VACANZA CON DELITTO

di JAPAN_LOVER
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Voglia di evasione ***
Capitolo 2: *** Un'allegra compagnia ***
Capitolo 3: *** Una gita in barca (Prima parte) ***
Capitolo 4: *** Una gita in barca (Seconda parte) ***
Capitolo 5: *** Goro, dove sei? ***
Capitolo 6: *** Goro sospettato (Prima parte) ***
Capitolo 7: *** Goro sospettato (Seconda parte) ***
Capitolo 8: *** Goro sospettato (Terza parte) ***
Capitolo 9: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Voglia di evasione ***


VOGLIA DI EVASIONE


Era notte fonda.
Goro stava rientrando in punta di piedi nel suo appartamento, sopra l’agenzia investigativa. Ran e Conan si erano ritirati già da un pezzo nelle proprie stanze ma, per i rumori insistenti provenienti dall'ingresso, si accorsero subito dell’arrivo del detective. Poi, un fragoroso tonfo allertò i ragazzi.
“Papà!” disse Ran, con tono di rimprovero, affacciandosi dalla sua camera.
Anche Conan, dalla stanza degli ospiti, era accorso per capire se qualcuno si fosse fatto male.
Goro, che era caduto a terra nel tentativo maldestro di togliersi le scarpe all’ingresso, biascicò:
“N…non è niente, ragazzi! Tornate a letto!”
Il bambino si stropicciò gli occhi al cielo e spirò “buonanotte” tornandosene in camera. Trovava Goro proprio incorreggibile: tornava a casa ubriaco perso una notte si e l’altra no.
“Papà, ti rendi conto?  – protestò la ragazza – sei ubriaco!”
Fra i due, la persona adulta sembrava sempre Ran.
“Un tantino, tesoro!” mugolò l’uomo, un po’ imbarazzato.
”E’ per questo che la mamma ti ha lasciato! – biasciò Ran, stizzita, tornandosene in camera – me ne vado a letto! Buonanotte!”
“Sogni d’oro, tesoro mio!” salutò l’uomo, infilandosi le ciabatte.
Racimolato un po’ di dignità e un po’ di equilibrio, Goro se ne tornò barcollando nella sua stanza da letto.
Al mattino dopo, Ran era in cucina a fare colazione.
Le vacanze estive erano appena cominciate e la ragazza era già in cerca di un modo per evadere dal caldo cittadino. Quando Conan si svegliò, la trovò al tavolo tutta intenta a sfogliare un catalogo.
“Buongiorno!” salutò il bambino, sedendosi al tavolo.
“Hey! Buongiorno a te, Conan!” rispose Ran con un sorriso.
La ragazza si alzò e, canticchiando, andò ai fornelli a scaldare il latte al bambino. Vedendola così di buonumore, Conan si rasserenò molto: era convinto che Ran fosse ancora molto arrabbiata per suo padre, che non le risparmiava quei patetici teatrini.
“Cosa stavi guardando?” domandò il bambino con gli occhiali, afferrando l’opuscolo che Ran stava consultando fino a poco prima.
“Ho trovato un’offerta incredibile all’Hotel K2 a Karuizawa – ti andrebbe di venire? In città c’è già un gran caldo e, dopo tanto studio, un po’ di relax ce lo meritiamo!”
“In effetti – sospirò il ragazzino – si, io ci sto!”
Ran depose sul tavolo una tazza colma di latte e la scatola dei cereali, poi tornó al suo posto.
“Magnifico! – rispose la ragazza, piena di entusiasmo – ora non ci resta che convincere mio padre!”
Dopo qualche minuto, un Goro molto pallido e con l’aria di essere stato investito da un tir, fece capolino dalla sua stanza.
“Buongiorno!” salutò lui, tutto dolorante.
Ran si morse le labbra, ma cercò di reprimere un moto di rabbia.
Goro, tutto crogiolato, si sedette sulla sedia e si versò del caffè ancora caldo.
“Papà, con questo caldo, a me e a Conan farebbe piacere andare al mare in questi giorni!” disse la ragazza castana, portando alla bocca la sua tazza di tè.
“Sì, certo tesoro. Non è una cattiva idea – rispose il detective sorreggendosi la testa dolorante con la mano – ma io preferisco rimanere a casa, ho tanto da fare!”
‘Figurati – sospirò Conan tra sé – i suoi progetti principali consistono nello stare sdraiato davanti alla TV e nelle giocate a bere con la sua solita cricca”
“Va bene, allora vorrà dire che chiederò ai miei amici di venire” rispose Ran, incrociando le braccia tutta imbronciata.
“A…amici, hai detto? Vuoi dire ragazzi? – balbettò Goro, strabuzzando gli occhi – mai! Non vi lascerò andare da soli, siete ancora minorenni! Verrò anch’io!”
Conan rise di gusto. Adorava il modo in cui la sua amica riusciva a indurre Goro a fare ciò che voleva.
“Evviva!” esultò lei.
Ran saltò giù la sedia e andò al telefono nell’atrio per  chiamare al numero delle prenotazioni. Dopo qualche minuto, tornò in cucina, soddisfatta:<
“Prenotato! Si parte domani!”
Goro sobbalzò e sputò il caffè che stava sorseggiando, con tutta calma.
“Già domani? – fece lui, tutto allarmato – ma io per domani sera ho fissato una partita con la mia solita combriccola di amici!”
“Ma insomma, papà! Non puoi neanche disdire una partita a carte? – protestò la ragazza, furibonda – vuoi forse che racconti alla mamma in che condizioni sei tornato ieri sera?"
Goro strabuzzò gli occhi, visibilmente intimorito.
“Per carità, no! – strillò quasi lui, per poi acconsentire arrendevolmente: – e va bene, partiremo domani!"
Ran e Conan trattennero una risata. Entrambi sapevano che, nonostante la separazione da Eri, il detective privato teneva ma, soprattutto, temeva molto la sua cara ex-mogliettina.
***
***
***
L aveva caricato nel cofano tutti i bagagli ed era salito sulla jeep. In attesa della sua famiglia, il detective aveva acceso a minimo il climatizzatore ed aveva impostato la destinazione Hotel K2 a Karuizawa sul navigatore digitale.
“Scusa, amore! Avevo dimenticato di chiudere il gas – disse Haruka – ho fatto il prima che ho potuto”
Il detective sistemò l’apparecchio digitale sul gancio, vicino allo specchietto retrovisore, e si chinò per lasciare un bacio sulle labbra di Haruka. Poi, le accarezzò teneramente il grembo.
Haruka avvolse la sua mano su quella di L e adagiò il capo sulla spalla del detective. Era felice di poter trascorre un po’ di tempo con la sua famiglia, fuori dal tram-tram cittadino e lontana da tutto.
Quando erano iniziate le vacanze estive di Quillsh, Haruka aveva organizzato su due piedi un week-end all’insegna di sano relax. La ragazza aveva diversi motivi per lasciare una Tokyo torrida, e l’afa cittadina non era esattamente la motivazione principale. Da settimane, qualcosa tormentava quello che sarebbe dovuto essere uno dei periodi più dolci e più belli della sua vita.
“Dov’è Quillsh?” domandò L, continuando ad accarezzare il pancione di sei mesi.
“E’ andato a recuperare Ayumi a metà strada!” rispose Haruka.
“Potevamo passare a prenderla direttamente sotto casa – osservò perplesso il detective – passando dal quartiere di Beika non si allunga poi molto!”
“Già, gliel’ho detto! – rispose lei – ma Quillsh ha insistito per andarle incontro lui, da solo!”
L rimase perplesso per un attimo, ma poi sorrise insieme ad Haruka.
“L’amore non segue la logica – sorrise Haruka – non mi dirai che ancora non lo hai imparato, signor detective!”
L increspò le labbra in un sorriso quasi impercettibile. Era sul punto di baciare Haruka, quando uno sportello di dietro si aprì bruscamente rovinando l’atmosfera.
“Scusate il ritardo! – esordì Matsuda, sistemando la sua piccola valigia vicino ai piedi – siamo tutti pronti?”
Vedendo il suo amico, L rimase attonito. Haruka si morse le labbra, il giorno prima aveva invitato Matsuda ma – avendo ancora un sacco di cose da preparare – si era dimenticata di mettere al corrente il suo compagno.
Matsuda, indossava una coloratissima camicia hawaina e un paio di pantaloncini chiari. Tutto entusiasta, il poliziotto estrasse dalla tracolla un sacchetto pieno di ciambelle con glassa e lo consegnò ad Haruka.
“Ecco la colazione!” disse il poliziotto.
“Grazie Matsuda! – esclamò felice la castana – queste sono buonissime!”
Haruka prese una ciambella e la passò a L. Il detective, senza curarsi molto di nascondere la sua irritazione, addentò di buon grado quella ciambella soffice e deliziosa.
In quel momento, salirono in macchina Quillsh e Ayumi.  L divorò velocemente il dolce, azionò il navigatore e mise in moto.
“Hey campione – salutò Matsuda con il sorriso – e c’è anche la piccola Ayumi, come stai?”
Mentre il giovane e ‘indesiderato’ poliziotto si intratteneva con i bambini, L si rivolse alla sua compagna:
“Che ci fa lui qui?”
“E’ stato lasciato da Miki – bisbigliò Haruka, sinceramente dispiaciuta di non averlo informato – era così giù di morale ieri, che mi è sembrata una buona idea portarlo con noi. Sarà divertente!”
Le orecchie di L non udivano un Matsuda così tanto affranto. Tuttavia, non gli restava che accettare la presenza del poliziotto e cercare di giostrare il suo piano diversamente da come aveva previsto. Magari chissà, la presenza del tutto imprevista di quell’imbranato per una volta si sarebbe rivelata utile.
“Scusami per non avertelo detto!” sussurrò Haruka, colpevole.
L sospirò e le lanciò una rapida occhiata, sfruttando la pausa al semaforo rosso. Come poteva avercela con Haruka, così bella e radiosa con quel pancione?
“Dovrai farti perdonare!” bisbigliò piano il detective, sfruttando il favore del baccano proveniente dai sedili posteriori.
“Non vedo l’ora!” strizzò l’occhio lei.
Durante il viaggio, Haruka passò dietro la colazione portata dal suo amico e poi si rivolse alla piccola Ayumi:
“Hai portato tutto, cara?”
“Si – rispose la piccola, addentando la ciambella – grazie per aver convinto la mia mamma a portarmi con voi!”
“E’ un piacere – rispose Haruka, sorridendole teneramente – inoltre, Quillsh ha detto che non sarebbe venuto se non ci fossi stata tu!”
Il bambino arrossì visibilmente, seduto fra Matsuda e la sua amichetta tutta felice all’udire quelle parole.
“Non è vero!” protestò il bambino, imbarazzatissimo.
“Oh, si – intervenne L – ha proprio detto così!”
“Senti, senti! – rise Matsuda, battendogli un colpetto sulla spalla – e bravo il mio ometto!”
Il viaggio passò in fretta e in allegria. Karuizawa, nella prefettura di Nagano non distava poi molto da Tokyo
L sistemò la macchina nel parcheggio dell’Hotel. Si trattava di una struttura extralusso molto grande, piena di confort e distante pochi passi dal mare. Davanti l’entrata vi era una grande piscina, dove già alcuni ospiti godevano a pieno del sole e delle vacanze estive. Quando arrivarono, Matsuda non poté fare a meno di rimanere piacevolmente stupito.
“Caspita! – esclamò la piccola Ayumi – che spettacolo!”
“Già – convenne il giovane poliziotto, sogghignando – e quante belle ragazze!”
Matsuda, passando vicino alla piscina, non poté fare a meno di notare un gruppo di ragazze in bikini intente a chiacchierare e a prendere il sole.
Haruka sospirò. Lo aveva invitato per distrarsi e per non piangersi addosso, non certo per buttarsi a capofitto in una storiella estiva. Senza contare che ad Haruka rimanevano oscuri molti punti sulla rottura di Matsuda e Miki.
Per prima cosa, il gruppo entrò e si diresse subito alla reception per il check-in. Dopo aver compilato i moduli, il receptionista  consegnò loro le chiavi e diede ordine a un facchino di portare su i bagagli nelle stanze.
“Buona permanenza, signori! – disse gentilmente il signore dietro il bancone – inoltre, se desiderate, qui sulla sinistra vi è un negozio convenzionato con l’Hotel. Se vi servono capi di vestiario o attrezzatura da mare, riceverete uno sconto del 30%!”
L’uomo indicava una piccola boutique all’interno dell’Hotel, un piccolo negozio di vestiti che aveva l’aria di essere molto costoso.
“Grazie!” rispose Haruka, cordialmente con un sorriso.
Poi, i quattro seguirono il facchino finché, passando vicino alla boutique, Haruka non notò all’interno una sua vecchia conoscenza. Quella donna, con i capelli biondi raccolti all’indietro in una crocchia, la vide a sue volta la salutò sorridendo.
“Guardate chi c’è!” esclamò la ragazza castana, entusiasta, prima di entrare nel negozio per andare a salutare l’avvocato Kisaki.
“Eri, che bello trovarla qui!” disse Haruka, notando che la donna era in compagnia.
L, Matsuda e i bambini entrarono e videro anche loro la mamma di Ran.
In effetti, insieme all’avvocato c’era un giovane uomo con gli occhi nocciola e i capelli scuri molto corti.
“Haruka! – esclamò Eri felice di vederla – e ci sono anche Ryuzaki, Matsuda e i ragazzi! Siete qui in vacanza?”
“Si, siamo appena arrivati – confermò Haruka – è qui per piacere anche lei, vero?”
“Sì, diciamo di si – rispose l’avvocato, stringendo nervosamente fra le mani una bella cravatta bordeaux – sono qui con alcuni colleghi. A proposito, lui è un mio collge, Saku Midorikawa, avvocato penalista!”

Nome: Saku
Cognome: Midorikawa
Età: 36 anni
Sesso: Maschio
Occupazione: Avvocato penalista

Quell’uomo si accarezzò la nuca e poi fece un inchino.
“Piacere, mi chiamo Saku!” si presentò lui, affabilmente.
“Saku, ti presento i miei amici – li presentò Eri – loro sono Haruka, Ryuzaki, Matsuda, il piccolo Quillsh e la piccola Ayumi!”
In quel preciso momento, entrò nel negozio e una ragazza dai lunghissimi capelli castani insieme e un bambino e ad un uomo con i baffi.
“Mamma!” esclamò Ran, stupida di trovare lì Eri.
“Guarda Quillsh! – esclamò tutta contenta Ayumi – che bello, c’è anche Conan!”
“Ciao ragazzi!” salutò Conan, anche lui felice della bella sorpresa.
“Ciao Conan!” salutò Quillsh, felice. Si era affezionato molto al bambino con gli occhiali.
“Ran? – sussultò Eri – Goro, ci sei anche tu…”
“Mamma, che ci fai qui? E per chi è quella cravatta?” domandò la ragazza perplessa e  solo dopo un pò notò la presenza di Haruka e di tutta la comitiva.
Eri, rossa come un peperone, mise giù la cravatta incriminante.
“Questa? – tergiversò la donna – beh, un mio amico mi ha chiesto di comprargliene una e Saku mi stava aiutando a scegliere! – poi si rivolse al suo collega – dico bene, Saku?”
“Dici davvero? Non lo sapevo – rispose l’uomo in tono scherzoso – credevo la stessi comprando per poi regalarla a me!”
Ran si morse le labbra, delusa. Sperava con tutta sé stessa che i suoi genitori, prima o poi, sarebbero tornati insieme.
“Saku, non scherzare!” protestò Eri, irritata.
“Non sembra un bambino – commentò Goro, alzando gli occhi al cielo – non se la sa scegliere una cravatta?”
Ran sospirò e si avvicinò ad Haruka e agli altri che, un po’ divertiti, stavano assistendo alla scenetta di famiglia.
“Haruka, che bello trovarvi qui – disse Ran, notando subito il pancione – ma che bello, sei in attesa!”
“Ciao, Ran – salutò Haruka – era da un po’ che non ci vedevano. Si, sono al sesto mese!”
“E’ magnifico, congratulazioni, ragazzi! – disse Goro, poco prima di girare i tacchi – beh, vado a mettermi in costume e a fare una bella nuotata!"
“Papà…” sospirò piano Ran.
La ragazza seguì con lo sguardo suo padre finché non sparì fuori. Quella bella coincidenza poteva essere una buona occasione per rinsaldare il rapporto dei suoi genitori, ma le cose non sembravano andare affatto bene.
Poi, L si avvicinò ad Haruka e disse:
“Vado di sopra a riposare, se vuoi rimani pure!”
“Hai ragione, hai guidato fino ad adesso – rispose Haruka, premurosa, accarezzando dolcemente il braccio di L – compro i teli da mare che ho dimenticato e salgo in camera anche io!”
Lui annuì e poi si rivolse ai presenti:
“Signori, buon proseguimento! Ci vediamo!”
“Buon riposo, Ryuzaki – salutò Eri – ci ritroveremo senz’altro tutti a cena questa sera!”
Anche Matsuda e i tre bambini salirono al piano di sopra, per mettersi in costume.
“Eri, torno dagli altri – disse infine Saku – signore, ci vediamo qui in giro!”
Quando anche il collega dell’avvocato Kisaki uscì dal negozio, Ran ne approfittò per redarguire sua madre.
“Insomma, mamma – protestò la diciassettenne – ti rendi conto che papà ci è rimasto male? Secondo me pensa davvero che tu stessi comprando la cravatta al tuo collega!”
L’avvocato alzò gli occhi al cielo.
“Rimasto male lui? – biascicò – figuriamoci!
Haruka sorrise. In effetti, non conosceva abbastanza il detective Goro per decifrare il suo comportamento. Certo, se le espressioni del signor Goro era impassibili almeno un po’ come quelle di L, era possibile che potesse essere rimasto ferito e che, per orgoglio, non lo desse a vedere.
Haruka andò a scegliere i teli per tutti, non sapendo se la piccola Ayumi si fosse ricordata di portarne uno per sé. Lì fu raggiunta da Ran.
“Sono proprio felice che ci siate anche voi!” sospirò la liceale.
“Anche io! – disse Haruka stringendo le mani nelle sue – Ran, sii fiduciosa. Se i tuoi genitori sono destinati ad appartenersi, prima poi torneranno insieme!
Piena di gratitudine, la giovanissima liceale l’abbraccio.
“Sì, ne sono convinta – rispose di cuore Ran – ti ringrazio tanto!”
Haruka le sorrise e la strinse a sua volta. Era davvero intenerita da come Ran lottasse per i suoi genitori e ciò le ricordò con amarezza uno dei periodi più bui della sua vita, quando aveva rischiato di mandare a monte il suo rapporto con L.
Nell’ultimo periodo, lei e il suo detective  avevano lavorato molto sul loro rapporto. La gravidanza, poi, li aveva resi ancora più innamorati e uniti di prima. Tuttavia, di recente, una nuova ombra era comparsa all’orizzonte a minacciare la loro felicità e Haruka era devastata al terribile pensiero di darle un nome.
***
***
***
CIAOO,
BEN RITROVATI, RIECCOMI CON QUELLO CHE NON E’ ESATTAMENTE UN SEQUEL, MA UN BREVE EPISODIO IN ATTESA DI UN POSSIBILE – E  SOTTOLINEO POSSIBILE – GRAN FINALE. INFATTI, PREVEDO UN MASSIMO DI 5 CAPITOLI.
LO SO CHE DI DEATH NOTE QUESTA SERIE COMINCIA A MANTENERE SOLO I PERSONAGGI DI L E DI MATSUDA, MA NON SO PROPRIO IN QUALE CATEGORIA COLLOCARE QUESTO NUOVO SEQUEL.
FORSE, A QUESTO PUNTO, SAREBBE MEGLIO INSERIRLO’ SOTTO ‘DETECTIVE CONAN’ :’D MA VABBE’, FINCHE’ NON CI SARA’ QUALCHE RICHIAMO UFFICIALE DA PARTE DEGLI ADMNIN CREDO CHE CONTINUERO’ A SCRIVERE SOTTO DEATH NOTE.
VENDENDO A NOI, LA STORIA SI COLLOCA A 10 MESI DALL’ARRESTO DEL DOTTOR KAZATO E HARUKA E’ IN DOLCE ATTESA *_*  PER QUALE MOTIVO L ERA COSI’ INFASTIDIRO DALLA PRESENZA DI MATSUDA? COSA PREOCCUPA HARUKA, TANTO DA SPINGERLA A CERCARE FUORI CITTA’UN PO’ DI INTIMITA’ CON LA SUA FAMIGLIA?
BEH, SPERO CHE ANCHE QUESTA STORIA VI PIACCIA,
A PRESTO : )
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 2
*** Un'allegra compagnia ***


