Il sigillo di Edin

di EufrasiaBailey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eled ***
Capitolo 2: *** Naphi - I parte ***



Capitolo 1
*** Eled ***


Agosto del 1996

Il suo mondo, proprio quel terribile mondo in cui era nata, cresciuta e aveva imparato a odiare. Lei lo aveva ripugnato per il male che pensava infliggesse alle creature che lo abitavano; ma solo con il tempo era diventata coerente che la parte che disprezzava di più, erano quelle stesse creature.

La guerra era stata la sua realtà e il male, che albergava in essa, era nulla in confronto a quello che aveva visto e vissuto sulla sua pelle, nell'ultimo mese.

Lei era andata tra di loro, li aveva osservati e segretamente ripugnati. Aveva vissuto con loro, per fargli credere di essere dalla loro parte. Era stata una Naphi.

Gli Hydris erano i suoi nemici e lei doveva spiarli.

     

Aprile del 2016

Eufrasia era cresciuta con una salda certezza: il mondo non era la copertina patinata che le persone si ostinavano a vedere, ma dietro a essa si nascondeva una realtà molto più complessa; e lei fuggiva proprio da essa.

Elisa, sua madre, non le aveva mai nascosto nulla sull'Anja e i Saanja. Sapeva del suo passato e soprattutto di suo padre. I Taedan si erano sacrificati per lei e anche se non li aveva potuti conoscere, una parte di lei non avrebbe dimenticato il loro gesto.

Eufrasia probabilmente era l'ultima Taedan, l'ultima manipolatrice dell'Anja. Eppure neanche lei sapeva esattamente cosa volesse dire essere quel tipo di Saanja.

Aveva deciso di continuare a vivere tra gli Itedo, le persone comuni, e con loro fingere che questa vita non le stesse troppo stretta e che una parte di lei non fosse sempre alla ricerca di qualcosa di più. Continuava a pensare alle mille possibilità che le poteva dare conoscere l'Anja e con essa scoprire la sua parte più forte; aprire la mente e sentirsi finalmente libera dalle catene che si imponeva. Imparare a essere completa perché lei era limitata e infatti le sembrava di camminare su un filo, sempre in bilico se lasciarsi andare o rimanere ferma al sicuro nella sua posizione.

Eppure lei aveva preso una decisione e non sarebbe tornata indietro da essa. Essere una Taedan era pericoloso e non avrebbe messo nessuno in una situazione rischiosa di sua volontà.

Spense l'acqua della doccia e cercò con essa di fermare anche i pensieri, che le vorticavano continui e senza sosta nella mente. Con una certa fretta, si vestì e andò in camera sua, la stanza proprio di fianco al bagno. Essa era verniciata di bianco, ma aveva riempito quasi tutti gli spazi con delle foto e anche qualche quadro, reduci del suo periodo più artistico, ma finiti entrambi dopo qualche mese, quando l'euforia iniziale svaniva. Non erano state le uniche passioni coltivate in tempi più o meno brevi, ma parte di una lista molto più lunga.

In quel periodo si sentiva abbastanza attratta dal giardinaggio, ma abitando in un appartamento aveva dovuto accontentarsi di riempire il davanzale della sua finestra e della cucina.

Aprì la finestra e assaporò l'aria fresca dell'inizio primavera. C'era il profumo della nuova vita che sbocciava: l'erba sembrava avere un verde diverso, più acceso, dovuto al continuo alternarsi della pioggia e del sole, e gli alberi mostravano i rami rigogliosi.

Invece le sue piante sembravano meno felici, alcune foglie si erano ingiallite e i pochi fiori che erano spuntati piegavano verso il basso. Eufrasia si mise subito a togliere le parti appassite e a dargli l'acqua, sperando in una ripresa. Ci metteva un certo impegno, ma sembrava che stesse sbagliando qualcosa, che non stesse facendo le cose nella giusta maniera.

Dopo alcuni minuti alzò il viso verso il cielo notturno e si dovette fermare mentre ammirava lo spettacolo che si era delineato: le nuvole sembravano spennellate dal vento che si era alzato da qualche ora, ma la parte più sorprendente era la luna che rimaneva in bilico sul limite di una nuvola nera e il cielo stellato. Essa sembrava danzare su quel filo... proprio come Eufrasia si sentiva da tutta la vita.

La luna era indecisa se rimanere nel buio, oppure permettersi di andare in quel cielo così vasto. Alla fine uscì e pian piano si prese il suo posto tra le stelle e il blu della notte.

Eufrasia era incantata, ma anche impaurita. Nella sua mente si scandivano chiare le parole di sua madre, ricordandole che nulla succedeva per caso. L'Anja non era altro che l'entrare in pieno contatto con la più pura natura umana ed essere in relazione con il mondo che ti circondava, sapendone comprendere anche i messaggi celati. Ed Eufrasia sapeva che qualcosa stava cambiando.

