Becoming Lolita

di TooLateMaddie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Rosaline prese un lungo respiro, guardandosi nello specchio.
Ce la posso fare” continuava a ripetersi meccanicamente, come un mantra “Devo solo staccare la spina e non pensare a tutto quello che potrebbe andar storto… Un gioco da ragazzi, no?”.
Lo sguardo disperato che la sua immagine riflessa le rimandò non era esattamente ciò che sperava di vedere. Dopo l’ennesimo respiro, si allontanò dallo specchio e dalla stanza, traballante nei suoi intenti quanto sulle proprie gambe, che tremavano neanche la ragazza si stesse recando al patibolo.
D’altra parte, ne era ormai assolutamente certa: lei, Rose Weasley, la “Prefettina” di Hogwarts – da un ridicolo gioco di parole tra “prefetto” e “perfettina” inventato da qualche ancor più insulso Slytherin – era stanca. Stanca delle voci, stanca delle risatine, delle occhiatine maligne: se tutta la scuola era davvero convinta che il Prefetto di Grifondoro fosse un caso disperato, beh… lei avrebbe dimostrato a tutti quanto si sbagliassero.
Anche se per farlo si fosse trovata a dover ricorrere a maniere drastiche.

 

- Oh, Rosie, meno male che ti ho incontrata! -
Rose si arrestò improvvisamente, il respiro affannato a causa dell’andamento estremamente spedito che aveva tenuto fino ad allora. Poteva anche essere una Gryffindor, ma sicuramente tutto il coraggio di Godric non le sarebbe bastato per trovare la forza di fare ciò che stava per fare.
Rivolse uno sguardo vacuo alla sua sinistra, dove sua cugina Dominique s’era appena materializzata da chissà dove: Domi aveva sempre avuto un talento innato nello spuntare nei momenti meno propizi, per uscirsene poi con una delle sue solite richieste d’aiuto, che si trattasse di compiti o di farsi coprire durante una delle sue scappatelle.
- Ciao Domi, dimmi -
La ragazza si arrotolò una ciocca di capelli biondissimi intorno ad un dito affusolato, sbattendo con dolcezza le ciglia sui grandi occhi blu. Rose si chiese distrattamente come facesse ad essere un’attrice così brava: con quegli sguardi da Puffola Pigmea dolce e indifesa era più che normale che chiunque crollasse ai suoi piedi.
- Sai, avrei un tema di Trasfigurazione da fare ma… proprio non ho tempo! E non posso permettermi di prendere un’altra T, capisci, vero? - la voce incredibilmente acuta e sottile di sua cugina le diede un brivido di fastidio, che Rose decise abilmente di ignorare.
Scrollò le spalle. - Sì, capisco alla perfezione, ed è per questo che so che troverai il tempo di farlo -
- Speravo potessi farlo tu! -
L’insistenza della sua meravigliosa, biondissima cugina era alquanto esasperante, anche se la ragazza sapeva perfettamente che era un po’ anche colpa sua: non avrebbe mai dovuto permetterle di sfruttarla, in tutti quegli anni ad Hogwarts, invece l’aveva fatto ed ora persino lei, sangue del suo sangue, aveva imparato a darla per scontato.
- Non posso, ho da fare – minimizzò, aggiustandosi la tracolla su una spalla. - Ora, se vuoi scusarmi… - senza aggiungere altro Rose riprese la sua corsa verso il raggiungimento del suo folle, folle piano.
 

