Come un uragano

di Mrs_DiCaprio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una svolta. ***
Capitolo 2: *** Un mondo nuovo. ***
Capitolo 3: *** Dopo un secondo la rivoluzione. ***
Capitolo 4: *** Stammi lontano. ***
Capitolo 5: *** Quel posto che non c'è. ***
Capitolo 6: *** Veleno. ***
Capitolo 7: *** Un bacio in fronte e dopo sulle labbra. ***
Capitolo 8: *** Via da me. ***
Capitolo 9: *** Agrodolce. ***
Capitolo 10: *** Ti tengo dentro. ***
Capitolo 11: *** Sei la mia guerra. ***
Capitolo 12: *** Tutto cambia. ***
Capitolo 13: *** Vorrei amarti. ***
Capitolo 14: *** Una scomoda verità. ***
Capitolo 15: *** E' parte di te. ***
Capitolo 16: *** Non ci si può innamorare di chi si odia. ***
Capitolo 17: *** Sconosciuti. ***
Capitolo 18: *** Amami, ora più che mai. ***
Capitolo 19: *** E' solo un nuovo inizio. ***



Capitolo 1
*** Una svolta. ***


Non vi è nulla, credetemi, nulla di più fastidioso dell'essere svegliati di prima mattina.
Butto un'occhiata all'orologio, eh sì le 11.30 possono essere considerate ''prima mattina''. Il telefono non smette di squillare.
«Sì?» Sono seccata.
«Tesoro, dormivi?» La voce stridula di Josh risponde dall'altro capo.
«Secondo te?»
«Devi smetterla di poltrire, ho un lavoretto per te.» Il suo entusiasmo mi da la nausea.
Josh è una specie di mio manager, io sono una specie di attrice. Avete presente una di quelle che nessuno si fila, che viene ingaggiata per fare la passante sullo sfondo mentre la Jolie limona felicemente con il signor Depp? Quella sono io.
«Andiamo Josh, ho chiuso con il fare l'attrice, mettitelo in testa una volta per tutte.» Sbuffo alzandomi dal letto.
«Hai appena 22 anni, non puoi rassegnarti così.» Spiega, intanto immagino già le sue smorfie da melodramma.
«Di che si tratta?» Addento un croissant e fingo che non mi interessi. In realtà, mi interessa molto.
La recitazione è la mia vita, ho studiato a lungo per diventare attrice e i miei hanno fatto sacrifici, ma ho perso le speranze, tanto vale chiudere. Sbuffo.
«Un film con Leonardo DiCaprio.» Urla.
«Leonardo DiCaprio.» Ripeto annoiata. «Leonardo DiCaprio?» Urlo anch'io. «Mi prendi in giro?»
«Farai la dama di compagnia di Winona Ryder.» Il suo entusiasmo si spegne a poco a poco, ed il mio pure.
«Ecco.» Butto giù del latte per mandare giù il boccone amaro.
«Guarda il lato positivo, stavolta non stai sullo sfondo.» Cerca di sdrammatizzare. Io ho solo voglia di mettere fine a questa conversazione, e alla stupida positività di Josh.
«Quando dovrei presentarmi sul set?»
«Oggi stesso.»
«Oggi stesso? È da matti.»
«Lo so, e allora? Tu ora ti fai una bella doccia, anche se ho sentito dire che ad Hollywood non è che amino molto lavarsi, quindi non dovrebbero accorgersene nemmeno, ma nel dubbio tu la fai. Poi metti qualcosa di carino e passo a prenderti.» Mette giù prima che io possa replicare.
A Hollywood non fanno la doccia?! Raggiungo il bagno perplessa.
Metto su dei jeans stretti di un colore chiaro, una t-shirt bianca stretta, lascio sciolti i biondi capelli, arrivano a superare il seno, alla fine cadono in dei piccoli boccoli.
Mi guardo allo specchio, sembro abbastanza una diva di Hollywood? Storco il naso, sono nervosa.
Josh suona dopo un'ora esatta.
«Ti sembra il caso di farmi aspettare un'ora?»
«Amore, le star si fanno attendere.» Mi stampa un bacio sulla guancia. «Piuttosto, come ti sei conciata?» Mi squadra.
«Cosa c'è che non va?»
«Fa troppo stracciona.» Porta una delle asticelle dei suoi occhiali alla bocca, vedo la sua figura magrolina e aitante al tempo stesso studiarmi nel suo solito giubbotto di pelle stile Matrix, mi viene da ridere.
«Senti, lasciamo boa e lustrini a Lady Gaga e andiamo.» Raggiungo la macchina lasciandomelo alle spalle.
Durante il viaggio non dico una parola, a breve mi troverò al capezzale di grandi star ed io sarò solo una comparsa, ancora una volta.
«È una storia ottocentesca, avrete vestiti d'epoca, dirai qualche battuta.» Comincia a spiegare prestando un'attenzione smisurata alla sua guida. «C'è di positivo che affiancherai tutto il tempo la protagonista, almeno ti farai vedere.» È così serio che non lo riconosco più.
«Certo, si domanderanno tutti come si chiama questo manichino.»
Arriviamo, mi tremano le gambe come il primo giorno di scuola, quasi mi rifiuto di scendere dall'auto. Josh fa il giro da dietro e mi raggiunge.
«Madame.» Tiene lo sportello aperto.
«Josh, smettila di fare il cretino.»
«Ascolta piccola, andrà tutto bene. Io ti darò del lei, facciamo un po' di scena per convincerli che sei una di loro a tutti gli effetti. Se hai voglia di darmi uno schiaffo fai pure, stile Naomi Campbell, colpisce sempre.»
«Josh, piantala.» Esco dall'auto, mi guardo intorno.
Siamo in una specie di terreno incolto, vedo gente fare a destra e a manca, sono intenti a portare abiti, parrucche, scenografie.
Josh mi fa strada all'interno di una struttura, vi è un lungo corridoio vuoto, somiglia al mio stomaco in questo esatto momento. Alla fine del corridoio vediamo finalmente spuntare varie porte, sembra di stare in una scuola.
Raggiungiamo una di quelle che sembrano porte di aule, Josh cala la maniglia e ancora una volta mi fa strada.
«Josh carissimo.» Il regista corre a stringergli una mano.
«Ethan, salve.» Gli sorride a 32 denti, si sistema meglio nel suo giubbotto. «Questa è la mia perla.» Si scosta per farmi guardare.
Probabilmente sono diventata rossa in volto, primo errore: gli attori non si vergognano di nulla.
Accenno un sorrisetto e afferro la mano che l'uomo mi ha porto.
«Piacere, Chanel.» Sospiro.
«È un piacere gioia, io sono Ethan.» Ha una strana aria bonaria, è rilassato. È un uomo sulla cinquantina, grassoccio e molto alla mano.
«Vieni, ti presento i tuoi colleghi.» Mi fa strada, arriviamo in una stanza, tutti sembrano essere impegnati ad un banchetto che offre ciambelle e caffè.
«Leo, Winona.» Li chiama a gran voce, mi stringo al braccio di Josh.
«Lei è la vostra collega, Chanel.» Sorride, mi presenta a loro come fossi chissà quale grande star.
«Io sono Leonardo.» Mi porge la mano gentile.
«Ed io Winona.» Ha l'aria piuttosto fiacca e annoiata.
Passiamo del tempo con Ethan, ci spiega la storia, sforna idee. Ho pochissime battute, ma sono investita da una strana positività che non mi appartiene. Che Josh mi abbia contagiata!?
Ci raccomanda di essere puntuali il giorno dopo, cominceremo le prove e poi ancora le prove per i costumi. Ho la testa piena di raccomandazioni. Saluto tutti e raggiungo Josh.
«Allora?» Sorride.
«Non è vero che ad Hollywood non fanno la doccia, DiCaprio ha un buonissimo odore.»
Riesco solo a dire questo, sono stanca, confusa, emozionata. Non vedo l'ora arrivi il giorno seguente, non vedo l'ora di dare il mio meglio.
La prendo bene, finalmente dopo tanto tempo riesco a prendere bene anche una parte secondaria.

 

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Capitolo 2
*** Un mondo nuovo. ***


Il giorno seguente arrivo piuttosto in anticipo, ammonisco Josh e la sua continua e stupida fretta.
«Dai tesoro, c'è un banchetto con ogni ben di Dio riservato agli attori, è o non è un lato positivo della cosa?» Sorride e si avvia.
«C'è il Mc.» Urlo. «Passami il ketchup.» Addento il panino.
«Non credo ai miei occhi.» Una voce cattura la mia attenzione. «Un'attrice di Hollywood che si abbuffa di questa roba.» Ride.
Devo essere parecchio ridicola alle prese con il mio cibo spazzatura, ma fingo indifferenza.
«Leonardo buongiorno.» Voglio sprofondare.
«È ammirevole.» Prende delle patatine, le pasticcia con della maionese e se le porta alla bocca.
«Mai visto una signorina mangiare?» Sorrido.
«È raro vederne, purtroppo.»
«Devo correggerti riguardo la tua precedente affermazione: non sono di Hollywood e non sono nemmeno sicura di essere un'attrice.» Arriccio il naso, la nostra conversazione è interrotta da Ethan, ci invita a raggiungerlo.
Passiamo ore a provare le prime scene, stare al fianco di Winona è straziante. È una ragazza piuttosto pretenziosa, non fa altro che capricciare e sindacacare ogni singola battuta.

Ho camminato dietro di lei e l'ho servita e riverita, come fossi stata davvero la sua dama di compagnia, sono esausta.
Crollo a sedere su degli scatoloni in un angolo, vedo Leonardo raggiungermi poco dopo.
«Stanca?» Chiede sedendo per terra.
«Un po'.» Sbuffo.
«Winona è così.» Scrolla le spalle. «E tu invece?»
«Io cosa?» Non capisco.
«Tu come sei?»
«Sono...sono così.» Rido. «Così come mi vedi.»
«Ovvero?» Si morde un labbro.
«Tu cosa vedi?» Chiedo curiosa.
Non fa in tempo a rispondere, Josh mi chiama a gran voce, dobbiamo andare.
«Stasera c'è una festa alla villa di Ethan, magari ci si vede lì.» Si alza e mi sorride.
«Ci si vede.» Ricambio il sorriso.
Raggiunta l'auto, mi rilasso sul sediolino.
«Tu sapevi della festa di stasera?» Chiedo a Josh.
«Certo.» Annuisce. «Perché?»
«Come mai non sono stata invitata?»
«Sì che sei stata invitata, Ethan l'ha detto a me, ma non credevo ci volessi andare.»
«Da quando sai quello che penso? Ci voglio andare.» Annuisco convinta.
Sono curiosa di vedere la villa, di vedere chi ci sarà, e soprattutto Leonardo mi incuriosisce.
«Come mai ci vuoi andare?» Mi punzecchia.
«Mi annoio a casa, stupido.» Sbuffo.
«D'accordo Cenerentola, la zucca passa a prenderla alle 20.30, puntuale.» Mi lascia fuori casa mia.
Lo vedo ritornare preciso come un orologio svizzero, spacca il secondo.
Ho addosso un vestito nero impreziosito da lustrini, ha uno scollo a cuore, le coppette appena poggiate sul seno. Scende a sirena, la schiena é scoperta. I lunghi capelli sono raccolti in una treccia larga sul lato.
Josh mi accoglie con un fischio.
«Caspita.» Mi apre lo sportello.
«Niente commentini.» Rido.
Arriviamo alla festa, la villa è immensa ed è custodita da un cancello di ferro battuto. Vi è un enorme giardino attraversato da una piscina.
Entriamo, dopo poco riusciamo ad incontrare Ethan. Ci accoglie con la sua solita aria bonaria, ha un bicchiere di champagne tra le mani.
Mi guardo intorno, c'è così tanta gente che mi gira la testa. C'è musica, c'è cibo. Ma non c'è Leonardo.
«Cerchi qualcuno?» Improvvisamente appare, mi porge un bicchiere, se ne porta un altro alla bocca.
«Mi guardavo intorno.» Sorrido.
«Non sei abituata a tutto questo sfarzo, giusto?» Ride, quasi a prendermi in giro.
«No.» Sbuffo, di fronte al suo modo altezzoso di porsi. «Ma ci farò l'abitudine ben presto a quanto pare.» Mi fingo schizzinosa anche io.
«Spero per te di no, io se potessi scapperei da tutto questo.» Porta di nuovo il bicchiere alla bocca, fa appena in tempo a bagnarsi le labbra che Winona gli piomba addosso.
«Leonardo, tesoro, c'è una persona che vuole salutarti.» Lo prende per mano e se lo porta via.
È chiaro, quei due hanno una relazione. Che stupida, per un momento ho pensato che un uomo della portata di DiCaprio potesse riflettere la sua attenzione su una ragazzina qualunque. Allontano l'idea, mi sento stupida.
In un momento la stanza sembra stringermi, non mi ci vedo con questo abito, in questo posto, tra questa gente. Raggiungo Josh.
«Andiamo via?» Lo tiro per un braccio.
«Ma siamo arrivati da pochissimo.» Mi ammonisce.
«Sì, ma non mi sento a mio agio, sono stanca. Domani abbiamo le prove, ho bisogno di riposare.» Sbadiglio con un fare che di una diva non ha proprio nulla.
«E va bene.» Sbuffa e mi prende per mano, mi trascina fino all'auto come si fa con una bimba capricciosa e mi riaccompagna.