UN'ALLEGRA COMPAGNIA


Haruka era rientrata in camera con i teli colorati, appena acquistati.
Si stupì molto nel trovare L già nelle braccia di morfeo. Il detective dormiva profondamente, in posizione fetale e con il pollice fra le labbra. Lei sapeva perfettamente che, quando si addormentava in quella posizione, significava che il suo compagno era veramente stanco. Dubitando che un viaggio di sole cinque ore avesse potuto metterlo KO, dedusse che molto probabilmente quella notte, mentre lei dormiva nel loro letto, il grande detective aveva ceduto alla tentazione del richiamo del suo lavoro.
Spero che tu abbia ceduto solo a quel tipo di tentazione, amore. Lo spero davvero tanto… sospirò lei, tristemente.
Haruka resistette alla tentazione di baciare le sue candide gote e andò a disfare i bagagli. Poi, stanca anche lei, si distese sulla sua parte del letto. Le sarebbe tanto piaciuto dormire, approfittare di quel po’ di tranquillità che la creatura dentro di lei le concedeva, ma non ci riuscì. O meglio, non glielo permisero i suoi pensieri tumultuosi.
Quindi, attese che di facessero le 7 PM per svegliare l’uomo pallido e rachitico che dormiva al suo fianco. Haruka notò che da quando il detective aveva smesso di lavorare a tempo pieno, le sue occhiai si erano leggermente ridotte, anche se probabilmente quelle ombrature non sarebbero mai scomparse del tutto dal suo bel viso diafano. Lei gli di avvicinò e, con teneri e amorevoli baci, lo riportò alla coscienza.
“Hey… – sussurrò lei, continuando a baciarlo fino a scendere sul collo – svegliati”
Il detective si stropicciò gli occhi con i palmi delle mani. Si era svegliato con un leggero mal di testa, visto che non era abituato a dormire così tanto. Poi, senza ricambiare la stessa delicatezza, si voltò verso Haruka e si avventò sulle sua labbra per un lungo e dirompente bacio appassionato.
“Non dirmi che dobbiamo già scendere a cena!” brontolò lui, in tono di protesta.
“Invece si! – rispose lei, divertita – e se non ci sbrighiamo, arriveremo anche in ritardo!”
Haruka si alzò lentamente dal letto e andò a prendere dall’armadio i vestiti che aveva già scelto di indossare: un pantalone di lino e una camicina premaman blu.
Pigramente, il detective rimase a letto.
“Ho un gran mal di testa!” mormorò lui, arruffandosi i capelli perennemente disordinati.
“E’ perché non sei abituato a dormire per più di tre ore di seguito! – disse lei, quasi con tono di rimprovero – comunque ho delle bustine per il mal di testa in borsa!”
Gli occhi di L erano fissi sulla schiena nuda di Haruka, intenta a cambiarsi. Il detective balzò giù dal letto e raggiunse la sua compagna. L’abbracciò da dietro, cogliendola di sorpresa, e cinse il suo ventre ormai tanto gonfio. Lei sussultò ancora di più quando sentì provenire una reazione da dentro.
“Hai sentito anche tu?” domandò lei. Era sempre un’emozione fortissima quando sentiva scalciare.
Lui annuì, increspando le labbra in un sorriso. Grazie ad Haruka, L aveva imparato a fare i conti con i suoi sentimenti, ma si sentiva sempre impreparato quando si ritrovava a dover gestire emozioni intense come quelle.
“Devo farti vedere una cosa…” disse lei, con il cuore gonfio di gioia.
Haruka sciolse la presa di L, finì di vestirsi e cominciò a rovistare nella sua borsa. Tirò fuori un foglio e lo porse al detective.
L afferrò fra le dita quella che era chiaramente un’ecografia ostetrica.
“Guarda, questa volta si vede benissimo: è una femmina!” disse lei, trepidante di felicità.
Il sorriso del detective si dileguò in un istane, quando in fondo al referto lesse la data.
“Ma la visita non era stata fissata per martedì prossimo?” osservò lui, senza staccare gli occhi dalla sua bambina.
Il detective era visibilmente deluso. Non si era perso neanche una visita, fino a quel momento.
“Scusami, ma la segretaria del dottor Araide ha telefonato mercoledì per chiedere di anticipare l’appuntamento – spiegò lei, dispiaciuta – il dottore la prossima settimana dovrà andare fuori città per problemi di famiglia. Quel giorno ho provato a telefonarti, ma eri irraggiungibile…”
Il detective si morse le labbra e posò l’ecografia sulla scrivania di mogano lì di fianco. Ad Haruka non sfuggì l’espressione corrucciata di L e questo fece suonare ancora più rumorosamente i campanelli di allarme di Haruka.
Lei deglutì, cercando di ripristinare la salivazione.
“Ma non importa, è andato tutto bene – si affrettò a dire lei – sicuramente avrai avuto i tuoi impegni”
“Niente che non avrei potuto rimandare per lei!”
Quando L pronunciò ‘lei’ ad Haruka si strinse il cuore. Avrebbe tanto voluto approfittare di quell’occasione per chiedergli dove fosse sparito il mercoledì prima, quando era uscito ed era rimasto irrintracciabile per tutta la giornata, ma non ci riuscì. Non ebbe la forza necessaria.
Sono solo una vigliacca! si rimproverò amaramente.
“Non farlo più – le disse L, abbracciandola teneramente – promettimi che la prossima volta mi avviserai! Non voglio perdermi nessun’altra visita”
Lei si avvinghiò a lui, faticando molto per tenere a bada i condotti lacrimali. In quella stretta, Haruka percepì tutto il calore corporeo e umano del suo detective, eppure c’era qualcosa che – al di là del semplice sospetto e della semplice paranoia – le annunciava la presenza di un’altra.
Haruka racchiuse fra le mani il viso di L e lo baciò lungamente, prima di liberarsi dalla sua presa.
“Vado a vedere a che punto sono Matsuda e i ragazzi – disse lei, incurvando le labbra in un tenue sorriso, nonostante avesse voglia di piangere – tu intanto preparati!”
Il detective indossava ancora i vestiti pregni del viaggio. Se ne liberò e si infilò nel box per una bella doccia fresca e rigenerante. L era rimasto molto deluso per essersi perso la visita ginecologica di Haruka, ma aveva smorzato il discorso relativo alla sua assenza da casa di quel mercoledì. Fu grato del fatto che anche Haruka non avesse voluto approfondire l’argomento.
Spero solo che quell’impiastro di Matsuda tenga la bocca chiusa! – sospirò lui, insaponandosi nervosamente – sarebbe capace di mandare tutto a monte, proprio ora!
Il detective, fino a quel momento di buonumore, si irrigidì. Gli seccava molto l’idea che la sua sorte dipendesse da qualcuno, figuriamoci se quel qualcuno che conosceva il suo segreto era proprio Matsuda.
***
***
***
All’uscita dall’ascensore, Quillsh e Ayumi corsero verso la sala ristorante, precedendo Haruka, L e Matsuda.
“Ho una gran fame” sospirò il poliziotto.
Anche Haruka aveva molto appetito. Dall’inizio della gravidanza, proprio come era durante la gestazione di Quillsh, aveva una perenne voglia di dolci.
L, sempre molto taciturno, affondò le mani nelle tasche dei suoi pantaloncini scuri e seguì Haruka e Matsuda nella sala ristorante.
Dal fondo della sala, Ran fece loro cenno di raggiungerli. Quillsh e Ayumi si erano già seduti al lungo tavolo, accanto al piccolo Conan.
“Buonasera, abbiamo detto al cameriere che siamo insieme – disse loro, la liceale con un entusiasmo – così hanno unito i nostri tavoli!”
“Ma è fantastico!” commentò Matsuda, accarezzandosi la nuca.
Quindi, il poliziotto andò a sedersi accanto a Ran e i bambini.
“Ran, che pensiero gentile!” esclamò Haruka, prendendo posto, insieme a L, di fronte a Eri e a Goro.
L’avvocato e il detective con i baffi consultavano il menù, cercando in tutti i modi di evitarsi. La tensione fra i due era veramente palpabile.
“Haruka, ti sei riposata abbastanza?” domandò Eri, con apprensione.
La ragazza castana si accarezzò delicatamente il pancione e annuì.
“Si, grazie – le assicurò, piena di gratitudine – il viaggio non è stato poi così faticoso!”
“Inoltre, bisogna ammettere che Ryuzaki ha una guida molto rilassante – sopraggiunse Matsuda – durante il viaggio ho dormito come un bambino!”
L increspò le labbra in un sorriso, senza alzare gli occhi dal menù che stava consultando. Ormai si era rassegnato alla presenza del poliziotto.
“Già, lo stesso non si può dire di te, Goro – disse Eri, con una punta di sarcasmo – caro, se vogliamo parlare per eufemismi, la tua guida è a dir poco emozionante!”
“Cosa vorresti insinuare?” sbottò il detective al suo fianco.
“Che alla guida non ti affiderei neanche la busta della spesa!” rispose seccamente l’avvocato.
Il detective con i baffi stava per reagire ma, qualunque fosse stata la sua risposta, fu interrotta dall’arrivo di Saku e gli altri due colleghi di Eri: Ritsuko e Teru.
“Guarda che bella sorpresa – esordì Saku, facendo un cenno di saluto con la mano – noto con piacere che ci siamo già tutti!”
“Da quel che vedo anche la regina in persona si trasforma in una donna normale quando si trova davanti a suo marito!” commentò l’avvocato Ritsuko Usui, una donna con gli occhi chiari e i capelli corti e neri come la pece.

Nome: Ristuko;
Cognome: Usui;
Sesso: femminile;
Età: 32 anni;
Professione: avvocato;

“Ristuko!” esclamò Eri imbarazzata a quelle parole.
Saku, Ritsuko e Teru, si sedettero al tavolo andando ad occupare i tre posti rimati vacanti.
“Per caso, ha detto regina?” domandò Matsuda, un po’ perplesso da quel nomignolo.
“Come, non lo sapete? – rispose l’avvocato Teru Odagiri, un uomo sulla quarantina con i baffi, i capelli radi e gli occhiali dalla montatura quadrata – questa donna è così potente in tribunale che nessuno osa contrastarla. I giudici restano basiti dalla sua eloquenza. Sarà per questo che è soprannominata la regina del foro!”

Nome: Teru;
Cognome: Odagiri;
Sesso: maschile;
Età: 41 anni;
Professione: avvocato;

Eri si sentì avvampare. Era tanto sicura nel suo lavoro quanto restia nel ricevere complimenti.
“Volete smetterla con questa storia? – brontolò lei, facendosi paonazza in volto – solo voi mi chiamate in quella maniera!”
“Se fossi in te non ne sarei così tanto sicuro – sopraggiunse Saku, strizzando l’occhio, divertito dalla genuina modestia di Eri – ho sentito dire da qualche procuratore che in aula, con l’avvocato Kisaki, si sentono come se fossero traditori che sfidano la loro regina.”
Goro e Conan sospirarono: non avevano dubbi, conoscendo i metodi persuasivi e irruenti di Eri. Se nel lavoro si comportava esattamente come nel privato doveva essere proprio una despota.
Credo di capire come si sentano quei procuratori . Poverini’ sogghignò il bambino con gli occhiali.
“Ma adesso sei tu la nostra regina – replicò Teru, rivolgendosi bonariamente a Ritsuko – dopo che hai portato quella famosa causa alla corte suprema, hai dominato nel processo di primo e secondo grado”.
Per un attimo, un sorriso compiaciuto sembrò illuminare il volto dell’avvocato con i capelli corti e corvini:
“Macché! – replicò Ritsuko, avvinghiandosi a Eri, che le sedeva di fianco – chiunque avrebbe potuto vincere quella causa , questo non mi rende certo paragonabile alla nostra regina Eri”
“Ritsuko….” sospirò l’avvocato Kisaki, imbarazzata.
“Allora – tagliò corto Ritsuko, cambiando argomento e rivolgendosi al resto del gruppo – vi va di andare in barca domani? Pensavamo di raggiungere le isole Kyoko Maki, un piccolo arcipelago qui vicino”
Teru spiegò ai presenti che le tre isolette, situate al largo di Karuizawa, erano rocciose e, tuttavia, piene di una rigogliosa vegetazione. I turisti erano soliti visitarle con le imbarcazioni, addentrandosi nelle grotte la cui bellezza era straordinaria.
“Perché no? Tanto non ho niente in programma!” commentò Goro, che in verità era partito senza essersi informato su cosa potesse visitare.
“Io ci sto! – eruppe Matsuda, con entusiasmo rivolgendosi poi ai bambini – ragazzi sembra divertente, che ne dite?”
“Io voglio visitare le grotte di Kyoko Maki! – disse la piccola Ayumi – Quillsh, andiamo anche noi?”
“Si, per me va bene!” rispose il bambino con la folta e scompigliata capigliatura corvina, stringendosi nelle spalle .
“Aggiudicato, allora!” concluse il giovane poliziotto.
A quel punto, Eri incrociò le spalle e puntualizzò:
“Andate pure, io passo volentieri, grazie!”
“E perché mai dovresti rimanere qui?” biascicò Goro.
“Perché non sono venuta per fare la turista – replicò Eri stizzita – voglio solo rilassarmi e prendere un po’ di sole, chiaro? E poi a te che importa?”
Haruka trattenne una risatina divertita. Le parse subito evidente che il detective Goro fosse rimasto deluso del fatto che la sua cara ex-moglie non avesse aderito all’idea della gita. Prima che il detective con i baffi potesse rincarare la dose con una delle sue risposte sgarbate, Haruka intervenne timidamente:
“Rimango anch’io con l’avvocato Kisaki!”
“Ma come?” protestò Matsuda, un po’ deluso.
A quel punto L depose il menù sul tavolo e accarezzò la mano di Haruka, sotto il tavolo. Lei, la strinse di rimando.
“Haruka ha ragione, Matsuda – intervenne il detective – se non dovesse sentirsi bene quando siamo a largo sarebbe un guaio. Vorrà dire che resterò qui anche io!”
“No, va pure con Matsuda e i ragazzi! – lo esortò Haruka – ci sarà Eri a farmi compagnia!”.
Prima di partire si era informata sulle isole di Kyoko Maki, erano uno spettacolo della natura. Sarebbe stato un peccato se anche L se le fosse perse.
“Già, non è sicuro affidare i ragazzi a Matsuda…” convenne L ad alta voce, accarezzandosi pensosamente il mento.
“Ryuzaki, guarda che ti ho sentito!” piagnucolò il poliziotto, offeso.
Tutti scoppiarono a ridere. Il povero Matsuda era famoso per la sua inaffidabilità.
“Allora è deciso! – esultò Ristuko, congiungendo le mani con entusiasmo – abbiamo già affittato un motoscafo giù al molo, ci troviamo in spiaggia domani mattina alle 9! Sarà divertente”
***
***
***
CIAO A TUTTI!
RIECCOMI. SCUSATE IL RITARDO, MA ULTIMAMENTE SONO MOLTO INCASINATA. CERCHERO’ DI AGGIORNARE APPENA POSSIBILE CON UN NUOVO CAPITOLO ANCHE ‘THE LIAR GAME’!
QUESTO CAPITOLO E’ SERVITO PREVALENTEMENTE A INFITTIRE IL MISTERO SU L & HARUKA – risatina diabolica – E SOPRATTUTTO A PRESENTARE I NUOVI PERSONAGGI.
NELL’EPISODIO DI DETECTIVE CONAN CHE MI HA ISPIRATA I COLLEGHI DI ERI ERANO 4, QUI PER COMODITA’ ED ESIGENZE DI COPIONE SONO 3. INOLTRE, NELL’ANIME NON FANNO NESSUNA ESCURSIONE IN BARCA E LE ISOLE DI KYOKO MAKI NON ESISTONO, MA SI ISPIRANO ALL’ISOLA DI DINO E ALL’ISOLA DI CIRELLA (IN CALABRIA). SE FATE UNA RICERCA SU GOOGLE POTETE VEDERE ANCHE LA GROTTA AZZURRA, E’ VERAMENTE UNO SPETTACOLO.
NEL FRATTEMPO VI RINGRAZIO DI CONTINUARE CON PAZIENZA A SEGUIRMI! < 3
A PRESTOOO,
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 3
*** Una gita in barca (Prima parte) ***


UNA GITA IN BARCA

(Prima parte)


