Preludio cardiaco.

di Teddy_bear
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo I. ***
Capitolo 3: *** Capitolo II. ***
Capitolo 4: *** Capitolo III. ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV. ***
Capitolo 6: *** Capitolo V. ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI. ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII. ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII. ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX. ***
Capitolo 11: *** Capitolo X. ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI. ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII. ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII. ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV. ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV. ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI. ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII. ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII. ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX. ***
Capitolo 21: *** Capitolo XX. ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXI. ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXII. ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIII. ***
Capitolo 25: *** Capitolo XXIV. ***
Capitolo 26: *** Capitolo XXV. ***
Capitolo 27: *** Capitolo XXVI. ***
Capitolo 28: *** Capitolo XXVII. ***
Capitolo 29: *** Capitolo XXVIII. ***
Capitolo 30: *** Capitolo XXIX. ***
Capitolo 31: *** Capitolo XXX. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


SAKURA

 

“Si raccomanda di allontanarsi dalla linea gialla”. 

Tre piastrelle, saranno ampie almeno quindici centimetri e lo stesso, quando sento questo annuncio, mi viene voglia di indietreggiare ulteriormente. Ho una grande paura della metropolitana, del vuoto che c’è oltre quella striscia che è lì per dirti esclusivamente di fare attenzione. Sospiro, faccio un piccolo passo indietro per sicurezza e tiro fuori il mio iPhone e mando un messaggio a Tomoyo. Lei è la mia più cara amica: frequenta la mia stessa università -ha scelto la facoltà riguardante le lingue straniere- ma ci conosciamo dai tempi delle elementari, ha un carattere sempre disponibile e dolce con il prossimo e sono contenta di averla accanto.

 

Da: Sakura

A: Tomoyo

Amica mia, scusa, sto prendendo adesso la metro, tre fermate e sono lì. 

 

Digito velocemente, lo rileggo una volta e poi invio. Avevamo deciso di fare colazione insieme prima delle lezioni; il bar di fronte alla nostra sede universitaria è molto accogliente ed i croissant alla crema sono da leccarsi il baffi tant’è che sento già l’acquolina in bocca. 

Ripongo il mio cellulare in tasca, mentre sento il rumore della metro arrivare; non c’è molta gente stamattina, anzi. Riconosco le solite due signore che prendono la metro ogni mattina con me, probabilmente per andare a lavorare, riconosco ancora un signore ed infine un ragazzo che ha lo stemma della mia università sulla sua giacca. Lo vedo quasi sempre, mi è ben impresso nella mente perché non mi piace il fatto che sia sempre così vicino alla linea gialla. Non devo guardarlo perché altrimenti mi viene da spingerlo indietro. La cosa strana è che non ci ho mai parlato. Io sono una gran chiacchierona ed amo stringere nuove amicizie, ma con lui proprio non mi viene molto spontaneo, lui mi sa di… insomma, sì, lui mi sembra scortese, vedendolo di primo impatto. 

Mai giudicare il libro dalla copertina, Sakura, mi ricorda la mia coscienza. Ed è vero, magari un giorno di questi ci parlerò. Sempre se me la sento. 

A distrarmi dai miei pensieri è la metro che arresta la sua corsa e, mentre annuncia la fermata dove devo salire io, si aprono le porte. Mi metto alla loro destra, in modo tale da dare precedenza alle persone che sono già sopra. Intanto il mio telefono trilla, penso che probabilmente mi abbia appena risposto Tomoyo. Do una sbirciata e invece è Hisato, il mio ragazzo. 

 

Da: Hisato

A: Sakura 

Buongiorno tesoro, oggi a che ora finisci? Pensavo che…

 

Non riesco a finire di leggere che una voce mi distrae facendomi trasalire. 

“Ragazzina, dovresti salire”.

Annuisco, chiedendo scusa.

Salgo in metro e mi tengo con una mano al primo palo che trovo, salda. Mentre il ragazzo che mi ha chiesto di sbrigarmi prende posto. Assurdo, di uno che è praticamente quasi oltre la linea gialla avrei detto che in metro è solito a stare in piedi, invece no. Si siede. Misteri della vita. 

Ciò che successivamente mi fa sbuffare una risata è che questo ragazzo lo vedo davvero tutti i giorni, ma fino ad adesso non ci avevo mai prestato veramente attenzione, ma pazienza. 

D’un tratto poi ricordo che dovevo controllare il messaggio di Hisato, mi porto una mano alla fronte e mi affretto a leggerlo: chiede a che ora stacco e se può accompagnarmi a casa, nel caso avessimo orari diversi specifica che per lui non è un problema fermarsi per ripassare in biblioteca. Sorrido e tento di digitare la risposta con una mano sola.

 

Da: Sakura

A: Hisato

Oggi non ho il tirocinio, ho dato il cambio con una mia collega perché ho una lezione di fisiologia ed una di patologia che proprio non posso saltare. Dovrei finire per le quattro e mezza. 

 

Premo invio e, nell’esatto momento in cui lo faccio, ottengo la risposta di Tomoyo. 

 

Da: Tomoyo

A: Sakura

Non ti preoccupare! Ti aspetto direttamente al bar, a dopo!

 

Le faccio capire che va bene e metto uno smile, poi invio. Scorro velocemente la mie chat, e quando verifico che non ho altri messaggi a cui rispondere, ripongo il mio iPhone bianco in tasca, non prima però di aver controllato maniacalmente che la mia cover rosa, con una stella ed una luna disegnata su essa, non si sia sporcata, siccome ci tengo particolarmente. Mi sento sollevata quando vedo che è tutto a posto. 

La metro è velocissima. Ricordo che all’inizio quando la prendevo ero davvero così poco abituata che, alla sera, quando tornavo a casa e mi mettevo nel letto dopo una bella doccia rilassante, mi sentivo ancora ondeggiare. Inoltre non capisco quelli che non si tengono come fanno a stare in piedi, se io non mi tenessi al palo o ad altro, cadrei sicuramente. Tomoyo, per esempio, riesce a leggere, a messaggiare, a sistemare persino gli appunti, senza sostenersi a niente -e questo è davvero incomprensibile-. 

Piano piano il mezzo rallenta e si blocca, rammento dentro di me che è alla terza fermata che devo scendere. Mi è successo più di una volta che, per colpa del mio essere totalmente fra le nuvole, perdessi la mia fermata e quindi dovessi scendere ad un’altra, per poi tornare indietro. E non mi piace per niente, quindi meglio essere vigile. Le porte di fronte a me si aprono e alcune persone scendono, chiedendomi perdono se talvolta si scontrano di poco con me. 

Sistemo meglio lo zaino sulle mie spalle per creare meno impicci, quando vedo il camice che spunta fuori come per ricordarmi di aver fatto l’ennesima sciocchezza. 

“Accidenti!” esclamo. 

Mezza metro si è voltata verso di me, chiedo scusa imbarazzata mentre appunto mentalmente di essere meno rumorosa la prossima volta che rimprovero me stessa. Oggi non ho bisogno del camice, per qual motivo l’ho portato? 

“Scusa, scendi?” domanda una signora dai capelli bruni e corti, scuoto la testa e mi sposto di poco bofonchiando un "prego" con una vocina che non so nemmeno da dove mi sia uscita. Per avere ventisei anni sono davvero infantile delle volte, cavoli. 

Nemmeno mi accorgo che la metro richiude le porte e parte, quando prendo il telefono per guardare a che ora posso pranzare, e noto che ho uno stacco dalle 12.30 alle 14.30, chiederò quindi a Chiharu ed a Tomoyo se possono unirsi a me, anche perché non mi piace mangiare da sola e siccome le mie colleghe, con cui ho legato di più, oggi hanno preferito restare in ospedale a fare tirocinio, devo cercare di arrangiarmi come posso. La metro si ferma di nuovo e sale Rika, una ragazza dai capelli corti e castani che frenquenta la mia stessa università e che vedo spesso in biblioteca: lei non studia medicina con specializzazione in cardiologia come me, ma studia giurisprudenza e da quel che ho capito vorrebbe diventare un buon avvocato; secondo me ce la farà, visti i risultati che so che ha ottenuto fino ad ora. 

“Sakura!” mi saluta al volo, abbracciandomi. Ha un profumo sempre buonissimo, assomiglia a quello del gelsomino. Lo adoro. 

“Rika, che bello vederti!” 

“Anche oggi salverai qualche vita?”

“Ah, Rika…” gonfio le guance, protestando internamente e sentendomi imbarazzata. Metterle in testa che sono lì sono per imparare è difficile ma, dopottutto, è la verità: non ho ancora operato nessun cuore, nè niente di tutto questo. Solo controlli, fino ad adesso. Ed è giusto così. 

Lei sorride, mettendomi una mano sulla spalla. 

“Che lezioni hai oggi?” domando. 

“Ho solo diritto privato, ma meglio che non te ne parli, non mi piace granchè il professore”.

“Perché?”

“È molto confusionario il modo in cui spiega”.

Annuisco. 

“È pesante come lezione?”

“No, pesante no. Ma i miei appunti sono molto caotici e non è colpa mia, quindi preferisco registrarlo e poi leggere dal manuale gli argomenti”.

“Capisco, come si chiama il professore?” domando, curiosa. 

“Terada, si chiama Terada. Vorrei scrivergli un’email, sai, per un ricevimento. Vorrei provare a chiedergli secondo lui che metodo di studio sia meglio usare per il suo corso”. 

“Faresti bene.” affermo, sicura. 

La metro si ferma, le porte si spalancano ed io cerco l’insegna per capire se è ora di scendere o meno. 

“Sakura, dobbiamo andare.” Rika ridacchia, prendendomi per un braccio ed io la ringrazio. Ecco, un altro mio problema è scendere dalla metro. Mi aiuto tenendomi a Rika, mentre mi muovo piano. 

“Ragazzina, dovresti scendere”.

Ed a dirmelo è di nuovo quel ragazzo che sfida il vuoto della metropolitana, mi sta rimproverando ancora, mi mordo una guancia, seccata. 

Mannaggia, nessuno capisce la mia paura del vuoto. 

“Scusa”. bofonchio e mi volto. 

È vicinissimo a me e la prima cosa che vedo sono i suoi occhi ambrati, sono così…

“Andiamo!” Rika mi tira ed io la seguo, finiamo entrambe sulle scale mobili in men che non si dica, ma prima la sento dire: 

“Li, sbrigati, penso che anche tu abbia lezione”.

L’ho visto annuire da lontano, mentre la salutava educatamente, ma senza alcun sorriso sul volto. 

Mi giro verso la mia amica. 

“Tu lo conosci?” ora la mia curiosità su quel tizio è alle stelle. 

“Non tanto. Studia al conservatorio della nostra università, una mia collega mi parla spesso di lui perché quando tiene i saggi va a sentirlo, dice che è bravissimo. So il cognome per questa ragione, una volta poi passavo da quelle parti, l’ho sentito mentre si esercitava e gli ho fatto i complimenti, ma niente di più”. mi spiega ed io annuisco seriamente colpita. 

“Che cosa suona?”

“Pianoforte”.

Non riesco più a dire una parola. Non me l’aspettavo. Lo credevo più uno studente di economia, di ingegneria o architettura, archeologia forse. 

Mai giudicare un libro dalla copertina. 

Appunto. 

 

Da: Sakura 

A: Tomoyo

Sono quasi arrivata da te. Ho conosciuto un pianista che mi ha esterrefatta, sai?

 

Digito subito e, senza rileggere, invio. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE: ciao carissime e auguri a tutte voi! So che questo capitolo non è molto lungo, ma è il prologo e gli altri saranno sicuramente più lunghi siccome più avanti avremo anche il punto di vista di Shaoran u.u ditemi cosa ne pensate, dai! Come vi sembra?

SPOILER CAPITOLI SUCCESSIVI NON LEGGETE SE NON VI VA:

“Hai paura del vuoto della metropolitana, vero?”

“Sì.”

“Ecco, io sono ancora più vuoto.”

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Capitolo 2
*** Capitolo I. ***


SAKURA 

 

La sveglia suona, facendomi aprire piano piano gli occhi, ci metto qualche secondo prima di riprendermi e capire che è ora di alzarsi. Prendo la mia sveglia in mano e controllo l’ora: mi sono stranamente svegliata in orario, normalmente, trilla almeno due o tre volte prima che io mi svegli e che io mi alzi. Mi sposto di poco per vedere, dalla finestra vicina al mio letto, com’è il tempo fuori, e noto che è sereno. Sbadiglio e mi stropiccio gli occhi, mentre penso che è una bella giornata. Sposto di lato le mie coperte azzurre ed infilo i piedi nelle mie pantofole, attenta a non pestare il mio gatto che ama dormirci in mezzo. 

“Kero-chan, sei sempre il solito”. protesto, mentre gli faccio due carezze. Poi vado subito verso il mio armadio: la mia università ci tiene particolarmente all’essere impeccabile, tant’è che dobbiamo indossare una divisa con lo stemma riguardante essa. La prendo e vado verso il bagno adiacente a camera mia, con l’intenzione di farmi una doccia. Quando apro la porta noto il tappeto del bagno più spostato verso dov’è di solito, quindi lo prendo per un lembo e lo tiro verso l’altro lato. Ecco, così va meglio. Apro il getto della doccia e tocco l’acqua, ci mette sempre qualche secondo prima di scaldarsi come piace a me, quindi nel mentre aspetto, mi svesto, posando il mio pigiama fucsia su di un mobiletto. Poi mi viene in mente di toccare il termosifone e lo trovo già caldo, nonostante sia mattina presto, decido perciò di metterci sopra la mia divisa. Tocco ancora una volta l’acqua e, quando noto che la temperatura è giusta, ci entro dentro. 

 

***

 

Mi do un’ultima occhiata allo specchio, sistemandomi i capelli. Quando ero piccola li portavo molto più corti di adesso, che mi arrivano alle spalle. Ho sempre invidiato quelli di Tomoyo: lunghi, mossi e sempre ordinati. Io faccio molta fatica già ad averli di una lunghezza pressapoco media, trattandoli sempre con balsamo ed altri vari prodotti, lei invece potrebbe anche usare solo lo shampoo che li avrebbe comunque perfetti. Che fortuna. 

Scuoto la testa, guardando l’ora al mio orologio da polso: devo sbrigarmi. Apro la porta del bagno e mi fiondo giù dalle scale, diretta a fare colazione in cucina. 

“Buongiorno!” esclamo, raggiante, una volta giunta lì. 

“Guarda un po’, il mostro si è alzato”. 

“Sei il fratello più antipatico del mondo”. 

Mio fratello è sempre stato poco carino con me, lo so che non lo fa con cattiveria, ma solo perché gli piace molto -forse troppo- vedermi infastidita. Lui è diverso da me, ha i capelli e gli occhi castani, mentre io ho i capelli biondi e gli occhi verdi. Siamo differenti anche nel carattere e non siamo coetaneai, infatti è di sei anni più grande. Non capisco come il suo compagno, Yukito, lo sopporti. Quel ragazzo è un angelo, sono fidanzati dalle superiori e non si sono mai lasciati, non vedo altra spiegazione se non il fatto che sia straordinariamente paziente: mio fratello è pestifero. 

“Touya, comportati bene con la dottoressa di casa. Buongiorno”. dice mio padre, sorridendomi. Ecco, mio padre è la persona più cara e buona che io conosca. Nonostante io e mio fratello abbiamo perso nostra madre da tanti anni, lui non ci ha mai fatto sentire soli. Certamente mia mamma mi manca, e purtroppo ho pochi ricordi di lei, essendo deceduta quando io avevo solo tre anni, ma come dicono mio padre e quello scorbutico di mio fratello, lei è sempre qua con noi e, a dimostrarlo, è anche la foto che abbiamo in cucina, che ogni mattina salutiamo con un sorriso. È importante per noi. 

“Sì, dottoressa, certo. Al limite potresti diventare una veterinaria, non vuoi curare i tuoi simili, mostro?” mi guarda, beffardo. Io prendo posto a tavola di fronte a lui e, nel mentre, tento di dargli un calcio sotto il tavolo che lui, dispettoso, schiva. 

“Chiudi il becco!” ribatto, isterica. 

“Ragazzi, buoni”. ci sorride mio padre, prendendo posto anch’egli a tavola, servendoci la colazione. 

“Oh! Succo d’arancia e pancakes!” esclamo, golosa.

Ci auguriamo un buon appetito ed iniziamo a mangiare. 

“Che lezioni hai questa mattina, tesoro?”

“Stamattina ho tirocinio. Ieri ho seguito le lezioni, quindi oggi preferisco andare in ospedale”. rispondo alla domanda di mio padre. Annuisce.

“Tu, Touya?”

Mio fratello studia architettura, è all’ultimo anno, ha iniziato tardi gli studi perché voleva pagarsi l’università da solo, quindi prima ha guadagnato qualcosa per i fatti suoi tramite diversi lavori. Ecco, un altro difetto di mio fratello, -oltre alla sua antipatia, si intende-, è che non chiede mai aiuto a nessuno. Mai. Un suo pregio, invece, -suo malgrado-, è che aiuti te ne da, se hai bisogno. 

“Stamattina non ho lezioni, mi trovo in biblioteca a studiare con Yukito”. 

“Ma lui non sta studiando per il dottorato in lettere?” domando.

“Sì, ma ripetiamo gli argomenti l’uno all’altro con davanti il libro di testo”. 

“Capisco, in effetti anch’io lo faccio con Tomoyo”. dico più a me stessa che a lui. 

“Come vanno i preparativi per il trasloco?” gli domanda mio padre, addentando un pezzo di pancake. Toyua andrà a vivere con Yukito tra poche settimane, giusto il tempo di sistemare la burocrazia. Quando ho visto il loro appartamento ne sono rimasta felicemente colpita: è modesto, ma adorabile. Sono davvero contenta per loro. 

“Bene, siamo a buon punto. Tu, papà, oggi lavori fino a tardi?” gli chiede. Mio padre lavora all’università: è insegnante di archeologia, anche un bravo insegnante, devo ammettere. Rammento quella volta, di quando ero alle elementari, che venne nella mia classe a spiegarci alcune nozioni di egittologia; i miei compagni erano rimasti a bocca aperta e continuavano a porgergli domande. Sorrido al ricordo.

Finisco poi i miei pancakes e bevo l’ultimo sorso di aranciata. Era tutto squisito. 

“Non penso di finire tardi, ma vi tengo comunque aggiornati”. 

Sentiamo poi suonare il campanello ed io faccio per alzarmi, ma mio fratello mi ferma.

“Vado io, penso sia Yukito”, annuisco, prendendo la mia valigetta ventiquattr’ore, per dirigermi verso la porta. 

“Io vado papà, ciao”. gli do un bacio sulla guancia.

“A stasera, tesoro! Fa’ attenzione lungo la strada”. mi ricorda. Annuisco e sorrido. 

Mentre vado verso la porta non sento la voce di Yukito, ma di un altro ragazzo. 

“Hisato!” esclamo, gioiosa, abbracciandolo al volo.

“Sakura, ciao”. ricambia la mia stretta, ridacchiando probabilmente per il mio essere così euforica ogni volta. 

“Toyua, perché non mi hai detto subito che era lui?” 

Non mi risponde, da un’occhiata al mio moroso, che non viene ricambiata, ma anzi, Hisato rimane impassibile, e poi se ne va. 

“Mio fratello è strano e scorbutico, perdonalo”.

“Non mi sopporta, a parer mio”. bofonchia, imbarazzato. 

“Mi sembrava di aver sentito la voce di Hisato, ciao! Come stai?” mio padre arriva sulla porta, salutandolo cordialmente. 

“Bene, tutto bene, signor Kinomoto. Sono venuto a prendere Sakura per andare insieme in università, abbiamo orari simili”. gli spiega. Hisato è veramente un ragazzo d’oro. Nonostante i suoi occhi azzurrissimi, -"di ghiaccio", come li definisce Tomoyo-, possano far pensare che lui sia una persona schiva e malfidente, in realtà non è affatto così: è socievole, estroverso, aperto con il prossimo, solare. Insomma, come me. 

“Sono contento, buona giornata, ragazzi!” ci saluta, tornando in casa, lasciando aperta la porta alla mie spalle, che affretto a chiudere. 

“Fa corrente”. mi giustifico con Hisato. 

“Vogliamo andare?” domanda. Annuisco. 

“Tirocinio, oggi?” chiedo, mentre ci dirigiamo verso la metropolitana. 

“Sì, non impazzisco all’idea. Credimi, ero convinto che chirurgia fosse la specializzazione migliore, ma vedere tutte quelle persone stare male, doverle operare… mi stanno venendo dei dubbi”. 

Gli prendo la mano e gliela stringo forte. 

“Puoi sempre cambiare specializzazione”.

“Per fare cosa? Ho ventisei anni, Sakura. Abbiamo la stessa età e tu sei contenta di cardiologia ad ogni giorno che passa, mentre io, anche se cambiassi, avrei comunque contatti con il dolore umano. È questo che non sopporto: non la vista del sangue, la vista degli organi. Non sopporto pensare che una persona ha un dolore e doverglielo togliere io, in qualche modo, magari anche sbagliando”. mi spiega, sento il suo pollice accarezzarmi le dita. Nel suo discorso trovo anche una vena filosofica, forse stare a contatto con il fidanzato di mio fratello mi sta facendo vedere le cose con milioni di sfumature diverse, ma l’idea che lui non voglia curare gli altri mi fa pensare che lui sia solo spaventato all’idea di non esserne all’altezza. 

“Di cosa hai paura?” gli domando, quindi.

“Di non essere portato per fare il medico chirurgo. Mi sembra una responsabilità troppo grossa”.

“Lo capisco, ma non va bene pensarla così. Credi forse che tutti i medici che operano non abbiano avuto paura?” fa spallucce. Sospiro. Giriamo l’angolo e quasi mi scontro con una signora. 

“Attenta”. mi dice. Faccio cenno di sì e domando scusa. 

Quando ella se ne va, riporgo la mia attenzione su Hisato che, nel frattempo, si sta scompigliando con la mano che non è stretta nella mia, i suoi capelli bruni. 

“Devi credere in te stesso”, continuo il mio discorso. 

“Io credo in me stesso. Magari è solo una fase, forse è perché mi sento ancora spaesato. In ogni caso, non preoccuparti troppo. Farò del mio meglio”. 

Sorrido e fermo il mio passo, facendo fermare anche lui. 

“Grazie”. gli sto facendo capire, ringraziandolo, che per me è importante che lui realizzi se stesso: è da quando lo conosco che non dice altro che il suo sogno è diventare medico chirurgo, non voglio che si scoraggi proprio ora. Lui comprensivo, mi sorride, poi si china e mi bacia. Mi stacco poco dopo, portandomi una mano alla fronte.

“Cosa?”

“Il camice! Oggi dovevo portare il camice!” e lui ride, beffandosi della mia mancanza. Ma come faccio ad essere così tra le nuvole? Riprendiamo a camminare, manca poco e siamo arrivati in metropolitana. Ho un’idea!

“In metro ricordami di scrivere a Misa, lei porta sempre con sé il camice, magari me lo presta stamattina. Altrimenti me ne farò dare uno in ospedale”. 

“Non ti conviene lasciarlo negli armadietti dell’ospedale? Io faccio così”. mi consiglia, siamo quasi entrati in metro, dobbiamo solo scendere gli scalini. 

“Mh”. bofonchio. Forse ha ragione. Dopo aver fatto passare le nostre tessere nelle macchinette che ci lasciano il passaggio, andiamo alle scale mobili, verso la nostra fermata. 

“Tre fermate, no?”

“Sì, ti dico io quando dobbiamo scendere, non preoccuparti”. 

Sono anni che prendo la metro e devo prestare sempre attenzione. Che rottura di scatole essere imbranati. 

Arriviamo alla fine delle scale mobili e, ancora mano nella mano, ci avviciniamo alla linea gialla. Lo fermo quando, secondo me, siamo troppo vicini. 

“Oh, dimenticavo, scusa”. mi dice quando ricorda la mia paura del vuoto, scuoto la testa, portandomi più vicina a lui. Do un’occhiata in giro, oggi c’è più gente di ieri. Poco dopo, riconosco il pianista. Li,

-mi sembra di ricordare il suo cognome-, è nella stessa posizione di ieri. Noto che, appena mi giro verso la sua direzione, lui mi stava già guardando, forse pensa che io a stare così distante sono buffa. Be’, lui a stare così vicino è folle. Non essendo sgarbata, lo saluto con la mano libera. In risposta alza un sopracciglio, voltandosi subito. 

Maleducato e scortese. 

Fa’ la brava, Sakura, mi ricorda, poi, la mia coscienza. 

“Tutto bene?” mi domanda Hisato, distraendomi dai miei pensieri. Annuisco. 

La metro arriva quasi subito dopo, per fortuna. Io ed Hisato ci mettiamo alla destra della prima porta vicina a noi, non stacca nemmeno per un momento la sua mano dalla mia. Il cielo solo sa quanto gli son grata. Aspettiamo che tutte le persone scendano, poi saliamo noi, sostendoci subito dopo al primo palo che troviamo, come sempre. Le nostre mani non sono più unite e questo mi rattrista un poco, ma comprendo, tuttavia, che è inevitabile questo distacco. 

“Mando il messaggio a Misa”. 

“Che brava, te lo sei ricordata da sola”. scherza, pizzicandomi una guancia. Gonfio le gote e protesto con versetti inesistenti. 

 

Da: Sakura

A: Misa

Ciao collega, oggi tu segui le lezioni, vero? Io ho dimenticato il camice. Riusciresti a prestarmi il tuo prima che io vada a tirocinio?

 

Inserisco l’emoticon imbarazzata ed un cuoricino rosso e rileggo, poi invio. Ripongo il mio iPhone in tasca e, subito dopo, guardo fuori dal finestrino.

“Oggi pranzi con le tue amiche?”

“Stacco a mezzogiorno e mezza, mangio con Tomoyo e Meiling”. rispondo alla sua domanda.

“Meiling?” chiede a sua volta. 

Dimenticavo che non gliene ho parlato tanto, anzi. Forse non sa nemmeno che la ragazza che studia scienze sociali, all’ultimo anno, che avevo conosciuto a causa di un caffé che le avevo rovesciato addosso, si chiami così. Fatto sta che da quel giorno siamo diventate molto amiche. 

“La ragazza del caffé”. spiego.

“Ah sì, ora ricordo. Meiling, capito”. 

La metro si ferma ed io quasi cado. Chiedo subito scusa ad Hisato. 

“Ma figurati, tesoro”. mi bacia la fronte per rassicurarmi ed io arrosisco. Non salgono molte persone e, poco dopo, il mezzo riparte. 

“Tu mangi con i tuoi colleghi?”

“Penso di sì”. 

“Cosa mangi di buono?” domando. 

“Non lo so, prenderò qualcosa al bar, magari”. 

Annuisco. Poi, il mio cellulare trilla. 

 

Da: Misa

A: Sakura

Certamente, ci vediamo davanti all’università! 

 

La ringrazio subito ed invio il mio messaggio, quando la metro si riferma. Le porte si aprono e, questa mattina, non c’è Rika. Probabilmente ha lezioni più tardi; mi appunto mentalmente che le scriverò dopo per sapere come sta. Le porte si chiudono, sono saliti in pochi. Quando la metropolitana riparte, rammento mentalmente che devo scendere alla prossima. Mi guardo in giro e poco dopo noto il pianista, seduto sui sedili vicino al palo di fronte a quello dove ci stiamo reggendo io ed Hisato, che ha gli occhi fissi su un quaderno, sembra pentagrammato. Poco dopo li alza ed incontrano i miei. Imbarazzata sposto lo sguardo da lui a fuori dal finestrino. Non vorrei passare per una maniaca. 

“Hai saputo del dottor Tanaka?” riporto il mio sguardo sul mio ragazzo e scuoto il capo. Tanaka è uno dei medici che lavora all’ospedale dove facciamo il tirocinio io e Hisato, ma non ho saputo niente su di lui. 

“Sua moglie aspetta un bambino”. Alla notizia mi brillano gli occhi: è stupendo. 

“Davvero?”

“Davvero. Se è femmina la chiameranno Hana, se è maschio Eizo. Lui è euforico all’idea”. 

“Posso immaginarlo”. e sono sincera, so che volevano da tanto un figlio e finalmente ce l’hanno fatta. La metro si arresta piano; dev’essere la nostra fermata. Hisato mi sorride e va un poco avanti, prendendomi subito per mano. Lo ringrazio mentalmente. Le porte si aprono ed io, con la solita goffaggine e il solito spauracchio, scendo. 

“Dovresti scendere, ragazzina”. mi ricorda il mio cervello. Gonfio le gote e scaccio il pensiero. Che ragazzo poco gentile. 

Quando poggio i piedi oltre la linea gialla tiro un sospiro di sollievo: sono finalmente al sicuro. 

“Devi vederti con Misa, quindi?”

“Mi aspetta fuori dall’università”. 

“Sarà meglio sbrigarsi, sai che in ospedale ci tengono alla puntualità”.

“Giusto”. 

Un altro mio problema è la puntualità, sono una ritardataria cronica. Per questo Hisato si sposta verso sinistra, e saliamo le scale mobili come se fossero scali normali. Alla fine di esse ho il fiatone. 

Facciamo passare le nostre tessere al macchinario per uscire, ed eccoci, liberi. 

Saliamo le ultime scale della metro ed il paesaggio della città lo riconosco al volo. 

Prendo la mano ad Hisato e andiamo avanti. 

“Allora, come ti senti per la giornata di oggi?” domanda. 

“Sono affiancata alla solita dottoressa, devo solo guardare come visita i pazienti. Sai, cardiologia non è così tremenda, è abbastanza tranquilla”. ridacchio. 

“Un medico che dice che la sua specializzazione è -abbastanza tranquilla- non è un medico credibile, tesoro”. mi prende in giro, scompigliandomi i capelli. Rido perché, in effetti, non ha torto. Giriamo a destra e davanti a noi appare la nostra maestosa università: ogni giorno mi meraviglio di quanto sia grande. Come a leggermi nella mente, Hisato mi chiede:

“Sei anni non bastano per rendersene conto, vero?”

“Già”. sorrido. 

Come previsto, Misa è davanti all’edificio, con il telefono in mano. 

“Misa!” la saluto, andandole incontro, Hisato resta un pochino più indietro. 

“Ciao, amica mia!” mi abbraccia, chiedendomi dopo poco come sto. Le rispondo che sto bene. 

“Tieni, il camice”. apre la borsa e mi porge l’indumento bianco in una busta di plastica. L’abbraccio, ringraziandola. 

“Ti farò dei biscotti come ricompensa!” mi allontano, poi, diretta con Hisato verso l’ospedale.

“Me ne ricorderò!”, esclama, contenta, salutandomi con una mano ed entrando in istituto. Sospiro di sollievo. 

“Io ho già fame”. 

“Hisato”. ridacchio.

“Parli di biscotti, è colpa tua”. 

“Sei peggio di Kero-chan, lo sai?”

Fa le spallucce e mi passa un braccio sulla spalla, per poi baciarmi la tempia. 

 

***

 

Appena arrivo in ospedale, saluto Hisato, augurandogli una buona giornata e dicendogli che ci saremo visti la sera stessa a cena. Mi precipito quindi, verso gli armadietti, dove appendo la mia giacca universitaria e cambio le scarpe. Indosso il camice, mi do una sistemata, lavo le mani e sono pronta. 

“Dottoressa Kinomoto, buongiorno”. 

“Buongiorno a lei, Tanaka”. sorrido come un ebete pensando al bambino che aspetta sua moglie. È talmente meraviglioso. 

“Ha saputo?” mi domanda. Lo guardo e, non faccio in tempo a rispondere, che lui mi precede. 

“Mia moglie aspetta un bambino”. 

“Ne sono davvero felicissima”. dico ad occhi lucidi. Mi sorride a sua volta augurandomi una buona giornata, ed io mi dirigo subito al mio reparto. 

“Dottoressa Kinomoto”. mi saluta il medico a cui sono affidata da un po’ di tempo. Entro nel suo studio. 

“Buongiorno”, la saluto. 

“Bene, possiamo iniziare le visite”. 

Detto questo esce, chiamando una coppia. Ed io devo iniziare ad imparare, come ogni mattina. Ne sono veramente contenta. 

 

***

 

“E poi mi ha detto che il francese è una lingua sopravvalutata. Ma secondo me non è vero”. 

Essere a pranzo con Tomoyo è una scoperta ogni volta: parla di lingue straniere con la stessa capacità con cui io parlo di scatole di cereali. Come fa a conoscere così tanto del mondo?

Annuisco, non sapendo cosa dire. 

“Meiling non arriva più?” domando, guardando il mio orologio. 

“Aspettiamola ancora un po’. Dimmi di te, Sakura. Com’è andata la tua mattinata?”

“Intensa, ma meglio se non ne parliamo mentre mangiamo”. le suggerisco, le sorride comprensiva ed annuisce. 

“Con Hisato come…” mi sta per chiedere, ma non fa in tempo. 

“Ragazze! Scusate l’attesa!” un uragano con dei codini corvini arriva, sedendosi accanto a me, al tavolo della mensa con il suo vassoio per il cibo.  

“Non ti preoccupare, siamo qui da dieci minuti. E poi, siamo abituate ai ritardi di Sakura”. brucio Tomoyo con lo sguardo, Meiling ride. 

“No, è che dovevo organizzare le ultime cose. Ora che è tutto pronto, posso darvi la notizia ufficiale”. 

Eh? Che notizia?

“Io e Hanko ci sposiamo”. 

Quasi sputo l’acqua che stavo bevendo. Davvero? Dice sul serio? Stamattina sono circondata di notizie meravigliose! Io e Tomoyo siamo su di giri, la soffocchiamo di abbracci e, una volta calme, lei ci spiega meglio il tutto. 

“Sabato sera ci sarà la mia festa di fidanzamento con annuncio ufficiale, ho già invitato Rika per messaggio stamattina, ma non è la stessa cosa come dirlo a voce. E siete invitate anche voi, sarei solo contenta se veniste. Oh, dimenticavo, l’invito è valido anche per Hisato, Sakura. E, Tomoyo, alla festa vorrei farti conoscere un amico di Hanko. Ha una passione per la moda come te, sai?” dice tutto euforicamente, Tomoyo ha gli occhi che si illuminano alla notizia ed io comunque non sono da meno. 

“Meiling, è meraviglioso”. 

“Con tutta la fatica che ho fatto poi, per invitare mio cugino, come minimo dev’essere una festa dalle alte pretese e ho la sensazione di avercela fatta”. dice, altezzosa. Meiling è veramente speciale. 

Aspetta. Suo cugino?

“Tuo cugino? Non ci hai mai detto di avere un cugino!” la forchetta che aveva in mano per mangiare il purè le cade di mano.

“È che…”, inizia, triste “non abbiamo mai avuto buoni rapporti. Non ha avuto un vissuto molto facile, almeno, così mi hanno detto le sue sorelle. Ma non ne so nulla, perché non ho mai avuto contatti con lui. Però stiamo provando ad andare d’accordo, ora”. sorride, concludendo. 

“Mi raccomando, ragazze, cercate di esserci sabato. Ci tengo molto”. poi cambia argomento, tornando a mangiare il suo purè. 

“Non mancheremo per nulla al mondo”. Tomoyo le accarezza una mano. 

“Assolutamente”.

Sono sicura sarà una bella festa. 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE: eccomi qua. Primo e proprio capitolo :) cosa ne pensate? Ditemi la vostra! Alla prossima. Bacioni x.

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Capitolo 3
*** Capitolo II. ***


SAKURA 

 

“Allora, come ti senti per stasera?” mi domanda Hisato. Sistemo gli auricolari, per sentire meglio la sua voce, poi metto il cellulare in tasca. Sorrido, mentre penso che essere al telefono con lui è sempre un piacere. 

“Bene, decisamente. È Meiling quella ad essere in ansia”. ridacchio, mentre contemplo il piccolo scaffale che ho in camera e mi decido a sistemare i libri. Sono sempre così disordinata, cavolo. 

“Lo immagino, si sta per sposare”, lo sento particolarmente allegro, oggi. 

“Quindi la festa si terrà nella villa del suo ragazzo?” mi chiede. 

“Sì, è esatto. Alle nove.” specifico. 

“Ti passo a prendere alle otto e mezza, direi che è un giusto orario.”

“Sì, va benissimo.” inizio a prendere alcuni libri ed a metterli sulla mia scrivania, passando un panno sul ripiano dello scaffale dove erano depositati. 

“Cosa stai facendo, ora?” 

“Sono al telefono con te”, lo prendo in giro, poi aggiungo “e sto sistemando lo scaffale che ho in camera mia. Ho più libri di medicina che romanzi d’amore, è abbastanza preoccupante”, ridacchio “poi sto aspettando Tomoyo, mi ha confezionato un vestito per stasera ed anche per Meiling ne ha fatto uno! Infatti ora è da lei per farglielo provare.” concludo. Ripongo i libri nel ripiano che ho spolverato. 

“Sarai deliziosa”. mi dice. Sorrido. 

“Ora che ci penso…” inizio “dovrei chiederti un favore.”

“Cosa?”

“Ecco, vedi, si tratta del cugino di Meiling. Lei mi ha chiesto di portare una ragazza alla festa, per fargliela conoscere, ma le mie amiche, per un motivo o per l’altro, non vanno bene, diciamo.”

“Sakura, dove vuoi arrivare?” la sua voce si fa stranamente più tirata.

“Inviteresti Shinomoto alla festa?” domando. 

Akiho Shinomoto, collega ed amica più stretta di Hisato, occhi azzurri e capelli biondo cenere. È una ragazza timida, ma mi è sempre sembrata gentile, da quel poco che la conosco. Oltretutto, so che è single. Meiling mi ha chiesto questo favore, ed intendo farglielo. 

“Akiho?” chiede, con una tonalità tesa. 

“Se per te non è un problema.” specifico, mentre finisco di sistemare i libri nel secondo ripiano e constato che ne manca solo uno.

“Non lo è, ma non credo sia una buona idea cercare di far sbocciare un amore in un modo così forzato.” non mi sfugge la sua seccatura, ma magari è solo una mia impressione. 

“Tu non devi dirle che alla festa conoscerà un ragazzo, anche perché, da quel che so, Meiling non ha accennato niente a suo cugino. Tu invita Shinomoto e basta, sperando che accetti.” 

“Non penso abbia problemi ad accettare, ma come intende, la tua amica, far presentare suo cugino ad Akiho?” domanda. Sinceramente, non ne ho idea. 

“Non lo so, ma penso avrà un’idea. Sta cercando di recuperare il rapporto con lui e, siccome lo reputa una persona molto riservata, pensa gli faccia bene conoscere nuove persone.” finisco di sistemare anche l’ultimo ripiano: noto con piacere che, ora, i miei libri sono ordinati. Che bello. 

“Capisco. Va bene, chiederò ad Akiho.”

“Ti ringrazio tantissimo!” sorrido, contenta. 

“Ma continuo a credere che non sia una buona idea.” 

“Hisato, magari ci nasce anche un’amicizia. Non è per forza detto che debbano innamorarsi.” ridacchio. Hisato è molto protettivo nei confronti di Shinomoto, lo è sempre stato, credo che per lui sia come una sorella. 

“Giusto.” la sua voce sembra tranquillizzarsi un pochino rispetto a prima. 

“Kero-chan!” esclamo, quando il mio gatto salta sullo scaffale e fa cadere tre libri. Proprio ora che lo avevo ordinati! Si stiracchia e miagola, impassibile, poi con un balzo scende e va diretto sul tappeto di camera mia, stendendosi. 

Che combina guai. 

“Tutto bene?”

“Sì, Hisato, ti devo lasciare. Kero-chan ha buttato dei libri a terra, ora li devo sistemare. Poi pensavo di andare a farmi una doccia, per stasera.” gli spiego, mentre mi affretto a recuperare uno dei tre libri. 

“Non ti preoccupare, tesoro. Ti mando dopo un messaggio riguardante anche Akiho, per farti sapere se viene o meno. Passo a prendere te e Daidouji alle otto e mezza, quindi, va bene?” mi chiede. Instintivamente guardo l’orologio, sono le quattro e mezza. Conoscendo le tempistiche mie e di Tomoyo, confermo nella mia testa che è un buon orario.

“Sì, perfetto. Poi usiamo il navigatore per raggiungere la villa di Harada.” mi dirigo verso la scrivania e, dal cassetto, tiro fuori un foglietto con scritto l’indirizzo della villa del futuro marito di Meiling. 

“Potremmo usare la metropolitana.” ridacchia. Gonfio le gote.

“No.” sbuffo, facendo dei versetti. Lo sento ridere. 

“Va bene. Ci sentiamo dopo, allora.” mi dice, pacato. 

“Sì, a dopo.” sorrido e, prendendo il mio iPhone, tocco la cornetta rossa, per terminare la chiamata. Sospiro, rimettendo il cellulare in tasca. 

“Kero-chan, sei sempre il solito.” vado verso il mio scaffale e sistemo gli altri due libri che il mio gatto aveva fatto cadere. Lo vedo arrotolarsi sul tappeto. Quant’è buffo. Adoro il colore del suo pelo, poi. I certosini sono decisamente la mia razza preferita. 

Sento il mio telefono trillare e mi affretto a vedere chi mi scrive. 

 

Da: Tomoyo

A: Sakura

Sarò da te tra una ventina di minuti, ho tutto l’occorrente per farti super bella! Un abbraccio. 

 

Sorrido.

 

Da: Sakura

A: Tomoyo 

Così mi fai arrossire! Sei sempre troppo buona. Ti aspetto, a dopo, allora! Un abbraccio anche a te. 

 

Invio e, mentre mi dirigo verso il bagno per farmi una doccia, il mio telefono riceve un altro messaggio. 

 

Da: Hisato

A: Sakura

Ho chiesto ad Akiho di venire con noi, stasera, ed ha accettato, a quanto pare ha bisogno anche lei di svagarsi. Passerò a prendere lei verso le otto, poi sono subito da te e Daidouji. 

 

Assumo un’espressione confusa, mentre mi dico che non devo sentirmi assolutamente infastidita: Akiho è più vicina, da quel che so, alla casa di Hisato, rispetto a dove abito io, quindi è comprensibile vada prima a prendere lei. Tuttavia, sento una strana sensazione. Mi affretto, quindi, a cacciarla, mentre digito la risposta.

 

Da: Sakura

A: Hisato

Sono così contenta! Meiling sarà felicissima di questo! Grazie Hisato, a stasera!

 

Inserisco l’emoticon del cuoricino rosso ed invio. Ora devo solo avvertire Meiling. 

 

Da: Sakura

A: Meiling

Sono riuscita a rimediare una ragazza da presentare a tuo cugino: è una carissima amica di Hisato! Spero non ti spiaccia ma, come sai, siccome Chiharu è già fidanzata, Rika non vuole impegnarsi per ora, ed a Tomoyo vuoi presentare l’amico di Harada… sono andata per esclusione.

 

Inserisco l’emoticon imbarazzata ed invio, dirigendomi verso il bagno. Apro l’acqua della doccia, mentre mi spoglio e metto i vestiti nel cestino dei panni da lavare. 

 

*** 

 

Quando esco dalla doccia mi sento un’altra persona: lavarmi mi da sempre quest’effetto totalmente rilassante. Sistemo meglio l’accappatoio, prendo dall’armadietto del bagno un asciugamano e strofino con esso i miei capelli. Ci sono delle volte dove ringrazio il cielo di averli fino alle spalle, perché ad asciugarli ci metto davvero poco. Sistemo l’asciugamano su essi, mi affretto a mettermi la biancheria intima e, successivamente, dei vestiti puliti per accogliere Tomoyo decentemente. Dopo di che, prendo il phon, lo accendo e mi asciugo i capelli, mettendoci poco tempo a farlo. Mi do un’ultima sistemata e sono pronta. Esco dal bagno e scendo le scale che portano al piano terra, diretta al salotto. Oggi sono a casa da sola, rammento.

Il mio cellulare suona, lo recupero e vedo che Meiling mi sta chiamando. Rispondo. 

“Meiling!” esclamo, entusiasta. 

“Sakura, ciao! No, no, non vanno lì quei fiori. No. Ho detto sopra al pianoforte, non sul tavolo al centro della sala. Su quello ce ne vanno degli altri.” aggrotto le sopracciglia.

“Meiling?”

“Sì, scusa, Sakura, sto cercando di dare informazioni alle signore che stanno organizzando la villa per stasera. Tomoyo è appena stata qua per il mio vestito, non vedo l’ora che tu lo veda, è pazzesco!” sorrido. 

“Lo posso immaginare, Tomoyo ha delle mani di fata.” mi siedo sul divano, “allora, perché mi hai chiamata?”

“Oh, giusto! Volevo dirti che non c’è nessun problema per l’amica del tuo ragazzo. Anzi, ho anche chiesto ad altre mie amiche che presenziano di portare altre ragazze con loro: più siamo, meglio è.” è a dir poco su di giri. 

“Sono contenta che non sia un problema.”

“Figurati se lo è! Anche perché ora voglio solo pensare al fatto che diventerò la signora Harada.”

“Naturalmente.” ridacchio. 

“Fate attenzione al pianoforte, lo voglio impeccabile! È il pezzo forte della serata, insomma!” la sento brontolare.

“Pianoforte?” non riesco a non domandarle. 

“Oh, sì, voglio fare l’annuncio con musica dal vivo. Vedrai, sarà indimenticabile.” 

“Ne sono sicura. Meiling, ci vediamo stasera, ti sento molto indaffarata.” le dico a mo’ di saluto e la sento ridere. 

“Hai ragione, lo sono, ma scriverti un messaggio era peggio: attualmente devo avere occhi ovunque!” 

“Certo.” 

“Bene, Sakura, ci vediamo stasera, okay? Ti voglio bene, un bacio.” mi saluta. Sorrido. 

“A stasera, amica mia.” chiudo la telefonata, e non mi sfugge il suo "no no, aspettate, non lì!" rivolto chissà a quale cosa. Ridacchio. Decido di alzarmi per dare i croccantini a Kero-chan. 

“Kero-chan, la pappa!” esclamo, come se capisse quello che dico. Prendo la scatola e verso un po’ di contenuto dentro la sua ciotola, per poi rimetterla a posto. Lancio uno sguardo alla lavagnetta appesa in cucina e vedo che oggi io devo cucinare e  pulire, essendo a casa da sola fino a stasera, mio padre mangia fuori con dei colleghi e mio fratello è con Yukito. È triste notare quanto sia sempre meno presente il nome di mio fratello, ma ora ha un’abitazione tutta sua e, tra non molto, ci andrà a vivere stabilmente. 

Sento il campanello suonare, guardo dalla finestra e noto Tomoyo con una grandissima borsa nelle sua mani. Non promette niente di buono. 

Apro la porta subito e la saluto, facendola entrare. 

“Come stai?” mi domanda. 

“Bene, grazie! Tu?”

“Sto benone, sono molto contenta per stasera, Sakura. Sarà magico e tu sarai bellissima!” azzarda, e sorrido imbarazzata. 

“Vogliamo cominciare?” mi domanda, aprendo la borsa gigante che tiene in mano.  

No. 

Io non voglio cominciare nulla. 

Quando apre la borsa tira fuori un vestito a dir poco sensazionale: è color rosa cipria, ha le maniche corte con la scollatura a girocollo e la gonna a campana che arriva poco sopra le ginocchia, tuttavia, il tocco di classe è la zona della schiena, dove c’è solo un fiocco nero che serve ad allacciarle il vestito, come se fosse una cerniera. 

“Wow.” bofonchio, senza parole. Io sono un sacco di patate, e Tomoyo mi confeziona questi vestiti che mi fanno sentire davvero non all’altezza per essi. Cavolo. 

“Ti starà benissimo.” afferma, sicura. Lo prendo e vado a cambiarmi. Entro nel bagno vicino al salotto e lo provo: confermo che mi sento un sacco di patate. Quando esco, a Tomoyo quasi brillano gli occhi. 

“Sei stupenda! Questo vestito è decisamente il mio lavoro migliore!” esclama, soddisfatta. Tomoyo ha questa grande passione per le attività sartoriali che viene aiutata molto dal suo notevole talento. Il vestito è davvero a dir poco incantevole. 

“Io non mi sento adatta per questo vestito.” mi giro verso lo specchio del salotto, che mostra la mia figura intera. Sopriro. 

“Tu non ti senti mai adatta per i miei vestiti ma, davvero, sei splendida! Ah, dimenticavo!” tira fuori dalla borsa una scatola.

“Dovresti abbinarlo con queste, se possibile.” mi sorride. Apro la scatola e dentro ci sono un paio di scarpe con il tacco nere, probabilmente per richiamare il fiocco del vestito. C’è un biglietto sul fondo della scatola, quando le prendo. Lo apro e leggo. 

 

Tesoro, mi sono permesso, in comune accordo con Tomoyo, di comprarti queste scarpe. Vorrei davvero tu le indossassi, sarai semplicemente meravigliosa. 

Con amore,

Hisato. 

 

“Complottate contro di me.” bofonchio, guardando lo splendore di questo outfit, ma mi sento un pesce fuor d’acqua. 

“No, ti vogliamo bene.” ridacchia la mia amica, mentre indosso le scarpe. Torno a guardarmi allo specchio e la mia figura è più alta. Almeno questo. Peccato che io assomigli ad un elefante a camminare. Mi sembra di sentire la voce di mio fratello che mi prende in giro. Scuoto la testa. 

“Davvero, Sakura, stai benissimo. Non puoi rifugiarti tutta la vita dietro jeans e camice da dottoressa.” mi mette le sue mani sulle spalle, sorridendomi attraverso lo specchio. Sospiro.

“Posso vedere il tuo abito?” le chiedo, mentre mi affretto a sedermi sul divano per togliermi i tacchi. 

“Ma certo!” sorride, per poi tirare fuori dalla borsa un vestito da sera blu. Se lo porta con sé in bagno, dopo avermi chiesto il permesso e, quando esce, è di un’eleganza incredibile. Il blu richiama i suoi occhi e spicca con i suoi capelli lunghi neri, ha la gonna a ruota che arriva sotto il ginocchio, è sbracciato ed ha una scollatura a V. Le scarpe color crema richiamano l’imputura del vestito. 

È davvero molto bella. 

“Sei strepitosa!” esclamo, abbracciandola. Lei sorride, ringraziandomi. 

“Sai già come farti i capelli?” domando, andando a mettere le pantofole. Non mi piace andare in giro per casa a piedi scalzi. 

“Assolutamente sì: pensavo di lasciarmeli sciolti, piastrandoli. Tu?” mi domanda, togliendo anche lei i tacchi. Allora non sono l’unica ad essere refrattaria ad essi. 

“Pensavo uno chignon.” sorrido. La vedo annuire. 

Guardo l’orologio: sono le sei e un quarto, abbiamo ancora molto tempo. 

“Che dici, ci cambiamo e ci guardiamo un po’ di tv prima di cenare?” domando. 

“Sono pienamente d’accordo.”

 

***

 

Io e Tomoyo ci guardiamo allo specchio un’ultima volta, prima di andare. Hisato è già arrivato e ci sta aspettando in macchina con Shinomoto.  

“Siamo pronte, direi.” affermo. La mia amica annuisce. Usciamo di casa e chiudo la porta d’ingresso a chiave, poi ci affrettiamo a raggiungere la macchina nera del mio moroso. 

“Buonasera.” Tomoyo è la prima a salire sui sedile del passeggero, chiudendosi la porta alle sue spalle. Io faccio per aprire la porta anteriore della macchina, per sedermi accanto al conducente, quando vedo che Shinomoto mi ha preceduta. 

Oh. Questa non me l’aspettavo. 

“Perdonami.” mi dice “vado subito dietro.” e fa per scendere. 

“Ma no, resta. Mi siedo dietro con Tomoyo.” sorrido, non mi va di litigare per una sciocchezza simile. In fondo, sono solo i posti di un’auto. Riapro la portiera e mi siedo di fianco a Tomoyo, che mi fa segno di mettere il telefono sul silezioso. Così faccio.

“Sakura, hai l’indirizzo?” mi chiede Hisato. 

“Certo, tieni.” apro la borsetta e gli porgo il foglietto con la via, vedo che imposta il navigatore della sua macchina. Poco dopo, il mio cellulare vibra. 

 

Da: Tomoyo

A: Sakura

Va tutto bene? Qualcosa non va con Hisato? 

 

Lo fa per pura preoccupazione e lo apprezzo davvero tantissimo. 

 

Da: Sakura

A: Tomoyo

Ho una strana sensazione già da oggi pomeriggio per quanto riguarda Shinomoto. 

 

Mi risponde pochissimo dopo, mentre noi siamo già partiti e qualche strana canzone passa alla radio. Hisato continua a parlare con la ragazza seduta di fianco a lui di quanto è bello guidare di sera, perché non c’è tutto il traffico che è solito esserci nelle ore pomeridiane. Sono confusa. 

 

Da: Tomoyo

A: Sakura

La ragazza che siede di fianco a lui, immagino. Non preoccuparti, Hisato ci tiene a te. 

 

Le sorrido e non le rispondo. Spero tanto che lei abbia ragione. Rimetto, quindi, al mio iPhone, il suono. 

“Allora, ragazze.” solo ora Hisato ci rivolge veramente l’attenzione “voglio farvi i complimenti, siete entrambe molto belle, stasera.” ci sorride, tramite lo specchietto retrovisore. Arrossisco, mentre Tomoyo ringrazia. Anche Shinomoto stasera è molto bella: non ho ancora avuto modo di vederla bene, ma il suo vestito è lungo fino a metà polpaccio, ed è di un color corallo che le dona molto. La matita nera sui suoi occhi azzurri, li rende ancora più accesi. Faccio per mordicchiarmi un’unghia, poi ricordo di aver messo lo smalto rosa pastello e non lo voglio affatto rovinare. 

“Anche tu sei molto bello.” gli sorrido, guardando come gli sta bene il suo smoking blu. 

“Grazie, tesoro.” allunga una mano verso di me, cauto, gliela stringo e, lui, senza staccare gli occhi dalla strada, me la bacia. Sento Shinomoto tossire. Hisato lascia al volo la mia mano, e porta la sua sul cambio, per mettere la seconda marcia. Sospiro. 

“Il navigatore mi dice che dopo questo stop dovremmo girare a destra, poi siamo arrivati.” 

Mi guardo intorno e noto che siamo in una zona molto tranquilla, con delle case signorili. Harada dev’essere abbastanza benestante, per abitare in un quartiere come questo. 

Hisato inserisce la prima e, dopo aver guardato attentamente, gira a destra, arrivando alla via che riportava il mio foglietto. Ci guardiamo attorno, per cercare il numero civico.

“Ragazzi, è quella!” Tomoyo esclama, indicando con un dito l’ultima casa della via. Spalanco gli occhi: è… una reggia! Quanto cavolo è grande?!

“Direi di sì.” 

Hisato parcheggia lì vicino. Poi, una volta che spegne la macchina e scendiamo tutti, devo stare attenta a dove metto i piedi per paura di cadere. Shinomoto, invece, scende dalla macchina tranquillamente, e si dimostra fortemente abile a camminare con i tacchi, persino più alti dei miei. Cielo. Mi avvicino a loro, con passo cauto, Hisato si gira verso di me, sorridendomi. 

“Buonasera, principessa. Lo sa che è davvero molto molto molto bella, questa sera?” mi bacia la tempia, passandomi un braccio sulle spalle. Rabbrividisco nel cappotto. Tomoyo e Shinomoto stanno parlando per i fatti loro, sono davanti a noi, mentre raggiungiamo la villa. 

“Grazie, tu lo sei.” sorrido. Lui si stacca da me, quando siamo di fronte alla casa. Mi trema quasi la mano quando devo suonare il campanello. 

“Sì?” sento dire dalla voce di Meiling.

“Sono Sakura.” dico e guardo l’orologio. Le nove meno cinque: siamo un po’ in anticipo, ma non di molto. Il cancello si apre e noi avanziamo verso il portone principale. Il giardino è bellissimo. Ci sono piante e fiori ovunque, il prato è ben curato. Il suo futuro marito ha decisamente un buon tenore di vita. Quando arrivamo al portone principale, Meiling ci apre subito la porta. 

“Vi ho visti arrivare ed ho pensato di levarvi l’imbarazzo di suonare ancora una volta, benvenuti.” si sposta di lato e ci accoglie calorosamente in quello che dovrebbe essere un salotto. Sembra quasi di essere alla Casa Bianca D’America, santo cielo. La sala è gigante: ci sono divanetti con tavolini in ogni dove, l’arredamento è antico, molto di esso richiama gli anni ottocenteschi. A lato della sala c’è un pianoforte a coda nero, al centro, invece, c’è un grande tavolo rotondo senza sedie intorno ad esso, con molti fiori a decorarlo. Le pareti composte da tapezzeria color vaniglia danno un’aria ancora più di classe. Wow. Sono senza fiato. 

“Mi ritrovo nella casa di un imperatore senza saperlo, Meiling?” scherzo,

e lei ride.

“No, Hanko però non si fa mancare nulla.” e nemmeno lei si è fatta mancare nulla, aggiungerei. Le sorrido, guardandola e, solo ora, ho notato il suo bellissimo vestito lungo rosso, con la scollatura a cuore ed i suoi capelli raccolti in una treccia decorata con dei brillantini dello stesso colore del vestito. Scommetto che sono un tocco di Tomoyo anche quelli. 

“Sei bellissima.” mi lascio sfuggire. 

“Anche tu, Sakura.” sorride, “Allora, facciamo le presentazioni? Io sono Meiling Li, piacere di conoscervi.” si presenta ad Hisato e Shinomoto. 

“Hisato Miura.” le stringe la mano. 

“Akiho Shinomoto.” dice anche l’altra. Sorrido. 

“Dovete assolutamente conoscere il mio fidanzato e mio cugino, aspettate!” si allontana un attimo e torna subito dopo con due persone accanto a sé. 

No.

Non può essere. 

Meiling Li. Li. Li. Li. Li. Il pianista. 

Il pianista che vedo in metropolitana. 

Lui e Meiling. Lei è sua cugina. 

“Shaoran Li, piacere di conoscervi.” inizia, pacato. Guardo il suo abbligamento elegante grigio, gli calza a pennello. Si presentano tutti, stringendogli la mano, io lo sto ancora fissando a bocca aperta. Sento Hisato stringermi possessivamente il fianco, quando lui ha la mano tesa verso di me. 

“Sakura Kinomoto, è un piacere.” bofonchio, cordiale. Mi sorride di poco, poi  guarda Hisato. Poi guarda me. Mi sento sconvolta. 

“Io sono Hanko Harada, so che sembra uno scioglilingua, ma mi chiamo così.” dice il fidanzato di Meiling e così ci presentiamo tutti, ridacchiando un po’. Lui è vestito con uno smoking bianco, oserei dire quasi nobile come stile. 

“Ti faccio i complimenti per la casa.” gli dice Tomoyo, ed io concordo. 

“Ti ringrazio.” le sorride. Poi vedo che Meiling si illumina. Solo ora ricordo la storia di presentare una ragazza al cugino. 

“Ragazzi dovete venire con me, vi devo presentare una persona molto cara per Hanko. Ah, Shaoran, mi faresti il favore di mostrare le tue doti al pianoforte alla signorina Shinomoto?” gli domanda. Wow. Era così semplice? 

Vedo il pianista annuire, senza alcun accenno di sorriso al volto e Shinomoto aggrottare le sopracciglia, senza però dire nulla, mentre tutti noi ci allontaniamo. Shaoran Li prende posto al pianoforte e lo vedo parlottare con Shinomoto, poi scuoto la testa, voltandomi verso la direzione del mio gruppo. Ci fermiamo quando siamo davanti ad un tavolo lungo, a lato della sala, pieno di bevande e stuzzichini. 

“Lui è Eriol Hiiragizawa, il nostro testimone di nozze.” Harada ci presenta ad un ragazzo con gli occhiali ed i capelli corvini, ha un portamento molto elegante, il suo smoking nero è di una casa stilistica che so essere molto costosa. Ci sorride ed io mi sento piccola. Sono veramente una persona troppo modesta per essere in mezzo a tutti questi ricchi. 

“Molto piacere.” ancora una volta ci presentiamo, poi, una volta fatto il tutto, ci conosciamo meglio. 

“Hiiragizawa è aspirante stilista, in realtà. Era lui che ti volevo presentare, Tomoyo.” dice Meiling, facendole l’occhiolino. Vedo Tomoyo sorridere, con un lieve rossore sulle gote. 

“Mi hanno detto che confezioni dei vestiti amabili.” afferma il ragazzo. 

“Faccio del mio meglio.”

“Oh, non fare la modesta!” intervengo “i vestiti di questa sera che indossiamo io e Meiling sono confezionati da Tomoyo. Oh, anche quello che indossa lei stessa è una sua creazione!” esclamo, elogiando la mia amica. 

“Ma davvero?” Hiiragizawa si avvicina a me, toccando il bordo della mia gonna lievemente. Annuisco, un po’ imbarazzata. 

“Stupefacente.” afferma, poco dopo, tornando con le mani al suo posto. 

Sorrido, mentre lui e Tomoyo continuano a parlare di tessuti, stili, modelli ed altre cose di moda. Sembrano fatti l’uno per l’altra. Io e Hisato, invece, parliamo del matrimonio con Meiling ed il suo fidanzato: a quanto pare sono ad ottimo punto con i preparativi. 

Più tardi Harada si allontana per accogliere altri ospiti in sala, noto con piacere che sono arrivati Chiharu, il suo ragazzo Yamazaki, e Rika. Le due ragazze hanno entrambe un vestito lungo che si differenzia per il colore, rispettivamente lilla e giallo ocra. Yamazaki indossa un completo classico azzurro chiaro. 

Si avvicinano a noi e li salutiamo, parlando del più e del meno. Li presento ad Hiiragizawa ed ad Hisato. Poco dopo, inizia a sentirsi nel locale la musica di un pianoforte e Shinomoto si avvicina a noi. 

“Credo che stiano per fare l’annuncio ufficiale.” afferma. Io mi guardo in giro, notando Meiling e Harada al centro della sala, di fronte a quel tavolo grande adornato di fiori. Lui ha in una mano un bicchiere con del vino bianco dentro, -suppongo- e nell’altra ha un coltello da cucina. Meiling lo abbraccia un poco. 

Sì, stanno per fare l’annuncio, penso, mentre la musica, sicuramente suonata dal cugino della mia amica, mi culla il cuore. Harada tocca piano il bicchiere con un coltello, e l’attenzione di tutti si focalizza su di loro. Posa il coltello sul tavolo dietro di lui e, abbracciando la sua fidanzata, inizia il discorso. Sento già delle lacrime agli angoli degli occhi, e non ha nemmeno iniziato a parlare. 

“Come sapete tutti voi qui presenti, stasera si festeggia un avvenimento importante che migliorerà la vita mia e quella della ragazza che ho al mio fianco”, inizia “come potete vedere, nella mia vita ho molte ricchezze. Ho una bella casa, una bella macchina, bei vestiti. Eppure, prima di Meiling, non avevo comunque nulla. Lei è l’unica che può rendermi ricco di sentimenti e quelli, quelli, non si comprano con alcun denaro. Per questo voglio passare tutta la mia vita con lei, e così, le ho chiesto di sposarmi e lei mi ha detto sì.” io sento la mia prima lacrima cadere e mi affretto ad asciugarmela. Questi discorsi mi commuovono molto. Guardo Hisato, che sta sorridendo alla scena. Spero che un giorno anche lui mi faccia un discorso così, morirei di gioia. Harada alza il bicchiere, come per indicare il procinto di un brindisi, poi continua “Voglio brindare alla nostra vita futura e anche tutti voi che siete qui questa sera che, in un modo o nell’altro, avete sostenuto sempre me e la mia futura moglie.” rivolge uno sguardo verso Meiling ed a me cade la seconda lacrima “Ti amo, Meiling Li.” devo guardare in alto, perché sto per piangere come una fontana. Respira, Sakura, respira. Sento una mano sulla spalla, mi giro e vedo Tomoyo sorridermi. Le sorrido a mia volta, mentre le mimo con la bocca "non preoccuparti, mi commuovo sempre".

“Salute!” esclama, alzando il bicchiere. E si vocifera un sacco di urli ed applausi, con esclamazioni positive nei loro confronti. Applaudo a mia volta, sinceramente contenta. Poi Meiling ferma tutti.

“Aspettate, aspettate. Ci teniamo a precisare una cosa. Non vogliamo essere gli unici in questa sala a sposarci. Chi ha orecchie per intendere, intenda.” si gira verso di me e mi fa un occhiolino, aggrotto le sopracciglia, confusa. La musica che c’era di sottofondo si ferma improvvisamente. Meiling guarda verso il cugino e, poco dopo, lui riprende a suonare, sebbene in modo meno romantico di prima. Non capisco. 

Sono tutti felici e tutti quanti brindano, solo ora mi accorgo che io non ho ancora un bicchiere in mano, così faccio segno a Tomoyo di passarmene uno. 

“Vuoi un po’ di vodka alla fragola?” mi domanda, scherzando, notando la mia mano che stava prendendo la bottiglia di aranciata. 

“Sakura, noi andiamo a sederci a quel tavolo, ci raggiungi?” prima che faccia qualsiasi cosa Hisato mi blocca, ponendomi questa domanda. Apro la bocca, non sapendo cosa dire. 

“Va bene.” proferisco soltanto, poi lo vedo allontanarsi con Shinomoto e gli altri che erano con noi. Quando lo vedo sedersi vicino a lei e, poco dopo, che le sposta un boccolo dalla guancia, mi viene istintivo voltarmi verso Tomoyo e lasciar stare la bottiglia di aranciata. 

“Versa la vodka alla fragola.” affermo, sicura. 

 

***

 

La serata sta passando in modo sereno, siamo tutti qui seduti sul divanetto con davanti il tavolino, la musica in sala è soave. Devo ammettere che il cugino della futura sposa è a dir poco bravissimo. Hiiragizawa e Tomoyo stanno flirtando da tutta sera, è palese. Rika ha raccontato del suo ricevimento con il professor Terada, a quanto pare è andato meglio di quello che si aspettava. Insomma, siamo tutti sereni. 

“Shinomoto, ti chiami così, vero?” inizia Meiling, guardandola. 

“Sì.” dice l’altra. Che sta succedendo?

“Volevo chiederti scusa.” 

Eh?

“Perché?”

“Be’, sai, per mio cugino. La verità è che ho cercato di farlo fidanzare questa sera. Gli ho presentato quattro ragazze diverse, ma neanche fosse il principe azzurro, a quanto pare è andata male con tutte. Mi dispiace.” afferma, dispiaciuta. Ora mi sento anch’io colpevole. Forse aveva ragione Hisato, forse ho forzato troppo la cosa anch’io. 

“Io lo stesso.” comuncio, e Shinomoto mi guarda “Sono stata io a volere il tuo invito insistendo con Hisato, lui mi aveva avvertita che era una pessima idea. Perdonami.” concludo. 

“Davvero?” domanda lei, però guardando Hisato, assottigliando gli occhi. Mi sento a disagio. 

“Non dovete preoccuparvi, non è un problema. È un ragazzo tranquillo, solo molto riservato. Non è il mio genere e sono più che certa che io non sono il suo.” ci sorride, alzando le spalle. Mi sento sollevata: almeno non mi odia a morte. 

“Menomale, grazie per aver capito.” dice, sincera, la mia amica. 

“Ma ti pare? Per così poco!”

“Dopo mi scuserò anche con Shaoran.” Meiling afferma, decisa. Mi sento anch’io in colpa nei suoi confronti. Ora che ci penso, da qualche minuto, non sento più la musica del pianoforte, ma soltanto delle canzoni tramite uno stereo. 

“Dov’è tuo cugino?”

“Ah, è andato fuori a prendere una boccata d’aria. Perché? Avevi bisogno di lui?” mi chiede. 

“No, volevo solo scusarmi anch’io con lui.” la vedo annuire, comprensiva. 

“Lo trovi sicuramente fuori.” annuisco e mi alzo, dicendo ad Hisato che torno subito, lui mi sorride, rispondendomi subito dopo che mi avrebbe aspettata lì, e di scusarmi anche da parte sua. 

 

***

 

Quando esco l’aria frizzante mi accarezza il viso: il giardino è immenso, potrebbe essere ovunque ora che ci penso. Inizio ad incamminarmi, quando noto una figura spuntare fuori da un roseto. Lo riconosco. 

“Shaoran!” esclamo. 

Lui si volta, sorpreso. Oh. Aspetta. L’ho appena chiamato per nome come se fosse una specie di amico di sempre. 

Mai più vodka, sicuramente. Il cielo solo sa cos’ho in testa. 

“Ragazzina, che sorpresa.” sorride in modo sghembo. Penso tra me e me che potrebbe essere più cortese, ma cerco di non darci troppo peso. Sono qui per scusarmi, alla fine. 

“Sì… ecco, io…” inizio, balbettando. Lo vedo inarcare un sopracciglio, sospettoso. 

Mi guarda poi attentamente, mi sento goffa e ridicola in questo momento. Odio questi tacchi. Lo dicevo io che sono come un pesce fuor d’acqua. 

“Volevo scusarmi.” ecco, era semplice. 

“Per cosa?” fa, confuso. 

“Per Akiho Shinomoto, la ragazza che Meiling ti ha presentato. È un’amica del mio… insomma, tua cugina mi ha chiesto solo…” 

“Non devi scusarti.” mi ferma. 

“Eh?”

“Non è di certo una colpa, ragazzina. Non hai fatto niente di male, non preoccuparti. Non sono arrabbiato.” il suo tono è pacato, calmo. 

“Sono contenta.” sorrido. 

“E poi, mia cugina stasera ha cercato di farmi mettere assieme a quattro ragazze diverse, tutte con lo stesso approccio, direi che più che arrabbiarsi, bisognerebbe riderci su.” afferma. È davvero molto maturo questo suo discorso, in contrasto con il nomignolo che mi affibia. 

“Stesso approccio?”

“Complimenti vari su come suono il pianoforte, sì.” dice, vago. 

“Shinomoto non era di tuo gradimento?” non riesco a trattenermi dal domandare. 

“Come siamo curiose, ragazzina.” ridacchia. 

“Non è il mio tipo ed io non sono il suo. Lei è legata ad un’altra persona, palesemente. Hai altre domande o la tua curiosità finisce qui?” chiede ed io ho una brutta sensazione. Un’altra persona. Shinomoto è legata ad un’altra persona. Deglutisco. 

“Solo una cosa,” inizio “sarò la quinta ragazza che te lo dice, ma sono la prima che non lo fa per conto di tua cugina o per secondi fini. Sei davvero bravissimo a suonare il pianoforte.” lo guardo, sincera. Porta una mano ai suoi capelli castani, spettinandoseli. Poi mi sorride di poco, mi oltrepassa e si allontana. 

“Ci vediamo in metropolitana, ragazzina.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE: è stato oneroso, scrivere questo capitolo. Credetemi. Ho cercato di fare del mio meglio e spero che vi piaccia. Voglio tutte le vostre opinioni, su tutto u.u alla prossima! Bacioni x.

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Capitolo 4
*** Capitolo III. ***


SAKURA

 

Sto guardando la televisione, assieme a mio fratello e Yukito che, stasera, vista la mia solitudine, hanno deciso di tenermi compagnia. 

“Non voglio guardare questo film!” protesto, cercando di prendere il telecomando dalle mani di mio fratello. Con tutti i film belli da vedere, proprio un horror doveva scegliere? È davvero immorale da parte sua, soprattutto visto che sa quanta paura ho di questo genere di film. 

“Non capisco come fai ad avere paura dei mostri, quando tu sei una di loro.” ghigna, alzando con una mano il telecomando in alto, io sbuffo e cerco ancora di prenderlo. 

“Smettila!” e decido di colpirlo con un cuscino, lui ride, per poi canticchiare che sono una fifona. 

“Touya, non trattarla così.” lo rimprovera il suo compagno, calmo. Mio fratello sbuffa, lasciando il telecomando ed io, in tutta risposta, gli faccio la linguaccia. 

“Sei sempre la solita bambina.” ride, scompigliandomi i capelli. 

“Vado un attimo in bagno, torno subito. Sakura, non mangiarti tutti gli snack di stasera. Mi affido a voi per un film decente, non deludetemi.” fa per scherzare, e se ne va. Che antipatico. 

“Io non mangio così tanto!” protesto, tirandogli dietro un cuscino che finisce sul pavimento. Yukito ride. 

“Che film vuoi vedere? Stiamo sul genere commedia?” mi domanda, sedendosi meglio sul divano. Annuisco. Giriamo i vari canali, facendo zapping, fino ad arrivare ad uno dove trasmettono un film che so essere divertente. 

“Ti va bene se lasciamo qui?”

“Certo.” sorrido. 

Il film scorre tranquillo, è iniziato da poco. Decido di sdraiarmi e di lasciare andare un sospiro.

“Sakura.” 

“Sì?” alzo di poco la testa. 

“Come va con il tuo ragazzo?” Yukito ha un tempismo perfetto. Hisato non risponde al cellulare da qualche ora, ed io sono preoccupata. So che voleva restarsene tranquillo in camera sua per studiare, ma poteva almeno rispondermi di tanto in tanto. O forse sono io che sto esagerando?

“Va tutto bene.” non so nemmeno se sto mentendo o meno. D’impulso, prendo dalla tasca della mia felpa il telefono. Niente. Nessun messaggio da parte sua. 

“Ti conosco da quando sei bambina. Cosa ti angoscia?” domanda a bruciapelo. 

Eh, tante cose mi angosciano. 

“Niente di particolare.” affermo, mordendomi il labbro inferiore. 

“Non ne vuoi parlare con me?” tra lui e Tomoyo non so chi sia più intuitivo. 

“Ho una brutta sensazione nei suoi confronti.”

“Tipo che è stressato?” nego con il capo. 

“Tipo che non mi ami più.”

Yukito spalanca gli occhi, senza sapere cosa dire. Poi il suo sguardo si addolcisce e si fa più vicino a me, prendendomi per mano. 

“Sono certo che ti sbagli. È poco probabile non amarti o disinnamorarsi di te, Sakura.” gli accarezzo il dorso della mano, poi lo abbraccio forte, ringraziandolo. Ecco, non poteva capitarmi un fratello così? 

“Non ne sono così sicura,” mi stacco da lui e continuo il mio discorso “ma grazie.” poi, concludo. Mi sorride. 

“Andrà tutto bene, qualunque cosa accada. E se tu avessi bisogno di qualcuno con cui sfogarti, sono qui.” gli sorrido. Yukito è veramente un ragazzo speciale. Quando avevo dieci anni ero innamorata persa di lui, ma quando ho compreso che era comunque un sentimento molto infantile, ho fatto luce sul fatto che Yukito, per me, è come un secondo fratello, un altro membro della famiglia, e nulla di più. 

“Allora, che cosa si guarda stasera?” mio fratello torna, stiracchiandosi. Prende la ciotola ripiena di patatine e si mette seduto sul divano, in mezzo tra me e Yukito.

“Ah, bella scelta! Questo film fa ridere tantissimo!” esclama, quando riconosce la commedia che abbiamo scelto io e mio cognato. 

“Non fare l’ingordo e dammi un po’ di patatine,” inizio con il dire, per poi riprendermi “ti sei lavato le mani dopo aver usato il bagno?” domando, scherzosamente. 

“Chissà.” è la sua risposta. Lo guardo di traverso e lui ride. 

“Io prendo l’altra ciotola, per sicurezza.” 

Mio fratello ed il suo compagno ridono, ed anch’io per un po’ riesco a farlo, soprattutto con l’atmosfera di allegria del film che stiamo vedendo, poi, però, il mio cellulare trilla, ed io guardo subito speranzosa. Ma non è Hisato, è Tomoyo. Decido di risponderle che sono molto stanca e che vado a dormire, per poi inoltrare lo stesso messaggio ad Hisato. Dopo di che spengo il telefono, tornando a guardare il film. 

“Tutto bene?” mi domanda mio fratello. 

“Mai stata meglio.” 

 

*** 

 

La mattina seguente mi alzo con un po’ di mal di testa. Ripercorro le mie movenze che sono solita fare ogni giorno prima di recarmi in università e, poi, quando scendo in cucina per la colazione, noto che sono in ritardo di qualche minuto. Mio fratello è già in piedi, ai fornelli. Penso stia scaldando un po’ di latte, a giudicare dal lieve profumo. 

“Buongiorno.” sbuffo fuori, prendendo posto al tavolo della cucina. Solo ora ricordo di dover accendere il telefono e, così, faccio. Poi appoggio la testa sul tavolo. Che fastidio avere il mal di testa. Inoltre, mi sento stanchissima. Come se non avessi chiuso occhio. 

“Buongiorno!” esclama mio fratello. Sento che posa sul tavolo qualcosa, alzo la testa per constatare che si tratta di una tazza con dentro del latte, ed accanto ad essa c’è un croissant di quelli confezionati.  