 

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Capitolo 3
*** Dopo un secondo la rivoluzione. ***


Il giorno seguente scordo le prove e stacco la sveglia, Josh piomba in casa urlandomi contro.
«Sei impazzita? Vuoi farmi venire un infarto?»
«Che ti prende?» Mugolo infilando la testa sotto il cuscino.
«Chanel, le prove.» Urla tirandomi le coperte.
«Oh cazzo, le prove.» Salto giù dal letto e mi metto a fissare il guardaroba.
«Muoviti, andiamo.» Mi tira per un braccio.
«Stai scherzando?»
Josh spazientito mi afferra e mi carica di peso su di una spalla, mi porta fino alla macchina.
«Vuoi rovinarci tutti e due?» Urla ancora, così mi ritrovo in macchina con i miei calzoncini e il mio magliettone della notte. E tra poco mi presenterò sul set conciata in questo modo.
Sguscio fuori dall'auto, corro e intanto mi sciolgo i capelli, cerco di sistemare almeno quelli. Intanto gli altri stanno già provando.
«Buongiorno, scusatemi il ritardo.» Ethan mi guarda, prima che possa proferire parola qualcuno ha già preso il suo posto.
«Signorina, è questa l'ora di arrivare? Non sei ancora un cazzo di nessuno e già ti fai attendere? Sbrigati o perdo la pazienza.» Winona mi urla contro, mi posiziono al mio posto senza la facoltà di dire una parola, intanto Leonardo mi guarda e trattiene qualche risatina.


Finite le prove mi arriva un messaggio di Josh: ''scusa tesoro, sono bloccato nel traffico, arriverò tra una ventina di minuti.''
«Perfetto.» Mi lamento a denti stretti, mi metto a sedere sulla borsa.
«Che look.» Leonardo ride ancora nel guardarmi.
«Ridi pure, perché piuttosto non fai una camomilla alla tua ragazza? Ne ha bisogno.» Mi alzo nervosa e mi sistemo la borsa sulla spalla.
«Perdonami, non volevo offenderti. Ti chiedo scusa io per lei, Winona è molto professionale.»
«Stai dicendo che io non lo sono? Io non ti conosco e tu non conosci me, quindi fammi il favore di non giudicare il mio lavoro.» Faccio la cinica come una zitella inacidita il primo giorno di ciclo nel mese di Agosto. Lui si limita a ridere nuovamente.
«Vieni ti do un passaggio.» Mi tira per un braccio, come chi può permettersi tutto, come chi non riceve né accetta rifiuti. Ma chi vuole darglielo.
Ha il sorriso stronzo di chi si fa perdonare qualsiasi cosa, così accetto e salgo in macchina con lui.
«Pensavo, io devo pranzare, che ne dici di un Mc? Naturalmente aspetto che ti cambi eh.» Mi prende in giro nuovamente.
«Non credi di rovinarti la linea?» Stavolta prendo io in giro lui.
«Ti aspetto qui, muoviti.»
Finito di prepararmi, lo raggiungo ed insieme raggiungiamo il Mc. Ci sediamo ad un tavolo.
«Allora, ancora non so nulla di te.» Sorride, chissà se davvero gli interessa chi sono.
«Mi chiamo Chanel, non c'è altro da sapere» Sorseggio rumorosamente la Coca Cola. «Scusami, non è da diva.» Rido.
«Tranquilla.» Beve anche lui e fa rumore, così ridiamo sonoramente. «Sul serio, parlami di te.»
«Mi chiamo Chanel e solo Dio sa cosa passava nella testa di mia madre quando ha scelto il mio nome, ho 22 anni e sono nativa di Boston, i miei genitori hanno un ristorantino lì. Io vivo da sola, sto provando a diventare un'attrice, per il momento con scarso successo.» Rido, porto delle patatine alla bocca.
«Hai un bel sorriso.»
«Come?» Arrossisco.
«Hai un sorriso positivo, che contagia.» Si ricompone. «Te lo dico come...un padre.» Tossisce, dall'alto dei suoi 40 anni mi fa un complimento...da padre. Cosa si aspettavano i miei ormoni impazziti!?
«Mio padre è basso, grasso e ha i peli nel naso, non è figo come te.» Penso ad alta voce, mi porto una mano alla bocca e vorrei sprofondare dalla vergogna. Lui se la ride.
«Avanti, ci sono abituato a voi ragazzine che mi sbavate dietro.»
«Ma chi? Io? Sei troppo vecchio.» Lo punzecchio.

Finito il pranzo ci rimettiamo in macchina, arriviamo sotto casa mia.
«Vuoi salire? Ti offro...un bicchiere d'acqua.» Sono imbarazzata.
«Perché no!» Il suo entusiasmo mi conferma che anche solo un bicchiere d'acqua gli va bene.
Saliamo, intanto prego in aramaico antico che la mia casa sia in ordine.
«Benvenuto nella mia piccola dimora.» Sorrido.
«Che carina.» Si guarda intorno, io intanto frugo nel frigo alla ricerca di qualcosa da offrirgli.
«C'è il gelato.» Urlo con la testa mezza conficcata nel freezer, gli porgo poi un cucchiaio, ci sistemiamo sul divano.
«Non ti annoi tutta sola?» Mi chiede mentre lecca del gelato.
«Chi ti dice che me ne sto sempre da sola?» Sorrido maliziosa, lecco anche io il gelato via dal mio cucchiaio.
«Hai capito la signorina.» Mi spintona prendendomi in giro.

Vi è un momento di silenzio, dopodiché me lo trovo faccia a faccia, appoggia le sue labbra alle mie, poi si ricompone velocemente e si alza dal divano.
«Devo andare.» Si avvia.
«Quello è il bagno.» Rido nervosa, lo accompagno poi all'ingresso.

Ok, che cazzo è successo? Era un bacio quello o i miei ormoni in circolo hanno immaginato tutto per bagnarmi le mutandine? Era un bacio, cazzo. Perché?
Va bene, mi è piaciuto. Ma era uno pseudo bacio, almeno un po' di lingua ci stava.
Ma che dico? Ormoni, a nanna. E a nanna ci vado anche io.




 

 

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Capitolo 4
*** Stammi lontano. ***


Il giorno seguente quando arrivo sul set sono più nervosa del primo giorno, Josh non capisce cosa mi prende.
«Mi molli il braccio?» Mi sgrida. «Ma che ti prende?»
Arrivo di fronte agli altri, Leonardo nemmeno mi guarda, probabilmente è imbarazzato quanto me.

Ethan ci ordina di andarci a vestire, oggi finalmente gireremo alcune scene. Appena vestita esco sbuffando.
Ho un vestito ottocentesco verde e oro, è largo sotto, mentre il corpetto mi stringe in una morsa.
«Cosa c'è?» Josh mi raggiunge.
«Ho le tette in gola.» Sentenzio ammonendo il mio abbigliamento.
«Dai, hai 22 anni, questo è il momento di metterle in mostra tesoro.» Mi prende in giro fingendo di allungare una mano, gliela schiaffeggio e rido.
«Smettila, tanto lo sanno tutti che sei gay.» Lo prendo in giro, gli colpisco il petto, intanto lo vedo cambiare espressione e farsi serio.
«Salve signor DiCaprio.» Tossisce appena e si ricompone.
«Salve.» Il suo sguardo è fisso su di me, Josh si allontana.
«Però...» Trattiene un sorriso, si passa la lingua sulle labbra.
«Mi devi delle spiegazioni.» Cerco di essere seria, per quanto la situazione lo permetta.
«Sai, è difficile in questo momento guardarti negli occhi, per quanto siano di un azzurro stupendo, non sono proprio loro a catturare la mia attenzione.» La sua malizia in questo momento mi irrita non poco, ma a che gioco vuole giocare!?
«Perché mi hai dato quel bacio?» Sbotto.
«Perché mi andava.» Sorride passandomi una mano sulla guancia. Mi lascia lì perplessa, piena di domande...e con le tette in gola.
È tutto chiaro, è uno stronzo con la voglia che gli preme nei pantaloni.
Ha una ragazza, 40 anni e gli ormoni di un diciassettenne che pomicerebbe a destra e a manca anche con la zia cicciona. Uno così, non può essermi nemmeno amico.
Così mi sono fatta un bel quadro di disperazione, sarà anche un gran bel figo, ma come persona è penoso.
Torno al mio posto, sono più professionale possibile, finisco il mio lavoro e torno a casa.

 

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Capitolo 5
*** Quel posto che non c'è. ***


L'indomani mi reco all'Università, quasi mi ero scordata ne frequentassi una, ma questi erano i patti con i miei genitori: se voglio provare a diventare attrice, devo anche studiare qualcosa di concreto. Sono appena arrivata nella mia bella facoltà di architettura.
Io un architetto, che buffo. Io che sono la persona meno regolare di questo mondo, io che ho bisogno di qualcuno che mi suggerisca se si metta prima il latte o prima i cereali nella tazza, dovrò progettare, costruire, riflettere e regolarmi.
Non mi so regolare, non sono mai stata per le misure, io le cose le ho sempre fatte senza regole. Anche per questo sono andata a vivere in una casina tutta mia. Dovevo evadere, scappare, respirare.
Non che non ami i miei genitori, ma non mi ci vedo a lavorare come cameriera nel loro buco di ristorante.
In realtà, non mi ci vedo nemmeno stamattina in questa Università. E non mi ci vedevo nemmeno ieri di fianco a Winona. Ops, volevo dire, un passo dietro Winona. Perché io al fianco non ci posso ancora stare, sono sempre un gradino sotto.
Un gradino sotto ad un cameriere, uno sotto ad un architetto, uno sotto ad un attore. Ma troverò mai il mio posto?!
Comunque non è il momento di pensare al film, alle tette alla gola, i capelli cotonati e la storia ottocentesca, oggi di 800 studierò solo qualche monumento.
Sbadiglio nel mio maglioncino grigio fumo, grigio un po' come la giornata di oggi. Mi avvicino alla bacheca degli avvisi.
«Ciao.» Un ragazzo cattura la mia attenzione.
«Ciao.» Farfuglio appena, non mi pare di conoscerlo.
«Eri a lezione qualche settimana fa con me, non so se ti ricordi.» Si porta una mano alla nuca, è uno di quei ragazzetti dalla faccia pulita, la barba appena accennata e il maglioncino largo.
«Oh, a lezione...» Ripeto, proprio non me lo ricordo. Non è che quelli così catturino la mia attenzione più di tanto. La mia attenzione la catturano i biondi, con gli occhi azzurri e una stronzaggine assurda a quanto pare.
«Non ti ricordi.» Sorride imbarazzato. «Comunque sono Will.» Mi porge la mano che afferro subito.
«Chanel, tanto piacere.»
«Chanel.» Ripete tra i denti. «Io devo seguire la prossima lezione, e tu?»
Io vorrei scappare via, ma non posso. Mi trattengo.
«Anche io, entriamo?»
«Prego.» Mi tiene aperta la porta.
Una volta fuori continua a non mollarmi. «Interessante, no?» Domanda, giusto per non spezzare la conversazione, sembra proprio non avere altri argomenti.
«No.» Sbotto annoiata. «Perdonami, non volevo essere scortese, ma no questa facoltà non mi piace per niente, non è l'architetto che voglio fare.
«E cosa vuoi fare?» Mi chiede, sembra davvero interessato.
«Non lo so, recito. Per il momento sono solo una comparsa, ma una comparsa al fianco di Winona Ryder e Leonardo DiCaprio non è niente male, no?» Sorrido e mi rilasso.
«Scherzi? Sei su un'ottima strada.» Sorride invogliandomi. «Caspita, sono due pezzi grossi. Ma DiCaprio è davvero stronzo come lo definiscono i giornali?» Ride.
No, se ti dicessi che mi ha baciata perché così gli andava non mi crederesti, dunque non te lo dico.
«Un pochino.» Sorrido.


