un sentimento capace di far rinascere due persone dalle ceneri. Non parlai, fu Chris a dire: “Hai degli occhi davvero spettacolari, sono di un azzurro così intenso ...”. Tutto il pubblico scoppiò a ridere e la presentatrice arrossì: “Oh, Chris, sei proprio un adulatore! A proposito, sei ancora single?”

“Single per tutta la vita, è il mio motto!”

“E tu, Aaron?”

“Felicemente fidanzato”ammise l’altro e fui grata che parlassero delle loro vite e non più della mia.

Can't you sense she was never meant
To fill column inches?
And you've had enough, what you're trying to dig up
Isn't there to be dug, the thieves help the thugs
As they're trying be the good grace of a sweetheart
Out to the point she'll comply

Il giorno dopo l’enorme scritta “AMY BROWN SOFFRE ANCORA PER LIAM GALLAGHER” riempiva i maggiori giornali di gossip. Alcuni articoli mi davano addirittura la colpa di aver provocato il divorzio fra Liam e la moglie, quando in realtà avevano divorziato molto prima che io entrassi nella sua vita. Altri scrivevano che ero così depressa da aver bisogno di uno psicoterapeuta e avevano preso le espressioni più tristi dell’intervista per metterle in copertina. Il telefono squillò e risposi senza controllare il numero: “Sì?”

“Parlo con Amy Brown dei Supernova?”

“Sì, con chi parlo?”

“Sono Ted Huxly di Amore e magia, mi chiedevo se potessi rilasciare un’intervista su te e Liam ...”. Ma chiusi subito la chiamata, non avevo bisogno di un altro sciacallo. Ero stufa, qualsiasi cosa facessi, dal buttare la spazzatura o andare in studio in tuta, era un’esca per loro, mi usavano per riempire le pagine dei loro rotocalchi e guadagnavano sulla mia pelle. Il telefono trillò di nuovo ed esclamai arrabbiata: “NON RILASCIO INTERVISTE!”

“Amy”latrò la sua voce cupa.

Why leave her on her own?
If I'd have known, then I wouldn't have said it
I wouldn't have said it if I would have known

Sbuffai, il pericolo era scampato, non era un giornalista che aveva chiamato per avere un pezzo della mia storia. Mi morsi le labbra così forte per evitare di piangere che sentii il sapore ferroso del sangue sulla lingua.

“Mi dispiace”disse dall’altra parte della cornetta.

“Lo so che non sei stato tu”

“Cercavo solo qualcuno con cui sfogarmi, non pensavo che lei lo avrebbe detto a tutti”

“Licenziala o ti rovinerà la vita”

“Piccola Amy”mi chiamò per farmi calmare, ma ero così nervosa e sull’orlo delle lacrime che non avevo bisogno che qualcuno mi dicesse di calmarmi, volevo solo prendere a pugni la manager di Liam e chiunque pubblicasse quelle riviste stupide.

“Ti ho vista in tv”continuò: “Sembri dimagrita e non lo dico tanto per dire”

“Se vuoi nella rivista Gossip World c’è scritto esattamente quanti chili ed etti io abbia perso”. Scoppiò a ridere e per un attimo la sua risata accese una luce nel nero baratro in cui ero sprofondata.

“Non devi curarti di quello che scrivono di te”

“Non mi piace essere al centro dell’attenzione. La mia vita privata è affar mio”

“Lo so, ma non lo capiranno mai. Non puoi cambiare il mondo, è uno schifo continuo”. Mi asciugai le lacrime che stavano cadendo copiosamente, speravo dicesse altro, avevo bisogno che dicesse altro, non poteva finire così la chiamata. Non volevo affrontare tutto questo da sola.

If I predicted tears, then I wouldn't have said it
I wouldn't have said it if I would have known

Sembrò sentire le mie lacrime da chilometri di distanza, quando ordinò: “Non piangere”. Lui aveva tutta la sua famiglia accanto, una nuova carriera discografica davanti a sé ed era capace di non dare credito a cosa dicessero di lui, anche se lo stavano massacrando. Io ero una stupida bambina debole, incapace di accettare di essere mercé del gossip, incapace di ignorare il mio viso triste negli articoli su internet.

“La patata ti ha detto qualcosa? Si è congratulato?”. La patata era suo fratello Noel, che era stato il produttore del nostro nuovo album. Non appena aveva saputo che stavo col fratello, mi aveva detto che gli dispiaceva di aver sprecato il suo tempo con me e che non avrebbe più passato del tempo con noi. Veneravo Noel come se fosse Dio, le sue canzoni avevano fatto parte della mia infanzia e adolescenza e sentirsi rinnegata da un collega solo perché stavo col fratello era stato un duro colpo. Chissà che diamine avevo fatto nella mia vita precedente per essere trattata così adesso.

“No, non ha detto nulla”

“Lascia perdere anche lui, è così stupido. Tu non hai niente a che vedere con la nostra faida. È solo un periodo, gli passerà”. Lo speravo, l’album sarebbe uscito a breve e avevamo bisogno di lui.

“Senti, piccola Amy, io devo andare”. No, no, non mi lasciare, non di nuovo. Mi tornarono alla mente le immagini del nostro litigio e le lacrime aumentarono il loro corso.

“Mmm”mormorai sperando non se ne rendesse conto, ma mi conosceva meglio di quanto io conoscessi me stessa.

“Continua a piangere e vengo sotto casa tua e allora sì che i giornali parleranno”. Sorrisi in mezzo a quel mare di lacrime, ma la felicità passeggera fu bloccata dal trillo del campanello. Mi alzai a fatica dall’angolo della cucina in cui ero seduta e osservai dalla finestra chi era alla porta, per evitare streghe in cerca di scoop.

“Amy?”

“È il postino”dissi senza pensarci.

“Cosa?”

“Il postino ha suonato il campanello”. Perché glielo stavo dicendo?

“Sei sicura che non sia qualcuno mascherato da postino?”. L’ansia mi immobilizzò in casa, se ora erano anche capaci di travestirsi, come avrei fatto a riconoscere un semplice postino da un paparazzo?

“Ti prendevo in giro”esclamò infastidito. Oh, okay. La mia paranoia stava peggiorando. Scesi di sotto, il telefono sempre all’orecchio e aprii la porta. Il vero postino mi allungò un pacco, salutò sorridente ed andò via. Richiusi la porta con quattro mandate e vidi tre francobolli diversi sulla busta. Chi aveva messo tre francobolli? Ce n’era davvero bisogno? Doveva essere importante.

“Sei viva?”

“Sì, scusa”. Controllai che il pacco non fosse stato aperto, ma sembrava sigillato per bene.

“Posso lasciarti da sola senza che tu impazzisca?”domandò. No, non puoi, urlava una vocina nella mia testa, devi venire qui da me, ricominciamo da capo e fingiamo che i problemi non esistano.

“O-okay”

“Amy?”

“Va tutto bene”

“Ti richiamo stasera”e chiuse senza lasciarmi il tempo di rispondere. Avrebbe richiamato, probabilmente era l’unico motivo che mi teneva ancorata al pianeta terra.

I don't know what it is that they want
But I haven't got it to give
She hasn't got it to give

Era da molto tempo che non vedevo quella scrittura arzigogolata e disordinata, ma la riconobbi subito. Strappai la carta e dentro trovai un CD bianco con una scritta nera: Dream Synopsis. Nel mondo dominato da internet, Alex ci teneva a farmi sapere che restava ancorato ai nostri vecchi metodi. Proprio nel momento in cui sarei voluta scomparire dalla Terra, lui mi inviava un CD con una sua canzone. Proprio quando avevo bisogno di ritrarmi in me stessa e di non vedere più nessun altro, lui tornava a ricordarmi che era presente nella mia vita e che non potevo ignorarlo. E così inserii il disco nel computer ed ascoltai.

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Capitolo 29
*** Why’d You Only Call Me When You’re High ***


Why’d You Only Call Me When You’re High – Alex

Now it’s three in the morning

and I’m trying to change your mind

Left you multiple missed calls

and to my message you reply

Why’d you only call me when you’re high?

Taylor mi sorrideva, il suo viso raggiante spuntava fuori dalle coperte, invitandomi a tornare nel nostro regno.

“Devo lavorare all’album”dissi leggendole nel pensiero.

“Ancora qualche minuto ...”

“Qualche minuto che poi diventa un’ora, due ...”. Salii carponi sul letto, avanzando verso di lei, mentre continuava a sorridere, e le mordicchiai le labbra. Poggiò le mani sui miei fianchi e mi baciò passionalmente, facendomi fremere di piacere. Un telefono iniziò a squillare, interrompendoci. Tay sbuffò annoiata, era il mio, tanto per cambiare. Lo afferrai e non potei credere alle lettere che apparvero sullo schermo. Amy.

“Arrivo subito”le stampai un bacio ed uscii sul balcone. Erano le prime luci dell’alba e il cielo era dipinto di tutte le sfumature dello spettro cromatico. Che paesaggio magnifico era Los Angeles. Premetti il tasto verde e aspettai che fosse lei a parlare. Perché mi chiamava?

Dream Synopsis”disse in tono cupo e per un attimo pensai che fosse davvero capace di leggermi nel pensiero.

“È un sogno che ho fatto tempo fa”spiegai: “Sto scrivendo il nuovo album dei Puppets, mi è venuto in mente e l’ho musicato”

“Vaffanculo”. Era ubriaca. Con la mente cercai di tornare indietro per ricordare qual era l’ultima volta che mi aveva chiamata in preda alla sbornia, probabilmente sette anni fa, quando ci eravamo lasciati. Non appena avevamo tagliato i ponti, lei aveva smesso di chiamarmi mentre era sotto i fumi dell’alcol, io avevo continuato imperterrito. Almeno fino a quando non era arrivata Tay.

“Ti è piaciuta almeno?”

“Mah”. Era il suo sì da ubriaca, non voleva darmi troppe soddisfazioni dicendomi di sì, ma neanche farmi stare male dicendo no. Infilai una sigaretta fra le labbra e la accesi, aspettando che parlasse. Ero così sorpreso che avesse chiamato che non sapevo cosa dire.

“Sono io? Nel sogno, intendo”chiese infine.

“Avrei mai potuto inviarti una canzone in cui non sei protagonista?”

“Ma stai con la bionda ossigenata adesso”. Mi voltai per osservare se dentro la camera ci fosse qualcuno, ma era vuota. Tay doveva già essere scesa a fare il caffè.

“Sì”risposi laconico.

“Turner, davvero … perché?”

“È solo un sogno”

“Beh i sogni significano sempre qualcosa”. Non questa volta, amavo Tay e desideravo stare con lei. Certe volte il mio cervello agiva da solo, dandomi stimoli strani, ma questo non voleva dire nulla.

“A te non capita mai di sognarmi?”domandai.

“Mi capitava … fino a Liam”. Ah già, da quando stava con Liam Gallagher aveva iniziato ad ignorarmi e a godersi la sua vita con il suo caro mancuniano. Ma era solo grazie a questo se ero riuscito a dimenticarmi di lei e ad iniziare una nuova vita con Tay.

It’s harder and harder to get you to listen

More I get through the gears

Incapable of making alright decisions

and having bad ideas

“Ero innamorata di lui, Al. Cazzo, lo sono ancora”

“Beh, mi sembra normale”

“Ci siamo lasciati”. Ecco perché era uscita dalle tenebre e si era fatta sentire. Ecco perché sembrava così ubriaca da aver ingerito litri di vodka.

“Quanto hai bevuto?”. Ridacchiò debole: “E a te cosa importa?”

“Sembri messa male”

“Sto alla grande”

“Perché vi siete lasciati?”

“Perché è grande. Ha figli. E io sono piccola e non voglio queste responsabilità a ventisette anni. E lui non era maturo. Era gentile, amabile, protettivo, ma non maturo. Cristo, perché vengo a dire queste cose a te?”

“Ne hai parlato con Julie?”

“Certo”

“E lei cosa pensa?”

“Che era sbagliato fin dall’inizio”. Ero d’accordo con Julie, lo avevo detto che avrebbe solo sofferto fra le mani di Gallagher, ma lei aveva tagliato i ponti fra noi prima che mi fosse possibile scoprire qualcosa sul suo amante.

“Ti dà fastidio se la canzone finisce nel nostro nuovo album?”chiesi.

“No, se non dà fastidio alla tua ragazza”. Non le dava fastidio perché pensava di essere lei la protagonista del sogno e io non avevo avuto il coraggio di dirle la verità. Questo non cambiava ciò che provavo per lei, avrei pensato a Tay cantando quella canzone, anche se l’ispirazione era venuta da un’altra.

“Ti ho disturbato, vero?”domandò cupa: “Magari stavi dormendo, o eri in giro a divertirti ...”

“Ero sveglio, fra un po’ vado in studio con Miles”

“Salutamelo. Senti, Alex … scusa. Non avrei dovuto chiamarti”

“Sei ubriaca”

“Lo so”biascicò: “Ma tu hai la tua vita e io la mia ...”

“Sei tu che hai voluto che fosse così”. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi farfugliò: “Cosa?”

“Al matrimonio di Matt e B. Mi hai detto che era meglio se avessimo interrotto i contatti fra noi”. Ancora silenzio, di sicuro stava tentando di ricordare cosa fosse successo.

“Pensavo fosse meglio per entrambi”rispose infine: “Tanto comunque non ci sentivamo molto, eravamo entrambi presi dai nostri ...”. Si interruppe e la sentii singhiozzare. Nulla mi faceva più male di quel suono e del sapere che ero lontano chilometri da lei, impossibilitato a farla sentire meglio.

“Passerà”le promisi.

“Davvero?”mormorò: “Perché è da mesi che ci siamo lasciati, ma ogni giorno è peggiore di quello precedente”. So come ci si sente, Amy, lo so perfettamente. “E so che non posso chiamarlo, o dirgli di incontrarci, perché devo dimenticarlo, fra noi è finita, lui ha una famiglia, una nuova carriera di cui occuparsi, io sono solo una bambina stupida che non sa cosa vuole dalla vita. Andiamo, avevo te, Al. Per quattro anni ci siamo amati, giusto?”. Tirai indietro la testa, chiudendo gli occhi e mantenendo la calma: “Giusto”

“E poi è finita, siamo cresciuti, tu da una parte e io dall’altra”. Ma non abbiamo combattuto, Amy, ci siamo separati di fronte alle prime difficoltà. Se davvero ci fossimo amati come dichiaravamo, avremmo combattuto per stare insieme, fregandocene di tutto ciò che ci circondava.

“E nessuno, giuro, nessuno mi ha preso come te”. Forse pensava che questo viaggio nei ricordi non mi facesse male, ma mi stava distruggendo internamente.

“Fino a Liam”mugolò: “Era tutto così perfetto, ero tornata adolescente, non capivo nulla quando mi guardava, saltavo in aria ogni volta che mi arrivavano i suoi messaggi … è finita”

“Mi dispiace”riuscii a dire, non potevo fare l’amico adesso, non poteva pretendere che la consolassi di punto in bianco. Se solo avessi saputo subito cosa stava succedendo nella sua vita, avrei potuto avvisarla e cercare di salvarla dall’ennesima sofferenza. Ma non mi aveva dato modo di conoscere la sua versione con Gallagher, mi aveva bandito dalla sua vita.

And I can’t see you here when I’m high

Sort of feels like I’m running out of time

I haven’t found all I was hoping to find


“E guarda quanto sono stronza a dirti tutte queste cose quando non te ne potrebbe importare di meno”si lamentò: “Sono ubriaca, Alex. Mi dispiace, dovrei spegnere il telefono in queste condizioni, ma non era in programma. Cioè, non avevo programmato di ubriacarmi, l’ho fatto e basta”

“Lo capisco”

“Ma certo che lo capisci, vivi nell’ubriacatura costante”. Riuscii a farmi ridere: “Pensa un po’: qua è mattina e non sono ancora ubriaco”

“È un record!”. Rise sguaiatamente e poi si zittì. Si stava di sicuro pentendo di avermi chiamato e mi avrebbe chiesto scusa altre dieci volte, ma mi aveva fatto piacere sentirla di nuovo, nonostante avesse litri di alcol in corpo e non si sarebbe ricordata nulla il giorno dopo.

“Scusami”disse dispiaciuta: “Non dovevo, ti lascerò in pace”

“Non importa”risposi: “Questa conta per tutte quelle volte che ti ho chiamato ubriaco durante la tregua”

“Allora secondo i miei calcoli potrei chiamarti altre 324 volte, giusto?”

“Esattamente”sorrisi.

“Va bene. Allora scusa ancora. Passa una buona giornata. Ciao”e staccò. La solita Amy. Spensi la sigaretta e tornai dentro, la testa ancora in subbuglio per quello che era appena successo. Era incredibile come riuscisse a scomparire per anni e poi spuntare di nuovo nella mia vita come se nulla fosse, senza rendersi conto del potere che aveva su di me. 

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Capitolo 30
*** Under Cover Of Darkness - Alex ***


Note dell'"autrice": Buonasera! Le note prima del capitolo sono obbligatorie questa volta.
Ho scritto, riscritto, cancellato, ririscritto questi due capitoli, ma non ne sono ancora convinta. Tuttavia, sembra che la storia si stia scrivendo da sola e questo è quello che è uscito dalla mia mente becera. I prossimi due capitoli li posto insieme perché raccontano della stessa esperienza, ho usato la stessa canzone per entrambi (equamente divisa). Ho finito con lo sproloquio, lo giuro, spero che i capitoli vi piacciano! 
Buona lettura!
Padfoot


 

Under Cover of Darkness – Alex

 

Slip back out of whack at your best
It's a nightmare
So I'm joining the army

Non la sentivo da mesi quando sua madre mi chiamò in lacrime, dicendomi che Amy era in ospedale. Non avevo visto la tv, o letto i giornali, o avuto contatti con il mondo esterno quella mattina, quindi ne fui sconvolto. Presi il primo volo da Los Angeles per Londra e fu il peggior viaggio che avessi mai fatto. Non potevo accendere il telefono, quindi non sapevo se c’erano notizie, mi era bastata la voce sconvolta di sua madre e la parola “overdose” per cercare di raggiungerla nel minor tempo possibile.

Le ero stato accanto durante il coma, quando si era svegliata e quando era andata in riabilitazione. Non riuscivo a capacitarmi di come fosse possibile che la mia Amy avesse voluto uccidersi. Solo dopo appresi che la relazione fra lei e Liam era terminata da mesi e che da quel momento aveva iniziato a fare uso di stupefacenti giornalmente. Per questo non si era resa conto di aver ecceduto e aveva rischiato la morte. Se c’era qualcuno che sarebbe potuto morire di overdose ero io, perché erano anni che ero schiavo di sostanze allucinogene, e pensavo di riuscire a moderarmi e di capire i miei limiti. Ma vederla su quel letto di ospedale mi aveva fatto cambiare prospettiva e nei mesi in cui le stavo accanto avevo ridotto le mie dosi, arrivando anche ad azzerarle quando stavo con lei.

Don't go that way
I'll wait for you

Era difficile riconoscerla i primi giorni, i farmaci che le davano la rendevano una bambina curiosa di tutto e logorroica, così lontana dalla mia Amy silenziosa e cinica. Mi dissi che sarei tornato a Los Angeles quando lei sarebbe stata meglio, ma era un processo lungo.

La paura di perderla mi aveva fatto trasferire a Sheffield un’altra volta, a casa dei miei genitori. L’avevo seguita dall’ospedale di Londra alla clinica a Sheffield, fino a quando si era trasferita a Manchester, dai suoi genitori. Avevo comprato una macchina e facevo quel tratto di strada tutti i giorni, per farle visita e per vederla tornare pian piano in sé. Avevo aspettato pazientemente che le nubi svanissero dalla sua mente e che permettessero alla sua vera personalità di uscire fuori.

And I'm tired of all your friends
Listening at your door
I want what's better for you

Molta gente veniva a farle visita, le portava dei regali e si preoccupava della sua salute. Ogni volta che andavo a trovarla non riuscivo a parlarci per più di due minuti, perché una nuova ondata di persone bussava sempre alla sua porta. Ma vedevo che la rallegravano, si stupiva di quanta gente le volesse bene e facesse viaggi intercontinentali per lei. Non avevo permesso a nessun amante del gossip di entrare in quella casa, e la madre di Amy sapeva bene che doveva chiamarmi ogni volta che una nuova persona si presentava alla porta. Molti erano solo sciacalli, si fingevano compagni di avventure pur di entrare e rubare qualche scatto segreto alla cantante suicida, e i genitori di Amy non sapevano distinguerli dagli amici che lei si era fatta in giro per il mondo.

Taylor mi aveva detto che non potevo avere il controllo su tutto e che non spettava a me fare il bodyguard, ma solo io, Chris e Aaron potevamo proteggerla da quella gente. E così lei non mi incolpava di non essere al suo fianco, a Los Angeles, ma aspettava paziente che io tornassi dal mio soggiorno inglese.

So long, my friend and adversary
But I'll wait for you

Amy era passata dall’essere una bambina curiosa e logorroica all’essere una creatura cupa e taciturna. Non appena aveva smesso di prendere i farmaci “correttivi”, aveva anche smesso di parlare. Restava per ore in silenzio, osservando il mondo intorno a sé, senza dire una parola, come se fosse appena atterrata in un mondo nuovo e dovesse ancora imparare il nostro linguaggio. Ma anche in quel caso aspettai che si riprendesse, che trovasse la vera Amy in quel turbinio di depressione in cui era entrata. E ci volle del tempo perché capisse che non poteva farsi travolgere dalla vita, che doveva restare con i piedi ancorati a terra e credere solo in se stessa, senza dare adito a nessuno. Aveva imparato che la vita era dura e che bisognava rialzarsi da soli.

Get dressed, jump out of bed and do it best
Are you okay?

Capii che era guarita quando mi chiese di Taylor e mi supplicò di passare del tempo con lei perché dovevo godere di ogni piccolo momento con la persona che amavo. La versione di Amy che avevo al mio fianco era più matura di quanto io potessi mai aspirare ad essere. Le promisi che avrei fatto tesoro dei minuti passati con Taylor e che non avrei dato per scontato la sua presenza, cosa che purtroppo avevo fatto in questi mesi. E dopo questa promessa, si alzò dal letto e si mise il cappotto, chiedendomi di accompagnarla allo studio. Erano le tre del mattino e avevo passato tutta la serata da lei, così le chiesi se stava bene. Sorrise, dopo mesi in cui aveva tenuto il broncio, e mi disse che non era mai stata meglio. La portai a Sheffield, nello studio, e la vidi armeggiare di nuovo con una chitarra e con un plettro, beandosi di ogni testo geniale che le veniva in mente.

So long, my friend and adversary
I'll wait for you

Il giorno dopo mi accompagnò all’aeroporto e mi strinse in un abbraccio affettuoso, ringraziandomi di aver “sprecato i tuoi mesi con me” e chiedendo scusa per avermi rubato le energie di questi mesi. Le dissi che sarei tornato presto da lei, ma giurò di non volermi più vedere per un bel po’ di tempo, perché doveva imparare a vivere da sola. Rispettai le sue volontà e misi piede sull’aereo che mi avrebbe riportato a casa, da Taylor. Litigammo per vari motivi, ma una volta che fu tra le mie braccia, si calmò e decise di perdonare il mio spirito da crocerossina. Era unica nel suo genere e nel suo abbraccio potevo davvero sentirmi a casa.

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Capitolo 31
*** Under Cover Of Darkness - Amy ***


Under Cover of Darkness – Amy

 

1. 2. 3. 4. Un rumore incessante continuo contro il mio orecchio. Tentai di allungare una mano per spegnerlo, ma non riuscivo a muovermi, ero come immobilizzata. Cercai la via per aprire gli occhi, ma non li trovavo, immobili anche quelli. Sentivo voci indistinte, pizzichi sulla pelle, odore di alcol.

1. 2. 3. 4. Perché quei numeri risuonavano nella mia mente? Vuoto nella testa, dolore pulsante alle tempie, crampi allo stomaco.

1. Avevo diciassette anni, impaurita di essere guidata dal mio cuore. Lui era timido, ma poi si era rivelato sicuro di se stesso quanto bastava per farmi innamorare di lui. Gli occhi grandi, il sorriso sfrontato e la consapevolezza di essere il mio tutto. Il mio piccolo cocky bastard. Rumore sordo, il cuore che si spezzava, due giovani che crescevano prendendo strade diverse.

2. Avevo ventidue anni e nessun ragazzo riusciva a farmi provare emozioni valide, facendomi credere che l’amore fosse una chimera. Poi era arrivato Gary, ragazzo qualunque, ma erano bastati pochi mesi a fargli capire che non potevo essere sempre al suo fianco, così aveva trovato un’altra che gli riscaldasse le coperte, senza essere capace di lasciarmi prima di trovare rifugio in lei. Un altro tonfo, a riprova che non ero un essere meritevole di amore.