“Marmellata di albicocche, come piace a te.” indica la brioche ed io sorrido leggermente. 

“Tutto bene? Qualcosa non va?” prende posto di fronte a me, aprendo la confezione del croissant, per poi immergerlo nel latte. 

“Mi sento spossata ed ho mal di testa.” sospiro. Il mio telefono, in quel momento, trilla un po’ di volte. Do’ una sbirciata, ed ho un po’ di messaggi non letti. Alcuni di Meiling, uno di Misa -la mia collega-, alcuni di Tomoyo ed, infine, uno di Hisato. 

Sospiro. 

“Vuoi rimanere a casa per riposare?” nego con il capo. 

“No.” inizio a fare la mia colazione, mangiando il croissant all’albicocca.

“Sei sicura?” domanda. Annuisco. 

“Tu come stai?”

“Bene, ti ringrazio. Yukito sta iniziando a mettere a posto il nostro appartamento. Oggi, appena finisco le lezioni, lo vado ad aiutare.”

“Come va con le lezioni?”

“Normale.”

“Mi rispondi sempre così.” sbuffo, bevendo il latte. Alza le spalle. 

“In ogni caso, cerca di riposarti quando torni a casa, okay? E chiamami, che magari io e Yukito ti teniamo ancora compagnia.” 

“Grazie.” sorrido. Qualche volta mio fratello sa essere anche gentile e dolce. Devo ammetterlo. 

“Vai a tirocinio con Hisato?” 

“No, oggi lui lo iniziava un’ora prima di me.” annuisce. Ho finito la mia colazione. 

“Vuoi che ti accompagni in metropolitana?” mi domanda, mentre io mi alzo da dove ero seduta.

“No, non ti preoccupare. È solo un po’ di stanchezza, ce la faccio.” lo rassicuro. Lo sento sospirare. 

“Eri così anche da bambina.” sussurra quasi, con una nota di malinconia nella sua voce. Sembra quasi come un padre, alle volte. Poi scuote il capo e si alza. 

“Papà sarà di ritorno questo week-end.” dice, accompagnandomi alla porta d’ingresso. Annuisco. So che allo scavo dove si è recato giusto ieri ci tiene particolarmente, quindi sono contenta per lui, ma spero faccia attenzione a non stancarsi troppo. 

“Non dirgli niente sulla mia stanchezza, non voglio si preoccupi.“ 

“Me lo chiedi ogni volta.” mi rimprovera. 

“Lo so, mi dispiace. Ma non voglio si impensierisca.” ripeto. 

Scuote la testa, mentre apre la porta. 

“Sei in ritardo, vai.” mi scompiglia i capelli, salutandomi. 

“A stasera.” 

Esco di casa e la porta mi si chiude alle spalle. 

Oltrepasso il vialetto e prendo il telefono per guardare i messaggi, mentre mi dirigo in metropolitana. Decido di iniziare da quello di Hisato. 

 

Da: Hisato 

A: Sakura

Principessa! Scusami se non ti ho risposto, ma ho passato tutto il giorno a studiare ed ho guardato solo ora il telefono. Domani abbiamo la pausa pranzo insieme, ti va di mangiare con me? Fammi sapere. Ti auguro una buonanotte.

 

Mi ha mandato questo messaggio all’una e dieci di notte. Wow. Ha studiato molte ore, considerando che il mio ultimo messaggio inviato era alle dieci di sera. 

Decido di rispondergli subito. 

 

Da: Sakura

A: Hisato 

Non preoccuparti, immaginavo che tu stessi studiando. Mi ero solo impensierita perché non mi rispondevi da un po’. Per il resto, va bene. Oggi mangiamo insieme. Facciamo mensa dell’università oppure stiamo sulle panchine in giardino all’ospedale?

 

Invio senza rileggere. Scorro la carellata dei nuovi messaggi e visualizzo quello di Misa, la mia collega. Giro l’angolo e lo leggo. 

 

Da: Misa

A: Sakura

Sakura, tu hai gli appunti delle lezioni di venerdì? Io non c’ero. Riusciresti a passarmeli? 

 

Le rispondo di sì e che, appena tornavo a casa, le avrei mandato un’email con i file delle lezioni. Dopo di che passo a quelli di Tomoyo, sono cinque messaggi di fila, prima mi chiede se sto bene, dopo di che, gli altri sono tutti dei messaggi motivazionali su quanto io non debba mai perdere la fiducia in me stessa. Sono quasi certa si riferisca ad Hisato ed a come mi sono sentita durante la festa di Meiling. Decido di risponderle di non preoccuparsi, per poi ringraziarla. Me ne stavo quasi dimenticando, ricordo che ho anche dei messaggi da parte di Meiling. Sono due, uno inizia con un semplice "come stai, amica mia?", l’altro, invece, recita di farle sapere quando sono disponibile perché lei mi chiami, sottolineando che è urgente e si sente impanicata. Mi domando se sia successo qualcosa di grave. 

 

Da: Sakura

A: Meiling

Oggi ho tirocinio fino a mezzogiorno e mezza, puoi chiamarmi da quell’ora in poi, durante la pausa pranzo. È successo qualcosa?

 

Invio. Lo visualizza quasi subito, conettendosi all’applicazione che usiamo per i messaggi. Mi risponde in modo semplice, ma conciso. 

 

Da: Meiling

A: Sakura

Abito da sposa. 

 

Da: Sakura 

A: Meling

Menomale, almeno è una cosa bella! Ci sentiamo durante la pausa pranzo. 

 

Ridacchio tra me e me, per quanto sia spontanea ed allegra quella ragazza. 

Mi fermo poi, mettendo il telefono in tasca, quando sono all’ingresso della metro. Faccio passare lungo le macchinette il mio abbonamento, scendo le scale, e sono subito sulla banchina ad aspettare che arrivi il mezzo. Decido di sedermi. Oggi sono proprio distrutta. Mi guardo un po’ in giro, riconoscendo al volo il pianista. Stavolta lo voglio salutare come si deve, voglio fare la persona educata. 

“Ciao, Shaoran!” esclamo, alzando la mano. Lui, che si trovava in piedi alla mia sinistra, sempre così maledettamente vicino alla linea gialla, si volta verso la mia direzione. Spalanca gli occhi, come sorpreso. So che chiamarlo per nome, in modo così… accogliente, non è proprio il massimo, però dopo l’altra sera penso che questa barriera possa anche venire scavalcata. No?

“Ragazzina.” si riprende subito, avvicinandosi a me. Sorrido. 

“Hai lezione?” domando. Lui mi guarda, come a captare quanto sono fuori di testa su un’ipotetica scala da uno a dieci. In effetti non ha torto, lo conosco a malapena e mi sto comportando con lui come se fossi una sua cara amica. 

Annuisce, inespressivo. 

“Ti chiami Kinomoto, vero?” mi domanda, guardando verso il binario della metropolitana. 

“Puoi chiamarmi Sakura. Alla fine, anch’io ti sto chiamando per nome.” sorrido. Lui si volta verso di me, aggrottando le sopracciglia. Oh, ma insomma, sono così strana? Sbuffa una risata, scuotendo il capo. Il resto del tempo lo passiamo in silenzio: non so cosa dirgli. Veramente, questo ragazzo ha la capacità di farmi sentire insicura. Lo sono già di mio, per carità, ma quanto meno non ho grossi problemi a parlare con il prossimo. Lui invece ha la capacità di zittire persino una grande chiacchierona come me. 

Quando arriva la metropolinana, ci avviciniamo entrambi ad essa. Una volta che si ferma, io, decisamente più titubante di lui, mantengo comunque una certa distanza. 

“Hai paura della metropolitana?” mi domanda. Io mi volto a guardarlo, me l’ha chiesto in un tono più gentile di quello che usa di solito. Alzo le spalle. 

“Un pochino.” ci accostiamo alla destra di una porta, aspettando che la gente scenda. 

“A me sembra un pochino tanto.” mi sollecita. Sospiro. 

“È così.” annuisco. 

“Una ragazza che si sta specializzando in cardiologia, perciò una che vede operazioni chirurgiche, ha paura della metro?” mi chiede, mentre saliamo. Mi stupisco. Come fa a sapere quello che sto studiando?

“Come lo sai?”

“Meiling.” sbuffa fuori, andandosi a sedere vicino al palo con il quale io mi reggo. Annuisco. 

“Come mai hai iniziato a suonare il pianoforte?” 

“Ragazzina, come vai al sodo. Sei troppo curiosa.” mi rimprovera. 

“È una domanda lecita.“

“No,” inizia “una domanda lecita sarebbe stata da quando ho iniziato a suonare il pianoforte, ed è quello che mi domandano tutti. Tu mi stai chiedendo il perché ho iniziato. È totalmente differente.” afferma, per concludere. La metropolitana si arresta alla prima fermata. 

“È che si vede che suoni per un motivo in particolare.” spiego. 

“Quale sarebbe?”

“Non lo so, vorrei me lo dicessi tu.” sorrido. Poi mi viene da sbadigliare. 

“Scusa, oggi mi sento spossata.” sospiro. Lui si alza. 

“Siediti.” 

Eh?

“Come?”

Non mi risponde, mi fa solo un cenno con il capo indicando il posto dov’era lui, ora vuoto. Sorrido. 

“Grazie della tua gentilezza, ma ce la facevo anche in piedi.” 

Alza le spalle, reggendosi al palo dove mi tenevo io. 

“Non hai risposto ancora alla mia domanda di prima.” gli rammento. Voglio davvero sapere perché ha iniziato a suonare il pianoforte. 

“Prima di tutto, ragazzina, non siamo amici, quindi non prenderti così tante confidenze,” specifica, ed io mi sento colpita ed affondata “poi, queste, sono domande a cui non rispondo.”

“Come preferisci. Ma sappi che io non mi arrendo così facilmente, quando desidero tanto sapere qualcosa.” 

Lo vedo spalancare gli occhi, per poi scuotere il capo. So essere molto testarda e, probabilmente, ha già iniziato a rendersene conto. La verità è che è differente dagli altri pianisti che conosco, non che io ne conosca tanti, però mi sembra proprio diverso. Sembra quasi… smarrito in qualche cosa. Vorrei capirci di più. 

La metro si arresta di nuovo, ma so che non è la mia fermata. Mi sento la testa maledettamente pesante e credo che sarà una giornata lunga. 

 

***

 

Il mal di testa mi è passato, devo ringraziare il the che ho preso alle macchinette, ed anche la pastiglia che avevo dietro in borsa. Mi sento notevolmente meglio, anche la stanchezza è passata. Ho già scritto a mio fratello riguardo la mia salute migliorata, e lui mi ha risposto di sentirsi contento di questo. 

“Sicura di stare meglio?” mi chiede Hisato, seduto accanto a me, mentre addenta il suo panino. Annuisco. Il tirocinio è volato, e non vedevo l’ora di mettere qualcosa sotto i denti, avevo una gran fame. Sia benedetta la pausa pranzo!

“Mi fa piacere. Scusami ancora per ieri sera, ho scordato proprio di guardare il cellulare.”

“Non fa niente.” alzo le spalle, iniziando a mangiare il mio piatto di riso. 

“Sei arrabbiata?”

“Non sono arrabbiata.” lo rassicuro. Sospira di sollievo. 

“Senti, Sakura…” inizia. 

“Sì?”

“Scusa per come mi sono comportato alla festa di Meiling. Sono stato un po’ possessivo quando si è presentato il pianista, me ne rendo conto.” 

Ricordo vagamente la sua stretta un po’ più forte sul mio fianco, quando mi sono presentata a quel ragazzo. Scuoto il capo.

“Ma non preoccuparti. E poi, Shaoran neanche se ne sarà accorto.” 

“Shaoran?” mi mordo la guancia. 

“Sì, è il suo nome.” 

Hisato aggrotta le sopracciglia, ma non commenta. 

“Oggi è stata faticosa la giornata?” chiedo. 

“Non molto. Io ed Akiho abbiamo fatto a turno, è passata veloce. La tua?”

“Anch’io lo stesso. Ho fatto a turno con la mia collega.” sorrido. 

“Dov’è Shinomoto?” domando. 

“Ah, dovrebbe arrivare, è andata a comprarsi qualcosa da mangiare. L’ho invitata a pranzare con noi, se non ti dispiace, chiaramente. È che mi rattristava che mangiasse sola.”

“Ma no, figurati,” lo tranquillizzo subito “tanto io tra non molto dovrei ricevere una telefonata.” sorrido. 

Hisato mi prende una mano e me la bacia. 

“Sei speciale.”

“Ah, ma smettila.” arrossisco. Lui mi guarda e mi da un bacio sulla guancia. Quando fa così, dimentico tutto e penso solo a quanto sono fortunata. Forse le cose fra di noi vanno bene sul serio, ed è davvero innamorato di me. Insomma, se ci fosse qualcosa con Shinomoto non sarebbe così spudorato nei miei confronti. Mi sento rincuorata un po’. Poi, il mio telefono, come previsto, suona, rovinando il nostro momento magico. 

“Scusa.” gli dico. Lui mi accarezza i capelli, dicendo di non preoccuparmi. Rispondo. 

“Pronto? Meiling?” 

“Sakura!” la sento entusiasta. 

“Ciao.” le dico a mia volta, intanto continuo a mangiare il mio pranzo. 

“Stai mangiando? So che magari non dovrei disturbarti, ma ho bisogno di te.”

“No, non disturbi, figurati. Anzi, scusami tu, se parlo a bocca piena.” Hisato ridacchia, mentre parlo con il riso in bocca. 

“Oggi hai qualche programma?”

“No, perché?”

“Ecco… dovrei chiederti un favore. So che tu ora mi dirai di chiedere a Tomoyo, ma lei oggi è via con sua madre e non può… mi chiedevo, insomma… mi accompagneresti a scegliere l’abito da sposa?” domanda. Mi sento sorpresa. 

“Non lo so. Per che ora sarebbe?” le chiedo. 

“Per le tre. Ma non sentirti obbligata, Sakura. È che proprio non posso farlo da sola, o con mia madre.” mi spiega. Una testa biondo cenere e due occhi azzurri si siedono di fronte a me, salutandomi con un cenno della mano, per poi parlare a bassa voce con il mio compagno. Sospiro. 

“Non ho nulla da fare oggi. Ho appena finito tirocinio e pensavo di andare a casa, ma vengo volentieri con te.” finisco di pranzare.

“Davvero?”

“Certo. È solo un piacere!” esclamo, sincera. 

“Sei una vera amica, grazie. Ti vengo a prendere in macchina davanti università per le due e un quarto, ti va bene?”

“Va benissimo, mi farò trovare lì.” confermo. 

“Perfetto, a dopo! E grazie!”

“Un bacio.” tocco la cornetta rossa, e chiudo la chiamata, rivolgendo l’attenzione ad Hisato e Shinomoto. 

“Chi era?” mi domanda il mio ragazzo. 

“Meiling.”

“Quella della festa?” chiede, Shinomoto. 

“Lei. Voleva sapere se oggi fossi disposta ad accompagnarla per sciegliere l’abito da sposa, ed io ho accettato.” 

“Dovresti tornare a casa a riposare, invece.” mi rimprovera Hisato. 

“Sto benone. Poi, voglio veramente aiutarla.” gli sorrido. Lo vedo annuire, comprensivo. La mia attenzione va a Shinomoto. 

“Ciao, non ti ho neanche salutata come si deve. Come ti è andata la mattina?” sorrido. 

“Bene, bene. È stata fattibile.”

“Menomale.”

“Ah, Sakura, volevo farti i complimenti per il vestito che indossavi alla festa. Era veramente bello.” fa’, annuendo. 

“È opera di Tomoyo, è bravissima nel creare vestiti.” sono sbalordita, non me lo aspettavo da parte sua.

“Daidouji?”

“Sì, lei.” 

“Non sapevo si dilettasse anche in questo.” inizia a mangiare, guardandomi di tanto in tanto. 

“Be’, è così.” interviene Hisato “Forse per questo portebbe nascere qualcosa con Hiiragizawa.” 

“Lo stilista?” gli chiede Shinomoto.

“Sì, il testimone di nozze di Harada.” annuisco per confermare. 

“Sapete chi ho incontrato al supermercato  mentre stavo per prendere il pranzo?” nego con la testa, bevendo un po’ d’acqua. Hisato le chiede “Chi?”. 

“Li, il pianista.” quasi mi strozzo. Tossisco lievemente. 

“Era al supermercato a prendere la frutta, abbiamo chiacchierato un po’. È molto maturo.” guarda il mio compagno attentamente, mentre lo dice. Mi schiarisco la voce. 

“Di cosa avete parlato?”

“Dicevi che non era il tuo tipo.” Hisato mi interrompe, lo guardo aggrottando le sopracciglia. Scherza, vero?

Sì, per forza. Non sono così stupida. 

“Non lo è, infatti. Dico solo che è maturo.”

“Per me sei come una sorella, Akiho. Cerca di sceglierti il compagno di vita giusto.” mi lascio scappare un sospiro di sollievo. Okay, mi immagino decisamente troppe cose negli ultimi giorni. 

“Sì, sono come una sorella.” Shinomoto gli sorride ed io sento ancora il bisogno di bere un po’ d’acqua. 

Dai, non può essere. Mi sto immaginando tutto. Per forza. 

 

***

 

“Sakura, non può essere davvero come dici tu.” 

Tomoyo sa essere davvero una brava amica, nonostante sia via con sua madre, mi ha chiesto se potesse chiamarmi. E mancano una dozzina di minuti al mio appuntamento con Meiling, quindi nel frattempo, ne ho approfittato dicendo che sì, potevamo stare al telefono. Ed io ho sentito il bisogno di sfogarmi circa quanto stava succedendo. 

“Ti dico che lei lo guarda in un modo… così…” non trovo le parole. 

“Io non capisco una cosa. Sei ingenua quando si tratta di capire se qualcuno ti ama, tuttavia sei subito negativa se si tratta di capire se qualcuno non ti ama più.” mi mordo un labbro: ha ragione. 

“Non so cosa dirti, il mio radar funzionerà a metà.” sdrammatizzo. 

“Secondo me, non devi pensarci troppo. Anche se ci fosse qualcosa, è molto più plausibile che sia solo da parte di quella ragazza.”

“Shinomoto?”

“Esatto. In ogni caso, non martoriarti. Okay? La vita è già abbastanza complicata, senza che mettiamo noi del nostro.” sospiro. 

“Con Hiiragizawa?” le chiedo, cambiando argomento. So che dopo la festa di Meiling si sono scambiati i numeri, quindi spero vivamente che si siano sentiti. Sarebbero una coppia bellissima. 

“Ci stiamo conoscendo meglio, lui mi sembra una bella persona e sono interessata.”

“Anche lui lo è.” faccio, convinta. Fermo i miei passi quando mi accorgo che è tutta la chiamata che vado avanti e indietro lungo il marciapiede di fronte all’università. 

“Così dice. Vedremo, se sono rose, fioriranno.” sorrido. 

“Assolutamente. Ti auguro il meglio, perché te lo meriti, davvero.”

“Anche tu, Sakura.”

“Quando torni?” domando.

“Domani. Mia madre ha voluto portarmi a questa sfilata e sono impazzita! Ho un sacco di ispirazione per dei nuovi vestiti da confezionare!” ridacchio. Tomoyo non cambierà mai. 

“È una bella notizia.” in quel momento una macchina nera arriva, riconosco Meiling al suo interno, al posto del passeggero. 

“Tomoyo, ora devo andare. Ci vediamo domani, okay?”

“Certo, a domani. Ricorda le mie parole.”

“Ti voglio bene.” chiudo la chiamata. L’altra mia amica scende dall’automobile tutta pimpante. 

“Ciao, tesoro! Sali, coraggio!” 

“Non guidi tu?” domando. 

“No, con noi c’è anche mio cugino.” 

Eh? 

Salgo in macchina, prendendo posto dietro al guidatore, che constato essere proprio Shaoran. Meiling si siede davanti, sul sedile accanto al suo. 

“Ciao, Shaoran.” lo saluto di nuovo. 

Meiling si gira verso di me, con la bocca spalancata. 

“Lo chiami per nome?” mi mima con le labbra. Alzo le spalle. 

“Ragazzina, ci incontriamo sempre, a quanto vedo.” fa’ a mo’ di saluto. Alzo gli occhi al cielo, ridacchiando. 

“Questa è la vita.” 

Il viaggio in macchina passa tranquillo, arriviamo a destinazione dopo non molto tempo. Quando scendiamo dalla macchina, a Meiling si illuminano gli occhi. 

“Sono tutti bellissimi!” indica gli abiti da sposa in vetrina, poi si precipita all’ingresso. Sorrido, seguendola. 

“Tu non vieni?” chiedo a Shaoran, che era rimasto un pochino indietro. 

“Ti senti meglio, rispetto stamattina?”

“Sì, ma…” non faccio in tempo a parlare, che lui mi supera, interrompendomi. 

“Volevo solo sapere questo. Entriamo.” annuisco, incapace di dire qualsiasi cosa. Il negozio di abiti da sposa dove ci troviamo è bello e luminoso. Le pareti bianche ed il pavimento color panna con qualche venatura grigia lo rendono un posto raffinato. L’ampio specchio, pressapoco al centro del negozio, riflette tantissimi abiti da sposa. È impossibile non trovare quello che si cerca qui dentro, anche se, ho l’impressione, che qui gli abiti da sposa costino molto. 

Veniamo accolti da una giovane donna che si chiama Maki: è molto alta, ha i capelli lunghi castano scuro e gli occhi del medesimo colore. Si dimostra super disponibile, chiedendo a Meiling che genere di abito cercasse e quanto pensasse di spendere. La mia amica le dice un budget che mi fa spalancare la bocca. Può spendere così tanto?! 

Io e Shaoran, su suggerimento della commessa, ci sediamo su un divanetto, aspettando che Meiling esca con il primo vestito che prova. 

“Ho visto Shinomoto, oggi.” inizio. 

“Mh?”

“Ho visto Shinomoto. Akiho Shinomoto, quella della festa. Mi ha detto che vi siete incontrati al supermercato.” 

“Ah, sì.” si sistema meglio sul divanetto di tessuto color avorio che, all’apparenza è anche bello ed elegante, tuttavia devo ammettere che è un po’ scomodo. 

“Di cosa avete parlato?”

Mi guarda con sbigottimento. 

“Non so se definirti curiosa o ficcanaso.” ridacchia ed anch’io lo faccio. 

“Sono un po’ entrambi, scusa.” dico, mortificata. 

“Mi ha chiesto solo come stavo, nulla di più.” 

“Oggi ho pranzato con lei e ti ha definito come un ragazzo molto maturo.” gli sorrido, informandolo. 

“Be’… grazie?” fa’ una specie di domanda. Rido, scuotendo il capo. 

“Sono pronta.” Meiling ci distrae, uscendo dal camerino con il primo abito. È quello che si definisce "a sirena" suppongo, le sta davvero benissimo. È splendida. 

“Wow.” dico solo, per poi aggiungere “Sei bellissima.”

“No, a me piace di più in foto che addosso a me. Mi sento grassa con questo genere.” scuoto la testa energicamente. 

“Sei magra come un grissino!” protesto. 

“Shaoran, non ti ho portato qui per farti stare zitto. Cosa ne dici?” si rivolge a suo cugino, facendo una piroetta su se stessa, poi avanza verso lo specchio, per guardarsi. 

“Per me stai bene. Ad Harada dovrebbe piacere.” le dice, pacato. 

“Non lo so. Posso provarne un altro?” 

La commessa annuisce.

Alla fine, Meiling prova cinque abiti mettendoci circa un minuto per capire se uno andasse bene o meno, finché non indossa un abito dove è davvero… lei. Sembra fatto apposta per mostrare la sua bellezza interiore ed esteriore. È un abito da sposa a trapezio, scollato a cuore e, sopra questa scollatura, c’è del pizzo. 

“Direi che prendere questo sia la scelta migliore che tu possa fare.” affermo, sicura. 

“Piace anche a me.” dice, Shaoran. Ha detto la stessa cosa su tutti gli abiti. Sono consapevole si stia annoiando a morte, glielo si legge in faccia. Però deve voler molto bene a sua cugina, per aiutarla in questo. 

“Mi convince.” dice ad un tratto, Meiling “Sì, lo prendo!” esclama, infine. Sia io che Shaoran sospiriamo di sollievo. La commessa ne è felice, confermando che è un’ottima scelta. 

Guardo l’orologio: sono le cinque. Pensavo fosse più tardi. 

“Sakura… posso chiederti un favore?” mi dice la mia amica, una volta che esce dal camerino con i suoi vestiti di prima e da alla commessa il suo abito da sposa. 

“Cosa?” 

“Ti proveresti un abito da sposa?”

Eh?

“Io… veramente non…” mi sento imbarazzata. Perché dovrei provare un abito da sposa?

“Avanti, come se tra te e Miura non fosse sottinteso un futuro matrimonio.” scuote la capo, mettendo le mani suoi fianchi. 

A dire il vero, io ed Hisato non abbiamo mai parlato di matrimonio. Nè di figli. Nè di vivere assieme. 

Ed ora che Meiling me l’ha fatto notare, sento come un macigno schiacciarmi il petto. 

Cielo, io ed Hisato non ne abbiamo mai parlato. E stiamo insieme da quattro anni. Cavolo.

“Sakura?” mi richiama all’attenti.

“Sì, è che… io ed Hisato non pensiamo ancora di sposarci.” mi mordo l’interno della guancia, sperando che non insista. Mi volto verso Shaoran, che ha fatto un colpo di tosse.

“Oh, andiamo! È solo un vestito da sposa!” 

“Meiling, veramente…” lei mi guarda, con un’espressione mogia, come se si sentisse triste per questo. Sospiro. 

“Va bene.” cedo. 

“Fantastico!” esclama, su di giri “Shaoran, torniamo subito.” fa’ l’occhiolino al cugino, portandomi davanti a degli abiti da sposa appesi su un lungo stand. 

“Scegli quello che ti piace di più.” mi dice dolcemente Maki. 

“Sono belli tutti.” sorrido, facendoli scorrere piano. Mi fermo, quando di fronte a me ne trovo uno che mi ispira particolarmente: è molto semplice, ma talmente incantevole che sembra quasi quello di una principessa. 

“Posso provare questo?” domando. La commessa annuisce, ed assieme entriamo nel camerino. 

Mi aiuta ad indossarlo e, una volta completo il lavoro, io, un po’ -un po’ tanto- goffa, piano piano, esco. Trovo, di fronte a me, una Meiling alla quale luccicano gli occhi come se fosse davvero ad un mio ipotetico matrimonio.

“Sembri una principessa! Stai benissimo!” squittisce, saltellando sul posto. Sospiro. 

“Meiling, davvero…” sento gli occhi bruciarmi. Ho come l’impressione che sono prossima al pianto. 

“Guardati!” mi prende per le spalle, in modo dolce, e mi gira verso lo specchio. So che lo fa in buona fede, perché lei sarebbe solo contenta di vedermi sposata, però così facendo sta peggiorando una situazione già strana. Mi guardo e non mi sento adatta, non sento niente di giusto in questo vestito. E non è un problema del capo in sé, perché mi piace, è proprio la mia attuale mancanza di sicurezza a farmi vacillare. La commessa, ad un certo punto, dice che ci lascia un attimo soli e che sarebbe tornata subito, per poi sparire dietro una porta con la scritta "riservato". Meiling toglie le mani dalle mie spalle e, dopo avermi fatto ancora qualche complimento, si siede sul divanetto.

“Cammina, vieni qui da noi.” mi avvicino lentamente, attenta a non fare disastri. 

“È raso, questo.” tocca piano la mia gonna, sorridendo. Shaoran, che fino a quel momento era rimasto zitto, allunga una mano verso la mia gonna, toccandola anch’egli. 

“Sei rimasto senza parole?” lo prende in giro, sua cugina. Lui alza gli occhi al cielo.

“Oh! Che stupida! Devo chiamare Hanko! Torno subito, aspettatemi!” dice la mia amica, ed esce dal negozio. Mi avvicino ancora allo specchio, guardandomi. Sento gli occhi pizzicare, ancora una volta. Non piangere, Sakura, non piangere. 

“Penso che lui non si meriti tutto questo.” il cugino di Meiling si alza e mi si avvicina. 

“Scusami, ma come fai a dirlo? Nemmeno lo conosci.” lo rimprovero. 

“Non mi serve conoscerlo per capire che tu sei troppo per uno così.” mi volto verso di lui, aggrottando le sopracciglia, confusa. Gli sto per chiedere cosa intende dire, quando torna Maki.

“Allora? Lo prendi?”

Shaoran si allontana subito, tornando a sedersi sul divanetto, con fare indifferente.  Che cosa intendeva dire prima?

“No…” mi schiarisco la voce “no, non lo prendo.” 

Mi cambio nuovamente in camerino rimettendomi i miei vestiti di prima. Meiling è ancora fuori al telefono, quindi decido di sedermi nuovamente sul divanetto. Mi è tornato il mal di testa. Sospiro, mentre appoggio la nuca, sul cuscino del divano, dietro di me. 

“Non sei ancora al meglio della tua forma, vero?” mi domanda Shaoran. 

“Già.” bofonchio, per poi sedermi composta. 

D’un tratto, senza che mi dicesse niente prima, sento la sua mano sulla mia fronte. Ha le dita talmente fresche che sentirle è un sollievo. 

“Scotti, ragazzina.” afferma, togliendo la mano. Tocco la fronte a mia volta e constato che, effettivamente, sono un po’ calda. Maki mi sorride, come se provasse tenerezza.

“Accidenti.” 

“Ti accompagno a casa.” si alza, e fa’ per uscire. 

“Ma… Meiling…”

“Ha un appuntamento dal parrucchiere qui di fronte, ora. Avrei dovuto accompagnarti a casa in ogni caso, a meno che, tu, non voglia prendere la metropolitana.” nego con il capo. 

“Grazie.” mi alzo.

“Eccomi, ragazzi, scusate se ci ho messo tanto… Oh, ma state andando via?” Meiling entra di nuovo nel negozio, con un’espressione perplessa. 

“Sì, la tua amica ha la febbre. L’accompagno a casa.”

“Oh. Volevo chiederti se ti andasse di unirti a me dal parrucchiere, ma è decisamente meglio che tu vada a casa a riposare. Scrivimi quando arrivi e dimmi come ti senti, va bene?” si preoccupa per me. 

“Certo.” le sorrido. Lei mi abbraccia, dicendo di riprendermi, poi si dirige verso la commessa. 

“Andiamo? Ti lascio a casa e poi torno qui.” 

“Sì.” confermo. Salutiamo Maki e Meiling, poi usciamo dal negozio. Shaoran apre la macchina, ed io mi siedo sul sedile accanto al conducente, appoggiando la borsa vicino ai miei piedi.

“Sai come tornare a casa o imposto il navigatore?”

“So come tornarci.”

 

***

 

Il tragitto verso casa mia scorre tranquillo, io e Shaoran non parliamo molto. Siamo quasi arrivati. 

“Gira qui a destra.” gli dico e, così, fa. 

“Da quanto tempo tu e Meiling siete amiche? Mi sembrate proprio affiatate.” 

“Allora anche tu sei un po’ curioso.” lo prendo in giro, guardandolo, poi torno ad appoggiare la testa al finestrino. 

“Ci conosciamo da qualche anno. L’ho incontrata ed è stato amore a prima vista,” ridacchio “le avevo rovesciato involontariamente il caffè addosso e lei si era messa a ridere, dicendo che mi trovava simpatica per il mio modo buffo di scusarmi. Da quel giorno siamo diventate molto unite. Le voglio un gran bene.” sorrido. 

“Anche lei te ne vuole. Mi parla spesso di te, ti è molto legata.” annuisco, contenta. 

“Anche tu sembri molto legato a lei.”

“È una componente della mia famiglia”. annuisco, gli faccio segno di accostare. Siamo arrivati. 

“Però è bello vedere che, nonostante prima non eravate molto uniti, ora state facendo molto per esserlo.” 

Shaoran mi guarda, stringendo le labbra, come se mi stesse facendo un mezzo sorriso. O come se non sapesse cosa dirmi. 

“In ogni caso, sono arrivata.” mi affretto a chinarmi per prendere la borsa, quando lui mi ferma a metà strada, successivamente chinandosi per recuperarmela e, poi, me la consegna. 

“Non ce n’era bisogno.” mi lascio sfuggire. 

Alza le spalle. Sospiro, slacciandomi la cintura. Sto per aprire la portiera, quando la sua mano destra raggiunge, ancora una volta, la mia fronte. Poi passa alla mia guancia sinistra. Poi al mio collo. Mi viene spontaneo chiudere gli occhi. 

“Sei calda.” afferma, mentre ritrae la mano. Annuisco. 

“Sarà meglio che vada, grazie di tutto, Shaoran.” lui mi guarda, sorridendo sghembo, mentre scendo dall’automobile. 

“Ah, una cosa.” prendo un respiro, poi continuo “Sappi che non sei così freddo come ostini a mostrarti.” concludo, sorridendogli amichevolemente. Sto per chiudere la porta, quando lo vedo alzare gli occhi al cielo, trattenendo quasi una risata sarcastica. Poi mi dice una frase che, ormai, conosco quasi a memoria. 

“Ci vediamo in metropolitana, ragazzina.”

 
ANGOLO AUTRICE: ciao a tutti :D ecco qui, il nuovo capitolo di Preludio. Iniziano ad esserci momentini in più tra il distaccato Shaoran e l’ingenua Sakura. Ditemi cosa ne pensate! Bacioni x.

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Capitolo 5
*** Capitolo IV. ***


SAKURA 

 

Non avevo mai notato quanto fosse bianco il soffitto della mia camera. È dannatamente pulito e ti senti come abbagliata da quel colore se ci presti molta attenzione. Però, devo ammettere, che con il giallo tenue -più tendente al crema- delle mie pareti si abbina veramente bene. Camera mia è piccola, ma mi piace. Il letto è accanto alla porta d’entrata, la scrivania si trova alla sinistra di esso, poi c’è un mobile accanto dove ho sistemato i miei numerosi peluche, infine, infondo alla stanza, proprio di fronte al mio letto, ho un armadio a muro. Per non parlare della finestra accanto al mio letto, che basta che io sposti di poco la testa per ammirare le stelle. Sì, mi piace veramente la mia camera. 

“Kero-chan, piano.” rimprovero il mio gatto che è andato a sdraiarsi sulla mia pancia. Sospiro. 

Avere la febbre alta è orribile; per fortuna che ora è scesa di un bel po’, rispetto a ieri. Quando Shaoran mi ha riaccompagnata a casa ed io ho preso il termometro per misurarla, la temperatura era a trentanove gradi. Oggi va decisamente meglio, è a quasi trentotto. Tuttavia, mi sento talmente debole da non riuscire ad alzarmi dal letto. Potrei accedere la televisione che ho di fianco al mobile con sopra i peluche, ma non ne ho voglia. Chiudo gli occhi quindi, sperando di addormentarmi. Probabilmente ci riesco, perché quando riapro gli occhi sento qualcuno che bussa alla porta e, subito dopo, entra mio fratello con un vassoio con sopra del cibo, dicendo che è ora di cena. 

“Come ti senti? Riesci a mangiare qualcosa?” domanda. Annuisco, mettendomi seduta sul letto e facendo scendere, con un balzo, Kero-chan. Il riposo mi ha fatto bene, di sicuro: mi sento più in forze di prima, anche se sono ancora debole. 

“Ti ho preparato il minestrone.” annuncia, mentre io storto la bocca verso destra: non mi piace il minestrone, ma so che fa bene, quindi devo sforzarmi. 

“Credo che la febbre sia scesa.” constato, mettendomi una mano in fronte. Mio fratello poi, posa la sua, di mano.

“Misurala.” mi passa il termometro che avevo appoggiato sulla mensola sopra la testiera del mio letto, e mi aiuta a metterlo sotto l’ascella. È uno di quei termometri moderni, perciò ci mette pochi secondi a mostrare la temperatura corporea. Intanto, prendo il cucchiaio e inizio a cenare, alternando la minestra a un po’ di pane.

“Oggi sei andato ad aiutare Yukito con il trasloco?”

“No, oggi sono stato tutto il giorno a casa. Quando ti sentirai meglio andrò ad aiutarlo.” annuisco, dispiaciuta. Mi sento quasi un peso. A distrarmi dai miei pensieri è il termometro che suona, emettendo una tripletta di bip. Lo afferro e lo tiro fuori, guardando la temperatura. 

“Allora?” mi incita, Touya.

“È trentotto precisa.” sbuffo, consegnando il termometro a lui.  

“Finisci di cenare e riposa.” 

Bevo un sorso d’acqua, continuando il mio pasto. 

“Prima sono passati Hisato e Tomoyo, per vedere come stavi. Ma ti sei addormentata e non se la sono sentita di svegliarti.” dice. 

“Hisato è stato qui?” mi affretto a chiedergli. L’idea che il mio moroso, con il quale ultimamente sto attraversando un periodo di dubbi -da parte mia, più che altro-, sia venuto a trovarmi, durante la mia influenza, mi fa avere un po’ di quella speranza che mancava. 

“Sì, perché? C’è qualche ragione che gli impediva di venire a trovare la sua…” si ferma, respirando, poi riprende “di venire a trovarti?” mi sento punta sul vivo. Nego energicamente con il capo. 

“Lo dicevo per te, è strano pensare che lui sia uscito indenne da questa casa.” mento, ma non del tutto. È pur sempre una cosa strana da pensare. Lo vedo sbuffare, mentre mi da due piccole pacche leggerissime sulla testa. 

“Ad ogni modo, lui e Tomoyo stavano bene?” finisco la mia cena, bevendo un ultimo sorso d’acqua. Sono sazia. 

“Sì, assolutamente.” 

Annuisco, serena. Appunto mentalmente di sentirli entrambi prima di addormentarmi. Touya prende il vassoio, annunciando di tornare subito. Poco dopo è di nuovo in camera mia, con una scatoletta di medicinali per la febbre. La prendo tra le mani e leggo velocemente. 

“Dottoressa, ti curo da quando sei piccola, credo di sapere cosa si deve assumere quando si è influenzati, non trovi?” gonfio le gote. 

“Antipatico.” 

“Dai su, prendi la medicina.” e così faccio, poi mi butto a peso morto sul letto. 

“Ti lascio riposare ancora, chiamami se hai bisogno.” mi accarezza i capelli e si alza dal letto.

“Prima di dormire, penso che sentirò Tomoyo ed Hisato.” lo vedo annuire. 

“Non sforzarti troppo.”

“Ah, figurati. Poi ho dormito fino ad adesso, non preoccuparti.”

Mi sorride ed esce dalla mia stanza, chiudendo la porta. Sospiro. 

Allungo una mano verso la mensola sopra la testiera del mio letto e prendo il mio cellulare. Tocco l’icona che indica la rubrica e faccio scorrere i nomi dei miei contatti. Quando arriva quello di Hisato, tocco la cornetta verde e appoggio il mio telefono all’orecchio. 

“Pronto? Principessa?” sorrido al nomignolo che mi riserva. Sono contenta che abbia risposto quasi subito. 

“Hisato, ciao.” 

“Ciao! Come stai? Non so se tuo fratello te l’ha detto, ma sono passato da casa tua con Tomoyo. Ma dato che dormivi non abbiamo voluto svegliarti.”

“Non ti preoccupare. A parte la febbre che è a trentotto e i soliti sintomi influenzali, sto bene. Tu?” sorrido, mettendomi più comoda nel letto. 

“Io sto molto bene. Hai cenato?”

“Il minestrone. Disgustoso.” faccio, stizzita. Lo sento ridere. 

“Però ti fa molto bene.” 

“Mh.” sbuffo un pochino. 

“Com’è andata oggi?” domando. 

“Bene! Il tirocinio è stato interessante. Piano piano sto prendendo sicurezza.” lo sento più contento e questo rende contenta anche me. So quanto sia importante per lui, chirurgia è veramente il suo futuro, perciò a me fa solo piacere che sia più tranquillo riguardo questo, rispetto a giorni fa. 

“Menomale, ne sono felice.”

“Domani resti ancora a casa, vero?” sistemo meglio il mio cuscino, passandomi una mano sugli occhi. 

“Sì, assolutamente. Finché la febbre non scende del tutto ed io non mi riprendo completamente, penso che non andrò né a lezione, né a tirocinio.” e la cosa mi dispiace tantissimo. Tuttavia, so di dovermi riprendere completamente, onde evitare ricadute peggiori. 

“Brava. Domani passo da te, vuoi? Magari per orario di cena, così ti trovo sveglia.” il mio cuore gongola un po’. Sono quelle piccole dimostrazioni di affetto delle quali ho bisogno e lui, come se avesse capito tutti i miei pensieri, questa sera ha fatto un gesto bellissimo. Nella mia mente intrisa di paranoie riguardanti un ipotetico amore non corrisposto da parte sua, questa proposta era diventata presto aria fresca, un piccolo raggio di luce dopo giorni in cui il mio cuore, questo muscolo totalmente involontario nel mio petto, che si sentiva come pieno di crepe, senza mai rompersi davvero. Le sue parole, in questa semplice domanda, erano diventate automaticamente ago e filo e, sebbene non fossi ancora tranquilla del tutto circa il suo rapporto con Shinomoto, potevo almeno sentirmi più speranzosa di sbagliarmi. 

“Va benissimo! Non vedo l’ora. Però stai attento, non vorrei mai tu t’ammalassi.” stringo le labbra tra di loro, ansiosa della risposta.

“Stai tranquilla, Sakura. Non mi ammalo. Devo veramente sapere come stai.” sorrido. 

“Grazie.”

“Tranquilla.” 

“Allora… a domani, no?”

“Sì, meglio che tu riposi ancora un po’. Dormire molto fa solo bene. Buonanotte, tesoro. Ci vediamo domani sera.” mi mordicchio un’unghia, sorridente. 

“Buonanotte. Sogni d’oro.” porto il telefono di fronte a me e tocco la cornetta rossa, per chiudere la chiamata. Sospiro. Guardo l’orario e constato che sono le nove meno un quarto. Giusto il tempo per mandare un messaggio a Tomoyo: le dico che sto meglio di ieri e che oggi ho dormito molto, tuttavia che mi sento ancora stanca. Poi, la ringrazio per la visita e le dico che tra poco mi rimetterò a dormire. Rileggo il tutto ed invio. 

Pochissimo dopo, ricevo la sua risposta.

 

Da: Tomoyo

A: Sakura

Pensavo di venire da te domani pomeriggio, o magari verso mezzogiorno se, chiaramente, questo non fosse un problema per te. Sono molto contenta tu ti senta meglio di ieri. Ti voglio bene.

 

Leggo alla svelta e rispondo. 

 

Da: Sakura

A: Tomoyo

Ho parlato con Hisato e lui viene a casa mia ad orario di cena, quindi per me va bene che tu venga verso mezzogiorno o nel primo pomeriggio. Però non voglio attaccarti nulla.

 

Mi stiracchio un po’ e Kero-chan torna sul mio letto, per poi leccarsi una zampa. Lo accarezzo sulla testa. 

 

Da: Tomoyo

A: Sakura

Nah, non mi attaccherai nulla. E mezzogiorno sia! A domani. Dormi bene!

 

Le rispondo di passare una buona serata e che le sono grata. Blocco il mio telefono e lo ripongo sulla mensola. Poi mi giro su un fianco, e la testa mi gira un po’, passando, fortunatamente, quasi subito. Accidenti a questa febbre. Sbadiglio, mentre sento che ho ancora molto sonno. Quindi, chiudo gli occhi, finché non sento il mondo attorno a me sparire, ed io cado nei miei sogni.

 

***

 

La mattina dopo mi sveglio per colpa -o merito- di Kero-chan che ha avuto la brillante idea, per colpa della sua fame onnipresente, di chiamarmi giocando con una ciocca del miei capelli.

Ma io lo so che ha solo fame, quando mai è affettuoso senza pretendere in cambio del cibo? 

“Sei noioso.” affermo, prendendolo e tirandolo via dai miei capelli. Lui miagola, facendo un balzo giù dal letto. Poi, miagola di nuovo. E ancora. E ancora. 

“Kero-chan!” protesto, sfregandomi gli occhi. Prima di alzarmi dal letto, prendo il termometro sulla mensola, mettendolo sotto la mia ascella sinistra. Mi tocco con una mano la fronte, sentendomi meno calda. Oggi mi sento solo un po’ spossata e debole, ma non avverto la sensazione di avere la febbre, il che è un bene, considerando com’ero malata i giorni scorsi. Il termometro emette il suono che mi fa comprendere che ha finito il suo dovere ed io mi affretto a controllare.

Menomale. Trentasette e quattro. Mi sento molto contenta. Ripongo il termometro sulla mensola e, piano piano, faccio per alzarmi. A quel punto, il mio gatto impazzisce, iniziando a miagolare ancora più forte ed a grattare la porta. 

“Arrivo.” gli dico, aprendola subito. Lui scatta giù, velocissimo. Io scendo le scale tenendomi al corrimano e mi dirigo subito in cucina. Guardo l’orologio appeso, e vedo che sono le dieci di mattina. 

“Buongiorno, piccolo mostriciattolo con la febbre.” mio fratello arriva alle mie spalle, baciandomi una tempia. 

“Non sei calda come ieri.” afferma, sorridendo. Annuisco. 

“Ho trentasette e quattro.”

“Menomale, sta scendendo.”

“Sì.” mi siedo al tavolo, aspettando la colazione. Noto con la coda dell’occhio che Kero-chan ha la testa immersa nella sua ciotola del cibo -avanzato da ieri, stranamente-. Il solito ingordo, non mi sbagliavo. 

“Preparo un the, lo bevi con qualche biscotto. Va bene?” mi dice Touya, andando ai fornelli. Sorrido, dandogli l’okay. 

“Stasera torna papà.” spalanco gli occhi. Siamo già arrivati al fine settimana?

“Come stasera? Non doveva tornare o sabato o domenica?”

“Sì, ma ha detto che è riuscito a liberarsi prima ed io ne ho approfittato per dirgli che hai la febbre.” 

Oh. 

“Ti avevo chiesto di non dirglielo.” protesto. 

“Arrivava a casa stasera, in ogni caso. Sarebbe stato peggio se non glielo avessi detto.” detesto ammettere che ha ragione. 

“Sì, è vero.” lo osservo mentre mette la bustina del the dentro l’acqua calda che ha versato nella mia tazza. 

“Stasera a cena con noi ho invitato Hisato.” annuncio. Lo vedo fermarsi un istante, arrestando il su e giù che stava facendo fare alla bustina per permettere all’acqua di diventare the, poi riprende, sbuffando. 

“Va bene.” afferma. Prende la tazza e la poggia davanti a me, accompagnandola con un piatto con sopra dei biscotti al miele. Mi guarda negli occhi, con un’espressione un po’ triste in volto. 

“Sakura, ascolta…” lo scruto, cercando di captare cosa vuole dirmi. Lui scuote il capo, come a riprendersi. 

“No, niente. Non abbuffarti.” poi mi dice, sorridendo di poco. Gonfio le gote, facendo dei versetti incomprensibili. Antipatico. Quando lo vedo sedersi di fronte a me, con la sua tazza di the tra le mani ed il suo piatto di biscotti, non riesco a frenare la mia parlantina. 

“Yukito come sta?” alza lo sguardo su di me, poi lo riabbassa per mangiare un biscotto. 

“Sta bene.” annuisco. 

“Oggi puoi andare ad aiutarlo con il trasloco, Tomoyo viene a trovarmi verso mezzogiorno. Mi terrà lei compagnia.” lo vedo scrutarmi, sospettoso. 

“Sei sicura?”

“Sono sicurissima.” ribatto. 

“Come vuoi.” mi dice ed io mi sento contenta. Molto bene, almeno così non gli peserò più del necessario. 

“Com’è andata la festa, comunque?” poi domanda, cambiando argomento. Lo guardo mentre mangio un biscotto, confusa. 

“Quella della tua amica che si sposa. Ti sei divertita? Non te l’avevo ancora chiesto.”

Ah! Meiling!

“Sì, mi sono divertita molto. Il suo futuro marito ha una casa a dir poco gigante.” ridacchio, e faccio ridere anche lui.

“Ho conosciuto il suo futuro marito, il suo testimone di nozze…” racconto, rammentando “poi un certo Hiiragizawa, è un aspirante stilista a cui piace Tomoyo.” sorrido. Poi alla mia mente arriva come un flash, l’immagine del pianista che parla con Akiho, il senso di colpa nell’aver architettato tutto alle loro spalle affinché si mettessero assieme, il mio tentare di chiedergli scusa. Poi ancora, lui che al negozio di abiti da sposa mi dice che Hisato non mi merita, che mi tocca la fronte per constatare che ho la febbre. La mano con cui tengo la tazza mi trema di poco. Scuoto la testa. 

“Poi ho conosciuto suo cugino, è un pianista molto bravo. Si chiama Shaoran Li.” e concludo, non andando oltre. Inizio a bere il mio the. Mio fratello assottiglia gli occhi, come a studiarmi. 

“E siete diventati amici?” mi coglie impreparata e quasi mi strozzo. 

“No, cioè, una specie. Forse. Non lo so.” mi gratto la testa imbarazzata. Lui inarca un sopracciglio.

“Spero di non stargli antipatica, ecco tutto.” sorrido, finendo il mio the. Touya alza le sopracciglia perplesso, bofonchiando un "va beh". Finisce la colazione, poi prende le nostre tazze ed i piatti dove c’erano i biscotti e le mette nel lavandino della cucina, per lavarle. 

“Allora dopo vado da Yukito, va bene?” domanda ancora, per ricevere conferma. Annuisco, poi mi alzo da tavola e mi butto sul divano. 

“Mentre aspetti Tomoyo, guarda pure un po’ di tv. Io sono in camera mia a studiare, se hai bisogno.” lo sento dire dalla cucina, accompagnato dal sottofondo dell’acqua del rubinetto. Così mi alzo, prendendo il telecomando ed accendendo il televisore. Faccio un po’ di zapping finché non arrivo ad una sit-com divertente e decido di lasciare lì. 

 

***

 

La visita di Tomoyo, oggi, mi ha fatto un gran bene, tant’è che stasera non ho più febbre e mi sento in forze per la cena con i miei cari. Sorrido, mentre mi vesto in un modo più decente del pigiama che ho tenuto addosso tutto il giorno: è bello sentirsi meglio. Sento il campanello suonare ed apro subito la porta, notando dalla finestra che si tratta di mio fratello.

“Buonasera.” Touya entra in casa, tranquillo, accanto a lui c’è Yukito con il suo solito sguardo dolce. 

“Buonasera!” esclamo, su di giri. 

“Oh, ma guarda un po’ chi sta meglio.” mio fratello si piazza davanti a me, sistemando con fare fraterno la mia frangia. 

“Non ho più neanche un briciolo di febbre.” ammetto, serena. 

“Menomale.” sento dire da Yukito, che era dietro il suo compagno di poco. Non riesco a fare a meno di gettarmi tra le sue braccia. 

“Che bello rivederti!” lo sento ridere, poi mi da un bacio sulla tempia. 

“Anche io sono felice di vederti.” mi prende per le spalle, abbassandosi alla mia altezza. Poi mi da un pizzicotto leggerissimo sulla guancia. 

“Ti ho preso una cosa.” mi dice e mi brillano gli occhi, già curiosa. 

“Cosa?” 

Tira fuori dalla sua borsa a tracolla un pacchetto color arancio lucido. Gli chiedo se lo posso aprire e, vedendolo annuire, non mi trattengo. 

“Wow! È un fermaglio per capelli!” lo guardo ammirata. È a forma di ali d’angelo, bianco, con dei piccoli brillantini sui bordi. 

“Ti piace?” annuisco energicamente, abbracciandolo di nuovo e ringraziandolo. Dopo di che, il campanello suona di nuovo e mio fratello va ad aprire. Entra in casa mio padre, corro quindi verso di lui.

“Papà!” esclamo, abbracciandolo forte. 

“Sakura, come stai?” si stacca, toccandomi la fronte. 

“Ho avuto la febbre, ma ora è passata.” 

“Menomale.”

Sospira di sollievo, andando a salutare mio fratello ed il suo compagno. Dopo di che, io e Touya ci mettiamo ad apparecchiare e mio padre, dopo aver sistemato la valigia ed essersi cambiato e dopo averlo informato che avremmo avuto come ospite anche il mio ragazzo, cucina gli spaghetti per cena. Una volta finito tutto, mi metto seduta al tavolo, composta. 

“Allora, domani torni in università?” mi chiede mio fratello, sedendosi a tavola. Il suo compagno lo imita, andandosi a posizionare di fronte a me. 

“Direi di sì. Anche perché ho lezione, niente tirocinio, quindi non mi sforzerò troppo.” sorrido. Sento il mio cellulare trillare, sbircio e noto che Hisato mi ha scritto un messaggio. 

“Scusate.” affermo, mentre leggo cosa mi scrive; dice che sta arrivando. Okay, menomale. Sospiro di sollievo. Questa sera avevo paura mi potesse dare buca, meglio così quindi. 

“Tutto bene?” domanda Yukito. 

“Sì, sì. Hisato sta arrivando.”

Bene. Attendiamo. 

“Com’è andata, papà?” chiede mio fratello, ad un tono di voce più alto, per farsi sentire. 

“Bene, molto bene. È stato interessante, come sempre.” lo sento dire contento, e mi fa piacere. 

“I vostri studi?”  

“I miei vanno abbastanza bene, tra tirocinio e lezioni faccio il possibile stare al passo.” sorrido. 

“Sì, anche i miei e quelli di Yukito vanno bene.” 

Il campanello suona, mi affretto ad alzarmi annunciando che sarei andata io ad aprire. Così faccio, ritrovandomi davanti ai miei occhi quelli celesti di Hisato. 

“Buonasera.” sorrido, felice di vederlo. 

“Buonasera, ho portato dei pasticcini.” mi mostra una scatola di una pasticceria qua vicino.

“Hai fatto bene, entra.”

Lo faccio passare e lui, una volta dentro casa mia, saluta tutti che, a parte mio fratello naturalmente, sono lieti di vederlo. 

Gli spaghetti sono pronti: io decido di mangiarli in bianco, per via della mia salute -non voglio appesantirmi lo stomaco-, mentre gli altri li mangiano al sugo. La cena scorre tranquilla, parliamo del più e del meno. In un modo o nell’altro, mi sembra di sentire il mio ragazzo un po’ più distante di ieri. Quando ho parlato con lui al telefono, per accordarci riguardo stasera, mi era sembrato meno freddo e distaccato, ma magari è sola una mia impressione. Ad alimentare questi brutti pensieri è il fine serata, quando mi saluta con un bacio sulla guancia dicendomi di dormire bene in modo abbastanza assente. 

Spero vivamente che sia tutto frutto della mia immaginazione, non sopporterei altre paranoie inutili che la mia testa proietta di continuo.

 

***

 

“Penso sia una di quelle poche volte che prendiamo assieme la metropolitana.” sorrido a Tomoyo, che si tiene al mio stesso palo. La vedo annuire.

“Come va con Hiiragizawa?” non mi trattengo dal chiederle. Sono curiosa sui loro sviluppi, su ciò che il loro rapporto potrebbe diventare. 

“Questo sabato usciamo insieme, a cena. Mi piace molto e e vorrei iniziare una storia con lui, o almeno provarci… insomma, vedremo come va.” 

“Andrà benone, Tomoyo, non preoccuparti.” 

Sono a dir poco euforica per lei. Da tempo mi diceva di desiderare un bravo ragazzo, soprattutto dopo la sua precedente relazione che le aveva spezzato il cuore. Ricordo ancora, quando era venuta da me in lacrime, dicendomi che il suo ex continuava a comportarsi da menefreghista, che di lei non gli importava nulla, che quando lei aveva dei problemi, non poteva contare su di lui. È stato difficile per lei lasciarlo, ma dopo un po’ di tempo si è ripresa, ed ha capito che è stato meglio così. La vedo sorridermi, mentre maneggia con il telefono. Sbirciando riesco a vedere che sta messaggiando proprio con Eriol Hiiragizawa. Tra l’altro, nella sua rubrica, è salvato per nome con l’emoji del sole accanto. Meglio di così!

Il mezzo di trasporto si ferma e solo ora noto che Shaoran oggi non c’è, il che è strano, perché lo vedo quasi sempre in metropolitana, spero che stia bene e che non abbia preso l’influenza. Abbiamo anche iniziato a parlare un po’, non credo siamo propriamente amici, però lui mi ha aiutata quel giorno, al negozio di abiti da sposa, quindi non penso che non mi sopporti. O almeno, spero. 

Ah, solite paranoie. 

Quando salgono le persone, riconosco Rika e, chiamandola, lei si avvicina subito a noi, dicendo un po’ di "scusi, permesso" qua e là.

“Ciao, ragazze. Oggi è affollata, eh?” indica la metro. 

“Già.” Tomoyo alza gli occhi dal suo telefono e le sorride. 

“Come state?” ci chiede.

“Bene, tu?”

“Bene. Oggi ho diritto privato, da quando ho avuto quel ricevimento con il professore, mi trovo decisamente meglio. Ha iniziato a caricare dei file sulla piattaforma dell’università ed è stata una salvezza.” 

Noto, assottigliando gli occhi, che le sue gote si tingono di un lieve rosato. Sta forse… arrossendo? Tomoyo ridacchia mettendosi una mano sopra la bocca, al che Rika la guarda e, come colta con le mani nella marmellata, cambia discorso.

Ma che cosa mi sono persa?

“Che lezioni avete?”

“Oggi ho russo.” Mi volto verso Tomoyo spalancando gli occhi e la bocca. 

“Anatomia.” sussurro poi, dopo essermi ripresa. 

“Da quando segui russo?” le domando. 

“Questa è la mia terza lezione. Voglio provare a cimentarmici.”

Wow. 

“Wow.” Rika da voce ai miei pensieri. 

La metro si arresta di nuovo e noi scendiamo, dirette in università. 

Appena arrivate, ognuna di noi si dirige verso l’aula dove ha lezione. Quando arrivo di fronte alla mia, la porta è ancora chiusa, segno chiaro che la lezione precedente non è ancora terminata. Guardo l’orologio: in effetti, sono in anticipo di un po’. Mi sistemo accanto alla porta in piedi, quando un foglietto appeso attira la mia attenzione. 

Riporta che sabato sera si terrà un concerto di pianoforte con l’orchestra del conservatorio dell’università, nell’aula magna di quest’ultimo e, che per acquistare i biglietti, ci si deve recare in segreteria. 

Questo è molto interessante. Volevo andare in biblioteca dopo la lezione, ma penso che farò una piccola deviazione. Devo recarmi in un posto.

 

***

 

Il conservatorio della città è bellissimo: ha uno stile antico e, una volta entrati dentro la struttura, ci sono persone con chitarre in spalla, altre che parlano di canto, altre ancora che chiedono informazioni riguardo l’orchestra. Credo di essere nell’atrio principale dell’edificio, accanto a me c’è un cartello grande che indica con una freccia la porta dell’aula magna, proprio quella dove si tengono i concerti. Guardo la foto che ho fatto al volantino sul mio telefono, riflettendo sul da farsi. Poi ho un’idea. 

“Scusa!” esclamo, affiancandomi ad una ragazza che parlava con una sua amica. Stringo la mia ventiquattr’ore per riflesso e nervosismo. 

“Sapresti dirmi dove si esercitano i pianisti?” chiedo, mordendomi il labbro inferiore. 

Speriamo di non aver fatto una gaffe. 

Speriamo di non aver fatto una gaffe. 

Speriamo di non aver fatto una gaffe. 

La ragazza mi sorride, poi punta un indice sulle scale di fronte alle nostra visuale. 

“Secondo piano, ci sono le aule dove si esercitano i pianisti.”

Sospiro di sollievo. 

“Grazie mille, gentilissima!” 

Salgo le scale in men che non si dica. Una volta arrivata al secondo piano, noto attorno a me almeno dieci porte chiuse. Accidenti. 

Sono chiuse. Sbuffo, appoggiandomi al muro e chiudendo gli occhi. D’un tratto, sento la musica di un pianoforte che viene da una stanza, così mi avvicino, piano piano, e con immensa gioia la porta non è chiusa: bensì, è solo appoggiata. È socchiusa. 

Un punto a mio favore. Decido di aprirla piano, cercando di non fare rumore, perché non so comunque chi ci sia dentro.

Quando è sufficientemente aperta affinché io possa sbirciare, un sorriso mi nasce spontaneo. 

Shaoran Li è di fronte a me, le mani a sfiorare i tasti, la melodia di Mozart, che riconosco, a sonorizzare l’aria. Lo studio, mentre i capelli gli ricadono un po’ sulla fronte e le mani si muovono sempre più sicure, a premere i tasti più forti di prima, trasmettendo un sentimento che suona devastante se prodotto da lui. Passa poco tempo prima che smetta di suonare bruscamente e si volti verso di me, spalancando gli occhi. Tutta la mia determinazione nel trovarlo per parlarci a proposito del concerto, tutta la mia testardaggine per essergli amica e per stargli simpatica, tutto il mio essere completamente spavalda crolla nell’esatto momento in cui i suoi occhi mi scrutano, guardandomi con sbigottimento dall’alto al basso. Ed io non riesco a muovere un muscolo. Vorrei scappare, ma sento i piedi come incollati al pavimento. 

“Cosa ci fa qui?” è la sua domanda. Apro la bocca per riprendere aria, quando la sua voce rende la stanza meno silenziosa. Non me ne ero accorta, ma avevo trattenuto il respiro fino ad adesso. 

“Ti stavo cercando.” decido di dire, con onestà. 

“Perché?” si sposta con il corpo nella mia direzione, rimanendo comunque seduto sullo sgabello. 

“Ecco, vedi…” inizio, armeggiando con il telefono, avvicinandomi a lui “volevo venire al concerto di sabato sera e mi chiedevo se sono ancora in tempo per comprare i biglietti e…” vado sulla galleria, toccando la foto del volantino “questo, insomma.” gli passo il cellulare. Lui lo guarda, facendo schioccare la lingua al palato. 

“Sì, ci sono ancora i biglietti, anche se non molti. Al piano terra trovi la segreteria dove prenderli.” annuisco, rimettendo il mio telefono in tasca e ringraziandolo. 

“Come mai vuoi venire a sentirmi suonare?” fa’, con un po’ di freddezza nella voce, guardandomi in faccia. 

“Te l’ho detto che mi piaci come pianista. Sei bravo.” affermo, facendomi forza.

“Ragazzina,” inizia, sospirando “noi non siamo amici. Ci vediamo spesso in metro, ma tutto finisce lì, si può sapere perché insisti tanto con me?”

A quel punto una marea di pensieri iniziano a tormentarmi, tanto da dovermi mettere le mani in tasca, perché mi sento raggelare. Non è venuto in metropolitana per evitarmi? Gli sto così antipatica? Mi reputa una brutta persona?

“Non mi sopporti, per caso?” domando, guardando a terra, imbarazzata e intimorita dalla risposta. Forse ho sbagliato tutto, insomma, ha ragione. Non ho motivi per insistere con lui, per volerlo come amico, per capire cosa gli succede che lo rende così… algido, con il prossimo. Non ne ho motivi e non ne ho nemmeno diritto. 

“Non è questo. Certo, sembri ancora una bambina ed hai atteggiamenti un po’… infantili, ma non ti odio, né mi stai antipatica, né niente.” annuisco, colpita ed affondata. 

“Allora perché non possiamo provare ad andare d’accordo?” insisto, testarda come sempre. 

“E perché dobbiamo essere amici per la pelle?” mi chiede, a sua volta. 

“Mi sembri simpatico.” mi giustifico, buttando lì la prima cosa a caso che penso. La verità è che vorrei comprenderlo, perché c’è qualcosa che lo turba e sembra aver bisogno di dirlo a qualcuno, solo che è troppo orgoglioso per ammetterlo. 

O forse è solo così di carattere. Ma non penso che uno immorale nei confronti degli altri, suoni il pianoforte. E soprattutto, un infame di solito è solo, evitato da tutti, non con persone accanto. Lui sembra volerla questa solitudine, invece. 

Probabilmente sto sbagliando tutto, non lo so. Questo ragazzo mi confonde. Lo vedo ridacchiare, scuotendo il capo. 

“Non posso impedirti di esserci al mio concerto, quindi.” alza le spalle, tornando a guardare il pianoforte. 

Una piccola speranza si insinua nel mio cuore, forse non mi sbaglio. Forse ho capito davvero che lui è diverso da come appare! Tuttavia, una domanda galleggia nella mia gola e se non gliela porgessi, so già che potrebbe farmi annegare. 

“Stamattina non eri in metropolitana per evitarmi?” non so con che coraggio, ma ce l’ho fatta. 

“No.” è una risposta secca, semplice, quella che mi arriva. Tuttavia mi perfora i timpani, prepotente e sincera. Sospiro di sollievo. 

“Con questo non intendevo dire che io sono al centro del mondo, insomma… non intendo dire che tu… non volevo insinuare che sono così importante a tal punto da essere evitata. So che ti sono indifferente, ecco. O meglio, ora lo so. Ho compreso di non starti sulle scatole.” che discorso senza senso. Mi avrà capita?

“Tranquilla, ragazzina. Era comprensibile tu pensassi questo, dopo quello che ti ho detto prima, riguardante il fatto che ci vediamo spesso in metropolitana. Però non sono immaturo. Anche se ti detestassi, prenderei comunque la metro con te.” torna a guardarmi in faccia, sorridendo. 

“Non saresti dovuta venire oggi. Potresti fare una ricaduta e riprendere la febbre.” 

“Sto meglio.” annuisco energicamente, convinta. 

“Adesso, be’… è meglio che vada. Ti ho importunato abbastanza per oggi.” ridacchio, camminando diretta verso la porta. 

“Ragazzina.” mi richiama, quando sto uscendo. Mi giro verso la sua direzione. 

“Sì?”

“Una cosa però devo ammetterla.”

“Quale?”

“Non ho mai incontrato, fino ad ora, qualcuno simile a te.”

Aggrotto le sopracciglia, non capendo se mi sta facendo un complimento o un’offesa. 

“Chiudi la porta quando esci.” conclude, sistemandosi di nuovo con il volto rivolto al pianoforte. 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE: vi chiedo scusa per l’attesa, ma questo capitolo, essendo di passaggio, è stato un po’ difficile da scrivere. Infatti, non mi sembra granché come lavoro. Quindi, fatemi sapere! Vi avverto già, che nella mia idea, tra due capitoli arriverà ///quel/// momento che aspettate. La parola a voi, insomma! Grazie di tutto. Bacioni x.

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Capitolo 6
*** Capitolo V. ***


SAKURA

 

“Buongiorno!” esclamo, una volta in cucina. Oggi è sabato, e mi sento pimpante. Il sabato è il giorno della settimana che preferisco, assieme al venerdì ed alla domenica. Il sabato posso stare tranquilla a casa a studiare, a guardare programmi televisivi o telefilm, posso uscire con le amiche o con Hisato alla sera… insomma, è proprio il mio giorno di tregua, dove non devo correre da una parte all’altra tra tirocinio, pause varie e lezioni. 

“Come siamo raggianti!” mi dice mio padre, sorridendomi. Annuisco, poi il mio sguardo si rivolge alla finestra. È ottobre ed inizia a fare fresco, infatti posso notare come il cielo sia più tendente al grigio che all’azzurro; tuttavia non mi dispiace l’autunno e sopporto decisamente di più il freddo che il caldo. 

“Buongiorno anche a te, mamma.” mi avvicino alla foto che ho in cucina di mia madre, e le rivolgo un sorriso.

“Touya oggi non è qui con noi?” domando, successivamente. 

“No, il trasloco è quasi finito. Penso che d’ora in avanti non lo vedremo più tanto spesso, ma è anche normale.” mio padre posa sul tavolo delle crepes ed un bicchiere con dentro del the tiepido: mi viene l’acquolina in bocca. 

“Menomale che abitiamo vicini!” prendo posto, ringraziandolo per la colazione e protestando un po’, perché oggi toccava a me prepararla. 

“Volevo farti una sorpresa, tieni, qui c’è la marmellata all’albicocca.” mi passa il barattolo, ed io faccio dei versetti di contentezza. Lui ridacchia e si siede di fronte a me, iniziando a mangiare.

“Oggi che programmi hai?” mi chiede.

“Pensavo di uscire a fare la spesa subito dopo colazione, siccome è il mio turno questa settimana. Poi ho l’appuntamento dal parrucchiere, dopo di che vedo Meiling ed il suo compagno: alla sera andiamo ad un concerto organizzato dalla nostra orchestra universitaria.” sorrido, vendendolo annuire. 

“Sono certo che ti divertirai.” 

Annuisco. 

“Ma non ti vedi con Hisato?” spalanco gli occhi alla sua richiesta, poi mi riprendo, decidendo di bere un po’ di the tiepido. 

“No, lui dice di avere da studiare. Quindi… non può.” ammetto, un po’ mogia. Quando gli chiesi se volesse venire, lui mi ha fatto un breve sorriso, mettendomi una mano sulla spalla, al che io pensai fosse un sì, invece mi sbagliavo: era un no. Era un "mi dispiace". Successivamente, mi disse di aver molto da studiare. Non volli insistere ulteriormente nel chiederglielo, anche perché avrei peggiorato i miei pensieri già esistenti. Voglio dire, insomma, Hisato non ha mai studiato di sabato sera. 

Smettila, Sakura. 

“Vorrà dire che sarà per un’altra volta.” il sorriso gentile di mio padre mi permette di sentirmi meglio. 

“Senz’altro.” 

Finisco la mia colazione e prendo la mia borsa, pronta per uscire. 

“Allora, ci vediamo tra poco, appena torno dalla spesa.” annuncio, mettendomi le scarpe. Mi saluta anche lui, dicendo di fare attenzione lungo la strada. Chiudo la porta di casa e controllo nella borsa di avere la lista con scritto l’occorrente: sì, ho tutto quello che mi serve, perfetto. Inizio ad incamminarmi verso il piccolo supermercato del mio quartiere, passando attraverso il viale alberato. Noto come i ciliegi che lo adornano si stiano spogliando. Rabbrividisco, facendomi più piccola nel mio giubbotto per scaldarmi. Giro l’angolo, e vado a sbattere contro qualcuno. Metto male il piede sinistro, e sento che sto anche per cadere all’indietro. Accidenti. 

Poi una mano mi afferra per il braccio, ed io torno con i piedi a terra, stabile, senza esser caduta, senza essermi fatta niente. 

“Mi dispiace, sono così maldestra.” proferisco, non guardando il mio interlocutore, ma sistemandomi il cappotto e la borsa. Poi alzo lo sguardo, notando che che la persona con cui mi sono scontrata, e quindi quella che è riuscita a sorreggermi, non è altri che Shaoran, vestito con un paio di jeans scuri, una felpa verde il cui cappuccio sbuca fuori dalla sua giacca beige. E lui ora mi sta guardando con un misto tra il divertito e lo sorpreso.

“Ragazzina. Ti trovo ovunque.” ridacchia, ironico, scuotendo il capo. 

“Potrei dire la stessa cosa.” gonfio le gote, imbarazzata. 

“Sono anch’io di queste parti.” si giustifica. 

Io sapevo solo che Meiling abitasse nel quartiere vicino al mio, invece no, a quanto pare anche lui. Wow. Sono stupefatta. O sconvolta. Non so ancora quale delle due. 

“Vivi nella stessa zona di tua cugina?” domando. Lo vedo annuire. 

“Come mai da queste parti?” faccio, curiosa, stringendo la borsa possessivamente, probabilmente per nervosismo, e anche perché mi sto ancora vergognando molto per la brutta figura di prima. Lo vedo sorridere sghembo, poi i suoi occhi si fermano al mio giubbotto. Sono sporca? Mi guardo per autorispondermi, ma no, non ho nessuna macchia. Che cosa gli prende?

Sospira, mentre con le mani si affretta ad arrivare all’altezza della mia cerniera lampo; mi sento immobile, anche il solo respirare non riesce. Tira su la zip, fino ad arrivare all’altezza del mio collo, proprio dove essa finisce il suo percorso. 

“Dovresti allacciarti il giubbotto per bene, altrimenti ci credo che ti ammali.” solo quando allontana le mani, l’aria torna ai miei polmoni. Devo darmi una calmata. Riordino i pensieri, poi mi esce automatico punzecchiarlo sul vivo.

“Non siamo amici, però hai appena fatto una cosa che potrebbe fare un amico.” lo vedo alzare gli occhi al cielo, ma so di aver fatto centro. Penso di iniziare a stargli simpatica ed il sorriso che mi rivolge dopo, lievemente percettibile, mi da una sorta di conferma. 

“La vera cosa da notare, qui, non è il fatto che io ti abbia allacciato il giubbetto, quanto che tu te lo sia lasciato fare.” 

Eh? Io l’ho lasciato fare perché, insomma, sì, lo conosco e volevo comprendere cosa stesse facendo. Non c’è nulla di male, in questo.

Santo cielo, i miei pensieri sono scombussolati. 

“Che intendi dire?” alza ancora gli occhi al cielo, scuotendo il capo. Poi bofonchia di lasciar stare. Così faccio, tanto anche se me lo spiegasse farei fatica a capirlo comunque. Lui è un vero e proprio enigma. Decido di cambiare argomento, cercando, ancora una volta, di fare la persona cortese e gentile. 

“Stavo andando a far la spesa, se non hai nulla da fare, puoi accompagnarmi!” gli sorrido, esclamando il tutto con molta gioia. Okay, ammetto di essere troppo impulsiva qualche volta, ma non posso farci nulla. Sono una persona spontanea, credo. 

Di tutta risposta, lui mi sorpassa, incamminandosi verso un’altra direzione. Detesto che lui non risponda alle mie domande con le parole, ma che lo faccia con i gesti. Ho capito che è un no, ma non è giusto. Accidenti.

“Ci vediamo stasera, ragazzina.”

Mi volto verso la sua direzione, seguendo con lo sguardo la sua camminata verso chissà dove. Poi scuoto il capo e, mentre torno sui miei passi, nel mio cuore ho un po’ di contentezza perché lui ha accettato la mia presenza al suo concerto.

 

***

 

Citofono per la seconda volta il campanello dell’appartamento di mio fratello. È possibile che lui ed il suo compagno non siano in casa? Dopo esser stata al supermercato, ho deciso di passare da casa sua. Prima di tutto per dargli la torta ai frutti di bosco che ho preso apposta per i due neoconviventi e poi anche per salutarli. Sbuffo e gonfio le gote, quando poi sento la voce di Touya rispondere al citofono.

“Sakura!” esclamo, ed il cancelletto davanti a me si apre. So già che devo andare al secondo piano, appartamento numero ventidue. Quando arrivo di fronte alla loro porta, busso piano. Poi vedo il sorriso dolce di Yukito, il quale mi ha accoglie in casa. 

“Ciao!” sorrido, chiedendo poi il permesso per entrare. Mi guardo in giro una volta nel loro nido, notando come l’arredamento sia di buon gusto. 

“Che ci fai qui?” mio fratello domanda, una volta arrivato per ricevermi. Alzo gli occhi al cielo, mentre la voglia di girare i tacchi ed andarmene è tanta. Poi ricordo che lo fa per dispetto, quindi sorvolo. 

“Sono andata a far la spesa, ed ho pensato di passare. Vi ho comprato una crostata ai frutti di bosco.” spiego, andando a prelevare il dolce dal sacchetto, per poi metterlo sul tavolo della sala, appena vicino all’ingresso. 

“Ma allora hai un lato tenero.” mi punzecchia Touya, scompigliandomi i capelli. 

“Ritira quello che hai detto o la porto a casa con me.” 

“Per poi abbuffarti come sempre?” 

“Io non mangio così tanto!” esclamo spazientita, agitando le braccia. 

“Grazie, Sakura. Sei sempre gentilissima.” Yukito mi sistema i capelli, ancora scompigliati, e mi sorride. È così buono con me. Non come mio fratello. Quell’odioso.

“Figurati, è stato un piacere.” mi allontano dal tavolo, e faccio una giravolta per il locale. 

“Quant’è carino questo posto!” so di avere una tonalità a dir poco bambinesca, ma non mi interessa. La sala e la cucina sono comunicanti, non hanno pareti a dividerle, e questo mi piace; entrambe sono tinte di bianco, molto semplice. Poi c’è il bagno di una tinta azzurra meravigliosa che ricorda il mare, e la loro camera da letto color arancione chiaro è romanticissima. Dopo di che hanno un’altra stanza, color crema, notevolmente più piccola alle precedenti, che hanno deciso di usare come camera degli ospiti, mettendo un divano letto. Ridacchio, quando dentro essa vedo un’asse da stiro piena di panni ancora da stirare.  

“Puoi venire a trovarci quando vuoi.” Yukito mi dice, mettendo la torta sul tavolo della cucina. Annuisco. Touya si avvicina a me, con fare strano. 

“Mh?” mugugno, guardandolo interrogativa. 