 

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Capitolo 6
*** Veleno. ***


Continuo a vedere Will ancora per qualche giorno, non è biondo e non è stronzo, ma è un bravo ragazzo.
Non ci siamo promessi nulla, per il momento passiamo del tempo insieme tra letture universitarie, caffè e passeggiate al parco. E' una bella compagnia e una bella distrazione. 
Intanto ho appena finito di girare l'ennesima scena, sono stanca e ho i piedi indolenziti, vedo Will arrivare da lontano.
Gli avevo proposto di passare, ma non mi aspettavo sarebbe venuto davvero, così lo accolgo con un abbraccio e un sonoro "Ciao".
Mi stringe per qualche secondo, poi mi ammira.
«Ma guarda, non sembri per niente un architetto.» Scherza prendendomi in giro.
«No, vero?» Lo assecondo, devo raggiungere gli altri per le ultime raccomandazioni, lui si sistema al fianco di Josh. 
«Hai portato il fidanzatino?» Leonardo mi prende in giro non appena ne ha la possibilità. 
«È vietato?» Nemmeno lo guardo in faccia.
«Ma no, figurati. È carino.» Ride.
«Cosa cazzo hai da ridere?» Stavolta lo fisso, i miei occhi azzurri affondando nei suoi altrettanto azzurri, ci puntiamo. E' il mio mare che sfocia nel suo, chi annegherà per primo!?
«Qualcosa non va ragazzi?» Ethan richiama la nostra attenzione.
«No, stavo solo pensando e ne volevo discutere con Chanel, che forse il mio personaggio potrebbe provare a sedurre il suo.» Si lecca le labbra, mi schiaffa un sorriso in piena faccia. Io prego che Ethan gli dia del pazzo e abolisca la sua idea.
«Sai che non è per niente una cattiva idea? Renderebbe il tuo personaggio più cattivo e provocheresti ancora di più l'ira della dama. Mi piace, mi piace.» Continua a ripetere Ethan, camminando avanti e dietro e sputando idee a destra e a manca. Un quarto d'ora dopo siamo già pronti per la scena.
Io nella mia testa sto cercando il modo di ammazzare quest uomo, la sua faccia da schiaffi e la sua stronzaggine, intanto butto un'occhiata a Will che ci guarda da lontano.
Josh è entusiasta, una scena in più che mi darà ulteriore visibilità. Chi glielo spiega che Mr. DiCaprio non ha intenzione di aiutarmi!?
Ci posizioniamo, ho il suo fiato sul mio collo, le sue labbra che mi percorrono la pelle. Lo sento respirare a fatica.
Una sua mano scende sulla mia coscia, la percorre fin quando il gesto non mi fa piegare verso di lui. Asseconda il mio movimento, poi con uno scatto veloce mi volta, come un lupo affamato comincia a baciarmi il mento.
Mi getta sul letto che è stato messo a disposizione per la scena, io quasi mi dimentico che stiamo fingendo e che c'è gente attorno che ci guarda, sono quasi naturale, come se volessi realmente tutto quello che sta accadendo. Ma se vuole fare lo stronzo allora gioco la sua stessa carta, lo assecondo, ne va della mia professionalità.
Giuro di essere riuscita anche ad ansimare, ho cominciato a respirare affannosa e vogliosa, anche se non ho ben capito dove finisse la recitazione e cominciasse la realtà.
Arriva a baciarmi fin sopra il seno, uno "Stop" di Ethan ci ferma e ci ricomponiamo. Io non vorrei lasciare questo letto e vedere le facce di chi mi sta attorno, soprattutto la faccia di Winona.

«Perfetti ragazzi, davvero perfetti.» Si congratula Ethan e finalmente ci congeda. Mi rivesto in un attimo e raggiungo Will.
«Allora?» Gli sorrido imbarazzata.
«Sei stata bravissima, sembrava reale.» Intanto da lontano vedo Leonardo che sta per raggiungerci.
«Che brava vero la tua ragazza? Era così vera tra le mie braccia.» Ridacchia e va via.
Will resta a fissarlo per un po', soffoca qualche sorrisino imbarazzato.

«È stronzo come dicono i giornali.» Aggiungo prima che possa dire qualsiasi frase.

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Capitolo 7
*** Un bacio in fronte e dopo sulle labbra. ***


Ci frequentiamo un bel po', prima di arrivare alla consapevolezza che sí, forse possiamo provare a stare insieme, in fondo è un bravo ragazzo che sa farsi voler bene. 
Sono in casa da sola, ho il mio magliettone, giro annoiata qualche canale. Will questa sera dovrà studiare, domani ha un esame.
Suonano alla porta, non ho idea di chi sia, mi trascino annoiata. La apro e mi trovo di fronte Leonardo, con due cartoni di pizza tra le mani ed un cappellino rosso con la visiera voltata all'indietro.

«Pizzeria.» Sorride, istintivamente richiudo la porta. Suona nuovamente. 
«Cosa vuoi?» Sbuffo.
«Mangiare una pizza con te.» Piomba in casa e si sistema sul divano, appoggia i cartoni sul tavolinetto e comincia a cercare tra i vari canali.
«Cosa c'è nella tua testa?» Lo fisso, i suoi comportamenti sono sempre meno chiari.
«Tregua, mangiamo questa pizza come due buoni amici?» Ne addenta una fetta.
«La tua ragazza sa dove sei?»
«Siamo una coppia aperta noi.» Continua a mangiare, è sporco di salsa intorno alla bocca, così mi fa ridere.
«Oh finalmente ti sei tolta quel muso lungo.» 
«Passami la pizza.» Lo spintono. Non ho la più pallida idea di cosa voglia da me, probabilmente nemmeno lui lo sa, probabilmente fa tutto ciò che il suo istinto gli suggerisce, e allora perché non assecondarlo!?
«Il fidanzatino ti ha già liquidata o era un ragazzetto che hai pagato per farmi ingelosire?» Mi punzecchia a bocca piena.
«Non sei il centro del mondo.» Sbuffo e mando giù della birra.
«Io penso di sì.» 
«Beh, di certo non del mio. Il mio ragazzo esiste eccome, in questo momento sta studiando, domani ha un esame.» Gli spiego tutta fiera. 
«E sa che stai mangiando una pizza in mutandine e magliettone con un altro uomo?» Sorride malizioso.
«Cosa c'è di male in una pizza tra due buoni amici?» Stavolta sono maliziosa anche io.
«Quello che potrebbe esserci dopo.» Sussurra, ed è così vicino al mio viso che riesco a studiarne ogni particolare del suo.
In un attimo, senza sapere come, senza avere il tempo materiale di capire cosa sta succedendo, sono seduta a cavalcioni su di lui e mi piace, mi piace il suo tenermi come se non volesse altro.
Mi bacia e stavolta non scappa, stavolta è prolungato, stavolta è voluto anche da me. Mi sfila il magliettone, così resto nuda di fronte a lui. Poco dopo ci ritroviamo a fare sesso sul divano, tra la TV che ormai scampana in solitudine, i cartoni di pizza finita e qualche birra rovesciata. È la più squallida delle immagini, la peggiore delle situazioni, ma mi piace.
Sono sdraiata su di lui, il mio petto contro il suo. Guardo un punto fisso, ed in realtà nemmeno capisco cosa sto guardando, scoppio di domande, eppure no ne faccio nemmeno una. Voglio solo starmene zitta, su un corpo che non mi appartiene, contro una voglia sazia che non dovevo soddisfare io.
Mi bacia la fronte, un gesto dolce e tipico di due che hanno appena fatto l'amore, ma io e Leonardo abbiamo fatto del sesso. 

«Cosa vuole un uomo ricco, bello e famoso da una come me?» Sbuffo nevrotica, conoscendolo non mi risponderà. E infatti non lo fa. Le sue mani vanno su e giù sul mio fondo schiena. 
«Sai che io e Winona dobbiamo sposarci?» 
«Ah, tanti auguri.» Sono disgustata, mi sento anche stupida e penosa, mi ricompongo e metto apposto il disastro che è diventato il mio salottino. Mi prende una mano.
«Che succede?» Chiede stupidamente, come se davvero non si rendesse conto della situazione.
«Nulla, in quante possono vantarsi di essere state scopate da DiCaprio? Capisco, è la crisi prematrimoniale.» 
«Non è come pensi tu.» Mi fissa.
«No, e com'è? Me lo spieghi, perché lei è un tantino contorto signor DiCaprio.» 
«Oh, adesso ci diamo del lei? L'abbiamo appena fatto sul tuo divano.» Ride con il suo solito fare da stronzo.
«Sì, disinfetterò la copertura.» Rispondo distaccata continuando ad infilare i cartoni delle pizze nelle buste della spazzatura. Quanto vorrei infilarci pure lui, in cosa si smizzano i pezzi di merda!?
«Tu mi piaci davvero.» Mi afferra da dietro. «Però...»
«Però?» 
«Devo sposarla, per le copertine, per lo showbiz. Tu non puoi capire.» 
«No, hai ragione, non posso e non voglio capire. Io sono la comparsa dietro la tua bella, e sai cosa? È lì che voglio rimanere se andare di un gradino su mi fa diventare come voi. Ho sempre pensato che essere voi è meraviglioso ma mi sono appena resa conto di quanto tremendamente tristi siate. Va fuori da casa mia, per favore. E tranquillo, non venderò questa storia ai giornali, non ho bisogno del vostro sporco showbiz.» Ho trattenuto a stento le lacrime, non mi aspettavo nulla, ma essere un'avventura prima del matrimonio è comunque terribile ed umiliante. Considerando il fatto che no, non ho fatto sesso su quel divano, ma l'amore.
Mi sono innamorata di un uomo del tutto sbagliato.

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Capitolo 8
*** Via da me. ***


Tuttavia il giorno dopo sono puntuale all'Università, assisto all'esame di Will, come se la sera prima non fosse successo nulla, come se mi fossi appassionata a quel film che davano sul quinto canale e basta.
Una volta finito lo raggiungono degli amici, vanno a bere qualcosa per festeggiare ed io sono ben contenta di non dover stare con lui e fingere che vada tutto a meraviglia.
Mi sento piuttosto sola, non mi sono mai soffermata a pensare al fatto che qui non ho nessuno, se non Josh. Mi mancano i miei genitori, le mie amiche, la mia Boston. Ci penso un bel po', mentre percorro l'uscita dell'Università.

«Chanel.» Una voce cattura la mia attenzione.
«Leonardo, che ci fai qua?» Chiedo scontrosa.
«Ascolta, ho bisogno di parlarti, sali in macchina.» Quasi me lo ordina.
Parte e non diciamo nemmeno una parola, nessuno dei due ci prova nemmeno, io sono rivolta fuori al finestrino, la sua attenzione è rivolta alla guida. Arriviamo ad una piccola spiaggetta abbandonata, ci sediamo sulla sabbia umida.

«Cosa vuoi?» Gioco con i granelli.
«Non so cosa mi sia preso, sei una ragazzina, io un uomo adulto, ho sbagliato tutto.» Non fa in tempo a concludere, che il mio dito è sulla sua bocca.
«Mi hai portata fino a qui per dirmi quello che già sapevo? Anche tu sei stato l'errore più grande per me, ma dagli errori si impara.» Scrollo le spalle.
«Ho sbagliato i tempi, il modo d'approccio, volevo giocare le carte del bello e stronzo come se tu fossi una ragazzina qualunque che cade ai piedi di un belloccio, ma sapevo non fosse così. Ho sbagliato tutto con te, ma non quello che abbiamo fatto, di quello non mi pento.» 
«Ti sbagli, sono una ragazzina qualunque Leonardo, sono una ragazzina che ha ceduto a quattro moine, due strusciatine. Non sono mai stata al passo con le regole, non ho mai dato ascolto a ciò che si fa o ciò che non si fa, ho sempre seguito un maledetto istinto che mi ha sempre portata a sbattere la testa contro il muro. Ed ecco qua, ti auguro di essere felice con la tua Winona e i vostri miliardi, io finiró questo film poi ritorno a Boston, quello è il mio posto e l'ho capito stando lontana.» 
Mi fissa per un momento come se non avesse capito quanto detto. Mi guarda con la faccia stordita di chi ha appena ricevuto un cazzotto, di chi proprio non se lo aspettava.
Smette di guardarmi, poi con uno scatto mi sdraia sulla sabbia, si stringe sul mio corpo e mi bacia. Lo fa ripetutamente, come se in quel bacio ci fosse un addio.
Ma cosa ci può essere di disperato? Siamo andati a letto una sola volta, da lì nulla più, cosa può esserci di tragico nel nostro addio? Nulla, sicuramente nulla. Fatto sta che mi sembra di aver visto delle lacrime passare nei suoi occhi, le stesse che sono passate nei miei.
Non reggo più, gli chiedo di andar via, non voglio più stare in questo posto con quest'uomo, non voglio ascoltare più un'altra parola che esce dalla sua bocca e soprattutto non voglio più la sua bocca sulla mia.
Così, senza obiettare, mi riporta a casa.