Haruka scivolò giù dal letto, lasciando L ronfare ancora un po’ sotto le lenzuola. Recuperò i costumi da bagno dall’armadio e andò nel bagno.
A Karuizawa faceva un gran caldo, ma almeno si respirava; quello cittadino di Tokyo, era un caldo molto diverso, più secco e afoso: si boccheggiava e si sudava senza la possibilità di alcun sollievo.
Haruka misurò il costume che aveva comprato lo scorso anno a fine estate e ancora mai utilizzato: un bellissimo due pezzi verde scuro. La cosa positiva era che, nonostante avesse preso mezza taglia di seno, il pezzo di sopra stava piuttosto bene, quella negativa era che, pur tirandolo su, il pezzo di sotto – un bikini – non copriva neanche un po’ di pancia.
Più si guardava allo specchio, più quel costume la convinceva sempre meno. Sembrava quasi striminzito, in proporzione al suo pancione.
“Peccato!” sospirò lei, cominciando a slacciarsi il pezzo di sopra.
Sperò che magari il prossimo anno le sarebbe stato meglio e che avrebbe potuto sfruttarlo di più. Quindi, indossò il costume giallo ocra intero che aveva acquistato per l’occasione e andò a colpo sicuro. Girandosi di profilo, vedeva il pancione sporgere comunque, ma era tranquillamente coperto dal tessuto e si sentiva molto più a suo agio.
“Io preferisco quello verde!”
La voce di L la fece trasalire. Il detective entrò in bagno e l’abbraccio teneramente da dietro.
“Mi hai spaventata – protestò lei, debolmente, ricevendo un tenero bacio sulla guancia – da quanto tempo eri lì dietro la porta?”
“Mi solo svegliato adesso!” rispose lui, sbrigativamente.
Il detective sapeva che non sarebbe mai riuscito in alcun modo a convincerla a indossare il costume verde, ma la timidezza era uno dei tratti di lei che, a suo tempo, lo avevano conquistato.
Haruka si girò verso di lui e lo baciò. Gli era grata per tutte quelle attenzioni.
“Preparati! – gli ordinò lei, sciogliendosi con una certa riluttanza dalla sua presa – io vado a svegliare i ragazzi!”
“Agli ordini!” rispose placido lui, lasciandola andare.
In pochi minuti L era già pronto. Si era dato una bella rinfrescata, aveva indossato il costume blu con strisce laterali gialli che Haruka gli aveva regalato qualche anno prima, e poi si era infilato delle infradito da spiaggia e una canotta bianca molto semplice.
Quando scese al pian terreno, nella sala ristorante, vide Matsuda tutto di buonumore sorseggiare il suo caffè e leggere il giornale.
‘Eccoti – pensò tra sé L – finalmente ti becco da solo!’
Addentando una ciambella, Matsuda alzò gli occhi e vide il detective avvinarsi a passo lento ma deciso verso di lui.
“Heilà Ryuzaki, buongiorno – lo salutò il giovane, pieno di entusiasmo – sei pronto per la gita in barca?”
“Che cosa ci fai qui?” lo inchiodò il detective, visibilmente irritato.
“Ma come? Sto facendo colaz… – rispose Matsuda – ah, con qui intendi a Karuizawa, vero? Mi ha invitato Haruka. Beh, mi dispiace che non ti abbia informato prima, mi ha inviato la sera prima della partenza e ho accettato l’invito su due piedi. Sai, Miki mi ha lasciato da un giorno all’altro e sono veramente distrutto!”
Già, così distrutto che non hai perso tempo nel guardarti subito attorno constatò tra sé il detective, stizzito.
“Beh, questa volta non avresti dovuto accettare!” rispose L, in modo forse troppo diretto.
Il detective prese posto di fronte al suo amico, e addentò subito una delle briosh sul vassoio al centro del tavolo.
Matsuda rimase per un attimo interdetto. Poi, sbigottito, rimase senza parole e spalancò la bocca.
“Ooh, adesso ho capito – balbettò il poliziotto – Ryuzaki, non vorrai forse…”
Il detective lo incenerì con lo sguardo, imponendogli di tacere.
“Ora capisco, non immaginavo che avessi intenzione di farlo proprio qui… a Karuizawa… per giunta con i bambini…”
L cercò di calmarsi e concentrarsi su quella deliziosa briosh ai frutti di bosco, ancora bella calda. Non conosceva bene il motivo, ma Matsuda aveva l’eccezionale abilità di fargli perdere la pazienza.
“Io sono con te, Ryukzaki! – continuò Matsuda con decisione, stringendo saldamente i pugni – certo, Haruka è una mia grandissima amica, ma sono dalla tua parte. La solidarietà maschile, prima di tutto!”
L rimaneva piuttosto scettico. L’espressione risoluta di Matsuda non prometteva nulla di buono, dopotutto il poliziotto era un gran pasticcione. Per l’ennesima volta, il detective si trovò a chiedersi se Matsuda sarebbe stato in grado di mantenere il suo segreto.
Nel frattempo, Haruka era scesa in sala ristorante insieme Quillsh e ad Ayumi. Aveva visto L e Matsuda parlottare, ma appena giunta al loro tavolo i due smisero di parlare e il suo amico poliziotto si alzò, molto galantemente, per scostarle la sedia accanto a L e farla accomodare.
“Di cosa stavate parlando?” domandò lei, cercando di placare le farfalle nello stomaco.
“Niente di particolare – rispose il detective, alzandosi – vado a prendere il caffè, cosa ti porto?”
Haruka cercò di reprimere tutto il suo disappunto.
“Per me un latte macchiato…grazie!” rispose lei.
“Io vorrei un cappuccino!” disse il piccolo Quillsh.
“Anche tu preferisci il cappuccino, Ayumi?” domandò L.
“Sì, grazie!” annuì la bambina con un sorriso.
“Allora venite con me!” disse il detective, facendo un canno con il pollice verso il bancone in fondo alla sala.
Quando L si fu allontanato a sufficienza, Haruka incalzò immediatamente Matsuda:
“Allora? Si può sapere di cosa stavate parlando?”
Si, perché era chiaro che quei due stessero confabulando furtivamente, o meglio, quella era l’impressione che aveva dato chiaramente Matsuda.
Il poliziotto che stava addentando la sua briosh, trasalì e per poco non gli andò di traverso la colazione.
“Di niente, di niente! – si affrettò a rispondere lui, dandosi qualche colpetto all’altezza del petto – parlavamo semplicemente della gita in barca con i ragazzi!”
Haruka ne era poco convinta, lo capiva dalla goccia di sudore che era grondata lateralmente dalla fronte di Matsuda. Certo, faceva caldo ma conoscendo il suo amico sapeva bene che sudava ogni qualvolta si trovava in una situazione di difficoltà.
Avrebbe approfondito la cosa, anzi, avrebbe tarchiato Matsuda per bene, se non fossero arrivate proprio in quel momento Eri e Ran.
“Buongiorno a tutti!” salutò l’avvocato Kisaki, con addosso un lunghissimo pareo rosso.
“Buongiorno!” salutò Ran, con un vestitino rosa da spiaggia.
“Buongiorno – salutò Matsuda, grato alle due donne – dov’è il resto della comitiva?”
“Goro e Conan sono già in spiaggia– spiegò l’avvocato, unendosi anche lei al tavolo – i miei colleghi, invece, sono usciti molto presto per andare al molo a recuperare il motoscafo. Sono molto mattinieri anche in vacanza!”
“Lei qui invece vuole solo rilassarsi, Eri – sorrise Haruka – dico bene?”
“Si, assolutamente! – rispose la donna bionda – questo mese è stato molto duro allo studio, specialmente per me e Ristuko, entrambe abbiamo avuto per le mani delle cause molto complesse e impegnative.
Quando L tornò insieme ai bambini con la caraffa di caffè e il latte per Haruka, il gruppetto consumò la colazione e si recò nella spiaggia di rimpetto all’Hotel.
Goro e Conan erano già comodi sulle sdraio sotto l’ombrellone messo a disposizione del resort.
“Uh! Uh! Uh! Che meraviglia, che spettacolo! Ci sono un sacco di motivi per amare l’estate – sogghignava Goro, guardando lascivamente tutte le donne che in spiaggia sfoggiavano i loro bei costumi e le loro belle forme – venire a Karuizawa è stato un colpo di genio!”
Ran, stizzita, tirò fuori dalla sua borsa frigo un blocco di ghiaccio e lo fece scivolare dietro le spalle di suo padre che lanciò un fragoroso urlo.
Il detective scattò subito i piedi.
“Ma sei impazzita?”
“Vergognati a parlare in questo modo davanti a un bambino!” rispose sua figlia, indicando il povero Conan sulla sdrai lì accanto, che per la verità ormai era fin troppo abituato alle maniere di quel dongiovanni.
“Tipico!” sospirò Eri, togliendosi il pareo e prendendo posto all’ombrellone di fianco.
Ran sospirò, chiedendosi come avrebbe fatto quel caso perso che era suo padre a riconquistare sua madre.
Mentre Goro aveva ripreso a battibeccare con Ran, Haruka aveva preso subito preso all’ombra sotto l’ombrellone. Mentre Matsuda si era subito lanciato nell’acqua, lei aveva richiamato i bambini pronti ad imitare lo zio Matsu. Poi, spalmò loro la crema protezione 50, visto che per entrambi era il primo sole di stagione e i li lasciò liberi di immergersi piano piano in quell’immenso blu.
L, invece, si era subito disteso sulla sdraio, sotto l’ombrellone. Per via della sua carnagione cerea, il detective non aveva mai amato molto l’estate. Tuttavia, l’aria salubre e salmastra del mare non gli dispiaceva.
“Alzati!” gli ordinò poi Haruka.
Il detective aprì un occhio e inarcò le sopracciglia, quasi incredulo che Haruka ce l’avesse con lui.
La ragazza, impaziente, agitò il tubetto contenente la crema solare: era arrivato il suo turno.
Docilmente, il detective alzò il busto e si mise seduto. Haruka si sedette dietro di lui e iniziò a spalmare la protezione sulla schiena candida del detective.
“Stiamo diventando piuttosto prepotenti!” osservò lui, con tono serio.
Lei si morse le labbra e trattenne una risata. Fra i due, quello con l’atteggiamento da prepotente era sempre stato lui ma, convivendo da anni con il detective, Haruka, quando voleva, aveva imparato a scimmiottare – forse a mò di scherno – l’atteggiamento dispotico del suo uomo.
“Eccoli, sono loro!” disse Matsuda, in acqua con i bambini, indicando un motoscafo in lontananza.
Da lontano, si vedeva distintamente Ritsuko, in piedi sull'imbarcazione, agitare le braccia per richiamare la loro attenzione.
“Su bambini, niente storie, mettete i braccioli!” disse poi Haruka.
“Ma noi sappiamo nuotare benissimo!” protestò debolmente Ayumi.
“Lo sappiamo – intervenne placidamente Eri – ma vi toccherà nuotare tanto e se vi stancate almeno avrete l’aiuto dei braccioli!”
“E va bene!” risposero in coro, un po’ delusi, Quillsh e Ayumi.
Molto tranquillamente, Conan stava per tuffarsi, quando Ran lo bloccò e lo prese in braccio. Il bambino con gli occhiali si fece paonazzo in volto.
“M…ma..” tentò di dire lui.
“Non fare il furbo, signorino – disse Ran, riportandolo sotto l’ombrellone e infilandogli i braccioli arancioni che gli aveva acquistato al negozio dell’’hotel – anche tu devi mettere i braccioli”
“Conan vuole sempre fare il ferbo!” sussurrò la piccola Ayumi.
“Già!” annuì Quillsh.
Guardate che vi sento – sospirò tra sé Conan – Povero me, quando riuscirò a tornare Shinichi?
L notò ancora una volta quanto il piccolo Conan fosse imbarazzato per via delle cure e delle attenzioni che gli riservava Ran. Certo, non era solo questo comportamento a far di lui Shinichi, il giovane detective liceale di Tokyo, ma ormai L aveva scoperto – per quanto fosse incredibile – la sua vera identità.
“Su, se siamo tutti pronti possiamo andare!” disse Goro, alzandosi dalla sdraio e tuffandosi in acqua.
“Caro, cerca di non rimanere intrappolato nelle isole Kyoko Maki – disse Eri a suo marito, con tono provocatorio – ho sentito dire che ci sono sirene che con il loro canto accalappiano donnaioli ingenui, proprio come te!”
“Cara, è risaputo che io preferisco le meduse alle sirene – rispose l’uomo con i baffi e la lingua biforcuta – dopotutto ho sposato te!”
“Già, entrambi abbiamo gusti fin troppo discutibili – rispose a tono Eri – io ho sposato un Umibozu”
“Insomma voi due….” Protestò debolmente Ran.
Nel frattempo, Saku, Teru e Ristuko li aspettavano a 300 metri dalla riva, distanza minima di circolazione per le imbarcazioni a motore.
Haruka ed Eri, stese all’ombra sui lettini, guardavano i loro amici allontanarsi a nuoto. Con apprensione, il pensiero di Haruka era rivolto particolarmente ad Ayumi. La presenza dell’occhio vigile di L e Matsuda la rassicurava molto, ma avevano pur sempre a carico la responsabilità di quella bambina.
“Certo che deve essere una fortuna poter contare su un uomo affidabile come Ryuzaki…” sospirò Eri.
Haruka annuì, ne era pianamente consapevole: non aveva nulla di cui lamentarsi.
“Sono sicura che anche il signor Goro, nonostante la sua esuberanza, sia stato per lei un punto di riferimento in passato!” rispose la castana.
“Tsk! Parlando per eufemismi si può parlare di esuberanza! – disse l’avvocato Kisaki – non credo che mi abbia mai tradita ma, con i suoi atteggiamenti, tanta mancanza di rispetto è irritante!”
“Io invece non posso essere certa che Ryuzaki non mi abbia mai tradita” ammise Haruka, mordendosi le labbra.
Adesso che non era nemmeno sicura di potersi confidare con Matsuda, Haruka era davvero disperata.
Eri trasalì e alzò il busto dalla sua sdraio.
“Che cosa? Ryuzaki?” domandò incredula, l’avvocato.
Haruka annuì e cacciò le lacrime indietro.
“Proprio così – ammise lei – qualche settimana fa ho trovato in macchina un rossetto non mio. Certo, questo non basta a dire che Ryuzaki abbia un’altra, tuttavia lo scorso mercoledì è sparito per tutta la giornata e, quando ho cercato di contattarlo, non sono riuscita in alcun modo a rintracciarlo. Lo so, nemmeno questo basta a dire che abbia un’altra donna da qualche parte. È solo che ho provato a chiedergli che fine avesse fatto, ma mi è sempre mancato il coraggio, proprio come se avessi paura di scoprire la verità!”
“Oh, cara! – esclamò Eri, intenerita dallo sforzo che compiva su di sé la sua amica per non scoppiare in lacrime – ascoltami, io non conosco molto Ryuzaki ma credimi lui non è affatto il tipo di uomo che ti tradirebbe!”
Haruka dovette deglutire prima di poter rispondere.
“Come fa a dirlo? So che Ryuzaki non mi ferirebbe mai intenzionalmente, non mi lascerebbe sola con i bambini e credo che sia questo quello che mi ferisce di più. Continuerebbe a stare con me per il bene della famiglia, sacrificando magari l’amore per la donna che ama davvero!”
Eri tornò a stendersi, ma strinse la mano alla sua amica che, con gratitudine, ricambiò.
“Sono sicura che Ryuzaki non abbia un’altra e sai come lo so? Da come ti guarda! – disse con decisione la donna bionda – Ryuzaki ti guarda con una tale intensità che si vede da un miglio che non ha occhi che per te!”
Haruka volle credere con tutta sé stessa a quelle parole. Si aggrappò a quelle confortanti considerazioni, perché in quel momento erano l’unica cosa che poteva darle un po’ di sollievo.
***
***
***
CIAO A TUTTI,
ECCO FINALMENTE UN NUOVO CAPITOLO DI QUESTA SAGA. SPERO VI STIA PIACENDO QUESTA “SOFT-STORY”, IO MI STO DIVERTENDO A SCRIBACCHIARE QUALCOSINA OGNI TANTO. CONTO DI PUBBLICARE UN NUOVO CAPITOLO ENTRO LA FINE DELLA SETTIMANA!
DUNQUE, DUNQUE MATSUDA SI COALIZZA CON RYUZAKI. CHISSA’ COSA BOLLE IN PENTOLA… POVERA HARUKA, SE NON FOSSERO INTERVENUTE RAN ED ERI CREDO CHE AVREBBE STROZZATO MATSUDA :’D
GRAZIE PER CONTINUARE A SEGUIRE LA MIA STORIA,
A PRESTO : )
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Capitolo 4
*** Una gita in barca (Seconda parte) ***


UNA GITA IN BARCA

(Seconda parte)


Haruka si immerse completamente nell’acqua e, in compagnia di Eri, si allontanò dalla riva per andare a fare una bella nuotata. L’odore di iodio era un po’ troppo forte per le sue narici, tuttavia l’acqua salmastra che avvolgeva le sue membra era così calda e rilassante da inebriarla.
Con la sua amica Eri, Haruka si era lasciata andare. Le aveva confidato i suoi terribili sospetti e come il mondo le era crollato addosso quella mattina quando, di ritorno a casa dopo essere andata a fare la spesa – chinandosi fra i sedili della jeep per recuperare le mele che si erano rovesciate dal sacchetto – aveva trovato fra i tappetini un rossetto di una marca che non aveva mai acquistato. Essendo un po’ più grande di lei, l’avvocato aveva fatto ricorso a tutta la sua saggezza per cercare di rassicurarla.
“Ci sarà sicuramente una spiegazione” le aveva detto Eri, convinta. Haruka sperò con tutto il cuore che ci fosse davvero.
Tuttavia, lei aveva deciso di trascorrere il resto della mattinata nel modo più piacevole possibile, allontanando tutti i pensieri che la tormentavano. Si immerse completamente nell’acqua e riemerse, riempiendo i polmoni dell’aria incontaminata di Karuizawa.
“Non c’è niente di meglio di una bella nuotata – sospirò la donna bionda, a pochi metri da lei – rinfranca il corpo e lo spirito!”
“Ha pienamente ragione – rispose Haruka, sentendosi solleticare il piede da un pesciolino – chissà gli altri come se la stanno cavando!”
“Sicuramente Goro se la starà vedendo grigia – sogghignò Eri, divertita – credo si sia completamente dimenticato di soffrire il mal di mare!”
“Come? Il signor Goro soffre di mal di mare?” sobbalzò Haruka, immaginandosi già quel povero detective.
“Se non mi avesse fatto arrabbiare, gli avrei rinfrescato la memoria così da equipaggiarsi meglio!” si giustificò l’avvocato.
Haruka rise divertita. Non sapeva chi, fra i due ex-coniugi, fosse quello più maturo e quello più dispettoso.
***
***
***
Dopo aver rischiato più volte di vomitare addosso a Matsuda, Goro era stato fatto accomodare gentilmente da Saku davanti, al posto del “copilota”.
“Si sente meglio adesso?” gli domandò bonariamente Teru, alla guida del natante.
L’avvocato aveva ridotto molto la velocità, per assicurare al detective con i baffi una navigazaione più confortevole.
“Si, la ringrazio molto!” rispose Goro che, piano piano, aveva riacquistato un colorito più roseo e naturale.
“Che figuraccia papà!” mormorò Ran, mortificata, con i capelli tutti scompigliati dalla velocità.
Sempre il solito! sospirò tra sé il piccolo Conan.
“Quanto distano le isole Kyoko Maki dalla spiaggia dell’hotel?” domandò poi il bambino con gli occhiali, seduto sulle gambe di Ran, al signor Saku. Il bambino dovette alzare molto il tono per far si che la sua voce non fosse sopraffatta dal vento.
“Vediamo… – rispose l’avvocato seduto lì accanto, accarezzandosi pensosamente il mento – le isole Kyoko Maki sono a sud di Karuizawa e distano alla costa meridionale circa 400 metri. Direi, che dall’hotel disteranno all’incirca un chilometro. Non preoccuparti ragazzino – rispose l’uomo, arruffandogli i capelli – fra poco arriviamo!”
Il bambino con gli occhiali abbozzò un sorriso di circostanza. Odiava quando qualcuno lo trattava come un moccioso.
L se ne stava sul sedile di fronte a Ran, tenendo Quillsh in braccio. Il motoscafo era piuttosto grande, ma, oltre ai due posti alla guida sul davanti, ne aveva solo 6 dietro.
“Sono quelle le isole Kyoko Maki?” domandò il piccolo Quillsh a pieni polmoni, indicando tre punti verdi in lontananza.
Tutti si voltarono nella direzione indicata.
“Oh, si piccolo – rispose Ritsuko, seduta accanto al suo collega Saku – sono proprio quelle! Siamo arrivati!”
“Evviva!” esultò la piccola Aumy, che occupava il sedile fra L e Matsuda.
Più si avvicinavano e più quelle tre isolette apparivano in tutto il loro splendore. Al centro del piccolissimo arcipelago c’era l’isola più grande, ricca di vegetazione sulla parte sommitale, mentre alle pendici – a strapiombo, sia al di sopra che al di sotto del livello del mare – con il passare dei secoli si erano formate molte grotte, grazie all’erosione delle rocce calcaree.
Riducendo molto la velocità, Teru si avvicinò alle boe.
“Fa attenzione, Teru – lo avvertì Saku – potrebbero esserci rocce qui sotto!”
“Si, lo so bene, non preoccuparti!” lo rassicurò il collega.
Teru spense il natante e, aiutato da Saku, procedette all’operazione di ormeggio per assicurare il motoscafo al gavitello.
“Siamo fortunati! – esclamò Ritsuko, entusiasta – sembra che ancora non ci siano turisti!”
“Evviva! Questo vuol dire che ci godremo le isole di Kyoko Maki tutte per noi!” esultò Matsuda, tuffandosi di colpo in acqua per primo.
“Brr…. è freeedda!” strepitò il poliziotto, riemergendo dall’acqua che non poteva che sembrargli gelida dopo tutta quell’esposizione al sole.
“Papà, se è fredda non mi va di tuffarmi!” disse Quillsh, guardando lo zio Matsu contorcersi in acqua.
“Nemmeno io…” convenne la piccola Ayumi, scoraggiata.
“L’acqua non è fredda – spiegò L – è lo zio Matsuda che è stato un idiota a buttarsi di colpo!”
“Ryuzaki…!” piagnucolò il poliziotto.
Ritsuko rise divertita:
“Lei è proprio uno spasso Matsuda!”
La donna mora si calò in acqua usando le scalette del natante e poi si rivolse ai più piccoli:
“Su, bambini seguite me – disse strizzando loro un occhio – vi assicuro che l’acqua non è affatto fredda!”
Per primo si immerse pian piano Quillsh, poi scese Ayumi ed infine Conan.
“Conan com’è l’acqua? – domandò Ran – questo posto è davvero un incanto!”
“Già, peccato che non sia venuta con noi. È da un sacco di tempo che tua madre voleva tornare qui, sai? – le spiegò Saku – dice sempre che questo posto le è rimasto nel cuore!”
Ran abbozzò un sorriso di circostanza. Quel Saku sembrava essere molto in confidenza con sua madre. La ragazza castana cominciò davvero a chiedersi se quella cravatta che Eri aveva acquistato non fosse davvero per lui e se, addirittura, tra loro non fosse nato del tenero.
“L’acqua è calda, Ran – le rispose poi il bambino – vieni anche tu!”
Ran scese piano dalle scalette e si immerse nell’acqua, che in effettivamente era un brodo.
“Su, andiamo anche noi!” disse sbrigativamente Goro ai compagni rimasti sul motoscafo.
Il detective con i baffi non vedeva proprio l’ora di tornare sulla terraferma. Sapeva perfettamente che dopo la visita alle grotte, lo avrebbe atteso un altro veloce e spiacevole viaggio di ritorno.
Una volta calatisi tutti in acqua, il gruppetto si recò a nuoto verso l’isola più grande, che distava giusto qualche decina di metri dal gavitello.
“Che meraviglia! – esclamò Ran, entrando nella grotta, visibilmente estasiata da quella vista – sembra di essere in paradiso esotico!”
L’acqua del mare filtrava limpida e cristallina tra quelle rocce calcaree che si stagliavano dalle acque. Tutto intorto era silenzio. Ciò che si poteva udire era soltanto il conciliante sciabordio del mare che urtava contro le pareti rocciose, contribuendo a conferire – insieme a quel meraviglioso spettacolo naturale – un profondo senso di pace.
“Qui di tocca!” osservò la piccola Ayumi, spingendosi fino in fondo alla grotta.
“Si, è vero…” rispose Conan, cominciando a sentire la sabbia sotto i suoi piedi.
“Quillsh, non vi allontanate troppo!” si raccomandò L.
“Va bene, papà!” rispose il bambino.
“Lei è davvero un genitore molto attento e premuroso, signor Ryuzaki!” si complimentò Ritsuko.
“Già, stando con Haruka stai diventando apprensivo anche tu, Ryuzaki – osservò Matsuda divertito – chi lo avrebbe mai detto?”
L non era poi così d’accordo. Non sarebbe mai diventato iperprotettivo come Haruka, non era nella sua natura.
“Matsuda, è naturale che Ryuzaki sia preoccupato – osservò Goro – ha due bambini da tenere d’occhio!”
“In realtà ne ho tre da tenere sotto controllo!” rispose L con naturalezza.
“Tre? – domandò Ran confusa – sta contando anche Conan, forse?”
“No, sto mettendo in conto Matsuda!” rispose il detective dai capelli corvini, con una schiettezza tale da suscitare la risata di tutti, del poliziotto compreso.
“Ryuzaki!” il suo nome risuonò come una protesta.
Dannato! – si lagnò tra sé Matsuda – si sta vendicando con me per essere venuto qui a Karuizawa, sconvolgendo tutti i suoi piani!
“Come posso negare questo dato di fatto? – continuò L – Matsuda, ti rendi conto di esserti beccato una bella insolazione? Haruka dimentica di ricordarti la crema solare e tu ti ustioni in quel modo!”
“C…come?” balbettò il polizotto.
“Santo cielo! È vero – esclamò Ran, sconvolta, osservandolo meglio – Matsuda è proprio tutto rosso!”
Il vento e il contatto diretto con l’acqua avevano impedito al poliziotto di rendersi conto della scottatura sulla pelle che aveva preso, senza la minima protezione.
“Oh, no” piagnucolò lui, guardandosi meglio.
Beh, sicuramente anche L avrebbe dimenticato di mettersi la crema protettiva se Haruka non gliel’avesse imposta. Peccato che Matsuda non avesse mai la risposta pronta per poter controbattere il detective.
“Abbandonatemi qui – esclamò poi , beandosi di quella sensazione di benessere e pace – almeno fino a domenica!”
“Non sarebbe troppo stancante vivere tra le rocce delle isole Kyoko Maki come una sirena? – rise Teru – ti ricordo che lunedì hai un’udienza molto importante! Questa causa ti incoronerà come nostra nuova regina”
“Non me lo ricordare! – rispose lei, scimmiottando un’espressione quasi seccata – tanto non potrei mai raggiungere il livello della nostra Eri. Lei resta insuperabile!”
“Già Ritsuko – convenne Saku, increspando le labbra in un sorriso – devi assolutamente farti onore lunedì!”
“Oh, ma come sei gentile Saku!” rispose la donna, sinceramente colpita.
“Signorina Ritsuko,a breve ha una causa molto impegnativa?” domandò affabilmente Matsuda.
“Niente di così particolare come i miei colleghi vogliono far sembrare!” cinguettò la donna con i capelli mori.
Nel frattempo, Ran si era avvicinata ai bambini che avevano raggiunto le pareti calcaree della grotta.
“E’ stata una bella idea venire qui, non è vero?” domandò felice, la ragazza.
“Oh, si!” rispose con altrettanto entusiasmo la piccola Ayumi.
“Guardate, ragazzi!” disse Quillsh, indicando qualcosa nell’acqua che nuotava vicino a loro.
Si trattava di un piccolo polpo dal corpo perlaceo con piccoli tentacoli di colore rosaceo.
Ayumi, spaventata, si aggrappò a Ran.
“Stai tranquilla, Ayumi – la incoraggiò la ragazza dai lunghi capelli castani – non è pericoloso!”
“Non devi aver paura – le disse subito Quillsh – è un cucciolo, sai?”
Quillsh per gioco avvicinò un dito ai tentacoli e il cefalopode gliela strinse debolmente.
“Non sembra aver paura di noi!” osservò Conan.
“Quillsh, sembra quasi che ti stia salutando!” rise Ran, divertita.
Allora anche Ayumi volle cercare di imitarlo. Avvicinò un ditino e questo fu subito avvolto da un altro piccolo tentacolo.
“E’ divertente – rise la bambina, emozionata – quasi mi fa il solletico!”
Quillsh guardò divertito Ayumi giocare con il loro nuovo piccolo amico. Era contento che lei avesse vinto la paura e si fosse messa a giocare insieme a lui con il polpo.
Il rumore battente dell’acqua fece poi scappare il polpo, impaurito.
Matsuda nuotava verso di loro picchiettando insistentemente sull’acqua.
“Ragazzi, tornate indietro – disse il poliziotto, che aveva fatto scappare via il cefalopode – stiamo per tornare al motoscafo!”
Ayumi, arrabbiata, lanciò al poliziotto un’occhiata piena di delusione. Le sarebbe piaciuto avere la possibilità di salutare il suo amico polpo prima che sparisse.
“Che c’è? che succede?” domandò Matsuda, perplesso, avvertendo su di sé dell’energia negativa provenire dai suoi amici.
“Niente signor Matsuda, non si preoccupi – gli assicurò Ran, cercando di minimizzare la delusione dei bambini – dai ragazzi, torniamo dagli altri. Sono sicura che anche noi mancheremo molto al nostro amico polpo!”
“Un polpo? – strepitò Matsuda impaurito – dove? Ragazzi, calma, ci penso io!”
“Lascia stare zio Matsu! – gli disse Quillsh alzando gli occhietti scuri al cielo – inoltre, non hai una pistola e, pur avendocela, non si uccide un polpo con quella!”
Solo in quel momento il poliziotto si accorse di scimmiottare con il pollice e l’indice un’arma da fuoco.
Ran, Conan, Quillsh e Ayumi dovettero far molta fatica per trattenere una risata, mentre tornavano indietro da dove erano venuti.
“Ah… già…” balbettò Matsuda, imbarazzato, rimanendo lì indietro tutto solo.
***
***
***
CIAO A TUTTI!
HO SCRITTO QUESTO CAPITOLO PIANO PIANINO E SOLO ADESSO MI SONO ACCORTA DELLA LUNGHEZZA. COME PROCEDE LA VOSTRA ESTATE? IO SONO APPENA RIENTRATA A CASA, MA MI SEMBRA DI ESSERE IN AUTUNNO INOLTRATO NONOSTANTI ABITI A POCHI PASSI DAL MARE (MAI UNA GIOIA, INSOMMA)!
IL POVERO MATSUDA FA SEMPRE LA PARTE DELLO SPROVVEDUTO E DELLO SVAMPITO (A MIA DISCOLPA E’ IL RUOLO CHE GLI HANNO AFFIBBIATO GIA’ DAL PRINCIPIO GLI AUTORI) :’D.
SPERO SOLO CHE QUESTO MIO SKETCH VI STIA UN PO’ DIVERTENDO. LO SO, DOPO LE PRIME DUE STORIE PIENE DI AZIONE FORSE QUESTA VI SEMBRA MENO AVVINCENTE. IN OGNI CASO, NEL PROSSIMO CAPITOLO LE COSE INIZIERANNO A FARSI PIU’ INTERESSANTI PER LA NOSTRA COMITIVA.
VI RINGRAZIO DI CONTINUARE A SEGUIRMI!
A PRESTOO,
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 5
*** Goro, dove sei? ***