3. Se ne era andato perché voleva una pausa, e non sarebbe tornato presto. Ci aveva stretti in un abbraccio prima di tradirci, prima di tradirmi. I giornali pieni delle stesse frasi, io ero solo un’approfittatrice, un’insensibile dittatrice che voleva i soldi solo per sé e il controllo sull’intera band. E il mondo che prima mi amava, ora mi odiava.

4. Mi aveva preso con sé, mostrandomi di nuovo cosa volesse dire vivere per amare. Esisteva solo lui, non sopportavo la sua mancanza, tornavo a fare le follie di un’adolescente innamorata, prendendo un volo intercontinentale solo per vederlo due ore e poi ripartire. Ma era grande, aveva dei figli e una mente non matura quanto la sua età. Mi aveva salvata, ma camminavamo su due sentieri diversi. E per l’ennesima volta, l’ennesima caduta, nonostante ci amassimo. Se non aveva funzionato con lui, non avrebbe funzionato con nessun altro. Ci eravamo divisi, lasciando un vuoto nell’altro.

“Amy”sussurrava qualcuno, ma stavo piangendo e non volevo che qualcuno mi vedesse. Ero davvero così debole? Trovai gli occhi e li aprii. Muri bianchi, lenzuola candide, ago nel braccio. Flebo, letto d’ospedale, medico che si avvicinava concitato.


Mi destai di soprassalto, tirandomi a sedere. Erano le quattro del mattino e ripensavo ancora a quella notte. Mi avevano trovata nel bagno di un hotel, con una dose di pillole e alcol in corpo che avrebbe potuto uccidermi se Chris non avesse sfondato la porta. La corsa in ospedale era stata veloce, riuscivo a capire poco di quello che mi stava succedendo intorno, ma volevo solo riposare. Continuavano a tenermi sveglia, dicendomi di vivere, ma desideravo solo un po’ di pace.

Ero rimasta in coma per settimane, poi mi ero svegliata, con i miei genitori accanto che piangevano e mi ordinavano di non farlo mai più. Ma fare cosa? Ci avevo messo del tempo a capire che non potevo giocare con la mia vita e che avevo bisogno di un aiuto esterno. L’uomo che mi parlava era calmo e paziente, aveva atteso che fossi pronta a parlargli di ogni mio pensiero, senza forzare i tempi.

We got the right to live, fight to use it
Got everything but you can just choose it
I won't just be a puppet on a string

Non potevo più permettere che qualcuno o qualcosa avesse il controllo delle mie azioni, dovevo prendere le redini della mia vita e smetterla di comportarmi come una bambina. Liam si era precipitato in ospedale, dicendomi che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di salvarmi. Gli dissi che mi aveva già salvata e che questa volta mi sarei dovuta rialzare da sola. Non era colpa sua, ero stata una bambina stupida ad aver tentato di terminare il ciclo della mia vita. Rispose che non mi avrebbe lasciata da sola neanche un secondo, ma i miei genitori avevano già trovato una clinica dove rinchiudermi per farmi “rinsavire”. Ci eravamo lasciati un’altra volta, lui diretto verso la sua strada da solista, io diretta verso la vita.

I've been out around this town
Everybody's singing the same song for ten years

I'll wait for you
Will you wait for me too?

Chris e Aaron si erano precipitati in ospedale, mi avevano aiutato mentre ero in clinica e non mi facevano nessun tipo di pressione riguardo la band. Pensavo che quello sarebbe stato un momento difficile per noi, ma scrissi tonnellate di canzoni, alcune belle, altre da cestinare, perché era l’unica cosa a tenermi viva. Avrei scritto un’altra canzone che la gente avrebbe cantato per anni, avrei fatto parlare del mio futuro e non solo del mio passato.

I giornalisti erano sempre nelle vicinanze, in cerca di gossip, ma ero in una fortezza intoccabile e nessuno di loro poteva avvicinarsi a me. Volevo tornare a casa, ma sapevo di dover aspettare la guarigione perché i miei genitori si fidassero di me nuovamente. Mi obbligarono ad andare a vivere con loro, in modo da tenermi sotto controllo e mio padre chiuse con un lucchetto l’armadietto dei liquori. Sorvegliavano ogni persona che entrava e usciva da casa per salutarmi, portarmi qualche regalo, o anche solo farmi sentire umana. Scoprii di avere molti più amici di quanto pensassi, sembrava che si dessero tutti da fare per rallegrarmi la giornata. Quando vidi Julie, prima mi tirò uno schiaffo sonoro, poi mi abbracciò piangente, facendomi giurare che non lo avrei più fatto.

Persino Alex era arrivato da Los Angeles e mi aveva fatto visita in ospedale, in clinica, a casa mia. Era stato l’unico a non avermi detto nulla. Mi era stato accanto, facendomi piangere e sfogare, senza giudicarmi. Il dottore mi avevano dato delle pastiglie per non sentire i crampi allo stomaco: mi davano assuefazione, ma mi facevano anche parlare a sproposito di tutti e ricordai che avevo detto ad Al che quella barba che si era fatto crescere ultimamente lo faceva sembrare un vecchio texano pedofilo. Era scoppiato a ridere e mi aveva accarezzato una guancia, dolcemente. Gli avevo chiesto se stava ancora con Taylor e mi aveva risposto di sì. Allora gli avevo chiesto se l’amava e aveva detto di sì, molto. Gli avevo ordinato di non venire più da me, ma di passare tutto il tempo libero con lei, di godere di ogni momento con la persona che amava. Mi aveva guardato stranito, dicendomi che voleva passare del tempo anche con me, ma insistetti così tanto che accettò il mio consiglio.

So long, my end, the sorry embrace

Lo avevo abbracciato così forte da stritolarlo e gli avevo ripetuto il mantra di passare del tempo con la persona che amava. Poi lo avevo visto partire, e mi ero sentita come ad una fine: iniziava un nuovo capitolo della mia vita, da questo momento mi sarei rialzata da sola e avrei iniziato a combattere. Non avrei dimenticato chi ero stata: la sedicenne entusiasta di qualsiasi aspetto della vita, la ventiquattrenne cinica, la ventottenne depressa. Ero sempre io, varie sfaccettature di Amy Brown, varie fasi della mia vita che avevano creato la donna che ero oggi.

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Capitolo 32
*** Fake Tales of San Francisco ***


Fake Tales of San Francisco – Amy

 

I don't want to hear your
Fake Tales of San Francisco
Echo through the air

Avevo commesso l’errore di accettare l’invito di Alex a casa sua, che condivideva con la ragazza, Taylor. Per fortuna lei oggi non era presente, meglio così, mi sarei tolta l’imbarazzo di conoscerla. Per quello che mi aveva raccontato Miles, lei sembrava davvero fuori di testa, e piaceva un sacco ad Alex. Fissai la porta d’entrata e puntai il dito contro il campanello. Da quando io e Al ci vedevamo l’una a casa dell’altro? L’ultima volta che ci eravamo visti ero ancora imbottita di farmaci dopo la riabilitazione e avevo vaghi ricordi di quel periodo. Tuttavia mi sembrava strano essere qui in questo preciso momento, nella sua casa a Los Angeles, così diversa da Sheffield. Si era trasferito qui per Arielle e poi ci era rimasto con Taylor. Io non avrei abbandonato Manchester per nulla al mondo, non solo perché le mie origini appartenevano a quel luogo, ma perché solo lì riuscivo a sentirmi una persona vera e non un manichino nelle mani del mondo mediatico. Los Angeles era così finta, pronta a inglobarti nella sua vita fatta di feste, droga e alcol. Non che a Manchester ciò non esistesse, anzi, nei sobborghi eravamo conosciuti per essere i peggiori abitanti del mondo. È solo che LA non aveva quell’odore di muschio e quella nebbia che mi facevano sentire in vita. Mi costrinsi a suonare il campanello e dopo poco Alex mi aprì. Indossava dei pantaloni di uno smoking grigi, una camicia bianca aperta sul petto e delle scarpe di classe. Aveva una barba poco folta e capelli lunghi e in disordine che gli davano l’aria da barbone. Non riconoscevo neanche più una certa luce negli occhi, sembrava come addormentato.

“Alex?”chiamai come per accertarmi che fosse lui e non un sosia. Mi fece accomodare su un divano in pelle, l’unico oggetto nella casa che non fosse ricoperto di roba. C’erano vestiti gettati su ogni mobile, sigarette schiacciate sul tavolo e bottiglie di alcol vuote.

“Come stai?”chiese posizionandosi di fronte al computer.

“Io bene”mentii: “E tu?”

“Benissimo”. Non sembrava proprio.

“La casa è … vissuta”. Sorrise sardonico e e azionò lo stereo. Partì una musica strana, tipo trance, con lui che ripeteva sempre la solita frase: voleva stare con una certa ragazza. Tentai di ascoltarla tutta, ma era impossibile. Questa non poteva essere la nuova versione di Alex Turner. La mia faccia probabilmente assunse una smorfia così disgustata che Alex chiese: “Perché quella faccia? Non ti piace?”. Era un obbrobrio. Era ciò che mi potevo aspettare da un drogato che aveva appena scoperto cos’era un drum pad.

“L’hai … creata … tu?”chiesi senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi.

“Già!”rispose soddisfatto. E d’un tratto tornai al passato, alla birra bevuta nei bicchieri di carta e ai pomeriggi nello studio a Sheffield. Tornai a quei momenti felici, in cui riusciva a tirare fuori dei testi geniali dal nulla. “Cosa ne pensi?”

“Ah … ehm”continuavo a mormorare, incerta se dirgli o no la verità. Sembrava non riuscisse a stare in piedi, lo vedevo abbastanza debole, non poteva reggere il mio cinismo. Si alzò di colpo per spegnere lo stereo e solo allora notai il tatuaggio sul braccio. Taylor. Sbiancai e mi dovetti appoggiare allo schienale del divano per evitare di svenire. Aveva tatuato il suo nome sulla pelle. Dopo solo un anno e mezzo di relazione aveva tatuato il suo nome.

“Allora è seria”commentai. Seguì la linea del mio sguardo e annuì: “Già”

“Lei ha a che fare con tutto questo?”domandai indicando la situazione in cui stava vivendo.

“Tutto questo cosa?”. Boccheggiai, incapace di parlare, come poteva non rendersi conto di vivere in un porcile? Infilò le mani in tasca e chiese semplicemente: “Cosa ne pensi della canzone?”

“È orrenda”

“Pensavo che almeno tu avresti capito”farfugliò.

“Capito cosa? Sembra che tu l’abbia scritta da ubriaco in cinque minuti. E quel testo orrifico cos’era? Tu che vuoi stare con una ragazza? E basta, ripeti solo questa frase! E vivi nel totale caos, hai uno sguardo spento ...”

“Wow, oggi sei davvero in vena di dare giudizi”

“Sono solo preoccupata”

“Sembri mia madre”rispose in tono accusatorio. Okay, forse dovevo abbassare i toni della conversazione, non ero sua madre, non ero nessuno in realtà per dirgli cosa fare nella vita. Ma questo uomo davanti a me non era il mio Alex e ciò mi mandava davvero fuori di testa.

“Okay, hai ragione, scusa”misi le mani avanti: “Volevi un mio parere sulla canzone e solo su quella: non mi piace”

“La musica o il testo?”. Lo osservai sconvolta, incapace di credere alle mie orecchie: “Tutto”. Annuì, come per darsi forza da solo. Aveva davvero creduto che quella sottospecie di musica mi sarebbe potuta piacere?

“Forse perché è la prima canzone d’amore che non dedico a te”. Ah, certo, secondo lui non ero fan degli Arctic, ma solo fan delle canzoni degli Arctic che lui aveva dedicato a me. Che faccia tosta.

“Non è la prima, ci sono decine di canzoni che hai dedicato ad altre”risposi stizzita: “Migliori di questa”.

Yeah she's dashing for the exit
Oh she's running to the streets outside
"Oh you've saved me" she screams down the line
"The band were fucking wank
And I'm not having a nice time"

“Che ti sta succedendo, Al?”. Mi fissò come se gli avessi chiesto il prezzo al chilo del merluzzo al mercato di Sheffield.

“Questi … smoking”dissi indicando i suoi pantaloni: “La barba, il tatuaggio, la musica …”

“Sono cresciuto”

“No, sei cambiato”

“Ed è negativo?”

“Non sempre, ma questa volta sì”dissi fin troppo sincera: “Dove sono i tuoi testi geniali? Dove sono gli assoli di chitarra che il pubblico canta? Dov’è finito l’Alex che non ha bisogno di ubriacarsi per scrivere bene?”

“A Taylor piace”rispose come unica giustificazione. La situazione era più tragica del previsto. Non si stava più impegnando a fare musica solo perché alla sua ragazza piacevano questi testi banali e queste instrumental incolore. Pensavo facesse musica perché era appassionato di accordi e armonie, non perché voleva fare un piacere a qualcuno. La musica per noi non era mai stata un mestiere, ma una passione.

Yeah but his bird said it's amazing, though
So all that's left
Is the proof that love's not only blind but deaf

Sorrisi cinica: “Fantastico. E perché io sono qui, allora?”

“Perché volevo un tuo parere, ma sei stata parecchio acida”. Non aveva tutti i torti, avevo avuto una reazione esagerata e non capivo bene neanche io il perché. Sapevo solo che vederlo in quello stato mi mandava in fumo il cervello.

“Bene, allora vado. Ci vediamo”mi diressi verso la porta e la sbattei furiosa uscendo. Mi ero comportata molto male, ma anche lui mi aveva lanciato delle frecciatine non da poco. Pensava che la canzone non mi piacesse solo perché l’aveva dedicata a Taylor? Cazzate. Avevo amato Arabella nonostante fosse dedicata alla sua fiamma del momento. All’improvviso mi fermai accanto alla macchina, con le chiavi in mano. Forse era questa la differenza: nessuna sua canzone dedicata ad un’altra mi aveva dato fastidio perché non credevo che lui potesse avere un futuro con lei. Ma con Taylor era diverso, aveva tatuato il suo nome sulla pelle. Per quanto avessi potuto amare nella mia vita, non mi era mai venuto in mente di tatuarmi il nome della persona sul mio braccio. Avevo bisogno di calmarmi, non potevo permettermi di reagire così, ormai avevo poco a che fare con la sua vita. Mi era stato vicino nei mesi passati, come qualsiasi amico avrebbe fatto, ed ero così stordita da ciò che mi era successo da non rendermi conto di chi era diventato. Gli sarei stata sempre vicino, ci sarei sempre stata per lui nel momento del bisogno. Ma non avevo più a che fare con le scelte della sua vita e dovevo accettarlo. Salii in macchina e partii per andare a casa e dallo shuffle partì “Fake Tales of San Francisco”. Iniziavo a pensare che la mia vita intera fosse una coincidenza. Una fottuta stramaledetta coincidenza.

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Capitolo 33
*** That's Where You're Wrong ***


That’s Where You’re Wrong – Alex

 

Indossai uno smoking che Amy tanto odiava, lasciai i capelli spettinati e la barba incolta. Avevo fatto finta che non mi interessasse nulla del suo parere, ma non dormivo da giorni: la regina delle paranoie era riuscita a rendermi suo schiavo. Mi stavo fissando allo specchio da minuti, quando Taylor spuntò dalla porta e allungò le sue braccia verso di me: “Amore”

“Ehi”mi voltai e mi lasciai abbracciare, lasciandole un bacio sulla fronte: “Vado da Matt”

“Stai un po’ con me ...”

“Più tardi, ho delle cose da risolvere”. Scesi in sala e cercai le chiavi della macchina, invano. Ogni volta che la prestavo a Tay, mi ci volevano ore per ritrovarle: “Piccola, devo uscire. Per caso hai visto le mie chiavi?”. Rise in maniera infantile: “Dammi un bacio e te lo dico”. Quegli scherzi che una volta mi facevano piacere, questa mattina mi urtavano i nervi, ma davo la colpa alla mancanza di sonno. Le stampai un bacio sulla bocca e lei mi fissò stranita: “Cos’era quello?”

“Devo scappare”

“Neanche dei bimbi si baciano così, amoruccio ...”

“Tay”dissi risoluto: “Devo andare da Matt, è super impegnato in questo periodo e ho pochi minuti da passare con lui”

“Mi tradisci, per caso?”chiese divertita. No, ma ti prego sta zitta e fammi uscire di casa. Scossi la testa: “Non lo farei mai. Ora, ti prego, dammi le chiavi”. Il sorriso scomparve dal suo viso e tornò su in camera. Se si fosse messa a fare i capricci sarei stato pronto ad andare a casa Helders a piedi, ero stufo di quella situazione. Poco dopo scese con le chiavi in mano, ma lo sguardo duro.

“Che c’è?”mi sentii chiedere, anche se non mi importava. Ognuno aveva i propri problemi personali o le proprie crisi, prendersela così per un bacio mi sembrava esagerato.

“È da quando è venuta lei a casa che ti comporti in modo strano”

“È solo una tua impressione ...”

“Non prendermi per il culo!”mi interruppe: “Non sono stupida”. Mi rigirai le chiavi fra le dita, ponderando bene le parole che avrei dovuto usare: “Lo so. Mi dispiace, ma non riesco a dormire”

“Cosa ti ha detto?”

“Nulla, abbiamo solo parlato di musica”

“E il suo parere è così importante per te?”

“Sì”ammisi sincero.

“Più del mio?”. Sì, più del tuo, perché mastichiamo musica da un decennio, mentre tu sei così innamorata di me da non capire la differenza fra un brano bello e uno brutto. Ti basta che io dedichi delle canzoni a te, mia musa, il testo e gli accordi non contano. Allungai una mano verso di lei, ma tenne il broncio, ignorandomi.

“È un parere musicale”

“Non ti credo”

“Tay”

“Vai da Matt”

“Tay”la chiamai ancora, con sguardo supplichevole. Sbuffò e mi prese la mano, girando in una piroetta e finendo stretta al mio petto: “Non lasciarmi, Alexander David”. Per non lasciarti dovrei cambiarti totalmente, Taylor, e non saresti più tu. Ero così innamorato di lei prima che tutto il caos di Amy avesse luogo. Pensavo davvero che io e lei fossimo fatti l’uno per l’altra. Ma vivere a Sheffield con Miss Brown per un periodo mi aveva fatto cambiare prospettiva.

“Tieniti pronta, ti porto fuori a pranzo, okay?”. Annuì e le diedi un altro bacio sulla fronte: “A dopo”. Uscii senza guardarmi indietro, per paura di vedere le sue lacrime. Non volevo farla piangere, non meritava tutto questo. Accesi la macchina e sfrecciai verso casa Helders.

A pussyfooting setting sun
Make a wish that weighs a ton
There are no handles for you to hold
And no understanding where it goes

Indossava un abito a righe bianche e nere, stretto in vita e dalla gonna larga. Aveva le spalle coperte da un cardigan grigio chiaro, troppo largo per la sua figura esile, che continuava a scivolarle giù dal braccio sinistro. Teneva le gambe incrociate e sorrideva euforica ad Amelia Darling Helders, seduta accanto a lei sul prato. Stavano colorando insieme, canticchiando una filastrocca. Qualche volta la bimba alzava lo sguardo su Amy e rideva felice, come se non potesse chiedere altro dalla vita e potevo capirla. Era davvero raro avere le attenzioni di Amy Brown tutte per sé, senza che nessun telefono suonasse o senza che il suo agente venisse a interromperla. E quando trovava del tempo da dedicarti, sapevi di essere davvero speciale per lei. Vederla così spensierata e felice mi ricordava il passato e mi fece dimenticare tutto il rancore che avevo provato in questi giorni.

She looks as if she's blowing a kiss at me
And suddenly the sky is a scissor
Sitting on the floor with a tambourine
Crushing up a bundle of love

Alzò lo sguardo e mi vide al di là del cancello. Quegli occhi così grandi e sinceri, che prima erano l’unico luogo in cui mi sentivo a casa, riuscivano adesso a farmi sentire fuori posto. Mossi la mano a mo’ di saluto, e lei sorrise mesta, sembrava imbarazzata. Breana uscì dalla porta di casa appena in tempo e mi venne incontro: “Al! Che ci fai qui?”. Lo aprì e non appena Darling mi notò, mi corse incontro. La presi in braccio e la alzai sopra la mia testa: “Ehi, piccola Helders!”. Spalancò gli occhi vivaci e guardò per terra, stupita di essere così tanto in alto.

“Matt non c’è, è uscito poco fa ...”. Darling rideva divertita fra le mie braccia, mostrando i dentini mancanti.

“Tranquilla, posso tornare più tardi”dissi a Breana.

“Mi dispiace, ma con questa storia di Iggy ha un sacco da fare ...”

“Lo capisco”. Mi inginocchiai lentamente, lasciando che Darling corresse di nuovo da Amy, pronta a farsi abbracciare anche da lei.

“Vuoi entrare?”chiese Breana, probabilmente aveva già saputo tutto della lite di qualche giorno fa.

“No, io … torno dopo”risposi, ma restai fermo a guardare Amy mentre si faceva spettinare dalla piccola Helders. La felicità di qualche istante prima era scomparsa, ora sembrava indossare un sorriso finto.

“Amelia avrebbe proprio bisogno di un riposino”disse ancora Breana. La osservai cupo e lei capì subito. Avanzò verso la figlia, la prese in braccio delicatamente e danzò con lei, senza farle capire che stavano andando a fare il temuto riposino. La piccola Helders era un uragano, voleva sempre ballare e saltare ed era difficile convincerla a dormire. Ma Breana ci riusciva sempre, danzando lentamente e cantando dolcemente aveva trovato il giusto modo per farla calmare. Se solo ci fossi riuscito anche io con la grande Amy. Camminai lentamente verso di lei, come se ogni passo fosse un avvicinamento al patibolo. Mi fece segno di sedersi accanto a lei ed obbedii.

Don't take it so personally
You're not the only one,
That time has got it in for honey

That's where you're wrong

“Scusa per l’altro giorno, sono stata davvero cattiva”disse subito, prendendomi in contropiede. Non pensavo fosse così disposta a scusarsi senza farmi prima sentire in colpa per qualcosa, di solito era questo l’iter dei nostri litigi.

“Anche io non sono stato gentile con te”

“Seppelliamo l’ascia di guerra”. Ma non sembrava felice, c’era qualcosa che la turbava, il suo sguardo era tetro.

“Cos’è cambiato?”chiesi gentilmente. Sbuffò divertita: “Non lo so”

“Fino a qualche mese andavamo d’accordo”

“Sì, ma ero sotto effetto di farmaci”scherzò. Sorrisi debolmente, ma il mio sguardo serio non la abbandonava. Stirò le braccia e mormorò cupa: “Credo di essere io il problema”

“Va tutto bene?”

“Alla grande”mentì: “Non capisco cosa mi frulla per la testa e mi sto comportando male con tutti, ma passerà. Ne sono sicura”. Allungai una mano verso la sua e la accarezzai con dolcezza.

“Perché non me ne hai parlato?”domandai. Osservò il cielo, in cerca di una risposta: “Non volevo parlarne”. Era di sicuro la conversazione più criptica che avessimo mai avuto. Stavamo parlando di un problema, ma non avevamo ancora capito quale fosse.

“Sto continuando a cambiare”confessò: “O a maturare, decidi tu il termine giusto. E ogni nuova versione di Amy non mi piace. Ma purtroppo sono fatta così”. Sbuffò, come per cancellare la tristezza che aveva creato: “Scusa, divento sempre più pesante. Cambiamo argomento”

“Ti fa davvero così schifo la canzone?”

“Al”bisbigliò: “Ti prego, ne abbiamo già parlato”

“Va bene, ci sta. Ma non voglio perdere la mia vena poetica e in quest’ultimo periodo ho avuto poche fonti di ispirazione”. Sorrise beffarda: “Taylor dovrebbe essere la tua maggiore fonte di ispirazione”. Ecco una frecciatina, ma praticamente gliela avevo servita su un piatto d’argento.

“Lo è, ma non più come una volta”ammisi: “L’unica cosa che voglio cantarle è che spero di passare l’eternità con lei”. Probabilmente stava pensando a dieci battute ciniche, una più cattiva dell’altra, ma non voleva peggiorare le cose fra di noi quindi non rispose. Guardammo entrambi le nostre mani, solo in quel momento mi resi conto dell’imbarazzo che avevo creato. Purtroppo quando ero con lei non riuscivo a gestire le cose da dire e quelle da tacere. All’improvviso si alzò e si lisciò l’abito: “Bene, io vado”

“Ma Breana…”

“Torno più tardi, di sicuro sarà a letto con la piccola”. Mi alzai anche io, seguendola verso l’uscita. Era assorta nei suoi pensieri e non sembrava far caso alla mia presenza, era tornata in quel mondo che mi aveva nascosto per anni.