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Capitolo 9
*** Agrodolce. ***


Ormai il capitolo Leonardo è chiuso, ormai sul set a stento ci scambiamo un ''buongiorno'',  ma io oggi sono tremendamente felice, è appena arrivata Jessie, la mia migliore amica. Starà per un po' da me, così se per il momento non posso tornare a Boston è un po' di Boston che arriva da me.
Anche se stamattina mi sento uno straccio, sono saltata giù dal letto e mi sono messa in cucina a preparare il pranzo per quando sarà qui. Arriva dopo qualche oretta.

«Chanel, tesoro.» Urla saltandomi in braccio.
«Jess, mi sei mancata così tanto.» La stringo forte. «Ho così tante cose da raccontarti.» Eh no, non comincerò con il dirti che sono finita a letto con DiCaprio.
Pranza in fretta, io la guardo pranzare, oggi il mio stomaco sembra aver deciso di fare lo sciopero della fame. Si sistema sul divano, mentre io corro a cambiarmi. Oggi usciremo, non è di certo venuta fin qui per guardare il mio appartamento.

«Tesoro, hai il copri divano sporco di pizza.» Mi urla. Sono passate settimane ormai e il copri divano se ne sta ancora lì con quella macchia che mi ricorda quella sera. Se solo Jessie sapesse di quel copri divano. Corro nel salottino.
«Alzati, lo tolgo via. Va lavato, disinfettato e perché no bruciato.» Farfuglio tra me e me, dopo un po' raggiungiamo il centro commerciale. Voglio solo rilassarmi oggi.
Siamo per negozi quando improvvisamente un dolore mi prende allo stomaco, comincio a sudare freddo e cerco di attirare l'attenzione di Jessie, la cui attenzione è rivolta ad una borsa in vetrina. 

«Jess, non mi sento per niente bene.» Riesco appena ad appoggiarmi ad un muretto. 
«Tesoro, sei diventata pallida.» Mi asciuga la fronte, intanto comincia a rimproverarmi perché ho saltato il pranzo. «Ho capito che ora sei un'attrice ma non ti sembra un tantino esagerato saltare totalmente i pasti? Chissà quanti ne hai saltati mentre io non c'ero, ma ora ci sono qui io e si cambia musica, signorinella.» Parla a raffica, intanto io mi sento la protagonista di uno spot contro l'anoressia, ma è appena il primo pasto che salto e non per mia volontà per giunta. Le sue parole sembrano unirsi tra loro, la sua figura sfocarsi.
Corro in bagno e comincio a vomitare, mi sento come dopo una sbronza, ho perso i contatti con la realtà. Una volta fuori mi siedo a terra, accanto ai lavandini. Una donna preoccupata ci raggiunge.

«Avete bisogno di aiuto?» Si accovaccia di fianco a noi.
«È quasi svenuta, sudava ed ora ha vomitato.» Spiega Jess in preda al panico.
«Tranquille, è successo anche a me così.» 
«E cosa aveva?» Jessie la sollecita a proseguire.
«Aspettavo mio figlio.» Ci saluta e si congeda, lasciandoci perplesse. Jess è in preda alle sue risate isteriche, io sono terrorizzata.
«Aspetti un bambino?» Chiede mentre ancora ride, non mi da il tempo di risponderle. «Aspetta, tu hai un ragazzo, giusto?» 
«E allora?» Mi tiro su, questa storia sta diventando ridicola.
«Compriamo un test, per sicurezza.» Corre avanti, io intanto come le spiego che il mio ragazzo non mi ha ancora nemmeno toccata con un dito? Lui no, ma qualcun altro sì. Maledizione.
Corro per raggiungere Jess che ormai stringe quella specie di pennettina magica tra le mani. 

«Torniamo in bagno.» Ordina.
«No, non qui. Se devo svenire voglio essere a casa mia.» Sbuffo, in realtà voglio guadagnare tempo, in realtà non voglio pisciare su quel coso che mi dice se ho un cosino che galleggia nella mia pancia. 
Appena sulla porta d'ingresso mi si pietrificano le gambe, non riesco a partorire nessun pensiero logico, figuriamoci se dovessi partorire un bambino. Ma mi convinco che è inutile stressarsi in quel modo, tanto vale farlo.
Entro in bagno, intanto Jessie è fuori che aspetta, la sento passeggiare nervosamente.

«Cazzo.» Urlo, Jessie mi raggiunge. Sono ancora con le mutandine calate e quel coso tra le mani. «Cazzo Jess, sono incinta.» Mi ricompongo e corro fuori dal bagno, ho bisogno di aria, non mi arriva più ossigeno al cervello.
«Tesoro, ma è meraviglioso, pensa al tuo ragazzo quando lo saprà.» Gioisce, come glielo spiego quanto successo?
«Questo bambino andrà via.» Dico singhiozzando. 
«Ma cosa dici?» Mi sgrida inorridita.
«Non posso farlo nascere.» Ormai le lacrime mi rigano le guance. 
«Ascolta tesoro, ora ti sembra tutto assurdo ma...» La interrompo.
«Ma un cazzo, io non ho mai fatto nulla con il mio ragazzo.» Il mio pianto si fa più insistente, probabilmente Jessie sarà confusa, lo sono anche io. Maledetta la pizza, il divano e tutto quanto. 
«Non credo di seguirti.»
«Lo so che non mi crederai, ma sai no con chi sto girando questo film, e in pratica è successo che...» Balbetto e sono solo davanti a Jess, figuriamoci quando mi troverò di fronte a Will o a Josh, o addirittura ai miei.
«Che...»
«Sono finita a letto con Leonardo.» Lo dico tutto d'un fiato, Jess scoppia a ridere. 
«Quel Leonardo? Sì dai, ed io sono finita a letto con Johnny Depp. A letto, nel senso che dormivo.» Insiste con le risate.
«Jess, ti pare la faccia di una che vuole scherzare?» La strattono.
«Cazzo, sei seria?»
«Mai stata così seria in vita mia.» Mi nascondo il viso tra le mani. 
«Com è successo?» 
«Non lo so Jess, la sua stronzaggine, i suoi occhi azzurri, si lecca le labbra. La pizza, il divano, i suoi apprezzamenti. Non lo so Jess.» Parlo piangendo. 
«Il divano? La pizza? Ma che schifo, l'avete fatto sul divano ed io mi ci sono sdraiata?» 
«Jess smettila.» La sgrido.
«Scusa...»
«Lui sposerà Winona per contratto, per pubblicità, per solo Dio sa cosa. Non può nascere questo bambino, non può Jess.» Mi getto tra le sue braccia a piangere, dopo poco andiamo a riposare, è stata una giornata terribile. Ed il peggio deve ancora venire. Il giorno dopo devo essere sul set.

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Capitolo 10
*** Ti tengo dentro. ***


Non so ancora cosa farò, quando lo dirò a Will, a Josh, al mondo. Se lo dirò, se questo bambino nascerà. Ho così paura. 
Arriviamo sul set, Josh non fa altro che fissarmi, non gli chiedo perché lo faccia, ho timore della sua risposta.
Non può essere si sia accorto di qualcosa, la mia pancia è praticamente ancora piatta, mica quelle incinte ce l'hanno scritto in fronte che sono incinte. Con me c'è anche Jess, almeno qualcuno che lo sa e che può aiutarmi.
Arrivano gli altri, Leonardo nemmeno mi guarda, è così vigliacco. 

«Buongiorno.» Gli dico appena mi passa affianco. 
«Perdonami, non ti avevo vista.»
«Già, tu mi vedi solo se sono nuda sopra di te.» Lo ammonisco, mi aspetto un contrattacco che stranamente non arriva.
Ethan si sistema di fronte a noi, ha un annuncio da fare. 

«Bene ragazzi, oggi prima di girare vorrei chiamare qui due ragazzi che si amano, si rispettano e che vanno finalmente a consolidare la loro unione.»
Tossisco, non posso farne a meno, lasciatemi almeno il mio sarcasmo.
«Leo, Winona, venite qui.» Li invoglia, lei lo raggiunge frettolosa, Leonardo sembra prendersela più con comodo. 
«Oggi vorremmo distribuire le partecipazioni per le nostre nozze a tutti voi.» Sorride e prende dalla sua borsa dei cartoncini in organza con i ghirigori in rialzo, mi danno la nausea. Al centro vi è un sigillo, quasi ricorda quello reale: una W legata ad una L.
Le distribuisce proprio a tutti, arriva anche il mio turno. 

«E questa è per te.» Mi schiaffa un sorriso falso in piena faccia, la ringrazio, non aggiungo altro.
Si avvicina dopo poco Leonardo, ha l'aria scema di uno che non sa che dire e forse in questo momento farebbe meglio a tacere. 

«Io non volevo dartelo, ma come lo spiegavo a Winona?» Farfuglia appena.
«Ma tranquillo, sarò felicissima di esserci. È un problema se saremo in tre?» Proprio non riesco a fare a meno di dirglielo, indirettamente sa che esiste suo figlio, ma non gli dirò che è suo.
«Tre? Perché?
» Chiede confuso. 
«Io, il mio ragazzo e il mio bambino.» Mi passo le mani sul ventre ancora piatto. 
«Sei...»
«Incinta, sí.» Sorrido, avrei voglia di aggiungerci "di te, brutto stronzo", ma non lo faccio.
«Auguri allora.» Sparisce subito dopo. 
Che stronza sono stata, probabilmente avrei dovuto dirgli che questo bambino è figlio suo, che non sono una poco di buono, che non sono una ragazzina qualunque che cede alle avance di chiunque, avrei dovuto dirgli che dopo aver fatto l'amore con lui non l'ho fatto più con nessun altro. Ma dirlo a chi? Ad uno che ha scopato per noia, per frustrazione una sera su un divano di una sconosciuta? Che si è unito al mio corpo senza amore? No! 
Tuttavia non ho fatto la stronza fino in fondo, ho parlato con Will e gli ho raccontato tutto, pur omettendo di chi fosse il bambino. Ha capito, ha anche accennato al suo esserci sempre e al suo volermi aiutare, ma io non voglio essere aiutata, io voglio cavarmela da sola.
Ho parlato con Josh, anche a lui non sono riuscita a spiegare come sono andate realmente le cose. Come glielo spiego che aspetto un figlio da un uomo di 40 anni che sta per sposarsi? Ho evitato di dirlo ai miei genitori per il momento.
Ma sì, questo bambino nascerà. Zia Jess è già entusiasta. Del resto questo bambino è l'unica cosa che mi resta del mio amore impossibile.

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Capitolo 11
*** Sei la mia guerra. ***


Jessie è uscita ed io ne approfitto per mettere in ordine la casa, oggi finalmente posso rilassarmi, niente riprese, niente set.
Oggi ci siamo solo io e il mio pancino appena accennato. Comincia ad essere più rotondo, mi guardo allo specchio e sorrido. C'è poco da sorridere, ma l'idea di un qualcosa di mio che dipenderà completamente da me mi esalta e mi spaventa al tempo stesso.
Tutto ciò che non sono stata capace di fare, lo farò per questo fagiolino che mi abita la pancia. Non so ancora se è un maschietto o una femminuccia, non so ancora che nome avrà, di cosa avrà bisogno e cosa gli potrò dare, ma stavolta, per la prima volta nella mia vita sono entusiasta di qualcosa. 
Bussano alla porta, mi aspetto di trovarmi Jess con i bustoni della spesa, quasi sobbalzo nel vedere Leonardo. 