 

- Rosie! Cosa ci fai qui giù? - la Gryffindor si sentì gelare sul posto. Tra tutti, era proprio suo cugino Albus che aveva sperato di non incontrare. Lui per l’appunto stava comparendo dai dormitori del sesto anno nella Sala Comune di Slytherin, con il suo solito sorriso cosmico a trentadue denti che sembrava stonare completamente con il posto lugubre e buio nel quale si trovavano.
Rose però conosceva benissimo Albus Severus, dato che che negli anni era diventato il suo migliore amico, e sapeva alla perfezione che il suo umore perennemente allegro non era effetto di una qualche fattura scagliata dai suoi viscidi compagni di Casa: infatti, Albus era più che capace di mostrarsi un perfetto Slytherin, quando voleva, senza mai perdere il sorriso dal viso.
- Io… cercavo Scorpius – mormorò a bassa voce la ragazza, a disagio. Non che non avesse pensato all’eventualità che suo cugino scoprisse tutto… ci aveva anche pensato, ma ecco, capire cosa raccontargli era un po’ più complesso del previsto. Soprattutto dato che Albus era estremamente consapevole di quanto la rossa cugina e il suo amico fossero capaci di darsi reciprocamente ai nervi, quando volevano.
Sul bel volto del moro, per l’appunto, si era dipinta un’espressione di educata perplessità.
- Cosa ti serve da Scorpius? -
- Io devo… chiedergli delle cose – tergiversò la ragazza.
Un sopracciglio inarcato le segnalò che non stava funzionando bene. - Cosa? Devo preoccuparmi, Rose? Non dirmi che ti sei scomodata a venire fin qui solo per vendicarti dell’incantesimo del mal di pancia… -
Rose spalancò gli occhi. - Quindi è stato lui! -
L’espressione di Albus mutò di colpo, diventando allarmata. - A fare cosa? -
- Non essere sciocco, Albus. Non ci posso credere, come ho fatto a non capirlo? -
- A non capire cosa? -
- Se non la smetti ti schianto -
- Se non la smetto di fare co… Va bene, la smetto – concluse il cugino, ad un’occhiata non troppo amichevole della Gryffindor. Okay, avrebbe dovuto aspettarselo, Scorpius non aveva gradito l’umiliazione che lei gli aveva inflitto davanti all’intera classe di Pozioni e anche al professore… ma a sua discolpa si poteva dire che non era colpa sua, se era la strega più brillante della sua età, no? Erano i geni Granger. Anche se avrebbe dovuto sapere che quella cosa non avrebbe mai segnato punti a suo favore, nell’opinione generale lì ad Hogwarts.
- Comunque – riprese la ragazza dopo un profondo respiro – Mi sai dire dov’è? -
- Non vedo chi tu possa cercare qui, Weasley – il tono esageratamente gelido della frase fece voltare entrambi di scatto verso l’entrata del dormitorio femminile, dove Viola Greengrass era appena apparsa, accompagnata dalla sua oca da compagnia migliore amica, Vivienne Nott.
Rose non riuscì ad evitare che una fitta di pura gelosia le squarciasse il petto nel momento in cui si accorse che l’odiosa Slytherin, con la sua sola presenza, era stata capace di catalizzare tutti gli sguardi dei presenti nella Sala su di sé: una parte di lei si sentì amareggiata all’idea di dover ammettere, non senza sentirsi ferita nell’orgoglio, di invidiare la bellezza statuaria della ragazza, nonché la sicurezza che sprizzava da tutti i pori. Figlia di Daphne Greengrass, cugina di Scorpius, Viola sembrava provenire da un’altra dimensione; e forse era il corto caschetto di capelli biondissimi, o la pelle d’alabastro, o ancora gli occhi verdi da gatta, dal taglio affilato, ma tutto in lei faceva pensare ad un gelido ma maestoso inverno. Non c’era dolcezza nei tratti duri del suo viso, nessuna delicatezza nella piega amara delle labbra, modellate da un sorrisetto di scherno: eppure la sua bellezza era innegabile. Rose si rese conto di sembrare una bambina, lì nascosta dal suo pesante mantello nero, davanti a lei che non si vergognava di sfoggiare con cura tutte le sue curve; persino la Nott, più insignificante, trasudava una femminilità ed una sicurezza che lei non avrebbe mai pensato possibile raggiungere. Anche se il suo scopo era proprio quello.
