Everything's different under the Moonlight

di Juls18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** AVVISO ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Nel regno di Wonder, da alcune settimane, non si faceva che parlare d’altro. La notizia, giunta in modo inaspettato, aveva sconvolto il pianete e i suoi abitanti, e messo in agitazione tutte le famiglie reali dei sette regni. Era un avvenimento che non si verificava da oltre un centinaio d’anni, un’antica tradizione che si riteneva perduta, almeno fino a qualche settimana fa. E la colpa di tutto quel trambusto era venuto dal regno da cui meno ci si aspettava uno scompiglio del genere: il regno della Luna. Tutti sapevano che la giovane principessa Milky del regno della Luna aveva compiuto dieci anni da pochi giorni. Tutti erano consci del fatto che una principessa reale, a quell’età, avrebbe dovuto iniziare a prepararsi ad acquisire le conoscenze, la grazie e l’eleganza degna di un membro di una famiglia reale. Tutti sapevano che l’istruzione di una principessa era una priorità per qualsiasi famiglia reale, e quindi, la scelta del precettore, o dei precettori, era ritenuta di fondamentale importanza. Tutti aspettavano con ansia di conoscere il nome, o i nomi, dei precettori che avrebbero accompagnato l’istruzione della principessa negli anni a venire. Ma nessuno era preparato a ciò che la regina, Queen Maria, aveva da dire. Il ritorno, appunto, ad una antica tradizione, una tradizione che pochi conoscevano, ma che tutti avevo compreso, essere di una importanza assoluta: la regina Maria aveva deciso che l’istruzione della principessa Milky sarebbe stata affidata ad una sola persona, un membro di una delle famiglie reali dei regni di Wonder, una principessa per la precisione, che doveva essere eletta da un gruppo di sette saggi, colei era definita “principessa istitutrice”. La principessa istitutrice avrebbe dovuto insegnare alla giovane principessa tutto ciò che era considerato indispensabile per l’educazione di una reale, etichetta, come comportarsi in società, la storia del proprio paese e di quello di Wonder, ma anche il ballo, il canto, il ricamo, il modo corretto di conversare e di organizzare un evento dell’alta società, insomma avrebbe dovuto insegnarle come diventare una principessa reale degna di quel nome. Oltre a questo, la principessa istitutrice avrebbe vissuto per tre anni nel regno della Luna, in modo tale da potere sempre essere a contatto con la sua protetta, e in modo tale da poterle insegnare tutto quanto ogni giorno. Ed era proprio questo che sconvolgeva il pianeta. Una giovane principessa, in età da marito, avrebbe vissuto per tre anni nello stesso palazzo dove un principe, uno dei principi più ambiti di tutta Wonder per la precisione, abitava, un principe, oltretutto, non ancora legato da nessun fidanzamento reale. Ed era di questo, infondo, la cosa di cui il pianeta non faceva che parlare: la presenza costante di una principessa avrebbe fatto si che alla fine dei tre anni, si sarebbe celebrato un matrimonio?

 

 

-Io proprio non vi capisco madre…-

La frase sembrò rimbombare nella grande sala del trono vuota in quel momento. Moon Maria sorrise alla frase appena pronunciata da figlio. Sapeva che la notizia lo avrebbe sconvolto, sapeva che tutto il mondo ne sarebbe stato sconvolto, ma sapeva anche che quella sarebbe stata la scelta migliore.

-È la scelta migliore, fidati di me Shade-

Il principe si fermò e fissò sua madre, leggermente sconvolto.

-Non capisco invece madre, e perdonatemi, ma faccio molta fatica a fidarmi. Perché volete sottoporre Milky a tutto questo? Nel regno di Wonder non si fa che parlare d’altro. Siamo al centro dei pettegolezzi di tutto il mondo e…-

-E lo saremo fino a quando non succederà qualcosa che sconvolgerà le menti degli abitanti di questo posto, cosa che potrebbe accadere anche domani, per quanto ne sappiamo-

Shade fissò sua madre, sempre più sconvolto. La regina, vedendo il figlio in quello stato, non poté non trattenere una risata. Con grazia si alzò dal trono su cui era seduta e si avvicinò al figlio.

-Lo so che sembra una scelta assurda e azzardata ma è quello che serve a tua sorella. Milky ha bisogno di avere accanto una figura femminile che la possa guidare e che le possa insegnare come diventare una ottima principessa-

-Potreste farlo voi, siete sua madre e…-

-E tutti e due sappiamo che la mia salute non me lo consente. Shade, non ho la forza per stare dietro ad una principessa di dieci anni esuberante e che si distrae molto facilmente. E sai che tua sorella è fatta così-

Shade distolse lo sguardo. Sapeva che sua madre aveva ragione. La giovane principessa Milky, infatti, da dolce e tenera bambina era cresciuta in una piccola e facilmente distraibile ragazza. Non aveva molta voglia di studiare, e preferiva sfuggire alle guardie del palazzo e passare le giornate all’aperto, invece che chiusa sui libri. E il principe sapeva perfettamente che sua madre non poteva seguirla nel modo migliore.

-Ma potreste sempre mandarla in accademia-

-Sappiamo tutti e due che troverebbe il modo di tornare a casa in men che non si dica. Milky deve stare qui, dove la potremmo seguire meglio-

-Un precettore allora? Magari potrebbe…-

-Milky lo farebbe andare via in meno di una settimana, e lo sai-

Il giovane principe fissò sua madre negli occhi, vinto.

-Come riuscite sempre a vincermi, madre? Non c’è stata ancora una volta dove io sia riuscito a farvi cambiare idea-

Moon Maria sorrise.

-Ma è naturale, figlio mio. Sono tua madre, io ho sempre ragione-

Shade alzò gli occhi al soffitto.

-Ma non sono più un bambino ormai-

La regina appoggiò una mano sulla guancia del figlio e attirò su di se il suo sguardo.

-Per me lo sarai sempre, lo sai questo no?-

-Intendete dire che non mi lascerete mai vincere?-

Moon Maria si mise a ridere.

-Certo che non ti lascerò mai vincere. Sono pur sempre tua madre. E ora che ne dici di prendere una tazza di thè insieme a me?-

L’unica risposta che la donna ottenne fu un sorriso da parte del figlio. Shade porse il braccio a sua madre, e insieme si avviarono verso la porta. Moon Maria sorrideva, alla fine, riusciva sempre a spuntarla con suo figlio. Nonostante fosse un giovane uomo di ventitré anni, lei sapeva ancora come convincerlo.

 

 

Nel palazzo del regno del sole regnava in caos. Dalla notizia della ricerca di una principessa istitutrice per la giovane principessa Milky del regno della Luna, Fine era praticamente impazzita.

-Ti rendi conto Rein? Ti rendi conto? Tre anni! Si parla di tre, lunghi anni-

-Mmm-

-Tre anni, tre anni a contatto con lui, tutti i giorni, tre anni con Shade. Rein capisci di cosa parlo?-

-Mmm-

Fine si fermò di colpo e guardò sua sorella. Le due gemelle non potevano essere più diverse. Da quando erano cresciute, le due sorella avevano scoperto di avere due caratteri abbastanza diversi. L’esuberanza e la vivacità di quando erano bambine era stata sostituita da una calma e una maggior consapevolezza di essere principesse in tutte e due, ma mentre Fine aveva mantenuto un carattere molto più vivace e chiacchierone, Rein era diventata molto più calma e riflessiva. Mentre la rossa, infatti, preferiva ancora cercare di evitare il più possibile gli impegni di corte, preferendo ancora i pomeriggi passati fuori all’aperto a divertirsi con le sue amiche, la turchina aveva scoperto la lettura, e il silenzio. Rein, infatti, preferiva passare molti pomeriggi chiusa nella biblioteca reale, seduta su una comoda poltrona, a leggere libri. E anche in quel momento, mentre sua sorella non riusciva a stare calma, e camminava furiosamente su e giù per la camera da letto della turchina, non riuscendo a trattenere l’emozione per il meraviglioso annuncio proveniente dal regno della Luna, la turchina era comodamente seduta sul suo letto, schiena appoggiata alla testata del letto, a leggere. Vedendo la sorella in quello stato, posseduta praticamente dal piccolo libro che teneva in mano, Fine si buttò sul letto della turchina, e le strappò dalle mani il libro

-Ehi, ridammelo-

-Non mi stavi ascoltando-

Rein sbuffò

-Si che ti stavo ascoltando!-

-Non è vero-

-Si che è vero-

-Allora se mi ascoltavi, perché non mi ripeti tutto quello che ho detto?-

Rein fissò sua sorella, uno sguardo poco amichevole sul viso.

-Non è difficile ricordarselo, sorellina. Non fai che parlare d’altro da due settimane-

Poi Rein si mise una mano sul cuore e l’altra se la portò alla fronte e assunse un’aria da svenevole

-“Tre anni con Shade, la possibilità di passare ogni giorno con lui…”-

Vedendo la propria imitazione, Fine tirò un cuscino addosso alla sorella

-Io non mi comporto così-

-Oh si che lo fai sorellina. Sei leggermente disgustosa…-

-Che cosa?-

-Te ne vai in giro con gli occhi a forma di cuoricino e in balia dei tuoi ormoni-

Fine divenne tutta rossa in viso

-IO non sono in balia dei miei ormoni-

-Oh, si che lo sei. Ma vorrei ricordarti che prima di potere passare tre anni con il tuo principe devi essere scelta come principessa istitutrice e vorrei anche ricordarti che se verrai scelta dovrai occuparti di Milky, non di suo fratello e…-

Ma Rein non riuscì a finire la frase che sua sorelle le si buttò addosso, iniziando poi a farle il solletico, cosa che procurò le risate della turchina.

-Fine… ti… prego… smettilaaaaa…-

Ben presto le risate delle due sorelle pervasero la stanza. Dopo qualche minuto di tortura, però, la rossa si lasciò cadere sul letto vicino alla sua sorella. Le due rimasero in silenzio qualche minuto.

-Rein…-

-Dimmi-

-Credi che io possa avere qualche possibilità? Di diventare principessa istitutrice intendo-

Rein guardò sua sorella.

-Certo che ce l’hai Fine…-

La rossa si aprì in un sorriso enorme.

-…Dovrai solo metterti un po’ a studiare, sai per l’esame-

-Esame?-

-Certo, l’esame. I sette saggi ti interrogheranno su etichetta, storia, cultura generale e cose del genere e dopo che avranno anche esaminato le altre candidate voteranno e, una volta raggiunta l’unanimità, perché ci vuole l’unanimità, faranno l’annuncio su chi è stata scelta come Principessa Istitutrice-

Fine fissò a bocca aperta sua sorella.  Poi, la rossa sprofondò il viso nel cuscino del letto.

-Allora non ce la farò mai-

Rein ridacchiò, meritandosi un’occhiataccia da parte della sorella

-Non mi guardare così. Ce la farai, tranquilla-

-E come pensi che ce la possa fare?-

-Semplice… prendi un libro e inizia a studiare-

Detto questo la turchina si alzò dal letto, prese il libro che stava leggendo prima che sua sorella glielo strappasse dalle mani, e si avviò verso la porta della stanza.

-Ehi Rein, aspetta…-

Rein si girò verso sua sorella

-Non è che potresti darmi una mano a ripassare?-

Le due sorelle di guardarono negli occhi. Rosso e blu si specchiarono, sguardo implorante e sguardo stupito si fissarono per alcuni secondi. Ma tutte e due sapevano chi avrebbe ceduto per primo.

-E va bene-

Fine urlò di gioia, prima di buttarsi addosso alla sorella, stritolandola in un abbraccio.

-Rein, lo sai che sei la sorella migliore del mondo?-

La turchina rispose solo con un gran sorriso.

 

 

La regina Elsa fissava preoccupata le sue due figlie. Le due principesse avevano preso possesso della biblioteca di palazzo, occupando un intero tavolo e prendendo in consultazione metà della collezione dei libri della biblioteca. Era da una settimana che le due sorelle vivevano ormai lì dentro, non che fosse una novità per quanto riguardava la principessa dai capelli turchini, ma vedere lì anche la principessa Fine era stata una sorpresa per tutto il palazzo.  Elsa tuttavia si era aspettata una situazione del genere. Appena era arrivata la notizia che il regno della Luna sarebbe ricorso all’antica tradizione di scegliere una principessa reale come insegnante per la giovane principessa, la regina aveva capito che sua figlia Fine avrebbe fatto di tutto per cercare di ottenere quel posto, come obbligare la sorella gemella a insegnarle tutto ciò che sapeva. Ed era quello che stava succedendo. E questo terrorizzava immensamente la regina. Non era, invece, dello stesse parere suo marito, re Toulouse, che sembrava invece approvare questo “ripasso culturale”, come lo aveva definito, da parte di Fine

-Le farà sicuramente bene, Elsa. Sappiamo tutti e due che Fine, in confronto a sua sorella, ha ancora delle lacune per quanto riguarda etichetta e storia e tradizioni del pianeta. Ci sono delle volte dove ancora commette degli errori durante le cerimonie ufficiali di corte e…-

-Anche Rein non è esente da certi errori, Toulouse-

-Lo so cara, lo so, ma sono anni ormai che Rein si comporta da perfetta principessa, e nessuno riesce a trovarla manchevole in qualcosa. Lo stesso non possiamo affermare di Fine, lo sai-

-Non sto negando questo infatti, ma anche tu devi ammettere che, alla fine, Fine riesce sempre a conquistare tutti con la sua spontaneità e il suo sorriso-

-Non lo nego. Ma, mia cara, non capisco dove vuoi arrivare con un discorso del genere-

-Nemmeno io lo so, caro. Ho solo una brutta sensazione, ecco tutto-

Il re si era avvicinato alla moglie, e le aveva preso una mano

-Cara, vedrai, andrà tutto bene-

-Ma…-

-Andrà tutto bene. Fine verrà scelta come principessa istitutrice e questo ripasso con Rein non le servirà ad altro che ad essere perfetta al momento della selezione. Vedrai, tutto alla fine andrà nel modo giusto-

-E se non fosse scelta? Se a Fine venisse preferita qualcun’altra?-

Suo marito l’aveva fissata stupito, poi era scoppiato a ridere

-Tesoro, nessuno è più adatto di Fine a quel ruolo, lo sai. L’unica che potrebbe competere con lei è sua sorella, ma sappiamo tutte e due che alla fine è sempre Fine è uscire vincitrice. Vedrai, tutto andrà per il meglio-

Ma l’ottimismo del re non aveva convinto la regina. La donna non riusciva a nascondere questo senso di ansia che la pervadeva. C’era qualcosa di sbagliato nella scena che stava osservando in quel momento, anche se non sapeva dire che cosa. Elsa rimase così tanto tempo assorta nei suoi pensieri che non si rese conto neppure del fatto che le sue due figlie avevano concluso, per quella giornata, il loro studio. Si riscosse solo quando Rein, scorta la madre ferma sulla porta, non le si avvicinò chiamandola

-Madre-

La regina si riscosse dal suo stato meditativo e si aprì in un sorriso alla figlia

-Rein… avete finito?-

-Si madre, per oggi si. Fine non riesce a mantenere la concentrazione per troppo tempo, soprattutto quando inizia ad avere fame e a sognarsi i dolci della cucina-

-Chi è che non riesce a mantenere la concentrazione, scusa? Non sono io quella che si perde in contemplazione degli scaffali della biblioteca e mi fa perdere minuti preziosi….-

-Io non mi fermo in contemplazione davanti agli scaffali, ma rifletto-

-Ora si chiama riflettere?-

Rein guardò male sua sorella

-Si, rifletto, Fine, si dice così, perché cerco quale siano i libri migliori per te al momento. Devo aiutarti, ma non posso darti cose troppo specifiche. Quindi devo trovare libri che siano esaurienti, ma che al contempo trattino molti argomenti. Non è facile e…-

Fine lanciò un’occhiata a sua madre, non celando un sorrisino

-Credo madre che dobbiate abbandonare qualsiasi progetto voi abbiate in servo per mia sorella. Sembra che avremo la prima principessa bibliotecaria della storia-

Rein diede un pizzicotto alla sorella

-Ahia!-

-Così impari ad offendere la tua insegnate-

-TU non sei la mia insegnante. Mi stai solo dando una mano-

-Considerando il fatto che tu non sai praticamente niente e io invece ne so più di te, e anche il fatto che io passo mezze giornate a spiegarti fatti e genealogie e antiche tradizioni… si, direi che io sono l’insegnate e tu l’allieva-

-Ma se oggi ti ho dovuto correggere io sulla genealogia del regno di Tana Tana. Hai confuso re Urion III con re Urion XIII e…-

-Solo un caso-

Disse la turchina, anche se un leggero rossore le imporporò le guance

-Un caso, eh?-

Fine lanciò un altro sguardo alla madre

-Mi sa che l’allieva sta superando la maestra. Comunque io ora avrei fame… vado a vedere se riesco a sgraffignare qualcosa dalle cucine. Madre, ci vediamo dopo a cena-

Detto questo, e dopo avere fatto un piccolo inchino in direzione della donna, si allontanò, a passo spedito, lungo il corridoio del palazzo. La regina non aveva ancora detto una parola e, anzi, ascoltando la conversazione delle figlie, si era fatta ancora più cupa in volto, tanto da preoccupare Rein

-Madre, state bene?-

La regina fissò la figlia

-Si Rein, tranquilla sto bene-

-Ne siete sicura?-

-Si tesoro, ne sono sicura-

-Volete che vi accompagni a fare una passeggiata in giardino? C’è ancora tempo prima del calare del sole e la temperatura sembra ideale ancora. Che ne dite?-

-Mi sembra una buona idea-

Le due donne si avviarono verso il giardino. E mentre camminavano a fianco l’una dell’altra, in perfetto silenzio, Elsa capì da dove venisse il suo stato d’ansia. Per quanto le due principesse avessero la stessa età, erano profondamente diverse. Fine, era ancora come se fosse una bambina, mentre Rein sembrava decisamente molto più matura. E improvvisamente, fu come se tutto combaciasse alla perfezione nella mente della donna, e riascoltando la conversazione avuta con il marito, capì da dove veniva la sua inquietudine. Fu per quello che la donna afferrò per le spalle la figlia e la obbligò quasi con le spalle al muro

-Madre, che cosa…-

-Promettimelo Rein-

-Madre?-

-Devi promettermelo!-

-Di cosa state parlando?-

-Promettimi che non parteciperai alla selezione per ottenere la carica di principessa istitutrice della principessa Milky-

-Madre, ma cosa…-

-PROMETTIMELO REIN!-

Rein fissò allarmata e stupita sua madre. Era la prima volta che la sentiva alzare la voce e le vedeva quello sguardo implorante negli occhi

-Ve lo prometto madre-

La prese sulle spalle della principessa si fece meno forte, e anche il viso della regina sembrò rilassarsi di colpo

-Non avevo nessuna intenzione di parteciparvi comunque. Non sono interessata e anche se lo fossi stata… non mi sarei sentita all’altezza del compito-

Elsa fissò la figlia, stupita

-Cosa vuoi dire?-

Rein distolse lo sguardo e si liberò dalla presa della madre

-Come potrei insegnare io ad una giovane principessa a comportarsi in modo corretto, ad insegnarle l’etichetta e ad essere amabile e affabile, quando io stessa non mi sento così? Quando la mia stessa famiglia non mi ritiene all’altezza?-

Sentire dire quelle parole da sua figlia fu come ricevere una pugnalata al cuore

-Rein… ma di cosa stai parlando?-

-Non è la verità questa madre? Non è sempre stata questa la verità?-

-Rein? No, tesoro cosa dici. Come puoi pensare ad una cosa del genere?-

-Perché qualsiasi cosa io faccia non vengo mai presa in considerazione. È sempre e solo Fine. Io non sono mai la prima scelta. Vengo sempre solo e dopo di lei e non mi venite a dire che non sia così. Lo dimostra anche la promessa che mi avete fatto stringere. Non devo mettermi più in luce di Fine, perché è lei la principessa designata del regno del sole, non è vero? Credete che io sia così ingenua?-

-Rein cosa…-

-È Fine l’erede al trono, non è vero? Io sono solo la secondogenita-

-No, ma cosa dici. Non esiste una primogenita o secondogenita. Tu e tua sorella siete alla pari, sullo stesso piano-

-Ma non è così-

Elsa vide negli occhi di sua figlia una profonda disperazione, e, soprattutto, un profondo dolore

-Rein, non stanno così le cose, credimi. Ne io ne tuo padre pensiamo che voi due non siate sullo stesso livello, e gli eredi al trono siete voi due, senza preferenze. Perché non mi hai parlato di questi dubbi, tesoro mio? Te lo avrei detto subito e…-

-Non voglio sentirmi dire altre bugie…-

-Rein-

-Dovete scusarmi madre, non penso di potervi accompagnare in giardino al momento. Me ne vado nelle mie stanze. Credo non scenderò nemmeno per cena. E non vi preoccupate, manterrò la vostra promessa. Non abbandonerò questa mia prigione dorata-

E detto questo Rein si incamminò lungo il corridoio. Fu solo quando sua figlia fu sparita dalla sua vista che la regina si permise di lasciarsi andare alle lacrime.

-Da quanto tempo ti ho perso figlia mia?-

 

 

-Come sarebbe a dire sparita?-

La guardia reale tremò, nonostante avesse quasi il doppio degli anni del principe che gli stava davanti.

-Altezza, proprio quello che temete. Vostra sorella, lei… ecco, stamattina la sua cameriera non l’ha trovata in stanza e allora si è messa a cercarla per il palazzo ma… non riusciva a trovarla e allora ha chiesto aiuto a noi e… abbiamo cercato in tutto il palazzo e anche fuori, abbiamo chiesto anche l’aiuto della guardia cittadina ma… ecco si, insomma noi non siamo riusciti a trovarla, vostra altezza-

Shade si limitò a fissare la guardia, scuro in volto

-Voi mi state dicendo che, nonostante l’esagerato numero di guardie reali presenti a palazzo, e la presenza fuori dalle mura di una intera compagnia della guardia cittadina, una bambina di dieci anni, bambina conosciuta in tutto il regno e che di certo non passa inosservata, è riuscita a sparire lo stesso?-

L’uomo si fece tutto rosso in viso, mentre uno stato sempre maggiore di ansia gli cresceva dentro.

-Si principe, proprio così-

-Voi siete…-

-Stato terribilmente gentile ad informarci subito e sono sicura che continuerete le ricerche e che troverete presto mia figlia-

L’uomo si volto stupito verso la regina Moon Maria, che era entrata nello studio del figlio senza farsi sentire.

-Vostra maestà-

-Potete tornare subito al vostro lavoro-

L’uomo fece un rapido inchino e sorrise alla sua regina

-Certo vostra maestà, vado subito, maestà. Principe-

Detto questo l’uomo fuggì il più velocemente possibile dalla stanza, lieto, di avere mantenuto non solo il suo posto, ma anche la sua testa al suo posto. All’interno dello studio, invece, Shade fissava allibito sua madre

-Come avete potuto lasciarlo andare via così?-

-Ambasciatore non porta penitenza, Shade-

-Ma…-

-Se proprio vuoi licenziare qualcuno, licenzia il capo della guardia reale, che ha preferito mandare un suo sottoposto a parlare con te, invece che presentarsi lui di persona-

-Si ma resta il fatto che Milky è sparita-

Moon Maira si mise a ridere

-Milky non è sparita-

-Non avete sentito, madre? Non si trova da nessuna parte e nemmeno in paese-

-Solo perché le guardie non hanno ancora guardato nel posto giusto-

-Madre…-

La regina fissò divertita il figlio

-È elementare figliolo. Tu e tua sorella siete perfettamente uguali. Quindi dovresti saperlo benissimo dove sia andata tua sorella-

Il figlio la fissò stupito.

-Shade, dove vai quando hai bisogno di chiedere un consiglio importante?-

-Da voi! Milky è nelle vostre stanze?-

-No, non è venuta da me, e tu non hai risposto correttamente alla mia domanda-

Il figlio guardò la madre perplesso

-Madre, siete la sola a cui vado a chiedere consiglio, e lo sapete. Non mi fido di altri se non voi e…-

-Questo lo so, figliolo, ma sappiamo tutti e due che ci sono cose con cui tu non ti confidi con me, vero?-

Shade guardò sua madre, stupito. Poi comprese

-Lo sapete, vero?-

Moon Maria si avvicinò al figlio e gli fece una piccola carezza su una guancia

-Certo che lo so. Sei mio figlio, dopo tutto. Se vado io a chiedere consiglio ancora a lui, perché non dovresti farlo anche tu, o tua sorella?-

-Anche tu vai da lui?-

-Quasi ogni giorno-

-Ti manca, non è vero?-

Moon Maria distolse lo sguardo, e lo pose sul ritratto posto dietro la scrivania del figlio. A prima vista qualcuno avrebbe potuto pensare che si trattasse del ritratto del principe Shade, ma dopo un’attenta osservazione si vedeva che gli uomini erano diversi. Si assomigliavano molto, ma dopo un’attenta osservazione, si poteva capire che erano due persone totalmente diverse. L’uomo del ritratto, infatti, non solo era un uomo più maturo del principe, ma aveva anche i capelli leggermente più scuri e gli occhi erano totalmente diversi da quelli blu notte di Shade. L’uomo del ritratto, infatti, aveva gli occhi dorati, come la luna che brilla nel cielo la notte. Non era difficile capire chi fosse l’uomo del ritratto.

-Si, mi manca terribilmente. Mi manca tutte le ore, i minuti e i secondi di tutti i giorni-

-Anche a me manca-

La regina guardò suo figlio, uno sguardo triste negli occhi

-Lo so-

I due rimasero in silenzio alcuni minuti.

-Shade?-

-Si madre?-

-Vai da tua sorella. Ha bisogno di te ora-

-Ma madre forse…-

-Ha bisogno di te, fidati di me. Vai, tanto sai dove trovarla-

Shade non replicò. Fece solo un piccolo inchino, prima di uscire veloce dalla stanza. La donna, rimasta sola, si voltò di nuovo verso il ritratto del marito

-Quanto ti assomiglia Skyler… e quanto saresti fiero del tuo bambino-

 

 

Shade là trovò là, proprio dove aveva detto sua madre, nella cappella. Era inginocchiata, a testa bassa, le mani giunte. Davanti a lei, un piccolo mazzo di fiori di campo appena colti che stavano inondando la piccola cappella di profumo. Shade si avvicinò in silenzio a sua sorella, e si inginocchiò accanto a lei.

-Immagino il palazzo sia nel caos…-

-E anche l’intera guardia cittadina-

Milky alzò lo sguardo verso il fratello, occhi blu che si specchiarono in altri occhi blu cobalto.

-Mi dispiace…-

-Non fa niente-

Milky tornò a volgere lo sguardo verso il muro davanti a lei, dove, inciso nel marmo, c’era il nome di loro padre.

-Avrei tanto voluto conoscerlo…-

-Ti avrebbe viziata-

Milky sorrise

-Più di te?-

-Molto più di me. Avresti sicuramente potuto fare tutto quello che volevi e avresti avuto tutto quello che desideravi-

-È proprio quello che gli sto chiedendo…-

-Vorresti che ti facesse sparire?-

Milky scosse la testa.

-No, non vorrei sparire. Vorrei solo non essere una principessa-

Shade mise una mano sulla spalla di sua sorella.

-Milky…-

-Si, lo so. È un privilegio esserlo, e devo sentirmi onorata del ruolo che ho e del prestigio che ne deriva e…-

-Risparmiami le parole della tata, ti prego. Me le sento ripetere da quando ho quattro anni-

MIlky guardò sorpresa il fratello.

-Che c’è?-

-Vuoi dire che anche tu…-

-Ogni tanto ho desiderato non essere un principe? Per di più erede al trono? Certo che si-

Milky guardò il fratello stupita e meravigliata.

-Milky… la nostra vita non è facile. Abbiamo molti privilegi, ma anche un sacco di obblighi, e la nostra vita non sarà mai totalmente nostra. Noi dovremo sempre convivere con il fatto che tutto il popolo e il regno guarderà ciò che noi facciamo e come ci comportiamo, e capiterà che a volte saremo costretti a prendere delle decisioni che ci faranno mal volere dal popolo. Ma è il nostro compito, è il nostro ruolo, e non ci possiamo tirare indietro. Siamo nati in questa famiglia, e come tale dobbiamo imparare a sopportarne il peso e gli oneri-

-Come sei saggio fratello-

Shade sorrise.

-Sono le parole che mi disse nostro padre quando avevo all’incirca la tua età-

Milky guardò stupita il fratello

-Sono parole di papà?-

Shade annuì.

-Si, sono sue, e non me le sono mai dimenticate-

-Vorrei tanto averlo conosciuto…-

Shade prese sua sorella e la trascinò in un abbraccio. La piccola, dopo un primo momento di stupore, si lasciò andare, e iniziò a piangere.

-Non voglio che un’estranea venga qua a insegnarmi. Non voglio essere sottoposta ad una scelta pubblica. Non voglio una precettrice, voglio solo una vita normale…-

Shade lasciò sua sorella piangere e sfogarsi. Nemmeno lui voleva sottoporre sua sorella ad un’attenzione generale da parte di tutto il pianeta, ma doveva avere fiducia in sua madre in quel momento. L’unica cosa che sperava era che alla fine, la scelta fosse ricaduta su una persona di cui ci si poteva fidare, e che avrebbe aiutato Milky nel migliore dei modi. Sperava che una principessa del genere potesse esistere.

 

 

Moon Maria si presentò dai sette saggi una settimana prima della cerimonia ufficiale della scelta. Era una tradizione che la regina che invocava la scelta potesse conoscere in anticipo il nome delle candidate per il tiolo di principessa istitutrice. In quell’occasione, poi, la regina poteva esprimere una preferenza su un nome o più, anche se alla fine sarebbe stato il consiglio a decidere. Il consiglio era formato da sette saggi provenienti ognuno da un pianeta del regno di Wonder. Questo doveva garantire la scelta imparziale delle candidate, e il non preferire un regno ad un altro. Tuttavia, ad accogliere la regina nella sede del consiglio fu il saggio scelto dal regno della Luna

-Vostra Maestà-

-Saggio Goldrim, vi vedo sempre in splendida forma-

L’uomo sorrise, mentre si inchinava alla sua regina

-Non mi lamento, per l’età che ho-

Moon Maria sorrise. L’età dell’uomo era un mistero persino per gli stessi abitanti del regno della Luna. Tutti conoscevano il saggio Goldrim, ma da dove venisse di preciso, non si sapeva. Già ai tempi dell’incoronazione di Moon Maria era un saggio, e ormai da quell’incoronazione erano passato molti anni.

-Vostra maestà, se volete seguirmi, vi accompagno nella sala dove i saggi aspettano-

I due si avviarono.

-Sapete altezza, non credevo che avreste invocato una così antica tradizione-

-Non lo credevo nemmeno io, saggio Goldrim-

Il vecchio le lanciò uno sguardo perplesso

-Allora, cosa vi ha spinto a questa decisione, se lo volete dire, si intende…-

-Sapete che non ho segreti per voi-

-Voi mi onorate, maestà-

-Non so come spiegarvelo di preciso. Sento solo che questa è la scelta migliore, sia per MIlky che per il mio regno-

-Per il regno?-

Moon Maria annuì.

-Si, anche per il regno. So che può sembrare una follia ma… sento che colei che verrà scelta potrà aiutare tutti noi-

L’uomo la guardò, ma non aggiunse niente altro. Una volta arrivati davanti alla porta che conduceva alla stanza dove era riunito il concilio, il saggio Goldrim si girò verso la donna

-Spero che la vostra sensazione sia corretta maestà e che non dobbiate mai pentirvi della vostra scelta-

-Lo spero anche io, Goldrim-

-Vogliamo entrare?-

L’uomo non attese la risposta della regina. Aprì la porta e si avviò all’interno della sala. Dopo qualche secondo anche Moon Maria entrò, tuttavia, non poté impedirsi di prendere un bel respiro. Da quel momento in poi, non si poteva più tirare indietro. Il destino di sua figlia e di una principessa dei sette regni si sarebbe deciso in quel momento. Sperava veramente che tutto andasse, alla fine, nel modo migliore.

 

 

 

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Ciao a tutti.

Eccomi qua, con una storia un po’ particolare, lo ammetto, ma è una storia che mi gira in testa da molti anni ormai, e ora sento che è arrivato il momento di buttarla giù sul serio. Quindi eccomi qua, a sottoporvi questa mia idea, sperando che vi piaccia come piace a me.

Devo precisare una cosa: io non ho letto ne il manga, ne visto la seconda serie dell’anime. Quindi in questa storia vedrete solo i personaggi della prima, gli altri proprio non li conosco, e molti nuovi personaggi di mia creazione. Anche i caratteri dei personaggi forse non saranno fedeli a quelli originali, ma ammetto subito che non posso affermare di conoscerli sufficientemente bene per fare una storia fedele in quello. Quindi mi scuso in anticipo per eventuali OOC.

Seconda cosa: ho reso diverse caratterialmente le due principesse gemelle. Mi prendo questa piccola licenza poetica, almeno per ora. E si, qui, Rein, si sente non parte della famiglia del regno del sole. Tutto verrà poi spiegato meglio nei prossimi capitoli, e non è detto che non ci possa essere una evoluzione del personaggio (anzi, ci sarà, fidatevi di me). Quindi, vi prego, non mi uccidete subito per avere stravolto il personaggio di Rein, abbiate un pizzico di fiducia in questa umile scrittrice.

E questo, per ora, è tutto.  Spero che la storia vi abbia incuriositi, e che non ne rimaniate delusi. Grazie a tutti quelli che hanno letto questo primo capitolo, e chi vuole lasciare una recensione per dirmi cosa ne pensa, giudizi o critiche che siano, fatelo pure, io accetto tutto, e se posso migliorare la storia ben venga.

Ci vediamo al prossimo capito, un bacione dalla vostra

Juls

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Da quando Moon Maria era ritornata dalla riunione con i sette saggi dei regni di Wonder, qualcosa era cambiato. Shade aveva percepito che qualcosa di spiacevole doveva essere successo, e la cosa lo stava preoccupando. Tuttavia aveva paura ad affrontare l’argomento con sua madre, soprattutto quando la donna gli aveva chiesto di fidarsi di lui, e Shade si fidava di lei. Ma vederla così agitata e nervosa lo stava veramente preoccupando. Sperava solo che la preoccupazione fosse dettata unicamente dalla preparazione della cerimonia, e non per qualche altro, oscuro, motivo. Per ora, l’unico compito che Shade si era prefissato di mantenere, era quello di tenere alto il morale della sorella, e cercare di distrarla il più possibile. Per quello quel giorno il principe aveva deciso di cancellare tutti i suoi impegni reali, cosa che aveva provocato un profondo turbamento nel cancelliere di corte.

-Vostra maestà… come sarebbe a dire cancellare ogni impegno?-

Aveva domandato l’uomo. Shade aveva alzato gli occhi al cielo

-Vuol dire, cancelliere, che oggi non parteciperò a nessun impegno di corte-

-Ma… c’è il consiglio con i ministri, e poi ci sono le udienze personali… ci sono molti nobili che desiderano parlare con voi oggi e…-

-E tu, sono sicuro, riuscirai a scusarti con loro per la mia assenza di oggi, come con i ministri-

-Ma, vostra altezza… cosa dovrei dire?-

Shade aveva fissato l’uomo, provando un po’ di pietà per lui. Sapeva che i ministri e i nobili lo avrebbe tempestato di domande per colpa della sua decisione.

-Dica loro che mia sorella oggi reclama la mia presenza. Le ho promesso di passare del tempo con lei. Sono certo che i ministri capiranno che non potevo ignorare una richiesta di aiuto di una principessa reale, le pare?-

Detto questo Shade era uscito dal suo studio, lasciando l’uomo a bocca aperta. Sapeva che il cancelliere gliel’avrebbe fatta pagare, ma ormai aveva preso la sua decisione. Oggi lui avrebbe passato tutta la giornata con sua sorella. Nessuno glielo poteva impedire.

 

 

Milky era nervosa, agitata, ma anche contenta. Era da molto tempo che lei e suo fratello non facevano un giro nella città che si trovava fuori dal palazzo. Milky sapeva che lo scopo di quella visita era di farla distrarre e non farle pensare all’imminente scelta della principessa che avrebbe avuto il compito di insegnarle tutto quello che c’era da sapere, tuttavia voleva godersi appieno quella giornata. Non capitava spesso che suo fratello rinunciasse ai suoi impegni per lei, e Milky aveva tutta l’intenzione di sfruttare quel pomeriggio. Appena la carrozza arrivò nella piazza principale, tutti gli abitanti si fermarono ad osservare. Non capitava spesso che la carrozza reale scendesse al villaggio, e tutti erano in attesa di sapere chi sarebbe sceso. Il primo a scendere fu Shade e quando gli abitanti videro il loro principe rimasero sbalorditi. Era da molto tempo che il principe non scendeva nel paese, ma la sua visita li riempiva di gioia. Poi, quando Shade porse la mano per aiutare un’altra persona a scendere dalla carrozza, gli abitanti rimasero ancora più sbalorditi nel vedere scendere la loro principessa. La principessa Milky veniva spesso nel villaggio, al contrario del fratello, ma vederli lì, insieme, provocò dei mormorii e delle grida di sorpresa. Quando Shade ebbe aiutato la sorella a scendere dalla carrozza, si voltò verso le persone del villaggio

-Abitanti del regno della Luna, scusate se abbiamo turbato la vostra giornata. Mia sorella ed io vogliamo solo passare una giornata tranquilla qui nel vostro villaggio. Spero che la cosa non vi disturbi-

Gli abitanti si aprirono in un caldo sorriso e si inchinarono ai loro principi.

-Che bel principe che abbiamo-

-Come siamo fortunati ad avere delle altezze reali come loro-

-Ci hanno chiesto scusa, loro, che sono i nostri principi! Come siamo fortunati-

Questi erano alcuni dei commenti che vennero dagli abitanti del villaggio. Milky sorrise sentendo quelle parole. Sapeva che il merito dell’amore che loro provavano per suo fratello era dettato dai modi cordiali e sinceri che Shade aveva con loro, e in quel momento si sentì orgogliosa del proprio fratello. Shade, vedendola così sorridente le domandò se andasse tutto bene. Milky annuì

-Si, tutto perfetto-

-Vogliamo iniziare il nostro pomeriggio?-

-Certo. Per prima cosa voglio andare a vedere quella vetrina!-

Milky si avviò decisa e sicura verso una vetrina, e Shade sorrise vedendo che si trattava di una pasticceria. Sua sorella era terribilmente golosa sin da piccola. Sapeva che a palazzo cercava sempre di contenersi e di non eccedere nel consumare i dolci, ma quel giorno avrebbe concesso qualsiasi desiderio a sua sorella.

-E dolci siano-

E Shade si avviò di corsa verso sua sorella. Non voleva certo rischiare che Milky prosciugasse le casse del tesoro dello stato per mangiare tutti quei dolci.

 

 

Nessuno poteva immaginare che dentro a quella buia e polverosa libreria, piena di volumi, alcuni anche molto rari, e soprattutto piena di polvere, vi si potesse incontrare una principessa di sangue reale. Il proprietario del negozio non aveva il minimo sospetto che la giovane donna che era entrata circa una mezz’ora prima, e che lui aveva scambiato per una studiosa o una accademica, fosse in realtà sua altezza reale la principessa Rein del regno del Sole. Se lo avesse saputo si sarebbe inchinato con rispetto, avrebbe offerto i suoi servigi alla giovane dama, e le avrebbe detto che avrebbe cercato lui i libri che le servivano, invitandola a tornare dopo nel negozio, perché passare una giornata in mezzo alla polvere non era una occupazione degna di una principessa. Ed era proprio per quello che Rein era andata là in incognito. Aveva messo addosso i vestiti più semplici che aveva, niente di appariscente, e, soprattutto, aveva lasciato a palazzo qualsiasi cosa che la potesse identificare come principessa. Aveva dovuto lottare con la guardia reale che la scortava

-Una principessa non dovrebbe andare in giro senza scorta-

-Non mi interessa capitano. Vogli solo passare un pomeriggio tranquillo a cercare dei libri che nella biblioteca del palazzo non ci sono-

-Comunque non potete andare in giro da sola, altezza-

Rein aveva alzato gli occhi al cielo, esasperata. Alla fine aveva raggiunto un compromesso con il capitano delle guardie. Alcuni uomini della scorta l’avevano accompagnata quasi al negozio, ma poi l’avevano lasciata andare da sola. Tuttavia si era deciso che almeno due uomini sorvegliassero la porta della libreria, per assicurarsi che nessun uomo sospetto vi entrasse e potesse aggredire o ferire la principessa. Rein non aveva conquistato la libertà che tanto desiderava, ma almeno poteva stare nel negozio in santa pace da sola, in mezzo ai suoi amati libri. Era talmente concentrata nella sua ricerca di preziosi e antichi volumi, che non si rese conto che la porta del negozio si era aperta, e che il negoziante aveva fatto un salto dalla sedia non appena aveva visto chi era l’uomo che era entrato nel negozio. Non si era resa conto di niente, talmente era presa dalla lettura di un antico codice, si riscosse solo quando si sentì afferrata bruscamente per un braccio.

-Ma cosa…-

-Signorina, dovete uscire immediatamente-

Rein aveva fissato l’uomo, non capendo cosa stesse succedendo.

-Per quale motivo, scusi? Non sto facendo niente di male-

L’uomo l’afferrò più strettamente e iniziò a spingerla verso la porta del negozio

-Signorina, sono desolato, ma il negozio per lei ora è chiuso. Non può pensare di disturbare la visita di…-

-Mi vuole lasciare? Mi sta facendo male…-

Rein cercò di liberarsi dalla stretta dell’uomo, quando una voce alla loro spalle li fece bloccare

-Non c’è bisogno che mandi via questa ragazza. Io mi fermo solo per alcuni minuti-

Il librario si voltò verso l’uomo che aveva appena parlato, e liberò Rein dalla stretta

-Vostra altezza, non posso permettere che una persona come voi si mischi con umile gente senza estrazione sociale-

Rein lo guardò in cagnesco.

“Se solo sapessi chi sono…”

Si ritrovò a pensare Rein, spazientita.

-Vi ribadisco che non è necessaria come cosa. Dopotutto sono certo che questa signori… ma principessa Rein, siete voi?-

Rein sentendosi riconosciuta, si voltò verso l’uomo che era entrato, pronta a trovarsi davanti un nobilotto qualunque, invece si perse in due occhi blu penetranti che riconobbe all’istante

-Shade…-

-Rein!-

I due si guardarono, senza sapere cosa fare. Il libraio, sentendo il nome della ragazza, si inchinò profondamente

-Avete detto… oh cielo, non vi avevo riconosciuta. Vostra altezza, perdonatemi. Se solo avessi saputo… E perdonatemi per avervi strattonato… sono imperdonabile-

L’uomo si prostrò quasi a terra per la mortificazione.

-Non vi preoccupate, avevo fatto in modo che nessuno mi potesse riconoscere-

Il sorriso di Rein sembrò calmare l’uomo. Intanto Shade non aveva staccato gli occhi di dosso dalla ragazza

-Rein,,, che cosa ci fai qua? E perché sei in incognito?-

Rein arrossì leggermente

-Scusa, so che una principessa che va in un altro regno dovrebbe presentarsi a corte ma… io cercavo solo alcuni libri e… il regno della Luna è il più fornito se si tratta di libri rari. Io non stavo facendo niente di male…-

Shade la fissò, e solo allora si accorse che Rein stava stringendo tra le mani alcuni volumi. Il principe si avvicinò a lei e le prese i libri

-Permettimi…-

Poi si voltò verso il proprietario del negozio

-Pagherò io per questi libri-

-No Shade, ti prego…-

Ma Shade alzò una mano fermando qualsiasi protesta da parte di Rein

-È un mio dovere Rein. Ho disturbato la tua ricerca, e questo è il minimo che io possa fare-

Rein non protestò più, perché sapeva che quando Shade metteva in mezzo l’onore, non c’era niente che potesse fargli cambiare idea. Il libraio intanto prese i libri che il principe gli porgeva e li incartò diligentemente. Poi li passò alla principessa Rein, che lo ringraziò con un sorriso. I tre poi rimasero fermi l’uno davanti all’altro, indecisi sul da farsi. Sentendo che le guance le stavano diventando rosse, Rein fece un piccolo inchino a Shade

-Grazie infinite per i libri. Non saprò mai come sdebitarmi-

-Piacere mio, principessa-

-Buona giornata principe Shade-

Detto questo, si girò velocemente, e uscì alla luce del sole. Non appena la videro uscire, gli uomini della guardia reale scattarono subito pronti. Rein si stava avvicinando veloce ai suoi uomini, con l’unico pensiero di allontanarsi il più velocemente possibile dal regno della Luna, quando si sentì chiamare

-Principessa Rein-

Rein si fermò di colpo. Intanto, qualche passante che stava camminando, si fermò curioso ad osservare.

-Principe Shade-

Rein si voltò verso il ragazzo.

-Mi stavo chiedendo… non gradireste una tazza di thè?-

Rein guardò un attimo dietro le sue spalle, e scorse gli uomini della sua scorta che subito si avvicinarono alla loro principessa, facendole da scudo. Il capitano della guardie si avvicinò immediatamente e si parò di fronte a lei

-Mi dispiace signore, ma devo riportare subito la principessa nel regno del Sole-

Shade fissò l’uomo e poi fissò Rein.

-Certo, capisco. Perdonatemi principessa, non volevo importunarvi-

Rein si fece avanti, e passò il pacco che conteneva i libri al capitano della guardia

-Capitano, reggetemi questi per favore. E vi prego, cercate di mostrare un po’ più di rispetto verso sua altezza il principe Shade del regno della Luna-

L’uomo, preso alla sprovvista, afferrò i libri. Poi fissò sbalordito l’uomo che gli stava di fronte, e alla fine si inchinò. Vedendo il loro capitano inchinarsi, anche le altre guardie lo fecero. Nel frattempo Rein si era avvicinata a Shade. Ora, attorno a loro, si era formato un gruppo di curiosi che stava guardando la scena senza perdersi niente. Già era un fatto eccezionale vedere i principi della Luna scendere nel loro villaggio, ma vedere anche una principessa straniera nello stesso giorno, era un evento da non perdere. Rein, vincendo la propria timidezza e il senso di imbarazzo che provava in quel momento, e cercando di non sentirsi addosso tutti gli sguardi degli abitanti del villaggio che erano attorno a lei, si inchinò a Shade

-Vi ringrazio per l’invito, principe Shade, ma con enorme rammarico sono costretta a rinunciare. Ho degli impegni che mi attendono nel mio regno e non posso fare tardi-

Anche Shade si inchinò a Rein

-Non vi preoccupate principessa, comprendo e accetto il vostro rifiuto. Spero però che tornerete presto a farci visita-

-Sarà un immenso piacere tronare da voi-

Dopo un ultimo inchino, Rein si voltò e si avviò verso gli uomini della sua scorta.

-Possiamo andare ora-

Il capitano annuì e fece cenno alle guardie di muoversi. Il gruppo si mise in marcia e dopo poco tempo scomparve alla vista. Shade era rimasto fermo impalato ad osservarli andare via. Non si sarebbe mai aspettato di vedere Rein lì quel giorno, in incognito per giunta. L’aveva riconosciuta subito anche se era da molto tempo che non la vedeva, e di certo non se la sarebbe mai aspettata di incontrare in una delle librerie di libri antichi più polverose che ci fossero in tutta Wonder. Eppure, stranamente, vederla lì era come se fosse stata la cosa più naturale.

-È veramente bellissima…-

Shade si voltò bruscamente. Era talmente preso dai suoi pensieri che non aveva sentito arrivare sua sorella.

-Di chi stai parlando?-

Milky lo guardò con un sorriso sarcastico sul volto, un sorriso che Shade non era abituato a vedere sul volto della sorella.

-Sai perfettamente di chi sto parlando. Della principessa Rein-

-L’hai riconosciuta anche tu?-

Milky scosse il capo

-No, ma la voce si è sparsa in un attimo. Stavo guardando una vetrina di tessuti quando ho sentito una signora dire che la principessa Rein era qua e stava parlando con te. Così sono corsa subito a vedere e vi ho visti. Certo non assomigliava molto all’idea che mi ero fatta di lei-

Shade la guardò con uno sguardo scettico sul volto

-Che cosa intendi?-

-Non so, ho sempre sentito parlare di lei e della sorella come le “principesse meno principesche che ci siano in tutta Wonder” eppure…-

-Eppure?-

-Anche se era vestita con degli abiti semplici, si capiva che era una principessa. Il modo con cui ha zittito la sua guardia, come gli ho teso i libri, la sicurezza con cui ha fatto valere il suo ruolo e come ti ha parlato… lei si che è una vera principessa. Chissà se io sarò mai come lei-

Shade guardò sua sorella e scoppiò a ridere. Vedendo il fratello così, Milky divenne tutta rossa in viso

-Che c’è? Che cosa ho detto?-

Shade si avvicinò alla sorella e le passò una mano tra i capelli rosa, scompigliandoglieli un pochino.

-Shade!-

Urlò la sorella, indispettita. Shade le sorrise

-Principessa Milky, mi fate l’onore di prendere un thè in mia compagnia?-

Milky fissò il fratello come se fosse impazzito

-Shade… ma che ti succede?-

Ma suo fratello si incamminò lentamente, senza aggiungere niente altro. La rosa rimase ferma ad osservarlo, poi si decise a seguirlo

-Aspettami Shade, vengo con te-

E mentre lo raggiungeva di corsa, e gli afferrava la mano, si ripeté mentalmente che nonostante fossero fratelli certe volte proprio Shade non lo capiva. Ma alla fine, se suo fratello era di buon umore, lo era anche lei.

-Possiamo prendere anche dei dolcetti con il thè?-

 

 

Quando Rein arrivò a palazzo corse immediatamente nella sua stanza. Aveva il cuore a mille e si sentiva terribilmente scossa.  Era stata vista, era stata riconosciuta, era stata colta in flagrante. Poteva essere considerato una grave mancanza di rispetto per una principessa entrare di nascosto in un altro paese senza annunciare la sua presenza. Rischiava di compromettere i rapporti tra il suo paese e il regno della Luna. Certo, sapeva che niente di tutto questo sarebbe successo, ma se suo padre l’avesse scoperto… Rein non ci voleva nemmeno pensare. E poi, dopo che sua madre le aveva fatto promettere quella cosa… Rein voleva solo sprofondare e scomparire. Presa dalla frustrazione, prese il pacco di libri che aveva ancora in mano e lo scaraventò contro l’altra parte della stanza. In quel momento non le importava che quelli fossero libri rari e anche molto preziosi, per non parlare poi che si trattava di un regalo che le aveva fatto il principe Shade… ma come aveva potuto succederle una cosa simile? Non era la prima volta che Rein si recava di nascosto negli altri regni per acquistare dei libri rari. Ricordava ancora la prima volta che lo aveva fatto. Era stato difficile convincere le guardie reali a mantenere i segreto, soprattutto il capitano che era stato assegnato alla sua scorta personale, ma alla fine ci era riuscita, anche se aveva dovuto sfoderare una dose massiccia di sorrisi e la promessa di due vacanze di riposo. Tuttavia, alla fine, si era meritata la fiducia delle sua scorta, e fino ad ora avevano mantenuto il silenzio su tutte le sue uscite clandestine. Ma questa volta era diverso. Sapeva cosa sarebbe successo, il capitano glielo aveva detto.

-Devo avvisare i vostri genitori altezza. Questa volta non posso fare altrimenti-

E Rein stava aspettando la chiamata. L’attesa, tuttavia, fu lunga e angosciante. Trascorse più di ora prima che un leggere colpo alla porta la destasse dal suo torpore.

-Avanti…-

Disse con la voce incerta. Ad entrare fu sua madre. Rein non si aspettava di vedere lei ferma sulla sua soglia. Di solito la regina non entrava mai nella sua stanza, e vederla lì, fece uno strano effetto a Rein. Tuttavia, sebbene fosse scossa, si ricordò le sue buone maniere e agì

-Madre-

Disse la principessa inchinandosi. La regina Elsa rimase ferma sulla porta ad osservare la figlia. In quel momento Rein poteva apparire tutto tranne che una principessa. Aveva addosso un vestito molto semplice di colore blu, con qualche piccolo dettaglio bianco lungo i bordi delle maniche e sull’orlo della gonna. Una semplice fascia di tessuto sempre bianco le cingeva la vita sottile e i capelli erano raccolti in una semplice treccia che le ricadeva su una spalla. Tuttavia, anche se non indossava niente che potesse indicare chi lei fosse la sua presenza, il suo portamento, la sicurezza con cui aveva eseguito l’inchino la identificavano subito come principessa. Elsa si sentì tremendamente orgogliosa di sua figlia, ma anche terribilmente angosciata.

-Rein devo parlarti-

Le disse semplicemente. Elsa chiuse la porta e si avviò verso il centro della stanza. Rein le indicò che poteva sedersi su l’unica poltrona presente nella stanza.

-Immagino siate qui per un motivo ben preciso-

-Un motivo che tu sicuramente avrai già immaginato-

Rein annuì.

-Sei fortunata che il capitano Hayden abbia trovato me e non tuo padre. Ti rendi conto di quello che hai fatto? Sei uscita dal regno di nascosto, ti sei introdotta in un altro regno del pianeta, senza essere annunciata, senza una scorta adeguata e per che cosa… dei libri? Rein, ma cosa stavi pensando?-

-Tanto non capireste comunque. Perciò ditemi semplicemente la mia punizione-

-Punizione?-

-Non siete venuta qui per questo? Cosa devo fare, rimanere confinata nei miei appartamenti? Non presenziare agli eventi di corte?-

Elsa la fissò a bocca aperta.

-Pensi veramente che potrei mai metterti in punizione? Rein sono venuta qui per cercare di farti capire il tuo errore, non per punirti e basta-

-Allora madre potete risparmiarvelo. Non lo farò più e rimarrò per sempre confinata nelle mura di questo castello. Siete soddisfatta?-

-Figlia mia… mi odi così tanto?-

La domanda della regina portò con se un lungo momento di silenzio. Gli occhi di Rein fissarono quelli della madre.

-Odiarvi? Io non vi odio-

-E allora cosa ti sta succedendo figlia mia? Ti prego, tesoro mio, parla con me-

Per Rein quella fu la goccia che le fece rovesciare il vaso.

-Parlare? Voi volete parlare con me?-

Elsa si alzò e si avvicinò alla figlia

-Si voglio parlare e ascoltarti e capirti. Da quando ci siamo affrontate l’altro giorno… io voglio capire cosa ti sta succedendo Rein. Cosa ti fa credere che noi preferiamo tua sorella a te, cosa non ti fa sentire una principessa all’altezza, cosa…-

-Volete veramente sapere cosa penso? Ne siete sicura?-

-Rein…-

-Vi siete mai sentita indesiderata madre? Io mi sento così tutti i giorni. Vengo chiamata solo se proprio non si può fare altrimenti, o se Fine non è disponibile. Ho passato intere giornate chiusa in biblioteca senza che nessuno di voi si accorgesse della mia mancanza agli eventi di corte o a pranzo. Durante le cerimonie ufficiali io vengo relegata ad un ruolo inferiore ogni singola volta. Mai una volta sono stata invitata a partecipare ad un consiglio di stato, al contrario di mia sorella, nonostante io conosca ogni singolo membro del consiglio, ogni ruolo e carica e conosca abbastanza bene come viene governato questo regno. Io sono la principessa inferiore, colei che fa presenza e basta. Aspetterete di fidanzarmi con qualcuno che riterrete degno e possa essere adatto a me e mi spedirete da qualche parte nel regno. Non è così?-

-Rein non dire questo…-

-NON E’ COSI’?-

Elsa distolse un attimo lo sguardo da quello di sua figlia.

-Sapete perché vado di nascosto negli altri regni? Certo, la ragione principale è quella di potere trovare volumi antichi o rari, o semplicemente libri che volevo leggere da molto tempo ma… la verità è che le volte in cui vado via io mi sento libera. Mi sento finalmente me stessa, senza costrizioni o impedimenti. Non sono più una principessa, sono soltanto Rein. È l’unico momento in cui mi sento una persona vera-

Elsa guardò sua figlia e fu sconvolta nel vedere delle lacrime scendere copiose dai suoi grandi occhi azzurri. Ma la cosa che più la sconvolse, fu rivedere quel dolore così profondo che attanagliava sua figlia. La regina fece per avvicinarsi a lei, una mano protesa verso la sua guancia, ma Rein fece un passo indietro veloce. Tra di loro rimase solo la mano protesa di Elsa.

-Scusatemi madre. Ho bisogno di andare fuori-

E Rein fuggì via dalla sua camera e da sua madre. E Elsa rimase là, ferma, con la mano protesa verso il vuoto.

 

 

La giornata con Milky passò fin troppo velocemente. La notte calò presto sul regno, e il pomeriggio di svago che le altezze reali si erano prese finì.

-Non è giusto… avrei voluto stare ancora fuori a divertirmi con te Shade-

-Ci aspettano al castello. E poi dobbiamo cenare con nostra madre, lo sai-

Milky annuì.

-Lo so, certo. Tuttavia è un peccato che la giornata sia già finita. Dovremmo rifarlo più spesso Shade. Ormai passiamo sempre meno tempo insieme-

Shade fissò sua sorella seduta di fronte a lui nella carrozza. Purtroppo doveva ammettere che Milky aveva ragione. Una volta gli era più facile liberarsi degli impegni di corte e sgattaiolare nella camera della sorella per giocare con lei, o semplicemente per leggerle una storia. Ma una volta non aveva così tanti impegni, sua madre si occupava principalmente lei delle questioni del regno. Ma ora era compito di Shade occuparsene, dopotutto era lui il principe ereditario, e un giorno sarebbe stato incoronato re. Doveva prendere coscienza appieno del suo ruolo e dei suoi compiti e soprattutto dei suoi doveri. Ma doveva ammettere che una giornata di svago con Milky gli aveva fatto bene

-Vedrò di organizzare qualcosa ancora da fare insieme-

Gli occhi blu di Milky si illuminarono

-Davvero?-

-Certo!-

-Me lo prometti?-

Shade sorrise

-Te lo prometto-

Non appena la carrozza si fu fermata davanti all’ingresso del palazzo, un paggio corse ad aprirne lo sportello. Non appena Shade scese, fu stupito di vedere ferma sulla porta del castello sua madre. Aiutata anche Milky a scendere, Shade si diresse veloce verso Moon Maria

-Madre che cosa è successo?-

Moon Maria lanciò uno sguardo strano al figlio, uno sguardo che Shade non seppe decifrare.

-Madre, ci avete aspettato? Non abbiamo fatto troppo tardi, vero?-

Milky aveva raggiunto i suoi familiare, e ora tutti e tre si trovavano fermi nell’ingresso del palazzo. Moon Maria sorrise alla figlia

-No Milky, non siete in ritardo. Sono solo venuta ad accogliervi sulla porta. È tanto strano che una madre voglia dare il bentornato ai propri figli?-

Milky ridacchiò mentre si avvicinava a sua madre e l’abbracciava

-No, non è strano, solo insolito direi-

Moon Maira passò una mano tra i capelli della figlia

-È andata bene la giornata?-

-Si mamma, è stata perfetta. Abbiamo fatto un sacco di cose, e ho anche mangiato un sacco di dolci buonissimi, poi Shade mi ha portato a vedere un immenso campo pieno di fiori e…-

Moon Maria alzò una mano per placare il fiume di parole di sua figlia

-Mi racconterai tutto quanto a cena, va bene? Ora sarà meglio che tu ti vada a fare un bagno caldo. Credo che sia il finale perfetto per la tua giornata perfetta, non trovi?-

Milky annuì,

-Certo mamma, è un’idea meravigliosa! Ci vediamo dopo a cena-

Poi rapida, si precipitò dentro al palazzo, diretta verso le sue stanze. Una volta rimasti soli, Moon Maria si girò verso il figlio, di nuovo con quello sguardo negli occhi che Shade non sapeva decifrare.

-Madre cosa…-

-È vero che hai visto la principessa Rein oggi?-

La domanda stupì il ragazzo. Possibile che la voce fosse già arrivata a palazzo?

-Come fate voi già a…-

-Shade, rispondimi, ti prego!-

Shade rimase fermo a fissare sua madre.

-Si, è vero. L’ho incontrata per caso e…-

-Aspetta, non dirmi più niente. Andiamo nel tuo studio a parlare-

Detto questo Moon Maria si girò e si incamminò veloce verso lo studio privato del figlio. Shade rimase fermo qualche secondo, prima di affrettarsi dietro di lei. Non appena raggiunsero la stanza, Moon Maria volle sapere tutto dell’incontro, e Shade lo fece. Le raccontò di come fosse entrato per caso in quel negozio

-Sapevo che lì avrei potuto trovare un libro che cercavo da tempo. Volevo saperne di più sul regno di Urion III e sulla sua politica economica e lì speravo di trovare quello che cercavo, e lei era là-

Poi le raccontò di quello che era successo dentro al negozio e subito dopo, quando l’aveva seguita fuori e l’aveva chiamata

-So che non avrei dovuto. Una principessa reale che viene non annunciata può essere una cosa grave ma… conosco Rein dam molti anni ormai e… non so nemmeno io perché l’ho seguita-

Moon Maria rimase ferma ad osservare il figlio

-Non hai fatto niente di male, Shade. Non ti sto biasimando per questo-

Shade fissò sua madre, sorpreso

-Allora cosa…-

-So che la principessa Rein doveva avere dei validi motivi per venire qui in incognito, forse voleva solo passare un pomeriggio lontana da tutto questo-

Disse la regina, indicando con una mano il palazzo attorno a se

-Allora perché la notizia vi ha sconvolto tanto?-

-Prima di dirtelo, c’è altro che devo sapere? È successo niente altro che riguardi te o la principessa?-

Shade scosse la testa.

-No, non è successo niente. Ci saremmo parlati neanche per cinque minuti. È andata via subito, credo fosse imbarazzata per il nostro incontro. E la capisco, dopotutto lo ero anche io-

-Bene, questo è importante e…-

-Anche se una cosa dopo è successa!-

Moon Maria si bloccò di colpo.

-Ma non è rilevante madre, è solo una cosa che mi ha detto Milky, non credo vi possa interessare-

-Shade… cosa ti ha detto tua sorella?-

-Una cosa riguardo a Rein. Mi ha detto che anche se era vestita con abiti semplici aveva capito subito che era una principessa. Per come si muoveva, per come si comportava, per la sua sicurezza… era indubbiamente una principessa, e Milky spera un giorno di assomigliare a lei, nel portamento intendo-

Moon Maria sbiancò sentendo quelle parole. Afferrò con decisione il braccio del figlio

-Shade, Milky e Rein si sono parlate? Hanno avuto modo di interagire?-

Shade scosse il capo

-No madre, non hanno parlato. Milky era arrivata ma non si è avvicinata e penso che Rein non l’abbia riconosciuta. Dopotutto sono anni che non si vedono, e Milky è molto cambiata-

Moon Maria sospirò di sollievo

-Meglio così. Ora mi sento molto più tranquilla-

Shade, tuttavia, rimase fermo a fissare sua madre, perplesso. Perché sua madre si stava comportando in quel modo?

-Madre, cosa sta succedendo? Perché tutte queste domande?-

La regina distolse lo sguardo dal figlio, e lo posò sul ritratto del padre.

-Non posso dirtelo Shade…-

-Ma madre!-

-Mi dispiace figliolo, ma non posso. Il giuramento del silenzio che ho fatto al consiglio dei sette saggi mi impone di non rivelarti niente di quello che è accaduto e di quello che so. Ti prego di rispettare questo vincolo-

Shade si inchinò, in segno di sottomissione alla madre

-Perdonatemi madre, non sapevo che un giuramento vi impedisse di poterne parlare-

La donna si avvicinò al figlio

-Lo sai, assomigli ogni giorno di più a tuo padre. Anche lui era sempre così cerimonioso con me, nonostante fossimo innamorati e sposati-

Shade fu stupito di sentire quelle parole. Non era da lei parlare di re Skyler, il ricordo della sua morte ancora le faceva male.

-Madre…-

Moon Maira sorrise al figlio

-Non ti preoccupare Shade. Sono solo una madre preoccupata per i propri figli-

-Ma…-

-Shade, credo che anche a te convenga andare a fare un bagno prima di cena. Vedrai che ti farà stare meglio-

Shade capì che sua madre lo stava congedando. Fece un rapido inchino e poi si avviò verso la porta. Tuttavia, prima di uscire si voltò, preoccupato. Cosa gli stava nascondendo sua madre?

Dopo che Shade se ne fu andato la donna si sedette su una delle sedie dello studio.  Era sconvolta. Da quando aveva saputo i nomi delle principesse che avrebbero gareggiato per il ruolo di principessa istitutrice, sapeva che i problemi erano solo all’inizio. E l’incontro tra Shade e la principessa Rein di quel giorno le aveva provocato un profondo turbamento. Una principessa di sangue reale che fuggiva di nascosto dal suo paese e si introduceva in un altro regno per andare a cercare dei libri rari. Una principessa che anche se camuffata per non farsi riconoscere sprigionava comunque un’aura di autorevolezza e di sicurezza degno di una principessa. Una principessa che sua figlia aveva preso a modello, desiderando di diventare un giorno come lei, una principessa che non avrebbe partecipato alla selezione. Come poteva tutto essersi complicato così all’improvviso?

 

 

 

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Ciao a tutti!

Eccomi tornata e devo dirvi una cosa: grazie mille di cuore!! Non credevo che questa storia potesse piacervi, ma avete letto il primo capitolo così in tanti e anche le recensioni… grazie mille di cuore!

Questo capitolo è incentrato principalmente su i diversi rapporti familiari tra genitori e figli. Volevo far vedere la differenza tra Elsa e Moon Maria, e su come trattano i figli e il diverso rapporto che hanno. Spero di esserci riuscita.

Dal prossimo capitolo la storia entrerà più nel vivo. La tanto attesa cerimonia di selezione avverrà, e chi può dire che cosa capiterà? L’unico modo per saperlo, ovviamente, è continuare a seguirla. Vi aspetto, e, come sempre, grazie a chi legge, a chi ha inserito questa storia tra le preferite/seguite/ricordate, e se vi va, lasciate una recensione!

Un bacio, ci vediamo presto

Juls

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Alla fine il grande giorno era arrivato. Tutta l’alta società del regno di wonder e le famiglie reali di tutti i regni si riunirono nella grande sala del consiglio del pianeta, il luogo dove i sette saggi si riunivano per prendere decisioni importanti, o, come in questo caso, per procedere con la selezione della Principessa Istitutrice. Tutte le principesse avevano partecipato alla selezione, anche se molte lo avevano fatto solo per pura formalità. Infatti coloro che erano stata già designate come future regine sapevano di non potere essere scelte per quel ruolo, dato che il conseguimento del titolo prevedeva di vivere per tre anni nel regno della luna. Quindi coloro che desideravano aspirare a quel ruolo erano veramente poche. Alla fine, i nomi su cui più si concentravano le aspettative di tutti, erano principalmente tre: la principessa Sophie del regno del Mulino a vento, la principessa Altezza del regno del gioiello e la principessa Fine del regno del Sole. Una di queste tre sarebbe stata scelta come colei che avrebbe dovuto guidare la giovane principessa Milky nel lungo e delicato percorso per diventare una perfetta principessa. Tutto il mondo quel giorno si era fermato a guardare quello che sarebbe successo nella sala del consiglio. Tutti si aspettavano di sapere chi fosse la fortunata prescelta per quell’arduo compito, e tutti cercarono di non farsi vedere mentre commentavano la clamorosa assenza del nome di una certa principessa dai capelli turchini che quel giorno sarebbe rimasta ferma a guardare ciò che sarebbe successo.

 

Rein quel giorno si era nascosta. Anche se tutti la chiamavano sala del consiglio, in realtà si trattava di un palazzo vero e proprio, pieno di stanze, corridoi e luoghi perfetti dove nascondersi. Rein ne aveva appena trovato uno e si era messa lì, ferma, ad aspettare. Quel giorno si chiedeva come aveva fatto ad alzarsi, prepararsi, e indossare il suo migliore sorriso e comportarsi in modo perfetto come aveva fatto fino a cinque minuti fa. Aveva salutato tutti i sovrani presenti, presentato i suoi omaggi alla regina Moon Maria e a Milky e aveva evitato il più possibile Shade. Ancora di sentiva troppo imbarazzata per il loro incontro inaspettato di qualche giorno fa. Tuttavia era rimasta al suo posto, aveva compiuto i suoi doveri, aveva conversato, ascoltato, sorriso, salutato, si era inchinata, aveva sentito i soliti commenti, si era comportata da perfetta principessa come le era stato insegnato. Ma poi, la pressione che sentiva addosso e il peso sul cuore che avvertiva le aveva fatto mancare il respiro e allora aveva fatto la sola cosa che potesse fare, aveva compiuto il solo gesto che nessuna principessa dovrebbe mai compiere, anche se tutte, almeno una volta, lo avevano desiderato: aveva deciso di scappare. Certo, non intendeva fuggire per tutta la vita, non intendeva scomparire senza lasciare traccia, ma era comunque fuggita. Era una fuga vera e propria, una fuga da quel mondo che ora le pareva insulso, era fuggita da quei sorrisi forzati, e da quelle chiacchiere vuote. Era uscita dalla sala di rappresentanza, cercando di non farsi notare, ed era scappata lungo un corridoio, e aveva camminato, fino a quando non si era ritrovata lì, in quella stanza, sola. Si trovava in una stanza molto particolare, non molto grande, quadrata, con una piccola vasca piena d’acqua inquadrata da quattro colonne poste nei quattro angoli della vasca. Rein si avviò verso il centro della stanza, verso quella piccola vasca e si ritrovò a fissare la sua stessa immagine riflessa. Vide il volto di una bella donna che la guardava, una principessa, con tanto di tiara di diamanti in testa. Ma quella donna non stava sorridendo, anzi. Aveva un volto triste e malinconico. Rein era una principessa infelice. Si portò una mano sulla bocca e chiuse gli occhi. Non poteva permettersi di piangere quel giorno. Nonostante tutto doveva essere forte e cercare di aiutare in tutti i modi e di sostenere sua sorella. Rein prese un respiro profondo poi aprì gli occhi. E in quel momento si rese conto che c’era un’altra persona nella stanza, una persona di cui lei non si era accorta. Due occhi blu la stavano fissando, di nuovo.  E lei, nel giro di pochi giorni, si ritrovò a ripetere quello stesso nome

-Shade…-

 

Shade quel giorno si sentiva un peso addosso incredibile, e provava anche molta ansia. Lui e la sua famiglia erano arrivati per primi, il consiglio aveva voluto parlare con sua sorella Milky prima che la selezione avesse luogo, per cercare di capire quale fosse la più indicata per quel ruolo. Shade aveva visto sua sorella tremare dall’ansia mentre veniva scortata verso il luogo dove i saggi l’avrebbero intervistata, e si era sentito per la prima volta da tanto tempo, impotente. Voleva aiutare sua sorella, proteggerla, ma in quella situazione non poteva fare niente. Sua madre doveva avere notato il suo stato d’animo perché gli si era avvicinata e gli aveva posto una mano sopra una spalla.

-Fidati di me Shade, ti prego-

Lui aveva annuito, rassicurandola. Ma non ci riusciva. Era terrorizzato da quella giornata, perché sapeva che qualsiasi decisione presa quel giorno gli avrebbe sconvolto la vita per sempre. E a mano a mano che le persone iniziarono ad arrivare si era reso sempre più conto di quello. Lo vedeva negli sguardi che gli lanciavano, dai discorsi detti a bassa voce, dalle occhiate che le persone si scambiavano. E lui detestava essere così al centro dell’attenzione. Per questo era fuggito via, lasciando sua madre da sola, mancando, probabilmente, ai suoi doveri di principe, ma se fosse rimasto ancora in quella sala forse avrebbe preso a pugni qualcuno. E così aveva iniziato a camminare per quello sterminato palazzo, e aveva percorso lunghi corridoi, e attraversato sale deserte, fino a quando non aveva trovato quella piccola stanza quadrata. Di quella stanza lo aveva colpito la piccola fontana e le quattro colonne che la incorniciavano. Si era avvicinato ad una di esse, e vi si era appoggiato contro, la sua fronte a contatto con il freddo marmo della colonna. Era rimasto lì, non sapeva nemmeno lui fino a quando, in silenzio nel silenzio, quando aveva sentito il rumore di passi affrettati. Si era nascosto dietro la colonna, in modo da non farsi vedere. E così aveva visto arrivare lei. Era bellissima quel giorno e lui si era perso a contemplarla. Rein indossava un abito da cerimonia perfetto per l’occasione, era un abito regale ma allo stesso tempo, modesto. Era un semplice abito verde acqua, con dei ricami in oro lungo il corsetto. I lunghi capelli blu erano stato acconciati in modo consono per una principessa. L’acconciatura prevedeva uno chignon semplice a cui ruotava attorno una treccia. Infine, posta sul suo capo, una semplice tiara di diamanti la identificava appieno come principessa. Shade rimase incantato da tanta bellezza e dal suo portamento, ora capiva cosa sua sorella gli aveva voluto dire l’altro giorno. In effetti tutto in Rein la identificava come reale, dal suo modo di muoversi, di camminare, la sua naturale grazia. Eppure, a turbare quell’immagine, era lo sguardo di profonda tristezza che era dipinto sul suo volto. Shade la vide chiudere gli occhi e portarsi una mano davanti alla bocca, come per impedire a dei singhiozzi di venire fuori. Fu allora che decise di uscire dal suo nascondiglio e di farsi avanti. E fu per quello che quando Rein aprì gli occhi si ritrovò a fissare il suo sguardo. E di nuovo, Shade si specchiò in quei grandi occhi turchini.

 

-Shade…-

Quel nome sembrò rimanere sospeso tra loro due per molti secondi. Nessuno dei due parlava o si muoveva, erano semplicemente fermi uno di fronte all’altro, ognuno perso negli occhi dell’altro. Shade vedeva che Rein era imbarazzata e lui sapeva di averla vista in un momento intimo, dove non voleva essere vista da nessuno. Nessuno dei due sapeva cosa fare, o come muoversi. Alla fine, però, fu Shade a trovare il modo migliore per spezzare quella situazione. Semplicemente si inchinò

-Principessa Rein. Chiedo scusa se ti ho disturbato-

Rein lo guardò, e anche se si sentiva ancora le guance in fiamme, ridacchiò leggermente

-Sono io che irrompo in una stanza già occupata e sei tu a chiedere scusa a me?-

Shade si portò una mano sul cuore, assumendo un’espressione di finto dolore

-Ma come, un principe si lancia in vostro soccorso così e voi lo volete ridicolizzare? Che razza di principessa siete?-

Rein questa volta non resistette, e una genuina risata le uscì dalla gola. Anche Shade la seguì poco dopo. Una volta calmatasi, Rein gli si avvicinò e fece, a sua volta, un piccolo inchino

-Grazie Shade-

Shade semplicemente chinò il capo. Rein a quel punto si avvicinò alla vasca della fontana e con grazia si sedette sul bordo.

-Allora principe… che ci fate qui?-

-Potrei farti la stessa domanda…-

-Giusto. Ma per prima io ho posto la domanda, quindi è corretto che mi risponda tu per primo-

Shade ridacchiò. Poi si avvicinò a Rein, ma invece di sedersi vicino a lei, si appoggiò ad una colonna

-Vuoi la versione da principe o la verità?-

Rein non dovette nemmeno pensarci

-Verità-

Shade le sorrise

-Cercavo un posto dove poter prendere una boccata d’aria. Detesto stare al centro dell’attenzione, e detesto porvi mia sorella. Oggi avremo gli occhi di tutto il mondo puntati contro e io non ce la facevo più. Avevo bisogno di cinque minuti di pace e di silenzio. E ho trovato questa stanza-

-Forse è questa stanza che ha trovato noi. Anche io ho sentito il tuo stesso bisogno, anche se credo per motivi diversi-

Shade rimase fermo a guardarla, in silenzio, aspettando. Poteva quasi vedere la lotta interiore che stava avvenendo dentro la mente della giovane donna seduta di fronte a lui. Era come se una parte di Rein, quella impostata ed educata come principessa cercasse di trattenere una parte di Rein che invece sentiva il bisogno di parlare a cuore sincero con qualcuno. Fu vedendo ciò che stava accadendo dentro di lei, che Shade si avvicinò a Rein e le si inginocchiò davanti, prendendole una mano.

-Shade… cosa…-

Rein lo guardò stupita e anche imbarazzata.

-Rein, qualsiasi cosa ti turbi, puoi parlarne con me. Se hai bisogno di sfogarti, io sono qui. Sono al vostro servizio principessa-

Ascoltando il suo discorso, Rein aveva sgranato i suoi occhi turchesi ancora di più. Lo aveva guardato e, alla fine, quegli occhi si erano riempiti di lacrime. Ma erano lacrime silenziose quella di Rein, che scesero inesorabili dai suoi occhi, rigando le sue guance e scivolando fino al mento, per poi cadere sulle mani intrecciate dei due ragazzi. Un sorriso triste si aprì sul volto della ragazza

-Shade, queste sono le prime parole sincere che mi vengono rivolte da molto tempo, ma non posso accettare, non ora almeno. Non sarebbe giusto parlarti di cose che, alla fine, non ti riguardano. Oggi devi pensare solo a tua sorella. È giusto che lei abbia tutta la tua attenzione, non una semplice principessa qualunque, come me-

Shade stava per replicare, quando dal corridoio si iniziarono a sentire dei rumori di passi e una voce, chiaramente maschile, che stava chiamando a gran voce un solo nome

-Shade! Principe Shade! Dove sei? Shade!-

Shade, veloce, si alzò dal pavimento, e si frappose fra la porta e Rein, in modo da dare alla ragazza il tempo per asciugarsi gli occhi e ricomporsi. Dopo pochi secondi, nel piccolo ambiente quadrato piombò quella che sembrava essere una semplice guardia del palazzo della Luna, ma non appena l’uomo vide il suo principe, gli si precipitò addosso, furioso

-Shade, ecco dove ti nascondi. Ti rendi conto da quanto tempo ti cerco? Una vita. Sei conscio del fatto che di là ci sono circa cinquecento persone che aspettano solo te per potere iniziare? O nel tuo immane egocentrismo, pensavi di potertela svignare? Forza, hai del lavoro da fare e…-

L’uomo si fermò di colpo non appena si rese conto che con il principe Shade, c’era anche Rein. L’uomo aprì la bocca e la richiuse una decina di volte, senza emettere un suono. Intanto SHade aveva incrociato le braccia la petto, e aveva mantenuto uno sguardo sarcastico sul nuovo venuto. Vedendolo poi comportarsi come se fosse un pesce, ridacchiò, prima di spostare lo sguardo su Rein, che fissava curiosa i due uomini

-Principessa Rein, permettimi di presentarti uno dei più maleducati e sconsiderati conti che il regno della Luna abbia, non che un mio caro amico, e capo, non si sa per quale merito oltretutto, della mia scorta personale, quindi anche se mi vergogno profondamente a macchiare la mia guardia reale così, ti presento il capitano Thomas d’Orvail, quattordicesimo conte a portare quel titolo. Thomas, inchinati di fronte a sua altezza reale la principessa Rein del regno del Sole-

Thomas lanciò un’occhiataccia al suo principe, prima di inchinarsi alla principessa

-Principessa, volgiate perdonare la lingua lunga di quest’uomo che, purtroppo, ci tocca avere come principe. E lasciate che mi ripresenti, per bene questa volta. Conte Thomas d’Orvail, quattordicesimo del mio nome, capitano delle guardie del regno della Luna, titolo conferitomi da sua maestà la regina Moon Maria, capitano della scorta di sua maestà il principe borioso Shade E migliore spadaccino di tutto il regno-

Rein ridacchiò divertita

-Piacere di conoscervi, conte d’Orvail. Ma perdonatemi… credevo che il miglior spadaccino del regno fosse il principe Shade. Almeno questo è ciò che si dice nel mio regno-

-Perché è la verità! Rein non ascoltare questo sbruffone-

-Sbruffone? Io?-

-Ricordami l’ultima volta che mi hai battuto… forse quando avevamo quattordici anni?-

-È perché ti lascio vincere ogni volta, principe. Se no che figura ci faresti?-

I due si guardarono in cagnesco, prima di aprirsi in dei sorrisi sinceri. Rein, nel frattempo, era rimasta assorta nel contemplare i due.

-Così è questa la famosa amicizia maschile di cui sento tanto parlare. Insulti e schermaglie per dimostrare affetto-

I due si voltarono meravigliati verso la principessa. Vedendo le loro facce Rein scoppiò a ridere. Una volta riacquistata la padronanza di se, Rein si avviò verso la porta del suo piccolo rifugio

-Signori, io mi avvio. Non credo sia il caso che noi tre facciamo la nostra comparsa insieme-

Shade annuì

-Shade… grazie, per tutto-

Shade la fissò sorpresa

-Non ho fatto nulla…-

Rein scosse la testa

-Mi hai fatto ridere. Ed era ciò di cui avevo bisogno, grazie-

-Lieto di avere reso un servizio ad una altezza reale. E Rein… tu non sei una principessa qualunque-

Rein lo fissò e gli sorrise, grata. Dopo un breve inchino di commiato, la principessa lasciò la stanza e i due uomini, che rimasero fermi ad osservare il vuoto che si era creato con la sua lontananza

-Una principessa bellissima-

Disse Thomas come rapito. Vedendo il suo sguardo, Shade gli appoggiò una mano su una spalla

-Se sei fortunato Thomas, potresti vederla tutti i giorni per tre anni-

Thomas lo fissò scettico.

-Mi stai licenziando per caso?-

Fu il turno di shade di quadrarlo in modo strano

-Certo che no. Ma Rein potrebbe vincere il ruolo di principessa istitutrice, no? Ha le stesse possibilità che hanno le altre e se siamo fortunati, potremmo veramente averla e…

-Allora non lo sai?-

Gli chiese stupito Thomas. Shade fissò il suo amico, confuso

-Sapere cosa?-

-La principessa Rein non partecipa alla selezione. Lei è l’unica principessa che non ha presentato la richiesta di candidatura. Per il regno del Sole solo la principessa Fine si è presentata-

Sentendo quelle parole, il cuore di Shade si fermò per un attimo. Improvvisamente, la conversazione avuta con la madre qualche sera prima nel suo studio gli fu subito chiara. Ma perché Rein non partecipava? Cosa le stava nascondendo la principessa dai capelli turchini?

 

La cerimonia si sarebbe svolta seguendo un antico rituale. I sette saggi sarebbero entrati nella stanza del consiglio e si sarebbero seduti su sette troni disposti a semicerchio e rialzati su una pedana, in modo da essere visti da tutti i presenti. Il trono centrale sarebbe stato occupato dal saggio del regno della Luna, il saggio Goldrim, che avrebbe poi dato il via alla cerimonia. Quando il saggio Goldrim, entrato per ultimo, si sarebbe seduto sul suo trono, la cerimonia sarebbe ufficialmente iniziata. Per prima cosa sarebbe stata chiamata Moon Maria, regina del regno della Luna e madre della giovane principessa Milky. Alla presenza dei sette saggi le sarebbe stata posta la domanda di rito in cui le veniva chiesto di spiegare il perché quel giorno tutti si trovavano lì riuniti. Dette poi le motivazioni che avevano portato la regina a quella scelta, si sarebbe chiesto di potere interrogare tutte le candidate al titolo di Principessa Istitutrice. La cerimonia sarebbe stata lunga e forse anche noiosa, ma doveva essere rispettata fin nei minimi particolari. Era proprio durante la cerimonia che i sette saggi avrebbero scelto la candidata ideale, avrebbero esaminato ogni movimento compiuto dalle principesse, il loro modo di inchinarsi, il loro modo di conversare e, ovviamente, la loro conoscenza sulla storia del pianeta, sull’etichetta, e sulle cerimonie di corte. Era un vero e proprio esame reale. La cerimonia iniziò in modo impeccabile. Ognuno dei saggi prese posto e la regina Moon Maria fu molto breve nel portare le sue motivazioni

-Saggi del pianete Wonder, mi rivolgo a voi per chiedere aiuto. Ho bisogno della vostra infinita saggezza per potere scegliere colei che si rivelerà degna di essere una saggia maestra per la mia giovane figlia. Purtroppo io, regina Moon Maria, non mi sento in grado di potere supportare in questo lungo cammino mia figlia. La mia salute, come tutti voi sapete, è cagionevole, e questo spesso mi costringe a rimanere nelle mie stanze per molti giorni. È quindi prima di tutto come madre, poi come regina, che ritengo sia una scelta migliore affidare l’educazione ad una giovane fanciulla di sangue reale, che possa dedicare ogni minuto del suo tempo all’educazione di mia figlia, in modo da poterle insegnare tutto ciò che una principessa debba sapere. Io offrirò sempre il mio aiuto e il mio supporto, ma vi prego, onorevoli saggi, acconsentite alla mia richiesta di trovare una Principessa Istitutrice per mia figlia-

Ovviamente si trattava di un discorso puramente formale, ma il cerimoniale prevedeva che i saggi si confrontassero per vedere se accettare o meno, la proposta della regina. Dopo un generale assenso da parte di tutti i saggi, il vecchio Goldrim si alzò in piedi

-Regina Moon Maria, i sette saggi accolgono la vostra richiesta. Noi provvederemo a trovare una principessa degna della vostra fiducia e che si prenda l’incarico di educare vostra figlia per tre lunghi anni, periodo indicato come adeguato per l’educazione di una giovane principessa-

-Onorevoli saggi, il mio regno, il mio popolo, e la mia famiglia vi ringrazia-

Con queste parole dette da Moon Maria, la fase iniziale della cerimonia si era conclusa. Moon Maria, infatti, si inchinò ai sette e si avviò verso una poltrona che era stata appositamente collocata nella stanza per lei. Avrebbe assistito direttamente alle interrogazioni delle principesse, e avrebbe avuto modo di ascoltare e vedere come esse si sarebbero comportate, ma non avrebbe avuto alcun peso nella decisione. A Moon Maria sarebbe stato richiesto, a fine della cerimonia, chi secondo lei era la più adatta, ma il suo poteva essere solo un parere. Sarebbero stati i saggi che, all’unanimità, avrebbero poi deciso.

Un volta che Moon Maria fu seduta, un valletto avrebbe chiamato il nome della principessa che avrebbe dovuto incontrare i saggi. Si sarebbe proceduto in ordine alfabetico, in modo da non privilegiare nessuna casata. La prima ad entrare sarebbe stata la principessa Altezza, del regno del Gioiello, una delle tre favorite al titolo. Le altre principesse avrebbero dovuto aspettare fuori dalla stanza del consiglio, in un’apposita sala, in modo da non vedere gli incontri delle altre principesse e in modo da non sapere che domande le sarebbero state poste. Tuttavia le principesse non erano isolate totalmente, ma chiunque volesse poteva entrare nella stanza dove si trovavano. Ed era lì che Rein si trovava in quel momento, stava cercando di calmare sua sorella gemella Fine, che era entrata in uno stato di iperventilazione e di agitazione totale.

-Fine… calmati andrà tutto bene-

-No, me lo sento, non andrà bene. Daranno il compito ad un'altra, sicuramente ad Altezza, e io… io verrò rispedita a casa e i miei piani saranno totalmente rovinati-

Rein alzò gli occhi al soffitto della stanza. Detestava quando Fine si rivelava così melodrammatica

-Non esagerare. Sei preparata, sai tutto quello che c’è da sapere su re e regine e genealogie varie, d’accordo sei un po’ carente per quanto riguarda la gestione reale di un regno, ma sei pronta Fine. Nessuno può dirti che non sei una principessa perfettamente educata e conscia del proprio ruolo, credimi-

-Dovresti ascoltare tua sorella Fine, dice il vero-

Tutte e due le sorelle si voltarono verso lo conosciuto che aveva rivolto loro la parola, e si ritrovarono di fronte un sorridente principe Bright, perfetto nel suo mantello rosso bordato di bianco e il suo solito sorriso affabile.

-Bright, lo sappiamo entrambi che tua sorella farà di tutto per superarmi e battermi. E credimi, ci riuscirà-

Bright ridacchiò e si avvicinò con fare circospetto a Fine e a Rein

-Principesse, lo sapete mantenere un segreto?-

Le due si guardarono negli occhi, prima di annuire a Bright

-Mia sorella non vuole assolutamente vincere. Partecipa perché nostra madre glielo ha imposto, non per altro. Mi ha detto che nei prossimi tre anni l’unica cosa che vuole fare è preparare un matrimonio, non educare una principessa-

Fine lo fissò a bocca aperta

-Un matrimonio? E di chi? Bright, ti sposi?-

Bright le sorrise, scuotendo la testa in segno negativo

-Davvero non lo sai principessa Fine?-

Fine lo guardò, scuotendo la testa, e allora fu Rein a decidere di intervenire

-Allora è vero quello che si mormora a palazzo. Auler ha intenzioni serie con tua sorella-

Bright rivolse tutta la sua attenzione a Rein

-Come sempre, vedo che non vi sfugge niente Rein. In effetti, potrei dirvi che il principe Auler ha voluto un incontro privato con mio padre per una questione privata e che, forse, un nuovo gioiello è stato commissionato per il dito di mia sorella ma… io ovviamente non vi ho detto niente-

E Bright fece l’occhiolino alla turchina. Rein dovette sforzarsi con tutta se stessa per non tirare un pugno al principe. Detestava quando Bright la trattava come una ragazzina e si fingeva un finto spettegolatole. Tutti nei sette regni sapevano che se c’era qualcuno a cui non bisognava affidare un segreto, quello era Bright.

-Non vi preoccupate, altezza, non una parola uscirà dalla mia bocca-

-Sapevo di contare sulla vostra discrezione, principessa Rein-

Rein gli rivolse un finto sorriso, mentre spostava lo sguardo intorno alla sala. Il suo sguardo fu catturato ben presto dal principe Shade. Erano agli estremi della sala, e lui era in compagnia di sua sorella e anche del suo capitano e amico Thomas. Quando Shade si rese conto che la principessa lo stava fissando le rivolse un piccolo cenno con la testa, a cui Rein rispose subito. Poi, Shade spostò lo sguardo sulle persone che erano con Rein, poi si chinò all’orecchio di Thomas. Rein era curiosa di sapere cosa gli stava dicendo, quando si sentì chiamare da sua sorella

-Rein, hai sentito cosa ha appena detto Bright?-

Rein si voltò, sorpresa, mentre sentiva un leggero rossore imporporarle le guance. Sperava nessuno l’avesse vista fissare Shade

-Come Fine?-

-Hai sentito quello che ha detto Bright?-

-Scusami no. Mi ero un attimo assorta…-

-Principessa Rein, non è da perfetta principessa un comportamento simile. Ma sarò lieta di ripetervi ciò che stavo dicendo e di sorvolare sul fatto che mi stavate ignorando-

Rein, di nuovo, gli sorrise freddamente

-Sareste un vero cavaliere-

-E si dia il caso che lo sia. Comunque stavo dicendo che vostra sorella è la favorita al titolo. Tutti non fanno che ripeterlo. Fine sarà sicuramente la scelta finale dei saggi, e poi tutti conoscono la simpatia che Fine prova per Shade, e sono sicuro che dopo tre anni in cui potrà conoscerti meglio, magari ci sarà una proposta di matrimonio-

Fine divenne tutta rossa in viso

-Sarebbe un sogno che si realizz…-

-Scusate l’interruzione-

I tre si voltarono stupiti. Davanti a loro si era avvicinato proprio il capitano Thomas

-Desiderate?-

Chiese con tono leggermente stizzito Bright.

-Desolato di interrompervi principe Bright, ma devo portare un messaggio per la principessa Rein-

Rein lo fissò stupita.

-Per me?-

Thomas le si inchinò

-Si principessa, per voi. Visto che voi siete l’unica delle principesse che non partecipa alla scelta, la principessa Milky si chiedeva se non sareste stata disposta a prendere una tazza di thè in sua compagnia-

Rein spostò rapida lo sguardo su Shade e Milky, e si rese conto che la giovane principessa le stava sorridendo e anche Shade, che in più le fece un occhiolino. Rein si voltò verso sua sorella e Bright, per un secondo indecisa. Ma poi prese subito una decisione

-Sarà un onore accettare l’invito della principessa Milky. Fine, so di lasciarti in mani sicure qui con Bright e so che Bright sarà più che contento di farti ancora compagnia, non è vero?-

I due ragazzi la fissarono, e prima che Bright o Fine potessero dirle qualcosa, Rein si voltò verso Thomas

-Se volete indicarmi la strada-

Thomas le sorrise, prima di offrirle il braccio come sostegno durante la camminata. Quando si furono allontanati un po’, Thomas ridacchiò divertito, seguito da Rein

-Vi ringrazio, conte  d’Orvail. Mi avete salvato…-

-Non dovete ringraziare me, principessa, ma, e questo mi costa molto ammetterlo, dovete ringraziare Shade. È stato lui a mandarmi in vostro soccorso. E per favore, chiamatemi semplicemente Thomas. Conte d’Orvail è come chiamano mio padre…-

Rein gli sorrise

-E voi chiamatemi semplicemente Rein, allora-

-Ma voi siete una principessa!-

Rein rise

-Vero, ma questo non impedisce di chiamarmi con il mio nome, soprattutto se sono io a chiederlo-

Thomas la fissò, poi scosse la testa

-Principesse, creature strane-

-Volevi dire meravigliose, vero Thomas?-

I due erano arrivati davanti a Shade e Milky, ed era stata la principessina a rivolgersi così al capo delle guardie di suo fratello. Thomas la fissò, poi le fece un inchino

-Come sempre, principessina, voi mi sapete leggere dentro la mente. Certo, intendevo dire meravigliose, nessuna esclusa-

Milky ridacchiò, mentre Shade alzò gli occhi al cielo. Rein e Milky si guardarono prima di ridacchiare. Poi, Milky si inchinò a Rein

-Sono contenta che abbiate accettato il mio invito principessa. Per me è un onore-

Anche Rein si inchinò alla piccola Milky

-L’onore è tutto mio, principessa. E vi ringrazio per avere pensato proprio a me-

Milky lanciò uno sguardo a suo fratello

-Veramente è stata un’idea di mio fratello. Poi mi ha detto che vi serviva aiuto, anche se non ho capito bene il perché-

Rein guardò Shade e i due si sorrisero

-Vostro fratello deve avere notato che mi sentivo un po’ a disagio con le persone con cui mi trovavo prima, e di nuovo è venuto in mio soccorso. Anche se pensavo di essere stata più discreta nel dissimulare il mio stato d’animo-

-Basta conoscerti un minimo Rein per rendersi conto che stavi quasi per prendere a pugni Bright. Credimi, niente mi avrebbe reso più felice di vedere quella scena e di vedere Bright mandato a gambe all’aria da una principessa, ma non credo che questo sia il luogo più adatto-

Rein gli sorrise

-Convengo con voi, principe Shade, che questo non era assolutamente il luogo adatto, e anzi vi ringrazio per avere pensato a difendere la mia reputazione-

-Dovere di principe!-

I due si guardarono, prima di scoppiare a ridere. Milky spostò lo sguardo da suo fratello a Rein, e sorrise. Poi, afferrò la mano di Rein

-Allora, lo vogliamo prendere questo thè?-

Rein annuì

-Con molto piacere-

-Allora seguitemi-

E Milky iniziò a trascinare verso la porta Rein. Shade guardò sua sorella e la turchina sparire, ancora un accenno di sorriso sulle labbra.

-Sei sicuro di lasciarla andare con lei? Non vuoi passare un po’ di tempo tu con tua sorella?-

Shade scosse la testa

-No, credo che per Milky sia meglio passare un po’ di tempo con Rein. Tutte e due oggi vorrebbero trovarsi ovunque tranne che qui, e poi, sono sicuro che Rein saprà tirare su di morale mia sorella-

In quel momento, un valletto entrò nella sala

-Principessa Mirlo del regno della Goccia-

Mirlo si avviò lentamente verso la porta, pronta a seguire il valletto che l’avrebbe portata a colloquio con i sette saggi. Shade si fece serio in volto, poi si rivolse a Thomas

-Thomas, andiamo da mia madre. Ora è lei che ha bisogno del mio aiuto-

Thomas si inchinò al suo principe, e gli fece strada verso la porta. Prima di uscire, però, Shade ebbe l’impressione che un paio di occhi rossi lo stessero fissando. Decise di non farci caso.

 

Milky condusse Rein in una piccola saletta, dove si trovava un tavolo rotondo perfettamente apparecchiato per il thè. Da una delle finestre di poteva ammirare il panorama circostante

-Mia madre ha voluto farmi preparare questa stanza. Mi ha detto che se durante la giornata avessi avuto bisogno di un luogo dove riposarmi o rifocillarmi, sarei potuta venire qui-

Rein si avvicinò alla tavola. Sopra di esse c’erano una serie infinita di dolci, ma anche dei piatti salati, e tutto l’occorrente per il thè. Milky le si avvicinò sorridente

-Volete sedervi?-

Rein annuì. Quando la turchina si fu seduta, Milky corse a chiamare una cameriera, che si presentò dopo pochi minuti

-Acqua calda per il thè, grazie-

-Si principessa-

Milky si sedette di fronte a Rein e le sorrise. Le due rimasero in silenzio per alcuni minuti. Improvvisamente, Rein si sentiva terribilmente a disagio, e vedeva che anche Milky si sentiva così. Allora decise di dire la prima cosa che le venne in mente

-Principessa Milky… sapete che una volta sono riuscita a rovesciare un intero servizio da thè compresi una montagna di dolci che erano appena stati sfornati dalle cucine del palazzo?-

Milky la guardò con gli occhi sgranati

-Dico sul serio. Un intero servizio da thè, formato da tazzine, teiere, zuccheriere, piatti… sono stata messa in punizione per un mese intero. E ovviamente non ho preso più il thè per molto tempo-

Milky continuava a guardarla, ma poi scoppiò a ridere. Anche Rein scoppiò a ridere.

-Anche a me una volta capitò una cosa simile… ero inciampata e mi sono aggrappata alla tovaglia. Sarebbe caduto tutto se mio fratello non mi avesse presa in tempo…-

-Purtroppo io non ho fratelli che vengono in mio soccorso. Ho solo una sorella che in quell’occasione se la stava ridendo da morire… fino a quando non ha visto i suoi dolci preferiti sparsi su tutto il pavimento della sala…-

Le due principesse riscoppiarono a ridere contemporaneamente. In quel momento la cameriera entrò con la teiera piena di acqua calda. Si avvicinò al tavolo dove le due principesse erano sedute, e stava per iniziare a versare lei il thè, quando Rein alzò una mano, fermandola.

-Ci penso io al thè se non le dispiace-

La cameriera fece un piccolo inchino, appoggiò la teiera sul tavolo e lasciò la stanza. Rein aprì la teiera, vi immerse il filtro e prese una miscela di erbe profumate alla vaniglia

-Vaniglia va bene, Milky?-

Milky annuì

-È una delle mie preferite-

Rein le sorrise mentre versava le foglie di thè alla vaniglia dentro l’acqua calda. Dopo qualche minuto, la turchina prese una tazza bianca di porcellana e vi versò il thè, sia per Milky che per lei. Quando ebbe finito poi Rein si portò alle labbra il suo thè, gustandolo con piacere. Mentre faceva tutto questo, Milky non la perdeva con lo sguardo. Quando Rein si rese conto dello sguardo persistente della principessina, posò la sua tazza di thè sul tavolo e la fissò

-Cosa c’è principessa?-

Milky si fece improvvisamente triste. Appoggiò la sua tazza sul tavolo e puntò il suo sguardo sulle sue mani.

-Ho paura principessa Rein-

Rein appoggiò anche lei la sua tazza e la fissò

-Di che cosa?-

-Di tutto. Quando vi ho vista preparare il thè, e per come avete mandato via la cameriera… l’avete fatto con grazie e con autorità, voi siete una principessa sotto tutti gli aspetti. Io invece… io non faccio che combinare guai, non ho voglia di seguire le lezioni, l’etichetta mi annoia, le attività di corte mi annoiano… non posso mai uscire dal castello da sola, devo sempre avere la scorta, e quando vedono le guardie le persone mi tengono a distanza. Non ho amici e… e ora dovrò anche stare agli ordini di una principessa che non conosco per tre anni e la sola cosa che voglio è scappare e vivere una vita normale-

Delle lacrime avevano iniziato a scorrere dagli occhi blu di Milky e la piccola era scossa anche da profondi singhiozzi. Rein non perse tempo, si alzò di scatto dalla sedia e andò vicino a Milky. La turchina si inchinò e le afferrò le mani.

-Milky… io forse sono l’ultima persona che ti dovrebbe dire queste cose ma, questo è ciò che siamo. Siamo nate in una famiglia reale e abbiamo la fortuna di essere nate in mezzo agli agi e le comodità, non ci manca niente e ogni nostro desiderio è soddisfatto. Ma per quanto possiamo vivere una vita agiata, anche noi abbiamo degli obblighi, e li dobbiamo rispettare. Ci viene chiesto di avere una educazione impeccabile, di essere aggraziate e raffinate, di parlare con il giusto tono di voce e di essere sempre sorridenti e lo so, certe volte è insopportabile. Vorresti prendere la prima cosa che trovi e cagliarla contro il muro e urlare e anche scappare ma… non possiamo scappare da ciò che siamo Milky. E non devi pensare che avere una principessa come guida sia così terribile-

-Ma io non voglio un’altra principessa che mi faccia vedere quanto sono manchevole in qualcosa o che mi rimprovera per ogni cosa e…-

-Milky, conosco personalmente tutte le principesse di questo regno, e nessuna di esse farebbe mai una cosa simile. Tranne forse Altezza ma… a lei non pensiamo ora. Senti Milky, con molte probabilità, sarà mia sorella Fine la tua istruttrice, e credimi, Fine ha mille difetti, tra cui una golosità incontrollata e anche una leggera fissazione per tuo fratello, ma non ti farebbe mai notare quanto tu sia manchevole, perché lo siamo state tutte. Io sono anni che mi applico per diventare una principessa, e forse lo farò per tutta la vita. Ma se ti impegni, vedrai che tutto passerà presto, e le cose che prima non ti piacevano, ti risulteranno meno pesanti e gli obblighi diverranno un pochino più leggeri-

Milky tirò su con il naso, le lacrime stavano lentamente fermandosi.

-Ma ci sarà mai un periodo in cui affronterò tutto quanto con il sorriso? In cui sarò veramente felice?-

Rein la guardò, seria. Con una mano, le sistemò una ciocca di capelli rosa dietro l’orecchio, in modo da poterla guardare negli occhi.

-Milky, non ti mentirò. Io non sono la persona adatta per parlare di felicità, ma posso dirti che imparerai a convivere con i tuoi doveri. Imparerai ad apprezzare alcune attività, ti divertirai durante i balli, e troverai un modo per non sbadigliare durante alcune udienze pubbliche, ma essere felice… credo sia una cosa che capiti molto raramente per persone come noi. Ma tu hai una famiglia che ti vuole bene, un fratello che ti ama e ti vuole proteggere e che farà di tutto per farlo, e una madre che, credimi quando lo dico, molte di noi invidiano-

-Invidiate mia madre?-

Rein sorrise vedendo l’espressione scettica sul volto di Milky

-Certo! Tua madre è una donna incredibile, e una regina favolosa. Il suo popola la ama, è così piena di grazie e di dolcezza. Ogni volta che sono venuta in visita mi ha sempre rivolto la parole ed era interessata a ciò che dicevo. Sei fortunata ad avere un modello del genere. E poi, visto che madre hai, tu non sarai certo da meno-

-Ma io sono…-

-Solo una principessa che deve ancora imparare. Fidati di me Milky, tu sei una vera principessa, e tirerai fuori tutto quello che serve per essere all’altezza. Sono sicura che anche se non ne sarai entusiasta, se ti applicherai con costanza e seguirai quello che ti viene detto, in tre anni sarai la principessa migliore di tutte noi messe insieme-

Milky si illuminò di un sorriso sincero

-Lo pensi davvero?-

-Parola di principessa-

Milky, a quel punto, si buttò tra le braccia di Rein. La turchina, dopo un attimo di smarrimento, si ritrovò a ricambiare quell’abbraccio.

-Grazie Rein-

-Di niente principessa-

-Quanto vorrei che fossi tu la mia principessa istruttrice!-

Rein si sentì congelare sul posto. Staccò da se Milky e la guardò negli occhi

-Milky…-

-Lo so che non hai partecipato ma…-

-Milky, mi sento onorata per ciò che hai detto, ma non posso. Non sono sufficientemente all’altezza per questo compito. Ma perché ora non ci gustiamo il nostro thè?-

Milky annuì. Rein allora si alzò e tornò a sedersi al suo posto. Le due poi presero a sorseggiare il loro thè e a mangiare dei deliziosi dolcetti, parlando del più e del meno, ignare che nell’ombra, una figura aveva osservato tutta la scena e aveva ascoltato ogni cosa che le due si erano dette.

 

La selezione andò avanti per tutto il giorno. A tardo pomeriggio, i saggi finirono di parlare con le principesse. Quando anche la principessa Fine ebbe finito, il saggio Goldrim si alzò dal suo scanno

-La selezione è finita. Le domande sono state poste. Ora noi saggi ci ritireremo per giudicare-

Detto questo, le sette figure si avviarono verso un’altra stanza, dove avrebbero discusso e scelto. Anche Moon Maria sarebbe andata con loro. Aveva assistito a quasi tutta la cerimonia, tranne quando si era alzata un attimo, lasciando il compito al figlio di rimanere.

-Voglio vedere come sta Milky-

Aveva detto a suo figlio, e si era avviata verso la sala dove aveva fatto preparare il thè per la figlia. Era rimasta sorpresa di vedere con sua figlia anche la principessa Rein, ma più di tutte, era rimasta stupita per ciò che Rein aveva detto per consolare sua figlia. Non le aveva mentito, non l’aveva calmata e basta, le aveva dato una lezione importante. Moon Maria era andata via senza essere notata, e quando era tornata aveva fatto molta fatica a concentrarsi. Più il tempo passava, e più le principesse le sfilavano davanti, più Moon Maria aveva capito chi voleva come insegnate per sua figlia. Quando i saggi si erano ritirati nella sala della decisione, lei sapeva assolutamente cosa fare. Aveva aspettato che i sette si sedessero e iniziassero la loro discussione. I nomi possibili erano solo tre, la principessa Altezza, la principessa Sophie e la principessa Fine. E il nome su cui tutti sembravano d’accordo era quello della principessa Fine. Quando la decisione ormai sembrava presa, il saggio Goldrim, si rivolse alla sua regina

-Vostra maestà, qual è la vostra opinione in merito alla scelta?-

Moon Maria sapeva che quella era la sua occasione.

-Onorevoli saggi, sono d’accordo con voi sulla scelta del regno della principessa-

I saggi fecero dei segni di assenso

-Ma non sul nome-

Nella sala calò il silenzio. Il saggio Goldrim la guardò, meravigliato

-Cosa volete dire, vostra maestà?-

-So che quello che sto per dire non vi piacerà. Ma io ritengo che ci sia solo una persona degna di questo titolo: la principessa Rein del regno del sole-

A quelle parole si scatenò il putiferio. I saggi parlarono contemporaneamente, uno sopra l’altro. Alla fine fu Goldrim a ristabilire la calma

-Signori, vi prego. Fate parlare sua maestà. Ascoltiamo le sue motivazioni e poi decideremo-

E Moon Maria iniziò a raccontare ciò che aveva visto. La decisione avrebbe richiesto molto più tempo del previsto.

 

-Ci stanno mettendo una vita…-

-Calmati Fine-

-Andiamo, saranno tre ore che sono là dentro. Ormai si è fatto buio… e io ho fame-

-Fine!-

Fine guardò male sua sorella

-Oh andiamo, ora non posso nemmeno essere agitata? Deve essere facile per te, tu non partecipi-

-E mi sento anche la sola persona normale dentro questa stanza…-

Fine lanciò uno sguardo esasperato a sua sorella. Erano appoggiate ad una parete, sotto una finestra. Rein era seduta sul davanzale della finestra, mentre Fine aveva preferito scivolare lentamente a terra. Non era un comportamento molto da principesse, ma quella giornata le aveva distrutte. E ora tutti volevano una sola cosa, sapere il nome della fortunata.

-Vedrai che non aspetteremo ancora molto…-

-Lo spero proprio-

Sembrò che quelle fossero parole magiche, perché poco dopo che Fine le ebbe pronunciate, le porte laterali della sala si aprirono, e i saggi iniziarono ad entrare. Come il rituale lo richiedeva, le principesse che avevano partecipato alla selezione si presentarono davanti ai saggi. Rein seguì la sorella e le rimase dietro, a supporto. Dopo l’ingresso dei saggi entrò anche la regina Moon Maria e la principessa Milky. Milky si andò a posizionare al lato dei saggi in attesa. Il suo compito era quello di accogliere con un inchino la fortunata principessa. Quando Goldrim si fece avanti, il silenzio calò sulla sala e su tutti i presenti. Alcuni notarono che forse un leggero imbarazzo pervadeva il saggio, ma forse era solo stanchezza.

-Il consiglio dei sette saggi, dopo avere ascoltato tutte le principesse e dopo una lunga e accorata discussione, è arrivata ad una conclusione. Il consiglio ha scelto, la principessa è stata designata, la decisione è stata presa. Colei che verrà scelta come Principessa Istitutrice è la principessa del regno del Sole…-

Nella sala salirono dei mormorii di gioia e anche qualche applauso. Goldrim richiamò il silenzio con una mano

-Stavo dicendo, la scelta è ricaduta sulla principessa del regno del Sole… la principessa Rein-

Nella sala piombò il silenzio. Tutti si voltarono verso la principessa appena nominata. E Rein, in quel momento, sentì il suo mondo crollare per sempre.

 

 

 

 

 

 

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Ciao a tutti!!

Si, lo so, sorpresa! Sono tornata con un nuovo capitolo, ma sapete, l’ispirazione mi ha preso e ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermata.

Ma ci siamo: scelta fatta, nome svelato e… è Rein!!! La fortunata vincitrice è la nostra principessa, e ora che cosa accadrà? Continuate a seguire e lo scoprirete!

Avevo pensato inizialmente di dividere il capitolo in due, ma mi sono resa conto che doveva stare tutto insieme. So che forse è un po’ più lungo degli altri, ma spero che comunque sia piacevole da leggere e non pesante.

Spero che la lettura vi sia piaciuta, che la storia vi stia prendendo sempre di più, e, come sempre, grazie a chi legge, grazie a chi ha messo questa storia tra le preferite, le ricordate e le seguite, e se volete, lasciate una recensione!

Un bacio grande, ci vediamo al prossimo capitolo

Juls

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Dopo le parole pronunciate dal saggio Goldrim, la sala era piombata nel silenzio. Tutti i presenti non sapevano cosa fare, o cosa dire, erano tutti in attesa. E tutti fissavano la principessa Rein. Non c’era nessuno nella sala che non avesse portato lo sguardo sulla principessa dai capelli turchini, e Rein sentiva su di se ogni singolo sguardo. Rein era come pietrificata. Da quando aveva sentito pronunciare il suo nome, la mente della principessa aveva come smesso di funzionare. Come era possibile che il saggio Goldrim avesse pronunciato il suo nome? Lei non aveva nemmeno partecipato alla selezione, lei non era degna di quel ruolo. Come poteva lei essere proprio la scelta? E ora tutti i presenti si aspettavano che lei facesse o dicesse qualcosa, ma Rein in quel momento era impossibilitata a fare qualsiasi cosa. La sua bocca era diventata asciutta ed era come se avesse perso l’uso della parola, le sue mani stavano stritolando la stoffa del suo abito, e la mente di Rein si rifiutava ancora di tornare a pensare. E il suo cuore non faceva che battere all’impazzata. Probabilmente sarebbe rimasta ferma lì all’infinito se non avesse visto qualcosa muoversi all’interno del suo campo visivo. Le ci vollero qualche paio di secondi prima di mettere a fuoco la scena che si stava svolgendo. Il principe Shade si stava facendo avanti tra la folla, che si apriva ai suoi lati senza emettere alcun suono, e stava venendo verso di lei. E in quel momento fu come se qualcuno avesse spalancato una porta dentro la mente di Rein e lei seppe immediatamente cosa stava avvenendo. Shade stava portando avanti il cerimoniale. Rein aveva letto tutto sulla cerimonia della scelta, aveva passato un pomeriggio intero a studiare minuziosamente il polveroso manuale della biblioteca, per imparare tutto alla perfezione e potere spiegare a sua sorella cosa sarebbe successo al momento della scelta. Quando lei e Fine l’avevano recitato, a palazzo, Rein aveva compiuto la stessa cosa che stava facendo Shade in quel momento, cioè andare incontro alla principessa designata per scortarla alla presenza dei saggi e di sua madre. Ma mai, nelle prove fatte a palazzo lei si era ritrovata a simulare la parte della prescelta, mai Rein si sarebbe immaginata di ritrovarsi a ricoprire il ruolo di principessa designata. Ma ora eccola lì, pronta a sapere cosa fare. E il suo corpo si mosse da solo, quando il principe Shade, arrivato di fronte a lei, le si inchinò, come da regola, e le porse la mano affinché lei l’afferrasse. Rein sapeva che non poteva rifiutarsi. In quel momento lei e Shade stavano recitando in un rituale, un rituale antico che milioni di principe e principesse avevano già recitato prima di loro, e Rein sapeva che una volta iniziato non si poteva fermare. In quel momento, anche se ogni fibra del suo corpo le stava urlando di non farlo, Rein vide la propria mano alzarsi dal suo fianco e posarsi sul palmo aperto del principe che era in attesa. E quando le due mani si toccarono, Shade l’afferrò saldamente, come a volerle infondere coraggio, perché Shade sapeva che a Rein, in quel momento, doveva servire solo del coraggio. E in quel preciso momento la turchina si rese conto che l’unico all’interno di quella stanza che era veramente preoccupato per lei doveva proprio essere Shade. Shade l’aveva vista prima della cerimonia, sapeva che qualcosa non andava in lei, sapeva che il suo animo era ferito, e doveva immaginare cosa lei stesse provando in quel momento. Stordimento, stupore, incomprensibilità di ciò che stava succedendo. E in quella stretta salda Rein percepì tutto il suo appoggio e la sua forza. Ma Rein sentì anche i bisbigli scioccati dei nobili attorno a lei, sentì su di se gli sguardi meravigliati e anche indignati di chi stava veramente capendo che tutto quello era diventato reale, e soprattutto Rein vide gli occhi rossi di sua sorella fissarla con un dolore immenso. In quel momento Rein aveva distrutto i sogni della sorella, le aveva recato dolore, e probabilmente l’aveva anche persa per sempre. Ma la principessa non poteva nemmeno negare che, nell’esatto momento in cui Shade aveva afferrato la sua mano, era come se il suo corpo si fosse risvegliato, era come se i suoi polmoni avessero ripreso a funzionare e lei fosse tornata a respirare dopo molto tempo. E in quell’esatto momento, sapeva cosa avrebbe fatto, una consapevolezza era scesa su di lei, una consapevolezza che le aveva fatto capire quali dovevano essere le sue mosse future. Era pronta ad affrontare tutto questo, era pronta ad affrontare i saggi. Perché lei non poteva essere la scelta, e l’avrebbe dimostrato, avrebbe dimostrato quanto poco adatta era per diventare una istitutrice. Avrebbe fatto di tutto per far sì che sua sorella ottenesse il titolo, per vedere di nuovo gli occhi sorridenti della sua gemella. Lei, infondo, non voleva quel ruolo, non lo poteva avere, come poteva ottenerlo, quando non se ne sentiva degna? Come poteva insegnare lei quando ancora lei stessa aveva molto ancora da imparare? Ed era questo che avrebbe detto ai saggi, e lei avrebbe fatto capire loro il loro sbaglio. Doveva per forza essere così. Era uno sbaglio, e lei lo sapeva, tutti in quella sala lo dovevano sapere, perché mai nessuno l’aveva ritenuta degna, quindi doveva solo dimostrarlo. E non sarebbe stata una cosa troppo difficile da fare, di questo ne era sicura.

 

Moon Maria non aveva distolto lo sguardo da Rein nemmeno per un secondo dalla fine dell’annuncio del saggio Goldrim. La regina l’aveva vista impallidire e pietrificarsi sul posto. L’aveva vista quasi smettere di respirare. Per un attimo Moon Maria aveva pensato che la principessa potesse addirittura svenire per lo shock. Ma Rein non era svenuta, non aveva ceduto alla pressione, anche se la regina era certa della lotta interna che Rein stava vivendo. Ma Moon Maria aveva fiducia in quella ragazza, sapeva che lei era all’altezza del compito, sapeva che lei sarebbe stata la scelta perfetta. Infondo, era proprio per lei che aveva tirato in ballo l’antica tradizione. Era stato all’incirca un anno fa quando l’idea le aveva sfiorato la mente per la prima volta. Era successo in occasione di una cerimonia al palazzo reale del regno del Sole. Ogni anno, infatti, in occasione del solstizio d’estate, il regno del Sole dava un ballo per celebrare la corsa infinita del sole e per ringraziare l’astro luminoso per la prosperità che portava ogni anno all’intero pianeta. Era un’occasione formale e con una valenza anche rituale, dato che ogni famiglia reale veniva a ringraziare il sole per la sua prosperità, ma con il passare degli anni, l’evento si era trasformato più in una festa danzante, che non in un rito sacro. E come tutti gli anni da quando era diventata regina, Moon Maria vi partecipava. Ed era stata durante la festa del solstizio dell’anno precedente che Moon Maria aveva visto quando la principessa Rein fosse diventata una donna matura e raffinata. All’epoca aveva diciannove anni, e la giovane donna si stava rivelando un fiore di bellezza. Non la ostentava, come se non ne fosse nemmeno conscia lei, ma le persone attorno non potevano non accorgersene, e Moon Maria l’aveva visto. E soprattutto, aveva visto in lei una principessa. Anche se quella sera aveva avuto un ruolo marginale all’interno della cerimonia e anche durante la serata, Moon Maria aveva visto che Rein non era mai venuta meno al suo impegno, aveva sempre sorriso, aveva trovato una parola gentile per ogni persona che aveva incontrato e che aveva voluto parlare con lei. Mai aveva fatto trasparire noia o insofferenza sul suo volto, e ogni persona che parlava con lei ne rimaneva estasiato. Verso la metà della serata la regina si era decisa ad approcciare la giovane, e aveva scambiato con lei qualche parola. Ed era stato allora che era rimasta veramente sbalordita. Rein aveva dimostrato una conoscenza eccezionale dell’etichetta, ogni gesto, ogni parola si era dimostrata corretta e appropriata per il momento. Alla fine della serata, mentre ritornava nel suo regno, si era ritrovata a pensare quanto avrebbe voluto un giorno vedere sua figlia Milky comportarsi come la giovane principessa Rein. E quando si era imbattuta per caso in antichi documenti del regno che accennavano alla pratica della principessa istitutrice, allora Moon Maria aveva capito. Era corsa subito dal saggio Goldrim a chiedere informazioni sull’antico rituale, e più apprendeva di cosa si trattasse, più le sue speranze aumentavano. Rein sarebbe stata la perfetta istitutrice di sua figlia, e sapeva, nel suo cuore, che sua figlia avrebbe apprezzato molto l’insegnamento che la principessa del regno del Sole le avrebbe dato. Nemmeno la regina sapeva dire da dove tante certezze le venissero, ma più si era ritrovata a fissare la principessa Rein, più ne era sicura. Quando tuttavia aveva appreso dai saggi che il nome della principessa Rein non figurava tra le partecipanti per il titolo, si era sentita come morire. Ma Moon Maria sapeva che non poteva fare niente per imporre a Rein di partecipare. Persino il potere di una regina era limitato quando vi erano in ballo antiche regole, e lei si era dovuta piegare. Aveva assistito a quasi tutti i colloqui delle principesse quel giorno, aveva persino assistito a quello della principessa Fine, la favorita, ma non aveva trovato nessuna sostituta degna. Moon Maria era consapevole di avere condannato sua figlia a tre anni molto duri. Ma quando pensava che le sue speranze fossero finite, aveva visto sua figlia e la principessa Rein parlare e aveva ascoltato. Rein aveva saputo consolare la sua bambina dicendole la verità, non mentendole, ma raccontandole ciò che la vita reale realmente era. Il discorso di Rein le era entrato nella pelle e le aveva fatto capire che non si era sbagliata. Rein era la persona adatta per la sua bambina. Ed era per quello che aveva deciso di sfidare i saggi. E alla fine aveva vinto. E mentre in quel momento osservava Rein e suo figlio avanzare verso i sette saggi per il completamento del rituale, Moon Maria osservò fiera la donna che avrebbe assunto il ruolo di guida per la sua bambina. Perché nessuno era più degno di lei, e sapeva che il tempo le avrebbe dato ragione. Alla fine la sua scelta si sarebbe rivelata la migliore che avesse mai potuto prendere. O almeno era quello che si augurava dal profondo del suo cuore.

 

I pochi passi che la separavano dai sette saggi parvero a Rein un percorso infinito. Se non avesse avuto la mano di Shade come sostegno, forse non ci sarebbe mai arrivata, anche se dentro si sentiva battagliera. Shade seguì il rituale alla perfezione, accompagnandola di fronte al portavoce dei saggi, in questo caso il saggio del regno della Luna. Una volta raggiunto il saggio, i due si inchinarono al cospetto dell’anziano, poi fu Shade a parlare

-In quanto membro della famiglia reale del regno della Luna, io principe Shade, erede al trono e futuro re, porto al vostro cospetto la principessa che voi, onorevoli saggi, avete designato come degna di fiducia e meritevole di essere insignita del titolo di “principessa istitutrice” per mia sorella, la principessa Milky del regno della Luna-

Dopo di che, Shade si rinchinò di nuovo, una volta al saggio e un’altra alla principessa, poi si allontanò, per prendere posto al fianco della madre. Dopo che Shade si fu allontanato da lei, fu il saggio Goldrim a prendere la parola

-Principessa Rein del regno del Sole, siete qui al mio cospetto e a quello dei miei pari per ricevere il titolo di “principessa istitutrice”, ruolo che vi legherà per tre lunghi anni alla giovane principessa Milky, che diventerà la vostra “principessa tirocinante”. Sarete responsabile della sua istruzione e della sua crescita, il vostro compito sarà quello di farla diventare una principessa degna e rispettabile, ma sono certo che ne sarete in grado. E ora, principessa, se volete, potete dire qualche parola-

Era quello il momento della cerimonia che Rein stava aspettando. Di solito, quell’invito era colto dalle prescelte per esprimere la loro riconoscenza per essere state scelte e per rinnovare le loro buone intenzioni per il lavoro che erano chiamate a svolgere. Da quando il rituale era stato istituito mai nessuna principessa si era mai sottratta al compito. Rein sarebbe stata la prima a farlo. Perciò, dopo avere preso un respiro profondo per infondersi coraggio, la principessa turchina si inchinò ai sette saggi e parlò per la prima volta da quando era stato pronunciato il suo nome all’interno della sala

-Onorevoli saggi, mi sento onorata per essere stata scelta per questo compito così importante e pieno di responsabilità che volete affidarmi. La mia stima e la mia gratitudine nei vostri confronti sono immensi e il mio animo si sente lusingato per la scelta fatta riguardo alla mia umile persona…-

I sette saggi si ritrovarono ad annuire compiaciuti nel sentire quelle parole. Anche se avevano infranto le regole scegliendo l’unica principessa che non si era candidata, molti saggi si erano dimostrati reticenti riguardo la principessa, ma la convincente motivazione della regina Moon Maria e le parole di Rein in quel momento, non avevano fatto altro che esalare un respiro di sollievo ai saggi. Avevano preso la decisione giusta come sempre. O almeno credevano

-… tuttavia è con profondo rammarico che sono costretta a rinunciare al titolo-

Tutti i presenti nella sala si lasciarono sfuggire dei mormorii, chi di sorpresa e meraviglia, chi, invece, di sollievo. I sorrisi compiaciuti dei saggi si trasformarono in smorfie incredule e la regina Moon Maria si alzò di scatto dal trono su cui era seduta. Tutti i presenti erano fermi immobili ad osservare la scena. Mai una principessa si era rifiutata, perché la cerimonia non prevedeva il rifiuto della prescelta. Il saggio Goldrim, visibilmente imbarazzato per la situazione, si ritrovò a volgere lo sguardo verso i suoi colleghi, in cerca di aiuto. L’aiuto venne dal saggio del regno del Sole

-Mia principessa… quali sono le motivazioni che vi spingono a rifiutare un tale incarico? So che forse la paura per il difficile compito possa avervi per un attimo spaventata, ma sono certo che dopo qualche attimo di riflessione…-

-Perdonatemi, saggio Malachia, non è per paura che mi ritrovo a rifiutare l’incarico-

-Allora per quale motivo, altezza, volete prendere questa avventata decisione? State per caso minacciando il potere di questo onorevole concilio?-

A parlare era stato il saggio del regno del Mulino a Vento, la saggia Dania. E fu a lei che Rein si rivolse

-Saggia Dania, mai è stata mia intenzione quella di disonorare o mancare di rispetto a questo rispettabile concilio. La mia decisione si basa unicamente su un’unica e semplice motivazione: non ritengo di essere la persona adatta allo svolgimento di questo compito. Colei che deve guidare la giovane principessa Milky verso un percorso di apprendimento e di conoscenza deve possedere una conoscenza quasi perfetta di tutto ciò che riguarda la storia e lo sviluppo del nostro pianete, per non parlare dell’etichetta, della danza, del disegno e del canto, dote fondamentali per una principessa, e anche possedere grazia, eleganza dei gesti e dei modi e un raffinato e forbito linguaggio. Perdonatemi onorevoli saggi, ma io mi sento manchevole in molte delle suddette materie, per questo come posso essere io una buona insegnate per la principessa quando io stessa avrei ancora bisogno di prendere delle lezioni? Colei che deve guidare deve essere consapevole delle sue doti e delle sue capacità, mentre io non posseggo alcuna consapevolezza. So di essere sufficientemente preparata per la vita di corte, ma essere pronta ad insegnare ad una giovane principessa che dovrebbe guardare a me come ad un modello d’esempio… perdonatemi, ma non mi sento pronta per una tale mansione. E poi non sono nemmeno stata esaminata. Come potete ritenere che io sia la persona giusta?-

Mentre la principessa esprimeva i suoi timori e le sua ansie, molti saggi si trovarono piacevolmente stupiti dalla giovane principessa. Mai avevano assistito ad una prova così grande di umiltà da parte di un membro di una famiglia reale, e molti saggi che nutrivano seri dubbi su di lei, ne furono immediatamente conquistati. Tuttavia, la principessa Rein aveva sollevato una giusta domanda

-Su questo, principessa avete ragione. Voi non siete stata esaminata, ma rimedieremo subito a quello, che riteniamo, essere solo una pura formalità, data la decisione che è stata presa. Ma, se i miei colleghi sono concordi, procederemo al vostro esame-

Disse la saggia Dania.

-Ma, onorevoli saggi io…-

-Principessa Rein-

Esordì il saggio Doifrus, il saggio del regno del Gioiello

-Osate mettere in discussione una decisione presa da noi, i sette saggi del regno di Wonder, scelti appositamente per la nostra saggezza e il nostro sapere con il fine di prendere decisioni imparziali per il bene del pianeta, noi che i regnanti vengono a consultare quando si devono prendere decisioni difficili e le cui scelte difficilmente non vengono rispettate?-

Rein inchinò umilmente il capo

-Non oserei, saggio Doifrus. Vogliate perdonare la mia impudenza, non volevo offendere nessuno dei saggi, tanto meno le vostre decisioni-

Il saggio Doifrus annuì compiaciuto della risposta. Stava per riprendere la parola, quando fu preceduto dal saggio Goldrim

-Principessa voi avete chiamato tre dei miei colleghi per il loro nome, tutte e tre le volte in modo corretto. Volete dirmi che conoscete tutti i nomi dei sette saggi?-

Rein annuì

-Si saggio Goldrim, conosco i vostri nomi-

-Conoscere i nostri nomi, principessa è un bene. Ma come avete fatto a identificare correttamente i volti ai nomi?-

-Dai vostri pendenti, saggio Goldrim-

Istintivamente il saggio si guardò il petto, dove sopra la tunica blu che lo identificava come saggio, risplendeva un medaglione rappresentante la luna, simbolo del suo paese.

-Molto intuitivo principessa. Se non vi dispiace, vorreste per favore indicare i nomi dei sette saggi e il loro relativo simbolo, spiegando anche il loro significato? Se non vi dispiace iniziate dalla vostra sinistra a elencare-

-Come desiderate-

Rein si volse verso i saggi. I sette erano disposti su sette sedie disposte una di fianco all’altra, e Rein iniziò ad elencare

-La saggia Dania, saggio del regno del Mulino a Vento, il suo ciondolo raffigura una pala di un mulino-

La saggia Dania annuì sorridendo

-Il saggio Doifrus, saggio del regno del Gioiello, il cui simbolo raffigura un diamante, la saggia Nimeria, saggio del regno di Tanatana, il cui simbolo è una foglia verde, il saggio Mindros, saggio del regno della Goccia il cui simbolo è una goccia azzurra, la saggia Faria, saggio del regno di Meramera, il cui simbolo è una fiamma rossa, poi il saggio Malachia, saggio del regno del Sole il cui simbolo è un sole arancione e infine ci siete voi, saggio Goldrim, saggio del pianeta della Luna, il cui simbolo è una luna gialla-

I sette saggi annuirono compiaciuti.

-Molto bene vostra altezza, molto bene. Certo questa era una domanda facile…

Disse il saggio Doifrus, prendendosi la parola che prima Goldrim gli aveva soffiato.

-Passiamo a qualcosa di un po’ più difficile. In che modo deve inchinarsi una perfetta principessa? E verso chi deve farlo?-

-Con una riverenza, saggio Doifrus. Bisogna piegare lievemente le gambe tenendo il busto eretto e inchinare leggermente il capo. Inoltre si deve sempre ricordare di sorridere. L’inchino va rivolto a una persona pari al proprio rango o superiore. Una principessa si inchina di fronte ad un regnate, ad un’altra sua pari titolo, ad un membro di una famiglia reale e, ovviamente, a voi saggi-

-E se le viene presentato uno di rango inferiore? Un conte o un barone, per esempio?-

-Allora si deve allungare la mano per permettere un baciamano e bisogna sempre rivolgere un sorriso-

-E se invece è un suo pari maschile?-

-È l’uomo il primo a dovere salutare, la principessa deve aspettare paziente. Dopo che l’uomo le si sarà inchinato e le avrà fatto il baciamano, la principessa risponderà con un sorriso e una leggere inclinazione del capo-

-E se invece voi foste un principe? E vi venisse presentato una persona di rango inferiore?-

Quella domanda provocò un leggero mormorio di sorpresa tra il pubblico della sala e tra alcuni saggi. Non era una domanda pertinente all’esame in corso. Ma il saggio Doifrus del regno del gioiello, non era stato a favore della principessa Rein. E stava cercando di dimostrare quanto indegna fosse la principessa dai capelli turchini per ricoprire il ruolo di principessa istitutrice. Ma Rein non era impreparata su quell’argomento. Aveva passato troppo tempo in biblioteca, a leggere e studiare, e sapeva come rispondere

-In quel caso, eccellenza, colui che ha un rango inferiore ad un principe deve aspettare di essere presentato al principe, poi deve inchinarsi rispettosamente e aspettare che sia il principe a rivolgergli la parola. Solo allora potrà parlare al principe-

Il saggio Doifrus si meravigliò della conoscenza della principessa, e anche della chiarezza della sua spiegazione. Rispettosamente, chinò il capo alla giovane, piacevolmente soddisfatto. Rein aveva risposto correttamente a tutte le domande, senza omettere niente. E senza sbagliare.

-Molto bene principessa. Non vi chiederemo di eseguire un inchino perché prima lo avete fatto perfettamente. Ora, però, se mi permettete, vorrei porvi delle domandi riguardanti la storia del nostro pianeta-

Le disse il saggio Malachia. Rein annuì. Il suo esame era appena all’inizio, e, ne era certa, sarebbe stato molto lungo. E anche molto difficile.

 

Rein rispose per un’ora intera alle domande dei sette saggi, e ogni volta rispondeva in modo impeccabile, e senza ostentare alcuna esitazione. Tutti i presenti in sala rimasero sbalorditi sentendo rispondere la giovane principessa. Sembrava che la giovane avesse una perfetta padronanza di quasi tutte le materie, e la sua conoscenza sembrava infinita. Più l’esame andava avanti, più la stessa Rein si sorprendeva delle risposte che dava. Non poteva essere un caso che i saggi le chiedessero solo cose che già sapeva, ma Rein si rese conto che il ripasso fatto con la sorella era stato utile anche per lei. E quindi, anche se era decisa a dimostrare con tutta se stessa di non essere all’altezza, non ci riusciva. Perché lei in quel momento era all’altezza del compito, e più l’esame procedeva, più un senso di consapevolezza pervadeva la principessa dai capelli turchini. Forse era il vedere i volti sorridenti dei saggi ogni volta che lei rispondeva correttamente ad una loro domanda, forse era il senso di gioia che la pervadeva ogni volta che sapeva la risposta, oppure semplicemente il fatto di vedere riconosciuti i suoi meriti per la prima volta in vita sua che la consapevolezza di essere una principessa degna di tale titolo la pervase dentro. E quando il saggio Goldrin dichiarò finito il suo esame, quella consapevolezza rimase dentro la giovane, che si ritrovò a sorridere ai saggi per la prima volta in quella giornata. Lei era una principessa, una principessa del regno del Sole, e per la prima volta aveva avuto modo di poterlo dimostrare.

-Principessa Rein, dopo la nostra attenta esaminazione io e i miei colleghi non possiamo fare altro che confermare ciò che già in precedenza avevamo deciso. Lei ha saputo rispondere correttamente a tutte le domande che le abbiamo poste, dimostrando una conoscenza vasta di molte materie di studio, oltre ad un impeccabile conoscenza dell’etichetta e delle regole che gestiscono una casa reale. Ciò è stato fatto in presenza di testimoni che non potranno trovare alcuna obiezione ormai, nella nostra decisione. Per questi motivi, noi sette saggi dei sette regni, le conferiamo senza esitazione e all’unanimità e con il pieno appoggio della regina del regno della Luna, Moon Maria, il titolo di “principessa istitutrice”-

Il saggio Goldrim le sorrise alla fine del suo discorso. A quel punto il saggio si voltò verso la regina Moon Maria e alla principessa Milky, che era rimasta per tutto il tempo a fianco della madre ad assistere all’esame. Rein notò subito il sorriso smagliante della giovane principessina in quel momento, e anche quello della regina. Sembrava che tutte e due fossero contente di quella scelta, e vedere lo sguardo pieno di fiducia di madre e figlia ebbe un effetto devastante su Rein. Rein si era lasciata contagiare da uno stato di euforia e forse di fiducia in se stessa, ma vedendo quei volti sorridenti e le aspettative che venivano risposte in lei, si sentì mancare. Perché alla fine, l’insicurezza che per molti anni aveva accompagnato la principessa ogni giorno era tornata, più forte che mai. Perché per quanto il suo esame fosse stato brillante, per quanto tutti non avessero fatto altro che lodare le sue doti, Rein non si vedeva in quel modo. Lei non era degna di quel compito e di quella fiducia, la sua stessa famiglia non gliele riconosceva, come poteva essersene dimenticata? Rein non poteva essere la scelta ideale.

-Onorevoli saggi…-

La voce di Rein uscì flebile dalla sua bocca. Tutti posarono lo sguardo sulla principessa, in attesa.

-Perdonatemi… ma non posso. Sono lusingata per le vostre parole, ma io semplicemente non posso. Non sono all’altezza, scusatemi. Sono risultata preparata solo perché ho aiutato mia sorella in questi mesi a prepararsi per l’esame. Mia sorella è molto più degna di me per questo compito, ve lo assicuro-

Mentre parlava, Rein si voltò verso la regina Moon Maria e la principessa Milky.

-Perdonatemi, ma non posso. Non farei un buon lavoro, io…-

Calde lacrime iniziarono a scorrere dagli occhi della principessa

-…Io non posso-

Senza dare tempo ad alcuno di poterla fermare, Rein eseguì un perfetto inchino e si voltò, decisa ad avviarsi fuori da quella stanza e da quell’incubo il più velocemente possibile. Soprattutto, non voleva che altri la vedessero piangere. La folla si aprì velocemente al suo passare, ma Rein non prestò attenzione a niente e nessuno. Il quel momento il suo obbiettivo era solo la grande porta di quercia che la separava dalla libertà. Ma prima di potere raggiungere la sua salvezza una voce ferma e autoritaria, ma allo stesso tempo dolce la fermò, obbligandola ad arrestare la sua fuga

-Vostra altezza, vi prego, fermatevi-

Rein si arrestò di colpo.

-Vi prego, voltatevi un secondo-

Non sapendo nemmeno lei perché obbediva a quella voce, Rein si voltò verso la persona che l’aveva fermata, incurante delle lacrime che ancora sgorgavano dai suo occhi, e non si meravigliò nel vedere la regina Moon Maria che lentamente e con una grazia infinita, le stava venendo incontro. Si fermò a pochi passi di distanza da Rein, e le rivolse un caldo sorriso.

-Desidero porvi un’ultima domanda-

Le disse, mentre lentamente porgeva alla principessa un candido fazzoletto bianco che aveva estratto da una manica del suo abito. Rein fece un piccolo inchino prima di afferrare il fazzoletto, che usò per asciugare le lacrime che andavano via via arrestandosi. Tuttavia, Rein non voleva ancora mollare

-Per quale scopo, vostra maestà? Non sono degna della fiducia che volete ripormi. Sono lusingata per il fatto che abbiate voluto concedere un tale onore ad una semplice principessa come me, ma ritengo che sia un’altra persona a meritare il titolo-

Moon Maria la fissò con uno sguardo dolce e amorevole. Rein ebbe come l’impressione che si fosse aspettata una risposta del genere. Ma furono le parole che pronunciò subito dopo a scioccarla di più

-Principessa, avete ragione, voi siete una semplice principessa, e possedete la conoscenza e la grazia e il portamento di tutte le principesse presenti in questa sala. Oggi abbiamo potuto ammirare quanto la futura generazione di regnanti farà brillare il nostro pianeta ancora per molto tempo. Nessuno mette in dubbio che le vostre colleghe non siano pari di grazia a voi, o che siano meno preparate di voi. Ma c’è una cosa che credo vi distingua dalle altre, principessa, e sono convinta che questa diversità sia la caratteristica indispensabile per prendere questo arduo compito e svolgerlo nel migliore dei modi. È per questo che desidero porvi una domanda che ritengo fondamentale per il ruolo di istruttrice per mia figlia, una domanda che a suo tempo fu rivolta anche a me, e che so voi risponderete come feci io a quel tempo. Principessa Rein, mi farete l’onore di rispondere?-

Rein si inchinò umilmente

-Sarà un onore rispondere ad una domanda direttamente postami da voi, vostra maestà-

-Bene-

Moon Maria le sorrise,

-Principessa, alla mia domanda non esiste una risposta giusta o una sbagliata, perché ogni risposta che ricevo è sempre diversa. È una domanda che può lasciare perplessi, o stupefatti, ma io la ritengo indispensabile per capire l’animo della persona che ho davanti. E’ una domanda terribilmente complessa pur essendo sorprendentemente semplice. Principessa Rein, voi volete essere felice?-

 

 

Shade sapeva che sua madre era una donna imprevedibile e sempre piena di sorprese. Glielo aveva dimostrato mille volte nel corso della sua vita, sorprendendolo con domande argute, con consigli perfetti, stupendolo con aneddoti o con azioni che mai il principe avrebbe pensato sua madre potesse fare. Spesso nel corso degli anni Shade era rimasto a bocca aperta per come sua madre aveva saputo risolvere certe situazioni, o per il modo in cui aveva condotto alcuni affari del regno. Shade era sempre rimasto sbalordito di fronte a sua madre e al suo modo sempre tempistico di porgli le domande giuste che lo facessero riflettere nel momento in cui più ne aveva bisogno. Il principe era abituato alle sue improvvise domande, ma tutte le volte ne aveva sempre capito il senso. Shade sapeva che sua madre preferiva porgli certe domande difficili per farlo ragionare e per fargli pensare alle sue azioni e al suo modo di comportarsi o di porsi rispetto alla vita, era il modo che usava con lui per tramandargli i suoi insegnamenti. Ma ora, per la prima volta, Shade si ritrovava a non capire. Cosa volete dimostrare sua madre con quella domanda?

-Principessa Rein, voi volete essere felice?-

Come si poteva chiedere ad una persona se voleva essere felice, quando ci poteva essere solo una risposta a quella domanda? Certo che Rein voleva essere felice, tutti nella vita aspiravano alla felicità, non era quello che ogni regnante doveva aspirare per il suo popolo? Cosa voleva dimostrare sua madre? Shade spostò lo sguardo verso sua sorella, che era in piedi di fianco a lui. Milky aveva dimostrato molto nervosismo quel giorno, ma anche tanto coraggio. Si era sottoposta ad una attenzione eccezionale per una ragazza di soli dieci anni, ma ne era uscita vincitrice. Anche la giovane principessa aveva riposto tutta la sua fiducia nei confronti della madre, e anche se non aveva compreso fino in fondo le motivazioni della regina di sottoporla a quell’antico rituale, non aveva sollevato obiezioni, aveva inclinato il capo e mormorato un

-Se ritenete che sia la scelta migliore per me madre, allora vi ringrazio-

Ma in quel momento Shade poté vedere quella fiducia vacillare negli occhi della sorella. E forse, anche nei suoi occhi doveva essere passato quel lampo di incredulità e sgomento. Ma era un principe, e doveva dimostrarsi fiducioso e appoggiare sua madre in tutto. Fu per quel motivo che afferrò la mano della sorella, stringendola con forza. Milky gli rivolse uno sguardo indagatore, ma rispose con la stessa forza alla stretta.

-Fidati di lei, Milky. Anche se non lo comprendiamo, quella domanda ha un valore importante. Fidati di nostra madre-

Milky semplicemente annuì, e tornò ad osservare sua madre e la principessa Rein ferme immobili nel centro della stanza. E fu così che ascoltarono la risposta della principessa dai capelli turchini, mano nella mano, dandosi forza a vicenda. E entrambi si meravigliarono per ciò che udirono. Perché la risposta che diede Rein era ciò che nessuno dei presenti si sarebbe mai aspettato. E più Rein rispondeva, più il sorriso di Moon Maria cresceva e più i bisbigli all’interno della sala si facevano rumorosi. Alla fine, quando Rein smise di parlare, Shade capì cosa sua madre aveva voluto dimostrare porgendo quella domanda a Rein, e si meravigliò per ciò che la principessa del regno del Sole aveva risposto. Rein aveva dimostrato una maturità insolita per la usa età, aveva dimostrato di possedere una sensibilità molto forte, e soprattutto, aveva dimostrato quanto fosse diversa da tutti i presenti in sala, di quanto fosse reale. Perché Shade non trovò aggettivo migliore per descriverla in quel momento, se non reale. Rein era una vera principessa, ed era perfetta per sua sorella.

-È la migliore Milky. Devi essere molto onorata per avere una donna così a guidarti nel tuo percorso-

Milky gli rivolse uno smagliante sorriso

-Si Shade, lo sono-

 

Rein forse al contrario di tutti i presenti in sala, non era rimasta sbalordita per la domanda della regina Moon Maria. Forse era per il fatto che lei stessa si era posta molte volte quel quesito, o forse era solo per il fatto che spesso aveva affrontato, nei suoi pensieri il tema della felicità. O forse, era per il fatto che tutti, prima o poi, erano una domanda che semplicemente si ponevano. Moon Maria aveva ragione, era una domanda terribilmente difficile pur nella sua semplicità. E lei non sapeva se aveva la risposta giusta, ma aveva una sua risposta. E non esitò neanche un secondo a dirla a quella donna che non faceva altro che infonderle fiducia. Perché Rein sapeva che Moon Maria l’avrebbe capita, e, soprattutto, sapeva che quella regina così forte, aveva fiducia in lei.

-Vostra maestà, fin da piccoli ognuno di noi aspira alla felicità, ogni bambino vuole essere felice e vuole vedere le persone attorno a lui felici. Come principessa, il mio pensiero è sempre rivolto al mio popolo, e alla loro felicità, perché in quanto membro della famiglia reale, il mio compito è quello di portare gioia e allegria per primo al popolo, di sollevarlo di fronte a problemi troppo grandi per lui, e di saperlo governare nel migliore dei modi per portargli felicità. La felicità di tutti è il nostro fine e il nostro compito. Ma no, vostra maestà, io non aspiro ad essere felice nella vita-

Un mormorio crescente aveva pervaso la sala dopo la dichiarazione della principessa, mormorio che fu messo a tacere dalla regina con una semplice alzata di mano. Una volta calato di nuovo il silenzio, Rein poté proseguire

-Non aspiro alla felicità perché la ritengo un traguardo irraggiungibile per me, per ciò che sono e che rappresento. Io sono un personaggio pubblico, sono una principessa, sono sotto gli occhi di tutto il mio popolo ogni giorno, lo sono dalla mia nascita e lo sarò fino alla mia morte. Io non sarò mai totalmente padrona della mia vita, non potrò mai decidere in base solo ai miei desideri o alle mie inclinazioni, non posso nemmeno permettermi di innamorarmi. La mia felicità sarà sempre e comunque sottomessa al mio ruolo di principessa. E’ per questo che non desidero aspirare alla felicità, perché so già che non la potrò mai avere. Potrebbe arrivarmi per caso, ma non sarei mai stata io l’autrice di una tale situazione. Io più che alla felicità aspiro… aspiro alla serenità. Credo che questa sia la cosa più importante per me, per la mia vita, essere serena, affrontare ogni giorno la vita con il cuore e l’animo sereno, calmo, in pace. Credo di potere affermare che se possederò un girono quella serenità nel cuore, essa mi permetterà di compiere il mio dovere nel modo giusto, senza mai venire meno alle mie promesse o ai miei giuramenti. Quindi no, vostra maestà, io non cerco una vita felice, io cerco una vita serena-

Per tutto il tempo in cui Rein aveva parlato, la ragazza aveva sentito su di se lo sguardo di sua madre. Rein sapeva che la regina del regno del Sole era lì, in quella sala, assieme a suo padre, e c’era anche sua sorella gemella, eppure, tra tutti i membri della sua famiglia lei sentiva solo lo sguardo fisso di sua madre che le bruciava sulla nuca. E la turchina sapeva che le sue parole l’avevano sconvolta, perché anche se Elsa aveva capito che sua figlia era infelice, forse non lo aveva mai capito fino in fondo. Ma sicuramente, sentendo quelle parole, lei doveva avere finalmente compreso. E l’aveva compresa anche la regina Moon Maria. Ma mentre Rein sentiva solo del dolore provenire da sua madre, dalla regina del regno della Luna proveniva solo amore, e rispetto. Rein non aveva mai visto nessuno fissarla come stava facendo in quel momento la regina del regno della Luna. Moon Maria le stava dando uno sguardo che stava come sanando il cuore martoriato della giovane principessa. Le stava rivolgendo uno sguardo pieno di ammirazione, rispetto e di calore. E Rein si ritrovò a sorridere fiera, fiera della sua risposta e del ruolo che stava ricoprendo in quel momento. Sapeva che aveva deluso tutta la sua famiglia, sapeva che sua sorella non l’avrebbe mai perdonata, ma ormai Rein aveva capito, e aveva accettato. Quando Moon Maria colmò la distanza che le separava e le strinse a se in un abbraccio materno, Rein si lasciò andare e ricambiò con lo stesso entusiasmo della regina. E mentre erano così abbracciate, all’orecchio della giovane dai capelli turchini, Moon Maria le bisbigliò poche, ma bellissime parole

-Sono così orgogliosa di te-

-Spero solo di non deluderla-

Disse di rimando Rein. Moon Maria la allontanò un poco da se, in modo da poterla guardare negli occhi

-Non lo farai, ne sono certa. E ogni volta che avrai dei dubbi o bisogno di consigli, io ci sarà. Mi dispiace solo di una cosa-

Rein la guardò stupita

-Milky… lei è una bambina dolcissima solo che… diciamo che a volte è molto esuberante. Per non parlare di Shade, mia cara. Milky è capace di farsi promettere qualsiasi cosa dal fratello, ed è capace di portarlo dalla sua parte ogni volta con un solo semplice sguardo. Spero solo che non ci debba rimettere tu. Ti aspettano tre anni molto movimentati, temo-

Rein la fissò a bocca aperta, poi, vedendo lo sguardo divertito della regina e il suo sorriso divertito, Rein si lasciò andare ad una risata liberatoria. Risata a cui si unì quella della regina. Risata che sembrò ancora più forte all’interno della sala del consiglio, che era sprofondata nel silenzio più totale.

Una volta che sua maestà riguadagnò la sua compostezza, si voltò verso i saggi

-Onorevoli saggi, sono lieta che abbiate nominato la principessa Rein del regno del Sole per questo duro compito. Pongo molta fiducia in lei e so che sarà la guida perfetta per la mia bambina-

Il saggio Goldrim si inchinò alla sua regina, sorridendo felice.

-Noi saggi abbiamo assolto al nostro compito. Auguriamo che il compito della principessa Rein sia il più piacevole possibile e ci auguriamo che nei tre anni che passerà come educatrice della giovane principessa Milky il suo sapere, la sua eleganza e le sue doti vengano assimilate dalla giovane in modo da renderla una perfetta principessa reale-

Rein si inchinò rispettosa

-Farò in modo di non mettere mai in imbarazzo questo consiglio e far si che la sua saggia decisione mostri i suoi frutti. Dedicherò tre anni della mia vita in questo compito, confidando che la giovane che mi avete affidato ascolti i miei insegnamenti e li faccia propri, in modo da vederla sbocciare in un bellissimo esempio di virtù, grazie, eleganza e conoscenza che sono consoni ad un membro di una famiglia reale-

Nonostante Rein stesse recitando le parole ufficiali del cerimoniale, Rein si ritrovò a prenderle molto a cuore. Ormai era quello il suo destino, i suoi prossimi tre anni sarebbero stati improntati all’educazione di una giovane principessa, ma lei non si sarebbe tirata indietro. E sperava, con tutto il cuore, che Milky si trovasse bene con lei. L’aveva vista spaventata e impaurita da quella scelta, e la poteva capire. Avrebbe fatto di tutto per non deluderla. E vedendo il sorriso felice che Milky le stava rivolgendo, mentre le veniva incontro assieme al fratello, che stava sorridendo felice anche lui, si ripromise che avrebbe fatto qualsiasi cosa per non deludere nessuno di quella famiglia che la stava accogliendo a braccia aperte.

 

Ormai il rituale era concluso, la scelta era stata fatta, e la principessa designata aveva accettato il suo compito. Anche se con qualche perplessità, tutti i presenti della sala, iniziarono ad accettare la cosa. Certo, la selezione non era andata proprio come si erano aspettati, ma alla fine il pronostico vincente era che una principessa del regno del Sole sarebbe diventata istitutrice della giovane principessa Milky, poco importava se al posto della principessa Fine fosse stata scelta la principessa Rein, sempre principessa del regno del Sole era. Fu per questo che qualcuno, impavido, si lanciò in un piccolo appaluso, che ben presto fu accompagnato da altre mani, fino a che tutti i presenti in sala si ritrovarono ad applaudire. Tutti, tranne tre persone, il re Toulouse, che era ancora troppo sbalordito per lo sviluppo della scena a cui aveva assistito per rendersi appieno a conto delle implicazioni, la regina Elsa, che provava uno strano senso di perdita e di sconfitta e la principessa Fine, che fissava sconvolta la sorella. Perché Fine proprio non capiva, non capiva cosa fosse successo, non capiva cosa fosse andato storto, e soprattutto non capiva come Rein le avesse potuto fare un torto simile. Soprattutto si chiedeva, meravigliata e stupita, chi fosse in realtà la giovane che stava conversando amabilmente con la regine Moon Maria e con Milky, a qualche metro di distanza da lei. Perché Rein, sua sorella, la Rein che ricordava, non era la giovane che vedeva in quel momento. Sua sorella era una ragazza che molte volte passava inosservata, una lettrice compulsiva, che preferiva il silenzio della biblioteca e tomi polverosi alle chiacchere e alle divagazioni. Sua sorella era una spalla, era sempre lì pronta ad aiutarla nel momento del bisogno, pronta a suggerirle una risposta, ma non era mai una protagonista, non era mai al centro dell’attenzione, non ci sapeva stare. Quello era il suo compito, era il suo ruolo quello di stare al centro, era lei quella che avrebbe dovuto trovarsi a parlare con la regina Moon Maria e con Milky, era lei, non sua sorella, perché sua sorella non ne era capace. Ma con profondo sgomento, Fine si rese conto che sua sorella nel ruolo di protagonista, ci stava bene. L’aveva osservata durante il suo esame, aveva visto il suo acquistare sicurezza nel rispondere correttamente, l’aveva vista ferma immobile, fiera, con la schiena perfettamente dritta, come una perfetta principessa, l’aveva vista risplendere. Anche quando l’aveva vista in lacrime, Rein non era sembrata altro che reale, e delicata, e, forse per la prima volta da molto tempo, Fine l’aveva vista bellissima. E con profondo sgomento, la principessa dai capelli rossi provò un sentimento nuovo, che mai aveva provato nei confronti della sorella: invidia. Perché Fine vide chiaramente quanto, in realtà, Rein le fosse superiore in quel momento, in quella situazione, e soprattutto vide quando fosse perfetta per quel ruolo. E Fine si sentì ingannata, e presa in giro. Quella non era sua sorella, era un’altra persona, una falsa amica, una falsa sorella, che non aveva fatto altro che prenderla in giro per vent’anni. E Fine questo non lo poteva sopportare. Senza rispettare alcuna etichetta, e mancando di rispetto a tutti i presenti, Fine si avviò decisa verso la porta della sala. Al suo passaggio, molti le lanciarono sguardi sconvolti e perplessi. Era ormai arrivata alla porta quando la voce della traditrice la chiamò

-Fine…-

La rossa di voltò, e vide sua sorella in quel semplice abito verde acqua che le risaltava gli occhi, e quella semplice acconciatura che metteva in mostra il suo bel viso, e quegli occhi, che ora la guardavano implorante, ma che ormai non incantavano più la rossa

-Sei una traditrice! Io mi sono fidata di te, e tu mi hai pugnalato alle spalle. Da questo momento non sei più mia sorella-

Fine vide gli occhi della sorella riempirsi di lacrime, ma anche gli occhi rossi di Fine si riempirono di lacrime.

-Fine io…-

Ma Fine non permise a sua sorella di parlare. Senza esitazione si precipitò fuori dalla sala, fuori da quel luogo, il più lontano possibile dalla voce di sua sorella. Perché un istinto fortissimo la spingeva a buttarsi tra le braccia della sua amata sorella, per cercare conforto, ma Fine non poteva. Era troppo delusa, troppo ferita, e anche se l’unica persona che avrebbe potuto consolarla era sua sorella, Fine non poteva permettersi di dimenticare che era stata proprio lei a ferirla così. Così, senza ulteriori ripensamenti, Fine si voltò, decisa e corse via dalla sala, via dal suo incubo. E lasciò Rein lì, così, con una mano protesa verso il vuoto, l’altra premuta contro la bocca per soffocare i singhiozzi. E Rein sapeva che quello era un punto di non ritorno. Tra lei e sua sorella si era creata una frattura, che al momento sembrava irrecuperabile. E mentre la turchina prendeva consapevolezza di ciò, e un enorme dolore le si irradiò dal petto, le sue gambe le cedettero, e lei si ritrovò per terra, con il vestito aperto a corolla tuto intorno a lei. E a quel punto, lasciò che lacrime e singhiozzi prendessero il sopravvento, e si lasciò andare ad un pianto disperato.

 

Nel vedere la rottura tra le sue due figlie, Elsa, di nuovo, non sapeva cosa fare. Una figlia era fuggita, l’altra era in lacrime nel mezzo della stanza. In quel momento avrebbe voluto dividersi per potere accorrere da entrambe le sue figlie contemporaneamente, ma non poteva farlo. Doveva scegliere, e questo spezzava il suo cuore di madre, perché nessuna madre può scegliere tra i propri figli. Elsa sapeva che aveva commesso troppi errori con Rein, sapeva di avere sottovalutato una depressione che aveva preso possesso di sua figlia lentamente, e che la teneva schiava da troppo tempo. E lei non aveva fatto niente per fermarla, aveva preferito non vedere, fingere che le sue due figlie fossero felici. Ci aveva così tanto creduto che aveva finito per non vedere seriamente la reale situazione di sua figlia. Ma ora, quel giorno, aveva dovuto aprire gli occhi e vedere. Vedere la bellissima donna che era diventata, e riconoscere, purtroppo, quanto quelle bellissima donna dai capelli blu come il mare le fosse estranea. Per questo voleva correre da lei, prenderla tra le braccia e sussurrarle che lei era la sua bambina, che sarebbe andato tutto a posto, che mai avrebbe ricommesso gli stessi errori, ora, che le dispiaceva, che aveva fallito come madre, ma che ora era lì, ed era così fiera di lei, e di ciò che era diventata. Ma c’era anche la sua altra bambina, Fine, che era corsa via in lacrime, il cuore distrutto, ferita e umiliata da colei che non si sarebbe mai aspettata. Era compito suo correrle dietro e dirle che sua sorella non aveva colpa, che l’unica responsabile era solo lei, era colpa sua per non avere visto, non avere capito, nell’avere sottovalutato la situazione della sua bambina, nell’avere dato false speranze ad un'altra, nel non avere saputo vedere. Ma chi doveva scegliere in quel momento? Quale figlia a discapito dell’altra? Chi era quella che aveva più bisogno di lei in quel momento? La regina Elsa sapeva che non poteva decidere, perché le amava in egual misura. Tuttavia doveva agire, e così prese la decisione che riteneva corretta in quel momento. Le avrebbe consolate entrambe, avrebbe fatto in modo che si parlassero e chiarissero, avrebbe fatto vedere loro che erano una famiglia e che tutto si sarebbe risolto. Ma prima doveva farsi perdonare anni di assenteismo con Rein, che in quel momento era la persona che più aveva bisogno di sua madre. Lei, sulle cui spalle era stato riposto un enorme fardello, l’educazione di una giovane principessa, lei che per troppo tempo era stata ignorata da Elsa. Ma proprio mentre stava per compiere i passi verso la figlia dai capelli turchini, Elsa vide ciò che nessuna madre vorrebbe mai vedere: la sua bambina, la sua dolce e bella meravigliosa giovane donna, che si aggrappava con forza e cercava conforto in un’altra donna, nella regina Moon Maria. La regina, infatti, si era inginocchiata accanto a lei sul pavimento, e l’aveva accolta tra le sue braccia, come una madre fa con il proprio figlio e la stava consolando, accarezzandole piano i capelli. E Rein era lì, scossa dai singhiozzi, il corpo tremante per il pianto, ma che andava piano piano calmandosi, sentendo il conforto emanato da quel corpo femminile che la stava abbracciando. E Rein si era affidata completamente alle braccia di Moon Maria, Elsa lo vedeva dal modo in cui lei si era appoggiata alla regina, da come le sue mani fossero corse ad abbracciare la donna, nel modo in cui il suo viso aveva trovato rifugio nell’incavo del collo della donna. Ed Elsa vide chiaramente che il suo posto era stato preso da un’altra donna, una donna che l’avrebbe capita molto meglio di quanto lei non avrebbe mai potuto fare, e si sentì persa, e ferita, e con la consapevolezza che come madre aveva fallito. Come se fosse in uno stato di trance, la regina del regno del Sole si avviò verso sua figlia, ma non rivolse a lei le sue parole, ma decise di parlare con Moon Maria

-Maestà… prendetevi cura di lei, vi prego. Sarete più degna di me in quel compito-

Poi Elsa si inchinò, e si avviò verso la porta, in cerca della sola figlia che le fosse rimasta in quel momento. Elsa credeva di avere ormai il cuore distrutto definitivamente, ma niente la preparò al grido disperato di sua figlia Rein

-Madre…-

Elsa fu tentata di fermarsi e voltarsi e volare da lei, ma non lo fece. Non si voltò, e nel silenzio di piombo che era sceso in sala, se ne andò. E l’ultimo suono che Elsa sentì, fu il suono del cuore di sua figlia che si spezzava per sempre, e il suo grido di dolore, che echeggiò tra le pareti della palazzo dei saggi.

 

Moon Maria sentiva il freddo del pavimento su cui era appoggiata propagarsi piano piano nel suo corpo, ma non ci faceva caso. Come non stava facendo molto caso alle lacrime che la giovane stava riversando sul suo vestito. Non vi prestava attenzione, perché Moon Maria era sconvolta, meravigliata e indignata. E tutto questo lo provava nei confronti della regina Elsa. Come aveva potuto comportarsi così? Come poteva una madre abbandonare così la propria figlia? Come si poteva fare questo ad una figlia così bisognosa di affetto come era in quel momento Rein? Perché era quello che Rein era, Moon Maria lo aveva capito dalla risposta che le aveva dato alla sua domanda. Rein aveva bisogno di qualcuno che le desse amore, che le desse sicurezza, che le facesse capire quale splendida donna era diventata, che la facesse sentire non importante, ma presa in considerazione. Ed era la madre che avrebbe dovuto occuparsi di quello, soprattutto in un momento difficile come la crescita, il delicato passaggio da bambina a donna. Ma questo a Rein era stato privato, era stata lasciata sola, e il suo animo delicato era sprofondato come in uno stato di torpore e isolamento. Ma Elsa lo doveva avere capito, doveva avere visto oggi chi era sua figlia, avrebbe dovuto sapere cosa fare. E invece l’aveva lasciata lì, abbandonandola, lasciando a lei il compito di raccogliere i pezzi del cuore di quella giovane donna. Non che Moon Maria non si sentisse pronta, non si sarebbe mai tirata indietro, ma non doveva esserci lei a consolare la turchina. Rein aveva bisogno di sua madre in quel momento, e invece, la donna, le aveva irrimediabilmente distrutto il cuore.

-Prendetevi cura di lei-

Le aveva detto Elsa. E lei, allora, lo avrebbe fatto.

-Shade-

Disse la regina, ma suo figlio era già entrato in azione. Assieme al suo amico e capo delle guardie, il conte Thomas d’Orvail, avevano iniziato a far sgomberare la stanza. Moon Maria non ne era stupita, Shade era un uomo sensibile e aveva compreso che una ressa di curiosi era l’ultima cosa che serviva per consolare la giovane. Tuttavia, la regine rimase sorpresa quando vide la sua giovane bambina, Milky, avvicinarsi a lei e a Rein e buttare le braccia al collo di tutte e due le donne. Rein, con il volto ancora coperto di lacrime, si voltò meravigliata verso la giovane principessina, e Milky la guardò dritta negli occhi e con una voce bassa, ma risoluta le disse

-Vi prego, principessa, smettete di piangere. Io, anzi, noi, da oggi saremo la vostra famiglia. Io vi voglio già bene, e sono sicura che ve ne vorrò ancora di più, vi amerò come una sorella. E so che anche mia madre e mio fratello vi vogliono bene, e ve ne vorranno anche tutti gli abitanti del regno non appena vi conosceranno un poco. Non siete sola, ci siamo noi con voi ora, principessa. Vi prego smettetela di piangere. Non siete sola. Non siete sola, e non lo sarete mai-

Moon Maria sorrise dolcemente a sua figlia. Era così fiera di lei, e per le bellissime parole che aveva detto alla giovane principessa dai capelli turchini.

-Mia figlia ha ragione, Rein. Non siete sola, io ci sarò sempre per voi-

La sala, nel frattempo, si era vuotata. Shade e Thomas avevano chiuso i portoni, e all’interno ormai erano rimasti solo loro, loro e i due saggi Goldrim e Malachia, i saggi del regno della Luna e del Sole. Rein, rincuorata dalle parole della regina e da quelle di Milky, piano piano, si calmò, fino a che le sue lacrime non cessarono del tutto. Moon Maria le sorrise

-Credetemi. Andrà tutto bene, ora ci siamo noi con voi. Benvenuta, cara principessa Rein. Benvenuta nella mia famiglia-

E Moon Maria in quel momento lesse negli occhi della turchina, occhi che erano ancora più luminosi dopo tutte quelle lacrime versate, qualcosa di nuovo. Era debole, un piccolo bagliore, era come se un piccolo spiraglio si fosse averto nel cuore della giovane che per troppo tempo era stato avvolto dall’oscurità. Era debole, ma c’era. E non ci si poteva sbagliare su quello che fosse. Poteva essere solo quella. Speranza.

 

 

 

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Ciao a tutti!

Eccomi, di nuovo, dopo tanto tempo di silenzio, ma eccomi qua. Sono tornata! Con un nuovo capitolo, una nuova serenità e una voglia sempre grande di scrivere. Perché amo questa storia, e per tutto il tempo che sono stata lontana, avevo sempre i miei personaggi che mi chiedevano “quando torni a parlare di noi?” e quindi, ora eccomi di nuovo qua.

Intanto permettetemi di dire quanto io vi sia riconoscente e grata per tutto il sostegno che mi avete dato in questo brutto periodo della mia vita. In particolare vorrei ringraziare Cate_Bluemoon, Shoujo, Angelo di Luna e Lady_Diamond per tutto il sostegno e l’appoggio che mi avete dato con le vostre parole, grazie di cuore.

Naturalmente grazie anche a tutti coloro che leggono questa storia e che l’hanno aggiunta tra le preferite, ricordate o seguite. Grazie, vi adoro tutti uno per uno. E adoro anche chi si ferma solo a leggere, grazie!!!

Infine voglio dirvi che non so di preciso quando uscirà il nuovo capitolo, non vi dico date o niente, ma vi dico, presto. Perché sono tornata, come ho già detto, con una voglia assoluta di andare avanti e continuare questa storia che mi sta molto a cuore, e che dopo anni di pensamenti e ragionamenti, finalmente ha preso letteralmente vita. Quindi ci sono, non vi abbandonerò per un bel po’ di tempo. E spero sempre di riuscire a convincervi, di appassionarvi e di tenervi compagnia.

Un bacio grande, ci vediamo presto

Juls

P.S. nel caso qualcuno avesse notato degli errori di battitura o di ortografia (anche se spero di no) non esitate, ditemelo. Provvederò subito a correggere.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Quando Rein si svegliò, all’inizio non capì dove si trovava. Non era nella sua camera da letto, nel palazzo del Sole. La sua stanza non era mai così buia, Rein lasciava sempre le tende aperte per permettere alla luce della luna di invadere la sua stanza, per farle compagnia la notte. Lì, invece, il buoi la circondava con un silenzio penetrante. Gli occhi non vedevano altro che una cortina fitta di buoi. Era come se i suoi occhi fossero diventati ciechi, e allo stesso tempo come se gli altri sensi si fossero come affinati. Sentiva il suo corpo appoggiato su di un morbido materasso, che la avvolgeva in un caldo abbraccio, sentì il frusciare delle lenzuola sul suo corpo quando si mosse e il caratteristico peso di una coperta appoggiata sopra le lenzuola, in modo da tenerla al caldo. Era in un letto, su questo ormai non aveva dubbi, ma tutto attorno a se vide solo buoi, e silenzio.

-Dove mi trovo…-

Domandò al silenzio, anche se non si aspettava una risposta. Era come se fosse sospesa nel vuoto, senza riferimenti, senza luce che la potesse guidare. Una parte di lei era terrorizzata, non sapeva dove si trovava, non sapeva cosa fare. Forse stava solo sognando eppure era tutto troppo reale per essere solo finzione. Aveva paura, non voleva muoversi, ma una parte di se, voleva muoversi, voleva capire dove si trovava e come ci fosse arrivata lì, su quel letto. Doveva spostarsi e alla fine prevalse il suo desiderio di muoversi. Lentamente, si alzò a sedere. Con l’aiuto di una mano riuscì ad identificare la fine del materasso, e spostando le coperte, si ritrovò con i piedi appoggiati su un pavimento, un pavimento strano per la verità. Era soffice e morbido. Ci volle qualche secondo prima che Rein comprendesse

-Un tappeto-

Disse sempre ad alta voce, per cercare di infrangere quel pesante silenzio che le premeva addosso. Muovendo la mano destra lungo il bordo del materasso, si ritrovò a toccare un freddo muro. Una volta trovato il muro, che le avrebbe permesso di muoversi al buoi, Rein si alzò. Proseguì dritta, una mano appoggiata al muro alla sua destra, l’altra protesa davanti. Dopo quello che le parve una eternità, la mano protesa davanti a lei, toccò una superficie liscia. Un altro muro. Era arrivata ad una estremità di quella che doveva essere una stanza da letto, e ora la principessa doveva solo trovare una porta. Perché ci doveva essere per forza una porta, da qualche parte. Se era entrata in quella stanza, doveva avere usato una porta. Ma ora che ci pensava, Rein non si ricordava di essere entrata in nessuna stanza. Non era a casa sua, non sapeva dove si trovasse. L’ultima cosa che ricordava era la sala del consiglio. Era lì, c’era stata la selezione, lei era stata scelta, e aveva accettato. Aveva accettato l’incarico. E poi…

-Fine… madre…-

I ricordi improvvisamente tornarono alla mente delle principessa, prorompenti come un uragano, e calde e salate lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi. Come aveva potuto. Come aveva potuto distruggere così la felicità della sua amatissima sorella? E sua madre… non aveva nemmeno tentato di parlare con lei. Doveva essere indignata con lei, arrabbiata. La sua famiglia le aveva voltato le spalle, e lei ne era la sola responsabile. Rein lentamente si accasciò a terra, e permise alla disperazione di invaderla. Non seppe per quanto tempo stette lì a piangere, ma ad un tratto, davanti a lei, qualcosa di mosse. All’inizio pensò che fosse solo il frutto della sua immaginazione, il buoi era così fitto, ma per un attimo le era sembrato che tremolasse. Poi ci fu un suono, il suono di una maniglia che veniva piegata piano, ma doveva essere una vecchia maniglia, perché piegandola piano fece un rumore che apparve assordante in quella stanza silenziosa. Ma se Rein aveva sentito il suono di una maniglia, allora doveva esserci anche una porta che si doveva trovare a pochi passi da lei. E infatti, non si era sbagliata. Una porta lentamente si spalancò, e un raggio di luce accecante irruppe da essa.

Rein si fece silenziosa, presa improvvisamente dal panico. Anche le sue lacrime si fermarono, come impaurite anch’esse. Il silenzio risuonò ancora per qualche secondo, prima di essere interrotto da una voce sconosciuta per la principessa.

-Principessa… principessa state bene? Scusate se irrompo così ma… Mi è sembrato di sentirvi piangere e… principessa? Principessa! Dove siete? Oddio… o no, non è possibile, non ci credo. Ho perso sua altezza reale! Ma come… non mi sono mai mossa da qui neanche per un secondo. Come ho fatto… mi sono addormentata. Accidenti a me, stupida di una ragazza che non sei altro.  Accidenti… e ora che faccio? Oddio, ora il principe mi uccide, o peggio, mi licenzia. E poi chi la sente mia madre. Ma come ho fatto a perdere una principessa reale? Come?-

Rein non poteva vedere la persona che stava parlando a macchinetta e che pensava di averla persa. Si trattava sicuramente di una donna, una cameriera suppose Rein, una cameriera decisamente molto agitata. Rein non poteva permettersi di lasciarla in quello stato, doveva andarle in soccorso, dopotutto, lei non era persa, era solo nascosta dietro la porta. Era per quello che la donna non la poteva vedere. Perché Rein era proprio lì, appoggiata al muro, dietro una porta scura, invisibile agli occhi di chiunque in quel momento.

-Veramente non mi avete persa… sono qui-

La voce si bloccò di colpo. Poi, lentamente, da dietro la porta Rein vide sbucare la sagoma di una donna, ma visto che la donna aveva la luce proprio dietro di lei, Rein non riuscì a vedere altro che una sagoma scura

-Principessa… Rein?-

Chiese piano la sconosciuta cameriera. Rein annuì

-Ma che cosa ci fate lì, siete… oddio come mai siete per terra? Vi ammalerete se restate seduta lì al freddo… ma come ci siete finita vicino al muro e… perché siete per terra?-

Per un attimo Rein tentò di dare una spiegazione razionale, ma si rese conto che non c’era. Perciò disse la prima cosa che le passò per la testa

-Stavo cercando la porta-

La donna rimase immobile, ferma, interdetta su come comportarsi.  Poi, scoppiò a ridere. Rein rimase interdetta per qualche secondo, dopotutto una sconosciuta stava ridendo di lei, una principessa reale, ma poi, lentamente, si rese conto che quella situazione doveva veramente sembrare assurda agli occhi di qualcun altro. E così, anche la turchina scoppiò a ridere

-Oddio, principessa, scusatemi. È solo che…-

E continuò a ridere di gusto. Rein fece un cenno svogliato con la mano, a indicare che non c’era problema. Dopo tutto vedere una principessa, per terra, in camicia da notte doveva essere uno spettacolo abbastanza divertente.

-Nessun problema, anzi. Mi sarei offesa se non aveste riso-

-Aspettate, vi aiuto ad alzarvi-

Disse la donna, quando vide che Rein stava tentando di alzarsi. Rein accettò volentieri la mano di quella sconosciuta, e si ritrovò presto dritta, e in piedi

-Se volevate alzarvi, bastava che mi chiamaste. C’era il campanello accanto al letto-

Le disse la donna, con ancora la traccia di divertimento negli occhi, mentre le indicava il suo letto, dove doveva esserci il campanello, ma che a causa del buio non si vedeva.

-Era così buoi… non vedevo niente. Veramente non so nemmeno dove mi trovo-

La donna la fissò sorpresa, prima di accompagnare la principessa di nuovo al letto, facendola sedere. Di colpo si era fatta molto seria, e Rein si rese conto che era una giovane donna, doveva avere all’incirca la sua età. Era una bella ragazza, con dei capelli castani raccolti in una treccia, e gli occhi anch’essi castani, ma molto grandi e belli.

-Avete ragione, anzi perdonatemi altezza. Quando siete arrivata qui eravate incosciente. È stata sua altezza a portarvi qui, e mi ha raccomandato di non lasciarvi sola nemmeno per un momento. Dopo tutto quello che avete passato, sa, le chiacchere purtroppo corrono veloci, non mi stupisce che siate crollata così. Deve essere stato uno shock tremendo, principessa. Perdonatemi, sono stata maledettamente indelicata e…-

Ma Rein la fermò con una mano.

-Io… sua altezza mi ha portato qui? Ma chi? Dove sono esattamente?-

La giovane la guardò, poi sfoderò un bellissimo sorriso

-Pensavo che ormai aveste capito. Scusatemi principessa, immagino che troppe emozioni giochino brutti scherzi ogni tanto, anche alle altezze reali. Siete nelle vostre stanze private, madame, non vi preoccupate-

-Stanze private?-

La giovane annuì.

-Certo, sua maestà la regina ha deciso che dovevate avere delle stanze appropriate, dopotutto siete una altezza reale, altezza, e così ha deciso che voi foste stabilita nell’appartamento del Giglio. Siete fortunata, da qui avete una delle viste più belle sul giardino del palazzo, ma sono anche stanze molto silenziose, lontane da qualsiasi trambusto di corte, state tranquilla. Qui potrete avere tutta la discrezione che desiderate-

La giovane la guardò sorridente, ma Rein ancora non capiva.

-La regina ha deciso… ma di chi state parlando?-

-Della sola e unica splendida regina Moon Maria del regno della Luna, principessa-

-Moon Maria…-

Disse meravigliata Rein, mentre finalmente iniziava a capire la situazione. La giovane le sorrise, poi, facendole un inchino le disse

-Benvenuta al palazzo reale del regno della Luna, principessa Rein-

Rein la fissò, stupita, e poi iniziò a guardarsi attorno meravigliata. Aveva veramente capito bene? Aveva detto palazzo reale del regno della Luna? E anche appartamento privato? Mai aveva avuto un appartamento privato a palazzo, nemmeno a casa sua.

-Siamo nel palazzo della Luna-

-Si principessa-

Rein fu pervasa dallo stupore e dalla meraviglia. Ora che la luce entrava dalla porta, e che gli occhi si erano abituati, Rein poteva vedere meglio la sua stanza. Il letto, a baldacchino, era enorme, ci potevano stare comode due persone senza nemmeno sfiorarsi lì dentro, e vi erano anche due comodini identici a lato del letto, era un miracolo che Rein alzandosi non ci fosse inciampata, poi di fronte a lei, un enorme camino, con davanti una bellissima poltrona e un tavolino, dove già Rein ci si immaginava seduta con un libro in mano e il calore del fuoco a riscaldarla. Continuando ad osservare, vide sopra il camino una mensola, vuota al momento, ma dove alle due estremità erano stati appoggiati due vasi di fiori, vasi riempiti di quelle che sembravano

-Rose…-

-Si altezza, colte per voi dai giardini reali. Un piccolo regalo di benvenuto da parte dei giardinieri di corte-

Ma ciò che meravigliò Rein, oltre ai fiori e al camino, e alla poltrona, era l’enorme specchio posto sopra di esso, uno specchio dove ci si poteva ammirare riflessa quasi tutta la stanza. E ancora ai due lati del camino, due enorme vetrate, erano chiuse da pesanti tende scure. Ecco perché non aveva visto niente al suo risveglio. Quelle tende non facevano che celare la luce, la luce che tanto lei amava

-Scusatemi ma non è che potreste tirare le tende?-

La giovane la guardò meravigliata

-Ma è notte, principessa. Il sole sorgerà tra molte ora, non credo sia il caso che…-

-Amo la luce della luna, a dire il vero, e non riesco a dormire con troppo buoi. Preferirei avere un po’ di luce nella stanza. E poi, non vorrei proprio ritrovarmi a girovagare di notte in cerca di nuovo della porta -

La cameriera fece un sorriso, prima di inchinarsi e andare spedita verso le tende. Appena furono tirate, e le vetrate furono libere da quelle pesanti tende scure, la luce della luna irruppe prontamente nella stanza, come a salutarla, e Rein si sentì subito meglio

-Perfetto, grazie…-

La giovane si bloccò di colpo, e si girò

-Vi bastano solo queste principessa? O volete che apra anche le altre?-

Rein rimase un attimo perplessa

-Altre?-

La cameriera annuì, prima di indicare alla sua destra

-Volete aperte anche quelle tende?-

Rein seguì con lo sguardo ciò che la mano della cameriera le indicava, e si ritrovò ad osservare una parete, coperta per quasi tutta la sua interezza, da tende.

-Principessa? Le devo tirare?-

Rein annuì, e vide la giovane arrivare al centro del muro e con mano sicura, la vide afferrare la tenda, e, con un colpo secco, tirarla verso di se. E Rein, a quel punto, fu inondata dalla luce. Lì non c’erano delle semplici finestre, ma una vera e propria porta finestra che dava su quello che Rein immaginò fosse un terrazzo. E proprio di fronte, quasi all’altezza dei suoi occhi, c’era lei, la luna, enorme e vicinissima. Rein si alzò dal letto, girò attorno ad esso, e poi si avviò verso la luna. Nel frattempo, la cameriera aveva aperto anche l’altro lembo della tenda, e Rein fissò meravigliata l’enorme vetrata che prendeva quasi interamente una parete della sua stanza. Non c’era un semplice terrazzino davanti, ma un enorme balcone, chiuso da un loggiato sorretto da quattro colonne. Nel loggiato era stato posto un tavolino con quattro sedie attorno, e nei due angoli esterni del balcone, erano posti due vasi con dentro dell’edera, che lentamente aveva invaso la balconata. Era un posto meraviglioso, l’ideale per rilassarsi la sera o per gustare una buona tazza di the, ma la parte più sorprendente era ciò che si vedeva dal terrazzo. Rein aprì la porta finestra, e subito l’aria fredda della notta invase la stanza. Rein rabbrividì leggermente, essendo coperta solo da una leggera camicia da notte.

-Principessa, vi congelerete. È meglio chiudere la finestra…-

Ma Rein non la stava nemmeno ascoltando, e scalza, appoggiò un piede sul pavimento esterno del balcone, che doveva essere di marmo, data la sua lucentezza e il suo freddo al contatto con la pelle. Ma nonostante il freddo, Rein continuò ad avanzare. Si fermò solo quando fu arrivata alla balaustra, e lì vi appoggiò entrambe le mani, e guardò. Sotto di se, si apriva in tutto il suo splendore il giardino del palazzo della Luna. Un meraviglioso arabesco di piante, fiori, siepi verdissime si poteva vedere fino a perdita d’occhio. Grazie alla luce proveniente dalla luna, il giardino sembrava come risplendere. Un leggere strato di rugiada doveva coprire la vegetazione, perché esso sembrava scintillare come una pietra preziosa. Rein seguì con lo sguardo un sentiero di ghiaia che conduceva a quello che sembrava essere un piccolo gazebo, che doveva essere totalmente ricoperto di rose, poi, proprio sotto il suo balcone, Rein poté ammirare una bellissima fontana ornamentale, al cui c’entro era posta una statua di una donna con in mano un lunghissimo bastone, e aveva in un’altra mano quello che sembrava un globo. Sul capo della statua era posta una corona e da sotto i suoi piedi sgorgava l’acqua, che ricadeva poi in un bacino posto al di sotto.

-Quella è la fontana della Luna-

Le disse la cameriera, che era uscita anche lei sul balcone, dopo essere corsa a prendere una vestaglia azzurra e un paio di pantofole coordinate. Rein accettò con gratitudine il gesto della ragazza, e si infilò prontamente le pantofole, e anche la graziosa vestaglia.

-Fontana della Luna?-

Le chiese poi, incerta.

-Si principessa. Quella che vedete è la personificazione della Luna, infatti tiene in mano un globo simbolo dell’astro che rappresenta, ma anche lo scettro del comando e la tiara. La leggenda dice che i primi regnanti del regno erano…-

-gli dei protettori della Luna, che scesero sul nostro pianeta per potere ammirare da lontano il loro astro. Gli dei si innamorarono dell’astro visto dal cielo e decisero di fermarsi qui, nel regno di Wonder, dove fondarono un paese che avesse il compito di celebrare e proteggere la loro amata luna-

La ragazza si aprì in un bellissimo sorriso

-Conoscete la leggenda?-

Rein annuì semplicemente.

Entrambe poi tornarono a guardare il giardino, in silenzio.

-È veramente bellissimo. Vi invidio un giardino così. Il regno del Sole non può nemmeno competere-

-Siete gentile, principessa. Ma è tutto merito di sua maestà la regina. Da quanto il principe Shade ha iniziato ad occuparsi degli affari di stato, sua maestà ha avuto molto più tempo libero per potervisi dedicare. E da allora, questo è il risultato. Ma so che ci sono altri interventi previsti. Sua maestà vorrebbe piantare più fiori, dice che ce ne sono troppo pochi e che un giardino senza fiori è come un corpo senza un’anima. Naturalmente il capo dei giardinieri se ne è un po’ risentito, ma sta obbedendo diligentemente. La verità è che ha sempre avuto poca voglia di lavorare, nel palazzo lo dicono tutti, ma la regina l’ha rimesso in riga e allora…-

Rein non riuscì a trattenere una leggera risatina. La ragazza si bloccò di colpo, e arrossì un poco

-Perdonatemi altezza io… non volevo essere così pettegola, scusatemi. È che facendo questo lavoro sono a conoscenza di tutto sa. In cucina sanno sempre tutto e io… scusatemi-

-Nessun bisogno di scusarsi, anzi. Mi sarei stupita del contrario se certe chiacchere non vi fossero state-

La ragazza si lasciò andare ad un sorriso tirato, ancora leggermente preoccupata. Non era bello per

-Principessa, sul serio io… io non sono una pettegola, ve lo giuro. È solo che questa cosa è così di dominio pubblico ormai e io…-

Rein le appoggiò una mano su un braccio, per tranquillizzarla

-Non ci sono problemi, sul serio. So che a palazzo si parla, e so che le cucine sono il posto dove tutti sanno i fatti di tutti. Veramente, non ti devi preoccupare…-

Rein si bloccò di colpo, improvvisamente conscia di un grave problema.

-Principessa…-

Le chiese preoccupata la ragazza.

-Veramente un problema ci sarebbe-

La ragazza sbiancò

-Quale problema, altezza?-

-Non conosco il tuo nome-

Disse semplicemente la turchina. La ragazza la guardò basita, poi, si aprì nel suo sorriso che Rein aveva già iniziato ad apprezzare.

-Perdonatemi principessa, non mi sono presentata, avete ragione, ma rimedierò subito. Sono la vostra cameriera personale, Dreamy, responsabile di tutto quello che riguarda la gestione e la tenuta del vostro appartamento. Naturalmente ci sono altre cameriere a vostra disposizione, principessa, ma io sono proprio stata designata a voi. Per qualsiasi cosa, io ci sono-

Rein sorrise, grata

-Bene, Dreamy, spero ci troveremo sempre d’accordo, e da quello che ho potuto vedere, penso proprio di si. Anche se devo ammettere che non ho mai avuto una cameriera personale perciò…-

-Davvero? Non l’avete? Ma siete una principessa!-

Le disse sconvolta Dreamy. Rein le fece un sorriso

-No, mai. Sono sempre stata abituata a fare le cose da sola. Certo, quando avevo bisogno di una mano con acconciature e vestizione, avevo sempre chi mi dava una mano, ma mai una cameriera tutta mia. A dire la verità non ho mai avuto nemmeno delle stanze per me, figuriamoci un intero appartamento-

L’espressione di Dreamy era sempre più stupita.

-MA voi siete una principessa reale. Dovete avere un appartamento vostro-

Rein si limitò a rispostare lo sguardo verso il giardino

-No, ho sempre avuto solo a disposizione la mia camera da letto, e ovviamente la biblioteca del palazzo. È stato il mio rifugio per molti anni-

Dreamy non disse niente, si limitò a stare lì, ferma e silenziosa, accanto alla principessa. Ad un tratto però si accorse che la principessa stava tremando

-Altezza, credo che sia il caso che rientriate. Le notti qui sono fredde, e voi siete coperta solo con quella vestaglia. Vi prego, non vorrei che vi ammalaste. Dopotutto avete un compito da svolgere qui-

Rein annuì, e si fece condurre da Dreamy dentro la sua stanza, che la accompagnò direttamente al letto. Poi, con movimenti rapidi, si avvicinò al camino, e in due secondi, dopo aver preso dei ceppi di legno che erano posti in una cesta al fianco del camino, accese un bel fuoco

-Questo dovrebbe aiutarvi a riscaldarvi. Ora pensate solo a riposare, altezza. Penserò a tutto io-

Rein annuì, mentre non riusciva a nascondere uno sbadiglio.

-Buonanotte altezza-

Mormorò la cameriera, e dopo aver fatto un inchino, si avviò alla porta. Ma Rein non si rese nemmeno conto che la porta fu chiusa, perché si era già addormentata.

 

 

Shade era irrequieto. Non riusciva a stare concentrato quella mattina. Era nel suo studio, assieme ad alcuni ministri, che stavano discutendo di risorse economiche e riforme da attuare per il regno. Shade avrebbe dovuto ascoltare e prestare attenzione, doveva farlo, era lui il futuro re dopotutto, ma quel giorno il suo pensiero era altrove. Precisamente si trovava al secondo piano del suo palazzo, nella ala riservata agli appartamenti privati, dove una giovane e distrutta principessa dai capelli turchini si trovava al momento. Shade non riusciva a togliersi dalla mente quell’immagine, l’immagine di sua madre, seduta per terra, intenta a consolare Rein. Si ricordava il corpo della giovane principessa scosso dai singhiozzi, il suo pianto disperato, la forza con cui si era aggrappata al vestito di sua madre. Non si era accorto, poi, quando Rein aveva perso i sensi. Sapeva solo che si era ritrovato a portare la principessa svenuta tra le sue braccia. Sentiva ancora il peso del suo corpo abbandonato tra le sue braccia, il volto di Rein appoggiato nell’incavo del suo collo. Nonostante fosse disperata in quel momento, Shade aveva pensato che era bellissima. Anche se aveva tutti i capelli scompigliati, i segni delle lacrime sulle guance, il vestito stropicciato e in alcuni punti macchiato, dato che si era accasciata per terra, era comunque bellissima. Era così vulnerabile ma al tempo stesso anche incredibilmente forte, questo Shade se lo sentiva, e lui ne era rimasto abbagliato. Ed ora non poteva fare a meno di pensare a lei, e di stare in pensiero. Rein era chiusa nella sua stanza da ieri sera, nessuna notizia era uscita da quando la porta dell’appartamento si era chiusa. Shade l’aveva lasciata nella mani capaci di Dreamy, una capace ed affidabile cameriera, gli aveva detto sua madre, e lui poteva stare tranquillo. E poi, a quest’ora, sua madre doveva essere andata a trovarla, per vedere come stava, se aveva bisogno di niente. E se ci fossero stati dei problemi lui ormai sarebbe già stato avvertito. Quindi tutto andava bene, e Rein doveva stare bene. La principessa infatti oramai si sarebbe dovuta essere calmata e tranquillizzata. Tutto andava bene, insomma, e Shade poteva concentrarsi con l’animo sereno su ciò che il ministro stava dicendo. Eppure non riusciva a stare calmo. Se invece fosse successo qualcosa e nessuno era venuto a chiamarlo per paura di disturbarlo? Tutti nel palazzo sapevano che se il principe era in riunione con i ministri non doveva essere disturbato. E se fuori dalla sua porta, in quel momento, ci fosse stato un servitore indeciso se bussare o meno? Shade detestava restare nell’ignoranza. Non sapere niente lo stava letteralmente facendo impazzire. Forse avrebbe dovuto mandare qualcuno a chiedere se Rein stava bene. Ma se lo avesse fatto… tutti nel palazzo l’avrebbero saputo nel giro di pochi istanti, e l’ultima cosa che voleva era che dei pettegolezzi venissero messi in giro sotto il suo tetto. Anche se, dopotutto, non c’era niente di sospetto nel chiedere notizie. Rein era una sua ospite, era sotto la sua custodia, era una sua responsabilità e in quanto tale doveva sapere se stava bene o se invece avesse avuto bisogno di qualcosa. Doveva trovare una soluzione a tutti i costi e…

-Vostra altezza?-

Shade alzò di scatto la testa. Nello studio il silenzio era tombale. Tutti i presenti lo stavano guardando, aspettando che lui dicesse qualcosa. Evidentemente il ministro doveva avere finito il suo discorso e si aspettava domande o chiarimenti o una usa opinione. Peccato che lui non avesse ascoltato nemmeno una parola. Non si ricordava nemmeno per cosa fossero riuniti lì.

-Vostra altezza…-

Ritentò cauto il ministro del tesoro, che ora lo fissava anche con un leggero imbarazzo. Doveva fare qualcosa, e subito. Si alzò dalla sedia, cosa che fece scattare sull’attenti anche i ministri

-Signori, sono desolato. Temo di non sentirmi troppo bene quest’oggi, non mi sento in grado di potere prendere alcuna decisione. Non potremmo aggiornare la seduta?-

I ministri presenti nello studio lo guardavano sconcertati. Mai prima di allora il principe aveva rimandato una seduta del consiglio, non era mai capitato. Il ministro del tesoro, preso in contropiede per quello strano sviluppo, non seppe cosa rispondere

-Ma maestà, voi avete chiesto l’incontro e… c’è da approvare la legge e subito se no potremmo rischiare di…-

Shade alzò una mano e l’uomo si bloccò di colpo

-Sono desolato, davvero. Ma credo che la decisione possa essere presa domani senza creare alcun danno al regno. Ministri, la seduta è aggiornata a domani-

E con quello Shade eliminò qualsiasi altro tentativo di discussione. La seduta era stata aggiornata, e gli uomini, dopo essersi inchinati, uscirono dallo studio. Shade sapeva che appena la porta si fosse rischiusa alle loro spalle avrebbero iniziato a commentare sgomenti l’accaduto. Ma dato il suo stato mentale al momento, non c’era stata altra scelta. Shade si lasciò cadere lentamente sulla sua sedia, abbandonandosi contro lo schienale e si portò poi un braccio sopra gli occhi.

-Certo questa è una cosa che non si vede tutti i giorni!-

Shade non accennò a muoversi e nemmeno ad assumere una posa più consona ad un principe, non con colui che aveva parlato almeno.

-Thomas, non è giornata per le tue battutine-

Thomas d’Orvail si spostò lentamente da dietro la sedia del principe, posto che doveva occupare in quanto capo della sua guardia privata, e si andò a sedere su una delle due sedie poste dall’altro lato della scrivania, sedia che era stata occupata poco prima dal ministro del tesoro. Una volta che si fu accomodato sulla sedia, Thomas non esitò ad alzare i piedi e ad appoggiarli sulla scrivania del principe, per poi abbandonarsi ad un sospiro liberatorio. Shade non dovette nemmeno guardarlo per sapere cosa aveva appena fatto

-Giù i piedi dalla mia scrivania-

Thomas non gli prestò molta attenzione, anzi lo liquidò con un semplice gesto di una mano

-Sono costretto a passare le mie giornate fermo immobile, in piedi, dietro quella tua sedia ad ascoltarmi discorsi interminabili di pomposi ministri del governo senza potere dire niente e non mi vuoi concedere nemmeno un attimo di pace? Che razza di principe sei-

-Thomas… giù i piedi dalla mia scrivania-

-Quanto la fai lunga! Mi sto solo riposando un attimo-

A quel punto Shade si alzò, e con un gesto veloce della mano afferrò le gambe del suo amico e le buttò giù dalla scrivania

-Quando ti dico di fare una cosa tu la devi fare!-

Thomas lo guardò con uno sguardo scettico sul volto

-Shade, se sei frustrato perché non sai come sta una certa principessa dai capelli azzurri non te la puoi prendere come me, il tuo solo e unico, meraviglioso e bellissimo permettimi di aggiungere, migliore amico-

Shade alzò gli occhi al cielo esasperato

-Hai dimenticato di dire modesto e terribilmente imparziale-

-Direi che queste qualità ormai sono scontate per chi mi conosce-

Shade si lasciò sfuggire un sorriso. Adorava Thomas, erano amici da tutta la vita e, anche se ogni tanto l’avrebbe voluto strozzare con le sue mani, sapeva che era il solo con cui potesse veramente essere se stesso. Ma questo non lo avrebbe mai ammesso davanti a Thomas. Shade si sedette nell’altra sedia che era posta davanti alla sua scrivania e si lasciò scappare un altro sospiro. Thomas aveva centrato in pieno il suo problema.

-Secondo te dovrei andare a vedere come sta?-

-Si dovresti-

-Ma se lo faccio tutti a palazzo lo sapranno nel giro di cinque secondi-

-E questo sarebbe un problema?-

-L’ultima cosa che voglio è metterla al centro dei pettegolezzi di palazzo…-

-Come se non lo fosse già-

Shade guardò sconvolto il suo amico, poi sospirò sconvolto

-Non mi vorrai dire…-

-Che il principe Shade è stato visto portare tra le sua braccia la giovane e sventurata principessa del regno del Sole, e che il principe aveva la preoccupazione stampata sul suo volto che mai aveva mostrato per qualcuno al di fuori della sua famiglia?-

-Non ci posso credere-

-Credeteci altezza. Il palazzo del regno della Luna vanta in assoluto il ruolo di maggior luogo di spettegolamento dell’intero pianeta di Wonder-

-Spettegolamento non è nemmeno una parola…-

-Ma rende perfettamente l’idea. E non cambiare discorso. A palazzo parlano già di te e di Rein quindi tanto vale che tu vada a vedere come sta. Anche perché non ci vorrà molto prima che si sappia che hai mandato via i ministri, prima volta in assoluto che capita, e tutti hanno visto che oggi hai la testa da un’altra parte. Quindi, per favore, te lo chiedo come amico, vai a vedere come sta e mettiti così l’animo in pace-

Shade rimase fermo immobile sulla sedia, a pensare. Doveva trovare la soluzione migliore per potere sapere se Rein stava bene, senza metterla ancora di più al centro dell’attenzione. E ad un tratto l’illuminazione. Si alzò di scatto e si avviò veloce verso la porta. Thomas rimase per un attimo spiazzato.

-Shade ma cosa…-

-Seguimi Thomas. Andiamo a fare quattro passi-

Thomas seguì il principe fuori dallo studio. Dovette accelerare il passo per stargli dietro.

-Si può sapere dove stiamo andando?-

Shade scese una rampa di scale e si avviò veloce verso un lungo corridoio. Thomas capì subito dove si stavano dirigendo

-Il giardino? Vuoi sul serio andare a fare una passeggiata… in giardino?-

Quando i due raggiunsero la porta a vetri che conduceva al patio da cui poi era possibile accedere al giardino privato del palazzo, una guardia si affrettò ad aprire la porta e i due uomini uscirono. Fu solo a quel punto che Shade si decise a parlare

-Esatto Thomas, il giardino. Devo schiarirmi le idee e l’aria fresca è la soluzione ideale-

Thomas rimase fermo immobile per qualche secondo. Non gli era sfuggita quella luce negli occhi del principe. Sapeva che Shade doveva avere escogitato un modo per vedere la principessa. E ad un tratto capì anche lui

-Shade, sei un maledetto genio-

Il principe si voltò verso di lui, un ghigno sul volto

-Era ora che te ne accorgessi. E ora muoviti capitano-

Thomas non se lo fece ripetere due volte.

 

Rein si svegliò quella mattina a causa della luce. Il sole irrompeva prepotente dalle enormi vetrate della sua stanza, inondandola di luce. Nonostante tutto, Rein aveva dormito bene, un sonno profondo e riposante, senza incubi. Si sentiva riposata e con l’animo sereno quella mattina. Si alzò a sedere e lentamente si stiracchiò. Con la luce del sole poteva ammirare ancora meglio la sua stanza. Era grande, di questo Rein se ne era resa conto anche di notte, ma di giorno… lo sembrava ancora di più. E, soprattutto, con la luce poteva vedere i dettagli. Le pareti lisce di un leggero colore rosato, quasi pesca, le rifiniture di stucco sul bordo del camino, di un colore giallo oro quasi zafferano, le rose di un colore rosso vibrante poste dentro due vasi identici di porcellana decorati a mano, la toilette in legno bianco posta nell’angolo della stanza, con sopra un bellissimo specchio ovale in cui era possibile pettinarsi e truccarsi comodamente stando seduta su una comoda poltroncina anch’essa bordata di bianco e con le coperture dell’imbottitura di un colore rosa pesca che riprendeva il colore delle pareti. Il letto, enorme, bianco, su cui era posta una meravigliosa trapunta azzurra fiordaliso con ricamato sopra un enorme mazzo di fiori misti, gigli, rose, campanule, margherite… Rein vi passo sopra la mano e sentì sotto di essa il tessuto finissimo di cui era fatta. Il baldacchino in legno bianco, sorreggeva delle delicatissime tende di seta dello stesso colore delle pareti, forse leggermente più scuro, che erano state lasciate aperte completavano la stanza. Ma ciò che più di tutto catturò l’attenzione di Rein fu il famoso campanello che Dreamy le aveva detto esserci la sera prima. Rein non aveva mai visto un campanello così, anche se sapeva che esistevano fatti di quel genere. Alla prima vista poteva sembrare una semplice corda attaccata alla parete. In realtà, se si tirava verso il basso, la corda azionava un campanello, che avvisava la servitù che l’occupante della stanza aveva bisogno. E Rein, senza esitazione, tirò il campanello. E mentre aspettava l’arrivo di Dreamy, si infilò la vestaglia e senza esitazione, si avviò veloce verso il suo terrazzo. Rein voleva vedere il giardino alla luce del giorno. L’aria della mattina era piacevole, e Rein si sentì completamente rigenerata sentendosi toccata dalla luce del sole. Arrivo alla balaustra in pochi passi e si appoggiò ad essa per osservare il panorama. Il giardino era meraviglioso. A vista d’occhio si estendeva una mare di verde. C’erano file di alberi ordinati che delimitavano dei sentieri di ghiaia bianchi. Le aiuole erano piene di fiori di tutti i colori, Rein vide cespugli di rose, gigli, tulipani e un sacco di altre specie che facevano di quel giardino un luogo d’incanto. Sembrava di osservare uno scrigno di pietre preziose, e Rein ne rimase abbagliata. L’unico rumore che si sentiva era il suono dell’acqua prodotto dalla fontana della Luna. Rein chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quel silenzio e da quella pace. La principessa sapeva che quello era un nuovo inizio. Dove l’avrebbe portata, Rein non lo sapeva. Per ora, per tre anni, sarebbe rimasta lì, con un compito preciso, un compito bellissimo e tremendo al tempo stesso. Certo, i suoi problemi restavano. Come si sarebbe comportata quando avrebbe rivisto la sua famiglia? Cosa avrebbe detto? Come avrebbero reagito? Ma per ora non ci voleva pensare. Per ora si voleva godere solo quella luce e quella sensazione di pace.

-Buongiorno principessa-

Rein si voltò sorridendo

-Dreamy, buongiorno a voi-

La ragazza si inchinò, poi con una mano indicò l’interno della stanza

-Vi ho portato la colazione, principessa-

Rein si portò una mano allo stomaco. In effetti, ora che ci pensava, era dal giorno prima che non toccava cibo

-In effetti avrei un po’ fame-

Dreamy le sorrise contenta

-Ottimo allora. Seguitemi. E dopo avere mangiato, principessa, penseremo a vestirvi, pettinarvi e poi vi farò vedere il vostro appartamento in tutto il suo splendore-

Detto questo Dreamy tornò dentro e Rein si apprestò a seguirla. Se quello era il primo giorno della sua nuova vita, non le dispiaceva per niente.

 

Nascosti da un albero del palazzo, Shade e Thomas avevano osservato il balcone della principessa Rein per diversi minuti. Non era raro che il principe e il suo capitano delle guardie passassero del tempo fuori a discutere o parlare, quindi chiunque fosse passato per caso dal giardino non avrebbe visto niente di insolito. Forse qualcuno avrebbe potuto notare la vicinanza del principe al balcone dell’appartamento privato della principessa Rein, ma ancora in pochi sapevano a che stanza sua altezza fosse stata assegnata. Era stato un modo per concedere a Rein alcuni giorni di tranquillità e quindi Shade non aveva impiegato molto tempo per scoprire la soluzione migliore per potere vedere se la turchina stava bene, anche se, come espediente, non poteva garantire alcun risultato. Rein avrebbe potuto non uscire, come avrebbe anche potuto farlo.

-Non vorrai passare qui tutta la giornata… vero?-

-Thomas…-

-Lo so, lo so, ma è solo che sai questa mattina non ho fatto colazione e visto che le cucine del palazzo sfornano sempre dei magnifici piatti per pranzo mi chiedevo se…-

-Thomas…-

-Non mi vorrai mica far morire di fame?-

Shade lo squadrò con un’occhiataccia

-Non sarebbe una cattiva idea-

Thomas si portò una mano al petto, sul cuore e assunse una espressione ferita

-Vale così poco la nostra amicizia per te? Mi vuoi vedere mort…-

Thomas non finì quella frase perché in quel momento lei apparve, e le parole gli morirono in gola. Anche Shade l’aveva vista arrivare, e anche lui non aveva parole. Perché quella mattina, Rein, era una vera e propria visione. Il sole la illuminava inondandola di luce che si rifletteva sulla vestaglia azzurra, e il riflesso dei suoi capelli blu sul marmo bianco del loggiato era meraviglioso. Perché Rein aveva i capelli sciolti, dato che si era appena alzata, e Shade non avrebbe mai pensato che potessero essere così lunghi. Rein li aveva raccolti tutti da una parte, in modo che ricadessero solo su una spalla, e quella massa di capelli sembrava come una distesa di cielo azzurro. Ma era il sorriso di Rein a renderla veramente abbagliante. E Shade, vedendola così, sorridente e baciata dal sole, si sentì terribilmente sollevato. Quello non era un sorriso finto o forzato, era un vero sorriso. E questo, per ora, tanto gli bastava. Fu per quello che senza dire niente altro, si incamminò verso l’ingresso del palazzo.

-Direi che sta bene-

Gli disse Thomas, una volta che gli si era avvicinato. Shade annuì, senza aggiungere altro.

-E i tuoi problemi sono appena cominciati principino mio…-

Shade si bloccò di colpo e fissò sorpreso il suo amico. Thomas continuò a camminare

-Che vuoi dire?-

Thomas si fermò e si voltò, un sorriso divertito sul volto. Poi, si portò entrambe le mani dietro la teste e le intrecciò tra di loro. E continuò a sorridere sarcasticamente al suo principe, ma non disse niente.

-Thomas… che cosa vuoi dire?-

Ma Thomas scosse la testa, divertito

-Mi dispiace Shade, non te lo dirò. Ci devi arrivare da solo. E credimi, io nel frattempo, mi divertirò un sacco-

Shade lo guardò sconvolto.

-Ti sei completamente rimbambito?-

Thomas si mise a ridere

-No Shade, credimi, mai stato più serio in tutta la mia vita-

-Io ho i miei dubbi…-

-Fidati amico, vedrai che alla fine mi darai ragione!-

-Tu sei matto-

-Vedremo… ma tanto alla fine, avrò ragione io. Dopotutto si sa, tra te e me, mio caro principe, il migliore sono io-

Shade fissò il suo amico indeciso su cosa fare, o dire. Cosa voleva dire che i suoi problemi erano appena iniziati? Rein stava bene, quindi ora poteva smettere di preoccuparsi. Aveva altro a cui pensare, un regno da mandare avanti, per esempio. Non aveva certo il tempo per tenere ancora la sua mente occupata dal pensiero di Rein… anche se, lo ammetteva, l’immagine di lei quella mattina l’avrebbe l’accompagnato ancora per molto tempo. Ma a dire che i suoi problemi erano appena iniziati… quella era proprio follia. E poi si sapeva, se Thomas aveva lo stomaco vuoto iniziava a delirare, e questo doveva essere proprio il caso. Problemi, che assurdità, Rein non sarebbe stata assolutamente un problema… vero?

-Cos’è poi questa storia che tu saresti meglio di me?-

-Cos’è principe, la verità fa male?-

Shade sospirò, di nuovo, quel giorno

-Thomas… giuro che un giorno ti uccido sul serio-

 

 

Rein non ci poteva credere. Doveva sognare in quel momento, non c’erano altre spiegazioni. Lei non poteva avere tutto quello a disposizione, solo per lei. 

-Non può essere vero…-

Dreamy accanto a lei sospirò, di nuovo, sentendola dire così.

-Altezza, ve lo posso assicurare. Queste stanze sono tutte per voi-

-Non può essere…-

-E’ così vi dico-

-C’è sicuramente un errore…-

-Nessun errore-

-Ma…-

Dreamy questa volta non ce la fece proprio più.

-Altezza, ora basta. Avete a disposizione tutto l’appartamento, è vostro e solo vostro. Nessun errore, nessuno sbaglio. Siete la principessa istitutrice della nostra principessa, siete una principessa reale del regno del Sole, a corte avrete un ruolo preciso, queste stanze sono adeguate al vostro titolo, compito, e ruolo. Quindi nessuna altra obiezione, per favore-

Rein fissò senza sapere bene cosa dire la sua cameriera personale. Dreamy aveva ragione. Lei aveva tutti i titoli per avere quelle stanze eppure…

-Ma non vorrei abituarmici e poi scoprire che…-

-Altezza, per l’ultima volta, nessun errore. L’appartamento del Giglio è vostro, tutto a vostra disposizione. Quindi come vi ho già detto, l’appartamento composto dall’anticamera, il salotto, la vostra camera da letto privata, il bagno, l’armadio e la biblioteca personale sono tutti vostri-

Rein si guardò ancora una volta intorno. Era in quello che Dreamy aveva definito il suo salotto privato, e di salotto vero e proprio si trattava. Era una stanza enorme, grande quasi quanto la camera da letto, se non di più e con tutto quello che si poteva desiderare. Le pareti erano verde chiaro, quasi acquamarina, e metà altezza della parte erano stati affrescati delle ghirlande di foglie e di fiori, precisamente di gigli. I gigli erano di due colori per la maggior parte, bianco e giallo, ma ogni tanto si potevano vedere anche dei gigli rosa. Due divani gialli posti al centro della stanza potevano accogliere comodamente sei persone, sotto di essi, un meraviglioso tappeto dai colori vivaci consentiva un leggero isolamento dal pavimento, in legno. Di fronte ai divani, un grande camino avrebbe consentito alla stanza di riscaldarsi durante i freddi mesi invernali. Un meraviglioso parafiamma di ottone giallo decorato con dei meravigliosi gigli, era posto davanti all’apertura del camino. Nella parete di sinistra rispetto al camino vi era la porta che conduceva alla sua camera privata, e di fianco ad essa, vi era una scrivania di legno intarsiato, dove ci si poteva appoggiare per scrivere lettere o altro. Sulla parete destra, invece, un’altra porta conduceva all’anticamera, il luogo di accesso all’appartamento e nell’angolo delle due pareti un tavolo rotondo, con quattro sedie, era a disposizione per la colazione e i pasti che volendo potevano essere consumati nella stanza. Sopra la tavola vi era un enorme vaso di cristallo, con dentro dei meravigliosi fiori bianchi, ovviamente dei gigli. Rein si voltò verso Dreamy e non poté fare a meno di chiedere

-Dreamy... so che siamo nell’appartamento del Giglio, e credo di avere capito da dove viene il nome dell’appartamento ma… si potrebbero avere anche degli altri fiori ogni tanto?-

Dreamy la guardò sorridendo, prima di annuire

-Ma certamente, vostra altezza. Come avete notato, in camera vostra sono state messe delle rose, ma per il salotto, avevamo pensato che il giglio fosse più, come dire, indicato. Ma se sua maestà non li gradisce li posso subito cambiare-

-No, nessun problema, puoi lasciarli. Sono bellissimi. Solo che, i gigli sono sulle pareti, sono sul parafiamma del camino e… anche sull’intarsio del tavolo. Vediamo di non esagerare troppo con loro, va bene?-

Dreamy semplicemente annuì. Rein stava per aggiungere altro quando una voce la bloccò

-I gigli sono simbolo di maestà e nobiltà, oltre che un simbolo di purezza, non lo sapevate?-

Rein si voltò di scatto e si ritrovò a fissare un paio di occhi scuri divertiti. La principessa non riuscì a trattenere un sorriso, mentre si inchinava di fronte alla donna che l’aveva portata in quel regno

-Vostra maestà-

-Principessa Rein, buongiorno-

-Buongiorno a voi, maestà-

Moon Maria sorrise alla giovane, prima di soffermare il suo sguardo sulla cameriera Dreamy, che non appena aveva visto entrare in stanza la sua regina si era prontamente inchinata

-Dreamy, potresti portarci del thè caldo per favore? Io e la principessa abbiamo molte cose di cui parlare e le conversazioni funzionano meglio se un buon thè le accompagna-

La cameriera si inchinò prontamente

-Come ordinate maestà. Gradite prendere il thè qui o…-

-Qui andrà benissimo. Grazie Dreamy-

La ragazza si inchinò di nuovo e poi uscì veloce dalla stanza. A quel punto Moon Maria si concentrò totalmente su Rein

-Allora principessa, come mai non amate i gigli?-

-Non è che non amo i gigli, vostra maestà, anzi al contrario, mi piacciono molto. Solo che… sono ovunque in questa stanza!-

Moon Maria guardò la stanza, guardò il parafiamma, le parteti, la tavola e si ritrovò a sorridere

-Questa stanza fu personalmente voluta e decorata dalla madre del re Skyler, cioè mio marito, quindi l’ha arredata mia suocera. Lei adorava i gigli, e desiderava metterli ovunque. Skyler mi diceva sempre che il povero pittore di corte fu costretto a ridipingere quei fiori sulle pareti sette volte prima che la regina fosse soddisfatta. Il risultato finale era… tremendo, credimi. Io l’ho visto l’appartamento com’era all’origine. Ho passato qui la mia prima notte in questo castello, sai? All’epoca non ero nemmeno fidanzata con Skyler, ero solo un’ospite del palazzo. E fui assegnata a questo appartamento. Dopo la morte della regina madre, mio marito mi chiese di riarredare questo appartamento, lui lo odiava, tutti quei gigli, proprio non gli piacevano, e io l’ho fatto, da buona moglie, ma questa stanza, non ce l’ho fatta a cambiarla. Dopotutto, e qui che mi sono innamorata, è qui che ho desiderato di potere stare in questo palazzo per sempre, ed è qui dove io e Skyler ci siamo baciati per la prima volta. Non ho avuto la forza di cancellare tutto questo…-

Rein rimase in silenzio, senza sapere cosa fare. Era la prima volta che sentiva la regina parlare di suo marito, o della suocera, o del suo primo bacio, e non sapeva come comportarsi. Nessuno le aveva mai insegnato come comportarsi in una situazione del genere e pensò che, alla fine, la scelta migliore fosse quella di rimanere in silenzio. Intanto la regina si era avvicinata al tavolo, e con una mano accarezzò un fiore bianco, delicatamente. Poi si voltò verso la principessa, e solo allora si accorse dell’imbarazzo della giovane. E solo in quel momento Moon Maria si rese conto di ciò che le aveva confidato

-Perdonami Rein, non mi ero resa conto, ma i ricordi sono affiorati e… scusami, non volevo imbarazzarti con storie del mio passato o del mio primo bacio-

Rein scosse la testa

-Nessun problema vostra maestà. Anzi, è un onore per me essere stata assegnata ad un appartamento che vuol dire così tanto per voi, mi onora-

Moon Maria le sorrise

-Grazie Rein, e devo dire, ottimo modo per risolvere una situazione imbarazzante senza offendere nessuno. Degno di un ottima principessa-

-Grazie mille vostra maestà-

-Ti prego, niente maestà quando siamo sole. Moon Maria andrà benissimo e spero di potere vantare lo stesso privilegio nel poterti chiamare semplicemente Rein-

-Certamente maestà-

-Rein…-

-Intendevo, Moon Maria. Chiedo scusa, credo che ci vorrà un po’ di tempo prima di potermi abituare-

La donna le sorrise caldamente. Rein si era scordata cosa volesse dire avere qualcuno sorriderle così caldamente. E tanto bastò per far si che tutto il dolore le tornasse all’improvviso, come un’onda inarrestabile. I suoi occhi si fecero lucidi e anche se lottava contro tutta se stessa, non poté impedire a due lacrime di scivolare dai suoi occhi. Moon Maria fu veloce a correre incontro alla ragazza e ad abbracciarla, forte

-Rein, perdonami se io…-

Rein scrollò il capo, decisa

-Non è colpa vostra maestà. Credo ci vorrà del tempo prima di superare tutto questo, e forse non ce la farò mai-

Moon Maria pose una mano sotto il mento della principessa e gentilmente le fece alzare il volto, in modo da poterla guardare negli occhi

-Il doloro può essere sia un nemico che un amico, fidati di me io lo so bene. Ciò che oggi provi, quel dolore che sembra impossibile da vincere, sarà ciò che ti renderà più forte. Perché il dolore, prima o poi, scemerà, fino a quando non lo sentirai più, e ciò che sarà arrivato al suo posto ti avrà resa migliore, più forte, più preparata. E come credo, una persona ancora più stupenda di quanto tu non sia già. Ma ci vorrà tempo, e ogni volta che avrai bisogno di un abbraccio, io sarò qui. Le mie stanze per te sono sempre aperte, in ogni momento-

Rein guardò la regina e le sorrise sinceramente. Mai nessuno le aveva parlato così, mai nessuno l’aveva abbracciata in quel modo da quando non era più una bambina. E gliene fu immensamente grata. Ma c’era qualcosa che doveva chiederle

-Perché io? Perché avete così tanta fiducia in me?-

-Io…-

Ma Moon Maria non riuscì a finire la frase, perché un improvviso rumore si sentì provenire da dietro la porta.

-Cosa…-

Rein cercò di capire cosa potesse provocare così tanto baccano, Ma Moon Maria non sembrava affatto stupita, anzi, sembrava sapere esattamente cosa stesse succedendo.

-Questo sarà sicuramente uno dei compiti più difficili della tua vita Rein… ma so che ne sarai all’altezza-

Rein non fece in tempo a chiedere cosa intendesse dire, che la porta del salotto si spalancò e la giovane principessa Milky entrò nella stanza, quasi correndo, precipitandosi verso la principessa dai capelli turchini

-Sapevo che ormai dovevate essere alzata! Buongiorno principessa Rein, dormito bene? Avete visto che giornata meravigliosa è oggi? Che ne dite di andare a fare un giro per il palazzo o per il giardino? O addirittura un picnic? Non sarebbe bello? Chissà, magari mio fratello potrebbe unirsi a noi e pranzare con noi! Se glielo vado a chiedere sono sicura che dirà di sì, non mi dice quasi mai di no… oppure preferite fare un giro per il villaggio? Forse converrebbe il villaggio ora che ci penso meglio, sicuramente avrete bisogno di comprare un sacco di cose, giuso? Dopotutto non siete venuta con nessun bagaglio, e dubito fortemente che dal palazzo del Sole vi mandino qualcosa dopo tutto quello che è successo ieri quindi…-

-Milky! -

Fu il rimproverò della regina Moon Maria, che guardò la figlia con uno sguardo misto di esasperazione e rimprovero. Milky solo in quel momento si rese conto della presenza della madre nella stanza e anche di ciò che aveva appena detto a Rein. Si staccò velocemente dalla turchina, e si affrettò ad abbassare il capo

-Perdonatemi madre io… spero di non avervi offeso principessa Rein, scusatemi-

-Milky, quante volte ti ho detto che prima di parlare bisogna pensare a quello che si vuole dire?-

Milky sembrò sul punto di replicare, ma richiuse la bocca e spostò lo sguardo verso il pavimento. Moon Maria si avvicinò alla figlia e le pose una mano sulla spalla e si voltò a parlare con Rein

-Come dicevo, non sarà un compito facile. Spero che la vivacità di mia figlia non vi abbia offesa e che le sue parole non vi abbiano causato altro dolore, di cui, ammetto, sono responsabile dopotutto-

Rein si affrettò a scuotere la testa, mentre si apriva in un sorriso

-Vostra maestà, mai in nessun modo mi potrei ritenere offesa. Rivedo molto della mia irruenza nella giovane principessa, anche io sono stata molto indelicata, se così posso dire, quando ero un po’ più giovane-

Sentendo quelle parole, Milky si sentì come se un enorme macigno le fosse stato tolto dalle spalle e il suo viso fu illuminato da un sorriso sincero

-Bene, visto che Milky non ha fatto nessun danno, che ne dite di prendere tutte insieme una tazza di thè? Ormai Dreamy dovrebbe arrivare-

Come la regina aveva detto, in quel momento dalla porta rimasta aperta, si vide entrare un carrello su cui sopra erano poste sopra una teiera di ceramica bianca con tre tazzine coordinate, e un enorme piatto con pasticcini e biscotti

-Maestà, il thè come richiesto-

-Molto bene Dreamy-

-Maestà, mi sono presa la libertà di aggiungere una tazzina anche per la principessina. Avevo immaginato si sarebbe aggiunta, e ho anche portato qualcosa da mangiare, i cuochi si sono premurati di assicurare alla principessa Rein un assaggio delle loro doti-

E con questo le tre donne si misero sedute al tavolo rotondo, mentre Dreamy preparava il tavolo e le serviva. Mentre Rein si gustava quella seconda colazione con coloro che l’avevano accolta a braccia aperte, per la prima volta da tanto tempo sentì qualcosa riscaldarle il cuore. Non era solo per il fatto che fosse parte attiva della conversazione, non era solo l’affetto che sentiva provenire dalla regina e dalla giovane Milky, era più che altro una sensazione di appartenenza. Rein, per la prima volta da molti anni, si sentiva parte di una famiglia. E avrebbe fatto di tutto per continuare a meritarsi quel posto e non deludere le persone che così fortemente l’avevano voluta.

 

Il thè proseguì alla fine per più di un’ora. Sarebbe continuato molto di più se ad un certo punto la regina non fosse stata costretta ad assentarsi. Un paggio era infatti venuto a cercarla per alcuni impegni a cui doveva attendere

-Scusatemi principessa, ma il dovere di regina mi reclama-

-Maestà, grazie per avermi dedicato così tanto del vostro tempo-

Moon Maria sorrise, prima di avvicinarsi alla giovane e darle un bacio su una guancia.

-Se vorrai poi continuare la conversazione che stavamo avendo prima che Milky irrompesse nella stanza, puoi venire da me ogni volta che vorrai. Le mie stanze sono sempre aperte per te-

-Grazie mille maestà-

Rein aveva tutta l’intenzione di sfruttare quell’invito. Dopotutto, voleva capire come mai la regina avesse così tanta fiducia in lei, voleva capire cosa avesse visto in lei che molti altri non avevano mai notato. Doveva capirlo, perché una parte di lei, mentre osservava la giovane che gli era stata affidata, ancora temeva di fallire miseramente. Rimaste sole le due principesse, Rein si guardò in giro per la stanza. Solo in quel momento si rese conto che ancora non aveva varcato tutte le porte dei suoi appartamenti. Ne rimaneva solo una, quella che più la stava chiamando. La porta che conduceva alla sua biblioteca personale, come le aveva detto Dreamy quella mattina. Così si avvicinò alla porta e si fermò lì, una mano sulla maniglia, mentre con lo sguardo si portò verso Milky che la osservava con ancora la tazza di thè in mano, indecisa se finire di bere o di posarla sul tavolo

-Principessa Milky, volete venire con me in esplorazione?-

Milky guardò perplessa la turchina.

-Esplorazione?-

Rein annuì

-Esatto, esplorazione. A quanto pare dietro questa porta si nasconde un luogo pieno di conoscenza, di misteri da svelare, di avventure pronte da vivere, di persone meravigliose che aspettano solo di fare la nostra conoscenza, ma anche di uomini malvagi, intrighi, complotti e tanto altro… allora volete venire con me principessa? Siete abbastanza coraggiosa?-

Milky si alzò veloce dalla sedie e si avvicinò in un attimo a Rein

-Certo che sono coraggiosa per farlo! Non ho mai saputo che ci fosse un posto del genere nel mio palazzo… certo che vengo con voi-

Rein si lasciò sfuggire una risatina

-Benissimo allora, anche perché qui dentro passeremo molto del nostro tempo insieme-

Milky alzò un sopracciglio perplessa

-Molto del nostro tempo?-

Rein annuì, poi lentamente girò la maniglia che scricchiolò sotto il peso della mano, e lentamente la porta si aprì. Rein passo per prima dalla porta e si guardò attorno, meravigliata. Era la stanza più bella che avesse mai visto. Era enorme e ovunque lei posasse lo sguardo vedeva solo loro, i suoi fedeli compagni di una vita.

-Libri?-

Chiese scettica la giovane principessa. Rein annuì, mentre si portava al centro della stanza e scrutava a bocca aperta. Tre lati su quattro erano ricoperti da scaffali in legno pieni di libri. Gli scaffali andavano dal pavimento al soffitto, e i libri erano ovunque. Al centro, un tavolo rettangolare con due sedie era pronto per l’uso, era il posto ideale dove insegnare e istruire Milky. La luce proveniva dalla stanza da due enormi vetrate poste di fronte la porta della sala che andavano dal pavimento al soffitto e che offrivano una vista meravigliosa sul giardino del palazzo. Da lì poi era anche possibile vedere una parte del palazzo stesso. Poi, immancabilmente, un enorme camino si frapponeva fra le due vetrate. Un tappeto enorme copriva quasi interamente la superficie del pavimento, al centro era rappresentata la luna, simbolo del palazzo, contornata da tutto un intreccio di gigli stilizzati dei colori del bianco e del giallo. Lo sfondo blu non faceva che risaltarli. Ma oltre ai libri, oltre al tappeto, alle vetrate, e al camino, ciò che più di tutti lasciava senza fiato era il soffitto affrescato a imitazione di una notte stellata e per rappresentare la luna che brillava nel cielo, un enorme lampadario di cristallo con sopra quelle che dovevano essere cento candele svettava imponente. Rein riusciva già ad immaginarselo accesso, di sera, mentre si gustava un libro seduta davanti al camino acceso. Ma mentre Rein guardava affascinata la stanza, Milky non ne sembrava così entusiasta.

-Quindi qui noi due dovremmo… studiare, giusto?-

Rein spostò lo sguardo verso la principessa e si lasciò sfuggire una risata.

-Credo proprio di si altezza. Questo sarà il nostro luogo di studio. E per quanto me ne sarà possibile, cercherò di renderlo il più piacevole possibile-

Milky la guardò scuotendo la testa.

-Principessa… studio e piacevole sono due parole che non possono stare nella stessa frase. Ma farò finta di crederci-

A quel punto Rein si lasciò andare ad una sincera risata, a cui si lasciò andare anche Milky. Poi la giovane si buttò di nuovo tra le braccia della turchina e si fece molto seria. Rein rispose all’abbraccio ma la guardò preoccupata

-Milky, cosa…-

-Sono contenta che voi siate con me. Vedrete, sarete fiera di me, non vi deluderò-

Rein a quel punto la strinse forte a se

-Nemmeno io vi deluderò. Farò di tutto per starvi accanto, lo prometto-

-Prima di iniziare tuttavia… potrei fare una richiesta?-

Rein fissò Milky negli occhi e annuì

-Possiamo smetterla di chiamarci principessa e darci del lei? Non potremmo semplicemente darci…-

-Del tu? E chiamarci per nome?-

Milky annuì, sorridendo speranzosa. Rein fece finta di pensarci per qualche secondo prima di rispondere

-Si può fare direi. Ma ad una sola condizione?-

-Quale?-

-Quando ci sarà da impegnarsi e studiare lo farai senza lamentarti, va bene?-

-Affare fatto!-

Milky a quel punto si staccò da Rein e si avvicinò alla vetrata che dava sul guardino. Poi si voltò verso la turchina con uno sguardo birichino sul volto

-Visto che oggi è il tuo primo giorno qui… non faremo subito lezione, giusto? Allora che ne dici di un giro per il giardino?-

Rein non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che si ritrovò afferrata per una mano e trascinata fuori dalla stanza.

-Ma solo per oggi, va bene?-

-Certo principessa!-

Ma chissà come mai Rein non ci credette fino in fondo.

 

 

Shade e Thomas erano tornati nello studio. L’attività di Shade era ripresa senza più intoppi, e la giornata stava passando come tutte le altre. Shade prendeva molto sul serio il suo ruolo di principe e futuro re, e la gestione del regno rientrava sempre tra le sue priorità. Aveva già perso tutta una mattina, e ora non voleva distrarsi con altro. Rein stava bene, l’aveva vista, e sicuramente avrebbe avuto poi modo di vederla presto, se non quel giorno nei prossimi. Quindi ora la sua attenzione poteva essere tutta concentrata sui documenti che imperversavano sulla sua scrivania. Avrebbe anche già fatto molto di più, se solo Thomas quel giorno avesse trovato pace

-Te lo ripeto per l’ultima volta, mi stai distraendo-

-Perdonatemi, principino, ma guardarti seduto alla tua sedia a leggere documenti presumo di una noia mortale non rientra nel mio concetto di divertimento-

-Nemmeno io mi sto divertendo, sto solo facendo il mio lavoro di gestire questo regno. E tu mi stai impedendo di svolgerlo al meglio-

Thomas si sedette nella sedia posta di fronte la scrivania e fissò il suo amico negli occhi

-Non darmi colpe che non possiedo Shade. Se sei distratto non è colpa mia…-

-Non stai fermo un attimo-

-Mi annoio-

-Mi distrai-

-Ho fame-

-Devo lavorare-

-Ma io rimango sempre con la fame…-

-Possibile che pensi solo al cibo?-

-Io non penso solo al cibo… penso al fatto che mi sono svegliato alle cinque di questa mattina e da allora non ho messo niente dentro lo stomaco-

-Dovevi pensarci prima-

-Dovevo organizzare i turni delle guardie non ho avuto tempo-

-Se tu non ti riducessi all’ultimo minuto per farlo…-

-Perdonami principe, ma ieri ero più impegnato ad organizzare un palazzo che era precipitato nel caos…-

-Quindi sarebbe colpa mia?-

-Chi ha portato una principessa priva di sensi a palazzo?-

-Avrei dovuto lasciarla per terra al palazzo del concilio?-

-Certo che no, non dico questo, ma presentarti a corte con in braccio la principessa svenuta pretendendo un alloggio immediato e sorveglianza non mi ha semplificato le cose-

-Sei il capo della guardia reale, oltre che della mia scorta privata! Gestire situazioni di questo genere è un tuo compito…-

-E l’ho fatto! E anche bene! Ma c’è anche il lavoro normale come tu ben sai-

-Che è quello che starei cercando di fare io se tu mi lasciassi in pace-

-Ma sei stato tu per primo a non farlo!-

-Quindi sarebbe colpa mia, conte?-

-Certo che si principe!-

 -Veramente credo che la colpa sia tutta mia da quello che ho capito-

I due si voltarono verso la porta dello studio stupiti. Lì, davanti a loro, c’era Rein, leggermente imbarazzata. Sia Shade che Thomas scattarono subito in piedi non appena la videro, e entrambi fecero un leggero inchino con la testa

-Principessa Rein-

Disse i due in coro sorpresi. Fu però poi Shade a continuare a parlare

-Non vi abbiamo sentita entrare…-

-Veramente è colpa mia. Mi era stato detto che ti avrei potuto trovare qui e ho bussato ma non ho aspettato la risposta e sono semplicemente entrata. Quindi è colpa mia in primo luogo-

-No, non è colpa vostra. Casomai è colpa di Thomas che mi tiene impegnato in discussioni ridicole…-

-Discussione che hai iniziato tu, principe, vorrei precisare-

Shade e Thomas si guardarono un attimo in cagnesco, mentre Rein non poté non trattenere una risatina. Shade spostò presto l’attenzione verso la turchina e la guardò preoccupato

-Non fare caso a Thomas, parla sempre a sproposito-

Thomas fulminò con lo sguardo il principe, prima di voltarsi verso la turchina

-E vogliate perdonare il mio principe, anche lui ogni tanto parla a sproposito-

Rein ridacchiò leggermente

-Direi che siete perdonati entrambi, ma solo se anche io posso essere perdonata. Non credevo di avere recato così tanto disturbo, mi dispiace-

Shade scosse la testa deciso e si avvicinò veloce a Rein

-Non avete niente di cui farvi perdonare. Ciò di cui io e Thomas stavamo parlando… non fateci caso, ve ne prego. È solo…-

-L’amicizia maschile tanto misteriosa per noi donne?-

Shade la guardò perplesso, prima però di riacquistare la sua compostezza

-Direi proprio di si principessa. Ma tornando a voi, mi stavi cercando e mi chiedevo… tutto a posto? Ti serve qualcosa? Non è che per caso qualcuno ti ha dato problemi o noia o…-

-No tranquillo, niente di tutto questo. Sono stati tutti molto gentili con me-

-Mi fa piacere-

Rein e Shade si guardarono sorridendosi a vicenda, anche se un leggero imbarazzo si impossessò contemporaneamente dei due. Era da molto tempo che non si trovavano l’uno così vicino all’altro e che si parlavano così tranquillamente, se si escludeva la conversazione avuta il giorno prima nel palazzo del concilio. In loro soccorso venne Thomas

-Principessa, prego accomodatevi. Immagino dobbiate parlare di questioni private. Altezza, sono subito fuori la porta se avrete bisogno-

Detto questo si inchinò e se ne andò. Mentre Shade faceva accomodare Rein sulla sedia, si voltò verso la porta dove vide Thomas fargli un sorriso sarcastico e fargli l’occhiolino. Shade gli rispose solo con un’occhiataccia.