«Che ci fai qui?» Sbuffo.
«Sono stato all'Università, non so perché ci sono stato, avevo bisogno di vederti anche solo di nascosto. Ho incontrato Will...» comincia, poi si ferma, prende un respiro. 
«E allora? Cosa vuoi?» Mi innervosisco, non so dove quella conversazione va a parare.
«Non è suo questo bambino.» Si porta una mano alla bocca.
«No e allora?» Fingo una calma che non mi appartiene.
«Chanel, sii sincera con me.» Mi prende per le spalle, quasi mi supplica.
«Non è figlio tuo, rilassati.» Mento, chissà cosa starà pensando di me.
«No?» Ha la faccia spaventata.
«Pensi di essere l'unico uomo sulla faccia della terra che una donna si farebbe? Scendi dal piedistallo che ti sei costruito e smettila di fare il bambino.» Gli urlo contro.
«Di chi è?» Mi chiede come se ne avesse diritto.
«Ma abbiamo firmato qualche contratto? Abbiamo condiviso qualcosa? Abbiamo fatto sesso una volta e basta Leonardo, io e te non abbiamo niente a che vedere l'una con l'altro. Non ti devo alcuna spiegazione.» Sentenzio, sembro piuttosto calma rispetto al terremoto che ho dentro.
«Pensavo tu fossi diversa e invece sei esattamente come tutte le altre.» Sembra quasi disgustato, non posso biasimarlo, non è a conoscenza della verità.
Si avvia all'ingresso, si ferma un attimo sulla porta
«Per un attimo ho pensato di essere il padre di questo bambino e il pensiero mi è piaciuto.» Sbatte la porta dietro le sue spalle.
Decido che questa sarà l'ultima volta che lo vedo. Voglio difendermi, voglio difendere mio figlio da un cognome più grande di lui, da una vita soffocante che nemmeno Leonardo ama del tutto. Voglio difendere mio figlio da un padre che non ci sarebbe, perché non ama sua madre, perché è unito in matrimonio ad un'altra.

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Capitolo 12
*** Tutto cambia. ***


È passato un anno da quanto successo, sono andata via, sono ritornata a Boston.
È stata dura spiegare ai miei genitori che aspettavo un bambino da un uomo che non lo sapeva e che non l'avrebbe mai saputo, è stata dura tacere su chi fosse quest uomo. Un anno lontana da Hollywood e i suoi casini mi è servito.
Ho avuto il mio bambino, in sala parto c'eravamo io, Jessie e la dottoressa. Mi è stata vicina lei tutto il tempo, era giusto vedesse il bambino per prima. Sì è un maschietto, si chiama Jack ed è il vero amore della mia vita.
Di Leonardo non ho saputo più nulla, i giornali non hanno parlato del suo matrimonio, ma c'era da aspettarselo, è un tipo riservato.
L'ho pensato a volte, soprattutto quando per la prima volta Jack ha aperto i suoi occhioni e li ho visti azzurri come i miei e i suoi.
Tuttavia comunque stare a casa dei miei è diventato soffocante, così ho deciso di ritornare ad Hollywood, stavolta come turista e accompagnata da Jessie. Josh ci ospiterà, la casa che avevo in affitto è già occupata da qualcun altro.
Prendiamo l'aereo quella mattina, ci mettiamo davvero poco ad arrivare. Una volta in aeroporto ci mettiamo ad aspettare Josh. Mi appoggio ad un muretto, ho tra le braccia mio figlio, si succhia una manina. Finalmente vediamo arrivare l'auto di Josh. 

«Amore.» Urla vedendomi. «Chanel, è stupendo.» Me lo strappa dalle braccia e se lo coccola.
«Ti ringrazio.» Sospiro. 
Ci fa salire in macchina, una volta a casa ci spiega quali stanze ci spettano, ci raccomanda di fare come se quella fosse casa nostra. Insomma, non è che siamo abituate io e Jess ad una villa di tre piani con piscina e idromassaggio. Quasi mi gira la testa. 

«Hai una mappa? Temo mi perderò.» Scherza Jess, io sto fissando ancora il tutto, non so cosa dire.
«Ti ringrazio Josh, ti daremo il minor fastidio possibile, promesso.» 
«Smettila, non ringraziarmi.» Sistema le nostre valigie nelle stanze. «A proposito, stasera c'è una festa, spero non vi dia fastidio.» Sentenzia. 
«No, Jack è un festaiolo come la sua mamma.» Prendo una manina del piccolo e accenno qualche passo di danza, nel frattempo se la ridacchia.

Arriva sera, io e Jess siamo nelle camere a prepararci, ho optato per un abitino corto. Sono una mamma, ma ho pur sempre 23 anni. Una volta pronte scendiamo al piano di sotto, già sentiamo parecchie voci e la musica è già partita.

«Tesoro vieni, qualcuno vuole salutarti.» Mi sollecita Josh, c'è confusione, mi stringo Jack al petto. Intanto Jess mi tira per un braccio.
«Non vorrei allarmarti, ma c'è il padre di tuo figlio.» Dice tutto d'un fiato.
«Jess, cazzo, ti dispiacerebbe chiamarlo per nome?» La strattono. «Sei sicura?»
«Mai stata più sicura in vita mia.» Afferma agitata.
«Beh, mica Jack c'è l'ha scritto in fronte che è suo figlio?» 
«Non vorrei dire, ma la somiglianza c'è tutta. A meno che non ti sei scopata una sua controfigura.» Ride, Jessie non sa proprio essere seria.
Intanto Josh mi tira.
«Vieni dai.» 
Di fronte a me appaiono tutti quelli del cast, regista compreso. La loro attenzione ricade su Jack. Cominciano a giocarci e dirmi quanto sia bello, intanto vedo avvicinarsi anche Leonardo.

«Ciao.» Tossisce imbarazzato. 
«Hey.» Farfuglio appena. 
«Vengo in pace.» Sorride.
«Ehilà, il primo sorriso che mi dedichi.» Lo punzecchio. 
«Ti ho sempre sorriso.» Sorride di nuovo. 
«Mi hai sempre sorriso solo in modo malizioso.» Ma cosa sto facendo? Gli ricordo i bei tempi in cui abbiamo fatto sesso? 
«Comunque come ti va?» Cambio discorso.
«È bellissimo, come si chiama?» Prende una manina di Jack.
«Ti ringrazio, si chiama Jack.» Calo il viso.
«Ho interpretato un personaggio con quel nome.» Asserisce. 
«Davvero? Non me lo ricordavo.» Mento. 
«Posso?» Lo prende dalle mie braccia, lo culla tra le sue. «Andiamo in giardino, qui c'è troppo chiasso.» È premuroso, non l'ho mai visto così prima. Lo seguo. 
«E la tua carriera?» Chiede. 
«Ormai sono una mamma a tempo pieno.» Scrollo le spalle.
«E suo padre?» 
«Suo padre non era pronto a fare il padre, sono stata un'avventura, tutto qui.» Spiego agitata. 
La serata volge quasi al termine, non ho visto Jess, non ho visto Josh, siamo stati tutto il tempo a chiacchierare io e Leonardo, come non avevamo mai fatto prima. Intanto Jack si è addormentato fra le sue braccia, lo prendo e lo porto in stanza, Leonardo mi viene dietro. Mi osserva mentre lo sistemo nella culletta, gli accarezzo i capelli e gli bacio la fronte.

«Sei una brava mamma.» Sussurra.
«Amo mio figlio.» Rispondo anche io sussurrando.
Siamo io, Leonardo e nostro figlio, in una stanza silenziosa, c'è una pace in questo momento che non è mai appartenuta a me e lui, abbiamo fatto un casino, ma guardando Jack mi rendo conto che è stato un meraviglioso casino.
È ad un palmo dalla mia faccia, respira a fatica, io peggio di lui. 

«Sto girando un nuovo film, ti va domani di venire sul set?» Mi domanda improvvisamente. «Ovviamente anche Jack è invitato.» Aggiunge ridendo.
«D'accordo.» Rispondo freddamente, non avrei dovuto accettare.
Come previsto finita la festa e appresa la notizia, Jessie mi sgrida.

«Sei impazzita?» Mi urla contro.
«Abbassa la voce, sta dormendo mio figlio.» 
«Vostro figlio Chanel, quello è figlio anche di Leonardo e tu vuoi tenerglielo nascosto, ed io appoggio la tua decisione, ma ora cosa fai? Vuoi passarci ancora del tempo insieme? Vuoi farci un altro figlio che tacerai?»
«Stai tranquilla, non accadrà tutto questo.» Calo il viso.
«Chanel, tesoro, Jack è suo figlio. Gli fai passare del tempo assieme, li fai affezionare e poi? Scombussoli il piccolo e lui.» Mi spiega da persona seria e matura.
Tuttavia, domani sarà l'ultima volta che io, lui e il bambino passeremo il tempo insieme.

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Capitolo 13
*** Vorrei amarti. ***


Il giorno dopo vado via presto, Jessie e Josh dormono ancora, seguo le indicazioni che mi ha dato Leonardo per arrivare sul set.
Una volta lì mi guardo attorno, c'è un via vai di persone che corrono frettolose a destra e a manca, ognuno ha qualcosa da fare. Dopo qualche minuto finalmente Leonardo mi viene incontro.

«Ah eccoti, ormai non ci speravo più venissi.» Sorride.
«Scusami, ma ci ho messo un po' ad arrivare a piedi, inoltre con Jack in braccio che pesa un accidenti.» Rido. 
«Vieni qui ciccione, la mamma è stanca.» Gli stampa un bacio sulla guancia. «Come stai?» Prosegue. 
«Bene.» Sorrido, cerco di non guardarlo troppo negli occhi, io non l'ho ancora scordato.
«Sono felice.» Sorride, poi la sua attenzione ricade nuovamente su Jack.
Non posso fare a meno di notare che non porta la fede, che Winona non era alla festa, che lui no ne parla e che soprattutto sembra molto più libero e sciolto.

«E tu e Winona quando farete un bambino?» La butto lì imbarazzata.
«Cosa?» Ride, continua a giocare con Jack. «Io e Winona non stiamo più insieme.» Scrolla la testa.
«Ah mi dispiace.» Mi porto una mano alla bocca, fingo un'amarezza che non provo.
«A me no.» Ride. «Ci ho pensato, non ha senso quello che stavo per fare, non ha senso sposarsi per copertine, perché per la gente siete una coppia carina e felice, io non voglio essere risucchiato in questo meccanismo. Quando andai all'Università e Will mi disse che non era il padre del tuo bambino, pensai subito che fossi io, non credevo avessi altre relazioni. Lì realizzai che avrei preferito la normalità di vedere nascere un bambino, a quattro copertine.» 
Le sue parole mi fanno gelare il sangue, il mio istinto vorrebbe avere la meglio e dire la verità, ma come faccio? Come posso?
Credo sia più opportuno tacere, non sono pronta ad una simile confessione, non sono pronta ad una sua reazione, non sono pronta al suo mondo, forse non lo sarò mai.
Riprendo Jack in braccio, Leonardo deve girare, mi siedo in disparte e fisso la scena.
Mi si avvicina una donna, è abbastanza giovane, anche se è difficile capirlo dai quintali di trucco che ha sul viso, mastica una gomma rumorosamente, mi fissa attorcigliandosi i capelli. Indossa un vestitino succinto.

«Sei la ragazza di Leonardo?» Chiede continuando a masticare, quasi rido stizzita.
«No.» Cullo Jack sulle mie gambe.
«Vi ho visti parlare, io sono la costumista, piacere Magda.» Mi porge la mano, intanto il rumore della sua gomma è sempre più insistente.
«Chanel.» Farfuglio appena, non capisco che interesse abbia verso di me.
«Ti do un consiglio, quelli come DiCaprio lasciali perdere.» Sforza un tono amichevole, per fortuna dopo poco arriva Leonardo e mi salva da quella strana conversazione.
«Pensavo.» Esordisce, infilandosi il giubbotto. «Ti va di cenare a casa mia?» Sorride, sembra lo stesso sorriso stronzo e malizioso che mi ha fregato un anno prima. Ma no, stavolta non ci cascherò più, non daremo nessun fratellino a Jack.
«D'accordo.» Accetto e subito dopo me ne pento, ho paura di quest uomo e del fascino che esercita su di me, ho paura perché come dice Jess non è sano tenere il mio segreto costantemente a contatto con chi non deve esserne a conoscenza.
Arriviamo a casa sua, è un villone enorme, le stanze sono tutte ampie e ariose.