“Hai iniziato ad allacciarti la giacca come si deve?” domanda. 

Ouch. 

Spalanco gli occhi. 

“Ma no, è che…” la mia testa si disattiva, sento il cuore in gola, colta sul fatto “non voglio fare ricadute ed ammalarmi di nuovo!” mi mordo il labbro inferiore.

“Era ora.” dice soltanto, allontanandosi. 

Sospiro. 

“Vuoi restare a pranzo?” mi domanda subito dopo. 

Scuoto il capo.

“Torno da papà.” 

Guardo l’orologio: sarà meglio che vada. 

“Bene, torno a casa. Grazie dell’accoglienza, e scusate il disturbo. Buon appetito, ci vediamo!” mi allontano, diretta verso la porta. 

Yukito mi saluta, dicendomi di far loro visita in ogni momento che desidero, perché è solo un piacere. Touya, invece, decide di accompagnarmi fino al cancellino di casa loro.

“Qualcosa non va?” gli chiedo, quando usciamo dal suo appartamento. 

“È da un po’ di tempo che vorrei chiederlo io a te.” 

Oh. 

“Sto bene!” sorrido, aprendo la porta principale del palazzo dove abita. 

“Sakura.”

Mi volto verso di lui, poi sospiro e, mentre decido di dirgli la verità, vado a sedermi su una panchina che c’è nel loro cortile. Lo vedo sedersi accanto a me. 

“C’entra Hisato?”

Annuisco. 

“Lo sapevo. Ho notato qualcosa che non quadra tra di voi, già da tempo.” alzo gli occhi verso il cielo per cercare di non piangere. 

“Già.”

“Che cosa sta succedendo?”

“Credo che tra lui ed una sua compagna di corso ci sia… qualcosa.” affermo, torturandomi le mani tra di loro. La vista mi si appanna subito, ed una lacrima cade sul palmo della mia mano. Cavolo, non ci voleva. 

“Perché lo pensi?” mi prende una mano e la stringe tra le sue. Ecco, in questo momento, pur di non piangere, preferirei che lui mi prendesse in giro come fa sempre. Invece no. 

Credo che mio fratello sia veramente speciale, nonostante tutto. E questi sono i momenti in cui me lo dimostra. 

“A te non è mai piaciuto Hisato.” devio la sua domanda. 

“Vero. Ma a me non piace nessun maschio che ti si avvicini.” 

Lo guardo con rimprovero. 

“Sono fatto così.” si giustifica.

Scuoto il capo, con fare esasperato. 

“Tuttavia, se tu trovassi qualcuno che veramente ci tiene a te, cercherei di… cercherei di non ucciderlo, diciamo.” rido di poco, asciugandomi una lacrima che era caduta in precedenza sulla mia guancia. 

“Sei incorreggibile.”

“Non mi hai risposto, comunque. Perché pensi quella cosa?”

“Perché ha degli atteggiamenti intimi con Akiho.” alzo le spalle, e lo vedo irrigidirsi. 

“Akiho.” ripete, chiudendo gli occhi. 

“La conosci?” domando, incerta. 

Scuote il capo. 

“No, tranquilla.” 

Annuisco. 

“Sakura, ascolta…” mi volto verso di lui. Ho paura mi stia per dire qualcosa di brutto. Lui fa sempre così: inizia i discorsi con il mio nome, poi ci mette quel verbo, ed io capisco che mi sta dando brutte notizie. 

“Cerca di non soffrire troppo, se fosse come pensi tu. Perché significa che non ti merita.” fa’, un po’ enigmatico. 

“Mi stai dicendo che è come penso?” chiedo, con il cuore a mille e la paura che si fa strada tra le mie ossa. Sto sentendo tanto di quel dolore che è come se si fossero rotte tutte loro, come se i miei organi fossero spappolati.

Lui non mi risponde, mi stringe di più la mano, poi si alza dalla panchina. 

“Io voglio solo che tu non soffra.”

“No! Adesso devi dirmelo!” esclamo, spazientita, la mia voce trema. Mi alzo, mentre gli occhi mi pizzicano e sento le mie gambe molli come gelatina. 

“È come penso io, vero?”

“Sakura…”

Porto una mano alla bocca, soffocando un singhiozzo. Mio fratello mi prende per le spalle, immergendomi in un suo abbraccio. 

“Lascia stare cosa credo io, cerca piuttosto di verificare se hai ragione o meno, okay?” mi stacco dal suo abbraccio. Ho le gote rigate dalle lacrime, che continuano a scendere, e scendere. Senza fermarsi. 

Io amo Hisato, l’ho sempre amato. Non può essere vero. Ti prego, Hisato, non farmi questo. 

“Tu sai qualcosa, Touya?” sento il bisogno di risedermi, mentre prendo la testa fra le mie mani, piangendo. Non mi importa di apparire fragile, ho bisogno di piangere. Io ed Hisato abbiamo condiviso tante cose: lui è il mio punto fermo, la mia sicurezza, la persona che desidero nel mio domani. Gli ho donato il mio cuore, ogni giorno. Ed avrei voluto continuare a farlo, quindi spero tanto che le cose non stiano così. 

“Non so niente. Ho soltanto i tuoi stessi sospetti, preferivo dirtelo, piuttosto che tenerti all’oscuro senza essere sincero.” è la sua risposta. 

E so che ha ragione, ma in questo momento mi sta facendo male. 

“Me ne torno a casa.” annuncio, asciugandomi le lacrime, ed alzandomi di nuovo. 

“Sakura, per favore…” cerca di fermarmi, ma io continuo i miei passi. 

“Ho bisogno di stare un attimo da sola. In questo momento non sono lucida.” a quel punto lo vedo annuire, ed io esco da casa sua. Ho bisogno di tempo, per pensare, per riflettere. In questo momento mi sembra di essere in un’altra dimensione, di vivere un’altra vita. 

Ho conosciuto Hisato al primo anno di università, e siamo subito entrati in sintonia. Ci siamo messi insieme solo qualche anno dopo, ma siamo sempre andati d’accordo. Cercare di capire cosa può essersi rotto è difficile, specialmente con la mia mente annebbiata di adesso. Akiho Shinomoto è bella, sorridente, spensierata. Forse per questo la preferisce, forse è vero che io non sono abbastanza, che in me non c’è niente da vedere. Ma pensavo che lui fosse andato oltre le apparenze, che mi avesse vista davvero per come sono, che non si fosse fermato al mio essere così… difettosa e combina guai. 

Mi fermo quando arrivo al parco, e decido di sedermi un attimo sull’altalena. Porto le mani sulla mia faccia, ripetendomi che non è possibile. 

Quella che fino ad ora era solo una paura mia, ora sembra essere sempre di più una realtà. In due persone me l’hanno confermato: Shaoran, seppur indirettamente, e mio fratello. Ormai i miei dubbi sono entrati nelle mie viscere, mi stanno facendo venire la nausea. Ed i momenti dove penso che sia tutto frutto dell’immaginazione, dove penso che sia tutto un fraintendimento, non mi sono di aiuto. Ho bisogno di sapere, di capire. Ma voglio che sia lui a parlarmi. Voglio che sia lui a spiegarmi, voglio che sia lui a darmi le motivazioni se si fosse davvero innamorato di lei.

A quella parola mi si stringe lo stomaco e sento ancora più dolore nel petto. Tiro fuori un fazzoletto dalla mia borsa, ed asciugo le lacrime, soffiandomi il naso. 

Poi il mio cellulare trilla, e noto che ho un messaggio non letto da mio fratello. 

Sospiro, visualizzandolo. Decido di non rispondere. Mi do una sistemata, poi mi dirigo verso casa. Deciderò con calma come fare, per ora piangere serve a poco. Tuttavia, il dolore è talmente tanto che non posso farne a meno. 

 

***

 

Una volta tornata a casa, mangiare con mio padre è stato di grande consolazione. Non solo ha apprezzato il riso che gli ho preparato, ma mi ha distratta dai miei pensieri parlandomi del più e del meno, ed io gli sono grata. Non ha voluto indagare su cosa mi angosciasse, perché mi ha spiegato che quando sarò pronta sarò io a parlargliene, però mi ha suggerito di non pensarci troppo e di godermi la giornata al meglio. Così, eccomi qui dal parrucchiere, cercando di non pensare ad Hisato e alle mie preoccupazioni che lo riguardano. 

Spero di farcela.

“Come li vuoi?” mi chiede il ragazzo, muovendo un po’ delle ciocche dei miei capelli. Guardo il mio riflesso allo specchio, indugiando un po’. Non ho una bella cera in effetti, e non ho nemmeno una grande idea su come farmeli. Ora come ora, i miei capelli biondi sono di poco sotto le spalle, quindi potrei accorciarli di poco, per arrivare all’altezza di quest’ultime. 

“Tagliali fino alle spalle, ma non scalarmeli.” affermo, con sicurezza. Lo vedo annuire in risposta, iniziando a tagliarli. Nel mentre, armeggio con il telefono, notando un po’ di messaggi da parte di mio fratello, dove si scusa per come si è comportato. 

 

Da: Sakura

A: Touya

Non scusarti, me ne sono andata perché non ero lucida. Ora sto meglio. Indagherò se questi timori sono fondati o meno. Ti voglio bene.

 

Invio. So di aver sbagliato con lui stamattina, ma mi ha colto alla sprovvista e mi sono sentita così a pezzi da non vederci più chiaramente. Sospiro. 

Il mio cellulare squilla, e la scritta Tomoyo lampeggia. Tocco la cornetta verde, portando il mio telefono all’orecchio.

“Sì?”

“Amica mia, sei da Roku, giusto?” la sento domandare, dall’altro capo. Aggrotto le sopracciglia, confusa. Ricordo di averle detto che oggi sarei stata qui, a quest’ora, ma non capisco dove voglia arrivare. 

“Sì, perché?”

“Ho un appuntamento anch’io tra una mezz’ora! Se aspetti un attimo ad andartene, ti raggiunto subito, così ne approfitto per darti il vestito che ti ho confezionato per stasera!” esclama. Rido. 

“Non mi muovo, ti aspetto.”

“A dopo!” riattacca. Scuoto il capo di poco, mentre sento che riattacca. Tomoyo non cambierà mai, lei e la sua passione per le attività sartoriali. 

Il parrucchiere finisce di tagliarmi i capelli, poi prende il phon per asciugarmeli. Una volta asciutti, mi chiede se desidero piastrarli o farli mossi.

“Mossi.” decido. 

Il risultato finale mi soddisfa: ora sono di una lunghezza giusta, quella che son sempre stata costante nel tenere. Quando mi alzo e lo pago, entra nel negozio Tomoyo. 

“Buongiorno!” esclama, con il fiatone. Sorrido. 

“Hai fatto in fretta.” 

Annuisce. 

“Sakura, ascolta, dopo hai qualcosa da fare?” mi chiede.

“No, vado a casa ed aspetto Meiling ed il suo compagno, per andare al concerto.” 

“Ti scoccia se mi unisco a te? Così ti do il vestito ed io mi preparo per andare a cena con Eriol.”

Ma certo! Stasera si vede con Hiiragizawa. Mi si illuminano gli occhi.

“Assolutamente.” 

Mi ringrazia, mentre si accomoda sotto richiesta di Roku, il parrucchiere. Io mi metto sul divano che ha nel suo negozio, dove sono solite sedersi le persone in attesa, pronta per tenerle compagnia. 

“Come ti senti per stasera?” domando. 

“Tu, piuttosto? Vai a sentire Li, no?” 

Schiocco la lingua al palato, non capendo questo suo tono malizioso. 

“L’ho incontrato stamattina.”

“Ah sì?” si gira verso di me, curiosa. Roku la direziona nuovamente verso di lui, iniziando ad osservarle i capelli. Annuisco. 

“Come desideri farli?” arresto il mio discorso quando il ragazzo, giustamente, si intromette. 

“Voglio accorciarli di poco, poi se possibile vorrei fare la frangetta.” spalanco gli occhi alla sua richiesta. Roku, invece, annuisce, portandola a sistemarsi in modo tale da poterle lavare i suoi lunghi capelli neri.

“Vuoi la frangia?” 

“Ce l’hai anche tu, Sakura. Come mai ti sorprendi tanto?” scuoto il capo. 

“È che mi hai sempre detto non ti piacesse.” 

Alza le spalle. 

“Voglio cambiare.” 

Annuisco.

“Dicevi che hai incontrato il pianista stamattina.”

Faccio un verso per confermare. 

“Abita nella stessa zona di Meiling, non so cosa facesse da queste parti, sebbene siamo vicini.” la vedo annuire. 

“Un motivo ci sarà.” mi fa l’occhiolino. Sospiro. 

“Quindi, dove andrete tu e Hiiragizawa?” cambio argomento. 

“Lascio la scelta a lui. Ha detto che c’è un ristorante dove il cibo è delizioso.”

Sorrido. 

“Allora tra di voi funziona!”

“Spero di iniziare una storia con lui, stasera. Mi piace davvero, Sakura.” ammette, andandosi a sedere di nuovo davanti allo specchio. Il parrucchiere inizia a tagliarle i capelli. 

“Andrà bene, stai tranquilla.”

Tomoyo si volta verso di me e mi sorride, intanto io cerco di non pensare troppo ad Hisato che, come una fitta allo stomaco, torna nella mia mente con prepotenza ogni volta che non sono occupata nel parlare d’altro con qualcuno. 

 

***

 

Il concerto sta per iniziare, sono molto agitata. Harada e Meiling sono venuti a prendermi rilassati e contenti, eppure io sono nervosa, proprio perché, la mia amica, mi ha detto che alla fine del concerto, saremmo andati a complimentarci con Shaoran. È una cosa giusta, lo comprendo, tuttavia non riesco a stare ferma sulla sedia. E non so nemmeno il motivo. Credo sia perché non è un mio amico, ed io non so come comportarmi con lui, di conseguenza. La mia voce interiore mi ricorda di essere me stessa, mentre il lato pessimistico del mio carattere la ostacola, dicendomi che essere me stessa non serve a niente, se Hisato ha preferito a me un’altra. Mi vengono ancora le lacrime agli occhi, ed una cade sul vestito bianco che mi ha confezionato Tomoyo. 

Ecco, pensiamo a Tomoyo: chissà come le sta andando il suo appuntamento. Spero bene, merita di essere felice. 

“Sakura, credi che mio cugino uscirà a momenti a suonare oppure inizia a mezzanotte il concerto?” 

Mi volto verso Meiling, asciugandomi la guancia. Riprenditi, coraggio. 

“Mh, penso inizierà a momenti.” cerco di tamponare il discorso.

“Sakura, ma stai bene?” mi domanda ancora la mia amica. Apro la bocca per parlare, quando le luci dell’aula magna dell’università si spengono, e sul palco si sentono dei passi avvicinarsi al pianoforte.

“Comincia!” sussurra contento, il compagno di Meiling. Stendo la schiena sulla poltrona, cercando di rilassarmi. 

Shaoran Li è vestito in un modo molto elegante, ha un completo nero che gli sta molto bene. Quando si siede al pianoforte ed avvicina lo sgabello, sento un brivido lungo la schiena. Non dice una parola, non si annuncia, non si presenta. Lo trovo bizzarro, ma intenso. È come se desse più importanza alla musica che a se stesso, che ai vari convenevoli. 

Vedo le sue mani toccare i tasti e l’armonia di Mozart che ha suonato quel giorno che l’ho incontrato, si diffonde nell’aria. Il mio umore già particolarmente instabile, si ammacca ancor di più. In un attimo, gli occhi mi si fanno lucidi, ed io devo prendere un fazzoletto dalla borsa. 

“Ti stai già commovendo?” sussurra con preoccupazione, la moretta al mio fianco. 

Annuisco, non entrando nei dettagli. 

Una proiezione di me ed Hisato felici si forma davanti ai miei occhi, e basta questo per far partire una corsa di lacrime come pioggia. Siamo seduti nella fila centrale dalla sala, quindi devo trattenere i singhiozzi, e non posso nemmeno alzarmi senza dover chiedere una marea di scuse e di permesso. 

Forse era meglio se stasera me ne fossi stata a casa. 

E, con questa ammissione, sono costretta a prendere un altro fazzoletto dalla mia borsa, mentre l’immagine di Hisato e Shinomoto in atteggiamenti intimi mi da ulteriori colpi al cuore. Di questo passo, si spezzerà del tutto, a breve. Meiling mi stringe la mano, cercando di darmi un po’ di forza. Non penso sappia cosa mi sta passando per la testa, ma apprezzo molto il suo gesto, così mi attacco alla sua mano come se fosse l’unica ancora di salvezza che mi sia mai stata gettata per evitare di annegare in questo oceano di dolore. 

 

***

 

La sala si svuota: gli studenti, alcune persone già più avanti con gli anni e persino i bambini che hanno assistito a questo concerto universitario, sono usciti da tempo dall’aula magna. Alcuni di loro, avevano gli occhi gonfi, segno evidente che abbiano pianto. Come li capisco. Molte ragazze, hanno commentato in modo molto positivo l’aspetto di Shaoran. Le ho sentite dire che è bellissimo ed ha molto fascino, quindi fa colpo sul pubblico femminile. Dovrebbe esserne contento. A distrarmi dai miei pensieri è Meiling, la quale fa cenno a me ed al suo compagno di seguirla, finché arriviamo davanti ad una stanza poco più avanti rispetto a quella dov’eravamo prima. Solo ora mi viene in mente che potrei avere il trucco sbavato, poi mi rassicuro pensando che Meiling mi avrebbe avvisata, se così fosse. La mia amica bussa alla porta, che viene subito spalancata rivelando la figura di Shaoran all’interno. Ha tolto la cravatta e la sua camicia è allentata di un paio di bottoni, non indossa più la giacca, ed ha le maniche di poco rialzate. L’espressione è sempre la solita, forse solo un po’ più stanca. Dopotutto, due ore di concerto sono tante, anche se non ha suonato solo lui.  

“Complimenti al più bravo!” lo abbraccia sua cugina e lui, impassibile, non ricambia l’abbraccio. Tuttavia, la ringrazia, facendoci entrare in quella stanzetta che sembra avere la funzione di una sorta di camerino. 

Harada gli stringe la mano, complimentadosi. Shaoran gli sorride, dicendo che non sono stati pezzi semplici da eseguire, ma che si sente soddisfatto, in ogni caso. Quando arriva il mio turno per dirgli quanto è stata intensa la sua performance, decido di essere spontanea come sempre. 

“Mi hai fatta piangere, sai?” ridacchio. Lui assottiglia gli occhi, abbozzando un sorriso. 

“Non era mia intenzione.” afferma. E credo sia la prima volta che risponde ad una mia frase, in questo modo conciso. Ne sono felice, di questo. È un passo avanti. 

“Confermo, ero seduta accanto a lei ed era una fontana.” 

Mi volto verso Meiling, lievemente rossa in viso. Okay, così però è troppo. Accidenti. Sospiro, voltandomi verso Shaoran, che sta sorridendo di poco. Poi, fa un cenno del capo verso destra, guardando sua cugina, e Meiling pare illuminarsi d’immenso. 

“Hanko, vieni con me.” prende il suo compagno per un braccio che, un po’ confuso, balbettando frasi di sbigottimento, la segue. Entrambi, escono dalla stanza, socchiudendo la porta. 

“Stai bene?” 

Mi volto verso il pianista, che mi ha appena rivolto la parola. Annuisco lievemente. Lui sospira, portando una mano ai miei capelli, accarezzandone una ciocca. 

“Li ho tagliati oggi.” mi mordo l’interno della guancia, sentendomi improvvisamente goffa e ridicola. 

“Lo so. L’ho notato.” allontana la mano, sorridendo. 

“Tu come stai?”

“Sto bene, ragazzina. Sto bene.”

Annuisco. 

“Non puoi capire quanti complimenti ho sentito dire, una volta uscita dalla sala! Le ragazze ti adorano! Chissà quante sono innamorate di te, dopo stasera.” sorrido, contenta per lui. Potrebbe essere felice con una di quelle ragazze, insomma. Se solo non fosse così chiuso, diciamo. 

“Peccato che io non mi innamori delle altre, ragazzina.”

“Non ti… innamori?” sono confusa. 

“No.“ chiude il discorso. 

“Ma come…”

Scuote il capo ed alza le spalle, ed io non so cosa dire. Mi dispiace sentire questo. Non mi piacerebbe vivere in un mondo senza amore. La mia mente, crudele mente, mi porta a pensare subito al mio ragazzo. Decido, quindi, di evitare questo argomento. Da fastidio ad entrambi, da quel che ho capito, sebbene per motivi diversi. 

Sto per aprire bocca con l’intenzione di chiedergli quanto è dura esercitarsi per eventi del genere, quando il mio telefono suona. 

“Scusa.” bofonchio, e lo prendo al volo. Leggo il nome di Hisato e mi porto una mano alla bocca, indecisa su cosa fare. Guardo Shaoran, che mi fa cenno di non preoccuparmi. Così, sorridendogli riconoscente, faccio per uscire. 

“Ragazzina.” mi richiama, prima che io esca del tutto. Mi volto verso di lui. 

“Grazie per essere venuta, stasera.”

Mi sento più felice, ora. Forse qualcosa di buono c’è, dopotutto. 

“Questo significa che siamo amici?” butto lì, gioiosa. Lui ridacchia. 

“Immaginavo.” fa, per poi continuare “Vedremo un po’.” e concludere. 

Gli sorrido, mentre la voglia di abbracciarlo e ringraziarlo, per accettare la mia presenza nella sua vita, si fa sentire. 

Poi la suoneria del mio cellulare continua imperterrita, distraendomi da Shaoran, quindi mi sbrigo ad uscire. 

“Hisato, dimmi!”

 
ANGOLO AUTRICE: eccomi qua. Allora, c’è una frase in questo capitolo tra Shaoran e Sakura a cui dovete prestare attenzione. Avete capito quale? Il prossimo capitolo, sarà ///il capitolo///. Alla prossima quindi! Spero vi piaccia! Ditemi cosa ne pensate. Bacioni x.

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Capitolo 7
*** Capitolo VI. ***


SAKURA

 

Sono passate due settimane dal concerto di Shaoran. Quindici giorni ed anche qualcosa in più. Il freddo sta avanzando, mentre il mese di novembre si fa sempre più vicino. In questo scorrere di ore sono successe alcune cose: io ed Hisato abbiamo i soliti alti e bassi, ho ancora i miei dubbi e spesso ho cercato di parlarci chiedendogli se dovesse mettermi al corrente di qualcosa, ma le sue risposte sono sempre state "sono solo stanco", "sai, Sakura, sto studiando molto" e cose di questo genere. Tuttavia, con me si comporta sempre in modo gentile, anche se qualche volta lo sento più distante. Non lo so. Ogni giorno è comunque una tortura, ma non posso di certo fargli delle scenate sulla base del nulla più completo. Mannaggia. Poi, mio fratello e Yukito hanno comperato un gatto; quando vado da loro ho deciso di portare con me Kero-chan, in modo tale che lui e Suppi (hanno deciso di chiamare così il loro micio) possano giocare un po’ tra di loro, anche se, piuttosto che giocare, a me sembra che si facciano dispetti, come chi mangia più cibo facendo a gara tra chi lo prende per primo dalle mani di chi glielo da. Tomoyo ed Eriol stanno uscendo insieme, è ufficiale, questa è l’altra novità. Molte volte, quando usciamo assieme a Meiling ed al suo compagno, si scambiano tenerezze; sono così carini che tifo affinché il loro amore duri per sempre. I miei esami si avvicinano, quindi sto studiando per la sessione invernale al meglio che posso, nonostante la mia testa per aria. Infine, io e Shaoran stiamo diventando buoni amici: lui è più aperto, stiamo costruendo un buon rapporto, soprattutto saldo e solido. Un po’ come il rapporto che ho anche con gli altri miei amici. Però, resta ancora un po’ sulle sue, nonostante il notevole miglioramento nei suoi atteggiamenti, mantiene pur sempre quel distacco emotivo da chiunque lo circondi. Potrebbe essere parte del suo carattere, così come potrebbe non esserlo. Sta a me verificare, però, di una cosa sono sicura: sotto quell’aria fredda e schiva si nasconde un gran cuore, e sono i piccoli gesti che me lo dimostrano, come quando ha notato che mi sono tagliata i capelli, o come quando in metropolitana lo raggiungo, e lui mi prende per le spalle facendomi fare dei passi indietro perché sa che ho paura del vuoto. In questo, sono più che certa di non sbagliarmi. 

“Scusi.” dico, quando mi scontro ad un uomo, all’entrata della metro. Questo scuote la testa, andandosene. Dovrei smetterla di immergermi a capofitto nei miei pensieri mentre cammino, altrimenti va a finire sempre così. Scendo le scale mobili, tenendomi per il corrimano, ed in un baleno sono sulla banchina della metropolitana, pronta per aspettare il mezzo. Mi guardo in giro, cercando il pianista. Quando lo trovo, lo chiamo per nome a voce alta, facendo girare anche altre persone verso la mia direzione. Ops. 

“Buongiorno.” mi raggiunge, sorridendomi. Gli sorrido a mia volta. Impugno meglio la mia ventiquattr’ore, quando sento le mie dita un po’ indolenzite. 

“Buongiorno.” ricambio il saluto. 

Porta una mano all’altezza del mio viso, mettendomi i miei capelli, sempre scomposti, dietro al mio orecchio sinistro. Ridacchio, dicendogli che assomiglio ad una di quelle scope che servono per lavare il pavimento, oppure che sembro sempre appena uscita dalla lavatrice. Lo vedo scuotere il capo, abbozzando un sorriso. 

“Come stai?” sono subito pronta a chiedergli. 

“Bene, ragazzina. Tu?”

Una cosa non l’ha smessa: nonostante ora possiamo definirci amici, questo nomignolo gli è rimasto in bocca. Ma devo dire che ci sono abituata e non mi sembra neanche più tanto sprezzante come prima. 

“Sto bene, oggi hai lezione?”

“Armonia ed analisi. Tu?”

“Sì, ho radiologia.” sospiro. 

“Qualcosa mi dice che non ti fa impazzire.”

Ridacchio.

“Diciamo che non è il mio forte. Questo semestre devo dare gli esami di patologia, anatomia e radiologia. E quest’ultima mi sta dando difficoltà.”

Annuisce, comprensivo. 

“Sono sicuro che li passerai.”

“Speriamo. Com’è analisi e armonia?”

“Interessante. Studia la composizione dei testi, per fartela breve.”

“Tu componi, quindi?”

Spalanco gli occhi, stupefatta. 

“Diciamo che ci provo.”

“Devi farmi sentire qualcosa!” esclamo, saltellando sul posto. Vedo Shaoran ridacchiare ed alzare gli occhi al cielo. La metropolitana arriva subito dopo, arrestando la sua corsa. Mi metto alla destra della porta, dopo essermi avvicinata lentamente alla linea gialla, Shaoran mi prende per le spalle, aiutandomi. 

“Ce la faccio.” protesto, gonfiando le gote. Sospira, non lasciando la presa. Si allontana dalle mie spalle solo una volta saliti, ed io posso tornare a respirare. 

“Perché ti fa così paura?” mi domanda. Alzo le spalle. Non ne ho idea, ma ho sempre avuto paura del vuoto. Ho sempre sofferto di vertigini, mi da fastidio passare sulle griglie che ci sono per strada… insomma, cose così.

“Non c’è un motivo particolare, in realtà.” lui serra le labbra, con fare comprensivo. Ci teniamo al palo, mentre la metropolitana continua a fare la sua corsa. 

“Come mai hai scelto di fare cardiologia?”

Oh. Non me l’aspettavo. 

“Tu non hai ancora risposto alla mia domanda sul perché hai iniziato a suonare il pianoforte.” ribatto. Sbuffa, in risposta. Non volendo insistere nel punzecchiarlo, decido di rispondergli come si deve. 

“Perché volevo fare qualcosa per aiutare gli altri.” ammetto.

“Ma perché proprio il medico cardiologo, e non l’avvocato? O lo psicoterapeuta?” chiede ancora, guardandomi negli occhi. 

“Perché è il medico che ti salva la vita. Al limite l’avvocato cerca di levarti dai guai, lo psicoterapeuta ti aiuta a vivere meglio… ma se non stai bene fisicamente, come fai?” 

Lo vedo spalancare gli occhi, per poi annuire. 

“Vuoi salvare gli altri, in poche parole?”

Non gli faccio neanche quasi finire la frase che “Sì, decisamente.” rispondo. 

Mi sorride, assumendo poi un’espressione sorpresa.

“Cosa c’è?” mi allarmo di aver detto qualcosa di sbagliato. 

“Niente. Questa è l’ennesima cosa che mi conferma che non ho mai incontrato qualcuno come te.”

Sto per rispondergli, quando la metro si ferma improvvisamente ed io devo reggermi forte per non cadere. 

“Così imbranato? Ci credo.” ammetto, cercando di risistemarmi. Scuote il capo, ma non dice altro. Sul mezzo di trasporto salgono un po’ di persone, e la figura dolce di Rika, accompagnata da Meiling, mi permettono di sorridere. 

“Ragazze!” le richiamo. Shaoran guarda verso la loro direzione, salutandole una volta che ci hanno raggiunti. 

“Meiling, perché hai preso la metropolitana alla fermata dopo?” domanda a sua cugina, il pianista. Mi giro verso la ragazza in questione, confusa. 

“Te lo spiego dopo.” la sento dire, soltanto. 

Eh?

“Li, mi hanno detto che hai suonato benissimo sabato! Una mia amica è venuta a sentirti!” Rika interrompe la discussione tra i due cugini, con un entusiasmo come se al concerto ci fosse stata lei, e non la sua amica. 

“Grazie.” 

Mi giro verso Shaoran, che mi guarda confuso. Scuoto il capo. Non so nemmeno io cos’ho nella testa. 

Il mio cellulare suona, distraendomi. Quando lo estraggo dalla tasca, il nome del mio ragazzo mi fa smettere di essere lì. E, senza ulteriori indugi, rispondo. Nel mentre lo faccio, sento Meiling richiamare l’attenzione del cugino. 

“Hisato.” mi mordo il labbro inferiore.

“Ciao, Sakura. A che ora hai la pausa pranzo, oggi?” 

“Pranzo, dici?”

Mi volto un attimo verso i miei amici: Meiling ha un’espressione interrogativa che le incornicia il volto ed anche Rika non è da meno. Shaoran, si avvicina di poco a me, come a captare cosa succede. Prendo un respiro profondo prima di rispondergli.

“A mezzogiorno e mezza, ma oggi pranzo con le ragazze.” mento. 

Ho paura che oggi mi arrivi la batosta finale, che oggi sia quel giorno che temo da tanto, ed il tono della sua voce è una lama che apre il mio cuore passando tra le crepe che si sono formate in esso. Sono una codarda, lo so. Ma non ce la faccio. 

Le mie amiche mi guardando confusa, sanno probabilmente che ho detto una bugia, ma non ho voglia di spiegare. Quindi mimo con il labiale "compagne di corso", e le vedo annuire. L’unico che sembra non cascarci, è proprio Shaoran. 

“Ci possiamo vedere dopo? Ti devo parlare, è importante.”

Una parte di me, ora, vuole scappare. Andarsene lontano da tutto e da tutti, consapevole che possa stare meglio solo lontana dalla sofferenza. Un’altra parte di me, invece, dice che le paure sono tutte vere. E l’ultima parte, quella piccola ma speranzosa, residente nel mio cuore, spera che le mie orecchie possano sentire una bella notizia. 

Non devo essere codarda. O la va, o la spacca. 

“Ci vediamo dopo, certo. Va bene nel cortile dell’università?”

No. Devo ritrattare. O la va, o mi spacco. 

“Certamente.” 

Combattuta nel chiedergli se si tratta di una cosa bella o meno, per togliermi almeno un quarto di ansia, lo sento salutarmi e riattaccare. Guardo il telefono, sconvolta. 

Mi ha appena chiuso la chiamata in faccia?

“Tutto bene?” mi volto verso Shaoran che, con preoccupazione, si avvicina a me, posandomi una mano sulla spalla. Devo riprendermi. 

“Sì.” bofonchio. La metro si arresta, ed io scendo, subito, fulminea. 

“Sakura!”

Rika e Meiling mi richiamano, ma i miei piedi si muovono da soli. Devo stare un attimo per i fatti miei: quando mi succede qualcosa che rende triste, io devo smaltire prima il tutto in solitaria. Più che altro, non mi piace far vedere alle persone che piango, perché non mi piace quando si preoccupano. 

Salgo le scale mobili, faccio scorrere l’abbonamento sugli apparecchi della metropolitana, poi esco, diretta in università. Il tutto, mentre sento la prima lacrima sfiorarmi la guancia. 

 

***

 

“È bello?” un ragazzo, che non conosco, si avvicina al tavolo della mensa dove sono seduta. Mi sento frustrata: ho preso male gli appunti oggi, per via dell’ansia che mi divorava lo stomaco ed in più, dovevo cercare di non piangere. Non so quante volte ho guardato l’ora, e l’orologio sembrava segnare sempre lo stesso orario. Ho sbagliato a non accettare di vedere Hisato prima. Sono una sciocca. Tuttavia, questo tizio che avrà più o meno la mia età, non mi ha fatto nulla, così decido di rispondergli in modo gentile. 

“Come dici?” 

“Il tuo piatto. È da mezz’ora che lo stai fissando.” mi sento colpita, e guardo il mio piatto con dentro della pasta. 

“Non ho fame.” sorrido, cercando di essere cortese. Sposto il piatto un poco davanti a me, rimettendo la forchetta di fianco. L’ho tenuta in mano tutto questo tempo, senza nemmeno usarla. 

“È libero? Posso sedermi?” 

Annuisco. Il ragazzo si siede di fronte a me, ed io lo studio. Ha i capelli dello stesso colore di quelli di Tomoyo, porta degli occhiali da vista ed ha gli occhi scuri. 

“Come ti chiami?” domanda, poi prende una forchettata della sua pasta al sugo e si affretta a mangiare. 

“Sakura Kinomoto, tu?” 

Guardo il mio orologio da polso: Hisato sarà già arrivato? 

“Mi chiamo Danjuro Mori, frequento la magiatrale di economia e commercio.” annuisco, con fare comprensivo. Decido di smettere di torturarmi, e mando un messaggio ad Hisato, chiedendogli dove si trova. Mi risponde poco dopo, dicendomi che è sulla panchina dell’ingresso principale ad aspettarmi.

“Devo andare, è stato un piacere.” affermo, alzandomi e prendendo il vassoio. Lo sento mormorare qualcosa, ma non capisco cosa. Sistemo il vassoio nel posto apposito, e mi sbrigo a dirigermi nel cortile. 

Quando arrivo a destinazione, lo trovo seduto, con un’espressione rammaricata a segnargli il volto. 

“Ciao.” dico, sedendomi al suo fianco. 

“Ciao.” si china in avanti, torturandosi le mani. 

“Allora…” prendo un respiro, due, tre “cosa dovevi dirmi?” 

Il mio cuore martella nel petto, sta impazzendo. E mi sento impazzire anch’io, mentre sento qualcosa di simile alle lacrime agli angoli dei miei occhi.

“Non è facile da dire.”

Annuisco, paziente. 

“Tu sei una ragazza speciale, Sakura. Veramente tanto speciale.” serro le labbra, ed alzo lo sguardo. Sto per piangere. 

“Ma io ho bisogno d’altro.” lo guardo, confusa. 

“Altro?” domando. 

“Ci ho provato ad avere qualcosa di più, da te. Qualcosa che non si limitasse alle tenerezze un po’…”

“Un po’..?” li incito. Non capisco dove voglia arrivare. 

“Liceali, diciamo.” 

“È perché io sono ancora vergine, Hisato?” 

Questa non me l’aspettavo. Lui, mi ha sempre detto che non fosse un problema. Mi ha sempre detto che se non mi sentissi pronta, era perché avevo ancora bisogno di tempo. Ed ora mi sento sbagliata. Forse lo sono davvero. 

“Non solo. Mi sono innamorato di un’altra ragazza.”

Non riesco più a respirare. Devo portarmi una mano al cuore, perché sono sicura di averlo appena sentito frantumarsi. Avevo ragione, su tutto. Sono solo una stupida. 

“Da quanto tempo va avanti con Shinomoto?” domando, masochisticamente. Le lacrime iniziano a scendere, e devo darmi una calmata, perché altrimenti finirei per riversargli addosso parole che non penso di lui. Parole, di certo, non belle. E non sarebbe giusto. La colpa è mia. Ha avuto mancanze da me, e le ha dovute cercare altrove. Però, fa male. Cavolo, se fa male. 

“Non da tanto.” mi risponde. Annuisco.

“Perché me lo dici solo ora?”

“Perché pensavo che fosse solo una fase.”

“Una fase.” ripeto. 

“Spero tanto che tu sia felice.” è l’unica cosa che riesco a dirgli, dopo essermi alzata dalla panchina. 

“Sakura, aspetta.” mi ferma per un braccio, ed io alzo lo sguardo che avevo tenuto chino fino ad ora. 

“Mi dispiace.” è l’unica cosa che dice. 

“Anche a me.” 

Mi dispiace di non essere stata abbastanza anche questa volta. Di non sentirmi sicura ad aprirmi nel lato fisico del rapporto. Dell’avere paura che lui possa decidere di andarsene, dopo avermi vista. Ma, a quanto pare, ha deciso di andarsene comunque. 

Non gli sono bastata. Ed io lo amo con tutte le mie forze. Potrebbe andare peggio di così? Piano piano mi lascia il braccio, ed io capisco che mi sta dicendo un addio. 

“Ci vediamo.” bofonchio, quindi, per poi andarmene sui miei passi. Le lezioni sono finite, quindi voglio solo andarmene a casa e piangere nel mio letto. Ho il cuore a pezzi, in questo momento. Non sento nient’altro che dolore. Tanto dolore. Invade ogni mia fibra, ogni mia vertebra, facendomi sentire ubriaca di sentimenti non corrisposti, drogata di illusioni. Ed è tutta colpa mia. Solo mia. Se mi fossi aperta di più, a quest’ora lui starebbe ancora con me. O almeno, credo. Ma in ogni caso, non serve parlare con il senno del poi. Tutto quello che posso fare ora è cercare di smaltire questa sofferenza. Devo recuperare un fazzoletto dalla borsa poco prima di entrare in metropolitana. Quando sono arrivata alla banchina, decido di sedermi su uno di quegli sgabelli: se prima ero sicura di volermene tornare a casa, ora non lo sono più. Ora voglio solo stare qui, ad aspettare il tempo che passa, a guardare le persone vivere le loro vite tranquillamente. In questo momento sto invidiando quelli che riescono a fregarsene, a voltare pagina subito: io non ci riesco. Io non so più cosa fare. Il mio cellulare squilla, distraendomi dai miei pensieri. 

“Tomoyo.” dico, cercando di riprendermi. La mia voce rotta spero non si senta. 

“Sakura, stai bene? Meiling e Rika mi hanno detto che stamattina sei corsa via.”

Mando giù, poi prendo un respiro profondo. 

“Sto benone, Tomoyo. Tu, invece?” la voce continua a tradirmi, e so che arriva anche alle sue orecchie. 

“Che succede?” mi domanda, allarmata. 

Succede che sento dolore ovunque. 

“Possiamo parlarne in un secondo momento, amica mia?” la sento sospirare. Mi conosce, sa che ho bisogno dei miei tempi prima di parlare di qualcosa. 

“Ho capito.” infatti, afferma. Ed io so che ha compreso davvero, che sa che Hisato mi ha lasciata, che sa tutto. Per lei sono un libro aperto. 

“Chiamami quando vuoi e mi precipito a casa tua con del cioccolato.”

Sorrido di poco, grata. 

“Ti voglio bene.” dico, in preda ad un altro pianto isterico. Chiudo la chiamata, prima che mi senta fuori di me. Mi porto le mani alle tempie e sospiro. 

“Ragazzina.” 

Mi volto verso il mio interlocutore, e la mia faccia dev’essere spaventosa, dall’espressione preoccupata che lo vedo assumere. 

“Shaoran.” pronuncio, con fatica. Sto continuando a piangere, e non riesco a fermarmi. Dannazione, non ci voleva. 

“Che succede? Perché piangi?” si siede sullo sgabello accanto al mio. Prende il mio viso fra le sue mani, ed asciuga le lacrime che mi rigano il volto. A quel gesto, mi viene ancora più voglia di piangere. 

“Hisato mi ha lasciata.” spalanca di poco la bocca, colpito. Toglie le mani dal mio viso, e le stringe a pugno sopra i suoi pantaloni.

“Tu lo sapevi, vero?” 

Mi guarda, confuso. 

“Alla festa di Meiling, mi hai detto che Shinomoto aveva altri interessi. Tu sapevi che si stessero frequentando lei ed il mio… lei ed Hisato?” formulo, con la voce un po’ spezzata e giocherellando con il fazzoletto che ho in mano. 

“Io ho solo intuito che a lei piacesse lui.”

Annuisco. 

“Perché non me lo hai detto? Ah, giusto. Non siamo amici.” sono scortese, ora. Con l’unica persona che si è appena seduta accanto a me preoccupata. Brava, Sakura. Continua così. 

“Scusami.” mi affretto a dire, subito dopo. 

Scuote il capo.

“È che lui per me è tutto. È… tutto. Io lo amo così tanto, ha preso ogni parte di me.” continuo, piangendo “O quasi.” sussurro, ricordando il discorso precedente con Hisato. 

“Ma tu non ti innamori, quindi ora che mi sentirai dire questo pensarai che io sia una povera stupida, o chissà che altro.” concludo, asciugandomi il naso. Vedo Shaoran alzarsi, per poi porgermi la sua mano. 

“Cosa..?”

“Vieni con me.” 

“Non voglio tornare a casa.” affermo. 

“Dobbiamo tornare in università. Nella sede del conservatorio, per essere precisi.”

Non so cosa voglia fare, ma non credo voglia ferirmi, quindi decido di fidarmi, accettando la sua mano nella mia. 

 

***

 

L’aula è deserta: è la stessa di quando sono venuta qui, per incontrarlo. Ho compreso che essa è il posto dove è solito esercitarsi lui. Quando entriamo, Shaoran accende la luce, e poi chiude la porta. 

“Siediti.” fa’, indicando lo sgabello davanti pianoforte. Decido di assecondare la sua richiesta. Una volta davanti al pianoforte però, la mia confusione peggiora. 

“Come ti senti?” mi domanda, mettendosi a lato dello sgabello, con la schiena appoggiata al pianoforte. 

“Confusa.” dico, riferendomi alla situazione. 

Scuote il capo.

“No. Cosa senti per la vicenda di quel…”

“Shaoran.” lo blocco. Mi fa un cenno con la mano, come a dire che ho capito cosa intende dire. 

“Triste.” è la prima parola che mi viene in mente. 

“Continua.”

“Delusa, amareggiata, arrabbiata.”

Annuisce. 

“In colpa.” chino il capo. Lui si avvicina di più, allungando una mano nella direzione dei miei capelli, portandomeli dietro all’orecchio sinistro di nuovo, come stamattina. 

“Perché, in colpa?” 

“Perché lui aveva bisogno di qualcosa che io non sono riuscita a dargli.” 

Toglie la mano dai miei capelli, ed incrocia le braccia. 

“Questo non significa che sia tu quella sbagliata, questo significa che lui non era quello giusto.” lo guardo, ed i miei occhi tornano lucidi. 

“Io non mi sentivo mai pronta con lui.” ammetto, per la prima volta nella mia vita a qualcuno che non sia me stessa. Nemmeno Tomoyo sa questa cosa. 

“Non serve che me lo spieghi.” 

Ed in questo momento, vendendolo così preso dal mio discorso, sembra davvero che non serva che io gli dia delucidazioni a riguardo. 

“Ragazzina, ti faccio una domanda.”

Mi asciugo una lacrima, mentre annuisco. 

“Cosa pensi serva per suonare il pianoforte?”

“Be’, conoscere le note musicali.” aggrotto le sopracciglia, nel rispondergli. 

“No. Serve avere emozioni. Tante. Forti, potenti.” 

Shaoran cammina, fino ad arrivare dietro di me. Prende le mie mani nelle sue, mettendole sopra il pianoforte. 

“Fidati di me.” 

Annuisco, incapace di parlare. 

Sposta le nostre mani a sinistra dello strumento, quasi verso il fondo, e mi fa toccare i tasti, sempre tenendo la mia mano sinistra nella sua. 

“Questa è la rabbia.” dice, ripetendo il movimento. Il pianoforte emette un suono grave e basso. Poi, sposta le nostre mani verso il centro e, sfiorando i tasti appena, permette di circondare la stanza con un suono più lieve del primo, però molto triste. 

“Ti presento la delusione.” mi mordo in labbro inferiore annuendo, mentre ingoio un po’ di saliva, per evitare di scoppiare a piangere di nuovo. Sposta le nostre mani solo di qualche tasto, subito dopo, creando ancora della musica. 

“Amarezza.”

Ancora poche note più avanti.

“Senso di colpa.” 

Due lacrime scorrono, ed io non posso fermarle. Mi fa prendere un attimo di pausa, poi sposta le nostre mani verso destra, molto infondo. 

“Qui c’è la tristezza.” mi sento come scottare, quando il suono è tanto intenso da quasi perforarmi i timpani. Ha colto alla perfezione come mi sento. 

“Dove sono le emozioni positive?” chiedo, sull’orlo del pianto, di nuovo. Lui, stringendomi di più le mani, si sposta di poco verso la parte centrale, però stando pur sempre sulla destra. 

“Gioia.” annuncia, permettendomi di toccare le note, sento un’armonia molto più leggera rispetto a quelle precedenti. Annuisco, non continuando il discorso. Ho bisogno di fermarmi. 

Lui stacca le sue mani dalle mie e si siede sullo sgabello del piano, accanto a me. 

“Tu hai molte emozioni. Credo di non aver mai incontrato qualcuno che ha più emozioni di te. Qualcuno che, pur di avere qualcuno nella sua vita con il solo scopo di farlo stare meglio, fa di tutto. Qualcuno che accetta i tempi dell’altro, senza chiedere niente.” mi asciuga prontamente un’altra lacrima.

“Non ti meritava, Sakura.” 

È la prima volta che mi chiama per nome, che non mi da nomignoli. E credo che questa sia l’unica cosa bella successa oggi. 

“Se fossi diversa da come sono, se fossi…”

“Non saresti tu.” afferma. Gli sorrido, grata. Poi prendo tra le mani il suo braccio destro, appoggiandoci la mia testa. Solo allora, scoppio in un pianto isterico, senza trattenermi. 

Lo sento abbracciarmi, mentre mi da dei piccoli baci sulla testa. 

“Va tutto bene, va tutto bene. Sono qui, sono qui.” mi ripete a cantilena. Alzo di poco il capo, per guardarlo negli occhi, e lui asciuga di nuovo le mie lacrime. 

“Direi che siamo amici, ora. Non è una bella notizia?” scherza, per farmi sorridere. E ci riesce, nonostante continuo a piangere, abbozzo un sorriso piccolo. Torno ad appoggiare la testa sulla sua spalla, nascondendomi da tutto. Quasi per nascondermi dal mondo. 

“Non ti ci abituare però.” dice, accarezzandomi i capelli, cercando di tirarmi su di morale ancora una volta con questo tono scherzoso. E lo apprezzo tantissimo. 

Prendo un respiro profondo, mentre piano piano mi calmo. 

“Staremo qui così finché non ti senti meglio, va bene?” mi domanda. 

Io starei qui, così, a piangere tutto il peso che mi sono portata dentro per tutto questo tempo, per sempre. 

Non mi sono mai sentita così protetta.

ANGOLO AUTRICE: eccomi, oddio. Oggi mi è venuta l’ispirazione et voilà! ///Il capitolo///, tutto per voi. Ditemi cosa ne pensate! Bacioni x.

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Capitolo 8
*** Capitolo VII. ***


SAKURA 

 

Sento bussare alla porta di camera mia così, piano piano, apro gli occhi. Porto una mano sulla fronte e la massaggio. 

“Sakura, hai visite.” mi dice mio fratello. Annuisco. Poi si chiude la porta alle spalle, uscendo completamente da camera mia. Prendo la sveglia sulla mensola dietro il mio letto: sono le otto del mattino. Questa notte avrò dormito due ore, ed anche male. Il resto l’ho passata piangendo. Appena tornata a casa, ieri, dopo esser stata per un’ora buona con Shaoran al conservatorio, ho detto a mio padre la notizia e lui, fortemente dispiaciuto, mi ha tenuto compagnia cercandomi di farmi sentire meglio. Dopo di che, mi sono precipitata in camera mia chiamando mio fratello, dicendogli che aveva ragione e che sono stata una sciocca. E lui è corso subito da me, dicendo a Yukito che avrebbe passato la notte a casa mia. Un po’ mi sento in colpa per averlo tolto dal suo nido d’amore così, all’improvviso, tuttavia sentivo il bisogno di sentire le persone della mia famiglia vicine a me. E ci sono state. E non solo loro, perché oltre a mio padre e mio fratello, anche Shaoran mi è stato accanto. Tutti loro hanno raccolto le mie lacrime una ad una, e quello che poteva fregarsene, che non era tenuto a farlo, ironia della sorte, è stato proprio il pianista che, invece, si è dimostrato molto più coinvolto nelle emozioni altrui di quello che pensassi. Dovrò presto trovare un modo per sdebitarmi, dopotutto ho pianto addosso a lui, sulla sua spalla, per un bel po’ di tempo. Non è una cosa da poco. 

Decido di alzarmi e scendere le scale ancora in pigiama, tanto sarà Tomoyo. Sono praticamente sicura che sia lei. Quando, però, scendo anche l’ultimo gradino, la voglia di correre indietro in camera mia e chiudermi dentro è tanta. 

Di fronte a me, nel mio salotto, c’è Shaoran Li con la sua valigetta ventiquattr’ore ed un sorriso sulle labbra. 

Ed io sono in pigiama, con le occhiaie, ed i capelli in disordine. 

Che figura. Vorrei tanto scavarmi una fossa. Mio fratello mi prenderà in giro per secoli e, se si ferma a cenare a casa nostra assieme a Yukito, quando mio padre sarà di ritorno stasera, scommetto che lo racconterà anche a lui. 

“Buongiorno, Sakura.” mi guarda da capo a piedi e trattiene a stento un risolino. 

Accidenti. 

“Non pensavo fossi tu.” mi giustifico, poi porto le braccia al petto e le incrocio, come sono solita fare quando mi sento indispettita. Lui alza le spalle, noncurante. 

“Passavo da queste parti e pensavo potessimo andare in università insieme.” 

Mio fratello, in cucina, tossisce. 

“Tutto bene?” domando, indirizzando la testa nella sua direzione. 

“Mi sono solo strozzato con il latte.” afferma. Alzo gli occhi al cielo. 

“Non voglio andare in università, Shaoran.” rivolgo di nuovo l’attenzione al ragazzo di fronte a me.

“Se stai a casa, da sola a piangere, è peggio.”

Colpita ed affondata. 

“Ma io non sono da sola.” svio l’argomento. 

“Sakura.” dice solo, muovendo la mano con fare da incoraggiamento. So quello che intende dire, so che pensa che starmene a casa, anche se in compagnia dei miei famigliari, potrebbe essere solo peggio. Mentre uscire all’aria aperta ed incontrare gente, potrebbe svagarmi, e le ferite potrebbero bruciare meno. Come dargli torto, ma non me la sento. 

“Io non me ne vado se tu non vieni con me. Poi, sei libera di fare quello che vuoi.” dice, e posa la sua valigetta a terra, sedendosi a bordo del divano. 

“Così perdi le tue lezioni.”

“Se vieni con me, non perdo proprio niente.” 

Sbuffo, scocciata. Shaoran mi incita con lo sguardo, inclinando la testa verso la porta. 

“Va bene.” mi arrendo. Lui sorride, dicendo poi che mi avrebbe aspettata e, una volta pronta, saremmo andati via insieme. Io oggi volevo solo starmene a casa, a guardare film d’amore tristi, abbuffandomi di cioccolato. Ma a quanto pare, Shaoran, previdente come non mai, mi ha fatto fare un cambio di programma dell’ultimo minuto. 

Mentre finisco di cambiarmi, dopo essermi fatta una doccia veloce, sento mio fratello entrare in camera. 

“Non mi piace!” esclama, portandosi le mani ai capelli.

“Cosa?”

“Chi, semmai. Quello lì che abbiamo nel nostro salotto.”

Sospiro. 

“Perché non ti piace?” domando, recuperando la mia valigetta per l’università. 

“Come sarebbe a dire perché? Non vedi come ti guarda?”

Mi porto una mano in fronte, esasperata. 

“Touya, senti. Shaoran è stato il primo ad essermi vicino, quando Hisato mi ha lasciata. Si sta comportando da vero amico, ed io gli sono infinitamente grata. Quindi, per favore, evita.” taglio il discorso, uscendo da camera mia. 

“Ne riparleremo.” è la sua risposta alla quale neanche do retta. 

Una volta nuovamente di fronte al mio amico, prendo un respiro profondo. 

“Vogliamo andare?”

Mi fa cenno di sì. 

 

***

 

Diretti in metropolitana, percorriamo il viale alberato. Oggi il cielo è coperto di nubi, probabilmente pioverà. 

“Grazie, per quello che hai fatto.” dico, ad un certo punto, dopo un po’ di silenzio. 

“Non serve. Immaginavo che tu, oggi, avessi deciso di rimanere a casa. Così, mi sono detto che non potevo lasciartelo fare.” lo guardo mentre mi parla, e capisco che sta dicendo la verità. 

“Be’, questa è una cosa molto amichevole. Grazie.” ripeto. Scrolla le spalle. 

“Come ti senti?” giriamo l’angolo, una volta passato il vialetto. La metropolitana non è lontana. Scuoto la testa. 

“Non mi sembra ancora vero. Non posso credere che sia seriamente successo.” ammetto. 

“Ci vuole un po’ di tempo.”

“Shaoran.” dico, fermando il nostro cammino.

“Mh?” si gira verso di me. 

“Come fai a comprendere così bene come ci si sente, se non ti innamori?”

Spalanca gli occhi, come colto sul viso. Schiocca la lingua al palato, poi riprende a camminare. 

“Ho avuto delle avventure, in passato.” inizia il suo discorso, ed io accelero un po’ i miei passi per tornargli affianco. 

“Io con le ragazze non ho mai voluto niente di… serio, diciamo. E non ho fatto il disonesto, con chiarezza ho sempre detto loro che io non avevo intenzioni di avere una storia stabile. Però loro si innamoravano, ed io no. Mai stato, di nessuna.” 

Lo guardo, colpita. Aggrotto le sopracciglia, stupita dal suo racconto. Non l’avrei mai detto.

“So come ci si sente perché, quando dicevo loro di non corrispondere, vedevo chiaramente quali fossero state le loro emozioni. E mi è dispiaciuto ogni volta, dico davvero. Ma non ci posso fare niente se sono indifferente a quel genere di sentimenti.” si ferma, per guardarmi. 

“Anche se… ultimamente mi sto facendo alcune domande.” 

Piego la testa di lato. 

“Che tipo di domande?” 

Scuote il capo, riprendendo a camminare. 

“Lascia stare.”

“Scusami, non volevo entrare nel personale. Ero solo curiosa perché sembri veramente capire come ci si sente.” 

“Tranquilla. In ogni caso, io sono più vuoto del nulla che temi tanto in metropolitana.” 

Nego energicamente con il capo. 

“Questo non è vero!” esclamo, agitando le braccia. 

Mi guarda confuso. 

“Non sei vuoto per niente. Secondo me dici così solo perché sei talmente pieno di emozioni che hai paura di sentirle tutte.” 

Siamo arrivati alle scale che portano in metropolitana, ma Shaoran aspetta un momento a scenderle. Si volta verso di me, e mi guarda con stupore, poi porta una ciocca di capelli dietro il mio orecchio. 

Scuote il capo, per la milionesima volta, ed allontana la mano. Mi schiarisco la voce, mentre scendiamo le scale. 

“Comunque non mi è difficile crederlo.”

“Credere, cosa?”

“Be’, che le ragazze si innamorino di te. Voglio dire, sei una bella persona.”

Ride. 

“È una dichiarazione nascosta?” mi prende in giro, mentre facciamo scorrere i nostri abbonamenti nei macchinari appositi. 

“Oh, sì. Eccome! Mi hai scoperta, però.” ridacchio, stando allo scherzo. Lui si ferma, di colpo, quasi finisco per andargli addosso. Poi si volta verso di me, e si abbassa alla mia altezza. Faccio alcuni passi indietro, ma lui riesce a raggiungermi, fino a far combaciare la sua fronte alla mia. È troppo vicino. Troppo. E più io tento di allontanarmi, più lui sembra accorciare le distanza. 

“Shaoran, cosa..?”

“Non stuzzicarmi, ragazzina.” lo vedo fare un ghigno, poi si allontana, e l’aria torna nuovamente nei miei polmoni. 

“Non farlo mai più, mi hai fatto prendere un colpo! Manipolatore.” gonfio le gote, sentendomi arrossire dalla testa ai piedi. Lui ride, dandomi un buffetto sulla guancia. 

“Non credo sia proprio il termine giusto.” 

Ed ha ragione. 

“Comunque non lo dicevo per chissà quale strano motivo, lo dicevo per essere oggettiva.” 

Scendiamo le scale mobili, e raggiungiamo la banchina della metropolitana. 

“Lo so.” sorride.

All’improvviso mi ricordo di non aver ancora acceso il telefono. Quindi, rimedio subito. Dopo un po’ che il display mostra alcuni messaggi non letti, soltanto da parte delle mie amiche preoccupate, la tristezza torna presto nel mio cuore. Nessun messaggio da Hisato. Nulla. Sento una mano sulla spalla, così rivolgo subito la mia attenzione verso Shaoran. 

“Stai bene?” 

No.

“Insomma.” sospiro, poi rimetto il telefono in tasca. 

“Hai cancellato i suoi messaggi?”

“Eh?”

“Quando finisce una relazione, si devono cancellare i messaggi. Altrimenti finisci per rileggerli.”

Chino il capo, mogia. 

“Li hai riletti stanotte, vero?”

Annuisco. 

“Cancellali.” so che ha ragione, so che dovrei farlo. Dovrei tagliare con il passato e con tutto quello che mi lega ad esso, solo così posso andare avanti, tuttavia non mi sento ancora pronta. 

La metropolitana che arresta la sua corsa mi distrae. Shaoran mi guarda attentamente mentre salgo, chiedendomi se voglio una mano. Nego con il capo, e mi reggo subito al palo, una volta salita. 

“Oggi lo vedi?” mi domanda, con un pizzico di preoccupazione.

“No. Se oggi fosse stato uno di quei giorni dove lo incontro, penso che non sarei mai venuta.” ammetto. Perché sì, alla fine ho assecondato il pianista con il senno del poi. Sapevo di non vedere Hisato.

“Capisco.” 

“Tu stai bene?”

“Certo, Sakura. Sto bene.”

Porto una mano al cuore, contenta di questo. 

“Menomale.”

“Hai ancora voglia di piangere?” mi chiede. 

“Solo se ci penso.” lo vedo annuire. La metropolitana si ferma. Noto che salgono Meiling e Tomoyo, le quali ci raggiungono subito. 

“Perché avete cambiato fermata e salite a quella dopo?” aggrotto le sopracciglia, confusa. 

“Sakura, è una mia decisione. Piuttosto, ho saputo che… insomma, come stai?” Meiling mi mette una mano sulla spalla. Sospiro. 

“Potrei stare meglio.”

“Oggi pomeriggio hai qualcosa da fare? Hai lezioni?”

“No, Tomoyo, perché?”

Le due ragazze si guardano, poi guardano Shaoran, che annuisce convinto. 

Eh?

“Ti portiamo in un bel posto, oggi.”

“Ragazze, veramente… non voglio andare troppo in giro.” cerco di dissuaderle. Andare all’università lo capisco, è importante per il mio futuro, ma gironzolare per la città non mi va.

“Poche storie, andiamo a fare shopping!”

Vedo Shaoran alzare il pollice, per dare l’okay. 

Stanno complottando alle mie spalle, affinché io stia meglio. Da un lato sono loro grata, dall’altro vorrei restare da sola. Sola, sola. Possibilmente nel mio letto, a guardare la televisione, con del cioccolato ed altre cose da mangiare. 

Ho il cuore a pezzi e sto cercando di non darlo a vedere. E più cerco di non mostrarlo, più il mio cuore sembra spargere ciocchi e frammenti ovunque.

 

***

 

Il negozio dove Tomoyo e Meiling hanno scelto di portarmi è gigantesco. Ha tre piani, tutti pieni di vestiti di ogni genere: dall’abbigliamento sportivo, a quello elegante, a quello più quotidiano. E poi, ci sono centinaia di scarpe. 

“Ragazze, guardate queste!” ne indico un paio. Sono degli stivaletti bassi, sul marrone chiaro. 

“Molto belle!” 

Annuisco. 

“Comunque, grazie. All’inizio ero contrariata all’idea di venire qui ed ora, invece, mi sto ricredendo.” sorrido, facendo un giro per il negozio. Siamo ancora nel reparto scarpe, ed io devo contenermi, o le porto a casa tutte. 

“Incredibile.” fa’, Tomoyo. La guardo, aggrottando le sopracciglia. 

“Hai visto qualcosa che ti piace?”

“No. È solo che…” 

“È solo che sembra che mio cugino ti conosca più di noi.” conclude Meiling al suo posto, facendo confermare l’altra.

“Come?” 

Mi sento confusa. 

“È stato Shaoran a suggerirci di portarti qui, in questo posto. E di insistere affinché tu venissi, noi pensavamo di saltare questa parte e di passare subito all’altra, invece.” 

Shaoran ha davvero fatto questo? Oh. Sono stupita. Ed ora ho delle domande che mi ronzano in testa. 

“L’altra quale?” inizio, riferendomi all’idea che accennava prima la mia amica. 

“Quando usciremo da qui, andremo al supermercato a comprare qualcosa di dolce. Poi pensavamo di andare a casa tua e di fare una serata tra donne, dove ti sfoghi per bene.” 

Sorrido, con gli occhi un po’ lucidi. 

“Siete dolcissime.” devo contenermi, o mi riparte la crisi di pianto. E non devo piangere, almeno non qui. Le mie amiche, poi, mi fanno sprofondare in un abbraccio di gruppo.

“Ti vogliamo bene.”

“Anch’io.” le stringo più forte. Una volta sciolto l’abbraccio, mentre continuiamo il nostro tour tra uno scaffale e l’altro, rammento l’altro mio pensiero presente sulla punta della mia lingua. 

“Non pensavo che Shaoran potesse fare questo per me.” 

Meiling si volta subito verso la mia direzione e, dopo aver posato un paio di scarpe con il tacco, mette le mani sui fianchi, con aria altezzosa. 

“Guarda che mio cugino ci tiene a te!” esclama, sicura di sé. Sorrido di poco. 

“Mi fa davvero piacere. Anch’io ci tengo a lui. È un buon amico.” affermo. 

Vedo le ragazze annuire.

“Penso che tu sia una delle persone più care per lui.” Meiling continua.

“Se non la più cara.” schiocca la lingua, sussurrando quasi. Quindi, non sono nemmeno sicura di aver sentito bene. Tuttavia, se così fosse, me ne sentirei solo onorata. Perché stargli vicina ed essergli amica, è il minimo, soprattutto dopo tutto il dolore che gli ho buttato addosso quando sono stata lasciata. 

“Tu con Eriol, Tomoyo?” chiedo, cambiando argomento. 

“Tutto bene, dico davvero. Pensavamo di andare al lago, questo fine settimana.”

“Al lago d’inverno?” domanda, Meiling, quasi sconvolta. 

“Una passeggiata romantica.” specifica l’altra, alzando le spalle. 

“Poi facci sapere.”

Annuisce. 

Proseguiamo, andiamo nel reparto degli abiti quotidiani. Trovo un maglione delizioso, di una tonalità di verde molto carina. Quando leggo il prezzo, sono sempre più propensa ad acquistarlo. 

“Penso di prendere questo.”

Le mie amiche si avvicinano a me. 

“Verde?” chiede, Meiling. 

“Sì, non ti piace?”

“No, al contrario. Il verde va benissimo.” mi fa l’occhiolino. Tomoyo ridacchia. 

Sbatto le palpebre, confusa. Valle a capire. 

“Con il tuo futuro marito?” trilla, Tomoyo, entusiasta. 

“Pensiamo di sposarci in un mese primaverile, come marzo.”

“Marzo.” ripeto. 

“Ottima scelta!” esclamo, poi. 

Mi fa un ampio sorriso in risposta. Sono contenta per loro, veramente contenta. Spero tanto che le loro storie d’amore siano quelle che durano per sempre, perché se lo meritano. D’un tratto, il nome di Hisato galleggia nelle mie pupille, facendomi appannare subito la vista. 

“Sakura, guarda qui!”

Alzo gli occhi al cielo, scacciando ogni brutto pensiero. Faccio un respiro profondo, ingoiando le lacrime. 

“Arrivo.” 

 

***

 

Al negozio di vestiti abbiamo comprato ciò che ci piaceva e, alla fine, Tomoyo ha preso un paio di jeans ed un pullover a coste color beige, Meiling un paio di scarpe con il tacco nere, ed io il maglione verde ed un paio di leggins. Finito di pagare il tutto, siamo passate dal supermercato vicino, comprando tanti di quei dolciumi da avere le carie ai denti solo alla vista. Abbiamo esagerato con il cioccolato, lo ammetto, ma a casa ci aspetta il DVD di un film strappalacrime, quindi dovevamo osare. Ora, siamo in macchina, ed io sto guidando verso casa mia. Appena rincaserà mio padre, tra circa un paio d’ore -forse qualcosina di più, siccome è ancora presto-, cenerà insieme a noi. Poi, io e le ragazze, ci rintaneremo in camera mia, pronte per la nostra serata. Posso farcela. Metto la freccia direzionale a destra, mentre Meiling canta a squarciagola le canzoni che passano alla radio: le conosce proprio tutte. Tomoyo è sui sedili posteriori, che un po’ canta i ritornelli e un po’ ride. Anche a me quella scena strappa qualche risatina, tuttavia devo stare attenta alla strada. Mentre sto percorrendo la zona del parco, e quindi sono vicina a casa mia, rallento il veicolo, quando addocchio la figura di Hisato seduto su una panchina. Ha il capo leggermente chino, ma noto al volo l’occhio destro gonfio ed i dintorni di esso fin troppo arrossati. Che cosa gli è successo? Quasi freno di colpo, facendo spaventare le mie amiche. Riparto poco dopo, poi, poco più avanti, parcheggio la macchina. 

“Ma che fai?!” si allarma la ragazza al mio fianco. 

“Aspettate qui.” affermo, sicura. Le vedo sbigottite, così aggiungo che avrei spiegato loro dopo tutto. Chiudo la portiera alle mie spalle, mentre mi precipito dal mio, ormai, ex ragazzo. 

“Hisato!” esclamo, raggiungendolo al volo.

Alza la testa, ed io devo fermarmi per un lieve tremore che mi invade. Non solo ha l’occhio destro gonfio e la zona attorno ad esso arrossata, ma ha anche un labbro spaccato, e vicino al naso sembrano esserci dei residui di sangue. Deglutisco, mentre riprendo possesso delle mie facoltà. 

“Ma che cosa ti è capitato?” domando, preoccupata, andandogli vicino. Sbuffa una risata sarcastica, prima di rispondermi. 

“Perché non lo chiedi al tuo amico?”

“Al mio amico?” 

Non capisco. 

“Sarà anche un pianista, ma non si fa problemi a farsi male alle mani, quel disgraziato.” 

Spalanco la bocca, mentre la notizia che Shaoran abbia alzato le mani su Hisato mi perfora il petto, aprendo una voragine nel mio cuore. Mi porto una mano sulle labbra ed ho voglia di scappare. Non è possibile. 

“Io… non…” balbetto. 

“Vuoi sapere com’è andata, vero?” domanda. Faccio cenno di sì, andandomi a sedere sulla sua stessa panchina, sebbene lontana da lui. Mi viene da piangere. E non solo per Shaoran ed Hisato, ma per tutto la situazione che si è creata. Ultimamente mi sembra di vivere in un continuo scherzo, dove prima o poi escono le telecamere di un programma televisivo a dirmi che è tutta finzione. Ma, chiaramente, non è così. 

Ecco, stanno tornando le lacrime. Era tutto il pomeriggio che pensavo di riuscire a trattenerle, eppure eccole, prepotenti. Ne asciugo prontamente una, mentre il ragazzo seduto accanto a me inizia a parlare, non accorgendosi di niente. 

“Avevo finito lezione da poco. Stavo tornando a casa, ed ho beccato Li poco prima dell’entrata della metropolitana. Mi ha fermato, chiedendomi di parlare. Ha provato a dissuadermi dal lasciarti andare, tuttavia gli ho spiegato il mio punto di vista e gli ho detto di non impicciarsi. Poi, be’… l’ho spinto. E lui ha reagito.” 

Shaoran ha cercato di aiutarmi, anche stavolta. Gli ha detto di tornare con me, di provarci ancora, ma non è servito. E non capisco nemmeno perché l’abbia fatto. Un’altra lacrima scivola sulla mia guancia e fermo subito la sua corsa. 

“Hai iniziato tu.” è la mia affermazione. Mi risponde di sì. 

“Non sopporto quelli che non si fanno gli affari loro.”

Decido di aver sentito abbastanza, e mi alzo dalla panchina. 

“Ti ha ridotto male, vai a casa a medicarti.” gli dico, per poi andarmene. 

“Sakura.” 

Mi fermo, voltandomi verso di lui. 

“Mi dispiace che sia andata a finire in questo modo.”

“Me l’hai già detto, eppure non sembra che ti dispiaccia.”

“No, a me dispiace sul serio. Ma era giusto così.”

“Certo.” faccio, sarcastica. Mi giro subito, per tornare alla mia macchina e, prontamente, asciugo un’altra lacrima. 

Quando salgo e mi chiudo la portiera alle spalle, ho voglia di sbattere le mani sul volante per sfogarmi. Invece, decido di prendere un respiro profondo. 

“Tutto bene?” domanda Tomoyo. 

“Sì. Meiling, mi dici dove abita tuo cugino?” allaccio la cintura e metto in moto. Mi dice la via tranquillamente, ed ho capito dove si trova, è molto vicino a casa della cugina, successivamente, mi chiede il motivo.

“Adesso vi spiego. In ogni caso, vi porto a casa mia e poi vado a casa di Shaoran. Non ci metterò molto.” annuncio. Non accennano a fermarmi, anche perché, conoscono la mia testardaggine. Ed il bisogno di sapere come sta Shaoran, ora come ora, mi sta martoriando. 

 

***

 

Il suo cognome arriva fulminio alla mia vista: Li. Appartamento numero trentuno, terzo piano. Faccio un respiro profondo, ed alzo il dito indice, prima di citofonare. Meiling mi ha spiegato che vive da solo, quindi, non devo preoccuparmi di disturbare. Uno, due, tre. Chiudo gli occhi, e tocco il pulsante. Dopo sento come un ronzio e, presto, fin troppo presto, Shaoran risponde. 

“Sì?”

“Sono Sakura, mi apriresti?” non lo sento rispondere, tuttavia il cancello di casa sua sia apre, segno che posso entrare. Potrei prendere l’ascensore, ma preferisco salire le scale, non essendocene molte. Quando sono di fronte alla sua porta, noto un piccolo pezzo di carta con riportato il suo nome poco sopra un pulsate che sembra essere come quelli della luce. Sto per toccarlo, quando la porta si spalanca. 

“Ragazzina.” richiama la mia attenzione. Alzo lo sguardo verso di lui, e mi rendo conto di quanto sia notevolmente messo meglio rispetto ad Hisato. Shaoran, infatti, ha solo un labbro spaccato e la zona della mandibola un po’ più rossa del normale. Ma la zona degli occhi non è gonfia e non sembra avere nulla al naso. Sento i miei occhi farsi immediatamente lucidi, per via di tutta la tensione che si era accumulata in precedenza. Vederlo di fronte a me, vederlo stare bene di fronte a me, è la cosa più importante. D’impulso mi precipito tra le sue braccia, piangendo. 

“Ehi, ehi. Che succede?” ricambia il mio abbraccio, posando le sue labbra vicino al mio orecchio, per dirmi dolcemente queste parole. 

“È tutta colpa mia, mi dispiace. Ho temuto che Hisato ti avesse fatto del male.” piango, sulla sua spalla. Lo sento scuotere il capo, mentre respira profondamente, per poi portare una mano tra i miei capelli.  

“Sto bene. Vieni, dai.” si stacca da me, ed io mi asciugo le lacrime, entrando nel suo appartamento. Lo analizzo di poco, concentrando la mia attenzione sul mio amico subito dopo. 

“Mi dispiace di essere piombata qui all’improvviso, ma ero così preoccupata. Non dovevi cercare di convincere Hisato a tornare con me.” gli spiego. Mi fa cenno di sedermi sul divano azzurro che ha in salotto e, dopo essermici sistemata, si mette accanto a me. 

“Sakura, guardami.” prende il mio viso tra le sue mani e mi si avvicina “Sto bene.” afferma, con sicurezza. Annuisco. 

“Lui mi ha spiegato come sono avvenuti i fatti.”

“L’hai incontrato?” mi domanda, impensierito. 

“Sì, l’ho visto al parco prima di tornare a casa: aveva il viso messo male. Ho dovuto chiedergli il motivo, è stato più forte di me. Mi ha spiegato che avete discusso, lui ti ha spinto, e tu hai reagito.”

Sospira. 

“Non doveva dire certe cose.” proferisce, enigmatico. 

“Che genere di cose?”

“Su di te. Ma non ti dirò cosa, inutile che insisti. Io gli ho semplicemente detto che doveva rifletterci bene, e che sta perdendo una buona persona, poi lui ha detto cose spiacevoli, io gli ho risposto a tono, lui mi ha spinto, ed io… hai capito.” gesticola. Solo allora noto le sue mani un po’ spellate, e le sue nocche che sono ferite. Santo cielo. 

“La violenza non risolve mai nulla.” prendo le sue mani tra le mie, e le analizzo. 

“Hai un kit del pronto soccorso?”

Annuisce, poi si alza, e dice che torna subito. Infatti, poco dopo è di nuovo seduto di fianco a me, io prendo la piccola valigetta, poi mi inginocchio sul tappeto, per poter permettermi di medicarlo meglio. 

“Ah, ma allora sei una vera dottoressa, ragazzina.” mi prende in giro. Roteo gli occhi. Prendo un disco di cotone e ci verso sopra un po’ di acqua ossigenta. 

“Perché non ti sei medicato? Potrebbe farti infezione!” lo rimprovero, prendendogli una mano. 

“Perché non mi sembra niente di che.”

“In confronto ad Hisato, in effetti, lo è.”

“Mi aumenti l’ego, grazie.” ridacchia. Poso sulle nocche della sua mano sinistra il cotone, e lo vedo sussultare. 

“Lo so, brucia un po’. Perdonami.” nega con il capo. Poi passo a medicargli anche l’altra mano, ripetendo l’azione. A lavoro concluso, ci metto sopra dei cerotti. 

“Bene, passiamo al viso.” prendo il suo volto tra le mie mani, e poso sul suo labbro inferiore un altro disco di cotone con il disinfettante. Sussulta ancora un po’: posso solo immaginare il bruciore. 

Quando finisco, rimetto le mani sul suo volto, dandogli un’ultima occhiata. Sembra essere migliore, rispetto a prima. 

“Sakura.” 

“Mh?” lo guardo negli occhi.

“Grazie.” dice soltanto. 

“Per cosa?”

“Per esserti presa cura di me.” mette le sue mani sopra le mie, che sono sulle sue guance.

“Sei stato tu a prenderti cura di me, in questi giorni.” 

Scuote il capo di poco. 

“Che tu ci creda o no, io ci tengo a te. Ti reputo un mio amico. E sei il primo con cui ho questo rapporto.” ammetto, lui ci mette un po’ a rispondermi. 

“Vorrei ricambiare quello che hai fatto questa sera e quello che stai facendo in questo periodo, per me. Perché, ho capito, ne ho la conferma, anzi: tu sei diversa da tutti gli altri che conosco.”

Storto la testa verso sinistra, aggrottando le sopracciglia. 

“Vorrei raccontarti delle cose riguardo la mia vita, ma non è il momento giusto.” mi dice, carezzandomi il dorso delle mie mani con i suoi pollici. Annuisco. 

“Quando vorrai, sappi che sono qui, pronta ad ascoltarti.” gli sorrido. Stacca le sue mani dalle mie, diretto verso i miei capelli, per mettere le solite ciocche scomposte dietro le mie orecchie. Poi porta un pollice poco sotto il mio occhio sinistro, asciugandomi un residuo di lacrima. 

“Oh, Sakura.” proferisce, in un tono così fievole che faccio fatica ad udirlo. 