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Capitolo 2
*** Naphi - I parte ***


Agosto del 1996

Elisa aveva dei propositi che si era prefissata prima che tutto questo iniziasse; eppure essi erano crollati, come sbriciolati da una mano invisibile, quando aveva visto infliggere le torture. Si era ripetuta di dover solo fingere, ma non riusciva a rimanere nella stessa stanza, mentre la pelle di altre persone si apriva per le ferite e le loro urla scuotevano la sua anima.

I suoi occhi si erano riempiti d'immagini che la mente non sopportava, cercava di dimenticare; ma esse tornavano e le premevano forti. Per gli occhi di quei malcapitati, anche lei era parte di chi infliggeva il dolore. E forse era questo a fare più male: il credere di essere nel giusto, ma non fare nulla per dimostrarlo.     

 

Aprile del 2016

Edoardo camminava con estrema lentezza per quella stessa via che aveva percorso almeno altre cinque volte. Con la mano destra continuava a giocherellare con il foglietto, che quella mattina aveva trovato nel comodino di fianco al letto. Non c'era scritto nulla di chi l'avesse lasciato, eppure lui ne aveva un'idea.

Esso riportava il nome di quella via, in quel paese dove lui si era diretto appena lo aveva trovato, e, dopo aver controllato l'orologio, calcolò che mancavano cinque minuti all'orario precisato sul foglietto. Non sapeva cosa stava cercando, ma sperava fosse qualcosa che lo avrebbe aiutato nella loan attuale.

Lui era un Roran e questo era stato deciso quando aveva compiuto dieci anni e aveva partecipato alla cerimonia. Lo era anche sua madre e lei era persino il Salri -uno specie di capo- di tutti i Roran del mondo. Purtroppo questo significava per Edoardo che doveva dimostrare sempre il doppio rispetto agli altri.

Quest'ultima loan riguardava l'imparare a fare ricerche sui criminali o altri soggetti considerati pericolosi. Questo non significava andare a cercarli personalmente, ma fare quante più indagini rilevanti per aiutare i veri Saanja che lavoravano in questo campo.

Edoardo aveva pensato agli Hydris, come il novanta percento dei ragazzi che cercavano di imparare a essere Roran. Cercare magari informazioni sui più famosi e, con un po' di fantasia, sperare di trovare il modo di scovarli e catturarli. E come sicuramente almeno il cinquanta percento di loro, aveva cercato di fare un indagine su Luca Nani, forse uno dei più famosi e pericolosi telecineta e Hydris.

 

Eppure, come gli altri, era arrivato a capire che non avrebbe trovato nulla di eclatante e di veramente rilevante; si era trovato frustato e con la costante ansia di non fare abbastanza. Così gli era venuta la cattiva idea di chiedere una mano a Francesca e adesso si trovava in via Petrarca, di un paesino di Modena.

Francesca non si era dimostrata sorpresa della sua richiesta e gli aveva detto che l'unico aiuto che gli avrebbe dato era di prestare più attenzione al passato di Luca, quello che nessuno considerava. Ed era con le sue parole che aveva passato la notte scorsa a leggere tutto quello che gli archivi contenevano sul passato di Nani.

In effetti era stato strano pensare che l'Hydris, forse più pericoloso, un tempo fosse un Nemesi, come Edoardo. E come lui era stato un Roran, meticoloso e disciplinato, ma con la morte dei genitori aveva deciso di passare dalla parte del nemico. Edoardo non riusciva a comprendere come un Nemesi potesse scegliere di cambiare così drasticamente la propria vita e quello in cui credeva.

Le ricerche erano durate fino all'alba e ci era arrivato con gli occhi gonfi e arrossati, la testa ciondolante e nessuna informazione sul serio rilevante. Aveva pensato di riposarsi e quando si era tornato a svegliare c'era quel biglietto che lo aspettava.

Doveva andare a lezione, fare gli allenamenti e altre ricerche, eppure aveva voluto credere che quella fosse la soluzione. E che lo portasse a vincere la loan.

Guardò di nuovo l'orologio e notò che erano le sedici in punto, l'ora del foglio. Alzò gli occhi proprio nel momento in cui una donna gli stava per venire addosso e si riuscì a spostare in tempo.

Lei si bloccò, colta di sorpresa, e spalancò gli occhi chiari. Strinse meglio i fogli che l'avevano distratta mentre camminava. «Scusami, non stavo guardando!» iniziò a dire lei, mentre controllava Edoardo alla ricerca di eventuali danni.

«Stia tranquilla, è anche colpa mia» rispose lui, mentre alzava una mano per spostarsi i capelli castani, che gli erano finiti davanti agli occhi.

Durante il gesto, la manica della giacca che portava si alzò mostrando un lembo del suo braccio. La donna seguì con lo sguardo il movimento e appena delineò cosa era disegnato sulla pelle del ragazzo, iniziò a sbiancare.

I suoi occhi verdi si spostavano rapidamente dal viso di Edoardo al suo braccio. «Io devo assolutamente andare...» disse con voce titubante e, senza lasciar dire altro al ragazzo, camminò svelta lontana da lui.

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