«Benvenuta nella mia umile dimora.» Scherza.
«Umile mica tanto.» Mi guardo intorno.
«Sono o non sono DiCaprio?» Ritorna al suo fare da stronzo sbruffone, non mi era mancato per niente.
«Ah, non crescerai mai, hai 40 anni quando attacchi la testa al collo?» Sbuffo premurosa. Premura di cosa? Se vuole crescere o meno, non mi riguarda.
Sistemiamo Jack in stanza, mi fa strada in cucina.

«Saró pure DiCaprio, ma la cena stasera dobbiamo prepararla con le nostre manine.» Mi da un buffetto sulla guancia, mi cinge i fianchi e resta a fissarmi. «Hai lo stesso buon odore di un anno fa.»
Cerco di staccarmi da lui, mi trattiene. «Hai paura?» Mi respira in pieno viso.
«E di cosa?» Il mio respiro è affannato. Sì brutto stronzo, ho paura.
«Di finire come un anno fa.» Continua a soffiarmi le parole in faccia, sento una leggera eccitazione dentro di me, cerco di tenerla a bada.
«Come siamo finiti un anno fa?» Sussurro anche io cosa ho da dire. Ma che faccio? Gioco al suo stesso gioco? 
«Non te lo ricordi? Già, mi hai cancellato con ben due uomini, ma io lo ricordo perfettamente Chanel. Il tuo seno sul mio petto, il tuo fiato sulla mia bocca, la tua voglia contro la mia. Io me la ricordo, la tua soddisfazione nelle mie mani. Sì Chanel, me lo ricordo il tormento che mi ha bloccato ad un passo dall'altare, le tue fossette dietro la schiena, il tuo corpo, per una sera mio.» Sembra eccitato al solo ricordo, cerco di allontanare quelle immagini ma non posso negare che muoio dalla voglia di finire di nuovo a letto con lui, come però non posso negare che c'è Jack che è suo figlio e non lo sa, e non deve sapere, perché per Leonardo sarò sempre l'eccitazione di una sera. 
Il pianto di Jack fa raffreddare l'aria, mi stacco da Leonardo e corro da mio figlio. Al mio ritorno la tavola è già imbandita.

«La cena è servita.» Mi dice con l'accento alla francese. Mi siedo e cerco un briciolo di orgoglio femminile che mi aiuti a dargli un due di picche, non gli daró soddisfazione alcuna.
«Davvero non ricordi?» Chiede portandosi il bicchiere di vino alle labbra.
«Leonardo, non è stato importante.» Scrollo le spalle.
«Davvero?» 
«Avanti, siamo stati entrambi una scopata, l'uno per l'altra.» Ridacchio nervosa.
«Certo certo...» annuisce «ma...»
«Ma cosa?» Lo ammonisco. «Vuoi farlo ancora?» Sbuffo.
«Tu non vorresti?» Si morde il labbro, sta rendendo le cose più difficili.
«Leonardo...» sbuffo ancora, voglio cambiare discorso.
Prima che possa concludere qualsiasi discorso e cena compresa, le sue labbra sono sulle mie. Quanto mi è mancato questo sapore. Dovrei respingerlo, ma non trovo la forza così lo assecondo.
Le sue mani veloci mi scorrono sulla schiena, mi prende in braccio e mi mette a sedere sul tavolo non curante dei piatti ancora pieni di cibo. Continua a baciarmi, intanto si sfila la camicia ma prima che possa continuare, suonano alla porta.
Rimette la camicia, senza chiudersi i bottoni, come uno che sa che liquiderà presto chi è sulla porta e tornerà a fare quello che stava facendo. Va ad aprire, mi sporgo appena verso l'ingresso per curiosare. Una donna gli corre tra le braccia, prima che lui possa parlare gli stampa un bacio.
Riconosco Magda, la donna che mi si era avvicinata il giorno. Mi sento stupida, mi sento vuota e poco donna. Mi sento carne da macello, sono una delle tante che avrà scopato sul tavolo. Mi ricompongo e raggiungo la stanza in cui dorme Jack, lo avvolgo alla meglio nella sua copertina, sto per caricarmelo in braccio, quando Leonardo mi raggiunge.

«Tesoro, che fai?» Chiede, ha la camicia ancora aperta.
«Per stasera le voglie può soddisfattele quella lì.» Prendo Jack in braccio.
«Chanel è solo una pazza, ha preso un capriccio su di me, non so quante volte l'ho allontanata già.» Sbuffa.
«Oh, questo è quello che dirai di me alla prossima? Sai che c'è? Che se proprio devo farmi una scopata vado da un uomo. Ah, quella sera l'ho rimossa dalla mia testa perché è stato uno degli errori peggiori della mia vita.» Raggiungo l'ingresso, vado via.
Lo lascio in casa stordito, stupido com'è, con la camicia aperta e i capelli alla rinfusa. L'unica cosa bella di quella sera, è il figlio che stringo tra le braccia. Sono sempre più convinta del fatto che il mio bambino non ha bisogno di un padre del genere.

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Capitolo 14
*** Una scomoda verità. ***


Siamo invitati ad una festa, una di quelle in grande stile a cui Josh viene continuamente invitato. Per una sera ritorno a fare la ragazzina, Jack lo terrà la madre di Josh.
Arriviamo alla festa, con me c'è chiaramente anche Jess, non le ho raccontato dell'ultimo approccio avuto con Leonardo, non c'è bisogno non vi saranno degli altri.
Questa sera indosso un vestito bianco e oro, completamente scoperto sulla schiena con le maniche lunghe e ricamate. I capelli raccolti in un grande chignon basso. Tacchi a spillo vertiginosi. Ho voglia di divertirmi, come non faccio da un po' ormai.
Appena arrivate io e Jess ci buttiamo subito in pista, lei ha voglia di divertirsi esattamente quanto me, così finalmente smette di fare il mio cane da guardia, almeno per un po'. 
Mentre ballo mi si avvicina un ragazzo, è carino, ha l'aria pulita anche se ormai bado a stare attenta soprattutto a questi, ma stasera non farò la paranoica, lo giuro. Cominciamo a ballare insieme, dice di chiamarsi Eric. Ha i capelli castani e gli occhi di un verde forte, tutto sommato non mi dispiace, la sua parlantina é coinvolgente nonostante riesco a capire poco per via della musica alta. Improvvisamente qualcuno mi tira per un braccio. 

«La smetti?» È Leonardo, non ci posso credere.
«Cosa vuoi?» Sbuffo, nel frattempo spero che Eric non vada via.
«La smetti di ballare con questo?» Mi strattona.
«Leonardo, sei ubriaco.» Gli faccio notare. 
«Sei una mamma, dovresti stare a casa a badare a tuo figlio.» Continua.
«Leonardo, smettila.» Mi innervosisco, mi rivolgo poi ad Eric. «Perdonami, devo risolvere un problema, ci vediamo tra un po' magari.» Sorrido, ritorno poi ad occuparmi di Leonardo.
Lo trascino nei bagni del posto, continua a farfugliare, gli dico più volte di stare zitto e nel frattempo mi maledico per il padre pessimo che ho dato a mio figlio. 
Gli metto la testa sotto la fontana, sobbalza un attimo. 

«Chanel.» Tossisce tra una parola e l'altra. «Spogliati, voglio fare sesso con te.» Comincia a toccarmi.
«Leonardo, smettila di fare lo stronzo.» Gli schiaffeggio la mano, lo trascino ancora, gli piazzo le mie due dita nella gola fino a farlo vomitare. Poco dopo Josh e Jess corrono nei bagni. Leonardo è con la testa mezza nel water, gliela tengo dritta, ho le dita sporche della sua saliva, siamo entrambi scombinati. 
«Tesoro, è tutto ok?» Josh chiede.
«Chanel, che ti ha fatto questo stronzo? Parla.» Jess mi corre incontro.
«Jessie, non fare la melodrammatica, si è ubriacato.» Sbuffo, mentre lo aiuto a ripulirsi.
«Non mi pare sia un tuo problema.» Mi ammonisce lei.
«Non mi pare tu sia mia madre, smettila un po' di gracchiare, sono piuttosto cresciutella.» Le urlo contro, sono esausta. 
«Chissà cosa penserebbe vostro figlio nel vedervi così, siete due disastri.» Ci urla, si porta poi una mano alla bocca.
«Che ha detto?» Leonardo recupera quel minimo di lucidità che gli è rimasto.
«Perdonami Chanel.» Jess lascia cadere delle lacrime. 
«Chanel.» Leonardo mi ammonisce con un'occhiata. «Jack è mio figlio?» 
«Non mi pare il luogo, né il momento, né il modo adatto di discutere di certe cose. Sei piegato in due sul wc ed io sono sporca della tua saliva, c'è puzza del tuo vomito e hai più alcool che neuroni in testa. Joshua, portiamolo a casa.» Sembro un sergente, parlo velocemente, vorrei sbranare chiunque ora.
Io e Jessie prendiamo Leonardo sotto braccio, che si lascia trascinare senza chiedere troppe spiegazioni. Lo accompagniamo a casa, lo aiutiamo a sistemarsi a letto e andiamo via. Jessie tenta più volte di scusarsi, io spero solo che la notte cancelli questo ricordo dalla mente di Leonardo, questo disastro fatto uomo non deve avvicinarsi a mio figlio.

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Capitolo 15
*** E' parte di te. ***


L'indomani vengo svegliata da Josh.
«Chanel, di sotto c'è Leonardo, vuole vederti.» Ha la faccia sbiancata, peccato che sia io quella che deve affrontarlo. 
Scendo di corsa le scale, lo trovo seduto al bancone della cucina. 

«Ciao.» Sbuffo preparando del caffè. 
«Però, sei proprio carina quando vai a dormire." Mi prende in giro notando le mie mutandine a righine bianche e rosa, in tinta con la magliettina.
«Leonardo, cosa sei venuto a fare?» Sorseggio nervosamente dalla tazza. 
«Però io ti preferisco nuda, Chanel.» Si avvicina, mi soffia le parole dietro al collo. 
«Per favore, smettila.»
«Perché? Di cosa hai paura? Di fare un figlio con me?» Bisbiglia. «Jack è mio figlio, vero?» Chiede afferrandomi per le spalle.
«Leonardo...» cerco di parlare.
«Sì o no?» Delle lacrime gli passano negli occhi. 
«Sì.» Lascio cadere le lacrime trattenute fino a quel momento.
«Perché non me l'hai detto?» Tira su con il naso.
«Da quando sei entrato nella mia vita non hai portato altro che scompiglio. Ti ubriachi, scopi a destra e a manca, hai un cognome scomodo e fai parte di un mondo che non mi piace, perché affidarti mio figlio?» Gli urlo contro, intanto sulle scale ad origliare vedo la figura di Josh e Jess. 
«Nostro figlio, Chanel.» Urla più forte, mi tiene la testa tra le mani e piange con me. «Quella sera abbiamo fatto l'amore insieme, io e te.» Mi sussurra. 
«Sesso Leonardo, quello si chiama sesso.» Mi stacco da lui. «Sono stata dal primo all'ultimo momento un gioco, eri un uomo povero di spirito, uno che stava per sposarsi per la pubblicità, il tuo matrimonio senza amore ne logica era in crisi ancora prima di cominciare e ti sei voluto sfogare con me. Perché io? Perché una ragazzina e non una donna?» 
«Perché sei più donna di tante altre, Chanel.» Sembra aver abbassato la guardia, il suo fare da stronzo riposa in qualche parte del suo cervello. «Sei stata capace di darmi un figlio.» Tenta di abbracciarmi, mi scosto. 
«È l'unica cosa che ci legherà, da questo momento in poi io e te siamo due perfetti sconosciuti.» Gli dico rassegnata. 
«Due perfetti sconosciuti che hanno fatto un figlio.» Ride nervosamente.
«È stato un errore.» Urlo ancora. 
«Posso vedere Jack?» Chiede arreso e questo non posso vietarglielo. 
Saliamo su in camera, nel frattempo Josh e Jess fingono di star facendo altro, li ammonisco con un'occhiataccia.
Jack dorme nella sua culletta, Leonardo gli si avvicina e gli stampa un bacio sulla fronte. 

«Però, mi somiglia parecchio.» Sorride, poi guarda verso di me. «Tra i tanti casini che abbiamo fatto, questo è quello che ci è riuscito meglio.» 
Annuisco, non posso dargli torto, lo raggiungo di fianco alla culletta e mi metto ad osservare mio figlio. Pardon, nostro figlio.