“Spero che tu mi sarai ancora vicina così, dopo che ti dirò ciò che devo.”

Nego con il capo, abbracciandolo.

“Ti sarò vicina molto più di così.”

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE: bene bene. Ecco qui il nuovo capitolo :)) vi anticipo già che, nel prossimo, si saprà il passato di Shaoran u.u ehehe. Ditemi cosa ne pensate! Grazie per le recensioni bellissime *u* bacioni x.

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII. ***


SAKURA

 

Picchietto la matita sul mio libro di anatomia. È la quinta volta che rileggo questo paragrafo, ma non riesco a memorizzarlo. Coraggio, posso farcela. Lo leggo un’altra volta, e cerco di captare le parole chiave, che sottolineo un’altra volta. Memorizzare le arterie e tutti i processi della circolazione sanguigna è molto difficile, soprattutto nella mia specializzazione. Sono a buon punto, per fortuna, però in questa parte mi perdo alcuni passaggi. E non deve succedere. Una volta capito il concetto, dopo la sesta lettura, chiudo il libro di testo, e ripeto a voce alta. Creo un discorso lineare e non dispersivo. Quando riapro il libro di testo, verifico che ho detto le nozioni giuste. Sospiro di sollievo: ce l’ho fatta. Il mio cellulare sulla scrivania della mia camera, dove mi sono sistemata per studiare, suona. Ho dimenticato di metterlo sul silenzioso, cavolo. Lo prendo al volo, notando il nome di Shaoran a occupare la parte superiore dello schermo. 

“Pronto?” rispondo. 

“Ragazzina!” lo sento esclamare. Alzo gli occhi al cielo.

“Dimmi tutto.”

“Domani pomeriggio sei libera?” lo sento domandarmi. Aggrotto le sopracciglia. 

“Perché?”

“Perché, be’…” esita “volevo parlarti di quella cosa che… oh, insomma, dimmi solo se sei libera o meno.”

Penso si riferisca al suo passato.

“Sono libera.” affermo, dando una sbirciata alle pagine che mi mancano da studiare: non sono molte. 

“Perfetto! Ti passo a prendere a casa? Devo portarti in un posto.” 

Nego con il capo, come se potesse vedermi. 

“No, non serve. Finisco le lezioni alle due e mezza. Se per te non fosse un problema, andiamo direttamente dopo le mie lezioni.”

“Va bene, allora vengo a prenderti all’università. Io sto casa, domani.” proferisce. 

“Perfetto.” sorrido. 

“Bene, Sakura, allora ci vediamo domani.”

“A domani.” chiudo la chiamata. Sospiro, buttando la testa sul libro. 

Sono passati cinque giorni dal litigio tra Hisato e Shaoran, ed in questi cinque giorni ho sempre sentito come una morsa stringermi tutti gli organi tra le sue tenaglie, per poi spappolarmeli. La verità è che, quando non so cosa debba dirmi una persona, io mi agito. Ed è anche normale, ne sono consapevole, però vorrei sentirmi più tranquilla. Sospiro ancora, poi prendo il mio cellulare e scorro i messaggi. Ho tenuto la conversazione di Hisato: non riesco a cancellarla, tuttavia ora è molto in fondo alla lista delle mie chat, quindi la foto che ha impostato come profilo, quella dove si scorgono lui e Shinomoto molto sorridenti, non la vedo. E, quando lo faccio, gli occhi mi si fanno un po’ lucidi, quindi la levo subito dalla mia visuale. Non voglio essere troppo masochista. Lo penso ancora, il più delle volte alla sera prima di addormentarmi. E, l’unica cosa che mi fa scacciare via questo pensiero, sono le ragazze, le quali prontamente mi contattano prima di andare a dormire per accertarsi circa se sto bene, se ho bisogno di qualcosa, se devono farmi compagnia in qualche modo. Sono loro molto grata. Mio fratello è arrabbiatissimo con Hisato: il suo dispiacere iniziale si è presto trasformato in rabbia, che spesso cerco di fargli passare fingendomi serena. Ma conosco Touya, non si farebbe problemi ad andare da lui, e non voglio che accada, perché non so cosa potrebbe riservare quel loro incontro, quindi meglio mostrare un sorriso in più, giusto per sicurezza. Mio padre, invece, buono come sempre, mi coccola spesso dicendomi solo che non era quello giusto. Ed io sento una fitta al cuore ogni volta. Me l’hanno detto tutti: "non era quello giusto", ed io l’ho capito. Veramente l’ho fatto, altrimenti sarebbe durata tutta la vita se fosse stato quello giusto, eppure la consapevolezza che non sarà lui la persona con cui io passerò i miei giorni mi terrorizza. Ma mi passerà, va già molto meglio rispetto ai giorni scorsi. E, devo ammettere, che nonostante questo periodo di pioggia, un piccolo raggio di sole si è infilato tra le nubi: Shaoran. Shaoran si è rivelata una vera e propria sorpresa nella mia vita. Non credevo un ragazzo che, a prima vista, mi era sembrato scorbutico e antipatico, fosse in realtà così comprensivo e disponibile con il prossimo. Forse è stato il mio perseverare, il mio essere testarda, a renderlo meno sulla difensiva. Non lo so. Però, ora che ho accanto una bella persona come lui, non voglio di certo che se ne vada. 

Mi spavento quando, persa nei miei pensieri, Kero-chan salta sulla scrivania miagolando. Porto una mano al petto, cercando di calmare il battito veloce del mio cuore. 

“Mi hai fatto prendere un colpo.” il mio gatto struscia la schiena sul mio collo, continuando a miagolare. Prendo il mio cellulare e guardo l’ora: sono le sei di sera. Ah, ho capito. Ha fame. Decido che per oggi ho studiato il necessario, così chiudo il libro, e mi alzo dalla scrivania. Il mio micio mi segue. 

Una volta raggiunta la cucina, verso i croccantini nella sua ciotola, e lui si precipita a mangiarli con una velocità incredibile. Roteo gli occhi: non pensa ad altro che a mangiare. 

“Opportunista.” lo rimprovero, come se potesse capirmi. Questa sera siamo solo io e mio padre a cena, quindi decido di mettermi a cucinare qualcosa per fargli una sorpresa quando torna dal lavoro. Apro il frigo, notando gli ingredienti necessari per preparare una teglia di lasagne. Perfetto: so cosa cucinare. 

 

***

 

“Una festa in maschera?” chiedo a Tomoyo. Siamo sulla metropolitana insieme e stiamo andando a lezione. 

“Hai capito bene.”

La mia migliore amica, oggi, ha deciso di stupirmi, dicendo che questo sabato darà una festa in maschera a casa sua. Ha aggiunto poi "sarà divertente".

“Ma perché in maschera?”

“Io volevo dare una festa ed invitare tutti voi per stare insieme, ed anche per mostrarvi quello che io ed Eriol pensavamo di creare. L’idea di farla in maschera è stata di Meiling.” mi spiega. 

“Tomoyo, ci sto capendo sempre meno. Che cosa dovete mostrarci tu ed Eriol?”

Sospira. 

“Una linea di vestiti a cui pensavamo, per ora sono solo dei bozzetti, ma ci tenevamo particolarmente a mostrarveli.” annuisco, soddisfatta della risposta.

“E qui torniamo al punto di prima: perché in maschera?” riformulo.

“Perché è originale.” fa’ spallucce.

Storto le labbra verso destra non convinta. Poi, la metro arresta la sua corsa, e Tomoyo mi prende per mano, trascinandomi fuori. 

“Se me lo consenti, vorrei pensarci io al tuo abito per quella sera.” 

“Ma certo.” annuisco. Lascio quasi sempre fare a lei, mi piace ogni volta tutto quello che crea. E sono solo onorata di indossarlo. 

“Chi ci sarà alla festa?” domando. 

“Be’, vediamo. Meiling ed il suo compagno, Rika, Chiharu e Yamazaki, Li…” 

“Shaoran ci sarà? Ha accettato?”

“Solo ad una condizione.” specifica. 

Facciamo scorrere le tessere sui macchinari che ci sono, e poi usciamo dalla metropolitana. L’aria fredda della città mi colpisce in viso facendomi rabbrividire. 

“Quale condizione?”

Scuote il capo, mettendomi una mano sulla spalla. Poi mi sorpassa e va avanti, lasciandomi sbigottita. 

“Quale? Tomoyo?” 

Ma perché ultimamente tutti si comportano così con me?

“Tu non preoccuparti.” mi risponde. 

Sospiro, mentre cerco un pretesto per farmelo dire. 

“Lo scoprirai alla festa, se hai pazienza.” mi sorride. Annuisco. Va bene, sarò paziente e vedrò qual è la condizione per cui Shaoran ha accettato di esserci alla festa in maschera. Anche perché, ora come ora, lui deve parlarmi di un’altra cosa, ed io, curiosa come sempre, non vedo l’ora di finire le lezioni per saperlo. 

 

***

 

Sono le due e mezza. La mia ultima lezione è finita prima, ed ora devo solo aspettare qui, fuori dall’università, che venga Shaoran a prendermi con la sua macchina. Sto continuando a guardare il cellulare da un bel po’, mentre spero che faccia in fretta. 

Successivamente, la mia valigetta ventiquattr’ore mi scivola dalla mia mano sinistra, quando una persona si scontra poco contro di me. Si scusa subito, ed io riconosco una voce che avrei voluto evitare di sentire. 

“Shinomoto.” affermo, guardando la nuova ragazza di Hisato da capo a piedi. La sua coda di cavallo alta le rende il viso ancora più grazioso, decisamente molto più del mio. Inoltre, ha un portamento così elegante che io sparisco subito, goffa come sono. 

Anch’io sceglierei una così, piuttosto che una come me, e basta questa consapevolezza per farmi appannare gli occhi. 

“Kinomoto.” mi risponde questa, con un’aria solare, come se niente fosse. 

“Non fare finta di nulla, come se fossimo amiche del cuore, perché non lo siamo mai state.” sento improvvisamente la voglia di buttarle addosso tutto il dolore che ho sentito in questi giorni, sebbene lei c’entri poco: è stato Hisato a sceglierla. Lei poteva anche fargli una serenata, ma era lui a dover dire di no. 

“Lo so. E, credimi, mi dispiace che io ed Hisato ci siamo innamorati, ma vedi, lui devi saperlo prendere.” ammette. 

“Io l’ho saputo solo perdere.” chino il capo. Il dolore che prima volevo gettare su di lei, ora mi sta invadendo ancora, tornando prepotente su di me. Non mi aveva mai lasciata in sti giorni, però ero riuscita a farlo tacere, in un modo o nell’altro. 

“Vedila così: non era giusto per te.”

E lei è l’ennesima persona che me lo dice. Poi, una macchina nera si ferma, proprio nel parcheggio dell’università di fianco a dove siamo io e Shinomoto. Shaoran scende, arrivando subito vicino a me. 

“Sakura, andiamo.” mi dice, prendendomi per le spalle e facendo per portarmi via. 

“Shaoran Li, che bello rivederti!” esclama la ragazza, salutandolo con una mano. Deglutisco, e non riesco ad evitare di pensare che Hisato stia assieme ad una persona troppo espansiva. Voglio dire, quel tono è palesemente il tono di una ragazza che ci prova. Almeno, così sembra. Oppure sono solo dei miei pensieri stupidi, siccome sono ferita. 

“Non posso dire lo stesso.” Shaoran mi sorprende, facendomi spalancare gli occhi. Sorrido, felice della sua risposta. Almeno lui non sembra cadere nella tela del ragno. Ma che sciocca, è vero! Lui non si… innamora. Shinomoto lo guarda a bocca aperta, evidentemente stizzita. 

“Andiamo?” mi chiede il ragazzo.

Annuisco, allontanandomi da quella vipera. 

“Stai bene?” mi domanda, accarezzandomi i capelli, mentre ci dirigiamo verso la sua macchina. 

“Abbastanza, pensavo peggio.” ammetto, sincera. Una volta saliti, mi allaccio la cintura di sicurezza e vedo che lui, seduto accanto a me, fa lo stesso. Lo vedo che esita un po’ a mettere in moto. 

“Shaoran?” lo richiamo. 

Lui si volta a guardarmi e prende un respiro profondo. 

“Scusami.” 

Non capisco. 

“Di cosa?”

“Ho perso il controllo per un momento. Dammi un secondo.” dice e chiude gli occhi. Fa entrare molta aria nei suoi polmoni, e subito dopo la butta fuori. 

“Che succede?” domando, preoccupata. 

Scuote il capo, riaprendo gli occhi. Poi, mette in moto la macchina. Solo una volta fuori dal parcheggio, quando siamo per strada, comincia a parlare. 

“Mi da fastidio vederti così.” ammette, tenendo un tono di voce basso. Aggrotto le sopracciglia, confusa. 

“Shaoran, sto bene.” lo rassicuro. 

“No.” fa’, fermo nella sua posizione. 

“Ho visto come la guardavi. Ho visto che stavi per piangere, ed io non voglio che tu stia male.” mi spiega. Sorrido di poco, prendendogli una mano, che prima teneva sulla sua gamba. 

“Non sto male. È stato solo un momento di difficoltà, ma sto molto meglio rispetto a giorni fa.”

“Sicura?” sento le sue dita stringere più forte le mie. 

“Sì.” 

Sospira, poi mi lascia la mano e cambia marcia. 

“Perché devi sempre proteggermi così?” gli domando, ormai all’apice della mia curiosità, non spiegandomi il motivo per il quale lui dovrebbe essere così presente nei miei confronti. 

“Non c’è un motivo, Sakura. Ne sento solo il bisogno.” 

Taccio, a quelle parole. Decido di cambiare argomento. 

“Dove mi stai portando?”

Lui mi guarda e mi sorride. 

“In un posto dove mi sento a casa.”

E questa risposta mi basta per sorridere durante tutto il tragitto. 

 

***

 

Il posto in questione, dove Shaoran mi ha portato, e dove ora sono dentro, è una sorta di bar o tavola calda. È accogliente, grazioso, ha un po’ di vecchio stile. Ha la pavimentazione in legno, i tavoli e le sedie in arte povera, il bancone di marmo. È semi vuoto, ci sono solo tre persone di mezz’età dentro. Continuo a guardarmi in giro confusa, quando il ragazzo al mio fianco si avvicina al bancone. 

“Koto!” esclama. Un uomo che avrà sui sessant’anni o qualcosa di più, che prima era di spalle, si gira verso di lui. E sorride subito.

“Shaoran!” posa lo straccio che aveva in mano sul bancone e viene verso la nostra direzione. Abbraccia Shaoran di slancio, dandogli delle pacche amichevoli sulla spalla. 

“È da un po’ che non ti vedo.”

“Scusa, hai ragione, sono stato preso con l’università.” 

Io li guardo conversare smarrita ed impacciata. Che cosa dovrei fare, esattamente? Per fortuna, Shaoran sembra ricordarsi della mia presenza, così si volta verso di me. 

“Koto, lei è Sakura Kinomoto.” 

“Molto piacere.” bofonchio, un po’ goffa. 

“Oh! È la tua ragazza? Ti sei sistemato, finalmente?” domanda l’uomo, con un sorriso gigante sul volto. Mi sento la terra mancare sotto i piedi. 

“No, no.” nega, il mio amico.

Sospiro di sollievo.

“Sono qui per chiederti se posso scendere per… sai cosa.” fa’ poi, ambiguo. 

Scendere? Scendere dove? 

“Tu puoi venire qui quando vuoi, lo sai!” 

Il mio amico lo ringrazia subito, poi mi fa un cenno con il capo per indicarmi di seguirlo. Apriamo una porta con scritto "riservato", che è poco distante dal bancone, e scendiamo delle scale piene di polvere. Devo fidarmi di Shaoran, in questo momento, sebbene mi senta completamente a disagio e spaesata. Che posto è questo?

“Eccoci.” dice, una volta che abbiamo finito di scendere tutti i gradini. 

“Mi spiegheresti?” annuisce subito, e si avvicina ad un telo color grigio smunto. Appena lo leva, constato che, al di sotto di esso, si nascondeva un pianoforte. È di quelli a muro, un po’ vecchio, tuttavia Shaoran gli sembra affezionato particolarmente, data la cura con il quale accarezza i tasti, una volta scoperti. 

“Volevi sapere perché ho iniziato a suonare?”

Annuisco. 

“Siediti.” allontana un po’ lo sgabello del pianoforte, ed io mi ci siedo, poi lui esegue la stessa mossa. 

“È una storia lunga, molto molto lunga.”

Mi sento il fiato corto e mi sudano le mani: non sono mai stata così agitata. 

“Te la riassumo in poco.” 

“Va bene.”

Guarda le mie mani, che stavo sfregando sulla mia gonna per renderle meno acquose, e ferma il mio gesto immediatamente, mettendo le sue sui miei polsi. Sono gelate. 

“Non essere tesa.” proferisce, secco. Mi mordo l’interno della guancia, aspettando pazientemente che inizi a parlare. 

“Io non sono originario di qui.” inizia, ed io lo guardo attentamente. Non l’avrei mai detto, a dir la verità. 

“Io vengo da Hong Kong, dalla Cina. La mia famiglia è composta da quattro sorelle più grandi di me e mia madre.” sospira e chiude gli occhi, come ad ordinare i suoi pensieri. Sento il bisogno di dirgli che va tutto bene, ma le parole mi muoiono in gola non appena riapre gli occhi e mi guarda. 

“Mio padre è morto quando avevo dieci anni.” 

Sento solo il mio cuore frantumarsi. E non so nemmeno cos’altro percepisco, ma è una brutta sensazione. È come dolore, dispiacere, ma più intensi. Amplificati il triplo, se non il quadruplo. Mi fa male il petto e mi tremano un poco le mani. Shaoran lo nota, quindi passa dai miei polsi ad esse, con un gesto fluido che permette di racchiudere dentro le sue mani anche tutte le mie emozioni. 

“Com’è successo?” chiedo con un filo di voce. 

“Mio padre e mio zio lavoravano assieme in un’azienda. Mio padre era stato licenziato da poco nella fabbrica dove lavorava prima, così mio zio si è proposto di dargli una mano, facendogli ottenere quel lavoro. Era semplice, lavoravano nello stesso reparto, ed avevano a che fare con macchinari e scaffali vari quotidianamente. Finché…” si ferma, e prende un respiro profondo. Io mi sento come bloccata: non so cosa fare e non so cosa dirgli. Decido di stringergli di più le sue mani nelle mie, sperando che basti per dargli un po’ di forza. E sembra andare bene, in effetti, perché continua il suo discorso. 

“Un giorno mio zio si è assentato sul lavoro per dei suoi motivi personali, quindi mio padre ha lavorato in quel reparto da solo… ed è successo in un lampo, troppo velocemente, suppongo. È scoppiato un incendio. Un macchinario malfunzionante, così mi hanno detto.” 

Mi manca l’aria. Non posso crederci di star sentendo davvero queste cose. 

“Sorvolo su quello che è successo in quel periodo, perché lo puoi immaginare. È stato un dolore per tutti, per mia madre soprattutto. Lei ha… ha iniziato a rifugiarsi in cose sbagliate, credendo che la facessero stare meglio.”

“Che genere di cose?” 

“Alcool. Era diventata un’alcolista. Tuttora è in cura.” mi spiega, chinando il capo. Stacco una mano dalla sua e la porto al suo viso, accarezzandogli una guancia. 

“Ero piccolo, come sai. E anche le mie sorelle erano minorenni all’epoca, così, fummo affidati a mio zio, il padre di Meiling, ed a mia zia, sua madre.” mi spiega. Gli tocco i capelli, per poi tornare a lasciare delle carezze, per calmarlo, lungo il suo viso. 

“Lo incolpai per anni della morte di mio padre, sia lui che tutta la sua famiglia, anche Meiling stessa. Finché, a diciott’anni, stanco di tutti loro, scappai qui.” indica con gli occhi l’area che ci circonda. 

“Cercai lavoro, e lo trovai qui da Koto. Ero un cameriere semplice, niente di che. Mentre sistemavo il locale, una sera, qualcosa mi spinse a venire quaggiù, e ci trovai questo pianoforte.” con la mano libera, quella che non ha nella mia, sfiora i tasti. 

“Non sapevo nemmeno una nota, niente. Eppure iniziai a suonarlo. Qualche giorno più tardi, presi coraggio e chiesi a Koto se conoscesse le note musicali e se potesse insegnarmi come riprodurle.” annuisco, comprensiva. 

“Più suonavo, più mi sfogavo. Era solo questo il punto di tutto, alla fine. Una volta raggiunto un denaro necessario, feci domanda per entrare in conservatorio, e fui preso.”

Sorrido. Penso che questo sia stato l’unico momento di pace nell’intera tempesta che è stato il suo passato. 

“Mio zio venne a sapere la notizia, così mi chiamò, nel mentre io ero riuscito a farmene una ragione ed a non dargli più la colpa. Sono cresciuto e maturato. Lui mi propose di tornare a casa da loro, ma io rifiutai. Perciò, vennero loro ad abitare qui.” sorride amaramente, torno ad appropriarmi delle sue mani stringendole forte ed accarezzandone il dorso. 

“E questo è tutto.” conclude il suo racconto. Sono senza parole, non so veramente cosa dire. Mi sento immobile, avrei milioni di domande da fargli, ma sarebbero tutte inadatte alla situazione. Anche perché, non ha bisogno di domande, ha bisogno di risposte. Ha bisogno di presenza. Ed è quella che intendo dargli, voglio renderlo consapevole che non è solo e che io ci sono, per ascoltarlo ogni volta che ne sente il bisogno, così come lui ha fatto con me. Scelgo di farmi forza, e lo trascino in un abbraccio forte. Lo sento respirare nei miei capelli, mentre con una mano prende ad accarezzarmeli. 

“Grazie.” decido di dirgli. 

“Perché mi ringrazi?”

“Perché ti sei confidato, perché ti stai fidando di me, per aver condiviso parte della tua vita. È stato importante.” ammetto, stringendolo più forte. Lo sento respirare profondamente, senza smettere mai di accarezzarmi i capelli. 

“Grazie a te, Sakura.” 

Scuoto il capo.

“Non serve che mi ringrazi.” mi allontano un attimo dalle sue braccia e prendo il suo viso tra le mie mani “Io ci sarò sempre per te. Conta su di me, ogni volta che ne senti il bisogno.” ribatto, sincera. Sul suo volto spunta un piccolo sorriso.

“Speravo che reagissi così.” 

“Non avrei potuto fare altrimenti.” gli spiego. 

“Niente di tutto questo è colpa tua, lo sai, vero?” formulo, dando per scontato che lo sappia. Annuisce, alzando il suo sguardo verso i miei occhi. Quando vedo i suoi un po’ lucidi, decido di riabbracciarlo. Più per me che per lui, non ce la farei a vederlo piangere. 

“Sei decisamente diversa da tutti quelli che conosco.” lo sento giocare con una ciocca dei miei capelli.

“Credo tu sia l’eccezione in questo mondo popolato da persone egoiste e cattive.” alzo gli occhi, per evitare di piangere, per il semplice fatto che sento la sua voce farsi rotta. Poi tira su con il naso, e si allontana da me: sembra essersi ripreso un po’ rispetto a prima. 

“In tutto questo la cosa buona è che tu stai dando un dono al mondo, suonando il pianoforte.” 

“Un mondo che detesto.” sussurra. 

Scuoto il capo. 

“Te lo farò odiare meno.” gli sorrido, con convinzione. 

“Sì.” mi prende le mani e se le porta sulla sue guance, trattenendomi lì facendo presa sui miei polsi.

“Sì, credo di sì.” conclude.

“Vorrei porti un sacco di domande.” ammetto.

“Una cosa per volta.”

“Lo so.” e lo comprendo davvero. Ha appena iniziato a raccontarmi della sua vita, non posso pretendere che mi dica tutto subito. Tuttavia, di alcune domande ho già risposte. Come il fatto che non si innamora, sicuramente il motivo è celato qua dentro: ha l’anima in fiamme, e lui ha paura di bruciare tutto quello che ha attorno, senza capire che, però, l’amore è puro fuoco. E ci si brucia. E ci si fa male quando ci si vuole scottare a vicenda. E ci si fa bene quando le fiamme riscaldano tutto il tuo essere, tutto il vostro essere. 

“Posso sapere perché l’hai detto a me, in ogni caso?” questa è l’altra domanda che mi circonda le membra. Shaoran schiocca la lingua al palato, annuendo. 

“Perché tu hai un gran cuore e sei così…” cerca le parole, ma non le trova. Stacca un momento le mani dai miei polsi, gesticolando. Scuoto il capo. 

“Non importa. Sono contenta tu l’abbia detto a me.” mi sorride, e gli sorrido a mia volta. Mi prende le mani, e bacia delicatamente i miei polsi. 

“Perché mi stai baciando sui polsi?” domando, per niente imbarazzata. Dopo questo racconto, ho capito che ha bisogno di tanto contatto. 

“Perché ci sono le arterie che portano al cuore,” mi sorride “è come se ti baciassi il cuore” specifica. Poso la mia testa sulla sua spalla. 

“Dovrei essere io quella ad aggiustare il cuore degli altri.” gli rammento. 

“Questo non significa che anche il tuo non abbia bisogno di cure e protezione.” mi prende il volto e mi guarda negli occhi, poi abbassa lo sguardo, toccando con il polpastrello del pollice il bordo del mio labbro inferiore. Il tempo sembra fermarsi. Mi sento incollata allo sgabello dove sono seduta, impossibilitata a qualsiasi accenno di movimento. 

“Probabilmente sto solo impazzendo.” sussurra. Poi, scuote il capo energicamente, e si alza. 

“Torno subito.” aggrotto le sopracciglia, confusa. Ma, prima che io possa dirgli qualsiasi cosa, lui è già fuggito al piano superiore. Non so per quale ragione, ma decido di seguirlo. Sto per oltrepassare la porta che ha socchiuso, quando le voci del proprietario del locale e quella di Shaoran fermano la mia mano che stava per toccare la maniglia. 

“Allora, com’è questa Sakura?” è la voce di Koto.

“È tanto bella quanto io sono distrutto.”

Spalanco gli occhi, e decido di fare marcia indietro e di scendere gli scalini. Probabilmente Shaoran ha davvero bisogno di me. Ma, la vera certezza, è che io sto iniziando ad avere bisogno di lui. E questo, me lo conferma il fatto che siamo lontani dieci o dodici gradini, e mi sembra già troppo distante.

 
ANGOLO AUTRICE: ecco qui, il capitolo dove si capisce il passato di Shaoran. Ho cercato di renderlo il più emozionante, diciamo, possibile. Ditemi se vi è piaciuto :3 grazie a tutti! Bacioni x.

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Capitolo 10
*** Capitolo IX. ***


SAKURA 

 

“A casa di Tomoyo.” 

“Sì, a casa di Tomoyo.” confermo a mio fratello, prendendo una forchettata di spaghetti al sugo. 

“E come mai in maschera?” domanda Yukito. Sono nel loro appartamento: mi hanno invitata a pranzo. Siccome nostro padre è partito e starà via questo week-end per lavoro, Touya ha pensato di farmi pranzare e cenare con loro, ed anche di tenermi a dormire se desidero. Tuttavia, non voglio essere d’intralcio più di quanto io non sia già, quindi la notte la passerò a casa. 

“Tomoyo pensa sia originale.” cito le sue parole. Vedo i due fidanzati, di fronte a me, annuire. 

“Chi ci sarà alla festa?” chiede Touya, con una punta di freddezza nella voce. Eh? Vedo Yukito dargli una leggera gomitata, successivamente mio fratello sbuffa. 

“Quelli della nostra compagnia, più altri che non conosco.” butto lì, generica. Touya assottiglia gli occhi, malfidente. 

“Come vanno gli studi, Sakura?” Yukito cambia argomento, e il cielo solo sa quanto gli son grata. 

“Bene, dai. Sono a buon punto. Mi mancano ancora qualcosa, ma nulla di insostenibile. I vostri? Ed il lavoro?” 

Touya e Yukito lavoro rispettivamente in una pasticceria ed in una libreria. Touya ha trovato un posto di lavoro come commesso nella pasticceria che abbiamo nel nostro quartiere, Yukito invece non lo vedo in altri posti se non in libreria. Con il lavoro di entrambi, riescono a guadagnare il giusto denaro che loro occorre, e non potrebbe essere meglio di così. 

“Tutto bene. L’altro giorno ho venduto un libro di uno scrittore esordiente, sai, te lo consiglio.” mi sorride il fidanzato di mio fratello. Continuo a mangiare, finché non finisco il mio pranzo. 

“Ah, sì? Come si intitola? Com’è la trama?” sono curiosa. 

“Si intitola…”

Si interrompe, quando il cellulare di Touya squilla. 

“Pronto?” gli sento dire. 

Il resto della conversazione sono dei frammenti di "sì", "giusto", "certo", ed io mi sento sempre più confusa. Quando termina la chiamata, mi viene spontaneo domandargli chi fosse. 

“Niente di importante. La macchina che era dal meccanico è pronta.”

Annuisco. 

“Quindi quali sono i tuoi programmi per il pomeriggio?”

“Ah, vado a casa di Tomoyo. Ci tiene particolarmente a farmi indossare un vestito. E poi, vuole dei consigli su come allestire la sua casa per stasera.” spiego, per poi bere un sorso d’acqua. 

“Devo accompagnarti?” domanda, mio fratello.

“No, assolutamente. Ho preso la mia macchina.” annuisce. 

Il mio cellulare trilla, interrompendo la nostra conversazione. Ho un nuovo messaggio.

“Scusate.” dico. 

 

Da: Shaoran 

A: Sakura

Ragazzina, buongiorno. Stasera ci sei alla festa, vero? Non vorrei aver frainteso le parole di mia cugina. Sai, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. 

 

Ridacchio. Sento Touya tossire. 

 

Da: Sakura

A: Shaoran

Sei sempre così diffidente. Sì, ci sono, Meiling ti ha detto il vero! 

 

La sua risposta mi arriva in un lampo. 

 

Da: Shaoran

A: Sakura

Perfetto. Quello che volevo sentire. 

 

Sto per digitare la risposta, quando mio fratello mi interrompe. 

“Chi è?”

“Shaoran.” taglio corto. 

“Ancora lui?”

Roteo gli occhi. 

“È un mio amico, Touya. Per favore, te l’ho già spiegato.” 

“È il pianista?” entra nella discussione, il suo ragazzo. Annuisco. 

“Ah, sì, Touya mi ha raccontato. Però, l’ho anche conosciuto!” afferma, con sicurezza. Fin troppa. Rimetto il cellulare in tasca, d’un tratto incuriosita e sorpresa da come e quando Yukito ha conosciuto Shaoran. 

“Come dici?” chiedo.

“Sì. Una mattina stavo uscendo di casa e lui stava passeggiando, non so dove fosse diretto. Poverino, io ero con il telefono in mano e gli sono finito addosso, non accorgendomi della sua presenza. Però non è successo niente di che, abbiamo parlato un po’: ci siamo presentati, ed abbiamo scoperto poi che avevamo in comune la tua conoscenza, Sakura.” mi spiega. Sono senza parole. Non credevo che si fossero conosciuti.

“Che cosa vi siete detti su Sakura?” mio fratello, con tono abbastanza infastidito, gli pone questa domanda come se io non fossi lì con loro. Il suo compagno ride. 

“Ma niente, Touya! Niente! Abbiamo solo concordato su quanto tua sorella sia una brava persona.” 

Sorrido, felice che Shaoran mi reputi così.

“Quel ragazzo sembra tenerci a te, Sakura.” Yukito conclude, facendomi un occhiolino. Vedo mio fratello incenerirlo con lo sguardo. 

“Dopo facciamo i conti.” gli punta un dito contro, anche se è evidente che scherza, ed il suo fidanzato ride. 

Non ho la minima idea di quello che stia succedendo, però mi fa piacere sapere che Shaoran mi voglia nella sua vita come amica e che mi reputi una persona a cui fare affidamento. È importante, insomma. 

 

Da: Sakura

A: Shaoran

Ci vediamo stasera. 

 

***

 

“Meiling? Mi senti?” 

Stavo andando a casa di Tomoyo, quando ho dovuto accostare, perché il mio cellulare continuava a suonare con il nome di Meiling ben lampeggiante sullo schermo. 

“Sì, ti sento.” dice. 

“Cosa posso fare per te?” scherzo.

“No, niente di che, è che questa cosa devo dirtela in privato. Non posso alla festa.” mi spiega. 

“Cosa?”

“Ho saputo che mio cugino ti ha detto tutto.” 

Oh. 

“Sì, sì.” la sento sospirare. 

“Come ti senti?”

“Io? Io sto bene.” non capisco perché mi chiede come mi sento, va tutto bene. 

“Lui aveva paura a dirtelo, perché pensava tu lo reputassi una brutta persona, siccome per anni ha dato colpe a persone che non hanno fatto nulla.” scuoto il capo energicamente. 

“Non potrei mai: ognuno reagisce a suo modo di fronte al dolore, la cosa importante è capire i propri sbagli.” 

“Ora capisco molte cose.” dice.

Piego la testa di lato. 

“Che genere di cose?”

“Capisco perché lui continua a ripetermi che tu sei diversa da tutti. È come se a te importasse davvero di lui, di Shaoran Li, non di Shaoran Li il pianista.” 

Ed è talmente ovvio che a me importi di lui e della sua persona, che mi importi di andare oltre alle apparenze. 

“Ma è normale, penso. Io ci tengo.” è da settimane che continuo a ripetere questa frase a tutti: io ci tengo. Io ci tengo. Io ci tengo. 

“Lo so, l’ho notato. Anche lui ci tiene a te.”

È da settimane che continuo a sentire questa frase da tutti: lui ci tiene a te. Lui ci tiene a te. Lui ci tiene a te. 

“Be’, sono le basi per una vera amicizia.” ridacchio.

“Non ne dubito, tuttavia…” inizia, lasciando poi la frase in sospeso. 

“Cosa?”

Sospira. 

“No, niente, riflettevo. Allora, sono contenta che sia tutto a posto tra di voi e che tu non lo abbia lasciato solo.” ribatte, sicura. 

“Non lo avrei mai fatto.”

“Lo so. Piano piano si aprirà sempre di più e scommetto ti dirà altre cose.” 

Annuisco.

“Immagino di sì.”

“Ah! Questa sera conoscerai una mia amica! Frequenta il mio stesso corso.” preferisce, su di giri. 

“Ma che bello, va bene.” 

“Vedrai, ti starà simpatica.” ridacchia. 

“C’era un pizzico di sarcasmo?”

“No!” esclama, sincera. Rido. 

“Tranquilla, ti prendevo in giro. Ora ti devo lasciare che vado a casa di Tomoyo, mi sta aspettando. A stasera!”

“Ah, Sakura.” mi ferma, prima di chiudere la chiamata. 

“Sì?”

“Preparati a ballare. A stasera.” e poi riattacca. 

Guardo il telefono inebetita. Ci metto un momento prima di riprendermi e di impostare la freccia direzionale, per rimettermi alla guida su strada. Mi sento abbastanza confusa e sconvolta, ma decido di sorvolare. 

 

***

 

Parcheggio nel vialetto di Tomoyo e, quando scendo dalla macchina, la madre della ragazza mi raggiunge subito, abbracciandomi. È una donna di mezz’età, alta e slanciata, con i capelli corti e color mogano. 

“Sakura!” esclama, contenta di vedermi. 

“Sonomi, ciao!” 

Conosco la mamma di Tomoyo da quando sono piccola e, devo ammettere, che con lei ho una certa confidenza. È riuscita a farmi molto da madre, in questi anni, ed a prendersi cura di me. Non la ringrazierò mai abbastanza, per tutto quello che ha fatto. È stata una tra le prime persone a cui ho detto di essermi innamorata di Hisato, a cui ho detto quando è arrivata la menarca… e potrei andare avanti ore, a riflettere su tutti i momenti in cui c’è stata per me. La reputo veramente una seconda madre. Le voglio un gran bene. 

“Come stai?” mi abbraccia.

“Molto bene, tu?” 

“Bene. Questa sera esco, devo andare in un posto. Mi affido a te per vedere la casa integra al mio ritorno domattina.” scherza.

Annuisco. 

“Sì, signora!” ridacchio. 

“Ah, quanto sei bella!” mi prende per le guance e me le tira leggermente, come è solita fare da quando sono bambina. Emetto un risolino, imbarazzata. 

“Sakura.” si stacca, e diventa di colpo seria. 

“Mh?” aggrotto le sopracciglia. 

“Mi dispiace per Hisato.” afferma, con il capo chino. Scuoto il capo, con un sorriso sul volto un po’ tirato. 

“La sto superando.” e non mento. So che ce la sto facendo, sebbene la strada sia ancora lunga. Lei alza lo sguardo, poi posa le mani sulle mie spalle. 

“Troverai la persona giusta.”

Sorrido, sincera. 

“Spero di sì, dai.” sdrammatizzo. 

“Vieni, entra!” indirizza il suo braccio verso casa sua e, una volta entrate, noto come la grande sala sia diversa da come la ricordavo. O meglio, è allestita in modo diverso. 

“Wow.” proferisco. 

Ci sono cinque manichini di mezzi busti in sala, con dei vestiti sopra di essi. Si vede che non sono terminati, tuttavia il risultato finale sarà bellissimo, lo si può già intuire. 

“Sakura!” esclama Tomoyo, raggiungendomi.

“Ciao, amica mia.” la abbraccio.

“Complimenti per questi vestiti.” mi allontano da lei e mi avvicino ad un manichino. Ha un vestito blu marino corto a ricoprirlo, con lo scollo a barca. Lo tocco piano, sentendo la seta sfiorarmi le dita. 

“Tu sei eccezionale.” 

“Ah, Sakura. Quello è opera di Eriol.” spiega, avvicinandosi a me. Spalanco gli occhi. 

“È bravissimo!” 

Annuisce.

“Erano questi che volevo mostrarvi stasera: li abbiamo fatti io ed Eriol, alcuni di questi però sono disegnati esclusivamente da lui.”

“Io sono senza parole.” dico, guardandomi in giro. 

“Questo!” esclamo, avvicinandomi ad un altro capo. È un vestito lungo, color rosso ciliegia, con lo scollo a cuore. 

“Questo è opera mia.” ridacchia.

“È… meraviglioso.” 

“Ti ringrazio.” si porta le mani alle gote, un pochino imbarazzata dai complimenti. 

“Tu li hai visti in anteprima, però.” ride, poi mi prende per le spalle, dirigendomi non so dove. 

“Ne sono onorata.” faccio.

“Ah, Sakura, l’ho già detto anche agli altri. Sai che per la maschera non devi preoccuparti, vero?”

“Be’, mi avevi detto che pensavi a tutto tu.” le ricordo. 

“Esatto, però, in realtà, io ed Eriol abbiamo pensato a tutti, per quanto riguarda le maschere. Ognuno ne avrà una diversa: così non ci confondiamo.”

Mh. Sono poco convinta. 

“Allora perché mettersi in maschera, se sappiamo chi c’è sotto?”

Rotea gli occhi.

“Lo riconosceresti comunque dalla voce, tesoro.” 

Oh. Giusto. Annuisco. 

“Ferma qui.” mi sistema al centro della stanza, dove a pochi passi c’è uno specchio, che mostra la mia figura, attaccato alla parete. 

“Okay.”

Scompare con un ghigno, e torna poco dopo con un vestito attaccato ad un appendino. Spalanco la bocca alla vista.

“Opera tua?”

Scuote il capo. 

“Mia e del mio ragazzo.” mi fa l’occhiolino.

“Perché proprio per me?” domando. Non posso crederci che mi riservino dei tali vestiti. 

“Perché dobbiamo far impazzire qualcuno.”

Eh?

Piego la testa di lato, e lei ride. 

“Il genere maschile, non preoccuparti.” mi spiega, toccandosi il naso. Qualcosa mi dice che non mi stia dicendo tutto. 

“Non voglio fidanzarmi ancora.” rimprovero. 

“Mh mh.” mugugna, per poi mettere il vestito davanti al mio corpo. 

“Perfetto, direi. Misure giuste.” da’ una controllata generale.

Il vestito in questione è lungo, in tessuto chiffon: la gonna è blu scuro e risale fino al girovita, la zona del busto, invece, è decorata con del pizzo bianco, ed è sbracciato, con la scollatura a V. Io sono a dir poco stupita, sembra il vestito di una regina. 

“È troppo per me.” protesto. 

“Lo dici ogni volta.” mi picchietta un dito sul braccio. Ha ragione. 

“Ah, le scarpe sono queste.” posa il vestito sul divano vicino a noi, e prende una scatola che era vicino ad un manichino. Le scarpe sono semplici, hanno il tacco e sono bianche, ma eleganti. 

“Molto belle!”

“Sono felice che ti piacciano.” sorride. 

“Dire che mi piace tutto è riduttivo.”

Sospira, felice. Poi si siede sul divano. 

“Che c’è?” chiedo, sedendomi accanto a lei. 

“Posso farti una domanda?”

Annuisco. 

“Pensi che io ed Eriol siamo una bella coppia?”

Non comprendo. 

“Perché me lo chiedi?”

“Non lo so… sai, dopo aver sofferto tanto per… ho paura di star sognando, diciamo.” ridacchia un pochino, ma si sente che è tesa dalla voce. Ho capito il problema: ha paura di soffrire ancora. 

“Io credo che tu, ad Eriol, piaccia davvero. Non come quell’altro. E sì, siete una bella coppia.” rispondo, sincera. 

“Grazie.” sorride. Poi mi abbraccia. 

“Ti voglio tanto bene, lo sai?”

“Anch’io.” ricambio la stretta. 

“Ah, stasera ci saranno anche degli amici di Eriol.” si stacca, e mi fa’ l’occhiolino, per poi alzarsi e sgattaiolare in un’altra stanza.

“Tomoyo! Smettila!” rido, con tono canzonatorio e allungando l’ultima vocale. La verità è che non mi va di conoscere nessuno: è passato un po’ di tempo da quando è finita tra me ed il mio ex ragazzo, però non ce la faccio. Penso di provare ancora qualcosa per lui, e mi fa ancora male a saperlo con un’altra persona. Non so. Sospiro, appoggiando la testa, sul tessuto del divano, dietro di me. Il fatto che non mi venga più da piangere come prima è comunque un passo avanti. 

 

***

 

Quando gli ospiti arrivano a casa della mia amica all’orario stabilito, e mi vedono già lì, vestita e truccata, con la mia maschera color rosa cipria, assumono un’espressione sorpresa sul volto. Ho sentito da tutti un "oh, Sakura, sei già qui" o qualcosa sul questa falsa riga. Molti sono entrati e si sono presentati solo alla padrona di casa, invece, come gli amici di Eriol e di Meiling. Chiaramente, ci sarà tempo per le altre presentazioni. Shaoran arriverà in ritardo di qualche minuto, quindi stiamo aspettando. Mi dispiace di aver già visto le creazioni di Tomoyo ed il suo fidanzato, prima di tutti gli altri, ma non sembrano essersela presa, per fortuna. 

“Che buona questa bibita!” esclama Meiling, portando un’altra volta il suo bicchiere contenente una bibita rosa alla bocca. 

“È un’analcolico alla fragola ed altri aromi.” le spiega il suo compagno, per poi baciarle una tempia. La mia amica annuisce. Sorrido. Meiling è bellissima stasera: ha un vestito color glicine lungo, con le maniche a tre quarti. Le sta d’incanto. I suoi capelli sono raccolti in uno chignon molto bello. Appena entrata, Tomoyo le ha dato una maschera di un colore simile al vestito. Harada è vestito con un completo costoso, di color nero, e la sua maschera è azzurra. 

“Ragazzi.” una ragazza che non conosco viene vicina a noi. Ha un vestito sul viola, corto. La sua maschera è color giallo. Molto carina, comunque. I suoi capelli sono corti, a caschetto oserei dire, e rossi, di quel rosso che è evidentemente naturale. 

“Oh, Dora!” esclama Meiling, facendole cenno con la mano di avvicinarsi. La ragazza si avvicina, con un sorrisone ad incorniciarle il volto. 

“Io sono Dora Abe, sono una compagna di corso di Meiling.” proferisce questa, annunciandosi. 

“Sakura Kinomoto, è un piacere.” mi presento a mia volta, gentilmente. 

Sembra simpatica!

“Frequenti lo stesso corso di laurea di Meiling?” domando. Annuisce. 

“Siamo subito entrate in sintonia.” sorrido. 

Sentiamo il fidanzato della mia amica sbuffare, quindi ci voltiamo verso di lui. 

“Qualche problema?”

“No, è solo arrivata una persona che non mi va molto a genio.” 

Ci voltiamo tutte verso la porta, e notiamo che è entrato un ragazzo: ha i capelli scuri ed è vestito elegante come gli altri in sala. Mi sembra di averlo già visto. Assottiglio gli occhi, quando Eriol lo abbraccia calorosamente e lo invita ad entrare assieme a Tomoyo, la quale gli porge subito una maschera argentata. 

“Ma chi è?” chiedo, instintivamente. 

“Danjuro Mori, un vecchio amico di Eriol. Non guardatemi male, ma l’ho sempre giudicato un po’… falso.”

Danjuro Mori. 

Io ho già sentito questo nome. 

“Perché, falso?” si incuriosisce Meiling. 

“Poi vi spiego.”

Da dietro le spalle di questo Danjuro spunta Shaoran, ed a me nasce spontaneo un sorriso. Subito dopo, noto che non è solo. Una ragazza bassa, con i capelli neri e lunghi raccolti in due trecce laterali, ed un vestito color oliva gli è accanto. 

“Ah, sono arrivati Shaoran e l’altra pianista.” dice, Meiling, che ha lo sguardo nella loro direzione. 

“L’altra pianista?” aggrotto le sopracciglia. 

“Sì, Shaoran ha detto che stasera non avrebbe suonato per nessun motivo.” piego la testa di lato, un po’ smarrita. 

“Tomoyo mi ha parlato di una condizione per cui lui ha accettato di venire… era questa?” mi mordo l’interno della guancia, sovrappensiero. 

“È una parte della condizione, sì.”

“Qual è l’altra parte?”

La mia amica sospira, facendo un cenno con un mano, come a dirmi di lasciar stare. Ma santo cielo. Sono tutti così ambigui in sto periodo! Mi distraggo dalle mie riflessioni, quando Tomoyo da a Shaoran una maschera rossa ed alla sua amica una arancione. 

“Chi è quel bel ragazzo?”

Prendo uno spavento, quasi, quando Rika ci viene accanto. Dietro di lei ci sono Chiharu e Yamazaki che si tengono a braccietto. 

“Dici quello con la maschera argentata?” chiede Meiling. 

La mia amica annuisce. 

“Si chiama Danjuro Mori.” mi volto verso la sua direzione, e le rispondo. 

“Ma allora ti ricordi di me.” mi volto subito verso la voce del mio interlocutore. Assottiglio gli occhi e mi concentro, ma niente. Buio.

“Tu mi conosci?” chiedo.

“Quei tuoi occhi verdi li riconoscerei ovunque. Ciao, Sakura.”

Spalanco la bocca. 

Ma chi è, questo ragazzo?

“Ragazzina.”

Shaoran si avvicina a noi, ed io mi volto subito verso nella sua direzione, notando accanto ad egli quella ragazza. 

“Li, io andrei al piano.” dice, ed indica il pianoforte a lato della sala. Il mio amico annuisce. 

“Prima voglio presentarmi, però. Il mio nome è Akane Goto, sono una compagna di università di Li.” ci dice. 

Ci presentiamo tutti, educatamente. Poi lei, sorridendo, se ne va verso Tomoyo, probabilmente per chiederle il permesso di usare il pianoforte perché, dopo aver visto la mia amica annuire, la ragazza dalla maschera arancione prende posizione ed inizia a suonare molto bene. Non quanto Shaoran, tuttavia. 

“Che brava.” dico.

“L’ho portata apposta. Daidouji voleva musica dal vivo, probabilmente la pagherà. Io questa sera non voglio suonare.”

Piego la testa di lato, sto per chiedergli il motivo quando vengo interrotta. 

“Non mi hai ancora risposto, ti ricordi di me, quindi?” il ragazzo con la maschera argentata mi tocca una spalla, richiamando la sua attenzione. Sento, subito dopo, la mano di Shaoran sulla stessa spalla che ha picchiettato prima Danjuro Mori. La afferra dolcemente, premendo le dita sulla mia pelle, poi la stacca. 

“No.” gli rispondo, sincera. 

“Sono il ragazzo che si è seduto in mensa a pranzare con te, un giorno.”

Collego la mente, facendola andare indietro nel tempo. Poi ci arrivo. 

“Ma certo! Perdonami, non mi ricordavo di te.” ammetto, imbarazzata. Lui alza le spalle, noncurante. 

“Non fa niente. Volevo dirti che sei bellissima, stasera.” 

Spalanco gli occhi, stupita. 

“Ragazzi!” la voce di Tomoyo ci richiama, e noi tutti ci voltiamo verso di lei. 

“Allora, io ed Eriol volevamo mostrarvi le nostre creazioni di questi giorni, che si trovano in questa sala.” indica i manichini, poi continua “E volevamo annunciarci che ci mettiamo in società, vogliamo fare una linea di abbigliamento tutta nostra.” conclude, raggiante. 

“Sì, e per la parte economica volevamo far riferimento a te, Danjuro.” il ragazzo chiamato in causa ringrazia, dicendo loro di non preoccuparsi. 

Il discorso termina, e noi applaudiamo contenti per la splendida notizia, facendo ogni complimento possibile. Sono veramente felice per la mia amica, è tutto così meraviglioso!

“Direi che ora possiamo anche ballare.” Tomoyo fa’ l’occhiolino verso tutti noi, poi prende il suo ragazzo ed inizia a danzare, a ritmo della musica suonata da Akane, che è un vero e proprio lento molto dolce. Così fanno anche Chiharu e Yamazaki, e Rika ne approfitta per prendere Mori tra le sue braccia. Qualcosa mi dice che le piace. Altri amici di Eriol, che suppongo siano fidanzati tra di loro e con cui non ho ancora avuto modo di conversare stanno ballando tra di loro. Sorrido, intenerita alla scena. Meiling e Harada, catturano il mio sguardo subito dopo: sembrano nati per ballare e si stanno mangiando con gli occhi. Mi guardo in giro, ricordandomi della sua compagna di corso, ma non la trovo. Dov’è finita?

“Ragazzina.” una voce mi richiama. Mi giro, ritrovandomi faccia a faccia con gli occhi castano scuro di Shaoran circondati da una maschera rossa. 

“Mi concedi questo ballo?” domanda, porgendomi una mano. Annuisco, sentendo un rossore piccolo invadermi le gote quando prendo la sua mano. Oh, Sakura, suvvia, non essere stupida: è solo un ballo. 

“Chi è quel tizio?” chiede, parlandomi direttamente nell’orecchio.

“Mori Danjuro?”

“Lui.” conferma. 

“Un ragazzo che si è seduto di fronte a me in mensa, il giorno che Hisato mi ha lasciata. L’ho completamente ignorato, poverino. Infatti, nemmeno mi ricordavo di lui.” spiego, andandogli incontro nei movimenti. Devo ammettere che, come ballerino, non se la cava male. Io, a confronto, sono un manico di scopa. Anzi, senza confronti. Sono un manico di scopa e basta. 

“Sembri averlo colpito molto.” afferma, con fermezza. Porta una mano ai miei capelli, accarezzando le due piccole trecce che ho fatto ai lati della mia testa, lasciando sciolti i restanti altri. 

“Come?”

“Sì, ha detto che i tuoi occhi li riconoscerebbe ovunque.” specifica. 

“Te ne sei accorto?” 

“Io mi accorgo di tutto, quando si tratta di te, Sakura.” sussurra. È a malapena percepibile questa frase, eppure colpisce i miei timpani fortemente, tanto da rabbrividire. Lo guardo negli occhi, assumendo un’espressione confusa. 

“Sei bellissima.” mi dice, con un tono di voce basso. Deglutisco e le gote mi si tingono di rosso. Sto andando a fuoco da capo a piedi, probabilmente fa troppo caldo in questa stanza. 

“Veramente, veramente, bellissima.” appoggia il suo volto contro i miei capelli, e lo sento baciarmi delicatamente la zona vicina alla mia tempia. Percepisco il cuore cadermi nel vuoto. 

“Ed hai un profumo buonissimo.” respira, restando lì. 

“Shaoran…” tento di richiamarlo, mentre sento le gambe farsi molli. 

“E non puoi capire quanto io ti sia grato per quello che hai fatto con me.” continua a parlare. 

“Io ti sono grata. Ti voglio bene, per davvero.” ribatto. 

Scuote il capo.

“Tu mi vuoi morto.” dice, allontanandosi all’improvviso. La sua mano, prima sulla mia spalla, percorre tutto il mio braccio, fino ad arrivare alla fine, per poi staccarsi del tutto. 

“Cosa..?” mi sento intontita. La musica c’è ancora, sono tutti persi nel loro mondo, e lui si sta allontanando da me. Senza ragioni. 

“Devo prendere una boccata d’aria. Torno subito.” mi da le spalle, e se ne va. 

“Shaoran!” provo a richiamarlo, ma lui non mi ascolta, e chiude la porta alle sue spalle. 

Porto una mano al cuore, chiedendomi cosa sia successo, chiedendomi dove abbia sbagliato, ma non trovando alcuna risposta. 

Passano minuti, dove tutti piano piano smettono di ballare e mi tengono compagnia, distraendomi, ma Shaoran non torna. È ancora fuori. Decido, quindi, di allontanarmi, per raggiungerlo, per sapere dov’è. Esco da quella sala, trovandomi subito con in faccia il giardino di casa Daidouji. E, poco distante da me, proprio di fronte ai miei occhi, trovo Shaoran che sta baciando una ragazza. 

E questa ragazza è Dora. 

 

***

 

Rientro subito in sala, chiudendomi la porta alle spalle. Meiling, probabilmente molto previdente, mi si avvicina in men che non si dica. 

“Sakura, che hai? Che ti succede?”

Niente. Sto benone. Solo che non capisco. Perché lui stava baciando quella ragazza? E perché mi sento come schiacciata in una morsa?

“Nulla, sto bene. Ho solo visto tuo cugino baciarsi con Dora… Dora Abe, e sono un attimo stupita, ecco.” spiego, torturandomi le mani. Ma che mi prende? Mi sono rincitrullita di colpo?

“Dora?!” è a dir poco stupefatta. Annuisco. 

“Ma da quando a Dora piace mio cugino?” sembra parlare tra sé e sé. Non so cosa rispondere. 

“Mi ha sempre parlato male di lui, descrivendolo come un megalomane e donnaiolo.” continua il suo discorso. Ed io resto, ancora, in silenzio. 

“Ma soprattutto, da quando a Shaoran piace Dora?!” conclude infine. Io sto per aprire bocca, quando la ragazza in questione entra nella sala, ignorando me e Meiling, andando subito verso Chiharu, la quale le passa un bicchiere con dentro qualcosa di simile a della limonata. 

“Torno subito.” afferma, infine, l’amica al mio fianco, poi si chiude la porta d’ingresso della villa alle spalle. Decido di seguirla, so che non dovrei farlo, ma è più forte di me. Quando la vedo raggiungere il cugino, in un angolo un po’ nascosto del giardino, decido di mettermi dietro la parete del muro, della casa, che si trova lì, poco distante, in modo tale da non farmi vedere. 

Non si origlia, Sakura, mi ricorda la mia mente. E so che non si fa, ma in questo momento è più forte di me. 

“Che stai facendo?!” Meiling è furiosa. Anche molto. 

“Che intendi?”

“Non fare il finto tonto. Perché hai baciato Dora?” continua.

“Abe?” chiede, lui.

“No, l’esploratrice. Sì, Abe!” 

Shaoran ci mette un po’, prima di rispondere.

“Come lo sai?”

“Me l’ha detto Sakura. Vi ha visti.”

Non sento alcuna risposta da parte del moro, finché non fa una domanda. 

“Che faccia aveva?”

“Che faccia pensi abbia avuto? Era abbastanza sconvolta.” gli spiega, più calma, l’altra. 

“Perché l’hai fatto? Soprattutto, dopo il nostro discorso di ieri. Perché? Ti stai innamorando, Shaoran.” 

Cosa? Di chi? Sono confusa. Mi porto una mano al petto, ansiosa. 

“Io non mi innamoro.” è la risposta del cugino. 

Già, infatti. 

“Sciocchezze, e lo sai. Non ti innamoravi, poi hai incontrato lei. Perché non lo ammetti a te stesso?”

Che sia forse Akane, la pianista, la ragazza in questione? Potrebbe, dopotutto, li ho trovati uniti. 

“Perché non ho nulla da ammettere.” rimane nella sua posizione, convinto. 

“Sei un codardo, se ti comporti così. La verità è che io ti ho sempre sostenuto, Shaoran, lo sai, ma stavolta, se fai delle stupidaggini, io non ci sarò. Smettila di fare così, smettila di agire così con te stesso, continuando a pensare di non meritarti di nessuno.” gli spiega l’altra e, sinceramente, non le do torto. L’ansia cresce in me, quando sento sbuffare Shaoran. 

“Non voglio farla soffrire.”

“Ah, quindi ti sembra giusto saltare da una parte all’altra negando a te stesso la prima cosa vera che ti rende libero che non sia un pianoforte?” gli domanda. 

Lui non risponde. 

“E comunque stai ammettendo di provare qualcosa per lei.”

“Basta, Meiling.” taglia il discorso, poi sento dei passi. Ed io mi nascondo di più, facendomi piccina. 

“Tanto lo sai che ho ragione!” lo segue, sua cugina. Poi, spariscono dalla mia visuale, probabilmente sono rientrati in casa. Accanto a me c’è una porta finestra semi aperta, ed io decido di rientrare in casa tramite quella, ritrovandomi in camera di Tomoyo. Ho bisogno di sedermi un attimo. 

Non ci sto capendo più niente. 

 
ANGOLO AUTRICE: ecco il nuovo capitolo. Da qui in poi, ne succederanno TANTE. Ditemi cosa ne pensate! Grazie e bacioni x.

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Capitolo 11
*** Capitolo X. ***


SAKURA

 

 

Da: Shaoran 

A: Sakura

Ragazzina, va tutto bene? Sei sparita!

 

Da: Meiling

A: Sakura

Sakura, ma sei tornata a casa? Siamo preoccupati. 

 

Da: Tomoyo

A: Sakura

Ho capito tutto, non preoccuparti, ora avviso gli altri. Mandami un messaggio quando sei a casa. 

 

Da: Shaoran

A: Sakura

Sakura, mi sto preoccupando. 

 

Continuo a scorrere un messaggio dietro l’altro, leggendoli uno ad uno. Rispondo solo a Tomoyo dicendo che sono a casa sana e salva. Ho deciso di dirle che mi sentivo poco bene e che sarei andata via dalla sua festa prima, però penso che lei abbia capito che c’era sotto altro: qualcosa che neanche io so spiegarmi. Metto il pigiama velocemente e mi butto nel letto, immergendo il mio volto nel cuscino. Perché devo sentirmi così triste? Stavo bene, stava andando tutto bene, poi Hisato mi lascia. Poi incontro la nuova ragazza di Hisato che mi tira delle frecciatine dolorose. Poi tutti vogliono che io vada avanti. Poi cerco di andare avanti con la forza ed il sostegno delle persone al mio fianco. Poi Shaoran picchia Hisato. Poi Shaoran mi racconta la sua storia. Poi Shaoran bacia un’altra. Do una testata al cuscino, ripetendomi una serie di "stupida, stupida, stupida". Dovrei iniziare a costruire una corazza di distacco emotivo, solo per soffrire di meno. Mi giro supina, mentre sospiro. Attualmente i miei sentimenti sono così scomposti che non ci capisco più niente, tuttavia qualcosa fa male al mio petto. Il fatto di provare ancora dei sentimenti per Hisato, poi, amplifica tutto il mio dolore. 

Il mio cellulare squilla, ed io rispondo subito, non guardando chi sia la persona che mi cerca. 

“Pronto?”

“Sakura.”

La voce di Shaoran è ferma, decisa. Mi fa un poco rabbrividire, perché lo sento quasi… arrabbiato?

“Ciao.” dico solo, vaga. 

“Ti rendi conto del colpo che mi hai fatto prendere? Dove sei?” 

“A casa, mi sono sentita poco bene.” continuo restando sul vago. 

“Vengo da te.” dice, infine. 

“No! Sei pazzo?” scatto seduta, allarmata. 

“C’è a casa con te qualcuno?” chiede poi, mentre sento nella telefonata una porta che si chiude alla sue spalle. È uscito dalla casa di Tomoyo. 

“No.” nego, sincera. 

“Allora aspettami.” 

“Shaoran!” lo richiamo, ma lui riattacca, non prima di farmi sentire il suono di una portiera che si apre. 

Ma che cosa sta combinando?

 

***

 

Leggo il messaggio di Shaoran: mi dice che è arrivato. Mi dirigo in fretta all’ingresso di casa mia, accendo la luce ed apro la porta. Shaoran è davanti a me, amareggiato. Indossa solo la camicia ed i pantaloni, a quanto pare si è disfatto della giacca e della cravatta che aveva prima.

“Ragazzina, perché te ne sei andata?” mi domanda, mentre io mi metto a lato della porta per farlo passare. Guardo l’orologio appeso al muro: è mezzanotte e mezza. È passato così veloce, il tempo?

“Perché avevo mal di testa.” recupero dalla mia mente la prima scusa lampeggiante, nel mentre chiudo la porta di casa. Il mio amico assume un’espressione preoccupata, poi posa una mano sulla mia fronte. Ha sempre le mani fredde, gelate. 

“Non sei calda.” afferma. Mi divincolo dal suo tocco, dopo un attimo di stordimento iniziale, non appena l’immagine di lui e Dora che si baciano appare davanti ai miei occhi. 

“Te l’ho detto: è solo mal di testa.” mi allontano, sedendomi sul divano in salotto. 

“Sei arrabbiata con me?” mi domanda, sospettoso. Nego con il capo. 

“Perché dovrei?”

“Mi sembri più distaccata.” a quel punto, a quella frase, non so cosa scatti nel mio cervello. Ma non ci vedo più, e sento rabbia. Dolore. Scontentezza. Non so che altro. Ah, sì. Fastidio. Tanto fastidio. Si insinua dentro di me, e le sue onde si agitano come un mare in tempesta. 

“Forse non sono solamente così espansiva come Dora.” mi guarda ad occhi spalancati, poi aggrotta le sopracciglia. 

Brava, Sakura, puoi ritirare il premio come ragazza più stupida dell’anno. 

Mi sono rincitrullita, è ufficiale. 

“Che cosa intendi?” scuoto il capo.

“Nulla, scusami.”

Ho esagerato, me ne rendo conto. 

“Sei andata via dalla festa di Daidouji perché hai visto me ed Abe baciarci?”

Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva. Ma che cosa crede? Non è così. 

“No! Vi ho visti, ma non sono andata via per quello.”

Figuriamoci se mi metto a fare la gelosa, ora come ora. Gelosa di cosa, poi? In ballo non ci sentimenti che vanno oltre all’amicizia, e questo da ambedue le parti. 

Shaoran sospira, per poi mettersi seduto accanto a me. 

“È stata lei a baciarmi.”

Aggrotto le sopracciglia. 

“Ma scusami, tu di solito…”

“Non stavolta: ha iniziato lei.” mi interrompe. Ciò non toglie che lui abbia ricambiato. 

Ah, smettila, Sakura. Ti stai comportando come una bambina. 

“Non devi comunque darmi spiegazioni.”

“Lo so.” fa’. 

Annuisco. 

“Quindi pensi di iniziarci una relazione?” domando. Lui ride, ironico. 

“Assolutamente no.” 

Piego la testa di lato. 

“Allora perché non l’hai scansata?” sono confusa. 

“Diciamo che mi ha preso in un brutto momento.”

Continuo a non capire. 

“Non voglio farti soffrire.” dice, per poi prendermi tra le sue braccia. Non capisco a cosa si riferisca, ma non ha fatto nulla per rendermi sofferente, né stasera né mai, da quando lo conosco. 

“Sono talmente…” lascia la frase in sospeso. Una cosa di Shaoran l’ho imparata: ha bisogno dei suoi tempi per capire le cose e per agire di conseguenza. Non voglio rifiutare questo abbraccio, sebbene in questo momento non mi senta a mio agio come le altre volte. Non voglio sconvolgerlo ulteriormente. 

“Non voglio farti soffrire.” continua, e me lo ripete altre tre volte. 

“Tu sei così diversa.” mi sento immobile. Ho bisogno di staccarmi e riprendere fiato. 

“Non mi stai facendo soffrire.” dico, dopo un po’. Lui si stacca da me, prende il mio viso tra le sue mani. Con il suo dito indice percorre tutto il mio perimetro facciale, tracciandone i contorni. Continua questa sua corsa fino ad arrivare alla fine del braccio, dove mi prende ancora per i polsi, e me li bacia, come quel giorno alla tavola calda. 

“Perché?” chiedo, senza sapere esattamente come alludere. 

“Perché io ho bisogno di te.” sentenzia e mi fa trasalire. Scuoto il capo.

“No, non è vero.”

“Lo è.”

Mi guarda negli occhi, e poi posa il suo sguardo sulla mia intera figura, dall’alto verso il basso. Schiocca la lingua al palato. 

“Ti ho svegliata?” fa’ riferimento al mio pigiama. 

“No, avevo un po’ di cose per la testa e non riuscivo a dormire. Non preoccuparti.” 

“Che genere di cose?”

Faccio spallucce, non avendo voglia di parlarne. 

“Pensi ancora a lui?”

Chino il capo.

“Anche, sì. È normale, Shaoran.”

“Lo so.” 

Sospiro, e vengo di nuovo trascinata tra le sue braccia. Lo sento darmi un bacio tra i miei capelli, per poi respirarne il profumo. 

“Non farmi più preoccupare così.” 

Annuisco, stringendolo a mia volta, dopo un po’ di esitazione iniziale. Mi sento la guancia strana, quindi porto un dito indice su di essa, e constato che è bagnata.

Sto piangendo senza nessuna ragione. 

 

***

 

Quando apro gli occhi quella mattina e mi ritrovo sul divano, al posto che essere nel mio letto. Ci impiego un attimo prima di capire cosa ci faccio qui, poi la mia mente lo rammenta ed i ricordi della sera precedente si fanno subito vivi. 

“Buongiorno, Sakura.” scatto subito in piedi, notando Shaoran in cucina che mi saluta. 

“Io… cosa…” 

Devo respirare. 

“Ci siamo addormentati.” mi spiega, con tranquillità. Addormentati? Come, addormentati? Poi un lampo arriva al mio cervello: io e Shaoran ci siamo abbracciati, io mi sono accorta di star piangendo e lui mi ha accarezzato la testa per tutta la sera, probabilmente finché non ci siamo assopiti. Accidenti. 

“Hai dormito su di me tutta notte, è stato difficile divincolarmi stamattina per non svegliarti.” avvampo da capo a piedi, e decido di alzarmi. 

“Mi dispiace.” dico, e sono veramente dispiaciuta. Non era mia intenzione importunarlo così tanto. 

“Non ho mai dormito così bene, ragazzina. Non preoccuparti.” ridacchia.

Aggrotto le sopracciglia. 

“Sarà meglio che io vada. Ci vediamo in università domani?” chiede, incamminandosi verso la porta di ingresso. Annuisco impassibile, seguendolo. 

“Buona domenica.” chiudo la porta alle sue spalle. Porto una mano in fronte e faccio scorrere la mia schiena lungo la superficie di legno, per poi ritrovarmi seduta sul pavimento. 

Sto soffrendo per troppe cose insieme. Ed ora non riesco più a vedere le linee di confine che separano ogni sentimento diverso dall’altro. 

 

***

 

Il pesce ed il purè che ci sono nel mio piatto non sono stati nemmeno sfiorati: non ho fame, per niente. Continuo da ieri a chiederti come sta succedendo alla mia vita, perché così improvvisamente debba andare a rotoli, facendomi smarrire in luoghi che non conoscevo, e che nemmeno volevo conoscere. Non mi capisco più, ed è strano, perché sono sempre stata a conoscenza dei miei limiti e delle mie emozioni. Ora no. Ora è come se stessi facendo un viaggio di non ritorno, diretto chissà dove. Ed ho paura di perdere del tutto il mio cuore per strada. 

“Sakura!” 

Mi spavento, facendo un piccolo balzo sulla sedia. 

“Meiling, sei tu.” sospiro e porto una mano al mio cuore, che ora batte velocissimo per il colpo che mi sono presa. 

“Mangio con te, ti va? Tra poco arrivano anche Tomoyo e mio cugino.” si siede di fronte a me. La mensa dell’università oggi è stranamente meno piena del solito, ma meglio così. 

Aspetta, ha detto Shaoran?

“Tuo cugino non pranza al conservatorio?” domando, allontanando il piatto. Devo imparare ad evitare di prendere il cibo, quando so già che non mangerò niente. 

“No, voleva venire a pranzo qui.”

Annuisco, senza aggiungere altro. 

“Stai bene?”

“Sì, perché?”

Non proprio bene, okay, lo ammetto. Ma me la cavo. 

“Pensi ancora ad Hisato?”

“Non come prima, ho accettato la cosa, ed ora sto cercando di lasciarmi tutto alle spalle.” ammetto, sincera. E spero di riuscirci.

“Brava. Allora perché sei così giù di morale? Cosa ti preoccupa?” prende un boccone della sua zuppa. Faccio le spallucce. 

“Niente di che, cose in generale.” non saprei nemmeno cosa risponderle, perché non ne ho idea di cosa mi stia preoccupando. 

Meiling sospira, posando il cucchiaio dentro il suo piatto. 

“Sakura.” la guardo e sento un po’ di ansia all’interno del mio stomaco. 

“Io apprezzo tanto quello che stai facendo per Shaoran, ma veramente tantissimo.” inizia, e la cosa non promette niente di buono. 

“Lo so.” dico, cercando di fermare il suo discorso. 

“Però mio cugino è un po’ codardo, su certe cose. Purtroppo, non tutti per tornare a casa scelgono di fare la strada lunga, anche se sanno che il paesaggio è migliore e, non so, il percorso è senza buche.” 

Piego la testa di lato.

“Che stai cercando di dirmi?”

China il capo, mordendosi il labbro inferiore, come combattuta su quello che deve dirmi. 

“Shaoran ha avuto cose spiacevoli nella sua vita, quindi assume sempre questa barriera: non voglio soffrire e non voglio far soffrire. Per questo motivo, continua ad avere avventure con le ragazze ed a non innamorarsene.” mi spiega. 

“Questo lo avevo intuito.”

“Lo so, soltanto che ora le cose sono cambiate, ma lui non lo vuole ammettere.”

Le cose sono cambiate? Eh?

“Cosa intendi con…”

Meiling mi fa segno di tacere portandosi il dito indice alle labbra e, poco dopo, Tomoyo e Shaoran si siedono con noi, per pranzare. Ora capisco. Aggrotto le sopracciglia quando la mia amica si sistema accanto a Meiling e non a me. 

“Non hai mangiato nulla?” mi chiede Shaoran, indicando il mio vassoio. Scuoto il capo. 

“Non ho fame.” 

“Qualcosa la devi mangiare comunque, Sakura.” sentenzia, con un tono di voce deciso. Mi mordo l’interno della guancia.

“Sakura Kinomoto!” mi sento chiamare ed alzo lo sguardo verso la direzione dove sento la voce. Sorrido, cortese, quando vedo la persona che mi ha cercata. 

“Danjuro Mori!” esclamo a mia volta, con gentilezza. Il ragazzo in questione posa il suo vassoio a capotavola, proprio vicino a me, prendendo una sedia da un altro tavolo. 

“Ti ha dato qualcuno il permesso di sederti qui?”

Sento tirare un piccolo calcio a Shaoran da sotto il tavolo e Meiling, l’artefice di questo gesto, assottiglia gli occhi. 

“Perdonalo, è sempre così scortese.” gli dice. Danjuro alza le spalle, bofonchiando che non importa. 

“Stamattina mi sono visto con Hanko.” spiega a Meiling, la quale annuisce. 

“Io ed Eriol lo stiamo aiutando a scegliere l’abito da sposo.” la ragazza emette un versetto di apprezzamento. Sorrido alla scena. 

“In ogni caso, sono qui per un altro motivo.” dice questo, voltandosi verso di me. 

“Settimana prossima il comitato studentesco dell’università organizza un rinfresco. Diciamo che gli studenti servono bevande e stuzzichini, in cambio di denaro, il quale andrà in beneficenza per i bambini bisognosi. Vorresti esserci, Sakura?” domanda, un po’ timido. Apro la bocca per parlare, ma non so cosa dire. Sono un po’ sorpresa, non me lo aspettavo. 

“È sabato pomeriggio.” specifica, ricordandosi dopo di dirmi il giorno. Valuto mentalmente tutte le opzioni ed il fatto che sia per una buona causa, mi fa superare ogni barriera dov’era possibile una mia negazione alla proposta. 

“Volentieri.” 

“Vengo anch’io.” mi volto verso Shaoran, aggrottando le sopracciglia. 

Come dice?

“Insomma… è una cosa libera, no? Più siamo, meglio è.” gesticola. 

“Non hai di meglio da fare con qualcuna?” lo stuzzica Danjuro, ed io mi faccio piccola sulla sedia, delusa da questa provocazione. Bene, perfetto. Altra sensazione che non comprendo. 

“Direi di no. E poi, non sono io quello che ci sta provando spudoratamente con qualcuno che non ci sta, con dei mezzi a dir poco… come posso chiamarli, subdoli, forse?” Shaoran continua, non tirandosi indietro a quella sfida. Sembra che stiano parlando tra di loro, e l’argomento principale mi è sfuggito. Veramente, non lo capisco. 

Cosa mi sono persa?

“Va bene, basta così.” dice Meiling, spazientita. Io ho l’impulso di alzarmi dalla sedia e di andarmene, se non fosse che Shaoran mi ferma per un braccio, facendomi restare seduta. 

“A questa festa di beneficenza tieni conto anche di me.” dice a Danjuro, facendogli l’occhiolino. Poi mima con il labiale a suo cugino una cosa, che non mi sfugge dagli occhi: "non ti lascio solo".

“Mori, posso chiederti un favore?” interviene Tomoyo, ad un certo punto. Ottiene un cenno affermativo in risposta. 

“Potrei cucire delle divise? Per i maschi e per le femmine?”

Il ragazzo alza le spalle. 

“Non vedo dove sia il problema, se non è troppa mole di lavoro e pensi di farcela.” Tomoyo annuisce vigorosamente.

“Che meraviglia!” esclama poi, portandosi le mani ai lati del viso. 

Roteo gli occhi: non cambierà mai. 

“Oh.” all’improvviso si rabbuia. 

“Che succede?”

“Avrò bisogno di tutte le misure che mi mancano!”

“Le misure..?” inizia Shaoran, perplesso. 

“Ecco, ad esempio le tue misure devo saperle. Altrimenti come posso cucire una bella divisa?” ridacchia. 

Mi porto una mano in fronte: si prospetta una settimana lunga. 

 

***

 

“Wow, complimenti, Li. Hai un bel fisico.” dice Tomoyo, chiudendo il suo metro da sarta, dopo avergli misurato le spalle. Riporta il tutto su un blocco note, dove ha scritto le misure di ogni persona, per poi posarlo sulla scrivania di camera sua. L’unico che gli mancava era proprio Shaoran, il quale ci ha messo un po’ prima di accettare la cosa. Tipico di lui. 

“Ce la farai a farle tutte?” domando, quando noto che saranno almeno una ventina di studenti se non di più. 

“Mi aiuterà Eriol.” 

Annuisco. 

“Hai un’idea di come crearle?”

“Certo.”

“E come le farai?” domanda Shaoran, curioso. 

“Questa è una sorpresa.” fa’ l’occhiolino.

Sento un cellulare squillare, ma so che non è il mio.

“Scusatemi.” Shaoran ci dice, allontanandosi di poco. 

“Meiling, che c’è?” inizia. 

“Come sarebbe a dire che viene anche lei? No, ti ho detto che non… Ah, sì, certo. Sei sempre la solita.” 

Più lo sento parlare, più mi sento confusa. Ed anche la mia amica Tomoyo non sembra essere da meno, vedendo le sue sopracciglia aggrottate. 

“Non la voglio più vedere, come te le devo spiegare? Come sarebbe a dire che è stato Mori ad invitarla?” 

Ma di chi sta parlando? Chi ha invitato Danjuro che Shaoran non vuole vedere?

“Eriol le confeziona la divisa? Ma se lo può scordare! Non la voglio più vedere, Meiling. No, non ti sto dando colpe. Ah, vorrei strozzare quell’idiota in questo momento.” continua, alzando un po’ la voce. 

“Ne parliamo a casa, sì. Dopo vengo da te. Ciao.” termina la chiamata, e si passa una mano sul volto, con fare sconvolto. 