“Vuoi un passaggio?”

“Oh no, grazie”esclamò ritornando coi piedi per terra: “Vado a piedi”

“Tutto bene?”

“Sì”mentì ancora: “Alla grande”. Avevo solo voglia di abbracciarla e di dirle che tutto sarebbe andato per il meglio, ma sembrava volermi convincere che andasse tutto “alla grande”. Le accarezzai il viso con la punta delle dita, per paura che potesse sgretolarsi se avessi osato toccarla di più. Dava l’idea di essere forte, ma solo adesso riuscivo a vedere quanto era debole. Sentii un brivido sulla pelle e i polpastrelli pizzicare, chissà se anche lei provava le stesse sensazioni. Non se ne accorse. Mi fissava, ma sembrava non vedermi veramente.

“Se resti nei paraggi, magari ci vediamo. E ti porto in studio, chissà che io possa trovare un po’ di ispirazione”proposi. Annuì molto lentamente: “Ehm … okay”. Mi regalò un sorriso veloce e poi andò via, senza mai guardarsi indietro. Lei e la sua dannata abitudine di non voler mostrare ciò che provava veramente.

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Capitolo 34
*** The Hellcat Spangled Shalalala ***


The Hellcat Spangled Shalalala – Amy

 

Julie mi osservava criptica, non si fidava dei miei continui “Sto bene, va tutto bene, alla grande”, preferiva farmi l’interrogatorio di terzo grado ogni volta che mi vedeva. Cercai di rassicurarla, ma non cambiava idea, e mi stava intristendo. Eravamo in un pub a Manchester, io e lei da sole, per parlare di qualsiasi cosa, ma a quanto pare era una sua seduta alla quale non volevo partecipare.

“Da quanto non senti Liam?”mi chiese indagatrice.

“Sette mesi”

“E Alex?”

“Tre mesi”. Annuì pensierosa, sapevo già cosa stava pensando, ma non glielo dissi.

“L’ultima cosa che ti ha detto Alex?”

“Che mi avrebbe portata in studio con lui per registrare”

“A Sheffield?”

“Yep”. Altro silenzio, stava preparando la sua diagnosi.

“E Liam?”. Deglutii e rimasi zitta, fissando la mia bottiglia di birra. Liam era ancora un tasto dolente e superare quello che c’era stato fra di noi non era stato semplice. Avevo passato dei mesi d’inferno senza lui al mio fianco ed ero arrivata alla conclusione che non ero fatta per stare con nessuno, dovevo farci l’abitudine.

“Mi ha detto di chiamarlo quando mi va di farlo”

“Che cazzo vuol dire?”

“Che devo smetterla di trattenermi e fare quello che voglio nella vita”

“E perché non lo fai?”

“Perché sono stufa di mettermi in gioco e restare sempre delusa”terminai la birra: “E comunque, ho deciso mesi fa che avrei passato del tempo da sola, single e felice, ricordi?”

“Sì, tipo otto mesi fa, direi che è il caso di smetterla con questa storia”. La osservai scioccata: “Intanto sono stati otto mesi fantastici, senza nessun tipo di preoccupazione o problema. Hai finito la seduta terapeutica adesso?”.

Just when things are getting complicated in the eye of the storm
She flicks a red hot revelation off the tip of her tongue

“Se Liam venisse qui a chiederti di rimetterti con lui, cosa diresti?”

“No”risposi subito: “Gli voglio ancora molto bene, ma no”

“Perché?”

“Da quando sono single me la passo benissimo, non sono mai stata così bene in vita mia”

“Balle”mi interruppe: “È vero che è bello stare da soli, ma è passato più di un anno, fra tentato suicidio e riabilitazione ...”

“E sto molto meglio adesso!”

“Non dico che devi sposarti e avere figli, ma condividere la tua giornata con qualcuno! Senza impegno”

“Se capiterà bene, se no pace. Sto ancora imparando a conoscere me stessa”confessai. Sospirò, aveva la stessa espressione preoccupata di mia madre: “Va bene, come vuoi. Ma seriamente, perché non torneresti con Liam?”

“Sei ossessionata!”

“Ehi, stai partecipando ad una seduta gratis da una psicologa”si indicò fieramente: “Cosa vuoi di più dalla vita?”

“Parlare con la mia migliore amica, Julie, non con la sua versione di laureanda”. Ma il suo sguardo era irremovibile, così rinunciai a combattere contro quel mostro di psicologa e sussurrai: “Ha dei figli, ma non è abbastanza maturo. È generoso, gentile e se ti ama ti dà il mondo. Ma litigavamo spesso nell’ultimo periodo e la situazione stava diventando insopportabile”

“E se te lo chiedesse Alex?”. Cosa c’entrava Alex? Alzai un sopracciglio con fare cinico, mi rifiutavo di rispondere a quella domanda trabocchetto. Incrociò le braccia al petto, tirando indietro le spalle.

“No, assolutamente no”dissi infine: “Sta con Taylor ed è felice così”

“Ma tu, lo vorresti?”

“Non con questa versione di Alex vecchio decrepito che fuma sigari come mio nonno ...”

“Ma se arrivasse l’Alex giovane?”. Scoppiai a ridere, divertita dalla sua domanda impossibile: “Se arrivasse l’Alex taciturno e pensieroso di vent’anni, con le rime giuste mi conquisterebbe in dieci minuti”.

Home sweet home, home sweet home, home sweet booby trap
I took the batteries out my mysticism and put 'em in my thinking cap

“Ma ora basta parlare di me”chiesi: “Come stai?”

“Bene, mi sto vedendo con un tipo ...”

“Incredibile!”esclamai felice: “Hai monopolizzato tutta la sera l’attenzione su di me, quando eri tu ad avere vere notizie succose! Racconta!”

“Ma niente, ci sono uscita qualche volta … e potrei innamorarmene, ha i connotati giusti. Certo, sarebbe fantastico se Helders non continuasse a inviarmi foto di lui nudo in viaggio con Iggy”

“Certe volte è proprio scemo”ammisi.

“Già, ma Pete è simpatico. E bello. Molto bello”aggiunse con gli occhi lucidi. Finalmente c’era uno spiraglio di speranza, ce l’avrebbe fatta a dimenticarsi di Matt prima o poi.

“Ed è intelligente!”strepitò come una bambina di fronte a un pacco di caramelle: “Non sai quanto, parliamo un sacco di qualsiasi argomento, con lui non mi stufo mai!”

“Buttati, Juls, mi raccomando”ordinai: “Non fartelo scappare”

“Tu avvisa Matt di smetterla di inviarmi fotografie imbarazzanti”

“Sarà fatto”. Il sorriso della mia migliore amica non durò molto: “Quanto resterai qui?”

“Qualche mese, andrò in giornata a registrare a Sheffield, ma poi tornerò qui”

“Ti manca Manchester?”

“Come l’aria”. Ormai ero tornata a casa da quasi un anno e mi ero abituata all’aria fredda che penetrava il cappotto, alla neve che scendeva incessantemente e alla pace dei sensi. Sarebbe stato difficile tornare a viaggiare in giro per il mondo, senza mai fermarsi e cantare ogni sera per mesi. Molte volte nelle ultime settimane avevo pensato di chiudere la mia carriera e cercare lavoro in un negozio di CD, ma qualcosa mi aveva sempre trattenuto. In fondo, nonostante casa mi mancasse, il sentimento che amavo di più al mondo era quello che provavo quando tornavo a Machester dopo un tour di sei mesi: quella sensazione a metà fra nostalgia e pura gioia era tutto ciò che mi teneva ancorata al mio lavoro.

“Forse farò un master alla Sorbonne”buttò Julie, come se stesse elencando la lista della spesa. La osservai sconvolta: “Stai scherzando?”. Fece una smorfia, quasi scusandosi per non avermelo detto prima: “Togli il forse, parto domani”

“COSA?”. I miei occhi si bagnarono subito di lacrime gioiose e tristi allo stesso tempo. Gioiose perché significava che si stava realizzando nel lavoro che aveva sempre voluto fare. Tristi perché non l’avrei avuta accanto a me in questi mesi. La abbracciai di slancio e le augurai tutta la fortuna che si meritava.

“E dai, prima o poi tornerò”mi staccò da lei perché tutto quell’affetto la stava facendo piangere e mi puntò un dito contro: “Devi scrivermi ogni giorno e non devi impazzire, intesi?”

“Sì, comandante!”

“Non prendermi in giro”si asciugò una lacrima solitaria dalla guancia: “Non fare cazzate, Ams”

“Te lo prometto. Sono tornata qui apposta! Mi sto riprendendo lentamente e non vedo l’ora di scrivere nuova musica”.

And did you ever get the feeling
That these are things she’s said before

D’un tratto dalle casse uscii un suono familiare. Anche qui no, per favore, non nel mio pub preferito. Julie scoppiò a ridere: “Non ci credo, ti prego dimmi che sta succedendo veramente!”. For what it’s worth suonava al massimo del volume e le teste dei mancuniani seguivano il ritmo, esattamente come il mio povero e debole cuore.

“C’è un posto in più alla Sorbonne?”le domandai: “Posso farti da cameriera personale se vuoi!”

“Ti prego, Ams, la tua vita è uno scherzo! Oh, adoro questa piccola cittadina!”

“Lo so, non ricordarmelo”. Scosse la testa e bevve l’ultimo sorso di soda: “Se fossimo ancora giovani ti direi di alleviare il dolore con l’alcol, ma non so quanto tu possa reggere”. Il telefono squillò e pregai fosse qualcuno di normale, qualcuno che non avesse nulla a che fare con la mia vita sentimentale. Lo mostrai a Julie senza controllare chi fosse, osservai solo la sua faccia che si colorò di rosso e fu accompagnata da altre grasse risate.

“Dopo questa ti faccio venire di sicuro con me! Oddio, mi mancherà tutto questo”

“Devo rispondere o no?”le chiesi.

“Non vuoi neanche sapere chi è?”

“Mi fido di te”. Mi osservò facendo gli occhi dolci: “Che cara che sei. Rispondi”. Premetti sul tasto verde e portai il telefono all’orecchio: “Sì?”

“Ehilà”. Osservai cinica la mia migliore amica, mimandole un vaffanculo con le labbra. Era l’ultima voce che avevo bisogno di sentire nella mia corsa alle Olimpiadi del “sto bene, va tutto bene, alla grande”.

“È da tanto che non ci sentiamo”continuò con voce annoiata, come se non avesse pensato di chiamarmi nelle ultime settimane, come se il suo dito si fosse casualmente posato sul mio nome mentre osservava la rubrica.

“Già, sono stata super impegnata ...”. Silenzio, imbarazzante e sterile silenzio.

“È la sua nuova canzone quella che sento in sottofondo?”

“Sì, sono in un pub con Juls, parte domani e volevamo salutarci ...”

“Sei a Manchester?”

“Esatto”. The first bird to fly gets all the arrows, let’s leave the past behind with all our sorrows, I’ll build a bridge between us and I’ll swallow my pride. Liam aveva davvero fatto un buon lavoro con questa canzone.

“Domani sono in zona”

“Sei a Sheffield?”domandai stupita. Julie sgranò gli occhi sconvolta e mimò un bacio, divertendosi del casino in cui ero impigliata.

“Sì, avevo voglia di tornare a casa”

“Wow”. Julie mi fece segno di parlare, ma scossi la testa. Mi tirò un debole pugno sulla spalla e sbuffai: “Se vuoi, noi … possiamo vederci?”. Non appena lo dissi, mi presi la testa fra le mani maledendomi, che caspita mi era preso? Non era il caso di vederci e complicare le cose fra noi!

“Certo, passo a prenderti domani sera”. Dove, come, quando? Chi? Lui da solo? E dove saremmo andati? Non capivo, ma non avevo i neuroni pronti, quindi mormorai soltanto: “Oh … okay”

“A domani, Brown” e staccò, senza lasciarmi indizi su dove fossimo andati. Avrei dovuto aspettarlo a casa mia a Manchester o allo studio a Sheffield? O davanti all’appartamento che Chris e Aaron avevano affittato a Sheffield? O davanti casa sua? Ma poi, abitava ancora con i suoi? Che confusione!

“Credo di volerti uccidere”dissi a Julie.

“Ti mancherò un sacco!”.

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Capitolo 35
*** Piledriver Waltz ***


Piledriver Waltz – Amy

I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop
And did a swap for the sand in an hourglass
I heard an unhappy ending, it sort of sounds like you leaving
I heard the piledriver waltz, it woke me up this morning

Mi aveva portata su una spiaggia, con alcol e chitarra. Non venivamo qui da almeno 10 anni, ovvero da quando eravamo diventati famosi e per noi era un inferno frequentare luoghi pubblici. La prima (e unica) volta che mi aveva portata qui era stata una delle nostre prime uscite insieme, quando ancora non capivamo se stavamo davvero insieme o no. Eravamo con un gruppo di amici, ci godevamo l’estate, il sole e la gioventù, come se nulla potesse scalfirci. La ricordavo come una delle migliori giornate mai passate con lui. Ma questa sera no. Era inverno, due gradi sotto zero e solo ad Alex Turner poteva venire in mente di stare su una spiaggia. Mi lanciò una coperta e, dopo essermi stretta dentro a mo’ di involtino, gli regalai uno sguardo cinico: “Che gentilezza”

“Ringrazia che l’abbia portata anche per te”

“Già, grazie davvero”. Sorrise, divertito dal mio sarcasmo acido: “Tutto bene?”

“Insomma, è il 13 novembre e siamo in una spiaggia, fa molto freddo e sono una delle persone più freddolose del mondo ...”

“Ho sbagliato a portarti qui?”

“Credo di aver sbagliato io ad accettare il tuo invito”ammisi, ma non la prese sul personale. Si sedette accanto a me e mi ricoprì con un’altra coperta. Ora sì che stavo meglio, la temperatura del mio corpo stava salendo.

“Tecnicamente sei tu ad aver chiesto se mi andava di vederti”

“Perché è da tanto che non ci sentiamo”dissi subito.

“Eppure sono stato io a chiamare”

“Ho la leggera paranoia di pensare di stare sul culo a tutti”spiegai sincera: “E tendo a non chiamare le persone per chiedere incontri o altro. Se loro mi vogliono incontrare bene, se no non se ne fa niente”. Aprì la bocca, probabilmente per dire qualcosa di stupido, ma poi sorrise.

“Che c’è?”chiesi irritata.

“Nulla”

“Stavi per fare una delle tue solite battutine sulle mie paranoie”

“Assolutamente no”mentì. Alzai gli occhi al cielo, osservando le onde del mare avvicinarsi sempre di più ai nostri piedi.

“Dove pensavi che ti portassi?”chiese brandendo la chitarra e lasciando che le sue dita pizzicassero delicatamente le corde. Non potevo non osservarlo come si osserva un cioccolataio che spalma una lucida e liscia colata di glassa al cioccolato su una torta. Okay, dovevo calmarmi.

“In studio”risposi sincera: “Avevi detto di aver bisogno di ispirazione”

“Già e di solito stiamo sempre lì”commentò.

“Beh, è lì che si va per registrare, no?”

“Ma l’ispirazione la si può trovare ovunque”

“Sai che mi sta venendo proprio adesso l’idea per un brano? Si chiama: Come Alex Turner ha tentato di uccidermi assiderandomi”. Scoppiò a ridere e ribatté: “Io l’avrei chiamata: Come Alex Turner ha tentato di rendermi immortale congelandomi nel tempo”. Sì, era un poeta. Annuii: “Okay, allora trova una melodia”. Giocò con la chitarra e iniziò ad inventarsi il testo della canzone sulla mia morte per assideramento ed era una delle cose più belle che avessi sentito negli ultimi mesi.

“Sei uno stupido”

“Era così brutta?”

“Era bellissima!”esclamai: “E l’hai inventata adesso, su due piedi!”

“Te l’ho detto che la spiaggia mi ispira”

“Ti toccherà venire qui ogni giorno se vuoi scrivere un album degno delle scimmie”

“Sai, questa politica del dire sempre ciò che pensi fa un po’ male”. Sorrisi e gli passai la coperta: “Su, o ti verrà la polmonite”.

You look like you've been for breakfast at the heartbreak hotel
And sat in the back booth by the pamphlets
And the literature on how to lose
Your waitress was miserable and so was your food
If you're gonna try and walk on water
Make sure you wear your comfortable shoes

Se guardavo con attenzione la spiaggia, potevo quasi vedere le nostre vecchie impronte, potevo quasi sentire le sue mani sui miei fianchi, il suo sguardo intelligente coperto dal ciuffo e la sua risata bassa e timida. Se chiudevo gli occhi, l’Alex a cui non importava nulla compariva nella mia memoria, prendendo in giro le grandi rockstar che si credevano degli dei scesi in terra e dicendomi che a lui importava solo della musica.

“A che pensi?”chiese sommessamente. A te, Al, a come sei cambiato, a come mi sento in imbarazzo con questa tua versione. Feci spallucce, preferendo non rispondere.

“L’ultima volta che siamo stati qui era un po’ diverso”ricordò.

“Era estate”. Sorrise scuotendo la testa, sapeva che non gli avrei mai perdonato questa uscita invernale su una dannata spiaggia.

“Eravamo giovani”continuò.

“Lo siamo ancora”

“Parla per te, il prossimo anno ne compio 32”

“Sei ancora giovane, Alex”. Batté la mano sulla cassa e iniziò una melodia. La conoscevo fin troppo bene, era stata la colonna sonora dei miei pianti 7 anni fa.

“Era la metafora della nostra storia, vero?”chiesi fin troppo sinceramente. Annuì, continuando a suonarla. L’imbarazzo stava crescendo, ma la mia curiosità era troppa per starmene zitta.

“Io ero stata all’hotel dei cuori spezzati perché avevo spezzato tanti cuori, compreso il mio?”. Annuì senza guardarmi, senza dire una parola, continuando a far risuonare quella melodia nel silenzio della notte. “E pensi che io abbia studiato sui libri per lasciarti? Pensi che sia stata una decisione che ponderavo da mesi?”. Solita risposta.

“È vero”ammisi: “Lo pensavo da mesi. Ma il mio cameriere non era miserabile e neanche il cibo”. Le sue dita si fermarono, ma lo sguardo restava sulle corde. Mi stavo esponendo troppo, perché gli stavo dicendo quelle cose? Che diamine mi stava succedendo?

Mysteries flashing amber go green when you answer
But the red on the rest of the questionnaire never changes
I heard the news that you're planning
To shoot me out of a cannon
I heard the piledriver waltz, it woke me up this morning

“Non pensi che sia stata colpa mia?”chiese calmo.

“Assolutamente no, non do la colpa a nessuno”

“Ma ti era stancata di me”

“Mi ero stancata delle solite situazioni che si ripetevano”

“E del mio carattere”

“E anche del mio”ammisi: “Non avevo proprio una grande autostima ai tempi”. Oddio non è che adesso eccellessi proprio in autostima, ma ci stavo lavorando. Alzò lo sguardo su di me: “Quindi ci siamo lasciati a causa delle circostanze?”. Alex ma che razza di domande mi fai? Scossi la testa: “Probabile, non lo so”

“Torneresti a quel periodo?”. Sì, immediatamente. Sì, perché ero dannatamente ingenua e felice e mi bastava avere te per sentirmi padrona del mondo. Sì, perché con la coscienza di adesso, non avrei commesso gli errori per cui stavo ancora pagando.

“È passato”risposi invece: “Abbiamo finito con l’interrogatorio adesso?”

“Non ancora”poggiò la chitarra per terra e mi osservò attentamente: “Quando ci siamo visti hai detto che sono cambiato”

“Lascia perdere, ero fusa”mentii: “Il jet lag mi aveva dato alla testa ...”

“Ams, sii sincera. Ti prego”lo disse quasi come un ordine. Sbuffai, irritata dalla piega che aveva preso la serata. Prima scherzavamo e scrivevamo canzoni stupide e adesso ci interrogavamo sulla nostra storia e avevo iniziato tutto io. Che stupida.

“Indossi degli smoking”iniziai: “E sul palco hai un atteggiamento … non lo so, è diverso. Ed è normale, fa parte della crescita artistica. Ora non sei più un merluzzo in piedi di fronte a migliaia di persone, ora sculetti e ti comporti da primadonna, ma ci sta, se è così che ti fa sentire la musica, va bene. Ma …”mi mordicchiai le labbra, più nervosa che mai: “Non vedo più Alex. Vedo una sua versione costruita, che fa finta di essere la più grande rockstar di tutti i tempi, che si veste come un cinquantenne e finge di essere più maturo di quello che è”. Aveva uno sguardo così allibito che iniziai subito a parlare, tentando di tirarlo su di morale dopo le batoste che gli stavo dando.

“Credo di essere nostalgica”confessai: “Ero così felice quando ero una ragazzina, sempre pronta a vedere il buono nelle persone e in tutto ciò che mi circondava, credevo che il bene potesse trionfare sul male. Insomma, pensaci: a 15 anni formo una band con i miei tre migliori amici, a 17 firmiamo un contratto e iniziamo a scrivere musica e a suonarla in giro per il mondo. Incontro il cantante di una delle mie band preferite e, chissà per quale dannata ragione, gli interesso e iniziamo ad innamorarci. Chi non vorrebbe vivere una favola del genere? Chi non vorrebbe essere Amy Brown, la leader dei Supernova, la scrittrice di testi che mette d’accordo tutti sulla sua bravura a soli 17 anni? Chi non vorrebbe essere apprezzato dalla maggior parte delle icone musicali là fuori?”

“So come ci si sente”rispose sincero.

“E poi cresci. La vita ti mostra che sa essere difficile, ti dà delle prove da superare e solo chi è forte ne esce integro. Io ne sono uscita a pezzi e li sto ancora raccogliendo. Vorrei non essere pessimista, non essere inglobata dalle mie stupide ansie e paranoie. Vorrei essere felice e spensierata come lo ero a 17 anni, voglio che nulla mi preoccupi. Ma purtroppo non sarà mai così”. Dio, ma perché stavo trasformando una normale serata in una seduta psicologica? Forse non era colpa degli altri, ma solo mia, forse cercavo uno psicologo in ogni persona che vedevo? Che essere patetico.

“Scusa”mormorai: “Non dovevo dire certe cose ...”

“Grazie”disse all’improvviso e lo fissai scioccata. “Per la sincerità”mi fece presente. Annuii confusa e continuai a fissare il mare, sperando di trovare un altro argomento che ci risollevasse dall’amarezza in cui eravamo incappati.

You look like you've been for breakfast at the heartbreak hotel
And sat in the back booth by the pamphlets
And the literature on how to lose
Your waitress was miserable and so was your food
If you're gonna try and walk on water
Make sure you wear your comfortable shoes

“Certe volte sono nostalgico anche io”ammise: “Ma credo sia normale, da ragazzini non avevamo nessuna preoccupazione e adesso che capiamo come gira il mondo, dobbiamo sottostare alle sue regole. Non mi giustificherò con te, Ams. Non ho più vent’anni, mi va di vestirmi e atteggiarmi come un coglione e lo faccio”

“Non devi assolutamente giustificarti, ci sta”ammisi subito: “Ma hai appena ammesso di essere un coglione”. Scoppiò a ridere e prese una manciata di sabbia fra le mani: “Mi diverte. Stanno tutti lì a scommettere su quanto abbia bevuto prima di un concerto o di un’intervista, quando la maggior parte delle volte sono solo stanco”

“È che tendi a perderti nel tuo mondo personale”dissi divertita: “Una persona ti fa una domanda e tu inizi a pensare a tutt’altro. E sembri rincoglionito, ma in realtà viaggi solo con la mente. E dopo interi minuti di silenzio, dai la tua risposta che non c’entra nulla con l’argomento”

“In questo non sono cambiato”. Sorrisi affettuosa: “Allora è solo un personaggio?”

“Chi?”fece finta di niente.

“L’Alex che si veste da cinquantenne e canta sculettando?”

“Diciamo di sì. È un alter ego”confessò. La maniera in cui abbassò gli occhi, quasi imbarazzato, quando lo confidò, mi fece perdere un battito del cuore. Era lui, era sempre il solito Alex confuso su qualsiasi cosa, sempre il solito menefreghista a cui non importava di come risultava nelle interviste o nei concerti, gli importava solo suonare.

“Ti importa ancora della musica?”domandai e mi guardò così sinceramente che non ebbi bisogno di una risposta verbale. Eccolo lì, il mio piccolo cocky bastard. Poteva nascondersi dietro mille maschere, ma lo avrei sempre trovato. Poteva sparire dietro alcol e smoking, ma il mio Alex era ancora là da qualche parte, a pensare a testi geniali e a come metterli in musica.