«Vorrei dichiararlo, e vorrei essere suo padre a tutti gli effetti, per favore.» Non sembra più lui, come se la paternità l'avesse colpito al cervello. È docile, non tenta di spogliarmi e ragiona. Cazzo, Leonardo ragiona. E chiede per favore. 
«Va bene, del resto sei suo padre, non posso negarlo, l'essere stato uno stronzo con me non vorrà dire che lo sarai anche con lui. Perché in quel caso, te la vedrai brutta. Stabiliremo quando puoi venire a prenderlo, ma io e te dovremmo vederci solo per Jack, per il resto stai fuori dalla mia vita.» Sbuffo nevrotica. 
«Posso chiederti una cosa?» Esordisce ignorando tutto ciò che gli ho detto. Annuisco nervosa, dunque prosegue. «Allora Will, l'altro uomo, non c'era nessuno?»
«L'altro uomo eri tu idiota e con Will non c'è stato mai niente di concreto.» Sbuffo arresa.
Va via dopo poco, ci siamo accordati per quanto di burocratico c'è da fare perché lui possa dichiarare Jack suo figlio, intanto lo vedrà nei giorni che insieme abbiamo stabilito.
Se mi fido di quest'uomo? Nemmeno un po', ma non posso negargli la possibilità di crescere suo figlio, ne tanto meno posso negare a Jack la possibilità di avere un padre. Del resto, non è detto che un cattivo compagno sia anche un cattivo padre.

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Capitolo 16
*** Non ci si può innamorare di chi si odia. ***


Vedo Leonardo come accordato, solo per dargli Jack e per riprenderlo. Ma la novità è che ho rivisto Eric, il ragazzo della festa. Sembra abbia tormentato Josh per avere il mio numero, così ci siamo visti qualche volta per un caffè. Niente di che al momento, ma il tipo mi piace. Che sia una svolta per la mia vita? 
Mi squilla il telefono, sorrido pensando sia Eric e invece è Leonardo. Mi chiede se può passare a salutare Jack, l'indomani che era il giorno stabilito per tenerlo ha un impegno di lavoro. Gli dico che per una volta può andare bene. 
Arriva verso ora di cena, piomba in casa con l'aria bonaria, sembra non avere alcuna intenzione di farmi innervosire. 

«Ciao.» Sorride, butta poi un'occhiata in giro.
«Jack è in salotto, tra i suoi giochi.» Chiudo la porta alle sue spalle.
Lo raggiungo senza proferire parola, li sbircio e noto quanto si somiglino, Leonardo prende a baciargli la pancia, Jack ride per il solletico. 

«Vuoi cenare qui? Josh e Jessie sono usciti, ho preso della pizza.» 
«Volentieri.» Prende Jack in braccio e mi raggiunge.
Ceniamo, sembriamo quasi una famiglia normale, anche se di normale abbiamo ben poco.
bbiamo concepito il nostro bambino senza conoscerci nemmeno, una sera, tra la stessa pizza di questa sera. E su un divano che ora sarà usato da chissà chi, sul quale tanti ancora faranno sesso e chissà quanti altri figli concepiranno.
Sale in camera con me, mi sdraio sul letto affianco a Jack, lo cullo. Lui resta rigido a guardarmi, in piedi e quasi distaccato con le mani nelle tasche dei suoi jeans.

«Vieni.» Gli suggerisco, così si sdraia anche lui di fianco a Jack. Comincio a cantare una ninna nanna, poco dopo dormono entrambi. Hanno la stessa espressione, mi viene quasi da ridere così gli scatto una foto col cellulare, sono troppo belli per non immortalarli. Prendo Jack e lo sistemo nella sua culla, intanto il movimento sveglia Leonardo.
«Scusa, mi sono addormentato.» Sbadiglia.
«Tranquillo.» Noto l'ora tarda. «Vuoi restare qui? Si è fatto tardi.» Quasi mi mordo la lingua per quanto ho detto.
«Se non è un problema.» Annuisce.
«No, così domani puoi dare tu il latte a Jack, impari a fare una cosa nuova.» 
«Con i pannolini me la cavo già benissimo, sai?» Ride spiegandomi.
«Ah si?» Rido anche io.
«Mi piace quando ridi.» Diventa serio.
«Leonardo, buonanotte.» Gli lancio un cuscino e mi metto a letto.
Ce l'ho accanto e mi sento confusa e stupida, sento il suo respiro vicino. Una sua mano comincia ad accarezzarmi la schiena. Vorrei spingerlo via, ma ci lega ancora una fottuta attrazione. Lo lascio fare, del resto le cose non possono complicarsi più di come lo sono già. Accontento i miei ormoni, niente di più. 
Mi giro verso di lui, mi lascio baciare, mi lascio toccare. Comincia a spogliarmi e a venirmi dentro. Si siede in mezzo al letto, io gli sono sopra a cavalcioni, è tutto mio in questo momento, ogni centimetro del suo corpo, ogni particella della sua pelle. Il suo ventre è contro il mio e il suo sudore è sudore mio.
Le nostre eccitazioni si toccano, siamo una cosa sola, come non potremo mai esserlo nella vita.

«Io e te saremo sempre e solo questo, sesso.» Scrollo la testa, sono convinta di quanto ho detto. 
«Ne sei sicura?» Riprende quell'atteggiamento da stronzo che tanto odio. «Posso farti innamorare.» Mi morde un labbro.
«Non ci si può innamorare di chi si odia.» Mi metto a fare la stronza anche io. Sì, devi saperlo che ti odio.
«Mi odi e vieni a letto con me.» Mi punzecchia tenendomi per i fianchi.
«Mi piace come fotti, e nulla più.» Glielo dico in piena faccia, marcando le parole.
«Sei solo una ragazzina viziata, cos'è, vuoi vendicarti?» Mi scosta da lui, forse ho esagerato con le parole. «Vendicarti di cosa? Che ti ho dato un figlio? Beh scusami, probabilmente ti impedisce di fare la puttanella.» Mi urla contro.
«Vattene via.» Dico appena, sto per piangere ma non voglio dargli questa soddisfazione. 
«Chanel mi dispiace, ho esagerato.» Si porta una mano alla nuca.
«Jack é l'unica cosa bella che ho avuto da te, ora per favore rivestiti e scorda pure quest altra notte.» Sbuffo e mi rivesto.
Sono furiosa, mi faccio schifo per esserci ricascata. Leonardo ha bisogno di una bambolina da tenere in suo potere come e quando vuole.

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Capitolo 17
*** Sconosciuti. ***


Ho chiuso con Leonardo, stavolta faccio sul serio.
L'ho visto solo per le cose che riguardano Jack, ho cambiato capitolo, sono andata avanti. Sto con Eric, sembra un ragazzo serio, per il momento va bene così.
Viene a casa, sta con me, gioca con Jack e di tanto in tanto usciamo. Non ci sono baci violenti improvvisi, non c'è il suo prendermi e mettermi all'angolo per fare l'amore, ma mi basta. 
Arriva come sempre, ha portato i cornetti, lo saluto con un bacio e poi raggiungo Jack che sembra essersi svegliato. Intanto sento Josh e Jess salutare Eric ed uscire poi di casa. Ultimamente presto poca attenzione perfino a loro. Prendo Jack e andiamo in cucina. 

«Avevo proprio voglia di un buon cornetto.» Sorrido prendendo il biberon, imbocco il piccolo.
«Si può sapere perché hai questa sul telefono?» Eric ha il mio cellulare tra le mani, mi mostra la foto che ho scattato a Leonardo e Jack mentre dormivano assieme.
«L'ho scattata una sera.» Cerco di minimizzare, intanto sistemo Jack nel passeggino davanti ai cartoni. Prevedo un litigio. 
«Continui a tenerla.» Stringe i denti.
«Qual è il problema?» Sbuffo.
«Sono il tuo uomo.»
«Lui è il padre di mio figlio.» Urlo. 
«E ciò prevede che tu abbia una sua foto sul telefono? Vuoi giocare alla famigliola felice, Chanel? Te lo devo ricordare io quanto è stato una merda?» Mi lancia il telefono.
«È una semplice foto di mio figlio che dorme con suo padre, si somigliano, volevo immortalare questo momento.»
«Volevi immortalare l'uomo che ti ha scopata e ti ha messa incinta?» Siamo faccia a faccia, urla, ha gli occhi sgranati ed è rosso in volto, non l'avevo mai visto così. Mi fa quasi paura così indietreggio, ma resto bloccata tra lui e la cucina.
«Lui mi ha regalato mio figlio.» Farfuglio con le lacrime agli occhi.
«Ti ha regalato tuo figlio? Perché i figli si regalano?» Ride stizzito. «Sei patetica Chanel.» Mi tira uno schiaffo, un attimo dopo sento il sapore del mio sangue entrarmi in bocca. Mi ha spaccato un labbro.
Va via, ed io resto a piangere e ripulirmi. 

Dopo poco suonano al campanello, me ne ero quasi scordata, Leonardo deve tenere Jack oggi. Mi ricompongo e fingo non sia successo niente, non deve vedermi in questo stato, non voglio far pena proprio a lui. 
Apro e lo accolgo con la mia solita freddezza, quella alla quale ormai sembra essersi abituato. Mi getta una veloce occhiata, poi va dritto verso Jack.

«Vieni piccolino, la mamma ti prepara, è arrivato papà.» Prendo Jack tra le braccia e salgo su, Leonardo mi segue senza dire una parola. Mi osserva mentre vesto il piccolo, porta poi una mano al mio mento e mi costringe a guardarlo. 
«Cos'hai fatto al labbro?» Chiede curioso. 
«Niente, ho...ho sbattuto contro l'armadio.» Farfuglio e abbasso gli occhi, poi ritorno a fissare mio figlio.
«Ne sei sicura?» Sembra insospettito.
«Non sono stupida, so quel che faccio.» Sbuffo.
«E quell'Eric com'è?» Chiede improvvisamente.
«Ti dovrebbe interessare?» Mi innervosisco. 
«Non perché frequenta te, ma sta a contatto con mio figlio, un giorno ti metterei al corrente di che tipo è la mia compagna per farti stare tranquilla.» Sembra quasi maturo, ma non dimentichiamocelo che il quarantenne tra i due è appunto lui.
«È un ragazzo tranquillo.» Spiego vaga.
«Quindi lui non c'entra niente con il tuo labbro rotto?» 
«Sei il solito insolente, come ti permetti di insinuare?» Comincio a borbottare, e prima che io possa finire mi interrompe. 
«Hey, sta calma, chiedevo.» Ride sarcastico. Gli carico Jack in braccio e spero vada via in fretta. «Fai solo sapere a quel bel moretto che se ti torce un solo capello, io lo ammazzo.» Mi sorride in piena faccia e va via.
Com'è che stanno le cose? Adesso è lui che vuole proteggermi dagli altri? Oh signorino, non sei stato capace di farlo da te stesso, altroché. 

Poco dopo torna Jess, dopo la storia dell'essersi fatta scappare il mio segreto, c'è un'aria gelida tra noi. 

«Hey.» Si accorge di me che sono seduta sul divano con il telefono tra le mani.
«Hey.» Rispondo senza nemmeno guardarla.
«Senti Chanel, tu sei come una sorella per me, non mi va che ci sia quest'aria tra noi.» Sbuffa.
«Jessie non ce l'ho con te, va bene? Pensandoci, se tu non avessi sbroccato io non avrei mai avuto il coraggio di dire a Leonardo la verità, ed era giusto lui la sapesse. Si comporta a meraviglia con Jack e questo basta.» Sorrido.
«Che hai fatto al labbro?» Lo nota anche lei, si mette a sedere accanto a me.
«Io...nulla Jess.» Calo il viso, ma in fondo lei è la mia migliore amica, mi conosce meglio di chiunque altro, è difficile mentirle. 
«Non mi dire che è stato Leonardo.» Si imbestialisce, direi che la ragazza è un po' prevenuta nei suoi confronti.
«È stato Eric.» Lascio cadere qualche lacrima.
«Perché?» Mi abbraccia. 
Le spiego l'accaduto, le spiego della foto, le spiego di quanto Eric è andato fuori di testa, le spiego davvero tutto in ogni minimo dettaglio, perché è troppo che tengo tutto dentro. Gli spiego anche che dopo quella foto io e Leonardo siamo stati a letto insieme, ancora. 