-Shade-

Il suono del suo nome fece spostare l’attenzione di nuovo su Rein. Ora lei era seduta sulla sedia e lui in piedi di fronte. Così si affrettò a sedersi anche lui di fianco a lei nell’altra sedia e a sorridere

-Dimmi-

Rein esitò un attimo, aprì la bocca un paio di volte ma non sapeva come iniziare. A quel punto lui le venne in soccorso

-Qualsiasi cosa tu mi debba dire o chiedere, non farti problemi. Puoi dirmi tutto…-

Rein accennò un sorriso

-Io stavo solo cercando le parole giuste per ringraziarti ma… non riesco a trovare niente che sia adatto. Ogni volta che provo mi suona ridondante e quindi… posso dirti solo grazie, grazie per tutto-

-Rein io…-

Ma la turchina alzò la mano pregandolo di tacere

-Ti prego Shade, fammi dire quello che devo. Grazie non è abbastanza per tutto quello che hai fatto. So che pensi di non avere fatto niente, ma per me… tu mi hai ascoltata ieri, mi hai consolata, mi hai fatto ridere. Mi hai salvata dalle chiacchiere di Bright e di mia sorella e, mi hai dato forza quando più ne avevo bisogno. Quando mi hai preso la mano e mi hai scortata davanti ai saggi, tu mi hai dato coraggio e la forza di fare quello che ho fatto. E poi mi hai accolta in casa tua, mi hai letteralmente portato qui e mi hai dato ciò che non ho mai avuto in vita mia. Un appartamento tutto per me, una cameriera personale e la biblioteca! È meraviglia, grazie. Per cui, per tutto questo e per quello che farai ancora, grazie-

Shade guardò quella donna che conosceva da sempre, fin da quando erano bambini, ma che al contempo era un’estranea. Non si rese nemmeno conto di averle afferrato la mano, si ritrovò come meravigliato lui stesso nel vedere la sua mano circondare quella di lei. Rein era arrossita pesantemente in quel momento, ma si sforzò di mantenere il contatto visivo con lui

-Rein… ti prego, non merito un ringraziamento. Ho fatto tutto quello che mi sentivo, e mi sento onorato che tu abbia una così alta opinione di me. Sono lieto di esserti venuto in soccorso nel momento del bisogno e voglio che tu sappia che verrò ogni volta che tu vorrai. Quella porta è sempre aperta per te. Se vorrai parlare sono qui. E per quanto riguarda il palazzo, consideralo casa tua. Starai qui per tre anni e ti prenderai cura di mia sorella, lo so che lo farai, perciò, il palazzo del regno della Luna, il suo principe, il suo sconsiderato ma fidato capitano della guardia e tutta la corte sono a vostra disposizione principessa-

-Grazie infinite principe Shade. È un onore essere qui-

Shade le sorrise. Rimasero così per quello che a loro parve un secondo, quando all’improvviso bussarono alla porta e senza aspettare risposta, Thomas rifece il suo ingresso

-Desolato disturbare ma Shade ci sarebbe il ministro del tesoro che vorrebbe… parlarti-

L’esitazione di Thomas era dovuta al fatto che guardando il suo amico seduto non aveva potuto fare a meno di vedere la mano del principe intrecciata con quella della principessa e non aveva potuto impedire ad un sorriso di uscire sul suo volto. Shade vide subito cosa Thomas aveva visto e si affrettò ad alzarsi in piedi e al asciare la mano di Rein, mentre un leggero rossore gli imporporava le guance. Anche Rein era arrossita, ma si affrettò a celare il suo imbarazzo sorridendo e facendo un piccolo cenno con il capo

-Allora principe Shade vi lascio ai vostri impegni. Grazie per avermi ricevuta-

Rein si inchinò questa volta e si affrettò ad avvicinarsi alla porta. Shade rimase un attimo interdetto da quel repentino susseguirsi di eventi, ma ritrovò la voce prima che Rein uscisse dalla stanza

-Rein-

La turchina si voltò veloce verso di lui

-Si?-

-Per qualsiasi cosa sono qui. Tu non disturbi mai-

Rein non replicò, semplicemente sorrise e se ne andò. Thomas rischiuse un attimo la porta dietro di lei

-Chi l’avrebbe mia detto…-

-Thomas…-

-Già facciamo una prima mossa verso di lei! Bel colpo quello della mano, mi congratulo-

-Thomas…-

-No sul serio, approvo. Sarebbe una bellissima regina lo sai? Si, ce la vedo proprio come…-

-THOMAS!-

Thomas si voltò verso il suo amico, sempre sorridendo sarcasticamente

-Oh, te lo avevo detto che i tuoi problemi erano appena cominciati! Sai, mi divertirò molto in questi anni…-

Poi Thomas si affrettò ad uscire per dire al consigliere che Shade lo poteva ricevere. E nel frattempo Shade si prendere la testa con le mani e mormorava fra se

-Ma come posso considerarlo il mio migliore amico?-

 

Milky aveva aspettato nel corridoio mentre Rein parlava con suo fratello. Era rimasta stupita quando Rein le aveva chiesto se poteva parlare con lui, ma l’aveva accompagnata davanti allo studio del fratello e aveva aspettato. Aveva visto Thomas uscire con un sorriso sarcastico sul volto, e quando l’uomo l’aveva vista, si era affrettato a riprendere la sua compostezza e si era avvicinato rapido alla principessina. Arrivato davanti a lei si era inchinato poggiando un ginocchio per terra

-Principessa Milky del regno della Luna, questo misero uomo è a vostra disposizione per qualsiasi richiesta-

Milky aveva riso divertita prima di inchinarsi anche lei

-Conte Thomas d’Orvail l’onore è mio-

Poi i due scoppiarono a ridere

-Principessa, avete accompagnato voi qui…-

-Si, ho accompagnato io Rein. Voleva parlare con mio fratello prima di fare una passeggiata per il giardino-

-Ottima attività principessa, oggi la giornata è troppo bella per stare richiusa a palazzo-

-Lo so! E poi vogli fare vedere a Rein quanto è bello il nostro giardino! Dato che starà qui per molto tempo, voglio farle vedere tutti gli angoli più belli-

-Perfetto dire-

In quel momento un uomo dall’aria preoccupata si era avvicinato alla porta dello studio e vedendo Milky e Thomas si era affrettato a inchinarsi

-Principessa Milky, buongiorno!-

-Buongiorno a lei ministro. È qui per parlare con mio fratello?-

-Si principessa, ho bisogno di parlare immediatamente con sua altezza. È una questione importate…-

-Come qualsiasi cosa che riguarda il tesoro, dico bene ministro? Al momento sua altezza è impegnato, ma vado ad annunciarvi subito. Sono certo vi riceverà immediatamente-

La leggera ironia di Thomas era sfuggita all’uomo che si era limitato ad un cenno del capo come ringraziamento. Poco dopo, Rein uscì dalla stanza, e quando vide l’uomo in attesa facendo un piccolo cenno con il capo. L’uomo, totalmente impreparato a quell’incontro rimase così sorpreso che non ebbe il tempo di inchinarsi a Rein come prevedeva l’etichetta, gesto che comunque sarebbe risultato inutile visto che la turchina si era già avviata verso Milky che la stava aspettando

-Spero di non averci messo troppo-

Milky scosse la testa

-Thomas mi ha tenuto compagnia, e comunque sei stata dentro pochissimo-

-Meglio così allora. Vogliamo andare? Hai promesso di farmi vedere tutto-

Milky annuì contenta.

-Si certo, andiamo-

Ma mentre si stavano per incamminare furono fermate dalla voce di Thomas

-Altezze, un secondo-

Milky sospirò mentre si voltata verso il capo delle guardie

-Cosa volete Thomas?-

-Sapete quali sono le regole per uscire in giardino principessa, non è vero?-

-Ma non sono sola! Rein è con me-

-Certo principessa, ragion per cui dovreste capire la massima importanza delle regole-

-Ma Thomas!-

-Mi dispiace principessa-

A quel punto intervenne Rein

-Posso sapere di cosa state parlando?-

-Del fatto di come mio fratello abbia deciso di rovinarmi la vita…-

Disse sconsolata Milky. Thomas fece un sorriso tenero, prima di accovacciarsi verso la principessa per fare in modo che i loro occhi si guardassero

-Sapete che avete parte di responsabilità per queste regole. Se non aveste preso la brutta abitudine di sparire senza lasciare traccia, ora non ci sarebbe-

-Rimane comunque una regola ingiusta-

-Regola che io però devo assicurarmi di farvi rispettare-

-Chiedo scusa di nuovo ma… di cosa si tratta precisamente?-

Thomas si rialzò e si rivolse a Rein

-La principessa non può uscire da palazzo senza che una guardia la scorti. Deve sapere che è successo più di una volta che la principessa sia uscita di nascosto e sparita per molte ore prima che riuscissimo a ritrovarla. Per questo Shade vuole che ci sia sempre qualcuno con lei-

-Ed è una cosa stupida! Conosco bene sia il palazzo che il villaggio, non mi perdo mica-

-In realtà posso capire come mai abbiano imposto questa regola Milky!-

Milky guardò sconvolta Rein

-Sei dalla loro parte ora?-

Rein ridacchiò

-Si, sono dalla loro parte. Sono certa che tu conosca bene il palazzo e i dintorni, ma potresti finire in una brutta situazione, o incontrare persone che potrebbero farti del male. Credimi, tuo fratello lo fa per proteggerti, non per rovinarti la vita-

-Esatto principessa!-

-Ma qui non sarei da sola! Rein verrebbe con me, non conta?-

Thomas guardò Milky poi Rein, non sapendo bene cosa dire. Fu Rein ad intervenire

-Avrei io la soluzione. Conte Thomas, vorrebbe fare l’onore di accompagnarci lei? Così, io e Milky non saremmo fuori con una guardia ma con un… amico?-

Thomas guardò meravigliato la principessa, prima di accennare un sorriso

-Sarebbe un onore se la principessa mi vorrebbe considerare un amico. E se la principessa Milky gradisce, l’onore sarebbe tutto mio nello scortare le due principesse più belle del palazzo in giardino-

Milky trattenne a stento un sorriso, adorava ricevere i complimenti, ma fece finta di accettare di buon grado

-E sia, ma non azzardarti a mettermi in ridicolo Thomas o lo dirò a mio fratello-

-Parola di gentiluomo!-

E così il gruppo si avviò verso i giardini. Milky camminava veloce davanti a loro, mentre Rein e Thomas presero la strada con un po’ più di calma

-Sicuro di potere venire con noi? Non è che poi Shade si potrebbe arrabbiare?-

Thomas scosse la testa sorridendo

-Non vi preoccupate altezza. Conosco bene Shade e so che mi preferisce sapere fare la guardia alla sua amatissima sorella che non a lui. E poi, direi che come capo delle guardie, sia mio preciso dovere difendere e scortare due altezze reali. Sono sicuro che Shade approverà-

-Mi fa piacere. Ma vi prego, avrei una richiesta-

Thomas guardò la turchina

-Sono ai vostri ordini-

-Smettiamola con i titoli e il lei, non mi fanno sentire a mio agio, soprattutto con qualcuno con cui spererei di instaurare un’amicizia, visto che dovrò stare qui per un bel po’ di tempo-

Thomas le sorrise

-Solo a patto che anche voi non mi chiamiate più conte-

-Andata-

-Allora all’inizio di una splendida amicizia, Rein-

-All’inizio di una splendida amicizia, conte Thomas-

Disse Rein ridacchiando

-Ma così non vale!-

-Allora non dovevate dirmi subito il tuo punto debole, non trovi, conte?-

Thomas fissò allibito la principessa che si stava ovviamente divertendo

-Questa poi… e io che pensavo che le principesse fossero tutte dolci e gentili!-

-Ah, allora deduco che tu ne abbia conosciute ben poche!.

I due scoppiarono a ridere, ma furono interrotti dalla piccola Milky

-Ehi voi due vi volete muovere? Non posso mica perdere tutto il tempo ad aspettarvi! E Thomas, smettila di infastidirla-

Urlò loro Milky dal fondo del corridoio. Thomas sentendo quelle parole alzò gli occhi al cielo sconsolato

-Quando fa così è terribilmente uguale al fratello. M perché devo sempre essere io la causa di tutti i mali?-

Rein scoppiò a ridere divertita, seguita da Thomas. Quella poteva veramente essere l’inizio di una bella amicizia.

 

Orami stava calando la sera a palazzo. La giornata della regina era stata più intesa di quanto non si fosse aspettata. Aveva avuto udienze su udienza, e ormai erano diverse ore che era seduta sul trono della sala del trono. Quando anche l’ultima persona fu sentita, e nella sala non rimase più nessuno, Moon Maria si lasciò andare ad un sospiro di sollievo mentre si accasciava sulla sedia. La parte peggiore delle udienze era infatti, rimanere ferma immobile e bella dritta sul trono, senza mai potere appoggiare la schiena al comodo schienale imbottito. Ed era sempre una gioia immensa poterlo fare alla fine di tutto. Per colpa delle udienze poi non aveva neanche avuto il tempo di pranzare, cosa che invece sperava di potere fare, per potere pranzare con la figlia e Rein. Le dispiaceva averla lasciata sola in quel primo giorno, ma sperava che Milky le avesse riempito la giornata, cosa di cui, anzi, era certa. Tuttavia, anche se era rimasta chiusa nella sala del trono per ore, aveva già saputo del grande pettegolezzo che ormai girava per il palazzo. Rein e Shade avevano parlato nello studio privato del principe, e, come ogni pettegolezzo, questo aveva scatenato la fantasia di tutta la corte. Come mai la principessa aveva parlato con il principe? Cosa si erano detti? Tutti volevano sapere, e anche se una certa curiosità pervadeva anche la regina, Moon Maria pensava di sapere cosa Rein avesse detto a suo figlio. L’aveva sicuramente voluto ringraziare per tutto quello che aveva fatto per lei. Sicuramente doveva essere stato per quello, e l’occasione per sapere subito la verità si presento a lei poco dopo, quando le porte della sala del trono si aprirono e suo figlio entrò in sala.

-Madre-

Disse facendo un piccolo inchino con la testa. Moon Maria indicò al figlio il trono vuoto posto accanto a lei, e Shade fece i pochi gradini e si sedette di fianco alla madre

-Giornata pesante?-

Shade scosse la testa

-Il solito. Ministri che chiedono cose assurde, resoconti da leggere, nuove leggi da promulgare… il solito. E voi madre? Vi vedo stanca, state bene?-

Moon Maria sorrise al figlio, prima di appoggiare una mano su quella di Shade

-Solo stanca, ma sto bene. Da quando ti sei preso la maggio parte degli obblighi del regno, la mia salute ha trovato un notevole giovamento. Ma le udienze oggi erano infinite, non ho nemmeno avuto il tempo di pranzare-

-Nemmeno io ho avuto il tempo…-

Rimasero in silenzio per qualche secondo, prima che la regina si decidesse a chiedere

-Rein è venuta a parlarti, vero?-

Shade guardò meravigliato la madre, poi sospirò

-I pettegolezzi volano in questo palazzo…-

Moon Maria sorrise

-Ti ci abituerai. Allora è vero?-

-Si, è vero. È venuta a ringraziarmi per tutto quello che ho fatto per lei. Eppure io non sento di avere fatto niente di speciale…-

-Sono le piccole cose a volte a rimanere impresse nella mente delle persone, più che i gesti eclatanti-

-Così pare…-

-Niente altro poi? Ti ha voluto solo ringraziare?-

Shade annuì

-Solo questo. Poi siamo stati interrotti. Il ministro del tesoro voleva parlarmi urgentemente. Per lui tutto è urgente-

-È il tesoro, è sempre una questione urgente quando si parla di denaro. Ma se tu sei stato tutto il giorno chiuso nello studio e io qui vuol dire che Rein e Milky sono state da sole tutt’oggi-

Disse preoccupata Moon Maria, ma Shade scosse la testa

-Non vi preoccupate madre, Thomas era con loro-

-Thomas? Intendi Thomas D’Orvail, l’uomo posto a capo delle guardie di palazzo e della tua guardia personale?-

Shade annuì accennando un piccolo sorriso.

-Si, proprio lui. Le ha accompagnate in giardino, Milky ha voluto fare vedere a Rein tutto il giardino cosa che è durata ore da quanto mi ha detto Thomas-

Moon Maria ridacchiò

-Milky adora proprio Rein, ne sono contenta-

Shade guardò la madre indeciso. Moon Maria si era appoggiata alla spalliera del trono e aveva chiuso gli occhi, ma sapeva cosa passava nella mente del figlio

-Avanti Shade, chiedimelo-

-Tu volevi Rein fin dall’inizio, giusto? Hai fatto tutto questo per lei, non è vero?-

-Si, è vero. C’è qualcosa in quella giovane principessa, un potenziale che è stato, non so se volutamente, celato a tutti, compreso a Rein stessa. Ma sono riuscita a vederlo-

-Di cosa state parlando?-

Moon Maria aprì gli occhi e si mise a fissare il figlio seria

-Rein è una vera altezza reale Shade. Non so come poterlo spiegare a parole solo… è stata come nascosta in tutti questi anni. Ma sono sicura che se posta nel ruolo in cui è destinata a stare, se posta in un ambiente dove le viene riconosciuto ciò che le spetta di diritto allora… lei inizierà a brillare e lascerà tutti senza fiato-

-Quindi hai fatto tutto questo per… per metterla in luce?-

-So che può sembrare strano Shade, ma credimi, ciò di cui tua sorella ha bisogno, non è solo una principessa che le insegni come comportarsi e il resto, ma vedere una vera principessa all’opera. Milky apprenderà di più da lei osservandola che non da tutto quello che Rein le potrà mai insegnare-

-Imparare osservando i migliori…-

-Esatto. Proprio come hai fatto tu-

Shade fissò sua madre perplesso

-Io?-

-Si Shade, tu. Forse non te lo ricordi, ma tu seguivi sempre tuo padre, e lui si faceva seguire da te. Passavi così tanto tempo in quello studio con lui, che anche se non te ne sei accorto, hai imparato il tuo ruolo da tuo padre. Gli assomigli così tanto-

Shade distolse lo sguardo da sua madre e lo puntò contro la porta della sala.

-Eppure ho ancora così tanto da imparate…-

-Nella vita non si smette mai di imparare, ma tu di cose ne sai già abbastanza, abbastanza per mandare avanti questo regno senza problemi, fidati di me-

Moon Maria si alzò dal trono e si avviò verso le porte della sala. Quando fu arrivata a circa metà della stanza si voltò verso il figlio. Shade era rimasto seduto immobile e fissava sua madre perplesso, come ogni volta che parlava con lei

 -Shade?-

-Si madre?-

-Mi sono dimenticata di chiederti una cosa, un favore per l’esattezza-

Shade si alzò ed andò in contro a sua madre

-Voi che mi chiedete un favore?-

-Si esatto, e un grosso favore aggiungerei-

Shade alzò un sopracciglio e guardò interrogativo sua madre. La regina prese il braccio che il figlio le porgeva e insieme si avviarono verso la porta

-Ditemi-

-Come ben sai, Rein è arrivata qui con solo ciò che portava addosso, e per una principessa si tratta di praticamente niente-

Shade annuì

-Ci avevo pensato anche io, ma non so come devo comportarmi. Non mi sembra il caso di scrivere una lettera al re Toulouse per chiedere che mandi gli oggetti della figlia qui, e non credo che Rein abbia voglia di tornare a casa-

-No, credo che Rein non debba assolutamente tornare nel regno del Sole, almeno per i prossimi giorni-

Shade annuì

-Allora cosa suggerisci di fare?-

-Per questo ho detto che mi serve un favore da te…-

-Non vorrai che vada io nel regno del Sole, vero?-

Moon Maria rise

-Certo che no. Sarebbe quanto mai sconveniente, e poi, non posso mica permettere che mio figlio si occupi degli effetti personali di una principessa nostra ospite. La metteremmo solo in imbarazzo a meno che non sia lei a chiederlo direttamente-

-Concordo-

-Bene, perciò valuterai che la richiesta che ti farò, è la soluzione migliore-

Shade si fermò e guardò sua madre, un campanello dall’allarme nei suoi occhi

-No…-

-Si Shade, credo che sia la sola soluzione possibile, e poi ti avevo detto che sarebbe stato un enorme favore-

-Enorme non è abbastanza…-

-Convocherò a corte il sarto reale. E dovrò commissionare tutto un intero guardaroba per Rein, compresi abiti da tutti i giorni, da cerimonia, da gran gala, per non parlare di indumenti intimi, vestaglie e le scarpe…-

-Madre…-

-Un intero guardaroba reale nuovo-

-Madre…-

-Credo che dovrai convocare a palazzo di nuovo in ministro del tesoro e trovare una soluzione-

-Madre…-

-Ah, e poi, ovviamente, bisognerà anche commissionare accessori, e anche qualche gioiello presumo… certo, potrei donarle qualche pezzo della collezione di famiglia, ma non vorrei dopo che certe persone a corte pensino cose che non sono vere, non sei d’accordo anche tu? Quindi gioielli, si servono gioielli-

-Madre… stiamo parlando di una considerevole somma di denaro madre-

-Si, esatto-

-Rein non accetterà mai tutto questo…-

-Non le lascerò scelta Shade. Il sarto viene domani mattina, perciò, bisognerà correre tesoro-

-Mi stai mettendo di fronte ad un dato di fatto che non alla richiesta di un favore-

Moon Maria si staccò dal figlio e gli sorrise

-Si, direi proprio di si. Ma dopotutto sono tua madre, e tu farai come ti dico, non è vero? E poi, sono ancora la regina, o sbaglio? Ci vediamo a cena Shade, e in orario. Non vorremo fare aspettare la nostra ospite…-

E Moon Maria si avviò veloce verso le sue stanza, seguita a distanze dalla sua fedele cameriera personale che non l’abbandonava mai. Shade rimase così solo in corridoio, o almeno era quello che credeva fino a che una voce fin troppo familiare non lo distrasse dai suoi pensieri

-Direi che questa volta tua madre ti ha proprio fregato Shade-

Thomas sbucò dall’ombra di una colonna

-Lei mi frega sempre Thomas, è questa la realtà-

Thomas mise una mano sulla spalla del suo amico, in un gesto di consolazione

-Shade, non c’è niente da fare. Contro le madri non ci si può mettere, perché ci fregano sempre-

Shade guardò sorpreso il suo amico

-Thomas, per la prima volta nella mia vita ti sento dire qualcosa di intelligente…-

Thomas lo guardò in cagnesco, anche se un accenno di sorriso gli increspò le labbra

-Sapessi quante cose senso dici tu amico… se solo sapessi-

Shade per tutta risposta, gli diede un amichevole pugno sul braccio.

-Ehi, potevi farmi male, lo sai?-

Shade nel frattempo si era avviato lungo il corridoio, prestando poca attenzione all’amico

-Siamo così poco resistenti capitano della guardia reale? Comunque corri ad avvisare qualcuno di chiamare il ministro del tesoro per domani mattina. Avremo da discutere parecchio temo…-

Thomas ridacchiò prima di rispondere

-Le gioie e gli oneri di essere un principe Shade… ma pensa all’immensa gratitudine della principessa! Potrebbe valerne la pena pur di vederla sorridere, non trovi?-

Shade non si voltò a rispondere, perché non voleva iniziare una nuova ennesima discussione con Thomas, ma dovette concordare che forse non aveva tutti i torti. Se c’era una cosa che aveva imparato ad apprezzare ormai, era il bellissimo sorriso di Rein e si, si disse, se doveva discutere con il ministro per vederla sorridere, allora ne sarebbe di certo valso la pena.

 

 

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Ciao a tutti e anche se con qualche giorno di ritardo, Buon Natale!! 🎅

Spero abbiate passato delle buone giornate e che tutto sia andato per il meglio! Io sono sincera, speravo di pubblicare il capitolo entro natale per farvi un piccolo regalo, ma non ce l’ho fatta, e mi ritrovo con qualche giorno di ritardo… perdonatemi.

Purtroppo so che non anche un bel po’ di mesi che non aggiorno, per cui spero che questo capitolo molto lungo, possa un pochino farmi perdonare. E spero anche che non risulti troppo noioso e ridondante, ma ne avevo bisogno. Avevo bisogno di descrivere un po’ di rapporti tra i vari personaggi e anche di descrivere un po’ le stanze di Rein, perché tutto a tempo debito, vi sarà chiaro.

Per la descrizione del giardino, non vi preoccupate, a tempo debito ne parlerò ampiamente!!!

Che dire, spero che i miei personaggi vi piacciano tanto quanto piace a me di scrivere su di loro… e poi lo ammetto, adoro il mio Thomas, per ciò spero che piaccia tanto anche a voi XD

Lo so che questo capitolo lascia molti punti oscuri e so che non ho mai accennato ai genitori di Rein e a Fine o a qualsiasi cosa che riguardi il regno del Sole direttamente, ma volevo almeno concedere una giornata di riposo a Rein dai suoi problemi, e quindi se volete un po’ di dramma, dovrete aspettare il prossimo capitolo.

Che dire, infine come sempre, se trovare errori che mi sono sfuggiti nella fase di revisione, fatemelo sapere. Ormai lo sapete, ci tengo a fare le cose per bene e a farvi avere una lettura piacevole e scorrevole senza errori quindi se c’è qualcosa, anche se spero di no, segnalate pure, non mi affondo anzi.

Per ultimo anche se per me è importantissimo, GRAZIE di cuore a tutti quelli che sostengono me e questa storia. Grazie a tutti quelli che hanno il tempo di lasciare una recensione, ma anche ai miei lettori silenziosi, grazie veramente dal profondo del mio cuore. Vedere quanto la storia sia seguita, e siete tanti, fidatevi, almeno rispetto alle altro storie che ho scritto, mi fa veramente scaldare il cuore e venire la voglia di andare avanti. Perciò grazie.

 

Ora ho finito veramente, ci vediamo nell’anno nuovo e io vi auguro ancora un Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

Un bacione grande dalla vostra

Juls

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

Rein non era mai stata una donna vanitosa. Non le era mai importato troppo di come sarebbe apparsa in pubblico, non adorava gli abiti sfarzosi e ingombranti, tanto amati dalla sua amica Altezza, non era interessata ad abbagliare tutti con la sua apparenza o con i suoi vestiti costosi da principessa. Rein amava gli abiti sobri, non troppo ampi, con decorazioni semplici e fini, e lo stesso valeva per acconciature e gioielli. Era il suo stile, ed era sempre stata una lotta con il sarto di corte del regno del Sole quando si trattava di confezionare gli abiti da cerimonia per le occasioni ufficiali. Ma soprattutto, se c’era una cosa che detestava con tutto il suo cuore, era fare la “prova abito”. Non sopportava il fatto che qualcuno la misurasse, la sfiorasse o la toccasse mentre indossava niente altro che una semplice sottoveste, che scribacchiasse le sue misure su un foglio di carta, scuotendo la testa mentre annotava il suo giro vita, sempre troppo per il sarto di corte, come se fosse lei la principessa che si intrufolava nelle cucine per scroccare qualche dolce di nascosto. E non sopportava per niente il fatto di dovere trattenere il fiato, provare diversi tipi di bustino che le impedivano di respirare, odiava i bustini più di qualsiasi altra cosa, e anche il fatto di dovere alzare le braccia, abbassarla, alzarle di nuovo… la prova degli abiti era una tortura per lei, insomma. Ma la cosa che più detestava era il fatto di non avere mai voce in capitolo sui suoi abiti. Nemmeno la scelta dei colori le era concessa, o la scelta del modello del vestito. Era sempre stata sua madre a decidere per lei, o il sarto, o sua sorella. Quindi, quando quella mattina la cameriera personale della regina era venuta a chiamarla in stanza, per dirle che la regina e il sarto di corte la stavano aspettando, Rein non aveva potuto impedire alla tazza di the che teneva in mano di caderle dalle mani, macchiando la tovaglia di lino bianco. Dreamy era corsa subito da lei, preoccupata

-Altezza, vi siete brucaita per caso? Il the non vi ha scottata, vero?-

Rein si era affrettata a scuotere la testa, mormorando una scusa imprecisata. La cameriera personale della regina, una donna alta e austera, con uno sguardo impassibile sul volto, le aveva rivolto uno sguardo misto di disapprovazione e curiosità per quello strano comportamento.

-Io, non saprei… questa mattina avrei dovuto iniziare… insomma, la principessa Milky di certo…-

Rein stava farfugliando e si stava maledicendo da sola. Aveva letto mille libri, sapeva fare discorsi complessi e complicati, si vantava di avere un ampio e variegato vocabolario, e ora non riusciva nemmeno a mettere insieme una frase di senso compiuto. Tuttavia la donna, impassibile, sibilò quella che per Rein equivalse come ad una dichiarazione di arresto.

-Ordine della regina, principessa. La principessa Milky è già stata avvertita di questo cambio di programma, la vostra prima lezione è stata rimandata a domani-

Rein non poté controbattere.

-Se sua maestà ha ordinato così…-

Mormorò a voce bassa, facendo un piccolo inchino con la testa. La risposta sembrò piacere alla donna, che per la prima volta da quando era entrata, si lasciò sfuggire un minuscolo e impercettibile movimento della bocca, come un accenno di sorriso.

-Molto bene principessa. Dreamy l’accompagnerà all’appartamento di sua maestà la regina, tra un’ora esatta-

Detto questo la donna le fece un inchino e sparì dalla porta del salotto. Rein si lasciò crollare contro lo schienale della sedia.

-Tutto bene principessa?-

Le chiese esitante Dreamy, uno sguardo preoccupato nel volto, mentre le portava un’altra tazza di the caldo. Rein fissò la ragazza e la tazza di the, e alzò una mano per fermarla.

-Basta the, e porta via anche il resto della colazione, mi è passato l’appetito-

-Ma non avete praticamente mangiato niente e…-

-È meglio così, fidati-

Dreamy non fece altri commenti, ma si mise a sparecchiare la tavola in silenzio. Rein si alzò dalla tavola, e si avviò veloce verso la porta della sua biblioteca privata.

-Principessa, ma che…-

-Devo rilassarmi un attimo. Chiamami quando sarà ora di andare-

Rein non aspettò nemmeno la risposta, e chiuse la porta con un movimento secco e deciso. Dreamy rimase a fissare la porta chiusa, mentre scuoteva la testa incredula

-Sarà una lunga giornata…-

 

 

La regina Moon Maria stava facendo avanti e indietro per la sua camera ormai da cinque minuti. Da quando aveva mandato Elinor, la sua cameriera personale, ad avvisare Rein della sua decisione, era in ansia, e una parte di lei si sentiva anche in colpa. Aveva dato un ordine diretto ad una altezza reale sua ospite, non propriamente un comportamento degno di rispetto verso una principessa, e l’avrebbe obbligata ad accettare un guardaroba nuovo senza possibilità di controbattere. Moon Maria sperava solo che Rein non si sarebbe sentita in colpa o in imbarazzo o, peggio ancora, in debito con lei. Non lo faceva certo per farla sentire in debito, o metterla a disagio, si stava comportando come una donna assennata e come una madre. Non poteva certo lasciarla con un solo abito, sarebbe stato sconvenitene. E non poteva nemmeno scrivere al regno del Sole, era troppo presto, e per un po’ Moon Maria non voleva avere niente a che fare con loro. Certo, una parte di lei aveva sperato che Elsa avrebbe pensato a mandare qualche effetto personale della figlia lì a palazzo, ma non era ancora arrivato niente, nemmeno una lettera per sapere come stava. La regina si chiedeva come una madre potesse ignorare così totalmente una figlia. La donna era talmente presa dai suoi pensieri che non sentì il rumore della porta aprirsi e non si rese conto della presenza di Elinor se non quando la donna si schiarì la voce per farsi notare. Moon Maria si portò una mano sul cuore, spaventata.

-Vostra maestà-

Disse la donna

-Elinor… mi avete spaventata-

La cameriera abbassò ancora di più il capo

-Sono desolata maestà, non era mia intenzione… ma vi ho già detto che non è molto regale farsi trovare immersa nei propri pensieri e a mormorare a mezza voce… qualcuno potrebbe approfittarne-

Un leggero rossore imporporò le guance della regina

-Mi trovo nelle mie stanze private, e… ma perché perdo tempo a litigare con te?-

Elinor sorrise, mentre guardava la sua regina sedersi sulla sua poltrona preferita e scuoteva la testa, sconsolata.

-Se non fossi una mia amica, Elinor, ti avrei già mandato via da tempo-

-Ma sapete che ho ragione…-

-Tu sei l’unica che osa dirmi ancora cosa devo fare, lo sai?-

Elinor alzò le spalle, cosa che provocò uno sguardo meravigliato nella regina, per poi esplodere in una risata.

-Elinor, Elinor, ma come avrei fatto tutti questi anni senza di te?-

La donna si avvicinò alla regina, e si inchinò

-Allo stesso modo con cui avete affrontato tutto quanto in passato-

-Farò finta di crederti. Comunque, ora dimmi, come ha preso la notizia Rein?-

Elinor fu per un attimo indecisa sul da farsi, ma se c’era una qualità che la regina aveva sempre ammirato ed elogiato nella donna, era l’onestà con cui diceva le cose.

-Meglio di quanto mi aspettassi, maestà-

Un sorriso comparve sul volto della regina, assieme ad un sospiro di sollievo

-Ha solo fatto cadere la tazza di the che teneva tra le mani macchiando la tovaglia di lino bianca della defunta regina madre, pace all’anima sua, e poi ha farfugliato qualcosa ma alla fine ha ceduto. Sarà sicuramente una mattinata interessante, vostra maestà-

Il sorriso sulle labbra di Moon Maria si raggelò all’istante. Poi si lasciò andare contro lo schienale della poltrona, con gli occhi chiusi

-Mi odierà ora, non è vero?-

-Odiare è una brutta parola maestà… ma penso proprio di si-

Moon Maria si lasciò sfuggire un gemito di dolore

-Elinor, i sali, presto-

Elinor non se lo fece ripetere due volte. E mentre si avviava verso la camera da letto della regina non poté non lasciarsi sfuggire un commento

-Sarà una lunga giornata…-

 

 

Milky quella mattina non poteva credere alle parole che suo fratello le stava dicendo. Quando lo aveva visto entrare in camera sua, si era precipitata verso di lui, abbracciandolo forte

-Shade! Sei venuto per fare colazione insieme a me?-

Suo fratello le aveva sorriso, mentre con una mano le carezzava i capelli, scompigliandoglieli un po’.

-Veramente io ho già fatto colazione, un paio di ore fa. Ma una tazza di the la prenderei volentieri-

I due fratelli si accomodarono nella tavola, e mentre una cameriera serviva loro il the, i due si misero a parlare

-Ho saputo che hai fatto vedere il castello intero a Rein-

Milky annuì

-Si, le ho fatto vedere i posti più belli, a iniziare dal giardino. Ma tanto lo so che lo sai già, Thomas è stato con noi per tutto il tempo…-

Shade percepii il tono di rimprovero di sua sorella, e un piccolo sentimento di colpa di insinuò in lui.

-Lo sai perché vi ha accompagnato-

-Ma io…-

-Milky… l’intero gruppo di guardie del palazzo e la guardia cittadina ti hanno cercato senza trovarti. Mi hai fatto mobilitare una intera guarnigione-

-Ma io…-

-Ne abbiamo già parlato. Fino a quando avrò la certezza che non ti avventurerai da sola fuori dai confini del castello per andare chissà dove, avrai sempre qualcuno che ti accompagnerà. E il tuo cercare di seminarli tutte le volte non aiuta a migliorare la tua situazione-

Milky imbronciò lo sguardo, mentre beveva un lungo sorso del suo the.

-Va bene, farò la brava. E non mi lamenterò più-

Shade sorrise, ben sapendo che alla prima occasione, sua sorella avrebbe di nuovo, cercato di sfuggire dalla sua scorta. Ma dopo tutto anche lui usciva dal castello di nascosto quando era più piccolo… ma almeno lui non si era mai fatto beccare dalle guardie di palazzo.

-Comunque, non sarai venuto qui solo per farmi la predica, di nuovo, vero?-

Shade scosse il capo, mentre appoggiava la sua tazza, orami vuota, sul tavolo.

-No, veramente, sono venuto a dirti una cosa-

Milky si fece attenta subito. Era raro che suo fratello si comportasse così, di solito le mandava i messaggi per conto di Thomas, o qualcun altro del palazzo

-Di cosa si tratta?-

-So che questa mattina avresti dovuto iniziare le tue lezioni con Rein, giusto?-

Milky annuì

-Si, esatto. Perché?-

-Il programma è rimandato, niente lezione questa mattina-

Milky fu presa da una paura incontrollabile. Si sporse dalla sua sedia, e afferrò il polso di uso fratello, stringendolo forte

-Perché? Rein ha cambiato idea? O sta male? Le è successo qualcosa?-

Shade prese la mano di sua sorella, e gliela strinse.

-No, Rein non ha cambiato idea, e tanto meno le è successo qualcosa. Da quello che so, gode di un’ottima salute-

-E allora?-

-Nostra madre-

Milky guardò suo fratello, spaesata e incredula

-Nostra… madre?-

Shade annuì.

-Esatto-

-Ma cosa vuol dire?-

Shade intanto, si alzò dalla sedia, diretto verso la porta della stanza.

-Shade? Cosa vuol dire?-

Shade aprì la porta, e Milky poté vedere Thomas, appoggiato al muro del corridoio, in attesa del suo principe.

-Vuol dire, cara la mia sorellina, che tu hai la mattinata libera. Anzi, credo tutto il giorno, di nuovo. Puoi fare quello che vuoi, pur rimanendo a palazzo-

Un grido di gioia uscì dalle labbra della piccola, che corse dietro a suo fratello. Lo fermò, e si mise di fronte a lui, con lo sguardo illuminato dalla gioia.

-Dici sul serio? Niente libri questa mattina? Niente lezioni? E per volere della mamma?-

Thomas sorrise divertito vedendo la gioia sul volta della sua principessa, e anche Shade sorrise

-Esatto. Niente lezioni-

Milky urlò ancora, prima di abbracciare suo fratello, entusiasta.

-Sul serio! Ma è un miracolo! Cioè, non è che non mi piaccia l’idea di studiare con Rein, ma… mattinata libera? Giornata libera? E posso fare quello che voglio? Shade, tu resti con me allora, va bene? Possiamo andare a fare un giro a cavallo! Dai, scendiamo in paese, dai, ti prego, ti prego, ti prego!!!-

Una parte di Shade fu tentata di accettare. Una mattinata libera non era male come idea, e un giro a cavallo… ormai non si ricordava nemmeno più l’ultima volta che aveva fatto una bella cavalcata. E con la coda dell’occhio vide che anche Thomas sembrava attratto da quella prospettiva di passare mezza giornata all’aperto. I due amici si fissarono, e fu come se si leggessero nel pensiero. E entrambi, si fissarono sconsolati

-Scusa Milky, ma non posso-

La delusione si dipinse sul volto della piccola, e Shade si ritrovò a maledirsi.

-Ma, perché?-

Shade si inginocchiò davanti a sua sorella, in modo da poterla guardare negli occhi.

-Te lo prometto, la faremo la gita a cavallo. Ma oggi, non è possibile. Perché se a te la mamma ha dato la mattinata libera, a me l’ha complicata-

Milky guardò incerta suo fratello

-La mamma non ti farebbe mai una cosa simile…-

Thomas si lasciò sfuggire un leggero accenno di risata, cosa che gli fece guadagnare un’occhiataccia da parte del principe. Lui si limitò a scusarsi, alzando entrambe le mani in segno di resa

-Invece questa volta lo ha fatto. E ora devo andare a contrattare con il ministro del tesoro… e non sarà facile-

Ma poi, all’improvviso, un’idea passò per la testa di Shade, una sorta di piccola vendetta nei confronti di sua madre. Certo, la donna gliel’avrebbe potuta far pagare, ma ne sarebbe valsa la pena. Se lui doveva lottare con il ministro del tesoro, tanto valeva che anche lei avesse un piccolo problemino da sistemare.

-Milky, come ben sai, Rein è arrivata qui senza niente-

Milky annuì

-Per questo nostra madre ha deciso di convocare il sarto questa mattina per Rein. Perciò hai la giornata libera, Rein e nostra madre saranno impegnate a scegliere vestiti e cose così…-

Shade poté vedere lo sguardo di sua sorella cambiare, e poté quasi vedere il desiderio di sua sorella di partecipare a quella mattinata con le due donne. E fu qui che decise di portare avanti la piccola “vendetta” nei confronti di sua madre

-Milky, visto che devo andare a contrattare con il ministro, tante vale che ne approfitti anche tu-

Milky si era fatta attentissima, e pendeva dalle labbra di suo fratello. Non poteva credere di stare per sentire davvero quelle parole

-Vai anche tu dalla mamma, e fatti fare un vestito nuovo. È un mio regalo per farmi perdonare di non potere passare la mattina con te, va bene?-

Milky si buttò al collo di suo fratello, urlando di gioia.

-Davvero? Grazie Shade! Sei il fratello migliore del mondo, lo sai! Vado subito dalla mamma!-

E detto questo, abbracciò ancora il fratello, e gli stampò anche un bacio sulla guancia, e poi si mise a correre veloce verso le stanze della loro madre, seguita di corsa dalla guardia che doveva farle da scorta. Quando sua sorella fu sparita dalla sua vista, Shade si lasciò andare ad un sorriso divertito.

-Tua madre te la farà pagare…-

-Siamo pari invece-

Thomas scosse la testa, anche se non poté impedire di sorridere assieme a Shade

-Ammetto però che è stato un colpo di genio-

-Ovvio, è una mia idea-

Thomas alzò gli occhi al cielo.

-Modestia, principe, modestia-

-Da che pulpito…-

-Almeno io non dovrò combattere con un cocciuto ministro che piange miseria-

A quello Shade non seppe cosa rispondere. Era vero, era lui che avrebbe dovuto dire al ministro che l’appannaggio mensile della famiglia reale sarebbe stato molto più alto del previsto, il che avrebbe significato un ristringimento temporaneo delle casse dello stato… e sarebbe stato lui a doverlo convincere della necessità di quella spesa, e di tutto quello che sua madre avrebbe ritenuto responsabile per una principessa reale… sarebbe stata una giornata incredibilmente lunga.

-Muoviamoci capitano, prima iniziamo prima finiremo-

Thomas lo guardò, prima di sospirare

-E allora, mio principe, andiamo. E che in questa lotta vinca il migliore….-

Shade osservò il suo amico incamminarsi, e lo seguì anche lui poco dopo.

-Perché ho come l’impressione che tu non abbia molta fiducia in me?-

Thomas non si voltò nemmeno, ma continuò a camminare

-Principe, allora è vero che non siete così stupido come credevo…-

Shade alzò gli occhi al cielo

-Thomas, giuro che…-

-Si, lo so, prima o poi mi uccidi, lo so, lo so-

Shade si lasciò sfuggire un sorriso, mentre guardava la schiena del suo amico e lasciava perdere la discussione. Per fortuna che c’era lui a rendere migliori le sue giornate, e a farlo sorridere. E sapere che anche lui sarebbe stato presente durante lo scontro con il ministro, lo rendeva più sicuro. “Se devi affrontare una battaglia, Shade, circondati sempre di persone fidate… non affrontarle mai da solo” gli aveva detto una volta suo padre. E come aveva ragione.

 

 

Rein aveva avuto meno di mezz’ora per prepararsi psicologicamente a ciò a cui stava andando incontro. Infatti Dreamy l’era venuta a chiamare prima per renderla presentabile per la regina

-Principessa, visto che con l’abito non possiamo fare molto, almeno permettetemi di sistemarvi i capelli-

Così Rein aveva dovuto separarsi dal libro che stava leggendo, un libro sui miti e le leggende del paese della luna che aveva trovato in biblioteca, e aveva seguito la ragazza nella sua camera. Si era poi seduta davanti allo specchio della sua toletta, e aveva lasciato alla giovane cameriera il compito di sistemare i suoi capelli. Mentre Dreamy le spazzolava i capelli, un senso di calma si impossessò della principessa.

-Avete dei capelli splendidi principessa… hanno il colore del cielo durante l’estate-

Rein le sorrise

-È la prima volta che qualcuno me lo dice-

-Davvero?-

Rein annuì

-Beh, avrebbero dovuto dirvelo molto più spesso. Sono una delle cose che vi rendono bellissima, quindi dovremmo valorizzarli un po’ che ne dite?-

E senza nemmeno aspettare una risposta la ragazza iniziò ad armeggiare con i suoi capelli, dividendoli, unendoli, provando mille modi diversi per acconciarli.

-Dreamy, ma cosa…-

-Non vi preoccupate altezza, quando avrò finito sarete splendida-

-Addirittura splendida?-

Le chiese la turchina, mal celando un sorriso ironico. Dreamy si fermò di colpo, lasciando cadere le ciocche di capelli azzurri che teneva in mano, e fissò lo sguardo della principessa riflesso nello specchio, serissima

-Principessa, voi siete splendida. Siete elegante, bella, raffinata, gentile e buona. Non avete avuto ancora modo di sentire i discorsi di palazzo, ma non c’è nessun uomo a corte che dopo avervi vista, abbia detto che non siete bella. Ci sono le guardie che fanno a gara per avere il turno di perlustrazione nei giardini per avere la possibilità di vedervi anche solo per un istante dal balcone, e anche le guardie che perlustrano i corridoi del palazzo cercano sempre di passare davanti alla porta delle vostre stanze per potervi vedere anche solo di sfuggita-

-Ma lo faranno più per curiosità che per altro. Non penso che…-

-No principessa, credetemi. Persino il capo delle guardie del principe l’ha detto-

Rein spalancò gli occhi, meravigliata

-Thomas?-

Dreamy annuì

-Oh sì. Ha detto che era da tempo che non vedeva una donna così bella e gentile e simpatica come voi. Ha detto di avere passato una piacevolissima giornata con voi ieri-

Rein sentì un sorriso sbucargli dalle labbra

-E poi ha anche aggiunto che…-

Ma a quel punto Dreamy si fece silenziosa, improvvisamente restia a parlare.

-Che succede Dreamy?-

Le due donne si fissarono

-Non è che voglia sembrarvi pettegola principessa, sono solo voci che circolano, e tutti sanno che il conte D’Orvail è un gran chiacchierone e che spesso si diverte a dire certe cose quindi…-

-Dreamy, cosa si dice?-

La ragazza la guardò, poi senza esitazione si chinò verso di lei, in modo da sussurrale all’orecchio

-Il conte d’Orvail avrebbe detto che anche un certo principe non è rimasto immune al vostro fascino. Infatti sembra che il motivo dello scioglimento della seduta di ieri del concilio sia perché il principe era troppo preoccupato per voi da non potere riuscire a concentrarsi. E poi…-

-Poi?-

Chiese trepidante la principessa

-Sembra che solo dopo avervi vista lui si sia calmato. E il conte dice che dopo sua altezza ha sempre avuto il sorriso sulle labbra. Altro non so-

Rein sentì il suo cuore battere all’impazzata, e un rossore imporporarle le guance.

-Ma no, che sciocchezze. Era preoccupato per me per via del fatto che siamo amici, e sicuramente non sono stata io la causa del rimando della riunione. Shade non farebbe mai una cosa così, per me poi… figuriamoci. E poi, come avrebbe fatto Thomas a saperlo? Insomma, dopo che ho parlato con Shade, Thomas ha accompagnato me e Milky in giro per il palazzo quindi… assolutamente impossibile, fidati di me-

Dreamy guardò la principessa, e chinò il capo mormorando un incerto

-Come dite voi altezza-

Ma chissà per quale motivo nessuna delle due sembrava credere troppo alle parole dette dalla turchina. E mentre Dreamy riprendeva a sistemarle i capelli, Rein non poté fare a meno di continuare a pensare alle parole dette dalla ragazza poco prima, e più ci pensava, più le guance le si imporporavano di rosso. E Dreamy si lasciò sfuggire un sorriso vedendo la sua principessa arrossire, e all’improvviso un’idea le balzò in testa. E mentre quell’idea diventava sempre più concreta nella sua testa, già pensava a come avrebbe fatto e chi le avrebbe potuto dare una mano.

Alla fine Rein si presentò puntuale all’appartamento della regina Moon Maria, con i capelli raccolti in quella che Dreamy definiva l’acconciatura perfetta per lei. Dreamy aveva raccolto la parte più alta dei suoi capelli in una coda, formando una specie di mezza coda, che poi aveva arrotolato su se stessa a formare una chignon. Lo chignon era stato fermato con delle spille che per poi erano state coperte da una treccia che Dreamy aveva creato con due ciocche di capelli laterali che la cameriera non aveva inserito nella coda. In realtà si trattava di due trecce, che partivano dal lato e si congiungevano al centro, sotto lo chignon. Le due trecce poi erano state unite in un’unica treccia che la cameriera aveva fatto girare attorno allo chignon un paio di volte, e poi l’aveva fatta cadere sotto lo chignon. Il resto dei capelli era rimasto libero, a formare quella che dreamy aveva ribattezzato

-Una cascata di capelli che va ammirata, non nascosta, quindi lasciamola libera-

Rein quando si era ammirata l’aveva trovata un’acconciatura bellissima, semplice e perfetta per lei. E sembrava che anche altri la pensassero così. Rein si fece guidare da Dreamy per raggiungere le stanze private della regina, che si trovavano abbastanza lontane dalle sue.

-La famiglia reale alloggia tutta in una stessa ala del palazzo, in uno dei due lati del palazzo. Voi siete nell’ala nord, loro nell’ala est. In realtà non occupano tutta l’ala con gli appartamenti privati, sono solo i due piani superiori ad essere occupati dagli appartamenti destinati alla famiglia reale. Il primo piano è interamente dedicato agli appartamenti della famiglia reale vera e propria, ci sono quelli della regina, del principe e della principessa. Vi sono anche degli appartamenti vuoti, come quello del re che al momento è vuoto, e anche quello della defunta regina madre. Al secondo piano invece sono destinati gli appartamenti per i membri della famiglia reale della cerchia più esterna diciamo, cucini, lontani parenti, o per i famigliari della regina. Ogni tanto la vengono trovare a palazzo, li vedrà anche lei, sono tutte persone molto simpatiche. E ovviamente è lì che la principessa Milky si dovrà trasferire non appena il principe si sposerà-

-Perché dovrebbe spostarsi?-

Chiese sorpresa Rein.

-Beh principessa, perché quando il principe si sposerà, la sua consorte sarà destinata all’appartamento della defunta regina madre, che diventerà il nuovo appartamento della regina, mentre la regina rimarrà dov’è, è un’usanza del palazzo e della corte. Il principe lascerà il suo appartamento e si sposterà in quello che una volta era di suo padre, nell’appartamento del re-

Rein annuì. Non era una cosa insolita quello. Di solito con il nuovo stato sociale, il cambio di appartamento era più che altro simbolico. Si lasciava il vecchio per il nuovo per segnare il punto di passaggio.

-Ovviamente, l’appartamento del principe sarà poi predisposto per il futuro erede al trono-

-Certo, è una cosa ragionevole. Ma perché Milky dovrebbe spostarsi proprio mi sfugge…-

-Perché, principessa, nel caso la futura regina dia alla luce un secondo erede, quell’appartamento spetterebbe all’erede, non alla sorella del re. È una questione di gerarchia. E allora la principessa sarà costretta a spostarsi di sopra. Per evitare ciò, di solito è uso che non appena la sorella o il fratello del re, a seconda dei casi, raggiunta l’età adulta o la prima volta che venga ufficialmente presentato a corte, vi sia anche il cambio di appartamento. Sono le tradizione del palazzo-

Rein annuì con la testa. Ogni palazzo alla fine aveva le sue regole e le sue tradizioni. Nel mentre che Dreamy le raccontava tutto, arrivarono davanti alla porta che conduceva all’ala est, l’ala degli appartamenti reali. Non appena entrarono, Rein poté come percepire il cambio di ambiente. Il luogo era insolitamente più silenzioso del resto del palazzo. Davanti a Rein si apriva un lungo corridoio con le pareti ricoperte dalla parte superiore fino a metà di tessuto damascato color avorio e l’altra metà aveva una copertura di legno lavorato. Il pavimento, di legno, era ricoperto da un immenso tappeto color rosso cardinale, con sopra disegnate linee, curve che si intrecciavano in un arabesco color oro. Il corridoio era illuminato da immense finestre che davano sul giardino del palazzo, e che permettevano alla luce del sole di rendere il corridoio molto luminoso. Davanti ad ogni finestra, poi, era posta una colonna bianca, alta circa un metro e mezzo, su cui sopra era posto un vaso colmo di fiori, alternato da un vaso pieno solo di foglie verdi. Nello spazio di muro che vi era tra le finestre, erano posti degli specchi, che servivano per creare l’illusione che il corridoio fosse più ampio di quello che in realtà era. Le due donne si incamminarono, il suono dei loro passi attutito dal tappeto. Lo percorsero tutto, fino a quando incontrarono una porta bianca. Una volta aperta, Rein si ritrovò su un ballatoio, che era il punto di arrivo di una monumentale scala di marmo bianco. Anche se Rein non si era mai ritrovata direttamente lì, sapeva dove si trovava

-Al piano inferiore si trova la sala del trono, giusto?-

Dreamy la guardò meravigliata ma entusiasta.

-Esatto principessa. La sala del trono si trova al piano terra del palazzo, proprio sotto gli appartamenti reali. Come la sala da ballo del palazzo-

Rein guardò stupita la cameriera

-Sala da ballo?-

Dreamy annuì

-Ma io credevo che la sala del trono fungesse anche da sala da ballo…-

Disse la principessa. Era stata molte volte a dei balli nel palazzo della Luna, e mai si ricordava di essere stata in una stanza diversa.

-Non vi sbagliate, altezza. La sala del trono, viste le sue dimensioni, è ormai usata ufficialmente anche come sala da ballo. Ma in realtà la sala da ballo vera e propria è un’altra ma… dalla morte di re Skyler, non è stata più usata-

E detto questo Dreamy non aggiunge niente altro. La ragazza si incamminò verso la parte opposta della balaustra, dove Rein immaginò che la porta di legno custodita da due guardie reali conducesse agli appartamenti reali veri e propri. Non appena le guardie le videro arrivare si affrettarono subito ad aprire. Rein sorrise agli uomini, e mormorò anche un

-Grazie-

Cosa che fece sì che quegli uomini si inchinarono ancora di più e le sorrisero a loro volta. Quando la porta si richiuse dietro le sue spalle, Rein si ritrovò all’estremità di un lungo corridoio, decorato allo stesso modo dell’altro, solo che, pur essendo molto simile, era possibile notare delle differenze. Era come se le due donne fossero entrate in uno spazio privato e isolato della corte. Era lì che la famiglia reale aveva le sue stanze, dove re e regine avevano dormito. Era un luogo quasi sacro. Lungo il corridoio Rein poté vedere tutta una serie di porte, chiuse. E dreamy si mise ad indicarla ad una ad una al loro passaggio, spiegandole.

-La porta che vedete qui davanti a noi, subito di fronte alla porta che abbiamo appena passata principessa, conduce agli appartamenti della defunta regina madre. Questo appartamento è destinato alla futura regina-

Dreamy iniziò ad incamminarsi, e Rein la seguì. Dreamy poi indicò una porta alla sua destra

-Questa è la porta delle stanze della principessa Milky, da qui si accede al suo appartamento privato-

Rein se lo appuntò mentalmente. Doveva ricordarsi quale era la porta che conduceva alla camera della sua allieva. Sull’altro lato, spostato di qualche metro, dreamy le indicò un’altra porta

-Questa è la porta che conduce all’appartamento del re. Quando il principe diventerà sovrano a tutti gli effetti, si trasferirà qui. Ma per ora, il principe Shade risiede in questo appartamento-

Ormai le donne erano arrivate alla fine del corridoio, e Rein si ritrovò a vedere quattro porte nella parte finale del corridoio, una proprio di fronte, due sulla sua sinistra, e una sulla destra. Dreamy si fermò e si voltò verso di lei. Queste sue porte che vedete, una vicino all’altra, non conducono a nessun appartamento. La prima, conduce ad una scala, che consente ai reali di raggiungere la sala del trono direttamente. Di fianco ad essa, invece, vi è una stanza per le guardie reali-

Dreamy poi indicò la porta posta sul lato destro.

-Questa è la porta dell’appartamento del principe Shade. Come vede, è dallo stesso lato delle stanze della principessa, e da sempre questi due appartamenti sono destinati ai principi. Sono gli appartamenti più piccoli, e sono comunicanti, è possibile, infatti, passare da un appartamento all’altro da una stanza comunicante. Ovviamente ora gli appartamenti sono separati, la porta che conduce all’appartamento del principe è stata chiusa a chiave, e l’unica a possedere quella chiave è la regina Moon Maria-

Rein annuì, cercando di assimilare e mandare a mente tutte le informazioni che Dreamy le aveva dato. Dopo avere fatto un piccolo ripasso, Rein non aveva dubbi, ormai, su quale appartamento si celasse l’ultima porta, quella posta proprio alla fine del corridoio.

-E questa porta, principessa, conduce all’appartamento della regina Moon Maria. E se siete pronta, io busserei-

Rein fece un respiro, passò le mani sulla gonna, cercando di lisciarla, e annuì alla donna di fronte a lei.

-Sono pronta. Bussa Dreamy-

Dreamy le fece un piccolo inchino e poi si voltò e bussò. La porta venne aperta pochi secondi dopo, da una guardia del palazzo.

-La principessa Rein. Sua maestà la sta aspettando-

La guardia non rispose, si limitò a fare un piccolo inchino alla turchina e si spostò per farle passare. Rein si ritrovò in una sorta di anticamera, piccolina ma decorata con un gusto impeccabile. Dreamy senza esitazione si diresse verso una porta posta sulla destra e ribussò. Questa volta ad aprire la porta fu Elinor, la cameriera personale della regina.

-Principessa, vi stavamo aspettando. Prego accomodatevi-

Dreamy e la donna si fecero da parte, e Rein entrò nella stanza. La turchina non sapeva bene cosa aspettarsi, di certo, comunque, non si aspettava di vedere ciò che stava vedendo. La porta dava su un muro, totalmente ricoperto da un immenso quadro. Il quadro, grande quanto una parete, raffigurava un paesaggio celestiale. Delle colline, ricoperte da una lussureggiante vegetazione, al cui centro splendeva uno specchio di acqua, quasi perfettamente circolare. Ma la cosa sorprendente di quel quadro, non era il paesaggio, perfettamente riprodotto da sembrare reale, nemmeno il fatto che l’acqua era talmente realistica che veniva voglia di provare ad immergerci la mano per sentire quanto fosse fresca. Non era niente di tutto ciò. La cosa più sorprendente era la luce. Perché il paesaggio era un paesaggio notturno. A dare luce al quadro era un’immensa luna, perfettamente circolare, perfetta e bellissima, che irradiava il cielo e si rifletteva nell’acqua, creando un gioco di colori e di riflessi assolutamente meraviglioso.

-Bello non è vero?-

Rein annuì semplicemente, mentre la regina le si avvicinava.

-Anche io la prima volta che l’ho visto non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, proprio come te-

-È meraviglioso…-

-Si, meraviglioso. Skyler sapeva fare degli ottimi regali quando doveva scusarsi con me-

Rein si voltò verso la regina sorpresa. Moon Maria le rispose con un sorrisetto ironico.

-Oh, non guardarmi così. Quando avevo più o meno la tua età, avevo un bel caratterino. Non accettavo volentieri di passare dalla parte del torto, ero terribilmente permalosa. E la gravidanza mi rendeva ancora più combattiva. E questo provocava qualche litigata con Skyler. Anche lui aveva un bel caratterino, lo sai? Quando litigavamo potevano anche passare giorni prima senza che ci parlassimo, ma poi alla fine qualcuno cedeva sempre. E mi piace dire, che a cedere era quasi sempre lui. E questo quadro è il risultato di un litigio-

-Se questo è stato il regalo di perdono… non oso immaginare il motivo della vostra discussione-

Moon Maria ridacchiò, poi appoggiò una mano su un braccio della principessa, e le fece una piccola carezza.

-A mia discolpa, posso solo dire che ero incinta, di sette mesi, ed ero stata confinata in queste stanza per non affaticarmi. Praticamente ero agli arresti domiciliari. Skyler pensava di fare il meglio certo ma… io una sera esplosi. Gli dissi che non avrei tollerato di essere rinchiusa come una belva in una gabbia dorata. Lo ferii profondamente, lui stava solo cercando di pensare al meglio per me, e di permettermi di passare dei mesi tranquilli e sicuri, sia per me che per il bambino ma…   Insomma, io presi la bella decisione di andarmene… sul serio. Sai i reali del regno della Luna, oltre al palazzo, hanno anche un piccolo palazzo estivo, diciamo, un luogo isolato dove trascorrere del tempo lontano dalla vita di corte. Ovviamente non viene usato molto spesso, ma è un posto incantevole. E lì, in una piccola radura circondata da colline, c’è un meraviglioso specchio d’acqua, quasi un cerchio perfetto. Lo chiamano “Moon Mirror”, tanto che anche il palazzo è nominato così. Sono stata lì per cinque lunghi giorni, prima che il mio re mi venisse a riprendere. Ti avverto mia cara, i reali del regno della Luna sono veramente bravi a prendere le donne, soprattutto a convincerle a tornare al loro fianco-

Moon Maria le lanciò uno sguardo divertito e ammiccante, che fece arrossire Rein.

-Ma per tornare al racconto, dopo essere tornata a palazzo, una mattina Skyler mi chiamò con una scusa, e mi fece allontanare dalla mia stanza. Poi mi riaccompagnò, e mi ricordo che pensai che era strano che lasciasse gli impegni di corte per me ma poi… aprì quella porta e davanti a me c’era questa meraviglia-

Moon Maria guardò ancora per qualche secondo il quadro, prima di voltarsi verso la principessa.

-Bene, dopo questo tuffo nei miei ricordi, che sicuramente ti avranno annoiato a morte, direi che possiamo incominciare-

Moon Maria indicò alla giovane una poltrona su cui si sarebbe dovuta sedere. E fu così che la turchina si mise ad osservare il salotto privato di sua maestà la regina. Rein si voltò, e si ritrovò ad avere la porta da cui era entrata sulla sua sinistra. Davanti a lei la stanza si allargava. Infatti, la stanza della regina era a forma di L, e la porta da cui Rein era entrata si trovava nel lato lungo della stanza. La forma a L della stanza era data dal fatto che da un lato lungo era stata ricavata una stanza, che la principessa immaginò fosse lo studio privato della regina. I colori delle pareti erano un giallo chiaro, lisce, senza disegni particolari, l’unica decorazione era data da una cornice bianca, posta ad un metro di altezza dal pavimento, che correva lungo tutto il muro. IL colore chiaro e la cornice anch’essa chiara facevano sembrare la stanza molto luminosa, nonostante la rientranza dello studio. Il pavimento era di un legno chiaro, ed era ricoperto, ogni tanto, da qualche tappeto. La stanza non era eccessivamente piena di mobili, anzi, era molto sobria ed essenziale. Grande risalto era dato alla parete di vetrate posta nel lato corto, vetrate che permettevano di accedere ad un piccolo terrazzo, molto simile a quello che Rein aveva nella sua camera da letto. Nell’angolo destro, vi erano poi due semplici poltrone, di un rosa chiaro, e davanti ad esse era posto un tavolino da caffè, dove al centro, era posto un vaso di cristallo con dentro delle rose rosa. Visto che la regina aveva indicato a Rein le poltrone, la principessa si avviò verso di esse e si sedette sopra una delle due. Fu seguita poco dopo dalla regina, che le sorrise. Da seduta, Rein poteva avere una visione globale del locale, e solo allora si rese conto che il lato di parete che formava un lato dello studio, era interamente ricoperto da una libreria piena di libri. Vedendo il suo sguardo, Moon Maria sorrise

-Condividiamo una stessa passione-

-Anche voi amate leggere?-

-Certo. Credo che i libri, a volte, siano la cura migliore per certe giornate negative-

Gli occhi di Rein brillarono sentendo quel commento.

-Perfettamente d’accordo con voi, maestà-

-Rein, cosa ti ho detto riguardo al “maestà”?-

Rein arrossii

-Avete ragione perdonatemi. Ma ancora non riesco a chiamarvi per nome-

Moon Maira le prese la mano

-Con il tempo allora…-

Le due donne si guardarono, rimanendo in silenzio. Rein stava per ribattere, quando un sonoro colpo alla porta la fece sobbalzare per lo spavento. Moon Maria si rivolse alla sua cameriera, che con un cenno del capo aveva capito subito il messaggio della regina.

-Principessa Rein, come la mia fidata Elinor vi ha già comunicato, il motivo per cui vi ho convocata qui è molto semplice. Rein, permettetemi di presentarvi Chandra, il nostro sarto di corte-

Rein non era minimamente preparata a quella vista. Infatti nella stanza era entrata una donna, sui trent’anni, piccolina, dai folti capelli rossi e con alcune lentiggini sulle guance. La donna fece un profondo inchino

-Maestà, è sempre un onore per me essere convocata a corte da voi. Ed è un onore conoscere anche la famosa principessa Rein del regno del Sole. Principessa, è un onore avervi nel nostro regno-

Moon Maria si alzò e si avvicinò alla donna.

-Rein, permettimi di presentarti la donna più talentuosa che io abbia mai conosciuto quando si tratta di tessuti, ago e filo. Non ho mai avuto abiti così belli da quando questa piccola donna se ne occupa-

Il sorriso di Chandra si allargò ancora di più

-Vostra maestà, le vostre parole mi lusingano-

-È la semplice verità. E Rein, visto che abbiamo un così grande talento a corte, sarebbe un peccato assoluto non poterne usufruire. Rein oggi Chandra si occuperà interamente di crearti un nuovo guardaroba, con gli omaggi della famiglia reale-

Rein a quel punto si alzò dalla poltrona e si avvicinò a sua maestà, con uno sguardo implorante sul volto.

-Vostra maestà io… io, vi prego, non posso accettare una cosa simile e poi…-

Moon Maria alzò una mano, fermando il discorso della turchina.

-Nessuna obiezione sarà tollerata Rein. Sei una principessa reale, ospite di un palazzo reale dove risiede una corte, e dovrai occuparti di mia figlia. Io esigo e ordino che tu abbia un guardaroba adeguato per tutto ciò. Non saremo certo un paese noto per le sue magnifiche feste sfarzose come il regno del Gioiello ma, anche qui a palazzo abbiamo ricevimenti, balli e feste. E non posso permettermi che tu non sia adeguata per le situazioni. Non posso certo lasciarti con solo quel vestito e, visto come sono andate le cose con i tuoi genitori, credo che questa sia la soluzione migliore di tutte. Quindi poche storie, e lascia che le mani di Chandra ti trasformino-

Rein si ritrovò così al centro della stanza. Chandra la fece mettere al centro e le girò intorno un paio di volte.

-Siete stupenda principessa, e vedrete che vi realizzerò dei vestiti che vi faranno splendere ancora di più. Ma per prima cosa, principessa, dovete spogliarvi. Elinor, mi scusi, può chiamare le mie aiutanti? Ho bisogno dei miei strumenti, e soprattutto del mio metro. Misuriamo la principessa per prima cosa-

Rein si ritrovò a sospirare. Quella mattinata sarebbe stata sicuramente molto lunga.

 

Dopo tre ore, Rein non ce la faceva più. Era stata costretta a spogliarsi, rimanendo solo in sottoveste, per di più davanti alla regina, mentre Chandra la misurava. La stanza, si era riempita presto di altre tre donne, che avevano portato tutto il necessario, compresi rotoli su rotoli di stoffe di tutti i tipi, colori e disegni. Tuttavia, anche se era stanca e ormai disperata in mezzo a tutti quei chiffon, tulle e sete, Rein doveva ammettere che Chandra sapeva sul serio il fatto suo, ma che soprattutto, l’aveva ascoltata. Rein aveva potuto dire la sua su tutto, su ogni singolo capo a cui la donna avrebbe lavorato. Rein era rimasta impressionata dal numero esagerato di capi che la regina aveva richiesto per lei, ma se Chandra si sentisse sotto pressione per la mole di lavoro, non lo diede mai a vedere. Dopo tre ore, erano stato commissionati quattro camicie da notte, due vestaglie, un numero imprecisato di indumenti intimi tra cui sottovesti, corsetti e calze, venti abiti da giorno, sei abiti da thè o per le piccole cerimonie pomeridiane, e infine quindici vestiti da sera, per le occasioni ufficiali come cene o piccole feste e due abiti da ballo. Questo era stato stabilito essere il numero minimo di indumenti per iniziare. Con il tempo, poi, ne avrebbero commissionati altri.

-Poi ci sarà sempre tempo per ordinarne di nuovi per cerimonie particolari per qualche evento, dico bene?-

Era stato il semplice commento di Moon Maria. E Rein non aveva potuto dire assolutamente niente per fermare la donna. Ad un tratto, comunque, a movimentare ulteriormente la giornata, era entrata nella stanza Milky, che aveva iniziato ad osservare tutto con curiosità. Alla fine aveva anche spuntato la confezione di un nuovo abito

-Shade ha detto che me lo regala lui-

Era stato il suo commento, e Rein le aveva sorriso. Si vedeva quanto Milky amasse suo fratello, e anche quanto il bel principe tenesse alla sua sorellina, anche se, Rein dovette ammetterlo, la viziava abbastanza. Tuttavia l’entusiasmo di Milky si era presto raffreddato dopo che la sua richiesta era stata esaudita. Aveva resistito per un’altra ora, prima di trovare una scusa per assentarsi e tornare nelle sue stanze.

-È ancora una bambina, non posso certo prendermela-

Era stato il laconico commento di Moon Maria, anche se Rein aveva visto un sorriso sulle sue labbra. Alla fine, quando Chandra aveva decretato di avere tutte le informazioni necessarie per confezionare gli abiti, a Rein era stata data la facoltà di tornare a vestirsi. Quando la principessa ritornò nella stanza, la sarta e le sue aiutanti erano già andate via, e la regina era seduta su una poltrona, una tazza di the in mano, e un’altra poggiata sul tavolino

-Immagino sarai assetata e anche stanca. Ho fatto preparare il the, ne vuoi prendere una tazza insieme a me?-

-Ne sarei onorata-

Rein si risedette sulla poltrona e si lasciò andare ad un piacevole sospiro di gioia per stare finalmente seduta.

-È stato così terribile?-

Rein si ricompose subito, mentre un leggero rossore le imporporava le guance

-Scusatemi io… non volevo mancarvi di rispetto-

-Rein non potrei mai pensarlo e ti prego, smetti di scusarti per qualsiasi cosa tu faccia-

-Perdonatemi ma è una abitudine e…-

-E l’hai appena fatto di nuovo-

Rein rimase un attimo zitta, prima poi di scoppiare a ridere.

-Temo voi abbiate proprio ragione-

-Ovvio che ho ragione Rein, sono una regina dopotutto-

Le due donne si misero a ridere di gusto. Moon Maria, finita la risata, appoggiò la tazza sul tavolo, e poi si fece improvvisamente seria.

-Rein, quello di oggi… io l’ho fatto per te. Sei una principessa, e come tale è ora che tu inizi ad essere trattata. Perciò il guardaroba, non è un mio capriccio, ma è un’esigenza. Devi iniziare a capire che devi pretendere un certo atteggiamento da te stessa per il rango che hai. E questo, è solo l’inizio temo-

Rein la fissò, serissima in volto

-Cosa volete che faccia?-

-Io non voglio che tu faccia niente, mia cara. Voglio che sia tu a sapere cosa devi fare. Io ho solo dato la spinta iniziale, ora tocca a te muoverti in questo mondo. Credimi, la corte del regno della Luna sa essere molto spietata, soprattutto con i reali. Tu non fai parte della mia famiglia Rein, questo so che lo sai benissimo, ma devi capire che per la corte tu ora ne sei parte integrante. Ti chiameranno altezza reale, e può darsi che qualche volta dovrai svolgere il mio ruolo in certe cerimonie se le mie condizioni di salute non me lo dovessero permettere. Non ti preoccupare, solo piccole cose ovviamente, ma può darsi che tu ti possa trovare impegnata molto spesso con mio figlio… spero che questo non sia un problema-

Rein si ritrovò a negare con la testa.

-Se questo è ciò che mi potrà permettere di sdebitarmi anche solo un poco con voi e la vostra famiglia, sarà un onore-

-Ottima risposta principessa-

In quel momento però, un piccolo bussare distolse l’attenzione della regina da Rein. Elinor entrò silenziosamente, e si avvicinò a Moon Maria e le bisbigliò qualcosa all’orecchio. Moon Maria si fece seria di nuovo e poi si voltò verso la turchina

-Principessa, so che ti ho detto che d’ora in poi dovrai decidere da sola ma, permettimi di darti una spinta finale-

-Ma certo maestà-

Disse titubante Rein. Moon Maria sorrise

-Perfetto. Perché non ti ho detto tutto. Non ho convocato solo il sarto di corte ma anche il gioielliere di corte. Ed è qui per te. Elinor fallo entrare-

Elinor fece entrare un uomo distinto, che portava con se una borsa che sembrava molto pesante, che custodiva gelosamente.

-Principessa Rein, permettetevi di presentarvi mastro Rube-

-Principessa, è un onore conoscervi-

-Piacere mio ma…-

-Rein, non potrai certo pensare che possa bastare solo un abito per renderti un’altezza reale, giusto? Mastro Rube è qui per confezionare dei gioielli apposta per te-

-Gioielli?-

Chiese sbalordita la turchina. Moon Maria le sorrise

-Gioielli, certo. Mastro Rube, prego-

L’uomo si inchinò, prima di appoggiare la sua borsa sul tavolo e iniziare ad aprirla.

-Maestà, come mi avete chiesto, ho portato un campionario di tutte le gemme in mio possesso. Vogliamo cominciare?-

-Non aspettavamo altro. Fateci vedere le vostre gemme maestro Rube-

 

 

Era tardo pomeriggio ormai. Shade non aveva avuto un solo momento libero quella mattina. La discussione con il ministro del tesoro era stata lunga, terribilmente noiosa, e priva di qualsiasi argomentazione ragionevole, almeno per lui. Ma alla fine era riuscito a vincere sul vecchio consigliere, anche se gli era costata pazienza, una dosa incredibile di sangue freddo per non saltare al collo di quel vecchio bacucco, e un pezzo della sua sanità mentale, perduta nello scontro. Ma almeno aveva vinto, aveva ottenuto l’appannaggio necessario, forse addirittura eccessivo, ma almeno aveva mantenuto la promessa fatta alla madre, e risolto la situazione al meglio. Anche se aveva dovuto saltare il pranzo. Nel silenzio del suo studio, dato che Thomas aveva dovuto occuparsi di certe questioni di sicurezza del palazzo, una scusa bella e buona per non sorbirsi ore e ore di discussione, Shade poteva concedersi un po’ di tranquillità e pace. Il suo studio, infatti, era sì il luogo del suo lavoro, ma era anche il suo rifugio. In pochi sapevano, infatti, che la libreria posta nella stanza, non conteneva solo libri inerenti al suo compito di altezza reale, ma lì erano conservati anche i suoi libri preferiti, le sue letture che lo avevano accompagnato da ragazzo, distraendolo dai mille compiti e doveri che come principe doveva attendere. E ogni tanto, si rileggeva qualche brano, qualche capitolo, a volte libri interi. Era come avere dei vecchi amici silenziosi, ma sempre pronti per lui. E in quel momento, si era detto, ne aveva decisamente bisogno. Così si era alzato, e a colpo sicuro aveva afferrato un libro dalla copertina rossa, leggermente consumata lungo i bordi. Shade conosceva quel libro a memoria ormai, e con un colpo preciso, aprì proprio sul suo capitolo preferito, e, risedendosi sulla sua poltrona, e appoggiando i piedi sulla scrivania, perché lui era principe, e lo poteva fare, visto che era la SUA scrivania, si mise a leggere. Non sapeva di preciso da quanto tempo stava leggendo, un po’ considerando il numero di pagine che aveva già sfogliato, quando ad un tratto dei colpi secchi alla porta lo disturbarono. Istintivamente mise giù i piedi dalla scrivania, e chiuse il libro, nascondendolo nel primo cassetto a portata di mano. Poi, sparpagliati un paio di foglio sul piano si affrettò a rispondere

-Avanti-

Ad entrare fu Thomas. Shade lo guardò con uno strano sguardo

-Da quando in qua bussi per…-

-Vostra altezza, c’è una visita per voi-

Shade guardò attentamente il volto del suo amico e subito capì che c’era qualcosa che non andava. Gli occhi del suo amico, di solito molto allegri e luminosi, erano insolitamente freddi e duri. Shade fece un cenno al suo amico di chiudere la porta rimasta aperta. Non appena fu chiusa, Thomas non si trattenne

-Ma con che coraggio osano fare un oltraggio simile!-

Shade si alzò, e corse dal suo amico, poggiandoli entrambe le mani sulle spalle

-Thomas, che succede?-

Thomas alzò lo sguardo verso il suo

-Non hai sentito il trambusto?-

Shade scosse la testa

-Per forza, rinchiuso qui dentro non te ne puoi essere accorto…-

-Thomas, che cosa succede?-

Thomas si scostò dal suo amico, facendo un paio di passi indietro. Il capo delle guardie strinse con forza i pugni delle mani, prima di prendere un bel respiro e parlare

-Una delegazione dal regno del Sole, principe è appena arrivata a palazzo. La regina Elsa è di sotto, nella sala del trono, e vuole parlare con sua figlia-

Sul cuore di Shade scese subito un terribile senso di gelo. Non era possibile… dopo tutto quello che avevano fatto, dopo il modo in cui si erano comportati, come si era comportata lei, la regina Elsa aveva avuto il coraggio di venire nel suo palazzo per parlare con sua figlia? Improvvisamente Shade seppe cosa fare

-Andrò di sotto a parlare con lei-

-Vengo con te-

-No Thomas, tu non verrai-

Thomas lo guardò meravigliato.

-Come sarebbe a dire non vengo? Certo che vengo con te, e se solo uno degli uomini della scorta del regno del Sole prova a fare qualcosa giuro che…-

-Thomas, tu dovrai fare una cosa più importante-

Shade mentre parlava, si era avvicinato alla scrivania, e preso un foglio di carta bianco aveva iniziato a scriversi sopra.

-Dimmi cosa devo fare-

Disse semplicemente Thomas. Shade gli consegnò il foglio di carta, piegato in modo che il messaggio al suo interno non si potesse leggere.

-Porta questo a mia madre, non mi interessa se ti diranno che non vuole essere disturbata. Anche se dovesse riposare, svegliala-

-Ricevuto-

-E poi fa tutto quello che ti dirà. Segui i suoi ordini-

Thomas si portò la mano destra sul cuore, facendo un leggero inchino

-Ai vostri ordini, maestà-

Shade si avviò deciso verso la porta e uscì, Thomas subito dietro di lui. Subito usciti dallo studio, Shade si ritrovò in quella che era chiamata la “sala di attesa delle udienze” dove coloro che aspettavano di avere udienza con il principe aspettavano. La sala era grande, ma non era chiusa, infatti un’enorme apertura, di un paio di metri, permetteva di accedere ad un’altra stanza, molto più grande della precedente, di solito usata per delle piccole cerimonie o eventi di corte. Qualcuno la chiamava la “piccola sala delle feste”. Dal di lì, era possibile accedere, attraverso una porta posta sulla sinistra, ad una monumentale scala di marmo, che conduceva al piano inferiore, o a quello superiore del palazzo. Ma Shade non si avviò verso quella porta, ma andò invece, dritto per dritto, verso il muro. Infatti, nascosta dalla tappezzeria del muro, e a conoscenza solo di alcuni membri della corte e del personale, si trovava una porta nascosta. Shade la aprì, facendo scattare il meccanismo segreto, che consisteva nello spingere su un particolare dettaglio della tappezzeria, e la porta si scostò leggermente dal muro. Shade la spalancò e si ritrovò in un corridoio, lo stesso corridoio che la mattina Rein aveva percorso per raggiungere la camera della regina Moon Maria. Shade svoltò a destra, e percorse il breve tratto che lo condusse alla porta che dava sul ballatoio dell’altra scala monumentale. Non appena le guardie poste a sorveglianza delle porta lo videro, spalancarono subito i battenti per il principe e il suo Capo delle guardie. Una volta sul ballatoio, i due finalmente interruppero il silenzio

-Che succede se la principessa Rein è ancora con tua madre?-

Shade si fermò, aveva già messo un piede sul gradino della scala, pronto a scendere verso la sala del trono.

-Consegna la lettera a mia madre e non fare trapelare niente. Non dirle niente, non farle sapere che sua madre è qui-

-Non potrai tenerglielo nascosto-

-Lo so. Ma per adesso, se posso preservarla per altri cinque, dieci o quindici minuti lo farò. E ora va da mia madre, di corsa-

I due si separarono. Shade fece le scale quasi di corsa, e si ritrovò immediatamente al piano terra. La scala conduceva direttamente nelle vicinanze della sala del trono, infatti Shade dovette fare solo pochi passi prima di arrivare davanti alla doppia porta imponente della sala. Non gli sfuggì lo sguardo preoccupato delle guardie, e la leggera tensione che avevano i loro corpi. Persino loro dovevano avere immaginato la delicata situazione che si stava creando.

-Signori, non fate entrare nessuno qui dentro. Solo mia madre se dovesse arrivare-

Le guardie fecero un piccolo cenno con il capo

-Agli ordini vostra maestà-

Shade si impose la calma. Fece un respiro, raddrizzò le spalle e si fece serio come non mai

-Aprite-

La guardia alla sua destra si avvicinò alla maniglia, la girò e con un colpo deciso spalancò uno dei battenti. E sua altezza il principe Shade, erede della corona del regno della Luna, entrò nella sua sala del trono. E dentro ad essa calò il silenzio.

 

Moon Maria si trovava da sola nel suo salotto. La confusione della giornata ormai era alle spalle, e ogni traccia di stoffe, o gioielli era scomparsa, restituendo solo il caldo ed accogliente salotto a cui era abituata. Il sole stava tramontando ormai, e anche se non lo poteva vedere direttamente, infatti le sue stanze erano orientate verso sud-est, vedeva comunque la luce aranciata risplendere sul suo giardino. Era seduta sulla sua poltrona, posta al centro della stanza, di fronte al camino, in modo da riscaldarsi più facilmente durante le lunghe giornate invernali, ma in modo anche che potesse vedere fuori, e godersi la luce del sole. Moon Maria adorava quei piccoli momenti di solitudine che poteva gustarsi nelle sue stanze. Sapeva bene, infatti, quanto poco discreta fosse la vita a corte, ma lì, nel suo salotto, poteva essere lasciata in pace. Anche se ammetteva che la compagnia della principessa Rein non la disturbava affatto. Rein era una compagnia piacevole, una grande conversatrice, e soprattutto, era una donna molto colta, dato che aveva passato così tanto tempo a leggere. Avevano trascorso il pomeriggio a conversare di libri, passando da un argomento all’altro. Solo quando erano scoccate le quattro, Rein si era scusata con lei, chiedendo il permesso di potersi congedare. Moon Maria aveva visto un accenno di stanchezza sul suo volto, dovuto forse all’intensa giornata passata a provare abiti e a scegliere gioielli, e forse, doveva ammettere, una giovane ragazza di vent’anni non doveva trovare poi così amabile la compagnia di una vecchia regina come lei. Così era rimasta sola, preda dei suoi pensieri e ricordi, ma serena. Aveva una meravigliosa sensazione di calma dentro di se. Ogni cosa era andata per il meglio quella mattina, e Moon Maria rivolse una piccola preghiera di ringraziamento per la Luna, per averla aiutata in quel giorno a far sì che tutto andasse per il meglio. E ora, quella pausa di silenzio ci voleva anche per lei. Moon Maria era in uno stato di rilassamento molto profondo, tale che quando sentì degli insistenti colpi alla porta, fece finta di niente. Non aveva voglia di scocciatori in quel momento, e potevano essere solo scocciatori a quell’ora. La regina pensava che ignorando quei suoni insistenti, presto sarebbero svaniti. Invece, più il tempo passava, più forti e insistenti diventavano. Ad un tratto, sentì un suono di voci concitate che parlavano nell’anticamera. Moon Maria tese l’orecchio, e le sembrò di riconoscere la voce di Thomas D’Orvail, il capo delle guardie di suo figlio. Incuriosita decise di alzarsi. Come mai l’uomo era venuto nelle sue stanze? Non erano molte le occasioni in cui il conte veniva da lei, lui era praticamente l’ombra di Shade. Quindi se si trovava lì, doveva essere un motivo serio. E doveva averlo mandato suo figlio. Velocemente si avviò verso la porta, e la spalancò. Nell’anticamera c’era effettivamente il capitano delle guardie, che stava litigando con la guardia che sorvegliava la sua porta. Alla vista della regina, i due uomini smisero di colpo di parlare, e si affrettarono a inchinarsi. Moon Maria passò lo sguardo dall’uno all’altro, prima di parlare

-Si può sapere il motivo di così tanto trambusto nelle mie stanze?-

Fu Thomas, a parlare per primo

-Vi chiedo perdono, vostra maestà, non oserei mai interrompere il vostro riposo, se non fosse una questione importante-

-È successo qualcosa?-

Chiese subito preoccupata la donna, avanzando verso il conte. Thomas semplicemente fece un cenno di assenso col capo, e poi allungò la mano, porgendole un sottile foglio di carta, ripiegato. La donna lo afferrò, e la aprì. Riconobbe all’istante la calligrafia del figlio. Non c’era scritto molto, ma ciò che lesse la fece impallidire, e se non fosse stato per la velocità di Thomas nell’afferrarla, sarebbe sicuramente scivolata a terra. Moon Maria si ritrovò così tra le braccia dell’uomo, che la portarono veloce verso la poltrona nella sua stanza. L’altra guardia, con lo sguardo preoccupato, si avvicinò alla regina. Ma Moon Maria, dopo l’iniziale mancamento, aveva già capito cosa fare.

-Guardia, chiama la mia cameriera Elinor, e dille di venire subito da me-

L’uomo si inchinò, prima di svanire dalla porta. Una volta che rimasero soli, Moon Maria afferrò la mano di Thomas

-Conte, ora dovete ascoltarmi bene e fare come vi dico. Voglio che andiate nelle stanze della principessa Rein, e voglio che la portiate nella sala del trono-

Thomas spalancò gli occhi stupefatto

-Ne siete sicura vostra maestà?-

Moon Maria alzò una mano per farlo tacere.

-Fatemi finire conte. Per nessuna ragione vorrei che Rein e sua madre si vedessero e affrontassero, ma se la teniamo all’oscuro, potrebbe essere anche peggio. Ma voglio che sia Rein a prendere la decisione di parlare con sua madre, oppure no. Per questo dovrai portarla nella sala del trono, ma non dovrai passare per la porta principale. Fai in modo che nessuno si accorga del vostra arrivo, passa per l’altra via. Mi sono spiegata?-

Thomas capì all’istante ciò che sua maestà gli stava chiedendo. Annuì

-Come ordinate maestà-

In quel momento, Elinor comparve nella stanza

-Vostra maestà-

-Elinor, preparare il mio abito da ricevimento. Dobbiamo andare a salutare una regina-

La cameriera la guardò, poi annuì e sparì nella camera da letto della regina. Moon Maria si alzò dalla poltrona, e fece cenno a Thomas di avviarsi. Ma Thomas rimaneva fermo, indeciso

-Conte, non abbiamo tempo da perdere-

-Come dovrei dire alla principessa che sua madre è qui a palazzo? Come posso dirle una cosa del genere senza ferirla troppo?-

Moon Maria addolcì lo sguardo, prima di poggiare una mano sotto il mento del ragazzo, in modo da far sì che i loro sguardi si guardassero

-Non esiste un modo migliore o peggiore nel dare certe notizie. Sono certa che troverete il modo più delicato possibile. Non vi sottovalutate, soprattutto, non sottovalutate il vostro buon cuore. Sarà questo ad aiutarvi-

Un leggero rossore imporporò le guance dell’uomo

-Grazie vostra maestà-

La regina sorrise, ma poi si rifece seria

-Muovetevi ora conte. Andate-

L’uomo si inchinò, e poi si avviò veloce verso la porta. Moon Maria era sicura che non appena avesse raggiunto il corridoio, si sarebbe messo a correre. E correre era anche quello che doveva fare lei.

-Elinor, dobbiamo muoverci, non c’è tempo da perdere. Devo andare ad aiutare mio figlio-

E mentre la donna spariva dentro la porta della sua camera da letto, il biglietto di carta scritto da suo figlio giaceva sul pavimento. Chi fosse passato da lì per caso, avrebbe letto solo poche frasi, ma terribilmente chiare e precise.

La regina Elsa è a palazzo, vuole vedere Rein. Non so come comportarmi… ti prego, ho bisogno della regina della Luna al mio fianco. Mamma ho bisogno di te

E Moon Maria sarebbe corsa per aiutare suo figlio.

 

 

Rein si era accasciata sul letto non appena era arrivata nella sua stanza. Era stanca, sfinita, distrutta… aveva dovuto ammettere che si, la giornata non era stata poi così male, ma essere stata in piedi per così tanto tempo, sotto osservazione, e cercando di mantenere uno stato di calma l’avevano provata. E soprattutto, l’aveva distrutta lo scegliere dei gioielli. Rein non era il tipo da gioielli… non le piaceva sfoggiare parure di orecchini, collane e braccialetti come amavano fare alcune donne di corte. Lei si sentiva a suo agio con poco luccichio addosso, un semplice braccialetto magari, o una collana con un piccolo ciondolo le bastavano. Era famosa ormai per indossare all’orecchio solo dei semplici punti di luce, di diamante ovviamente, era pur sempre una principessa. L’unica cosa a cui non rinunciava era la sua tiara, un gioiello che i suoi genitori le avevano regalato per i suoi sedici anni, e che lei adorava. Era una tiara molto semplice in realtà, poco vistosa, ma d’effetto. Era di diamanti, diamanti bianchi luminosi, che con i suoi capelli azzurri formava un contrasto bellissimo e sembrava risplendere ancora di più. La tiara aveva un diamante a forma di goccia al centro, e sotto di esso vi era un ricamo di diamanti a tema floreale. Il tutto poi era sorretto da un semplice cerchietto d’argento. Ed era l’unico gioiello che aveva portato con se dalla sua casa. Ma su insistenza di Moon Maria, era stata costretta a scegliere tutto ciò che era necessario per una altezza reale.

-Sei l’istitutrice reale di mia figlia, sei una principessa. Il tuo status si deve vedere anche dai gioielli che indossi. So che non sei una persona che ama mettersi in mostra, Rein, ma sarai al centro di molti pettegolezzi e in molte occasioni sarai al fianco mio e di mio figlio per le cerimonie di corte. Devi essere ciò che sei, una principessa-

E così Rein aveva ordinato e scelto. Braccialetti, collane, tiare, orecchini persino qualche anello. Tutti di pietre preziose, diamanti, zaffiri, qualche smeraldo anche, oltre ad oro e argento. Solo la regina poteva sapere quanto tutto era venuto a costare… sperava solo che le finanze dello stato non fossero state messe a dura prova per causa sua. Dopo poi era rimasta a parlare con la regina. Avevano fatto un pranzo leggero, e avevano parlato, molto. Rein e la regina condividevano la passione dei libri, avevano letto gli stessi libri, almeno parecchi anche se non tutti, e poi avevano parlato di molti argomenti, dalla storia, al paese, ad antiche leggende e miti. Rein aveva passato un bel pomeriggio e per la prima volta si era sentita apprezzata per le sue conoscenze. Le era piaciuto, e Moon Maria le trasmetteva una sensazione di calma e di serenità che le mancava da tempo. Si sentiva veramente amata con lei era come… era come una madre. Era quella la sensazione che provava Rein stando con la regina, una sensazione di calore, come quella che una madre dovrebbe trasmettere ad una figlia.

-Mamma…-

Si ritrovò a mormorare Rein, senza nemmeno rendersene conto. Sua madre, la regina Elsa, le mancava. Sarebbe stata bugiarda a dire che non sentiva la lontananza di casa, come sentiva la mancanza di sua sorella. Fine, la sua energica, terribilmente rumorosa sorella, che ora la odiava. Rein si raggomitolò sul letto, rannicchiando le gambe contro il suo petto. Sentì delle lacrime scenderle dagli occhi.

-Fine, potrai mia perdonarmi?-

In quel momento un lieve bussare alla porta della stanza le fece fare un sobbalzo per lo spavento. Si voltò verso la porta

-Fine?-

Chiese. La porta si aprì, ma al posto della sorella, entrò Dreamy, la sua cameriera.

-Principessa, scusatemi se vi disturbo-

Rein si passò veloce una mano sotto gli occhi, per cancellare la traccia delle sue lacrime, e sorrise alla ragazza.

-Non ti preoccupare, che succede?-

Dreamy entrò, seria.

-Il conte Thomas d’Orvail chiede di voi. Sembra una questione seria, principessa-

Rein si alzò di scatto, e senza dire niente, corse nel salotto, dove Thomas l’attendeva. Non appena lo vide, e vide lo sguardo serio del ragazzo, il cuore di Rein iniziò a battere all’impazzata per l’agitazione

-Che cosa succede?-

Thomas le si avvicinò, si inchinò leggermente, e poi le afferrò entrambe le mani. Rein non ci fece nemmeno caso a quel gesto, aveva capito che le notizie che stavano per arrivare non dovevano essere buone per niente. Thomas infatti fece un sospiro e poi le parlò

-Principessa, non so come fare a dirvi ciò che devo, perciò spero vogliate perdonarmi per le parole che sono costretto a riferirvi-

-Mi state preoccupando Thomas…-

Rein non si era nemmeno resa conto di stare usando un linguaggio così formale con lui. Lo considerava già un amico, e aveva iniziato a dargli del tu, come faceva anche il conte stesso, ma in quel momento, lui non era lì in veste di amico, e lei era tornata ad essere una principessa reale.

-Principessa… la regina Elsa del regno del Sole è a palazzo-

Rein sentì le parole come ovattate. Aveva capito ciò che il conte le stava dicendo, ma era come se il suo cervello non riuscisse a elaborare il discorso

-Cosa?-

-Vostra madre è qui. Vostra madre Elsa è a palazzo, nella sala del trono-

-Mia madre… ma cosa…-

-Vuole vedervi. Vostra madre chiede di voi, principessa-

Rein non sentì altro. Iniziò a tremare e la paura si impossessò di lei. Era venuta a prenderla, sua madre era venuta a portarla a casa.

-È tutto finito-

Si ritrovò a mormorare Rein, mentre le lacrime iniziavano a scorrere copiose dai suoi occhi.

-Sono perduta-

 

 

Elsa era ferma immobile al centro della stanza. La sua scorta personale era subito dietro di lei, pronta a proteggerla. Ed Elsa non poteva fare a meno di pensare quanto fosse ridicola quella situazione. Era come se fosse entrata in territorio nemico, come se la sua vita fosse in pericolo, come se dovesse combattere una terribile battaglia. Invece, era solo andata in visita al palazzo della Luna, una cosa che aveva già fatto nella sua vita, anche molte volte. Dopotutto lei e Moon Maria si conoscevano da anni, non aveva certo motivo di sentirsi così nervosa in quel palazzo, in quella sala. Quante volte aveva partecipato a dei balli organizzati dai reali della Luna, quante volte aveva ballato proprio in quella sala. Eppure, eppure Elsa sapeva che era tutto diverso in quel momento. Non poteva non ignorare il fatto che sua figlia fosse lì, in quel castello, e che non la volesse vedere. Perché Elsa temeva, più di ogni altra cosa, di avere fatto un viaggio inutile. Non sapeva nemmeno lei cosa l’aveva spinta a farlo. Era semplicemente partita, salita sulla carrozza senza ripensarci. E più si avvicinava alla meta, più la consapevolezza che sua figlia non la volesse vedere aumentava, costante, fino a diventare quasi una certezza. Dopotutto, sua figlia si sentiva tradita, ferita, dimenticata da lei. Come poteva lei pretendere che Rein le volesse parlare… eppure sperava, sperava con tutto il cuore, che Rein comparisse dalla porta con il suo sorriso e l’abbracciasse forte. Ma al posto di sua figlia, fu il principe Shade ad entrare. Elsa si ritrovò a pensare che era davvero un bellissimo giovane. Capelli dai riflessi violacei, profondi occhi di un blu intenso, una camminata fiera e decisa, un portamento impeccabile… decisamente Shade era diventato uno splendido uomo, un bellissimo principe. Elsa si ritrovò ad inchinarsi

-Principe Shade-

Shade si fermò, e si inchinò a sua volta

-Regina Elsa-

Ad Elsa non sfuggì il tono freddo e distaccato con cui Shade le aveva parlato. Non poteva certo biasimarlo, capiva perfettamente. Ma non avrebbe mollato così presto, dopotutto era pur sempre una regina

-Principe, chiedo scusa per questa visita inaspettata. Ma non ho avuto modo di potermi fare annunciare prima-

Shade la fissò, indeciso. Elsa poteva quasi vedere le domande che stavano passando per la sua mente. Così decise, senza troppi giri di parole, di arrivare subito al punto della sua visita

-So principe, che non sono gradita. So che non mi vorreste qui, ma ho una semplice richiesta da farvi. Desidero vedere mia figlia-

-Perché?-

-Una madre non può…-

-Vostra altezza, non mi prendete per stupido, perché non lo sono. Perché volete vedere Rein? Che cosa sperate di ottenere? Siete venuta per portarla via dal castello?-

-No, certo che no principe io…-

-Perché sappiate, che per nessun motivo al mondo, farò sì che Rein ritorni con voi, soprattutto adesso-

Elsa rimase stupefatta. Negli occhi di Shade c’era una durezza che mai gli aveva visto. Il principe aveva le mani contratte, chiuse a pugno, e lei, istintivamente, fece un passo indietro.

-Credetemi io…-

-Spero Elsa che tu voglia perdonare le parole dure e poco cordiali di mio figlio-

Elsa e Shade si voltarono verso la porta dove Moon Maria aveva fatto la sua apparizione. Moon Maria indossava il suo abito da regina, e la corona. Tutto in lei sottolineava il fatto che lei era una regina in quel momento, e non un’amica. Ed Elsa lo percepì chiaramente. Elsa fece un inchino alla donna, prima di parlare

-Nessun perdono è necessario, vostra maestà. Posso capire la durezza delle parole di vostro figlio, e sinceramente, credo anche di meritarmelo-

Moon Maria la guardò sorpresa e stupita. Aveva pensato che Elsa fosse più combattiva o aggressiva, che volesse fare confusione e riprendersi la figlia con la forza. Invece Moon Maria vide una donna profondamente sola, fragile e sconfitta. Moon Maria si avvicinò alla donna, in modo da poterla guardare negli occhi, e vedere. Era lì, sotto i suoi occhi, aleggiava sulla regina del Sole come una nube che la oscurava. Era la tristezza, o meglio, la consapevolezza di avere perso una figlia, di averla persa, forse, in modo permanente. Era la stessa tristezza che albergava in Rein, si rese conto la regina. Madre e figlia erano terribilmente simili, l’oscurità che albergava nei loro cuori, pur causata per due motivi diversi, era esattamente speculare. E guardando quegli enormi occhi rossi, Moon Maria si sentì cedere. Forse aveva giudicato troppo aspramente Elsa, forse, semplicemente, la donna non si era resa conto di ciò che stava avvenendo dentro l’animo della sua bambina, forse non era stata in grado di vedere i segni del dolore portati da Rein. In quel momento Moon Maria aveva davanti una donna, una madre, consapevole di avere sbagliato, consapevole di avere ferito sua figlia, e che forse stava cercando di rimediare.

-Ho mandato a chiamare Rein, regina Elsa, ma non so se vorrà parlarvi, o venire addirittura. La scelta spetterà a lei, e solo a lei-

Elsa annuì, rivolgendo un triste sorriso a Moon Maria.

-Temo proprio questo, che Rein non mi voglia nemmeno vedere. Ma dovevo tentare, dovevo venire. Ho bisogno di parlarle, ho bisogno che lei mi ascolti, anche se temo di avere perso questo diritto molto tempo fa ormai. Credevo che diventare regina fosse il compito più difficile che potesse mai capitarmi nella vita, ma essere madre… niente poteva mai prepararmi ad un tale compito, meraviglioso, certo, ma al tempo stesso terribilmente difficile…-

Moon Maria si ritrovò ad annuire, concordando con le parole di Elsa. Il silenzio scese poi sui tre presenti in sala. Shade non sapeva cosa fare, o come comportarsi in quella situazione, e le parole e il cambio di atteggiamento di sua madre nei confronti della regina del regno del Sole l’avevano spiazzato. Certo, Elsa non era arrivata pretendendo e ordinando, aveva semplicemente chiesto di potere vedere la figlia, eppure era qualcosa che lo metteva a disagio. Fu solo allora, però, mentre passava con lo sguardo sulla scorta reale del regno del Sole, che si rese conto di un dettaglio che prima gli era sfuggito.

-Posso chiedervi, regina Elsa, cosa stanno proteggendo le vostre guardie?-

Elsa fu come riscossa dai suoi pensieri e guardò per un attimo confusa il principe.

-Come, scusate?-

Shade a qual punto, alzò un dito, e lo puntò contro una guardia, che teneva tra le mani quello che sembrava una specie di forziere. Elsa puntò gli occhi su ciò che il principe indicava, e si ritrovò a sorridere.

-Oh, certo, me ne stavo quasi dimenticando. In realtà, quello è un oggetto molto speciale per Rein. Quello è…-

-Il mio scrigno del tesoro-

Disse una voce proveniente da dietro di loro. Elsa, sentendo quella voce si gelò sul posto, e il suo respiro si fece affannoso. La donna si voltò lentamente, incredula, terrorizzata e felice allo stesso tempo. Sotto lo sguardo di Elsa, comparve la sua bellissima bambina, alta, fiera, coraggiosa e bellissima, come lei non la vedeva da molto. Erano passati solo due giorni dall’ultima volta che Elsa aveva visto Rein, eppure sembrava passato molto di più, e sua figlia, non le sembrava più nemmeno la stessa donna. Davanti a lei si stagliava una bellissima elegante e fiera principessa, come lei non l’aveva mai vista prima.

-Rein, bambina mia-

Disse Elsa, facendo dei passi in avanti, andandole in contro. Elsa avrebbe voluto abbracciarla, e stringerla a se, ma Rein non appena vide la madre farsi avanti, fece un passo indietro. Elsa si fermò, pietrificata, mentre una calma rassegnazione entrava in lei. Certo, come poteva pensare che Rein fosse felice di vederla? Era lì, l’aveva almeno voluto vedere, ma non voleva certo dire che l’aveva perdonata. La regina sentì scendere dai suoi occhi delle calde lacrime, mentre un sorriso di rassegnazione le si dipingeva sulle labbra.

-Sei bellissima tesoro mio-

Rein ascoltò sua madre, ma rimase ferma e muta. Non sapeva cosa fare, o cosa dirle. Rein aveva seguito Thomas senza parlare, confusa, preda di mille pensieri diversi e contrastanti. Non aveva nemmeno badato alla strada, tranne quando si era ritrovata in un luogo che non conosceva.

-Dove siamo?-

Aveva chiesto allora al capitano delle guardie. Lui si era fermato e l’aveva guardata.

-Siamo nella scala privata della famiglia reale, Rein. Dagli appartamenti reali, infatti, è possibile accedere direttamente alla sala del trono, da una scala interna che porta qui. Questa porta che vedi qui davanti, è una porta nascosta in realtà, dall’altra parte c’è la sala del trono. Permette di accedervi senza essere visti-

-Vuoi dire che mia madre non mi vedrà entrare in sala?-

Thomas aveva annuito.

-È una porta laterale questa, per cui direi che, a meno che la regina Elsa non guardi proprio in questa direzione, non dovrebbe vederti-

Rein aveva annuito, prima di prendere un bel respiro e fare un cenno a Thomas. Era entrata silenziosamente, e l’aveva vista lì, sua madre, bella come sempre, luminosa come il Sole, che parlava con la regina Moon Maria e con Shade. L’aveva osservata per qualche secondo, accostata alla parete, non vista. Una parte di lei le urlava di andare via il più lontano possibile da lì, di non ascoltare, di non vedere. Ma un’altra parte voleva buttarsi tra le braccia della sua mamma, e chiedere quelle carezze e quell’affetto che tanto le erano mancate. Poi, però, aveva notato ciò che teneva tra le mani una delle guardie della scorta di sua madre, e aveva sentito il sangue gelarsi nelle sue vene. Come faceva sua madre a saperlo? Come aveva fatto a trovarlo, soprattutto? Era stata sicura di averlo nascosto bene, in modo che nessuno lo trovasse a meno che… a meno che qualcuno, sua madre in quel caso, non avesse cercato ovunque, fino a trovarla. Nella sala del trono il silenzio era assoluto e palpabile. Nessuno osava muoversi o dire niente. La prima a muoversi fu la regina Elsa. Fece un cenno alla guardia che teneva tra le mani lo scrigno e gli ordinò di avvicinarsi. La guardia obbedì.

-Ti ho portato questo. È tuo, e credo sia giusto che ce l’abbia tu-

-Come avete fatto a trovarlo?-

Chiese con un filo di voce Rein.

-Perdonami Rein, ho dovuto farlo…-

-Cosa, frugare in camera mia? Perlustrarne ogni angolo in cerca di cosa? Una spiegazione forse?-

Rein provava sentimenti contrastanti dentro di se. C’era rabbia, frustrazione, incredulità, una sensazione di essere stata violata nel suo intimo. Per trovare quella scatola, Elsa doveva avere spostato il suo letto e doveva avere visto l’asse leggermente scostata del pavimento. La doveva aver sollevata, e così doveva avere visto che sotto di essa c’era una specie di cavità, e che le altre assi del pavimento non erano incollate come sembravano, ma si potevano sollevare. E lì dentro doveva avere trovato il suo scrigno, e lo doveva anche avere aperto.  Rein sentì le lacrime scenderle dagli occhi

-Come avete potuto? So che ormai rispetto nei miei confronti non ne avete più, ma addirittura violare la mia intimità e la mia camera in quel modo? Come potete definirvi una madre?-

-Rein no, non è così. Io avevo bisogno di capire, di sapere dove avevo sbagliato e…-

-Basta, andate via, vi prego. Non sareste dovuta venire qui, non sarei mai dovuta venire qui a vedervi. Andatevene, e portate via tutto quanto. Non voglio niente che mi possa ricordare quella prigione dorata in cui ho vissuto e che voi chiamate casa-

Senza aggiungere altro, o permettere che sua madre potesse dire niente, Rein si voltò, e sparì dentro la porta nascosta.

-Rein, ti prego-

Fu il disperato tentativo di sua madre di fermarla, ma quando la voce di Elsa risuonò nella sala del trono, ormai sua figlia era già sparita. Elsa si affrettò verso la porta, ma fu fermata da Thomas, che si parò davanti a lei, bloccandola. Subito dopo, anche Shade si mise a fianco del suo amico, bloccando ogni tentativo di passaggio.

-Mi dispiace, vostra maestà, ma mi pare chiaro che la principessa Rein abbia fatto la sua scelta, e che non desideri più vedervi al momento. Vi prego quindi di lasciare il palazzo assieme alla vostra scorta il più presto possibile-

Elsa fissò gli occhi scuri di Shade, e si ritrovò a bloccarsi sotto quello sguardo così freddo e glaciale. Era chiaro che Shade non avrebbe mai cambiato idea e le avrebbe permesso di vedere ancora sua figlia. Aveva avuto un’occasione, ma aveva fallito.

-Come desiderate, principe. Me ne vado, perdonate se ho disturbato la quiete del vostro palazzo-

Shade si pentì di avere usato delle parole così dure nei suoi confronti, ma non aveva potuto fare altrimenti. Si sentiva in dovere di proteggere Rein, e lo avrebbe fatto, anche a costo di offendere una altezza reale. Tuttavia, Elsa non aveva finito di parlare ancora con lui

-Vi chiedo solo un favore, altezza. Date questo a Rein, vi prego. So che non lo vuole ora, ma le serve. Qui dentro c’è qualcosa di molto importante per Rein e io vi prego, vi supplico, consegnateglielo-

Detto questo Elsa prese dalle mani della guardia lo scrigno, e lo consegnò a Shade, che si ritrovò a prenderlo senza esitazione. Fece solo un piccolo cenno di assenso con la testa alla regina, e Elsa lo ringraziò con un sorriso. Poi si voltò, e guardò Moon Maria, che era rimasta ferma e silenziosa per tutto il tempo. Elsa le sorrise mestamente

-Vostra maestà, un tempo potevo permettermi di chiamarvi amica. Vi affido la mia bambina, e vi rinnovo la mia richiesta. Prendetevi cura di lei, come io non sono stata in grado di fare-

Senza aggiungere altro, e senza aspettare che altre parole fossero dette, la regina Elsa si diresse verso la porta, seguita dalle sue guardie della scorta, e si allontanò dalla stanza. Al suo passaggio, alcune persone, cameriere o nobili presenti al palazzo della Luna, si scansarono, meravigliati di vederla passare davanti a loro. Non capitava certo di vedere tutti i giorni una regina straniera nel loro castello, e ancora meno una regina in lacrime che si allontanava dal palazzo. Presto, le persone che l’avevano vista, iniziarono a fare congetture e ipotesi sul perché fosse lì a palazzo e fosse in lacrime. Non si sa come successe così rapidamente, ma ben presto, la notizia lasciò il palazzo e si diffuse per il villaggio, e ben presto in tutto il regno della Luna, e da lì, passarono pochi giorni prima che ne parlasse tutto il pianeta di Wonder. Elsa, regina del regno del Sole, usciva in lacrime dal palazzo del regno della Luna. Cosa era realmente successo? Tutti gli occhi erano puntati sul palazzo del regno della Luna, e sulla loro ospite reale. Cosa sarebbe successo d’ora in poi?

 

Rein si era rifiutata di uscire dalle sue stanze quella sera. Aveva impedito a chiunque di entrare, persino a Dreamy. Non aveva voluto cenare, non aveva voluto parlare, non aveva voluto vedere nessuno. Voleva solo essere lasciata in pace, sola, in silenzio. Si era buttata sul letto, e si era lasciata andare alle lacrime, al dolore, alla rabbia, e aveva pianto, aveva pianto così tanto che il suo corpo alla fine non aveva retto, ed era sprofondata nel sonno. Quando aveva riaperto gli occhi, non avrebbe saputo dire da quanto tempo dormiva, se da un paio d’ore, o molte di più. Ma ormai la notte era calata, e nella sua stanza regnava il buio. Rein fu sorpresa di non vedere nemmeno la luce della luna rischiarare la stanza, ma forse la luna non era ancora sorta, oppure, era già calata. La principessa si alzò dal letto, la testa pesante e martellante a causa del pianto di qualche ora fa. Quando le capitava, Rein sapeva che l’unico modo per farle passare il dolore era alzarsi, camminare un poco, magari all’aria fresca. Fu per quello che si diresse verso il terrazzo, sicura e decisa. Nel giardino e anche nel palazzo regnava il silenzio più assoluto. L’unico rumore che si sentiva era quello delle guardie che pattugliavano il giardino per la ronda notturna, ma era un soffocato rumore di ghiaia calpestata da stivali, e la luce delle lanterne che accompagnava gli uomini nel loro compito. Per il resto, tuttavia, il castello era nel silenzio più assoluto. Solo in quel momento Rein si rese conto che mai le era capitato di vedere il palazzo di notte. Non era molto illuminato, ora che guardava bene dal suo terrazzo. I piani superiori erano tutti bui, le uniche finestre illuminate erano quelle del piano terreno, e Rein immaginò che quelle luci fossero in corrispondenza dei corridoi o delle porte di accesso al giardino. Per il resto, però, solo le stelle mandavano il loro bagliore. Rein si avvicinò al lato del suo balcone, e si sedette sulla ringhiera di marmo. Si trovò così a poggiare la schiena contro il muro della sua camera, e tirò su i piedi, in modo da essere completamente appoggiata alla balaustra. E lì, all’aria aperta della notte, si lasciò andare ai suoi pensieri. Pensava alla sua casa, alla sua famiglia, a ciò che si era lasciata alle spalle, a quello che le sarebbe successo da ora in poi… ma soprattutto, pensava a sua madre. Rein voleva bene a sua madre, era questo il suo problema. Non era mai riuscita ad odiare i suoi genitori per il modo in cui la trattavano o la facevano sentire, non poteva provare altro sentimento se non affetto per loro. Eppure, proprio loro, le persone che più amava, l’avevano ferita più profondamente. Perché non le avevano mai riservato lo stesso trattamento che riservavano a Fine. Fine era la loro unica gioia, non lei. Era lei su cui riversavano i loro consigli, le loro indicazioni, e Rein restava sempre in disparte, a guardare la sorella venirle preferita sempre, in qualsiasi circostanza. E alla fine Rein si era ritrovata a pensare di non valere quanto la sorella, di non essere all’altezza della famiglia reale, di non essere degna di essere considerata una buona principessa. Fino a quando non era arrivata Moon Maria, e con le sue parole le aveva fatto mettere in discussione tutto ciò che fino a prima aveva creduto. Ma vedere sua madre lì, nel castello, le aveva fatto ritornare tutti i suoi dubbi e le sue preoccupazioni. Perché più di ogni altra cosa avrebbe voluto avere l’appoggio di sua madre, e invece… invece sua madre aveva profanato la sua stanza, frugando in ogni angolo e scoprendo ciò che non avrebbe mai voluto che la donna vedesse. I suoi più intimi segreti, custoditi nel suo scrigno.

-Come ha potuto…-

Si ritrovò a chiedere, di nuovo, la principessa. Ciò che successe dopo, però, la colse totalmente di sorpresa. Una voce, una voce di un uomo, che non aveva mai sentito, le rispose

-Credimi, non ne ho idea. Ma è successo, quindi a cosa serve stare a pensarci ancora?-

Rein spostò lo sguardo sul balcone, cercando la persona che aveva parlato. Ma non c’era nessuno con lei. E poi, all’improvviso, un’altra voce parlò

-Non ce la faccio a non pensarci. Insomma, è una cosa grave! Non puoi pensare che non ci faccia caso-

Rein si affrettò a scendere dalla balaustra e a guardarsi in torno. Due voci, aveva sentito due voci di uomini nel suo terrazzo, anche se non c’era nessuno.

-Sto impazzendo…-

Si ritrovò a mormorare la ragazza. Poi, Rein sentì una risata, che la fece sobbalzare. E poi, ancora la voce di prima

-Zitto, ma che fai! Non puoi scoppiare a ridere così! Vuoi svegliare tutto il palazzo?-

Rein si girò verso il punto in cui le sembrava provenisse la voce. Si portò veloce verso il limite del terrazzo, e guardò verso il giardino. E fu allora che li vide. Due uomini, due guardie reali, erano di ronda nel giardino, e si trovavano proprio sotto il suo terrazzo. Rein si diede della stupida per essersi spaventata così tanto. In fondo, nel silenzio generale, era normale che delle voci pronunciate nel giardino le sembrassero così tanto vicino a lei. Si ritrovò a ridacchiare di se stessa. I due uomini, intanto, ignari che la principessa li stesse guardando e ascoltando, continuavano a parlare

-Ma hai presente che ore sono? Secondo te, i grandi signori e nobili del palazzo si fanno svegliare da un’umile guardia come me? Sicuramente sono sprofondati nei loro bei materassi morbidi, persi nei loro sogni-

-Non è un buon motivo per ridere come se fossi al mercato-

-La fai troppo lunga, novellino. Fidati, faccio questo lavoro da sei anni, i nobili non si svegliano per così poco. E a quest’ora, di sveglio da farti la ramanzina, non c’è nessuno-

-Ah sì? E che mi dici di quello allora? A quanto pare il principe è ancora sveglio… se ti sente vedi dove ti ritrovi, caro il mio veterano. Ti sbatteranno lungo il confine, altro che palazzo-

Ci fu un attimo di silenzio, poi l’uomo che era il “veterano” sembrò ricomporsi. Si sentì un rumore sordo, come se un uomo avesse dato uno spintone ad un altro. Poi il veterano si trovò a dire

-Basta scherzare ora novellino, o ti faccio vedere io dove ti mando per i prossimi turni di ronda. Su continuiamo, il giardino è grande, e non voglio certo stare tutta la notte qui fuori. Muoviamoci-

Rein sentì il rumore di passi che si allontanavano, e quando fu sicuro che gli uomini ormai erano abbastanza lontani, si lasciò andare ad una risatina. Poi però, le parole dell’uomo più anziano la fecero pensare, e subito si portò lungo il lato del terrazzo, e si sporse a guardare il castello. Era vero, lo studio di Shade, che era visibile dal suo terrazzo, era illuminato, segno che il principe doveva essere ancora lì, sveglio. Rein non seppe cosa la spinse in quel momento a prendere quella decisione, ma si ritrovò a percorrere a passo veloce il terrazzo, poi la sua camera, e il suo salotto, fino a ritrovarsi nel corridoio, e poi via dietro ad una porta e poi ad un'altra, fino a che non si ritrovò di fronte alla porta dello studio di Shade. Non seppe mai come fece a non incontrare nessuno nel suo lungo percorso, né una guardia, o un cameriere, o qualsiasi persona poteva ancora girare per il castello a quell’ora. Forse fu perché quando Rein si incamminò era un momento di cambio della guardia, oppure, semplicemente, fu solo fortunata a eludere il giro di ronda. Ma nessuno la vide camminare, nessuno la vide e le corse incontro chiedendole se le servisse aiuto. E così, quando si ritrovò a bussare alla porta dello studio, non ci fu nessuno che la vide, e questo incontro, rimase solo un ricordo di Rein e Shade.

 

Shade sapeva che era tardi e che sarebbe già dovuto essere nelle sue stanze. Sapeva che il giorno successivo sarebbe stato un giorno lungo, impegnativo e pieno, e che una notte di sonno gli sarebbe stata utile, ma c’era qualcosa che lo spingeva a stare alzato. Non che fosse insolito. Di notte poteva concentrarsi su questioni particolarmente complicate che richiedevano tutta la sua concentrazione, e sicuramente, a quell’ora, nessuno l’avrebbe disturbato. Ma non era quello il caso di quella sera. Shade si era chiuso nel suo studio, da solo, portandosi dietro solo lo scrigno che la regina Elsa le aveva dato. Era lì, appoggiato alla sua scrivania, e lui non sapeva cosa fare. Non sapeva dove metterlo, se portarlo semplicemente a Rein e lasciarglielo, se tenerlo lì, in attesa che fosse la donna a chiedere di averlo, se guardare cosa contenesse prima di darglielo… era preda di mille pensieri, e, nonostante le ore passate a pensarci sopra, non aveva trovato ancora una soluzione.

-Cosa dovrei fare ora io?-

Aveva chiesto, più volte, alla stanza vuota, ma non aveva mai ricevuto risposta. Così aveva deciso di lasciare lo scrigno lì, sulla sua scrivania, e di passare ad altro. Si era occupato dello stato, del suo regno, aveva letto tutto quello che i ministri gli avevano lasciato, aveva svolto tutto i suoi compiti, non c’era più niente che lo tenesse ancora lì, tra quelle quattro mura, eppure… Shade si alzò dalla sedia, e si sgranchì gambe e braccia. Si affacciò poi ad una delle finestre che davano sul giardino, e si mise a guardare il panorama. Stranamente, quella notte, ancora la luna non era sorta. Oppure lo aveva già fatto e Shade non se ne era nemmeno reso conto. Infatti, ora che ci pensava, non sapeva nemmeno che ore fossero. Stava per voltarsi per guardare l’ora, quando sentì dei colpi alla porta. Il principe guardò meravigliato la porta del suo studio. Aveva sentito bene? Qualcuno aveva bussato alla sua porta, a quell’ora? Chi mai poteva essere? Di certo non Thomas, che sicuramente era già a dormire, e non poteva essere nemmeno sua madre, o sua sorella. Che fosse successo qualcosa? Shade si avvicinò veloce alla porta, e la aprì. Si aspettava qualsiasi cosa, chiunque, tranne ciò che vide. Lei era lì, la causa dei suoi mille pensieri, era lì, di fronte a lui, bellissima come non mai. Shade non si era mai accorto di quanto fossero grandi e luminosi i suoi occhi fino a quel momento.

-Rein…-

Lei gli sorrise, timidamente

-Posso entrare?-

Shade semplicemente annuì, prima di spostarsi e lasciarla passare. Una volta che fu entrata, richiuse prontamente la porta dello studio, e si voltò a guardarla. Lei era in piedi, e si era voltata verso di lui

-Scusami per l’ora…-

-Non ti preoccupare-

-Non dovrei essere qui…-

-Non è vero-

-Non so nemmeno perché sono qui…-

Shade la guardò, poi spostò lo sguardo sullo scrigno posto sulla sua scrivania. Rein seguì il suo sguardo, e si ritrovò a fissare il suo scrigno, stupita.

-Cosa ci fa qui?-

-Me lo ha affidato tua madre-

Disse Shade. Rein si voltò stupita verso di lui

-Lo hai aperto?-

-NO! Non lo farei mai-

-Si scusami, lo so è solo che…-

Shade vide un leggero rossore sulle guance di Rein, e si affrettò ad avvicinarsi a lei

-Stai bene Rein?-

Rein lo guardò, e in quel momento, si rese perfettamente conto del perché era corsa da lui. Sapeva cosa sarebbe successo, e si lasciò andare. Sentì le lacrime scenderle dagli occhi e non cercò di fermarle, anzi, le lasciò scorrere. Senza dire niente, si buttò tra le braccia dell’uomo, e pianse. Shade si mosse da solo, istintivamente. Le sue braccia circondarono il corpo della principessa, e lui la strinse a se, forte. Non le disse niente, non cercò di consolarla o confortarla. Semplicemente la lasciò piangere, facendola sfogare e buttare fuori tutta la tristezza che la invadeva. E mentre Rein singhiozzava contro il suo petto, Shade si ritrovò a farle una promessa

-Prometto che non permetterò mai a niente e nessuno di farti ancora del male. Ci sarò io a proteggerti da ora in poi-

Rein, in riposta, si strinse ancora di più contro di lui, e si lasciò andare. Era al sicuro tra quelle braccia, e lei sapeva, che lui avrebbe fatto di tutto per prestare fede a quella promessa. E lei si sentì al sicuro, come non le capitava da molto, troppo tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ciao a tutti!!

Si, lo so, questo capitolo doveva essere aggiornato per la fine di gennaio, e invece siamo a maggio… sono imperdonabile, non ho scuse, e non ve ne voglio dare. Se c’è ancora qualcuno che ha voglia e tempo di leggere questa storia, vi dico solo grazie, e portate pazienza, tanta pazienza. Purtroppo sono fatta così, ci provo, ma gli impegni mi tengono molto spesso troppo lontana dal computer, e anche se vorrei aggiornare con più frequenza, purtroppo al momento non ce la faccio. Se la storia vi piace anche solo un pochino, vi chiedo di portare pazienza. La continuo, sono solo un po’ lenta, perdonatemi.

Parlando del capitolo, sinceramente non so come lo possiate prendere. Succede tutto e niente, ma, mi serviva un capitolo così. E non ho resistito all’idea di mettere Rein al centro di una stanza, con mille donne che le ruotano attorno con stoffe, metri, merletti e cose simili…

La scena finale, l’ho scritta e riscritta mille volte, e non ne sono soddisfatta al cento per cento, ma alla fine ho trovato un modo, e credo si capisca bene, anche se nella mia testa la scena è mille volte meglio ma, purtroppo renderla non è stato così facile, come mi capita altre volte.

Domanda finale, cosa conterrà lo scrigno? Vi lascio con la suspence, ma sono certa che ci arriverete presto, dopotutto, siamo state tutte adolescenti, e sono certa che non sono stata l’unica a tenere delle cose nascoste in camera per non farle trovare dai miei… niente di illegale si intende, ma qualche segreto bisogna pur averlo, no? Ok, spero di non esservi sembrata una pazza, anche se ammetto che vista l’ora, l’una di notte, e avendo un bel po’ di sonno, non so bene quello che dico XD

Ora vi saluto veramente, e come sempre, vi ringrazio con tutto il mio cuore. Grazie a chi legge, commenta, aggiunge la storia tra le seguite, ricordate o preferite. Grazie, grazie mille, e ci vediamo alla prossima. Un bacio dalla vostra

Juls

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

Il respiro di Rein piano piano si andò calmando, così come i battiti del suo cuore. Mentre il principe della Luna la cullava tra le sue braccia, le lacrime, che erano scese copiose dagli occhi azzurri della principessa, si erano arrestate ormai del tutto. Tutto ciò che ormai era rimasto, erano solo due ragazzi, avvinti in un caldo abbraccio, di cui nessuno dei due sembrava volersi separare. Se in quel momento qualcuno fosse entrato nello studio, tutto ciò che avrebbe visto sarebbe stato l’immagine di due giovani avvinti in un abbraccio che, dall’esterno, sembrava tutt’altro che platonico. E si sa, all’interno di una corte reale, i pettegolezzi, soprattutto quelli che riguardano persone importanti, possono essere molto pericolosi, se non addirittura fatali per la reputazione di qualcuno. Inutile dire le terribili conseguenze che quella scena, se vista dagli occhi di qualcuno, avrebbe potuto arrecare ai due giovani. Per fortuna, certe volte, il destino, o fato se preferite, decide di intromettersi, e di salvare coloro che ritiene abbiano ancora molto da dire. Ed è proprio ciò che avvenne quella notte. Il principe Shade, infatti, si era totalmente dimenticato che nel suo palazzo tutti conoscevano il fatto che era solito lavorare la notte, nel suo studio. E dalle cucine, il personale, faceva sempre arrivare, poco dopo la mezzanotte, una meravigliosa teiera piena di the nero appena fatto, il preferito di sua altezza, accompagnato da una considerevole dose di tramezzini farciti e biscotti ancora caldi. Naturalmente, le cameriere del palazzo facevano sempre a gara per avere un’opportunità di portare di sopra il prezioso carrello per avere la possibilità di ammirare il principe e di parlare, se pur per poco, con lui. Nel momento in cui i due giovani principi erano ancora avvinti, nel palazzo la solita vita stava continuando, e la solita routine notturna stava avvenendo senza differenze dalle altre sere.  Nelle cucine, il cuoco reale aveva appena finito di riscaldare l’acqua, e vi aveva immerso le foglie del the per l’infusione. Aiutato da un assistente, aveva preparato su un carrello tutto il necessario per lo spuntino, tramezzini, biscotti e due tazze di porcellana bianca, pronte per l’uso. Allo sguardo scettico del suo aiutante, il cuoco aveva semplicemente scrollato le spalle

-Per il conte d’Orvail, spesso è assieme al principe-

Così due tazze furono poste sul carrello. Una giovane e trepidante cameriera era entrata in cucina e con un sorriso enorme aveva preso il carrello e si era diretta, veloce, verso il piccolo montacarichi che permetteva dalle cucine di portare le pietanze alle stanze superiori. Il turno notturno del palazzo era sempre visto con odio dal personale del palazzo, perché per le cameriere e i camerieri voleva dire solo una cosa: pulizie. La notte, infatti, era il momento dove le immense sale usate durante il giorno dalla corte, potevano essere pulite senza disturbare nessuno dei nobili. Ma per la giovane donna che spingeva il carrello quella notte, la possibilità di vedere il principe rendeva sopportabile le lunghe ore che a seguire l’avrebbero tenuta impegnata nello spazzolare e lucidare i pavimenti dei saloni. Il percorso dalle cucine allo studio privato non era lungo, poiché i corridoi erano, in pratica, vuoti. Ci sarebbero voluti solo cinque minuti per la giovane donna per arrivare al piano e bussare alla porta. Ma, come abbiamo detto, il destino, quella notte si mise di mezzo. La ruota anteriore del carrello, infatti, misteriosamente, decise di impigliarsi in un tappeto. Per poco, tutto il contenuto del carrello non finì sparso lungo il pavimento. La donna si lasciò sfuggire a un piccolo grido, per la sorpresa dell’improvviso arresto del mezzo, e questo fece allarmare una giovane sentinella, posta a guardia della porta che conduceva alla stanza da cui si poteva accedere allo studio privato del principe. Quando la guardia vide cosa era successo, si apprestò subito ad aiutare la donna a liberare la ruota, ma sembrava proprio che quel pezzo di tappeto non si volesse staccare dalla ruota. I due impiegarono molto tempo per liberarlo, e nel frattempo la mezzanotte era passata da quasi dieci minuti. Quando la donna bussò alla porta dello studio e la aprì, si meravigliò molto nel vedere che il principe non era solo nello studio, o assieme al conte, ma era in compagnia di qualcuno che non si sarebbe mai aspettata di vedere lì, a quell’ora di notte. Ma la scena davanti ai suoi occhi non mostrava niente di piccante, o sconveniente, solo era insolita vista l’ora. La scena che si presentava alla giovane cameriera era quella del principe seduto al suo posto, mentre la principessa Rein era seduta di fronte, intenta a leggere alcuni fogli che portavano il sigillo del regno. Niente faceva intuire il momento d’intimità che era avvenuto tra i due appena pochi minuti prima. Ma ovviamente, non poteva essere stato solo il carrello ad aiutare i due giovani, anche un altro piccolo oggetto quasi dimenticato nello studio si era messo in aiuto della giovane coppia. Tornando indietro di pochi minuti, infatti, i due principi erano ancora avvinghiati in quel caldo abbraccio, quando, poco dopo l’arrivò della mezzanotte, che sarebbe sicuramente passata inosservata ai due giovani, un orologio, un orologio fermo ormai da molti anni, scelse quella notte e quel momento, per tornare a far sentire la sua voce. Il primo rintocco spezzò per sempre quel momento d’intimità. Fu come una scossa elettrica, e sia Shade sia Rein si allontanarono l’uno dall’altra, sul viso un misto di sorpresa, incredulità e imbarazzo. Il secondo e terzo rintocco li sorprese ancora così, intenti a fissarsi incapaci di capire cosa stesse succedendo. Al quarto rintocco, Shade si voltò verso l’orologio, ormai totalmente incredulo.

-Non è possibile-

Disse, mentre si avvicinava all’orologio, posto su un tavolino vicino alla finestra, dietro la sua scrivania. Rein rimase fermo ad osservarlo, indecisa su cosa fare, ancora imbarazzata per essersi lasciata andare alle emozioni così con lui.

-Non è possibile-

Tornò a dire il principe, osservando meravigliato l’orologio, mentre risuonavano gli ultimi rintocchi della mezzanotte. Appena smise Shade si voltò verso Rein, totalmente meravigliato

-E’ totalmente incredibile…-

-Cosa?-

Riuscì a dire Rein, con un tono di voce molto basso, ultima traccia del suo imbarazzo, imbarazzo che Shade non colse, preso dallo shock di quello a cui aveva appena assistito

-L’orologio, ha suonato-

-E’ quello che dovrebbero fare, no?-

Shade scosse la testa.

-Ma non questo. Quest’orologio non suonava più già dai tempi di mio padre. L’unico motivo per cui si trova ancora qui è che ormai è un pezzo antico e il suo valore supera di gran lunga quello della sua utilità. Per questo è sempre rimasto qui, una antiva vestigia di un tempo passato. Ma sono quasi trent’anni che non suonava eppure stasera…-

Shade si lasciò cadere sulla sua sedia, ancora perplesso. Rein rimase un attimo in piedi, indecisa se andarsene o rimanere, ma visto lo sguardo assente del principe, decise di sedersi e aspettare. Sarebbe stato terribilmente maleducato andarsene. La principessa spostò lo sguardo sulla scrivania, e intravide, mezzo sepolto da altre carte, un foglio, su cui era scritto un nome che attirò la sua attenzione.

-Quello per caso è il programma giornaliero della principessa Milky?-

Sentendo la voce della principessa, Shade si riscosse di colpo. Osservò Rein, e quando il significato della domanda gli fu chiaro, e osservando il punto che la principessa le stava indicando con la mano, intravide il foglio.

-Si, esatto. Volevo consegnartelo oggi, ma tra una cosa e un’altra…-

-La visita di mia madre ha sicuramente sconvolto la giornata-

Disse Rein, un sorriso triste sul suo volto. Shade si limitò ad annuire, mentre prendeva il foglio e lo porgeva alla principessa.

-Questo è il programma che era stato pensato potesse essere il migliore. Ci sono lezioni a cui Milky non si potrà sottrarre, e abbiamo cercato di trovare un modo per accontentare tutti-

-Abbiamo?-

Shade si fece leggermente rosso in viso

-Avrei dovuto consultarti, lo so. Ma ho chiesto aiuto a mia madre e…-

Rein sorrise, un sorriso vero e divertito.

-Se tua madre ha deciso non ho nulla da ridire. Ma vorrei comunque leggerlo attentamente, se posso-

-Prego-

E così Rein si mise a leggere il programma. Di per se non era molto complicato, o troppo pieno. Le ore di lezione si dividevano tra la mattina, dove Rein e Milky avrebbero passato quasi tutto il tempo insieme, e il pomeriggio, dove invece, oltre a Rein, Milky avrebbe diviso le lezioni con altri tre insegnati, uno di danza, uno di equitazione e uno di scherma, che si sarebbero alternati durante la settimana. nel momento in cui Rein stava per porre una domanda, un leggero bussare alla porta, seguito dalla sua apertura, spezzò il silenzio dello studio. E fu così, che la sorridente cameriera entrò nello studio, ma nel vedere la principessa il suo sorriso si fece meno ampio.

-Il vostro the, maestà-

Disse, mentre trascinava dentro il carrello con la bevanda fumante. Shade fece solo un piccolo cenno con il capo, mentre rivolgeva la sua attenzione alla principessa.

-Qualcosa non va? Credi che il programma sia troppo difficile da seguire?-

Rein scosse la testa.

-No, assolutamente. Cercherò di concentrare le materie più pesanti per la mattina e magari, al pomeriggio concentrarmi più su etichetta o cose simili ma, c’è una cosa non capisco…-

-Cosa?-

-Scherma?-

Shade si limitò ad alzare gli occhi al  cielo, sospirando

-Ha insistito. Ha detto che voleva imparare. Non c’è stato modo di farle cambiare idea. Così io e mia madre abbiamo acconsentito, pensando che vedendo la difficoltà  e l’impegno che avrebbe richiesto si sarebbe decisa a cambiare idea, invece…-

-Preferisce la scherma alle lezioni di danza-

Shade si limitò ad annuire, sconsolato. Poi la fissò, perplessa

-Come fai a saperlo?-

Rein ridacchiò

-Tu non sei costretto a ballare con ampie gonne vaporose e scarpe dotate di tacco, e non sai quanto sia difficile cercare di non calpestare la gonna, mentre tenti di eseguire una giravolta o un passo di danza sembrando distaccata, fluida e “regale”allo stesso tempo-

Shade si limitò a fissarla non sapendo bene cosa dire. Si limitò ad alzare le mani, lasciando cadere il discorso, cosa che provocò una leggera risatina da parte di Rein. Nel frattempo la cameriera, dopo avere capito che non avrebbe ricevuto altre attenzioni dal principe, dato che era concentrato a parlare con la principessa, si era limitata a preparare le due tazze per i reali, e le aveva appoggiate vicino ai due, senza proferire parola. Nell’accorgersi che la donna era ancora dentro la stanza, Shade si decise a concentrarsi su di lei

-Grazie, non mi occorre altro. Potete ringraziare per me la cucina, sempre accorta a non lasciarmi mai morire di fame?-

La cameriera si limitò ad annuire, sorridendo

-Sarà un onore per me riferire le vostre parole, maestà-

Shade le fece un sorriso, cosa che sembrò riempire la giovane di gioia e le fece illuminare gli occhi

-Buona notte vostra maestà. Principessa-

Disse, prima di fare un inchino e lasciare i due giovani alle spalle. Certamente, la giovane cameriera avrebbe riferito le parole al cuoco, ma avrebbe accuratamente riferito ogni particolare a chiunque avrebbe voluto ascoltarla, e ovviamente avrebbe raccontato che a mezzanotte passata, la principessa Rein era insieme al principe Shade nello studio, e che si, effettivamente era un’ora molto tarda della notte e quasi sconveniente per farsi trovare insieme ad un uomo, ma non avrebbe potuto far altro che riferire che i due avevano parlato solo della principessa Milky e del programma delle sue giornate. Ma ovviamente, nessuno a palazzo avrebbe potuto avere nulla da ridire sulla principessa in quella giornata. La visita della regina del regno del sole aveva sconvolto la principessa, questo lo sapevano tutti, il distacco tra la principessa Rein e la sua famiglia era ormai cosa di dominio pubblico, e tutti a palazzo sapevano che la principessa era stata chiusa nella sua camera tutto il pomeriggio e la sera, e che non si era nemmeno fatta vedere durante la cena. Alcuni poi sapevano che non si era sentita bene, Dreamy aveva, infatti, richiesto di non disturbarla e di lasciarla riposare, e per un attimo sembrava avesse quasi chiesto di chiamare il medico di corte, ma poi era stata dissuasa dal farlo. Quindi non stupiva poi più di tanto che fosse così tardi a parlare con il principe del motivo per cui, infondo, si trovava nel palazzo. Anzi, qualcuno avrebbe anche potuto osservare che la dedizione con cui la principessa stava prendendo il suo compito, dedizione che la spingeva anche a tarda notte ad informarsi sulla sua giovane nuova protetta.  Certo, se la cosa si fosse ripetuta, allora sarebbe certo parsa una cosa strana, degna di attenzione e di pettegolezzo, ma per quanto riguardava il personale della corte, un solo incontro, giustificato da fatti eccezionali avvenuti durante la giornata, non era sufficiente per creare uno scandalo. Anzi, altri incontri ad orari strani dai due non furono riportati molto presto, quindi ben presto l’episodio fu dimenticato. Certo è che non sempre si conosce tutto quello che accade sotto un tetto, e non sempre chi si crede aggiornato su tutto quello che succede nel palazzo, poi, si rivela essere veramente a conoscenza di tutto.  Certi segreti sono fatti veramente per restare tali, e a volte, inaspettatamente, possono venire in aiuto oggetti impensabili, come un carrello birichino e un orologio che aveva ritrovato la sua voce.

 

Nello studio, il the caldo e gli ottimi tramezzini, aiutarono a creare un ambiente ancora più accogliente, e i due giovani principi si trovarono a chiacchierare per oltre un’ora nello studio. Quando però, uno sbadiglio colse la principessa, Shade si voltò verso l’orologio, e rimase allibito nel vedere l’ora.

-Principessa, è l’una e un quarto di notte. A questo punto non ve lo chiedo, ma vi ordino di andare a dormire. Non voglio che si dica che tengo la gente alzata e non la faccio riposare nel mio castello-

Rein si limitò ad annuire e a sorridere.

-Vi ricordo, principe, che sono un Altezza Reale, e che non potete ordinarmi cosa fare e soprattutto a che ora andare a dormire. Tuttavia, solo per questa volta, decido di accontentarvi. Anche perché, sono costretta ad ammettere, il letto che mi avete offerto è terribilmente comodo, e non vedo l’ora di raggiungerlo-

Shade ridacchiò

-Lieto di avere fatto una cosa giusta per una volta-

-Direi che per quanto mi riguarda, ne hai fatte fin troppe-

Il genuino sorriso sincero di Rein trattenne shade dal pronunciare qualsiasi altra cosa. Rein si alzò dalla sedia, e si diresse verso la porta. Sentiva su di se lo sguardo del principe, e non appena si ritrovò alla porta, si fermò, perché il suo sguardo fu attratto da un oggetto che per tutto quel tempo era rimasto lì, nascosto, ma sempre presente. Nel voltarsi, il suo sguardo si fermò sullo scrigno che sua madre le aveva portato. Aveva cercato di dimenticarlo, e mentre parlava con il principe, ci era riuscita ma ora lo vedeva, di nuovo, il suo piccolo grande scrigno dei ricordi.

-Puoi fare in modo di portarlo nella mia stanza?-

-Certamente-

Non c’era bisogno di sapere a cosa la principessa si riferiva.

-Grazie… buonanotte principe-

-Buonanotte principessa-

 

 

La luce improvvisa del sole colse di sorpresa il sonno della principessa, che si rannicchiò ancora di più sotto le coperte, cercando disperatamente di ritornare nel mondo dei sogni. Una voce continuava a chiamarla, ma lei, imperterrita, faceva di tutto per restare aggrappata a quel piccolo sogno che ancora le danzava davanti agli occhi. Ma la luce improvvisa, la colse di sorpresa, obbligandola ad aprire gli occhi e a svegliarsi.

-Che cosa c’è?-

Chiese, in un misto di esasperazione e tristezza. Una donna di mezza età, con uno sguardo arcigno, la stava guardando, mentre teneva tra le mani la coperta della principessa.

-Principessa è giorno, e siete in ritardo. Avete meno di dieci minuti per alzarvi, lavarvi, vestirvi e presentarvi a colazione. O volete incorrere nelle ire di vostra madre, o peggio, nelle mie?-

Un brivido corse lungo la schiena della principessa Milky. Erano poche, infatti, le persone in grado di farle paura, e una di quelle era, senza ombra di dubbio, la sua capo cameriera, una donna che le era stata mandata direttamente da sua madre, l’unica in grado di farla rigare dritto e di farla arrivare in orario a qualsiasi cosa, miss Donaira. Milky non osò ribadire niente, ma subito sveglia, si alzò dal letto e si precipitò verso il suo bagno privato.

-Sarò pronta e in orario miss Donaria-

La donna fece un piccolo cenno del capo

-Ben detto principessa-

Milky riuscì a farsi vestire e pettinare in meno di cinque minuti e si ritrovò di fronte alla porta della sala da pranzo della famiglia reale in tempo per la colazione. Quella era stata una novità. Quando ieri sera miss Donaria le aveva detto che la colazione sarebbe stata consumata nella sala, assieme alla sua famiglia, per poco non era caduta dalla sedia su cui si trovava

-E per quale motivo?-

Miss Donaria non le aveva saputo dare una risposta precisa. Si era limitata solo a dire

-Ordine di sua Altezza Reale-

E questo aveva chiuso la conversazione. Così quella mattina, mentre un servitore apriva la porta della sala, non sapeva bene cosa aspettarsi. Tuttavia, niente di tutto quelle che l’era passato per la testa poteva essere simile a quello che stava vedendo.

-Non ci posso credere!-

L’improvviso urlo della principessa aveva quasi fatto soffocare il principe della luna, che preso alla sprovvista, aveva rischiato di morire per colpa di un the. Per tutta risposta, l’altro uomo seduto al tavolo, si lasciò andare ad una risata divertita, vedendo il suo amico perdere totalmente il suo fascino, almeno per una volta. Una volte che Shade si fu ripreso, e dopo avere tossito parecchio, si voltò verso la sorella

-Milky…-

-Scusa-

Si limitò a dire la piccola, mentre si avvicinava alla tavola e occupava posto al lato del fratello e di fronte a Thomas, che le rivolse un veloce saluto con il capo, mentre si metteva in bocca una fetta di pane con sopra un abbondante strato di marmellata.

-Perché siamo qui?-

-Non guardate me, principessa. Dovete chiedere al vostro regale fratello-

-Tu non dovresti nemmeno essere qui con noi-

-Stamattina non ho fatto in tempo a fare colazione…-

-Non è un mio problema-

-La tavola è abbastanza fornita per una persona in più-

-Con te non si può mai sapere… hai la capacità di divorare ciò che un uomo mangia nell’arco di un anno-

-Mi stai dando del mangione?-

-Perspicace capitano-

Thomas non rispose, si limitò a prendere un pezzo di pane e a lanciarlo contro la testa di Shade. Il principe osservò il pezzo volare dalla mano del suo amico fino alla sua testa, e poi rimbalzare sulla tavola.

-Molto maturo signor conte-

-Puoi giurarci. Potevo lanciartene uno con della marmellata sopra-

-Non oseresti..-

-E’ una sfida, principe?-

-Una costatazione più che altro…-

-Mi stai dando del vigliacco? Mangione e vigliacco nella stessa mattina e in meno di cinque minuti… Vedo che sei di buon umore oggi-

-Ma perché devi sempre parlare tu? Non puoi essere come un qualsiasi membro della guardia e fare il tuo dovere senza assillare me?-

-E togliermi tutto il divertimento?-

-Thomas giuro che…-

-Un giorno mi ucciderai, si lo so-

Shade stava per ribattere, quando una voce s’intromise

-Lo sapete che sembrate una vecchia coppia sposata?-

Entrambi si voltarono e si trovarono davanti alla principessa Rein. D’istinto entrambi gli uomini si alzarono dalla sedia e le fecero un piccolo inchino

-Non vale! Per me non vi siete mica alzati-

Si ritrovò a dire Milky, che era stata talmente silenziosa mentre i due uomini parlavano che quasi si erano dimenticati di lei.

-Milky…-

Fu il calmo richiamo di Shade, mentre rivolgeva uno sguardo di ammonimento a sua sorella

-Ma è vero. Siete rimasti seduti e mi avete praticamente ignorata-

Rein si avvicinò al tavolo, e prese posto vicino alla piccola.

-Non ci fate caso, principessa Milky-

Le disse Rein, mentre le appoggiava una mano sul braccio, a tranquillizzarla

-Gli uomini sono animali imprevedibili, e come prima lezione impara questo. Gli uomini sono animali, imprevedibili e soprattutto, inaffidabili. Ti dicono che ti aiuteranno in qualsiasi cosa tu gli chieda, e potrai stare certa che o se ne dimenticheranno o ti diranno la solita, vecchia scusa “perdonami, ma avevo da fare qualcosa di più importante”. Quindi, come prima lezione impartita, da principessa a principessa, ricorda sempre: le donne valgono dieci volte un uomo, sia esso un principe, un conte o un semplice uomo-

Milky si mise a ridere mentre annuiva convinta. Thomas e Shade si scambiarono uno sguardo, ma fu il conte a parlare

-Milady chiedo scusa ma… ci avete appena insultati?-

Rein tirò fuori un sorriso di cortesia, mentre rispondeva

-No, non oserei mai. Stavo solo esponendo una verità universalmente conosciuta. Le donne valgono più degli uomini, tutto qui-

Thomas la fissò, poi si voltò verso Shade

-Si, ci ha appena insultati-

-Ma con grande cortesia, aggiungerei-

-Si, un insulto velato da  cortesia… tremendamente scortese-

-Queste principesse moderne…-

-Che ci vuoi fare-

Nel vedere le facce mezze divertite di Thomas e Shade, sia Rein sia Milky scoppiarono a ridere, e furono presto seguiti dagli altri due. Quando la risata si andò affievolendosi, Shade si rivolse a Rein

-E’ un piacere vedere che stai meglio-

-E’ un piacere anche per me-

Si guardarono, e per Shade fu come se il mondo sparisse, mentre si tuffava negli immensi occhi azzurri della principessa. Si ritrovò a sorriderle, seguita a ruota dalla turchina.

-Devo già avvertire il cappellano reale per la cerimonia, o avete già fatto voi?-

Chiese con uno sguardo malizioso Thomas, tutto rivolto al suo principe. Shade si fece bordeaux per l’imbarazzo, e questa volta si voltò verso il suo amico con uno sguardo che la diceva lunga su cosa pensava in quel momento di lui. Thomas scoppiò ancora più a ridere, mentre alzava le mani in segno di resa

-Tranquillo lo so… prima o poi mi uccidi-

Shade lo fissò, poi scoppiò a ridere. Anche Rein si ritrovò a ridere, cosa che le fece dimenticare il suo imbarazzo. L’unica che fissava perplessa la scena era Milky

-Si può sapere cosa avete da ridere così tanto?-

Shade le si avvicinò e le passò la mano tra i capelli, spettinandoli leggermente e provocando una reazione di protesta da parte della sorella.

-Non crescere mai, mi raccomando-

Le disse suo fratello. Milky non fece altro che alzare un sopracciglio ancora più meravigliata e la risata di Shade riprese da dove si era interrotta.

 

Moon Maria era ferma sulla porta della sala, e osservava. Guardava quei quattro ragazzi che stavano chiacchierando e ridendo, intenti a fare colazione. Non l’avevano sentita arrivare, e così si era messa a fissarli. Adorava vedere Shade e Thomas battibeccare e prendersi in giro. Erano rare le vere amicizie nel loro mondo, e la regina non sapeva veramente quale dio ringraziare per avere concesso un tale dono a suo figlio. E vedere la sua giovane piccola donna cercare di stare al passo con i grandi, mentre si sforzava di comportarsi in modo impeccabile, le fece sorridere il cuore. Ma la vera gioia era vedere la meravigliosa donna che si stava rivelando quella mattina Rein. Era serena, con il volto disteso, e sorrideva, un sorriso che le arrivava anche agli occhi. Era incantevole quella mattina, non le serviva un abito pomposo o gioielli imponenti per spiccare in bellezza. Aveva un semplice vestito bianco con sopra ricamati dei piccoli fiori azzurri e rosa, un suo vecchio abito, che aveva prestato alla giovane in attesa del suo nuovo guardaroba, ma nonostante l’abito vecchio, la conciatura semplice e nessun gioiello addosso, sembrava una vera e propria regina. E non l’era sfuggito di certo il modo in cui suo figlio la osservava, discreto ma insistente. Sembrava che non riuscisse a distogliere gli occhi da lei. Anche se l’idea non le dispiaceva, dopotutto adorava Rein, l’idea di un possibile interessa amoroso da parte del figlio, invece di renderla felice, le fece improvvisamente provare un brivido di terrore. Se suo figlio avesse veramente voluto stare con lei, la situazione, già di per se tesa con il regno del sole, poteva benissimo diventare ancora più complicata. E qualcosa le diceva che Shade avrebbe potuto certo amare una principessa del regno del sole, ma se avesse voluto veramente la turchina, avrebbe dovuto lottare con tutto se stesso per averla. E sinceramente, la regina non sapeva se la turchina avrebbe, nel caso, lottato. Se fosse stata costretta a scegliere tra riavere l’amore della famiglia o suo figlio, cosa avrebbe fatto? Tuttavia, mentre si trovava persa in quei pensieri, si diede della folle. Dopotutto, non era detto che suo figlio provasse qualcosa per la principessa, poteva anche essere un semplice sentimento di amicizia. E poi non era neanche detto che, nell’eventualità che suo figlio provasse realmente dei sentimenti per lei, lei ricambiasse.

-E’ qui da appena tre giorni e penso già a disastri imminenti o matrimoni… Moon Maria riprenditi-

Dandosi della sciocca, si decise ad entrare nella sala. Al suo ingresso, i quattro si fecero silenziosi e si alzarono tutti dalle sedie. La regina sorrise ad ognuno dei presenti e prese posto a capotavola, in modo da avere di fronte suo figlio.

-Buongiorno ragazzi. Vedo che non avete avuto problemi ad iniziare senza di me…-

Tutti e quattro si trovarono ad osservare ognuno il proprio piatto, dove i resti della colazione giacevano, indicando la loro colpa.

-Credo che tutti quanti dovreste fare un piccolo ripasso di buone maniere… sono ancora la regina di questo palazzo e di questo regno, o sbaglio?-

-No madre-

Disse flebile Shade.

-Da domani vedete di trattenere la fame e di aspettare tutti i membri della famiglia-

-Si madre-

-E conte…-

Thomas sobbalzò dalla sedia, mentre alzava lo sguardo, implorando perdono

-La mia tavola è sempre disposta ad accogliervi, spero lo sappiate. Ma gradirei che riferiste in cucina che farete colazione con noi, d’ora in poi, così non prepareranno due volte la colazione per voi… sapete quanto detesti l’idea che in questo palazzo del cibo vada sprecato-

-Lo riferirò subito, maestà. Grazie maestà-

-Bene-

Moon Maria prese il tovagliolo dal tavolo e se lo portò delicatamente sulle gambe, mentre con un cenno della mano, chiamava un cameriere per riempirle la tazza di the.

-Allora, quale sarà l’argomento della lezione di oggi, Principessa Rein? Che cosa avete in serbo per mia figlia come prima lezione?-

Rein si ritrovò un attimo spaesata, aprì la bocca un paio di volte, prima di ricomporsi e trovare finalmente la voce

-Un argomento che sono certo piacerà moltissimo alla principessa. Inizieremo dalla storia maestà-

-No, ti prego. Storia proprio no…-

Si ritrovò a supplicare Milky, mentre addentava triste un biscotto al cioccolato.

-Sarà divertente, fidati-

Le disse sorridente Rein. Ma Milky, per tutta risposta, afferrò un altro biscotto e lo divorò.

-Sono certa, principessa, che farete un ottimo lavoro con mia figlia-

-Me lo auguro tanto maestà… me lo auguro con tutto il cuore-

 

 

 

-Basta, non ce la faccio più-

-Ma non siamo neanche a metà della lezione, e il pezzo migliore deve ancora venire-

-Lo hai detto anche cinque minuti fa-

Rein si portò una mano sugli occhi mentre cercava di mantenere la calma. Era un’ora ormai che lei e Milky stavano facendo lezione. Erano nella piccola biblioteca di Rein, posto che la turchina aveva pensato fosse perfetto per le loro lezioni. Lì potevano avere la privacy e la discrezione per le loro lezioni e in quel momento Rein non si poteva immaginare di quanto ne avrebbero avuto bisogno. Milky era una studentessa, come dire… svogliata. Le importava poco di imparare qualcosa di teorico, e il compito di Rein si era fatto da complicato a… terribilmente difficile.

-Milky, so che storia non rientra forse tra le tue materie preferite, ma è il tuo compito sapere queste cose-

-Come può essere il mio compito? Come possono fatti avvenuti quasi mille anni fa avere un rapporto con me?-

-Perché riguardano la storia del tuo paese! Tu non sei solo la principessa, tu sei l’incarnazione di ciò che è stato e sarà. Tu rappresenti la corona Milky. Forse ancora non hai la totale percezione di questo, ma più passerà il tempo, più sarà importante. E non puoi non sapere la storia della tua famiglia-

-Ma chi mai potrà mai interrogare me? Sono una principessa, la secondogenita, mica l’erede al trono! E poi chi vuoi che osi contraddirmi o mettersi a interrogare me?-

-Io-

Disse risoluta Rein. Milky la guardò a bocca aperta

-Tu non puoi-

-Posso e lo farò. Sono la tua insegnante e sono un’altezza reale, quindi una tua pari grado con la differenza che sono più grande di te, quindi  ho tutto il diritto e il dovere di poterlo fare e, fidati, lo farò-

Milky la fissò senza sapere bene cosa dire. Le due si fissarono per alcuni minuti, in silenzio. Alla fine Milky prese in mano la penna, si sedette dritta sulla schiena e, come una condannata a morte proferì la sua sentenza

-E allora facciamolo come si deve-

Rein sfoderò un sorriso soddisfatto.

-Bene. Come ti stavo dicendo, re Rudiar II si trovava davanti ad un dilemma: se sposava la contessa di Vignon, avrebbe realizzato una stabile alleanza con i territori del nord, mentre se avesse sposato la contessa d’Arvent avrebbe annesso i territori a sud e a est e avrebbe così potuto avere abbastanza terra e uomini, per potere essere preso in considerazione dalle altre nazioni come un vero sovrano. Quindi, principessa, cosa fece il re?-

-Sposò la contessa d’Arvent ovvio. Territori in più batte alleanza con il nord-

Rein scosse la testa

-Sbagliato. Sposò la contessa di Vignon-

-Ma non ha senso! Con i nuovi territori e con gli uomini avrebbe di certo poi potuto conquistare i territori del nord e assicurarsi tutto il territorio-

-E avrebbe così sottratto delle terre che legittimamente erano state affidate ai conti cento anni prima dai suoi antenati, e non avrebbe fatto altro che acquisire malcontento e la terribile possibilità di una rivolta, considerando che gli abitanti del nord sarebbero stati fedeli ai loro signori e non a quel re che in tanti non consideravano legittimo. Sposare, invece, una donna stimata e apprezzata come la contessa di Vignon, che aveva alleati potenti tra i conti del nord, gli permetteva in modo legittimo e senza un solo spargimento di sangue, di acquistare la fiducia dei territori del nord. E i signori del nord avrebbero avuto un canale diretto con il re, nella figura della futura regina, per avere una certezza che le loro richieste sarebbero state esaudite. Cosa che, nei fatti, avvenne. I conti del nord ottennero ciò che chiedevano, maggiore autorità sul territorio, un controllo più diretto delle loro risorse e un maggiore e stabile controllo del territorio, e nel frattempo il re acquistava la fiducia e soprattutto la lealtà dei signori del nord, che si sarebbero impegnati e avrebbero difeso il regno in caso di pericolo e bisogno. E la potenza dell’alleanza con il nord si rivelò maggiore di quanto re Rudiar poteva immaginare-

-Perché?-

-Perché ciò che erano destinati a diventare i futuri regni della Goccia e del Mulino a Vento, iniziarono una trattativa con re Rudiar per stabilire una alleanza. Il regno della Luna così, anche se non si chiamava ancora così, ottenne una alleanza con le altre due nazioni che gli permise di acquisire peso a livello internazionale. Questo voleva dire sedersi al tavolo con gli altri re e decidere di quello che era meglio per il pianeta-

-Ok, geniale. Ma come la metti con la famiglia d’Arvent? Aveva offeso loro, e così i territori del sud e dell’est-

-Giusta osservazione, ma il re trovò la soluzione ideale-

-E quale?-

-Fece sposare suo figlio con la figlia dei conti d’Arvent. Diciamo che il matrimonio tra le due casate fu solo rimandato di una generazione-

-Geniale-

-Già, considerando che il contratto di matrimonio fu firmato quando ancora non era nato nessuno dei due eredi, da entrambi le parti-

-E se fossero nati due maschi? O due femmine?-

Rein alzò le spalle

-Chi lo sa… sta di fatto però che il giovane figlio di re Rudiar, Marton I, sposò la figlia della contessa d’Arvent, Eleisa d’Arvent, e il loro fu uno degli eventi del secolo-

-Perché li fecero sposare quando avevano dodici anni?-

-No, certo che no. La contessa aveva solo sette anni quando fu data in sposa e il principe nove-

-CHE COSA?-

-Te lo avevo detto che la parte migliore doveva ancora arrivare-

-Li hanno fatti sposare da bambini?-

-Esatto. E fu anche un matrimonio molto ben riuscito-

-E come mai?-

Rein, in quel momento, si alluminò all’improvviso.

-Che c’è ora?-

Chiese Milky

-Lo vedrai. Principessa, seguimi-

 

 

La guardia non sapeva cosa fare. Aveva degli ordini precisi, lui. Ed erano ordini facili, che aveva eseguito per più di cinque anni. Qualcuno lo avrebbe potuto trovare noioso come lavoro, ma per lui, con una famiglia e un bambino piccolo da mantenere, si era trovato bene. Era un lavoro semplice, ma di responsabilità, e mai, in cinque anni, aveva dovuto vivere situazioni in cui i suoi ordini erano stati messi in discussione. La porta doveva rimanere chiusa, e lui l’aveva tenuta chiusa, per cinque anni. Era quello il suo compito. Nessuno doveva entrare da quella porta, quella parte del palazzo era chiusa. Era il suo dovere, sorvegliare quella porta, e lui lo aveva fatto. Ma ora, si trovava preso da un dilemma e una contraddizione

-Tenente, glielo ripeto. Apra questa porta, è un ordine-

-Ma io... gli ordini, principessa non..-

-Tenente, sono la principessa del regno della Luna, sono la seconda nella linea di successione. Sono nel mio palazzo e lei è un tenente della guardia del palazzo reale che protegge la famiglia reale, e quindi me. Quindi, io sono un suo diretto superiore e le sto chiedendo di aprire quella porta-

Lo sguardo risoluto della giovane principessa lo stava mettendo in soggezione. Dietro di lei, la principessa Rein era indecisa se scoppiare a ridere o portare via la principessa.

-Principessa, mi dispiace ma, gli ordini-

Milky si lanciò in un urlo di frustrazione

-Lei lo sa cosa sta facendo, vero?-

-Eseguendo gli ordini che il mio comandante mi ha dato?-

Tentò debolmente la guardia

-No, assolutamente no. Lei sta impedendo la mia istruzione. la vede la principessa Rein qui?-

La guardia annuì

-Ecco, la principessa, che è qui per la mia istruzione, ha bisogno di accedere alla sala che si trova dietro questa porta. Quindi lei ora la aprirà, subito-

La guardia la guardò, sconsolato.

-Mi dispiace Principessa, ma gli ordini sono ordini e…-

Milky, per tutta risposta, urlò di nuovo, e si precipitò verso le scale da cui lei e Rein erano arrivate

-Lo vedremo, lei e i suoi ordini. Lo vedremo proprio-

-Milky, ma dove vai?-

-A risolvere la cosa-

E sparì, in tutta fretta giù dalla scala. Rein rimase lì ferma, assieme alla guardia, a vedere la scala ormai vuota. Imbarazzata, Rein si voltò verso la guardia, che sembrava più abbattuta di lei

-Allora, tenente… lei ha famiglia?-

 

-… e questo spiega come mai l’aumento di tasse sia necessario, maestà-

-Ma se aumentiamo ancora le tasse, le persone non sapranno come andare avanti-

Il cancelliere del tesoro lo fissò

-Solo una piccola parte, maestà. Il resto della popolazione non se ne accorgerà quasi-

Shade strinse i pugni, mentre la tentazione di tirare un pugno al ministro si faceva sempre più forte

-E questa piccola parte sarebbe quantificata nel…-

-Dieci per cento della popolazione-

-Il dieci?-

-Si sire, lo so, ma se lo guarda in prospettiva…-

Le parole del ministro e l’insulto che il principe stava per rivolgergli furono bruscamente interrotti dallo spalancarsi della porta, e una furia dai capelli rosa si precipitò dentro

-Milky, ma cosa-

-TU, con me, subito. O giuro che ti odierò per il resto della mia vita-

E detto questo, Milky riuscì, veloce com’era entrata. Il principe fissò prima la porta, poi il ministro

-Ministro, credo che la nostra seduta sia appena terminata-

-Lo capisco maestà-

-E no. Le tasse in più non ci saranno. Quindi trovi una soluzione alternativa-

-Ma maestà…-

-E’ un ordine, ministro-

Non lasciò neanche il tempo all’uomo di rispondere, che si allontanò veloce dal suo studio, intento ad inseguire la furia che era in quel momento sua sorella. Appena si allontanò dallo studio, sentì alle sue spalle la presenza del suo amico

-Che cosa hai combinato questa volta?-

-Niente-

-Eppure qualcosa devi avere fatto-

-Non ho fatto niente-

-Sarà-

I due si diressero veloci verso le scale. Una guardia, posta a guardia della sala che dava accesso allo studio del principe, vedendoli arrivare indicò con una mano la direzione della principessa

-E’ andata di sopra?-

Chiese Shade alla guardia. L’uomo si limitò ad annuire

-Che ci fa di sopra?-

Chiese Shade a Thomas

-E io che ne so…-

-A quest’ora dovrebbe essere con Rein a fare lezione. Che ci fa al secondo piano del palazzo?-

-Non ne ho idea-

Arrivati al secondo piano, i due si trovarono davanti ad una scena strana. Milky, arrabbiata e impaziente, stava litigando con una guardia, che non sapeva più dove guardare per non incontrare lo sguardo della principessa, e Rein, sorridente, se ne strava seduta su una sedia, ad aspettare

-Che cosa sta succedendo qui?-

Chiese Shade, con un’improvvisa voce bassa e seria. Milky si voltò verso suo fratello e indicando la guardia disse

-Questo’uomo non mi fa entrare. Non mi fa entrare in una stanza del mio palazzo!-

-Sono gli ordini principessa. Non posso fare entrare nessuno-

-Ma questo è il mio palazzo-

-E da quando sarebbe il tuo?-

Le chiese Shade

-Lo sai cosa voglio dire. Sono una principessa reale, e questa è casa mia. Posso andare dove voglio, a casa mia-

-Veramente no-

Milky alzò gli occhi al cielo

-Ma io ci devo entrare!-

-E perché mai?-

-Storia-

Shade la fissò a bocca aperta. Thomas si lasciò andare ad una risata.

-Storia?-

Milky annuì, decisa. Shade passò lo sguardo da lei, alla guardia e infine a Rein.

-Posso sapere di cosa sta parlando?-

Rein si alzò dalla sedia, e dopo essersi lisciata il davanti della gonna già perfettamente liscio, guardò Shade e disse semplicemente

-Marton II-

Shade la fissò, a bocca aperta. Poi, capì.

-Tenente apra la porta. Vorrei anche che riferisse un messaggio a tutte le guardie del palazzo: le principesse possono avere ampio accesso a tutte le sale del piano-

-Si vostra maestà-

Disse l’uomo, mentre apriva la porta. Milky sfoderò un sorriso smagliante e trionfante, mentre entrava dentro la stanza. Rein sorrise a Shade, un sorriso però misto tra malizia e autocompiacimento.

-Vuoi unirti a noi, principe?-

Chiese Rein, mentre si apprestava ad entrare nella sala.

-E essere testimone mentre illustri uno dei più celebri casi d’imbarazzo della famiglia reale di questo paese? No grazie, preferisco andare a tartassare qualche ministro-

Rein ridacchiò, poi si voltò verso di lui.

-Come vuoi, principe. A più tardi. Conte-

-Principessa-

-Buona lezione-

Si limitò a dire il principe, prima di voltarsi e iniziare a scendere le scale. Tuttavia si ritrovò di fronte al suo amico che lo guardava, allibito

-Cosa?-

-“Preferisco tartassare qualche ministro”. Ma ti sei bevuto il cervello?-

Shade non gli badò, e si apprestò a scendere

-No sul serio, una bella ragazza ti chiede di stare con lei in una parte isolata del palazzo… e tu preferisci vecchi bacucchi impagliati?-

-Sono un po’ cresciuto per le lezioni di storia, Thomas. E poi non sarei rimasto solo con lei. Mia sorella era già dentro-

-Quindi se non ci fosse stata Milky saresti rimasto?-

Shade si voltò verso il suo amico, puntando un dito contro il conte

-Non ti azzardare…-

-Cosa, ha pensare che come un vero uomo, avresti accettato l’invito di una bella donna a rimanere da solo con lei? Ma figuriamoci, principe, voi siete un vero gentil’uomo, non è così?-

-Esatto!-

Thomas mise una mano sulla spalla al suo amico, sconsolato

-Sei senza speranze, amico mio-

Shade decise di non rispondergli. Ma ovviamente gliela avrebbe fatta pagare. A quanto pare il giovane conte si era vinto una guardia notturna straordinaria. Dopotutto, chi mai poteva dire che un palazzo era realmente al sicuro, di notte?

-Thomas, non hai impegni per le prossime sere, vero?-

 

 

 

-Allora, perché siamo in questa stanza, buia e coperta di polvere?-

Chiese Milky a Rein, incerta su cosa fare o dove andare. Rein non fece caso a lei, ma si avvicinò ad una finestra, e con un colpo deciso, tirò la pesante tenda che la copriva. L’improvviso ingresso della luce del sole accecò per un attimo la giovane principessa, che si coprì gli occhi con una mano.

-Questa, giovane e impaziente principessa, è la galleria dei ritratti della famiglia reale del regno della Luna-

Milky si guardò attorno, a bocca aperta. Si trovava in un lungo corridoio e su tutte le pareti erano appesi quadri, ritratti di sovrani, regine e membri della famiglia reale.

-Come facevo a non saperlo?-

-Credo perché queste stanze sono chiuse-

-E tu come facevi a saperlo?-

-In ogni palazzo c’è una galleria dei ritratti-

-Davvero?-

Rein ridacchiò, mentre annuiva.

-Ovviamente. Sono una testimonianza, Milky. I ritratti sono ciò che rimane delle nostre famiglie, sono la rappresentazione di ciò che siamo-

Rein si avvicinò a Milky, e le prese una mano, guidandola verso una serie di ritratti posti verso la fine della galleria.

-Eri già stata qui e sapevi perfettamente dove andare, vero?-

-Esatto-

Le due si fermarono alla fine del corridoio. Rein tirò un’altra delle tende che coprivano le grandi finestre, e la luce illuminò un dipinto molto grande, raffigurante più persone

-Principessa Milky, è un grande piacere presentarti re Marton I, sua moglie Eleisa d’Arvent e i loro quattro figli, il principe Marton II, le principesse Annite e Meritie e il principe Mason-

Milky rimase ferma ad osservare il ritratto dei sei reali. C’era qualcosa che non le tornava mentre osservava il quadro.

-Ma come mai il principe Mason sembra…-

-Diverso dal resto dei suoi fratelli e sorelle?-

Milky annuì. Rein le sorrise

-Perché è proprio qui che la storia diventa terribilmente interessante-

-Cioè?-

-O niente di particolare, a parte un attentato ad una regina, due sventurati amanti, e il mistero di un erede…-

-Rein, storia sta per diventare la mia materia preferita-

La turchina scoppiò a ridere.

-Non ne avevo dubbi-

 

 

Le ore, all’interno del palazzo della Luna, erano scandite da un grande orologio, vecchio e ingombrante, ma che non perdeva nemmeno un secondo. Non era un oggetto molto prezioso, anzi, la sua anima in legno era piena di fessure, in alcuni punti il legno si era addirittura imbarcato, ma la sua precisione era indispensabile per la vita del palazzo. Infatti, il grande orologio non era posto in vista, in un luogo di passaggio o dove la corte lo poteva vedere, anzi, era quasi nascosto, nei piani interrati del palazzo, quelli destinati alla numerosa servitù indispensabile per il funzionamento del grande castello, e più precisamente, nelle cucine. Il cuoco, il supremo comandante della cucina, ogni giorno, si affidava all’ora segnata sul gigante di legno per sapere quando era il momento di iniziare la preparazione dei vari pasti. Ed era sempre il gigante di legno che indicava l’ora in cui il pranzo, o la cena, doveva essere posta sui carrelli e affidata ai camerieri, per essere consegnata ai piani superiori, dove la famiglia reale e i membri della corte, aspettavano il pranzo. E ogni giorno, il pranzo era servito allo stesso orario: alle 13 precise. E come ogni giorno, alle 12.50, il cuoco aveva posizionato ogni singola pietanza sui carrelli, si era assicurato che tutto fosse impeccabile e perfetto, e aveva autorizzato i camerieri a portare di sopra il suo lavoro. Anche per quel giorno, la famiglia reale avrebbe mangiato, in perfetto orario e senza nessun problema. O almeno così credeva.

La regina aveva stabilito una nuova regola con l’arrivo della principessa Rein a palazzo. Prima, le uniche a mangiare insieme erano Moon Maria e Milky. Shade era sempre troppo occupato per raggiungerle per un pranzo intero. Perciò, di solito, il principe pranzava nel suo studio, un piccolo pasto veloce, per poi tornare ai suoi impegni. A volte le due donne erano raggiunte da alcuni membri della corte, le dame di compagnia di sua maestà o qualche conte, o marchese, venuto in visita alla famiglia reale. Ma con l’arrivo di una principessa, Moon Maria aveva imposto una nuova regola a suo figlio, e non aveva permesso a nessuno, suo figlio compreso, di dirle un no come risposta.

-Mangeremo tutti insieme, allo stesso tavolo, sia a colazione, che a pranzo che a cena-

-Ma, madre, io…-

-Non lascerai una principessa reale alla sola compagnia mia o di tua sorella o di qualche noioso o vecchio membro della corte. Tu pranzerai con lei, e le terrai compagnia, e avrai con lei delle conversazioni consone, sono stata chiara?-

-Ma…-

-Sono stata chiara?-

Shade aveva dovuto cedere

-Si, madre-

-Molto bene. E di anche al conte d’Orvail che l’ordine vale anche per lui-

E così, nella sala da pranzo del castello della Luna, la tavola era stata apparecchiata per i due principi del regno della Luna, ovviamente per la regina, per la principessa Rein, per il conte d’Orvail, e per una dama di compagnia della regina. I sei posti erano perfettamente apparecchiati, la disposizione non era stata difficile. Moon Maria sedeva ad un capotavola, la sua dama di compagnia alla sua destra e alla sua sinistra il conte d’Orvail. All’altro capotavola sedeva Shade, con alla sua sinistra Milky e alla sua destra, ovviamente, Rein. Moon Maria entrò nella sala, alle tredici in punto, seguita dalla sua dama, ma trovò ad aspettarla solo due dei quattro commensali previsti. Shade e Thomas si erano alzati, e avevano salutato la regina. Moon Maria si avvicinò veloce al tavolo e prese posto. Le uniche mancanti erano Milky e Rein

-Probabilmente la lezione si è allungata di qualche minuto e sono leggermente in ritardo-

Provò ad azzardare la dama, cercando di spiegare il ritardo delle due principesse. Moon Maria si trovò d’accordo

-Sono passati solo due minuti dalle tredici, sono certa che arriveranno-

Disse la regina, sorridendo.

-Shade, la tua giornata?-

-Il solito madre. Ministri, consigli di stato… solita amministrazione-

-Bene-

Il silenzio calò sui quattro. I camerieri in sala si fissarono indecisi. Dovevano aspettare l’arrivo delle due principesse prima di servire il pranzo, ma se avessero aspettato troppo, il cibo si sarebbe raffreddato. Mentre l’agitazione tra i commensali stava crescendo, e proprio nel momento in cui Thomas stava per alzarsi e offrirsi di andare a cercare le due donne, la porta si aprì, e le due sorridenti principesse arrivarono

-Scusate per il nostro ritardo. Stavo spiegando una cosa e ci siamo totalmente dimenticate di controllare l’orologio. Maestà perdonatemi-

Moon Maria fece solo un piccolo cenno con il capo, mentre invitata le due giovani a sedersi e ordinava ai camerieri di iniziare a servire.

-Allora Milky, piaciuta la lezione?-

Milky annuì

-Mamma, tu lo sapevi della storia della regina Eleisa e del conte Mason di Avensaut?-

Moon Maria guardò la principessa Rein, uno sguardo un po’ stupito sul volto

-Hai scelto come primo argomento di lezione uno dei peggiori scandali che questa corte abbia mai affrontato?-

Rein si sentì pervadere da un imbarazzo improvviso, e abbassò lo sguardo sul suo piatto, incapace di dire guardare la regina

-Ovvio che non ho iniziato con quello ma… parlando della storia antica del regno, non potevo non dirlo… cioè, dopo tutto…-

-Un figlio bastardo riconosciuto dal re e i cui discendenti sono poi saliti al trono? Tradimenti, attentati, un amore travolgente… perché non mi avevate mai detto che i nostri antenati potevano essere così interessanti?-

Moon Maria guardò allibita sua figlia, poi spostò lo sguardo da Rein a Shade incredula. Alla fine si girò verso il cameriere, che ad un suo cenno si avvicinò

-Maestà?-

-Vino, per favore. A quanto pare dobbiamo festeggiare-

Il cameriere non batté ciglio

-Subito altezza-

-Madre, ne sei sicura? E festeggiare cosa, di preciso?-

-Un miracolo Shade, un miracolo. Rein è riuscita là dove chiunque altro aveva fallito. Ha fatto apprezzare a tua sorella una materia nozionistica come la storia…direi che non esiste occasione migliore per brindare-

Il primo a rompere il silenzio che era sceso dopo le parole di Moon Maria fu Thomas, che scoppiò a ridere, e ben presto, tutti gli altri commensali si lasciarono andare alla risata, anche Milky, anche se, fino in fondo, non aveva ben capito se sua madre avesse voluto fare un sincero complimento a Rein, o un malcelato rimprovero a lei. Fatto sta, che quel giorno, le fu concesso avere una doppia porzione di dolce. E questo valeva, alla fine, più di qualsiasi altra cosa.

 

 

Il pomeriggio, Milky si doveva dividere tra le lezioni con la principessa Rein e quelle con gli altri insegnati. Questo voleva dire che dopo un paio d’ore passate insieme, Rein si trovava con il pomeriggio libero. Aveva passato un paio d’ore con la giovane principessa, e avevano iniziato a parlare di regole che come principessa doveva seguire, ma poi erano state interrotte dall’arrivo della cameriera personale della principessina che l’era venuta a prendere per la sua lezione di danza. E così Rein, libera, aveva deciso di dedicarsi ad un passatempo che adorava, la lettura. Aveva preso un libro dalla biblioteca e si era seduta sul divano del suo salotto privato, e nel silenzio, aveva iniziato a sfogliare uno dei primi libri che aveva trovato. Era una raccolta di vecchie ballate, e senza rendersene conto, aveva passato un’ora, intenta a leggere e probabilmente ne avrebbe passata un’altra, se Dreamy non l’avesse interrotta, portando il the.

-Vi ho sistemato tutto il necessario sulla balconata, principessa. È una così bella giornata che è un peccato restare chiusi all’interno di quattro mura, non le pare?-

Rein si era trovata d’accordo, e si era così accomodata sul grande balcone della sua camera da letto. I raggi del sole pomeridiano illuminavano di giallo il marmo bianco, rendendo l’atmosfera calda e accogliente. Rein si gustò uno dei migliori the della sua vita, mentre continuava a leggere. Nel palazzo del Sole una cosa del genere le sarebbe stata impossibile da realizzare. Nel palazzo della Luna, invece, sembrava la cosa più semplice e naturale per lei godersi del tempo così, in ozio. Probabilmente sarebbe rimasta sul balcone fino a notte se Dreamy, visibilmente eccitata, non fosse tornata ad informarla che era arrivato qualcosa, o meglio, qualcuno, per lei. Rein si apprestò veloce a dirigersi nel suo salotto, dove trovò ad aspettarla la sarta reale, Chandra, e due sue assistenti, che tenevano qualcosa di abbastanza voluminoso in mano, coperto. Quando entrò in sala, le tre donne le fecero un piccolo inchino

-Principessa-

-Miss Chandra… cosa posso fare per voi? Dovete prendere ancora qualche misura?-

La donna scosse la testa, sorridendole.

-No principessa, niente di tutto ciò. Sono solo venuta personalmente a portarvi il vostro abito per stasera-

-Abito? Per questa sera?-

La donna annuì

-La regina Moon Maria mi ha chiesto il favore di farvelo commissionare al più presto, dato l’evento previsto. Così ci siamo messe subito al lavoro. Ovviamente se avessimo avuto più tempo avremmo potuto realizzare qualcosa di più complesso, ma, sono certa che con la vostra bellezza anche un semplice abito vi farà brillare-

Rein le sorrise, visibilmente commossa

-Vi ringrazio per le vostre gentili parole ma ancora non capisco a cosa…-

Ma la turchina fu costretta a fermarsi, perché le due assistenti avevano rivelato ciò che stavano trasportando. Davanti agli occhi di Rein si materializzò uno dei più begli abiti che avesse mai visto. Era di base di un tenue colore azzurro pastello, di taglio impero, la cui gonna era composta da strati di tulle che scendevano morbidi. Ma era il corpetto la vera meraviglia. Sul busto, infatti, erano state applicate delle rose, ricamate con un tono di colore leggermente più scuro dell’abito. Era semplicemente meraviglioso

-Vi piace principessa?-

-E’ meraviglioso-

-Volete provarlo?-

Rein annuì, incapace di togliere lo sguardo dal vestito. Le due assistenti, guidate da Dremy, portarono l’abito nella camera da letto, e furono presto seguite dalla principessa e da Chandra. L’abito era stato cucito alla perfezione, e non era necessario fare nessun piccolo ritocco. Rein fissava l’immagine allo specchio della donna riflessa e quasi stentava a riconoscersi

-Siete veramente meravigliosa, principessa-

Le avevano detto, più di una volta, le donne presenti. Rein non faceva che passare la mano sul morbido tessuto della gonna

-E’ incredibile pensare che sia tulle e che sia così morbido…-

Aveva detto alla sarta, che si era limitata a sorriderle

-Segreti di una sarta, maestà. Ma provate a camminare. Come ve lo sentite-

Rein fece qualche piccolo passo, sentendo l’inconfondibile fruscio della stoffa suonare attorno a lei. Presa da una gioia che non provava da molto tempo, si lasciò andare ad una piccola giravolta, che fece ruotare la gonna, allargandola come se fosse una ruota.

-E’ un vestito meraviglioso Chandra. Credo di non averne mai visto uno così bello-

-E ancora dovete vedere gli altri che vi stiamo confezionando… una settimana e avrete di sicuro uno dei più belli guardaroba del regno-

-Non ho dubbi su questo-

-Principessa, visto che l’abito è perfetto e non necessita di modifiche, noi vi lasciamo. Vi auguriamo una buona serata e buon divertimento per stasera-

-Grazie.. ma a proposito, buon divertimento per cosa?-

Ma Rein non ottenne risposta, perché le tre donne, velocissime, se ne andarono dalla stanza e presto dai suoi appartamenti. Rein continuò a fissare l’immagine che lo specchio le stava restituendo, non capacitandosi che la donna che vedeva fosse proprio lei.

-Siete veramente un incanto principessa. Sono certa che stasera spezzerete molti cuori-

-Ti ringrazio ma… si può sapere di cosa state tutti parlando? Cosa c’è questa sera?-

-Non siete stata informata?-

-Direi di no-

Dreamy la fissò, incredula.

-Lo sapevo che quell’idiota di Dwight se ne sarebbe dimenticato, non ci posso credere. Aveva un semplice, unico compito, e credevo, illusa, che come guardia se ne ricordasse. È il loro compito ricordarsi degli ordini, vero? Insomma, doveva avervelo consegnato questa mattina il biglietto, non ci posso credere. Ma appena lo vedo mi sente e…-

-Dreamy, di cosa stai parlando? Chi è Dwight ora?-

-Una stupida, pasticciona e smemorata guardia reale che doveva consegnarvi un invito-

-Quale invito?-

-Alla cena di questa sera-

-Cena?-

-Nulla per cui dobbiate preoccuparvi, altezza. Era una cosa che era stata programmata già da tempo. Dato che la principessa che doveva venire qui in qualità di istitutrice avrebbe dovuto passare tre anni nel palazzo, la regina aveva deciso di organizzare una cena con alcuni giovani membri della nobiltà per presentarvi-

Rein per poco non si accasciò sul pavimento sentendo quelle parole.

-Principessa-

Dreamy corse subito da lei, afferrandola al volo

-Andrà tutto bene altezza. Siete bellissima, questo abito è meraviglioso e vedrete, dopo che vi avrò sistemato i capelli, nessuno vi potrà distogliere gli occhi di dosso. E come avete conquistato chiunque ha potuto ammirarvi in questi giorni, stasera vedrete che sarà lo stesso. Dopotutto cosa volete che sia affrontare solo una manciata di nobili per cena?-

Rein fissò Dreamy, preoccupata

-E’ proprio questo il problema Dreamy.. sono io che verrò mangiata a cena-

-E allora faremo in modo che quando vi assaggeranno rimarranno a bocca aperta, perché cosa più buona i loro nobili palati non avranno mai assaggiato prima-

Rein fissò a bocca aperta la giovane. Mai nessuno, prima d’ora, le aveva parlato in modo così schietto, soprattutto, mai nessuno della servitù di un palazzo. Ma la turchina, si ritrovò a sorriderle, immensamente grata

-Dreamy… sono veramente contenta di averti al mio fianco, lo sai?-

 

 

 

Shade camminava avanti e indietro nella sua stanza. Si era totalmente dimenticato di quella stupida cena, e soprattutto, si era dimenticato quanto fosse scomoda la sua uniforme. Non solo detestava in modo particolare gli eventi pubblici, aveva un regno da mandare avanti, non aveva certo tempo da perdere a sopportare le inutili avance delle numerose giovani in età da marito che speravano di attirare la sua attenzione e di conquistare, così, il titolo di regina, ma più di ogni altra cosa, odiava dovere indossare la pomposa uniforme di gala da alto ufficiale. Quanto gli mancava la sua vecchia divisa gialla… ora si doveva accontentare di quei stretti, pantaloni blu scuro con la banda gialla di lato, la stretta camicia bianca e la strettissima giacca, in doppio petto, blu con i polsini gialli e le mostrine. Ma la cosa che più detestava era la fascia gialla che dalla spalla destra gli attraversava il petto. Quella fascia, infatti, non ne voleva sapere di stare ferma al suo posto, e aveva la capacità di arrotolarsi su se stessa in modi che il principe non si sapeva spiegare. C’erano voluti due sarti per riuscire  fissarla, ma in questo modo Shade si sentiva terribilmente legato nei movimenti. Odiava quella divisa. Odiava doverla indossare, e odiava l’idea di perdere una serata in quel modo. era in quello stato d’animo, quando un leggero bussare alla porta lo fece voltare

-Che volete?-

Un cameriere fece capolino dalla porta, lo sguardo basso.

-Scusate il disturbo altezza ma, c’è il signor Rube che chiede di voi-

-Chi?-

-Il gioielliere maestà-

-Cosa vuole da me?-

-Non me lo ha detto, maestà. Ha solo chiesto di potervi vedere-

Shade sbuffò, e si precipitò fuori dalla sua stanza, nel suo salotto privato. Mastro Rube era in piedi, che aspettava, una scatola in mano. Quando vide Shade si inchinò

-Altezza reale-

-Cosa posso fare per voi?-

Mastro Rube alzò leggermente la scatola che teneva in mano

-Sono certo di non avere ordinato dei gioielli-

-Non sono per voi, maestà. Sono per la principessa-

-Allora avete sbagliato porta. Milky sarà sicuramente entusiasta all’idea di riceverli direttamente da voi-

Mastro Rube si schiarì leggermente la voce, un po’ imbarazzato

-Sono per l’altra principessa, maestà-

Shade si bloccò sul posto, interdetto.

-Per Rein?-

-Precisamente-

-Avete comunque sbagliato stanza io…-

-Ho tentato, maestà. Ma la principessa non poteva ricevermi, almeno così mi è stato riferito. Si sta preparando per la serata. Ma temo proprio che la principessa avrà bisogno di ciò che ho qui in questa scatola per la serata-

-Vi chiamo subito la sua cameriera personale allora e…-

-Lei è con la principessa-

-Se è con lei allora..-

-La principessa non può essere disturbata, e la sua cameriera nemmeno dato che si sta occupando della principessa-

-Mia madre allora…-

-Mi è stato detto che non si era sentita molto bene nel pomeriggio, e dato che stasera dovrà comunque presenziare all’evento, mi hanno chiesto di non disturbarla. Quindi, sono desolato ma…-

-Rimanevo solo io-

L’uomo si limitò ad annuire.

-Datemi allora ciò che portate, provvederò a farlo consegnare alla principessa-

-Veramente maestà…-

-Che cosa c’è?-

-Dovreste essere voi a consegnarlo di persona alla principessa-

-Che cosa?-

-Vogliate perdonarmi principe ma… sono gioielli che non affiderei alla prima guardia che passa-

-Sta per caso insinuando che nel mio castello le guardie rubano?-

-No maestà, assolutamente no, ma… il protocollo-

-Protocollo?-

-La principessa è un membro di una famiglia reale e quando vengono portati dei gioielli per lei o…-

-…O li porta il mastro gioiellerie o un membro della famiglia reale-

Si ricordò improvvisamente Shade, risvegliando alla memoria il cerimoniale di corte e le sue mille regole.

-Precisamente altezza-

Shade sospirò, di nuovo, poi si avvicinò all’uomo e gli prese il pacco dalle mani

-Me ne occuperò io subito personalmente-

-Vi ringrazio altezza-

L’uomo sembrò sul punto di andarsene, ma poi rimase fermo. Shade alzò un sopracciglio e lo osservò

-C’è dell’altro che posso fare per voi?-

-Veramente maestà… sono stato convocato solo ieri a palazzo, e vostra madre ha chiesto che compissi praticamente un miracolo per la giovane principessa. Non che non ne fossi all’altezza, ma come potrete immaginare ho dovuto lavorare tutta la notte e utilizzare pietre che mi erano state commissionate da altri-

Shade osservò, in silenzio, aspettando delle parole che già immaginava

-Temo, maestà, che per questa occasione speciale, il prezzo pattuito sarà leggermente più caro-

Shade fissò l’uomo e già si immaginò la faccia del pomposo ministro del tesoro e le sue urla nell’apprendere la notizia. Non solo doveva sorbirsi una cena di gala, ma avrebbe anche avuto da ridire con il ministro

-Almeno ne varrà la pena?-

-Come mi scusi?-

Shade indicò la scatola contenente i preziosi

-L’enorme dispendio delle casse del tesoro varrà la spesa?-

Mastro Rube raddrizzò la sua schiena, serio in volto

-Mai qualcuno ha avuto da ridire sul mio lavoro. Sono assolutamente certo che il risultato finale soddisferà chiunque poserà gli occhi sulla principessa-

Shade, si ritrovò ad annuire

-Perfetto. Almeno avrò questa carta da giocarmi con il ministro. Me lo assicurate, vero?-

L’uomo annuì, convinto

-Ve lo assicuro, maestà. Anche se, se posso permettermi…-

Shade fece cenno di potere continuare

-La principessa non ha bisogno di troppo per brillare. La sua bellezza va solo incorniciata per farla esaltare. Vedrete che questa sera, la gemma più bella, sarà lei stessa-

E detto questo, l’uomo si inchinò e se ne andò, senza lasciare al principe il modo di contro ribattere.

 

 

 

Rein, quel pomeriggio, era stata sottoposta a un bagno caldo e ad un trattamento di bellezza per il corpo e per il viso

-Non che ne abbiate bisogno, altezza, ma dato gli eventi passati, il vostro viso ha un po’ bisogno di distendersi-

Le erano stati lavati i capelli, che poi erano stati asciugati e acconciati, le avevano leggermente truccato il viso e infine era stata rivestita di nuovo, con il meraviglioso abito azzurro. Mentre si fissava allo specchio, la turchina vide per la prima volta una vera principessa.

-Siete incantevole… peccato che non abbiate dei gioielli, altezza. Così sareste perfetta-

-Anche se li avessi portati con me, non credo avrei avuto qualcosa da potere abbinare con questo meraviglioso vestito. La mia tiara non può certo essere all’altezza di un abito da sera come questo-

-Rimane comunque un peccato…-

Disse la sua cameriera, mentre osservava con aria triste la semplice coroncina di Rein, appoggiata alla mensola del camino. Persino Rein si ritrovò ad annuire, ma prima di potere ribattere, un bussare alla porta, insistente, fece voltare le due giovani

-Ero stata chiara! Ho detto che nessuno doveva disturbarla prima dell’ora stabilita. Una principessa ha bisogno di tempo… Chi mai può essere?-

Dreamy si avviò veloce verso la porta dell’appartamento, pronta per dirne quattro a chiunque fosse ad attenderla dall’altro lato. Aprì la porta velocemente, e si ritrovò a guardare una giovane guardia, mortificata, che la osservava.

-Dwight, cosa ci fai qui?-

Il giovane la fissò indeciso

-Io…-

-Non importa, non ho tempo da perdere con te ora. Si può sapere cos’era tutto quel bussare alla porta? Mi sembrava di essere stata chiara, con chiunque nel palazzo, ma evidentemente con te devo essere più specifica. Cosa vuol dire, secondo te, non disturbare? So che non eri una cime alle lezioni di Miss Dendy quando eravamo bambini, ma questo non è difficile, vero? Allora si può sapere perché hai bussato?-

-Perché sono stato io ad ordinarglielo-

Dreamy rimase immediatamente immobile, pietrificata, riconoscendo all’istante quella voce. Si voltò leggermente e si ritrovò a fissare, niente meno, che il suo principe

-Altezza-

-Perdonami l’interruzione, e perdonami se sono stato costretto a disubbidire ai tuoi ordini e a far sorbire a questo giovane una ramanzina degna di nota, lo devo ammettere. Ma temo di non avere avuto  altra scelta-

Dreamy rimase ferma immobile, sempre pietrificata.

-Devo consegnare una cosa a Rein-

La giovane continuava a non rispondere e a rimanere immobile

-Le serve per questa sera-

Continuò il principe.

-Come?-

Fu tutto quello che riuscì a dire la giovane.

Shade sollevò il pacco che teneva in mano e lo mise direttamente nelle mani della giovane

-Dai questo a Rein, lei capirà e saprà cosa fare. E dille che tra mezz’ora ripasserò, va bene?-

Dreamy passò lo sguardo dal pacco che teneva in mano, al principe a Dwight e di nuovo al pacco.

-Dreamy, hai capito cosa ti ho detto?-

Sentendo il suo nome, la ragazza fu come riscossa

-Mezz’ora, certo, ho capito altezza. Riferirò-

-Bene-

Senza dire altro, Shade si voltò e si riavviò verso le sue stanze. Quando l’uomo fu fuori dalla vista, Dreamy si voltò verso Dwight, incredula

-Era veramente il principe?-

Dwight annuì

-Ho appena fatto una figuraccia davanti a lui, vero?-

Secondo assenso

Dreamy alzò gli occhi al cielo, e sbattè un piede contro il pavimento, frustrata.

-Me la pagherai Dwight-

E detto questo, sparì nell’appartamento. Il giovane si ritrovò a guardare la porta chiusa, prima di portarsi una mano alla testa, confuso

-Cosa ho fatto di male io ora?-

 

 

 

Quando Dreamy tornò dentro l’appartamento, si ritrovò a fissare la principessa. Subito Rein si rece conto che qualcosa non andava

-Cosa è successo?-

-Ho appena fatto una figuraccia con sua altezza reale il principe-

-Shade era qui?-

Dreamy annuì

-Cosa voleva?-

Chiese con troppa velocità Rein, ma Dreamy, ancora sotto shock non se ne accorse

-Ha portato questo per voi-

Disse semplicemente, mostrando il pacco che teneva ancora in mano. Senza esitare Rein prese il pacco e lo posò sul tavolo. Rimase un secondo ferma ad osservarlo, poi lentamente lo aprì. Le due rimasero entrambe meravigliate da quello che videro all’interno.

-Sono splendidi…-

Rein si ritrovò ad annuire.

-Sembra quasi che il principe abbia ascoltato quello che ci siamo dette prima-

Rein annuì ancora

-Ora si che sarete veramente stupenda-

La turchina annuì ancora

-Così tutti capiranno che siete una vera principessa-

 

 

 

Allo scoccare delle venti, Shade era fermo davanti alla porta dell’appartamento di Rein. Alle sue spalle Thomas, anche lui in alta uniforme, attendeva.

-Nervoso?-

-Perché dovrei?-

-Stai solo per scortare una bellissima donna nella fossa dei leoni…-

-Thomas…-

-E’ la verità. Al piano di sotto si sono concentrate le peggiori belve che io abbia mai visto. I Dunnel, fratello e sorella, ci sono entrambi, per non parlare della meravigliosa e adorabile Mitriel Santair, Nova Dunagain, Bronn Gurganaish e, dulcis in fundo, la pettegola per eccellenza, la dolce e affabile lady Matanaia-

A sentire quei nomi Shade fu pervaso da un brivido di freddo

-La crème de la crème del tuo regno, principe-

-Non è certo la prima volta che affronta una cosa del genere-

-Ma è di sicuro la prima con lei come piatto principale della serata-

-Fidati, lo è già stata altre volte. Siamo abituati a situazioni del genere-

-Ma non così. Non doveva nemmeno esserci lei, qui, ora, con te-

-Thomas…-

-Oh, andiamo, lo sai che ho ragione. E quelle belve fiutano il sangue a tre regni di distanza-

-Thomas-

-Se la mangeranno viva. A pezzetti e in modo lento. La faranno fuori come un tenero pezzo di carne-

-Volete smetterla tutti quanti di paragonarmi a un piatto di portata?-

I due uomini, mentre erano intenti a parlare non avevano sentito la porta alle loro spalle aprirsi e non avevano visto la principessa uscire. Quando si voltarono, entrambi rimasero senza parole. Il vestito scendeva morbido, un meraviglioso tono di azzurro che esaltava il colore naturale degli occhi della principessa, e le fasciava il corpo mettendo in evidenza la sua figura, ma senza renderla volgare. Ma quello che risplendeva era il volto di Rein. i capelli erano stati raccolti attorno ad un meraviglioso diadema di diamanti, che formavano un motivo floreale che si abbinava al vestito, e al cui centro spiccava un meraviglioso diamante a forma di goccia. Il diadema era accompagnato da due orecchini, anch’essi di diamante, a forma di rosa e infine, un semplice braccialetto d’argento, da cui pendeva un ciondolo, anch’esso di diamante, a forma di luna.

-Sei bellissima-

Le disse piano, Shade. Thomas rimase a fissarla a bocca aperta, mentre faceva un impercettibile cenno di assenso con il capo alle parole del principe. Rein sorrise, mentre un leggero rossore le imporporava le guance al complimento di Shade

-Grazie… anche tu non sei male-

Shade le sorrise, divertito. Thomas, a quel punto si riprese, e si ritrovò a incrociare le braccia al petto, alzare gli occhi al cielo ed esalare un finto sospiro di rassegnazione

-Sempre i complimenti si prende. Quello che serve per fare aumentare il suo piccolo ego…-

Rein ridacchiò, mentre Shade si voltava verso l’amico

-Non è colpa mia se con me non puoi competere…-

-Mi dispiace deluderti… ma se non fossi principe, mica si girerebbero le donne a guardarti…-

-E se tu non fossi il mio capo delle guardie, nemmeno noterebbero la tua esistenza-

-Se tu non fossi principe, non saresti per niente ritenuto il migliore spadaccino del regno-

-Se tu non fossi il capo delle mie guardie, saresti un misero conte dimenticato nelle tue sperdute tenute-

-Se tu non fossi un principe…-

-Se tu non fossi il capo delle mie guardie…-

-Se voi due non la smettete subito di comportarvi come due bambini di cinque anni arriveremo in ritardo… ed io detesto arrivare in ritardo-

Shade e Thomas si voltarono imbarazzati verso Rein. La principessa, divertita dalle loro espressioni imbarazzate, si avvicinò e porse la mano a entrambi

-Volete fare l’onore di scortarmi nella fossa dei leoni?-

I due le sorrisero. Shade le afferrò la mano, mentre Thomas, dopo un breve baciamano, s’inchinò

-Vostre altezze, gli ospiti vi attendono-

-E non facciamoli aspettare oltre-

I tre s’incamminarono al piano di sotto, in silenzio. Una volta arrivati davanti all’enorme portone della sala del trono, la trovarono chiusa, guardata da due guardie reali, che alla vista del loro capitano, e dei due principi, si misero sull’attenti e fecero il saluto. Poi, con un movimento rapido, una guardia si avvicinò alla maniglia, e aprì la porta. Thomas fu il primo a entrare. Dall’interno della sala, l’improvviso brusio s’interruppe. Rein sentì la voce di un uomo, il banditore probabilmente, esclamare

-Il conte Thomas d’Orvail, quattordicesimo a portarne il nome, capitano delle guardie reali del regno della Luna, colonnello dell’esercito del regno della Luna, tenente colonnello del secondo battaglione a cavallo-

Rein sentì all’improvviso la tensione salirle in corpo, e prese a tremare leggermente. Shade, che le teneva ancora la mano, gliela strinse ancora più forte, poi, avvicinandosi piano al suo volto, le sussurrò all’orecchio

-Non temere. Lo so, ti guarderanno, giudicheranno, e sono sicuramente pronti a farti a pezzi. Ma si aspettano una donna indifesa e che si trova qui per uno stupido scherzo del destino. Invece troveranno una bellissima principessa, perfettamente a suo agio nel mondo che le appartiene e che, sono certo, conquisterà tutti i presenti-

-Come fai ad avere così tanta fiducia in me? Hai visto in che stato ieri…-

-Ti ho visto affrontare una situazione simile. Ti ho vista affrontare un esame, a cospetto dei saggi del regno, mentre eri sotto shock, mentre mille occhi ti guardavano sconvolti. E non sei crollata. Ti ho visto con tua madre, mentre volevi scappare ti ho vista affrontarla e tenerle testa. E ti ho vista oggi con mia sorella, e a pranzo, sicura di te, sorridente. Cosa vuoi che sia tutto questo stasera? Solo nobili-

Rein sprofondò negli occhi scuri del principe, rassicurata dalle sue parole.

-Sarai al mio fianco?-

-Sempre-

La principessa annuì, mentre tornava a volgere la sua attenzione alla porta.

-E andiamo allora. Te l’ho detto che odio arrivare in ritardo, vero?-

Shade ridacchiò

-Sai qual è il bello di essere un reale? Che sono sempre gli altri ad essere in anticipo-

Rein scoppiò a ridere, seguita dal principe. Approfittando di quel momento di distensione, Shade s’incamminò verso la sala, la mano di Rein ben salda nella sua. Fu così che ancora sorridenti e ridacchianti, i due fecero il loro ingresso, mentre la voce potente del banditore li annunciava

-Il principe Shade del regno della Luna, erede al trono, primo del suo nome, capo del gabinetto reale e generale dell’esercito del regno assieme alla principessa Rein del regno del Sole, principessa istitutrice della giovane altezza reale, la principessa Milky del regno della Luna-

Tutti i presenti osservarono la coppia, che era rimasta ferma, sulla porta. il suono all’interno della sala era stato come azzerato. Solo il banditore sembrava dotato, ancora, della facoltà di emettere suoni.

-Altezze reali, in nome dei nobili qui presenti e di tutto il palazzo della Luna, vi diamo il nostro benvenuto-

A quelle parole, tutti i presenti s’inchinarono, tranne la regina Moon Maria, che era rimasta in piedi, davanti al trono, in attesa della coppia. E in quel mare di teste chinate, la giovane coppia reale s’incamminò verso il trono, verso la regina, per renderle omaggio.

 

 

 

 

 

 

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Ciao a tutti!

Si, non è un miraggio, non è una apparizione, ma forse è un vero miracolo! Sono riuscita ad aggiornare!!! Ho fatto solo passare quasi un anno… ma meglio tardi che mai, no?

E mentre spero che non siate pronti a linciarmi, vorrei ringraziare “mamma mia”, “_Insane_”, “Altramentum”, “Kajika”, “Cate_bluemoon” e “Lilmoon” per avermi lasciato un messaggio di incoraggiamento, e tutti colori che hanno pazientemente aspettato! Non potete capire quanto io sia meravigliata, tutte le volte, nel vedere quanti sono passati a leggere questa storia, e quanto affetto mi sia arrivato da tutti voi. Grazie, come sempre, per avere avuto fiducia nella storia e anche in me.

Io come sempre vi aspetto al prossimo capitolo, anche perché, fidatevi, non solo entreranno in scena dei nuovi personaggi che non vedo l’ora di farvi conoscere, ma ci saranno tante cose che succederanno… forse anche la scena di un ballo, ma di più non posso proprio dirvi.

Alla prossima, e questa volta non farò passare un anno, giuro.

Un bacione, dalla vostra

Juls

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

L’unico rumore all’interno della grande sala era il tacchettio dei tacchi della principessa e il frusciare della sua gonna. Tutto sembrava fermo e immobile, tranne la coppia reale, che procedeva lentamente verso il trono. Moon Maria poteva sembrare, all’apparenza, la solita, calma e tranquilla regina che era sempre stata, ma dentro di lei tremava di angoscia. Odiava quelle occasioni formali, ma soprattutto, odiava dare in pasto una giovane a quelle bocce fameliche che erano i suoi nobili sudditi. Non le erano sfuggite le occhiate nervose alla porta prima dell’arrivo dei due giovani principi, né i bisbigli di certi individui. Sapeva che alla fine questo momento sarebbe giunto, dopotutto era da più di un mese che gli inviti per quella sera erano stati spediti, ma quando aveva pensato a quella serata, non si era certo immaginata di vivere i drammi dei giorni precedenti. Rein aveva appena riacquistato il sorriso, e lei la metteva in una situazione di stress. Si detestava per ciò che aveva fatto, ma sapeva che non avrebbe potuto impedirlo. Aveva pensato di annullare tutto, ma sapeva che sarebbe stato peggio. Sapeva che l’intero regno, o per meglio dire, l’intero mondo di Wonder parlava di ciò che era successo, se avesse cancellato la presentazione ufficiale a corte, sarebbero girate ancora più voci, e in quanto sovrana, non se lo poteva permettere. Quando le porte si erano aperte, i suoi dubbi furono per un attimo cancellati dai sorrisi radiosi che si sprigionavano dal volto della giovane e di suo figlio. Ma dopo un fugace attimo, si era accorta che la mano di Shade era stretta saldamente a quella di Rein, e che, nonostante il sorriso, la camminata della principessa mostrava, a tratti, tutta la sua agitazione. Tuttavia, quando la coppia si ritrovò di fronte a lei, e eseguì l’inchino per renderle omaggio, Moon Maria vide negli occhi turchesi che la fissavano una luce di determinazione che le fecero svanire tutti i dubbi. Quella serata sarebbe stata un successo. E senza esitare, diede il via alle danze

-Principessa Rein, benvenuta in casa mia-

-E’ un onore maestà-

 

La contessa Trudy Gaumont guardava con aria scettica la giovane principessa. Aveva accettato l’invito a corte solo perché sapeva di non potere rifiutare, anche se si era ritrovata stranamente curiosa verso quella giovane donna che aveva fatto così tanto parlare di se in quella settimana. Una principessa del regno del sole, la “turchina” spesso definita per distinguerla dalla sorella gemella, la “rossa”, molto misteriosa quanto affascinante. Trudy doveva ammettere che la giovane quella sera era veramente incantevole. Quell’abito le donava alla perfezione, un azzurro che le faceva risaltare la carnagione e non infastidiva assolutamente con i suoi capelli, meravigliosamente raccolti in un’acconciatura, per quanto semplice, terribilmente regale. E per finire quella parure di diamanti, che invece di ingoffarla, la illuminavano, rendendola il centro dell’attenzione. Tuttavia, quella semplicità osteggiata, la insospettiva. Si era aspettata una persona pomposa e con l’aria di superiorità, dopotutto era una principessa, e le principesse lo erano per principio, invece ostentava semplicità e affabilità e, soprattutto, calore. Qualcosa le diceva che potevano diventare molto amiche. E questo la insospettiva ancora di più

-Contessa di Gaumont, non mi aspettavo di vedervi stasera-

-Come potevo resistere alla tentazione di non vedervi, conte Gurganaish? Non me lo sarei mai perdonato-

-Vi ho detto che siete una terribile adulatrice?-

-E io ho detto voi che so quanto adorate essere adulato?-

Il conte, un uomo sulla quarantina, con indosso un pesante strato di belletto che lo faceva sembrava cadaverico, le sorrise

-Solo da voi-

Il conte le prese la mano, e le diede un bacio. Trudy faticò a trattenere un brivido di disgusto, ma si trattenne. Per quanto il conte di Gurganaish fosse disgustoso, e non solo per i suoi centoventi chili, era un uomo terribilmente potente, e che conosceva i segreti peggiori di ogni membro della nobiltà. Era meglio tenerselo amico, che contrariarlo

-Allora, contessa, cosa mi dite della principessa dello scandalo?-

-Stupenda oserei dire-

-Concordo… anche se ha troppo un’aria di candore attorno a se, non trovate-

-E’ un Altezza Reale, sarebbe grave se non l’avesse, non vi pare?-

Il conte ridacchiò.

-Concordo. Ma troppa purezza nasconde sempre dell’oscurità-

Trudy sentì che quella frase, più che alla principessa, era rivolta a lei. Si voltò verso l’uomo, guardandolo dritto negli occhi

-Se avete qualcosa da chiedere, fatelo senza problemi, conte. Lo sapete che per voi non ho segreti-

-Arguta come sempre. Si dice che siate sparita negli ultimi tempi-

-E invece sono proprio qui, di fronte a voi. Ho solo passato molto tempo nella mia tenuta, signor conte-

-Ma avete totalmente abbandonato la vita di società, si dice, e si parla anche di uno strano incidente…-

-Mia madre non è stata molto bene, nell’ultimo periodo. Ecco il motivo della mia sparizione. Non me la sono sentita di abbandonarla in un momento così delicato-

-Non ne sapevo niente-

-Non sempre ci sono cose di cui si ha piacere parlare, signor conte. E ora, se mi volete scusare, ci sono alcuni amici che desiderei salutare-

Detto questo se ne andò, veloce. Il cuore le batteva forte. “Si parla di uno strano incidente…”  Come era possibile? Come aveva fatto quell’uomo a sapere dell’incidente? E se lo sapeva lui… in quello stato, non si accorse di quell’uomo che le si era parato di fronte, e a cui andò a sbattere contro

-Oh, perdonate io…-

-Trudy?-

La giovane alzò gli occhi e si ritrovò a osservare due occhi nocciola che conosceva fin troppo bene

-Thomas-

 

Il conte Philip di Hoteval si sentiva fuoriluogo in quelle occasioni. Troppe persone lo innervosivano, il rumore delle chiacchiere lo infastidiva, e le occhiate delle giovani lo mettevano sempre a disagio. Ma quando l’invito della corona era arrivato non aveva potuto rifiutare, anche se ne avrebbe avuto ogni diritto, visto il periodo che stava passando. Ma il conte era un fedele suddito della corona, e quando la regina lo convocava a palazzo, lui aveva sempre onorato quell’invito e l’onore che gli veniva concesso. Non che fosse un membro di spicco della società ma ogni volta che era andato ad un evento di corte, la regina o il principe avevano sempre trovato qualche secondo da dedicargli e questo era tutto ciò che un uomo come lui poteva desiderare. Quella sera, poi, aveva un altro motivo per trovarsi lì, ed era la sua accompagnatrice.  La giovane donna al suo fianco, che stava fissando estasiata la sala, le persone che erano presenti, e da quando erano entrati, la giovane coppia reale

-Se continui a fissarli così penseranno che non tu abbia mai visto un reale in vita tua, Charlotte-

-Ma è la verità Philip. Non sono mai stata a corte-

-Si che sei venuta a corte-

-Avevo sei mesi quando sono stata presentata a sua maestà! Non vale-

-Per noi conta lo stesso-

Charlotte guardò suo cugino con un finto broncio, ma non essendone capace, si ritrovò a sorriderli. Più che cugini, sembravano fratello e sorella. Da quando Charlotte era rimasta orfana, dieci anni prima, erano stati gli zii a crescerla e a prendersi cura di lei e nonostante la differenza di età tra i due, l’affetto e la complicità che li legava erano indissolubili. Charlotte aveva compiuto i diciotto anni sei mesi prima, e quella era la prima occasione formale cui presenziava. Quando era andata a chiedere a Philip di portarla con sé, sapeva che il cugino non glielo avrebbe negato come favore, e infatti il suo desiderio era stato esaudito. Era una ragazza timida e un po’ impacciata, ma aveva deciso di lasciare da parte la timidezza per una sera e andare a corte.

-Credi che riusciremo a parlare con la principessa?-

-Non siate sciocca, giovane contessa. Noi comuni mortali non abbiamo accesso alla cerchia ristretta dei reali-

Charlotte sentì Philip irrigidirsi e lei, si spaventò

-Non sapevo aveste una così giovane e deliziosa cugina, Conte di Hoteval. Volevate tenercela nascosta?-

La coppia che si era avvicinata ai due era quanto di più sgraziata si potesse vedere insieme. Lui, era decisamente troppo basso e tarchiato, lei troppo alta e scheletrica. Per nascondere i loro difetti si erano camuffati dietro pesanti stradi di tulle, lei, e dietro un tessuto cucito troppo stretto, lui.

-Charlotte, permettimi di presentarti i visconti Dunnel. Teodore, Patricia, vi presento mia cugina, la contessa Charlotte di Amondgnac-

I due si inchinarono in una specie di inchino, e Charlotte fece lo stesso.

-E’ un piacere conoscervi-

Disse con un filo di voce, mentre chinava la testa al suolo.

-Oh, un vero incanto di fiorellino, signor conte-

Disse il visconte Dunnel. L’uomo stava guardando sua cugina come se fosse un dolce. Disgustato, l’uomo sapeva che doveva allontanarsi prontamente da quei due discutibili esemplari di nobiltà. E l’occasione si presentò proprio in quel momento, come giunta dal fato. Un giovane valletto, si avvicinò al conte, e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio

-Volgiate perdonarci, signori visconti. Ma siamo richiesti-

-Chi osa portarvi via alla nostra piacevole compagnia?-

Chiese Patricia, mentre si sventolava con un ventaglio grande quanto il suo busto

-Sua maestà la regina, che ha espressamente richiesto di potere conoscere mia cugina. Se ci volete scusare-

Philip prese saldamente la mano della cugina e la trascinò via. Dietro di loro, si sentì, non troppo malcelato, lo sconcerto dei due giovani visconti

-La regina vuole parlare con quella mocciosetta e non con noi? È uno scandalo!-

-Dove sono i miei sali? Credo di stare per svenire-

Philip si concesse un sorriso soddisfatto sul volto. Non era un uomo vendicativo, e si riteneva uno capace di non provare sentimenti di cattiveria verso nessuno. Ma sapere di avere sconvolto la vita dei alquanto discutibili visconti Dunnel, gli concesse un sorriso pieno di soddisfazione.

 

Rein non era abituata ad essere al centro dell’attenzione, di solito era la principessa ignorata nelle occasioni formali, mentre l’attenzione era concentrata tutta su sua sorella Fine. In quella occasione, invece, sentiva gli occhi di tutti i presenti su di lei, che la scrutavano e la guardavano, in cerca di qualche segno di debolezza o cedimento, o solo per una non celata curiosità. Era l’attrazione principale della serata, dopotutto, e anche se cercava di non farlo vedere, era molto nervosa. Soprattutto, era molto nervosa alla vista dei nobili in fila, pronti per fare la sua conoscenza e per parlare, anche seppur brevemente, con lei. Dalla sua posizione sopraelevata riusciva a vedere tutto. Il trono della luna, infatti, era posto su una specie di piattaforma appoggiata al muro di fondo della sala. L’avere un trono in posizione elevata rispetto al normale livello della sala era una cosa piuttosto comune in ogni castello. Essere in alto, infatti, permetteva a chiunque fosse presente in sala, e, soprattutto, in qualsiasi punto della sala, di potere vedere il re, o in questo caso la regina e la sua famiglia. Ma la cosa valeva anche al contrario. Dal luogo del trono, infatti, si aveva una perfetta visuale della sala e Rein, appunto, stava ammirando il numero di presenti con cui avrebbe dovuto parlare. E la cosa la stava facendo agitare leggermente. D’un tratto, sentì la presenza, ormai confortevole, di Shade al suo fianco. Il principe le si era avvicinato, e osservava fisso la folla dei suoi sudditi davanti.

-So che non è la prima volta che ti trovi in questa situazione ma, mi raccomando, sta attenta. La mia corte sa essere… terrificante-

Rein ridacchiò

-Posso farti una confessione, principe?-

-Tutto quello che vuoi-

-Ogni corte è terrificante-

Shade rimase in silenzio per qualche secondo, poi si lasciò andare ad una leggera risata, che coinvolse anche la turchina. I due si guardarono di sottecchi, cosa che provocò ancora una risata.

-Bene, visto che sei preparata, direi che prima iniziamo, prima finiamo. Sei pronta?-

La turchina annuì

-Principessa, posso avere l’onore?-

Shade le si era inchinato, e allungò una mano verso di lei. Rein si inchinò a sua volta e afferrò la mano del principe

-L’onore è tutto mio-

I due scesero la piccola scalinata che li portò al normale livello della sala, e si fermarono lì, in attesa. I primi ammessi a conoscere personalmente la principessa erano già pronti, così come il ciambellano di corte, che aveva il compito di presentare alle altezze reali chi stava per porgergli gli omaggi. Il principe e la principessa erano fermi al loro posto, mentre sopra di loro, seduta sul trono, Moon Maria li osservava. Ad un cenno di Shade, la cerimonia cominciò

-Il conte e la contessa di Fosmore-

Una coppia anziana si avvicinò ai due reali. Arrivati ad una distanza di un metro, si inchinarono.

-Principessa Rein, lasciate che vi presenti uno dei migliori consiglieri che abbia mai avuto, era a suo tempo consigliere di mio padre, ed è stato una delle mie guide e mentore durante i miei primi passi nel mondo della gestione di uno stato. E ovviamente, la sua incantevole come sempre, moglie, la contessa di Fosmore-

La coppia, decisamente lusingata dalle parole di Shade, si inchinò di nuovo, sorridendogli grati.

-E’ un onore fare la vostra conoscenza-

Disse semplicemente Rein, sorridendo.

-Il giovane principe esagera elogiando il mio operato, ma ammetto che da vecchio cortigiano, le lusinghe di un giovane principe fanno sempre piacere. Principessa, è un onore fare la vostra conoscenza e permettemi di dirvi che siete ancora più bella di quel che dicono-

-Vi ringrazio-

I conti presero congedo, e subito un’altra coppia era pronta per le presentazioni.

-Se continua così credo di potercela fare-

Shade si volse verso la turchina

-Temo di deluderti, Rein. Credo tu abbia conosciuto le prime e ultime persone gentili in fila-

Rein gli rivolse un sorriso sarcastico

-Stai cercando di spaventarmi per caso? Perché servirà di più-

Shade rise mentre rifece un cenno al ciambellano

 

 

Dalla sua posizione elevata, Moon Maria osservava tutta la sala e tutti i presenti. Era impressionante il numero di conti, baroni e visconti che avevano accettato l’invito a corte. Addirittura, persone che non si facevano vedere a corte da più di dieci anni, erano venuti, tutti per scrutare la giovane “principessa dello scandalo” come qualcuno aveva ribattezzato Rein. Tuttavia, tra la marea di curiosi e pettegoli, vi erano alcuni elementi che valeva la pena di fare conoscere alla giovane nuova principessa. E non appena aveva avuto la conferma del conte di Hoteval e aveva saputo che anche la giovane contessina, sua cugina, sarebbe venuta, aveva dato precise istruzioni. Gli Hoteval erano da sempre stati una famiglia leale alla casata reale, e l’integrità del giovane conte era stata sempre elogiata. La cugina, invece, appena diciottenne, era un giovane e fresco viso nel mondo della corte. La ragazza, infatti, aveva debuttato in società solo cinque mesi prima, e ancora non era stata corrotta dalle dinamiche di corte, e, soprattutto, non aveva avuto modo di essere coinvolta o irretita dai peggiori soggetti che la sua corte, purtroppo, offriva. Per questo aveva dato precise istruzioni di fare in modo che i conti fossero presentati a Rein. E la regina sperava, con tutto il suo cuore, che il buon cuore di Rein li potesse conquistare e, soprattutto, che la coppia potesse diventare una sostenitrice della principessa. In questo modo, almeno, Rein avrebbe potuto contare su degli alleati, se la situazione lo avesse richiesto, anche se la donna sperava, con tutto il suo cuore, che una situazione del genere non si verificasse mai.

Una giovane coppia si stava avvicinando alla coppia reale, scortata da un valletto. Shade li fissò, incuriosito. Il volto dell’uomo lo conosceva, solo che non riusciva a ricordarne il nome. Mentre la giovane, non sapeva assolutamente chi fosse. L’unica certezza era che lei era decisamente giovane, forse una nuova debuttante, e stava guardando assolutamente meravigliata ogni cosa, ma soprattutto lui e Rein. Lui era alto, quasi quanto il principe. Aveva dei capelli castani scuro tagliati corti e una barba perfettamente curata che gli incorniciava i delicati lineamenti del volto, ma che grazie a quello strato di peluria, gli dava un’aria di autorità e rispetto. La stessa aria che trapelava dagli occhi grandi, di un castano scuro molto intenso. Camminava dritto, sicuro e aveva degli abiti assolutamente impeccabili e ordinati. Era un uomo che faceva prevalere due sentimenti, rispetto e consapevolezza, che erano due caratteristiche che a Shade  piacevano molto in un uomo. La ragazza al suo fianco, invece, mostrava una radiosità contagiosa e assolutamente giustificata dalla sua età. Aveva dei lunghi capelli castano scuri, raccolti in una semplice acconciatura fermati da dei fermagli a forma di fiori. Il suo viso, leggermente a cuore, era totalmente oscurato dagli occhi grandi, anch’essi castani ma più chiari rispetto all’uomo, e con una luce dentro che li facevano brillare ancora di più. Indossava un abito di un delicato colore verde, forse un po’ troppo ampio per la sua piccola figura, ma nonostante questo la giovane si muoveva con grazia e delicatezza, cosa che colpì Rein.  vedendoli arrivare, sia Shade che Rein furono pervasi dal desiderio di sapere chi fossero

-Il conte Philippe di Hoteval e la contessa Charlotte di Amoundgnac-

Disse il ciambellano, e la giovane coppia si fece avanti. Con una grazia infinita, i due si inchinarono all’unisono

-Grazie per essere venuti questa sera a palazzo-

Disse semplicemente Shade alla coppia

-L’onore è nostro, altezza. Ed è un onore potere presentare i nostri omaggi alla principessa del regno del sole-

Rein gli sorrise, riconoscendo un genuino benvenuto

-Grazie per le vostre parole, signor conte-

Il conte osò solo in quel momento posare lo sguardo sulla principessa. Alla vista del suo sorriso e dei suoi occhi luminosi, si bloccò, estasiato. Mai aveva visto una donna così bella. Il conte rimase immobile per qualche secondo di troppo. Sentì sua cugina dargli una piccola stretta alla mano, e si riscosse. Balbettando, continuò a parlare

-Principessa, vorrei avere l’onore, se mi permettete… vi presento mia cugina, la contessa di Amoundgnac-

-Molto lieta, contessa-

-E’ un onore altezza-

Rispose la giovane con una voce leggermente tremante. Rein riconobbe in quel momento una esitazione e una emozione che aveva visto capitare alle giovani che erano presentate a corte per la prima volta. Anche Shade dovette riconoscerlo

- Contessa, è la prima volta che venite alla mia corte?-

La ragazza annuì, sorridendo al principe

-Esatto maestà, o almeno, è la prima volta che posso ricordare-

Shade sollevò un sopracciglio

-Avevo appena sei mesi quando venni qua la prima volta, ma come potete immaginare, ero troppo piccola per potermene ricordare-

Shade si ritrovò ad annuire. Era di certo una ragazza molto giovane, emozionata e forse, anche leggermente stordita dalla serata, ma dopo una prima esitazione, aveva parlato con voce chiara e sicura, per niente intimorita di parlare con il suo principe.

-Allora spero che il castello e la serata sia di vostro piacimento, contessa -

La giovane annuì

-E’ tutto meraviglioso altezza. Anche se devo ammettere che nessuno può competere con la principessa. Siete in assoluto la donna più bella qui stasera-

-Charlotte!-

Le disse suo cugino, leggermente imbarazzato per ciò che la ragazza aveva appena detto. Non si poteva essere così diretti con un colloquio con i reali, soprattutto, Charlotte non avrebbe mai dovuto continuare a parlare così liberamente. Avrebbe dovuto sorridere, ringraziare il principe e poi si sarebbero dovuti congedare. Tuttavia Rein si ritrovò a sorridere, lusingata dalle parole della giovane, e si affrettò a prestare soccorso alla giovane

-Conte di Hoteval, per favore, non siate così duro con vostra cugina. Dopotutto, non ha fatto assolutamente nulla di male-

Rein si avvicinò alla giovane, che resasi conto di ciò che aveva detto, era arrossita e aveva abbassato lo sguardo. La principessa si dovette leggermente chinare per potere vedere gli occhi della ragazza

-Non nascondete il volto, contessa. Un complimento, quando sgorga dal cuore, non è mai fuori luogo. E poi, è piacevole conoscere qualcuno che, come me, trova tutto nuovo per la prima volta. Possiamo condividere la stessa emozione, e saperla di condividerla con voi è una cosa che mi riempie di felicità-

Philip osservò meravigliato Rein. Non solo aveva perdonato Charlotte, ma era anche riuscita a rimetterla a suo agio e a farla sentire in quel momento, una delle donne più importanti di tutta la sala, dato che la principessa l’aveva accomunata a lei. E sapeva che quello, per Charlotte, sarebbe stato il ricordo più bello di quell’evento. Charlotte aveva gli occhi che le brillavano per la gioia. Si inchinò alla principessa, e le sorrise.

-Grazie altezza-

Rein le sorrise ancora e le fece un occhiolino, poi si voltò e si ridiresse al fianco di Shade.

-Conte, contessa, sia io che la principessa saremmo lieti di continuare a parlare con voi, ma temo che degli impegni richiedano la nostra presenza ancora per un po’-

Philippe e Charlotte si inchinarono e si congedarono. Prima di andare via, però, Philip, spinto da un impulso improvviso, si ritrovò a parlare direttamente con la principessa

-Altezza, perdonatemi la sfacciataggine ma… posso sperare di avere l’onore di un ballo più tardi? Per me sarebbe un onore-

Rein lo fissò un attimo meravigliata. Shade, al suo fianco, si irrigidì. La turchina lo guardò di sottecchi, ma Shade non incrociò il suo sguardo. Così, si ritrovò a prendere una decisine

-Sarà un onore per me-

Philip le regalò un suo raro sorriso, si inchinò e si allontano con Charlotte, che meravigliata del suo comportamento, di solito così chiuso e privo di qualsiasi iniziativa, lo fissò con la bocca leggermente aperta, lo stupore più sincero dipinto sul suo volto. Quando la coppia si fu allontanata, Rein si ritrovò a bofonchiare

-Mi ha preso alla sprovvista. Io… credi che abbia…-

-Non hai fatto nulla di male, anzi. Di sicuro avrai altri nobili che ti chiederanno di ballare con te. Poi il conte d’Horval sembra un brav’uomo-

Rein annuì. Aveva percepito una leggera tensione nella voce di Shade.

-Volevo solo accertarmi di non avere contravvenuto a nessuna regola di palazzo-

-Alcuna-

-Bene-

-Dopotutto è l’uomo che chiede ad una signora di ballare, qui nella mia corte si fa così-

-Una donna non può chiederlo?-

-No, almeno che non siano casi eccezionali. Fa parte del cerimoniale di corte. Solo gli uomini possono fare inviti-

-Oh, non lo sapevo-

Rimasero in silenzio per alcuni secondi, una tensione sempre più crescente tra loro. Per cercare di spezzarla, Rein provò a riprendere il discorso

-Peccato però. Immagino quante giovani vogliano ballare con il proprio principe e quanto debbano soffrire, nella speranza di un tuo invito-

-Saranno perennemente deluse allora temo-

-Come mai?-

-Io non ballo mai agli eventi di corte… nessuna eccezione esclusa-

Il tono duro di Shade chiuse definitivamente la conversazione. Il principe fece un cenno al ciambellano, e le presentazioni ripresero, in un clima molto teso.

 

Trudy fissava quel sorriso sornione di Thomas e si ritrovò a sorridere

-Come fai ad essere sempre così dannatamente sorridente?-

-Devo contrastare contro il tuo perenne cattivo umore dopotutto-

Trudy gli scoccò un’occhiataccia, prima di sorridergli. Conosceva Thomas fin da quando erano bambini. Le loro madri erano amiche e spesso aveva trascorso serate e pomeriggi a giocare. Si volevano bene come fossero fratelli, avendo creato quell’amicizia che raramente si trovava, ma quando succedeva, era destinata a durare fino alla fine.

-Allora, è un miracolo vederti a corte. Sei sparita per un bel pezzo, lo sai?-

-Ho avuto da fare-

-Qualcosa di interessante spero-

-Sono stata con mia madre-

-Sta bene?-

-Ora si-

-Mi fa piacere. Sempre fissata con l’idea di combinare un matrimonio tra noi due?-

Trudy roteò gli occhi, in segno di esasperazione

-Ovviamente. Parla in continuazione di te, solo di te e del tuo ruolo prestigioso a corte, della posizione che copri, delle immense ricchezze che sicuramente stai accumulando e, cito testualmente “le innumerevoli occasioni di potersi mettere in gloria agli occhi del principe e di guadagnare i suoi favori”-

Thomas ridacchiò.

-C’è solo un altro uomo di cui parla così tanto, ma almeno con lui non mi stressa con la storia del matrimonio-

-Chi è questo villano che osa avere usurpato il posto nel cuore di tua madre che prima era tutto ed esclusivamente mio?-

-Il tuo datore di lavoro, non che tuo migliore amico, almeno da quello che dicono le voci-

Thomas alzò gli occhi al cielo, esasperato

-Shade, sempre e solo lui!-

Trudy ridacchiò. Sapeva che Thomas non lo diceva mai seriamente, ma adorava stuzzicarlo con la sua proverbiale rivalità con il principe.