“Allora scriviamola”.

 

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Capitolo 36
*** Potion Approaching ***


Potion Approaching – Alex

Then we fell asleep in the car,
Until the bumps woke me up in your grip

Mi sentii come strattonato, prima in alto, poi in basso. Che fossi ancora ubriaco dalla sera prima? Aprii gli occhi e capii perché sentivo la testa ghiacciata: era appoggiata al finestrino di una macchina. E qualcuno stava guidando. Mi girai lentamente, Amy teneva salde le mani sul volante, lo sguardo concentrato sulla strada. Che ci facevo in macchina con lei?

“Ma buongiorno principino!”mi prese in giro: “Non siamo più abituati a fare le ore piccole, eh?”

“Dove stiamo andando?”

“Sheffield”

“Ferma la macchina”ordinai ed eseguì subito. Aprii lo sportello e presi un po’ di aria, tentando di svegliarmi. Iniziavo lentamente a ricordare che avevamo passato la serata in spiaggia, con chitarra e fogli a scrivere musica e a parlare del più e del meno. La sensazione di felicità che avevo provato la sera prima mi pervase, riempiendomi di gioia. Scesi dalla macchina e mi stiracchiai i muscoli, avevamo dormito tutta la notte lì dentro e non sentivo più le gambe.

“Al, siamo in mezzo alla strada”mi fece presente.

“Tu non hai tutti i muscoli indolenziti?”

“Un po’, ma ho fatto stretching stamattina ...”

“Da quanto siamo in viaggio?”

“Un’ora”

“Potevi svegliarmi”

“Dormivi così pacificamente”. In effetti non dormivo così bene da mesi. Che fosse Amy la mia cura? Volevo dirglielo, ma poi notai il suo sguardo corrucciato e salii in macchina, permettendole di ripartire.

“Non vuoi tornare a casa?”mi chiese maledettamente sincera. Sbuffai ironico: “Già, tu invece hai un sacco di fretta”

“In realtà non molta”ammise.

“E allora perché sei partita senza dirmi niente?”

“Perché il tuo telefono continuava a squillare”. Lo osservai, c’erano 5 chiamate e 20 messaggi di Taylor. Lo spensi immediatamente e fissai il paesaggio fuori dal finestrino. Non sembravamo lontani da Manchester, i cartelli indicavano che alla prossima uscita saremmo potuti entrare nella coltre di nubi mancuniane: “Ci fermiamo a casa tua?”

“Pensavo di andare dritta a Sheffield ...”

“No, fermiamoci lì”

“Sei parecchio strano oggi”

“Lo sono sempre”. Non volevo darle spiegazioni, volevo solo passare del tempo con lei, senza dover pensare alle mille persone che mi inviavano mail e chiamate. Ma se lo avessi detto ad Amy, lei avrebbe insistito nel portarmi a casa perché “qualcuno si sarebbe preoccupato della mia assenza”. Accesi la radio, scelsi la stazione rock e dopo 10 minuti di Gun’s and roses, passarono Do I Wanna Know, parlando del nostro nuovo album in lavorazione. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era alla notte che mi aveva portato a scrivere quella canzone. Le labbra di Amy si strinsero, come se facesse fatica a trattenersi dal dire qualcosa. La osservai, aspettando che mi dicesse di cambiare canale, ma non lo fece. Era troppo calma, avevo quasi paura che potesse scatenare una tempesta a breve. Uscì a Manchester, diretta verso casa sua, intenta ad ignorare la mia voce che cantava di essere troppo impegnato ad essere suo per innamorarmi di qualcun altro.

And the tide took me to your mouth
and then swept me back down to your palm
It's them that put me inside the reminder
That yours is the only ocean
That I wanna swing from

Casa sua era esattamente come la ricordavo: grande, perfettamente pulita e ordinata, piena di poster, vinili e libri. Si tolse il cappotto e lo lasciò sull’attaccapanni: “Non so cos’ho in frigo, ma forse riesco a fare dei pancake. Se vuoi andare a farti la doccia, il bagno è … sai già dov’è tutto”. Sembrava estremamente imbarazzata, così le accarezzai la guancia, passandole il pollice sulle labbra. Mi guardò, stupita da quel gesto così intimo. Le mie dita pizzicavano al contatto con la sua pelle, come se i nostri due corpi potessero creare elettricità. Sorrise mesta, quasi a scusarsi del suo imbarazzo. Le presi il palmo e glielo baciai, per tranquillizzarla, senza rendermi conto che lo facevo per tranquillizzare anche me stesso. In quel momento riuscivo a vedere solo lei e mi pentivo del tempo che avevo perso standole lontano. Mi sarei avvicinato di più, congelando questo momento in un bacio, ma un telefono trillò. Non sapevo neanche dov’era il mio. Cercò nelle sue tasche, senza staccare lo sguardo da me e rispose: “Sì?”. Pausa, il silenzio intorno a noi mi permetteva di capire chi era al di là della linea. Matt. E sembrava parecchio arrabbiato. Amy mi passò il cellulare. Lo afferrai controvoglia, mentre lei si allontanava da me, salendo al piano superiore.

“Cazzo, sei irraggiungibile!”sbraitò Matt.

“Lo so, non avevo voglia ...”

“Taylor è qui”. Dove? A casa loro a Los Angeles? Quella Taylor che avevo ignorato da 12 ore? Ero un essere deplorevole.

“Non sono lì”

“Lo so che non sei a casa”rispose Matt sarcastico: “Ma è appena passata da noi ...”

“Matt, non sono a Los Angeles”. Silenzio, dietro si sentivano i mugolii di Amelia Darling.

“E dove saresti?”

“Manchester”

“Alex ...”

“Non è il momento”

“Sei con Amy a scopare da qualche parte?”

“No, abbiamo solo scritto qualche canzone insieme”

“Okay, allora perché non lo hai detto a Taylor?”

“Non avrebbe capito”

“Beh, inventati una scusa e parlale. Adesso”

“Va bene, ora la chiamo”. Non ero pronto a tutto questo, non adesso, non quando stavo riscoprendo Amy dopo anni di incomprensioni. Ma amavo Tay, o l’avevo amata, ancora non riuscivo a capire bene, e non potevo trattarla male. Dovevo chiarirmi con lei e raccontarle tutto, anche se mi avrebbe odiato. Salii lentamente quelle scale fatte così tante volte negli anni passati. Amy era in camera, stava sistemando l’armadio già in ordine.

“Sei nervosa?”

“No”mentì continuando a disfare magliette perfettamente piegate e a ripiegarle.

I've got this ego mechanic
She's always trying to give me vitamins
Oh she'd be frightened of your reflection

“Che succede?”domandai cauto.

“Nulla, devo solo riordinare le idee”confessò: “E mi serve del tempo da sola”. Mi stava spingendo verso Taylor, un’altra volta. Mi stava obbligando a fare qualcosa che dovevo fare, senza lasciarmi possibilità di scelta. Non avevo bisogno di Taylor che mi rincorresse in giro per il mondo o che mi ripetesse di quanto ero perfetto. Avevo bisogno di una persona che sapesse come prendermi e come farmi tornare in me. Una persona che mi conoscesse veramente.

“Taylor non sa che sono qui”. Le sue mani si bloccarono a mezz’aria, la maglietta scivolò dalle dita per cadere sul pavimento: “Dovresti dirglielo”. Mi osservai in giro, la camera era cambiata molto dalla prima volta in cui ero entrato. I poster erano stati sostituiti dai dischi d’oro dei Supernova, non c’erano più peluche o scarpe in giro. Era la camera di un’adulta. Sentii un brivido sulla schiena quando mi toccò una spalla: “Alex”. Mi destai dai miei pensieri: “Ci vediamo in questi giorni, okay? Non ti libererai di me facilmente, Brown”. La lasciai a sistemare il suo caos ordinato e chiamai Tay. Avevo la responsabilità di capire cosa provavo nei suoi confronti e soprattutto di cosa volevo fare della mia vita con lei.

If I could be someone else for a week
I'd still spend it chasing after you
Cos she's not shattering my attitude
No matter how she folds the potion

Passò lentamente la settimana senza di lei, e più tempo passavo con Tay, più mi mancava Amy. Più Tay si complimentava per la mia nuova musica, più avevo bisogno del parere critico di Amy. Più il mio ego si riempiva degli elogi di una, più necessitavo delle attenzioni dell’altra. Ma le uniche dita che volevo intorno al mio collo erano quelle di Amy. Gli unici occhi che volevo mi giudicassero erano i suoi. E le uniche labbra che volevo assaporare appartenevano a lei.
 

***

Note dell'"autrice": Buongiorno a tutti! La vita mi ha inglobataa in queste settimane e non trovavo una via d'uscita, ma son tornata! Vi lascio due capitoli (o forse tre, se la smetto di continuare a scrivere e riscrivere, cancellare e rieditare) per farmi perdonare. Spero che vi piacciano!
Buona lettura.
Padfoot

 

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Capitolo 37
*** Strange ***


Non è una canzone degli Arctic, ma Alex ne ha fatto una cover, a mio parere, stupenda: https://www.youtube.com/watch?v=H6cgNMD5d9A 
Buona lettura!
 

Strange – Amy

Amy”

Alex”. Ci osservammo tristi, uno di fronte all’altra, non osavamo neanche toccarci. Cos’era cambiato? Perché non potevamo più essere come prima?

Non ce la faccio più”ammisi sincera: “Non so cosa mi stia succedendo, ma non posso più andare avanti”

Neanche io”confessò e un peso enorme si posò sul mio petto. Era finita? Bastavano queste parole? Nessun litigio, nessuna sfuriata, solo due persone stanche di saltare gli ostacoli. Allungai una mano e lui la fissò intensamente. Pensai all’ultima volta che ci eravamo riservati un gesto di affetto, risaliva a mesi prima. Rimisi la mano in tasca proprio quando lui stava allungando la sua e se solo fosse successo mesi fa saremmo entrambi scoppiati a ridere, ma adesso sembrava l’apocalisse.

Ci vediamo in giro allora”dissi laconica. Settimane intere passate a litigare e ora non riuscivamo neanche a trovare una parola d’addio.

Buona fortuna col nuovo album”mormorò.

Anche a te”.

Strange how you stopped loving me

How you stopped needing me

When she came along

Oh, how strange

Mi svegliai di colpo con il cuore palpitante. Non era il 2011, io ed Alex non ci eravamo appena lasciati. Rammentai cos’era successo l’ultima volta che l’avevo visto. Se n’era andato via, ciondolando lentamente fuori dalla porta di casa mia, fuori dalla mia vita. È vero, lo avevo dimenticato per un anno e qualche mese, quando Liam aveva rivoluzionato la mia vita. Ero riuscita a non pensare a Turner, non avevamo avuto contatti per un anno intero. E ora, rispuntava nella mia vita pian piano, un passo alla volta, insinuandosi nella mia mente e nel mio stupido e debole cuore. Cos’ero per lui? Un paroliere con cui scrivere canzoni? Una fan della prima ora pronta a risvegliarlo dal suo torpore? Perché si era di nuovo avvicinato a me? Forse solo per tenermi sotto controllo, per capire come stavo e per evitare che rischiassi un’altra volta il suicidio. Amava Taylor, lo avevo capito dal modo in cui gli si illuminavano gli occhi quando parlava di lei. Era stato innamorato di me in passato e sapevo come si comportava: scappare da casa mia per chiamare Taylor era una prova che doveva bastarmi.

Strange you changed like night and day
Just up and walked away
When she came along
Oh, how strange

Sarebbe stato più semplice se non avessimo parlato così apertamente quella sera in spiaggia. Sarebbe stato più semplice credere che lui non fosse più il mio Alex, che fosse cresciuto e che si comportasse in maniera diversa. Sarebbe stato più semplice pensare che ora gli piacevano le attenzioni del pubblico, le feste hollywoodiane e che non frequentava più i piccoli pub di Sheffield. Sarebbe stato più semplice dimenticarlo se solo avessi continuato a credere che Alex Turner era cambiato. Ma non era così. Aveva costruito un personaggio sul palco, ma dietro le quinte era il solito poeta che mi aveva fatto perdere la testa anni fa. E me lo ero lasciata scappare fra le dita, lo avevo letteralmente spinto nelle braccia della bionda ossigenata.

Strange you’re still in all my dreams
Oh what a funny thing
I still care for you
Oh, how strange

Dovevo dimenticarlo, dovevo cancellare ogni sentimento che avessi mai provato per lui perché adesso la amava, stava con lei e sarebbe sempre tornato da lei. Forse erano destinati a stare insieme, forse no, non erano comunque affari miei. Per la prima volta nella mia vita dovevo farmi da parte e non intromettermi nelle vite altrui. Appoggiai il libro sullo scaffale, era inutile mettere a posto se la stanza era perfettamente in ordine. Avrei dovuto trovarmi un hobby. All’improvviso un rumore risvegliò i miei sensi e sobbalzai. Una scatola era caduta dall’armadio. Mi avvicinai – finalmente qualcosa in disordine da sistemare – ma quando ne capii il contenuto restai immobile. Erano tutte le polaroid scattate da Matt l’anno in cui ci eravamo conosciuti, i tour fatti insieme, le nottate in studio per terminare una traccia che avrebbe fatto la storia. Sorrisi mesta, nonostante il mio cuore si volesse sotterrare. Iniziai a guardarle, una a una, cercando la mia preferita. Eccola lì: avevo in mano la sua chitarra e lui, dietro di me, appoggiava il mento sulla mia spalla e mi guidava.

No, metti il dito qui”mi corresse la posizione delle dita poggiando la mano sulla mia. Era così premuroso quando si trattava della musica. Mi girai verso di lui, ma era così preso dalle corde da non prestarmi attenzione. Quando mi ero innamorata di lui? Si era insinuato nella mia anima senza farsi notare e sembrava difficilissimo scacciarlo via.

Questo è un do”spiegò e solo allora si rese conto del mio sguardo: “Mi stai ascoltando?”

Io, sì, certo”abbassai la testa imbarazzata e suonai la nota. Questa volta fu lui a guardarmi fisso senza dire nulla.

Guarda, ora provo il mi ...”ma non ci riuscii e lo feci scoppiare a ridere: “Calma, Hendrix, una alla volta”. Eravamo così vicini che se solo mi fossi spostata in avanti di mezzo centimetro … Sentimmo uno scatto e ci voltammo. Matt aveva immortalato tutto, come al solito. Speravo solo che non mi avesse colta in flagrante a fissare l’amico. Era parecchio imbarazzante essere la ragazzina a cui piaceva il cantante di una band famosa. Certe volte mi sentivo una fangirl, proprio come quelle che andavano ai loro concerti e scrivevano cartelloni come “Alex sposami”. Io non volevo sposarlo, volevo solo passare del tempo con lui. Tanto. Oh mio Dio, ero patetica.

Tutto bene, Ams?”mi domandò Alex. Ams. Annuii e mi tolsi subito la sua chitarra di dosso: “Sì, io … devo andare a fare una cosa”

Rinunci già dopo due note?”chiese divertito.

Ah no, tornerò domani e saprò fare quel mi!”.


Avrei dovuto portare queste polaroid a Matt, gli sarebbe piaciuto vedere gli scatti che realizzava anni fa. Almeno avrebbero trovato un posto a casa sua e non avrei avuto più possibilità di vederle e di struggermi sul passato. Dovevo cambiare rotta, adesso. La Amy che perdeva tempo dietro a un ricordo non poteva più esistere. Saremmo stati amici: due persone che condividevano la passione per la musica. Tutto qui.

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Capitolo 38
*** Fluorescent Adolescent ***


Fluorescent Adolescent – Amy

You used to get it in your fishnets
Now you only get it in your night dress
Discarded all the naughty nights for niceness
Landed in a very common crisis

I ragazzi avevano deciso di andare a bere una birra al pub e, ovviamente, Matt aveva pensato di andarci proprio questa sera perché “Al è tornato ed è da tanto che non passiamo del tempo insieme”. Così mi rendeva solo più difficile l’obiettivo di dimenticarmi quella testa calda di Turner. Infilai il primo vestito che trovai nell’armadio ed uscii di corsa, rendendomi conto solo più tardi che avevo lasciato il cellulare a casa. Ottimo. Speravo solo che mia madre non chiamasse in preda all’ansia chiedendomi se stessi bene. Mi appoggiai al muro del pub, proprio accanto all’entrata, abituata ai soliti ritardatari. Aaron fu il primo ad arrivare e mi prese subito in giro per la mia atroce puntualità.

“Ti ho scritto che avrei fatto cinque minuti di ritardo ...”

“Ho lasciato il cellulare a casa”

“Tua madre ti ucciderà. Ma come siamo eleganti”notò poi divertito.

“Giuro che è la prima cosa che ho preso dall’armadio”

“Quindi non hai passato ore davanti allo specchio indecisa se indossare una maglia degli Strokes o una degli Smiths?”. Gli tirai una leggera spallata: “Sono vecchia ormai”

“Lo sei sempre stata”ribatté Chris, era appena arrivato e indossava la sua mise da pub, che poi era quella di tutti i giorni e delle cerimonie: camicia a quadri e jeans. “Ti sembra normale che ti vedo tutti i santi giorni in studio e devo pure sopportarti la sera?”

“È stato Matt a organizzare tutto, prenditela con lui”

“Come mai questo outfit così serio?”

“È stata la prima cosa che ho preso ...”

“Ehilà!”fischiò Matt avanzando verso noi: “Qualcuno stasera vuole fare conquiste”

“No, sul serio, non avete capito ...”tentai di spiegare, ma Matt continuava a parlarmi sopra e a spiegarmi che non avrei mai rimorchiato così in un pub. Come se cercassi di rimorchiare, tenevo lontano gli uomini da me da più di un anno.

“Sono lontani i tempi delle magliette a stampa”mi prese in giro Helders.

“Già, quella extralarge degli Strokes o quella degli Smiths?”chiese Chris e Aaron annuì convinto: “È la stessa cosa che ho detto io!”

“Okay, per caso questa serata si sta trasformando in una conferenza contro di me? Perché ho altro da fare in caso ...”

“Ovvero?”

“Occuparmi dell’album”

“Ho visto il suo cipiglio arrabbiato da chilometri!”esclamò Cookes da lontano.

“Mi prendono in giro!”mi lamentai.

“Oh no, ciccina, perché?”scherzò ironico, ma poi si fece perdonare con un abbraccio: “Non ti vedo da un sacco di tempo! Eppure sei sempre in studio, nascosta nella tua stanzetta, mai una volta che venissi a salutare ...”

“Io vengo, ma voi non ci siete mai!”

“Bugiarda, passo sempre la mattina e non ci sei”

“Perché sta in pigiama a casa a scrivere testi deprimenti”spiegò Chris.

“Ma come sei simpatico”dissi ironica: “Almeno io produco qualcosa”

“Ehi, sono il bassista! Il mio compito è arrangiare quello che scrivete voi e corteggiare le giovani donzelle”

“A proposito di bassista”disse Aaron indicando un punto lontano con la testa. Nick camminava allegro e ci sorrideva, le mani nelle tasche e la testa ciondolante.

“Guardalo, è la felicità fatta a persona”mormorò Matt: “Eppure abbiamo fatto un sacco di fatica oggi in studio”

“Perché?”domandai curiosa.

“Problemi di arrangiamenti”dileguò Cooks. Nick si fermò di fronte a me, stupito: “È un ologramma?”

“Sì, direttamente da Manchester”risposi: “E non osare commentare come sono vestita ...”

“Oh già, sei elegante!”disse Cooks al suo posto: “Stai proprio invecchiando”

“Cooks!”

“Come stai?”chiese Nick abbracciandomi: “Passa da noi in studio quando vuoi, saremmo felici di farti sentire qualcosa”. Sì, certo, ci vedremo fra qualche anno quando finalmente riuscirò a dimenticare Turner. A proposito di Turner, dov’era finito?

“Entriamo?”domandò Matt: “Ci siamo tutti”. Ah, quindi lui non era compreso nel tutti. Non sarebbe venuto. Meglio così, potevo parlare con gli altri tranquillamente senza preoccuparmi di nulla. Ci sedemmo al nostro solito tavolo e ordinammo le birre, tutte diverse, il che fece ripartire l’eterno discorso su quale birra fosse migliore. Uomini.

“È dieci anni che fate questi discorsi”sorrisi: “Perché non ammettete che sono gusti e chiudete la questione?”

“Come sei poco patriottica”rispose Chris sprezzante: “La birra è un grande prodotto creato dai miei antenati irlandesi ...”

“Oddio, è partito”commentò Nick alzando gli occhi al cielo.

“Voi non avete la più pallida idea di come si faccia la birra!”continuò Chris: “Sapete almeno cos’è il luppolo?”

“Certo, senza di quello non sopravvivresti”disse una voce calma. Ma non dovevamo esserci tutti? Alzai lo sguardo e lo vidi in tutta la sua anzianità: barba, capelli lunghi, smoking grigio e camicia perfettamente stirata. Gli mancava solo il bastone e una pipa.

Everything's in order in a black hole
Nothing seems as pretty as the past though
That Bloody Mary's lacking in Tabasco
Remember when you used to be a rascal?

“Discorsi sulla birra?”chiese sedendosi accanto a Nick, proprio di fronte a me, senza neanche degnarmi di uno sguardo.

“I soliti. Chris non ha aspettato neanche il bis per partire con l’invettiva”rispose Nick.

“Peggiora di anno in anno”si lamentò Cooks mentre Chris, Aaron e Matt intavolavano la discussione del secolo sulla produzione della birra.

“Non avremmo dovuto invitarlo”scherzò Nick: “Hai sentito, Chris?”ripeté poi alzando la voce: “Non avremmo dovuto invitarti!”. Ma lui lo ignorava, troppo impegnato a mimare la raccolta dei luppoli.

“La pulce era in studio in questi giorni”spiegò Cooks ad Al, riferendosi a me: “Ma non è venuta a farci visita neanche una volta”

“È terribile”scherzò Al guardandomi seriamente. Che espressione strana, sembrava arrabbiato con me, ma non avevo la più pallida idea di cosa gli stesse succedendo. Non ci vedevamo da quella nottata sulla spiaggia.

“Sono molto concentrata”risposi a Cooks: “Saresti fiero di quello che stiamo tirando fuori”

“Sento Aaron bacchettare la batteria, so che state facendo grandi cose”

“Voi avete già una data di uscita?”. I tre si guardarono e scoppiarono a ridere all’unisono.

“Data di uscita?”

“Neanche sappiamo quante tracce ci saranno”

“Ne abbiamo scritte solo due”

“Beh, è già qualcosa”ammisi: “Chi vuole un doppio giro?”

“Non chiederlo troppo forte, o Chris potrebbe sentirti”. Mi alzai e ordinai doppio giro per tutti. Il barista iniziò a versare il liquido nei bicchieri, aveva dei movimenti delle braccia così fluidi, e dei muscoli … per non parlare degli occhi azzurri come il ghiaccio. Oh, Amy, datti una calmata. L’astinenza dal testosterone mi stava facendo impazzire. Il ragazzo mi osservò curioso: “Sono nuovo qui, è la mia prima settimana di lavoro, ma voi siete ...”. Annuii e lui sorrise: “Mi sembrava di averti riconosciuta”

“Leggi i giornali di gossip?”lo presi in giro.

“No, mi limito ad ascoltare buona musica”. Sorrisi interessata e stavo per ringraziarlo, quando mi domandò: “Passate spesso di qui?”

“Sì, frequentiamo molto questo pub, ci vedrai praticamente ogni sabato. Siamo quelli che fanno casino senza aver iniziato a bere una sola goccia”. Gli indicai Chris che sbatteva i pugni sul tavolo per enfatizzare il concetto.

“Come può una donna resistere a sei ragazzi del genere?”

“Non può e infatti scappa a prendere il secondo giro”. Scoppiò a ridere e prese un vassoio: “Lascia che ti accompagni”

“Oh, grazie”. Posò tutte le birre sul tavolo e poi mi fece l’occhiolino: “La tua la offre la casa”. Lo osservai tornare al bancone e poi mi voltai verso i ragazzi, ma solo uno aveva fatto caso a quello scambio di battute. Alzai il bicchiere verso di lui e bevvi un sorso. La birra era fresca ed era ciò che mi serviva per riprendermi.

“Bel vestito”commentò poi Alex.

“Grazie”

“Certo, è strano indossarlo in un pub, ma ...”

“È la prima cosa che ho trovato nell’armadio”

“È quello che dicono tutte”commentò: “Hai fatto colpo sul barista?”

“Tu che dici?”gli chiesi alzando la pinta.