«Chanel, non sarai mica incinta un'altra volta?» Chiede spaventata. 
«Sì, lo chiamavano El fecondador de Hollywood, ma sei scema!?» Respingo l'idea, però a tratti mi ha fatto ridere.

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Capitolo 18
*** Amami, ora più che mai. ***


In serata Eric passa da me, ha un mazzo di rose tra le mani e una faccia da cane bastonato.
«Posso parlarti?» Chiede implorante.
«Cosa dovrei ascoltare?»
«Chanel, non so che mi è preso, non ho mai toccato una donna te lo giuro, mai. Sono andato in bestia vedendo quella foto perché pensavo tu fossi innamorata di lui. A mente lucida ho capito, è il padre di tuo figlio e lo rispetto. Ma ti prego, perdonami. Ho reagito male, ma mi sono innamorato di te.» Parla tutto d'un fiato con le lacrime agli occhi.
Accetto di dargli un'altra occasione, in fondo ne ho date tante a Leonardo nonostante dalla sua bocca non sia mai uscita la frase "mi sono innamorato di te". Forse, per la prima volta, qualcuno davvero tiene a me tanto da fare gesti stupidi, impulsivi, di quelli che solo l'amore ti fa fare. Forse Eric potrebbe diventare davvero l'amore della mia vita. 
Gli bacio a lungo le labbra, ho voglia di sentirmi desiderata da un uomo che mi ama e non solo usata come ha sempre fatto Leonardo. Voglio stare con uomo che non mi vuole solo per una notte.
Saliamo nella mia camera, ci mettiamo a letto e stiamo tanto sotto le coperte a baciarci solamente come due sedicenni inesperti che non sanno cosa fare. Mi spoglia piano, mi bacia il collo, arriva sul seno. 
Improvvisamente la porta della mia stanza si apre, non ci voglio credere, è Leonardo. Restiamo a guardarci una decina di minuti, mi copro con il lenzuolo alla meglio mentre cerco di non sprofondare. 

«Jess mi ha detto che potevo salire.» Balbetta, ha Jack addormentato in braccio, deglutisce e poi va verso la culla. 
«Non sapeva ci fosse Eric, scusa, mi dispiace.» Dico cercando i miei vestiti con una mano, ho lo stomaco in fiamme. 
«No, scusami tu.» Continua rimboccando le coperte al piccolo. Sembriamo due stupidi, come se un fulmine ci avesse colpiti. 
«Ti ci vuole ancora molto?» Eric si intromette nel discorso. 
«Come, scusa?» Leonardo lo fissa.
«Dico, hai fatto?» 
«Sto mettendo a dormire mio figlio, se non ti dispiace.» Spiega stizzito.
«L'hai fatto, ora puoi anche sparire.» Gli urla contro. 
«Di cosa hai paura? L'ho vista prima di te Chanel nuda.» Gli sferra un colpo basso, mi sembra di assistere ad un'interminabile partita di ping pong.
Cominciano ad urlarsi contro, si danno addosso e arrivano quasi alle mani, mi sento carne da macello.
Fortunatamente Jess ci raggiunge e calma la situazione, io sono incapace anche di rivestirmi in questo momento. Calma Eric e lo manda via, intanto gli occhi di Leonardo mi congelano. 

«Potevi evitare.» Sbuffo mettendomi la maglietta.
«Stavo mettendo a letto mio figlio.» Ribadisce il concetto urlando. «Potevi evitare tu di farlo nello stesso letto in cui l'hai fatto con me.» 
«Ha qualche importanza?» Rido stizzita.
«Per me ce l'ha.» Si porta una mano alla bocca. «Cazzo Chanel, io non riesco più a guardare nessuna donna, non riesco ad approcciarmi, non riesco ad immaginarle affianco a me.» Parla tutto d'un fiato, quasi in uno stato confusionario. 
«Che vuoi dire?»
«Ma davvero non lo capisci? Ho avuto un tuffo al cuore appena ti ho vista a letto con quello lì. Ti ho vista io nuda, ti ho sentita io sul mio corpo, ti ho dato io un figlio.» Mi prende il viso tra le mani. «Mi sono innamorato di te e vorrei solo rientrare a casa e stringere sia te che Jack, vorrei sentirti dire ancora ''papà è arrivato'', guardarti mentre gli cambi il pannolino, mentre ci giochi. Vorrei che  mi sgridassi diecimila volte, perché non sono perfetto come te.» Mi prende le mani tra le sue, sono confusa, spaventata ma in fondo felice.
«Puoi ripetere tutto in presenza di un avvocato?» Chiedo ridendo. 
«Perché?» 
«Non ci credo che uno stronzo come te possa innamorarsi.»
«Solo se ha una stronza come te.» Ride anche lui, mi bacia le labbra e per la prima volta non temo un suo bacio. 
«Sposiamoci ora, senza invitati, senza abito bianco, senza paparazzi dai quali scappare, senza una fama che non mi interessa più.» 
Penso sia impazzito e penso di essere impazzita anche io, un attimo fa credevo di odiarlo e di essere destinata ad Eric, ed ora non vedo l'ora di diventare sua moglie
.

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Capitolo 19
*** E' solo un nuovo inizio. ***


Corriamo giù per le scale, Leonardo ha il piccolo tra le braccia, raggiungiamo la stanza di Josh. Piombiamo dentro senza nemmeno bussare. Josh è a letto, con lui c'è anche Jessie, non ci posso credere.
Comincio a ridere e con me Leonardo, che intanto copre gli occhi a Jack. 

«Oh, ma non si usa bussare?» Josh ci tira un cuscino, intanto si coprono con il lenzuolo.
«No aspettate, voi due...» Riprendo a ridere.
«Bionda, mica scopi solo tu qua.» Josh mi punzecchia imbarazzato.
«Cosa succede di tanto importante da piombare così in stanza?» Sbuffa Jessie. 
«Ci sposiamo.» Scrollo le spalle.
Jessie mi fissa sconvolta, probabilmente mi sta dando della matta e chi può darle torto.

«Tanti auguri.» Josh si sistema sul cuscino. 
«Ci sposiamo adesso.» Leonardo spiega. 
«Ma siete impazziti?» Jessie sbotta. «È sera e poi voi non vi odiavate fino a mezz'ora fa?»
«Solo perché ci amiamo.» Sorrido stupida. «Dovete farci da testimoni.» 
«Ma che ci doveva capitare.» Josh salta giù dal letto finendo di rivestirsi. «Piccolino, tua madre e tuo padre sono due deficienti.» Gli bacia una guancia. 
«Ragazzi, il matrimonio è una cosa seria, non scherzate.» Ci spiegano per tutto il tragitto in macchina, borbottano come due vecchi genitori preoccupati. Intanto, con dello spago, Leonardo modella due anelli.
«Ma che fai?» Jess lo prende in giro.
«Gli anelli, nel frattempo di averne due veri.»
Jess butta la testa indietro rassegnata.
Arriviamo fuori chiesa, troviamo chiaramente il portone principale chiuso, Leonardo corre a bussare con forza il portoncino secondario. Dopo qualche colpo, ne viene fuori un uomo grassoccio, dalla statura bassa e l'aria bonaria. 

«Leonardo, figliolo, santo cielo che succede?» Chiede preoccupato, intanto si strofina gli occhi, comprendo che abbiamo interrotto il suo sonno.
«Padre Lorenzo, devo sposarmi.» Dice Leonardo tutto d'un fiato.
«Non possiamo farlo con calma?» Chiede il prete con aria da rimprovero.
«No padre, ora.» Leonardo insiste sorridendo. 
«È da quando facevi l'oratorio e portavi ancora i calzoncini che mi coinvolgi nelle tue pazzie.» Gli colpisce affettuosamente una guancia, Leonardo strizza un occhio ad ogni colpettto.
«Abbiamo patito le pene dell'inferno per arrivare qui, deve unirci davanti al Signore, così la signorina non può più scappare.» Scherza Leonardo, facendo ridere tutti.
'Sto stronzo, alla fine sarei io quella che scappa? 

«Sei proprio sicura di farlo?» Il prete parla a me, si accorge poi di Jack tra le mie braccia. «E lui? Lui è il frutto del vostro amore?» Accarezza una guancia del mio piccolo, Jess ride.
«È frutto di una sana scopata tra la pizza.» Asserisce, tutti la ammoniamo con lo sguardo, così si accorge di ciò che ha appena detto in chiesa in presenza di un prete e quasi diventa viola in volto. Ma Padre Lorenzo sembra capace di perdonare qualsiasi cosa, così si limita a farsi un veloce segno della croce. 
«Bene figlioli, i testimoni ci sono.» Getta un'occhiata veloce a Jess e Josh, lei è ancora paonazzo. «Gli anelli?» Chiede e Leonardo è già lì che gli porge lo spago lavorato alla meglio. 
Padre Lorenzo alza gli occhi al cielo, si dirige poi verso l'altare.
Poco dopo, la perpetua ha addobbato il luogo sacro alla meglio. Si mette tra le panche, con Jack tra le braccia.
Ci posizioniamo davanti all'altare, Jess e Josh ci sono accanto e probabilmente non potevamo scegliere testimoni migliori. Rivolgo lo sguardo verso l'alto, una grossa croce cattura la mia attenzione, resto a fissare il volto lacerato di Cristo, fin quando Leonardo non cattura la mia attenzione. 

«Chanel, va tutto bene?» Si pietrifica.
Lo fisso per un istante, mi sento quasi intontita, niente ha senso ma io amo quest'uomo così: senza senso.
I miei non sanno niente, Eric è uscito di casa con la convinzione che io sia sua, ho così tanta paura, ma affondo nei suoi occhi. Io lo sento dentro. Voglio quest'uomo, come un carcerato vuole la libertà. Voglio finalmente il mio posto nel mondo, Leonardo lo è. 

«Va tutto bene.» Lo tranquillizzo. 
Così, il rito ha inizio. È chiaramente abbreviato, così dopo qualche promessa baciamo gli anelli di spago e ce li scambiamo. Jess alza gli occhi al cielo, ci considera due pazzi, e in effetti di normale abbiamo ben poco. 
Padre Lorenzo ci benedice nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo. Siamo marito e moglie, non ci credo.
Leonardo mi bacia con forza le labbra, ora non mi scappa più. Due pezzettini di spago ora ci tengono legati. 
Usciamo fuori, ho un capogiro che quasi mi fa perdere i sensi, probabilmente ho vissuto troppe emozioni tutte assieme. Leonardo mi sorregge così non cado.

«Amore capisco l'emozione di diventare mia moglie, ma reggiti in piedi.» Mi prende in giro, ritrovo quasi il Leonardo stronzo e malizioso che ho conosciuto. Gli colpisco il petto. 
«Non ricominciare, ci metto due secondi a chiedere il divorzio.» Lo prendo in giro anche io. 
Mi prende dolcemente il viso, poggia le sue labbra alle mie. Quest'uomo è mio, come non potrebbe essere mai di nessun altra.

«Non vorrei rovinare il vostro momento, ma Jack ha sgommato nel pannolino.» Jess me lo porge disgustata, la puzza del pannolino del mio piccolo si intromette tra noi, così cominciamo a tossire.
Eccoci, così veri, senza fronzoli ne paparazzi, con un figlio che dipende completamente da noi e una puzza di pannolini che accompagnerà le nostre giornate. 

 



Chiaramente vi starete chiedendo come sono andate alla fine le cose.
Beh, finalmente i miei hanno saputo tutto e la prima cosa che mio padre ha fatto è stata chiedere un autografo a suo genero. 
Jess e Josh fanno coppia fissa e indovinate un po', si sposeranno a breve anche loro.
Per quanto riguarda Eric, beh, non ci crederete mai ma lui fa coppia fissa con Winona ed ogni giornale è ricoperto di loro foto.
Io e Leonardo finalmente abbiamo delle vere fedi e non si azzarda mai a toglierla, o gli taglio il dito. 
Ah, ricordate il mio semi svenimento fuori chiesa? El fecondador de Hollywood ha colpito ancora, sono incinta ed è una femminuccia.
Si chiamerà Irmelin, come la mamma di Leonardo, ma io e il signorino dobbiamo fare un discorsetto, prima di battere il record di figli della famiglia Pitt-Jolie.
Io e Leonardo viviamo la nostra vita nella maniera più semplice possibile, cercando di tutelare la nostra famiglia.
E vi dirò, dietro DiCaprio premio Oscar, grande attore, c'è solo Leonardo e me lo godo tutto.

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