-Almeno per te, nel tuo cuore, ci sono solo io, vero?-

Gli domandò Thomas, sfoderando il suo sguardo da cucciolone e fissando la ragazza dritto nei suoi occhi verdi. Trudy era un vero incanto. I capelli biondi lunghi, erano raccolti in una splendida treccia molto vaporosa, che la contessa portava adagiata su una spalla. Lungo tutto la treccia, come a formare una cascata, erano state poste delle perle, che formavano una parure con gli orecchini e con la collana. Quella sera indossava un vestito di un lilla pastello, molto delicato, che le lasciava scoperte le spalle, dato che aveva una profonda scollatura a barchetta. I suoi grandi occhi verdi, in quel momento, lo stavano guardando con uno sguardo languido

-Ovvio che sei sempre nel mio cuore, chi vuoi mai che te lo porti via?-

Il ragazzo le sorrise, anche se qualcosa, nel volto di Trudy, lo fece improvvisamente tornare serio

-Tutto a posto Trudy?-

-Certo-

Trudy spostò lo sguardo verso la sala, distogliendo lo sguardo da Thomas. Trudy era brava a mentire, aveva affinato la tecnica ormai, dopo gli ultimi anni. Ma sapeva che con Thomas certi trucchi non potevano funzionare. La conosceva troppo bene per sapere quando qualcosa non andava. Sperava solo che non insistesse con le domande, perché se c’era qualcuno in grado di farla parlare, quello era proprio lui.

-Sai, non sembri tranquilla. È successo per cas…-

-Perché non usi il tuo potere e mi presenti alla famosa principessa dello scandalo?-

La domanda colse di sorpresa Thomas, che fissò la sua amica incerto

-Principessa dello scandalo?-

Trudy alzò gli occhi al cielo

-Thomas, la principessa Rein. Non dirmi che non hai mai sentito le voci dell’ultima settimana. Dannazione, ci sei in mezzo a tutta questa faccenda!-

-Sinceramente, non sono mai stato qualcuno che prestava attenzione ai pettegolezzi, e dovresti saperlo, e soprattutto, nessuno conosce veramente Rein. Non sanno che ragazza incredibile sia. È buona, dolce, gentile… l’ultima cosa che si merita è che ci siano delle voci contro di lei-

-Rein? da quando in qua puoi chiamare un’altezza reale per nome?-

-Da quando ho avuto l’onore di avere l’amicizia della principessa-

-Ne parli come se fossi un uomo innamorato-

Thomas ridacchiò, scuotendo la testa

-Non dire cavolate Trudy. Ma  devi credermi, Rein è veramente una bellissima persona. Se la conoscessi te ne accorgeresti-

-A me sembra solo una opportunista-

-Trudy!-

-E’ la verità. Avrebbe potuto rifiutare l’incarico, non aveva nemmeno partecipato alla selezione. Invece si ritrova ad accettare scatenando il putiferio che è successo. E per cosa poi, se non avere l’opportunità di allontanarsi dal regno del sole e di allontanarsi dall’ombra della sorella, e, in questo modo, avvicinarsi a Shade? E se mirasse al trono? Ci hai pensato?-

Thomas la fissò a bocca aperta, poi scoppiò a ridere.

-Trudy, Trudy, Trudy… mi sei veramente mancata, lo sai? Se solo sapessi quante cavolate hai detto una dietro l’altra, in una volta sola… Rein, mirare al trono? Questa è bella-

Trudy incrociò le braccia al petto, indispettita.

-Le donne sono capaci di qualsiasi cosa, ricordatelo-

-Non Rein. Fidati di me su questo, Rein non è qui per il trono. Anche se, lascia che te lo dica in confidenza, se Shade riuscisse a conquistare il cuore della principessa, farebbe il colpo del secolo. Sarebbe una regina meravigliosa-

-Thomas! Come puoi dirlo?-

-Dopo che l’avrai conosciuta, te ne renderai conto-

-Non sono così importante da potere avere questo onore-

Disse leggermente sarcastica la contessa. Thomas la fissò e improvvisamente un sorriso che non prometteva niente di buono, fece capolino sul volto del conte, un sorriso che lei conosceva fin troppo bene, e che in quel momento voleva dire solo una cosa: guai, per lei.

-Thomas, cosa hai in mente?-

-Sono o non sono il capo delle guardie di sua maestà il principe? Tua madre su una cosa ha ragione, ho un certo potere qui, sai? Vieni con me-

Thomas afferrò la mano di Trudy, e iniziò a trascinarla con sé

-Thomas, ma cosa fai!-

Parecchi in sala si voltarono a vedere cosa stesse succedendo, e trudy sentì il rossore salirgli sulle gote.

-Thomas, lasciami ti prego. Ci stanno guardando tutti-

-Ignorali. Io lo faccio sempre-

Fu la semplice risposta del conte. Intanto Thomas si era avvicinato veloce al ciambellano, e prima che potesse annunciare qualcuno, lo aveva zittito con un colpo della mano.

-Ora procedo io, se non vi dispiace. e’ una richiesta ufficiale dai piani alti, se capisce cosa intendo-

Thomas sorrise all’uomo, che lo fissò incapace di dire qualsiasi cosa, poi procedette veloce e in pochi secondi, si trovò davanti a Shade e a Rein, con la mano di trudy sempre stretta tra le sue

-Perdonate l’intromissione, altezze, ma dovevo farlo. Per una volta, faccio valere il mio ruolo qui a palazzo-

Shade lo fissò torvo

-Thomas… che stai combinando?-

-Sto facendo un favore ad un’amica, e, cosa più importante, presentando a Rein una delle persone più sincere, schiette che io conosca, nonché una sorella per me. Rein, è un onore presentarti la contessa Trudy Gaumont, amica intima di famiglia nonché, una mia probabile fidanzata che con molto garbo e tatto, alla sola età di dieci anni, mi disse che piuttosto che sposare me si sarebbe fatta rinchiudere in una torre-

-Thomas!-

Trudy diede uno schiaffo sul braccio del conte, cosa che lo fece scoppiare a ridere. Rein e Shade fissarono i due perplessi, poi Rein si lasciò andare ad una risata, e anche Shade. Trudy, mortificata, si imporporò tutta

-Perdonatemi contessa, non sto ridendo di voi, lo giuro-

Disse Rein, cercando di contenere le risate e di darsi un contegno. Trudy si limitò a farle un cenno con la testa, ancora rossa in viso. La contessa, poi si spostò da Thomas, finalmente libera dalla sua stretta, ed eseguì un inchino perfetto

-Chiedo scusa per questa testa vuota, altezza, ma permettetemi di presentarmi, come si deve. Sono la contessa Trudy di Gaumont delle terre dell’ovest. È un onore fare la vostra conoscenza-

-Un viaggio decisamente lungo, contessa, per essere qui stasera. Grazie per avere accettato il nostro invito-

-E’ stato un onore essere omaggiata con il vostro invito, altezza, non potevo assolutamente rifiutare-

-In più ha avuto l’occasione di rivedere me, che ovviamente basta a giustificare il viaggio, non è vero Trudy?-

-Sarei stata meglio senza averti incontrata, credimi-

-Conosco perfettamente la sensazione, contessa, credetemi-

Le disse Shade, provando subito una forte empatia con la giovane contessa. Dopotutto, se entrambi avevano avuto la disgrazia di avere come amico Thomas, il minimo che lui potesse fare era darle tutto il suo appoggio e sostegno. Tuttavia Thomas, per niente poco colpito dal gesto di Shade, incrociò le braccia al petto e fissò minaccioso il suo principe

-Ehi… ricordati che quello che ti guarda le spalle sono sempre io-

-Per fortuna che nel mio castello di pericoli seri non ce ne sono-

-Mi stai per caso insultando, principe da strapazzo?-

-Come potrei mai permettermi, conte da due soldi-

Rein fissò sconsolata Trudy

-Ecco a cosa partecipo quasi tutti i giorni. Ma è un piacere fare la vostra conoscenza. Spero potremmo diventare buone amiche-

Trudy fissò gli occhi sorridenti di Rein. Chinò la testa in avanti

-Grazie per le vostre parole, principessa-

Detto questo, fece un inchino più profondo inchino a lei e a Shade e si congedò

-Ehi Trudy, aspetta…-

Le disse Thomas, ma la donna si era già allontanata. Il conte la fissò, perplesso

-Giuro che di solito non è così-

-Forse l’hai messa in imbarazzo, non credi?-

-Non dire cavolate Shade. Io e Trudy ci siamo fatti di peggio… non lo so, mi sembrava… ma lasciamo perdere, probabilmente il viaggio l’avrà stancata. Bene, altezze, perdonatemi, vado a cercare qualcosa da mangiare, sto morendo di fame. Ci vediamo dopo-

E veloce come era arrivato, Thomas sparì. Shade si portò una mano sul volto

-Giuro che se non gli volessi bene, lo avrei già fatto allontanare dalla corte-

-Dovrai concordare con me però che Thomas ha un grandissimo pregio -

-E quale sarebbe? Sul serio, sono curioso-

-E’ vero-

Shade la fissò, gli occhi spalancati per la sorpresa. Ma si ritrovò ad annuire alle parole di Rein

-Non potrei essere più d’accordo. Ma rimane sempre un idiota, un uomo vero, ma… idiota-

Rein si lasciò sfuggire una risata, e sul volto di Shade comparve, anche se per pochi secondi, un bellissimo sorriso.

 

 

Le presentazioni ufficiali erano ormai terminate. Chi aveva avuto l’onore di parlare con la giovane coppia reale, stava riferendo a chi non ne aveva avuto la possibilità e in tutta la sala si erano formati dei gruppi di persone che stavano chiacchierando. I commenti, in generale, erano tutti positivi nei confronti di Rein. la principessa era riuscita là dove la regina Moon Maria aveva sperato: per un modo o per un altro, aveva abbagliato la sua corte. E tutti stavano riferendo proprio questo: il suo sorriso, il suo calore sincero, avevano fatto colpo, conquistando i conti, duchi, marchesi e baroni che avevo avuto il piacere di poterle parlare. E dopo quell’impresa la turchina si era accomodata vicino alla regina, in un’apposita poltrona che era stata messa vicino al trono. Al centro si trovava la regina, alla sua destra il trono del principe e alla sua sinistra si trovava Rein. Di solito quello era il posto occupato da Milky, nelle poche cerimonie a cui aveva partecipato, ma quella sera le era stato categoricamente proibito di potere partecipare, e il posto della principessa, era andato alla principessa.  In quel momento Rein stava prendendo fiato, godendosi quell’attimo di tregua che gli era stata concessa. Shade, al contrario, dopo avere riaccompagnato Rein vicino alla madre, si era affrettato a scendere di nuovo, e stava parlando con alcuni uomini, alcuni dei ministri del suo gabinetto

-Spero sia andato tutto bene-

Disse Moon Maria alla giovane, strappandola dai suoi pensieri

-Tutto perfetto. Solo non credevo fosse così…-

-Stancante?-

Rein annuì. La regina le sorrise, materna

-Sei stata bravissima. E da quello che ho potuto vedere da quassù, tutti sono stati entusiasti di te-

-Ho solo sorriso e ringraziato-

-Un sorriso può smuovere gli animi, ricordalo sempre-

Un valletto si avvicinò alla regina, e le bisbigliò qualcosa all’orecchio. Quando si fu allontanato, si voltò verso Rein

-Temo mia cara, che la tua pausa sia giunta al termine. È ora di tornare al nostro lavoro-

La regina si alzò, e come un magnete, tutti i presenti si zittirono e si voltarono ad osservare la loro regina

-Signori, signore, che le danze abbiano inizio-

Un fremito di eccitazione si propagò in tutta la sala. Da una porta nascosta, fecero il loro ingresso dei musicista e per ultimo, anche se non per importanza, comparve il maestro d’orchestra. I musici si inchinarono alla famiglia reale, poi presero i propri posti, in una zona ben precisa della sala, e quando ogni strumento fu accordato e tutti furono pronti, seduti ai loro posti, il maestro si mise loro di fronte e si voltò verso la regina. Moon Maria fece un gesto con la mano, e il maestro diede il via ai suoi musici, che iniziarono a suonare. La dolci note di una ballata si levarono e la sala ne fu piano piano investita. Le coppie presero posto al centro e iniziarono a ballare. La regola avrebbe imposto che il primo ballo fosse fatto da una coppia reale, ma al palazzo, tutti sapevano che il principe non ballava mai durante le occasioni formali e la regina, anche a causa della sua salute, aveva rinunciato a questa abitudine ormai da tanto tempo. Rein stava osservando le coppie seduta al fianco della regina, e si gustava lo spettacolo, in silenzio. La regina, invece, aveva spostato lo sguardo su suo figlio. Shade era vicino a Thomas, i due stavano parlando, e sembravano non curarsi di ciò che stava avvenendo loro attorno. Il volto di Moon Maria si offuscò per un attimo

-Credevo che questa volta Shade avrebbe fatto un’eccezione-

-Come maestà?-

-Il primo ballo… speravo che Shade avrebbe danzato con te, per aprire le danze. L’etichetta lo avrebbe imposto. Ti sta facendo un torto, lo sai? Sei una principessa ospite nel nostro castello, avrebbe dovuto ballare con te. Anche se spero, che magari, in un altro momento della serata…-

-Mi dispiace deludervi maestà ma… mi ha detto che non ballerà-

Disse Rein, il tono di voce leggermente malinconico. Moon Maria si voltò a guardarla, leggermente stupita per il tono usato della turchina. Rein non la stava guardando, stava guardando in direzione di Shade, lo sguardo velato come dalla tristezza

-Tutto a posto tra voi due?-

Rein si voltò a guardare la regina. Arrossì leggermente, prima di annuire

-Assolutamente si-

-Cosa mai…-

-Chiedo perdono maestà, scusate l’intrusione-

Il lord ciambellano si era avvicinato alla regina, cogliendola totalmente di sorpresa

-Lord Kentor, volete farmi prendere un colpo al cuore?-

-Vi chiedo perdono maestà, non vi volevo spaventare-

-Cosa desiderate?-

-La principessa Rein è richiesta-

-Rein?-

La regina si voltò verso la turchina, che si era alzata dalla sua sedia

-Immagino ci sia qualcuno che voglia danzare con me-

-Esatto principessa. Il principe ha detto che non ci sono problemi, anzi, ha detto che così la principessa potrà divertirsi-

Rein fece un sorriso di circostanza e si affrettò a scendere la scalinata, seguita dal lord ciambellano. La regina fissò sbalordita Rein, e si affrettò a cercare con lo sguardo suo figlio. Non trovandolo, chiamò un valletto

-Chiamatemi subito mio figlio-

-Certo maestà-

Mentre la regina aspettava Shade, vide Rein raggiungere il conte Philip di Hoteval, parlare un poco con lui, e non appena la musica finì, li vide prendere il posto in sala per il prossimo ballo.

-Ma cosa sta succedendo?-

 

Rein si trovava al centro della pista da ballo, pronta per danzare con il conte. Sembrava più nervoso lui di lei, e anche se all’inizio avevano chiacchierato un poco, ora lui era molto silenzioso. La turchina sperava che il conte spezzasse quel silenzio che stava, a poco a poco, diventando imbarazzante, dato anche che quasi tutti i presenti in sala si erano voltati per vedere lei e il conte che avrebbero ballato, e molti già stavano parlando di quell’accaduto.  Fu la musica, tuttavia, a salvarla in quel momento, perché fece capolino nel loro silenzio, e il conte, come svegliatosi all’improvviso, si riscosse

-Volete farmi questo onore, principessa?-

Rein non rispose, si limitò ad alzare la mano, affinché il conte la prendesse e iniziassero così a danzare.  Philip non perse tempo, afferrò la mano saldamente nella sua, e passò il suo braccio attorno alla vita di Rein, avvicinandola a se. Rein si lasciò guidare dal conte, e iniziarono a ballare.

-Vogliate perdonarmi, altezza. Temo di essere un compagno decisamente poco adatto-

-Non direi conte. Stiamo ballando e anche molto bene, direi-

Il conte le sorrise, grato per quelle parole

-Non sono, però, un ottimo comunicatore. Temo di non sapere intrattenere un’altezza reale con la mia misera conversazione-

-Perché, di cosa credete parliamo noi altezze reali?-

-Sicuramente di… sono certo che…-

Rein ridacchiò, guardando il conte balbettare

-Vi assicuro, conte, che non abbiamo argomenti esclusivi di conversazione. Di solito ci lamentiamo di quanto sia noioso passare intere giornate a provare abiti o a studiare lunghe cerimonie che probabilmente non affronteremo mai nelle nostre vite-

Philip la guardò con gli occhi granati, prima di sorridere

-Dovrete pensare in questo momento che sono uno sciocco-

-Niente affatto. Siete stato onesto, e questa è una cosa rara in questo mondo-

-Vi ringrazio… in effetti, la mia Lucille, dice sempre che mi faccio problemi molto più grandi di quanto in realtà non siano, e del tutto infondati a volte-

-Le donne vanno sempre ascoltate, conte, siamo divulgatrici di verità-

I due scoppiarono a ridere, mentre continuavano a ballare.

-Non sapevo aveste una donna nel vostro cuore. Come mai siete venuto senza di lei stasera?-

Il conte si fece un attimo scuro in volto e restò in silenzio. Rein percependo la tensione, si diede della stupida per avere fatto una domanda così personale

-Vi chiedo scusa, non sono affari miei, non volevo…-

-La mia Lucille è venuta a mancare un anno fa, ormai. Sono un uomo vedono, maestà-

Rein sentì il suo cuore fermarsi per un attimo

-Sono desolata, non volevo farvi ricordare una cosa così dolorosa-

-In realtà, è un ricordo che porto sempre con me, non avete fatto assolutamente niente di sbagliato, altezza. Sono stato io a nominarla, voi non avete colpe. Dopotutto non avreste potuto saperlo-

Fecero alcuni passi in silenzio. Fu il conte a spezzarlo

-Grazie per essere stata così gentile con mia cugina. È la prima volta che viene a corte e si è lasciata andare con voi prima. Grazie per averle perdonato la sfacciataggine-

Rein scosse la testa

-Non dovete ringraziarmi. Ha una spontaneità tale, che credo le si possa perdonare qualsiasi cosa. Siete fortunato ad avere una cugina così solare al fianco-

-Avete ragione. Sapete, da quando sono rimasto vedovo, si è sempre presa cura di me. Si è sempre assicurata che non passassi troppo tempo immerso in ricordi o nella tristezza, e ha sempre cercato di farmi avere un buon’umore. A messo a soqquadro una casa, ha rivoluzionato ogni cosa, ma ha portato gioia e allegria, e devo ammettere, ci voleva proprio-

Rein gli sorrise

-Quando qualcuno ci vuole così bene, dobbiamo ringraziare gli dei-

-Assolutamente d’accordo con voi, maestà-

I due si sorrisero, poi rimasero in silenzio. Tuttavia, non fu un silenzio carico di tensione o di agitazione. Fu un silenzio piacevole, tra due persone che avevano condiviso qualcosa, e che si lasciavano cullare dalla musica.

 

Shade era accorso subito al fianco di sua madre.

-Madre, che succede? Non vi sentite bene-

-Sto benissimo..-

-Allora cosa...-

-Cosa hai detto a Rein?-

Shade la guardò perplesso

-Come?-

-Rein, la principessa che vive nel nostro castello, con cui hai passato un’ora prima a parlare. Che le hai detto?-

-Niente!-

-Allora spiegami questo-

Moon Maria indicò la sala e precisamente la coppia al centro che stava ballando. Shade fissò i due, poi distolse lo sguardo, tornando a guardare sua mamma

-Non le ho fatto niente-

-E allora come mai era così strana prima e, soprattutto, cos’è questa storia del “così la principessa può divertirsi”?-

Shade fissò sua madre negli occhi, poi abbassò lo sguardo, colpevole

-Sai che io non ballo-

-Avresti potuto fare un’eccezione, anzi, avresti dovuto-

Shade tenne sempre lo sguardo abbassato, ma la regina non aveva finito

-Avresti dovuto ballare con lei. È una altezza reale, nostra ospite. Il cerimoniale per cui ti batti tanto e che obblighi chiunque a rispettare prevedeva che tu ballassi con lei, per primo-

-Se lo avessi fatto domani tutti avrebbero parlato di questa cosa e avrebbero continuato anche per le prossime settimane inventando chissà quali storie e ricamandoci sopra chissà cosa. Ecco perché non ho ballato con lei. Non si merita altre chiacchiere-

Moon Maria guardò suo figlio, e un sorriso dolce le si dipinse sul volto

-Non puoi proteggerla da queste cose. Fa parte nel nostro mondo, lo sai-

-Ma ora è una mia responsabilità. Non farei mai niente per metterla a disagio-

-E costringerla a ballare con degli estranei non lo è?-

-E’ stata lei ad accettare un invito per prima-

-Come?-

-Il conte d’Hoteval. L’ha presa di sorpresa, invitandola, e lei ha accettato. Mica potevo impedirglielo, dopo tutto-

-Almeno questo spiega quello che sto vedendo-

Shade si voltò, e puntò lo sguardo nello stesso punto di sua madre. Rein stava volteggiando leggiadra tra le braccia del conte nel centro della pista. Era incredibile come anche da così lontano, Shade vedesse il sorriso sul volto della turchina, un sorriso che in quel momento era rivolto a un altro uomo. Anche il conte stava sorridendo, e nel vederli così, Shade sentì qualcosa insinuarsi dentro di lui, in modo forte e prepotente. Moon Maria si accorse subito del cambiamento del figlio e in quel momento, decise di agire, decise di fare una cosa, che mai si sarebbe immaginata di fare a suo figlio.

-Dopo tutto devo darti ragione. Sembra che si stia divertendo-

-Così sembra-

-Mi sembra anche normale, dopotutto-

-Che cosa vorresti dire?-

-Oh, niente di speciale…-

Shade continuò a guardare i due, che stavano continuando a ballare, allegri.

-Che cosa volevi dire, mamma?-

-Immagino che a Rein non dispiaccia ballare con il conte d’Horval. E’ sicuramente uno degli uomi  più rispettosi del regno, è educato e da quello che vedo un ottimo ballerino. E poi…-

-Poi?-

-E’ un bellissimo uomo, non trovi, per di più così irreprensibile, dalla reputazione immacolata, un uomo di sani principi e ideali. E’ senza ombra di dubbio una delle scelte migliori, in fatto di uomini questa sera con cui ballare. L’unico che conosco che gli possa rivalere come rispetto e reputazione siete tu e Thomas. Ma tu non balli e Thomas deve fare il suo dovere quindi… Ma da quello che vedo non ci dobbiamo preoccupare con simili discorsi.  A Rein sta piacendo ballare con lui non vedi? Guarda come sta sorridendo-

Shade, lo sguardo sempre fisso su Rein, si fece sempre più cupo man mano che sua mamma parlava. Si era trovato d’accordo con lei, e la cosa lo stava facendo arrabbiare, invece che calmare. Rein  era decisamente bella quella sera. Il vestito, i gioielli, il sorriso… era difficile staccarle gli occhi di dosso. Senza rendersene conto, Shade si trovò a scendere le scale, veloce. Non badò a nessuno, si diresse veloce verso la pista da ballo. La folla si aprì automaticamente al suo passaggio, e tutti osservavano curiosi il principe. Shade non badò a nessuno di loro e continuò la sua marcia. Anche quella volta, sembrò che il destino si mettesse di mezzo. Nell’esatto momento in cui Shade aveva messo piede sulla pista da ballo, la musica era cessata, le coppie si erano fermate, e alcune si stavano dirigendo al di fuori della pista, mentre altre erano pronte a prendere il loro posto. Ma alla vista del principe, tutti si erano fermati, immobili. Le coppie presenti ancora sulla pista, si affrettarono ad inchinarsi e ad allontanarsi. Rein e il conte di Hoteval erano fermi, immobili. Shade non disse niente. Si mise al fianco della turchina e allungò una mano verso di lei. Non le chiese niente, perché non c’era bisogno di chiederle niente. Il principe sentì lo sguardo di Rein addosso, ma non la guardò. Era fermo, immobile, solo la mano tesa tra di loro tremava impercettibilmente,  in una implicita richiesta, quasi una preghiera

“Vuoi ballare con me?”

 

La mano protesa davanti a lei aspettava.  Non la stava guardando, ma sapeva che era impaziente di sapere la sua risposta. Piano piano sentiva che tutti gli sguardi della sala si stavano posando su di lei, e sapeva che, in un modo o in un altro, tutti avrebbero parlato di ciò che sarebbe successo. Per questo motivo, forse, o forse proprio per la voglia di ballare con lui che le era nata dentro, senza pensarci, afferrò quella mano, e si lasciò andare. Il silenzio ora si era fatto assoluto. L’unico rumore era il suono dei loro passi, dato che si stavano apprestando a raggiungere il centro della sala e a mettersi in posizione. Non ci fu bisogno di parole tra loro. Shade si fermò e la fece volteggiare, fino a trovarsela davanti a se. Senza esitare le afferrò la vita con una mano, portandola vicino a lui, mentre l’altra mano, già impegnata con quella della turchina, strinse ancora di più la presa. Rein si limitò a farsi trasportare, e poggiò la sua mano sulla spalla del principe. Ora erano perfettamente l’uno di fronte all’altro e si guardarono negli occhi. Rein cercò di afferrare i pensieri che potevano passare dentro la testa del principe, ma si trovò incapace di riuscirci, e si perse nello sguardo intenso di Shade. Le sembrava che lui la stesse guardando con una intensità che non le aveva mai visto prima. Sentì il suo cuore aumentare in modo esponenziale i battiti del suo cuore e un leggero rossore imporporarle le guance. Sarebbe rimasta ferma solo ad osservarlo, ma Shade ruppe quel momento di perfetta immobilità. Il principe, infatti, distolse lo sguardo da Rein, e fece un piccolo cenno con il capo al direttore d’orchestra. Fu tutto quello di cui ci fu bisogno. Un piccolo, semplice, cenno del capo, e la macchina si mise in moto. Il direttore si girò verso i suoi musicisti e con un leggero, ma deciso colpo di bacchetta, diede il via alla musica. Le note di un valzer presero vita dagli strumenti e in perfetto tempo con la musica, Shade fece un passo, iniziando così la loro danza. Per Rein fu tutto, assolutamente, perfettamente straordinario. Non badò ai suoi piedi, non badò ai passi da fare, si lasciò guidare da lui. Tutto ciò che fece fu guardarlo negli occhi, e vi si perse dentro. La stanza, la folla che li stava osservando, tutto svanì. Fu come se si trovasse sospesa a metà tra un sogno e la realtà, l’unica certezza era data dalle note della melodia e dalle forti braccia di Shade, che la sostenevano e la circondavano. Era come una magia. Ad un tratto, Shade le sorrise e senza preavviso, la mano che la teneva per la vita lasciò la presa, e Rein si ritrovò a volteggiare, in una piroetta. Il vestito della turchina si aprì, in una meravigliosa ruota di tulle azzurro e Rein ebbe la sensazione di trovarsi in un mare morbido azzurro che la accoglieva, avvolgendola. Quando ritornò tra le braccia di Shade, si lasciò andare ad una risata spontanea, sincera e quasi liberatoria, mentre Shade si limitò a sorriderle. Era un sorriso che si vedeva poco sul volto del principe, era un sorriso rilassato e che veniva dal cuore, un sorriso che Rein faticava a ricordare di avergli veramente mai visto sul volto. Sarebbero potuti andare avanti così, a ballare, ancora per molto tempo, forse per tutta la notte, ma all’improvviso, lo sguardo di Shade fu catturato da qualcosa, e quando spostò lo sguardo su ciò che lo aveva distratto, in un punto dietro le spalle della principessa, il suo sorriso si spense. E in quel preciso momento, l’incanto finì. Per Rein fu come tornare improvvisamente sveglia e consapevole su dove si trovava, sul chi era, con chi era, e cosa stava facendo. Anche Shade sembrava esserne pienamente cosciente, e qualcosa tra di loro si era come spento. Ben presto le note del valzer si avviarono alla loro conclusione, e dopo poco, si spensero e il ballo tra i due, finì. Shade lasciò la presa sulla principessa e si allontanò da lei, veloce, di qualche passo. Le fece un piccolo inchinò, a cui Rein rispose prontamente, poi lui si voltò e se ne andò, lasciandola lì, al centro della pista, sola. La folla si riaprì al suo passaggio e il principe si fece strada tra le facce sconvolte, perplesse e basite dei suoi sudditi. Li ignorò tutti, e si diresse veloce verso la scalinata, che fece in pochi passi e poi si sedette al fianco di sua madre. Moon Maria era impassibile, il volto una perfetta maschera che non mostrava nessuna emozione. Non disse niente al figlio, e lui non si rivolse a lei. L’unico movimento fu un gesto, la regina appoggiò la propria mano su quella del figlio, protettiva. Tutto sembrò immobile ancora per qualche secondo e Rein, ancora ferma al centro della sala, non sapeva che fare. Fu Thomas a salvarla. Le si avvicinò, si inchinò e allungò una mano verso di lei

-Principessa, posso avere l’onore del prossimo ballo?-

Non la lasciò neanche rispondere, le afferrò la mano e si mise in posizione. La musica tornò a risuonare nella sala, e Thomas diede il via al loro ballo. E come per magia, tutta la sala sembrò riprendere vita, anche se ora nessuno non faceva che parlare di una cosa sola: il ballo tra i due giovani principi.

 

Charlotte stava fissando a bocca aperta sua cugino, poi la principessa e infine il principe, in un moto perpetuo. Non riusciva a credere a quello che aveva appena visto

-Non avevi detto che il principe non ballava mai?-

-Infatti-

-Eppure lui… con la principessa…-

-Sembrava arrabbiato quando è venuto a prenderla nella pista da ballo?-

-Davvero?-

-Si… non ha rivolto uno sguardo alla principessa, ma ha fissato me come…-

-Come?-

-Come se foste di troppo, non è vero?-

Philip si voltò di scatto e si ritrovò a fissare la contessa Trudy di Gaumont.

-Contessa di Gaumont se non sbaglio…-

Trudy fece un piccolo accenno di assenso con il capo

-Sono onorata che conosciate il mio nome-

-Conosce praticamente ogni albero genealogico del regno-

Disse Charlotte, alzando gli occhi al cielo, in segno di esasperazione

-Obbligava anche me a farlo ma troppi nomi e poi-

-Charlotte-

Philip non aveva alzato la voce ma era stato diretto e fermo nel pronunciare il nome della cugina. Lei arrossì e voltò lo sguardo

-Chiedo scusa-

Trudy si affrettò a sorridere alla giovane, poi spostò lo sguardo sul conte

-Se c’era una certezza nelle occasioni di corte, era che il principe non ballava mai. Eppure questa sera abbiamo visto una sorta di miracolo. E tutto per merito della principessa appena arrivata. Ditemi conte, dato che avete ballato con la giovane principessa, che impressione avete avuto di lei?-

-Con tutto il rispetto, contessa, non credo sia una cosa che vi riguardi-

Trudy spalancò gli occhi, leggermente offesa. Non era abituata a uomini che non le raccontavano qualcosa, di solito aveva il potere di farsi dire ogni cosa volesse.

-Perdonatemi la mia era solo semplice curiosità non intendevo…-

-Non sembrava. Per quanto vi possa riguardare, sappiate che la principessa è stata molto cortese e gentile durante il nostro ballo e anche con mia cugina Charlotte, sorvolando su una sua buona dose di mancanza di buon senso. Non trovo niente di strano nel fatto che il principe abbia voluto ballare con lei. Dopotutto si tratta di un evento ufficiale della corte, e come da cerimoniale, quando un’altezza reale è in visita o ospite del palazzo, il principe ha l’obbligo di ballare con lei. E ritengo abbia scelto il valzer perché è assolutamente un ballo regale. Non trovo nulla di sospetto in questo. E se sua altezza reale il nostro principe era arrabbiato con me, è perché io stesso ho contravvenuto alle regole, chiedendo un ballo alla principessa, e lei, molto generosamente mi ha concesso questo onore. Questo è ciò che vi spetta di sapere, contessa. Se volete tramare o mettere in giro pettegolezzi strani, andate a cercare altrove. Io non mi presto a queste macchinazioni. Charlotte, andiamo-

Detto questo il conte fece un inchino a Trudy, e poi, veloce, i due si avviarono. Trudy sentì le guance diventare sempre più rosse, e sentì anche qualche bisbiglio dietro di lei, di qualcuno che aveva visto e sentito tutto. Tuttavia non si fece sorprendere troppo dall’imbarazzo e a testa alta, si avviò vicino alla pista da ballo. Tuttavia, mentre camminava, non riuscita a non pensare a ciò che quell’uomo le aveva detto. Lei non era una pettegola, era solo in guardia. C’era qualcosa in Rein che non la convinceva, e dallo sguardo che aveva visto su Shade, si era decisamente allarmata. Trudy aveva già visto quello sguardo prima. Sapeva cosa voleva dire quando un uomo guardava così una donna quando era tra le braccia di un altro. Forse era stata l’unica ad osservare Shade durante il ballo della principessa e del conte. E aveva visto, quella gelosia che era esplosa prepotente. E lei lo sapeva bene… la gelosia voleva dire che c’era un sentimento dietro. E quello che preoccupava Trudy era proprio quello, il sentimento nascosto. Perché se era ciò che lei temeva avrebbe potuto portare terribili guai al regno. Soprattutto se dietro c’era la manovra di una donna che aveva un desiderio ben preciso: il trono.

 

Philip aveva lasciato la sorella alle cure di una anziana coppia amica di famiglia e si era allontanato dalla sala. Aveva bisogno di allontanarsi dal rumore, dalla confusione e dalla folla. Aveva bisogno di riflettere. Non si incolpava per avere parlato in modo così duro a quella donna. Dopotutto aveva fatto ciò che ogni fedele suddito avrebbe fatto: aveva difeso il suo principe e la corona. Anche se nel suo cuore sapeva che più che il principe, aveva voluto difendere la principessa. Aveva capito cosa voleva insinuare la contessa, che Rein avesse fatto come una sorta di incantesimo sul principe, ammaliandolo. E non poteva permettere che qualcuno pensasse male di quella meravigliosa creatura che era Rein. tuttavia si domandava come potesse, dopo una sola serata, avere già preso le parti della principessa, in una fazione che sapeva si era creata quella sera stessa. Era entrato subito tra i suoi sostenitori, ne era rimasto abbagliato, stupito, conquistato dal primo sorriso che lei gli aveva rivolto. Solo un’altra volta gli era successa una cosa del genere, e alla fine quella donna l’aveva sposata. Senza rendersene conto aveva stretto i pugni talmente tanto che sentiva le unghie infilarsi nelle carne della mano. Che cosa gli stava succedendo?

 

Rein e Thomas stavano volteggiando tranquilli nella sala, ignorando gli sguardi della gente e godendosi quell’attimo di pace

-Grazie-

Disse ad un tratto la turchina a Thomas, rivolgendoli un sorriso

-Dovere… e poi scoprirete, cara la mia principessa, che sono un ballerino migliore dello scorbutico lassù-

Rein gli sorrise, e lui le fece l’occhiolino. Lentamente anche altre coppie presero posto sulla pista tornando ad animare la serata.

-Mi dispiace avere rovinato l’atmosfera-

Rein fissò Thomas, perplessa

-Come scusa?-

-Il repentino cambio di umore di Shade. Perdonami, ma lo dovevo avvertire. Stavate decisamente attirando gli sguardi di tutti quanti, in modo poco piacevole se me lo consenti-

Rein sentì le guance imporporarsi

-Non stavamo facendo niente…-

-Solo ballando come se il mondo attorno a voi non esistesse. Credimi, eravate assolutamente incantevoli da vedere. Non ho mai visto Shade così rilassato e felice… credo di non averlo mai visto ballare, lo sai? Ma stavate attirando un genere di chiacchiere, come ti ho già detto, per niente gradevole, te lo assicuro. Sono dovuto intervenire e avvertirvi. Meno male che Shade mi ha visto… ma temo di doverti delle scuse. Non volevo rovinarti il ballo-

-Non l’hai fatto-

Fecero qualche altro passo in silenzio. Alla fine, Rein arrivò ad una conclusione

-Vi invidio, lo sai?-

Thomas alzò un sopracciglio, non capendo il senso di quella frase.

-La vostra amicizia-

-Oh, non esagerare Rein. Insomma, chiunque nella mia posizione avrebbe…-

Rein scosse la testa, decisa

-Shade è fortunato ad avere un amico come te. Avete un’amicizia speciale, ve la invidio tanto-

Thomas la fissò un po’ stupito e perplesso. Poi si lasciò andare ad un sorriso.

-Grazie per le tue parole-

Non dissero più niente, e continuarono a ballare. Quando la musica finì fecero ancora un ballo insieme, poi Thomas la accompagnò verso la scalinata, dove doveva lasciarla. Quando fece per salutarla, Thomas le fece un inchino

-È stato un onore ballare con voi stasera, principessa-

-Grazie per avermi fatto compagnia-

-È stato un dolce dovere-

Rein lo guardò perplessa e questa volta fu il turno di Thomas di ridacchiare.

-Non avrai pensato sul serio che io non avessi degli ordini precisi per la serata, vero? Diciamo solo che un principe iper protettivo mi ha chiesto, se la situazione si fosse fatta critica, di occuparmi di te, e di fare in modo di farti sempre avere un sorriso sul volto-

Rein, con gli occhi sgranati, spostò lo sguardo verso Shade, che stava parlando con sua madre, e non aveva mai posato lo sguardo su di lei dopo il loro ballo. Una parte di lei si sentì tradita dal principe, non voleva essere considerata una bambina che non sapeva comportarsi in società, ma subito quella sensazione se ne andò, lasciando crescere un sentimento di gratitudine nei confronti del principe. Non la stava ignorando, stava facendo in modo che non si divulgassero troppe chiacchiere inopportune.

-Puoi farmi un favore, Thomas?-

-Certo Rein, dimmi tutto-

-Riferisci al tuo principe che sono stata benissimo questa sera. Hai portato brillantemente a termine la tua missione, signor conte-

Thomas le sorrise e si inchinò

-Ovvio che ho eseguito bene il mio compito. Dopotutto sono il miglior uomo, conte e capo della guardia reale di tutto il regno, anzi, di tutti e sette i regni-

Rein scoppiò a ridere assieme a Thomas.

-Oh Thomas, se non ci fossi la vita sarebbe decisamente molto più triste qui-

 

La risata improvvisa e forte di Rein fece voltare Shade. Rein e Thomas stavano ridendo e scherzando, e il principe si lasciò andare ad un sorriso. Thomas aveva mantenuto il suo impegno, far si che la serata passasse in modo sereno e tranquillo per la turchina. E Thomas lo aveva fatto, fin troppo bene, salvando così non solo lei, ma soprattutto, salvando lui. Cosa gli era passato per la testa di ballare di ballare con Rein. Quando l’aveva vista ballare con il conte di Hoteval, così rilassata e sorridente qualcosa gli era scattato dentro. E agendo d’impulso, l’aveva messa in pericolo. Eppure ballare con lei era stato come… come perdersi in un sogno. La musica era partita, e lui non aveva più pensato a niente, se non agli occhi della ragazza. Ci si era perduto nell’azzurro intenso del suo sguardo, e non aveva prestato attenzione alle persone intorno a loro. Era un miracolo che avesse incrociato lo sguardo di Thomas. Lui lo aveva fissato, e lo aveva avvertito. Tutti i presenti avevano visto come stava ballando e c’erano molti che bisbigliavano e indicavano. Si era lasciato andare, troppo, e così facendo si era scoperto, ma ciò che più era pericoloso, era che aveva fatto si che Rein diventasse un bersaglio e questo era una fatto gravissimo. Per questo, non appena si era fermata la musica, lui si era allontanato, arginando il più possibile le voci. Aveva raggiunto sua madre e si era seduto, cercando di mantenere un’aria tranquilla e impassibile. Eppure dentro di se era un fuoco, di rabbia e frustrazione, tutta rivolta contro se stesso. Come aveva potuto abbassare così tanto la guardia non lo sapeva. Sperava solo che non avesse combinato un danno irreparabile. Anche se con la sua corte non si poteva mai sapere con esattezza. Sentiva gli sguardi e udiva i bisbigli della sala, ma sapeva anche come ignorarli. E, soprattutto, sapeva di avere sua madre come alleata. Non aveva fatto altro dopo il ballo, era rimasto seduto, a chiacchierare con la madre, che non gli aveva chiesto o detto nulla di quanto accaduto. E  per fortuna,  ormai, la serata stava per volgere alla sua naturale conclusione. Come se fosse stato tutto programmato al secondo, quando la musica finì, la regina Moon Maria si alzò dal suo trono, e quello fu il segnale. Il direttore d’orchestra si inchinò ai reali e con un gesto veloce congedò i suoi musicisti e se stesso. Tutti i presenti in sala si voltarono verso il trono e attesero. Quando Moon Maria fu certa di avere l’attenzione su di se, parlò

-Miei cari sudditi, a nome mio e dei miei figli, vi ringraziamo per essere venuti qui stasera a averci deliziato della vostra compagnia. Come tutti ben sapete, il motivo di questa serata è uno solo, ed un  motivo ben preciso. Sono lieta, a nome mio e della mia famiglia, di dare il benvenuto alla principessa Rein del regno del Sole, nonché la nuova Principessa Istitutrice di mia figlia, la principessa Milky. Sono certa che accoglierete la principessa nei vostri cuori come un membro della mia famiglia, e che la farete sentire bene accetta nel nostro bellissimo regno.

A quelle parole seguì un applauso. Quando il rumore si spense, la regina riprese a parlare

-Ora, dopo questa piacevoli ore di divertimento, è il momento di tornare ai nostri doveri. Che la Dea della Luna accompagni il vostro sogno e vi protegga-

E con quelle parole, la serata era finita. La famiglia reale si alzò, e si avviò verso la porta. Rein, che si era avviata con loro, si ritrovò di fianco a Shade. Il principe, infatti, si era fermato ai piedi della scalinata e l’aveva aspettata. Senza dire una parola le aveva afferrato la mano e così come erano entrati insieme, uscirono insieme dalla sala. Era un semplice gesto di cortesia, essendo Shade il solo principe presente in sala, nonché uno dei padroni di casa, era suo dovere scortare un’altezza reale, nonché sua ospite, fuori dalla stanza. Tutti lo sapevano, sia i presenti, che la stessa Rein. Eppure, vedendoli andare via così, qualcuno aveva già in mente cosa dire o fare. Dopotutto, una corte non è tale, senza qualche pettegolezzo e con quella serata, di pettegolezzi, ne sarebbero di sicuro stati messi in circolazione molti.

 

Arrivati al primo piano, Rein prese congedo dalla famiglia reale e si diresse verso le sue stanze. Nonostante tutto quello era successo, si sentiva bene, felice e rilassata. Era da tanto che non rideva e ballava così, era da molto che una serata di corte non la faceva stare così bene. E il ballo con Shade… era stato un momento strano, ma bellissimo. Mai le era capitato di provare una sensazione del genere ballando con qualcuno. Sapeva che Shade era un ballerino eccezionale, ma quella sensazione, ciò che aveva provato… ma non ebbe tempo di riflettere più di tanto perché Dreamy la stava aspettando, impaziente. La tempestò di domande  sulla serata, i vestiti, le persone presenti, se aveva sentito qualche pettegolezzo… Invece che esserne infastidita, Rein si trovò a ridere e a scherzare, mentre la sua cameriera l’aiutava a svestirsi e a scioglierle i capelli.

-Sono contenta che sia stata una bella serata per voi, principessa-

-Lo sono anche io-

-Sono lieta che vi troviate così bene qui al castello-

Dreamy le sorrise e Rein si trovò a ricambiare

-Lo sono tanto anche io-

Rein vide che uno strano sorriso era comparso sul volto di Dreamy.

-Dreamy, cosa succede?-

La giovane sembrava indecisa. Era come se volesse chiederle qualcosa ma fosse trattenuta dal farlo. Seduta nella poltrona del suo salotto personale, Rein osservava il dibattito interiore della giovane, a metà tra il divertito e il preoccupato

-Andiamo Dreamy, se devi chiedermi qualcosa, fallo e basta-

-Come è stato il ballo con il principe?-

Rein fissò a bocca aperta la sua cameriera

-Come fai a…-

-Tutto il castello ne parla. Un valletto della sala lo ha riferito ad una guardia che è subito scesa nelle cucine per dirlo ai presenti e poi… il passaparola è stato rapido. Ma non voglio sentire dei pettegolezzi quando posso chiederlo direttamente a voi… allora? Come è stato? Bellissimo immagino-

-Si…-

Fu tutto quello che disse Rein, sbalordita e frastornata

-Lo immaginavo. Tutte noi cameriere ci siamo sempre dette che il principe doveva essere un ballerino eccezionale ma, sa, non avendolo mai visto ballare… neanche con Milky, cioè con la principessina, si lascia andare. E invece… con voi! Due altezze reali, chissà quanto eravate belli insieme. Sono così contenta per voi. Deve essere stato bellissimo, come un sogno, dopotutto parliamo di ballare con un principe vero e… principessa state bene?-

Rein, investita dal fiume in piena delle parole di Dreamy, si ritrovò frastornata.

-Si certo, perdonami, sono solo un po’ stanca, credo-

-Ovviamente siete stanca, e io sono imperdonabile. Il mio compito è prendermi cura di voi, e invece, vi tengo sveglia con le mie domande. Non eravate nemmeno tenuta a rispondermi e invece… siete veramente buona con me principessa, lo sapete? Ma ora sarà meglio che vi lasci riposare. Buonanotte principessa-

-Buonanotte Dreamy-

Disse Rein, senza avere bene capito cosa fosse successo. Dreamy aveva detto e fatto tutto lei, lasciandola lì, senza parole. Così il castello sapeva già. Dopotutto doveva immaginarselo, sapeva che certe cosa viaggiavano veloci in una corte, solo che lei non ci si era mai ritrovata nel mezzo. Tuttavia era inutile preoccuparsi ora di quello, la cosa migliore era dormirci sopra, così si alzò e si diresse nella sua camera, dove si buttò sul letto. Si sentiva stanca e desiderosa di riposare, ma il sonno tardava ad arrivare. Dopo essersi girata un paio di  volte decise di alzarsi, sbuffando. Decise di provare a prendere una boccata d’aria fresca, così si diresse verso la balconata, indossando, come protezione dal freddo, la vestaglia. L’aria era particolarmente piacevole quella sera, e la luna splendeva nel cielo stellato, illuminando il giardino. Rein si sedette sulla balaustra, appoggiando la schiena contro una colonna. Il contatto con il marmo freddo le procurò un brivido lungo tutto il corpo, ma l’aria tiepida la riscaldò subito. Si stava piacevolmente rilassando, quando qualcosa di inaspettato la sorprese. In un modo molto poco principesco, lo stomaco della turchina brontolò. Rein si accorse solo in quel momento di avere fame. Non aveva toccato cibo dal pranzo,dopotutto, presa da tutto il resto. Il problema era che era notte ormai, e di sicuro tutti stavano sicuramente già dormendo. Tuttavia, era certa che se fosse scesa in cucina, avrebbe trovato. Doveva solo riuscire a sgattaiolare di nascosto di sotto, senza farsi vedere, in camicia da notte e vestaglia. Era un piano folle, e si ritrovò a scuotere la testa, come a scacciare via quell’idea, ma la fame era decisamente troppa. Così, si affrettò a rientrare e si diresse veloce verso la porta, la decisione già presa. Aprì piano e sbirciò il lungo corridoio. Era vuoto, così, si affrettò a percorrerlo, veloce. Invece di aprire la porta che l’avrebbe condotta verso il salone principale e alle scale principali del palazzo, si fermò all’incirca a metà del corridoio e iniziò a cercare. Aveva saputo da Dreamy che all’incirca in quel punto c’era una porta che conduceva ad una scala di servizio che portava direttamente in cucina. Infatti, essendo il castello una struttura grande e complessa, erano state create queste scale e percorsi in modo da facilitare il percorso di cameriere e valletti. E ora, quelle strade, sarebbero state di enorme aiuto alla principessa. Non dovette cercare molto, perché ad un tratto Rein vide una scanalatura nella tappezzeria del corridoio. Vi passò sopra la mano, fino a quando non sentì una rientranza nel muro. Infilò la mano dentro e tirò decisa verso di se. La porta si aprì facilmente, senza emettere un suono, ed eccola apparire lì, una scala. Veloce si affrettò ad entrare, richiuse la porta dietro di se, e si affrettò a scendere. Il cibo la stava aspettando, e il suo stomaco lo richiedeva con urgenza.

 

Shade non dormiva. Era nel suo appartamento alla sua scrivania e controllava dei documenti del regno. Appena tornato dal ballo si era liberato del pesante e scomodo abito da cerimonia e aveva indossato qualcosa di comodo, e si era messo al lavoro. Ormai era più forte di lui, il lavoro era diventato talmente tanto parte della sua giornata, che non riusciva a staccarsene per troppo tempo. Sentiva troppo su di sé il peso del suo ruolo per lasciarlo andare anche per una sola serata. Eppure qualcosa gli impediva di concentrarsi a dovere. Si alzò e prese a camminare, avanti e dietro, un foglio tra le mani, cercando di leggere qualcosa del misterioso mondo dei trattati della politica. Tuttavia non riusciva. Aveva bisogno di qualcosa per concentrarsi. Si avviò veloce verso la porta che conduceva al corridoio e la aprì. Sapeva che le guardie di turno quella notte si trovavano nella stanza proprio di fronte alla sua, dall’altra parte del corridoio. Tutto quello che doveva fare era chiamarle, ma qualcosa lo trattenne. Per una strana sensazione, decise di non chiamare nessuno. Chiuse la porta dietro di se, e percorse veloce il corridoio degli appartamenti reali. Arrivò in un lampo alle scale e con passo veloce le fece, arrivando al piano terreno dopo pochi secondi. Ormai il palazzo era in penombra, e la sala del trono era chiusa. Le tracce del ballo erano ormai state cancellate, ogni traccia della festa sparita, e la tranquillità della notte regnava nel castello. Conoscendo perfettamente il suo palazzo, Shade trovò con facilità la strada che lo avrebbe condotto ad una piccola scala di servizio. Non era una scala molto usata, non portava ai piani superiori, era solo un piccolo collegamento tra le cucine e il piano terreno, una scala che usava solo la servitù. In quel momento Shade aveva bisogno di un bel the caldo, e forse qualcosa da sgranocchiare, e sapeva che le sue cucine gli avrebbero regalato tutte e due le cose che desiderava. Aveva bisogno proprio di una bella tazza di the per potere poi tornare e concentrarsi sul suo lavoro.

 

Thomas non poteva permettersi il lusso di dormire. Aveva ancora dei compiti da portare a termine prima del cambio della guardia, che sarebbe avvenuto tra sette ore. Almeno, come capo delle guardie, aveva il diritto ad un appartamento privato e anche se non era comodissimo o con delle rifiniture particolari, era caldo e accogliente, e soprattutto si trovava al piano terra del palazzo e in più era vicino ad una grande sala di allenamento dove la mattina poteva riunire le guardie e dare loro le istruzioni della giornata, o, più semplicemente, poteva dedicarsi ad una cosa che amava con tutto se stesso: allenarsi con la spada. E per finire, aveva anche un collegamento diretto con la cucina, cosa che in quel momento stava ringraziando infinitamente. Infatti, dovendo ancora lavorare per altre due ore, aveva un disperato bisogno di caffè e sapeva dove il cuoco lo teneva. Così si avviò veloce. Quando fece per aprire la porta che conduceva al piano dei sotterranei, e quindi alla cucina, la vide socchiusa. Quello era strano, perché sapeva che dopo la mezzanotte ogni accesso al piano principale veniva chiuso, e a farlo era il custode notturno del palazzo, che si assicurava di chiudere tutte le porte. Il suo addestramento da soldato entrò in azione e si fece guardingo. Qualcuno era nella scala. Thomas aprì piano la porta, e vide l’ombra di un uomo che scendeva. Gli andò dietro, piano, cercando di non farsi udire. La figura arrivò al pianerottolo e si sentì il rumore di una porta che si stava aprendo. Prima che gli sfuggisse, Thomas gli arrivò alle spalle, e gli puntò contro la spada.

-Spero tu abbia una valida motivazione per non farmi usare questa spada. Chi sei e cosa vuoi?-

La figura, che si era irrigidita sentendo la punta della spada contro la sua schiena, si rilassò e si girò verso di lui

-Idiota, sono io-

-Shade?-

-No, l’idiota che ti ha dato fiducia e ti considera un buon amico. Certo che sono io-

-Cosa ci fai qua giù?-

-Sono nel mio palazzo, posso andare dove voglio-

-Cosa ci fai qui a quest’ora di notte?-

-Voglio solo una tazza di the-

-Perché non te la sei fatta portare?-

-Volevo fare due passi…-

Thomas lo fissò, leggermente perplesso

-Volevi fare due passi?-

-Cosa ci fai tu qui invece?-

-Caffè-

I due si guardarono. Thomas si affrettò a riporre la spada, dato il cessato pericolo e si avvicinò al principe

-Dovresti dormire ogni tanto sai?-

-Anche tu-

-Io ho del lavoro da fare…-

-E io devo solo mandare avanti un paese-

Thomas fece per rispondergli, ma un rumore di pentole cadute a terra li fece voltare. I due si guardarono e pensarono la stessa cosa. Nessuno doveva esserci a quell’ora in cucina. Thomas riestrasse la spada e si fece avanti. Shade si mise dietro di lui. Non avevano bisogno di parlare per agire, sapevano perfettamente che strategia usare e come comportarsi. Thomas aprì la porta ed entrò con il principe subito dietro di lui. La cucina era al buio. L’unica fonte di luce proveniva dai fuochi delle caldaie che servivano per portare l’acqua calda in tutto il castello ed erano sempre accese. Qualcuno si muoveva piano tra i vari ripiani, e sembrava sollevare qualcosa da terra e appoggiarlo sui lunghi banconi della cucina. I due si mossero in silenzio. Ad un certo punto si divisero. Thomas, armato della spada, sarebbe arrivato alle spalle dell’intruso, mentre Shade si sarebbe messo di fronte, facendo da esca e da diversivo. Si misero in posizione e poi Shade parlò

-Non muoverti e non pensare di scappare se non vuoi che una lama ti perfori il torace. Chi sei e cosa vuoi?-

La figura, presa di sorpresa, lanciò un grido impaurito e lasciò cadere ciò che teneva in mano, un coperchio che, cadendo sul pavimento, provocò un forte rumore. Ma se la sorpresa della figura misteriosa fu tanta, niente poteva essere paragonato alla sorpresa dipinta sul volto di Shade

-Rein?-

 

 

 

 

 

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Buonasera a tutti!

Come avevo promesso, eccomi qua, tornata! Ed eccoci al famoso ballo. Spero di non avere disilluso con questo capitolo, ma una cosa ve la posso dire: non sarà l’ultimo. Quindi, preparatevi, ne avete ancora da vedere e da scoprire.

Poi, spero che le prime impressioni dei nuovi personaggi vi piacciano. Si, avete immaginato bene, non ho perso tempo ha parlare di qualcuno che poi avrei fatto sparire, e posso assicurarvi che diventeranno presto molto importanti per la storia. Ammetto che la parte che preferisco è parlare dei nuovi arrivati, anche perché hanno delle storie bellissime, almeno per me, e spero veramente che vi possano conquistare come hanno fatto con me.

Infine, non per importanza, voglio dirvi che la parte più bella è stata scrivere dell’incontro tra le scale tra Shade e Thomas. Giuro, avevo il sorriso sulle labbra immaginandoli lì nel buoi, in quella situazione, e alla fine quando trovano Rein… volevo terribilmente continuare il capitolo con il dopo, ma mi sono resa conto che il finale era meglio così. Forse voi mi vorrete uccidere, ma, dovrete aspettare… anche se ormai lo sapete.

Come sempre, io sono lusingata, emozionata, commossa dai vostri messaggi e dalle recensioni. Grazie, grazie come sempre, non solo perché amata questa storia, che è la cosa importante, ma perché avete ancora la pazienza di aspettare me, che credetemi, è il regalo più bello che possa ricevere. Ormai lo sapete, lasciate un commento se mi volete fare sapere opinioni, pareri, critiche, ogni cosa è bene accetta, e grazie anche solo chi legge la storia e trova il tempo di dedicarmi un po’ del suo tempo.

Un bacione a tutti dalla vostra

Juls

P.S : dato che sono una scrittrice pazza, io mi sono disegnata una piantina del castello della luna… tutti i piani più il giardino… perché avevo bisogno di vedere come fare muovere i miei personaggi in modo realistico. Lo so che sembra follia, ma avevo bisogno di creare un luogo reale nella mia testa per scrivere questa storia, quindi ho queste piantine… che vorrei condividere con voi ovviamente. Sapete come fare ad inserire delle immagini nel capitolo? Io tutte le volte che ho provato ho fallito… se potete aiutarmi ve ne sarei terribilmente grata, perché credo possa essere di aiuto anche a voi per vedere o sapere come nella mia testa si svolge l’azione, e quindi avere un’idea più chiara anche voi. Ovviamente se non vi interessa, fa niente. Ma se comunque sapete come fare a mettere una immagine ditemelo, ve ne sarà eternamente grata.

Ciao a tutti e buona serata

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Rein guardò Shade, mentre sentiva le gote arrossarsi.

-Io… io…-

Shade la fissò, poi spostò lo sguardo dietro la turchina, incontrando quello di Thomas. Il conte era a bocca aperta, stupito e sorpreso tanto quanto il principe, e quando incrociò lo sguardo del suo amico, scoppiò a ridere. Il principe iniziò a ridere a sua volta, contagiato dal suo compagno. Le risate fecero arrossire ancora di più Rein che, in preda all’imbarazzo più totale, incrociò le braccia al petto e spostò lo sguardo verso un punto imprecisato della cucina.

-Avete finito?-

Chiese ad un certo punto la turchina, che era finalmente riuscita a superare l’iniziale stato di imbarazzo per essersi fatta sorprendere in quel modo dai due, e, anzi, ora, iniziava pure a provare un po’ di rabbia contro la totale mancanza di tatto dimostrata dai due ragazzi.

-Perdonaci principessa, ma a tutto eravamo preparati tranne che a trovare te qui sotto in questo momento. Pensavamo ci fosse un intruso-

Thomas si era portato vicino a Shade e per la seconda volta nel giro di dieci minuti, si ritrovò a rinfoderare la spada. Rein li fissò

-E voi cosa ci fate esattamente a quest’ora in questo posto?-

Shade le puntò un dito contro e la fissò con uno sguardo fin troppo deciso

-Non ci provare. Devi rispondere prima tu alla domanda. Cosa ci fai qua sotto a quest’ora della notte? E soprattutto, come sai come arrivare alle cucine?-

Rein fissò con lo sguardo di Shade, indecisa se parlare oppure no. Alla fine però, decise che non aveva senso non raccontare la verità, anche perché non aveva commesso niente di grave, o almeno lo sperava.

-Dreamy mi aveva detto che c’era un collegamento tra la cucina e il corridoio che serve per raggiungere la mia stanza. Ho vissuto in un castello da quando sono nata, so come fare a trovare una porta nascosta, non è stato affatto difficile. Una volta aperta, è bastato scendere la scala e mi sono trovata qui-

-Non male per essere una principessa-

Disse Thomas, visibilmente colpito. Shade la fissò, e si ritrovò da un lato leggermente stupito da quel comportamento, ma dall’altro sentì un pizzico di orgoglio e soddisfazione per l’impresa compiuta dalla principessa. Dopotutto, non era comune per qualcuno del loro rango girovagare la notte per un palazzo. Le buone maniere imponevano di non farsi mai sorprendere al di fuori delle proprie stanze dopo una certa ora, soprattutto quando si parlava di fanciulle appartenenti alla nobiltà o ad una famiglia reale. Potevano scaturire i peggiori pettegolezzi da dei fatti del genere. Eppure il principe era colpito e in positivo. Ma ora che rifletteva un attimo, Rein aveva risposto solo ad una parte della sua domanda e cioè come aveva fatto ad arrivare lì, ma non perché si trovasse lì.

-E come mai hai sentito il bisogno di scendere in cucina a quest’ora?-

Rein lo fissò. Anche se erano in penombra Shade vide lo strato di rosso imporporare le sue guance. Con uno sguardo decisamente mortificato, alla fine la principessa si ritrovò a rispondere

-Ho fame-

Disse semplicemente quelle due parole. Anche se sia Shade che Thomas potevano immaginare che il motivo per cui si trovasse lì fosse qualcosa del genere, i due furono totalmente spiazzati dall’onesta e sincera risposta della turchina. Shade si ritrovò a sgranare gli occhi e aprì la bocca meravigliato. Thomas, invece, ridacchiò ma non disse niente. Il principe si ritrovò a guardarsi attorno, cercando qualcosa da dire.

-Bhè… credo che qualcosa si possa trovare se…-

Shade si voltò e si ritrovò a fissare meravigliato Thomas.

-Cosa stai combinando?-

Il conte, bloccato a metà dalla frase del principe, si bloccò di colpo e si voltò verso Shade

-Secondo te? Esaudisco il desiderio della principessa e sto cercando del cibo-

Thomas si era chinato sulle ginocchia e stava aprendo ogni sportello che gli stava capitando sotto mano. Ovviamente, dato che la stanza era buia per potere vedere cosa c’era dentro gli scaffali, Thomas si era chinato in avanti e aveva la testa praticamente dentro i pensili. Vedendolo così Shade si ritrovò a domandare come potesse essere sul serio lui il responsabile della sua sicurezza e di quella del suo palazzo

-Tu quello lo chiami cercare del cibo? Cosa speri di trovare?-

-Se qualcuno collaborasse forse la ricerca sarebbe più semplice. Perché non fai un favore sia a me che alla principessa e accendi la luce?-

Shade lo fissò allibito

-Stai sul serio dando degli ordini a me?-

Thomas gli sorrise sarcastico

-Non oserei mai. Il mio è più una richiesta di aiuto… accendi la luce a aiutami in questa impresa. E già che ci sei dopo cerca anche il modo di fare un buon caffè-

Shade fissò Thomas, poi si girò e borbottando qualcosa che assomigliava molto ad un ‘stupido conte questa te la farò pagare’ si mise a cercare una fonte di luce sufficiente a rischiare la stanza, o almeno, una gran parte di essa. Rein, nel frattempo, era rimasta ferma senza sapere cosa fare, o dire. Ad un tratto, una luce irruppe da una lampada posta sul soffitto della stanza, e la turchina si ritrovò a sbattere le palpebre un paio di volte, accecata da quell’improvviso bagliore. Una volta che la vista si fu abituata, Rein si ritrovò ad osservare una stanza ben pulita e ordinata. I lati delle pareti erano ricoperti di ripiani e mensole colmi di pentole, utensili, ciotole e tutto ciò che poteva servire in una cucina. Al centro della stanza c’era un’immensa isola, dove al centro erano disposti i fuochi su cui i cuochi del palazzo cucinavano le pietanze. Rein si affrettò a raggiungere Thomas, e si mise anche lei alla ricerca di cibo. Non dovettero cercare molto, perché ad un tratto Thomas lanciò un grido di gioia

-Rein, credo di avere trovato qualcosa-

E euforico, il conte tirò fuori da uno scaffale una forma di pane e un vasetto di vetro, al cui interno sembrava essere custodita dell’ottima marmellata di fragole.

-Anche io ho trovato qualcosa-

Disse Shade, mentre si avvicinava ai due, tenendo un prosciutto tra le mani. Rein si illuminò alla vista di ciò che il principe stava portando. Erano sicuramente dei materiali semplici e poco elaborati, ma era esattamente ciò che la turchina stava desiderando

-Possiamo fare dei panini. Sia dolci che salati, è perfetto-

Thomas annuì e Shade sorrise. Il principe appoggiò il suo bottino sul ripiano e rimase a fissarlo, soddisfatto della sua scoperta. Thomas appoggiò anche lui il cibo trovato lì vicino e i tre si fermarono qualche secondo a fissare il loro bottino. Ad un tratto, Rein si voltò e fissò i due, sorridendo

-Lascio a voi l’onore di tagliare questo splendido prosciutto. Io mi occuperò di fare un bel the, che ne dite?-

Thomas fissò Shade, e il principe fissò il conte. Il primo a parlare però fu proprio Thomas

-Principe ti lascio tutto l’onore-

-No no Thomas… lo lascio a te questo compito-

-Oh andiamo… non potrei mai fare questo al mio principe-

-Insisto Thomas. Io l’ho trovato, quindi ora tocca a te tagliarlo-

-Ma non dire questo! Chi inizia un compito lo deve portare a termine. Me lo hai ripetuto all’infinito non so quante volte quindi il compito spetta solo e unicamente a te-

-Thomas, non fare il testardo-

-E tu non fare il principe borioso-

-Perché non puoi fare mai ciò che ti chiedo di fare?-

-E tu perché non ti puoi mai comportare come si dovrebbe?-

-Thomas, sul serio…-

-Oh sentiamo, quale altre insulto hai in serbo per me ora?-

-Thomas, giuro che…-

-Shade veramente, se non fossi un principe io…-

-Non sapete come tagliare questo prosciutto, vero?-

I due, che si erano totalmente dimenticati della presenza di Rein, si voltarono di colpo verso di lei e si ritrovarono a fissare gli occhi divertiti della principessa

-Certo che lo so fare-

-Non dire fesserie principessa-

Dissero in coro i due. Rein scoppiò a ridere, poi si girò e si diresse decisa verso il ceppo dove erano custoditi i coltelli. Dopo qualche secondo, in cui prese ad esaminare le lame dei singoli coltelli, alla fine sembrò trovarne uno che la soddisfacesse abbastanza e si ridiresse verso i due uomini. Poi, senza pensaci, prese il prosciutto, lo posizionò sul piano da lavoro, si sollevò leggermente le maniche della vestaglia per avere, così, un movimento più semplice e si preparò ad affettare il prosciutto.

-Rein, che cosa stai facendo?-

Le chiese Shade, guardando lei, il coltello e il prosciutto in sequenza.

-Io affetto. Tu prendi quel bollitori di rame, lo riempi con l’acqua presa da quel rubinetto e poi la posizioni su quei fuochi. Nel frattempo tu Thomas vai a prendere un po’ di quei legnetti che sono accatastati in quell’angolo, apri lo sportello che c’è sotto i fuochi e butta i legnetti. La brace dovrebbe essere ancora calda quindi, non dovresti avere problema ad accendere il fuoco. Poi dopo che hai fatto quello, la sai usare una caffettiera?-

Thomas, esterrefatto da quell’improvviso tono autoritario di Rein, si ritrovò ad annuire, incapace di rispondere a parole.

-Bene, dopo avere acceso il fuoco fai il caffè-

I due la fissarono, pietrificati per lo stupore, poi si fissarono, incapaci di parlare o fare niente. Rein spostò lo sguardo da uno all’altro poi si portò una mano al fianco e quella che stringeva il coltello la puntò in direzione dei due

-Avete capito cosa vi ho chiesto di fare, vero?-

I due annuirono, osservando perplessi la punta del coltello

-Allora vi volete dare una mossa, per favore? Non vorrei impiegare l’intera notte solo per fare uno spuntino-

I due annuirono ancora e si diedero da fare per eseguire al meglio gli ordini ricevuti dalla turchina. Rein si ritrovò a scuotere la testa

-Uomini…-

 

Dopo dieci minuti, sulla penisola erano comparse tre tazze, una teiera, una caffettiera, un piatto pieno di panini, uno di biscotti e qualche fetta di torta, trovati da Shade mentre cercava le foglie di the da mettere in infusione. Thomas e Shade stavano bevendo appoggiati ai mobili posti sui lati della stanza, Rein, invece, si era seduta sulla penisola, con le gambe a penzoloni. I tre stavano in silenzio, intenti a bere e a gustarsi quello spuntino improvvisato ma decisamente saporito e gustoso.

-Allora, principessa… come mai sai usare un coltello da cucina, ma soprattutto, e cosa decisamente più importante, sai affettare un prosciutto come una cuoca provetta?-

-Io e Fine abbiamo rischiato di dare fuoco alla cucina del palazzo, una volta, cercando di farci un the. Il cuoco del palazzo allora ci impose di non mettere mai più piede nelle cucine a meno che non fossimo diventate delle cuoche esperte. Quindi sono stata costretta ad imparare qualcosa…-

-Stavate per… dare fuoco alle cucine?-

Chiese sconcertato Thomas

-Non mi stupisce… tu non le hai mai conosciute da bambine. Io si-

Disse Shade, che stranamente riusciva perfettamente ad immaginarsi l’accaduto e a ritenerlo, soprattutto, una cosa plausibile

-Ehi-

Gli rispose la turchina, mezza arrabbiata e mezza imbarazzata. Sapeva che Shade aveva ragione, ma dirlo ad alta voce lo faceva sembrare terribilmente offensivo.

-E' la verità-

Si scusò Shade, alzando leggermente le spalle

-Lo so ma… non è carino farlo notare, dovresti saperlo-

-Quindi la cosa delle principesse meno principesche di tutta Wonder è vera… io avevo sempre pensato fosse una esagerazione, mi devo ricredere-

Rein lo fissò e si ritrovò ad arrossire visibilmente per quella definizione e rimase in silenzio, incapace di rispondere e terribilmente mortificata. Shade diede a Thomas un pugno sul braccio

-Thomas!-

Il ragazzo fissò Shade, meravigliato di quel gesto

-Che c’è? Che ho detto di male ora? Dopotutto è una cosa che dicevano tutti…-

Shade alzò gli occhi al cielo, esasperato

-Sei un caso disperato-

Thomas fissò sia Shade che Rein. Vedendo la turchina, però, visibilmente mortificata per le sue parole, si ritrovò a darsi dell’idiota da solo e a concordare, per una volta, con Shade

-Perdonami Rein. Non avevo nessuna intenzione di offenderti o di mancarti in alcun modo di rispetto-

-Non ti preoccupare-

Gli rispose Rein, sorridendogli, anche se si poteva vedere che il sorriso non era il suo solito sorriso spontaneo. Shade guardò torvo il suo amico che, mortificato, non sapeva cosa fare o cosa dire per rimediare al suo poco tatto. Tuttavia, fu salvato da ciò che disse Rein

-So che quella definizione era assolutamente perfetta per me e mia sorella quando eravamo piccole, ed è tutta colpa nostra per quello. Non avevamo mai avuto voglia di andare a lezione o ascoltare minimamente quello che ci veniva detto. Se volevamo fare una cosa la facevamo, e finivamo rigorosamente nei guai tutte le volte. Come se non bastasse, abbiamo messo così tante volte in imbarazzo noi, la nostra famiglia e il regno che è un miracolo che siamo ancora chiamate principesse tuttavia… è una cosa terribilmente imbarazzante. Per quanto ci abbiamo provato, credo che non ce lo toglieremo mai come soprannome-

Rein sorrise imbarazzata ai due uomini, e si limitò a bere un sorso del suo the. I due rimasero in silenzio, senza sapere cosa dire. Shade stava per parlare quando in modo del tutto imprevedibile e assurdo, fu la stessa Rein a mettere fine a quel momento. La turchina, infatti, presa dai suoi pensieri e persa nei suoi ricordi di quando era bambina, senza riflettere, sollevò le gambe e le incrociò, in modo da stare in una posizione un po’ più comoda. Non che ci fosse qualcosa di disdicevole in quella posizione, certo non era una posa molto principesca, ma data l’informalità della serata era una cosa su cui si sarebbe tranquillamente potuti passare inosservati. Come ho detto, non vi sarebbe stato nessun problema su quella posizione, se non fosse stato per l’abbigliamento che la principessa indossava in quel momento. Infatti, la vestaglia che era stretta alla vita della giovane da una cintura, data quella posizione, si era naturalmente aperta ai lati e, così facendo, aveva rivelato la bianca e candida camicia da notte indossata della principessa. Ma non era solo la camicia da notte ad essere state esposta, in quel momento. Infatti la camicia si era sollevata leggermente e data la posizione delle gambe, era salita decisamente troppo e aveva rivelato una parte decisamente abbondante delle gambe della principessa, una porzione di gamba che andava dal ginocchio alla caviglia. E il tutto era stato messo in bella mostra davanti ai due ragazzi che, a quella vista improvvisa, indugiarono decisamente qualche secondo di troppo ad osservare le gambe della principessa, facendosi  tutti rossi in viso per giunta, per avere visto qualcosa che decisamente non avrebbero dovuto vedere. Infatti Rein era una principessa e in alcun modo, mai un uomo avrebbe dovuto vedere così tanta pelle regale senza essere, ovviamente, il marito di essa. E, naturalmente, mai una principessa avrebbe mai dovuto mostrare volontariamente la sua pelle ad un occhio maschile, a meno che non fosse in cerca di uno scandalo o stesse facendo qualcosa che contravveniva in modo assoluto alla rigida etichetta di corte. Naturalmente Rein si era mantenuta fedele a quella regola, e mai si era fatta trovare in una situazione così scandalosa, tuttavia, in quel momento, presa dai suoi pensieri, l’ultima cosa a cui avrebbe potuto pensare, era ciò che stava indossando e la posizione che aveva assunto. Anzi, era talmente assorta, che senza pensarci, si ritrovò a voltarsi di nuovo verso i ragazzi e a continuare a parlare

-So che dovrei darmi tutta la colpa per ciò che abbiamo fatto da bambine ma… eravamo, per l’appunto, bambine. Le uniche all’interno di un palazzo, pieno di quelli che ai nostri occhi sembravano vecchi adulti noiosi e decrepiti che non conoscevano affatto la parola ‘divertimento’. E poi come si può pensare che due bambine a cinque anni, d’estate, sotto al sole e al caldo con addosso quegli odiosi vestiti e la crinolina… voi non sapete che tortura sia, veramente, siete fortunati come uomini a non doverla mai indossare. Comunque, stavo dicendo, a cinque anni, sotto il sole, due bambine e una fontana… è normale che ci siamo buttate dentro per giocarci. Ma sapete poi qual è la parte peggiore di tutta questa storia? Siamo cresciute, e abbiamo studiato. Ho passato tre anni della mia vita a studiare, leggere, approfondire ogni singolo aspetto del galateo, delle buone maniere, del ricamo, e delle infinite cerimonie di corte. So praticamente tutto, sono una enciclopedia vivente per queste cose. Non mi sono mai più comportata male, non ho mai più dato scandalo, a parte alla sala del consiglio la settimana scorsa, ma se escludiamo quello, non mi si può dire niente. Sempre a posto, sempre perfetta, sempre impeccabile in ogni cosa. E ancora devo sentire quella frase. Insomma è imbarazzante e umiliante e… ragazzi?-

Fu solo dopo quel lungo discorso, che si accorse che i due non la stavano guardando ed erano tutti rossi in viso, decisamente imbarazzati. Shade fissava ostinatamente il fondo della sua tazza di the, mentre Thomas stava fissando con particolare interesse l’intonaco del soffitto della stanza.

-Ragazzi… io starei parlando con voi-

I due annuirono, ma senza guardarla e continuando a stare in silenzio

-Si può sapere che vi prende all’improvviso? Perché siete così? Ho detto per caso qualcosa di imbarazzante? Insomma, so che la parola crinolina vi può dare fastidio a voi uomini ma così mi sembra esagerato-

Thomas fissò Shade e lo invitò con lo sguardo a farsi avanti e risolvere la situazione in cui si erano ritrovati. Il principe lo fulminò con lo sguardo, ma poi si schiarì la voce e posò il suo sguardo negli occhi della turchina, fissandola intensamente.

-Rein… le tue gambe-

Disse semplicemente il principe con una intensità tale che lasciò perplessa la turchina. Infatti Rein non capì subito a cosa il principe si stesse riferendo. Per prima cosa fissò perplessa Shade, senza sapere cosa rispondere. Piegò da un lato la testa, pensierosa

-Le mie… gambe? Cosa c’entrano…-

Fu solo in quel momento che Rein posò lo sguardo al suo ventre, e si osservò. Alzò la testa meravigliata, agitò le palpebre velocemente un paio di volte, poi si imporporò le guance per l’ennesima volta quella sera e si affrettò a scendere, veloce. Una volta che i suoi piedi ebbero toccato il pavimento, si girò e diede le spalle ai due. Si accovacciò per terra e imbarazzata come poche volte nella sua vita, si ritrovò a mormorare

-Oddio…-

I due rimasero immobili, senza sapere cosa fare, di nuovo. Thomas ad un certo punto fece un gesto con le spalle come a dire ‘sei tu il principe, risolvila tu’ e Shade lo fissò come per dire ‘perché sempre io?’ Tuttavia, prima che il principe ebbe modo di dire qualcosa, Rein, che nel frattempo aveva appoggiato le mani sul bancone come per cercare le forze per rialzarsi, voltò la testa. I suoi occhi blu fissarono quelli scuri del principe. E fu un attimo. La turchina iniziò a ridere, talmente imbarazzata per la situazione che si era venuta a creare. Shade, a sua volta, fu trascinato dalla risata della turchina, e iniziò a ridere di gusto. Thomas era rimasto l’unico a non venire contagiato da quel momento. Alzò gli occhi al cielo e mormorò

-Altro che principesse poco principesche. Voi due siete dei matti di reali, ve lo dico io-

Detto questo, si portò la tazza di caffè alla bocca e riprese a bere, come se niente fosse. E a quella vista, sia Rein che Shade scoppiarono a ridere ancora di più.

 

Dopo l’abbondante spuntino di mezzanotte, condito anche da quelle risate extra e del tutto inaspettate, i tre decisero che era ora di tornare ognuno nelle proprie stanze. Ciò che aveva decretato la fine di quel momento così tranquillo e di assoluto piacere, erano stati gli insistenti sbadigli della principessa, che senza potere fare niente, nel giro di pochi minuti ne aveva avuti cinque o sei. Shade e Thomas si scambiarono un’occhiata, e ad un cenno di Shade, il conte pose fine a quel momento

-Altezze, scusatemi, ma io devo tornare ai miei doveri. Qualcuno qui deve faticare per vivere-

-Se ti riferisci alle guardie che sono ai tuoi ordini, per una volta ti do ragione. Loro si che lavorano, nonostante quel lavativo del loro capitano-

Disse Shade, sarcastico. Thomas gli lanciò uno sguardo di disappunto, ma non disse niente. Invece si voltò vero Rein

-Principessa, grazie per la compagnia. È stato uno dei migliori spuntini di mezzanotte che abbia mai fatto-

-Grazie a te-

E detto ciò, i tre presero ad avviarsi verso i piani superiori. Shade insistette, però, per scortare Rein fino alla sua stanza, così i tre presero la stessa strada. Quando arrivarono al piano terreno, Thomas si staccò dal gruppo e si avviò verso una porta chiusa

-I miei appartamenti. Spero non ti dispiaccia Rein se ti faccio accompagnare da Shade nelle sue stanze. Sembra pericoloso, ma in realtà è innocuo-

Shade alzò gli occhi al cielo, ma decise di lasciare a Thomas l’ultima frecciata della serata. Dopotutto si sentiva ancora in debito con il conte per ciò che aveva fatto per Rein alla festa, quindi aveva deciso che per una volta poteva averla vinta. Ma solo per una volta.

-Non ti preoccupare Thomas, so difendermi nel caso-

-Ehi!-

Disse Shade, totalmente preso di sorpresa dalla risposta della turchina. La principessa ridacchiò e Thomas si lasciò andare ad un leggero colpo di tosse che sembrava una piccola risata.

-Rein, lasciatelo dire. Mi piaci sempre di più. E tu Shade… dovresti sul serio pensare di fare una mossa con lei. Sarebbe una meravigliosa, splendida e perfetta regina. Sarei onorato di poterti chiamare “mia regina”-

Rein arrossì e non disse niente, troppo meravigliata da quelle parole. Senza che potesse impedirlo, un sorriso le spuntò sul volto, e chinò leggermente la testa, in un piccolo cenno di assenso, che in quel momento voleva dire solo una cosa “grazie per ciò che hai detto”. Shade, invece ebbe una reazione leggermente diversa. Si fece tutto rosso in viso, poi fu come se fosse colto contemporaneamente sia da rabbia che da un senso di compiacimento. Quello che venne fuori fu solo e semplicemente un nome

-Thomas…-

Il conte, più meravigliato dalla reazione del suo principe che non da quella della principessa, lanciò a Shade un sorriso compiaciuto, ma non disse niente altro. Si avviò alla sua porta e con un colpo deciso la aprì. Si affrettò ad entrare, ma prima che la porta fosse chiusa del tutto si potè sentire chiaro e distinto un

-Buonanotte-

Poi la porta fece il classico rumore di una serratura che veniva chiusa, e tutto ciò che rimase furono i due principi, al silenzio, e entrambi preda di un leggero imbarazzo. Shade guardò di sottecchi la ragazza, ma tutto ciò che vide furono i capelli della ragazza, che le coprivano in quel momento il volto. Credendo che Rein fosse in preda del più profondo imbarazzo, Shade si affrettò a scusarsi in nome del suo amico

-Rein, scusa. Ti prego, non dare peso alle parole di quell’idiota. Thomas è…-

Ma il principe fu sorpreso dalla risata della principessa. La ragazza gli poggiò la mano sul braccio e gli rivolse un bellissimo sorriso

-Non ti devi ne scusare ne preoccupare. Anzi, permettimi di dirtelo: adoro la vostra amicizia, sai? Mi piace il modo in cui vi prendete in giro, adoro vedervi così affiatati, vi capite al volo, senza bisogno di parole. È bello vedere cosa può fare un’amicizia vera e sincera come la vostra-

Shade rimase basito dalle parole della principessa. Tutto si sarebbe aspettato, tranne che sentire quelle parole uscire dalla bocca di Rein. Si ritrovò a sorridere e a scuotere la testa

-Hai il potere di lasciarmi sempre senza sapere cosa dire. Sei una sorpresa continua, lo sai?-

Rein sorrise, e si avviò verso la scalinata. Aveva appena appoggiato il piede sul primo gradino, che si fermò e si voltò verso di lui, che era rimasto fermo ad osservarla.

-Ovvio che ti lascio senza parole. Sono una principessa dopo tutto, no?-

Shade rise, annuendo con la testa. Poi si affrettò a raggiungerla. Quando si poterono guardare negli occhi, Shade vide una luce diversa negli occhi della ragazza, qualcosa che non credeva mai di avere visto

-Allora principe, vuoi deciderti ad accompagnarmi alla mia stanza si o no?-

Shade la osservò e forse sarà stata la penombra della sala, la combinazione della vestaglia turchese della principessa assieme ai suoi capelli sciolti, ma Shade ebbe l’impressione che non potesse esistere una donna più bella di lei in tutto in regno. Stava per dirle qualcosa, ma si trattenne e non le disse niente. In silenzio le fece un inchino, poi si mise esattamente di fianco a lei e le porse il suo braccio. Rein non ci pensò neanche un secondo, e prontamente lo afferrò. Non si dissero niente altro, ma presero a salire in silenzio la scala, sorridendo entrambi. Arrivarono così al pianerottolo del primo piano, e Shade si diresse verso la porta che conduceva al corridoio dove la camera della principessa era situata. Prima di aprire la porta, però, si staccò dalla turchina, si accostò piano alla porta e, cercando di non fare nessun rumore, la aprì piano piano e sbirciò nel corridoio. Dopo il controllo, si voltò verso la principessa annuendo. Rein, che era rimasta un attimo perplessa da quel comportamento, doveva avere sul viso un’espressione di stupore, perché Shade, vedendola così, si affrettò a dare una spiegazione

-Volevo solo controllare che il corridoio fosse vuoto. Non vorrei che qualcuno, vedendoci a quest’ora insieme, soprattutto dato il tuo abbigliamento, potesse fraintendere e dare così vita a delle voci strane nei tuoi confronti-

Rein si ritrovò ad annuire. Shade aveva ragione. Dopotutto lei era in vestaglia e pantofole, era l’una passata di notte, e di sicuro lei avrebbe già dovuto essere nel mondo dei sogni, non girare per il castello in compagnia di un uomo. Shade le aprì la porta, e lei si affrettò ad entrare. Era come aveva detto il principe, il corridoio era deserto. I due proseguirono in silenzio, a passo svelto, verso la porta della stanza di Rein.

-Grazie-

-Un dovere ma un piacere. Non potevo lasciarti andare da sola, dovevo assicurarmi che arrivassi sana e salva-

-Mi riferivo alla serata, al ballo. Grazie per avermi fatto aiutare e soccorrere da Thomas-

Shade la guardò senza dire niente.

-Sei fortunato ad avere un amico così leale-

-Lo so-

-E grazie anche per il ballo. È il ricordo più bello che ho della serata-

Rein era leggermente arrossita, e un leggero color porpora le si diffuse sulle gote. Per la prima vera volta, Shade sentì il forte impulso di chinarsi verso di lei e di baciarla. Tutto quello che riusciva a pensare era che era bellissima. Mai aveva provato una sensazione così forte come gli stava succedendo in quel momento. Stava combattendo con questo sentimento, quando fu preso in contropiede proprio dalla turchina. Rein infatti, veloce e rapida, si avvicinò a Shade, gli mise una mano sulla spalla, si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio sulla guancia. Non si staccò subito, accostò la sua bocca all’orecchio del principe e gli bisbigliò piano

-Grazie per essere al mio fianco. Non ce l’avrei mai potuta fare se fossi stata da sola, non sarei riuscita a tornare a sorridere così tanto senza di te. Grazie-

Detto questo, si allontanò da lui, aprì la porta della sua stanza e la chiuse, senza lasciare a Shade il tempo di reagire o di dire niente. Shade si ritrovò così ad osservare la porta bianca chiusa. Appoggiò una mano contro il legno, e per un attimo, ebbe come l’impressione di sentire la presenza della turchina dietro quella porta. Aveva come la sensazione di riuscire a percepire ancora il calore del corpo della turchina, anche attraverso la spessa porta di legno. Appoggiò la fronte anche contro la porta e mormorò

-Buonanotte Rein-

Rimase ancora qualche secondo fermo lì, poi se ne andò. Durante il tragitto si portò una mano sulla guancia dove le labbra della principessa l’avevano sfiorato e si ritrovò a sorridere. Con passo spedito si diresse verso i suoi appartamenti, improvvisamente stanco per tutta la serata. Preso com’era dai suoi pensieri, tuttavia, non si accorse di essere passato davanti ad una porta socchiusa. Quella notte, infatti, alcuni membri della nobiltà, avevano avuto l’onore di essere ospiti del palazzo, e le camere poste vicino agli appartamenti della principessa Rein erano tutti occupati da membri dell’alta società. E qualcuno, in silenzio aveva visto tutto quanto. Aveva visto quello scambio di effusioni. Qualcuno, nell’oscurità, aveva visto quel bacio.

 

 

La mattina era stata colta dai dolci raggi del sole che avevano rischiarato il cielo, donandogli un meraviglioso colore azzurro tenue. La luce penetrava in ogni angolo che le era disponibile, come dalle grandi finestre della stanza, le cui tende, che non erano state tirate la sera precedente, non potevano fare niente per impedire a quel fiume di luce di illuminare la stanza. Nonostante la luce abbondante che le colpiva direttamente il viso, l’occupante del grande letto bianco, continuava a dormire indisturbata. Sembrava che niente potesse interrompere quel placido, lento e profondo sonno. Ad un tratto si sentì un forte e deciso bussare alla porta. La figura distesa nel letto si mosse leggermente, per un attimo disturbata da quel rumore, ma non bastò per destarla dal sonno. Il bussare, tuttavia, si faceva sempre più insistente, e, dato che non era ancora stata ricevuta una risposta, alla fine, la porta fu aperta, rivelando una furiosa figura femminile sulla soglia.

-Principessa!-                                                          

Urlò la donna, entrando a grandi passi nella stanza e avvicinandosi al letto. La principessa, ancora profondamente addormentata, non si era mossa, ancora sprofondata nel suo sonno.

-Principessa! Vi dovete alzare, siete già in ritardo-

La principessa aprì leggermente un occhio, ma tutto ciò che fece fu girarsi dall’altra parte e rannicchiarsi ancora di più sotto le coperte

-Ma insomma… principessa-

Esasperata per quella routine quotidiana, la donna si avvicinò al letto e iniziò a scuotere vigorosamente la ragazza. Dato che neanche quello sembrava funzionare e niente sembrava capace di destare la figura ancora beatamente addormentata, l’unica cosa da fare era solo una

-Mi dispiace altezza, ma l’avete voluta voi-

Con una mano decisa la donna afferrò la coperta del letto e con un movimento veloce e deciso, tirò forte verso di se. L’improvviso spostamento della coperta, unito all’improvvisa perdita di calore, provocò nella principessa un movimento istintivo, e si ritrovò subito seduta sul letto, gli occhi aperti e spalancati e una espressione mista di paura e sorpresa sul volto. Dopo qualche secondo di smarrimento la giovane, osservando la figura che la stava guardando con una espressione esasperata sul volto e la coperta che teneva in mano, si ritrovò ad abbassare la testa, in un silenzioso gesto di scuse

-Sono sveglia, sono sveglia. Che cosa succede?-

-Siete in ritardo principessa. Vostra madre vuole vedervi, anzi, vi voleva avere già visto, ben dieci minuti fa-

La ragazza sgranò gli occhi per la sorpresa e anche per un po’ di paura. Si alzò di scatto dal letto, precipitandosi verso il suo armadio alla ricerca di qualcosa da mettersi

-Perché non mi hai svegliato prima Marianne? Sai quanto mia madre odia vedermi arrivare in ritardo-

-Ci ho provato, altezza. Ma sapete meglio di me quanto siete impossibile la mattina-

La principessa si vestì in un lampo e dopo pochi minuti, era già fuori dalla sua stanza, diretta a passo veloce verso gli appartamenti di sua madre. Tuttavia la principessa non sapeva che Marianne ormai conosceva bene la routine mattutina della principessa, e per precauzione, aveva mentito alla giovane per farla arrivare in orario. Anzi, Marianne era stata così brava che la principessa era addirittura in anticipo rispetto all’orario previsto. E fu così che la giovane, arrivò davanti alla porta della stanza dell’appartamento di sua madre, leggermente ansante, ma in perfetto orario. Si fermò un secondo per riprendere fiato e per sistemarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, che data la corsa era sfuggito dall’acconciatura di fortuna che si era fatta e fu grazie a quel secondo di tempo che si era concessa, che la giovane si rese conto che la porta della stanza era socchiusa, e grazie a quello spiraglio, si sentivano delle voci parlare in modo concitato all’interno. Senza esitare la ragazza si avvicinò alla porta, e si mise in ascolto. C’erano due persone che stavano parlando, una era la regina e l’altra era la voce di un uomo, e la principessa e non ci mise molto a capire chi era colui che stava parlando

-Sei sicura di questo?-

-Si. Lady Anne era a palazzo ieri sera. Mi ha riferito tutto ciò che ha visto questa mattina-

-Ma è una cosa che non ha senso!-

-So che può sembrare folle, lo so. Ma è proprio ciò che ha detto. Intimi è la parola che ha usato-

-Questo l’ho capito… ma cosa intendeva con intimi?-

-Che il livello di intesa era molto forte, quasi palpabile. Mi ha detto che avevano una complicità tale da non potere non essere notata o scambiata per altro-

-Ma era solo un ballo-

-Un ballo può essere molte cose-

-Ma si conoscono da quando sono bambini! Cosa altro si potevano aspettare. Era ovvio che avessero un certo grado di affinità-

-Non essere così ingenuo. È vero, si conoscono da quando sono bambini, ma vi è molta differenza tra una complicità di vecchia data e un rapporto di intimità. Dovresti saperlo-

-Sono solo chiacchiere da cortigiani. Sai come si divertono ad ingigantire le cose e a vedere possibili scandali ovunque-

-Ma hai visto anche tu cosa è successo al palazzo dei saggi, giusto? Non solo l’ha aiutata, l’ha difesa!-

-Si, ammetto di essere rimasto sorpreso con quel suo gesto nei suoi confronti, ma…-

-E non hai visto lo sguardo che mi ha lanciato ieri, a palazzo. Non era solo amicizia, c’era… c’era qualcos’altro. Non era solo protettivo era… avrebbe ucciso per lei-

-Non fare la melodrammatica ora-

-E mi fido di Lady Anne. Se lei dice di avere visto qualcosa di anormale nel loro grado di complicità, io le credo-

-Stai veramente affermando che possono provare qualcosa l’uno per l’altro? Stai veramente insinuando che si possano.. amare?-

-No, questo no. Ma sto solo dicendo ciò che è sembrato a tutti quelli che li hanno visti. Hanno una complicità innegabile e, non dimentichiamo, lui è noto per non ballare mai, con nessuno-

-E ha ballato con Rein…-

Seguì un attimo di silenzio, prima che l’uomo riprendesse a parlare.

-Sul pian piano politico non cambia niente-

-Ma cambia tutto sul piano personale-

-In realtà no-

-Come puoi essere così insensibile Tolouse!-

-Sono solo realistico, come dovresti essere anche tu. Se pensi come regina…-

-Ma sono anche una madre!-

-Ma sei soprattutto una regina-

-Stai insinuando che dovrei pensare solo alla stabilità del regno e non a quella delle mie figlie?-

-Si, in questo momento si. Dal regno della Luna non era mai arrivata nessuna proposta di matrimonio, e lo sai-

-Ma Fine, lei…-

-Lei ha sempre pensato che un giorno avrebbe sposato il principe Shade, lo so. Eppure non abbiamo mai avuto conferma di questa cosa. Una alleanza sarebbe formidabile per il regno attraverso un loro matrimonio, ma alla fine, cosa importa quale principessa Shade sposerà? Finchè la scelta ricade tra una delle nostre figlie io mi riterrò soddisfatto-

-Come puoi dire questo!-

-Non provare a farmi passare per ciò che non sono Elsa. Sai meglio di me ciò che in questi anni abbiamo cercato di fare-

-Di cosa stai parlando?-

-Fine è l’erede al trono-

-Assieme a Rein. sono entrambe eredi…-

-Ma sai meglio di me che Rein non è mai stata la prima in linea di successione. Fine lo è. Fine è destinata ad essere regina del regno del Sole. Solo nel caso in cui Shade chiedesse la mano di Fine allora Rein avrebbe preso il suo posto, ma questo sembra non essere il caso, anzi sembra non essere stato mai il caso. Quindi non vedo la tua preoccupazione quale sia-

-Avevamo sempre detto che entrambe avrebbero avuto lo stesso diritto…-

-Non sei una donna così ingenua Elsa e non cercare di esserlo adesso. Hai visto anche tu il ruolo maggiore che assegnavamo a Fine ogni volta, credevo avessi capito la mia decisione ormai e dato il tuo non opporti credevo avessi appoggiato questa decisione. Persino Rein lo aveva capito, prima ancora che io glielo dicessi-

Seguì un lungo secondo di silenzio, prima che la voce di Elsa si fece risentire, bassa e quasi in un sussurro, ma terribilmente chiara

-Cosa hai fatto?-

-Le ho detto la verità-

Seguì un altro lungo silenzio. Fine, ascoltando la conversazione, probabilmente stava provando lo stesso senso di sbalordimento di sua madre

-Tu hai detto a nostra figlia che l’avevi messa su un altro piano rispetto a sua sorella?-

-Era una decisione che andava presa e l’ho fatto. Pensavo avrei dovuto chiedere ad un membro della nostra corte di prendere in moglie Rein, ma se è vero che il principe Shade prova qualcosa per lei, e addirittura la volesse prendere in sposa, sarà una vittoria per tutti. Avremo entrambe le nostre figlie regine e formeremo una alleanza con uno dei regni più importanti di Wonder. Un giorno potremmo anche avere un’unione dei regni, ci pensi? È una vittoria per tutti-

-A discapito del rapporto tra le nostre figlie? Come pensi si sentirà Fine quando saprà che l’uomo che ama potrebbe amare sua sorella? E come pensi che mai Rein possa anche solo pensare un giorno di sposare un uomo che sa essere amato dalla sua sorella gemella?-

-Fine crede di amare Shade? Andiamo Elsa, è solo una cotta giovanile che abbiamo lasciato crescere troppo. Non appena incontrerà l’uomo giusto, si dimenticherà di Shade in un istante. Non si può certo pensare veramente di sposare un uomo di cui ci si è innamorati a otto anni, sono assolutamente certo che Fine lo sappia da sola. Abbiamo due figlie intelligenti, vedrai che capiranno. Dopotutto sanno perfettamente quale sia il loro ruolo e sapranno mettere da parte i loro sentimenti personali per il regno. L’amore dopotutto non è indispensabile…-

-E il nostro matrimonio allora? È basato sull’amore! Tu hai scelto me perché mi amavi e io amavo te!-

-Siamo stati un caso fortunato, non lo nego, ma non ho mai pensato potesse essere qualcosa che potesse capitare alle nostre figlie, anzi, mi meraviglio che lo possa avere pensato tu-

-Esci subito dalla mia stanza-

Re Toulouse fece un sospiro e si avviò verso la porta. Fine, prontamente, si nascose dietro di essa, in modo da non essere vista

-Non essere sciocca, mia adorata. Sai che quello che dico è la realtà dei fatti, e so che ne converrai con me-

Il re uscì dalla stanza, e se ne andò, diretto verso la sala del trono, molto probabilmente. Non si accorse, passando, della figura nascosta dietro la porta e forse fu un bene. Il viso di Fine in quel momento esprimeva tutto ciò che provava. Sgomento, rabbia e dolore. Non cercò nemmeno di ricomporsi mentre usciva dal suo nascondiglio ed entrava nella stanza di sua madre. Non appena Elsa la vide, non ci fu bisogno di dire niente. La regina corse incontro alla propria figlia e la abbracciò forte a se.

-Non ti preoccupare, vedrai che ogni cosa si sistemerà-

-Ma papà ha detto…-

-Deciderai tu il tuo destino, non tuo padre-

-Ma Rein… è vero? Quello che ho sentito è tutto vero?-

Elsa guardò sua figlia.

-Si, è la verità. Ieri sera c’è stato un ballo al castello della Luna, una presentazione ufficiale di Rein nella sua nuova veste alla corte della Luna. Era prevedibile che Moon Maria facesse una cosa del genere, su questo non devi pensare che Rein abbia avuto un trattamento di preferenza, l’etichetta lo imponeva-

-E da etichetta Rein e Shade dovevano ballare, giusto?-

Elsa annuì

-Esatto ma…-

-Ma Shade non balla mai…-

Elsa annuì ancora

-Ma ha ballato con mia sorella-

-Si, ha ballato con lei-

-Saranno stati una bellissima coppia immagino-

-Fine…-

Fine sorrise alla madre, cercando di rassicurarla

-Shade è un nostro caro amico fin da quando siamo bambine. E ci ha sempre aiutato quando ne avevamo bisogno. Sono sicura che sarà stata una occasione del genere… dopotutto sai meglio di me quanto io e Rein ci troviamo a disagio nelle occasioni formali-

Elsa riusciva a vedere il debole tentativo di sua figlia di calmare lei, ma soprattutto di calmare se stessa.

-Probabilmente hai ragione. Sto diventando una madre decisamente troppo preoccupata-

Fine le sorrise, ma era un sorriso di circostanza e anche se il suo volto sorrideva, gli occhi mostravano tutt’altro. Elsa decise ancora una volta di ignorare quella sensazione e fare finta di niente. L’unica cosa che aveva sempre voluto era avere una famiglia piena di amore e calore, in cui le sue figlie crescessero spensierate, felici e soprattutto unite. Ora le sembrava che tutto quanto fosse stato un sogno o una allucinazione. Mai aveva sentito una lacerazione così profonda e mai aveva visto le sue due adorate figlie così lontane l’una dall’altra. Possibile che non se fosse resa conto prima? Come aveva fatto ad essere così cieca? Come aveva fatto a perdere di vista il cuore delle sue bambine in modo così clamoroso? Doveva fare qualcosa a riguardo.

-Mi avevi fatto chiamare per qualcosa, madre?-

La voce di Fine la riscosse dai suoi pensieri.

-Si in realtà si. Ma credo che la cosa possa aspettare. Che ne dici se questa mattina la passiamo insieme io e te? Niente impegni di corte, niente udienze, niente occasioni ufficiali?-

Gli occhi di Fine si allargarono per la sorpresa e la meraviglia di quella proposta così inaspettata da parte di sua madre.

-Certo-

Rispose subito. Elsa le sorrise.

-Benissimo, allora concedi a tua madre qualche minuto per sistemarsi e rendere presentabile, va bene? Tu intanto va a fare colazione. Ti raggiungo io dopo-

Fine annuì e salutando la madre con un sorriso, si avviò verso la porta. Una volta scomparsa dalla sua vista, Elsa si diresse veloce verso la sua scrivania. Prese prontamente un foglio, intinse la penna nel calamaio e si affrettò a scrivere veloce una lettera. Dopo aver fatto asciugare l’inchiostro, la sigillò e scrisse chiaramente il destinatario della sua missiva. Fatto questo chiamò la cameriera.

-Chiamatami subito Lady Anne-

Una volta che la donna fu arrivata, la regina le consegnò la lettera chiusa.

-Portala personalmente. Aspetta e assicurati che la legga, ti prego-

La donna annuì e senza aggiungere una parola fece un inchino e se ne andò.

-Ti prego, fa che questo possa aiutare-

Fu la preghiera della regina, che si perse nel vuoto della sua camera da letto.

 

 

La contessa Trudy passeggiava da sola per l’ampio giardino del palazzo. Aveva mille pensieri per la testa e non riusciva a trovare pace. Aveva sperato che la camminata mattutina  la potesse aiutare a schiarirsi le idee ma era stato tutto vano. Continuava a vedere e rivedere la scena a cui aveva assistito ieri sera e sentiva montare dentro di se una rabbia ceca. Possibile che fosse stata l’unica a vedere oltre la coltre di apparenza che si era creata? Possibile che fosse l’unica a vedere le cose per quello che erano? Dopotutto lei sapeva bene che sorrisi, parole dolci e visi angelici nascondevano in realtà tutt’altro. Aveva imparato a sue spese cosa si poteva celare sotto strati di crinolina e organza. E ciò che aveva visto confermava tutti i suoi più temibili dubbi. La bontà nel loro mondo non esisteva, apparenza e falsi caratteri erano dominanti in un mondo dove la scalata sociale era tutto. Lei lo sapeva, lei aveva visto cosa si poteva celare nel cuore di una persona disposta ad ogni cosa per avere un briciolo di potere. E persa nella sua solitaria camminata mattutina, si lasciò andare a ricordi, ricordi a cui non si voleva abbandonare, ma che inesorabili, tornavano sempre a tormentarla. E così si ritrovò esattamente ad un anno fa, a casa sua. Ricordava ancora perfettamente quel giorno, ricordava ogni singolo attimo di quel momento della sua vita. E quella voce, quella maledetta voce che la chiamava a gran voce. E lei che piangeva, sfogando quel dolore che le lacerava il petto…

-…Trudy!-

Trudy si riscosse di colpo, sobbalzando per lo spavento. Dritto dietro di lei vide un uomo, qualcuno che conosceva fin troppo bene e a cui continuava a volere fin troppo bene

-Thomas-

-Alla buon ora. È un sacco che ti chiamo-

-Scusami, ero sovrappensiero-

-Ho notato…-

Thomas le si affiancò e la fissò preoccupato .  Aveva notato che era terribilmente pallida e tremava leggermente.

-Stai bene? Stai tremando-

La donna annuì

-E’ solo l’aria fresca della mattina. Sto bene-

-Lo sai che ti conosco da sempre, vero? Lo so quando menti, non mi inganni contessina-

-E tu sai altrettanto bene, che se una cosa non te la voglio dire non te la dico. Puoi minacciarmi in tutti i modi, ma sai che è così-

Thomas si ritrovò ad annuire, convenendo con lei.

-Sei sempre stata fin troppo brava a tenerti i tuoi segreti. Va bene, non vuoi confidarti con il tuo amico fai come desideri. Ma sappi che sono sempre a tua disposizione, quando vorrai-

Trudy non gli rispose, ma gli mise una mano sul braccio, sorridendogli. Era grata di essere amica di Thomas. Non era mai stato troppo invadente, aveva sempre rispettato i suoi tempi e spazi. Nel mondo dovevano esserci più persona come lui.

-Almeno posso chiederti di farmi compagnia per la colazione?-

-Io e te? Da soli? Credi che sia una donna di così facili costumi?-

Thomas ridacchiò, prima di darle il braccio, offerta che lei accettò senza esitazione.

-Puoi stare tranquilla per la tua reputazione, con me rimarrà intatta. Dopotutto sono la persona più integerrima e dedita al dovere che troverai in tutto il palazzo, ma che dico, in tutto il regno. Ma dovresti saperlo, dopotutto siamo amici fin da quando siamo bambini-

Trudy sorride, ma il suo sorriso non raggiunse i suoi occhi.

-Tante cose possono cambiare, Thomas. Sono passati anni da quando eravamo bambini-

-Io ti conosco e conosco il tuo cuore Trudy. Che cosa ti attanaglia?-

Trudy non rispose, si limitò a camminare in silenzio.

-Vorrei avere la tua cieca convinzione Thomas-

-Che vuoi dire?-

Prima che Trudy potesse rispondergli, una guardia si avvicinò veloce ai due

-Comandante, vi stavo cercando-

-Cosa succede?-

-Un messaggio da parte della regina-

L’uomo consegnò un foglietto a Thomas che non perse tempo e lo lesse subito. Leggendo quelle poche righe, si aprì in un sorriso e si voltò verso Trudy

-Puoi stare tranquilla per la tua reputazione-

Trudy alzò un sopracciglio perplessa

-A quanto pare alla nostra colazione romantica si sono aggiunte più persone di quanto potessi immaginare-

 

Rein quella mattina era di buon umore. Anche se non aveva dormito molto quella notte, era felice e sollevata. Quando Dreamy l’aveva svegliata le due avevano chiacchierato allegramente. Ovviamente l’argomento era sempre il ballo della sera precedente con riflessioni sulla serata in generale, dalle persone presenti ai fatti più eccitanti. Tuttavia le loro chiacchiere erano state interrotte dall’arrivo di una guardia reale, guardia reale che Dreamy conosceva fin troppo bene

-Dwight, cosa ci fai qui? Come osi interrompere sua altezza così presto? Che cosa sei venuto a fare?-

Rein vide in povero Dwight diventare tutto rosso in faccia, mentre spostava lo sguardo tra lei e la sua cameriera. Alla fine mormorò qualcosa, che tuttavia risultò incomprensibile per le due donne

-Che cosa hai detto?-

Lo attaccò Dreamy, sempre più spazientita dal suo comportamento

-Principessa… colazione…-

-Cavaliere Dwight, guardia reale per miracolo, vuoi parlare chiaro in modo che sua altezza possa capire?-

Prima che Dwight potesse parlare, Rein decise di intervenire

-Dreamy, per piacere, mi potresti portare lo scialle? Credo di averlo lasciato in camera da letto. Quello verde-

Dreamy la guardò sorpresa, come se si fosse accorta solo ora della presenza della principessa

-Lo scialle?-

Rein annuì

-Certo principessa, ve lo porto subito-

Una volta che la ragazza fu sparita dalla vista, Rein si rivolse alla guardia

-Posso avere il messaggio adesso?-

Dwight annuì, e regalò un sorriso grato alla principessa

-Sua maestà la regina vi aspetta per la colazione, altezza. Vi sta aspettando e se vorrete, sarà mia premura accompagnarvi-

Rein rimase sbalordito da quella novità. Di solito la colazione era sempre lasciata libera, se lo si desiderava si poteva raggiungere la sala da pranzo del palazzo, oppure fare colazione nei propri alloggi, che era la soluzione che Rein aveva sempre preferito. Le piaceva godersi la mattinata in pace, sorseggiando una tazza di the prima di iniziare con gli impegni della giornata. Moon Maria sembrava avere capito quel bisogno e l’aveva sempre rispettata nelle sue scelte, quindi quel messaggio era decisamente strano. Doveva trattarsi di qualcosa di particolare per avere una richiesta del genere. Sul suo viso si doveva essere disegnata una espressione di stupore, dato che Dwight, osservandola, si affrettò a spiegare ciò che stava succedendo.

-Sua maestà ha pensato fosse una buona occasione per voi, altezza, per conoscere meglio alcuni membri della corte, ovviamente selezionati da sua maestà in modo che la colazione possa essere il più piacevole per tutti quanti-

Rein si ritrovò ancora più perplessa, ma capiva ciò che era stato sottinteso. Moon Maria voleva che passasse ancora del tempo con alcuni membri della corte, e il fatto che li avesse selezionati lei personalmente la faceva stare tranquilla. Però c’era qualcosa che non la rendeva calma e quella sensazione era ciò che la turbava di più. Non era la prima volta che si trovava in una occasione simile e dopotutto aveva già avuto modo di conoscere alcuni membri della corte la sera precedente, tuttavia una colazione garantiva del tempo per fare conversazioni decisamente più approfonditi che non una presentazione ufficiale dove venivano scambiati solo dei convenevoli. E lei sapeva perfettamente che, nonostante il caldo benvenuto della famiglia reale, lei restava sempre e comunque una principessa straniera. Sperava, almeno, che avrebbe avuto un valido aiuto al suo fianco

-Il principe sarà presente?-

Dwight sembrò sorpreso dalla domanda

-Ovviamente maestà.  È stato lui a mandarmi qui per avvisarvi-

Rein non potè evitare di lasciarsi andare ad un sorriso spontaneo

-Altezza, ho trovato il vostro scialle-

Rein si voltò sorridente verso Dreamy

-Perfetto, grazie Dreamy. Cavaliere Dwight, fatemi pure strada-

Dwight le fece un piccolo inchino e si incamminò seguito dalla principessa e da Dreamy, che per la prima volta non aveva avuto niente da ridire contro il povero Dwight e che anzi, presa alla sprovvista per quello sviluppo così repentino, si avviò veloce dietro la principessa.

 

Shade camminava avanti e indietro davanti alla porta della sala dove sua madre aveva deciso di tenere quella colazione. Come luogo, infatti, era stata scelta una sala al piano terreno del palazzo, una sala che si affacciava direttamente sul giardino reale e da cui era possibile ammirare la fioritura di esso in tutto il suo splendore grazie alle grandi vetrate che coprivano un’intera parete della sala. In origine, la sala era stata creata per essere una piccolo giardino invernale, dove piante e fiori, protetti dal freddo dell’inverno, potessero continuare a crescere al caldo. Le grandi vetrate, infatti, all’origine servivano per permettere ai caldi raggi del sole di inondare la sala e di riscaldarne la temperatura, e adesso consentivano a chi stava dentro di godere di una vista meravigliosa sul giardino. Ma anche la sala non aveva nulla di meno della vista che offriva. I colori delle pareti erano di un giallo avvolgente, e il pavimento, un meraviglioso marmo bianco, non faceva che ampliare l’effetto della luce del sole. La prima volta che qualcuno entrava in quella sala, aveva come l’impressione di entrare in un piccolo raggio di sole. Tuttavia, la funzione originaria della sala, non era stata del tutto abbandonata. Anche se al centro di essa si ergeva un imponente tavolo di legno di ciliegio che poteva ospitare fino a quindici persone, le pareti e gli angoli della sala ospitavano alcune delle piante più rare del castello, con fiori variopinti e alberi le cui voglie avevano un verde brillante come mai si poteva vedere. L’effetto d’insieme era un luogo caldo, accogliente e rigoglioso, l’ideale per ospitare delle piccole occasioni di corte, o piccoli momenti di svago per la famiglia reale. Si diceva che quello fosse uno dei luoghi preferiti della regina Moon Maria, un luogo che amava così tanto che durante le giornate d’inverno, una poltrona veniva portata in quella sala dove la regina poteva sedersi e leggere un buon libro, oppure prendere il the con alcune delle sue dame di corte o, quello che preferiva in assoluto, con i suoi figli. In quel luogo, di pace e tranquillità, la regina conservava i suoi ricordi più teneri e lo stesso valeva per i principi. Tuttavia, Shade, in quel momento, tutto stata pensando tranne che ai suoi ricordi spensierati e allegri legati a quel luogo. Il principe, infatti, era davanti alla porta e stava passeggiando avanti e indietro, attendendo. Si era assicurato che le persona che sapeva si trovavano all’interno della stanza e che sua madre aveva selezionato, fossero tutti presenti, in modo da essere l’ultimo ad entrare. In teoria persino Rein doveva entrare prima di lui ma aveva deciso che la cosa migliore fosse entrare assieme a Rein. Infatti Shade stava proprio aspettando la turchina, e si trovava, inaspettatamente per lui, in ansia. Aveva ancora in mente il bacio che si erano scambiati la sera precedente, quel piccolo bacio sulla guancia che però aveva scatenato in lui un fiume di sensazioni. Ancora poteva percepire il calore delle labbra di Rein su di lui. Aveva faticato a dormire quella notte, perché aveva avuto come l’impressione di percepire qualcosa di nuovo da Rein. Per la prima volta aveva visto in lei una donna, una bellissima donna, come mai ne avesse visto prima. Era ovvio che sapesse perfettamente che fosse una donna, e sapeva anche che era bella, ma mai aveva percepito entrambe le cose in modo così forte e prepotente come ieri sera. Ed era rimasto interdetto e, soprattutto, spaventato. Spaventato perché ora aveva capito bene cosa lo aveva spinto ad andare da lei e a ballare con lei la sera precedente. Averla vista volteggiare con un altro uomo l’aveva irritato, irritato da morire. Ed era anche per quello che la stava aspettando, quella mattina, davanti alla porta. Voleva essere lui personalmente a scortarla e a proteggerla, non avrebbe permesso che entrasse da sola o scortata da qualcun altro, forse nemmeno da Thomas. Ad un tratto sentì dei rumori dei passi provenire dalla scalinata, e voltandosi la vide. Camminava tranquilla, seguita da Dwight, un cavaliere della sua guardia reale, un bravo soldato, discreto e preciso, e da Dreamy, la sua cameriera personale. Non appena lei lo vide, Shade vide il sorriso dipingersi sul suo volto e sentì lo stesso sorriso aprirsi sul suo viso.

-Shade, buongiorno-

-Buongiorno Rein-

I due si fissarono negli occhi, in silenzio, forse per una frazione di secondo in più del necessario. Anche quella mattina lei era splendida. Indossava un morbido abito bianco, interamente ricamato con fiori dai mille colori. Una fascia verde salvia le cingeva la vita, mettendo in risalto la sua figura, e con lo stesso colore della fascia, era bordato ogni orlo del vestito, dalla gonna, al giro delle maniche e della scollatura. A completare l’insieme, un morbido scialle, sempre verde salvia, le adornava le braccia, in una perfetta rappresentazione di quella che doveva essere una perfetta dama di corte. Quel vestito non faceva che renderla luminosa, tuttavia era il sorriso che aveva in volto che la faceva risplendere più di ogni altra cosa.

-Spero di non essere in ritardo-

Disse a Shade, guardandosi in torno e osservando che gli unici presenti erano solo lei, la sua scorta e Shade.

-Certo che no. E poi, se anche fosse, sono i nobili a dovere aspettare, mai i reali-

-Non ti facevo così presuntuoso, principe-

Shade ridacchiò

-Non sono presuntuoso, sono solo un principe, educato per essere tale, e perfettamente conscio dei miei doveri, dei miei diritti, e, anche se non ne faccio ricorso spesso, dei miei privilegi-

Rein sorrise, scuotendo la testa

-Parli come Bright, lo sai?-

Shade la fissò, finto offeso

-Così mi ferite, principessa-

Rein ridacchiò, scuotendo di nuovo la testa.

-Principi… tutti uguali-

-Potrei dire lo stesso delle principesse-

-Ora mi offendo io però-

Shade scoppiò a ridere, seguita da Rein. Persino Dreamy e Dwight, che erano rimasti tutto il tempo ad osservarli, si lasciarono andare ad una risatina. Riguadagnata un minimo di autocontrollo, Rein si rivolse alla sua cameriera

-Al mio ritorno vorrei che la principessa Milky fosse pronta. Abbiamo saltato fin troppe mattinate di studio da quando sono arrivata-

Dreamy fece un piccolo inchino

-Avviserò personalmente la principessa. Studierete nella biblioteca?-

-Si, prepara tutto il necessario-

-Sarà fatto-

Detto questo Dreamy fece per congedarsi, ma si fermò sentendo la voce del principe

-Dwight scortate la cameriera della principessa da mia sorella. E se Milky dovesse iniziare a fare dei capricci sentendo il messaggio, fatele capire che la porterete anche con la forza all’appuntamento con la principessa Rein se necessario e che avete l’autorizzazione non solo mia, ma anche di nostra madre-

Dwight si inchinò ai due, fece un cenno a Dreamy e i due si avviarono. Quando si furono allontanati Shade si rivolse a Rein

-Pronta?-

Rein annuì

-Si, andiamo. Poi ho anche leggermente fame-

Shade aprì la porta e offrì il braccio alla principessa. All’interno della sala il vocio dei presenti si spense quasi subito alla vista dei due reali. Come in un déjà vu della sera precedente, tutti si inchinarono al loro arrivo e aspettarono. Fu Shade, come da protocollo, a sciogliere quel momento di silenzio

-Buongiorno a tutti. Perdonateci per il nostro ritardo-

Mentre tutti si rialzavano e osservavano i due appena entrati, un uomo si pose davanti a Shade, puntandogli un dito contro

-Nostro… vorrai dire solo tuo. Non credo proprio sia stata la principessa a farci aspettare, e a proposito, siete incantevole questa mattina Rein-

-Thomas…-

Il conte, sorridendo a Shade si avvicinò a Rein e le fece un piccolo baciamano

-Principessa, buongiorno. Come sempre la vostra vista rallegra la giornata di chi vi sta attorno-

-Buongiorno-

Disse semplicemente Rein, indecisa. Aveva avuto voglia di scherzare con Thomas come le era già capitato di fare, ma la presenza dei nobili l’aveva resa cauta. Ancora non sapeva bene come comportarsi, ma qualcosa le diceva che mostrarsi troppo in confidenza sia con il principe che con il suo migliore amico, si sarebbe potuto rivelare controproducente per lei. Aveva già dato spettacolo la sera precedente, meglio evitare anche la mattinata.

-Vedo che nonostante l’età, il tuo cervello è sempre lo stesso di quando avevi sei anni. Non vedi che hai messo in imbarazzo la principessa?-

-In imbarazzo?-

Disse meravigliato Thomas, spostando lo sguardo  da Rein a chi gli aveva parlato così, ovvero la contessa di Gaumont, Trudy.

-Finalmente qualcuno che mi capisce. Contessa, è un piacere averla con noi stamattina-

-Altezza-

Trudy fece un piccolo inchino e poi si affrettò ad avvicinarsi a Rein

-Altezza, ieri sera non abbiamo avuto modo di parlare come si deve e di conoscerci meglio. Volete fare compagnia a me e alle altre signore per instaurare, spero, un’amicizia?-

-Volentieri contessa-

Rein si avviò con Trudy verso un gruppo di ragazze tra cui Shade riconobbe la giovanissima baronessa di Amoundgrac. Thomas, nel frattempo si era avvicinato al principe e si ritrovò a bisbigliargli

-Sarà al sicuro, c’è Trudy al suo fianco-

-Ti fidi della contessa?-

-La conosco da quando siamo bambini. Le affiderei la mia vita. È una suddita fedele del regno della Luna e della famiglia reale-

Shade annuì. Spostò poi lo sguardo verso la sala, dove vide alcuni uomini intenti a conversare e tra essi il principe vide anche il conte di Hoteval.

-Andiamo Thomas, abbiamo del lavoro da fare-

E detto questo si avviò deciso verso il gruppo, anche se puntava decisamente verso il conte di Hoteval.  Thomas sospirando, lo seguì

-E io che speravo di fare colazione in compagnia di belle donne e non di parlare di affari di stato e questioni politiche-

-Non ti lamentare sempre. E poi dovresti essermi grato, ,ti ho pure fatto preparare il caffé-

 

Rein riconobbe subito la giovane baronessa Charlotte tra le ragazze presenti.

-Baronessa, buongiorno-

La giovane, che non si aspettava minimamente che la principessa si ricordasse di lei o la salutasse, si illuminò subito grata per quell’attenzione, e sul suo viso si aprì un sorriso carico di felicità

-Altezza, buongiorno a voi-

-Vedo che ricordate la baronessa, altezza-

Rein annuì a Trudy

-Si, abbiamo avuto modo di scambiare qualche parola in più ieri sera durante le presentazioni ufficiali-

-Sua altezza sta minimizzando il tutto con le sue parole. Ieri sera la principessa è stata così gentile da tranquillizzarmi, era il mio primo evento ufficiale dopo il mio debutto, ed il primo a corte. Ero così nervosa che mi meraviglio non avere combinato qualche guaio o di essermi messa in imbarazzo, ad essere onesta. E questa mattina, quando ho ricevuto l’invito della regina per partecipare a questa colazione, quasi non mi sembrava vero. È un motivo di molto orgoglio per me essere in vostra compagnia-

-Siamo onorate per così tanta considerazione, baronessa. Ma altezza, permettetemi di rifare le presentazioni. Penso che nessuna delle presenti possa avercela con voi se non vi ricordate i nomi di tutte le presenti, dico bene signore?-

La frase di Trudy scatenò dei sorrisi e dei cenni di assenso da parte di tutte. Rein fu grata per il ruolo che stava assumendo la contessa, stava portando avanti la conversazione e stava anche guidando il giro delle presentazioni. Tuttavia, c’era qualcosa nel tono della donna e anche nei suoi modi di fare che non la convincevano. Per qualche motivo, l’istinto di Rein le diceva di restare vigile e all’erta e di non abbassare mai la guardia. Rein decise, tuttavia, che per il momento era meglio non lasciare trapelare nulla di quello che stava percependo, e di lasciare passare la situazione senza creare problemi. In effetti poteva anche essere solo una sua sensazione, dettata da una errata analisi del momento.

-Vi ringrazio contessa. Procedete pure-

-Bene. Principessa, lasciate che vi ripresenti la baronessa Catherine di Ugival, la contessa Alexandre Marie Alembert e la viscontessa Daphne Marimbon-

Le dame, quando si sentivano chiamate, fecero un piccolo inchino a Rein e lei rispose ad ognuna di esse con un sorriso. Cercò di memorizzare ogni nome in modo da non commettere errori durante la mattinata.

-Onorata di fare la vostra conoscenza-

-Altezza, come vi trovate a palazzo?-

Chiese la contessa Alembert

-Molto bene, grazie-

-Immagino sia diverso da casa vostra-

-In realtà è sorprendente quanto un palazzo reale assomigli ad un altro per la scansione della giornata e degli eventi di corte-

-Ma qui vi dovete prendere cura della nostra giovane principessa, immagino quello sia un compito completamente nuovo persino per voi-

Disse la viscontessa Marimbon. Rein stava per ribattere, quando qualcuna la precedette

-A quanto pare non si prendere cura solo della giovane principessa, ma anche del nostra principe. Almeno è quello che sembra-

Intervenne Trudy, guardando intensamente Rein. La turchina si voltò verso di lei, sorpresa e meravigliata per quell’affermazione

.Come scusi?-

Chiese, cercando di prendere tempo e di riordinare le idee. Quello che stava insinuando la contessa Trudy era grave, e non sembrava una semplice battuta detta per scherzo. Trudy sembrava terribilmente seria e di fronte all’espressione sconvolta di Rein sembrò un attimo vacillare, ma fu solo un’impressione, perché tornò di nuovo all’attacco

-Insomma, al palazzo del Sole non vi è un principe-

-Questo lo so perfettamente-

-Non devo certo essere io, allora, a dirvi che la vicinanza che avete nei confronti di sua altezza può sembrare…-

Trudy non finì la frase, ma ciò che sottintendeva era una cosa ben precisa. Ma Rein non le avrebbe lasciato l’ultima parola. Sapeva riconoscere quando qualcuno voleva cercare di creare uno scandalo, dopotutto era cresciuta in un palazzo reale e sapeva condurre una conversazione del genere. Non era certo la prima volta che le capitava e non si sarebbe fatta sorprendere dalla contessa. Se Trudy voleva giocare alle trame di corte, avrebbe trovato presto una degna avversaria. La contessa, infatti, la stava sottovalutando, e lei ne avrebbe approfittato. Rein si dipinse sul volto la sua espressione più confusa che poteva fare e guardando la contessa con gli occhi sorpresi rispose

-Contessa, mi perdoni, ma non capisco. In che modo le interazione tra me il principe posso apparire agli occhi della corte?-

Trudy fu presa in contropiede. Non si aspettava una reazione del genere e, anche se un attimo interdetta, non si lasciò sorpendere più di tanto. La principessa era brava, più di quando si aspettasse, ma lei non era da meno

-Se non ne siete a conoscenza, altezza, sarò più chiara. Ovviamente non sto cercando di insinuare nulla ma la vostra vicinanza risulta sospetta, altezza, molto sospetta. Dopotutto il principe è noto per prestare poca attenzione alla corte in generale e, soprattutto, ai membri femminili di essa. E ad un tratto  arrivate voi e all’improvviso è sempre al vostro fianco, parla con voi amabilmente, pranzate insieme e ballate persino insieme. La cosa è alquanto, singolare direi, non credete anche voi signore?-

Rein e Trudy si fissarono, questa volta ormai senza celare le loro vere intenzioni. La sensazione di Rein si era rivelata, purtroppo, vera. Trudy non le era amica in quel momento, tutt’altro. Stava cercando con ogni mezzo di metterla in cattiva luce e la domanda che ora attraversava la mente della turchina era solo una: perché. La situazione sembrava in stallo, persino le altre donne fissavano le due perplesse e senza sapere cosa fare, o dire.  Ma Rein sapeva che non poteva non controbattere

-Le posso assicurare, contessa, che tra me e il principe Shade non vi è nulla di sospetto. Siamo amici sin da quando siamo bambini e ogni azione o gesto che il vostro principe può avere avuto nei miei confronti, glielo posso assicurare, è stato fatto solo spinto da questa nostra amicizia reciproca e dalla bizzarra situazione in cui ci siamo ritrovati. Non vi è niente altro-

-E ieri sera, allora? Anche quello lo chiamate semplice “amicizia”?-

-Ieri sera? A cosa vi state riferendo con precisione?-

-Credo che la contessa si stia riferendo al vostro ballo, altezza. Ammetto che vedervi danzare, sia voi che il principe sembravate appartenere ad un altro mondo rispetto al nostro, in quel momento. Ma dopotutto siete entrambi dei reali, principi educati un giorno per salire al trono, è ovvio che persino il vostro modo di ballare sia diverso da quello di nobili come noi-

A parlare era stata la giovane baronessa Charlotte, che le si era posta al fianco e fissava Trudy con espressione di sfida. Pur essendo così giovane, appena diciottenne, non aveva esitato a schierarsi con la principessa, e aiutarla in quella situazione. Rein gliene fu immensamente grata per quel gesto così spontaneo e solidale.

-Non credo dobbiate soffermarvi troppo su quel ballo, era solo un valzer dopotutto-

Si affrettò a dire Rein, sfruttando l’aiuto e l’opportunità che le aveva regalato la giovane. Doveva cercare di mettere un argine a quelle chiacchiere e il modo migliore era dimostrarsi calma e serena, e leggermente sbalordita perché qualcuno potesse avere frainteso una situazione che doveva essere delle più chiare e cristalline. Se si fosse dimostrata preoccupata o titubante, avrebbe potuto confermare quei rumori e lo doveva assolutamente evitare, non per lei, ma non avrebbe mai trascinato Shade in quelle discussioni, non dopo tutto quello che aveva fatto per lei. Evidentemente il ballo della sera precedente aveva generato discussioni tra tutti i membri della corte in un modo che Rein non aveva previsto. La viscontessa Marimbon, tuttavia, si fece avanti

-Dovete però concederci, altezza, questo nostro stupore, anzi, spero vorrete perdonare le nostre chiacchiere. Sono sicura che la contessa di Gaumont non voleva intendere niente di sconveniente, anzi, permettetemi di spiegare le ragioni delle sue conclusioni, evidentemente affrettate. Il principe Shade non balla mai nelle occasioni ufficiali, talvolta con la regina, ma altrimenti con nessuna. Non eravamo assolutamente preparati a vedervi danzare e alcune chiacchiere possono essere nate da questo e…-

-Allora vedrò di fare ripassare il protocollo reale ad ogni membro della corte presente agli eventi ufficiali da ora in poi. Non devo certo ricordare ai presenti che la principessa Rein non è una semplice ospite del mio palazzo, viscontessa, ma è la Principessa Istitutrice di mia sorella, il suo ruolo qui a corte ha una importanza fondamentale, perché si è assunta volontariamente il compito di educare mia sorella e di insegnarle ad essere una principessa degna non solo per la corte, ma per una nazione intera. Era mio preciso compito, ieri sera, omaggiare la principessa Rein con un ballo, anzi, avrei fatto bene a danzare di più con lei, ma era giusto che anche altri uomini della corte avessero l’onore, non potevo certo tenerla con me per tutta la sera. Vorrei anche ricordare a tutti quanti, che se non avessi compiuto il mio dovere avrei potuto incrinare i rapporti con il regno del Sole, in quanto avrebbero potuto prendere il mio atto di non chiedere alla principessa l’onore di un ballo come un affronto personale al loro regno e alla loro principessa e questo avrebbe potuto comportare conseguenze disastrose per tutto il regno della Luna. So che alcuni membri della corte pensano che noi reali non abbiamo compiti e doveri, che possiamo fare ciò che desideriamo, ma vi ricordo che in determinate occasioni dobbiamo assumere determinati comportamenti ed eseguire certe azioni. Anche se, devo ammettere, avere l’opportunità di danzare con la principessa, è stato un onore per me e non è stato fatto solo per spirito di dovere-

Tutti i presenti in sala erano ammutoliti alle parole del loro principe. Rein si ritrovò a sorridergli grata per quel nuovo suo gesto di aiuto, Shade gli rispose con un gesto del capo. Non avevano avuto bisogno di parlare per capirsi. Soprattutto Shade non aveva avuto bisogno di parole per capire ciò che le parole delle due donne stavano insinuando. Sia Trudy che la viscontessa si trovarono ad abbassare in capo, mortificate e fecero un inchino al principe

-Vi chiedo perdono, altezza, se le mie parole vi hanno recato offesa-

Disse la viscontessa, visibilmente imbarazzata. Rein le si avvicinò e le prese una mano, gesto che fece alzare il volto alla giovane, sorpresa

-Nessuna offesa, viscontessa. Immagino il vostro stupore e anzi, mi trovo a dovermi scusare con voi e con tutti i presenti. Avrei dovuto capire subito l’origine del vostro stupore, e sarebbe stato mio compito spiegarvi prima la situazione, invece ho obbligato il principe Shade a farlo. Spero vogliate perdonare anche voi me per la mia confusione-

La donna le sorrise e le annuì, sinceramente colpita per quelle parole.

-Come vedete, non vi è nulla su cui chiacchierare. E spero vivamente che l’amicizia tra me e la principessa non venga più messa in discussione da ora in poi, e spero anche, vivamente, che ogni mia azione nei suoi confronti ora non sia la causa di chiacchiere inutili e di pettegolezzi, spero di essere stato chiaro-

-Ovviamente altezza-

Disse la viscontessa, imbarazzata per essere stata richiamata così all’ordine da Shade. Nella sala calò ancora il silenzio, e nessuno sembrava preparato sul da farsi. Fu la spontaneità innata del carattere di Thomas, a ribaltare l’umore generale della sala

-Io capisco il bisogno sociale di interagire e di chiacchierare, ma se non sbaglio, sua maestà la regina ha organizzato per noi una colazione e, spero di non essere l’unico tra tutti i presenti, ma io avrei un leggero languorino. Quindi spero di non essere sgarbato se proponessi di sederci a tavola e gustarci le prelibatezze uscite dalle nostre cucine. Non vorremmo certo offendere i nostri abili cuochi, dico bene?-

Detto questo si avvicinò al tavolo, afferrò una sedia e si mise a sedere, sorridendo ai presenti. Shade lo fissò, poi si avvicinò anche lui al tavolo e fece come l’amico, sedendosi a tavola

-Lo sai, vero, conte da strapazzo, che nessuno dovrebbe sedersi a tavola prima di un reale?-

-Non farla lunga, pignolo di un principe. Io ho fame e ricordo, che se mi succede questo, la colpa è solo tua-

-Cosa c’entro io?-

-Mi hai fatto capitano delle guardie reale-

-Non me lo ricordare-

-Inizio a lavorare presto, io-

-Più che a lavorare, vuoi dire a dare fastidio-

-Principe…-

-Direi che ci conviene sederci anche noi. E se non li fermiamo, credo che potrebbero andare avanti all’infinito. Signore avete fame?-

Tutti presero posto al tavolo e iniziarono a gustarsi ciò che era stato preparato e a fare delle chiacchiere. Prima di sedersi, però, Trudy passò dietro a Rein e le bisbigliò poche, semplici, parole

-State attenta, altezza. Io non ci casco davanti al vostro viso angelico, e il principe non sarà sempre presente a salvarvi-

Rein sentì un brivido correrle lungo la schiena. Non sapeva il perché, ma aveva capito di essersi creata una nemica decisa e pronta a darle battaglia. E Rein non  riusciva a capacitarsi su cosa avesse mai potuto fare per scatenare contro di se un odio del genere.

 

 

 

 

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 Ciao a tutti!

No, non state sognando, no non è un miraggio, ma forse un miracolo si! Finalmente ho aggiornato!!!

Ok, lo sapete tanto ormai, non mi scuso nemmeno più per l’immane ritardo… con me ormai avete una pazienza infinita e me la dimostrate ogni volta tornando a leggere questa storia, e io non so proprio come fare a ringraziarvi. Mi scaldare sempre il cuore nel sapere che la storia vi piace sempre e siete disposti ad attendere questa lenta e pigrona di scrittrice. Grazie di cuore, come sempre e come ogni volta, vi adoro e sapendo che amate la storia me la fate amare ancora di più anche a me.

Come sempre spero che questo capitolo abbia rispecchiato le vostre aspettative, lasciate un commento se vi va, e noi ci vediamo al prossimo capitolo che vi assicuro è già in lavorazione e arriverà a breve (non sto scherzando, è veramente così questa volta).

Un bacio a tutti, alla prossima, la vostra come sempre

Juls

P.S. Piccola nota dell’autrice. Nella scena in cui Thomas saluta i due principi dandogli la buonanotte, e quando sparisce nella sua camera, la conclusione è solo una. Ovviamente Thomas, da buon amico quale è, ha spiato i due rimasti davanti alla sua porta. Immaginatevelo proprio così, piegato a spiare dallo spioncino della chiave, un sorriso stampato sul volto e pronto ad annotare tutto quanto avverrà per usarlo, poi, al momento opportuno, contro il suo amato principe.

So che questo non è un dettaglio importante, ma io me lo sono immaginato così e volevo condividerlo con voi. Adoro Thomas, sono terribilmente felice ogni volta che scrivo di lui, è un personaggio che vorrei avere veramente nella vita vera vicino, un amico che mi fa ridere ogni volta. E dato che so che ci sono molti a cui piace, volevo condividerlo con voi. Un bacione

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

Rein si ritrovò a sospirare mentre si abbandonava sul suo letto. Era stata una mattinata terribilmente lunga e faticosa. La colazione aveva portato via, tra una chiacchera e un’altra, un paio d’ore e la turchina si era ritrovata più stanca di quello che pensava. Non era poi così abituata ad essere al centro delle attenzioni e quella esposizione l’aveva provata più del dovuto, soprattutto perché Rein aveva avuto l’impressione che Moon Maria avesse organizzato quella mattinata con uno scopo ben preciso. La principessa temeva, infatti, che la regina avesse scelto di organizzare quell’incontro con quelle persone e con quelle dame specifiche, con l’obbiettivo di farle scegliere una dama di compagnia, o più dame di compagnia. Dopotutto era una principessa e, come tale, avrebbe avuto ogni diritto ad avere delle dame al suo fianco sia per passare del tempo al di fuori di eventi sociali o eventi di corte, sia, soprattutto, per avere delle alleate durante gli aventi ufficiali. La scelta non doveva assolutamente essere presa alla leggera o senza le giuste valutazioni, poiché le donne avrebbero dovuto passare molto tempo insieme, per questo era preferibile scegliere delle dame con cui si poteva andare d’accordo e con cui si poteva pensare di instaurare un rapporto che non fosse propriamente formale, ma che potesse sfociare in una sincera amicizia basata su rispetto e fiducia. E avere un’amicizia a corte voleva dire, avere degli alleati e avere alleati significata, molto spesso, avere una vita abbastanza tranquilla e serena sapendo di poter contare sull’appoggio di persone fidate in momenti o situazioni difficili o complicate. Inoltre per Rein poteva essere un’ottima occasione per fare amicizia e passare del tempo con persone della sua età per potersi godere dei momenti di tranquillità e spensieratezza senza dovere per forza seguire una rigida etichetta di corte. E la principessa doveva ammettere che aveva avuto subito un incredibile feeling con la giovane baronessa Charlotte di Amoundgnac. Aveva solo diciotto anni la baronessa, ed era appena entrata in società, ma la sua allegria e freschezza avevano conquistato subito la turchina, e già Rein sapeva che con lei poteva mostrare il suo vero carattere senza preoccupazioni. La viscontessa Daphne Marimbon era una donna modesta, un po’ schiva, ma terribilmente sincera. Non iniziava mai una conversazione ma ogni volta che era stata interpellata aveva sempre espresso con chiarezza le sue opinioni senza esitare. Poteva essere una buona dama di compagnia, una che non si sarebbe fatta problemi a dare un parere sincero anche discordante dal suo se necessario, il che poteva rivelarsi un dono prezioso a corte. Ma la donna si era sposata da poco più di due mesi con il visconte Marimbon, e sapeva che una giovane sposa doveva avere già molte preoccupazioni e pensieri, e Rein non se la sentiva di caricarla di un altro peso se si fosse trovata nella situazione di dovere scegliere veramente una dama di compagnia. La contessa Alexandre, al contrario, si era dimostrata fin troppo contenta di passare del tempo con la principessa. Aveva un carattere molto solare e allegro, ma si vedeva tutta la tremenda voglia della donna di emergere a corte. Era la secondogenita dei conti di Alembert, l’unica femmina dei tre figli avuti dal conte. L’unico modo per lei di uscire dalla famiglia era fare un buon matrimonio e avere delle buone connessioni a corte le avrebbe permesso di farsi conoscere da giovani eredi delle altre famiglie nobiliari. E a Rein quest’atteggiamento, se pur capendolo, l’aveva un attimo infastidita. Tuttavia, la persona che cui era certa non sarebbe mai riuscita ad avere un rapporto di nessun tipo e che anzi, le aveva fatto venire persino i brividi quando l’aveva guardata negli occhi, era la contessa Trudy. Rein si era sentita subito a disagio quella mattina sotto il suo sguardo e quella frase bisbigliata le aveva, purtroppo, confermato tutti i suoi dubbi. Trudy era una sua nemica a corte, una nemica che non sapeva nemmeno come avesse fatto a farsi in tutta sincerità, ma soprattutto una nemica che Rein aveva capito potesse essere molto pericolosa e con cui, se si fosse presentata l’occasione, non era affatto certa sarebbe stata in grado di affrontare alla pari. Il fatto poi che fosse una cara amica d’infanzia di Thomas la faceva stare ancora più in apprensione e a disagio. Non capiva da dove venisse tutto quel risentimento e odio verso di lei, anche perché l’unica occasione in cui l’aveva conosciuta era stata durante la presentazione al ballo di corte. Sì, sapeva che il valzer che aveva ballato con Shade poteva avere creato molti fraintendimenti, onestamente nemmeno lei sapeva bene cosa fosse successo in quel momento. Si era lasciata andare totalmente e si era sentita bene tra le braccia del principe, non lo negava. Però doveva ammettere con se stessa, che non aveva fatto qualcosa di così sconveniente o d’allarmante. Persino Shade aveva messo in chiaro la situazione, spiegando che la loro amicizia e il loro legame risalivano a molti anni ormai e che quindi era innegabile la loro sintonia. Era anche vero, però, che in poco tempo loro due avevano creato un legame, un feeling, che era si era rafforzato velocemente, forse anche fin troppo, qualcosa che sì, poteva sembrare strano agli occhi di molti, persino per lei lo era in certi momenti, ma era stato tutto dettato dalla situazione in cui si erano ritrovati. Erano successe più cose in quelle settimane che non in anni della sua vita e Shade era stato il suo punto fermo in tutto quel vortice di eventi in cui era stata catapultata. Era qualcuno con cui si era sentita libera di potere essere se stessa, perché si conoscevano fin da bambini, e lei sapeva di potere mostrarsi senza quella maschera di perfezione che doveva sempre indossare essendo una principessa, perché lui aveva conosciuto prima Rein che la principessa Rein. Così aveva potuto mostrare le sue emozioni senza avere paura delle conseguenze, perché sapeva che mai Shade avrebbe sfruttato le sue emozioni o debolezze per farle del male, ma sapeva in cuor suo, forse anche inconsciamente, ma lo sapeva, che lui l’avrebbe capita. E infatti così era stato. Non le aveva mai chiesto una vera e propria spiegazione, aveva aspettato che fosse lei a parlare, le aveva saputo dare i suoi tempi e i suoi modi per farsi capire. Per questo, inconsciamente e inaspettatamente, lui era diventato il suo punto fermo, il suo punto sicuro, perché l’aveva capita senza che lei si spiegasse. Era qualcosa di così travolgente e inaspettato ma così naturale, che Rein sapeva di potere contare su Shade e sulla famiglia reale della Luna, senza dubbio o esitazione. Era stata accolta nella famiglia, era come se ne facesse parte da anni e non solo da poche settimane e se per lei quella evoluzione era parsa strana ma naturale, era stata ingenua a pensare che la corte avrebbe capito e accettato il tutto con naturalezza e senza porsi domande o fare speculazioni. Si sarebbe dovuta immaginare che ci sarebbero state delle fazioni che si sarebbero opposte a lei e che non l’avrebbero accettata qualsiasi cosa lei facesse o dicesse, ma non si era aspettata di essersi inimicata qualcuno in così poco tempo e con così tanto rancore. E ora non poteva non domandarsi quali fossero le motivazioni di tale rancore da parte della contessa. Che Trudy avesse delle aspirazioni verso Shade? Che fosse una donna desiderosa di indossare una corona per ottenere potere e prestigio? Che temesse che anche Rein avesse lo stesso obbiettivo e che quindi fosse una sua rivale? Onestamente, Trudy non le aveva fatto quell’impressione, non era sembrata una donna così ambiziosa e desiderosa della corona e del titolo di reale, tuttavia lei non la conosceva, quindi poteva essere plausibile. Il fatto poi che Trudy e Thomas fossero ottimi amici la metteva ancora più  in difficoltà. Che fosse il caso di parlare di questi sospetti con Thomas? E se parlando con lui avesse fatto peggiorare la situazione, invece che migliorarla? Ma lasciare perdere poteva essere persino peggio che non intervenire per niente. Si ritrovò a sospirare.

-Tutte a me devono succedere... Una settimana senza crisi, è possibile? Universo cosa ti ho fatto di così male?-

Si ritrovò a mormorare contro il cuscino. Un improvviso bussare alla porta la fece sollevare dai suoi pensieri

-Ora che altro c’è. Avanti-

La porta della stanza si aprì e Dreamy entrò

-Scusate principessa. So che avevate chiesto di essere lasciata in pace a riposare, ma qualcuno richiede la vostra presenza-

-Chi?-

Dreamy non le rispose, e onestamente Rein non le diede neanche il tempo di farlo, perché si avviò veloce verso l’ingresso dei suoi appartamenti. Sulla soglia, fermo immobile, l’attendeva una guardia reale.

-Altezza-

Disse l’uomo, inchinandosi non appena l’ebbe vista.

-Cosa posso fare per voi…-

-Conte Andrew Nicholanos, altezza, secondogenito del conte Nicholanos, membro della guardia reale e tenente della guardia personale di sua altezza il principe Shade-

Rein si ritrovò un attimo perplessa di fronte all’uomo. Non era insolito che i membri secondogeniti delle famiglie nobiliari scegliessero una vita militare, e dato il suo lignaggio, aveva perfettamente senso che fosse un membro delle guardie poste alla sicurezza di Shade, ma era terribilmente raro che una guardia si presentasse in modo così ufficiale.

-Cosa posso fare per voi, conte Nicholanos?-

Il conte allungò verso di lei una mano che teneva salda una busta

-Per voi altezza-

Rein esitò solo un attimo, poi afferrò la busta. Era una semplice busta bianca, senza sigillo né nome del mittente. Rein la aprì perplessa, tuttavia, non appena vide il contenuto della lettera e chi gliela aveva mandata, sul suo volto si aprì un sorriso. Lesse con attenzione il contenuto e alla fine si ritrovò a sorridere

-Riferite al mittente che mi farò trovare pronta-

Il conte la fissò perplessa, tuttavia fece un inchino, si scusò e si avviò lungo il corridoio. Dreamy, che era rimasta nella stanza con la principessa per tutto il tempo, fissò Rein con uno sguardo strano sul volto, sicuramente curiosa di sapere il contenuto della lettera e di chi l’aveva mandata, ma conscia del fatto di non potere esprimere la sua curiosità apertamente per non sembrare un’impicciona. Non poteva esserci niente di peggio che essere una cameriera, per di più una cameriera personale, che non sapeva trattenersi dal farsi gli affari della sua signora. Rein sventolò con noncuranza la lettera che aveva in mano

-Niente di cui tu ti debba preoccupare Dreamy. Semplice vita di corte, niente di che-

Dreamy non sembrò convinta del tutto della risposta, ma non aveva mai avuto modo di non fidarsi della principessa, quindi si accontentò della risposta. Si stava avviando per riprendere i suoi soliti servizi, quando la voce di Rein la trattenne

-Una cosa, non mi preparare il the per oggi pomeriggio-

-Niente the?-

Chiese quasi basita la giovane. Rein annuì

-Si, niente the grazie. Molto probabilmente lo prenderò con sua maestà. Sono certa vorrà sapere com’è andato l’incontro di stamattina-

-Ma non ho ricevuto notizia alcuna di questo…-

-Nemmeno io, ancora, ma conosco abbastanza ormai Moon Maria da immaginare che voglia sapere se sia andato tutto bene e se mi sono sentita a mio agio. Fidati, sarà sicuramente così-

Dreamy aveva la netta sensazione che qualcosa non fosse giusto in quel momento, che le parole della principessa fosse in qualche modo sbagliate. Ma si diede della stupida da sola. Rein era perfettamente calma e tranquilla, come tutti gli altri giorni, anzi si era addirittura seduta sulla sua poltrona, aveva afferrato il libro che in quel momento stava leggendo e ci si era immersa dentro, come faceva ogni volta che si voleva rilassare. Dreamy fissò la turchina, e si ridiede della stupida. Forse le ore di sonno arretrato dell’ultimo periodo la stavano facendo diventare paranoica. Non era raro che i nobili ricevessero lettere, e poi a Rein era stata consegnata da una guardia reale, per di più di sua altezza il principe. Forse il principe voleva sincerarsi che stesse bene, o addirittura poteva essere stata la giovane principessa Milky a scriverla. Tante potevano essere le spiegazioni. Decise quindi di non pensarci oltre, e di tornare a fare il suo lavoro. A un tratto vide la principessa contrarsi per un brivido

-Sentite freddo altezza?-

-Leggermente…-

-Volete che vi accenda il camino?-

Rein scosse la testa

-No, il camino mi sembra eccessivo… però una cosa per me la puoi fare-

-Ditemi altezza-

-Da qualche parte, in camera, ci dovrebbe essere il mio scialle-

-Scialle?-

-Si, quello blu-

-Non ricordo uno scialle blu-

-E’ uno di quelli nuovi. Deve essere ancora imballato dentro una delle confezioni con cui sono arrivati gli abiti che mi sono fatta confezionare-

Dreamy sbiancò un attimo. Nel guardaroba della principessa erano presenti ancora molti pacchi da aprire, la ricerca di questo scialle poteva rivelarsi lunga e complicata.

-Siete sicura di non volerne un altro?-

Rein scosse la testa

-No gradirei quello. Si intona al vestito che indosso-

-Siete certa di avere ordinato lo scialle? Non ricordo, quando vi hanno consegnato il vostro guardaroba, alcun accenno ad esso-

-Sono certa di averlo ordinato, Dreamy, e sono certa sia già stato consegnato. Potresti per favore cercarmelo? So che ci vorrà molto ma, ne sento proprio il bisogno ora-

Dreamy sospirò, ma annuì.

-Certo altezza, farò il più velocemente possibile-

-Grazie Dreamy, come sempre. Io ti aspetto qui-

Una volta che Dreamy fu sparita nella sua stanza da letto e la sentì tirare la porta del guardaroba, Rein si alzò piano dalla poltrona, appoggiò il libro su di essa e si avviò veloce verso la porta dei suoi appartamenti. Cercando di non fare rumore, girò piano la maniglia e una volta aperta la porta, aprì quel tanto che bastava per permetterle di uscire. Una volta fuori, la accostò piano e veloce si avviò lungo il corridoio. Aveva portato con sé la lettera ricevuta, non voleva fare sapere a tutti quello che stava, o per meglio dire, stavano per fare. Certo, si sentiva in colpa per quello che aveva fatto alla sua Dreamy. Le aveva mentito, e le stava facendo cercare qualcosa che sapeva, non avrebbe mai trovato. Infatti Rein aveva sì ordinato uno scialle blu, ma lo scialle faceva parte di un abito che ancora il sarto di corte le doveva consegnare. Sapeva che Dreamy gliel’avrebbe fatta pagare, ne era certa, ma doveva assicurarsi di potere guadagnare più tempo possibile e quella era la sola scusa a cui era riuscita a pensare in così poco tempo. Tuttavia, mentre correva veloce lungo le scale, il senso di colpa che provava per la sua cameriera personale si affievoliva sempre di più, mentre sentiva dentro di se rinascere una sensazione che per troppo tempo aveva cercato di dimenticare e di relegare negli spiragli più bui della sua anima. Non solo si sentiva viva in quel momento, stava iniziando a sentirsi felice.

 

Thomas era nel suo studio, intento a rivedere alcuni rapporti delle sue guardie. Essere il capitano delle guardie reali era un compito notevolmente impegnativo e Thomas rimpiangeva certe volte la scelta fatta. Non s’immaginava all’epoca, quando aveva accettato l’incarico, l’immane volume di scartoffie cui si sarebbe dovuto sottoporre. Almeno con la scusa del lavoro, si poteva allontanare dal principe e non essere costretto a passare intere ore immobile ad ascoltare tediosi discorsi di ministri e uomini del regno. Aveva passato quel compito a una giovane guardia reale quel pomeriggio, e lui si era preso la libertà di passare del tempo seduto alla sua scrivania, a sbrigare i suoi compiti con calma. Anche se doveva lavorare, almeno era seduto e con a disposizione una caraffa di caffè tutta per lui. Erano ore in cui nessuno lo doveva disturbare e, soprattutto, dove non doveva essere sempre sull’attenti. Era vero che il suo compito era quello di difendere la famiglia reale, ma aveva bisogno anche del suo riposo. Infatti c’era una regola non scritta tra lui e i suoi sottoposti: se era nello studio, non andava disturbato per nessun motivo. Solo in caso di attentato doveva essere disturbato, altrimenti nessuno doveva farlo, pena ore interminabili di turni notturni ed esercitazioni massacranti. Perciò, quando un bussare forte e deciso si sentì sulla porta, Thomas alzò lo sguardo, sbalordito. Chi mai poteva essere, ma soprattutto, cosa poteva esserci di così importante da osare disturbarlo? Quando sentì bussare di nuovo, Thomas reagì

-Avanti-

Era già pronto a fare una sfuriata al mal capitato di turno per essere stato disturbato senza una giusta causa, quando vide chi era chi aveva bussato alla sua porta e si zittì immediatamente. Di fronte a lui, infatti, c’era il conte Philip di Hoteval.

-Conte-

Disse semplicemente Thomas alzandosi. L’uomo fece un leggero cenno con il capo, mentre entrava nell’ufficio

-Mi dispiace disturbarla, comandante-

-No, non si preoccupi-

Disse Thomas, mentre si sforzava di riordinare il disordine che imperversava sulla sua scrivania, in un vano tentativo di rendere il tutto più presentabile.

-A proposito è capitano, non comandante-

-Come?-

Philip lo fissò interdetto.

-Quando sono qui sono solo capitano delle guardie reali. Spero di non dovere mai comportarmi come comandante delle forze reali. Vorrebbe dire…-

-Che siamo in guerra-

Thomas annuì.

-Diciamo che è più una forma di scaramanzia. Ognuno qui mi chiama solo capitano-

- Capitano, allora-

I due rimasero in silenzio, a fissarsi, il conte ancora in piedi sulla porta e Thomas dietro la sua scrivania.

-Conte mi perdoni. Prego si accomodi-

-Grazie-

Il conte si sedette su una delle sedie poste di fronte alla scrivania e non appena l’uomo si era seduto, anche Thomas aveva fatto lo stesso

-Posso fare qualcosa per voi?-

-In realtà si-

Thomas fissò l’uomo, perplesso. Non conosceva personalmente il conte, ma da quello che aveva sentito su di lui era un uomo tranquillo, molto discreto e poco propenso a chiedere dei favori. Quindi quella frase lo aveva lasciato esitante e, soprattutto, sbalordito e anche incuriosito

-So che voi, oltre ad essere il capitano delle guardie reali e della scorta personale del principe, siete anche un suo ottimo amico. E oggi, alla colazione, ne ho avuto la conferma-

-Ci conosciamo ormai da molti anni io e il principe ma non…-

-Quindi immagino siate la persona migliore per chiedervi quello che devo sapere-

Thomas lo fissò interdetto. Guardava il conte, che lo stava fissando intensamente negli occhi e mostrava un volto molto serio e sicuro di se, ma che, tuttavia, con le mani, stava tormentando il bordo della sua giacca, segno che ciò che stava facendo lo stava mettendo a dura prova.

-Chiedete pure e se potrò aiutarvi sarà un piacere-

-Voi credete che sua altezza il principe mi detesti?-

La domanda lasciò talmente sbalordito Thomas che rimase a fissarlo con gli occhi sgranati e la bocca aperta.

-Come?-

Thomas doveva avere capito male. O molto più probabilmente si era addormentato sulle scartoffie e ora stava sognando. Perché solo la sua fervida immaginazione poteva avere creato quella situazione, non poteva in alcun modo essere reale. Tuttavia il conte era fin troppo reale davanti a lui e lo stato di tensione che emanava l’uomo non poteva essere solo un sogno.

-Mi riferisco a quello che è successo ieri sera-

Proseguì il conte, come se quelle parole avessero il potere di spiegare tutto quanto

-Ieri sera?-

Ripeté Thomas, sempre più perplesso e confuso. Vedendo il suo sguardo, il conte alzò gli occhi al cielo e si affrettò a spiegare

-Quando ho chiesto alla principessa di ballare-

-La principessa…-

-E al momento che è successo subito dopo…-

In quel momento, il cervello di Thomas riemerse dalle nebbie della confusione e capì. Riebbe davanti agli occhi la scena. Rein e il conte al centro della sala e Shade, scuro in volto e terribilmente determinato che avanzava a grandi passi verso di loro. E comprese

-Vi riferite al modo in cui il principe ha occupato il vostro posto al fianco della principessa-

-Esattamente-

Thomas si lasciò andare contro lo schienale della sedia e si ritrovò a sospirare. Come poteva spiegare cosa fosse successo dentro la testa di quello stupido principe senza dire troppo e allo stesso tempo tranquillizzare il conte?

-Conte, posso permettermi di pensare che ciò che verrà detto tra queste mura rimarrà tra di esse?-

-Sul mio onore di Hoteval, questa conversazione rimarrà tra noi-

Thomas sospirò, poi fissò il conte negli occhi e con l’espressione più seria che riuscì a fare proferì la sua spiegazione

-Shade è un idiota-

Il conte di Hoteval fece un piccolo salto sulla sedia in cui era seduto. Fissò con gli occhi sgranati Thomas interdetto

-Credo di non avere capito bene…-

-Shade è un idiota. Passa la metà del suo tempo a vantarsi di seguire un comportamento impeccabile che non si rende conto dei suoi stessi errori e, quando capita, raramente tuttavia mi tocca specificare, reagisce nel modo più diplomatico, semplice e terribilmente principesco che io abbia mai visto: diventa come un bambino di tre anni, mette su il broncio e si arrabbia-

-Io credo di non seguirla, capitano-

-Quella sera non era arrabbiato con voi ma con se stesso-

-In che senso?-

-Era suo dovere ballare con la principessa Rein ieri sera. Il cerimoniale lo imponeva, ma oltre al cerimoniale lo avrebbe dovuto fare per l’amicizia che lo lega alla principessa. Invece, da idiota quale è, era convinto che ballare insieme avrebbe aumentato le già numerose chiacchiere che girano per il palazzo sul loro conto-

-Credevo che il principe non badasse a queste cose-

-Quando si tratta di se stesso non vi bada, ma detesta quando riguardano persone a cui tiene e crede siano sotto la sua responsabilità-

-E la principessa è ovviamente già al centro delle chiacchiere per tutto quello che è successo-

-Esattamente-

Philip si adagiò sulla sedia, improvvisamente più tranquillo.

-Temevo di avere recato danno alla famiglia reale-

-Assolutamente no. Avete solo ricordato al principe i suoi doveri. Ma Shade non ama essere preso in contropiede così, in casa sua, davanti alla sua corte e, soprattutto, quando è in torto marcio-

-Non volevo fare niente di tutto ciò-

 -Lo so, e lo sa anche quel cocciuto di un principe, fidatevi-

-Stamattina si è scusato con me, ma siccome poi ha quasi ignorato la mia presenza, pensavo fosse solo un…-

Philip non terminò la frase ma il senso era chiaro. Il conte aveva creduto si trattassero di scuse fittizie, cose dette per ristabilire una pace solo apparente. Una tecnica fin troppo comune tra i nobili, purtroppo.

-Conte d’Hoteval, mi ascolti. Il principe, il nostro principe è un so tutto io, presuntuoso e testardo. Ma è un bravo principe, onesto, corretto e affidabile. Pensa sempre al bene del suo popolo e poi al suo. Passa metà della notte sui rapporti, dorme sei ore al massimo e poi torna al lavoro e so queste cose perché sono spesso con lui. E vi posso giurare, sul mio nome, che ogni cosa che Shade dice lo pensa sul serio. Se si è scusato con voi, le sue erano e sono scuse sincere. Sul fatto di avervi ignorato, lasciate passare un po’ di tempo. Fategli passare l’imbarazzo e vedrete che la vostra sensazione sparirà-

-Quindi non devo fare nulla?-

-Siate voi stesso, conte. Non forzate la mano e fate ciò che credete sia la cosa migliore. Vedrete che ogni cosa si sistemerà-

-Vi ringrazio-

Thomas fece un solo cenno con il capo, ma il conte gli tese la mano. Thomas esitò solo un istante, ma poi allungò anche la sua e i due si scambiarono una stretta veloce. Il conte Philip era un uomo certamente con una rigidità nei modi eccessiva per la sua giovane età. Aveva solo qualche anno più di lui, eppure sembrava un uomo già di mezza età, un vecchio nobile cresciuto con dei principi che molto spesso i giovani tendevano a dimenticare o a tralasciare. Istintivamente Thomas ebbe la sensazione che il conte Philip non solo fosse una persona meritevole di fiducia, qualcuno che si sarebbe potuto rivelare un valido sostegno in futuro, ma percepiva anche che c’era qualcosa di non detto, una malinconia di fondo che non si sapeva spiegare. Avrebbe dovuto dire a Shade di stringere subito un rapporto, se non proprio di amicizia, di pacifica convivenza. Ne avrebbero guadagnato tutti. E a proposito di guadagnarci qualcosa, il suo dannato principe era in un enorme debito nei suoi confronti. Avrebbe dovuto chiedergli come minimo due mesi di ferie, lontano dalla corte e da lui. Sì, era la giusta ricompensa per quello che aveva appena fatto. E proprio mentre stava pensando che aveva già risolto in quella mattina fin troppi problemi legati a quella testa coronata, un forte bussare si fece sentire alla porta.

-Ma cosa sta succedendo oggi pomeriggio? Avanti-

Chiese esasperato Thomas, alzando gli occhi al cielo. Dalla porta entrò, quasi timidamente, una giovane guardia, una matricola a giudicare dai suoi modi impacciati. Tuttavia, oltre all’imbarazzo, Thomas vide negli occhi della guardia anche una certa preoccupazione

-Che cosa succede?-

Chiese senza perdere tempo in convenevoli

-Mi scusi per averla disturbata capitano, ma c’è una… piccola emergenza-

-A meno che qualcuno non sia morto o non stia per farlo non vedo quale possa essere l’emergenza in questione tale per venirmi a disturbare. Oltretutto quando non sono nemmeno solo nello studio…-

La guardia esitò prima di parlare, guardando il capitano e poi spostando lo sguardo sul conte, che era rimasto fermo e osservava.

-Guardia, quale sarebbe questa emergenza-

-Capitano, non credo sia il caso…-

-Qual è l’emergenza!-

Disse con autorità Thomas, facendo trasalire la guardia, che senza più alcuna esitazione, si affrettò a parlare

-Si tratta del principe, capitano-

-Cosa ha combinato quell’incompetente ora? Ha cercato di fare fuori uno dei ministri per caso?-

-No capitano-

-C’è riuscito veramente? Chi ha eliminato? Commercio, finanza, tasse?-

-No capitano-

-E allora cosa?-

-E' sparito capitano-

-Si certo ovvio, dovevo immaginarmelo che se la sarebbe data… aspetta cosa?-

Thomas si alzò di scatto dalla sedia e come lui si alzò anche il conte di Hoteval.

-Il principe non si trova da nessuna parte all’interno del palazzo, capitano-

-Dov’è Nicholanos? Gli avevo affidato il compito di sorvegliare il principe-

-Sua maestà gli ha chiesto di occuparsi di una faccenda, capitano. E quando è tornato nello studio…-

-Se l’era già svignata-

La guardia annuì

-Dannato di un principe! Chiama la guardia reale, tra cinque minuti tutti nella sala d’addestramento-

-Si capitano-

-E portami subito qui Nicholanos-

-Agli ordini capitano-

Quando la guardia sparì, Thomas si rivolse al conte

-Vi chiedo scusa conte ma credo sarebbe più opportuno terminare il nostro incontro. A quanto pare mi devo occupare di una testa coronata decisa a mandarmi a miglior vita prematuramente-

-Certo, capisco la situazione-

-E conte… vi pregherei di non dire niente a nessuno di questo, diciamo… inconveniente-

-Certo, potete contare sulla mia discrezione-

Thomas gli fece un piccolo cenno di riconoscenza con il capo. Il conte Philip non perse tempo e si affrettò a congedarsi, ma una volta arrivato alla porta, questa, si aprì di scatto e l’uomo fece appena in tempo a spostarsi ed evitare così di prendere la porta in pieno volto. Come una furia, entrò dentro la stanza Dreamy, con al seguito una guardia che aveva cercato, invano, di trattenerla

-E' un’emergenza-

Disse la giovane, che nel frattempo era sgusciata dietro la scrivania e aveva efferato Thomas per la giacca.

-Si può sapere cosa sta succedendo?-

-Si tratta di una emergenza, la più grave che ci possa essere-

Thomas alzò gli occhi al cielo

-Dreamy, non ti preoccupare, vedrai che quell’idiota di un principe salterà fuori e…-

-La principessa Rein è fuggita!-

Thomas fissò la ragazza ad occhi sgranati e a bocca aperta. Mentre il suo cervello processava la notizia, una idea si stava lentamente formando dentro la sua testa. Prima Shade, e ora Rein, spariti, nello stesso pomeriggio, in pratica alla stessa ora.

-Vuoi vedere che…-

Thomas afferrò per le mani Dreamy e la fece sedere sulla sua sedia.

-Calmati ragazza. Credo di sapere dove si trova Rein-

Tuttavia Dreamy scosse velocemente la testa

-No conte, non capite. Lei mi ha distratto, con una scusa. Mi ha volutamente fatto cercare qualcosa che non c’era e quando sono tornata nella stanza… non c’era più. La principessa Rein è fuggita, vi dico, fuggita! Da me, da noi, dal palazzo. Ho cercato ovunque, non si trova. Lei...-

-Tranquilla Dreamy. A quanto pare è una caratteristica reale quella di fuggire via dai palazzi in pieno giorno, senza essere visti, e senza lasciare tracce a quanto pare-

-Che cosa?-

Chiese Dreamy confusa

-Anche quel cocciuto del principe Shade è sparito cara Dreamy e qualcosa mi dice che quando è voluto scappare da palazzo si sia voluto portare con se anche la bella principessa-

Dreamy sbiancò all’improvviso

-La lettera… era da parte del principe?-

-Quale lettera?-

-Una guardia reale ha portato una lettera alla principessa-

-Ed ecco spiegato come ha distratto Nicholanos-

Dreamy fissò Thomas non capendo

-Il principe e la principessa sono fuggiti… insieme?-

Dreamy spalancò gli occhi per lo spavento

-Non faranno mica qualcosa di sconveniente, non è vero? Il nostro principe non è certo quel tipo di uomo, conte. Deve essere per forza successo qualcosa. Capitano voi dovete fare qualcosa!-

Thomas afferrò la mano di Dreamy e la guardò dritta negli occhi, calmandola

-Non ti preoccupare, ti riporterò la tua principessa sana e salva. Sono assolutamente certo che ci sia una validissima spiegazione a tutto ciò e non temere, credo che Shade non sappia nemmeno come fare ad attentare alla virtù di una donna-

Dreamy che era scossa dai singhiozzi, si accasciò sulla sedia e cercò di calmarsi, anche se lanciò un’occhiataccia poco cortese nei confronti del capitano al velato insulto al suo principe. Thomas non vi badò molto, si voltò verso la porta, dove fermi c’erano il conte d’Hoteval e la guardia, ancora in attesa.

-Conte d’Hoteval?-

-Si capitano?-

-Vi chiedo scusa per il trambusto e mi auguro…-

-Non trapelerà nulla da me riguardo questa… situazione-

-Grazie-

Disse sinceramente Thomas.

-E vi prego anche, conte, di non travisare-

Il conte alzò un sopracciglio, interdetto

-Sia il principe che la principessa hanno vissuto momenti decisamente intensi nelle ultime settimane, ne siete stato testimone anche voi dopotutto. Considerando che solo loro possono capirsi su determinati aspetti della vita reale, penso che il nostro principe abbia voluto concedere alla principessa un pomeriggio di spensieratezza lontana da impegni, ma soprattutto dal loro ruolo. So che può sembrare infantile e irresponsabile ma… vi prego, cercate di capire e di non fraintendere-

Il conte lo fissò, e alla fine si ritrovò ad annuire

-Non capisco perfettamente la situazione ma ve lo prometto, non traviserò. Anche se non sembra, nutro estrema fiducia e rispetto nel nostro principe, non oserei mai pensare che sia in atto qualcosa di sconveniente-

-Vi ringrazio-

-E conte…-

-Non temete capitano. Massima discrezione, lo so-

Detto questo il conte fece un piccolo inchino e se ne andò. Quando rimasero soli Thomas si rivolse a Dreamy

-Asciugati quelle lacrime ragazza. Rein non è sparita e tantomeno non è in pericolo e come ho detto, te la riporterò a casa sana e salva. Una volta che ti sarai calmata torna al tuo lavoro e fai finta di niente. Se ti chiedono della principessa di che non l’hai più vista da quando è andata alla colazione, mi hai capito? L’ultima cosa che ci manca ora è fare sapere che quei due sono fuggiti via, insieme-

-Ma io…-

-Ti prometto che entro la sera la tua principessa sarà tornata a casa e stanotte dormirà nel suo letto-

-Ma tutto questo non è…-

Thomas non le badò più e puntò un dito contro la guardia che era rimasta dentro la stanza

-Tu non ti muovere da qui finché questa cameriera non si sarà calmata, sono stato chiaro? E assicurati che non dica o faccia qualcosa di spropositato durante il pomeriggio intesi? Dovrai essere la sua ombra, dovrai seguire ogni sua mossa e non perderla mai di vista, sono stato chiaro?-

La guardia annuì senza ribattere niente. Detto questo Thomas si avviò verso la porta, diretto verso la sala di addestramento. Una volta fuori, vide il conte Nicholanos venirgli incontro, profondamente sconsolato per avere fallito nel suo compito

-Nicholanos, levati quell’espressione da cane bastonato. Non è colpa tua, è solo colpa di quel dannato principe. Forza, seguimi-

-Ma era sotto la mia responsabilità e…-

-No Nicholanos, è tutta colpa di quella testa calda di un principe. Hai fatto ciò che ti è stato chiesto, hai eseguito gli ordini e hai fatto il tuo dovere. Non è colpa tua se dobbiamo fare la guardia ad uno stupido di un principe che ci ritroviamo-

Detto questo si avviarono insieme verso la sala di addestramento delle guardi reali e per tutto il tragitto le uniche parole che uscirono dalla bocca di Thomas furono “dannato principe” “chi me lo ha fatto fare” e “mi merito una maledetta vacanza”.

 

 

Rein sentiva il cuore batterle all’impazzata. Era da tanto, troppo tempo che non si sentiva così libera e spensierata. Non sapeva da quanto tempo non era montata su un cavallo per una cavalcata, e sentire il vento sulla pelle e il calore del sole sul viso l’aveva fatta sentire veramente libera dalle catene di buoi e solitudine che negli ultimi anni l’avevano imprigionata e avevano cercato di spegnerla a poco a poco.. Ed ora era lì, seduta all’ombra di una grande quercia, a contemplare lo scenario delle colline verdi davanti a se, godendosi quell’inatteso e liberatorio memento di serenità.

-Lo fai spesso?-

La turchina si voltò e guardò il ragazzo che era disteso al suo fianco. Shade aveva gli occhi chiusi e le braccia incrociate dietro la testa. La brezza del pomeriggio muoveva leggermente i suoi capelli scuri e la luce del sole che filtrava dai rami della quercia rendeva il suo volto sereno e tranquillo come mai lo aveva visto a palazzo. Anche se aveva gli occhi chiusi, sapeva che il ragazzo era sveglio, infatti le rispose senza problemi

-Qualche volta…-

-Tipo?-

Shade aprì un solo occhio e la guardò, con uno sguardo sornione e ironico

-Ogni volta che voglio fare dannare Thomas-

-Ah capisco-

-E ogni volta che mi sento sopraffatto dalla corte-

-Questo ha notevolmente più senso-

Shade ora aveva entrambi gli occhi aperti e la fissava

-Credi che sia una cosa sbagliata?-

-Fare dannare il povero Thomas?-

Shade la guardò torvo, ma poi le sorrise.

-No, mi riferivo alla seconda spiegazione-

Rein ricambiò il sorriso

-No, niente affatto. Anzi, la considero una cosa molto umana. Anzi, ti dirò, è piacevole sapere che anche tu sei un comune mortale, come tutti noi-

-Credevi che non lo fossi?-

-“Dedito al lavoro, sempre in consiglio con qualche ministro, preoccupato continuamente per il suo popolo, intento a non fare mai nulla di sbagliato, instancabile lavoratore, impassibile di fronte a qualsiasi situazione….”-

-Questo cosa sarebbe?-

-Il modo in cui parlano di te nelle altre corti-

Ora Shade si era alzato con il busto e guardava direttamente Rein negli occhi

-Parlano di me?-

-Oh sì. Sei un argomento di conversazione molto popolare. So che molti nobili ti prendono come modello per i loro figli. E, ovviamente, sei decisamente l’argomento principale delle chiacchiere femminili di ogni corte-

Shade sgranò gli occhi per la sorpresa e Rein vedendolo, si lasciò andare ad una risata

-Dai, non dirmi che non lo sapevi-

Shade scosse la testa, incredulo.

-Parlano di me le donne… perché?-

Rein roteò leggermente gli occhi con una finta espressione stizzita

-E poi dicono che sei un principe intelligente. Veramente non lo immagini?-

Shade scosse la testa

-Erede al trono e senza una fidanzata in vista, dovresti sapere che sono una combinazione molto potente se messe insieme-

-Che cosa?-

Rein annuì, convinta di ciò che aveva detto

-Non esserne così sconvolto, se ci pensi, ha senso-

-Non sono sconvolto…-

-Lo sembri però-

Disse Rein ridacchiando. Shade le lanciò un’occhiataccia

-Sono semplicemente sorpreso. Non sapevo di essere così al centro delle vostre chiacchiere. E… cosa si dice di me?-

-Curioso principe?-

-Solo vagamente interessato-

-Ammetto, non ti facevo un tipo vanitoso-

-Non sono vanitoso-

I due si guardarono, poi alla fine fu Shade a distogliere lo sguardo. Rein vide le guance del ragazzo tingersi di un leggero rossore

-E va bene, sono curioso-

Rein sorrise, compiaciuta. Stava conoscendo un lato di Shade che non credeva avrebbe mai avuto la possibilità di vedere, e vederlo così onesto e, in un certo senso, vulnerabile, le fece scaldare un attimo il cuore. Sapeva che Shade non si mostrava mai se non con persone di cui si fidava, e sapere di avere quella fiducia la faceva stare bene.

-Va bene, se insisti così tanto, ti svelerò quello che so, anche se per farlo verrò meno al sacro vincolo di segretezza femminile. Allora, oltre a quello che ho detto prima, c’è una cosa su cui tutte noi principesse o dame di corte abbiamo sempre concordato riguardo a te-

-E sarebbe?-

-Che sei bello-

Shade la tornò a fissare in volto, letteralmente sorpreso da ciò che aveva sentito uscire dalla bocca della turchina. Poi si fece tutto rosso in viso e aprì la bocca un paio di volte, come a volere dire qualcosa, ma poi la richiuse e rimase in silenzio sconvolto

-Non mi dirai sul serio che ti ho messo in imbarazzo-

-Ovvio… ovvio che no-

Rein gli scoppiò a ridere in faccia, terribilmente divertita da quella situazione. Shade si fece ancora più rosso d’imbarazzo e le mugugnò contro

-E smettila…-

-Scusami, ma è troppo divertente. Dovresti vedere la tua espressione-

-Mi piacerebbe vedere la tua se io ti avessi detto una cosa del genere-

-Onestamente credevo lo sapessi…-

-No, non lo sapevo. Cioè, notavo che potevo avere attirato l’attenzione di qualcuna ma non sapevo… cioè non mi immaginavo che tu mi dicessi una cosa del genere-

Shade la fissò, ancora con le gote arrossate.

-Anche tu lo pensi, allora?-

Rein lo fissò un attimo interdetta. Sentì le sue guance imporporarsi, e anche se una parte di lei desiderava ardentemente distogliere lo sguardo da lui, qualcosa le impediva di farlo. Era come una vibrazione nell’aria, qualcosa di così forte che era impossibile combattere. Senza rendersene conto, si ritrovò a mormorare poche parole

-Si, lo penso anche io-

Shade la guardò sempre negli occhi. Per un attimo le sembrò che lui fece un piccolo movimento verso di lei, come se si volesse avvicinare ancora di più alla turchina, ma alla fine rimase immobile. Un silenzio intenso era sceso su di loro. Non si dissero niente, si guardarono solo negli occhi. Alla fine fu Shade a sciogliere quel momento, distogliendo lo sguardo da lei. Rein si sentì come ridestata all’improvviso, e si voltò, tutta rossa in volto e in imbarazzo. E spinta da quell’emozione, si ritrovò a parlare, veloce, imbarazzata

-E' la verità, comunque. Lo sei dopotutto, sarei una folle a non dire ciò che è ovvio. Sei un bel ragazzo Shade, lo sei sempre stato. Mi meraviglia che nessuno te lo abbia mai detto esplicitamente così, ma ti assicuro è ciò che pensano in molte… veramente credevo lo sapessi. Cioè, chiunque me lo chiedeva io confermavo sempre che ti consideravo il più bello tra tutti i principi, sia di aspetto che come modo di fare e…-

Shade la guardò. Ormai l’imbarazzo sembrava essere sparito dal suo volto, sostituito dal suo solito volto impassibile

-Nessuno me lo aveva mai detto, te lo giuro-

Rein cercava di ricomporsi. Sentiva lo sguardo di Shade su di se, ma ancora sapeva di non potere ricambiare. Le sue guance erano ancora rosse, lo percepiva perché sentiva il calore propagarsi da esse sulla sua cute. Così cercò di spostare la conversazione su un altro argomento, per ricomporsi e tornare normale

-Questo si che è strano… nemmeno da Bright?-

Shade la guardò perplesso

-Cosa c’entra ora Bright?-

-Non facevo che ripetere, soprattutto davanti a lui, quanto tu fossi decisamente più bello e regale di lui-

-Che cosa facevi?-

Chiese Shade sconvolto. Rein, per tutta risposta, non fece che un gesto stizzito con la mano, come a cercare di minimizzare la cosa

-Non hai mai notato come Bright cercasse di farsi pomposo davanti ai miei occhi negli ultimi anni?-

Shade scosse la testa

-No, non ci ho mai fatto caso. Ma ammetto che evitavo certi eventi molto volentieri-

-Fortunato. Quando Fine non voleva andare da qualche parte i miei mandavano me. Soprattutto se sapevano che c’era Bright nei paraggi-

-Speravano in un vostro fidanzamento?-

-Credo di si… anche se avevo già espresso il mio parere contrario-

-Ti credevo innamorata di lui-

Rein sospirò, rassegnata

-Avevo dieci anni-

-Lo so, ma…-

-Una persona può anche cambiare idea, no? E io avevo solo dieci anni. Ma la cosa peggiore è che credo che Bright pensi veramente che quello che potevo provare per lui allora io lo possa provare ancora adesso. Per questo molte volte ti usavo… insomma, affermavo con molta insistenza quanto ti trovassi decisamente più bello e affascinante di lui e di come certamente saresti stato un meraviglioso re-

Shade sollevò un sopracciglio

-Non mi guardare così. Sai che Bright prova una certa gelosia verso di te, no? Per un periodo non faceva che elencare tutti i tuoi difetti per mettere in luce i suoi pregi. Così io non perdevo tempo a dire che tu eri decisamente più bello di lui e migliore in decisamente molti più aspetti-

-Usavi me per colpire il suo ego?-

-Esattamente. Ogni volta che dicevo così si irrigidiva e poi mi lasciava in pace. Ama sentirsi lodato, non apprezza affatto quando qualcuno brilla più di lui-

-Mi usavi come scudo, diciamo-

-In un certo senso. Ti lodavo e lui mi lasciava in pace. Poi ha smesso di tirarti in ballo ogni volta, almeno quando parlava con me-

Shade scosse la testa, incredulo

-Bright è un brav’uomo e un buon principe-

-Non ho mai detto il contrario. Solo un po’ troppo… pesante. Soprattutto con noi donne-

-Ma è un buon partito-

Rein lo fissò

-Che cosa intendi?-

-Non ti sentivi lusingata per il fatto che cercasse le tue attenzioni? Dopotutto è l’erede al trono del regno del gioiello. Potevi essere regina un giorno, potevi diventare la padrona del castello del gioiello. Non ci hai mai pensato?-

Rein rimase in silenzio per alcuni minuti mentre fissava il panorama. Shade, che non aveva smesso un secondo di osservarla, vide nei suoi occhi tornare quella tristezza che aveva, per troppo tempo, solcato il bel volto della turchina.

-Onestamente, certo che ho pensato molte volte a quella possibilità. Andarmene, allontanarmi da tutto e tutti e provare ad essere di nuovo felice. Ma più ci pensavo, più ben presto ho capito che non sarei mai stata veramente felice al fianco di Bright. Per quanto Bright possa essere un brav’uomo, lui ha bisogno di avere al fianco una donna che lo faccia risplendere, una bambola da acconciare e sistemare a suo piacimento, qualcuno che non vada mai contro di lui o al suo modo di agire. Io invece voglio essere me stessa, libera, libera di parlare liberamente e esprimere la mia opinione ma, soprattutto, vorrei essere amata per ciò che sono, non per chi sono. Non voglio che qualcuno mi corteggi perché sono la principessa Rein del regno del Sole, voglio che qualcuno mi corteggi perché sono Rein che è anche la principessa del regno del Sole. Non sarei mai potuta stare al fianco di Bright, non sono la donna ideale per lui. Certo è innegabile che provi un sincero sentimento di affetto nei suoi confronti per tutto quello che abbiamo passato da piccoli, anche se è pomposo ed egocentrico so che è buono e so quanto possa essere altruista e mosso da un sincero sentimento di altruismo. Ci conosciamo da tanto e conservo con molta cura quei ricordi, ma non basta solo questo, non basta questo sentimento per potere passare tutta una vita insieme, o peggio, per formare una famiglia insieme. So che non posso parlare di amore, so perfettamente che non farò mai un matrimonio d’amore, ma vorrei almeno avere un sincero sentimento di affetto e rispetto con la persona che andrò a sposare, un sentimento che possa cementare la nostra unione anche senza un sentimento di amore. Non sono fatta per Bright, non sono la donna giusta per lui, ci saremmo solo fatti del male a vicenda alla fine e avremmo sofferto per una situazione che sarebbe diventata insostenibile. Non posso dargli ciò che lui vuole e sono certa che un giorno lo capirà, o almeno lo spero-

Shade non disse niente. Aveva lasciato parlare la turchina senza dire niente, capendo che l’unica cosa che doveva fare era ascoltare, in silenzio.

-Se fossi diventata regina al fianco di Bright avrei finito per vivere esattamente come vivevo nel palazzo del sole. Prigioniera dentro una gabbia dorata. Almeno, se dovevo scegliere una prigione, preferivo la prigione di casa mia e anche se avevo la sensazione di morire ogni giorno, era meglio che non l’idea di essere sposata con qualcuno che sapevo non avrebbe mai capito ciò che ero e che, in fondo, non amavo. Lo trovi un discorso troppo egoistico?-

Shade scosse la testa

-No, affatto. Non sei egoista. Solo…-

-Solo cosa?-

-Perché non hai chiesto aiuto?-

Rein scoppiò a ridere, una risata sarcastica, non allegra

-A chi? Chi poteva aiutarmi? O meglio, chi avrebbe rischiato tutto per aiutarmi?-

-Io lo avrei fatto-

Rein sgranò gli occhi e fissò gli occhi scuri di Shade. Shade era terribilmente serio in quel momento, e lei, fissando quello sguardo scuro e intenso che la guardava, sapeva che ciò che gli aveva appena detto corrispondeva alla verità.  Una sensazione di calore si diffuse dentro il petto di Rein e si ritrovò costretta, di nuovo, a distogliere lo sguardo da quello di lui. Le sue guance si tinsero di un rosso acceso e i battiti del suo cuore aumentarono in modo esponenziale. Nessuno dei due disse niente per molto tempo. Shade non sapeva cosa fare. Non aveva voluto imbarazzare Rein ma si era ritrovato a rispondere prima ancora di avere il tempo di realizzare quello che stava dicendo. Tuttavia era la verità. Se avesse saputo prima che cosa stava passando la turchina la sarebbe andata a salvare già da molto tempo. Rein rannicchiò le gambe contro il suo petto, appoggiò sopra le ginocchia le sue braccia incrociandole e sopra di esse vi appoggiò il volto, girato nella direzione di Shade

-Grazie-

Rein aveva parlato con un tono di voce così basso che Shade pensò di esserselo quasi sognato.

-Lo avrei fatto sul serio-

-Lo so. E in un certo senso lo hai fatto veramente-

Shade scosse la testo

-No, io non ho fatto niente-

-Ti sei dimenticato cosa è successo dai sette saggi?-

-E' stata mia madre a fare tutto. Io non ho fatto niente quel giorno, ho solo fatto il mio dovere-

Rein ridacchiò e lo guardò. Era incredibile come fosse capace di sminuirsi nelle situazioni. Credeva sempre di avere fatto solo il suo dovere, invece faceva sempre più di quello che diceva. E la sua non era finta modestia, lo pensava veramente

-Mi hai sostenuto, davanti a tutti, in un momento in cui nessun altro lo avrebbe fatto. È stata la tua mano a darmi coraggio-

Shade non disse niente. Fissò prima Rein, poi la sua mano, poi tornò a fissare Rein

-Sei un brav’uomo Shade. Sono fortunata ad averti al mio fianco-

Non c’era malizia negli occhi di Rein, le sue parole erano oneste e sincere, Shade non ebbe dubbi su questo. Non le disse niente, le fece solo un cenno con il capo. Poi, come se fosse la cosa più normale del mondo, afferrò la mano di Rein.

-Potrai sempre contare su di me. Ovunque sarai, se sarai in pericolo, se avrai bisogno del mio aiuto, io ci sarò-

Rein strinse la mano nella sua, senza dire niente altro, e al tempo stesso dicendo tutto. Erano lì, solo loro due, ancora intenti a fissarsi, quando all’improvviso un rumore di zoccoli si fece sentire, e Shade lasciò andare veloce la sua mano. Quando il rumore si fece più intenso, anche una voce arrivò forte e chiara ai due, una voce che entrambi conoscevano, la voce del capitano delle guardie reali del regno della Luna, ed era una voce decisamente alterata dalla rabbia

-Dannato di un principe-

Shade alzò gli occhi al cielo

-Thomas-

-No, non osare dire il mio nome, tu… tu… tu… dannato di un principe-

Thomas era fermo davanti a loro, in sella al suo cavallo. Li stava fissando dall’alto in basso, con uno sguardo torvo e abbastanza arrabbiato.

-Thomas…-

-No Shade, dannazione, no. Lo sai cosa hai creato questa volta, eh? Un intero palazzo nel caos. Te lo ripeto nel caso ti fosse sfuggito: un intero palazzo nel CAOS! Ho le mie guardie in preda ad un attacco isterico. Per non parlare di un nutrito gruppo di domestici e domestiche in preda alla confusione e il povero conte Nicholanos… Crede di avere mancato ai suoi doveri e parla di dimettersi dalle guardie reali. Dannazione Shade sarà arrivato anche da poco ma si sta dimostrando un bravo soldato, uno dei miei uomini migliori. E tu cosa fai? Decidi di traumatizzarmelo praticamente a vita? Dovrei essere io quello che si dimette dato tutti i problemi che mi stai causando-

Shade lo fissò perplesso

-Non è la prima volta che sparisco. Tutti sanno che ogni tanto vado fuori dal palazzo-

-Oh certo, dato che tutti lo sanno, pensi che sia una cosa normale, no? Lo sai qual è il compito delle guardie? Sorvegliare! E se chi devono sorvegliare sparisce, all’improvviso, in pieno giorno, sotto il loro naso, cosa pensi che possano pensare? Che non sanno fare il loro lavoro, ecco cosa si ritrovano a pensare!-

-Andiamo Thomas, ora stai esagerando-

-No, non sto esagerando. E questa volta l’hai fatta veramente grossa!-

-Thomas, stai avendo una crisi isterica, lo sai?-

-No, non ho una crisi isterica! Sto cercando di evitare una crisi isterica e la colpa è tua! E anche sua-

Thomas puntò il dito contro Rein, che si ritrovò ad indietreggiare lentamente e a farsi rossa per l’imbarazzo. A quel punto Shade si alzò, e si frappose fra i due

-Thomas, ora stai esagerando. Rein…-

-Esagernado? ESAGERANDO? C’è un intero palazzo nel caos, per LEI!-

Rein si alzò in piedi di scatto e si mise di fianco a Shade, meravigliata. Anche Shade aveva la stessa espressione sul volto. Addirittura, si ritrovarono a parlare insieme

-Per lei?-

-Per me?-

Thomas scese da cavallo e si avvicinò alla coppia, ma fissò Rein negli occhi

-No no no, non userai i tuoi begli occhioni blu su di me principessa, non questa volta. Tu sei in assoluto la peggiore di tutti in questo momento. Ogni briciolo di simpatia nei tuoi confronti, sparita. Ma io dico, credevo fossi una mia alleata, non una sua… complice. E quella tua cameriera… è arrivata da me, in lacrime!-

-Cosa è successo a Dreamy?-

Chiese Rein, preoccupata per lei

-Cosa è successo a Dreamy? Oh, niente. Ha solo avuto una crisi di nervi perché, ah sì, sei sparita! Sparita così, all’improvviso, non solo da camera tua, ma da un palazzo intero!-

Rein sentì le gote arrossarsi ancora di più, e abbassò lo sguardo. Shade, a quel punto, si fece avanti

-E' colpa mia-

-Questo lo so. So che la principessa da sola non farebbe mai niente di simile-

Disse Thomas, fissando in cagnesco Shade

-Thomas, ora basta-

Thomas si avvicinò ancora di più a Shade, e i due si ritrovarono a fissarsi a pochi centimetri l’uno dall’altro. Rein, preoccupata, cercò di frapporsi tra loro

-Ragazzi, vi prego, sono certa che…-

Ma non fece in tempo a finire la frase che Thomas si lasciò andare ad un sospiro, prima di sorridere al suo principe

-Dannazione Shade, ma come fai? Tutte le volte così, ti metto sotto stretta sorveglianza e tu… sparito. In pieno giorno! Si può sapere da dove diamone te ne esci ogni volta?-

Shade sorrise sarcasticamente all’amico

-Segreto reale, non sei autorizzato a saperlo-

-Si come no… segreto reale un accidente. Va bene, tieniti i tuoi segreti. Ma la principessa sono certa…-

-Non te lo dirà. Me l’ha giurato-

-Rein, ma come hai potuto?-

I due si voltarono verso di lei, e vedendo la sua espressione incredula, ridacchiarono. Rein era senza parole. Aveva veramente creduto che per poco quei due non facessero a botte, o peggio, e ora ridacchiavano, come se niente fosse. La rabbia di Thomas, totalmente sparita. Vedendo il suo sguardo, Thomas si affrettò ad inchinarsi e a scusarsi

-Perdonatemi principessa, non era mia intenzione spaventarti… almeno non troppo-

-Io non…-

-Io e Thomas abbiamo una specie di gioco in corso-

-Un gioco che hai inventato tu e che decidi tu di giocare solo quando vuoi tu-

-Non vorrei mai renderti le cose troppo facili, altrimenti come potresti poi sfoggiare le tue doti di capitano delle guardie reali?-

-E' fin troppo facile sfoggiare le mie doti quando tu ti nascondi praticamente ogni volta nello stesso posto-

-Almeno quando ho intenzione di farmi trovare-

Thomas rifilò un’occhiataccia al suo principe, prima di sedersi anche lui sul prato, vicino ai due. Rein era rimasta interdetta da quello scambio di parole, e fissava quei due sbalordita.

-Voi due siete strani-

Mormorò scuotendo la testa. Shade e Thomas la fissarono, si guardarono e si sorrisero

-In realtà diciamo che questo è un nostro piccolo compromesso-

Spiegò Shade. La turchina lo fissò

-Compromesso?-

-Esatto. Ogni tanto devo uscire da palazzo, devo allontanarmi da quello studio o dai miei ministri, o finirei per ucciderne qualcuno, seriamente. E anche Thomas ha diritto allo stesso. È la nostra boccata d’aria fuori lavoro. So che può sembrare una cosa infantile ma… non possiamo solo lavorare. E diciamo che adesso possiamo ancora permetterci di farlo, le nostre responsabilità, le mie soprattutto, sono ancora limitate. Quando diventerò re… sarà decisamente tutto diverso. Ma per adesso ogni volta che ho la possibilità, sparisco-

-E con il fatto che il principe sparisce, io ho il compito di “riprenderlo e portarlo a casa”. È una scocciatura, ma qualcuno deve pur farlo-

-Certo. Così hai una scusa ufficiale per uscire senza destare sospetti-

-Esatto. Anche se, dato che sparisce all’improvviso, mi ritrovo veramente a dovere affrontare una crisi isterica di palazzo. Ma almeno così sua maestà non può rimproverami-

-Come scusa?-

-Mia madre non ama troppo queste mie… uscite. E sa perfettamente che con la scusa di cercarmi Thomas si fa anche lui un po’ di libera uscita. E la cosa la infastidisce, perché Thomas non lo può riprendere perché sta facendo il suo lavoro che è, appunto, quello di cercarmi, e io non ho il divieto di uscire da palazzo, tecnicamente. Quindi non può dirci ufficialmente niente-

-Anche se ogni tanto ci fa una bella lavata di capo a tutti e due-

-Come quella volta che ce ne siamo andati durante la visita della delegazione del regno della goccia-

-Vero, non mi ha praticamente rivolto la parola per due settimane-

I due scoppiarono a ridere al ricordo. Rein li fissò, trovandosi a sorridere anche lei, contagiata dalla loro risata.

-In pratica siete due bambini dispettosi che si divertono a fare infuriare la mamma. Chissà cosa darebbero le persone della corte della luna per conoscere veramente la vostra natura-

-Non ci crederebbe nessuno… sono troppo ben voluto alla mia corte, nessuno dubiterebbe di me…-

-Ma io sono una principessa. Principe contro principessa, a chi credi che darebbero retta?-

-Non oseresti…-

-Non mi conosci così bene allora-

Thomas scoppiò a ridere, poi si avvicinò a Rein, le prese la mano e le fece un inchino

-Principessa, siete in assoluto la cosa più bella che sia capitata nella mia vita. Finalmente un alleato contro quella testa calda di un principe. Siete una benedizione-

-Lieta di essere d’aiuto-

Shade li guardò, si portò una mano sugli occhi e bofonchiò qualcosa che nessuno dei due riuscì a capire. Tuttavia, quel breve periodo di tranquillità fu presto interrotto dalla voce dello stesso principe

-Tuttavia c’è una cosa che non mi torna. Di solito ci metti decisamente più tempo a trovarmi Thomas-

-Perché questa volta, mio caro principe, pur capendo le tue intenzioni, hai decisamente esagerato-

Shade alzò un sopracciglio perplesso

-Non capisco cosa intendi dire-

-Su questo non avevo dubbi. Mio caro principe hai, per caso, pensato come sarebbe stato possibile per te e la principessa rientrare a palazzo nello stesso momento senza destare sospetti o dare adito a chiacchiere di natura discutibile?-

-Di certo non sarei entrato dalla porta principale insieme, questo mi pare ovvio…-

-Oh certo, perché l’unico problema sarebbe solo essere visti tornare insieme. Ovvio, come potevo pensare che la tua mente potesse pensare più a fondo di quello che in realtà fa? Non ti sei minimamente posto il problema, invece, che la sparizione, in contemporanea ci tengo a precisare, tua e della principessa non sarebbe stata decisamente notata? E non hai minimamente pensato al fatto che non ci sarebbe voluto molto prima che un certo tipo di chiacchiere, di certo non di natura lusinghiera, iniziasse a circolare tra le mura del palazzo?-

Il volto di Shade diventò improvvisamente pallido. Vedendolo Thomas rimase leggermente stupito

-Non ci posso credere, non ci avevi veramente pensato?-

Il principe scosse il capo. Come aveva potuto non pensare a quell’evenienza? Tutto quello cui aveva pensato era stato semplicemente portare Rein fuori dal palazzo per un pomeriggio di totale relax. E pensando solo alla sua serenità non aveva minimamente considerato il resto

-Dovete andare, subito-

Si affrettò a dire. Thomas tuttavia scosse il capo

-Non posso tornare io con Rein. Cosa potrei dire? Stavo cercando il principe e la principessa è spuntata all’improvviso dal terreno e l’ho riportata a casa?-

-Allora torno prima io e poi voi…-

-La situazione non cambierebbe-

I due ragazzi si guardarono senza sapere cosa fare. Rein, timidamente, provò a dire la sua

-Potete accompagnarmi, farmi entrare in giardino e potrei dire che ero semplicemente uscita per una passeggiata solitaria…-

Thomas scosse il capo

-Non è plausibile. Non appena un membro della famiglia reale sparisce, la prima cosa che viene fatta è perlustrare tutto il palazzo, giardini compresi. Non sarebbe credibile dire che eri lì. Qualcuno delle guardie ti avrebbe vista di sicuro nel caso-

Rein abbassò lo sguardo, non sapendo cosa fare, o cosa dire. All’improvviso, una folata di vento portò con sé un leggero suono di campane. Il suono, trasportato dal vento, si era fatto debole, ma nel silenzio, fu possibile per i tre ragazzi percepirlo con precisione. E Shade, sentendo quel rumore, si illuminò

-Mia madre-

Thomas e Rein lo fissarono, perplessi

-Mia madre si dovrebbe trovare ancora al tempio-

Thomas capì subito cosa volesse dire Shade, e si affrettò ad annuire con il capo

-Potrebbe funzionare-

Shade si alzò e si avvicinò a Rein, offrendole la mano per farla alzare

-Ci dobbiamo sbrigare. Se la manchiamo, perdiamo la soluzione al nostro problema-

-Non capisco cosa…-

-Non c’è tempo per le spiegazioni ora, principessa. Shade, devi galoppare come non mai-

Il principe annuì. Si affrettò ad avvicinarsi al suo cavallo, liberò le briglie dall’albero cui lo aveva legato e salì sopra la sella con un movimento veloce e preciso. Si avvicinò a Rein e la aiuto a salire sulla sella, davanti a lui, in modo da tenerla salda durante la cavalcata.

-Io mi avvio verso il luogo d’incontro con le altre guardie. Dirò che non ti ho trovato e continueremo la ricerca. Vedi di farti trovare sotto gli alberi di frassino al vecchio crocevia-

-Il vecchio crocevia? È esattamente dall’altra parte del tempio!-

-Per questo è il luogo migliore. Ti lasciò un’ora di tempo, pensi di farcela?-

Shade annuì. I due non si dissero niente altro e Shade fece partire al galoppo il suo cavallo. Thomas rimase a fissare i due galoppare via veloci, e solo quando furono abbastanza lontani, si decise a mettersi in sella anche lui. Si voltò dalla parte opposta e si avviò veloce. Tuttavia, mentre cavalcava, Thomas si ritrovò a domandarsi quale fosse stata l’ultima volta che Shade avesse fatto qualcosa senza pensare a tutte le possibili conseguenze. Non era da lui comportarsi così. Sembrava avere agito semplicemente d’istinto, guidato da un impulso improvviso. Possibile che l’arrivo di una donna nella sua vita potesse avere avuto il potere di fare stravolgere completamente tutto quanto?

 

Tra tutti i vari impegni di corte cui Moon Maria doveva attendere e presiedere poiché regina, era praticamente impossibile per lei uscire da palazzo. Non si era mai sottratta ai suoi doveri, non aveva mai rinunciato a niente per capriccio o per noia, tuttavia solo su una cosa era stata irremovibile nel corso degli anni: ogni pomeriggio e ogni volta che la sua salute glielo consentiva, la regina andava a pregare al tempio della Luna e decideva di fermarsi tutto il tempo che riteneva necessario. Certi giorni potevano bastare anche poche decine di minuti, in altri si prendeva tutto il tempo che desiderava. Era un’abitudine che aveva preso dopo la morte del marito. Non andava al tempio spinta solo dal desiderio di pregare, ma lì sentiva di potersi confidare e sfogare le sue preoccupazioni al suo defunto marito in cerca di consiglio. Sapeva, a livello razionale, che ciò era impossibile, Skyler non le aveva mai comunicato dall’aldilà, ma andare lì, e rivolgere a lui le sue preoccupazioni la faceva sentire meglio. Era il solo momento in cui si lasciava andare alle preoccupazioni, e ogni volta che tornava a palazzo, anche se non aveva trovato conforto o soluzioni a determinate situazioni, si sentiva meglio e sapeva che in poco tempo tutto si sarebbe sistemato. E lei credeva fermamente che ovunque il suo Skyler fosse, lui vegliasse ancora su di lei e i loro figli e quella vicinanza, anche se non più fisica ma solo spirituale, l’avevano aiutata in tutti quegli anni senza di lui. Era per quel motivo che ogni volta che andava al tempio non aveva bisogno di un folto gruppo di accompagnatori, anzi desiderava l’esatto opposto. Gli unici ad accompagnarla erano due guardie reali, il suo fidato cocchiere e la sua dama di compagnia. Tendenzialmente il tempio non era mai molto frequentato quando lei andava in visita, e Moon Maria apprezzava quel silenzio rispettoso così diverso dal trambusto della corte reale. Era forse l’unico momento in cui poteva stare completamente sola. Le guardie che la accompagnavano, infatti, aspettavano il suo ritorno fuori dal tempio poiché dentro di esso non era ammesso portare nessun tipo di arma, dopotutto il tempio era un luogo sacro, e chiunque avesse deciso di deturpare tale luogo spargendo sangue o uccidendo delle vite sarebbe stato certamente condannato alla dannazione. Per questo la regina entrava solo accompagnata dalla sua dama e quel pomeriggio non era stato diverso dal solito. Aveva trascorso forse qualche momento in più al tempio rispetto a ciò che aveva previsto, per questo si stava apprestando a tornare a palazzo con una certa fretta. Dopotutto sapeva che la stavano aspettando, quindi desiderava tornare a casa, soprattutto perché desiderava parlare con il figlio prima della cena. Sperava di essere ancora in tempo per poterlo fare. Non appena le guardie la videro arrivare, si affrettarono a mettersi sull’attenti

-Siete pronta per tornare a casa, altezza?-

-Si tenente-

-Chiamo il cocchiere con la vostra carrozza allora, maestà-

Moon Maria si limitò a fare un cenno di assenso all’uomo e si voltò verso la sua dama di compagnia

-Impegni per la serata?-

-Nulla al momento, maestà. Cenerete con i principi come ogni sera e al momento dopo, non avete altri impegni-

-Perfetto. Desidererei che le cose restassero così, vorrei coricarmi presto-

La donna le fece un cenno di assenso con il capo. Nel frattempo la carrozza si era avvicinata e Moon Maria sorrise al vecchio uomo che la portava. Era stata la regina stessa a richiedere lui per quel compito specifico, un ormai anziano cocchiere di corte, Davion. Moon Maria era particolarmente legata al vecchio uomo, era stato un servo fedele e leale di suo marito e si era sempre occupato lui dei suoi spostamenti, fin da quando era stata incoronata regina. Quando fu abbastanza vicino, Davion fece un piccolo inchino alla donna

-Pronta per essere portata a casa, altezza?-

-Come sempre, Davion. Posso contare sul fatto di tornare a casa sana e salva?-

-Non lo dovete neanche chiedere, maestà-

Moon Maria sorrise all’uomo. Una guardia aprì lo sportello della carrozza e offrì la sua mano come aiuto per farla salire. La regina aveva appena messo un piede sul predellino, quando un rumore di un cavallo al galoppo la fece fermare. Era insolito che qualcuno si avvicinasse ad un luogo sacro con una cavalca così veloce, e la sua sorpresa fu doppia quando vide chi stava spronando al galoppo quell’animale.

-Shade?-

Chiese sbalordita. Si affrettò a scendere velocemente. La sua meraviglia crebbe ancora non appena vide che tra le braccia di Shade c’era anche Rein. La regina non fece nemmeno in tempo a processare mentalmente ciò che stava accadendo che Shade era arrivato vicino a lei e Rein stava già smontando da cavallo.

-Mamma…-

-Shade, Rein! Cosa ci fate qui?-

Rein e Shade si guardarono, ma fu il principe a rispondere a sua madre

-E' una lunga storia, mamma, ti spiegherò tutto quando torneremo a palazzo. Ho bisogno però che tu e Rein torniate a palazzo insieme-

Moon Maria fissò suo figlio, perplessa. Poi, ad un tratto, sembrò capire esattamente cosa fosse successo

-Non mi dirai che sei di nuovo sgattaiolato fuori da palazzo, vero? Per di più hai trascinato con te Rein?-

Rein si limitò a fissare il suolo, incapace di guardare la regina negli occhi. Shade invece fece un mezzo cenno di assenso a sua madre.

-Shade! Ti rendi conto di cosa…-

-Mamma, non c’è tempo adesso per questo. Devo avviarmi verso il luogo d’incontro con Thomas. Tu e Rein invece tornerete a palazzo e, ti prego so che cosa può sembrare ma…-

Moon Maria alzò la mano, bloccando le parole del figlio.

-Ne riparleremo a palazzo. Tutti e quattro ne parleremo, tu, io, Rein e anche Thomas. Ma almeno ti rendi conto di quello che hai fatto? Hai trascinato Rein con te… Spero che la tua spiegazione sia abbastanza convincente quando me la dirai. Mio dio, non oso nemmeno immaginare cosa stia succedendo a casa-

-Per questo ho bisogno del tuo aiuto. Mamma, per favore-

Moon Maria sospirò, sconfitta.

- Va’ ora. Al resto penso io-

Shade sorride a sua madre, poi si soffermò a fissare per un attimo Rein. La turchina ricambiò il suo sguardo, poi, rapido, fece voltare il cavallo e si avviò veloce. Tutti i presenti rimasero interdetti sul da farsi per qualche secondo. Poi la regina si voltò verso Rein

-In carrozza, subito-

Rein annuì e si affrettò a salire, in silenzio. Moon Maria si voltò verso i suoi accompagnatori.

-Vorrei sperare che ciò che è appena accaduto rimanga tra i soli presenti-

Le guardie, il cocchiere e Lady Vivian annuirono quasi all’unisono.

-Chiunque vi chieda informazioni riguardo ad oggi, la principessa Rein è venuta al tempio della Luna su mia richiesta ed è sempre stata in mia compagnia. E per quanto riguarda mio figlio, nessuno di noi lo ha mai visto. Sono stata sufficientemente chiara?-

-Si maestà-

Dissero in coro i presenti. Per fortuna di Moon Maria e dei due principi, le persone che erano con lei in quel momento erano persone fidate, e lei sapeva che avrebbero mantenuto la parola, preservando quello che era accaduto.

-Davion, torniamo a casa. Ora sono veramente stanca-

Il vecchio uomo annuì. Sia la regina che lady Vivian salirono in carrozza, e una volta che furono sistemate il cocchiere diede un leggero sprone alle redini e i cavalli si misero in cammino. Dentro l’abitacolo nessuno parlava. Rein si limitava a fissare il suo vestito, incapace di alzare lo sguardo. Moon Maria, che si era seduta vicino a lei, non sapeva bene cosa fare. Si scambiò uno sguardo con la sua dama di compagnia, la quale le fece un cenno con il capo indicando la ragazza. Si, sapeva che doveva dirle qualcosa, il problema era che non sapeva bene come formulare le parole per tutte le cose che voleva dirle. Tuttavia, alla fine decise di comportarsi nell’unico modo che riteneva avrebbe potuto veramente funzionare: comportarsi come una madre

-Rein, so che il tuo vestito è di tuo piacimento, ma saresti così gentile da alzare lo sguardo, per favore? Detesto parlare a qualcuno che non ha il coraggio di guardarmi in volto-

La giovane sussultò leggermente sentendosi chiamare. Alla fine si fece coraggio, e alzò lo sguardo. Si voltò a fissare la regina e Moon Maria vide le gote rosse della ragazza.

-Non sentirti in imbarazzo cara…-

-Come posso non esserlo?-

-Prima di tutto, so che questa situazione non è colpa tua, almeno non del tutto. So riconoscere la mano di mio figlio dietro tutto questo-

-Non è successo niente, maestà, ve lo giuro-

-Intendi a parte il fatto che siete usciti di nascosto dal mio palazzo? Due principi di sangue reale, non legati tra loro da nessuna parentela, men che meno due fidanzati, di cui già si parla fin troppo a corte per il loro legame particolare, che sgattaiolano fuori senza scorta e senza avvisare nessuno? Credo, mia cara, che abbiamo due concezioni molto diverse sul significato della frase “non è successo niente”-

Rein aprì la bocca per replicare, ma non seppe cosa rispondere. Si fece ancora più rossa in volto, e tornò a fissare abbattuta il suo abito, completamente sconfitta dalla brutalità delle parole della regina, parole fin troppo vere per potere essere contraddette. Si era comportata come una incosciente bambina di dieci anni, senza pensare né alla situazione né tanto meno alla sua reputazione. Era stata incosciente e sconsiderata, e per di più, si era comportata in modo tremendo contro la donna che l’aveva accolta in casa sua come fosse una figlia. Vedendo lo stato d’animo di Rein, e ,forse, accorgendosi di avere esagerato con le sue parole, Moon Maria prese la mano della ragazza tra le sue. La principessa sussultò a quel tocco e si affrettò a fissare la regina

-Rein voglio che tu sappia che conosco mio figlio, so che non ha fatto assolutamente niente di sconveniente nei tuoi confronti e so che non c’era malizia nelle vostre intenzioni. Tuttavia spero vi siate resi conto delle vostre azioni e…-

-E' proprio questo il punto, maestà. Non abbiamo pensato, non ho pensato. Quando mi ha proposto di uscire, io non ho riflettuto e ho sbagliato. Ho agito e basta, senza pensare alle conseguenze. Il fatto è che volevo solo… solo respirare un po’ d’aria all’aperto-

Rein abbassò di nuovo lo sguardo. Moon Maria le strinse la mano

-Credi non capisca questo tuo bisogno? Credi che non possa capire, soprattutto dopo anni che hai passato rinchiusa in un palazzo ignorata da chi avrebbe dovuto ascoltarti, il desiderio di potere essere libera anche solo per un paio d’ore? Rein una parte di me è terribilmente contenta di sapere che vi siete potuti godere un pomeriggio da semplici ragazzi, sono una madre, lo capisco, ma il fatto è che voi non siete semplici ragazzi. Siete due reali, mio figlio è destinato a diventare re un giorno e non hai certamente bisogno che sia io a ricordarti cosa sarebbe potuto succedere se qualcuno vi avesse visti. Lui se la sarebbe cavata con poco ma tu… Rein capisci quanto sia importante preservare la tua reputazione in modo immacolato?-

Rein annuì

-Mi dispiace maestà. Non volevo tradire la vostra fiducia o peggio-

La donna le sorrise

-Non mi sento tradita. Solo dovete sempre pensare alle conseguenze delle vostre azioni. E se una cosa del genere dovesse ricapitare, almeno progettate anche il ritorno. Potrei non essere al tempio la prossima volta-

Rein la fissò, sbalordita

-Prossima volta?-

La regina ridacchiò

-Oh, fidati di me Rein, ci sarà sicuramente una prossima volta. Conosco molto meglio mio figlio di quanto lui stesso pensi. Ho l’assoluta certezza, sia da regina che da madre, che ve la svignerete ancora e ancora. Solo che non sono ancora mai riuscita a capire cosa fa ad uscire dal palazzo-

Rein fissò la regina. Aveva capito cosa volesse sottintendere la donna, ma si ritrovò a dovere disattendere la sua velata richiesta

-Mi ha fatto andare in un punto preciso del giardino e siamo usciti da un cancello laterale. Sapeva bene quando le guardie sarebbero passate e siamo passati senza problemi. Ma non so come abbia fatto a procurarsi il suo cavallo senza essere visto, o come sia uscito da palazzo. E, ne sono certa, conosce altre vie di uscita, sicuramente molto più…-

-Nascoste-

Finì la regina per lei. Rein annuì.

-Ma come hai fatto ad uscire dal palazzo e andare in giardino senza essere vista?-

-In realtà non ho fatto nessuna fatica. Sono semplicemente stata attenta a passare quando nessuno era nei paraggi. Mi sono tenuta nascosta dietro alcune colonne e sono uscita nel giardino dalle vetrate principali-

La donna la fissò meravigliata

-Non hai veramente incontrato nessuno?-

-No maestà. Ma era primo pomeriggio, credo che molti dei nobili fossero tutti nelle loro stanze dopo il pranzo e…-

-E di giorni le guardie che perlustrano il palazzo sono decisamente in numero inferiore rispetto alla notte-

-Dovete riconoscere, maestà, che vostro figlio è veramente abile quando vuole-

Sia la regina che la principessa si voltarono verso lady Vivian.

-Abile nel farmi preoccupare e spaventare di sicuro-

Lady Vivian sorrise alla sua regina.

-Credo che dovrò impegnarmi a scoprire le vie di fuga che usa mio figlio, di nuovo. Sono anni che provo a capire come fa, ma sembra sparire nel nulla. È come se conoscesse dei passaggi segreti di cui io sono all’oscuro-

Le tre donne rimasero in silenzio per alcuni minuti. Poi la regina sospirò, si voltò di nuovo verso Rein e le sorrise

-Molto bene, ormai non serve a niente rimuginare su questa situazione ancora per molto. Quello che dobbiamo fare è prepararti alle possibili domande che ti faranno non appena torneremo a palazzo-

-Domande?-

-Non penserai sul serio che se è veramente trapelato il fatto che tu e mio figlio siete spariti da palazzo, alla corte basterà vederti tornare con me per sedare le chiacchere, vero? So di essere la regina, ma tutti sanno che per i miei figli farei qualsiasi cosa, forse persino coprire uno scandalo-

-Quindi cosa devo fare?-

-Semplicemente dovrai imparare a memoria tutto ciò che oggi io e lady Vivian abbiamo fatto, compresa la struttura stessa del tempio. Lady Vivian, vi dispiace aiutarmi? Vi dovrete occupare dei capelli della principessa. Quella cavalcata li ha decisamente spettinati e sono decisamente sospetti per una semplice visita al tempio. Forza, manca meno di una decina di minuti prima di tornare a palazzo, non abbiamo molto tempo. Rein ora ascoltami attentamente e non farmi perdere tempo-

-Farò del mio meglio, maestà-

Disse la principessa. Moon Maria le sorrise

-Me lo auguro proprio. Perché so essere una temibile insegnante, quindi mi aspetto la massima attenzione, sono stata chiara?-

Rein annuì.

-Bene. Iniziamo allora da quando ti ho fatto chiamare oggi pomeriggio…-

 

 

 

La comparsa di Rein con la regina aveva suscitato un certo scalpore tra la corte del palazzo della Luna. Era praticamente impossibile per qualsiasi membro della corte infatti, tranne che per Lady Vivian, accompagnare sua maestà alle visite pomeridiane al tempio. Eppure, come se fosse la cosa più normale e naturale del mondo, le tre donne erano scese e avevano fatto ritorno come se niente fosse. Anche il ritorno del principe, accompagnato dal capitano delle guardie e da un manipolo di esse, aveva fatto alzare quante nobile sopracciglio. Tuttavia, tutti si stavano comportando come se non fosse successo niente, come se il pomeriggio si fosse svolto esattamente come si doveva svolgere infatti non c’era stato nessun comportamento strano da parte della famiglia reale, anzi il programma della giornata era andato avanti senza cambiamenti. La cena si era svolta come sempre, e il tono a tavola era sembrato cordiale tra tutti i presenti. Eppure, qualcuno aveva bisbigliato che la cosa sembrava decisamente troppo strana, tutto sembrava decisamente troppo normale e tranquillo, e questo, per una corte, risultava essere ancora più sospetto. Anche perché, ad un certo punto, era trapelato qualcosa di totalmente inaspettato: si vociferava, infatti, che il principe Shade e la principessa Rein fossero scappati insieme da palazzo quel giorno. Tutto era nato quando le guardie erano entrare in subbuglio, e qualcuno aveva visto il capitano Thomas uscire di corsa da palazzo con una decine di guardie al seguito. E poi, tra le cameriere era circolata la voce che Dreamy, la cameriera personale della principessa, fosse sconvolta per l’improvvisa sparizione della turchina. Certo, erano semplici chiacchiere, nessuno aveva materialmente visto il principe e la principessa andare via insieme, ma era anche vero che nessuno a corte aveva visto sia l’uno che l’atro quel pomeriggio. In poco tempo, quindi, la notizia era già sulla bocca di tutti, e lo scandalo stava già prendendo forma ed era pronto ad esplodere, quando l’improvviso ritorno della principessa con la regina sembrava avere ucciso all’istante quella malignità. Ma si sa come funzionano le chiacchiere, anche quando sembrano morte, in realtà sono sempre pronte a riprendere vita. Sarebbe bastato poco, infatti, per far sì che la notizia della possibile fuga dei due giovani facesse il giro di quasi tutte le corti di Wonder. E se la voce fosse arrivata alle orecchie di una determinata persona, il corso delle vite di varie persone avrebbe preso una piega decisamente imprevista. Infatti, se qualcuno gli avesse riferito quello che era successo, la sua reazione non sarebbe stata quella di incredulità, ma sarebbe stata una reazione di pura rabbia. Infatti, se lo scandalo si fosse rivelato vero, tutto ciò che lui avrebbe provato sarebbe stato un sentimento di rabbia così travolgente e forte perché avrebbe voluto dire che quei due, consciamente, fuggendo così insieme, si erano voluti fare beffa di lui, senza alcun ritegno o considerazione per la sua persona. E a quel punto, l’unico modo che avrebbe avuto per porre rimedio a tutto ciò, prima di perdere per sempre il suo status o la considerazione che il mondo aveva di lui, e per punirli di una tale avventatezza, sarebbe stato quello di correre ai ripari il più presto possibile e di fare qualcosa di così plateale che avrebbe fatto capire a chiunque come stavano realmente le cose. E il modo migliore per farlo sarebbe stato quello di organizzare un ballo, un ballo a cui Rein sarebbe stata obbligatoriamente presente, un ballo in cui la realtà dei fatti sarebbe stata finalmente messa in evidenza, a tutti, in tutto il regno e anche e soprattutto, a Shade. Perché se qualcuno decideva di sfidarlo, doveva poi essere pronto al suo contrattacco. Presto tutta Wonder avrebbe assistito al più grande, sfarzoso e impareggiabile ballo reale come non se ne vedevano da molti decenni ormai e per farlo, lui avrebbe avuto bisogno del supporto e del sostegno di una persona così vicina alla turchina che tutto sarebbe andato obbligatoriamente per il meglio. Questo ovviamente sarebbe successo solo se il pettegolezzo fosse uscito dalla corte della Luna, avesse fatto il giro delle corti reali di Wonder e fosse arrivato a lui. Ma come abbiamo già detto i pettegolezzi non muoiono mai, e il destino, che aveva già iniziato a far muovere i fili dei suoi personaggi, quel giorno, li aveva mossi in modo così forte, che qualcuno avrebbe potuto dire che tutto, in realtà, era partito proprio da lì, da quella fuga apparentemente innocente e che proprio da sotto quei rami di una quercia secolare, dove due giovani, un uomo e una donna, si erano parlati senza titoli o nomi altisonanti, senza filtri, proprio da quel momento la vera storia era iniziata. E anche se nemmeno loro potevano immaginare realmente la portata reale dei loro discorsi, qualcosa si era mosso dentro di loro e presto tutto sarebbe esploso al momento opportuno con la differenze che questa volta sarebbe stato tutto sotto la luce del sole e in presenza di più spettatori. E il destino stava lavorando proprio per creare quel momento, e per farlo continuava a tessere la sua trama, incrociando vite e storie di persone che ancora andavano raccontate e vissute.  

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ciao a tutti ragazzi!

Come state? So che veniamo da un periodo decisamente traumatico per tutti quanti, e spero che sia voi che le vostre famiglie stiano tutti bene.

Non vi sto a dire più niente su di me, lo so, avevo promesso il capitolo decisamente molto tempo prima di oggi, e invece, come mio solito, eccomi qua, in ritardo, ma spero mi vogliate bene lo stesso.

È un capitolo un po’ strano, me ne rendo conto, come penso che nessuno di voi caschi sul mio fintissimo alone di mistero che ho voluto dare nell’ultimo paragrafo. Penso perfettamente che sappiate chi sia che parla e forse addirittura qualcuno mi indovinerà perfettamente anche come si svolgerà tutto quanto, ma vi prego lasciatemi l’illusione di essere stata brava e non avervi fatto capire niente. Ovviamente sto scherzando, lasciatemi commenti e pareri e idee, leggo sempre tutti, anche se non sembra, e mi fa sempre piacere vedere cosa ne pensate della storia.

Vi saluto, vi mando un bacio grande, anzi ancora più grande dato quello che stiamo vivendo e noi ci vediamo al prossimo capitolo.

Un bacio, la vostra come sempre

Juls  

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

La principessa Milky passeggiava avanti e indietro davanti alla porta della camera da letto di sua madre. Una guardia reale la osservava, senza osare disturbarla, ma pronto ad entrare in azione se fosse stato necessario. Gli era stato specificamente ordinato, infatti, che se la giovane altezza avesse osato aprire anche solo di un millimetro la porta della stanza di sua madre, aveva l’ordine di prelevarla con la forza e relegarla in camera sua, senza lasciarle la possibilità di uscire, almeno fino a nuovo ordine. Anche la giovane principessa era stata avvertita, quando si era vista chiudere la porta in faccia, dopo avere visto entrare dentro la stanza suo fratello, Thomas e Rein. Sapeva che doveva essere successo qualcosa di importante se tutti e tre erano a ricevimento da sua madre, e questo aveva scatenato dentro di lei il desiderio di sapere cosa stesse succedendo. Perché qualcosa stava succedendo di sicuro, e molto probabilmente riguardava quello che era successo il giorno prima, ovvero il fatto che suo fratello e Rein se l’erano svignata da palazzo, lasciandola lì, da sola, ad annoiarsi. Molto probabilmente sua madre li stava riprendendo per avere lasciato il palazzo senza portarsi dietro la povera, piccola, annoiata principessa. Di sicuro stava succedendo proprio quello. La cosa strana, tuttavia, era la presenza di Thomas. Perché era stato convocato anche lui assieme agli altri due? Forse sua madre voleva assicurarsi che la prossima volta che ci fosse stata una fuga reale si ricordassero di lei e la venissero a prendere. Poteva essere anche quello. La curiosità la stava uccidendo. Doveva assolutamente sentire cosa stava succedendo in quella stanza. Si avvicinò piano piano alla porta e accostò l’orecchio alla porta di legno, tuttavia pur con l’assoluto silenzio del corridoio, non si sentiva assolutamente niente provenire dall’interno. Senza pensarci, la piccola afferrò la maniglia, ma fu prontamente fermata dalla voce della guardia reale

-Principessa...-

Le disse solo. Milky si voltò verso di lui, imbronciata

-Per favore, non potete fare finta di non vedermi? Solo per qualche secondo, giratevi e lasciatemi fare-

L’uomo scosse la testa, impassibile

-Ho ricevuto un ordine, altezza. Mi dispiace, ma non posso assolutamente permettervi di farlo-

-Neanche se imploro?-

-Neanche in quel caso, altezza-

Milky sospirò. Sapeva che le guardie reali potevano essere incorruttibili, soprattutto quando gli ordini venivano da sua madre, da suo fratello, da Thomas o da qualsiasi altra persona che non fosse lei. La giovane si limitò ad osservare la porta, sconsolata, poi si voltò e si mise al fianco della guardia.

-Vuol dire che aspetterò qui-

L’uomo la guardò perplesso

-Non preferireste andare da qualche altra parte piuttosto che aspettare proprio qui?-

Milky scosse la testa, decisa

-Ho deciso che voglio aspettare qui e lo farò-

-Non credo sarà un incontro breve…-

-Ce la farò. Mai sottovalutare la determinazione di una principessa, soprattutto della principessa Milky del regno della Luna-

L’uomo non insistette più del dovuto, tutti sapevano che in quanto a testardaggine la loro principessina era imbattibile. Così rimasero in silenzio, nel corridoio vuoto per alcuni buoni minuti. Milky, nel frattempo, stava diventando sempre più impaziente. La guardia reale sembrava avere ragione, l’incontro segreto non proprio segreto tra i quattro sembrava destinato a durare molto più di quello che lei aveva pensato, ossia un lasso di tempo decisamente interminabile. Tuttavia lei voleva farsi trovare lì quando tutto fosse finito per cercare di scoprire cosa fosse accaduto. Tuttavia stava veramente iniziando a perdere le speranze ed era ormai pronta a cedere e rintanarsi in camera sua, indispettita e sconfitta, quando la porta si aprì e da essa uscì Thomas. Quando l’uomo la vide si fermò di colpo

-Altezza, cosa ci fate qui?-

Milky si avvicinò veloce verso di lui, sorridendogli

-Thomas, meno male che sei uscito tu-

Il capitano delle guardie la guardò meravigliato

-Posso fare qualcosa per voi altezza?-

-Direi proprio di si…-

-In cosa…-

-Cosa sta succedendo là dentro?-

Thomas la guardò, poi si voltò verso la porta chiusa e tornò a fissare la principessa

-Niente di importante-

Tentò banalmente di dire Thomas

-Non sei molto convincente-

-Lasciatemi specificare. Niente di molto importante per voi, altezza-

-Su questo non ti credo-

Thomas incrociò le braccia al petto e la fissò

-State mettendo in dubbio la mia parola di d’Orvail e di capitano delle guardie reali del regno della Luna?-

Milky lo fissò, per niente impressionata o spaventata, o qualsiasi cosa sperasse di fare Thomas.

-Di cosa state parlando? Riguarda me o mia madre o Rein? E cosa c’entra Shade in tutto questo? E tu perché sei già fuori? Stavate decidendo qualcosa che mi riguarda, giusto?-

Thomas fu travolto da quel fiume di parole, tuttavia era assolutamente deciso a levarsi di torno la principessa il prima possibile

-Non abbiamo parlato di voi, altezza, ve lo giuro-

-Ma allora di cosa si tratta? Di quello che è successo ieri?-

-Ieri non è successo niente principessa e…-

-Insomma che cosa vi dovevate dire di così importante? E perché mio fratello e Rein sono ancora da mia madre?-

-Principessa, per l’ultima volta, non è una cosa che vi riguarda, in tutti i sensi-

-Ma di qualcosa si tratta giusto?-

Thomas alzò gli occhi al cielo, esasperato

-Veramente principessa, non si tratta di niente di speciale, ve lo assicuro-

Milky lo guardò guardinga, per niente convinta.

-Cosa state tramando?-

-Non stavamo tramando niente, ve lo assicuro, ciò di cui abbiamo parlato non vi riguarda e sono veramente desolato per voi, principessa, ma temo che dovrò tenere il segreto su ciò che mi è stato detto questa mattina da vostra madre. Se proprio continuate ad insistere, spero lo facciate direttamente a vostra madre, io non posso assolutamente venire meno al giuramento fatto di non rivelare ciò che mi è stato detto. E ora, se mi volete perdonare, devo tornare al mio umile lavoro-

Thomas le fece un piccolo inchino e si incamminò nel corridoio. Milky si voltò ad osservarlo, esterrefatta per quella risposta così tanto formale e priva di qualsiasi indizio. Ma Milky era una principessa testarda, e non avrebbe mai accettato un silenzio come risposta. Così si incamminò veloce dietro di lui

-Thomas aspetta-

Thomas non si fermò ne diminuì la sua andatura per aspettarla. Milky si mise a correre per arrivargli vicino e una volta fatto, afferrò il suo braccio

-Tanto lo sai che scoprirò cosa è successo, vero? E che sarai proprio tu a dirmelo, vero?-

Thomas la fissò, alzando un sopracciglio perplesso.

-Mi credi così facile da corrompere?-

Milky sorrise con un sorriso sarcastico, un sorriso che Thomas riconobbe immediatamente perché lo aveva già visto mille volte, identico, sul volto di Shade. E istintivamente rabbrividì

-Thomas, so che non sei facile da corrompere, ma tu sai, vero, che alla fine se voglio sapere qualcosa, la scopro in ogni caso?-

Thomas la fissò, con gli occhi sgranati per la sorpresa. Milky scoppiò a ridere nel vedere la sua espressione e contemporaneamente fece passare il suo braccio sotto quello del ragazzo

-Allora, capitano, cosa abbiamo in programma oggi?-

-Voi non lo so, io ho da lavorare-

-E io ti accompagnerò, tutto il giorno, fino a quando non mi dirai cosa vi siete detti-

Thomas alzò gli occhi al cielo, rassegnato e visibilmente provato

-Ma possibile che uno normale in questa famiglia non ci sia?-

                                         

 

 

Moon Maria osservava i due giovani seduti davanti a lei. Quando li aveva fatti convocare, tutti e tre quella mattina, in camera sua, sapeva perfettamente che cosa avrebbe detto a ciascuno di loro. Aveva iniziato subito con Thomas, perché sapeva che questa volta, e solo questa volta, il suo coinvolgimento nella fuga del giorno prima era minimo. Nonostante questo, si era comunque dovuto prendere un severo, secco e perentorio rimprovero da parte della regina, e lei detestava con tutta se stessa doverlo fare. Ormai quelli davanti a lei erano persone adulte che avrebbero dovuto sapere come comportarsi, o almeno pensare prima di prendere delle stupide decisioni. La regina, infatti, era anche ben propensa, sotto sotto, alle fughe del figlio, ma il fatto che avesse agito senza pensare all’incolumità di Rein l’aveva fatta infuriare più di quello che pensava. Ed era per questo che doveva parlarne seriamente con il figlio, ma doveva anche fare la ramanzina alla principessa. Ed era meglio incominciare subito

-Principessa Rein…-

La turchina sussultò sul posto sentendosi chiamare e fissò la regina, con uno sguardo leggermente terrorizzato

-Già ieri ho avuto modo di dirti come la penso sulla vostra… fuga. Anche se ritengo mio figlio principalmente responsabile, tu non sei esente da essa-

-Lo so, maestà ed è per questo che…-

-Le scuse ormai non mi interessano e non servono a niente. So quanto tu ti senta mortificata, e fai bene a sentirti così. Ma devo ricordarti, anzi, ricordarvi, che la prossima volta potrei non esserci per salvarvi da queste situazioni o meglio, potrei anche non avere voglia di farlo-

I due la guardarono, in silenzio, entrambi visibilmente pallidi

-Mamma non ti sembra…-

-Con te parlerò dopo. Prima però devo ricordarvi una cosa che dovrete entrambi tenere a mente sempre e in qualsiasi momento: la verginità di Rein-

Sia Rein che Shade divennero immediatamente rossi in viso

-Mamma!-

Gridò Shade, guardando sua madre esterrefatto

-Siamo tutti adulti dentro questa stanza, non credo ci sia bisogno di scandalizzarsi tanto per una parola o per un qualcosa che dovrebbe essere ovvia, come ho già detto, a entrambi. Rein, sei sotto la mia tutela e responsabilità e desidero trattarti come una figlia quindi devo proteggerti il più possibile e per farlo sono costretta a ricordarti, come farebbe una madre, ciò che è veramente importante per una principessa reale, cioè la sua reputazione. So di averti messo in una posizione difficile, so che sei già al centro di molti pettegolezzi, ma finché sono legati alla mia corte, tutto è gestibile o meglio, posso gestirli senza problemi. Ma se uno scandalo di tali proporzioni, perché lo sarebbe fidatevi di ciò che dico, se uno scandalo di tali proporzioni esplodesse tra i nobili non sarei in grado di fermarlo nemmeno io nella mia stessa corte. Questo lo dovete capire. Sarò anche la regina, ma ho i miei limiti-

I due continuarono a rimanere in silenzio, ma ascoltavano attentamente, ogni traccia di imbarazzo scomparsa dai loro volti, sostituita da una dose di consapevolezza.