“Il personale potrà cambiare, i tempi potranno cambiare, ma qualsiasi barista ci proverà con te. È una regola”. Come non ricordare tutte le volte che entravamo in un pub e gli occhi si giravano verso di noi. Le ragazze fissavano Al cercando di attirare la sua attenzione e scoppiavano a ridere sguaiatamente sperando che lui si girasse e le notasse. E i ragazzi venivano al tavolo a offrirmi da bere a fare i soliti complimenti da pub.

“È il fascino dei mancuniani”scherzai, non trovando altro da dire. L’ultima volta che ero venuta in questo pub stavamo insieme, l’ultimo barista che avevo incontrato mi aveva offerto un cocktail e un posto in cui stare se con Al fosse andata male. Era stato profetico, qualche giorno dopo ci eravamo lasciati e lui era scappato a Los Angeles ad un party di modelle, mentre io ero rimasta a Sheffield, a piangere ascoltando Laserquest per settimane. Dall’espressione tetra negli occhi di Alex, capii che anche lui stava pensando la stessa cosa.

“Vieni fuori”ordinò prendendo la giacca e alzandosi. Non era una richiesta, ma un ordine e per quanto odiassi quando una persona mi diceva cosa fare, quel cambio repentino di umore mi aveva incuriosita. Infilai la giacca e lo seguii.

Oh, the boy's a slag, the best you ever had
The best you ever had is just a memory and those dreams
Not as daft as they seem, not as daft as they seem
My love, when you dream them up

Si accese lentamente una sigaretta e osservò il cielo buio. Ora avrei dovuto aspettare minuti interi prima che riuscisse a formulare una frase di senso compiuto. Chiusi la cerniera del cappotto e mi guardai intorno, ma c’era sempre la solita gente: ubriachi sui marciapiedi, coppiette nelle macchine e giovani sballati.

“Volevo dirtelo a voce, domani parto per Los Angeles e quindi credo sia giunto il momento di parlarne”. Wow, avevo dovuto aspettare solo quattro minuti per una frase, era un nuovo record. Mi voltai verso di lui, in attesa del seguito. Soffiò del fumo fuori dalle labbra, sempre intento a guardare le stelle.

“Ci ho pensato molto in questi giorni. Io la amo. Taylor”precisò dopo: “La amo da morire. Da circa tre anni, è stata la mia musa, mi ha rivoluzionato la vita”. 1: non me ne importava un fico secco. 2: sentiva davvero il bisogno di dirmelo adesso? 3: poteva tornare da lei a Los Angeles e registrarlo lì il suo dannato album. E “rivoluzionato la vita” erano dei paroloni, non riusciva a scrivere una canzone decente da mesi.

“Okay”dissi col tono più indifferente che riuscii a ostentare.

“Amo il modo in cui mi fa ridere senza un perché, il modo in cui riesce a catalizzare la mia attenzione quando siamo in una stanza piena di persone ...”

“Okay”ripetei a denti stretti: “Ho capito”

“Qualsiasi cosa ci sia stata fra te e me ...”mormorò: “È finita”. Mai avrei pensato che due parole potessero rovinarmi come queste. Una vocina nella mia testa mi diceva che sarebbe successo prima o poi e pensavo di essere pronta, ma non lo ero. Alex parlava con un tono calmo ma deciso ed era proprio questo a farmi stare ancora più male. Julie mi avrebbe detto di sicuro di stargli alla lontana, Julie mi avrebbe ordinato di non scriverci canzoni insieme. Julie avrebbe preparato una tabella con gli orari in cui lui frequentava lo studio e si sarebbe preoccupata di mandarmi lì quando lui non era presente. Ma Julie era alla Sorbonne ed io ero qui come una stupida, il cuore infranto da due piccole parole.

“Okay”. Okay? Era l’unica cosa che riuscissi a dire? Alzai lo sguardo al cielo per evitare alle lacrime di scendere copiosamente. E ora, cosa avrei fatto? Stavamo registrando un album nello stesso studio, avevamo solo amici in comune ed avevamo un contratto sotto la stessa etichetta.

“Ams?”

“Ti dispiace dire agli altri che son dovuta correre a casa perché avevo mal di testa?”lo interruppi prima che le lacrime scendessero come cascate dai miei occhi.

“Vuoi che ti accompagni?”

“No, vado da sola”

“Mi dispiace”

“E di cosa?”cercai di scherzare, ma ero lì lì per crollare e non alzarmi più. Lo guardai negli occhi perché una piccola parte di me desiderava solo che tutto questo fosse uno scherzo, ma aveva lo sguardo più deciso che avesse mai avuto. Era il segno che dovevo smetterla di amarlo, perché quelli erano gli occhi di qualcuno che non mi avrebbe mai più amata.

Clinging to not getting sentimental
Said she wasn't going but she went still
Likes her gentlemen not to be gentle
Was it a Mecca dauber or a betting pencil?

“Buona fortuna”mormorai avvilita ed andai via, a piedi, nella casa che avevamo affittato coi ragazzi, in cui tornavamo ogni volta che registravamo un cd. E d’un tratto mi sentii come la piccola Amy diciassettenne, quella che era corsa via dopo aver scoperto che il ragazzo che le piaceva era fidanzato. Di colpo tornai a dieci anni prima, ad indossare magliette larghe e scarpe vecchie e coi buchi, a correre da sola verso casa, per scappare dalle delusioni. Ma questa volta nessuno mi correva dietro, nessuno mi circondava con le sue braccia e mi spiegava cos’era successo. Questa volta non aveva scelto me. Non ero più io a renderlo felice, non ero più la ragazza che gli faceva dimenticare la sua fidanzata. Ero solo una stupida illusa che era cascata ancora una volta nel tranello della vita.

You're falling about
You took a left off Last Laugh Lane
Just sounding it out
But you're not coming back again

 

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Capitolo 39
*** Only Ones Who Know ***


Only Ones Who Know

Matt mi aveva portata nella fredda e nebbiosa Sheffield, convinto che due settimane di vacanze nel grande nord sarebbero piaciute a me e ad Amelia. Lei adorava la neve, era nell’età in cui si è entusiasti di qualsiasi cosa, l’età in cui si ride per ogni sciocchezza, persino davanti a un cane che mangia la neve. Io adoravo lei e Matt e spostarmi per qualche giorno non mi dava fastidio. Oltretutto qui Amelia sarebbe stata a contatto con i nonni paterni che la amavano alla follia.

“Nove e mezza!”esclamò Matt avvicinandosi cauto e circondandomi con le sue braccia: “Ti porto fuori”

“Era ora, Helders”sorrisi passandogli una mano sulla guancia: “Dove andiamo?”

“Sorpresa”poggiò le labbra sulle mie in un leggero bacio e poi alzò la testa al suono del campanello: “Chi è a quest’ora?”

“E lo chiedi a me?”sorrisi.

In a foreign place, the saving grace was the feeling
That it was a heart that he was stealing

Alex entrò lentamente in casa, con un’andatura ciondolante, come se le proprie gambe lo avessero portato qui ma la testa fosse in un altro posto. Si guardò in giro e alzò una mano a mo’ di saluto. Indossava un paio di jeans, una camicia e un cappotto lungo che gli davano un’aria da barbone se unite a barba e capelli lunghi e bagnati. Tutto questo con temperature artiche. Inglesi. Mi sorrise e venne a sedersi di fronte a me: “Come va, B?”

“Nonostante la pioggia, bene. Tu?”

“Anche”. Non sembrava proprio il ritratto della felicità, ma non glielo feci notare.

“Cosa ti porta qui?”chiese Matt preparandogli il te. Certo che gli inglesi erano davvero fissati, lo bevevano a qualsiasi ora del giorno. Alex fece spallucce: “Nulla, facevo un giro”

“Sotto il diluvio?”domandai indagatrice, facendolo ridere: “Questa è pioggerella!”. Benedetta Los Angeles, ora sì che mi mancava.

“Stavo per venire in studio”disse Matt passandogli la tazza bollente.

“Sì, anche io”rispose l’altro laconico. Sembrava non avere la più pallida idea di che giorno fosse o in che nazione abitasse. Dovevano essere state settimane difficili, erano tutti e quattro alle prese con la registrazione dell’album e Alex faceva ogni settimana la tratta Sheffield-Los Angeles per non lasciare Taylor da sola.

“Problemi con Taylor?”indagai.

“No, va tutto bene, non vede l’ora che torni lì”disse Alex in tono indifferente. Avevo intuito il problema dal momento in cui lui aveva messo piede in casa, ma non volevo essere aggressiva, così continuai con la mia indagine per gradi.

“Organizziamo un pranzo?”domandai cauta.

“Sentitevi, se volete”. Osservai Matt e scosse la testa, come a supplicarmi di non dire nulla. Alex beveva il suo te in santa pace, come se quelle occhiaie che gli appesantivano il volto non fossero causate da stress o altri problemi che non voleva dirci.

“Cooks è già lì”continuò Alex: “Nick sta arrivando, hanno detto di avere qualcosa di bello fra le mani, aspettano solo noi”

“Quindi sei venuto per dirci questo?”chiesi curiosa: “Non potevi mandare un messaggio?”

“Darling come sta?”. Alex e Amy erano gli unici a chiamarla Darling e sentirglielo pronunciare mi fece pensare immediatamente alla mia amica inglese e alla nostra conversazione la sera prima. Il ricordo del suo viso rigato di lacrime era vivido nella mia mente.

“Bene”ammisi: “E Amy?”. Lo dissi spontaneamente, senza rendermene conto e potevo già sentire Matt nella sua testa arrabbiarsi con me perché non riuscivo a tenere la bocca chiusa. Le palpebre di Alex si abbassarono, quasi a chiudere gli occhi: “Amy cosa?”

“Come sta?”

“Non lo so”rispose brevemente.

“Non vi sentite più?”. Scosse la testa e bevve un lungo sorso, sapevo che sperava fosse qualcosa di più forte.

“Eppure hai preso un volo intercontinentale per lei”. Deglutì in fretta e precisò: “Per scrivere musica”
“Con lei”

“Bre”mi richiamò Matt, ma non riuscivo a non guardare gli occhi affranti e delusi di Alex. Quest’ultimo finì il te e fece per alzarsi, ma allungai una mano sulla sua per fermarlo. Mi osservò stanco: “Che c’è?”

“L’ho vista ieri”confessai. I suoi occhi si illuminarono di una luce nuova, come se all’improvviso avesse trovato una ragione per parlare e tolsi la mano dalla sua, sapendo che adesso sarebbe rimasto per sapere tutto.

“Come sta?”chiese fingendosi disinteressato.

“Male”

“Dubito sia colpa mia”rispose cercando di darsi un tono.

“Non ti stavo dando la colpa, volevo sapere se tu fossi a conoscenza del motivo”mentii.

“Non lo so”mormorò, ma non gli credevo. Neanche lui credeva alle sue parole.

“Mi ha parlato di te”. Nel silenzio della stanza potevo quasi sentire i battiti del suo cuore accelerare. Cercava di far finta di nulla, ma pendeva dalle mie labbra.

Oh, he was ready to impress and the fierce excitement
The eyes are bright, he couldn't wait to get away

“Dobbiamo andare in studio”disse Matt, ma Alex continuava a guardarmi incuriosito dalla mia rivelazione.

“Lei è … qui?”

“Ha detto che avrebbe passato un po’ di tempo a Manchester e che sarebbe venuta qui solo per registrare”. Alex annuì, ormai aveva smesso anche di fingere che non gliene importasse niente, in questa stanza tutti sapevamo esattamente cosa stava succedendo. Se solo Taylor sapesse in che caos era finita e se solo fosse stata in grado di uscirne senza farsi del male. Se solo questi due avessero smesso di essere così testardi e ciechi di fronte a ciò che provavano. Alzai un sopracciglio cinica e incrociai le braccia: “A quanto pare qualcuno ha fatto una scelta sbagliata”

“Mi sembrava la cosa giusta da fare”

“Allontanare la tua ex solo perché hai paura di cosa provi per lei?”

“Allontanarla per migliorare le cose fra me e Taylor”

“Taylor? Quella che hai ignorato dopo aver passato 24 ore con la tua ex?”continuai imperterrita, sapevo di avere ragione ed ero stufa di vedere Alex e Amy sbattere la testa contro il muro per evitare di affrontare i loro sentimenti.

“Tornare dalla mia ragazza dopo aver scritto due pezzi meravigliosi”corresse lui.

“Che parlavano della tua ex”terminai.

“Okay, è stato bello”ci interruppe Matt: “Ma dobbiamo andare sul serio”

“Sono solo confuso”ammise finalmente Alex: “E so che Tay è un porto sicuro, mentre con Amy non si sa mai cosa stia succedendo”

“Quindi stai con Tay perché ti è comodo” riassunsi.

“La amo ancora”

“Balle”sputai: “Ti si sono illuminati gli occhi quando ho tirato in ballo Amy”

“È solo una fase, passerà”. Sgranai gli occhi e Matt mi coprì le orecchie, come se potesse evitare di farmi ascoltare quell’enorme cazzata. “Vai prima che ti uccida”disse all’amico.

“Se le spezzi il cuore un’altra volta, giuro che ti uccido”minacciai.

“Non le ho spezzato il cuore”disse per convincersi: “L’ho solo allontanata temporaneamente. Lei è più forte di quanto tu creda”. Mi diede un buffetto sulla spalla e si avviò verso l’uscita, sempre con l’andatura ciondolante e la coscienza più pesante di quando era entrato.

“Stai calma”mi sussurrò Matt: “Ci vediamo stasera, okay?”

“Nove e mezza”ripetei e lo baciai, non vedevo l’ora di passare un po’ di tempo da sola con lui.

And even if somehow we could have
Shown you the place you wanted
Well, I'm sure you could have
Made it that bit better on your own

Un rumore di una macchina, come un borbottio continuo, mi svegliò dalla sonnolenza. Guardai fuori dalla finestra e vidi una macchina svoltare l’angolo e parcheggiare a caso davanti ad una villetta. Chiamarla macchina era un complimento generosissimo, sembravano dei pezzi di ferro di diversa provenienza incollati con l’attack. Mi meravigliavo che la guidatrice fosse arrivata sana e salva. Spalancai la porta e avanzò energica verso di me. Il giorno prima ci eravamo viste ed ero rimasta scioccata di fronte al suo maglione extralarge, ai pantaloni larghi e alle occhiaie grigie che le incorniciavano il viso. Oggi sembrava un’altra persona: indossava un vestito, degli stivali alti ed era truccata, il che aiutava a cancellare l’espressione depressa sul suo viso.

“Ehilà B!”esclamò Amy abbracciandomi. Dio, era così magra. Tirò fuori un sacchetto dalla borsa e me lo porse: “Ciambelle fresche, è la migliore pasticceria della città!”

“Entra, ti faccio un te”

“Non ho tempo, ho un sacco di cose da fare, sono solo passata a darti la colazione”. Sentii dei passi dietro me e vidi i signori Helders scendere a piano terra per salutarla.

And I bet she told a million people that she'd stay in touch
Well, all the little promises, they don't mean much
When there's memories to be made

“Avevamo sentito un suono familiare!”

“Signori Helders!”. Amy salutò anche loro, abbracciandoli come se non li vedesse da anni.

“Guardati, sei magrissima”disse la madre di Matt, ma Amy sorrise: “È solo stress, le prometto che quando tutto sarà finito verrò qui a mangiare i suoi manicaretti e prenderò di nuovo peso”

“Sono passati così tanti anni dall’ultima volta che hai mangiato qui!”

“Ah, quelli erano bei tempi”rincarò il signor Helders: “Venivate sempre qui, tu e i ragazzi, ogni domenica”

“E ci avevate promesso che sareste venuti qui sempre!”

“Eh, ma il tempo passa, cara”. Amy si rabbuiò, ma tentò di non darlo a vedere: “Ci vedremo più spesso, starò qui per parecchi mesi per registrare l’album e verrò a farvi visita ogni volta che potrò. Siete vestiti da corsa, non ditemi che con questa pioggia andrete a correre!”

“Nulla ci ferma!”la madre di Matt diede un buffetto sulla guancia ad Amy: “Mi raccomando, passa di qui più spesso”

“Sarà fatto, buona corsa!”si salutarono ed aspettai che si allontanassero per chiederle: “Come stai?”

“Bene! Stasera c’è una nuova band che suona al ...”

“No, Ams”mormorai avvilita: “Stasera Matt mi porta fuori a cena”

“Matt ti porta fuori a cena?”esclamò sorpresa.

“Ma se vuoi disdico e vengo con te”

“Non se ne parla! Per una volta che ti invita fuori, accetta subito. Ti trascinerò al pub un’altra sera. Avete bisogno di qualcuno che vi tenga Darling?”

“No, grazie, ci sono i genitori di Matt. Sicura che non vuoi entrare?”

“Sicurissima”. Aprì la borsa e, abbassando lo sguardo, notò il mozzicone di sigaretta per terra. Quella donna era proprio un’aquila, non le si poteva nascondere nulla.

“Hai iniziato a fumare?”scherzò, ma senza riuscire a sorridere.

“È passato a prendere Matt, sono andati in studio”. Da un lato non volevo darle false speranze dicendole che lui aveva chiesto di lei, ma dall’altro non volevo neanche nasconderglielo.

“Pensavo fosse a Los Angeles”disse come a se stessa. Poi scosse la testa e mi sorrise: “Bene, ora vado”

“Ams”la chiamai dispiaciuta.

“Va tutto bene, B, davvero. Darling è sveglia?”

“No, dorme come un ghiro. Su alcune cose vi assomigliate troppo, mi fa un po’ paura”

“Noi Amelie siamo le migliori”commentò serena: “Passerò a salutarla un altro giorno, ora devo scappare. Ciao!”. E corse via, entrando in quella sottospecie di carretta a pezzi e sfrecciando verso lo studio.

And I hope you're holding hands by New Year's Eve
They made it far too easy to believe
That true romance can't be achieved these days

Per un attimo pensai di dirle che lui era venuto solo per avere informazioni su di lei. Ma la avrebbe fatta sentire ancora peggio, darle false speranze non era ciò di cui aveva bisogno adesso. Per la prima volta nella loro vita, Amy aveva capito cosa voleva, ma Alex no. E lui aveva bisogno di tempo per capire che Taylor non era quella giusta e doveva rimettersi in gioco con Amy. Non sarebbe stato facile per nessuno dei due, ma se c’era una cosa di cui ero certa, era che quei due sarebbero finiti insieme prima o poi.

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Capitolo 40
*** Old Yellow Bricks ***


Old Yellow Bricks – Amy

 

Old yellow bricks, love's a risk
Quite the little escapologist
Looked so miffed when you wished
For a thousand places better than this

I mesi passavano, le ore in studio si intensificavano e l’album era pronto. Avremmo solo dovuto decidere quando lanciarlo. Chris e Aaron puntavano a giugno, io volevo che uscisse subito per iniziare a lanciare il primo singolo e cantarlo in giro per il mondo. Sheffield mi stava stretta. Manchester mi stava stretta. Sentivo il bisogno mentale e fisico di allontanarmi da quei paesaggi così conosciuti verso posti mai visti, solo io e la mia musica, io e le parole che avevo scritto in questi mesi. Solo io. Desideravo non sentire il bisogno di avere qualcuno vicino a me, volevo bastarmi. Desideravo che le mie emozioni non dipendessero da nessun altro, volevo svegliarmi la mattina ed essere felice perché io ero felice e non perché qualcun altro poteva potenzialmente farmi sentire felice. Osservai lo schermo del telefono che si illuminava ad intermittenza, mostrando un nome scritto a caratteri cubitali: JULIE. Aveva deciso lei di scriverlo in maiuscolo perché diceva che indicava l’importanza che quella determinata persona aveva nella mia vita. E lei ne aveva molta. Lo presi controvoglia e risposi senza dire nulla, aspettandomi un suo sproloquio su qualsiasi cosa stesse facendo adesso alla Sorbonne.

“Vai sul profilo instagram di Breana, adesso”

“Ciao Juls”mormorai avvilita eseguendo i suoi ordini. La moglie di Matt Helders, nonché mia carissima amica, era in diretta sui social. Cliccai senza neanche farci caso. Quelle note mi investirono subito e fui incapace di muovermi. Era il loro primo concerto dopo anni di silenzio. Erano tornati. E la sua voce riusciva ancora a trasportarmi in un universo parallelo in cui regnava la pace, il silenzio e la tranquillità.

“Non pensavo facessero un concerto in questi giorni, avresti potuto dirmelo!”

“Non lo sapevo”ammisi ancora più demoralizzata.

“Beh, ho la scaletta sotto mano, vuoi sentirla?”. No.

“Sì”dissi lugubre.

“Ams”mi chiamò, potevo quasi vedere l’espressione seria sul suo viso, come ad ammonirmi di non essere così triste. Le volevo davvero bene, ma oggi non era proprio giornata.

“Ci sono”

“Devo venire lì e controllare come stai?”

“Sto bene. Dimmi cosa hanno messo in scaletta”

“Ci sono Crying Lightning, Do I wanna know, Cornerstone, The Hellcat, Why’d You Only Call me When you’re High, Dancefloor … ”. Avevano inserito i principali singoli, era una scelta giusta quella di suonare almeno un singolo di ogni album, era ciò che il pubblico si aspettava.

“E 505”. Mi tirai a sedere con un improvviso vortice nel petto. Non era neanche un singolo, perché si ostinava a cantarla?

“Su youtube ci sono alcuni video se vuoi sentire qualcosa del loro nuovo album. Almeno che tu non l’abbia già fatto”

“Non ho sentito nulla, non so neanche quando uscirà”

“Fra 10 giorni”. Sbuffai più forte, non ero pronta al loro ritorno, non ero pronta a sentire la sua voce in radio, in televisione, in ogni cazzo di posto esistente.

“Ti va di andare in Groenlandia?”le domandai.

“Per scappare alle scimmie? Dubito che sia possibile”rispose divertita.

“Su Marte?”

“Ci si può vivere?”. Preferivo morire piuttosto che trovarmi il viso di Alex Turner sui manifesti in città. Sarei dovuta restare chiusa in casa un mese, aspettando l’uscita del mio album e senza poter accendere la radio o anche solo usare internet. Mi sarei dovuta internare un mese per non avere nessun tipo di contatto con gli Arctic Monkeys. O sarei potuta andare via per tre anni in un posto sconosciuto in cui non si prendeva il segnale radio. Tipo la Groenlandia.

“Ams, ci sei?”

“Stavo pensando a come scappare dagli Arctic Monkeys”

“Non puoi, saranno già a rilasciare interviste per ogni tipo di giornale esistente sulla faccia della Terra”. Mi sentivo in gabbia, senza possibilità di scappare dal sentire un album pieno di canzoni che non conoscevo. Canzoni che non avevo aiutato a scrivere, che non avevo ispirato. Era il primo album degli Arctic Monkeys in cui non era presente nemmeno una singola particella di Amy Brown. Quanto potevo essere egocentrica in questo momento?

“Sai, i critici dicono che sia il loro miglior lavoro di sempre”. Ed era anche il loro miglior disco. Chiaro segno del destino, dovevo allontanarmi da qualsiasi posto che avesse a che fare con lui.

“Juls, posso chiamarti dopo? Ho una riunione coi ragazzi”mentii.

“Non è ancora uscito, non puoi sapere davvero come sarà, insomma, i critici parlano sempre a strapazzo ...”

“Sì, lo so, ti chiamo questa sera. Ciao”. Chiusi la telefonata e fissai lo schermo del telefono. Bastava solo digitare qualche parola, cliccare su un video e godermi la loro esibizione della sera prima. Oppure potevo distruggere il telefono, cambiare pianeta e far finta di non esistere per il prossimo mese. Afferrai il cellulare e lo gettai per terra, pestandolo con le scarpe fin quando non si spense. Morto. Presi una valigia e buttai dentro maglioni, vestiti, pantaloni, scarpe e la chiusi di fretta. Scesi di corsa e salii in macchina, piazzando la valigia piena di roba inutile nei sedili posteriori. Feci tutto automaticamente, senza pensare, perché mettere in moto il cervello significava metabolizzare ciò che avevo appena saputo e non ero pronta. Avrei dovuto avvisare Chris e Aaron prima di partire!

You are the fugitive but you don't know what you're running from
You can't kid us and you couldn't trick anyone
Houdini, love, you don't know what you're running away from

Scoprii che in studio c’era davvero una riunione di cui mi ero dimenticata (che grande novità). Feci per entrare nella sala riunioni, ma notai Rick in piedi di fronte alla macchinetta del caffè, cercava di farla funzionare a forza di tirare pugni ai lati del marchingegno. Mi avvicinai sorridente, certe volte sembrava proprio un vecchio nonno alle prese con la tecnologia. Era al telefono e mentre camminavo verso di lui, potevo sentirlo fare le congratulazioni a qualcuno.