GORO, DOVE SEI?


L entrò nella sua stanza d’albergo in punta di piedi. Le persiane erano state abbassate e tutto era buio. Il detective dovette fare un po’ di fatica per raggiungere il bagno senza inciampare in qualcosa.
Haruka era distesa sul letto e sembrava completamente assorta nel riposino pomeridiano. Quindi, L entrò nella doccia e lavò via tutta la salsedine di dosso. Si asciugò velocemente e raggiunse Haruka. Anche se non riuscì ad aprire neanche gli occhi, lei dovette accorgersi della sua presenza perché dopo aver mormorato “L”, allungò un braccio verso di lui. Il detective si rannicchiò su un lato verso di lei e intrecciò le dita a quelle di lei, prima di sprofondare a sua volta in un sonno ristoratore.
Quando Haruka si svegliò si era fatto molto tardi. Dopo aver dato un’occhiata alla sveglia che segnava già le 7 PM, cercò di svegliare con delicatezza L.
“Amore, è tardi – sussurrò con la voce ancora impastata dal sonno – svegliati!”
Il detective impiegò un po’ di tempo a tornare alla coscienza. Mentre Haruka si dava da fare per prepararsi alla cena lui si tirò pigramente su, seduto sul materasso.
“C…com’è andata la g…gita alle isole Kyoko Maki? – chiese dal bagno, spazzolandosi i denti – i bambini s…si sono divertiti?”
Il detective si passò una mano sul viso e, con riluttanza, decise di alzarsi.
“E’ andato tutto bene – rispose lui, infilandosi un pantalone lungo – peccato tu non sia venuta, è davvero un gran bel posto. I bambini sono rimasti molto contenti!”
Haruka risciacquò bene la bocca, si asciugò il viso, si passò un filo di trucco e uscì dal bagno. L la trovò incantevole con quelle onde castane che le scendevano morbide, incorniciandole il viso, e con addosso quel vestitino rosso corallo, ampio e molto semplice. Non riusciva a credere con una mezza giornata di mare lei avesse preso già tutto quel colore.
“E’ incredibile come la tua pelle si rifiuti di abbronzarsi” rise Haruka, vedendo il suo compagno pressoché identico a come era lo aveva lasciato quella mattina.
L non si offese. Non si lamentava affatto della sua carnagione lattea.
“Sei tu che mi hai spalmato addosso la crema protettiva più alta attualmente sul mercato – borbottò il detective – e poi dovresti vedere Matsuda, è rosso come un gambero!”
Haruka si coprì le guance.
“Oh no! – sussultò lei – ha dimenticato la protezione. Si sarò ustionato!”
L annuì e, levando gli occhi al cielo, la esortò:
“Su, andiamo prima che mi venga voglia di cambiare i programmi e ti faccia saltare la cena!”
Lei spalancò gli occhi e arrossì, cogliendo le implicazioni di quelle parole. Sorridendo, gli gettò le braccia intorno al collo e lo baciò teneramente, prima di lasciare la camera insieme a lui.

Di sotto, i loro amici erano già a tavola e consumavano la cena. Haruka passò a salutare i bambini per poi raggiungere gli adulti, dall'altra parte del tavolo. Insieme al suo detective, prese posto accanto ad Eri che, tanto per cambiare, stava bisticciando con Goro, sedutole di fronte.
“Anche se voi due siete separati, io continuo a ritenervi una coppia invidiabile! – rise Teru, sollevando il calice di bianco che stava sorseggiando – un’avvocatessa vincente e un detective infallibile!”
“Ma no! – rispose Goro, accarezzandosi la nuca – io sono solo un uomo indegno di questa gran signora e molto orgoglioso di averla sposata, nonostante tutto!”
“Sarà! – rispose Eri ancora indispettita – io invece mi ritengo così stupida, visto che ho scelto come uomo con cui condividere la sua vita un investigatore privato, ovvero una specie di ficcanaso a pagamento che rovista nella sporcizia delle esistenze altrui!”
Goro ed Eri scoppiarono a ridere convulsamente, inchiodandosi vicendevolmente con uno sguardo minaccioso.
Haruka trattenne una risata, lanciando a L un’occhiata divertita. Al suo fianco, il detective incurvò le labbra in un sorriso, trovando l’interpretazione sul suo lavoro fornita dall’avvocato Kisaki, un punto di vista originale e interessante.
“Tsk! Eri, come puoi dire una cosa simile? – intervenne Saku divertito, dall’altra parte della tavolata – ogni volta che il detective Goro risolve un caso, tu ritagli e conservi gli articoli di giornale!”
“Eh?” esclamò Goro, visibilmente sorpreso.
“Non è vero!” si affrettò a dire Eri, tutta imbarazzata.
“Sapete, papà fa la stessa cosa! – disse subito Ran, entusiasta – la sera, quando si crede solo, legge tutti gli articoli che riguardano i casi di mamma. Non è vero?”
“Eh?” sussultò Eri incredula, sentendosi avvampare.
“Ma che dici? Stai un po’ zitta!” biascicò il detective con i baffi, chiaramente a disagio.
Ran si sporse in avanti per meglio intercettare gli occhi di Haruka, lanciandole uno sguardo felice e pieno di complicità. La sua amica aveva proprio ragione: bisognava dare solo tempo al tempo. Haruka le rispose riproducendo il gesto di “ok”, congiungendo l’indice con il pollice.
“Dai, gente, siamo a Karuizawa! – intervenne Teru, vedendo i due ex-coniugi in imbarazzo – perché non dichiariamo una tregua e pensiamo a divertirci un po’?”
“Beh, se Eri non avesse obiezioni, io potrei essere d’accordo!” disse piano il detective con i baffi, guardando altrove per sottrarsi allo sguardo di sua moglie.
“Va bene anche per me!” mormorò Eri tenendo gli occhi bassi, a sua volta.

Dopo cena, la comitiva si era spostata nella saletta accanto, al pianobar. Il tenue accompagnamento musicale intratteneva piacevolmente gli ospiti.
Haruka era rimasta al bancone a sorseggiare un succo all'ananas insieme a Matsuda, mentre il resto della compagnia era andato ad occupare un paio di divanetti, allestiti nella sala. In un angolo, Conan, Quillsh e Ayumi sorseggiavano dei succhi di frutta su delle sedie a dondolo.
“Ancora non posso credere che Miki mi abbia mollato in questo modo!” protestò mestamente il poliziotto, girando e rigirando il suo cocktail con la cannuccia.
“Neanche io – convenne Haruka, aspirando un sorso di succo all’ananas – non è da Miki comportarsi in quel modo!”
“Era entusiasta di partire per questo stage di cucina in Italia, ma non credevo che mi avrebbe lasciato senza neanche un biglietto – protestò Matsuda picchiando i pugni sul bancone – ho provato a chiamarla ma il suo cellulare è sempre spento, le ho lasciato 30 messaggi in segreteria, le ho scritto su tutti i social network, ma niente”
“Può essere che nel posto in cui si trova non riesce a mettersi in collegamento con noi in Giappone!” osservò Haruka.
Matsuda aveva conosciuto Miki circa un anno addietro. Era una ragazza simpatica, solare e svampita – proprio come Matsuda – tanto che Haruka l'aveva adorata fin da subito. Era proprio la ragazza ideale per il suo amico e non credeva che – partendo per uno stage di tre settimane – avesse potuto lasciarlo, senza alcun preavviso.
“Haruka, smettila di giustificarla – replicò il poliziotto, intrecciandosi le dita tra i capelli – mi ha lasciato. Punto. E pensare che mercoledì davanti a Ryuzaki aveva proposto di fare una vacanza di coppia tutti insieme”
“Mercoledì, hai detto? Questo mercoledì? – domandò la ragazza castana, afferrando il suo amico per le braccia – quando avete visto Ryuzaki? Dove? E con chi era? Matsuda, parla!”
Matsuda strabuzzò gli occhi, chiaramente in difficoltà.
“H..haruka, c…calmati – balbettò lui, liberandosi con un po’ di fatica dalla sua presa – mercoledì io e Miki abbiamo fatto un giro a Shinjuko e abbiamo incontrato Ryuzaki per caso. Tutto qui!”
“A Shinjuko? – domandò lei, sempre più perplessa – cosa ci faceva a Shinjuko? Era da solo?”
Improvvisamente la questione Miki era passata completamente in secondo piano.
“Oh, si era solo – si affrettò a rassicurarla, accarezzandosi nervosamente la nuca – calmati, si può sapere perchè tutte queste domande?”
Per la prima volta Haruka non era certa di potersi fidare del suo amico, quindi si ricompose.
“Niente… – gli assicurò lei, tornando a concentrarsi su quel succo troppo dolce per lei – parlavamo di Miki, stavi dicendo?”
“Stavo solo dicendo che sono così stupido da non essermi mai accorto di quanto fosse bugiarda – borbottò il poliziotto, facendo poi roteare lo sgabello girevole su cui era seduto verso i divani occupati dai loro amici – quasi quasi ci provo con la bella Ritsuko. È così carina, sarebbe un peccato farsi scappare una donna così affascinante!”
Haruka alzò gli occhi al cielo irritata, chiedendosi come facessero gli uomini ad avere tutta quella leggerezza.
“Matsuda, ti sembra il caso? – lo sgridò lei – anche se sei arrabbiato e deluso, tu sei ancora innamorato di Miki. Se prima non chiarisci le cose con lei, come fai a pensare a un’altra donna?”
Il poliziotto fece spallucce, indispettito, consapevole però del fatto che la sua amica non avesse tutti i torti.
Poi, Haruka saltò giù dallo sgabello e invitò Matsuda a tornare dagli altri. Non era sicura di quanto L fosse entusiasta di essere stato mollato da solo con il signor Goro, Eri e i colleghi.
Quando Haruka andò a prendere posto accanto a L, notò subito l’atmosfera pesante che aleggiava sulla comitiva.
“Che succede?” domandò con un filo di voce al detective.
“E’ da un po’ che va avanti così!” bisbiglio L, decisamente a disagio.
Sul divano di fronte, Goro – seduto accanto a Ristuko e a Teru – era tutto rosso, rideva sguaitamente e teneva un braccio intorno alle spalle della bella collega di Eri. Il detective con i baffi, probabilmente al suo quarto bicchiere di rosso, stava chiaramente dando spettacolo nel silenzio imbarazzato di tutti i presenti.
"Anche io vorrei sentire la voce della bella Ristuko prendere le mie difese in tribunale!" sogghignò Goro.
"Ma signor Goro, lei è ubriaco!" replicò la giovane mora, senza però riuscire a celare un sorriso compiaciuto.
"Oh, cara Risuko, oltre che bella sei anche molto modesta – continuò paonazzo in viso, l'ebbro detective – sei proprio il mio tipo...si, sei proprio perfetta...la mia donna ideale! Ahahah non sei solo bella, sei anche molto simpatica! Aahahaha!"
Al limite della sopportazione, Eri si alzò dal divano che occupava insieme a Saku e a Ran e andò via.
Furiosa con suo padre per quel vergognoso comportamento, Ran corse dietro a sua madre e la raggiunse proprio mentre era in procinto di entrare nell'ascensore.
"Mamma, aspetta un momento!" la chiamò Ran, disperatamente.
La ragazza dai capelli castani si infilò a pelo tra le porte e si ritrovò nella cabina, faccia a faccia con sua madre.
"Mamma sai bene che papà fa sempre lo stupido quando beve troppo!" quelle parole non volevano essere una giustificazione, ma così dovettero suonare alle orecchie di Eri.
La donna, indignata, incrociò severamente le braccia.
"Del resto, anche tu eri insieme a un altro uomo ieri – continuò Ran, non senza esitazione, alludendo alla compagnia del suo collega Saku – e sembravi anche molto felice in quel negozio!"
L'ascensore salì fino al 5° piano, dove alloggiava Eri. L'avvocato sfilò dalla borsa una lunga scatolina bianca, infiocchettata da un nastro di raso viola.
"Tesoro, sono stata così sciocca! – esclamò Eri, con un filo di voce – non avrei dovuto comprare questa cravatta. Ho abbassato la guardia ancora una volta e ora sto impazzendo dalla rabbia, piccola mia!"
"Ma, come? Non posso crederci – sussultò Ran, spalancando i suoi occhioni – allora quella cravatta è per papà, non è vero?"
"Si, proprio così! Domani è il nostro anniversario – spiegò la donna dai capelli ambrati – mi dispiaceva per te e così ho pensato che fosse arrivato il momento di perdonarlo. Così, ho pensato di fargli un regalo e tornare a casa, ma ora sono felice di non averglielo dato!"
Ran si morse le labbra e sottrasse il pacchetto dalle mani di sua madre.
"Questo lo prendendo io! – disse la ragazza, tornando di corsa indietro – glielo do io al posto tuo, mamma!"
"No, Ran!" urlò Eri, nel panico.
La ragazza si fermò bruscamente e si voltò indietro, sorprendendosi a trovare sul viso di sua madre un'espressione quasi intenerita.
"Glielo consegnerò io!" promise Eri, con un filo di voce.

Goro non la smetteva di farneticare, circuendo senza ritegno la collega della sua ex-moglie. Haruka sinceramente dispiaciuta per la sua amica Eri, decise di ritirarsi anche lei:
"Si è fatto tardi – esordì, scusandosi con i colleghi di Eri – credo sia ora di mettere a letto i bambini!"
"Guarda, si sono già addormentati" osservò Matsuda, indicando Quillsh e Ayumi, appisolati l'uno vicino all'altro sulle sedie a dondolo.
"Devono essere esausti!" convenne Teru.
"Già, oggi devono essersi stancati parecchio alle isole Kyoko Maki! – sorrise Saku, intenerito a sua volta – credo che a breve anche noi torneremo nelle nostre stanze!"
Quindi L, Matsuda e Haruka si congedarono dai loro amici e si diressero verso i bambini.
"Il signor Goro è incorreggibile – commentò Matsuda indignato, prendendo cautamente in braccio la piccola Ayumi addormentata – che modi, comportarsi in quel modo davanti a sua moglie e a sua figlia!"
L sollevò delicatamente suo figlio e poi si rivolse al bambino con gli occhiali ancora sveglio, seduto sulla dondola a sorseggiare il suo succo di frutta:
"Non si é fatto tardi anche per te, Conan?"
Il detective bambino si sentì punto da quell'osservazione. Sapeva benissimo di trovarsi di fronte a L, il detective più grande al mondo che investigava nell'ombra. Possibile che fosse venuto a conoscenza della sua vera identità?
"In effetti.... stavo giusto per andare a letto anche io!" rispose lui con tono puerile, accarezzandosi la nuca.
"Buonanotte, piccolo Conan!" salutò amorevolmente Haruka, prima di seguire L e Matsuda alla volta dei loro alloggi, al 3° piano.

Eri fece ritorno al piano bar, accompagnata da sua figlia. Sulla soglia incontrarono Conan, che stava per salire nella camera che occupava insieme a Ran e a Goro, al 4° piano.
"Se ne sono andati tutti! – esclamò Ran con delusione, notando che i divani occupati dai loro amici erano ormai vuoti – anche papà è andato via?"
Il bambino annuì con decisione e rispose:
“Si, ha detto che gli girava la testa e che sarebbe andato subito a letto!"
"Bene, papà è in camera nostra! – disse Ran, speranzosa – buona fortuna, mamma!"
La donna ringraziò di cuore, qualcosa le suggeriva che ne avrebbe avuto molto bisogno.
Conan e Ran accompagnarono Eri di sopra, quando la ragazza castana aprì la porta trovò la loro stanza vuota: di Goro non vi era alcuna traccia.
"Dove si sarà cacciato papà?" protestò Ran, non senza un pò di apprensione.
Anche Conan trovò molto strana l'assenza di Goro, eppure da quanto aveva potuto notare il detective era ubriaco fradicio. Dove si sarebbe potuto cacciare in quelle condizioni?
"Faccio un colpo di telefono a Saku!" disse Eri estraendo dalla borsa il cellulare.
Compose il numero del suo collega, che immediatamente rispose:
"Pronto, Eri?"
"Saku, perdonami se ti disturbo. Goro è con te?"
"No, io e Teru siamo appena saliti su nelle nostre camere – spiegò il suo collega – il tuo ex-marito è già tornato in camera da un pezzo!"
Eri si morse le labbra e riagganciò. Poi, digitò il numero di Ritsuko, sperando di avere più fortuna, tuttavia il cellulare della sua collega doveva essere spento, dal momento che rispose subito la segreteria telefonica.
"Ristuko non risponde - disse la donna dai capelli color ambra – non ci resta che andare a controllare!"
Ran e Conan annuirono e accompagnarono l'avvocato fino alla camera di Ristuko, che alloggiava su quello stesso piano, proprio in fondo al corridoio.
Quando Eri picchiò con le nocche contro la porta, dopo qualche attimo sentì giungere dall'interno la voce della sua collega:
"Arrivo subito – disse la mora, prima di affacciarsi sulla porta – oh, Eri, ragazzi. Siete voi!"
"So che è tardi, scusa se ti disturbiamo – disse Eri – per caso c'è mio marito?"
"No, veramente non è qui! – rispose Ritsuko – per caso c'è qualche problema?"
"Non riusciamo a trovare mio padre! – disse Ran, un pò preoccupata – nella nostra stanza non c'è e non c'è nemmeno in quella dei vostri due colleghi!"
"Scusaci tanto, Ristuko – disse infine Eri – ti auguro la buonanotte, noi andremo a cercarlo!"
Ristuko vide i tre allontanarsi nel corridoio e dirigersi verso l'ascensore. Poi, increspando le labbra in un sorriso compiaciuto, rientrò in camera e si chiuse la porta alle spalle.
"Cara Eri, perdonami – sogghignò la giovane ragazza mora, dirigendosi verso il suo letto a una piazza e mezza – malgrado i miei sforzi non diventerò mai come te, perciò l'unico modo che ho per superarti e farti cadere dal trono anche solo di qualche centimetro. Anche il minimo sospetto che ci sia stato qualcosa tra me e tuo marito, sono sicura che ti darà il tormento e il tuo lavoro ne risentirà, così sarai costretta a cedere lo scettro di regina del foro a me... Ristuko Usui!"
Ristuko trasalì, sentendo ancora una volta bussare alla sua porta.
Accidenti, sono tornati – pensò, nel panico – che insistenza!
Ristuko si rilassò per un attimo quando, aprendo la porta, non ritrovò Eri, Ran e Conan come invece si aspettava.
"Ah, sei tu – sospirò lei, regalando un sorriso – cosa posso fare per te?"