- Chi io voglia vedere qui non è affar tuo, Greengrass – rispose dopo un attimo, riscuotendosi dall’amarezza.
La Slytherin perse anche quel piccolo accenno di sorriso ironico. - Qui sei nel mio territorio, Gryffindor. Tutto quello che avviene qui è affar mio -
Rose ruotò gli occhi al cielo, ostentando noia. - Non ricordavo che tu avessi comprato questi sotterranei, Slytherin… -
- Evita le simpatie, Weasley. Ti ho sentita dire che cerchi Scorpius. Cosa può volere una sanguesporco come te dalla mia famiglia? -
- Adesso basta, Viola – l’intromissione di Albus attirò su di sé i magnetici occhi della bionda, che assunsero immediatamente una sfumatura diversa. “Non ci posso credere… la Greengrass è interessata a mio cugino”. Rose sogghignò tra sé.
- Forse dovrei essere io a chiederti cosa vuoi dalla mia famiglia, Greengrass – replicò eloquente.
- Tu dovresti andartene da qui. Finirai col rovinare anche Albus Severus. Se lui si trova in questa Casa e tu no c’è un perché, Weasley, fattene una ragione. Magari lui è destinato alla grandezza, e tu… - il tono della ragazza lasciava sottendere tutto ciò che di odioso avrebbe voluto esprimere in parole.
- Signori, signori… cosa sta succedendo qui? -
Un brivido percorse la schiena della Gryffindor non appena capì a chi appartenesse quella voce. Distrattamente si ritrovò a domandarsi se lì a Slytherin avessero tutti l’abitudine a fare tali entrate ad effetto, perché un attimo dopo fu proprio Scorpius, a fermarsi al fianco di suo cugino, con la sua solita aria un po’ annoiata, come se le questioni di quel mondo fossero troppo futili per uno come lui. “Ora il quadro è al completo...
- La Weasley si è intrufolata qui senza permesso, Principe. Sbaglio o è anche una violazione del codice scolastico? -
Un lampo di sadico divertimento balenò sul volto del Principe delle Serpi. Rose si sentì minuscola davanti a lui, come se il suo metro e sessanta scarso d’altezza contro il metro e novanta di lui non bastasse a farla sentire tale: era quello sguardo, quello di un ragno che finalmente, dopo lunghe attese, vede la piccola mosca intrappolata nella sua ragnatela. Così si sentiva Rose in quel momento.
- Ahi, ahi, Prefettina. Questo significa che potrei toglierti dei punti, lo sai? -
- In realtà – s’intromise Albus, scoccando un’occhiata infastidita al suo amico – mia cugina cercava proprio te, Scorpius -
Gli occhi d’argento di Scorpius Malfoy sembrarono scurirsi a un tratto, arricchendosi di curiosità.
- E cosa può mai volere da me? -
- Devo parlarti. Da soli – chiarì la rossa, cogliendo la bramosia negli occhi di suo cugino.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo, solo… meglio poi, che prima.
- Ebbene, allora – Scorpius le rivolse un sorrisetto – possiamo andare nella mia stanza. Devo dirlo qui, ad alta voce, davanti agli altri, così saprebbero come ritrovarmi, in caso -
- Se davvero avessi intenzione di farti del male, Malfoy, non ti ritroverebbero neanche a cercarti in tutti i mondi esistenti – la voce della Gryffindor era dolce come miele e tremendamente falsa mentre, con una superiorità e una spavalderia che non sentiva affatto, si dirigeva verso i corridoi con il mento in fuori.
- Ehm, Rose? -
- Che c’è ancora? -
- Niente… ma la mia stanza è dall’altra parte -
L’ultima cosa che la Weasley sentì fu la risata divertita di suo cugino, e quella più arcigna della Greengrass.