“L’ho saputo ieri, congratulazioni! A quando il matrimonio?”. Cercai nella mia enorme borsa la chiavetta della macchinetta, ero sicura al 100% che si fosse bloccata perché non aveva più soldi al suo interno (ed ero anche certa che prenderla a calci come stava facendo Rick non avrebbe aiutato). Stavo per spuntare dietro le spalle del mio manager facendolo spaventare, ma le sue parole mi bloccarono il respiro.

“Beh, certo, è impegnato con l’uscita dell’album adesso. Vedrò cosa posso fare dopo il tour americano, faranno così tanti soldi che potrete sposarvi su Marte!”. Restai con la mano a mezz’aria, fissando la nuca di Rick ed elencando nella mia mente ogni singola band di cui era manager. Chissà quante persone organizzavano i matrimoni in questo periodo e al contempo facevano uscire un disco, perché dovevo sempre pensare al peggio?

“Non preoccuparti, Alex non cambia idea riguardo le cose importanti”. La lista si riduceva di molto se dovevo pensare a quanti “Alex” erano sotto contratto con Rick. Purtroppo, la lista si restringeva ad un solo nome.

She was enraged by the way
That the emperor put traps in the cage

Rick maledì la macchinetta e si voltò, sorprendendosi: “Mi volevi far prendere un colpo?”. Incapace di dargli una risposta, gli consegnai la chiave ed entrai nella sala riunioni. Chris e Aaron, seduti sulle giganti poltrone nere, mi guardarono divertiti, prendendomi in giro.

“Solo mezz’ora di ritardo!”

“Abbiamo avuto modo di organizzare tre tour mondiali”

“Alex si sposa”dissi in piena trance. Entrambi si guardarono, indecisi se far finta di non saperlo o se bloccarmi prima che partissi davvero per la Groenlandia. Questa notizia era molto peggio dell’uscita dell’album, questa notizia sentenziava la fine anche solo di un rapporto di semplice amicizia con Turner. Era la fine di tutto.

“Ascolta”disse subito Chris.

“No, ascoltatemi voi”ordinai: “O l’album esce domani e partiamo immediatamente per un tour così stancante che avrò bisogno di un anno per riposarmi, o vado in Groenlandia per tre anni e non mi vedete più”

“La Groenlandia è una metafora per ...”

“Non è una metafora!”

“Okay, stai calma”disse Aaron: “Non possiamo prendere e pubblicare un disco domani, così, dal nulla ...”

“Allora ci vediamo fra tre anni”aprii la porta, convinta di scappare con la mia valigia improponibile in un posto in cui non esisteva internet, ma Rick bloccava l’uscita: “Amy”

“Rick”dissi mantenendo il suo sguardo.

“Cos’hai sentito?”

“Tutto”rispose Chris.

“Non dovevi saperlo”

“Grazie per la considerazione”risposi cinica.

“Non volevamo che ti preoccupassi per nulla ...”intervenne Aaron.

“Per nulla?”esclamai scioccata voltandomi verso il mio amico: “Si sta sposando!”

“Cosa ha a che fare questo con te?”chiese Chris semplicemente cinico. Non aveva tutti i torti. Non avevo più nulla in comune con Alex Turner, tranne l’etichetta discografica.

“Chris”lo richiamò Aaron: “Non è proprio una bella notizia da sentire così … da altre persone”

“Alex mi ha detto che aveva intenzione di dirtelo in questi giorni”disse Chris.

“Sì, beh, buona fortuna, ho distrutto il telefono”

“TU COSA?”chiesero tutti e tre, uno più inquietato dell’altro. Alzai le mani come per scusarmi: “Sono pulita, ero solo … delusa. Julie mi ha detto che ieri hanno suonato. Ma sto bene, davvero”

“Ci hai appena ricattati”

“Non voglio stare in un paese dove sentirò quel cazzo di album dentro ogni negozio!”mi lamentai: “Oltretutto, come si chiama?”

Tranquility Base Hotel + Casino”rispose Rick.

“Cosa?”chiesi confusa, che razza di titolo era da dare a un album?

“Non pensare a quello, pensa a cosa vuoi fare adesso”disse Chris, pronto a riportarmi con i piedi per terra: “Facciamo uscire l’album il 5 giugno, partiamo subito con il tour europeo, due settimane di pausa a casa, tour americano, 2 settimane di pausa, tour asiatico”

“Ci sto”dissi senza neanche pensarci. Avrei passato un mese chiusa in una cantina e poi sarei uscita a promuovere il nostro album, con i miei testi e delle cuffie pronte ad assorbire qualsiasi suono proveniente da qualsiasi altra band artica. Si stava sposando. Non potevo crederci.

“Vado dai miei genitori per un mese”li avvisai.

“Cosa?”chiese ancora Aaron: “Ma dobbiamo organizzare le tappe dei tour ...”

“Mi fido di voi”

“Forse è meglio se stai dai tuoi per un po’”realizzò Rick: “Lontano da ...”

“Da Alex?”chiesi schifata: “Dal loro nuovo album? Dal suo matrimonio?”

“Magari ci ripensa”disse Aaron facendo spallucce.

“Amico, ha una certa età, vorrà sistemarsi”continuò Chris nonostante lo sguardo truce di Aaron. Era carino che volessero tirarmi su il morale, ma stavano solo peggiorando la situazione. Alex aveva una certa età e aveva deciso di sistemarsi con Taylor. Buona fortuna a metabolizzare questo, Amy. La giornata stava soltanto peggiorando, non avrei potuto immaginare niente di peggio.

“Comunque il prossimo mese anche gli Arctic fanno il tour europeo, quindi ...”mormorò Rick e non vidi la mia espressione, seppi solo che Rick, un omone di un metro e novanta e ottanta chili di muscoli, indietreggiò di fronte al mio sguardo.

“Non voglio respirare la sua stessa aria”dissi fissandolo dritto negli occhi: “Se loro fanno il tour europeo, noi facciamo quello americano. Se loro si spostano in America, noi andiamo in Asia. Chiaro?”. Chiesi voltandomi verso i miei colleghi che alzarono le spalle. “Per me è indifferente”

“Anche per me”

“Tu cerca di rimetterti in queste settimane, okay?”chiese Rick dandomi due colpetti sulla spalla. Presi un gran respiro, cercando di fermare i pensieri che si ingarbugliavano nella mia mente e tornai in macchina, a piangere stringendo il volante, proprio come in uno stupido film romantico. Solo che qui non ci sarebbe stato il lieto fine. Ero solo io, litri di lacrime in una macchina che sapeva di disperazione, diretta verso una prigionia che mi ero creata da sola, con un obiettivo che mi sembrava impossibile. Se solo avessi avuto più tempo per poter dimenticare Turner, anche solo un mese avrebbe potuto fare la differenza. O forse era questo il mio destino, amare una persona che non sarebbe mai stata felice con me, assistere dall’esterno all’unione gioiosa di due persone che si amavano e che avevano intenzione di passare il resto della vita insieme. Io neanche volevo il matrimonio. Mi bastava avere una persona che mi capisse e che non mi facesse sentire in colpa per com’ero fatta. Pensavo di averla trovata, pensavo che Alex fosse la persona che sarebbe stata al mio fianco per sempre, ma non era così. E ora avevo solo me stessa su cui contare.

You're at a loss just because
It wasn't all that you thought it was
You are the fugitive
But you don't know what you're running away from

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Capitolo 41
*** Despair in the Departure Lounge ***


*** Note dell'"autrice":
Buonasera!
Qui una Padfoot triste. Oggi è uscito il nuovo album, l'ho sentito solo una volta e non mi ha convinta, ma proverò a riascoltarlo nei prossimi giorni.
Che dire, la storia sta per concludersi, se Tranquility Base mi darà delle idee potrebbe uscire un altro capitolo, ma nel giro di poche settimane la storia terminerà. Il capitolo di oggi non è stato scritto su una canzone di TBHC (perché me ne è piaciuta solo una per adesso e questa cosa mi stranisce parecchio), ma su un b-side vecchissimo (vi lascio il link:
https://www.youtube.com/watch?v=nompB1PB85w), tristissimo ma davvero bello. Spero che il capitolo vi piaccia e spero di riuscire a chiudere la storia in modo degno, giuro che almeno una canzone di TBHC finirà in questa storia. Non vi tedio più. 
Buona lettura,
Padfoot
***

 


Despair in the Departure Lounge


Avevo sbagliato. La paura che Amy potesse tornare a farmi del male aveva vinto su ciò che provavo per lei e avevo scelto Taylor, l’unica che non mi aveva mai fatto soffrire. Avevo lasciato Amy in mezzo ad una strada ed ero tornato da Taylor, avevo preso una sbronza e le avevo chiesto di sposarmi. Non avevo trovato il coraggio di chiamare Amy per spiegarle la situazione così erano passati mesi interi senza sentire la sua voce. Erano state settimane intense, mi ero buttato a capofitto sulla musica, non permettendo a nessuno di intralciarmi. Avevo creato il primo album senza il suo aiuto, eravamo soltanto io e il mio pianoforte. E Taylor. Lei, che aveva avuto il coraggio di andare avanti nonostante avessi passato mesi e mesi con Amy. Lei, che mi aveva sopportato nelle nottate insonni, quando non trovavo la giusta melodia o i giusti testi da abbinare alle canzoni. Lei, che aveva finto di non notare l’indecisione nei miei occhi mentre viaggiavo da Los Angeles a Manchester una volta alla settimana. Non la meritavo perché mi amava troppo, ma era ciò di cui avevo bisogno. Avevamo recuperato tutto il tempo perso e così lei era diventata parte integrante dell’album.

It feels like she's just nowhere near
You could well be out on your ear
This thought comes closely followed by the fear
And the thought of it makes you feel a bit ill

Chiusi la porta dietro me, prendendomi un momento di pausa tra i flash dei fotografi e le loro domande insistenti. Era incredibile come riuscissi ad essere felice e il momento dopo una sola scritta poteva farmi tornare le vertigini e riportarmi alla realtà. I Supernova avrebbero pubblicato l’album il 5 giugno ed io non ne sapevo nulla. Preso dall’uscita di Tranquility Base, non avevo fatto caso che anche lei stava lavorando al suo disco. Ero sorpreso e avevo paura perché fra poche settimane sarebbe uscito un disco di cui io non conoscevo neanche una singola nota. Ma sapevo che era l’unico modo che Amy aveva per comunicare con me e che i suoi testi sarebbero stati pieni di rabbia e vendetta. Non sapevo se sarei riuscito a sopportare l’ascolto di una canzone scritta appositamente contro di me in radio, in televisione, in tutto il fottuto mondo. Non ero pronto a vedermi riversare addosso la sua rabbia per sentimenti che non ero riuscito a controllare. Avevo provato a chiamarla, ma non rispondeva. Mi odiava, questo era poco ma sicuro. Magari era già venuta a sapere del matrimonio e aveva deciso di cambiare numero. O magari non mi pensava, mi aveva già dimenticato ed era su un’isola a godersi la vita con qualcuno che si meritava la sua compagnia.

“Al?”mi chiamò Matt fuori dalla porta.

“Sì”la aprii e feci entrare il mio amico: “Stavo uscendo ...”

“Tutto bene?”mi chiese indagatore.

“Amy non risponde. La chiamo da tre giorni”

“Io sono in silenzio stampa”si giustificò.

“Dimmi solo se sta bene”

“Benissimo”. Sondai l’espressione del mio migliore amico per capire se mi stesse mentendo, ma sembrava vero. Stava bene, era questo l’importante. Avevo perso comunque ogni opportunità con lei.

“Non ha più il telefono”si fece scappare. Sentivo che voleva dirmi tutto, ma non poteva perché le aveva promesso di non farlo.

“In che senso?”domandai.

“Lo ha distrutto”

“Come?”

“Non so esattamente come, so solo che non ha un telefono”. Strizzai gli occhi, come se potessi entrare nella sua mente e leggere i suoi pensieri.

“Era arrabbiata, forse?”proposi.

“Chi lo sa”fece spallucce: “Comunque fra un po’ saliamo sul palco, quindi ...”

“Ha scoperto qualcosa?”

“Cosa avrebbe dovuto scoprire?”

“Matt, non fare giochetti”dissi serio: “Lo sa?”. Se avesse scoperto che avevo chiesto a Taylor di sposarla si sarebbe arrabbiata, avrei dovuto comunicarglielo io. Anche se non ci parlavamo da quella sera al pub, avrei trovato un momento per dirle del matrimonio. Se solo lei avesse risposto alle mie telefonate.

“Iniziamo un concerto fra dieci minuti, ti voglio concentrato”

“Fammi parlare con lei”

“Al”intimò. Aveva usato lo stesso tono di voce che usava quando Darling faceva i capricci. Sembravo davvero un bambino di cinque anni?

“Solo cinque minuti, non voglio il suo nuovo numero, voglio solo parlarle cinque minuti. Per favore”

“Taylor sta arrivando, guarderà il concerto da dietro le quinte”. Taylor. Taylor. Taylor. Ero proprio uno stupido. Dovevo lasciare perdere Amy e concentrarmi su Taylor, ma lo avrei potuto fare solo dopo essermi accertato che Amy sapesse da me la storia del matrimonio. Per stare bene con Taylor, dovevo chiudere in pace il mio rapporto con Amy.

“Cinque minuti”supplicai.

“Taylor”ribatté lui.

“Cinque minuti e le dico addio”promisi. Impossibile, non sarei mai riuscito a dirle addio, figurarsi farlo in cinque minuti. Ma Matt era un inguaribile romantico. Digitò un numero e tenne il telefono vicino all’orecchio: “Pronto? Salve, sono Matt, posso parlare con Amy? Grazie”. Salve? Perché non aveva risposto direttamente lei? Amy aveva forse una segretaria che le prendeva le telefonate adesso? Chi aveva chiamato Matt? Mi passò il telefono, mantenendo lo sguardo serioso e poi uscì fuori lentamente, come se ogni passo verso la porta fosse un segno che stava sbagliando a lasciarmi da solo in quella stanza con Brown al telefono.

“Ehilà, Helders!”esclamò felice. Dovetti appoggiarmi al muro per concentrare tutte le mie energie. Risentire quella voce mi aveva destabilizzato e non sapevo più cosa dire, non sapevo neanche chi ero e dove mi trovavo. Dovevo fare in modo che non mi attaccasse il telefono in faccia. Tossicchiai, preparandomi ad esibire le mie doti comunicative, ma lei sbuffò: “Lo sapevo”. Mi aveva riconosciuto. Dovevo convincerla in fretta a darmi un’occasione di parlarle, allora.

“Uccido Matt un giorno o l’altro”continuò. Aprii la bocca, ma non uscì nessun suono, il mio cervello era bloccato e non riusciva a produrre nessun pensiero razionale. Non so quanto restai fermo a fissarmi i piedi, in attesa di trovare qualcosa di carino da dirle.

“Più di cinque minuti per una frase mi sembra troppo, Turner”. Mi dispiace, Amy. Mi dispiace averti fatto soffrire quando avevo giurato di proteggerti, mi dispiace aver incrinato il nostro rapporto. Mi bagnai le labbra, ad un tratto sentivo la gola secca e avevo bisogno di acqua.

“Ho saputo del matrimonio. Congratulazioni”. Se prima avevo trovato anche solo un briciolo di coraggio per parlarle, ora non riuscivo neanche a pensare ad una possibile risposta. La volevo vedere, abbracciare e chiederle scusa di persona, questa cosa dei telefoni non aveva senso. Avevo sempre odiato i telefoni, finti aiutanti delle relazioni a distanza.

“Hai intenzione di parlare?”. Sì, ho intenzione di dirti tutto quello che mi passa per la mente, ma sono immobilizzato dalla tua voce, dalla tua franchezza e dal tono cattivo che riservi solo a chi ti ha fatto del male.

“Okay, è stato un piacere. Addio”. Non dirmi addio ancora una volta, non potrei sopportarlo.

“Ams”mormorai. Silenzio. Osservai la schermata, aveva già chiuso. Non ero riuscito a dirle nulla.

Yesterday, I saw a girl who looked like someone you might knock about with
And almost shouted
And then reality kicked in within us, it seems as we become the winners
You lose a bit of summat, and half wonder if you won it at all

Soldi, soldi, soldi. Ecco ciò che eravamo riusciti ad ottenere in questo mese: soldi e fama. Entrambi non mi servivano, sentivo il bisogno di qualcosa, ma non avevo ancora capito cosa. Musica, ispirazione, cinema, cercavo in tutto questo una via d’uscita, ma provavo sempre una sensazione di vuoto esistenziale. Cooks mi diede una pacca sulla spalla: “Su, Al, domani si torna a casa”. Osservai le vetrate dell’aeroporto di Manchester mentre aspettavamo le valigie. Quella sera avremmo suonato il primo concerto del tour inglese di Tranquility Base Hotel a Manchester. Senza lei. Non aveva mai mancato una nostra data quando eravamo venuti nella sua città, anzi, era sempre venuta ad accogliermi all’uscita dell’aeroporto. E ora chissà in quale posto del mondo si trovava. Si era dissolta come fumo e mi chiedevo se fosse davvero esistita. Avevo davvero incontrato Amy Brown nella mia vita? O era stato solo un sogno durato anni? Sapevo che Matt, Breana, Cooks e Nick conoscevano esattamente gli spostamenti di Amy, ma nessuno di loro mi informava a riguardo. Sentivo che tutti mi avevano voltato le spalle e che questa volta non mi avrebbero aiutato a ricostruire il mio rapporto con Amy. Sempre che ci fosse qualcosa da ricostruire, il nostro rapporto era ormai distrutto e tornare indietro era impossibile. 

“Cooks, io e te siamo cresciuti insieme”

“Non ti dirò niente”mi interruppe lui.

“Hai sentito il loro nuovo album?”. Annuì laconico, era proprio intenzionato a non dirmi nulla.

“È bello?”. Annuì ancora, restando in silenzio. Ovvio, a lui piaceva qualsiasi cosa sfornassero i Supernova. L’album sarebbe uscito a giorni e tutti nella mia cerchia lo avevano sentito: i miei colleghi, Breana, Rick, Miles, persino i genitori di Helders. Ma a me non era dato sapere nulla. Non l’avevo mai sentita così lontana, perfino quando era stata con Gallagher avevo avuto più contatti con lei.

“Continuate a non dirmi nulla”gli feci notare.

“Ti tocca aspettare solo qualche giorno, poi la sentirai ovunque”.

And don't say owt 'cause you've got no idea
And she's still nowhere near
And the thought comes closely followed by the fear
And the thought of it makes you feel a bit ill

Mi ero preparato alla rabbia incommensurabile, al sentimento di vendetta più forte che potesse esserci, ma non avevo ottenuto nulla se non depressione. Il nuovo album dei Supernova aveva dei suoni rigeneranti e freschi in questi anni in cui la musica commerciale era tutta autotune e frasi banali. Ma i testi erano la vera novità: Amy non era più arrabbiata, non lottava più coi demoni che aveva dentro la testa o contro le persone che facevano parte della sua vita. Amy era stufa e triste. Non cantava di odiarmi o di volermi far patire le pene che le avevo inflitto, vocalizzava su quanto la vita fosse vuota e priva di senso se si guardava alla bellezza e all’estensione dell’universo. Era, per l’ennesima volta, una nuova Amy che non aveva voluto avere a che fare con me.

Solo dopo un anno dall’uscita dei nostri album avevo trovato il coraggio di parlarle, mettendo da parte la paura e cercando di recuperare anche solo una particella del rapporto che avevamo avuto. Avremmo potuto essere amici e vederci una volta ogni tanto, discutere di musica e prenderci in giro come facevamo anni fa. Avevo fatto tappa a Sheffield, per vedere il concerto dei Supernova, nella mia città, dove tutto era iniziato e questa volta Amy non avrebbe potuto ignorarmi. Ero più nervoso di quando avevo calcato il palco per la prima volta dopo anni, ma cercavo di pensare a qualcosa che mi calmasse, alla mia musica. La porta della sala riunioni si aprì e restai immobile a fissarla in tutto il suo splendore. Stava bene. Indossava pantaloni di pelle, la sua solita maglia larga degli Smiths e aveva i capelli a caschetto perfettamente lisci e ordinati. Chiuse la porta dietro sé e mi riservò uno sguardo gentile. Non mi avrebbe urlato contro, non avrebbe pianto per ore perché era felice. Non ci eravamo sentiti per un anno e non l’avevo mai vista così tanto felice. Forse era questa la sua cura, staccarsi totalmente da me e vivere la sua vita. Forse non le ero mai stato d’aiuto in tutti questi anni.

“Primo concerto dopo anni, eh?”chiesi sommessamente.

“Già. Qualche consiglio?”domandò con voce pacata.

“Sii te stessa. Andrà benissimo”risposi fin troppo sinceramente. Mi ringraziò con un sorriso, ma non disse nient’altro. Feci qualche passo verso di lei, lasciandole il tempo di scappare se avesse voluto farlo, ma rimase ferma ad osservarmi.

“Hai sentito il nostro album?”chiesi. Annuì e non disse nulla, potevo leggere nei suoi occhi che non le era piaciuto.

“Critiche?”

“Un po’ pretenzioso”rispose divertita. Potevo accettarlo, era la stessa cosa che aveva detto Cooks quando aveva sentito le prime tracce che gli avevo presentato.

“E tu hai sentito il nostro?”chiese.

“Sì”risposi laconico.

“Critiche?”mi imitò ironicamente. Scossi la testa e mi fermai davanti a lei. Non potevo ignorare il battito cardiaco che aumentava, ma ormai avevo fatto una scelta e per la prima volta nella mia vita mi sarei comportato da persona matura. Avevo deciso di sposare Taylor più di un anno fa ed ero stato felice, abitavamo insieme in una villa fatta su misura per noi e non smettevamo mai di ridere. Era questo il nostro segreto.

“Addirittura”mormorò ancora più sorridente di prima: “Ti è piaciuto”

“I testi sono un po’ … pesanti”ammisi.

“Già, mi faceva parecchio schifo la vita in quel periodo”

“E adesso?”. I suoi occhi si illuminarono, sprizzando una gioia che non vedevo da decenni nel suo viso. Era bella. La felicità nella sua espressione la rendeva ancora più bella del solito.

“Adesso va tutto bene”rispose. Annuii, come a dirle che capivo perfettamente come si sentiva. Trovare la felicità dopo un periodo burrascoso era sempre stato utopico per noi due.

“Hai un telefono?”domandai e lei scoppiò a ridere: “Sì, ma ci sono solo dieci numeri dentro”

“Ah sì?”

“I miei genitori, Juls, Chris, Aaron, Breana, Miles, Matt, Cooks, Nick”. Feci a mente il conto, erano dieci, quindi non stava con nessuno.

“Sempre single”dissi pentendomene subito, non era proprio una frase adatta da dire in quel momento, soprattutto da parte mia. Ma lei rise ancora: “Esatto. E si sta benissimo. Tu, invece? Sposato?”

“No, sono troppo impegnato in questo periodo, noi … continuiamo a rimandare la data”. Volevo che il matrimonio fra me e Tay fosse perfetto, non importava quanto tempo ci impiegavamo ad organizzarlo, lei ci teneva che fosse tutto studiato nei minimi dettagli.

“Vieni al nostro concerto questa sera?”domandò e le mostrai il biglietto, provocando altra ilarità da parte sua: “Hai comprato un biglietto?”

“Non sapevo se tu mi avessi permesso di entrare o no”

“Ma certo, puoi seguirlo dal backstage!”scosse la testa, sempre più divertita: “Non ci posso credere, hai comprato un biglietto ...”

“Ams!”urlò una voce dal corridoio: “Cinque minuti e partiamo!”

“Arrivo!”urlò lei di rimando. Prese un mazzo di chiavi dalla libreria e mi sorrise: “Io devo andare, dobbiamo fare il soundcheck ...”

“Certo, certo”

“Le porte chiudono alle 21”mi informò: “Basta che chiami Rick e ti fa entrare senza fare problemi”

“Sicura? Perché ha passato mesi l’anno scorso a celarmi la tua presenza”. Fece spallucce: “Gli avevo chiesto di non farti sapere dov’ero ...”

“O cosa facevi”continuai: “O se fossi ancora viva”

“Sono diventata la donna invisibile per un periodo”ammise: “Non è stato male”

“Parla per te”. L’atmosfera cambiò immediatamente, passando da piacevole a malinconica. Amy alzò lo sguardo su di me e per un attimo vidi l’orgoglio brillare nei suoi occhi e mi aspettai la nostra solita litigata. Non avrei dovuto punzecchiarla in questa maniera, ma stavo cercando un qualsiasi tipo di reazione da parte sua perché non sopportavo di vederla così calma quando io ero preso da emozioni contrastanti.