L e Haruka si erano appena messi a letto. Lei baciò teneramente il suo detective e si accoccolò contro di lui, appoggiandogli la testa sul petto.
"Sei stanca?" domandò lui, atono.
Haruka annuì. Si sentì improvvisamente grata di come il detective si fosse sempre comportato nei suoi riguardi. L era taciturno, poco socievole e, all'occorrenza, anche un pò scontroso, ma mai l'avrebbe trattata nella maniera priva di riguardi con cui il signor Goro trattava la sua amica Eri.
Magari L la tradiva, tuttavia non era il tipo da fare scenate simili in pubblico. Quando sentirono bussare alla porta, Haruka trasalì. A quell'ora tarda, il primo pensiero che le era balzato nella testa era che potesse essere accaduto qualcosa ai bambini. Saltò giù dal letto e andrò ad aprire.
"Ragazzi, cosa succede?" domandò Haruka, trovandosi inaspettatamente davanti Eri, Ran e Conan.
"Haruka, perdonaci per l'ora – disse Eri, facendo un inchino piano di scuse – avete visto Goro da qualche parte?"
"Prima che salissimo in camera, Goro era rimasto giù al pianobar, insieme ai tuoi colleghi!" spiegò la castana, avvertendo che L era giunto alle sue spalle.
"Cosa succede? " intervenne L.
"Mio padre sembra essere sparito!" rispose Ran, sempre più accigliata.
"Oh, no!" esclamò Haruka.
"Forse sta facendo due passi fuori dall'hotel – tentò di minimizzare Eri, cercando in tutti i modi di camuffare la sua apprensione – gli piace così tanto l'aria della sera…"
"Veniamo con voi a cercarlo!" propose Haruka, con decisione.
"Ci penso io – le disse L – tu torna a dormire"
"Giusto, Haruka – esclamò Eri – tu devi pensare solo a riguardarti!"
Haruka protestò, anche lei era preoccupatissima per il signor Goro. Andare in giro in quello stato non era sicuro.
"Allora vorrà dire che andrò ad avvertire Matsuda – replicò la castana – Ryuzaki, va con loro a controllare fuori!"
Il detective dovette acconsentire sapendo che, quando voleva, Haruka era proprio testarda. Non sarebbe riuscita in alcun modo ad addormentarsi finché non avrebbero ritrovato Goro sano e salvo.
Purtroppo le ricerche non ebbero alcun esito. L, Matsuda, Eri, Ran e Conan avevano setacciato tutto il perimetro della struttura, spingendosi fino alla spiaggetta privata dall'hotel, ma di Goro non vi era alcuna traccia.

Erano passale le 2 AM, quando tutti si ritrovarono davanti alla reception. Haruka aveva lasciato i bambini a sonnecchiare tranquillamente nella loro camera e, contro il volere di L, era scesa anche lei alla ricerca del detective privato con i baffi. A loro volta, anche Saku e Teru erano scesi per prestare aiuto.
"Cosa? Il signor Goro non è ancora tornato?" trasalì Matsuda.
"Lo abbiamo cercato ovunque!" sospirò Eri.
"E' anche tardi, sono già le due del mattino!" convenne Saku, guardando il suo orologio da polso.
"Questo è molto strano – commentò Teru – Goro ha lasciato il tavolo insieme a Ristuko, perché ha detto che avevano la camera sullo stesso piano!"
L e Conan si lanciarono un'occhiata all'unisono, ma non proferirono parola.
"Capisco! – sospirò Eri, con una certa riluttanza – a questo punto non abbiamo scelta…"
Giunti al 4° piano, si ritrovarono tutti accigliati davanti la camera di Ristuko. Quella restava l’ultima possibilità di ritrovare Goro, prima di allertare seriamente i soccorsi.
"La camera di Ristuko è l'unica che non abbiamo controllato personalmente!" osservò Saku.
"Guardate! – esclamò il bambino con gli occhiali, indicando il cartello PLEASE, DO NOT DISTURB posto sulla maniglia – prima, quando siamo venuti qui, questo cartello non c'era!"
"Prima? – domandò Teru, perplesso – volete dire che siete già stati qui?"
"Si, è vero! – confermò Ran, perplessa – siamo già stati qui, ma la signorina Ristuko ha detto che mio padre non c'era!"
Teru esitò un attimo prima di replicare, accarezzandosi pensosamente il mento:
"E pensate che abbia mentito? No, io non credo che quei due stiano insieme!"
Tutti abborrirono l’idea che il detective Goro e l’avvocato Ristuko potessero avere una storia clandestina.
Senza tergiversare oltre, Eri estrasse il cellulare e compose un numero, pregando tutti di fare silenzio.
Tutti sobbalzarono dalla sorpresa, quando udirono distintamente la suoneria di un cellulare provenire da quella stanza.
"Non ci credo!" esclamarono all'unisono Saku, Matsuda e Teru.
"Non c'è dubbio, quello è proprio il cellulare di Goro! – esclamò Eri – Ran, per favore, vai a chiedere il passepartout alla reception!"
La ragazza annuì e corse di sotto, sperando con tutta sé stessa che suo padre non avesse sprecato definitivamente l'ultima possibilità di ritornare con sua madre.
Quando il concierge salì di sopra a portare il duplicato, si assicurò che si trattasse di un'emergenza. In quell'occasione, la presenza di Matsuda - o meglio, del suo distintivo di poliziotto - si rivelò incredibilmente utile, come garante.
Quando Eri cercò di aprire la porta, trovò un ostalo. La porta non riuscì ad aprirsi di oltre 30°.
"Oh no – sospirò lei, notando la catena che bloccava la porta – c'è la catena! Aaah..."
"Cosa c'è? Cosa succede?" chiese Saku allarmato, vedendo il viso di Eri sbiancare improvvisamente.
Saku si sporse in avanti e, lanciando un 'occhiato all'interno della stanza, vide Risuko a terra, riversa sul pavimento.
"Oh no, quella è Ristuko!"
"Signore, prenda una pinza!" disse L, rivolgendosi al concierge.
"Si, subito!"
L'uomo, tutto allarmato, corse al piano di sotto per cercare qualche attrezzo di emergenza.
"State indietro, non c'é tempo!" disse Saku.
L'avvocato si fece largo, prese la riconcorsa e buttò giù la porta al primo colpo.
Tutti si precipitarono all'interno della stanza. Saku si adagiò sul corpo della sua collega e, scuotendola, cercò in tutti i modi di rianimarla.
"Avanti, Ristuko – la chiamò – svegliati, coraggio!"
Eri si chinò e, sentendole il polso, concluse:
"Saku, non insistere. Mi dispiace molto, ma non c'è più niente da fare!"
Tutti i presenti impallidirono.
"Santo cielo!" sussultò Teru, incredulo.
"Cosa le sarà mai successo?" domandò Matsuda, deglutendo.
In quel momento lo scrosciare di qualcosa smorzò l'atmosfera triste e cupa.
"Oh... i...insomma, cos'é tutta questa confusione? – mormorò qualcuno, dimenandosi sotto le coperte di quel letto a una piazza e mezza – cos'é tutto questo chiasso?"
In quel momento, con grande sconcerto dei i presenti, sbucò da sotto le lenzuola la testa tutta assonnata di Goro, il quale, mettendosi seduto, cercò di capire cosa stesse succedendo attorno.
"Cosa? – sobbalzò Ran, incredula – sei tu, papà!"
"E tu cosa ci fai qui?" domandò Eri, sgranando gli occhi dalla sorpresa.
***
***
***
CIAO!!
MI SCUSO SE QUESTO CAPITOLO E' RIUSCIUTO ECCESSIVAMENTE LUNGO.
COME DA TITOLO, VI AVEVO PROMESSO UN OMICIDIO ED ECCOLO :'D
SPERO PERO' DI AVER RESO I FATTI NEL MODO PIU' CHIARO POSSIBILE. RICORDO CHE NELLA MAGGIOR PARTE DEGLI EPISODI DI DETECTIVE CONAN AVVENIVANO OMICIDI CON PORTE CHIUSE DALL'INTERNO. A ME PIACEVANO UN SACCO, MA MI CHIEDEVO SEMPRE QUANTO FOSSE BRAVO E FANTASIOSO GOSHO AOYAMA, PER ESCOGITARE VOLTA PER VOLTA STRATAGGEMMI SEMPRE NUOVI E DIVERSI.
SPERO DI PUBBILICARE A BREVE UN NUOVO CAPITOLO, NEL FRATTEMPO VI AUGURO BUONE VACANZE, BUONA LETTURA E VI RINGRAZIO ANCORA UNA VOLTA PER CONTINUARE A SEGUIRE LE MIE STORIE.
A PRESTOO,
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Capitolo 6
*** Goro sospettato (Prima parte) ***


GORO SOSPETTATO

(Prima parte)


Un silenzio attonito era calato nella camera di Ritsuko Usui.
Quando Goro era sbucato da sotto le lenzuola di Ristuko, Eri aveva perso un battito. In realtà, tutti quanti erano rimasti impietriti nello scoprire la presenza del famoso detective nella stanza del delitto.
Il corpo esanime della giovane avvocatessa era riverso a terra con un segno rosso intorno al collo, mentre Goro – ancora spaesato e stordito dell'alcol - si accarezzava la nuca e scrutava con i suoi occhi neri gli amici davanti al letto.
Goro coprì con la mano un lungo sbadiglio, scostò le coperte dalle sue gambe e cercò di tirarsi su. L'investigatore privato portava ancora i pantaloncini e la camicia hawaiana gialla che aveva indossato durante la cena.
"Allora, cosa c'é? – domandò nuovamente il detective con i baffi – volete dirmi cosa succede?"
"Signor Mouri, stia attento!" quello di L fu quasi un urlo, che fece sobbalzare Goro, il quale aveva appena messo un piede fuori dal letto.
"Goro, non calpestarlo! Con tutta probabilità, quel cavo telefonico è l'arma del delitto" osservò il piccolo Conan.
"Del delitto?" fece eco il detective con i baffi.
Con cautela, Goro cercò di aggirare il corpo del reato ovvero il filo sul pavimento che apparteneva chiaramente al telefono fisso posto sul comodino.
Eri rimase in silenzio. Ribolliva di rabbia e, allo stesso tempo, era incredula:
Goro...perché sei qui? continuava a chiedersi.
Cos'era successo in quella camera nelle ultime ore? La porta era chiusa dall'interno con la catenella; anche la finestra collocata comunque al 4° piano era chiusa; all'interno della stanza, insieme alla vittima, c'era una sola persona: Goro dormiente.
"Vedete quella riga sottile intorno al collo? – spiegò placidamente L – probabilmente la signorina Usui è stata strangolata con quel filo telefonico!"
Ancora intontito, Goro raggiunse barcollando i suoi amici e solo in quel momento si accorse del corpo senza vita di Ristuko.
"Ma cosa ci fa lì per terra? – domandò, grattandosi la testa, poi trasalì e sgranò gli occhi – strangolata avete detto? Ma chi è stato?"
"Signor Goro, lei è l'unico che può averla uccisa!" gli rispose Teru, visibilmente indignato.
"Già, si può sapere perché lo ha fatto?" lo incalzò Matsuda, per la verità ancora incredulo.
"Aspettate ad accusarlo, sono sicura che c'é una spiegazione - intervenne Ran, in difesa di suo padre - mio padre non farebbe del male ad una mosca, non è così mamma?"
Incrociando le braccia, Eri aveva assistito passivamente alle accuse rivolte al suo ex-marito. Questa volta fu l'avvocato Kisaki a parlare:
"Articolo 499 del Codice penale: la condanna per omicidio prevede l'ergastolo e nella peggiore delle ipotesi…– rammentò lei, sistemandosi gli occhiali sul naso, prima di puntare il dito contro il suo maritino – addirittura...la pena di morte!"
Goro strabuzzò gli occhi, scioccato.
"Stai scherzando?" sussultò il detective accusato.
"Ma che dici mamma?" replicò la ragazza dai lunghi capelli castani, altrettanto incredula.
"Ran, che cosa stai aspettando? – la esortò severamente Eri – chiama subito la polizia!"
'Hey, ma fa sul serio?' sospirò Conan, rimasto perplesso anche lui.
Questa volta sembrava proprio che Eri avesse mal digerito la condotta di suo marito.

Nonostante fosse ancora notte fonda, la polizia giunse subito sul luogo, effettuò i rilievi e portò via il corpo della povera Ristuko. Dopo aver ascoltato tutti i presenti, il detective Yamamura – un uomo dall'aria svampita, piuttosto esile e bassino – riepilogò velocemente i fatti:
"Dunque, dunque - cominciò rivolgendosi a Eri, picchiettando la penna sul taccuino degli appunti - suo marito non si trovava, così avete pensato che potesse essere in questa camera. Lo ha chiamato al suo telefono cellulare e, come sospettava, ha sentito il cellulare suonare all'interno di questa stanza. Poi, quando finalmente si è fatta aprire la porta con il passepartout ha notato che era chiusa anche con la catenella e ha visto la vittima sul pavimento, attraverso la porta socchiusa. Quando il suo collega ha sfondato la porta, avete trovato la vittima senza vita mentre suo marito dormiva in questo letto. È esatto?"
"Si, è andata esattamente così!" confermò Eri, con decisione.
Il detective della polizia, visibilmente costernato, si grattò la testa con il dorso della penna e sentenziò:
" Allora sono spiacente di doverle comunicare che l'assassino è proprio suo marito!"
"Questa è davvero un'ingiustizia! – protestò Ran, non potendo tollerare quella situazione – papà non startene lì impalato, dì qualcosa!"
Haruka circondò con il braccio le spalle di una Ran ormai provata, che a sua volta si strinse a lei. La sua amica, altrettanto preoccupata, sembrava volerle assicurare che tutto si sarebbe concluso per il meglio.
Gli occhi di Yamamura si illuminarono all'improvviso, quando si posarono sul detective con i baffi:
"Ma io la conosco, lei è il famoso detective Mouri! Che fortuna! - esclamò pieno di meraviglia, raggiungendo Goro con ampie falcate – molto bene, con un detective privato famoso e infallibile come lei questo caso sarà presto risolto! La prego, perché non mi delucida con le sue impressioni?"
Eri rise di gusto.
"Giusto, ha ragione! – esclamò la donna dai capelli ambrati, con un ghigno soddisfatto – Goro, perché non gli racconti cos'è successo in questa stanza mentre tu dormivi come un ghiro? È arrivato il tuo momento! Fatti onore, infallibile investigatore privato!"
Goro lanciò un'occhiataccia alla sua mogliettina, si stava divertendo fin troppo con le sue stoccate.
"M... ma quindi lei è il marito in questione? - balbettò Yamamura, cercando di mettere i tasselli nel giusto ordine con una certa fatica – a...allora questo significa.. che..che l'omicida è proprio lei! No...non ci credo...non posso crederci! Che fine faranno le sue celebri risoluzioni dei casi in stato di trans?"
"Non lo so!" sbottò bruscamente Goro, stringendo i pugni.
Il sospettato cominciava seriamente a innervosirsi.
L alzò gli occhi al cielo. Non riusciva a credere che la gente era convinta che quell'ubriacone da strapazzo fosse un grande detective. Tuttavia, sapeva perfettamente che Goro, nonostante tutti i suoi difetti, non era affatto un assassino.
A quel punto intervenne uno dei due poliziotti rimasti sulla scena del delitto, insieme a Yamamura e tutti i testimoni coinvolti:
"Detective Yamamura, mi scusi – disse l'agente – vuole che conduca il signor Mouri alla centrale per procedere all'interrogatorio?"
Il detective Yahamamura ebbe un momento di esitazione e poi rispose con un certo timore reverenziale:
"Certo... se al signor Goro non dispiace!"
Il detective Goro si strinse nelle spalle e, senza farselo ripetere una seconda volta, affondò le mani nelle tasche e si incamminò verso la porta, scortato dai due agenti.
"Eri, immagino che sarai tu a seguire tuo marito in questa fase!" suppose Teru.
Dal momento che il sospettato ha il pieno diritto di essere assistito da un legale, durante l'interrogatorio, a garanzia della propria incolumità, Teru aveva dato per scontato che sarebbe stata Eri a seguire il suo ex-marito, almeno nella prima fase processuale.
"Mi dispiace, ma io rinuncio – rispose Eri, incrociando le braccia – non intendo difendere, in caso un di omicidio, un sospettato se so già dal principio che è colpevole. Non voglio in alcun modo rovinare una carriera piena di successi!"
Goro increspò le labbra in un sorriso appena accennato, si fermò sulla porta e lanciò un'occhiata alla sua ex-moglie. I loro occhi – che esprimevano molto più di quanto le parole non erano in grado di dire – si incrociarono, come se avessero ritrovato improvvisamente l'antica complicità.
"Comunque non mi sarei mai rivolto a te – biascicò in risposta il detective con i baffi, con un ghigno – e non farti vedere in commissariato, altrimenti te ne pentirai!"
"Ora basta! – intervenne Ran, seriamente preoccupata per la sorte di suo padre – mamma, ti prego, fa qualcosa!"
"D'accordo! – sopraggiunse Saku, facendosi avanti – allora vorrà dire che me ne occuperò io, anche perché sono convinto che il signor Goro sia del tutto estraneo ai fatti!"
Tirando un sospiro di sollievo, Ran si rivolse al collega di sua madre, facendo un inchino pieno di gratitudine:
"Grazie infinite, signor avvocato!"
Saku seguì Goro in centrale, dove li attendeva una lunga notte.
"Eri, detective Yamamura – disse il povero Teru, con gli occhi provati dalla stanchezza – vi spiace se mi ritiro per qualche ora? Domani mi aspetta un lungo viaggio e come ben sai, Eri, lunedì mattina ho un'udienza!"
"M...ma certo, lei é stato già interrogato – rispose Yamamura – l'importante é che non lasci l'albergo prima di nuovi ordini!"
"Non preoccuparti, Teru – lo rassicurò Eri comprensiva, dando l'occhiata dall'orologio che segnava già le 3: 16 AM – é già molto tardi, vai pure a riposarti!"
"Matsuda, puoi andare a dare un'occhiata ai bambini?" chiese Haruka al suo amico.
Temeva che l’arrivo della polizia, sebbene piuttosto discreto, avesse potuto svegliarli.
Il poliziotto annuì con decisione.
"Ma certo – rispose lui – vado a controllare e torno immediatamente!"
Teru e Matsuda lasciarono la stanza per poi scendere insieme al 3° piano. Ancora provati per l'accaduto, continuavano a chiedersi chi potesse aver fatto del male alla bella Ristuko.
L tirò uno sbadiglio e, affondando le mani all’interno delle tasche e si incamminò con noncuranza verso la porta.
"Amore, dove stai andando?” lo chiamò Haruka, perplessa.
“Me ne torno a letto anch’io!” rispose semplicemente il detective dai capelli corvini tutti arruffati.
“L! – bisbigliò lei arrabbiata, andandogli vicino – come puoi tornare a dormire tranquillamente in una situazione del genere? Il signor Goro rischia di venire incriminato ingiustamente per omicidio!”
“Ma ci sono già dei validi investigatori all’opera per tirarlo fuori dai guai!” rispose piattamente L.
“Eh?” mormorò lei.
Il detective dalla carnagione pallida e dalle occhiaie pronunciate fece un cenno con il capo, indicando la scena davanti a loro:
Eri aveva indossato dei guanti di lattice, gentilmente prestatele dal detective Yamamura, e insieme al piccolo Conan si era messa all'opera alla ricerca di ulteriori indizi.
Ran osservava sua madre con occhi interrogativi. Eri aveva dato addosso a Goro senza pietà, eppure era la prima a essersi mobilitata nelle indagini.
“Mamma, si può sapere cosa hai intenzione di fare?” domandò la liceale perplessa.
"Ci sono tre elementi che non tornano – spiegò Eri, posandosi le mani sui fianchi – la prima è il cavo telefonico utilizzato per strangolare Ristuko. Se l'assassino avesse ucciso in preda all'alcol e senza premeditazione avrebbe strappato il cavo, invece l'apparecchio é al suo posto, sul comodino, senza traccia del cavo rimosso con forza in un impeto di rabbia."
"Il secondo elemento é il telefono cellulare – osservò il piccolo Conan, indicando il prisma sul pavimento posizionato al posto del cellulare di Goro – ho l'impressione che sia stato lasciato volutamente accanto alla porta, affinché noi da fuori potessimo sentirlo squillare".
"Il terzo elemento sono le sue mani – soggiunse L, adocchiando il bambino sveglio – sono trascorse poche ore dal momento del delitto fino al ritrovamento del corpo. Se Goro l'avesse strangolata ci sarebbero ancora dei segni sulle sue mani, a meno che non indossasse dei guanti di pelle o qualcosa di simile, ma invece non c'é traccia di nulla del genere."
Conan restituì a Ryuzaki un sorriso enigmatico. Era raro e stimolante trovare qualcuno con cui poter confrontare le proprie capacità.
"Caspita, Conan – esclamò Haruka – sei così sveglio e intelligente!"
"Vero!" annuì Ran, orgogliosa.
L aveva quasi dimenticato che Haruka non fosse al corrente della vera identità di quel bambino. Al tempo, quando era arrivato alla conclusione che Conan Edogawa fosse Shinichi Kudo, Haruka aveva appena lasciato la polizia, quindi L non aveva ritenuto necessario doverla mettere al corrente di una verità così incredibile.
“Ma allora non sei andata in commissariato ad assistere papà perché volevi rimanere qui a trovare prove che lo scagionassero!” esclamò Ran emozianata, battendo le mani dalla felicità.
Adesso si che riconosceva sua madre: nonostante le provocazioni, lo amava e credeva nella sua innocenza.
“Certo cara! – ammise Eri – conosco bene tuo padre e da molto più tempo di te. Non fraintendere, all’inizio ero arrabbiata, ma so meglio di chiunque altro che non sarebbe capace di far del male a una mosca!”
“Così, quando papà ha detto che non voleva che ti presentassi alla polizia in realtà ti stava suggerendo di restare qui a cercare le prove che potessero scagionarlo!” domandò Ran, così orgogliosa dei suoi genitori.
Eri non era così sicura di questo.
“Non lo so – ammise Eri, esaminando distrattamente l’abatjour sopra il comodino – forse non ha davvero voglia di vedermi!”
Ran lanciò un’occhiata piena di speranza ad Haruka, la quale annuì compiaciuta: tra Eri e Goro c’era ancora una grande complicità.
***
***
***
CIAO,
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, IO MI SONO DIVERTITA MOLTO A SCRIVERLO. L VOLEVA TORNARE TRANQUILLAMENTE A DORMIRE, NONOSTANTE UN CASO DI OMICIDIO. BEH, A MIO PARERE, QUESTO TRATTO E’ ABBASTANZA IC: NON E’ FORSE VERO CHE IL GRANDE L NON SI MOBILITA MAI SE NON PER CASI MOLTO COMPLESSI? NONOSTANTE SI TRATTI DI UN OMICIDIO CON PORTE CHIUSE DALL’INTERNO E’ UN CASO MOLTO SEMPLICE ANCHE PER CONAN.
NEL PROSSIMO CAPITOLO METTERO’ IN EVIDENZA ULTERIORI INDIZI…
GRAZIE ANCORA PER CONTINUARE A SEGUIRE LE MIE STORIE, MI FA DAVVERO UN SACCO PIACERE!
A PRESTOO,
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 7
*** Goro sospettato (Seconda parte) ***


GORO SOSPETTATO

(Seconda parte)


Si erano già fatte le 5 AM.
La camera di Ristuko era ormai un'autentica scena del delitto: il segno del gesso sul pavimento delimitava la sagoma del corpo della vittima, portato via subito dopo i primi rilievi, mentre tre prismi segnalitici sparpagliati a terra comparivano al posto delle prove, mandate ad analizzare alla scientifica.