-Voglio essere chiara, con entrambi. Non sono contraria al fatto che voi due vogliate ricavarvi dei momenti di svago anche al di fuori del palazzo, ma non potete farlo di nascosto. Non siete prigionieri qua dentro, e ogni volta che vorrete, organizzate in modo ufficiale una scampagnata, da soli o con altri membri della corte, non mi interessa, ma portate con voi una buona dose di guardie reali. Solo così potete proteggervi da certe voci e anche in quel caso ci saranno comunque dei pettegolezzi, ma almeno non sarete usciti da soli, senza accompagnatori. Rein se la tua reputazione venisse messa in discussione, se anche solo si osasse accennare ad un comportamento deplorevole tra voi due… sarei costretta a cacciarti per cercare di contenere lo scandalo, dovresti tornare a casa e anche lì quello scandalo ti perseguiterebbe per il resto della tua vita, perché nessuno ti crederebbe più pura. Capite ciò che vi sto dicendo?-

I due principi annuirono.

-Perdonatemi vostra maestà, non accadrà più-

Rein sembrava terribilmente mortificata e al tempo stesso profondamente decisa nella sua affermazione. Moon Maria, vedendola, si alzò dalla sedia e si avvicinò alla turchina. La fece alzare dalla sedia, le mise le mani sulle spalle e la avvicinò a se, in un abbraccio

-Finché sarai qui, fai parte della mia famiglia e io ti proteggerò sempre. Potrai sempre contare su di me, sul mio appoggio e la mia porta sarà sempre aperta in qualsiasi momento. Ti prego però, si prudente-

Le due donne si staccarono e la regina fissò lo sguardo negli occhi azzurri di Rein.

-Ora va cara, devo parlare in privato con mio figlio e credo tu abbia un appuntamento con mia figlia. La sua istruzione da ora in poi dovrà diventare la tua priorità, mi aspetto che vi mettiate al lavoro con dedizione e con non più alcuna distrazione-

Rein si inchinò alla donna

-Certamente altezza. Buona giornata-

Rein si congedò dai due, ma prima di uscire, scambiò un lungo sguardo con Shade. Nessuno dei due sapeva bene cosa si volessero dire in quel momento, ma si erano istintivamente cercati con gli occhi. Shade tornò ad osservare sua madre solo quando sentì la porta della stanza chiudersi, e nel voltarsi, vide sua madre che lo fissava con uno sguardo che non riuscì a decifrare

-Era proprio necessario metterla così in imbarazzo?-

-Si, lo era-

Shade osservò sua madre, poi sospirò

-Almeno potevi farlo senza che io fossi presente!-

-No, dovevi sentire-

-Non capisco cosa…-

-Credi che non veda?-

-Vedere cosa?-

-Come la guardi-

Shade osservò meravigliato sua madre

-Non capisco affatto…-

Moon Maria prese la mano del figlio e lo guardò

-Sono tua madre Shade, per certe cose mi basta guardarti per capire cosa stai provando-

-Veramente io non…-

-Puoi fare finta di non capirmi se vuoi, puoi negare quanto vuoi davanti a me o in pubblico, ma ti prego, non mentire a te stesso-

Shade la fissò e si lasciò andare ad un sospiro

-Io… io non so cosa provo di preciso, mamma. Mi sento responsabile per lei, io non voglio che soffra ancora-

Shade liberò la sua mano da quella della madre e si avviò verso la grande vetrata della stanza che dava sul giardino.

-Non voglio più vederla piangere, non voglio più che non si senta considerata o degna di attenzione. Lei è meravigliosa e radiosa quando sorride e io… voglio solo preservare quel sorriso mamma. È così tanto sconveniente? È così tanto disdicevole o sbagliato?-

-Certo che non lo è. Solo che devi ricordati che noi non siamo persone comuni e che…-

-Vuol dire che non posso prendermi cura delle persone a cui tengo? È questo che mi vuoi dire? Vuol dire che come principe devo diventare una statua di ghiaccio e non provare niente per nessuno?-

-Non sto dicendo affatto questo. Dico solo che se vuoi proteggere le persone a cui tieni e vuoi bene puoi farlo senza però danneggiarle nel provarci. Non puoi prenderti cura di loro se facendolo rischi di comprometterle!-

-Eravamo al sicuro, ieri. Non potrei mai metterla in pericolo e…-

-Hai rischiato di provocare uno scandalo incontrollabile! Hai rischiato di compromettere la sua reputazione, lo capisci? Capisci cosa si poteva pensare sul fatto che voi due eravate fuori, da soli? Lo capisci?-

Shade si voltò verso sua madre, con uno sguardo arrabbiato negli occhi

-Mi consideri così poco, mamma? Credi che sarei stato capace di approfittarmi di lei in quel modo? Credi le abbia chiesto di uscire da palazzo per… quello?-

Moon Maria scosse la testa e si avvicinò a lui.

-Certo che no, figlio mio. So che tipo di uomo sei, so che non lo faresti mai-

-Allora io non capisco…-

-La corte non avrebbe mai capito! Loro avrebbero solo visto due persone, un uomo e una donna, soli e con la possibilità. Basta quello per creare lo scandalo e al contrario tuo, lei ne sarebbe uscita distrutta perché lei è una donna e tutta l’infamia sarebbe ricaduta su di lei e non su di te, perché in quanto uomo è accettabile che tu possa avere certi comportamenti, mentre una donna no-

-Lo so perfettamente questo!-

-Allora dovresti capire, senza problemi. So che non avresti mai agito in modo… sconveniente, ma è innegabile il legame tra voi-

-Ci conosciamo fin da quando eravamo dei bambini…-

-E ora siete adulti, e questo cambia tutto. Sapevo che questo sarebbe potuto succedere solo…-

Moon Maria diede le spalle al figlio e sospirò. Shade guardava le spalle di sua madre, arrabbiato, senza proferire parola. Non capiva cosa stesse cercando di dirle la regina, e provava solo una rabbia incontrollabile al momento, contro la corte, contro i nobili, contro la corona e contro tutta quella situazione in cui si era cacciato. Stava per ribattere quando la voce di sua madre lo fermò

-Shade, ascoltami bene-

Moon Maria tornò a voltarsi verso il figlio, lo afferrò per le spalle e lo fissò, occhi scuri riflessi in altri occhi scuri

-Shade ora ascoltami e lasciami parlare. Credi che abbia voluto Rein qui solo per il bene di Milky? Credi veramente che l’unico motivo per cui abbia espressamente forzato la mano al consiglio dei saggi fosse solo per l’istruzione di tua sorella? Io ho voluto lei, ho voluto espressamente Rein qui per te-

Shade sgranò gli occhi, allibito

-Cosa intendi?-

-Shade forse non te ne rendi conto ma tu con lei sei te stesso, lo sei sempre stato, fin da piccolo. È una delle poche persone al di fuori di me o di tua sorella con cui ti relazioni senza essere il principe ereditario Shade della Luna ma solo… Shade-

-Mamma io continuo a non capire cosa stai dicendo. L’hai portata qui, l’hai sottoposta a tutto questo per me?-

Moon Maria addolcì lo sguardo, sostituendo la determinazione con la sua dolcezza di madre

-Hai molto più da imparare tu da lei che non tua sorella-

Shade fissò sua madre senza parole. Moon Maria sospirò, lasciò la presa sulle spalle del figlio e si andò a sedere sulla sua poltrona. Shade rimase fermo a fissarla. Cosa voleva dire che era lui quello che doveva imparare da lei? In cosa stava mancando?

-Ho sempre fatto tutto nel migliore dei modi-

-Lo so-

-Mi sono sempre dedicato alla corona-

-Lo so-

-Sono sempre stato impeccabile in tutto o almeno cerco di esserlo sempre-

-Lo so-

-Allora cosa? Cosa dovrei imparare da lei?-

-Ti sei dimenticato di vivere-

Shade guardò sua madre sconvolto. Sua madre lo guardò con uno sguardo colmo di dolcezza misto a tristezza

-Ti ho caricato troppo presto di responsabilità, ti ho fatto carico di una fatica che ancora non doveva essere posta sulle tue spalle e…-

-Hai fatto ciò che andava fatto, mamma. Mi hai reso responsabile e mi hai insegnato il mio ruolo, ora come puoi dire che hai sbagliato?-

-Shade, io non ti ho fatto vivere la spensieratezza che ti meritavi. Avrei dovuto farti desistere, perché sei come tuo padre Shade, una volta che hai preso l’impegno non lo lasci e questo modo di fare è costato la vita a tuo padre-

Dagli occhi della regina iniziarono a rotolare giù delle lacrime. Vedendo sua madre così si avvicinò veloce a lei

-Mamma…-

La donna alzò una mano, bloccando il figlio

-È la verità Shade. Tuo padre è morto sotto il peso della corona, lo ha consumato giorno dopo giorno e io non ho potuto fare nulla per salvarlo. L’uomo allegro, solare e gentile che ho conosciuto, l’uomo che voleva solo passare del tempo con la sua famiglia, è morto perché il suo ruolo e il suo titolo lo hanno privato delle gioie della vita e lui non ha fatto molto per sottrarsi a quell’impegno, perché era fatto così. Aveva giurato che si sarebbe preso cura del regno, che il popolo sarebbe stata la sua priorità e così è stato. E anche se il mio cuore si riempie di orgoglio nel vederti così risoluto, determinato e così dedito al tuo paese, non posso permetterti di fare la sua stessa fine-

-Non andrà così mamma-

La donna scosse la testa, in modo violento

-Dormi sei ore a notte, anche meno a volte, passi tutto il tempo nel tuo ufficio, incontro su incontro. Non partecipi a quasi nessun evento di corte a meno che la tua presenza non sia fondamentale, e ti concedi una fuga da palazzo ogni quanto, sei mesi?-

-Io sono giovane, mamma. Posso dormire poco e avere lo stesso le forze per continuare a lavorare, quindi non cercare…-

-Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa solo per te stesso? Quando è stata l’ultima volta che hai agito senza pensare?-

-A giudicare dalla ramanzina che ci hai fatto poco fa, ti rispondo ieri, così puoi smetterla di…-

-Ieri lo hai fatto per Rein, non per te-

Shade si bloccò e guardò sua madre.  La donna non aggiunse niente altro, si limitò ad osservarlo. Purtroppo per quello che aveva pensato il principe, le parole di sua madre corrispondevano alla verità. Ieri aveva solo pensato ad un’unica cosa, portare via Rein da palazzo per farle passare un pomeriggio senza responsabilità o preoccupazioni. E, onestamente, si era goduto molto anche lui quell’uscita ed era vero, aveva semplicemente agito senza pensare, ma lo aveva fatto per lei.

-Non sono innamorato di Rein-

Disse il principe, guardando sua madre. Moon Maria sospirò, ma si alzò dalla poltrona e si avvicinò al figlio. Gli sfiorò una guancia con la mano, delicatamente come solo una madre sapeva fare

-Certo che non sei innamorato di lei e non ho mai detto che lo fossi. Anzi, sentirtelo dire, in un certo senso, mi solleva, perché vuol dire che non ho un figlio sciocco che al primo sbattere di ciglia di una donna crolla innamorato perdendo la ragione. So che non puoi esserne innamorato perché è passato troppo poco tempo e voi ancora non vi conoscete abbastanza per sapere se potete provare un sentimento così forte come è l’amore. Ma di certo non ti è indifferente-

Shade aspettò qualche secondo prima di risponderle. Sospirò e annuì

-No, non mi è indifferente, e il mio non è solo interessamento perché ci conosciamo fin da piccoli. In lei c’è qualcosa che mi attira, lo confesso. È come se fossi costantemente attratto verso di lei, ha il potere di entrare nei miei pensieri nei momenti più impensabili. Credi che…-

-Ciò che pensi di provare o provi non sono io a potertelo dire Shade. Dovrai capire se questo sentimento sia solo legato all’amicizia o a qualcos’altro, ma potrai farlo solo tu-

-Però una cosa non la capisco. Perché hai detto che Rein è più qui per me che non per Milky? Vuoi dirmi che hai fatto tutto questo perché speravi che ci innamorassimo e ci sposassimo?-

Moon Maria ridacchiò sentendo le parole del figlio

-Non essere sciocco, o melodrammatico, non ti si addice. Soprattutto ricordati che se avessi voluto organizzare un matrimonio reale lo avrei fatto senza il tuo consenso e senza problemi. Non è certo questo il motivo perché ho detto quelle parole-

-Allora spiegamelo bene mamma, perché veramente, non sto capendo a cosa questa nostra lunga conversazione stia servendo. Cosa devo capire?-

-Il dolore profondo di Rein e il tuo si assomigliano molto più di quanto tu possa pensare. Sono dolori nati da situazioni diverse, avete vissuto circostante totalmente opposte, questo è vero, ma avete provato la stessa sensazione di vuoto dentro di voi. Rein è l’unica che ti potrà capire su questo, soprattutto è l’unica che affronta il tuo stesso dibattito ogni giorno e che fa vincere la stessa cosa che fai vincere anche tu: il dovere-

La regina si avvicinò alla finestra e la aprì, facendo arrivare nella stanza i rumori del giardino sottostante, trasportati da una leggera brezza.

-Rein stava sacrificando tutta se stessa per il dovere alla sua famiglia e al regno, era sprofondata in una oscurità che l’avrebbe uccisa e nessuno se ne stava accorgendo, nemmeno i suoi stessi genitori. Io l’ho visto, perché avevo già visto quegli occhi, erano gli stessi di tuo padre quando era alla fine dei suoi giorni e li ho visti anche in te. So che sei forte Shade, non penso il contrario, ma come madre non posso permettere che tu ti sacrifichi. Non posso, non per una stupida corona-

-Quindi speri che la sua presenza possa fare qualcosa?-

Moon Maria annuì

-Si, anzi, vi potete aiutare a vicenda in un modo che solo voi potete fare. Potete combattere quella oscurità insieme, affrontarla e sconfiggerla contando l’uno sull’altro, e per farlo vi basterà poco, vi basterà tirare fuori quella spensieratezza, quella allegria che avete dentro il cuore. E inconsciamente lo state già facendo. Vi state aiutando e vi state curando. Ci vorrà tempo, ma alla fine, vi farete solo del bene a vicenda, o almeno è quello che spero con tutto il mio cuore. Shade, non voglio perdere un altro membro della mia famiglia, non voglio perderti come ho perso tuo padre. Quel dolore, alla fine, l’ho potuto affrontare e contenere, se perdessi te, mio figlio… io non ce la farei-

Shade fissò sua madre e senza rendersene conto, la avvolse in un abbraccio. Moon Maria lo abbracciò a sua volta e si lasciò cullare dalle braccia di suo figlio

-Non mi perderai madre, te lo prometto-

La donna sorrise contro il petto del figlio

-Skyler mi ha detto le stesse parole. Sei terribilmente uguale a tuo padre-

-Orgogliosamente uguale a mio padre-

Questa volta la regina scoppiò a ridere e anche Shade. I due si sciolsero dall’abbraccio e si guardarono negli occhi

-Promettimi solo una cosa, Shade: pensa un po’ di più a te stesso. Non passare tutte le sere a lavorare e dormi un po’ di più-

-Posso provare-

La donna sospirò, rassegnata

-E io posso accontentarmi della risposta-

Shade sorrise alla madre, poi ritornò subito serio

-Per Rein invece? Cosa dovrei fare a questo punto? Come dovrei comportarmi?-

-Fai ciò che senti sia giusto fare-

-Tutto qua?-

-Certo. Solo non fare più una follia come quella di ieri, te ne prego. Sai quanto detesto doverti fare la ramanzina, sia a te che a Thomas e ora anche a Rein-

-Lo so mamma-

-Bene-

Moon Maria guardò con orgoglio suo figlio. Si ricordava perfettamente il momento in cui lo aveva preso per la prima volta tra le sue braccia e faceva fatica a credere che quel piccolo bambino fosse già diventato un uomo. Eppure, per lei sarebbe rimasto sempre il suo bambino e avrebbe fatto di tutto per proteggerlo, sempre.

-Che ne diresti di fare compagnia alla tua vecchia madre e bere una tazza di the insieme?-

Shade sorrise

-Molto volentieri, anzi, molto onorato di potere passare ancora del tempo con una madre così straordinaria come lo sei tu-

Moon Maria ridacchiò, poi gli scoccò un’occhiataccia, molto simile a quelle che pure Shade ogni tanto lanciava a Thomas

-Non sperare che lusingandomi io ti perdoni qualsiasi cosa-

Shade sorrise

-L’importante è provarci-

Moon Maria scosse la testa

-Terribilmente uguale a tuo padre-

 

 

 

Rein stava vagando per i corridoi del palazzo, disperata. Appena uscita dalla camera della regina, era andata subito verso le stanze della principessa Milky. Rein si sentiva terribilmente in imbarazzo per la conversazione avuta con Moon Maria, sia per il fatto di essere stata una irresponsabile ed essere fuggita con Shade senza pensare, sia perché aveva dovuto sentire di nuovo parlare della sua purezza, per di più di fronte al bel principe. Quindi, il modo migliore per farle passare l’imbarazzo, era concentrarsi il più possibile su un lavoro, e insegnare alla principessina era di sicuro il modo più efficace. L’unico inconveniente nel suo piano, era quello che una volta bussato alla porta non aveva ricevuto risposta. Aveva riprovato, questa volta un po’ più energicamente, ma ancora niente. Stava per provare una terza volta, quando una voce l’aveva fatta sobbalzare per lo spavento. Una guardia reale, posta a sorveglianza della stanza della regina, e che Rein non aveva minimamente visto uscendo, le si era avvicinato

-Scusate principessa, se cercate la principessa Milky, è andata via con il capitano delle guardie-

-È con Thomas?-

L’uomo annuì

-Oh, grazie. Andrò a cercarli allora-

Sembrò che l’uomo volesse dirle qualcos’altro, quindi si trattenne di fronte a lui

-Posso fare qualcosa per lei?-

L’uomo scosse la testa, le fece un inchino e fece per avviarsi verso la sua postazione. Rein lo rimase a guardare per un secondo, poi fece per voltarsi e dirigersi verso la scalinata, quando la voce della guardia la fermò di nuovo

-Altezza?-

Rein si voltò.

-Si?-

-È bello avervi qui a palazzo, altezza-

Rein fu così stupita e meravigliata di quella frase che si ritrovò a sorridere, sinceramente grata per quelle parole

-Grazie-

Fu tutto ciò che riuscì a dire. L’uomo le fece un cenno con la testa, poi ritornò veloce a prendere la sua posizione di guardia agli appartamenti della regina. Anche Rein, a quel punto, si voltò nuovamente verso le scale. Era talmente contenta per le parole della guardia reale, che istintivamente era tornata verso la sua stanza, completamente dimentica di quel che doveva fare, ovvero cercare Thomas e Milky. I due le tornarono in mente quando era arrivata praticamente alla porta della sua stanza. Si voltò nel mezzo del corridoio, maledicendo se stessa

-Un complimento e perdi subito la testa Rein. Che razza di principessa sei?-

Si voltò per tornare sui suoi passi e iniziò ad incamminarsi verso il piano terra del palazzo. Sapeva più o meno dove fosse l’ufficio di Thomas, e sperava che i due fossero lì. Fermò una cameriera per chiedere indicazioni, e una volta raggiunta la stanza indicatele, fu fermata da una guardia che le disse che né il capitano né la principessa erano stati lì. Chiese se per caso sapeva dove i due fossero, ma le fu risposto di no. Le suggerirono di provare a vedere nel giardino, magari erano usciti, così si avviò verso di essi. C’era solo un piccolo problema con il giardino reale: era immenso. Avrebbe potuto camminare per tre ore senza incontrarli o incrociarli. Così fermò quante più persone possibili ma ottenne sempre la stessa risposta. Nessuno sapeva dove fossero i due, erano come spariti. La principessa alla fine si lasciò cadere su una panchina del giardino, senza sapere cosa fare. Fu in quello stato che fece un incontro che non si sarebbe mai immaginata

-Principessa?-

Sentendosi chiamare, Rein alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare la contessa Trudy Gaumont

-Contessa-

Le due si guardarono, in silenzio. Tra tutte le persone che poteva incontrare, la contessa Trudy era proprio l’ultima che desiderava vedere. Non aveva voglia di fingere e di essere cortese con qualcuno che sapeva non provava simpatia per lei

-Principessa sembrate… sconsolata-

-Più che sconsolata direi senza più risorse-

-Come, una brillante principessa come voi senza risorse? Siete poco credibile-

-Grazie per credermi così tanto piena di risorse, contessa, ma temo di non esserlo affatto, come potete vedere-

-Non esagerate, altezza. Dopotutto, come potete dirlo, dopo la vostra fuga romantica di ieri direi che siete assolutamente una donna piena di risorse. Sono poche le dame che sono riuscite ad evitare uno scandalo di tali proporzioni, ma forse, dato che siete una principessa, avete risorse che noi comuni donne della corte non possediamo-

Rein la guardò, impassibile

-Fuga romantica? Questa mi giunge nuova-

-Oh principessa, mi riferisco al fatto che ieri, voi e il principe…-

Rein si alzò dalla panchina e fissò la contessa, impassibile

-Io ieri ero con la regina-

-Certo, la conosciamo tutti la versione ufficiale, tuttavia…-

-Temo proprio non ci sia un tuttavia, contessa. Soprattutto posso smentirvi in modo categorico che ci sia stata una, come l’avete chiamata? “Fuga romantica”-

Trudy le sorrise, in modo sarcastico

-Altezza, altezza… via, siamo tra donne, a me potete dirlo e…-

Rein la guardò e sentendo quella nota di derisione nella voce della contessa, perse totalmente la sua voglia di fingere e parlò in modo chiaro e diretto

-Sentite, contessa, non so cosa posso avere fatto per inimicarvi voi così ma vorrei ricordarvi che state parlando con un membro della famiglia reale del regno del Sole, che sono qui un’ospite della vostra famiglia reale e nella scala gerarchica sono più in alto di voi. Posso sopportare il fatto che mi odiate, anche se, ripeto, non so cosa ho fatto per meritarlo, ma non permetterò a nessuno, soprattutto a voi di parlarmi così, né in pubblico né tantomeno in privato-

Trudy la guardò, visibilmente meravigliata per quell’improvvisa piega della conversazione. Era vero, aveva voluto stuzzicare la principessa, ma non aveva pensato che la turchina potesse tirare fuori così tanta… determinazione

-Altezza io…-

-No ora voi mi ascolterete. Non vi piaccio, pazienza. Mi odiate, pazienza. So di non avere fatto nulla contro di voi quindi state certa che dormirò sonni tranquilli per il resto della mia vita. Non ho alcuna intenzione di intrattenere un rapporto di amicizia con voi se dalla vostra parte non vi è questo desiderio, e soprattutto non ho alcuna voglia di portare avanti una battaglia di ostilità. Se voi volete, fate pure, ma sappiate che da me avrete solo indifferenza. E ora, se mi volete scusare, devo tornare alla ricerca della principessa Milky, che sembra sparita da queste mura, perché dovrei portare avanti il mio compito di principessa istitutrice e insegnarle quanto più possibile. Quindi, buona giornata, contessa, e buona permanenza a palazzo, che spero, a questo punto, sia il più breve possibile-

Detto questo, Rein si avviò verso il palazzo. Aveva perso la pazienza con lei, si era lasciata andare in modo molto poco principesco, ma almeno si era sfogata. Detestava le persone come Trudy con tutta se stessa. E anche se sapeva che era vero che era andata via con Shade, tutto la si poteva definire tranne che fuga romantica. Era così arrabbiata, che non si era minimamente accorta che qualcuno la stava chiamando e rincorrendo. Solo quando si sentì afferrare per un braccio e fu costretta a voltarsi, vide, di nuovo, la contessa Trudy che l’aveva seguita.

-Cosa volete ancora?-

-È vero, voi non mi piacete. Ma ho esagerato e per questo vi chiedo scusa-

Rein la fissò interdetta, tuttavia guardando quegli occhi verdi così determinati della contessa, si rese conto che le parole dette erano vere.

-Grazie-

Disse solo Rein. La donna le lasciò il braccio e le due si fissarono alcuni secondi. Fu Trudy, alla fine, a cedere

-Se cercate la principessa Milky io so dove si trova. Posso accompagnarvi se volete-

-Perché dovrei fidarmi di voi?-

-Non dovete farlo per forza. Ma se mi seguiste, potreste evitare di girare ancora senza meta per il palazzo-

L’offerta di Trudy era allettante e al massimo, avrebbe fatto un giro in più

-Vi seguo-

Disse solo. Trudy annuì e si fece avanti incamminandosi verso il palazzo. Il silenzio tra le due era pesante ma Rein non aveva la minima intenzione di parlare. Tutto era nato per un problema della contessa, di certo non ci avrebbe pensato lei a risolverlo. Tuttavia, una parte di lei era terribilmente curiosa di sapere perché. E non si trattenne

-Perché? Perché non vi piaccio? Ho per caso mancato in qualcosa? Vi ho offesa in qualche modo?-

Trudy la guardò e scosse la testa facendo segno di no

-Allora cosa….-

-Siete semplicemente… perfetta-

-Che cosa?-

Gridò quasi Rein, sconvolta. Trudy annuì, decisa

-Non fingete con me, altezza. Conosco fin troppo bene le persone come voi. Vi nascondete dietro questo candore così abbagliante, che non si fa in tempo ad accorgersi della vostra vera natura fin quando non colpite-

Rein, basita, la fissò a bocca aperta.

-Io non… posso giurarvi che non sono perfetta-

-Lo so bene, ma è la vostra finzione che…-

-Io non sto fingendo!-

-Ne siete certa, altezza? E la vostra sceneggiata davanti ai sette saggi? Ammetto che lo svenimento è stato un vero e proprio colpo da maestro-

Rein si fermò in mezzo al vialetto del giardino. Non sentendo più i passi Trudy si voltò e si ritrovò ad osservare la principessa. Rein era sconvolta in un modo così evidente, che la donna per un attimo pensò di essersi sbagliata sul suo conto. Ma durò solo un istante, perché sapeva fin troppo bene che le persone come la turchina erano capaci di recitare in modo eccellente. Tuttavia Rein era veramente sconvolta per quelle parole

-Credete veramente che la mia sia solo una sceneggiata? Credete che io abbia voluto tutto questo di proposito?-

-Forse non di proposito, ma si, credo voi sappiate perfettamente quello che state facendo, o almeno, credo di sapere quale sia il vostro obbiettivo-

-Allora illuminatemi contessa perché temo di non saperlo io stessa-

-Volete la corona-

Rein la guardò e poi, totalmente sconvolta, scoppiò a ridere.

-Cosa? Credete che io sia qui per la corona? Credete io voglia diventare regina?-

-Sappiamo tutti che non avrete mai quella del regno del Sole. Quindi è plausibile che vogliate quella della Luna. Dopotutto tutti sanno che il nostro principe va sempre in aiuto di chi ha bisogno, e voi avete interpretato quella parte in modo sublime-

Rein si bloccò di colpo. In una frazione di secondo, tutta la tristezza e il freddo degli anni passati al palazzo del Sole le tornarono di colpo nel cuore. Trudy vide il cambiamento, e seppe immediatamente, che ciò che la principessa le stava per dire, era vero, perché un sentimento così di sconforto e disperazione non potevano essere finti

-Credete ciò che volete, contessa. Di certo, non spetta a voi sapere come sono andate realmente le cose e tanto meno, tengo io a dirvelo. Vi lascio con le vostre convinzioni, mettete pure in giro tutti i pettegolezzi che volete, ma vi assicuro, sul mio nome e sul mio onore, che non sono assolutamente venuta qui per cercare di ottenere una stupida corona. Anzi, vi dico di più, ne ho già rifiutata una, forse anche molto più prestigiosa di quella della Luna, quindi potete stare certa che il mio obbiettivo non sia assolutamente sedere sul trono. Credete che io dai saggi abbia finto? Siete libera di pensarlo, ma sappiate che realmente io non volevo partecipare, che tutto quello che è successo… io non ho finto. E perdonatemi, ma non siete stata presente al palazzo del Sole negli ultimi anni quindi vi prego di non parlare di cose che non sapete e, a questo punto, di non parlare di situazioni che non conoscete affatto e non potrete mai conoscere-

Trudy istintivamente fece un passo indietro alla turchina e senza rendersene conto, si inchinò. Quando si rialzò, tutte e due erano meravigliate e stupite. Ma quel loro dialogo non poté proseguire, perché Rein si sentì abbracciare da dietro e meravigliata si voltò. Avvinghiata alla sua vita vide la principessa che tanto disperatamente aveva cercato

-Milky!-

-Rein aiutami! Thomas non mi vuole dire niente, ho bisogno che tu gli ordini di dirmi cosa è successo con mia madre-

-Cosa?-

-La principessa ficcanaso Milky vuole sapere qual è stato l’argomento di conversazione che abbiamo avuto con la regina. Le ho spiegato che non era niente che la riguardava, ma è stato tutto inutile. Insiste nel volere sapere cosa sia successo-

-Mio fratello, Rein e tu convocati di prima mattina da mia madre è una cosa che mi riguarda. Deve essere successo qualcosa se mia mamma ha sentito il bisogno di parlarvi. Rein ti prego… che cosa vi siete detti? Riguarda a quando ieri…-

Milky non poté finire la frase perché Rein le mise una mano sulla bocca. Milky la guardò perplessa ma la turchina non ci fece caso perché aveva spostato lo sguardo su Thomas che a sua volta la guardava meravigliato. Fu solo quando Rein fece un piccolo movimento con la testa che il capitano si accorse della sua amica Trudy

-Trudy! Che bella sorpresa-

-Lieta di vedere che mi hai notata solo grazie al cenno della principessa Thomas-

Rein si maledisse mentalmente e provò per un istante, anche se breve, ma molto intenso, il forte desiderio di strangolare Milky. Infatti l’ultima cosa di cui aveva avuto bisogno in quel momento era l’arrivo della rosa tra le sue braccia, con la sua innocenza e la sua capacità di parlare senza rendersi conto del luogo o delle persone presenti. Improvvisamente la turchina conosceva con precisone l’argomento della loro prossima lezione.

-Contessa Trudy, prima che un nuovo pettegolezzo possa prendere forma nel palazzo…-

Iniziò a dire Rein mentre si volgeva verso la contessa

-…Vorrei spiegarvi, a tutte e due a questo punto, il motivo della nostra convocazione mattutina da parte della regina-

Trudy la guardava con un sorriso sarcastico sul volto. Incrociò le braccia al petto mentre aspettava il discorso della principessa, già pronta a non credere ad una sola parola uscita dalla bocca della turchina. Rein lasciò andare la povera Milky la quale si mise vicino alla contessa, in attesa. Thomas, che non aveva capito assolutamente niente di cosa stesse succedendo tra le due donne, ma a sua discolpa non lo poteva proprio sapere, senza pensarci, ma leggendo la tensione nell’aria, si mise vicino a Rein, pronto a difenderla se si fosse presentata l’occasione

-Allora prima di tutto è vero, questa mattina tutti e tre siamo stati convocati dalla regina-

-Questo lo sappiamo già-

Disse Milky, impaziente di scoprire il segreto. Thomas guardò Rein e le sussurrò

-Sicura di volere raccontare cosa è successo?-

Rein annuì

-Siamo stati convocati perché… perché la regina… insomma noi… siamo stati ripresi da sua maestà-

Le reazioni furono le più diverse possibili. Thomas la fissò meravigliato, colpito dall’onestà di Rein. Pensava che la turchina si sarebbe inventata qualcosa per nascondere i fatti, o almeno avesse cercato di camuffare un minimo il motivo della loro convocazione, di certo non si aspettava tutta quella sincerità. Milky invece si mise a ridere, totalmente impreparata ad una risposta del genere. Si era immaginata chissà quale segreto, invece sua madre li aveva chiamati per dirgliene quattro. Trudy invece, sembrò impassibile a quelle parole, ma i suoi occhi facevano trasparire un’unica emozione: ammirazione. La bionda, infatti, sapeva che la turchina non poteva avere mentito, dovevano per forza essere vere le sue parole dato il suo lieve imbarazzo nella voce e, per di più, la faccia di meraviglia di Thomas confermava la sua supposizione. Era stata onesta perché voleva dimostrarle che prima le aveva detto la verità. Trudy non poté non provare ammirazione per una mossa così coraggiosa, la principessa aveva fatto veramente un’ottima giocata. E questo non fece che confermare ancora di più i suoi sospetti: Rein era un’abile giocatrice. Peccato che lei non era facile da ingannare come la turchina doveva pensare

-E perché siete stati ripresi?-

Chiese Milky che voleva saperne decisamente di più di quella storia. Rein la guardò, accennando ad un piccolo sorriso

-Perché, cara la mia principessa, per un motivo o per un altro, negli ultimi giorni tutti e tre abbiamo mancato ai nostri doveri. Per quanto riguarda me, sono stata fin troppo negligente nei tuoi confronti. Ed era per questo che ti stavo cercando. Dobbiamo fare lezione e tu, mia cara, devi studiare, seriamente da adesso in poi-

Tutto l’entusiasmo di Milky si polverizzò nell’istante stesso in cui Rein aveva smesso di parlare. Abbassò lo sguardo, triste

-Dobbiamo proprio farlo?-

-Direi proprio di si-

-Però anche tu stavi perdendo tempo stamattina. Passeggiavi nel parco con la contessa-

Trudy, sentendosi chiamata in causa, e ancora una volta, agendo prima di pensare, si trovò a difendere la turchina

-Veramente, altezza, la principessa vi stava cercando e io la stavo aiutando nel compito. Vi avevo visto passeggiare con Thomas vicino al gazebo delle rose e stavo conducendo lì la principessa quando ci avete sorprese-

Rein fissò meravigliata la contessa, di nuovo, ma si trovò a ringraziarla mentalmente per l’aiuto

-Esattamente. E ora che ti ho trovato, direi che dobbiamo andare a metterci al lavoro. Vogliamo andare?-

Milky provò a ribattere in qualche modo, ma vedendo lo sguardo sul volto di Rein, sospirò sconfitta

-Andiamo-

Rein le sorrise. Poi si voltò verso Trudy

-Contessa, grazie per il vostro… aiuto-

-Sempre lieta di essere utile alla famiglia reale-

Rein e Trudy si guardarono. Entrambe sapevano che quella frase aveva molti significati e Rein aveva capito che era un altro avvertimento per lei. Qualsiasi fosse il motivo di tutto quel risentimento di Trudy, Rein non lo capiva. Eppure sapeva che il loro discorso non era concluso, era solo rimandato. E Rein non lo attendeva certo con ansia.

-Thomas, a presto. Contessa, buona giornata-

I due si inchinarono mentre le due principesse si avviavano verso il palazzo, senza voltarsi indietro. Thomas e Trudy erano rimasti fermi nel vialetto del giardino del palazzo reale e ognuno era perso nei propri pensieri. Ad un tratto Trudy si voltò verso Thomas

-Per cosa sei stato ripreso da sua maestà questa mattina?-

Thomas alzò gli occhi al cielo, e un leggero rossore imporporò le sue guance

-Non sono fatti tuoi…-

Bofonchiò a Trudy. La contessa, che conosceva fin troppo bene Thomas, mise un braccio sotto a quello del capitano e lo costrinse a camminare con lei

-Andiamo, ci conosciamo fin da piccoli. Conosco ogni tuo più piccolo segreto, conosco ogni cosa che hai fatto: non vorrai mica iniziare adesso ad avere dei segreti con me?-

Thomas guardò la sua amica e si ritrovò a parlare prima ancora di essersene accorto. Era questo il potere che Trudy aveva su di lui, sapeva sempre come farlo parlare

-Sono stato chiamato per fare un ripasso dei miei doveri come capitano delle guardie reali-

-Grave come cosa-

Thomas alzò gli occhi al cielo

-Tutta colpa di quello stramaledetto di un principe-

-Ah si?-

Chiese fintamente Trudy. Il segreto per far continuare a parlare Thomas, era quello di non interromperlo e di assecondare il suo discorso. Facendo così lui diceva tutto, senza filtri. Ed era proprio quello che Trudy voleva: sapere cosa fosse successo esattamente il giorno prima. Non era difficile capire che le voci di ieri e la convocazione dei tre di quella mattina erano correlate. E questo voleva dire che le voci dovevano essere vere. E lei sapeva che Thomas le avrebbe confidato qualsiasi cosa, contando sulla sua discrezione e sul loro legame di amicizia. E sembrava non essersi sbagliata nemmeno quella volta

-Sai cosa ha fatto il nostro bel principe?-

-Cosa?-

-Lui… se ci penso, veramente mi meraviglio del fatto che ancora non lo abbia ucciso-

Trudy ridacchiò, civettuola

-Cosa avrà mai commesso di così scandaloso il nostro principe per far sì che tu ci sia andato di mezzo?-

-Veramente Trudy, non puoi capire cosa abbia fatto-

-Se tu me lo dicessi potrei capire-

Thomas si fermò, si voltò a guardarla e con l’espressione più seria parlò

-Prometti di non dirlo in giro? Ne potrebbe andare della mia reputazione-

Trudy lo guardò con i suoi occhi verdi in modo molto intenso

-Lo prometto-

-Quell’idiota di un principe lui… lui ha modificato i turni delle guardie reali-

Trudy spalancò la bocca, meravigliata e stupita di quello che aveva sentito. Esterrefatta esclamò

-Ha fatto che cosa?-

Thomas la guardò arrabbiato.

-Quello che ti ho detto. Ha messo mano ai turni delle guardie che io avevo preparato, facendo venire meno guardie al palazzo durante il giorno. E io non me ne sono accorto. Per due settimane siamo stati sotto numero, capisci le implicazioni? Se fosse successo qualcosa a palazzo avrei potuto non avere guardie a sufficienza per proteggere la famiglia reale!-

Trudy la fissò con una espressione così sorpresa e stupefatta che non seppe cosa rispondere. Così Thomas continuò a parlare

-Vedi anche tu sei sconvolta come me. Ma la cosa assurda è che io non me ne sono accorto. Si avevo visto che alcuni volti li vedevo meno di quello che pensavo, ma potevo io credere che Shade sostituisse le mie istruzioni con altre? Insomma, io mica vado nel suo ufficio e cambio i piani delle finanze del regno perché mi piace così. Dannato di un principe, per di più mi tocca sorbirmi i rimproveri della regina, che giustamente si domanda come svolga il mio lavoro, dato che il numero di guardie a protezione del palazzo è evidentemente insufficiente. Non è che io non controllo le cose, è che se decido una cosa non ho bisogno di ricontrollare perché so già cosa ho deciso e mi aspetto che i miei sottoposti seguano il mio ordine. Ma sta pur sicura che Shade questa volta non se la caverà, e ora la ramanzina toccherà pure a lui e sono certo che sua maestà ci andrà giù pesante. Si tratta della sicurezza della famiglia reale e di tutti noi della corte. Ha veramente fatto un bel casino questa volta-

-Ma perché lo avrebbe fatto?-

Chiese perplessa Trudy che tutto si aspettava da quella conversazione tranne che quella piega degli eventi

-Perché, secondo lui, troppe guardie potevano mettere a disagio la corte e farla sembrare poco… sicura-

Trudy lo fissò basita. Thomas, guardandola si preoccupò

-Trudy, tutto a posto?-

La donna si riprese quasi immediatamente

-Si scusa Thomas. È che, lo ammetto, sono veramente sorpresa. Credevo che in realtà le voci di ieri potessero essere vere dato che tutti e tre eravate stati chiamati dalla regina-

-Voci? Quali voci?-

Chiese Thomas, meravigliato

-Quelle della fuga dei principi-

-C’è una voce del genere in giro?-

Trudy lo guardò stupita

-Non dirmi che non ne hai sentito nemmeno accennare. Ieri pomeriggio sia il principe Shade che la principessa Rein sembravano spariti e presto si è diffusa la voce che i due fossero andati via insieme-

Thomas scoppiò a ridere

-Shade e Rein in fuga? Certo che i nobili sono veramente fantasiosi quando devono inventare una storia-

-Andiamo Thomas è comprensibile. Hai visto l’intimità dei due e…-

-Se sento ancora qualcuno parlare della loro intimità ‘particolare’ giuro che lo uccido-

-Thomas!-

-Noi due non abbiamo lo steso grado di intimità che hanno quei due? Siamo nelle stesse condizioni: amici di infanzia, proprio come me e te. Eppure nessuno parla di noi due in questi termini e solo perché non siamo di famiglia reale-

Trudy non seppe cosa ribattere. Effettivamente era vero, lei e Thomas erano amici da sempre, e la loro intimità era legata da una autentica amicizia, di certo non c’era niente di romantico tra loro. Però il modo in cui sia Shade che Rein si guardavano non era come lei e Thomas si guardavano. Era, diverso. Lei lo sapeva bene, conosceva quegli sguardi

-Ma loro due…-

-Poi non capisco, Rein ieri era con sua maestà la regina ieri. Moon Maria ci teneva a far vedere il tempio della Luna alla principessa, senza che ci fosse una cerimonia ufficiale. Tutti sanno che quando va la regina il tempio è quasi sempre vuoto, e così ha potuto far apprezzare a Rein il luogo. Sono persino uscite dalla stessa carrozza, come fa la gente a pensare che Rein fosse con Shade, lo trovo assurdo-

-Quindi mi giuri che non erano insieme?-

Thomas guardò la sua amica

-Posso confidarmi con te senza che ciò che sto per dirti finisca sulla bocca di tutti?-

Trudy annuì

-Shade è veramente andato via ieri dal palazzo senza scorta e di nascosto. Per questo credo abbia allentato i turni delle guardie, per avere più possibilità di movimento. E sì, sono andato a cercarlo con le guardie. Ma ti posso assicurare che quando io e le guardie abbiamo trovato Shade era solo, e prima che tu me lo chieda, era molto lontano dal tempio della Luna. Era solo, a parte il suo cavallo, nessun cenno di una principessa nei paraggi. È la verità-

Trudy guardò Thomas negli occhi e non lesse nessuna menzogna in essi. Questo voleva dire che si era sbagliata ed effettivamente quella voce era falsa. Che la principessa le avesse veramente detto la verità? Possibile che si fosse veramente sbagliata? No, non poteva crederlo, non poteva essersi confusa. Sapeva cosa aveva visto, sapeva cosa stava succedendo. Sapeva che il modo in cui i due reali si guardavano era molto di più che una semplice amicizia. Poi c’era una cosa che Thomas non sapeva. Lei li aveva visti, quella notte, nel buoi del corridoio del palazzo reale, dopo il ballo, Rein e Shade scambiarsi quel bacio davanti alla porta della principessa. E se anche avesse potuto pensare che fosse stato un bacio innocente, non si poteva negare che un uomo e una donna in giro di notte, insieme, senza scorta o accompagnatori non poteva non nascondere qualcosa di… immorale. Tuttavia aveva bisogno di altre prove prima di potere rivelare i suoi sospetti. Quindi si limitò, per ora, a fare finta di niente. E doveva ammettere che non sempre le voci erano fondate, e che quindi effettivamente il giorno prima non c’era stata nessuna fuga.

-Ti credo Thomas, non ti preoccupare. Sarò lieta di smentire quelle voci se mi capitasse l’occasione-

Thomas le sorrise. I due si erano incamminati verso il palazzo, chiacchierando del più e del meno. Una volta raggiunto, Thomas la salutò

-Perdonami cara, ma per quanto io adori passare del tempo con te, e sai che è vero, devo tornare al mio lavoro-

-Non sarò certo io a trattenerti. Anzi, temo di avere accettato un invito per un the assieme alla viscontessa Dunnel-

A sentire quel nome Thomas rabbrividì

-Cosa hai fatto di male per meritarti un simile castigo?-

Trudy gli diede un leggero colpo al braccio, fintamente offesa

-I Dunnel sono un’antica e nobile famiglia di questo regno-

-Non lo nego, ma i fratelli Dunnel sono noti per essere i peggiori pettegoli di questo regno!-

-E proprio per questo non potevo rifiutare. Non vorrei che dei pettegolezzi su di me iniziassero ad uscire per il solo fatto di avere rifiutato un invito-

-Allora ti auguro buona fortuna. Ne avrai bisogno-

Trudy gli sorrise e poi si incamminò verso il luogo del suo appuntamento. Quando fu sparita dalla sua vista, Thomas perse il sorriso che aveva e si fece scuro in volto. Aveva fatto molta fatica a mentire a Trudy, ma sapeva di averlo fatto per una buona causa. Se Thomas non si fosse inventato quella storia dei turni della guardia, sarebbe stato veramente nei guai. Sapeva che Trudy era capace di fargli dire qualsiasi cosa, ma su una cosa la donna non aveva fatto i conti e cioè che nel periodo in cui i due non si erano visti e frequentati, lui aveva capito quando era meglio tenersi i suoi segreti e quando, invece, era il caso di essere sincero. Era un’arte che aveva affinato stando a corte e al seguito di Shade e aveva capito che oggi a Trudy non poteva dire la verità. Per la prima volta da quando si conoscevano, Thomas non si era fidato di lei, o meglio, non si era potuto fidare di lei perché aveva capito che Trudy, in quel momento, non voleva sapere quelle informazioni per sé, ma stava cercando di fomentare i pettegolezzi su Shade e Rein ottenendo delle certezze da lui e di certo, non lo avrebbe fatto in modo benevolo verso i due principi. Trudy era diventata una cortigiana alla ricerca di informazioni da usare, non era più solo la sua migliore amica e questo lo aveva sconvolto. Era vero che non si vedevano da più di un anno e le persone cambiano, ma quello era un cambiamento radicale per la bionda. Cosa le poteva essere accaduto per far sì che la sua amica sparisse e fosse sostituita da una abile cortigiana in cerca di pettegolezzi per chissà quale motivo? Tuttavia non era il fatto che la donna fosse cambiata così tanto che lo aveva lasciato sbalordito, quanto il fatto di non essersi potuto fidare della sua migliore amica, quasi una sorella per lui. E questo gli stava facendo più male che non se qualcuno lo avesse colpito con un pugnale alle spalle.

-Trudy… che cosa ti è successo?-

 

 

 

Il conte Philip stava sorseggiando una tazza di thè assieme a sua cugina Charlotte. Il loro protrarsi a palazzo si stava facendo pesante per il conte, che desiderava tornare al più presto alla sua dimora, ma Philip provava troppo affetto verso sua cugina, e sapeva che la giovane diciottenne desiderava ancora fermarsi e ammirare lo splendore della corte e la sua vita di società, che alla fine aveva deciso di fermarsi più a lungo a palazzo per farle vivere al meglio la vita di corte. Tuttavia non tutto il giorno era pieno di programmi e impegni, così, quando avevano del tempo libero i due preferivano passarlo assieme, gustando un buon the e parlando proprio come facevano a casa.

-Ho saputo che domani sera la dama di compagnia di sua maestà la regina, Lady Vivian, terrà una cena con alcuni membri della nobiltà e dicono che persino sua maestà sarà presente-

-Non è una cosa insolita-

-Si, lo so, ma si dice che i visconti Dunnel non siano stati invitati-

-Non mi stupisce nemmeno questo-

-Sono così tanto tremendi?-

-Meglio starne alla larga. Sono i peggiori pettegoli del regno e sono capaci di disintegrare la reputazione di una persona in poco tempo-

Charlotte inorridì

-Come si può pensare di fare una cosa tanto orribile a qualcuno?-

Philip sorrise teneramente a sua cugina

-Perché tu sei una bellissima e ingenua ragazzina-

-Ho diciotto anni, non sono più una ragazzina-

Philip ridacchiò, poi, però, si fece subito serio

-Devi stare attenta Charlotte. So che qui tutto ti sembra meraviglioso e so che non faresti mai del male a qualcuno, ma non siamo tutte belle persone come te, anzi, è estremamente raro trovare a corte delle brave persone. I più sono qui per un proprio tornaconto personale, gli altri sono pronti a uccidere pur di avere prestigio. E i peggiori, i veri cortigiani, sono coloro che ti sorridono davanti e contemporaneamente di accoltellano senza che tu te ne accorga. E i Dunnel fanno parte di questa categoria. Non ti fidare mai delle loro parole, perché non dicono o fanno niente che non torni a loro favore-

-Ma se sono persone così deplorevoli, perché non sono stati privati del titolo e del rango e cacciati da palazzo?-

-Te l’ho detto, perché, sono bravi nel distruggere qualcuno senza che si arrivi veramente a loro. Hanno sempre qualcuno da sacrificare al posto loro-

Charlotte rabbrividì sulla sedia.

-Che persone orribili…-

-Non ti preoccupare, finché ci sono io, stai pur certa che nessuno ti farà del male-

Charlotte gli sorrise, grata. Philip era tutto ciò che le restava della sua famiglia. Quando i suoi genitori erano venuti a mancare a causa di una terribile malattia, era stata accolta in casa del cugino senza nessuna esitazione. All’epoca lei aveva solo dodici anni e Philip diciannove. Nonostante la differenza di età lui si era dimostrato così premuroso nei suoi confronti che più che un cugino si era comportato con lei come un fratello maggiore ed era così che lei lo considerava a tutti gli effetti. Era suo fratello e lei sua sorella e niente avrebbe mai potuto distruggere il sentimento di affetto e la fiducia che li legava. Anche quello che Philip aveva passato qualche anno fa, non aveva fatto altro che tenerli più uniti che mai. Per questo lei sapeva che le parole dette dal cugino sarebbero stato sempre vero e che Philip per lei ci sarebbe sempre stato, in qualsiasi momento. Stava per ringraziarlo per quella frase quando un bussare alla porta li bloccò. Era decisamente insolito e raro che qualcuno bussasse alla porta del loro appartamento, specialmente a quell’ora del pomeriggio. Philip non si fece trovare impreparato e si alzò per andare a vedere chi fosse. Alla porta trovò un cameriere del palazzo, che teneva in mano una vassoio con sopra appoggiate due lettere chiuse.

-Conte Philip d’Hoteval, chiedo scusa per l’interruzione. Sono Andrew, cameriere personale di sua maestà il principe Shade. Ho un messaggio per voi da parte di sua altezza reale il principe e un messaggio per la Baronessa Charlotte di Amondgnac da parte di Lady Vivian Stomper, dama di compagnia di sua maestà la regina Moon Maria-

-Una lettera per me?-

Chiese meravigliata Charlotte, che si affrettò ad avvicinarsi alla porta, meravigliata. L’uomo fece un piccolo inchino alla baronessa e tese ai due il vassoio. Fu Philip a prendere entrambe le missive. Ringraziò l’uomo e si affrettò a chiudere la porta. Una volta soli, diede a Charlotte la sua lettera e si affrettò ad aprire la sua. Il grido di gioia di sua cugina gli fece alzare un sopracciglio

-Cosa ci potrà mai essere scritto da meritare un grido così di gioia?-

-Sono stata invitata domani sera alla cena di lady Vivian. Guarda-

Charlotte tese la lettera a Philip il quale si affrettò a leggere. L’invito era chiaro e preciso, senza troppi paroloni altisonanti o formule grottesche che a volte accompagnavano tali inviti. Una volta terminata la lettura, la ripassò a sua cugina

-Posso andarci?-

Gli chiese esitante.

-Perché non dovresti? Dopotutto è come se sua maestà la regina ti avesse invitato, non puoi rifiutare senza una giusta causa, a meno che tu non voglia non andarci-

-Certo che voglio andarci!-

Philip sorrise davanti alla gioia incontenibile di sua cugina. Ammirava quel lato di lei, avrebbe tanto voluto anche lui avere di nuovo quella meraviglia e spensieratezza nell’anima.

-Allora ti consiglio di scrivere un biglietto di ringraziamento a Lady Vivian per l’invito-

-Vado subito-

Charlotte si era affrettata a raggiungere lo scrittoio per scrivere il biglietto, quando si bloccò e si voltò verso di lui

-Il principe cosa vuole da te?-

-A quanto pare ho ricevuto una convocazione dal principe-

-Una convocazione?-

Philip annuì

-Devo andare alle quattro nell’ufficio di sua altezza. Vuole parlarmi di una questione importante, o almeno è quello che dice qui-

Charlotte lo fissò meravigliata

-Cosa pensi che sia?-

-Non lo so, ma so di non avere fatto nulla di male, quindi mi auguro sia un incontro più che altro formale-

-Magari vuole affidarti un ruolo qui a corte-

Philip scosse la testa

-Non ti mettere in testa strane idee. Niente mi farà trattenere a corte più del necessario, quindi smetti di sperare di fermarti di più. Ti ho già concesso molto più tempo di quello che avrei voluto io-

Charlotte abbassò la testa, avvilita.

-Almeno potrò passare un’ultima cena in società-

-Esatto. Pensare sempre al lato migliore delle situazioni, non è ciò che dici sempre tu a me?-

Questa volta il conte non ricevette risposta, ma Philip sapeva che sua cugina lo stava mentalmente odiando per avere usato una sua frase contro di lei. Ma ora non aveva tempo da perdere per cercare di risollevare il morale a Charlotte. Non si era minimamente aspettato che il principe lo convocasse, era un qualcosa di totalmente inatteso che lo lasciava perplesso. Poteva immaginare quale sarebbe stato il tenore del loro confronto, di certo il conte Thomas doveva avere riferito al principe il fatto che lui sapeva della fuga, e probabilmente Shade voleva assicurarsi che nulla trapelasse da lui. Un certo senso di inquietudine lo colse all’improvviso, detestava non farsi trovare pronto agli eventi e il non essersi aspettato una convocazione dal principe lo aveva lasciato con un leggero senso di inadeguatezza. Tuttavia sarebbe andato senza esitazione, pronto ad affrontare qualsiasi cosa il suo principe avesse da dirgli. Non era un uomo che si tirava indietro di fronte alle situazioni e non avrebbe certo iniziato quel giorno.

-Sarà meglio che vada a cambiarti Philip. Non puoi certo presentarti al principe con ancora gli abiti del mattino-

Philip si guardò e si trovò concorde con la cugina

-Hai ragione. Sarà meglio che vada-

Charlotte annuì senza guardarlo, ancora intenta a scrivere la risposta all’invito. Philip era quasi arrivato alla porta della sua camera quando la cugina la richiamò

-Philip?-

L’uomo si voltò

-Credi sia meglio che porti io la risposta o la faccia mandare?-

-Mandala con una cameriera è la cosa migliore-

Charlotte annuì, poi però sbiancò in volto. Vedendola Philip si spaventò

-Charlotte non ti senti bene?-

-Non so cosa mettere domani sera! Ho praticamente finito gli abiti-

Philip la guardò meravigliato

-L’abito che avevi ieri sera è perfetto non vedo tutta questa preoccupazione…-

-Philip non capisci. Non posso certo presentarmi ad un evento di corte con un abito che ho già indossato ad un altro evento ieri sera. Cosa direbbero di me?-

-Chi vuoi mai che…-

Charlotte volò veloce verso la sua stanza, lasciando Philip ad osservare la scena perplesso. Charlotte iniziò a tirare fuori tutti i suoi abiti, alla rinfusa. Vedendo quella confusione, e immaginandosi che sua cugina sarebbe stata impegnata per molto tempo, si ritirò in camera sua. E mentre sentiva la ragazza sospirare e quasi urlare contro i suoi vestiti si trovò a pensare quanto fossero strane le donne

-Tutta questa confusione per dei vestiti… che assurdità-

 

 

 

Rein vide Milky sospirare per la quarantesima volta nel giro di cinque minuti. Erano sedute a quel tavolo del suo appartamento ormai da tutto il giorno. Avevano pranzato insieme e appena finito avevano subito ripreso a studiare. Rein aveva capito che tenere concentrata la principessa per un periodo di tempo abbastanza lungo non era affatto facile, dato che non era un’amante dello studio e della concentrazione. Tenerla attenta per più di mezz’ora sullo stesso argomento era praticamente impossibile, ma la turchina non era facile da abbattere, e cercava sempre di coinvolgerla e tenerla attenta. Tuttavia c’erano dei momenti dove solo Milky doveva lavorare, e occuparsi di esercizi di matematica era un compito solo della povera principessina.

-Mi spieghi perché devo imparare a fare degli stupidi esercizi di matematica?-

-Perché la matematica è importante-

-Per cosa?-

-Molte cose-

-Ad esempio?-

Rein la guardò, severa

-Nella gestione della vita di tutti i giorni serve sapere la matematica-

-E per che cosa? Per sapere tagliare perfettamente in parti uguali una torta?-

Rein fulminò con lo sguardo Milky, che abbassò gli occhi

-Sei una principessa reale, e un giorno sarai chiamata a gestire le tue finanze personali-

-Avrò delle finanze personali?-

-Tu hai già delle finanze personali-

Milky la fissò, meravigliata

-No che non le ho, altrimenti lo saprei-

-Le hai, fidati di me, solo che non te ne occupi direttamente tu, almeno non ancora-

-E chi osa gestirle al posto mio?-

-Non ne ho la certezza, ma si dovrebbe trattare di tua madre-

-Perché mia madre dovrebbe gestire le mie finanze? E poi scusa, non usiamo direttamente i soldi delle casse dello stato ogni volta che ne abbiamo bisogno?-

Milky ridacchiò

-Certo che no. Non puoi certo entrare nelle stanze del tesoro e spendere tutto quello che vuoi così per capriccio-

-Ma sono soldi nostri, no?-

Rein scosse la testa

-In teoria sì, ma in pratica sono soldi del regno e vanno accuratamente amministrati e gestiti. Per questo si destina una parte di essi alla famiglia reale e il resto resta a disposizione del regno-

-Vuoi dire che è come se fossimo… stipendiati?-

-No, non proprio. I soldi che entrano nelle casse dello stato attraverso le tasse, l’affitto di alcune terre appartenenti alla vostra famiglia o per altre questioni riguardanti il regno, sono soldi vostri, ma dato che lo stato e il mantenimento del regno hanno bisogno di molto denaro, di quella somma si prende ciò che è ritenuto bastare a mandare avanti il palazzo e la vostra vita di tutti i giorni e il resto viene lasciato per le spese di stato-

-Quindi è come se fatto cento noi prendessimo la metà?-

-Di solito basta molto meno, fidati-

-Ma se prendiamo i soldi dallo stato, perché dovrei imparare ad amministrare le mie finanze un giorno scusa? E perché mi serve la matematica per fare questo?-

-Perché, cara la mia principessa, voglio augurarmi che tu non diventerai una di quelle donne capaci di spendere tutto il budget di un mese in un giorno e per evitare questo, devi essere capace di leggere un bilancio, sapere sommare e sottrarre le cifre per capire come stai spendendo il tuo patrimonio e, soprattutto, cercare di capire come non esaurirlo e mettere via abbastanza denaro per stare sempre al sicuro e non dipendere, così, del tutto, dalle entrare dello stato-

Milky la guardò perplessa

-Credo di non avere capito molto bene-

-Quando arriverà il momento lo capirai-

-Io voglio capirlo adesso-

Rein era pronta a ribattere quando le venne un’idea

-Va bene, facciamo una prova pratica allora. Dammi quel foglio-

Rein prese il foglio che la principessa le passava e iniziò a scrivere alcune cifre. Scrisse sul foglio per alcuni minuti, poi lo passò a Milky

-Ecco, questo è un esempio molto, molto semplice di un piccolo bilancio personale. Questa è la cifra a disposizione che hai in questo momento e che ti dovrà durare, diciamo, per 30 giorni. Quelle cifre che ti ho segnato sono spese già previste che dovrai scorporare dalla cifra iniziale e…-

-Che spese sono?-

-Principalmente le spese per la tua cucina, per le tue cameriere personali, alcune spese di beneficenza, vestiti, piccoli regali… cose così-

-Ci sono tutte queste spese nella vita di una principessa?-

Rein fece segno di sì con la testa

-E queste sono solo alcune, quelle, appunto, diciamo fisse o prevedibili di mese in mese. Ora, sottrai quelle somme alla cifra iniziale che avevi-

Milky si mise a fare velocemente le sue sottrazioni. Rein stava seguendo attentamente quei calcoli che il bussare alla porta la colse così di sorpresa che per poco non gridò per lo spavento. La porta si aprì senza aspettare una sua risposta ed entrò Dreamy

-Altezza, una lettera per voi da parte di Lady Susan-

-La dama di compagnia di mia madre?-

Chiese Milky a Dreamy, osservando curiosa la busta che la ragazza stava tendendo alla principessa Rein. La turchina la prese e ruppe il sigillo senza esitare e si mise subito a leggere il contenuto.

-È un invito a cena per domani sera negli appartamenti di Lady Susan-

Disse Rein alle due che la guardavano.

-Lady Susan che organizza una cena? È strano-

-È molto insolito?-

Chiese Rein più a Dreamy che non a Milky. La cameriera fece cenno di no con la testa

-No altezza, più o meno una volta al mese lady Susan organizza qualche evento a cui a volte partecipa anche sua maestà la regina. È un grande onore essere invitati ad una di queste serate, perché vuol dire potere passare del tempo con persone della cerchia ristretta della regina-

-Sarà meglio che risponda subito allora e ringrazi per l’invito-

Disse la turchina, voltandosi verso il tavolo alla ricerca di un foglio bianco. Rein non scrisse molto, fece un piccolo biglietto e si affrettò a chiuderlo e a darlo nelle mani di Dreamy

-Potresti per favore consegnarlo tu a lady Susan?-

Dreamy fece un inchino

-Certo principessa-

Detto questo la cameriera si avviò veloce per eseguire il suo compito. Una volta che se ne fu andata, Rein sospirò tristemente

-Qualche problema?-

Le chiese Milky guardandola

-Niente che ti debba preoccupare-

-Ma hai sospirato-

-Credo di avere offeso gravemente Dreamy ieri e… non so come fare per farmi perdonare-

Milky assunse una espressione pensierosa. Ad un tratto il suo volto si illuminò con un enorme sorriso

-Ma è molto semplice!-

Disse contenta la principessina. Rein la guardò sorridendo a sua volta

-Tu dici?-

Milky annuì sicura con il capo

-Sentiamo allora principessa, cosa dovrei fare?-

-Chiedile semplicemente scusa. Se funziona con me quando ne combino di tutti i colori per il palazzo vuoi che non funzioni per te?-

Rein si ritrovò a ridere e senza accorgersene abbracciò stretta la rosa

-Milky, lo sai, sei incredibile quando vuoi!-

Milky sorrise a sua volta, rispondendo con lo stesso calore all’abbraccio della turchina

-Questo vuol dire che, dato che ti ho dato una mano, mi posso evitare la matematica per oggi?-

Rein scosse la testa

-Mi dispiace principessa, quella ti tocca lo stesso. Anzi, sarà meglio che tu torni al lavoro, quelle cifre non si sottrarranno di certo da sole-

 

 

 

Alle quattro precise il conte Philip di Hoteval fu fatto accomodare nello studio privato di Shade. Il principe aveva rimuginato molto prima di parlare con l’uomo, ma dopo avere saputo alcune cose riguardanti il conte, era arrivato alla conclusione che effettivamente avrebbe dovuto parlargli a quattr’occhi. Il conte sembrava calmo e rilassato, entrando gli aveva fatto un inchino e poi si era accomodato sulla sedia che gli aveva indicato il principe e ora lo fissava, in attesa. Sapeva che toccava a lui parlare per primo, dopotutto era lui che lo aveva fatto convocare

-Conte, grazie per essere venuto-

-È un onore essere convocato da voi altezza-

Shade annuì

-So che potete essere rimasto sorpreso di questa convocazione, ma avevo bisogno di parlarvi, lontano da orecchie indiscrete-

Philip annuì

-Certo, ammetto il mio stupore iniziale, ma penso di sapere il perché di questo colloquio-

Shade lo fissò meravigliato

-Lo sapete?-

Il conte annuì

-Certamente vorrete avere da me una rassicurazione per quanto riguarda gli avvenimenti di ieri pomeriggio. Posso giurarvi maestà che da me non trapelerà niente di quanto accaduto, avete la mia parola-

Shade era sempre più sbalordito e meravigliato

-Cosa sarebbe successo ieri di preciso?-

Philip lo guardò un attimo perplesso prima di parlare

-Maestà, vi prego, non sono così sciocco da pensare che il capitano, il conte Thomas d’Orvail non vi abbia riferito del fatto che io sia a conoscenza delle circostanze avvenute ieri pomeriggio, dato che mi trovavo proprio con il capitano quando è giunta la notizia della vostra fu… della vostra uscita pomeridiana con la principessa-

Shade lo guardò oltre modo basito. Il conte sapeva cosa era successo ieri pomeriggio? Vedendo la sua espressione, Philip si fece bianco in volto e terribilmente preoccupato

-Deduco che il capitano non vi abbia riferito questo fatto-

-No, non l’ha fatto-

Philip, sempre preoccupato, abbassò lo sguardo, incapace di sostenere lo sguardo del principe. Shade stava provando un terribile istinto omicida nei confronto di Thomas, immaginando i mille modi in cui avrebbe potuto togliergli la vita per averlo messo in una situazione del genere. Come aveva potuto quello stupido del suo capitano delle guardie non riferirgli quel piccolo particolare?

-Quindi voi sapete-

Disse solo Shade, guardando il conte. Philip fece un piccolo cenno di assenso con la testa

-Si altezza. Ero a colloquio con il capitano quando… quando è arrivata la notizia che né voi né la principessa eravate a palazzo-

Shade sospirò rassegnato. Sentendolo Philip tornò ad alzare lo sguardo e a fissarlo

-Altezza vi posso garantire sul mio nome che mai io…-

-Conte, vi prego. So perfettamente che posso contare sulla vostra discrezione-

Philip fu oltremodo colpito dalla risposta del principe. A quanto pare le parole che il giorno prima gli aveva detto Thomas corrispondevano alla verità, e il principe non era affatto arrabbiato con lui o maldisposto nei suoi confronti.

-Altezza, grazie per la fiducia che riponete in me-

-Sono io a dovere ringraziarvi, invece-

-E per quale motivo?-

-Sapete che mi sono avventurato fuori da palazzo in compagnia della principessa Rein, senza scorta e del tutto inaspettatamente e non avete alcun dubbio sulle mie azioni? Sono molti i membri di questa corte che avrebbero approfittato di questa informazione per screditarmi al contrario vostro, che avete mantenuto il più stretto riserbo-

Philip lo fissò molto serio

-Altezza, vi prego. Conosco abbastanza la vostra reputazione e il vostro operato per sapere che siete un uomo corretto e rispettabile. Non potrei mai pensare che ieri fra voi e la principessa possa esserci stato in alcun modo un comportamento deplorevole o sconveniente. Sicuramente avrete avuto le vostre buone ragioni per farlo e non sarò certo io a discutere delle vostre motivazioni-

Shade era sempre più colpito dal conte. Non si era certo aspettato una risposta del genere, anzi. Non si era affatto immaginato di sostenere quella conversazione, dopotutto lui lo aveva fatto convocare per altro, non per parlare ancora dei fatti avvenuti ieri. Eppure, quello scambio di parole aveva confermato i suoi pensieri sull’uomo.

-Bene, direi che per ora, però, sarebbe meglio dimenticare i fatti accaduti e passare alla questione per cui vi ho fatto chiamare-

Philip si fece inconsciamente più dritto sulla poltrona e assunse una posizione di allerta. Era vero, se il principe non lo aveva fatto convocare per parlare del suo coinvolgimento negli avvenimenti di ieri, doveva esserci qualcos’altro. Dopotutto il biglietto diceva che si trattava di una questione importante.

-Spero non vi dispiaccia sapere che ho fatto condurre una piccola ‘ricerca’ su di voi-

Il conte lo fissò meravigliato ma non si scompose più di tanto

-Ho fatto qualcosa per meritare un tale esame da parte vostra?-

Un leggero rossore imporporò le guance di Shade.

-No conte, voi non avete fatto niente. Diciamo che la mia era più che altro… curiosità-

Philip lo guardò leggermente stupito, ma il conte non lasciò che quello stupore prendesse il sopravvento sul suo autocontrollo. Shade apprezzò ancora di più quel comportamento, anche perché si sentiva terribilmente imbarazzato per avere fatto fare delle ricerche su di lui, ma aveva dato l’ordine prima ancora di rendersene veramente conto. Era successo tutto dopo il ballo, quando tornato al suo studio non era riuscito a togliersi da davanti agli occhi l’immagine di Philip e di Rein che ballavano, e a quel punto aveva voluto sapere di più sul conto di quell’uomo che aveva danzato con la turchina. Dato che il silenzio si stava protraendo più del dovuto, Philip azzardò a porre una domanda

-Se sua altezza voleva sapere qualcosa sulla mia persona poteva chiedere direttamente, sarei stato lieto di rispondere a qualsiasi domanda. Ma posso azzardare a chiedere cosa avete potuto trovare di così importante da volerne parlare direttamente con me?-

Shade si riscosse all’improvviso e tornò a fissare il conte.

-Si conte, avete ragione. Vi ho chiamato qui perché vorrei farvi una proposta-

-Una proposta?-

-Esatto. Come sapete, i membri del consiglio del regno sono persone di cui mi fido e che stimo, tuttavia, alcuni di loro erano già membri del consiglio al tempo di mio padre-

Philip non poté notare una certa nota di sarcasmo nella voce del principe sentendolo parlare dei suoi ministri, tuttavia fece finta di niente e continuò ad ascoltarlo

-Sono uomini di grande esperienza, ma alcuni di essi hanno già praticamente sacrificato la loro vita per il benessere del regno che io, come membro della famiglia reale e futuro re, non mi sento più in dovere di chiedergli di compiere ancora un tale sacrificio. Sto pensando, anche se estremamente a malincuore, di dispensare dal lavoro alcuni di essi, anche se ci tengo a precisare, non per incapacità o ottusità o altro, ma solo per il fatto che l’enorme dose di lavoro rischia di risultare tremendamente pesante per alcuni di loro data ormai l’età avanzata-

-Immagino vi saranno molto grati-

Azzardò Philip intuendo il significato nascosto delle parole del principe. Era noto che il principe mal sopportasse alcuni membri del consiglio e che alcuni ministri erano apertamente contrari alle decisioni che prendeva, ma nessuno ancora era stato sostituito. E ora Philip temeva cosa volesse chiedergli il principe e lo scopo di quella convocazione

-So che alcuni saranno grati del pensionamento anche se lasciare il proprio lavoro svolto in più di quarant’anni per alcuni sarà dura, ma una volta che sapranno che vengono sostituiti con uomini capaci non avranno niente da obbiettare-

-Capisco-

-So che quanto vi sto dicendo vi stia cogliendo alla sprovvista, ma spero che un uomo della vostra intelligenza e levatura possa capire le implicazioni di questo mio discorso-

Il conte annuì, ma non disse niente. Dopotutto Shade doveva ancora formulare la domanda che doveva fargli

-Bene. Conte Philip di Hoteval vorreste considerare l’ipotesi di assumere il ruolo di ministro delle finanze del regno e del tesoro?-

Philip per poco non sobbalzò sulla sedia. Osservò Shade meravigliato e stupito. Il principe gli stava affidando uno dei posto, nel consiglio, più prestigiosi e influenti. Praticamente dopo il sovrano, il ministro delle finanze occupava il posto più importante all’interno del consiglio. E il principe lo stava affidando a lui, senza esitazione.

-Altezza io sono onorato per questa offerta. Tuttavia temo di non essere all’altezza del compito che volete affidarmi. Sono certo che nel regno ci siano uomini decisamente più meritevoli e all’altezza di me-

-Invece conte non ci sono. Credetemi sto cercando da molti mesi ormai e ancora non avevo trovato nessuno con le competenze adatte. Finché non siete apparso a corte voi-

-Ma altezza, io mi sono occupato solo delle mie terre e non credo…-

-Invece, permettetemi di interrompervi e spiegarvi, conte. Quando ho chiesto informazioni su di voi, mi sono pervenute anche le informazioni riguardanti le vostre terre e, spero vogliate perdonami, anche sulla vostra situazione economica. E, devo ammettere, sono rimasto sbalordito-

Philip lo guardò

-Maestà io non capisco cosa…-

-Avete ereditato da vostro padre una tenuta e una proprietà in perdita, praticamente in rovina. Vostro padre non aveva amministrato nel migliore dei modi il vostro patrimonio, permettetemi di dirvi-

Philip si irrigidì

-Si, mio padre non era certo un uomo attento molto alla spesa, altezza, tuttavia…-

-Rischiavate di perdere tutto, le terre e il palazzo di vostra proprietà. So che i creditori di vostro padre erano decisamente numerosi. Eppure voi, in appena due anni avete ripagato i debiti e non solo, avete lavorato sulle vostre terre, avete messo a reddito ciò che avevate e ora signore, siete sicuramente un uomo facoltoso-

-Non posso lamentarmi altezza, lo ammetto, ma questo non vedo come mi possa qualificare…-

-Avete avuto la prontezza di affidarvi a persone con più esperienza di voi e avete evidentemente ascoltato i consigli giusti, quindi questo fa di voi un uomo che riesce a capire le situazioni e riesce anche ad intravedere la soluzione migliore. Vi siete risollevato in fretta e non solo, essendo il tutore di vostra cugina, state amministrando anche i suoi beni e le state mettendo da parte una notevole fortuna-

-Non voglio che si trovi costretta a sposare qualcuno solo per sopravvivere. Deve avere la possibilità di scegliere chi amare, come ho potuto fare io-

Shade annuì

-Ho saputo del vostro lutto e ne sono profondamente addolorato-

-Grazie altezza-

I due rimasero in silenzio alcuni minuti. Alla fine, sentendo il rintocco delle campane che segnavano le cinque, Shade si accorse di avere occupato molto più tempo di quello che pensava avrebbe impiegato quella conversazione.

-Conte, non voglio obbligarvi ad accettare un compito che non volete. Potrei, ma non voglio. Se in futuro dovessimo lavorare insieme, spero sia per scelta vostra e non per un mio obbligo, perché ritengo che un impegno preso con il proprio pensieri sia svolto decisamente meglio da chi, invece, viene obbligato a farlo. Pensateci, vi chiedo solo questo e nel caso non voleste accettare sappiate che non ve ne farò mai una colpa o serberò rancore nei vostri confronti. So perfettamente che il lavoro da ministro è impegnativo e complicato, non lo negherò, ma vi prego di considerare anche gli aspetti positivi che questo ruolo potrebbe portarvi, a voi e alla vostra famiglia-

-Ci rifletterò su altezza. Vi farò sapere al più presto-

Shade si alzò e offrì la sua mano al conte. Philip si alzò a sua volta e afferrò la mano.

-Se permettete altezza, io mi congederei-

-Prego, arrivederci conte Philip-

-Arrivederci altezza-

Philip gli fece un inchino e poi sparì dall’ufficio. Una volta che la porta fu richiusa, Shade si lasciò cadere sulla poltrona. Un bussare alla porta si fece sentire poco dopo

-Avanti-

Il cameriere del principe entrò

-Altezza, volete una tazza di the?-

Shade annuì. Prima che l’uomo se ne andò lo chiamò

-Andrew?-

-Si altezza?-

-Convocate il ministro delle finanze, ho urgenza di parlargli-

L’uomo lo fissò, leggermente agitato

-C’è qualche problema con la mia richiesta?-

-No altezza solo… il ministro, a quanto pare, non si è sentito molto bene negli ultimi giorni e…-

-Temo gli dovrete ricordare che l’amministrazione dello stato non si ferma per una indisposizione dei suoi ministri-

Andrew si inchinò

-Certo altezza, lo vado a convocare immediatamente-

Quando la porta fu chiusa, Shade si ritrovò a rivolgere una preghiera silenziosa alla luna, implorandola di far sì che il conte Philip accettasse la sua offerta, così si sarebbe potuto liberare di quel vecchio rompiscatole di ministro con cui doveva lottare ogni giorno.

 

 

 

Trudy osservò l’invito che le era giunto nel pomeriggio e che ancora non aveva aperto. Immaginava cosa fosse, ormai quasi tutti sapevano a corte che Lady Vivian stava organizzando una serata per la regina, e sapeva anche che dietro quell’invito più che la mano di lady Vivian, c’era quello della regina stessa. E a quanto pare lei era una delle fortunate ad essere stata invitata. Era indecisa se andare oppure no. Intuiva che molto probabilmente la principessa Rein sarebbe stata invitata, e la prospettiva di poterla osservare ancora non le dispiaceva, solo che era stanca. Era stanca della corte e del suo sistema. Il the con i Dunnel l’aveva provata più del previsto. Era sempre dovuta stare in guardia per non tradirsi con loro e fare finta che non avesse assolutamente niente da nascondere. Senza accorgersene si portò una mano al ciondolo che portava al collo, nascosto sotto il vestito. Era da sciocchi il fatto che lo portasse ancora nonostante tutto quello che era successo, eppure non riusciva a staccarsene anche se sapeva perfettamente che ogni cosa che poteva collegarla a tutto quello che era successo l’anno scorso era terribilmente pericolo per lei e per la sua reputazione. Eppure non poteva ancora liberarsene, nonostante il dolore, nonostante l’odio, ancora non poteva chiudere quel capitolo della sua vita o meglio, non voleva ancora farlo. Si avvicinò alla finestra del suo appartamento, e si mise a fissare il cielo, persa nei suoi pensieri. Fu solo molto tempo dopo, quando qualcuno bussò alla sua porta, che si accorse che il cielo da azzurro si era fatto scuro, e il sole era già tramontato. Si voltò e si trovò in una stanza buia.

-Avanti-

Una cameriera del palazzo entrò e vedendo il buoi si bloccò alla porta

-Cosa vuoi?-

La donna la vide contro la finestra e si riscosse

-Vi chiedo scusa, contessa, ma ho una lettera per voi-

Trudy si avvicinò alla donna e prese la busta. Poi guardò la donna

-C’è altro?-

-Volete per caso che vi accenda delle candele o il fuoco…-

-No. Vai ora-

La donna fece un inchino e si chiuse la porta. Trudy si avvicinò allo scrittoio e con movimenti veloci accese una piccola candela. Quando la luce fu sufficiente per permetterle di leggere il contenuto della missiva, vide che la busta era senza mittente. Incuriosita la aprì. Dentro c’erano solo poche parole, ma bastarono a farle gelare il sangue

-Un po’ da sciocchi portare ancora quel ciondolo, non credi?-

Non era firmato, ma lei sapeva perfettamente chi lo aveva scritto e a cosa si riferivano realmente quelle parole. Senza pensarci avvicinò la lettera alla fiamma e le diede fuoco. Osservò il foglio bruciare alcuni istanti, prima di buttarlo nel camino. Era qui. Se le aveva fatto arrivare quel biglietto voleva dire che era a palazzo. Era l’ultimo posto dove si sarebbe aspettata di ricevere sue notizie, pensava che non avesse il coraggio di farsi vedere lì, ma se lo sarebbe dovuta immaginare, dopotutto nessuno, a parte loro, sapeva cosa era successo. Non aveva affatto previsto che una eventualità del genere si potesse verificare. Si era informata, prima di venire a corte, per sapere chi sarebbe stato presente al ballo, e quando non aveva sentito fare accenno a quella persona, aveva sospirato di gioia. Ma si era sbagliata, aveva commesso un errore banale, non aveva considerato la mente contornata e malata contro cui si stava scontrando. Era stata ingenua e ora doveva agire, doveva farlo subito, prima che fosse di nuovo troppo tardi. Si riavvicinò allo scrittoio e iniziò a scrivere un biglietto, veloce. Una volta terminato, aprì la porta della stanza e si precipitò fuori. Il corridoio era deserto, i nobili dovevano essere a cena ormai. Trudy si incamminò verso la fine del corridoio e ad un tratto vide uscire da una porta nascosta nella parete una donna, una cameriera.

-Tu-

La donna, sentendosi chiamare, si voltò meravigliata. Quando vide che era una nobile ad averla chiamata fece un inchino

-Signora, come posso aiutarvi?-

-Porta questa a lady Vivian, immediatamente. Scusati per il ritardo, riferisci che ero stata impegnata e non ho potuto farlo prima. Sono stata chiara-

-Certo, contessa, vado subito-

Trudy osservò la donna andare via veloce per eseguire il compito, poi si voltò verso la sua stanza e una volta dentro, si affrettò a dirigersi verso il suo guardaroba. Sapeva di avere portato un abito adatto per una situazione del genere. Sapeva anche perfettamente quale era stata l’ultima volta che aveva indossato quel vestito. Era più di un anno che non lo metteva, non sapeva nemmeno lei perché aveva deciso di portarlo con se a corte, ma aveva fatto bene. Lo avrebbe indossato domani sera.

-Questa volta sarò io a vincere, non tu-

 

 

 

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Ciao a tutti!

Lo so, lo so cosa state pensando: due capitoli nello stesso mese quando prima faceva passare un anno tra uno e l’altro? Ebbene sì, sono stupita persino io di me stessa, ma lo sapete ormai, amo talmente tanto questa storia che veramente non posso fare a meno di continuarla, nonostante la mia età avanzata ormai e gli impegni quotidiani. Il fatto è che ora sto vivendo un momento stranamente più tranquillo nella mia vita, quindi posso dedicarmi con più calma alla scrittura e darle la giusta attenzione e dedizione, quindi sto scrivendo molto di più di prima, come potete vedere da questa uscita, e sono abbastanza convinta di potere tenere un buon ritmo e avere una uscita abbastanza regolare dei prossimi capitoli. Non vi prometto miracoli però, siamo chiari, spero però di aggiornare al più tardi a fine gennaio o febbraio, prima non credo, anche perché vorrei portarmi avanti in questo periodo e scrivere più capitoli in modo da dovermi poi occupare solo della revisione e della pubblicazione, mentre adesso scrivo un capitolo per volta, lo correggo e lo pubblico e riinizio. Ora vorrei proprio scriverne già quattro o cinque e poi con calma pubblicarveli, in modo da avere voi una uscita più regolare, diciamo uno al mese sarebbe l’ideale, così io avrei più tempo per correggerli poi e evitare errori e ripetizioni, e voi potreste seguire anche in modo più lineare la storia. So che forse questo mio sproloquio non vi interessava, ma ci tenevo a farvi sapere che le mie intenzioni sono delle migliori e spero di mantenerle.

Seconda cosa: io sono abbagliata dall’affetto che provate per questa storia e per i personaggi. Veramente, nel pubblicare il precedente capitolo, pensavo che non sarebbe più importato niente a nessuno e invece ci siete ancora e ancora con lo stesso affetto che so di non meritare fino in fondo. Quindi veramente, veramente, grazie, grazie di cuore, grazie per sostenermi, grazie per volere bene alla storia e per aspettare ancora il continuo è la gioia più grande che potete regalarmi. Grazie veramente dal profondo del mio cuore.

Terzo, non meno importante, so che sto buttando molta carne sul fuoco senza dire ancora di preciso niente. Ma lo ammetto, non volevo incentrare la fine di questo capitolo su Trudy, anzi, non ce la volevo proprio infilare affatto in questo capitolo, avrei voluto aspettare ancora un po’, ma lei, con il suo bel caratterino, non me lo ha permesso. So che può sembrare folle, forse ve l’ho già detto ancora, ma certe volte parto con un calendario preciso in cui far accadere certe cose, e poi mentre scrivo i personaggi e la storia vogliono fare di testa loro, e quindi così sia. Nei prossimi capitoli, quindi, vedremo meglio intrecciarsi le vite dei nostri protagonisti con gli altri personaggi e la trama si farà un po’ più chiara ma non meno incasinata. Lo so, amo le storie complicate, mi danno a scriverla così, ma la amo solo in questo modo, quindi sopportatemi, di nuovo.

Ultima cosa, non per questo meno importante delle altre, come sempre grazie, grazie a tutti voi che sono arrivati fino a qui, che amate questa storia e che la continuate ad aspettare e seguire.

Se volete lasciate pure un commento per farmi sapere le vostre opinioni e pareri, anche se volete criticare qualcosa siete sempre i benvenuti e a me fa sempre piacere. Io vi saluto, vi auguro di passare un sereno Natale e un buon inizio di anno nuovo che quest’anno ce lo meritiamo proprio tutti e ci vediamo al prossimo capitolo. Un bacione dalla vostra

Juls

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

Lady Vivian era andata di buon mattino dalla regina. Era sua abitudine andare a parlare con la sovrana prima della colazione per organizzare gli impegni della giornata e assicurarsi che tutto fosse sempre in ordine. Non era insolito per la regina accogliere la sua dama ancora in veste da notte, e quella mattina non faceva eccezione. Moon Maria stava sorseggiando una tazza di the nel suo soggiorno quando la donna arrivò

-Vivian, cara. Buongiorno-

-Buongiorno vostra maestà-

-Passato una buona nottata?-

-Come sempre altezza-

-Mi fa piacere. Allora, cosa abbiamo in programma quest’oggi?-

-Niente di particolare, altezza. Ci sono alcuni nobili che desiderano salutarvi, avete una visita all’ospedale della città, il pranzo con i vostri figli e la principessa Rein e al momento il pomeriggio è libero-

-Preferirei che rimanesse tale. Data la cena di stasera, vorrei riposare un poco oggi pomeriggio. Anche se non assicuro la mia partecipazione alla serata-

-Come desiderate maestà-

-Tutto pronto per stasera?-

La donna annuì

-Si maestà, hanno accettato tutte coloro a cui ho mandato l’invito-

-Notizie dai Dunnel?-

La donna fece un gesto di impazienza con la testa

-Come al solito si lamentano del fatto che è uno scandalo che non siano stati invitati, loro dall’alto della loro casata e delle loro illustri persone-

-Mi dispiace avervi messo in questa situazione-

-Non vi preoccupate, maestà. Piuttosto che averli come miei ospiti preferirei essere strappata del mio titolo e ruolo qui a corte-

Moon Maria ridacchiò

-Credo lo preferirei anche io fossi al vostro posto. Tuttavia è colpa mia se sei sotto attacco di quei due perfidi pettegoli. Bisognerà come al solito dargli un contentino per farli sentire speciali-

Lady Vivian rifletté un poco, prima di parlare

-Potreste invitarli alla rappresentazione teatrale del mese prossimo-

La regina si meravigliò di quella proposta

-È risaputo che i Dunnel odiano il teatro-

-Ma non potrebbero rifiutare un invito reale, altezza-

Moon Maria scoppiò a ridere

-Così sia allora. Sarà decisamente divertente-

Lady Vivian sorrise alla sua regina. Le donne si conoscevano ormai da quasi trent’anni. Vivian era stata una debuttante assieme alla regina, che allora era ancora una duchessa. Aveva assistito a tutta la fase di corteggiamento dell’allora principe Skyler e del loro innamoramento. Era stata presente al matrimonio e da quando Moon Maria era diventata regina era diventata la sua dama di compagnia. Lady Vivian aveva scelto di non sposarsi e di dedicare tutta la sua vita alla sua amata regina e di quella scelta non si era mai pentita. Con la regina avevano quasi un rapporto di sorellanza più che di amicizia e non esisteva suddito più fedele di lei. Era il braccio armato a corte della regina, era attraverso lei che Moon Maria esprimeva pareri su persone o situazioni senza mettere in discussione il suo ruolo imparziale di sovrana. Tutti sapevano che ciò che diceva lady Vivina era molto spesso diretta espressione della regina, quindi si poteva dire che la dama di compagnia fosse la donna più potente all’interno della corte. E le sue famose cene erano quanto di più atteso da parte della nobiltà, che speravano sempre di ricevere un invito. Questa volta, però, le persone invitate erano decisamente diverse da chi di solito era abituata ad invitare. La regina, infatti, aveva chiesto alla sua dama di organizzare una serata di svago per la principessa e altre ragazza più o meno della sua età, perché desiderava che Rein facesse amicizia con alcuni membri della nobiltà e iniziasse ad avere un circolo tutto suo. Per questo aveva anche organizzato quella colazione, per cercare di capire con chi la principessa potesse avere più feeling e con chi no

-Maestà volevo dirvi una cosa-

-Ditemi cara-

-Ieri sera sono arrivati a corte i marchesi Eldelberry-

-Ma non dovevano essere ancora in viaggio di nozze?-

-Lo erano maestà. A quanto pare hanno deciso di concluderlo prima-

-E sono passati per caso dalla corte?-

-No maestà, hanno avuto il buon gusto di dire che sono venuti apposta. Sono mortificati per essere mancati al ballo, ma la loro carrozza, a quanto pare, ha subito un guasto durante il viaggio e si sono dovuti trattenere in una locanda per quasi una settimana prima che la carrozza fosse sistemata-

-Cose che possono succedere, temo, quando si viaggia-

-Maestà, se posso, mi sono presa la libertà di invitare la marchesa alla cena di questa sera-

-La nuova marchesa di Eldelberry… cosa sapete di lei?-

-Molto poco, onestamente. Si dice sia una donna graziosa e molto gentile-

-Con la gentilezza quindi avrebbe conquistato il cuore di uno degli scapoli più ambiti del regno?-

-E anche con il suo atteggiamento discreto e timido. Pare che il marchese ne sia rimasto folgorato all’istante-

-Sono contenta per loro. Ma prima di diventare marchesa chi era?-

-Viscontessa Fanny du Navalen, maestà-

Moon Maria sgranò gli occhi, meravigliata

-Da viscontessa a marchesa, un notevole salto nella gerarchia nobiliare. I suoi genitori saranno entusiasti di questa unione-

-A quanto pare anche la vecchia marchesa Eldelberry ama la sua nuova nuora-

-È riuscita a conquistare anche quella vecchia arpia? Quella giovane deve essere piena di talenti nascosti-

-Così pare-

Moon Maria rifletté un attimo.

-Avete fatto bene ad invitarla. Dopotutto lo scopo di questa sera è far si che la principessa Rein conosca quante più gentildonne possibili e il marchesato di Eldelberry è uno dei più potenti e influenti del regno, e averli amici è sicuramente meglio che averli come nemici. Avete agito bene, Vivian-

-Grazie maestà-

Moon Maria appoggiò la tazza vuota sul tavolino e si alzò dalla poltrona

-Bene, direi che come convenevoli questa mattina abbiamo fatto anche più del dovuto. Sarà meglio che mi prepari per le udienze. Organizzate intanto l’ordine di apparizione, la sala del trono andrà più che bene-

-Certo maestà. Vado ad avvisare il ciambellano-

Lady Vivian si inchinò e uscì dalla stanza, pronta ad iniziare la giornata eseguendo gli ordini della sua regina.

 

 

Thomas si stava maledicendo. Erano passate quasi due ore da quando erano lì, lui e il suo stramaledetto principe. Quella mattina Shade lo aveva letteralmente tirato giù dal letto. Era entrato nella sua stanza, aveva spalancato le finestre facendo entrare la brezza mattutina, gelata dato che il sole non era ancora sorto, e gli aveva tolto le coperte di dosso. Se non si fosse trattato di Shade probabilmente il pavimento della sua camera ora sarebbe ricoperto del sangue del malcapitato. Invece si trattava di Shade è l’ultima cosa di cui voleva essere accusato era di avere assassinato l’erede al trono. Perciò aveva provato ad essere civile, ma quando aveva chiesto spiegazioni per quel comportamento disumano e illegale, Shade non gli aveva risposto, gli aveva solo ordinato di vestirsi e di raggiungerlo nella sala di allenamento delle guardie reali

-Che ci dobbiamo andare a fare a quest’ora del mattino laggiù?-

Shade si era voltato e aveva sfoderato uno dei suoi sorrisi più accecanti, e per chi lo conosceva bene come lo conosceva lui, quel sorriso era simbolo di morte, perché era il sorriso finto che usava con i membri della corte

-Ci alleniamo naturalmente-

Aveva semplicemente detto Shade. E Thomas era sbiancato. Allenamento voleva dire solo una cosa: ore interminabili di scherma solo lui e il principe, senza esclusioni di colpi

-Allenamento? Adesso? Perché?-

Shade non aveva risposto, era uscito dalla stanza lasciandolo così. Thomas si era vestito il più velocemente possibile e aveva raggiunto la sala dopo solo dieci minuti. Shade era già lì, senza camicia e con la spada in mano. Lo stava aspettando. Thomas si fece avanti, e controvoglia, si trovò a sfoderare la sua arma e andare incontro all’amico.

-Spero tu sia pronto Thomas. Ho molta rabbia da sfogare questa mattina-

Prima che Thomas potesse rispondergli, Shade scattò in avanti, attaccandolo. I pronti riflessi di Thomas gli consentirono di parare e neutralizzare l’attacco di Shade. Il principe non ci stava andando piano con la spada, notò allarmato Thomas. Shade, infatti, era terribilmente serio e arrabbiato, e Thomas temette di essere proprio lui la causa di tutto

-Si può sapere cosa ti ho fatto?-

Gli chiese, mentre i due continuavano ad attaccarsi e a parare a vicenda. Shade non rispose per i primi minuti, concentrato solo sugli affondi e le parate. Thomas sapeva che con quel lunatico di un principe bisognava solo aspettare quando era in quello stato. Gli avrebbe risposto, quando avrebbe avuto voglia di farlo. Dopo molti attacchi a quanto pare.

-Ti ricordi quando l’altro giorno mi sei venuto a cercare?-

-Parli della tua fuga? Ovvio che mi ricordo-

I due parlavano e attaccavano, in una danza che sembrava infinita

-Ebbene, non credi di avere tralasciato qualcosa di importante da dirmi su quella giornata?-

Thomas parò un colpo di Shade e ripartì all’attacco. La mossa prese in contropiede il principe, che si ritrovò costretto a parare in fretta e nel farlo, perse l’equilibrio, finendo a terra. Thomas si affrettò a dargli la mano per aiutarlo ad alzarsi, ma Shade lo allontanò

-Si può sapere cosa avrei dimenticato di dirti? E perché tutta questa rabbia nei miei confronti?-

Shade si alzò, si diede una spolverata ai calzoni e ritornò in posizione di attacco. Thomas si preparò e seguì un'altra decina di minuti di attacchi e parate in silenzio. Ad un tratto Shade fece una mossa, Thomas si preparò a difendere, ma all’ultimo Shade cambiò la traiettoria di attacco, facendo perdere il controllo al capitano che finì per fare un brusco movimento con la mano per parare il colpo e fu la sua volta di finire per terra. Shade gli puntò la lama alla gola.

-Va bene, hai vinto. Ora posso sapere qual è il motivo di tutto questo risentimento nei miei confronti?-

Shade ritirò la spada ma continuò a fissare arrabbiato il suo capitano delle guardie. Thomas, per paura, non si mosse, ma rimase fermo immobile, sdraiato sul pavimento

-Solo un nome: Philip di Hoteval-

Thomas lo fissò un attimo perplesso, poi gli ritornò in mente la conversazione avuta con il conte e tutto quello che era successo dopo

-Oh si, già è vero. Lui sa come sono andati i fatti dell’altro giorno, già. Sicuro che non ti avevo avvertito?-

-No-

Thomas si concesse un secondo per riordinare i suoi pensieri

-Ok, va bene, ma a mia discolpa, ero assieme al conte quando mi è arrivata la notizia che sia tu che Rein eravate spariti. Ma non ti preoccupare, il conte è un uomo discreto e di certo non diffonderà alcun pettegolezzo e…-

-Oh lo so che non diffonderà alcun pettegolezzo. Me lo ha detto chiaro e tondo-

Thomas granò ancora di più gli occhi

-È venuto a dirti che lo sapeva?-

-No, pensava che io già lo sapessi e volessi una conferma sulla sua discrezione-

-E perché è venuto a cercarti?-

-Perché l’ho convocato io-

-L’hai convocato tu? E per cosa?-

-Per offrirgli un posto nel consiglio-

-Gli vuoi offrire un posto nel consiglio? E quale posto?-

-Ministro delle finanze-

-Che cosa?-

-Ora vuoi anche criticare le mie scelte?-

Thomas scosse il capo e si mise seduto, avendo scampato il pericolo avendo sviato il discorso con Shade.

-No anzi. Sono stupito nel senso giusto. Credo sia un’ottima idea, forse la migliore che tu abbia mai avuto-

Shade non gli rispose, si limitò a lanciargli la solita occhiataccia

-Andiamo non mi guardare così. Quindi abbiamo un nuovo ministro?-

-Ancora no, mi ha chiesto del tempo per rifletterci-

-Un altro punto a suo favore, non è uno che vuole la poltrona-

-No infatti-

Thomas si rialzò e si rimise in posizione. Shade fece altrettanto e i due riprese ad allenarsi.

-Credi accetterà?-

Chiese poco dopo Thomas

-Lo spero. Ho bisogno di uomini come lui-

-Meno male che ti ho fermato dall’ucciderlo l’altra sera-

-Non lo volevo uccidere-

-Ha osato ballare con la tua bella principessa-

Shade si fece per un secondo rosso in volto

-Rein non è la mia principessa-

-Certo, continua a crederlo-

Shade era così concentrato nel trovare un modo per rispondere a Thomas, che perse totalmente di vista il colpo in arrivo dell’amico e si trovò con un colpo al fianco, per fortuna dato con la parte piatta della lama. Shade lasciò andare un grido di dolore e si ritrovò a terra, la mano premuta contro il fianco. Thomas si precipitò al fianco dell’amico, terrorizzato. Aveva veramente ferito il principe? Già si immaginava la sua testa appesa ad una picca sulla cima del palazzo.

-Shade scusa io…-

Ma Thomas non poté finire la frase perché si ritrovò con il braccio del principe attorno al collo e si trovò trascinato per terra. I due iniziarono a lottare come bambini piccoli, tirandosi qualche pugno e calcio ma principalmente cercando di strangolarsi a vicenda. Non avevano veramente l’intenzione di uccidersi, o almeno era quello che Thomas sperava in cuor suo, solo era un modo per sfogare la rabbia repressa e forse farsi un po’ di sano male reciproco. I due continuarono per un pezzo così, fino a quando Shade prese il sopravvento e immobilizzò sotto di se il povero Thomas. Il capitano delle guardie alzò le mani, sconfitto

-Va bene, va bene, mi arrendo. Hai vinto tu-

Shade sorrise soddisfatto, senza dire niente. Thomas fece un sospiro

-Allora, possiamo considerare conclusa la mia punizione? Ti ritieni soddisfatto?-

-Direi di sì. Te le ho suonate abbastanza per oggi-

-Solo perché io ti ho lasciato vincere-

-Io non direi proprio. Sono superiore a te, dovresti ammetterlo una volta per tutte e smetterla di farti battere, ogni volta-

-Piano piano piano, principe da strapazzo. Siamo a 44 tue vittorie e 42 mie vittorie, non sei poi così tanto migliore di me, ti ho sempre battuto 42 volte-

-Ma io 44, anzi, con oggi saliamo a 45-

Shade si lasciò andare ad un sorriso soddisfatto e vittorioso. Thomas stava per rispondere a tono, quando dall’ingresso della stanza si sentì il suono di qualcuno che si schiariva la voce. I due si voltarono, stupiti verso la porta. Era insolito trovare qualcuno lì a quell’ora, ma quando videro chi era comparso sulla porta, entrambi rimasero pietrificati. Infatti l’ultima persona che si sarebbero aspettati di vedere aveva fatto la sua comparsa ed altri non era che la principessa Rein.

-Rein?-

Chiese meravigliato Shade. La turchina non parlò, ma i due videro le guance della donna imporporarsi. Parlò con un filo di voce, evidentemente imbarazzata

-Non pensavo di disturbarvi…io non credevo di…  posso passare dopo-

Rein abbassò lo sguardo. I due videro che sembrava indecisa se andarsene o restare lì. Shade e Thomas si guardarono, all’inizio non capendo quale fosse il motivo dell’imbarazzo di Rein. Poi, all’improvviso, i due capirono da dove poteva arrivare l’imbarazzo della principessa. Shade era seduto a cavalcioni sopra Thomas, ed era anche senza camicia. I due stavano ansimando per lo sforzo dell’allenamento prima e della lotta dopo, e in effetti, la situazione poteva sembrare terribilmente ambigua a qualcuno che non aveva assistito alla scena di lotta precedente. Senza perdere tempo, Thomas diede una spintone a Shade, il quale si ritrovò per terra a sua volta

-Altezza, no non disturbate. E non è come sembra-

Rein continuò a non guardarli e rispose con un filo di voce

-No cioè, io non penso niente di male, insomma, non che ci sarebbe nulla di strano o sbagliato nel caso ma…-

-No no no no no niente ma, principessa, te lo posso assicurare. Ci stavamo solo allenando-

Shade che si era ripreso e si era alzato, era corso verso la sua camicia e si stava rivestendo

-Rein, per favore. Stavamo lottando e io ho vinto, ecco quello che hai visto-

-Si esatto Rein. Era solo il risultato della lotta se eravamo in quella… posizione. A me piacciono le donne-

-E anche a me-

Disse Shade. Rein si voltò verso i due e alla fine, sempre imbarazzata, scoppiò a ridere in faccia ai due. I due si imbarazzarono più per la sua risata della turchina che non per il fatto di essere stati presi in un momento decisamente… fraintendibile

-Adesso siamo pari-

Disse Rein sempre ridacchiando

-Pari?-

Chiese Thomas, guardando Shade in cerca di aiuto, il quale si limitò a sollevare le spalle

-Per quello che è successo in cucina…-

Aggiunse Rein, spiegando. I due avevano ancora lo sguardo perso

-Quando mi avete visto le gambe-

Disse Rein, rinfrescando loro la memoria. I due improvvisamente ricordarono

-Giusto-

-È vero, me ne ero dimenticato-

Disse Shade

-Anche io-

Fece eco Thomas. I due si voltarono verso Rein che li fissava leggermente arrabbiata

-Come ve ne eravate dimenticati?-

Chiese, allibita. I due si limitarono a scambiarsi un’occhiata, perplessi. Entrambi sapevano che stavano per entrare in un campo minato, ma incuranti del pericolo, fecero un passo, che si rivelò essere decisamente un passo fatale.

-Non è stato poi qualcosa di così eccezionale direi-

Disse Shade guardando Thomas che fece un cenno affermativo con la testa. Rein spalancò la bocca, stupita e decisamente arrabbiata

-Oh, niente di eccezionale quindi-

Shade la guardò. Sapeva di avere detto qualcosa di tremendamente sbagliato da come aveva risposto la turchina, solo non capiva come lei potesse essersela presa così.

-Quindi mi volete dire, cari i miei uomini alpha, che le mie gambe sono qualcosa di assolutamente dimenticabile?-

Shade provò un senso di terrore così forte che si paralizzò, capendo immediatamente l’errore che aveva commesso. Cercò di rimediare, in qualche modo

-No certo che no, insomma, erano belle gambe, sono belle gambe solo….-

-Solo?-

Domandò la turchina, incrociando le braccia al petto.

-Solo…-

Shade guardò Thomas che gli fece chiaramente capire che era lui quello che si era messo in quel pasticcio e toccava a lui risolverlo

-Solo che.. non è che io ti pensi ogni singolo istante della giornata e quell’incidente mi era totalmente passato di mente-

Thomas si diede una manata sul volto. Come poteva essere così stupido quel dannato di un principe? Prima che Rein potesse replicare si intromise

-Quello che il principe qui vuole dire, e ti chiedo di perdonarlo perché evidentemente questa mattina ha il cervello totalmente scollegato, è che siamo gentiluomini, mia principessa. Abbiamo volutamente evitato di pensare a quell’incidente perché non volevamo ricreare motivo di imbarazzo tra noi e voi, vero Shade?-

Thomas diede una manata alla schiena di Shade, che si trovò ad annuire alle parole di Thomas

-Esatto, quello che ha detto lui, si, parola per parola-

-E ovvio che il nostro principe qui sia terribilmente impegnato durante il giorno da avere la mente occupata da altri pensieri e di certo se pensa a voi, cara la mia bellissima principessa, non può certo permettersi di pensarti in quel modo, così sconveniente. Giusto Shade?-

Shade riannuì

-Esatto-

Shade era profondamente imbarazzato. Voleva dire qualcosa, ma aveva paura di fare peggio. Alla fine disse, forse, la sola cosa capace di smorzare la rabbia di una donna

-Mi dispiace Rein. Non volevo offenderti in alcun modo o mancarti di rispetto. Perdonami per favore-

Rein lo guardò, poi si addolcì nello sguardo

-Perdonato. Ma solo perché Thomas ti ha salvato, ha recuperato lui la situazione, devi esserne cosciente-

Thomas gonfiò il petto sorridendo, orgoglioso di essere stato più bravo del principe in quel momento. E ora le sue vittorie erano 43. Quarantatré a quarantacinque, era ancora tutta recuperabile la sfida

-Sentito principe? Tienilo bene a mente. Ti ho salvato-

-Non tirare troppo la corda, capitano-

I due si guardarono un attimo in cagnesco e stavano probabilmente per riiniziare a lottare quando Rein attirò di nuovo la loro attenzione, schiarendosi ancora la gola. Shade la guardò, poi realizzando che era ancora mattino presto e che la sala di allenamento delle guardie reali era l’ultimo posto dove si sarebbe immaginato di vedere comparire la principessa che non poteva essere arrivata lì per caso, capì che Rein doveva essere lì per un motivo ben preciso

-Cosa ti porta qui Rein? Hai bisogno del mio aiuto?-

Rein, ricordandosi del motivo per cui aveva cercato sia Shade che Thomas, annuì

-Si, ho bisogno di tutte e due-

-Per cosa?-

-Mi serve la tua autorizzazione per potere uscire dal palazzo questa mattina-

Shade si meravigliò per quella richiesta

-Non hai bisogno del mio permesso Rein. Non sei prigioniera qui-

-Lo so, ma non volevo creare ancora panico come… l’altro giorno-

Intuendo l’allusione alla loro fuga, Shade si trovò d’accordo con lei

-Capisco. Dove desideri andare, se posso chiederlo?-

-Al villaggio. Ci sono alcune spese che devo fare, e qui viene la mia seconda richiesta. Avrei bisogno di un piccolo prestito se possibile-

Shade la fissò perplesso. Effettivamente Rein era lì senza praticamente un soldo. Era vero che essendo loro ospite non doveva preoccuparsi dei costi della sua permanenza, ma se desiderava qualcosa non poteva permettersela non avendo accesso ad alcun tipo di fondo personale.

-Perdonami Rein, non ho affatto pensato a questo. Farò in modo di ricavare una piccola rendita mensile per te dalle casse del tesoro-

Rein sbiancò sentendo quelle parole

-Shade no, per favore, non potrei mai… -

Sahde alzò una mano, fermandola

-No, non si tratta di una questione negoziabile. Sei una principessa e in questo momento fai parte a tutti gli effetti della famiglia reale, quindi è un tuo diritto. Per questo mese ancora non posso fare molto, ma dal prossimo avrai una tua rendita. Per le spese di oggi o di questo mese, rivolgiti pure al mio maggiordomo. Puoi usare la mia rendita personale come fosse tua-

-Shade… grazie-

Disse Rein, visibilmente commossa dalla generosità di Shade. Non era da tutti offrirsi di fare una cosa del genere. Avrebbe potuto dirle di rivolgersi ai suoi genitori per avere del denaro, invece avrebbe fatto in modo che una parte del tesoro del regno andasse a lei come piccola rendita. Era una offerta veramente generosa. I due si fissarono in silenzio, non sapendo cosa dire. Thomas, che era rimasto fermo e in silenzio durante quello scambio, dato che i due sembravano persi nel guardarsi negli occhi reciprocamente, decise di intromettersi

-E per quale motivo avevi bisogno di me, principessa?-

Rein lo guardò

-Come?-

-Hai detto prima che aveva bisogno di tutti e due. Risolta la parte principe, in cosa posso esserti utile io?-

-Oh sì, giusto, me ne stavo dimenticando. Potrei avere una piccola scorta per la mia uscita?-

-Direi di sì, anzi, sicuramente. Sono certo che avrò la fila di guardie che si proporranno per farti da scorta-

Rein gli sorrise

-Grazie-

-Bene, dato che ogni cosa è risolta, spero Rein mi vorrai scusare, ma grazie a questo allenamento imprevisto, ho bisogno di farmi una bella doccia-

-Si certo-

Disse Rein, non sapendo di preciso quale fosse la formula adatta da dire in quel momento. Thomas fece un piccolo inchino

-Bene, allora io mi congedo. Quando vorrai andare al villaggio fammi avvisare dalla tua cameriera. Ti farò trovare carrozza e scorta alla scalinata principale del palazzo-

-Grazie Thomas-

-Dovere, principessa, e per te è sempre un piacere. Shade, ci vediamo dopo-

Shade fece un cenno a Thomas e il capitano si ritirò dalla sala. I due principi rimasero fermi ad osservare la porta vuota per alcuni secondi.

-Andiamo anche noi Rein? La sala di allenamento non è un posto molto consigliabile per una principessa-

Rein annuì e i due si incamminarono, in silenzio. Un leggero imbarazzo calò su Shade. Non voleva certo farsi vedere in un momento del genere da Rein, comportandosi in un modo che nemmeno un bambino di dieci anni avrebbe avuto.

-Io…-

Rein lo guardò

-Io non mi comporto sempre così. Cioè, è stato solo… insomma Thomas ha la capacità di farmi innervosire in un modo unico e… diciamo che avevo bisogno di sfogarmi-

Lo scoppio della risata di Rein lo bloccò e lo fece imbarazzare ancora di più. Rein gli appoggiò distrattamente una mano sul braccio

-Perdonami Shade, è che vederti così imbarazzato è un’esperienza decisamente unica. È bello vederti sempre più umano-

Shade fu talmente tanto colpito da quelle parole che gli tornarono subito in mente le cose dette da sua madre. Rein aveva il potere di farlo essere se stesso, ed era vero

-Io sono terribilmente umano e… timido-

Rein lo guardò meravigliata

-Davvero? Tu timido?-

Shade annuì.

-Non ti credo, ti conosco bene ormai. Sei fiero, elegante, sempre perfettamente, e lasciatelo dire, quasi allucinatamente impeccabile. Timido proprio non ti si addice-

-Lo sono, è che, mascherandomi dietro il titolo di principe riesco a contenerla e a combatterla. Ma quando non devo essere il principe, la mia timidezza viene fuori. Come adesso con te-

Rein gli sorrise.

-Più che timidezza il tuo sembrava imbarazzo per esserti fatto beccare in un modo molto poco principesco-

Disse Rein con una leggera nota di divertimento nella voce. Shade la fissò allibito. Per caso la turchina lo stava prendendo in giro?

-Ti stai prendendo gioco di me?-

-Precisamente-

-Che comportamento poco principesco-

Rein ridacchiò

-E ti meravigli? Stai parlando con una delle gemelle del regno di Wonder, nota per essere una delle principesse meno principesche di tutti i sette regni-

-Direi che allora siamo proprio una bella coppia noi due-

-Direi proprio di si-

Shade rise e anche la turchina. I due rimasero in silenzio, mentre salivano la scalinata che conduceva agli appartamenti del primo piano

-Ho sempre odiato quando vi chiamavano così. Eravate decisamente fuori dagli schemi tradizionali, questo è vero, ma siete sempre state impavide e orgogliose di voi stesse. Eravate un duo decisamente esplosivo, tuttavia era impossibile starvi lontano-

-Un tornado che ti ha trascinato in molte imprese di salvataggio se non sbaglio. Quante volte mi hai salvato la vita?-

-Decisamente troppe. In effetti, ora che ci penso, dovrei chiederti un pagamento per i miei servigi-

-Cosa? Ma tu sei un principe, salvare le povere principesse in difficoltà è tuo dovere, anzi, il tuo solo e principale dovere-

Shade ridacchiò

-Direi che tu hai decisamente abusato di questo mio dovere-

-Direi che hai proprio ragione-

Shade le sorrise e Rein ricambiò. Erano arrivati davanti alla porta che conduceva all’ala dove si trovava l’appartamento della turchina. Shade stava per entrare nel corridoio quando la mano della principessa lo fermò. Shade la guardò perplesso. Questa volta fu il turno di Rein di arrossire

-Non c’è bisogno che mi accompagni proprio fino alla mia porta. Qui può bastare-

Shade non disse niente, ma la fissò

-Non ti offendere, ti prego, è solo che… insomma, se ci vedessero insieme vicino alla mia stanza così presto, potrebbero girare altre voci e direi che per il momento sarebbe meglio evitare-

Shade si trovò a concordare con Rein

-Certo, hai ragione-

I due si guardarono, un po’ imbarazzati. Shade alla fine sospirò

-Mi dispiace tanto Rein. Non vorrei mettermi al centro sempre dei pettegolezzi e…-

-Shade, non ti preoccupare. So come sono le corti, ci sono cresciuta anche io, ricordi? È solo che vorrei evitare almeno per un po’ di alimentare le voci che tra noi ci sia un legame particolare-

Shade si trovò ad annuire

-Certo, hai ragione, di nuovo. Bene allora, ci vediamo a colazione-

Rein gli sorrise

-Certo, a dopo-

Rein fece un passo, poi si fermò e si voltò verso di lui. Shade la guardò perplesso, Rein infatti, aveva un leggero rossore sulle guance.

-Posso fare qualcosa…-

Chiese lui preoccupato. Rein scosse la testa, aprì la bocca per parlare ma sembrò ripensarci.

-Rein? Mi stai spaventando…-

Alla fine la turchina si fece coraggio

-Solo una cosa e spero non ti offenderai-

-Perché mai dovrei farlo?-

Rein gli puntò una mano sul torace, ma lo guardò sempre negli occhi

-La tua camicia. Credo ti convenga allacciarla… meglio. Cioè credimi non è affatto spiacevole vederti così però credo potresti dare adito a qualche chiacchera si ti vedessero passeggiare per il castello vestito in questo modo. E non penso penserebbero che vuoi lanciare una nuova moda, non sarebbe affatto appropriata-

Shade la fissò perplesso, poi abbassò lo sguardo su se stesso e si vide. Nella fretta prima di mettere la camicia quando era comparsa Rein, aveva creduto di essersi allacciato per bene, invece solo due bottoni erano allacciati, per il resto il suo petto era totalmente visibile agli occhi di chiunque. Shade si fece rosso in volto

-Perché non me lo hai detto prima?-

Urlò quasi, mentre si affrettava a riallacciarsi la camicia, questa volta per bene. Quando riguardò Rein lei gli fece le spallucce

-Non lo so, infondo era un bello spettacolo-

Shade la guardò allibito, ma poi si lasciò andare ad un piccolo sorriso

-È per ripagarmi della brutta figura di prima, vero?-

Rein annuì

-Potrebbe. Avevo intenzione di farti tornare nella tua stanza così però… insomma, ho una coscienza anche io, alla fine-

Shade scosse la testa, ma non era arrabbiato, anzi, l’imbarazzo era anche praticamente svanito all’istante.

-Me lo merito, ma solo questa volta-

Rein gli regalò un sorriso

-Almeno ora siamo veramente pari. Tu mi hai visto le gambe io il petto-

Shade annuì

-Pari, va bene-

-Allora a dopo-

-A dopo-

Questa volta Rein aprì la porta e sparì dietro ad essa. Shade rimase un attimo a fissare la porta chiusa poi si girò e proseguì verso il suo appartamento. Tra tutte le situazioni in cui si era immaginato con la turchina, farsi sorprendere a lottare con Thomas, senza camicia e dopo riaccompagnarla con il petto praticamente scoperto, proprio non rientrava tra di esse.

-Complimenti principe, davvero un bel comportamento cavalleresco e regale. Sempre colpa di quel dannato di Thomas. Dovrei degradarlo veramente questa volta-

 

 

 

Philip era appena uscito dal suo appartamento e si stava dirigendo verso il giardino del palazzo reale. Tra le sue abitudini giornaliere, quello di camminare almeno una mezz’ora ogni giorno, la mattina presto, era quella che preferiva di più. Certo, a casa passeggiava tra i boschi che circondavano la sua abitazione, ma doveva ammettere che, in quanto a tranquillità, anche il giardino del castello era assolutamente imbattibile. Infatti nei giorni che aveva passato a corte, aveva scoperto che non erano molti i nobili che amavano passeggiare presto, e quindi lui si trovava praticamente con il giardino tutto a sua disposizione. E camminare nel silenzio lo aiutava a prendere decisioni importanti come quella che doveva prendere. L’offerta del principe del giorno prima era decisamente allettante. Un ruolo così importante nel consiglio del regno gli avrebbe aperto innumerevoli porte e avrebbe guadagnato in status e importanza. Inoltre, cosa non disprezzabile, avrebbe reso sua cugina un partito decisamente più allettante per molti nobili di alto rango, perché avere in famiglia un membro del consiglio reale poteva voler dire prestigio e potere. Tuttavia, tra gli inconvenienti, c’era il fatto di dovere vivere a corte e imbarcarsi in un lavoro impegnativo e quasi logorante. Philip amava la sua vita tranquilla, nel suo palazzo. Gli piaceva amministrare le sue terre, amava occuparsi dei raccolti e ci teneva ad avere un buon rapporto con i suoi fittavoli e gli piaceva la tranquillità e serenità che quella vita gli offriva. Tuttavia doveva pensare anche al bene di sua cugina. Era giusto privare una giovane della possibilità di vivere a corte? Poteva veramente permettersi di farla vivere quasi in segretezza, precludendole la possibilità di incontrare dei buoni partiti e farle fare un buon matrimonio? Era concentrato in questi pensieri, quando vide di non essere solo a camminare quella mattina per i giardini reali.  Davanti a lui, infatti, passeggiava, solitaria, una donna. Quando il conte si avvicinò a lei, si meravigliò di riconoscerla. La donna, sentendo i passi, si era fermata e si era voltata verso di lui, anche lei, evidentemente, meravigliata di non essere sola.

-Buongiorno contessa-

Disse Philip, facendole anche un piccolo inchino.

-Conte, vedo che siete un uomo mattiniero-

-Se c’è un’ora piacevole dove passeggiare in tranquillità quella è la mattina, mi aiuta a pensare e a schiarirmi le idee-

-Un’ottima abitudine, direi-

-E cosa porta voi qui di prima mattina, contessa Gaumont?-

Trudy lo fissò per qualche attimo.

-Anche io pensieri, temo. E la disperata necessità di trovare una risposta ad un dilemma-

-Spero abbiate trovato ciò che stavate cercando allora-

Trudy si lasciò andare ad un piccolo sospiro

-Temo di no purtroppo, ma almeno la vista mi ha risollevato lo spirito-

Philip la fissò, meravigliato. Trudy era una donna decisamente incantevole. Era una donna alta, bionda con dei bellissimi occhi verdi penetranti e ammalianti. Ci si poteva perdere dentro quel verde.

-Si, effettivamente la natura ha un potere calmante sullo spirito-

Disse Philip. Trudy gli fece un sorriso e annuì

-Concordo con voi. Anche se i problemi restano, camminare nel silenzio della natura regala una pausa rigenerante-

Philip gli si avvicinò e offrì il braccio alla contessa. La donna lo fissò perplessa per un attimo, poi però, accettò e i due si trovarono a camminare

-So di non conoscervi, ma dicono che sono bravo a risolvere problemi. Se posso aiutarvi in qualcosa, sentitevi libera di parlarne con me-

Trudy lo guardò perplessa

-Grazie per l’offerta, ma temo di potere essere la sola a dovere trovare una soluzione a ciò che mi affligge-

-Siete una donna risoluta-

-Più che altro discreta-

Philip la guardò sospettoso

-Non penserete che io vi abbia offerto il mio aiuto per scoprire i vostri segreti, spero-

-No assolutamente no, conte. Conosco la vostra reputazione e la vostra integrità. Non mi riferivo a quello è solo che ho fatto l’errore di essermi fidata una volta e non è finita bene-

-Una volta sola non fa la regola e non può farvi diventare così risoluta su un argomento-

-Vi assicuro che una volta sola è valsa come cento nel mio caso-

Philip la guardò meravigliato, ma si trattenne dal commentare. C’era una certa determinazione assoluta nella voce e nello sguardo della donna e lui non si sentì in dovere di replicare. I due passeggiarono in silenzio per alcuni minuti, godendosi i suoni della natura che li circondava

-Comunque conte, posso non avere accettato il vostro aiuto e spero non me ne vogliate, ma se volete posso offrirvi la stessa cosa che voi avete offerto a me. Non sarò così brava nel risolvere i problemi, ma sono un’ottima confidente-

Philip si trovò a sospirare

-Sono tormentato da una decisione che devo prendere-

-Che tipo di decisione?-

-Qualcosa che mi potrebbe stravolgere totalmente la vita-

-Un cambiamento radicale quindi-

-Si, sia per me che per mia cugina-

-Quindi anche lei ne sarebbe coinvolta-

-Si. Per lei sarebbe l’ideale temo-

Trudy ridacchiò

-Non vi vedo molto propenso verso questa possibilità-

Philip sospirò

-No, non sono molto propenso, lo ammetto, ma vedo i lati positivi tuttavia… dovrei rinunciare alla mia vita quotidiana, alla mia tranquillità. Mi chiedo se ne valga la pena-

-Un bel dilemma in effetti-

Philip annuì.

-Certo un impegno a corte è impegnativo, tuttavia io vi consiglio di pensarci bene. È vero che la tranquillità diminuirà considerevolmente, ma questo giardino vi può venire in aiuto, non convenite?-

Philip la fissò a bocca aperta

-Come fate a sapere che si tratterebbe di un impegno a corte?-

Trudy lo fissò, poi scoppiò a ridere.

-Perdonatemi conte, ma poteva trattarsi solo di questo-

-Non capisco come abbiate fatto ad indovinare-

-Tutti sanno che non siete un uomo che ama venire a corte quindi quando avete detto che si trattava di un impegno che vi avrebbe potuto cambiare la vita le possibilità potevano essere solo due: o un matrimonio o un impegno proprio qui a corte. O almeno queste erano le possibilità più probabili-

-E dato che sono vedovo avete escluso a priori l’ipotesi di un matrimonio?-

Trudy scosse la testa

-No, anzi. Conosco la vostra reputazione, come ho detto, se aveste corteggiato una donna e foste intenzionato a risposarvi, lo avremmo saputo. Avreste certamente reso pubblica la vostra intenzione-

Philip si meravigliò sempre più. Era decisamente meravigliato dall’intuito della donna

-Non mi aspettavo che voi poteste conoscermi così bene-

-Oh, non vi conosco affatto, invece. È che tutto quello che so di voi è che siete un uomo corretto, onesto e ligio all’etichetta. La mia è stata una semplice deduzione in base a ciò che sapevo di voi, il resto direi che è stata fortuna-

-Vorrei avere io la vostra fortuna allora. Mi aiuterebbe di più a capire le intenzioni delle persone-

Trudy si fece scura in volto e abbassò lo sguardo

-Fidatevi, non sono brava a capire le persone. Lo so fin troppo bene. Le persone non sono mai come appaiono, tranne in rari casi, come voi-

-Io non credo di essere così…-

-No conte, ve lo garantisco. Voi siete una di quelle poche persone corrette e integre che ormai abitano in questo regno. Il resto… tutti si nascondono dietro titoli e nomi altisonanti, sorrisi candidi e belle parole poi, appena possibile, ti buttano nella fossa dei leoni e ti guardano mentre vieni sbranato. Non ci sono persone corrette purtroppo, fate parte di una razza in estinzione signor conte-

Philip la fissò meravigliato per quello sfogo. Trudy aveva una tale rabbia nello sguardo che Philip ne fu atterrito. Eppure, dietro quell’odio così feroce, gli parve di cogliere un lampo di dolore

-Contessa, chi vi ha fatto così del male da vedere tutto così nero?-

Trudy alzò lo sguardò basita, sorpresa e spaventata. Lasciò andare in braccio di Philip e fece un passo indietro. Si portò una mano alla bocca e scosse la testa

-Io… io non … non avrei dovuto… perdonatemi-

Trudy si voltò e corse via. Philip rimase così meravigliato che quando si riscosse ormai la donna era già lontana. Philip era incredulo e meravigliato che una semplice domanda avesse avuto il potere di sconvolgerla così tanto. Qualsiasi cosa fosse successa alla donna era qualcosa che aveva il potere di spaventarla in un modo ancora molto profondo. Inconsciamente si ritrovò a sperare che qualsiasi cosa fosse, la donna fosse in grado di superarlo, perché quegli occhi verdi erano fatti per sorridere, non per esprimere dolore. E pensando alla donna, Philip riprese a passeggiare, dimenticandosi totalmente del suo dilemma e pensando solo a quell’incontro e a quella donna così piena di misteri. E si trovò a domandarsi cosa fosse successo e come avrebbe potuto fare per scoprirlo.

 

 

 

Trudy corse fino a quando non si chiuse la porta del suo appartamento alle spalle. Una volta arrivata, si accasciò al suolo e senza volerlo, si lasciò andare a dei profondi singhiozzi. Si portò una mano al collo, tirò la catena del medaglione che portava e lo strinse forte tra le mani. Non lo aveva mai tolto da quando gli era stato regalato. Fece per tirare con forza la catena, ma, come sempre, si trovò incapace di farlo. Piangendo lasciò andare il medaglione e si portò le mani sul volto, disperata. Come aveva potuto essersi ritrovata in quella situazione? Come aveva potuto permettersi di ritrovarsi così, con il cuore colmo di dolore, odio, risentimento e disillusione, sulle persone, sul mondo, su tutto. Come poteva essersi permessa di cadere in quel turbine senza fine, in quella spirale di cui aveva visto tutti i segni, ma data l’ingenuità e la sua fiducia ci si era buttata lo stesso, credendo di uscirne vincitrice e intatta. E ora era lì, sola, accasciata sul pavimento, in lacrime, di nuovo. E tutto perché, ancora una volta, aveva parlato senza pensare, si era lasciata andare a quel commento, e per di più con il conte Philip di Hoteval, un uomo. Cosa gli era saltato in mente? Come aveva potuto abbassare così la guardia? Forse era stata l’aria calma dell’uomo, la sua pacatezza o il fatto che sapeva che era un uomo onesto che si era lasciata andare. Ed erano errori che doveva evitare, anzi, sapeva di dovere evitare. Per fortuna non si era lasciata sfuggire niente, ma l’uomo era riuscito a sconvolgerla con una sola, semplice domanda. Le lacrime continuarono a scendere dai suoi occhi ancora per molto, prima che lei fosse in grado di calmarsi e riprendere il controllo su se stessa. Quando fu in grado di rialzarsi, si affrettò a raggiungere il piccolo bagno e si diede una sciacquata al volto. Quando si guardò allo specchio, gli occhi erano leggermente arrossati, così come le sue gote. Cercò di darsi una sistemata, si diede un po’ di cipria sul volto per mascherare il rossore e si sdraiò sul letto, con gli occhi chiusi, per cercare di attenuare il rossore degli occhi. Passò così una ventina di minuti e quando si alzò e si guardò allo specchio, il rossore era più lieve. Quando si considerò abbastanza presentabile si avviò verso la porta dell’appartamento e uscì. Appena fuori, si meravigliò di vedere anche la turchina uscire dal suo appartamento. Quando gli sguardi delle donne si incrociarono negli occhi di entrambe passò un attimo l’incertezza sul da farsi. Trudy si affrettò a fare un inchino alla principessa e attese. Non sarebbe stata certo lei a iniziare una conversazione. Era certa che la principessa passasse oltre e non le rivolgesse la parola, invece si meravigliò quando si sentì chiamare

-Contessa Gaumont, buongiorno-

-Buongiorno altezza-

-Non sapevo alloggiaste così vicina al mio appartamento-

-Non sapevo voleste saperlo, principessa, e come argomento di conversazione non è mai venuto fuori-

Rein, anche se un po’ scocciata, si trovò ad annuire.

-Avete ragione. Chissà perché davo per scontato che se una situazione del genere fosse capitata me lo avreste fatto notare quando abbiamo parlato-

Trudy la fissò

-Diciamo che non era indispensabile fornirvi questa informazione-

Rein non commentò, tuttavia si limitò ad un sorriso di circostanza. Le due donne si osservarono, e Trudy osservò attentamente l’abbigliamento della principessa. Quella mattina Rein era principesca come sempre, indossava un abito bianco con sopra ricamati dei fiori di mille colori. Sopra di esso, Rein indossava una mantella, anch’essa bianca, che le copriva il busto. La principessa indossava anche dei guanti, bianchi anche quelli e sulla testa era stato fermato un cappello, in perfetto abbinamento con l’abito. I capelli azzurri erano stati raccolti e fermati sotto al cappello in una perfetta acconciatura. Quello, purché impeccabile, non era certamente un abbigliamento da palazzo

-State uscendo altezza?-

Chiese Trudy. Rein annuì

-Si, devo fare alcune compere in paese-

-Viaggiate sola?-

-Si, mi accompagna la mia cameriera e…-

-Che coincidenza allora. Pure io desideravo andare in paese e fare alcuni acquisti. Posso farvi io da compagnia dato che anche io andrei sola-

La turchina la guardò meravigliata e Trudy vide che si metteva sulla difensiva

-Io… certo, nessun problema contessa-

Trudy le sorrise, compiaciuta

-Grazie altezza. Prendo subito il mio soprabito se non vi dispiace-

Prima che Rein potesse rispondere Trudy sparì nella sua stanza. Corse veloce per prendere una mantellina e un cappello, afferrò il primo paio di guanti che trovò e fu subito fuori dalla stanza. Rein la guardava perplessa ma le fece un sorriso di circostanza

-Siete pronta contessa?-

Trudy annuì, mentre si allacciava la mantella. Rein si incamminò, uno sguardo perplesso, ma non disse niente. Le due donne si avviarono in silenzio lungo il corridoio e le scale e arrivarono nella grande sala d’ingresso del castello. Fermo in fondo allo scalone c’era Thomas che non appena vide Rein assieme a Trudy fissò perplesso sia l’una che l’altra

-Rein, Trudy, che bello vedervi insieme-

-La contessa si è offerta di accompagnarmi in paese dato che anche lei deve fare acquisti-

Thomas fissò Trudy, perplesso

-Ma che piacevole coincidenza-

Trudy guardò Thomas e sfoderò il suo sorriso migliore e più innocente possibile

-Pienamente d’accordo con te Thomas, è stata una pura coincidenza. Io uscivo dalla mia stanza, la principessa pure e dato che anche io dovevo andare mi sono offerta di accompagnarla-

L’uomo fissò sia l’una che l’altra donna

-Se vi fa piacere posso unirmi a voi-

Azzardò timidamente, neanche lui ben consapevole del perché si era proposto, ma solo un cieco non si sarebbe accorto dell’evidente tensione tra le due donne. Tuttavia Rein scosse violentemente la testa

-No Thomas, non potrei mai permettertelo. Tu hai talmente tanti impegni qui che scortare due donne a fare compere di certo non rientra tra le tue priorità. Sono certa che la scorta che mi hai assegnato basterà-

-Sicura? Perché preferirei venire con voi piuttosto che sorbirmi quel principe e…-

Rein ridacchiò ma scosse la testa

-Anche se apprezzo molto la tua offerta, non vorrai di certo che la regina ci faccia un’altra ramanzina, vero?-

Thomas scosse la testa

-No ti prego, per questo mese mi sono già preso abbastanza rimproveri. Allora signore, se i miei servigi non vi sono richiesti, andrei a fare il mio lavoro. Ma prima lasciate che vi presenti il conte Nicholanos che oggi sarà a capo della vostra scorta-

Un uomo in uniforme si avvicinò alle due donne e si inchinò

-Conte Nicholanos, è un piacere rivedervi-

Disse Rein sorridendo all’uomo. Il conte fece un altro piccolo inchino

-Bene, Nicholanos è il capo della vostra scorta. Ci sono altre quattro guardie con voi per oggi-

-Non credi di avere esagerato Thomas? Cinque guardie per scortare me?-

Disse Rein, visibilmente a disagio in quella situazione. Trudy guardò anche lei perplessa Thomas, in effetti era una scorta molto grande per una semplice uscita, tre guardie sarebbero bastate. Tuttavia Thomas assunse un’espressione determinata e irremovibile sul volto

-Mi dispiace principessa, ma siete sotto la mia tutela, quindi cinque guardie è il minimo che vi posso assegnare come scorta. In più sono anche sollevato del fatto che non andiate da sola in giro, Trudy ti affido la principessa per oggi-

-Non credo che la principessa abbia bisogno di essere affidata a nessuno, ma non ti preoccupare, farò del mio meglio-

Thomas sorrise alle due, poi scoccò un’occhiata molto seria alle sue guardie, un’occhiata che disse tutto quello che dovevano sapere e si avviò per le scale, diretto, presumibilmente, verso lo studio del principe. La principessa si avviò verso la porta d’ingresso e Trudy si affrettò dietro di lei. Ad attenderle fuori c’era una carrozza, a cui erano attaccati una coppia di cavalli marroni. Non appena il cocchiere le vide uscire, si affrettò a scendere e ad aprire la porta della carrozza. Per prima entrò Rein, subito dopo la contessa. Le due donne si misero una di fronte all’altra, in silenzio. Trudy osservava la turchina, senza nemmeno lei ben sapere cosa fare. Rein faceva di tutto per non guardarla, ma sentendosi osservata, alla fine, si voltò verso di lei

-Allora contessa, cosa dovete comprare al villaggio?-

-Devo andare a parlare con la modista per un abito-

-Dovete andare da lady Chandra?-

Trudy annuì

-Si è la migliore modista del paese-

Rein sospirò

-A quanto pare abbiamo la stessa destinazione-

Trudy la fissò perplessa

-Credevo che il vostro corredo di abiti fosse già stato ordinato-

Rein si fece leggermente rossa in viso

-Si è così-

-Allora cosa vi porta da lady Chandra?-

-Devo chiederle un nuovo abito-

-Un altro?-

Rein si lasciò andare ad un leggero sospiro

-Si, so che può sembrare finta modestia per voi, contessa, dato che mi credete una donna così falsa e priva di scrupoli, ma credetemi, non sono abituata a portare abiti così… decorati-

Rein indicò il suo vestito. Trudy la fissò meravigliata

-Non mi vorrete dire che state andando a chiedere un abito… semplice?-

Rein, imbarazzata, annuì

-Si è così. Credetemi sono terribilmente grata a sua maestà per tutto ciò che ha fatto per me, ma ammetterete anche voi che per insegnare alla principessina Milky o per una normale giornata a palazzo è tutto decisamente eccessivo. Vorrei un abito semplice, monocolore, senza ricami tulle o pizzo-

Trudy la fissò veramente stupita. Quale era quella donna che desirava indossare un abito modesto quando avrebbe avuto la possibilità di portare abiti decisamente più elaborati? Una parte di Trudy fu visibilmente colpita, in senso buono, da quell’atteggiamento. In effetti da quando aveva visto la principessa, aveva sempre notato che la principessa indossava abiti riccamente decorati. Erano di taglio semplice ma la lavorazione non lo era.

-Vi piace camminare, principessa?-

Rein fissò perplessa la contessa.

-Si, ogni tanto-

-Allora chiedete un abito da passeggio. Di solito sono più morbidi e più comodi e meno ricamati. E facendo questo, non offenderete lady Chandra o la regina-

Rein la guardò, grata

-Grazie, non avevo pensato a questo. Grazie-

Trudy annuì e distolse lo sguardo. In quel momento non era in grado di sostenere lo sguardo azzurro della principessa, perché sapeva che quello era lo sguardo sincero di chi era veramente grato del suggerimento, e lei si sentiva inadeguata. Si sentiva inadeguata perché iniziava veramente a pensare di essersi sbagliata sul conto della turchina, dato che, fino a quel momento, tutto ciò che le aveva detto si era rivelato vero.

-E voi cosa dovete chiedere alla modista?-

Disse ad un tratto Rein. Trudy la guardò, e questa volta fu il suo turno di arrossire

-Temo di andare per l’esatto opposto vostro. Devo ordinare un abito e lo vorrei elaborato-

-Non vi ho mai visto con abiti molto elaborati, ora che ci penso-

-Diciamo che alcune circostanze lo richiedono-

-Quali?-

Trudy la guardò e per un attimo pensò di confidarsi con Rein, di dirle tutto. Ma era meglio non farlo e lei lo sapeva bene

-Ho intenzione di fermarmi a corte, e il mio guardaroba necessita di nuovi abiti-

-Vi volete fermare?-

Trudy annuì

-Le circostanze lo richiedono-

-Quali circostanze?-

Trudy non rispose e si limitò a fissare il paesaggio esterno. Si sentiva lo sguardo della turchina addosso, ma preferì evitarlo. Temeva di dire troppo. Alla fine Rein sospirò

-Va bene contessa, tenetevi i vostri segreti. Spero solo che non vi vogliate fermare per me-

Trudy si lasciò andare ad un sorriso e ad un accenno di risata

-No principessa, non siete ancora così tanto importante per farmi fermare-

Rein sgranò gli occhi stupita della risposta

-Mi fa piacere saperlo, credo-

Trudy non si trattenne e si lasciò andare ad una risata. Rein la guardò, poi alla fine si lasciò andare anche lei ad una piccola risata. Quando le donne sentirono la carrozza fermarsi, stavano ancora ridacchiando. La porta della carrozza si aprì e il conte Nicholanos apparve

-Altezza, siamo nella piazza del villaggio. Dove volete andare?-

-Esattamente qui. Vorrei scendere-

L’uomo annuì poi si fece da parte in modo da far scendere le due donne. Per prima, però, si avviò Trudy

-Meglio che scenda io per prima-

Rein annuì e Trudy si avviò. Una volta scesa, la contessa si rese conto che molti occhi incuriositi la stavano fissando. Dopotutto era appena arrivata una carrozza scortata dalla guardia reale, era logico pensare di avere attirato l’attenzione. Trudy si voltò verso la carrozza

-Altezza, vi consiglio di tenere lo sguardo basso. Ci guardano in molti-

Rein annuì, e fece per scendere. Trudy si avvicinò al conte

-Conte Nicholanos, giusto?-

-Per servirvi-

-Bene, mettetevi a protezione della principessa e ordinate alle vostre guardie di fare da barriera ad occhi indiscreti. Non vogliamo certo l’intero villaggio qui a rendere omaggio alla principessa, giusto?-

-Dire di no-

-Ottimo, vedo che ci intendiamo bene noi due. Io e la principessa dobbiamo andare…-

Trudy diede uno sguardo alla piazza, fino a quando non individuò la bottega che cercava.

-Proprio là, in quella bella bottega, la vede?-

L’uomo fece cenno di si con la testa. Nel frattempo Rein era scesa, cercando di non farsi notare molto. Il viaggio a piedi era veramente breve, quindi se avessero fatto in fretta, le due donne potevano evitare di farsi troppo notare.

-Principessa, da questa parte-

Trudy guidò Rein per la piazza, con il passo spedito. Sapeva che gli abitanti non avrebbero impiegato molto tempo a capire che la principessa era lì, ma almeno sperava che quando la voce si fosse diffusa, non si creasse una folla in attesa di vederla. Per fortuna arrivarono al negozio senza intoppi e una volta che la porta si chiuse dietro di loro, Trudy si sentì subito al sicuro. Lady Chandra, meravigliata dalla apparizione improvvisa delle donne, osservava la coppia visibilmente divertita

-Principessa Rein, che piacere vedervi qui. Se avessi saputo che avevate bisogno dei miei servigi vi avrei raggiunta io a palazzo-

-In verità ogni tanto, mi piace uscire da palazzo e venire a fare acquisti di persona. Diciamo che oggi ho semplicemente colto un’occasione-

-Lieta di sentirlo. Cosa posso fare per voi, altezza?-

Rein si voltò e guardò Trudy. La contessa era rimasta in silenzio e non aveva ancora aperto bocca da quando erano entrate.

-Veramente, lady Chandra, credo che la contessa abbia più urgenza delle vostre abili mani che non io. Prego, iniziate pure da lei-

Trudy alzò un sopracciglio sorpresa, ma non osò ribattere. La sarta, meravigliata, si rivolse a lei

-Cosa posso fare per voi contessa…-

-Gaumont, Trudy Gaumont-

Lady Chandra fece un piccolo inchino alla donna

-Avrei bisogno di un paio di vestiti a dire la verità. E non bisognerà risparmiarsi su stoffe, voglio vedere quale di più bello avete-

Trudy sentì lo sguardo di Rein su di se, ma non ci diede troppo peso. Era lì con uno scopo preciso, e niente e nessuno l’avrebbe distolta da esso. Sarebbe stata meravigliosa negli abiti nuovi e lei aveva tutta l’intenzione di brillare a corte, il più possibile. Questa era la sua prima mossa in quella nuova partita che stavano giocando, e questa volta avrebbe vinto, ne era sicura.

 

 

 

Shade guardava l’orologio del suo studio ogni cinque minuti. Si meravigliava di come il tempo stesse passando così lentamente quella mattina, di solito, infatti, quando iniziava a lavorare non faceva in tempo a fare neanche la metà di quello che si era prefisso che subito era ora di pranzo. Invece quella mattina era come se il tempo si fosse fermato, e non passasse mai.

-Non è che continuando a guardare l’orologio il tempo passerà più in fretta, sai?-

Shade si voltò verso Thomas

-Non capisco a cosa tu ti riferisca-

-Io invece credo che tu lo sappia perfettamente-

Shade guardò il suo “amico” e decise che era meglio non ribattere. Si rigirò e tornò al suo rapporto, che stava leggendo, infruttuosamente, da ormai mezz’ora.

-Non ci credo, nessuna risposta acida? Nessin “diavolo di un capitano, perché ti tengo ancora qua” e le solite cose che mi dici sempre? Direi che la cosa è grave-

-Thomas…-

Thomas ridacchiò prima di spostarsi dalla sua solita posizione e sedersi nella sedia vuota posta davanti alla scrivania

-Non puoi sederti-

-Non c’è nessuno-

-Potrebbe arrivare qualcuno però-

-Vorrà dire che in quel caso mi alzerò-

Shade alzò gli occhi al cielo ma non rispose, di nuovo. Oggi l’ultima cosa di cui aveva voglia era battibeccare con Thomas.

-Sta bene, è solo andata al villaggio-

-Lo so che sta bene, e non stavo pensando a lei-

-Come no-

Shade fulminò Thomas, ma l’amico gli rispose sfoderando il suo sorriso

-Puoi fingere quanto vuoi, ma non puoi farlo con me, e lo sai. Dillo che sei preoccupato e che non riesci a concentrarti, non c’è niente di male sai?-

-Io non sono preoccupato-

-Si invece-

-No ti dico-

-E invece si-

-No-

-Si-

-La vuoi fare finita?-

-No perché so di avere ragione. Quindi ammettilo-

-Non devo ammettere niente, soprattutto a te-

-Dai dillo-

-No-

-Shade...-

-Smettila Thomas-

-Andiamo cosa ti costa? –

-Niente ma non lo dirò perché è la verità-

-E invece no-

-Ti dico di sì-

-E dai-

-Smettila-

-Forza Shade esprimi le tue emozioni-

-Giuro che ora penso solo all’omicidio…-

-Forza dillo che sei preoccupato per lei-

-Smettila o ti faccio…-

Il suono di una gola schiarita li fece voltare entrambi. Ed già la seconda volta in un giorno che capitava. Shade stava veramente iniziando a pensare che la soluzione a tutti i suoi problemi sarebbe stata l’eliminazione fisica di Thomas. Tuttavia ora aveva cose più importanti a cui pensare perché sulla porta, immobile, c’era il conte Philip di Hoteval. Shade lo guardò meravigliato

-Conte, che ci fate qui?-

-Ho bussato e mi è stato detto che eravate libero quindi potevo entrare senza problemi. Ma dato che disturbo sarà meglio che mi congeda e ripassi in un momento più opportuno-

-No conte, non vi preoccupate, mi stavo solo divertendo a stuzzicare il nostro principe su una certa principessa e…

-Thomas guarda che ti faccio uccidere veramente-

Thomas gli regalò il suo più bel sorriso poi si alzò dalla sedia e, ignorando bellamente le parole di Shade o Shade in generale, si avvicinò al conte

-Sapete, oggi la principessa Rein è andata al villaggio per alcune commissioni e a quanto pare il nostro principe non riesce a concentrarsi sapendola sola fuori senza di lui-

-Thomas!-

Urlò quasi Shade, alzandosi di scatto dalla sedia e sbattendo i pugni sul tavolo. Tuttavia quella reazione fece ridere ancora di più Thomas, che si rivolse sempre al conte

-Visto? Questo è un lato di Shade che purtroppo vi toccherà conoscere presto, dato che a quanto pare, vi fermerete a corte con noi. Quando si arrabbia così per qualcosa che dico, vuol dire che ho ragione e lui lo sa-

-Thomas veramente io…-

Thomas alzò le mani e fece un piccolo inchino

-Va bene, va bene, la smetto. Ma non ci trovo niente di male al fatto che tu ammetta di essere preoccupato. È comunque la prima uscita al villaggio della principessa senza nessun membro della famiglia reale, ma ci sono cinque guardie reali con lei e non è sola, Trudy è con lei. Non c’è bisogno di temere niente-

-La principessa è con la contessa di Gaumont?-

Chiese Philip meravigliato. Thomas lo guardò perplesso

-Si, sono insieme. Conoscete Trudy?-

-L’ho vista qualche volta a corte negli anni, poi di nuovo al ballo e stamattina ci siamo incontrati nel giardino e abbiamo… conversato-

Thomas lo guardò perplesso

-Voi e Trudy avete conversato stamattina? In giardino? Da soli?-

- Ero uscito per una passeggiata mattutina, mi aiuta a schiarirmi le idee e l’ho incontrata per caso, tutto qui. Però se mi permettete capitano, credo di condividere la preoccupazione del principe. Penso che al suo posto, avrei la stessa preoccupazione-

Thomas fissò Philip profondamente ferito

-Ma come, conte, e io che speravo foste dalla mia parte-

Philip si lasciò sfuggire un mezzo sorriso

-Dovete capire che la principessa è stata l’argomento di conversazione sia del palazzo che fuori nel regno nelle ultime settimane, penso sia logico pensare che quando la notizia si spargerà al villaggio che la principessa ti trova lì una folla si formerà per vederla. Quindi capisco la preoccupazione del principe e la trovo perfettamente logica-

-Io non sono affatto preoccupato-

Disse Shade arrabbiato. Sia Philip che Thomas gli rivolsero un’occhiata poco convinta

-Si che lo sei-

-No Thomas-

-Si invece-

-Lo sembrate in effetti…-

Thomas sorrise fiero e appoggiò una mano sulla spalla del conte

-Lo sapevo che sareste stato un valido alleato, conte. È un piacere avervi a bordo-

-Grazie ma io…-

-Thomas il conte non ha ancora deciso, non prendere, come tuo solito, decisioni per gli altri-

-Se il conte è qui direi che è per comunicarti la sua decisione, giusto Philip?-

-Io, si infatti…-

-VISTO? Sentiamo conte, cosa avete deciso?-

Shade fulminò Thomas con lo sguardo, poi spostò la sua attenzione su Philip

-Conte, vi chiedo di perdonare la cattiva educazione di quest’uomo che infanga la mia rispettabile guardia reale. Prego, sedetevi e non badate a lui-

Thomas scossò un occhiataccia a Shade, ma riprese il suo posto dietro la sua sedia. D’un tratto l’atmosfera si era fatta formale e pesante. Shade guardava Philip che sembrava parecchio nervoso e inconsciamente, pensò che la risposta che sarebbe arrivata non sarebbe stata quella che sperava.

-Altezza, sono veramente onorato per l’offerta che mi avete fatto. Il posto da ministro è certamente notevole data la sua importanza ed è per me un onore personale sapere che avete pensato a me. Tuttavia, devo prima chiedervi alcune cose-

Shade fu sorpreso sentendo quelle parole, ma non si lasciò scoraggiare

-Certo, chiedetemi tutto ciò che desiderate-

-Se accettassi, posso contare sul fatto di avere ampia manovra di azione e di potere esercitare il mio ruolo anche se vado contro di voi? Posso pensare che voi rispetterete il mio ruolo e non mi imporrete di fare ciò che desiderate?-

-In pratica volete sapere se ho intenzione di mettere un burattino o se desidero avere un vero ministro?-

Philip annuì con il capo

-No, non è questa la mia intenzione. Ho scelto voi perché vi credo capace e adatto al ruolo, non perché ho intenzione di fare di voi un mio burattino. Di questo avete la mia parola, avrete ampia manovra di azione e se troverete una mia obiezione, ho l’abitudine di dibattere gli argomenti e cercare di risolvere le situazioni con la logica, non con la forza del mio titolo-

Philip annuì a quelle parole

-Bene, sapevo di non dovermi aspettare altro da voi, ma preferivo mettere le cose in chiaro prima di prendere una decisione-

-Se non c’è altro, allora posso pensare che accetterete?-

-Veramente ci sarebbe un’altra questione-

Shade lo guardò e si ritrovò ad annuire di nuovo

-Prego, chiedete-

-Avrò libertà di manovra nel potere decidere chi avere come assistenti o subordinati senza dovere per forza accettare qualcuno della nobiltà solo perché è nobile e privo di competenze?-

-Avrete tutta la libertà di potervi muovere come meglio riterrete opportuno, nessuno vi imporrà niente-

-Molto bene-

-Quindi posso…-

-Ci sarebbe solo un’ultima cosa, altezza-

-Ditemi-

Disse Shade che iniziava a spazientirsi leggermente da tutte quelle domande.

-Come ben sapete, altezza, sono l’ultimo parente rimasto in vita di mia cugina Charlotte-

-Certo, ne sono a conoscenza-

-Ovviamente mia cugina ha solo diciotto anni e sarebbe impensabile per me pensare di lasciarla tornare da sola a casa. Non è abbastanza grande per potere vivere senza l’appoggio di qualcuno o la supervisione di qualcuno più grande quindi mi vedo costretto a porre un’ulteriore condizione affinché io possa accettare l’incarico-

-Volete che vostra cugina viva qui con voi a palazzo?-

Philip annuì

-Si, la ritengo una condizione fondamentale per farmi accettare l’incarico-

Shade fissò Philip negli occhi prima di fare un cenno affermativo con il capo

-Non vedo il problema di avere anche vostra cugina qui con noi a corte. Di certo non separerò due membri della stessa famiglia quando posso evitarlo-

Philip si aprì in un sorriso grato. Shade si alzò, imitato dal conte

-Quindi adesso posso pensare di considerarvi a tutti gli effetti il mio nuovo ministro delle finanze e del tesoro?-

-Sarà un onore per me altezza. Accetto volentieri-

I due uomini si strinsero la mano. Shade era sollevato e contento. Philip sarebbe stata un’aggiunta eccezionale al suo consiglio e, sperava, fosse il suo primo vero passo da futuro re. Sarebbe stato il primo ministro scelto da lui, voluto da lui, e il primo passo verso il suo futuro governo. Si sentiva ottimista e fiducioso per il futuro. E anche Thomas lo sembrava

-Meraviglioso, conte Philip vi do il benvenuto ufficiale nel nostro piccolo club. Shade, credo che dovremmo festeggiare questo evento-

-Thomas non credo che…-

Ma Thomas era già sparito fuori dalla porta e chiamava a gran voce il cameriere personale di Shade. Il principe guardò Philip, leggermente mortificato

-Credo dovrete fare l’abitudine a Thomas e al suo carattere… esuberante-

Philip annuì, ma il conte sorrideva, per nulla turbato da quello spettacolo. Shade lo guardò meravigliato

-Non vi turba l’idea di avere al fianco un uomo così?-

Philip scosse la testa

-Crescendo con una cugina di sette anni più piccola di me si fa l’abitudine al caos. Credo che non faticherò a sentirmi a casa qui-

Shade si ritrovò concorde con lui

-Conte, credo che scelta migliore di voi non la potessi fare. Benvenuto nel mio consiglio-

-È un piacere essere qui altezza-

 

 

 

Rein osservava Trudy, in piedi, sul piedistallo di lady Chandra che si faceva prendere le misure per il suo abito nuovo. Ormai le donne erano là dentro da più di un’ora, avevano passato il tempo a scegliere stoffe, modelli e merletti e ora Rein si godeva la scena. Trudy era veramente una bellissima donna, con quei capelli biondi così setosi e lucenti e i grandi occhi verdi. Era sorprendente pensare che nessun gentiluomo si fosse ancora proposto, o almeno, se fosse fidanzata, Rein lo ignorava

-Contessa, permettere una domanda personale?-

Trudy la fissò perplessa, ma annuì

-Siete fidanzata?-

Per poco la donna non perse l’equilibrio. Trudy fissò i suoi occhi verdi sulla principessa e Rein si sentì terribilmente a disagio

-No principessa, non ho nessun pretendente al momento-

-Veramente?-

Trudy annuì, rossa in viso

-Ma siete bellissima! Possibile che nemmeno uno si sia mai proposto?-

Trudy la guardò. Rein era sicura che non le avrebbe mai risposto, invece si stupì quando la sentì parlare

-Ci sono state delle proposte solo… non andavano mai oltre il mio aspetto. Non voglio un uomo che mi voglia sposare solo per i miei capelli biondi-

Rein si trovò a capire la contessa. Non era insolito, nel loro mondo, che alcuni matrimoni fossero decisi solo in base all’aspetto fisico di una ragazza. Erano pochi gli uomini  che corteggiavano seriamente delle donne per conoscerle davvero, molti si fermavano solo all’apparenza.

-Capisco contessa, purtroppo il mondo è pieno di uomini terribilmente superficiali-

-E noi, sia che abbiamo un cervello oppure no, dipendiamo da loro-

Rein fissò Trudy e purtroppo si trovò d’accordo con lei. Nel loro mondo, il loro sfarzoso, sfavillante e luccicante mondo, il potere era quasi esclusivamente nelle mani degli uomini. Erano pochi, infatti, gli uomini che condividevano le scelte di vita e di gestione del patrimonio con le loro mogli, che molto spesso erano semplicemente relegate solo allo sfornare figli e ad occuparsi di loro o ad organizzare cene o balli. Non c’erano molte donne che gestivano la loro vita in completa autonomia e libertà, persino la regina, che regnava sul regno della Luna fin dalla morte del marito, era semrpe circondata da ministri e uomini che la consigliavano e le dicevano, il più delle volte, cosa fare. Era un mondo ingiusto, ma era quello dove vivevano

-Purtroppo è terribilmente vero. La possibilità di incontrare uomini intelligenti è decisamente bassa-

-Tuttavia credo che essere una principessa vi aiuti in questo no?-

Rein scosse la testa, violentemente

-Vi sbagliate, contessa. In me vedono solo un titolo e la possibilità di entrare in una famiglia reale. Sono veramente pochi gli uomini interessati a me come persona-

-Meno male che il nostro principe non è così-

Disse Trudy sorridendole in modo provocatorio. Questa volta, tuttavia, la turchina non era disposta ad accettare la provocazione, anzi

-Si, avete ragione. Siete fortunate, Shade è uno dei pochi interessato al carattere di una persona prima che al suo titolo. È sempre stato molto più interessato alle persone e premia chi lo merita invece di chi lo pretende per il nome che porta. È ammirevole-

Rein guardò Trudy negli occhi e si accorse di avere spiazzato la contessa. Si ritrovò a sorridere alla donna

-Non era la risposta che vi aspettavate?-

-In tutta onestà no. Credevo sviaste il discorso-

-E perché dovrei?-

-Per paura di tradirvi?-

Rein rise

-Non aspiro alla vostra corona, contessa, ma ammiro il principe Shade e negare un’evidenza non fa parte del mio carattere-

-Lo ammirate?-

-Moltissimo. A dire il vero credo di averlo sempre ammirato, fin da quando ero piccola e correva in aiuto mio e di mia sorella-

-Si dice che vostra sorella sia terribilmente innamorata del principe Shade-

Rein fissò Trudy, senza sapere cosa rispondere. Vedendo la sua espressione, Trudy rincarò la dose

-Sono anni che questa notizia gira tra al corte. La principessa rossa del regno del sole è follemente innamorata del principe della luna, un amore incrollabile, consolidato in anni. Non mi direte che sono solo…-

-I sentimenti di mia sorella sono chiari, è vero, ma dovete sapere una cosa. Fine è innamorata forse molto più dell’idea di Shade come principe che non del vero Shade-

-È quello che vi dite per tacitarvi la coscienza?-

Rein non rispose, colpita profondamente da quella frase. Da quando era nel regno della Luna, non aveva mai pensato a sua sorella, non aveva permesso a se stessa di lasciarsi andare a quei sentimenti. E ora, tra tutte le persone con cui avrebbe potuto parlare di questo, proprio con Trudy doveva tirare fuori quel discorso.

-Fine è decisamente incredibile come donna. E’ determinata, passionale, impulsiva e spudorata, praticamente tutto il contrario di ciò che sono io. Fine ha il potere di provare emozioni così forti per qualcosa e di dimenticarsene l’istante dopo. Mia sorella è proprio come il sole, lei brucia, vive e consuma ciò che ama. Credo provi veramente dei sentimenti per Shade, ma non credo sia quell’amore che intendete voi. Credo si sia talmente tanto cullata nell’illusione di sposare Shade, dell’idea del principe perfetto, che lo abbia talmente tanto idealizzato, che se dovesse passare del tempo vero con lui quell’illusione molto probabilmente svanirebbe all’istante-

-Oppure ne è veramente innamorata-

-Potrebbe essere contessa, avete ragione. Ma dovete sapere che mia sorella ha smesso di confidarmi i suoi veri pensieri da molto tempo ormai, quindi credo che dovremmo solo aspettare e vedere cosa gli eventi hanno in serbo per noi-

-Volete dirmi che ignorate veramente i sentimenti di vostra sorella?-

-Perché lei conosce i miei forse?-

Ribatté Rein, forse più bruscamente di quello che voleva. Trudy si ammutolì, e distolse lo sguardo. Chandra, che durante tutta la loro discussione era rimasta in silenzio, finì di prendere le misure della contessa e si limitò poi a fare un cenno alla donna che aveva finito. Trudy scese dal piedistallo e si avvicinò alla principessa.

-Altezza io…-

-Ogni famiglia ha i suoi lati nascosti, contessa. Voi avete i vostri segreti, io ho i miei. Nessun rancore-

Rein si avvicinò a Chandra

-Bene se ora siete libera, avrei bisogno di voi-

-Ai vostri ordini, principessa-

Rein sentì su di se lo sguardo della contessa, ma non vi diede peso. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era far capire alla donna che ciò che le aveva detto l’aveva fortemente scossa. Sua sorella, chissà cosa stava facendo in quel momento, chissà cosa pensava veramente di lei. Chissà, se un giorno, sarebbero tornate a parlarsi veramente.

 

 

Appena Rein aveva finito di parlare con la modista e aveva chiesto i vestiti che desiderava, le due donne avevano fatto per dirigersi verso la porta del negozio, quando la sua improvvisa apertura le fermò. Sulla porta, c’era il capitano Nicholanos

-Capitano, cosa succede?-

-Principessa, vi sconsiglio di uscire da questa porta-

Rein lo guardò meravigliata

-E perché mai?-

-Una folla si è radunata qui davanti, altezza. La situazione potrebbe diventare pericolosa, sarebbe meglio…-

-Capitano, crede che gli abitanti siano qui per farmi del male?-

-No altezza, tuttavia la folla potrebbe…-

-Non ho nessuna intenzione di uscire da una porta secondaria a meno che non sia strettamente necessario. Credo che li guidi più la curiosità che non altro. E poi, dopotutto, gli abitanti mi conoscono, non è certo la prima volta che sono venuta qui-

-Altezza certo, tuttavia…-

-Principessa, permettetemi-

Rein si voltò verso Trudy

-È come se fosse la prima volta per gli abitanti-

-E perché mai?-

-Non penserete certo che le chiacchiere si diffondano solo a corte. Anche qui nel villaggio si sarà parlato di voi, anzi, ve lo assicuro, tutto il regno avrà parlato e parlerà ancora di voi-

-Sono perfettamente consapevole che l’intero pianeta parli di me, ma non capisco…-

-Si sono diffuse molte voci dal vostro arrivo, ma una le supera tutte, soprattutto dopo il ballo a corte-

Rein trasalì un attimo prima di porre la domanda

-Quale sarebbe?-

-Credo che tutti abbiano interpretato il ballo del principe con voi come una specie di… fidanzamento-

-Che cosa?-

Chiese allibita Rein, che si voltò verso Nicholanos, il quale fece un cenno con il capo, confermando le parole della contessa

-Io non sono fidanzata con Shade-

Urlò quasi Rein, in imbarazzo

-Si principessa, lo sappiamo, tuttavia le voci sono queste, al momento. Quindi credo che molti siano qui per vedere chi, secondo loro, diventerà la loro regina-

Rein divenne bordeaux in volto. Non sapeva cosa dire, o fare, o chi guardare. Nicholanos provò a parlare, ma la mano di Rein fu più veloce e lo fermò

-Scusatemi, non volevo… solo che proprio non ero preparata ad una cosa del genere. Molto bene, se le persone sono qui per vedermi, non mi tirerò indietro-

-Ma altezza-

-No capitano, nessun problema. Anzi, abbiamo sprecato anche fin troppo tempo qui a discutere. Fate avvicinare la carrozza il più possibile, aprite subito lo sportello e io e la contessa faremo il più in fretta possibile ad entrare. Andate-

Nicholanos si inchinò e andò ad eseguire gli ordini. Rein si voltò verso Trudy e sospirò

-Avrei preferito che mi aveste informata prima di questo-

-Credevo lo sapeste o lo immaginaste-

Rein scosse la testa

-No io… volevo solo comprare un vestito. Anzi, volevo anche andare a prendere dei libri ma direi che è meglio evitare-

Trudy la guardò perplessa ma non disse niente. La carrozza arrivò in poco tempo e Nicholanos riapparve

-Principessa, siamo pronti-

Rein annuì e poi si voltò verso Trudy

-Non vi dispiace se vado per prima, vero?-

La contessa fece cenno di no. Rein si affrettò ad uscire e in effetti rimase sbalordita dal numero di persone presenti in piazza. La folla era enorme, sembrava che tutti gli abitanti fossero lì, concentrati nella piazza, per vedere lei. Rein non aveva mai visto così tanta folla riunita per lei, solo per lei. Qualcuno urlò il suo nome quando la vide uscire, e presto la folla iniziò a chiamarla. Tuttavia Rein non si fermò, salì veloce dentro la carrozza e pochi secondi dopo arrivò anche la contessa. Non appena le due donne furono dentro, una guardia chiuse lo sportello e la carrozza si mise in movimento. L’andatura era lenta perché la folla impediva un rapido passaggio e molte persone si accalcarono attorno. La folla la chiamava in modo ancora più insistente, e la turchina, alla fine, si lasciò andare ad un sospiro. Guardò Trudy

-Contessa, spero che quello che sto per fare non alimenti ancora di più i vostri sospetti, ma credo di essere quasi obbligata-

-Principessa cosa intendete fare?-

Rein non le diede il tempo di una spiegazione. La turchina si avvicinò al finestrino della carrozza e iniziò a salutare con la mano e a sorridere. La folla, quando la vide salutare, si fece sentire ancora di più e iniziò a salutarla a sua volta. Rein sorrise grata per tutto quell’ondata di affetto così immeritata, secondo lei, che il popolo le stava dando. La carrozza ci mise quasi dieci minuti per fare il giro della piazza e prendere la strada pe il castello. Una volta presa, l’andatura si fece più veloce, ma Rein vide dei bambini correre dietro di loro, e li salutò ancora più calorosamente, ridendo vedendoli ridere. Quando anche i bambini furono persi di vista, Rein si rimise seduta e guardò la contessa. Trudy la guardava con uno sguardo che Rein non riuscì subito a decifrare, ma smise di sorridere.

-Andiamo contessa, dite quello che dovete-

Trudy si riscosse dai suoi pensieri

-No principessa, non ho nulla da dire. Siete stata splendida-

Rein la guardò perplessa

-Grazie, anche se temo stia per arrivare il vostro pungente commento-

Tudy sorrise

-Inizio a pensare che abbiate imparato fin troppo a conoscermi, altezza-

-Onestamente, credo siate la persona con cui ho passato più tempo a discutere negli ultimi giorni-

-Vero-

-E credetemi, faccio di tutto per evitarvi-

Rein si morse il labbro per essersi lasciata sfuggire quel commento e Trudy, vedendola, scoppiò a ridere.

-Finalmente principessa, qualcosa di cui non faccio affatto fatica a credervi-

Disse Trudy sempre sorridendo. Anche Rein sorrise

-Vedete contessa, io vi dico sempre la verità, forse vi dico anche troppo a quanto pare-

-È un mio potere principessa, riesco a fare parlare le persone, o almeno ci riesco con qualcuno-

Rein la guardò e si ritrovò a pensare che se magari si fossero incontrare in circostanze più tranquille le due sarebbero anche potute diventare amiche, anzi, buone amiche.

-Principessa, posso chiedervi una cosa e mi potete promettere di rispondermi in modo sincero?-

Rein la guardò e si ritrovò ad annuire

-La notte del ballo…-

-Non torneremo ancora a quel maledetto valzer, vero?-

Trudy scosse la testa

-No, parlo dopo il ballo. Perché eravate insieme al principe Shade di notte senza accompagnamento e per di più in abbigliamento da notte?-

Rein sbiancò. Come faceva lei a saperlo?

-Come lo sapete?-

-Vi ho visto-

-Mi avete visto…-

-Si principessa. Ho visto voi, il principe e il bacio-

Rein trasalì, sconvolta. L’aveva vista, li aveva visti. Aveva visto il bacio che aveva dato a Shade sulla guancia, quel bacio che non aveva nessuna intenzione di dare eppure il suo corpo si era mosso prima ancora che se ne potesse accorgere. Come poteva convincere qualcuno dell’innocenza del gesto, quando quel qualcuno non si fidava affatto di lei e delle sue parole? Rein decise che la soluzione migliore era quella di essere onesta e di raccontare i fatti come si erano svolti, con tranquillità e nel modo più diretto possibile. O almeno ci avrebbe provato, sperando che la contessa le credesse il minimo per non dare vita ad uno scandalo che avrebbe potuto distruggere lei e la sua reputazione

-Posso spiegare contessa quello che è successo e ciò che avete visto-

-Sono tutta orecchie, altezza-

Rein prese un respiro e poi fissò lo sguardo in quello della contessa

-Quella sera, dopo essere tornata in stanza, e dopo che l’adrenalina della serata era passata mi sono accorta di avere fame-

Trudy alzò un sopracciglio, ma Rein andò dritta

-Lo so che sembra assurdo, fidatevi lo è se lo racconto ad alta voce, ma quella sera non avevo mangiato quasi niente per il nervoso e la situazione e una volta tornata nella mia stanza avevo fame, molta fame. Così mi sono diretta alle cucine del castello, di notte, da sola e in vestaglia-

-Siete andata in cucina, da sola, di notte senza nessuno?-

Ripetè Trudy più a se stessa forse che non per una ulteriore conferma da parte della principessa

-Si è esatto-

-Come facevate a sapere dove andare?-

Rein guardò la donna con uno sguardo abbastanza incredulo

-Sono cresciuta in un palazzo reale, sembrano tutti diversi, ma molte strutture sono le stesse. So trovare la strada di una cucina se voglio-

-Ma come avete fatto?-

Chiese allibita Trudy, colpita da quel lato imprevisto della principessa

-Nel corridoio che porta alle nostre stanze c’è una porta nascosta. È una porta di servizio, la usano le cameriere. Mi è bastato trovarla e scendere le rampa di scale di fronte a me, era logico pensare di trovare la cucina sotto, nei sotterranei del palazzo, infatti una volta scesa era là dove immaginavo che fosse-

-Siete una donna piena di sorprese, lo ammetto-

Rein sorrise

-No, solo una donna che da bambina si divertiva a giocare a nascondino con la sorella in un castello. Conosco le logiche di palazzo, ero abbastanza certa di sapere dove stavo andando-

-Si ma in tutto questo cosa c’entra il principe? Come avete incontrato sua altezza? Non mi direte che anche lui…-

Rein annuì

-Si, era anche lui in cucina, anzi mi ha fatto prendere un bello spavento, sia lui che Thomas mi hanno…-

-Thomas? Cosa c’entra Thomas? E aspettate, c’era anche lui con voi?-

Rein annuì

-Si. A quanto pare se ricordo con esattezza, Thomas aveva voglia di un caffè, Shade di un the. I due si erano trovati insieme ed erano scesi in cucina quando mi hanno trovato lì. Mi hanno scambiato per un ladro, anche se devo ancora capire come abbiano fatto a pensare che un intruso si fosse intrufolato in cucina per rubare poi che cosa? Mi hanno anche puntato addosso le lame delle loro spade è stato terrorizzante e comico allo stesso tempo, credo-

-Che cosa hanno fatto?-

Chiese allibita Trudy che faticava seriamente a prendere sul serio la principessa, ma che credeva ad ogni parola della donna, era tutto troppo surreale per potere essere stato inventato in quel momento

-A loro discolpa posso dire che ero al buoi in cucina. Hanno pensato fosse un intruso, invece ero solo io, una principessa in vestaglia e pantofole che cercava da mangiare-

Trudy era sconvolta. Si stava immaginando la scena e tutto era terribilmente plausibile. E poi lei sapeva perfettamente l’amore incondizionato e la quasi dipendenza da caffeina di Thomas, quindi il dettaglio della principessa doveva essere vero, non se l’era potuto inventare. Ed era da escludere che in così poco tempo che si conoscevano, Rein sapesse già così tante cose personali e dettagli di Thomas. Quindi doveva per forza essere tutto vero, pur essendo assurdo e totalmente imprevedibile.

-Quindi eravate voi, in camicia da notte, in una cucina con due uomini?-

Rein aprì la bocca per replicare, ma in effetti non sapeva cosa dire. Si limitò ad annuire e ad abbassare lo sguardo.

-E cosa avete fatto poi in cucina?-

-Abbiamo mangiato. Panini, biscotti e bevuto una tazza di the-

-Come se niente fosse? E nessuno vi ha visti?-

-No, non c’era nessuno in giro per il palazzo, almeno nessuno in quella parte. Ora che ci penso è stato un caso decisamente insolito, ma il tutto si è rivelato essere uno spuntino di mezzanotte piacevole-

Disse Rein sorridendo. Trudy la guardò e non poté trattenere un sorriso anche lei

-E dopo?-

-Thomas è tornato al suo lavoro e Shade si è offerto di accompagnarmi in stanza… cioè fino alla porta, si è offerto di accompagnarmi alla porta della mia stanza, senza nessun doppio fine-

-E quel bacio?-

Rein la guardò e si sentì arrossire

-So che vi parrà assurdo, contessa, ma mi sono accorta di avergli dato un bacio solo quando le mie labbra erano già sulla sua guancia. Non so cosa mi sia preso, era stata una bella serata, mi ero divertita e poi trovarsi noi tre nelle cucine è stato piacevole passare anche solo un’ora in libertà, senza dovermi occupare di etichetta o se il vestito andava bene, o se i capelli erano ancora in ordine. Eravamo solo tre ragazzi intenti a mangiare, ridere e scherzare, in tranquillità. E quel bacio, io volevo solo ringraziarlo, ringraziare Shade di tutto ciò che aveva fatto per me. In realtà non volevo baciarlo, insomma non abbiamo quel tipo di relazione, ma è successo e basta. Il mio voleva essere solo questo, un grazie, solo non mi aspettavo di dargli un bacio, credetemi. È stato involontario, anche se non vi preoccupate, capirò se non mi crediate su questo, faccio fatica persino io a credere a ciò che ho fatto e che sia stato così spontaneo-

Trudy la guardò e invece di replicare o protestare, si trovò stranamente a capirla

-No principessa, vi sbagliate. Vi credo, conosco quella sensazione e so cosa intendete. Vi credo altezza-

Rein la guardò ma Trudy distolse lo sguardo

-Volete dire che è capitato anche a voi? E con chi?-

-Non credo vi riguardi, altezza-

-Io invece penso di si. Vi ho detto la verità, ora credo spetti a voi-

Trudy si voltò e Rein vide dentro gli occhi della donna rabbia, ma anche dolore

-So cosa vuol dire fare qualcosa prima ancora che il cervello si renda conto di cosa sta facendo. So quando è il corpo a muoversi senza la vostra intenzione, o almeno è quello che sembra. Solo permettetemi di dirvi una cosa principessa: di solito quando il corpo agisce così, senza che la mente se ne renda conto, vuol dire solo una cosa: che è il cuore che vi sta comandando. E quando è il cuore a comandarvi è lì che si commettono errori o peggio-

Rein rimase in silenzio, ma spostò lo sguardo. Si mise ad osservare il paesaggio dal finestrino. Nessuna delle due parlò più fino a quando la carrozza non si fermò davanti al portone principale del palazzo. Prima di scendere, però, Trudy afferrò per il polso Rein

-Principessa, permettetemi solo un’ultima cosa: state attenta e cercate di capire cosa vi sta dicendo il vostro cuore. Prima che sia troppo tardi, per voi e per il principe-

Rein non rispose, si limitò a scendere dalla carrozza, in silenzio. Non aspettò Trudy, si avviò veloce verso il palazzo senza guardarsi indietro. Quasi fece di corsa i gradini che conducevano al portone e non si fermò fino a quando non lo oltrepassò. Una volta entrata, si lasciò andare ad un sospiro e chiuse gli occhi. Quando riaprì gli occhi Rein si ritrovò di fronte ad alcuni membri della nobiltà che la guardarono perplessa. Rein arrossì leggermente, ma vi diede poco peso. Poco dopo, entrò anche Trudy e subito dopo il capitano Nicholanos. L’uomo si avvicinò alla principessa e si inchinò

-Altezza, se permettete, io andrei a fare rapporto e a informare il capitano che siamo tornati e che voi siete sana e salva a palazzo-

-Andate pure capitano, e grazie per oggi-

L’uomo fece il saluto militare, poi si inchinò, fece un piccolo cenno alla contessa e si avviò verso l’ufficio di Thomas. Rein si voltò verso Trudy

-Contessa, grazie per la compagnia-

Trudy si inchinò ma non disse niente. Rein si allontanò dalla donna prima ancora che rialzasse il capo ma fu fermata da una donna, giovane che le veniva incontro e appena fu abbastanza vicina, le si inchinò davanti. La donna era minuta, molto graziosa, con dei lineamenti molto delicati e raffinati. I capelli, castano chiari, erano raccolti in una acconciatura molto semplice ed elegante, ma la parte più magnetica della donna erano gli occhi, azzurro chiari e quando la luce li colpiva, a volte, sembravano grigi. Rein non ricordava di avere mai visto quella donna, tuttavia si fermò.

-Principessa, perdonatemi se vi fermo così, e mi azzardo a parlare con voi senza nemmeno essere stata presentata, ma non ho avuto l’occasione di farlo dato che non sono potuta venire prima a palazzo e non mi sono potuta presentare a voi come si conviene-

Rein la guardò ma non disse niente. Era veramente contrario alle regole dell’etichetta che una donna di rango inferiore parlasse per prima a qualcuno più in alto di lei nella scala gerarchica, ma Rein non era mai stata molto attenta a quella particolare regola. Così decise di passarci sopra

-Non vi preoccupate, non avete commesso nessun crimine. Sono lieta di fare la vostra conoscenza, solo che temo di non conoscere il vostro nome…-

La donna aveva rialzato il capo e stava per parlare quando Trudy arrivò all’improvviso e si frappose quasi tra Rein e la donna

-Fanny-

La donna guardò Trudy con il sorriso più dolce possibile

-Trudy cara, che piacere. Non sapevo di trovarti qui a palazzo. Da quanto tempo non ci vediamo, direi dal mio matrimonio circa un anno fa. Ti trovo in splendida forma, come sempre-

-Come ti permetti di fermare una altezza reale così, nell’atrio di un palazzo! Non conosci alcuna vergogna?-

Rein guardò meravigliata Trudy. Era stata molto dura con la donna, Fanny aveva capito si chiamava, e ne era sorpresa, dato che sembrava che le due si conoscessero e anche molto bene. Dopotutto chiamare qualcuno per nome presupponeva un elevato grado di intimità ma la durezza della voce di Trudy l’aveva scossa molto più di qualsiasi altra cosa. Così decise di intervenire per cercare di calmare la contessa

-Contessa, vi prego, dovreste sapere ormai che non sono così ligia sempre all’etichetta-

Rein appoggiò la mano sul braccio di Trudy e le fece fare un passo indietro. Trudy sembrava svuotata, ma guardò la principessa in un modo che fece preoccupare Rein. Era lo sguardo di una donna spaventata.

-Contessa vi sentite bene?-

Chiese Rein, preoccupata. Trudy fece cenno di sì con la testa. Si voltò a guardare Fanny e le donna in risposta le sorrise nel modo più cordiale possibile.

-Ti chiedo scusa, Fanny, non volevo esagerare. Come saprai la principessa è ospite della famiglia reale, e tutti noi nobili ci stiamo comportando in modo da non offendere la principessa in alcun modo, rispettando al meglio le regole e l’etichetta. Sei fortunata che la principessa è di indole magnanima e non farà molto caso a questo avvenimento e a questa circostanza. Ma dopotutto è comprensibile che la tua esuberanza ogni tanto ti faccia commettere questi errori anche se spero, dato anche il fatto che sei una donna sposata ora, che ti impegnerai molto di più da ora in poi-

Fanny sorrise a Trudy, ma era un sorriso che non era arrivato agli occhi, cosa che non sfuggì a Rein, come non le sfuggì il tono quasi provocatorio di Trudy

-Principessa, lasciate che vi presenti la giovane Marchesa Fanny Eldelberry, moglie del marchese Ethan Eldelberry-

Fanny fece un bellissimo inchino, impeccabile ed eseguito alla perfezione. La giovane doveva avere passato molto tempo a provarlo e a migliorare

-È un piacere marchesa. Se non sbaglio Eldelberry è…-

-Si principessa, la famiglia Eldelberry è una delle più antiche e nobili famiglie di questo regno. E’ stata proprio una fortuna per la giovane Fanny sposare il marchese, una fortuna e una unione veramente propizia. Vogliate perdonarle quindi la sfacciataggine della marchesa, immagino che imparare tutti i compiti di una marchesa abbia fatto sì che alcune regole dell’etichetta siano state… dimenticate-

La frase avrebbe potuto uccidere sul posto, tanto era stata detta in modo tagliente. Rein lanciò uno sguardo perplesso alla contessa ma non replicò. Lei aveva sperimentato la sua diffidenza, ma quello che ora arrivava da Trudy era solo risentimento. Tuttavia, la giovane marchesa parve non farci caso, anzi, si trovò ad arrossire in un modo quasi perfetto data la circostanza.

-Temo che la mia cara amica Trudy abbia detto la verità. Non è ancora un anno dal mio matrimonio e ammetto di essermi forse dimenticata di alcune regole, ma sapete, tra la luna di miele e il resto dei doveri che ora occupano le mie giornate, temo di essere stata decisamente troppo impulsiva. Spero vogliate perdonarmi principessa, perdonare la mia esuberanza e sfacciataggine come ha giustamento detto la contessa di Gaumont-

Rein, nel mezzo di quella lotta tra le due donne, decise che la cosa migliore era quella di lasciare morire quel discorso e di andarsene il più in fretta possibile

-Non vi è nulla da perdonare marchesa. È un piacere fare la vostra conoscenza-

Fanny le sorrise dolcemente

-Spero potremmo instaurare una bella amicizia, altezza, come quella che vedo avete già con la contessa Trudy. Non sarebbe bello, cara Trudy, se fossimo tutte e tre buona amiche? Dopotutto la principessa trascorrerà molto tempo qui a palazzo-

-Sarebbe meraviglioso, certo, ma non dipende certo da noi quali amicizie sua altezza reale la principessa deciderà di avere-

Era difficile dire chi tra le due donne avesse lo sguardo più velenoso. Rein rimase lì, ferma, senza sapere cosa fare. Tuttavia, senza rendersene conto, si mise al fianco di Trudy e fece passare il braccio sotto quello della contessa.

-Marchesa, vi chiedo scusa, so che forse preferireste fermarvi a parlare con la vostra amica Trudy, ma temo di avere bisogno ancora della contessa. È stato un piacere avere fatto la vostra conoscenza, vi auguro buona giornata e spero di rincontrarvi in circostanze più ottimali-

Prima che qualcuno avesse il tempo di reagire, Rein trascinò via Trudy, sulla scalinata, diretta ai suoi appartamenti. Trudy la guardò

-Principessa cosa…-

Rein le bisbigliò all’orecchio

-Siete fortunata che non c’era praticamente nessuno a vedervi, volevate dare spettacolo? Vi sto facendo un favore contessa, forse non ve ne siete resa conto. Ora sorridete e fate finta di avere una piacevole conversazione con me e che sia tutto perfettamente normale-

Trudy la guardò, ma fece un timido sorriso

-Principessa io… vorrei spiegarvi ma…-

-Oh voi lo farete, ora, nella mia stanza. Non vi lascerò certo andare via senza sapere cosa è appena successo e in che guerra sono stata catapultata e se non mi volete dire la verità vi suggerisco di inventarvi una bella storia credibile, perché non ho alcuna intenzione di lasciarvi andare senza avere avuto una spiegazione soddisfacente. Spero vi piaccia il the, contessa, lo stiamo andando a prendere proprio adesso. E la cosa non è negoziabile-

Chiunque avesse visto la scena in quel momento avrebbe visto due donne, a braccetto che parlottavano e sorridevano, nella perfetta rappresentazione bucolica dell’amicizia femminile all’interno di una corte reale. Di certo avrebbero girato delle voci su quella nuova amicizia nata tra la principessa straniera e la contessa di cui molti faticavano a ricordare il nome, contessa sparita dalla vita sociale quasi per un anno per prendersi cura della madre malata e una volta tornata a palazzo risorta agli onori della cronaca per quel legame con la principessa. Molti si sarebbero chiesti come avesse fatto quella contessa apparsa quasi dal nulla a farsi un’amicizia così tanto importante e in così breve tempo o cosa una altezza reale avesse visto in una semplice contessa, graziosa certo, ma senza agganci particolari all’interno della corte. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare, in realtà, che in quel momento, tra le due donne, vi era in atto una relazione che di amicizia aveva ben poco. Eppure, per qualche strano motivo, sembrava che una forza misteriosa avesse legato quelle due donne in un modo imprevedibile e inaspettato. E a quanto pare, il destino avrebbe fatto sì che quel legame non si sarebbe sciolto molto velocemente, ora bisognava solo vedere se si sarebbe evoluto in una amicizia o in una diffidenza. E le uniche che avrebbero potuto deciderlo erano proprio loro due.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ciao a tutti.

Buon anno a tutti e bentornati in questo capitolo. Come state? Spero tutto bene e che nonostante il periodo che stiamo tutti passando, stiate tutti bene, sia voi che le vostre famiglie.

Allora, eccoci qui, come promesso, con l’aggiornamento! Sono brava lo so (megalomania da scrittrice, perdonatemi XD) ma sono veramente fiera di me stessa per essere stata nei programmi. Ammetto però che praticamente la storia sta andando avanti da sola, lo giuro mi siedo convinta di andare verso certe direzioni e invece lei prende vita sua e fa come le pare. Non volevo dedicare così tanto tempo a Trudy in questo capitolo ma era arrivato il momento. Allora, per chiarezza, vi dico che nella mia testa, ci sono in mente tre archi narrativi principali di questa storia, e adesso ci stiamo avvicinando all’apice del primo arco narrativo. Il problema si focalizza ora sul secondo, perché non so bene come svilupparlo, ma so dove voglio arrivare, con la conclusione poi della storia e dell’evoluzione dei personaggi, il tutto sta solo arrivarci ora e sperare di essere abbastanza brava a fare quello che ho in mente, e lo spero vivamente. Ma forse questi sono discorsi molto prematuri per voi, ma ci tengo sempre a rendervi partecipi delle mie intenzioni, se poi volete che eviti, ditemelo. Ovviamente, come penso si sia capito ormai, non ho intenzione di focalizzarmi solo su Shade e Rein come personaggi. Si loro ovviamente sono i protagonisti, ma mi piace creare storie dove ognuno ha la possibilità di avere qualcosa da dire e non è semplicemente un contorno narrativo alla storia principale. È ovvio che principalmente racconterò di Rein e Shade, ma mi piace che ci siano anche altre sottotrame che si legano alla trama principale. So che così facendo mi complico la vita, ma le storie troppo piatte non mi piacciono, e scrivere di personaggi bidimensionali non mi piace. Quindi spero che condividerete la mia visione e se non è così, vi prego, perdonatemi, ma arriverà anche il bel momento di Rein e Shade, promesso e garantito.

Passando alla storia, ammetto che mi sono divertita pensando alla scena di Shade e Thomas. Nella mia testa si svolge tutto in un modo spero di essere riuscita a trasmettervi quello che avevo in testa. E il dettaglio del principe a torso nudo, una piccola chicca per voi. Ammetto che volevo proprio che lo vedeste così, perché ogni tanto ci vuole. Thomas che dire invece, Thomas è uno di noi, è quell’amico che ti dice veramente quello che vuoi sentirti dire anche se non lo ammetti. E ora lui e Philip insieme formeranno una bella gatta da pelare al nostro Shade, anche se credo che lui non lo abbia ancora ben capito. Ma vi posso dire che Philip regalerà molte soddisfazioni all’interno della storia, quindi so che forse a non tutti piace come personaggio, ma lasciategli il tempo necessario.

Lo stesso vale per Trudy. Lei è veramente particolare come donna, la sua storia, di cui siamo solo all’inizio del racconto, sarà particolare ma credo che alla fine regalerà delle sfaccettature molto affascinanti. Almeno io quando l’ho pensata e perfezionata mi sono resa conto di tante cose, spero di essere brava abbastanza da riuscire a trasmettere tutto quello che è nella mia testa a voi che leggete e seguite. Me lo auguro vivamente, ma sono certa che se non fosse così me lo farete sapere quindi conto su di voi.

Penultima cosa, allora posso dirvi che il programma per questo 2021 è di sicuro un capitolo al mese, verso la metà-fine mese. Se sono brava, o in momenti dove scrivo in modo compulsivo perché devo farvi sapere, penso di pubblicare due capitoli al mese, ma nel caso vi avviso. Aspettatevi però un capitolo di sicuro, questo è quasi una certezza. Il prossimo per intenderci è ormai finito e dopo vado subito avanti. Ammetto che con questo modo, cioè dovermi solo occupare della revisione e correzione del capitolo e non della stesura-correzione-pubblicazione di fila mi trovo meglio e cercherò di andare avanti così.

Infine vi lascio, sono anche stata fin troppo prolissa perdonatemi, ma ci tenevo a ringraziarvi ancora infinitamente. Non capite veramente il supporto incredibile che mi avete dato e che continuate a darmi, lo sapete questa storia è per voi e mi trovo a scrivere veramente con la gioia di farlo ed è tutto merito vostro. Quindi GRAZIE di cuore, io vi lascio, ci vediamo al prossimo capitolo e come sempre se avete voglia di farmi sapere cosa ne pensate lasciate un commento e ditemi la vostra, ogni opinione o parere è sempre ben accetto e chissà, magari mi potreste anche dare l’input per un qualcosa a cui non avevo minimamente pensato, quindi commentate. Grazie anche solo a chi legge, grazie per dedicarmi un po’ del vostro tempo e soprattutto per dedicarlo a questa storia e ai loro personaggi. Io vi mando un bacio grande, ancora auguri di buon anno, e noi ci vediamo al prossimo capitolo. Come sempre la vostra

Juls

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

Trudy era seduta nella poltrona di Rein, con in mano una tazza di the fumante e un vassoio di pasticcini davanti a lei. La principessa si era tolta il cappello e i guanti e aveva sciolto i suoi capelli e in quel momento stava camminando avanti e indietro per la stanza. Da quando erano arrivate, non si erano dette assolutamente niente. Avevano guardato in silenzio Dreamy portare il the e i biscotti, e poi sparire. Era solo loro due e Trudy non aveva nessuna intenzione di iniziare il discorso per prima. Se voleva sarebbe stata la principessa ad iniziare, dato che era stata lei a trascinarla nella sua stanza. Rein, al contrario, in quel momento sembrava in preda ad una lotta interna. Trudy poteva vedere quasi i pensieri che attraversavano la mente della donna, ma non si azzardava affatto a fiatare. Avrebbe aspettato e nel frattempo si sarebbe goduta il suo the. Appena Trudy portò la tazza vicino alla bocca, Rein si fermò e la guardò, le braccia appoggiate sui fianchi, in un modo ovvio di cercare di intimidire la donna, o di darsi coraggio

-Ora voi mi dovete spiegare cosa è appena successo?-

-Vi ho semplicemente presentato…-

-No no no, non ci provate. So cosa è successo, quello che voglio sapere è cosa vi è successo? Se aveste potuto l’avreste uccisa con lo sguardo. Avete rischiato di creare uno scandalo se aveste continuato a parlarvi in quel modo. Ve ne rendete conto?-

Trudy annuì. La principessa aveva ragione, aveva dato spettacolo nell’atrio, ma aveva visto una possibilità e l’aveva colta.

-So che vi può sembrare strano ma…-

-Contessa, avete quasi rischiato di offendere una marchesa. Ve ne rendete conto? Nella scala gerarchica lei è sopra di voi-

-Certo, la nuova marchesa, come potrei dimenticarlo-

Disse Trudy, a metà tra l’amarezza e il disprezzo. Rein la guardò con uno sguardo confuso negli occhi

-Cosa è successo?-

-Niente di strano, altezza. Conosco Fanny da sempre si può dire, mia madre e la sua sono legate da una qualche parentela, e spesso venivano da noi durante l’estate. Quando Fanny ha raggiunto l’età per il debutto in società mia madre si è offerta di accoglierla in casa nostra per darle una… visibilità maggiore. Il visconte Du Navalen non navigava in buone acque e sperava che facendo fare un buon matrimonio alla figlia i suoi problemi venissero risolti e…-

-Il marchese era certamente l’uomo giusto e immagino senza di voi non avrebbe mai avuto modo di incontrarlo-

Trudy annuì

-Si, lo ammetto, sono stata io a presentarli ma… niente faceva pensare che il marchese fosse interessato a lei o viceversa. Poi un giorno, all’improvviso, hanno annunciato il loro fidanzamento. È stato tutto molto… veloce-

Rein si sedette sulla poltrona, davanti alla contessa. Le due si guardarono negli occhi, Trudy non sapeva cosa stesse pensando di preciso la principessa.

-Mi state dicendo che la marchesa è una arrampicatrice sociale?-

Trudy scosse la testa

-Non credo sia la definizione esatta, altezza. Dopotutto non è un crimine sposare un marchese e al suo posto chi avrebbe osato rifiutare una simile proposta di matrimonio?-

-Allora non…-

-Fanny è scaltra. Si cela dietro al suo sorriso innocente, al suo bel faccino, ma in lei… non credo ci sia niente di buono dentro la sua anima-

Rein prese la tazza di the e si appoggiò contro lo schienale della poltrona

-È lei la donna che vi ha pugnalato alle spalle? Il motivo per cui non vi fidate di me?-

Trudy la fissò e si ritrovò ad annuire

-Siete fin troppo perspicace, altezza-

-Non ci voleva molto a fare il collegamento, contessa-

Trudy le sorrise

-Iniziate veramente a conoscermi fin troppo bene, altezza. Mi sono confidata fin troppo con voi-

-Io direi troppo poco, invece. Non riesco a capire una cosa. Per caso voi e il marchese eravate…-

-Tra me e il marchese non vi era e non vi sarà mai niente-

Trudy rispose in modo secco alla principessa e la turchina le restituì uno sguardo poco convinto, ma non le disse niente.

-Io…-

Trudy fu fermata dall’improvviso bussare alla porta. Le due donne si voltarono verso di essa, stupite da quel suono.

Dreamy, la cameriera personale della principessa, apparve all’improvviso e si avviò verso la porta. Dopo qualche secondo ritornò, perplessa

-Principessa, il principe Shade chiede di essere ricevuto-

Rein e Trudy si alzarono di scatto. Trudy guardò verso la principessa e vide tutto lo stupore della donna. Nemmeno lei si aspettava quella visita. Shade entrò nella stanza poco dopo e quando vide che la principessa non era sola si fermò sulla porta.

-Rein, contessa, buongiorno-

Trudy si inchinò. Quello era certo un incontro alquanto inaspettato.

-Shade, non mi aspettavo una visita-

Disse Rein, in difficoltà. Il principe stava per ribattere, quando la voce di Thomas si fece sentire. Nessuno lo aveva visto entrare

-Era semplicemente preoccupato, credo volesse assicurarsi che tu fossi tornata a casa sana e salva. Qualcuno evidentemente non si fida dei suoi uomini-

Shade fulminò Thomas con lo sguardo, ma il conte gli rispose con un semplice sorriso da sornione.

-Come puoi vedere, sto bene e…-

-Non sono venuto qui per vedere se stavi bene, lo sapevo che stavi bene. Cioè, ovvio che sono contento di vederti sana e salva qui però… non era questo il motivo della mia visita-

Trudy guardò perplessa il suo principe. Quella era la prima volta che lo vedeva quasi in imbarazzo. Trudy spostò lo sguardo su Thomas, e il conte le rispose facendole l’occhiolino. Lui era l’unico in quel momento che si stava divertendo. Rein si avvicinò ai due

-Dato che siete qui, gradite una tazza di the?-

-Il caffè sarebbe meglio ma non rifiuto la tua offerta. Trudy, sei incantevole questa mattina-

Trudy fissò Thomas, totalmente presa in contropiede

-Stai dicendo che le altre mattine non lo sono?-

-Non lo so, certi giorni sei solo…passabile direi-

-Passabile? Senti chi parla-

Thomas scoppiò a ridere e anche Trudy si lasciò andare ad una piccola risata

-Contessa, ve lo volete portare via? Sarei disposto pure a ricompensarvi-

Trudy si voltò vero Shade

-Perdonatemi altezza, ma preferirei evitare questo ingrato compito-

-Almeno ci ho provato-

-Ehi, smettetela voi due. Se non capite la mia immensa bellezza e intelligenza e il vantaggio di avermi nelle vostre vite è un problema vostro, non date la colpa a me-

Shade sorrise a Trudy poi si voltò verso Rein che fissava i tre in silenzio

-Non volevo disturbarti. Se avessi saputo che eri impegnata non sarei passato-

-Nessun problema. La contessa e io stavamo solo facendo una pausa, non è vero?-

Trudy annuì.

-Allora accetto volentieri la tazza di the-

Rein si voltò verso la sua cameriera, ma la donna aveva già provveduto. Erano spuntati altre due tazze e dei piatti pieni di biscotti e pasticcini. I quattro rimasero a chiacchierare per una mezz’ora buona, prima che Shade venisse all’argomento che lo aveva portato lì

-Ho saputo che avete avuto dei problemi al ritorno dal villaggio-

-Problemi? Non direi-

Shade guardò sia la principessa che Trudy.

-Mi è stato riferito che una folla si era formata davanti alla carrozza e…-

-Si, ma non è successo niente. Hanno rallentato un po’ il nostro passaggio ma non abbiamo mai avuto problemi o siamo stati sotto attacco, giusto contessa?-

Shade si voltò verso la contessa, in cerca della conferma delle parole della turchina

-È come dice la principessa. Non abbiamo subito nessun attacco-

-Però non capisco, come mai erano quasi tutti riuniti lì per vedervi?-

Rein guardò Trudy non sapendo cosa rispondere. Vedendo quello sguardo, Shade si preoccupò

-È successo qualcosa, lo immaginavo. Cosa non mi state dicendo? Qualcuno per caso vi ha fatto qualcosa o vi ha mancato di rispetto?-

Le guance di Rein si fecero rosse e non rispose. Fu Trudy a farlo

-Altezza, credo che giri una voce molto particolare per il villaggio e temo ormai, per tutto il regno, che spiega in modo preciso quello che è accaduto oggi-

-Di che voce state parlando?-

Rein guardò Thomas, ma sembrava che anche lui non avesse idea di cosa stesse parlando. Trudy si meravigliò di come una voce del genere non fosse arrivata alle orecchie di Thomas almeno. Perciò si trovò di nuovo a spiegare la situazione quel giorno

-Altezza, come sapete l’arrivo della principessa qui a palazzo ha prodotto molte chiacchere-

-Ne sono consapevole-

-Alcune di esse sono uscite da palazzo e si sa, quando vi è un passaparola costante, alcune cose vengono alterate o distorte e…-

-Cosa volete dire contessa?-

Trudy guardò il principe e arrossì involontariamente. Alla fine, tuttavia, parlò, anche se con un filo di voce

-Altezza, si è diffusa la voce che la principessa Rein diventerà vostra moglie. Quindi oggi erano tutti venuti al villaggio per vedere la loro futura regina, o almeno, è quello che in molti credono-

Trudy alzò lo sguardo e vide il principe totalmente rosso in volto. Spostò lo sguardo verso la principessa, ma la turchina aveva il volto abbassato. A quel punto fissò Thomas che la guardava, con un sorriso enorme stampato sul volto. Trudy gli fece un cenno con le mani per aiutarla ad uscire in quella tremenda situazione, e Thomas, decise di comportarsi come era solito fare. Diede una gran manata sulla spalla del principe

-E bravi i tuoi sudditi. Per la prima volta, una voce che mi piace-

Shade fulminò Thomas con lo sguardo

-Andiamo, non esagerare. Dopotutto non sarebbe male come idea. È da quando Rein è arrivata che ti dico che faresti bene a sposartela prima che qualcun altro arrivi e te la porti via-

-Thomas!-

Intimò quasi Shade all’amico, che per tutta risposta, scoppiò a ridere. Il problema con Thomas, era che la sua risata era contagiosa, e alla fine, uno a uno, tutti gli altri tre scoppiarono a ridere. Una volta che le risate furono placate, Shade guardò Rein, e tirò un visibile sospiro di sollievo

-Sono lieto che sia andato tutto bene e che non ci siano stati problemi-

Rein gli sorrise

-Ammetto che non ero preparata a tutta quella folla, e avrei preferito passare anche dal libraio ma… sarà per la prossima volta credo-

-Volevi passare dal libraio?-

Rein annuì

-Si, sto cercando alcuni volumi rari e so che qui ci sono le persone giuste a cui rivolgersi-

Shade la guardò perplesso

-Posso mandare qualcuno per questo. Dimmi di cosa hai bisogno e farò in modo che te li cerchino. Non c’è bisogno che debba andare tu in prima persona-

Rein scosse violentemente la testa

-Assolutamente no. Non ti permetterei mai di fare una cosa simile quando si tratta di una cosa che amo fare-

Shade sgranò gli occhi per la sorpresa sentendo la voce quasi rabbiosa della turchina. Era la prima volta che le parlava in quel modo e la cosa lo lasciò profondamente scosso. Rein vedendolo si agitò un attimo

-Oddio scusa Shade io non volevo essere così dura è che… amo fare questo tipo di ricerche. Mi piace andare in giro per polverosi depositi di libri e frugare alla ricerca di tomi che si credono perduti. Ho una discreta collezione a casa e…-

Rein si bloccò a metà sentenza e smise di parlare. Trudy, che le era seduta vicino, si sporse leggermente verso di lei, preoccupata

-Principessa?-

Rein si voltò verso di lei sconvolta

-I miei libri! Come ho potuto non pensarci prima…-

Rein si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro.

-Ho lasciato i miei libri a casa. Mio padre mi rimproverava spesso per questa mia strana passione, come la definiva lui, e non perdeva mai occasione per cercare di sottrarmeli e aggiungere i volumi alla biblioteca di palazzo e ora… saranno stati aggiunti lì o peggio, dati via-

-Quale sovrano darebbe via dei libri?-

Chiese Trudy leggermente stupita.

-Sono libri che lui non ritiene degni. Colleziono libri sulle antiche leggende o storie e fiabe, mi piace vedere come nel corso del tempo certe tradizioni sono cambiate o sono svanite o hanno perso totalmente il loro valore. Mio padre lo considera stupido ma per me… sono importanti. Oltre alla pittura, la lettura è ciò che mi ha aiutata durante…-

Rein si fermò e guardò Shade. Non c’era bisogno di continuare il discorso, il principe aveva capito perfettamente a cosa si stava riferendo Rein.

-Rein, ti assicuro, li andremo a prendere e te li porteremo-

Rein scosse la testa

-Shade non posso chiederti anche questo dopo tutto quello che hai già fatto e alla fine parliamo di libri. Non sarebbe corretto da parte mia-

Shade scosse la testa

-N principessa. Non lo faccio per te, lo faccio solo spinto dalla curiosità. Sentirti parlare così mi ha fatto venire voglia di leggere quei libri. Quindi non lo faccio per te o per i tuoi libri, ma lo faccio spinto da una egoistica pretesa personale di pura curiosità. Thomas, pensi di potere organizzare il recupero di questo tesoro letterario?-

Shade si voltò sorridendo e vide Thomas sorridergli di rimando.

-Principe, credo si possa fare. E se permetti, ho intenzione di occuparmene personalmente-

-Va bene-

Rein guardò i due, commossa

-Grazie-

Disse solo. Thomas fece un piccolo inchino mentre Shade si limitò a sorriderle.

-Bene, dato che anche questo è risolto, direi che sia il caso di andare. Thomas, andiamo, abbiamo delle cose da fare-

-Ma non ho finito il the e i biscotti e i pasticcini. Sarebbe un peccato lasciarli qui tutti soli-

-Thomas, andiamo-

Thomas alzò gli occhi al cielo, ma si alzò dalla poltrona e si avviò verso la porta. Prima di uscire, si voltò verso le due donne

-Principessa, grazie per il the, Trudy è sempre un piacere vederti-

-Rein, contessa, alla prossima-

Detto questo i due uscirono, senza aspettare una risposta dalle due donne. Quando la porta fu chiusa, Trudy si lasciò andare contro lo schienale del divano e guardò la principessa

-Non sapevo amaste leggere-

Rein la guardò

-Credo che siano tante le cose di me che non conoscete. Come io non so molto di voi-

Trudy annuì

-Continuo a non fidarmi di voi, principessa-

Rein si limitò a scrollare le spalle

-E io continuo a farmene una ragione, contessa-

Trudy si lasciò andare ad un piccolo sorriso

-Sapete principessa, credo che se ci fossimo incontrare in altre circostanze, forse saremmo anche potute essere buone amiche-

Rein la guardò meravigliata ma poi si lasciò andare anche lei ad un sorriso

-Credo anche io-

Le due finirono il loro the in silenzio, poi fu il turno di Trudy di alzarsi

-Perdonatemi altezza, ma ora dovrei andare-

Rein si trovò ad annuire

-Grazie per avermi concesso di accompagnarvi oggi-

Rein guardò Trudy perplessa, poi si trovò a sorriderle

-Nonostante tutto è stata uan compagnia piacevole la vostra, quindi grazie a voi-

Trudy si inchinò, poi si avviò verso la porta. Tuttavia, prima che potesse uscire la voce di Rein la bloccò

-Contessa?-

Trudy si voltò

-Non crediate che solo perché il principe è arrivato e ha interrotto la nostra conversazione, per la questione sia finita. È solo rimandata, ma mi dovete ancora una spiegazione-

Trudy scosse la testa e le rivolse uno sguardo quasi rassegnato

-Siete terribilmente testarda, noto-

-Uno dei miei tanti pregi, contessa-

Trudy ridacchiò per la risposta, poi si fece seria

-A tempo debito altezza, forse, saprete tutto-

-Aspetterò allora-

 

 

 

Charlotte guardava suo cugino a bocca aperta, letteralmente sconvolta. I due stavano facendo colazione quando Philip aveva sganciato la notizia del secolo.

-Charlotte se tieni la bocca aperta ancora per molto ti entreranno le mosche dentro-

Charlotte la chiuse ma continuò a guardare suo cugino sconvolta.

-Andiamo, non è poi chissà cosa e…-

-Sei il nuovo ministro del tesoro!-

-Si, lo so, ma non è poi chissà-

-Sei un ministro del regno. Sai cosa vuol dire?-

-Di sicuro ne so più di te-

-Sei consapevole che dovrai vivere qui, a palazzo?-

-Ne sono consapevole-

-E la tenuta?-

-Berriton può occuparsene e se ci fosse bisogno di me, sono solo tre giorni di viaggio da palazzo, due con un cavallo veloce. La cosa è decisamente fattibile. Non sarà un problema-

-Ma dovrai vivere a palazzo, giusto?-

Philip annuì

-Si, vivrò a palazzo-

-E ti daranno un appartamento più grande o resterai qui?-

-Uno nuovo presumo, anche perché questo è piccolo per le nuove esigenze e…-

-Dopo che io sarò tornata a casa potrai usare la mia stanza come studio se è di questo che stai parlando. Dopotutto non sei mai stato uno con tante esigenze di spazio-

-Quando tornerai a casa?-

Chiese Philip perplesso. Charlotte lo guardò

-Si, so che devo tornare a casa e…-

-Vuoi tornare a casa?-

-Cosa? No certo, vorrei restare qui ma so che tu non vuoi che io resti a palazzo perciò immagino che dovrò tornare a casa-

Philip appoggiò la tazza sul tavolo e guardò sua cugina.

-Charlotte, credi veramente che ti farei tornare a casa, da sola?-

La giovane si illuminò e iniziò a sperare in qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile

-Vuoi dire che posso restare?-

Philip annuì

-È la condizione che ho posto. Se accettavo anche tu eri compresa-

Charlotte lanciò un grido di gioia e si alzò dalla sedia fiondandosi tra le braccia del cugino

-Charlotte! Le buone maniere-              

Ma la ragazza non lo ascoltava. Gli diede un sacco di baci sulla guancia, estremamente felice

-Grazie, grazie, grazie, grazie-

Ripeté in continuazione, presa dalla gioia e dall’entusiasmo. Philip sorrise e si ritrovò a stringerla in un abbraccio. Sapeva che tenere Charlotte a palazzo, comunque sotto la sua supervisione, era la cosa migliore, ma il fatto era che se c’era qualcuno che riusciva a farlo sorridere e a risollevargli l’animo quello era lei.

-Va bene, ma ora ricomponiti. Sei comunque una nobildonna-

Charlotte si staccò dal cugino e tornò a sedersi sulla sua sedia.

-Puoi restare, ma ci saranno delle condizioni-

-Tutto quello che vuoi-

-Dovrai comportarti sempre in modo impeccabile-

-Certamente-

-Non metterti in situazioni discutibili-

-Non lo farò, non l’ho mai fatto-

-Non mettere in imbarazzo te stessa o me-

-Non lo farei mai!-

-Bene. Stabilito questo, ho un compito per te-

Charlotte annuì

-Dimmi tutto-

-Dovrai tornare a casa per qualche tempo. Ti darò una lista di cose da far portare qui. Ti aiuterà Berriton ad organizzare tutto. Ti lascerò anche alcune cambiali, ci sono cose da comprare e alcuni conti da saldare, lo farai tu a nome mio-

Charlotte annuì

-Puoi contare su di me-

-Bene. E infine, ti darò una cambiale personale-

Charlotte lo guardò perplessa

-Cosa ci dovrei fare?-

-Non posso mica permetterti di stare a palazzo senza un guardaroba adeguato. Compra tutto ciò che serve-

Charlotte rimase in silenzio alcuni minuti, esterrefatta. Suo cugino detestava in modo assoluto che lei spendesse soldi non necessari e il guardaroba non rientrava certamente nelle spese che lui riteneva necessarie, perciò sentirlo dire quella frase l’aveva sconvolta oltre ogni limite. Ma non appena si riprese dallo choc, si ritrovò a sorridere e a lanciare un grido di felicità

-Charlotte-

-Scusa, scusa. Solo che… ti adoro Philip-

Philip le sorrise. Come avrebbe mai potuto fare senza di lei? i due continuarono la loro colazione in silenzio, e appena finito, Charlotte si alzò

-Io andrei a fare una passeggiata-

-Da sola?-

Charlotte annuì

-Si, solo una piccola passeggiata nel giardino. È una bella giornata-

-Non credo sia una buona idea. Se vuoi ti accompagno-

-No, avrai già da fare altre cose più importanti che non occuparti di me adesso. E poi ci sono alcune cose a cui voglio pensare, da sola, e lo sai che passeggiare mi aiuta, proprio come te-

-Tuttavia non credo che…-

-Philip, siamo a palazzo, di giorno. Non mi succederà niente-

Philip guardò sua cugina, poi sospirò

-Va bene, vai. Ma non cacciarti nei guai-

-Non lo farò-

Prima che suo cugino potesse aggiungere altro, Charlotte afferrò lo scialle che aveva abbandonato sullo schienale della sedia e uscì. Era decisamente di buon umore e allegra e con quello stato d’animo non sarebbe potuta affatto restare chiusa nella sua stanza. Dopotutto Charlotte adorava camminare, alla tenuta degli Hoteval passava anche intere mattinate a camminare nei boschi, tranquilla. Adorava stare all’aperto e godersi l’aria fresca. Perciò si avviò veloce verso i giardini. Alcuni nobili passeggiavano già all’aperto, chi in gruppi numerosi, chi invece da soli. Charlotte rispose al saluto di alcuni nobili ma non si fermò con nessuno di loro. Voleva stare da sola, non in compagnia. Si avviò in uno dei vialetti, persa nei suoi pensieri. Poteva avere un nuovo guardaroba! Sarebbe stato meraviglioso, avrebbe finalmente potuto farsi fare dei vestiti degni del palazzo. Non che non fosse grata per tutto ciò che aveva avuto fino a quel momento, ma la vita di campagna non richiedeva abiti sfarzosi o troppo eleganti, dato anche che le occasioni mondane non erano frequenti o delle più ricercate. Invece la corte, con le sue feste, i balli e gli avvenimenti mondani, avrebbe richiesto decisamente molto di più rispetto a ciò a cui lei era abituata. Era intenta a pensare a pizzi, merletti e stoffe, che non si rese conto della persona che veniva verso di lei e senza accorgersene, gli andò a sbattere contro.

-Mi perdoni, non stavo proprio vedendo e….-

-Vi siete fatta male?-

Una voce maschile la scosse e Charlotte si trovò a guardare due occhi azzurri, visibilmente preoccupati. Charlotte arrossi, e balbettò

-No, grazie. Perdonatemi, sono stata io a venirvi addosso, non prestavo attenzione e…-

L’uomo la fermò

-Come gentiluomo avrei dovuto accorgermi e spostarmi in tempo. Sono io quello che deve scusarsi con voi-

Charlotte lo guardò meravigliata e stupita. Era la prima volta che un uomo le parlava in quel modo e guardando quegli occhi si trovò ad arrossire e sentì il cuore accelerare. L’uomo che le stava di fronte era giovane, doveva avere al massimo ventisei anni. Era moro, alto e decisamente bello. Gli occhi azzurri erano penetranti e ammalianti e lo rendevano, almeno per lei, decisamente irresistibile. L’uomo le fece un inchino e le prese la mano, facendole un perfetto baciamano

-Sono il marchese Ethan Eldelberry, al vostro servizio-

Charlotte si mosse come in un sogno

-Baronessa Charlotte di Amoundgnac-

L’uomo le sorrise

-Onorato, baronessa. Mi meraviglio che una creatura meravigliosa come voi mi sia rimasta nascosta fino ad oggi. Come è possibile che una donna bella come voi sia rimasta nascosta anche agli occhi più attenti? Non venite a corte molto spesso, vero?-

Charlotte arrossì per il complimento e si ritrovò a balbettare

-No io… è la mia prima volta a corte-

-Spero avremmo altre occasioni di incontro allora e…-

-Ethan!-

Una voce femminile chiamò l’uomo e lui, istintivamente, si irrigidì. Il suo sorriso sparì e si voltò verso la donna che lo aveva chiamato. Una bellissima ragazza, si avvicinò ai due

-Ethan, ti stavo cercando. Non credevo il giardino fosse così grande, devo avere sbagliato sentiero più di una volta-

La donna fece un piccolo sorriso all’uomo, poi si voltò verso Charlotte

-Tesoro non mi presenti?-

Il marchese, che aveva perso totalmente il suo animo allegro si ritrovò ad eseguire ciò che la donna aveva appena detto

-Cara, ti presento la baronessa di Amoundgnac. Baronessa, mia moglie, Fanny Eldelberry-

-Moglie?-

Disse meravigliata Charlotte. Quell’uomo era sposato? Charlotte si trovò a fissare meravigliata la donna e si ritrovò a fare un piccolo inchino

-Marchesa, perdonatemi. Io non sapevo…-

-Oh non vi preoccupate. Il nostro è stato un matrimonio recente, sono certa che ci siano ancora molti a corte a non saperlo. Sono molto lieta di conoscervi, cara baronessa, non conosco molte persone qui a corte, spero diventeremo amiche-

Charlotte si ritrovò a parlare prima ancora del tempo

-Certo, sarebbe un onore, per me, marchesa-

-Vi prego, chiamatemi Fanny. Marchesa mi sembra troppo… distaccato. Non trovi tesoro?-

L’uomo annuì distrattamente. Charlotte fissò quella strana coppia, ma si trovò a pensare che i due, insieme, erano veramente belli. Tuttavia, c’era qualcosa di strano in quel quadro di apparente perfezione, infatti, nonostante il sorriso della donna e il calore delle sue parole, tutto quello che era arrivato a Charlotte era solo una sensazione bruciante di freddo gelido. Si disse che doveva allontanarsi il prima possibile da quei due, e non perse tempo

-Perdonatemi io… dovrei andare. È stato un onore-

Senza aspettare, Charlotte scavalcò la coppia e si avviò verso il vialetto. Tuttavia, non riuscì a non pensare agli occhi azzurri del marchese, e il suo cuore, ancora una volta, prese a battere più velocemente. Sarebbe rimasta molto volentieri a guardarli ancora.

 

 

 

Il pomeriggio era ormai giunto al termine. Shade si lasciò andare contro lo schienale della sua poltrona e, in modo molto poco principesco, portò in aria le braccia e si stiracchiò, lasciando andare anche un verso di sollievo.

-Stanco principe?-

-Decisamente. Questi rapporto sono… interminabili-

-Potresti fare come faccio io-

Shade si voltò verso Thomas. Il capitano era seduto per terra, sotto la finestra

-Da quanto sei lì per terra?-

-Più o meno da due ore. Ho anche dormito-

-Hai fatto cosa?-

Thomas roterò gli occhi, spazientito

-Non è mica che sei sotto pericolo di attacco. Posso concedermi una pausa-

-Non quando sei in servizio-

Thomas si alzò ma non lo calcolò minimamente. Quando Shade entrava in modalità ramanzina la cosa migliore era ignorarlo, funzionava sempre. Thomas si avvicinò alla teiera posta sulla scrivania e la tocco

-Accidenti è fredda. Avrei gradito volentieri una tazza di the ora-

-Vorresti anche dei pasticcini, già che ci siamo?-

-Non male come idea. Li vado a chiedere-

-Thomas aspetta cosa pensi di fare-

Ma Thomas era già uscito dalla porta. Shade si trovò a scuotere la testa. Cosa doveva fare con quel pazzo di capitano che non faceva mai quello che gli diceva? Decise che era meglio tornare ai suoi rapporti e lasciarlo fare. Sotto sotto non avrebbe disdegnato neanche lui una tazza di the caldo quindi tutto sommato poteva perdonargli quella grave mancanza di rispetto nei suoi confronti. Dopo dieci minuti Thomas tornò, un vassoio in mano, con sopra una teiera fumante e una spropositata dose di dolci

-Hai svaligiato la cucina, per caso?-

Thomas sorrise, sornione

-È bastato dire che il principe aveva fame e desiderava qualcosa di dolce che subito tutti sono scattati in azione. Sai ci sono delle cameriere decisamente carine di sotto e non ti farebbe male scaricare un po’ di tensione con loro, ogni tanto, sai? Ne sarebbero più che entusiaste-

Shade guardò allibito Thomas.

-Andiamo, come se non lo sapessi che certe volte….-

-Non sono affari tuoi-

-Si che lo sono! Riguardano la tua sicurezza-

-Thomas!-

-So ogni volta che qualcuna sgattaiola fuori dalla tua stanza, di notte. Anche se ammetto che è da decisamente un bel po’ che non capita. Come mai principe? Facciamo cilecca o…-

Thomas non finì la frase perché una penna gli volò contro il petto. Thomas ridacchiò e si mise seduto, servendosi il the e prendendo un bel po’ di biscotti

-Andiamo, siamo io e te qui. Con me ne puoi parlare, lo sai-

-Non credo proprio-

-Non dirai che ti ho messo in imbarazzo. Dai, so perfettamente quando è stata la tua prima volta e con chi. Peggio non può mai essere-

-Era diverso allora-

-E perché? Perchè eravamo piccoli e senza doveri?-

-Esatto-

-Shade andiamo. Siamo umani, è normale avere certe… pulsioni. Non è che sia un qualcosa di sbagliato-

-Sono un principe, Thomas-

-E allora? Aspetterai di sposarti per farlo di nuovo?-

-Si-

Thomas guardò allibito Shade.

-Stai scherzando, vero?-

-No, sono serio-

-Non mi dirai che è per quello che è successo con…-

-Non parlare di quello-

Thomas si zittì e non rispose. Shade tornò a leggere il suo rapporto, ma non riusciva a concentrarsi. Soprattutto sentiva su di se lo sguardo preoccupato di Thomas

-Sto bene-

-Non direi se scatti ancora così-

Shade alzò lo sguardo

-È storia passata, Thomas. Solo non voglio rivangarla-

Thomas fissò l’amico

-Come vuoi, sei tu il capo qui dentro dopotutto. Ma sappi che non va bene, come cosa. Prima o poi potrebbe tornare a galla almeno questo devi saperlo-

-Perché dovrebbe? Sono passati anni ormai-

-Tre anni, si, me lo ricordo bene. Ma sai meglio di me che certe cose difficilmente muoiono-

-Se lo decido io lo fanno-

Thomas ridacchiò

-Non ti credere così tanto potente, Shade. Ora hai un mezzo di ricatto molto potente-

-E quale sarebbe?-

-Rein-

Shade fissò Thomas ma non disse niente.

-Andiamo Shade, ti conosco meglio di chiunque altro, so come la guardi. Ti piace, ammettilo-

-Io non so di cosa stai parlando. Ci conosciamo da sempre non puoi pensare che…-

-Non rifilare queste stronzate a me. Non è solo amicizia e se non te ne sei reso conto hai un problema bello serio e qualcuno se ne può approfittare. È una bellissima donna, Shade, intelligente, arguta, riesce a tenerti testa, te ne rendi conto? È spontanea e quando sorride… hai mai visto qualcuna di più bella quando sorride?-

-No…-

Shade rispose prima ancora di rendersene conto

-Visto? Ti piace ammettilo-

-Non posso ammettere qualcosa che non è-

-Allora vuol dire che ci posso provare io, vero?-

Shade guardò Thomas. Il conte lo guardava, terribilmente serio in volto

-Non dirai sul serio-

-Perché no? Dopotutto se tu non sei interessato non vedo perchè dovrei tirarmi indietro o non provarci. Andiamo molto d’accordo io e lei. Saremmo una bella coppia non trovi?-

-Fai come ti pare-

Shade tornò a guardare il suo foglio. Sentì su di se lo sguardo di Thomas, ancora, ma questa volta non alzò lo sguardo. Sentì solo ad un certo punto Thomas sospirare

-Shade, sei proprio un idiota-

-Non vedo come possa essere così-

-Sei un idiota. Perché prima o poi qualcuno veramente vorrà provare a conquistare Rein e se tu non farai niente, te la potrebbero portare via. E la colpa sarebbe solo la tua-

-Lei non mi appartiene. Non è mia o cosa o…-

-Non ho mai detto questo. Ho solo detto che potrebbe essere la donna perfetta per te. Ma non lo capisci? Lei è forse l’unica che ti possa comprendere per davvero perché sa cosa stai passando-

-Thomas ora basta o-

-No Shade, ora mi ascolti. Non sto dicendo che domani le devi chiedere di sposarti, ti sto solo dicendo che potresti avere un’occasione di avere al fianco qualcuno che ti apprezza per ciò che sei realmente. Ma se non ci provi, se per qualche tua strana fissazione tu ti precludi questa possibilità, potrebbe arrivare qualcun altro, conquistarla e portartela via. E tu non avresti nemmeno provato e ti maledirai da solo per la tua stupidità. Questo ti sto dicendo e te lo dico da amico-

Shade guardò Thomas. Sapeva che aveva ragione, sapeva che il suo ragionamento aveva un senso. Ma lui, semplicemente, non poteva

-Thomas, lascia stare, ti prego-

Thomas sospirò ancora

-Shade, ti voglio bene amico ma… sei veramente un idiota-

Shade sorrise, ma un sorriso per niente allegro, quello era un sorriso triste

-Credo tu possa avere ragione, almeno questa volta-

Thomas non rispose, ma scosse la testa. Era veramente preoccupato per lui e Shade gliene fu immediatamente grato. Era raro avere amici così sinceri, ma Thomas era veramente l’eccezione alla regola. Senza dirsi niente altro, Shade tornò al suo lavoro. Passò un’altra ora senza che all’interno dello studio qualcuno fiatasse. Quando l’orologio prese a battere i setti rintocchi, Shade alzò lo sguardo, meravigliato che un’altra ora fosse passata. Thomas era ancora seduto sulla sedia, perso nei suoi pensieri. Shade appoggiò il fascicolo che aveva in mano e si alzò dalla sedia. Lo spostamento improvviso riscosse Thomas, che lo guardò perplesso

-Successo qualcosa?-

-Sono le sette-

-Le sette? Veramente?-

Thomas si voltò verso l’orologio e guardò meravigliato le lancette. Poi si voltò verso Shade

-Vuol dire che abbiamo finito per oggi?-

Shade annuì e si preparò ad uscire dal suo studio, Thomas sempre alle sue spalle

-Non vedo l’ora di andare a cena. Cosa pensi ci aspetterà questa sera?-

-A te non so, io cenerò nella mia stanza-

-Diserti la cena con tua madre? Sei impazzito?-

Shade scosse la testa e si voltò verso Thomas

-Non ti ricordi che cosa c’è stasera?-

-Stasera?-

Thomas fissò un attimo spaesato Shade, poi si ricordò

-La cena di lady Vivian! È vero, è questa sera-

Shade annuì e continuò a camminare

-Quindi serata libera, sul serio? Non è che salterà fuori qualcosa all’ultimo momento, vero?-

Shade scosse la testa

-Niente di niente. Siamo liberi e io ho tutta l’intenzione di godermi questa serata in santa pace e di…-

Thomas mise il proprio braccio attorno al collo del principe

-Thomas ma che fai!-

-Mi dispiace, caro il mio principino, ma stasera faremo una serata di soli uomini!-

-Che cosa?-

-Esatto: cibo, alcool e qualche buon sigaro-

-Io non fumo…-

-Ma non disdegnerai una bottiglia di buon vino invecchiato delle mie vigne, dico bene?-

Su questo Shade non ebbe nulla da ribattere. Thomas sfoderò il suo più bel sorriso

-Allora è deciso! Stasera solo uomini e chiacchere da uomini!-

-E quali sarebbero queste chiacchere da uomini?-

Thomas fissò Shade un attimo preso in contropiede

-Non lo so, ma qualcosa ci inventeremo. Vado ad avvisare gli altri!-

Thomas lasciò andare Shade e si avviò quasi di corsa per le scale. Shade rimase fermo immobile per alcuni attimi prima di affrettarsi dietro all’amico

-Quali altri? Thomas?-

Ma il castano era già sparito dalla vista. Shade si trovò a maledirsi mentalmente ma alla fine lasciò perdere. Dopotutto una serata senza pretese poteva essere decisamente piacevole, in più la prospettiva di lasciare senza alcune buone bottiglie di vino il buon capitano era una prospettiva che non gli dispiaceva affatto.

 

 

 

Rein si guardò allo specchio per la quarta volta. Si sentiva terribilmente agitata e nervosa. Aveva pensato venti volte di cambiarsi d’abito, altre sei ci aveva provato veramente, aveva cambiato pettinatura dieci volte prima di tornare alla prima che aveva scelto e ora si domandava se non dovesse riiniziare da capo.

-Principessa, siete bellissima. Vi prego, non guardate più quello specchio-

Disse Dreamy, disperata alla sola idea di dovere risistemare i capelli della turchina. Rein si voltò e la guardò

-Sto veramente bene?-

Rein indossava un abito di seta blu scuro. La gonna scendeva semplice fino a terra ed era priva di qualsiasi decorazione, in netto contrasto con il corpetto del vestito. Il corpetto, senza maniche, era interamente ricamato in oro, che con sotto il blu scuro della seta, risplendeva. I decori formavano dei movimenti circolari e catturavano lo sguardo per la maestria indiscussa della sarta che lo aveva realizzato. Ogni tanto, nel ricamo, erano incastonate delle pietre trasparenti, che riflettevano la luce e illuminavano il corpetto in modo incredibile. I capelli erano stati raccolti in uno chignon e fermati con un fermaglio a forma di farfalla, anch’esso d’oro. Al collo la principessa indossava una semplice collana d’oro con un ciondolo a forma di goccia al cui interno era incastonato uno zaffiro. A completare il tutto, uno scialle di seta azzurro, uguale alla gonna e bordato d’oro cingeva le spalle della principessa.

-Siete bellissima principessa, veramente-

Rein si guardò un ultima volta, ma alla fine si trovò ad annuire

-Va bene, grazie Dreamy, come sempre. Senza di te non so cosa avrei fatto-

La cameriera si trovò ad arrossire

-Ho fatto solo il mio dovere, principessa-

-E per me vuol dire tanto, lo sai-

Rein afferrò la mano della cameriera e gliela strinse, grata. Dreamy le sorrise, e si inchinò, grata di quella fiducia. La cameriera aveva provato a tenere il broncio alla principessa per lo scherzo dell’altro giorno, ma alla fine, dopo che la turchina si era scusata con lei, ogni suo tentativo di fare la dura era fallito. Voleva già molto bene alla sua principessa per poterle tenere il broncio ancora a lungo.

-Bene, Dreamy che ore sono?-

-Le otto altezza. Avete ancora mezz’ora prima di recarvi a cena-

Rein fece qualche passo per la stanza poi si voltò verso di lei

-Non posso stare qui da sola senza fare niente. Fai chiedere se la contessa Trudy è pronta e se può raggiungermi-

Dreamy la guardò perplessa

-La contessa Trudy?-

-Si, la contessa di Goumont. Ha la stanza di fianco alla mia-

Dreamy annuì e si avviò veloce verso la porta. Dopo qualche minuto la cameriera tornò nella camera, in compagnia della contessa

-La contessa di Gaumont, altezza-

Trudy si inchinò.

-Contessa, grazie di essere venuta-

-Non pensavo di potere avere molta scelta, principessa. Non sono così pazza da ignorare un invito reale-

Rein le sorrise

-Temo di no, ma qualcosa mi diceva che sareste già stata pronta, come me. Meglio essere in due ad aspettare piuttosto che essere da sole, ne convenite?-

Trudy annuì

-Certo, principessa, solo che non pensavo voleste passare del tempo con me-

Rein si avvicinò alla donna

-Contessa, siete voi ad avere un problema con me, non io. Quindi non vedo perché avrei dovuto evitarvi. E poi conosco solo voi abbastanza bene da potere invitare qui e tenermi compagnia-

Trudy le lanciò uno sguardo abbastanza sconvolto, ma alla fine si trovò a sospirare

-Principessa, dovreste ampliare il vostro giro di amicizie-

-Lo so e temo che l’invito di stasera riguardi proprio questo. Da quello che ho saputo, sono state invitate solo donne tra i diciotto e i venticinque anni. Direi non proprio la compagnia adatta a lady Vivian-

-Sono d’accordo. Direi che qualcuno vuole spingervi proprio ad incontrare giovani nobildonne-

Rein annuì.

-Certo una serata solo con giovani donne, senza nemmeno un uomo… sarà terribilmente tediosa-

-Credo dipenderà molto dalle donne presenti… alcuni uomini sanno essere tediosi tanto quanto certe dame-

Trudy le sorrise

-Concordo. Certi sono così…-

Trudy agitò una mano cercando l’espressione migliore. Arrivò in suo soccorso Rein

-Arroganti? Pomposi? Terribilmente petulanti?-

-Esatto-

Le due si fecero una piccola risata.

-Non dovrei dire certe cose, soprattutto davanti a voi-

Disse Rein, quando si fu calmata dalla risata. Trudy scosse la testa

-Non oserei mai ricattarvi per una verità. Non sono meschina-

Rein non rispose, ma si fermò a guardarla. Trudy era veramente una donna particolare ma terribilmente affascinante. Quella sera era splendida. Indossava un semplice abito grigio perla. La gonna, di morbido chiffon, creava un effetto impalpabile e fluttuante, molto leggero ma allo stesso tempo molto elegante. Il corpetto, invece, era interamente ricoperto di pizzo, anch’esso grigio perla. Il pizzo del corpetto e lo chiffon della gonna rendevano l’insieme assolutamente perfetto, creando un abito elegante e raffinato, perfettamente bilanciato. I capelli biondi erano stato raccolti in una treccia che poi era stata fatta scendere da un lato, sulla spalla, e ad ogni incrocio della treccia era stato fissato un fermaglio, un piccolo fiorellino d’oro. Ai lobi, la contessa portava dei semplici orecchini d’oro, dei fiori uguali a quelli che erano stati fissati ai capelli, in modo da creare un insieme omogeneo. La cosa, tuttavia, che rendeva la donna irresistibile, non era l’insieme del vestito e della acconciatura, ma il portamento della donna. Aveva una eleganza innata, che si percepiva ad un solo sguardo. Era quel qualcosa che molte nobildonne non riuscivano ad ottenere in una vita, mentre lei ne era infusa. Rein si trovò ammaliata

-Siete veramente incantevole stasera, contessa-

Trudy sbatté le palpebre un paio di secondi, prima di arrossire e fare un inchino

-Grazie altezza. Anche voi siete incantevole-

-Veramente? Perché io non so se il vestito sia adatto. Non è troppo sfarzoso? Forse dovrei indossare qualcosa di più semplice o cambiare colore o…-

Trudy si avvicinò alla principessa e le prese le mani.