“Mi dispiace”ammise lasciandomi senza parole. Si stava scusando? Lei? Mi lasciò così spiazzato che non riuscii a dire nulla per minuti interi, la osservavo come se fosse stata posseduta da un qualche spirito.

“Mi dispiace aver tenuto i contatti con tutti, tranne che con te”ammise: “E di essere letteralmente scomparsa per un anno. Mi dispiace non aver lottato per quello che c’era fra di noi, sette anni fa e l’anno scorso e per essere sempre scappata di fronte alle difficoltà. Ma sto imparando a non farlo, so che ci vorrà molto, ma sono sulla buona strada”

“Amy”dissi semplicemente, non trovando le parole giuste. Aveva gli occhi lucidi, ma un sorriso splendente. Aveva davvero trovato la sua strada senza di me. Era difficile da metabolizzare, mi ero sempre sentito utile nella sua vita e ora capivo che le avevo causato più sofferenze che altro.

“Scusa”mormorai: “Per tutto quello che ti ho fatto passare”. Lentamente, portai le mani al suo viso e poggiai i palmi sulle guance fredde. Avevo bisogno di sentire che lei fosse davvero davanti a me e che non stavo sognando. E lo capii soltanto perché sentii come delle scintille quando le mie mani toccarono il suo volto, come se mi avesse dato una scossa.

“Mi sei mancata”confessai passando il pollice sotto le sue occhiaie coperte dal trucco. “E sei stanca”

“E tu non hai ancora imparato cosa dire o non dire ad una ragazza”mi prese in giro. Sorrisi, era sempre capace di farmi ridere nei momenti più strambi.

“Scusa”ripetei.

“Lo so”disse semplicemente.

“Pensi che un numero in più potrebbe entrare nel tuo telefono?”

“Non credo, ha poca memoria”scherzò, ma gli occhi erano seri. Era stata bene in questo periodo senza me e lo avrei accettato. Avrei lasciato che continuasse la sua vita senza interferire nei suoi piani, perché era l’unico gesto possibile da parte mia dopo tutto quello che era successo.

“Pensi che potrei chiamarti col telefono di Matt qualche volta?”

“Potrebbe andare”

“Devo chiedere permesso a qualcuno prima di farlo?”

“A Juls. Lei sa sempre tutto”

“Siamo d’accordo, allora”. Sorrise mesta e la attirai a me senza pensarci due volte. Intrecciò le mani dietro il mio collo e affondai la testa sulla sua spalla, circondandole i fianchi con le braccia. Non mi ero reso conto di quanto mi fosse mancato il suo profumo fino a questo momento e del bisogno che avevo di sentirla vicina. Avevo cercato per mesi un qualcosa che mi mancava senza capire cosa fosse e ora ce l’avevo fra le braccia. Tutti gli sforzi che avevo fatto negli ultimi minuti nel pensare di doverla lasciare ora sembravano vani. Volevo chiamarla, volevo essere l’undicesimo numero sul suo telefono, volevo vederla quando ne avevo voglia. Ero solo un debole, era chiaro che lei stesse molto meglio senza di me e se davvero ci tenevo, avrei dovuto lasciarla andare.

“Al, non sto morendo”mi prese in giro: “Non sto neanche scappando. Ci rivedremo fra meno di tre ore”. Alzai la testa e fissai i miei occhi nei suoi, non trovando nulla da dire perché lei aveva già capito tutto.

“O mai più”propose sempre in tono scherzoso, ma con un fondo di verità questa volta.

“Stai bene”glielo feci notare e lei si limitò ad annuire. Poggiai la mia fronte sulla sua, sapendo che dovevo andarmene immediatamente per evitare di commettere degli errori di cui poi mi sarei pentito. A quanto pare questa volta sarei stato io a scappare e non lei.

“È giusto così”sussurrai.

“Lo so”rispose sincera.

“Buona fortuna”. Le diedi un bacio sulla fronte ed uscii subito da quell’ufficio, senza voltarmi a guardarla perché se lo avessi fatto, avrei abbandonato tutto per tornare fra le sue braccia. Stavo costruendo qualcosa di concreto fra me e Taylor che non potevo distruggere in un istante. Quello fra me e Tay era un progetto che avevamo iniziato anni fa e che dovevo portare a termine perché la amavo. Non ero più un ragazzino, non potevo continuare a guardare al passato e a sognare l’irreale: adesso avevo Taylor e nel suo modo lei era stata capace di darmi quello che nessuna mi aveva mai dato.

Despair in the departure lounge
It's one and they'll still be around at three
No signal and low battery
What's happened to me?

Amy stava costruendo la sua vita da sola, senza l’aiuto di nessuno, dopo anni di sofferenze. Io stavo costruendo la mia, dopo anni di incertezze. Lei era dedita alla carriera, avrebbe sempre e solo vissuto per la sua musica, io volevo altro oltre alla musica. Ero pronto a fare il grande passo e a sposare Taylor. Avrei sempre voluto bene ad Amy e quello che c’era stato fra noi avrebbe sempre influenzato ogni decisione della mia vita, ma era finita molti anni fa, ora dovevamo entrambi andare avanti. Quindi prima di rovinare ogni tipo di rapporto con lei, preferivo mantenere un’onesta amicizia piuttosto che perderla del tutto. Preferivo vederla una volta l’anno piuttosto che non vederla mai. Ed ero sicuro che, quando le acque si fossero calmate anche per lei, prima o poi ci saremmo ritrovati in uno studio, a settant’anni, a ridere della nostra stupidità giovanile e a lamentarci della musica contemporanea. Io mi sarei seduto al piano, lei avrebbe impugnato la chitarra e avremmo iniziato di nuovo a creare della musica perché era destino che le nostre anime si incontrassero per creare arte.

 

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Capitolo 42
*** Star Treatment ***


Note dell'"autrice": Buonasera a tutti! Mi scuso, ho scritto e riscritto questo capitolo 1000 volte e continua comunque a fare schifo,
ma dovevo pubblicarlo perché ormai siamo agli sgoccioli e la storia sta finendo.
Come avrete capito, non sono rimasta affascinata da TBHC e non riesco a scrivere nulla di decente
(non che io l'abbia mai fatto, ma almeno alcuni capitoli erano leggibili, ora non riesco neanche a scrivere frasi di senso compiuto).
Mi scuso per eventuali errori grammaticali e/o di senso, l'ispirazione mi sta abbandonando come ha abbandonato il Turner della mia storia. 

Tuttavia spero che a voi l'album sia piaciuto e che abbiate voglia di leggere la fine della storia, manca poco ormai.
Okay, ho finito. 
Buona lettura,
Padfoot

***




Star Treatment

L’anno di pausa da Turner mi era proprio servito. Ora riuscivo a vedere i manifesti di TBHC e sentire la sua voce in radio senza scoppiare a piangere come una fontana. Certo, la sua visita a sorpresa allo studio mi aveva destabilizzata, ma avevo scoperto di non essere più arrabbiata con lui. Avevo passato un periodo di frustrazione e rabbia, ma il tutto era stato poi coperto dalla delusione e, più tardi, dalla rassegnazione. Lei lo rendeva felice, io no. E pensare che potesse ancora esserci qualcosa fra me e lui era sbagliato, entrambi avevamo avuto la possibilità di riprovarci e nessuno dei due si era fatto avanti. Eravamo rimasti nel nostro limbo, incapaci di dichiarare ciò che provavamo, fino a quando lui non aveva fatto un passo indietro tornando da lei. Senza che nessuno dei due lo immaginasse, era stata la scelta migliore per entrambi. Loro si sarebbero sposati e io avrei avuto la mente libera per occuparmi della mia carriera. Io e Alex avevamo stipulato un tacito accordo: non ci saremmo più cercati, se non per estremo bisogno e ci saremmo comportati da persone normali se ci fossimo incontrati in giro. Come degli adulti normali che avevano smesso di aggrapparsi al ricordo di un sentimento passato e che stavano agendo adesso, nel presente, per crearsi un futuro migliore.

 

I just wanted to be one of The Strokes
Now look at the mess you made me make
Hitchhiking with a monogrammed suitcase
Miles away from any half-useful imaginary highway

I'm a big name in deep space, ask your mates
But golden boy's in bad shape
I found out the hard way that
Here ain't no place for dolls like you and me

Mi sedetti accanto a Taylor, sorseggiando il mio martini e guardandomi in giro, studiando le persone che ci circondavano e i loro comportamenti. C’era una ragazza bassina, con lunghi capelli neri che parlava animatamente con un ragazzo moro, totalmente perso nei suoi occhi. Il cameriere portò loro due birre, ma erano troppo presi dal discorso per farci caso. Chissà cosa si stavano dicendo di così importante da sentirsi nel loro mondo, ignorando qualsiasi cosa intorno a loro. Sentii una mano accarezzarmi il braccio e mi voltai verso Taylor, sorridendole mesto. In questi giorni mi capitava spesso di estraniarmi da tutto e fare i miei soliti viaggi mentali.

“Che c’è?”sussurrò premurosa.

“Nulla, mi chiedevo di cosa parlassero quei due”ammisi.

“Del nuovo album degli Arctic Monkeys”rispose sicura.

“Sono passati quasi due anni”

“Resta un bell’argomento di conversazione”. La sedia davanti noi si spostò e mi costrinse a spostare lo sguardo dai suoi occhi a quelli di Zachary.

“Ehilà, vecchio! Auguri!”. Avremmo passato la serata a bere, aspettando la mezzanotte per festeggiare il mio compleanno. Arrivarono tutti i miei amici, chi prima, chi dopo, e il tavolo iniziò a riempirsi di persone e di chiacchiericcio. Cosa fai? Come va la vita? Ma allora, questo matrimonio? Taylor rispondeva a tutto, come se fosse una sottospecie di segretaria, io continuavo ad osservare quei due ragazzini, così innocenti e ingenuamente felici. Era inutile prendermi in giro, vedevo un ritratto di me e della piccola Brown anni fa. Anche loro avrebbero iniziato una relazione senza sapere dove andare a parare? Anche loro si sarebbero lasciati a causa dei mille impegni e dell’insostenibile distanza? E poi si sarebbero cercati per anni, fingendo che nulla fosse successo, incontrandosi in qualche camera d’albergo e sparendo la mattina dopo? Possibile. Ma forse il destino avrebbe regalato loro un’altra possibilità e una via d’uscita. Questi pensieri mi consumavano, mi sentivo un vecchio novantenne che rifletteva sulla sua vita. Da quando ero diventato così pesante? Non era un bar sofisticato di Los Angeles se non passava almeno una nostra canzone ogni ora. Star Treatment riempì la stanza di un’atmosfera malinconica, perfetta per bere un martini in solitudine pensando a tutta la mia vita, dalla mia nascita fino ad oggi. Ammiravo gli Strokes e i loro riff di chitarra suonati con un’energia inaudita. Era tutto ciò che volevo essere da giovane, un ragazzino che scriveva testi geniali e assoli che il pubblico cantava a squarciagola ai concerti. Quanto tempo era passato e quanto ero cambiato. Ora non era più la chitarra il mio strumento prediletto, ma il pianoforte. Ero cresciuto, non potevo più cantare delle risse nei pub di Sheffield o delle corse scappando dalla polizia. Non potevo più cantare delle feste fatte in casa di Matt, dei sentimenti contrastanti di una relazione a distanza o dei capricci della mia ex ragazza. Non potevo neanche cantare la delusione della fine di una storia di quattro anni e la ricerca di qualcuno che mi facesse battere il cuore di nuovo. Ogni album aveva segnato un’era della mia vita e Tranquility Base sanciva come mi sentivo in questo momento della vita: tranquillo e in pace con me stesso, stabilmente fidanzato con una ragazza a cui non importava delle distanze, sempre pronta ad aspettarmi a braccia aperte a casa. Pronta a sacrificare qualsiasi cosa per me.

Miles si sedette sul divanetto, battendomi una mano sulla spalla: “Allora?”. Annuii, non c’era bisogno di spiegargli nulla, gli sarebbe bastato uno sguardo per capire a cosa stavo pensando.

“Per quanto ancora saremmo obbligati a sentire questo album?”scherzò.

“Sei venuto qui solo per il mio compleanno?”. Miles era in tour in questi mesi, mi stupiva che avesse preso un aereo solo per bere un drink e festeggiare la mia vecchiaia.

“Come sei egocentrico, sono qui per una visita di piacere”

“Vuoi aprire un casinò?”

“Già fatto”scherzò ancora. Sorseggiò una birra e si guardò in giro, senza lasciare intendere nient’altro.

“Visita di piacere”ripetei e sorrise sornione: “Ah, vecchio curioso di un Turner. Ho visto come guardavi quei due ragazzi”

“Sono un sognatore, lo sai”

“Amy ha i capelli leggermente più corti in questo periodo”. Lo guardai interessato e, senza bisogno che gli facessi delle domande, parlò sempre con lo sguardo fisso sui ragazzi: “Ieri sono andato a farle una visita. Sta bene, anzi, benissimo. È come rinata”. Ennesima prova che stava meglio senza me. Bevve un altro sorso di birra e osservò Taylor, ma era intenta a parlare con Cameron del nostro imminente tour.

“Non ha chiesto di te, a differenza tua”sussurrò Miles.

“Non ho chiesto di lei”

“Il tuo sguardo era quello di un cucciolo bisognoso di attenzioni”. Terminai il mio Martini e distolsi lo sguardo dalla coppietta. Ero solo curioso di sapere se fosse ancora viva, tutto qui.

“Non far finta di non sapere le sue prossime date”. Sì, sapevo che l’indomani avrebbe suonato qui a Los Angeles, ma non potevo andarci. Non con Taylor nei paraggi. Miles continuava a leggermi nella mente: “Prima di stare con te, Taylor amava i Supernova”

“Non verrà mai a un loro concerto”

“Chissà perché”. Sembrava fosse venuto solo per farmi sentire in colpa nei confronti sia di Tay sia di Amy. Che razza di amici ignobili che avevo. Lo osservai con un sopracciglio alzato, chiedendogli silenziosamente di mettere fine ai miei tormenti. Mi diede un buffetto sulla testa, sorridendo affettuoso: “Ti prendo in giro, dai. Mi sei mancato”.

I just wanted to be one of those ghosts
You thought that you could forget
And then I haunt you via the rear view mirror
On a long drive from the back seat

But it's alright, 'cause you love me
And you recognise that it's ain't how it should be

 

Scesi dal palco e bevvi una bottiglietta d’acqua nel giro di pochi minuti, il caldo di Los Angeles era capace di prosciugare un intero oceano. Abbracciai Miles, Breana e Matt e li ringraziai per essere venuti a seguire il concerto, mi avevano dato la carica giusta per affrontare la serata. Una piccola parte di me si sarebbe aspettata la presenza di Turner al concerto, in fondo casa sua era a un quarto d’ora di macchina dal teatro in cui avevamo suonato. Ma di certo aveva di meglio da fare e una persona speciale con cui trascorrere il giorno del suo compleanno.

“Sei stata fenomenale”esclamò Breana.

“Grazie, ma stavo quasi cadendo all’inizio, l’ho vista davvero brutta”

“Non sarebbe un concerto dei Supernova se non rischiassi la vita mentre corri da una parte all’altra del palco”mi prese in giro Miles: “Andiamo a bere?”

“Noi non possiamo, abbiamo la babysitter a casa”ci informò Matt: “Ma ci vediamo a Sheffield, siamo lì prossima settimana”

“Mi tenete un posto dietro le quinte?”domandai ironica.

“Anche più di uno”rispose Breana: “Mark vuole conoscerti”. Erano settimane che Breana tentava di farmi uscire con Mark, il suo caro amico d’infanzia, ma continuavo a tergiversare cambiando argomento.

“Sono contenta che il concerto vi sia piaciuto!”esclamai: “Ci vediamo a Sheffield allora!”. B mi sorrise, ma i suoi occhi erano chiari: non avrebbe smesso di propinarmi l’uscita con Mark. I due sposini se ne andarono, mano nella mano, innamorati come il primo giorno.

“Andiamo a bere?”chiese di nuovo l’incorreggibile Miles.

“Sì, grazie”lo supplicai: “Dammi solo un attimo per sistemarmi perché puzzo di concerto”. Uscii dal teatro e salii sulla macchina che ci avrebbe portati all’hotel, attendendo i miei colleghi che erano ancora dietro le quinte a parlare con Rick. Cercai di sistemarmi i capelli per quanto potessi, erano davvero troppo lunghi, necessitavo di un taglio al più presto. Li raccolsi in una crocchia e guardai fuori dal finestrino la gente passeggiare per le strade calde di Los Angeles. Non capivo come così tante persone decidessero di trasferirsi in questa città: era calda, umida, piena di gente a cui importava solo dell’estetica e perennemente luminosa. Il mio spirito mancuniano aveva bisogno della nebbia e della pioggia, almeno una volta a settimana. Osservai il mio riflesso nel finestrino, avevo il trucco sbavato e delle occhiaie predominanti. Attraverso lo specchio notai una figura vestita come il protagonista di un film anni ‘70 che camminava lentamente guardandosi i piedi. Aveva un’andatura ciondolante, sembrava camminare senza una direzione precisa. Non poteva essere lui, aveva le spalle troppo larghe. Eppure per un secondo mi sembrava di averlo visto. Sorrisi e mi diedi della stupida, erano passati anni e scambiavo ancora passanti casuali per Turner. D’altronde io ero venuta qui, nella sua città e non l’avevo cercato. Lui abitava qui e non era venuto al concerto. Stavamo semplicemente rispettando il nostro accordo.

Your eyes are heavy and the weather's getting ugly
So pull over, I know the place
Don't you know an apparition is a cheap date?
What exactly is it you've been drinking these days?

 

Passai davanti al teatro e vidi la scritta “Supernova” a caratteri cubitali. Non l’avevano ancora tolta ed erano le due del mattino, il concerto era finito da ore. Avrei dovuto andarci, come gesto di pace, per farle capire che, nonostante non avessimo più rapporti, tenevo ancora alla sua musica. Anche se gli anni passavano e nessuno dei due aveva il numero dell’altro, qualche volta la mente mi riportava ai momenti passati con lei. Forse avremmo dovuto chiarire una volta per tutte, dirci tutto quello che ci passava per la testa e solo allora saremmo riusciti a costruire le basi di quella che avrebbe potuto essere una solida amicizia. Sicuramente ora era con Miles a bere da qualche parte. Mi sarebbe bastato fare il numero del mio amico, mi avrebbe detto subito dov’era e li avrei raggiunti, avrei bevuto qualcosa con loro, come facevamo da ragazzini. L’alcol mi avrebbe aiutato a raccontare tutto ad Amy e a supplicarla di sotterrare l’ascia e fare le persone mature. Avevo passato i miei migliori anni con loro due, cosa avrei dato per provare la stessa leggerezza di quando ero giovane e mi bastava suonare una chitarra per sentirmi vivo. Una goccia mi bagnò il viso e alzai lo sguardo. Amy era stata capace di portare le nuvole anche a Los Angeles, tra poco sarebbe arrivato un acquazzone. Rimasi fermo a fissare la pioggia colpirmi prima lentamente, poi più velocemente e violentemente. Tutti si rifugiavano nei bar e sotto gli ombrelli, incapaci di sopportare delle gocce d’acqua. La popolazione di Los Angeles si sarebbe decimata se solo avesse sperimentato le piogge inglesi. Camminai per la strada, godendomi ogni singola lacrima d’acqua che pioveva dal cielo, incurante degli sguardi degli altri. Ero Alex Turner e, tutto sommato, la vita mi stava sorridendo.

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Capitolo 43
*** The Ultracheese ***


The Ultracheese

Still got pictures of friends on the wall
I suppose we aren't really friends anymore
Maybe I shouldn't ever have called that thing friendly at all

Tornare a Sheffield era sempre sorprendente, non smettevo di considerarla la mia casa anche se mi ero trasferito a Los Angeles da anni. Mi mancava quell’atmosfera nebbiosa e lo strato di nuvole che copriva il cielo, eclissando i raggi del sole. Non riuscivo a dormire, ma ci ero abituato, così uscii per fare una passeggiata. Sheffield quella mattina era vuota. Nessuno che sostava fuori dai pub dopo una serata disastrosa, nessuno che usciva per una corsa mattutina, la città mi stava riservando un po’ di sana solitudine ed era tutto ciò di cui avevo bisogno dopo anni di tour e viaggi intercontinentali. Camminai da solo per le strade vuote, lasciando che fossero i piedi a guidarmi, aspettando che la città si riempisse di vita. Non seppi neanche io come, ma arrivai allo studio di registrazione e un sorriso spontaneo comparì sul mio viso. Era un segno che avrei dovuto iniziare a pensare al settimo album? Era questa la magia di Sheffield, sapeva darmi esattamente ciò di cui avevo bisogno al momento giusto.

“Mattiniero”disse una voce femminile. Non mi ero reso conto della sua presenza per la prima volta in tutta la mia vita. Mi voltai e la vidi sorridermi mesta, i capelli legati in modo disordinato in una coda alta e le occhiaie sempre presenti sotto gli occhi stanchi.

Get freaked out from a knock at the door
When I haven't been expecting one
Didn't that used to be part of the fun, once upon a time?

“L’intera città dorme”ammisi. Tranne io e te e non era la prima volta che succedeva, quante notti insonni avevamo passato insieme? Notai che aveva il blocchetto di appunti che usava per le sue canzoni sotto il braccio e capii che era venuta a registrare qualcosa.

“Tu sei a mani vuote”constatò.

“Stavo passeggiando e non so come sono arrivato qui”confessai: “Posso leggere?”. Scosse la testa: “Non è ancora pronta”. Mi ero dimenticato della sua mania di non mostrarmi mai cosa avesse in mente a meno che la canzone non fosse stata già registrata con tutti gli strumenti. A me bastava una melodia e una strofa scarabocchiata per correre da lei e farle ascoltare tutto per avere il suo parere, ma lei era una perfezionista e mi aveva sempre fatto sentire il lavoro completo. Annuii, come a dirle che ricordavo quella sua inutile fissazione. Di solito le nostre conversazioni non finivano mai nel silenzio, ma era la conseguenza di non sentirci da anni. Avrei potuto raccontarle qualsiasi cosa, se solo l’avessi sentita più vicina.

“Come va?”chiesi, invece, una domanda così stupida richiedeva una risposta altrettanto stupida.

“Bene. Tu?”. Annuii ancora, rifiutandomi di mandare avanti una conversazione così impersonale con lei.

“Sai, dopo il terzo ascolto, ho imparato ad amare Tranquility Base”ammise. Alzai lo sguardo sorpreso su di lei: “Davvero? Prima che uscisse ti ho sognata. Mi urlavi che faceva schifo”. Mi sarei aspettato qualsiasi reazione, ma non quella che ricevetti. Scoppiò a ridere così sguaiatamente che mi stupii nessuno nella strada venisse a dirle di fare silenzio. Attesi che la sua risata scemasse, nonostante mi fosse mancato il suo modo di ridere in questi anni.

“Non ci si aspettava qualcosa del genere da voi, tutto qui”spiegò: “Ma è un lavoro fatto bene”

“C’è una canzone che ti piace particolarmente?”domandai. Annuì, senza aggiungere altro, non voleva darmi soddisfazioni. Le sorrisi timido: “Four out of five?”

“Quella è al secondo posto”

“Quindi te ne piace più d’una!”esclamai sorpreso.

“Idiota, certo che sì”ribatté: “Prova ad indovinare”

Science fiction?”. Scosse la testa: “Sono molto delusa dalle tue doti investigative”

“Cosa ci fai qui presto di mattina, comunque? Lo studio è ancora chiuso”

“Avevo bisogno di ispirazione”

“Per strada?”

“Non per strada, ma qui davanti”. Osservai i cassonetti della spazzatura ai lati del marciapiede, le bottiglie di birra gettate accanto alla porta di un pub e i mozziconi di sigaretta per terra. E tornai a dieci anni prima, a quel marciapiede e alla canzone che era nata da una situazione assurda. Non trovai nulla da dire, i ricordi di noi due seduti lì riempivano la mia mente. Amy sedette sul marciapiede e si guardò in giro, come se io non fossi lì, in piedi accanto a lei, ad osservarla in silenzio. Forse avrebbe desiderato restare da sola, avrei dovuto andarmene. Ma non sembrava preoccuparsi della mia presenza. Aprì il blocchetto e scribacchiò qualcosa, per poi richiuderlo e tornare a fissare l’orizzonte. Avrei pagato oro per leggere cosa c’era scritto. Mi sedetti accanto a lei e osservai dritto davanti a me il cielo diventare chiaro man mano che il tempo passava. La sensazione di imbarazzo che avevo provato poco prima era scomparsa, lasciando posto alla pace più assoluta. Essere seduto su quel marciapiede infido con il mio completo da mille sterline, in totale silenzio con un’Amy altrettanto silenziosa e concentrata sulla sua musica, era qualcosa di cui non sapevo di aver bisogno fino ad ora. Avevo cercato di replicare tranquillità e pace nel mio disco, immaginando un mondo futuristico, quando mi sarebbe bastato essere qui per calmarmi.