 

 

- Allora, cosa c’era di così urgente da farti venire fin qui, nella tana dei serpenti? Non dirmi che è per la storia della fattura… -
- Non è per quello, Malfoy, ma se non smettete di ricordarmelo potrei decidere di vendicarmi -
- Non sia mai – ironizzò il ragazzo. Rose era perfettamente cosciente del fatto che Malfoy, quando voleva, sapeva essere fin troppo abile con la magia, ma forse non abbastanza da difendersi da lei.
La Gryffindor diede un’occhiata alla stanza, rivolgendo le spalle al suo interlocutore per smetterla di sentirsi intimorita dai suoi occhi di argento fuso, così magnetici eppure freddi: sapeva che in una circostanza diversa si sarebbe rimproverata più volte, e aspramente anche, di aver dato le spalle ad un rivale, ma in quel momento bastò quel piccolo gesto a farla sentire più tranquilla.
Prese un respiro, poi due, prima di decidersi a parlare.
- Allora, Weasley? -
- Voglio che tu mi aiuti a diventare attraente, Malfoy. Insegnami. Fa’ di me la tua Lolita. -


 





Angolo autore – importante


Ciao a tutti, miei cari!!
Non ho molto da dire perché non sono mai stata brava con gli angoli autore, però ci tengo a fare un appunto: la storia si ispira ad un’altra fic esistente su questo forum, ovvero “Moi… Lolita” dell’autrice piperina, alla quale ho ovviamente chiesto il permesso, prima di postare la mia “Becoming Lolita”! Potrete quindi trovare delle somiglianze soprattutto in questa introduzione, ma andando avanti gli avvenimenti saranno diversi, semplicemente strutturati su un filo conduttore simile, ovvero le protagoniste desiderose di liberarsi dai pregiudizi che portano sulle spalle e… liberare ciò che è sempre stato dentro di loro, ma che hanno semplicemente tenuto nascosto!!
Un’altra AVVERTENZA: ho scelto di scrivere della Nuova Generazione per avere più libertà per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, perché sinceramente non ho letto nulla di ufficiale a riguardo (per esempio “The Cursed Child”) e non ho intenzione di farlo, quindi i caratteri dei vari personaggi vengono solo dalla mia immaginazione!
Infine, onde evitare polemiche del tipo che una storia del genere fa di tutta l’erba un fascio o è anti-femminista o che so io… vi dico solo: prendetela con ironia! È scritta in modo ironico, nasce per essere leggera, divertente… di sicuro non come un saggio pregno di moralità e insegnamenti importanti!!
Beh, penso di aver detto tutto, alla fine ho scritto molto ma… prevenire è meglio che curare, giusto? xD
Se vi è piaciuta questa introduzione comunque fatemelo sapere in un commento, noi ci rivediamo presto!!