-Principessa, siete incantevole e assolutamente perfetta. Non dovete cambiare niente, ve lo assicuro-

Rein guardò Trudy e si trovò ad annuire

-Grazie. Scusate, è che sono terribilmente nervosa. Non capisco perché ma non riesco a calmarmi. Non è la mia prima serata in una corte, e ormai sono abituata ad essere sotto l’attenzione di tutti tuttavia… temo la portata di tutto quanto-

-Credete che ci sia un motivo preciso per cui siamo state tutte invitate?-

Rein annuì. Si allontanò dalla contessa e si sedette sulla poltrona. Trudy fece altrettanto, sedendosi nello stesso posto dove si era seduta quella stessa mattina. Rimase a fissare la principessa, aspettando

-Sapete cosa sono le dame di compagnia?-

Trudy la guardò un attimo contrariata

-Ovvio che lo so-

Rein si scusò con gli occhi

-Si, certo che lo sapete. Ma quello che vi volevo chiedere è sapete perché sono importanti le dame di compagnia?-

Trudy annuì

-Sono le persone più fidate di una altezza reale. Sono amiche, confidenti, gli occhi e le orecchie di una altezza reale-

-Esatto. E credo che la regina voglia farmi scegliere delle dame di compagnie tra giovani donne selezionate della corte. Credo che siate in lista contessa, complimenti-

Trudy sgranò gli occhi perplessa. Non aveva minimamente pensato a quella possibilità.

-È una fortuna allora che io non vi abbia in simpatia e la cosa sia reciproca, credo-

Rein la guardò

-Io non vi avrei avuta in antipatia se voi non pensaste che sono qui solo per ottenere una corona-

-Non ho ancora avuto modo di potere smentire la mia supposizione, altezza, e raramente sbaglio-

-Temo che io sarò l’eccezione, contessa, ma so che qualsiasi cosa io possa fare o dire voi non mi crederete. Però posso dirvi che se dovessi scegliere veramente, preferirei avermi al mio fianco che non avervi lontana-

Trudy granò gli occhi meravigliata

-Mi volete come vostra dama? Siete seria?-

Rein annuì

-Almeno so che potrei contare sulla vostra estrema sincerità, contessa-

Trudy la guardò, ma non commentò. Rein poteva vedere la perplessità della donna e qualcos’altro nello sguardo, ma non riuscì a capire cosa fosse. Forse poteva quasi essere ammirazione, ma non ne era certa, quindi preferì lasciare perdere. Ad un tratto Dreamy si avvicinò alla turchina

-Altezza, è ora-

Rein si alzò e annuì

-Contessa, pensa di poter sopportare l’idea di andare insieme a me da lady Vivian o preferirete arrivare da sola?-

Trudy si inchinò

-Sarà un onore arrivare insieme a voi altezza-

Rein si trovò a sorridere. Era un vero peccato che la contessa fosse così tanto ostile a Rein, perché la turchina ne era convinta, sarebbero state veramente buone amiche. La turchina decise di non pensarci e si avviò, con Trudy dietro. Dreamy si affrettò ad aprire la porta e a farle passare. Fuori, immobile, c’era una guardia reale, che non appena la vide si affrettò ad inchinarsi. Rein lo fissò perplesso

-Altezza, sono stato mandato per scontarvi nella sala dove si terrà la cena-

Rein fece cenno all’uomo

-Vi seguo-

La guardia si inchinò di nuovo e si avviò lungo il corridoio. L’unico rumore che si sentiva era il suono dei passi della guardia e il frusciare delle gonne degli abiti delle due donne. La guardia le portò alla scalinata e si avviò lungo di essa, diretta al secondo piano. Rein si voltò meravigliata verso la contessa

-Andiamo di sopra?-

Trudy sembrava perplessa anche lei

-Non saprei altezza, non sono mai stata invitata a serate come questa-

Rein si trovò a domandarsi il perché di quella direzione e senza scrupoli lo chiese alla guardia

-Dove stiamo andando di preciso?-

L’uomo per un attimo si irrigidì poi si voltò leggermente verso di lei

-Al secondo piano altezza, nelle sale dedicate agli eventi privati di corte-

-Ci sono sale del genere?-

L’uomo annuì

-Si principessa. Non vengono usate spesso, di solito si usano le sale da cerimonia al piano terreno ma per queste occasioni la regina concede a Lady Vivian l’uso delle sale. Si tratta di una serie di salottini e sale da pranzo e una sala giochi, principessa-

Rein si voltò verso Trudy

-Non sapevo dell’esistenza di queste sale-

-Nemmeno io, altezza-

-Non abbiamo niente del genere al palazzo del Sole…-

Si trovò a mormorare Rein sovrappensiero

-Quando organizzavate delle serate simili a casa vostra organizzavate tutto nei vostri appartamenti?-

Chiese Trudy, curiosa. Rein si trovò a fare cenno di no con la testa

-No contessa, io non avevo un appartamento privato. Mia sorella ogni tanto organizzava qualche pomeriggio ma sempre nel giardino del palazzo. E mia madre… non ama molto questi ritrovi di nobili-

-Non avevate un appartamento privato?-

Chiese sconvolta Trudy. Rein si voltò verso di lei e senza rendersene conto, rallentò il passo e si mise di fianco alla donna

-Contessa, come avete detto bene l’altro giorno, io non ero l’erede al trono. Non godevo di molti privilegi ed era stato ritenuto che una semplice stanza fosse sufficiente per me-

-Ma siete una principessa!-

Disse scandalizzata Trudy. Rein sorrise tristemente

-Ve l’ho detto che sono tante le cose di me che non sapete-

Trudy non rispose, anche perché le donne erano arrivate alla loro destinazione. La guardia si fermò davanti ad una porta, da cui dietro proveniva un rumore indistinto di voci, e dove ad attenderla trovò un uomo, un maggiordomo a giudicare dalla sua livrea, l’uomo che era stato scelto per annunciare le ospiti che stavano per entrare in sala. Quando l’uomo la vide, fece un inchino e attese. Rein fece un sospiro e chiuse gli occhi. Cercò di ritrovare la sua calma facendo parecchi sospiri, poi quando si ritenne abbastanza sicura si mise addosso il sorriso che usava sempre nelle situazioni ufficiali e riaprì gli occhi. Fece un cenno all’uomo e lui eseguì senza esitare. Aprì la porta e all’interno le voci si spensero come per magia

-La principessa Istitutrice, sua altezza reale Rein del regno del sole e la contessa Trudy Gaumont-

 

 

-Oh andiamo principe, non fare quella faccia e non discutere. Devi bere quel bicchiere di vino, tutto di fila, senza esitare. Hai perso e ora devi pagare-

Un decisamente troppo contento Thomas stava indicando il bicchiere pieno di vino rosso che era posto proprio davanti a lui. Shade guardò il bicchiere, poi Thomas, poi spostò lo sguardo su Philip di Hoteval. Il conte, tuttavia, lo guardò scuotendo la testa

-Mi dispiace altezza, le regole sono regole. Avete perso, dovete bere-

Thomas annuì e avvicinò il bicchiere all’amico

-Visto caro, ora bevi! Forza-

Shade prese il bicchiere, controvoglia, e se lo portò alle labbra. Bevve tutto in un sorso e poi appoggiò il bicchiere sul tavolo

-Contento adesso?-

Thomas annuì

-Questo è solo l’inizio caro principe. Andiamo Philip, ridistribuisci le carte-

I tre uomini erano riuniti nell’appartamento privato di Thomas. Si trovavano nel piccolo salottino del capo delle guardie. Shade era seduto sul divano, Philip aveva occupato la poltrona e Thomas era comodamente seduto per terra sul tappeto, con le gambe distese sotto il tavolo e si stava decisamente divertendo. I tre ormai erano là dentro da un’ora a giocare ad uno stupido gioco di carte, e avevano deciso, anche se Shade non si capacitava di come avesse potuto accettare una cosa simile, che ogni qual volta uno di loro perdeva a carte, doveva bere un intero bicchiere di vino in un unico sorso. Il problema era che i round a carte erano molto veloci e i bicchieri di vino di penitenze iniziavano ad essere decisamente tanti. Quello che stava perdendo più di tutti era Thomas, ma sembrava che la cosa non lo stesse destabilizzando più di tanto. Era solo più allegro del normale, ma per il resto, sembrava apposto. Il conte Philip, invece, stava dando, ogni tanto, qualche piccolo segno di cedimento. Le carte, infatti che stava distribuendo, non finivano sempre precise davanti a lui, qualche volta il conte sbagliava leggermente la mira, ma per il resto, sembrava stare bene. In quanto a lui, era decisamente normale. Non sarebbero stati certamente quei quattro bicchieri di vino rosso a stomaco vuoto che aveva bevuto a fargli perdere il controllo su se stesso. O almeno era quello che si stava dicendo quando si accorse che il tavolo, improvvisamente, stava ruotando su se stesso

-Thomas, smetti di muovere il tavolo-

Disse al capitano

-Io non sto facendo proprio niente-

-Ma se il tavolo si sta muovendo, gira… e gira…-

Thomas iniziò a ridere

-Qualcuno si è ubriacato con solo quattro bicchieri. Principe non sei proprio tanto uomo direi. Tu cosa ne dici Philip?-

-Dico che hai perso. Bevi capitano-

Thomas guardò il tavolo e si accorse di essere stato effettivamente sconfitto. Invece di prendersela, si mise a ridere e prese la bottiglia di vino che era appoggiata di fianco a lui. La guardò e si accorse che era praticamente finita

-Mi sa che ne dobbiamo aprire un’altra. Torno subito-

Thomas si alzò da terra e per un attimo si ritrovò a barcollare, ma riuscì comunque a prendere una nuova bottiglia e a tornare al suo posto, pronto a pagare la sua penitenza.

-Spero che le donne si stiano divertendo tanto quanto noi. Alla salute signori-

Disse Thomas, prima di scolarsi in un sorso il bicchiere e di mostrarlo, vuoto, trionfante ai due. Shade lo guardò

-Spero che non stiano bevendo tanto quanto noi…-

Thomas lo guardò perplesso, ma poi si ritrovò a sorridere

-Stai scherzando? Se non bevono non si divertono! Io spero stiano bevendo tanto quanto noi!-

Thomas iniziò a ridere. Philip ricambiò la risata, poi però si fece serio

-Mia cugina è presente alla serata. Lei di sicuro non berrà-

-Io non ne sarei così sicuro…-

Disse Thomas puntandogli un dito contro

-E perché? È giudiziosa e brava, e pudica, e mi ha promesso di…-

-Ha diciott’anni, è ad una serata organizzata dalla dama di compagnia della regina, sicuramente starà bevendo-

Philip lo guardò poi si alzò in piedi dalla poltrona

-Devo andare a fermarla-

Philip fece un passo, ma inciampò nella gamba del tavolo e si trovò per terra, disteso di fianco a Thomas. Vedendolo il conte scoppiò a ridere

-Conte, direi che avete perso. Tocca a voi ora bere-

-Ma io dovrei…-

Shade scosse la testa e si sdraiò sul divano

 

 

 

Charlotte guardava il bicchiere di cristallo riempito di vino rosso che le era stato servito. Alzò lo sguardo e passò la tavolata con lo sguardo. Lady Vivian, la padrona della serata, era seduta a capotavola, alla sua destra, era seduta la principessa Rein. Davanti alla principessa, la marchesa Eldelberry. La contessa di Gaumont era seduta di fianco alla principessa, e guardava con aperta ostilità la marchesa. Di fianco alla marchesa sedeva la contessa Alembert, e via via erano state poste le dame in base al rango sociale. Charlotte, essendo una baronessa, era lontana dalla principessa di tre posti e davanti a lei era seduta la baronessa Ugival e la viscontessa Marimbon, che Charlotte aveva conosciuto alla colazione di qualche giorno fa.

-È in questi casi che ci si rende veramente conto di quanto sia importante il titolo che si porta. Guardate la giovane marchesa come si pavoneggia davanti alla principessa-

Disse la baronessa Ugival, con una evidente nota di disprezzo nella voce. Charlotte si trovò ad annuire a sua volta

-L’ho conosciuta questa mattina, sia lei che il marito-

-Avete visto il marchese?-

Chiese la viscontessa, visibilmente incuriosita. Charlotte annuì e si ritrovò ad arrossire ripensando a quegli occhi azzurri. Le donne sedute davanti a lei ridacchiarono

-Allora è bello come dicono-

Disse la viscontessa. Charlotte, suo malgrado, si trovò ad annuire

-Si, lo è. Ed è molto… affascinante-

-Attenzione baronessa, è un uomo sposato-

Disse la viscontessa, che stava prendendo in giro la giovane. Charlotte si fece subito bianca in volto e si trovò a scuotere la testa

-Io non volevo dire… non farei mai una cosa del genere. Io…-

La viscontessa scoppiò a ridere e tranquillizzò la giovane

-Tranquilla baronessa, vi stavo solo prendendo in giro. Era evidente, guardandovi, che il marchese vi avesse fatto una certa impressione-

Charlotte abbassò lo sguardo, mortificata, ma poi si trovò a fissare la donna intensamente

-Posso confidarvi una cosa?-

La donna guardò la baronessa seduta al suo fianco, poi annuì alla giovane Charlotte

-Questa mattina passeggiavo per il giardino e sovrappensiero ho urtato il marchese. Lui non era arrabbiato, anzi, si è scusato lui per non essersi spostato ma… ha fatto un apprezzamento non proprio consono ad un uomo sposato-

-Cosa vi ha detto?-

Charlotte arrossì leggermente, poi con un filo di voce e ripeté le parole che l’uomo le aveva detto quella mattina

-Mi ha detto “Mi meraviglio che una creatura meravigliosa come voi mi sia rimasta nascosta fino ad oggi”-

Le due donne la guardarono un attimo perplesse, poi scoppiarono a ridere. Charlotte si fece ancora più rossa in volto e se avesse potuto sprofondare dentro la sedia su cui era seduta l’avrebbe fatto.

-Oh baronessa, come siete ingenua-

-Cosa vi dite di così divertente a quell’estremità del tavolo?-

La voce angelica della marchesa di Eldelberry colse le tre donne di sorpresa. Charlotte si voltò verso l’estremità del tavolo, e si trovò ad arrossire ancora di più. Non provò nemmeno a parlare, rimase in silenzio. Fu la viscontessa a parlare

-Niente di importante, marchesa. Ci stavamo solo prendendo un attimo gioco dell’inesperienza della giovane baronessa, o meglio dire, della sua inesperienza dovuta alla sua età-

La marchesa, incuriosita, si fece più attenta

-Volete mettere al corrente anche me e la principessa, se non è troppo per la giovane baronessa?-

Charlotte si sentì le gote in fiamme, ma si trovò a guardare Rein. La principessa la guardava turbata, quasi preoccupata per lei. E guardando quegli occhi blu, Charlotte si fece coraggio

-Solo di un piccolo incidente che mi è capitato questa mattina-

Fanny inchiodò Charlotte con lo sguardo.

-Incidente? Di che tipo, vi prego, sono curiosa e spero vorrete perdonare la mia impudenza-

-Fanny non vedi che la baronessa è evidentemente in imbarazzo? Non dovresti di certo insistere-

La voce di Trudy, dura e tagliente, fu accolta dalla marchesa con uno dei suoi sorrisi angelici

-Ma Trudy cara, dato le risate provocate, sono certa sia qualcosa di cui la baronessa alla fine non si possa sentire imbarazzata, dico bene?-

Charlotte spostò lo sguardo dalla marchesa a Trudy, non sapendo cosa fare. Ignorare una richiesta di una dama di rango superiore poteva esserle letale nella sua vita a corte, ma svelare il complimento che il marito le aveva fatto avrebbe potuto mettere lei poi in imbarazzo e comunque, mettere Charlotte in cattiva luce per avere diffuso certe chiacchere. Era presa nei suoi pensieri che non si rese conto che fu la viscontessa Marimbon a salvarla

-Questa mattina io e mio marito, il visconte di Marimbon abbiamo incontrato la baronessa. Dato che noi ci eravamo già conosciute alla colazione organizzata da sua maestà la regina qualche giorno fa, mi sono fermata a parlare con lei. Ad un tratto sono stata chiamata dalla mia cameriera personale e mi sono dovuta allontanare, lasciando la baronessa e mio marito insieme da soli. Ovviamente non vi è stato nulla di sconveniente, solo che mio marito si è lasciato andare ad un commento che, a quanto pare, ha sconvolto la baronessa più di quanto pensassi, ma questo non può che indicare l’animo nobile della baronessa-

-Quale commento? Divento sempre più curiosa-

Chiese la marchesa, interessata

-Che se avesse saputo che c’era una fanciulla bella come lei nel regno avrebbe certamente aspettato a sposare me e avrebbe chiesto la mano della baronessa. Ovviamente mio marito intendeva scherzare, ma la baronesse, poco avvezza alle sfumature delle chiacchere di corte, si è sentita così mortificata che si è rivolta a me preoccupata prima. Ecco perché sia io che la baronessa Ugival siamo scoppiare a ridere. Abbiamo riso della estrema purezza e ingenuità della baronessa, che non ha colto la sottile ironia di mio marito. Tutto qui marchesa-

Fanny si lasciò andare ad un finto risolino

-Baronessa di Amoundgnac, credo dovrete farci l’abitudine a commenti del genere se volete rimanere a corte-

Le altre dame al tavolo si lasciarono andare ad una risata di circostanza, mentre Charlotte, ancora rossa in viso, si ricomponeva. Charlotte guardò la marchesa e le sorrise

-Avete ragione, marchesa, temo che la protezione di mio cugino mi abbia tenuto alla larga da simili situazioni o circostanze. Ma vi assicuro, sono molto rapida nell’apprendere e non mi farò trovare ancora impreparata-

-Al contrario io direi che il conte di Hoteval ha fatto un ottimo lavoro nel crescervi e istruirvi, baronessa. Ho visto poche giovani dame così raffinate, educate e discrete come voi, baronessa, ne dovete andare fiera, soprattutto considerando che avete appena debuttato in società. Siete una perla rara, lasciate che ve lo dica in tutta franchezza-

Il commento di lady Vivian strappò un sorriso a Charlotte. La dama era rimasta in silenzio per tutto il tempo senza lasciarsi andare a nessun commento durante tutto il discorso delle donne, ma con quella frase aveva chiuso il discorso e nel farlo, l’aveva messa in una luce così favorevole che  Charlotte le fu immensamente grata

-Grazie, lady Vivian-

Disse sincera. La donna le fece un cenno con il capo, poi sollevo il calice di vino che aveva davanti a se

-Signore, proporrei un brindisi. Ai nuovi incontri e alle piacevoli serate-

Le dame alzarono i loro bicchieri e brindarono. Lady Vivian sorrise contenta poi si trovò a fare un cenno al cameriere in attesa

-Direi che è il momento adatto per iniziare. Prego, portate pure le pietanze-

L’uomo annuì e ad suo cenno dieci camerieri entrarono nella stanza portando ogni leccornia immaginabile. Charlotte granò gli occhi davanti a tutto quel cibo e si trovò a sorridere. I camerieri la servirono riempiendo il piatto e una volta che ogni dama fu servita, come per magia, sparirono veloci così come erano apparsi. Quando rimasero di nuovo sole lady Vivian alzò di nuovo il calice

-Signore, gustiamoci questo pranzo che sembra prelibato-

 

 

 

-Io ho fame-

Bofonchiò Thomas mentre si versava l’ennesimo bicchiere di vino. Shade era mollemente sdraiato sul divano, un bicchiere in mano, perso nei suoi pensieri. Philip era rimasto sdraiato sul tappeto e sembrava intento a contare le travi di legno che sostenevano il soffitto della stanza. Nessuno sembrò badare molto a ciò che il capitano delle guardie aveva detto, così Thomas lo ripeté a voce più alta

-Ragazzi io ho fame-

-Ti avevo sentito anche prima-

-Allora perché non mi hai risposto, razza di principe senza morale?-

-Cosa dovevo risponderti, scusa?-

-Che facevi arrivare qualcosa, per esempio-

-Ma io non ho fame-

-Ma io si…-

Shade guardò Thomas. Il capitano, che sembrava essere quello che reggeva meglio l’alcool dei tre, improvvisamente era crollato. Era come se tutto l’alcool che aveva in circolo si fosse attivato nello stesso momento, portando il capitano a sbronzarsi di colpo. E come la sbronza era arrivata a Thomas, sembrava essere completamente scomparsa a Shade. Il principe, sobrio e lucido, si mise seduto e si ritrovò a guardare l’amico

-Cosa dovrei fare secondo te?-

-Chiama qualcuno e fatti portare qualcosa da mangiare-

Shade sospirò, ma decise di non protestare. Si alzò, però e si avvicinò all’amico

-Forza, vieni-

Shade fece alzare Thomas e poi lo fece sdraiare sul divano.

-Ora stai buono qui mentre io vado a chiamare qualcuno-

Thomas annuì ma sembrava che non appena avesse toccato il cuscino del divano, il suo corpo fosse crollato e si addormentò quasi subito. Shade si limitò a scuotere la testa

-È ancora vivo?-

Chiese un po’ biascicando Philip. Shade annuì e si voltò verso di lui

-Volete una mano ad alzarvi?-

Philip fece cenno di no

-No grazie, altezza, credo che per ora sia meglio che io resti seduto ancora un po’ qui-

Shade si trovò a sorridere, poi si diresse verso la poltrona che era rimasta libera e si sedette

-Dobbiamo sembrarvi delle persone molto tristi, non è vero conte? Due uomini, soli, che si ubriacano senza nessun motivo-

Philip sorrise a Shade, ma scosse di nuovo la testa

-No anzi. Direi che una volta ogni tanto ubriacarsi fa bene alla salute-

Shade lo guardò meravigliato

-Ma come? Un uomo integerrimo come voi pensa questo? Mi stupite-

Philip si limitò a fissare sempre il soffitto

-Non sono così integerrimo come credete. Anzi, sono un uomo terribilmente fallace-

-Io non direi-

Philip scoppiò a ridere

-Invece è così. Mi avreste dovuto conoscere un anno fa. Mi avreste trovato decisamente più sbronzo che non sobrio-

Shade alzò un sopracciglio meravigliato. Vedendolo Philip si lasciò andare ad un sorriso triste

-Dopo che è morta mia moglie, la bottiglia era diventata l’unica mia consolazione. Ho passato due mesi chiuso nella mia stanza a ubriacarmi per dimenticare. Questo è deprimente altezza-

-Non direi. Eravate preso dal dolore, siete… giustificato-

Philip scosse la testa deciso. Si mise seduto sui gomiti e guardò Shade serio negli occhi

-Ero la negazione di un uomo, altezza. Mi sono dimenticato dei miei doveri, delle persone che erano rimaste e a cui doveva pensare. Mi sono lasciato andare alla sofferenza, volevo morire per raggiungerla…. Non vado fiero di quel me stesso. Avrei potuto affrontare il dolore in altro modo che non così-

Shade non disse niente, ma si limitò a guardarlo. Philip continuò

-Lucille era la persona più straordinaria che io abbia mai conosciuto. Allegra, spontanea, aveva la capacità di attirare l’attenzione di chiunque in una sala quando parlava. Il mio esatto opposto. Mi sono innamorato di lei dal primo momento che l’ho vista. Non avrei mai sperato che ricambiasse il mio amore, ma quando è successo… non ero mai stato così felice. Le ho chiesto di sposarmi prima ancora di rendermi conto di quello che stavo facendo, e sapete lei cosa mi ha detto?-

Shade scosse la testa

-“Ci hai messo fin troppo tempo a chiedermelo, Philip. Se non ti sbrigavi mi avresti obbligato ad essere io quella a chiederti di sposarmi”-

Philip si lasciò andare ad un risata. Shade sorrise

-Donna interessante-

-Veramente. Lei illuminava le mie giornate come nessun altro riusciva a fare. Potevo avere passato la giornata peggiore ma non appena la vedevo, tutta la stanchezza spariva. E quando mi disse di aspettare un figlio sarei esploso dalla felicità se avessi potuto-

-Avete un figlio?-

Chiese meravigliato Shade. Philip scosse la testa

-No, purtroppo. Li ho seppelliti entrambi, due bare bianche calate nel tetro grigiore della tomba di famiglia-

-Mi dispiace-

Disse Shade, profondamente scosso.

-Non dispiacetevi altezza, non era destino che passassi la vita con loro. La gravidanza l’aveva provata molto fisicamente e il parto è stato lungo e complicato. Troppo lungo e troppo complicato. Non sono sopravvissuti a quello, nessuno dei due-

Shade prese il suo bicchiere e quello del conte. Versò il vino dentro di essi e diede il bicchiere a Philip

-Alla vostra Lucille, a vostro figlio e al loro ricordo-

Philip lo guardò, leggermente commosso, poi avvicinò il bicchiere a quello del principe facendoli tintinnare e bevve.

-Sono contento che siate qui oggi, conte. Siete veramente un uomo ammirevole-

Philip sorrise grato di quelle parole

-Grazie altezza, ma dovrete rivolgere il vostro ringraziamento a mia cugina, Charlotte. È stata lei a tirarmi fuori dalla spirale della mia sofferenza e a riportarmi alla vita. Ed è stata lei a portarmi a palazzo per il ballo reale. Io non volevo venire-

-Come mai? Avreste disdegnato un invito reale?-

-Odio gli impegni di corte non per voi, ma per alcuni membri della corte altamente… discutibili-

Shade si trovò d’accordo

-Credetemi, se potessi, li eviterei anche io-

-Ma già lo fate-

-Solo a quelli dove non sono espressamente richiesto-

-Ma per la principessa avete fatto un’eccezione direi-

Shade si irrigidì. Guardò Philip che lo guardava a sua volta

-Cosa volete dire?-

-Niente, solo constatare un fatto-

-E quale sarebbe?-

-Che non solo avete partecipato ad un ballo reale, ma avete persino ballato. Persino io so che sono rarità per voi-

Shade sempre irrigidito, guardò Philip

-Sentite, conte, se non mi fossi presentato, avrei mancato di rispetto a Rein e se non avessimo ballato insieme, sarebbe stato anche peggio-

-Si questo lo capisco solo che…-

-Che cosa?-

Philip scosse la testa, pensieroso

-Non credo di potervelo dire-

-Ve lo potrei sempre ordinare, conte-

Philip sospirò poi si portò il bicchiere alla bocca e prese un bel sorso di vino

-Dovete stare attento, altezza. Perché il modo in cui guardate la principessa è decisamente discutibile-

-E che modo sarebbe?-

-Quello per cui molti regni sono caduti o molti nobili si sono rovinati con le loro stesse mani-

-Ditelo conte. Come sarebbe questo modo?-

-Con gli occhi dell’amore-

 

 

 

-Amore? Io non direi-

Rein si voltò verso Trudy, in cerca di aiuto. La contessa, tuttavia, si limitò ad osservare decisamente troppo interessata i chicchi di uva che le erano stati posti nel piatto. Rein si voltò verso lady Vivian

-Lady Vivian, con tutto il rispetto, ma parlare di amore mi sembra eccessivo. La mia è più una passione che non…-

-Principessa, permettetemi di contraddirvi e per farlo, userò un semplice metodo. Rispondete a queste domande: pensate ai vostri libri più volte al giorno?-

-Si certo, ma…-

-Cercate sempre un modo per implementare la vostra collezione?-

-Si, tuttavia…-

-Giudicate le persone in base alle letture che hanno fatto? O non fatto?-

-Può essere capitato ma non…-

-Soffrite quando vedete un vostro libro trattato con mani indelicate o peggio, distratte?-

-Certo, alcuni di essi sono molto rari e pregiati e…-

Lady Vivian sorrise

-Visto principessa, questo è amore. Passione, predilezione, non sono sufficienti a giustificare tali comportamenti. Nel vostro cuore batte l’amore, fine del discorso-

Rein fece per ribattere, ma preferì non farlo, sapendo che tanto lady Vivian avrebbe avuto il sopravvento.

-Continuo a pensare che amore non sia la parola giusta, ma come volete voi, lady Vivian. Mi piego alla vostra deduzione-

Vivian le sorrise

-Grazie principessa, ma fidatevi, ho ragione io-

Rein scosse la testa ma sorrise. La marchesa Fanny lasciò andare una risatina

-Siete stata totalmente sconfitta, altezza-

Rein le sorrise, un sorriso di circostanza, ma non rispose. Fanny, tuttavia, non si diede per vinta

-Ma oltre ai vostri libri, altezza, posso essere indiscreta e chiedere se, per caso, noi possiamo sperare in una futura unione vostra e del nostro principe?-

Rein sgranò gli occhi per la sorpresa e aprì la bocca, basita. Trudy, sconvolta la riprese

-Fanny, ti sembra una domanda da fare? Sarai anche una marchesa, ora, ma ci sono limiti a ciò che puoi chiedere-

Fanny sgranò gli occhi totalmente sconvolta. Abbassò lo sguardo e si fece triste

-Chiedo perdono. Non volevo essere maleducata o indiscreta solo… è ciò che mormora la corte, io pensavo fosse lecito sapere. Altezza, vi prego, perdonatemi-

Rein la guardò, per niente convinta da quelle parole. L’atteggiamento di sottomissione della marchesa era fin troppo finto, tuttavia, si rendeva conto, molto ben eseguito. Se non avesse avuto fin da subito un leggero sospetto sulla donna, avrebbe creduto nella sua sincerità, ma il modo in cui aveva chinato il capo e ora la guardava, di sottecchi, sbattendo le ciglia in modo innocente le faceva capire che era tutto troppo studiato e quindi, decisamente tutto troppo finto. Rein, però, decise di non essere troppo scortese.

-Non vi preoccupate, marchesa, la vostra ingenuità per questa volta vi salva-

Fanny accolse la velata critica molto stoicamente e fece finta di niente. Con la coda dell’occhio, invece, vide Trudy fare un sorrisetto compiaciuto.

-Una cosa però posso affermarla marchesa, e vi pregherei, se possibile, di diffonderla tra la corte se la possibilità vi si presentasse le mie parole-

Fanny alzò subito lo sguardo e si fece attenta

-Certo, altezza, ditemi tutto-

-Sono qui a palazzo con il solo scopo di educare la giovane principessa Milky. Nessun altro pensiero sfiora la mia mente se non quello dell’educazione della principessa, temo di non avere tempo per pensare all’amore o come simili, avendo un compito così impegnativo. Di certo non nutro questo sentimento verso il vostro principe. Gli sono molto grata per l’ospitalità, il calore e la disponibilità che mi ha mostrato, sia lui che l’intera famiglia reale ovviamente. Questi sono gli unici sentimenti che albergano nel mio cuore al momento-

Fanny si trovò ad abbassare il capo

-Sarà un onore, per me, riferire le vostre parole-

Rein si ritenne soddisfatta. Prima che la giovane potesse però tornare all’attacco, Rein si rivolse a Trudy, al suo fianco

-E voi contessa? Quali sono i vostri passatempi del cuore? Credo toccasse a voi rivelarceli, giusto lady Vivian?-

Lady Vivian annuì

-Si, era il turno della contessa. Ma che ne direste se ci spostassimo nel salottino adiacente, in modo da stare più comode e avere la possibilità di parlare con tutte le dame qui presenti?-

-Mi sembra un ottima idea-

Lady Vivian si alzò e come se fosse un segnale implicito, tutte le dame, si alzarono a loro volta. Quello era il segnale di fine cena e questo voleva dire che tutte si sarebbero spostate per continuare la serata e le conversazioni in un ambiente più riservato. Rein si avvicinò a Trudy e mise il suo braccio sotto quello della donna

-Andiamo contessa-

Trudy si avviò con la principessa. Le due donne poterono sentire lo sguardo di Fanny seguirle, ma la donna aveva capito di essere stata volutamente lasciata indietro. Quando Rein fu abbastanza lontana dalla marchesa, si rivolse all’orecchio di Trudy

-Ditemi che non sono la sola ad avere capito che stava recitando-

Trudy annuì

-Si principessa, la nuova marchesa è una attrice nata, ma credetemi, questo è niente. Non fidatevi di lei-

-Non ne avevo la minima intenzione-

Quando le donne arrivarono nel salottino, si sedettero su un divano. Rein si mise al centro, Trudy alla sua destra. Non appena Rein vide Charlotte entrare si rivolse alla giovane baronessa

-Baronessa di Amoundgnac, mi fareste il piacere di sedervi vicino a me? Abbiamo avuto decisamente troppo poco tempo per conversare questa sera-

Charlotte la guardò basita, ma si aprì in un largo sorriso e si avvicinò veloce

-Altezza, è un onore-

Charlotte si sedette di fianco a Rein, felicissima. Rein poi si rivolse alla baronessa Ugival e alla viscontessa Marimbon

-Signore, vi prego, accomodatevi-

Le due donne si inchinarono e presero posto nel divanetto di fronte alla principessa. Quando lady Vivian entrò nella sala, Rein vide che aveva sotto braccio la giovane marchesa. Lady Vivian si avviò verso alcune dame che avevano preso posto lontano dalla principessa e trascinò con se la marchesa, poco contenta della piega della serata. Rein si trovò a sorridere e a sospirare di sollievo. Tuttavia non le sfuggì un leggero cenno da parte di lady Vivian, che sembrava approvare le dame con cui si era seduta. Trudy al suo fianco, si trovò a bisbigliarle

-Lady Vivian è una dama incredibile, non trovate?-

Rein annuì

-Sono perfettamente d’accordo con voi-

-La marchesa non sembra però del nostro stesso parere-

Le donne scoppiarono a ridere, mentre Rein non perdeva di vista la marchesa

-Sapete una cosa contessa? Il fatto che la marchesa sia scontenta mi rende troppo contenta. Dite che questo faccia di me la persona terribile che credete io sia?-

Trudy scoppiò a ridere e a scuotere la testa

-Al contrario altezza, credo che questo vi renda decisamente migliore ai miei occhi-

Rein ridacchiò.

-Concordiamo quindi che entrambe non ci fidiamo della marchesa?-

-Concordiamo-

-È bello sapere che almeno su questo andiamo d’accordo-

 

 

 

 

-Non sono affatto d’accordo con te-

Philip ormai non si stupì affatto di quella risposta da parte di Thomas

-Che novità-

Thomas, risvegliatosi poco prima, aveva iniziato a litigare con il povero conte. L’argomento in discussione erano le caratteristiche perfette per una degna regina

-Deve essere prima di tutto amata dal popolo-

Philip scosse la testa

-Deve per prima cosa essere adatta al ruolo, poi amata dal popolo-

-No, no no. Prima bisogna entrare nel cuore della gente, se no anche se è brava se nessuna la ama a cosa serve?-

-Se vedi che la persona al comando è capace la rispetti e poi la ami. Se ami qualcuno che non è capace di fare niente e ti porta alla rovina che senso ha?-

-È importante essere amati-

-Capaci-

-Amati-

-Capaci-

-Potete per favore darci un taglio? State diventando terribilmente noiosi-

Shade, comodamente seduto sulla poltrona, si era stufato di sentire quell’inutile discorso. Thomas, ancora visibilmente alticcio, gli puntò un dito contro

-Oh scusa, grande principe, se con i nostri discorsi importanti ti stiamo annoiando. Ma per la cronaca, stiamo parlando delle caratteristiche della tua futura moglie, quindi direi che la cosa ti deve interessare-

-Futura moglie? Non sapevo di essere fidanzato-

Thomas lo guardò infastidito

-Prima poi capiterà, anzi, avresti già la persona adatta se solo non fossi un idiota-

-Thomas, ora basta. E non versarti ancora da bere, direi che per stasera hai già bevuto abbastanza-

Shade si alzò e tolse di mano la bottiglia a Thomas. Il capitano protestò leggermente, ma dato che fu incapace di mettersi in piedi per contrastare Shade, lo lasciò fare. Shade fece stendere di nuovo Thomas

-Dovresti dormire, e direi che anche noi ora dovremmo andare. Conte Philip direi che è ora di tornare nelle nostre stanze-

Philip si trovò ad annuire.

-No aspettate. La serata è ancora lunga!-

Shade scosse la testa

-È mezzanotte passata, abbiamo bevuto come minimo quattro ore, abbiamo giocato, abbiamo fatto le nostre chiacchiere da uomini come volevi, ci siamo rilassati ed ora è il momento di andare a dormire-

-Dormire si… non è male come idea…-

Thomas bofonchiava già nel dormiveglia. Shade gli sorrise, poi si voltò per la stanza, in cerca di una coperta per l’amico. Non trovandola, aprì la porta della stanza da letto del capitano e prese quella che era sul letto. Ritornò nella sala in tempo per sentire Thomas iniziare a russare. Gli mise addosso la coperta, poi si voltò verso il camino e si assicurò che il fuoco bruciasse ancora per un po’, in modo da non fare raffreddare subito la stanza. Poi si voltò verso il conte, che era sempre disteso sul tappeto.

-Credo di dovervi chiedere una mano per alzarmi altezza. Non mi fido molto delle mie gambe-

Shade gli tese una mano e aiutò l’uomo ad alzarsi. Philip dondolò un attimo in piedi, ma non appena ebbe trovato l’equilibrio fece un cenno al principe

-Pensate di riuscire ad arrivare alla vostra stanza con i vostri piedi? O devo chiamare qualcuno ad aiutarvi?-

Philip scosse il capo

-Ce la posso fare-

Shade annuì. Diede un’ultima occhiata a Thomas che dormiva però già tranquillo e si avviò alla porta. Il corridoio all’esterno era deserto, a parte le guardie poste a sorveglianza. Non appena lo videro passare, le guardie si misero sull’attenti. Philip, dietro di lui, lo seguiva tenendosi la testa con una mano

-Credo che la prossima volta che mi farò convincere dal capitano a passare una serata insieme gli chiuderò la cantina-

Shade sorrise poi si voltò verso di lui

-Impresa difficile, considerando che i vigneti di Thomas producono il vino migliore di tutto il regno-

Philip non ebbe da obbiettare

-In effetti non ho nulla da eccepire sulla qualità del vino. Solo sulla quantità di vino ingerita. Mia cugina mi ucciderà-

Shade ridacchiò. Anche sua madre probabilmente gli avrebbe fatto storie la mattina dopo, ma era meglio non dirlo al conte. I due si avviarono verso la scalinata

-Conte, in che ala del palazzo dormite?-

-Ala est al primo piano-

-Allora saliamo da qui-

-Ma altezza, voi allungherete la strada e…-

-Conte, siete un mio ministro ora e siete stato costretto a bere dal capitano delle mie guardie. Permettetemi almeno di essere sicuro di farvi arrivare alla vostra stanza senza problemi-

Philip non aveva la forza per ribattere, ma si limitò a seguire il suo principe. I due iniziarono la salita, quando ad un tratto un dettaglio dell’ultima conversazione gli tornò in mente

-A chi si riferiva il capitano quando vi ha detto che ci sarebbe la persona ideale qui per voi da sposare?-

Shade non si voltò, ma rispose secco

-Lasciate perdere le chiacchiere insensate di quell’uomo-

-Potrebbe essere che si riferisse alla principessa…-

-Lasciamo Rein fuori da questo discorso, per favore. Anzi, evitiamo proprio il discorso-

Philip si zittì. I due salirono la rampa in silenzio, quando ad un tratto, spinto più dall’alcool che non dalla saggezza, Philip proferì una frase che sconvolse Shade molto più di quanto pensasse

-Certo che donne belle, cortesi ed eleganti come la principessa Rein non si trovano spesso. Se fossi un uomo più coraggioso che accorto, avrei iniziato a corteggiarla dal primo momento che l’ho vista-

Shade si bloccò a metà del gradino e si voltò a guardare il conte. Philip lo fissò interdetto

-Altezza, cosa…-

-Provate dei sentimenti per la principessa?-

Philip arrossì

-Sentimenti è una parola molto grande ma… di certo, dal primo momento che l’ho vista non ho potuto non pensare a lei. E’ entrata nella mia testa senza che io potessi fare niente. Solo un’altra volta mi era successo, e ho finito per sposare quella donna-

Shade lo guardò sconvolto

-Avete intenzioni serie con lei?-

Philip scoppiò a ridere

-Lei è una principessa, io un semplice conte. Non mi prenderebbe nemmeno in considerazione, temo-

Philip si lasciò andare ad una risata di circostanza. Tuttavia lo sguardo di Shade era terribilmente serio e deciso. Si trovò a fare cenno negativo con il capo

-Vi sbagliate, Rein non bada a queste cose, anzi. Siete un uomo onesto e corretto, vi prendete cura della vostra famiglia e siete leale e fedele. Sono tutte caratteristiche che farebbero certamente colpo su di lei. Rein valuta le persone non i titoli-

Philip ebbe un attimo lo sguardo illuminato dalla speranza.

-Se dite così allora, potrei anche rendere molto serie le mie intenzioni. Non ho mai pensato realmente di avere possibilità, ma non posso negare che mi ha colpito molto più profondamente di quanto pensassi. Per non parlare della sua bellezza e del suo meraviglioso sorriso. Sono cose difficili da dimenticare, e dopo avere visto la principessa sorridere…-

-Ogni altro sorriso sembra pallido al confronto-

Philip annuì. Ottenebrato dall’alcool, Philip non si era reso conto che quella che riteneva una semplice conversazione tra uomini per il principe non lo era affatto. Shade, improvvisamente, si era reso conto che il conte Philip poteva essere veramente un valido candidato non solo per la mano della principessa, ma anche per il suo cuore. E Shade provò una fitta terribile di gelosia e sconfitta. Sconfitta perché si rese conto che non aveva mai pensato che ci potesse essere qualcuno veramente interessato a Rein o che potesse essere un suo avversario. Invece ora, il conte Philip si era materializzato e Shade si rese conto che non era affatto scontato che tra i due, Rein potesse scegliere lui. E Shade ebbe paura. Paura per un qualcosa che non era successo, ma che sarebbe potuto succedere. E semplicemente si rese conto, in quel momento, di provare seriamente qualcosa per lei, qualcosa che aveva in tutti i modi cercato di negare a se stesso, qualcosa che non era solo semplice amicizia. Era qualcosa ancora di piccolo, ma intenso. Era come una fiamma, una fiamma che non era ancora vivida, ma che aveva iniziato a bruciare. Shade fissò Philip intensamente

-Siete veramente intenzionato a corteggiare la principessa?-

Philip sgranò gli occhi stupito

-Veramente io…-

Shade si mise di fronte a lui, e Philip fece un passo indietro.

-Altezza…-

-Ve lo chiedo per l’ultima volta: avete intenzioni serie con la principessa o il vostro era solo un parlare da ubriaco?-

Philip deglutì un paio di volte, poi però si fece serio. Strinse i pugni e fronteggiò il principe

-Le mie sono sempre intenzioni serie una volta prese, altezza. Ammetto che la principessa mi ha profondamente colpito, quindi non escludo questa possibilità dopo che mi avete detto che potrei avere una possibilità. Ma ora, altezza, ditemi voi, in tutta franchezza: avete intenzione di corteggiare la principessa e di avere intenzioni serie con lei? Perché se voi aveste questo pensiero, non esiterei a rinunciare al mio intento, riconoscendo voi un candidato migliore di me-

Shade fissò Philip

-Io… veramente io… come potrei fare… Rein… lei… lei è…-

-Io sono cosa?-

I due uomini, colti alla sprovvista, si voltarono verso il pianerottolo della scalinata. Ferme sulla cima, c’erano tre donne e una guardia reale. E una delle tre donne era proprio la principessa della loro discussione. Shade impallidì

-Rein!-

 

 

Rein guardava perplessa la scena che si era presentata davanti ai suoi occhi. La serata era finita da una decina di minuti, ma Rein si era intrattenuta qualche minuto in più a parlare con lady Vivian. Alcune dame si erano congedate, ma altre avevano atteso l’uscita della principessa prima di concludere la serata. Rein aveva sorriso e ringraziato la padrona di casa, poi si era accorta che la sia Trudy che Charlotte l’avevano aspettata, così come la marchesa Fanny.

-Marchesa, ancora qui?-

La donna annuì

-Volevo porgervi il mio saluto personalmente, altezza. Dopo la cena non abbiamo avuto modo di parlare e non volevo sembrare maleducata andandomene via senza porgervi i miei omaggi-

Rein fece un sorriso di circostanza alla donna

-Marchesa, siete molto gentile, e vi assicuro che non avrei mai potuto pensare male di voi per una cosa simile. Ma vi ringrazio del pensiero-

Fanny sorrise soddisfatta

-Prima di darvi la buonanotte altezza, posso sperare nell’avere l’onore di avervi per un the uno di questi pomeriggi? Ne sarei molto onorata-

Rein fu presa in contropiede, ma non aveva un buon motivo per non accettare l’invito. Così si ritrovò costretta ad accettare anche se di malavoglia 

-Grazie per l’invito, marchesa. Sarà un onore-

Fanny sorrise, trionfante. Si inchinò profondamente

-Vi farò sapere l’orario e il giorno, altezza. Buonanotte-

-Marchesa, buonanotte-

Fanny sparì dalla vista, scortata da una cameriera che si era materializzata all’improvviso dal nulla. Una volta sparita dalla vista, Trudy le si avvicinò

-Non dovevate accettare-

-Non avevo motivo per non farlo-

Trudy non disse niente, ma bofonchiò qualcosa. Rein si voltò verso di lei,

-Per stasera ne ho avuto abbastanza. Vogliamo tornare alle nostre stanze?-

Trudy annuì e si voltò verso Charlotte

-Scendete con noi, baronessa?-

Charlotte annuì e le tre, scortate dalla stessa guardia reale che aveva portato Rein e Trudy a cena, presero a scendere la scalinata. Le tre donne proseguirono in silenzio, stanche. Quando giunsero al pianerottolo del loro piano, Rein si accorse che c’erano delle voci provenire da qualche gradino più in basso, e Rein si accorse di riconoscere quella voce

-Shade?-

Domandò più a se stessa che non a qualcuno in particolare. Rein si avvicinò alla balaustra e guardò giù e con sua grande sorpresa vide Shade e il conte di Hoteval fermi su un gradino, che parlavano. E ad un tratto, Rein sentì proferire il suo nome dalla bocca di Shade

- Io… veramente io… come potrei fare… Rein… lei… lei è…-

Rein non pensò nemmeno prima di agire, e si trovò a rispondere sentendo il suo nome

-Io sono cosa?-

Shade, sentendo la sua voce, alzò lo sguardo e Rein vide l’evidente stupore sul suo volto

-Rein?-

Disse semplicemente il principe, guardandola. Rein lo guardò perplessa

-Si proprio io. Posso sapere di cosa stavate parlando nel buoi di questa scalinata che evidentemente mi riguarda in prima persona?-

Rein giurò di vedere un po’ di rossore sulle gote del principe, ma dato il buio non ne fu sicura. Shade, in risposta, si affrettò a salire le scale e a raggiungerla. Rein si trovò a fissarlo, incuriosita, ma il principe era muto, non accennava affatto a parlare, così Rein ripeté la domanda

-Allora, di cosa parlavate tu e il conte?-

Philip aveva percorso gli ultimi gradini e si era avvicinato al principe. Non appena si accorse che sua cugina era presente assieme alla principessa, e lo stava guardando in modo scettico, si trovò ad arrossire. E parlò lui al posto del principe

-Principessa, perdonateci. Credetemi non stavamo affatto parlando male di voi-

Rein si trovò ad incrociare le braccia al petto e a guardare i due, perplessa

-Questo non mi aveva nemmeno sfiorata come idea. Ma ora sono decisamente curiosa. Di cosa potevate parlare di così importante da far sì che persino Shade si trovasse in evidente difficoltà? È dato che avete voi stesso sollevato il problema, stavate parlando male di me alle mie spalle?-

Questa volte Rein vide veramente le guance di Shade diventare rosse per l’imbarazzo, addirittura abbassò lo sguardo evitandola. Fu Philip, dunque, a parlare

-Parlavamo della vostra bellezza, altezza e di come il vostro sorriso, una volta visto, facesse impallidire quello di qualsiasi altra dama-

Rein sbiancò per la sorpresa e sgranò gli occhi. Fissò lo sguardo su Shade, imbarazzata. Charlotte, totalmente sbalordita dalle parole del cugino, urlò quasi dall’indignazione

-Philip di Hoteval!-

Philip guardò la cugina, imbarazzato

-Perdonatemi altezza, sono solo chiacchiere tra uomini, accompagnate, direi da troppo vino e…-

-Philip Arthur Nathaniel di Hoteval! Sei ubriaco non è vero?-

Charlotte, arrabbiata, fissò sul cugino uno sguardo assassino. Appoggiò le sue mani sui fianchi e fissò minacciosa Philip, il quale si trovò ad annuire, colto in flagrante

-Charlotte non è come…-

-Non osare parlare. Principessa, vi prego di perdonare quello scostumato di mio cugino e spero che sarete indulgente dato l’evidente stato di alterazione in cui si trova-

Charlotte si inchinò e obbligò il cugino a fare altrettanto. Rein fissò la donna e la invitò ad alzarsi

-Charlotte vi prego, non devo perdonare niente, sono solo… stupita e meravigliata e temo anche leggermente lusingata. Ma state tranquilla, non sono offesa e non trovo ci sia nulla da perdonare e…-

-Siete fin troppo gentile, altezza. Ora se permettete, noi ci congediamo. Philip farai meglio a ringraziare la principessa per l’indulgenza e spero vivamente che tu sia pentito e amareggiato. Altezza, buonanotte-

Charlotte prese il cugino per il braccio e lo trascinò dentro il corridoio diretti alla loro stanza. Rein non aveva mai visto la baronessa così arrabbiata e mortificata. Guardò Trudy che aveva assistito alla scena senza proferire parola

-La baronessa quando vuole tira fuori un bel caratterino-

Rein si trovò ad annuire alle parole di Trudy

-Decisamente-

Le due si guardarono e si fecero una piccola risata. Poi Rein si voltò verso Shade, che era ancora profondamente imbarazzato

-Quindi il mio sorriso fa impallidire quello delle altre al confronto?-

Rein si trovò a prendere un attimo in giro Shade. Era un’occasione più unica che rara vederlo così.

-Rein ti prego…-

Rein ridacchiò

-Vederti così imbarazzato ti perdona di ogni cosa. Certo, non ti credevo un uomo che amasse passare le serata ad ubriacarsi con gli amici, questo lo ammetto non rientra affatto nell’immaginario che ho di te-

-È stato Thomas io non volevo-

Vedendo l’espressione terribilmente seria e mortificata di Shade, sia Rein che Trudy scoppiarono a ridere. E Shade si fece ancora più rosso in volto. Una volta che si calmata, Rein si avvicinò a Shade

-Perdonami, ma non potevo resistere-

Shade la guardò

-Ti perdono solo perché ho bevuto-

Rein ridacchiò ma annuì

-Va bene principe, allora direi che la cosa migliore da fare per tutti è quella di andare a dormire. E direi che hai più bisogno tu della guardia che non noi, vero contessa?-

Trudy annuì

-Si principessa, direi che possiamo arrivare sane e salve ai nostri appartamenti-

-No, non posso permettermi di lasciarvi andare da sole e…-

Shade si era avvicinato a Rein, ma sia il buio che l’alcool bevuto fecero sì che il principe inciampò sui suoi stessi piedi e in men che non si dica si ritrovò ad afferrare la cosa a lui più vicina, ossia Rein che istintivamente aveva allungato le braccia per afferrarlo. Tuttavia pure la turchina, anche se aveva afferrato Shade, dato il movimento improvviso, aveva perso l’equilibrio a sua volta e così si ritrovò per terra, con il principe tra le sue braccia. Trudy lanciò un urlo per lo spavento di vedere due principi cadere per terra in modo così imprevisto, mentre la guardia, già abbastanza sconvolta per avere assistito a quell’incontro e avere visto il suo principe leggermente alterato dall’alcool a quello spettacolo, restò pietrificato, incapace di fare qualcosa. Shade, umiliato e profondamente imbarazzato, si sollevò da Rein sulle braccia e così facendo poté incrociare lo sguardo della turchina. Rein non appena lo vide, scoppiò a ridere. Trudy si avvicinò ai due

-Altezza, sarebbe meglio se vi sollevaste dalla principessa-

Shade la guardò, poi, sempre rosso in volto, si alzò e si rimise in piedi. Rein invece, continuava a ridere, divertita. Trudy le offrì la mano e Rein la accettò volentieri. Tuttavia la turchina si mise solo seduta, ancora scossa dalle risate

-Accidenti Shade, oggi proprio non è la tua giornata-

Shade evitò il suo sguardo e Rein ridacchiò ancora di più

-Oh andiamo, non essere imbarazzato-

-Rein, ti prego-

Mormorò Shade, umiliato e ferito. Rein si fece aiutare ad alzarsi e una volta rimessa in piedi si avvicinò al principe. Gli mise una mano sul braccio e lo fece voltare.

-Non è successo niente, sto bene, visto?-

Per dimostrazione, Rein fece una piroetta, e la gonna del suo vestito si aprì mostrando in tutta la sua bellezza la principessa. Shade la fissò meravigliato e ancora imbarazzato

-Visto, sana salva e tutta integra. Certo, ammetto che non sei una piuma, ma non ho niente di rotto. E ti ricordo che stai parlando con una principessa che ha fatto decisamente molte più figuracce di te ma che nonostante tutto ha ancora la faccia tosta di presentarsi ad una corte. E all’epoca non potevo certo dare la colpa delle mie performance poco regali all’alcool-

-Eri una bambina però, io non avrei dovuto nemmeno ridurmi così e..-

-Contessa, siamo perfettamente d’accordo che quello che è successo è solo colpa del buio, vero?-

Rein si voltò verso Trudy, la quale la stava guardando perplessa

-Il buio?-

Chiese poco convinta. Rein annuì e indicò la tenue luce che proveniva dalle fiaccole accese poste ad illuminare le scale

-Si, il buio. Se ci fosse stata più luce il principe non avrebbe inciampato nel mio vestito provocando la scena che si è presentata, e sono certa che questa cosa rimarrà tra di noi, vero?-

Trudy si trovò ad annuire capendo cosa stesse dicendo la turchina. Rein si voltò verso la guardia e l’uomo prontamente annuì

-Certo principessa, non una parola-

Rein gli sorrise poi si voltò verso Shade

-Visto, è stato solo un incidente senza conseguenze-

Shade la guardò e si trovò a scuotere la testa, sconvolto

-Sei incredibile, lo sai?-

Rein gli sorrise

-No non sono incredibile, sono solo una donna il che fa di me un essere superiore-

Shade ridacchiò

-Si, questo oggi te lo posso concedere-

-Solo oggi?-

Shade le sorrise.

-Si, solo per oggi. Anche perché credo di averti dato abbastanza materiale per potermi ricattare tutta una vita-

-Non sono così priva di scrupoli… diciamo che sono sei mesi di prese in giro senza problemi-

Shade scosse la testa, poi si avvicinò alla guardia

-Direi che è il caso di andare, prima che peggiori ancora di più la mia posizione-

-La vedo difficile, ma direi che è la cosa migliore per tutti-

Shade non replicò, si limitò a fare un inchino sia a Rein che a Trudy

-Principessa, contessa, buonanotte-

-Buonanotte altezza-

-Buonanotte Shade-

Shade fissò ancora un attimo lo sguardo su Rein, poi si voltò e si avviò verso i suoi appartamenti, la guardia subito dietro di lui. Quando le due donne fecero per avviarsi anche loro, la voce di Shade le raggiunse di nuovo

-Rein?-

Rein si voltò sentendosi chiamare. Shade era fermo e la guardava. Il suo volto era quasi totalmente in ombra, ma Rein si trovò ad arrossire sentendo quello sguardo su di se. La turchina non disse niente

-Quasi mi dimenticavo. Sei bellissima stasera-

Rein si trovò ad arrossire, ma non abbassò lo sguardo. Si trovò a sorridere

-Grazie-

Shade non disse o fece niente altro, si limitò a voltarsi e riprendere la sua strada.

Rein si voltò e aprì la porta del corridoio che conduceva agli appartamenti privati della nobiltà. Fece cenno a Trudy di passare e lei la seguì poco dopo. Il corridoio era deserto, e istintivamente le due donne si trovarono a bisbigliare

-Direi che abbiamo assistito a qualcosa di veramente incredibile, contessa-

Trudy si trovò ad annuire

-Il principe ubriaco era proprio uno spettacolo che non pensavo avrei mai visto-

Rein ridacchiò divertita

-Ci credi che mi è caduto addosso?-

Trudy scosse la testa, ridendo involontariamente anche a lei ricordando la scena

-Credo che domani andrò a fare una bella ramanzina a Thomas. Quando beve lo conosco, è capace di fare fuori sei bottiglie di vino senza colpo ferire-

-Sei bottiglie?-

Chiese allibita Rein. Trudy annuì convinta

-Oh si. La nostra prima sbronza… me la ricorderò a vita. Avevamo quindici anni, Thomas aveva rubato la chiave della cantina a suo padre e siamo andati a prendere quante più bottiglie potevamo. I conti d’Orvail sono noti per il buon vino e lo ammetto, ci siamo proprio divertiti quel pomeriggio e molti altri ancora-

Trudy ridacchiò pensando ai ricordi della sua adolescenza

-Conosci Thomas da molto tempo?-

Trudy annuì

-Fin da piccoli. Le nostre famiglie vivono vicine e le nostri madri sono sempre state buona amiche. Eravamo i soli bambini della zona, quindi ci siamo trovati a passare del tempo insieme per forza di cose. È come un fratello per me, gli voglio troppo bene, anche se il più delle volte lo vorrei uccidere. Mi è veramente molto mancato quando ha deciso di entrare nella guardia reale-

-Quanti anni aveva?-

-Sedici anni. Un giorno è venuto da me serio in volto. Mi ha detto cosa aveva fatto, si era arruolato e sarebbe entrato nella guardia reale per servire la famiglia reale. Facendo questo rinunciava al suo diritto di successione alla famiglia, essendo il primogenito era logico pensare che si sarebbe occupato della tenuta e delle attività di famiglia. Ma non è mai andato molto d’accordo con suo padre e quando ha potuto è andato via da casa e io ho sentito veramente molto la sua mancanza. Ma ammetto che ha fatto una carriera impressionante e il fatto che sia così amico del principe la dice lunga sul suo carattere-

Rein si fermò a guardare Trudy

-Thomas è stato il primo a trattarmi come se avessi sempre fatto parte di questo posto, il primo a trattarmi come amica-

-Tipico di Thomas, totalmente incurante delle regole dell’etichetta, ma è impossibile prendersela con lui quando fa così. È forse troppo buono per questo mondo-

-Io non credo invece. Anzi, sono le persone come Thomas che ti fanno apprezzare le piccole cose. È quel raggio di sole di cui ogni persona ha bisogno-

Trudy annuì convinta

-Si, sono d’accordo con voi altezza-

Rein la guardò negli occhi, poi si trovò a sospirare

-Rein-

La contessa sgranò gli occhi.

-Come?-

-È il mio nome-

-Questo lo so principessa solo…-

-Contessa, so che non vi fidate e tutto ma… qualcosa mi dice che passeremo ancora molto tempo insieme in questi giorni, dato che sembra che una forza invisibile ci spinga l’una verso l’altra-

Trudy si trovò suo malgrado costretta ad annuire

-So che non siamo amiche e forse non lo saremo mai, ma se dobbiamo passare del tempo da sole, per favore, chiamami Rein e dammi del tu, per favore, siamo coetanee-

Trudy la fissò. La turchina era pronta ad una risposta solita sprezzante della donna, invece si trovò a vedere la contessa accennare ad un mezzo sorriso.

-Allora vale anche per me. Trudy va bene-

-E Trudy sia allora-

-D’accordo, Rein-

Rein si trovò a sorridere alla donna. Poi si voltò verso la porta del suo appartamento, lasciandosi andare ad uno sbadiglio

-Bene Trudy, direi che è arrivata l’ora adatta per andare a dormire. Domani mattina mi aspetta la principessa Milky, direi che ho bisogno di dormire-

Trudy annuì

-Buonanotte Trudy-

-Buonanotte Rein-

Rein si affrettò ad entrare nella sua stanza e non appena la porta si fu chiusa dietro di lei, si lasciò andare ad un sospiro liberatorio. Era sopravvissuta a quella serata, era arrivata ad una specie di tregua con Trudy e sembrava che le cose stessero piano piano andando verso la direzione giusta. Eppure, un brivido di freddo la attraversò all’improvviso. Rein si fermò in mezzo alla stanza, preoccupata. Per qualche strano motivo quel brivido che le aveva fatto accapponare la pelle le aveva fatto pensare che qualcosa di pericoloso fosse in agguato. Mentre si trovava nella sua camera da letto, si avvicinò alle vetrate e vide fuori la luna.

-Ti prego, fa che sia solo una brutta sensazione e nulla più-

 

 

 

Shade guardava la luna dalla finestra della sua stanza da letto. Da quando era arrivato si era seduto lì, sul davanzale, e si era perso nei suoi pensieri. Il ricordo della sua caduta su Rein lo stava perseguitando. Era tormentato dal ricordo del profumo della turchina, dolce e avvolgente, dalla sensazione di avere avuto il suo corpo sotto di lui, dalle braccia di Rein che lo aveva avvolto e dal suono della sua risata. Quando l’aveva guardata sorridente si era trattenuto a stento. L’avrebbe voluta baciare in quel momento, davanti a tutti i presenti. Non sapeva cosa l’aveva trattenuto, forse la sua coscienza, ma per un secondo aveva veramente rischiato di farlo.

-Devi cercare di darti una regolata Shade-

Si disse da solo, ad alta voce. Improvvisamente, un brivido di freddo lo colse all’improvviso. Shade si guardò spesato attorno alla stanza, improvvisamente preoccupato. Era una sensazione, una strana sensazione di pericolo. Eppure la stanza era vuota e il silenzio era assoluto. La sensazione non svanì subito, gli durò per qualche istante. Quando finalmente la sensazione si placò, Shade si trovò a fissare la luna

-Proteggici ti prego-

Senza saperlo, due principi, due altezze reali, avevano avuto quasi nello stesso momento, lo stesso avvertimento. Qualcosa si stava avvicinando, un qualcosa pronto a colpirli, o loro direttamente, o chi gli stava attorno. Ed entrambi, si erano rivolti alla Luna in cerca di protezione. Eppure, nemmeno la Luna avrebbe potuto impedire alla ruota del destino di continuare il suo corso, tutto ciò che poteva fare era avvertire i suoi protetti di un qualcosa che stava per arrivare e che li avrebbe travolti come un’onda che era già pronta ad abbattersi su di loro. Quali sarebbero stati gli strascichi di questa onda, ancora né la Luna né il destino lo sapeva, di certo, alcuni equilibri sarebbero cambiati, alcuni legami sarebbero potuti scomparire e altri, inaspettatamente, sarebbero potuti diventare indistruttibili. Ma solo seguendo il corso degli eventi i diretti interessati lo avrebbero scoperto. Intanto, la luna brillava nel cielo notturno, irradiando la sua protezione, sul palazzo addormentato e sui suoi abitanti.

 

 

 

 

************************************************************

Ciao a tutti

Eccomi qua con l’appuntamento di febbraio, e ammetto che sono molto contenta per essere riuscita a portarvi il capitolo come mi ero ripromessa. So che un capitolo al mese probabilmente è una cosa ridicola per molti di voi, ma considerando la mia vita personale e lavorativa, vi assicuro che questo al momento è il massimo che posso fare, quindi vi prego, cercate di capirmi e di sopportarmi.

Allora, capitolo interessante, almeno per me e spero anche per voi. Io non ve lo dico più, amo Thomas e quasi quasi scriverei una storia solo con lui protagonista, e mi piace il fatto che sia la voce del cuore di Shade. Il principe è ancora troppo controllato dal suo cervello, il perché poi ve lo dirò non vi preoccupate, e Thomas invece è il cuore di Shade, lui sa cosa sta passando e da bravo amico glielo dice in faccia perché sa che o lo fa lui o non lo fa nessuno. So che la conversazione dei due nello studio non vi passerà inosservata, c’è molto di non detto ma credo che si capisca il giusto, e vi prometto che a tempo debito tutto sarà chiarito, per ora vi posso dire solo quello che ho già fatto dire ai due, ma sono aperte consultazioni e teorie, se vi va fatemele sapere.

Rein e Trudy sono le altre protagoniste del capitolo ovviamente e sono come due pezzi di uno stesso oggetto. Funzionano bene da sole, ma insieme sono una combo micidiale, e non sono amiche, perché non lo sono, almeno non al momento, ma non possono negare di avere un’affinità e di essere una l’aiuto dell’altra. Ovviamente Fanny è al momento, l’incognita non tanto incognita, se non vi piace, mi dispiace, se vi piace, meglio così, la vedremo spesso da ora in poi, sia lei che il bel marito. E la nostra Charlotte temo si sia presa una cotta per quei begli occhi azzurri. Ma dovete immaginarvelo proprio bello, quasi quanto Shade se non qualcosa di più. Nella mia testa è il bello moro dallo sguardo penetrante, perdonatemi ma i mori con gli occhi azzurri sono il mio debole personale, quindi lui è bello punto. Ovviamente che ruolo avrà, lo scoprirete, ma se avete teorie come prima, fatemi sapere, magari mi date un’idea per un qualcosa a cui io non avevo minimamente pensato, quindi fatevi sotto.

Infine, ma non meno importante anzi, grazie per essere ancora qui a leggere la storia. Se vi va, lasciatemi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate, come vi sempre, critiche opinioni è sempre tutto bene accetto. Grazie anche solo chi legge e grazie a tutti per dedicarmi ancora un po’ di tempo, ma soprattutto per dedicarlo a questa storia. Grazie veramente di cuore. Io vi auguro un buon tutto e ci vediamo al mese prossimo. Un bacione, la vostra, come sempre,

Juls

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

 

Quando Thomas si era svegliato quella mattina, si era accorto che il mondo doveva avercela con lui. Tutto era tremendamente fastidioso quella mattina, dal sole che illuminava la giornata al semplice rumore di una porta aperta. Si era meravigliato quando, svegliandosi, si era trovato sul divano e non sul suo letto, poi, vaghi frammenti della sera precedente e, soprattutto, delle bottiglie di vino bevute gli erano tornate alla memoria. E con suo profondo orrore, Thomas aveva capito di essere in un pieno dopo sbronza. E la cosa sarebbe pure potuta passare indolore, se non si fosse verificata la situazione peggiore che lui potesse immaginare: qualcuno aveva bussato alla sua porta, qualcuno era entrato in camera sua e, con suo profondo sgomento e terrore, non era qualcuno che poteva mandare via senza problemi.

-Trudy, per favore… possiamo parlare tra una settimana?-

Trudy, sorridendo fin troppo divertita da quella situazione, lo aveva guardato con lo sguardo più maligno si potesse e aveva scosso la testa

-E perdermi così la possibilità di poterti torturare per la tua stupidità? O no mio caro, ho tutta l’intenzione di starmene con te questa mattina e di parlare, parlare e parlare-

Thomas si portò le mani alle tempie e sospirò. Se lo meritava, lo sapeva, ma trovava il tutto troppo perfetto per Trudy e troppo svantaggioso per lui

-Posso almeno cercare di darmi una rinfrescata? Sento il terribile bisogno di buttarmi addosso dell’acqua gelata-

Trudy annuì e Thomas non perse l’occasione. Si avviò verso il suo bagno personale e lasciò la porta aperta. Il conte si avvicinò al catino pieno di acqua e ci si tuffò dentro. Lo shock dell’acqua fredda sul volto gli diede quella sferzata di cui sentiva terribilmente bisogno, accompagnata però subito dopo dalla tremenda sensazione di gelo e dolore. Si tirò fuori e, gocciolando, cercò a tentoni un asciugamano che gli fu prontamente allungato da Trudy

-Ti ho mai detto che un animale è più educato di te?-

-Solo un migliaio di volte-

Trudy ridacchiò e vedendo la totale incapacità di Thomas quella mattina di fare anche solo un lavoro banale come asciugarsi il volto gli strappò l’asciugamano dalle mani e gli si avvicinò

-Ma cosa fai?-

-Ti aiuto, dato che non sei in grado-

Trudy prese ad asciugarli il volto e poi passò ai suoi capelli. Gli strofinò la testa forse più del dovuto, poi si fermò e lo guardò negli occhi

-Ecco, ora almeno sei quasi presentabile…-

Thomas la guardò negli occhi e si trovò a sorriderle forse in modo fin troppo dolce

-Grazie-

Trudy per un attimo si sentì imbarazzata, poi gli tirò uno schiaffo

-Ehi!-

Urlò Thomas, portandosi la mano alla guancia, sconvolto. Trudy incrociò le braccia al petto

-Te lo meriti-

-No! Cosa ho fatto?-

-Cosa hai fatto? Ti sei ubriacato-

-Non è un crimine-

-Hai fatto ubriacare il principe-

-E tu come fai a saperlo?-

-E il conte di Hoteval-

-E tu come lo sai?-

-E ora mi hai lanciato il tuo sguardo da cucciolo scalda cuore per farti perdonare-

-Io non ho fatto… ok forse ci ho provato, ma come fai a sapere degli altri due? Anzi, come facevi a sapere che ieri sera noi tre abbiamo bevuto?-

Trudy alzò gli occhi al cielo e si riavviò verso il salottino e si sedette. Indicò a Thomas il divano davanti a lei e il conte, come un bambino sorpreso a fare qualcosa che non avrebbe dovuto fare, si avvicinò a testa bassa e si sedette.

-Vuoi sapere come faccio a sapere della tua immane stupidità e sconsideratezza?-

-Ehi…-

Trudy lo guardò poi si trovò suo malgrado, a sorridergli

-Perché non riesco a essere arrabbiata con te o almeno a provarci?-

-Il mio indiscutibile fascino, che ti posso dire-

Trudy gli lanciò il cuscino della poltrona che finì dritto sulla faccia di Thomas. Thomas scoppiò a ridere ma non ribatté.

-Veramente, come facevi a saperlo?-

-Diciamo che ieri sera ho visto gli effetti collaterali della vostra serata tra uomini-

Thomas la guardò perplesso

-In che senso?-

-Che tornando ai nostri appartamenti, ieri sera io la principessa e la baronessa di Amoundgnac abbiamo incontrato il principe Shade e il conte di Hoteval. E diciamo che non è stato propriamente l’incontro che mi aspettavo fosse-

Gli occhi di Thomas brillarono di gioia sentendo quelle parole. Shade si era fatto beccare ubriaco da Rein? Doveva sapere assolutamente quello che era successo

-E poi? Che è successo? Ti prego dimmi che Shade si è ricoperto di ridicolo, ti prego, ti prego…-

-Sei sicuro che tra te e il principe ci sia veramente un legame di amicizia?-

Thomas le sorrise

-Ovvio e da buono amico quale sono, devo sapere che si è ricoperto di ridicolo. Per poterglielo rinfacciare a vita. L’amicizia maschile funziona così-

Trudy lo guardò perplessa, ma si trovò a lasciarsi andare ad un sorriso, e Thomas capì che qualcosa era successo, perché anche gli occhi di Trudy avevano sorriso. Thomas si lanciò verso Trudy, le prese le mani tra le sue e si mise letteralmente ai suoi piedi

-Ti prego, mia bellissima e perfetta amica, luce della mia vita, fidata compagna e confidente…-

-Thomas!-

- …farò qualsiasi cosa se mi dirai quello che è successo. Ti prego, ti supplico, è importante che io sappia. Per favore, dimmi cosa è successo!-

-Farai veramente qualsiasi cosa?-

-Te ne concedo una. Potrai chiedermi qualsiasi cosa, una volta sola, ma qualsiasi. E io ubbidirò, senza chiederti spiegazioni o il perchè-

Trudy finse di pensarci, ma poi annuì

-Andata. Allora, noi tre stavamo tornando dalla cena di lady Vivian-

Thomas annuì attento, improvvisamente la sbornia gli era totalmente passata.

-Eravamo sulle scale che stavamo chiacchierando tornando dalla festa, quando abbiamo sentito delle voci provenire dalla scalinata inferiore. E puoi immaginare la nostra sorpresa quando abbiamo visto che si trattavano del principe e del conte. Parlavano di qualcosa di molto importante a giudicare dai toni-

-Oh, interessante. Di cosa parlavano?-

-Della principessa a quanto pare-

-Di Rein?-

Trudy annuì

-E cosa dicevano?-

-Onestamente non ho capito di cosa parlavano ma una volta sorpresi a parlare, il conte ce lo ha detto, anche perché l’unica cosa che avevano capito con certezza era stato il nome della principessa. Quindi Rein ha chiesto spiegazioni e il conte ha ubbidito-

Gli occhi di Thomas brillavano

-Dimmi tutto, voglio sapere fino all’ultima parola-

-A quanto pare stavano discutendo, da ubriachi, sul sorriso della principessa-

Tutto l’entusiasmo di Thomas sembrò sparire dalla sua persona

-Il suo sorriso? Veramente? Tutto qui?-

Trudy annuì

-Come si può da ubriachi parlare di un sorriso? Shade è noioso persino quando è fuori controllo. Sarà l’unico dotato di sbornia controllata… è un caso disperato-

Trudy lo fulminò con lo sguardo, poi si trovò a mormorare

-Onestamente non sembrava quello il discorso-

-Che vuoi dire?-

-Voglio dire che… sembrava stessero discutendo più che parlando di una cosa così-

Thomas si alzò e si sedette sul bracciolo della poltrona.

-Questo è interessante-

-Ma dubito che un uomo ubriaco ci possa avere detto una bugia. Fate già difficoltà quando siete sobri-

-Si in effetti… ehi, ci stai per caso offendendo?-

Trudy annuì

-Diciamo che il genere maschile non brilla per perspicacia il più delle volte-

-Farò finta di niente solo perché siamo amici-

-Fai come vuoi. Però a giudicare anche dalla reazione della baronessa, quello che il conte ha detto non era proprio da lui. Avresti dovuto vedere la scena, non mi sarei mai aspettata che quella tenera e innocente baronessa diventasse così autoritaria, soprattutto con il conte. Lo ha costretto quasi a scusarsi e a inchinarsi e lui ha eseguito senza dire una parola, come un bambino. Lo ha proprio bacchettato di fronte a noi-

Thomas sorrise alla scena, poi si voltò a guardare Trudy

-Ma chi è questa baronessa di cui parli? Amodrac…-

-Amoundgnac, la baronessa Charlotte di Amoundgnac. L’hai conosciuta-

Thomas scosse la testa

-No me lo ricorderei-

-Thomas, credo che il vino ti abbia consumato anche quel poco di cervello che avevi-

-Ti dico che non mi dice niente il nome-

-È la cugina del conte di Hoteval-

-La cugina?-

Trudy annuì

-Thomas, veramente, erano insieme al ballo e alla colazione dell’altra mattina-

Thomas ripercorse nella sua testa i due eventi, e vaghi frammenti della ragazza le tornarono in mente.

-Si ora che ci penso mi ricordo, anche se non è proprio una immagine nitida nella mia testa-

-Strano… sarebbe anche il tuo tipo di donna-

Thomas la guardò meravigliato

-Io non ho un tipo di donna-

-Si che ce l’hai-

-No invece-

-Therese di Villanois-

-Cosa c’entra?-

-È stata la tua prima cotta, te lo ricordi?-

-Non ho bisogno di te per saperlo, certo ma…-

-Castana, piccolina e tenera. Come Giusy di Bertanet e poi Lanette di Vinar o…-

-Va bene va bene, grazie per avere sottolineato quanto io ami le donne con i capelli castani. Ma non capisco cosa stai sottintendendo tu ora-

-Charlotte è carina, un cuccioletto di ragazza ma dopotutto ha appena debuttato e la capisco. Arrossisce per qualsiasi cosa, non è abituata ad essere al centro dell’attenzione e si vede, e ogni tanto si lascia andare alla sua esuberanza, incurante di dove si trova o con chi. E poi è come piace a te, castana occhi grandi e belli… veramente non te la ricordi?-

Thomas scosse la testa

-No, ma a quanto pare devo andare a conoscerla-

Trudy si portò una mano al volto, sconsolata. Adorava Thomas, veramente, gli voleva molto bene, ma certe volte era veramente un idiota. Come poteva non ricordarsi di Charlotte era un mistero per lei.

-Quindi Philip è stato rimproverato dalla cugina. E dopo che è successo?-

-Come scusa?-

-Ieri sera, dopo cosa è successo-

-Ah sì, giusto. Dopo siamo rimasti noi tre, io la principessa e il principe. E ammetto che non avevo mai visto il principe così in imbarazzo-

-Ovvio, ogni volta che Shade non controlla una situazione e non sa cosa fare si imbarazza. È timido il ragazzo lo sai?-

-Timido?-

Thomas annuì.

-Oh sì, è un timidone. Non lo ammetterà mai, con nessuno, ma si imbarazza se non sa cosa fare e il fatto di essere un principe lo aiuta, perché le persone sono costrette ad andare da lui e non deve essere lui a dovere fare sempre la prima mossa. Se no sarebbe un incubo per lui-

Trudy lo guardò meravigliata.

-Di tutte le cose, che fosse timido non lo avrei mai detto…-

-Quindi che ha fatto? Ti prego, dimmi che si è coperto di ridicolo-

-Non direi così ma…-

-Ma?-

Trudy guardò Thomas che sembrava un bambino pronto a scartare un regalo il giorno di natale. Si sentiva l’impazienza di sapere dal tono della voce

-È caduto addosso alla principessa che si è trovata sdraiata per terra, con il principe sopra-

Thomas la guardò a bocca aperta, poi scoppiò a ridere, in modo incontrollato.

-Shade è caduto addosso a Rein? Ti prego dimmi che è successo veramente-

Trudy annuì

-Davanti ai miei occhi-

Thomas rideva così forte che perse l’equilibrio dal bracciolo e finì per terra. Trudy, preoccupata che si fosse fatto male, si avvicinò allarmata

-Stai bene?-

Ma Thomas continuò a ridere, imperterrito. Trudy scosse la testa, ma prima che potesse rendersene conto, le braccia di Thomas l’afferrarono e la trascinarono contro di lui.

-Thomas!-

Ma il conte rideva e la strinse in un abbraccio. Trudy non disse niente, e si lasciò andare contro il suo petto. Era bello stare così con Thomas, senza pretese, senza imbarazzo. Sapeva che Thomas la stava abbracciando per ringraziarla di averle dato un modo per ricattare Shade, probabilmente a vita, e che dietro a quel gesto non c’era niente di diverso se non amicizia, quindi si lasciò cullare da lui, senza allontanarsi o senza rimproverarlo. Quando piano piano la risata di Thomas si andò calmando, Trudy alzò la testa

-Contento?-

-Trudy io ti adoro. Credo che dovrei veramente prendere in considerazione l’idea di sposarti solo per questo sai?-

Trudy ridacchiò poi scosse la testa

-Saremmo tremendi come coppia e lo sai-

-Non essere così catastrofica. Forse una settimana riusciremmo a sopportarci-

-Io direi tre giorni, poi ti ucciderei-                                                                 

Thomas ridacchiò

-Siamo meglio come amici, concordo-

-No non come amici-

Thomas la guardò perplesso

-Siamo migliori amici e compagni d’avventura, ricordi?-

Thomas annuì

-E come potrei non farlo. Il tuo decimo compleanno, quando ci siamo arrampicati sul tetto di casa tua-

-E per poco non siamo morti quando qualcuno mi ha fatto perdere l’equilibrio-

-Io ti stavo solo spingendo in avanti-

-Abbiamo terrorizzato i nostri genitori quella volta-

-Non ci hanno fatto più uscire di casa per tre mesi-

-E abbiamo comunque trovato il modo per rompere sei vasi, due candelabri e il lampadario di tua madre…-

-È vero, ti ricordi che botto che ha fatto quando è caduto? Ci sono stati cristalli sparsi per la sala per anni-

-Io ricordo solo le urla di tua madre… come abbia fatto a non capire che eravamo stati noi rimane ancora un mistero per me-

-Merito delle nostre fughe rocambolesche-

-Già…-

I due si lasciarono andare ai ricordi della loro infanzia. Trudy appoggiò le braccia sul petto di Thomas e si stese sopra. Istintivamente Thomas le prese ad accarezzare i capelli. I due rimasero così fino a quando, improvvisamente, la porta della stanza si aprì e dentro comparve il conte di Hoteval

-Capitano scusate l’intrusione ma temo di… oh-

Trudy si alzò veloce dal petto di Thomas ma rimase ferma per terra. Thomas invece, rimase sdraiato

-Philip che bella sorpresa. Buongiorno! Come va il dopo sbronza?-

Trudy si trovò ad arrossire e a fulminare Thomas con lo sguardo. Vedendo lo sguardo omicida dell’amica la guardò perplessa

-Che c’è?-

-Sei senza speranze….-

Philip li guardò, profondamente imbarazzato

-Vi chiedo scusa, io non sapevo che voi due foste qui e… vi lascio alla vostra… intimità. Parleremo dopo capitano, buon proseguimento-

-Quale intimità, di cosa stai parlando?-

Chiese Thomas che alla fine aveva deciso fosse meglio alzarsi dal pavimento e stava aiutando Trudy ad alzarsi a sua volta. Mentre la contessa si spolverava il vestito per combattere l’imbarazzo, si trovò a dovere spiegare a Thomas quello che probabilmente stava pensando Philip, dopo averli visti in quel modo

-Credo che il conte pensi che tra me e te ci sia una relazione romantica dato il modo in cui ci ha trovati. Ed effettivamente, sarebbe strano che non pensasse differentemente-

Thomas fissò ad occhi spalancati Trudy e si voltò sconvolto verso Philip

-Relazione romantica? Tra chi, me e Trudy?-

Philip, leggermente in imbarazzo, annuì. Thomas, sempre con lo sguardo sconvolto sul volto, si trovò a scuotere la testa

-No no, ma che razza di diavoleria di pensiero è mai. Tra me e Trudy non c’è assolutamente niente di romantico-

Philip li guardava perplessi e poco convinto. Trudy si intromise

-Conte, veramente, tra noi non c’è quel tipo di relazione. Ci conosciamo da troppo tempo per potere avere una relazione del genere-

Thomas annuì. Si avvicinò a Trudy e le mise una mano su un fianco, stringendola contro

-Visto? Non c’è niente di niente tra noi. Ci vogliamo bene, certo, ma non in quel modo-

Philip li guardò perplesso, ma si trovò ad annuire. Trudy, imbarazzata, si staccò da Thomas.

-Certo che se mi abbracci così non miglioriamo la nostra situazione-

-E perché? Che c’è di male?-

Trudy avrebbe voluto strozzarlo in quel momento

-Non puoi abbracciare chiunque tu voglia, non si fa-

-Ma tu sei tu. È diverso, lo sai-

Trudy provò un misto di tenerezza e di odio profondi per il capitano. Alla fine si trovò a sospirare e si voltò verso Philip

-Vi prego, perdonatelo-

Philip la guardò ma le sorrise.

-Contessa, non vi preoccupate. Credo, nonostante tutto, di avere capito ciò che il capitano stava affermando-

-Sul serio?-

Thomas si illuminò e si avvicinò a Philip, mettendogli un braccio attorno alle spalle

-Visto? Non criticarmi sempre Trudy-

Trudy li fissò entrambi perplessa, poi si trovò a scuotere la testa. Thomas invece, si voltò verso Philip

-Philip cosa ti porta qui di buon mattino? Tra tutto quello che è successo, mi sono dimenticato di chiedertelo-

Philip lo guardò, poi con molta educazione, staccò il braccio di Thomas dalla sua spalla.

-Ero venuto a vedere come stavi questa mattina dopo la serata di ieri-

Thomas sorrise all’amico

-Come vedi sto benissimo-

-Già, ho notato-

-E il merito è tutto di Trudy-

-Della contessa?-

Philip si voltò verso Trudy la quale si era limitata a risedersi sulla poltrona e osservava i due.

-Si esatto, di Trudy. Mi ha raccontato cosa è successo ieri sera tra Shade e Rein-

-Cosa è successo tra le altezze reali?-

Thomas, con un sorriso abbagliante, invitò il conte a sedersi sul divano e nel frattempo si avviò alla porta

-Te lo dico appena ritorno. A proposito, hai fatto colazione? Non importa, se anche l’hai fatta rimangerai di nuovo. Tanto siamo uomini, abbiamo bisogno di cibo. Trudy non te lo chiedo nemmeno, tanto so che non sai resistere al cioccolato. Aspettatemi qui, arrivo subito-

Detto questo sparì dalla porta lasciando i due interdetti e allo stesso tempo, ormai abituati all’esuberanza di Thomas.

-Vi chiedo scusa-

Disse Trudy a Philip, mortificata

-Per cosa?-

-Per Thomas. Lui agisce e poi pensa, a volte, ma principalmente agisce e basta e dice tutto quello che gli passa per la testa-

Philip ridacchiò e si appoggiò allo schienale del divano

-Non vi preoccupate contessa. Anzi, è piacevole come cosa-

-Dite? Aspettate di vedere cosa può combinare e poi mi farete sapere. se vi ritroverete fuori alle due di notte a piedi e a dieci leghe da casa vostra, ne riparleremo-

Philip ridacchiò e anche Trudy. Dopo un leggero imbarazzo scese tra i due. Trudy si trovò ad osservare il conte, perplessa. Sentendosi lo sguardo addosso, Philip si voltò verso di lei

-Ho qualcosa che non va?-

Trudy fece segno di no con la testa

-Siete un uomo decisamente particolare, sapete?-

Philip sollevò un sopracciglio

-Ed è un male?-

-No affatto-

-Allora grazie, credo-

Trudy sorrise

-Di voi invece non so ancora cosa pensare-

Trudy lo guardò ma non disse niente, così Philip continuò a parlare

-Non riesco a capire bene alcuni aspetti di voi-

-Non mi conoscete, direi che è normale-

-Non è solo questo. Vi ho visto fare e comportarvi in modo così diverso che non riesco a capire se…-

Philip si fermò. Trudy stava per replicare, quando Thomas rientrò nella stanza, con un carrello pieno di cose da mangiare

-Hai svaligiato la cucina reale per caso?-

Chiese perplessa la donna, vedendo la quantità di cibo

-No, solo il carrello destinato a Shade-

-Thomas!-

Urlò sconvolta Trudy. L’uomo le regalò il suo solito sorriso

-Non ti preoccupare, non l’ho lasciato a morire di fame. Anzi, credo che la colazione che gli ho fatto mandare gli piacerà ancora di più-

-Thomas, cosa hai fatto?-

Thomas sorrise, ma non disse niente. Invece si rivolse ai due

-Chi vuole una buona tazza di caffè? E Philip preparati, perché ciò che sto per rivelarti ti farà morire dal ridere e avremo modo di ricattare quel borioso di Shade per l’eternità-

 

 

Rein quella mattina si sentiva di buon umore. La cena della sera prima era stata piacevole, era stato divertente fare delle semplici chiacchere e ridere e scherzare. Tuttavia, non poteva non pensare alla marchesa di Eldelberry. Quella donna non riusciva bene ad inquadrarla. All’apparenza sembrava l’emblema della gentilezza e della perfezione, ma osservandola Rein aveva notato che sotto il sorriso della marchesa si nascondeva altro e non poteva non dimenticare la reazione della contessa Trudy alla donna. Anche Trudy era un bel mistero per la turchina. Sapeva che le due non erano amiche, se lo erano ricordate fin troppe volte in quei pochi giorni, ma c’era qualcosa che la portava istintivamente a fidarsi del giudizio della contessa, anche se non sapeva bene il perché di questo. Tuttavia, aveva deciso quella mattina di non pensarci più di tanto e di godersi quella mattinata di sole primaverile. Mentre aspettava che si facesse l’ora di scendere per la colazione con la regina, e dato il bel tempo, Rein decise di uscire sul terrazzo della sua stanza. La luce del sole era piacevole e senza riflettere, Rein si sedette sulla balaustra del terrazzo e appoggiò la schiena contro una colonna del balcone. Le gambe erano rannicchiate contro il suo petto, e dopo essersi assicurata che la gonna del vestito la coprisse in modo decoroso, voleva evitare, infatti, di farsi vedere in modo sconveniente dall’intera corte, chiuse gli occhi e si lasciò coccolare da quel caldo sole mattutino. Rimase così fino a quando una voce non la colse di sorpresa

-Attenta a non cadere. L’ultima cosa di cui ho bisogno questa mattina è dovermi occupare di un palazzo in preda al panico-

Rein aprì gli occhi di scatto e vide proprio sotto il suo balcone, Shade.

-Shade?-

Il principe le fece un inchino. I due rimasero a fissarsi per qualche istante.

-Fai una passeggiata o sei in giro in modo ufficiale?-

Shade la guardò perplesso

-Ufficiale?-

Rein alzò gli occhi al cielo

-Meno male che dicono tu sia un uomo intelligente-

-Ehi-

Rein rise

-Intendevo dire se devi fare una visita ufficiale da principe della Luna o è una passeggiata per svago-

-Svago. Avevo bisogno di camminare un po’ questa mattina-

Rein sorrise

-Colpa della serata di ieri?-

Shade scosse la testa e la turchina vide un velo di rossore passare sul volto di Shade. Vedendolo così Rein ridacchiò, poi tornò a parlare con Shade

-Ti va un po’ di compagnia?-

-Solo se è la tua-

Rein si trovò a sorridere.

-Aspettami lì-

Shade incrociò le braccia al petto, e la guardò in modo sornione

-Osi tu dare ordini a me in casa mia?-

-Non è un ordine il mio… solo una raccomandazione-

Shade rise e scosse la testa. Rein si affrettò a scendere dal balcone e rientrò veloce in camera. Si affrettò ad uscire dal suo appartamento e fece la strada il più veloce possibile. Appena uscita dal palazzo, si mise quasi a correre per raggiungere Shade, tanto che quando il principe fu in vista, si trovò ad ansimare per lo sforzo. Shade la guardò preoccupato

-Non c’era bisogno di correre…-

Rein scosse la testa

-Non mi piace fare aspettare le persone-

-Io sarei le persone ora?-

Rein lo guardò male

-Hai capito cosa intendevo-

Shade ridacchiò poi offrì il suo braccio alla turchina

-Allora principessa, le va di passeggiare con me?-

-Considerando che sono stata io a chiedertelo, direi proprio di si-

Rein prese il braccio di Shade e i due si avviarono. Il giardino quella mattina era incredibilmente bello, complice anche il bel sole primaverile che scaldava la giornata. Senza volerlo, i due si trovarono a passeggiare in silenzio, godendosi quella tranquillità.

-Sei mai stata al giardino delle rose?-

Rein si voltò verso Shade, riportata alla realtà dei suoi pensieri dalla voce di Shade

-Come scusa?-

-Il giardino delle rose che si trova qui-

Rein scosse la testa

-Ti va di andarci? Non dista molto da dove siamo adesso-

Rein annuì e Shade si affrettò a prendere il sentiero giusto.

-Certo, non è la stagione adatta per vedere delle rose-

Disse Shade riflettendo un poco. Vedendo lo sguardo serio del principe, Rein ridacchiò. Sentendola ridere, Shade si voltò verso la turchina

-Cosa ho detto di così divertente?-

-Non starai per caso cercando di fare colpo su di me, vero?-

Shade si bloccò e la guardò sconvolto, poi si trovò ad arrossire in modo evidente

-Che cosa? Come puoi pensare… cosa?-

Rein vedendolo non si trattenne e scoppiò di nuovo a ridergli in faccia. Shade la guardò, imbarazzato. Rein si trovò a scusarsi per il suo comportamento

-Perdonami ti prego…-

-Stai ridendo decisamente troppo di me in questi giorni-

Rein lo guardò divertita ma poi s ritrovò ad inchinarsi a lui.

-Chiedo umilmente perdono, vostra altezza, non era mia intenzione burlarmi di voi… almeno non troppo-

Shade si avvicinò a Rein e le prese la mano. Rein lo fissò perplesso, ma da perfetto principe, Shade le fece il baciamano e dopo la guardò negli occhi, molto serio

-Non potrei definirmi un vero principe, se non vi perdonassi. Tuttavia, credo che mi spetti una piccola rivincita nei vostri confronti, altezza-

-Che sfacciato-

Shade le sorrise

-Me lo dovete-

Rein si trovò a fare un finto sospiro, ma alla fine sorrise anche lei

-Direi che ve lo posso concedere, altezza. Ma solo questa volta-

-Vi ringrazio per la vostra magnanimità-

I due si guardarono ancora un po’ negli occhi, poi entrambi scoppiarono a ridere. Stavano ancora ridendo, quando in lontananza risuonò il rintocco di un orologio. Voltandosi meravigliati verso quel suono, i due si fecero seri

-Direi che è suonata l’ora della colazione-

Rein annuì e si voltò a guardare Shade

-Credo mi dovrai fare vedere il giardino un’altra volta-

Shade annuì

-La prossima volta-

Rein guardandolo, si sentì improvvisamente imbarazzata, e distolse veloce lo sguardo. Un leggero rossore le imporporò le guance e la principessa sperò con tutta se stessa che Shade non se ne fosse accorto. Se il principe lo fece o meno non disse niente a Rein, anzi, si limitò solo ad offrire ancora il braccio alla turchina e riprese camminare in direzione del castello. Il silenzio, questa volta, rispetto a quello piacevole di prima, era pieno di imbarazzo. La turchina tenne lo sguardo basso, evitando qualsiasi forma di contatto con Shade.

-Tutto bene?-

Chiese lui ad un tratto. Rein annuì con la testa, incapace di guardarlo. Non sapeva nemmeno lei perché si sentisse così imbarazzata. Dopotutto non era successo niente di eclatante o sconvolgente, stavano solo parlando, e all’improvviso, quella promessa l’aveva imbarazzata. Forse era stato lo sguardo di Shade, così intenso e penetrante a farle battere il cuore più velocemente. Improvvisamente, la voce di Trudy le risuonò in testa “state attenta e cercate di capire cosa vi sta dicendo il vostro cuore. Prima che sia troppo tardi, per voi e per il principe”. Cosa doveva capire dal suo cuore? Ad un tratto si trovò a scuotere forte la testa, come a volere cancellare i brutti pensieri dal cervello. Quando finì si sentì lo sguardo di Shade addosso e si voltò verso di lui. Il principe la guardava perplesso, ma non aveva detto niente. Rein sorrise imbarazzata

-Cacciavo via pensieri strani dalla mia mente-

-Cosa?-

-Tu non lo fai mai?-

Shade la guardò ma non disse niente.

-Non ti capita mai di pensare a cose strane che arrivano nel tuo cervello non si sa per quale motivo o ragione?-

-Si ma…-

-Ecco, quando arrivano io faccio così. Scuoto la testa per farli uscire-

-E funziona?-

Rein ci pensò un attimo poi si trovò ad arrossire

-No…-

Shade la guardò poi le sorrise, divertito

-Sentiamo allora, tu conosci un modo più efficace?-

Shade la guardò e annuì

-Quale?-

-Punisco Thomas-

Rein lo guardò a bocca aperta, sconvolta

-Principe Shade! Ti sembra un comportamento regale questo?-

-Regale non lo so, appagante decisamente-

Rein lo guardò sconvolta per quella rivelazione e Shade vedendola, scoppiò a ridere e trascinò anche la turchina nella sua risata. Ormai i due erano arrivati al castello e sempre ridendo varcarono le porte che conducevano all’interno. Senza preoccuparsi di chi li poteva vedere, i due, continuando a ridere e scherzare, arrivarono alla sala della colazione dove Moon Maria e Milky li stavano già aspettando. Vedendoli così allegri, la regina sorrise ai due

-Siamo in ritardo ragazzi-

-Scusa mamma-

-Chiedo scusa-

Disse Rein. Moon Maria non commentò, si affrettò a fare cenno ad un cameriere di iniziare a portare in tavola l’occorrente per iniziare a mangiare. Una volte che i due si furono accomodati, Shade guardò in giro per la sala, perplesso

-Thomas? Non è qui?-

-Ho saputo che ha preferito fare colazione nel suo alloggio stamattina-

Shade non commentò. Rein lo guardò e i due si scambiarono un’occhiata un po’ complice, come di chi poteva immaginare cosa stesse passando quella mattina il conte nel suo dopo sbronza. Vedendo lo sguardo tra i due, la regina improvvisamente si fece attenta

-Allora… cosa è successo ieri sera? Ho saputo che qualcuno ha fatto festa-

I due si guardarono, ma prima che Rein potesse rispondere, Shade la batté in velocità

-È vero Rein. Come è andata la serata di ieri sera? È stata piacevole? Le feste di lady Vivian sono leggendarie ormai, qui a corte-

Rein lo guardò sconvolta. La turchina aveva capito che Shade non voleva fare sapere a sua madre che tipo di serata avevano passato lui Thomas e Philip la sera prima. Ma, questa volta, non gliela avrebbe lasciata passare liscia

-Oh, è stata molto piacevole. Tanto cibo e chiacchere tra donne. Ma anche tu Shade ieri sera ti sei divertito, non è vero? Quando ci siamo incrociati sulle scale, sembravi molto… allegro-

Shade si maledisse mentalmente, fulminò leggermente Rein con lo sguardo, che lo guardava divertita e si trovò a fissare sua madre che lo guardava, curiosa e con uno sguardo strano. E all’improvviso, Shade si rese conto che sua madre doveva sapere cosa era successo, perché il sorriso di sua madre era tutto tranne che rassicurante. E il principe pensò subito di sapere chi la poteva avere avvisata

-Mamma, cosa ti ha detto Thomas?-

Moon Maria scoppiò a ridere

-A quanto pare Shade dovrò farti preparare una stanza al piano terra quando deciderai di fare un’altra serata così con Thomas-

Rein vide lo sguardo del principe sbiancare e poi farsi rosso. Moon Maria scoppiò a ridere e si voltò a guardare Rein che trattenne a fatica un sorriso. L’unica che non stava capendo niente era la povera Milky che, ignara di tutto quello che era successo tra le scale la notte prima tra Rein e Shade, non capiva di cosa stesse parlando sua madre, o suo fratello o Rein.

-Si può sapere di cosa state parlando? È maleducazione escludere una persona dalla conversazione, sapete?-

Rein guardò la giovane principessa intenerita. Ma fu Shade a rispondere per tutti

-Non è niente di importante. Ti basti sapere che questa volta Thomas lo uccido veramente-

Dalla sala della colazione tutto quello che si sentì fu la risata incondizionata della regina seguita da quella di Rein.

 

 

 

Thomas stava guardando implorante Shade

-Andiamo Shade-

Il principe finse di non sentirlo e continuò nel suo lavoro.

-Per quanto intendi andare avanti così?-

Shade non distolse lo sguardo dai suoi fogli. Thomas sospirò ancora, questa volta volutamente facendosi sentire, ma ancora niente

-Andiamo… cosa posso avere fatto di così male da meritarmi questo? Tanto lo avrebbe saputo lo stesso e…-

-Hai scritto una lettera a mia madre dicendo che sono caduto addosso a Rein, mentre ero ubriaco-

Thomas ridacchiò ancora al pensiero ma vedendo lo sguardo torvo del principe si ricompose subito

-Dai, ammetti che è divertente-

-Non è affatto divertente. È stato imbarazzante-

-E io non c’ero a godermi la scena-

Thomas schivò a malapena il portapenne di ottone che Shade gli aveva lanciato. Il povero oggetto andò a sbattere contro la parete e rimase poi abbandonato per terra

-Molto maturo come atteggiamento, principe-

-Da che pulpito-

-Ehi, come capitano delle guardie reali è mio compito informare la regina di ciò che accade nel suo castello-

-Ora citi i tuoi compiti? Seriamente? Pensi di cavartela così?-

-L’importante nella vita è provarci-

Shade per una frazione di secondo si lasciò andare ad un sorriso e la cosa non sfuggì al capitano

-Ah, hai sorriso, vuol dire che sai che ho ragione. Hai perso-

-Da quando in qua questa è una gara? E cosa vuol dire che hai ragione? Tu non hai mai ragione, ricordatelo bene, capitano-

-Oh, caro il mio principe, io ho sempre ragione solo che tu, da mente inferiore quale sei, non lo vedi-

-Mente inferiore? Io? Devo averti colpito seriamente al cervello durante l’allenamento di ieri. Certo, se tu avessi mai avuto un cervello-

Thomas scoccò un’occhiataccia a Shade ma non rispose. Anche lui sapeva fino a che punto poteva tirare la corda con Shade e aveva capito che quello era il limite. Così rimase in silenzio e il principe tornò al suo lavoro. Passarono così, in silenzio, una mezz’ora, prima che Shade si voltasse verso di lui

-Ma come hai fatto a saperlo?-

-Trudy-

-La contessa? Te lo ha detto lei?-

Thomas annuì

-Prima che tu la faccia cacciare da palazzo per oltraggio alla famiglia reale, sappi che non era venuta per quello. Da brava amica era passata a trovarmi per prendermi in giro e per vedere se stavo bene. Ma dato che ci conosciamo piuttosto bene, so quando mi nasconde qualcosa e so convincerla a dirmi cosa nasconde, almeno il più delle volte. Non voleva dirmi cosa era successo, l’ho costretta-

Shade non disse niente, ma si limitò a sospirare

-Ho veramente perso l’equilibrio ieri sera-

-Non ho mai pensato che tu l’abbia fatto apposta-

Disse Thomas perplesso. Poi il capitano fissò allibito Shade

-Aspetta, vuoi dirmi che lo avresti fatto intenzionalmente se no?-

-Sei scemo?-

Disse Shade, anche se un lieve rossore gli imporporò le guance. Thomas lo guardò allibito, poi si trovò a prendere una sedia della scrivania e la posizionò di fianco a quella di Shade.

-Aspetta aspetta aspetta. Dobbiamo parlare di questa cosa-

-Non c’è nessuna cosa di cui parlare e rimetti subito quella sedia dove era-

-No, assolutamente no. Ora amico io e te parliamo seriamente, da uomo a uomo. Cosa è successo, realmente, ieri sera? Perché ho come la sensazione di avere perso un passaggio-

Shade alzò gli occhi al cielo, ma poi si trovò a parlare. Thomas lo esasperava, era un idiota e un burlone, ma era anche, e soprattutto, un bravo amico e l’unico a cui avrebbe veramente potuto raccontare cosa fosse successo, senza segreti

-Prima di incontrare Rein, io e Philip stavamo parlando-

-Si, sul sorriso di Rein giusto? È quello che mi ha detto Trudy-

Shade scosse la testa

-Non è proprio andata così. Diciamo che forse Philip mi ha detto che potrebbe essere intenzionato seriamente a corteggiare Rein-

Thomas lo guardò allibito

-Ha detto cosa?-

-Hai sentito bene. Le piace e potrei avere detto che Rein non è il tipo di donna che guarda allo status o al titolo di una persona ma più al suo valore come uomo-

Thomas scosse la testa, allibito

-Andiamo Shade, ieri sera abbiamo bevuto decisamente troppo e lo sai che quando non si è in se si dicono cose che non si pensano-

-O si dice veramente ciò che si pensa-

Thomas rimase un attimo in silenzio, poi suo malgrado, si trovò ad annuire

-Hai ragiona ma, andiamo. Philip avere reali intenzioni con Rein? Non si conoscono nemmeno-

-Ma ora si conosceranno, dato che Philip si trasferirà qui in modo permanente, per mano mia-

-Vero, ma non vuol dire niente, andiamo, sono sicuro che era solo una chiacchiera da ubriaco, non conta realmente-

-Non è questo il punto Thomas. Potrebbero essere solo chiacchere da ubriachi è vero ma…-

-Ma cosa?-

-E se succedesse davvero? Se arrivasse qualcuno e…-

Shade non finì la frase, così la finì per lui Thomas

-Iniziasse a corteggiare seriamente Rein e lei ricambiasse?-

Shade non fece niente, non un muscolo del suo corpo si mosse. Tuttavia i suoi occhi parlarono chiaro e tondo all’amico. Shade era spaventato

-Provi qualcosa per lei-

Non era una domanda o una provocazione. Thomas aveva fatto una semplice affermazione e Shade questa volta si trovò ad annuire

-Credo di si-

Thomas lo guardò sconvolto. Shade aveva veramente ammesso di avere un qualche tipo di sentimento per la turchina?

-Stamattina ho fatto una cosa stupida Thomas. Sono andato da lei-

-Hai fatto cosa?-

-Mi sono svegliato presto, avevo la testa pesante e ho deciso di fare una passeggiata. E io sono andato verso il suo appartamento, senza rendermene conto, prima di capire cosa stavo facendo lei era là, davanti a me. Era seduta sulla balaustra del terrazzo, ad occhi chiusi, inondata dalla luce del sole. Sembrava una apparizione Thomas, era… bellissima-

Shade si prese la testa tra le mani.

-Cosa devo fare Thomas?-

Il capitano mise una mano sulla spalla di Shade

-Devi capire questo sentimento cosa sia. Sia per te che per lei. Devi capire se è solo una infatuazione, se la pensi così tanto solo perché sei preoccupato per lei come amico o se è qualcosa di più-

-È passata solo una settimana da quando è qui e io…-

-Non c’è niente di male Shade-

-È una mia amica-

-Non è mica successo niente di male alla fine. Non è che le sei saltato addosso o altro, non hai mica attentato alla sua virtù-

-Thomas ieri sera io… avrei voluto…-

Shade si alzò dalla sedia e si andò a posizionare di fronte alla finestra. Thomas non lo seguì, rimase seduto sulla sedia, ma si voltò a guardarlo

-Avresti voluto cosa?-

-Baciarla-

Thomas si trovò a scuotere la testa. Shade si era proprio infilato in una bella situazione

-Ma non lo hai fatto, giusto?-

-Non avrei mai potuto farlo e poi c’era Trudy, la guardia e…-

-Vuoi dirmi che se foste stati da soli lo avresti fatto?-

Shade si voltò a guardare Thomas

-Non lo so! Forse, non saprei. E ora non so cosa fare. Che cosa dovrei fare?-

Thomas scosse di nuovo la testa

-Sono l’ultimo a cui dovresti chiedere consigli in fatto di amore, e lo sai. Non ci capisco niente, come te-

-Molto di aiuto-

-Sono onesto. Senti, Rein è una donna fantastica, simpatica, gentile e bella. Su questo non si discute. Quindi non ci sarebbe niente di male se tu provassi a conquistarla-

-Cosa dovrei fare?-

Chiese quasi sconvolto Shade

-Non dirmi che il tuo piano geniale è quello di lasciare le cose come stanno senza fare niente, giusto?-

Shade scosse la testa

-No, ma sarebbe la soluzione migliore. Dovrei lasciare passare tutto e fare finta di niente-

-Vive sotto il tuo stesso tetto, Shade-

-Potrei evitare le occasioni di incontrarla e…-

-Vive e mangia sotto il tuo stesso tetto, Shade-

-Lo so Thomas, sto solo cercando una soluzione e…-

-Hai paura-

Shade fissò Thomas, senza dire niente.

-Rein non è lei-

Disse Thomas, serio

-Lo so-

-È questo solo quello che ti frena?-

-No-

-E cosa allora?-

-Il fatto che è mia ospite, che è qui per pensare all’istruzione di mia sorella, che ci conosciamo da quando siamo bambini e il fatto che probabilmente ogni persona si metterebbe contro questa cosa e…-

-Chi lo farebbe? Tua madre che adora Rein? Tua sorella? Il regno? Andiamo queste sono solo scuse e lo sai-

-C’è molto più in ballo di quello che pensi, Thomas-

-No invece, anzi, sarebbe una cosa estremamente vantaggiosa. Pensaci, unire due regni, un matrimonio tra reali, chi oserebbe opporsi?-

Shade scosse la testa. Era veramente abbattuto e in conflitto.

-Senti al momento c’è solo una cosa a cui pensare, seriamente-

-E quale sarebbe?-

Chiese Shade perplesso e affranto

-Se tu piaci a lei. Mi sembra la cosa più importante al momento-

Shade lo guardò esterrefatto. Thomas guardandolo si mise a ridere

-Andiamo, devi avere pensato a questa possibilità-

-No, perché io non farò niente. La eviterò il più possibile e una volta che tutta la situazione si sarà calmata un po’, con mente fredda e razionale, vedrai che mi renderò conto che la mia è solo…-

-Stupidità reale ecco cosa, con il rischio che qualcuno, nel frattempo, abbia già fatto una mossa e te la porti via da sotto il naso, a casa tua-

Shade non rispose. Sapeva che da un lato Thomas aveva ragione, ma non voleva ammetterlo

-Tu la fai troppo semplice-

-Perché è semplice, Shade. A te piace lei, a lei piaci tu, il gioco è fatto-

-Io non le piaccio-

-Glielo hai chiesto, per caso?-

-Ovvio che no!-

-Allora non lo puoi sapere-

-Ti dico che è così-

-Quanto sei testardo-

-E tu non vuoi proprio capire-

-Va bene, hai ragione tu come sempre, cocciuto di un principe, ma se veramente poi la perderai, non venire a piangere da me dopo-

I due rimasero in silenzio ed evitarono di guardarsi. Entrambi sapevano che sia l’uno che l’altro aveva ragione, Thomas capiva la titubanza di Shade di mettere a rischio praticamente tutto il rapporto con Rein per un sentimento che non sapeva nemmeno lui cosa fosse, dall’altra Shade capiva il consiglio di Thomas nel provarci e non perdere una occasione. Alla fine Shade sospirò e si voltò verso Thomas

-Ci proverò, ma lo farò a modo mio, con i miei tempi e i miei modi-

Thomas lo guardò perplesso ma si trovò ad annuire

-Direi che si può fare. E io prometto che non creerò danni. O almeno ci proverò-

Shade sorrise a Thomas e lo ringraziò con il capo.

-Ti sei proprio cacciato in un bella situazione, principe-

-Peggiore della volta scorsa-

Thomas annuì

-Già, chi lo avrebbe mai detto-

Shade sorrise, mai il sorriso non raggiunse mai gli occhi. Era vero, aveva paura, molta paura. Paura di fare qualcosa di cui poi si sarebbe potuto pentire, paura di rimanere deluso, paura di essere ferito, di nuovo, forse più profondamente della volta scorsa.

-Sai, mi è sempre piaciuta Rein in un certo senso-

-Cosa?-

Shade annuì.

-La prima volta che l’ho vista, si era cacciata nei guai, come sempre. Aveva dieci anni più o meno e aveva già un bel caratterino. Non si fidava di me, ma non potevo darle torto, ma era anche leggermente antipatica se devo essere sincero. Sembrava una piccola so tutto io che preferiva farsi male piuttosto che accettare il mio aiuto. Eppure, non so per quale motivo, mi trovavo sempre a proteggerla, riusciva sempre ad attrarmi. Se era in pericolo o poteva esserlo, io correvo in suo aiuto, senza pensarci-

-Non mi dirai che hai una cotta per lei da quando sei un bambino, vero?-

-Ovvio che no. Ti sto solo dicendo che c’è sempre stato qualcosa in lei che mi ha sempre colpito, ecco tutto-

Thomas lo guardò e si trovò a scuotere la testa

-Cioè hai una cotta per lei da sempre. Un po’ patetico se mi posso permettere-

Shade diede un pugno a Thomas sul braccio prima ancora che il capitano se ne potesse accorgere.

-Ehi, mi fai male, lo sai?-

Disse Thomas, massaggiandosi il braccio dolorante.

-Te lo sei meritato-

-No invece, questa è violenza gratuita-

Shade roterò gli occhi in segno di impazienza, ma non replicò. Alla fine Thomas si trovò a sospirare e a guardare sconsolato il suo principe, nonché amico

-Va bene te lo prometto, non farò più commenti sarcastici o altro su tutta questa situazione. Almeno, cercherò di contenermi e di fare il buon amico, in tua presenza-

-Sul serio?-

Thomas annuì

-Lo giuro, ci proverò. E qualsiasi cosa succeda, sappi che potrai contare sul mio appoggio-

Shade guardò Thomas e annuì

-Grazie-

I due si guardarono un po’ in silenzio e un leggero imbarazzo calò su di loro.

-Possiamo smettere di guardarci in modo così discutibile e andare avanti come se niente fosse?-

Shade annuì

-Una buona idea uscita dal tuo cervello, finalmente. Comunque si-

Thomas si alzò dalla sedia e fece per tornare al suo posto ma fu fermato dalla voce di Shade

-Thomas, la sedia-

-Cosa la sedia?-

-Rimettila a posto-

-Non sono mica un tuo cameriere-

-Ma l’hai spostata tu-

-Per darti una mano, amico-

-Thomas, rimetti a posto la sedia-

Thomas sbuffò ma fece come gli era stato detto.

-Soddisfatto?-

Shade annuì e tornò al suo lavoro, tuttavia un piccolo sorriso comparve sul volto del principe, e la cosa non sfuggi a Thomas

-Perché hai sorriso?-

-Niente di importante, constatavo solo che alla fine esegui sempre i miei ordini. È bello essere in cima alla catena di comando-

Thomas lo guardò allibito.

-Vorrei ricordarti, caro il mio principe, che in cima alla catena di comando c’è la regina, non tu-

-Ma io sono subito dopo-

-Si, ma ricordati che gli incidenti possono sempre capitare e dopotutto se tu non ci fossi ci sarebbe sempre tua sorella-

Shade lo guardò meravigliato

-Mi hai appena minacciato?-

Thomas assunse l’espressione più sorpresa che riuscì a fare

-Chi io? No mai-

-Thomas-

Thomas sorrise

-Si, sì, lo so, prima o poi mi ucciderai, lo abbiamo capito. Ora torna al tuo lavoro, principe e smettila di tormentarmi-

Shade scosse la testa, ma tornò al suo lavoro. Thomas, riprendendo il suo posto dietro di lui, si trovò a sorridere al suo amico. Shade era certamente un gran rompiscatole, borioso e presuntuoso di un principe, ma era il suo migliore amico. E Thomas sapeva che qualsiasi cosa fosse successa, lui lo avrebbe aiutato al massimo delle sue forze. E senza volerlo, il capitano si trovò a fare una preghiera alla luna e a sperare che il suo amico si rendesse conto effettivamente di quello che provava e che Rein potesse ricambiare il suo sentimento. E che il tutto si rivelasse una storia a lieto fine, perché se c’era qualcuno che si meritava un lieto fine, quelli erano, senza ombra di dubbio, Shade e Rein.

 

 

 

Milky guardava impaziente l’orologio. Mancavano cinque minuti al suono della fine di quella tortura che era la lezione di matematica, e dopo quei cinque minuti ci sarebbe stata la sua libertà e la possibilità di andare a pranzare. La rosa guardò dalla parte di Rein, ma la turchina era intenta a leggere un libro e a prendere degli appunti in un foglio lì di fianco. Probabilmente la turchina stava pensando alla loro prossima lezione e Milky si trovò a sospirare, delusa. Adorava stare con Rein, aveva un buon feeling con la principessa, però proprio lo studio non faceva per lei. Infatti, nonostante i suoi sforzi, la rosa non capiva come studiare matematica o storia o qualsiasi altra materia la potesse aiutare a diventare una principessa migliore. Milky sospirò e senza volerlo, catturò l’attenzione di Rein

-C’è qualche cosa che non va? L’esercizio è troppo difficile?-

Milky scosse la testa

-No, anzi, ho finito-

-Bene allora. Passami il foglio che lo correggo-

Milky allungò il foglio e Rein prese a controllare. Rein alzò lo sguardo meravigliato su Milky e la rosa era già pronta

-Lo sai che non sono capace in matematica-

Rein invece si trovò a sorridere

-Ti sbagli. È tutto giusto, neanche un errore-

-Che cosa?-

Rein annuì. Milky si alzò dalla sedia e si avvicinò a Rein sconvolta

-Non ho fatto neanche un errore?-

-Neanche uno-

La rosa lanciò un grido di gioia e si buttò tra le braccia di Rein

-Ho sconfitto la matematica Rein-

La turchina ridacchiò

-Sconfitto non è la parola che userei io ma, diciamo che hai imparato qualcosa-

-Devo andare a dirlo a mia mamma-

Milky si avviò verso la porta della biblioteca privata di Rein, la stanza dove facevano lezione, decisa a correre da sua madre per darle la bella notizia

-Milky aspetta-

Tentò invano la turchina, cercando di fermarla, ma la rosa era decisa a correre da sua madre e non badò alla voce di Rein. Milky iniziò a correre, incurante di etichetta e regole e si avviò veloce per la stanza di Rein e poi per il corridoio. Non badò a chi poteva incrociare nel suo passaggio, aveva un solo obbiettivo: arrivare da sua madre il prima possibile. All’improvviso, però, dalla sua sinistra, comparve una donna che si trovava proprio sulla sua traiettoria. Fu un secondo e prima che qualcuna delle due potesse fare qualcosa, Milky si trovò addosso alla donna e le due, a causa dell’impatto, finirono per terra, sommerse dalle stoffe dei loro abiti

-Milky-

La voce preoccupata di Rein arrivò loro. La rosa, perplessa, si trovò a sollevarsi e a fissare chi aveva travolto

-Mi dispiace-

Un paio di occhia divertite la guardarono.

-Milky stai bene, ti sei fatta male?-

Rein arrivò vicino e si mise in ginocchio per essere alla stessa altezza di Milky e vedere se stava bene

-Sto bene-

Disse la rosa che nel frattempo si era spostata da sopra la donna che aveva investito e si era seduta per terra, triste. La rosa sapeva di avere fatto qualcosa di tremendo. Era una principessa e stava correndo per i corridoi del palazzo, cosa che sua mamma le aveva ordinato mille volte di non fare, e aveva pure travolto una persona. Si sentiva mortificata.

-Mi dispiace-

Disse ancora, veramente dispiaciuta. Rein la prese per le spalle e la obbligò a guardarla negli occhi

-Se ti devi scusare, almeno fallo guardando la persona negli occhi-

Milky sospirò, poi si voltò verso la povera malcapitata. Tuttavia si trovò a fissare ancora gli stessi occhi divertiti.

-Io, mi dispiace, non volevo è che non vi ho proprio vista e… mi dispiace di avervi travolta-

La donna le sorrise

-Non vi preoccupate, altezza. Grazie per le vostre scuse e vi prometto che la prossima volta cercherò di evitarvi-

Milky sentì le sue guance imporporarsi per l’imbarazzo. Poi però tornò a fissare la donna e si accorse che un bel sorriso era spuntato sul suo volto e che non c’era nessuna derisione nei suoi confronti. La donna si voltò verso Rein e le fece un inchino

-Buongiorno principessa-

-Buongiorno baronessa-

-Voi due vi conoscete?-

Chiese Milky. Rein annuì

-Si, direi proprio di si, giusto baronessa-

La donna annuì

-Milky, lei è la baronessa Charlotte di Amoundgnac-

Charlotte si inchinò a Milky. La rosa si alzò in piedi e si trovò anche lei ad inchinarsi

-Onorata di fare la vostra conoscenza, principessa-

Milky guardò la donna. Istintivamente Charlotte le piacque. La baronessa aveva un sorriso coinvolgente e Milky si trovò a sorridere a sua volta

-Mi dispiace veramente tanto per quello che è successo, baronessa. Non l’ho fatto apposta-

-Non potrei mai pensare una cosa simile, altezza. E poi, dopotutto, sono io quella che è spuntata all’improvviso dal corridoio. Diciamo che è una colpa a metà, va bene principessa?-

Milky annuì contenta. Si, aveva avuto ragione, Charlotte le piaceva.

-Tuttavia spero che questo ti serva da lezione. Non si corre per il castello-

Milky guardò Rein che la stava guardando proprio come sua madre la guardava quando combinava qualcosa che non doveva. Milky si trovò ad abbassare di nuovo lo sguardo, colpevole

-Si, non lo farò più-

-Bene-

Milky continuò ad osservare il pavimento ancora per qualche secondo, prima di alzare lo sguardo. Tuttavia Rein non la stava fissando anzi stava guardando Charlotte.

-Baronessa cosa vi porta qui in questo momento?-

Charlotte si illuminò

-Oh è vero, forse voi ancora non lo avete saputo. Mi fermo a palazzo, altezza, per un tempo indefinito-

-Indefinito?-

Chiese meravigliata Rein. Charlotte annuì

-Si, lo so, sembra ancora impossibile persino a me. Ma è proprio così, mi fermo. Cioè dovrò assentarmi per qualche tempo dal palazzo per organizzare alcune cose a casa ma, poi sarò qui, a corte. E non solo, alloggerò a palazzo, ci pensate? È un sogno che si avvera e sono così contenta di poterlo fare-

-È una bellissima notizia. Tuttavia come fate a fermarvi? Cioè avete avuto un ruolo a corte o…-

Charlotte scosse la testa

-No, non io altezza, ma mio cugino. È stato nominato ministro del tesoro dal principe-

-Shade ha fatto cosa?-

Chiese perplessa Milky, interrompendo le due e inserendosi nel discorso. Non le piaceva quando qualcuno la tagliava fuori, con le chiacchiere da adulti. Charlotte si voltò verso di lei

-A quanto pare il vecchio ministro ha deciso di ritirarsi e vostro fratello ha deciso di affidare il ruolo a mio cugino, il conte Philip di Hoteval. Tuttavia, come condizione mio cugino ha chiesto al principe se potevo fermarmi pure io a palazzo e vostro fratello ha acconsentito. Quindi mi trasferirò qui-

Charlotte era veramente radiosa e contenta.

-È una bellissima notizia, baronessa. Sono veramente contenta che voi vi fermiate qui a palazzo-

Charlotte si inchinò a Rein

-Grazie principessa. Sapere di avere la possibilità di continuare a frequentarvi mi rende molto felice. Ovviamente se lo desiderate, cioè, quello che intendevo è che, so di essere solo una baronessa e di avere appena fatto il mio debutto in società, solo che ecco, io speravo... Insomma quello che volevo dire è che, se vorrete, sarà un onore per me passare del tempo con voi, se lo vorrete e desidererete ovviamente. Naturalmente se così non fosse starò lontana da voi, non mi imporrei mai e…-

Rein si trovò a ridacchiare alle parole della baronessa

-Baronessa, sarà un onore passare del tempo insieme. Non vedo l’ora-

Milky vide Charlotte illuminarsi alle parole di Rein e si trovò a pensare che anche a lei, un giorno, sarebbe piaciuto fare quell’effetto alle persone. Milky guardò Rein e si trovò a pensare che Rein era veramente una perfetta principessa e lei voleva diventare esattamente come lei. Ad un tratto, dal fondo del corridoio, Milky vide spuntare Dreamy, la cameriera personale di Rein.

-Altezza siete qui-

Dreamy si incamminò veloce verso il trio.

-Dreamy? È successo qualcosa?-

-La regina vi sta aspettando. Dato che sia voi che la principessa Milky siete in ritardo per il pranzo, mi ha mandando a cercarvi-

Rein sbiancò a quelle parole e si voltò a guardare Milky

-Il pranzo! Milky dobbiamo andare. Baronessa, scusateci, ma dobbiamo proprio andare-

Charlotte si trovò ad inchinarsi. Rein afferrò per la mano Milky e prese a correre, trascinandosi dietro la piccola. Milky la guardò esterrefatta

-Mi hai appena detto di non correre e ora lo fai tu?-

-Nuova lezione, ogni tanto si può. Soprattutto quando sei in ritardo e una regina ti aspetta-

Milky la guardò perplessa, poi però si trovò a ridere. Rein era veramente la principessa perfetta, almeno per lei.

-Rein, ti voglio bene-

 

 

 

Era difficile affermare quale fosse il momento più tranquillo della giornata nella vita di un palazzo reale. Dalla mattina alla sera, infatti, c’era sempre qualcosa da fare, qualche persona da incontrare o qualche evento a cui partecipare. Tuttavia, non sempre si aveva delle ore occupate con qualcosa da fare, e spesso quel momento erano le ore dopo il pranzo. Sembrava come se il palazzo cadesse in una specie di letargo e che nessuno facesse niente. Rein adorava quel momento di placido letargo, in cui si abbandonava sul letto e si lasciava andare ad una piacevole siesta. Certo non poteva permettersi del tutto di non pensare a niente, ma per qualche minuto era piacevole solo sentire la morbidezza del materasso sotto di lei e la piacevole sensazione di galleggiare nel morbido. Si era appena abbandonata a quella piacevole sensazione, quando qualcuno bussò alla porta.

-Dreamy, fa che sia una questione di vita o di morte-

La cameriera entrò piano nella stanza

-Vi chiedo scusa, principessa, ma il conte di Hoteval è qui e desidera vedervi-

-Il conte di Hoteval?-

Chiese perplessa Rein. La cameriera annuì e la turchina si trovò subito in piedi, intenta a lisciarsi il vestito da delle pieghe invisibili.

-Sono in ordine?-

Chiese preoccupata a Dreamy. La cameriera annuì con la testa e solo a quel punto lei uscì dalla stanza. Philip era in piedi nel mezzo del salotto di Rein che si guardava attorno. Non appena la vide, l’uomo si inchinò

-Conte, cosa vi porta qui nella mia stanza a quest’ora?-

Philip per un attimo fu attraversato da un velo di rossore, ma subito tornò alla normalità

-Questioni burocratiche, temo, principessa-

Rein sgranò gli occhi preoccupata

-Questioni burocratiche? E dovete parlarne con me? Ne siete sicuro?-

Philip annuì convinto. Rein lo guardò perplesso

-Allora forse conviene sedersi. Preferite il divano o…-

-Il tavolo andrà benissimo, dato che vi dovrò chiedere di firmare dei documenti-

-Documenti?-

Solo allora Rein si rese conto che Philip aveva con se una cartella, probabilmente contenete i documenti a cui aveva accennato il conte. Rein gli indicò il tavolo e il conte si sedette. Lei fece altrettanto, tuttavia la situazione era terribilmente surreale. Forse si era addormentata e stava sognando tutto quanto. Poteva essere, in effetti. Tuttavia, l’aria ufficiale di Philip la riportò alla realtà

-Conte, io però non capisco che cosa stiamo facendo e…-

-Forse non ne siete a conoscenza, principessa, ma sono stato nominato ministro delle finanze e del tesoro del regno-

-Si, l’ho saputo da vostra cugina questa mattina. Congratulazioni a proposito-

Philip la ringraziò facendo un piccolo cenno con il capo

-Bene, dato che lo sapete, posso passare subito alla questione. So che al momento non avete una rendita assegnata, è corretto giusto?-

Rein si trovò ad arrossire leggermente.

-Si, è esatto-

Vedendo il suo imbarazzo, Philip si bloccò un attimo

-Perdonatemi principessa, so che non è un argomento piacevole, tuttavia, sono qui proprio per risolvere questo problema-

Rein lo fissò meravigliata

-Come?-

-Sono qui per parlarvi della vostra rendita e per disporla il prima possibile-

-Ma Shade aveva detto che dal prossimo mese avrei avuto modo, non prima e…-

Philip le sorrise

-Non saprei altezza, so solo che dopo avere accettato il posto, il principe mi ha dato un compito e io lo sto eseguendo. Mi è stato chiesto come primo lavoro di trovarvi una rendita mensile dal tesoro e sono lieto di dirle che sono riuscito nell’intento in modo anche egregio, mi permetto di dire-

Rein si trovò a sorridere involontariamente

-Volete dire che già da questo mese potrò disporre di una cifra tutta mia?-

Philip annuì.

-Esatto. Certo, ci sono alcune questioni burocratiche prima di cui dobbiamo parlare ma la sostanza è proprio quella-

Philip tirò fuori una serie di fogli e li porse alla principessa

-Ecco altezza, la somma stabilita è questa. So che non sarà quella a cui siete stata abituata, ma almeno per alcuni mesi vi chiedo di accontentarvi. Purtroppo ci sono spese a cui dobbiamo fare fronte, ma in breve tempo prevedo di potere aumentare la rendita fino a questa cifra che ho segnato qui, almeno fino alla fine dell’anno. Dall’anno prossimo invece, prevedo senza problemi di passare a quest’altra cifra mensile-

Rein guardò il foglio e la cifra finale scioccata.

-Siete sicuro che la cifra sia esatta?-

Philip annuì

-Si, lo so, non è molto ma…-

-È tantissimo invece! Mi basta, anzi, è anche troppo-

Philip granò gli occhi perplesso.

-Troppo? Ne siete sicura? Dopotutto siete una principessa e immagino le spese e il resto e…-

Rein scosse la testa

-No no no, è perfetta. Mi va bene così-

Philip si trovò ad annuire, poco convinto, ma assecondando la turchina

-Perfetto allora, direi che questo è il quanto. Vi chiedo, a questo punto, solo una firma per il tesoro-

-A cosa vi dovrebbe servire la mia firma?-

-Per quando firmerete le cambiali o manderete qualcuno a chiedere la cifra che desiderate, altezza. È una nostra garanzia-

-Non ho mai sentito fare una cosa del genere-

-E questo spiega perché molti regni si trovano spesso con più uscite che entrate-

Rein lo guardò perplessa

-Volete dire che qualcuno a volte se ne approfitta?-

Philip annuì

-Molto più di quello che si pensa. Sono molte le persone che hanno diritto ad accedere alle casse dello stato. E sono molti coloro che possono approfittarne, perciò ho suggerito al principe di effettuare questa piccola operazione. Un archivio di firme da potere comparare quando qualcosa sembra… sospetto-

Rein lo fissò ammirata

-È una soluzione geniale-

Philip fece un cenno con il capo

-Grazie principessa, ma è solo semplice buonsenso-

-Direi che dato che nessuno prima di voi ci aveva pensato, è un ottima soluzione e un’ottima dimostrazione di ingegno-

Philip la fissò meravigliato. Si trovò ad arrossire e abbassò lo sguardo

-Vi ringrazio altezza. Siete fin troppo gentile con me-

Rein gli sorrise, poi senza esitare, firmò il foglio che Philip gli aveva dato

-Devo fare altro?-

Il conte scosse la testa

-Direi che è tutto, principessa-

Philip riordinò le sue cose e poi si alzò dalla sedia. Rein fece altrettanto.

-Allora conte, vi fermate a palazzo con vostra cugina ho saputo-

Philip annuì

-Esatto principessa. Non avrei potuto fare il lavoro lontano dal palazzo e non potevo permettermi di lasciare mia cugina sola. Quindi ci trasferiamo qui-

-Charlotte era molto contenta della prospettiva, voi lo sembrate meno-

Philip la guardò negli occhi e si lasciò andare ad un piccolo sospiro

-Non amo molto la vita di società, lo ammetto, ma era una offerta che non potevo rifiutare. È una occasione, sia per me che per mia cugina, dovevo coglierla-

Rein si trovò ad annuire

-Mi trovate d’accordo. E poi, non ci conosciamo ancora bene, lo ammetto, ma sono felice di sapervi qui e di avere modo di approfondire questa conoscenza. Mi fa veramente piacere-

Philip si sorprese talmente tanto per le parole di Rein, che si trovò ad arrossire e ad abbassare lo sguardo

-Principessa, vi ringrazio per la considerazione che avete di me-

Rein gli sorrise

-Ovviamente so perfettamente che sarete molto impegnato da ora in poi, quindi non temete, non diventerò una disturbatrice assidua del vostro lavoro-

-Voi principessa non disturberete mai e per voi il tempo lo troverò sempre-

Philip disse la frase con così tanta convinzione, che Rein, sostenendo il suo sguardo, si sentì improvvisamente imbarazzata e incapace di parlare. Distolse lo sguardo da Philip e iniziò a passeggiare avanti e indietro. Il conte la guardò perplessa, ma non commentò. Forse si era reso conto di avere detto più del dovuto, ma essendo un uomo onesto, aveva semplicemente espresso il suo reale pensiero. Ad un tratto Rein si fermò e lo tornò a fissare

-Ovviamente ho intenzione di estendere i miei inviti anche a vostra cugina, a meno che non sia un problema-

-Alcuno, altezza, anzi credo che Charlotte ne sarà terribilmente entusiasta-

-Perfetto allora. Con le mie chiacchiere credo di avervi anche fin troppo trattenuto dai vostri doveri. Immagino abbiate molto da fare come ministro-

Philip annuì

-In effetti si. Dovere prendere possesso di un ufficio che fino a ieri amministrava letteralmente un’altra persona non è propriamente semplice come lavoro. E sarebbe meglio che tornassi ai miei doveri-

-Certo, capisco, e grazie anzi di esservi occupato di me per prima cosa nonostante tutto-

-Dovere altezza, ma trattandosi di voi, è stato un onore e un piacere-

Rein si trovò ad arrossire ancora alle parole di Philip. L’uomo si inchinò e proprio in quel momento, qualcuno bussò alla porta. Rein guardò perplessa sia Philip che la porta, poi si voltò in cerca della sua cameriera, che prontamente si avvicinò alla porta e andò ad aprire

-Rein perdonami se ti disturbo ma dovrei parlarti di una faccenda e… Philip! Che ci fai qui?-

Ad entrare era stato Thomas, che non appena si era accorto che Rein non era sola in stanza si era bloccato e fissava ora l’uno ora l’altro perplesso

-Disturbo qualcosa?-

Rein scosse la testa, decisa

-Affatto, anzi il conte stava giusto per andare via-

Philip annuì

-Spero di non essere io la causa del tuo abbandono-

Disse Thomas osservando il conte, perplesso. Ma Philip scosse la testa deciso

-No, devo tornare al mio lavoro. Sono passato dalla principessa per una questione relativa al mio ufficio-

Disse Philip indicando la cartellina che teneva in mano. Thomas lo fissò, poi sembrò ricordarsi improvvisamente di cosa stesse parlando Philip

-Giusto, si tratta della rendita della principessa-

-A quanto pare il fatto che fossi senza soldi è di dominio pubblico-

Disse Rein, cercando di sollevare l’aria di tensione, che non si capacitava, era scesa nella stanza. Tuttavia i due uomini la ignorarono. Philip si trovò ad annuire alle parole di Thomas  

-Esatto. Il principe mi aveva chiesto di occuparmene per prima cosa e così ho fatto-

Thomas lo guardò sorridendo

-Eccellente, Shade ne sarà contento. Sappiamo entrambi quanto tenga alla principessa dopotutto-

Rein fissò Thomas perplesso. Nonostante il capitano stesse sorridendo come sempre, il suo tono di voce sembrava leggermente più duro del solito. Da dove si trovava non poteva vedere l’espressione di Philip, dato che guardava Thomas, ma Rein vide le spalle del conte contrarsi e irrigidirsi. Philip annuì semplicemente a Thomas, poi si voltò verso di lei ancora una volta

-Principessa, vi auguro un buon pomeriggio. Se mi volete scusare, torno ai miei doveri-

Philip si inchinò ancora, poi si voltò e si diresse verso la porta. Una volta che fu uscito, Thomas si voltò verso Rein

-Era passato solo per parlarti della tua rendita?-

Rein annuì

-Certo. Per cosa doveva venire a parlarmi, scusa?-

Thomas scosse la testa con noncuranza

-Era solo per dire. Shade gli ha dato il compito ieri di sistemare la questione, sono meravigliato che abbia già provveduto così in fretta ecco tutto-

-È stato molto efficiente, è vero. Pensa si è persino scusato perché secondo lui era troppo misera come rendita e mi aveva chiesto di aspettare qualche mese prima di ricevere una somma più adatta-

Rein sorrise e scosse la testa. Vide che Thomas la guardava in modo strano, ma non disse niente.

-A proposito, cosa porta il capitano delle guardie del palazzo della Luna nella mia stanza a quest’ora del pomeriggio?-

Thomas la guardò e si trovò ad annuire e a unire le mani, facendo rumore

-Giusto, anche io sono qui in veste ufficiale e anche io vengo per un compito assegnatomi da Shade-

-Non sapevo di gravare così tanto nei pensieri di Shade. Cosa sarebbe questo compito?-

-Sbaglio o una certa principessa desidera rientrare in possesso della sua collezione di libri?-

Il volto di Rein si illuminò di gioia sentendo quelle parole

-Certo, si, giusto i miei libri-

Thomas ridacchiò vedendo la sua reazione

-Allora principessa, dato che prevedo di andare al palazzo del sole oggi anche solo per una missione esplorativa, devo chiedere qualcos’altro per voi o bastano i libri?-

Rein si fece un attimo scura in volto, poi però si trovò ad annuire

-Si, una cosa ci sarebbe. Ma vorrei che restasse tra me e te, se possibile-

Thomas la guardò perplesso, poi però, Rein lo vide mettersi su un ginocchio con il capo abbassato

-Giuro sul mio nome, principessa, che qualsiasi sia la missione che mi affidate nel riserbo, nel riserbo la manterrò-

-Thomas…-

Quello di Thomas era un giuramento cavalleresco in piena regola e lei ne fu terribilmente grata e contenta.

-Grazie Thomas-

Il capitano le sorrise

-Di cosa si tratta però questo favore?-

-Consegnare una lettera-

-Una lettera?-

Rein annuì

-Certo, lo posso fare senza problemi. A chi la dovrei consegnare?-

Rein lo guardò fisso negli occhi

-A mia madre-

 

 

 

Moon Maria osservava preoccupata Thomas. Il capitano era passato da lei non appena aveva salutato la principessa Rein e il motivo di quella visita era che, dato il carattere ufficiale della missione che doveva svolgere Thomas, il capitano aveva bisogno dell’autorizzazione della regina per procedere. Infatti, per potere andare a ritirare gli effetti personali della principessa, Thomas doveva andare in veste di capitano delle guardie del palazzo della Luna e per farlo aveva bisogno di un lasciapassare reale firmato proprio dalla regina. Moon Maria aveva già firmato il foglio che Thomas le aveva dato, senza troppi problemi o esitazioni. Dopotutto la richiesta di Rein era legittima, se desiderava avere i suoi libri non sarebbe certo stata certo lei ad impedirglielo. Tuttavia, Thomas non era andato subito via, anzi era rimasto fermo davanti a lei e Moon Maria aveva visto la preoccupazione negli occhi del capitano

-Thomas, c’è qualcosa che non va?-

Thomas annuì, ma continuò a non parlare.

-È difficile che io possa aiutarti se non me ne parli-

Il capitano fece un respiro e poi alzò gli occhi e li fissò in quelli della regina

-Si tratta di un dilemma personale e al tempo stesso ufficiale-

-Ho bisogno di avere ancora più informazioni, sono desolata-

-Vi è mai capitato di fare una promessa, maestà?-

-Si-

-E le avete mai infrante, maestà?-

La regina lo guardò perplessa

-No, mai-

-E se infrangere la promessa potesse essere nell’interesse stesso della persona a cui è stata fatta la promessa?-

-Un bel dilemma, ma credo che la cosa migliore sia comunque rispettare il voto preso-

Thomas annuì

-Sapevo mi avreste risposto così. Tuttavia se sapessi qualcosa che potrebbe aiutare un’altra persona a prendersi cura di quella persona? Se io celassi questo segreto e rischiassi di mettere in crisi tutto? Se nascondendo questa informazione io non preparassi un mio amico ad un probabile scenario di dolore? Sarei un pessimo amico, giusto?-

-No, non direi. Perché comunque avresti rispettato la promessa fatta-

-Ma e se…-

Moon Maria si avvicinò a Thomas e lo prese per le spalle

-Thomas, non sempre fare la cosa giusta è fare la scelta più facile, anzi, quasi mai. Se Rein ti ha chiesto questo favore, anzi, ti ha fatto fare una promessa, vuol dire che per lei la cosa è veramente importante e vuole che resti personale, cioè non vuole fare preoccupare Shade o me. Soprattutto, conosco un po’ Rein da immaginare che non ti abbia chiesto di mantenere un segreto terribile, forse è solo una cosa molto personale per lei e quando Shade lo saprà, se lo saprà perché Rein glielo dirà, bada bene Rein non tu, allora mio figlio lo capirà, perché non è uno stupido. Quindi stai tranquillo e compi la tua missione come ti è stato chiesto-

Thomas la guardò a bocca aperta

-Come avete fatto a capire tutto?-

Moon Maria sorrise

-Thomas, non sono mica la regina per puro caso. E poi era abbastanza facile intuire il tuo dilemma da cosa provenisse-

Thomas la fissò senza sapere cosa rispondere. Moon Maria lo lasciò andare e lo guardò, in modo materno

-Thomas, abbi fiducia in Rein così come l’hai in Shade-

-Io mi fido della principessa solo…-

-Nessun solo, Thomas. La credi capace di fare qualcosa di sconsiderato?-

Thomas scosse il capo

-Credi che ti metterebbe consapevolmente in una situazione ambigua, di proposito?-

Thomas scosse di nuovo il capo

-Non preoccuparti allora. Andrà tutto bene. Ti fidi della tua regina non è vero?-

Thomas si inginocchiò

-Sapete della mia fedeltà e della mia fiducia per voi, per la famiglia reale e per il regno-

-E io non l’ho mai messa in dubbio. Capitano, andate e fate il vostro lavoro senza indugio. Non deludete la principessa-

-Non lo farò maestà-

Thomas si inchinò ancora e alla fine si congedò. Guardandolo andare via, Moon Maria si ritrovò a pensare quanto dovesse essere difficile per Thomas trovarsi in mezzo a quella situazione. Certo, lui non sembrava mai preoccupato più del dovuto, aveva sempre il sorriso sul volto e la battuta pronta, ma lei sapeva quanto volesse bene a suo figlio e quanto la loro amicizia fosse vera e a quanto Thomas tenesse a lui. Non doveva essere affatto facile per Thomas essere diviso tra il dovere e l’amicizia e lei provò un’immensa tenerezza nel pensare che Thomas era disposto ad infrangere una promessa pur di mettere in guardia Shade. Suo figlio era veramente fortunato ad averlo al fianco, perché non era così facile trovare persone così nella vita.

-Speriamo solo che anche questa storia finisca bene-

 

 

 

Un leggero trambusto aveva squassato la tranquilla vita del palazzo del Sole. L’improvvisa comparsa di un emissario dalla corte della Luna aveva colto tutti alla sprovvista e Fine si era vista costretta a correre nella sala del trono, chiamata con urgenza dai suoi genitori. Una volta che fu arrivata, ad aspettarla c’era lo spettacolo più insolito che avesse mai visto. La sala era pieni di cortigiani e nobili, accorsi tutti non appena la notizia si era sparsa nel palazzo e al centro della sala spiccavano dieci soldati nell’uniforme del regno della Luna, blu scuro con polsini e rifiniture in oro e con il simbolo della luna ricamato sul petto. I soldati non erano armati ma la loro posizione e lo sguardo serio li rendeva intimidatori, ma quello che spiccava più di tutti era l’uomo al centro, un passo davanti a loro. Era giovane, doveva avere tra i venti e i venticinque anni, castano, alto, di bell’aspetto. Lo sguardo era fermo e immobile, impassibile quasi. Era vestito anche lui con l’uniforme delle guardie, con la differenza che sopra l’uniforme era appuntato un lungo mantello giallo e alla vita pendeva una spada. Non appena Fine fu entrata, l’uomo la guardò, ma subito dopo spostò lo sguardo sui suoi genitori. Toulouse e Elsa sedevano sul trono, immobili.

-Fine, eccoti qui-

Disse suo padre vedendola

-Scusate, sono venuta appena ho ricevuto il messaggio-

Suo padre sembrò non badarci

-Capitano, come potete vedere ora siamo tutti qui riuniti. Potete se volete dirci ora il motivo della vostra visita inaspettata?-

Fine fissò l’uomo al centro della sala

-Grazie altezza. Per prima cosa lasciate che mi presenti. Sono il capitano Thomas d’Orvail, generale delle guardie reali del regno della Luna, capitano della guardia personale della famiglia reale-

Fine fissò l’uomo sbalordita e un mormorio di sorpresa attraversò la sala. Quello era il famoso Thomas, il migliore amico di Shade. Guardandolo bene, la rossa lo riconobbe. Era l’uomo che aveva visto al palazzo dei sette saggi, di fianco a Shade e che aveva coordinato tutto quello che era successo dopo il trambusto con sua sorella.

-Capitano d’Orvail, cosa possiamo fare per voi?-

-Sono qui in merito ad una questione ufficiale, maestà. Se mi permettete, avrei una lettera firmata dalla regina, sua altezza Moon Maria, per voi-

Re Toulouse fece un cenno con la mano ad un servitore si avvicinò a Thomas e prese la lettera che il capitano teneva in mano. Un lungo silenzio si protrasse mentre suo padre leggeva ciò che il messaggio conteneva. Una volta finito, alzò sbalordito lo sguardo su Thomas

-È uno scherzo per caso?-

Thomas fece un cenno negativo con il capo

-Temo di no, maestà-

Re Toulouse lasciò andare una risatina nervosa

-Vi rendete conto di quanto sia ridicolo tutto questo?-

-Io eseguo solo gli ordini, maestà. E ho tutta l’intenzione di farlo-

Il re si alzò di scatto dal trono e fissò Thomas

-State per caso minacciando una altezza reale, capitano?-

-Non mi permetterei mai, maestà. Stavo solo esprimendo la natura della mia missioni-

Prima che re Toulouse potesse dire qualcosa, Elsa si alzò anche lei dal trono e prese dalle mani del marito la lettera. La lesse velocemente, poi sussurrò qualcosa al re. L’uomo la guardò poi annuì e tornò a sedersi sul suo trono. Fu lei a continuare a parlare

-Capitano, vogliate perdonarci, ma spero capirete il nostro sbalordimento davanti a questa richiesta. Dopotutto, immaginavamo che Rein richiedesse i suoi oggetti personali, non ci aspettavamo che per prima cosa richiedesse la sua collezione di libri-

Un leggero mormorio di stupore passò fra i nobili presenti e anche Fine se ne meravigliò. Certo, lei ben sapeva dell’amore di Rein per i suoi libri, ma nonostante questo, anche lei riteneva la richiesta insolita.

-Capisco il vostro stupore, maestà, ma quando la principessa ha espresso il desiderio di avere i suoi libri, il principe Shade mi ha subito incaricato di questo compito, con la massima urgenza-

Fine lo fissò sbalordita. Aveva capito bene? Dietro tutto quello c’era Shade? Fine fissò sua madre ma la regina la ignorò e continuò a fissare solo Thomas

-Capitano, spero capirete quanto questo compito sia difficile, al momento. Dovete capire che mia figlia non aveva una vera e propria collezione privata e temo che alcuni libri siano già stati portati nella biblioteca reale e…-

-La principessa Rein ci aveva avvertito di tale possibilità e, infatti, non sarei qui se la decisione fosse dipesa da lei, ma come ho già detto, il principe ci tiene particolarmente a far sì che la principessa torni in possesso dei suoi amati libri. La sua felicità gli sta molto a cuore-

Fine sentendo quelle parole impallidì e fece un piccolo passo indietro. Shade teneva alla felicità di Rein? Dopo solo una settimana che si trovava là? Cosa stava accadendo tra i due? Una cieca gelosia si impadronì di lei e si ritrovò a stringere i pugni. Sua madre la guardò un secondo, ma continuò facendo finta di non avere notato lo sua espressione

-Dato che si tratta di una richiesta formale da parte anche della regina, e visti i nostri buoni rapporti, capitano avete l’autorità di prendere ciò per cui siete stato mandato-

-Grazie vostra maestà-

Disse Thomas, inchinandosi. Fine si avvicinò a sua madre

-Mamma non puoi farglielo fare e…-

Elsa la prese per il braccio

-Fine cara, spero mi sostituirai per il resto del pomeriggio. Aiuterò personalmente il capitano nel suo compito. Non hai obiezioni, vero tesoro?-

Elsa si voltò verso il marito, il quale fece un cenno distratto con il capo.

-È deciso allora. Fine siediti pure sul mio trono-

Prima che lei potesse ribattere, sua madre la fece sedere

-Capitano, se mi volete seguire, vi farò strada io personalmente-

Thomas si inchinò ancora. La regina Elsa si avviò a passo lento verso di lui e poi prese la via per la stanza di Rein. Thomas, dopo un breve inchino sia al re che a Fine, fece un cenno ai suoi e insieme si mossero tutti dietro la regina. Fine li osservò andare via dalla stanza. Non appena furono spariti, si voltò verso sua padre

-Papà questa è una cosa assurda. Non capisco perché mamma abbia fatto così! Dobbiamo impedirle di portare via quei libri-

-Purtroppo Fine, rifiutare una richiesta ufficiale di un regno alleato sarebbe molto più dannoso che non esaudire il capriccio di un principe o di tua sorella. Se il principe vuole che tua sorella abbia i suoi libri li avrà. E poi sono per di più favolette, non è una grave perdita per la nostra biblioteca reale-

-Papà non è questo il punto. Non hai sentito cosa ha detto quell’uomo? Shade tiene alla felicità di Rein-

Re Toulouse la guardò

-Meglio per noi-

-Cosa intendi? Come può essere meglio per noi?-

Il re prese la mano di Fine e le diede qualche colpetto sul dorso

-Tesoro, lascia che te lo dica. Se tua sorella decidesse in futuro di stabilirsi in modo permanente nel regno della Luna, ci guadagneremmo tutti, io, il regno e anche tu-

Fine lo guardò a bocca aperta

-Rein in modo permanente nel regno della Luna?-

-Certo, se sposasse Shade e diventasse regina, sarei un padre molto fortunato. Tutte e due le figlie regine e i nostri regni uniti più che mai in una duratura e stabile alleanza. Sarebbe un gran bel colpo. Speriamo che tua sorella continui a farsi voler bene così tanto dal giovane principe. Ci faccio molto affidamento-

Fine guardò a bocca aperta suo padre. Rein e Shade insieme? Non aveva mai pensato a questa possibilità. Cioè, pensava che forse Rein potesse avere dei sentimenti per Shade e quindi avesse fatto tutta quella sceneggiata per potergli stare accanto, ma che Shade avesse dei sentimenti per lei, questo mai. Cioè, forse si stava preoccupando per lei come una sorella. Certo, doveva essere proprio quello il caso, perché non poteva esserci qualcosa di diverso tra loro due. O almeno era quello che lei sperava ardentemente nel suo cuore.

 

 

 

Thomas fissava l’immane parete coperta di libri che aveva di fronte. Si voltò verso la regina

-Sono tutti… sono tutti della principessa?-

Elsa annuì

-Si, o almeno più della metà di sicuro. Qualcuno potrebbe essere della biblioteca reale però-

Thomas si trovò ad annuire poi si voltò di nuovo verso la parete. Davanti a lui c’erano di sicuro più di trecento libri che erano tutti da portare a casa. Thomas sospirò poi si voltò verso i suoi uomini

-Nicholanos?-

L’uomo avanzò verso di lui

-Si capitano?-

-Iniziamo, perché voglio tornare a casa il prima possibile. Iniziamo dall’alto, e procediamo con ordine. Controllate tutti i libri, quelli della biblioteca reale li dobbiamo lasciare qui, quindi mi raccomando. Se avete dei dubbi, chiedete. Non voglio essere accusato di furto, intesi?-

-Si signore. Organizzo il lavoro e iniziamo-

Thomas annuì poi si voltò verso la regina

-Grazie altezza, faremmo il prima possibile. Voglio tornare al castello il prima possibile-

Elsa annuì. Però rimase ferma immobile.

-Capitano?-

-Si altezza?-

-Come sta Rein?-

Thomas la guardò e si trovò davanti ad una donna stanca. Thomas vide proprio che la preoccupazione la stava consumando, assieme, molto probabilmente, al rimorso. Thomas provò istintivamente un moto di tenerezza nei confronti della regina, che forse non aveva capito affatto la figlia e che però ora se ne stava pentendo. Thomas le si avvicinò e si trovò a bisbigliare

-Altezza, possiamo parlare in privato?-

Elsa annuì e lo condusse in un angolo della stanza lontana dal resto degli uomini. Thomas solo a quel punto estrasse da una tasca una lettera. La lettera che Rein gli aveva affidato.

-Questa ve la manda la principessa. Mi ha personalmente incaricato di consegnarvela-

Thomas vide gli occhi della regina scintillare di gioia e preoccupazione allo stesso tempo. Prese la lettera quasi impaziente e se la portò al cuore.

-Grazie-

Thomas si trovò ad annuire. Poi si voltò verso i suoi uomini e si slacciò il mantello, che lo stava torturando da quando era stato costretto a metterselo. Si avvicinò ad una guardia

-Ehi tu, viene qui-

La guardai si avvicinò

-Agli ordini capitano-

-Bene tu sei?-

-Dwight, capitano, guardia scelta-

-Bene, Dwight. Ora vieni con me e fai tutto quello che ti dico, intesi?-

Dwight annuì

-Bene è ora di inscatolare un po’ di coltura con una sana dose di forza bruta-

 

 

 

Elsa era seduta nella stanza di sua figlia Rein mentre dieci guardie reali della Luna la stavano privando di tutti i suoi libri, ma lei non ci stava facendo alcun caso. L’unica cosa a cui pensava era quella busta. Con mano tremante la aprì e da essa estrasse due fogli scritti con la calligrafia chiara, precisa e rotonda di sua figlia. Senza indugio, vi ci si immerse dentro

“Cara mamma,

credo che questa lettera serva più a me che non a voi. Serve a me per mettere ordine alla confusione dei pensieri che mi stanno torturando e consumando da molto tempo. Ho vissuto l’ultima settimana come fosse un sogno, eppure oggi, improvvisamente, mi trovo riportata in modo brusco alla realtà. Tuttavia, non è un brutto risveglio, perché forse, per la prima volta, dopo anni, posso finalmente dire cosa provo davvero. E se c’è una persona che merita di sapere cosa provo, quella sei tu mamma perché so, nel profondo del mio cuore, che mi capirete. Forse non approverete, ma so che finalmente, sarò capita…”

 

 

 

 

*****************************************************

 

Ciao a tutti!

Eccosi, terzo apputamento dell’anno e terzo mese di fila dove sono puntuale e precisa con la pubblicazione!! Scusate, mi faccio i complimenti da sola, ma credetemi per me è un traguardo enorme, quindi sopportatemi.

Prima di tutto, prima di ringraziare, spiegare e partire con i miei immensi giri di parole, c’è solo una cosa da dire:

GRAZIE

Lo scrivo in grande, in evidenza, perché è il modo migliore che ritengo sia per dirvi quando affetto ci sia nel mio cuore per voi. Non so se vale anche per gli altri autori, ma io di solito noto un leggero calo nelle letture dei capitoli rispetto al primo, credo sia anche una cosa naturale, non posso pensare che chiunque capiti nella mia storia ne sia convinto o che continui a leggerla solo perché l’ha iniziata, soprattutto considerando la lunga pausa nelle mie pubblicazioni, lo capisco. Invece, con mio enorme stupore, voi lettori siete aumentati! Credevo di avere una diminuzione rispetto allo scorso capitolo, invece mi trovo con più letture di quello che pensavo, anche se sono riletture del capitolo, grazie lo stesso! Quindi grazie, grazie perché ci siete, grazie perché mi sostenete, grazie perché ci siete, insomma, se ancora non si fosse capito, Grazie.

Ora, torniamo a noi. Ho adorato scrivere questo capitolo, non solo perché la presenza di Thomas è maggiore, scusate sapete che lo amo ormai quindi non ve ne stupite, ma adoro come con Thomas io riesca a fare vedere i vari aspetti dei caratteri delle altre persone. Lui è quell’amico con cui non ci si può nascondere, non per sempre. È capace di tirare fuori le cose non per sapere i tuoi segreti, ma perché ti porta proprio ad aprirti con lui. Ed è quello che fa Trudy, Philip ma soprattutto Shade. perché ci siamo gente, Shade lo ha ammesso: prova qualcosa per Rein!!! So che tutti voi, compresa me, lo sapevamo già, ma ammetterlo ad alta voce è un passo importante per lui e anche per la storia, fidatevi di me, anche perché non potete fare differentemente. Al momento Rein non è ancora in quello stato mentale, ovviamente non è indifferente al bel principe, chi non lo sarebbe, ma ora ha cose più urgenti che le occupano il cervello. E non sempre cuore e cervello riescono a comunicare contemporaneamente, a volte ci vuole tempo. Quindi vedremo cosa succederà e se sarà proprio il bel principe a condurre Rein lungo questo percorso.

Charlotte è un altro personaggio che vorrei darle il modo di brillare. Ora è comparsa ancora poco, non ha interagito molto all’interno della storia, ma fidatevi, ha un carattere tutto da scoprire e regalerà gioie, ve lo assicuro. Philip dall’altro lato, cosa farà? Soprattutto, farà veramente qualcosa con Rein? Chi lo sa, di certo è a palazzo quindi sicuramente si vedrà con la principessa. Ogni scenario è aperto gente, anzi, se avete idee condividetele, magari sono migliori delle mie.

E io, anche per questa volta, vi saluto. Come sempre, grazie infinitamente a chi legge, chi lascia un commento e una recensione, come sempre vi invito, se ne avete voglia ovviamente, a farmi sapere cosa ne pensate. Apprezzo sempre sapere la vostra opinione, anche ovviamente, se non siete d’accordo con le mie scelte.

Io vi saluto, vi mando un bacio grandissimo, e come sempre, ci vediamo al mese prossimo. La vostra

Juls

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 

Shade guardava Thomas, visibilmente divertito. Il capitano era tornato a tarda notte dal palazzo del Sole, quindi i due non avevano avuto modo di parlarsi subito, tuttavia di primo mattino, Thomas era comparso davanti alla porta della sua stanza, visibilmente scocciato e stanco. Da quando si erano visti, il capitano non faceva che lamentarsi

-Quindici casse di libri. Hai idea di quanto pesino quindici casse di libri? Per non parlare dello spazio che occupano. Hai presente cosa sono quindici casse di libri? Piene? Fino all’orlo?-

Shade non gli rispondeva nemmeno più. Quando era così la cosa migliore era lasciarlo parlare e farlo sfogare. Nel frattempo il principe si godeva la sua prima tazza di the della giornata, in pace, perso nei suoi pensieri.

-Insomma, stiamo parlando di carta alla fine. Come può della carta pesare così tanto? E occupare così tanto spazio? Certo la parete era piena di libri, ma pensavo che ce la saremmo cavata con poco, dopotutto è carta. Invece quindici casse! Quindici! Ho dovuto mandare i miei uomini a cercare altre casse perché quelle che ci eravamo portate erano poche. Shade ti rendi conto? Quindici casse-

-Mm-

Fu la sola risposta del principe, che lo ascoltava solo da un orecchio. Thomas lo fissò

-Non mi stai ascoltando, vero?-

-Si invece. Stai parlando delle tue quindici casse di libri e di quanto pesano-

-No no no, qui stiamo parlando di un sopruso-

Shade lo guardò perplesso.

-Sopruso? Non ti sembra di esagerare?-

-Affatto, è stato un vero e proprio sopruso. Chiederò i danni, sappilo-

-E a chi vorresti chiedere i danni, scusa?-

-A te-

-A me? Che cosa c’entro io?-

-Sei stato tu ad inviarmi a recuperare i libri della tua amata principessa-

-Se non sbaglio qualcuno era decisamente contento di andare a prendere i suddetti libri-

-Ma non credevo fossero così tanti!-

-Problema tuo, non mio. Non vedo nessun sopruso qui, mi dispiace-

-Ma stiamo parlando di…-

-Quindici casse, si, ho capito-

Thomas si zittì e lo guardò. I due rimasero in silenzio per alcuni secondi

-E dove le hai messe queste quindici casse famose?-

Chiese Shade, indeciso se essere divertito dalla situazione o preoccupato o arrabbiato.

-Sono rimaste al loro posto, sul carro-

-E dove è il carro?-

-Nel sotterraneo, nel deposito delle carrozze reali-

Shade annuì

-Qualcuno dovrà portarle di sopra, quelle casse-

Thomas scosse la testa

-Non io. Hai un esercito di domestici, fallo fare a loro-

-Sono certo che troveremo la soluzione. Il più sarà dove metterli tutti quei libri…-

-Immagino che la principessa non abbia affatto voglia di rinunciarvi e di portarli nella biblioteca reale-

Shade si trovò d’accordo

-Non glielo chiederei nemmeno. Tuttavia la biblioteca reale sarebbe la soluzione ideale.  Troverò un modo di sistemare il tutto, ora andiamo-

Shade si alzò dalla sedia e si avviò verso la porta

-Andiamo dove?-

-A vedere queste quindici casse famose-

-E perché le vuoi vedere?-

Chiese perplesso Thomas, mentre lo seguiva. Il principe si girò verso di lui e gli sorrise, nel suo sorriso più affabile

-Sono curioso, e secondo me stai esagerando con tutta questa storia. Però, ammetto, che mi è venuta una piccola idea-

Un brivido corse lungo la schiena di Thomas e un brutto presentimento si fece strada dentro di lui

-Cosa hai in mente? Ehi, principe, sto parlando con te-

Ma Shade non gli rispose, tutto quello che si sentì fu il suono della risata di Shade alle parole terrorizzate di Thomas.

 

 

 

Rein si era svegliata presto quella mattina e stava facendo colazione nella sua stanza, precisamente mentre era seduta alla toletta della sua camera da letto. Si era fatta portare il suo the preferito, the verde aromatizzato alla menta, e stava mangiando qualche biscotto al cioccolato. Dreamy, nel frattempo, le stava sistemando i capelli, come da abitudine, e nel frattempo la stava informando su tutto quello che era successo a palazzo e che potesse essere interessante per lei.

-La marchesa Eldelberry si è lamentata con il ciambellano di corte per la stanza che gli è stata assegnata-

Rein poggiò la tazza sul piattino e guardò Dreamy nello specchio

-Perché mai? Ho saputo che ha ricevuto uno degli appartamenti più grandi di tutto il palazzo-

-Infatti altezza, è stato quello che il ciambellano le ha detto. Ma lei ha protestato lo stesso, chiedendo di essere spostata da un’altra parte-

-Ancora non capisco perché però si sia lamentata. C’è un problema con la stanza per caso?-

Dreamy scosse la testa

-Affatto altezza, ma è quello che ha chiesto il ciambellano, visto la lamentela della marchesa. Se c’erano dei problemi avrebbe subito provveduto alla loro risoluzione, ma la marchesa ha preteso un cambio di stanza immediato, senza alcuna altra possibilità di accomodamento-

-Ma perché?-

Chiese ancora Rein, leggermente incuriosita, forse più di quello che voleva ammettere.

-Oh, la motivazione è semplice, almeno secondo lei. Voleva essere sullo stesso piano in cui dormite voi, altezza-

-Io?-

Chiese estremamente meravigliata Rein. Dreamy annuì

-Proprio così. Ha detto che siccome fa parte di una delle famiglie più illustri e antiche del regno, era giusto che fosse lei più vicina a voi, rispetto a qualche dama di rango inferiore-

Rein fissò sconvolta la sua cameriera, e poi scoppiò a ridere

-È la motivazione più assurda che io abbia mai sentito-

Anche Dreamy ridacchiò

-Non è quello che ha detto il ciambellano, ma il senso delle sue parole era più o meno quello. Alla fine è persino dovuto intervenire il marchese in persona per calmare la moglie-

-Che cosa strana. Chissà perché voleva essere a tutti i costi vicino a me-

Dreamy la guardò di sottecchi

-Credo sia abbastanza facile capirne il motivo, principessa-

-Capisco il fatto che io sia al centro dell’attenzione di tutti, ma insistere così tanto, non vedo cosa possa portare di positivo per lei-

-Altezza, vi rendete conto che al momento siete la seconda donna più potente all’interno della corte, vero?-

Rein alzò lo sguardò sulla donna, abbastanza sconvolta.

-Andiamo Dreamy, non esagerare-

-Non esagero altezza. Dopo la regina, ci siete voi-

-Mi sa che ti sei dimenticata della principessa Milky-

La rosa scosse la testa

-No altezza, non l’ho dimenticata. Solo che la principessa non ha ancora debuttato ufficialmente, la sua influenza a corte è decisamente inferiore rispetto persino a quella di lady Vivian, prima dama di corte della regina-

-Si capisco, ma appunto, Lady Vivian è sicuramente più importante di me e…-

Dreamy scosse la testa, decisa

-Altezza, siete una principessa. Questo vi porta decisamente più in alto di lei nella scala gerarchica. Dopo la regina ci siete voi. Forse non ve ne siete resa conto ancora, dato che siete qui solo da poco più di una settimana, ma avete già molto potere e influenza. So che esiste una fazione già a vostro supporto. Per non parlare del fatto non trascurabile, poi, che molti credono fermamente che voi abbiate una certa influenza sul principe-

Rein sgranò gli occhi sorpresa

-Cosa? Io influenza su Shade?-

Dreamy annuì

-Si altezza. Tutto è nato da dopo il ballo, credo, anche se qualche voce girava già dal primo momento in cui siete arrivata a palazzo. Ma dopo il vostro valzer, molti hanno visto in quello un certo vostro ascendente sul principe, dato appunto quanto sia noto il fatto che sua altezza non balli mai a nessun evento di corte. Invece con voi l’ha fatto. Per cui, dato tutto ciò, è logico e prevedibile pensare che molti vogliano cercare la vostra amicizia per avere un certo tipo di vantaggio, sia sociale che politico-

Rein guardò basita la sua cameriera. Come era possibile che lei non ci fosse arrivata prima a fare un ragionamento di tal tipo?

-Quindi vuoi dirmi che la marchesa, sperando di essere più vicina a me…-

Rein non finì la frase, ma ciò che intendeva era abbastanza chiaro per entrambe. La cameriera si trovò ad annuire

-Abbastanza probabile, altezza-

Rein lasciò andare un sospiro

-Fantastico, altro di cui mi debba preoccupare-

Dreamy le diede un sorriso di incoraggiamento. Rein finì la sua tazza di the in perfetta sincronia con Dreamy. Non appena la principessa aveva appoggiato la tazza vuota sul tavolo, la donna aveva finito con i suoi capelli.

-Ho terminato altezza-

Rein le sorrise e si guardò allo specchio. Dreamy aveva il potere di rendere anche le acconciature più semplici in piccole opere d’arte. Quella mattina le aveva realizzato una semplice treccia, che poi aveva avvolto su se stessa, formando uno chignon che era stato appuntato con delle spille. L’insieme, molto semplice, era reso elegante e raffinato da un fermaglio che era stato posto al centro dello chignon, sia per camuffare la chiusura dell’acconciatura, sia per catturare l’attenzione di chi guardava. Infatti il fermaglio era composto da un piccolo sole, affiancato dalla luna, un regalo della regina per la principessa, una perfetta rappresentazione della principessa lì a corte.  

-Grazie Dreamy, è bellissimo come sempre-

La donna arrossì di gioia. Rein si era appena alzata ed era uscita dalla sua stanza, pronta per affrontare una giornata di lezioni con la principessa Milky, quando qualcuno bussò alla porta del suo appartamento. Rein guardò perplessa la porta

-Non credo che Milky sia qui così presto, soprattutto senza essere stata chiamata. Dreamy vedi chi è-

La donna annuì e si avviò veloce. Rein sentì la cameriera parlare con qualcuno, poi ritornò poco dopo, con una busta in mano

-Per voi altezza-

Rein prese la lettera e si trovò a sospirare non appena vide da parte di chi era

-Non ha perso tempo, direi-

La lettera era da parte della marchesa Eldelberry. Rein stava per aprirla, quando la porta della sua stanza si aprì di colpo, spaventandola. Sulla soglia, era comparsa Trudy

-Ho appena visto la cameriera dalla marchesa. Non ha perso tempo direi-

Rein guardò la contessa un attimo perplessa. La donna si avvicinò alla principessa e guardò la lettera ancora chiusa

-Avete saputo di quanto è accaduto ieri con il ciambellano, e della piazzata che ha fatto per avere una stanza migliore?-

Rein guardò la donna e, trattenendo a stento un sorriso, annuì

-Ho appena saputo. Una sfuriata decisamente poco adatta per una marchesa, non trovate contessa?-

-Decisamente altezza-

Le due donne si sorrisero complici. Tuttavia, nonostante la complicità di quel momento, Rein non poteva non permettersi di sollevare una piccola questione

-Tuttavia posso ricordarvi che entrare così in una stanza potrebbe essere considerato altamente scortese e passare per una totale mancanza di rispetto?-

Trudy la guardò un attimo scocciata

-Posso chiamarti per nome e non posso entrare nella tua stanza senza preavviso? Abbiamo allora veramente qualcosa da nascondere-

-Io non intendevo questo. E se fossi stata ancora in veste da camera?-

Trudy incrociò le braccia al petto

-Altezza, siamo entrambe donne, penso di potere sopportare la vista di vedervi in camicia da notte-

-Ma, la decenza e…-

-Se vuoi esco e busso così sarai contenta. Anche se lo trovo ridicolo. Ripeto, posso chiamarti per nome, spettegoliamo su una marchesa, ma non posso entrare qui senza farmi annunciare? È ridicolo, a meno che, come ho detto, non ci sia qualcosa di cui tu mi voglia tenere all’oscuro, il che confermerebbe i miei sospetti e…-

Rein alzò le mani in segno di resa

-Per carità, puoi entrare quando vuoi. Dreamy la contessa ha libero accesso alla mia stanza-

La cameriera la guardò un attimo a bocca aperta

-Siete certa altezza?-

Rein annuì, poi guardò la contessa

-Contenta?-

-Potrei, anche se ammetto che quella busta nelle vostre mani ha abbassato notevolmente il mio stato di allegria di questa mattina. Cosa dice la marchesa?-

Rein la guardò poi aprì la lettera e si trovò a sospirare

-È l’invito per un the, come mi aveva detto l’altra sera-

-Quando?-

-Domani pomeriggio nella sua stanza-

-Non credo sia così pazza da invitare solo voi. Sono certa che avrà invitato anche altre donne della corte-

-Saranno tutte donne che appoggiano o cercano il sostegno della marchesa. Immagino tu sia stata esclusa-

Trudy annuì

-Non corre molto buon sangue tra di noi-

-Non lo avrei mai detto-

Disse fintamente stupita Rein. Trudy si lasciò andare ad un sorriso

-Certo è un vero peccato-

Rein la guardò perplessa

-Peccato? Volevi venire? Se vuoi ti cedo il mio invito, anche se temo che i tuoi capelli biondi non possano affatto essere scambiati per i miei-

Trudy scosse violentemente la testa

-No principessa, non ci tengo ad un pomeriggio con Fanny e altre donne come lei. Rabbrividisco solo al pensiero di tante piccole Fanny riunite in una stanza. No il peccato è proprio per la marchesa-

-È perché? Mi ha invitata, io parteciperò. Che cosa potrebbe renderle spiacevole il tutto?-

-Come perché principessa? Ti sei dimenticata che domani pomeriggio abbiamo già un impegno preso? E a meno che le altezze reali non siano dotate del dono dell’ubiquità, credo che dovrete rifiutare l’invito della marchesa per impegni già presi in precedenza-

Rein la guardò perplessa

-Quale impegno?-

Trudy si avvicinò a lei

-Principessa, ma come, accettate un invito da parte del capitano delle guardie di sua altezza e non ve ne ricordate. Meno male che ci sono qui io a rispolverare la vostra memoria, se no immaginate il disastro a cui potevate andare incontro. Domani pomeriggio voi, io, Thomas, presumo il principe anche se non ne sono così sicura, la baronessa Ugival e i visconti Marimbon saremo tutti riuniti per celebrare la nomina del conte d’Hotevail a ministro del regno. Siete sicura di non ricordarvene?-

Rein la guardò perplessa

-Io sono certa di non…-

-Andiamo altezza, recuperate la memoria-

Trudy fissò Rein con uno sguardo deciso e Rein capì immediatamente cosa voleva dire. Sapeva di non avere nessun impegno per domani ma Trudy gliene stava fabbricando uno su misura e uno anche molto plausibile

-Non ricordo questo impegno, ma se ho accettato, direi che non posso esimermi dal partecipare. Deduco quindi di essere già occupata domani-

Trudy le restituì un sorriso genuino

-Immagino non vogliate far tardare troppo la vostra risposta alla marchesa, anche se non potete accettare, sarebbe scortese rispondere in modo tardivo, anche perché potrebbe pensare che il tutto sia fatto decisamente apposta per evitarlo-

-Contessa, mi avete letto nel pensiero. Le scrivo subito-

Rein si affrettò a sedersi al tavolo

-Dreamy potresti portarmi carta e penna per favore?-

-Certo altezza-

Quando la cameriera uscì dalla stanza Rein si voltò verso la contessa

-Immagino che il capitano sia informato di questo piccolo ritrovo-

Trudy fece un piccolo sorriso sarcastico

-Non ancora ma non sarà un problema-

Rein sollevò un sopracciglio interrogativa

-Ti basti sapere che mi deve un favore, e tra tutte le cose che potevo scegliere di chiedergli, questa gli andrà fin troppo bene-

Rein la guardò sempre più perplessa, ma il ritorno di Dreamy la interruppe dal fare altre domande. Si concentrò invece sul scrivere poche righe di scuse alla marchesa, spiegando che aveva già preso accordi per il pomeriggio seguente e che quindi, con molto rammarico, doveva declinare. Una volta finito di scrivere, Rein si apprestò a firmare, ma si trovò un attimo bloccata

-Come mi dovrei firmare?-

La turchina si voltò verso Trudy. La donna la guardò con una espressione incerta sul volto

-Direi con il vostro nome-

Rein la guardò ma si trovò a scuotere la testa

-Sono la principessa del regno del Sole-

-Questo lo sappiamo-

-E principessa istitutrice della vostra principessa-

-So anche questo ma…-

-Direi che firmare principessa Rein del regno del Sole, principessa istitutrice della principessa Milky del regno della Luna sia leggermente eccessivo e alquanto ridondante-

Trudy fece per parlare, ma si trovò ad annuire

-Allora solo principessa Rein-

Rein scosse la testa.

-Non posso-

-Perché?-

-Troppo informale. Non ho così tanta amicizia con la marchesa… ne ci tengo particolarmente ad essere onesta-

Trudy sorrise per un attimo, poi tornò seria

-Onestamente non credo che la marchesa baderà molto a come firmerete, non appena vedrà il vostro declino all’invito-

-Non posso permettermi di commettere errori. Potrebbe usare quel pretesto per screditarmi-

Trudy scosse la testa

-Vuole entrare nelle vostre grazie, la piazzata sulla camera e l’entusiasmo a cena l’altra sera sono segnali abbastanza chiari sul suo intento, mi pare-

-Peccato però che io non abbia alcuna intenzione di frequentarla più del dovuto. E dato che sei stata abbastanza chiara sul fatto di non dovermela fare amica e di non fidarmi, non voglio dare motivo poi alla marchesa di avere qualcosa in mano che mi possa screditare-

-Sarebbe solo una firma però è…-

-“Una principessa che non sa neanche concludere una lettera in modo degno, come può essere all’altezza di educare la nostra principessa? Non è che è stata fatta una scelta sbagliata?”-

Trudy la guardò un attimo perplessa, poi capì cosa stava sottintendendo la principessa

-A questo non avevo pensato. In effetti potrebbe essere una cosa da Fanny. Una volta capito di non avere alcuna possibilità di entrare nel giro delle vostre amicizie, è molto probabile che si preparerà a fare di tutto per contrastarvi e mettere lei stessa al centro dei giochi. E capisco la vostra preoccupazione. Se vi screditasse come principessa sarebbe un duro colpo per voi e, soprattutto, per la corona-

-E io vorrei decisamente evitarlo, ci sono già troppe speculazioni su come io abbia ottenuto il ruolo, non vorrei alimentare altre voci-

-Concordo con te. Allora credo ci sia solo una soluzione a questa spinosa questione-

-Quale?-

-Chiedere all’unica donna che possa sapere cosa fare e come rispondere in modo corretto-

Gli occhi di Rein si illuminarono

-La regina! Ma certo-

Rein si alzò dalla sedia e si voltò verso Dreamy

-Dreamy, vai a chiedere se sua maestà mi può ricevere subito-

La cameriera si inchinò ed uscì veloce per eseguire il compito datole. Rimaste sole, Rein si avvicinò a Trudy

-Sarà meglio andare ad avvisare Thomas del tuo piano. Moon Maria farà fatica a credere alla incredibile coincidenza di questi eventi e io sono incapace di mentirle. Credo che la cosa migliore sia essere totalmente sincera con lei e lo sarò. Quindi è meglio che Thomas e tutti gli altri vengano informati il prima possibile-

Trudy annuì

-Si, il ragionamento non fa una piega. Vado subito, anche perché qualcosa mi dice che la sua testa vuota avrà bisogno di qualche spiegazione in più per quanto riguarda tutta la situazione-

-Mi raccomando, avvisate anche gli altri, il prima possibile. Non credo che la marchesa farà molta difficoltà a trovarsi degli alleati che l’aiutino a capire cosa stia realmente succedendo. Soprattutto potrebbe chiedere l’aiuto della servitù, meglio agire il prima possibile ed evitare che si possano creare storie contraddittorie-

Trudy annuì e guardò la principessa con una espressione decisamente colpita. Rein vedendola, si portò le mani sui fianchi

-Non penserai sul serio che essendo una principessa io non sappia come certe cose funzionino in un palazzo, vero?-

Trudy scosse la testa

-No altezza, affatto. Stavo pensando che siete piena di qualità e soprese-

-E questo ti sorprende?-

-Decisamente, ma in senso buono. Hai una mente veloce e analitica, analizzi le situazioni e sai quasi subito cosa fare o come comportarti. Mi piace questo aspetto-

Rein si trovò ad arrossire, ma poi abbassò lo sguardo, un attimo gli occhi velati di tristezza

-Grazie Trudy ma… non sono così. Cioè, queste cose sono abbastanza facili da capire o gestire, sono abituata a queste dinamiche di corte, purtroppo per me. Per il resto non sono così brava come credi. Se avessi saputo cosa fare, probabilmente non mi sarei trovata intrappolata dentro il mio stesso palazzo-

-Intrappolata?-

Rein alzò lo sguardo, e Trudy vi lesse dentro gli occhi azzurri della turchina, un dolore profondo, provocato da una cicatrice ancora aperta.

-Esistono tanti tipi di prigione, contessa. Non ci sono solo quelle fatte di sbarre e ferro, ci sono anche quelle fatte di nomi, di titoli e di responsabilità. E forse, queste, sono decisamente peggiori di quelle reali di ferro-

Trudy rimase in silenzio, pietrificata. La voce di Rein si era fatta dura e aspra, e piena di dolore. E un dolore così non si poteva fingere.

-Cosa ti è successo?-

Chiese Trudy

-E a te cosa è capitato?-

Trudy fece un passo indietro, ma non disse niente. Abbassò lo sguardo e fissò il pavimento. Rein fece un sospiro

-Tutte e due abbiamo le nostre cicatrici e non ci fidiamo, nonostante tutto, abbastanza l’una dell’altra per parlarne. Spero solo che ci sia qualcuno con cui tu ti possa confidare o almeno sfogare. Parlare con qualcuno e non tenersi dentro tutto, è incredibilmente di sollievo-

Rein appoggiò una mano sul braccio di Trudy. Al contatto, la donna alzò il voltò e per un secondo, una piccolissima frazione di secondo, fu sul punto di parlare. Ma il momento si interruppe dal ritorno della cameriera di Rein

-Sua maestà vi riceverà subito, principessa. Se mi volete seguire, vi aspetta nel suo appartamento-

Rein si voltò verso Dreamy

-Perfetto, arrivo subito. Dreamy, aspettami fuori per favore. Devo dire un’ultima cosa alla contessa-

Dreamy si inchinò ed uscì, lasciandole sole. Trudy era pietrificata e non sapeva cosa dire o fare. Fu Rein a dare gli ordini

-Bene, direi che la cosa migliore ora sia procedere con il piano. Ti senti bene Trudy?-

La donna annuì

-Si, sto bene. Vado subito da Thomas e poi dagli altri-

-Bene. Io vado dalla regina-

Trudy annuì e si avviò verso la porta. Prima di uscire si voltò verso la turchina

-Rein?-

Rein la guardò senza dire niente

-Spero arriveremo veramente un giorno a fidarci l’una dell’altra. Forse mi sono sbagliata su di te-

Rein non commentò, si limitò a sorridere e ad annuire. Dopo che Trudy fu uscita, aspettò qualche istante prima di uscire anche lei. Quando si ritenne pronta, si avviò. Fuori l’aspettava, come richiesto, Dreamy

-Andiamo-

Le due donne si avviarono in silenzio. Rein si augurò, in quel momento, che quello che stava facendo, con la complicità di Trudy, non desse poi il via ad un ciclo di botta e risposta con la marchesa. L’ultima cosa che veramente voleva era avere una guerra intestina con un membro della nobiltà. E mentre percorreva il corridoio che la portava alla stanza della regina, si sentì tormentata da un senso di colpa, perché, nonostante stesse tentando di rassicurarsi che sarebbe andato tutto bene, sentiva come se quella mattina lei e Trudy avessero appena dato il via a quello che sembrava, a tutti gli effetti, un casus belli con la marchesa. Si augurò vivamente di starsi sbagliando.

 

 

Thomas stava mostrando, in tutta la loro gloria, le quindici casse di legno che contenevano i libri della principessa. Si voltò sorridendo a Shade, che guardava la pila con una espressione decisamente sorpresa

-Sono tante-

-Quindici-

-Si, quindici-

-E pesano, tanto-

Shade non commentò, ma Thomas lesse negli occhi del principe qualcosa che sembrava muta comprensione.

-Non ci staranno mai tutti quei libri nella stanza di Rein-

Thomas lo guardò a bocca aperta

-Ti stai preoccupando di questo? Sul serio?-

Shade lo guardò perplesso

-Di cosa dovrei preoccuparmi, scusa?-

-Della mia povera schiena, tanto per dirne una, e della schiena dei tuoi poveri uomini che hanno portato, a mano, queste casse da un palazzo ad un altro-

-Non avete fisicamente portato le casse dal palazzo del Sole a qui, quindi smettila-

-Non abbiamo… hai idea di quanti scalini ci siano dentro il palazzo del Sole?-

-Non li ho mai contati-

Thomas fulminò Shade con lo sguardo

-Il tuo umorismo è veramente pessimo-

-Non è colpa mia se tu non sei all’altezza delle mie parole-

-Presuntuoso di un principe-

-Incompetente di un capitano-

Thomas stava per ribattere quando il rumore di passi affrettati li fece voltare entrambi verso l’entrata. Una guardia entrò rapida dalla porta e si fermò a qualche passo da loro.

-Altezza, capitano-

-Dwight! Cosa ti porta qui di corsa?-

-Capitano, mi dispiace disturbarla ma una persona richiede la vostra presenza di sopra, immediatamente-

Thomas guardò stupito la guardia

-Chi mi cerca?-

-Una donna, capitano-

Shade guardò Thomas, inarcando un sopracciglio

-Che cosa hai combinato?-

-Non ho fatto niente!-

Thomas si voltò verso Dwight

-Chi mi sta cercando? E poi sono occupato al momento con il principe, di che non posso-

Dwight si fece un attimo imbarazzato, guardò un secondo il principe, poi fissò dritto lo sguardo negli occhi Thomas

-Mi dispiace capitano, ma mi è stato chiesto di riferirvi che se non foste andato subito, lei avrebbe provveduto a diffondere per tutta la corte, le informazioni riguardo al vostro diciassettesimo compleanno. Ha detto che avreste capito, capitano-

Sentendo quelle parole, Thomas sbiancò di colpo, ma seppe assolutamente chi lo stava cercando e minacciando

-Trudy! Dove mi sta aspettando Dwight?-

-Nel vostro studio capitano-

Thomas annuì.

-Bene. Shade, scusa, ma devo andare-

Detto questo Thomas si avviò verso la porta. Shade, tuttavia, non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare via così, soprattutto quando sentiva di potere conoscere qualcosa di compromettente sull’amico, che sarebbe certamente potuto tornargli utile in futuro. Così lo seguì.

-Non devi seguirmi-

Disse Thomas, dato che aveva sentito i passi di Shade dietro di lui

-Non ti sto seguendo. Passeggio per il mio castello. E vorrei ricordarti che, nel mio castello, posso fare quello che voglio-

-Non adesso. Sono sicuro che hai qualcosa di più importante da fare-

-No sono assolutamente libero-

-Ma che coincidenza-

Replicò sarcastico Thomas, che allungò il passo per cercare di allontanarsi da lui. Ma Shade non si diede per vinto e allungò il passo tornando al fianco del capitano.

-E poi mi chiedevo… cosa è questa storia del tuo diciassettesimo compleanno?-

Thomas fece un sospiro e proseguì diretto verso il suo ufficio. Arrivarono dopo pochi minuti, e non appena Thomas aprì la porta della stanza, trovò dentro Trudy, leggermente arrabbiata

-Thomas, finalmente! Non posso credere che per trovarti sono costretta a ricorrere alle maniere forti-

-Io avrei leggermente da fare come capitano delle guardie e poi avevi promesso che non avresti più tirato in ballo quella storia-

-E così è stato. Non ho detto a nessuno quello che è successo, ho solo minacciato di farlo-

-Trudy veramente sei…-

-Assolutamente magnifica, lo so. Ma ora ho bisogno di te. Oh, altezza, buongiorno-

-Lieto che vi siete accorti della mia presenza-

-Ma tu non stavi passeggiando per il palazzo? Va da un’altra parte, su-

-Non credo proprio-

-Sono questioni personali, quindi smamma-

-In realtà, se sua altezza me lo concede, avrei bisogno di chiedere un favore anche a lei. Se si ferma con noi, mi risparmierebbe tempo e fatica-

I due uomini si voltarono meravigliati verso Trudy

-Hai bisogno anche di lui? Che hai fatto, hai per caso dichiarato guerra?-

Trudy lo guardò leggermente imbarazzata, e Thomas sbiancò

-Trudy, non mi dirai che hai veramente scatenato una guerra? So che sei pazza ma…-

La donna scosse il capo poi però fissò i due leggermente in difficoltà.

-Non è successo niente, almeno niente di così grave. Tutto è risolvibile, se voi due mi aiutate-

-E perché mai dovrei farlo? E perché dovrebbe farlo lui?-

Chiese Thomas, preoccupato

-Perché si tratta di aiutare una tua vecchia amica, per la precisione una sorella come ci siamo detti più volte-

-Sai che io ti aiuterei sempre ma…-

-E per il principe si tratta di andare in soccorso della principessa Rein-

-Cosa c’entra Rein in questo momento?-

Chiese preoccupato Shade. Trudy indicò lo studio di Thomas

-Se vi accomodate e mi concedete qualche minuto, sarei molto lieta di spiegarvi tutto quanto-

Senza aspettare risposta, Trudy si sedette su una sedia. I due si guardarono perplessi, poi Thomas alzò le mani in aria, sconfitto

-Meglio andare. Quando fa così vuol dire che la cosa è veramente importante-

-Mi ha appena dato un ordine? A me?-

Thomas ridacchiò poi diede una pacca sulla spalla di Shade

-Credo di sì, ma non glielo farei pesare. È molto suscettibile quando le dico che è autoritaria-

-Ma io sono un principe-

-E lei è una donna molto determinata. Svelto andiamo, sono leggermente incuriosito di scoprire in che guaio le nostre belle si siano cacciate. Tu no?-

Trudy, che li stava fissando a bocca aperta, si trovò a tamburellare le mani sulla scrivania di Thomas, leggermente arrabbiata

-Vi ricordo che vi sento. Dopo questo vostro scambio di battute, decisamente disdicevoli, volete accomodarvi e farmi parlare, in modo da rendere il tutto più chiaro e non perdere altro tempo? Non ho tutta la giornata a disposizione-

I due si scambiarono un’ultima occhiata poi fecero come gli era stato chiesto. E una volte che si furono accomodati, Trudy prese a raccontare.

-Allora, dovete sapere che una certa marchesa…-

 

 

 

Moon Maria fissò a bocca aperta, puramente sconvolta, ciò che la principessa Rein le aveva appena detto. Non poteva avere capito veramente quello che la Rein le aveva chiesto, così spostò lo sguardo su Lady Vivian, anche lei presente al colloquio, ma tutto ciò che la dama le restituì fu un sorriso divertito.

-Lo trovate divertente, lady Vivian?-

La dama di compagnia, per niente turbata dalla domanda, annuì

-Assolutamente sì, maestà-

-Credo allora di avere male capito le parole della principessa, perché io mi trovo decisamente nello stato opposto al vostro-

La dama scosse la testa, veramente divertita e si affrettò a contraddire la regina

-Credo invece, maestà, che le parole della principessa siano arrivate chiare e cristalline, uguali, ad entrambe. Solo, e perdonatemi per questa mia libertà vostra altezza, credo che vi siate dimenticata cosa sia essere giovani. Per questo stare reagendo in questo modo-

Moon Maria fissò fintamente offesa la contessa.

-State insinuando che sto diventando vecchia, contessa?-

-Non lo sto insinuando. Lo affermo decisamente, maestà-

Moon Maria fissò un secondo negli occhi Lady Vivian, poi scoppiò a ridere. Anche lady Vivian ridacchiò. Nel frattempo Rein, silenziosa, fissava le due donne senza sapere come comportarsi. La principessa sapeva che ciò che aveva detto alla regina poteva essere decisamente insolito e lasciarla del tutto perplessa, ma non si era affatto immaginata che al colloquio sarebbe stata presente anche lady Vivian, e soprattutto che le due donne sarebbero scoppiate a ridere, lasciandola lì, quasi dimenticata, sulla poltrona. Alla fine lady Vivian, che era in piedi vicino la principessa, si avvicinò alla regina

-Maestà, credo che se mi permetterete di darvi qualche informazione in più, potrete meglio capire la situazione della principessa e ciò cha la spinge a comportarsi in tal modo-

-Va bene, contessa, parlate pure-

-Dato che l’altra sera non vi siete sentita abbastanza bene per potere partecipare alla serata che avevo organizzato, non avete avuto modo di assistere direttamente al modo in cui la marchesa di Eldelberry si sia comportata-

-È stata in qualche modo scortese?-

Chiese la regina. Lady Vivian si affrettò a negare con il capo

-Al contrario, altezza. La marchesa è stata molto educata, gentile, affabile, terribilmente perfetta, quasi fin troppo impeccabile-

Bastò uno sguardo tra le due donne e la frase della contessa Vivian per fare capire la situazione a Moon Maria. La marchesa di Eldelberry aveva cercato in ogni modo di entrare nelle grazie della principessa o di presentarsi nel miglior modo possibile per brillare. A quel punto si voltò verso Rein

-Sei consapevole, immagino, che non potrai rifiutare per sempre gli inviti di una marchesa-

Rein annuì

-Certo maestà. Dopotutto sono stata io per prima a dire che mi avrebbe fatto piacere prendere un the con lei-

Moon Maria la guardò sorpresa

-Davvero? Mi pareva di capire che non sia proprio questa la realtà dei fatti, o altrimenti tu e la contessa Gaumont non avreste messo su tutto questa messinscena-

La regina vide le gote di Rein arrossarsi, imbarazzata

-Non è una vera e propria messinscena. La contessa sta veramente organizzando l’incontro per domani, con l’aiuto del capitano delle guardie-

-E come fa la contessa ad avere tutto questo potere su Thomas?-

-Sono amici fin dall’infanzia altezza. Tru.. La contessa ha detto che Thomas aveva un favore da farle e non si sarebbe sottratto-

Moon Maria si trovò a sorridere. Ciò a cui stava assistendo, attraverso le parole di Rein, era un qualcosa a cui non era più abituata, ma che le riportarono alla mente alcuni fatti della sua giovinezza e dei suoi primi anni di regno. Anche lei, qualche volta, aveva evitato certi impegni, organizzandone altri. Perciò capiva le motivazioni della principessa, ma in quanto regina, non avrebbe potuto esimersi dal ricordare alla principessa alcuni doveri, soprattutto nei confronti dei membri della sua nobiltà

-Rein, apprezzo in modo incalcolabile la tua onestà nell’avermi raccontato come si stanno svolgendo realmente i fatti. Anche se capisco, non posso non ricordarti che sei qui perché io ti ho voluta e mi aspetto un comportamento da te degno di una principessa. Evitare gli impegni con la nobiltà non è certo il modo migliore di comportarsi, anche se tu possa avere tutte le motivazioni del caso. Sei una principessa, una reale, il tuo dovere è essere super partes. Bisogna mostrare egual rispetto per ogni membro della corte e, anche se nessuno si aspetta che tu non abbia amicizie o inimicizie, ciò che ti viene richiesto è almeno di cercare di camuffare certe antipatie. Sono stata abbastanza chiara?-

-Si vostra maestà-

Moon Maria posò lo sguardo più severo e autoritario che poté su Rein, in modo da farle imprimere molto bene le sue parole nella mente della principessa. Rein riuscì a sostenere per alcuni secondi lo sguardo della regina, poi si trovò ad abbassare lo sguardo, sconfitta e imbarazzata. La donna posò lo sguardo allora su lady Vivian, che la guardò annuendo.

-Bene, dato che ho interpretato la regina, ora Rein permettimi di darti un consiglio da madre, se me lo concedi-

Rein alzò la testa di scatto, meravigliata da quelle parole e si trovò a fissare il sorriso della regina, sorriso dolce e rassicurante.

-So che certi elementi possono risultare fin troppo appiccicosi, o odiosi o semplicemente troppo lontani da te, dal tuo modo di pensare o di fare. È perfettamente umano avere amicizie e inclinazioni verso alcuni e rifiuto totale verso altri e anche se sarai sempre perfetta, cosa altamente impossibile, te lo garantisco, presto si capiranno fin troppo bene chi sono le persone che frequenti e il tuo circolo di amici e chi invece, non ne farà parte e a cui rivolgerai le tue parole solo per dovere più che piacere. Il tuo rifiuto al the di domani della marchesa non passerà inosservato. Anche se riusciste a far credere che l’impegno creato dalla contessa per conto di Thomas fosse già in piedi prima di oggi, dubito che la marchesa ci cascherà. Da quello che ho capito, la marchesa punta ad essere tua amica Rein, quindi avrà certamente fatto delle indagini sui tuoi impegni come minimo della settimana per scegliere al meglio la giornata dove invitarti e non aspettarsi un tuo rifiuto. Capirà che l’hai voluta evitare-

Rein sbiancò a quelle parole. Moon Maria ridacchiò

-A questo non avevate pensato ne tu ne la contessa, vero?-

Rein scosse la testa

-No affatto. Anche perché io non ho impegni programmati per la settimana e…-

-Rein, non essere sciocca. Sei qui da abbastanza giorni, ormai, credi che la servitù non abbia imparato le tue abitudini o non conosca, per caso, le nostre? Non è difficile sapere come passi le tue giornate temo-

-Non avevo pensato affatto a questo-

-Certo che non ci avevi pensato, perché sei giovane, cara. E come la contessa qui presente ha sottolineato prima, in modo poco elegante devo dire, io sto diventando vecchia e i trucchi del mestiere di corte ormai li ho imparati. Devi tenere in considerazione questi fattori prima di organizzare una cosa simile in futuro. E ti consiglio di parlare con la tua cameriera personale. So che di lei ti puoi fidare e che non ti tradirà mai, ma è meglio farle dire in giro che l’invito di Thomas è arrivato ieri, in tarda serata, dopo il rientro di Thomas a palazzo. E suggerirei di far dire lo stesso anche a chiunque venga invitato-

Rein annuì

-Va bene, la avviserò e mi occuperò di far arrivare il messaggio a tutti-

-Permettimi, adesso, di darti ancora un piccolo consiglio. Invita tu la marchesa per un the, e scusati quando si presenterà, per il piccolo incidente di questa volta. Fai in modo che non si senta messa da parte, almeno pubblicamente-

-Non so sarà in grado di fingere così e…-

-Dovrai riuscirci. E poi ricorda un piccolo dettaglio. Sei una reale, nessuno oserà mai mettere in dubbio le tue parole, almeno pubblicamente, a meno che non sia tu stessa a tradirti. E quando ti scuserai assicurati di non essere sole, tu e la marchesa, fai in modo che ci siano altre ad ascoltare le tue parole, non solo nobili, ma anche membri della servitù. Le cameriere sono le prime a far girare le voci ed è meglio averle come alleate che come nemiche-

-Capisco. Ma quando inviterò la marchesa, dovrei invitare solo persone a lei favorevoli? In modo da farla sentire a suo agio o…-

-Assolutamente no. Mai invitare solo una fazione per volta, ricordatene. Fai degli inviti mirati ma da tutte le parti. Nessuno deve capire…-

-Dove va il mio favoritismo-

Moon Maria si trovò a sorridere e ad annuire

-Vedo che impari in fretta-

-Merito di ottimi consigli, maestà-

Moon Maria si trovò a sorridere e un piccolo calore le si diffuse nel cuore. Voleva veramente bene a Rein, non faceva solo finta di trattarla come una figlia, nella sua mente, ormai, Rein era veramente diventata un membro della sua famiglia. E questo pensiero la portò alla domanda che aveva spinto Rein a presentarsi da lei quella mattina

-Per quanto riguarda la tua firma invece, la questione che hai sollevato è assolutamente ragionevole. Come eri solita firmare prima, a casa?-

-Principessa Rein di solito. Non avevo molto scambio epistolare a casa e quando capitava, erano sempre lettere per membri o della corte o altre principesse e tra noi altezze ci firmavamo sempre così. Non mi è mai capitata una situazione simile, soprattutto, ora che sono lontana da casa, non so come fare-

-È indubbio che tu sia una principessa, è indubbio che tu sia ancora la principessa del regno del Sole, ma è anche vero che ora fai parte della mia famiglia. E anche che sei la principessa istitutrice di Milky. Ma non puoi firmarti con quaranta titoli, sarebbe altisonante e pomposo e totalmente sconveniente. Quindi direi che le possibilità effettive siano solo due-

-Due?-

Chiese meravigliata Rein. La regina annuì

-Si due. O ti firmi come “Principessa istitutrice Rein del regno del Sole” o “Principessa Istitutrice Rein del regno della Luna”-

Rein fissò ad occhi sbarrati la regina. Anche lady Vivian sobbalzò leggermente alle parole della sua regina.

-Posso firmarmi veramente come principessa della Luna?-

Moon Maria alzò un dito

-Attenta mia cara. La seconda proposta non vuol dire che fai parte della famiglia, ma che sei la principessa istitutrice del regno della Luna, che è, di fatto, la realtà della tua situazione. Se poi menti contorte vogliono intendere altro, la colpa è la loro. Quindi le firme sono assolutamente equiparabili, per quel che mi riguarda. Ora la scelta spetta solo a te. Io sarà d’accordo con qualsiasi delle due firme tu sceglierai-

Rein annuì ma non disse niente. Tuttavia una leggera emozione passò per gli occhi della turchina e la principessa sorrise

-Grazie vostra maestà, grazie per l’aiuto, in tutto, come sempre-

Moon Maria annuì. Rein si alzò dalla poltrona, si inchinò e fece per andarsene quando, arrivata alla porta, si voltò di nuovo verso di lei

-Maestà, posso chiedere un altro appuntamento con voi oggi? Possibilmente privato?-

La donna guardò perplessa la turchina, ma annuì

-Dopo il mio ritorno dal tempio. Ti farò chiamare io-

-Grazie maestà-

Rein si inchinò di nuovo, poi uscì dalla porta. Rimaste sole, Moon Maria si voltò verso Vivian

-Devo preoccuparmi dello scoppio di una guerra di corte?-

-Temo di si-

Moon Maria sospirò

-È così pericolosa la situazione?-

-Posso parlare in modo libero, maestà?-

-Sai che lo puoi sempre fare quando siamo sole. E sai che lo pretendo da te come comportamento-

-Non mi piace la marchesa di Eldelberry. Ha sicuramente delle mire verso la principessa Rein, credo aspiri a diventarne la dama di compagnia o altro-

-Essere ambiziosi non è un crimine-

-Sono d’accordo, ma è il modo con cui lo persegue che mi fa titubare-

-Cosa vuoi dire?-

-Non so se la giovane marchesa si comporta così proprio per la sua giovane età e, quindi, per inesperienza, ma l’altra sera si è lasciata andare a dei velati commenti di derisioni nei confronti di dame di rango inferiore-

Moon Maria sospirò, ancora

-Credi si sia montata la testa per via del suo titolo?-

-Credo solo che il titolo abbia aiutato una naturale indole, maestà-

-Non penserai mica…-

-Che il marchese sia stato incastrato da una giovane e scaltra viscontessa? Lo credo-

-Ma anche questo non è un crimine e se il marchese è stato così stupido da cascarci non sono problemi che mi debbano riguardare-

Vivian annuì alle parole della regina

-Lo so maestà. Non è un crimine migliorare la propria posizione sociale, anche se non approvo il raggiro e l’imbroglio. Certo, se fossi stata come lei e mi fosse capitato tra le mani un marchese facilmente raggirabile, penso avrei fatto lo stesso. Anche se, ripeto, lo trovo un comportamento orribile-

-Purtroppo non tutte le persone al mondo sono corrette e oneste, e il matrimonio, ancora, non è un crimine-

-Ma il raggiro si, maestà-

-Puoi provare veramente che il marchese si sia fato raggirare?-

Vivian la guardò, ma si trovò a scuotere il capo

-No maestà-

-Esatto. E per il momento, le tue, sono solo congetture. Magari la marchesa non nasconde niente di strano. A questo punto solo il marchese stesso, se fosse veramente stato raggirato, potrebbe presentare reclamo, portando le prove di tale raggiro e a denunciare pubblicamente la moglie. E sappiamo entrambe quanto questo succeda poche volte. Quindi Vivian, per ora, non possiamo fare niente, se non aspettare gli eventi-

-Lo so maestà-

-La marchesa ha fatto qualcosa di reale per ledere la principessa?-

-No maestà, anzi. Si è dimostrata fin troppo gentile, cortese e candida-

-Ha offeso in modo grave qualche membro della nobiltà?-

-No maestà-

-Allora credo di non potere fare niente se non mettere in guardia la principessa dalla marchesa, se ritieni veramente che la donna possa rivelarsi pericolosa-

Vivian sospirò e si trovò a fissare la regina, leggermente sconsolata

-In tutta onestà maestà, non so di preciso cosa pensare di lei. Certo è una piccola arrivista e arrampicatrice sociale, ma è stata perfetta durante la cena. Ha sempre avuto dei modi impeccabili, si può definire elegante pure il suo modo di masticare le pietanze e dovevate vederla mentre sbatteva innocentemente le ciglia, da perfetta dama di corte. E per di più è una marchesa, giovane è vero, ma è entrata in una delle famiglie più prestigiose del regno, quindi guadagnerà sicuramente prestigio qui a corte e potrebbe essere un’ottima alleata della principessa. Tuttavia non mi fido di lei maestà. Ho il sospetto che nasconda qualcosa e che sia in realtà una serpe da tenere alla larga-

-Credo che Rein sia del tuo stesso avviso-

-E anche la contessa di Gaumont-

-Come fanno a conoscersi le due donne?-

-Un qualche legame di parentela, credo-

-E non corre buon sangue tra le due?-

-Affatto. Credo che se avessero potuto ferirsi solo con lo sguardo avrebbero tappezzato la tovaglia di macchie di sangue l’altra sera-

-E Rein sembra gradire decisamente di più la compagnia della contessa a quella della marchesa-

-Esatto-

-Quindi ci sarà veramente una guerra a corte-

-Decisamente probabile-

Moon Maria fissò lady Vivian e le puntò un dito contro

-Scopri tutto quello che puoi sulla marchesa e anche sulla contessa. Se dovremo dare una mano alla principessa, dovremmo farci trovare preparate anche noi e sapere a cosa potrebbero andare incontro. Ed è meglio se scopriamo informazioni anche su chi ci sembra amico-

-Credi sia saggio, maestà?-

Moon Maria si accasciò contro lo schienale della poltrona, visibilmente provata da tutta la situazione

-No, non credo sia affatto saggio che mi intrometta in questa storia, ma Rein è sotto la mia responsabilità e l’ho promesso a sua madre. Mi sarei presa cura di lei come una fosse mia figlia e se Milky si trovasse al posto di Rein, farei la stessa cosa-

Vivian annuì

-Mi metto subito all’opera. Anche se ammetto che sono passati decisamente degli anni da quando mi occupavo di queste cose, potrei avere perso la mia abilità, maestà-

Moon Maria sorrise

-Non dire così. Dopotutto chi trovò quel meraviglioso fazzoletto della contessa di Trenty nella camera da letto del conte di Verrè, sotto il letto? Se non sbaglio, fosti proprio tu-

-Solo perché all’epoca voi, maestà, avete distratto il conte di Verrè abbastanza a lungo per permettermi di intrufolarmi e perquisire la stanza-

-Il tutto mentre Skyler, il marchese Di Ferrantise e il conte di Luvente cercavano il modo legale di liberarsi del contratto di matrimonio di Denise-

-E nel frattempo il povero Cedric soffriva per il suo cuore spezzato-

-Già. Alla fine però siamo riusciti a smascherare quel presuntuoso di Verrè e il suo inganno e a liberare Denise dalle sue grinfie-

-Per farla ricongiungere al suo Cedric-

Le due donne si lasciarono cullare dai loro ricordi di gioventù, quando la pendola suonò le dieci.

-Vivian, scommetto che le tue doti non sono cambiate. Arrugginite forse, ma non perse. Scopri quello che puoi-

-Come desiderate maestà-

-Io, nel frattempo, cercherò di pensare a qualcosa per limitare almeno i danni di una guerra di corte, o come preparare al meglio Rein-

-Pensi voglia parlarti di questo oggi pomeriggio la principessa?-

Moon Maria scosse la testa

-No non credo. Penso si tratti di una questione più personale, dato che mi ha chiesto un colloquio privato-

-Credi che sia una cosa che possa riguardare il principe?-

Moon Maria fissò lo sguardo su Vivian, un attimo interdetta

-Maestà, so che conoscete i pettegolezzi di corte. E c’ero quando vostro figlio ha portato di corsa la principessa da voi al tempio-

La donna scosse il capo decisa

-No, non si tratta di mio figlio, su questo posso giurarci-

-Però potrebbe essere e…-

-Vivian, ti posso assicurare che a tutto la principessa sta pensando, in questo momento, tranne che a mio figlio. Ora ha cose più importanti di cui preoccuparsi che non pensare a mio figlio-

-Che il principe non ti senta, maestà, o penserà che sua madre ha poca stima di lui-

Moon Maria scoppiò a ridere e anche Vivian.

-Vivian, Vivian, se non fossi la mia migliore amica, ti avrei già fatta allontanare da tempo per la tua insolenza-

-Se è proprio per la mia insolenza che siamo migliori amiche-

-Giusto-

Le due donne ridacchiarono ancora un po’, ma l’arrivo della cameriera personale della regina Elinor, mise fine alle chiacchiere e alle risate

-Torniamo ai nostri doveri Vivian. Cerca di scoprire qualcosa-

-Sarà fatto maestà-

-E Vivian, mi raccomando, discrezione-

-Come ai vecchi tempi, maestà

-Come ai vecchi tempi-

Le due donne si scambiarono uno sguardo d’’intesa, e poi la contessa uscì.

-Ti prego, oh Luna, proteggici tutti-

 

 

 

-Fammi capire bene ancora un’ultima volta…-

-Thomas, è la terza volta che te lo spiego!-

-Veramente, so che sei stupido, ma questo è troppo persino per te!-

Thomas fulminò con lo sguardo sia Shade che Trudy.

 -Tu principe stanne fuori, non ti riguarda la cosa-

-Invece direi che mi riguarda eccome, dato che dovrò venire-

-Non siete obbligato altezza, anche se ammetto che la vostra presenza sarebbe decisamente più utile che non una vostra assenza-

-Ma allora perché non lo fai organizzare a Shade direttamente. Perché dovrei farlo io?-

-Zuccone di un conte che non sei. Te l’ho già spiegato il perché: se sua altezza avesse organizzato una cosa simile si saprebbe già in tutto il palazzo-

-Su questo la contessa ha ragione-

-Quindi volete dire che se io organizzo qualcosa non importa niente a nessuno?-

Trudy alzò gli occhi al cielo e sospirò

-No Thomas, è solo che tu sei più famoso per organizzare le cose all’ultimo momento e poi, se il principe organizzasse ora un piccolo rinfresco proprio per domani, la marchese saprebbe immediatamente che dietro tutto quanto c’è un preciso intento di evitarla-

-Ma è proprio per questo che mi stai obbligando ad aiutarti o sbaglio?-

Trudy guardò in cerca di aiuto Shade

-La prego, altezza, può cercare di spiegarglielo lei? Evidentemente io non ci riesco-

-Contessa, sarò anche un principe, ma non sono così bravo a salvare casi disperati come il qui presente capitano delle guardie-

-Allora direi che siamo senza speranze-

-Direi proprio di si-

-Vi vorrei ricordare che state parlando di me e che io sono qui davanti a voi-

Disse Thomas leggermente arrabbiato verso i due. Sia Trudy che Shade lo guardarono fintamente innocenti. Poi Trudy, per l’ultima volta, cercò di spiegare ancora a Thomas tutta la situazione

-Thomas, è chiaro che la marchesa saprà precisamente che dietro il rifiuto di Rein per un impegno già preso per lo stesso giorno e ora, ci sia il preciso intento di evitarla. Conosco bene Fanny da sapere che è tutto tranne che una stupida. E proprio perché so che non è stupida, bisogna almeno che l’inganno risulti credibile non agli occhi suoi, ma agli occhi della corte-

-Perché, simpatia o meno, Fanny è una marchesa, quindi una dama di rango elevato e molto influente-

Disse Thomas. Trudy annuì

-Esatto. E se il principe venisse messo direttamente in mezzo in questa situazione…-

-Sarebbe come far sembrare che i marchesi di Eldelberry abbiano perso la fiducia della corte o peggio, che non siano persone degne dell’amicizia reale-

-Il che sarebbe molto pericoloso, perché il marchese Eldelberry è una persona potente oltre che influente e farselo nemico…-

-È una cosa di cui Rein o il qui presente principe non si possono permettere-

Trudy annuì. Shade, visibilmente sorpreso dalla perspicacia di Thomas, si trovò a guardarlo ammirato. Thomas, vedendolo, si trovò a maledire che lui fosse lì, seduto nel suo ufficio in quel momento. Fino a quando un pensiero non gli attraversò la testa, facendolo sorridere. Shade, osservando quel sorriso, si trovò improvvisamente a disagio. Conosceva quel sorriso e non prometteva niente di buono

-Thomas, cosa stai pensando?-

Thomas puntò un dito contro Shade

-In sostanza, tu sarai poi in debito con me-

Shade lo fissò perplesso

-In debito?-

Thomas annuì

-Dato che organizzerò l’evento, io salvo Rein da una situazione difficile e le salvo la reputazione e integrità davanti a tutta la corte-

-Thomas, non esagerare-

Cercò di minimizzare Trudy, che aveva capito fin troppo bene cosa la mente di Thomas aveva pensato. Ma Thomas non la ascoltò o decise semplicemente di ignorarla

-Come dicevo, dato che salvo Rein, che è sotto la tua responsabilità come hai più volte detto, caro il mio principe, io salvo anche te, perché evito di far si che Rein diventi vittima delle chiacchiere negative della tua corte. Facendo questo faccio sì che la tua corte continui ad amarla, quindi a continuare a farla stare al sicuro, contemporaneamente tu verrai elogiato perché Rein qui è sana, salva, amata e protetta. In sintesi, io salvo lei, che tu proteggi, quindi io salvo te-

Shade lo guardò perplesso

-La tua mente è contorta e malata-

-È così da quando ha sette anni. È caduto dal balcone del primo piano di casa sua e dopo non è più stato lo stesso. Non che prima fosse meglio-

-Non sono caduto, tu mi hai spinto-

-Io non ti ho spinto, non è colpa mia se ti sei spostato il quel preciso momento e io ho accidentalmente preso te. Non miravo a te, miravo a quella antipatica di Therese e…-

-Non rigirare la frittata, sei stata tu. Mi hai spinto di sotto, con le tue mani-

-Sei caduto dal balcone?-

Thomas guardò Shade e annuì

-Si, e mi sono rotto anche il braccio. Ma non è questo il punto. Il punto è che ti sto salvando il tuo reale fondoschiena-

-Io non credo proprio-

-Io invece direi di si-

-No-

-Si-

-No-

-Si-

-Thomas giuro…-

-Mi dispiace Shade ma è la realtà e te la farò pesare per il resto dei miei giorni-

-Che saranno decisamente pochi se continui così, direi-

-Mi stai minacciando per caso?-

-Sono sorpreso che tu ci sia arrivato-

-Ti ricordo che io mi occupo della tua sicurezza-

-E io ti ricordo che sono il tuo principe-

-E questo dovrebbe per caso…-

-Volete finirla! Cosa avete cinque anni? Qui nessuno salva nessuno, caso mai sono io quella che salva tutti quanti, dato che l’idea è mia. Thomas, vedi di finirla e anche voi altezza. Che comportamento da gentiluomini è mai questo?-

I due, ammutoliti, si voltarono verso Trudy. La donna aveva incrociato le braccia al petto e li fissava, decisamente alterata. Shade abbassò lo sguardo

-Grazie. Ora vogliamo tornare al punto importante della questione?-

Thomas e Shade annuirono

-Perfetto. Thomas, dammi un foglio e una penna-

-Perché?-

-Ti scrivo il nome delle persone da invitare-

-Credo di sapere chi invitare…-

Trudy sollevo un sopracciglio. Thomas, istintivamente, si trovò a deglutire, a disagio

-Ma fai pure, anzi grazie per l’aiuto. Un tocco femminile sarà sicuramente migliore del mio-

Trudy non rispose, ma si limitò a prendere il foglio e la penna che il capitano le aveva passato e prese a scrivere in fretta una serie di nomi. Nel frattempo Thomas e Shade si scambiarono uno sguardo di intesa. Avevano entrambi capito che la cosa migliore, in quel momento, era lasciare fare tutto a Trudy e stare in silenzio. E così fecero. Dopo qualche minuto, Trudy, che aveva finito di scrivere, passò il foglio a Thomas

-Direi che le quattro è l’orario ideale per domani-

Azzardò timidamente Thomas. Trudy annuì

-Si direi che va bene-

-Se è una bella giornata che ne dici di prendere il the in giardino?-

Trudy sorrise

-Mi pare un’ottima idea-

-Molti occhi indiscreti ci osserveranno però-

Disse Shade. La contessa si voltò verso di lui e si trovò d’accordo

-Avete ragione. Niente potrebbe impedire alla marchesa di scendere in giardino e unirsi a noi, dopotutto-

-Sarebbe molto maleducata nel farlo però-

Disse Thomas

-No invece. È una dama di rango elevato, saremmo sgarbati noi nel vederla e non invitarla ad unirsi-

Sentenziò Shade. Il principe aveva ragione, Thomas poteva non conoscere la marchesa, ma Shade, in qualità di principe, non avrebbe potuto non salutare la donna nel caso si fossero visti.

-Quindi niente giardino. Dovremmo farlo nella sala da the del palazzo-

Disse tristemente Thomas, che già si era pregustato il pomeriggio all’aria aperta e aveva visto naufragare la sua fantasia dopo appena pochi secondi. Anche Trudy apparve leggermente abbattuta dall’idea.

-No invece, una soluzione perfetta c’è-

Thomas e Trudy si voltarono verso Shade. Il principe li guardò sorridendo

-Il gazebo della regina-

Thomas, sentendo quelle parole si illuminò

-Shade, per quanto mi costi ammetterlo, sei un genio-

Shade gli sorrise in modo provocatorio, ma non replicò. Trudy invece li guardava perplessi

-Posso sapere anche io per favore di cosa state parlando?-

-Il gazebo della regina è, come dice la parola stessa, un gazebo, vero e proprio-

Disse Thomas

-Ancora non capisco però come si risolva il problema. Siamo sempre nel giardino, quindi il problema rimane, no?-

Thomas fece cenno di no con la testa

-Il gazebo della regina si trova in un’area specifica del giardino, circondato da un’alta siepe che forma un perimetro attorno al gazebo. Ci sono quattro ingressi all’area, ma sono facilmente sorvegliabili e, oltretutto, come suggerisce il nome, essendo un’area destinata principalmente alla regina, è un’area privata all’interno del giardino reale, dove la famiglia reale, di solito, può pranzare o fare piccoli ricevimenti durante la bella stagione lontano da occhi troppo indiscreti. Si sta all’aperto, godendosi del sole e allo stesso tempo è come stare al sicuro dentro le mura di un appartamento privato-

Spiegò Thomas, raggiante. Shade continuò

-Possiamo usare quello spazio. La mia presenza giustificherà la scelta del luogo e anche la presenza di guardie lungo il sentiero, così nessuno potrà infilarsi di nascosto-

-Però se il passaggio è sorvegliato, nulla potrebbe impedire alla marchesa di chiedere di essere presentata a voi, altezza-

-Basta solo dire che è stato dato loro ordine di non disturbare, se non per gravi motivi. Perciò si scuseranno, ma saranno obbligati a non ottemperare la richiesta della donna-

-E faremo in modo che gli invitati presentino l’invito scritto, così non potrà mentire dicendo di essere stata invitata. Non potrà entrare, per nessun motivo-

disse Thomas, soddisfatto della sua idea. Trudy sorrise ai due

-Sapete, non siete male come coppia quando lavorate in sinergia. Mi sembra tutto perfetto. Vado ad avvisare la principessa di questi sviluppi allora-

Trudy si alzò dalla sedia e si avviò verso la porta. Prima di uscire però, si girò verso Thomas e lo fulminò con lo sguardo

-Solo un piccolo avvertimento Thomas: commetti anche un errore piccolissimo domani e giuro che racconto veramente cosa è successo al tuo diciassettesimo compleanno-

Thomas deglutì, impallidì ma annuì. Shade stava per fare un commento divertente, ma lo sguardo perentorio della contessa si era posato su di lui

-Altezza?-

-Si contessa?-

-Per favore, non lo distraete. E comportatevi bene con la principessa domani, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è dare a Fanny un pettegolezzo su voi due da far girare per l’intera corte. Sono stata chiara?-

Shade annuì. Soddisfatta, la donna si inchinò, salutò Thomas e poi uscì. Quando la porta si richiuse, i due tirarono un sospiro di sollievo. Poi Shade si voltò verso Thomas

-Ora capisco perché niente ti incute timore. Quella donna quando vuole sa essere terrificante-

Thomas annuì

-E non hai visto niente. Questa è la Trudy ancora buona, ma se la fai arrabbiare, arrabbiare sul serio intendo, meglio non essere nelle vicinanze, credi a me-

Shade rabbrividì involontariamente. Poi sentenziò una frase che trovò d’accordo anche Thomas

-Le donne sono veramente le creature più belle e terrificanti del mondo-

I due rimasero qualche secondo in silenzio, poi Thomas batté le mani sul tavolo della scrivania, facendo sobbalzare dallo spavento Shade

-Thomas, ma che…-

-Dobbiamo darci da fare! Shade, tu scrivi meglio di me, occupati, quindi, degli inviti. Io vado in cucina, parlo con il cuoco e organizzo il menù per domani pomeriggio-

-Mi hai appena dato un ordine, capitano?-

Thomas, però, troppo concentrato nei suoi pensieri, non sentì affatto la frase di Shade, o decise, bellamente, di ignorarlo

-Dopo la cucina, vado dal tuo cameriere personale e lo informo di preparare tutto al gazebo della regina. Anzi, meglio che te ne occupi tu, lui dà più retta a te che a me. No, meglio ancora, mi occupo io di tutto, non chiamare o fare niente. In più mi occuperò delle guardie e del servizio di sicurezza di domani. Sarà meglio che mi scelga qualche persona di fiducia, almeno saprò di contare sulla loro lealtà. Perfetto, direi che abbiamo un bel lavoro da fare-

Detto questo si avviò alla porta, ignorando totalmente Shade, che lo guardava. Arrivato sulla porta, si voltò verso di lui

-Mi raccomando, aggiungi agli invitati anche il conte Nicholanos. È simpatico e di compagnia, ci servirà. Ci vediamo tra un’ora nel tuo studio, d’accordo? Anzi, facciamo due. Io vado-

-Thomas aspetta!-

Shade si alzò dalla sedia e tentò di fermare il capitano, che però era già sparito. Stava per lanciargli una maledizione, quando la testa di Thomas fece capolino dalla porta

-Shade una cosa…-

Shade, sorpreso, lo guardò

-Che c’è ancora?-

-Mi raccomando, scrivi bene gli inviti. L’ultima cosa che voglio è che Trudy se la prenda con me. So che tu ci tieni, ma io non ho alcuna intenzione di far sapere niente, e ribadisco, niente di quel dannato compleanno. Quindi fai tutto per bene, mi raccomando-

Thomas guardò sorridente Shade, poi sparì di nuovo, veloce come era ricomparso. Shade rimase qualche secondo fermo, immobile, paralizzato. Due guardie che passavano davanti allo studio del loro capitano per il consueto giro di ronda, furono terribilmente sorpresi quando videro uscire dalla porta il loro principe, infuriato, che urlava contro l’aria

-Thomas! Giuro che ti faccio decapitare e appendo la tua testa alle mura del castello! Mi hai sentito?-

E detto questo, se ne andò nel suo studio, a fare ciò che Thomas gli aveva chiesto. I due uomini, che erano rimasti fermi immobili alla vista del principe, aspettarono a parlare fino a quando Shade non fosse scomparso dalla loro vista. Solo a quel punto, si mossero

-Credi che dovremmo avvisare il capitano della minaccia di morte del principe?-

L’altra guardia, a più tempo a servizio della famiglia reale, scosse la testa

-Se avessi dovuto avvisare il capitano ogni volta che il principe lo minaccia di morte, rischierei di non svolgere mai il mio lavoro. Forza, continuiamo la ronda, che è meglio-

 

 

 

Charlotte camminava senza meta per il giardino. Suo cugino si era chiuso nello studio, a lavorare, lasciandola sola, di nuovo. Aveva provato a passare un po’ il tempo a leggere o riordinare le sue cose in vista della sua partenza, che sarebbe stata tra qualche giorno, ma riordinare e rassettare non rientrava tra le cose che amava fare di più. Così aveva lasciato tutto e si era diretta verso il giardino, per sgranchirsi un po’ le gambe e godersi il caldo del sole primaverile sul viso. Aveva avuto, per un attimo, l’idea di andare ad invitare la principessa e fare un giro insieme, ma si era detta che sicuramente Rein doveva avere qualcosa di molto più importante da fare che non perdere tempo con lei. Aveva pensato alla viscontessa Marimbon o alla baronessa di Ugival, ma con sua enorme sorpresa, si era accorta di non sapere in che ala del palazzo alloggiassero le due dame, e non aveva avuto voglia di chiamare una cameriera e non sapere dove mandarla. Così si era trovata da sola, a camminare. Tuttavia la vista del giardino, con i suoi sentieri immersi nel verde e le aiuole piene di boccioli pronti a sbocciare, le avevano presto fatto dimenticare la solitudine. Era intenta a camminare nel silenzio e nella tranquillità, quando all’improvviso, un rumore di passi e alcune voci la fecero voltare. Verso di lei stavano arrivando alcune guardie reali, con in testa il loro capitano, che gesticolava e indicava alcune cose agli uomini. Quando il gruppo fu abbastanza vicino, Charlotte si trovò a fare un cenno di saluto a Thomas

-Conte d’Orvail, buongiorno-

Thomas, totalmente sorpreso di sentirsi chiamare da una donna, si fermò davanti a lei meravigliato e sorpreso.

-Buongiorno a voi-

Disse. Charlotte gli sorrise

-Devo per caso spaventarmi vista la presenza delle guardie reali e di voi qui nel giardino questa mattina?-

Thomas la fissò interdetto

-Vi prego di non fare caso a noi, milady, e al nostro passaggio. Il giardino è assolutamente tranquillo, non ve ne preoccupate-

Le parole di Thomas era dure e prive di tatto. Charlotte si sentì mortificata

-Non intendevo insinuare che non lo fosse, io cercavo solo…-

Charlotte sentì le guance imporporarsi dall’imbarazzo e abbassò lo sguardo, mortificata. Ma cosa le passava per la testa? Come aveva potuto anche solo pensare di insinuare, con il capitano della guardia reale, che il giardino non fosse un posto sicuro? Se avesse potuto fare aprire una voragine nel terreno e sparirci dentro, lo avrebbe fatto.  Ad un tratto, vide spuntare nel suo campo visivo, una mano che stringeva un fazzoletto. Sorpresa, alzò di scatto il volto e vide Thomas che le stava sorridendo tranquillo, forse un po’ imbarazzato e le porgeva un fazzoletto

-Scusate, credevo poteste piangere e quindi ho pensato…-

Fu il turno di Thomas di non finire la frase a balbettare un poco e Charlotte, presa dall’assurdità della situazione, scoppiò a ridere. Il suono cristallino e vivace della sua risata contagiò anche Thomas.

-Scusatemi capitano, sono un disastro nella conversazione temo-

Thomas scosse la testa

-Non vi scusate, sono stato troppo duro io con voi. Troppi pensieri per la testa, vi chiedo perdono. Sapevo che la vostra frase non alludeva a niente di preciso, è che mi avete colto un attimo alla sprovvista. Vi chiedo di perdonarmi dal profondo del vostro cuore-

Charlotte si trovò a scuotere la testa

-Non dovete scusarvi voi, ma io. Sono desolata, veramente. Vi ho offeso mettendo in dubbio il vostro lavoro, sono mortificata, non volevo offendervi-

-E non lo avete fatto milady, ve lo assicuro-

Charlotte alzò lo sguardo su di lui, perplessa

-Ne siete sicuro?-

Thomas annuì

-Sicurissimo milady, parola di capitano-

-Però vi ho distratto dal vostro lavoro e…-

-Ma che dite! Non dovete nemmeno pensarlo, anzi è decisamente piacevole prendere una pausa ogni tanto, soprattutto se nel farlo, mi trovo a parlare con una bella fanciulla come voi-

Charlotte arrossì una seconda volta, ma invece di abbassare lo sguardo, riuscì a sostenere lo sguardo in quello di Thomas

-A proposito, cosa porta voi qui tutta sola nel giardino reale?-

Le chiese all’improvviso

-Una passeggiata-

Thomas inarcò un sopracciglio, interdetto

-Senza compagnia? Mi rifiuto di pensare che ci possa essere qualcuno a palazzo che vi possa ignorare così-

Charlotte si trovò a ridacchiare

-Non conosco molte persone qui a palazzo e, come immaginerete, mio cugino è troppo impegnato ultimamente per passare del tempo con me. E dato che è lui che conosce molte più persone di me, mi trovo sola. Ma non è un dispiacere, il giardino è così bello che mi basta questa vista per stare bene. Certo, mi rammarico che mio cugino non possa goderne con me, lui ama la natura-

Charlotte vide Thomas aggrottare leggermente le sopracciglia

-Vostro cugino?-

Charlotte annuì

-Si certo. Come sapete lui ama passeggiare. O forse non ve l’ha detto ancora. Scusate, davo per scontato che, visto che vi siete visti spesso in questi giorni, avesse avuto la possibilità di parlarvene. Ma si lui adora passeggiare nel verde, lo aiuta a schiarirsi le idee, o almeno è quello che mi dice sempre-

Thomas la fissò sconvolto e a bocca aperta. Si trovò a balbettare, più che a rispondere a Charlotte

-Conosco vostro cugino?-

La baronessa lo guardò un secondo, presa in contropiede, ma alla vista degli occhi sbarrati Thomas, una consapevolezza scese su di lei

-Non mi avete riconosciuta-

Thomas scosse il capo. Charlotte si sentì morire di vergogna e, presa dall’agitazione, iniziò a parlare in modo agitato

-Certo come potevo anche solo pensare che uno come voi si potesse ricordare di me. sono veramente una stupida, oddio, ma come ho anche potuto solo pensarlo?-

Mortificata, spostò lo sguardo da quello del capitano e lo puntò a terra. Thomas, totalmente incapace di sapere cosa fare, si trovò a sospirare e a preoccuparsi per la giovane davanti a lui che vedeva in quello stato così desolato. Dopotutto era colpa sua se li aveva messi in quella situazione

-Sono desolato io, milady, no sentitevi così, ve ne prego. Non vi ho riconosciuta, e vi chiedo perdono-

Charlotte, nonostante l’imbarazzo, alzò lo sguardo e vide gli occhi sinceramente dispiaciuto di Thomas. A quella vista, si diede ancora della stupida, ma cercò di rimediare nel solo modo che le veniva in mente. Afferrò un lembo del suo vestito ed eseguì un perfetto inchino al capitano delle guardie, presentandosi

-Sono Charlotte di Amoundgnac, figlia del fu barone William di Amoundgnac, cugina del conte Philip di Hoteval, nuovo ministro del tesoro e delle finanze del regno della Luna-

Thomas la guardò allibito

-Siete la cugina di Philip!-

Charlotte annuì

-La sola e unica-

Thomas, colpito dalla rivelazione si inchinò a sua volta alla donna

-Ma certo, ora ricordo. Ci siamo visti anche alla colazione qualche mattina fa organizzata da sua maestà. Baronessa, perdonatemi, sono terribilmente mortificato per non avervi riconosciuta all’istante. Scusatemi-

Charlotte scosse la testa

-Non vi preoccupate, anzi, sono io che ho dato per scontato il fatto che qualcuno come voi potesse ricordarsi di qualcuno come me. Dopotutto immagino siano talmente tanto le persone che incontriate ogni giorno, che una semplice baronessa come me possa passare inosservata-

Thomas la guardò mortificato

-Non dite così. Vi posso assicurare, che di certo non passate inosservata. È che le ultime due settimane sono state decisamente piene di eventi e cose a cui pensare, quindi la mia attenzione è stata presa da così tante cose che non riesco nemmeno a ricordarmi il viso di una bellissima fanciulla come voi. Vi prego di accettare le mie più sincere scuse-

-Io non devo accettare nessuna scusa. Siete voi che lo dovete fare-

-Vi ripeto che io vi domando scusa-

Charlotte lo guardò e si trovò a sorridere per tutta quella strana situazione.

-Visto che entrambi ci sentiamo in colpa, che ne dite di passarci sopra e dimenticare il tutto?-

Thomas si trovò a sorridere alla proposta e senza esitare, afferrò la mano di Charlotte e le fece un perfetto baciamano

-Baronessa, mi trovare perfettamente d’accordo. E vi assicuro, che da ora in poi, il vostro viso non mi passerà più di mente-

-Ci conto allora-

Thomas scoppiò a ridere, e Charlotte lo seguì poco dopo. Intanto, il gruppo di guardie che era assieme a Thomas, che era rimasto poco distante dalla coppia per tutto il tempo, attirò l’attenzione di Thomas e lo riportò ai suoi doveri.

-Baronessa, perdonatemi, ma temo di essermi trattenuto fin troppo con voi. La vostra compagnia è decisamente più piacevole di quella degli uomini alle mie spalle, ma temo che il dovere mi chiami-

Charlotte annuì

-Ma certo, anzi, scusate per avervi trattenuto più del dovuto-

Thomas le lanciò uno dei suoi sguardi divertiti

-Sbaglio o avevamo detto di smettere di scusarci a vicenda?-

Charlotte si trovò ad arrossire e ad annuire

-È vero. Sono stata proprio io a proporlo, non me ne dimentico-

Thomas ridacchiò a quelle parole

-Baronessa, è stato un piacere. Vi auguro una buona passeggiata-

-Grazie e buon lavoro capitano-

Thomas le fece un piccolo inchino, poi si voltò verso le guardie che lo aspettavano e si avviò. Charlotte rimase a fissare il gruppo che si allontanava, quando all’improvviso, Thomas si voltò e tornò di corsa verso di lei.