“Che succede?” domando, preoccupata. 

“Niente, Dora Abe verrà al rinfresco di sabato.” sbuffa, seccato. 

“E non sei contento?” formulo. Dopotutto, l’ha baciata. 

Tomoyo dice che torna subito, e lascia la stanza. Shaoran scuote il capo energicamente. 

“L’ha invitata Mori, l’ha fatto per giocare a suo favore.”

“Che intendi dire?”

“Che quello ci prova con te, Sakura.” mi butta addosso. 

E sento la terra mancarmi sotto i piedi. 

Shaoran si siede sul letto di Tomoyo, portandosi le mani al viso, visibilmente nervoso.

“Cosa ti turba tanto? Dora non ti piace?” domando. 

“No, ragazzina, per niente. È…” si ferma, per poi alzare lo sguardo su di me “complicato.” conclude. 

“Non le vuoi dare una possibilità?”

Non capisco perché mi sento tesa nel chiederglielo. 

Lui scuote il capo, alzandosi dal letto. 

“Be’, ora è meglio che io vada.”

“Ma… Shaoran.” mi alzo, per raggiungerlo, arrivando proprio di fronte a lui. Dopo un po’ di esitazione, mi prende tra le sue braccia, per poi dirmi che deve andare, ed io ricambio forte la sua stretta, perché no, non voglio che se ne vada. 

Non ci sto capendo niente, è vero. Ed ora, in questo abbraccio, in questo mio momento di follia dove il mio cervello non ha ancora connesso che lui deve tornare a casa, non so se sento il peso del mondo addosso o se il mondo addosso non mi pesa più.

 
ANGOLO AUTRICE: ecco, nuovo capitolo appena scritto :)) io spero davvero di far capire come si sentono i personaggi, soprattutto Shaoran e Sakura. Fatemi sapere se fosse così o meno! Grazie di tutto. Bacioni x.

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Capitolo 12
*** Capitolo XI. ***


SAKURA

 

Tomoyo tira su la cerniera della divisa che ha creato, stando attenta a non sbagliare. 

“Ecco fatto, perfetta!” esclama, a lavoro concluso. Mi volto verso lo specchio che ha nel suo furgone, dove ha permesso ad ognuno di noi di cambiarci e vestirci per questo rinfresco. 

“È carinissima!” 

La divisa è composta da una camicetta bianca felpata a maniche lunghe, perché è comunque quasi inverno, ha il colletto che richiama il colore bordeaux della gonna, e sopra quest’ultima c’è un grembiule grigio. La versione maschile è uguale, l’ho vista prima addosso ad Eriol: i pantaloni sono bordeaux, hanno anche loro una camicia bianca con il colletto che richiama i calzoni, ed il grembiule è grigio. Esattamente identico. 

“Io ed Eriol abbiamo deciso di usare colori unisex.” mi spiega, andando verso l’uscita del piccolo furgone. La seguo e, una volta fuori, all’aria aperta, ci dirigiamo subito verso le bancarelle, fuori dall’università, che hanno allestito il comitato degli studenti. Io sono addetta alle bevande, assieme a Shaoran, Danjuro e Meiling, e siamo alla terza bancarella, mentre più avanti ci sono gli altri alunni, tra cui anche altri della nostra compagnia. La mia postazione è confinante con quella degli stuzzichini salati, dove ci sono Tomoyo, Eriol, Rika e Dora. Non impazzisco all’idea di essere vicino a quest’ultima, anche se non ho motivi per avercela con lei, quindi ho chiesto a Tomoyo di starmi il più vicino possibile. E lei, amica preziosa, ha accettato senza indugi.

“Buongiorno!” esclamo, prendendo posto. Anche Tomoyo va a sistemarsi, non prima di dare però un bacio ad Eriol. 

“Come sei raggiante, oggi.” dice Meiling, sorridendomi. Scuoto il capo.

“Sono sempre la stessa.” oltrepasso Meiling e Shaoran, poco dopo essermi fermata e aver salutato il ragazzo con gentilezza. 

“Ragazzina.” fa’, a mo’ di saluto. Gli sorrido in risposta. 

Davanti a me ci sono anche dei tavolini, dove la gente può prendere posto per mangiare e bere, nel caso prendesse qualcosa da noi. Spero vivamente che possano fermarsi a prendere qualcosa. Dopotutto, l’orario è buono. Mi guardo in giro, alla ricerca di Danjuro. Poco fa era qui, è stato il primo a voler indossare la divisa di Tomoyo, quindi, ora dov’è finito?

“Daidouji mi vuole uccidere.” sento dire da Shaoran. Direziono il capo verso di lui, girandomi anche con il corpo. 

“Perché ti vuole uccidere?” chiedo, un po’ confusa. Lui spalanca gli occhi, come colto con le mani nella marmellata e, subito dopo, posa la sua attenzione solo al bicchiere che tiene in mano, riempiendolo di aranciata quasi fino all’orlo. Ci hanno chiesto dell’aranciata? Come mai la versa in un bicchiere?

“Perché gli ha fatto i pantaloni della divisa, per questa festa di beneficenza, troppo stretti.” ride Meiling, di fianco a lui. Shaoran posa il bicchiere su di un vassoio, poi le da una piccola gomitata.

“Smettila. Lo sai che non sono abituato a questo genere di pantaloni, e quindi vorrei evitare di metterli.” spiega. 

Eh?

“Quindi, da bravo modello quale sei, ti sembra corretto cambiare pantaloni ogni secondo.” lo punzecchia. 

Ma sono solo calzoni, quanto la fanno lunga?

“No, dico solo che non mi piace la sensazione quando li indosso.”

Piego il capo, continuando a non capire. 

“Invece ti piace benissimo la sensazione, altrimenti ti saresti già liberato di loro.” Meiling continua, testarda. 

“Ti ho già spiegato che ho paura di rovinarli, e non voglio sciuparli.” Shaoran, dal suo canto, è più testardo di lei. Io mi sento sempre più intontita. Ma perché ne stanno facendo una questione di stato?

“Questo significa che ci tieni a loro e che ti piacciono.” 

Aggrotto le sopracciglia. 

“Non sto dicendo questo!” fa’ lui, spazientito. 

“Be’, Shaoran, non te la prendere allora, se Tomoyo confezionerà questi tuoi pantaloni anche per altri ragazzi.” dice con tono conclusivo, sua cugina. 

Aggrotto le sopracciglia, voltandomi subito verso Tomoyo.

“Hai fatto i pantaloni di Shaoran molto stretti?” chiedo. La ragazza ride vivacemente, mettendosi poi una mano davanti alla bocca. 

“Che ho detto di strano?” chiedo. 

“Ma niente, Sakura, niente. Di certo il problema di Li non sono i suoi pantaloni.”

Eh?

“E allora cosa?”

Scuote il capo. 

“Io glieli ho fatti su misura.” mi fa’ l’occhiolino, per poi andare verso un signore che desidera delle pizzette. 

“Non ti preoccupare, Sakura.” mi si avvicina Eriol, mettendomi una mano sulla spalla. 

“Prima o poi sarà tutto chiaro.” 

Ma tutto chiaro, cosa? 

“Scusate il ritardo, ero andato a prendere altre bibite.” 

Danjuro interrompe la mia conversazione con Eriol, posando sul nostro tavolo un set di nuove bevande. Ce ne sono per tutti i gusti: dalle più tradizionali, a quelle meno diffuse. Wow, dove le ha trovate tutte?

Passa attraverso il piccolo spazio tra la bancarella dove c’è Tomoyo e quella dove ci sono io, e mi raggiunge. 

“Ciao, Sakura.” 

“Ciao.”

Si abbassa di poco alla mia altezza, dandomi due baci sulle guance per salutarmi. Sento il rumore di qualcosa di rotto dietro di me. 

“Shaoran! Hai rotto un bicchiere!” 

Vedo il pianista non prestare attenzione a Meiling, che si è chinata con in mano uno scopino ed una paletta per raccogliere i cocci. Shaoran è accovacciato a terra, come a voler raccogliere qualcosa, ma tiene lo sguardo fisso su Danjuro. E non mi piace il modo in cui lo guarda. 

Mi avvicino immediatamente a lui, che non accenna alcun movimento. 

“Stai bene? Ti sei fatto male?” cerco di richiamare la sua attenzione. Solo quando nota che io sono abbassata alla sua altezza, posa i suoi occhi nei miei. 

“No, non mi sono fatto niente.” risponde. Si rimette in piedi, continuando la sua mansione, imperterrito. Meiling lo fissa a bocca aperta, poi scuote il capo, come a riprendersi dallo shock. Butta i frammenti di vetro nel cestino, per poi tornare verso di noi. 

“Hai rotto un bicchiere, i miei complimenti. Lo sapevo io: dovevo prenderli di plastica.” sbuffa Danjuro.

“Lo sai cosa hai rotto tu, invece?” Shaoran si fa avanti, spazientito e visibilmente arrabbiato.  

Okay, questo messaggio mi è arrivato chiaro. 

“Shaoran, vieni con me.” lo prendo per un braccio e decido di portarlo dentro l’università, magari in bagno, così si da una sciacquata e si calma un po’. 

 

***

 

I bagni dei maschi universitari sono orribili, ma è per una buona causa. Shaoran si lava il viso e, una volta fatto tutto, possiamo uscire, decidendo di sederci su una panca di fronte alle aule vicine alla toilette. 

“Stai bene?” formulo. 

“Ti ho detto di sì, Sakura.” 

“A me non sembra.”

Mi guarda, seccato. 

“Se continua così, lo mangio vivo.” 

Si riferisce a Danjuro?

“Mori?” chiedo. 

“Non deve permettersi di fare certe cose. Insomma, ma non lo capisce che danno fastidio?” sbuffa.

Cosa potrebbe dargli così fastidio? Forse il fatto che con me si comporti in modo molto espansivo? Probabilmente, Shaoran, a modo suo, sta cercando di proteggermi.

“Stai cercando di proteggermi?” domando, quindi. 

Shaoran mi guarda, spalancando gli occhi e colto sul vivo. Sorrido intenerita, mentre decido di abbracciarlo.

“Non voglio che qualcuno ti faccia ancora del male.” bofonchia sul tessuto della mia camicia, che mi ricopre la spalla. 

“Io sto bene.” ammetto.

Lo sento stringermi più forte. 

“Ora sto bene anch’io.” sussurra a malapena, per poi staccarsi un attimo e baciarmi la fronte. Rabbrividisco. 

“Sei più tranquillo?” 

Annuisce. 

“Torniamo fuori, ti va?” 

“Sì, va bene.”

Ci alziamo e percorriamo il corridoio universitario, diretti verso l’esterno. 

“A te piacciono le sue attenzioni? Voglio dire… lui ti piace?” mi domanda. 

Scuoto il capo energicamente. 

“Non voglio assolutamente tornare appresso ad un’altra persona, Shaoran. E poi, con tutto il rispetto per lui, ma non è il mio tipo.” 

Mi guarda incuriosito. 

“Quale sarebbe il tuo tipo?”

Ci rifletto su, trovando quasi subito la risposta. 

“Quelli che mostrano le loro fragilità solo a poche persone.” 

Shaoran mi dona un grande sorriso. 

“Ho capito molte cose, ragazzina.”

 

***

 

“Grazie mille! Ecco a lei: la sua gassosa.” la signora a cui ho dato la bibita mi sorride, mentre mi porge il denaro.

“Grazie a voi, è un’iniziativa bellissima.”

Sorrido.

“Allora, quanto abbiamo fatto?” Meiling mi si avvicina. Apro il registratore di cassa: non è una cifra gigantesca, ma è comunque buona. 

“Molto bene, direi!” esclama. 

“Per essere solo delle bibite, sì.”

Sorrido. 

Mi guardo in giro, notando solo ora che Shaoran non c’è.

“Tuo cugino?”

“Ah, Dora l’ha trascinato via qualche minuto fa, mentre servivi delle bibite. Non so dove.” mi spiega. 

Oh. 

“Le piace molto, vero?” chiedo, sistemando il tavolo. 

“Credimi, è una sorpresa anche per me. Dora me ne ha sempre parlato male, ma non credo che a Shaoran importi di lei.”

Annuisco, comprensiva. 

“Me l’ha anche confermato lui, sì.” sentenzio. 

“Se mai dovesse stare alle sue avance, è solo perché è stupido e disperato.”

Rido.

“Ma dai, non dire così.” la rimprovero. 

“No, dico davvero, Sakura. Le persone fanno cose pazze e sciocche quando provano qualcosa che fa loro paura.”

Piego la testa di lato. 

“Ragazze, ancora mezz’ora e poi sbaracchiamo.” ci informa Danjuro. 

“Va bene!”

“Comunque, siccome so che muori dalla curiosità…” mi sussurra Meiling all’orecchio, mettendo pure tanto di mano davanti alla bocca “dopo ti dirò quello che Dora e mio cugino si sono detti, appena me lo farò raccontare da lui.” 

Rabbrividisco, e Meiling mi fa’ l’occhiolino. 

Sto per dirle che non è corretto, che Shaoran nella sua vita è libero di fare come preferisce, quando lei mi blocca. 

“Ah, poi, Sakura.”

“Sì?”

“Questo è un consiglio che ti do.”

Annuisco.

“Fatti confezionare degli abiti da Tomoyo più spesso.”

 

***

 

Cenare a casa di mio fratello è sempre molto divertente, soprattutto per i battibecchi quotidiani, molto teneri a mio avviso, tra lui ed il suo compagno. Mio padre doveva rincasare oggi, ma ha avuto un imprevisto, quindi tornerà domani, ed io ne approfitto per stare un po’ con Touya.  

“Allora, com’è andato il rinfresco di beneficenza di cui mi parlavi?”

“Molto bene, Touya, davvero. Abbiamo guadagnato abbastanza.” sorrido. 

Oggi è stata una giornata abbastanza tranquilla: è trascorsa in modo sereno, senza troppe paranoie o cose di questo tipo. Tranne per quel piccolo incidente con Shaoran, chiamiamolo così. Non l’ho più visto da quando se n’è andato via con Dora, non l’ho nemmeno più sentito, né nulla. Probabilmente gli scriverò un messaggio dopo, oppure lo chiamerò, per sapere come va, anche perché sono comunque un pochino preoccupata. Non vorrei mai gli sia successo qualcosa, oppure si senta triste per qualche motivo, o chissà che altro. Le penso tutte, in questi momenti. Ed i miei pensieri brutti aumentano quando, anche la consapevolezza che Meiling non mi abbia ancora contattata, non tanto per dirmi cosa si son detti lui e Dora, ma quanto per il fatto di sapere che lui sta bene, si fa strada prepotentemente tra ogni mia vertebra. 

“Sakura, mi hai sentito?”

Alzo lo sguardo su Touya.

“No, scusa. Cosa dicevi?” lui sbuffa, per poi ripetermi la domanda. 

“Come stai emotivamente? Per… Hisato, insomma.” tentenna. 

“Ah, non preoccuparti. Sto meglio.” sorrido. Ed è vero. Certo, non mi è ancora passata, come si usa dire, tuttavia sto veramente meglio rispetto anche solo a qualche settimana fa. Voglio dire, siamo quasi a novembre, più i giorni passano più cerco di pensarci meno, anche se, quando ci penso, il dolore non mi abbandona ancora del tutto. Per quello, ci vorrà ancora un po’.

“E con il pianista? Ti trovi bene?” Yukito chiede, addentando poi un pezzo della sua coscia di pollo. Ridacchio.

“Sì, è un buon amico.” annuisco, convinta. Touya da un’occhiataccia al compagno, per poi scandire le parole. 

“Sentito, Yukito? Un buon amico.” quasi lo rimprovera. Rido alla scena: mio fratello è sempre così divertente, quando ci si mette. A distrarmi dai miei pensieri è il mio telefono, che riempie l’aria con la sua suoneria. 

“Scusate.” affermo, e mi alzo da tavola. Vado poco distante da loro e rispondo. 

“Meiling?”

“Sakura, ciao! Scusa se ci ho messo tanto a chiamarti.” 

Scuoto il capo, come se potesse vedermi.

“Non ha importanza. Anzi, ti avevo detto che non ce n’era bisogno, se è per Dora.” spiego.

“Oh, smettila. Tu e mio cugino siete uguali.” sbuffa. 

Uguali?

“Dora ci sta provando.” sentenzia, e la sento sedersi sul letto. 

“Questo lo immaginavo.” 

“Shaoran sta bene e non sta cedendo alle sue provocazioni, solo che quella è sempre in giro. Mi sta complicando il lavoro.” protesta. 

Lavoro?

“Che intendi, Meiling?” 

“Tu non preoccuparti.” mi liquida. Sospiro, decidendo di lasciar perdere. 

“Comunque dovevo solo dirti questo.” 

“E ti ribadisco che non era necessario, Meiling. Tuo cugino è libero di fare quello che vuole e…”

“Testarda come lui. Ah! Mi farete uscire pazza!” la sento picchiare i piedi a terra. Mi trattengo dal ridere. 

“Se tu mi dicessi dove vuoi arrivare ti verrei incontro.” le spiego. 

“Come fai a non capirlo?” sospira. 

Nessuno mi sta parlando chiaramente, ci credo che non comprendo nulla. 

“Ora devo andare, Sakura.”

Oh, di già?

“Va bene.” 

“Cerca di non pensarci troppo. Ti voglio bene. E non preoccuparti, Shaoran è in piena salute.” ridacchia. 

“Menomale. Buona serata!” riattacco. Sono grata di sapere che lui stia bene, e che vada tutto okay. Mi è dispiaciuto non salutarlo, oggi. Decido di mandargli un messaggio.

 

Da: Sakura

A: Shaoran

Mi è dispiaciuto oggi non averti salutato, ma eri via e non volevo disturbarti. Ci vediamo nei prossimi giorni, buona serata. 

 

La risposta mi arriva in un lampo.

 

Da: Shaoran

A: Sakura

Stavo per scriverti la stessa cosa. Buona serata anche a te, ragazzina. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE: capitolo nuovo, è più corto rispetto agli altri, ma serve di passaggio. Nei prossimi, inizieranno le vacanze di Natale, e lì sì, ne succederanno un po’ u.u hahah. Ditemi cosa ne pensate! Bacioni x.

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Capitolo 13
*** Capitolo XII. ***


SAKURA

 

Il mese di novembre è passato talmente in fretta che non mi sono nemmeno accorta dei suoi giorni. Come sabbia del mare, è corso tra le mie dita, quasi facendomi sentire solo appena la sua presenza. Sono contenta però: oggi è il primo di dicembre, ed io amo questo mese. Il Natale, l’atmosfera magica, le persone più gentili e generose. Credo che senza questa festività il mondo sarebbe anche più triste, ma mancano ancora un bel po’ di settimane prima che arrivi. Sospiro, per poi richiudere la mia agenda. Novembre è veramente volato, e non sono accaduti particolari eventi. Ho studiato molto per questa sessione invernale ed ora sono decisamente a buon punto, Tomoyo ed Eriol continuano la loro relazione serenamente e sono felicissima per loro, Meiling è stata impegnata tra i preparativi del suo matrimonio e gli esami, non ho visto molto Rika, Chiharu e Yamazaki, a causa dei vari impegni di ognuno. Ed ora che ci rifletto, è da un po’ che non vedo nemmeno Shaoran. A quanto pare, da quel che so tramite sua cugina, Dora persevera, anche se lui resta molto sulle sue e non vuole avere una relazione con lei, per nulla al mondo, Dora non si da per vinta, nonostante i continui rifiuti. Da quel che ho capito, per ora sono amici. Ma io non riesco a chiamare "amicizia" un qualcosa dove c’è interesse, anche se solo da una persona. Per questo credo che Shaoran stia cedendo, magari sta valutando di instaurare un rapporto serio, per la prima volta, proprio con lei che, nonostante tutto, è una brava ragazza. Non lo so, la scelta sarà sua. Quello che spero, però, è che lui non si sia dimenticato di me. Ammetto che non vederlo e sentirlo poco alimenta la mia paura di essere abbandonata anche da lui: non lo sopporterei. Lui è diventato il mio punto stabile. Ha visto parti di me che solo in pochi hanno potuto vedere, e si è dimostrato unico. Quando ho bisogno di raccontare a qualcuno una cosa che mi fa ridere, arrabbiare, o piangere… lui è la prima persona che mi viene in mente. E lo faccio, ogni volta: prendo il cellulare e lo chiamo, e lui ascolta sempre. Talvolta, è capitato che anche lui facesse lo stesso, ma è sempre molto chiuso, quindi per lasciarsi andare del tutto ha bisogno dei suoi tempi. Ecco, l’unico avvenimento degno di nota, che è successo durante novembre, è stata la dichiarazione, che io ho rifiutato, di Danjuro nei miei confronti. Abbiamo deciso di mantenere dei buoni rapporti e di rimanere amici, se così ci possiamo definire, visto che le nostre conversazioni sono piuttosto apatiche e senza del vero e proprio coinvolgimento. 

“Sakura!” mi sento richiamare. Mi giro velocemente, trovandomi davanti una Tomoyo sorridente. 

“Ciao, oggi non sali alla fermata dopo?” chiedo, pacata. Ormai lei è solita a salire ad una fermata dopo la mia, per "accorciare il viaggio della metropolitana" come dice lei, quindi mi sorprende vederla qui. 

“No, oggi no. Come stai?”

Sorrido. 

“Sto bene, oggi è iniziato dicembre. Non potrei essere più felice!” ridacchio. La mia amica mi mette una mano sulla spalla. 

“Sei incorreggibile.”

Faccio le spallucce. La metropolitana arriva e, una volta che possiamo salire, Tomoyo mi chiede se riesco a farcela. 

“Anche Shaoran me lo chiede sempre. So di essere un po’ lenta per via della mia paura, ma ce la faccio.” la rassicuro, poi mi aggrappo al primo palo che trovo, tenendolo ben saldo tra le mie mani, al contrario di Tomoyo.

“Ma come fai a non tenerti a nulla ed a non cadere?”

“Questione di equilibrio.” spiega. 

Se lo dice lei. 

“A proposito di Shaoran Li, non l’hai più visto?”

Scuoto il capo.

“Poche volte, dalla festa di beneficenza. È molto impegnato, ed io anche. Lo sento qualche volta, però.” annuisce, comprensiva. 

“Farai anche a lui il regalo di Natale?”

Spalanco gli occhi, come se una scossa elettrica avesse attraversato tutto il mio corpo. Il cuore mi salta nel vuoto, per poi sprofondare. Regalo di Natale? Cosa posso regalare a Shaoran? Ma soprattutto, glielo devo fare? Posso farglielo? Lo accetterebbe?

“Sakura. Che stai pensando?” mi richiama all’attenti. Mi riprendo dal mio stato di trance, e decido di risponderle il vero. 

“Sto pensando che un regalo di Natale glielo farei volentieri, ma non so… non so se posso. E non per il denaro, quanto per…” tento di proferire, ma le parole mi muoiono in gola. 

“Hai paura che non voglia un regalo da te?”

Annuisco, a capo chino. La sento ridere un po’.

“Scusami,” inizia “è che trovo assurdo che tu stia davvero credendo delle cose di questo genere.” 

“Perché? A me non sembrano pensieri sciocchi.” la rimprovero un pochino, sentendomi permalosa. 

“Lo sono. E non perché tu sia sciocca, quanto perché tu sei… ingenua.” 

Piego la testa di lato, non capendo del tutto cosa intende dire. 

“Il regalo più grande che tu possa fare a lui, non si compera, Sakura.” 

Eh?

“Ma io…” inizio, ma lei mi ferma. 

“Tuttavia, lui sarebbe solo contento se ricevesse un regalo da te.” sorrido, speranzosa che sia così. 

“Be’, intanto so già cosa prendere a te. È semplice.” rido, cambiando argomento. 

“Ah, sì? Cosa mi regali?”

Pensavo di comperarle l’ultimo CD del suo gruppo musicale preferito. Ammesso che non voglia prenderglielo qualcun altro, come Eriol, o come le altre nostre amiche. Devo fermarle prima che sia troppo tardi, decisamente. Altrimenti, le comprerò un vestito, o un capo d’abbigliamento che potrebbe rientrare nei suoi gusti. 

“Sorpresa.” è la mia ovvia risposta. Lei rotea gli occhi, sussurrando che è sempre impaziente quando si tratta di regali. E la capisco, perché lo sono anch’io. Però, il Natale, per me, è davvero altro. E le persone accanto a me, mi donano il regalo migliore del mondo: la loro presenza nella mia vita. 

 

***

 

Controllo le notifiche sul mio cellulare, mentre mi affretto a mangiare un boccone della mia insalata: ho una fame da lupi, oggi. Non ci sono particolari novità, quindi decido di riprendere quello che volevo fare una volta a pranzo. Ovvero, chiedere alle persone che conoscono Tomoyo, se hanno intenzione di regalarle quel CD musicale. Mando lo stesso messaggio alle persone della nostra compagnia e, mentre aspetto risposta, controllo il sito online che sono solita usare quando devo fare un regalo a qualcuno. Shaoran Li, cosa potrebbe piacergli? Vorrei stare sul generico, senza entrare troppo nel personale, anche se sono una sua amica non vorrei che pensasse che mi prendo troppe libertà, però al tempo stesso vorrei donargli qualcosa che gli piaccia, qualcosa di carino ed utile. Mi rifiuto di scrivere sulla pagine di ricerca "idee regalo per un amico", perché voglio che sia qualcosa che mi esca dal cuore, qualcosa che ho pensato io, mentre giravano gli ingranaggi del mio cervello…

“Ragazzina.”

Shaoran prende posto al tavolo di fronte a me. Blocco subito il telefono, sperando che non abbia visto la pagina web che stavo cercando. Però è anche vero che, se l’avesse vista, non è facile indovinare il vero motivo per cui ero su quel sito. Sospiro, rilassandomi sulla sedia, per poi concedergli un sorriso: era da tempo che non vedevamo.

“Ciao, che bello vederti!” esclamo, contenta. Shaoran mi sorride, un po’ sghembo.

“Anche per me è bello rivederti. Come stai?” mi domanda, prendendo poi una cucchiaiata del suo risotto. 

“Sto molto bene. Oggi è iniziato dicembre, ed amo dicembre, tantissimo. Poi mio fratello sta facendo il bravo con me in questo periodo, non mi punzecchia come sempre. Papà è a casa per un po’ di tempo… Insomma, sto bene. Tu?” sono in fiume in piena, me ne rendo conto. Ma non lo vedo da tanto, ed ho molto da raccontargli. 

“Sto bene. Sakura, ma… come mai non mi parli mai di tua madre?”

Oh. È vero. Non gli ho mai detto di mia mamma. Forse perché, d’altronde, non è la prima cosa che dico ai miei amici. Forse anche perché do quasi per scontato che loro lo sappiano, anche se non mi conoscono. Non lo so. Forse perché preferisco evitare l’argomento e non parlagliene. 

“Un giorno te ne parlerò.” sentenzio, vaga. Non ho voglia di rovinargli il pranzo e di sentirmi triste proprio ora. Preferisco preservare questo momento per un’altra volta. 

“Scusa, mi dispiace esser stato così inopportuno.”

Scuoto il capo.

“Non hai nulla di cui scusarti. Ci conosciamo da tempo, era normale tu me lo chiedessi. Ora, parliamo di cose più leggere. Come vanno i tuoi giorni?” lo vedo serrare le labbra, come se avesse capito che mia madre non c’è più. Mi prende una mano tra le sue, e sento la sua guancia sopra al mio dorso. È caldissimo, ma come fa? Non avrà mica la febbre?

“Mi dispiace.” ripete. Poi mi da un bacio sulla mano, ed io sento una voragine nello stomaco.

“Non preoccuparti, è tutto okay.”

Mi rimetto composta, allontanando la mia mano da lui, schiarendomi la voce. Gli faccio segno di iniziare a parlare ed a raccontarmi, e così lui fa. 

“Le lezioni procedono, sono sempre sotto ad esercitarmi. Ultimamente sono occupato con la composizione di un nuovo testo.” 

Un nuovo testo? Composto da lui?

“Stai creando una tua musica?” annuisce. 

“Hai un titolo dell’opera?” domando, sempre più curiosa. 

“Sì. Smarrito nel verde.” 

Oh, sembra quasi un titolo di qualcuno che si perde in un bosco, o in una radura. Suona molto bene!

“È bello, molto. Mi piace, mi fa pensare ad una foresta.” ammetto, finendo il mio pranzo. 

“Be’, potrebbe essere anche quello. Ciascuno interpreta come vuole, la musica.” annuisco e sorrido. Lo scruto attentamente, pensando che abbia appena detto una cosa bellissima. 

“Perché mi guardi così?”

“Perché allora il mondo non lo odi poi così tanto, se suoni così bene, e se fai quello che stai facendo.” gli spiego. Sbuffa. 

“Potresti salvare l’intera umanità, solo suonando il pianoforte.” ribatto, mentre lo guardo finire il suo pranzo. 

“Mi mancavano queste tue sedute di psicoanalisi.” protesta, sarcastico. Ridacchio, portandomi una mano alla bocca. Per poi ammettere a voce alta, un pensiero che mi tormenta da un po’.

“A me sei mancato tu.”

Si ferma, non proseguendo il suo pranzo, e mi guarda. Schiocca la lingua al palato, come se volesse dirmi qualcosa, poi scuote il capo e riprende a mangiare. In tutto questo, mi ha sorriso ampiamente. Ed a me basta. 

 

***

 

Finisco di vestirmi in fretta, mentre saltello da una parte all’altra della mia stanza per mettere un calzino. 

“Kero-chan, spostati.” dico, cercando di stare attenta a non pestarlo. Quel gatto è sempre in mezzo, quando mi cambio. Il mio cellulare squilla e mi porto, esasperata, una mano al viso. Cavolo, volevo andare in cantina a vedere in che condizioni era il nostro albero di Natale. Accidenti. Il nome di Yukito appare sul mio display, e la seccatura iniziale si trasforma presto in un sorriso. 

“Cognato!” esclamo, ridendo, felice di sentirlo.

“Sakura, ehi, come stai?”

“Molto bene, tu?” mi siedo sul letto, curiosa di sapere il motivo di questa chiamata. 

“Bene anch’io. Immaginavo di sentirti così vivace. Quando inizia dicembre sei sempre più allegra del solito.” sentenzia. Alzo le spalle, come se potesse vedermi.

“Comunque, ti chiamo per chiederti una cortesia, diciamo così.”

“Dimmi tutto!” esclamo, impaziente. 

“Siccome per tuo fratello, ogni anno, mi ritrovo all’ultimo a fargli un regalo, vorrei agire di anticipo stavolta.” 

Vuole comprare il regalo di Natale per il suo compagno ai primi di dicembre? Questa non è una cosa nemmeno da me, ed io i regali li faccio sempre alle seconda settimana di questo mese. Quella che va del sesto al decimo o quindicesimo giorno, come dovrebbe essere. Rammento poi, del problema di Yukito, quello di ridursi sempre all’ultimo per pura ricerca di un regalo bellissimo che, puntualmente, non esiste mai. La sua irrefrenabile voglia di far felice Touya, è rara in qualsiasi relazione. Ma dovrebbe capire che, a mio fratello, basta stare con lui come vero regalo. E poi, è proprio mio cognato quello che riceve più regali in assoluto, essendo nato il giorno della vigilia: dovremmo essere noi quelli ad agire in anticipo per lui!

“Quindi, cos’hai intenzione di fare?” domando.

“Oggi sei libera? Pensavo potessimo regalargli qualcosa insieme, oppure mi aiuti semplicemente a scegliere un regalo. Quest’anno non ci provo nemmeno a fare tutto da solo, per poi ridurmi al ventitré dicembre a prendere dei cioccolatini o il set guanti, sciarpa e cappello di lana.” 

Rido, alzando gli occhi al cielo. Vado verso la scrivania, e controllo la mia agenda, guardando quanto ho da studiare e se posso prendermi un paio d’ore per Yukito. Anche perché, preferirei fare qualcosa assieme a lui, in modo tale che il pensiero del regalo di mio fratello possa essere già accantonato dalla mia mente, ed io possa concentrarmi su altri regali, in modo ordinato e sereno. Per fortuna, i miei amici hanno deciso di regalare altro a Tomoyo, Eriol compreso, così io posso prenderle il CD. Due regali possono già essere ritenuti fatti. 

“Va bene, ti accompagno volentieri. Prendo decisamente qualcosa insieme a te, ci mettiamo in società.”

Lo sento ridere un pochino.

“Sei la mia salvezza. Vengo a prenderti ed andiamo insieme?”

“Assolutamente!” annuisco.

“Allora, a tra poco.”

“A dopo.” chiudo la chiamata, e poso il telefono sulla scrivania. Prendo la mia agenda e guardo la lista dei nomi a cui voglio fare un dono di Natale. Spunto Tomoyo e Touya, perché dopo magari passo dal negozio di musica e compero il disco musicale per la mia amica. Non so ancora cosa fare agli altri, ma c’è un nome che manca alla lista. Decido di metterlo in alto a tutti, piuttosto che infondo. Shaoran Li, troverò il regalo di Natale giusto per te. 

 

***

 

“Cos’hai pensato di regalargli, tu?” sorrido a Yukito, uscendo dal negozio di musica. Metto il pacchetto per Tomoyo nel mio zainetto che porto in spalle, poi rivolgo tutta la mia attenzione a lui. 

“Ultimamente diceva di aver bisogno di un orologio da polso, quindi pensavo di stare su quest’idea.” annuisco. Decidiamo di incamminarci verso la gioielleria. 

“Hai tante persone a cui vuoi fare il regalo?”

Annuisco.

“Sai, prima che tu venissi a prendermi pensavo al fatto che ogni anno ero in ansia per cosa regalare ad Hisato. Ogni anno mi chiedevo cosa potesse piacergli, e se fosse stato abbastanza. Quest’anno non ho questi pensieri su di lui, ma su un’altra persona.” gli confido, rallentando un po’ il passo. 

“Il pianista, vero?” spalanco gli occhi, colta sul vivo. Come ha fatto? Il suo solito intuito.

“Si vede che gli sei molto legata.”

“Sì, lo sono. Gli voglio veramente bene.”

“Anche lui ne vuole a te.” sussurra, arrestando i suoi passi davanti alla vetrina della gioielleria. 

“Sai, Sakura, è difficile trovare un regalo vero da donare alle persone a cui teniamo di più. Perché il vero regalo, non esiste.” 

Aggrotto le sopracciglia. 

“Il vero regalo non è nient’altro che far sentire ben voluto ed apprezzato l’altro.” sorrido, capendo le sue parole. 

“Questo vale chiaramente anche per i tuoi amici, non solo per Shaoran Li.” annuisco, comprensiva. 

Mi volto verso la vetrina, avendo di colpo un’illuminazione. Prendo il portafoglio, guardando i miei risparmi: sono sufficienti. Non sarà un gioiello tra i più costosi, ma secondo me è perfetto per lui. 

“Yukito.” lo richiamo.

“Sì?”

“Grazie.” 

Mi accarezza la testa, dandomi poi un bacio sulla tempia. 

Il mio cellulare trilla, distraendomi. Lo prendo al volo e, quando leggo, mi porto una mano alla bocca per lo stupore. 

 

Da: Shaoran

A: Sakura

So che oggi non te l’ho detto e so di aver sbagliato a non farlo, ma non importa. Spero che valga comunque: mi sei mancata anche tu, ogni giorno, ragazzina. 

 

Non mi passa inosservato il fatto che Yukito abbia sbirciato, ma non mi importa perché, quello che mi dice dopo, mi rende serena e felice. 

“Non è forse questo, Sakura, uno dei più bei regali?”

Annuisco.

Sapere di essere importante e far contare qualcuno nella propria vita, è il regalo più bello che si possa fare agli esseri umani.

 

 

ANGOLO AUTRICE: ecco, come promesso, questi capitoli che saranno circa quattro (o forse cinque) in totale, comprendono il periodo di Natale. So che questo capitolo è un po’ corto rispetto agli altri, ma, sono quelli di passaggio che servono. Spero di avervi dato delle belle scene e di non avervi deluso c: ditemi cosa ne pensate! Alla prossima. Bacioni x.

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII. ***


SAKURA

 

Un fiocco verso l’alto, e poi uno più al centro. Una barretta di cioccolato a sinistra, una pallina verso il basso, una finta caramella decorata al centro ancora. 

“Sakura, ci sta venendo bene!” annuisco all’esclamazione di mio padre. Fare l’albero di Natale è bellissimo e, più i giorni passano, più il magico momento si avvicina. Abbiamo acceso la radio di casa, e stanno già trasmettendo tantissime canzoni a tema, di cantanti famosi internazionali. È un rito fare l’albero di Natale con la musica in sottofondo. E sono contenta che, quest’anno, sono riuscita a farlo con mio padre, siccome non deve viaggiare molto per lavoro in questo mese. Il nostro albero lo abbiamo comperato tre anni fa, dopo che abbiamo constatato che il vecchio fosse da buttare; è di un’altezza media, non tra i più alti. Almeno, così mi dice papà. In realtà, io lo reputo già alto. Infatti, la stella in punta la faccio allestire da mio padre, perché io non ci arrivo. Questo è uno tra i tanti lati negativi di quanto sei alta un metro e sessantadue ed hai l’albero di Natale alto un metro e ottanta, se non qualcosa di più.

“Mi passi il nastro oro?” annuisco alla richiesta di mio padre. Prende il festone e circonda l’albero. 

“Sono contenta che siamo riusciti a farlo assieme, quest’anno.” sentenzio, aiutandolo, poi, con altri festoni. 

“Anch’io, non capita spesso. A che punto sei con i regali?” mi chiede. 

“Bene, ho comperato quelli per Tomoyo, Rika, Meiling, Shaoran e Touya.” conto i nomi sulle dita della mia mano destra. 

“Ah, ma allora sei a buon punto. Voglio dire, siamo solo al sei di dicembre. Ti sei data da fare!”

Annuisco. 

“Però mi manca ancora il tuo, quello di Chiharu, di Yamazaki, di Eriol, di Misa e quello anche per il compagno di Meiling. Solo che quelli per i ragazzi li facciamo in società io e le altre.” spiego.

“A me non serve che fai il regalo.”

Scuoto il capo energicamente. 

“Lo faccio eccome!” lo vedo ridacchiare ed alzare gli occhi al cielo. 

“Sei sempre la solita. Ma come avete intenzione di gestirvi tu e le ragazze, per i regali dei maschi?”

“Be’, è semplice. Ad esempio, per Yamazaki ci mettiamo in società io, Rika, Tomoyo e Meiling. Per quello di Hanko: io, Rika, Tomoyo e Chiharu. Per quello di Eriol: io, Rika, Chiharu e Meiling.” cerco di essere chiara.

“In sostanza voi della vostra cerchia di amiche, esclusa la fidanzata, che suppongo voglia fare un regalo da sola.” annuisco. Ha pienamente capito il concetto!

“Quindi, anche per Shaoran, il pianista, farete un regalo in comune?” continua ad addobbare l’albero, e si nasconde dietro di esso mentre mi pone questa domanda. Poi, una volta finito di pronunciarla, sbuca fuori con la testa, rivolgendomi un sorriso di uno che la sa lunga.

“No, in realtà, per lui l’ho fatto da sola…” ammetto a capo chino, sentendomi imbarazzata. 

“Hai fatto bene.” è la sua risposta. Torna al mio fianco, scompigliandomi i capelli. Aggrotto le sopracciglia, per poi decidere di lasciar stare. Aiuto mio padre a mettere le lucine, ed ecco fatto: albero di Natale finito, o quasi.

“Mettiamo la stella?” annuisco, passandogliela. Una volta messa, per vedere com’è venuto, azioniamo le luci. Rimango ogni anno incantata a vederlo: è bellissimo. 

“Sono soddisfatta.” affermo, sicura. 

“Anche io.” 

Intanto, alla radio hanno messo una canzone di Natale allegra, di quelle che ti fanno sorridere appena le senti. La sento spesso dentro ai negozi, e mi piace un sacco. Mio padre mi prende per un braccio, ed iniziamo a danzare in modo scomposto, ridendo assieme. 

“Mi ricordo quando eri piccola, lo facevi sempre. Sotto questo periodo poi, ti divertivi a disegnare una corona su un foglio di carta e poi andavi in giro con essa in testa. Dicevi di essere la regina del Natale.” rido al ricordo. È vero: avrò avuto sette, otto anni, una cosa del genere. 

“Oppure quando tornavi a casa dalle elementari e facevi quei lavoretti.”

“Erano bellissimi!” protesto, scherzosamente. 

“Oh, sì. Assolutamente.” ride. 

“Sakura?” mi richiama, fermando un attimo quella matta danza. 

“Mh?”

“Sono veramente fiero di te.” sorrido, per poi abbracciarlo. 

“Ti voglio bene.”

Credo che quest’anno il Natale sarà migliore di quelli passati.

 

***

 

“Pronto? Nonno, mi senti?” avvicino di più la cornette del telefono di casa. Il mio nonno materno abita in un paesino un po’ distante da noi, è immerso nel verde, a differenza nostra. La sua casa è in mezzo ad un bosco; è grande, un po’ antica nella struttura. Capita che io e lui ci sentiamo delle volte, anche perché, è l’unico che mi è rimasto, ma vedersi non capita così spesso, purtroppo.

“Sakura, ciao, tesoro.” sorrido. 

“Come stai?”

“Sto bene. Tu, invece?”

“Bene anch’io, nonno, grazie. Ti ho chiamato perché pensavo di venirti a trovare, sotto queste feste.” ammetto, radiosa. L’idea di rivederlo mi riempie il cuore di gioia.

“Oh, sì. Ci stavo pensando anch’io in effetti. Possiamo fare poco dopo Natale?”

Scuoto la testa. 

“Non voglio farti passare il Natale da solo. Pensavo di venire da te insieme a mio padre, mio fratello e Yukito. E poi magari di tornare a trovarti, in separata sede, approfittando del ponte nei giorni successivi.” gli spiego. Lo sento ridacchiare. 

“Qualcosa mi dice che vuoi parlare un po’ di tua mamma.” sentenzia. La verità è che, nonostante mia madre sia venuta a mancare quando avevo solo tre anni, io ho sempre sofferto la sua mancanza durante queste feste. Ad esempio, mentre guardo le mie amiche, che sono preoccupate per cosa regalare alla loro figura materna, ed io non ho questo pensiero. Un po’ mi rattrista. Anzi, mi rattrista molto. Così, parlarne con il nonno mi può fare solo del bene, essendo suo padre, soprattutto. 

“Anche, sì.” ammetto. Chiaramente è anche perché voglio vederlo e passare un bel po’ di tempo con lui. 

“Va bene, allora possiamo fare così.”

“Perfetto!” esclamo, entusiasta. 

“Dimmi, come vanno gli studi? Come stanno i tuoi famigliari?” 

“Gli studi vanno bene, sto cercando di affrontare la sessione invernale al meglio che posso. E mio padre e mio fratello stanno bene. Tu, invece?” sorrido. 

“Direi il solito, va tutto bene.” annuisco. 

“Quando vieni qui ti preparo una torta speciale.” mi si illuminano gli occhi. 

“Volentieri!” 

“Adesso devo andare, Sakura. Ci sentiamo.” 

“Ciao, nonno, un bacio.” chiudo la chiamata, rimettendo la cornetta a posto. Sospiro, gettandomi a peso morto sul divano. Controllo l’ora, e noto che tra un po’ devo andare in università per le lezioni pomeridiane: sarà meglio che io mi prepari. 

 

***

 

Tutto il mio essere maldestra ed imbranata viene subito evidenziato quando devo prendere qualcosa da bere ai distributori automatici. Volevo solo prendere un the con Meiling, è chiedere troppo? Ci riprovo, digitando ancora una volta il codice della bevanda. Solo allora, vedo spuntare il bicchiere di plastica che presto di riempie di liquido caldo. 

“Non è colpa tua, sono questi aggeggi ad essere stupidi.” annuisco, ringraziando mentalmente la mia amica. È stata una fortuna avere la pausa insieme, così ci siamo potute vedere: era da un bel po’ che non capitava. 

“Speravo che l’avessero cambiata ma, a quanto pare, l’università in questo è lenta.” Meiling fa spallucce, per poi andarsi a sedere sulle scale accanto a noi. La affianco subito, sedendomi accanto a lei. 

“Come stai, comunque?”

“Sto bene, tu?”

“Bene. Molto indaffarata con il matrimonio: dobbiamo trovare delle bomboniere convincenti.” afferma. Porta alle labbra il suo bicchiere di plastica, e beve un sorso del suo caffè. 

“Come le vorresti?”

“Non ho un’idea precisa, a dirla tutta. So solo che sto cercando qualcosa che mi colpisca.” annuisco, capendo a cosa si riferisce. 

“Tu cosa mi racconti?”

“Ti ho detto di Danjuro Mori?” chiedo. Lei pare illuminarsi. 

“Mi hai accennato qualcosa, ma racconta bene!” esclama, impaziente di sapere. Ridacchio. 

“Mi ha detto che gli piacevo, ed io… be’, lo sai.” giro la paletta di plastica nel mio the.

“Sì, non hai sbagliato. Alla fine, devi fare solo quello che ti senti.” mi fa’ l’occhiolino. Annuisco, grata della sua comprensione. 

“Mio cugino non puoi capire quanto abbia odiato Mori, in quel periodo.” ride, finendo il suo caffè. Sorrido, ricordandomi della conversazione avuta con lui riguardo il fatto che è molto protettivo nei miei confronti, per paura che io soffra ancora. 

“Come sta Shaoran?” chiedo. 

“Ha preso la febbre, è a casa sua con quasi trentanove di temperatura.” spalanco gli occhi e tossisco. Ci metto un po’ a riprendermi.

“Ma come?!” mi sento preoccupata. Anche molto. Poverino, mi dispiace che stia male. E poi, è febbre alta!

“Sì. Ieri è uscito a fare acquisti per negozi, doveva comprare…” fa’, poi spalanca gli occhi e si morde il labbro, come a fermarsi dal dirmi qualcosa “insomma, non si è coperto abbastanza. Stamattina si è svegliato con il mal di gola e la febbre alta.” sentenzia. 

“Mi dispiace tantissimo.” ammetto, osservo il mio the e lo finisco di bere, per poi gettare il bicchiere di plastica nel cestino lì vicino a noi.

“Sai, ne stavo parlando anche stamattina con Dora, e lei mi ha chiesto se potesse andarlo a trovare a casa sua.”

Oh. Spalanco un po’ la bocca, involontariamente. 

“Le ho detto di no, tuttavia. Ma non è il tuo caso. Se vuoi, vallo a trovare. Gli farà piacere.” 

Annuisco energicamente. 

“Appena finisco la lezione vado a casa, mi cambio, prendo la macchina e ci vado di sicuro.” 

“Bravissima.” sorrido.

Sì, andrò decisamente a trovarlo.

 

***

 

“Le faccio due pacchettini?” mi chiede la commessa del negozio. Annuisco. Prima di andare a casa di Shaoran, ho deciso di fermarmi qui, in questa boutique che vende capi di abbigliamento, gioielli non troppo costosi e profumi, e ne ho approfittato per comperare i regali di Misa e Chiharu. Ho preso loro rispettivamente un profumo ed una collana. Spero che possano piacere. La ragazza di fronte a me confeziona i due oggetti con della carta da regalo rossa ed oro lucida. Alla fine, il risultato è molto carino. Pago e deposito i due pacchetti nello zaino, soddisfatta. Sto per uscire dal negozio, quando entra Dora.

“Ciao, Sakura!” mi saluta al volo. Sorrido in modo tirato, senza un apparente motivo. 

“Ciao.” dico, neutrale, senza un pizzico di allegria nella voce. 

“Sei qui per fare acquisti?”

Annuisco. 

“Anche io. Sai, pensavo di comperare un regalo a Shaoran.” proferisce, entusiasta. Lo fa veramente con dolcezza, lo posso percepire. Ma perché allora parlava male di lui fino a poco tempo fa? Non capisco. 

“Davvero? Sono sicura che qualsiasi cosa gli farai, lo apprezzerà. Non pensarci troppo.” non voglio buttarle addosso frasi acide. In primis, perché lei non mi ha fatto nulla e, seconda ragione, non ci sono ragioni. Non mi sta antipatica, solo che, insomma… ah. Non lo so. Meglio non pensarci. Scuoto il capo, per riprendermi dai miei pensieri assurdi. 

“Stai bene?”

“Sì, certo.” sto benissimo. Mai stata meglio. 

“Ho provato ad andare a casa sua prima, sai? Ma non voleva ricevere visite… quindi pazienza. Meiling mi aveva avvisata. Ora, meglio pensare al suo regalo di Natale. Vuoi aiutarmi?” mi domanda. Nego con il capo.

“È un pensiero che deve venire dal tuo cuore.” ammetto. Lei mi sorride, ringraziandomi. Le rispondo di dover andare, ed esco dal negozio spedita. Quando sono di nuovo in macchina, prima di mettere in moto, medito su cosa fare. Probabilmente, se ha cacciato lei, dirà di no anche a me. Però, vale la pena rischiare. Posso provarci, di certo non è nulla di trascendentale. 

 

***

 

Come ogni volta che mi ritrovo davanti al suo campanello, esito. Tremo come una fogliolina, e aspetto, contando i secondi che passano. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei… 

Sobbalzo, quando un signore anziano esce dal cancello del condominio.

“Deve entrare, signorina?”

“No.” cioè sì, ma devo citofonare prima. Questo aggrotta le sopracciglia, poi se na va, lasciandomi lì davanti con il nome del pianista nelle mie pupille. 

Coraggio, Sakura. 

“Dora, ti ho già detto di non volere visite.” risponde dopo qualche secondo. Mi mordo il labbro inferiore, timida. 

“Sono Sakura. Ma se ti disturbo me ne vado.” metto le mani avanti, chiedendo scusa subito dopo.

“No, entra.” apre il cancello, ed io mi fiondo dentro di esso. Raggiungo subito la porta del suo appartamento, suonando piano l’ennesimo campanello. Lui apre velocemente, presentandosi di fronte a me in pigiama, e con una felpa pesante a coprirgli le spalle. 

“Sakura.” afferma, mettendosi subito a lato della porta, per farmi passare. 

“Permesso.” entro, cauta. 

“Non ti aspettavo. Come mai qui?”

Non gli rispondo. Mi metto davanti a lui e porto immediatamente una mano alla sua fronte: è bollente. 

“Hai la febbre, Meiling me l’ha detto.”

“Immaginavo. L’ha detto anche a chi non doveva.” sussurra tra sé e sé. Lascio perdere, seguendolo verso non so dove. Solo ora presto attenzione veramente al suo appartamento perché, la prima volta che ci sono stata, non ci ho dato peso. Appena si entra si viene accolti dal salotto, che confina con la cucina, poi si intravede il bagno e, infine, una camera da letto. È modesto, piccolo forse, ma grazioso. Mi fermo, quando siamo in cucina e lo vedo versarsi un bicchiere d’acqua. 

“Hai preso le medicine?” 

Annuisce. 

“Dopo pranzo.” specifica. 

“Dovresti riposare.” 

“Lo so, ma non riesco. Ho come la sensazione di un’emicrania.” mi avvicino a lui, e lo prendo per mano.

“Ce la fai a seguirmi?” 

“Non mi gira la testa, Sakura. Mi da solo fastidio.” 

“Meglio.” 

Lo porto in camera sua e, quando noto che, di fronte al suo letto, ha una scrivania, non potrei essere più felice. 

“Allora, tu adesso ti stendi e ti fidi di me, vuoi?” domando.

Lui si siede sul letto, non staccando un attimo la sua mano dalla mia. Anzi, mi prende anche l’altra, ed intreccia le nostre dita, portandomi più vicina a lui. 

“Sei la persona di cui mi fido di più, ragazzina.” si appoggia delicatamente con la fronte al mio giubbotto imbottito ed io gli lascio le mani, portando le mie ai suoi capelli, accarezzandoglieli dolcemente. 

“Sei così fresca.” 

Ridacchio. 

“Allora, siamo d’accordo. Ti stendi e mi aspetti.” 

“Va bene.” bofonchia, mettendosi nel letto. Mi dirigo verso la scrivania, tolgo lo zainetto dalle mie spalle e lo metto sulla sedia. Poi mi tolgo il giubbotto, posandolo sopra il mio zaino. Bene, fatto. 

“Ragazzina.”

“Mh?” mi giro verso di lui.

“Sai che io sono uno senza peli sulla lingua e che dice le cose in faccia.”

Piego la testa di lato. Dove vuole arrivare?

“Tu che dici di stendermi a letto, e poi ti togli la tua giacca, mi fa pensare ad una cosa sola.” 

Cerco di collegare il cervello e, quando ci arrivo, avvampo di colpo. Lui ride allegramente, vedendo la mia reazione. 

“La febbre ti fa dare i numeri. Torno subito.” annuncio, precipitandomi fuori dalla camera. Cerco di calmare il mio cuore che sembra essere impazzito. Scuoto il capo e mi dirigo subito in cucina. 

 

***

 

Sono stata fortunata che Shaoran avesse in cucina l’occorrente che mi serviva per preparagli la medicina che funziona di più al mondo: latte e miele. Per il mal di gola, la tosse, la febbre alta… mio padre e mio fratello me lo preparano sempre, e funziona! Torno al volo in camera sua, sperando che non si sia addormentato proprio subito e, quando lo trovo sveglio, con lo sguardo al soffitto, sorrido, contenta che possa bere questa bevanda prodigiosa. 

“Ecco a te.” dico, mettendogli la tazza sul comodino accanto al letto. Lui si alza piano, mettendosi seduto. Mi siedo sul letto accanto a lui.

“Latte e miele, vero?”

“Lo conosci anche tu?” annuisce. 

“Però non ci ho mai creduto molto ai suoi benefici.” scuoto il capo energicamente. 

“È ora di iniziare a crederci, prova!” 

Mi sorride, poi si porta la tazza alle labbra. Finisce di bere il suo latte e miele e poi la riposa sul comodino.

“Ora, se ti metti a dormire, quando ti svegli ti sentirai già meglio.” gli spiego. Lui alza una mano, e porta una ciocca dei miei capelli dietro al mio orecchio. 

“Sai, ragazzina, mi sento già meglio.”

Mi abbandono completamente alla sua mano, appoggiandoci la guancia più che posso.

“Bene, posso tenerti compagnia finché riposi?” domando.

Sbatte le palpebre, confuso. 

“In che senso?”

“Mi metto lì” indico la scrivania “e studio, finché tu dormi. Non me la sento di lasciarti da solo con la febbre così alta.” 

Lo vedo serrare le labbra, un po’ indeciso. 

“Prometti di non frugare tra le mie cose?” chiede. Roteo gli occhi, come se fosse il mio vero intento. Ma per chi mi ha presa? Non sono così ficcanaso.

“Era ovvio, Shaoran.”

Sorride. 

“Poi ti spiegherò perché non voglio che frughi.” alzo le mani in segno di resa. Toglie la sua mano dalla mia guancia e si stende nel letto. Gli rimbocco le coperte e mi dirigo verso la sua scrivania. 

“Se hai bisogno, dimmelo.” gli ricordo. 

“Certo. Grazie, Sakura.”

Grazie a te, per permettermi di essere qui. 

 

***

 

Sento dietro di me un fruscio forte. Poso la mia matita sul libro e giro il busto, notando che Shaoran si sta dimenando nel letto.

“No!” esclama. Credo che stia ancora dormendo, probabilmente sta facendo un brutto sogno. Decido di alzarmi e raggiungerlo.

“Sakura!” esclama, più forte. Che cosa sta sognando? Mi preoccupo, sedendomi subito sul letto.

“Sakura!” continua, gridando. 

“Shaoran.” gli tocco una spalla, muovendolo un poco. Ma niente, non funziona. 

“Shaoran!” lo richiamo, più forte. Apre di scatto gli occhi e respira affannosamente. 

“Sakura.” dice, un po’ frastornato. Porta le sue mani sulle mie guance, e me le accarezza con i pollici. 

“Sei qui, vero? Non sei un sogno?” 

Schiocco la lingua al palato, toccandogli la fronte. È ancora caldo, ma meno di prima. 

“Sono qui. Stavi facendo un brutto sogno, prima, però. O almeno, credo. Hai gridato un po’ di volte il mio nome.” spiego. 

“Lo so, mi capita da un po’ di tempo.” ammette, prendendomi una mano. Mi sistemo meglio, cercando di prestargli maggiore attenzione. 

“Me ne vuoi parlare?”

Annuisce. 

“Siamo ad un acquario e stiamo aspettando ad un tavolo quello che abbiamo ordinato. Poi, ad un tratto, un’acquario vicino a noi si rompe, facendo andare acqua e pezzi di vetro ovunque. Ed io allungo la mano, verso la tua direzione, per salvarti. Ma prima che io possa raggiungerti tu sei già sparita, sommersa da litri e litri di acqua.” 

Il suo racconto mi lascia senza fiato. Decido di stendermi accanto a lui, abbracciandolo forte. Devo cercare di non piangere, perché mi rattrista sapere che lui abbia questi incubi e che la sua mente elabori queste cose. Ora, voglio cercare di rincuorarlo.

“Io non sparisco, Shaoran.” lo sento stringermi più forte, mentre si gira con la testa verso la mia direzione. Mi bacia la fronte una, due, tre volte. 

“Non sparisco.” gli ripeto, quando la sua stretta si fa quasi soffocante. 

“Non posso perdere anche te.” sentenzia, respirando tra i miei capelli.

“Non mi perderai mai.”

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE: ecco, il secondo capitolo del periodo delle vacanze di Natale. Piano piano le cose si stanno evolvendo. Ma, ma, ma. Ne capiteranno ancora alcune. Per il resto, ditemi cosa ne pensate :3 grazie. Bacioni x.

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV. ***


SAKURA

 

È stato complesso mettersi d’accordo con le mie amiche per trovare un momento, affinché potessimo comperare i regali di Natale per i ragazzi. Qualsiasi giorno era un problema, ed ognuna di noi aveva magari qualche impegno, finché non abbiamo deciso per il weekend. Sia benedetto il sabato. Siamo esattamente al quindici di dicembre, e quindi le nostre tempistiche sono molto strette: dobbiamo trovare dei regali alla svelta. Ho proposto di andare in un negozio di scarpe ed abbigliamento, uno di quelli che vendono anche valigie, portafogli, portachiavi, zaini e via dicendo. In modo tale che, in un solo posto, potessimo comperare tutti i regali che ci mancano. 

“Ah, ragazze. Se va avanti così il tempo, nevicherà.” dice Meiling, mentre entra nel negozio. Fuori è nuvoloso e la temperatura è verso i zero gradi. Quindi, è possibile che nevichi, non ha torto. Veniamo accolti dall’aria calda del posto e da numerosi scaffali pieni di scarpe. Più avanti si può notare il reparto dei vestiti e quello degli accessori. Benissimo. In sottofondo c’è della musica natalizia che echeggia, e ci sono decorazioni ovunque. Faccio una piroetta, quando ci infiliamo nella zona maschile. 

“Come mai sei così su di giri?” domanda Rika, aggrottando le sopracciglia. Sorrido. 

“È perché manca poco a Natale.” le rammenta Chiharu. Annuisco energicamente.

“Allora, Tomoyo, vogliamo iniziare da Eriol?” chiedo, prendendo in mano una scarpa maschile molto carina. È uno stivaletto elegante, nero. 

“Per me va bene, come volete voi ragazze.” dice. 

“Sei tu che lo conosci bene.” protesta Meiling. Ridacchio. 

“Ma a Eriol importerà solo il vostro pensiero, non preoccupatevi. Tuttavia, le scarpe che ha in mano Sakura, penso rientrino nel suo stile e sicuramente gli piaceranno.” mi si illuminano gli occhi. Guardo il prezzo, ed è buono: possiamo permettercele. 

“Che numero porta?” chiede Chiharu. 

“Quarantacinque.” 

Cerco con gli occhi il numero, aiutandomi con il dito, mentre indico il bollino attaccato sulla scatola che riporta la misura. Trovato!

“Direi che sono perfette!” esclama Rika, una volta che prendo in mano la scatola. Concordiamo tutte. La scatola la passo nelle mani di Tomoyo. 

“Hanko, invece, Meiling?” domanda Chiharu, piegando la testa. In effetti, non ne ho la minima idea di cosa possa piacere al compagno di Meiling. 

“Regalategli un portafoglio.”

“Come la fai facile.” scherza Tomoyo, beccandosi un buffetto sul braccio da parte della ragazza. 

“Di che tipo?” domando. Intanto, usciamo dal reparto delle scarpe, e ci dirigiamo verso quello degli accessori. I nostri occhi vengono subito catturati dai portafogli: ce ne sono tantissimi, di diverse forme, colori e misure. 

“Quelli di pelle, li ama particolarmente. Oh, come questo!” ne trova uno e ce lo mostra. È marrone scuro, di pelle, abbastanza grande. La marca è segnata sul davanti, tramite una sorta di spilla. È raffinato. 

“Che bello!” 

“Anche il prezzo non è male.” ci dice quanto costa e ne discutiamo. Sì, possiamo farcela. 

“Ora manca Yamazaki.” sentenzia Rika. 

“Io non ho la minima idea di cosa potete regalargli, ragazze.” fa’, la morosa dell’interessato. Chino il capo, riflettendoci. Cosa potremmo regalargli?

“Se stessimo sul classico? Tipo una felpa?” propongo. 

Chiharu annuisce.

“Per me va bene. Purché non gliela prendiate grigio scuro. Detesta quel colore.” ammette. Ridacchio.

Ci spostiamo nella zona dei vestiti per ragazzi, trovando delle felpe. 

“Con la cerniera o senza?” domanda Tomoyo, facendone scorrere un po’ sullo stand. 

“Senza.” 

Ci guardiamo un po’ in giro e passano alcuni minuti, prima che Chiharu esclama di averne trovata una perfetta. Ci avviciniamo: è blu scuro, con il cappuccio. Molto semplice, ma trovo che vada bene. 

“Direi che è la migliore.” afferma, Meiling. 

“Allora, possiamo andare a pagare?” domanda Tomoyo. Annuisco, e ci dirigiamo verso la cassa.

“Buongiorno.” sorride, la commessa. Posiamo gli oggetti sul bancone e, lei, dopo aver svolto le solite mansioni, ci dice il prezzo. Ci mettiamo un pochino, prima di dividere la somma in modo equo. Soprattutto io, che sono un disastro in matematica. Una volta finito di pagare, questa ci chiede se vogliamo che ci incarti i regali.

“Sì, grazie.” le risponde Rika. Una volta che gli oggetti sono stati impacchettati con della carta da regalo argentata, siamo pronte per uscire dal negozio. 

“Buon Natale!” esclamo. 

Prima di chiudere la porta sento la commessa augurarci altrettanto, sorridente. 

“Bene, ragazze. Anche questa è fatta. Io ho finito tutti i regali.” sospiro, mentre ci incamminiamo per strada. 

“Hai già finito?” fa’, Meiling, un po’ sbigottita. Annuisco. 

“Meglio essere previdenti.” rispondo. 

“A me ne manca solo uno.” dice, Chiharu. 

Andiamo avanti a discutere dei regali, quando Tomoyo ci ferma.

“Ci prendiamo una cioccolata calda? Che ne dite?”

 

***

 

“Grazie.” dico, quando il cameriere posa la cioccolata calda davanti ai miei occhi. Lui sorride, poi si allontana. Prendo la bustina di zucchero posata sul piattino, intenzionata a dolcificare la mia bevanda. 

“Pensavo, il giorno di Natale, potremmo vederci per scambiarci i regali verso mattina, per una colazione. Potremmo farla alla villa di Hanko.” propone Meiling.

“Per me andrebbe più che bene.” sorrido.

“Inviterò tutti, chiaramente. Quindi voi, mio cugino, Yamazaki ed Eriol.” 

Annuisco. 

“È una bellissima idea!” concordano anche le altre. All’improvviso, la bustina di zucchero con cui stavo zuccherando la mia cioccolata calda, cade nella tazza. 

“Accidenti.” dico, cercando di prenderla. Una risata generale si scatena nel mio gruppo, e rido anch’io.

“Sei sempre la solita, Sakura.” gonfio le gote, alla presa in giro di Chiharu. Poi ridacchio, alzando le spalle. Sì, sono proprio imbranata. 

“Comunque, cosa facciamo stasera? Ci vediamo, vero?” chiede Tomoyo.

“Dici tutti noi?” piego la testa di lato, confusa. Inizio a sorseggiare un po’ della mia cioccolata calda, che sta cominciando a farsi più tiepida. 

“Sì, tutti noi. Ah, ho un’idea!”

“Che idea?” chiede Rika.

“Andiamo a pattinare sul ghiaccio.” sorride, Tomoyo. Io mi strozzo con la cioccolata. 

Pattinare sul ghiaccio?

 

***

 

Appena entro in casa, vengo accolta dal mio gatto che si strofina sulle mie gambe. 

“Kero-chan, piccolo.” dico, accarezzandolo. 

“Bentornata.” mio padre mi accoglie. È seduto sul divano del salotto, con in mano un libro.

“Ciao!”

“Come stai?”

“Bene, io e le ragazze abbiamo finito di comperare i regali.” mi butto sul divano, stendendomi di fronte a lui.

“Anch’io ho finito di fare acquisti oggi.” alzo il capo di poco per guardarlo e sorrido. 

“Ti sei divertito?”

Annuisce. 

“Stasera io ed il mio gruppo andiamo a pattinare sul ghiaccio, alla pista che hanno messo in città.” sentenzio, mentre guardo il soffitto bianco del mio salotto. Sarà un disastro, già lo sento. Cadrò tante di quelle volte che probabilmente mi si formeranno molti lividi. Inoltre, non mi piace la sensazione di essere su una lastra ghiacciata, per via del… sì, insomma, mi da una sensazione di vuoto. 

“Ma dai, che bello!”

Storto la bocca, non convinta. 

“Cadrò tantissimo.” protesto, mettendomi le mani in faccia. Lo sento ridere. 

“Quando impari, però, diventa un gioco da ragazzi. Come andare in bicicletta.” annuisco. So che ha ragione. 

Mi sistemo meglio sul divano, e decido di cambiare argomento.

“Anche tu stasera esci, vero?”

“Sì, ho una cena con alcuni dei miei colleghi.” mi dice. Sorrido. 

“Ti conviene portare un ombrello. Credo che nevicherà.” dico, mentre guardo fuori dalla finestra. 

“Ti ricordi cosa ti dicevo quando eri piccola?” chiude il libro, e mi rivolge tutta la sua attenzione. Mi siedo, alzandomi con il busto.

“Mh, rammentamelo.”

“Riguardo la prima neve. Ti dicevo che, la prima volta che avrebbe nevicato a dicembre, sarebbe stato perché il cielo si è commosso per un miracolo di Natale.” annuisco. Ora me lo ricordo. Quando ero piccola e nevicava, papà mi diceva quelle parole. Il miracolo variava ogni anno e, anche se a volte non era così grande come si potrebbe pensare, in realtà per me contava tanto. Come quella volta che persi un ciondolo a cui ero molto affezionata: l’avevo cercato per giorni invano, finché non lo ritrovai proprio durante la prima neve. Ecco, quell’anno fu il mio miracolo di Natale. Con il passare del tempo, purtroppo, questa personale credenza si perse un po’, infatti, se oggi non me l’avesse ricordata, non ci avrei nemmeno fatto caso. 

“Credi che quest’anno possano accadere dei miracoli?” domando. 

Lui alza le spalle e mi sorride, poi mi scompiglia i capelli. 

“Magari sì.” è la sua risposta. 

Nel mio cuore un po’ di bambina, spero che lui abbia ragione.

 

***

 

Puoi, farcela, Sakura. Non guardare troppo a terra. Puoi farcela. Posso farcela… posso…

“Ah!” esclamo, cadendo di nuovo a terra. Accidenti, che male ogni volta. Appena messi i pattini e appena salita sulla pista, assieme ai miei amici, io ero già con il fondoschiena a terra. 

“Sakura, ti sei fatta male?” Tomoyo mi si avvicina con fare preoccupato. Nego con il capo.

“Non più di tanto.” mento. 

“Ragazzi! Anche voi qui?” una voce ci distrae. Mi volto subito verso dove proviene e, se non fossi già a terra, cadrei di nuovo per la sorpresa. 

Cosa ci fa qui Dora?

“Dora, ciao!” dice, Meiling. La ragazza in questione le si avvicina. Mostra una grande grazia nel pattinaggio, ed anche una certa bravura. Io, invece, sono ancora con il sedere a terra. Fantastico. 

“Sakura, vuoi una mano?” mi domanda, una volta che arriva verso di me. Annuisco e, un po’ impacciata, accetto il suo aiuto. Sono di nuovo in piedi e decido di tenermi alla ringhiera della pista. 

“Come fai ad essere così brava?”

“Io pratico pattinaggio da molto tempo.” mi sorride. Ah, ecco. C’era il motivo. 

“I miei complimenti.” mi sento imbarazzata. 

“Vuoi che ti insegni?”

Scuoto il capo energicamente. 

“Ci hanno già provato gli altri. Preferisco stare qui.” ammetto. Dora alza le spalle.

“Come vuoi.”

“Ti ringrazio, comunque.” sospiro. 

“Ah! Sai, alla fine, ho preso il regalo per Shaoran.” cambia discorso. La sento più allegra nella voce. Mi mordo l’interno della guancia destra. 

“Che cosa gli hai preso?” sono curiosa. Cosa potrebbe avergli comperato?

“Un profumo maschile. Mi è piaciuto molto.” annuisco. Per fortuna, gli ha comperato qualcosa di totalmente diverso da quello che ho acquistato io. 

“Sono sicura lo apprezzerà.” 

Mi sorride e mi ringrazia, poi mi pone una domanda. 

“Ma dov’è stasera?” 

“Non credo che venga. Lui non sopporta molto il freddo.” 

Meiling ed Hanko mi hanno spiegato che Shaoran non sarebbe venuto, per via della sua poca tolleranza verso questo clima. Inoltre, lui tende a vestirti sempre troppo leggero, anche se il tempo fuori è gelido. Per questo, l’altra volta si è ammalato. 

“Peccato.” sentenzia, mogia. Poi si allontana, lasciandomi da sola, attaccata a quella ringhiera, con lo sguardo verso gli altri che, anche se non con la stessa grazia di Dora -tranne Tomoyo ed Eriol, che sembrano appena usciti da delle olimpiadi- riescono, perlomeno, a reggersi in piedi. 

Sospiro. 

“Ragazzina.” 

Spalanco gli occhi e mi volto ma, nel mentre lo faccio, non so per quale volere della sorte, sto di nuovo per cadere. Shaoran mi afferra al volo per il braccio, come quel giorno che ci siamo scontrati, ed io mi ritrovo ad essere stabile, in piedi, un’altra volta, con il suo sorriso ed i suoi occhi davanti al mio volto. 

Ha già i pattini ai piedi, e non accenna ad un minimo spostamento. Questa cosa è impossibile. 

“Ciao. Credevo che tu stasera non venissi.” ammetto, ricomponendomi del tutto. Lo vedo alzare le spalle, mentre non accenna a volermi lasciare il braccio. 

“Ho cambiato idea.” fa’, un po’ vago. Sorrido. 

“Mi fa piacere.” ammetto. 

“Shaoran!” Dora si precipita verso di lui, accompagnata dagli altri. Lo sento chiaramente sbuffare.

“Buonasera.” saluta generalmente la nostra cerchia di amici e, solo allora, stacca la sua mano dal mio braccio.

“Shaoran, come mai sei qui? Che cosa ti ha fatto cambiare idea?” Meiling è stupita, lo posso sentire bene dal suo tono di voce. Il pianista sorride sghembo. 

“Immaginavo.” gli risponde, l’altra. Mi volto a guardarla, aggrottando le sopracciglia. Poco a poco, si allontanano tutti, dopo aver scambiato quattro chiacchiere con noi. Tutti, tranne Dora. 

“Pattiniamo insieme?” 

Lui scuote la testa, dicendo successivamente di no e che, questa sera, ha altri programmi. Dora assottiglia gli occhi, come arrabbiata, per poi andare verso Meiling. La vedo agitarsi, ma non sento cosa dice. L’altra ha un’espressione imbarazzata sul viso.

“Quante volte sei già caduta?” mi domanda, ridacchiando un po’. Rivolgo nuovamente la mia attenzione a lui e gonfio le gote. Muovo le braccia con fare protestante ma, nel mentre lo faccio, sto di nuovo per cadere. E, Shaoran, ancora una volta, mi prende al volo. 

“Okay, tante.” ammetto, infine. Lui rotea gli occhi, poi mi sistema una ciocca di capelli meglio sotto al mio cappellino di lana. 

“Ti fideresti di me?” mi chiede. 

“Mi fido.” 

Shaoran mi prende le mani, poi scivola indietro con i pattini. Io cerco di seguirlo con i movimenti, ma sono più le volte che sono prossima a cadere che quelle dove riesco ad imparare come si fa. 

“Non così, sei troppo tesa.” 

Stringo le sue mani di più.

“Sakura, guardami.” alzo gli occhi verso di lui. 

“Non si rompe il ghiaccio. Non c’è niente sotto di esso. Non c’è il vuoto.” mi spiega, dolcemente. Sento il cuore scoppiare. Spalanco la bocca, mentre mi sento colpita ed affondata. Lui… lui ha capito. Mi sento pizzicare gli occhi, come se una delle mie paure fosse appena stata messa in piazza, anche se so che non è così. So che l’ha compresa solo lui, eppure non ci posso fare niente. Mi sento una sciocca, e credo che anche lui penserà che lo sono. 

“Scusami. So che pensi che sono un disastro.” chino il capo, con colpevolezza. Lui si avvicina a me, cauto. 

“No.” nega “In questo momento sto pensando a tutto, tranne che tu sia un disastro.” conclude, con fermezza. 

Sorrido, un po’ rincuorata. 

“Ci riproviamo?” 

Annuisco energicamente, tenendomi ben salda sulle sue mani, come se fosse l’unica mia ancora di salvezza. 

Alla fine, anche se non divento un asso, imparo a non cadere più.

 

***

 

“Ci voleva un the caldo.” affermo, stringendolo tra le mie mani. Abbiamo finito tutti di pattinare almeno una mezz’oretta fa. Dopo esserci stancati, ci siamo decisi a bere qualcosa di caldo, prendendo le bevande da un carretto che le vende qua vicino. Gli altri ragazzi sono poco più avanti rispetto a me ed al pianista, che abbiamo deciso di fermarci un attimo per parlare. 

“Puoi dirlo forte.” mi risponde Shaoran, quasi bevendo il suo the tutto d’un sorso. Sorrido, mentre constato quanto è refrattario al freddo. 

“Potevi stare a casa, se non tolleri così la bassa temperatura.” lo rimprovero, un po’ preoccupata. 

“No, no. Assolutamente.” è categorico nella sua risposta. Osservo un po’ il liquido nel mio bicchiere, mentre rifletto se sia giusto o meno fargli quella domanda. 

“Shaoran… per Natale torni in Cina?” 

Lui aggrotta le sopracciglia, come confuso. 

“Perché dovrei?”

“Per tua madre.” rispondo, un po’ titubante. Lo sento sospirare. 

“La vado a trovare durante le vacanze. Mi sono messo d’accordo così anche con il centro di recupero dove risiede, ma il giorno di Natale resterò qui.” 

Annuisco, comprensiva. 

“Invece, le tue sorelle?”

“Loro abitano qui vicino, Sakura. Sono tutte sposate. Infatti, la vigilia di Natale la passeremo tutti assieme.” 

Oh. 

“Non lo sapevo!” esclamo, sorpresa. Lui scuote il capo, come a dirmi che non c’è problema. Finiamo il nostro the, e buttiamo i bicchieri di carta in un cestino. 

“Mi fa piacere che passerai la vigilia con la tua famiglia.” dico. Shaoran mi sorride e si avvicina a me. Sorrido, quando lo percepisco stringermi tra le sue braccia. 

“Grazie, Sakura.” 

Sento i miei occhi farsi più lucidi, e decido di abbracciarlo con più forza. 

“Grazie a te.” è la mia risposta. 

D’improvviso, avverto le mie dita farsi più bagnate, come se delle goccioline si fossero posate sopra di esse. Guardo verso l’orizzonte, per cercare di capirci meglio. 

“Sta nevicando.” mi sussurra il pianista. 

Alzo di poco il capo, puntando gli occhi al cielo. 

“È vero.” 

Ho compreso tutto. 

Quest’anno, è stato questo, è stato lui, il miracolo di Natale. 

 

 

ANGOLO AUTRICE: nuovo capitolo tutto per voi! Spero tantissimo che vi piaccia. Il prossimo, sarà ambientato nel giorno di Natale e… e succederà qualcosa. Ditemi cosa ne pensate! Grazie di tutto. Bacioni x.