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Se gli studenti di Hogwarts potevano dirsi assolutamente sicuri di qualcosa, allora quel “qualcosa” era certamente lei: Rose Weasley, un nome che è già tutto un programma. Rossa e lentigginosa come una Weasley, ma seria e ligia al dovere come solo Hermione Granger era stata, prima d’allora, la Weasley non aveva mai dato adito a pettegolezzi o voci particolari, durante i sei anni di permanenza al castello: di lei tutti sapevano che fosse una rigida “so-tutto-io” come la madre, più legata ai buoni voti che ad una buona apparenza, affezionata ai suoi libri quanto ai propri migliori amici. Incapace, come la madre, di salire su una scopa da Quidditch, di staccare i piedi da terra e divertirsi, Rosaline Weasley era per tutti un libro aperto. Mai una sbavatura, mai un rischio, mai nulla che la facesse spiccare.
Scorpius Malfoy doveva ammettere di essere sempre stato convinto, come tutti, che ormai la piccola cugina del suo migliore amico non fosse più un mistero, che non ci fossero più lati di lei da scoprire; eppure, quella sera, nella sua stanza e con la minuta figura della ragazza intenta a tormentarsi le mani, si rese conto di doversi ricredere. Lui non aveva davvero idea di chi fosse la persona che gli si trovava dinanzi.
- La mia… cosa, scusa? -
Rose sospirò. - La tua Lolita, Malfoy… lascia perdere. Dimenticavo che sto citando una cosa babbana. Allora, mi aiuterai? -
Il sogghigno sul volto del biondo le aveva fatto perdere di colpo tutta la spavalderia acquisita. Scorpius la osservava con un interesse nuovo, pieno di divertimento, con lo sguardo del gatto che, ormai cosciente di aver chiuso il topino in una trappola, decide prima di divertirsi con lui.
La ragazza deglutì più volte, a disagio, provando un interesse nuovo, improvviso e casuale per i dettagli della stanza intorno a sé: le pareti verde scuro, come il baldacchino dai decori argentati, erano spoglie, vuote, asettiche; non c’era nulla fuori posto in quella stanza, nessun mantello lasciato sulla sedia della scrivania, nessun libro di testo aperto e abbandonato per terra,
L’unica cosa che potesse far intuire che qualcuno vivesse in quella stanza era un baule, in un angolo, ermeticamente chiuso. Rose si ritrovò immensamente sorpresa: era nella stanza del Principe delle Serpi, eppure nulla lì era come avrebbe immaginato. Nessuna foto di qualche attraente strega seminuda, per esempio. Nessun giornaletto da quattro soldi, e neanche una bella esposizione della sfilza di trofei di Quidditch che il ragazzo aveva vinto nel corso degli anni.
- Vuoi diventare più attraente… - ripeté Scorpius dopo alcuni attimi di silenzio, riscuotendola dal torpore e facendola ripiombare nell’imbarazzo. La ragazza si sentì pronta a giurare che il suo cuore non avrebbe retto tutti quei repentini cambi d’umore, così forti e improvvisi da impedirle di mostrarsi tranquilla e sicura come avrebbe voluto. Senza trovare la forza di rispondere, annuì.
- Sono riuscito a far tacere Rosaline Weasley? Non lo credevo possibile -
La rabbia la risvegliò nuovamente, e – Oh, per le mutande di Merlino, Malfoy! - sbottò contrariata, voltandosi per incrociare lo sguardo del ragazzo alle sue spalle. Pessima mossa. - Non mi sembra di aver detto un’assurdità. Sono stanca di sembrare sempre quella pesante e perfettina e… rigida come mia madre! Voglio sentirmi attraente, seducente, e tu sei sempre circondato da donne così, ma se non hai voglia di aiutarmi puoi dirlo, troverò sicuramente un altro modo o… - non poté concludere il discorso perché Scorpius aveva annullato in poche falcate la distanza tra loro, posandole un dito sulle labbra.
- Non dovresti essere così acida con chi ti aiuta, Weasley… -
Rose sgranò gli occhi, troppo sorpresa per ricordarsi anche di scacciare la mano fredda contro il suo viso, un dito ancora premuto contro la sua bocca imbronciata.
- Mi aiuterai? -
Il ragazzo annuì. - Sì, mi sembra ovvio. La tua situazione è piuttosto disperata, e lasciamelo dire, io amo le sfide -
- Quindi mi aiuterai -
Gli occhi del biondo, davanti a lei, sembrarono scurirsi di colpo, mentre lui roteava elegantemente le iridi.
- La tua sorpresa mi ferisce profondamente, Weasley –
- Beh, a me a volte ferisce la tua mancanza di intelletto, ma non per questo mi sto lamentando -
Scorpius si irrigidì. - Beh, se la metti così… - le diede immediatamente le spalle, andando a stendersi sul letto e iniziando a giocare con un vecchio boccino d’oro. Rose si morse la lingua, imponendosi di non fargli notare che quel suo vizietto era identico a quello del suo rivale per eccellenza, ovvero James Sirius, Gryffindor come lei nonché figlio di Harry Potter, che a sua volta era stato rivale del padre di Scorpius Malfoy, e dal quale quel vizio era stato ereditato.
Si maledì mentalmente più volte, perché era stata così odiosa? D’accordo, quello lì con lei era Malfoy, e tra loro frasi taglienti e acide erano all’ordine del giorno, ma d’altra parte era stata lei a chiedergli di aiutarla. Non poteva fare così, non se sperava davvero che quel… folle piano andasse in porto. Deglutì, sperando di poter mandare giù anche il suo orgoglio, che più volte aveva rischiato di ficcarla nei pasticci, dopodiché si avvicinò al grande letto a baldacchino.
- Malfoy… Scusa, okay? - il tono forse non era un granché, ma almeno lo aveva detto. Il biondo scattò a sedere.
- Sai, Weasley, continui a sorprendermi. Ecco un’altra cosa che non credevo avrei mai sentito in vita mia. Tu che ti scusi con me – scosse la testa, poi si alzò – Allora, andiamo -
La rossa in quel momento doveva avere un’espressione di educata perplessità piuttosto esilarante, data la risata che scappò alle labbra del giovane Slytherin, prima di decidersi a darle le spalle e avviarsi verso la porta.
- Andiamo? Ma… andiamo dove, scusa? -
- Verso la nuova te, piccola Weasley. Verso la nuova te -