-Baronessa, se ho capito bene siete libera al momento, giusto?-

Charlotte annuì

-Si, sono libera-

Thomas sfoderò il suo sorriso più smagliante

-Che ne dite, allora, di aiutare un povero capitano delle guardie?-

-Aiutarvi?-

Chiese meravigliata. Thomas annuì

-Sto organizzando un piccolo rinfresco per domani pomeriggio-

-Un rinfresco?-

-Per celebrare la carica di vostro cugino a nuovo ministro-

-Volete organizzare un ricevimento per mio cugino?-

-Si. Anzi, perdonatemi, ma non ho ancora avuto modo di mandare gli inviti, credo. Siete invitata, naturalmente, spero accetterete-

Charlotte lo guardò e scoppiò a ridere

-Sarebbe divertente se vi aiutassi ad organizzarlo e poi non mi presentassi, non trovate?-

Thomas si lasciò andare ad un suo solito sorriso

-Avete ragione. Allora, come mia ospite, mi volete aiutare? Di certo conoscete meglio di me vostro cugino-

Charlotte ridacchiò ma si trovò ad annuire

-Anche se ho una agenda fitta di impegni, credo di potere trovare un piccolo spazio per potervi aiutare, capitano. Ma solo ad una condizione-

-Quale sarebbe?-

-Almeno metà del banchetto deve essere a base di cioccolato-

Thomas la fissò un attimo perplesso, poi scoppiò a ridere, annuendo

-Direi che si può fare, baronessa-

Charlotte sorrise, contenta. La giornata aveva preso una piega decisamente inaspettata, ma era una piega decisamente piacevole e allegra. Thomas le porse il braccio e lei lo accettò volentieri.

-Allora, baronessa, cosa possiamo fare per far sì che vostro cugino sia contento e soddisfatto del mio ricevimento in suo onore?-

-Non vi preoccupate, capitano, sarò giovane, ma se c’è una cosa che so fare bene è fare star bene mio cugino e realizzare qualcosa di suo gradimento. Fidatevi di me, sarà un successo-

 

 

 

-Ho un brutto presentimento su tutta questa storia-

Shade fissò perplesso il conte di Hoteval.

-Si tratta solo di un piccolo rinfresco, conte, non ci vedo niente di allarmante-

Philip si trovò a scuotere la testa, poco convinto

-Non è per il rinfresco è che…-

-Se siete preoccupato per il fatto che sia Thomas ad organizzarlo, state tranquillo. Non metterà niente di alcolico, questa volta-

Philip fece un piccolo sorriso, ma tornò subito serio

-Non si tratta nemmeno di questo, altezza-

-Allora posso sapere quale sia la fonte delle vostre preoccupazioni?-

Philip puntò lo sguardo su Shade. Era la prima volta che i due parlavano, da soli, dopo la loro discussione sulla scalinata. Il principe non poteva negare di provare ancora un certo senso di inquietudine nel trovarsi di nuovo solo con lui, ma aveva deciso che la cosa migliore fosse ignorare ciò che era successo. Non aveva minimamente voglia di riprendere la conversazione di quella sera, se il conte era interessato, avrebbe potuto farlo lui.

-In realtà, altezza, sono un po’ imbarazzato a dirlo ad alta voce-

Shade sgranò gli occhi per lo stupore.

-Conte, sappiate che tutto quello che mi direte rimarrà tra noi, all’interno di questo ufficio. Se avete dei dubbi, vi prego, sono anche qui per questo, non solo per comandare-

Philip abbassò lo sguardo ed evitò il contatto diretto con Shade. E il principe capì subito cosa fosse il motivo di imbarazzo

-Si tratta della principessa, non è vero?-

Philip alzò lo sguardo di scatto e fissò il volto di Shade. Dopo qualche secondo, il conte si trovò ad annuire

-Temo di si, altezza-

-Non desiderate la sua compagnia?-

-No, altezza, assolutamente no-

-Allora non vedo il problema-

-Non vorrei…-

Philip si bloccò e non terminò la frase. Shade lo fissò, in attesa.

-Non vorrei creare un certo tipo di voci, altezza-

-Di che voci parlate, conte?-

Shade aveva capito perfettamente cosa stava insinuando Philip, ma non lo avrebbe aiutato in quella circostanza. Un leggero senso di gelosia lo pervase. L’idea che potessero girare delle voci su un presunto favoritismo di Rein nei confronti di Philip lo faceva infuriare più di quanto volesse ammettere a se stesso.  Sapeva che era una cosa irrazionale, probabilmente ci sarebbero stati voci del genere comunque su Rein, doveva aspettarsi, infatti, prima o poi, che qualcuno sollevasse un certo interesse per il legame di amicizia che si stava formando tra Rein e Thomas, per esempio, ma quel pensiero non lo disturbava. Invece, pensare anche solo a Rein e Philip, e che qualcuno potesse anche solo insinuare qualcosa… quello non lo accettava. Tuttavia avrebbe fatto dire al conte quelle parole, se necessario, non le avrebbe espresse lui ad alta voce. Era una piccola ripicca, lo sapeva, del tutto ingiustificata tra l’altro, ma sperava che facendo ciò si sarebbe sentito meglio, anche se una voce nella sua testa gli stava dicendo che si stava comportando come un bambino.

-Altezza, sono preoccupato per le ripercussioni che la principessa potrà avere nel partecipare a questo evento-

Shade fissò Philip e un piccolo sorriso di soddisfazione gli attraversò il volto, cosa che non sfuggì al conte.

-Trovate divertente le mie preoccupazioni?-

Chiese Philip, perplesso. Shade si ricompose e guardò attentamente il conte

-No affatto-

-Allora non capisco perché stavate…-

-Conte, chiariamo subito una cosa. Gli inviti verranno spediti a nome del capitano delle guardie reali e dato, il legame di amicizia tra lui e la principessa, non vedo perché Rein dovrebbe trovare un motivo per non andarci. Se dovete proprio pensare, credo che potrebbero iniziare a girare voci più su un legame profondo tra Rein e Thomas, che non tra lei e voi-

Philip rimase un attimo in silenzio prima di trovare le parole per rispondere al principe

-Credo mi abbiate frainteso, altezza-

Shade guardò un attimo allibito il conte

-Come? Avete detto voi che…-

-Temo per le ripercussioni provocate dall’evitare un incontro con la marchesa di Eldelberry, non che si possa parlare di un legame tra me e lei. Tra l’altro, se mi preoccupassi di tali voci, non sarei andato a trovare la principessa, da solo-

-Voi avete fatto che cosa?-

Urlò quasi Shade, sbattendo le mani sulla scrivania. Questa volte fu il turno di Philip di sorridere un attimo. Una piccola rivincita per lui

-Eseguivo i vostri ordini, altezza-

-Non mi pare proprio di avervi detto di andare a trovare la principessa da sola-

-No, ma mi avete chiesto di occuparmi della sua rendita o sbaglio, vostra altezza?-

Shade lo guardò e si trovò a maledirsi da solo. Si era lasciato andare, rivelando troppo di se stesso.

-Avete provveduto di già?-

Chiese, cercando di ricomporsi. Philip annuì

-Mi avevate chiesto la massima urgenza e ho obbedito-

Shade annuì e si portò una mano sul volto, sconfitto e imbarazzato

-Perdonatemi conte io non…-

-No altezza, volevate. Ma vi posso capire-

Shade lo guardò

-Mi capite?-

Philip annuì

-Rimarrà tra di noi, altezza, e non vi preoccupate, non corteggerò la principessa. Tuttavia, non potete impedirmi di provare sentimenti di ammirazione per lei-

-Ammirazione?-

Philip si trovò ad arrossire leggermente

-Spero che voi, come principe e come uomo d’onore, lascerete che io serbi ciò che provo nel mio cuore e lasci solo trasparire una viva ammirazione senza essere interrogato più del dovuto. Sarete anche il mio principe e futuro re, ma ci sono limiti anche per voi, altezza. E non credo di essere tenuto a rivelare i sentimenti che albergano nel mio cuore-

Shade si mise dritto sulla schiena e fissò Philip negli occhi

-Avete ragione, conte, ci sono limiti anche per un principe. Vi chiedo scusa è che, dalla nostra discussione dell’altra sera, non ho potuto fare a meno di pensare che avreste veramente una chance con Rein. Siete un uomo onesto, integro, di alta levatura morale. Mi sentieri fortunato se un giorno mia sorella potesse provare sentimenti per un uomo simile a voi, perciò, sarei un ipocrita se non pensassi che se poteste andare bene per mia sorella, a livello ipotetico, che è una principessa, non potreste andare bene anche per Rein-

Philip si trovò ad arrossire leggermente

-Grazie per la vostra considerazione, altezza, tuttavia, la strada per il cuore di una donna è decisamente più complicata. Non bastano solo le cose che avete detto voi-

-Sono però una buona partenza-

-Ma non bastano. Ci vuole affinità, ci vuole qualcosa che unisca due persone a livello più profondo. Bisogna che siano le anime a riconoscersi come simili. Si può avere caratteri diversi, si può pensare di volere una cosa e poi, invece, ci si trova innamorati dell’esatto opposto. Se mi aveste chiesto, quando ero più giovane, che tipo di donna volessi al mio fianco, vi avrei detto una donna posata, educata, discreta e poco incline agli eventi mondani, qualcuna che preferisse una vita riparata e modesta in campagna. La mia Lucille era certamente educata e posata, ma era rumorosa, chiacchierona e piena di vita. Organizzava più ricevimenti in uno stesso giorno e mi obbligava ad andare ovunque. E la cosa assurda, è che io adoravo andare con lei, ovunque mi portasse. Elinor non era certamente il tipo di donna che pensavo adatto a me, eppure era l’unica donna perfetta per me-

Shade ascoltò il discorso in silenzio, senza sapere cosa dire, perché sapeva che le parole di Philip erano vere. Si poteva essere perfettamente compatibili con qualcuno sulla carta, ma poi dal vivo poteva non essere affatto così.

-Siete un uomo saggio, conte, e io mi sento mortificato come un bambino piccolo. Vi chiedo scusa, per tutto. Io non so cosa mi stia accadendo in questo periodo e mi comporto da stupido. Perdonatemi, ve ne prego-

Philip scosse la testa

-Non dovete scusarvi, altezza. Credo che a parti inverse, avrei fatto esattamente come voi. Credo concorderemo che una donna bella e ammagliante come la principessa sia difficile da dimenticare una volta conosciuta-

Shade sorrise e annuì

-Mi trovate d’accordo. E avete anche ragione, sul vostro preoccuparvi della marchesa di Eldelberry-

-È una donna potente, il marchesato ha sempre avuto notevole influenza qui a corte-

Shade annuì

-Lo so, ma mi fido del giudizio di Rein. Se ha acconsentito a questo piccolo stratagemma per evitare un incontro, avrà avuto le sue ragioni e sono certo che saprà trovare una soluzione al problema. Dopotutto, è vero anche che voi ora siete un ministro di questo regno e un ministro importante, aggiungerei. Se ci pensate, sarebbe stato scortese per la principessa non presentarsi, dato che vive qui ormai, ad un ricevimento organizzato in vostro onore. E poi, data la mia presenza domani, direi che è quasi scontato che dovesse esserci anche lei. Così ci sarà un perfetto bilanciamento per le parti-

Philip annuì

-Allora spero vivamente che la marchesa non si metta contro di me. Non ho così tanta influenza a corte, temo, anche se posso contare sul vostro appoggio-

-Ma avrete influenza, conte, non vi sottovalutate. Gestite il denaro del regno, fidatevi, tempo qualche giorno e inizierà ad arrivare una impressionante pila di inviti per voi-

-Sono già iniziati ad arrivare, ad essere onesto-

Disse quasi sconsolato Philip. Shade si trovò a sorridere

-Sono contento di vedervi così poco incline ad essi. Il vostro predecessore, al contrario, amava fin troppo andare a questi eventi, tralasciando spesso il suo lavoro-

-Di questo non dovrete preoccuparvi, altezza-

-Ma ad alcuni dovrete andare. Non potete ignorarli tutti-

-Ma…-

-Niente ma, conte. Siete un ministro del mio regno, ci sono eventi che non potrete evitare e incontri a cui dovrete andare, anche in mia vece se fosse necessario-

Philip sospirò ma annuì

-Come desiderate, altezza-

-E poi questi incontri vi possono permettere di farvi conoscere e anche di far conoscere vostra cugina. Immagino vogliate il meglio per lei-

Philip annuì

-Certamente altezza-

Shade gli sorrise

-Ognuno la sua croce, conte. Io ho il peso della corona, voi il peso di un ministero. Dovrete sopportare qualche chiacchiera vuota di tanto in tanto, anche se penso sarete in grado di gestirlo-

Philip annuì

-Si posso farlo-

Shade annuì.

-Bene, conte, che ne dite ora di scendere su un campo più neutrale e iniziare a parlare di conti? Dopotutto siete venuto qui per questo, giusto? Sono stato io ad approfittare della vostra presenza per mettervi a corrente degli ultimi sviluppi-

-Certo maestà, iniziamo allora. Temo, altezza, che ci siano alcuni conti da tagliare e…-

 

 

 

Il rumore di un vaso che si infrangeva contro la parete face alzare gli occhi dal libro al marchese di Eldelberry. Sua moglie, decisamente arrabbiata, stava scagliando qualsiasi cosa trovasse contro il muro o contro il pavimento e a quanto pare, dopo cuscini libri e piatti, era stato il turno del vaso di fiori. Ethan guardò la pozza d’acqua allargarsi sul pavimento

-Ti sembra un comportamento degno di una marchesa?-

Fanny lo ignorò e continuò a camminare avanti e indietro, arrabbiata. Ethan tornò al suo libro, incurante. Quando Fanny si trovava in quello stato mentale, era meglio lasciarla stare, anzi era meglio lasciarla stasera sempre. L’ultima cosa che voleva era essere lui al centro della sua ira o delle sue attenzione o di qualsiasi cosa che stesse tramando.

-Mi ero informata. Evidentemente quella stupida di una cameriera non ha saputo nemmeno fare il suo dovere. Dovrei mandarla a lavorare in miniera-

-Al ritmo con cui cambi cameriere e domestici, finirai per far sì che nessuno voglia più lavorare per te-

Fanny guardò suo marito, sprezzante

-Sono tutti un branco di incapaci-

-Oppure sei tu che non sei all’altezza-

Fanny andò vicino a suo marito e poggiò la mani sui braccioli della sedia su cui era seduto

-Io sono all’altezza, non scordarlo mai-

-Allora spiegami come mai ti sei trovata con un rifiuto al tuo evento dato che avevi “tutto sotto controllo” se non sbaglio-

Fanny fulminò suo marito con lo sguardo, poi si allontanò

-Perché ho delegato, quando dovevo occuparmene io di persona. Un errore che non farò più. Dopotutto, sappiamo entrambi quanto io sia abile in quello che faccio-

Questa volta fu il turno di Ethan di fulminare Fanny con lo sguardo, ma per tutta risposta lei lo ignorò

-Non mi perderò d’animo. Organizzerò il miglior ricevimento che si sia mai visto a palazzo negli ultimi anni. La principessa rimpiangerà di non avere partecipato al mio the-

-Di certo la confidenza non ti manca-

-Se non sbaglio è stata la mia confidenza a farmi diventare marchesa-

-Io direi più i tuoi giochetti, mia cara-

-Però con te hanno funzionato, o sbaglio, marchese?-

Ethan, che ne aveva abbastanza delle parole di sua moglie, lasciò il libro che aveva in mano e si alzò, allontanandosi

-Dove vai?-

-Ho da fare-

-Cosa? Andare a corteggiare la prima donna che passa?-

-Sempre meglio che stare ad ascoltare le tue chiacchiere vuote e inutili-

-Vai da lei per caso? Se non sbaglio non vi siete ancora visti da quando siamo a palazzo. Chissà, magari evita accuratamente di incrociare la tua strada, ci hai pensato?-

Ethan si voltò e si avvicinò velocemente a sua moglie. La prese per un braccio e la spinse contro il muro

-Non ti azzardare a parlarmi così-

Fanny gli sorrise, sfacciata

-Che paura, marchese. Giuro non lo farò più-

Il tono canzonatorio di Fanny fecero infuriare ancora di più Ethan che strinse il braccio di sua moglie più forte, torcendolo. Uno sguardo di sofferenza passò sul volto di Fanny

-Mi lascerai il segno, lasciami-

-Io faccio quello che voglio. Ricordati il nostro accordo: sei marchesa, puoi fare ciò che vuoi, puoi tramare quanto ti pare, ma non permetterti di mettere in imbarazzo il nome che porti. Io farò la mia vita, tu la tua, ma il marchesato e il nome degli Eldelberry non devono essere infangato. E non fare mai più allusioni a lei, sono stato chiaro? O giuro che finirai spedita molto lontano dalla corte e isolata. Sono tuo marito, posso decidere di farti fare la vita che voglio e mi piacerebbe molto farlo, ricordatelo bene. Sei qui solo per il patto che abbiamo stretto. Non lo scordare-

Un velo di paura passò sul volto di Fanny, che annuì

-Scusami, non lo farò più-

-Sarà meglio-

Ethan le lasciò il braccio e si allontanò. In effetti un segno rosso si stava formando sul braccio chiaro della moglie, ma poco gli importava. Si avviò verso l’uscita

-Domani devi esserci però. Conto sulla tua presenza. Mi hai capito Ethan?-

-So quali sono i miei doveri di marito e di marchese, Fanny. Ci sarò-

 

 

 

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🐣  Buona Pasqua a tutti! 🐣

 

Ciao a tutti! Sorpresa! Ci tenevo a portarvi un nuovo capitolo per questa pasqua, ci tenevo a farvi un piccolo regalo, per ringraziarvi di tutto il sostegno! Spero, quindi, che lo gradirete!

 

 

Che vi avevo detto? La mia Charlotte sta venendo fuori ed è perfetta con Thomas, che dite? Quei due sono le anime pure di questa storia, dolci, leali e spontanei. Mi è piaciuto un sacco farli incontrare così, per caso, e al solo pensiero che siano loro due ad occuparsi di tutto i preparativi mi fa immaginare solo che sarà tutto perfetto, allegro, festoso e felice.

Questo è il capitolo di Trudy alla riscossa. So che è disdicevole tramare contro un personaggio, soprattutto quando sono io ad averlo inventato, ma non provo molta simpatia per Fanny, volevo farle un piccolo dispetto, e oltretutto, credo che la scena finale possa essere molto rivelatoria del carattere della finta innocente marchesa. Si, ce ne saranno delle belle tra le nostre eroine e lei, mi divertirò a scriverle e temo proprio che scoppierà una lotta di corte.

Ora parte invece il toto firma: come credete che abbia firmato Rein alla fine? Fatemi sapere cosa ne pensate, anche se spero di prevedere con accuratezza le vostre rispose. Mi piacerebbe fare un sondaggio, ma non so come fare, quindi spero di azzeccare la maggioranza delle vostre decisioni.

Ovviamente la regina indiscussa è in assoluto lei, Moon Maria, donna dalla saggezza infinita. Sapete, per un secondo ho seriamente pensato di scrivere una serie spin off sulla giovinezza di Moon Maria e di Skyler, ma poi mi sono accorta dell’enorme mole di cose che ci sono ancora da raccontare qui, ed è meglio che non mi faccia distrarre più del dovuto. Magari in un futuro… Per ora, se devo parlare dei tre anni di Rein a corte e siamo solo alla prima settimana la vedo dura XD anche se aspettatevi ogni tanto qualche salto temporale, non cose assurde, ma qualche settimana si. Se no non andiamo più avanti e per quanto vi possa piacere la storia, non posso raccontare ogni giorno descrivendo magari il niente. Quindi si, tra poco la storia prenderà un po’ una accelerata almeno per arrivare ai momenti succosi del racconto. Non vi preoccupate, farò le cose per bene.

Philip mi piace come uomo. Mi piace come si compiaccia di avere ottenuto una piccola rivincita su Shade. Ma chissà cosa prova realmente per Rein, se è veramente solo ammirazione o qualcosa di più. Per ora non si sa, ma so che nonostante tutto, è un gran bel personaggio e spero che si faccia apprezzare per ciò che è.

Bene, io chiudo qui questa parentesi, se no sarei capace di andare avanti per ore a parlarvi e a spoleirare la storia. So che forse voi sareste contenti, ma non me lo posso permettere XD.

Come sempre grazie infinite per leggere la storia, veramente, stiamo aumentando io vi adoro. Grazie anche a chi commenta sempre, grazie a chi legge solo, grazie per trovare del tempo per venire a leggere ciò che scrivo, grazie di cuore e come ogni volta, se volete lasciarmi una recensione e farmi sapere cosa ne pensate, a me fa sempre piacere.

Io vi saluto, non prima però di dirvi che dato che questa è una uscita speciale, a fine mese troverete un altro capitolo! Si, avete letto bene, due capitoli questo mese quindi doppia gioia.

Ancora tanti auguri di buona pasqua. Spero, nonostante tutto quello che sta succedendo e quello che stiamo vivendo, che stiate tutti bene e che possiate passare dei giorni sereni e in tranquillità con le persone a cui volete bene.

Io vi mando tutto il mio affetto, vi mando un bacio e un abbraccio, ci vediamo a fine mese, la vostra, come sempre

Juls

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

 

Il sole si stava preparando a compiere la sua discesa per quel giorno. La luce forte e vivace del giorno stava lasciando il posto per la luce più soffusa e delicata del tramonto primaverile. Una leggera brezza si era alzata e il rumore delle foglie accarezzate da essa creava la perfetta colonna sonora per quel fine pomeriggio. Moon Maria sedeva sul suo terrazzo privato, avvolta nel suo scialle di lana, che si godeva quell’attimo di calma. La regina stava aspettando Rein. Era tornata da una decina di minuti dal tempio e aveva subito fatto chiamare la principessa. Non sapeva di preciso di cosa la giovane le avesse voluto parlare, anche se aveva qualche sospetto. Di certo, avrebbero affrontato l’argomento casa. Moon Maria si immaginava che Rein avesse almeno voluto sapere cosa fosse successo all’arrivo di Thomas alla corte del Sole, o come avessero reagito i suoi genitori. E lei, in quanto regina, aveva l’obbligo di svelarle una verità che aveva taciuto per molti giorni. Dopo il ballo reale, infatti, le era arrivata una lettera, una lettera del tutto inaspettata, ma che aveva, in qualche modo, fatto tornare un po’ di speranza per tutta quella situazione. Elsa le aveva scritto, infatti, e da allora, le due regine avevano intrapreso un piccolo scambio epistolare quasi quotidiano. Moon Maria si era sentita leggermente in colpa nel rivelare piccoli dettagli della vita di Rein senza che la turchina ne fosse a conoscenza, ma capiva il bisogno di una madre di sapere se la propria figlia stesse bene, soprattutto dopo quello che era successo tra le due, e la rivelazione, per la regina Elsa, di avere poco compreso l’animo della propria figlia. Ovviamente Moon Maria non raccontava tutto ad Elsa. L’episodio della fuga con Shade, per esempio, aveva preferito non divulgarlo, perché per quanto si fidasse della Elsa madre, sapeva che le lettere potevano essere trovate e lette anche da altri che non fossero i diretti interessati, e l’ultima cosa che la regina desiderava era confermare voci o alimentare speculazioni sul rapporto dei due giovani principi. Avrebbero pensato i diretti interessati ad alimentare quelle voci, non c’era bisogno anche del suo aiuto. Un leggero bussare al vetro della finestra la fece voltare. La sua cameriera Elinor, si affacciò dal balcone

-Maestà, la principessa è arrivata-

-Bene. Falla entrare e dopo lasciaci sole-

Elinor si inchinò e dopo poco comparve Rein. Nella semplicità del suo abito da pomeriggio, Rein era incantevole. Indossava un abito celeste opaco, di seta. La gonna, lunga fino a terra, era liscia, priva di decorazioni o ornamenti. La vita era cinta da una fascia spessa, dello stesso colore e materiale della gonna, ed era fermata da un grande fiocco posto sul fianco. Il corpetto era anch’esso celeste opaco e di seta, ma sopra era ricoperto da un pizzo bianco finemente lavorato. Il pizzo lasciava intravedere il colore celeste del corsetto, e l’insieme illuminava il volto della principessa. I capelli erano stati lasciati sciolti, e i boccoli della principessa scendevano all’apparenza liberi, in realtà, l’occhio allenato della regina vide che quella capigliatura, all’apparenza molto semplice, era stata creata ad arte. Infatti, non appena Rein si inchinò, moon Maria vide che dietro la nuca, alcune ciocche erano state raccolte e fermate da un piccolo fermaglio di diamanti e i boccoli che scendevano liberi erano stati disposti con cura.

-Rein, hai fatto presto-

-Non amo fare attendere le persone, maestà-

-Quanto vorrei che lo stesso si potesse dire di mia figlia. Spero che assimili la tua puntualità prima o poi-

Rein sorrise

-Proverò con tutta me stessa, maestà-

Moon Maria fece un vago gesto con la mano

-Non credo che ci sia speranza per questo. Milky è come suo padre. Skyler era un uomo meraviglioso, ma ogni tanto, in quanto a puntualità, lasciava a desiderare. La loro fortuna è sempre stata quella di essere reali, infatti, nessuno avrà mai il coraggio di dirgli che sono in ritardo. Tranne la sottoscritta-

Rein ridacchiò e anche Moon Maria. La regina indicò la sedia vuota davanti a lei e Rein vi si sedette.

-Allora, desideravi parlare con me in privato ed eccoci qui. In cosa posso aiutarti?-

Rein si mise dritta sulla schiena e guardò fisso la regina. Tuttavia le mani della turchina avevano preso a tormentare leggermente la gonna dell’abito, e Moon Maria capì che quello di cui dovevano parlare, era un argomento che metteva in imbarazzo Rein.

-Non so se avete saputo, ma Thomas è stato incaricato di andare a prendere i miei libri, a casa, al palazzo del Sole-

-Lo so cara, sono io che ho firmato l’ordine, dopo tutto-

Rein si trovò ad annuire.

-Ecco, quando Thomas mi è venuto ad informare che sarebbe andato a casa, dai miei genitori, gli ho chiesto un favore-

Moon Maria finse di essere sorpresa. Non voleva rivelare di sapere quel dettaglio, non voleva rischiare di mettere nei guai Thomas, dato che il ragazzo non aveva rivelato la natura del favore che aveva svolto per Rein.

-Un favore?-

Disse semplicemente, per far continuare a parlare la turchina. Rein annuì

-Si, in realtà non sapevo nemmeno io che glielo avrei chiesto, tuttavia, grazie al tempo passato qui ho avuto modo di riflettere su alcuni aspetti e anche su me stessa-

Moon Maria osservava Rein e si trovò a provare un immenso affetto per quella ragazza. Ciò che aveva vissuto poteva essere definito un vero e proprio trauma. Si era trovata al centro di eventi non per sua volontà, ma per quella di altri. Era stata strappata da casa sua, dall’affetto di sua sorella, era in una corte straniera, con abitudini nuove e con compiti nuovi e aveva affrontato tutto questo con il sorriso sul volto, senza far pesare quella situazione a lei o a nessun altro. E in quella confusione, aveva persino avuto modo di pensare a se stessa e alle sue emozioni. Moon Maria ne fu colpita

-Spero tu non mi voglia dire che te ne vuoi andare-

Rein guardò allibita la regina

-No maestà, assolutamente. Anzi, per prima cosa vi vorrei ringraziare. Forse, per la prima volta, posso dire di avere trovato un posto dove amo veramente stare. Ed è tutto per merito vostro-

-Rein io non ho fatto niente. Ti ho solo portato a casa con me, alla fine-

Rein sorrise

-Lo so, ma mi avete mostrato più affetto e comprensione voi che non…-

Rein non finì la frase, ma non ce ne fu bisogno. Entrambe sapevano a cosa si stava riferendo la turchina.

-Quello che vorrei dire, maestà, è che, ho sentito il bisogno quasi improvviso, di scrivere una lettera-

-Immagino tua sorella ne sarà stata contenta-

Rein guardò perplessa la regina

-In realtà, non ho scritto a mia sorella-

Fu il turno di Moon Maria di rimanere sorpresa. Era convinta che la prima persona che Rein avrebbe cercato di contattare sarebbe stata la sorella. La sorpresa doveva essere evidente sul volto della regina, perché la principessa si mise a spiegare

-Capisco perché abbiate pensato che avessi scritto a Fine, siamo gemelle oltretutto, ma credo, al momento, che scrivere a mia sorella sia del tutto inutile. La conosco, il modo migliore sarebbe parlarle io stessa con lei, direttamente, ma ammetto, non me la sento. So di averla ferita profondamente, so quanto desiderava essere al mio posto, l’ho aiutata io stessa a prepararsi per l’esame. Le avevo detto che non ero interessata, deve avere pensato che l’ho tradita volutamente. Dovrei parlarle ma, come ho detto, non me la sento in questo momento. Forse perché credo lei abbia ragione a considerarmi una traditrice, forse mi sento veramente in colpa nei suoi confronti-

-Rein non dire così-

La turchina scosse la testa

-No maestà. È vero, io l’ho tradita. Ma non per l’esame, non per avere accettato questo incarico, non per essere qui ora. Io l’ho tradita perché non sono stata onesta con lei. Ho sempre cercato di non darle troppi problemi, tra le due, era lei quella che veniva da me quando aveva bisogno di un consiglio. Io ero la sua roccia, come potevo dirle che ero io quella che aveva bisogno quando lei stessa non se ne rendeva conto? Così ho sempre mentito, facendo finta che fossi felice lì. Non le ho permesso di vedere veramente dentro il mio animo e… penso che nemmeno lei lo abbia più fatto con me. Credo di poter dire che abbiamo vissuto anni in cui abbiamo semplicemente fatto finta. Le voglio bene, è mia sorella, gliene vorrò sempre, ma parlarle, vorrebbe dire affrontare anni di silenzi e cose non dette e al momento non me la sento-

Moon Maria guardò quella giovane ragazza e si sentì stringere il cuore. Le afferrò una mano, e la strinse, forte. Per essere così giovane, aveva affrontato una situazione che sarebbe stata pesante anche per l’adulto più forte. E ne era uscita non indenne, ma con le sue ferite e cicatrici.

-Rein, permettimi di dirti una cosa, che è data dall’esperienza e dalla mia età non più giovane. Verrà il momento in cui dovrai affrontare tutto quanto con Fine, se non per riappianare con lei, ma per te stessa. Verrà il momento in cui sentirai il bisogno fisico di prendere la situazione di petto e affrontarla. So che sarà così, perché conosco il tuo spirito e so che prima o poi lo farai. E quando capiterà, qualsiasi cosa succeda, vada come vada, ne uscirai vincitrice, perché avrai affrontato un grande dolore e affrontando il dolore, se ne esce sempre da vincitori, anche se noi non lo crediamo-

La regina vide gli occhi di Rein farsi lucidi, ma nessuna lacrima uscì dagli occhi azzurri della principessa. Rein si stava dimostrando ogni giorno più forte e risoluta e Moon Maria si sentì come una madre orgogliosa.

-Lo spero tanto, maestà. Spero di essere forte come dite voi-

-Lo sarai, io credo in te-

Rein questa volta, si lasciò andare, e delle lacrime caddero dai suoi occhi. Moon Maria strinse più forte la mano della principessa, ma non fece niente altro. L’avrebbe voluta abbracciare, ma sapeva che, a volte, quello che bisognava fare era lasciare che le lacrime cadessero libere, senza intervenire. Rein fu scossa dai singhiozzi per qualche minuto, tuttavia, il suo non era un pianto di disperazione, era più un pianto di liberazione. Quando i singhiozzi andarono a calmarsi, Moon Maria prese un fazzoletto e lo porse alla turchina. Rein lo accetto grata, e si tamponò gli occhi, asciugando le ultime lacrime. Una volta che si fu totalmente calmata, la regina chiamò la sua cameriera.

-Elinor, per favore, puoi portarci un po’ d’acqua? Troppe chiacchiere ci hanno asciugato la gola-

La cameriera tornò poco dopo con una brocca di acqua fresca e due bicchieri. Dopo avere servito le due, così come era arrivata, sparì. La regina indicò a Rein il bicchiere

-Bevi, dopo un pianto, bisogna reintegrare i liquidi persi-

Rein annuì e prese il bicchiere senza esitazione. Bevve un bel sorso d’acqua, tutto d’un fiato. Quando appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolo, Moon Maria le sorrise.

-Ti senti meglio?-

-Si maestà, grazie-

La regina le sorrise e annuì.

-Dato che non hai scritto a tua sorella, per tornare all’argomento che ti ha portato qui, deduco che tu abbia scritto a tua madre-

Rein annuì

-Si, non sapevo nemmeno io di avere questo desiderio. Eppure è stato facile trovare le parole da dirle-

-Immagino tu le abbia aperto il tuo cuore-

-Esatto. Io, sono qui solo da poco più di una settimana, ma è come se fossi qui da un anno. Mi sembra assurdo pensare che fino a poco tempo fa ero con la mia famiglia, nel grigiore della mia vita e adesso sono qui, con voi, a godermi tutto quanto, allegra e serena, o per meglio dire, più serena rispetta a prima-

-I cambiamenti sono importanti proprio per questo. Ci permettono di vedere le cose sotto una luce diversa e di capire tanti aspetti che prima non vedevamo-

-Esatto. E il fatto di avere visto con chiarezza alcune cose mi ha permesso di potere parlare a mia madre in modo onesto-

-Ne sono veramente contenta. Lei ti ha risposto?-

Rein scosse la testa

-No. Non me lo aspettavo, in tutta onestà, anzi, non so nemmeno se ha avuto voglia di leggerla-

-Certo che ne avrà avuto voglia, anzi, l’avrà divorata-

-Non credo-

-Rein, ci sono aspetti che non conosci di tua madre. Non sottovalutarla-

-Allora perché non mi ha risposto?-

-Perché, non è sempre facile trovare le parole adatte da usare con i figli, credimi. È molto complicato ammettere di avere fatto soffrire un pezzo del nostro cuore e di non averlo capito. È dura essere una madre e non avere compreso lo stato d’animo di una figlia. Si sente in imbarazzo, si sente colpevole-

-Come fate a saperlo?-

-Perché me lo ha detto lei-

Rein guardò sorpresa la regina

-Cosa?-

Moon Maria indicò un punto all’interno della stanza

-Dentro, sul tavolo vicino alla mia poltrona, troverai una scatola. Prendila per favore-

Rein si mosse in silenzio. Si alzò dalla sedia e sparì dentro la stanza, uscendone poco dopo, con la scatola tra le mani e tornò a sedersi

-Aprila-

Disse la regina, incoraggiando la turchina. Rein aprì il coperchio e Moon Maria vide i suoi occhi meravigliarsi, nello scoprire l’interno.

-Sono tre lettere, scritte tutte in questi giorni-

-Da quanto voi…-

-Da dopo il ballo. Il giorno dopo, una dama di compagnia di tua madre, la contessa di Faltony, se non sbaglio, si è presentata qui a corte, nel massimo riserbo, e mi ha consegnato personalmente la lettera. Ha atteso anche una mia risposta-

-Lady Anne è stata qui?-

Mormorò Rein, sconvolta.

-Si, più volte anzi-

-Perché non me lo avete detto?-

-Perché non ero tenuta a farlo-

-Ma è una lettera di mia madre!-

-È una lettera non indirizzata a te, ma a me. Non sono tenuta a riferire della mia corrispondenza privata con nessuno, soprattutto a casa mia-

Moon Maria vide Rein impallidire leggermente e abbassare lo sguardo. La regina si sentì in colpa per essere stata così dura, ma era necessario.

-Allora perché me lo state dicendo? Perché me le state facendo vedere?-

-Perché devi sapere che nonostante tutto, tua madre si è sempre preoccupata di te. Sono tutte parole rivolte a te. Sono lettere piene di amore materno e di rimorso. Non hai mai abbandonato i suoi pensieri e quelle lettere ne sono la prova tangibile. Se vuoi, puoi leggerle, ora sei pronta per farlo-

-E se non volessi, se…-

-Allora, chiudi quel coperchio e lasciale qui, con me. Quando sarai pronta, potrai sempre venire qui a leggerle-

I grandi occhi azzurri della principessa guardarono quelle lettere, indecisi. Poi, con mano tremante, Rein prese il coperchio e lo richiuse.

-Non me la sento, non adesso-

Moon Maria annuì, comprensiva.

-Quando vorrai, sono qui-

Rein annuì. Si alzò dalla sedia e fece per prendere congedo

-Grazie per il tempo che mi avete dedicato e grazie per tutto-

-Sono sempre qui, ogni volta che ne avrai bisogno-

Rein si inchinò e si avviò verso l’uscita. Moon Maria la osservò avviarsi verso la porta finestra e la vide fermarsi.

-Maestà?-

-Si?-

-La prossima volta che lady Anne verrà a palazzo… vorrei poterle parlare, se possibile-

Rein non si era voltata verso di lei per parlarle, e la donna immaginò che dire quelle parole ad alta voce fosse costato molto alla turchina, e che essa non volesse farsi vedere così vulnerabile in quel momento. Moon Maria sospirò e si trovò ad annuire

-Certamente. Quando verrà la avviserò della tua richiesta-

Rein fece solo un gesto con il capo, poi si avviò. Moon Maria appoggiò una mano sulla scatola chiusa

-Arriverà il tuo momento Elsa, e tua figlia sarà pronta a conoscerti. Ogni cosa a suo tempo-

 

 

 

Shade passeggiava avanti e indietro la porta della stanza di Rein. Era lì da un paio di minuti, eppure non si era ancora deciso a bussare. Eppure, bussare, non era un compito così complicato, bastava semplicemente appoggiare la mano sulla porta e battere due o tre volte. Ciò nonostante, non aveva trovato il coraggio per eseguire un compito così facile. E tutto perché si sentiva nervoso. Lui, un principe, erede al trono, nervoso alla prospettiva di parlare con qualcuna che conosceva fin da quando erano piccoli. Si diede dello stupido da solo e si trovò a scuotere la testa.

-Andiamo Shade, che ci vuole a bussare. Forza, coraggio-

Shade alzò il braccio e accostò la mano alla porta, tuttavia rimase immobile. Contemplò l’idea di andarsene, ma alla fine si decise a bussare. Era una situazione ridicola, il suo comportamento era ridicolo e lui non voleva essere ridicolo. Bussò deciso e rimase in attesa. Di certo non si era immaginato che venissero subito ad aprire la porta, ma dopo qualche minuto passato in attesa e non vedendo comparire nessuno, si domandò se forse fosse necessaria più forza nel bussare. Così ribussò di nuovo, questa volta molto più energicamente di prima. Convinto di essere stato sentito, si mise dritto e rimase in attesa di vedere l’uscio aprirsi. Eppure, anche questa volta, nessuno venne ad aprire. Fissando quel pezzo di legno interdetto, pensò di bussare un’altra volta, quando una voce femminile lo fece voltare di sorpresa

-Se nessuno viene ad aprire, vuol dire che non c’è nessuno dentro. Potete provare a ribussare, ma temo la principessa non sia nel suo appartamento-

Trudy era in piedi dietro di lui, che lo guardava trattenendo a stento un sorriso.

-Contessa! Da quanto…-

-Abbastanza-

Disse semplicemente la donna. Shade sentì il rossore salire al volto. Non commentò, rimase lì fermo. Trudy sgranò gli occhi poi scoppiò a ridere

-Non ci credo, Thomas aveva ragione! Siete timido-

Shade continuò a rimanere in silenzio, anche se rivolse una maledizione al capitano delle sue guardie.

-Ammetto che timido non è un aggettivo che avrei usato per descrivervi…-

Shade guardò la contessa e si trovò a sospirare

-Eppure è la realtà dei fati, e spero che questa cosa possa rimanere un segreto-

Trudy lo guardò, un angolo della bocca arricciato in un mezzo sorriso, ma annuì

-Ovviamente altezza, non lo dirò a nessuno-

-Tanto ci penserà Thomas a urlarlo ai quattro venti a quanto pare…-

Disse più a se stesso che non a Trudy. La contessa si trovò ad annuire a quelle parole, sempre sorridendo divertita. Shade, ancora in imbarazzo, cercò di spostare la conversazione su un argomento che gli sembrava, al momento, meno compromettente

-Sapete per caso dove posso trovare la principessa?-

Trudy scosse la testa

-Desolata altezza, non saprei. Non ho visto la principessa da questa tarda mattinata-

-Capisco-

-Sono stata occupata con i preparativi per domani-

Shade sollevò un sopracciglio

-Credevo Thomas se ne dovesse occupare-

-Oh sì, e, sorprendentemente, è stato anche bravo. Tutto è assolutamente ineccepibile-

 -Le parole ineccepibile e Thomas stranamente coesistono nella stessa frase-

-Lo so, altezza, credetemi, sono stata la prima ad esserne stupita. Ma è stato tutto organizzato in modo impeccabile: dalla scelta del menù, i fiori, la disposizione dei tavoli, la decorazione del gazebo… tutto perfetto. Ne sono rimasta veramente sbalordita-

Shade si trovò ad essere stupito egli stesso da quelle parole. Che Thomas finalmente avesse iniziato ad imparare un po’ di bon ton?

-Meglio così allora. Dato che si tratta di un diversivo, che sia ben studiato e realizzato aiuterà a convincere la corte che si tratta di qualcosa di organizzato da tempo-

Trudy annuì

-Esattamente quello che ho pensato, altezza. E io mi sono assicurata di far sì che ogni dubbio venisse fugato-

-Cosa avete fatto?-

-Mi sono incontrata con alcune dame della corte e ho diffuso una buona dose di pettegoli-

Shade si trovò a fare una smorfia di soddisfazione alle parole della contessa

-Immagino già il tenore delle voci-

Trudy annuì, sorridendo

-Diciamo che ci sarà di che parlare, si-

-Di cosa ci sarà da parlare? Spero non di me, ancora-

Shade spostò lo sguardo e ferma, in mezzo al corridoio, c’era Rein. Un leggero sorriso le si era aperto sul volto, e Shade si trovò immobile a contemplarla. Era veramente bella, con i lunghi capelli blu sciolti e con quel vestito. Si trovò ad osservare quel volto, ammaliato e si perse dentro quegli occhi azzurri per qualche secondo. Riconquistò il controllo di se, quando vide che gli occhi della principessa erano leggermente arrossati, come se avesse pianto

-Rein, stai bene?-

La turchina si voltò meravigliata verso di lui

-Certo, si sto benissimo. Perché lo chiedi?-

-I tuoi occhi. Sembra che tu abbia…-

Shade non finì la frase. Le mani di Rein corsero ai suoi occhi, e sul suo volto comparve uno sguardo incerto. Poi Rein si trovò a scuotere il capo, e si avvicinò a lui

-Niente di che, veramente. Sono passata vicino a una finestra aperta e qualcosa mi è entrato nell’occhio, tutto qua-

Shade sapeva istintivamente che quella non era la realtà, ma non disse niente per smentirla.

-Cose che succedono-

Disse. Rein annuì, grata

-A proposito, cosa ci fai qui? Voglio dire, parlare di fronte alla mia porta non mi sembra il luogo migliore per intrattenere dei membri della corte-

Disse Rein, passando lo sguardo da Shade a Trudy.

-Cercavo te, veramente. Ho bussato ma non mi ha risposto nessuno, ovviamente, dato che non eri in stanza ed è capitato che, voltandomi per tornare indietro, abbia visto la contessa. Giusto, contessa?-

Trudy guardò un attimo incerta il principe, ma poi Shade la vide annuire alle sue parole.

-Come dice il principe, altezza. Un incontro puramente casuale-

-Cercavi me? Di persona?-

Shade annuì

-Si, avrei bisogno di portarti in un luogo, se me lo concedi-

Rein guardò Shade, poi Trudy. La contessa fece un piccolo cenno alla turchina

-Se proprio insisti, certo, verrò con te-

Shade annuì e poi si voltò verso la contessa

-Contessa, se volete, potete unirvi a noi. Anzi, credo che il vostro aiuto potrebbe essere prezioso-

Trudy guardò perplessa la coppia, poi però si trovò ad inchinarsi

-Sarà un onore per me, altezza-

Shade le sorrise, poi offrì il suo braccio a Rein. La turchina lo afferrò prontamente, e i due si incamminarono. Dopo qualche passo, Trudy si avviò dietro di loro. I tre percorsero il corridoio in silenzio. Shade condusse le due donne giù per la scalinata e poi, una volta arrivato al piano terra, si diresse verso la sala dove di solito pranzavano, ma la superò, superò anche la sala dove di solito era servito il the al pomeriggio, e si fermò solo quando arrivarono davanti ad un portone chiuso.

-Eccoci qua-

Disse Shade guardando Rein. La turchina lo fissò perplessa

-Dove siamo di preciso?-

-Ora lo scoprirai e qualcosa mi dice che questo luogo potrebbe diventare il tuo luogo preferito di tutto il castello-

Shade liberò il suo braccio dalla presa della turchina e si avvicinò alla porta. Con mano decisa, afferrò entrambi i battenti del portone e li aprì, con un movimento deciso. Sorridendo, si voltò verso le donne

-Principessa, contessa, benvenute nella biblioteca reale-

Rein guardò oltre la spalla di Shade e il principe la vide spalancare gli occhi per la sorpresa. Avanzò con lo sguardo perso all’interno, rapita dalla vista. Shade la precedette e si incamminò dentro. Un uomo, vedendo arrivare il principe, si avvicinò veloce

-Altezza, vi stavamo aspettando-

-Rein, contessa, lasciate che vi presenti il custode di questo posto lord Brenno. Lord Brenno, la principessa Rein e la contessa di Gaumont-

L’uomo si inchinò.

-Lord Brenno sarà totalmente a tua disposizione per qualsiasi richiesta Rein. Sentiti libera di venire qui ogni volta che vorrai-

Rein, assorta dal luogo, fece un vado accenno di assenso, mentre si guardava intorno. Shade sorrise vedendola, sembrava una bambina davanti ad un negozio di caramelle. Poi rispostò l’attenzione sul bibliotecario

-È tutto pronto?-

L’uomo annuì

-Si maestà, abbiamo cercato di fare il prima possibile. Ovviamente c’è ancora molto da fare, bisogna sistemare e rispostare alcune cose, ma in linea generale…-

-Bene, perfetto. Allora ci faccia strada, credo che la principessa ci tenga a vedere i frutti del vostro lavoro-

Rein si voltò verso Shade e lo guardò

-Di cosa stai parlando?-

Shade le sorrise e le si avvicinò. Allungò una mano verso di lei

-Non sarebbe una sorpresa se te lo dicessi. Temo dovrai fidarti di me e seguirmi senza esitare-

Shade vide Rein osservare la mano tesa tra di loro, poi un lampo di luce attraversò gli occhi azzurri della turchina e Rein allungò la sua mano verso di lui, afferrandola. Shade continuò a sorriderle

-Andiamo allora. Lord Brenno, vi seguiamo-

I quattro si avviarono, lord Brenno in testa, Rein e Shade dietro e a chiudere quello strano corteo, Trudy. La biblioteca era veramente gigantesca. File di scaffali colmi di volumi sembravano susseguirsi quasi all’infinito. Ad un tratto, lord Brenno svoltò a destra, quasi arrivato in fondo alla sala e li condusse per un corridoio formato da delle scansie. Shade vide gli occhi di Rein spostarsi verso ogni lato, curiosa. Ad un tratto, il corridoio finì e si aprì in una piccola sala quadrata. Un lato era coperto da grandi finestre che davano sul giardino reale, le altre tre erano piene di scaffali, coperti di libri solo per la metà, il resto vuoti. Rein si voltò verso Shade, perplessa

-Cosa ci facciamo qui?-

Shade, sorridendo, lasciò andare la mano della principessa e si portò al centro di quella piccola stanzetta formata da scaffali, e allargò le braccia

-Principessa, è un onore presentarle l’area designata per la vostra collezione letteraria. I libri che vede sugli scaffali sono stati prelevati dalla vostra stanza al regno del Sole e, dopo essere stati catalogati e numerati, sono stati portati qui. Ovviamente i libri non fanno parte della collezione del regno della Luna, sono tuoi e tali rimarranno. Quindi questa è la tua collezione privata, a tuti gli effetti. Potrai decidere tu chi potrà consultarla o prendere in prestito dei libri, farli restaurare se ce ne fosse bisogno o darli via se non li desideri più. Ovviamente potrai implementare la collezione o lasciarla così, come desideri. Potrai fare ciò che vorrai, in più, lord Brenno è a tua completa disposizione, se vuoi si occuperà lui di trovarti dei volumi particolari. Ovviamente, inutile ridire che il resto della biblioteca è tutta a tua disposizione. Ma questo, questa sala, è il tuo regno personale, a tutti gli effetti-

Shade vide Rein avanzare qualche passo verso di lui e fermarsi. Era senza parole ed emozionata. La turchina si avvicinò ad alcuni libri e passò sopra di essi la mano, che tremava leggermente. Shade rimase a guardarla, perplesso. Era convinto di fare una sorpresa gradita a Rein, invece la principessa non aveva detto una parola e se ne stava lì, ferma. Shade stava per dire qualcosa, quando Rein si voltò verso di lui e senza dargli il tempo, si gettò tra le sue braccia e lo strinse, in un abbraccio.

-Rein cosa…-

-Grazie. Grazie, grazie, grazie. Io…-

La voce della turchina si spezzò per l’emozione. Shade dopo qualche secondo di esitazione, si trovò a ricambiare l’abbraccio della turchina.

-Non mi devi ringraziare, io non ho fatto niente di speciale ho solo…-

Rein si staccò leggermente da lui, in modo da poterlo guardare negli occhi. Le mani della turchina, dalla vita di Shade, si spostarono sul suo petto e Shade, allentò solo il suo abbraccio, in modo da abbracciarla ancora mentre si parlavano

-Ti sbagli Shade. Questo per me è il più bel regalo che mi potessi fare. Non puoi capire. I miei libri, loro mi hanno aiutato in tutti questi anni e averli qui, con me, adesso è molto importante. È come se mi avessi ridato una parte del mio cuore. Quello che hai fatto è straordinario. Siete andati fino a casa mia, avete convinto i miei, non so come, li avete portati qui e mi hai dato una parte della biblioteca reale. È molto più di quello che mi merito-

-Qui ti sbagli. Ti meriti molto di più-

Shade aveva parlato prima ancora di rendersene conto. Il principe vide gli occhi di Rein allargarsi per lo stupore e poi le guance arrossire per via delle sue parole. Non gli ripose, ma si limitò a regalargli uno dei suoi sorrisi più grandi. Shade fece, inavvertitamente un movimento verso di lei, ma l’improvviso tossire di Trudy, lo fece bloccare e voltare verso di lei. La contessa, profondamente imbarazzata per avere assistito a quella dimostrazione d’affetto tra i due principi, aveva lo sguardo mezzo rivolto verso di loro. A Shade bastò vederla così per allontanarsi da Rein di qualche passo.

-Bene, io sono contento che tutto questo ti piaccia. Come ho detto, Lord Brenno è a tua completa disposizione, per qualsiasi cosa. Ti lasciò qui con lui così potrai decidere il da farsi. Io devo tornare al mio lavoro-

Shade fece un piccolo inchino alle due donne, poi si voltò veloce e andò via. Mentre usciva dalla biblioteca e percorreva veloce i corridoi del castello per tornare al suo ufficio, il suo cuore prese a battere in modo furioso. Aveva abbracciato Rein, in modo molto poco principesco, davanti a due membri della corte. E lo aveva fatto nella più completa incoscienza, senza pensare alle conseguenze. Era stato un gesto così spontaneo per lui, ricambiare l’abbraccio di Rein. Certo, era rimasto sorpreso quando Rein era volata tra le sue braccia, ma allo stesso tempo, aveva pensato che Rein lì, tra le sue braccia, fosse la cosa più naturale del mondo. Shade strinse le mani a pugno e si trovò a scuotere la testa. Doveva ritrovare il suo sangue freddo e la concentrazione. Si fermò un secondo davanti alla porta del suo studio e fece qualche respiro.

-Sei un principe, comportati come tale-

Si trovò a mormorare, come fosse un piccolo mantra. Alla fine, una volta che si ritenne abbastanza calmo, aprì la porta del suo studio e si avvicinò alla scrivania, dove una pila di documenti era stata appoggiata affinché lui li potesse esaminare. Il lavoro era quello che gli serviva. Così, senza esitare si sedette sulla sedia e si mise a leggere il primo rapporto che gli capitò sotto mano.

 

 

Rein si muoveva in modo frenetico per la biblioteca. Aveva un registro in mano su cui erano segnati i libri della sua collezione e ogni volta che leggeva un titolo, correva subito al volume. Era bello averli lì con lei. Si trovò a sorridere e lanciare gridolini di gioia ogni volta che ritrovava un libro che adorava, il che capitava praticamente ad ogni volume.

-Possiamo andarcene, per favore? Non scapperanno mica, domani mattina saranno esattamente dove li avete lasciati-

Trudy, per niente contagiata dalla felicità di Rein se ne stava in disparte, e sfogliava, distrattamente, un libro che aveva preso a caso da un ripiano.

-Lo so perfettamente che saranno qui anche domani mattina, ma vorrei controllare solo una cosa e…-

-Per controllare solo una cosa intende verificare di persona che ogni singolo libro che ricordi sia qui?-

-Precisamente-

-Mi sembra una cosa assurda e poco sensata, dato che tenete in mano un catalogo redatto proprio su ogni volume presente qui in questo momento-

-Si ma…-

-Niente ma, principessa. Non vorrete mettere in dubbio l’efficienza dei bibliotecari di corte, vero?-

Rein si voltò verso Trudy.

-Certo che non sto mettendo in dubbio l’efficienza dei bibliotecari. È che, questi libri sono una parte di me e voglio solo vedere se ci sono tutti. Lo so che non ha senso, ma lo ha per me-

Rein vide Trudy guardarla perplessa, poi, alla fine, la donna fece un sospiro rassegnato

-Come posso dare una mano, allora?-

Rein sorrise grata alla donna e le tese la lista che aveva in mano

-Leggetemi i nomi dei titoli e dove sono posizionati-

Trudy afferrò il foglio e si mise a leggere. Le due donne passarono così un’ora, con Rein che ad ogni titolo scattava in giro alla ricerca dei suoi volumi. Quando finalmente arrivarono all’ultimo titolo, Trudy lasciò andare un sospiro di piacere

-Finito. Finalmente. Sento il bisogno di bere qualcosa, ho la gola secca-

Rein ridacchiò ma annuì

-Piacerebbe anche a me qualcosa da bere. Direi che per ringraziarvi, il minimo che possa fare è invitarvi a bere qualcosa nel mio appartamento. E vista l’ora, che ne dite di cenare anche?-

Gli occhi della contessa si spalancarono per lo stupore, ma cercò di non darlo troppo a vedere.

-State per caso cercando di corteggiarmi altezza?-

-Corteggiarvi?-

-Bevande e cibo solo noi due. Sembra quasi un appuntamento romantico-

Rein sentì la nota di divertimento nella voce della contessa e si trovò a ridacchiare.

-Contessa, se una altezza reale, come me, vi volesse corteggiare non si limiterebbe ad una cena-

-Ah no? E come corteggiate voi reali?-

-Offrendo titoli e terre. O un cavalierato-

La risposta della turchina fece scoppiare a ridere Trudy.

-Questo spiega perché molti titoli siano andati a persone… discutibili-

Rein ridacchiò a sua volta. Poi, con il sorriso sul volto, si trovò ad avviarsi verso l’uscita della biblioteca

-Allora, stabilito che non ho nessuna intenzione di corteggiarvi, accettate il mio invito?-

-Direi che posso accettare. Scommetto che per voi i cuoci cucineranno qualcosa di squisito-

-Sono i vantaggi di avere una corona sulla testa-

Disse Rein, stuzzicando Trudy. La contessa, che nel frattempo si era incamminata con la turchina e ora passeggiavano fianco a fianco, lanciò uno sguardo scettico a Rein

-Non avete una corona in testa al momento-

-Sono sempre una principessa. Ci sarà sempre una tiara sul mio capo, privilegio reale-

Trudy sorrise. Era la prima volta che Rein faceva vedere quel suo lato così giocoso alla contessa. In realtà era da tanto che non si lasciava andare così con un membro della nobiltà, per di più con una donna che aveva apertamente detto che non si fidava di lei. Però Rein sapeva che scherzare così non sarebbe stato un problema. Infatti Trudy non replicò o fece altro, anzi seguì Rein fino al suo appartamento senza esitare. Una volta entrate, la cameriera di Rein, Dreamy, si materializzò quasi dal nulla.

-Dreamy, stasera io e la contessa ceneremo qui. Puoi fai avvisare tu sua maestà e organizzare qualcosa per noi?-

-Certo principessa-

-E Dreamy?-

-Si?-

-Procuraci una bottiglia di vino. Sia io che la contessa siamo assetate-

-Vino altezza?-

Rein annuì

-Rosso vi va bene contessa?-

-Certamente-

-E rosso sia-

Dreamy lanciò un’occhiata perplessa a Rein, ma alla fine si inchinò e andò ad eseguire ciò che la sua principessa le aveva ordinato. Una volta che Dreamy fu uscita, Rein si lasciò andare sulla poltrona e indicò a Trudy di fare altrettanto. Le due donne presero a chiacchierare del più e del meno, fino a quando non arrivarono a parlare dell’evento del giorno dopo

-Quindi è tutto pronto per domani?-

-Si altezza. Ho controllato personalmente ciò che Thomas ha fatto e devo dire che, in tutta onestà, sono sbalordita. Ha fatto tutto in modo impeccabile-

Rein ridacchiò

-Avete poca fiducia in lui, mi pare-

-Non è questione di poca fiducia è che lo conosco. Se c’è qualcuno totalmente incapace di organizzare un the pomeridiano, fidatevi, quello è Thomas d’Orvail-

-Eppure dire che questa volta ci è riuscito-

Trudy annuì

-Si e ha persino coordinato i fiori per i centrotavola con le tovaglie. Incredibile-

Rein si trovò ad annuire

-In effetti, notevole come cosa. Ricordo la prima volta che mia madre lasciò libere me e mia sorella di organizzare un piccolo the con alcune ospiti. Fu un disastro totale. Avevamo scelto come fiori delle peonie rosse, erano bellissime e crescevano rigogliose nei nostri giardini. E poi avevamo puntato su delle tovaglie color carta da zucchero, perché avevano dei ricami di filo argentato, che ricordavano le peonie e ci sembrava una combinazione perfetta. Peccato che nella realtà l’insieme non fosse proprio… l’ideale-

Trudy si trovò ad annuire

-E nessuno vi ha fermato?-

-Eravamo principesse, il che vuol dire terribilmente testarde e all’epoca ci sembrava che solo noi capissimo la bellezza dell’insieme e gli altri no. Fu un disastro. Ci ho messo anni per affinare la tecnica e anche per armonizzare tutto l’insieme. Quindi che Thomas ci sia riuscito… mi complimenterò sinceramente con lui domani-

-Toccherà pure a me farlo. Forse è questo che mi dà più fastidio, il fatto che abbia fatto tutto bene e che io non possa rimproverarlo. È quasi un affronto per la nostra amicizia-

Rein ridacchiò

-Vi invidio-

Trudy sgranò gli occhi e la fissò

-Sul serio. Vi invidio quella amicizia così sincera. Credo sia bellissimo il fatto che fin da bambini abbiate questo legame così indissolubile. Vorrei averne anche io uno così-

-Credevo che con il principe Shade ci fosse esattamente questo-

Rein scosse la testa

-Certo, ci conosciamo fin da piccoli, ma… non abbiamo mai avuto quella libertà di poterci conoscere o frequentare come voi. Io e mia sorella dai dodici anni siamo state così impegnate nello studio e nell’apprendere come comportarci per diventare principesse perfette che non c’era molto tempo per vedersi e passare pomeriggi di svago in libertà. Certo, ogni tanto organizzavamo eventi, piccole riunioni, ma ad un tratto è stato come se ci fosse imposto quasi di ritrovarci solo con altre persone del nostro stesso sesso. Invitare dei ragazzi anche se ci conoscevamo da sempre poteva essere quasi sconveniente. Invece invitare una ragazza era più semplice-

-Immagino che nessuno volesse mettere a rischio la vostra reputazione-

-Esatto. Anche se, onestamente, la trovo una cosa priva di senso il modo in cui eravamo costrette ad agire-

-In che senso?-

Chiese Trudy curiosa

-Non potevamo organizzare the o ricevimenti pomeridiano con gli uomini e parliamo di eventi piccoli, con al massimo una decina di persone e quindi dove potevamo essere facilmente sorvegliate, ma allo stesso tempo potevamo partecipare alle serate o ai balli persino nelle altre corti dove, se ci si voleva nascondere con qualcuno o allontanarsi senza essere visti era decisamente più facile. È un controsenso-

Trudy si ritrovò ad annuire a quelle parole

-È sempre così dopotutto. Siamo sorvegliate quando non serve e quando invece ne avremmo più bisogno…-

Trudy non finì la frase e a Rein parve di vedere un lampo di rabbia misto a tristezza attraversare gli occhi versi della donna.

-Cosa è successo tra te e Fanny?-

Le chiese a bruciapelo. Trudy alzò lo sguardo su Rein e il suo volto era diventato come impassibile.

-Mi ha pugnalato alle spalle, ecco cosa è successo-

-Come?-

-Non credo vi riguardi-

-Io credo di sì invece. Mi sono fidata di voi stamattina, ho rifiutato l’invito della marchesa, ho accettato di fare tutto quello che avete detto voi. Credo di meritare una spiegazione-

-Tutto quello che dovete sapere è che Fanny non è veramente chi dice di essere. È una arrivista, vuole tutto ciò che hanno gli altri e non si fa scrupoli per ottenerlo. Vuole la vostra amicizia non perché sia veramente intenzionata ad avere un rapporto onesto con voi, ma perché sa che avere voi dalla sua parte vuol dire avere una grande influenza a corte-

-Ha già una grande influenza, è una marchesa-

-Ma non le basta, vorrà di più, e lo otterrà. Ottiene sempre ciò che vuole-

-Come vi ha pugnalato alle spalle?-

Trudy scosse il capo

-Non vi riguarda-

-Trudy… cosa è successo? Cosa ti ha fatto?-

-Non sono affari vostri, né di nessun altro. È passato ormai, e certe volte è meglio lasciare il passato dove sta-

-Io non credo sia così invece e…-

-Allora voi ditemi di vostra sorella, e poi io vi parlerò di Fanny-

Rein si trovò ad incassare il colpo. Non rispose, ma il suo volto fece capire tutto alla contessa

-Vedete? Neanche voi siete pronta a parlare di tutto. Quindi, voi vi tenete il vostro segreto e io tengo il mio-

Rein a malincuore, si trovò costretta a sopportare la sconfitta. Eppure sentiva che se avesse scoperto cosa fosse successo tra le due donne, lei avrebbe capito veramente chi era la donna che era seduta davanti a lei.

-Mi dispiace di avere insistito. È stato poco cortese, scusate-

Trudy annuì, ma non disse niente. Tra le due scese un certo imbarazzo e l’aria si fece pesante. L’ingresso di Dreamy portò un attimo un’aria più leggera, anche perché la donna stava portando un vassoio su cui era appoggiata una bottiglia di vino e due bicchieri di cristallo. Rein sorrise a Dreamy

-Perfetto, direi che un bicchiere di vino ora mi serve proprio-

Dreamy appoggiò il vassoio sul tavolino basso davanti alla principessa.

-Volete che ve lo apra o…-

-CI posso pensare io-

Disse Trudy

-Ho passato anni con Thomas nelle cantine della sua famiglia. Aprire una bottiglia è un gioco da ragazzi per me-

Rein annuì e indicò alla contessa la bottiglia lasciandola fare. Dreamy osservò perplessa le due donne, ma da brava cameriera, non disse niente

-Altezza, io nel frattempo preparerei la tavola-

-Certo Dreamy, fai pure-

La cameriera si inchinò e riuscì dalla stanza. Trudy, nel frattempo, aveva aperto la bottiglia e stava versando il contenuto nei due bicchieri. Quando ebbe finito, porse a Rein uno dei due e prese per se l’altro. Rein osservò il bicchiere e poi allungò il braccio

-A noi donne e ai nostri segreti-

Trudy la fissò, poi avvicinò il bicchiere a quello della principessa. Al contatto un leggero tintinnio si sentì per la stanza. Le due donne bevvero un sorso

-Ci voleva proprio-

Disse Rein, mentre prendeva un altro sorso. Trudy annuì

-Si, non è male, ma esistono vini migliori-

-Non credo di essere così istruita in fatto di vino, temo-

-Male altezza. È importante sapere parlare di tutto-

-Le lezioni di vino non sono contemplate nelle lezioni reali, temo-

Trudy sorrise

-Neanche in quelle di noi contesse, ma si può sempre rimediare-

-Credo dovrei allora chiedere lezioni a Thomas, dato che la sua famiglia ha, a quanto pare, le cantine migliori del regno-

Trudy annuì

-Si, i conti di Orvail sono tra i migliori in fatto di vino. Ma ci sono anche altre famiglie che sono molto brave nel produrre vino. Vi farò avere una lista di nomi, e anche di vini-

-Grazie-

Trudy annuì e finì il suo bicchiere. Nel frattempo Dreamy, silenziosa, aveva apparecchiato la tavola e portato dentro le pietanze. Un aroma delizioso si diffuse per la stanza e Rein si voltò verso la tavola

-Che ne dite contessa? Seppelliamo l’ascia di guerra per stasera e ci dedichiamo al cibo?-

Trudy annuì

-Direi che si può fare-

-Allora contessa, diamo inizio a questa cena. Sarebbe scortese fare raffreddare le pietanze-

-Non potrei sopportare di essere colpevole di una tale crimine-

 

 

 

Shade aveva lavorato fino a tardi. Aveva saltato la cena con sua madre, non solo perché aveva veramente da lavorare, ma perché aveva anche voluto evitare di vedere Rein. Sapeva che si sarebbe sentito a disagio nel vederla, e voleva evitare di sorbirsi l’occhiata preoccupata di sua madre e, soprattutto, l’interrogatorio che le avrebbe potuto fare. Si era fatto portare dei semplici tramezzini e aveva cenato lì, mentre finiva di leggere gli ultimi resoconti. Era stato particolarmente stupito nel vedere che gli altri ministri avevano raddoppiato la dose di lavoro. Il pensionamento del vecchio ministro del tesoro li aveva tutti spinti ad aumentare il rendimento, perché avevano capito che nessuno era insostituibile, anche coloro che avevano servito fedelmente la corona per anni. E ovviamente non erano mancate le lamentele nei confronti di Philip e del nuovo programma che aveva istituito. Il che aveva fatto capire a Shade che la scelta fatta si era rivelata la migliore. Aveva appena terminato di leggere l’ultimo resoconto della giornata, quando l’orologio aveva segnato le dieci. Shade si stiracchiò le braccia e si lasciò andare contro la sedia. Era sfinito, molto più del solito. Si alzò dalla sedia e si avvicinò ad un tavolino che era appoggiato sotto una delle finestre dello studio. Aprì l’anta del mobile, e da dentro, tirò fuori una bottiglia di cristallo con dentro del liquido ambrato. Non era da lui bere dell’alcool dopo il lavoro, ma quella sera aveva sentito il bisogno di bersi un bicchiere del suo cognac preferito. Si versò un bicchiere e rimise a posto la bottiglia, quasi con fare cerimoniale. Sapeva che se non fosse stato per quello che era successo con Rein al pomeriggio, ora non sarebbe stato lì a bere quel bicchiere. Si avvicinò alla finestra e guardò il cielo stellato, perso nei suoi pensieri. Era talmente assorto che quasi non si accorse del fatto che qualcuno era entrato nello studio. Si voltò e non fu sorpreso di trovarsi davanti Thomas

-Mi domandavo quando ti saresti fatto vivo-

-Ho avuto da fare e… quello è un bicchiere di cognac?-

Shade annuì. Non aveva voglia di dare spiegazioni, anche se era grato di vedere il suo amico

-Ti ricordi quando è stata l’ultima volta che hai bevuto quel cognac?-

-Thomas, non mi va di parlarne. Sto bene è solo che mi andava di berne un bicchiere stasera, tutto qui-

-Quindi non dobbiamo parlare degli cocchi azzurri che si celano nel fondo di quel liquore?-

Shade scosse la testa

-Non ce n’è bisogno-

-Ma?-

-Niente ma-

-Sicuro?-

-Thomas, sto bene. Non è niente-

-Con te non è mai niente-

Shade si voltò verso di lui e si trovò a sospirare

-Ti vuoi fidare di me, per una volta?-

-Io mi fido di te. È che sono preoccupato-

Shade allungò una mano e strinse la spalla di Thomas

-Grazie, ma non ti preoccupare. Non è niente-

-Quindi non c’entra un certo incidente tra te e Rein in biblioteca oggi, vero?-

Shade sgranò gli occhi sorpreso

-Chi te lo ha detto?-

-Lord Brenno-

Shade sospirò ma non commentò

-Non sapevo fosse un pettegolo-

-Non lo è e lo sai bene-

-Però ne ha parlato con te-

-Volevo solo sapere come era andata la sorpresa a Rein, perché conoscendoti non mi avresti detto niente. Quindi sono andato da lui a sapere-

-E che ti ha detto?-

-Che la principessa era così commossa per il tuo gesto, che ti ha abbracciato per ringraziarti. Niente di più. È che dato quello che siamo detti ieri, credevo che per te fosse decisamente qualcosa di più. Ecco perché te l’ho chiesto-

Shade fissò Thomas e vide veramente la preoccupazione negli occhi dell’amico.

-Si, mi ha abbracciato-

-E?-

-E io ho abbracciato lei-

-Tutto qui?-

-Che ti aspettavi? Che l’avessi baciata o altro?-

-No, certo che no però… tu hai abbracciato lei e niente altro?-

-Niente altro. Solo che…-

-Allora c’era dell’altro-

-Siamo rimasti un attimo a parlare, sempre da abbracciati. Ecco-

-Lo sai che non è un atteggiamento molto distaccato, vero?-

-Certo che lo so-

-E che non è molto principesco, vero?-

-Thomas, lo so. È stata una cosa spontanea però, normale. È stato normale per me prenderla e non lasciarla-

Thomas lo guardò scuotendo la testa

-Sei proprio cotto a puntino di lei-

-Thomas!-

-È la verità Shade. Quando provi il naturale desiderio di stare abbracciato ad una donna e di non volerla lasciare, di certo non è per puro spirito di amicizia. E non dirmi che non è così-

-Forse… io non lo  so-

-Lo sai perfettamente, dato che non sei sceso a cena, te ne sei stato rintanato qui e ora ti trovo a bere il cognac della disperazione-

-Questo non è il cognac della disperazione-

Thomas alzò gli occhi al cielo

-Però non sei sceso a cena-

-Avevo da fare-

-Qualcosa che avresti potuto recuperare benissimo dopo. Lavori sempre fino a oltre mezzanotte, quindi non darmi questa scusa banale. Ti sei nascosto qui per evitarla e hai fatto male, perché tanto Rein non è scesa a cena con la regina-

-Che cosa?-

-È rimasta in camera sua, con Trudy-

-Cosa?-

-Non solo, si sono anche scolate una bottiglia di vino rosso-

-Che cosa? E tu come fai a saperlo?-

-Dwight!-

-Chi?-

-La guardia scelta, Dwight-

-Non so di chi tu stia parlando-

Thomas alzò di nuovo gli occhi al cielo

-Dwight è la guardia scelta che ogni tanto staziona davanti alla tua porta, ma non è questo il punto. Ho scoperto che Dwight è un ottimo amico della cameriera personale di una certa principessa-

-Della cameriera di Rein, Dreamy?-

Thomas annuì

-Si anzi, qualcosa mi dice che Dwight spererebbe in qualcosa di più da quella relazione con Dreamy. Sarebbero una bella coppia in effetti ora che ci penso, forse dovrei fare in modo di…-

-Thomas! Torna all’argomento principale-

-Si, allora, ho parlato con Dwight che ha incrociato Dreamy per le scale, ed è stata lei a dirgli della serata femminile della principessa. Ecco come ho fatto a saperlo-

-E perché questo Dwight sarebbe venuto da te a dirtelo?-

-Perché da quando ho scoperto che è amico di Dreamy, gli ho chiedo di darmi qualche informazioni indirette se Rein, se fosse stato necessario-

-Che cosa hai fatto?-

-Prima che tu reagisca male, sappi che lo faccio per te-

-Per me?-

-Si. Tengo un occhio in più su di lei senza che lei lo sappia. Non sarà sempre accurato, ma è una precauzione in più. Quindi ringraziami invece di farmi la ramanzina, ogni volta-

Shade non commentò. Anzi, segretamente era contento di sapere che Thomas si prendeva cura di lei anche a distanza, ma sapeva che non era corretto

-Non lo puoi fare, Thomas-

-Certo che posso. È mio compito prendermi cura dei tuoi ospiti e Rein è una principessa, la sua incolumità va protetta più di ogni altra-

-Ma cosa succederebbe se sapesse che tu la tieni d’occhio attraverso Dreamy?-

Thomas fece per ribattere, ma si trattenne.

-Va bene, non chiederò più a Dwight se sa qualcosa dalla cameriera-

Shade annuì.

-Sai Thomas, credo che stasera mi ritirerò prima del solito. Sono stanco-

-Questo non è proprio da te-

-Anche i principi hanno bisogno di riposo-

-Non tu. Tu vai avanti per ore, due ore di sonno e via una nuova giornata come niente fosse. Tu non dormi praticamente mai-

-Ebbene, stasera ho voglia di dormire. Qualche problema?-

Thomas alzò le mani, sconfitto

-Nessuno, anche perché vuol dire che anche io posso riposare di più stanotte. Non mi lamento, dico solo che è strano, tutto qui-

Shade non commentò, si limitò a finire il suo bicchiere di cognac e appoggiarlo, vuoto, vicino al piatto della cena. Fece poi un cenno a Thomas il quale si avviò verso la porta per primo. I due si incamminarono in silenzio lungo il corridoio, diretti agli appartamenti di Shade

-Non c’è bisogno che mi scorti, sto andando veramente a dormire-

-Vorrei evitare incidenti-

-Quali incidenti?-

-Tipo tu che rinciampi in un gradino. Dopotutto hai bevuto-

Thomas schifò il pugno di Shade e scoppiò a ridere.

-Ti dovrei veramente mandare a lavorare in una miniera-

-Ti prego, sarebbe una vacanza al posto di vederti ogni giorno-

Thomas schivò l’ennesimo colpo

-Thomas, giuro che…-

-Mi ucciderai, si, lo sappiamo-

Ridendo, i due arrivarono alla stanza di Shade

-Bene principe, buonanotte. E mi raccomando: domani non fare cavolate-

-Mi raccomando tu, capitano da strapazzo: non commettere guai o sarà peggio per te-

Thomas sfoderò un sorriso luminoso

-Ho tutto sotto controllo e nessuno potrà dire assolutamente niente. Non ci saranno imperfezioni domani, parola d’onore-

Shade lo vide troppo contento per i suoi gusti

-Che hai combinato?-

-Assolutamente niente. È tutto perfetto, ho pure avuto i complimenti di Trudy che non ha trovato nulla fuori posto-

Shade sgranò gli occhi

-Come hai fatto?-

Thomas continuò a sorridere, contento e radioso

-Ho solo messo in pratica tutta la mia bravura e…-

-Chi ti ha aiutato?-

Thomas lo guardò offeso

-Aiutato? Ho fatto tutto io-

Shade incrociò le braccia al petto, poco convinto

-Non guardarmi così. Ti giuro, non ho sbagliato niente. Dai centrotavola, alle tovaglie, al menù, tutto perfetto-

Lo sguardo poco convinto di Shade fece irritare Thomas

-Ma possibile che nessuno si fidi di me?-

-Non è questione di fiducia. Io ti conosco, non sai distinguere un fiordaliso da un giglio, per non parlare di armonie cromatiche-

-Mi ritengo personalmente offeso-

Shade alzò un sopracciglio indagatore. Conosceva troppo bene Thomas per sapere che non poteva avere fatto tutto alla perfezione da solo, ma dopotutto i miracoli potevano anche capitare. E lui quella sera non aveva voglia di litigare

-E va bene, scusa-

Thomas sgranò gli occhi per lo stupore e fece un passo indietro, allontanandosi da lui. Shade lo fissò perplesso

-Che ti prende adesso?-

-Chi sei tu?-

-Ti sei rincretinito di colpo?-

-Io? Casomai tu: sbaglio o mi hai appena chiesto scusa?-

-Mica è la prima volta-

-Sono certo che sia la prima volta-

Shade alzò gli occhi al cielo

-Thomas, andiamo, non farne una tragedia…-

-Devo dire a Rein di abbracciarti più spesso. Evidentemente gli ormoni ti rendono più umano, chi lo avrebbe mai detto-

Shade impiegò qualche secondo prima di afferrare le parole ironiche di Thomas. E quando capì, sferrò il pugno contro Thomas, che, ancora una volta, lo schivò ridendo

-Thomas, torna subito qui e fatti menare-

Thomas, per tutta risposta, si stava avviando verso il corridoio

-Non sono mica così stupido. Ma è bello sapere che sei sempre tu. Buonanotte stupido di un principe-

-Thomas! Giuro che ti uccido veramente-

-Lo hai detto talmente tante volte che ormai non ci crede più nessuno-

-Thomas!-

La risata del conte si diffuse per il corridoio. Thomas si voltò verso di lui, ma continuò a camminare in direzione dell’uscita

-Sogni d’oro, principe. E mi raccomando, se sogni una certa fanciulla dagli occhi azzurri come il cielo estivo, non esagerare, c’è una decenza anche quando si dorme sai?-

Shade non fece in tempo a rispondere, dato che Thomas era sparito dalla vista ormai. Così lui si ritrovò a scuotere il capo, esasperato. Lo avrebbe veramente ucciso un giorno o l’altro.

-Dannato di un capitano, come tu faccia ad essere il mio migliore amico, rimane un mistero-

Shade entrò nella sua camera e così come era, si buttò sul letto. Si lasciò sprofondare tra le coperte e chiuse gli occhi. Era da tanto che non tornava in camera ad un orario decente, e la prospettiva di una notte di sonno era decisamente allettante in quel momento, invece delle sue solite sei-cinque ore di sonno a notte. Ad occhi chiusi la sua mente prese a vagare e all’improvviso, le immagini di Rein gli vennero in mente. Rein che sorrideva, Rein che si buttava tra le sue braccia, il suo sorriso divertito nel prenderlo in giro, i suoi occhi divertiti. Quegli occhi così belli e profondi, così ammalianti, dove lui faceva fatica a non perdercisi dentro e il suo profumo, dolce, delicato e inebriante, proprio come lei. Shade si voltò e si mise su un fianco

-Smetti di pensare a lei e dormi-

Per qualche secondo, la turchina sembrò uscire dai suoi pensieri, ma ritornò poco dopo, facendo capolino nella sua mente a accomodandosi. Shade fece di tutto per scacciarla dai suoi pensieri, e alla fine, esasperato si alzò. Si avviò veloce verso il suo bagno privato, lasciando i suoi vestiti sparsi sul pavimento. Improvvisamente, aveva bisogno di farsi una doccia gelata

-Complimenti principe, l’unica notte che ti decidi a dormire di più, il tuo cervello non te lo permette. Complimenti, sono un genio in piena regola-

Il getto di acqua freddo gli piombò sul viso, facendolo rabbrividire. Shade scosse la testa, combattendo il dolore del freddo intenso. Dopo essere rabbrividito per un paio di minuti, Shade sembrò essere tornato in se. Si lasciò cullare dall’acqua, anche se fredda, e appoggiò la testa contro il muro della doccia. Fece un paio di respiri e ritornò padrone di se stesso. Uscì poco dopo dalla doccia, e mentre si avvolgeva negli asciugamani, in cerca di un po’ di calore, si trovò a fissarsi allo specchio. Shade vide l’immagine di un ragazzo preoccupato e pensieroso, e tutto per colpa di un paio di occhi azzurri, un sorriso contagioso e una ragazza che non voleva saperne di uscire dai suoi pensieri. Shade sospirò

-Sono proprio in un guaio-

Il ragazzo nello specchio gli restituì una immagine rassegnata. Dato che l’idea di dormire era inconcepibile, specialmente dopo una doccia fredda, Shade si rivestì e si sedette alla scrivania della sua stanza. Se non dormiva tanto valeva lavorare, e visto che era dell’umore adatto, decise di redigere una lista di compiti per una persona a caso del palazzo. Era certo che Thomas gliela avrebbe fatta pagare, ma dato che non dormiva, tanto valeva risollevarsi il morale pensando alle cose assurde che quel capitano da strapazzo avrebbe dovuto fare. Certo essere principe era un lavoro e un impegno per la vita, ma aveva decisamente i suoi vantaggi e l’idea di sfogarsi su Thomas era il balsamo toccasana ideale per lui in quel momento.

 

 

 

Trudy guardava la turchina che dormiva tranquilla sulla sua poltrona. La principessa si era addormentata, dopo avere bevuto tre bicchieri di vino.

-Non reggete molto l’alcool altezza a quanto pare-

Trudy si trovò a sorridere teneramente alla principessa. La guardò qualche secondo, indecisa su cosa fare. Svegliarla o lasciarla dormire lì, sulla poltrona, con il rischio che prendesse freddo. La contessa si guardò intorno ma non vide niente di utile. Così si avvicinò alla porta della stanza e la aprì, sperando, magari, di vedere la cameriera personale di Rein da qualche parte. Ma il corridoio era deserto e della rosa neanche l’ombra, così Trudy chiuse la porta e tornò dentro. Si avvicinò alla principessa, che continuava a dormire, tranquilla, e decise il paino d’azione. Per prima cosa, andò ad aprire quella che riteneva essere la porta della stanza da letto. La donna non si era sbagliata, e dietro la porta, infatti, vide davanti agli occhi il letto della principessa. La stanza era veramente impressionante per dimensioni e lusso

-Ecco ora non mi dispiacerebbe essere una principessa-

Commentò al vuoto. Tuttavia, non perse troppo tempo ad osservarla, perché tornò presto dalla donna. Con delicatezza, senza svegliarla, le mise un braccio attorno alla vita e cercò di sollevarla. Dopo qualche tentativo, Trudy riuscì ad alzarla e il corpo della turchina cadde contro di lei. Trudy tentò di fere un passo in direzione della stanza, ma muoversi con qualcuno addormentato tra le braccia non era così semplice, anche se era qualcuno leggero come Rein. Trudy provò qualche volta, ma non riuscì a muoversi. Stava per riprovare, quando la porta dietro di loro si aprì. Dreamy era tornata, preoccupata per non essere ancora stata chiamata data l’ora. La cameriera, alla vista, si bloccò un secondo. Trudy ne approfittò per portarsi un dito sulle labbra

-Sta dormendo, aiutami a portarla sul letto. Da sola non ce la faccio-

La cameriera reagì prontamente, e si avviò ad aiutare la donna. In due, prendendo Rein con delicatezza, riuscirono a trasportarla nella camera e poi sul letto. Una volta lasciata lì, Trudy si allontanò, mentre Dreamy si affrettava a togliere le scarpe a Rein e a coprirla con una coperta. Trudy, che era tornata nel salotto, aspettò che la cameriera tornasse in camera.

-La principessa sta continuando a dormire-

-Assicurati domani mattina di portarle una tisana al biancospino. Aiuterà il suo mal di testa-

Dreamy annuì

-La principessa per caso si è…-

Dreamy non finì la frase, troppo imbarazzata per dire ad alta voce quello che realmente pensava, di fronte ad un membro della nobiltà.

-No, sua altezza non si è ubriacata, ma temo che non sia abituata a bere molti alcolici. Quindi presumo che domani avrà un leggero mal di testa e il biancospino aiuta. È solo una precauzione-

Dreamy annuì

-Lascio la principessa nelle tue mani, allora. Domani mattina dille che la ringrazio per la serata, è stata tutto sommato, piacevole-

La cameriera annuì

-Come volete contessa. Desiderate che vi scorti al vostro appartamento o che vi aiuti in qualcosa?-

-No grazie, occupati di Rein, ne ha più bisogno di me. Buonanotte-

-Buonanotte contessa-

Trudy uscì dalla stanza, e si diresse verso il suo appartamento. Una volta entrata, si trovò a malincuore in una stanza buia. Il fuoco si era spento da alcune ore, e nessuno era tornato a ravvivarlo. Così Trudy si avvicinò al camino e con movimento rapidi, posizionò la legna nel fuoco e con l’aiuto di un acciarino, diede fuoco. Nel giro di poco, un leggero scoppiettio di ciocchi si diffuse nella stanza. Trudy si sedette davanti al fuoco, per terra. Amava guardare le fiamme in movimento, avevano il potere di calmarla e rilassarla. Era l’unica cosa che l’aveva aiutata a passare dei mesi decisamente turbolenti. Ed era ironico che un potere distruttivo come il fuoco avesse il potere di calmarla. Trudy si stese completamente per terra e si trovò a fissare il soffitto. Rimase così in silenzio per molto tempo. Si doveva essere appisolata, quando, ad un tratto, un rumore di passi nel corridoio la svegliò. Qualcuno stava passeggiando nel corridoio. Era decisamente insolito, data l’ora della notte. Trudy rimase in ascolto, attenta. Chiunque fosse, si stava avvicinando alla sua porta. Erano passi che si facevano via via più forti, e Trudy si trovò ad escludere si potesse trattare di una donna. Il rumore era troppo pesante, doveva essere un uomo, forse una guardia di ronda. Trudy decise di darci poco peso e vista l’ora tarda che si doveva essere fatta, si decise ad andare a dormire. Quando era quasi arrivata alla porta della sua camera da letto, un rumore improvviso la fece voltare. Era il suono di qualcosa infilato sotto la sua porta. Si voltò di scatto, spaventata. All’esterno i rumori erano cessati. Chiunque fosse si trovava proprio dietro la sua porta. Trudy non mosse un muscolo, spaventata. Chi poteva portarle un messaggio a quell’ora di notte? Dopo qualche attimo che le parve un secolo, si sentì il rumore di passi che si allontanavano. Quando Trudy fu sicura di non sentire più alcun rumore provenire dall’esterno, si avvicinò alla porta. Aveva avuto ragione, una lettera era stata fatta passare sotto la porta. Con mano tremante Trudy la afferrò. Si voltò verso la camera da letto e si diresse veloce verso le candele poste sul comodino. Dopo qualche tentativo, dato dalla sua mano tramante, riuscì ad accendere un fiammifero e ad accendere poi le candele. Dopo che la luce si diffuse nella stanza, Trudy guardò la busta. Non era firmata, c’era solo il suo nome sopra. Esitando, ruppe il sigillo di cera che teneva chiusi i lembi di carta e riconobbe subito la calligrafia. Non c’era nome ne firma, solo poche parole, ma Trudy sapeva perfettamente chi le mandava quel biglietto

“Da domani notte ti aspetterò tutte le sere, in giardino, vicino al labirinto di siepi. Ti prego, vieni”

Per un attimo, Trudy avvicinò il foglio alla candela, intenzionata a dargli fuoco, ma si trovò a non esserne capace. Calde lacrime presero a scenderle dagli occhi, e si trovò a stringere forte il medaglione che portava al collo. Non poteva farle di nuovo questo, non poteva permetterlo. Sapeva che non sarebbe mai andata a quell’incontro, ne era certa. Eppure c’era una parte di lei che non avrebbe voluto fare altro che non correre e andare. Andare incontro all’ignoto, alla notte e a tutto quello che avrebbe trovato vicino al labirinto si siepi del giardino reale.

 

 

 

La mattina del giorno seguente aveva sorpreso tutti con un cielo grigio, pieno di nuvole. Tutto lasciava presagire che presto, una pioggia primaverile sarebbe scesa sul palazzo, trasformando l’evento pomeridiano all’aperto del conte d’Orvail in un disastro. Eppure, l’unico che non sembrava preoccupato era proprio Thomas. Il conte, ogni volta che era stato interpellato sulla possibilità di spostare l’evento all’interno del palazzo, aveva categoricamente rifiutato

-Spunterà il sole e non ci saranno problemi di nessun tipo. Fidatevi, il sole mi ama, uscirà per me-

Chiunque aveva pensato che quella risposta fosse quanto di più insensato si potesse sentire, e persino Shade aveva avuto da ridire su tutto quanto. Ma Thomas era stato irremovibile

-Ho organizzato un the in giardino e un the in giardino sarà quello che avrò con i miei ospiti. Un d’Orvail non si rimangia mai la parola data-

Mano a mano che si avvicinava l’ora del pranzo, gli invitati al pomeriggio si facevano sempre più preoccupati. Tuttavia, ad un tratto, come se il cielo avesse ascoltato le parole di Thomas, o come se veramente il sole fosse innamorato di lui, un raggio di sole si fece strada tra le nubi e illuminò il palazzo della Luna. Poco dopo, una leggera brezza prese a soffiare, spazzando via le nuvole nel cielo, rivelando un cielo azzurro sotto e un sole caldo, pronto ad inondare il palazzo. Il sorriso smagliante di Thomas era la rivincita verso chiunque avesse dubitato

-Che vi avevo detto? Il sole mi ama-

Così, come da programma, i servitori presero ad apparecchiare e sistemare il necessario nel giardino per il ricevimento. Tutto era decisamente perfetto. Un grande tavolo era stato disposto al centro, sotto il gazebo e sarebbe stato il luogo dove tutto il cibo sarebbe stato appoggiato. Thomas aveva ordinato sia del dolce che del salato, in modo da accontentare tutti i presenti. Attorno al tavolo, erano stati posizionati quattro tavolini più piccoli, in cui era possibile sedersi in piccoli gruppi e chiacchierare con chi si desiderava. Non c’erano posti a sedere assegnati, dato che si trattava di un ricevimento pomeridiano. Questa libertà permetteva, così, a tutti gli ospiti di potere conversare con chiunque, e anche di evitare chi non si desiderava intrattenere. Gli invitati di Thomas erano pochi, oltre, ovviamente ai due principi, Rein e Shade e a Trudy, la vera organizzatrice di tutto, erano stati invitati Philip, il festeggiato del giorno, la cugina la baronessa Charlotte, la contessa Alambert, i baroni di Ugival Catherine e Anthoine, i visconti Marimbon Daphne e Daniel e infine il conte Nicholanos. In totale erano dodici gli invitati, in perfetto equilibrio tra loro, sei donne e sei uomini. L’appuntamento era stato fissato per le quattro del pomeriggio e, in perfetto orario, Philip con la cugina, si presentarono e furono accolti dal sorriso avvolgente di Thomas.

-Philip, di solito l’ospite d’onore ha il privilegio di arrivare tardi, invece sei il primo-

-Ho cercato di dirglielo, ma è stato irremovibile. Si è voluto presentare in orario perfetto-

Thomas spostò lo sguardo su Charlotte e per qualche secondo rimase abbagliato dalla bellezza naturale della baronessa. Charlotte indossava un semplice abito color lavanda, di georgette, lungo. La vita era cinta da una fascia dello stesso colore e materiale, e un fiocco, semplice, era posto di lato, sul fianco. Il corpetto era totalmente privo di lavorazione, era solo tessuto, tranne per le piccole maniche, corte, di pizzo tono su tono. L’insieme era bello e raffinato, e perfettamente adatto per l’occasione. I capelli marroni della baronessa era raccolti in un semplice chignon morbido basso, e, come fermaglio, era stata applicata una semplice spilla a tema floreale. L’unico altro ornamento della donna era un piccolo bracciale d’oro al polso, semplice, privo di ciondoli. Infine, tuttavia, ciò che aveva catturato l’attenzione di Thomas era il volto. La donna si era leggermente truccata e aveva messo in risalto gli occhi, mettendosi un po’ di ombretto chiaro sulla palpebra e un leggero strato di matita nera nella rima esterna dell’occhio. Infine aveva completato il tutto con uno strato leggero di fard sulle guance.

-Charlotte, siete bellissima-

Charlotte regalò un sorriso a Thomas

-Grazie capitano. Anche voi non state male oggi-

Thomas si raddrizzò sulla schiena

-Come capitano della guardia reale, non potevo certo sfigurare, anche se dubito ci sia un uomo più bello e affascinante di me-

Charlotte ridacchiò. Philip, invece, osservò perplesso il capitano

-La vostra autostima deriva dalla convinzione o dall’incoscienza?-

Thomas si voltò meravigliato verso Philip

-Conte, sbaglio o avete per caso cercato di offendermi?-

-Non per caso, era proprio mia intenzione-

Thomas guardò Philip, e alla fine scoppiò a ridere. Philip si concesse un sorriso

-Philip, io l’ho sempre pensato che saresti stata un’ottima aggiunta al gruppo. Devi promettermi di usare lo stesso sarcasmo con Shade. In due non gli lasceremo scampo-

Prima che il conte gli potesse rispondere, un valletto si avvicinò al gruppo

-Conte di Hoteval? Un messaggio per voi, dal vostro ufficio-

L’uomo tese una busta al conte.

-Scusatemi un secondo-

Philip prese la busta e si allontanò dai due, per leggere in tranquillità. Thomas tornò a rivolgere l’attenzione a Charlotte, che era rimasta in silenzio per molto tempo, e Thomas vide che la donna stava dando un’occhiata attorno, compiaciuta

-Vedo che tutto è stato fatto come richiesto-

Thomas si avvicinò a lei

-Si baronessa, e ricordate il nostro piccolo patto?-

Charlotte annuì

-Ho promesso, ricordate? Non dirò a nessuno che vi ho dato una mano ad organizzare tutto-

-Lo sapevo che non potevi essere stato tu a fare tutto quanto! Non ne sei mai stato in grado!-

Thomas si voltò di colpo e si trovò faccia a faccia con Trudy

-Trudy tesoro! Sei splendida-

La donna incrociò le braccia al petto e lo fissò arrabbiata

-Quando penso che per una volta tu abbia dimostrato finalmente di essere un uomo maturo, ecco che mi devo ricredere, e come sempre sei un disastro-

-Ehi, non offendiamo per favore-

-Ti sei fatto aiutare e ti saresti preso tutto il merito da solo! Thomas nemmeno i bambini si comportano così-

Charlotte tentò di intromettersi tra i due

-Contessa, vi prego, ho aiutato con piacere il capitano e…-

Trudy guardò in modo dolce la baronessa

-Baronessa, non dubito della vostra buona fede, incolpo questo uomo qui davanti che ne se è approfittato-

-Io non mi sono approfittato di nessuno-

-Ti sei approfittato di mia cugina?-

Philip si era riavvicinato al gruppo, e ora osservava Thomas, con uno sguardo decisamente poco amichevole.

-Non ho fatto niente, vero Charlotte? Non è successo niente di che, niente di sconveniente o offensivo. Ieri è capitato per caso che io e la baronessa ci siamo incrociati in giardino-

-E dato che il capitano stava organizzando questo evento per te, ho deciso di aiutarlo. Conosco meglio di tutti i tuoi gusti, sapevo cosa ti avrebbe fatto piacere. È stato divertente-

Charlotte si voltò e sorrise a Thomas, il quale ricambiò lo sguardo e il sorriso

-Proprio come ha detto la baronessa. È stato un aiuto reciproco…-

-Del quale ti sei preso il merito!-

-Ho insistito io perché lo facesse, dovete credermi contessa-

Lo sguardò innocente di Charlotte fece vacillare un attimo la contessa, che alla fine si lasciò convincere

-E va bene, avete vinto. Thomas, farò finta che sia tutto merito tuo. Ma solo questa volta-

Thomas la guardò vittorioso. Poi si voltò verso Charlotte e le offrì la mano

-Baronessa, data la nostra vittoria schiacciante, che ne dite se vi accompagno a vedere gli ultimi dettagli? Philip non ti dispiace, giusto?-

Philip annuì e i due si allontanarono. Trudy guardò preoccupata i due

-Non dovreste far passare troppo tempo a vostra cugina con Thomas. Tende sempre ad essere infantile quando può-

Philip sorrise alla donna

-Credo invece che sia una compagnia piacevole per Charlotte. È ancora così giovane, ignara dei molti pericoli della corte e Thomas è così buono invece. Sono contento che possa passare del tempo con qualcuno così genuino. Ovviamente sempre sotto la mia sorveglianza-

Trudy ridacchiò

-Geloso di vostra cugina, conte?-

-Non credo si tratti di gelosia… solo tenero amore fraterno e istinto di protezione-

-Un modo galante per definire proprio la gelosia. Ma non temete, Thomas è innocuo da quel punto di vista. Non farebbe mai niente di sconveniente, soprattutto alla cugina di un amico-

Philip si trovò ad annuire

-Lo credo anche io-

I due li guardarono ancora un poco, poi Trudy diede un rapido sguardo intorno a se. Il luogo era incantevole. Si trattava veramente di una stanza all’aperto. I contorni erano limitati da una alta siepe di cipressi. Attorno, numerose aiuole di fiori, ancora in bocciolo, regalavano una calma al luogo quasi surreale

-Questo posto è bellissimo-

Philip annuì

-Considerando l’esorbitante prezzo con cui vengono pagati i giardinieri reali, vedo che il risultato paga-

Trudy sorrise divertita a quelle parole

-Non vi facevo un uomo così conservatore per certi aspetti-

-Conservatore?-

Trudy annuì

-Sembra una frase che poteva dire mio padre. Riteneva sempre eccessive e inutili le spese per il nostro giardino. Diceva sempre “sono piante, ci sono da secoli e se la sanno cavare anche senza il nostro aiuto”. Mia mamma lottava sempre per convincerlo a non licenziare tutti ogni singolo mese-

-Io non le ritengo inutili solo… esagerate, ecco tutto-

Trudy vide il leggero imbarazzo di Philip e, senza esitare, appoggiò la mano sul braccio del conte

-Non volevo offendervi o mettervi in imbarazzo. Mi avete solo portato alla memoria un ricordo di infanzia, vi ringrazio anzi-

Philip osservò la mano di Trudy appoggiata al suo braccio e si trovò a toglierla delicatamente

-Vi consiglio di stare un po’ più attenta contessa. Non vorrei mai rischiare di mettere in giro voci strane sul nostro conto, non sarebbe corretto nei vostri confronti-

Trudy fece un passo indietro rispetto a Philip e lo guardò mortificata

-Perdonatemi, non intendevo toccarvi. È stato solo… scusatemi-

Philip scosse la testa

-Contessa, come uomo, non posso non apprezzare un gesto simile, soprattutto quando viene da una donna bella come voi. Ma non vorrei rischiare di mettervi in una situazione imbarazzante. Se volete scusarmi ora, vado da mia cugina-

Philip le fece un piccolo inchino e poi si voltò verso Charlotte e Thomas, che chiacchieravano amabilmente vicino al tavolo centrale. Trudy lo guardò e si sentì terribilmente in imbarazzo

-Un uomo decisamente strano… ma terribilmente galante-

Trudy fece un paio di respiri e poi tentò di avviarsi verso i tre, quando una voce la fermò

-Contessa di Gaumont, buon pomeriggio. Che splendido abito che indossate-

Trudy si voltò e vide avanzare verso di lei, i coniugi Marimbon.

-Visconte, viscontessa, buon pomeriggio-

I due si avvicinarono e si inchinarono alla contessa.

-Sono stata terribilmente sorpresa nel vedere l’invito a questo evento, ma ammetto che ne sono estremamente contenta-

Trudy sorrise alla donna

-Spero non vi dispiaccia, ho suggerito io qualche nome al capitano delle guardie-

Daphne guardò divertita la contessa e poi si voltò verso il marito

-Te lo avevo detto che era sicuramente mio il merito dell’invito, invece del tuo. Come sempre sei inutile. Tuttavia, permettimi di fare le presentazioni. Contessa, con mio immenso rammarico, vi presento mio marito, il visconte Daniel di Marimbon-

L’uomo si inchinò alla donna e le fece un baciamano

-Contessa, è un onore conoscervi. Se il merito della nostra presenza oggi è vostra, avete tutta la mia gratitudine. Ma se permettete, godo della compagnia della mia sposa ogni giorno, quindi andrei a presentarmi agli altri gentiluomini-

Il visconte si allontanò. Trudy fissò perplessa l’uomo poi guardò la donna e si trovò a vedere lo sguardo divertito di Daphne

-Perdonateci, contessa. Ci vogliamo bene, ma amiamo stuzzicarci-

-È bello vedere una coppia affiatata come voi, allora-

La viscontessa annuì

-Si, ci siamo sposati per amore. I miei erano contrari ma io non ho resistito. Ho sposato un visconte squattrinato che prova a gestire una rete di commercio e si trova il più delle volte a regalare ciò che dovrebbe vendere. Ma lo amo, forse, soprattutto per quel suo buon cuore, anche se ammetto che ogni tanto avrei piacere a vedere dei profitti e non sempre delle perdite-

Trudy la guardò, sinceramente invidiosa

-Vorrei anche io un giorno trovare qualcuno da amare così-

Daphne la guardò

-Siete talmente bella, contessa, che gli uomini si butteranno su di voi in poco tempo. Soprattutto dato l’alto livello di amicizia con la principessa. Sarà sicuramente una cosa a vostro favore. Ma basterebbe che vi vedessero adesso per innamorarsi di voi, credetemi. Avrei pagato oro io per essere bella come voi alla vostra età-

Trudy si guardò il vestito. In realtà non aveva dato troppo peso all’abito quel giorno, aveva scelto uno dei suoi preferiti, un semplice abito da pomeriggio. Era un abito di organza. La gonna era formata da molti strati di organza color cipria, e il corpetto, dello stesso colore della gonna, era ricoperto interamente da un pizzo macramè bianco a tema floreale. I capelli li aveva raccolti nella sua amata treccia laterale, che poggiava su una spalla. Si era data un leggero velo di trucco, ma non aveva impiegato molto tempo per prepararsi, né si era dedicata in modo particolare al tutto con l’intenzione di colpire

-Grazie per il complimento, viscontessa, ma vi assicuro, tra le due, siete più elegante e bella voi-

Daphne la ringraziò con un sorriso ma si trovò a scuotere la testa

-Il mio? Un banale abito da donna sposata. Ma grazie-

Trudy dissentì. La donna, indossava un vestito verde smeraldo, di dogaressa di seta. L’effetto del tessuto, a coste, conferiva preziosità ed eleganza, ad un abito dalla forma molto semplice. La gonna, larga, ricadeva morbida, mentre lo scollo a cuore metteva in risalto il decolté della donna in modo molto elegante. I capelli, castano chiaro, erano stati lasciati sciolti, e i boccoli naturali della donna le incorniciavano il viso.

-Viscontessa, vi assicuro che se non foste sposata, sareste voi al centro degli sguardi maschili, non di certo io-

La donna scoppiò a ridere, e prese il braccio della contessa

-Vi ringrazio contessa. Ma direi che è il momento di avvicinarsi agli altri, soprattutto a mio marito. Non vorrei si ricoprisse troppo di ridicolo-

Le due donne si avvicinarono al resto degli invitati e Charlotte, vedendole, si avvicinò loro, sorridendo

-Grazie per essere venute a salvarmi. I signori stanno parlando di commercio, tasse e politica, argomenti che non sono proprio il mio forte-

-Argomenti anche poco consoni all’occasione. Daniel spero tu non stia importunando nessuno-

-Chi il visconte qui? Al contrario, mia signora, credo di avere appena trovato un meraviglioso nuovo amico-

Disse sorridente Thomas. Il visconte sorrise alla moglie

-È sempre bello essere amato e supportato da una donna, ma se volete perdere questo privilegio capitano, vi basta sposarvi. Signori fidatevi di me, restate celibi è un toccasana, soprattutto per la salute-

Il commento dell’uomo fu accolto dalle risate di tutti, mentre Daphne si avvicinò al marito e lo guardò sconfitta

-Io mi chiedo come possa amarti ancora-

-Il mio umorismo contagioso azzarderei, ma so che in realtà è per la mia bellezza splendente-

Daphne scoppiò a ridere, insieme a tutti quanti. I presenti iniziarono a chiacchierare, quando ad un tratto, lo sguardo di Thomas fu catturato da un gruppo di tre persone che si stava avvicinando a loro

-Altri ospiti, che meraviglia-

Thomas si avvicinò ai tre e si produsse in un inchino perfetto

-Signori, vi do il benvenuto in quello che si presuppone essere un pomeriggio divertente e piacevole-

Il trio, che era formato da due donne e un uomo, rispose all’inchino di Thomas con un inchino a loro volta. A parlare per primo fu proprio l’uomo

-Capitano, vorrei ringraziarvi per il generoso invito. Sono il barone Anthoine Ugival, e questa è mia moglie Catherine di Ugival-

-Baroni, è un piacere accogliervi qui. Deduco allora, che l’altra splendida donna che vi accompagna sia…-

- Contessa Alexandre Marie Alambert, piacere di conoscervi capitano-

Thomas sorrise ai tre nuovi arrivati

-Sono molto grato nel vedere che tutti avete accettato l’invito. Mi rendete molto fiero. Ed ecco che arriva anche Nicholanos! Forza Andrew, come guardia reale essere in ritardo è quasi un crimine-

Nicholanos, con molta calma si avvicinò al suo capitano

-Chiedo scusa, capitano, ma mi sono dovuto occupare di un compito, credo destinato a voi-

Thomas si fece un attimo pensieroso, poi ricordò

-Giusto, i turni. Grazie per averci pensato tu, ma come vedi, avevo il duro compito di ricevere i mie cari ospiti. E come vedo sei arrivato giusto in tempo per fare da compagno alla Contessa Alambert. Così ogni dama avrà un cavaliere per la giornata-

Nicholanos si voltò verso la donna e fece un piccolo inchino.

-Capitano, posso fare un cambio di cavaliere? Cedo volentieri mio marito alla contessa e io prendo volentieri il conte Nicholanos se non vi dispiace-

La battuta, della viscontessa Marimbon, produsse altre risate e il conte, colpito dalle parole della donna si inchinò a lei

-Madame, possiedo due braccia. Posso essere il compagno di entrambe se lo desiderate-

Thomas, sorridente, diede una bella pacca sulla spalla a Nicholanos

-Signori, ecco una degna guardia reale, oltre che un ottimo gentiluomo. Ben detto conte-

-Grazie capitano-

Il gruppo si unì agli ospiti già presenti, e presto, le cinque donne si riunirono tra loro, allontanandosi di qualche passo dagli uomini. Alexandre e Catherine, le ultime donne arrivate, si guardarono attorno, piacevolmente stupite

-Chi lo avrebbe mai detto che un uomo potesse organizzare tutto in modo così impeccabile. Sono veramente stupita-

Disse ammirata Alexandre. Trudy lanciò uno sguardo a Charlotte, che si limitò a sorridere soddisfatta

-Siete contenta baronessa?-

Chiese Alexandre, stupita del sorriso confidente di Charlotte. La baronessa, sorpresa, alzò il volto di scatto verso la donna

-Si molto, cioè, come avete detto voi il posto è bellissimo e ben decorato e…-

-Credo che le parole che la baronessa stia cercando siano che essendo la festa in onore di suo cugino, il fatto che noi ospiti troviamo incantevole e impeccabile tutto quanto sia un grande onore per lei-

Trudy, che era entrata in aiuto di Charlotte, si guadagnò uno sguardo di gratitudine dalla piccola baronessa. La contessa Alexandre, stupita dell’intervento di Trudy, si voltò verso di lei

-Come mai parlate voi per lei? Per caso la baronessa non è in grado di rispondere da sola-

Trudy fulminò con lo sguardo un attimo la donna, ma prima che potesse replicare, intervenne Daphne Marimbon

-Signore, vi prego, siamo riunite qui per divertirci, non litigare. E perdonateci, contessa, se tenderemo un po’ tutte a difendere la baronessa di Amoundgnac, ma dato che ha solo diciotto anni e ha appena debuttato, credo ci sentiamo tutte responsabili nei suoi confronti. Come se fosse una sorella piccola di cui prendersi cura, dico bene, contessa Gaumont?-

Trudy annuì alle parole di Daphne

-Pienamente d’accordo. Dopotutto ricordo ancora i miei primi ricevimenti ufficiali dopo il mio debutto. Ero terribilmente in imbarazzo, meno male che c’era mia madre con me-

Anche la viscontessa di Ugival si trovò d’accordo

-Io per poco non ho rischiato di dare fuoco alla tavola durante il mio primo invito a cena. Ero così nervosa che mi tremavano le mani e ho rovesciato il bicchiere di vino sulla tavola che ha urtato nella caduta il candeliere. Meno male che un cameriere è intervenuto subito spegnendo le fiamme. Sono stata così mortificata che non sono uscita di casa per un mese-

Le donne, piano piano, presero a raccontarsi storie dei loro primi eventi sociali. L’atmosfera si andò piano piano rasserenando e tutte si trovarono piacevolmente in armonia tra di loro. Ad un tratto, la viscontessa di Marimbon, guardando l’abito della contessa Alexandre Alambert, fece una domanda

-Per caso, contessa, l’abito che indossate è di Chandra?-

La contessa si trovò ad annuire

-Esatto viscontessa. È una dei nuovi modelli della sarta reale, così come il colore-

La contessa, orgogliosa, fece una piccola piroetta, in modo che l’abito fosse visto in tutte le sue forme. Era un abito di chiffon color verde menta, che creava un bellissimo connubio con i capelli ramati della contessa, che erano lunghi e raccolti in una semplice coda bassa. La morbidezza dei capelli e la morbidezza del tessuto leggero, che rendevano la gonna leggere e fluttuante, rendevano l’aspetto della donna nell’insieme leggiadro. Tuttavia la vera novità del modello era dato dalla vita in su. Infatti, invece di avere un corpetto compatto, la stoffa era ad incrocio, in modo da formare uno scollo a v che metteva in risalto il decolté della contessa. Tuttavia l’abito non risultava volgare, ma raffinato. La donna ne andava molto fiera

-È una novità per la corte, so che qualcuno potrebbe definirlo scandaloso, ma a me piace. Ogni tanto noi donne dobbiamo osare, soprattutto con la moda. Non possiamo certo permettere agli uomini di dirci cosa indossare-

Trudy si trovò d’accordo con le parole della donna e annuì. Invece, la baronessa di Ugival, Catherine, non si trovò d’accordo

-Mi dispiace contessa, posso capire il vostro intento, ma non condivido. Non mi sentirei a mio agio con uno scollo come il vostro. Preferisco abiti più classici-

In effetti l’abito della baronessa era un tradizionale abito di corte da pomeriggio, salvo fatto solo per la scelta del colore. Era un abito color blu polvere, scuro, ma che, in contrasto con la carnagione chiara della donna si intonava perfettamente. Era un abito di crepe di seta, elegante e pulito, con una semplice scollo a barchetta. Era un abito perfetto, nella sua semplicità, per una passeggiata o un the in giardino. Trudy, guardando l’abito della donna si trovò a pensare che era un abito perfetto per la donna, così come l’abito che indossava la contessa Alambert era perfetto per lei. E decise di dirlo ad alta voce

-Credo che questo pomeriggio ognuna di noi indossi un abito perfettamente idoneo al carattere di ognuna, non vi pare? La baronessa Charlotte ha un abito semplice, elegante, ma con un dettaglio particolare che rivela sicuramente un animo pieno di sorprese. La viscontessa Marimbon, con il suo verde smeraldo e quel tessuto così magnificamente plissettato, credo ci voglia far capire che è una donna che non ha paura di dire cosa pensa e, soprattutto, ispira fiducia e armonia, tratti che credo la viscontessa ispiri a tutte noi. Voi contessa, invece, con il vostro abito, credo vogliate esprimere non solo gioia e allegria, ma anche una sana dose di coraggio e incuranza di ciò che si potrebbe dire di voi, quindi siete audace. Infine la baronessa Ugival, con il suo blu polvere, emana molta tranquillità e pace, nonché un colore che infonde, almeno a me, una serenità emotiva e, anche se ho parlato poche volte con voi, baronessa, credo che siate una donna che si possa rispecchiare in queste mie parole-

Le donne guardarono compiaciute, commosse e grate Trudy per le parole che aveva usato per ognuna di loro.

-E voi contessa? Cosa ci fate scoprire di voi dal vostro abito? Cipria e bianco, signore qualcuna ha un’idea?-

Chiese Alexandre. Trudy stava per ribattere, quando Charlotte la precedette

-Libertà e tenerezza. Secondo me siete una donna gentile e sofisticata, ma anche riservata. Tuttavia, credo che sotto la corazza, ci sia un cuore dolce, affettuoso e amorevole-

Trudy guardò Charlotte e senza rendersene conto, una lacrima cadde dai suoi occhi verdi. Charlotte, vedendola piangere si preoccupò

-Ho per caso detto qualcosa... vi ho offeso? Perdonatemi, io…-

Trudy scosse la testa e si asciugò la lacrima che era scesa sul suo volto

-No baronessa, non sono offesa, anzi. Grazie, sono le parole più gentile che qualcuno mi abbia detto in molto tempo. Grazie-

Charlotte, rincuorata sorrise alla donna. Nel frattempo, la baronessa Ugival mise un braccio sulle spalle della ragazza

-Baronessa, siete veramente una donna gentile. La corte ci guadagna ad avere un’anima nobile tra di essa-

-Grazie baronessa-

Trudy annuì alle parole di Catherine, e anche la contessa di Alambert. Tuttavia, ad un tratto, per smorzare il clima quasi rattristato e commosso che la conversazione aveva preso, la viscontessa Daphne espresse ad alta voce un’opinione

-La marchesa Eldelberry dovrebbe chiedervi qualche lezione privata, baronessa. Dopo l’incredibile recita dell’altra sera, dovrebbe affinare un po’ la tecnica, non credete signore?-

L’improvviso accenno a Fanny e al suo carattere, portarono Trudy a scoppiare a ridere, seguite anche dalla Ugival e da Charlotte. L’unica che non era stata presente alla cena di lady Vivian, la contessa Alexandre, si fece subito vicina a Daphne

-Vi prego viscontessa, ditemi tutto dell’altra sera. Sono terribilmente curiosa-

La donna, sorridendo divertita fece un piccolo inchino

-Non temete mia cara, anzi farò di più. Vi mimerò direttamente tutta la scena. Contessa Goumont, mi date una mano?-

-Sarà un onore per me-

Daphne sorrise

-Perfetto. Allora dovete sapere, cara contessa, che l’altra sera la marchesa….-

 

 

Philip osservava compiaciuto sua cugina. Le donne erano tutte in parte e stavano ridendo di qualcosa che la viscontessa Marimbon stava raccontando. Vedendo il sorriso di Charlotte, Philip sorrise a sua volta

-Avete una cugina davvero incantevole, dovete esserne fiero-

Philip si voltò verso Anthoine Ugival

-Lo sono, infatti. È mia cugina, ma certe volte la considero più una sorella. Sono contento di vederla ambientarsi così bene qui a corte-

Anthoine annuì

-Non temete, Catherine mi ha parlato di lei dopo l’altra sera, dopo la cena di lady Vivian. Ha usato solo parole di elogio per vostra cugina e conosco mia moglie, l’ha presa in simpatia quindi potete stare certo che la aiuterà in ogni occasione se se ne presentasse l’occasione-

-Vi ringrazio-

-Non ringraziate me, ma Catherine dopo. Le farà piacere-

Philip annuì.

-Sa, sono sorpreso di come state gestendo il vostro nuovo ufficio, conte-

-Mi credete inadatto?-

-Al contrario-

Disse l’uomo deciso

-Conoscevo il vecchio ministro, non c’è paragone rispetto a voi, in meglio si intende. E so che molti dei vostri funzionari e sottoposti parlano in modo egregio di voi, non ho sentito nessuno lamentarsi, a parte, certo, la nuova dose di lavoro di cui alcuni si lamentano temo-

-Credo di non poterci fare niente. Il tesoro richiede impegno e dedizione, non posso certo permettermi di fare passi falsi, e come me i miei sottoposti. Ma se posso chiedere, come fate a…-

-Come so queste notizie? Lavoro per un altro membro del consiglio reale, per il marchese Arnaud de la Paratiere, ministro degli esteri-

Philip granò gli occhi meravigliato. Il ministro Paratiere, tra tutti i vecchi ministri, era uno di cui persino il principe non poteva lamentare alcun che. Gran lavoratore, molto preparato nel suo compito, era noto per circondarsi di uomini preparati in ogni aspetto. Philip si rese conto che l’uomo che stava davanti a lui era sicuramente un uomo capace e in gamba. Inconsciamente provò una certa simpatia per lui

-So che ultimamente il vostro ufficio è nel caos-

Anthoine annuì

-Dall’arrivo della principessa qui a corte, siamo stati molto occupati con il ministro degli esteri del regno del Sole-

-Ci sono problemi?-

L’uomo scosse la testa

-Al contrario. Ma dato che una altezza reale straniera soggiornerà per un considerevole lasso di tempo qui da noi, ci sono accordi da prendere, persone da rassicurare… cose del genere-

-Rassicurare?-

-Stiamo redigendo rapporti dettagliati sulla sicurezza della principessa. Ci è stato chiesto quante guardie sono a protezione della principessa per esempio, o come comportarsi in caso di visite ufficiali. Questo tipo di piccole questioni insomma, niente di straordinario, ma che ci stanno facendo lavorare intensamente. Quindi potete immaginare con quanta gioia abbia accolto questo invito. È piacevole uscire all’aria aperta e conversare amabilmente senza doversi occupare di clausole di segretezza o protocolli di visita-

Philip si trovò ad annuire. Non aveva minimamente pensato che ci fossero così tante cose di cui occuparsi che riguardavano la principessa. E Philip sapeva che se la principessa avesse saputo di tutto il trambusto che stava causando il suo essere lì, si sarebbe sentita terribilmente in colpa. Voleva avvisare il visconte sul fatto di evitare di tirare fuori l’argomento, quando Thomas si materializzò al suo fianco e indicò un punto del giardino

-Finalmente, si degna di arrivare. Sempre in ritardo quel dannato di un principe. Signori, scommetto tre bottiglie della mia cantina che avrà il coraggio di dire che è colpa della principessa se sono in ritardo. Ma almeno sono arrivati-

Mentre il conte Nicholanos accettava la sfida di Thomas, Philip si voltò e perse totalmente la cognizione di dove fosse o di chi gli stesse attorno. I suoi occhi erano tutti concentrati su Rein che avanzava, sorridente, verso di lui. Sembrava un angelo, tanto era bella. Era vestita di bianco, un abito morbido e leggero, che la faceva fluttuare più che camminare. L’unica nota di colore in quel mare di bianco era data da una fascia, blu scura, che la cingeva sotto il petto, e che faceva risaltare tutta la sua figura. I capelli erano sciolti, e cadevano sulle spalle, creando l’impressione di un mare in movimento, un mare morbido e avvolgente. Sul capo, una tiara di diamanti rifletteva la luce del sole pomeridiano, e una semplice collana, con un diamante a goccia, le scendeva sul petto e si fermava poco sopra la scollatura. Non appena arrivò davanti a lui, Philip si inchinò

-Scusate il ritardo, conte, spero ci perdonerete. Congratulazioni per la vostra nomina a ministro del tesoro-

Philip, alzò piano il capo, in modo da guardare gli occhi azzurri della principessa

-Vi ringrazio altezza-

Fu tutto ciò che riuscì a dire. E come unica risposta ottenne il sorriso radiosi di Rein e Philip seppe, in quel momento, di essersi perdutamente innamorato di lei.

 

 

 

*****************************************************

 

Ebbene sì! L’ho scritto, nero su bianco! Era ora dopotutto, che i giochi, quelli veri avessero inizio. E ora si inizia sul serio a giocare.

Ciao a tutti!

Lo so cosa molti di voi, o tutti quanti, staranno pensando: ma quante cose succedono in questo capitolo? Lo so, sono un sacco di cose ora che rileggo, a mente fredda, tutto quello che ho scritto. Rein e Moon Maria, il misterioso biglietto di Trudy, la scena della biblioteca, uno Shade decisamente confuso e un Thomas preoccupato, uno Shade sotto la doccia (lo so che mi state amando per quell’immagine, quindi prego 💖) l’inizio del pomeriggio anti-Fanny (scusate, nella mia mentre l’ho chiamato così quando pensavo alla storia, quindi per me è così il nome sugli inviti che scrive Shade XD). So che succedono veramente un sacco di cose, forse fin troppe, ma non sapevo mai dove tagliare, perché ci tenevo tanto ad avere delle scene con i miei personaggi senza i nostri protagonisti in giro. Mi piace sapere che anche loro hanno il momento di gloria e di spazio che si meritano, perché me li sono costruiti con tanto amore e ci tengo a farveli conoscere per bene, non solo facendoli agire o con Rein o con Shade, ma anche tra di loro, per vedere le loro dinamiche senza un reale di mezzo. E voglio anche dirvi, lo so, lo so, ci sono un sacco di nomi, di titoli e di personaggi qui, e faccio confusione pure io quindi sentitevi tranquillamente liberi di odiarmi per questo. Non credevo di avere così tanti personaggi fino a quando non mi sono messa a cercare abiti per sei donne, abiti diversi e con colori diversi, ognuno che rispecchiasse un po’ della personalità del personaggio. Sono matta lo so, ma ci tenevo che ognuna di loro avesse il suo momento di gloria e, soprattutto, spero di essere stata in grado di farvi capire, dalle mie descrizioni, come si presenti la scena e come siano vestite le nostre dame. So che ai fini della trama non è importante, ma è importante per me, perché la moda femminile nelle corti europee ha sempre avuto un ruolo comunque importante e nel mio piccolo sto cercando di fare lo stesso. Rein ha uno stile ben specifico, almeno nella mia mente, così come Trudy e Charlotte, e credetemi, mettermi a cercare tutte le volte abiti a cui ispirarmi è allo stesso tempo snervante e divertente. Quindi sappiate che continueranno ad esserci descrizioni di abiti (e non vedo l’ora di descrivere un abito di Rein in una determinata situazione!!!! Non vedo l’ora di arrivare a quel punto della storia, ne vedremo delle belle, ve lo assicuro) e voglio anche dirvi che tutti i nomi dei tessuti sono nomi reali! Mi sto facendo una cultura di tessuti di lusso che ormai potrei fare la giornalista di moda (ovviamente scherzo, ma credetemi ho visto così tanti abiti nell’ultimo periodo che non ne posso più).

Per il resto, sapete ormai quanto ami Thomas, adoro il fatto che si prenda il merito per il lavoro di Charlotte, ma capitelo, ogni occasione per lui è buona per potersi vantare rispetto a Shade, concedetegliela. E poi Charlotte, altra stella di questo capitolo. Ve lo avevo detto che veniva fuori, piano piano, ma viene fuori. Tra tutte le dame della storia, lei è la più piccola, ha diciotto anni, mentre le altre sono tutte tra i venti e i ventinove anni, quindi è veramente piccolina, soprattutto in fatto di esperienze di vita diretta di corte. Le ci vuole un po’ per capire bene, ma impara in fretta non vi preoccupate, ma per ora voglio preservare al massimo il suo animo candido e dolce.

Che dire, Moon Maria regina indiscussa della vita. Vorrei ogni tanto che uscisse dalla mia mente e mi spronasse nella vita vera, e lo so che sembra un controsenso dato che ciò che le faccio dire, in sostanza, sono cose a cui credo io per prima, ma io sono la classica persona che predica bene, anzi benissimo ma poi quando si tratta di me e del lato pratico, faccio schifo. Spero mi capiate e anche di non essere la sola XD

Infine che dirvi, la bomba. Sapevate che sarebbe successo, non mentite. Philip cotto a puntino di Rein e Shade ora dovrà temere. Non avrete seriamente pensato che avrei lasciato il campo così facile al principe solo perché lo amo come personaggio, vero? Bisogna che un po’ si senta sotto pressione e credo, che una sana competizione per il cuore di Rein si possa fare.

Bene, basta ora, vi ho assillato anche troppo questo mese. Due aggiornamenti, tanta, tantissima carne sul fuoco e spero che siate soddisfatti. Vi chiedo scusa, anzi, se ho messo molte cose in questo capitolo, ho provato a spostare alcune cose nel capitolo successivo, ma rileggendolo, non era così d’impatto e completo. E poi volevo a tutti i costi finire con la notizia bomba, e so che mi odierete per questo, ma la narrativa è fatta anche di questo dopotutto.

Ultima cosa: dato che ormai i personaggi iniziano ad essere abbastanza, soprattutto i personaggi creati da me, che ne dite se a fine di ogni capitolo vi faccio un mini riassunto di un personaggio? Una specie di piccola enciclopedia informativa, come si fa nei manga (o si faceva, scusate è da tanto tempo ormai che non compro un manga che potrei anche essere rimasta indietro su certe cose). Comunque fatemi sapere che ne pensate di questa idea.

Bene, io vi saluto definitivamente per oggi, ormai lo sapete, grazie a chi legge, a chi lascia un commento e chiunque mi voglia scrivere anche in privato per annotazioni, suggerimenti o qualsiasi cosa, lo sapete, è sempre ben accetto e soprattutto il benvenuto. Grazie per tutto l’affetto come sempre e per il supporto costante, e ci vediamo al prossimo mese. Vi mando un bacio grande, come sempre, dalla vostra, iper affezionata

Juls

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

 

Rein si guardava attorno meravigliata. Il gazebo della regina era splendido e la tavola, apparecchiata con ogni tipo di leccornia sia dolce che salata, era decisamente il punto focale di tutto. Rein si voltò meravigliata verso Thomas, che la guardava con un sorriso smagliante sul volto

-Thomas! È tutto meraviglioso-

Il capitano fece un inchino alla donna

-Principessa, vi ringrazio dal profondo del cuore. È un onore ricevere il vostro apprezzamento-

-Decisamente non è opera tua…-

Thomas, alzatosi, fulminò con lo sguardo Shade. Il principe, gli scoccò un’occhiata poco convinta

-Grazie è sempre un piacere sapere quanto tu tenga a me, principe-

-Dico solo che questa… delicatezza, non è da te-

Thomas si avvicinò piano a Shade, sempre più seccato

-Stai dicendo, per caso, che non sono raffinato?-

-Precisamente-

-Principe giuro che…-

-Io direi che ho voglia di una tazza di the. Signore, voi che ne dite?-

Rein, ormai abituata ai due, li fulminò entrambi con lo sguardo e la turchina vide i due abbassare il capo, imbarazzati. Seguì qualche risolino divertito alla scena, ma la voce di Trudy la distrasse

-Principessa, volete accomodarvi con noi?-

Rein si voltò verso Trudy e si trovò a sorridere, annuendo

-Molto volentieri-

Rein si avvicinò e salutò le donne presenti. Rein si avvicinò ad un tavolino e si trovò ad ammirare, colpita il tutto. I tavolini erano stati apparecchiati con una delicata tovaglia di lino, bianca, ricamata, il cui bordo, che arrivava fino a toccare il prato su cui erano posti i tavoli, era tutto orlato con dei ricami a tema floreale. Rein vide ricamate rose, margherite, peonie, calle e altri fiori che formavano un insieme colorato e omogeneo perfetto per il luogo. Sul tavolo, poi, era stato posto un vaso con dentro delle bellissime primule di colore giallo, delle margherite bianche e dei crochi bianchi con delle sfumature lilla. Rein ammirò meravigliata i fiori

-Che fiori splendidi-

-Sono tutti fiori del giardino reale, altezza-

Rein si voltò a guardare Charlotte, sbalordita. Non si era resa conto che la donna le si era avvicinata

-Sono veramente splendidi-

Charlotte annuì

-Si, sono splendidi. Non è stato facile convincere il giardiniere a farci dare quei crochi, ma alla fine ha ceduto. Sonlo le primule e le margherite non erano sufficienti, anche se erano perfetti per mio cugino-

Rein fissava la baronessa sbalordita.

-Non sapevo che al conte, vostro cugino, piacessero i fiori così tanto-

-Oh no, altezza, mi riferivo ai colori. Il giallo e il bianco sono i colori dello stemma di famiglia-

Rein guardò Charlotte, e annuì

-Ma certo, dato che il ricevimento è per vostro cugino, scegliere dei fiori che ricordino il colore dello stemma di famiglia è un dettaglio molto ricercato. Complimenti baronessa, avete decisamente un occhio attento per queste cose-

Charlotte arrossi grata e si trovò ad inchinarsi

-Grazie altezza-

Rein la guardò divertita.

-Così Thomas si prende il merito per il vostro lavoro… molto poco cavalleresco da parte sua-

Charlotte si trovò a sbiancare di colpo. Scosse velocemente la testa e balbettò

-No principessa…cioè si ma… non è come sembra e… ecco si il conte mi ha chiesto solo una mano e…-

Rein vedendola, scoppiò a ridere, divertita. Charlotte, che si era fatta tutta rossa in viso, abbassò lo sguardo, mortificata

-Vi prego, mantenete il segreto altezza, almeno con il principe. Il conte ci teneva a non farglielo sapere e…-

-Non vi preoccupate baronessa, terrò il segreto-

Charlotte la guardò grata

-Grazie-

-Di quale segreto state parlando?-

Chiese Trudy che si era avvicinata alle due

-Niente di che, contessa-

-Riguarda l’aiuto anche poco nascosto di Charlotte all’organizzazione di tutto quanto, per caso?-

-Lo sapevi?-

Chiese meravigliata Rein. Trudy la guardò sconsolata

-Avevo creduto in un miracolo, ma conosco troppo bene Thomas. Se fosse stato per lui, avrebbe messo due piatti, un paio di cose da mangiare e niente altro-

Rein ridacchiò

-Molta poca fiducia nel tuo amico più caro direi…-

Trudy la guardò inarcando un sopracciglio

-Poca fiducia? Già il fatto che lo credo capace di mettere insieme due piatti è un miracolo e dico così proprio perché lo conosco!-

Rein si lasciò andare ad una risata limpida e cristallina, che contagiò anche Charlotte e la stessa Trudy.

Nel frattempo, le altre dame si erano avvicinate e ognuna aveva fatto un piccolo inchino alla principessa.

-Signore, buon pomeriggio-

-Buon pomeriggio a voi altezza-

Dissero quasi in coro. Rein si trovò a riconoscere tutte le dame presenti e si complimentò, silenziosamente, con Trudy per la scelta. Erano tutte dame con cui si era trovata bene nelle volte in cui aveva avuto occasione di parlare con loro, quindi era sollevata e rasserenata. Si prospettava proprio un pomeriggio piacevole.

-Contessa Alambert è un piacere rivedervi-

La donna fece un cenno con il capo a Rein

-Anche per me altezza è un piacere. Sono lieta di avere avuto occasione di rivedervi prima del mio ritorno a casa-

-Andate via?-

Chiese leggermente sorpresa Rein. La donna annuì

-Mio padre ha richiesto la mia presenza a casa. Teme che la corte non sia un luogo molto adatto per una donna sola-

-Siete sola?-

Alexandre annuì

-Ero venuta al ballo con mio fratello maggiore, ma purtroppo è stato richiamato a casa per affari urgenti nella tenuta di campagna della mia famiglia-

-Capisco. È un peccato che non possiate fermarmi ancora un po’ con noi-

Alexandre le sorrise, sinceramente grata per quelle parole

-Voi non ve ne volete andare, io invece mi sento costretta qui a corte. La sorte a volte è ben strana-

Disse quasi sovrappensiero la baronessa di Ugival

-Non vi trovate bene a corte?-

Chiese Trudy, meravigliata per le parole della baronessa. La donna scosse la testa

-Certo che no, anzi. Sono fortunata ad avere un marito che lavori per un ministro del regno e dal fatto che io possa stare a corte molto più di tanti altri nobili del regno. Tuttavia, ho un pezzo del mio cuore lontano da qui e la cosa mi rende difficile, in certi momenti, abitare qui-

-Un pezzo del vostro cuore?-

Chiese Charlotte visibilmente stupita. Tuttavia la baronessa le sorrise e annuì

-Si baronessa. Forse non lo sapete, ma ho un figlio-

-Avete un figlio? Ma siete così giovane!-

Charlotte, visibilmente sconvolta, si lasciò sfuggire quell’esclamazione di totale stupore. Vedendola, la baronessa di Ugival la guardò e le sorrise

-Cara baronessa, voi siete giovane, dato che avete appena fatto il vostro debutto in società. Dal mio debutto, ormai, sono passati molti anni e sono già sposata da cinque anni con il barone di Ugival e tre anni fa ho avuto la gioia di accogliere un bellissimo bambino-

Charlotte la fissò a bocca aperta

-Siete madre…-

La baronessa annuì

-Si. Mi dispiace avervi sconvolta così, baronessa, ma sono madre-

In realtà, non era solo Charlotte ad essere sconvolta da quelle parole. Anche Rein, che ignorava totalmente la cosa, rimase abbastanza meravigliata. Ma dopotutto, la turchina sapeva bene che non era insolito per donne della sua età essere già sposate, e la baronessa, che doveva avere cinque anni più di lei, doveva immaginarselo che fosse già diventata madre.

-E come si chiama vostro figlio?-

La baronessa si voltò verso Rein e la turchina vide gli occhi della donna riempirsi di quella luce che solo le madri possiedono quando parlano dei loro bambini

-James, vostra altezza. Lo volete vedere? Ho una sua miniatura sempre con me-

Rein annuì e si avvicinò alla donna. La baronessa prese il ciondolo che portava al collo e lo aprì, rivelando al suo interno un ritratto del bambino. Il ritratto era stato fatto quando il piccolo James doveva avere meno di un anno, ma Rein vide un bellissimo bambino, con i capelli neri come la madre e gli occhi verdi

-Che occhi splendidi-

Disse la principessa. La baronessa annuì

-Ha gli stessi occhi di Anthoine. Ne sono contenta, ho sempre amato quel colore dei suoi occhi e vederli nel nostro bambino è semplicemente meraviglioso-

Rein osservò quella donna e si accorse del tono dolce amaro con cui parlava, dolce perché traspariva tutto l’amore per il piccolo James, amaro per via della lontananza

-Da quanto tempo non lo vedete?-

-Tre mesi ormai-

-Tre mesi?-

Chiese sconvolta Rein. La baronessa annuì

-Purtroppo Anthoine non si è potuto allontanare dalla corte, per via della selezione della principessa istitutrice-

-Non vedete vostro figlio da così tanto tempo per causa mia?-

Chiese sconvolta Rein. La baronessa, osservando il volto di Rein si affrettò a scuotere la testa

-No altezza, certo che no. Voi non avete colpa. Anthoine lavora per il ministro degli esteri e il ministro gli ha affidato la supervisione di tutto il processo di selezione. La regina voleva che tutto fosse svolto al meglio, quindi si è dovuto comunicare la notizia ai sette saggi, organizzare la cerimonia di selezione, preparare ogni possibile scenario per via della scelta e cose così. È stato un onore per mio marito occuparsi di tutto, anche se il lavoro è stato impegnativo. Io non me la sono sentita di lasciarlo solo qui a corte durante tutto il periodo, è stata una mia scelta. Sono madre, è vero, ma sono anche moglie e in quel frangente, mio marito aveva più bisogno del mio supporto e della mia vicinanza. Infine non vi preoccupate, mio figlio è in buone mani. Non vi sentite in colpa altezza, ve ne prego, perché non ne avete motivo, ve lo assicuro-

Rein si trovò a prendere la mano della donna e a stringerla.

-Mi dispiace, tuttavia, che una madre sia stata separata per così tanto dal suo bambino. Almeno di questo permettetemi di dispiacermi-

La baronessa le sorrise ma annuì. Rein le lasciò la mano, e si voltò verso le altre dame, che avevano assistito al tutto in silenzio. Tuttavia, colei che aveva lo sguardo più sconvolto, tra tutte, era Trudy. La contessa era diventata bianca in volto e stringeva le mani a pugno, con forza. Rein la guardò perplessa

-Contessa, state bene?-

Trudy la guardò e per un secondo fu come se la donna stesse per scoppiare a piangere, poi riconquistò la sua solita compostezza

-Si altezza, sto bene. Scusate, credo che le parole della baronessa di Ugival mi abbiano colpito molto più di quanto potessi pensare-

Rein la guardò poco convinta

-Siete sicura di…-

-Non posso certo capire il dolore di essere separato da un figlio, anche se per scelta, ma deve essere molto doloroso per voi baronessa. Mi dispiace sapervi lontana da lui-

La baronessa fece un piccolo cenno a Trudy

-Grazie contessa per le vostre parole. Ma vi prego signore, non fate si che ciò che ho detto rattristi la giornata. Siamo qui per festeggiare, o sbaglio?-

La baronessa prese sotto braccio Charlotte e si avviò con lei al tavolo principale. Anche la viscontessa Marimbon e la contessa di Alambert si avviarono, seguendo le due e quando Trudy fece per seguirle, Rein la intercettò, mettendole un braccio attorno al suo

-Posso venire con te, vero?-

Trudy annuì

-Certo-

-Stai bene? Sembri molto più sconvolta di quanto…-

-Sto bene, altezza-

Trudy aveva risposto in modo molto secco a Rein, chiudendo quel discorso. Rein la guardò poco convinta, ma aveva capito che non avrebbe ottenuto niente dalla donna in quel momento. Così, in silenzio, le due si avvicinarono al tavolo e presero ad osservare il cibo che era lì sopra.

-Quanto cioccolato!-

Disse meravigliata Rein, vedendo torte, biscotti e pasticcini tutti al cioccolato

-Infondo, chi osa resistere al cioccolato, altezza? Mi sembrava il cibo più indicato per una festa. Mangiarlo mette sempre tutti di buon umore-

La testa di Thomas fece capolino tra le due donne. Il conte sorrideva compiaciuto. Rein e Trudy lo guardarono e non resistettero al sorriso contagioso di Thomas. Sorrisero a loro volta.

-Questa volta devo darti ragione. Una cosa giusta l’hai fatta, dopotutto-

Thomas guardò Trudy fintamente offeso

-Devi fidarti di me un po’ di più lo sai. Potrei stupirti-

Trudy alzò gli occhi al cielo, fintamente poco convinta. Poi Thomas le mise un braccio attorno alle spalle

-Principessa, permettete di portarvela via per qualche minuto? Ho bisogno dell’aiuto di Trudy in una piccola discussione che si è venuta a creare con il conte Nicholanos-

Rein li guardò e si trovò ad annuire

-Certo, ma Trudy è sempre libera di fare ciò che vuole, non deve chiedere il mio permesso. Se non ti vuole seguire…-

Thomas sorrise a Rein e strinse più forte a se Trudy

-Ovvio che Trudy verrà con me-

-Non esserne così sicuro e per favore lasciami, siamo in pubblico e non puoi…-

Thomas ignorò totalmente Trudy e si voltò verso Nicholanos, che parlava con Shade a pochi passi da loro

-Ehi Nicholanos, osa ripetere ciò che hai detto a me prima. Chi sarebbero i migliori a produrre vino qui?-

Nicholanos si voltò verso il suo capitano e rispose, senza esitazione

-I visconti di Truffonton producono il migliore vino del regno-

Thomas si voltò verso Trudy

-Visto? Che ti ho detto, ho bisogno di rinforzi-

Trudy, guardò con sguardo sconvolto Nicholanos

-I Truffonton? Siete serio? Quello non è neanche degno di essere chiamato vino! Thomas ma come scegli le tue guardie! Queste sono le basi-

Senza esitare, Trudy si avviò verso Nicholanos e prese a discutere con lui di vino. Thomas, sorridendo da trionfatore, si voltò verso Rein

-Mai nominare i Truffonton a Trudy, la fa innervosire come pochi. Perdonami Rein, ma non voglio perdermi lo spettacolo di vedere Nicholanos sconfitto da lei-

Detto questo si avviò, decisamente troppo contento, verso i due che discutevano abbastanza animatamente. Shade, che era stato lasciato solo si avvicinò a Rein

-Mi hanno appena tagliato fuori dalla conversazione temo-

-E senza neanche tante cerimonie-

Disse Rein, divertita. Shade la guardò

-Che dici, meritano una punizione?-

-Non saprei… cosa ha in mente principe?-

-Direi una consegna di dieci casse di vino dei Truffonton per la contessa-

Rein ridacchiò e guardò semi seria Shade

-Molto maturo principe-

-Però sarebbe divertente. E glielo manderei a nome del conte Nicholanos-

Rein gli diede un finto pugno sul braccio

-Ma quanti anni hai, sei?-

Shade ridacchiò

-E per il conte… direi che lo obbligherei a bere il vino dei Truffonton davanti alla contessa, e beccarsi l’ennesima ramanzina-

Rein scosse la testa

-E tu saresti un principe saggio, maturo e magnanino?-

Shade la guardò sorridendo in modo quasi ammiccante

-Certo che sono saggio e magnanimo. Avrei potuto obbligarli a sentire i discorsi celebrativi di Thomas dopo questo pomeriggio. Credimi si vanterà per mesi del successo del suo ricevimento. Sono molto magnanimo-

Rein questa volta guardò Shade con un misto di stupore e divertimento

-Shade! possibile che ogni cosa la rivolti poi in una presa in giro nei confronti di Thomas!-

Shade guardandola, scoppiò a ridere

-Che ci vuoi fare, è una dote naturale-

Rein scosse la testa, sconvolta e divertita. Si voltò verso il tavolo e prese un piattino in mano su cui iniziò a mettere dentro dei biscotti.

-Sei incredibile-

-Non hai idea di quanto!-

Rein si voltò e lo guardò. Shade la stava prendendo in giro e si stava anche divertendo nel farlo. La turchina scosse la testa ma non replicò

-È la tua rivincita per l’altra sera, vero?-

-Vuoi dire quando tu, molto poco principescamente, ti sei presa gioco di me?-

Rein annuì, sorridendo

-Potrebbe essere si…-

Rein lo guardò senza parole. Shade continuava a sorridere, divertito

-Chi è ora che è poco principesco?-

-Non so a cosa tu ti riferisca-

Disse Shade. Rein fece per rispondergli, ma lui, prontamente la anticipò

-Non osare giocarti la carta del fatto che sei ospite qui. Non puoi più dirlo, ti ho dedicato un’ala della biblioteca reale, ormai hai superato lo stato di ospite-

Rein lo fissò e si trovò a chiudere la bocca. Era vero, voleva giocarsi la carta dell’essere ospite, ma si trovò presa in contropiede. Poi però, ad un tratto, si fece seria e guardò Shade

-Se non sono più ospite allora, cosa sono per te?-

Shade passò dal sorridere in modo genuino ad una espressione delle sue più serie. Rein vide quel cambio di espressione e si preoccupò per un secondo. Il suo intento era quello di continuare a giocare con lui, ma dall’espressione di Shade capì che il momento era passato. Rein, per combattere il leggero imbarazzo che le era sceso addosso, si voltò di nuovo verso il tavolo e prese a guardare i dolci, fin troppo seriamente. Ad un tratto, sentì Shade farsi vicino e il principe le bisbigliò all’orecchio

-Non lo so, ma di certo sei diventata terribilmente importante per me-

Rein, perse la presa sul piatto e tutto il contenuto scivolò sul tavolo. Rein lasciò andare un piccolo grido di sorpresa. Charlotte, sentendola gridare, si precipitò da lei

-Principessa, vi siete fatta male?-

Rein scosse il capo e si trovò a sorridere

-No, anzi scusatemi. Ho perso la presa sul piatto ed è tutto caduto… sono un vero disastro-

Disse lei, ridacchiando forzatamente, cercando di distrarre l’attenzione. Charlotte la guardò perplessa ma Rein le sorrise. Nel frattempo, veloce, un cameriere si era avvicinato e si era affrettato a ripulire e a raccogliere ciò che Rein aveva fatto cadere. Cercando di risollevarsi da quel momento di imbarazzo, Rein prese il braccio di Charlotte

-Baronessa, che ne dite se andiamo a bere una tazza di the? Contessa Alambert vi volete unire a noi?-

La contessa, sentendosi chiamare, si trovò ad annuire. Rein si avviò con Charlotte e la contessa verso uno dei tavolini

-Allora baronessa, che mi dite di bello?-

Rein tuttavia, non prestò molta attenzione alle parole di Charlotte. Si trovò a guardarsi in giro fino a quando vide Shade, che gli dava le spalle e parlava con Philip. Rein lo fissò e la voce del principe le risuonò cristallina nella testa

-“Sei diventata terribilmente importante per me”-

Rein si trovò ad arrossire, il cuore prese a batterle furiosamente nel petto. Spostando lo sguardo, Rein vide che Trudy la osservava. Spostava lo sguardo da lei a Shade e alla turchina le sembrò che tutto quello che era successo tra i due fosse perfettamente a conoscenza della contessa. E si sentì fremere dentro, anche se non capì se per paura o per sollievo.

 

 

 

Thomas osservava soddisfatto la scena davanti a lui. Attorno a lui si sentiva il vociare piacevole e armonioso di persone che chiacchieravano in tranquillità. Lui era in piedi, vicino al tavolo principale, ormai quasi vuoto, e guardava i tavoli. Rein, sempre e comunque al centro della scena, stava conversando con Charlotte, la contessa di Alambert e la viscontessa Marimbon. Trudy, al contrario stava ancora litigando con Nicholanos e un attento Philip osservava i due, mentre si gustava una tazza di the, visibilmente divertito da quella conversazione. Shade, invece, conversava con il visconte Marimbon e con i coniugi Ugival. Tutto era perfettamente armonioso e in pace. Il sole, stava regalando una piacevole giornata primaverile e tutto sembrava stare andando per il meglio. Thomas era contento e sollevato. Certo, probabilmente senza l’aiuto di Charlotte non avrebbe organizzato tutto quanto così perfettamente, ma si riteneva il diretto responsabile della buona riuscita dell’evento. E di sicuro lo avrebbe fatto pesare al principe, a lungo. Si stava già immaginando gli innumerevoli modi per poterglielo far pesare, quando dei passi affrettati dietro di lui lo fecero voltare. Una guardia reale si stava avvicinando veloce

-Che succede?-

Chiese quando l’uomo fu abbastanza vicino. La guardia si fermò a qualche passo da lui, in modo da potere parlare a bassa voce per non disturbare i presenti

-Chiedo scusa, capitano. Abbiamo un piccolo problema all’entrata principale del gazebo reale-

-Che tipo di problema?-

-Un gruppo di donne chiede udienza, capitano, dato che sia il principe che la principessa sono qui-

Thomas alzò un sopracciglio perplesso

-Credevo di avere dato ordini precisi in merito e…-

-Li abbiamo eseguiti, capitano. Abbiamo detto loro che le loro altezze non potevano essere disturbate per nessun motivo. Hanno insistito un po’, ma alla fine hanno ceduto-

-Allora non capisco il problema dove stia. Se avete risolto, perché sei qui?-

La guardia guardò il capitano, fece un piccolo respiro, poi si fece coraggio

-Il problema, capitano, è che il gruppo di dame sta aspettando a qualche passo di distanza. Crediamo che stiano aspettando l’uscita delle loro altezze per poterli intercettare, capitano-

Thomas sgranò gli occhi meravigliato

-Cosa? E perché non le allontanate?-

-Perché, altezza, per ordire reale, i membri della nobiltà possono passeggiare liberamente nel giardino reale senza problemi. Non possiamo scacciarle o allontanarle, capitano. Si sono sedute sul prato e stanno… conversando-

Thomas fissò la guardia senza sapere cosa fare, o dire. Quello era un problema, un problema a cui non aveva minimamente pensato.

-Trovate un pretesto per mandarle via, usate un po’ di immaginazione-

La guardia lo guardò perplesso

-Immaginazione?-

-Ma si, inventatevi una manutenzione del giardino, o un ordine di divieto di calpestare il prato reale, qualcosa del genere e…-

-E sei un caso senza speranze, come sempre-

Thomas si voltò di scatto e si trovò a fissare Shade.

-Che ci fi qui? Perché non sei seduto al tavolo?-

-Perché volevo sapere cosa stesse succedendo, mi pare logico. La comparsa di una mia guardia reale non poteva presagire nulla di piacevole, ecco perché sono qui-

-Ho tutto sotto controllo-

-Non direi affatto, invece. La tua guardia ha ragione, mia madre ha dato assoluta libertà alla nobiltà di potere usare il giardino, a loro piacimento. Non puoi inventarti una regola mai sentita prima solo per allontanare quelle dame. A proposito, chi sono?-

-La marchesa di Eldelberry, maestà-

-Come pensavo. Sei sicuro che siano ferme a poca distanza dall’uscita principale del gazebo?-

La guardia annuì

-Le stiamo sorvegliando altezza, e sono sempre rimaste ferme ad aspettare. Per questo sono venuto ad informare il capitano-

-E hai fatto bene. Ora ci penso io a dare ordini-

-Che cosa hai in mente Shade?-

Chiese Thomas. Il principe gli sembrava fin troppo calmo data la situazione

-È semplice Thomas e mi pare strano che anche tu non ci sia già arrivato alla soluzione. Ma dopotutto stiamo parlando di te-

Una leggera irritazione si propagò sul viso di Thomas, ma riuscì a trattenersi e a non dire niente. Shade lo guardò sorridendo

-Ci sono quattro uscite dal gazebo della regina, giusto?-

Thomas annuì e capì a cosa si riferiva Shade

-Certo, come ho fatto a non pensarci. Faremo credere alla marchesa che uscirete da una parte e invece…-

-Usciremo proprio dalla porta principale-

-Che cosa?-

Shade lo guardò sorridendo

-Fai spostare il maggior numero di guardie verso l’uscita ovest del gazebo, ma fai in modo che sembri qualcosa di imprevisto. Dovete dare nell’occhio facendo sembrare però che stiate facendo qualcosa di segreto, mi sono spiegato?-

La guardia guardò perplesso Shade, ma annuì timidamente

-Ma per quale motivo, maestà, se posso chiedere?-

-Perché dobbiamo ingannare la marchesa. Fatele credere che la scorta reale si stia spostando per scortare me e la principessa a palazzo. E fate in modo che vi seguano. Mettetevi sull’attenti e aspettate all’uscita ovest e non perdete di vista la marchesa e il suo gruppo. Da quella parte faremo uscire la maggior parte dei presenti, creando un po’ di confusione. Nel frattempo io e Rein usciremo dall’uscita principale e ci avvieremo a palazzo. Quando la marchesa si renderà conto che c’è qualcosa di strano…-

-Tu e Rein sarete già lontani e ormai a palazzo. Shade non vorrei dirtelo, ma sei un genio quando vuoi-

Shade gli scoccò un’occhiataccia ma non disse niente. Thomas non si curò di lui e si voltò verso la guardia

-Fai come ha detto il principe. Date nell’occhio cercando di non dare nell’occhio. E fai in modo che qualcuno dica che non sopporta il cambio di idee delle altezze reali, con i loro cambi improvvisi di itinerario. Convincerà ancora di più la marchesa-

La guardia annuì e dopo un inchino veloce, si avviò verso i suoi compagni per eseguire gli ordini. Thomas si voltò verso Shade

-Bene, direi ora che è il momento di continuare a divertirsi-

-Cosa intendi…-

Thomas si lasciò alle spalle Shade e si avvicinò sorridendo ai presenti

-Signore, signori, che ne dite di giocare un po’?-

Dieci paia di occhi si puntarono su di lui

-Chi vuole giocare a Faraone*?-

Un vociare eccitato si diffuse per il gruppo. Thomas fece un cenno ad uno dei camerieri che quel pomeriggio erano di servizio

-Forza, sgomberiamo i tavoli per il gioco e uniamoli-

Un via vai di camerieri prese a sparecchiare e ad avvicinare i tavoli. Quando tutto fu pronto, Thomas si mise davanti ai suoi amici

-Signori, io sarò il banchiere. E, mi raccomando, non preoccupatevi del danaro perso o vinto durante il gioco: abbiamo qui il nuovo ministro del tesoro che si farà carico di ogni cosa, dico bene Philip?-

Philip lo guardò un attimo, poi sospirò e annuì

-Come dite voi, conte-

Thomas gli regalò il suo sorriso smagliante

-Perfetto! Allora, signori, diamo la precedenza alle dame. E diamo il via alle scommesse. Principessa, iniziate pure voi, su cosa puntate?-

 

 

*Nota sul gioco del “Faraone”:

Gioco di carte con tavoliere per un numero di persone da 4 a 10 contro un banchiere. Serve un mazzo di 52 carte e un tavoliere con 13 carte. I giocatori collocano una posta su una carta del tavoliere a scelta, poi il banchiere scopre due carte dal mazzo: una è vincente per lui e perdente per gli avversari, l’altra è vincente per gli avversari. Il banchiere tira dal tavoliere le poste collocate su carta di valore uguale a quello della perdente e paga alla pari chi ha scommesso sull’altra. Simile alla bassetta, la differenza principale consiste nel fatto che qui è il giocatore a decidere la posta da giocare e non il banchiere. È considerato il gioco d’azzardo principe del secolo XVIII, citato da Casanova, vero e proprio costume sociale. Nel secolo XIX è apparso nell’America del Far West col nome di faro.

 

 

 

Il pomeriggio stava ormai lasciando il posto alla sera. Il sole stava tramontando, tingendo il cielo di tinte che andavano dall’arancione al rosato. Shade guardò Thomas, che era intento a mescolare il mazzo di carte e gli fece un cenno con il capo, a cui il capitano rispose con un assenso. E con fare teatrale, il capitano delle guardie si inchinò ai suoi ospiti

-Dame, signori, temo purtroppo che il tempo a nostra disposizione sia terminato. È stato un piacere fare affari con voi e, non vi preoccupate, aspetterò i soldi che alcuni di voi mi devono con fremente trepidazione-

La frase di Thomas scatenò qualche risata divertita, mentre il visconte di Marimbon scuoteva la testa, dato che lui doveva una cifra considerevole al capitano delle guardie. Shade si mosse diretto verso Rein

-Posso parlarti un secondo?-

La turchina gli restituì uno sguardo incerto, ma annuì. Di fianco a lei, la contessa Trudy, lo guardava

-Contessa, anche voi per favore, ascoltate-

La donna annuì. I tre si allontanarono di qualche passo dal tavolo, non senza attirare lo sguardo dei presenti, ma Thomas si affrettò a richiamare l’attenzione dei restanti, raccontando qualcosa di divertente.

-Rein, contessa, abbiamo un piccolo incidente fuori dalla siepe che protegge il gazebo-

Trudy sembrò capirlo immediatamente

-La marchesa e il suo entourage, immagino-

Shade annuì. Si voltò verso Rein, che lo fissava in attesa

-Ho fatto in modo che la marchesa creda che usciremo da qui dall’uscita ovest del gazebo-

E così dicendo indicò un punto alle loro spalle. Rein si voltò verso quella direzione e poi tornò a fissare interdetta il principe, ma prima che potesse dire qualcosa, lui la precedette

-Tutti quanti usciranno da quella parte, in modo da far credere che anche noi arriveremmo da quella parte. Invece, io e te usciremo esattamente da dove siamo entrati, dall’ingresso principale. In questo modo guadagneremo un po’ di vantaggio sulla marchesa che quando si accorgerà della nostra assenza…-

-Sarà ormai tardi e noi saremo già arrivati presso il castello o quasi-

Shade annuì. Si voltò poi verso Trudy

-Contessa, confido in voi per ingannare al meglio la marchesa-

Trudy annuì e sorrise

-Credo di poterlo fare, ma se mi permettete, altezza, vi sconsiglio di tornare da soli a palazzo. Sarà meglio che qualcuno si unisca al vostro gruppo-

Shade annuì

-Ci avevo già pensato. Ci faremo accompagnare dai barone di Ugival, con la scusa di dovere parlare di politica con il barone faremo la strada più rapida per il castello, e la baronessa scorterà la principessa fino alle sue stanze-

Trudy annuì a quelle parole e si avviò veloce verso Thomas. Shade sentì su di se lo sguardo di Rein e si voltò a fissarla. La turchina lo fissava con uno sguardo strano, era come fosse leggermente imbarazzata, o preoccupata

-Non ti preoccupare, risolveremo il tutto senza problemi-

Shade, credendo così di tranquillizzare Rein, le sorrise, poi si voltò in cerca del barone. Fu fermato, tuttavia, dalla mano di Rein, che lo aveva afferrato per un braccio. Shade si voltò sorpreso.

-Non dovresti farlo-

Disse Rein decisa. Shade la guardò perplessa

-Cosa non dovrei fare?-

-Evitare la marchesa, farmi evitare la marchesa. Uscirò dall’uscita ovest, come detto. E farò il ritorno proprio con lei-

Shade sgranò gli occhi, sorpreso.

-Cosa?-

Disse solo, una volta che si fu ripreso dallo stupore. Non aveva mai visto Rein con lo sguardo così deciso e determinato. La principessa lo guardò

-Ho già rischiato troppo evitandola così. Non le farò anche questo torto. Forse non se lo merita, e anche se quella donna non mi piace, non posso permettermi di lasciare che un mio sentimento personale offuschi ancora il mio giudizio. E poi chissà, forse mi sbaglio, magari la marchesa non ha cattive intenzioni. Perciò uscirò fuori, farò un cenno alla marchesa e la saluterò, e sarò educata e cortese e le chiederò di tornare a palazzo in mia compagnia. Così si comporta una principessa-

Shade la fissò e si trovò a guardarla ammirato. Si trovò a sorriderle e le fece un inchino. All’improvviso, tutte le voci all’interno del gazebo si ammutolirono. Tutti osservavano i due principi e tutti avevano visto il loro principe inchinarsi a Rein. La turchina, imbarazzata, guardò rossa in volto Shade

-Shade!-

Disse solo. Shade ridacchiò, poi si voltò verso tutti i presenti

-Signori, signore, posso affermare, in totale e completa sincerità, che una principessa migliore non poteva capitare in questo palazzo. Mi ha appena dato prova di possedere una regalità d’animo che poche possono vantare-

I presenti, incerti, non seppero bene cosa fare, ma Thomas arrivò in loro soccorso, come sempre

-Grazie per avere sottolineato una ovvietà a cui tutti noi eravamo già arrivati a pensare, caro principe. È piacevole vedere che tu stia facendo funzionare quel cervello reale-

Qualche sorriso divertito apparve sul viso di qualcuno e anche Rein sorrise alle parole di Thomas. Shade, innervosito, scossò un’occhiataccia a Thomas, che lo fissava.

-Thomas giuro che…-

E all’unisono, tutti i presenti, compresa Rein, finirono la frase di Shade

-Prima o poi ti uccido-

Shade fissò allibito i presenti. Thomas invece li guardò divertiti e poi, scoppiò a ridere. Anche tutti gli altri lo fecero e alla fine, anche Shade si lasciò andare ad una risata. A quel punto Thomas decretò la fine di tutto

-Direi che modo migliore non c’era per finire questo piacevole pomeriggio. Una risata riassume perfettamente lo spirito che ci ha accompagnati, dico bene Philip?-

Il conte annuì

-Assolutamente d’accordo con voi, capitano. Vi ringrazio ancora per avere organizzato tutto questo in mio onore-

Thomas si inchinò, poi, come colto da un improvviso attacco di consapevolezza, si trovò ad inchinarsi a Charlotte

-In realtà non avrei potuto realizzare tutto in modo così impeccabile, senza l’aiuto di vostra cugina, la baronessa Charlotte, che è stata così disponibile, da lasciarmi prendere tutto il merito. In realtà credo che i compimenti più sinceri spettino, di diritto, a lei-

Charlotte, chiamata in causa così all’improvviso, arrossì, in un misto di imbarazzo e gioia. La viscontessa di Marimbon e la contessa Alambert si scambiarono uno sguardo di intesa, come a sottolineare che già sapevano tutto e, che per quanto il capitano potesse essere preparato, non poteva essere stata tutta opera sua. Le due si si avvicinarono a Charlotte, facendole i sinceri complimenti. Anche Rein ne approfittò per ricongiungersi al gruppo delle dame e Shade la vide parlare anche con Trudy. Shade si avvicinò a Thomas e gli mise una mano sulla spalla

-Ottimo lavoro, capitano-

-Era giusto così. Dopotutto sai che non amo prendermi meriti che non sono miei-

Shade annuì.

-Cosa volevi dire, però, a proposito di Rein? Hai colto tutti di sorpresa con quell’affermazione, anche me. Stai per caso cercando di…-

Thomas non finì la frase ma il sottinteso era abbastanza chiaro. Shade si trovò a negare con la testa

-No, non è quello-

-Allora cosa…-

-Rein uscirà dall’uscita ovest e andrà incontro alla marchesa-

Thomas sgranò gli occhi per la sorpresa. Fissò Shade, allibito

-Cosa vuole fare? E perché?-

-Perché è così che si comporta una altezza reale. Anche se qualcuno non ti piace, bisogna essere sempre cortesi-

-Che donna incredibile-

Shade si voltò di colpo sentendo la voce di Philip. Non si era accorto che il conte si era avvicinato a loro due

-Una principessa eccellente direi di più-

Ma Philip parve non sentire le parole di Shade. Il conte stava guardando Rein, rapito e assorto. Lo sguardo del conte non piacque affatto al principe, perché sembrava lo sguardo di un uomo innamorato. La mano di Thomas sulla sua spalla, tuttavia, lo distolse dal conte

-Direi che è il momento di andare. Sta iniziando a farsi tardi e non vorrai fare tardi per la cena con tua madre-

Shade annuì. Ignorò Philip e si voltò verso la turchina. A passo rapido raggiunse il gruppo delle dame che, al suo arrivo, si zittirono

-Signore, desolato di interrompere la vostra conversazione, ma temo di dovere riportare la principessa alle sue stanze-

Le donne si inchinarono e si staccarono di un passo dalla principessa, che rimase davanti a Shade. Il principe allungò una mano e dopo qualche secondo, Rein la afferrò. In silenzio, i due si avviarono verso l’uscita, ma presto Shade si accorse che dietro di loro si era formato un gruppo che li seguiva. La contessa di Gaumont era subito dietro di loro, con affianco Thomas. Subito dietro, Philip e la cugina si erano avviati con accanto il conte Nicholanos e la contessa Alambert. Chiudevano il corteo le due coppie dei visconti Marimbon e dei baroni Ugival. Rein era silenziosa al suo fianco e Shade percepì una certa tensione nella turchina.

-Ti sei divertita?-

Rein si voltò appena verso di lui e Shade la vide annuire

-Molto. È stato un pomeriggio piacevole-

-Anche per me-

Rein sorrise a Shade, ma tornò silenziosa. Shade immaginò che la tensione della turchina fosse dovuta all’incontro imminente con la marchesa Fanny

-Se vuoi possiamo ancora uscire dall’altra parte e…-

Rein scosse la testa, decisa

-No, è la cosa giusta da fare. E poi sono sopravvissuta a situazioni peggiori. Direi che affrontare una marchesa non potrà essere peggio-

Shade si trovò a sorridere e ad annuire. Era vero, i pericoli che Rein aveva corso da bambina erano decisamente peggio di una marchesa, eppure Shade immaginava che Rein preferisse, nel suo cuore, riaffrontare tutto quanto, piuttosto che trovarsi in mezzo ad una lite di corte. E dopotutto, non la biasimava

-Io resterò sempre al tuo fianco. Puoi contare su di me-

Rein lo fissò ad occhi sgranati ma non disse niente. Un leggero rossore tinse le gote di Rein tuttavia la principessa rimase in silenzio. Shade non seppe bene come interpretare il tutto, ma l’arrivo presso l’uscita e la vista delle guardie reali lo riportò ai suoi doveri. Non appena li videro, il gruppo di quattro guardie si mise sull’attenti

-Altezza reale, principessa-

Disse una guardia, al loro passaggio. Shade si rivolse alla guardia che aveva parlato

-Due guardie come scorta basteranno per me e la principessa-

L’uomo annuì e indicò due uomini

-Voi due, scortate le altezze reali-

Le guardie si inchinarono e poi si avviarono. Shade prese a seguirli, sempre portandosi al fianco Rein. Tuttavia il sentiero, davanti loro, era deserto, non c’era nessuna presenza della marchesa o del suo entourage. Shade chiamò una guardia

-Ho saputo che c’era un gruppo di dame poco distanti-

L’uomo annuì

-Si altezza. Hanno sostato nel prato, poi, circa una mezz’ora fa, sono andate via-

Shade annuì e si voltò verso Rein, che vide fare un sospiro di sollievo. Shade la guardò divertita

-Sembri decisamente sollevata-

Rein gli scoccò un’occhiataccia, poi gli diede una gomitata sul fianco. Shade ridacchiò

-Si, lo sono. Non avevo voglia di parlare con la marchesa, ad essere onesta, ma non l’avrei evitata-

Shade la guardò nuovamente ammirato

-Sei veramente incredibile-

Rein lo guardò un attimo spalancando gli occhi, ma si trovò a scuotere la testa

-Non è vero. Avrei solo fatto il mio dovere e…-

-Conosco molte persone che lo avrebbero evitato-

-Ma noi non ce lo possiamo permettere. Siamo reali dopotutto, o sbaglio? Abbiamo obblighi superiori alle nostre preferenze personali-

-Mi sembra di sentire parlare mia madre-

Disse Shade, sorridendole. Rein sorrise e le sue guance si imporporarono un pochino

-Forse potrei avere riutilizzato ciò che mi ha detto ieri mattina-

Shade ridacchiò ma alla fine annuì e tornò serio

-Possiamo fare ciò che vogliamo purché rimaniamo dentro le regole della regalità-

Con la coda dell’occhio vide Rein annuire. I due si erano fatti seri di colpo. I due continuarono in silenzio per la strada, fino a quando, nei pressi del palazzo reale, Shade vide un gruppo di persone radunate vicino la porta di ingresso all’interno del palazzo.

-Abbiamo compagnia là davanti-

La turchina, riscossa dalle parole del principe, guardò nella direzione e Shade la sentì sospirare

-La marchesa-

Disse solo. Shade guardò il gruppo riunito e, mentre si avvicinavano, poté scorgere in modo migliore i volti delle persone. Tra di essi spiccava quello di una donna, che aveva tutti gli occhi dei presenti addosso.

-La marchesa è quella piccolina con i capelli castani?-

Rein annuì. Shade le strinse la mano più forte, per incoraggiarla. Rein gli regalò un sorriso, poi si fece seria. Si voltò leggermente dietro di lei e fece un cenno, presumibilmente a Trudy. Quando furono abbastanza vicini, la marchesa e il suo entourage si inchinarono. Nessuno osava parlare fino a quando non fosse stato il principe, in quel momento il più alto di rango tra loro, a parlare per primo. Era una regola dell’etichetta che spesso Shade aveva usato a suo vantaggio, soprattutto quando voleva evitare di fare discorsi vuoti e futili con alcuni membri della corte. Ma questa volta, sapendo le intenzioni di Rein, si fermò davanti ai presenti e, con il suo sorriso di corte, si affrettò a salutare i suoi nobili

-Signore, signori-

Bastarono quelle due parole, che i presenti si rivolsero a loro salutandoli. Poi fu il turno di Rein di parlare

-Marchesa Eldelberry, che piacevole sorpresa. Sono veramente contenta di avervi incontrato-

Shade vide un sorriso compiaciuto spuntare sul volto della marchesa.

-Principessa, è un onore sentirvi dire queste parole-

Rein le sorrise, poi si voltò verso Shade e gli lanciò uno sguardo, che il principe interpretò come “che i giochi abbiano inizio”. Shade, a quel punto di rivolse alla turchina

-Desideri che ti riaccompagni nei tuoi appartamenti?-

Rein fece cenno di no con la testa

-Mi trattengo un poco qui, se per la marchesa, ovviamente, non è un problema-

La donna le fece un inchino e si trovò a scuotere il capo

-Assolutamente no, altezza. Anzi è un onore-

Shade a quel punto annuì alle due

-Bene, allora io torno al mio lavoro. Signori, perdonate, ma il regno reclama la mia presenza-

I presenti si inchinarono. Shade si volse verso Thomas e il capitano fece un cenno affermativo. Shade a quel punto si rivolse a Rein e, senza pensarci, le prese la mano e gli fece un baciamano

-Ci vediamo a cena-

Disse solo. Rein lo guardò, stupita e sorridente. Fece un semplice cenno con il capo. A quel punto Shade si voltò e si avviò verso il palazzo. Dietro di se, sentì i passi di Thomas. Una volta entrati nel palazzo e lasciatisi alle spalle il gruppo, Thomas gli si affiancò e lo guardò

-Cos’era quello?-

-Quello cosa?-

-Quel baciamano-

Shade non lo degnò neanche di uno sguardo

-Un saluto-

-Ora si chiama così?-

-Cosa doveva essere?-

-Tutto tranne che un saluto-

-Stai esagerando-

-No invece. Quando mai tu fai il baciamano a qualcuna?-

-Lei non è qualcuna-

-Oh, scusami tanto, so che ti piace ma…-

-Come al solito non hai capito niente. Rein è una principessa, come avrei dovuto salutarla per dimostrarle il mio rispetto?-

Thomas non disse niente. Nel frattempo i due erano arrivati allo studio di Shade. Solo a quel punto, con la porta chiusa, Shade lo guardò negli occhi. Thomas lo stava guardando, preoccupato.

-È solo un gesto di rispetto-

-Ne sei sicuro?-

Shade annuì

-Ed è anche un avvertimento-

Thomas lo guardò perplesso

-Avvertimento? Di cosa?-

-Tu non ti preoccupare, chi doveva capire, lo ha capito, credi a me-

Shade si sedette alla sua scrivania e prese uno dei tanti fogli che erano stati impilati, durante la sua assenza.

-Vuoi dirmi che lo hai fatto per avvertire la marchesa?-

Shade annuì

-Furbo di un principe-

Shade sorrise, compiaciuto.

-Dovresti saperlo ormai-

Thomas non gli rispose in modo provocatorio e Shade lo guardò, preoccupato. Il capitano stava guardando fuori dalla finestra

-Thomas?-

-È stato un pomeriggio piacevole. Ti sei divertito anche tu-

Shade annuì

-Si, mi sono divertito-

Thomas lo guardò

-Ti rendi conto di cosa ha fatto Rein da quando è qui? Ti ha resto umano, quasi simpatico, ma soprattutto, è riuscita là dove nessun’altra e dico, nessun’altra, è mai riuscita prima-

-E sarebbe?-

Thomas lo guardò serio

-Che ci sono cose importanti tanto quanto il tuo lavoro, se non di più. Da quanto tempo era che non lasciavi un intero pomeriggio questo posto per partecipare ad un evento di corte? Ammettilo, di solito saresti stato dieci minuti e poi ti saresti rintanato qui a lavorare. Invece oggi, non solo sei rimasto, hai conversato, hai persino giocato. A proposito, mi devi dei soldi-

Shade scosse la testa

-Io non ti devo un bel niente-

-Non fare il tirchio-

-Non sono tirchio. Vai da Philip a farti dare i soldi, se vuoi-

Thomas ridacchiò

-Sai Shade, credevo che non avrei più rivisto questo lato di te-

Shade lo guardò

-Quale lato?-

-Quello di un semplice ragazzo di ventiquattro anni, che si gode un pomeriggio con gli amici. Non ti vedevo così da decisamente troppo tempo-

Shade non disse niente, si voltò verso il suo foglio e continuò a leggere. Thomas non replicò, ma Shade lo sentì riprendere il suo posto di guardia, alle sue spalle. Dopo una decina di minuti, Shade, senza alzare gli occhi dal foglio disse qualcosa, a Thomas, che forse non gli diceva molto spesso

-Thomas? Sono contento che tu sia mio amico-

Shade non lo poté vedere, ma sentì il sorriso di Thomas aprirsi sul volto. E anche lui si trovò a sorridere.

 

 

Charlotte fissava la marchesa, meravigliata e perplessa allo stesso tempo. Era passato poco tempo da quando avevano incontrato il gruppo della marchesa nei pressi del palazzo, e da qual momento, la marchesa era stata capace di tenere il centro della conversazione tutto su di se. Lei era rimasta in disparte, e si limitava a guardare. Non tutti si erano fermati. I baroni Ugival e i visconti Marimbon si erano scusati, ma avevano preferito ritornare nei loro alloggi. Anche suo cugino era andato via, tornando a svolgere il suo lavoro. Così erano rimaste solo lei, ovviamente la principessa, la contessa Trudy e la contessa Alexandre. E lei, che si sentiva intimidita da Fanny, era rimasta indietro e non partecipava alla conversazione. Non che le dispiacesse, aveva avuto già fin troppe attenzioni sgradevoli la sera a cena dalla marchesa, e avrebbe preferito evitare. Tuttavia, quando sentì il suo nome uscire dalla bocca della marchesa, si voltò a guardarla. La marchesa, infatti, la fissava meravigliata

-Baronessa, così giovane e piena di talenti-

Charlotte la guardò stupita

-Perdonatemi, marchesa, credo di non sapere a cosa vi riferiate-

La donna le sorrise

-La principessa ha appena finito ora di magnificare il meraviglioso lavoro che avete fatto nell’organizzare tutti i preparativi di oggi-

Charlotte, istintivamente, rabbrividì sotto quello sguardo, ma si fece forza e sostenne lo sguardo della donna

-Sua altezza è fin troppo gentile nei miei confronti. Ho semplicemente fatto ciò che ogni nobildonna sa fare, dato che è ciò che ci viene insegnato fin da piccole-

La risposta, evidentemente molto più provocatoria di ciò che pensava Fanny, lasciò la marchesa leggermente stupita. Charlotte, però, vide un sorriso compiaciuto spuntare sul volto di Trudy. La marchesa, tuttavia, non aveva finito di parlare con lei

-Certo baronessa, non sapevo della vostra amicizia con il capitano delle guardie reali. Sbaglio o è stato lui a organizzare il tutto da quello che ho sentito. Eppure voi vi siete occupata di ogni cosa. Deduco che la vostra sia una amicizia molto… solida-

Charlotte la guardò ma non si fece cogliere impreparata. Aveva capito cosa stata sottintendendo la marchesa, e non glielo avrebbe lasciato fare, non avrebbe fatto sì che la sua reputazione venisse messa in dubbio per quello

-Veramente, marchesa, conosco molto poco il capitano. È stato tutto una incredibile serie di coincidenze il fatto che io e il capitano ci siamo trovati a organizzare il ricevimento insieme-

-E sarebbero queste circostanze?-

Trudy, a quel punto, cercò di mettersi in mezzo

-Non credo che sia così importante sapere e…-

Charlotte, tuttavia, la interruppe

-Contessa, non vi preoccupate. Non è certo un segreto dopotutto, non ho nulla da nascondere. Il tutto è successo che io e il capitano ci siamo incrociati per caso nel giardino, ieri mattina. Il conte stava organizzando il ricevimento, e, dato che ci eravamo conosciuti qualche giorno prima alla colazione organizzata da sua maestà, ci siamo salutati e abbiamo scambiato qualche convenevole di circostanza. Poi, dato che il conte è stato così gentile da organizzare il tutto in onore di mio cugino, il nuovo ministro del tesoro, mi ha chiesto se potevo dargli qualche consiglio per organizzare tutto al meglio, dato che sono, al momento a corte, la persona che lo conosce meglio. E tra una cosa e un’altra, sono finita per aiutare il conte nell’intera organizzazione. Ecco come sono andati i fatti-

-E grazie a questo incontro fortunato, abbiamo passato un pomeriggio splendido-

La frase di Rein chiuse definitivamente il discorso. Fanny fu costretta a sorridere e ad annuire e anche Charlotte si trovò a sorridere, compiaciuta di se stessa. Trudy le si fece vicina e le bisbigliò all’orecchio

-Marchesa zero, baronessa uno-

Charlotte ridacchiò e anche Trudy.

-Non c’è niente di meglio della risata cristallina di due bellissime donne. Baronessa è un piacere rivedervi così presto. Contessa, è da tanto che non ci vediamo-

Tutte e due si voltarono verso l’uomo che le aveva rivolto la parola. Charlotte, che aveva già riconosciuto la voce prima ancora di vederlo, si sentì arrossire e sentì il cuore battere

-Marchese-

Disse solo, mentre si trovò a fare un piccolo inchino all’uomo. A quel punto il marchese si avvicinò a lei

-Vi prego, baronessa, niente inchini. Sarei io a dovermi inchinare di fronte alla vostra bellezza-

Charlotte arrossì visibilmente.

-Vedo che non sei affatto cambiato con il matrimonio, Ethan. Sempre pronto a fare complimenti alle donne, anche di fronte a tua moglie-

Charlotte guardò sbalordita Trudy. Aveva chiamato il marchese per nome. Tuttavia Ethan le sorrise

-Hai ragione, cara Trudy, mi dovrei trattenere da certi commenti, ma quando un uomo esprime ciò che è sotto gli occhi di tutti, ovvero la vostra indiscussa bellezza, non merita di essere criticato-

Charlotte vide i due guardarsi negli occhi e scambiarsi uno sguardo strano. Era come se fosse in corso una lotta tra i due, una lotta che però lei non seppe definire. E poi, per la prima volta da quando la conosceva, Charlotte vide la contessa comportarsi in modo quasi dimesso

-Tenetevi i vostri complimenti per voi, per favore. Non mi piace ricevere certi apprezzamenti da un uomo sposato. Impara a trattenere a freno la lingua, l’ultima cosa che vorrei è che potessero girare voci strane su di me e te. E anche nei confronti della baronessa-

Charlotte vide il marchese fremere leggermente, ma non di rabbia. Sembrava terribilmente colpito dalla durezza delle parole di Trudy e fece un piccolo passo indietro.

-Non oserei mai metterti in imbarazzo-

Trudy tremò leggermente sentendo quelle parole e distolse lo sguardo. Prima che potesse succedere altro, la voce di Fanny si fece sentire

-Principessa voi non avete avuto modo di incontrare ancora mio marito. Permettete che ve lo presenti?-

Prima di rendersene conto, Charlotte si trovò davanti a lei sia Rein che Fanny. La marchesa, leggermente agitata, presentò il marito a Rein. Il marchese si produsse in un inchino profondo alla principessa e i tre presero a conversare tra loro. Charlotte approfittò di quel momento per avvicinarsi a Trudy ma la contessa si allontanò velocemente, avvicinandosi alla contessa Alambert, con la quale prese a parlare. Così, ancora una volta, Charlotte rimase in disparte. Tuttavia, dopo poco tempo, Rein si scusò con la marchesa

-Temo di dovere lasciare la vostra compagnia adesso. Mi sono attardata anche troppo temo, e anche se preferirei continuare a conversare con voi, ho alcuni doveri da svolgere anche io prima della cena-

I presenti si inchinarono alla principessa e la marchesa le sorrise compiaciuta

-Siamo noi a ringraziarvi, principessa, per esservi trattenuta con noi. Se permettete, anzi, vi accompagnerei volentieri al vostro appartamento e…-

Rein, tuttavia, scosse violentemente la testa

-Non vi preoccupate, marchesa. E poi siete in compagnia di vostro marito, non allontanerei mai una coppia così affiatata, anche se per poco tempo-

Fanny non replicò, fece un altro inchino, ma Charlotte vide un leggero disappunto spuntarle sul volto, anche se fu prontamente allontanato da un sorriso solito della donna. Rein si rivolse verso Charlotte

-Baronessa, tornate assieme a me?-

-Con piacere-

-Contessa Gaumont, contessa Alambert, vi unite a me e alla baronessa?-

Le due donne si inchinarono e annuirono

-Perfetto. Vi auguro un buon proseguimento-

I presenti si inchinarono di nuovo, poi Rein prese la strada per il palazzo e Charlotte, assieme alle altre due, la seguirono. Prima di allontanarsi troppo, tuttavia, Rein si voltò di nuovo indietro,

-Marchesa?-

Fanny si affrettò a farsi vicina a lei

-Si altezza?-

-Vi fermerete a lungo a palazzo, voi e il marchese?-

-Si altezza, almeno per tutto il mese-

-Bene. Settimana prossima allora, vi aspetto per un the. Vi manderò io un messaggio-

-Sarà un onore, altezza-

Charlotte vide un sorriso vittorioso spuntare sul volto di Fanny. Tuttavia non perse troppo tempo ad osservarla e si affrettò ad incamminarsi dietro Rein. Appena furono lontane delle orecchie della donna, Trudy parlò liberamente con la turchina

-Siete sicura che sia una mossa intelligente?-

Charlotte vide Rein annuire

-Le sto dando solo ciò che vuole, ossia la mia attenzione. E un the non ha mai ucciso nessuno-

-Ma questo le darà prestigio e…-

-Devo scusarmi per non essere andata al suo di ricevimento, e preferisco essere io ad invitarla, almeno posso scegliere il campo di gioco e le regole-

Trudy non rispose, e tornò a camminare, in silenzio. La contessa Alexandre, a quel punto, si intromise

-Così è quella la famosa marchesa di Eldelberry! Me la immaginavo…. Diversa-

-In che modo, contessa?-

Chiese Rein, curiosa

-Non saprei dirvelo con precisione, altezza. La notizia del matrimonio improvviso del marchese, ovviamene, ha fatto il giro del regno. Tutti sapevano dei tentativi vani di molte donne di accalappiarselo, quindi, quando abbiamo saputo del matrimonio, mi sarei aspettata una donna più…-

-Adatta?-

Chiese Trudy nervosa. La contessa Alexandre annuì

-Si più adatta ma soprattutto più genuina. Non so spiegarlo, ma dietro quei sorrisi è come se ci fosse un’altra persona, nascosta. Il modo in cui ha cercato di mettere in dubbio la baronessa poi è stato così vile. Come si può anche solo pensare di insinuare qualcosa di sgradevole sulla reputazione della baronessa, è ingiusto-

Charlotte le sorrise grata

-Grazie, contessa, non so perché la marchesa mi abbia preso di mira, se devo essere sincera-

Le donne ormai erano giunte davanti la porta della stanza di Rein, ma si erano fermate a parlare

-Credo sia per colpa di Ethan-

Disse Trudy. Charlotte, solo sentendo il nome, si sentì imporporare le guance. Vedendola, Trudy scambiò il suo rossore per paura

-Non vi preoccupate, farò in modo che il marchese non vi metta più così in imbarazzo. È stato fin troppo scortese e…-

-No invece, mi ha solo fatto dei complimenti, non è stato sgarbato affatto e…-

Charlotte si trovò a non finire la frase e abbassò il volto. Sentiva gli sguardi delle altre tre su di se e si trovò ad arrossire ancora di più.

-Basta così per oggi, direi che sono successe fin troppe cose. Direi che è il momento, per tutte, per riposarci un poco. Signore, è stato molto piacevole passare il pomeriggio con voi-

Le tre donne si inchinarono a Rein e nessuna osò contraddire le sue parole. Rein sparì poco dopo dietro la porta, e le tre rimasero fuori, in silenzio.

-Direi che è proprio ora di tornare in camera. Queste scarpe mi stanno uccidendo-

Disse Alexandre, trattenendo a stento una smorfia di dolore. Trudy le sorrise

-Scarpe nuove?-

La contessa annuì

-Si, nuovissime. Sono stupende, ma certe volte mi chiedo se il dolore a cui ci sottoponiamo ne valga la pena-

Trudy ridacchiò

-Se mia madre fosse qui vi direbbe che è assolutamente necessario questo dolore, se no come si può sperare di incontrare un uomo se non lo abbagliamo con la nostra bellezza?-

-Come se un uomo guardasse che scarpe indossiamo-

Le due donne ridacchiarono, poi Alexandre le salutò definitivamente, non prima, però di fare loro un invito

-So che abbiamo passato un pomeriggio insieme, ma, dato che sono sola volete farmi compagnia, dopo la cena? Due chiacchiere e una partita a carte? In tranquillità?-

Charlotte si trovò ad annuire

-Con piacere. Se volete possiamo ritrovarci nel mio appartamento-

Alexandre le sorrise

-Sarà un piacere. E se vostro cugino vorrà unirsi a noi, io non mi lamento. A questa sera-

Detto questo Alexandre si avviò lungo il corridoio. Charlotte e Trudy rimasero sole e a quel punto anche Charlotte salutò Trudy

-Anche io andrei, contessa. Vi aspetto questa sera-

Charlotte fece un piccolo cenno con il capo e si avviò. Ad un tratto, però, la voce di Trudy la richiamò

-Baronessa?-

Charlotte si voltò. Trudy la fissava, seria

-Posso permettermi di darti un consiglio?-

Charlotte si trovò ad annuire

-Ethan… il marchese… stagli lontana-

Charlotte arrossì

-Io non farei mai…-

-Lo so…. ma ricordati. È un uomo sposato-

Charlotte si trovò ad incassare il colpo, in modo profondo. Trudy la guardò e Charlotte vide molta tristezza nei suoi occhi

-Non rischiare di innamorarti di lui. Non ne vale la pena-

Charlotte sentì un improvviso senso di freddo pervaderle. Scosse la testa decisa

-Io non sono…-

Trudy non disse niente, si limitò a fissarla. Senza dire altro, Charlotte si voltò e corse veloce per il corridoio, fino ad arrivare alla sua stanza. Una volta che si richiuse la porta alle spalle, si lasciò scivolare a terra e, senza rendersene conto, si trovò a piangere.

 

 

 

La cena si svolse in modo calmo e tranquillo. Moon Maria si era fatta raccontare tutto quello che era successo il pomeriggio e Rein era stata molto contenta di raccontarle tutto. Le aveva persino riferito dell’incontro con la marchesa e dei fatti che si erano svolti dopo. Si era guadagnata un brava da parte di Moon Maria e per Rein fu un momento molto toccante. Era da tanto che qualcuno non le diceva brava in quel modo, sincero e fiero. Rein sorrise felice. Invece, la povera Milky, aveva tenuto il broncio per tutta la sera, dato che era stata esclusa, secondo lei, per l’ennesima volta, dal divertimento. Moon Maria guardò la figlia e sospirò

-Lo sai, Milky che non puoi partecipare a quegli eventi-

-Ma sono una principessa!-

-Di soli dieci anni-

-Quasi undici-

Shade ridacchiò

-Tra otto mesi, decisamente troppo per aggiungersi un anno-

Milky fece un’occhiataccia al fratello, che scoppiò a ridere

-Voglio anche io organizzare un ricevimento-

Moon Maria sorrise alla figlia

-Va bene, ne puoi organizzare uno-

Gli occhi di Milky brillarono di gioia

-Davvero?-

Moon Maria sorrise

-Certo, puoi organizzare un the con dei tuoi coetanei, questo lo puoi sempre fare-

Il sorriso smagliante di Milky si gelò nel sentire quelle parole.

-Ma… ma…-

-Niente ma, le conosci le regole-

Milky abbassò la testa e tornò a mangiare, in silenzio. A Rein le si strinse il cuore a quella vista. Poteva capire il desiderio di Milky di partecipare ad eventi da adulta, e conosceva bene quella frustrazione e quel sentimento di esclusione. C’era passata anche lei.

-Vedrai Milky, prima che tu te ne renda conto, sarai talmente tanto stufa dei ricevimenti a cui dovrai andare che rimpiangerai la tua posizione di adesso-

Milky guardò poco convinta Rein, e continuò il suo pasto in silenzio. Rein guardò la regina e le due si scambiarono un’occhiata.

-A proposito, Rein, ho saputo che hai invitato la marchesa per un the la settimana prossima-

Rein la guardò ad occhi spalancati

-Come fate già a saperlo?-

La regina le sorrise

-Le voci arrivano veloci alle orecchie di una regina. Hai fatto bene ad invitarla-

Rein annuì

-Grazie maestà-

Moon Maria le fece un cenno con il capo. Poi, la regina spostò la sua attenzione su suo figlio e la conversazione prese altre direzioni. Terminata la cena, la regina e Milky si ritirarono subito, anche se la principessina avrebbe voluto fermarsi a parlare con Rein, ma l’occhiataccia di sua madre la trattenne dal farlo. Una volta che le due furono sparite, Rein e Shade si fissarono, indecisi. Un senso di imbarazzo scese su di loro, e Rein faticò a tenere lo sguardo alzato verso il principe. Shade finì di bersi il suo bicchiere di vino e poi si stiracchiò le braccia. Vedendolo Rein gli sorrise

-Stanco?-

Il principe fece un cenno affermativo con il capo.

-Poco abituato agli eventi mondani?-

Il sorriso di Shade contagiò anche Rein. Tuttavia il principe annuì

-Si, soprattutto agli eventi pomeridiani. Di solito li evito tutti-

Rein ridacchiò. Erano ancora entrambi seduti al tavolo della cena e Rein stava giocando con il suo bicchiere di cristallo. Era la prima volta che entrambi si fermavano dopo cena a chiacchierare in quel modo, molto intimo e familiare. L’imbarazzo che era sceso poco prima stava svanendo, mentre i due parlavano del pomeriggio trascorso insieme.

-Devo dire che la baronessa Charlotte ha fatto veramente un bel lavoro oggi-

Shade annuì

-Si, in effetti per essere così giovane, è stato tutto impeccabile. E di mezzo c’era Thomas, il che non era scontato-

Rein ridacchiò

-La vuoi smettere di tormentare quel povero conte?-

Shade la guardò sorridendo

-Rein, lo conosci da appena due settimane, io sono anni che lo conosco. Fidati, tempo un mese e mi darai ragione-

-Non credo-

Rein scoppiò a ridere e Shade la seguì. Stavano ancora ridendo, quando qualcuno bussò alla porta della sala. Shade si voltò meravigliato

-Avanti-

Un uomo entrò nella stanza e si inchinò

-Scusate il disturbo altezza, un messaggio per voi-

L’uomo tese un vassoio al principe su cui sopra era poggiata una lettera. Shade la prese e la aprì. Rein lo vide sospirare

-Grazie, potete andare-

L’uomo si inchinò prima a lui, poi a Rein, e poi uscì.

-Problemi?-

Chiese Rein guardandolo. Shade scosse il capo

-Problemi no, seccature si. Credo di dovere tornare al mio studio-

Rein si trovò ad annuire

-Certo, anzi, scusami-

Shade si bloccò mentre si alzava dalla sedia e la guardò perplesso

-Perché ti scusi?-

-Ti ho trattenuto a parlare-

Shade la guardò

-Non mi hai affatto trattenuto. Mi sono fermato io e l’ho fatto anche volentieri-

Rein sentì le guance imporporarsi e abbassò il capo. Sentì lo sguardo di Shade addosso, ma non si mosse. Il rumore della sedia spostata e dei passi del principe erano gli unici rumori che si sentivano in quel momento. Ma il mancato rumore della porta che si apriva fece si che Rein alzò lo sguardo e si trovò ad osservare Shade, molto vicino a lei, che la osservava. Per poco non lanciò un grido di stupore

-Shade…-

Disse solo. Il principe era vicino a lei e le tese la mano. Rein guardò lui e la mano tesa e lo guardò in modo interrogativo. Shade non disse niente, le tese solo la mano. Rein senza pensare la afferrò e, non appena Shade strinse la sua, la tirò verso di se. Rein si trovò così in piedi. Shade la avvicinò a se, in modo da poterla guardare negli occhi

-Shade cosa stai…-

-Non farlo mai più-

Rein lo guardò. Non sapeva cosa dire o fare. Ma Shade non gli diede il tempo di parlare

-Rein, devi capire una cosa: tu, per me, non sei e non sarai mai né un peso né una distrazione dai miei doveri. Parlare con te, chiacchierare del più e del meno, passare qualche minuto così, è la parte migliore delle mie giornate. Non sminuirti così, sei il raggio di sole delle mie giornate-

Rein lo fissava, immobile, impietrita, senza parole. Si perse nei grandi occhi di Shade. Il suo cuore stava battendo all’impazzata e sentiva il volto in fiamme, per l’emozione scaturita dalle sue parole. Ad un tratto, la mano del principe le si posò sul viso e Rein vide l’espressione dei suoi occhi addolcirsi. Non le disse niente, durò un attimo, la sua mano aveva appena sfiorato la sua guancia, che fu come se Shade si svegliasse di colpo. Si allontanò bruscamente da lei e si avviò verso la porta. La mano del principe era sulla maniglia, ma prima di aprirla, si voltò di nuovo per guardarla. Non le disse niente, ma Rein ebbe come l’impressione che lui volesse quasi scusarsi per averla toccata in quel modo così intimo. Si guardarono negli occhi per quasi mezzo minuto, poi Shade aprì la porta e la lasciò lì, sola. Solo allora, Rein lasciò andare il respiro, non si era nemmeno accorta di avere trattenuto. Le gambe le tremarono e si trovò accasciata sul pavimento. Si portò una mano sul cuore, che batteva ancora all’impazzata. Rimase così, non seppe nemmeno lei precisamente per quanto, ma ad un tratto sentì una voce che conosceva fin troppo bene, chiamarla da fuori la porta. Rein si fece forza e si alzò dal pavimento, si diede una spolverata al vestito e cercò di ricomporsi. Fece appena in tempo, prima che Dreamy entrò nella stanza

-Principessa? state bene?-

Rein le sorrise

-Certo, perché me lo chedi?-

La donna la guardò perplessa

-Siete qui tutta sola e mi stavo chiedendo se per caso fosse tutto a posto-

Rein annuì

-Si certo. Mi sono trattenuta solo per finire di bere il mio calice di vino-

La cameriera la guardò perplessa, poi spostò lo sguardo sul tavolo. Il bicchiere di Rein era ancora mezzo pieno, ma la donna non commentò. Rein si diede della stupida da sola, poi si avviò veloce verso Dreamy

-Credo sia ora che torni nella mia stanza. Andiamo Dreamy?-

La cameriera annuì e Rein si avviò veloce per i corridoi del palazzo. Tuttavia, il cuore di Rein continuò a battere furiosamente nel suo petto ancora per molto tempo.

 

 

 

Philip osservò l’orologio per la decima volta nel giro di cinque minuti. Sembrava che la lancetta dei secondi avesse rallentato il suo corso solo per fargli un dispetto. Era seduto nel divano del suo soggiorno privato, con affianco sua cugina e davanti a lui erano sedute le contesse Alambert e di Gaumont. Non sapeva nemmeno lui come si era trovato seduto lì, con le tre donne, ma era stato catturato da Charlotte e dai sorrisi della contessa Alexandre e ora stava maldicendo se stesso. Aveva perso praticamente tutta la giornata lavorativa per via del ricevimento in suo onore, aveva sperato di potere lavorare almeno la sera, dopo cena. Invece, era lì, inchiodato su quel divano, ad ascoltare tediosi discorsi sulle ultime mode in fatto di vestiti o alcuni pettegolezzi di corte, a cui lui non era minimamente interessato. Guardò di nuovo l’orologio, ma non era ancora nemmeno passato un minuto dall’ultima volta che lo aveva osservato.

-Vi stiamo annoiando, conte?-

Philip si voltò verso Trudy. La contessa lo stava guardando, leggermente divertita.

-Affatto contessa-

-Eppure fissate più l’orologio che noi-

Philip sentì crescere dentro di se una leggera punta di imbarazzo per essere stato colto in flagrante in quel modo. Si trovò a sorridere suo malgrado

-Spero non lo abbiate interpretato come una mancanza di rispetto nei vostri confronti-

Trudy gli sorrise, ma scosse la testa.

-Forse siamo noi a dovervi chiedere scusa. Immagino che sentirci parlare di pizzi e merletti non sai il massimo del divertimento-

Philip si trovò a ridacchiare

-Ammetto di non essere molto ferrato sull’argomento, infatti-

-Questo non è vero-

Disse Charlotte, intromettendosi nella conversazione. Philip la guardò

-Si invece, lo sai bene dopotutto…-

-È vero che non sai distinguere un pizzo da un ricamo certe volte, ma hai un ottimo senso estetico. Dovete sapere, signore, che per il mio diciottesimo compleanno Philip mi ha regalato uno degli abiti più belli che io abbia mai avuto, e lo ha scelto lui-

-Ho solo scelto il colore della stoffa, non esagerare Charlotte-

Charlotte scosse la testa

-Ti sbagli. Non solo ha scelto la stoffa, ma hai saputo abbinare ricami e accessori in modo impeccabile-

Philip le sorrise e scosse la testa

-Credo invece che la sarta sia stata più furba e mi abbia mostrato le cose più care e costose del suo negozio e, sapendo che si trattava di te, sapeva che non avrei badato a certe cose-

-Tanto meglio per me allora. Ci ho guadagnato un abito stupendo-

La risata di Trudy e di Alexandre invase la stanza e presto fu seguita anche da quella di Charlotte. Philip approfittò di quel momento per alzarsi e inchinarsi

-Bene signore, dopo essermi fatto prendere in giro da voi, io coglierei l’occasione per tornare al mio lavoro. La vostra compagnia è certamente più piacevole delle scartoffie che mi aspettano, ma temo di dovere proprio andare-

Philip si inchinò ma fu fermato dalla voce di Trudy

-Credo invece, conte, che dovremmo essere io e la contessa Alambert a scusarci. Contessa, avete visto che ore sono? Credo ci siamo intrattenute più del previsto-

Infatti l’orologio segnò in quel momento le dieci di sera. Alexandre guardò stupita anche lei l’orologio e annuì

-Contessa avete ragione. Ci siamo trattenute più del previsto. Baronessa, conte, grazie per la vostra generosa ospitalità-

Charlotte si alzò in piedi e guardò, leggermente rattristata le due donne

-Volete veramente già andare via?-

Trudy le sorrise

-Temo di si, baronessa. Fare troppo tardi non è mai una cosa ben vista per delle donne non ancora sposate-

Alexandre annuì

-Temo che la contessa Gaumont abbia ragione, soprattutto quando le due donne in questione sono a corte senza un accompagnatore. È decisamente ora di ritornare ai nostri appartamenti-

Philip, a quel punto, si intromise

-Permettetemi allora di accompagnarvi alle vostre stanze-

Trudy scosse violentemente la testa

-No conte, abbiamo già abusato oggi di voi e…-

Philip fece segno di no con il capo

-Insisto. Permettetemi, vi prego-

Philip vide le due donne guardarsi, poi annuire.

-Perfetto, andiamo allora-

Charlotte salutò le due contesse e il trio poi prese la strada per l’uscita. La prima ad essere accompagnata fu la contessa Alambert, anche perché era la più vicina agli appartamenti di Charlotte e Philip. Salutata la contessa, Philip e Trudy continuarono in silenzio. Philip, sentendo lo sguardo di Trudy su di se, si voltò a guardarla. La contessa sembrava combattuta su qualcosa

-Avete qualcosa da dirmi?-

Trudy fece sia cenno di sì e di no con il capo. Philip ridacchiò vedendola

-Perdonatemi, ma temo di non sapere interpretare bene il linguaggio femminile. Sono un umile uomo, credo di avere bisogno di risposte chiare e semplici-

La frase fece sorridere Trudy

-Avete ragione, conte. Il fatto è che non so se sia il caso di dirvi ciò che penso-

Philip la guardò perplesso

-Spero non sia niente di grave-

-Potrebbe esserlo in realtà, ma dato che non ho certezze, non saprei. Rischierei di allarmarvi inutilmente, dopotutto, per qualcosa che potrebbe non succedere affatto-

-Contessa, ancora una volta vi pregherei di essere più chiara, temo di non capirvi-

-Temo di non sapere nemmeno bene io come esprimermi, conte-

-Un bel problema allora-

Trudy annuì. I due stavano camminando quando, Philip si rese conto della direzione che avevano preso

-Ma questa è la direzione per la stanza della principessa!-

Esclamò, non celando un leggero rossore sul  viso. Trudy annuì

-Esatto. Il mio appartamento è affianco a quello della principessa Rein-

Philip la guardò basito.

-Ora capisco…-

Si lasciò sfuggire.

-Capite cosa?-

-Come mai voi e la principessa siate così legate nonostante i pochi giorni passati dalla vostra conoscenza. Immagino che questa vicinanza vi abbia dato modo di vedervi spesso-

-In realtà, ho come la sensazione che sia stato tutto frutto del caso. Non cerco l’amicizia della principessa, se devo essere onesta. Ancora non mi sono fatta un’idea chiara su di lei-

Philip sgranò gli occhi sorpreso

-Come potete dire una cosa del genere! È una donna bellissima, sempre impeccabile, con un candore immenso che…-

Philip si fermò di colpo. Trudy lo stava fissando con uno sguardo meravigliato e Philip sentì l’imbarazzo scendere tra di loro. Trudy poi si lasciò sfuggire un’esclamazione

-Conte! Vi siete invaghito della principessa!-

Philip arrossì e si trovò a scuotere il capo sia in senso affermativo che negativo. Fu il turno di Trudy di sorridere

-Temo, conte, di non capire cosa vogliate dire. Temo di non sapere interpretare bene il linguaggio maschile. Sono un’umile donna, credo di avere bisogno di risposte chiare e semplici-

-State usando le mie stesse parole contro di me-

-Può darsi-

Philip si trovò a sospirare e alla fine annuì

-Vi prego, contessa, potete tenere per voi questa informazione?-

Philip la guardò e vide la contessa annuire. Poi la donna incrociò le braccia al petto e lo guardò perplesso

-Ad una condizione, però. Spiegatemi come fa la principessa a conquistare tutti quanti voi uomini. Prima Thomas, poi il principe e ora voi… inizio a pensare che possa esercitare un qualche tipo di incantesimo o altro-

Philip la fissò. Fece per parlare, ma il suono di voci in fondo al corridoio lo fece bloccare. Si voltò e vide la sagoma di due uomini avvicinarsi per il corridoio. Prima che se ne potesse rendere conto, si sentì afferrare per il braccio e trascinato all’interno di una stanza. Si voltò meravigliato e si trovò schiacciato contro un muro mentre la contessa socchiudeva piano la porta. Dal corridoio, una voce si fece sentire

-Hai visto anche tu?-

-Cosa? Il vuoto del corridoio? Si l’ho visto-

-Ho sentito un rumore-

-Stai diventando paranoico-

-Thomas!-

Philip e Trudy, nonostante la penombra, si scambiarono uno sguardo. Le voci appartenevano a Thomas e a Shade e si stavano sempre più avvicinando

-Non sono paranoico. Voglio solo evitare….-

-Che si dica che tu vada a trovare ad un orario indecente la principessa? Perché è quello che sembra-

-Vuoi abbassare la voce, per favore?-

-Ma non c’è nessuno, il corridoio è vuoto-

-Thomas!-

Seguì un secondo di silenzio. Philip e Trudy rimasero in ascolto. I passi si fecero vicinissimi e tutti e due sentirono un bussare ad una porta. Presumibilmente i due avevano bussato alla porta della principessa. Seguì un tempo che a Philip parve eterno, poi il rumore di una porta aperta si sentì

-Shade!-

La voce di Rein si sentì chiara nel silenzio del corridoio

-Scusa l’ora. Non dovresti aprire la porta in questo modo, comunque, potrebbe essere pericoloso-

-Dreamy è andata via per la notte e ho pensato potesse essere qualcosa di urgente-

Philip si accostò di più alla porta, in modo da non perdersi nemmeno una parola. Così facendo si avvicinò a Trudy e la contessa gli fece segno di non fare rumore. Philip annuì

-Comunque non dovresti aprire la porta così-

-Sei venuto qui per farmi una ramanzina?-

La risata di Thomas si fece sentire

-Rein, sei un angelo sceso su questo palazzo, lo sai-

-Thomas!-

Dissero in coro sia Rein che Shade. La risata del capitano si fece ancora più forte

-Cielo, parlate già in coro come una coppia. Shade, dovresti sposarla solo per questo-

-Thomas giuro…-

-Va bene, chiedo scusa. Io mi allontano di qualche passo, così da avvisare se dovesse arrivare qualcuno. Rein buonanotte-

-Buonanotte-

Disse Rein. I passi di Thomas che si allontanavano fu seguito da un silenzio quasi religioso. La curiosità di Philip stava aumentando, così come i pensieri. Come mai il principe Shade si era avventurato fino alla porta di Rein così a tarda notte? Voleva sapere cosa stava succedendo, e un senso di gelosia iniziò a impossessarsi di lui.

-Vuoi entrare?

-Rein senti…-

La voce di Shade si era fatta più bassa, e Philip ebbe come l’impressione che fosse quasi tremolante, come se il principe si sentisse in imbarazzo.

-Io volevo solo… quello che è successo a cena quando… io…-

Philip guardò Trudy ma la donna scosse la testa, anche lei perplessa da quelle parole.

-Io non so cosa mi sia capitato e ti chiedo scusa. Non capiterà più e…-

Seguì un lungo silenzio. Philip avrebbe voluto spalancare la porta per vedere cosa stava succedendo, ma la mano di Trudy appoggiata sul suo petto lo trattenne. La contessa scosse il capo e gli fece capire di stare fermo e immobile. Sarebbe stato decisamente peggio, per tutti, se loro due fossero comparsi in quel momento. Philip rimase fermo e ascoltò la tremante risposta della principessa

-Shade, io… non devi scusarti, so perfettamente che dietro quel gesto non c’era nulla di... Shade so che ti sei preoccupato talmente tanto per me negli ultimi tempi che ormai devo essere diventata un peso. So che sono piombata nella tua vita così all’improvviso e nonostante tutto mi hai subito fatto sentire a casa, come tutti qui del resto. So che il sentimento che ti spingi è quello di affetto, so che devo essere come una sorella più piccola per te, quindi non ti preoccupare. Non mi devi chiedere scusa…-

-Ti sbagli Rein. Tu per me non sei affatto come una sorella-

Philip ebbe come l’impressione di sentire il rumore dei battiti del cuore di Rein. Capì, dal silenzio che seguì, che stava succedendo qualcosa tra i due. Eppure nessuno si era mosso, tutto era immobile e fermo e silenzioso. All’improvviso, la voce di Thomas si fece sentire dal corridoio

-Shade, la ronda tra poco sarà qui-

-Devo andare-

Sussurrò quasi Shade. Non ci fu risposta da parte di Rein, o almeno, non ci fu una risposta che i due poterono udire. I due sentirono i passi di Shade avvicinarsi a loro e all’improvviso un altro paia di passi. Doveva essere Rein.

-Shade-

Ora i due erano proprio di fronte alla porta di Trudy. Il conte trattenne il respiro. Non si sentì altro suono se non quello del frusciare del vestito di Rein. Philip, roso dalla gelosia improvvisa, si chinò per vedere attraverso la fessura della chiave e davanti ai suoi occhi, si aprì la scena di Rein e Shade, stretti in un abbraccio. Rein era in punta di piedi e stringeva a se Shade, le braccia avvolte intorno al busto di Shade mentre il principe aveva stretto le sue braccia attorno alla vita di Rein e aveva nascosto il suo viso nell’incavo del collo della principessa.

-Shade, dobbiamo andare-

Il suono della voce di Thomas riscosse i due che si separarono. Philip li vide scambiarsi un lungo sguardo, poi Shade prese una mano di Rein tra le sue e se la portò alle labbra, dove gli diede un bacio. Pure da quella posizione vide le guance di Rein tingersi di rosso. Shade si voltò e corse veloce via. Dallo spioncino della serratura Philip vide solo Rein. Era in vestaglia, con i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle. Era senza trucco e gioielli, ma per Philip non era mai stata più bella come in quel momento. La vide scuotere la testa e portarsi la mano che Shade le aveva baciato vicino al cuore. Poi la turchina si girò e sparì dalla vista di Philip. Il rumore di una porta che si chiudeva fu per i due il segnale che tutto quello che avevano visto era finito. Trudy lasciò andare un sospiro

-Accidenti!-

Philip la guardò e si trovò ad annuire

-Cosa è appena successo?-

Trudy scosse la testa

-Non lo so. Ma di certo era qualcosa di molto…-

-Intimo-

I due si guardarono. Erano ancora molto vicini, dietro la porta. Trudy fece un passo indietro e si voltò. Corse ad accendere delle candele in modo da illuminare la stanza

-Ho bisogno di bere qualcosa. Conte, vino?-

Philip scosse la testa

-Ci vorrebbe qualcosa di più forte-

Trudy ridacchiò

-Forse, ma ho solo del vino-

-Andrà bene-

Trudy prese due bicchieri da un vassoio e si avvicinò ad una bottiglia di cristallo. Philip la osservò e quando la donna si voltò la vide arrossire

-Non è come sembra…-

-Come dovrebbe sembrare?-

Trudy non rispose. Versò il vino dentro il bicchiere e lo porse a Philip. Il conte lo bevve tutto d’un fiato. Appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolo e vide Trudy fare lo stesso

-Molto meglio-

Disse la donna.

-Credo che non dovremmo dire niente di ciò che abbiamo visto questa sera-

-Non era mia intenzione-

Disse Trudy, secca.

-Intendevo dire, dovremmo dimenticare di…-

La donna scosse il capo

-No, non dobbiamo dimenticare. Dovremmo affrontare l’argomento al momento migliore-

-No invece! Cosa credi ci faranno quando scopriranno che li abbiamo sorpresi mentre…-

-Mentre facevano cosa? Hanno solo parlato-

-Si sono abbracciati-

Trudy scosse il capo

-Non è uno scandalo-

-Si invece-

Trudy scosse di nuovo il capo

-C’era Thomas con loro-

-E questo cosa vorrebbe dire?-

-Vorrebbe dire, che se fosse stato intenzionalmente un incontro romantico, il principe non si sarebbe portato dietro Thomas-

-Un incontro romantico?-

Philip la guardò meravigliato. Non aveva nemmeno pensato che il motivo della visita di Shade fosse di tipo romantico. Trudy lo guardò leggermente divertita

-Conte, sono due i motivi per cui un uomo possa andare a trovare una donna a notte tarda. O un incontro amoroso o un motivo di massima urgenza-

Philip la fissò

-Non sembrava nessuno dei due-

-Già-

Disse Trudy. La contessa prese a camminare avanti e indietro per la stanza. La luce delle candele si rifletteva sui capelli biondi della donna e Philip, osservandola, si rese conto di essere da solo, in compagnia di una donna, in una stanza, senza una valida motivazione.

-Contessa, io credo…-

-Penso sia successo qualcosa tra i due. Il principe sembrava essere venuto per scusarsi di qualcosa. Ma non hanno detto cosa. Voi cosa pensate possa essere? Credete che il principe possa avere fatto qualcosa di sconveniente con la principessa?-

Philip non rispose, ma Trudy non vi badò nemmeno. La donna era presa dai suoi pensieri

-Ora che ci penso, c’è anche quella storia della fuga…-

-Un’altra? Non ne sapevo niente-

Philip si rese conto, troppo tardi, di avere parlato troppo. Trudy si bloccò all’improvviso e lo fissò. Philip, istintivamente, deglutì

-Come sarebbe a dire un’altra?-

Philip la guardò e provò a cercare di mentire, in qualche modo

-Scusate, io, credo di essere troppo scosso per parlare adesso. Sarà meglio che vada e…-

Trudy gli si avvicinò e lo afferrò per le spalle

-Conte, cosa vuol dire “un’altra?” Cosa sapete?-

-Io… non so niente… veramente io…-

Sotto lo sguardo interrogativo di Trudy, Philip si sentì sconfiggere inesorabilmente.

-Ho fatto una promessa, contessa, vi prego, non mi costringete ad infrangerla!-

Trudy sgranò gli occhi

-Quindi è vero che sono fuggiti insieme quel pomeriggio! Questo vuol dire… Thomas mi ha mentito-

Trudy lasciò la presa su Philip e si allontanò. Aveva detto le ultime parole con un profondo dolore. Philip si avvicinò a lei

-Contessa, non ve la prendete con il capitano. Stava solo…-

-Facendo il suo lavoro, certo. Ma mi ha mentito, a me! E anche la principessa quando gliel’ho chiesto ha mentito-

Trudy si voltò verso di lui e Philip vide, dentro gli occhi verdi della donna, un misto di dolore, rabbia e sfiducia.

-Contessa, se voi foste state al posto della principessa, avrete rivelato a una persona che conoscete da poco un fatto del genere?-

Trudy si trovò, suo malgrado, a scuotere la testa.

-Avete ragione ma… Thomas! Mi ha guardato negli occhi e mi ha mentito!-

Philip la osservò ma non disse niente. Il suo silenzio, però fu sufficiente per la donna per sapere cosa pensava

-So che Thomas non avrebbe mai fatto niente per mettere in discussione la reputazione di Rein o del principe-

Philip annuì

-Non prendetevela con lui-

Trudy annuì e sospirò

-Però sta evidentemente succedendo qualcosa tra quei due. Qualcosa che trascende un semplice legame di amicizia-

-Ne siete sicura?-

-Onestamente? Non lo so. Non conosco bene la principessa e nemmeno il principe però… ammetterete che è strano! E alla fine, quell’abbraccio…-

Philip non rispose ma si trovò d’accordo con Trudy. Quello non era un semplice abbraccio, su questo non si discuteva, ma era anche vero che non conoscevano con esattezza ciò che era effettivamente successo tra i due. E nonostante la gelosia, Philip cercò di restare lucido

-Contessa, so che quello a cui abbiamo assistito è molto compromettente, ma non sappiamo con esattezza cosa sia successo. Credo che la cosa migliore sia dimenticare. Dovremmo fare finta di niente-

-Come fate?-

Philip la guardò perplesso

-Come fate a reagire così? Insomma, per la principessa voi non provate…-

-Contessa, vi prego, non finite quella frase-

Philip osservò serio la donna e lei distolse lo sguardo.

-Perdonatemi, non avrei dovuto-

-No, non avreste dovuto. Ma sono io che ho permesso di farvi capire che nei confronti della principessa provo qualcosa che non è solo ammirazione-

-Perché lei?-

Philip la fissò

-Perché proprio la principessa?-

-Intendete perché provare sentimenti per una donna che so non sarà mai mia?-

Trudy annuì e Philip si lasciò andare ad una risata triste

-Se sapessi per quale motivo ci innamoriamo di qualcuno, contessa, credetemi, sarei già diventato molto ricco-

Trudy ridacchiò. La donna versò dell’altro vino nei bicchieri e ne porse uno a Philip. Il conte accetto volentieri

-L’amore è qualcosa da cui qualcuno sano di mente dovrebbe rifuggire-

Philip la guardò meravigliato. La contessa aveva parlato con un tono di voce così duro e tagliente che si chiese da dove potesse arrivare così tanto risentimento.

-Contessa voi, per caso?-

Trudy annuì

-Una volta sola, e mi è bastata. Non farò mai più l’errore di lasciarmi guidare dal cuore-

Philip scosse la testa

-Vi sbagliate, invece. Io ho vissuto i tre anni più belli della mia vita con mia moglie e tutto grazie all’amore-

-Ma non vi ha anche fatto soffrire in modo assoluto?-

Philip fu costretto ad annuire. L’immagine delle due bare bianche calate nel terreno nero gli tornò in mente.

-Visto? Si sta meglio senza amore-

Philip guardò il fondo del suo bicchiere di vino. Alla fine lo appoggiò sul tavolo e si avviò alla porta. Trudy non disse o fece niente per trattenerlo, era persa nei suoi pensieri. Philip aprì la porta

-Contessa, non so cosa abbiate passato o chi vi abbia fatto soffrire. Avete ragione, io ho sofferto in modo incredibile per la perdita di mia moglie e di mio figlio, ma se potessi, anche solo per un istante, riaffronterei tutto il dolore solo per vedere ancora il sorriso di Lucille-

Non attese risposta, se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle. Fece la strada di ritorno perso nei suoi pensieri. Arrivato al suo appartamento, aprì la porta e si trovò di fronte Charlotte

-Philip! Dove sei stato? Mi stavo preoccupando-

-Scusa-

Disse solo.

-Vai a dormire Charlotte, è tardi-

Si avviò veloce verso il suo studio. Sentì lo sguardo di Charlotte che lo seguiva, ma non aveva la forza in quel momento di affrontare anche lei. Si chiuse la porta dello studio alle spalle e si lasciò cadere sulla sedia. Aprì un cassetto della sua scrivania e tirò fuori un medaglione. Lo aprì e si ritrovò a fissare l’immagine sorridente e felice di Lucille

-Quanto mi manchi…-

Philip accarezzo il ritratto, poi chiese il medaglione e lo strinse forte nella mano. Si lasciò andare ai ricordi di Lucille, da quando l’aveva conosciuta, al giorno del matrimonio, ma piano piano, i suoi ricordi furono soppiantati da altri, e soprattutto, al posto di Lucille, Philip si trovò a pensare a una cascata di capelli blu e a degli occhi azzurri, profondi e intensi.

-Rein...-

Il nome volteggiò per qualche istante nella stanza silenziosa e Philip si trovò a sospirare. La vedeva ancora mentre stringeva Shade a se. Immaginò di essere al posto del principe, ma non ci riuscì, come se anche la sua immaginazione sapesse che non sarebbe mai stato possibile, per lui, trovarsi un giorno tra le braccia della turchina. Philip si lasciò andare allo sconforto. Tuttavia, questa volta, una parte di lui non voleva cedere, non voleva lasciarsi andare.

-Posso veramente pensare di corteggiare una principessa?-

Philip riaprì il medaglione e fissò ancora una volta il viso di Lucille.

-Lucille, lo dovrei fare?-

Philip non ottenne risposta dal ritratto, ma per un secondo, gli sembrò di vedere come un piccolo movimento da parte di Lucille. Philip sgranò gli occhi, poi chiuse di nuovo il medaglione e lo ripose nel cassetto.

-Non dovevo bere tutto quel vino, ora ho pure le allucinazioni-

Tuttavia, mentre si preparava per andare a dormire, si trovò a domandarsi se quello che aveva visto non fosse un segno, un segno da parte di Lucille, di non mollare e di sperare. E mentre appoggiava la testa sul cuscino e chiudeva gli occhi, fu pervaso da un forte senso di coraggio e di determinazione.

-Posso veramente corteggiare Rein?-

Il volto sorridente di Lucille gli apparve davanti agli occhi e Philip lo prese come un segno. Li aprì di scatto e si trovò a sorridere e annuire. Se Lucille era sorridente, allora lo avrebbe fatto veramente. Dopotutto Rein non era fidanzata. Poteva avere veramente una chance. E cullato da questi pensieri, Philip sprofondò nel sonno, un sonno dove una sorridente Rein lo aspettava a braccia aperte.

 

 

 

Fanny osservava la sua cameriera sorridendo.

-Sei sicura di ciò che mi hai detto?-

La donna annuì

-Si marchesa. Ho parlato personalmente con le cameriere che hanno visto tutto. Erano insieme l’altra notte, non ci sono dubbi-

Un sorriso beffardo comparve sul volto della marchesa. Dalla borsa che portava con se tirò fuori una moneta d’oro e la porse alla cameriera

-Per il tuo servizio. Continua così e ne avrai altre-

-Grazie signora-

La cameriera fece un inchino, guardò sorridente la moneta che prontamente fece sparire tra le pieghe del vestito e si allontanò. Nonostante la giornata di ieri fosse iniziata nel peggiore dei modi, tutto si stava capovolgendo. Da quando aveva parlato con la principessa ieri pomeriggio, sembrava come se, finalmente, fosse arrivato il suo momento di brillare a corte. E ora, quella notizia, non faceva che far brillare quella luce ancora di più. Quando Ethan entrò in stanza e la vide così felice la fissò meravigliata

-Hai per caso fatto uccidere qualcuno?-

Fanny ignorò la battuta del marito. Ethan si sedette davanti a lei

-Buone notizie quindi-

Fanny annuì

-Finalmente si. È arrivato un invito questa mattina, da parte della principessa. È stata di parola-

Fanny tese la lettera al marito che la lesse immediatamente

-È un invito per un ricevimento serale. Molto più del tuo umile invito per un the-

Fanny annuì di nuovo

-Si, lo so. Evidentemente la principessa vuole farsi perdonare per avermi snobbato ieri-

-Oppure è una mossa astuta per darti un contentino-

-La principessa non è così furba, Ethan-

Ethan la fissò ma non ribatté.

-Non sei d’accordo?-

-Sappiamo entrambi, mia cara, che la mia opinione per te conta poco, quindi perché dovrei dirti come la penso?-

-Perché se facessimo un lavoro di squadra potremmo ottenere molto di più-

Ethan non rispose, la ignorò. Fanny si alzò dalla sedia e si avvicinò al marito. Si mise dietro di lui e gli passò le mani attorno al collo, avvicinando le sue labbra all’orecchio di Ethan

-Marito mio, sai che ogni cosa che faccio la faccio per noi e per il nostro futuro. Se entro nelle grazie della principessa e riesco a diventare prima dama di compagnia, per noi si apre un futuro nuovo, pieno di prospettive-

-Questo lo so-

-Io prima dama delle principessa e tu potresti diventare un intimo del principe. Se ti impegni, sai che lo puoi fare-

-Non devi dirmi cosa fare-

-Io non ti dico cosa fare, lo sai. Ti sto solo dando un suggerimento-

Ethan afferrò il braccio della moglie e si liberò della sua prese. Si alzò dalla sedia e si voltò. Fanny lo guardò sorridendo. Ethan si avvicinò a lei e la schiacciò contro il muro

-Sei troppo contenta per avere ricevuto solo un invito per un ricevimento-

Fanny gli sorrise. Ethan si avvicinò sempre di più. Il suo viso era sempre più vicino

-Hai ragione. Ho saputo un pettegolezzo molto interessante, lo vuoi sapere?-

Fanny si avvicinò all’orecchio di Ethan e gli disse ciò che la cameriera gli aveva detto. Quando finì si affrettò a vedere l’espressione sul volto del marito. Ethan era allo stesso tempo allibito, schioccato e infuriato

-Non lo avrebbe mai fatto…-

Disse solo. Fanny continuò a sorridere

-Eppure è ciò che hanno visto. Era inequivocabile, erano insieme ieri sera, da soli. Lui è stato visto allontanarsi dalla sua stanza. Chissà cosa…-

Fanny non finì la frase perché Ethan la baciò. Fu un bacio veloce, irruento. Le mani di Ethan si avventurarono sul corpo di Fanny e la donna si trovò a gemere per via delle carezze del marito. Ad un tratto Ethan si fermò e Fanny lasciò andare un sospiro di rabbia

-Hai il potere di farmi perdere la ragione, Fanny-

Fanny si staccò da lui e gli sorrise. Gli passò una mano sulle labbra. Lentamente, si avviò verso la camera da letto. Si voltò verso di lui, sapeva che Ethan non aveva mai smesso di fissarla. Fanny non gli disse niente, si limitò a sorridergli, quasi beffarda. Ethan allora si avviò a passi veloci verso la stanza e poi si avvicinò a Fanny che nel frattempo si era sdraiata sul letto. Ethan rimase in piedi a fissarla. Fanny gli tese la mano, invitandolo

-Ti dovrei odiare-

Disse l’uomo, guardandola. Fanny ridacchiò. Ethan afferrò la mano della moglie e si sdraiò sopra di lei

-Io ti dovrei odiare per tutto quanto-

Disse Ethan guardandola dritto negli occhi. Fanny, lo fissò a sua volta e lo guardò beffarda

-Allora come mai non riesci ad allontanarti da me?-

-Tu mi porterai alla rovina-

-Io ti porterò alla grandezza-

Ethan si chinò su di lei e la baciò

-Farai meglio a mantenere quella promessa Fanny-

-Dovresti sapere che io ottengo sempre ciò che voglio-

Fanny fissò il marito negli occhi e seppe di averlo vinto ancora una volta. Il marchese, infatti, smise di parlare e si avventò su di lei. Fanny sorrise, compiaciuta. Avrebbe vinto, sempre, niente l’avrebbe mai fermata, e se aveva vinto un marchese, sarebbe anche riuscita a vincere una corte reale. Tuttavia i suoi pensieri razionali furono spazzati via, ben presto, dalle carezze dell’uomo. Fanny solo allora si permise di lasciarsi andare e di godersi quel momento e ben presto, tutto ciò che riuscì a fare, fu gemere di piacere.

 

 

 

 

 

 

*************************************************************************

 

Eccoci qua!

Per prima cosa, scusate il ritardo! È stato un mese di maggio tremendo, veramente, tra gli impegni quotidiani, il lavoro e tutto, mi sono ritrovata a fine mese che non me ne sono nemmeno accorta. E, come avete visto, non sono riuscita a pubblicare in tempo. Vi chiedo scusa, ma ho approfittato dei week-end per riposarmi un attimo. Non sono ancora tornata nel pieno delle forze, e ammetto che sono un pochino indietro in generale, ma penso di riuscire comunque a pubblicare il prossimo capitolo a fine mese. Ancora, scusate il ritardo.

Ora, torniamo a noi: io lo so che segretamente mi state amando. Ma che capitolo che vi ho pubblicato, eh? (perdonatemi, sono i deliri da stress, sopportatemi vi prego)

Allora, so che è come se avessi messo l’acceleratore a questo capitolo, ma era il momento per sganciare qualche bella bomba. E poi volevo regalarvi più di un momento bluemoon e mi piaceva l’idea che uno fosse raccontato proprio dal punto di vista di Philip. Lui, che si è deciso, forse, chi lo sa, a pensare seriamente di corteggiare Rein, che vede quell’abbraccio così spontaneo e appassionato. Avrei tanto voluto descrivervelo dal punto di vista di Shade, soprattutto quando lui appoggia la testa nell’incavo del collo di Rein, ma non so perché, non funzionava così bene. La scena era perfetta dal punto di vista di Trudy e Philip. Ma vi prometto che arriveranno altri momenti bluemoon quindi non disperate.

Che dirvi poi, mi sto divertendo un sacco a scrivere dei marchesi sapete? non so perché, ma le loro parti escono praticamente perfette fin dalla prima stesura. E mi diverto un sacco. Sto progettando tante piccole cose che arriveranno tra poco e mi sto proprio divertendo nel farlo. So che non sono personaggi proprio simpaticissimi, ma devo dire che sono molto intriganti.

E ora preparatevi però, perché da qui in poi iniziano i veri guai, per tutti. Credo di non avere salvato nessuno dai problemi, ce ne sarà per tutti, sono veramente una scrittrice tremenda per i miei personaggi XD

Bene, io ora vi saluto, scusate se non sono stata puntuale come gli ultimi tempi, ma credetemi, cerco sempre di fare del mio meglio. Io vi ringrazio, grazie per leggere la storia, grazie per continuare a seguirla, come sempre, se volete farmi sapere cosa ne pensate lasciate una recensione, mi fa sempre molto piacere sapere cosa ne pensate e sentire le vostre teorie. Io vi mando un bacio e un abbraccio, ci vediamo al prossimo capitolo. A presto, la vostra

Juls

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

 

Era ormai passata una settimana dall’evento organizzato da Thomas. La vita, a palazzo, aveva preso ormai una sua routine e ormai, la principessa Rein si era integrata perfettamente. Finiti gli eventi di presentazione della turchina, Rein aveva potuto dedicarsi a tempo pieno a Milky e ormai le due avevano stabilito un buon ritmo di studio. Certo, erano solo all’inizio del loro lungo percorso di apprendimento, ma la turchina si sentiva stranamente fiduciosa. Il problema principale, se tale si poteva chiamare, era Shade. Dal loro incontro notturno qualcosa era decisamente cambiato tuttavia Rein non sapeva in cosa. Shade aveva fatto finta di niente dopo quella notte e anche lei, anche perché la turchina non sapeva affatto come potersi comportare. Così le cose erano rimaste all’apparenza immutate e i due si erano ritrovati a comportarsi esattamente come prima. L’unica eccezione era che in certi momenti, aveva come l’impressione che lo sguardo di Shade si fermasse più a lungo ad osservarla. Ma poteva anche essere tutto il frutto della sua immaginazione. Tuttavia Rein aveva deciso di lasciarsi alle spalle quelle preoccupazioni per il momento, perché si stava avvicinando qualcosa che la metteva in uno certo stato di apprensione. Rein, infatti, non poteva non provare una certa preoccupazione crescente mentre aspettava l’arrivo delle ore quattro di quel giorno. Era quello, infatti, l’orario previsto per l’arrivo della marchesa Eldelberry per il the che lei stessa aveva organizzato. Rein osservò la stanza ancora un’ultima volta per controllare che tutto fosse a posto e perfetto. Aveva organizzato quel piccolo ricevimento nella sala da the del palazzo, sua maestà le aveva concesso l’utilizzo della stanza per quel pomeriggio e Rein si era occupata personalmente degli addobbi e del cibo. Si era fatta aiutare da Dreamy, che era riuscita a reclutare altre tre cameriere, e in poco tempo le donne avevano allestito il tutto, esattamente come Rein aveva chiesto. Erano stati preparati due tavoli, e invece di preparare un tavolo centrale con tutto il cibo sopra, Rein aveva scelto di allestire ogni tavolo con tramezzini e dolci, in modo che i suoi invitati potessero sedersi e non doversi alzare per prendere da mangiare. Aveva scelto delle semplici tovaglie bianche di fiandra, con ricamato lo stemma della famiglia reale della Luna e l’unica nota di colore era data dai centrotavola, che erano dei bouquet di fiori appositamente raccolti dal giardino reale. Rein non aveva scelto un colore particolare per i fiori, aveva fatto scegliere tutto ai giardinieri, che le avevano composto due bouquet colorati, ma armoniosi, di fiori di stagione. Rein passò distrattamente una mano su un petalo di una camelia, godendosi la sensazione setosa del petalo sulla mano, quando un improvviso bussare alla porta la fece voltare. Mancava ancora un quarto d’ora all’inizio dell’evento, possibile che la marchesa fosse già arrivata?