We'll be there at the back of the bar
In a booth like we usually were
Every time there was a rocket launch or some big event

Star Treatment?”domandai e anche se avevo lo sguardo fisso all’orizzonte, potevo quasi vederla sorridere.

“Hai perso la capacità di leggermi nel pensiero”. L’avevo persa da tempo e in realtà non l’avevo mai avuta, leggere i pensieri di Amy era impossibile per chiunque.

“Stai lavorando a qualcosa di nuovo?”mi chiese.

“No, per ora mi godo il successo di Tranquility Base. Abbiamo ancora mezzo mondo da girare”. E non avevo la testa per pensare a un nuovo album, al massimo avrei potuto concentrarmi sui Last Shadow Puppets, ma non vedevo un futuro per gli Arctic Monkeys. Non adesso, almeno.

“Tu hai già la data di uscita del tuo?”

“No, è solo una canzone”mi rispose: “Sentivo il bisogno di registrarla subito o non lo avrei più fatto”

“Te ne vergogni?”

“No, assolutamente. È una di quelle canzoni che vorrei non aver scritto, ma che sento il bisogno di ascoltare”

“Quindi non la pubblicherai?”

“Mai”ammise: “Resterà nel mio ipod per sempre, nascosta a tutti”

“Anche a me?”. Che stupida domanda, ovvio che non me l’avrebbe fatta sentire, non ci parlavamo da anni. Mi girai e vidi che mi osservava divertita: “Soprattutto a te”

“Parla di me?”

“Non necessariamente”

“Sai, sei diventata troppo criptica”commentai, ma si limitò a fare spallucce. Allungai una mano verso il suo quaderno, sfiorandolo con le dita, ma senza avere il coraggio di prenderlo.

“Ci sono tutti i miei segreti qua dentro, Turner, sicuro di volerlo leggere?”. Annuii palesando un coraggio che raramente avevo mostrato nella mia intera esistenza. Non ero sicuro di voler sapere ogni cosa che le passasse per la testa nell’ultimo periodo, ma ero troppo curioso per scappare da una situazione come questa. Lasciò la presa e lo afferrai, aprendo la prima pagina. Era piena di scritte cancellate, solo poche parole erano leggibili. La pagina dopo iniziava con una data: 1/05/18. Iniziando a leggere, mi resi conto che era il suo diario, in cui scriveva almeno una volta a settimana ed era pieno di tristezza, solitudine e ansia. E pensare che anni fa ero convinto che lei avesse bisogno di me per sopravvivere, quando non avevo fatto altro che causarle sofferenza. Alcune frasi erano sottolineate e le riconobbi come testi delle canzoni dell’ultimo album. Il diario andava avanti fino a pochi giorni fa e quando arrivai alla scritta “Regret” chiusi il quaderno e glielo consegnai. Il sole era sorto e, leggendo quelle scritte nere e confuse, mi sembrava di aver vissuto un anno intero della sua vita in pochi minuti. Avevo recuperato tutto il tempo perso leggendo quel diario e ora mi sentivo più triste di prima.

What a death I died writing that song
From start to finish, with you looking on
It stays between us, Steinway, and his sons

“Non pensavo fossi stata così male”commentai.

“Non essere egocentrico, non è colpa tua”rispose sulla difensiva. In realtà sembrava che la colpa fosse mia al 70%, ma non lo dissi. Non volevo litigare, le sue parole di delusione e depressione erano ancora vivide nella mia mente. Aveva scritto nero su bianco i suoi pensieri e alcuni erano molto vicini ai miei. Anche io avevo avuto il rimpianto di non aver partecipato in nessuna maniera al suo nuovo album, anche io mi ero chiesto molte volte se fra di noi sarebbe mai potuta nascere una semplice amicizia, o se eravamo destinati a non consideraci più per il resto della vita. Mi aveva stupito che, dopo l’uscita del mio album, Amy avesse scritto che in Tranquility Base non c’era neanche l’ombra della sua presenza, come se i mesi passati insieme, e successivamente quelli passati in lontananza, non mi avessero minimamente toccato. E invece la conseguenza di quel turbinio di sentimenti mi aveva portato a distaccarmi dalle questioni amorose per concentrarmi su un altro tipo di concetto. Avevo cantato troppe canzoni d’amore negli anni passati e non ero riuscito a processare quello che era successo fra me ed Amy dopo la sua riabilitazione. Avevamo cambiato la matrice del nostro rapporto troppo spesso durante quel periodo. Ma una traccia della sua presenza sarebbe sempre stata presente nella mia musica.

The Ultracheese”dissi semplicemente e la vidi annuire: “L’hai azzeccata finalmente”. Persi il filo del discorso, non avevo capito la sua risposta, ma volevo spiegarle tutto: “È stata l’ultima canzone che ho scritto, mi sono svegliato nel bel mezzo della notte con una melodia in testa e l’ho suonata al pianoforte. Non sapevo se farla sentire o no a Taylor, ma è scesa poco dopo e si è seduta sul divano. Non è stato facile scriverla con lei a pochi metri da me”. Amy non sembrava aver sentito una parola e mi fece sorridere: “L’ho scritta dopo averti sognato”. Sembrava che tutto l’astio presente fra di noi si fosse dissolto nella potenza di uno sguardo. Era così sorpresa, l’avevo lasciata senza parole.

“Ecco perché sono morto scrivendola. Avevo creato un concept e un album che amavo, ero riuscito a concentrarmi su qualcosa che non fossi tu, ma poi ho ceduto”. Ero incapace di decifrare le sue emozioni, così mi limitai a sorriderle gentile sperando non mi insultasse. Queste erano le parole più vicine a una dichiarazione che le avessi detto in questi ultimi anni. I suoi occhi contenevano un misto di tristezza e speranza.

“L’hai azzeccata”ripeté e solo ora compresi. Era la sua canzone preferita di TBHC. Scoppiai a ridere, una risata cupa, era come se la vita continuasse a sbatterci in faccia la nostra inettitudine nel ricostruire il rapporto fra noi.

I've still got pictures of friends on the wall
I might look as if I'm deep in thought
But the truth is I'm probably not
If I ever was

 

“Sono stato uno stupido”ammisi: “Non avrei dovuto lasciarti così, senza nessun tipo di spiegazione ...”

“Non ce n’era bisogno”mi interruppe: “Stai bene con lei, si vede, ed è riflesso in ogni canzone del nuovo album. Sei maturato. Non puoi più scrivere di una certa ragazza che fa giochetti mentali e dei vostri litigi, perché non esiste più. L’amore, quello con la A maiuscola, non ti fa soffrire, ti rende felice e quando sei felice tu fatichi a trovare qualcosa da scrivere perché vorresti solo stare con la persona che ami. Non hai più sofferenze da mettere in musica, ma solo sorrisi. Niente più Mardy Bum, niente più Crying Lightning. Solo She looks like fun

“Questo non cancella il modo ignobile in cui ti ho trattata”

“Mi è servito ad andare avanti”confessò: “Se avessimo continuato a … essere quello che eravamo, non avremmo concluso niente. Grazie a quella rottura drastica siamo riusciti a superare la nostra storia e ad andare avanti”. Ma eravamo davvero andati avanti? Fra noi sembrava essersi eretto di nuovo il muro che ci aveva diviso per tutti questi anni.

“Lo credi sul serio?”le domandai sinceramente e si limitò ad annuire. Sì, era vero, Taylor mi rendeva felice e non potevo lamentarmi di nulla. Ma in fondo, nel mio animo, sapevo che qualcosa mi mancava.

“Lei vuole il matrimonio il prima possibile”dissi senza nessun collegamento logico.

“Non l’hai ancora sposata?”chiese scioccata.

“Perché quel tono stupito?”

“Le hai chiesto di sposarti circa … tre anni fa?”

“Non sono pronto. Non mi sembra il passo giusto da fare adesso”confessai. Stava osservando il mio braccio, la manica della camicia tirata su mostrava il tatuaggio dedicato a Taylor.

“Ti sentivi pronto per quel passo?”mi chiese.

“Erano tempi diversi. Ora … non mi va di pensare al matrimonio, ai figli, mi importa solo della musica”

“Ora?”domandò divertita: “Non ti sei mai fermato, Al. Io ho avuto il periodo di pausa mentre ero in riabilitazione, tu non ti fermi dal 2006, finisci con le scimmie e inizi coi Puppets e viceversa”

“Mi sono fermato prima di Tranquility Base”

“Solo perché avevi perso l’ispirazione”

“Tu saresti pronta a sposarti adesso?”domandai sinceramente curioso.

“No, io … beh io non sto da cinque anni con una persona”

“Da quanto?”. Abbassò lo sguardo imbarazzata, chiedendosi come facessi a saperlo. Era semplice da immaginare con lei, aveva una nuova luce negli occhi ogni volta che era innamorata.

“Sette mesi”rispose timida.

“Lo sposeresti?”

“Sono solo sette mesi!”si lamentò: “È troppo poco per capire una persona”

“Beh anche cinque anni non sono molti”

“Al, ti prego”

“Continuano a ripetermelo tutti: quando la sposi? Allora, questo matrimonio? La verità è che non mi sento pronto a fare un passo così grande. La amo troppo per prenderla in giro”. Gli occhi di Amy parlarono da soli: ma non l’ami abbastanza da sposarla. Mi bagnai le labbra con la lingua e alzai lo sguardo al cielo, fissando le stelle, cercando di non pensare a quell’assurda situazione.

“Ognuno ha bisogno dei propri tempi”sussurrò: “Ci arriverai anche tu, prima o poi”

“Credo che solo gli immaturi si sposino”ribadii: “Arriva un’età in cui pensi che sia giusto farlo e lo fai, più passa il tempo, più ti rendi conto di quanto sia stupido il concetto stesso del matrimonio”

“Hai mai pensato che non fosse stupido?”domandò curiosa. Non avevo mai voluto sposarmi, ma avevo sempre dato la colpa al fatto che ero giovane e avevo una carriera piena di impegni, l’idea del matrimonio mi era sembrata così lontana. Ma anche adesso non mi piaceva l’idea di legarmi indissolubilmente a qualcuno. Semplicemente, non ero un tipo da matrimoni.

“Nah”risposi facendo spallucce: “È un’idea stupida. Se ami una persona non hai bisogno di un contratto che lo stabilisca”

“Beh, ormai la proposta gliel’hai fatta”. Mi girai verso di lei, scorbutico: “Ah, certo, ti va di essere la mia testimone?”

“Non ci penso nemmeno!”

“Lei vorrebbe sposarsi a Roma, prenoti tu la sala da pranzo?”

“Alex, per favore”mi supplicò di fare silenzio, ma continuai ad elencarle il matrimonio perfetto secondo Taylor e, dopo le prime irritazioni, scoppiò a ridere: “Okay, va bene. Sto zitta”

“Grazie. Per quanto starete qui?”domandai osservando le sue dita tamburellare nervose sul quaderno.

“Partiamo domani”

“Non puoi ritardare la partenza?”

“Perché dovrei?”

“Potremmo vederci”

“Ci stiamo già vedendo”

“Sì, ma fra poco lo studio aprirà, tu andrai a registrare la tua canzone e non ci vedremo più”

“Abbiamo passato due anni senza calcolarci”

“Appunto”

“Pensi che non avremmo potuto passare del tempo insieme se solo lo avessimo voluto?”chiese sincera.

“Sì, ma … Sentivo che le cose non erano a posto fra noi”confessai.

“Lo sono”

“Non lo sono. Ti ho lasciata sul ciglio di una strada, ho chiesto alla mia ragazza di sposarmi e sono sparito dalla tua vita. Sono tornato, non sono stato neanche capace di spiegarti la situazione e ci siamo divisi di nuovo. Non abbiamo neanche parlato per sistemare le cose”

“Lo abbiamo mai fatto?”chiese disillusa: “Ci siamo mai lasciati sul serio o abbiamo mai tentato di sistemare le cose come due persone mature?”

“No, ma … forse questa è l’occasione giusta”. Stava per ribattere, ma fu interrotta dallo sgommare di una macchina nel vialetto. Si parcheggiò, spense le luci e ne uscì John, l’anziano produttore che apriva lo studio da più di vent’anni. Lo salutammo e lasciammo che entrasse a sistemare le cose. Era già orario di apertura, segno che Amy sarebbe scappata il prima possibile.

“Avevo paura di ciò che provavo per te”confessai una volta che la porta dello studio si chiuse: “E ho scelto la strada più facile. So che ti darà fastidio sentire una cosa del genere, ma voglio dirti la verità. Non riuscivo più a scrivere canzoni decenti prima che tornassi nella mia vita. E dopo che te ne sei andata, ho trovato un rifugio nel pianoforte. A quel punto il concept dell’album è cambiato e le canzoni scritte in spiaggia sono ancora a casa mia, a Sheffield, incise su un disco chiuso in una busta che volevo inviarti. Non l’ho fatto perché quel giorno, quando ci siamo visti dopo l’uscita dei nostri album, mi sei sembrata felice e non volevo renderti triste. Ti ho lasciata andare quando eri l’unica mia ispirazione per scrivere musica”. Aprì la bocca e la richiuse, la sua impulsività si placò mentre pensava ad una risposta.

“Siamo scappati entrambi”rispose infine: “Avrei potuto chiederti spiegazioni o venirti a riprendere e tentare di convincerti a tornare insieme, ma non l’ho fatto. Pensavo che poi il nostro rapporto si sarebbe rovinato per sempre”

“Non è già rovinato?”domandai triste: “Non ci chiamiamo più, non passiamo del tempo insieme neanche se abbiamo la stessa compagnia di amici”. Lei annuì e infilò le mani nelle tasche dei jeans, impegnata a osservarsi le scarpe. Questo imbarazzo, questo non sapere cosa dire, era nuovo nel nostro rapporto e nessuno dei due sapeva come comportarsi. Era questo che lei temeva, una rottura indelebile che non ci avrebbe permesso di discorrere come persone normali.

“Siamo sempre stati insieme”disse con lo sguardo basso: “Anche dopo che ci siamo lasciati, era un continuo tira e molla, durante il mio periodo di fermo ci siamo riavvicinati fin troppo … non era sano, Al. Dopo la nostra prima, finta, rottura niente è stato sano”

“Non era sbagliato”

“Non ho detto questo”. Sbuffai e mi alzai in piedi, incapace di restare fermo su un marciapiede a parlare di certe cose. Lei non aveva ancora trovato il coraggio di guardarmi negli occhi, continuava a fissarsi le scarpe. Questa conversazione non ci avrebbe portato da nessuna parte, forse sarebbe stato meglio evitare di cercare la verità fra noi due e mantenere il nostro tacito accordo del limbo infernale. Dov’era finita tutta la nostra complicità?

“Non avremmo dovuto parlarne”ammisi.

“No, è giusto”mi interruppe lei: “Abbiamo passato tante cose, troppe, non potevamo pensare di non parlare di un argomento del genere”

“A che conclusione siamo arrivati?”

“Siamo entrambi due cagasotto”rispose ironica facendo nascere un sorriso sul mio volto. “Ma questo ci insegnerà a non esserlo più nel futuro. A combattere davvero per ciò che vogliamo, anche quando abbiamo tutti i pronostici contro”. Era finita così? Dopo litigi colossali, ora chiudevamo senza neanche guardarci negli occhi? Avrei dovuto sentirmi sollevato per aver risolto la crisi decennale con Amy, ma non era così. Mi sentivo solo più triste e deluso di prima.

“Amici?”domandai.

“Dubito che persone come noi possano essere amici”. Anche questo era vero.

“Insomma, non è cambiato nulla”borbottai.

“Nei film sembra tutto così facile”si lamentò osservando la porta: “Due persone si lasciano e finisce lì”

“Anche nella vita reale”la rassicurai: “Abbiamo chiuso molte relazioni senza tornare indietro. Solo io e te non riusciamo a lasciarci andare”. Posò i suoi occhi umidi sul mio viso e domandò con una sincerità allarmante: “Perché?”. Feci spallucce: “Quello che c’è stato fra noi è significato molto. Se avessimo avuto due lavori diversi probabilmente ora staremmo ancora insieme”. Dire quelle frasi davanti a lei non mi era mai sembrato normale, eppure adesso era naturale. Era la resa dei conti, l’ultima possibilità che avevo per dirle tutto.

“Non è vero che non sei presente nell’album”confessai: “Ci sei, forse più in questo che in AM. Sei presente in ogni mio tentativo di allontanare il passato. E io sono presente nelle tue canzoni che raccontano la tristezza della vita e l’inevitabilità degli eventi. Forse è per questo che non riusciamo a lasciarci andare. Perché la nostra musica ha bisogno l’uno dell’altra”continuai.

“Non è giusto per loro”rispose lei: “Per Pete e Taylor”

“Si chiama Pete, eh? Non è un bel nome”

“Al”mi richiamò all’ordine con un leggero sorriso.

“Non sto dicendo che ciò che c’è fra noi è amore. È bisogno di esserci l’uno per l’altra, tutto qui. Ma abbiamo anche bisogno di persone che ci siano sempre per noi, che ci aspettino a casa”mormorai: “Che ci diano stabilità”. Se solo avessimo avuto due caratteri diversi, se solo fossimo stati capaci di cambiare davvero per l’altro, a quest’ora avremmo una casa a Sheffield con un’enorme stanza dedicata ai vinili e uno sgabuzzino dove mettere tutti gli inutili premi vinti durante la nostra carriera. Il muro del salotto sarebbe ricoperto dalle nostre fotografie e avremmo trasformato una camera in un piccolo studio di registrazione. La mente stava vagando troppo velocemente ed era così facile immaginare un nostro futuro insieme, persino in questa situazione.

“Ti ho amato davvero, Al”ammise cupa: “Ma forse l’amore da solo non basta”. Aveva ragione, l’amore da solo non bastava ed eravamo stati troppo giovani per capirlo.

“Quando torni a casa, c’è qualcuno che ti aspetta?”domandai. Annuì sorridente: “Diciamo che è il turnista che accorda le chitarre”

“Allora passerete un sacco di tempo insieme”

“Un sacco”

“E quando tu sei in giro per interviste o altro e torni la sera a casa: sei da sola?”. Scosse la testa.

“Se ti va di chiamarlo e lo fai, lui risponde?”. Annuì decisa.

“Ti ricordi quanti messaggi da ubriachi ci lasciavamo in segreteria?”domandò poi e scoppiammo a ridere entrambi, allentando un po’ la tensione. Ci stavamo lasciando davvero questa volta e sarebbe stata più dura di tutte le altre volte messe insieme. Ma quando saremmo tornati a casa, avremmo trovato qualcuno ad aspettarci, ad amarci. Ed era tutto ciò di cui avevamo bisogno dopo certi discorsi.

“Siamo degli inguaribili romantici”commentò.

“Come tutti i cantautori”sussurrai: “Vieni qui”. Le presi una mano e la attirai a me in un abbraccio leggero e delicato. Le sue braccia mi circondarono la schiena, stringendomi più forte di quanto avesse mai fatto. La sua testa si poggiò sul mio petto, con l’orecchio posizionato esattamente sul cuore, senza lasciarmi la facoltà di poter mentire su ciò che stavo sentendo.

“Sembra che tu stia correndo la maratona di New York”commentò ironica.

“E sembra che tu sia un koala attaccato con l’attack al proprio albero”. La vidi sorridere, ma non mollò la presa.

“Ti taglierai mai quella barba?”

“Cos’hai contro la mia barba?”

“Ti invecchia”

“Ma sono vecchio”

“Non hai ancora 70 anni, così dai l’idea di averne 80”

“Mi mancavano le tue battute acide”. Sbuffò, sembrava volersi obbligare a staccarsi da me, ma quello avrebbe sancito la fine della nostra storia e non era pronta. Non lo ero neanche io.

“Settimana prossima siamo a Madrid”la informai.

“Al”

“Che c’è?”

“Ci stiamo lasciando definitivamente”

“Dico solo che potremmo vederci”

“Io sono da qualche parte in Europa, non ricordo dove”

“Dì la verità, non vuoi vedermi”

“Sta zitto”mormorò.

“Allora vieni a casa di Miles il 25 giugno, organizza una festa a tema ...”

“Gli ho già risposto declinando l’invito”

“E dai, così mi presenti Pete!”. Alzò la testa e il suo sguardo cinico mi fece ridere, mi era mancato anche prenderla in giro. Niente di questo poteva finire e se ne stava rendendo conto anche lei.

“Allora: amici?”domandai sorridente.

“No”

“Conoscenti?”

“Al”girò la testa dall’altra parte: “Ci saluteremo come due persone educate, tutto qui”

“Come farai senza le mie simpatiche battute?”

“Me ne farò una ragione”

“E senza nessuno che ti prenda in giro per le tue paranoie?”

“Sei proprio noioso”disse in tono lamentoso.

“O senza i miei preziosi consigli”. Si staccò improvvisamente da me, senza preavviso, e mi guardò dritto negli occhi: “Promettimi che proverai ad essere felice”. Era così seria che non riuscii a fare altre stupide battute, mi limitai ad annuire. Avevo cercato di essere felice e avevo tutte le carte in regola: la carriera andava a gonfie vele, come la mia vita di coppia. Eppure sembrava che mi mancasse qualcosa, anche se non capivo cosa. E mi sentivo uno schifo a non essere felice nonostante avessi una vita perfetta. Amy tirò indietro i capelli dalla mia fronte, un gesto che serviva a scacciare via tutte le mie preoccupazioni. Incredibile che funzionasse anche dopo così tanti anni. Fingevo di essere tanto maturo, ma con lei l’Alex ventenne tornava alla ribalta. Solo che l’Alex ventenne non si sarebbe mai lasciato scappare una come Amy Brown.

“Non volevo far discendere la depressione abissale su di te, Turner”commentò.

“Stavo solo pensando”ammisi.

“A cosa?”

“Passato, futuro”dissi confusionario. Sorrise divertita: “Okay, sembra proprio che stia nascendo una tua canzone”

“Potrebbe darsi”

“Di cui non voglio far parte”continuò ironica: “Quindi ti lascio qui a pensare”

“Vai da Pete?”la presi in giro.

“Suona proprio male detto da te”

“È il nome che è brutto, non è colpa mia”. Scoppiammo a ridere, felici di aver ritrovato quel rapporto giocoso fra di noi. Forse non tutto era perduto, forse sarebbe arrivato il giorno in cui saremmo tornati amici. Se lo eravamo mai stati.

“Allora ci vediamo in giro, Brown”dissi sorridente. Mi sorrise e, lentamente, si avviò verso la porta, entrando nello studio. Aveva lasciato un’aura di vuoto intorno a me e, senza rendermene conto, la città di Sheffield si era svegliata. Le ante delle finestre si erano aperte, le prime macchine scorrevano in giro per le strade, la gente usciva di casa e si recava al lavoro. Ognuno aveva qualcosa da fare, un obiettivo da raggiungere. La porta dello studio di registrazione non era mai stata così invitante. Ci avrei messo pochi secondi ad entrare, sorprenderla e riprendere a scrivere canzoni con lei. Ma le avevo promesso che avrei cercato di essere felice e almeno questa promessa dovevo mantenerla. E dovevo lasciarla andare, da Pete, o da chiunque altro avrebbe fatto parte della sua vita in futuro, per permetterle di tornare ad essere felice.

Oh, the dawn won't stop weighing a tonne
I've done some things that I shouldn't have done
But I haven't stopped loving you once

 

***

Note dell’”autrice”: Buooonasera a tutti! La storia è terminata. Già, così, velocemente, con un capitolo chilometrico (scusate). Ho passato due settimane a scriverlo, è cambiato tante, troppe volte, ma il finale è rimasto sempre quello. Ho immaginato tutte le situazioni possibili e immaginabili, ma la fine non è mai cambiata. Che dire, sono cresciuta anche io con la storia e l’anno scorso, quando ho iniziato a scriverla, avevo immaginato un finale totalmente diverso (è ancora qui, nei meandri del mio computer, non sapevo se pubblicarlo o no sotto forma di sogno e/o allucinazione, ma ho preferito lasciar perdere). È dura chiudere, è dura lasciar andare Amy e Alex ed è per questo che ho fatto fatica a scrivere questo ultimo capitolo. Non sono ancora sicura se pubblicarlo sia giusto o no, potrei cambiare idea da un momento all’altro.

Spero comunque che il capitolo (e la storia in generale) vi siano piaciuti e vi abbiano intrattenuto nell’anno passato ad aspettare che uscisse AM6. Vi auguro buona fortuna, grazie per aver seguito la storia.

Padfoot

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