 

Il campo da Quidditch era sferzato da un venticello leggero, piacevole nonostante si insinuasse ovunque nei vestiti, provocandole brividi sulle braccia e sulle gambe, coperte solo da un paio di calze estremamente leggere. Scorpius era scomparso da alcuni istanti e Rose se ne stava seduta sugli spalti, il volto stanco appoggiato alle mani intrecciate, un’espressione pensosa sul volto.
Non aveva idea del motivo per cui lo Slytherin la avesse portata lì, ma aveva deciso – per una volta – che avrebbe cercato di evitare di farsi troppe domande; con Scorpius, aveva capito, era la scelta migliore, a meno che non avesse avuto il desiderio di morire per circa tre infarti al minuto.
Quest’ultimo stava per l’appunto facendo ritorno dagli spogliatoi, libero del mantello che aveva indossato e del maglioncino, le maniche della camicia della divisa arrotolate a scoprire i suoi avambracci pallidi, dai muscoli appena accennati: una mano nascosta nella tasca dei pantaloni neri, l’altra impugnava elegantemente la bacchetta, puntata contro una scopa che fluttuava mollemente accanto a lui, seguendo i suoi movimenti. Non una scopa qualunque, notò Rose non appena il ragazzo fu abbastanza vicino, quella era la scopa. Una Firebolt plus, da poco arrivata in commercio nonché l’orgoglio e unico amore dello Slytherin in questione: un brivido la percorse in un campanello d’allarme, non appena si ritrovò a chiedersi perché Scorpius Malfoy avesse portato la propria scopa con sé.
- Cosa dobbiamo farci, con quella? - domandò non appena il ragazzo fu abbastanza vicino da sentire. C’era un che di diabolico nel costante divertimento che impregnava lo sguardo di Scorpius Malfoy quando si posava su di lei, quasi come se solo lui fosse a conoscenza di un segreto particolarmente ironico riguardante la Gryffindor.
- Attenta a come parli, Weasley. Questa è colei che ti porterà in alto nel cielo, oggi -
Rose improvvisamente capì il motivo di tanto ghignare del ragazzo. Impallidì, scattando in piedi e indietreggiando, ricordandosi troppo tardi di trovarsi sugli spalti e andando quindi a sbattere con le gambe contro lo scalone superiore, per poi cadere nuovamente seduta. La risata cristallina di Scorpius Malfoy si diffuse per tutto il campo, mentre il volto della Gryffindor cambiava lentamente colore, raggiungendo tonalità insolitamente preoccupanti di rosso.
- Non se ne parla, Malfoy – tagliò corto lei, cercando di rimettersi in piedi con una certa dignità, lisciando le pieghe della gonna. - Non ho neanche l’abbigliamento adatto! -
- Non c’è comunque nessuno in giro. Hai chiesto tu a me di aiutarti o sbaglio? -
- Non vedo come questo possa aiutarmi! Ti ho chiesto di insegnarmi ad essere più attraente, non di farmi rompere un osso del collo! -
Il ragazzo fece un gesto annoiato con la mano libera; dopodiché, ad un colpo gentile della bacchetta, la scopa andò a posizionarsi esattamente davanti a lui, orizzontalmente. Rose scosse energicamente la testa, guardando l’oggetto come avrebbe potuto guardare qualcosa di particolarmente pauroso.
- Andiamo. Credi che ti lascerò cadere? - Scorpius le tese una mano, impaziente.
- Non lo credo, ne sono sicura. Cosa c’entra tutto questo con l’essere più bella? -