-Avanti-

Disse Rein, quasi timorosa. La porta si aprì lentamente, ma la persona che vide la turchina la lasciò sorpresa

-Shade?-

Il principe avanzò di qualche passo e si avvicinò, sorridendole

-Sei così sorpresa di vedermi nel mio palazzo?-

Rein ridacchiò e scosse la testa

-No, sono sorpresa di vederti qui in questo preciso momento. Sai cosa accadrà tra, diciamo, mezz’ora proprio in questa stanza?-

Shade annuì

-È proprio per questo che sono qui-

Rein sgranò gli occhi sorpresa

-In che senso scusa?-

-Ho deciso di partecipare al tuo ricevimento-

Rein non disse niente, lo guardò però con gli occhi sgranati. Shade, vedendola, ridacchiò

-Non essere così sorpresa…-

-Tu odi queste cose-

-Si ma…-

-E di certo hai qualcosa di più importante da fare-

-Vero anche questo-

-Allora cosa ci fai qui? E poi non credo di averti invitato-

Shade la guardò sorpreso e leggermente offeso

-Non ti devo ricordare, vero, che sono libero di partecipare a qualsiasi evento io voglia dentro il mio palazzo?-

Rein lo guardò scettico mentre sul volto di Shade si aprì un sorriso. Poi però, tornò subito serio

-Credi veramente che ti avrei lasciata sola oggi?-

Rein si trovò a guardarlo negli occhi e sentì le guance imporporarsi. Non le aveva detto niente di sconvolgente, anzi, non era la prima volta che Shade la aiutava e una parte di lei doveva immaginarlo che non l’avrebbe lasciata sola nemmeno in quella occasione, tuttavia non riuscì a trattenere i battiti del suo cuore, che prese a martellarle nel petto.  Si voltò cercando di nascondere il rossore e per cercare di riconquistare un po’ di calma

-Grazie-

Gli disse. Sentì su di se lo sguardo del principe, ma se Shade fece un gesto o qualcosa verso di lei, non lo vide. Lo sentì invece fare un sospiro. Rein si voltò timidamente verso di lui e lo vide che si stava leggermente stiracchiando un braccio

-In tutta onestà sono arrivato alla conclusione che mi fa bene ogni tanto staccare un po’ dal lavoro. Quindi diciamo che oltre ad aiutarti, aiuto anche me stesso-

Rein alzò lo sguardò meravigliata sentendo quelle parole. Senza accorgersene, Rein si avvicinò a Shade e gli mise una mano sulla fronte. Shade, totalmente preso in contropiede, la guardò perplesso, leggermente imbarazzato

-Rein cosa stai facendo?-

-Controllo se hai la febbre-

-La febbre?-

Rein annuì

-Si, può essere la sola risposta razionale per ciò che hai appena detto. Tu che vuoi volontariamente prenderti una pausa dal lavoro deve essere un delirio prodotto dalla febbre alta-

Rein vide Shade guardarla con gli occhi spalancati, poi vide un piccolo accenno di sorriso spuntargli sul volto. Ma fu una risata potente, chiara e cristallina a farli voltare di colpo. Thomas, comparso sulla porta della stanza, stava ridendo divertito

-Rein, giuro, io ti amo-

Rein sorrise al capitano e approfittò di quel momento per ritirare la mano che aveva ancora appoggiata sulla fronte di Shade e si allontanò da lui. Nel frattempo il principe aveva incrociato le braccia al petto e fissava il capitano, per niente divertito

-Che ci fai qui?-

Thomas, ancora scosso dalle risate, ignorò Shade e si avvicinò a Rein dove le fece un baciamano.

-Principessa, buon pomeriggio. Siete incantevole come sempre-

-Grazie-

Disse la turchina. Un raschiare di gola li fece voltare verso Shade, che sempre con le braccia incrociate, stava letteralmente fulminando Thomas con lo sguardo. Rein vide il volto di Thomas illuminarsi in modo strano e, senza preavviso, si ritrovò con un braccio del capitano avvolto attorno alle spalle. Thomas la avvicinò a se ma continuò a guardare Shade, troppo divertito

-Sto semplicemente salutando una buona, favolosa e fantastica amica. Problemi principe?-

Shade, che era impallidito un attimo vedendo Thomas stringere Rein in quel modo, strinse le mani a pugno

-Thomas, lasciala subito-

Thomas, in risposta, si abbassò a guardare Rein begli occhi

-Rein, lo spieghi tu a questo blocco di ghiaccio che volere abbracciare un amico non è un peccato mortale, anzi è un sintomo di affetto?-

Rein ridacchiò a quelle parole

-Thomas, hai appena definito il tuo principe un “blocco di ghiaccio”?-

-Sono stato gentile. Potevo definirlo un inutile e irrecuperabile pezzo di pietra totalmente privo di qualsiasi sentimento umano. Se ci pensi blocco di ghiaccio è fin troppo poco per lui, quindi sono stato cortese-

Rein si lasciò andare ad una risata. Thomas le sorrise poi si voltò verso Shade, che, si vedeva, stava trattenendo i suoi intenti omicidi contro di lui. Vedendolo così il sorriso di Thomas si allargò ancora di più

-Shade, sul serio. Sposala adesso, dove la troverai mai un'altra donna così che mi adora come non mai?-

Rein diede un leggero pugno sul petto di Thomas e il capitano la lasciò andare dal suo abbraccio. Shade, nel frattempo, continuava a guardare i due, scuotendo la testa

-Rein, ti prego, perdonalo. Non sa quello che dice, un colpo alla testa quando era bambino lo ha reso così-

-Ehi-

Rein ridacchiò e si avvicinò a Shade. Si mise di fianco al principe, e gli mise una mano su un braccio, ma guardò fisso Thomas

-Thomas, perdonalo, ma a quanto pare il principe qui si diverte un po’ troppo a prendere in giro le persone a cui vuole bene. Forse ha avuto un’infanzia difficile-

Rein sorridendo si voltò verso Shade e lo vide spalancare gli occhi meravigliato. Rein lo aveva appena preso in giro? Thomas, scoppiò di nuovo a ridere, questa volta in modo molto più fragoroso di prima e si portò una mano sulla pancia

-Rein, ti giuro, se Shade non ti sposa entro fine mese lo faccio io-

Rein ridacchiò

-Ci conto allora-

Shade, sconvolto, guardava ora l’uno ora l’altra, interdetto. Alla fine alzò gli occhi al cielo ed esclamò, sconfitto

-Sono circondato da nemici in casa mia-

A quelle parole sia Rein che Thomas risero ancora più forte e alla fine, anche Shade si lasciò andare ad un sorriso. Quando le risate si affievolirono, soprattutto quelle di Thomas, Shade si rifece serio

-Thomas, sul serio, cosa ci fai qui?-

Thomas, calmatosi, anche se ancora con il sorriso sulle labbra, tornò a vestire i panni del capitano delle guardie reali

-Ho fatto quello che mi hai chiesto-

-Di già?-

Thomas annuì

-Quindi?-

-Non ho trovato niente-

Rein vide Shade bloccarsi di colpo e fissare interdetto Thomas

-Come non hai trovato niente?-

Thomas alzò le spalle

-Vuol dire esattamente quello che ti ho detto: non ho trovato niente di quello che mi hai chiesto-

-Non è possibile-

-E invece è così-

-Ti ripeto che non può essere possibile perché…-

-È possibile perché a quanto pare, la qui presente principessa ne ha già fatto incetta, svuotando i giardini reali a quanto detto dal capo giardiniere-

Rein, sentendosi chiamata in causa senza motivo, si voltò verso di loro

-Cosa avrei fatto io?-

Shade la fissò assolutamente meravigliato e sorpreso

-Hai preso tutti i tulipani del giardino reale?-

Rein lo fissò perplesso

-Certo che no!-

-Mi dispiace essere dalla parte del principe, principessa, ma non è forse vero che da una settimana, tutte le mattine, i giardinieri ti fanno trovare un vaso nuovo pieno di tulipani freschi?-

Rein guardò perplessa Thomas, ma si trovò ad annuire

-Esatto. Ho espresso ammirazione per i bei colori dei tulipani del giardino reale e da una settimana, in effetti, li ho sempre freschi in camera ora che ci penso-

Thomas annuì alle parole di Rein. Poi si voltò verso Shade

-A quanto pare, qualche nobile di corte ha saputo che alla principessa piacciono i tulipani e sembra sia partita una nuova moda a palazzo. A quanto pare non è ammesso entrare in un appartamento privato e non avere dei tulipani freschi in bella vista. È scoppiata la così detta “moda del tulipano”. Ecco perché sono finiti principe-

Rein, sentendo quelle parole, si meravigliò sorpresa. In effetti, ora che guardava bene, sui tavoli, nei centrotavola, spiccavano in bella mostra i tulipani, assieme ai crochi, narcisi e qualche stelo di lavanda. Rein si voltò verso Shade, allibita tanto quanto lui

-Giuro che non lo sapevo. Ho solo detto che mi piacevano e…-

Shade si trovò a scuotere il capo, più divertito che seccato in realtà

-La colpa è la mia. Dovevo immaginarmelo che, da ora in poi, ogni cosa che ti sarà gradita porterà ad una nuova moda di corte. Solo non immaginavo di ritrovarmi senza tulipani. Thomas, qualcuno dovrà andare in paese e procurarseli-

Thomas annuì

-Avviserò io qualcuno-

-Grazie. E Thomas, mi raccomando…-

-Ha la massima urgenza, lo so. Vado subito. Rein, come sempre, sei la luce delle mie giornate. Mi raccomando, tartassa un po’ il qui presente principe in mia assenza, conto su di te-

-Consideralo già fatto-

Rispose sorridendo Rein. Thomas le sorrise, poi fece un cenno a Shade e si allontanò. Rein si accorse di avere lo sguardo di Shade puntato addosso così si voltò a guardarlo

-Non mi piace affatto questa cosa-

Disse Shade scuotendo il capo. Rein si trovò a sospirare, sentendosi in colpa

-Mi dispiace, sul serio. Non sapevo di avere scatenato una gara all’ultimo tulipano. Non sono nemmeno i miei fiori preferiti e…-

Shade scosse il capo

-Non parlavo dei fiori. Certo, è una seccatura improvvisa, ma sono certo di poterla risolvere-

Rein allora lo fissò perplessa

-Allora cosa non ti piace?-

Rein giurò di avere visto un accenno di rossore sulle guance di Shade, ma fu solo per un attimo. Shade la fissò dritto negli occhi

-Tu e Thomas. Non mi piacete affatto insieme e, soprattutto, così affiatati-

Rein lo fissò poi ridacchiò

-Desolata principe, ma devo dare ragione a Thomas-

-Su cosa?-

-Prenderti in giro è effettivamente molto divertente-

Shade la guardò più sconvolto che altro. Il principe scosse il capo, sconfitto

-E io che sono pure venuto ad aiutarti oggi. Meglio che torni al mio lavoro-

Rein ridacchiò divertita

-E ancora una volta devo ridare ragione a Thomas, sei permaloso-

-Io non sono permaloso-

Disse, quasi ferito. Rein sorrise, poi si avvicinò a lui. Si guardarono negli occhi

-Se prometto che per tutto il pomeriggio faccio la brava, rimarrai ad aiutarmi?-

Shade si chinò leggermente verso di lei, divertito. Rein vide dentro gli occhi di Shade accendersi una strana luce, a cui non seppe dare un nome preciso.

-D’accordo principessa, accetto il patto. Ma ricordati una cosa: sono un principe, è vero, ma mi vendicherò per oggi, puoi starne certa-

Rein sorrise e annuì a quelle parole. Poi, veloce e improvviso, Shade infilò una mano nella tasca dei suoi pantaloni ed estrasse da essa un piccolo sacchetto di velluto nero. Senza dirle una parola, glielo porse. Rein, con un po’ di esitazione, lo afferrò. Con un gesto della mano, Shade le fece capire che doveva aprirlo. Rein, con mano leggermente tremante, prese a sciogliere il cordino che lo chiudeva e svuotò poi il contenuto sul palmo aperto della sua mano. Quando vide il contenuto, Rein alzò lo sguardo su Shade, meravigliata e stupita. Shade le sorrise

-Non avevo ancora provveduto a farti un regalo di benvenuto, temo. Scusa il ritardo-

Rein guardò lui e poi tornò a fissare l’oggetto nella sua mano. Si trattava di una collana, una semplice collana d’argento con un ciondolo formato da uno zaffiro lavorato a forma quadrata, circondato da una fila sottile di diamanti. Rein alzò di nuovo lo sguardo su Shade

-È stupendo-

-Sono contento ti piaccia. So che prediligi le cose semplici, speravo proprio fosse di tuo gusto-

-Shade io non…-

-Posso permettermi di aiutarti a metterlo al collo?-

Rein non rispose, Shade afferrò il ciondolo dalla mano di Rein e si portò dietro di lei. Con un movimento quasi impacciato, Shade le fece scivolare la collana attorno al collo. Al contatto con la pietra fredda, Rein si chinò ad osservare il ciondolo. Era veramente splendido nella sua semplicità, eppure era impossibile togliere lo sguardo da esso. La pietra, finemente tagliata e cesellata, raccoglieva la luce e la rifletteva in modo quasi perfetto. Rein sentì la mano di Shade sfiorarle il collo e un brivido le si propagò lungo il corpo. Fu come se il tempo si fosse fermato. Shade fece indugiare un secondo in più la mano e prolungò quel contatto stranamente terribilmente piacevole. Sarebbero forse rimasti fermi così per molto tempo se l’improvviso rintocco di un orologio, che segnava le quattro, non li colse di sorpresa facendoli trasalire. Shade si allontanò da lei. Rein sentì i passi di lui allontanarsi, ma la turchina non aveva ancora la forza per girarsi ad osservarlo. Lasciò passare qualche altro secondo, calmandosi, prima di voltarsi. Shade la stava guardando intensamente, poi lo vide sorridere

-Sembra fatta apposta per te. Il ciondolo è quasi bello quanto i tuoi occhi-

Rein sentì le guance imporporarsi ancora di più e abbassò lo sguardo. Shade fece qualche passo verso di lei

-A proposito. Credo di non avertelo ancora detto oggi-

Rein alzò timidamente il volto fino a fissare i suoi occhi.

-Detto cosa?-

-Quanto tu sia bella, se possibile oggi anche più di ieri-

Rein trattenne il fiato e si trovò a fissare Shade, imbarazzata e lusingata allo stesso tempo. Il suo cervello stava cercando di elaborare una risposta adatta a tutta quella situazione quasi surreale, quando Dreamy comparve, quasi all’improvviso, sulla porta della stanza

-Principessa, i vostri ospiti stanno arrivando. Posso farli accomodare?-

Rein si voltò e guardò Dreamy come fosse un miraggio.

-Io… cosa…-

Fu Shade a prendere in mano la situazione. Prese la mano di Rein e la accompagnò vicina all’ingresso.

-Dreamy, siamo pronti-

La rosa si inchinò al principe. Rein sentì la mano di Shade darle una stretta più forte che la aiutò a riportarla alla realtà

-Pronta per andare in scena? Sbaglio o c’è una marchesa di cui prendersi cura questo pomeriggio?-

Rein si trovò ad annuire. Era vero, doveva concentrarsi e pensare al suo incontro con la marchesa, non aveva tempo da perdere, al momento, con Shade e con le sue frasi terribilmente ambigue che le facevano battere il cuore. Doveva essere ora la principessa Rein, e comportarsi nel miglior modo. Fece un bel respiro e annuì

-Sono pronta-

Shade annuì

-Che i giochi abbiano inizio allora-

 

 

Daphne Marimbon si inchinò rispettosamente ai due principi.

-Viscontessa, è un piacere rivederla-

Daphne sorrise calorosamente alla principessa

-Il piacere è tutto mio, principessa. Vi ringrazio per l’invito-

-Sono molto lieta abbiate potuto accettare. Siete sola? Vostro marito non vi ha accompagnato?-

Daphne si trovò a scuotere il capo

-Purtroppo è stato trattenuto da alcuni impegni di lavoro. Non potrà partecipare oggi, sono desolata-

Daphne vide Rein farle un sorriso

-Non vi preoccupate, viscontessa, capisco perfettamente. Sono dispiaciuta per non potere godere ancora della sua compagnia, ma sono oltremodo felice di rivedervi. A proposito, avete uno splendido vestito-

-Grazie principessa-

Disse Daphne inchinandosi. Quel giorno la viscontessa aveva scelto di indossare uno dei suoi abiti più eleganti. Era un abito di seta giallo, dove l’elemento focale era il corpetto, ricoperto di rose di stoffa dello stesso colore. Daphne aveva voluto indossare quel vestito, non solo perché era uno dei suoi più raffinati, ma anche perché non voleva sfigurare nei confronti della marchesa Eldelberry. Quella donna non le era particolarmente simpatica e voleva assolutamente evitare di farsi canzonare per un abito troppo dimesso. Così aveva scelto quell’abito ed era molto contenta che la principessa le avesse fatto i complimenti.

-Dato che siete sola oggi pomeriggio, permettete viscontessa se vi affido un cavaliere?-

Daphne spalancò gli occhi per la sorpresa alle parole di Shade. Si voltò verso il principe e si trovò a fare un piccolo cenno con il capo

-Vi ringrazio, altezza, ma non credo di avere bisogno…-

-In realtà credo sarete più un cavaliere voi per lui che non il contrario-

Lo sguardo interdetto della viscontessa fece sorridere divertito Shade. Anche Rein osservava perplessa il principe. Daphne si trovò a fare un inchino al principe

-In questo caso, maestà, come posso tirarmi indietro? Chi dovrei scortare, se posso chiedere?-

-Credo che sua altezza si stia riferendo a me, viscontessa-

Daphne si voltò e vide comparire al suo fianco il conte di Hoteval. Il conte si stava inchinando ai due reali

-Conte, che sorpresa! Non credevo vi avrei visto qui oggi pomeriggio-

Esclamò sorpresa la principessa. Il conte Hoteval si aprì in un grande sorriso, mentre si inchinava alla principessa.

-Non avrei mai osato evitare un evento organizzato da voi, altezza. Lo considero sempre un grande onore sapere che mi tenete così in un’alta considerazione da invitarmi-

-Non siate così severo con voi stesso. Apprezzo molto la vostra compagnia, conte, è sempre un piacere passare del tempo in vostra compagnia e scambiare due parole con voi-

Daphne vide Philip sorridere alla principessa e contemporaneamente vide il principe irrigidirsi un attimo osservando quello scambio di sorrisi tra i due. La viscontessa alzò un sopracciglio perplessa, mentre un pensiero le passò per la testa. Possibile che il principe fosse geloso? Senza esitare, Daphne, guidata dal suo istinto, agì. Afferrò il braccio del conte e gli si mise vicina. L’improvviso contatto fisico fece voltare Philip verso di lei, meravigliata, ma Daphne era già pronta con un sorriso

-Bene conte, dato che per oggi pomeriggio formeremo una coppia, spero non vi dispiaccia se ne approfitto fin da subito-

Il conte le fece un cenno con il capo

-Lieto di essere a vostra disposizione-

Daphne gli sorrise poi si voltò verso la coppia reale

-Altezza, non vi tratteniamo oltre. Immagino ci siano altri ospiti da salutare-

Un sorriso compiaciuto apparve sul volto di Shade e Daphne ebbe come la sensazione di essersi guadagnata un favore dal principe. Sempre sorridendo si inchinò e trascinò con se Philip. Il conte, tornato taciturno e serio, si lasciò guidare

-Spero mi vogliate scusare, conte-

Philip la guardò perplesso

-Perdonarvi di cosa?-

-Sembravate molto più contento di parlare con sua altezza che non di stare in mia compagnia. So di non essere affascinante come la principessa, per di più sono, ormai, una vecchia donna sposata, ma posso essere molto simpatica se l’occasione lo richiede-

Philip si irrigidì un secondo

-Ma cosa dite, viscontessa? È un onore essere il vostro cavaliere per oggi. E non è vero che apprezzo la vostra compagnia meno rispetto a quella della principessa-

-Vi ringrazio per le parole. Però, permettetemi, ve ne prego, se vi faccio una piccola osservazione-

Daphne lo fissò e vide Philip interdetto da quelle parole.

-Vi consiglio di fare più attenzione, da ora in poi. Non sarò, infatti, la sola temo, se continuate coì, a notare che riservate a sua altezza la principessa dei sorrisi e degli sguardi che nemmeno alla vostra adorabile cugina vi ho mai visto riservare-

Un leggero velo di imbarazzo passò per le guance di Philip. Daphne lo fissò, divertita

-Io non so di cosa stiate parlando-

Disse il conte, cercando di sembrare distaccato da quella situazione. La viscontessa si ritrovò a scuotere la testa, divertita

-Uomini, siete tutti uguali. Non c’è niente di male, conte, ad ammettere una sincera e genuina ammirazione per la principessa, sapete? Dopotutto, sono poche le donne così genuinamente incantevoli come lei che quando se ne incontra una, sarebbe da stupidi negarne la presenza. Tuttavia è facile fraintendere a volte, non credete? Ammirazione o infatuazione sono spesso separati da una sottile linea e ad occhi inesperti una cosa può apparire un’altra-

Daphne fissò i suoi occhi in quelli del conte. Philip era sempre rigido e ora la fissava con uno sguardo quasi ostile. Tuttavia, dopo poco, l’uomo si trovò ad annuire

-Viscontessa, è difficile trovarsi in disaccordo con voi su questo punto-

Daphne non capì bene cosa voleva dire quella frase, tuttavia capì subito che il conte non desiderava avventurarsi ancora in quel discorso. Per non rovinarsi un pomeriggio e, soprattutto, non volendosi inimicare Philip, Daphne si trovò a sorridergli

-Sono lieta di trovare un uomo abbastanza intelligente da sapere che noi donne siamo sempre nella ragione. Non vi dispiacerebbe insegnare questa cosa anche a mio marito? Non sa quanti problemi questa cosa mi risparmierebbe-

Philip sorrise a quelle parole e ridacchiò divertito

-Sarà mia premura riferire questa costa al visconte non appena lo vedrò-

Daphne ridacchiò poi si guardò attorno per la sala, guardandola per la prima volta con attenzione

-Devo ammettere che tutto è perfettamente impeccabile e rispecchia molto lo stile della principessa, non trovate?-

Philip annuì e come attratto da una forza più forte di lui, Daphne lo vide spostare di nuovo lo sguardo su Rein.  

-Non trovare che anche oggi la principessa sia incredibilmente bella?-

Daphne vide Philip guardare la principessa incantato. Quel giorno la turchina era particolarmente bella, anche secondo Daphne. Era bella perché, come la volta scorsa, indossava un abito molto semplice, tuttavia quella semplicità la faceva risplendere in modo incredibile. Rein, infatti, indossava un abito da pomeriggio con il corpetto bianco, molto semplice, privo di qualsiasi decorazione, mentre la gonna, che si apriva morbida, era formata da strati di tulle color celeste. L’unica decorazione dell’abito era composta da una fascia di fiori ricamati bianchi posta a celare l’attaccatura della gonna al corpetto. I capelli della principessa erano stati raccolti in uno chignon ed erano stati fermati da uno spillone di diamanti. Eppure, il punto focale dell’abito, era la collana che indossava la principessa, un bellissimo zaffiro blu circondato da diamanti. Daphne guardò Rein e poi spostò la sua attenzione sul principe, osservandolo bene. I due erano assolutamente perfetti insieme. Il principe indossava un paio di pantaloni bianchi, una camicia altrettanto bianca e una giacca grigia scura sopra, molto elegante, e, nel taschino della giacca, era stato fissato un fazzoletto giallo, colore della famiglia reale. Era anche il principe in abiti semplici, come d'altronde era sempre solito vestire, ma proprio quella semplicità, priva di fronzoli inutili e di ricami particolari lo rendevano ancora più affascinante e non facevano altro che far risplendere la naturale bellezza di Shade

-Certo che insieme sono proprio una bella coppia, non trovate conte?-

Daphne si voltò verso Philip e lo vide annuire, con uno sguardo fin troppo serio.

-Conte state bene?-

Philip annuì

-Si certo-

La viscontessa stava per parlare quando un improvviso silenzio avvolse la sala. Daphne si voltò verso l’ingresso e vide la causa di quell’improvviso silenzio. Sulla porta, infatti, erano comparsi i coniugi Eldelberry. Era indiscusso il fatto che loro fossero gli ospito d’onore di quel pomeriggio e la viscontessa si accorse che la marchesa non solo ne era perfettamente consapevole, ma sembrava provare anche un certo piacere nell’essere al centro della scena. I due coniugi avanzarono nella stanza e si inchinarono perfettamente davanti ai due principi. La marchesa era assolutamente perfetta e impeccabile quel pomeriggio. Indossava un abito di chiffon bianco ricamato con dei fiori color turchesi, un evidente omaggio alla principessa Rein. I capelli erano stati raccolti in uno chignon in modo da far risaltare gli orecchini, due pendenti di diamanti che catturavano la luce e la riflettevano illuminandole il volto. Il tutto era completata dalla collana, anch’essa di diamanti, che ornava il collo della donna. Il marchese, invece, indossava un abito grigio chiaro. I pantaloni erano lisci, privi di decorazioni, come la camicia, anch’essa bianca. Sopra di essa il marchese indossava una giacca, anch’essa grigia chiara, interamente ricamata a disegno damasco. I ricami erano stati fatti con una totalità di grigio più scuro rispetto alla base della giacca, in modo che fossero chiari e nitidi e risaltassero, nonostante il tutto fosse un tono su tono. Tuttavia, l’elemento distintivo del marchese era la grande spilla dorata di famiglia, quella con lo stemma familiare dei marchesi di Eldelberry, tramandata di generazione in generazione, appuntata al petto.

-Sono una coppia decisamente ben assortita devo dire-

Commentò Daphne.                                                                                                           

-Come fate a dirlo?-

La viscontessa abbassò leggermente la voce in modo da farsi sentire solo da Philip

-I vestiti-

Il conte la guardò non capendo

-Cosa hanno i loro abiti?-

-Di gran pregio, molto ricercati e incredibilmente costosi-

-E con questo? Sono marchesi dopotutto-

-Sono dei narcisisti-

-Viscontessa!-

Daphne sorrise divertita di fronte allo sguardo sconvolto del conte.

-Conte, non vi scandalizzate, soprattutto per una verità. Guardate i nostri principi: bellissimi ed eleganti senza esagerare. Riescono ad essere al centro dell’attenzione senza troppi fronzoli o ricami. E non mi dite che questo succede solo perché sono dei reali. Invece osservate i marchesi, sono indubbiamente due bellissimi ragazzi anche loro, ma hanno voluto sottolineare con l’eleganza eccessiva dell’abito non solo la loro bellezza, che è innegabile devo ammettere, ma anche il loro status sociale. Con i diamanti al collo della marchesa, conte, credo potreste mandare avanti il palazzo almeno per un anno intero-

Philip si trovò, nonostante la disapprovazione di fare un discorso simile in pubblico, ad annuire alla logica della viscontessa, che era, indubbiamente, schiacciante. Ed effettivamente il conte avrebbe potuto mandare avanti per molto tempo le finanze dello stato con il controvalore di quei diamanti.

-Credo proprio che abbiate ragione-

-Certo che ho ragione, conte. Sono in società da troppo tempo ormai per non vedere certi comportamenti. Ed è questo uno dei motivi per cui quella coppia non mi piace-

-Solo perché sono narcisisti?-

Daphne scosse il capo

-No conte, non è solo per quello. È ciò che trasmettono con il loro comportamento-

-Che sarebbe?-

-Che sono disposti a tutto pur di ottenere qualsiasi scopo-

-E questo lo avete capito solo dai loro vestiti? Mi sembrate un po’ prevenuta verso di loro, viscontessa-

Daphne scosse il capo

-No, non si tratta di essere prevenuta. È più che altro una sensazione. Perdonatemi conte, so di non esprimermi bene a parole solo… non so, il solo guardarli mi fa venire una sensazione di pericolo. Come se dovessi stare il più possibile lontana da loro-

Philip la guardò interdetto. Lui non era certo un tipo che basava i suoi giudizi sulle sensazioni. Lui preferiva i fatti

-Però dovete ammettere che la reputazione che li circonda è impeccabile-

Daphne annuì

-Si, non mi permetterei mai di dire il contrario, almeno per il momento. Onestamente nessuno si è mai permesso di parlare male della coppia, anche perché chi mai oserebbe mettersi contro la famiglia Eldelberry? Solo che, non lo so conte, chiamatelo intuito femminile, ma se potessi scegliere, lo ripeto, li eviterei il più possibile-

Philip la guardò

-Eppure siete qui oggi pomeriggio. Potevate anche evitare di accettare l’invito della principessa se aveste voluto evitare i marchesi-

-Sappiamo entrambi che ci sono situazioni in cui non si è liberi di scegliere. Ovviamente non posso dire che sono qui contro la mia volontà. Provo una sincera ammirazione per la principessa e apprezzato veramente la sua compagnia e l’onore che mi concede, ma conte, siete un uomo pragmatico e intelligente, perciò con voi non mi nasconderò. Sono una viscontessa e devo ammettere che non ho mai avuto molti agganci giusti nella cerchia di nobili. Potete capire benissimo come un invito di una altezza reale possa rappresentare per me la possibilità di stabilire dei contatti interessanti e di acquisire una certa rilevanza presso i nobili-

Daphne vide Philip annuire alle sue parole

-Capisco perfettamente cosa intendete. Ma vi dico che riesco a vedere chiaramente che non siete qui solo per puro scopo egoistico-

-Inoltre, mio marito si occupa di commercio e, da ministro delle finanze, dovreste sapere meglio di me che i migliori compratori sono proprio i nobili-

Philip annuì

-Si, e avere conoscenze altolocate può agevolare vostro marito nel suo lavoro e aumentare enormemente anche le vostre finanze. E con questo ottenere uno stile di vita decisamente migliore. Perdonate le mie parole, ma data la vostra franchezza ho deciso di parlare liberamente-

Daphne sorrise al conte

-Nessun problema, conte, e poi avete ragione. Quindi sapete e capite perché sono qui oggi, o almeno, una parte della mia motivazione per essere qui-

-Una parte è chiara. Ma l’altra sarebbe?-

-Conte, guardatevi intorno. Chi vedete qui assieme a noi?-

Philip guardò in giro per la stanza e si soffermò solo in quel momento ad osservare i volti dei presenti.

-Sbaglio o sono tutte persone che ruotano attorno alla marchesa?-

Daphne annuì

-Esatto. La principessa ha invitato principalmente membri della nobiltà amici della marchesa, tranne qualche eccezione-

-Tipo noi due-

-Si. Poi immagino avrete saputo della grande esclusa di questo pomeriggio-

-Parlate della contessa Gaumont?-

-Proprio di lei. Trudy è stata volutamente lasciata fuori dalla principessa, non l’ha voluta qui questo pomeriggio-

 -E voi come fate a saperlo?-

-Perché me lo ha detto proprio la contessa-

-E la contessa come faceva a saperlo?-

Daphne sorrise e indicò con il capo la principessa Rein

-Perché la principessa è stata molto astuta. Forse non lo sapete, conte, ma tra la contessa Trudy e la marchesa non corre proprio quello che potremmo chiamare buon sangue, tuttavia il motivo è un mistero. Trudy non si è voluta confidare con me e nemmeno con la principessa da quello che so-

-E questo cosa c’entra con la principessa?-

-Conte, siete un uomo intelligente, direi che vi ho dato fin troppe informazioni per farvi capire la situazione da solo-

Philip la guardò, non offeso dalle sue parole, ma sorpreso. Daphne sorrise vedendolo così. Forse suo marito aveva ragione quando le diceva che essere troppo dirette poteva essere controproducente per lei, ma qualcosa le diceva che l’approccio sincero con Philip era il modo più giusto. Infatti, le sue teorie furono confermate dal sorriso quasi divertito comparire sul volto del conte

-Questo pomeriggio è tutto per la marchesa e la principessa non ha voluto invitare Trudy perché voleva far capire che non concede preferenze di nessun tipo e verso nessuno-

-Esattamente-

Philip le sorrise e tornò a guardare le due coppie al centro dell’attenzione, che incuranti degli sguardi su di loro continuavano a parlare tranquillamente. Anche Daphne si voltò a fissarli

-Tuttavia viscontessa, non mi avete ancora spiegato esattamente perché siete qui per supporto morale-

-Perché, a quanto pare, ero la sola disponibile oggi-

-In che senso?-

-La contessa Trudy non è stata invitata per il motivo che sappiamo, vostra cugina è tornata a casa e anche la contessa Alambert è tornata a casa, o meglio, è stata fortemente richiamata dal padre a casa. Infine la baronessa di Ugival è andata a trovare il figlio. A quanto pare, conte, ero la sola dama abbastanza in amicizia con la principessa ad essere presente a corte questo pomeriggio-

-In tutta onesta, viscontessa, sono contento ci siate qui voi quest’oggi-

Daphne sgranò un attimo gli occhi meravigliata. Philip la guardò negli occhi e annuì, seriamente convinto delle sue parole

-Lo penso davvero, viscontessa. Se fossi stato qui con mia cugina, non mi sentirei forse così tranquillo come lo sono con voi-

-Vi ringrazio conte-

Daphne si trovò a sorridergli grata

-Potete chiamarmi Philip, se preferite. Dopotutto sono il vostro cavaliere per oggi, mi sembra il minimo che la dama che accompagno possa chiamarmi con il mio nome-

-Se non fossi già sposata, potrei pensare che vogliate fare colpo su di me, Philip-

Philip sgranò gli occhi un attimo per la sorpresa, poi però si trovò a sorriderle

-Ripeto le mie parole. Sono lieto che siate con me oggi, avete certamente il carattere per tenere testa alla marchesa se l’occasione si presentasse-

-Su questo non abbiate dubbi. Potrei farlo anche con la regina se la situazione lo richiedesse, di certo non mi farò fermare da una ragazza di vent’anni che si è ritrovata marchesa da nemmeno un anno, se la situazione lo dovesse richiedere. E Philip, se io posso chiamarvi per nome, anche voi potete farlo. Quindi basta con viscontessa, vi prego-

Philip la guardò un attimo perplesso

-In realtà non dovrei… siete una donna sposata e vostro marito non è presente e…-

-Philip, conosco mio marito abbastanza bene da sapere che non verrà a sfidarvi a duello per avermi chiamato per nome. Anche perché impacciato com’è finirebbe infilzato sulla sua stessa spada-

Philip ridacchiò a quelle parole e anche Daphne sorrise. Si suo marito era un impacciato pasticcione e ingenuo visconte, ma era un uomo buono, onesto, sincero che l’aveva conquistata con i suoi modi gentili e cortesi, piuttosto che pararsi dietro un titolo nobiliare.

-Conte, so che le mie parole verso di lui sono sempre aspre e di disapprovazione e so che Daniel fa lo stesso nei miei confronti, quindi dall’esterno potrà non sembrare, ma siamo una coppia solida io e quello zuccone. Non saranno certo due pettegolezzi sul fatto che vi permetto di chiamarmi con il mio nome di battesimo a fare vacillare il nostro matrimonio-

Philip la fissò sempre poco convinto ma alla fine annuì. I due rimasero in silenzio per qualche secondo. Daphne spostò lo sguardo proprio nel momento in cui la coppia dei marchesi si allontanava dalla coppia reale. Daphne, cogliendo in un lampo la situazione che si stava presentando, approfittò di quel momento per prendere il braccio di Philip

-Philip è il momento di servire la corona-

-Cosa?-

Daphne alzò brevemente gli occhi al soffitto

-Uomini tutti uguali. Conte, sfoderate il vostro migliore sorriso di circostanza e siate pronto a sopportare chiacchiere vuote e monotone su quanto la vita sia difficile per noi poveri nobili. Si va in scena-

Philip sorrise, leggermente divertito e annuì

-Cercherò di fare del mio meglio-

 

 

Rein si voltò verso Shade, bisbigliando per non farsi sentire

-Sono una pessima principessa se dico che vorrei già andarmene da qui?-

Shade le sorrise

-Direi di si-

-Ricordami esattamente, perché ho deciso di organizzare questo evento?-

-Non ti sei confidata con me su questo quindi non lo so. Io ho solo visto comparire una richiesta sulla mia scrivania per l’uso di questa stanza per oggi pomeriggio scritta e firmata da te. Ma oserei dire che stai facendo tutto questo per dovere, credo, dovendo azzardare una opinione-

Rein lo guardò fintamente irritata, ma alla fine sospirò, annuendo

-Giusto il dovere. Quindi immagino non me ne possa andare-

-Se desiderate, altezza, posso creare un diversivo. Ma credo che la vostra assenza sarebbe, come dire, leggermente notata-

Rein si voltò di soprassalto e vide il volto sorridente di Daphne

-Viscontessa! Mi avete spaventata-

-Chiedo scusa, altezza, non volevo spaventarvi-

Rein scosse il capo

-No non vi preoccupate, sono io che mi sono distratta…-

Rein sentì un leggero imbarazzo invaderla. Si era fatta sorprendere in un momento decisamente poco principesco. Rein sentì Shade ridacchiare e si voltò verso di lui, incenerendolo con lo sguardo mentre un lieve rossore si diffondeva sulle sue guance. Per tutta risposta, Shade le fece l’occhiolino. Sconvolta per la presa in giro, Rein si rivoltò verso Daphne ma lo sguardo divertito della viscontessa le fece capire che stava per arrivare l’ennesima presa in giro del pomeriggio.

-Come vi capisco principessa. Avendo a fianco il nostro bel principe, anche io sarei distratta-

Daphne sorrise divertita. Shade, sentendo quelle parole, si produsse in un inchino per la viscontessa

-Viscontessa, grazie per le vostre parole. Se non sapessi che siete irrimediabilmente sposata, non esiterei qui e ora a farvi la proposta-

Daphne si inchinò, divertita ma anche lusingata per quelle parole.

-Prego, altezza. Anche se, e spero non me ne vogliate, credo sarebbe stato più corretto rispondere che noi signore siamo decisamente più affascinanti e che attiriamo gli sguardi di tutti. Ma capisco che abbiate ancora da imparare su certi aspetti, vostra altezza-

Rein vide Shade sorridere divertito alla donna e annuire, stando al gioco.

-Avete perfettamente ragione, viscontessa. Chiedo umilmente scusa-

-Non vi preoccupate, vi perdoniamo, giusto principessa? Dopotutto, anche se principe, siete pur sempre un uomo e da donna sposata posso affermare che noi signore siamo decisamente superiori a voi, in tutto. Dico bene principessa?-

Rein, travolta dal fiume di parole di Daphne, si trovò ad annuire, anche se poco convinta se la donna stesse effettivamente scherzando o parlando seriamente. Tuttavia, i sorrisi di Shade e Philip la fecero propendere di più per la prima possibilità e quindi si trovò a sorridere anche lei, più convinta.

-Viscontessa, vi vedo in ottima compagnia del conte, ma posso sperare di potere parlare con il mio ministro per un istante?-

-Certo altezza, io rimarrò qui con la principessa, se lei lo desidera-

Rein fece un cenno affermativo con il capo. A quel gesto, i due uomini si allontanarono di qualche passo, iniziando a parlare in modo fitto.

-Direi che siamo state lasciate sole, viscontessa-

-Principessa-

Rein si voltò a guardarla, distogliendo lo sguardo da Shade. Daphne si era fatta seria in volto

-Principessa, so che non conta molto ma… oggi sono qui per servirvi. Non siete sola contro quella donna-

Rein si trovò a sorridere dolcemente alla donna. Non disse niente, fece solo un cenno con il capo, grata e lieta di quel supporto. Si voltò verso Fanny, che sorrideva conversando con alcune dame. Sembrava essere talmente padrone della situazione e così al centro di essa, che quasi sembrava come se fosse lei la principessa e non Rein. La turchina prese un bel respiro e una strana sensazione di irritazione le prese il sopravvento. Non si sarebbe certamente fatta oscurare al suo ricevimento da una delle sue invitate, soprattutto se quella donna era Fanny. Rein prese il braccio di Daphne

-Venite con me viscontessa. E’ il momento di andare in azione-

-Come desiderate-

Le due donne si avviarono verso Fanny. La marchesa, vedendole arrivare, si fece silenziosa e aspettò. Rein sfoderò il suo sorriso più abbagliante

-Signore, che ne dite di sederci ad un tavolo e continuare la conversazione davanti ad una tazza di the?-

Le dame annuirono entusiaste. Fanny si inchinò leggermente

-Principessa, credo di potere parlare a nome di tutte dicendo che ci state facendo un grande onore e che è un onore sederci con voi-

-Vi ringrazio marchesa. Accomodiamoci allora-

Rein si diresse ad un tavolo e prese posto. Al suo fianco si sedettero, da un lato la marchesa, dall’altro, su suo preciso ordine, si sedette Daphne. Le altre presero lentamente posto a sedere

-Signore, spero non vi offendiate se faccio sedere al mio fianco la viscontessa Marimbon, ma ho scoperto di apprezzare molto la sua compagnia-

Fanny le sorrise, ma una leggera tensione si poteva vedere serpeggiare nei suoi occhi

-Affatto principessa, dopotutto siete libera di fare ciò che più preferite-

Rein ridacchiò alle parole di Fanny, fintamente divertita e perfettamente consapevole che nessuna di loro si sarebbe mai potuta opporre ad un suo desiderio diretto. Ogni tanto essere una principessa poteva avere i suoi vantaggi.

-Grazie marchesa. Allora, signore, ci sono alcuni pettegolezzi che meritano la mia attenzione? Credo ultimamente di avere passato così tanto tempo con la principessa Milky da essere rimasta totalmente lontana dalla vita sociale di palazzo-

A quelle parole, le dame furono come accese da un fuoco improvviso. Presero a chiacchierare degli ultimi avvenimenti degni di nota del palazzo e raccontarono i pettegolezzi più succosi e divertenti. I camerieri approfittarono di quel momento per iniziare a servire il the ai presenti e con la coda dell’occhio, Rein vide Shade accomodarsi con gli uomini presenti al ricevimento. La turchina si lasciò andare ad un sorriso compiaciuto. Tutto sembrava stare andando nel migliore dei modi. Forse quel pomeriggio non sarebbe stato così difficile e pericoloso come aveva pensato.

 

 

Era ormai trascorsa un’ora da quando tutte avevano preso posto al tavolo e il ricevimento era ufficialmente iniziato. Dopo una considerevole dose di pasticcini, tazze di the e di pettegolezzi di corte, Fanny si rese conto che era arrivato il suo momento giusto per iniziare quello che doveva essere il vero motivo di quell’incontro pomeridiano.

-Principessa posso permettermi di farvi una domanda che noi dame ci stiamo ponendo da qualche tempo ormai?-

Rein si voltò sorridente verso Fanny

-Ma certo, marchesa. Chiedete pure-

-Spero perdoniate la domanda diretta e sfacciata ma è vero che state per scegliere le vostre dame di compagnia?-

La turchina per poco non lasciò cadere la tazza di the che teneva in mano. Guardò allibita Fanny

-Come? Dame di compagnia?-

Fanny annuì

-Esatto principessa. So che anche nell’eventualità non potreste dirci molto, ma dato che vi abbiamo visto partecipare ad alcuni eventi di corte e vi abbiamo visto conversare con parecchie dame e parlare spesso con la regina e visto anche che avete deciso di organizzare un evento voi stessa io e le altre signore qui presenti pensavamo che questo fosse tutto un modo per conoscere meglio le dame della nobiltà in modo da potere presto sceglierne qualcuna per diventare, appunto, vostra dama di compagnia-

Il sorriso dolce di Fanny provocò un brivido lungo il corpo di Rein. Era vero, tuttavia, che la principessa aveva parlato con la regina della possibilità di scegliere delle nobildonne come dame di compagnia, ma ancora non ci aveva pensato seriamente ne sembrava che la regina spingesse in tal direzione. Soprattutto, era abbastanza evidente a tutta la corte che la principessa non conoscesse abbastanza bene nessuna da potere pensare di scegliere come sua aiutante e confidente. Era un ruolo che non poteva essere affidato così facilmente. L’atmosfera al tavolo si era fatta leggermente tesa e le presenti osservavano le due donne con curiosità e apprensione mischiate tra loro.

-In tutta onestà, marchesa, e spero di non creare del disappunto in ognuna delle presenti, ammetto che in questo momento non ho alcuna intenzione di prendere delle dame di compagnia-

Fanny, pur mantenendo uno sguardo gioviale e tranquillo, non poté impedire alla sua voce di uscire con un tono leggero di disapprovazione in esso

-Ma come principessa, non sentite la mancanza di avere qualcuno al vostro fianco che vi aiuti nelle piccole questioni quotidiane?-

Rein guardò un secondo interdetta la marchesa, come a sottolineare un leggero disappunto nei suoi confronti per avere replicato ad una sua affermazione, poi scosse il capo

-Al momento, marchesa, la mia unica preoccupazione quotidiana è l’insegnamento della principessa Milky e, come ben sapete, sono la sola a doverlo fare. Dubito come avere delle dame di compagnia mi possa aiutare in tal senso-

Un mormorio di assenso si diffuse tra le dame del tavolo. Tuttavia una donna, una contessa amica di Fanny, si intromise

-Perdonate, principessa, ma come fate, allora, ad avere il tempo di organizzare anche questo evento se vi interessate solo dell’istruzione della principessa Milky?-

Rein la guardò, ma prima che potesse rispondere, intervenne Daphne

-Perdonatemi, contessa Grafitel, se rispondo io per la principessa, ma forse non siete al corrente che le lezioni della principessa si svolgono solo la mattina, dato che la nostra principessa Milky passa il pomeriggio ad esercitarsi con la danza e con la scherma?-

-La scherma?-

Chiese allibita la contessa. Sia Daphne che Rein annuirono

-Ma è uno sport da uomini!-

Concluse la contessa, scandalizzata. Sia Rein che Daphne alzarono un sopracciglio

-Da uomini? Che non vi senta mia madre, contessa. Lei adora la caccia, e se non sbaglio un’ottima cacciatrice è la madre del marchese Eldelberry, dico bene marchesa? Sono in errore o non è forse vero che vi ha organizzato una battuta di caccia di otto giorno per il vostro matrimonio?-

Fanny annuì alle parole di Daphne

-Esatto viscontessa. La madre di mio marito ha organizzato una battuta di caccia straordinaria, devo dire, nei boschi della tenuta. E siete ancora nel giusto nell’affermare che sia un’ottima tiratrice. Ho avuto l’onore di vederla in azione e non ha mai sbagliato un colpo. Ci siamo molto divertite ed è stato un regalo di nozze splendido-

-Marchesa, anche voi avete cacciato?-

Chiese sconvolta la contessa Grafitel. Fanny le regalò un sorriso glaciale

-Esatto contessa. Sono piuttosto abile con il fucile, ma ammetto di essere migliorata molto grazie a mio marito. E concordo con la viscontessa, credo sia superata, ormai, la distinzione tra uomini e donne per quanto riguardi hobbies e discipline. Ma principessa, voi cosa ne pensate?-

-Concordo con voi, marchesa. D’altronde, vorrei ricordare che ogni decisione presa a palazzo porta con se l’autorizzazione reale di sua maestà la regina, quindi se sua maestà approva che la figlia faccia scherma chi siamo noi per poterci opporre? Dopotutto sua maestà è nota per la sua saggezza, dico bene?-

Il commento di Rein provocò un’altra ondata di assenso. La contessa Grafitel si ritrovò costretta ad annuire, tuttavia il suo volto faceva trasparire una certa contrarietà. Rein si ritrovò a sorridere mentre portava la tazza di the verso la sua bocca. Era piacevole zittire, ogni tanto, qualcuno che se lo meritava.

-A proposito di scherma, ho sentito dire che alcune cameriere sono state riprese per avere perso tempo a guardare gli allenamenti mattutini del principe. Da quello che mi ha raccontato la mia cameriera, il capitano delle guardie è stato costretto a imporre al principe un allenamento a porte chiuse, dato le lamentele che aveva ricevuto per ritardi o il fatto che le cameriere si attardassero troppo a guardarli-

Disse una dama seduta di fianco alla contessa di Grafitel. Rein si domandò se in realtà Thomas non avesse chiuso gli allenamenti per non farsi ribeccare in una posizione compromettente come li aveva sorpresi lei. Al ricordo si ritrovò a sorridere, divertita

-Vi fa piacere questa notizia, principessa?-

Chiese Fanny, vedendola sorridere. Rein si voltò verso di lei

-Perdonatemi, marchesa, credo di essermi un attimo persa nei miei pensieri-

Fanny le sorrise. A quanto pareva, la marchesa non perdeva un solo istante gli occhi da lei. Doveva ricordarsi di stare più attenta e circospetta. L’ultima cosa che desiderava era dovere spiegare cosa ci facesse lei una mattina nella palestra delle guardie reali con Shade e Thomas. Anzi con uno Shade a petto nudo per essere precisi.

-In realtà ammiro molto la principessa Milky. Sarebbe piaciuto anche a me prendere lezioni di scherma, di sicuro sarebbe stata una piacevole distrazione da altre lezioni piuttosto…noiose-

Disse Daphne, riportando l’attenzione generale su di lei. Quasi tutte le dame ridacchiarono e anche la principessa si trovò ad annuire e a sorridere a quelle parole. Vedendola annuire la marchesa non perse tempo

-Trovo difficile pensare a voi annoiata durante qualche lezione, principessa-

Rein si voltò verso di lei e questa volta una leggera nota di disappunto era chiaramente visibile sul suo volto

-Non capisco bene cosa vogliate sottintendere marchesa-

Fanny, improvvisamente tesa e notando il tono ostile di Rein, cercò un attimo di rimediare la situazione

-Perdonatemi principessa, non intendevo mancarvi di rispetto o altro. Dico solo che la vostra fama vi precede. Sappiamo tutti la vostra sconfinata passione per la lettura e l’apprendimento, è difficile immaginarvi annoiata-

Rein si trovò a sorridere cordiale

-Marchesa, vi assicuro che anche noi principesse ci annoiamo e io non faccio eccezioni. Anzi, sono costretta ad ammettere che una delle lezioni che odiavo di più quando avevo l’età di Milky era quella di danza. Non mi piaceva proprio, avrei volentieri voluto fare altro e ora che ci penso la scherma poteva essere una valida alternativa-

-Odiavate danzare?-

Chiese visibilmente sconvolta la marchesa. Rein annuì

-Assolutamente si. Non mi piaceva proprio, sbagliavo un sacco di volte i passi e ho decisamente portato all’esaurimento nervoso il mio maestro di danza assieme a mia sorella… tuttavia dopo molta fatica, ho imparato e crescendo ho apprezzato sempre più il ballo. Ora adoro ballare-

Rein sorrise al ricordo. Si era improvvisamente ricordata di una volta, dove lei e sua sorella avevano fatto impazzire tutto il palazzo alla loro ricerca. Infatti le due erano riuscite a scappare, eludendo le guardie, fino a trovarsi fuori dal palazzo, e si erano godute un pomeriggio all’avventura e all’aria aperta, invece di stare in quella stanza chiusa a riprovare all’infinito le figure del valzer. Ovviamente, quando erano state riprese, perché le guardie le avevano riprese, sua madre le aveva sgridate così tanto che quando aveva finito l’ora della cena era abbondantemente passata. Ed erano state costrette a recuperare la lezione, fino a notte fonda.  

-Sembrate ricordare qualcosa di piacevole-

Le disse Daphne. Rein annuì

-Si è esatto. Perdonatemi, mi sono lasciata un attimo trasportare all’infanzia e ai ricordi-

Le donne al tavolo sorrisero. Una di loro, la contessa Warterton, una donna che non aveva detto molte parole dall’inizio dell’evento, con voce timida le parlò

-Come è stata la vostra infanzia nel regno del Sole, principessa? Immagino sia tutto molto diverso rispetto al vostro regno-

Rein scosse la testa

-In realtà non così diverso, contessa. I palazzi reali alla fine si assomigliano un po’ tutti, così come il tipo di educazione insegnato. Parlando con altre principesse, mi sono resa conto che facevamo tutte più o meno le stesse cose. Ovviamente parlo per quanto riguarda l’educazione femminile, sulla maschile, ammetto, non ne so gran che-

-Volete dire che non ci sono molte differenze?-

-Ovviamente ce ne sono, non intendevo dire questo, solo che certe dinamiche, certe situazioni, sono le stesse. Ovviamente abbiamo tradizioni diverse o festività diverse, questo è ovvio, ma per quando riguarda certi concetti educativi come etichetta, cerimoniale di corte, lezione di ballo, materie insegnate, ricamo o equitazione… sono cose tutte piuttosto simili. Per questo la cerimonia di selezione di una principessa istitutrice è sempre stata possibile nel nostro pianeta, proprio per queste similitudini. Se avessimo avuto educazioni troppo diverse come avrebbe potuto una principessa straniera insegnare ad un'altra? È anche vero però che proprio questa pratica ha anche permesso che certe cose fossero uguali in ogni regno-

-Cosa intendete dire?-

Chiese la contessa Warterton, curiosa

-Una volta questa pratica era molto più diffusa. Praticamente, ogni principessa era educata quasi sempre da un’altra altezza reale, e molto spesso capitava che la principessa istitutrice rimanesse poi sempre nel regno dove era stata selezionata. Questo scambio quasi continuo che c’è stato a fatto si che molti aspetti diventassero gli stessi, dato che il sapere di principesse si tramandava da una all’altra, quasi con costanza. Poi piano piano la tradizione si è andata perdendo, e i regnanti non hanno più scelto questo metodo di educazione. Si è preferito ricorrere a istitutori privati o le stesse regine erano coloro che si occupavano dell’educazione delle loro figlie-

-Fino a quando la nostra regina non ha scelto voi e ha riportato in vita questa antica tradizione, scegliendo voi come principessa istitutrice-

Rein si voltò verso Fanny. La marchesa la guardava sorridente. Rein non capì bene cosa volesse dire Fanny con quella frase, non sapeva se interpretarla come un complimento o un attacco. Ma prontamente, la viscontessa Daphne intervenne

-Sono stati i sette saggi a scegliere la principessa, marchesa, non sua maestà. Ma forse, dato che eravate occupata con il matrimonio non avete avuto modo di seguire con attenzione il tutto. Permettetemi di farvi un breve riassunto. Sua maestà non ha mai avuto voce nella scelta. La regola vuole che il consiglio dei saggi decida in completa autonomia per evitare favoritismi tra una corona e l’altra, quindi anche se sua maestà avesse voluto la principessa Rein, se i saggi non l’avessero ritenuta idonea non sarebbe stata scelta, al suo posto potremmo avere, per esempio, la principessa Lione del regno di Meramera o la principessa Sophie del regno del Mulino a Vento. Dico bene principessa?-

Rein annuì alle parole di Daphne

-Esattamente. Sono i saggi a condurre l’esame e loro a scegliere la fortunata. E una volta presa la decisione nessuno può opporsi, nemmeno i genitori della principessa selezionata-

-Ma sua maestà quel giorno è intervenuta, dico bene? Non è ciò che si dice nel regno che lei ha richiesto espressamente la volontà di avere voi qui nel regno?-

Rein si voltò verso la marchesa. Questa volta non vi era nessun accenno di simpatia nel suo volto. Rein la fissò con il suo sguardo più severo e autoritario. In quel momento parlava una altezza reale, una principessa

-Marchesa, spero vivamente che non stiate per caso insinuando che sua maestà la regina possa in alcun modo avere influenzato i saggi. Sarebbe un’accusa gravissima da avanzare e temo che un tale affronto possa essere interpretato come un attacco personale alla corona-

Rein vide Fanny deglutire un paio di volte. Era chiaro che la marchesa fosse in evidente difficoltà e sembrava che nessuna delle dame sedute al tavolo sarebbe mai intervenuta in suo aiuto. Anche se le parole di Fanny avevano riportato ciò che ogni nobile del regno affermava a porte chiuse, ovvero che fosse stato espresso desiderio della regina avere Rein nel palazzo, avere il coraggio di affermarlo davanti alla principessa Rein era una cosa che nemmeno la nuova marchesa di Eldelberry si poteva permettere. Offendere la famiglia reale era peggio che averla come nemica: essere nemici poteva creare due fazioni opposte, offendere voleva invece mettersi in una posizione talmente di svantaggio che nessun titolo avrebbe mai potuto ribaltare la situazione. Così la marchesa fu costretta ad inchinare il capo e arrendersi.

-Certamente no, altezza, non mi permetterei mai. Riportavo solo alcune voci di corridoio dette ovviamente da persone che non conoscono bene i fatti. Spero nessuna delle presenti possa anche solo dubitare della lealtà mia e della mia famiglia verso la corona-

-Ne ero certa marchesa-

Si limitò a dire Rein, chiudendo la discussione. Un silenzio abbastanza pesante calò sul tavolo, mentre le signore si affrettavano a bere il the dalle loro tazze. Rein si godette per qualche istante il suo successo personale. Non aveva fatto molto, ma essere riuscita non solo a zittire la marchesa, ma di essere stata capace di avere evitato di portare il discoro dove voleva la donna le fece provare un senso di orgoglio. Tuttavia, come padrona dell’evento, non poteva permettersi di fare andare via le dame con quell’espressione contrita, soprattutto non poteva permettersi che le voci di una sua aperta antipatia verso la marchesa circolassero ancora più numerose. Così indossò di nuovo il suo sorriso più affabile e si rivolse proprio verso Fanny

-Marchesa, perdonatemi ma è da quando siete entrata che desidero chiedervelo. Dove avete acquistato un abito così meraviglioso? Se non sbaglio è chiffon giusto? Ammetto di non averne mai visto uno così bello come il vostro-

Gli occhi di Fanny si accesero di gioia per quella domanda e per essere tornata al centro dell’attenzione

-Si vostra altezza è chiffon, e grazie per le vostre parole. Ma il vostro abito è decisamente più bello e raffinato del mio-

-Sciocchezze, so riconoscere un ottimo capo quando ne vedo uno e voi lo avete. Dovete assolutamente dirmi dove lo avete trovato-

Fanny sorrise e iniziò a parlare. Tutte le presenti al tavolo si trovarono a fare un piccolo sospiro di sollievo per la tensione allontanata. L’unica ad avere, forse, intuito i pensieri reali della principessa era Daphne che osservando la turchina intraprendere una conversazione su merletti, pizzi e stoffe, si lasciò andare ad un sorriso ammirato e si ritrovò a pensare che con la principessa a corte, il divertimento, finalmente, era iniziato.

 

 

Shade osservava sorridente Rein tenere banco al tavolo delle signore. Sembrava totalmente padrona della situazione e perfettamente a suo agio. Era piacevole vederla così, finalmente al centro dell’attenzione che si meritava. Ad un tratto, Rein spostò lo sguardo su di lui e i due, per una breve frazione di secondo, si scambiarono un sorriso. Shade alzò la tazza di the, come a volerle fare un brindisi, e lei, per tutta risposta, lo guardò scuotendo leggermente la testa, ma sorridendogli sempre. Poi quel breve istante tra loro finì, quando Rein spostò la sua attenzione su Daphne, per rispondere ad una domanda che le era stata rivolta dalla donna. Anche Shade fu così costretto a riportare l’attenzione alla meno piacevole conversazione del suo tavolo. Il marchese e Philip si erano imbarcati in una conversazione su terre e coltivazioni, passando poi al prezzo dei beni ricavati e sui possibili miglioramenti e politiche che potevano essere attuate nel breve e lungo periodo. Gli altri commensali intervenivano ogni tanto, con suggerimenti o obiezioni e il tutto si stava rivelando, per lui, di una noia mortale. Era per questo che odiava gli incontri con i nobili: gli uomini, infatti, finivano sempre o comunque per parlare di patrimonio e di modi per poterlo aumentare. Era come se tutti si lamentassero, sempre, delle incredibili fortune che avevano accumulato che sembravano non bastare mai.

-Vi stiamo annoiando altezza?-

 Si azzardò, ad un tratto, a chiedere il marchese. Tutti si voltarono verso di lui e Shade li osservò, dal bordo della sua tazza di the.

-Affatto marchese. Ascoltavo con vivo interesse i vostri discorsi-

-E cosa ne pensate, se possiamo permetterci di chiedere un vostro parere?-

Shade appoggiò la tazza bianca sul piattino, prendendosi tutto il suo tempo e poi spostò l’attenzione sul marchese Ethan Eldelberry. Shade non era una persona che amava dare giudizi sugli altri con leggerezza, preferiva conoscere meglio le persone prima di dare un suo giudizio. Non si era mai fermato alla prima sensazione, tuttavia, con Ethan, non riusciva a superare la sensazione di irritazione che provava istintivamente nei suoi confronti.

-Marchese, credo che aumentare il numero di persone impiegate nei lavori dei vostri campi, riducendo il loro salario, non sia una politica attuabile-

Ethan sbiancò a quelle parole

-Non ho mai affermato di volere diminuire…-

-Avete affermato che ritenete necessario aumentare il numero di persone che lavorano le vostre terre per ricavare più profitto e sfruttare al meglio ogni ettaro che possedete-

-Esatto e credo che…-

-Però avete affermato che non potete farlo dato il budget di cui al momento disponete. Ovviamente aumentando i campi lavorati e la produzione avrete un considerevole aumento delle vostre entrate, ma di questo si parla nel lungo termine, il che vuoi dire non prima di un paio d’anni, facendo delle stime ottimistiche e sperando in raccolti sempre abbondanti e costanti, quindi escludiamo penuria di acqua, tempo avverso e cose simili, potremmo parlare di un aumento delle vostre entrate non prima dei cinque anni per avere un aumento di budget, dico bene conte Hoteval?-

Philip lo osservò annuendo

-È una previsione corretta altezza-

-Bene. Quindi non prima di cinque anni, marchese, avrete sufficiente denaro per potere assicurare uno stipendio equo a tutti i vostri nuovi dipendenti. Ma nel frattempo, dovreste dividere ciò che avete destinato per più uomini, il che significa mettere quasi alla fame molte più famiglie. Cinque anni sono molti, marchese, da affrontare, per chi non ha la fortuna che abbiamo noi di non doverci occupare troppo delle nostre spese-

-Ma avere un maggior numero di uomini, altezza, come avete affermato anche voi, vuol dire un aumento delle materie prime e di capitale e per la corona un aumento di tasse. Credo che come sudditi, cinque anni di tempi un po’ difficili, in attesa di tempi più sereni per tutti, non sia una cosa così azzardata da chiedere-

Shade provò una improvvisa sensazione di irritazione e una irrefrenabile voglia di tirare un pugno in faccia al marchese. Con tutta la sua regalità, si trattenne

-Marchese, ammiro il vostro giudizio così positivo nei confronti dei miei sudditi, ma cercate di capire il mio punto di vista. In quanto membro della famiglia reale e di futuro sovrano, devo pensare per prima cosa al loro bene delle famiglie che conducono uno stile di vita molto più modesto e vivono dei frutti del loro sudore e della loro fatica-

-Ma anche noi siamo vostri sudditi altezza, o sbaglio? Capisco preoccuparsi per i plebei, ma anche noi nobili siamo da tutelare e da tenere in considerazione-

Ora la tentazione di sfondare la faccia del marchese era così acuta che Shade dovette stringere i pugni in modo serrato per trattenersi. Con la coda dell’occhio vide la faccia di Philip guardare il marchese in modo perplesso. Almeno non era il solo a trovare Ethan decisamente poco simpatico

-Marchese, credo che la corona si sia presa abbastanza cura di voi nobili da sempre-

-Negli ultimi anni abbiamo notato un incremento delle tasse e…-

-E un notevole aumento di favori, agevolazioni e favoritismi per quanto riguarda i commerci se non sbaglio. Credo di dire il giusto, marchese, affermando che negli ultimi anni le entrate del marchesato siano notevolmente aumentate grazie al vostro commercio di pellicce, o sono forse in errore?-

Ethan ebbe un attimo di fremito per essere stato colto in difetto, ma si affrettò ad annuire e fare un piccolo sorriso tirato di circostanza

-È esatto altezza-

-Quindi vedete, è vero che le tasse sono leggermente aumentate, ma a favore di una politica più leggera nei confronti di altro, come la tassazione sui beni di lusso che voi appunto commerciate e la  cosa ha portato un notevole aumento del proprio capitale per tutti i presenti se non sbaglio-

-Ma per quanto riguarda la terra, il problema rimane-

Un silenzio carico di tensione si diffuse tra i due. Ormai era in corso una battaglia tra Ethan e Shade, tutti se ne erano resi conto. Nessuno dei due voleva cedere, ognuno voleva avere ragione, con una sola e semplice differenza. Shade non poteva permettersi di farsi zittire da quel marchese arrogante e presuntuoso.

-Un modo ci sarebbe, marchese, ma credo che non vi piacerebbe la mia proposta-

-Sarei lieto di ascoltarla, invece. Dopotutto, come regnate, sono certo abbiate molte più competenze di me, che sono solo un umile marchese-

“Su questo puoi giurarci” pensò Shade trattenendosi a stento dal dirglielo in faccia. Tuttavia Shade sorrise calmo e si appoggiò contro lo schienale della sedia.

-Potreste affittare le vostre terre a dei contadini-

Gli occhi di Ethan si allargarono per lo stupore

-Dovrei fare… cosa?-

-Dividere le terre che non sfruttate al momento in piccoli appezzamenti di terra e darli in affitto-

-Dovrei dividere la mia terra?-

Shade annuì

-Esattamente. Datela a delle famiglie che hanno bisogno, potreste chiedere un prezzo equo, metà denaro e metà del ricavato dai prodotti della terra-

-E l’altra metà?-

-Lasciarla al contadino, per farne ciò che vuole-

-E fargli così ricavare dal denaro da ciò che potrebbe essere mio?-

-Precisamente. Con il fatto che così avreste due vantaggia in uno-

-Sono curioso di sapere quali potrebbero essere questi due vantaggi. Al momento vedo solo una perdita di profitto invece-

-Philip puoi spiegare tu al marchese i benefici di tale politica?-

Philip si affrettò ad annuire. Shade sapeva che non avevano mai parlato di quell’argomento, ma era assolutamente sicuro che uno con una mente analitica come Philip non avesse avuto problemi a capire i pregi del suo suggerimento e sapere come rispondere al marchese in modo chiaro.

-Come ha detto il principe i benefici sono due: usare la terra che al momento risulta non sfruttata, il che porterebbe comunque ad un aumento dei vostri introiti rispetto alla situazione attuale, per non parlare poi della fedeltà che ne ricavereste-

-Fedeltà?-

Qui fu Shade ad annuire

-Esatto marchese, fedeltà dalle famiglie a cui avete dato una occasione. Immaginate di essere un padre di famiglia che ha difficoltà a mantenere moglie e figli. Arrivate voi e gli concedete un pezzo di terra, una casa e una piccola entrata per se e la sua famiglia. Avreste la sua eterna gratitudine, come quella dei suoi figli-

Shade vide Ethan pensare alle loro parole. Poi fu costretto ad annuire

-In effetti spiegata così…-

Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Gli uomini al tavolo iniziarono ad elogiare il suggerimento di Shade, dicendo che avrebbero applicato loro stessi quella splendida idea appena possibile. Shade si limitò ad annuire e a sorridere. Lasciò parlare Philip di tutto il resto, dettagli e questioni simili, tanto sapeva che il conte non avrebbe avuto problemi a rispondere ad eventuali quesiti. Così tornò a dedicarsi alla sua tazza di the, che anche se ormai si era intiepidita, era decisamente più piacevole della conversazione al tavolo con quegli uomini. Tutto sembrava andare con una certa tranquillità, quando un bussare alla porta della sala da the fece bloccare tutte le conversazioni ai due tavoli. Un cameriere si affrettò ad avvicinarsi alla porta. La aprì di uno spiraglio, quel tanto che bastava per potere parlare con chi aveva osato disturbare quell’incontro. Shade, così come nessuno dei presenti, si stava perdendo quello che stava accadendo alla porta. Dopo pochi secondi, il cameriere si affrettò a chiudere la porta, nelle mani aveva un biglietto. L’uomo si voltò e si diresse a passo spedito verso Shade, ma lui fu più veloce. Il principe si era alzato subito dalla sedia, scusandosi con i presenti al tavolo e si era diretto verso il cameriere. L’uomo gli fece un breve inchino prima di consegnarli il foglio di carta. Shade riconobbe immediatamente la calligrafia di Thomas e la cosa lo fece preoccupare immediatamente. Sul biglietto c’erano poche parole ma Shade sapeva che il solo fatto che Thomas avesse perso tempo per scrivergli e farlo chiamare voleva dire solo una cosa: la situazione è grave. Shade si allontanò leggermente dal cameriere e lesse

“Biblioteca reale subito e da solo”

Shade si voltò e vide Rein guardarlo. Bastò un cenno e la turchina si alzò immediatamente, andandogli incontro. Shade le fece un piccolo inchino

-Ti chiedo di perdonarmi, Rein. Il regno chiama-

La turchina gli fece un piccolo sorriso

-Certo, lo capisco. Spero niente di grave-

Shade vide una certa preoccupazione diffondersi negli occhi di Rein, ma lui si affrettò subito a tranquillizzarla

-Niente di cui preoccuparsi, solo una piccola scocciatura. Servono delle mie firme su alcuni documenti urgenti, purtroppo non posso trattenermi oltre-

Rein gli sorrise sollevata

-Ma certo, lo capisco. Anzi, grazie per avere dedicato così tanto tempo a me rispetto alle questioni del regno-

Shade le prese la mano e le fece un baciamano. Le guance di Rein si imporporarono leggermente

-Passerei ogni pomeriggio con te piuttosto che con quei musoni dei miei consiglieri, lo sai-

Rein annuì e ridacchiò. Shade trattenne la mano di Rein ancora qualche secondo poi la lasciò e si allontanò. Essendo un principe, non doveva ne dare spiegazioni ne scusarsi con i presenti. Così, semplicemente, se ne andò. Prima di uscire, tuttavia, si voltò verso la sala dove incrociò prima lo sguardo di Philip poi quello di Daphne. Entrambi gli fecero un leggero cenno con il capo. Rein era in buone mani, non era sola. Poteva andarsene con il cuore leggermente più leggero. Non appena la porta si chiuse alle sue spalle, però, il suo sorriso svanì lasciando il posto alla preoccupazione. Si avviò veloce verso la biblioteca e non perse tempo. Aprì la porta e non dovette cercare molto prima di trovare Thomas. Il capitano delle guardie era seduto sul davanzale di una delle finestre della sala e si teneva la testa tra le mani. Quando sentì dei passi, alzò la testa e Shade vide quando fosse turbato

-Che cosa è successo?-

Thomas non si alzò, non disse niente. Aspettò che Shade si sedesse sul davanzale a fianco a lui

-Abbiamo un problema Shade, un enorme problema-

-Cosa è successo?-

-Sta girando una voce a palazzo…-

-Ne girano tante Thomas-

-Questa è grave principe-

Shade lo guardò e vide dallo sguardo del capitano che era veramente seria come situazione

-Che cosa dice, questa voce?-

Thomas fece un sospiro e poi gli parlò

-Si parla di un incontro notturno…-

Shade lo guardò, improvvisamente preoccupato

-Thomas, parla e basta. Sai quanto odi i giri di parole-

Thomas annuì

-Qualcuno afferma di avere visto un uomo e una donna, a tarda notte, insieme in atteggiamenti decisamente intimi, nel corridoio al primo piano-

Subito Shade si rivide, quella sera, nel corridoio davanti la stanza di Rein, l’uno tra le braccia dell’altro, il suo viso appoggiato sul collo di Rein.

-Si dice anche chi sono?-

Chiese con un filo di voce. Thomas annuì e Shade chiuse gli occhi. Aveva gettato Rein in uno scandalo, tutto perché non aveva resistito al desiderio di parlarle ancora quella sera e di vederla e di scusarsi con lei. Come aveva potuto essere così incosciente?

-Dillo chiaramente Thomas. Si tratta di me e di Rein, giusto, dell’incontro dell’altra notte? Ci hanno visti?-

Thomas lo guardò sconvolto

-Perché pensi che ogni cosa riguardi te? Non sei al centro del mondo-

Shade lo fissò ad occhi aperti

-Non si tratta di noi due? A palazzo non stanno parlando di me e di Rein?-

-No, non parlano di voi, almeno non come intendi tu. Nessuno vi ha visto quella notte, so fare il mio lavoro cosa credi?-

Shade lo fissò perplesso, confuso e leggermente arrabbiato

-Allora si può sapere perché mi hai fatto chiamare qui e così di corsa? Solo per riferirmi di un pettegolezzo? Sul serio?-

Thomas si alzò e lo fissò

-Senti razza di principe borioso e presuntuoso, non so come sia possibile che io ti consideri il mio migliore amico, veramente è una cosa assurda. Perdonami se ti hi chiamato qui perché ho un problema, perdonami se ho pensato che come amico mi potessi essere di aiuto o peggio, conforto. Ti ho chiamato qui non perché volevo parlare con il principe ma perché avevo bisogno del mio migliore amico. Ma evidentemente, mi sono sbagliato, il dovere sempre e in ogni situazione, giusto? Forse sarà meglio che vada a cercare Nicholanos e parlare con lui-

Shade lo guardò e si sentì in colpa. Thomas era evidentemente sconvolto e si maledisse mentalmente per avere pensato solo a se stesso.

-Lo sai che puoi contare su di me, sempre. È che da come lo hai detto credevo che… credevo di avere buttato nella fossa dei leoni che è questa corte Rein-

Thomas lo guardò e lo vide annuire lentamente

-Lo so che ci tieni a lei, ma non si tratta di voi, tranquillo. Non avrei mai permesso che foste beccati quella sera-

-Allora non capisco Thomas, per chi sei così sconvolto? Se non si tratta di me o di Rein chi mai…-

All’improvviso, Shade si bloccò e guardò il suo amico. C’era solo un’altra persona a cui Thomas voleva così bene da poterlo gettare in quello stato emotivo. Qualcuno che considerava più di una amica, quasi una sorella.

-Trudy?-

Thomas lo guardò e lentamente annuì. Shade lo fissò a bocca aperta. La contessa di Gaumont era l’ultima che si sarebbe mai aspettato essere al centro di quel tipo di pettegolezzi

-Trudy avrebbe avuto un incontro romantico di notte con qualcuno?-

Thomas annuì di nuovo

-E con chi?-

Il capitano alzò gli occhi su Shade e lo guardò

-Con l’ultima persona a cui penseresti mai. E io non so più cosa pensare-

 

 

 

 

Rein osservò la coppia dei marchesi salutarla un’ultima volta e poi sparire dalla sala. Il sorriso compiaciuto sul volto della marchesa non lasciava dubbi sull’esito positivo di quel pomeriggio di chiacchiere. Un genuino sorriso di sollievo e esaltazione si stampò sul volto della turchina.

-Sembrate contenta altezza-

-Lo sono. Direi che è stato un ottimo pomeriggio questo, non trovate viscontessa?-

Daphne le fece un leggero cenno affermativo con la testa.

-Posso affermare con assoluta certezza che chiunque veda la marchesa nei prossimi giorni affermerà che tra voi si è instaurata una meravigliosa amicizia-

-E tutto per merito dello chiffon-

Le due donne risero divertite. Effettivamente le signore avevano speso il resto del loro tempo a parlare principalmente e solo di vestiti, tessuti, modelli e sarte.

-Qualcosa mi dice che lo chiffon subirà un’improvvisa impennata di vendite nel regno e noi vedremo nobildonne adorne di questo pregiato tessuto ovunque, da ora in poi-

Rein ridacchiò divertita alle parole di Daphne.

-Vi chiedo perdono altezza, ma credo che ora io possa essere libera di andare, se me lo permettete-

-Assolutamente si, viscontessa. Grazie per avere accettato il mio invito questo pomeriggio-

Daphne si inchinò rispettosamente

-È stato un onore riceverlo, altezza e un piacere passare ancora del tempo in vostra compagnia-

Daphne rialzò il capo e Rein le sorrise. La viscontessa si guardò un attimo intorno e poi quando vide la persona che cercava lo chiamò a gran voce

-Conte Hoteval?-

Sentendosi chiamato, Philip si voltò verso di lei sorpreso. Daphne gli fece un cenno con la mano, chiamandolo vicino a lei e alla principessa. Philip, vedendosi convocato così si scusò con l’uomo con cui stava parlando e si avvicinò alle donne.

-Altezza, viscontessa-

-Vi siete divertito questo pomeriggio conte?-

Philip sorrise a Rein e annuì

-Molto, altezza-

-Mi fa piacere-

-Conte, sbaglio o il principe vi ha scelto come mio cavaliere, questo pomeriggio?-

Philip si voltò verso Daphne e annuì

-Si viscontessa. Siete per caso scontenta del mio lavoro come vostro accompagnatore?-

Daphne sorrise, divertita da quelle parole

-Affatto conte. Sono qui per chiedervi se secondo voi i vostri servigi sono da ritenersi conclusi o se siete disposto ad allungarli per qualche altro tempo-

Rein, che osservava incuriosita quello scambio di battute, aspettava impaziente dove volesse arrivare la donna con quelle parole. Philip un poco sorpreso da quell’improvvisa piega della conversazione, diede una rapida occhiata a Rein poi si voltò di nuovo verso la viscontessa

-Solo il principe potrebbe sollevarmi da questo incarico, o voi. Quindi se ritenete di avere ancora bisogno…-

-Lo ritengo fermamente. Accidenti a me, se solo avessi aspettato qualche altro anno prima di sposarmi con quel rimbambito di mio marito farei seriamente un pensiero su di voi conte. Anche perché tra un visconte e un conte credo che la scelta sia abbastanza semplice-

Rein ridacchiò e anche Philip. Il conte si inchinò allora di fronte a Daphne

-Madame, sono ai vostri ordini. Cosa posso fare per lei?-

-Accompagnarmi, appunto, da quel rimbambito di mio marito-

Philip la guardò un attimo perplesso

-Desiderate essere accompagnata alla vostra stanza?-

Daphne scosse la testa

-No no, mio marito dovrebbe trovarsi a colloquio con il ministro del commercio per non so quale nuova impresa voglia intraprendere-

-Vuole per caso aprire un commercio?-

Chiese la turchina incuriosita. Daphne fece un sospiro rassegnato

-Sono anni che ci prova, con pochi risultati devo dire-

-In cosa posso essere utile io allora, viscontessa in questa situazione?-

-Non dovrei dirlo così apertamente, ma dato che siamo tra noi… in realtà spero sinceramente che vedendomi arrivare stasera con voi il ministro possa avere un piccolo trattamento di riguardo nei nostri confronti. Magari vedendo che abbiamo una sorta di connessione o, magari, di amicizia con voi, il nuovo ministro delle finanze scelto personalmente da sua altezza il principe, lui potrebbe…-

-Indirizzare vostro marito verso commerci più redditizi-

Concluse Philip. Daphne annuì

-So che non dovrei farlo ma…-

Philip si voltò verso la principessa

-Altezza, cosa credete io debba fare?-

Rein guardò Philip e non ebbe dubbi sulla sua risposta

-Conte, provate un sentimento di amicizia nei confronti dei visconti?-

Philip annuì

-Anche se ci conosciamo da poco, avendo avuto modo di parlare con entrambi i visconti posso dire di volere instaurare una sincera amicizia tra noi-

-Allora, come amico, non dovreste avere dubbi nell’accettare la richiesta della viscontessa. Dopotutto accompagnare una moglie sana e salva dal marito sia il compito di un buon amico. Se poi il ministro del commercio vorrà interpretare in altro modo questo vostro gesto di cortesia, credo sia un problema del ministro di cui noi non ci dovremmo affatto preoccupare-

Daphne sorrise grata alla principessa. Philip invece la guardò ammirata e Rein si sentì un attimo a disagio sotto quello sguardo così rapito. Poi il conte tornò in se e dopo averle fatto un piccolo cenno con il capo di assenso, si voltò verso Daphne

-Viscontessa, sarà un onore accompagnarvi ovunque voi vogliate-

Daphne sorrise grata all’uomo. Philip offrì alla donna il suo braccio e lei non perse tempo. Entrambi si inchinarono davanti a Rein

-Altezza, con permesso, io la viscontessa andremmo-

Rein gli sorrise e fece un piccolo cenno con il capo

-Vi auguro una buona riuscita nel vostro piccolo piano viscontessa e vi prego, portate i miei saluti a vostro marito. Magari uno di questi pomeriggi potremmo vederci per una passeggiata nel parco tutti insieme-

-Sarà un onore per noi altezza-

Rein annuì, poi si voltò vero Philip

- Conte, mi raccomando, non deludeteci-

-Sarà mia premura esaudire il vostro desiderio altezza-

Rein sorrise di nuovo alla coppia, poi i due, dopo un nuovo inchino, si allontanarono. Poco dopo non mancò molto prima che tutti i presenti nella sala prendessero congedo da lei e all’improvviso, Rein si ritrovò sola. Gli unici rimasti erano dei camerieri, fermi vicino ai muri, in attesa.

-Qualcuno potrebbe per favore chiamare la mia cameriera personale?-

Un uomo, il più anziano e probabilmente il capo di quel gruppetto, fece un inchino e intimò ad un ragazzo di andare. Nel frattempo, Rein si guardò intorno e si sedette su una sedia. Sapeva di dovere aspettare Dreamy per tornare nella sua stanza, cosa che trovava ridicola, ma voleva evitare di creare dei pettegolezzi inutili. Così era seduta, in attesa, e prese a tamburellare con una mano sul tavolo quando, ad un tratto, un cameriere le si avvicinò

-Altezza, perdonatemi, ma qualcuno vorrebbe parlarvi-

Rein si voltò stupita a quelle parole verso la porta dove effettivamente, fermo sulla soglia, c’era qualcuno in attesa. Rein fece un cenno all’uomo di potersi avvicinare.  

-Posso fare qualcosa per voi?-

Chiese quando l’uomo era abbastanza vicino per sentirla. Era un uomo sulla settantina, con i capelli bianchi e indossava una impeccabile divisa da maggiordomo, perfettamente stirata e ordinata.

-Altezza, vi chiedo perdono per i miei modi, avrei preferito presentarmi in un’altra circostanza, ma gli eventi lo hanno reso impossibile quindi temo di essere costretto a farlo adesso e in questo modo molto poco decoroso, di cui vi chiedo perdono-

Rein si alzò in piedi e guardò quell’uomo, incuriosita.

-Certe volte non siamo affatto padroni delle situazioni. Se affermate che non è stato possibile fare le presentazioni prima e in altro modo, non avete motivo di scusarvi-

L’uomo le fece un inchino sentendo quelle parole

-Grazie altezza. Ma ora mi presento. Sono Albert Derender, maggiordomo di sua altezza reale il principe Skyler e ora del nostro principe Shade-

Rein sgranò gli occhi meravigliata. Essere il maggiordomo di sua altezza reale voleva dire essere il capo di tutto il personale del palazzo, oltre di godere del favore indiscusso del sovrano. Infatti erano pochi i servitori ammessi nell’intimità della stanza reale e, ovviamente, ricoprire quel ruolo voleva dire avere anche un certo potere all’interno della corte. Rein prontamente si affrettò a fare un piccolo inchinò a sua volta

-Principessa Rein del regno del Sole-

-Altezza, mi sono preso questa libertà di presentarmi non solo per porgervi il mio personale benvenuto a palazzo, ma anche per dirvi che il principe mi ha incaricato di essere a vostra disposizione per qualsiasi questione riguardo al palazzo e per qualsiasi commissione a cui la vostra cameriera personale non possa ottemperare-

-Ve ne sono grata ma…-

-Inoltre sua altezza mi ha pregato di dirvi che ogni volta desideriate organizzare un evento non avrete più bisogno di rivolgervi a sua maestà. Potete parlarne con me, mi occuperò io di tutto il resto-

-Questo mi agevolerebbe un sacco di cose-

-Lo credo altezza. E non per vantarmi, ma sono preceduto da una impeccabile reputazione per quanto riguarda il mio lavoro-

-E qualcosa mi dice anche che il giovane principe non sia un uomo che vi richieda troppe commissioni da svolgere durante il giorno, dico bene-

L’uomo fu un attimo interdetta da quelle parole, ma poi sorrise brevemente alla turchina, prima di tornare serio

-Avete ragione, altezza. Il principe non ama troppo la vita mondana, sempre stato così, fin da piccolo. Ma dopotutto, assomiglia molto al padre. Avrei un sacco di storie da raccontare su tutti e due-

-Spero allora che qualche volta vogliate essere così gentile da raccontarmene qualcuna-

L’uomo si inchinò

-Sarà un onore, altezza-

Nel frattempo Dreamy, fatta chiamare, era arrivata nella stanza. Si inchinò a Rein e non appena vide l’uomo, si inchinò anche al maggiordomo e si fece tesa e nervosa. L’allegra ragazza che Rein conosceva sembrava essere totalmente svanita

-Altezza, signor Derender-

-Dreamy, tempismo perfetto. Gradirei tornare in camera e distendermi un poco prima della cena. Signor Derender, alla prossima occasione-

L’uomo si inchinò e fece un piccolo passo di lato, in modo da farla passare. Rein si incamminò verso l’uscita, dietro di lei la sua cameriera che non aveva aperto bocca e sembrava come ammutolita e la seguì poco dopo, tuttavia non prima di avere fatto un altro piccolo inchino al signor Derender. Non appena le due furono abbastanza lontane Rein si voltò verso la rosa

-Non credevo potesse esistere qualcuno in grado di farti tremare così di paura. Da quello che so non hai mai avuto problemi a urlare ordini non solo al capitano delle guardie, ma anche al principe, quando è stato necessario. E ora un anziano e gentile maggiordomo ti riduce in questo stato?-

Dreamy scosse il capo, sconsolata

-Il signor Derender non è solo un anziano e gentile maggiordomo… è il capo di tutti quanti noi-

-E come mai ti fa così paura?-

-È stato lui ad assegnarmi a voi, altezza e mi ha avvisato: un solo errore e verrò spedita in cucina a lavare pentole. Onestamente non è un cambio che vorrei fare-

Rein ridacchiò, divertita

-Non credo dovrai preoccuparti allora. Non ho nulla da lamentarmi nei tuoi confronti, sei sempre stata impeccabile-

Dreamy le rivolse un sorriso grata per quell’apprezzamento, tuttavia rimase seria.

-Grazie altezza, ma temo che contro di lui persino voi potreste fare poco se decidesse di sostituirmi-

Rein sgranò gli occhi attonita. Possibile che quell’uomo avesse così tanto potere persino sui reali da, eventualmente, disubbidire ad una richiesta reale?

-Dreamy, per quanto quell’uomo possa incuterti timore, nella scala gerarchica…-

Dreamy scosse il capo

-Altezza, quell’uomo ha su di me un potere molto più grande. Se mi ordinasse di andare in cucina, ubbidirei e se voi mi ordinaste di tornare da voi, mi dispiace, ma rimarrei nelle cucine-

Rein si fermò e la guardò attonita

-Disubbidiresti ad un ordine diretto per seguire il suo?-

Dreamy annuì

-Che potere potrà mai avere su di te per averti ridotta in questo stato? Dreamy, per caso c’è qualcosa di cui dovrei essere messa al corrente? Non mi dirai che per caso…-

Dreamy scosse la testa, violentemente

-No altezza, assolutamente no-

-Allora cosa ci potrà mai essere sotto?-

Dreamy sospirò, poi la guardò dritta negli occhi

-È mio nonno-

Rein sgranò gli occhi, meravigliata

-Che cosa?-

-Il signor Derender è mio nonno. È stato lui ad insegnarmi tutto quello che so, è stato lui a procurarmi questo lavoro e se lo deludessi non so cosa farei. Se mi ordinasse di allontanarmi da voi vuol dire che me lo meriterei e sarebbe giusto allora che passassi tutta la vita a pulire pentole nelle cucine-

Rein la fissò poi scoppiò a ridere. Dreamy la fissò quasi allibita

-Altezza!-

Rein continuò imperterrita.

-Non è divertente, altezza…-

-Perdonami Dreamy solo che non me lo ero proprio immaginata. Tuo nonno è?-

Dreamy annuì orgogliosa

-Si altezza. Non potete capire quanto siamo sempre stati orgogliosi di lui. Maggiordomo personale di sua altezza reale il principe Skyler. Siamo stati invidiati come famiglia da tutte le famiglie del villaggio-

Dreamy ridacchiò divertita e Rein con lei.

-Quindi anche tu sei una sorta di reale nel tuo paese-

Gli occhi della rosa si illuminarono per qualche secondo a quelle parole, ma poi la ragazza si affrettò a scuotere il capo

-Altezza, non esageriamo. Siamo solo una famiglia di lavoratori, come tanti altri-

Rein sorrise compiaciuta.

-Dreamy, sono proprio contenta di averti come mia cameriera personale-

La rosa arrossì orgogliosa.

-Grazie altezza. Ma ora dobbiamo sbrigarci. Non potete certo presentarvi così da sua maestà stasera per la cena. Devo sistemarvi abito e capelli, muoviamoci principessa-

Rein si portò allarmata una mano ai capelli, perplessa, mentre osservava Dreamy allontanarsi

-Cos’hanno i miei capelli che non va?-

Ma Dreamy non poté rispondere, perché una voce, dal fondo del corridoio, si affrettò a chiamare Rein

-Rein-

Il tono preoccupato e allarmato della voce fece voltare la turchina. Rein non ebbe dubbi, riconobbe immediatamente la voce

-Shade-

Il principe venne di corsa verso di lei e si fermò a un passo dalla turchina, afferrandole una mano

-Devi venire con me, subito. È un’emergenza-

Detto questo, Shade, stringendole la mano, prese a camminare, portandosi con se Rein

-Shade aspetta cosa…-

-Non ho tempo di spiegare. Dobbiamo andare, subito-

-Ma io…-

-Altezza, fermatevi!-

Sentendo la voce di Dreamy, Shade si fermò e si voltò di scatto

-Dreamy, avvisa mia madre. Dille che io e Rein ci dobbiamo occupare di un’emergenza. Andrò io a spiegarle di persona di cosa si tratta appena possibile-

La rosa, a bocca aperta, fissò Shade poi spostò lo sguardo su Rein, trovando lo stesso sguardo confuso

-Dreamy, da mia madre, subito-

La rosa si affrettò ad annuire

-Si subito, altezza. Vado immediatamente-

Dreamy si inchinò e incurante di etichette e regole prese a correre lungo il corridoio, diretta verso le scale, in direzione dell’appartamento di Moon Maria. Rein si voltò verso Shade

-Shade, cosa sta succedendo?-

Shade scosse la testa

-Non c’è tempo ora, tanto non appena saremo arrivati ti verrà detto tutto-

-Tutto cosa?-

Shade prese a camminare, a passo spedito, trascinandola con se. Rein capì che era inutile tentare di parlare con lui, tanto non le avrebbe risposto. Così lo seguì, un passo dietro di lui, legati dalle loro mani intrecciate e dalla presa salda di Shade sulla sua mano.

 

 

 

Shade la condusse verso la porta della biblioteca reale dove fermo aspettava una guardia. Rein guardò perplessa ora la guardia, ora Shade, ma il principe parve non farci caso. Fece un cenno all’uomo che si inchinò e si avviò nel corridoio. La guardia arrivò quasi a metà del corridoio e si mise sull’attenti. Solo quando Shade vide l’uomo prendere posizione si avviò verso la porta della biblioteca, e con un movimento deciso la aprì. Dentro, subito visibile perché si trovava a pochi passi dalla porta, camminava avanti e indietro Thomas, che appena li vide si fermò e li guardò preoccupato

-Rein, abbiamo un problema-

Disse solo il capitano. Rein guardò ora Thomas ora Shade. Il volto del principe era serio e scuro, quasi preoccupato. Rein capì immediatamente che si trattava di qualcosa di preoccupante o peggio

-Che cosa è successo? Mi state spaventando, per favore qualcuno mi vuole dire perché sono stata trascinata qui?-

Thomas la guardò e solo a quel punto fece un cenno verso un angolo della stanza. Una giovane donna, una cameriera, che Rein non aveva minimamente notato appena entrata si avvicinò e si inchinò

-Daisy, ripeti alla principessa ciò che hai riferito a me e al principe poco fa-

La ragazza, che non doveva avere più di sedici anni e sembrava intimorita, annuì

-Altezza, sono stata chiamata qui per riferire di un nuovo pettegolezzo che si sta diffondendo per il palazzo. Io sono una aiuto cameriera, e molto spesso vengo ignorata dai nobili che così parlano liberamente davanti a me quando svolgo il mio lavoro. L’altro giorno stavo sistemando la stanza della viscontessa Dunnel…-

-Ovvero la peggiore pettegola dell’intero palazzo-

Disse Shade, in un misto tra l’arrabbiato e il rassegnato. Rein si voltò verso di lui, ma Shade evitò di incontrare il suo sguardo, così Rein si voltò verso Daisy

-Continua Daisy-

-Stavo sistemando la stanza, come ho detto, quando ho sentito la viscontessa, che parlava con la marchesa Eldelberry. La marchesa parlava di un avvistamento notturno avvenuto a palazzo la settimana scorsa-

Rein sentì un attimo il cuore fermarsi. Cercò di controllarsi e di contenere il terrore che si stava sprigionando dentro di lei. Possibile che l’incontro di cui stavano parlando fosse quello avvenuto tra lei e Shade? La turchina spostò lo sguardo su Shade, ma il principe lo evitò. Daisy continuò a parlare

-A quanto pare, due cameriere di ritorno negli alloggi della servitù, hanno visto un uomo allontanarsi di corsa dal…-

La ragazza ebbe un attimo di esitazione e si fermò. Thomas allora le mise una mano sulla spalla esortandola a continuare

-Tranquilla Daisy, non ti succederà niente. Tu riferisci solo, non ti preoccupare-

La ragazza annuì e continuò

-Le cameriere hanno visto un uomo allontanarsi di corsa dal corridoio del primo piano dove voi avete l’appartamento, principessa-

Rein sentì le gambe cederle e solo con enorme sforzo mantenne la calma e la stabilità. Possibile che qualcuno avesse veramente visto Shade allontanarsi dal suo appartamento la settimana scorsa? E se avessero visto altro? Come l’abbraccio che si erano scambiati?

-Solo questo? Dubito che mi abbiate fatto venire qui solo per un uomo che si allontanava da un corridoio. Quindi affrettatevi a dirmi cosa c’è perché c’è dell’altro, vero?-

La cameriera annuì

-Si altezza, c’è altro. A quanto pare le cameriere hanno visto in faccia l’uomo che si allontanava e lo hanno anche riconosciuto e hanno anche visto da quale appartamento si allontanava-

I battiti del cuore di Rein si fecero sempre più forti e assordanti. Rein chiuse gli occhi e si preparò, pronta a sentire la fine della sua reputazione

-Chi hanno visto Daisy?-

La voce di Daisy si fece un sussurro, ma nel silenzio della stanza risultò chiara e precisa

-Hanno visto il conte di Hoteval, principessa-

Rein aprì gli occhi di scatto sconvolta. Non poteva avere sentito realmente ciò che le sue orecchie avevano captato.

-Il conte di… Hoteval?-

Chiese per accertarsi di avere capito bene. Daisy annuì. Rein spalancò la bocca, sconvolta

-Philip? Philip di Hoteval usciva di notte da un appartamento privato?-

La ragazza annuì

-Secondo quanto affermano le cameriere si, altezza. Affermano di averlo visto bene in volto e non si sono confuse. Era parecchio agitato, hanno detto, e si stava allontanando a passo veloce-

-Da quale appartamento di allontanava? Magari hanno solo visto Philip camminare e hanno pensato…-

Rein non finì la frase perché Daisy prese a scuotere il capo velocemente

-L’hanno proprio visto uscire dalla porta. È per questo che hanno assistito al tutto. In piena notte hanno sentito il rumore di una porta aprirsi ed è una cosa piuttosto insolita, altezza, soprattutto per il luogo in cui si trovavano. Ed è così che hanno visto il conte e anche hanno potuto vedere con chiarezza di chi era l’appartamento da cui usciva. E l’appartamento da cui si stava allontanando era quello della contessa di Gaumont!-

A quelle parole seguì un lungo silenzio. Rein fissò la cameriera, senza parole.

-Di Trudy?-

Rein guardò Thomas, in cerca di una possibile spiegazione razionale, ma gli occhi del capitano erano sconvolti tanto quanto i suoi.

-Daisy, perdonami se te lo chiedo ma sei sicura di ciò che stai dicendo? Hai capito bene? I nomi li hai sentiti con precisione?-

Chiese Rein alla cameriera. Daisy annuì convinta

-Si principessa, è la verità, non sto mentendo. Sapete cosa succede ad una cameriera che si azzarda a raccontare il falso? È la verità, ve lo assicuro, altezza. È il pettegolezzo di corte del momento, chiunque ormai non fa che parlare di questo: parlano del conte di Hoteval e della contessa di Gaumont, e della loro relazione segreta-

 

 

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Ciao a tutti!

Esatto, dispersa tra le pieghe del ritardo e della crisi creativa, eccomi ritornata. Vi chiedo scusa, per prima cosa, per questa lunga pausa dall’ultimo aggiornamento. Purtroppo sono stata colpita da un blocco creativo, lo ammetto tranquillamente e senza problemi. Per due mesi non sono proprio riuscita nemmeno a pensare di scrivere, poi avevo ripreso, ma non ero convinta del tutto e per evitare qualsiasi cosa, ho preferito aspettare. E ora eccomi qua, tornata. Ammetto che non sono al cento per cento soddisfatta del capitolo, credo abbia qualche piccolo diffettuccio qua e là, e forse è leggermente noioso, nel caso, vi prego, perdonatemi. Ho cercato di renderlo il più scorrevole possibile ma dovevo introdurre un personaggio che per troppo avevo rimandato e volevo che Daphne avesse un po’ più di spazio così come la marchesa. Spero di essere riuscita a fare un buon lavoro e di non avervi deluso dato il tanto tempo che avete aspettato.

Adesso però, permettetemi di ringraziarvi di cuore. Grazie per l’affetto che mi avete dato in questo periodo. So che non ci conosciamo direttamente, so che forse per voi sono ormai una figura mitologica che ogni tanto torna a farvi visita, ma io ho percepito il vostro affetto e credetemi mi ha scaldato il cuore e riempito di gioia. Grazie anche a chi mi ha scritto in privato per sapere se stavo bene e avere notizie. Grazie a tutti quanti <3

Bene, ora, passiamo alla parte succulenta e spero che qualcuno sia rimasto a leggere fino a qui. Bene, ora il grande scandalo è uscito allo scoperto: Trudy e Philip! Voi come me sapete bene cosa è successo realmente, e sapete anche bene che le cose possono avere vari punti di vista. Sarà interessante vedere cosa succede e quindi vi voglio dare un piccolo anticipo: ci sarà una bella scena, o almeno mi auguro, tra un Thomas decisamente deciso a rifare i connotati al conte e qualcuno che cercherà di calmarlo. Ovviamente non vi dico chi è, ma forse ci potete arrivare da soli XD

Bene, ora come vi avevo promesso, la storia si fa succosa e si entra appieno nel vivo, si capiranno meglio certi legami tra i vari personaggi e spero di farvi appassionare ancora di più con le idee che mi sono venute per questa storia. Ovviamente ci saranno anche molti altri teneri momenti tra i nostri principi… credetemi non farei che scrivere solo di loro due e di quanto sono carini.

Infine, poi vi lascio sul serio, il signor Derender è un chiaro omaggio ad uno dei personaggi di una delle mie serie preferite, il caro Mr. Carson di Downton Abbey. Ovviamente i personaggi non sono uguali, ma diciamo che come stile e portamento pensate a lui. E se non sapete cosa sia Downton Abbey (cosa che dubito altamente, ma non si sa mai) andatevi a recuperare questa serie meravigliosa, è un ordine. Devo però dire che non ho copiato l’idea dalla serie, avevo sempre avuto in mente questo personaggio per la storia, anche perché avrà un ruolo per una certa cosa, ma ammetto che nel tempo ho sempre più associato lo stile del signor Derender con quello di Carson. Ovviamente spero di non avere copiato spudoratamente il personaggio, e se l’ho fatto, è stato fatto inconsciamente, ma Downton Abbey è veramente una delle mie serie preferite quindi se l’ho fatto è stato inconscio per una passione personale. Nel caso abbiate pietà di me e della mia mente.

Ma ora basta, come promesso, vi lascio andare. Come sempre, grazie per chi continua ad aspettarmi, grazie per chi continua a leggere questa storia e grazie per chi lascia un commento. Sono cose che mi regalano una gioia immensa e mi fanno ricordare il perché amo scrivere: condividere con più persone quella che è una passione e soprattutto condividere con voi questo viaggio che è la storia di Rein. Grazie come sempre, dal profondo del mio cuore, io vi mando un bacio grande. Alla prossima, la vostra

Juls

 

 

 

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Capitolo 19
*** AVVISO ***


Avviso

 

Buongiorno a tutti

So che molti non si aspettavano questo tipo di aggiornamento, ma mi sembrava doveroso verso tutti scrivere due parole data la mia, ancora, lunga assenza da questa storia. Non starò qui a spiegarvi i motivi per cui mi sono fermata, credo che non sai importante questo aspetto, ma credo che la cosa più importante sia farvi sapere che, come ho detto un sacco di volte, non voglio abbandonare questa storia e voglio assolutamente concluderla. Non solo per voi, che siete con me da anni e ancora mi state aspettando, ma anche per me, perché voglio con tutta me stessa scrivere questa storia e non lasciarla in sospeso. Quindi volevo solo dirvi che io la continuerò, con i miei tempi, ma non la abbandono e soprattutto non voglio abbandonare nemmeno voi. Non so chi vorrà ancora aspettarmi ma io resto qui. Quindi il mio è un piccolo arrivederci, e spero entro la fine di questo mese di pubblicare un nuovo capitolo.

Io come sempre vi mando un bacio grandissimo, grazie a chi continua a sostenermi e per chi continua a seguirmi nonostante io sia un’autrice discontinua.

A presto, come sempre, la vostra

Juls

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

 

Rein era nella sua stanza, che passeggiava avanti e indietro. Era talmente tanto sconvolta per le cose che aveva scoperto che nonostante la tarda ora, non riusciva a dormire. Trudy e Philip insieme? Era la cosa più assurda che avesse mai sentito ma, dopotutto, doveva ammettere che non conosceva bene nessuno dei due così approfonditamente da potere affermare se fosse possibile o fosse tutta un’opera di pura fantasia. Eppure credeva che l’animo integerrimo di Philip e la ferma determinazione di Trudy fossero in netto contrasto con quello che affermava la corte. Non ce la vedeva affatto Trudy mettere a repentaglio la sua reputazione per un flirt, per di più con un uomo come Philip. Se una donna nubile fosse stata colta in intimità con un uomo la sua vita sarebbe finita. Non solo nessun uomo l’avrebbe più voluta sposare, ma anche la famiglia di lei sarebbe stata gettata nel disonore e nell’infamia. Rein non condivideva molto quella visione delle cose, anche perché la stessa regola non si applicava agli uomini e la cosa l’aveva sempre infastidita. Ma la cosa più strana era che conosceva quel poco che bastava Trudy per immaginare che la donna non avrebbe mai fatto una cosa simile. Per non parlare poi di un fatto che la stava tormentando da un po’: quel pomeriggio nessuna delle signore invitate al suo the aveva ripetuto quel pettegolezzo su Trudy, anche se, stando alle parole di Daisy la cameriera, era una voce che circolava già da una settimana e di cui  la marchesa era perfettamente a conoscenza, dato che era stata lei a parlarne per prima alla pettegola di corte, la viscontessa Dunnel. Questo dettaglio era un’altra cosa non la faceva stare serena. Perché, se tra Trudy e Fanny non correva molto buon sangue, la marchesa non aveva approfittato di quell’occasione per screditare la contessa davanti ai suoi occhi? Perché Daphne, che sapeva non avere niente contro lei o Trudy  non le aveva riferito nulla su quel pettegolezzo? Possibile che nemmeno lei ne fosse a conoscenza? Se fosse stato così, se nessun membro che le era abbastanza vicino a corte ne era a conoscenza, era come se qualcuno li avesse volutamente tenuto all’oscuro. E questo pensiero la tormentava ancora di più del pettegolezzo in se e di tutto quello che comportava.

-Cosa sta macchinando la marchesa?-

Domandò al suo riflesso nello specchio, ma tutto ciò che ricevette come risposta fu il suo stesso sguardo perso. Con un sospiro si buttò sul letto, sconsolata. Era così contenta che il pomeriggio fosse stato un successo che faticava a pensare come tutto fosse cambiato così velocemente nel giro di una decina di minuti. E il peggio era stato vedere Thomas, così sconvolto per la notizia che non sapeva cosa fare. La cosa migliore sarebbe stato parlare direttamente con Trudy e chiedere spiegazioni, ma con che diritto avrebbe lei potuto farlo? Non erano amiche o confidenti e non aveva nessuna certezza che Trudy ne volesse parlare o spiegarle cosa fosse successo. Dopotutto se la notizia fosse stata vera e lei avesse avuto realmente una relazione intima con Philip avrebbe ammesso la cosa proprio davanti a lei? Era molto improbabile.

-Cosa dovrei fare?-

Chiese alla stanza vuota. Non ricevette risposta

 

 

Shade, seduto sul davanzale di una finestra del suo studio, non sapeva cosa fare. Era stata dura convincere Thomas a rimandare qualsiasi decisione avventata e sconsiderata, soprattutto quella di correre da Philip a chiedere spiegazioni. Shade aveva personalmente riportato Thomas nella sua stanza e lo aveva osservato scolarsi due bottiglie di vino senza problema. Era rimasto con lui fino a quando non si era addormentato e aveva ordinato al conte Nicholanos e a due guardie di sorvegliare la porta e di impedire in qualsiasi modo a Thomas di uscire. Se fosse stato necessario avrebbero avuto il permesso di sbatterlo in prigione. Dopo l’ordine era tornato nello studio, intento a volere lavorare per cercare di distrarsi, ma non ci era riuscito. Vedere Thomas in quello stato lo aveva gettato nello sconforto più totale, perché anche se era un principe, non aveva nessun potere per risolvere la situazione in modo semplice o efficace. Parlare con sua madre si era rivelato anche quello un problema. Nemmeno la regina poteva niente contro quelle voci e l’unico consiglio che era riuscita a dargli era di indagare e verificare.

-Se volete smontare le voci di uno scandalo, la cosa migliore è trovare informazioni talmente solide da confermare tutta un’altra storia. E ovviamente dovete parlare con i diretti interessati-

E quello era un enorme problema. Non poteva certo avvicinare Trudy per chiederle che tipo di rapporti avesse con Philip e altrettanto non poteva chiedere apertamente a Philip. Non era con nessuno dei due così in intimità per potere chiedere in che tipo di rapporto fossero i due. Potevano mentirgli. Certo, poteva ordinargli di dire che tipo di relazione avessero, ma non era comunque certo che gli avrebbero detto la verità. E se avessero veramente avuto una relazione sentimentale in corso? Shade sospirò e si versò un altro bicchiere di cognac. Mentre si portava il bicchiere alla bocca, solo un’unica domanda gli rimbombava nella testa

-Come devo agire?-

 

 

L’orologio del castello battè quattro rintocchi. Nel cuore della notte e nel silenzio del palazzo quel rumore improvviso fece sobbalzare di colpo Rein. La turchina si alzò dal letto e si guardò intorno. Era ancora sveglia, forse si era appisolata per una mezzoretta, ma non di più. Eppure non era stanca. Il suo cervello continuava a lavorare instancabile, in cerca di una soluzione, anche se non ne aveva trovata nemmeno una che fosse vagamente realizzabile. Rein prese a rotolarsi nel letto varie volte, in cerca di una posizione più comoda o dell’arrivo del sonno. Tuttavia, dopo un periodo che le parve lungo un’infinità e il mancato sopravvento del sonno, Rein decise di alzarsi, spazientita. Si avvicinò alla finestra e aprì la porta che accedeva al suo terrazzo privato. Il contatto con l’aria fredda della notte fece rabbrividire Rein, che si avvolse a se più stretta la vestaglia. Si avvicinò alla balaustra del balcone e guardò il giardino sotto di se. Era buoi, ma la luce della luna rischiarava quel poco che bastava per permetterle di distinguere i sentieri, le siepi e la fontana della Luna che si trovava sotto la sua finestra. Rein rimase qualche minuto ferma a osservare il giardino vuoto e silenzioso prima di voltarsi per tornare nella sua stanza, al caldo. Voltandosi si accorse che una parte del giardino sembrava rischiarata come da una luce intensa. Incuriosita, Rein si avvicinò alla balaustra e si sporse, in direzione del corpo principale del castello. Non fu del tutto meravigliata nel vedere da dove provenisse la luce: lo studio di Shade era, infatti, la fonte di quel bagliore nella notte. Il principe doveva essere rimasto sveglio per lavorare, o forse, come lei, non riusciva a dormire a causa di tutto quello che avevano scoperto quel pomeriggio. Rein si fermò a guardare ancora qualche istante le finestre dello studio, quando un’idea improvvisa la colse, di sorpresa. Si meravigliò lei stessa per quel pensiero, ma si ritrovò a sorridere all’idea. Corse veloce dentro la stanza e si mise alla ricerca di quello che le serviva. Sapeva di avere tutto il necessario per realizzare ciò a cui aveva pensato, doveva solo immaginare dove Dreamy avesse collocato tutto quanto. Ci mise circa una decina di minuti a trovare tutto quanto, e, quando fu pronta, tornò sul balcone. Si sedette sulla balaustra, la schiena appoggiata contro una colonna e si mise al lavoro. Non badò troppo al freddo della notte o del marmo sotto di lei, tanto era concentrata nel suo intento. E senza accorgersene quasi, passò più di un’ora a lavorare. Quando ebbe finito guardò il risultato del suo lavoro e si ritrovò a sorridere.

-Chissà se gli piacerà-

 

 

Shade aveva passato la notte in bianco, chiuso nel suo ufficio. Era rimasto lì fino alle sei di mattina, quando aveva deciso di tornare nella sua stanza per concedersi un bagno caldo e cambiarsi i vestiti prima di colazione. Nonostante la stanchezza della notte insonne, si sentiva bene. L’acqua calda aveva sempre il potere di levargli via di dosso la stanchezza, o era quello che gli piaceva pensare. Lavorare lo aveva aiutato a distrarsi dai pensieri e dalle preoccupazioni per Thomas, anche se una parte della sua mente era stata incapace di dimenticare, anche per pochi attimi, il volto sconvolto di Thomas. Tuttavia quella mattina si sentiva più sicuro e fiducioso nel riuscire a trovare una soluzione. Forse era stata la luce del sole a dargli fiducia, rispetto al buoi della notte, ma aveva come la sensazione che tutto stava per prendere una piega positiva per tutti loro. Shade aveva appena fatto in tempo a rivestirsi quando qualcuno bussò energicamente alla porta della sua stanza. Era insolito che qualcuno lo facesse, soprattutto a quell’ora del mattino. Non erano ancora le otto, infatti, ed erano molto pochi i nobili, o i ministri, già in piedi e operativi. Di solito la vita di palazzo iniziava intorno alle dieci, orario in cui la regina apriva le udienze mattutine. Era decisamente insolito, quindi, che qualcuno lo cercasse così presto. A meno che non si trattasse di una emergenza. Shade corse alla porta, allarmato e la aprì. Una guardia si inchinò appena lo vide

-Altezza chiedo scusa per l’orario-

-È successo qualcosa?-

L’uomo annuì

-Si tratta del capitano delle guardie, altezza…-

Shade chiuse gli occhi

-Cosa ha combinato?-

-Il tenente Nicholanos ve lo spiegherà lui stesso, altezza. Ha chiesto se lo potete raggiungere subito, altezza-

-Dove?-

-Nelle segrete, altezza-

Shade chiuse gli occhi e si trovò a sospirare. Così, alla fine, Thomas si era veramente fatto sbattere in prigione dalle sue stesse guardie e per suo ordine.

-Fammi strada-

La guardia annuì e si incamminò, Shade subito dietro di lui. Il palazzo si stava ancora svegliando, nel frattempo, e un esercito di camerieri e cameriere invadeva i corridoi. Non appena lo vedevano passare, tutti si affrettavano ad inchinarsi e a lasciarlo passare. Il principe sentì un leggero brusio dietro di se, ma decise di non darci peso. Sapeva che era insolito, per lui, camminare per il palazzo a quell’ora, ma la cosa migliore era ignorare qualsiasi cosa attorno a se. Era abituato, ormai, ad isolarsi dal resto del mondo, creandosi come una specie di bolla attorno a se ed isolandosi da tutto. Fu per questo che non si accorse subito di essere chiamato. Solo quando una mano lo afferrò per un braccio, costringendolo a voltarsi, che si ritrovò ad uscire dalla sua bolla, riportato bruscamente alla realtà circostante . E fu così che si ritrovò a guardare due occhi che riconobbe subito

-Rein-

La turchina gli sorrise, divertita

-Guarda cosa mi costringi a fare. Ti ho chiamato ma non mi hai minimamente sentito-

Shade scosse la testa

-Perdonami non stavo prestando attenzione-

Rein ridacchiò

-Ho notato. Meno male che sono brava a correre e sono riuscita a raggiungerti-

-Cosa ci fai qui?-

Le chiese perplesso. Lo sguardo della principessa si spostò sulla guardia dietro di lei

-Sono stata convocata, come te credo-

Shade non ebbe bisogno di impiegare molto tempo per capire

-Nicholanos ti ha fatto chiamare?-

Rein annuì

-Perché? Cioè perché ha chiamato anche te?-

Rein scosse la testa

-Non lo so. Ma credo sarà meglio sbrigarci a scoprirlo, prima di attirare troppa attenzione-

Shade annuì. Si voltò verso la guardia, incitandola a proseguire. L’uomo si inchinò sia a lui che a Rein e procedette. La guardia chiamata per scortare Rein si mise dietro di loro. Shade offrì il suo braccio alla turchina e lei lo prese senza esitazione

-Credi che sia successo qualcosa di molto grave?-

Shade scosse il capo

-Non lo so. Ma dato che lo hanno portato nelle segrete, immagino abbia cercato di uccidere Philip-

-Le segrete? Hai fatto rinchiudere Thomas nelle segrete?-

Shade guardò Rein e vide lo sguardo sconvolto e arrabbiato di Rein per ciò che aveva detto

-Ti sconvolge di più il fatto che abbia acconsentito a rinchiudere Thomas in una cella, piuttosto il fatto che Thomas abbia cercato di uccidere Philip?-

Rein scosse la testa

-Sappiamo entrambi che non avrebbe mai fatto sul serio del male a Philip. Come hai potuto sbatterlo in una cella?-

 

Rein lo guardò con uno sguardo così sconvolto, che Shade provò un senso di imbarazzo. E si ritrovò costretto a doversi giustificare

-Non guardarmi così, ti prego. Ho agito per il meglio, credimi. Thomas era ubriaco, ieri sera e avevo avvisato le guardie di fare tutto il possibile per non fargli commettere qualcosa di folle o sconsiderato. L’ultima cosa che voglio è che un mio amico finisca sulla bocca di qualsiasi persona qui a corte-

-E farlo rinchiudere nelle segrete era il solo modo che ti è venuto in mente per fermarlo? Potevi restare con lui e fargli compagnia per la notte-

Shade scosse il capo

-Thomas mi avrebbe odiato se lo avessi osservato una notte intera come fosse un bambino. Lo conosco Rein, purtroppo per me conosco quel pazzo sconsiderato fin troppo bene per sapere che l’unica possibilità era lasciarlo sfogare, da solo. Con il vino. Avevo detto alle guardie di intervenire in modo così drastico solo se fosse stato veramente necessario usare le maniere forti . Se fosse stato assolutamente impossibile farlo ragionare e ricondurlo nella sua stanza allora si, dovevano rinchiuderlo in una cella-

Rein rimase in silenzio per qualche attimo. Shade sentì la mano della principessa stringere il suo braccio

-Vuol dire che era intenzionato sul serio ad uccidere veramente Philip?-

Shade annuì

-Trudy è come una sorella per lui e, lo ammetto, non l’avevo mai visto così sconvolto come ieri sera-

Rein non replicò e i due proseguirono in silenzio. Ad un tratto il gruppo si fermò davanti ad una porta. Shade sapeva perfettamente cosa aspettarsi, ma forse Rein no. Si voltò così verso di lei, preoccupato

-Rein senti, forse sarebbe meglio se tu aspettassi qui di sopra. Insomma, non credo che le segrete sia il posto migliore per... quello che vorrei dire è che…-

-Shade, so come sono fatte delle segrete. Non è la prima volta che ne vedo una, sai? Non mi spaventa un po’ di polvere e qualche ragnatela-

Shade la fissò e Rein lo guardò divertita

-Sei già stata in una segreta? Sul serio?-

Rein annuì

-E’ un miracolo che con tutto quello che abbiamo combinato io e mia sorella nostro padre non ci abbia fatto rinchiudere per un paio di mesi per impedirci di fare qualsiasi cosa, o per farci ragionare sul nostro comportamento. Invece ci ha condotto lì,  e anche molte volte, per farci vedere cosa volesse dire realmente governare e che, a volte, era necessario agire anche con un pugno di ferro-

Shade la guardò meravigliato. Non si immaginava re Toulouse portare nelle segrete le sue figlie, ma evidentemente conosceva molto poco il re del regno del sole. Guardando lo sguardo risoluto della turchina, Shade si trovò ad annuire

-Va bene allora. Andiamo-

Rein annuì. Shade fece un cenno alla guardia e l’uomo aprì la porta. Un corridoio poco illuminato si aprì davanti ai loro occhi e un odore di cantina, un misto di polvere e chiuso, arrivò alle loro narici. Shade si avviò ed entrò con Rein. Camminarono per qualche metro in silenzio, prima che il conte Nicholanos gli venisse incontro

-Altezze reali-

-Conte-

Nicholanos si inchinò.

-Chiedo scusa per avervi fatto chiamare così presto, ma ho ritenuto che prima fosse risolta questa situazione meglio fosse per tutti, soprattutto per me-

Shade annuì

-Cosa ha fatto per meritarsi di essere chiuso qui dentro?-

Nicholanos fissò Shade e sospirò

-Ha cercato di andare nell’appartamento del conte di Hoteval, altezza, con la spada-

-Lo immaginavo-

-E nel cercare di trattenerlo ha… tirato un pugno a una guardia, mandandola al tappeto e quasi ferito un’altra guardia con la spada-

Shade si portò una mano sul viso e Rein ridacchiò. Il principe le scoccò un’occhiata contrariata ma Rein gli sorrise

-Andiamo, è divertente se ci pensi… avrei voluto vedere la scena-

Shade la guardò, allibita

-Vi assicuro altezza che non è stato affato divertente-

Disse Nicholanos. Rein fece per ribattere ma si trattenne.  Stava per intervenire e chiedere altro a Nicholanos, quando la voce inconfondibile di Thomas si propagò per il corridoio, facendoli tutti voltare verso il suono

-La volete smettere di fare i convenevoli e volete tirarmi fuori? La situazione sta diventando imbarazzante-

Shade fece qualche passo in avanti fino ad arrivare davanti ad una cella. Dietro le sbarre Thomas, seduto per terra e con la schiena appoggiata alla parete  lo fissò esasperato.

-Fammi uscire da qui, subito-

Gli intimò. Shade incrociò le braccia al petto

-Non saprei. C’è qualcosa di terribilmente piacevole nel saperti chiuso dietro queste sbarre-

Thomas si alzò e si avvicinò alle sbarre

-Shade, non sono dell’umore, ne per il tuo sarcasmo ne per niente altro. Fammi uscire. Subito-

-Solo se prometti di mantenere la calma-

-Io sono calmo-

-E che non correrai ad uccidere Philip-

Thomas lo guardò poi annuì

-Non uccido nessuno, non ne era mia intenzione-

-E che non andrai a prendere a pugni il mio ministro-

Thomas lo guardò fisso negli occhi, poi, molto lentamente, annuì

-Bene-

Shade si voltò verso Nicholanos e gli fece un cenno. Il tenente si avvicinò alle sbarre e, dopo avere inserito la chiave e fatto scattare il chiavistello, aprì la porta al suo capitano. Non appena Thomas fu fuori si mise di fronte a Shade e il principe realizzò un secondo troppo tardi cosa stava accadendo. Il pugno di Thomas si abbatté sulla sua guancia veloce, preciso e doloroso. L’urlo di Rein fu l’unica cosa che si sentì. Shade era finito per terra, disteso sul pavimento. Senza pensare, Shade si affrettò a rialzarsi e diede lo stesso pugno che aveva ricevuto a Thomas. I due presero a fare a botte, tirandosi pugni, schiaffi o calci a vicenda. Rein prese a urlargli contro, ma Shade non ci badò, così come Thomas. I due si ritrovarono per terra, avvinghiati e intenti a tirarsi pugni, quando una secchiata d’acqua gelida gli arrivò addosso. Shade si trovò a sbattere gli occhi, confuso. Si sdraiò sulla schiena e guardò in alto e lo stesso fece Thomas, come paralizzato. Davanti a loro stava, in piedi, Nicholanos, un secchio vuoto tra le mani.

-Altezza, capitano, direi che ora può bastare. Avete spaventato fin troppo la principessa-

Shade guardò Rein che si trovava a qualche passo da loro, dietro una guardia reale. Aveva delle lacrime che le scendevano dagli occhi e Shade si maledisse. L’aveva spaventata. Si voltò verso Thomas per rimproverarlo ma il capitano gli rivolse uno sguardo divertito. Bastò quello e anche lui sorrise, per poi scoppiare a ridere. Thomas fece lo stesso e le loro risate si diffusero per il corridoio. Ad un tratto Shade si voltò verso Thomas

-Ti senti meglio?-

Thomas annuì

-Decisamente-

Shade annuì poi si mise a sedere. Rein aveva lo sguardo sconvolto

-Thomas aveva solo bisogno di prendersela con qualcuno per sfogarsi-

La principessa fissò lui poi Thomas a occhi sgranati.

-Voi siete pazzi-

Disse solo. Thomas ridacchiò e si tirò su, poi offrì la mano a Shade per farlo alzare

-Non pazzi, siamo solo uomini. È così che risolviamo le cose, vero Nicholanos?-

Disse Thomas assestando una pacca sulla spalla al suo tenente. Nicholanos non disse niente, si limito ad annuire, ma forse più per abitudine che altro, il secchio vuoto ancora in mano. Shade si scosse i capelli bagnati dal viso e tornò padrone della situazione

-Nicholanos, accompagnate la principessa nella stanza di Thomas e fate portare the caldo e qualcosa da mangiare.-

-Come volete altezza. Principessa, per favore, seguitemi-

Nicholanos si inchinò e prese a camminare verso la principessa. Rein, tuttavia, non sembrava intenzionata a spostarsi da quel corridoio. Anzi, si incamminò veloce verso di lui, leggermente furiosa e fece qualcosa di totalmente inaspettato. Quando fu abbastanza vicina a lui, infatti, gli diede un calcio in uno stinco, facendolo trasalire dal dolore e poi fece lo stesso con Thomas.

-Ahia Rein, fa male-

Disse Thomas portandosi una mano sulla gamba, dolorante. Shade, troppo sconvolto da quell’atteggiamento, la fissò. Rein incrociò le braccia al petto e li guardò autoritaria

-Questo è per avermi fatto spaventare. Che modi sono di prendersi a pugni? Così che risolvete le cose? Mi meraviglio che la società civile possa essere andata avanti con voi uomini al comando. Siete due idioti, lo sapete? Due immaturi, piccoli e stupidi bambini anzi. Non posso credere di essermi anche preoccupata per voi-

Shade la fissò ma non disse niente, anzi, sentendosi in colpa, abbassò lo sguardo, incapace di guardare i suoi occhi. Rein non aggiunse altro, si voltò e si incamminò per il corridoio. Nicholanos si fece da parte ma scoccò un sorriso divertito ai due, prima di seguire la principessa. A metà del corridoio, tuttavia, Rein si voltò di nuovo verso di loro

-E vedete di darvi una sistemata! Non vorrete prendervi un raffreddore. Asciugatevi, rendetevi presentabili e venite a fare colazione. O giuro che vi darò qualcosa di molto più doloroso di un calcio in una gamba, sono stata chiara?-

Sia Shade che Thomas annuirono. Poi Rein si avviò per il corridoio, sparendo presto dalla loro vista. Rimasti soli Thomas si voltò verso di lui

-Sposala, te ne prego. E giuro che non ti darò mai più un problema al mondo-

Shade non gli rispose nemmeno ma un sorriso gli affiorò sul volto. Mentre si massaggiava la gamba ancora dolorante si trovò a pensare che effettivamente una donna come lei non l’aveva mai conosciuta. E qualcosa gli diceva che c’erano ancora tanti aspetti di lei inaspettati da conoscere.

 

 

Rein fissò quello che doveva essere il salotto di Thomas e per poco non lanciò un urlo di disperazione. La stanza era in uno stato di totale delirio. Il divano era privo dei suoi cuscini, che erano sparsi in giro per la stanza, scaraventati, evidentemente, da un furioso e ubriaco Thomas. Il tavolino era ricoperto di bottiglie di vino, vuote, bicchieri e avanzi di cibo. Il fuoco era spento da un po’ e le due finestre della stanza erano aperte, in modo che l’aria fredda del mattino primaverile entrasse dentro, copioso. Rein si voltò verso Nicholanos

-Chiamate subito qualcuno per sistemare questo disastro. E voi-

Indicò due guardie che scattarono subito

-Chiudete immediatamente quelle finestre e accendete il fuoco. Sapete accendere un fuoco, vero?-

Gli uomini annuirono e si misero all’opera. Intanto Nicholanos aveva fatto chiamare una cameriera e la ragazza, appena vide lo sguardo torvo di Rein e le condizioni della stanza si mise subito a sistemare, in silenzio. Il rumore del fuoco che aveva preso vigore nel camino fece voltare Rein verso di esso. Si avvicinò veloce e allungò le mani, per scaldarsi. Nicholanos le si avvicinò piano

-Altezza se posso…-

Rein si voltò

-Che cosa c’è adesso?-

L’uomo fece un passo indietro istintivamente

-Niente altezza solo, se avete freddo, potete accomodarvi nello studio del capitano. Lì il fuoco arde già da un’ora e la stanza è più calda rispetto a questa. Così mentre aspettate sua altezza e il capitano potete stare al caldo-

Rein si guardò un attimo intorno. Effettivamente la stanza era gelata dato che, molto probabilmente, le finestre erano rimaste aperte per buona parte della notte e la cameriera aveva bisogno di una buona mezz’ora per rendere la stanza almeno presentabile. La turchina si ritrovò a fare un sospiro poi scosse la testa

-No-

Nicholanos granò gli occhi

-No altezza?-

-No. Io aspetterò quei due che chiamate rispettosamente principe e capitano nella sala da pranzo del palazzo, dove ogni mattina faccio colazione insieme alle sole persone che conoscono ancora buone maniere e educazione o che abbiano un minimo di cervello e lo sanno usare. Se vorranno vedermi sarò lì. Altrimenti, che stiano qui pure al freddo per quanto mi riguarda-

Detto questo Rein si voltò e si avviò verso la porta. Poi però si bloccò di colpo e si voltò, dove Nicholanos la fissava perplesso

-A proposito, perché mi avete fatto chiamare? Cosa c’entravo io questa mattina in questo siparietto?-

L’uomo la guardò poi fece un sospiro

-Principessa, conosco fin troppo bene il capitano, temo. Sapevo che appena avrebbe visto il principe e ne avesse avuto l’occasione, avrebbe fatto quello che ha fatto-

-E allora perché…-

-Credevo, in tutta onesta, che sapendovi lì con loro non avrebbe osato fare quello che ha fatto-

-Cioè prendere a pugni Shade?-

La cameriera che stava sistemando la stanza si bloccò di colpo e li fissò ad occhi sgranati. Rein la vide e sospirò

-Uomini-

Disse solo. La donna si limitò a fare un cenno con il capo incerta, poi tornò a sistemare. Rein si voltò verso Nicholanos

-Conte, è stato chiaro che la mia presenza non ha cambiato in alcun modo i fatti. Ma non credo che voi mi abbiate chiamata a quest’ora del mattino solo per evitare una scazzottata tra quei due. Qual è il vero motivo? O devo credere che anche voi rientriate nella categoria degli uomini privi di cervello?-

L’uomo si trovò a sorridere e ad annuire. Si avvicinò poi a lei e le offrì il braccio

-Permettetemi di accompagnarvi nella sala della colazione, altezza. Almeno saprò oggi di avere fatto qualcosa di utile-

Rein lo fissò e si lasciò sfuggire un sorriso. Le piaceva Nicholanos, c’era qualcosa nel suo modo di fare che era rassicurante e piacevole. Così  accetto l’offerta  e i due si allontanarono da quel delirio di stanza e, soprattutto, da orecchie indiscrete.

-Altezza sappiamo perfettamente qual è stato il motivo per cui il capitano è finito in quella cella questa mattina-

Rein annuì

-Dato il tenore delle preoccupazioni del capitano ho ritenuto saggio chiamarvi perché, come è noto, tra uomini e donne, coloro che sanno gestire meglio questo tipo di situazioni e trovare dei rimedi efficaci siete voi donne, non di certo noi uomini-

Rein guardò leggermente compiaciuta il tenente. Non si aspettava quel tipo di parole uscire dalla bocca di un uomo serio come lui. Rein si trovò a sorridere e ad annuire

-Mi fa piacere sapere che c’è ancora del buon senso nel genere maschile. Ammetto che dopo questa mattina iniziavo a dubitarne-

Nicholanos le sorrise

-Sono cresciuto in una famiglia completamente al femminile. Mio padre è morto quando avevo solo tre anni, quindi sono cresciuto con mia madre e le mie due sorelle maggiori. Direi che conosco fin troppo bene il potere femminile. Soprattutto, so riconoscere il buon senso quando lo vedo-

Rein ridacchiò

-Deve essere stata un’infanzia piacevole la vostra-

L’uomo sorrise

-Se credete che, essendo io l’unico uomo di casa e successore del titolo di conte lasciato da mio padre che quindi io abbia ricevuto un qualche tipo di trattamento di favore o sia stato viziato e coccolato forse anche più del dovuto, ebbene si, vi posso confermare che è assolutamente vero. Mia madre poi mi ha sempre fatto credere di essere io a decidere ogni cosa, ogni mio desiderio era esaudito in quanto futuro conte Nicholanos, ma in realtà erano loro a comandare, mia madre insieme alle mie sorelle, e riuscivano sempre a farmi fare quello che volevano loro, facendola passare per una mia decisione-

Nicholanos ridacchiò a quei ricordi

-Però si, altezza, ho avuto un’infanzia piacevole e piena di bei ricordi. E ho anche imparato quanto sia grande la forza di volontà femminile e quanto voi siate decisamente migliori di noi uomini nel risolvere conflitti o sistemare situazioni all’apparenza impossibili da risolvere. Per questo mi sono permesso di chiamarvi questa mattina. So che siete una leale amica del capitano e lui tiene molto a conto la vostra opinione, credetemi. So che vi ascolterà se crederete di avere un modo per sistemare le cose e so che siete la sola che possa capire come stanno realmente le cose-

Rein lo guardò e si entrì terribilmente grata per quella piena fiducia. Tuttavia, un senso di preoccupazione la invase, perché fino a quel momento, non era stata assolutamente in grado di pensare a niente che potesse risolvere la situazione in cui si era ritrovata.

-Voi cosa credete? Pensate che la voce sia vera?-

Nicholanos scosse il capo

-Onestamente, altezza, non conosco bene nessuno dei due per potere dire con sicurezza se sia vero o meno. Però non credo, altezza-

-Cosa vi fa pensare questo?-

Il tenente si fermò e la guardò

-Ho avuto modo di osservare il conte di Hoteval perché sono stato assegnato alla sua scorte spesso nell’ultimo periodo. E ho avuto modo di parlare con lui durante il ricevimento organizzato dal capitano in vostro onore. Da quello che ho visto mi sono fatto un’opinione su di lui e non credo che sia la contessa di Gaumont ad avere attratto l’attenzione del conte-

Rein lo guardò sorpresa

-Dalle vostre parole sembra quasi che il conte si sia invaghito di un’altra donna-

-Invaghito non lo so, ma di sicuro credo sia particolarmente interessato a qualcuna, altezza, questo si. E quella donna non è di certo la contessa di Gaumont-

-E chi sarebbe allora?-

Nicholanos rimase in silenzio. I due ormai erano arrivati da qualche minuto davanti alla porta della sala da pranzo. Il tenente aprì la porta per Rein e si mise di lato, in modo da farla entrare. Rein lo guardò

-Non volete dirmi il nome-

-No altezza, anche perché se mi sbaglio farei una brutta figura nei confronti del conte. Se invece ho ragione, non credo spetti a me rivelare le inclinazioni del conte senza il suo permesso-

Rein sorrise

-Siete un brav’uomo, tenente. E un buon amico-

Nicholanos la guardò negli occhi e le sorrise

-Grazie altezza-

Rein rispose al sorriso di Nicholanos con un sorriso a sua volta, poi entrò nella sala da pranzo. La tavola era stata già apparecchiata per la colazione. L’unica cosa che mancava, ovviamente, erano le vivande, che sarebbero state portate solo quando la regina fosse arrivata per la colazione, come da protocollo reale. Almeno, però, il fuoco era stato accesso e la stanza era piacevolmente calda. Rein si fermò davanti al camino e prese ad osservare il fuoco scoppiettante. Rimase così, ferma e immobile, presa ad osservare il movimento ipnotico delle fiamme. Mentre osservava il dolce movimento del fuoco, piano piano, un’idea prese a formarsi nella sua mente. Stava pensando ad un piano, neanche troppo elaborato, per cercare di risolvere il problema. Un sorriso le spuntò sul volto, quando l’idea prese sempre più definizione nella sua mente. Fu richiamata bruscamente alla realtà quando qualcuno aprì la porta. Nel voltarsi, Rein vide Shade e Thomas, sorridenti e allegri, entrare. Appena la videro, tuttavia, si bloccarono di colpo e la fissarono. Rein incrociò le braccia al petto e li fissò. Si erano asciugati e cambiati d’abito, tutti e due. La guancia di Shade presentava un leggero rossore dove Thomas lo aveva colpito e il capitano aveva un labbro leggermente arrossato.

-Posso sperare di potere avere una conversazione civile con voi adesso o avete intenzione di fare di nuovo a pugni?-

Shade scosse il capo e anche Thomas.

-Bene, almeno sembrate avere riacquistato il buon senso. Ora, per favore, sedetevi e statemi a sentire. Forse so come riuscire a capire cosa sia realmente successo quella notte-

Thomas fece un passo avanti e la guardò dritto negli occhi

-Cosa proponi?-

Rein li guardò negli occhi, prima Thomas poi Shade.

-Vi fidate di me?-

Rein continuò a fissare Shade dritto negli occhi. Il principe non esitò un istante nel risponderle

-Sai che è così-

-Allora promettetemi di lasciarmi fare ciò che devo fare, senza interferire-

Shade annuì e anche Thomas, anche se il capitano sembrava poco convinto. Rein però scosse la testa

-No, non mi basta un assenso così. Giuratemelo. Giurate di non interferire con i miei piani-

Thomas e Shade si guardarono, parlandosi in un linguaggio silenzioso sviluppatosi in anni di amicizia. Rein attese, poi, per primo, fu il principe a parlare

-Te lo giuro, non interferirò-

Thomas la guardò, poi si avvicinò alla turchina e le prese le mani, stringendole nelle sue

-So che farai la cosa giusta. Prometto di non interferire e lasciarti fare, anzi, prometto di più, farò qualsiasi cosa mi ordinerai pur di risolvere questa situazione-

Rein gli sorrise

-Bene, sapevo che potevo contare su di voi-

Detto questo si liberò dalla stretta delle mani di Thomas e salutandoli, si avviò verso la porta. Fu bloccata prima di uscire, dalla mano di Shade che la afferrò e la fece voltare

-Rein aspetta-

Rein guardò la sua mano bloccata in quella del principe.

-Shade avrei da fare-

-Non vuoi nemmeno dirci cosa vuoi fare? Come possiamo aiutarti se non sappiamo cosa hai in mente-

-Giusto Rein, il principino qui ha ragione. Cosa vuoi fare con esattezza?-

Rein però scosse il capo

-Non posso dirvelo, perché se ve lo dicessi fareste di tutto per dissuadermi dalla mia idea. La cosa migliore che potete fare per aiutarmi è tornare a fare il vostro solito lavoro, come se niente fosse. Così non spargeremo altri pettegolezzi-

-Ma…-

Shade la guardò, preoccupato. La sua mano la strinse ancora di più. Rein fece un passo verso di lui e lo guardò negli occhi

-Lo hai promesso, poco fa. Lasciami attuare il mio piano. Sai che se dovessi avere bisogno di te, verrò subito a cercarti-

Rein vide gli occhi di Shade guardarla preoccupato, ma alla fine il principe annuì e lasciò la presa della sua mano. Rein gli sorrise

-Grazie-

Gli disse. Poi si rivoltò e questa volta non ci fu nessuna mano a fermarla. Uscì veloce e si incamminò su per le scale, diretta alla sua stanza. A metà scalinata fu sorpresa di vedere venire verso di lei, la sua cameriera.

-Altezza! Cosa ci fare fuori dalla vostra stanza a quest’ora del mattino?-

-Dreamy, perfetto. Vieni con me. Abbiamo del lavoro da fare, immediatamente-

Rein non si fermò, continuò la sua corsa verso la sua stanza. Dreamy dietro di lei, la seguì veloce

-Cosa dovremmo fare altezza? Ieri sera non mi avete avvisata di niente-

-C’è stato un cambio di programma improvviso. Devi vestirmi, pettinarmi e truccarmi come non hai mai fatto prima d’ora, Dreamy-

Rein arrivò alla porta della sua stanza ed entrò velocissima e sentì Dreamy correrle dietro. Rein non perse tempo, si avviò al sua guardaroba e iniziò a guardare i suoi vestiti, uno ad uno.

-Altezza, posso sapere cosa sta succedendo di preciso? Perché ci troviamo nel vostro guardaroba? Se so cosa cercate posso aiutarvi meglio…-

Rein si soffermò su un abito e lo osservò. Era assolutamente perfetto per il suo piano

-Dreamy, oggi indosserò questo-

La rosa sgranò gli occhi, meravigliata

-Questo altezza? Ma non vi sembra esagerato per…-

-No, affatto. anzi direi che è perfetto per l’occasione-

Dreamy la guardò, esasperata

-Posso sapere di che occasione si tratta?-

Rein le sorrise

-Oggi, cara Dreamy, avrò un appuntamento galante-

La cameriera sgranò gli occhi per la sorpresa

-Un appuntamento? Voi? E con chi?-

Rein le sorrise

-Con l’unica persona che può aiutarmi a mettere in atto quello che devo fare-

-Parlate del principe per caso?-

Rein ridacchiò

-No, non parlo di Shade-

-Allora chi? Perdonate altezza, ma non ci sto capendo niente della situazione. Chi dovete incontrare oggi e perché?-

Rein uscì dal suo guardaroba e si sedette al tavolo della sua toletta. Poteva vedere lo sguardo perso di Dreamy attraverso il riflesso dello specchio

-Dreamy, oggi avrò un appuntamento con il conte di Hoteval-

Dreamy spalancò la bocca, per la sorpresa

-Cosa? Il conte e voi? Un appuntamento?-

Rein annuì. La rosa la fissò sconvolta

-Voi e il conte?-

Richiese. Rein ridacchiò e annuì

-Esatto Dreamy, io e il conte. E dovrà essere qualcosa di plateale, sotto gli occhi di tutti-

La rosa la fissò sempre più perplessa

-Perché altezza? Cioè voglio dire, cosa…-

Rein la guardò

-Dreamy, tu non ti preoccupare del perché. Ho le mie ragioni e se sfrutto bene la situazione, so che avrò tutte le risposte di cui ho bisogno-

-Risposte?-

Chiese Dreamy, sempre più confusa e persa dalle sue parole. Rein si voltò e la fissò

-Dreamy, fidati di me. Il tuo compito adesso è di rendermi ancora più affascinante e bella del solito. Pensi di poterlo fare?-

La cameriera la guardò, poi si diede una scrollata al capo e annuì

-Certo che lo posso fare. Sono la vostra cameriera personale, dopotutto. Farò come dite, altezza-

Rein annuì e si rivoltò verso lo specchio. Dreamy si avvicinò e la guardò solo un’ultima volta dallo specchio

-Più bella che mai? Siete sicura?-

Rein annuì

-Più bella che mai-

Dreamy annuì, poi prese in mano la spazzola e iniziò a pettinarle i capelli. Non si parlarono più, ma la mente di Rein continuava a lavorare. Soprattutto, sperava con tutta se stessa che il suo piano funzionasse. Ma se aveva capito bene come si erano svolti i fatti e chi aveva, per prima, diffuso la notizia, sapeva che quella poteva essere la mossa giusta, o almeno, lo sperava. Ora doveva solo metterla in pratica. Dopotutto, un appuntamento con Philip non poteva avere conseguenza disastrose. Infondo, che male poteva fare passare un poi’ di tempo da sola con Philip?

 

Shade era nel suo studio, intento a lavorare, o, almeno, a provarci. Sapeva di aver promesso a Rein di lasciarle fare e non interferire, ma non poteva impedire a se stesso di essere preoccupato. Eppure non doveva. Sapeva che, essendo una principessa, Rein sapeva perfettamente come destreggiarsi nelle dinamiche di corte, o almeno lo sperava, e sapeva anche che se aveva chiesto di lasciarla lavorare senza interferire, aveva un piano ben preciso in mente. Eppure era comunque preoccupato. Preoccupato per non sapere cosa sarebbe successo. E l’ignoto lo angosciava. Però il suo senso del dovere era superiore alla preoccupazione, quindi si era deciso a sedersi alla sua scrivania e lavorare, come faceva ogni giorno. Però, quello non era un giorno come tutti gli altri, e ad indicare che c’era qualcosa di diverso, era la presenza anomala del tenente Nicholanos dietro di lui, al posto che di solito occupava Thomas. Shade aveva lasciato la “giornata libera” al suo amico, che era di qualsiasi umore tranne che di quello adatto per lavorare. Come, pensandoci, non lo era nemmeno il suo. Shade sospirò, poi lasciò perdere il resoconto commerciale che aveva sotto gli occhi e si appoggiò allo schienale della sedia

-Tenente?-

-Si altezza?-

-Perché siete entrato nel corpo delle guardie reali?-

Seguì qualche attimo di silenzio. Shade si voltò verso di lui e lo guardò. Nicholanos era leggermente interdetto e sembrava indeciso sul da farsi

-Non credevo fosse una domanda così difficile-

-Non è la domanda, altezza il problema, ma la mia risposta-

Shade lo guardò perplesso

-Spero non mi vogliate dire che siete stato costretto a farlo-

Nicholanos scosse il capo

-No, non è quello altezza-

-Allora parlate, conte. Siete libero di potere dire ciò che volete, senza ripercussioni-

-Credo di essermi arruolato per fare un dispetto a mia madre-

Shade lo guardò allibito, poi scoppiò a ridere

-Non vi facevo un figlio ribelle, conte-

-Non lo sono mai stato, altezza. Ma compiuta la maggiore età mia madre iniziava già a parlare di matrimonio e del futuro della nostra casata. Stava già prendendo accordi in tal senso e io volevo fare tutto tranne che sposarmi, almeno per il momento. Così, dopo averle detto che non avevo intenzione di sposarmi così presto e, soprattutto, con qualcuno che non avevo nemmeno scelto io, le ho dato quello che si potrebbe dire un ultimatum-

-Ultimatum?-

Nicholanos annuì

-Esatto.  O lei smetteva di parlarmi di matrimonio o io mi sarei arruolato-

-E dato che siete qui, deduco che vostra madre non vi abbia ascoltato-

-Più che ascoltato, creduto. Credo ritenesse che non dicessi sul serio. Dopotutto non avevo mai mostrato interesse per tutto ciò che riguardava l’aspetto militare. Però, dopo l’ennesimo incontro con la figlia di un conte orchestrato con la complicità anche delle mie sorelle, ho mantenuto la parola data. Mi sono arruolato nelle guardie reali e, dopo l’addestramento, sono stato mandato qui a palazzo. Il resto dovrebbe essere di vostra conoscenza, altezza-

Shade si trovò a sorridere e annuire

-Si, so che, in qualche modo, Thomas vi ha notato e scelto poi per la scorta della famiglia reale. Inoltre siete un nobile, quindi la vostra educazione e il vostro rango vi rendono perfettamente idoneo a frequentare le stanze del palazzo reale senza creare imbarazzo. Anche se ammetto che nessuna delle guardie reali ha mai creato imbarazzo-

Nicholanos annuì. Shade lo guardò, comunque divertito per ciò che aveva scoperto

-Alla fine immagino vostra madre abbia ceduto sulla faccenda del matrimonio-

Il tenente sospirò

-Al contrario. È più che intenzionata a farmi sposare. Con chiunque parli si vanta del fatto che suo figlio è il secondo in comando sotto il capitano delle guardie reali. Ma nonostante tutto, non ho ceduto sul mio punto. Sceglierò io la donna che vorrò sposare e lo farò solo se mi dirà di si senza condizionamento di rango o titolo-

-Un’impresa ardue, conte-

-Ma non impossibile-

Shade annuì e si trovò a capire come mai a Thomas piacesse così tanto. Nicholanos aveva qualcosa di rassicurante nei suoi modi di fare, dava un senso incredibili di affidabilità e di sicurezza. Inoltre, la sua determinazione era facilmente credibile, anzi, poteva quasi essere contagiosa.

-Conte, sono contento che abbiate scelto di arruolarvi, anche se per scappare alle grinfie matrimoniali. Siete un buon soldato-

-Grazie altezza-

-E dato che siete un buon soldato, deduco che siate anche un esperto spadaccino-

Nicholanos lo guardò incuriosito e annuì

-Bene. Tenente, lei ora verrà con me. Ho bisogno di sfogarmi. Andiamo ad allenarci un po’ con la spada-

Shade si alzò e si avviò verso la porta

-Altezza aspettate. Non credo sia una decisione saggio-

-Una cosa, conte. Durante gli allenamenti io non sono sua altezza reale il principe Shade. Sono solo Shade, quindi non risparmiatevi. E non mi chiamate sua altezza nel campo di allenamento. Intesi?-

Nicholanos lo guardò

-Non credo di poterlo fare, altezza-

-Allora ve lo ordino-

Il tenente lo guardò poi annuì

-Come desiderate altezza-

-Bene-

Shade si incamminò per il corridoio, diretto alla sala di allenamento delle guardie reali. Una volta arrivati i due, dopo essersi preparati e avere preso le spade, si prepararono all’allenamento

-Bene iniziamo. Tenente è pronto?-

Nicholanos annuì

-Prima di iniziare, però, altezza, due cose-

-Ditemi-

-Potete chiamarmi con il mio nome di battesimo altezza. Se voi qui siete solo Shade, io sono Andrew. Non tenente o conte-

Shade annuì

-E la seconda?-

Andrew si mise in posizione, guardia alta e chiusa, pronto a scattare

-So che ho detto che non mi sono mai interessato alle cose militari, ma ho seguito lezioni di scherma da quando ho quattro anni. Sono decisamente bravo con la spada-

Shade sorrise, compiaciuto

-Era proprio quello che speravo. Un degno avversario. Vediamo allora chi è il migliore-

-Sarà un piacere, Shade-

E detto questo i due iniziarono, senza esclusioni di colpi. E la mente di Shade si concentrò solo sulle parate e gli attacchi, dimenticandosi, almeno per un po’, della sua preoccupazione per una certa principessa dai capelli blu.

 

 

 

Rein si guardò allo specchio un’ultima volta. Dreamy era veramente la migliore nell’acconciarle i capelli. Riusciva sempre a crearle delle acconciature che li facevano all’apparenza lasciati allo stato naturale, tuttavia con una dose di raffinatezza e ricercatezza. Rein adorava quello stile, ordinato e semplice, come era lei dopotutto. Tuttavia, nonostante la semplicità, la presenza di dettagli, come fermagli di diamanti o pietre preziose, faceva ricordare a tutti quelli che la vedevano, che era, comunque, una altezza reale.

-Altezza, siete splendida-

Le disse Dreamy, guardandola ammirata

-Il merito è tutto tuo-

Dreamy scosse la testa, decisa

-Se non avessi una buona base da cui partire, non potrei fare quello che faccio per voi-

Rein le sorrise, semplicemente. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare in modo che Dreamy ricevesse la giusta ricompensa per tutto quello che faceva per lei, ma in quel momento non aveva tempo da perdere. Doveva entrare in azione e se voleva che il suo piano andasse a buon fine, dopo la prima fase della sua preparazione, veniva il secondo punto: l’organizzazione perfetta.

-Dreamy, devo chiederti altri due favori, per oggi-

La rosa la guardò e annuì. Rein le diede le istruzioni e, la ragazza, sebbene ancora più confusa di quanto già non fosse già, annuì e si avviò veloce a svolgere il compito datole. Rein, nel frattempo, si affrettò a scrivere due righe su un foglio di carta. Era un breve messaggio per la regina, dove la avvertiva che stava per scatenare un’ondata incredibile di pettegolezzi a corte. Era meglio avvisarla prima e andare dopo a spiegarle il perché, che non fare tutto nello stesso momento. Dopo circa una quindicina di minuti, Dreamy tornò da lei, sorridente

-Ho fatto come mi avete chiesto-

-Cosa ha detto il conte?-

-Per poco non sveniva quando gli riferivo il vostro messaggio. È parso confuso ma, oserei dire, quasi contento. Ha accettato ovviamente la vostra richiesta. Sarà qui all’ora che avete detto voi, alle undici precise-

Rein annuì. Sapeva che Philip avrebbe agito in quel modo, era una sensazione ma si era rivelata corretta.

-E per quanto riguarda il resto?-

Chiese la turchina. Quella era la parte più complicata, ma Rein sperava di essere abbastanza esperta nella vita di corte per potere avere indovinato quello che sarebbe successo.

-Ho fatto come avete detto. Ho parlato con alcune cameriere e ho detto esattamente quello che mi avete detto di riferire-

-Ora speriamo solo che la voce si diffonda presto-

Dreamy annuì

-Fidatevi, altezza. Se c’è una cosa che conosco bene è che noi ragazze parliamo e anche molto. E credo di avere parlato con le cameriere più pettegole di tutte-

Rein ridacchiò

-Ottimo lavoro, Dreamy. Ora, c’è solo un’ultima cosa da fare. Vai a chiamare Trudy per favore-

-La contessa Gaumont?-

Chiese perplessa la rosa. Rein annuì

-Si, valla a chiamare. Ho bisogno che sia qui prima dell’arrivo di Philip-

Dreamy la guardò perplessa, ma annuì e uscì dalla stanza. Rein si trovò a fare un bel respiro, mentre si accomodava sul divano del suo salotto. Il suo piano era molto semplice in realtà: doveva solo farsi vedere in compagnia di Philip, allegra e sorridente. Non sarebbe stato un problema, tutte le volte che aveva parlato con il conte era sempre stata bene e aveva trovato sempre piacevole la sua compagnia. Quella era decisamente la parte più facile del programma, il resto, doveva dipendere dal fatto che tutti facessero ciò che aveva in mente. Un leggero bussare la scosse dai suoi pensieri

-Altezza, la contessa di Gaumont-

Annunciò Dreamy, facendo entrare Trudy.

-Altezza-

Trudy le fece un piccolo inchino e la guardò, perplessa. Rein le sorrise e le indicò di sedersi su una poltrona, cosa che la donna fece subito. Rein poi fece un cenno a Dreamy, e la rosa sparì, lasciandole sole

-Chiedo scusa per averti fatto chiamare così all’improvviso-

-Non vi preoccupate, altezza, ero solo intenta a ingannare il tempo leggendo un libro-

Disse Trudy, che la stava guardando perplessa. Rein la guardò dritta negli occhi

-C’è una cosa che dovresti sapere-

-Dimmi-

-Non ti piacerà-

Trudy le sorrise

-Non mi conosci così bene per sapere cosa mi piace e cosa no-

-Questo non ti piacerà perché è una cosa che non piacerebbe a nessuna-

Trudy la guardò perplessa, ma rimase in silenzio.

-Ieri pomeriggio sono stata messa al corrente di un pettegolezzo che riguarda te-

Rein vide Trudy impallidire

-Che tipo di pettegolezzo?-

Chiese quasi con un filo di voce

-Dei peggiori. Dicono di averti vista in atteggiamenti intimi con un uomo-

Trudy, pallida in volto, si alzò di scatto dalla sedia e prese a fare avanti e indietro per la sala. Rein la guardò senza dirle niente. Sapeva che, prima di aggiungere altro, Trudy aveva bisogno di digerire la notizia. Ad un tratto Trudy si bloccò e la guardò

-E' opera della marchesa, giusto?-

Rein annuì. La principessa vide i pugni della contessa stringersi.

-Che cosa ha messo in giro su di me?-

Le chiese, quasi implorandola. Rein la guardò dritto negli occhi

-Dicono che hanno visto un uomo uscire dalla tua stanza in piena notte-

Trudy la guardò

-Che cosa?-

-Non solo questo. Si dice anche chi è uscito dalla tua stanza-

Trudy la guardò e poi ridacchiò

-È ridicola come cosa. L’unico uomo che può mai essere entrato nella mia stanza è Thomas e non lo ha mai fatto di notte. Persino la marchesa conosce il mio rapporto con quell’idiota e saprebbe perfettamente che potrei smontarle il pettegolezzo subito se dicesse una cosa del genere su di noi. Che cosa ci guadagna ad avere inventato una cosa del genere?-

Rein la guardò e si trovò a scuotere la testa

-Non si tratta di Thomas. Non te lo avrei nemmeno detto se fosse stato così-

Trudy la fissò perplessa

-E allora con chi ha detto che ero?-

-È più complicato Trudy. E c’è di più. Non è stata direttamente la marchesa ha dirmi questa cosa-

Trudy la guardò e sgranò gli occhi sconvolta

-Cosa? Non è stata la marchesa? Io credevo che dato che ieri c’è stato il tuo ricevimento lei…-

Trudy non finì la frase. Rein si alzò e le andò vicino

-È questo il problema. Ieri la marchesa non ha detto assolutamente niente su di te. Ma quello che è peggio è che, a quanto pare, il pettegolezzo sta già girando da una settimana a corte e nessuno di noi ne è venuto a conoscenza. È questa la cosa che mi ha fatto capire che dovevo agire subito. Per questo ho bisogno che tu sappia quello che ho in mente di fare-

-Io non capisco-

-Nemmeno io, non del tutto, anche perché non capisco il nesso in questa storia, ma sembra un attacco personale e mirato a tutti noi-

-In che senso?-

Trudy la guardò confusa, poi, ad un tratto, fu come se ebbe un’illuminazione.

-Oh no, ti prego dimmi che non è con lui che dicono di avermi vista-

Rein, presa in contropiede, la guardò confusa, ma Trudy si sedette sulla poltrona e si prese la testa tra le mani.

-È Philip, vero? Dicono di averlo visto uscire dalla mia stanza all’incirca una settimana fa, è così?-

Rein la guardò sconvolta

-Vuoi dire che il pettegolezzo è vero?-

Trudy la guardò poi annuì. Rein per poco non cadde per terra, sconvolta da quella rivelazione.

-Tu e Philip?-

Le chiese sconvolta Rein, totalmente senza parole. Si era aspettata di tutto, tranne che una confessione da parte di Trudy. La contessa, però, scosse decisa la testa

- Non ho nessuna relazione sentimentale con Philip, o quello che vuole far passare la marchesa. Ma è vero che è stato in camera mia l’altra notte-

-Perché? Perché hai fatto entrare Philip, di notte, nella tua stanza?-

Trudy la guardò e Rein vide della rabbia montarle dentro

-Perché? Vuoi veramente saperlo principessa? È stato per colpa tua-

-Io? Che cosa c’entro io con…-

Rein non finì la frase, perché non ce n’era bisogno. Tutto ora aveva un senso logico. Una settimana fa, in piena notte. Lei nel corridoio con Shade. Rein sbiancò guardandola

-Ci avete visto, quella notte-

Trudy la guardò e lentamente annuì

-Si-

Rein si lasciò cadere sul pavimento, ai piedi di Trudy. La guardò, incapace di formulare una singola parola. Tutto ciò che riuscì a pensare era una solo una cosa

-Perché?-

Le chiese. Trudy la guardò, e la principessa vide lo sguardo di Trudy addolcirsi un attimo. Poi la contessa prese a raccontarle di quella notte

-Quella sera Philip mi stava semplicemente riaccompagnando in stanza. Avevo passato la serata nel loro appartamento assieme anche alla cugina e alla contessa Alambert. Vista la tarda ora, Philip si è offerto di riaccompagnarci alle nostre stanza, prima abbiamo accompagnato Alexandre, poi me. Quando eravamo davanti alla porta della mia stanza io e Philip ci siamo attardati a chiacchierare e ad un tratto abbiamo sentito delle voci lungo il corridoio. So bene cosa succede se una donna viene vista in compagnia di un uomo di notte così ho agito d’istinto. Ho afferrato Philip e l’ho trascinato nella mia stanza. Credevo fosse una semplice ronda, una faccenda di pochi secondi, invece non si trattava affatto di una ronda ma…-

-Di Shade e Thomas-

Mormorò Rein. Trudy annuì.

-Quindi voi avete assistito-

-All’abbraccio decisamente poco fraterno tra te e Shade? Si abbiamo visto tutto-

Rein si portò entrambe la mani sul volto. Sentiva il rossore avvolgerla e l’imbarazzo invaderla fino alla punta dei capelli

-Non è come sembra-

Disse Rein. Lentamente la turchina guardò negli occhi Trudy. E inaspettatamente, entrambe scoppiarono a ridere. Risero per qualche minuto, in modo incontrollabile e liberatorio. Alla fine Rein si alzò dal pavimento e sedette sul bracciolo della poltrona su cui era seduta Trudy

-Siamo decisamente in una situazione surreale-

-Io ci sono finita per colpa vostra, altezza-

-Vero. Ma realmente, non c’era niente di…-

-Certo, come no altezza. Era decisamente un abbraccio platonico il vostro-

Rein la guardò imbarazzata, ma non obbiettò. Trudy sgranò gli occhi guardandola, poi ridacchiò

-Principessa, state per caso ammettendo che provate qualcosa per il principe?-

-No certo che no. Cioè, voglio dire, provo molta gratitudine nei suoi confronti e provo un sincero affetto di amicizia verso Shade-

-Quello non era un abbraccio amichevole. Io l’ho visto-

-E io l’ho vissuto-

Le due si guardarono. Alla fine Trudy alzò le mani, in segno di resa

-D’accordo. Diciamo che la penombra del corridoio mi ha ingannata. Ma comunque vi ho visto, anzi, vi abbiamo visti. E per colpa di voi due ora io sono al centro dei pettegolezzi della corte intera-

-Ed è per questo che ho fatto chiamare Philip oggi-

-Che cosa hai fatto?-

Le chiese sbalordita Trudy

-Ho chiamato Philip. Dovrebbe arrivare tra una decina di minuti ormai-

-Perché? Perché chiamarlo?-

-Perché voglio essere vista da tutta la corta con lui oggi-

Trudy sgranò gli occhi

-Per quale motivo?-

-Per fare in modo che una certa marchesa, responsabile di avere diffuso il pettegolezzo, venga da me-

-E perché vuoi che quella vipera venga da te?-

-Per farmi mettermi in guardia su Philip. E su di te-

-Non c’è nessun Philip e me-

-Esattamente. Ma la marchesa non sa che io lo so. E quando le riderò in faccia per quello che mi ha detto smonterò il suo pettegolezzo. Perché se io affermo che non c’è niente tra voi due…-

-…Lo farà anche l’intera corte-

Finì Trudy,  guardandola meravigliata e stupita e forse anche ammirata. Rein annuì. Era proprio quello, infatti, il suo piano. Semplice ed efficace. Se lei si fosse dimostrata divertita alla scoperta di quel pettegolezzo e lo avesse smontato subito, tutto si sarebbe tacitato immediatamente

-Fanny però non è tipo da mollare la presa, soprattutto quando ha qualcosa in mano che potrebbe distruggere la mia reputazione definitivamente-

-Dimentica un piccolo dettaglio, però-

-Che sarebbe?-

-“Marchesa, non siate ridicola. Trudy alloggia nella stanza accanto alla mia. Se avesse una relazione scandalosa con il conte lo saprei immediatamente”-

-Se questa è la tua difesa, fa acqua da tutte le parti-

-Ovvio che non basta questo. Ma possiamo girare a nostro vantaggio il fatto che voi ci abbiate visto-

Trudy sgranò gli occhi

-Come potrebbe essere a nostro vantaggio, scusa? Vuoi creare un altro scandalo decisamente più grande del mio?-

-Certo che no. Alla fine non ci sarà nessuno scandalo. Rigireremo leggermente i fatti. Basterà dire che la sera in questione ci siamo tutti e cinque incontrati qui di fronte. Voi di ritorno dall’appartamento del conte dove avete passato la serata in compagnia delle altre dame e io di ritorno dalla sala da pranzo dove, con Shade e Thomas ci siamo attardati a chiacchierare-

Trudy la fissò a bocca aperta

-Può funzionare-

-Lo so-

-E anche bene-

-Lo so-

Rein le sorrise compiaciuta. Trudy sorrise a sua volta

-E non solo funzionerà, ma daremo anche un colpo tremendo a quella odiosa vipera-

-E io mi faccio una nemica potente-

Disse Rein

-E io così ora sono in debito con te-

Le disse Trudy.

-Nessun debito. Che tu mi creda oppure no, non lo faccio per la tua reputazione-

Rein guardò Trudy. La contessa non le aveva staccato gli occhi di dosso

-Posso chiedere per cosa lo fai? La gloria? Avermi convinta che sei una buona persona?-

La turchina scosse il capo

-Non decido cosa gli altri pensano di me, non l’ho mai fatto e non lo farei mai. Potrai essere sempre libera di pensare di me quello che vuoi-

-E allora perché lo fai?-

-Non perché, ma per chi. Lo faccio per qualcuno che tiene a te talmente tanto che ha preferito farsi sbattere in cella una notte dai suoi stessi uomini perché voleva correre ad uccidere l’uomo con cui eri accusata di avere una relazione scandalosa-

Trudy la guardò prima sorpresa, poi commossa

-Thomas-

Rein annuì. La contessa si alzò e riprese a camminare per la stanza

-Direi che devo una cassa di buon vino a quella testa calda-

Rein ridacchiò, ma annuì

-Grazie-

Le disse Trudy, sincera. Rein scosse il capo e si alzò anche lei

-Non mi devi ringraziare. Sapevo che era una cosa impossibile che tu e Philip aveste questo tipo di rapporto. Oddio, non ti conosco così bene da averne avuto la certezza completa ma qualcosa mi diceva che era giusto aiutare. Ed è quello che sto facendo. Tutto qua-

-Nessuno è così buono, Rein-

Rein si lasciò andare ad una risata

-Non ho mai detto di essere così buona. È che se vedo un’ingiustizia e posso fare qualcosa per rimediare ci provo con tutte le mie forze-

Trudy la guardò negli occhi e la principessa vide lo stupore e l’incredulità svanire per qualche secondo, soppiantate da una luce di commozione. Tuttavia, la contessa si voltò verso la porta, distogliendo lo sguardo da lei.

-Faccio veramente fatica nel credere nella buona fede delle persone. Per esperienza personale è difficile incontrare qualcuno totalmente disinteressato e voglioso di aiutare per il solo piacere di farlo-

Trudy si rivoltò verso di lei. Rein stava per ribattere, ma Trudy la fermò con una mano. Non aveva ancora finito il suo discorso

-Tuttavia, so che esistono persone buone ogni tanto. Thomas è così, per esempio. Non l’ho mai visto fare qualcosa per ritorno personale e quando capitava era il primo a rimanerne sbalordito. Quindi, solo per questa volta, voglio fidarmi di te-

Rein le sorrise e annuì. Si avvicinò a Trudy e le prese le mani tra le sue

-Grazie. Anche perché avrò bisogno del tuo aiuto in questo piano-

Trudy annuì

-Lo immaginavo. Cosa devo fare?-

-Ho fatto in modo che Dreamy diffondesse la voce tra le cameriere che oggi io e Philip ci saremmo incontrati-

-In modo da avvisare la marchesa, furba principessa-

-Bisogna giocare d’astuzia, dopotutto. Tuttavia, dato che dovrò affrontare l’argomento anche con Philip e spiegargli l’accaduto e dato quello che mi hai raccontato anche tu, la cosa sarà più imbarazzante del previsto-

Trudy annuì

-Si, anche perché il conte sembrava particolarmente sconvolto a quella vista-

Rein sospirò

-Sarà molto imbarazzante-

-Più che altro, cercate di essere diretta con il conte. È un uomo che non ama molto i giri di parole-

-Si, lo so. Ma non sarà lo stesso facile-

-Soprattutto dato che si tratta proprio di lui-

Rein alzò un sopracciglio

-In che senso?-

Trudy la guardò e sorrise

-Mi dispiace, principessa, lo dovrete scoprire da sola-

Rein la guardò perplessa. Ma in quel momento non aveva tempo da perdere preoccupandosi delle frasi enigmatiche. Aveva un piano da portare avanti

-Comunque, io parlerò con Philip. Tu dovrai andare da Shade e dirgli tutto-

Trudy la fissò sconvolta

-Vuoi che faccia cosa?-

-Devi dirgli esattamente quello che ci siamo dette. Il motivo per cui Philip era con te quella sera e perché poi lo hanno visto uscire dalla tua stanza-

Disse Rein decisa

-Principessa, vuoi farmi bandire dal regno? O peggio uccidere?-

-Non esagerare…-

-No, non posso farlo. Tu vuoi che io vada dal mio principe e che gli dica che l’ho visto abbracciato a te?-

-Shade capirà. E poi anche lui sa che non c’era niente di… tanto prima o poi lo verrà a sapere. Quindi meglio farlo subito-

-Allora vai tu, cara la mia principessa, a dirglielo-

-Io lo andrò a riferire alla regina. Preferisci fare a cambio?-

Rein guardò Trudy e vide la contessa bloccarsi e non ribattere. Dopo un secondo di silenzio, la contessa sospirò

-Va bene, io andrò dal principe e lo avviserò-

-Bene. Poi un’ultima cosa-

-Che altro c’è adesso?-

-Trascina fuori Shade dal suo studio e fai in modo che ci sia un incontro tra di noi oggi. Meglio se c’è anche Thomas-

-Perché dovremmo incontrarci?-

-E dovremmo farlo quando molti nobili ci potranno vedere-

-Non hai risposto alla mia domanda-

Rein la guardò

-Se fossi una donna che ha una relazione segreta con un uomo, come reagiresti vedendo il tuo uomo in compagnia di un’altra donna, per di più una principessa?-

Trudy la guardò poi annuì

-Decisamente non mi farebbe piacere-

-Se invece non hai alcun tipo di relazione con quell’uomo come reagiresti?-

-Come sempre, credo. La cosa mi lascerebbe indifferente-

-Esatto-

-Ma la corte potrebbe pensare che io stia recitando e che sono molto brava a controllarmi-

-Certo, non lo discuto. Ma quando si spargerà la voce che era tutto un malinteso la tua reazione di oggi di totale indifferenza confermerà la nostra versione dei fatti-

-E il farci vedere tutti e cinque insieme non farà altro che confermare la voce di una nostra amicizia sempre più stretta-

-Precisamente-

Concluse Rein, raggiante che il suo piano avesse incontrato il favore di Trudy.

-E' geniale principessa. E quando la marchesa verrà da te preoccupata per la tua reputazione, svelandoti la voce secondo cui io e Philip abbiamo una relazione tu potrai liquidarla facilmente-

-Potrò dirle fatti, momenti e evidenze sotto gli occhi di tutti che non è affatto così. E se dovesse tirare in ballo la famosa notte dove Philip è stato visto uscire dalla tua stanza, mi affretterò a smentire dicendo che tutto quello che ho visto è stato un atto di estrema cavalleria da parte del conte nei tuoi confronti, perché c’ero quando vi ho visto arrivare dal corridoi. Anzi, non solo io ho assistito, ma avremo anche la parola del principe della Luna e del capitano delle guardie reali. Le cameriere avranno così visto male o interpretato male ciò che hanno visto. Tutto qui-

-E la parola di due reali, e del migliore amico della donna del pettegolezzo varranno decisamente di più di due cameriere pettegole-

-Esattamente-

Trudy la guardò ammirata

-E' veramente un buon piano-

-Lo so-

Disse sorridente Rein.

-Ora devo solo andare dal principe ha dirgli tutto-

-E io lo dirò a Philip-

Le due si guardarono e poi Trudy fece un piccolo inchino a Rein e si avviò verso la porta. Prima che uscisse Rein la bloccò

-Trudy-

La contessa si voltò

-Con Shade… dopo che gli avrai detto di quello che hai visto, lascialo pensare. Starà in silenzio anche per tanto, ma tu aspetta-

-Come fai a saperlo?-

Rein alzò le spalle

-Lo conosco. E so che sarà imbarazzato ma non vorrà darlo a vedere. Non dire niente, aspetta solo-

-Preoccupata che mi bandisca dal regno?-

Chiese divertita Trudy. Rein, però annuì

-In un certo senso… apprezzo la tua compagnia-

Trudy la guardò, poi fece un piccolo cenno di sorriso. Alla fine annuì e aprì la porta. Dopo che fu uscita, Rein lasciò andare un sospiro, sollevata. Era decisamente andata meglio di quanto non avesse pensato, e anche se le cose non erano andate precisamente come si era immaginata nonostante tutto, si sentiva decisamente molto più fiduciosa della buona riuscita del suo piano.

-Andrà tutto bene Rein, ce la puoi fare. Forza, dopotutto hai affrontato di peggio-

Dopo essersi data un po’ di carica, Rein si sistemò il vestito un’ultima volta e attese. Allo scoccare preciso delle undici, si sentì un bussare deciso alla porta.

-Andiamo in scena-

 

 

 

Trudy sospirò tre volte prima di trovare il coraggio necessario per fare ciò che doveva fare. Tra tutte le cose assurde, dovere andare a parlare con il suo principe di cosa aveva visto quella sera era l’ultima cosa che desiderava fare. Eppure eccola là, costretta dagli eventi. E dalla marchesa. E da una principessa dai capelli blu di cui non si fidava ma si fidava per questa cosa.

-Devo essere completamente pazza-

Mormorò tra se Trudy, prima di decidersi e alzare la mano e bussare. Bussò decisa un paio di volte, poi rimase in attesa.

-Avanti-

Trudy aprì la porta e si trovò dentro lo studio prima che potesse cambiare idea. Non appena la vide, Shade si bloccò, sorpreso

-Contessa-

Trudy si inchinò

-Altezza, perdonate il mio presentarmi qui all’improvviso-

Shade si alzò dalla sedia e la guardò

-No affatto. La mia porta è sempre aperta per chiunque. Posso fare qualcosa per voi?-

La contessa annuì

-Si altezza. Avrei bisogno di  parlarvi-

-Contessa, perdonatemi allora, temo che oggi…-

-Mi ha mandato qui la principessa-

Trudy vide Shade guardarla sbalordito

-Rein ti ha mandato qui?-

La donna annuì

-È successo qualcosa di grave?-

Chiese preoccupato il principe. Trudy scosse il capo

-No altezza. Ma ci sono cose di cui dovete essere messo al corrente e, a quanto pare, a farlo devo essere proprio io-

Shade annuì poi indicò una sedia, facendo cenno alla donna di sedersi. Trudy eseguì e si accomodò di fronte a Shade

-Non c’è un modo facile per dire quello che vi devo dire. E temo non vi farà affatto piacere sentire quello che devo riferirvi. E vorrei che sappiate che io non ci tenevo affatto a venire qui a parlarvi, ma che sono stata obbligata dalla principessa stessa-

Shade la guardò leggermente divertito

-Contessa, state cercando di dire che se la cosa non mi piacerà mi dovrò lamentare con la principessa?-

-Precisamente, altezza. Spero vogliate ritenermi esente da tutto quanto-

Shade sorrise ma annuì. Poi fece cenno alla contessa di parlare liberamente

-Altezza, credo sappiate già della voce che gira nei miei confronti-

Shade annuì

-Ovviamente non è affatto così. Non ho alcuna relazione segreta o amorosa o quello che dicono che sia, con il conte di Hoteval-

-Lo immaginavo contessa-

-Tuttavia, un fondo di verità in quella voce c’è-

Trudy vide Shade guardarla un attimo perplessa.

-Cosa intendete dire?-

-Proprio quello che ho detto. Una verità esiste su quel pettegolezzo. Effettivamente il conte di Hoteval è uscito di notte dalla mia stanza-

Shade la guardò allibito

-Mi volete dire che il conte Philip di Hoteval è uscito a tarda notte dalla vostra stanza?-

Trudy annuì

-E come c’è entrato il conte nella vostra stanza, se posso chiedere?-

Trudy deglutì un paio di volte prima di rispondere

-L’ho trascinato io dentro, altezza-

Shade granò gli occhi per la sorpresa

-Cosa? E perché mai lo avreste fatto?-

Trudy lo fissò, poi parlò, veloce, ma diretta

-Lasciate prima che vi spieghi la situazione. La sera in discussione, io ero stata invitata dalla baronessa di Amoundgnac…-

-La cugina di Philip?-

-Esatto, dalla cugina, a passare la serata in loro compagnia, assieme anche alla contessa Alambert. Dato che si era fatto tardi, il conte, da vero gentiluomo, ha insistito per accompagnarci alle nostre stanze. Prima abbiamo accompagnato la contessa, infine me. Così mi sono ritrovata con il conte di fronte alla mia stanza-

-Bene, ma questo non mi spiega come mai abbiate trascinato il conte dentro la vostra stanza-

-Perché ho sentito dei rumori provenire dal corridoio e spinta dalla paura di finire al centro di pettegolezzi spiacevoli ho agito d’istinto, altezza, trascinando Philip con me in stanza-

Trudy sentì tutto il peso dello sguardo di Shade su di se. Tuttavia cercò di rimanere calma e impassibile, in modo da far capire al principe la verità delle sue parole

-D’accordo, contessa, capisco la vostra paura in quel momento, ma non ha pensato che chiunque fosse sarebbe stato meglio farvi vedere fuori dalla stanza?-

-In realtà, altezza, è stato meglio così. Sarebbe stato decisamente peggio se fossimo stati visti-

-Chi mai poteva essere da farvi correre così spaventati?-

-Eravate voi, altezza. Era da voi che ci stavamo nascondendo-

Trudy vide Shade bloccarsi di colpo. Il principe la guardò, prima impassibile, poi fu come se tutto il colore del viso di Shade sparisse all’improvviso, lasciando un bianco quasi cadaverico sul suo volto. Trudy rimase in silenzio. Sapeva che la cosa migliore era attendere, proprio come le aveva detto la principessa. Passò forse un minuto intero, prima che Shade tornasse lucido. Trudy vide proprio il cambio di sguardo sul volto del principe, ma continuò ad attendere che fosse lui a parlare.

-Capisco-

Fu tutto quello che disse. Trudy si trovò ad annuire

-Quindi voi quella sera eravate lì-

Trudy annuì

-Quindi immagino che voi abbiate assistito a…-

Trudy annuì di nuovo

-Si altezza. Abbiamo visto tutto -

Shade la guardò fisso, poi sospirò

-Anche il conte quindi ha assistito-

Trudy annuì. Shade fece un ennesimo sospiro, poi la guardò. Trudy si sentì terribilmente in imbarazzo. Sapeva di non avere fatto nulla di male, sapeva che quello che doveva sentirsi in imbarazzo doveva essere solo il principe, eppure si trovò ad abbassare lo sguardo, mortificata. Ad un tratto Trudy sentì il suono della sedia del principe e poi il rumore di passi in avvicinamento. Trudy alzò lo sguardo e vide Shade avvicinarsi a lei.

-Contessa, è inutile che tenti in alcun modo di cercare di spiegare ciò che avete visto quella notte. Sappiate solo che non c’era niente di…-

-Vi prego, altezza. Non dite cose di cui poi un giorno potreste pentirvi-

Trudy vide Shade guardarla sbalordito per essere stato fermato bruscamente e un lampo di collera balenò negli occhi blu del principe. Tuttavia Trudy non si fece spaventare

-Le motivazioni che hanno spinto la principessa ad abbracciarvi quella notte e ciò che abbia spinto voi a contraccambiare credo debbano restare conosciute solo a voi due. Io mi limiterò a formulare una teoria, ma sappiate che in alcun modo sarò io la responsabile di un pettegolezzo su di voi. Credo che cercare di mettere in cattiva luce o sminuire una persona in questo modo sia un modo vergognoso e meschino. Io non ricorro a certi metodi-

-E a quali ricorrete, contessa?-

-Io affronto le persone, quando credo di avere tutti gli elementi a mia disposizione per essermi fatta un’idea chiara di chi mi si pari davanti e della situazione che sto vivendo-

-E cosa ne pensate, allora, di tutto quanto?-

Trudy guardò Shade e vide la genuina curiosità nello sguardo dell’uomo. La rabbia di poco prima era completamente sparita. Trudy vide che voleva realmente sapere cosa pensasse di loro due, che idea si fosse fatta. O forse che idea si era fatta di lui.

-In tutta onesta, altezza, non lo so. Non so cosa pensare, perché non riesco a capire la principessa-

-Capire Rein?-

Trudy annuì

-Esatto altezza. Non riesco a capire se sia onesta o se sia una incredibile attrice. È troppo perfetta-

Shade arricciò il labbro in un mezzo sorriso

-Vi sbagliate contessa. Rein non è affatto perfetta e se le darete la possibilità, vedrete quanto sia testarda, impavida e sconsiderata anche-

-Sconsiderata? Strano, considerando che da quando è qui a palazzo non lo è mai stata. Anzi, è il prototipo della principessa perfetta. Ogni gesto, ogni parola, in ogni occasione è sempre stata perfetta-

-Può sembrare così ma c’è stata un’occasione in cui ha fatto vedere veramente chi fosse e questo ha scatenato una serie di eventi che nemmeno lei è riuscita ancora a comprendere appieno-

-E sarebbe?-

-Avere accettato il ruolo di principessa istitutrice. Rein ha distrutto la sua vita per questo-

-Distrutto la sua vita? Altezza so che la principessa è un vostro punto debole, ma non credete di stare esagerando?-

Shade la guardò e scosse la testa

-Contessa, ci sono cose della vita di Rein che ignorate e che se sapeste, vi farebbero vedere la principessa per quella che realmente è: una donna molto coraggiosa-

Trudy non ribatté. Si limitò a scuotere il capo, poco convinta dalle parole del principe

-Datele tempo, contessa e vedrete che ho ragione-

-Vorrei tanto fidarmi delle vostre parole, altezza, ma credo di sapere fin troppo bene che le donne possono essere le migliori a nascondere le proprie vere intenzioni dietro sorrisi angelici e occhi dolci-

Qualcosa nelle sue parole fece irrigidire Shade in un modo che la contessa non si era minimamente aspettata. Sembrava avere colpito il principe su un punto sensibile, anche se non si spiegava il perché. Tuttavia Shade le restituì un sorriso triste e la guardò dritto negli occhi

-Avete ragione, contessa. Esistono donne prive di scrupoli, così come uomini privi di scrupoli, che farebbero di tutto per guadagnare qualcosa a livello personale-

-Allora se lo sapete come potete…-

-Scommetterei la mia stessa corona su Rein se fosse necessario-

Trudy sgranò gli occhi, allibita

-Vi fidate di lei fino a questo punto?-

Shade annuì

-Contessa, non so cosa abbiate vissuto o chi vi abbia ferito, ma vi posso assicurare che Rein è come appare e se le darete la possibilità, vi dimostrerà tutte le sfaccettature del suo carattere. Io la conosco da quando aveva dieci anni e vi posso giurare che sotto la maschera da principessa, sotto la figura ufficiale, si nasconde una donna solare e allegra, dolce, temeraria, testarda e anche abbastanza autoritaria. E nonostante quello che ha passato negli ultimi anni, ha ancora la voglia di sorridere e di aprirsi alle persone-

Trudy guardò Shade, mentre parlava, e vide il viso del principe addolcirsi mentre parlava della turchina. Le parole del principe erano sincere e genuine e piene di dolcezza. Sembravano quasi le parole di un uomo innamorato. Trudy stava quasi per chiederglielo, quando gli occhi blu di Shade la fissarono

-Contessa, credo potremmo stare qui a discutere sulla buona fede di Rein per tutto il giorno, ma non credo fosse questo il motivo per cui la principessa vi ha mandato qui, o sbaglio-

Trudy annuì

-Avete ragione, altezza-

-Allora, ora che so che voi e Philip ci avete visto quella sera, come dovremo procedere per salvare la vostra reputazione e impedire così a Thomas di commettere un omicidio?-

-Il piano della principessa è semplice e quasi banale. Per questo potrebbe realmente funzionare. Ma per farlo, c’è bisogno del vostro aiuto e anche di quello di Thomas-

-Cosa dobbiamo fare?-

Trudy guardò l’orologio posto alle spalle del principe

-Dobbiamo andare a passeggiare, altezza-

Gli occhi blu di Shade la guardarono perplessa

-Passeggiare?-

Trudy annuì

-Passeggiare, si. Pensate di poterlo fare?-

Shade la guardò

-Spero vogliate essere ironica, contessa-

-Scusate, altezza. È che sono abituata a confrontarmi con Thomas, e non sempre quell’idiota che, considero un fratello, capisce-

Shade sorrise divertito

-Se passeggiare basterà a dissipare queste voci, camminerò anche per dieci chilometri di fila-

-Non credo si debba arrivare a tanto. Inoltre dovrete anche recitare, altezza-

-Recitare?-

-Si, dovrà sembrare tutta una grande coincidenza. Potete farlo?-

-Penso di si. Ma temo di avere bisogno di più dettagli-

Trudy sorrise.

-Fate chiamare Thomas e vi spiegherò tutto-

Shade la guardò e poi annuì. Si avviò veloce verso la porta e la aprì. Trudy lo vide puntare il dito contro una guardia

-Chiamatemi Nicholanos, subito-

Prima che la guardia potesse rispondere, Shade aveva già richiuso la porta

-Contessa, Thomas potrebbe avere bisogno di un po’ di tempo prima di rendersi presentabile. Nel frattempo ditemi il piano di Rein-

Trudy annuì

-Va bene. Tutto quello che dovremmo fare sarà semplicemente incontrarci nel giardino reale e dimostrare quanto siamo tutti quanti amici-

-Io non passeggio mai per il giardino-

-Diremo che Thomas e io vi abbiamo convinto-

-Con quale pretesto?-

-Non lo so, quale potrebbe essere un pretesto plausibile?-

Shade passeggiò per qualche secondo nello studio, prima di voltarsi verso di lei, con un leggero accenno di sorriso sul volto

-Un’ispezione-

-Un’ispezione?-

Shade annuì

-Un’ispezione ai cancelli del giardino reale. Per assicurarmi che le guardie pattuglino come si deve il cancello-

-Un po’ banale…-

-E controllare che mia sorella non riesca più a scappare da lì un’altra volta-

Trudy non replicò ma si trovò a sorridere. La notizia delle fughe della principessina si erano sparse per tutte il regno, ormai.

-Può funzionare come scusa. E mentre voi andate a controllare incontrate me, che approfitto della bella giornata per una delle mie solite passeggiate-

-Ottimo. Ma per quanto riguarda Philip e Rein?-

-O loro sono già a passeggio, altezza-

Shade la guardò meravigliato

-Come?-

-E qui che entra in gioco la genialità di questo piano, anche se mi costa ammetterlo. La principessa ha trovato il modo perfetto per far si che la marchesa stessa vada allarmata da lei a riferirle tutto-

-E come avrebbe fatto di preciso-

-Organizzando un appuntamento-

Gli occhi di Shade la guardarono allibita

-Un cosa? Cosa ha fatto Rein?-

Trudy si trovò a rimpicciolirsi nella sedia, improvvisamente molto a disagio.

-La principessa… ha chiesto lei a Philip di accompagnarla a passeggiare-

-Lei ha chiesto…-

-Farà sembrare come se fosse interessata a Philip, anche solo in amicizia. Ma facendo così…-

-La marchesa correrà da lei per informarla che voi due avete una relazione in modo da metterla in guardia. La marchesa penserà di guadagnarci due volte con la principessa, invece sarà lei stessa a finire nella sua trappola-

Trudy annuì

-Esatto. Rein farà in modo che quando smentirà le voci della marchesa non siano sole, in modo che le voci si diffondano velocemente-

-E' un piano geniale nella sua semplicità-

Trudy annuì

-Lo so. Ma per farlo deve sembrare un appuntamento in tutto e per tutto-

-Un appuntamento. Questo vuol dire che…-

Trudy annuì

-Si altezza. Rein si è preparata per l’occasione. Era veramente incantevole quando l’ho vista stamattina-

Shade si appoggiò contro lo schienale della sedia e Trudy lo guardò sorridere

-State sorridendo, altezza-

Shade annuì

-Ha fregato anche me. Mi ha fatto promettere che non avrei interferito con il suo piano-

Trudy si trovò a compiacersi della pensata della turchina

-Non avreste mai accettato che chiedesse un appuntamento a Philip-

Shade scosse il capo

-Non è per il finto appuntamento. È per le chiacchiere che ne deriveranno-

Trudy non disse niente e si limitò a guardarlo, perplessa. Forse il principe non se ne rendeva conto, ma si comportava proprio come un uomo terribilmente iperprotettivo. O come uno innamorato. Prima che potesse dire niente, Shade si alzò e si avvicinò ad un mobile dove tirò fuori una bottiglia

-Cognac contessa? Credo che ne avremo bisogno-

Trudy lo fissò un attimo perplessa, ma poi si limitò ad annuire. Un cognac era proprio quello che ci voleva dopo tutte le cose successe in quella singola ora.

 

 

 

 

 

 

************************************************

Ciao a tutti.

Eccomi qua. Di nuovo, come avevo detto. Non starò a ribadire quello che vi ho già detto, fatemi solo dire, ancora una volta e come sempre, GRAZIE per tutto l’affetto che mi avete dimostrato. GRAZIE INFINITE, non so cosa ho fatto per meritarmi un seguito così, ma grazie per il supporto nonostante io sia una pessima autrice. Grazie per i messaggi e il sostegno, per me vogliono dire molto. Onestamente pensavo che ormai nessuno più stesse aspettando questo capitolo, invece, come sempre, avete il potere di stupirmi. Quindi grazie ancora, lo so che sono ripetitiva, ma grazie.

Io spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo, la storia si sta infittendo e una piccola precisazione: quando Rein e Shade si vedono la mattina chiamati da Nicholanos, è mattina presto, tipo le sei è mezza sette di mattina. Quando Shade e Andrew vanno a duellare a scherma, sono più o meno, le nove e mezza. Quindi Shade ha tutto il tempo di allenarsi, cambiarsi, tornare nel suo studio, in perfetto orario per l’arrivo di Trudy, intorno alle undici. Non so se questo mio spiegone serva, ma ci tenevo a precisarlo, in modo da evitare confusione. Almeno, nella mia testa funziona, spero sia effettivamente così.

Io non so se questo era un capitolo che vi aspettavate così, so che in pratica non succede niente di che, sono solo loro che si preparano al contrattacco. Ma mi serviva un capitolo spiegazione su quello che sarebbe successo. Temo ne arriveranno altri, ma per ora questo, mi rendo conto, è molto spiegazione e poca azione. Spero possiate apprezzarlo lo stesso, ci ho messo un po’ per cercare di renderlo il più chiaro possibile e spero che apprezziate l’idea di Rein per uscire da questo pettegolezzo. So che può sembrare molto semplice, ma a volte, sono le cose semplici a risolvere tutto quanto. Anche se, vi posso garantire, l’appuntamento finto di Rein e Philip potrebbe causare un certo tipo di nuove dinamiche tra la turchina e il bel principe. Ma per questo, dovrete aspettare ancora un po’.

Infine, ultime due cosa. La prima, sapete che adoro l’amicizia tra Shade e Thomas, adoro farli interagire, anche se si scazzottano su un pavimento sporco di una segreta. Forse ad alcuni sembrerà esagerata come cosa, ma ci stava con i loro caratteri. Thomas doveva sfogarsi e Shade lo sapeva. E il calcio di Rein è per ricordare che anche lei ha un bel caratterino se vuole.

Infine, non faccio pronostici certi per il prossimo capitolo. Di sicuro arriverà a maggio, se riesco entro la metà. Vorrei tanto recuperare un po’ di tempo aggiornando ogni quindici giorni ( lo so, sono pazza, lo so e poco affidabile in questo, lo ammetto). Vorrei almeno pubblicare i prossimi quattro capitoli entro giugno, progetto ambizioso, anche perché non ho finito nemmeno il prossimo, ma sapendo quello che deve succedere con abbastanza precisione, vorrei riuscire nel mio intento. Spero vivamente di farlo. Comunque, un capitolo al mese è scontato, questo è l’obbiettivo base diciamo. Ora proviamo con l’obbiettivo intermedio. Incrociate le dita per me.

Io come sempre, vi ringrazio, grazie a chi continua a seguirmi nonostante tutto, grazie a chi legge e a chi perde anche tempo per lasciare una recensione. Mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate, quindi vi aspetto, anche per le critiche, come sapete.

Vi auguro un buon tutto, un bacione grande e a presto, la vostra

Juls

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

 

Rein passeggiava sorridendo al fianco di Philip. Erano ormai in giro per il giardino reale da una decina di minuti e la turchina si era meravigliata di quanto le fosse stato naturale fingere davanti ai membri della corte. Forse era dovuto dal fatto che Philip era una persona con cui si trovava bene e a suo agio, quindi, in fondo, non stava veramente fingendo di trovare la compagnia del conte così piacevole. Rein era rimasta incredibilmente colpita dalla tranquillità con cui Philip aveva ascoltato le sue parole e il suo piano per fermare le voci che riguardavano lui e Trudy. All’inizio aveva visto il conte impallidire per quelle accuse, ma quando aveva capito che lei sapeva come stavano realmente i fatti, si era tranquillizzato. E nessuno dei due aveva voluto indugiare troppo su quello che era accaduto quella fatidica notte. Rein non era stata obbligata a spiegare le motivazioni che l’avevano spinta ad abbracciare Shade e Philip non aveva posto delle domande. Avevano semplicemente evitato la questione. E Rein ne era segretamente sollevata. Per quanto riguardava, invece, l’attuazione del piano pensato dalla turchina, il conte si era dimostrato particolarmente colpito dalla semplicità ed efficacia della risoluzione proposta, e aveva accettato subito di accompagnare Rein in giardino. Anche se alla turchina era sembrato di vedere una certa dose di delusione sul suo volto, una volta scoperto il vero motivo del suo invito, finalizzato unicamente solo per risolvere il problema dello scandalo. Tuttavia, in quel momento, non c’era traccia di delusione sul volto di Philip, sostituita dal suo solito sguardo serio

-Se continuerete ad avere quell’espressione sul volto, gli altri membri della corte penseranno che la mia compagnia sia terribilmente noiosa-

Disse Rein, fintamente preoccupata. Philip fece un piccolo cenno di sorriso, mentre scuoteva energicamente il capo

-Al contrario, altezza. Sono noto, a quanto pare, per avere sempre un’espressione contrariata a corte-

-Contrariata?-

Philip annuì convinto

-Credo di essermi fatto qualche nemico tra i ministri del regno. A quanto pare fulmino con lo sguardo chiunque venga a disturbarmi nel mio ufficio e, sempre stando alle chiacchiere, mando via senza riguardi chiunque intralci le mie giornate, sia esso un nobile o un semplice valletto-

Rein ridacchiò

-Ora che ci penso, forse qualcuna di queste voci è giunta anche fino a me. È vero che il ministro degli esteri si rifiuta di venire a parlare direttamente con voi? Ho sentito che manda sempre qualcun altro nel vostro ufficio-

Philip annuì, ancora.

-Per mia fortuna, devo sempre trattare con il barone Ugival, invece che con il ministro de la Paratiere. Ma credo che sia più una scelta diplomatica del ministro che non una mossa attuata per evitarmi-

-Una mossa diplomatica? In che modo?-

Chiese incuriosita la turchina

-Il ministro sa che con il barone di Ugival è difficile che io rifiuti qualsiasi proposta mi venga fatta-

Rein sgranò gli occhi meravigliata per quella rivelazione

-Volete dire che non potete rifiutare una proposta fatta dal barone Ugival? Per caso vi ricatta con un qualche segreto di cui tutti noi siamo all’oscuro?-

Philip si lasciò andare ad una risata

-Nessun ricatto, principessa, potete stare tranquilla. Semplicemente è un uomo intelligente e le sue proposte sono sempre state ottime idee, lo devo ammettere. E ogni qual volta io abbia sollevato una obiezione, si è subito trovato un accordo. Il barone è un uomo piacevole con cui parlare di affari-

Rein lo guardò e si trovò a sorridere compiaciuta

-Sono contenta che abbiate trovato un valido amico nel barone di Ugival-

-Amico? Siamo solo collaboratori del regno che si stimano e…-

-Di solito la stima è un’ottima base su cui costruire un’amicizia-

Concluse la principessa. Philip la guardò prima perplesso, poi, però Rein lo vide annuire alle sue parole

-Non avevo mai pensato a quest’aspetto-

Rein scosse la testa, divertita

-Se non ci fossimo noi donne a farvi ragionare ogni tanto. Mi domando come l’umanità sarebbe potuta andare avanti senza di noi-

Disse Rein guardando Philip divertita. Il conte la guardò poi le sorrise dolcemente annuendo

-Concordo con voi altezza, ci saremmo già autodistrutti secoli fa-

-Sarà meglio-

Disse sorridente Rein. Philip la guardò un attimo sbalordito, ma poi si ritrovò a ridacchiare e anche Rein fece lo stesso.

-Grazie altezza-

Le disse ad un tratto Philip, tornato serio e composto

-Per cosa?-

-Da quando mia cugina è partita per tornare a casa credo sia la prima volta che rido e chiacchiero così tranquillamente. Grazie per avermi fatto allontanare dal lavoro e avermi permesso di accompagnarvi in questa passeggiata-

Rein sorrise. Philip non disse nient’altro, ma continuò a fissarla negli occhi e Rein, per qualche motivo, si trovò ad abbassare lo sguardo, d’un tratto imbarazzata. Sentì le guance arrossarsi e si ritrovò senza sapere cosa dire.

-Conte io…-

Rein rialzò lo sguardo e vide che Philip continuava ad osservarla, intensamente. Le guance di Rein si fecero sempre più rosse e la principessa si ritrovò a fare un piccolo passo indietro. Vedendola allontanarsi da lui, Philip fu come riscosso dai suoi pensieri. Si ritrovò a guardare meravigliato la turchina

-Principessa, scusatemi io non…-

Rein scosse solo il capo. Si voltò e si avvicinò veloce ad un’aiuola fiorita, fingendosi molto interessata ai fiori. Non capiva perché stesse reagendo in quel modo, ma lo sguardo insistente con cui Philip l’aveva fissata l’aveva messa in imbarazza. O forse, e peggio, a disagio. Non era abituata ad essere osservata così da un uomo, ed improvvisamente si era resa conto che Philip era un uomo, un bell’uomo tra l’altro, e quello sguardo così intenso l’aveva agitata. Rein fece un paio di respiri e cercò di ricomporsi. Aveva un compito ben preciso da portare avanti quella mattina, tutto il resto doveva essere messo in secondo piano. Avrebbe dovuto concentrarsi solo sul fare in modo che la marchesa Eldelberry cadesse nella sua trappola. Così, decise di rindossare la sua migliore maschera da reale sorridente, e si voltò verso Philip, agitando la mano

-Conte, venite qua vicino-

Philip, a pochi passi da lei, si mosse veloce e la raggiunse.

-Principessa se per caso vi ho offeso, vi prego, perdonatemi-

Rein scosse la testa, decisa, bloccando le parole di Philip. Sorridendogli prese il suo braccio e vi appoggiò sopra la sua mano

-Godiamoci questa mattinata. Dopotutto è questo l’obbiettivo di questa passeggiata, o mi sbaglio?-

Rein puntò il suo sguardo su Philip, sperando che il conte capisse. E Philip lo fece.

 -Ovviamente principessa. Vogliamo continuare a passeggiare?-

-Volentieri-

Philip porse il suo braccio alla turchina e Rein si affrettò ad accettarlo. Camminarono in silenzio per qualche minuto, momenti nei quali Rein sorrideva serena e faceva piccoli cenni di saluto ai nobili che incontravano nel loro passaggio. E subito dopo averli superati, Rein sentiva un fitto mormorio di chiacchiere.

-Direi che il nostro compito sembra a buon punto-

Philip annuì

-Ora manca solo incontrare la contessa Trudy e il principe-

-Sperando che Thomas sia con loro-

Philip sospirò, preoccupato

-Non so se essere così felice d’incontrare il conte d’Orvail. Se quello che mi avete detto è vero, stamattina ho sventato un serio pericolo-

-Sono certa che una volta saputa la verità Thomas si sentirà in imbarazzo con voi per avere pensato che poteste essere capace di compiere una cosa simile-

-Vorrei tanto che la pensasse così… ma temo che subirò comunque un qualche tipo di punizione da parte del conte-

-E perché mai?-

-Sono pur sempre stato solo con lei in camera in piena notte-

-Ma non avete fatto niente di male. E poi, non è stata nemmeno una vostra decisione. Se non fosse stato per noi voi…-

Rein non finì la frase, colta da una punta d’imbarazzo. Tuttavia non c’era bisogno per lei di continuarla, poiché entrambi sapevano cosa volesse dire la turchina. Philip, al contrario, continuò tranquillo a parlare, forse proprio per non imbarazzarla ancora di più

-Principessa, se io avessi saputo che un individuo fosse stato anche solo un minuto da solo con mia cugina, credo che quell’uomo ora sarebbe un uomo morto-

Rein alzò gli occhi al cielo, in un misto di esasperazione e rammarico. Philip, vedendola, la guardò sorpreso

-So che l’idea vi deve sconvolgere ma, altezza, sa bene che…-

-Se so che una donna colpita da uno scandalo del genere abbia la reputazione rovinata? Si lo so bene. Quello che trovo ingiusto è il diverso trattamento nei confronti degli uomini-

-Altezza non è vero, anch’io crescendo…-

-Conte, sappiamo entrambi che la reputazione rovinata è quella della donna, non quella dell’uomo. Agli uomini viene data una strigliata, sparisce per una stagione o due e dopo torna in società, come niente fosse. È un’ingiustizia. Ci vogliono un uomo e una donna per fare uno scandalo, e spesso, tutto inizia da un uomo-

Philip stava per ribattere, ma si trovò a rimanere in silenzio. Rein sapeva di avere ragione, dopotutto erano lì proprio perché la marchesa sapeva che per screditare Trudy, uno scandalo con un uomo era un’occasione perfetta.

-Siete veramente convinta di quello che avete detto?-

Le chiese sinceramente incuriosito Philip. Rein annuì

-Cosa fareste se Charlotte fosse stata con un uomo?-

Philip si fermò di colpo

-Andrebbe in convento-

-Esatto. Non ci hai nemmeno pensato-

Philip la guardò un attimo senza sapere cosa fare. O dire.

-E' un dato di fatto. A nessuno importa mai se si tratta di amore o meno. Se non è concordato già un matrimonio è scandalo. Reputazione rovinata per lei e per la sua famiglia. È ingiusto. Il nostro problema è che viviamo in un mondo dove siete voi uomini a comandare, e voi avete deciso che la nostra reputazione è più importante di qualsiasi decisione possiamo prendere in autonomia. Se ci innamoriamo e stiamo con un uomo al di fuori del matrimonio siamo poi dopo da buttar via, come fossimo merce avariata. Al contrario, voi potete avere tutte le donne che volete, anche all’interno di un matrimonio, potete tradire e fare ciò che volete, il tutto senza subire conseguenze. È ingiusto-

Mormorò alla fine quasi Rein, sconsolata per quella triste verità. Philip continuò a guardarla senza sapere cosa dire.

-Inutile cercare di ribattere Philip. Contro le donne non abbiamo alcuna possibilità di vittoria. Continuo a sostenere che quando un suo antenato accettò che anche le donne avessero un’istruzione come noi uomini, il nostro declino sia iniziato e prima o poi ci ritroveremo a subire una dominazione femminile senza possibilità di poterci ribellare. Anzi, la chiederemo a gran voce-

La voce squillante di Thomas li colse entrambi di sorpresa. Rein si voltò meravigliata e, sorpresa, si trovò davanti Thomas, Trudy e Shade. Il trio doveva essere arrivato in tempo per sentire ciò che avevano detto, tuttavia né Rein né Philip si erano accorti del loro avvicinamento. Guardandoli Rein fu contenta di vedere Thomas sorridente e allegro. Sembrava che la situazione fosse tornata sotto controllo e Rein ne fu felice. Trudy, di fianco a lui, prese a battibeccare con il capitano, mostrando una scena familiare e piacevole. Rein gli sorrise e poi si voltò a guardare Shade. Quando i suoi occhi incontrarono quelli del principe che la stavano già guardando, la turchina smise di badare a quello che le succedeva intorno o di prestare attenzione ai discorsi degli altri. Si trovò incapace a distogliere lo sguardo dal principe, che la stava guardando intensamente. Rein non provò imbarazzo, al contrario sentì un sorriso salirle sul volto e si ritrovò a mormorare un timido saluto

-Ciao-

Gli disse. Lui le fece un piccolo accenno di sorriso, poi le fece cenno con il capo, prima di risponderle a sua volta

-Ciao-

 

 

Shade guardava Rein e sembrava incapace di toglierle lo sguardo di dosso. Si domandò come fosse possibile che ogni volta che la vedeva perdeva la compostezza e si ritrovava a fissarla, ammaliato. Era come se Rein gli avesse lanciato un incantesimo e fosse incapace di pensare ad altro che non fosse lei. Per non parlare del fatto che quella mattina era semplicemente radiosa. Indossava un morbido abito di tulle bianco, con un elegante scollo a barchetta che le evidenziava la linea sinuosa del collo e delle spalle. Il bordo della scollatura, così come la vita e i bordi delle maniche e della gonna erano ornati da una striscia ricamata, formata da piccole rose di colore rosa. I suoi capelli, poi, erano stati raccolti in una semplice treccia che le cadeva dolcemente su una spalla, in un’acconciatura che evidentemente la turchina amava moto, perché Shade gliela aveva vista portare spesso. Tuttavia ciò che faceva si che gli occhi del principe facessero fatica a staccarsi da lei, erano i suoi occhi. Quel giorno si era leggermente truccata e la semplice linea nera che le incorniciava gli occhi faceva si che l’azzurro intenso fosse ancora più luminoso e incantevole. Shade si rese conto che la stava guardando da troppo tempo, eppure, continuò a fissarla, incurante. Distolse lo sguardo solo quando sentì gli occhi di qualcuno su di se e, allontanando brevemente lo sguardo dalla principessa, incontrò quello di Philip, severo, che lo fissava

-Conte Philip, buongiorno-

Gli disse, salutandolo. Shade osservò meglio Philip, dato che ci stava mettendo un po’ troppo a salutarlo e notò uno strano sguardo negli occhi del conte che non gli piacque affatto. Era come se Philip non fosse così contento di vederlo, o meglio, non fosse contento di come lui stesse guardando la principessa. Tuttavia Philip, nonostante lo sguardo secco che gli aveva rivolto, si era inchinato, salutandolo

-Altezza, buongiorno a voi-

Shade lo guardò e quando Philip rialzò il capo e lo guardò, il suo sguardo era decisamente più calmo e controllato, era tornato il solito Philip. Forse Shade aveva male interpretato quello sguardo di poco prima o forse, preferì pensare che fosse proprio così.

-Devo ammettere che non mi sarei mai aspettata di vedere voi tre, insieme, qui oggi. Che piacevole coincidenza-

La voce squillante di Rein lo riportò a guardarla. Gli occhi della principessa gli lanciarono come un messaggio silenzioso. Era vero, se erano tutti e cinque lì c’era un motivo e lui doveva iniziare a recitare la sua parte. Così Shade eliminò quei pensieri strani dalla sua mente, almeno per quel momento, e prese a dire ciò che doveva

-Anche se vorrei tanto potere godere di questo piacevole incontro e aggiungermi a voi per una piacevole passeggiata mattutina temo di non poterlo fare. Sono qui in veste ufficiale-

Lo sguardo sconcertato di Rein lo fece sorridere. Chiunque li stesse osservando e sentendo, e Shade sapeva che quasi tutti i nobili presenti in quel momento in giardino si erano avvicinati il più possibile per assistere in modo fintamente discreto a quell’incontro, nessuno avrebbe potuto pensare che  la reazione della turchina e di Philip non fosse sincera. Shade si trovò così a guardare Thomas, aspettando un suo pronto intervento, che non tardò ad arrivare

-Ahimè, mia adorata principessa, è vero ciò che il principe qui sta dicendo. Non solo mi ha trascinato fuori dal castello mentre mi ero preso una mattina di riposo, cosa indispensabile che mi serve per non impazzire, ma mi vuole pure portare a fare una visita ai cancelli reali-

-I cancelli?-

Chiese meravigliata Rein. Shade annuì

-Esatto. Ogni tanto vado a controllare che tutto sia in ordine, ma soprattutto che mia sorella non riesca più ad uscire di nascosto. O almeno che non ci riesca così facilmente-

Rein lo guardò perplesso, poi un timido accenno di sorriso le apparve sul volto, cosa che fece sorridere anche lui.

-Se Milky vuole uscire dal castello credi che questo la fermerà?-

La voce divertita di Rein lo fece sorridere a sua volta.

-Almeno la farò lavorare e operare di fantasia. Come fratello maggiore è mio compito darle degli stimoli o sbaglio?-

Rein ridacchiò e anche i presenti fecero lo stesso. Tuttavia il sospiro esasperato di Thomas li fece voltare verso di lui

-Ti prego, principessa, non dargli ragione. Questo non farà altro che confermare che ciò che fa è giusto e a renderlo ancora più insopportabile. È solo un maniaco del controllo e deve vedere con i suoi occhi e controllare, perché non si fida dei resoconti che gli mandano. E usa sua sorella come scusa-

Shade scossò un’occhiataccia a Thomas

-Non è che non mi fido, ma farmi vedere ogni tanto, di sorpresa, aiuta a mantenere tutto sotto controllo e fa in modo che tutto sai perfetto-

Thomas alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente. Shade gli sorrise. Almeno, da quando Trudy gli aveva spiegato cosa era realmente successo era tornato quello di sempre, solare, allegro e sempre pronto a dirgli la sua onesta, e non richiesta, opinione. O almeno così sembrava.

-Ma come mai avete portato la contessa Gaumont con voi?-

La voce di Rein lo riportò a portare lo sguardo su di lei.

-In realtà, la presenza della contessa è stata una coincidenza-

Gli disse Shade, recitando le parole che aveva concordato con Trudy per spiegare quella bizzarra situazione.

-Esatto altezza-

Intervenne Trudy, parlando per la prima volta da quando si erano incontrati

-Stavo uscendo per una passeggiata mattutina, come mio solito, quando Thomas mi ha vista e ha insistito per accompagnarmi, anche se per un breve tratto, in giardino-

-Che ci volete fare, sono un gentiluomo. Non potevo permettermi di lasciare sola la mia più cara amica-

Disse Thomas, pavoneggiandosi. Shade lo guardò, esasperato. Forse preferita l’abbattuto e attaccabrighe Thomas, ora che ci pensava meglio.

-Thomas, non credo che la contessa abbia bisogno del tuo aiuto. Caso mai direi più il contrario-

La battuta di Shade fece ridacchiare tutti i presenti. Thomas guardò fintamente arrabbiato Shade, ma un leggero sorriso gli comparve sul volto

-Siete di buon umore, principe-

Disse, con finta semplicità, Philip. Shade lo guardò, perplesso. Era un commento strano per lui da fare, come se quella semplice frase avesse in realtà un significato segreto, che tuttavia Shade non riuscì a cogliere. Ma non gli sfuggì la leggera nota di sfida nel suo tono, cosa che lo irritò, per qualche strana ragione

-Sarà il sole, conte. Probabilmente mi ha reso di buon umore-

Philip incassò, senza replicare. Il principe sentì lo sguardo di Thomas fissarlo, in silenzio. Sembrava che gli volesse dire qualcosa, o, peggio, accusarlo di qualcosa. E forse aveva ragione

-Thomas, so che preferiresti restare qui a non fare niente, invece che fare il tuo lavoro, ma dobbiamo andare-

Thomas lo guardò un attimo accigliato, ma annuì. In quel momento sapeva che lo sguardo accigliato di Thomas aveva un significato ben preciso, avevano programmato infatti di passare più tempo insieme, in modo da permettere al maggior numero di nobili di vederli, ma il sentimento di irritazione che provava nei confronti di Philip in quel momento, lo aveva spinto ad allontanarsi dal gruppo quanto prima. Sapeva che era meglio andarsene, prima di dire o fare qualcosa di peggiore. Come creare un nuovo scandalo. Shade si inchinò a Rein, salutandola. La turchina lo guardò e sembrò volergli chiedere qualcosa con lo sguardo, ma la voce di Thomas la distrasse

-Principessa, come sempre è un piacere vederti e un dispiacere lasciarti. Ma so che sei in buona compagnia, quindi vado via con il cuore leggero, anche se devo seguire questo scorbutico di principe.-

Rein ridacchiò, anche se sembrò leggermente finta la sua risata e fece un piccolo inchino a Thomas.

-Sopporterò questa separazione, anche se spero di vederti a pranzo-

Thomas annuì

-Ovvio che ci vediamo a pranzo. Mi minacciasse anche di buttarmi nelle segrete, niente mi separerà dal mio pranzo-

Rein ridacchiò e annuì. Shade alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente

-Allora andiamo. Contessa, conte, Rein-

Shade si congedò da tutti, senza aspettare risposta e si incamminò, lasciando dietro gli altri. Dopo pochi secondi sentì i passi veloci di Thomas seguirlo

-Che ti prende?-

Chiese senza giri di parole Thomas, non appena furono soli e lontani da orecchie indiscrete

-Non so a cosa ti riferisci?-

-Ah no? E l’atteggiamento passivo aggressivo nei confronti di Philip?-

-Non so a cosa tu ti stia riferendo-

-Credo tu lo sappia invece-

-Ti dico di no-

Thomas sospirò al suo fianco. Sentendolo Shade si voltò verso di lui

-Cosa stai insinuando Thomas?-

Il capitano alzò le mani in segno di resa

-Assolutamente niente, lungi da me criticarti o farti notare quanto tu sia palesemente geloso di una certa principessa che era al braccio del tuo ministro. Uomo, tra l’altro, che hai scelto tu e tenuto tu a palazzo-

Shade si bloccò di colpo

-Io non sono geloso-

-Come no-

Gli disse Thomas, guardando

-E poi non c’è assolutamente niente di cui essere geloso. Ti ricordo che tutto quello che abbiamo fatto oggi era già stato deciso-

Thomas lo guardò poi scosse la testa, sospirando

-Certo, lo ricordo fin troppo bene, purtroppo. Ma ti vorrei ricordare che Philip è un uomo e Rein una donna-

-E con questo?-

-Dico solo che Philip è un uomo libero da qualsiasi impegno e degno della massima stima-

-Thomas, l’ho scelto io come ministro, so quanto vale-

-Inoltre è indiscutibile il fatto che i due insieme siamo una bella coppia. Rein sembrava decisamente a suo agio e divertita con Philip al suo fianco-

Shade rimase un secondo in silenzio, incapace di dire qualcosa. Il sorrisino compiaciuto sul volto di Thomas lo fece innervosire ancora di più

-Thomas, se Rein è a suo agio con Philip la cosa non…-

Thomas lo fermò

-Non dire cose di cui un giorno potrei rinfacciarti. Senti, so che non vuoi sentirtelo dire, ma è inutile negarlo, a me soprattutto. Ti stai comportando esattamente come hai fatto con…-

Shade si avvicinò a Thomas, furioso. Vedendolo il conte fece un piccolo passo indietro, in silenzio

-Thomas, per il bene della nostra amicizia, non osare andare oltre. Sono due cose completamente diverse, te lo assicuro. Rein… lei è come Trudy per te. E questo chiude la discussione-

Shade si voltò e si incamminò deciso verso le scuderie. E questa volta non si premurò affatto di controllare che Thomas lo stesse seguendo. 

 

 

Rein passò lo sguardo da Trudy a Philip. Da quando erano rimasti in tre, praticamente la conversazione si era spenta, lasciando un pesante e imbarazzante silenzio, il tutto sotto gli occhi della corte

-Se vogliamo mettere a tacere le voci, per favore, dite qualcosa-

Implorò la turchina, in un sussurro. Il suo sguardo si puntò su Trudy. La contessa, in silenzio accanto a lei, le rivolse uno sguardo perplesso

-Non so che cosa dire-

-Vanno bene anche le tue critiche nei miei confronti, ma ti prego facciamo finta di conversare amabilmente. O qualcuno penserà veramente che sto cercando di mettermi nel mezzo di una coppia-

Rein prese il braccio di Trudy e prese a passeggiare, pregando Philip di seguirle.

-Perdonate altezza, forse io dovrei tornare al lavoro adesso. Dopotutto il nostro compito direi ormai che lo abbiamo svolto-

Rein guardò il conte

-Conte, se ve ne andate ora, sarà peggio. Vi prego, passeggiate ancora un poco con noi. Potete sopportare la nostra presenza ancora per un po’, dico bene?-

-La principessa ha ragione. Se ve ne andate, non farete che alimentare il pettegolezzo-

Philip guardò Rein e Trudy, poi annuì. Si mise al fianco di Rein e i tre ripresero a passeggiare.

-Cosa ha detto Thomas quando ha saputo tutta la verità?-

Chiese la turchina a Trudy, cercando di portare la conversazione su un terreno abbastanza neutro. Trudy la fissò un attimo poi sospirò

-Niente, in realtà. Non ha parlato, mi ha solo ascoltato e quando gli ho detto il motivo per cui Philip si trovava nella mia stanza quella notte, ha semplicemente sogghignato verso il principe. Poi ha detto che avrebbe accompagnato sia me che sua altezza qui in giardino per attuare il vostro piano. Questo è tutto-

-Non ha aggiunto altro?-

Chiese meravigliata Rein. Si era immaginata che Thomas avrebbe inondato di domande Trudy e Shade per capire meglio la situazione. Non si era affatto immaginata che il capitano non facesse alcun tipo di domande

-Credo vorrà parlare con me in privato su quanto successo. Non credo avesse voglia di parlarne davanti al principe-

-Credo contessa, che invece il conte non vi chiederà niente-

Sia Rein che Trudy si voltarono verso Philip. Il conte le guardò

-Non conosco bene il capitano Thomas ma credo di sapere cosa gli stia passando per la testa in questo momento. Soprattutto credo di sapere cosa provi verso di voi, contessa-

-Cosa prova? Per me?-

Chiese perplessa Trudy. Philip annuì

-Contessa, credo che Thomas si senta in imbarazzo verso di voi-

Trudy sgranò gli occhi per la sorpresa e anche Rein guardò Philip con una certa sorpresa.

-In imbarazzo?-

Chiesero in coro le due donne. Philip annuì

-Si, imbarazzo per avere dubitato di voi. Anche se non lo ammetterà mai, credo che Thomas possa avere pensato veramente che ci potesse essere qualcosa tra noi. E il solo fatto di avere dubitato della vostra integrità, voi che considera come una sorella, anche solo per un istante, lo deve fare sentire terribilmente in imbarazzo. E in colpa-

Rein guardò Philip, meravigliata. Non si era aspettata una tale dimostrazione di sensibilità da parte dell’uomo e si trovò colpita. E come lei anche Trudy doveva esserlo, dato che Trudy non disse niente, e si limitò a passeggiare in silenzio.

-Credete davvero che possa essere così, conte? Non credete di esagerare?-

Chiese la turchina. Philip scosse il capo

-Ho provato ad immaginare come mi sarei sentito io se qualcuno mi fosse venuto a riferire un pettegolezzo simile che riguardasse mia cugina. Pur conoscendola e sapendo che non farebbe mai niente di così sconsiderato, il solo pensare, anche per un secondo che potesse essere tutto vero, è ciò che mi farebbe sentire in colpa nel momento in cui la verità venisse scoperta. Non riuscirei a guardare in viso mia cugina dopo avere dubitato, anche solo per un istante, della sua persona-

Rein rimase in silenzio, ma si ritrovò a capire cosa intendeva dire il conte. Non doveva essere facile per Thomas ammettere di avere dubitato di Trudy anche solo per un secondo. Doveva essere difficile per lui, ora, guardare la sua amica negli occhi e dire che aveva. Rein si voltò a guardare Trudy e vide molta tristezza negli occhi della donna

-Non ti preoccupare. Sono certa che Thomas verrà presto da te e chiarirete tutto quanto-

Trudy la guardò e le sorrise, ma Rein vide che i suoi occhi erano rimasti tristi. Stava per chiederle qualcosa, quando la contessa la precedette

-Conte, a proposito di vostra cugina, quando pensate dovrebbe fare ritorno a palazzo?-

-Meno di due settimane-

-Quindi manca poco-

Disse Trudy. Rein la guardò perplessa. Perché parlare ora di Charlotte?

-Prima la baronessa arriva prima potrà confermare la nostra storia-

Disse Trudy guardandola. Rein si trovò ad annuire. Era vero, Charlotte era con loro quella notte, avrebbe potuto confermare il fatto che Trudy era a cena nel loro appartamento quella sera, assieme alla contessa Alexandre.

-Anche la contessa Alambert dovrebbe tornare a corte. Parlerò con la regina e cercherò di farla tornare a corte-

Trudy annuì

-Ottima idea. Questo dovrebbe mettere a tacere qualsiasi tipo di voce o chiacchiera-

-Prima queste voci saranno messe a tacere meglio sarà per tutti. Non amo essere al centro di attenzioni indesiderate-

Rein si voltò verso Philip. L’uomo guardava in avanti, dove un gruppo di donne stava parlando mentre li osservavano attentamente. Rein sospirò poi appoggiò una mano sul braccio di Philip

-Si sistemerà ogni cosa, lo prometto-

Rein gli sorrise e gli occhi di Philip si illuminarono. A quel punto Philip si inchinò a lei, poi le fece un perfetto baciamano. Senza volerlo, il battito del cuore della turchina accelerò un secondo. Poi Philip fece lo stesso con Trudy e Rein notò che anche la contessa era stupita.

-Sono grato di avere incontrato due splendide dame come voi e di avere il privilegio della vostra compagnia-

Entrambe si ritrovarono a sorridere, leggermente imbarazzate. Persino Trudy si lasciò andare ad un accenno di rossore sulle guance. Rein la guardò divertita ma non appena Trudy vide il sorriso della turchina le lanciò uno sguardo leggermente infastidito, cosa che fece ridacchiare Rein. Nel frattempo Philip le guardava, senza sapere cosa dire, o fare. I due ripresero a passeggiare e a chiacchierare con naturalezza, e Rein si trovò a godere di quel momento di relativa spensieratezza. Il tutto però fu interrotto dall’arrivo di un valletto che si avvicinò veloce al trio

-Altezza, contessa, ministro-

Il valetto si inchinò a Rein poi porse un messaggio a Philip. Finito di leggere si voltò verso le due donne

-Principessa, contessa, spero ora mi vogliate scusare. Anche se preferisco lungamente la vostra compagnia, il lavoro mi attende e ho questioni importanti da risolvere-

Rein si trovò ad annuire

-Direi che abbiamo abusato anche oltre del vostro tempo, conte. Grazie per la compagnia e per le chiacchiere-

Philip si inchinò

-Vi auguro una buona mattinata-

Le due donne lo guardarono andare via con il valletto dietro di lui, senza dire niente.

-Certo che tra tutti gli uomini presenti a corte, la marchesa ha scelto uno dei pochi onesti con cui crearmi uno scandalo-

-Credo proprio di si-

Disse Rein. Le due si guardarono un attimo poi ridacchiarono. Alzando lo sguardo, Rein vide lo sguardo allibito di alcune donne che le fissavano. Vedendole, Rein sorrise ancora di più e afferrò più saldamente la presa sotto il braccio di Trudy

-Allora, pronta a creare ancora più chiacchiericcio e scandalo?-

-Cosa hai in mente, ora?-

-Avrei proprio voglia di una bella tazza di the e di qualche pasticcino-

Trudy la guardò e annuì

-Anche io berrei volentieri una tazza di the. Ce lo vogliamo fare servire sotto il portico?-

Rein si ritrovò ad annuire

-Splendida idea. Non ho ancora avuto modo di godermi il portico reale. Poi già mi immagino i pettegolezzi che ne deriveranno. Credo che la marchesa non sarà contenta di sapermi così a mio agio con te-

Trudy annuì

-No non lo sarà affatto. Ma sapere che eravamo insieme non farà altro che farla agire velocemente. Si preparerà a sferrare un attacco quanto prima, ne sono sicura-

Rein annuì

-Peccato che lei non sappia che la aspetto a braccia aperte-

Trudy la guardò e il suo sguardo si fece serio

-Principessa, potremo anche avere anticipato alcune sue mosse, ma vi prego, state attenta. Fanny non è di certo una stupida, e credo possa avere altro su cui puntare come piano di riserva-

-Vuol dire che ci prepareremo ad affrontare anche quello. Non mi spaventa di certo-

-Dovrebbe invece, non sapete di cosa è capace-

La turchina si voltò verso la contessa

-Di cosa è capace?-

Trudy annuì

-Se Fanny si pone un obbiettivo, in un modo o in un altro lo raggiunge. Lo so bene questo. E se per raggiungerlo deve distruggere tutto ciò che si para nel mezzo, lo farà-

-E noi, allora, le daremo filo da torcere-

Trudy la guardò allarmata

-Tu non capisci. Lei è…-

-Solo una donna, Trudy. Ho affrontato di peggio e ho sconfitto di peggio, credimi. Non sarà una semplice marchesa ha farmi cedere. Sono molto più forte di quello che credi e lo sei anche tu-

-Non lo puoi sapere-

Trudy la guardò scoraggiata. Rein le prese le mani e la guardò negli occhi, convinta

-Lo sento e mi fido del mio istinto. So che tu non ti fidi di me, ma ti prego, su questo, credimi. Non ho dubbi con chi schierarmi tra voi due. Non c’è niente che la marchesa potrà dirmi per farmi cambiare idea su di te-

-Tu non mi conosci…-

-E' vero, non ti conosco. Ma so una cosa che ti rende diversa dalla marchesa-

-E quale sarebbe?-

-Tu non hai mai cercato disperatamente di piacermi. Anzi, sei stata fin da subito molto chiara sul fatto che io non ti piacessi affatto-

-Cosa dovrebbe dire questo?-

-Dice molto. Tu non vuoi entrare nelle mie grazie, anzi. Stai cercando di capire se posso essere un qualche tipo di minaccia per il tuo regno e, anche se non ho ancora capito come io, principessa squattrinata praticamente rinnegata dalla sua famiglia, possa rappresentare una minaccia, lo capisco. Non ti fidi di me, mi vuoi conoscere prima di giudicarmi. La marchesa invece non ha fatto altro che cercare di entrare nelle mie grazie perché spera proprio che io sia qui per quello che temi tu: la corona. E se io dovessi diventare regina, che credimi, è l’ultima cosa che vorrei, e lei fosse mia amica, lei sarebbe una delle donne più potenti del regno. Mentre a te, del potere, non interessa niente-

-Questo mi renderebbe una persona migliore? Solo perché non sono ambiziosa o con mire di potere?-

Rein le sorrise

-Non so se questo ti renda migliore o peggiore. Dopotutto non conosciamo le motivazioni che stanno spingendo la marchesa a comportarsi così, magari ha un motivo più che nobile…-

-Oppure è solo un’arrivista-

-Oppure è solo un’arrivista. Va bene. Ma quello che sto dicendo è che io non cerco e non voglio qualcuno che stia al mio fianco per interesse. Voglio che qualcuno stia al mio fianco perché io, Rein, gli piaccio così. Titolo o meno. Sarò ingenua, non lo nego, ma preferisco scontrarmi con te ma sapere sempre ciò che realmente pensi, piuttosto che avere qualcuno che mi gratifica e lusinga solo per mero ritorno personale-

Trudy la guardò intensamente, senza sapere cosa replicare. Le due donne rimasero in silenzio poi ripresero a camminare. Quando arrivarono sotto il grande porticato che affacciava sul giardino, Rein fermò una cameriere e le chiese di chiamare Dreamy. Non appena la rosa arrivò, Rein si affrettò a farle preparare tutto il necessario per il the e presto la turchina e la contessa si trovarono comodamente sedute, servite di tutto punto, con in mano una tazza di the fumante. La consumarono parlando del più e del meno, chiacchierando amabilmente sotto lo sguardo attento e vigile della corte, che le osservava curiose.

-Come fai a sopportare tutto questo?-

Le chiese ad un tratto Trudy

-Intendi gli sguardi costanti e persistenti?-

Trudy annuì. Rein semplicemente alzò le spalle

-Abitudine, direi. Ci sono abituata fin da quando sono piccola-

-E non ti da fastidio?-

-Se anche mi desse fastidio cosa potrei fare per evitarlo? Sono pur sempre una principessa, rientra in uno degli aspetti negativi della regalità-

-E gli aspetti positivi?-

Rein la guardò, poi un sorriso le spuntò sul volto

-Potere passare la mattina a bere the e fare chiacchiere, senza doversi occupare di niente. Direi che è un aspetto positivo-

Trudy ridacchiò e alzò la tazza di the come fosse un calice, brindando, simbolicamente per le sue parole. Rein ridacchiò e fece lo stesso. Stava ancora bevendo, quando Rein vide Dreamy correrle incontro, tutta trafelata

-Dreamy, che succede?-

Chiese allarmata Rein.

-Principessa, dovete andare nella vostra stanza, immediatamente-

Rein la guardò perplessa

-Perché mai? Sto bevendo il mio the e vorrei finire la conversazione con la contessa-

Dreamy la guardò negli occhi e, tralasciando qualsiasi protocollo, le afferrò la mano e la tirò leggermente verso di lei, obbligandola quasi ad alzarsi

-La principessa Milky-

Disse semplicemente la rosa. Rein la guardò perplessa, sbattendo un paio di volte le palpebre. Poi la consapevolezza delle parole della sua cameriera la scese addosso, facendola sbiancare

-La lezione!-

Dreamy annuì. Rein appoggiò la tazza sul tavolo e si alzò veloce

-Contessa, io devo andare. Sono in ritardo, come ho fatto a dimenticarmi totalmente di Milky? Mi starà odiando in questo momento. Ci vediamo Trudy-

Senza lasciare il tempo alla contessa di risponderle Rein prese quasi a correre in direzione della sua stanza. Tuttavia, prima di entrare nel palazzo, le sembrò di sentire la risata divertita di Trudy risuonare nell’aria.

 

 

Il pomeriggio era ormai giunto al termine. La luce aranciata del tramonto illuminava il palazzo, come il sole volesse avvolgerlo in un caldo abbraccio, prima di lasciarlo al buoi della sera. Thomas era steso sul suo divano, in camera sua, intento a fissare il soffitto. Era perso nei suoi pensieri e uno strano miscuglio di emozioni lo stava divorando. Il primo era il sollievo, il sollievo per sapere che Trudy era fuori pericolo da qualsiasi macchinazione di corte. L’altro era furia, furia cieca per non essere stato in grado di fare niente di concreto per lei e di avere fatto in modo che fossero altri a salvarla. Infine provava frustrazione e vergogna. Frustrazione per non avere avuto la possibilità di confrontarsi tranquillamente con Philip e farsi spiegare quello che realmente era successo e vergogna verso Trudy, per avere dubitato di lei. Come aveva anche solo potuto pensare che Trudy potesse avere un comportamento simile con un uomo, per di più con Philip? Doveva chiederle scusa, eppure non riusciva nemmeno a pensare di guardarla negli occhi in quel momento.

-Sono un pessimo amico…-

Mormorò al soffitto. Sapeva che doveva affrontarla, prima o poi. E anche con Philip avrebbe dovuto parlare e fargli le sue scuse. Forse sarebbe stato meglio partite proprio dal conte. E dato che non era da lui rimanere a rimuginare in una stanza vuota, decise di andare ad affrontare subito il problema Philip. Si alzò risoluto e si avviò a grandi passi verso la porta. La aprì con forza solo per trovarsi davanti qualcuno fermo immobile, davanti ad essa. E non era qualcuno qualsiasi, era proprio Trudy. I due rimasero in silenzio, non sapendo cosa fare. Trudy era stata evidentemente presa in contropiede dall’improvvisa apparizione di Thomas, e Thomas era sconvolto dal vedere l’ultima persona che in quel momento desiderasse vedere. Alla fine fu lei, come sempre, a superare per prima quell’impasse.

-Mi fai entrare o dobbiamo dire quello che dobbiamo dirci qui sulla porta?-

Thomas non disse niente, si spostò solo di lato, per permettere alla donna di entrare. Thomas la osservò sedersi sul suo divano, dove si mise a fissarlo.

-Siediti Thomas-

-Sto bene qui-

-Thomas-

Il tono di Trudy lo fece muovere, come si trovasse sotto un incantesimo. Ma era sempre così con lei, aveva sempre il potere di fargli fare quello che voleva. Thomas si sedette sulla poltrona, di fronte a lei. Rimasero in silenzio ancora un po’ fino a quando Trudy non ce la fece più

-Ti prego Thomas, dimmi qualsiasi cosa, ma parlami. È inquietante stare qui in silenzio. Tu non stai mai in silenzio-

-Non so cosa dirti-

-Qualsiasi cosa va bene-

Thomas guardò gli occhi chiari di Trudy e si ritrovò a sospirare

-Dannazione Trudy, tu non puoi fare così-

-Fare cosa?-

-Non puoi comparire davanti alla mia porta quando io sono pronto a fare tutt’altro. Non si fa-

-Scusa?-

-No, sono serio. Io mi ero finalmente deciso ad andare a parlare con Philip e tu appari così, dal nulla. Non si fa-

Trudy lo fissò a bocca aperta, sconcertata

-Sei ubriaco?-

Thomas la fulminò con lo sguardo

-No che non lo sono. Dico solo che io non volevo vederti adesso-

Thomas evitò di guardarla negli occhi. Si risedette sulla poltrona e si ritrovò ad appoggiare la schiena contro la spalliera e a chiudere gli occhi. Stettero così, in silenzio, per quello che a lui parve un’eternità.