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Capitolo 16
*** Capitolo XV. ***


SAKURA

 

È finalmente giunto il Natale. Questa mattina mi sono svegliata felicissima, mi sono vestita di fretta, ho salutato mio padre, e ho preso la macchina ed i regali per poi dirigermi verso la villa del compagno di Meiling. Una volta arrivata, sono stata accolta dalle decorazioni a tema, lei ed Hanko le hanno sistemate nella villa di quest’ultimo, e sono davvero una più bella dell’altra. La colazione è stata servita dai padroni di casa quasi subito, ed io, con davanti una tazza di latte e dei biscotti al cacao che ho divorato, non posso fare a meno di sentire molta gioia nel mio cuore. 

“Bene, direi che ci siamo tutti, quindi possiamo scambiarci i regali.” dice, Meiling, finendo la sua colazione. Aggrotto le sopracciglia. Non siamo tutti, infatti, Shaoran non c’è. Ero convinta arrivasse dopo, quindi non mi sono posta molti dubbi. Fino ad adesso. 

“Ma tuo cugino?” chiedo, per sicurezza. Meiling stringe tra di loro le labbra.

“Stamattina aveva un impegno, purtroppo non è potuto venire.”

Oh. Accidenti. 

Mi chiedo se questo impegno non sia con Dora… meglio non pensarci. Scuoto la testa, per cacciare via questa riflessione. I miei amici cominciano a scambiarsi i regali, ed io riesco a distrarmi dal pensiero di Shaoran mentre passo al compagno di Meiling il regalo che gli abbiamo comperato: il portafogli gli è piaciuto particolarmente, grazie al cielo. Poi è il turno della seconda padrona di casa, e sono felice di notare che Hanko le abbia comperato un anello da favola (ormai ho perso il conto di quanti gliene abbia comprati), ma ciò che mi rende anche più entusiasta è vederla contenta per il portagioie che le ho preso. Il susseguirsi dello scambio dei doni continua, e sembrano tutti apprezzare quello che hanno ricevuto. Poi, arrivo io, che sono rimasta per ultima. 

“Allora, Sakura, questo è per te.” Hanko mi mette davanti agli occhi un pacchetto. Sorrido. La mia compagnia ha deciso di farmi un regalo unico, tutta assieme, e ne sono felicissima di questo. Non potevano avere un’idea migliore: così c’è il pensiero, ma ciascuno spende meno denaro. Leggo prima il biglietto di auguri, dove c’è scritto il classico "Buon Natale" e poi che mi vogliono bene, infine, le loro firme. Ringrazio generalmente, e poi lo scarto. Quando vedo ciò che ho davanti, devo portarmi una mano alla bocca per lo stupore.

Il loro regalo è una collana che desideravo già da tempo, l’avevo vista nella gioielleria della nostra città, però non l’ho mai comperata per via del costo molto caro. Ha il ciondolo a forma di un fiore di ciliegio color rosa, con la catenina d’oro. Sono senza parole. 

“Grazie, veramente.” riesco a balbettare, con gli occhi un po’ lucidi. Mi alzo dal mio posto ed abbraccio ognuno di loro. Sono tanto emozionata. È a dir poco meraviglioso, quello che hanno fatto per me. Mi risiedo, composta. Chiedo, gentilmente, a Tomoyo di aiutarmi ad indossarla. 

“Ti dona molto!” sorride, Rika. 

“Grazie.” guardo la collana, prendendola tra le mie mani. È veramente troppo bella. 

Tuttavia, non riesco a fare a meno di sentire il mio sorriso scemare piano piano. Mi dispiace troppo che Shaoran non sia con noi. Tomoyo, che è ancora dietro di me, con le mani sulle mie spalle, si abbassa alla mia altezza, e mi parla direttamente all’orecchio. 

“Dovresti andare a trovare il pianista, dopo. Anche per dargli il suo regalo.” sussulto un po’, colta sul vivo. La mia amica ridacchia, e poi torna al suo posto. Eriol la prende per mano, e le da un bacio su di essa. Sospiro. 

Tomoyo ha ragione. Devo andare a trovarlo dopo, sperando che ci sia in casa. 

 

***

 

Stavolta ho suonato subito il citofono dell’abitazione di Shaoran. Senza indugi, il che è strano. Però, sono contenta, almeno non mi faccio troppe paranoie e non indugio troppo. Voglio dire, devo dargli il regalo: ci tengo molto!

“Chi è?” la sua voce mi arriva dritta alle orecchie, facendomi rabbrividire. Coraggio, Sakura, non essere intimorita. 

“Sono Sakura.” 

Non mi risponde ed apre direttamente il cancello. Una volta davanti al suo appartamento e, dopo aver suonato alla porta, medito sul quale sia il modo migliore per consegnargli il regalo. Forse di getto? Tipo “ecco, tieni”? Oppure con dei giri di parole? Non lo so. Cavolo, mi sento così tesa. 

“Sakura, ciao.” mi accoglie subito, facendomi entrare. Il suo nido è decisamente ordinato, circondato da non molti addobbi, ma molto carini. Su di un mobiletto che ha in salotto, che assomiglia ad una libreria, è posato un mini albero di Natale: è molto piccolo, sarà alto sessanta centimetri. È uno di quelli a fibre ottiche. Appena lo vedo mi viene da sorridere. 

“Come mai qui? Stavo per passare io da te.” mi volto subito verso la sua direzione, piegando la testa di lato. 

“Tu da me?”

Annuisce. 

“È Natale… volevo vederti.” spiega. 

“Io lo stesso. Mi è spiaciuto non vederti stamattina.” mi avvicino a lui, cauta. Lo vedo sorridere ampiamente. Prende una ciocca dei miei capelli e la porta dietro al mio orecchio, com’è solito fare. 

“Ragazzina, è che mi sono visto Dora catapultata qui, a darmi un regalo. Credimi, ci ho messo un po’ a farla andare via.” storta la bocca. 

Allora non mi sbagliavo. Sento come la terra mancare sotto ai piedi, mentre un leggero fastidio si insinua dentro di me all’idea che lui e Dora si siano visti, proprio il giorno di Natale.

“Le hai fatto un regalo anche tu?” domando. Scuote il capo energicamente. 

“Non ci penso proprio. I regali si fanno solo se ti vengono dal cuore. Poi lo sai, Dora sta facendo molti tentativi per provarci, ma a me non interessa.”

Non so come sentirmi a questa sua frase. Semplicemente, sento troppo per potergli dare un nome. Sono un mix di sensazioni diverse. 

“A tal proposito…” inizia “vado un attimo in camera mia a prendere una cosa, riesci a stare qui?” 

“Certo.” affermo. 

“Senza cadermi da qualche parte, soprattutto?” ridacchia. Gonfio le gote. 

“Io non cado così spesso!” agito le braccia, protestando. Ride, e se ne va. Torna poco dopo, con in mano quello che presumo sia un regalo di Natale. La carta che lo riveste è rosa, del tutto non natalizia, ma molto fine e bella. È un peccato strapparla.

“Buon Natale, ragazzina.” mi porge il pacchetto, ed io lo prendo tra le mie mani, strabuzzando gli occhi. 

“Mi hai fatto un regalo?”

“Sì, l’ho acquistato il giorno prima che prendessi la febbre.” sento i tratti del mio viso addolcirsi, mentre la voglia di stringerlo forte e di ringraziarlo si fa strada dentro di me, ma la devo lasciare per dopo. 

“Mi hai fatto un regalo.” ripeto, stavolta con tono affermativo. 

“Era per questo che non volevi che frugassi in camera tua?” lo punzecchio. Annuisce. 

“L’ho incartato io, tra l’altro.” 

Lo analizzo un po’, notando come sia diverso da quelli che ti preparano i negozianti. È un po’ disordinato e spiegazzato, ma lo adoro. Lo rende speciale. “

“Posso aprirlo?”

“Se vuoi sì, ma…” armeggia, con il retro del mio regalo “questa è una lettera. Non sono molto bravo a scrivere o a dire qualcosa, però ci ho provato, e vorrei tu la leggessi da sola.” sentenzia, staccando la lettera dal pacchetto e dandomela in mano. Il mio stupore aumenta sempre di più. 

“Mi hai scritto una lettera?”

“Era il minimo, dopo tutto quello che hai fatto per me in questo tempo.” 

I miei occhi diventano subito lucidi e sento che sto per piangere. Lui se ne accorge e, prendendo il volto tra le mie mani, mi da un bacio sulla fronte. 

“Non piangere.” mi dice. Alzo gli occhi al cielo, e faccio un respiro profondo. 

“È che… non so cosa dire. Io… non pensavo che…” non riesco nemmeno a formare una frase di senso compiuto, che mi si spezza la voce. Shaoran mi prende tra le sue braccia, stringendomi forte. 

“Lo sai che non mi piace vederti piangere.” annuisco alle sue parole. Restiamo così per qualche minuto, mentre lo sento accarezzami i capelli, poi mi stacco. 

“Okay, adesso sto morendo dalla curiosità, quindi, lo apro.” ridacchio un po’, asciugandomi i residui di lacrime. Quando scarto l’involucro che lo avvolge, trovo davanti a me una scatola. Il che, mi porta a pensare ad un paio di scarpe. Ma, quando apro del tutto, c’è un orsacchiotto di pezza ad accogliermi. È marrone scuro, morbidissimo. Porto una mano alla bocca, dopo averla spalancata per lo stupore. 

“Io non…” formulo. 

“Spero che sia di tuo gradimento.”

“È dolcissimo. Lo adoro.” lo stringo tra le mia braccia, dondolandomi come se fossi una bambina che vede un peluche per la prima volta. Il pianista sorride.

“Sei adorabile.” dice, sistemandomi la frangia dei miei capelli. 

“Grazie, Shaoran. Per il regalo e per tutto.”

“Grazie a te.” è la sua risposta. A quel punto, tocca a me. Devo dargli il suo regalo di Natale, com’è giusto che sia. Lo vedo scrutarmi, curioso, mentre armeggio cercando nel mio zainetto il suo regalo. Trovato!

“Buon Natale anche a te.” gli sorrido. Sbatte le palpebre. 

“È per me?”

“Direi di sì.” ammetto, un po’ imbarazzata. Shaoran prende la scatola che gli ho messo davanti agli occhi in un modo leggerissimo, come se non si fosse mai davvero staccata dalle mie dita. 

“Non dovevi, lo sai?”

“Volevo, però.” lo correggo. Lui scuote il capo, assumendo un’espressione che mi rivolgono spesso le persone che mi conoscono. Io la chiamo quella del "sei incorreggibile, non cambierai mai".

Scarta ciò che riveste la scatola della gioielleria, con dentro il suo regalo. Quando vede quello che gli ho donato, mi sembra contento. Come se gli fosse veramente piaciuto, ed io spero che sia così. 

“È un braccialetto con un ciondolo a forma di pianoforte.” annuisco. 

“Il gancio è a forma di ancora.” gli spiego, andando a toccare quel punto, sfiorandogli appena le mani. 

“Perché tu molte volte sei stato la mia ancora di salvezza. L’ho trovato perfetto per te.” pronuncio, guardandolo negli occhi. Lo vedo avvicinarsi di più, abbassandosi alla mia altezza. È lì, ad un palmo da me, vicinissimo. Il suo naso sfiora a malapena il mio. Il respiro mi si spezza, e non capisco cosa voglia fare. Poi si allontana, baciandomi la fronte. Ed io, piano piano, cerco di riprendermi. 

“Grazie, ragazzina. Lo stesso vale per me.” mi dice. Sorrido, per poi gettarmi tra le sue braccia, stringendolo forte. Decido di lasciarmi andare, ed inizio a commuovermi del tutto. 

“Non piangere.”

“Sono solo felice.” lo rassicuro. 

“Allora, in questo caso…” si stacca di poco, prende il mio viso tra le mani, ed asciuga le mie gote, rigate dal piango “le lacrime, con me, solo di gioia.” 

Annuisco, e torno ad abbracciarlo. 

“Ti voglio veramente bene, Shaoran.” 

Lo sento stringermi più forte. 

“Mi hai fatto il regalo migliore del mondo, Sakura.”

“Il bracciale?” domando, incerta, come se non fosse ovvia la risposta. 

“No, te stessa nella mia vita.”

La risposta non era ovvia per niente. 

 

***

 

Dopo essere stata un’ora e mezza buona con Shaoran, continuando a ringraziarlo per l’orsacchiotto, e parlando del più e del meno, riguardo anche a come ha passato la vigilia, sono tornata a bordo della mia macchina. Il mio tentativo di iniziare subito a leggere la lettera che mi ha scritto, è interrotto dal mio cellulare. Quando guardo chi mi chiama, rispondo al volo. 

“Papà?” 

“Sakura, ciao!” lo sento agitato. 

“Dimmi.” 

“Ascolta, appena torni a casa, se non vedi me, tuo fratello e Yukito, è perché siamo uscito alla ricerca di una torta.” aggrotto le sopracciglia. 

“Torta?”

“Sì, stasera siamo da tuo nonno ed a quanto pare siamo anche a mani vuote: non posso accettarlo.” fa’, un po’ preoccupato per la situazione. 

“Credevo di aver già a casa qualche dolce, ma sbagliavo.” aggiunge, poi.

“Perché non vai al supermercato? Quello aperto anche sotto le feste.” propongo. 

“Infatti pensavo di andare lì, sperando di trovare qualcosa. Era solo per avvisarti.” 

“Va bene. Adesso sto tornando a casa, appena arrivo, mi faccio una doccia e mi cambio, così sono già pronta per la cena di stasera.” dico. 

“Perfetto, allora, a dopo!” mi saluta, più sereno. 

“A dopo, un bacio.” 

Chiudo la chiamata, e sospiro. Rigiro tra le mani la busta, contenente la lettera. Forse sarà meglio leggerla quando sono a casa. 

 

***

 

Una volta chiusa la porta d’ingresso, mi siedo di volata sul divano. Apro il mio zaino, prendo l’orsacchiotto e me lo metto in braccio, stringendolo, poi apro la busta e mi metto più comoda per iniziare a leggere le parole di Shaoran. Prendo un respiro profondo, e chiudo gli occhi, dopo di che, inizio a far scorrere le parole sotto la mia vista. La calligrafia è leggibile e, seppur un po’ spigolosa, la trovo elegante. 

 

Sakura,

credimi che per me non è mai stato facile esprimermi con qualcuno. Tuttora, a scriverti questo, faccio fatica. Ma la verità è che voglio semplicemente ringraziarti. Ti voglio dire grazie, per essere entrata come un tornado nella mia vita, spazzando via quelle che credevo inesorabili e immutabili certezze. Ti voglio dire grazie, per il tuo essere così maledettamente impacciata, innocente, gentile… ma soprattutto per essere così diversa da quelli che ho conosciuto. Per essere sempre te stessa, per avere coraggio nel mostrarti per come sei, per come aiuti il prossimo. Voglio ringraziarti per aver fatto così tanto per me: mi hai ascoltato sempre, ogni giorno, ed io ogni giorno non mi pento di essermi fatto ascoltare da te. Sei la persona di cui io mi fido di più, e da un po’ di tempo sei diventata la ragione per la quale io apro gli occhi alla mattina. Mi fai sentire libero, come quando suono il pianoforte, e spero veramente tanto che tu rimanga nella mia vita. Perché avrò sempre bisogno di te, per come sei, per come mi fai essere. E queste cose non le ammetterei mai a voce, quindi preferisco scriverle, sperando che arrivi forte e chiaro quanto ci tengo a te. Grazie, per aver visto sotto questo mio essere di neve, lo sbocciare di un fiore. 

Stai finendo di comporre una melodia che non conoscevo e che tuttora non conosco, ma penso di essere vicino alla risposta e, quando arriverà, sarai la prima a saperla. 

Passa un buon Natale, ragazzina.

Resta sempre così come sei. 

Con affetto,

Shaoran. 

 

L’ennesima lacrima cade sul foglio bianco. Porto una mano alla bocca, mentre penso che quello che mi ha scritto è semplicemente straordinario. Nessuno mai, prima d’ora, mi ha rivolto queste parole. Nessuno mai, prima d’ora, ha fatto ciò che ha fatto lui. E tutte queste affermazioni, fanno elaborare alla mia mente delle domande, che riguardano tutte la mia perplessità circa il fatto che io mi senta così strana con lui. Lui è diventato… importantissimo, in veramente poco tempo. È una persona a cui io mi sto affezionando. Mi sento come se stessi nuotando e, ad un certo punto, qualcuno mi butta sott’acqua, spingendomi sempre più giù. Non so ancora se mi sento annegare, o se riesco a respirare lo stesso, come se diventassi una creatura marina. È come se qualcuno mi buttasse nel vuoto, ed io, una volta caduta, non so dove mi trovo: se in una pavimentazione di vetri rotti, o in una di cuscini morbidi. Davvero, non lo so. 

In ogni caso, Shaoran merita le risposta a questa lettera e, sebbene gliela darò più solida e completa non appena ci rivediamo, preferisco chiamarlo subito, perlomeno per accennagli quanto io sia commossa, felice e stupefatta. E quanto anch’io ci tenga a lui. Poso l’orsacchiotto a lato del divano, dopo averlo accarezzato un po’ in testa. Prendo il mio cellulare, e faccio per chiamarlo, quando il campanello mi blocca. 

Ah, sarà la mia famiglia che è tornata dalla spesa. Solo, perché suonano? Non hanno le chiavi? Apro la porta, e mi dirigo verso il cancello. 

“Come mai non entrate?” domando.

“Sakura.” 

Quando mi accorgo del viso che si vede tra le sbarre le mio cancello, mi pietrifico sul posto. Sento il cuore andare a manetta, ed il mio respiro si interrompe bruscamente. È il volto di una persona che pensavo non avrei rivisto mai più, soprattutto fuori da casa mia. 

“Hisato, cosa ci fai qui?”

 

ANGOLO AUTRICE: ciao ragazze. Ecco qui, il capitolo di Natale. Spero che non sia deludente :)) e spero vi piaccia. Sono in preciclo e quindi ho il pianto facile, perciò la mia autostima già poca cala, e perciò sto capitolo non mi sembra granché, nonostante ho riportato tutte le mie idee. Alla prossima! Grazie. Bacioni x.

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI. ***


SAKURA

 

“Hisato, cosa ci fai qui?” domando, con la voce un po’ tremante. Non riesco a capacitarmi del fatto che sia lui, proprio lui, qui, davanti a me. Ho voglia di tornare in casa e di chiudermi dentro a chiave, piangendo. Ma devo essere forte. Devo, davvero, essere forte. 

“Posso entrare?” 

Deglutisco e prendo un respiro profondo. Gli faccio un cenno affermativo, ed apro il cancello di casa mia. 

“Ciao.” mi dice, una volta entrato. 

“Hisato, perché sei qui?” voglio andare dritta al sodo: prima mi dice il motivo, prima se ne va, prima posso dimenticare il fatto che lui si sia ripresentato. 

“Non so da dove cominciare.” 

“Arriva al punto.” riesco ad essere sicura nella voce, sebbene il mio cuore sia andato direttamente in gola. E lo sento lì, battere ad una velocità impressionante. 

“Io ti amo.” 

Devo appoggiarmi con una mano al muretto del cancello, perché questa sua dichiarazione mi ha fatto tremare le gambe così tanto che temo di non reggermi in piedi, se non mi sorreggo a qualcosa. Hisato… Mi ama?

“Stai scherzando?”

“No, Sakura. Io ti amo. Lo so, è tardi, lo so, dovevo accorgemene prima, ma io ti amo. Sono certo di amarti.” 

Porto una mano alla bocca, e sento i miei occhi pizzicare tremendamente. Se non se ne va via, rischio di piangere proprio il giorno di Natale. 

“Voglio riconquistarti.”

“Non puoi.” riesco a dire, un po’ più titubante di prima. 

“E Shinomoto, poi?” pongo il quesito. 

“È finita. Credimi, voglio te. Lasciami fare un tentativo, uno solo. Lascia che io ti dimostri davvero, questa volta, che sono cambiato.”

Un tentativo? Sento il cuore sbriciolarsi nel mio petto. 

“Non funziona così.” lo rimprovero. 

“Per favore, Sakura.” si avvicina a me, cercando di toccarmi le guance, mi divincolo subito dal suo tocco. 

“Non toccarmi.” 

Lui alza le mani, in segno di resa, e le rimette nelle sue tasche. Molto meglio così.

“Senti… facciamo così. Tu pensaci, okay? Io ci sono. Io… voglio stare al tuo fianco, e farò il possibile per riuscirci. Ti mostrerò tutto il mio amore.”

Mi mordo l’interno della guancia, sicura che manchi pochissimo prima di scoppiare. 

“Ci penserò.” lo liquido. 

A quel punto, Hisato esce da casa mia, ed io tiro un sospiro di sollievo, per poi iniziare a sentire le mie gote inumidirsi di lacrime. 

 

“Sakura!” 

Sbatto gli occhi, riprendendomi dai miei pensieri.

“Tomoyo, scusami. Ero solo…”

“Tra le nuvole.” aggiunge lei, al mio posto. Annuisco. 

“Pensavi ad Hisato?” mi domanda, servendomi il the. 

“Quando ce la stavo facendo ad andare avanti a passare oltre, è spuntato di nuovo. E credo che, purtroppo, quattro anni non si scordino così facilmente.” ammetto. La mia amica prende posto di fronte a me, al tavolo della cucina di casa sua. Sono venuta da lei con l’intento di accordarci per passare insieme Capodanno, e per un po’ ho seguito il suo discorso, dove mi spiegava come tutti noi dobbiamo esserci, poi mi sono persa, la mia mente mi ha portato a pensare al mio ex ragazzo, il quale mi chiama spesso, mi cerca, mi manda messaggi, mi chiede di uscire. Ed è ogni volta più smielato della precedente. 

Accidenti. 

“Pensavo che…” Tomoyo inizia, lasciando la frase in sospeso. 

“Cosa?”

“Pensavo che ti stesse iniziando a piacere un’altra persona.”

Spalanco gli occhi, e quasi sputo il mio the sul suo volto. 

“Tomoyo, Shaoran è solo un amico.” la correggo, recuperando la mia calma interiore. 

Vedo la bruna di fronte a me ghignare, per poi lanciarmi uno sguardo di sfida. 

“Io non ho mai parlato di Li.”

Oh, cavolo.

Faccio dei versetti inesistenti, sentendomi arrossire da capo a piedi, visibilmente imbarazzata. Tomoyo ride, poi finisce il suo the. 

“Mi dicevi che per Natale ti ha scritto una lettera, non è così?”

Annuisco. 

“Ti è piaciuta?”

“Molto.”

“Credi di provare qualcosa per lui, Sakura?”

Spalanco un po’ la bocca, intontita. Non mi sono mai posta la domanda, perché l’ho sempre visto nell’ottica dell’amicizia e, soprattutto, perché lui non si innamora. Sarebbe l’ennesimo amore a senso unico, l’ennesima sofferenza da parte mia, l’ennesimo dolore. 

“Io so solo che gli voglio bene e che sono felice che lui sia nella mia vita, ma tutto finisce lì.” alzo le spalle. Tomoyo assottiglia gli occhi, come a studiarmi. 

“Sakura.” prende un respiro.

“Cosa?”

“Per Li sei speciale, penso tu lo abbia capito.”

“Ma anche lui è…”

“Fammi finire.”

Annuisco. 

“Personalmente credo che lui provi dei sentimenti molto forti per te. Sei l’unica, con la quale si comporta così. E, confrontandomi con Meiling, abbiamo decretato che sei anche l’unica con la quale lui si sia mai comportato così, in tutta la sua vita.” 

Aggrotto le sopracciglia. 

“Forse questo è perché mi reputa diversa dalle altre persone.” provo a formulare una teoria. 

“Forse questo è perché sei tu, a renderlo diverso.”

 Fisso il mio the, riflettendo. 

“Non dare mai nulla per scontato, Sakura.”

“Mi stai dicendo che tu credi che io, a Shaoran, piaccia?” domando, incerta. 

Lo reputo impossibile.

“No.” sentenzia. 

Schiocco la lingua al palato, e lei mi ferma di nuovo. 

“Sto dicendo che quel pianista si è proprio innamorato di te.”

Spalanco gli occhi e, un lieve tremore alle mani, mi invade. 

“Ma Dora…” tento di dire, la mia voce muore un po’ in gola. 

Tomoyo ridacchia. 

“Non la può vedere, Sakura. Fidati, prima o poi, capirai di più.” 

Lo spero tanto perché, ora, non ci sto capendo niente. 

“Dicevamo, per Capodanno?”

 

***

 

Mi butto sul letto, ho appena finito di studiare le pagine giornaliere di preparazione agli esami. Affondo la testa nel cuscino, mentre i miei pensieri continuano ad essere sempre gli stessi, riguardo cosa provo. Hisato è stato il mio primo vero amore, la persona a cui io abbia mai tenuto di più, il mio numero uno, il ragazzo più importante. E non so più se sia ancora così. L’idea di voler tornare con lui non mi entusiasma, probabilmente è perché sono ancora ferita, o forse è per il fatto che rivederlo mi ha sconvolta. So solo che ero riuscita a farmene una ragione, a passare oltre, a pensarci di meno. Invece, come un fulmine a ciel sereno, è tornato prepotente nella mia vita, dicendomi frasi che mai mi sarei aspettata. È un pasticcio. In questi giorni ho avuto modo di confrontarmi anche con mio padre e con mio fratello, i quali hanno reagito nella stessa maniera. Solo che mio padre è stato notevolmente più calmo, dicendomi semplicemente di stare attenta, ma di ascoltare il mio cuore. Mio fratello, invece, decisamente più impulsivo, mi ha sconsigliato di riprovarci con il mio ex ragazzo, dicendomi parole brutte sul suo conto. Ma sanno tutti che, la decisione finale, spetta proprio a me. E non voglio sbagliare di nuovo, quindi preferisco vedere fin dove arriva Hisato, per poi decidere cosa fare. Se lasciar perdere, o tornarci insieme. Anche perché, se devo prendere in considerazione l’idea di ricominciare una storia, voglio prima avere delle sicurezze. 

Dovrei chiedere consiglio ad una persona che c’è sempre stata per me, fin da quando ero bambina. So che lui può aiutarmi. Quindi, prendo il telefono e lo chiamo. 

“Sakura?”

“Yukito, ciao.” 

“Come stai?” mi domanda subito. 

“Così e così. Tu?”

“Io sto bene. Che cosa succede?” si preoccupa. 

“Mio fratello ti ha detto di Hisato?”

Lo sento sospirare. 

“Vuoi che ci vediamo così ne parliamo un po’?” 

Annuisco. 

“Sarebbe meraviglioso.”

“Dai, allora vediamoci al parco tra una decina di minuti, va bene?”

Rifletto sulle sue parole. 

“Non sei a lavoro, oggi?”

“No, oggi ho fatto la mattina.” 

“Ah, capisco, allora va bene al parco. A dopo.” sorrido.

“A dopo.”

Chiudo la chiamata e sospiro. Il mio cellulare trilla, e noto di avere un altro messaggio da parte di Hisato, dove mi dice che tra poco ci sarà una sopresa ad atrendermi. Aggrotto le sopracciglia. Non so che genere di sorpresa sia, ma non ho voglia di rispondergli. Piuttosto, decido di andare verso il parco per vedere mio cognato. Quando scendo le scale, che da camera mia portano all’ingresso di casa, sento il campanello suonare. Mio padre non è in casa, quindi mi dirigo verso il cancello. Noto un ragazzo con una divisa simile a quella di un fattorino, che ha in mano un mazzo gigante di rose. 

“Desidera?” domando.

“È lei Sakura Kinomoto?”

Annuisco. 

“Queste allora sono sue.” mi consegna le rose. C’è un biglietto su di esse. Rientro in casa velocemente, e le poso sul tavolo della cucina. Prendo il biglietto e leggo.

 

Sakura, ti assicuro che mi farò perdonare. Ti amo. 

Tuo, Hisato. 

 

Non è possibile. Prendo il mio telefono e lo chiamo al volo. Per fortuna, mi risponde dopo poco. 

“Ho ricevuto le rose.” non lo faccio quasi neanche parlare, che vado al sodo. 

“Ti sono piaciute?” domanda, con una voce veramente dolce e bonaria. Accidenti. Non cedere, Sakura. Non cedere.  

“I fiori sono sempre belli, ed amo le rose.” faccio, vaga. Lo sento sorridere. 

“È già qualcosa.”

“Hisato, veramente, non puoi capire quanto io abbia sofferto. E apprezzo i tuoi tentativi, ma… ci vorrà tempo, qualunque sia la mia decisione.” ammetto. 

“Lo so.”

Sospiro. 

“Ti ringrazio. Ora devo andare, ciao, Hisato.” lo liquido. 

“Ciao, Sakura.” chiudo la chiamata. Osservo le rose. Accidenti. Non doveva andare così. Devo parlare al più presto con Yukito. 

 

***

 

“Delle rose?” mi domanda mio cognato, sorpreso. Annuisco. 

“Io ci tengo veramente ad Hisato, e credo di volergli dare un’altra possibilità, se lui veramente dimostra di tenerci a me.” spiego, segnando delle linee immaginarie con le dita sul legno della panchina dove siamo seduti. Fa abbastanza freddo, oggi. 

“Quindi lo ami ancora?”

Alzo le spalle. 

“Non lo so. Devo prendermi del tempo per capire. Secondo te faccio male? Cosa mi consigli?” 

“Ti consiglio solo di riflettere.”

Annuisco. 

“Tuo fratello lo detesta.” sentenzia Yukito, storcendo la bocca. 

“Lo so.” chino il capo. 

“Tuttavia, il cuore è tuo. Solo, non voglio che tu soffra ancora, Sakura.”

“Nemmeno io, Yukito, sul serio.”

“È che mi dispiace…” dice. 

“Lo so, anche a me dispiace per come sia andata a finire.” 

Lui scuote il capo.

“Intendevo per un’altra persona.” ribatte. 

Mi sento confusa. 

“Devi prestare attenzione a tutto quello che ti circonda, ed a tutto quello che provi. Me lo prometti?” mi abbraccia di slancio. Lo stringo a mia volta. 

“Te lo prometto.” non voglio farlo preoccupare. 

“Segui sempre il cuore. Sempre.”

Annuisco. Il mio telefono suona, e ci distrae. Quando vedo il nome di Shaoran, rispondo subito. 

“Shaoran, ciao.”

“Ciao. Ti disturbo?” lo sento più apatico del solito. 

Scuoto il capo. Ora che ci penso, Shaoran non ne sa nulla di Hisato. Non ho detto nulla a lui, e nemmeno a Meiling. Dovrei farlo. 

“Niente affatto.”

“Riusciresti a passare da me? Devo proprio parlarti.” 

Mi sento preoccupata. Cosa deve dirmi?

“Certo, arrivo subito.” chiudo la chiamata. 

“Yukito, devo andare.” 

Annuisce. 

“Il pianista, vero?”

“Sì.”

Yukito si alza dalla panchina e sorride. 

“Quel ragazzo ti vuole bene, Sakura.”

“Anch’io gliene voglio.”

 

***

 

Non appena apre la porta di casa sua, mi precipito tra le sue braccia. Shaoran mi ha accolto in casa con un aspetto un po’ stanco, come se non dormisse da un po’, come se qualcosa lo turbasse. Lo stringo forte, con la mia solita preoccupazione ad invadermi le ossa. 

“Ragazzina, ciao.” mi abbraccia a sua volta. 

“Come stai? Che cosa succede? Qualcosa non va?” sono un fiume in piena. 

“Tranquilla, adesso ti spiego tutto, okay?” annuisco. Mi stacco dalle sue braccia, e lui mi invita a sedermi sul divano. 

Sto letteralmente tremando come una foglia. 

“Non essere così agitata. Si tratta di mia madre.” 

Prendo un respiro profondo, ed annuisco. 

“Sono stato a trovarla, l’altro giorno, sai?”

“Mi ricordo che dicevi che saresti andato a trovarla. Perché non mi hai avvisata? Io non ne sapevo niente.” 

Mi sento scoppiare dall’ansia. Non sopporto l’idea di non sapere come sta, se ha bisogno di me, se vuole parlare, sfogarsi, se si sente solo. 

“Perché avevo bisogno di riflettere e di stare per i fatti miei.” 

Schiocco la lingua al palato, e comprendo le sue parole. 

“Com’è andata?”

Sospira. 

“È andata, Sakura. Mia madre non sarà mai più quella che ho conosciuto, credo.” 

Mi sento triste, ora. Gli prendo una mano e la stringo forte tra le mie. 

“Non devi scoraggiarti così.” gli dico. 

“Lo so. Ma è una batosta ogni volta.”

“Lo posso immaginare, ma non darti per vinto. Io… io lo so, che andrà tutto bene. E non sei solo, Shaoran. Non lo sei.” tento di rincuorarlo. La sua mano libera, che non è stretta tra le mie, mi accarezza una guancia. 

“Tu sei accanto a me?”

“Ovviamente.” affermo. 

“Menomale, perché a me basti tu.” 

Sento gli occhi farsi lucidi, e lui mi abbraccia un’altra volta. 

“Spero davvero che migliorerà, prima o poi.”

Annuisco. 

“Sarà sicuramente così.” 

Lo sento stringermi più forse. 

“Tu stai bene, Sakura? Qualcosa ti turba?”

Nego con il capo, mentendo. Non è il momento di parlargli di Hisato, non voglio assolutamente entrare nell’argomento. 

“Sto benissimo.”

Lui si stacca, e mi guarda attentamente, come a studiarmi. Poi sembra riprendersi, e mi riprende tra le sue braccia. 

Devo davvero fare attenzione a non piangere, mentre il peso di quello che mi sta succedendo a cui non riesco dare un nome, mi ingloba cellula per cellula. 

 
ANGOLO AUTRICE: ecco, nuovo capitolo di passaggio, diciamo :3 hahah. Il prossimo, sarà Capodanno. Ditemi cosa ne pensate! Bacioni x.

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Capitolo 18
*** Capitolo XVII. ***


SAKURA

 

La casa di Tomoyo è pronta per stanotte: sono certa che sarà un bel Capodanno. Mio padre ha deciso di passarlo con mio fratello e Yukito, mentre io, invitata a casa di Tomoyo, lo passerò con gli altri della mia compagnia. L’idea mi agita, in un certo senso. Non ho ancora avuto modo di parlare con Shaoran di Hisato. Forse mi manca anche un po’ il coraggio, forse ho paura che si allontani se glielo dicessi, forse ho paura che qualcosa nel nostro rapporto, diventato a dir poco eccezionale, cambi e muti. Non lo so. Ma ogni volta che me lo trovo davanti, l’idea di dirgli che il mio ex ragazzo si è presentato di nuovo mi tormenta l’anima, non facendomi stare tranquilla per niente. Spero tanto che stasera vada tutto bene, quindi, in modo tale che, se trovassi un’occasione, un momento in cui posso stare sola con lui, glielo dico. Però, voglio specificare che non so ancora cosa fare, che non ho ancora deciso, e che non sono così tonta da agire in modo impulsivo. 

“Mostriciattolo, vai vestita così bene a casa di Tomoyo?” mi chiede mio fratello. Lo guardo dal riflesso dello specchio del salotto, e lo fulmino con lo sguardo. 

“Smettila di chiamarmi così.” gonfio le gote. Lui ridacchia, avvicinandosi. 

“Sakura.” mi richiama. 

“Cosa?”

Mi prende per una mano e mi fa sedere sul divano, sistemandosi accanto a me subito dopo. 

“Sai che non sono il tipo da questi discorsi.”

“Dove vuoi arrivare?”

Sospira. 

“Mi dispiace di aver reagito male, quando mi hai detto di Hisato. La verità è solo che non voglio tu stia male un’altra volta.” mi mette una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sorrido. 

“Sakura, tu sei veramente speciale. E non lo dico perché sei mia sorella.”

Lo ringrazio.

“Sei l’unica donna della mia vita. Non voglio veramente che ti accada nulla, che tu pianga, che tu soffra. Non posso permettermelo.” 

“Touya…” tento di richiamarlo, perché ho capito il suo discorso. Ed è gentilissimo, a dirmi queste cose. 

“Cerca solo di stare attenta.” annuisco. Me lo stanno continuando a ripetere tutti, ed è quello che ho intenzione di fare. 

Lo abbraccio, e lo ringrazio un’altra volta. 

“Comunque con questo vestito non vai bene.” mi dice. Sento la sua voce rimbombare, visto che ho il mio orecchio premuto sul suo addome. 

“Perché no?”

“Perché voglio già uccidere Hisato, e non voglio andare in carcere per un duplice omicidio.” 

Ridacchio.

“È un modo orrendo per farmi un complimento, sai?” 

Sbuffa, scompigliandomi i capelli. Touya è antipatico, è vero. Mi prende sempre in giro, rompe le scatole, mi punzecchia, ma mi vuole bene. E questi sono i momenti in cui me lo dimostra. 

“Grazie, Touya.”

 

***

 

“Sei arrivata, finalmente!” 

Tomoyo mi accoglie in casa. Sono le otto di sera, ho fatto un po’ di ritardo per via del discorso con mio fratello che abbiamo prolungato più del previsto. Quando entro nella sua villa, noto che sono già tutti presenti: Meiling, Hanko, Eriol, Chiharu, Yamazaki, Rika e Shaoran. Ci sono veramente tutti, accidenti a me ed al mio essere una ritardataria cronica. 

“Ti stavamo aspettando per la cena. Stai bene?” mi domanda, Meiling. Annuisco. Il mio cellulare trilla e, quando vedo il nome di Hisato, ignoro il messaggio che ho appena ricevuto. 

“Ho solo parlato con mio fratello e mi sono persa.” spiego. 

“Be’, ora possiamo metterci a tavola!” esclama, Tomoyo. 

Sospiro di sollievo, quando l’attenzione che prima era su di me scompare poco a poco. Mi dirigo verso la sala da pranzo, cercando di sorreggermi nei miei tacchi. Anche se non sono troppo alti, faccio fatica a camminare lo stesso. 

“Sakura.” 

Shaoran, che è rimasto un poco più indietro, mi richiama. Mi volto subito verso di lui.

“Sì?”

“Sei sicura di star bene?” 

Ammetto che, in questi giorni, sono stata assente. Non solo con lui, ma con tutti. Voglio dire, il mio ex ragazzo è tornato irruente nella mia vita, mi ha colto alla sprovvista ed impreparata, ed è normale che il mio pensiero vada lì, a lui e a cosa fare abbastanza spesso. Apro la bocca, intenzionata a dirgli tutto, quando la mia parte codarda sovrasta le corde vocali, facendo pronunciare loro due lettere. 

“Sì.” 

Sono una stupida. 

Il mio amico sembra non crederci molto, infatti mi si avvicina, e prende il mio viso tra le sue mani. 

Devi dirglielo, Sakura. Devi. Perché mi faccio tutte queste paranoie a dirlo a lui? So, ne sono certa, sarebbe il primo a consolarmi, a tentare di curare i miei timori ed il mio dolore. Ma non ce la faccio. Vorrei che il tempo si fermasse così: con le sue mani su di me, ed i suoi pollici che mi accarezzano le gote. Ma non si può. 

“Questa sera sei meravigliosa.” sentenzia, guardandomi in viso. Deglutisco, tesa. Tomoyo ci richiama, come se fosse un po’ una madre, dicendoci di venire a tavola, altrimenti si fredda. Sospiriamo entrambi, e lui fa scivolare le sue mani dalle mie guance alle mie spalle, per poi correre lungo le mie braccia, in una maratona che termina quando non lo sento più toccarmi nemmeno le punte delle mie dita. 

“Andiamo.” dico. 

A tavola, io e Shaoran, ci ritroviamo seduti vicini. La padrona di casa ha fatto preparare dei piatti a dir poco squisiti, e la cena prosegue tranquilla. 

“Come va con il progetto che avete in comune tu e Tomoyo, Eriol?” domanda Rika, iniziando a mangiare i suoi tortellini in brodo. Mi interesso alla conversazione, focalizzando l’attenzione su di loro, e non su Shaoran che, ora, sta sistemando il ciondolo della mia collana. Quando, per farlo, le sue mani fredde toccando la mia nuca, un brivido invade la mia colonna vertebrale. 

Che cosa mi sta succedendo, stasera?

“Molto bene, siamo a buon punto.” risponde il ragazzo interpellato. Il respiro torna nei miei polmoni, quando il pianista stacca le mani da me e prende un pezzo di pane. Sia benedetto il cielo. 

“Danjuro si sta occupando della parte finanziaria.” 

A quel nome vedo Shaoran scattare sulla sedia e tossire forte. Aggrotto le sopracciglia e Meiling, seduta accanto a lui, gli da delle pacche sulla schiena. 

“Stai meglio?” gli domanda, dopo un po’. Lui alza il pollice, e porta il bicchiere d’acqua alla bocca, svuotandolo quasi del tutto. 

“È tutto okay?” chiedo, impensierita. Si volta verso di me e mi fa cenno di sì. Sospiro di sollievo. 

“Tu invece, Rika? Come vanno i tuoi studi?” 

La mia amica risponde che va tutto per il verso giusto: ha dato da poco un esame ed ha preso il massimo dei voti, non potrei essere più felice per lei. Anche Meiling ci racconta di sè, e di come vanno i preparativi per il matrimonio. Lei e il suo compagno sposeranno tra febbraio e marzo, come avevano deciso. Chiharu e Yamazaki, invece, si laureeranno entrambi tra poco, a distanza di una settimana l’una dall’altro e pensavano di andare a vivere insieme: non riesco a non pensare alla loro dolcezza.

“Sakura, sei tu, però, quella ad avere più novità.” fa’, ad un certo punto, Yamazaki. Aggrotto le sopracciglia. Sento i palmi delle mie mani sudare leggermente, e devo sfregarmeli sul mio vestito verde smeraldo. 

Non vorrà mica dire quello che penso io, vero?

“Che novità?” lo interroga, Shaoran. Ti prego, no. No. No. Guardo verso di Yamazaki, pregandolo con lo sguardo di evitare l’argomento. 

“Hisato si è rifatto vivo. È intenzionato a riprendersi Sakura ed a tornarci assieme.” dice, bevendo un sorso di vino. 

La seconda portata arriva di fronte a noi, ma io sento lo stomaco chiudersi. Chiharu, di fianco a lui, gli tira una gomitata che fa dire un sonoro "ahia!" al ragazzo. 

“Seriamente? Ma guarda, non ne sapevo nulla.” Shaoran si volta verso di me, ed io mi sento mortificata. Tento di dire qualcosa, ma ho solo in gola tutte le parole. Meiling, gentilissima, tenta di tamponare la situazione parlando di altro. E gli altri sembrano aver capito, visto che le danno corda. Il resto della cena, da parte mia e del pianista di fianco a me, procede in silenzio. E continuiamo così, ad evitarci senza un motivo apparente, per quasi tutta la sera.

 

***

 

Manca poco alla mezzanotte, forse mezz’ora, o forse qualcosa di più, o meno. Non lo so, non sto controllando l’ora, e sto partecipando pochissimo alle conversazioni altrui, sebbene Tomoyo continui a provarci a parlarmi di un po’ di tutto. È Meiling, poi, a scuotermi, a farmi risvegliare come da uno stato di trance. 

“Ti devo parlare.” mi dice, prendendomi per un braccio. Ci allontaniamo dal salotto della padrona di casa, dove c’era della musica pop in sottofondo e si stava chiacchierando in linea generale. Quando siamo nella camera di Tomoyo, ci sediamo sul letto di questa. La mia amica prende un respiro profondo, a capo chino. I suoi capelli neri le coprono il volto. 

“Shaoran ci è rimasto male per via di Hisato, l’avrai notato sicuramente.”

Annuisco. 

“Ti ricordi quando mio cugino l’ha preso a pugni?”

“Come dimenticarlo.” affermo, amareggiata. 

“Non ha mai voluto dirti cosa Hisato avesse detto quel giorno, giusto?” mi domanda. Confermo.

“Hisato ha detto cose poco belle su di te. Ha detto che sei spesso infantile, sbadata e stupida. Ha detto che non ti accorgi mai di nulla, nemmeno se ce l’hai ad un palmo dal naso. Ha detto che sei molto chiusa a livello fisico e… insomma, hai capito.” 

Porto una mano alla bocca, mentre sento gli occhi farsi lucidi. 

“Shaoran non te lo voleva dire per proteggerti. Io ho deciso di dirtelo per lo stesso motivo: per proteggerti.” 

Capisco quello che intende, infatti non mi sento per niente arrabbiata con lei. Sono solo triste; triste perché non credevo che lui pensasse queste cose di me, triste perché ho cercato di dare il massimo in ogni cosa e non è mai bastato, triste perché Shaoran sembra non volermi più parlare, triste perché mi sento maledettamente sbagliata. 

“Non è tutto oro quello che luccica, Sakura.”

“Lo so.” riesco a proferire, asciugandomi gli occhi. 

“Cerca di guardarti di più attorno.”

“Che cosa..?”

“Per esempio, smettila di fare finta di nulla e vai a parlare con Shaoran. Lo trovi in giardino.” dice. Si alza, e se ne va, lasciandomi da sola, seduta sul letto di Tomoyo. 

 

***

 

Ho trovato Shaoran quasi subito ma, prima di raggiungerlo, ho preso il conto di quanto respiri profondi ho dovuto fare. Ho contato tutti i passi, per arrivare da lui. Erano trentacinque, trentacinque volte in cui volevo fare marcia indietro, sconsigliando a me stessa di parlarci, trentacinque volte in cui mi sono detta di farcela, di affrontarlo, trentacinque volte in cui mi mancava l’aria. Ed io, è davanti a me, e non ricordo più come si respira. 

“Ciao.” bofonchio.

Lui, seduto su un muretto, alza lo sguardo verso di me.

“Possiamo parlare?” domando. Lui annuisce. Mi siede accanto a lui, e sento il mio cuore ronzarmi nelle mie orecchie, facendomi sentire ancora più agitata. 

“Mi dispiace di non averti detto prima di Hisato, dico davvero. Ci ho provato, un sacco di volte, ma non ci sono riuscita mai. Non so perché.” gli spiego, e mi torturo le mani.

“Io, Sakura, ti ho confidato tutto, di me. Sono stato sempre chiaro, sincero, trasparente. Sei sempre stata la prima, a sapere ogni cosa. Ora io, invece, mi scopro essere l’ultimo a cui pensi quando hai un problema. E, come se non bastasse, mi hai fatto affezionare in un modo sviscerale, a te.” ribatte. 

La mia vista inizia ad appannarsi. Ultimamente, piango così spesso che mi sempre di avere due anni, non ventisei. 

“Non l’ho fatto con cattiveria. Credimi, sei stato il primo a cui ho pensato, ma non ce la facevo mai a dirtelo.” la mia voce si spezza. Perdere Shaoran sarebbe come un fulmine che mi colpisce, uccidendomi all’istante, bruciandomi ogni parte della mia pelle. 

“Lo ami ancora?”

Schiocco la lingua al palato. 

“Io… non lo so.” ammetto. Lo sento sbuffare una risata molto sarcastica. 

“Non lo sai.” ripete. 

“No.”

“Quindi vuoi dargli un’altra possibilità?” mi interroga, guardandomi in faccia. 

“Io… non…” i suoi occhi mi fanno tremare, così devio il suo sguardo, trovando interessanti le mie scarpe nere, che vedo in modo molto sfocato. Una lacrima scende sulla mia guancia, ed io mi affretto ad asciugarla. 

“Non puoi davvero essere così stupida.”

Anche lui pensa che io sia stupida? Concorda con Hisato? Sento come un macigno di mattoni cadermi sulla schiena, che mi fa sprofondare nel terreno, sempre più giù, fino a che il mio addome non si muove più, finché gli occhi non mi si chiudono ed io non percepisco più nulla. 

“Non puoi davvero credere che lui sia cambiato!” esclama, arrabbiato. 

“Lui ha detto di amarmi e…” sto sulla difensiva. 

“E cosa, Sakura?! Cosa? Wow, ha detto che ti ama. Incredibile! Nessuno l’ha mai fatto!” alza il tono di voce. Mi sento piccola piccola. 

“Perché mi stai dicendo queste cose?” chiedo in modo fievole. 

“Perché?! Perché ti sto proteggendo! Perché ci tengo a te! Perché mi da fastidio l’idea che lui sia tornato proprio adesso, e perché mi dava fastidio vederlo anche prima! Perché non lo sopporto e non sopporto vederti piangere. Non sopporto chi non sa apprezzarti, chi non sa quello che vuole! Quelli come lui sono il motivo per il quale io odio così tanto le persone, Sakura. Perché io… io…” la sua voce fa degli alti e bassi impressionanti, poi si blocca. Scuote il capo, e si alza, mettendosi di fronte a me. 

“A me dispiace non avertelo detto, ma questa è una scenata di…” non so neanche cosa sto per dire. 

“Di cosa? Di gelosia?” mi incinta. Chino il capo, delusa dal suo tono. 

“Io non mi innamoro, soprattutto di quelle infantili e disattente come te.” 

Non può averlo davvero detto. Tengo la testa verso il basso, sforzandomi di non crollare proprio davanti a lui.

“Sei una bambina, Sakura. Cresci.” 

“Non puoi pensarlo seriamente.” do voce alle mie paranoie, mentre mi ripeto che è solo arrabbiato, che il fatto di non essermi confidata con lui, di essere l’ultimo ad averlo saputo, lo ha ferito. 

Lui non mi risponde, inizia ad incamminarsi, e fa per andarsene. 

“Shaoran!” lo richiamo. La mia voce è tesa, ma meno rotta di prima. Lui non si ferma, procede. Solo quando lo vedo sparire, diretto chissà dove, inizio a piangere in modo sonoro. 

Sento dentro casa di Tomoyo urli e grida di felicità, probabilmente è mezzanotte. Prendo il telefono e controllo. Proprio così, è appena iniziato il nuovo anno, nel peggiore dei modi. 

 

 

ANGOLO AUTRICE: et voilà, il capitolo di Capodanno. Ditemi cosa ne pensate, se vi ha deluso, se vi è piaciuto… insomma, queste cose :)) come sempre, a me sembra che non sia sto granché. Hahah. Grazie di tutto! Alla prossima! Bacioni x.

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Capitolo 19
*** Capitolo XVIII. ***


SAKURA

 

Il giorno dell’esame di patologia è arrivato. Le vacanze di Natale sono state tranquille, fino al giorno di Capodanno, dov’è successo quel pasticcio con Shaoran. Da allora, non l’ho più visto né sentito. Non l’ho più cercato, e nemmeno ho provato ad andare a casa sua per chiarire. Le sue parole mi hanno fatto male, lo ammetto, tuttavia mi sembra assurdo dover concludere un’amicizia così bella che si era formata a causa di un piccolo fraintendimento. Per quanto riguarda io ed Hisato, ora come ora, abbiamo buoni rapporti civili. Se capita di vedersi a tirocinio o in giro, parliamo tranquillamente, così come al telefono. Lui ha un certo riguardo, è vero, spesso e volentieri entra nell’argomento della nostra relazione, ma io cerco di restare sulle mie, perché non voglio ancora decidere cosa fare. La vera cosa che, attualmente, mi preoccupa è proprio il rapporto instabile con Shaoran. Devo fare qualcosa per sistemare con lui. 

“Signorina Kinomoto.” 

Alzo il capo, ritrovandomi davanti ai miei occhi l’assistente della mia insegnante. 

“Tocca a lei.” 

Prendo un respiro profondo, e la seguo, fino ad arrivare nella stanza dove si terrà l’esame. 

Spero che mi vada bene. 

 

***

 

Chiudo la porta alle mie spalle e respiro l’aria a pieni polmoni. Ce l’ho fatta. L’ho passato ed anche con un buon voto. Prendo il mio telefono, e chiamo subito mio padre, come sono solita fare dopo ogni esame. 

“Pronto?” mi risponde dopo poco. 

“Papà, ho finito.” sospiro. 

“Com’è andata?”

“Bene, molto bene!” esclamo, poi gli dico quanto ho preso, e sento le mie mani tremare un po’. Sono sempre agitata quando ho gli esami, e quando li finisco la mia reazione del nervoso accumulato è il tremore. Ormai ci sono abituata, solo che oggi mi sento diversa… sento anche la testa più leggera, quasi. Mi sento intontita e debole, ecco. 

“Allora stasera festeggiamo come si deve. Bravissima, Sakura. Sono fiero di te.”

Sorrido, mentre mi dirigo al di fuori, per evitare di disturbare gli altri. Una volta che sono di nuovo nel corridoio principale dell’università, decido di sedermi. 

“Non vedo l’ora, grazie mille, davvero.” 

Penso che mi prepari una torta, di solito lo fa sempre, quando passo un esame, e compera anche delle pizze. Sono impaziente. 

“Allora, ci vediamo stasera.”

Annuisco. 

“A stasera, un bacio.” chiudo la chiamata. Mi alzo da dove sono seduta, e devo risedermi subito, perché sento la testa girarmi. Ma cos’ho oggi, nella mia salute, che non va? Credo sia meglio che io mangi qualcosa. Guardo l’orologio, e constato che è mezzogiorno. Capita giusto giusto. Prendo la mia valigetta ventiquattr’ore e mi dirigo in mensa. 

 

***

 

Una volta arrivata di fronte ai tavoli, con il vassoio alla mano, mi guardo in giro, alla ricerca di un posto. Quando vedo Shaoran, intento a mangiarsi un trancio di pizza, decido di sedermi di fronte a lui, anche per parlare. Se non fosse che Dora, sbucata quasi dal nulla, mi ruba l’unico posto libero a tavolo dove lui sedeva. Sospiro. Non riesco a muovermi, e resto lì, in piedi, con il mio vassoio a guardare quei due. Passano pochi secondi, poi Shaoran, come richiamato dal mio sguardo insistente su egli, alza gli occhi verso di me. Credo di aver sentito la terra mancarmi sotto il piedi, perché mi sembra di cadere nel vuoto. Scuoto il capo, e decido di sedermi ad un tavolo poco distante da loro, che è quasi completamente libero, se non per una persona che sta mangiando in solitudine. Mi siedo e poso il vassoio sul tavolo. La mia vista si annebbia, e devo sfregare gli occhi. Sento anche le mie orecchie farsi più ovattate. Decido di bere un bicchiere d’acqua e di iniziare subito a mangiare il mio piatto di pasta. 

“Sakura, ciao, amica mia.” Meiling mi travolge, sedendosi subito di fronte a me. 

“Ciao, Meiling.” sorrido.

“Hai avuto l’esame, oggi, giusto? Com’è andata?” 

Le rispondo che sono stata soddisfatta e che mi ha dato un buon voto l’insegnante, che io ho accettato senza indugi. 

“Alla faccia, complimenti.” dice, la mora davanti a me.

“Tu stai bene?” 

Meiling annuisce, poi si volta, verso il cugino.

“Hai parlato con lui?”

“No.”

“Perché?!” alza la voce. 

“Lo stavo per fare, poi si è seduta Dora che…” 

“Abe, basta!” sobbalzo. Shaoran ha alzato la voce di molto, tanto da far voltare le persone dei tavoli nel perimetro vicino a lui, nella sua direzione. 

“Non voglio avere una relazione con te, non voglio che tu continui a fraintendere tutto.” abbassa un po’ il tono, ma arriva alle mie orecchie lo stesso. Meiling si porta una mano alla bocca, visibilmente stupita. Non mi sfugge però, il sorriso che tenta di coprire. Perché sta sorridendo?

“Ma noi ci siamo baciati.” la risposta dell’altra è molto più sottile e delicata, molto più leggera. Ho dovuto tendere le orecchie al massimo, per percepire le

parole. 

“Tu mi hai baciato. Non voglio stare insieme a te, non è di te che sono innamorato. E ora, se vuoi scusarmi.” dice, e si alza, mettendo il vassoio nell’apposito posto. 

Non è lei che ama. Nel senso che non ama nessuno? O nel senso che si è innamorato di un’altra nel mentre non ci siamo sentiti e visti? O magari è una frase gettata lì, a caso. Non lo so. Torno a fissare il mio vassoio, mentre lui sembra dirigersi verso la nostra direzione. Meiling sembra esplodere di gioia da tutti i pori. Ad un tratto, inizio a vedere come dei puntini colorati nella pasta, tendenti al blu, come se avessi fissato il sole per troppo tempo, e le mie orecchie si tappano, molto più di prima. Sento le forze abbandonarmi, e piano piano sento come una forza tirarmi verso l’esterno del tavolo.

“Sakura!” la voce di Shaoran, così alta, mi arriva subito. L’ultima cosa che sento, prima del buio, sono due braccia che mi permettono di non cadere a terra, sul pavimento della mensa. 

 

***

 

Quando metto a fuoco ciò che mi circonda, la prima cosa che noto è che sono nell’infermeria della mia università. Sono sdraiata su un letto e circondata da pareti bianche. Mi stropiccio gli occhi, e il medico mi sorride.  

“Come si sente?” domanda. 

Mi guardo in giro, un po’ spaesata. 

“Sono svenuta?”

“Sì, ha avuto un calo di zuccheri.” mi spiega. Sospiro. Cavolo, non ci voleva. Ultimamente, per la tensione dei fatti accaduti, ho avuto spesso dei giramenti di testa, ma nulla di più. Mai ero arrivata allo svenimento, fino ad ora. 

“Ha saltato qualche pasto?”

Annuisco. 

“Cerchi di non farlo più, altrimenti le forze l’abbandonano.”

“Va bene.” ha ragione: sono stata una stupida. È che lo stomaco mi si chiude spesso, e mi passa la fame, quando sono tesa o c’è qualcosa che mi preoccupa. Il dottore mi dice di riposarmi ancora un po’, poi esce dalla stanza. Entrano subito dopo Tomoyo, Meiling e Shaoran, visibilmente preoccupati. 

“Sakura, come stai?” Tomoyo è la prima a parlare. Le faccio cenno che sto bene, e lei mi abbraccia. 

“Ci hai fatto prendere un colpo.”

“Scusatemi.” 

“Vuoi bere qualcosa? Andiamo a prenderti un the zuccherato?” mi chiede, Meiling, accarezzandomi la testa. 

“Magari sì, grazie.”

La mia amica sorride e prende Tomoyo per un braccio, trascinandola fuori dalla stanza. Una volta chiusa la porta, Shaoran si siede sul letto, davanti a me. 

“Grazie, per avermi sorretta.” ricordo nitidamente le sue mani sulle mie braccia, e di non essere crollata come un sacco di patate a terra proprio per merito loro. Il pianista schiocca la lingua al palato, poi inizia a parlare. 

“Scusami, per quello che ti ho detto a Capodanno, non lo pensavo veramente. È che io, sai…” gesticola. Gli faccio segno di non preoccuparsi.

“Scusami tu. Ho sbagliato a non dirti subito di Hisato.” 

“Quindi è tutto come prima?”

“Certo, Shaoran.”

Lui sorride di poco, poi mi prende una mano tra le sue, e mi da un bacio su di essa. 

“Mi hai fatto preoccupare terribilmente.” sospira. 

“Sto bene.”

Mi guarda negli occhi, e mi accarezza una guancia con la sua mano, per poi portarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. 

“Io non penso nulla di quello che ti ho detto. Anzi, Sakura, sono stato molto infantile ed immaturo, me ne rendo conto. Tu sei la persona migliore che io conosca, e l’unica cosa che temo è che tu…” tenta, iniziando un discorso, poi si ferma, prende un respiro profondo “è che tu soffra. Io non posso permettere a niente ed a nessuno di farti soffrire.” conclude, stringendomi di più la mano. 

“Anch’io non voglio che tu soffra.”

“Se stai bene tu, io non posso soffrire.” mi dice. 

“Ho sentito, prima, la discussione con Dora…” cambio argomento, lui si siede meglio sul letto accanto a me, e mi prende entrambe le mani tra le sue, intrecciando le nostre dita. 

“Sì.” bofonchia, soltanto. 

“L’hai rifiutata.”

Lo vedo annuire. Sento come il cuore farsi più leggero, senza alcun apparente motivo.

“Ho riflettuto molto, da Capodanno, e sono giunto ad una conclusione, che non voglio più negare. Quindi l’ho rifiutata perché io…”

“Sakura! Santo cielo!” Hisato entra nell’infermeria, con un’espressione incredibilmente impensierita ad incorniciargli il volto. Il pianista vicino a me sbuffa sonoramente, allontanando le nostre mani.

“Come stai?” mi domanda, Hisato. 

“Meglio, ho avuto un mancamento, ma ora va meglio.” rispondo. Proferisce di stare attenta, e mi raccomanda di mangiare. Poi, come se fosse appena stato colpito in faccia da una secchiata d’acqua, si volta verso il mio amico.

“Li.” dice con astio. 

“Miura.” ricambia, l’altro. 

Guardo le parti opposte al mio letto, destra e sinistra, dove sono rispettivamente Hisato e Shaoran. 

“Ci puoi lasciare soli?” gli fa questa richiesta, il mio ex ragazzo. 

Shaoran assottiglia gli occhi, poi risponde, e sento un tuffo al cuore. 

“No. Sono preoccupato per lei molto più di te.”

ANGOLO AUTRICE: ecco, questo capitolo è un po’ di passaggio, non è niente di che, ed avete ragione se pensate che sia corto o deludente. Posso dirvi che nel prossimo, Sakura parlerà di sua madre a Shaoran, ed anche Shaoran si racconterà di più. Ditemi cosa ne pensate! Bacioni x.

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Capitolo 20
*** Capitolo XIX. ***


SAKURA

 

Esco dall’ospedale dove ho svolto tirocinio questa mattina. Prendo un respiro profondo dell’aria fresca di gennaio, mentre rifletto su dove andare a pranzare. 

“Sakura!” la voce di Hisato ferma i miei passi. Mi volto verso di lui e gli sorrido. Ultimamente, dopo la fine dei miei esami, sono cambiate delle cose: anzitutto, io ed Hisato andiamo molto più d’accordo di prima, persino molto più di quando eravamo fidanzati, ed il nostro rapporto, ora come ora, si limita ad una sorta di amicizia dove lui mi dimostra spesso in modo sottile quello che prova per me. Ci siamo confrontati circa quello che lui ha detto a Shaoran quel giorno che hanno litigato, e lui mi ha spiegato che prima la pensava così, ma ora si è reso conto di molte cose. Inoltre, non ho più problemi a parlarci e non scoppio nemmeno più a piangere quando ci penso, questo è un passo avanti nella mia crescita interiore. La seconda novità, è che Eriol ha regalato a Tomoyo un anello a dir poco incantevole, e sono veramente troppo felice per lei. Infine, Shaoran tra non molto terrà il suo secondo concerto all’università; i volantini che trattano dell’evento sono ovunque. Con lui il mio rapporto è sempre lo stesso, anzi. Forse lo trovo più presente nella mia vita anche di prima, dopo la nostra discussione di Capodanno. 

“Ciao.” lo saluto.

“Stavi andando a pranzo?”

Annuisco. 

“Mangiamo assieme?”

“Va bene.” accetto la sua proposta. 

Ci sediamo sulle panchine che ci sono fuori dall’ospedale, e tiriamo fuori i nostri panini. 

“Com’è andata oggi?” gli domando, dando un morso al mio pasto. 

“Bene, devo dire che va meglio rispetto a tempo fa. A te, invece?”

“Bene, tutto bene. Si impara piano piano.” ridacchio. 

“E per il resto, come stai?” mi chiede. Faccio spallucce. 

“Direi che va tutto come al solito, tu?”

“Io sto bene, davvero.” afferma. Mi fa piacere che lui stia bene. 

“Sei già andata a trovare tua madre?”

Piego la testa di lato, e lo guardo con modo interrogativo. 

“Vai sempre a trovarla, finita la sessione di esami, per ringraziarla per il fatto che ti sta sempre vicina.” mi spiega. 

Addolcisco il mio modo di guardarlo, pensando che, allora, qualcosa di me la ricorda. Qualcosa di me, gli è restata a cuore. 

“Te lo ricordi?” 

“Sakura, la verità è che non ti ho mai dimenticata.” 

Mi mordo l’interno della guancia, non sapendo cosa rispondergli. Titubante, cerco nel mio cervello qualcosa da dirgli di sensato. 

“Ti ringrazio.” decido di stare sul vago, sebbene questa frase, sensata, non lo sia per niente. 

“Pensavo di andarci in questi giorni…” guardo l’orologio, cambiando argomento, e riferendomi a quello precedente “magari oggi, visto che non ho lezioni ed è presto.” sentenzio. 

“Vuoi che ti accompagni? Sarebbe la prima volta che ci andiamo assieme e vorrei… vorrei stare il più possibile insieme a te.” mi accarezza una guancia, ed io mi sottraggo piano dal suo tocco. Andrà meglio rispetto a tempo fa, sicuramente, ma mi da ancora fastidio sentire addosso le sue mani.

“Preferisco di no.” 

La mia scelta di non portare mai nessun altro al di fuori della mia famiglia al cimitero, è sempre stata per pura salvaguardia personale. Chiaramente, eccetto il fidanzato di mio fratello. Nemmeno con Tomoyo: non sono mai riuscita a portarla lì, davanti alla tomba di mia madre. È una cosa troppo intima e personale, sebbene da tempo, sto riflettendo di portarci lì un’altra persona, ma non per livello di fiducia maggiore rispetto agli altri miei amici, quando per il modo in cui lui ha sempre visto e capito le mie debolezze, ed il modo in cui lui si è confidato con me a sua volta. Magari, potrei portarlo con me oggi, se non dovesse avere qualcosa di particolare da fare, dopotutto, so che è molto occupato in questo periodo. 

Finisco il mio panino e guardo l’ora. Devo subito dirigermi al conservatorio. 

“Hisato, ora devo andare. Ci vediamo domani qui.”

Lui annuisce, un po’ triste.

“A domani, Sakura.”

Faccio per incamminarmi, quando lui mi ferma.

“Non torneremo mai insieme, vero?”

Schiocco la lingua al palato, e non proferisco una parola. Mi allontano da lui. Devo vedere mia madre anche per questo, perché so che, in un modo o nell’altro, lei saprà direzionarmi verso la giusta strada, verso quello che è sepolto a fondo nel mio cuore. 

 

***

 

Mi accosto alla porta dove Shaoran si sta esercitando. Sapevo già di trovarlo qui. Il conservatorio, oggi, era pieno di gente che distribuiva volantini circa il concerto, specificando che il pianista Shaoran Li, eseguirà dei pezzi suoi, inediti. Ricordo quando mi ha detto che stava componendo, un titolo che si è lasciato sfuggire con me è stato "smarrito nel verde", e mi chiedo se non sia questo quello che sta suonando ora, dato che non conosco questa melodia. Il mio amico si arresta, credo che abbia concluso di suonare, ed io applaudo piano, facendolo girare verso di me. 

“Sei sempre più bravo.” gli sorrido. 

“Ragazzina, buongiorno.” ha assunto un tono di voce più basso, come più… seducente. Credo proprio che sia la mia immaginazione.

“Buongiorno.” mi avvicino a lui. Siede nel lato opposto a dove bisogna sistemarsi sullo sgabello, con lo sguardo fisso su di me. 

“Suonavi qualcosa di tuo?” gli chiedo. Lo vedo annuire. 

“Come si intitola?”

“Sei sempre la solita curiosa.” mi rimprovera. Gonfio le gote. 

“Se vieni al concerto, lo saprai.”

“Sai già che verrò.” gli rammento. 

“Sai già che tu sei l’unica della quale mi importa la presenza.” ribatte. Prende delicatamente i miei fianchi e mi posiziona più prossima a lui, il suo volto arriva alle mie spalle. Deglutisco, non abituata a tutto ciò. 

“Come stai?” 

“Bene, tu, Shaoran?” 

“Sto bene, dai.” si scrocchia le dita. Mi mordo il labbro inferiore, riflettendo su cosa dirgli, poi, decido di lasciar perdere le mie paranoie, e di usare solo il mio istinto. Prendo le sue mani tra le mie, ed intreccio le nostre dita. Sento le sue gambe farsi più vicine alle mie, le sfiora appena, ma io tremo come una foglia. 

“Ti potrei rapire un attimo?” pongo il fatidico quesito. Lui aggrotta le sopracciglia, poi ghigna. 

“Mi vuoi portare in una camera da letto?”

Roteo gli occhi.

“Sei sempre così stupido.” 

Fa spallucce, ridacchiando. 

“Vorrei portarti a trovare mia madre.” dico ed, a quel punto, vedo i suoi occhi illuminarsi. 

 

***

 

Abbiamo trascorso l’intero tragitto verso il cimitero in completa armonia, parlando del più e del meno, in modo veramente tranquillo. Ora, invece, che sono davanti all’entrata e vedo Shaoran capire il perché siamo effettivamente lì, non mi sento più così tanto tranquilla come prima. 

“Sicura che te la senti? Non voglio assolutamente forzarti a parlarmi di qualcosa che non vuoi, né tantomeno…”

“Shaoran.” lo interrompo “Non sono mai stata così sicura come ora. È solo sempre difficile entrare qui, per me.” lo vedo annuire. Prendo un respiro profondo. Il pianista al mio fianco mi tende la sua mano destra, che io accetto ben volentieri, aggrappandomici anche con il cuore. Entriamo senza parlare, ed io lo conduco dove si trova mia madre. Una volta arrivati, sento l’impulso di stringermi a lui in modo più saldo. 

“Mamma, lui è Shaoran Li. Shaoran, lei è mia madre: Nadeshiko.” faccio le presentazioni. I miei occhi si fanno più lucidi. È sempre difficile stare qua, di fronte a lei, con qualcuno. Il mio amico, come a comprendere tutte le mie emozioni, sorride alla fotografia, dicendo che è molto lieto di conoscerla. È un gesto veramente dolcissimo.

“Le assomigli molto.” è la prima frase che gli sento dire, dopo qualche secondo dove l’unico rumore è il vento invernale che fa muovere le foglie. 

“Tu trovi?” piego il capo. Non è il primo che me lo fa notare, ma ogni volta che me lo sento dire, il mio cuore si colma di gioia.

“Assolutamente. Avete gli stessi occhi e lo stesso sorriso.” mi spiega. Sorrido malinconicamente. 

“È morta molto giovane.” voglio lasciarmi andare, raccontandogli tutto, come lui ha fatto con me. So di potermi fidare, so che lui è presente, so che lui c’è ogni volta che ho bisogno. 

“Mio padre e mia madre si sono sposati molto giovani, erano entrambi pieni di speranze e sogni. Lei lavorava come modella, amava il suo lavoro. Ha avuto mio fratello e poi, sei anni dopo, ha avuto me. Tre anni dopo la mia nascita, si ammalò gravemente, e non ci fu alcuna soluzione per riuscire a tenerla ancorata a questo mondo. I medici non trovarono cure.” chiudo gli occhi, e fermo la mia valanga di parole. Shaoran stacca la mia mano da me, e mi circonda le spalle con un braccio, baciandomi piano la tempia. 

“Mio padre e mio fratello mi dicono sempre che lei non ci ha mai abbandonati, che ci osserva da ovunque e che ci protegge.” 

“Hanno ragione.” bofonchia. Probabilmente, sentirmi parlare di questo discorso dev’essere arduo per lui, soprattutto dopo quanto gli è successo in famiglia. 

“La verità, però, è che mi manca tanto.” guardo verso l’alto, cercando di trattenere le lacrime. 

“So come ti senti.” 

Annuisco, nascondendo la testa nel suo petto.

“Non ti lascerà mai, Sakura. Sarà sempre vicina a te.”

“Grazie.” lo guardo negli occhi, per poi alzarmi sulle punte dei piedi ed abbracciarlo. 

“Scusami, se ti ha turbato questo discorso.” trovo il coraggio di dirgli. Scuote il capo. Mi stacco dall’abbraccio e lo guardo negli occhi, per capire se davvero non gli ha creato problemi il mio racconto. Sembrerebbe veramente di no, per fortuna. 

“Non mi hai dato disagio, non preoccuparti. Anche a me manca mia madre. Quando sono andato a trovarla, l’ultima volta, ha fatto quasi fatica a riconoscermi. I medici lo chiamano disturbo da stress post-traumatico, ma è solo un eufemismo scientifico per dirmi che lei non sarà mai più la stessa.” parla piano, ed io prendo di nuovo una sua mano tra le mie. 

“Shaoran, mi dispiace da morire…” è quello che riesco a dirgli, per poi aggiungere “vedrai che andrà tutto bene.” gli accarezzo una guancia, e lui alza il suo sguardo, che prima era sulla ghiaia del cimitero, su di me. Appoggia il suo viso alla mia mano, completamente, ed io capisco che è il suo modo per dirmi che si sta fidando. 

“Se ci sei tu, accanto a me, sono certo che andrà meglio.” 

Sorrido alle sue parole. 

“Quando vado ad Hong Kong, vado sempre a trovare mio padre, e ci parlo per  molto tempo.” confessa. I suoi occhi sono più lucidi.

“Anch’io lo faccio, ad esempio, oggi, volevo dire a mia madre quanto le sono grata per essermi sempre vicina durante la mia sessione degli esami. L’ultima volta, tu, cos’hai detto a tuo padre, invece?” lo interrogo, curiosa. 

“Ah, avrà sicuramente pensato che sono stato molto logorroioco.” sdrammatizza. Soffio una risata. 

“Logorroioco? Come mai?”

“Ho parlato solo di un argomento.” sentenzia. 

“Quale?”

“Gli ho parlato solo di te.” mi sorride.  

“Sai, Shaoran, sei il primo che io porto qui.” 

“E te ne sei pentita?” mi domanda. 

“Nemmeno per un secondo.” gli rispondo sincera. 

“Direi che possiamo incamminarci verso l’uscita, adesso.” annuncio, guardando l’ora.

“Ti posso accompagnare a casa?”

Annuisco. 

“Però prima vorrei passare dal parco.” ammetto. 

 

***

 

“Quasi non ci credo.” proferisce Shaoran, improvvisamente. Siamo sulle altalene del parco, io mi dondolo come una bambina, mentre lui è fermo, seduto immobile. 

“Cosa?”

“Che io sia stato il primo che hai portato lì.” mi spiega. Faccio spallucce.

“Sei l’unico a cui ho mostrato tutto di me. A parte Yukito, ma lui è il compagno di mio fratello, quindi è come se fosse un altro membro della mia famiglia.” rallento sull’altalena, iniziando a muovermi più piano su essa. 

“L’ho conosciuto, un giorno.” 

“Lo so, me l’ha detto.” lo rammento benissimo.

“È una persona veramente molto educata e cortese.” fa questa considerazione. 

“Sono d’accordo. Se conoscessi mio fratello, vedresti come loro due sono opposti. Eppure, si amano.” 

“Tuo fratello non è gentile?” 

Storto la bocca. 

“Diciamo che Touya è solo molto antipatico e si diverte a prendermi in giro.” ridacchio. 

“Ah, capisco.” dice. 

“Credo che siano come il poliziotto buono e cattivo.” rido.

Lo vedo annuire, con un lieve sorriso in volto. 

“Yukito è stato il mio primo amore. Ero solo una bambina, quando l’ho conosciuto. Lui aveva sedici anni all’epoca, una cosa del genere, ed era bellissimo e molto dolce.” arresto i miei movimenti del tutto, triste a quei ricordi. 

“Quando gli ho detto che mi piaceva ricordo che non mi ha mai presa in giro, bensì mi ha detto che il mio non era vero amore, quanto solo un attaccamento famigliare. E che quello che provavo per lui era simile a quello che provavo per mio padre. E, sai, con il tempo, ho capito che aveva ragione. Quando poi si è fidanzato con mio fratello, ed entrambi mi hanno resa partecipe del loro orientamento sessuale, io ero realmente contenta per loro.” continuo. So che probabilmente, oggi, lo sto annoiando tantissimo con tutta la storia della mia vita, ma voglio renderlo partecipe. 

“Finché non ho conosciuto Hisato. Lui è stato una sorpresa, veramente una sorpresa. Non l’ho amato subito, a contario di Yukito, non è stato un sentimento nato a prima vista.” sospiro.

“Non so più cosa sia giusto per me, Shaoran. Sono arrivata al punto in cui credo che, per me, non esista l’amore. Sto continuando a pensare che…” la vista mi si fa più sfocata, ed inizia a frantumarsi anche la mia voce, scossa dai singhiozzi “che nessuno riesca a vedermi perché in me non c’è nulla da vedere.” i singhiozzi mi stanno uccidendo, e le lacrime hanno iniziato a scorrermi sulle guance. 

“Sakura…” Shaoran tenta di richiamarmi, ma è come se non lo sentissi. 

“È come se a nessuno importasse davvero di quello che ho nel cuore, e questo… questo fa male, perché io do tutta me stessa nei rapporti, ma non mi sono mai sentita del tutto corrisposta.” mi asciugo le gote. Il pianista si alza dalla sua altalena, mettendosi di fronte a me. 

“Scusami, so che oggi sono stata pesante e che non è carino…”

“Capisco come ti senti.” mi ferma. Tira fuori dalla tasca un fazzoletto di stoffa, e me lo porge. 