Il gemito frustrato dello Slytherin fu abbastanza per farla sorridere divertita. Il modo in cui continuava ad alzare gli occhi al cielo lo faceva sembrare un principino un po’ viziato e non abituato a vedersi negare qualcosa. Non si poteva negare che risultasse piuttosto affascinante anche così.
- Come pensi di poterti mostrare più sfacciata e sicura di te se prima non ti liberi dei tuoi schemi, Weasley? Andiamo, guardati! Sempre dritta, composta, rigida… devi lasciarti andare. Quindi ora tu sali su questa dannata scopa e vieni con me, mh? -
Scorpius tese nuovamente la mano, impaziente. Leggeva il timore negli occhi insolitamente blu della Gryffindor, resi ancora più grandi di quanto già non fossero dal suo modo infantile e un po’ dolce di sgranarli per ogni minima cosa. La ragazza si morse un labbro, pensosa, lanciando un’occhiatina insicura al manico di scopa tirato a lucido, alla coda ordinata, il nome “Firebolt” inciso a caratteri dorati. Era uno spettacolo comico osservare Rosaline Weasley messa K.O. da una scopa.
- Oh, d’accordo! Ci sto – sentenziò dopo qualche attimo, salendo imperiosa a cavalcioni del manico.
Scorpius soffocò una risata.
- Cos’hai da ridere? -
- Io? Niente. Ma non credi che dovrei sedermi io davanti, se devo guidarla? -
Rosaline avvampò. Con tutta la dignità che riuscì a chiamare a raccolta, si spostò lentamente più indietro, lasciando al ragazzo lo spazio necessario per salire a cavalcioni davanti a lei. Improvvisamente si rese conto di non sapere più dove tenere le mani: il suo viso era a pochi centimetri di distanza dalla schiena ampia e snella di lui, e il vento le rimandava a tratti il suo profumo.
- Tieniti stretta a me e non lasciare, okay? E cerca di non irrigidirti. Lasciati andare, fidati della scopa. Fidati di me -
Le guance di Rose s’infiammarono nuovamente, così tanto che la ragazza si premurò di allontanare un po’ il viso dai vestiti dello Slytherin seduto davanti a lei, preoccupata dall’eventualità che prendessero fuoco a contatto con la sua pelle bollente. Si affrettò ad avvolgere le mani intorno al busto del ragazzo, aggrappandosi appena alle pieghe del suo vestito.
- Sciocca, orgogliosa Gryffindor – borbottò lui tra sé e sé, prima di afferrarle le mani e stringersele meglio intorno, quasi come una sorta di strana cintura di salvataggio umana.
Rose non ebbe il tempo di rispondere: un attimo prima erano ancorati con i piedi per terra, l’attimo successivo lui era lì che si dava una spinta con le gambe ed ecco, stavano volando.
La prima reazione della ragazza fu terrore totalizzante, mentre il mondo sotto di loro diventava sempre più piccolo, l’aria più fredda nonostante stessero prendendo quota lentamente.
- Non t’irrigidire – la ammonì Scorpius – Se lo fai cadiamo a picco. Ti fidi di me? -
No, avrebbe voluto rispondere la Gryffindor. Poi si rese conto che forse non era del tutto vero: se non si fosse fidata di lui sicuramente non gli avrebbe chiesto aiuto nella realizzazione di un piano del tutto folle come il suo, no?