Prisma 1: cavo telefonico rinvenuto accanto a letto, poco distante dal corpo di Ristuko.
Prisma 2: cellulare di Goro, ritrovato vicino alla porta.
Prisma 3: filo lungo 3 cm con un nodo a un'estremità.

L'impacciato detective della polizia di Nagano, Misao Yamamura, seguiva passivamente l'operato di L, Eri e Conan, intenti a ispezionare la stanza.
Il bambino con gli occhiali salì sulla seda della scrivania e cominciò a rovistare sul tavolo. Insieme ai pochi effetti personali di Ristuko – una spazzola, uno specchietto e un piccolo set per manicure – c'erano un blocknotes e il listino prezzi dei servizi dell'Hotel.
"Guardate, da questo blocchetto è stata strappata una pagina!" osservò Conan, attirando l'attenzione di tutti sul blocknotes.
"E' vero!" esclamò Eri.
L diede un'occhiata nel cestino della spazzatura lì accanto, si chinò e tirò fuori un figlio tutto accartocciato.
"Vediamo se è questa la pagina strappata – disse piattamente il detective dalle profonde occhiaie, dipanando bene il foglio – dovrebbe essere lo stesso formato!"
L distese il più possibile il foglio e lo avvicinò al blocchetto, constatando che il formato combaciava perfettamente.
"C'é scritto qualcosa. Eri, riconosci la scrittura?" domandò il piccolo Conan, indicando ciò che vi era sctitto sul foglietto: 'AYASHI 2'.
"Si, certo, questa è la grafia di Ristuko! – esclamò Eri, senza il minimo dubbio – e Ayashi è il nome di un collega con il quale avrebbe dovuto collaborare per la prossima udienza, che si terrà lunedì. Lui le aveva promesso di contattarla per discutere insieme della causa..."
"Quale causa?" domando il detective Yamamura.
"E' un caso molto noto – spiegò Eri, sistemandosi gli occhiali sul naso – una fabbrica, indagata per inquinamento di falde acquifere nella regione di Nagano, si é rivolta al nostro studio. Io non ho voluto averci a che fare, Saku si occupa di diritto penale, quindi alla fine se ne sono occupati Ristuko e Teru. Insieme hanno perso il processo di primo grado, mentre Ristuko da sola ha vinto quello di secondo grado. Ristuko aveva intenzione di vincere la causa a tutti i costi, perciò mi chiese di presentarle un altro avvocato per poter sostituire Teru, così ho pensato ad Ayashi, un mio vecchio compagno dell'Università che considero molto bravo."
"E così la signorina Usui aveva pensato di rimpiazzare il suo collega, il signor Teru Odagiri, eh?" mormorò Yamamura, ticchettando l'indice sulla tempia.
In quell'esatto istante entrò nella stanza il concierge tutto trafelato:
"Scusate, ho notato qualcosa di strano in questa faccenda e ho pensato di dovervi mettere al corrente!" disse l'uomo sulla cinquantina, con un filo di esitazione.
"Avanti, parli" lo pregò Eri, impaziente.
Il consierge mostrò un tabulato, sul quale erano segnate tutte le telefonate ricevute dall'esterno.
"Vedete – continuò lui, illustrando la tabella – ieri sera verso le 11 PM, ha telefonato due volte un certo signor Ayashi, chiedendo di essere messo in contato con la signorina Usui. La prima volta l'ho subito messo in comunicazione con questa camera, ma non ottenendo risposta sono salito a controllare, ho suonato il campanello e non ho ottenuto risposta. Quando il signore ha telefonato la seconda volta mi ha suggerito che forse la signorina Usui stesse facendo un bagno e ha insistito perché andassi a ricontrollare. Sembrava essere una questione molto urgente, così sono salito nuovamente, ma questa volta ho trovato sulla maniglia della porta il cartello DO NOT DISTURB con sopra un appunto..."
"un appunto?" domandò sbalordito Yamamura, prendendo frettolosamente nota suo taccuino di quanto stesse testimoniando il corcierge.
"Si, c'era scritto qualcosa del tipo SONO SPIACENTE, PER FAVORE RIFERISCA CHE PAGHERO' QUANTO DOVUTO con una grafia molto distorta – rispose l'uomo cinquantenne – ho riferito il messaggio al signor Ayashi, ma mi è sembrato piuttosto perplesso e ha detto che in realtà stava chiamando per spostare il loro appuntamento di domani con la signorina dalle 2 alle 4"
Dopo aver fornito la sua testimonianza, il concierge si congedò lasciando tutti alquanto perplessi. L'avvocato Ayashi aveva telefonato per spostare il loro appuntamento, mentre Ristuko aveva lasciato un messaggio presumibilmente relativo a una cifra di denaro.
"Ci sono! Adesso é tutto chiaro! – concluse Yamamura, battendo un pugno sul palmo della mano – la signorina Usui si è suicidata! La poveretta doveva aver contratto un sacco di debiti, magari per via di qualche sfortunata manovra finanziaria. Non ha retto più e in questa stanza d'albergo ha deciso di farla finita – ghignò soddisfatto – deve essere andata proprio così!"
"Si sarebbe suicidata con mio padre in camera?" domandò titubante Ran.
Il detective della polizia sgranò gli occhi sulla difensiva.
"…e lo avrebbe fatto con un cavo telefonico, ritrovato a una distanza di oltre 2 metri?" lo incalzò Haruka, perplessa.
"Ehm… – mormorò Yamamura, accarezzandosi la nuca tutto imbarazzato – allora forse non è andata proprio così!"
L alzò gli occhi al cielo, domandandosi con sgomento in che mani fossero le sorti della polizia giapponese.
"Signora Kisaki, é possibile che il signor Ayashi e la signorina Usui avessero qualche conto in sospeso?" domandò placidamente il detective dai capelli corvini.
"No, questo lo escludo - rispose Eri - loro non si conoscevano affatto, sono stata io a metterli in contatto telefonico qualche giorno fa. Non vedo che tipi di conti in sospeso potessero avere!"
L annuì e lanciò un'occhiata a Conan, il quale gli restituì a sua volta un'occhiata perplessa. Di due cose erano assolutamente certi: l'appunto trovato accartocciato nel cestino era il promemoria per l'appuntamento che Ristuko aveva con Ayashi alle 2; mentre l'appunto ritrovato dal concierge sulla porta riguardava qualcosa di completamente diverso, che non aveva niente a che fare con il signor Ayashi. Anzi, se Ristuko é stata uccisa prima della seconda telefonata, ad attaccare il cartello era stato senza dubbio l'assassino.
Questi nuovi dettagli non facevano altro che persuadere ancora di più dell'innocenza di Goro. Tuttavia, in quel momento fecero nuovamente capolino i due agenti. Uno di questi, tutto preoccupato, si avvicinò al detective Yamamura e gli bisbigliò qualcosa all'orecchio. Il detective della polizia strabuzzò gli occhi, ringraziò il suo sottoposto e si avvicinò nuovamente a Eri.
"Signora, sono molto spiacente – disse poi il detective Yamamura, corrucciato – ma sembra proprio che suo marito sia davvero colpevole!"
Eri ebbe un sussulto:
"Cosa?"
"Le sue impronte sono state trovate sul cavo telefonico usato come arma del delitto e poi i testimoni presenti al bar dicono di aver visto suo marito irretire la signorina Usui. Beh – continuò Yamamura, con fare risolutivo – mi dispiace tanto, ma sono sicuro che il detective Goro sia l'assassino!"
"Aspetti un momento, non ha sentito cosa abbiamo detto finora? – replicò Eri, cercando di placare quel detective troppo infervorato – sulle mani di Goro non c'erano segni di quel cavo!"
"Beh, parliamo di un investigare esperto, di un autentico specialista del crimine – sogghignò Yamamura, incrociando le braccia – per lui sarà stato un gioco da ragazzi trovare un modo per non lasciare tracce sulle proprie mani!"
"Mi scusi, detective – intervenne a quel punto Haruka, con sgomento – ma un bicchiere di troppo e qualche complimento non provano nulla"
Haruka, sempre comprensiva e gentile con tutti, stava davvero cominciando a innervosirsi. Forse per via della carenza di sonno, per il suo stato interessante o per l’irritante incompetenza del poliziotto a capo delle indagini, stava per perdere la pazienza. Era stanca e la piccola dentro di lei sembrava non darle tregua. Inoltre, cominciava a nutrire seri dubbi sulle capacità di quel detective della prefettura di Nagano. Pensava più a farneticare conclusioni affrettate piuttosto che concentrarsi su prove tangibili.
"Si, può darsi, ma ritengo che il vero movente provenga dalla sua professione – rispose Yamamura, lisciandosi il mento – quasi ogni giorno è tormentato dai ricordi strazianti di efferati omicidi e questa notte nella sua mente qualcosa è scattato portandolo a commettere un omicidio - rabbrividì alle sue stesse parole - oh, che paura..."
L e Conan si lanciarono un'occhiata perplessa: erano sicuri che se avessero lasciato condurre le indagini a quell'incapace, Goro sarebbe finito di sicuro in galera.
"Scusate, ricordate cos’è stato trovato in prossimità della porta vicino al cellulare di Goro?" intervenne Conan, dirigendosi verso il prisma 3, per cercare di incanalare l'attenzione nella giusta direzione.
Il detective Yamamura cercò di non andare nel panico e riconsultò frettolosamente gli appunti sul suo taccuino.
"Il filo!" concluse il detective imbranato.
"Ricordate com'era quel filo?" domandò L, cercando a sua volta di stimolare il ragionamento.
"Sicuro! – rispose prontamente Eri – era un filo molto sottile, lungo circa 5 cm e aveva un nodo a un'estremità. Era sul pavimento insieme a un pezzo della catenella, che forse è caduta mentre veniva sfondata la porta!"
"Ha osservato bene quel pezzo di catenella?" la incalzò L ancora una volta.
"Si, in effetti il pezzo della catenella aveva uno strano segno – rispose l'avvocatessa, prima di essere attraversata dalla scintilla dell'illuminazione – ma certo, adesso ho capito quale trucco ha usato!"
Il detective dai capelli corvini e il detective con gli occhiali si lanciarono uno sguardo compiaciuto: c'erano quasi.
Tutti si erano fatti un'idea di chi fosse l'assassino, del motivo per cui il cellulare di Goro non fosse stato ritrovato vicino al suo proprietario ma accanto alla porta, del perché fosse stato utilizzato il cavo telefonico come arma del delitto. Unico tassello mancante era l'appunto SONO SPIACENTE, RIFERISCA CHE PAGHERO' QUANTO DOVUTO trovato dal concierge sul cartellino DO NOT DISTURB.
Poi, a Conan balenò in mente che la spiegazione a quell'interrogativo potesse trovarsi proprio sulla scrivania. Così, salì sulla sedia e cominciò a sfogliare il listino prezzi finché non arrivò alla pagina ristorazione.
Ci sono! pensò tra sé Conan, pieno di soddisfazione.
Il bambino con gli occhiali non si accorse della presenza alle sue spalle, finché l'ombra proiettata sulla scrivania non lo fece sussultare.
Il detective dai capelli corvini lo guardava compiaciuto. L increspò le labbra in un ghigno quasi impercettibile e osservò:
"E così adesso conosciamo anche il motivo dell'appunto trovato dal concierge sul cartellino NON DISTURBARE!"
"Già..." rispose il bambino con gli occhiali, annuendo.
Ormai Conan non si curava più di nascondersi con Ryuzaki. Era appurato che entrambi i detective agissero nell'ombra e che nessuno dei due costituiva una minaccia per l'altro. Senza un reale motivo, avevano percepito sin da subito che potevano fidarsi l'une dell'altro.
"E questo che cos'é?" intervenne Eri, prendendo il listino che aveva appena consultato Conan.
La donna con la crocchia ambrata sgranò gli occhi: adesso neanche lei aveva più il minimo dubbio su chi fosse il colpevole. Sorrise amaramente prima di voltarsi e rivolgersi a tutti i presenti.
"Signori, c’è un modo per inchiodare il colpevole – disse l'avvocatessa – ma ho bisogno dell'aiuto di tutti quanti voi!"
***
***
***
CIAO,
SPERO TANTO CHE QUESTO CAPITOLO NON SIA TROPPO CONFUSIONARIO. LO AVEVA SCRITTO DA UN PO’, QUINDI HO CERCATO DI DARGLI UNA FORMA PIU’ LINEARE E COERENTE: SPERO SOLO DI ESSERCI RIUSCITA.
AVETE GIA’ CAPITO (O COMUNQUE RICORDATE) CHI E’ L’ASSASSINO? NEL PROSSIMO CAPITOLO – CHE DOVREBBE ESSERE IL PENULTIMO – VERRA’ CHIARITO TUTTO.
GRAZIE ANCORA PER CONTINUARE A LEGGERE LE MIE STORIE, MI RENDE DAVVERO FELICE!!
A PRESTO,
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 8
*** Goro sospettato (Terza parte) ***


GORO SOSPETTATO

(Terza parte)


Ore 7: 15 A.M.
Eri era scesa alla reception, alla ricerca del concierge, lasciando i tre poliziotti, L, Haruka, Conan e Ran nella camera in cui era avvenuto il delitto.
Mentre Ran si intratteneva con il detective Yamamra, continuando a esprimere timore per la sorte di suo padre (il detective dormiente era ormai giù alla centrale da diverse ore), Haruka cominciò a chidersi che fine avesse fatto Matsuda. Il suo amico poliziotto era uscito dalla camera insieme al signor Teru Odagiri, per andare a controllare i bambini e non era più tornato.
Da quando aveva abbandonato i suoi impegni lavorativi, Haruka non era più abituata a fare le ore piccole e accusava come non mai la carenza di sonno. Improvvisamente le palpebre si erano fatte pesanti e le gambe cominciarono poco a poco a vacillare.
Quando si lasciò andare a uno sbadiglio, L le si avvicinò e con delicatezza le accarezzò il pancione. Lei increspò le labbra in un sorriso e reclinò la testa per lasciargli un bacio sulla gota.
"Dovresti andare a dormire" le disse il detective, apprensivo.
Quella semplice frase, però, suonò ad Haruka più come un ordine che come un caloroso suggerimento.
"Come posso stare tranquilla, sapedo che il povero signor Goro rischia di finire in galera per omicidio?" replicò lei, alzando gli occhi al cielo.
Nonostante conoscesse il suo detective da tutta una vita, Haruka rimaneva sempre sgomenta davanti a quella sua corazza impermeabile. L non era affatto privo di umanità, tutt'altro, ma quell'atteggiamento talvolta cinico lo faceva sembrare davvero senza cuore.
"Il signor Mouri ce la farà. Anche senza di te – scandì L, con tutta franchezza – se ti chiedo di startene buona e di andare a riposare, lo faccio per lei!"
Era naturale che il primo pensiero di L fosse per la piccola che stava per arrivare, la cosa più naturale al mondo, ma per qualche motivo fecero aprire una voragine nel petto di Haruka.
"Questo lo so benissimo!" rispose lei, mettendola tutta per celare il suo risentimento.
Haruka serrò i pugni lungo i fianchi, gli lanciò un'occhiata indecifrabile e, senza proferire parola, uscì dalla stanza.
Si vergognò profondamente di quel sentimento di gelosia che era scaturito dal nulla, ma doveva respirare e calmarsi. Non era certo gelosa della sua bambina, ma di qualcuno a cui ancora non poteva ancora dare un nome.
"Dove sta andando Haruka? – domandò il piccolo Conan perplesso – cosa le é preso?"
Con una certa riluttanza, L distolse lo sguardo dalla parta da cui era appena uscita la sua compagna e lo posò su quel bambino, che gli si era appena avvicinato.
"Non lo so!" ammise L, un pò preoccupato.