“Sai che non mi piace quando piangi, quindi asciuga quelle lacrime.” prendo tra le mie mani il fazzoletto, e mi alzo anch’io dall’altalena. 

“Grazie, Shaoran.” sorrido di poco. Chiudo gli occhi, e mi lascio quasi cadere a peso morto sulla sua spalla. 

“Io non so se sia giusto tornare con Hisato o meno. Io non so più niente.” sono un fiume in piena. Sento le mani di Shaoran circondarmi le spalle. 

“Io so un po’ di cose, invece.” pronuncia. 

“Io so che Hisato non è giusto per te, e sai che la penso così. E so anche un’altra cosa.”

“Quale?” domando, titubante. 

“So che io riesco a vedere tutto quello che c’è dentro di te. E che è proprio per come sei, così unica, che mi sento legato.” alzo lo sguardo, per poi notare il suo sorriso radioso che mi rivolge. 

“Io riesco a vederti, ragazzina.”

Mi viene da piangere ancora di più, ora. 

“E non smetterò mai di guardarti come se tu fossi tutto ciò di più bello che mi sia mai capitato, perché lo sei davvero.” 

Lo abbraccio di slancio, con tutta la forza che ho.

“Ti voglio bene.” affermo.

Lo sento sospirare. 

“Anch’io.”

 

 

 

ANGOLO AUTRICE: ecco qui! Come state? Nuovo capitolo e spero che non sia troppo corto e poco emozionante, quindi spero che vi piaccia c: ditemi cosa ne pensate! Alla prossima! Bacioni x.

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Capitolo 21
*** Capitolo XX. ***


SAKURA

 

Il campanello di casa mia suona. Stavo proprio per uscire, per recarmi al tirocinio dell’università. Chiudo la porta alle mie spalle, e mi affretto a dirigermi verso il cancello di casa mia, con la mia ventiquattr’ore tra le mie mani. 

“Shaoran!” esclamo, contentissima di vedere il pianista fuori da casa mia. 

“Aspettami un momento.” torno indietro. Tocco il pulsante che permette al cancello di casa mia di aprirsi e, in un baleno, sono di nuovo davanti a lui, che mi sorride ampiamente. 

“Buongiorno, ragazzina.” mi bacia la tempia. Saltello un po’ sul posto, e lo abbraccio di slancio. 

“Cavolo. Hai mangiato pane e felicità stamattina?” mi domanda, ridacchiando. 

“Sono veramente troppo lieta di vederti.” 

“Anch’io. Pensavo che potevamo andare assieme in università.” afferma, facendo un passo in avanti. 

“Volentieri!” lo raggiungo subito, ed iniziamo ad incamminarci. 

“Mi sono svegliato prima del solito perché temevo che il tuo ex ragazzo si presentasse a casa tua, con la mia stessa intenzione.” si sistema la sciarpa. Aggrotto le sopracciglia, mentre un timido sorriso nasce sulle mie labbra. 

“Ho detto qualcosa di strano?” si volta verso di me, quando nota che mi sono arrestata nei passi. 

“Credo che non smetterò mai di ringraziarti per come mi proteggi.” è la mia risposta. Secca, lineare, diretta. Lui fa spallucce, e riprendiamo a camminare. 

“È il mio dovere, ragazzina.“ 

“Il tuo dovere?”

“Sei la persona che mi sta più a cuore, è normale.” specifica. 

“Per me è lo stesso.” e sono sincera. Lui è la persona più importante per me, altrimenti non lo avrei mai portato a trovare mia madre e non mi sarei mai confidata così tanto. Lui mi accarezza i capelli, mentre procediamo. Lo sento borbottare il mio nome per tre volte, con fare quasi esasperato. 

“Come stai, comunque?” 

“Sto bene, tu?”

Storta la bocca. 

“Sono un po’ teso per domani.” mi spiega. Giriamo l’angolo, ritrovandoci nel viale alberato, dove sui rami non è presente neanche più una foglia. Di riflesso, mi stringo nel mio cappotto. 

“Lo comprendo, ma sai che non devi. Sarai bravissimo!” lo incoraggio. Domani si terrà il suo concerto, dove eseguirà i suoi brani. Mi ha spiegato che è per questo che si sente tanto agitato ma, la verità, è che non ha motivo per esserlo. È sempre più bravo a suonare, migliora giorno dopo giorno, ed è un piacere sentirlo. Inoltre, non è la prima volta che si esibisce e, quando lo fa, in posti diversi magari dall’università, viene anche pagato abbastanza. Soprattutto per questo riesce a mantenersi da solo, un’altra ragione per cui non hanno senso i suoi pensieri pieni di angoscia e sconforto. 

“Io spero solo che il messaggio che voglio trasmettere arrivi forte e chiaro. Anche perché ho deciso che, prima di iniziare a suonare, spiegherò il brano a cui sono più legato.” 

“Qual è?”

Rotea gli occhi, mentre entriamo all’ingresso della metropolitana. 

“Curiosa.” fa scorrere il suo abbonamento nell’apposito macchinario, ed io imito i miei movimenti. Una volta sulle scale mobili, riprendo il discorso. 

“Dai, dimmelo!” protesto. 

“No.” resta fermo nella sua posizione. 

“Ti prego.” faccio un broncio. 

“Te l’avevo già detto, Sakura.”

Piego la testa di lato, lui sospira. 

“Smarrito nel verde.” 

Ah! Schiocco le dita, ricordandomelo subito. 

“Illustrerai perché l’hai composta?”

“Ed anche quello che significa per me.” aggiunge. Il mezzo arriva poco dopo. Quando le porte si aprono e la gente scende, Shaoran mi aiuta a salire, dopo avermi teso la sua mano destra, che io ho afferrato prontamente. Oggi è molto vuota, stranamente, quindi decidiamo di sederci. 

“Sono sicura che sarà una melodia stupenda, dunque non preoccuparti.” 

“Sakura…” inizia, un po’ enigmatico. 

“Sì?”

Si guarda attorno, poi riprende a parlare, dopo aver fatto un breve sospiro. 

“Ti ricordi quando ti dicevo che per suonare il pianoforte bisogna avere tante emozioni?” mi chiede. Annuisco. Come dimenticarselo?

“È la prima volta che suono quelle emozioni… ci ho messo molto prima di finire di ideare smarrito nel verde.” 

“Che emozioni intendi?” la mia curiosità ora è alle stelle. 

“Prima vorrei che tu ascoltassi, poi te lo dirò.” mi dice. Capisco il suo punto di vista, quindi, per una volta, sarò paziente. “Sono belle come emozioni, almeno?” mi preoccupo. Il mio amico sorride.

“Le più belle che io abbia mai provato.” mi porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Chiudo gli occhi come reazione involontaria, sentendomi, ad un tratto, piena e felice. Mi sento a casa. È da tempo che sento questo, quando Shaoran è con me. Mi sento veramente galleggiare su nuvole soffici, e mi sento in completa armonia con quello che c’è attorno a me. Quando siamo insieme, in mezzo ad una folla, i miei occhi cercano lui, perché guardarlo mi fa sentire protetta, al sicuro, indistruttibile. Del tipo che non importa quanti coltelli possano arrivare a trafiggermi il cuore, perché lui metterà sempre uno scudo di ferro di fronte a me. La metropolitana si arresta, ed io, sbadatamente, vado a sbattere con la testa contro la spalla di Shaoran, riprendendomi dai pensieri che, ultimamente, costellano le mie giornate. 

“Scusa.” bofonchio subito. Scuote il capo, per dirmi di non preoccuparmi. Ora che ci penso, il nostro rapporto è cambiato incredibilmente molto da quando ci siamo incontrati. Tuttavia, è mutato in meglio, decisamente.

“Oggi pranziamo assieme?” mi chiede, sistemandomi il colletto del cappotto. Le sue dita mi sfiorano il collo appena, ed io sento un brivido lungo la colonna vertebrale. 

“No, oggi dopo tirocinio vado a mangiare a casa di mio fratello.” mi rattrista non mangiare con Shaoran, ma ho promesso a Touya che avremmo mangiato assieme, oggi. Siccome sono a casa da sola in questo periodo che papà non c’è, ho bisogno di un po’ di contatto famigliare. 

“Non ti preoccupare. Sarà per un’altra volta.” 

Annuisco, convinta. Mi accarezza una guancia, e mi sistema, ancora una volta, i capelli dietro l’orecchio. Sento le forze abbandonarmi, mentre mi lascio cadere sulla sua spalla. Lo sento darmi un bacio sulla testa. Ecco, in momenti come questo, io mi sento davvero invincibile. Non ho mai provato queste sensazioni, e quello che provo per Shaoran è diverso da quello che ho provato e che provo ora per Hisato, o per Yukito ai tempi. Però, non riesco ancora a comprendere cosa sia. Non può essere amore, perché sarebbe solo un altro suicidio da parte mia, l’ennesima bastonata dove non sono corrisposta… quindi, dev’essere un’amicizia molto forte e potente. Sì, dev’essere questo, non trovo altre spiegazioni. Ma allora perché mi stanno venendo tutti questi dubbi su quello che provo?

 

***

 

“Kinomoto.” mi sento richiamare, quindi arresto i miei passi. Stavo per prendere la metropolitana, per tornare a casa da mio fratello, dopo aver finito tirocinio. Ho una fame da lupi.

“Dora.” mi volto, riconoscendo al volo la ragazza. Ella mi guarda da capo a piedi, con un’espressione sprezzante sul suo volto. Aggrotto le sopracciglia.

“Qualcosa non va?” 

Schiocca la lingua al palato, poi fa uscire fuori dalla sua bocca una risata sarcastica. 

“Non fare la finta tonta con me, Sakura.” 

Finta tonta? 

“Sei arrabbiata con me per qualcosa?” tento. Mi sembra l’unica spiegazione al suo modo di guardarmi. 

“No, ma quando mai. Anzi, sei la persona più dolce che conosca.” il suo sarcasmo è fin troppo evidente. Decido di arrendermi, e sospiro. 

“Come mai ce l’hai con me?” 

“Shaoran Li mi ha rifiutata a causa tua, te ne rendi conto?” mi getta addosso. Spalanco gli occhi, incredula. 

“Dora non essere…”

“Cosa? Sincera? Smettila di fare l’ingenua con me, e affronta la cosa da donna a donna. Ricambi i suoi sentimenti?”

Ma di quali sentimenti parla? Ma cosa le prende?

“Io non so davvero a cosa alludi, Dora.” le spiego. Sono assolutamente sincera. Sono io quella dei due che ultimamente sta avendo dei dubbi circa i propri sentimenti, non è di certo Shaoran che, con me, è sempre stato schietto. 

“Quindi devo davvero credere al fatto che tu non ti sei accorta di come ti guarda?” sentenzia, velenosa. I miei occhi si spalancano di nuovo.

“Non è possibile. Tu non te ne sei accorta davvero…” sembra quasi parlare tra sé e sé. 

“Dora io…” 

Questa fa un gesto con la mano, poi scuote il capo. 

“Lasciamo perdere. È una causa persa con te, Sakura.” sono le sue ultime parole, prima di andarsene. Mi lascia confusa, davanti all’entrata della metropolitana. Sento il mio cuore ovunque. Sono certa che Dora, su Shaoran, non abbia ragione, ma che sia solo annebbiata da come sia andata a finire con lei. Sono i miei sentimenti, piuttosto, a preoccuparmi. Cosa mi sta succedendo?

 

***

 

“Hai preso le pizze? Ma grazie!” Yukito mi accoglie in casa, gentilissimo come sempre. Prima di venire qui, mi sono precipitata alla pizzeria d’asporto di queste parti. So benissimo i loro gusti in questo campo, così, li ho solo avvisati di non preparare il pranzo, perché ci avrei pensato io. A quanto pare, la sorpresa mi è riuscita. 

“Non ringraziarla, Yukito. È solo un suo modo per mangiare di più.” mi punzecchia Touya. Assottiglio gli occhi, e gli tiro uno schiaffo sul braccio. 

“Prima o poi diventerò alta cinque metri e ti schiaccerò come una mosca, antipatico.” gonfio le gote. 

“Potresti già schiacciarmi, solo sedendoti sopra di me.” 

Sento i nervi a fior di pelle, quindi inizio a tirargli una serie lunga di schiaffi sul braccio. 

“Ritira quello che hai detto!” 

“Fratellini, non litigate.” il suo compagno ridacchia, rimproverandoci in modo tenero. Arresto la corsa del miei schiaffi, e prendo posto a tavola. 

“Dovrebbero essere ancora calde.” dico, cambiando argomento. Mio cognato annuisce, e le posa su dei piatti, per poi servircele. 

“Buon appetito!” esclamo, iniziando a tagliare la mia pizza. Mi augurano altrettanto, poi iniziamo a parlare del più e del meno. 

“Com’è andata oggi?” mi domanda Touya. 

“Bene, a voi?”

Mi spiegano che hanno lavorato, ed oggi hanno il pomeriggio libero entrambi, quindi possono studiare. 

“Che programmi avete per domani sera?” chiedo. È da un po’ che sto valutando se invitarli o meno al concerto di Shaoran, in fondo, a me piacerebbe che facciano conoscenza anche di questo lato del mio amico. 

“Niente di particolare, perché? Hai in mente qualcosa? Non ti vedi con Hisato, vero?!” mio fratello è sempre un fiume in piena. Roteo gli occhi. 

“No, con Hisato per ora non voglio vedermi al di fuori dell’università o tirocinio. Domani sera c’è il concerto di Shaoran, vorrei che veniste anche voi, così lo sentite suonare.” dichiaro. 

“Lo sentiamo suonare?”

Annuisco. 

“Il pianista, giusto?” chiede, Yukito, a bocca piena. 

“Lui.”

“Ci saremo.” risponde subito, mio fratello. 

“Ma Touya, abbiamo anche da studiare e dobbiamo…”

“Ci saremo. Dove si comperano i biglietti?” rimane fermo nella sua posizione. 

“Ve li potrei prendere io, faccio un salto in università appena finisco di mangiare qui da voi. Tanto, ce ne sono ancora. Non tanti, ma ce ne sono.” sono contenta che abbiano accettato. Veramente tanto contenta. 

“Mi affido a te.” 

Faccio okay con la mano, continuando a pranzare. Il mio cellulare trilla, e leggo subito il messaggio di Tomoyo, mentre sento in sottofondo il vociare di Yukito e Touya che bisticciano in modo comico. La mia amica mi dice che mi ha già confezionato il vestito per domani sera. Le rispondo subito in modo grato, mentre penso che non vedo l’ora che arrivi il concerto e mentre sento i miei sentimenti ancora un po’ scombussolati.

ANGOLO AUTRICE: nuovo capitolo, anch’esso un po’ di passaggio, ma si intravedono alcune cose comunque :)) spero che vi piaccia! Ditemi cosa ne pensate. Grazie di ogni cosa. Bacioni x.

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Capitolo 22
*** Capitolo XXI. ***


SAKURA

 

Meiling entra in casa mia, assieme al suo compagno. Mi stropiccio un occhio, mentre penso che, anche questo sabato, non sono riuscita a dormire fino all’orario che volevo. 

“Come mai siete qui?” è la mia domanda, subito dopo aver sbadigliato. La bruna porta le sue mani ai fianchi, ed inarca un sopracciglio. 

“Sakura, sono le dieci e mezza. Non mi dire che stavi ancora dormendo!” mi rimprovera. La guardo imbarazzata, colta sul fatto. Be’, dovrebbe averlo capito comunque, visto il pigiama che ho addosso. Oh, cielo. Mi sono appena presentata a degli ospiti in pigiama! Che figura. 

“Ti abbiamo portato la colazione, volevamo passare un po’ di tempo con te.”

“Ci saremmo visti stasera, in ogni caso.” comunico. 

“Sì, ma stasera dev’essere rigoroso silenzio.” proferisce Hanko. Aggrotto le sopracciglia. Rigoroso silenzio?

“Hai saputo?” chiede, Meiling, posando una scatola di cartone sul tavolo della mia cucina. 

“Cosa?”

“Shaoran terrà un discorso, prima di suonare.” mi fa l’occhiolino. Annuisco. 

“Speriamo che sia la volta buona.” ridacchia, il suo compagno. 

“Comunque… qua ci sono delle ciambelle. Iniziamo a mangiare? Ho una fame!” 

Annuisco. Prendiamo posto a tavola, mentre parliamo del più e del meno.

“Hai più visto o sentito Hisato?” mi pone questo quesito, la mia amica. 

“Lo vedo solo in università e lo sento qualche volta.” 

“Ma provi ancora qualcosa per lui, per caso?” Hanko si intromette nella conversazione. Schiocco la lingua al palato. Non lo so. Forse? Forse no? Non ne ho idea. Ho i sentimenti contrastanti, e quello che provo per Shaoran si fa spesso strada dentro di me, facendomi perdere il lume della ragione. Non riesco a spiegarmi come mi sento, non riesco a vederci chiaro. 

“Credo di…” inizio “non lo so.” è la mia conclusione. Meiling ed Hanko sospirano.

“Stasera chi ci sarà al concerto?” cambio argomento.

“Be’, noi tre, tuo fratello ed il suo compagno, Tomoyo ed Eriol.”

Annuisco. 

“Saremo in tanti!” sono contenta che saremo presenti in un bel po’, Shaoran si merita tutta l’attenzione del mondo. E, mentre faccio questa considerazione, sento un lieve tremore invadermi le ginocchia. 

 

***

 

“Bella come gli angeli!” mi guarda Tomoyo, attraverso lo specchio. Alzo gli occhi al cielo. 

“Tu crei vestiti troppo belli, per una come me.” mi volto verso di lei. Anche Eriol mi fa i complimenti per come sto. 

“Impazzirà.”

Eh?

“Ne sono certa, Eriol.” ridacchia, la mia amica. 

Il vestito che mi ha confezionato è color verde acqua, corto e sbracciato, con la gonna a balze. La zona del busto è ricoperta da del pizzo fine. È abbinato con un cerchietto del medesimo colore, e con delle scarpe, con un lieve tacco, color panna. Mi sento fuori luogo: è sempre così. Accidenti. 

“Noi saremo in prima fila, giusto?” mi domanda Eriol. 

“Sì, prima fila. Mio fratello ed il suo compagno invece saranno tra le ultime, ma purtroppo i biglietti che erano rimasti erano quelli.” faccio le spallucce. 

“Non ti preoccupare. L’importante per Shaoran è avere te, in prima fila.”

Sorrido, grata di questo pensiero di Tomoyo. 

“Lo pensi davvero?”

Annuiscono entrambi.

“Sakura, sarà un concerto bellissimo, vedrai.” Eriol mi mette una mano sulla spalla. Sospiro. 

“Credo di essere più tesa di Shaoran, in questo momento.” ed è la verità. Ultimamente, mi sento sempre così, ogni volta che lo devo vedere, o quando lo sento al telefono, quando lo incontro… sono estremamente… tesa. Non mi vengono altre parole. È una tensione bella, però. È una di quelle tensioni dove si è impazienti di essere felici, perché lui mi rende così: felice. Non ci capisco più nulla, questi miei sentimenti mi stanno uccidendo giorno dopo giorno, facendomi sentire sull’ultimo piano di un grattacelo, e non comprendo se soffro di vertigini oppure se sto aspettando solo di spiccare il volo verso le stelle, che mi portano lontano lontano, verso l’ignoto. È una difficoltà in ogni caso. Capirmi è sempre stato arduo, ma mai come adesso. Temo di sbagliare, temo di essere sbagliata, temo troppe cose. 

 

***

 

Abbiamo preso posto nell’aula magna dell’università. Mio fratello ha brontolato un sacco, perché gli unici posti disponibili erano quelli nelle ultime file, ma non è stata colpa mia. Voglio dire, i biglietti disponibili erano quelli. Menomale che ci ha pensato Yukito a calmarlo. Mi metto meglio sulla sedia. Ho alla mia sinistra Meiling, ed alla mia destra Tomoyo, che sono vicine ad i loro rispettivi ragazzi. Guardo l’orologio, constatando che il concerto dovrebbe iniziare a momenti. Un pianoforte bianco, bellissimo, è posto sul palco. Mi vengono i brividi solo alla vista. 

“Sei agitata?” mi chiede Meiling.

“Un po’, ahimè.” 

“Non devi!” sussurra, Tomoyo. Sospiro. Hanno ragione. Forza e coraggio. Mi metto dritta sulla sedia. Le mie mani stanno iniziando a farsi più fredde ed a tremare un pochino. Non vedo l’ora di sentire il suo discorso. Passa una ragazza, poco prima che le luci si spengono, che ci distribuisce dei fogli. Do un’occhiata veloce, riconoscendo i titoli di quello che Shaoran suonerà stasera. Al primo posto, accanto al numero uno, c’è scritto "smarrito nel verde". Ecco, le luci si sono spente del tutto, e si è accesa solo quella al centro del palcoscenico. Il pianista esce dal sipario: è vestito con un completo bianco, elegante a dismisura. Bello come non mai. Si avvicina ad un’asta, con un microfono all’apice di essa. Deglutisco, nervosa. Sta per cominciare. Meiling e Tomoyo, mi prendono le mani, consapevoli della mia agitazione. 

“Buonasera a tutti.” la sua voce al microfono mi arriva in faccia come una carezza. È più profonda di quando parla normalmente. 

“Io mi chiamo Shaoran Li, come alcuni di voi già sapranno. Questa sera, voglio suonare dei miei componimenti.” va avanti a parlare. Mi accorgo di star stringendo troppo le mani delle mie amiche, tanto che devo lasciare un pochino di più la presa. 

“So che non sono solito a parlare prima di iniziare ad eseguire le melodie, ma questa sera è importante che io lo faccia, per il primo pezzo, che è riportato sull’elenco, che vi è stato distribuito.” afferma. È molto sicuro di sé, non sembra neanche un briciolo ansioso. 

“Si intitola -smarrito nel verde-.” 

Lo so, Shaoran. 

“Ho iniziato a scriverlo questo novembre, dopo aver fatto la conoscenza di una persona a me molto cara. Anzi, la più cara. Ci ho messo molto, molto, a farlo e fino a gennaio non era ancora terminato.” 

Mi vengono gli occhi lucidi. 

“Sai a chi si riferisce, no?” mi bisbiglia Meiling. Non le rispondo, sto zitta.

“Non ho mai suonato questo genere di musica e quando l’ha sentita il mio insegnate, il suo commento è stato che finalmente io ero riuscito a far della musica che ti colpisce il cuore, e non solo le orecchie.” ridacchia un po’, e prende un respiro. 

“Smarrito nel verde potete interpretarlo come desiderate, ma per me sono gli occhi di una persona importante.” il suo sguardo si rivolge a me. Mi sorride. 

“Smarrito nel verde è per te, Sakura.” 

Spalanco la bocca, mentre sento un brusio generale della sala, e vedo che alcuni mi guardano. Molti, nella fila dietro, mi chiedono se sono la sua fidanzata, se tra noi c’è qualcosa. E le domande continuano, finché lui non prende posto a pianoforte ed inizia a suonare. Basta solo uno sfioramento, un piccolo suono anticipato, e tutti applaudono. Una serie di "bravissimo" arriva alle mie orecchie e, quando la sala è di nuovo in silenzio, lui riprende a suonare. 

 

“Ragazzina, ti faccio una domanda.”

Mi asciugo una lacrima, mentre annuisco. 

“Cosa pensi serva per suonare il pianoforte?”

“Be’, conoscere le note musicali.” aggrotto le sopracciglia, nel rispondergli. 

“No. Serve avere emozioni. Tante. Forti, potenti.” 

 

I ricordi fanno in modo di farmi cadere una prima lacrima dal mio volto. Shaoran ha appena composto un pezzo per me. Non ci posso credere. Mi concentro, mentre rifletto su quali emozioni possa star suonando. Riconosco la tristezza, che sta suonando ora. Dev’essere molta, vedendo quante volte la ripete, poi essa si fa più lieve, e arriva presto quella che lui mi aveva spiegato essere gioia e felicità. E poi continua a suonare, emettendo dei suoni che non riconosco, a cui non so che emozioni attribuire, ma che comunque mi scaldano molto il cuore. Sto continuando a piangere come una fontana. È un’emozione indescrivibile, quella che sto provando. Anche Meiling è commossa, le sento dire al suo compagno quanto sia fiera di suo cugino. E sono anch’io fiera di lui, perché significa che ce la sta facendo a stare meglio, ad essere meno schivo e chiuso, a fidarsi, a voler bene al prossimo senza nessun tipo di limitazioni. 

“Grazie, Sakura.” mi sussurra, Meiling. Mi volto verso di lei, asciugandomi alla bene o meglio le lacrime. Spero di non essere sporca di mascara. 

“Di cosa?”

“Di aver salvato mio cugino.”

Sorrido, e poso la testa sulla sua spalla, continuando a commuovermi, mentre una musica dolcissima continua a cullarmi ed a curarmi il cuore. 

 

***

 

La sala si svuota dopo un bel po’. È stat dura mandare via le ragazze, che erano a dir poco meravigliate da tanta bravura. Meiling ed Hanko, piano piano, hanno fatto in modo che se ne andassero tutti. Quindi, ora, in sala, siamo solo noi. Sto continuando ad asciugarmi gli occhi, mentre ho ancora dei residui di lacrime. Non c’è niente da fare, io sono una piagnucolona già di mio, ma ai concerti del mio amico, piango tutte le mie lacrime. 

“Così hai dedicato -smarrito nel verde- a mia sorella?” domanda Touya, dopo aver fatto le presentazioni. Mi ricorda di averlo già conosciuto, così ho chiesto subito scusa, capendo che fare le presentazioni non serviva. Il suo tono è molto glaciale. 

“È così, tengo molto a Sakura.” 

Yukito sorride, Touya no.

“In che senso?” continua mio fratello, con tono irritato. 

“Ehi, dai, basta.” mio cognato lo rimprovera dolcemente, al che, vedo mio fratello arrendersi, lasciando stare. 

“Shaoran, è stato bellissimo.” rivolgo la mia attenzione al pianista, facendogli molti complimenti che vengono concordati anche dagli altri. Per la prima volta, Shaoran accetta gli elogi di tutti, una volta di fronte a me, non resisto, e lo abbraccio fortemente. 

“Non hai capito quello che volevo dirti, vero?” è la sua domanda, direttamente sussurrata al mio orecchio. Aggrotto le sopracciglia. 

“Be’, che mi sei molto grato e che mi vuoi bene.”

Schiocca la lingua al palato, e sia allontana. 

“Quindi, ora, andiamo a casa?” si intromette Touya. Il pianista fa un sorriso tirato, in modo molto sottile.

“Vai pure, ci vediamo domani.” mi accarezza i capelli, portandomene una ciocca dietro l’orecchio. 

La verità è che non voglio che stasera finisca e non voglio allontanarmi nemmeno di un centimetro da lui.

ANGOLO AUTRICE: ecco qui, il capitolo del concerto :)) il prossimo capitolo sarà… EH. Sarà! Hahaha, poi vedrete :) ditemi cosa ne pensate di questo e se vi piace! Spero di non avervi deluso. Grazie di tutto. Bacioni x.

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Capitolo 23
*** Capitolo XXII. ***


SAKURA 

 

Io e Shaoran ci eravamo accordati per vederci oggi, ma lui mi ha detto di aver avuto un imprevisto e di doversi vedere con un suo insegnante per discutere di com’è andato il suo concerto. Così, oggi è domenica, ed io mi ritrovo ad aver finito di sistemare gli appunti, senza dover più fare niente. Ho provato a guardare la televisione, a leggere, ed ho anche chiamato Tomoyo, ma il tempo sembra non passare mai. Non mi piace non aver nulla da fare, mi sento annoiare subito. Sbuffo.

“Kero-chan, che c’è?” il mio gatto sale sul divano, sedendosi accanto a me. Gli faccio qualche carezza, mentre penso a quanto siano cambiate le cose ultimamente, ed a come sono effettivamente cambiata anch’io. Quasi non posso crederci. Il suono del campanello mi distrae. Mi alzo dal divano, pensando che sia Touya o qualcun altro. Invece no, fuori dal cancello di casa mia c’è Misa, la mia compagna di corso. Mi affretto ad uscire di casa per accoglierla. 

“Ciao, tesoro!” dico, aprendole il cancello subito. 

“Ciao, Sakura. Scusa se ti disturbo di domenica, ma passavo da queste parti e volevo un attimo parlare con te.” è un po’ mogia. Aggrotto le sopracciglia. Ci incamminiamo verso casa mia, e la faccio entrare. 

“Posso offrirti qualcosa? Un the? Un caffè?”

Scuote il capo.

“Acqua, solo acqua.” 

Sorrido, prendendo un bicchiere e versandogliela. 

“Posso sedermi?” accenna al tavolo della cucina. 

“Ma certo!” esclamo. Dopo che prende posto, mi siedo anch’io, di fronte a lei. 

“Ti devo parlare di una cosa, non è facile.” agita le mani. 

“Misa, sai che puoi dirmi tutto.” le tocco il polso, e cerco di rassicurarla. Sembra dovermi dire qualcosa di orribile. 

“Mi sono innamorata.” fa’, schietta. 

“Ma è una cosa bellissima!”

“Di Danjuro Mori, Sakura.” china il capo. 

“E che problema c’è?” domando. Non capisco, dov’è il problema se le piace Danjuro?

“Lui mi vede solo come un’amica. Sai, quando gli piacevi, veniva spesso da me a chiedermi informazioni, mettiamola così, e siamo diventati amici. Poi io, insomma… l’hai capito.” suona triste. 

“Perché non ti dichiari?” 

“Perché ho paura di un rifiuto.” sentenzia. Mi sento giù di morale per lei, capisco benissimo quello che prova, essere rifiutati non è mai bello. 

“Lo so cosa intendi, ma se non dicendogli che ti piace stessi perdendo l’occasione più grande della tua vita? Devi essere forte.” sono le mie parole. Spero possano essere sagge. 

“Ci penserò. Spero tanto di farcela. Grazie, Sakura.”

Mi alzo da dove sono seduta e l’abbraccio. 

“Lo sai che puoi contare su di me.” mi stacco e le sorrido. 

“Ah, siccome oggi sono a casa da sola fino a stasera che ceno da mio fratello, ti va di rimanere a farmi compagnia?” le propongo. 

“Molto volentieri.” dice, contenta. 

“Cosa ti va di fare?”

“Guardiamo un film?” domanda. 

“Perfetto!”

 

***

 

“Che fame che hai, sorellina.” ridacchia Touya, vedendomi mangiare il mio piatto di riso. Gonfio le gote. 

“Non posso farci niente.” proferisco, a bocca piena. 

“Allora, come sta andando in questi giorni?” Yukito cambia argomento, iniziando la sua cena. La dose di riso che ha nel piatto è il doppio della mia. Caspita. 

“Bene, sono sempre indaffarata, ma bene. Voi, invece?” 

“Stiamo bene. Stiamo pensando iniziare un corso di yoga.” mi spiega. 

“Ah, che bello. Lo yoga rilassa i nervi tesi. Ma avrete il tempo per farlo?” mi incuriosisco. 

“Vedremo come organizzarci.” mi spiega Touya. 

“Tu, invece? Hai novità?” 

“Sì, mi ha chiamata papà e mi ha detto che torna il prossimo week-end.” informo mio fratello. 

“Ah, come stanno andando gli scavi?”

“Dice che vanno molto bene, gli ho raccomandato però di non affaticarsi troppo.” mormoro, con un po’ di riso in bocca. 

“Brava, hai fatto bene.”

Annuisco. Finisco la mia cena, e sospiro di sollievo. 

“Mi sento sazia!” esclamo.

“Tra poco ricominciano le lezioni, giusto?” 

“Sì, Yukito. Tra una settimana. Anche le vostre, giusto?”

Mi fanno cenno di sì, e finiscono anche loro la cena. 

“Lasciate, vi lavo io i piatti.” affermo. 

“Sakura, non devi.” mi ferma Touya. 

Scuoto il capo energicamente. 

“Faccio io.” sorrido. 

Sento mio fratello sbuffare, per poi sedersi sul divano.

“Vai pure a fargli compagnia.” dico a mio cognato, il quale dopo vari indugi, si arrende alle mie volontà. Una volta entrambi sul divano, chiedo loro di accendere la televisione.

“Niente film dell’orrore, però!” punto un dito contro mio fratello, il quale ghigna. 

“Neanche un thriller?” 

“No!” alzo la voce. Entrambi i padroni di casa ridono. 

Appena finisco di lavare i piatti, e dopo un bel po’ di discussioni su quale film vedere, abbiamo concordato per uno d’amore classico. Neanche a farlo apposta, mio fratello si è addormentato a metà film.

 

***

 

Apro la portiera della macchina. Sono le undici meno dieci, ed è meglio che io torni a casa, a riposare. 

“Sei sicura che non vuoi rimanere?” 

“Tranquillo, Touya. Vado a casa.” sentenzio. Lui annuisce, poi mi abbraccia, dandomi un bacio sulla fronte. 

“Buonanotte.” mi dice. 

“Buonanotte, e grazie di tutto!” saluto anche Yukito con un abbraccio, poi salgo in macchina. Li vedo rientrare in casa non appena parto. Faccio un po’ di strada, quando poi il mio cellulare squilla. Avrò forse dimenticato qualcosa a casa di mio fratello? Accosto, e rispondo.

“Pronto?” dico, senza vedere chi mi chiama. 

“Sakura, ma buonasera!” la voce mi sembra quella di Shaoran, ma è molto diversa. Quasi a cantilena. Allontano il telefono dal mio orecchio, per accettarmi che sia lui, ed il suo nome sul display mi conferma che io sto proprio parlando con il pianista. 

“Shaoran, stai bene?” mi preoccupo subito. Sento il cuore in gola, non è da lui parlare così, e non è nemmeno da lui chiamarmi a quest’ora. 

“Benissimo, mai stato meglio. Sei mai stata sulle stelle? Io ti ci porterei.” 

Ma che cosa sta dicendo? 

“Hai bevuto?” è la mia conclusione. Non trovo altre spiegazioni. 

“Sì, ma meno di quello che potresti pensare. Non reggo granché.” ride. Mi porto una mano in fronte, mantenendo la calma. Resta lucida, Sakura. Resta lucida, almeno tu. 

“Dove ti trovi?” 

“Al bar del centro.” biascica. 

“Shaoran, ci sono milioni di bar al centro città. Dove ti trovi esattamente?” sono sempre più preoccupata, tanto da imprecare mentalmente. 

“Quello dall’insegna verde, io amo il verde.” ride. 

Cerco di collegare il cervello, capendo che la sua lucidà è veramente pessima in questo momento. Passa qualche secondo, poi ci arrivo. 

“Senti, adesso vengo a recuperarti, tu stai lì, okay?” 

Lo sento sospirare. 

“Sei già per strada?”

“Sì.” confermo. 

“Sei stata da lui, vero?”

“Lui, chi?!” mi sento nervosa. 

“Hisato Miura, quel demente del tuo ex ragazzo.”

Roteo gli occhi. 

“No, sono stata da mio fratello. Ascolta, resta lì che arrivo. Intesi?”

“Va bene, ragazzina. Ma non sono così ubriaco.” cerca di convincermi. 

“Ubriaco o no, resta fermo. Anzi, ti metto in vivavoce ora, e mentre ti raggiungo, gradirei molto tu mi parlassi.” faccio come ho detto, e torno in strada. 

“Avrei tante cose da dirti.” 

“Conta, tu conta. Riesci a farlo?”

Lo sento sospirare, poi inizia a dettare numeri. Accidenti, accidenti, accidenti. 

Quando arrivo a destinazione e lo faccio salire in macchina, capisco che mi aspetta una nottata non facile. 

 

***

 

Entro in casa e chiudo la porta con il piede sinistro, poi accendo la luce e posiziono Shaoran sul divano del mio salotto. 

“Non ti ricordavo così ginnica e sveglia.” ride. Roteo gli occhi e mi inginocchio davanti a lui. 

“Ho dovuto fare il possibile per non farti cadere. Sei ubriaco fradicio.” affermo, prendendo il suo viso tra le mie mani. Ha gli occhi gonfi e lucidi, lo sguardo un po’ perso nel vuoto e stanco. 

“No, sono solo meno lucido del solito. Sai, ragazzina, io sono astemio. Mi sono sempre detto che, nella mia vita, sei mai avessi dovuto ubriacarmi o bere, lo avrei fatto per una buona causa, e una volta soltanto.” ascolto attentamente il suo discorso. Biascica molto e trascina una parola dietro l’altra, allungando di tanto in tanto le lettere. 

“Be’, spero davvero tu non lo faccia più.” dico preoccupata. Annuisce. Poi, posa le sue mani sulle mie guance, accarezzandomi le gote con i polpastrelli dei pollici. Percorre tutto il mio viso, con una delicatezza impressionante. Ho il cuore nel mio petto che sembra scoppiare. Respira, Sakura, respira. 

“Sei bellissima.” 

Avvampo, ed il mio cuore peggiora il suo ritmo, tanto che devo staccare una mano dalla sua guancia e portarla al mio petto, per cercare di calmarmi. 

“Smettila, non sei in te.”

Nega con il capo, poi riprende a parlare. 

“Hai fatto così tanto per me, non posso proprio ora permettere che tu vada via.”

Aggrotto le sopracciglia. 

“Ma io non me ne vado.”

“Sei veramente importante per me, Sakura. Così tanto…” continua ad accarezzarmi le guance. Mi tremano le mani. 

“Shaoran, veramente, io…” tento di bloccarlo, di fargli capire che non è lucido, che sta dicendo un sacco di frasi quando dovrebbe riposarsi, ma lui mi ferma. 

“Io ti amo, Sakura.”

È come una secchiata d’acqua gelata, uno schiaffo in pieno volto, un proiettile che ti arriva dritto al cuore. Ma è anche come una boccata d’aria fresca, una carezza sul viso, un temporale dopo un periodo di siccità. Non lo so, non lo so come mi sento. So solo che la prima lacrima è già corsa sul mio viso, e Shaoran l’ha presa al volo, come ha fatto ogni volta. Mi ha sempre sorretta appena in tempo, prima che io potessi cadere. E sapere che lui prova questo sentimento, mi spappola tutti gli organi, mi mangia dall’interno, facendosi strada attraverso i tessuti del mio corpo, fino ad arrivare lì, dove si sente di più, dove il mondo sembra in costante guerra: nel mio cuore. Non riesco a rispondergli, come paralizzata da una forza esterna a me, così lui continua il suo discorso, imperterrito, inarrestabile, con un sorriso sulla faccia che potrebbe far sciogliere qualunque ghiacciaio. 

“Ti amo da tanto tempo, sai? Io sono sempre stato refrattario e diffidente con questi sentimenti… non li ho mai provati in vita mia. Poi ho conosciuto te. Ed ho capito che c’era una ragione per cui io non sono mai riuscito ad innamorarmi, e questa è perché aspettavo qualcuno come te.”

Deglutisco, mentre altre lacrime continuano a scendere. Non mi sono mai sentita così fragile e debole come ora. 

“Anzi, forse è meglio dire che aspettavo te, e basta. Perché qualcuno come te non esiste.”

Oh, Shaoran. Perché mi fai questo? 

“Io ti amo probabilmente dalla prima volta che ti ho vista. Ho subito capito che tu eri diversa, che tu cerchi di ridurre il più possibile la sofferenza altrui. Ti amo da quando ho visto che avevi paura del vuoto della metropolitana.” 

Scuoto il capo e le mie mani tremanti prendono possesso delle sue che sono ancora sulle mie guance. Ancorate ad esse, non disposte per nulla al mondo a staccarsi. 

“Shaoran, sei veramente ubriaco.” gli rammento, nel mio tentativo codardo di fermarlo ancora una volta. Ma lui è testardo, quasi quanto me. 

“Non credo così tanto. Ma anche se fosse, non sai che gli ubriachi dicono sempre il vero?”

Cavolo. 

“E poi, se non avessi bevuto probabilmente non te lo avrei mai detto. O forse sì, forse. Non lo so… ma sono contento di non essere del tutto ragionevole questa sera.” 

Annuisco, incapace di dire altro. 

“Tu sei la prima ragazza che mi ha fatto provare ciò. Tu sei la prima ragazza che io desidero spogliare con il cuore e non con gli occhi, tu sei la prima ragazza che voglio spogliare nell’anima e non nel corpo.”

Una lacrima sfugge anche a lui, ed io l’asciugo subito. Stiamo piangendo entrambi. Le sue parole sono forti, le più forti che io abbia mai sentito. Mi hanno traforato il cuore peggio di un proiettile, mi hanno aperto la zona del torace come se avesse adoperato un bisturi. Ed il dolore che sento è pari a quello senza anestesia. 

“Cioè, voglio anche spogliarti nel corpo, non fraintendermi. Solo con i tuoi tempi. A dire la verità se dipendesse da me avrei già fatto l’amore con te da un bel po’. Ma non voglio sembrare uno di quei maschi… insomma, hai capito.” ridacchia, per sdrammatizzare. Gli do un piccolo buffetto sul braccio e scuoto la testa. 

“Sì, ecco, questa è un’altra cosa.”

“Cosa?” domando. 

“Tu sei la prima ragazza con cui voglio far l’amore, e non sesso.” 

Accidenti. 

Ho il cuore sparso ovunque, ora. 

“Mi hai fatto vedere il mondo, ragazzina. Quello bello, quello in cui vorrei vivere, possibilmente assieme a te. Mi hai fatto scoprire tante cose: l’importanza della felicità altrui, essere empatici, non aver paura di soffrire o di far soffrire, rialzarsi sempre più forti di prima, non sentirsi mai soli, essere generosi, altruisti. E tanto altro.” mi spiega. 

Non riesco a smettere di piangere. 

“Questo è bellissimo, Shaoran.” riesco a pronunciare a fatica. Mi sento io, ora, ubriaca. 

“Tu sei bellissima. E non parlo di bellezza fisica, cioè, anche, ma parlo del tuo complesso, del tuo essere… te stessa. Parlo di quello che sei, di quello che hai sepolto a fondo all’interno di te.”

Tu sei bellissimo, Shaoran. 

Tu. 

Solo tu. Sempre stato. 

“Non scegliere Hisato, non stare con lui, non frequentarlo di nuovo. Lui non ti merita. E lo so, diamine, lo so che non si ama per meriti, ma si ama e basta. Lo so, me l’hai insegnato tu, ma ti prego, non stare con lui. Io voglio renderti felice, voglio proteggerti tutta la vita, voglio mettermi davanti a te e pararti dietro le mie spalle appena senti qualcosa che non va. E voglio avere una storia d’amore con te, la più bella, seria e solida del mondo. E sono geloso. E voglio essere il primo a sapere dei tuoi pianti e dei tuoi sorrisi, perché impazzirei all’idea che possa arrivare un pianista da strapazzo con un passato difficile, ma che c’è sempre per te.”

Tu sei sempre il primo. E sempre lo sarai, Shaoran. 

Sento le mie gambe farsi molli, e devo iniziare a cedere alla tensione, facendomi più vicina a lui, involontariamente. 

“Non ho sopportato Danjuro Mori per questo, insomma. Non puoi capire che voglia di prenderlo a pugni. Anche Hisato, lo stesso, fin da subito.”

Mi scappa un piccolo risolino. 

“E sto veramente impazzendo, se sono arrivato a bere per dirti quanto ci tengo.” mi mordo la guancia, e lo sento accarezzarmi i capelli. Mi faccio più vicina, e nascondo la mia testa nel suo petto, mentre le lacrime sembrano diminuire da parte di entrambi. 

“Mi hai fatto impazzire, sì. Ma te ne sono grato.”

“Io non…” non so neanche cosa voglio dirgli. Ci sarebbero troppe cose, ma sono tutte confuse. Ed ho bisogno di dormirci su prima, ed anche lui. 

“Io ti amo, Sakura.”

Me lo sta continuando a ripetere ed è un salto nel vuoto ogni volta. Poi, atterro nel morbido, tra dei fiori profumati. 

“Ed ora vorrei fare una cosa. So che è sbagliato, ma ti prego di concedermela, è da tempo che la sogno.”

Piego la testa di lato, e le sue parole arrivate nel mio cervello si fanno incomprensibili. 

Cosa vuole fare?

Spalanco gli occhi quando, dopo avermi allontanata dal suo petto ed aver ripreso le mie guance fra le sue mani, sento le sue labbra sulle mie. È un bacio dolcissimo, gentile, delicato. Eppure lo sento dappertutto, come se mi stesse baciando direttamente l’anima. 

Ci metto qualche secondo prima di chiudere gli occhi e di lasciarmi andare. Io, qui, tra le sue braccia, voglio restarci ancora un altro po’. Un altro po’ che può essere visto come per sempre. 

Ora ne ho la conferma: sono io, quella ubriaca. 

Di lui. 

 
ANGOLO AUTRICE: oooooh, ci siamo riusciti! Party hard! Hahaha. Spero tanto che vi sia piaciuto :)) grazie di tutto. Bacioni x.

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Capitolo 24
*** Capitolo XXIII. ***


SAKURA

 

Mi sveglio con calma e mi stropiccio un occhio. Passa una frazione di secondo, poi gli avvenimenti della sera precedente tornano prepotenti nelle membra della mia memoria. Shaoran ha detto di amarmi, e poi mi ha baciata. Mi ha chiesto di dormire con lui, ed io l’ho assecondato. Santo cielo, Shaoran ha detto di essersi innamorato di me. Scatto seduta e, nel farlo, cado dal divano di casa mia. Trattengo un "ahia" ma, nel mentre, sento il pianista muoversi. Giro la testa nella sua direzione, e noto che apre gli occhi piano, mettendo a fuoco tutto. 

“Buongiorno.” lo saluto, imbarazzata. 

“Che ci fai lì per terra?” è tutto ciò che sa dirmi. 

“Sono caduta.” ammetto, per poi alzarmi in piedi subito. 

“Ho la testa che scoppia.” afferma, portandosi le mani alle tempie. Ma va?

“Hai bevuto ieri sera, è normale che ti senta così.” spiego. Lo vedo mettersi seduto e sospirare. 

“Ti gira la testa?”

Scuote il capo. 

“Menomale.” dico, e faccio per dirigermi verso la cucina. 

“Sakura.” mi richiama. Mi blocco sul posto. 

“Perché ti comporti così?” chiede. 

“In che senso?”

“Perché ti comporti come se ieri sera non fosse successo niente?” 

Lui si ricorda quello che è successo ieri? Io credevo lo avesse scordato, data la sbornia. 

“Ti ho detto che ti amo, e non scherzavo per niente.” fa’, schietto. Mi ha di nuovo detto i suoi sentimenti, stavolta da lucido. Mi sento a dir poco interdetta e stupita. Mi sorge spontaneo chiedermi cosa provo io per lui ma, la verità, è che mi sento confusa. Una parte di me si sente legata a dismisura, l’altra fatica a comprendere se questo si tratta di amore, perché una cosa del genere non l’ho mai sentita prima di Shaoran. 

“Io non so cosa rispondere.” scelgo di essere sincera, avvicinandomi a lui. Mi inginocchio di fronte ad egli, che è ancora seduto sul divano, come la scorsa notte. 

“Sei ancora innamorata di Hisato?” si porta una mano in fronte, e massaggia piano. Dovrebbe bere molta acqua, dicono che faccia bene, in questi casi. 

“È più complicato di così.” 

Shaoran annuisce, per poi alzarsi. 

“Me ne torno a casa.” sentenzia, dirigendosi verso l’ingresso. 

“Aspetta…” lo fermo. 

“Cosa? Sakura, ti ho già detto tutto ieri sera, presumo. Ricordo due cose ben precise: averti detto che ti amo, e averti baciata.” è maledettamente disinibito, sfrontato quasi. 

“Quindi ora vuoi fare finta che io non esista?” domando. Ho il cuore in gola. 

“No, ma non puoi chiedermi di guardarti senza desiderare di baciarti ogni istante. Non puoi chiedermi di essere davanti a te e fare finta di nulla.”

Porca miseria. 

“Tu puoi prenderti tutto il tempo che vuoi, perché so che hai bisogno di riflettere, ma se nel mentre stiamo un po’ distanti è meglio per tutti e due. Io soffro meno, e tu capisci prima.” dice.

Annuisco. Non ha ancora varcato la porta di casa mia e già sento la sua mancanza. 

“Ci vediamo.” mi congeda. Gli apro la porta d’ingresso e lo faccio passare.

“Ciao, Shaoran.” chiudo la porta. Mi appoggio alla superficie di legno di questa, e lascio scorrere la schiena su di essa, fino a ritrovarmi seduta a terra. Porto le mani al volto, ed inizio ad interrogarmi sui miei sentimenti. Shaoran è sempre stato importante per me, molto. Mi ha mostrato il mondo sotto un’ottica diversa, mi ha dato modo di capire cosa significa veramente sentirsi meno sbagliati, meno colpevoli, in qualche modo. Mi ha sempre preso per mano, mi ha sempre sorretto nel cuore. Non è come Hisato: non provo le stesse cose per i due ragazzi. Il pianista, infatti, è come un fulmine che ti colpisce e ti brucia. Il mio ex ragazzo, invece, è come il mare quando è calmo, sai già dove arrivare e sai già che, se non sai nuotare, non devi spingerti più in là di dove tocchi. Shaoran è un insieme di pagine di un libro scritto in una lingua straniera che non conosci: prima di imparare a leggere come si deve, ci vuole molto tempo. Hisato no. Accidenti. Ma la vera questione non è paragonare i due, la vera questione è come mi sento io nei loro confronti. 

Già. Come ti senti, Sakura? La verità è che non mi sento. Mi sembra di essere stata svuotata da ogni emozioni, prosciugata, senz’anima, senza cuore, senza ossa. Sono solo un guscio che ha sofferto, ed ora ho solo bisogno di tempo per abituarmi alle novità. Novità che prevedono Shaoran Li, il ragazzo che fino a ieri credevo il più refrattario ai sentimenti del mondo, innamorato di me. Non posso crederci, non è possibile. Ora inizio a capire molte cose: perché Meiling era strana, perché Tomoyo mi aveva parlato così dicendomelo in modo palese, perché mio fratello era sospettoso. Tutto. Torna davvero tutto, nella mia testa ora c’è il quadro completo dei sentimenti di Shaoran. Ed io quasi non me ne capacito, ma è proprio così. Dovrei parlarne con qualcuno, cercare di capire quello che provo in ogni modo possibile, evitare di tenermi tutto dentro come mio solito. La cosa più assurda, il paradosso più grande, è che la persona che potrebbe comprendermi di più, è proprio quella che ha detto di amarmi. Forse è questo, allora, l’amore? Sentirsi compresi? Sentirsi amati e compresi? Sentirsi insostituibili per qualcuno, esattamente come Shaoran mi ha sempre fatto sentire? Penso sia meglio farmi una doccia, sperando che l’acqua riesca a togliere un po’ dei miei dubbi. Ho paura di perdere Shaoran, ho paura di sbagliare, di essere la solita pasticciona di sempre. Perché mettermi insieme ad Hisato è stato così semplice, ed ora, che posso anche scegliere la persona con cui passare i miei giorni, è così difficile? Cos’ho che non va? Perché ho questa testa complessa? Mi viene voglia di piangere. 

 

***

 

“Non è da te precipitarti a casa mia senza avviso.” 

“Hai ragione, Tomoyo. Scusami.” 

La mia amica sospira, capendo che dev’essere successo qualcosa, e mi lascia entrare in casa sua. 

“Ti ho preso in un brutto momento?” mi preoccupo. 

“No, stavo solo studiando russo. Posso offrirti qualcosa?” 

Nego con il capo.

“Voglio solo parlarti.” dico. Tomoyo mi fa cenno di sedere sul divano, e poi imita le mie azioni, andando a sistemarsi accanto a me. 

“Che cosa succede, Sakura? Hai una faccia distrutta.” mi accarezza i capelli con fare materno. 

“Shaoran mi ha detto…” tentenno “ha detto che mi ama.” butto fuori l’aria trattenuta. Dirlo così, ad alta voce, è anche più arduo. La bruna accanto a me spalanca gli occhi, poi un sorriso le incornicia il volto. Scatta in piedi, e saltella di fronte a me. 

“Ce l’ha fatta!” esclama. Roteo gli occhi.

“Voi mi avevate avvertita, ma io non…” bofonchio.

“Ah, non preoccuparti.” torna seduta subito “Piuttosto, quindi vi siete messi insieme?”

Piego la testa di lato. 

“Veramente no.” 

La sua faccia cambia, incupendosi.

“No?”

“No, io non so quello che provo per lui, Tomoyo. Hisato è tornato, ci sono stata insieme tanto tempo. Shaoran è una scoperta: gli sono affezionata, guai se gli succedesse qualcosa, ma…” chino il capo. 

“Ma ti serve tempo per capire?”

Annuisco. 

“Anche, sì. Non so cosa sento.” 

“Sakura, tu sei felice quando sei con Li, vero?”

“Assolutamente!” le rispondo subito. 

“Okay, ti sei mai chiesta perché hai portato solo lui da tua madre, e sottolineo, solo lui, nessun altro?” mi interroga. Apro la bocca per parlare, ma non so che cosa dire, quindi mi zittisco, rimuginando sulle parole della mia amica. 

“Credo di averlo fatto perché lui ha visto tutto di me.” 

“No.” ribatte.

No?

“Non è stato lui a vedere tutto di te, sei stata tu ad averglielo mostrato. Lui ha intuito che persona sei, e tu gliene hai dato solo la conferma. Ma sei stata tu: a farlo innamorare, a farlo sorridere davvero, a renderlo migliore. Sei stata tu, Sakura.” mi spiega. Porto le mie mani al viso, nascondendomici dentro. A quest’ora, se ci fosse lui, mi prenderebbe tra le sue braccia, dicendomi che è qui, di fianco a me, che va tutto bene e che non devo preoccuparti. Ed io mi sentirei invincibile. Ecco, questa è un’altra cosa: senza di lui mi sento crollare a pezzi, qualsiasi cosa accada. Non mi sento protetta, perché ho la brutta abitudine di non comprendere effettivamente cosa può farmi del male. E questa è un’altra cosa bella del nostro rapporto che, se si dovesse frantumare, mi mancherà: io cerco di fargli capire cosa gli fa del bene, lui mi protegge e mi aiuta a capire cosa mi può fare del male. 

“Io mi sento soltanto una pessima persona. Lui si merita una risposta che, attualmente, io non ho. So che ci sono molti fattori strani e, credimi, credimi davvero, anch’io ultimamente mi sono interrogata circa i miei sentimenti per Shaoran, ma avere in faccia la realtà, ed in un modo così, diciamo… violento, ti rende complesso prendere una decisione.” sto gesticolando molto. Sono troppo tesa. 

“È stato netto nella dichiarazione?” 

“Fin troppo. Era un po’ ubriaco, fai tu.” ridacchio, per smorzare la tensione. La mia amica sorride, mettendomi poi una mano sulla spalla. 

“Poi mi ha baciata.” dichiaro. Tomoyo spalanca gli occhi, per l’ennesima volta. 

“E tu cos’hai provato?”

Schiocco la lingua al palato. 

“Ho sentito il mondo.” e sono onesta. Shaoran mi ha fatto vedere la luce, dopo aver attraversato un tunnel oscuro. Lui è la mia rosa, dopo aver camminato tra centinaia di spine. È una boccata d’aria fresca, il motivo principale per cui mi alzo contenta alla mattina. 

“Be’, tesoro, se questo non è amore, allora l’amore non credo esista.” suggerisce Tomoyo. 

Che abbia ragione?

 

***

 

Chiudo la porta di casa alle mie spalle. Un profumo di torta al cioccolato invade le mie narici, facendomi subito dirigere in cucina, da dove proviene. Come fa ad esserci questo profumo? Quando vedo chi è accovacciato davanti al forno, lancio un urletto di gioia. 

“Papà!” esclamo, abbracciandolo da dietro. Lui riesce a tenermi le braccia, in modo saldo, così non cadiamo entrambi. Devo ammettere che è stato bravissimo a farmi questa sorpresa: ha lasciato la casa esattamente com’era quando sono uscita, tutta chiusa a chiave. 

“Ciao, fiorellino. Come stai?” mi da un bacio sulla guancia. Entrambi ci alziamo. Sono troppo felice che lui sia qui!

“Bene, tu?” 

“Bene. Lo scavo è andato benissimo! Ah, ti ho portato un regalo.” accenna con il capo il tavolo della cucina, dov’è messo un peluche a forma d’orsetto color giallo. 

“Ah, è bellissimo!” lo prendo tra le mie braccia e lo stringo forte.

“Grazie!” abbraccio mio padre, e tengo in braccio l’orso.

“Sono felice che ti piaccia. Ho invitato a cena Yukito e Touya.”

Annuisco. Poso la mia attenzione sul pupazzo. 

 

“Mi hai fatto un regalo?”

“Sì, l’ho acquistato il giorno prima che prendessi la febbre.” sento i tratti del mio viso addolcirsi, mentre la voglia di stringerlo forte e di ringraziarlo si fa strada dentro di me, ma la devo lasciare per dopo. 

“Mi hai fatto un regalo.” ripeto, stavolta con tono affermativo. 

 

La vista mi si annebbia un po’, a quei ricordi.

 

“Spero che sia di tuo gradimento.”

“È dolcissimo. Lo adoro.” lo stringo tra le mia braccia, dondolandomi come se fossi una bambina che vede un peluche per la prima volta. Il pianista sorride.

“Sei adorabile.” dice, sistemandomi la frangia dei miei capelli. 

 

“Sakura, stai bene?” mi domanda mio padre, risvegliandomi dal mio stato di assenza. 

“Sì, scusa. È che… è successa una cosa. Riguarda Shaoran.”

ANGOLO AUTRICE: nuovo capitolo :)) abbiate pazienza con me, hahaha. È di passaggio, ma spero che voi siate riuscite a comprendere le emozioni di Sakura, che volevo evidenziare qui. Grazie di tutto. Alla prossima! Bacioni x.

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Capitolo 25
*** Capitolo XXIV. ***


SAKURA

 

“Shaoran?” domanda mio padre, evidentemente stupito. 

“Sì. Ha detto di amarmi.” mordo l’interno della mia guancia destra, titubante. Mio padre si siede al tavolo della cucina. 

“È una notizia bellissima, ma se ti dicessi come la penso sarei di parte.”

Piego la testa di lato.

“Di parte?”

Annuisce. 

“Diciamo che io preferirei che tu non tornassi con Hisato e, da quello che mi ha detto Yukito, Shaoran è un bravo ragazzo.” mi dice. Mi sudano le mani, alle sue parole. 

“Lo è.”

“Però non devo scegliere io. Voglio solo che tu sia felice, dopotutto.”

“È che io sono felice con Shaoran, ma…” tentenno. Accidenti. 

“Ma sei combattuta, lo capisco. I quattro anni con Hisato sono tanti. Ma vedila così, se Shaoran ti donasse il per sempre?”

Il per sempre. Tutto ciò che ho sognato fin da bambina si racchiude in queste parole. Per sempre. Incontrare qualcuno che riesca a sopportarmi, a vedere oltre l’apparenza, a scavare a fondo dentro ogni parte di me. Vedere qualcuno che, quando tornerò a casa stanca dal lavoro, lui mi accoglierà con un sorriso e con affetto. Trovare qualcuno a cui io vada bene, con tutti i miei difetti, che sono innumerevoli, tantissimi. Shaoran ne ha visti, la maggior parte di essi glieli ho mostrati, eppure è rimasto, ogni volta, senza giudicarmi. Mi dice spesso che io sono una bella persona, ma la realtà è che è lui ad esserlo. 

“Non lo so, devo rifletterci.” sospiro. Mio padre annuisce, dandomi poi un bacio sulla fronte. 

“Va sempre tutto bene finché segui il cuore.” 

Gli sorrido, grata. 

“Oh! È pronta la torta!” esclama, poi. Ridacchio, perché mio padre è sempre così ottimista e solare. Lui prende la vita con tranquillità, calma, riflessività. Anche per questo, difficilmente si arrabbia: lui discute, parla, dialoga, senza mettere nessun tipo di muro, cercando in tutti i modi di sistemare ogni situazione. Ha un carattere adorabile, ed io gli sono grata. In ogni caso, ciò che dice è vero: devo seguire il cuore e basta. 

 

***

 

Mi metto il cappellino di lana e la sciarpa appena fuori dall’università: fa un freddo incredibile, oggi. C’è un aria gelida che ti entra nelle ossa, e la temperatura è sotto lo zero. Mi incammino velocemente verso la metropolitana, siccome ho finito le lezione, quando vengo fermata.

“Sakura.” al suono di quella voce mi pietrifico, voltandomi immediatamente. 

“Shaoran.” scandisco piano il suo nome, mentre ho voglia di corrergli incontro ed abbracciarlo. Mi è mancato, tantissimo. Lo vedo avvicinarsi; è molto coperto, più di me, avrà addosso tipo due maglioni, una cosa del genere, per forza. 

“Come stai? Cosa ci fai qui?” mi rendo conto di suonare patetica, ma voglio sapere, voglio capire. 

“Cercavo te.”

La mia valigetta ventiquattr’ore che tengo in mano cade a terra. Cercava me. Me. Me. Voleva vedermi. 

“Mi sei mancata.” si lascia sfuggire, in un sussurro. Non ce la faccio. Non può dirmi queste cose e pretendere che io non lo abbracci, commuovendomi. Non è passato molto come tempo da quando ci siamo visti, ma mi sembra passata una vita. È la consapevolezza di averlo sentito dirmi una sorta di addio, ad avermi fatto passare quattro inverni tutti assieme.

“Anche tu, da morire. Ma dicevi che non avremmo più dovuto vederci finché io non avessi deciso, quindi perché mi cercavi?” ecco qua. Sono il solito fiume in piena. 

“Perché ho ancora qualcosa da dirti.” è la sua risposta. Dopo di che, mi tende la sua mano destra e mi sorride. La afferro voracemente, quasi come se stessi annegando e devo risalire in superficie per risentire, nei miei polmoni, l’aria. 

“Andiamo, ragazzina.” ridacchia. Annuisco, seguendolo. Ho già una mezza idea di dove voglia portarmi. 

 

***

 

Quest’aula di musica mi riporta sempre, con la mente, a vecchi ricordi. Qui, sono venuta da Shaoran, perché volevo insistere per averlo come amico. Qui, ho pianto con lui per Hisato. Qui, l’ho trovato quel giorno che lo volevo portare da mia madre. Mi vengono gli occhi lucidi a ripercorrere tutti questi frammenti, ben impressi nella mia memoria visiva. 

“Siediti.” mi ordina, indicando lo sgabello del pianoforte. Faccio come dice, e mi metto comoda. Mi sembra di rivivere la situazione di qualche mese fa. 

“Sai a questo punto cosa succede, vero?” lo sento ridacchiare alla mie spalle. Deglutisco quando lui afferra le mie mani e le posiziona sul pianoforte. Sento il suo petto contro la mia schiena, e rabbrividisco al tocco. 

“Mi fai suonare le mie emozioni?” provo. 

“Non le tue.”

“Allora quali?”

“Ti faccio suonare le mie.” parla direttamente al mio orecchio, assumendo un tono più basso del solito. Deglutisco un’altra volta, sebbene percepisco la bocca asciutta. 

“Ti faccio vedere il mio progresso nel componimento di -smarrito nel verde-.” spiega. 

“Va bene.” sono tesa, come sempre. 

“E ti faccio vedere che emozioni ho provato prima di te, e quelle che provo ora quando sono con te.” 

Annuisco. 

Sposta le nostre mani verso la fine del pianoforte, dal lato sinistro. Mi fa toccare i tasti bianchi ed anche quelli neri, ripetendo più volte l’azione. Chiudo gli occhi, e mi concentro. Qui cosa c’era?

“Rabbia, ricordi?” 

Spalanco gli occhi, mentre torna subito alla mia mente.

“Prima di conoscere te mi sentivo così, come questo suono,” dice, e me lo fa risentire “ero arrabbiato con il mondo.” conclude. 

“Io non…” 

Sposta le nostre mani, verso il fondo destro del pianoforte, stavolta. Ripete quel suono, spostandosi solo di qualche tasto, talmente tante volte che mi sembrano infinite. 

“Tristezza.” affermo, riconoscendola al volo, come al suo concerto. 

“Ma che brava, ragazzina. Stai imparando.” ridacchia. Mi fa sentire quel suono ancora.

“Presto la rabbia ha iniziato a scemare, trasformandosi in dolore. Di solito è il contrario: il dolore diventa rabbia, ma non nel mio caso.” 

Annuisco alle sue parole, non sapendo cosa dire. Sposta le nostre mani, verso sinistra ancora una volta, pur sempre verso la fine, ma non proprio su essa. 

“Questa non la conosco.”

“Questo è stato il mio menefreghismo, dopo la tristezza. E, subito dopo di questo, arrivi tu.” 

Le nostre mani si spostano verso il centro, dove c’è un suono allegro a riempire la stanza. Sorrido, nel sentirlo.

“Sembra divertente.” commento. 

“Quando ti ho vista la prima volta mi sono sentito così. Qui penso ci sia la leggerezza.” mi bacia la tempia, dicendomi che mi è grato. Chiudo gli occhi, abbandonandomi ai suoi tocchi. Dopo di che, continua il suo percorso, sempre più verso il centro del pianoforte, sebbene le nostre mani siano più che altro rivolte verso la destra. 

“La gioia!” esclamo, riconoscendola. Lo sento annuire. 

“Esattamente, quando siamo diventati amici mi sentivo contento.” ammette. Anch’io mi sono sentita felice, felicissima. Non so come fare ora, senza la sua presenza nella mia vita. Poi posiziona le nostre mani sul centro-sinistra dello strumento musicale. Noto che gli tremano, prima di eseguire. 

“Tutto bene?” domando.

“Sì.” bofonchia. Infine, le nostre mani fanno su e giù su quei tasti, emettendo un suono soave, delicato, elegante, triste ma al tempo stesso sereno. Non so come spiegarlo. Iniziamo a suonarli piano, poi, più va avanti, più tocchiamo i tasti con più forza, alternando quelli che sono da alternare. 

“Ecco,” fa’, a lavoro concluso “questa era la melodia che non conoscevo.” stacca le sue mani dalle mie, mettendomele sulle mie spalle “Questo è l’amore.” confessa. 

È come se mi fosse appena crollato il soffitto addosso. Mi tremano le gambe. Shaoran mi chiede di volarmi verso di lui e, così, faccio. Lo trovo accovacciato a terra, abbassato alla mia altezza siccome sono seduta. Ha gli occhi lucidi, probabilmente si è emozionato. Poi sorride e non so, davvero, non so cosa scatta nel mio cuore, ma capisco tutto. Capisco che è lui, il ragazzo che desidero. Capisco che è lui, solo lui. Nessun altro. Io mi sono innamorata di Shaoran Li. Ed è successo perché lui ha saputo emozionarmi, ha saputo rendermi viva. Ha curato il mio cuore, meglio di quanto io abbia mai curato il suo. 

“Hai curato il mio cuore.” gli dico, dando sfogo ai miei pensieri a voce alta. 

“E tu me ne hai dato uno.” è la sua risposta. 

“Ti amo da morire, ragazzina. Lo sai, vero?” porta una ciocca di capelli dietro il mio orecchio e si avvicina. Sento la sua fronte contro la mia, ed il suo naso tocca il mio. So cosa sta per accadere, e non ho intenzione di fermarlo. Quando sento il suo respiro vicinissimo, il suo cellulare squilla, al che lui si retrae. 

“Scusami.” 

Scuoto il capo. 

“Scusami tu. Ora tanto… be’, io vado. Ci vediamo domani, okay? Almeno ti parlo.” sono di nuovo un fiume in piena, e sono anche rossa in viso come un pomodoro. Il suo cellulare continua a suonare, ma lui lo ignora ancora. 

“Mi stai dicendo che ora hai la tua risposta da dare ai miei sentimenti?”

Gli sorrido. 

“Credo di averla sempre avuta.” mi alzo dallo sgabello, e vedo il suo sguardo illuminarsi. Ha capito, so che ha capito.

“Meiling, cosa c’è?!” tuttavia, al telefono risponde scocciata a sua cugina, il che mi fa ridacchiare. E, con questa spensieratezza, esco dall’aula di musica, diretta in un posto specifico. 

 

***

 

“Posso entrare?” domando.

Hisato si sposta e mi permette di oltrepassare la porta di casa sua. 

“Sono passata perché avevo bisogno di parlarti.” sarà difficile dirglielo, ma devo farlo. Per me stessa. Per Shaoran. Perché devo ascoltare i miei veri sentimenti. 

“Okay, qualcosa mi dice che è meglio che mi sieda.” si sistema sul divano del suo salotto, e credo che abbia capito che io non ho buone notizie per lui. 

“Hisato, tra di noi è stata una storia d’amore bella, molto bello. Ma poi si è rovinato tutto, io veramente ho perdonato quello che hai fatto, quindi non devi più cercare il mio perdono, ma su una cosa avevi ragione: io non sono quella giusta per te.” gli spiego, cercando di essere diretta e chiara. 

“Io mi sono innamorata di un altro ragazzo, credo anche da un po’ di tempo.” scelgo di essere sincera fino in fondo. Hisato alza lo sguardo, che ha sempre tenuto chino, e mi rivolge un’occhiata triste. 

“Shaoran Li, vero? Credo che lui ti ami da un bel po’. Alla festa di Meiling, aveva detto ad Akiho di smetterla di provarci con me, perché io per futili tentazioni avrei potuto perdere la cosa più bella e rara al mondo… ovvero… te, Sakura. Ed aveva ragione, ora non posso più pretendere niente. Lo so.” la sua voce esita un po’. Porto una mano alla bocca, sorpresa. Davvero Shaoran aveva fatto questo? Già alla festa di Meiling, quando nemmeno mi conosceva se non di vista? Santo cielo. 

“Potremmo almeno, non so, evitare di essere due persone che non si conoscono? Almeno salutarci se ci incrociamo è possibile?” mi domanda. 

Aggrotto le sopracciglia. 

“Non voglio perderti del tutto.” 

Annuisco, capendo le sue parole. 

“Non sarò una di quelle che ti evita come se avessi la peste, Hisato.”

Lui sospira di sollievo. 

“Grazie, mi basta questo, e saperti felice.”

Gli sorrido, poi mi dirigo verso la porta di casa sua. 

“Allora, ci vediamo.”

“Sì, Sakura, ci vediamo.” prende la maniglia della porta e l’accompagna un po’.

“Grazie, per la tua sincerità. Spero di trovare la persona giusta per me, allora.”

Gli sorrido.

“La troverai.” 

Hisato mi ringrazia ancora, poi chiude la porta alle mie spalle. 

Il mio cuore, in questo momento, è pieno di leggerezza e serenità. È proprio vero: l’amore ti trova sempre e vince su tutto. 

 
ANGOLO AUTRICE: ecco qui, finalmente la situazione si sta smuovendo. E da ora le cose andranno solo migliorando, YAY. Spero che vi sia piaciuto il capitolo, oggi mi sento un sacco giù di morale, accidenti TwT ditemi cosa ne pensate! Grazie di tutto! Bacioni x.

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Capitolo 26
*** Capitolo XXV. ***


SAKURA

 

Sono distesa sul letto, a contemplare il soffitto, mentre ascolto un po’ di musica con il mio cellulare e le cuffie. Domani dovrei riuscire a vedere Shaoran, ed a dirgli la risposta sui miei sentimenti. Risposta positiva, perché lo amo. Con tutta me stessa, con ogni fibra del mio essere. E non vedo l’ora di rivelarglielo come si deve. Non voglio dirglielo per telefono o per messaggio, ma di persona. In faccia. Voglio essere sincera al cento per cento, dirgli le parole che si merita, come lui ha fatto con me: mi ha aperto tutto il suo cuore, ed io voglio fare altrettanto. Sorrido, portandomi le mani in faccia mentre arrossisco. Ah, quasi non ci credo. Shaoran Li, che cosa mi stai facendo. La musica che sto ascoltando si blocca, lasciando spazio al suono della mia suoneria. Noto il nome lampeggiante del ragazzo che ho pensato fino ad adesso, e mi affretto a rispondere. 

“Ciao, Sakura.” 

Sorrido, sentendomi le guance andare in fiamme. 

“Ciao!”

“Come stai?” me lo domanda sempre, ogni volta che ci vediamo o sentiamo. È la sua prima preoccupazione: sapere come sto. 

“Bene e tu?”

“Bene. Senti, stasera sei libera?” 

Scatto seduta sul letto, mordicchiandomi un’unghia. 

“Stasera?”

“Vorrei invitarti a cena in un ristorante molto carino, se mi è concesso.” la sua voce si fa più bassa e profonda. Il mio cuore inizia a velocizzare il suo battito. 

“Sì, sì. Ci sono, vengo volentieri!” mi sento su di giri. Questo è un appuntamento, cavolo.

“Ti passo a prendere a che ora?”

“Direi verso le otto? Sette e mezza?” 

Lo sento ridacchiare. 

“Va bene, ragazzina.” nonostante abbia dei sentimenti per me, questo suo modo di chiamarmi non è cambiato. E, devo ammettere, che mi piace. Molto. Come ogni cosa che mi riserva. 

“Allora, a stasera.” dico, giocherellando con le mie dita. 

“Ma certo. A stasera.” 

Chiudo la chiamata e porto il telefono vicino al cuore, che sembra essere impazzito a dismisura. Respira, Sakura. Respira. Tutto quello che devi fare ora è sentire Tomoyo e Meiling, chiedere loro se sono libere e farle venire a casa tua per darti sostegno ed incoraggiarti. È semplice, ma allora perché sono così tesa? Sbuffo, buttando la testa sul cuscino del mio letto. Shaoran ha capito i miei sentimenti, ha capito che è lui la mia scelta, eppure mi sento comunque agitata. Accidenti. Devo scrivere un messaggio subito alle ragazze sul gruppo di messaggistica che abbiamo in comune. 

 

Da: Sakura

A: Meiling & Tomoyo

Ragazze, Shaoran mi ha invitato a cena stasera. Riuscireste a passare a casa mia per darmi una mano? Sono in panico!

 

Inserisco l’emoji imbarazzata ed un cuore. Rispondono veramente poco dopo, entrambe entusiaste, dicendo che lo sapevano già e che si erano adoperate per venire a casa mia anche senza la mia richiesta. Potrebbe essere che Shaoran abbia già avvisato Meiling circa la nostra cena? Cielo, come si è diffusa in fretta la voce! Guardo l’orologio, e chiedo alle ragazze di arrivare tra una mezz’ora, così ho il tempo necessario per farmi una doccia e sistemarmi. Fatto ciò, mi alzo dal letto, diretta in bagno.

 

***

 

Come sempre, ogni volta che finisco di farmi la doccia mi sento una persona nuova. Indosso dei vestiti comodi, pronta per accogliere Tomoyo e Meiling e mi asciugo i capelli. Quando sto rimettendo il phon nel cassetto del bagno, il citofono di casa mia suona. Mi precipito ad aprirlo, ed a far entrare le mie amiche, che mi guardano da capo a piedi studiose. 

“Non ricordo di averti mai vista così felice.” dice, Tomoyo. Lei mi conosce dai tempi delle elementari e, dicendomi questa frase, mi ha fatto capire veramente molte cose. 

“Nemmeno con Yukito eri così, che è stato il tuo primo amore.” continua la sua analisi. 

“Shaoran è diverso.” spiego. Ed è la verità: lui è completamente differente da tutti gli altri che ho conosciuto. Lo reputo introvabile, più unico che raro. 

“A saperlo, ti avrei presentato mio cugino prima.” Meiling brontola. Scuoto il capo. 

“È andata così.” scrollo le spalle. 

“Ma quindi ora siete fidanzati?”

“Tomoyo…”

Vedo gli occhi della mia amica illuminarsi. 

“Lo sapevo! Sapevo che il tuo cuore ti portava da lui! Ah, come sono felice!” mi prende tra le sue braccia e mi stringe forte. 

“Anch’io voglio un abbraccio!” esclama Meiling, unendosi all’ammucchiata. Le sento stringermi forte. 

“Ragazze,” bofonchio, richiamandole “non respiro.”

Loro ridono, poi si staccano. 

“Allora, ti viene a prendere alle sette e mezza, giusto?” Meiling mi domanda. Annuisco. Sicuramente lo ha tampinato di messaggi, chiedendogli informazioni. 

“Dovresti metterti quel vestito verde mela che ti ho regalato per il tuo compleanno, l’anno scorso.” mi consiglia, poi. 

Mi ricordo di quel vestito che Meiling mi ha donato, è veramente molto bello. Ma non è troppo leggero? Dopotutto, siamo in inverno. 

“Ma è primaverile.”

“No, basta metterci su un maglione ed una giacca.” ribatte, Tomoyo. 