- Mi fido di te, sulla scopa – sottolineò accuratamente il contesto, dopodiché prese un lungo respiro e si lasciò andare. Ammorbidì le gambe, la piega rigida della schiena e anche la morsa delle sue braccia; Scorpius non aveva dato alcun segno di fastidio, eppure non doveva essere facile volare, con la ragazza abbarbicata a sé come una sorta di strano rampicante. Lo Slytherin sorrise tra sé, anche se Rose ovviamente non poté notarlo, e un attimo dopo la scopa s’impennò, salendo sempre più in alto. Dalle labbra della ragazza sfuggì un urlo spaventato, che si trasformò in una risata liberatoria non appena la scopa si stabilizzò nuovamente, prendendo a sfrecciare in alto sui cieli di Hogwarts. Il vento che sferzava il suo viso era freddo, e – senza mantello, e con la gonna – sicuramente si sarebbe ritrovata con una super influenza, senza contare lo spettacolo che le sue grazie avrebbero potuto offrire a chi si fosse avventurato per il campo proprio in quel momento; eppure, non gliene sarebbe potuto importare di meno. Allontanò il viso dalla schiena dello Slytherin seduto avanti a lei per potersi guardare intorno: ciò che prima le aveva provocato vertigini, ora le appariva meraviglioso, piccolo e distante come i problemi che si stava lasciando alle spalle mentre saliva su, sempre più su, dove non avrebbero potuto mai seguirla. Le sembrò per la prima volta di capire quanto il suo mondo fosse sempre stato piccolo, schematico e limitato rispetto alla libertà che poteva trovarsi nascosta negli angoli più impensabili, se solo si fosse decisa a cercarla, e non evitarla come una malattia contagiosa.
- Grazie, Scorpius… - sussurrò, a voce così bassa che sicuramente il ragazzo non l’avrebbe sentita.
Per un attimo le sembrò quasi che la schiena del biondo si fosse irrigidita: l’attimo dopo, però, tutto era tornato normale, e il ragazzo si preparava ad atterrare.
Rose trattenne a stento un mugolio di disappunto: era durata davvero poco, la loro corsa, interrompendosi proprio mentre iniziava a prenderci gusto.
L’atterraggio di Scorpius fu estremamente delicato, forse anche grazie ad un impegno particolare dovuto alla presenza della Gryffindor dietro di lui; non appena scesero, la ragazza non poté fare a meno di notare che la camicia dell’altro era stropicciata laddove le sue mani l’avevano stretta troppo. C’era un bagliore diverso nei suoi occhi, però, e anche il volto solitamente di un bianco cadaverico aveva assunto un colorito più acceso.
- Allora, Weasley? -
Rose si rassettò i vestiti, decidendo saggiamente di non chiedersi in che condizione si trovassero i suoi capelli.
- Allora è stato… - la voce le morì mentre annaspava per cercare parole adatte a descrivere il senso incredibile di libertà che provava. - Pazzesco, Malfoy. Non mi sono mai sentita così tanto viva -
Il biondo le rivolse un sorrisetto. - Questo tipo di sensazione non puoi trovarla sui libri, eh? -
L’umore della Gryffindor calò a picco quando si ricordò del perché stava facendo tutto quello.
Per apparire più attraente. Per liberarsi dal pesante mantello dei pregiudizi che si era costruita in sei anni, lì ad Hogwarts.
- Devo rientrare, non posso fare tardi alla cena… -
Rose rivolse appena un’occhiata al ragazzo, che la guardava con un’espressione di educata perplessità, per poi voltarsi e darsela, letteralmente, a gambe.
Al resto ci avrebbe pensato in seguito. Le serviva solo un posto dove essere tranquilla.





Angolo autrice

Ciao ragazze!! Sono tornata con il secondo capitolo, ringrazio velocemente le 5 persone che hanno seguito e le 2 che hanno inserito questa storia tra i preferiti! Sono davvero entusiasta. :)
Il terzo capitolo arriverà tra circa 10 giorni, nel frattempo... vi va di farmi sapere cosa ne pensate? Vi aspetto! xx

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