Ore 8:10 AM
Eri Kisaki aveva appena finito di comunicare al concierge le ultime disposizioni per il chexk-out, termine del suo week-end a Karuizawa. In quel momento le ampie vetrate della porta automatica si spalancarono e Saku fece il suo ingresso. L'avvocato aveva l'aria piuttosto stanca dopo l'intera nottata passata in caserma.
"Oh, Saku! Finalmente! – esclamò Eri, avvicinandosi subito al suo collega – ti prego, dimmi cosa succede alla centrale di polizia!"
Saku incurvò le labbra in un tenue sorriso e poi le rispose:
"A quanto pare il signor Goro era ubriaco e quindi non sa perché si trovasse nella camera di Ristuko – spiegò lui – anche la polizia fatica a credere che un celebre detective come lui c'entri qualcosa. Di conseguenza, anche gli ispettori che lo stanno interrogando non sanno come comportarsi!"
"Si, certo, capisco! – rispose Eri, alzando gli occhi al cielo – questo non può che voler dire che quel dongiovanni del mio ex-marito prima ha irretito Ristuko e poi, completamente ubriaco, l'ha uccisa!"
Profondamente dispiaciuto, Saku si morse le labbra e si strinse nelle spalle. Avrebbe tanto voluto trovare una parola di conforto per consolare la sua amica Eri.
"Eri, se hai bisogno di qualcosa, chiedimi pure, ti prego!" si offrì lui.
Lei afferrò il suo collega sottobraccio e, con ampie falcate, lo condusse verso l'ascensore.
"Oh, grazie Saku – rispose prontamente l'avvocato dai capelli ambrati – quello che più mi preoccupa in questo momento è il caos che scoppierà in ufficio lunedì."
Saku era convinto che, in un momento del genere, a Eri premesse maggiormente risolvere la questione del suo ex-marito. Per questo si stupì molto quando lei lo trascinò in ascensore e iniziò ad affrontare quello che, una volta rientrati a Tokyo, sarebbe stato il problema del giorno: trovare nel loro studio legale il sostituto di Ritsuko per la causa alla quale stava lavorando da mesi, vale a dire il caso dell'inquinamento delle acque nella zona di Nagano.
"Secondo te come andrà avanti quel processo?" domandò Eri, mentre l'ascensore si fermava al 4° piano.
"Pensi che io dovrei subentrarle e assumere personalmente il caso? – replicò Saku, mentre uscivano dall'ascensore – non credo di essere la persona giusta, non ho la specializzazione che aveva Ritsuko. Tutto al più potrei ottenere una conciliazione tra le parti!"
In quel momento suonò il cellulare di Eri.
"Scusami, Saku, va pure avanti – lo esortò l'avvocato dai capelli ambrati raccolti in una crocchia, sfilando il telefono dalla tasca – ti raggiungo subito sulla scena del delitto!"
"Ehm, certo – rispose lui – va bene!"
Quindi, Saku affondò le mani nelle tasche della giacca e proseguì lungo il corridoio.
"Dunque, vediamo – scandì – qual era la camera di Ristuko?"
Quando Saku vide sul pavimento, davanti a una porta, un vassoio con sopra due piatti di riso con carne e verdure, capì immediatamente che doveva trattarsi della camera della defunta Ristuko.
"Che significa?" biascicò lui, perplesso.
Poi, quando bussò alla porta della camera, con grande sorpresa fu Conan ad aprirgli.
"Oh, ma è lei, signor Saku!" esclamò il bambino con gli occhiali.
"Hey, ma sei qui tutto solo, ragazzino!" osservò l'avvocato penalista, notando la camera ormai vuota.
"Si, i poliziotti sono andati tutti via – rispose Conan, con tono puerile – come mai è venuto qui, signor Saku?"
"Eh? – replicò l'uomo, grattandosi il mento – ah, ecco...la signora Kisaki ha detto che voleva parlare con me!"
"Scommetto che voleva chiederle un parere su quel filo che abbiamo trovato per terra con un anello della catena di sicurezza della porta!"
Saku sgranò gli occhi. Continuava a chiedersi cosa ci facesse lì quel bambino tutto solo.
"E perché mai Eri dovrebbe chiedere proprio a me una cosa del genere?" rise l'avvocato, accarezzandosi la nuca.
"Ho sentito la signora Kisaki parlarne prima – rispose il bambino, affondando le mani nelle tasche dai pantaloncini – diceva che lei, signor Saku, ha usato quel filo dall'esterno per far sembrare la porta chiusa!"
"Ma è ridicolo, quando siamo andati tutti a cercare Goro nella camera di Ristuko, io ed Eri abbiamo verificato insieme la catenella di sicurezza ed era ben assicurata alla porta – replicò Saku, cercando di abbozzare un sorriso – è per questo che ho dovuto sfondare la porta, vedendo la povera Ristuko a terra. Inoltre, ragazzino, non si chiude la porta con un filo così corto!"
"Forse è stato tagliato quando è stato annodato alla catena! – rispose Conan, incurvando le labbra in un ghigno soddisfatto – è possibile che quel filo servisse a tenere insieme i due pezzi di catena, tagliata in precedenza, e che poi l'anello tolto alla catenella di sicurezza sia stato messo da parte in un angolino nascosto nella camera lontano da ogni sguardo. Allora, che dice?"
Saku serrò i pugni, chiedendosi come facesse quel bambino a sapere tutte quelle cose.
"Già e quando la porta è stata aperta con la forza, e sottolineo che sei stato proprio tu a sfondarla, il filo si è rotto, la catena è saltata e ha dato a tutti noi che eravamo fuori l'illusione che la porta fosse stata chiusa dall'interno con la catenella – la voce di Eri arrivò alle spalle di Saku, cogliendolo di sorpresa –dunque è andata così, non è vero Saku? Avanti, ammettilo"
"No, non so proprio di cosa parli – obiettò Saku, abbozzando un sorriso – Eri, la tua ipotesi non sta in piedi. Pensaci bene, tuo marito stava dormendo in quella stanza. Poteva svegliarsi in qualsiasi momento e se avesse tolto la catena, a quel punto tutto il piano sarebbe andato a monte!"
"Ecco perché hai strangolato Ristuko con il cavo telefonico – lo incalzò prontamente Eri, piegando le labbra in un ghigno – in questo modo il telefono sul comodino non avrebbe squillato. In più, hai spostato il cellulare di Goro, mettendolo vicino alla porta, e hai appeso fuori il cartello NON DISTURBARE, così che nessuno sarebbe venuto a bussare. Hai agito in questo modo perché mio marito non doveva svegliarsi. Inoltre, sono più che sicura che hai messo il cellulare di Goro vicino alla porta, perché noi lo sentissimo dal corridoio, così avremmo dedotto che lui si trovava in quella stanza. Sapevi che avremmo aperto la porta con il passpartout e che avremmo trovato la catenella alla porta. Ne eri sicuro, mio caro collega, talmente sicuro che avevi già deciso di sfondare la porta"
Saku le rivolse un sorriso di sfida. Eri era intelligente, ma non poteva permettere che lei lo incastrasse, almeno non per il momento.
"Cara Eri, è davvero eccellente questa tua ricostruzione – ammise lui – quello che hai detto ha senso, ma sarebbe stato più saggio da parte tua non difendere tuo marito e non accusare me del delitto. Non è certo colpa mia se tuo marito è un inguaribile dongiovanni e poi finisce nei pasticci. Inoltre, non hai prove contro di me, quindi rischi che la tua brillante e impeccabile carriera venga rovinata!"
Saku si sentì in colpa per quel colpo basso. Teneva ad Eri con tutto il cuore e sapeva perfettamente di averla ferita, colpendola in punto assai dolente, ma non poteva dargliela vinta: doveva difendersi da quelle accuse con le unghie e con i denti.
Eri incrociò le braccia e appoggio le spalle contro uno dei cardini della porta.
"Già, Goro non cambierà mai! – rise amaramente lei, prima di inchiodare con lo sguardo il suo collega – ma non devi preoccuparti della mia carriera, caro Saku, perché la fortuna è ancora dalla mia parte e sai perché? Perché nel preciso momento in cui sei entrato in questa camera ti sei rovinato con le tue stesse mani!"
Saku sgranò gli occhi.
"Cosa?" sussultò lui, perplesso.
"Sai, mi sorprende che tu sapessi quale fosse la stanza giusta!" osservò Eri, inarcando maliziosamente un sopracciglio.
"Beh, p...perché non avrei dovuto saperlo? – balbettò lui, tentando in ogni modo di discolparsi – fuori dalla porta avevano messo del riso e..."
"Infatti! – lo incalzò nuovamente lei – come facevi a sapere del riso Ayashi?"
"Ecco...io...veramente..." mormorò Saku, non sapendo più come uscirne.
"Te lo spiego subito – disse Eri, arricciandosi una ciocca ribelle che sfuggiva alla crocchia – dopo aver ucciso Ristuko, mentre eri ancora nella stanza, intento a tagliare la catenella e a predisporre il tuo trucco, qualcuno ha bussato alla porta. Sbirciando dallo spioncino dalla porta hai visto il concierge e poi hai notato il promemoria sulla scrivania AYASHI 2, lasciato da Ristuko. Questo ti ha fatto infuriare, hai strappato il foglietto e lo hai buttato via nel cestino dell'immondizia. Eri fuori di te perché lei aveva ordinato da mangiare nel momento sbagliato. Quindi, per evitare che il concierge tornasse a consegnare la cena, hai scritto il messaggio SONO SPIACENTE, RIFERISCA CHE PAGHERO' QUANTO DOVUTO per specificare che il riso Ayashi* veniva respinto ma che sarebbe comunque stato pagato, affiggendolo al cartellino NON DISTURBARE appeso fuori, sulla maniglia della porta. Se non avessi agito in questo modo, non avresti saputo nulla della faccenda del riso Ayashi!"
"Ma no, Eri… – replicò lei – è per puro caso che ho visto il riso. Ho trovato il concierge davanti alla porta con il vassoio ed era molto contrariato. Ecco perché ho capito che questa stanza è quella di Ristuko!"
Eri sogghignò compiaciuta. Ormai, Saku si stava arrampicando sugli specchi.
"No, mi dispiace, non regge – tagliò corto lei – in realtà, quel promemoria lasciato da Ristuko sulla scrivania si riferiva all'appuntamento fissato con Ristuko per questo pomeriggio alle ore 14:00 con l'avvocato Ayashi, un mio vecchio compagno di università. Tu hai notato quell'appunto sulla scrivania (proprio accanto al menu) e sei saltato alla conclusione che Ristuko avesse ordinato due porzioni di riso Ayashi, per lei e per mio marito"
"Io non ho assolutamente parlato di una cosa del genere – tentò di dire Saku – in realtà, ho riconosciuto la sua stanza dal numero sulla porta!"
"Ah, davvero? Ricordavi il numero? – lo inchiodò lei, cominciando a giocherellare con la catenella –guarda qui? La catena di questa porta è intatta."
Saku sgranò gli occhi, incredulo.
"Ho fatto richiesta all'Hotel di lasciarmi utilizzare questa camera – spiegò Eri – in realtà la camera di Ristuko è più avanti. Questo vuol dire che non avevi assolutamente nessun motivo di entrare in questa stanza, a meno che tu non fossi l'assassino!"
Saku sentì franare la terra sotto i piedi. In qualche modo Eri era riuscita a ricostruire con esattezza le dinamiche dell'omicidio.
"Ti prego, Saku – disse infine lei, avvinandosi all'amico – perdonami se ti ho attirato in questa trappola ma, quando ho capito che eri stato tu, ho dovuto farlo. Altrimenti, non sarei mai riuscita a farti confessare!"
Eri era sinceramente dispiaciuta, voleva davvero bene a Saku. A quel punto voleva soltanto sapere cosa lo avesse spinto a uccidere, dal momento che non lo avrebbe mai ritenuto capacer di un omicidio.
"Adesso capisco come debbano sentirsi in aula, quei procuratori che si trovano davanti a te – sorrise tristemente Saku, consapevole del fatto che la sua carriera fosse ormai finita – quello che mi chiedo è come pensi di convincere il pubblico ministero della mia colpevolezza. Solo tu mi hai visto entrare in questa stanza e, poiché sei la moglie di Goro, non verrai ascoltata!"
"Oh, ma io non solo l'unica testimone!" rispose Eri compiaciuta, mordendosi le labbra.
"Cosa? – sussultò Saku, puntando il pollice al bambino con gli occhiali lì nella camera, alle sue spalle – e non starai parlando di quel ragazzino?"
Conan scosse la testa e replicò:
"A dire il vero, nemmeno io sono l'unico testimone!"
"Coraggio, adesso potete uscire!" disse Eri, esortando tutti ad uscire allo scoperto.
A quel punto L, Haruka e Ran uscirono dal bagnetto di quella camera.
"Abbiamo assistito alla scena anche noi!" disse placidamente L, affondando le mani nelle tasche dei pantaloncini.
Poi, dalla stanza di fronte, uscì il detective Yamamura insieme ai due agenti.
"Bene – esordì Yamamura, tutto soddisfatto – abbiamo visto e sentito tutto, quanto!"
Al povero Saku non rimase che prendere atto della sua sconfitta.
"Saku, cosa ti ha spinto ad uccidere Ristuko? – domandò Eri – è la causa alla quale lei stava lavorando, dico bene?"
Saku si strinse placidamente nelle spalle, mentre i due agenti gli si avvicinavano per mettergli le manette.
"Esatto – ammise lui – sono nato e cresciuto nel villaggio di Nagano danneggiato dall'inquinamento idrico di quella fabbrica e volevo che la mia gente vincesse la causa. In realtà intendevo drogare Ristuko con una bevanda e, una volta che si fosse addormentata, avrei chiuso la chiave con la catenella rotta simulando il suo suicidio. Ma poi mi sono accorto che il signor Goro era andato a dormire in quella camera. Nessuno avrebbe creduto che Ristuko si fosse suicidata, dopo aver invitato un uomo a dormire nella sua stanza e ordinato il servizio in camera. Che sciocco sono stato ad interpretare quell'appunto in quel modo! - rise amaramente - Così ho deciso di strangolarla e di fare in modo che la colpa ricedesse su tuo marito. Insomma, il mio proposito era eliminare l'avvocato della difesa e prendere in mano la situazione, in modo da arrivare il più velocemente possibile ad un accordo extra-giudiziale tra le parti. Dopo di che sarei andato a costituirmi, permettendo al detective Goro di essere prosciolto!"
Eri si morse le labbra.
"Ristuko non meritava di morire - replicò Eri, perplessa - aveva accettato quel caso solo perché lo studio riteneva che fosse di sua competenza!"
"Non l'avrei mai uccisa se avesse accettato l'incarico solo per una buona parcella o semplicemente perché si trattava di un lavoro come un altro – confessò Saku – quando ho saputo che avrebbe reso impossibile la vita agli abitanti del mio villaggio, portando il caso in tribunale unicamente per rimpiazzarti è stato troppo!"
Eri rimase per un attimo senza fiato. Con Ristuko aveva intrattenuto rapporti sempre molto cordiali o almeno così credeva.
"Ristoko voleva rimpiazzarmi?"
"Già – annuì Saku – e credo che si sia portata in camera tuo marito per la stessa regione, per farti un dispetto!"
"E' incredibile – sussultò Eri – non può essere vero!"
Saku sorrise amaramente.
"Cari Eri, sei sempre stata una donna speciale. Tu ti fidi troppo degli esseri umani, ma questo è un errore – le disse con tanto affetto, un attimo prima che gli agenti di polizia lo portassero via – ad essere sincero, io ero uno dei tanti uomini che ti ammiravano e che avrebbero voluto conquistarti! Ti prego, Eri, devi credermi. Dopo aver patteggiato per il mio villaggio, mi sarei costituito. Nonostante io sia ancora innamorato di te, non avrei lasciato che tuo marito venisse incriminato al mio posto."
"Saku..." mormorò Eri, quasi senza parole.
Poco prima che Saku entrasse nell'ascensore scortato dai poliziotti, Eri gli promise:
"Saku, mi occuperò io del caso di Ristuko. Darò il massimo, per raggiungere un accordo fra le parti!"
Lui le lanciò un languido sguardo pieno di gratitudine, prima che le porte dell'ascensore li separassero.
"Mi mancherai, Saku!" sussurrò piano lei.
"Grazie, Eri. Nonostante tutto, so già che continuerò sempread amarti!" mormorò Saku.

* RISO AYASHI: piatto tipico giapponese a base di riso, manzo e verdure.

***
***
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CIAO A TUTTI!
SPERO CHE ABBIATE PASSATO TUTTI UN BUON FERRAGOSTO. NATURALMENTE IO ROTOLO :'D
SIAMO GIUNTI AL PENULTIMO CAPITOLO DI QUESTA BREVE STORIELLA ESTIVA. SPERO DI AVER ESPOSTO I FATTI IN MODO CHIARO! SE NON LO SONO STATA, FATEMELO TRANQUILLAMENTE SAPERE! :'D
BEH, MI PARE DI AVERVI GIA' FATTO CAPIRE IN QUALCHE MODO CHE NE' L E NE' CONAN SAREBBERO STATI I VERI PROTAGONISTI DI QUESTO CASO. LA PROTAGONISTA INDISCUSSA IN QUESTA FF E' SENZ'ALTRO LA NOSTRA ERI KISAKI. NONOSTANTE I FORTI DUBBI SULLA FEDELTA' DI SUO MARITO, L'AVVOCATO HA VOLUTO AD OGNI COSTO RISOLVERE IL CASO (SEPPUR CON QUALCHE PICCOLO AIUTO DA PARTE DEI DUE GRANDI DETECTIVE) E SCAGIONARE GORO.
SPERO CHE LA MIA STORIA VI ABBIA IN QUALCHE MODO INTRATTENUTO IN QUESTE STRANE E TORRIDE GIORNATE ESTIVE.
VI ASPETTO COME SEMPRE PER L'EPILOGO!!
GRAZIE DI CUORE A TUTTI COLORO CHE CONTINUANO A SEGUIRMI, SPERO DI NON DELUDERE MAI LE ASPETTATIVE E DI CONTINUARE SEMPRE AD APPASSIONARVI.
A PRESTO,
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 9
*** Epilogo ***


EPILOGO


Ore 9:00 AM
Goro era appena stato rilasciato e riaccompagnato da un agente all'Hotel K2. Quando il detective con i baffi varcò l'ingresso della hall, lasciandosi andare ad un lungo sbadiglio, il detective Yamamura si stava congedando. Lì, insieme a quello strambo detective della polizia di Nagano c'erano Eri, Ran, Haruka, L e il piccolo Conan.
"Oh, signor Goro – lo apostrofò Yamamura, pieno di entusiasmo – avrebbe dovuto vedere e sentire sua moglie! Ha ricostruito il delitto in modo davvero eccellente, è proprio la moglie del grande detective Goro, non c'è alcun dubbio. È la regina della corte di giustizia!"
In realtà, Goro non aveva alcun dubbio sulle capacità di Eri. Nonostante tutto, era certo che in un modo o nell'altro lo avrebbe tirato fuori di prigione. Tuttavia, Goro smorzò subito l'entusiasmo del detective Yamamura, inchiodandolo con una certa sufficienza:
"E lei che ha fatto mentre mia moglie risolveva il caso, eh?"
"Chi? Io? – balbettò il poliziotto – ehm... io, come da istruzioni, ho fatto posizionare il riso davanti alla camera che il concierge ci ha permesso di occupare e mi sono posizionato nella stanza di fronte. Quando ho sentito in corridoio le voci di sua moglie e del signor Saku, ho fatto suonare il cellulare di sua moglie. Poi, dalla camera in cui mi ero posizionato con i miei uomini ho assistito alla risoluzione del caso e alla confessione dell'assassino! Insieme, io e sua moglie abbiamo colto il signor Saku con le mani nel sacco. Uuh, che bello fare il detective di successo!"
Tutti guardarono con perplessità a quello strambo detective di polizia. In realtà, lui non aveva contribuito in alcun modo alla risoluzione del caso.
L lanciò uno sguardò pieno di complicità a Conan. Fra tutti, era stato proprio quel bambino a indirizzare le indagini nella giusta direzione. Conan restituì un sorriso soddisfatto a quell'uomo pallido e dall'aspetto un pò trasandato.
"Tsk! Immagino – biascicò Goro, affondando le mane nelle tasche – io me ne torno in camera. Avrò pure trascorso l'ultima notte in caserma, ma non ho nessuna intenzione di sprecare il mio ultimo giorno di vacanza. Vado a mettermi in costume!"
"Papà! – protestò Ran, stringendo i pugni – vai via così? Non ringrazi la mamma?"
Il detective con i baffi ignorò le parole di sua figlia e si incamminò verso l'ascensore. Un pò imbarazzato, passò accanto ad Eri cercando in tutti i modi di evitare lo sguardo di sua moglie. Dopotutto, lei lo aveva tirato fuori dai pasticci senza esitazione, nonostante lui avesse fatto l'idiota con la sua collega mentre era ubriaco. Il vecchio Goro era amaramente consapevole che, ancora una volta, aveva dato prova di non meritarla.