-Sei così disgustato da me?-

Il tono flebile della voce di Trudy fece quasi dubitare Thomas di avere capito bene. Aprì gli occhi e la guardò, intensamente

-Che cosa?-

Trudy evitò il suo sguardo, ma ripeté la domanda

-Sei disgustato da me?-

Thomas sgranò gli occhi per la sorpresa

-No, certo che no-

-Non si direbbe. Dato che non mi vuoi nemmeno guardare o vedermi al momento, cosa dovrei pensare?-

Thomas la guardò a bocca aperta

-Tu non mi disgusti e non lo potrai mai fare. Non osare mai più dirmi una cosa del genere-

Trudy lo guardò e Thomas vide comparire un accenno di lacrime nei suoi occhi. E qualcosa scattò dentro di lui. Si alzò velocemente, raggiungendola e senza pensare, l’abbracciò. Trudy non resistette al suo abbraccio, anzi, vi ci si abbandonò senza esitazione. Poco dopo, il corpo di Trudy fu scosso dai singhiozzi e la contessa si lasciò andare ad un pianto sconsolato. Thomas non fece niente, la abbracciò stretta e la cullò tra le sue braccia, in silenzio. Si era ormai fatto buio quando Trudy smise di piangere. I due rimasero però così, abbracciati, sdraiati insieme sul divano. Trudy aveva il suo viso appoggiato contro il petto di Thomas e lui le accarezzava dolcemente la schiena. Anche se erano così vicini, un uomo e una donna sdraiati insieme, non vi era alcun tipo di imbarazzo tra di loro. Si conoscevano da troppo tempo e si volevano troppo bene per sapere che non provavano l’uno per l’altra quel tipo di attrazione. Erano fratelli, si volevano bene come una famiglia. Non sarebbero mai andati oltre quel sentimento. Ed era per quel motivo che Thomas si era arrabbiato con se stesso. Aveva dubitato di lei, di sua sorella, praticamente. E se ne vergognava

-Mi dispiace Trudy-

Trudy alzò la testa, in modo da poterlo guardare

-Per cosa?-

-Per avere dubitato di te. Non avrei nemmeno dovuto pensare che tu potessi…insomma… con Philip poi!-

Trudy lo fissò, e un leggero sorriso le comparve sul volto

-Perché no? Magari il parlare di numeri e bilanci può essere eccitante per me.-

-Trudy ti prego!-

Urlò scandalizzato Thomas, cosa che fece scoppiare a ridere la bionda.

-Non è divertente. Tu certe cose con un uomo… non ci voglio nemmeno pensare-

Trudy lo fissò e un leggero velo di malinconia sembrò coprirle gli occhi. Fu solo un attimo, ma presto il sorriso beffardo rispuntò sul suo volto

-Chissà, invece. Magari ce l’ho un amante-

-Nessuno oserebbe-

-Perché mai?-

-Perché io ucciderò qualsiasi uomo cercherà anche solo di avvicinarsi a te con intenti tutt’altro che galanti-

-E come farò così a trovare marito?-

Thomas scosse la testa, deciso

-Non ne avrai bisogno. Mi prenderò io cura di te. Ti comprerò una villa magnifica e insieme gestiremo il migliore vitigno di tutta Wonder. Diventeremo così ricchi grazie al nostro vino che nessuno, reale compresi, potrà rivaleggiare con noi-

Trudy ridacchiò e Thomas la guardò, serio

-Sai che potrei farlo sul serio-

-Lo so. Ti sento raccontare questa storia da quando abbiamo dieci anni. Io, tu, la vigna… quasi quasi inizio a credere che lo farai veramente-

-Sai che basta il tuo si e lo faccio sul serio-

-E lasceresti la guardia reale? Sul serio? Tu lasceresti Shade, il tuo migliore amico, qui senza di te?-

Thomas la guardò e si ritrovò a concordare con lei

-Hai ragione, così non lo potrei lasciare. Ma dopo che si sarà sposato, allora si-

Trudy lo fissò negli occhi sconvolta

-Il principe si sposa?-

Thomas alzò gli occhi al cielo

-Quando quel zuccone coronato capirà cosa prova per la bella Rein, forse si deciderà e non se la lascerà sfuggire-

-TI piace così tanto quella donna?-

Thomas la guardò

-Certo. È una donna gentile e onesta-

-Non bastano onestà e gentilezza per governare un regno, Thomas. Non puoi parlare così di lei, la conosci da neanche un mese-

-E non ho mai incontrato nessuno capace di tenere così tanto testa a Shade. Sai che oggi ha tirato un calcio al principe?-

Trudy lo fissò meravigliata

-Ha fatto cosa?-

Thomas annuì

-Avresti dovuto vedere la faccia di Shade. Ha tirato un colpo deciso alla gamba e ha fatto male. Me ne sono beccato uno anche io-

-Perché ti sei fatto dare un calcio da lei?-

Chiese perplessa e poco convinta, Trudy

-Diciamo che forse me lo potevo meritare un pochino-

-Cosa hai combinato Thomas?-

Trudy lo fissò, un leggero lampo di collera negli occhi. Thomas conosceva bene quello sguardo, era lo sguardo che le lanciava ogni volta che stava per fargli una ramanzina. Ma questa volta se lo meritava, davvero

-Ho, forse, tirato un pugno in faccia a Shade-

-Hai fatto cosa?-

Thomas alzò le mani in segno di resa

-A mia discolpa, mi ha fatto sbattere in cella dai miei uomini-

-Thomas, hai tirato un pugno a sua maestà? Sul serio?-

Thomas si ritrovò ad annuire e ad abbassare lo sguardo, incapace di sostenere quello di Trudy.

-Non era un pugno così forte però… e poi anche lui dopo me ne ha tirato uno-

Trudy si alzò da Thomas e si mise seduta sul divano. Anche lui si tirò su a sedere.

-Hai tirato un pugno al principe. Il principe ha tirato un pugno a te e la principessa ha dato un calcio negli stinchi a tutte e due?-

Thomas annuì

-E Nicholanos, nel mezzo dei pugno e calci ci ha lanciato un secchio di acqua fredda addosso. Ma lui non si è beccato un calcio dalla principessa ora che ci penso-

-Per forza. A quanto pare Nicholanos a solo cercato di riportarti alla ragione-

-Ehi…-

Disse solo Thomas. Trudy sembrava così sconvolta da quello che gli aveva appena detto che Thomas stava già pensando cosa dirle per calmarla, quando Trudy iniziò a ridere, così forte e di gusto, che qualche lacrima le sgorgò dagli occhi.

-Rein ti ha dato un calcio… accidenti l’avrei voluta vedere. Miss perfezione che tira un calcio, chi l’avrebbe mai detto-

Thomas sorrise anche lui

-Mi devo fare raccontare tutto dal conte Nicholanos-

-Non tirare troppo la corda-

Trudy diede una piccola gomitata a Thomas

-Andiamo. Ti ho preso in giro per molto meno-

Thomas si ritrovò ad ammettere che in effetti era vero. Thomas la guardò e si ritrovò a considerarsi veramente fortunato ad avere Trudy come amica

-Grazie Trudy-

-Di niente. Anche se non so per cosa mi ringrazi-

-Per essere te. Per essere mia amica dopo tutti questi anni. Per avermi perdonato per avere dubitato di te-

Trudy non lo guardò, ma allungò la sua mano e afferrò quella del capitano, stringendola forte

-Thomas, certe volte ho paura che tu di me abbia una considerazione decisamente troppo alta-

-Che intendi?-

Trudy lo guardò

-Non sono perfetta, Thomas-

-Lo so. Conosco perfettamente i tuoi difetti e…-

-Non intendo questo. Non ci siamo visti per un po’. Non sai quello che può essere successo, non sai se io nel frattempo mi sono comportata in modo spregevole o da stupida o se ho fatto qualcosa di sbagliato. Non avere una fede così ceca per me. Non me la merito-

Thomas la guardò. La mano di Trudy gli stava stringendo molto forte la sua e lui ebbe all’improvviso una sensazione di paura. Paura che Trudy non gli avesse detto qualcosa, qualcosa di importante.

-Trudy, cosa stai dicendo?-

-Non ti sei mai chiesto perché la marchesa Eldelberry ce l’abbia con me?-

Thomas la guardò. Gli occhi di Trudy erano in quel momento colmi di una tristezza che lui non le aveva mai visto

-No, non ci ho pensato. Insomma cosa avrai mai fatto, parlato male di lei in società? Come se non lo avessero fatto tutti quando si è sparsa la notizia che il marchese si era sposato con una praticamente sconosciuta viscontessa-

Trudy scosse la testa, decisa. Lasciò andare la mano di Thomas e si alzò. Si avviò alla porta e la aprì. Thomas si alzò veloce e le andò dietro.

-Trudy?-

Le chiese solo. Lei non si voltò

-Thomas, certe volte penso che il tuo essere così fiducioso negli altri prima o poi ti porterà alla rovina. Ma sono grata di avere un amico come te-

-Trudy, se c’è qualcosa che mi vuoi dire, lo sai che io sono qui-

Trudy si voltò un attimo, un sorriso sul volto

-Lo so. E tu non farti ingannare da me, lo sai che sono brava a prenderti in giro se voglio. Non pensare troppo a quello che ti ho detto-

-Trudy ma…-

Trudy si lasciò andare ad una piccola risata

-Thomas, lascia stare. Volevo solo scherzare un po’ ma ho esagerato. Perdonami. Sarà meglio che vada ora. Ci vediamo domani, va bene. Buonanotte-

Trudy aprì la porta e se ne andò, lasciando Thomas senza parole. C’era qualcosa di strano in Trudy. Non l’aveva mai vista così prima d’ora.

-Che cosa mi nascondi Trudy-

 

 

 

Moon Maria osservava la luna sorgere lentamente all’orizzonte. Era una fresca notte primaverile, ma nonostante l’aria pungente della serata si era voluta sedere sul terrazzo, avvolta nel suo scialle di lana ad osservare il sorgere dell’astro notturno. Era un’abitudine che aveva preso sin da quando era diventata regina. Mentre aspettava l’arrivo di Skyler lei si sedeva sul balcone, e guardava la lenta risalita della luna.

-Avete freddo maestà, volete rientrare in stanza?-

Lady Vivian, seduta di fianco a lei, la guardò preoccupata

-Vivian, una volta non mi avresti mai chiesto se avessi freddo-

-Una volta avevate anche vent’anni di meno-

Moon Maria le sorrise, divertita

-Ti potrei fare cacciare per un commento del genere-

-Sappiamo entrambe che non lo farete, maestà. Sono ormai rimasta la sola a sopportarvi qui a palazzo. Poi pensate solo al tempo che perdereste per insegnare ad una giovane dama di corte tutte le cose che io, invece, so già-

La risata della regina accompagnò la fine delle parole della dama di compagnia

-Vivian, le mie giornate sarebbero veramente molto più solitarie e tristi senza di te-

-Lo so bene questo. Ma voi state tremando, vi prego, rientrare. Non vorrete ammalarvi di nuovo-

La regina sospirò sconsolata, ma si ritrovò ad alzarsi dalla sua sedia senza protestare

-Amo guardare la luna sorgere. Detesto non poterla ammirare per più tempo ormai-

Lady Vivian le si mise vicino

-La luna non si offenderà, maestà-

Moon Maria stava per replicare, quando una cameriera comparve sulla porta del balcone

-Altezza perdonatemi. La principessa Rein chiede udienza-

-Fatela accomodare. La attendevo-

La cameriera annuì. Quando si fu allontanata, Moon Maria si voltò verso Vivian

-Vai anche tu. Vorrei parlare da sola con Rein-

-Siete sicura?-

La regina annuì

-Si, ne sono sicura. Mi deve solo aggiornare sulle voci di palazzo. A quanto pare non so cosa abbiano combinato quei ragazzi, ma stanno cercando di salvare la reputazione della contessa di Gaumont scatenando una serie di pettegolezzi a loro volta-

Vivian guardò la regina, divertita

-Le solite vecchie dinamiche di corte. Quasi mi mancano quei tempi-

Le due donne si sorrisero a vicenda, ricordando silenziosamente i tempi della loro giovinezza a corte. Quando entrarono dentro la stanza, Rein era già lì che la aspettava. Appena la vide, la turchina le fece un inchino

-Vostra maestà. Lady Vivian-

-Rein cara, siediti pure. Ho fatto preparare un the caldo, spero non ti dispiaccia. Bevo sempre una tazza di the caldo prima di andare a dormire-

-Va benissimo altezza, grazie-

Moon Maria si voltò verso Vivian

-Vivian, ci vediamo domani mattina. Buonanotte-

-Buonanotte maestà. Altezza-

Lady Vivian lasciò la stanza assieme alla cameriera che aveva preparato tutto il necessario per far bere alle due donne il the. Rimaste sole, Moon Maria si accomodò sulla sua poltrona, sospirando serena

-Dal biglietto che mi hai fatto recapitare questa mattina, deduco tu abbia qualcosa da raccontarmi-

Rein annuì

-Si maestà. Sono qui per spiegarvi il motivo delle mie azioni di oggi-

-Intendi la tua passeggiata con il conte Hoteval di questa mattina?-

La turchina annuì

-Si maestà. Immaginavo la voce fosse già giunta alle vostre orecchie-

Moon Maria ridacchiò

-Sono molte le voci che mi sono arrivate oggi. Come quella del pettegolezzo sulla contessa di Gaumont e sul fatto che la principessa mia ospite si sia intrattenuta con un uomo forse impegnato già in una relazione clandestina-

-E' tutto un enorme malinteso, maestà-

-Ne sono certa, ma a cosa ti riferisci di preciso? Al tuo appuntamento o alla relazione segreta?-

-A tutti e due. Trudy e Philip non hanno affatto una relazione. Ne ho ricevuto oggi la conferma, da entrambi. Anzi, Philip sembrava molto adirato per quel tipo di pettegolezzo che lo riguardava-

-Immagino che per un uomo dai sani principi come il conte di Hoteval non sia stato facile sapere di essere sulla bocca di un’intera corte per una faccenda non vera-

Rein annuì

-Esatto maestà. Tuttavia, la situazione si è rivelata più complessa del previsto. Siete a conoscenza, vero, di ciò che dicevano su di loro, giusto?-

Moon Maria annuì

-Il conte era stato visto uscire a tarda notte dalla stanza della contessa-

Disse Moon Maria, ricordando cosa le aveva riferito lady Vivian. Era stata, infatti, come sempre, la sua dama di corte a raccontarle tutto quanto ed entrambe avevano avuto la stessa reazione, incredulità. Quindi una parte di lei fu sollevata nel sapere che la sua deduzione si fosse rivelata corretta e che il suo ministro e la contessa non avessero nessuna relazione. Tuttavia il racconto di Rein si preannunciava interessante, quindi si apprestò ad ascoltare attentamente a ciò che la turchina aveva da dirle.

-Esatto maestà. Ebbene, anche se la relazione si è rivelata del tutto fasulla, mentre parlavo sia con il conte che con la contessa è venuto fuori che un fondo di verità quel pettegolezzo lo aveva-

La regina guardò sbalordita Rein. Non si era minimamente aspettata quel tipo di risvolto

-Mi stai dicendo che il conte era effettivamente nella stanza della contessa, a tarda notte?-

Rein annuì

-E cosa ci faceva lì se i due non hanno una relazione? Voglio dire, che tipo di rapporto può mai giustificare una cosa simile?-

Moon Maria vide un leggero rossore imporporare le guance di Rein.

-Più che tipo di rapporto, maestà, è stato uno strano gioco del destino, o meglio, un ritrovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato-

Moon Maria guardò incuriosita Rein.

-La cosa si fa interessante. Spiegami come sono andati i fatti, sono curiosa di sapere cosa può avere portato a tutto questo-

Rein iniziò, così, leggermente imbarazzata, a raccontarle della fatidica notte. La principessa raccontò della cena a cui Trudy aveva partecipato, assieme a Charlotte e alla contessa Alexandre, nell’appartamento privato di Philip, e di come, vista la tarda ora, il conte abbia insistito per accompagnare le due donne nelle loro stanze personalmente

-Capisco le motivazioni del conte, ma dovrebbe sapere che il palazzo è un luogo sicuro. Poteva chiedere ad una cameriera di riaccompagnarle e non saremmo qui a parlare ora-

-Temo sia stata Charlotte ad insistere, maestà-

Moon Maria sospirò

-Quella ragazza dovrà fare un corso accelerato di educazione di corte. Temo che il suo buon cuore la renda preda facile, per chi ama creare scandali-

Rein si trovò ad annuire alla sue parole. Poi continuò il suo racconto

-Per prima hanno riaccompagnano la contessa Alambert, infine Trudy. A quanto pare i due stavano chiacchierando e si sono attardati davanti alla porta della stanza della contessa. Ed è stato lì dove, Trudy ha sentito delle voci provenire dal fondo del corridoio e si è allarmata. Senza pensare, ha afferrato il braccio di Philip e lo ha trascinato nella sua stanza-

Moon Maria la guardò perplessa

-Ha sentito delle voci e si è spaventata? Sarà stata semplicemente la ronda delle guardie-

-E' quello che ha pensato anche lei, ma la contessa conosceva bene i rischi che poteva incorrere se qualcuno l’avesse vista anche solo parlare a notte fonda con un uomo. Per questo si è spaventata e si è comportata in quel modo-

-Quindi si è nascosta per evitare di essere vista da una ronda ed ha finito poi per farsi vedere da una cameriera? Che sfortuna-

Rein rimase in silenzio, ma c’era qualcosa nel modo in cui la principessa evitava il suo sguardo che mise in allarme la regina.

-C’è qualcos’altro che dovrei sapere non è vero?-

La turchina strinse la gonna tra le sue mani, accartocciando il tessuto.

-In realtà, maestà, non è stata una ronda ad avere spaventato Trudy-

Moon Maria la guardò perplessa. Come era possibile?

-Non era una ronda? Allora chi era che girava per il mio palazzo di notte?-

-Il principe Shade e il capitano Thomas, altezza-

Disse a bassa voce Rein. Moon Maria la fissò un attimo perplessa, incerta sul fatto di avere capito bene

-Mio figlio e Thomas? Ho capito bene Rein?-

La turchina annuì, ma sempre evitando di guardarla negli occhi. La regina impallidì, improvvisamente molto preoccupata per la piega della conversazione

-Cosa ci faceva mio figlio in quel corridoio quella notte? Rein, guardami ti prego e rispondimi-

La principessa alzò lentamente il capo, le sue guance totalmente rosse. Un pensiero improvviso la fece alzare di scatto dalla poltrona

-Stava venendo da te? In piena notte?-

Rein la guardò e annuì. Moon Maria si voltò, e si portò una mano sul viso.

-Maestà, posso spiegarvi-

-Sarà meglio che tu lo faccia, perché la sola ragione che mi spinge a pensare il motivo per cui mio figlio sia venuta a cercarti  a tarda notte mi fa dubitare sul tipo di educazione che io gli abbia impartito-

La regina si voltò a guardarla con uno sguardo severo. Il volto di Rein si fece sempre più rosso

-Maestà, vi assicuro, non è assolutamente quello il motivo per cui ci siamo incontrati. E per di più c’era anche Thomas con lui-

-Allora spiegami Rein. Spiegami perché in questo momento non capisco proprio cosa mio figlio possa avere voluto da te a tarda notte-

Moon Maria si risedette sulla poltrona, in attesa. Rein sostenne il suo sguardo, anche se il suo tono di voce si abbassò leggermente, sintomo di imbarazzo

-Quella notte Shade è venuto a cercarmi per scusarsi, maestà-

-Scusarsi? Per cosa?-

Rein non disse niente, ma il rossore continuò a colorarle le guance.

-Rein, so che questa conversazione non è piacevole, ne per te, ma nemmeno per me. Quindi ti prego, prima mi spiegherai l’innocenza di questa azione da parte di Shade, prima potremo andare avanti e fare finta che non sia successo niente-

Rein riprese a parlare, raccontandole quello che era successo

-Maestà, vi assicuro, non c’è niente di preoccupante da dire. Sapete come è fatto Shade. Credeva di avermi offeso in qualche modo ed era solo venuto a scusarsi-

-In piena notte?-

Si lasciò sfuggire la regina, incredula. Rein non disse niente e Moon Maria sospirò, rassegnata. Doveva far ripassare le buone maniere a suo figlio, a quanto pareva, anche se il comportamento descritto da Rein rispecchiava il carattere del suo primogenito. Si immaginava Shade compiere quelle azioni per un estremo senso del dovere, anche se la cosa comportava una sana dose di incoscienza. Tuttavia doveva esserci ancora qualcosa, perché quello che le aveva raccontato la principessa non combaciava con il colorito rosso delle guance della ragazza. Doveva sapere esattamente cosa fosse successo quella notte

-Così, vi siete visti quella notte, tu e Shade-

-Eravamo nel corridoio altezza. Non l’ho certo fatto entrare nella mia stanza-

Cercò di dire Rein, come giustificando le sue azione. La regina sospirò

-Quindi fammi capire con esattezza. Trudy per evitare uno scandalo trascina Philip nella sua stanza ma così facendo fa i modo che sia lei che il conte assistano a voi due che vi vedete in piena notte, nel corridoio del palazzo-

Rein annuì

-In pratica si, maestà-

-Quindi tu e Shade eravate in corridoio a parlare, in piena notte, con Thomas che vi faceva da palo, suppongo-

Rein annuì

-E tutto perché mio figlio si doveva scusare con te-

Rein annuì ancora. Moon Maria sospirò e si appoggiò allo schienale della poltrona, improvvisamente molto stanca.

-Almeno le cameriere hanno visto Philip e non voi due. Hai idea di quello che sarebbe successo se vi avessero visto parlare? Rein, ti facevo più giudiziosa-

La principessa abbassò la testa

-Chiedo scusa maestà. Non succederà più-

-Voglio sperarlo. Almeno non c’è stato niente di troppo compromettente. Infondo sono state solo chiacchiere e…-

Qualcosa nello sguardo di Rein bloccò il discorso della regina.

-Rein? C’è altro che devo sapere?-

La turchina, terribilmente in imbarazzo, annuì

-In realtà non abbiamo solo parlato, quella notte. Io, cioè noi, ci siamo abbracciati, maestà. Molto abbracciati-

Moon Maria guardò a bocca aperta Rein e non disse niente. La turchina, allarmata, alzò gli occhi per guardarla. Rein era imbarazzata e mortificata, questo lo poteva vedere, ma la regina in quel momento stava provando tutte emozioni molto diverse. Non potendo stare ferma si alzò e si avviò veloce verso la porta della sua stanza. La aprì e si voltò verso la guardia che sapeva essere posizionata fuori dalla sua porta

-Tu, chiamami mio figlio, subito. Digli di venire immediatamente e se solo osa dire di essere impegnato e di non potere venire, riferiscigli che impiegherò tutto ciò che resta della mia vita per impedirgli di diventare re di questo regno. Sono stata chiara?-

La guardia, terrorizzata, annuì e corse via in cerca del principe. Moon Maria tornò dentro e tornò a sedersi sulla sua poltrona. Rein, che nel frattempo si era come rimpicciolita sul divano, la fissava, senza osare proferire parola.

-Sembra che dovrò impartire a te e a mio figlio qualche lezione di vita oltre che di buona educazione. Spero tu non avessi preso altri impegni Rein, perché non appena Shade sarà arrivato non ve ne andrete da qui molto presto-

Per tutta risposta Rein abbassò il capo, sconfitta.

 

 

La regina trattenne per due ore sia Rein che Shade nella sua stanza, dove praticamente urlò loro contro quanto fossero stati, nell’ordine, stupidi, ingenui e folli. Per Rein fu una delle esperienze più imbarazzanti della sua vita. Perché Shade, seduto accanto a lui, non proferì parole, troppo in imbarazzo per dire qualsiasi cosa a loro discolpa. Come se si potessero discolpare in alcun modo, dopotutto. Alla fine, Moon Maria, superata la rabbia, aveva ascoltato pazientemente ciò che era successo quella mattina, dalla visita nelle segrete al loro finto incontro casuale nel giardino. Sebbene fosse ancora arrabbiata, la regina aveva decretato che il piano di Rein poteva funzionare e che, se fosse stato necessario, avrebbe confermato tutta la loro storia. E dopo una ennesima ramanzina sul loro comportamento sconsiderato, li aveva fatti promettere di non osare fare mai più una cosa simile in un corridoio del palazzo dove qualcuno li avrebbe potuti vedere e li aveva, infine, congedati. Una volta usciti dalla stanza, i due si ritrovarono nel corridoio, da soli. Solo le guardie, in servizio, erano presenti. I due principi non dissero una parola, si avviarono lentamente lungo il corridoio, ognuno perso nei propri pensieri, o pieni di imbarazzo, o tutte e due. Fecero tutto il lungo corridoio fianco a fianco, e giunsero alla grande porta che delimitava gli appartamenti reali dal resto della reggia. Shade le aprì la porta, e Rein uscì, improvvisamente molto sollevata dal sapere di essere abbastanza lontana dalla regina e dalla sua rabbia. Appena fu fuori, fu come se tutta la tensione si fosse sollevata da lei, lasciandola molto più libera e spensierata. Shade la seguì, chiudendosi la porta alle spalle con un suono sordo. Quando furono entrambi fuori si guardarono per la prima volta da quando era iniziato tutto. E scoppiarono a ridere. Risero di gusto, liberi, risero fino a farsi venire le lacrime agli occhi. Era una risata liberatoria, piacevole, di quelle che quando si è finito ti fanno stare bene

-Era da tanto che non vedevo mia madre così arrabbiata-

-Per un attimo ho temuto che mi volesse spedire a casa, o peggio, che mi volesse mandare al tempio, in reclusione-

Shade le sorrise, divertito

-Ne sarebbe capace-

-Non l’avevo mai vista così arrabbiata. È spaventosa-

Shade annuì

-Fidati, questo non è niente. Io l’ho vista decisamente più arrabbiata di così-

-Cosa hai fatto per farla arrabbiare così tanto?-

Chiese Rein, un sorriso divertito sulle labbra. Shade, tuttavia, smise all’improvviso di ridere e Rein vide come un’ombra adombrargli lo sguardo. Non le rispose e la turchina lo guardò preoccupata.

-Scusa, non volevo…-

Shade scosse la testa.

-Non ti preoccupare. Non è solo una cosa che mi fa piacere ricordare, tutto qui-

Rein lo guardò poco convinta, ma decise di non ribattere. C’era qualcosa nel tono di voce di Shade che l’aveva lasciata perplessa. Aveva parlato con un tono di voce duro e secco, ma anche con una nota di tristezza. Il principe la guardò e indicò le scale

-Si è fatto tardi, sarà meglio che ti riaccompagni in stanza-

Rein scosse la testa, decisa

-Meglio evitare. Andrò da sola, tanto è solo a pochi passi-

-Ma…-

Rein scosse di nuovo il capo

-Meglio evitare di fare arrabbiare di nuovo tua madre-

Shade le sorrise e si ritrovò ad annuire

-Te lo concedo allora, ma solo per stasera-

La principessa sorrise. I due si incamminarono, lungo il ballatoio delle scale e poi per il corridoio, ma si fermarono poco dopo, dato che lo studio di Shade si trovava prima sul loro cammino, rispetto alla camera di Rein.

-Io torno ai miei doveri-

Le disse Shade, indicando la porta che conduceva al suo studio

-Non lavorare troppo. Devi anche riposare-

Shade incrociò le braccia e la guardò divertita

-Parli come mia madre-

Rein, per tutta risposta, gli diede una spinta sul braccio, cosa che provocò una risatina nel principe

-E io che mi stavo anche preoccupando per te. Che principe ingrato-

-Uno dei miei mille difetti, se parli con Thomas-

-Inizio a pensare che quello che dica Thomas su di te sia vero-

Shade le lanciò un’occhiataccia, che si trasformò subito in un sorriso divertito. Rein ricambiò il sorriso e i due si guardarono negli occhi, in silenzio. Un leggero rossore iniziò a colorare le guance di Rein dato che iniziò a provare un leggero imbarazzo. Gli occhi di Shade era belli, intensi e scuri, come la notte, era difficile non cadere preda del loro fascino

-Ho per caso qualcosa di strano addosso?-

La domanda vagamente sarcastica di Shade la fece sobbalzare

-Come?-

Chiese, maledicendosi non appena la frase le fu uscita dalle labbra. Un sorriso ironico apparve sul volto di Shade

-Mi fissavi così intensamente che per un attimo ho temuto avessi qualcosa di strano. Sembravi così presa-

Shade non finì la frase perché Rein gli mise una mano sulla bocca, tutta rossa in viso per l’imbarazzo. La sua reazione fece ridere Shade

-Sei tremendo-

Disse solo Rein, mentre ritirava la mano dalla sua bocca e si lasciava andare ad un sorriso. Shade le fece un piccolo inchino

-Ti chiedo scusa. Ma c’è qualcosa di terribilmente piacevole nel prenderti in giro-

Rein sgranò gli occhi e spalancò la bocca per la sorpresa.

-E tu saresti un principe? Un contadino sarebbe più educato di te-

Shade ridacchiò divertito, poi prese la mano di Rein e se la portò alla bocca, baciandola dolcemente

-Ti chiedo perdono. Ma è facile scherzare con te-

Rein ritirò la mano da quella di lui, ma al posto di essere arrabbiata sentì il suo cuore accelerare e per un attimo, sperò che quel momento non finisse mai

-Non so se ti perdonerò così facilmente sai-

-Ti prego, non ferire il mio cuore così-

Disse ironico Shade, che si portò una mano sul cuore fintamente ferito per le sue parole. Rein rise sbalordita. Non aveva mai visto Shade così, ma si ritrovò a pensare che scherzare in quel modo, soprattutto dopo tutto quello che era successo quel giorno e, soprattutto, con la regina, era piacevole e liberatorio. In quel momento erano solo due ragazzi che si rilassavano e divertivano. E a Rein piaceva stare così, con lui.

-Dato che non ti voglio avere sulla coscienza, e se vuoi veramente farti perdonare…-

-Con tutto il mio cuore-

-…Allora mi dovrai promettere che un giorno mi regalerai una giornata fuori dal palazzo, senza guardie né niente. Una giornata di libertà dall’essere una principessa. Forse così ti potrò perdonare-

Shade la guardò meravigliata ma un sorrisetto malandrino comparve sul suo volto

-Principessa, mi stai veramente dicendo che vorresti scappare dal palazzo? Con me?-

Rein annuì

-Si. Dopotutto sono sempre una delle due principesse “meno principesche di tutta Wonder”. Devo difendere il mio titolo. O forse sbaglio…. Eclipse?-

Rein lo guardò, un attimo incerta. Si era spinta forse troppo chiamandolo con il suo vecchio pseudonimo. Shade non le rispose subito, ma lasciò passare qualche secondo. Poi, le sorrise, quasi compiaciuto

-Non credevo avrei mai sentito quel nome uscire di nuovo dalle tue labbra. Ma accetto. Sappi solo che quando meno te lo aspetti, capiterà. Nessun preavviso o avvertimento, ti verrò a prendere e basta, non potrai protestare o, tanto meno, lamentarti. Ci stai?-

Rein sorrise e annuì

-Non mi deludere allora-

-Non lo farei mai, lo sai-

-Lo so-

I due si guardarono, poi Shade indicò la porta dietro di lui

-Sarà meglio che ora però torni al mio lavoro. Il regno non dorme mai e io devo ancora controllare dei documenti-

Rein annuì

-Io vado nella mia stanza allora. Grazie per questo-

Disse Rein non sapendo come chiamare quello scambio che avevano avuto. Shade le fece solo un piccolo cenno con il capo

-Buonanotte Shade-

-Buonanotte Rein-

La principessa si incamminò per il corridoio. Quando arrivò alla porta che conduceva al corridoio dell’ala dove alloggiava, Rein si voltò e vide che Shade era ancora fermo dove lo aveva lasciato. Rein alzò solo la mano, per salutarlo e lui fece lo stesso. Poi entrambi, contemporaneamente, aprirono le rispettive porte e scomparvero nello stesso momento.

 

 

Il singolo rintocco dell’orologio del palazzo indicò a Shade quando fosse effettivamente tardi. Aveva lavorato senza sosta per due ore e per quella sera si ritenne soddisfatto. Si sgranchì le braccia, e si preparò ad alzarsi, con la sola voglia di dirigersi nel suo letto e sprofondare nelle coperte. Era stanco, molto stanco. Dopotutto aveva passato la notte precedente in bianco, e quella giornata si era rivelata più pesante di quanto non avesse immaginato. Ma almeno sembrava rientrata la questione Trudy-Philip, anche se non per merito suo. Thomas sembrava essersi calmato e rassicurato e lui si fidava di Rein e del suo piano. Avrebbe funzionato. Anche se il sapere che per farlo aveva dovuto fingere un appuntamento con Philip continuava ad irritarlo. Non tanto per il finto appuntamento in se, ma per l’intesa che, nonostante tutto, i due sembravano avere. Si era effettivamente irrigidito nel vederli insieme quella mattina. Lei era così bella e solare che si domandava come chiunque non si potesse invaghire di lei. E quel pensiero lo mandava in confusione. Lui, che aveva giurato che mai più si sarebbe fatto condizionare dalle donne, non riusciva a smettere di pensare ai sorrisi che Rein aveva regalato a Philip, sorrisi che voleva solo per lui a quanto pareva.

-Ma cosa sto pensando. Devo delirare-

Shade si alzò dalla sedia e si stiracchiò, stanco. Doveva avere veramente bisogno di dormire dato il tenore dei pensieri che aveva. Rein era uno sorella per lui, niente più. Una bellissima, affascinante e sorridente sorella, mai poteva considerarla come qualcosa di diverso, come una donna, per esempio. Non poteva farlo, perché se lo era ripromesso. Non avrebbe mai pensato a chiunque con quell’intenzione, non dopo quello che aveva passato.

-Ho proprio bisogno di dormire-

Si ricordò, come a volersi dare un senso di risolutezza che sembrava mancargli in quel momento. Certo però, che aveva dovuto controllarsi quando lo aveva chiamato Eclipse. Al solo ripensarla così sfacciata in quel momento si ritrovò a pensare che l’avrebbe baciata e che era stato solo il suo autocontrollo a non farlo cedere . E se sua madre non lo avesse appena rimproverato. Shade scosse la testa, deciso.

-Ma cosa sto pensando. Sonno, devo andare a dormire-

Shade non perse tempo, si avviò veloce verso la porta e quasi fece di corsa il percorso che lo condusse alla sua camera da letto. Aprì la porta di scatto e sentì un suono strano. Guardò in basso e vide che sul pavimento era adagiato una busta. Shade lo guardò perplesso. Vide una guardia, di ronda nel corridoio che gli si avvicinò veloce.

-Altezza, quella busta ve l’ha portata il signor Dereder-

-Il mio maggiordomo?-

Chiese sbalordito Shade. La guardia annuì

-Perché non me l’ha consegnato in ufficio?-

La guardia scosse il capo

-Non so altezza, non mi ha informato di questo. L’ho solo visto appoggiarlo qui alla vostra porta e mi ha detto di dirvi che era per voi. Non so altro-

Shade si chinò a raccogliere il pacco e ringraziò la guardia. Entrò nella sua stanza e buttò distrattamente il tutto sul letto. Prima aveva bisogno di farsi una doccia per cancellare il peso della giornata. Avrebbe controllato dopo quello che Derender gli aveva lascito. Forse si trattava di alcuni documenti riguardanti servitù o, magari, il budget della cucina, insomma qualcosa che poteva tranquillamente aspettare. Uscito dalla doccia e preparatosi per andare a dormire, riprese in mano il pacchetto. La busta era anonima, niente faceva capire cosa ci potesse essere dentro. Quasi distrattamente Shade la aprì, aspettandosi una serie di fogli pieni di cifre scivolare fuori. Invece l’unica cosa che uscì fu un piccolo foglietto di carta scritto a mano da una calligrafia delicata e decisamente femminile. Shade lo guardò perplesso, poi si mise a leggere

“Cos’è più utile, il sole o la luna? La luna, naturalmente, essa risplende quando è buio, mentre il sole splende solo quando c’è luce” (*)

Al mio compagno di notte insonne. Grazie per avere illuminato questa notte buia fatta di preoccupazioni e per avermi aiutato a schiarirmi le idee. Spero ti piaccia. E dormi ogni tanto.

Rein”

Shade rilesse parecchie volte il contenuto del biglietto, poi, preso dalla curiosità, mise la mano dentro la busta e rimase meravigliato da ciò che vide. Era un acquerello, un fine dipinto del suo palazzo. Rein doveva avere dipinto la visuale che aveva del palazzo dalla sua camera da letto. Era una scena notturna e la sola fonte luminosa dell’acquerello era la luce che veniva proiettata dalle finestre del suo studio. Rein doveva averlo dipinto di notte, quando tutte le luci del palazzo erano spente, tranne, appunto, la sua. La turchina aveva un tratto molto delicato e aveva disegnato in modo quasi impressionante la facciata della reggia, con un meraviglioso uso del chiaroscuro. Era un dipinto apparentemente semplice, perché a prima vista era solo un’immagine statica di un palazzo, ma i dettagli e la particolarità data dalla scena notturna, lo rendevano bellissimo. Tuttavia guardandolo si poteva percepire una nota di malinconia, perché la sola luce del suo studio sembrava essere circondata da questa oscurità quasi opprimente. Era veramente meraviglioso. Shade lo guardò a lungo e un sorriso gli spuntò sul volto, alla fine. Appoggiò l’acquerello sulla sua scrivania e si mise a cercare frettolosamente un foglietto di carta. Forse non era necessario, ma gli sembrava doveroso risponderle. Le avrebbe fatto recapitare il biglietto con calma, il giorno dopo. Non scrisse molto, era un bigliettino semplice e telegrafico, come lui del resto, ma qualcosa gli diceva che a Rein sarebbe piaciuta la risposta.

La luna non potrebbe brillare così tanto la notte se il sole non la illuminasse durante il giorno. Grazie e cercherò di dormire un po’ di più

Shade”

 

 

 

La voce dell’appuntamento tra Rein e Philip si diffuse, ovviamente, subito all’interno del palazzo. Nel giro di una settimana chiunque, membro della nobiltà o meno, non faceva che parlarne. Soprattutto nessuno poteva evitare di mettere in correlazione la discutibile condotta del conte di Hoteval, di cui si dicesse, quasi con certezza assoluta, di avere una relazione intima con la contessa Gaumont. Ovviamente quindi, un’ondata di preoccupazione nei confronti della principessa Rein si diffuse tra i membri della nobiltà, che ritenevano la povera e ingenua principessa vittima delle mire opportunistiche di un conte che, dopo essere stato nominato ministro del tesoro, improvvisamene, ebbro di potere, ne desiderasse, ovviamente, ancora di più.

-Povera principessa, se solo sapesse con che tipo di uomo si frequenta-

-Qualcuno dovrebbe avvisarla. Non può certo permettersi di essere vittima di uno scandalo. Stiamo parlando di una altezza reale-

-La principessa è così onesta e ingenua che si sarà fatta abbindolare dalle lusinghe di quell’uomo. Se solo qualcuno le parlasse, dicendole la verità-

-Mi meraviglio di come la regina non osi intromettersi. Dovrebbe essere suo compito, dopotutto-

-Ma la regina è spesso malata, probabilmente non sa che uomo sia in realtà il conte Hoteval, e il principe pensa solo alla guida del regno. Dovrebbe essere qualcuno della nobiltà ad avvisarla, qualcuno così irreprensibile e di alto rango a cui la principessa dovrà dare ascolto-

-Ma chi si farà carico di questo fardello? Chi oserebbe mai presentarsi dalla principessa rivelandole la verità?-

Questo era il genere di chiacchiere che abbondavano nei salotti dell’alta società. Ognuno riteneva doveroso avvisare la principessa sulla realtà dei fatti, ma nessuno osava assumersene la responsabilità. O, per meglio dire, tutti avevano in mente chi fosse la persona adatta, l’unica così in alto nella scala sociale presente a corte che poteva osare parlare così apertamente con la principessa. La giovane e nuova marchesa Eldelberry. Fu così che un gruppo di dame dell’alta società, tra cui la pettegola viscontessa Dunnel, si presentò nel salotto privato della marchesa, supplicandola di avvisare la povera principessa

-Marchesa, solo voi potete compiere questa impresa. Siete la donna più importante qui a corte, al di fuori della famiglia reale-

Fanny, che aveva prima fatto finta di non sentirsi all’altezza del compito e della fiducia che l’intera corte, a quanto pareva, voleva affidarle, accettò alla fine di eseguire quell’ingrato compito e di cercare l’occasione più consona e opportuna per parlare apertamente alla principessa su ciò che le stava accadendo intorno. Fanny aveva incarnato lo spirito della giovane, timida ma risoluta marchesa che avrebbe, nonostante la sua giovane età, compiuto un gesto così forte solo per il bene di una altezza reale come simbolo di una nobiltà che teneva alla buona reputazione di una principessa straniera. E nel privato delle sue stanze, Fanny iniziava già a gustarsi il nuovo ruolo che avrebbe assunto non appena la principessa avesse saputo la verità sulle persone che le stavano attorno. Sicuramente, per averla salvata da una simile situazione di pericolo, la principessa l’avrebbe immediatamente considerata l’unica sua leale amica, conferendole il titolo di damigella personale e questo le avrebbe permesso di stabilirsi a corte, in modo quasi permanente e di diventare, a tutti gli effetti, la donna più influente del palazzo della Luna.

-Non potevo sperare in niente di meglio. La fortuna mi sta arridendo, finalmente-

Disse raggiante una sera, mentre si pettinava i capelli alla sua toeletta. Suo marito, mollemente sdraiato nel letto, fumava un sigaro

-Credevo che la tua fortuna fosse stata sposare me-

Fanny lo incenerì con lo sguardo

-Quella non è stata fortuna, mio caro. Sapevo perfettamente cosa stavo facendo. Anche se non credo di potere dire lo stesso di te-

Ethan non raccolse la provocazione, ma aspirò una boccata dal suo sigaro, e rilasciò il fumo, cosa che sapeva dare molto fastidio alla sua tenera mogliettina.

-Devi proprio fumare sul mio letto?-

Gli chiese esasperata.

-Vorrai dire sul letto di sua maestà. Tutto qui a palazzo è suo-

-Si dia il caso che ci dorma io, ora, non sua maestà. Il che rende mio quel letto. Ti prego, porta il tuo disgustoso sigaro lontano. L’ultima cosa che voglio è dovere spiegare come delle lenzuola nuove di seta siano cosparse di bruciature e cenere a tua madre-

-Vorrei ricordarti, mia cara, che se dormi in questo letto lo devi a me e al mio titolo. Quindi io fumo dove voglio, specialmente su ciò che mi appartiene. Dopotutto, come hai detto tu, queste lenzuola di seta che ami tanto sono state pagate con i miei soldi, così come ogni cosa in questa stanza. Tutto mi appartiene-

-Io non sono una tua proprietà-

Fanny, furiosa per ciò che suo marito aveva appena detto, prese il vaso di fiori che era appoggiato sulla sua toletta e lo lanciò contro suo marito. Il vaso si frantumò sul muro vicino al letto, spargendo a terra l’acqua che conteneva assieme ai poveri fiori. Ethan guardò con sufficienza il vaso, prima di guardare sua moglie. Non si era minimamente scomposto per quel gesto, o spostato

-Credevo che la tua mira stesse migliorando, dato tutte le partite di caccia a cui hai partecipato. Ma mi sbagliavo. Quel vaso non mi ha nemmeno sfiorato-

-Perché ho voluto così io. Se avessi voluto veramente colpirti lo avrei fatto-

Ethan ridacchiò divertito

-Marchesa cara, come sono divertenti le tue finte minacce. Ti consiglio però di chiamare una cameriera, non ho intenzione di pagare sua maestà per un pavimento nuovo-

Fanny non badò a suo marito, ma fece come aveva detto. La cameriera arrivò poco dopo e si mise a sistemare tutto, evitando con cura di fare qualsiasi domanda. Una volta che la donna ebbe finito, Fanny la congedò senza nemmeno degnarla di una occhiata e solo quando fu sicura che nessuno era rimasto nella stanza, si diresse verso il letto, dove si sedette a cavalcioni su suo marito

-Potrei distruggerti nel giro di poco, lo sai-

-Mia cara, hai troppo bisogno di me per i tuoi piani. Senza di me non sei niente-

-Potrei sempre ucciderti. Dopotutto ho già il tuo titolo-

-Ma nessun erede. Se mi uccidi ora, passerà tutto a mio fratello e sai quanto lui poco ti ami. Ti sbatterà in convento, con l’approvazione di mia madre. Dopotutto sbaglio o anche lei ti ha detto che senza un erede sei inutile alla famiglia Eldelberry-

Fanny lo fulminò con lo sguardo ma Ethan rise

-Ti servo, molto più di quello che pensi-

-Allora dovresti renderti utile. Invece non fai niente se non fumare il tuo sigaro e basta-

-Mi da piacere, lo sai. E poi è una settimana che non fai che dire di avere tutto sotto controllo, o mi sbaglio forse, mogliettina cara-

-Si, ho tutto sotto controllo. E non certo per merito tuo-

-Credevo non avessi bisogno di me-

-Stai zitto e ascoltami-

Fanny si piegò su di lui, il suo viso a pochi centimetri dal suo volto

-Quella sciocca di Trudy, mi sta regalando la chiave per la porta del successo. Il fatto che abbia quella relazione con il conte di Hoteval è la cosa migliore che potesse fare-

-Non sai se hanno veramente una relazione-

Ribatté seccato il marchese. Fanny alzò gli occhi al cielo, indispettita

-Non importa se l’hanno o no. Non mi interessa se Trudy si rotola nel letto con un conte, un visconte o un servo. L’importante è che il conte di Hoteval sia stato visto uscire dalla sua stanza, a notte fonda. Difficile inventarsi una scusa plausibile per questa situazione, non trovi? Ed ora la principessa ha uno cotta proprio per il conte dello scandalo. Quando domani chiederò udienza da lei e le racconterò, con le lacrime agli occhi, quanto so e quanto sia preoccupata per la sua reputazione visto la relazione che sta instaurando con il conte, avrò tutto ciò che voglio, in un colpo solo. Trudy sarà per sempre allontanata dalla corte, la reputazione rovinata in modo eclatante e irreversibile ed io avrò la fiducia cieca della principessa. E con la principessa al mio fianco, ho l’intero regno a disposizione. Anche per te e per il grande casato degli Eldelberry-

-Solo per tre anni mia cara, poi la cara principessa tornerà nel suo di regno. E tu resterai qui. Senza la tua padrona-

Fanny si lasciò andare ad una risata, divertita

-Ingenuo e povero marito mio. Credi che starò per tre anni con le mani in mano? La principessa non lascerà mai il regno, te lo posso assicurare. Con le mie cure, farò in modo che il principe si innamori perdutamente della principessa e la sposi. Così avrò una regina tra le mani-

Ethan la fissò, perplesso

-Stai delirando. Non crederai di avere tutte queste doti, non è vero? Io sarò anche caduto preda delle tue macchinazioni, ma un principe, il nostro principe, è tutta altra cosa. Non lo fregherai-

-E' un uomo, Ethan, e ogni uomo è inferiore a noi donne. Sarà un gioco da ragazzi. Anche perché dal modo in cui si dice la guardi non credo faticherò molto a fare sbocciare questo amore reale-

-Farai meglio a non contarci troppo-

Le disse freddamente il marchese. Fanny lo guardò incerta

-Perché?-

-Sembra tutto troppo perfetto. Il tuo pettegolezzo, la principessa invaghita del conte dello scandalo, i tuoi piani… c’è qualcosa che non mi quadra in questa situazione-

La marchesa alzò gli occhi al cielo, esasperata

-Mente maschile, come fai ad essere così ottuso. Non c’è niente di strano nella vicenda. Abbiamo solo avuto molta fortuna che tutto evolvesse così. Mi sarebbe bastato solo il pettegolezzo in se, usato al momento giusto, per distruggere Trudy e guadagnarmi la fiducia della principessa. Non potevo certo immaginare che sarebbe stata invece proprio la principessa a presentarmi l’occasione su un piatto d’argento. Sarà anche meglio così perché io sarà a tutti gli effetti la sua salvatrice, una salvatrice di una situazione creata dalla principessa stessa, di cui nessuno potrà mai incolparmi. È un occasione che va colta e non lasciata sprecata. Ed è stato il destino a procurarmela-

-E' questo che non mi convince, invece, cara mia. È tutto troppo perfetto. Come può la principessa non sapere lei stessa delle voci che girano a palazzo. Ne parlano tutti. Persino la sua cameriera ne avrà sentito parlare e glielo avrà già riferito. È tutto troppo strano-

-E' nei dettagli che entra in gioco tua moglie, minuziosi dettagli che solo io penso e che solo io posso mettere in atto. Nessuno della cerchia della principessa sa nulla. Sono stati tenuti tutti all’oscuro, per di più che la baronessa di Amoundgnac è tornata a casa, mandata proprio dal conte, così come la contessa Alambert, ritornata nella dimora paterna, questo ha voluto dire che le dame della cerchia della principessa si sono eliminate da sole. Via loro due persone in meno di cui occuparsi con i pettegolezzi. E Trudy non è stata di certo informata da tali voci chi mai avrebbe potuto dirglielo dopotutto? E per quanto riguarda quei patetici dei baroni di Ugival e dei visconti Marimbon, è stato facile lasciarli all’oscuro. Come sempre sono più avanti di te. Ed ho già molta più influenza a corte di quanto chiunque possa sospettare-

Ethan la guardò sempre più perplesso

-Questa è la corte, Fanny, non è quel ridicolo circolo di provincia dove ci siamo conosciuti. Non è così facile tenere a bada i pettegolezzi o orchestrare tutto quanto come vuoi tu. Qualcosa mi dice che ti stai infilando in una trappola bella e buona e io non sarà certo lì pronto ad aiutarti quando succederà. Sappilo. Sarai tu la responsabile delle tue ferite. Io me ne chiamo fuori-

-Ti assicuro che non avrò affatto bisogno del tuo aiuto, perché non c’è nessuna trappola all’orizzonte. La principessa sarà la mia marionetta e domani sera festeggeremo il nostro definitivo stabilimento qui a corte. Nessuno conterà più di noi due qui a palazzo. Avremo in mano il regno, con le sue ricchezze e con il suo potere. Diventeremo il vero re e la vera regina del regno della Luna, nessuno oserà mai intralciarci. Come ti ho promesso quando ci siamo fidanzati, seguimi e non te ne pentirai. Ti porterò in alto, mio caro-

Fanny si chinò su di lui e lo baciò. Ethan provò a resisterle, ma come ogni volta, si trovò prigioniero dell’attrazione che provava verso di lei. C’era qualcosa di profondamente sbagliato nel loro rapporto, lo sapevano entrambi, ma quella sete di potere che condividevano era ciò che li univa più di tutto. Anche e, soprattutto, in camera da letto. E quella notte, stabilirono ancora quanto fossero in sintonia l’uno con l’atro. Si detestavano e si amavano contemporaneamente e ormai non riuscivano più a fare a meno l’uno dell’altra.

 

 

 

*******************************************

Ciao a tutti!

Innanzitutto, lo so, sono stata brava (per una volta almeno). Capitolo pubblicato in tempo, come mi ero prefissa. Ora ne mancano solo altri tre entro la fine di Giugno e già mi sento in ritardo. A parte gli scherzi, ci sto veramente provando e spero con tutto il cuore di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo entro fine mese. Ce la farò ( o almeno spero).

Comunque, per un mio supporto logistico, diciamo così, ho tracciato una piccola linea temporale su quello che deve ancora accadere nella storia. Non sono nemmeno a metà di quello di cui voglio parlare e raccontare. E solo per il primo anno di Rein nel palazzo della luna. Ci sono ancora, qualcosa, come 30 capitoli per arrivare alla fine dell’anno. E solo per il primo anno. È vero che praticamente tutto succede adesso, ma avevo in mente anche altre cose… non so. Come sempre, se mai arriverò viva alla fine di questo anno, decideremo insieme cosa fare. Mi rendo conto che sto pensando a questa storia come a più stagioni e la cosa mi sta sfuggendo di mano XD Però c’è una cosa importante che vorrei raccontare prima dell’epilogo, ma ancora c’è tempo per preoccuparsi già di questo. Comunque sappiate che per ora il mio impegno è scrivere questi 30 prossimi capitoli. Quindi ancora per un po’ mi dovrete sopportare.

Passiamo al capitolo e permettetemi di parlare dei marchesi Eldelberry. Non so perché, ma c’è qualcosa di così magnetico che me li fa amare moltissimo come personaggi. Lo so sono i cattivi al momento, nessun dubbio su questo, ma vi assicuro che è un piacere per me farli agire nella trama di questa storia. Però vorrei precisare una cosa: allora chiunque vedrebbe che Ethan ha ragione, quando tutto è troppo perfetto bisogna prestare doppia attenzione, cosa che Fanny nega con insistenza. Ma c’è un motivo ben preciso per questo. Fanny è convinta che ogni cosa stia andando come vuole lei ed è accecata da questo fatto che non vede i campanelli dall’allarme che stanno suonando. In più è giovane e la giovinezza spesso, fa essere troppo ingenui, anche quando si vuole essere dei geni del crimine. Quindi ecco spiegato il motivo del suo discorso, qualora ce ne fosse stato bisogno.

Ora, Moon Maria arrabbiata. So che è forse inaspettata, ma ci stava. In realtà nella prima stesura era una scena molto più calma e tranquilla, dove Moon Maria era la calma, accogliente e generosa mamma che tutti vorremmo avere. Ma poi mi sono accorta che no, una madre si sarebbe incavolata. Eccome se si sarebbe incavolata. Soprattutto quando vi racconterò alcune cose, tutto avrà molto più senso, compresa la sfuriata di Moon Maria.

Vogliamo parlare di Rein che chiama Shade Eclipse? Spero come cosa vi sia piaciuta. E si, forse non lo hanno capito bene nessuno dei due, ma è un appuntamento. In piena regola. Sappiatelo. Io vi ho avvisati. Sarà un appuntamento in tutto e per tutto. Anche se loro non lo sapranno.

Infine Shade. So che in questo capitolo si comporta in modo contraddittorio. Lui è contraddittorio, almeno in questa parte di storia. Ve lo giuro, tutto avrà un senso, perché c’è un senso, almeno nella mia testa c’è, ma ora è solo confuso. Confuso perché per Rein lui ha sempre avuto un debole, fin da piccolo (lui nell’anime all’inizio Fine non la calcolava proprio, salva sempre Rein e anche nel manga è così, quindi mi attengo a questo e non prendo minimamente in considerazione i fatti della seconda stagione) e qui è complicata la situazione, perché non vorrebbe ma vorrebbe. Infatti accetta la proposta di Rein. È attratto da lei, lo sappiamo, ma c’è qualcosa che lo frena. Per ora tutto qui.

Infine, io non so come fare a non amarvi. Grazie per il supporto e l’affetto. È veramente tanto e mi da tanta spinta per andare avanti, conta molto per me. Quindi grazie.

Grazie come sempre a chi legge questa storia, grazie a chi mi dedica un po’ del suo tempo per commentare e io come sempre vi saluto, vi mando un abbraccio e ci vediamo al prossimo capitolo. Un bacione dalla vostra

Juls

 

 

(*) Mi piacerebbe affermare di essere io l’autrice di quella frase, purtroppo non è farina del mio sacco. La frase è di  Georg Lichtenberg fisico e scrittore tedesco del settecento.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

 

Il cielo era sereno quella mattina, segno di una giornata primaverile che si preannunciava piacevole e soleggiata. Moon Maria sorseggiò il suo the mattutino godendosi quella calma di inizio giornata, nel silenzio della sua camera privata. Era piacevole godere di quei brevi momenti di pace e tranquillità, soprattutto considerando la vita caotica e frenetica di un palazzo reale. Erano rari i momenti di quiete e Moon Maria aveva imparato da tempo a goderne più che poteva, quando questi accadevano. Come la mattina, suo indiscusso attimo di pace.

-Vostra maestà-

La voce improvvisa di una cameriera la colse di sorpresa quasi rischiando di farle scivolare la tazza dalle mani. La regina si voltò verso la donna, leggermente seccata

-Sono poche le regole che ho imposto da quando sono regina, e una di queste è di non essere disturbata la mattina presto, o mi sbaglio Florence?-

La cameriera annuì, leggermente in ansia

-Vi chiedo perdono, maestà, ma si tratta di una questione urgente. Vostro figlio vi chiede udienza-

-Mio figlio?-

Moon Maria guardò la cameriera annuire e guardarla, in attesa di ordini. Moon Maria sospirò, mentre appoggiava la sua tazza di the sul tavolino

-Fallo entrare-

Era notevolmente insolito per Shade presentarsi nella sua stanza così presto la mattina, quindi se si trovava lì, doveva davvero trattarsi di una questione urgente. Tuttavia, contrariamente a quanto si era aspettata, suo figlio comparve poco dopo, sorridente e con il volto disteso

-Buongiorno mamma-

Si avvicinò a lei e le diede un bacio su una guancia. La regina guardò suo figlio, improvvisamente guardinga. Non era da lui essere così affettuoso, soprattutto di mattina presto

-Cosa hai bisogno che faccia?-

Gli chiese, perplessa. Shade la guardò fintamente offeso, mentre si sedeva di fianco a lei

-Un figlio non può semplicemente venire a trovare sua madre e dimostrarle affetto, soprattutto dopo che suddetto figlio si è ricordato che è da un po’ di tempo che non lo fa?-

La regina ridacchiò. Quando Shade faceva così, era esattamente uguale a suo padre, perfino il modo in cui cadenzava le parole era decisamente troppo simile. E purtroppo per lei, quando sia Skyler che Shade comparivano così all’improvviso o usavano quel tono, lei sapeva bene cosa aspettarsi, o almeno, cosa prevedere suo figlio le avrebbe potuto chiedere.

-E' sempre un piacere vederti, lo sai, ma ribadisco la mia domanda. Di cosa hai bisogno?-

Shade la guardò, improvvisamente serio

-Potresti occuparti tu oggi delle udienze?-

Moon Maria lo guardò sorpresa. Non era insolito che i due si scambiassero i ruoli, era già successo, tuttavia la richiesta di suo figlio era decisamente singolare. Comunemente era lei, infatti, a chiedere di sostituirla, mai il contrario

-Non ti senti bene?-

Chiese preoccupata. Shade scosse la testa

-No non si tratta di questo. Sto benissimo. Sto addirittura dormendo e mangiando di più, ultimamente-

-Lo so. Il signor Derender me l’ha riferito-

-C’è qualcosa che possa rimanere segreto in questo palazzo?-

Chiese quasi esasperato Shade

-Non per me. Dopotutto è pur sempre casa mia e comando io ancora qui. E poi non dimenticare che nessuno potrà mai impedire ad una madre di sapere come stanno i suoi figli, che a loro faccia piacere oppure no-

Moon Maria allungò la mano e afferrò quella di Shade, preoccupata

-C’è qualcosa che devo sapere?-

Shade scosse la testa

-No niente, veramente-

-Allora come mai questa richiesta? Non è da te chiedermi di sostituirti. Non è un problema, dopotutto, è anche quello un mio compito, ma vorrei solo sapere come mai il mio stacanovista di un figlio non voglia lavorare oggi-

Shade le strinse la mano

-Non c’è un vero e proprio motivo. Ho solo voglia di godermi una giornata lontano da nobili piagnoni che vengono a lamentarsi di finti problemi, come le tasse-

-Sono però quei nobili piagnoni che ti permettono di restare sul trono di reggente. Ricorda che potrebbero sostituirti se lo volessero-

-Sappiamo entrambi che non lo farebbero mai. Non hanno nulla nei miei confronti di cui potersi lamentare. Tutti sanno che praticamente vivo esclusivamente per governare ed è proprio questo oggi il problema, mamma. Sto facendo da troppo tempo le stesse cose, senza mai fermarmi a respirare. Ho solo bisogno di un giorno lontano da qui, fuori da palazzo, senza resoconti da leggere o clausole commerciali da stipulare o ascoltare uno stupido nobile qualunque lamentarsi di problemi trascurabili-

Moon Maria guardò suo figlio, perplessa

-Mi stai dicendo che vuoi un giorno libero?-

Shade annuì

-Precisamente, solo per oggi-

-Fuori da palazzo-

Shade annuì

-Con Thomas? Volete girovagare a cavallo? O dedicarvi ai piacere tipici dei ventenni?-

Shade scosse la testa, deciso

-No, da solo. Niente Thomas, niente scorta, nessuno. Solo io e il mio cavallo, fuori-

-No-

-Mamma…-

Disse al limite dello sconvolto il principe, mentre guardava sua madre stupito

-Non puoi uscire da palazzo senza nessuno. Sei l’erede al trono, se ti succedesse qualcosa…-

-So difendermi. Sono un ottimo spadaccino. E poi non ho intenzione di andare lontano. Vorrei solo fare un giro per il villaggio, mangiare qualcosa, trovare un albero in mezzo alla campagna e leggere un libro. Tutto qui-

Moon Maria guardò suo figlio, per niente convinta

-Da solo? Vorresti passeggiare per il villaggio e mangiare qualcosa?-

-Esatto-

-No-

-Ma, perché?-

-Shade, non sono una vecchia regina tonta, so quello che stai tramando e non permetterò a te e a Rein di sgattaiolare fuori dal castello per un appuntamento-

Shade la guardò a bocca aperta. Provò a dire qualcosa, ma le sue guance si tinsero leggermente di rosso.

-Non è un appuntamento, mamma-

Disse, evitando di guardarla negli occhi

-Può essere quello che vuole essere ma la mia risposta rimane no. Non ti farò uscire, di nuovo, da palazzo con Rein-

-Mamma, non c’è nessun secondo fine o altro. È solo una giornata di svago-

-Svago? Come quell’abbraccio in corridoio che vi siete scambiati? Anche quello era svago?-

Shade non ribatté, ma sospirò solo. Moon Maria lo guardò

-Senti Shade, come madre e, soprattutto come regina, non posso permettere che tu e lei ve ne andiate chissà dove da soli a fare chissà cosa-

-Non voglio fare niente di strano con lei, mamma!-

-Vorrei anche vedere. Ma rimane il fatto che non m’interessa. Se si scoprisse che siete usciti insieme senza scorta? Di nuovo? Cosa pensi che succederebbe?-

-Non mi sono mai fatto scoprire, prima-

-Ma non vuol dire che le persone non parlino. Shade non te lo posso permettere-

Shade la guardò. Sembrò voler ribattere, tuttavia alla fine annuì

-Va bene. Farò come vuoi, come sempre. Mi occuperò io delle udienze, come da programma-

Shade la guardò con lo sguardo basso, sconfitto. Si riavvicinò a lei e la guardò con lo sguardo affranto e Moon Maria sentì il suo cuore gemere. Sapeva cosa Shade stava cercando di fare. Stava interpretando la parte del principe triste e abbattuto, le stava lanciando quello sguardo affranto che sapeva funzionare ogni volta con lei. E anche se lei lo sapeva che la stava manipolando, non sopportava vederlo così. Alla fine, il cuore di madre prevalse sopra quello di regina e lei sospirò, sconfitta

-E va bene, andate pure-

Gli occhi di Shade si illuminarono all’istante e un mal celato sorriso gli comparve in volto

-Grazie mamma-

-Ma dovrai portare tua sorella con voi-

Moon Maria guardò il figlio passare da contento a perplesso

-Cosa? Milky? Assolutamente no. Non ho nessuna intenzione da fare da babysitter a mia sorella. Dovrebbe essere un giorno di riposo questo-

Disse Shade, provando un disperato e vano, lo sapeva, tentativo di persuaderla a cambiare idea. Tuttavia Moon Maria non cedette

-E invece lo farai, porterai Milky con voi. Anzi, porterai tua sorella e Rein a vedere le antiche rovine sopra le colline per quella che sarà ufficialmente un’uscita didattica. Thomas vi scorterà, assieme ad altre guardie, un piccolo numero, ma sufficiente a garantire la vostra sicurezza. E per fare compagnia a Rein, una dama di corte, la contessa di Gaumont andrà bene, dal momento che Rein si trova bene con lei da quanto so-

Shade la guardò allibito

-Mamma, così è una gita reale in grande stile più che una giornata di tranquillità lontani dalla corte-

-Ed è esattamente quella che sarà. Ma vedila dall’aspetto positivo, almeno tu non starai nel tuo studio a lavorare o ascolterai i nobili lamentarsi, cosa che farò io al tuo posto e tu passerai un po’ di tempo con tua sorella, sotto la luce del sole. O così o niente-

Shade la fissò e si ritrovò ad ammettere la sconfitta.

-Va bene, farò come vuoi-

La regina vide la sconfitta disegnata sul volto del figlio. Shade abbassò il capo, facendole un piccolo inchino, a sancire il loro accordo. Moon Maria allungò la mano verso la sua e gli diede delle piccole pacche di consolazione. Dopotutto era un principe, non poteva comportarsi in modo irresponsabile e lei sapeva che lui lo comprendeva. Dopo qualche attimo Shade tornò a guardarla negli occhi

-Una volta lo sguardo triste mi permetteva di convincerti a fare qualsiasi cosa-

Moon Maria ridacchiò divertita

-Lo so, perché una volta sapevo che mio figlio non avrebbe mai cercato di manipolarmi. E, cosa da non dimenticare, avevi dieci anni ed eri terribilmente adorabile-

-Ero? Vuoi dire che non lo sono più?

Entrambi risero e Shade si alzò per darle un bacio sulla guancia. La regina gli sorrise e lo guardò, contenta

-Sono sicura che sarà una giornata piacevole. Vedrai, vi divertirete moltissimo tutti insieme. Pensa solo alla gioia di tua sorella. Sarà estasiata dalla notizia-

 

 

 

-Stai scherzando, vero?-

Thomas guardava Shade, allibito. Il capitano doveva essersi svegliato improvvisamente in un universo parallelo, perché non era possibile che avesse sentito esattamente quello che Shade gli aveva appena detto. Doveva esserci un errore, anche se lo sguardo del principe sembrava smentire quella sua teoria

-No non è uno scherzo-

Thomas lo fissò smarrito poi fece un verso di frustrazione. Guardò in cagnesco Shade

-Ti rendi conto di quanto sia folle questa cosa? E improvvisa, per giunta? Perché nessuno di voi reali si preoccupa mai del mio lavoro?-

-Ordine di mia madre-

Si giustificò il principe, alzando le mani. Thomas sospirò ma non disse niente. Non poteva dire qualcosa di male contro la regina, ma contro il principe si che poteva

-Cosa hai fatto per farle ordinare una cosa simile? Perché è sicuramente tua la responsabilità di tutto questo, dico bene?-

-Perché pensi sia colpa mia?-

-E' sicuramente colpa tua. Di certo sua maestà non si è svegliata questa mattina con questa idea improvvisa. Non è affatto da lei e lo sai bene pure tu-

Replicò Thomas. Shade lo guardò ma non replicò, cosa che confermò definitivamente chi era il responsabile di quella situazione

-Che cosa hai fatto?-

Gli domandò di nuovo, questa volta in modo più incalzante

-In realtà non ho fatto niente, sul serio. Sono solo andato da mia madre a chiederle un favore e mi ritrovo con una gita programmata, per di più con mia sorella-

Thomas lo guardò perplesso

-Un favore? Tu hai chiesto un favore alla regina?-

Shade annuì.

-Tu sei andato da tua madre a chiederle un favore?-

Shade lo guardò torvo e non rispose. Thomas lo guardò ancora più sconvolto

-Che tipo di favore? Che richiesta può mai portare a tutto questo?-

-Volevo solo che si occupasse lei oggi delle udienze ufficiali-

-E perché mai? Da quando tu il principe dedito solo al lavoro, delega a sua madre il suo da farsi?-

-Posso semplicemente per un giorno non avere voglia di occuparmi delle udienze reali?-

Thomas lo guardò sempre più sconvolto

-Aspetta un attimo, fammi capire bene questa storia. Tu, il principe stacanovista per eccellenza, quello che passa le nottate in ufficio a lavorare ininterrottamente, che sveglia le persone alle cinque di mattina per chiedere spiegazioni su rendiconti e editti, tu che mette consigli su consigli in agenda, che non salti nemmeno il più piccolo appuntamento di corte… tu stamattina ti sei alzato e hai semplicemente detto “sai che c’è oggi non ne ho voglia?”-

Shade lo fissò in cagnesco, e sibilò a detti stretti la risposta

-Esatto-

Thomas si avvicinò a lui e lo guardò scettico

-Chi sei tu?-

Shade gli diede uno spintone, allontanandolo e Thomas ridacchiò

-I tuoi pessimi modi mi confermano che sei realmente tu-

-Thomas…-

L’avvertimento poco celato del principe fece sorridere ancora di più il capitano. Tuttavia, dopo quel breve sorriso, tornò a farsi serio

-Comunque non capisco. Perché oggi volevi saltare l’udienza? Che cosa avevi di più importante da fare rispetto al tuo lavoro? Perché sappiamo entrambi che oziare non rientra minimamente nella descrizione del tuo carattere, quindi dovevi avere qualcosa di più importante da fare. Che cosa avevi in mente?-

-Non potevo solo avere voglia di leggere un libro in santa pace?-

Thomas lo guardò scettico. Incrociò le braccia al petto e lo guardò, per niente convinto da quella spiegazione. Shade si ritrovò a sospirare, demoralizzato

-Dovrei farti sostituire sul serio da qualcun altro. Inizi a conoscermi troppo bene per i miei gusti-

Thomas sorrise compiaciuto di se. Poi lo guardò sornione

-Fammi indovinare… volevi uscire da palazzo, di nuovo, senza avvisarmi, dico bene?-

Shade, suo malgrado annuì. Thomas lo fissò leggermente perplesso

-Ma perché andare da tua madre allora? Che senso ha avuto dirglielo? Insomma, non ti sei mai fatto problemi ad uscire da palazzo di nascosto gettandoci tutti nella confusione più totale e regalando a me mille pensieri in più rispetto al solito. Ti diverte vedermi impazzire, che senso ha avuto andare da tua madre per dirglielo?-

-Era proprio per evitare la confusione-

Thomas lo guardò per niente convinto e Shade sospirò, di nuovo

-E va bene, dannato di un capitano. Avevo le mie buone ragioni per non mandare nel panico l’intero palazzo reale, contento ora? Ma tanto adesso tutto questo non serve più dato che sono stato incastrato in quest’uscita campestre, con mia sorella e te in aggiunta-

Thomas lo guardò e si sentì dispiaciuto per l’amico. Sapeva quanto Shade fosse dedito al lavoro ma sapeva anche quanto lui avesse bisogno dei suoi momenti di solitudine lontano da tutti. Così gli mise una mano sulla spalla, in segno di consolazione e cercò di tirarlo su con la sola cosa che gli venne in mente in quel momento

-Almeno Milky ne sarà contenta. Un’intera giornata con suo fratello, non starà nella pelle quando lo saprà. E sappiamo entrambi quanto sia bello vederla sorridere, ti tira su il morale in un istante-

Shade si ritrovò a sorridere e ad annuire

-Sarà sicuramente entusiasta, si, anche se credo sarà la sola-

Thomas scosse la testa

-Andiamo, poteva andare molto peggio. Dopotutto ti sei beccato un’uscita di palazzo, ufficiale, per di più con Rein-

-Peccato che non doveva essere una cosa ufficiale-

Si lasciò sfuggire involontariamente Shade. Thomas si bloccò di colpo e lo guardò, occhi sgranati per la sorpresa e il principe impallidì quando si rese conto di quello che aveva appena detto

-Ripetilo-

Ordinò a Shade. Il principe scosse la testa, deciso

-Scordatelo. E poi tu non puoi darmi ordini-

-Posso eccome razza di principe ingrato. Amicizia batte altezza reale-

-No che non lo fa-

-Ti assicuro di si. Ripeti quello che hai appena detto, principe da strapazzo, o giuro che vado a raccontare cose molto disdicevoli su di te alla nostra bella principessa dai capelli blu-

Shade lo fissò, una punta di rabbia nei suoi occhi. Tuttavia Thomas non cedette

-Avevi un appuntamento romantico clandestino con Rein? E non mi dici niente? Sul serio? A me? Il tuo migliore amico?-

-Non era un appuntamento romantico clandestino. Che poi cosa sarebbe scusa?-

Thomas non ci badò ma afferrò entrambe le spalle di Shade e lo guardò serio

-Tu avevi un appuntamento con Rein? E lo scopro così? Per caso?-

-Punto primo non era un appuntamento-

Thomas lo guardò poco convinto. Shade sospirò, per la terza volta

-E' stata sua l’idea, non mia-

-Che cosa?-

Chiese allibito. Possibile che il mondo si fosse stravolto in una sola notte? Shade annuì

-Mi ha chiesto un’uscita, in incognito. Un pomeriggio di tranquillità, un pomeriggio per essere solo Rein e Shade, senza titoli reali a incombere su di noi. Niente scorta, niente regole, solo noi due, in pace-

Thomas lo fissò ad occhi sgranati. Aveva veramente capito bene?

-Rein ti ha chiesto di uscire di nascosto da palazzo?-

Shade annuì

-Rein? La principessa arrivata qui dal regno del Sole? Quella Rein?-

Shade annuì

-Si quella Rein-

Thomas lo fissò e quasi scoppiò a ridere

-Mio dio, siete fatti decisamente l’uno per l’altra-

Shade lo fulminò con lo sguardo, anche se poi si lasciò andare ad un piccolo accenno di sorriso.

-Non esagerare capitano. È normale volere scappare da tutto questo, ogni tanto-

Thomas lo guardò e annuì

-Lo capisco, credimi. So quanta pressione avete sulle spalle, quindi comprendo questa esigenza. Quello che mi sorprende è che Rein volesse uscire di nascosto da palazzo di sua spontanea volontà. Non si immaginava il caos che questa cosa avrebbe comportato? Evidentemente non la conosco così bene-

Shade sorrise e guardò Thomas

-Ti assicuro che invece è una cosa molto tipica di Rein. Non aveva a caso il soprannome di principessa meno principesca di tutta Wonder per niente. Era la prima a cacciarsi nei guai senza nemmeno pensarci, incurante di regole o pericoli. Ho perso il conto delle volte che sono dovuto correre per salvarla. Una volta sono arrivata appena in tempo-

Thomas lo guardò e ridacchiò

-Avrei voluto conoscervi allora. Di sicuro deve essere stato tutto molto divertente, caotico e folle. Ma molto divertente-

Shade scosse il capo, smentendo le parole del capitano

-Non è stato tutto così divertente come sembra. Certe cose avrei tanto voluto evitarle, potendo scegliere. Non è stato un periodo molto facile o divertente-

-Intendi il tradimento del primo ministro?-

Shade annuì

-Non solo. Quando Bright fu corrotto dal cristallo nero le cose si sono fatte molto complicate e pesanti. Non è stato un bel periodo a cui ripenso volentieri-

Thomas annuì ma non disse niente. Shade non parlava spesso di quel periodo e quando lo faceva Thomas sapeva che la cosa migliore era solo lasciarlo parlare.

-Bright non è più stato totalmente lo stesso dopo quel fatto-

-E' per questo che ti sei allontanato da lui?-

Shade lo guardò poi annuì

-Non solo. Non è che non mi piaccia la compagnia di Bright, ma non siamo più bambini. Immagino che crescendo, semplicemente, abbiamo capito di avere personalità diverse-

-Non sempre gli amici d’infanzia restano amici per la vita-

Shade annuì

-Già. Lo rispetto come principe, ma è diventato complicato parlare con lui-

-In che senso?-

Shade alzò le spalle

-Credo sia colpa del suo leggero senso di inferiorità-

-Inferiorità? Quel principe?-

Chiese sbalordito il capitano. Shade annuì

-Fu per colpa di quel senso di inferiorità che il cristallo nero riuscì a soggiogarlo. Credo che il peso delle aspettative che molti avevano e hanno tuttora su di lui gli pesi molto. Credo che l’ansia ogni tanto prenda il sopravvento su di lui, per eccellere ed essere brillante in tutto quello che fa, e per compensare questa asia diventa sbruffone, saccente e pesante. Credo odi e ami allo stesso tempo essere al centro dell’attenzione-

Thomas scosse la testa, incredulo

-Non credevo che un principe come lui potesse essere insicuro. Insomma, l’ho visto poche volte, ma sembra sempre molto a suo agio nel suo titolo e ruolo-

-Non siamo tutti come appariamo, Thomas. E dovresti sapere meglio di me quanto questo titolo porti tutti noi a mentire e celare i nostri veri pensieri-

-Già-

I due rimasero in silenzio qualche secondo, ognuno perso nei propri pensieri. Poi però Thomas tornò alla carica sul discorso interrotto poco prima

-Quindi Rein ti ha chiesto un appuntamento-

Gli disse sorridendo subdolamente. Shade lo fulminò

-Non era un appuntamento Thomas-

-Chiamalo come vuoi, ma il concetto non cambia. Tu e lei fuori, da soli, senza scorta. È un appuntamento-

-La tua testa ragiona in modo strano, sai?-

-Però non mi hai contraddetto-

Il sorriso compiaciuto di Thomas incontrò lo sguardo torvo di Shade

-Chiamalo come ti pare, ci rinuncio a ragionare con te-

-Il che vuol dire che sotto sotto mi dai ragione-

-Tanto non c’è niente che io possa dire per farti cambiare idea. Non c’era in ballo niente di romantico, te lo posso garantire. Come se poi sia io che lei volessimo qualcosa di romantico tra noi-

Disse Shade, poco convinto anche lui, sotto sotto, delle sue parole

-Se lo dici tu-

-E' quello che sto facendo-

Shade scoccò l’ultima occhiataccia a Thomas, poi sospirò

-Perché vuoi disperatamente che tra me e Rein scatti qualcosa?-

La domanda colse il capitano così di sorpresa che sgranò gli occhi stupito

-Non me lo stai chiedendo sul serio. Devo spiegartelo, veramente?-

-Thomas…-

-Perché penso che insieme siate una bella coppia-

-Tutto qui?-

-E lei ti capisce meglio di chiunque altro-

Lo sguardo di Shade si fece attento e serio. Non ribatté, lo lasciò continuare

-Forse non sarà una motivazione sufficiente, lo riconosco, ma Rein è forse veramente la sola persona che potrà capire fino in fondo quello che vivi e provi e per di più ed è la sola che sa cosa dirti per farti tirare fuori un sorriso, un sorriso vero. Ma guardati: lei ti chiede un’uscita fuori all’aria aperta, senza dire niente a nessuno, una fuga in piena regola e tu lo fai. Non lo hai mai fatto nemmeno per tua sorella o per tu sai chi-

Shade non ribatté, si limitò a guardare un punto fisso davanti a se. Thomas immaginava che il suo amico in quel momento stava processando ciò che gli aveva detto e lui si ritrovò a sorridere, intenerito. Era strano vedere Shade così spiazzato e insicuro, ma era anche piacevole. Stava tornando ad essere un po’ più spensierato, un po’ più impulsivo e poco controllato, come non era da molto tempo. E questo, che al principe piacesse o meno, era per lui era una grande soddisfazione e un grande merito di Rein. Tuttavia Thomas sapeva meglio di chiunque che qualsiasi cosa stesse accadendo tra Rein e lui, doveva essere Shade a rendersene conto. Non avrebbe ascoltato nessuno se lui stesso non fosse stato convinto della cosa. E lui, per quella mattina, aveva già detto abbastanza. Così ne approfittò per sgranchirsi le braccia e decidere il da farsi per la giornata

-Sarà meglio che vada a preparare tutto quanto per oggi. Ci sono molte cose da tenere in considerazione e gente da coordinare. Vuoi che mi occupi io di avvisare Trudy? Sarà più semplice per me spiegarle la situazione-

Shade annuì

-Io mi occuperò di avvertire Rein e mia sorella-

Thomas gli sorrise, poi guardò l’orologio

-Sei fortunato, manca poco alla colazione. Le potrai avvisare contemporaneamente, anche se credo sarà tua madre a dare la bella notizia-

Thomas sorrise e anche Shade si lasciò andare ad un sorriso

-Sarà meglio che avverti il palazzo. Qualcosa mi dice che le urla di gioia di mia sorella si sentiranno ovunque. Meglio non scatenare una ennesima crisi-

Thomas ridacchiò e annuì

-Lascia fare a me, avrò tutto sotto controllo-

 

 

 

Milky fissava assolutamente senza parola sia sua madre che suo fratello che Rein.

-Volete dire che oggi non dovrò fare nessuna lezione?-

-Non è proprio così…-

Disse sua madre, guardandola

-Ma usciremo fuori da palazzo per una gita!-

-Culturale, gita culturale, Milky, alle antiche rovine qui vicino-

-Ma saremo comunque fuori da palazzo-

Ripeté Milky con gli occhi scintillanti. Sua madre annuì.

-Io e Rein andremo fuori per una gita!-

Urlò quasi Milky, non riuscendo a contenere la gioia. Sua madre le sorrise

-Anche con tuo fratello. E le guardie-

Aggiunse sua madre. Tuttavia niente poté impedire al sorriso radioso di Milky di illuminarle il viso. Un’intera giornata all’aria aperta con Rein e suo fratello. La principessina si voltò verso Rein, radiosa

-Rein sei contenta?-

La turchina annuì

-Molto. Solo avrei preferito averlo saputo con un po’ più di preavviso-

Milky non capì lo sguardo che Rein lanciò a suo fratello, ma era decisamente troppo emozionata all’idea di uscire finalmente da palazzo che non ci prestò molta attenzione.

-Quindi vuol dire che oggi posso evitare di studiare matematica?-

Chiese entusiasta. Moon Maria le sorrise

-Si oggi niente matematica. Ma mi aspetto che tu approfitti di questa uscita per imparare la storia del nostro paese-

Milky annuì

-Certo mamma, te lo prometto-

-Anche perché mi aspetto poi un tuo saggio sulle cose che avrai imparato e visto oggi. Un saggio dettagliato-

Il sorriso sul volto della principessina si smorzò e guardò sua madre sconvolta

-Ma mamma!-

Tuttavia la regina sembrò insensibile a quella supplica molto poco celata

-Milky oggi non è una giornata di vacanza. So che pensi che lo studio sia strettamente legato ai libri ma imparerai che ci sono cose da studiare anche da ciò che ti circonda. E oggi voglio che tu apprenda un sacco di cose. E mi aspetto che tu le assimili e possa essere in grado poi di metterle per iscritto. In una grafia adeguata anche, come si conviene ad una principessa reale-

Il tono e lo sguardo di sua madre fecero capire alla rosa che qualsiasi tentativo di persuasione sarebbero stati vani. Così la principessa annuì

-Va bene mamma-

Milky guardò sconsolata il suo piatto con la fetta di torta mezza mangiata. Si era aspettata una giornata all’insegna del divertimento e invece era solo una scusa per farla studiare, ancora. Guardò sua madre, sconsolata. Tuttavia un luccichio negli occhi della regina la fece per un attimo sperare

-Dato che oggi sarai fuori e non potrai seguire le tue solite lezioni, credo che convenga approfittare di questa situazione al meglio. Farai pratica di scherma con tuo fratello, così non resterai indietro-

Milky guardò sua madre estasiata

-Davvero?-

-Che cosa?-

Dissero contemporaneamente fratello e sorella. Milky si voltò verso il fratello, emozionata. Tuttavia il principe guardava sua madre, a bocca aperta

-Mi hai sentito Shade. Dopotutto tua sorella sta imparando e sbaglio o tu sostieni di essere il migliore spadaccino del regno? Quale occasione migliore per Milky per imparare dal miglior maestro, dico bene tesoro?-

Milky annuì entusiasta e si ritrovò a sorridere in modo incontenibile. Sembrava tutto un sogno: una giornata all’aria aperta, niente lezioni e in più avrebbe fatto scherma con suo fratello. Era tutto estremamente favoloso, un sogno che si realizzava

-Devo andare a prepararmi allora-

Milky si alzò dal tavolo ma fu fermata prontamente dalla voce di sua madre

-Milky, siediti immediatamente-

-Ma…-

-Solo perché oggi potrai uscire da palazzo non vuol dire che tu debba dimenticare le buone maniere. Non ci si alza da tavola senza permesso e senza che io ti dica di poterlo fare. Te lo sei dimenticata forse?-

Milky abbassò il capo e si risedette sulla sedia

-No mamma-

Sulla tavola scese il silenzio. La rosa sentì la mano di suo fratello toccarle la testa, per consolarla.

-Le rovine sono molto distanti?-

Chiese Rein per cercare di risollevare l’umore generale. Shade scosse la testa

-Non molto. In carrozza una quarantina di minuti, a cavallo ancora meno-

-Potremmo approfittare del tragitto e studiare in carrozza, così quando saremo arrivati potremmo goderci meglio quello che vedremo-

Le disse sorridente Rein. Milky la guardò e anche se era poco allettata all’idea di dovere fare il viaggio studiando, ferse era meglio che sorbirsi la lezione direttamente alle rovine. Così le fece un sorriso, annuendo con la testa

-E' una splendida idea Rein-

Concordò la regina che poi, sorridendo si voltò verso Shade

-Se ne occuperà Shade della spiegazione-

Il principe la guardò perplesso

-Io?-

-Se non ricordo male le rovine le conosci abbastanza bene da potere spiegare a tua sorella tutto quanto in modo impeccabile-

-Io non credo di…-

-Rispetto a Rein le conosci senz’altro meglio-

Regina e principe si scambiarono uno sguardo che Milky non riuscì ad identificare bene. Tuttavia la frase della madre sembrò chiudere qualsiasi tentativo di protesta da parte di suo fratello. Il tutto si chiuse con un cenno del capo alla regina da parte del principe

-Bene. Dato che tutto è praticamente deciso, vi consiglio di andarvi a preparare. Milky ora puoi alzarti-

La regina si alzò e anche tutti gli altri tre fecero lo stesso. Milky, sorridendo, si affretto veloce verso la porta, ma si fermò ad aspettare la madre. La regina, dopo un cenno di saluto a suo fratello e a Rein, le si avvicinò e allungò la mano per prendere quella della figlia che lei prese subito.

-Sarà una giornata fantastica mamma. Grazie per la gita-

La regina le sorrise

-Mi raccomando, impara. Le rovine sono parte della nostra storia, conoscerle bene e fare tua la nostra storia ti servirà-

Milky annuì, anche se dentro di lei non vedeva l’ora di stare all’aria aperta, libera. La storia, forse, avrebbe potuto aspettare rispetto al divertimento.

 

I due principi, rimasti soli nella sala della colazione si trovarono a guardarsi, sorridendo.

-Tua madre è fantastica-

Disse la turchina. Shade la guardò, provando più un senso di scocciatura che di ammirazione per sua madre

-Ti rendi conto che ci ha appena incastrati, vero?-

Rein scosse il capo, sorridendo

-Non ha incastrato me. Ha incastrato te. Io sarei comunque dovuta stare con Milky oggi a fare lezione. Dopotutto cambia solo lo scenario, non l’attività da fare-

Shade la guardò ironico

-Veramente io non sarei rimasto incastrato se qualcuna non mi avesse chiesto un favore –

-Un favore?-

-Ce lo siamo già dimenticate principessa? Il corridoio, quella sera…-

-Cosa c’entra quello con questo?-

-Diciamo che mia madre ha un ottimo intuito. Ha capito cosa volevamo fare e ci ha incastrato. Quindi è anche colpa tua se ci troviamo qui in questa situazione. Dopotutto sei tu ad avere avanzato la richiesta di uscire-

Rein lo guardò allibita

-Sbaglio o dovevi farti perdonare? E poi ho detto un giorno, poteva anche essere tra un anno per quanto mi riguarda. Non doveva essere per forza oggi-

-Credevo fosse meglio farlo il prima possibile. Sbaglio o siete voi signore a fare pesare le cose a noi uomini? Volevo semplicemente levarmi il pensiero-

Rein lo guardò con gli occhi sgranati per lo stupore

-Stai veramente insinuando che la colpa sia mia?-

-Io non insinuo niente. Cito solo i fatti-

-I fatti?-

Shade vedendola sorrise divertito.

-Esatto. Sono i fatti, dal mio punto di vista-

-Allora il tuo punto di vista va corretto, principe-

-Non credo dato che sono nel giusto-

Rein lo guardò e scosse la testa

-Sai, certe volte dimentico quanto sia grande l’ego maschile, soprattutto quello di un principe-

-Stai insinuando che io sia egocentrico?-

-Precisamente-

-Finalmente qualcuno oltre me che lo dice ad alta voce. Si Shade, sei egocentrico e tu Rein, raggio di luce, sei totalmente e indiscutibilmente nel giusto-

I due si voltarono verso la porta dove un sorridente Thomas li stava fissando, appoggiato allo stipite

-Thomas-

Disse solo Shade. Il capitano, sempre con il sorriso sul volto, si inchinò ai due e si avvicinò trattenendo a stento il suo sorriso. Prese la mano di Rein e le fece un baciamano

-Altezza, incantevole come sempre. Illumini il palazzo di luce abbagliante fin dalla mattina-

Rein ridacchiò e gli sorrise

-Grazie-

-Sdolcinato-

Bofonchiò Shade, facendo ridacchiare i due. Thomas scoccò un’occhiata a Shade, prima di voltarsi di nuovo verso la turchina

-Cara Rein, sai quanto io odori stare qui con te a parlare e ad elencare tutte le mancanze di questo così detto “principe”, ma devo chiederti se puoi andare a prepararti per la partenza. Le carrozze saranno pronte ad aspettarvi tra un’ora, davanti all’ingresso principale. So di essere scortese nel dirlo, ma vorrei riuscire a partire entro l’orario stabilito, quindi spero di contare sulla tua gentile collaborazione-

Rein annuì alle parole di Thomas

-Direi che sia il caso che vada allora. Sarò pronta per la partenza, capitano, non faremo ritardo per causa mia-

Rein salutò i due e si affrettò ad uscire per andarsi a preparare. Quando fu abbastanza lontana per non farsi sentire, Thomas appoggiò il braccio sulla spalla di Shade e gli disse

-Se vuoi flirtare con Rein di prima mattina, non che la cosa mi dispiaccia, almeno assicurati di non farti vedere. Per fortuna che sono apparso io e non una cameriera, o peggio, un nobile qualsiasi. Immagina lo scandalo-

-Non stavamo flirtando Thomas-

Thomas alzò gli occhi al cielo

-Come no. Era solo un normale chiacchiericcio tra amici, giusto?-

-Precisamente-

Thomas scosse la testa

-Sei incorreggibile. Egocentrico e incorreggibile, temo per il re che diventerai-

Shade tolse il braccio di Thomas dalla sua spalla e lo guardò

-Sei venuto solo qui per insultarmi, per caso?-

-No, anche se come sai mi diverte sempre molto. Sono passato per avvisarti che le carrozze e la scorta sono pronte e le cucine si stanno occupando del nostro pranzo-

-Ottimo. Ricordati di far sellare il mio cavallo e quello di mia sorella. Sicuramente vorrà cavalcare-

-Ci stavo pensando infatti. Lo farò. E per Rein? Credi vorrà cavalcare anche lei oggi?-

Shade rifletté qualche secondo, poi lo guardò

-Immagino di si. Non le ho mai chiesto se sa cavalcare, ma presumo che lo sappia fare. Meglio essere preparati a questa evenienza. Fai preparare Stella per lei-

Thomas lo guardò ad occhi sgranati

-Stella? Sei sicuro?-

Shade annuì

-Si, è sicuramente perfetta per lei-

-Ma Stella è…-

Thomas non finì la frase. Sapevano entrambi cosa volesse dire. Tuttavia il principe lo fissò deciso

-Thomas, fidati. Conosco quell’animale, so come è fatta e so che tipo di cavaliere cerca. Rein sarà perfetta per lei-

Thomas lo guardò perplesso, ma non ribatte.

-Faccio preparare anche un cavallo per Trudy?-

Shade annuì

-Si, come ho detto, meglio essere preparati. E porta qualche uomo in più nella scorta, buoni cavallerizzi-

-Ti preoccupi che Milky possa sparire come un certo principe?-

Shade lo guardò torvo

-Mia sorella sa sparire in un battito di ciglia, questo è vero, come è vero che ci vogliono persone capaci di starle dietro, oltre a noi due. Ma non stavo pensando a mia sorella, in questo momento-

Thomas lo fissò, ad occhi sgranati

-Pensi che Rein possa fuggire senza scorta? Sul serio?-

Shade annuì

-Non è da escludere. Dopo tutto una delle principesse…-

-…meno principesche, si lo so. Solo che non me la immagino fare una cosa del genere-

-Invece dovresti. Però forse sto esagerando, ma meglio essere preparati. L’ultima cosa che voglio è avere mia madre rimproverarmi perché ho perso una o più principesse quest’oggi-

Thomas ridacchiò ma si trovò ad annuire

-Si, tua madre è spaventosa da arrabbiata. Va bene, ci penso io. Nicholanos sta scegliendo le guardie più affidabili e anche capaci di cavalcare, ma lo farò venire con noi, a questo punto. Mi fido di lui e, cosa che non guasta, è di buona compagnia. Inoltre è discreto, sarà perfetto per Rein. Sarà la sua scorta, dopotutto lo ha già fatto. Lui andrà bene-

Shade annuì

-Va bene. A questo punto, direi che è tutto pronto-

-Manchiamo solo noi. A proposito, ti conviene andare a prepararti. So che lascerai comunque del lavoro da fare per i tuoi ministri, quindi sbrigati. Tra il prepararti tu e il lasciare il lavoro agli altri, non vorrei fare ritardo per colpa tua-

-Io non sono mai in ritardo, arrivo sempre quando serve. Ma hai ragione, solo su una cosa, ovvio che gli lascio del lavoro da fare a quei perditempo di ministri che mi ritrovo. Si prendono troppo tempo libero per i miei gusti e poco tempo per lavorare-

-Allora, come ho già detto, muoviti. Non vorrei incominciassi proprio oggi ad iniziare ad arrivare in ritardo per colpa del tuo stacanovismo. Forza principe, al lavoro-

Detto questo Thomas diede una pacca sulla schiena a Shade, forse un po’ troppo forte rispetto a quella che aveva immaginato. Il principe, preso alla sprovvista, perse per un secondo l’equilibrio e quasi cadde a terra. Quando si riprese, Thomas stava cercando di trattenere le risate, anche se con poco risultato. Questa volta, però, Shade non si stava minimamente divertendo

-Thomas-

Disse, sottovoce e a denti stretti. Il modo in cui pronunciò il suo nome, fece bloccare il capitano sul posto, improvvisamente all’erta. Guardò Shade e alzò le mani in segno di pace

-Andiamo Shade...-

Tuttavia il principe iniziò ad avanzare verso di lui e il capitano iniziò ad indietreggiare

-Non volevo, giuro Shade-

-Thomas… inizia a correre-

Thomas lo guardò e non se lo fece ripetere certo un’altra volta.

 

 

 

Rein fissava la scena davanti a lei leggermente divertita. Thomas era alle prese con una Milky notevolmente troppo eccitata e stava decisamente facendo fatica a contenere le mille domande della piccola principessina.

-Non lo vai ad aiutare?-

Trudy, di fianco a lei, osservava la scena, anche lei decisamente divertita. Trudy era raggiante quella mattina, non c’era altro modo per descriverla. Aveva indossato un abito di un tenue color rosa chiaro. La gonna, di strati di chiffon, le cadeva morbida sulle gambe e il corpetto, dello stesso colore, era fatto di pizzo macramè, così come le maniche, a tre quarti. I lunghi capelli biondi della contessa erano stati raccolti in un semplice chignon, fermato da un nastro dello stesso colore dell’abito. Non indossava gioielli particolari, tranne la solita collana che ormai Rein si era abituata a vederle al collo. 

-Dovrei andare ad aiutarlo, lo so, ma qualcosa mi trattiene-

Disse Rein divertita. Trudy le rivolse un sorriso

-Paura principessa?-

-Oh si. Milky sa essere spietata quando vuole-

Le due ridacchiarono

-Ridere prima ancora di partire è decisamente un buon segno-

Le due si voltarono e videro avvicinarsi la regina Moon Maria, assieme a lady Vivian. Le due s’inchinarono

-Vostra maestà-

Dissero quasi in coro le due donne. Moon Maria sorrise alle due

-Spero contessa non siate adirata con me per avervi inclusa in questa piccola gita improvvisata-

-Niente affatto maestà. È un onore e un piacere esservi utile-

Moon Maria le sorrise poi fece un piccolo cenno a lady Vivian. Senza bisogno di parole tra le due, la contessa Vivian si avvicinò a Trudy

-Contessa volete seguirmi, per favore? Credo che il capitano abbia bisogno del nostro aiuto-

Trudy annuì poi lanciò uno sguardo a Rein perplesso e seguì la contessa, vero Thomas e Milky. Rein si voltò vero la regina, perplessa

-Posso fare qualcosa per voi, maestà?-

Moon Maria annuì e non sembrò affatto stupita per quella domanda. Si avvicinò alla turchina e prese il braccio di Rein, passandolo sotto al suo

-Una regina non può semplicemente volere passare due minuti in tranquillità in compagnia di una principessa, che per di più è ospite nel suo palazzo?-

Rein la guardò senza dire niente. Moon Maria sospirò e la fissò

-So che questo non era quello che avevi chiesto a mio figlio…-

-Io veramente non…-

Rein, imbarazzata, abbassò lo sguardo. Sentì lo sguardo della regina su di se e si voltò a guardarla, profondamente imbarazzata

-Rein non posso permettere che si crei uno scandalo tra voi due. Forse non te lo immagini, ma sono molti i nobili di questo regno e anche qualche testa coronata del pianeta che non amano troppo quello che io abbia fatto o che apprezzino il fatto che tu sia qui. La tua presenza in questo palazzo è stabile e nessuno oserà mai interferire perché io sto garantendo per te e, soprattutto, perché la tua reputazione è impeccabile. Se dovessero mancare una delle due cose, la situazione potrebbe farsi decisamente molto complicata. Non potrei difenderti da uno scandalo, nemmeno se lo volessi, lo sai questo-

-Si maestà, lo so bene. Non farò niente per perdere la vostra fiducia o…-

Moon Maria scosse la testa

-Rein, qui non si parla di fiducia mia nei tuoi confronti, si parla della tua reputazione. So che sono due concetti molto diversi, ma come donna, per di più donna reale, sono, purtroppo, la stessa cosa. La mia fiducia in te non vacilla per così poco, ma come regina non posso permettermi di poterti difendere se la tua reputazione dovesse essere messa in discussione. E questo perché ho due figli da proteggere, prima di te. Spero questo sia chiaro e che tu lo possa capire-

Rein annuì.

-Perfettamente maestà-

Moon Maria sorrise.

-Bene, sapevo di potere contare su di te in questo. Chiarito il tutto, direi di raggiungere gli altri. Non vorrei che faceste tardi per colpa mia-

Rein sorrise alla donna, anche se una punta di preoccupazione si impossessò di lei. Le parole dette da Moon Maria le risuonarono in testa, come un cattivo presagio. Stava per perdersi in un pensiero poco piacevole, quando una voce alle loro spalle la distolse dalle sue riflessioni

-Non ti preoccupare mamma, Thomas troverà comunque il modo di dare la colpa a me per qualsiasi cosa-

Rein si voltò leggermene e vide Shade scendere velocemente la grande scalinata. Si era cambiato rispetto alla colazione e ora indossava degli abiti più semplici, ma comunque regali. Era impressionante come pur senza simboli, Shade emanasse una naturale aurea di regalità. Indossava, infatti, un paio di pantaloni blu scuro e una semplice camicia bianca, con le maniche leggermente arrotolate sull’avanbraccio. Alla vita era allacciata la spada, che dondolava seguendo il ritmo dei suoi passi. Rein si perse ad osservarlo forse qualche secondo di troppo, secondi che non sfuggirono al principe

-Ho qualcosa che non va?-

Le chiese, infatti, sorridendo Shade. La turchina, leggermente imbarazzata, scosse il capo

-No, scusa-

Disse di scatto. Rein si maledisse mentalmente per essersi scusata. Perché si era scusata? Così avrebbe fatto credere a Shade e alla regina che aveva fatto qualcosa di sconveniente. Cosa le era passato per la mente? La turchina chiuse gli occhi e sentì il calore diffondersi sulle guance. La risata divertita di Shade la fece arrossire ancora di più, se possibile, rispetto a quanto non fosse già. Aprì gli occhi e si ritrovò a guardare uno Shade sorridente che la fissava

-Poco principesco, principe-

Disse, a sua difesa. Shade sorrise ancora di più

-Non so a cosa tu ti riferisca. A cosa ti riferisci di preciso?-

Rein stava per ribattere ma la regina li interruppe, schiarendosi la gola e attirando la loro attenzione

-Usciamo, direi che è la cosa migliore, per tutti-

Moon Maria lasciò andare il braccio di Rein e si avvicinò al figlio, prendendo il suo di braccio sotto al suo. Rein fece passare prima i due e li seguì poco dopo. L’aria fresca della soleggiata mattina primaverile fece riprendere Rein che si ricompose, facendole cancellare le ultime tracce di imbarazzo. I tre vennero accolti da Thomas che si inchinò alla regina, poi guardò in malo modo i due principi

-Era ora. Shade, Rein siete in ritardo-

Milky, decisamente eccitata per la giornata, si avvicinò al fratello e alla madre

-Thomas ha ragione, vi sto aspettando da una vita ormai. Shade andiamo, la nostra carrozza è quella davanti. Non vedo l’ora di arrivare, voi no? Oh Shade, hai portato la spada! Anche io ho la mia è già in carrozza. Non vedo l’ora di fare scherma contro di te e anche con Thomas-

Milky, un fiume in piena di parole, afferrò la mano di Shade e cercò di tirarlo verso di se, ma Shade rimase fermo immobile, bloccando la principessa lì con loro

-Milky, non credi di dovere prima salutare la mamma? Come una brava principessa?-

La rosa lo guardò, poi guardò sua madre

-Giusto, certo, non me lo stavo dimenticando. Ciao mamma, stasera ti racconterò tutto, promesso-

Fece un piccolo inchino alla madre, poi si avvicinò e mettendosi in punta di piedi si protese verso la guancia della regina, per baciarla. Moon Maria sorrise nel chinarsi verso la figlia, facendosi dare quel bacio

-Divertiti Milky, non fare esasperare tuo fratello, o Rein, o Thomas, o chiunque. Ricordati, esci per imparare, non per giocare, tienilo bene a mente-

Milky annuì

-Imparare, no giocare, capito. Shade, Rein, andiamo?-

Milky questa volta strattonò Shade e il principe si fece trascinare, anche se fece appena in tempo a lanciare un cenno di saluto alla madre. Milky e Shade sparirono dentro una carrozza, quella più avanti. Rein si avvicinò alla regina per salutarla, ma prima che potesse voltarsi,  Moon Maria la trattenne ancora

-Rein ti raccomando Milky. È una brava ragazza, lo sai, ma sa essere terribilmente esuberante e imprevedibile. Fai attenzione-

Rein le sorrise

-Maestà, non si preoccupi. Causavo problemi, so riconoscere i segnali di quanto sta per accadere qualcosa. Starò attenta-

La regina ridacchiò e annuì

-Bene. La cosa mi rincuora, lo ammetto. E cerca anche di badare ai due bambini poco cresciuti. Credo ti daranno più problemi loro che Milky. Già lo fanno quando devono comportarsi in modo dignitoso, figuriamoci quando sono lontani dal palazzo-

Rein sorrise e annuì

-Cercherò di fare del mio meglio, maestà, ma possiamo contare sulla contessa Gaumont. Conosce Thomas meglio di chiunque altro-

Moon Maria sorrise e annuì. Rein fece per avviarsi verso la carrozza dove Milky e Shade erano, ma fu fermata dalla voce di Trudy

-Principessa, noi siamo qui. Seconda carrozza, mi dispiace-

Rein si voltò verso la seconda carrozza presente dove Trudy si era sporta dal finestrino per chiamarla

-Come?-

Chiese perplessa Rein. Trudy alzò le spalle

-Idea del capitano. Se non sbaglio ha detto qualcosa su “tempo di qualità tra fratelli, meglio lasciarli soli” o qualcosa del genere-

Rein la fissò perplessa

-Vuole punire in qualche modo Shade obbligandolo a stare da solo con sua sorella?-

Trudy le sorrise in modo sarcastico

-Credo proprio di si-

Rein si limitò a scuotere il capo ma si avvicinò veloce alla carrozza e si affrettò a salire dentro.  Subito dopo di lei si affacciò all’interno della carrozza un sorridente Thomas

-Principessa, Trudy, state comode? Spero di si, anche perché stiamo per partire e non c’è tempo di fare cambiamenti dell’ultimo minuto-

-Thomas grazie per avere constatato l’ovvio-

Disse Trudy, sorridendo sarcastica. Thomas guardò la sua amica

-Sarcastica già di prima mattina. Mi fa piacere vederti di nuovo di buon umore. Sarà una giornata fantastica-

Trudy fece un sorriso ironico a Thomas che ridacchiò divertito

-Bene. Allora possiamo andare se siamo tutti pronti-

Detto questo le salutò e chiuse la porta della carrozza e si allontanò veloce, diretto al suo cavallo. Trudy lo osservò dare ordini e urlare comandi

-Certe volte vorrei imbottigliare il suo naturale ottimismo. Tornerebbe utile in molte occasioni-

Rein sorrise

-In effetti l’allegria di Thomas è contagiosa. Assomiglia in questo molto a Fine-

Rein pronunciò il nome di sua sorella prima ancora di rendersene conto. La turchina, stupita, si portò una mano sulla bocca, perplessa. Trudy le lanciò un’occhiata strana e la principessa distolse presto lo sguardo. Calò un leggero silenzio, molto imbarazzante tra le due, o almeno per lei. In quel momento la carrozza prese a muoversi, e il rumore delle ruote e lo scricchiolio del legno della vettura riempirono il silenzio creatosi.

-Non vi siete più sentite?-

-Come?-

-Con tua sorella?-

Rein scosse la testa.

-Ho scritto a mia madre, però-

-Davvero?-

Chiese meravigliata Trudy. Rein annuì e si lasciò andare ad un sorriso

-Non è stato facile a dire il vero. Le ho detto cose che pensavo da tempo ma che non ero mai riuscita a dire. Credevo di rasserenarmi o di sentirmi sollevata, tuttavia non ho provato quel senso di liberazione che mi aspettavo. Sto un po’ meglio, questo si, ma non mi sento come immaginavo mi sarei sentita-

-Dovreste parlarvi. Solo parlando si possono sistemare certe situazioni. Ovviamente se anche l’altra parte è d’accordo nel volere parlare, o provarci almeno-

Rein la fissò. Gli occhi di Trudy erano come velati da un qualcosa che la turchina non riuscì a spiegarsi. La contessa però la fissò poco dopo, continuando a parlare

-Io e mia madre siamo l’esempio perfetto di ciò che ho appena detto. Mia madre è l’esatto opposto di me. Sempre perfetta, impeccabile, fu una delle debuttanti più ammirate ai suoi tempi, semplicemente perfetta. Mai ripresa in qualcosa, mai al centro di qualche scandalo, eccellente in tutto ciò che riguarda le arti femminili e non solo. Io invece assomiglio a mio padre. “Mente analitica” mi chiamava da piccola, e aveva ragione. Detestavo il cucito, ma amavo sapere come si creavano i fili per tessere, odiavo ballare ma adoravo vedere come le note prodotte producessero la musica. E poi, ovviamente, c’era Thomas-

-Thomas?-

Chiese perplessa Rein. Trudy annuì

-Mia madre sperava che facendoci conoscere fin da piccoli potessimo creare un rapporto intimo tale da portare poi ad un fidanzamento e ad un matrimonio. Ovviamente è successo tutto l’esatto contrario di ciò che si immaginava. Thomas era il fratello che desideravo e con lui ho fatto tutto ciò che una dama di buona famiglia non deve mai fare: imparare ad arrampicarsi sugli alberi, fare la lotta, andare a caccia, cavalcare a perdifiato con il cavallo lanciato al galoppo in una gara all’ultimo fiato, gare che ho sempre finto tra l’altro e ovviamente, bere buon vino e da un’età che non è certamente consona per una fanciulla di buona famiglia-

Rein sorrise

-Adorerei sapere tutte le storie di voi due da bambini. Sembra un’infanzia decisamente divertente e libera-

-Libera di sicuro. Mia madre non ne era contenta, ma mio padre era dalla mia parte. Potevo contare sul suo appoggio incontrastato e mia madre non poteva fermarmi. Poi però tutto è cambiato quando mio padre è morto. Avevo quattordici anni quando è successo-

-Mi dispiace-

Mormorò Rein, sinceramente dispiaciuta. La contessa semplicemente annuì, poi riprese a parlare

-Da quel momento tra me e mia madre è come apparso un muro. Invece di unirci nel dolore, ci siamo allontanate. Siamo diventate come due estranee che abitavano sotto lo stesso tetto. Per i primi tempi avevo Thomas, ma poi lui se ne è andato per entrare nella guardia reale. Dopo che Thomas è partito è iniziato un periodo molto difficile per me così come per mia madre. Non ci capivamo e finivamo per litigare tutti i giorni. Siamo arrivate ad un punto tale che sono andata a stare dai miei nonni per quasi otto mesi, otto mesi in cui non ci siamo mai scritte. Poi una mattina, come se niente fosse, mia madre si è presentata a casa dei miei nonni, ordinando di preparare le mie cose per il mio immediato ritorno a casa. Mi ha presa per mano, mi ha portato in una sala davanti ad una tazza di the bollente e abbiamo parlato. Abbiamo parlato per quasi un giorno intero, di tutto, ogni cosa, soprattutto del nostro dolore. E tutto si è risolto, diciamo. Abbiamo iniziato a capirci e a parlarci in modo onesto-

Rein la guardò meravigliata e stupita. Non si era minimamente aspettata quel tipo di confidenze da Trudy. Fu sinceramente contenta che la contessa si fosse aperta con lei riguardo una cosa così tanto personale

-E parlare così a cuore aperto davanti a lei è stato così tanto liberatorio?-

Trudy annuì

-Si lo è stato, anzi da allora ci siamo sempre ripromesse di dirci ogni cosa, sempre, soprattutto quando l’una non capiva l’altra. E la cosa capita spesso-

-E lo fate veramente?-

Trudy la guardò poi si portò una mano sul petto, dove strinse il ciondolo che portava quel giorno

-Si, lo facciamo. Anche se non sempre è così facile. Soprattutto considerando che stiamo parlando di mia madre. Certe volte risulta essere molto…imbarazzante affrontare certe discussioni-

Rein la guardò e provò una sincera invidia nei confronti di Trudy.

-Sei fortunata Trudy-

Le disse. La contessa la guardò negli occhi e la turchina la vide stringere ancora più saldamente il ciondolo tra le mani

-Non mi invidiate principessa. Non mi conoscete così bene da poterlo dire-

Rein scosse la testa

-E' vero, non ti conosco a fondo e forse non ho ancora capito appieno la tua personalità o il motivo della tua diffidenza nei miei confronti, ma da quello che mi hai detto, hai passato un’infanzia circondata dall’amore dei tuoi genitori, dall’affetto di Thomas e dal supporto di tua madre quando ne hai avuto più bisogno. Io non posso dire altrettanto, purtroppo-

Trudy la guardò e lasciò andare lentamente la presa sulla collana. Si ritrovò a sorridere debolmente alla turchina

-Essere figlie è complicato, ma anche essere madri. L’amore fa fare cose pazze e fa comportare in modo folle le persone, anche chi pensa di essere razionale. I sentimenti più sono forti, più confondono le nostre azioni. Non conosco vostra madre, principessa, ma credo che lei stia soffrendo ancora più di te per non averti compreso appieno. Spero un giorno possiate chiarirvi, te lo auguro sinceramente, dal cuore-

Rein fece solo un piccolo cenno con il capo a Trudy, prima di distogliere lo sguardo dalla bionda. Non capì perché, ma quelle parole l’aveva riempita di un calore che non si era minimamente aspettata e senza volerlo, Rein sentì le lacrime iniziare a sgorgarle dagli occhi. Presto fu preda dei singhiozzi e, senza preoccuparsi di Trudy, si lasciò andare ad un pianto quasi liberatorio. Trudy, che era seduta di fronte a lei, non disse niente, ma si spostò, andandosi a sedere di fianco alla principessa. In silenzio le prese la mano e gliela strinse forte. Non si dissero niente più per tutto il resto del viaggio, e Rein gliene fu immensamente grata, non solo perché non aveva cercato di confortarla, ma anche perché non l’aveva fatta sentire sola. Forse per Trudy non era lo stesso, ma Rein sentiva di avere trovato una vera e buona amica. E si ritenne terribilmente fortunata.

 

 

 

Thomas, in sella al suo cavallo bruno, percorse velocemente il perimetro delle antiche rovine, in cerca di un eventuale pericolo. Come si immaginava, non trovò niente di anomalo o sospetto, solo gli antichi resti che lo osservavano, in silenzio. Il capitano si voltò verso il resto della comitiva dove fece un gesto a Nicholanos, per informarlo che la situazione era sicura. Così facendo, due guardie si affrettarono ad avvicinarsi alle carrozze per aprire le porte delle vetture e per permettere agli occupanti di scendere e di sgranchirsi le gambe dopo il viaggio. Thomas vide la principessina Milky guardare le rovine con un misto di eccitazione e gioia e si mise a sorridere. Non lo avrebbe mai ammesso, soprattutto non davanti al suo iper protettivo, quasi a livello patologico, fratello, ma adorava alla follia la sua piccola principessa. Sapeva che avrebbe dato volentieri la vita per proteggerla, e forse, sotto sotto, non gli sarebbe dispiaciuto vedere il fratello detronizzato dalla piccola Milky. Lui l’avrebbe aiutata di certo nell’impresa, se glielo avesse chiesto. Forse gliene doveva parlare, magari così si poteva liberare di quell’impiccio che era quel principe ingrato che chiamava migliore amico.

-Stai pensando a qualcosa di profondamente irriverente nei miei confronti, non è vero?-

Shade, che era sceso poco dopo Milky dalla carrozza, si era avvicinato a lui, che sovrappensiero, non lo aveva sentito e si era fatto cogliere in quel momento di distrazione. Tuttavia niente poteva mai privarlo della sua risposta pronta, soprattutto quando si trattava di Shade

-Come sempre del resto-

Gli rispose, sorridendo. Shade gli lanciò un’occhiataccia e provò ad afferrargli le redini, ma lui fu più veloce.

-Attento principe, non vorrei farti male. Dopotutto sono pur sempre in sella al migliore cavallo del regno-

Shade lo fissò per niente colpito da quelle parole

-Il miglior cavallo del regno? Non dico che Fulmine sia un eccellente cavallo e un ottimo corridore, ma fammi salire in sella alla mia Regina e vedrai chi ha il migliore cavallo del regno-

-Sfida interessante, principe. La accetto-

-Ottimo. Prepara a mangiare la mia polvere, Thomas-

-Non vedo l’ora di farti mangiare la mia, Shade-

-Qui nessuno mangerà la polvere di nessuno. Thomas scendi da cavallo e vieni a dare una mano. Anche tu Shade, smettila di lanciare sfide infantili e renditi utile-

I due si voltarono e videro Rein che li fissava, leggermente corrucciata. Thomas scese prontamente da cavallo e puntò un dito verso il principe

-Ha iniziato lui-

-Ehi-

Gli rispose Shade. La turchina alzò gli occhi al cielo poi si voltò verso Trudy che era a pochi passi di distanza

-Sbaglio o peggiorano giorno dopo giorno?-

La contessa sorrise e annuì

-Con Thomas non mi meraviglio, ma non mi aspettavo che il principe fosse lo stesso. Ha veramente ragione mia madre: è un mistero come il mondo sia in mano agli uomini e non a noi donne, che siamo nettamente superiori, in tutto-

Le due donne si guardarono e scoppiarono a ridere. Thomas si voltò vero Shade, perplesso

-Da quando quelle due sono così amiche? E da quando Rein è così pungente nei miei confronti?-

Il principe, per tutta risposta, alzò le spalle, interdetto quanto lui

-Non saprei, ma direi che è meglio fare come dice. Già c’è Milky di cui preoccuparsi oggi, Rein deve essere mia alleata, quindi meglio evitare di litigare-

-Concordo-

Thomas scambiò un’occhiata con Shade e poi si diresse veloce verso Nicholanos. Il tenente stava dirigendo alcune guardie per allestire un piccolo padiglione, per riparare le principesse e la contessa dal sole e per avere un luogo riparato dove potere poi pranzare

-Nicholanos, serve aiuto?-

-Capitano, preferirei di no. Qui è tutto sotto controllo-

-Le carrozze?-

-Sono state sistemate e sono già pronte per il ritorno-

-I cavalli?-

-Li stanno sorvegliando due guardie e i due cocchieri, capitano-

-Il pranzo?-

-Verrà consegnato per l’una. Ho delle guardie a palazzo incaricate di portare tutto il necessario, come da ordini ricevuti-

-Il resto della comitiva?-

-Arriverà all’orario stabilito come da programma-

-Quindi tutto sotto controllo, direi-

-Si capitano-

-Ottimo-

Thomas si avvicinò a Rein raggiante

-Cara principessa, tutto pronto e perfettamente gestito a livello organizzativo-

-Sicuro Thomas?-

Gli chiese la turchina. Thomas la guardò perplesso.

-Certo, Rein. So fare bene il mio lavoro, nonostante quello che dice un certo principe-

Rein gli sorrise e gli appoggiò una mano sul braccio

-Scusami Thomas, ma sua maestà mi ha chiesto di prestare particolare attenzione oggi, a tutto. So che sei il migliore capitano delle guardie che potessi sperare-

-Ci puoi giurare-

Gli disse raggiante, mentre si affrettava a prenderle la mano per baciargliela. Rein gli sorrise e scosse la testa, visibilmente divertita e lusingata.

-Per favore Rein, non mettergli in testa strane idee. Non fargli credere di essere bravo, potrebbe crederci e poi si che inizierebbero i veri guai-

Thomas guardò Shade che si era avvicinato a loro e invece di ribattere, il capitano pensò di punire il suo caro principe in altro modo. Perché se la meritava una punizione, dopotutto.  Alzò il braccio e lo pose sulla spalla di Rein, trascinandola a . Fu un attimo ma Thomas vide Shade irrigidirsi e spostare immediatamente lo sguardo sulla sua mano che toccava la spalla, nuda, di Rein. La turchina, rispetto all’abito che indossava a colazione, si era cambiata, e indossava un abito più adatto per una giornata all’aperto. Era un vestito di tessuto georgette, bianco con ricamati delle rose blu lungo tutto l’abito. La particolarità del vestito era lo scollo a barchetta che le lasciava, appunto, un parte di spalla nuda ed esposta. Dallo scollo  partivano le grandi maniche a pagoda, che nascondevano le braccia della principessa. L’insieme era un raffinato abito che faceva risaltare la linea della principessa, sottolineando l’elegante linea delle sue spalle. E il vestito, appunto, lasciando esposta una parte delle spalle della principessa, permise a Thomas di compiere la sua dolce vendetta nei confronti di Shade. Premette la principessa contro di se e continuò a guardare sorridente il principe, provocandolo. Forse stava esagerando, ma era divertente vederlo irrigidirsi così.

-Thomas… lascia andare Rein-

Gli intimò il principe. Thomas sorrise ancora di più e si chinò a guardare Rein che gli rispose con un sorriso

-Shade, direi che la principessa è l’unica che mi possa dire di lasciarla andare. Rein adorata, bellissima principessa, raggio di sole piombato nella nostra vita per risollevarci il morale da quell’ombroso di principe che ci ritroviamo, vuoi che ti lasci andare?-

Rein rise sentendo le parole di Thomas e il capitano vide lo scintillio degli occhi di Rein, divertiti

-Thomas, non sei divertente. Lasciala andare-

Gli intimò Shade. Prima che Thomas potesse ribattere fu la turchina ad intervenire

-Io non credo proprio. Come ha detto Thomas, giustamente, dovrei essere io a decidere se la cosa mi stia bene oppure no e se desidero essere lasciata andare-

Thomas si ritrovò a ringraziare tutti gli dei a cui poteva pensare per avergli fatto arrivare una principessa così. Rein non solo stava reggendo il suo gioco, ma stava deliberatamente prendendo in giro Shade.

-Rein ti adoro-

Mormorò Thomas in modo che tutti lo potessero sentire, ma fingendo che solo la principessa potesse sentirlo. Shade a quel punto esplose

-Ora basta. Thomas lasciala-

-Thomas non farlo-

Rispose prontamente Rein.

Thomas vide lo sguardo sconvolto di Shade e scoppiò a ridere. Tuttavia lasciò andare la presa su Rein e si allontanò da lei.

-Shade, torna a respirare, stavo solo scherzando. Accidenti Rein, sei fantastica. Come ho fatto a sopravvivere a palazzo senza di te?-

Rein gli sorrise e gli fece un piccolo inchino

-E' un piacere essere utile-

Thomas vide Shade scuotere la testa e poggiarsi una mano sul volto.

-Io non arriverò ai venticinque anni di questo passo con voi due-

Disse Shade, melodrammatico. Al che, sia lui che Rein scoppiarono a ridere e anche Shade ridacchiò con loro.

-Che cosa state facendo qui? Perché vi divertite senza di me? Forza, andiamo ad esplorare! Rein, vieni a vedere cosa ho visto-

Milky, ignara del piccolo siparietto che si era appena concluso, piombò addosso ai tre, buttandosi tra le braccia di Rein

-Cosa hai trovato?-

Chiese la turchina, curiosa. Gli occhi di Milky brillarono per l’eccitazione

-Devi vedere-

Milky prese la mano di Rein, poi si voltò verso suo fratello, e prese la mano anche del principe

-Shade, andiamo. Hai promesso di farmi vedere tutto quanto e devi mantenere la promessa-

I due si lasciarono trascinare da Milky e a Thomas non sfuggì il sorriso che i due si scambiarono. Thomas si mise a fissarli, contento

-Sembri un padre orgoglioso che guarda il figlio sposarsi-

Trudy spuntò dietro di lui e appoggiò il suo mento sulla sua spalla, come faceva quando erano piccoli.

-Se io sono il padre orgoglioso, tu allora sei la madre scettica che pensa che la sua futura nuova rovinerà il suo amato figlio-

Trudy continuò a guardare i tre principi che esploravano le rovine

-Sembrano proprio una famiglia-

Disse la bionda, guardando la scena. Thomas si trovò ad annuire

-Speriamo che quell’idiota di un principe si renda conto di che donna sia arrivata per miracolo tra le sue braccia. E speriamo che non si chiuda di nuovo in sé stesso e si lasci andare-

-Non puoi spingere quei due l’uno verso l’altro solo perché Rein ti sta simpatica. E poi la conosci da troppo poco tempo per poterlo dire. Si potrebbe rivelare incompatibile con il principe, ci hai mai pensato?-

-Ma hai visto come si guardano? Almeno se ci provasse e vedesse potrebbe…-

-Cosa? Soffrire magari ancora? Non ne vale la pensa, Thomas-

-Trudy, vale sempre la pena amare. Non c’è mai un valido motivo per non farlo o non provarci-

-Parli così perché non ti sei mai innamorato-

Trudy si staccò da lui e lo guardò, severa

-Se ti fossi innamorato almeno una volta nella vita e avessi sofferto per amore, fidati non parleresti così-

-Tu non lo sai se non mi sono mai innamorato, Trudy-

-Thomas andiamo, ci conosciamo da bambini, vuoi che non sappia se tu…-

-Certo che mi sono innamorato. Solo che la persona per cui provavo qualcosa non si è mai minimamente accorta di me. L’ho vista innamorarsi di qualcun altro ed essere portava via da un uomo evidentemente migliore di me. Non osare dire che non ho mai sofferto, Trudy, non ti permettere questa libertà-

Gli occhi di Trudy si allargarono per la sorpresa. Lo fissò per qualche istante

-Non me lo hai mai detto…-

Gli disse. Il capitano si trovò ad abbassare il capo e a portarsi una mano sulla testa

-Non è una cosa facile da scrivere in una lettera, anche se il destinatario è la tua migliore amica-

Trudy lo guardò, un velo di tristezza negli occhi

-E poi ormai è passato tanto tempo da quella storia, l’ho superata. Non te ne preoccupare-

Thomas si avvicinò a lei e le appoggiò una mano sulla testa, accarezzandola. Trudy alzò il capo di scatto e gli spostò la mano, leggermente scocciata. Thomas sapeva che Trudy odiava essere accarezzata in quel modo, solo suo padre poteva permettersi di farlo, nessun altro.

-Thomas, non mi toccare i capelli-

-Andiamo Trudy. Lo sai che lo faccio perché ti voglio bene-

Trudy indietreggiò. Sapeva che la sua amica aveva capito cosa voleva fare, la conosceva troppo bene per non saperlo. Thomas allungò le mani in avanti e iniziò ad avvicinarsi alla bionda

-Thomas, stai indietro-

-Vieni qui Trudy, fammi esprimere tutto il mio affetto per te-

Trudy iniziò a correre, cercando di allontanarsi da lui. E lui si buttò subito dietro di lei, rincorrendola

-Thomas, stammi lontano-

Urlò la bionda, mentre correva veloce verso le rovine. Per tutta risposta, lui scoppiò a ridere e continuò ad inseguirla. Il loro caotico rincorrersi aveva catturato l’attenzione dei tre principi, che si erano voltati verso la coppia, stupiti dall’improvviso baccano. E il principe non doveva averci messo molto a capire cosa stese succedendo, perché tutto quello che gli bastò dire fu semplicemente una parola

-THOMAS!-

 

 

 

La mattinata stava ormai per volgere al termine. Rein, Shade, Milky e Trudy, dopo che questa si era ripresa dalla corsa con Thomas, avevano esplorato le antiche rovine per un’ora buona, dove il principe aveva passato tutto il tempo a spiegare alle tre la storia del luogo dove si trovavano. Si trovavano infatti a “Silvery Court” ovvero le rovine del primo palazzo reale del regno della Luna, che era stato poi abbandonato in favore di quello attuale quasi cinquecento anni prima. Anche se in rovina, era ancora possibile ammirare la grandiosità di quello che era stato un tempo e riconoscere anche la funzione di alcune sale, anche se il resto era ormai solo un insieme di pietre grigie e muri diroccati. Tuttavia la parte che colpì di più la principessa furono i resti dell’antica cappella reale, che si trovava vicino a quella che doveva essere stata, probabilmente, la sala del trono. Su una parete della cappella, infatti, era stato inciso un bassorilievo, che raffigurava le otto fasi lunari e sotto l’immagine della luna piena era stata incisa l’immagine della corona

-Molto poco allusivo come bassorilievo, non trovi?-

Rein si voltò vero Shade. Il principe si mise di fianco a lei e osservò insieme a lei l’incisione del muro

-A me piace. Semplice ma chiaro-

-Autocelebrativo piuttosto-

-Tutte le monarchie lo sono-

Ribatté la turchina. Shade si trovò ad annuire

-Lo so, ma non mi piace lo stesso-

-E' indispensabile esserlo. Se i nostri antenati non si fossero così tanto autocelebrati e proclamati diretta emanazione del potere, magari io e te ora saremo semplici cittadini e vivremmo vite normali-

-La cosa non mi dispiacerebbe affatto-

Disse Shade guardandola divertito. Rein, suo malgrado, si ritrovò ad annuire. Tuttavia alzò lo sguardo verso il cielo azzurro che splendeva sopra di loro

-Però, se ora fossimo normali cittadini, saremmo impegnati a svolgere un lavoro o a preoccuparci di trovare il modo di avere cibo in tavola o di sopravvivere. Invece noi ora siamo qui, all’aria aperta, a goderci una giornata di svago, indossando abiti di tessuti pregiati o gioielli il cui valore potrebbe mantenere una famiglia per molti mesi, senza alcun tipo di preoccupazione. Siamo fortunati e dobbiamo riconoscerlo-

Rein sentì lo sguardo di Shade su di sé, ma lei continuò ad osservare il bassorilievo.

-Principessa, filosofa e maestra di vita. Cos’altro nascondi?-

Rein si voltò e lo guardò sorridendo

-Oh principe, non hai idea di cosa ancora io ti stia nascondendo-

Shade accennò ad una risata e anche lei fece lo stesso. La turchina poi tornò ad osservare il muro di fronte a sé

-Ti piace proprio o non vuoi guardarmi?-

Le chiese ironico Shade. Rein gli lanciò un’occhiata quasi infastidita, poi tornò a fissare il bassorilievo

-C’è qualcosa che non capisco-

Disse corrucciata

-Cosa? Luna, corona… che altro c’è da capire? È quasi banale-

-Non mi riferisco al significato. È come se mancasse qualcosa-

-Qualcosa? E sentiamo altezza, che cosa mancherebbe?-

-Nomi-

Disse semplicemente la turchina. Rein si voltò verso Shade e vide il principe guardarla meravigliato. Poi il principe fece un sorriso e la guadò impressionato

-Non ti sfugge niente, vedo-

-C’erano quindi-

Disse Rein, sgranando gli occhi. Shade annuì e alzò il braccio e puntò il dito verso un punto del muro, proprio sotto la corona

-Vedi questi segni?-

Shade indicò dei punti sulla pietra. Rein si avvicinò a lui e osservò il punto che gli indicava. In effetti c’erano dei segni incisi nella pietra, come se fosse stato volutamente stato cancellato qualcosa

-Qui erano incisi i nomi dei primi re. Erano segnati quindici nomi, per la precisione. I nomi dei quindici primi sovrani del regno-

-Quindici?-

Chiese sbalordita Rein. Shade annuì

-Perché sono stati cancellati?-

-Perché così nessuno conosca quei nomi-

-Ma non ha senso. I nomi dei primi regnanti sono noti, li ho insegnati io stessa a tua sorella qualche tempo fa-

Disse perplessa Rein. Shade tuttavia la guardò con uno sguardo pieno di scusa. E Rein capì

-Sono nomi finti-

Il principe scosse il capo

-Non proprio. Quelli passati alla storia sono i nomi che i sovrani hanno usato per passare alla storia. Sono i nomi con i quali hanno firmato leggi e editti e con cui si facevano proclamare e celebrare dal popolo. Qui invece era incisi gli altri nomi, quelli che i miei antenati ritenevano essere nomi “divini”. All’inizio, quando il primo re prese il potere, unificando il regno, per giustificare la sua ascesa al trono e soggiogare gli altri guerrieri che potevano avanzare come lui la stessa pretesa, disse di essere il figlio naturale della dea Luna. Per quel motivo, essendo suo figlio, era riuscito a sconfiggere le tribù rivali e a prendere il potere, unificando il territorio perché era suo di diritto. Era non solo consacrato alla dea, ma suo diretto discendente. Così disse di avere un nome divino, nome con il quale la dea stessa lo aveva chiamato, battezzandolo e consacrandolo. Questo stratagemma gli consentì di preservare il potere e trasmise questa cosa anche al figlio, che fece altrettanto con il suo erede e così via. Il colpo di genio, però, fu che il primo re decise di tenere segreto quel nome, per preservare la propria “divinità” e per far credere che attraverso quel nome, che era noto solo a loro, potessero comunicare con la dea. Fu per questo che quando re Duraven abbandonò questo palazzo per quello attuale cancellò i nomi, per evitare che nemici della corona potessero scoprirlo e usarlo contro di lui per una lotta del potere-

-Non ne sapevo niente-

Disse Rein

-Non potevi saperlo, è un segreto tramandato di re in re. Solo chi governa è destinato a conoscere la verità, così come solo il re è destinato a conoscere il suo nome “divino”-

-Tu hai un nome divino quindi?-

Chiese Rein, guardandolo sorpresa. Shade la guardò e fece segno di no con il capo

-No non ce l’ho, almeno non ancora. Quando verrò incoronato riceverò il mio nome, scelto da mio padre prima di me. Quando nasce l’erede, infatti, il sovrano va dal nostro sacerdote massimo, il custode del tempio, e gli consegna il nome divino, che il sacerdote dovrà custodire fino al giorno della prossima incoronazione. Nessuno può aprire la busta consegnata fino al giorno della nuova cerimonia, dove solo il nuovo re e il sacerdote massimo conosceranno il nome e a quel punto, attraverso una cerimonia particolare, il nuovo re verrà consacrato nel nome della Luna, come suo figlio diretto. Un ultimo dono del re precedente per il re nuovo, un segno di continuità e buona fortuna per il nuovo regno, o almeno è questa la motivazione che ha permesso di mantenere viva questa tradizione così antica e ormai, del tutto superflua-

Rein si ritrovò a guardare ammaliata Shade

-Che splendida tradizione-

Disse, guardandolo. Shade  la guardò perplesso

-Splendida? Cosa ci sarebbe di bello nell’avere un nome antiquato addosso che nessuno per di più conosce? A parte il sacerdote massino, nessuno lo sa e non è di alcuna utilità. Dovrebbe aiutarti a comunicare con la dea, come se fosse un nome ciò che debba legare un re al suo compito. La trovo una cosa altamente ridicola-

-Come puoi pensarlo sul serio. Shade, ma pensaci. Il nome è un dono, un dono fatto dal predecessore per il suo successore, è il nome che ha scelto tuo padre, per te. Lo trovo una cosa meravigliosa oltre che terribilmente affettuosa. Tuo padre, lasciandoti in eredità quel nome, sarà con te nel momento in cui diventerai re e condividerai qualcosa con lui ancora una volta. Lo trovo veramente una cosa bellissima, di cui dovresti farne tesoro-

Rein lo guardò e vide gli occhi di Shade allargarsi per lo stupore provocato dalle sue parole. Il principe distolse lo sguardo e si voltò ad osservare ancora una volta il bassorilievo

-Non avevo mai pensato a questa cosa dalla tua prospettiva. L’ho sempre considerata un’antica tradizione reale, stupida per di più. Grazie Rein-

Rein gli si avvicinò, alzò una mano per cercare di toccargli il braccio, in un gesto quasi di conforto, quando Shade si voltò di scatto nella sua direzione. I due si trovarono, così, a pochi centimetri di distanza, con solo la mano di Rein tra di loro a separarli. Rein e Shade si guardarono negli occhi e Rein sentì un improvviso rossore salirle sulle guance e il cuore batterle all’impazzata nel petto. Tuttavia non accennò minimamente ad allontanarsi, come avrebbe dovuto fare. Shade sembrò un attimo indeciso, Rein lo vide tentennare, come per volersi allontanare, tuttavia ad un tratto Rein sentì la mano del principe toccare la sua e, lentamente, portarla giù, lungo il  suo fianco. Il principe non lasciò la presa sulla sua mano, anzi, aprì le dita della turchina, intrecciando quelle della sua mano con le proprie. Rein sentì il calore del palmo della mano di Shade entrare in contatto con il calore del suo corpo e, istintivamente, fece un passo avanti, verso di lui. Fu un attimo. Rein vide gli occhi di Shade come accendersi e vide il giovane venirle sempre più vicino, avvicinando il volto al suo.

-Che state facendo?-

La voce improvvisa di Milky li colse così di sorpresa, che i due fecero letteralmente un salto all’indietro, staccandosi l’uno dall’altro.

-Milky-

Sussurrò Shade. La rosa li guardò con uno sguardo divertito

-Quando lo saprà la mamma…-

Disse guardando suo fratello. Shade si affrettò ad avvicinarsi alla sorella

-Dirgli cosa? Di come ci siamo soffermati a parlare di regno e antiche tradizioni?-

-Non sembrava quello che stavate facend…-

Shade mise una mano sulla bocca della principessa. Si chinò verso di lei in modo da sussurrarle all’orecchio

-Milky se prometti di non dire niente di qualsiasi cosa tu creda abbia visto a nostra madre o a chiunque, prometto che da adesso ti insegnerò scherma, per tutto il tempo che vorrai-

Milky sembrò un attimo indecisa sul da farsi, ma alla fine, la sua passione per la scherma ebbe la meglio. Annuì, decisa, e Shade lasciò andare la sua mano dalla bocca della principessina

-Abbiamo un accordo principessa?-

Disse il principe protendendo la mano verso la rosa. Milky gliela prese e la strinse contenta

-Assolutamente si. Shade andiamo! È ora di fare, finalmente, qualcosa di divertente-

Shade mise una mano sulla testa della sorella, scompigliandole i capelli

-E brava mia sorella. A proposito, hai tutto l’occorrente necessario?-

La rosa annuì

-Certo! Ho tutto, devo solo cambiarmi di abito. Non si può fare scherma con la gonna. Ed è perfetto avere preso questa decisione adesso, perché sono appena arrivate le cameriere con i nostri cambi d’abito. Ero venuta ad avvisarvi proprio di questo. Shade preparati, oggi sono sicura sarà il giorno dove riuscirò a disarmarti-

Così come era apparsa, Milky sparì presto dalla vista dei due. Quando fu fuori vista, Rein si lasciò andare ad un sospiro

-Per un pelo-

Disse. Shade annuì

-Già. Proprio per poco…-

I due si guardarono, ma Rein, questa volta, in imbarazzo, distolse lo sguardo. Shade rimase a distanza da lei e tra i due calò il silenzio. Ricordandosi delle parole di Milky, però, Rein si voltò verso Shade sconcertata

-Cameriere con il cambio?-

Shade la guardò e annuì

-Doveva essere una specie di sorpresa-

Le disse, un po’ imbarazzato

-Un cambio d’abiti? Una sorpresa?-

Shade le sorrise mentre scuoteva il capo

-No, non il cambio d’abiti in sé per sé, ma quello che comporta il cambio d’abito-

-E sarebbe?-

Shade incrociò le braccia al petto e la guardò divertito

-Mia sorella potrà anche avere svelato metà della sorpresa, ma la parte più importante non l’ha detta. Non sarò certo io a svelarti tutto quanto, dovrai scoprirlo da sola e qualcosa mi dice che se vai fuori dalle rovine, la vedrai-

Rein lo guardò e una sincera curiosità la pervase. Senza pensarci due volte, afferrò il bordo della sua gonna e si mise a correre veloce verso l’esterno. Dietro di lei sentì i passi veloci di Shade, seguirla. Quando fu fuori, vide Thomas tenere fermo per le briglie un bellissimo cavallo dal manto chiaro, quasi dorato e con la criniera e la coda di un bianco splendente. Quando Thomas la vide, le sorrise

-Altezza, perfetto tempismo. Lasciate che vi presenti Stella, uno dei cavalli migliori delle scuderie reali-

Rein si avvicinò alla cavalla. L’animale prese a fissarla con i suoi grandi occhi verdi. Sembrava la stesse come studiando. Rein alzò piano una mano e l’animale prese ad annusarla, intenta a decidere se lei fosse un’amica o meno. Dopo qualche attimo in cui Rein fu certa di non stare infastidendo l’animale, posò la mano sul suo muso. Il manto era soffice e Rein prese ad accarezzarla piano, godendosi quel tatto quasi setoso sotto il palmo. Thomas la guardava ammirato

-Accidenti, non ho mai visto Stella comportarsi così-

-Te lo avevo detto che era perfetta per Rein. Possibile che tu di me non ti fida mai di me?-

Shade li aveva raggiunti e guardava soddisfatto la turchina e Stella creare un legame

-E come potrei, stupido di un principe? Non sempre il tuo giudizio è, come dire, affidabile-

Rein vide Thomas e Shade scambiarsi sguardi poco amichevoli e subito dopo scambiarsi un sorriso reciproco di riconciliazione.

-Non capirò mai l’amicizia maschile, ma ancora meno capirò mai la vostra di amicizia-

Disse Rein guardandoli

-Nemmeno io credimi-

Disse Shade. Thomas lasciò andare le briglie e tirò un amichevole pugno sul braccio al principe. A quel punto Shade diede un calcio al capitano. Il cavallo, infastidito da quei improvvisi movimenti bruschi dei due, lanciò un nitrito, come a volerli ammonire.

-Impressionante come persino un animale sia in grado di riconoscere il vostro comportamento infantile-

Disse Rein ai due. Thomas la guardò perplesso

-Principessa, come hai potuto notare, ha iniziato lui per primo-

-Se tu non fossi così stupido forse non mi lascerei andare a questi comportamenti-

-Borioso di un principe-

-Stupido di un capitano-

Rein prese le briglie lasciate andare da Thomas e guardò il cavallo dritto negli occhi

-Che ne dici se lasciamo questi due a fare i bambini e noi andiamo a fare una passeggiata?-

Stella scosse il capo, come a fare un cenno affermativo alle sue parole. Rein le accarezzò ancora una volta il muso poi prese a camminare verso Trudy che stava osservando la scena appena svoltasi poco lontano. Una guardia si affrettò ad avvicinarsi a lei e a prendere le briglie

-Altezza, ci occuperemo noi degli animali mentre voi vi preparate-

Rein lo ringraziò con un cenno del capo, poi si avvicinò a Trudy che la aggiornò sugli ultimi sviluppi

-Stanno montando una tenda dove potremmo cambiarci senza incidenti e ci sono cameriere a sufficienza per cambiare un intero esercito di dame a nostra disposizione. Per di più, la principessina sta osservando attentamente i preparativi-

Le disse la contessa, indicando una Milky impaziente che ruotava attorno alle guardie reali intenti a issare la tenda

-Dovrei rimproverarla e ricordarle che un’altezza reale non si comporta così e non mostra impazienza. Ma non ci riesco. È troppo contenta, come potrei chiederle di nascondere questa sua naturale vivacità?-

Chiese la turchina a Trudy. La contessa la guardò e le sorrise

-Un giorno in più non cambierà niente, anzi. Credo che oggi la principessina si possa godere questa libertà. Potrà iniziare da domani ad essere una perfetta principessa-

Rein guardò leggermente stupita Trudy

-Contessa, non me lo aspettavo un discorso del genere da te-

Trudy sorrise

-Principessa, mi conoscete molto poco. So essere molto seria, precisa e pignola quando voglio, ma non nascondo che forse ciò che mi accomuna così tanto a Thomas e che ha permesso la nostra amicizia sia un animo ribelle. Ogni tanto non seguo proprio alla lettera le regole dell’etichetta-

Rein sorrise

-Allora ho ragione quando dico che potremo andare molto d’accordo noi due. La principessa meno principesca di Wonder e la contessa ribelle. Siamo una bella coppia-

-Meglio di quei due di sicuro-

Disse Trudy, indicando Shade e Thomas che si stavano ancora battibeccando da prima. Rein ridacchiò poi guardò sarcastica la bionda

-Trudy, era un velato attacco anche al tuo principe?-

-Assolutamente no. Constato una realtà-

Le due scoppiarono a ridere. Una volta finite le risate le due si sedettero per terra, sul prato e iniziarono a chiacchierare. Passò  qualche tempo di relativa tranquillità, quando ad un tratto, Milky si avvicinò veloce alle due donne sorridendo raggiante

-Hanno finalmente finito!-

Disse la rosa, buttandosi tra le braccia di Rein. Rein le sorrise e le scompigliò un poco i capelli

-Milky, lo sai vero che ti dovrei rimproverare per  i tuoi modi?-

La principessa la guardò un attimo sconsolata

-Ma Rein… è praticamente una giornata di vacanza-

-Una principessa non è mai in vacanza, Milky. Cosa direbbe tua madre se fosse qui?-

Gli occhi della piccola si abbassarono, tutta la felicità sparita.

-Mia madre direbbe che non si corre, non si grida, non ci si agita per niente e si rimane sempre composte e regali-

-Esatto, ti direbbe proprio così. Ma per fortuna che tua madre non è qui con noi oggi-

Milky rialzò il volto di scatto, guardandola di nuovo speranzosa. Vedendola Rein le sorrise ancora più calorosamente

-Quindi principessa, vai a cambiarti e vai a dare una lezione a tuo fratello. Se la merita-

Milky lasciò andare un grido di gioia e si buttò tra le braccia di Rein, in estasi

-Grazie, grazie, grazie mille Rein. Vado subito-

Milky si alzò veloce e corse via. Rein la guardò sorridendo e si scambiò uno sguardo divertito, l’ennesimo, con Trudy. La contessa appoggiò i palmi delle mani sul prato e si sdraio leggermente, il volto diretto verso la luce del sole. Anche Rein lo fece, chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare dal sole godendosi quell’attimo di pace.

-Si sta proprio bene oggi-

Disse Rein. Trudy al suo fianco fece un verso di approvazione.

-Principessa, concordo pienamente con voi su questo-

-Anche se…-

Disse Rein. Rein guardò Trudy e vide la contessa fissarla, anche se solo da un occhio

-Anche se cosa?-

Chiese la bionda, una certa nota di preoccupazione nella voce.

-E’ un peccato lasciare dei cavalli così belli lì in un angolo, a loro stessi-

Trudy si raddrizzò e la guardò ad occhi spalancati

-Che cosa hai in mente, di preciso?-

Rein le si avvicinò e le bisbigliò all’orecchio

-Lasciamo qui i due bambini cresciuti con Milky e noi andiamo a fare una bella cavalcata-

Trudy la fissò e si ritrovò ad annuire

-Non mi dispiace come idea-

-Esatto. Solo noi e i nostri cavalli. E presumo qualche guardia di scorta-

-Giusto, sei sempre una principessa dopo tutto-

-Però…-

-Però cosa?-

Rein non completò la frase, ma semplicemente le sorrise. Lo sguardo di Trudy si fece all’improvviso preoccupato

-No, assolutamente no. Non posso permettertelo. Finiremo nei guai e io non voglio finire nei guai con la regina -

-Solo se la regina lo scoprirà-

-Certo che lo scoprirà-

-Ci penseremo allora quando e se succederà. Che ne dici, contessa ribelle?-

Trudy la fissò poi si trovò a scuotere la testa

-Tu sei matta principessa-

Rein ridacchiò

-Te l’ho sempre detto che non sono una principessa perfetta. Andiamo-

Rein prese la mano di Trudy e dopo averla fatta alzare, la trascinò verso la tenda.

-Rein aspetta, non dovremmo-

-Oh si invece. Anzi, noi lo faremo-

Trudy si lasciò trascinare e non ribatté più e la turchina pensò che, sotto sotto, forse era proprio quello che anche la bionda desiderava. Si Rein ora ne era certa: lei e Trudy erano perfette come amiche. E avrebbe fatto di tutto per farlo vedere a Trudy.

 

 

 

*************************************

Ciao a tutti!

Ebbene si, sono tornata, di nuovo. Come avrete ovviamente visto, non ho minimamente rispettato il programma che io stessa mi ero prefissata, sono una grande vero? Non starò qui a spiegare le ragioni del mio ritardo, solo per non tediarvi con i dettagli molto poco emozionanti della mia vita, ma sappiate che questa storia è sempre con me ogni giorno e appena posso e ho abbastanza tempo per dedicarmici, mi ci fiondo e scrivo. Avrei voluto riuscirci molto prima a completare questo capitolo, ma solo in quest’ultima settimana sono riuscita a sedermi per molto tempo al computer e scrivere e rivedere il tutto con la calma e la concentrazione necessaria. E ora eccomi qui. E credo che ora, molti di voi, mi vogliano uccidere. Quindi passiamo alle cose belle!

Ebbene si, li ho quasi fatti baciare, si, l’ho fatto. E li ho interrotti. Sono brava vero? Lo so, lo so quello che starete pensando, che sono una perfida. Ma so che mi amate anche per questo (o almeno lo spero o mi piace pensarlo XD)

So che forse per molti la sto tirando troppo per le lunghe tra quei due, ma nella realtà vanno così le cose. Ci vuole tempo per creare un’intimità tra due persone, un’intimità sentimentale che non sia solo frutto dell’attrazione reciproca. Soprattutto per chi ha sofferto prima, aprirsi e lasciarsi andare, anche se lo si vorrebbe con tutto se stesso, non è sempre facile. E Rein ora è in turbinio di emozioni diverse, ha molte cose a cui pensare, molte cicatrici da saldare e molta confusione in testa. E anche Shade ha la sua buona dose di pensieri. Quindi per quanto vorrei già passare avanti con le cose, ci vuole tempo. Spero che per voi l’attesa ne varrà la pena, anche perché so già come sarà la scena fatidica e sarà fantastica, quindi aspettate, vi prego! Comunque amo il loro discorso nell’antica cappella e mi piace il fatto che Rein faccia vedere a Shade le situazioni sotto un’altra luce. Vorrei proprio che Rein diventasse per lui il raggio di sole che illumina le sue giornate, spero di riuscirci. Però ammetto che volevo tanto farli baciare, ma avrebbe complicato troppo le cose in questa fase, quindi è giusto così. E se sembra che Rein se lo sia già dimenticato, non è affatto così, ma a volte succede. Non pensiamo a cosa successe per non uscire di testa. Ma arriverà il momento del “oh è vero, ci siamo quasi baciati”. Immaginate quando Shade lo dirà a Thomas! Ma basta, ho già detto fin troppo.   

E a proposito di Thomas, lo sapete no che io lo amo? Lo amo alla follia. Sul serio, vorrei che il mio compagno di vita fosse Thomas. E lo amo perché prende in giro Shade in un modo che nessun altro potrebbe, ma lui si, anche perché lo conosce talmente tanto bene che capisce prima del nostro bel principe quello che sta succedendo e vuole solo il meglio per lui, lo vorrebbe vedere felice, e spinge tantissimo per quella direzione. Praticamente Thomas è il nostro fanboy principale nella storia. Lui ci capisce, sa cosa vogliamo e farà tutto il possibile perché il nostro desiderio si realizzi. E io lo amo e spero anche voi e forse gli do troppo spazio ma che volete, adoro scrivere di quei due che battibeccano come una vecchia coppia.

Trudy, lei si sta aprendo e lasciando andare. Sono onesta, la scena in carrozza tra le due l’ho cambiata qualcosa come quattro volte, perché non ne ero pienamente sicura. Cioè, volevo un discorso così tra loro due, profondo e intimo, ma ho pensato che forse non era il momento giusto per farle confrontare in quel momento. Però poi ripensandoci, certe volte si hanno discussioni molto serie all’improvviso senza volerlo ed è così che è andata. Rein o Trudy non volevano affrontare quel discorso, ma ci si sono ritrovate all’improvviso, quindi sono state sincere e spontanee. Mi piace pensare a loro due cementare la loro amicizia così, in modo spontaneo e autentico, senza forzature. Quando Trudy si mette vicino a lei e la consola, lo fa non perché vuole che Rein smetta di piangere, ma perché sa che questo la conforterà. Tutto qui. Spero che quel momento tra le due vi sia piaciuto e che il tutto funzioni, così come funziona per me nella mia testa. Spero non sia sembrato forzato.

Infine, Moon Maria regina suprema. È indubbio chi sia il vero capofamiglia ed è lei. È la regina, è la mamma, è il capo e tutti fanno quello che dice lei. Più o meno. Ma credetemi, si farà valere quando qualcuno farà qualcosa per farla veramente arrabbiare. Non avete idea di quello che starà per succedere. E Milky, bella e spontanea. Ho paura di averla resa forse un po’ troppo infantile, però ha pur sempre dieci anni e spero che il suo modo di fare sia proprio di una bambina di dieci anni. Scusate, sono passati un po’ di anni dai miei dieci anni, quindi spero mi perdonerete se invece sembra più piccola. Fatemi sapere nel caso provvederò a migliorare questa cosa.

Infine, so che rispetto allo scorso capitolo le cose sono rimaste un po’ in sospeso. Niente Philip, niente triangolo, niente Fanny che trama nell’oscurità… ma tranquilli, come si dice, la calma prima della tempesta. Però mi piace pensare a Philip, chiuso nel suo studio, a lavorare, mentre tutti sono fuori a divertirsi. Pensatelo così, sommerso da carte e conti da fare XD l’ho detto che sono perfida, quindi non vi meravigliate troppo, lettori avvisati.

Bene, so che sto lanciando molte esche qui, so che dico sempre che deve succedere qualcosa di sensazionale, e forse per voi con i capitoli pubblicati non è così, ma arriveranno, veramente, fidatevi. Devo solo creare bene le situazioni perché non voglio fare le cose di fretta e non spiegare bene cosa succede. Quindi, per favore, resistete con me. E sopportate i miei ritardi.

Bene, io ho finito di sproloquiare, almeno per oggi. Spero vi sia piaciuto il nuovo capitolo, grazie per l’infinita pazienza che avete nei miei confronti e nei confronti di questa storia. Grazie per tutto l’affetto che mi date, per tutti quelli che leggono i capitoli e per tutti quelli che mi lasciano un commento o un messaggio, per me vuol dire molto, grazie veramente tanto.

Vi aspetto come sempre al prossimo capitolo, lasciatemi un vostro parere se volete, anche negativo, sapete che per me è importante sapere cosa pensate e ogni critica che mi possa aiutare a migliorare la accetto sempre volentieri. Quindi se volete sapete cosa fare. Ma grazie anche solo per tutti voi lettori silenziosi, mi emoziono sempre tanto nel vedere quanti siete a leggere questa storia, quindi grazie tante.

Io vi abbraccio forte e ci vediamo presto, spero, come sempre un bacione grande dalla vostra

Juls

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

 

L’aria sferzava il volto raggiante di Rein. Il cavallo, lanciato al galoppo, sembrava quasi volare e Rein provò un senso di libertà che non provava da quasi un’eternità. Dopo qualche tempo, rallentò l’andatura del cavallo, passando dal galoppo, al trotto e così facendo, si fece raggiungere poco dopo da Trudy, che la guardò innervosita

-Non vale così principessa. Sbaglio o avevamo detto di partire nello stesso momento? Sei partita prima di me-

Rein ridacchiò

-Perdonami. È che non cavalcavo da troppo tempo. Non ho resistito-

Trudy scosse il capo, divertita

-Perdonata solo questa volta. Anche perché, lo devo ammettere, è stato divertente vedere la faccia sconvolta di Nicholanos mentre partivi senza di lui-

Rein si voltò preoccupata dietro di loro, dove vide il tenente e alcune guardie, poco lontani, intenti a raggiungerle

-Mi ero proprio dimenticata di loro-

Disse la turchina. Trudy scoppiò a ridere e anche Rein la seguì poco dopo. Stavano ancora ridacchiando, quando Nicholanos le raggiunse

-Principessa-

Disse, rivolto alla turchina. Rein gli sorrise, divertita

-Tenete, finalmente. La contessa e io ci stavamo annoiando ad aspettarvi, giusto Trudy?-

Rein si voltò verso la contessa che la guardò divertita e ridacchiò ancora, annuendo. Nicholanos sospirò amaramente

-Principessa, vi chiedo anche perdono, ma a mia discolpa posso dire che non è stato certamente piacevole vedervi partire al galoppo, senza preavviso, come se voleste, diciamo, scappare da noi. Non immaginavo di certo, arruolandomi, che tra le stranezze reali, cercare di fuggire dalla propria scorta è quasi un obbiettivo di vita, a quanto pare-

Rein lo guardò con gli occhi spalancati, fintamente sorpresa per quelle parole, ma divertita

-Fuggire non è proprio il termine appropriato, tenente. Piuttosto direi cercare di sfuggire ad una sorveglianza-

Il sorriso divertito della turchina fece scuotere il capo al povero Andrew, che mormorò sottovoce

-Uno di normale in questo palazzo proprio non esiste…-

Rein e Trudy ridacchiarono ancora di più per quelle parole e anche Andrew, alla fine, si lasciò andare ad un sorriso. Tuttavia, il tenente ritornò subito serio e fisso le due donne

-Altezza, contessa, vi prego, non fate più quello che avete appena fatto. Non potete partire al galoppo lasciandoci indietro e non mi riferisco solo ad una questione di sicurezza. Principessa non conoscete bene la zona e potreste perdervi facilmente. Per la vostra protezione vi prego di seguirci-

Rein si trovò ad abbassare il capo, un po’ pentita delle sue azioni. Era vero che non conosceva la zona, ed era altrettanto vero che si sarebbe potuta perdere facilmente, causando non pochi problemi a tutti. In più, non conoscendo bene il terreno, poteva rischiare di ferire il cavallo con la sua corsa, cosa che non si sarebbe mai perdonata. Così si trovò ad annuire a quelle parole

-Avete ragione, mi dispiace. Prometto di non partire più al galoppo così senza preavviso. È che non cavalcavo da così tanto tempo e poi Stella non è certamente un animale solo da passeggio. Voleva correre come me, dico bene bella?-

Rein si chinò sulla sella e accarezzò l’animale, che nitrì in segno di approvazione. Nicholanos la guardò e scosse il capo

-Principi, tutti uguali-

Rein sorrise divertita e il tenente si lasciò andare ad un sorriso. Poi tornò serio

-Posso chiedervi, ora, di seguirmi? Se volete, vi posso portare qui in torno e farvi fare un giro della campagna-

Rein guardò Trudy e la bionda annuì. Il tenente allora chiamò le guardie, che erano rimaste a distanza e si schierarono in posizione. Nicholanos prese la testa del gruppo, dietro di lui venivano Rein e Trudy, ai loro lati due guardie e a chiudere il corteo altre tre guardie. I cavalli furono mandati al passo, permettendo una lenta e tranquilla passeggiata.

-Preferivo la galoppata di prima a questa andatura-

Disse Trudy. Rein si trovò d’accordo

-Lo so, ma se lo rifacessimo non so quanto saremmo fortunate. Dopotutto abbiamo colto di sorpresa prima gli altri, ora non credo sarebbe lo stesso-

La contessa la guardò sconsolata ma la principessa la vide annuire alle sue parole. Il gruppo continuò così per una decina di minuti, quando ad un tratto, un bagliore colpì gli occhi di Rein, che si portò una mano sugli occhi.

-Cosa è stato?-

Chiese perplessa la principessa. Nicholanos si voltò leggermente sulla sella per poterle parlare

-Che cosa altezza?-

-Quel bagliore-

Disse la turchina, coprendosi ancora gli occhi.

-Credo sia stato un riflesso del sole, altezza. C’è una fonte d’acqua qui vicino, sarà stato quello-

Rein allargò gli occhi curiosa

-Una fonte d’acqua?-

Il tenente annuì

-Si altezza. Qui sotto scorre probabilmente un fiume sotterraneo. La rete idrica naturale è molto estesa, e la fonte ne fa parte. Le sue acque sono fredde ma cristalline-

-Vorrei vederla-

Disse quasi istintivamente Rein. Nicholanos fermò il suo cavallo e lo fece ruotare per potere osservare la principessa

-Desolato principessa, ma non possiamo-

-E perché mai?-

Chiese Trudy, stupita dalla risposta secca del tenente. Andrew sembrò un attimo interdetto e imbarazzato prima di rispondere

-Ho promesso al capitano di riportarvi indietro prima del pranzo. Questione di sicurezza-

Rein lo guardò perplessa e stupita

-Sicurezza?-

Chiese la turchina, guardando Nicholanos perplessa. L’uomo annuì

-Non sappiamo chi possiamo incontrare alla fonte, principessa. Potrebbero esserci dei malintenzionati-

-In pieno giorno?-

-Potrebbe, altezza-

-Ma voi siete guardie reali, o sbaglio?-

Chiese Trudy, leggermente ironica. Andrew sembrò imbarazzato e non sapeva cosa rispondere. E Rein capì che ci doveva essere qualcosa sotto

-Tenente Andrew Nicholanos, quali sono le vere motivazioni per cui dobbiamo tornare il prima possibile indietro?-

Rein, cercando di mettere pressione all’uomo, si raddrizzò più che poté sulla sella, tenne dritto il capo e lo guardò, con l’espressione più regale e autoritaria che riuscì a fare. Il tenente sospirò e si ritrovò ad abbassare lo sguardo, incapace di sostenerlo

-Il capitano si è premurato di dirmi di tornare indietro il prima possibile perché prima torniamo, prima voi, altezza, potrete occuparvi della principessa Milky-

Rein, che tra tutte le motivazioni non si era minimamente immaginata Milky, guardò scettica il tenente, prima di scoppiare a ridere

-Milky? Sul serio?-

Rein si voltò verso Trudy che trattenne a stento una risata

-Contessa, che cosa ne dici? Mi affretto per andare ad occuparmi di una principessa o ci tratteniamo all’aperto e ci rinfreschiamo in quella allentante fonte di acqua fresca?-

Trudy la fissò, fintamente indecisa

-Non saprei altezza. Qualcosa mi dice però che stiamo pensando la stessa cosa-

Rein le sorrise, poi si voltò verso Nicholanos

-Tenente, credo possa immaginare cosa sceglieremo di fare, dico bene?-

-Principessa, mi metterà nei guai-

Rein spronò Stella a fare qualche passo in avanti, in modo da avvicinarsi ad Andrew

-Tenente, non la metterò nei guai. Parlerò io con Thomas, non si preoccupi-

-Ma…-

-E poi c’è sempre la scusa migliore, da usare, dico bene? Follia reale, sono sicura che Thomas capirà-

Detto questo Rein superò Nicholanos

-E' da quella parte, dico bene? La fonte intendo?-

Nicholanos, sconfitto, sospirò.

-Si altezza, da quella parte-

-Bene, cosa stiamo aspettando? Prima arriviamo prima torniamo indietro-

Il tenente non disse niente. E Rein sorrise, soddisfatta. Era piacevole, dopotutto, essere una principessa e lasciarsi andare, qualche volta, a qualche piccolo capriccio innocente.

 

 

La fonte si rivelò essere uno splendido specchio d’acqua circondato da alti alberi e da una distesa infinita di fiori in bocciolo e cespugli rigogliosi. Rein smontò da cavallo, mentre guardava incantata il paesaggio attorno a se

-E' incantevole-

Disse, a nessuno in particolare.

-Carina, lo ammetto. Ne ho viste di più belle-

Trudy era scesa anche lei da cavallo e si guardava attorno, poco colpita. Rein la guardò basita

-Carina? Sei seria?-

Trudy annuì

-Serissima. Nella mia tenuta c’è un lago più bello, così come nella tenuta di Thomas-

Rein la guardò ad occhi sgranati

-Avete delle tenute con dei laghi all’interno?-

Trudy annuì

-Ovviamente. Perché tu nel tuo palazzo sul sole non hai niente di simile?-

Rein scosse il capo. La contessa la guardò perplessa

-Credevo di si…-

-No. Ci sono fontane nei giardini, ma niente che possa rivaleggiare con questo-

Disse Rein allargando una mano e indicando il paesaggio che le circondava. Trudy la guardò e la fissò seria

-Mi dispiace per te principessa-

Rein la guardò ancora sconvolta

-Tu hai un lago nella tua tenuta? Nella tenuta di casa tua?-

Trudy annuì

-Si, la tenuta della famiglia dei conti di Gaumont è una delle più antiche del regno. Abbiamo cinque ettari di foresta più tre ettari di terreno libero attorno alla casa-

Rein la fissò sempre più sconvolta

-Quanto sei ricca?-

Le chiese. Trudy ridacchiò

-Un po’-

-Non direi un po’. Lo sei di sicuro. Come fai a non essere ancora sposata? Avrai avuto mille offerte di matrimonio. Otto ettari di terreno, sul serio?-

Trudy sospirò amaramente

-Pretendenti, un’infinità, certo. Persone presentabili e accettabili? Nemmeno uno. Inizio a pensare che questo regno sia privo di una qualsiasi forma maschile decente-

Nicholanos, che era abbastanza vicino a loro, fece una piccola smorfia, in disaccordo con le parole della contessa. Trudy se ne accorse, così come Rein

-Siete in disaccordo, conte?-

Domandò Trudy. Nicholanos le guardò e alzò le mani

-Non mi permetterei mai di discutere con una donna di queste questioni, figuriamoci con due-

Rein gli sorrise, ma lo sguardo serio e poco divertito di Trudy la trattenne. Trudy si avvicinò a lui e lo fissò seria

-Invece io sarei molto curiosa di sapere la vostra opinione. Forza, parlate pure-

-Preferirei di no-

-Insisto-

-Declino-

-Sono una dama che vi chiede la vostra opinione. Direi che è oltremodo scortese non rispondere-

-Mi ritengo un uomo saggio, contessa. So riconoscere una situazione di pericolo quando la vedo. E questa, con tutto il rispetto, lo sembra proprio-

Trudy stava per ribattere, ma Rein intervenne, mettendole una mano sul braccio

-Trudy, non roviniamo questa giornata con questi discorsi-

Trudy la fissò, ma si ritrovò ad annuire

-Si, certo. Non ne vale la pena-

Trudy si staccò dal tocco della mano di Rein e si avviò verso lo specchio d’acqua. Rein guardò Nicholanos che le fece un cenno del capo come ringraziamento. La turchina si voltò verso la bionda e le si avvicinò

-Hai esagerato-

-Non mi fare la predica, principessa-

-Non è una predica, e lo sai-

La bionda la guardò e sospirò

-Non ho esagerato. Stavo solo esprimendo la mia opinione, tutto qui. È Nicholanos non ha voluto rispondere-

Rein scosse la testa

-Hai esagerato Trudy. Puoi dire quello che vuoi, ma hai esagerato-

Trudy questa volta non ribatté e si limitò a guardare l’acqua davanti a lei. Rein fu improvvisamente tentata di fare un cosa decisamente poco principesca, ma molto divertente. Senza pensarci troppo si affrettò a sfilarsi gli stivali da cavallerizza che indossava e si avvicinò all’acqua. Trudy che la stava fissando, la richiamò perplessa

-Ti ricordi che l’acqua è gelata?-

-Si-

-E allora cosa pensi di fare?-

-Mettere i piedi in acqua per rinfrescarmi-

-Ma è gelata!-

La turchina si voltò verso di lei, sorridendo

-Non mi ucciderà certo un po’ di acqua fredda-

-Ti potresti ammalare-

Rein ridacchiò e la guardò

-Correrò il rischio-

Trudy le si avvicinò

-No non lo farai-

-Non mi puoi dare ordini, contessa-

-Ora tiriamo fuori i titoli nobiliari, sul serio?-

Trudy si era avvicinata e le aveva afferrato le braccia, per fermarla. Erano pericolosamente vicino al bordo dello stagno e Rein la guardò sempre sorridente. E Trudy iniziò a guardarla preoccupata. Rein afferrò con le sue mani le braccia di Trudy, bloccandola.

-Rein, non farlo-

-Fare cosa?-

-Lo sai…-

-Perché non dovrei?-

-Ci bagneremo-

Disse quasi terrorizzata la contessa. Rein sorrise

-Direi che è proprio questo lo scopo-

-Non sarebbe una cosa principesca-

Tentò Trudy, guardandola leggermente spaventata. Rein tuttavia le sorrise beffarda

-Ti ricordo che hai davanti non una principessa qualsiasi-

Prima che Trudy potesse ribattere, Rein tirò la contessa contro di lei con tutte le sue forze e senza che nessuno potesse impedirlo, guardie comprese, le due finirono dentro l’acqua. Trudy lanciò un grido quando entrò in contatto con l’acqua gelida

-E' fredda!-

Rein, per tutta risposta, scoppiò a ridere. Si lasciò andare completamente nell’acqua, rabbrividendo ma sorridendo. I suoi capelli iniziarono a fluttuare e lei e, come fosse ancora una bambina piccola, si mise a muovere la testa da un lato all’altro, facendo dondolare nell’acqua la sua folta chioma. Trudy che si era prontamente alzata ed era uscita, si strinse le braccia sul corpo, rabbrividendo e la guardava perplessa

-Tu sei pazza. Esci subito o ti ammalerai sul serio-

Nicholanos era accorso prontamente vicino alle due donne e aveva porto a Trudy la sua giacca, per far si che la contessa potesse coprirsi. Il tenente rimase a guardare Rein che fluttuava nell’acqua e si avvicinò al bordo, tendendole la mano

-Altezza, per favore. Non mi perdonerei mai se sotto la mia guardia voi vi ammalaste. Per favore non fatemi sentire in colpa per questo-

Rein guardò la mano protesa dell’uomo e si ritrovò a sospirare. Si alzò dall’acqua e sentì i rivoli di acqua fredda scivolarle lungo la pelle, sotto i vestiti. Rein afferrò la mano di Nicholanos e uscì

-Non potrei mai sopportare di avervi sulla coscienza, soprattutto per una mia decisione impulsiva-

Nicholanos la ringraziò con un cenno del capo, poi fece un cenno ad una guardia che si affrettò veloce e le diede la sua giacca dell’uniforme. La principessa lo ringraziò con il capo, prima però di fermarsi ad osservarlo meglio

-Sei Dwight, giusto?-

Il soldato, meravigliato da quella domanda, si affrettò ad annuire, sorridendo

-Si altezza, sono Dwight Mircantos, guardia reale al vostro servizio-

-Mi ricordo di te. Sei l’amico di infanzia della mia cameriera personale-

Dwight annuì

-Si altezza, esatto. Sono onorato che vi ricordiate di me-

Rein sorrise a quel ragazzo

-Oh come potrei dimenticarmi! Dreamy si diverte ogni tanto a raccontarmi storie di quando era piccola e spesso salti fuori anche tu nei suoi racconti-

La guardai impallidì sentendo quelle parole

-Principessa, non tutto quello che dice Dreamy corrisponde sempre alla realtà-

Rein lo guardò divertita

-Quindi devo pensare che ciò che mi abbia detto di te, cioè che sei un uomo leale, coraggioso, profondamente dedito a proteggere i più deboli e a farti carico di compiti che spesso molti non vogliono affrontare sia falso?-

Dwight la guardò leggermente arrossito

-Dreamy veramente ha detto questo?-

Rein annuì. Il giovane sorrise e un leggero rossore gli coprì le guance. Rein stava per parlare ancora, ma Nicholanos si intromise

-Altezza, consiglio di mettervi al sole. Vi asciugherete prima. Dwight, torna al lavoro-

Dwight, richiamato dal tenente, si mise sull’attenti e annuì alle parole del tenente

-Subito tenente. Principessa-

Si inchinò a Rein e poi ritornò dagli altri, a riprendere il suo lavoro. Rein fu afferrata dalla mano di Trudy, che la trascinò verso una parte del prato al sole, lontano dall’acqua

-Andiamo altezza. Nicholanos ha ragione, dobbiamo asciugarci. Sediamoci qui-

Le due donne si sedettero sul prato e Rein sentì immediatamente il calore del sole avvolgerla.

-Che cos’è questa storia della guardia?-

Rein guardò Trudy, perplessa

-Che storia?-

-Da quando conosci così bene le guardie reali da poterle chiamare per nome?-

-Spesso incrocio Dwight nel castello. Ho visto che spesso è di pattuglia vicino alla mia stanza e non ci avrei fatto caso se Dreamy non lo notasse ogni volta-

Trudy la guardò perplessa e Rein la fissò preoccupata

-Cosa c’è?-

Trudy scosse la testa

-No niente. Non ti preoccupare-

-Sicura?-

Trudy annuì e subito dopo fece uno starnuto. Rein la guardò perplessa e la turchina fu fulminata dallo sguardo di Trudy

-Rein giuro, se mi farai ammalare ti uccido-

Rein stava per rispondere, quando anche lei starnutì. Trudy la guardò e alla fine scoppiò a ridere.

 

 

 

-Milky, più alta la guardia. Non lasciare così scoperto il fianco se no chiunque potrebbe colpirti-

Milky si rimise in posizione, questa volta correggendo leggermente la postura. Shade le si avvicinò e le mise il braccio in posizione corretta

-Così, alza di più il braccio. Ora è perfetta. Cerca di memorizzarla-

La rosa annuì. Shade si voltò verso Thomas che era di fronte a loro, in attesa

-Bene Milky. Che cosa devi fare se ora Thomas ti dovesse venire incontro per colpirti?-

-Parare-

-Giusto, e poi?-

-Mettermi in posizione di vantaggio, e approfittare della sua apertura per colpire-

-Esatto. E ora proviamo-

Thomas si mise in posizione e anche Milky. Come aveva spiegato Shade, i due eseguirono la figura, Milky parò il colpo e poi colpì Thomas. La rosa, tuttavia, si voltò scocciata verso il fratello

-Shade, queste cose le so già. Possiamo andare avanti, per favore? Mi sto annoiando!-

Il fratello guardò la sorellina e sospirò. Sapeva che sarebbe stata dura, ma così dura non credeva

-Milky, quante volte ti ho detto che se non impari al meglio le basi non riuscirai mai a fare le cose come si deve?-

-Ma io le basi le conosco e anche bene-

-Ti dico di no-

-E io affermo di si. Il mio maestro d’armi mi fa sempre i complimenti, affermando che assimilo in modo veloce e che sono straordinaria-

Shade guardò perplesso la sorella e si fece un appunto sul fatto che doveva parlare con l’insegnante di scherma sua sorella. Il principe tuttavia fu attratto da un movimento di Thomas. Il capitano, infatti, gli stava facendo dei cenni e lui si meravigliò più per il fatto che riusciva a capire cosa gli stesse dicendo che non per quello che gli aveva detto. E, con sua grande sorpresa, Shade si trovò ad annuire

-Bene mia adorata sorellina, visto che sei così brava, prego. Thomas, in guardia-

Milky gli sorrise compiaciuta, ma fu Shade a trovarsi a sorridere. Sapeva cosa Thomas aveva in mente di fare e non sarebbe piaciuto affatto a sua sorella. I due si misero uno di fronte all’altro, nell’esatta posizione di prima. Tuttavia questa volta Thomas fece una finta, che portò la principessina ad aprirsi involontariamente e Thomas, fulmineo, la colpì sul fianco. Milky si voltò infuriata verso il fratello

-Non vale! Avete barato!-

Shade le si avvicinò e le mise una mano sui capelli, scompigliandoglieli in modo deciso. La rosa si sottrasse a quella presa e si allontanò da lui, portando le sue braccia sopra la sua testa, a difesa. Shade sorrise

-Barato? Sbaglio o hai detto di essere straordinaria? Quella finta di Thomas doveva essere abbastanza prevedibile per un talento nato come sei tu, o sbaglio?-

Milky non rispose, si limitò a guardarlo scocciato. Shade ridacchiò e raccolse dal terreno il fioretto di Milky, che era caduto quando Thomas l’aveva colpita. Shade si avvicinò alla sorella e le porse la sua arma

-Allora, hai intenzione di fare i capricci o vuoi imparare come si deve?-

Milky, sempre di malavoglia, prese la lama dalle mani del fratello e si rimise in posizione. Shade si rimise al suo fianco

-Brava, questa è mia sorella. Ora, vuoi che ti insegni cosa ha appena fatto Thomas?-

Thomas, che era tornato anche lui in posizione, lanciò uno sguardo preoccupato a Shade

-Andiamo Shade, non puoi insegnarle la mia mossa ad effetto-

-Perché non dovrei? Dopotutto quella mossa l’hai appresa da me-

Thomas lo fissò ad occhi spalancati

-Tu l’avresti insegnata a me? Casomai il contrario, borioso di un principe-

-Thomas devi avere colpito di nuovo la testa e avere dei ricordi confusi. Sono certo di essere stato io-

-No io-

-Ti dico che sono stato io-

-La fate finita? Non importa chi l’ha insegnata a chi, basta che ora la insegnate a me-

I due si voltarono verso Milky che li fissava scocciata

-Allora? Io dovrei imparare qualcosa-

Milky aveva assunto un’espressione sul volto che improvvisamente gli ricordò lo sguardo corrucciato di sua madre. Rabbrividì istintivamente e si trovò ad obbedire alla sorella

-Thomas, in posizione. Milky dammi la tua lama. Ti faremo vedere passo passo come fare-

Milky diede l’arma al fratello e fece un passo indietro. Shade si mise in posizione e iniziò a spiegarle la mossa, dettagliatamente. Poi la dimostrò, un paio di volte. Dopo rifece prendere posizione alla rosa

-Milky pronta?-

La principessina annuì. Milky prese a provare la mossa e ben presto i tre furono così presi dall’allenamento da non accorgersi dello scorrere del tempo. Fu solo quando Shade sentì uno scalpiccio di zoccoli e il nitrire di qualche cavallo che si voltò verso il fondo della collina su cui si trovavano. Un gruppo di cavallerizzi stava avanzando verso di loro e Shade riconobbe subito i capelli blu di Rein, che svolazzavano al vento.

-Rein sta tornando-

Disse Milky, eccitata. Shade annuì. Il gruppo si stava avvicinando velocemente, e il principe decise che era arrivato il momento di fermarsi

-Milky, per ora basta lezione-

-Ma…-

Provò a protestare la rosa

-Ci siamo allenati abbastanza per stamattina. Direi che è il momento giusto per fare una pausa. Poi credo si stia avvicinando l’ora di pranzo-

La prospettiva del cibo sembrò convincere Milky sul fatto che dovevano fermarsi più di quanto Shade si sarebbe aspettato.

-In effetti inizio anche io ad avere fame-

Disse Thomas che si era avvicinato ai due e guardava anche lui il gruppo a cavallo in avvicinamento

-Chi l’ha detto che tu mangerai, scusa?-

-Come?-

Chiese sbalordito Thomas

-Sei in servizio o sbaglio?-

-Si ma…-

-Sbaglio o le guardie reali non possono fare pause fino alla fine del loro turno di guardia?-

Thomas lo guardò allibito

-Non starai parlando sul serio-

Shade sorrise e gli diede una gomitata, cosa che provocò un gemito di dolore da parte del capitano e una risatina da parte della principessina

-Sei troppo credulone, Thomas-

Disse divertita la rosa-

Shade sorrise a sua sorella e le fece l’occhilino, cosa che provocò una risata nella principessina. Thomas guardò sconsolato i due e si portò una mano sul fianco, dove Shade lo aveva colpito, massaggiandosi la parte lesa

-Tu stai diventando violento, invece, borioso di un principe-

Shade non si degnò nemmeno di rispondergli. Nel frattempo ormai, Rein e gli altri erano arrivati a pochi passi da loro. Milky si precipitò verso la turchina

-Rein, bentornata-

La principessa sorrise alla piccola

-Come è andato l’allenamento?-

-Bene. Sono migliorata tanto, vero Shade?-

Il principe annuì, ma Thomas ribattè

-Ovvio che è migliorata! Con me come maestro come poteva non farlo?-

Shade scoccò l’ennesima occhiataccia a Thomas poi si avvicinò a Rein e le porse la mano, per aiutarla a scendere. Rein accettò volentieri, e svelta scese da cavallo

-Vedo che nemmeno un’uscita all’aperto riesce ad evitare di farvi battibeccare-

Disse ironica la turchina. Shade la guardò sconsolato

-Ci vorrebbe un miracolo per salvare Thomas a questo punto-

-Concordo con voi vostra altezza, ma chissà, magari la dea della luna ascolterà prima o poi le nostre preghiere-

Trudy, anche lei smontata da cavallo, si era avvicinata al gruppo e stava guardando divertita Thomas. Il capitano, li guardò tutti e tre, sconsolato.

-Uno pensa di avere degli amici e invece si ritrova circondato da serpi-

I tre risero e anche Thomas alla fine sorrise. Milky, che nel frattempo era rimasta lì ferma a guardarli, seccata li rimproverò aspramente

-Oggi sarebbe la mia giornata o sbaglio? Perché perdete tempo con chiacchiere inutili? Dovremmo fare qualcosa di decisamente più importante adesso-

Shade guardò sua sorella, sorridendole

-Sentiamo cosa sarebbe più importante che prendere in giro questo capitano delle guardie?-

-Andare a mangiare-

-Parole sante principessina-

Disse sorridente Trudy e Milky le sorrise

-E poi sbaglio o è più facile Prendere in giro Thomas a stomaco pieno?-

Thomas fissò ad occhi spalancati la piccola principessa che scoppiò a ridere divertita. Anche gli altri trattennero a stento le risate. Thomas alzò gli occhi al cielo, sconfitto su ogni fronte

-Principessa, persino voi mi avete tradito!-

Per tutta risposta Milky rise divertita, poi afferrò la mano di Thomas, trascinandolo verso l’ombra della quercia sotto il quale si stava allestendo il pranzo e il capitano si lasciò trascinare, con un sorriso sul volto. Forse Thomas non avrebbe mai potuto perdonare Shade, ma il capitano sapeva che con la principessa Milky non avrebbe mai potuto veramente offendersi.

 

 

Il pomeriggio passò tra i tentativi di Rein di fare lezione a una decisamente poco collaborativa principessina e le risate generali degli altri. Milky era decisamente di buon umore ma quando si avvicinò l’ora di tornare al castello, il suo sorriso piano piano svanì, lasciando il posto ad uno sguardo rabbuiato. E anche Rein si ritrovò a guardare sconsolata il sole iniziare il suo percorso di discesa.

-Non amiamo i tramonti?-

Rein si voltò verso Thomas e scosse la testa

-Amo i tramonti-

-Allora come mai quello sguardo rabbuiato, principessa? Ti dona di più un sorriso che non questo volto corrucciato sai?-

Rein gli sorrise dolcemente, anche se poi tornò a guardare il sole, preoccupata

-Ho come un brutto presentimento-

Rein sentì lo sguardo di Thomas su di se

-Presentimento?-

Chiese perplesso il capitano. La turchina annuì

-Si. So che sembra folle ma è come se fosse…-

-La quiete prima della tempesta-

Rein si voltò verso Trudy che si era avvicinata ai due ed evidentemente doveva avere ascoltato la loro conversazione.

-Lo sai che origliare è contro le normali regole di buona educazione?-

Disse fintamente offeso il capitano. La contessa lo guardò, per niente intimorita

-Non è origliare se passando per caso uno ascolta-

Trudy e Thomas si scambiarono uno sguardo eloquente e Rein, nel vederli, si lasciò andare ad un sorriso

-Siete veramente fratello e sorella-

I due la guardarono, poi Thomas sorrise al suo solito modo e mise un braccio attorno alle spalle di Trudy e uno attorno alle spalle della turchina

-Andiamo signore, sorridete e rallegratevi. Come potete essere tristi davanti a questo meraviglioso spettacolo della natura?-

Trudy e Rein guardarono Thomas perplessi

-Andiamo Thomas… ho visto tramonti più belli-

Disse Trudy. Thomas la guardò serissimo in volto

-Chi parla del tramonto?-

-Ma tu hai detto…-

Trudy non finì la frase perché Thomas la interruppe

-Io parlavo di me, ovviamente! Quale spettacolo migliore se non del più affascinante, carismatico e terribilmente bello capitano delle guardie reali?-

Le due donne lo guardarono un attimo perplesse, poi Rein si lasciò andare ad un accenno di sorriso

-Thomas, veramente, mi pento di averti fatto prendere tutte quelle botte in testa da piccolo-

Disse Trudy, leggermente amareggiata. Per tutta risposta Thomas sorrise ancora di più

-Trudy cara, questa è dote naturale-

Questa volta anche Trudy sorrise

-Io ti consiglio di lasciarle andare subito, se non vuoi ricevere una botta in testa che ti possa risultare fatale-

Shade comparve davanti a loro, braccia incrociate e sguardo torvo. Rein si ritrovò a guardare i capelli scuri di Shade che con la luce del tramonto sembravano avere dei riflessi quasi violacei. Senza rendersene conto, Rein si liberò dalla presa di Thomas e si avvicinò a Shade. Il principe la fissò perplesso. Nel gruppo era calato il silenzio, tutti stavano osservando Rein che si limitava a guardare affascinata i capelli di Shade. Il principe, sotto quello sguardo intenso, si trovò a mettersi quasi sull’attenti, incerto

-Rein posso sapere…-

-Viola-

Gli occhi di Shade la guardarono perplesso, ma Rein si limitò a sorridergli. Poi, sconvolgendo tutti quanti i tre presenti, Rein allungò una mano e accarezzò i capelli di Shade.

-Credevo fossero blu scuro invece… hai dei riflessi violacei nei capelli. Non me ne ero mai accorta-

Rein accarezzò i capelli di Shade, ammirandone il colore. Si era avvicinata molto al principe, in modo da potere osservare meglio quel riflesso. I capelli di Shade sotto la sua mano erano soffici e setosi, era piacevole passare la mano tra di essi. Rein fece scorrere la sua mano ancora una volta, prima di voltarsi e ritrovarsi gli occhi di Shade che la fissavano. Rein si ritrovò a bloccare la mano e a guardarlo stupita. Presa poi dall’imbarazzo per avere preso coscienza di ciò che aveva appena fatto, si allontanò di scatto da lui, ma nel farlo, perse l’equilibrio e si sentì cadere all’indietro. Quello che successe poco dopo fu difficile da capire per tutti i presenti e anche difficile da spiegare in modo coerente, l’unica cosa certa è che sia Shade che Thomas scattarono in avanti per prenderla e nel farlo si trovarono a scontrarsi, perdendo a loro volta l’equilibrio. Trudy, che era rimasta immobile, si vide cadere addosso sia Rein che il principe che Thomas. In questo modo tutti e quattro finirono per terra.

-Che cosa è successo?-

Si trovò a mormorare Rein, spaesata dall’improvviso evolversi degli eventi e dolorante per avere colpito con la schiena qualcosa che non sapeva bene cosa fosse.

-Succede, cara principessa, che per colpa delle tue azioni così sconsiderate, io mi ritrovi schiacciata sotto tutti voi. Vi dispiacerebbe togliervi di dosso? Non respiro-

Sia Shade che Thomas si alzarono e contemporaneamente allungarono la mano per aiutare le due donne. Rein afferrò la mano di Shade e Trudy quella di Thomas. Una volta rimesse in piedi, Trudy fulminò Rein con lo sguardo. Rein si ritrovò ad arrossire, imbarazzata

-Non volevo…-

Bofonchiò la turchina, incapace di sostenere lo sguardo della contessa. Trudy sospirò, poi si voltò verso i due uomini che erano fermi e immobili.

-Certo che non volevi, questo lo posso capire persino io ma sono queste sono le cose da evitare da ora in poi. Voi due…-

E indicò i due principi, seria

-E' strettamene vietato per voi due vedervi da soli-

La contessa guardò i due principi, con severità. Shade la guardò

-Non credo, contessa, che possiate darmi ordini-

Bofonchiò Shade, in un goffo e banale tentativo di superare l’imbarazzo di quel momento. Tuttavia la contessa non si fece intimidire

-Io credo di si, altezza. Siete come due adolescenti in preda agli ormoni. Se non riuscite ad avere un contegno decoroso l’uno con l’atro, dovrete evitare di vedervi prima che qualcuno di non fidato assista a qualsiasi cosa sia quello che voi due facciate. Crea solo problemi, per tutti. Sbaglio o siamo finiti in una situazione simile per colpa vostra?-

Shade fece per replicare, ma si limitò a distogliere lo sguardo, imbarazzato. Rein guardò Trudy e, suo malgrado, si ritrovò ad annuire

-Va bene, eviterò di essere spontanea-

La turchina sentì lo sguardo di Shade addosso ma continuò a fissare la contessa

-E' sempre stato uno dei miei problemi, dopo tutto. Devo comportarmi più da principessa che non da…-

-Persona umana?-

La voce tagliente di Shade interruppe la turchina. Rein si voltò verso Shade, ma il principe non la fissava, anzi si limitò a fare un cenno a Thomas e ad allontanarsi. Il capitano fissò le due donne rivolgendo loro uno sguardo sconsolato, poi si limitò a seguire il principe.

-Non volevo essere così dura…-

Disse Trudy, perplessa. Rein scosse la testa

-Hai fatto bene, invece. Da quando sono arrivata, mi sono lasciata troppo trasportare. Hai ragione, siamo sempre e solo stati fortunati fino ad oggi. Devo smetterla di comportarmi ancora come se avessi dieci anni e riprendere il mio ruolo di principessa. Grazie Trudy per avermelo ricordato-

Trudy la guardò seria

-Non voglio passare per la cattiva. Ma con la marchesa e il resto-

Rein le sorrise

-Trudy, hai fatto ciò che una buona amica doveva fare. Sono sicura che anche Shade lo sa e non è certamente arrabbiato con te. Se lo conosco un minimo si starà maledicendo da solo per essersi lasciato andare più di quanto volesse. Dopotutto siamo prima reali, poi persone. Non possiamo dimenticarlo-

Trudy la guardò tristemente

-Non so come possiate resistere una vita così-

Rein ridacchiò poi alzò le spalle

-Abitudine. Grandi privilegi, grandi limitazioni. Non ho mai capito quelle donne o uomini che volevano entrare volontariamente in una famiglia reale. Sono più le cose che non si possono fare di quelle che si possono fare-

-Concordo-

Le due si sorrisero.

-Credo sia ora di tornare, adesso. Mi sembra di vedere che le carrozze siano pronte-

Trudy annuì alle sue parole e le due donne si avviarono. Milky, che aveva supervisionato il lavoro di preparazione, fissava sconsolata le carrozze pronte per riportarli indietro

-Non voglio tornare al castello. Non possiamo restare ancora…-

-No Milky, per l’ultima volta no. Dobbiamo tornare, mamma ci starà aspettando-

Shade, in piedi vicino a Milky, era serio e scuro in volto. Rein si avvicinò ai due e mise una mano sulla testa di Milky, scompigliandole un po’ i capelli

-Vedrai che faremo cose divertenti anche a palazzo-

-Non mentire Rein… non è da principesse-

Rein le sorrise

-Una principessa non mente mai… casomai altera leggermente la realtà dei fatti. E poi chi mai potrebbe osare contraddire una principessa? Nemmeno un principe potrebbe-

Milky ridacchiò divertita. Rein sorrise e senza rendersene conto, si voltò verso Shade, in cerca di un suo sguardo. Ma il principe era rimasto impassibile e fissava ostinatamente le carrozze davanti a loro. Rein si ritrovò a distogliere lo sguardo, velocemente. Doveva tenere a mente le parole di Trudy ed evitare situazioni imbarazzanti con Shade e lei cosa faceva, dopo nemmeno cinque minuti? Lo cercava, ancora.

-Rein tutto bene?-

Milky entrò nel suo campo visivo e Rein le sorrise, annuendo

-Certo-

Rein alzò lo sguardo e indicò con una mano le carrozze, pronte per la partenza

-Faremo meglio ad avviarci. Dobbiamo essere a palazzo prima dell’ora di cena-

Rein si avviò verso la stessa carrozza con cui aveva viaggiato all’andata e prontamente una guardia si affrettò ad aprire la portiera e a offrirle la mano per farla salire. Rein si precipitò dentro, e si sedette velocemente. Si aspettava che Trudy o Milky salissero con lei, ma con suo grande stupore, si ritrovò Shade davanti a lei. Si guardarono in silenzio, un imbarazzo pesante tra di loro. Il suono dello sportello che si chiudeva, fece voltare di scatto Rein che guardò meravigliata la porta chiusa, poi spostò lo sguardo su Shade.

-Cosa…-

Provò a dire la turchina, imbarazzata. Shade la guardò, poi fece un sospiro e spostò lo sguardo verso il finestrino. Tra di loro calò ancora una volta un silenzio pesante. Passarono altri minuti silenziosi, prima che la vettura si mettesse in moto. Rein spostò lo sguardo verso il finestrino, osservando lentamente le rovine dell’antico castello sparire alla vista, mentre la carrozza percorreva la strada per riportarli al palazzo reale. Il sole, ormai in pieno tramonto, stava lentamente tingendo il cielo di arancione, rendendo lo scenario della campagna quasi magico.

-Chissà perché c’è sempre qualcosa di magico nel tramonto-

Mormorò la principessa. Non si aspettava una risposta, ma era meglio sentire anche solo il suono della sua voce, piuttosto che quel silenzio pesante. Shade spostò lo sguardo su di lei, ma non ribattè. Non che la turchina se lo fosse aspettato, ma nonostante il suo silenzio, continuò a parlare

-Molti associano il tramonto a qualcosa di negativo, ad una perdita per esempio, ma per me il tramonto è sempre stato qualcosa di positivo. È il preludio di una metamorfosi-

-Metamorfosi?-

Rein annuì

-Esatto. Passare dal giorno alla notte è un cambiamento radicale, e il tramonto simboleggia proprio questo-

-Ma il sole è la fonte della vita-

-Dipende da quale lato della vita stai guardando-

Shade la fissò perplesso.

-Quale lato? La vita ha un solo lato da cui…-

Rein scosse la testa, decisa

-Ti sbagli. Conosci l’Hesperis Matronalis?-

-La cosa?-

- Hesperis Matronalis. È un fiore, detto anche “madre della notte”-

Shade scosse il capo

-E' un fiore che fiorisce di notte-

-Un fiore?-

Chiese Shade perplesso.

-Esatto, un fiore. È opinione comune che i fiori fioriscano di giorno, ma non per tutti è così. Potrei dirti altri nomi di fiori che amano la notte rispetto al giorno, così come moltissimi animali. Solo perché la maggior parte preferisce il giorno, non vuol dire che la notte non sia altrettanto viva. Per questo dipende da che parte della vita tu stia guardando. Non ne esiste solo uno. Per alcuni il sole è la ragione di vita, per altri lo è la luna-

Il principe si lasciò andare ad un accenno di sorriso

-Hai un modo di pensare decisamente fuori dall’ordinario, lo sai?-

-Lo scopri solo ora?-

Rein gli sorrise, e la turchina pensò di avere sentito un accenno di risata provenire da lui. L’atmosfera all’interno della carrozza si era fatta più rilassata, e Rein si lasciò andare contro lo schienale, grata per quell’atmosfera. Senza volerlo, i due si fissarono in silenzio, senza imbarazzo, stranamente.

-Mi dispiace per prima-

Disse la principessa.

-Non devi, non hai fatto niente di male, infondo-

-Non dovevo accarezzarti i capelli così…-

Shade le sorrise

-Rein, non è successo niente-

La turchina annuì e lasciò cadere il discorso.

-Però quello che ha detto Trudy è vero. Dovrei evitare di fare cose così-

-Accarezzare i miei capelli?-

-Accarezzare i capelli di chiunque!-

Urlò imbarazzata Rein. Shade scoppiò a ridere.

-Non sei molto principesco…-

Bofonchiò la turchina imbarazzata

-Credevo che con te non ce ne fosse bisogno-

Rein lo guardò e lo sguardo serio di Shade la fece per un secondo bloccare. La stava fissando intensamente, e lei sentì il suo cuore accelerare

-Shade…

-Rein, io e te siamo amici, giusto?-

Quelle parole, dette tante volte tra di loro, furono per la principessa come un colpo inferto nello stomaco. Dopotutto era vero, lei e lui erano solo amici, vecchi amici per la precisione. La turchina abbassò lo sguardo, ma annuì con il capo

-Si, amici, certo-

Bofonchiò

-Quindi almeno quando siamo tra di noi, possiamo essere noi stessi, senza problemi. Sei una delle poche persone con cui sento di non dovere sempre essere perfetto che, se anche dovessi farmi vedere vulnerabile con te non sarebbe un problema. Sei un’amica, qualcuna con cui posso parlare di qualsiasi cosa e quindi per questo mi trovo a parlarti senza barriere… ma se devo comportarmi in modo più reale, se lo preferisci, lo farò. Se devo essere un principe con te, sarò un principe, anche in amicizia-

Rein alzò lo sguardo di scatto e guardò Shade. Lo sguardo del principe era quasi ferito e Rein si trovò, istintivamente, ad allungare la mano verso quella di lui, e afferrarla

-No, ti prego. Non trattarmi mai in modo diverso. Non voglio essere solo un’altra principessa e tu un altro qualsiasi principe. Ti prego, non trattarmi solo come se fossi un’altezza reale, qualcuna da osservare ma da non volere accanto. Sei stato il primo a trattarmi solo come Rein, ad accettare me, a vedere me e a parlare con la vera me. Quindi, per favore, non trattarmi mai in modo diverso. Trattami sempre e solo come Rein, perché voglio essere solo Rein quando sono con te. Non sopporterei di vederti trattarmi come se fossi solo un titolo-

Shade afferrò a sua volta la sua mano e la strinse

-Te lo prometto. E tu devi fare lo stesso-

-Lo farò-

Non si dissero niente più durante il viaggio di ritorno, ma continuarono a stringersi la mano. Le noti calde del tramonto accompagnarono il loro cammino, uniche testimoni di quel momento così carico di promesse e, forse, di tante parole non dette.

 

 

 

Il corteo arrivò a palazzo in tempo per la cena serale con la regina. Per ringraziare del tempo passato con la figlia, la regina aveva invitato oltre a Thomas, anche Trudy e la turchina vide, forse, per la prima volta, la contessa imbarazzata e a disagio da quando l’aveva conosciuta. Si vedeva che la vicinanza così prossima di Moon Maria aveva come bloccato la contessa, facendo si che durante la cena rispondesse solo con poche parole e con cenni imbarazzati. Tuttavia se la regina lo notò non si seppe mai, anche perché la vera protagonista della cena fu Milky, che raccontò nei minimi dettagli tutto lo svolgersi della giornata, anche se con qualche dettaglio alterato o completamente mancante. Moon Maria prestò tutta l’attenzione alla figlia, cosa che rese la giornata della rosa assolutamente perfetta.  Rein sorrise nel vedere la rosa così contenta. Dopotutto la poteva capire bene, anche Rein per un periodo aveva cercato così tanto il confronto e l’attenzione con sua madre, anche se poi non era arrivato.

-Tutto bene?-

Rein alzò lo sguardo e vide che Shade la stava fissando, preoccupato. Lei annuì

-Si, tutto a posto. Credo di essere solo un po’ stanca-

La risposta sembrò non convincere appieno il principe, ma per fortuna della turchina, non continuò ad indagare oltre. Tuttavia la risposta di Rein fu prontamente usata dalla regina che, come ogni singola volta, non perdeva mai nessun discorso fatto alla sua tavola

-Direi che sia il caso di concludere qui la serata. Immagino che come Rein tutti quanti voi siate stanchi dopo questa intensa giornata. Direi che sia il caso che ognuno di noi vada a riposarsi-

Detto questo la regina si alzò e tutti quanti la imitarono. Moon Maria allungò la mano in direzione di Milky e la principessina la afferrò prontamente. Dopo avere salutato i presenti, le due si allontanarono e nella sala rimasero solo i quattro ragazzi. Quando la porta della stanza venne chiusa, Trudy si lasciò andare ad un sospiro, prima di ricadere prontamente sulla sedia da cui si era alzata pochi minuti prima. Thomas la guardò divertita

-Chi l’avrebbe mai detto! Trudy Gaumont  che crolla sotto il peso di una cena-

Trudy lo fulminò con lo sguardo

-Non è stata solo una cena! C’era la regina!-

-Non era mica la prima volta che la vedevi-

-Ma era la prima volta che cenavo con lei!-

-Non vedo dove sia il problema-

Disse Thomas, seriamente perplesso.

-Thomas, non sono mai stata così vicino alla regina in tutta la mia vita-

-E allora? Non è mica la prima volta che parli con un reale. Con Rein e Shade non hai problemi, dopotutto-

-Ma loro non sono la regina!-

-Ed è diverso in che modo scusa?-

Trudy fece per ribattere, ma si trovò stranamente senza parole. Si lasciò andare contro lo schienale della sedia e lo fissò quasi arrabbiata. Alla fine bofonchiò solo una misera risposta

-E' diverso e basta-

Rein ridacchiò divertita nel vederli così. 

-Stai dicendo che io nonostante sia una principessa e una altezza reale non provoco in te agitazione, ma la regina invece lo fa?-

-Tu non sei la mia principessa è diverso-

-Io invece sono il tuo principe e futuro re. Eppure se non sbaglio oggi pomeriggio sono stato vittima di una tua ramanzina, o sbaglio contessa?-

Trudy passò lo sguardo dalla turchina al principe e si limitò poi ad abbassare lo sguardo

-Sapete benissimo cosa volevo dire-

Rein si scambiò uno sguardo con Shade ma poi si ritrovò a fargli una muta preghiera, che il principe sembrò capire subito

-Si, capisco cosa vogliate dire, contessa. E questo, mi dispiace dirlo, gioca tutto a vostro sfavore-

Trudy lo guardò preoccupata

-In che senso?-

Domandò con un filo di voce. Rein non l’aveva mai vista così poco sicura e preoccupata. Così si affrettò a rassicurarla, anche se si immaginava già la reazione che avrebbe avuto la donna

-E' molto chiaro il discorso, invece. Vuol dire che ormai ciò che temevi si è avverato senza che tu lo volessi e hai ceduto, inconsciamente, a ciò che più temevi-

Trudy la guardò perplessa

-A cosa avrei ceduto?-

-Ormai non ci consideri più dei “reali” nel senso stretto della parola. Non sei agitata, dici quello che pensi in libertà, senza timore. Ci consideri, forse non appieno degli amici, ma qualcosa di molto simile-

Trudy sgranò gli occhi per la sorpresa delle parole della turchina. La fissò, poi spostò lo sguardo su Shade che annuì e infine su Thomas, che la guardava raggiante. Poi scosse la testa

-No io non…-

-Ormai è tardi Trudy. Il discorso di Rein non fa una piega. Ormai sei dei nostri!-

Thomas la guardò sorridente. Trudy lo fulminò con lo sguardo

-Io non ho fatto niente e…-

-Ormai è fatta. Che ne dite se continuiamo a festeggiare? Questo momento va celebrato! Vino per tutti. Non vi muovete, porto su le bottiglie della mia riserva personale-

Thomas sorrise raggiante, prima di avviarsi verso la porta, veloce come un fulmine intento ad attuare esattamente ciò che aveva detto di voler fare. Rein vide lo sguardo sopraffatto di Trudy e si trovò a ridere.

-Andiamo Trudy, poteva anche andare peggio di così-

-E di grazia principessa, come poteva essere peggio di quello che sta per accadere?-

-Thomas poteva fare tutto questo davanti alla regina. È una fortuna che siamo solo tra amici, no?-

Shade rise alle parole di Rein e la turchina gli fece un piccolo cenno di ringraziamento con il capo. Trudy li fissò, sconfitta

-Promemoria mia per il futuro. Il prossimo invito che ricevo per un ballo reale farò meglio a rinunciare e a rimanere a casa-

 

 

Thomas mantenne la sua parola. Portò con sé tre bottiglie della sua riserva personale, e non volle sentire ragione sul fatto che nemmeno una potesse rimanere intatta. I quattro passarono la serata a bere e a parlare, un raro momento di pace e spensieratezza nelle loro vite. Il risultato indesiderato, però, fu che sia Rein che Trudy, avendo bevuto decisamente troppo, si addormentarono, lasciando i due uomini a guardarle.

-Credo dovremmo portarle a dormire nelle loro camere-

Disse Thomas. Shade si trovò ad annuire

-Dovremmo, si-

-Io penso a Trudy e tu a Rein-

Disse il capitano, come fosse la cosa più normale del mondo. Shade scosse la testa, deciso

-E creare un nuovo scandalo a corte? Già mi immagino “il principe ha riportato la principessa addormentata nella sua stanza ieri sera”. Non si può fare-

Thomas si trovò d’accordo con lui

-Hai ragione. Allora io porto Rein e tu porti Trudy-

Shade scosse ancora il capo

-Sei impazzito? Vuoi che dicano che ho riportato una donna addormentata nella sua stanza in piena notte? Sarebbe uno scandalo. Tu pensa a Trudy. Tutti sanno che è come fosse una tua sorella, non sarà un problema-

Thomas, leggermente annebbiato dall’alcool bevuto, si ritrovò concorde con Shade

-Hai ragione. Io penso a Trudy. Quindi tu ti occupi di Rein?-

Shade questa volta annuì. Anche lui aveva decisamente bevuto forse un po’ di più di quello che aveva pensato, ma questa volta non ebbe niente da ridire sulla proposta di Thomas. Il capitano si alzò dalla sedia e si avvicinò a Trudy. Senza problemi la prese in braccio, sollevandola senza problemi

-Io vado-

Disse solo a Shade, prima di incamminarsi. Shade si avvicinò a Rein e la guardò. Rein dormiva seduta sulla sedia, con la testa appoggiata sul tavolo, tranquilla, con un sorriso impercettibile sulle labbra. Shade  si abbassò per osservarla meglio e con un gesto involontario, le scostò i capelli, in modo da vedere meglio il suo viso. Il movimento fece riscuotere Rein, che aprì gli occhi, prima però di richiuderli quasi subito. Shade pensò si fosse riaddormentata, quando ad un tratto gli parlò, con voce assonnata

-Si è fatto tardi, vero?-

-Si… stavo per riaccompagnarti in camera. Non ti fa bene dormire sul tavolo-

Rein sorrise, anche se aveva gli occhi chiusi, segno che stava per riaddormentarsi.

-Posso prenderti in braccio Rein?-

-Perché dovresti?-

-Per riportarti in camera a dormire-

Rein mugugnò qualcosa che a Shade parve un si e il principe non se lo fece ripetere due volte. Fece scivolare il suo braccio dietro la schiena della turchina, mentre l’altro lo fece passare sotto le sue gambe, poi, con un movimento deciso, la tirò a se. Era la seconda volta che la teneva tra le braccia, eppure si meravigliò ancora di quanto fosse leggera. Cercò di sistemarla meglio tra le sue braccia per cercare di avere più stabilità possibile, e quando fu certo di averla salda tra le sue braccia la guardò. Rein aveva il capo appoggiato contro la sua spalla e dormiva tranquilla. Shade non perse tempo e si avviò veloce verso gli appartamenti di Rein. Prima di uscire dalla stanza, tuttavia, cercò di controllare che il corridoio fino alle scale fosse deserto. Una volta sicuro che non ci fosse nessuno fece per uscire ma una risata lo fermò, spaventato. Si chinò e vide gli occhi di Rein aperti che lo fissavano e un sorriso sul volto della turchina

-Sei così buffo in questo momento-

Rein lo guardò sorridente e lui la fissò scocciato

-Mi hai spaventato-

Rein ridacchiò divertita

-Scusa, prometto di non farlo più-

Shade scosse la testa. Rein era decisamente alterata per il vino bevuto, quindi non poteva prendersela con lei in quel momento, dato che non era molto lucida. Tuttavia era divertente vederla così. Ricontrollato il corridoio e sicuro che non passasse nessuno, Shade si avviò lentamente. Rein, nel frattempo, aveva richiuso gli occhi ed era silenziosa. Shade pensò si fosse addormentata di nuovo, ma all’improvviso, sentì le braccia della principessa avvinghiarsi al suo collo e la turchina stringersi al suo petto. Shade si fermò di colpo.

-Rein cosa stai facendo?-

Gli sussurrò piano.

-Così sto meglio-

Disse solo la turchina, come se fosse la cosa più normale del mondo. Shade rimase fermo per qualche minuto, cercando di calmarsi. Rein aveva decisamente bevuto troppo quella sera e in quel momento si stava comportando in un modo che di norma non avrebbe mai avuto. Il principe si decise a riprendere a camminare e ad arrivare alla stanza di Rein il prima possibile. Era già una situazione fin troppo compromettente per lui quella in cui si trovava. Shade iniziò a camminare lungo la grande scalinata, in silenzio. La principessa doveva essersi addormentata veramente in quel momento, perché Shade sentiva il suo respiro regolare contro il suo petto e il fiato di Rein sul suo collo. Era sicuramente una situazione imbarazzante per lui, ma anche piacevole. Dopo un primo momento di disagio e imbarazzo si era accorto di essere ora decisamente calmo e per niente infastidito di quella situazione. Avere Rein tra le sue braccia gli sembrava la cosa più normale di tutte, anche se decise di non pensare troppo a quello. Dopotutto aveva bevuto anche lui quella sera e forse non era decisamente in grado di fare pensieri coerenti fino in fondo. Il lungo corridoio che conduceva alla camera da letto di Rein era silenzioso e poco luminoso e, fortunatamente per lui, vuoto. Shade allungò leggermente il passo e lo percorse velocemente, non volendosi far vedere da nessuno. Giunto nei pressi della stanza, il principe vide la porta della stanza di Trudy aperta e sentì delle voci provenire dall’interno. A quanto sembrava Thomas era riuscito ad accompagnare la sua amica senza problemi. Shade tirò dritto e senza esitare aprì la porta dell’appartamento di Rein quando la trovò davanti a se. Impiegò pochi secondi prima di arrivare nella grande camera da letto di Rein e cercando di non svegliarla, la adagiò piano sul letto. Con delicatezza cercò di allentare la presa sul suo collo, ma facendolo svegliò la turchina

-Shade…-

Mormorò la principessa, ancora addormentata. Shade la fece distendere

-Dormi Rein-

-Lo sto già facendo-

Mormorò Rein e Shade sorrise.

-Brava principessa-

Si ritrovò a mormorarle. Rein ora era comodamente distesa e Shade si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. Era riuscito a portarla sana e salva e senza farsi vedere da nessuno. Era un enorme successo. Improvvisamente colto da un po’ di stanchezza si sedette sul letto, stanco. Senza rendersene conto si trovò a sdraiarsi accanto alla turchina

-Questo letto è comodo-

Mormorò piano, già con gli occhi socchiusi

-E' il letto migliore del mondo-

Gli rispose di rimando Rein. Shade annuì

-Più comodo persino del mio letto…-

Rein ridacchiò e si avvicinò a lui, appoggiando la testa vicino alla sua spalla.

-Puoi dormire qui ogni volta che vuoi. Dopo tutto è il tuo palazzo-

-Mi sembra sia un’ottima idea…-

Detto questo, uno sbadiglio lo colse di sorpresa e prima di capire cosa stesse succedendo davvero, il sonno lo vinse e lui si addormentò subito, sdraiato di fianco a Rein nella sua stanza.

 

 

Dreamy dovette lottare con tutte le sue forze per non urlare alla vista di ciò che stava vedendo. Era entrata, come ogni mattina, nella stanza della principessa Rein per svegliarla e prepararla e farle avere la sua colazione, come tutte le mattine da quando era arrivata a palazzo. Aveva, quindi, apparecchiato il tavolo con tutto il necessario, aveva dato una rapida riordinata alla stanza già perfettamente in ordine, sistemato in un vaso i fiori nuovi appena colti dal giardino che i giardinieri reali le avevano affidato e alle otto e mezza precise aveva aperto la porta della stanza da letto, per svegliare la principessa. Come sempre si era rapidamente diretta verso le grandi vetrate della stanza per aprire le tende ma si era accorta che queste non erano state chiuse dalla turchina la notte precedente. Dreamy guardò perplessa le tende già aperte, prima di voltarsi verso il letto per svegliare la principessa e fu lì che rimase meravigliata da ciò che vide e dovette lottare con tutta se stessa per non emettere alcun suono. Sul letto c’erano infatti non solo la principessa, cosa normale e prevedibile, ma anche il principe. I due erano perfettamente vestiti come la sera prima e stavano dormendo sopra le coperte del letto, abbracciati. I due, infatti, erano profondamente addormentati l’uno tra le braccia dell’altro. Dreamy dovette lottare con tutta se stessa per muoversi il più lentamente possibile e, una volta raggiunta la porta si allontanò veloce dalla camera. Arrivò quasi a metà del corridoio quando per poco non andò a sbattere contro una guardai reale che lei riconobbe subito

-Dwight!-

Il ragazzo la prese per le spalle preoccupato

-Dreamy che succede? Perché stai correndo? È successo qualcosa alla principessa?-

Dreamy annuì con la testa

-Si e no-

-In che senso?-

-Il capitano delle guardie è sveglio?-

-Il capitano?-

-Si il capitnao, il conte d’Orvail. È sveglio?-

Dwight la guardò perplesso

-Penso di si ma perché vuoi saperlo? Cosa è successo alla principessa?-

-Devo parlare subito con il capitano. Dwight questa è una emergenza-

Lo sguardo serio di Dreamy convinse Dwight ad agire. Prese la sua mano e la guidò veloce verso lo studio privato di Thomas

-Se è sveglio è sicuramente qui-

Disse Dwight mentre bussava alla porta. Un mezzo grugnito arrivò come risposta e Dreamy non perse tempo, aprì la porta decisa

-Capitano c’è una emergenza-

Thomas era seduto alla sua scrivania con una tazza in mano e uno sguardo corrucciato. La guardò perplesso

-Tu non sei una mia guardia reale-

Le disse. La cameriera lo guardò storto ma si trattenne dal commentare qualsiasi cosa.

-No non lo sono. Sono la cameriera personale della principessa Rein-

-La cameriera di Rein?-

-Si esatto-

-Io non mi occupo di cameriere, lo sai questo vero? Qualsiasi lamentela tu possa avere sono certo che…-

-Si tratta della principessa. Questa è una emergenza-

Dreamy vide lo sguardo di Thomas cambiare e passare dall’assonnato al serio e vigile.

-Che cosa è successo?-

Le chiese. Dreamy si trovò improvvisamente a disagio. Si voltò e vide che la porta della stanza era rimasta aperta e Dwight osservava la scena da lì, in silenzio. Dreamy si avvicinò alla scrivania più che poté e guardò dritto negli occhi Thomas

-Capitano, stamattina sono andata come sempre a svegliare la principessa. Solo che quando sono entrata nella stanza…-

-Rein non c’era? Mi stai dicendo che è sparita?-

Dreamy scosse la testa decisa

-No la principessa era esattamente dove doveva essere, nel suo letto-

Thomas la guardò perplesso

-Sei venuta qui per dirmi che Rein sta comodamente dormendo nel suo letto? Seriamente? Senti Dreamy, giusto, ho un mal di testa persistente stamattina non ho tempo per…-

-La principessa non era sola nel letto-

Dreamy aveva pronunciato quella frase guardando dritto negli occhi Thomas. Vide il capitano rimanere per un attimo a bocca aperta prima di sgranare gli occhi e sbiancare

-Cosa?-

Disse solo. Dreamy sentì un leggero rossore salirle sul viso. Percepì Dwight farsi più vicino a lei, probabilmente scioccato per ciò che aveva appena detto. Ma avrebbe pensato dopo a lui.

-Avete capito perfettamente-

Ribattè Dreamy

-Mi stai dicendo che una principessa affidata alle nostre cure sta dormendo nel suo letto assieme ad un uomo?-

Dreamy annuì

-Chi? Chi è così folle da…-

Thomas non finì la frase e Dreamy vide come un lampo passare sul suo volto, improvvisamente colto da un pensiero

-Ti prego Dreamy, dimmi che non è realmente così. Dimmi che non è stato così un cretino!-

Dreamy abbassò lo sguardo

-E' per questo che sono corsa qui capitano. Cosa facciamo?-

Dreamy sentì Thomas sospirare

-Vai subito a svegliare la contessa di Gaumont. Spiegale la situazione con discrezione, mi raccomando, e dille di venire subito nella stanza della principessa. Poi ordina una colazione abbondante, per quattro persone e falla consegnare nella stanza della principessa. Io mi occuperò del resto-

Dreamy lo guardò perplessa.

-Colazione per quattro?-

Thomas annuì

-Esatto, colazione per quattro. Poi vai da Rein, vestila fai quello che fai ogni mattina e comportati come se tutto fosse normale. E tu Dwight, sorveglia il corridoio. Non fare entrare nessuno, sono stato chiaro?  Se qualcuno insiste, di che è una questione di massima sicurezza. Ordine ricevuto dall’alto, non discutibile. Chiaro?-

Dwight annuì.

-Si capitano-

-Bene! E ora andiamo a sistemare questo casino reale-

Detto questo, Thomas si alzò dalla sedia e si incamminò verso la porta. Dreamy si avvicinò a Dwight e lo guardò preoccupata

-Cosa pensi?-

Gli chiese. Il ragazzo la guardò e si ritrovò a sorridere

-Credo che ieri sera abbiamo tutti bevuto un po’ troppo-

-La principessa non beve mai più del dovuto! Sa  perfettamente come deve…-

-Saranno anche dei reali o dei nobili, ma rimangono comunque ragazzi come noi-

-Come osi dire…-

-Ti devo ricordare cosa abbiamo combinato noi durante l’ultima festa del raccolto?-

Dwight la guardò e lei si ritrovò ad arrossire.

-Non tirare di nuovo fuori quella storia… è stata solo una volta, lo sai, e non ho più bevuto così tanto-

-Ma lo hai fatto, perché eravamo in compagnia e ci siamo divertiti. Non è successo niente di male. E a giudicare dall’enorme caffettiera sulla scrivania del capitano e dall’odore di caffè, ieri sera devono avere bevuto parecchio-

-Ma il capitano non era a dormire abbracciato nel letto della principessa!-

Sibilò Dreamy, guardandolo.

-Abbracciati?-

Dreamy annuì

-Si, abbracciati. Stavano dormendo sul letto, uno tra le braccia dell’altro-

Dwight la guardò meravigliato

-Si. Ed erano anche molto carini ora che ci penso meglio…-

-Dreamy…-

-Si scusa, non è il momento, lo so-

-Infatti. Ora dobbiamo solo pensare a salvaguardare la reputazione della principessa. A proposito pensi che i due…-

Il ragazzo non finì la frase, ma un leggero rossore gli comparve sulle guance. Dremay lo guardò a bocca aperta, prima di tirargli un sonoro schiaffo sulla spalla

-Dwight Mircantos, come osi anche solo pensare una cosa simile!-

-Sei tu che hai detto che stanno dormendo abbracciati sullo stesso letto. Cosa avrei dovuto pensare, scusa?-

-Credi che il nostro principe avrebbe potuto anche solo pensare di approfittarsi di una donna ubriaca? Per di più una principessa?-

-Potrebbe essere stato anche il contrario…-

Dwight non finì la frase che un altro schiaffo gli arrivò addosso

-Non osare parlare oltre. Sei riuscito in un solo minuto ad offendere due membri di due famiglie reali. Ringrazia che ci sia solo io qui ad ascoltarti. E per tua informazione stavano dormendo sopra le coperte del letto, con i vestiti addosso. Quindi non osare più dire una cosa del genere, sono stata chiara?-

Dwight annuì e non disse niente altro. Dreamy si trattenne dal tirargli un altro schiaffo o un pugno o un calcio o tutti e tre e si incamminò veloce per la stessa strada che aveva fatto all’andata, furiosa. Come aveva anche solo potuto pensare quell’idiota di un uomo che la principessa potesse avere approfittato del principe? Che assurdità. Come poi se bastasse un po’ di alcool per far si che dei reali si comportassero come dei comuni cittadini. Era veramente inconcepibile per lei pensare una cosa del genere. Si voltò verso Dwight che era rimasto fermo nel corridoio a guardarla

-Sarà meglio che ti muova. Abbiamo avuto degli ordini no?-

Il ragazzo annuì e le corse dietro. Fecero il resto della strada in silenzio e una volta arrivati sul corridoio del primo piano Dwight si fermò, prendendo la posizione di guardia che gli era stata affidata. Dreamy si incamminò invece verso la porta della stanza della contessa, ma ad un tratto si sentì afferrare per il braccio. Dwight l’aveva inseguita e fermata e ora la stava guardando con lo sguardo da cucciolo bastonato che lei conosceva fin troppo bene

-Scusa-

Le disse solo. Lei lo guardò storto un’ultima volta, prima di annuire

-Non dire mai più una cosa simile-

-Non lo farò-

Lei gli sorrise e anche Dwight. I due rimasero qualche altro secondo così fermi

-Pensi di lasciarmi andare il braccio prima o poi?-

Dwight la lasciò andare subito, quasi si fosse scottato all’improvviso

-Scusa io non…-

-Vai a fare il tuo lavoro. Ci vediamo dopo-

 E detto questo si avvicinò alla porta della contessa. Prese un respiro, poi afferrò la maniglia decisa e aprì la porta. Tuttavia, prima di entrare lanciò uno sguardo preoccupata verso la porta dell’appartamento della principessa.

-Fa che vada tutto bene-

Mormorò prima di avviarsi a svegliare la contessa cercando di spiegarle cosa fosse successo.

 

 

 

Thomas stava osservando decisamente troppo divertito la scena davanti a se e il divertimento, in quel momento, doveva essere l’ultima cosa che doveva provare. Tuttavia la vista di Shade e Rein teneramente abbracciati sul letto e profondamente addormentati lo intenerì. Gli dispiaceva quasi dovere interrompere quel loro momento idilliaco, ma il dovere verso il suo regno doveva avere la precedenza rispetto la sua amicizia con il principe. Così, sempre con il sorriso sul volto, si avvicinò al letto e con una leggera dose forse di forza in più rispetto a quella richiesta, diede una sonora scrollata al suo caro amico principe Shade

-Sveglia sveglia bel principino-

Shade mormorò qualcosa nel sonno, ma continuò a tenere gli occhi chiusi. Thomas allora si sedette sul bordo del letto vicino a lui e gli diede un’altra scrollata

-Shade, apri i tuoi dolci occhi regali. C’è una bella sorpresa ad aspettarti al tuo risveglio-

Questa volta le parole di Thomas sembrarono far breccia nel principe e Shade iniziò a parlargli, segno che si stava svegliando

-Thomas, te l’ho mai detto che di prima mattina sei ancora più fastidioso del solito?-

-Solo qualche volta-

-Che cosa vuoi Thomas?-

-Solo prevenire un’incidente diplomatico-

Shade voltò lo sguardo verso Thomas e lo guardò assonnato

-Chi è che ha causato un incidente diplomatico?-

-Tu-

Shade sgranò gli occhi e lo guardò perplesso

-Io? Cosa avrei mai fatto?-

-Non ti sei accorto di dove sei, vero?-

Thomas gli sorrise calorosamente. Il principe lo guardò, poi guardò perplesso la stanza in cui si trovava. Infine, spostò lentamente il capo in direzione di Rein che continuava a dormire beatamente tra le sue braccia. Shade ebbe un sussulto quando la vide e si voltò verso Thomas, imbarazzato e preoccupato

-Perché sono in camera di Rein?-

-Questo te lo dovrei chiedere io-

-Ricordo solo di averla riaccompagnata e poi…-

Shade non finì la frase e guardo il suo amico, preoccupato. Thomas si alzò dal letto e continuò a guardarlo sorridendo

-Il poi me lo dirai un’altra volta. Non credo sia giusto svelare certe cose subito e…-

Thomas non poté finire la frase perché un cuscino volò verso di lui, colpendolo in viso. Il capitano scoppiò a ridere, cosa che provocò ancora di più l’indignazione del principe

-Thomas!-

Disse solo. Thomas ridacchiò ancora un po’. Tutto quel trambusto, però, aveva fatto si che anche Rein si svegliasse. La turchina che si era raddrizzata sul letto, guardava perplessa i due, ancora assonnata

-Che ci fate voi qui?-

Domandò nascondendo uno sbadiglio dietro la bocca

-Chiedo scusa per l’intrusione, Rein, ma sono venuto a salvarvi. Dopotutto è compito del capitano delle guardie reali prevenire i disastri compiuti dai reali-

-Guai? Che guai?-

Rein ora lo stava guardando, ma aveva ancora gli occhi velati dal sonno. Thomas indicò allora il principe che si era sdraiato di nuovo sul letto e si era coperto il volto con un braccio. Thomas vide il cambio di sguardo sul volto della principessa. Rein fissò Shade, il letto sfatto e poi se stessa, prima di riportare lo sguardo su Thomas

-Non è come sembra!-

Disse Rein, imbarazzata. Thomas ridacchiò divertito, prima di farle un inchino

-So perfettamente che non è quello che sembra altezza. Ma io sono io, principessa, la corte, tutt’altra cosa. E dato che forse voi vi trovare in questa situazione per colpa delle mie bottiglie di vino, diciamo che mi sento in dovere di soprassedere sulla cosa e anche dall’astenermi dai commenti-

Rein lo guardò imbarazzata, ma fece un piccolo cenno di assenso con il capo, grata. Thomas le rispose con un altro gesto del capo.

-Bene altezza, direi di lasciare qualsiasi tipo di spiegazioni ad un'altra occasione. Shade, se non ti dispiace seguirmi ora, direi di lasciare un po’ di privacy alla principessa. Rein, la tua cameriera sarà qui a breve-

Detto questo Thomas fece un cenno a Shade, indicandogli la porta. Il capitano vide i due principi scambiarsi uno sguardo, prima che Shade si alzasse dal letto e lo seguisse. Una volta arrivati nel salotto di Rein, il capitano si voltò verso il suo amico

-Credo ti convenga evitare l’alcool da ora in poi-

Shade lo fulminò con lo sguardo, prima di sospirare e di sedersi pesantemente sulla poltrona presente nella stanza. Thomas ridacchiò ma seguì il suo esempio e si sedette sul divano

-Non è successo niente Thomas-

-Lo so, ti conosco abbastanza da sapere che non ti saresti mai approfittato di una donna addormentata. Quello che non mi spiego è come tu ti possa essere addormentato-

-Non lo so. Ricordo solo di averla messa sul letto e poi… devo essermi addormentato anche io-

Thomas scosse la testa, ma non disse niente. Guardò il suo amico

-Sei fortunato che la prima persona che vi abbia visto sia stata la cameriera di Rein e che lei sia venuta da me. Sarebbe potuto essere uno scandalo altrimenti-

Shade annuì

-Grazie Thomas-

Il capitano sgranò gli occhi ma si ritrovò a sorridere. Sapeva che se Shade era persino arrivato a ringraziarlo, significava che aveva veramente fatto qualcosa per cui se lo meritava seriamente. Shade non era tipo da dire grazie molto spesso, almeno non a lui.

-Sarà meglio farti bere al più presto del caffè. E sarà meglio anche che vada a recuperarti un cambio di vestiti. Daresti troppo nell’occhio se per una colazione con i tuoi amici tu ti fossi presentato con degli abiti da sera-

Shade lo guardò perplesso

-Colazione con gli amici?-

Thomas annuì

-Esatto. Come avevamo concordato ieri sera, questa mattina noi quattro ci ritroveremo tutti qui per colazione, come buoni amici che siamo. Ora che ci penso sarebbe meglio che avvisi anche  Philip, dopotutto anche lui fa parte del giro ormai, no? Vado prima che si faccia troppo tardi. Tu non ti muovere da qui mi raccomando-

Prima di dare il tempo a Shade di rispondere, Thomas si avviò veloce. Voleva lasciare un po’ di tempo a Shade di riprendersi, dopotutto, conoscendo bene l’amico sapeva che in quel momento si doveva sentire distrutto e imbarazzato per essersi fatto beccare in quella situazione. E Thomas poteva concederli mezza giornata di riposo dalle prese in giro. Dopotutto erano amici, un piccolo favore poteva anche concederglielo, una volta tanto.

 

 

 

La marchesa Eldelberry guardò furiosa quella giovane guardia reale

-Ho detto fammi passare subito. Sai chi sono io?-

-Desolato, marchesa, ma questi sono gli ordini ricevuti. Non posso fare entrare nessuno in corridoio questa mattina-

-Io devo vedere immediatamente la principessa, spostati se non vuoi che faccia saltare la tua testa-

-Desolato marchesa. Gli ordini sono chiari. Non posso fare passare nessuno, mi dispiace-

Fanny contemplò seriamente la possibilità di fare una scenata ma trovò dentro di se la forza per calmarsi. Era una marchesa ora, dopotutto, non poteva certo permettersi di comportarsi come una donna qualunque. Squadrò ancora una volta quella nullità di guardia davanti a lei prima di voltarsi stizzita e tornare sui suoi passi. E pensare che si era preparata così tanto per quell’incontro con Rein. Aveva pensato e ripensato in modo ossessivo prima di trovare con attenzione le parole adatte da usare con la principessa e fare breccia nel suo cuore. E ora una stupida guardia le aveva mandato a monte tutti i suoi piani. Che poi perché mai l’accesso al corridoio doveva essere chiuso? Non aveva mai sentito che l’accesso fosse proibito la mattina. Doveva esserci qualcosa sotto, ma la marchesa non riuscì a pensare a niente che potesse essere plausibile. Aveva provato a chiedere alla guardia, ma le era stato solo risposto che aveva ricevuto ordini dal capitano di non fare entrare nessuno. Sempre colpa di quel dannato capitano delle guardie. Prima era stato lui il responsabile di quella festa in giardino dove lei non era stata minimamente presa in considerazione, poi c’era il non meno importante dettaglio che fosse così amico con Trudy. E ora le aveva impedito di incontrare la principessa. Stava diventando più una spina nel fianco lui che non la contessa. Ma dopotutto, non doveva ancora preoccuparsi per molto di loro due. Non appena fosse riuscita a farsi amica la principessa Rein, tutto si sarebbe sistemato, proprio come lei desiderava. Arrivò nella sua stanza in tempo per vedere suo marito

-Già di ritorno?-

Le chiese, con un leggero moto di scherno. Fanny lo ignorò e si sedette sul divano

-Non ho visto la principessa-

-Già scaricata prima ancora di averci provato? Siete una delusione, mia cara-

-Nessuno può avvicinarsi alla principessa questa mattina. Sono stata fermata da una guardia reale-

-E' successo qualcosa di grave?-

Fanny scosse il capo

-No, se fosse successo qualcosa a palazzo lo avrei saputo-

-E' strano…-

Fanny guardò il marito e si trovò ancora più stizzita di quanto già non fosse

-Non pensare a cose strane. Qui parliamo di reali, sono eccentrici per definizione. Probabilmente questa mattina la principessa non avrà voluto vedere nessuno, magari non si vede abbastanza bella per ricevere visite-

-La principessa non mi sembra il tipo-

-Ma cosa ne vuoi sapere tu di queste cose. Fidati, sarà sicuramente come dico io-

-Se lo dici tu mia cara-

-Si, lo dico io. È solo una piccola scocciatura, ma non è tutto perduto. Vedrai, oggi pomeriggio vedrò sicuramente la principessa. E avrò ciò che voglio-

-Spero sia così, mia cara-

-Io non lo spero, lo so. Sai che alla fine va tutto sempre secondo i miei piani, non è così?-

L’uomo non le rispose ma se anche lo avesse fatto Fanny non ci avrebbe fatto caso. Si, la principessa sarebbe presto stata in mano sua e con lei si sarebbero spalancate le porte per la sua affermazione definitiva. Dopo non sarebbe stata solo una ragazza fortunata ad avere preso un marchese, sarebbe stata un gioiello raro, un diamante adatto a stare a contatto con i reali. E lei sapeva che quello era il suo posto, e niente glielo avrebbe mai fatto cambiare.

 

 

 

 

 

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Buon 2024 a tutti!!!!

 

Lo so, non state sognando e non state vaneggiando… sono effettivamente tornata, dopo oltre un anno! Non so quanti ritroverò a leggere questo capitolo ma sappi che se anche solo uno arriverà fino a questo punto, sarà già un ottimo risultato.

Per molti motivi, il 2023 è stato un anno sia bellissimo che orribile e, purtroppo, a soffrirne è stata la mia scrittura soprattutto. Dovendo concentrarmi sui vari problemi non avevo tempo per sedermi con calma e scrivere qualcosa e quando avevo tempo, la mia testa era da tutt’altra parte, e dato che ormai lo sapete, amo questa storia come fosse un figlio, sapete che non potevo permettermi di scrivere male solo per continuare a pubblicare. Vorrei cercare di mantenere un livello costante, quindi ho preferito evitare di scrivere quando non sarebbe venuto niente di buono. Certo, non mi aspettavo di impiegare così tanto tempo, ma alla fine, eccomi qua.

Io spero che questo capitolo vi possa avere regalato qualche sorriso e spero di trovare ancora qualcuno pronto ad aspettare questa storia.

Voi lo sapete, io vi sono sempre molto grata nel vedere l’affetto verso quello che scrivo e spero veramente di rivedervi ancora al prossimo aggiornamento. Nel frattempo io vi mando un bacio grande, vi auguro ancora un buon inizio anno e ci vediamo al prossimo capitolo. Un bacio, come sempre, dalla vostra

Juls

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