Quando Goro scese di sotto, i suoi occhi andarono subito alla ricerca di sua moglie. Quando avvistò Eri seduta ai tavoli vicino alla piscina, il detective si avvicinò subito a lei. La donna dai capelli ambrati era di spalle, faceva colazione con il capo chino sul quotidiano.
Goro si schiarì la voce con un colpetto di tosse.
"Eri, ho apprezzato molto quel che hai fatto questa notte – ammise il detective con i baffi – avevo fiducia in te, sapevo che avresti dimostrato la mia innocenza e…. – si prese una pausa e inspirò profondamente – senti, mi piace molto la cucina di Ran, lei è molto brava ma mi manca tanto la tua zuppa di miso. Insomma, ci pesa molto la tua assenza... quello che sto cercando di dirti è che mi manchi, ti amo ancora... v...vorresti ritornare a casa con noi? Io non ce la faccio più. E sai, dato che oggi è anche il nostro anniversario, pensavo che magari è il momento giusto per ricominciare una vita insieme. Ti va?"
Eri non diede il minimo cenno. A quel punto, Goro sbottò innervosito:
"Insomma? – protestò lui, stizzito, afferrandola per la spalla – non rispondi?"
Eri si voltò verso di lui, togliendosi gli auricolari che portava alle orecchie.
"Che cosa c'è? – domandò lei – stavo riascoltando la deposizione del mio cliente, in vista dell’udienza di domani. Hai detto qualcosa?"
Goro era incredulo. Aveva fatto ricorso a tutto il suo coraggio per formulare quella dichiarazione d'amore e lei...lei non l'aveva ascoltata.
Ran aveva assistito alla scena da lontano e, piena di entusiasmo, insieme al piccolo Conan corse verso i suoi genitori.
"Mamma...papà...cosa vi stavate dicendo?" domandò la ragazza dai lunghissimi capelli castani, piena di curiosità.
Goro si sentì avvampare dall'imbarazzo e dalla rabbia, per aver sprecato una grande occasione.
"N...niente di importante – bofonchiò il detective con i baffi – stavo solo dicendo a tua madre che, per essere un avvocato di prim'ordine, mi pare che ci abbia messo un pò troppo tempo per togliere dai guai il suo caro marito!"
"Come hai detto? Caro marito? – replicò Eri con un ghigno – vorrai dire odioso marito, forse!"
"Perché?" domandò Goro, colpito.
"E me lo domandi pure? Perché è quello che ti meriti – rispose Eri, ancora profondamente risentita per la condotta spregevole di suo marito – e ti sbagli se credi di incantarmi con così poco, brutto libertino baffuto!"
Goro stava per replicare, ma in quel momento, giunse al tavolo il signor Teru.
"Buongiorno – salutò l'avvocato – Eri, quando sei pronta possiamo andare! Ho già caricato tutti i nostri bagagli nella mia auto!"
"Grazie infinite, Teru!" rispose Eri.
La donna dai capelli ambrati mandò giù l'ultimo sorso di caffé, ripose il suo cellulare e l'apparecchio mp3 nella borsa e si alzò dal tavolo.
"E' ora di andare. Vi saluto!" disse Eri, con un cenno di mano, prima di allontanarsi con il suo collega.
Quando i due si furono allontanati a sufficienza, Teru l'apostrofò così:
"Senti, Eri! Alla fine hai dato a tuo marito il regalo per il vostro anniversario?"
La donna si strinse nelle spalle ma poi sorrise teneramente.
"Si, anche se non se lo merita affatto. Stamattina, prima che lui tornasse, mi sono fatta dare da Ran le chiavi della sua stanza e gli ho infilato il pacchetto con la cravatta in fondo alla valigia. Quando lo troverà sarà già a Tokyo e il nostro anniversario sarà ormai passato…beh, pazienza! – disse lei – scusami Teru, va pure alla macchina, ti raggiungo subito. Devo prima passare a salutare una cara amica!"
Più avanti, a bordo piscina, L e Matsuda tenevano d'occhio Quillsh e Ayumi che si divertivano a tuffarsi giù dal trampolino.
Eri deviò e si diresse verso di loro.
"Buongiorno! – salutò lei – signor Matsuda, che fine ha fatto questa notte? La stavamo quasi dando per disperso!"
"Oh, buongiorno signora Kisaki – rispose il poliziotto tutto imbarazzato, accarezzandosi la nuca – sono andato a controllare i bambini nella stanza, ma purtroppo, arrivato lì, mi sono addormentato! Mi hanno riferito che è stata lei a risolvere brillantemente il caso e a salvare suo marito dalla prigione, i miei complimenti!"
L alzò gli occhi al cielo ed Eri scoppiò in una risata divertita. Quella notte, L aveva scommesso che Matsuda si fosse addormentato nella stanza dei bambini.
"E' in partenza, signora?" domandò poi il detective dai capelli corvini.
"Sì, è stata una vacanza intensa, ma purtroppo molto breve – rispose Eri, rattristata – dov'é Haruka? Se non è su a riposare, ci terrei molto a salutarla prima di partire!"
"Affetto! È proprio lì!" rispose L, facendo un cenno con il capo alla piscina idromassaggio.
"Oh, bene – esclamò Eri, prima di dirigersi verso la piccola piscina lì vicino – buona continuazione, signori. A presto!"
Quando Eri giunse a bordo vasca, Haruka era immersa nell'acqua, seduta con la schiena contro il getto dell’idromassaggio, con le palpebre completamente chiuse e il capo reclinato sullo schienale. Sembrava quasi stesse dormendo ed Eri si fece qualche scrupolo, prima di chiamarla:
"Haruka? Haruka cara, stai dormendo?"
La castana impiegò qualche attimo prima di prendere coscienza che stessero pronunciando proprio il suo nome. Non stava dormendo, ma era proprio sul punto di appisolarsi.
"Eri!" esclamò lei, una volta riaperto gli occhi.
"Cara, ti ho disturbato?" domandò Eri, apprensiva.
Haruka notò subito che la sua amica non portava il costume, anzi era vestita con il suo solito tailleur chiaro e aveva la tracolla su una spalla.
"Eri, sta già tornado a Tokyo?" domandò lei, con un pò di delusione.
"Si, purtroppo, ho un'udienza in tribunale domani mattina presto – rispose l'avvocato – mi raccomando, goditi il tuo ultimo giorno di vacanza e prenditi cura di te!"
"Grazie infinite, Eri – rispose Haruka, piena di gratitudine – sono contenta che sia finito tutto per il meglio. Mi dispiace molto per la signorina Ristuko e per il signor Saku, ma sono contenta che il signor Goro sia fuori dai guai. Questa volta ha rischiato grosso, lei è stata un portento. Mi sono emozionata molto, quando ha incastrato il vero colpevole!"
"Già, quel detective da strapazzo..." commentò Eri.
La donna dai capelli ambrati sfilò dalla borsa il lettore mp3 e con un clic fece partire l'audio che riprodusse interamente la dichiarazione che Goro le aveva fatto poco prima.
Haruka strabuzzò gli occhi incredula. Quasi non riconosceva i modi del signor Goro, solitamente rudi e sbrigativi. La voce era indubbiamente quella del detective con i baffi, ma il tono era dolce e conciliante come non lo aveva mai udito.
"Non ci posso creder! E lei cosa ha risposto? Tornerà a casa con loro? Ran ne sarà felicissima!" domandò Haruka, con impazienza.
"Non ho risposto proprio nulla! Goro crede che io non abbia ascoltato – ammise Eri – so bene che è stata Ristuko ad attirarlo nella sua stanza, Saku me ne ha dato la conferma, ma non sono ancora disposta a perdonarlo. Sono sicura che restare un altro pò solo, gli farà bene e lo aiuterà ad apprezzare la mia presenza! Ora purtroppo devo andare. Haruka, prenditi cura di te per la tua piccola! Quando nascerà, verrò a farle visita!"
"Mancano ancora tre mesi, spero di vederti a Tokyo anche prima dello scadere del termine!" replicò Haruka, che aveva sperato in un lieto fine per la sua amica.
"Puoi starne certa!" promise Eri, salutandola con un cenno di mano, prima di raggiungere il suo collega Teru al parcheggio.

Goro, Ran e Conan trascorsero il loro ultimo giorno a Karuizawa in compagnia di L, Haruka, Matsuda e i bambini. Il giorno dopo, sarebbero rientrati tutti a Tokyo, dove ad attenderli ci sarebbe stata la calura cittadina.
L'ultima sera, dopo cena, Haruka era uscita fuori dall'hotel e si era diretta sulla terrazzina vicino alla piscina, per dare il suo ultimo saluto a quel posto meraviglioso. L'indomani sarebbe ritornata in città, alla sua vita di sempre e questo le metteva un pò paura.
Haruka si abbandonò sul dondolo e si lasciò cullare da quel deundulare e dal rumore in lontananza delle onde del mare. Nonostante avesse trascorso la notte insonne, era riuscita a godersi pienamente la giornata in spiaggia. In quel momento però, appena si era seduta, le palpebre si erano fatte improvvisamente pesanti e le membra sembravano aver ceduto alla stanchezza.
"Ti ho cercato dappertutto!" la voce di L l'aveva scossa immediatamente.
"Mi hai trovata – sorrise lei, facendogli posto sul dondolo – mi andava di respirare ancora un pò di aria di mare..."
Il detective andò a rannicchiarsi sul dondolo, accanto a lei. Haruka reclinò il capo sulla spalla del detective e insieme godettero in silenzio del panorama notturno che offriva la marittima Karuizawa.
"Domani torniamo in città!" sussurrò lei, interrompendo per prima il silenzio.
"Oppure potremmo caricare Matsuda sul primo treno diretto a Tokyo e prolungare di una settimana la nostra vacanza!”
Per un breve attimo Haruka accarezzò quell'idea così allettante. A pensarci bene, solo il povero Matsuda aveva urgenza di rientrare in città per lavoro. Sarebbe stato bello rimanere ancora un pò lì, ma era davvero ora di rientrare.
"Magari – sorrise lei divertita – sarebbe bello!"
"Cosa ce lo impedisce? – replicò L, un pò perplesso – tu sei in maternità, Quillsh e Ayumi non devono tornare a scuola e io posso sopravvivere lontano dal lavoro ancora un altro pò. Tutto ciò di cui ho bisogno è proprio qui!"
Il detective le accarezzò dolcemente la pancia, ma la reazione di Haruka non fu proprio quella che L si sarebbe aspettato. Il viso di lei si incupì, piuttosto che distendersi nel suo solito sorriso radioso e spensierato.
"Che c'è?" l'apostrofò lui, perplesso.
"Niente – rispose Haruka, forse un pò troppo in fretta – assolutamente niente!"
A quanto sembrava, l'indomani sarebbero tornati alla realtà. Il detective si morse le labbra, chiedendosi se davvero fosse arrivato il momento giusto. Nonostante le varie complicazioni - l'imprevista intromissione di Matsuda e l'omicidio della povera Ristuko - L era ancora deciso a portare avanti il suo piano.
Quindi frugò nelle tasche e tirò fuori una piccola scatola rossa di camoscio.
Dalla sorpresa, Haruka spalancò gli occhi. Impiegò qualche attimo prima di accogliere tra le mani la scatolina che il detective le stava silenziosamente porgendo e scoprirne il contenuto: un prezioso diamante incastonato in un anello d'oro bianco.
"..."
Haruka rimase impietrita e non riuscì a proferire che qualche singulto.
Non aveva mai apprezzato gli oggetti preziosi. Aveva devoluto alla Wammy's House tutti i gioielli di Watari, tenendo con sé solo la fede nuziale del loro tutore per il suo valore affettivo. Haruka era confusa, non si sarebbe mai aspettata un dono del genere da parte di L. Questa volta il suo detective l'aveva sinceramente stupita.
"So bene che il matrimonio non è che una pura formalità – disse il detective, visibilmente nervoso – non è che un contratto che può essere reciso in qualunque momento. Niente può garantirmi che un giorno tu possa allontanarti di nuovo da me... quello che sto cercando di dirti è che io ci proverò. Miki e Matsuda dicono che, per chiederti di sposarmi, dovevo per forza comprarti un anello – sorrise impercettibilmente lui, alzando gli occhi a quella luna crescente – ma vedi, io ci proverò. Al di là di questo anello, io proverò a tenerti stretta a me senza catene, senza lacci, senza costrizioni…"
Haruka scoppiò in lacrime. Non erano gli ormoni, era rimasta profondamente toccata da quell’incredibile gesto.
"Miki, Matsuda?" rise lei, asciugandosi le guance completamente bagnate.
"Si, li ho incontrati quel giorno a Shinjuko e hanno insistito per accompagnarmi in gioielleria lo scorso mercoledì" spiegò il detective.
Ad Haruka scappò un sorriso: finalmente aveva scoperto che fine avesse fatto L quel famoso mercoledì. Poteva immaginare l'entusiasmo del detective, trascinato nelle migliori gioiellerie da Miki e Matsuda.
Tuttavia, questo non colmava tutti i punti oscuri della faccenda.
"E quel rossetto?" la domanda le sfuggì spontanea dalle labbra.
"Quale rossetto?" replicò il detective, perplesso.
Ora che aveva scoperto le carte, Haruka non poteva più tirarsi indietro.
"Ho trovato un rossetto fra i tappetini dell'auto, un rossetto che non appartiene a me – spiegò lei, mordendosi le labbra – L... se hai un'altra, è il momento giusto per dirmelo – disse lei, stringendo fra le mani la scatolina con il solitario – davvero… prometto che non mi arrabbierò e che troveremo una soluzione... L, non ha senso stare insieme e sposarci per l’arrivo della bambina, se poi tu ami un’altra!"
"Un rossetto? – la interruppe lui, perplesso – non so proprio a cosa ti stia riferendo!"
Alla tenue luce lunare, Haruka lo guardava con i suoi occhioni verdi pieni di interrogativi. Nonostante lui sembrasse sincero, di certo un rossetto non poteva essersi materializzato nella loro auto dal nulla.
"Mi dispiace, ma non posso crederti – rispose lei, con il dolore nel cuore – nessuno oltre a noi, i ragazzi e Matsuda è entrato nella nostra auto di recente. Come faccio a crederti?"
Haruka avrebbe tanto voluto credergli. Quella vacanza, quella serata, quell'anello, quella meravigliosa dichiarazione d'amore al chiaro di luna…tutto era perfetto, tutto tranne quel neo.
Dal canto suo, L era veramente incredulo.
Per quanto apprezzasse la razionalità di Haruka, odiava che lei dubitasse di lui. Aveva fatto di tutto per trovare il giusto momento per la proposta di matrimonio. Sembrava stesse andando tutto per il meglio, finché Haruka aveva tirato fuori la storia di questo fantomatico rossetto.
L arrivò a ipotizzare che Haruka stesse cercando – consciamente o inconsciamente – un cavillo, una scappatoia per rimandare il matrimonio perché magari non si sentiva ancora pronta. Profondamente allibito, L continuó ad arrovellarsi finché non ricordò quella sera di circa un anno prima, quando aveva riaccompagnato a casa Conan e la signorina Nami Fujiwara. Se qualcuno aveva davvero perso un rossetto nella loro auto, doveva per forza trattarsi di lei.
"Credo di sapere a chi appartiene quel rossetto!" disse il detective dai capelli corvini, premendosi l'indice sulle labbra sottili.
"Cosa?" sussultò Haruka.
"Un anno fa, quando il vicedirettore Yagami mi affidò il caso Fujiwara in via del tutto riservata, stavo indagando sul figlio del direttore capo Takimura. Una sera mi sono imbattuto casualmente nella sua pedinatrice, la signorina Fujiwara e l'ho riaccompagnata a casa con la tua nostra auto – spiegò il detective – deve essere stata in quell'occasione che ha perso il rossetto"
"L'hai riaccompagnata a casa?" domandò lei, sentendosi avvampare per quel sentimento di gelosia.
"Era completamente sola in una zona malfamata ed era notte fonda – rispose lui, scrollando le spalle, senza dilungarsi a spiegare che quella stessa sera la signorina Fujiwara era stata vittima di un'aggressione da parte di due tossici, dai quali lui e Conan l'avevano salvata – inoltre, abitava fuori città. Sono piuttosto sicuro che appartenga a lei, quel rossetto!"
Ad Haruka tornò in mente quel brutto periodo, forse il peggiore della sua vita. Riaffiorarono così i terribili sensi di colpa nei confronti di L, per averlo tradito, e di Quillsh, per aver rischiato di distruggere la loro meravigliosa famiglia.
"Forse è così..." ammise lei, un po’ imbarazzata.
"Non credo ci sia altra spiegazione!" le assicurò L, sincero.
Il detective la strinse a sé, desiderando di godere a pieno di quel raro momento di intimità con Haruka, e le accarezzò amorevolmente il pancione. Non vedeva l'ora di conoscere lei, il dolce contenuto dell'attesa.
Haruka sollevò il mento ma, per pudore, non osò incontrare gli occhi scuri del suo detective.
"L, scusami se ho dubitato di te!" ammise lei, profondamente dispiaciuta.
"Davvero hai creduto che potessi avere un'altra donna?" domandò lui, lasciandosi scappare una risata divertita.
Lei annuì timidamente, deformando le labbra in una smorfia imbronciata. Al suo detective, quell'idea che la tormentava da settimane divertiva parecchio.
"Me lo merito, dopo quello che ho fatto un anno fa!" ammise lei, alludendo al suo tradimento con Shiratori.
L si sporse per catturarle le labbra in un lungo bacio. In quel momento si che riconosceva Haruka. Quella ragazza timida, forte e testarda di cui si era innamorato, era finalmente tornata.
Haruka gli accarezzò teneramente la guancia diafana e, con decisione, estrasse l'anello dalla scatola e se lo infilò al dito. Lo trovò bellissimo.
"Non credevo fossi un tipo da matrimonio – sorrise lei, felice – voglio sposarti, voglio renderti felice ogni giorno esattamente come hai fatto tu con me questa sera. Ti amo davvero tanto, L!"
Lui si morse le labbra. Anche lui era felice che Haruka avesse accettato di sposarla: da come si erano messe le cose, non se lo aspettava più.
"Sai amore, abbiamo scelto il nome della piccola!" disse poi Haruka, con entusiasmo.
"Abbiamo?" fece eco il detective, con un pò di delusione.
"Io e lei, mentre tutti quanti voi eravate in gita in barca – di affrettò a spiegare Haruka, accarezzandosi il ventre – ero in camera a riposare e mi stavo un pò annoiando, allora ho cominciato a pronunciare ad alta voce i nomi femminili che più mi piacciono. Quando ho sussurrato il nome Reiko lei ha cominciato improvvisamente a scalciare – in quel momento avvertirono entrambi un piccolo movimento proveniente dal pancione – lo senti anche tu?"
L, che aveva ancora la mano sul pancione, annuì pieno di meraviglia. Sembrava incredibile che la piccola da là dentro riuscisse a percepire ogni cosa.
"Incredibile…. – sussurrò lui – ti aspettiamo con ansia, Reiko!”
Haruka sorrise, contenta che anche il detective avesse assistito a quel piccolo miracolo e ne fosse rimasto completamente catturaro.

Il giorno dopo fu triste lasciare Karuizawa e tutti i ricordi - tristi e felici - ad essa legato.
Di ritorno da Karuizawa, L guidava sulla tangenziale 104 in direzione di Shiba. Durante il viaggio Quillsh e Ayumi, esausti dalla vacanza, si erano appisolati nei sedili posteriori e si erano svegliati soltanto quando L aveva accostato sotto il condominio dove vivevano i signori Yoshida. Quindi, avevano riaccompagnato la piccola a casa e adesso si stavano dirigendo - districandosi nell'inevitabile traffico cittadino - verso casa di Matsuda.
"Grazie mille per questa magnifica vacanza!" disse il poliziotto, scendendo dall'auto.
"Matsuda, sei sicuro di non voler venire a cena da noi questa sera?" domandò per l'ennesima volta Haruka, con apprensione.
"Haruka, non preoccuparti! – rispose il suo amico, tirando fuori dal cofano la piccola valigia che si era portato dietro – faccio una doccia veloce e vado a letto. Domattina rientro presto a lavoro!"
L stava per rimettere in moto e ripartire quando un urlo fece trasalire tutti quanti.
"Matsuda! – gridò una voce femminile, proveniente dal porticato dell'abitazione di Matsuda – dove sei stato?"
Haruka ed L furono sorpresi tanto quanto Matsuda di vedere Miki correre furibonda verso il poliziotto. A quanto ne sapevano, in quel momento doveva trovarsi in Italia per un corso di cucina.
"M...Miki – balbettò Matsuda, scioccato – che ci fai tu qui? Non te ne eri andata?"
"Mi hai fatto preoccupare tantissimo – sbraitò lei, furiosa, senza nemmeno ascoltarlo – dove sei stato? Sono tornata ieri sera dall’Italie, ma stanotte non ti ho visto tornare a casa. Si può sapere dove ti eri cacciato? Con chi sei stato?"
"Ehm...sono partito per Karuizawa con Haruka e Ryuzaki – spiegò il poliziotto, grattandosi la nuca – tu piuttosto, non mi avevi mollato?"
Miki, quella svampita ragazza dai lunghi capelli mori e dai penetranti occhi scuri, lo scrutò con sgomento.
"Ma di cosa stai parlando? – replicò lei, sconcertata – la sera prima di partire, quando sono passata a salutarti, ho dimenticato il cellulare a casa tua. Non dirmi che non te ne sei accorto!"
"A dire il vero no!" ammise Matsuda, mordendosi le labbra.
"La mattina dopo, quando mi sono accorta di non aver più il cellulare, ormai era troppo tardi per passare a riprendermelo, quindi sono stata costretta a partire senza il telefono. Una volta arrivata in Italia ho cercato di contattarti, ma non riuscendo a rintracciarti mi sono preoccupata e ho preso il primo volo per Tokyo – spiegò lei – aspetta un momento... hai forse creduto che fossi partita per l'Italia e ti avessi mollato?"
Matsuda si strinse nelle spalle. Era veramente convinto che Miki lo avesse lasciato, quindi era felice di trovare la sua fidanzata lì sotto casa, arrabbiata e allo stesso tempo in pensiero per lui.
"Effettivamente è così - ammise lui, imbarazzato – ma che ne è del tuo corso di cucina? Ci tenevi così tanto!"
Lei lo abbracciò, stringendolo forte a sé.
"Tu sei più importante… sei un pasticcione, combini sempre guai – lo sgridò lei – mi hai fatto preoccupare tanto, quando non ti ho visto rientrare a casa questa notte!"
"Haruka ha organizzato tutto all'ultimo su due piedi – piagnucolò Matsuda, a mò di scusa – questa volta però sei stata tu a dimenticare il cellulare a casa mia..."
Lei sorrise imbarazzata. Era vero, in fondo la colpa di tutto quel malinteso era anche sua.
L, Haruka e Quillsh stavano assistendo divertiti al ricongiungimento finale.
Haruka aveva sempre saputo che doveva esserci una valida spiegazione: Miki non avrebbe mai potuto mollare Matsuda senza una valida spiegazione.
"Certo che sono una bella coppia!" esclamò L, con tono di scherno.
"Lo zio Matsu si è trovato una fidanzata imbranata proprio come lui!" convenne il piccolo Quillsh.
"Quillsh!!" lo rimproverò sua madre.
Haruka non si capacitava di come suo figlio, giorno in giorno, somigliasse sempre di più a suo padre. Adorava lo zio Matsuda e, allo stesso tempo, non perdeva occasione di canzonarlo per la sua sbadataggine. Proprio come L.
"E' vero!" rise L, divertito.
Ad Haruka sfuggì un sorriso che la tradì: sapeva bene che il suo amico era troppo svampito.
L accese il motore, ingranò la marcia e fece ritorno a casa.
Nonostante la vacanza fosse trascorsa molto in fretta, erano tutti felici. Nel loro nido possedevano tutto ciò di cui avevano realmente bisogno: la fiducia e l'amore dell'altro.
***
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CIAO,
CON IL FINIRE DELL'ESTATE SI CONCLUDE ANCHE QUESTA SHORT ESTIVA. SPERO CHE ABBIATE TRASCORSO TUTTI UNA BELLA ESTATE, CHE VI SIA PIACIUTA QUESTA STORIA E CHE SIA STATA COMPRENSIBILE NELL'ESPOSIZIONE DEI FATTI.
VI RINGRAZIO PER CONTINUARE A SEGUIRE LE VICENDE DI L E HARUKA. CON QUESTO EPILOGO DO LORO IL MIO ENNESIMO SALUTO, SPERANDO CON TUTTO IL CUORE CHE NON SIA L'ULTIMO. COME VI AVEVO ACCENNATO, MI PIACEREBBE MOLTO SCRIVERE UNA LONG FINALE, PER DARE UN DEGNO ADDIO A QUESTI PERSONAGGI CHE HO TANTO AMATO... MA SI VEDRA', IMPEGNI E ISPIRAZIONE PERMETTENDO!
ANCORA GRAZIE A CIASCUNO DI VOI, LETTORI ATTIVI E LETTORI SILEZIOSI. INTANTO, VI PROMETTO CHE A BREVE PUBBLICEHERO' UN NUOVO CAPITOLO DI "THE LIAR GAME", GIURO CHE NON MI SONO DIMENTICATA DI QUEST'ALTRA MIA FF :'D
A PRESTOO,
JAPAN_LOVER < 3

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