“Conducici verso il tuo armadio.” aggiunge, poi. Sospiro e annuisco, portandole verso camera mia. Una volta di fronte al mio guardaroba, le vedo scrutare con attenzione ogni abito, finché Meiling non tira fuori quello verde mela al quale si riferiva prima. 

“Perfetto! Questo ti risalta molto gli occhi.” 

Mi sento imbarazzata. Mi chiedono di indossarlo e così faccio. Una volta che finisco di cambiarmi ed esco dal bagno di camera mia, sento una serie di apprezzamenti che mi fanno arrossire. 

“Shaoran sentirà le vertigini.”

“Ne sono certa, mio cugino resterà senza parole.”

Porto le mani in faccia. 

“Siete esagerate.” ribatto. Mi sento a disagio con questo vestito. Esso è corto, verde mela e sbracciato. La gonna è ricoperta con del pizzo. 

“No no, stai molto bene. Vedrai.” Tomoyo mi picchietta un dito sul naso, e Meiling mi fa l’occhiolino. Mi suggeriscono delle scarpe comode, quindi evito assolutamente i tacchi, decidendo per delle scarpe a bambolina crema. 

“Outfit perfetto!” mi dicono. 

Deglutisco, guardando l’orologio. L’ora si avvicina ed io mi sento sempre più tesa.

 

***

 

Quando sono davanti alla macchina di Shaoran, lui mi sta attendendo davanti alla portiera del passeggero affiancato al guidatore. È vestito elegante, mi chiedo se ci sia lo zampino di Eriol, vista la meraviglia del suo completo nero. È bellissimo.

“Buonasera, ragazzina.” il tono che assume è bassissimo, mi fa mancare la terra sotto ai piedi.

“Buonasera.” balbetto, avvicinandomi. Lui mi sorride, ed apre la portiera, facendomi cenno di entrare. Che gentiluomo. 

“Vogliamo andare?” domanda. Annuisco, incapace di parlare. Non posso fare così, devo dirgli i miei sentimenti, una volta per tutte. Salgo in macchina, ed allaccio la cintura. Prendo un respiro profondo. 

“Sei tesa?” si preoccupa. Mi volta verso di lui, colta sul vivo. 

“Un po’, lo ammetto.” 

Lui mi prende una mano e da un bacio su essa. 

“Non devi, sii solo te stessa. Sentiti di fare quello che preferisci. L’unica cosa che voglio è renderti felice.” le sue parole sono un tuffo al cuore. 

“Tu come fai ad essere così tranquillo?”

Lo vedo ridacchiare. 

“Io mi sento tranquillo ogni volta che mi sei accanto, Sakura.” 

Sento che mi sto sciogliendo. Santo cielo, è meraviglioso. Mi sorride, poi mette in moto la macchina. 

“Come stai? Come sono andati i tuoi giorni?” chiede, probabilmente per alleggerire i miei nervi. 

“Bene. In sti giorni sono in pausa dallo studio, ma tra poco dovrò ricominciare. Tu?” 

“Direi lo stesso.” sorride. Penso non mi abbia mai sorriso così tanto come stasera. 

“Shaoran…” inizio.

“Sì?”

“Tu hai… hai già capito, insomma…” non riesco a parlare. Ma che problema ho?

“Be’, stasera sei con me, e non con lui, questo già mi basta. Per quanto riguarda la risposta…” mi scruta “facciamo così: me la dici a fine serata, va bene?” propone. Annuisco. Le mie mani stanno tremando e decido di nasconderle nella mia giacca. 

“Dove mi porti?” domando. 

“Sorpresa.” 

 

***

 

Una volta arrivati riconosco subito il posto. Mi ha portato ad uno dei ristoranti più belli della nostra città. 

“Mi hai seriamente appena portata qui?” sono sconvolta. 

“No, in realtà era tutta una scena. Adesso prendiamo due panini da quel camion laggiù.” indica un posto vuoto. Roteo gli occhi, e rido leggermente. 

“Ti ho portata qui, sì, ragazzina.” 

Non può, non deve. Insomma, è… troppo.

Scende dalla macchina, e mi dice di aspettare. Così faccio. Lui viene da me, ed apre la portiera. Mi porge una mano, aiutandomi a scendere. La ghiaia sotto ai miei piedi mi permette di confermare che è stata una buona idea quella di non indossare i tacchi. 

“Non dovevi portarmi qui. Insomma, io non so che dire!”

“Sakura, non l’ho fatto per secondi fini. L’ho fatto perché voglio che tu ti senta amata nel modo che meriti. E tu meriti il mondo.” 

Deglutisco. 

“A me basta solo il pensiero, Shaoran. Non ho bisogno del mondo.” gli dico, per poi finire “A me basti tu.”

Il pianista si blocca davanti a me e mette le sue mani sulle mie gote. 

“Io non so se ce la faccio ad aspettare ancora per baciarti.” 

Il mio cuore martella nel petto. Batte ad una velocità impressionante. Mi sento arrossire. 

“Autocontrollo, Shaoran. Autocontrollo.” borbotta tra sé e sé. Si avvicina di più, baciandomi la fronte. Mi prende nuovamente per mano, e mi conduce all’ingresso del ristorante. 

“Comunque, sei bellissima.” mi sussurra all’orecchio.

“Anche tu.” gli rispondo sincera. È veramente stupendo, questa sera. Quando entriamo nel ristorante, Shaoran dice ad un cameriere che ha prenotato per due, dandogli il suo cognome. Il giovane ci conduce ad un tavolo molto intimo, isolato dagli altri. Il ristorante dentro è ancora più bello di fuori. Le pareti sono rosse scure, e l’arredamento è vecchio stile, quasi ottocentesco. Sembra un castello. Shaoran mi aiuta a sedermi, accompagnando la sedia al tavolo, poi prende posto anche lui, di fronte a me. 

“Sei un vero gentiluomo, sai?”

“Solo con te.” prende il menù che il cameriere ci ha lasciato sul tavolo, ed io copio le sue azioni. Diamo un’occhiata, poi scelgo cosa mangiare. 

“Direi che sto sul pesce, prenderò una sogliola con verdure.” affermo, chiudendo il menù. Lo vedo annuire, mentre continua a far scorrere la vista sulle parole. 

“Sai, mi sa che prenderò lo stesso.” Shaoran chiude il menù, poi mi rivolge la sua attenzione. 

“Comunque pagherò la mia parte.” non ci penso nemmeno a fargli pagare tutto il conto. 

“Assolutamente no.”

“Shaoran.” lo richiamo. 

“Ho detto di no.” sembra un ordine. Sbuffo, arrendendomi. 

Il cameriere torna, e noi gli diciamo le nostre ordinazioni. Gli chiediamo da bere anche dell’acqua frizzante. Egli prende nota di tutto, sorride, e si allontana.

“Ti piace il posto, quindi?” domanda Shaoran. 

“Dire che mi piace è riduttivo. Mi hai portata in una reggia!” esclamo. Lui ride. 

“Sei esagerata.”

Scuoto il capo energicamente. 

“Ad ogni modo, il mio intento, stasera, era di metterti a conoscenza di quello che provo per te come si deve.”

Piego la testa di lato. 

“Ma mi hai già fatto comprendere i tuoi sentimenti, ed anche più di una volta.”

“Lo so. Ma non smetterò mai di dimostrarti quanto ci tengo, devi farci l’abitudine.” ridacchia. 

“Sai…” inizio, mordendomi l’interno della guancia “ho incontrato Dora, tempo fa.” vengo interrotta da cameriere, che ci porta la bottiglia d’acqua frizzante. Faccio per prenderla, ma Shaoran mi blocca, versando l’acqua prima nel mio bicchiere e poi nel suo. Sono sempre più sbalordita. 

“E lei…” mi schiarisco la voce “lei mi ha detto che tu l’hai rifiutata per me.” 

“Ha detto il vero.” fa’, serenamente. La bocca mi si spalanca di poco. Oh. 

“Sakura, ti sei mai messa a confronto con le altre ragazze della tua età?” formula. 

“Be’, sì.”

“E come è emerso da questo paragone?”

“È emerso che io sono più imbranata ed infantile di loro.” ammetto, chinando il capo. Lui fa cenno di no, energicamente. 

“Tu sei diversa da tutte. E non perché cadi ogni due per tre, perché non hai equilibrio sulla metropolitana, o perché tendi ad essere pasticciona. Tu sei diversa perché sai emozionarti, sai emozionare e sai essere spontanea e genuina. Non ti importa niente se qualcuno ti manda via, perché tu resti comunque. Non hai paura di niente, sei forte e coraggiosa. E provi gioia e commozione per tutto, anche per le piccole cose. È vero, forse questo è un po’ bambinesco, ma io… io me ne sono innamorato da impazzire, Sakura. Sei dolcissima e non ho mai conosciuto qualcuno così.”

Il mio cuore è appena caduto a terra, ed ora ho solo una voragine nel mio petto, immensa come l’universo che, presto, Shaoran si affretta a riempire, subito dopo avermi sorriso. Al posto del mio cuore ci sono i suoi sorrisi. 

“Abe è sveglia, spigliata, tutto quello che vuoi. Ma non è te. Nessuna è te.” allunga una mano sul tavolo, ed io gliela prendo. Sono completamente innamorata di lui. 

“Anche per me vale lo stesso, non ho mai conosciuto qualcuno come te. Ed è per questo che mi sono lasciata andare, mi sono confidata e ti ho detto tutto di me. Perché avevo capito che tu mi saresti capitato solo una volta nella vita. Ed ora che ne sono pienamente consapevole, anche più di prima, io voglio dirti che…” 

“Le vostre ordinazioni.” il cameriere ci interrompe. Stacco la mano da Shaoran, e lascio posare il piatto davanti a me. Cavolo, c’ero quasi. Bevo un po’ d’acqua, quando il motivo della mia interruzione se ne va. Accidenti. 

“Dimmi se poi anche il cibo è di tuo gradimento che, nel caso, ti riporto qui a mangiare.” il tono di voce del pianista è soave, questa sera. Sembra miele. Assaggio un boccone del pesce, e mi si illuminano gli occhi. 

“Buonissimo!” esclamo. 

Il resto della cena, scorre in modo sereno e tranquillo.

 

***

 

“Grazie, è stata una serata bellissima.” prendo possesso della mano di Shaoran che mi sta tendendo, e gli sorrido. 

“Anche per me, veramente tanto.” 

Siamo di fronte alla macchina, ma lui non accenna a voler aprire lo sportello. Prendo un respiro profondo, consapevole che è arrivato il momento. 

“Shaoran.” lo richiamo. Lui si gira verso di me, mettendosi di fronte. Ora che ho i suoi occhi che mi scrutano dall’alto verso il basso, le parole potrebbero morirmi in gola. Ma non deve succedere. Non deve. 

“Io…” coraggio. Uno, due, tre “io ti amo.” 

Ce l’ho fatta. Gliel’ho detto, e mi sento leggera come non mai. È stato stupendo. È come se il mio cuore facesse delle giravolte su se stesso. Mi sento leggera come una piuma. Il sorriso che mi rivolge Shaoran è il più radioso che io abbia mai visto. 

“E ti amo da quando mi hai fatta sentire protetta, giusta per questo mondo. Ti amo da quando mi ha fatta sentire viva. E mi hai sempre fatta sentire così.” le mie parole stanno venendo fuori da sole, quasi. 

“Ti amo perché dentro sei straordinario e perché mi hai sempre accettata così come sono. Ti amo perché voglio solo te al mio fianco, se possibile, per il resto della mia vita. E ti amo perché…” non concludo la frase. Shaoran si è abbassato alla mia altezza, ed ha posato le sue labbra sulle mie. Mi sta baciando in un modo fine e delicato, elegante oserei dire. Lo sento stringermi ancora di più tra le sue braccia. Si stacca, e mi lascia un piccolo bacio sulla punta del naso. Poi sulla guancia sinistra, e poi su quella destra. Infine, mi bacia in fronte. 

“Scusa, il mio autocontrollo ha fatto cilecca.” borbotta, restando lì. Sento le sue labbra sfiorare la mia pelle. 

“Ti amo da morire, ragazzina.” mi stringe ancora di più, respirando tra i miei capelli. 

“Continuerai a chiamarmi ragazzina anche adesso che siamo fidanzati?” aggrotto le sopracciglia. Lui si distanzia di poco, giusto per farmi notare la sua alzata di spalle noncurante. 

“Sono di due anni più grande di te. E poi, come se non ti piacesse.” 

Colpita ed affondata. Arrossisco e tuffo la testa nel suo petto, nascondendomi. 

“Ti amo anche io, Shaoran.”

Lui mi prende le guance, facendomi staccare dal suo petto. Si avvicina a me, e mi bacia ancora. E ancora. E ancora. E ancora. 

Mi sta baciando talmente tante volte che io, ora, mi sento immortale.

ANGOLO AUTRICE: ecco qui, ce l’ho fatta. Nuovo capitolo, e yay. Stanno assieme. Scusatemi se ci ho messo tanto, ma in sto periodo mi sento un sacco giù di morale e piango di continuo TwT uffa. Ditemi cosa ne pensate! Spero vi piaccia! Grazie di tutto! Bacioni x.

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Capitolo 27
*** Capitolo XXVI. ***


SAKURA

 

Sono passati tre mesi, da quando io e Shaoran ci siamo messi insieme, e ancora quasi non ci credo che siamo fidanzati. Ho sempre il batticuore quando la mattina viene a prendermi per andare insieme all’università, non mi sono ancora abituata ai suoi baci (e penso che non mi ci abituerò mai), non mi sembra vero che passiamo la maggior parte del tempo stando uniti e, che, non riusciamo a stare distanti l’uno dall’altra per tanto tempo. I primi mesi di una relazione sono spesso così, ne sono consapevole, ma con Shaoran è diverso. È lui ad essere diverso, a distinguersi da ogni persona che ho incontrato o che incontrerò. Quando stavo con Hisato, ho sempre pensato di stare insieme ad un ragazzo normale, semplice, il classico bravo ragazzo. Ora che sono assieme a Shaoran, sono giunta alla conclusione che ragazzi come lui non esistono o, se esistono, li incontri solo una volta nella vita. 

“Perché mi stai fissando?” il pianista fa su e giù con una mano davanti ai miei occhi, facendomi sbattere le palpebre. Ah, colta sul fatto. Brava, Sakura. 

“Riflettevo.” lascio il quaderno che ho tra le mani sul suo letto. Capita spesso che ci incontriamo per studiare insieme, anche se abbiamo materie diverse da preparare è la compagnia quella che conta. Come fa mio fratello con Yukito, alla fine. 

“Mh, su cosa?” mi picchietta un dito sulla fronte, dove credo si sia formata la piccola piega di quando aggrotto le sopracciglia. Scrollo le spalle. Al che lui sospira, posa il suo libro di testo, e prende i miei fianchi tra le sue braccia. 

“Cado, cado!” esclamo, in prenda al panico. Lo sento ridere. 

“Non cadi. Allora, a cosa pensavi?” sento il suo petto vibrare contro la mia schiena. Mi da un bacio sulla tempia, e sposta i miei capelli verso sinistra, per poi posare il suo mento sulla mia spalla destra. 

“Al fatto che sono tre mesi che stiamo insieme.” ammetto, sorridente. 

“I tre mesi più belli della mia vita. E ci saranno altri tre mesi come questi ancora, ancora e ancora.” intreccia le nostre dita, e mi bacia la spalla destra. 

Mi giro verso di lui, ed annuisco. Posa la sua fronte contro la mia e chiude gli occhi. 

“La mia famiglia vorrebbe averti a pranzo o a cena, un giorno di questi.” sentenzio. Lui apre piano le palpebre, e mi sorride. 

“Ma guarda, la ragazzina allora fa sul serio.”

Gonfio le gote, alla presa in giro. 

“Certo che faccio sul serio.” brontolo. 

“Anch’io, lo sai. Ragion per cui non vedo l’ora di mangiare a casa tua.” 

Mi si illuminano gli occhi. 

“Davvero?”

“Davvero. Vorrei Sakura Kinomoto, pacchetto completo, grazie.” ridacchia, ed io faccio lo stesso. 

“E pensi di riuscire a sopportarmi?” domando, mordendomi l’interno della guancia. 

“Non desidero fare altro.” risponde. Mi bacia delicatamente la guancia. 

“Ti amo tanto.” pronuncio e mi abbandono ai suoi tocchi. Mi giro, mettendomi di fronte a lui e lo abbraccio. 

“Sei bellissima.” prende le mie gote e mi guarda in viso, percorrendo tutto il perimetro. Arrossisco, ed affondo con la testa nel suo petto. Mi circonda con le sue braccia. 

“Ti amo.” mi dice, e mi stringe più forte. Alzo il capo dal suo petto e gli sorrido, mentre sento il cuore fare della capriole nella mia cassa toracica. Shaoran ricambia il mio sorriso, per poi baciarmi come è solito fare, in un modo così elegante che non ci sono termini di paragone. Mi sento scossa da milioni di brividi, quando sfiora la pelle delle mie braccia mentre non accenna a staccare le sue labbra delle mie. Porto le mie mani alla base del collo, e gli accarezzo dolcemente i capelli. Lui si stacca, per poi posare dei baci sul mio collo. Lo sento sospirare, 

“Sakura.” la sua voce è rauca, come se fosse in uno stato di trance. Io mi sento abbandonare completamente: non so che direzione stiamo prendendo, ma non mi interessa. Se è con lui, io vado ovunque. Non riesco a fare in tempo a fare questa considerazione che lui si allontana un po’, come se avesse appena ricevuto una secchiata di acqua gelata. Mi lascia un piccolo bacio sulla fronte, come ultima cosa. 

“Va tutto bene?” domando, preoccupata. Ultimamente si comporta spesso così. Quando si lascia andare di più, si blocca. 

“Sì, sì.” si schiarisce la voce. Poi si alza dal letto.

“Shaoran, che succede?” lo blocco per un braccio. Lui sospira. 

“Non posso lasciarmi andare così, Sakura.” 

Ma di cosa sta parlando?

“Non stava succedendo niente di grave.” protesto.

“Lo so, solo… dammi un attimo, okay? Torno subito.” e, detto questo, esce da camera sua, lasciandomi addosso una confusione incredibile. 

 

***

 

“Sakura, non so come spiegartelo.” Tomoyo è titubante. Mi guardo allo specchio di camera un’ultima volta, confermando che va bene il mio outfit. Ho deciso di vestirmi in modo molto semplice, per il pranzo di oggi con la mia famiglia e Shaoran. Sono molto tesa. Intanto, infatti, ho deciso di chiamare la mia amica, per informarla circa il comportamento di Shaoran il giorno precedente. Quando era tornato in camera sua, da me, si era comportato come sempre, con la sua solita dolcezza, quindi non capisco cosa lo turba veramente. 

“In parole povere andrà benissimo.” dico, sbuffando. Mi scoccia non sapere le cose. 

“Credo che Li ti desideri in modo più…” si ferma, poi riparte “insomma, è normale, è un ragazzo, oltretutto innamorato. E credo che lui si sia imposto dei limiti perché preferisce aspettare i tuoi tempi, ecco.” analizza. 

Oh. Ma questo discorso non mi è nuovo. 

“Ma di questo ne abbiamo già parlato, e gli ho detto che…” arrossisco “insomma, non deve frenarsi perché è giusto si lasci andare.” confesso, mangiando un po’ le parole e parlando velocemente. 

“Oh! Questa sì che è una sorpresa!” Tomoyo è stupita, lo percepisco. 

“Tomoyo…” la richiamo, nascondendomi il viso.

“Mi stai dicendo che con lui saresti pronta?” domanda. 

“Credo di sì.” mi mordicchio un’unghia. Ci ho pensato a lungo, ultimamente, e suppongo davvero di sì. Perché con lui mi sento completa, anche solo guardandolo negli occhi. E voglio sentirmi completa anche in altri modi, voglio scoprirlo nel profondo, capirlo del tutto, e lasciare che lui mi ami appieno, con tutte le risorse che possiede. 

“Tesoro, devi veramente rifletterci bene.” la mia amica suggerisce. Annuisco. 

“Lo so.” sento suonare il campanello, e guardo l’orologio: saranno arrivati. 

“Brava.”

“Ora, Tomoyo, ti devo lasciare. Grazie, davvero, di tutto.” dico, iniziando a scendere le scale. 

“Ma figurati. Ciao, amica mia.”

“Ciao.” chiudo la chiamata. Una volta in salotto, vedo che mio padre ha già accolto gli ospiti. Yukito, Touya e Shaoran, presumo infatti, siano arrivati nello stesso momento. Metto il cellulare in tasca, e corro incontro al mio ragazzo. 

“Ciao!” esclamo, abbracciandolo di slancio. Lui ridacchia, e mi accarezza un po’ i capelli. 

“Ciao.” mi saluta. Mi stacco da lui e permetto di fare le presentazioni. Mio fratello ed il suo compagno già lo conoscono, quindi manca solo mio padre. 

“È un piacere conoscerti. Sono Fujitaka Kinomoto.” si presenta.

“Shaoran Li, piacere mio.” 

Sorrido. 

“Ho preparato gli spaghetti, ti piacciono?” chiede mio padre, a Shaoran.

“Moltissimo!” 

 

***

 

Il pranzo sta andando bene, mio padre ha chiesto a Shaoran le solite domande di circostanza, per conoscerlo meglio. Mi sembra che gli vada a genio, il che è fantastico. Mi alzo da tavola, quando mi accorgo che è finita la bottiglia di acqua, e mi dirigo, dalla sala da pranzo dove ero prima, alla cucina, a prenderne una nuova. Vengo seguita da mio padre e da mio fratello, come pensavo. 

“Mi piace tanto.” mi sorride, mio padre. 

“Menomale!”

“Io lo detesto.” ribatte, Touya, beccandosi un’occhiataccia da parte mia. 

“È meglio di Hisato, lo si capisce a prima vista.” continua, mio padre. 

“Sì, ma lo detesto comunque.” mio fratello rimane fermo nella sua posizione. 

Roteo gli occhi. Mio padre ridacchia, canticchiando a Touya che non cambierà mai. 

“Ha ragione: non cambierai mai.” gli do due pacche sul braccio. Egli sbuffa, in risposta. Torno verso il tavolo, con in mano la bottiglia di acqua, e noto che è seduto solo Yukito. 

“Shaoran?” domando. 

“Glielo stavo per chiedere io!” ammette mio padre. 

“Ha ricevuto una chiamata, è uscito un attimo a rispondere.” spiega il compagno di mio fratello. 

Annuisco. Poso la bottiglia sulla tavola, e poi esco dalla porta d’ingresso di casa mia.

“Stavo proprio per rientrare, mi hai preceduto.” Shaoran mi sorride.

“È tutto a posto?” voglio accettarmene. 

“Sì, era la clinica dove è ricoverata mia madre. Mi ha chiesto di passare appena posso, siccome sembra stare meglio.”

“Ma è splendido! Tua madre sta meglio!” è la mia prima dichiarazione. Lo abbraccio fortemente, molto contenta. 

“Così sembra.” mi dice. Mi stacco leggermente, quando il mio cervello assimila anche l’altra notizia. 

“Quindi dovrai partire?”

Annuisce. 

“Però stavolta ti vorrei portare con me.”

 
ANGOLO AUTRICE: nuovo capitolo! Ci sono alcuni sviluppi che poi si vedranno meglio nei prossimi capitoli ;) ditemi cosa ne pensate! Bacioni x.

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Capitolo 28
*** Capitolo XXVII. ***


SAKURA 

 

“Avete preso tutto? Vestiti leggeri? Calze? Biancheria?” 

Ridacchio. 

“Sì, Feimei, abbiamo preso tutto. Ci hanno già fatto un interrogatorio le altre tue sorelle, per favore.” dice Shaoran, esasperato. 

“Guarda che Fūtie, Shefua e Fanren sono anche sorelle tue.” brontola l’altra, puntandogli contro un dito. 

“Purtroppo, sottolineo.”

“Ah! Sakura, come fai a sopportarlo? Io lo strozzerei.” pizzica una guancia a suo fratello, il quale la rimprovera. 

Feimei è la sorella più piccola delle quattro, Fanren è la terzogenita, mentre Fūtie e Shefua sono gemelle. Ho avuto il piacere di conoscerle tutte, e posso dire che sono molto simpatiche. Hanno tutte lo stesso colore di occhi e di capelli del fratello, tranne proprio Feimei che ha gli occhi tra il grigio ed il verde ed i capelli ramati. E con Shaoran hanno tutte lo stesso rapporto: lo trattano come un cucciolo da accudire. È molto tenero. Abbiamo deciso di andare a trovarle poco prima della nostra partenza per Hong Kong, che sarà domani mattina. Probabilmente le avremmo viste anche questa sera, ma non si sa mai, meglio essere previdenti. Ora che ci penso, domani dovremmo arrivare a destinazione verso le quattro e mezza o cinque del pomeriggio. Quindi, un orario decente per andare a trovare Yelan, la madre di Shaoran. 

“Stasera ci sarete anche voi al compleanno di Hanko?” domanda, il mio ragazzo, dando voce ai miei ragionamenti. Feimei annuisce. 

“Sì, così come alla festa del fidanzamento di Meiling. C’eravamo anche noi, solo che siamo arrivate tardi.” ammette, imbarazzata. 

“Stasera arriverete in orario?”

“Poi ti faccio sapere!” esclama. Ecco perché non le avevo viste alla festa del fidanzamento di Meiling: hanno ritardato!

“Sai, con i bambini è sempre così dura.” ci spiega.

“Mamma.” ci affacciamo oltre la porta del salotto, dove una piccola bambina con in mano un pupazzo di un leoncino ci sorride teneramente. 

“Ema, amore. Vieni.” Feimei sorride alla bambina, che si avvicina e si lascia prendere in braccio. Ogni volta che vedo Ema, Shaoran dice che gli occhi mi diventano a forma di un cuoricino. Ma non ci posso fare niente. Adoro i bambini. Inoltre Ema è l’unica femmina, le altre sorelle di Shaoran hanno avuto figli maschi: due Fanren, uno Fūtie ed uno Shefua. Sono una famiglia molto numerosa. 

“Ciao, zia Sakura.” mi dice porgendomi la manina. Sorrido, quasi commossa. Ema ha sei anni, veste sempre di blu (a contrario mio, detesta il rosa) ed è sempre sorridente. È veramente un amore. 

“Ma ciao, stellina.” prendo la sua piccola manina e le do un bacino su di essa.

“Zio Shaoran!” poi esclama, allargando le braccia. Il pianista ride, e Feimei la passa in braccio al fratello. 

“Ma chi è questa bella bambina?” le prende il nasino tra l’indice ed il medio, sorridendo ampiamente. Shaoran con in braccio un bambino, o una bambina, è una delle visioni più belle che io abbia mai osservato. Ema ride, quando poi lui le fa il solletico. 

“Ma che bello questo leoncino, è nuovo?” le domanda dopo. 

La bimba risponde di sì. 

“Me l’ha regalato papà.” afferma.

“Ah, ma che bello. E che nome gli hai dato?” 

“Simba.” accarezza la criniera del peluche. 

Quanta dolcezza, mi sto sciogliendo. 

“Restate un po’ a giocare con me, tu e zia Sakura?”

Il mio moroso annuisce. 

“Sì! Nascondino!” Shaoran la posa per terra, ed Ema inizia a correre, scappando. Rido alla scena. 

“Conti tu!” il dito del pianista è di fronte a me. 

“E va bene.” mi arrendo alla mia sorte. Mi attacco ad una parete ed inizio a contare fino a trenta, come siamo soliti fare. 

 

***

 

Stiamo tornando verso casa mia, dove dobbiamo finire di sistemare alcune mie questioni per il viaggio di domani. Shaoran guida prudentemente, rivolgendomi di tanto in tanto il suo sguardo. 

“Sei particolarmente sognante, oggi.” sentenzia, quando si ferma davanti al semaforo rosso.

“Ema è un amore.” 

“Sì. Sono pieno di nipoti, solo che lei è l’unica tranquilla. Goro, Ken, Shino e Jo sono dei terremoti, invece.” ridacchia, facendo riferimento ai maschietti della sua famiglia, figli delle altre sue sorelle. 

“Tu non eri un piccolo teppista?” domando. 

“No, ero molto chiuso e riservato.” 

“Non sei cambiato molto.” commento, ridacchiando. 

Shaoran allunga la sua mano, senza dirmi niente, ed accarezza i miei capelli, portandomi la solita ciocca ribelle dietro l’orecchio sinistro. La mia schiena viene scossa da un brivido. 

“Non provocarmi, ragazzina.” abbassa la voce, ma io sento benissimo le sue parole. Deglutisco, quando inizia ad accarezzarmi una guancia in modo lascivo. Il semaforo torna presto verde, e lui stacca la sua mano da me, per posizionarla sul cambio. 

“Ti sei salvata, per questa volta.” ghigna. Porto le mani al viso, sicura di essere arrossita. 

“In ogni caso…” inizia, continuando a guardare la strada “in ogni caso, spero che nostro figlio prenda il colore dei tuoi occhi ed il tuo carattere.” conclude. 

Spalanco la bocca, ed il cuore inizia a battermi molto più velocemente. 

“Nostro…” mi schiarisco la voce “nostro figlio?”

“O nostra figlia.” specifica. 

Sbatto le palpebre. 

“Non vorrei mai avere una famiglia con nessun altro che non sia tu, Sakura.” 

Non riesco ad evitare di sentirmi tremare le gambe. 

 

***

 

“Buonasera!” Meiling esclama, su di giri, accogliendoci in casa. 

“Buonasera.” la saluto, baciandole le guance. 

“Abbiamo portato del vino rosso. Ah, questo è il regalo per Hanko, da parte mia e di Sakura.” Shaoran mi si avvicina, cingendomi un fianco. Da la bottiglia ed il dono a sua cugina, che sorride ammiccante. Il regalo per il compagno della mia amica è una camicia che ci ha consigliato Eriol, quindi dovremmo essere andati sul sicuro. 

“Non dovevate disturbarvi. Oh, ma come vi vedo bene.” 

Arrossisco leggermente. Shaoran sorride, poi mi da un bacio sulla tempia. 

“Staremo qui non molto, visto che domattina dovremmo partire.” ammetto, dirigendomi assieme a loro in sala pranzo. 

“Certo, non preoccupatevi. Piuttosto, Shaoran, mi saluti la zia?” 

“Ovviamente.” 

Quando entriamo in sala da pranzo, salutiamo tutti, io abbraccio le mie amiche e saluto i loro compagni, poi faccio gli auguri ad Hanko. 

“Meiling, posso andare in bagno? Devo lavarmi le mani prima di mangiare.” constato. 

“Sicuro! Sai dov’è?” 

“L’accompagno, tanto devo andarci anch’io, per lo stesso motivo.” Shaoran mi prende per le spalle, ed iniziamo ad incamminarci. 

 

***

 

Finisco di lavarmi le mani e le asciugo. Guardo dallo specchio Shaoran, che sta alle mie spalle. 

“Stai bene?”

“Mai stato meglio.” mi risponde. Aggrotto le sopracciglia. 

“Ti ho già detto che sei meravigliosa, stasera?” domanda. Mi prende per i fianchi, e mi guarda attraverso lo specchio, posando il suo mento sulla mia spalla destra scoperta. Mi accarezza delicatamente lo chignon. 

“Una cosa del genere.” bofonchio. Lui sorride, baciandomi piano la spalla. 

“Il vestito che indossi stasera è molto simile a quello con cui ti ho visto per la seconda volta.” afferma. 

“Prima volta, semmai.”

Scuote il capo.

“Seconda volta. La prima volta ti ho vista in metropolitana, con i vestiti universitari, chiamiamoli così.” mi corregge. 

“Oh, allora sì. In questo caso, seconda volta.” 

Mi accarezza le braccia, ed appoggia il suo naso al mio orecchio, per poi chiudere gli occhi. 

“Irresistibile.” soffia, quasi. 

Tremo di poco. 

“Sei irresistibile.” ripete. 

Deglutisco. 

Mi prende per mano e mi gira verso di lui. Mi accarezza le guance, poi mi bacia. Mi abbandono completamente a lui, portando le mie mani al suo collo. Il suo modo di baciarmi è elegante e soave, sempre. È come toccare la seta, oppure è come sentire una brezza leggera durante una giornata afosa. Si stacca da me, e sfiora la sua punta del naso con la mia. Sospira. 

“Andiamo a cenare?” mi lascia un ultimo bacio.

Annuisco. Prende la mia mano, ed usciamo dal bagno. 

 

***   

 

Abbiamo appena finito di vedere Hanko scartare i regali, e ci ha ringraziato tanto per la camicia. Ora siamo in salotto, seduti su dei piccoli divani stile ottocento, e stiamo parlando del più e del meno. 

“Tra poco vi sposate, quindi!” Tomoyo esclama, bevendo un sorso di vino bianco. 

“Proprio così. Tra una settimana, siamo molto ansiosi.” risponde Meiling. 

“Hai pronto tutto?”

“Abbiamo pronto tutto, vero, tesoro?” Hanko le bacia la guancia, facendo annuire la sua futura moglie. 

“Ragazze, per l’addio al nubilato pensavo di fare un pigiama party.” propone la mia amica. 

Annuisco. 

“Potremmo farlo a casa mia! Guardiamo un film d’amore e facciamo le pazze.” dico. Shaoran assume un’espressione strana. 

“Che c’è?”

“Niente uomini senza maglietta, Meiling.” punta un dito contro la cugina. 

“Pensavo di farlo quando Sakura era single, ora i piani sono cambiati. Stai tranquillo.” gli risponde ella, roteando gli occhi, in tono sarcastico. 

“Sto scherzando, non ho mai pensato una cosa del genere.” ride, poi. Vedo Hanko rilassarsi sul divano. 

“Ragazzi, ma vi pare? Dai, stavo scherzando.” gesticola ancora, Meiling. 

Ridiamo assieme, ed io scuoto il capo. 

“La verità è che sono terribilmente geloso e protettivo.” Shaoran mi sussurra all’orecchio, in modo che non sentano gli altri, come se mi avesse appena confidato un gran segreto. 

“Ah sì?”

“Mh mh, son sempre stato così con te.” mi accarezza il polso, per poi darci un bacio sopra. 

“E come mai?” mi azzardo a chiedere. 

“Perché tu, ragazzina, sei senza alcun dubbio l’amore della mia vita. E lo sarai sempre.” è la sua risposta, che mi lascia senza parole. 

 

ANGOLO AUTRICE: capitolo nuovo, tadaaaaan. Il prossimo, sarà per la partenza verso HK. Ah, ho fatto in modo che due delle sorelle di Shaoran fossero gemelle per non incasinarmi molto la vita, perdonatemi. Hahah. Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia! Ditemi cosa ne pensate! Grazie di tutto! Bacioni x.

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Capitolo 29
*** Capitolo XXVIII. ***


SAKURA

 

Ho trascorso l’intero viaggio verso Hong Kong con la testa appoggiata sulla spalla di Shaoran, e mi sono anche addormentata. Quando ho aperto gli occhi, eravamo arrivati. L’immensa città mi ha subito accolta, una volta messi i piedi fuori dall’aeroporto. Shaoran mi ha spiegato che, dopo esser stati in albergo a sistemare le nostre cose, ci saremmo diretti dalla madre, siccome abbiamo preso appuntamento con la clinica. Onestamente, non vedo l’ora di conoscerla. 

“Menomale che non hai portato molte valigie.” dice, entrando nella nostra camera. È molto carina e semplice, il letto è ricoperto da lenzuola color arancione; di fronte ad esso, c’è una specchiera. Il bagno è molto pulito, e non vedo l’ora di farmi una doccia stasera. 

“Non capisco perché hai voluto prendermele tutte tu. Ne avrei portata qualcuna anch’io.” gonfio le guance. 

“È fuori discussione, Sakura.”

Roteo gli occhi, sedendomi sul letto.

“Mi piace molto.” ammetto, guardandomi attorno.

“Sì, usufruisco spesso di questo hotel. Mi trovo bene.”

Nego con il capo.

“Intendevo Hong Kong. È una bella città.”

“Ah sì, lo è.” mi sorride. 

Mi butto sul letto a peso morto e contemplo il soffitto giallo. Non ci posso credere: sono davvero qui, con Shaoran, che è diventato il mio ragazzo. Cielo. Porto le mani in faccia, sentendomi arrossire. 

“Mh.” mugugna, il pianista. Si stende accanto a me, e mi rivolge la sua attenzione. 

“A cosa stai pensando, ragazzina?” mi accarezza i capelli, ed io mi metto più vicina a lui. Appoggio la testa al suo petto, stringendomi a lui, e cercando di nascondere il più possibile il mio viso. Sto pensando ad un sacco di cose; a quanto vorrei dimostrargli il mio amore in ogni forma possibile, a quanto di lui non ne ho mai abbastanza, a quanto è bello e speciale. A quanto gli sono grata: per come mi ha sempre trattata, per come mi è stato vicino sull’aereo, per aver composto una melodia per me. Mi fa sentire così protetta, amata, al sicuro ad ogni passo che muove, ad ogni passo che muovo. 

“A quanto sono felice di stare con te.” riassumo. Mi da un bacio sulla testa, tra i capelli. Sento il mio cuore aumentare di battiti, e ringrazio il fatto di essere sdraiata, perché sento le mie gambe farsi molli. Alzo lo sguardo verso di lui, sentendomi circondata dalla profondità dei suoi occhi castani. Sono scuri, ed intensi, ed io non riesco più a respirare. Mi scosta i capelli che mi sono ricaduti un po’ sulla guancia e, proprio lì, vi posa un bacio, per poi impossessarsi delle mie labbra, facendomi venire le vertigini. 

“Ti amo.”

Più che udirlo, l’ho sentito dal modo in cui la sua bocca si è mossa sulla mia. È come se mi avesse appena restituito il respiro. Scende a baciarmi il collo, e la sua mano mi sfiora delicatamente un braccio. Sento la pelle d’oca, quando da quest’ultimo passa a sfiorarmi le punte delle dita, per poi scendere ancora, fino al mio polpaccio. Risale sulla mia coscia; sento il suo tocco appena accennato, impercettibile quasi, eppure mi sta spaccando ogni osso che possiedo. Non smette neanche un secondo di baciarmi, ed è come se gli importasse niente del posto dove deposita essi, lascivi come non mai. Passa dalla mia fronte, ai miei occhi, al mio collo, alle altre zone del mio viso in pochi secondi. Presto attenzione a tutto ciò che mi sta facendo e, quando la sua mano si posa sul mio fianco, sento i suoi polpastrelli premere di più su esso attraverso la stoffa del mio vestito leggero. A quel punto, si stacca. Ed io capisco che è il suo modo per dirmi che mi vuole dare tempo, tempo che non ho più bisogno di avere, perché io lo desidero. Non sono mai stata così sicura di qualcosa, come lo sono del mio amore per lui e del bisogno che ho di sentirlo vicino. 

“Shaoran.” lo richiamo, quando lui si alza. 

“È tardi.” è la sua risposta, mentre si sistema al meglio che può la camicia. Accidenti, credo di aver esagerato. 

“Ne possiamo riparlare, però?” 

Lui annuisce, mentre apre la porta della camera e mi chiede se andiamo. Sospiro.

 

***

 

Una volta giunti alla clinica dove vi presiede la madre di Shaoran, finalmente riesco a fargli cacciare fuori qualche parola dalla bocca. Per tutto il tragitto, le sue risposte sono state mugugni, o accenni a no e sì. Con il suo comportamento, mi sono chiusa anch’io. Non capisco perché si comporti così, dico davvero. Mi ha sempre spiegato di volermi dare spazio, di volermi dare tempo. Ha sempre tentato di dissuadermi, dicendo che secondo lui non ero pronta. Eppure, io mi ci sento, e dovrebbe fidarsi di me. Ma non capisco. Nella mia mente paranoica, giunge lampante porgermi un quesito: e se fosse lui, a non desiderarmi? Mi fermo sul posto, quando stiamo proprio per varcare la soglia dell’ingresso del centro ospedaliero. Egli si volta verso di me, aggrottando le sopracciglia, ma io quasi non lo noto. Mi sento persa nel vuoto. Se davvero fosse così, se lui non volesse vedermi sotto quell’aspetto per qualche motivo particolare? Se non gli piacessi abbastanza, se in questi giorni lui si fosse reso conto di quanto sono catastrofica e volesse, giustamente, qualcun’altra?

“Sakura, stai bene?” mi richiama all’attenzione. Alzo gli occhi verso di lui, e lo guardo inespressiva. Faccio cenno di sì, un po’ mogia. Lo sento schioccare la lingua al palato, e mi si avvicina. 

“Che succede?” 

“Sei sicuro di voler stare con me, Shaoran?” trovo il coraggio, prima un po’ nascosto. Il pianista spalanca gli occhi, e mi guarda come se fossi pazza. 

“Mi prendi in giro?”

Scuoto energicamente il capo. 

“Ma come ti salta in testa una domanda del genere?” il suo tono è quasi arrabbiato, ed ora mi sento in colpa. 

“È che… tu… io…” balbetto. Non so cosa dire. Shaoran mi si avvicina, e sospira. 

“Sono sicuro di voler stare con te. E non devi pensare a cose assurde.” posa le mani sulle mie spalle.

Annuisco. Tento di scacciare via ogni brutto pensiero, mentre lo sento prendermi per mano, facendoci entrare nell’edificio. 

Una volta entrata, un odore di medicine e di disinfettante molto famigliare invade le mie narici. È una clinica, eppure ha lo stesso odore di un ospedale. Se chiudo gli occhi, mi sembra di essere nel posto dove faccio tirocinio. Anche l’arredamento è molto simile, i toni sono tutti sul bianco. Ci avviciniamo ad una donna, che si trova dietro ad un lungo bancone da reception. Lascio parlare Shaoran e, questa, dopo qualche minuto, ci accompagna in una stanza, che è quella che viene usata solitamente per le visite. Dentro di essa, ci sono delle piccole poltrone, con dei tavolini davanti. Shaoran ringrazia la responsabile, che si allontana. Mi aggrappo ancor di più alla sua mano, quando ci avviciniamo ad una signora dalla carnagione chiara, i capelli scuri e gli occhi nocciola.

“Ciao, mamma.” 

Mi viene spontaneo spalancare di poco la bocca, che richiudo immediatamente dopo. La osservo bene, e ci ritrovo, infatti, dei tratti somatici molto simili alle sorelle di Shaoran. Lui, invece, non le assomiglia. Credo abbia preso più dal padre, a questo punto. 

“Shaoran!” esclama. Solo ora noto che ha in mano un blocco da disegno, e che stava raffigurando quello che sembra essere il mare al tramonto. La donna si alza e lo abbraccia, chiedendogli non so quante domande di seguito. Il mio moroso, piano piano, risponde a tutte. Poi, l’attenzione della madre, passa a me. 

”Lei chi è?” 

“Sakura, te ne avevo parlato la volta scorsa.” risponde, il pianista. Piego la testa di lato, guardandolo. Aveva parlato di me?

“Oh, ma certo! Caspita, hai degli occhi bellissimi.” mi sorride. 

“Grazie. È un piacere conoscerla.” sentenzio, allungando la mano. 

“Il piacere è mio, sono Yelan.” 

Sorrido. Poi ci sediamo sulle poltrone, proprio di fronte a lei, che si rimette composta. 

“Vedo che hai ripreso a disegnare.” le dice, Shaoran. Ella conferma. 

“Mi aiuta a stare meglio, non capisco proprio perché avevo abbandonato.” ridacchia. 

Il mio ragazzo storce la bocca. 

“Quindi…” inizia, Yelan “tu sei la sua ragazza?”

Il cuore mi arriva in gola, colta alla sprovvista. 

“Sì.” bofonchio. 

“Ah, come ne sono felice. E sei un medico, giusto?”

“Mi sto specializzando in cardiologia.” specifico. 

“Be’, hai già curato il cuore del mio bambino.” allunga un po’ il braccio, scompigliando i capelli a Shaoran. 

“Mamma! Per l’amor del cielo!” è in imbarazzo, lo posso ben capire. Ma non deve vergognarsi. 

“Come stai, piuttosto?” 

“Meglio, Shaoran. Meglio, davvero. In questo periodo mi sento più tranquilla.” 

Vedo il moro sospirare di sollievo.

“Menomale.”

“Voi, invece?”

“Stiamo bene.” 

“Ah, Shaoran. Hai portato quello che ti avevo chiesto l’ultima volta che ci siamo sentiti?” gli domanda, ottenendo una risposta affermativa. Il mio ragazzo poi, prende il suo zainetto che si era portato con sé, e tira fuori da esso un CD.

“Ah, che bello! C’è anche la registrazione di -smarrito nel verde-, giusto?” 

Mi sento avvampare di colpo. 

“Naturalmente. In più, ci sono i brani di Mozart e Beethoven che mi avevi chiesto.” sentenzia, con un sorriso gentile. 

“Lo ascolterò di sicuro stasera. Poi, appena riesco, ti chiamo per dirti il mio giudizio.” 

Lo vedo annuire. 

“Lo psicologo cosa ti dice?” si interessa. Io non sto dicendo nulla, ma è meglio così. La situazione è molto delicata. 

“Ah, lo psicologo. Non so, dice che ho meno crisi, e che sembro migliorata. L’altro giorno abbiamo parlato per tutta la seduta del futuro, di sogni e di speranze.” 

Mi sembra una cosa molto positiva!

“Hai dei progetti, quindi?”

“Tantissimi, voglio andare al mare, ad esempio.” sorride. Poi ci mostra il suo disegno, porgendolo al figlio. 

“Molto bello.” le ripassa il blocco. 

Discutono ancora un po’, su come Yelan passa i giorni, dice un sacco di frasi a Shaoran circa quanto sia felice di vederlo. Ed io ne sono felice, anzi. Felicissima. Quando il tempo della visita finisce e noi ci dobbiamo allontanare, prima che io possa muovermi di un passo, lei mi ferma per un braccio. Shaoran sta parlando con la responsabile, quindi non può raggiungermi. 

“Lo ami molto, te lo si legge in faccia, e questo mi rende serena. Quindi, grazie.” 

Sorrido, dicendole che è proprio così, e che lo amo tantissimo. 

“Ma cosa ancor più importante, Sakura…” fa’, fermandosi un attimo “lui è innamorato di te, e questo mi rende orgogliosa.”

 

***

 

Eccoci, siamo arrivati. Uno dei cimiteri di Hong Kong, uno tra i più piccoli, da quello che ho capito. Ho chiesto a Shaoran di portarmici e lui, dopo essersi accertato che io ne ero certa, ha assecondato la mia richiesta. Sono davanti alla tomba di suo padre, e riesco solo a stringergli la mano, lasciandoci sopra delle carezze. 

“Lei è Sakura, la mamma l’ha già conosciuta, anche le mie sorelle. Ora toccava a te.” ridacchia. Mi alzo in punta di piedi, e gli do un piccolo bacio sulla guancia di incoraggiamento. 

“Sono felice di conoscerlo.” parlo a bassa voce, appoggiando la mia fronte sulla sua guancia. 

“Sei molto simile a lui, sai?” dichiaro, confermando i miei pensieri: è tutto suo padre. 

“Mia madre dice che lo siamo anche di carattere.” 

“Allora lui era una persona bellissima.” gli accarezzo i capelli, vedendo che lo rilassa. 

“Grazie, Sakura. Oggi è stata… dura. Lo è sempre.”

“Lo so.”

“Ma tu sei qui.” dice, stringendomi di più la mano. 

“Sono qui.” affermo.

“Questo basta per farmi reggere tutto il peso del mondo.” 

Sento il mio cuore commuoversi. 

“Be’, anche tu sei qui.” inizio “E questo è ciò che basta per reggermi in piedi.” 

Lui si volta verso di me, e mi da un bacio sulla fronte. Ci abbracciamo e restiamo così, stretti, senza dirci nulla, per chissà quanto. 

 

***

 

“Devo capire perché tutti i docciashampoo degli alberghi sono sempre così buoni e profumati.” 

Ho appena terminato di fare la doccia e mi dirigo in camera, dove Shaoran è seduto sul letto a fare qualcosa con il cellulare. 

“Perché sono pagati per renderci lindi e puliti.” ridacchia, il mio ragazzo. Sorrido. Prendo la spazzola per capelli dalla mia valigia, e mi posiziono davanti alla specchiera. Vedo Shaoran attraverso lo specchio scrutarmi. 

“Tutto bene?” inizio a spazzolare i miei capelli già asciutti. Lui annuisce, poi si alza e viene verso di me. 

“Mai stato meglio. Oggi è stata una giornata intensa, ma è andata bene.” mette le sue mani sulle mie spalle, ed inizia a fare di massaggi. Mi viene spontaneo abbandonare la spazzola, e chiudere gli occhi. 

“Hai un profumo buonissimo.” mi bacia il collo, delicatamente. Emetto un risolino, non sapendo cosa rispondergli. 

“Shaoran.” poi, lo richiamo, intenta a fargli presente una volta per tutte la decisione che ho preso. Spero che, ora, comprenda davvero. 

“Li hai portati come ti ho chiesto?” alludo a qualcosa. Qualcosa che lui capisce di sicuro, visto il modo in cui spalanca gli occhi.

“Sì, ma cosa…”

“Dove li hai messi?” deglutisco, tesa. Ma sono al tempo stesso sicura. 

“Sono nella mia valigia, nella tasca anteriore.”

Annuisco alla sua spiegazione e mi metto all’opera. Armeggio con la tasca anteriore della sua valigia nera, finché non trovo un oggetto di forma perfettamente quadrata ricoperto da della carta argento lucida.

“Oh, Sakura, ascolta…”

Scuoto il capo energicamente, porgendogli ciò che ho in mano. Mi posiziono davanti a Shaoran, dandogli le spalle, e lo guardo attraverso lo specchio.

“Ne avevamo già parlato, era meglio essere previdenti. E, credimi, ci ho riflettuto a lungo. Quindi, ora, ne sono certa.” prendo un respiro profondo, mentre lui mi accarezza delicatamente le braccia. 

“Voglio fare l’amore con te, Shaoran.” dichiaro. Vedo che trasale, scosso da un lieve tremore che gli invade le dita con cui mi sta accarezzando. Ferma la scia dei suoi tocchi, per prendermi le spalle in modo deciso, e voltarmi verso di lui. Giocherella con la spallina della mia maglietta intima, e sospira fortemente. 

“Io non voglio che tu lo faccia perché ti senti obbligata a causa di qualche tuo pensiero.” sentenzia.

“Non è così. Tu non hai mai insistito con me, sono sempre stata io ad insistere, anche per comperare…” indico ciò che ha in mano, e lui ridacchia. 

“Si chiamano…”

“Lo so!” lo interrompo, arrossendo. Shaoran rotea gli occhi. 

“Io sono sicura. Io voglio te. Ho sempre voluto solo te.” porto le mie mani sulle sue guance, e gliele accarezzo. Mi alzo sulle punte dei piedi, per raggiungere le sue labbra. Gli lascio un bacio leggerissimo. 

“Solo te.” ripeto, e lo ribacio un’altra volta. 

“Sakura…” sussurra a malapena “aspetta.” bofonchia, allontanandomi un po’.

“Sto facendo una fatica allucinante a farti questo discorso perché ti desidero più di qualunque altra cosa, ma ho paura che tu possa pentirtene, capisci? Non voglio scombussolarti. Per questo sono stato così restio in questi giorni, sforzandomi in un modo che non si può spiegare nemmeno.” posa la fronte sulla mia e mi da un bacio sulla punta del naso. 

“Shaoran, tu mi hai già scombussolata. Non posso pentirmi di niente, perché tu sei il vero motivo per cui io ho aspettato tanto.” pronuncio, guardandolo negli occhi.

“Io non so se riesco ancora tanto a resisterti, se mi parli così.” 

Ridacchio.

“Non devi.” dico. Inizio a sbottonare il primo bottone della sua camicia, e lui mi guarda le mani come rapito. 

“Non devi perché mi sono innamorata del modo in cui mi proteggi.” continuo il mio percorso, fino ad arrivare alla fine della sua camicia bianca. Deglutisco, quando trovo davanti agli occhi il suo petto. Ce la puoi fare, Sakura. 

“Perché mi sono innamorata del modo in cui mi parli, del modo in cui mi fai sentire, del modo in cui ti comporti, del modo in cui mi parli.” la faccio scivolare delicatamente dalle sue braccia “Del modo in cui mi tocchi. Mi sono innamorata di te e del tuo modo, del tuo mondo.” ammetto, guardandolo negli occhi. Lui sembra essere perso in qualcosa, dalla maniera in cui mi osserva. 

“Per questo, Shaoran, fai l’amore con me.” mi alzo sulle punte, e gli do un piccolo bacio sulle sue labbra, staccandomi subito. Lui, torna sulle mie subito dopo. In modo decisamente più passionale del mio.

“Sei bellissima. Bellissima.” le sue dita si infilano sotto la mia maglietta. Sento i suoi polpastrelli sulle mie costole, è come se me le rompesse: sento il dolore di chi ha bisogno di più e non ne ha mai abbastanza di questo amore. 

“Tu ti sarai anche innamorata del mio mondo.” dice, privandomi delicatamente dell’indumento “Ma tu sei il mio.” conclude, riprendendo a baciarmi. Sento le sue carezze su tutto il mio corpo e, ad ogni tocco che mi riserva, io fiorisco. Ora so cosa significa fare l’amore, ora so cosa significa creare qualcosa di così bello: significa sbocciare a vicenda, diventando primavera.

ANGOLO AUTRICE: ragazzi, ce l’abbiamo fatta. Yaaaay! Mancano due capitoli alla fine TwT ditemi cosa ne pensate! Grazie di tutto. Bacioni x.

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Capitolo 30
*** Capitolo XXIX. ***


SAKURA

 

Apro gli occhi piano, prendo un po’ del lenzuolo e me lo sistemo meglio sulle spalle. Quando mi giro su un fianco, sento Shaoran stringermi. 

“Sakura.” sussurra appena. Sorrido, facendomi più vicina a lui. Credo che stesse ancora dormendo perché, poco dopo, la mano che aveva appoggiata sul mio fianco la porta al viso, per poi stropicciarsi gli occhi.

“Buongiorno.” dico. 

“Buongiorno.” la sua voce impastata dal sonno mi fa sorridere. Torna immediatamente vicino a me, iniziando a darmi dei baci lungo la spalla. 

“Come stai? Come ti senti?” mi domanda, schiarendosi la voce. Le sue dita mi accarezzano il braccio, in modo lieve, facendomi quasi solletico. 

“Bene, sto bene. Tu?” 

“Alla grande.” mi bacia la guancia. Mi sistemo meglio, andando a scontrare la mia schiena con il suo petto. Lui continua a baciarmi, scendendo anche sulla nuca. 

“Sei stata bene, stanotte?”

“Sì.” non esito nemmeno per un attimo “Tu, invece? Dopotutto, tu hai già avuto esperienze ed io… non… non vorrei mai averti deluso.” 

Schiocca la lingua al palato, e mi accarezza i capelli.

“Nessuna delusione.” mi bacia la spalla, di nuovo. Sospiro di sollievo. 

“Sakura.” mi richiama. 

“Sì?”

“Ti ho già detto che sei l’amore della mia vita?”

 

L’amore della sua vita. Me l’ha detto quel giorno, a casa del compagno di Meiling. L’amore della sua vita. Porto una mano al cuore, che sembra volermi scoppiare. Mi sento così completa, felice, entusiasta. Lui è la persona che desideravo, quella che aspettavo, quella che ho sempre sognato. È la persona più importante per me, decisamente. Lo amo, con tutta me stessa, con ogni fibra del mio essere, intriso dei suoi sorrisi e delle sue carezze. Non ho mai provato un sentimento così forte, così sconvolgente, così grande che potrebbe sconfiggere ogni male. 

“Fiorellino, a cosa pensi?” Yukito mi riporta al presente. Fisso tra le mani il libro di cucina, e mi affretto a metterlo nello scaffale. Ho offerto a mio cognato un aiuto a lavoro; sono arrivati dei nuovi libri da sistemare e, siccome sono tanti, mi sono offerta volontaria per dargli una mano.

“A niente, niente.” mento, vaga. Continuo nella mia mansione e, quando concludo, mi volto verso di lui. Lo trovo a fissarmi, con un’espressione confusa sul volto. 

“Sakura, mi sembri troppo sulle nuvole, anche più del solito. È da tre giorni che stai così.”

Sono già passati tre giorni dal viaggio ad Hong Kong? Nemmeno me ne ero accorta, eppure sto andando alle lezioni, a tirocinio. Sto conducendo normalmente la mia quotidianità, ma non mi sembra vero. Tre giorni. 

“Va tutto bene, meravigliosamente direi.” sorrido, tranquillizzandolo. Yukito sospira di sollievo, poi mi si avvicina. Mi prende il volto tra le sue mani, e mi scruta attentamente.

“C’è qualcosa di diverso, in te.”

Non è il primo che me lo dice, anche Tomoyo l’ha notato. Tuttavia, non capisco a cosa si possano riferire, visto che, il fatto che io abbia fatto l’amore, non è scritto a caratteri cubitali sulla mia maglietta o cose del genere. 

“E penso sia qualcosa che tuo fratello è meglio che non sappia. Ci ho preso?” mi domanda. Le mie gote si tingono di rosso. Ahia, credo che lui abbia capito. 

“Tu… hai…”

“Sakura, non è difficile da intuire. Spero tanto che tu abbia nel tuo cuore una bella sensazione, ora.”

Annuisco energicamente. 

“Mi sento amata a dismisura. E spero che anche Shaoran si senta amato così.” dichiaro. 

“Ne sono certo. Quando lo rivedi?” mi chiede. 

“Oggi. Infatti tra poco vado a lezione, poi pranziamo assieme.” spiego. Lui annuisce. 

“Sono contento di vederti così felice.”

Sorrido.

Io sono contenta di sentirmi così felice.

 

***

 

Esco dall’aula universitaria, e scendo le scale. In fondo ad esse, trovo Hisato, che parla con un altro ragazzo. Cammino con calma, un gradino alla volta, tenendo lo sguardo basso. Fai che non mi veda, fai che non mi veda, fai che non mi veda. 

“Sakura.” 

Accidenti. Sospiro internamente e serro le labbra tra di loro, voltandomi verso la sua direzione. 

“Hisato, ciao!” esclamo, con tono educato. Avevamo deciso di salutarci e di parlare in modo civile, se ce ne fosse stata l’occasione, ma la realtà è che non era mai capitato prima d’ora. Ora, invece, è di fronte a me. Il ragazzo con cui parlava l’ha salutato velocemente, andandosene. Stringo tra le mie dita la mia valigetta ventiquattr’ore, come reazione nervosa. 

“Come stai?” mi domanda. 

“Molto bene, è appena finita la lezione. Tu?” 

“Sto bene anch’io.” sorride. I suoi occhi azzurri disegnano il mio viso, come un’ispezione. Mi chiedo se io abbia qualcosa di strano in faccia. 

“Qualcosa non va?” aggrotto le sopracciglia, confusa. Lui scuote il capo.

“No, è che… hai un atteggiamento strano.” 

Oh, no. Ma com’è possibile? Come mi comporto? A parte che, il mio modo di comportarmi, è anche dettato dal fatto che siamo stati insieme e lui mi ha lasciata per un’altra ragazza. 

“Mi sembri soprappensiero.” sentenzia. Roteo gli occhi, con fare scherzoso. 

“Lo sono sempre.” cerco di mascherare la mia tensione al meglio che posso. Lui annuisce, non dicendo più nient’altro. Poi, quando faccio per salutarlo ed andarmene, lui mi ferma, prendendomi delicatamente per un braccio.

“Ti sei messa insieme al pianista, giusto?”

Sto per ribattere, ma non faccio in tempo.

“Miura.” la voce di Shaoran mi fa rabbrividire. Il suo tono è deciso, fermo.

“Li.” gli risponde, l’altro, con freddezza. 

“Ti consiglio di lasciarle il braccio.” ordina, il mio ragazzo.

Deglutisco. Hisato fa come gli viene detto. Shaoran prende la mia mano, trascinandomi un po’ più distante da lui. 

“Ciao, Sakura.” mi sento salutare.

“A mai più.” Shaoran replica, prendendomi per le spalle e portandomi via. 

“Ah, la risposta è sì. Stiamo insieme.” conclude, rispondendo alla domanda di Hisato, per poi allontanarsi del tutto. Si ferma un attimo, quando siamo distanti dal motivo della sua ira. Prende un respiro profondo. 

“Me la stavo cavando da sola.” preferisco. Egli rotea gli occhi. 

“Lo so. Ma non riesco a non intervenire. Detesto che ti tocchino, o che ti parlino, o che si innamorino di te. Soprattutto lui.” dichiara, prendendomi le guance tra le sue mani. Annuisco, comprensiva. 

“Tu devi fidarti di me, però.” lo guardo negli occhi.

“Lo faccio, sei la persona di cui io mi fido di più. Sei l’unica a cui ho dato in mano la mia vita, praticamente. Sono gli altri a darmi fastidio.” storce la bocca. 

Sei l’unica a cui ho dato in mano la mia vita. Mi sento diventare di burro, quindi mi alzo sulle punte dei piedi, e decido di dargli un bacio a fior di labbra. 

“Ti amo.” pronuncio, staccandomi. Poco dopo, è lui che cerca ancora le mie labbra. E ancora. E ancora. E ancora. 

“Ti sei calmato?” domando. 

Lui mi bacia un’altra volta.

“Adesso sì.” 

“Andiamo a mangiare, coraggio.” ridacchio, prendendolo per mano.

 

***

 

“Stasera c’è il pigiama party a casa tua, giusto?” mi domanda Shaoran, mentre prende una forchettata di pasta. Annuisco. 

“Sì, ci divertiremo moltissimo!” ridacchio. 

“Sicuramente. Non ci posso credere che Meiling si sposi domani.” ammette.

“Non ci posso credere nemmeno io! È volato tantissimo il tempo. Infatti in questi giorni mi sta mandando tantissimi messaggi pieni di angoscia per il matrimonio.” 

“È ansiosa, vero? Non cambierà mai.”

“Già.” bofonchio con la bocca piena di spaghetti. 

Shaoran scuote il capo, poi mi guarda. 

“Che c’è?” 

“Sembra che ci sia qualcosa che ti frulla in testa.” 

Scuoto il capo.

“Niente di che, solo… insomma, è stato…” tento, mentre arrossisco.

“Ah, ho capito a cosa ti riferisci. Ma la pensi in positivo?”

“Sì! Assolutamente!” esclamo, senza indugi.

“Allora, cosa?” finisce il suo pranzo. 

“È solo che… ho paura che tu, dato che hai avuto già un vissuto a livello sessuale, creda che io possa darti poco o niente.” pronuncio, abbassando la voce. Lo vedo spalancare gli occhi. 

“Sul serio pensi a questo?”

“Penso anche al fatto che mi hai detto che sono l’amore della tua vita. Non ci sono solo paranoie, nella mia testa.” lo tranquillizzo, ridacchiando. 

“Sakura, io ho già fatto sesso. È vero, verissimo. Ma, prima d’ora, non avevo mai fatto l’amore.” mi prende la mano, e me la bacia. Sono le parole che mi ha detto anche quella sera. Rilassanti, romantiche parole. 

“Grazie.” riesco solo a dirgli. Mi sorride. 

“Quindi, non pensare più una cosa del genere.” 

Annuisco. 

“Mh.” mugugna, guardando l’orologio “Hai ancora lezione dopo?” mi domanda. 

“No, perché?”

“Allora ti accompagno a casa, poi devo andare in un posto.” spiega, bevendo un sorso d’acqua. 

“Dove?” mi incuriosisco. 

Lui fa’ spallucce, poi aggiunge che non devo preoccuparmi. Piego la testa di lato, non capendo, ma lascio perdere. 

 

***

 

“Io voglio vedere questo!” esclama, Meiling, mostrandoci un DVD. Leggo il titolo, ed ammetto che la scelta non poteva essere migliore. 

“Film d’amore bellissimo. Si può fare!” Tomoyo concorda. Annuisco. Rika prende una manciata di pop-corn, portandoseli alla bocca. 

“Che meraviglia, una serata solo fra donne!” esclama Chiharu, stendendosi sul mio letto. 

“Come ti senti per domani, Meiling?” domando, alla ragazza. Lei si porta le mani in faccia, facendo dei versi inesistenti. 

“Agitata.” risponde Tomoyo. 

“Direi di sì.”

“Ragazze, non ci posso credere. Domani mi sposo! Io non so che dire, sono felicissima, ma ansiosa al massimo.”

Ridacchiamo. 

“Siamo felici per te, davvero tanto.” dichiaro. Prendo il DVD dalle sue mani, e lo inserisco nel lettore. 

“Be’, ma anche noi lo siamo per te, Sakura.” Tomoyo mi fa l’occhiolino.

“E tu, allora? Ormai tutto il mondo sa che stai con Eriol.” la beffeggia, Rika. 

“E Chiharu ormai vive con Yamazaki!” la indico. 

“Siamo tutte impegnate.” 

Annuisco, all’affermazione di Rika. Poi mi viene in mente una cosa: da quando lei è impegnata? Noi tutte ci sorprendiamo della sua frase, così le facciamo moltissime domande in merito. 

“Okay, calme. Si chiama Fumio, frequenta i miei stessi corsi. Mi si è seduto vicino un giorno, ed abbiamo iniziato a conoscerci. Stiamo insieme da un paio di giorni, infatti. Non pensate chissà cosa.” ride. Porto le mani alle mie gote, troppo felice di sentirla così. 

Non mi sono mai sentita così spensierata: la mia vita ha raggiunto un equilibrio che non c’è mai stato, ho tutto quello che io abbia mai desiderato e sognato. E, soprattutto, ne sono certa, ho al mio fianco l’amore della mia vita.

ANGOLO AUTRICE: ragazze, non ci credo. Manca un capitolo alla fine di Preludio, ah. Spero che questo vi sia piaciuto (sappiate che la commissione che doveva fare Shaoran è molto importante). Grazie di tutto. Alla prossima! Bacioni x.

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Capitolo 31
*** Capitolo XXX. ***


SAKURA 

 

Ad ogni gradino che scendo, ciò che succede durante la giornata di oggi si fa più reale nella mia mente. Meiling si sposa. Io e le altre ragazze siamo le sue damigelle, mi sento così euforica all’idea del suo matrimonio che il mio cuore scoppia di felicità.

“Ciao, Sakura.” mio fratello indossa già lo smoking nero. È molto elegante ed i suoi capelli sono meno sbarazzini del solito, credo abbia usato del gel. 

“Ciao, vedo che tu sei già pronto.”  

Lui annuisce. 

“Sakura!” Yukito esce dalla cucina. Tra le mani ha la sua cravatta nera, alla quale cerca di fare il nodo. 

“Sei già pronto anche tu?!” ma quanto sono stata in camera mia a studiare? Voglio dire, credo di aver fatto i calcoli giusti per quanto riguarda l’orario, in modo tale da non arrivare tardi. 

“Preparati, tra un’ora e un quarto dobbiamo essere al matrimonio.” dice, sorridendomi, mio padre. Per fortuna, lui non è ancora pronto, anzi. Sta iniziando ad abbottonarsi la camicia, sopra la sua maglietta intima, adesso. Sospiro. 

“Va bene, vado a vestirmi e sono da voi. Accidenti, credevo di aver fatto tutto per tempo.” brontolo, salendo nuovamente le scale. 

Una volta giunta in camera mia, apro l’armadio, prendendo con cura il mio abito da damigella. È elegante, di seta, di color rosa pastello. La gonna è lunga fino alle caviglie, la parte superiore dell’abito, invece, ha del pizzo sul girocollo, e le maniche raggiungono il gomito. Me lo metto, cercando di non far disastri. Quando l’ho addosso, prendo le scarpe con il tacco grigie. Dopo di che, mi dirigo verso il bagno: prendo la piastra, e liscio i miei capelli, per poi truccarmi leggermente. Ecco, sono pronta. Scendo le scale, aggrappandomi bene al corrimano e, una volta di nuovo in salotto, vedo la mia famiglia già pronta. 

“Bene, hai fatto in tempo.” mi prende in giro, mio fratello. 

“Sei bellissima.” dice, mio padre. Sorrido. Sento il mio cellulare che squilla, così lo recupero dalla mia borsetta. Meiling?

“Pronto?” aggrotto le sopracciglia. 

“Sakura, devi venire subito a casa di Meiling. È già pronta, ma si sente troppo ansiosa e sta sclerando.” la voce di Tomoyo arriva chiara alle mie orecchie. Spalanco la bocca, ragionando un attimo. Quindi, dovrei guidare fino casa di Meiling, per poi andare in chiesa. Il tutto, senza far ritardare nessuno. E senza nemmeno far preoccupare lo sposo. 

“Ci sono.” posso farcela, sì. Posso farcela. 

“Ti aspetto!” 

Chiudo la chiamata, e guardo verso i miei membri famigliari. 

“Devo andare da Meiling, voi potete iniziare ad andare verso la Chiesa, se volete!” esclamo, risalendo le scale di camera mia. 

“Sakura, ma cosa..?!”

Non rispondo, alla domanda di Yukito. Non ho molto tempo. Prendo il primo paio di scarpe da ginnastica che trovo e me lo metto, infilando le scarpe con il tacco in un’altra scatola, che porterò con me. 

“Ci vediamo in Chiesa!” annuncio, una volta che sono di nuovo in salotto. Prendo le chiavi della mia macchina, e spiego generalmente, molto generalmente, cosa sta succedendo prima di andarmene via. Non fanno obiezioni, anzi, mi incoraggiano, augurandomi buona fortuna. 

 

***

 

“Dov’è?” domando, una volta accolta da Tomoyo, a casa di Meiling.

“In camera sua, sta piangendo da un’eternità.” mi risponde preoccupata, la mia amica. Annuisco. Inizio a muovermi, raggiungendo camera sua velocemente. 

“Meiling, dai.” sento la voce di Shaoran dentro la stanza. Sospiro, pensando a come mi vedrà conciata. Ma non fa niente, ci sono cose più importanti. Busso piano alla porta. 

“Tomoyo, entra.”

Scuoto il capo, e spalanco la porta. 

“Non sono Tomoyo.” affermo, avvicinandomi subito a lei. 

“Sakura!” Meiling esclama, abbracciandomi. 

“Sono così contenta che tu sia qui.” 

L’abbraccio a mia volta, dicendole di non preoccuparsi. 

“Ciao, Shaoran.” sorrido, al mio ragazzo, vedendo che vengo ricambiata. 

“Ragazzina.” mi accarezza i capelli. Poco dopo toglie la mano, quando Meiling tossisce. 

“Scusaci.” pronuncia, il moro. Sua cugina scuote il capo.

“Allora, mi spieghi che succede?” domando. Lei alza le spalle.

“Ho paura. Se non fossi una brava moglie? Se lui si pentisse di avermi sposato? Se dopo qualche anno mi chiedesse il divorzio?” inizia a piangere, con fare isterico. Non è in sé, posso ben capirlo. 

“Meiling, è normale che tu abbia paura. Ma Hanko ti ama, okay?” interviene Tomoyo, che neanche mi ero accorta fosse nella stanza. Concordo con le sue parole. Meiling scuote il capo, non sentendo ragioni. 

“Meiling, guardami.” le prendo le mani, e le faccio alzare il suo sguardo su di me “Nessuno sa cosa riserva il futuro, purtroppo. Io stessa, mai e poi mai avrei creduto di essere lasciata da Hisato, di cambiare completamente la mia quotidianità e di innamorarmi perdutamente di un pianista.” rivolgo il mio sguardo a Shaoran, che mi sorride “ma devi sempre essere certa di una cosa: alla fine, andrà sempre tutto bene. E che, l’amore, vince su tutto.” le asciugo le lacrime. Lei sospira. 

“Va meglio?” tenta, Tomoyo. 

“Sì.” prende un sospiro profondo, la sposa “Sì, andrà tutto bene.” si alza, e si guarda allo specchio. Si sistema il trucco, e ci dice di essere pronta. Sorrido, contenta di avercela fatta. 

Meiling esce dalla stanza con il suo abito da sposa, dirigendosi nella macchina che la stava aspettando. E lo stesso lo facciamo io, Tomoyo e Shaoran. 

“Mi piace molto.” dice, ad un certo punto, il mio ragazzo, poco prima che io entrassi in macchina. 

“Cosa?” 

“L’abbinamento abito da cerimonia e scarpe da ginnastica.” ridacchia. Gonfio le guance. 

“È perché non riesco a guidare con i tacchi.” spiego. Lui mugugna un consenso, poi mi si avvicina. 

“Sei stupenda comunque.” mi prende per le gote e mi da un bacio sulle labbra, abbassandosi alla mia altezza. Quando si stacca, io gliene do un altro. Ed un altro. Ed un altro. 

“Ehi, dolci innamorati, muovetevi che mi devo sposare!” esclama, Meiling, salendo sul veicolo. Shaoran alza gli occhi al cielo, ed io ridacchio. 

“Recupererò tutti questi baci dopo.” mi bacia la mano. Annuisco. 

“E comunque non sono io quello che ha ritardato per stupidi capricci, Meiling!” borbotta, contro la cugina. Mi viene da ridere. 

 

***

 

La chiesa è addobbata meravigliosamente, sono tutti pronti per la celebrazione delle nozze, deve solo entrare la sposa. Sono in piedi da poco tempo, e già sento la mancanza delle mie scarpe da ginnastica. Accidenti. Dopo cinque minuti che io mi guardo in giro e parlotto con le altre damigelle, sentiamo la marcia nuziale fare da sottofondo. Meiling entra con grazia, accompagnata dal padre. Ha un gran sorriso in volto, e sono contenta che stia per coronare il suo sogno. Il sorriso di Hanko, però, quando la vede arrivare, penso sia qualcosa di estremamente radioso. È straordinario vedere un amore così. Quando ella è vicina a lui, non mi sfugge il sussurro da parte dello sposo, che le dice che è bellissima. Mi viene da piangere, è tutto troppo romantico. La cerimonia comincia, ed io inizio ad avere gli occhi lucidi. Poi, Shaoran, poco distante da me, mi fa segno di non piangere, mimandomi con le labbra un "ti amo". Mi esce quasi spontaneo dirgli, come risposta, "anch’io".

 

***

 

La celebrazione delle nozze si è conclusa, Meiling sta uscendo dalla chiesa, e noi la inondiamo di riso. C’è un’atmosfera bellissima, serena, armoniosa. Siamo tutti, insieme, e siamo felici. Non ci posso credere, davvero. 

“È arrivato il momento!” esclama, la sposa. 

Eh?

Dopo di che lancia il suo bouquet di fiori dietro di lei, verso la direzione di noi ragazze. Rika e Chiharu quasi cadono pur di prenderlo ma, non so come, per quale volere del caso o del fato, il bouquet arriva nelle mie mani. Spalanco gli occhi.

“Non è possibile!” urla Tomoyo, gioiosa. Shaoran ha gli occhi addosso di tutti, e si avvicina a me. 

“Ragazzina, hai una calamita per i fiori.” mi prende in giro. Ridacchio, facendo spallucce. Poi lui si inginocchia, davanti a me. No, aspetta. Non è vero. Non sta facendo quello che penso, vero? 

“Oh santo cielo!” Meiling grida di gioia, saltellando. Shaoran la brucia con lo sguardo, e lei si ferma. 

“Sakura.” dice, armeggiando con la tasca dei suoi pantaloni, poi tira fuori un cofanetto blu scuro di pelle “Vuoi sposarmi?” domanda, in conclusione. 

Vuoi sposarmi. Vuoi sposarmi. Vuoi sposarmi. Mi porto una mano alla bocca, pronta alle lacrime.

“Ci ho pensato tanto, tantissimo. Ma la verità è che non sono mai stato così sicuro di me. Sei l’amore della mia vita ed io ti amo, tanto, pazzescamente. Sei l’unica persona con cui io sono riuscito ad essere davvero me stesso: senza coperture, senza niente. Ti ho mostrato tutto, e voglio continuare a farlo. Voglio svegliarmi accanto a te ogni mattina ed amarti fino alla sera, per poi chiudere gli occhi con il tuo sorriso incastrato tra le mie palpebre. Voglio costruire un futuro con te, voglio ricostruire la mia persona, voglio ricostruire il mio cuore. Cuore che ti appartiene, cuore che è tuo. Cuore che spera tanto che tu mi dica sì. Io ti amo, Sakura Kinomoto. Non temo più il dolore del mondo perché sono certo di amarti. E se ami qualcuno sei più forte, sempre. Quindi, te lo richiedo, vuoi sposarmi?” i suoi occhi sono lucidi, ma non smettono nemmeno per un momento di guardarmi. 

Sento le lacrime farsi più prepotenti, ed esse, infatti, iniziando a scorrere sulle mie guance. 

 

 

“Ragazzina, dovresti salire.”

 

“Ci vediamo in metropolitana, ragazzina.”

 

“Non ho mai incontrato, fino ad ora, qualcuno simile a te.”

 

“Direi che siamo amici, ora. Non è una bella notizia?” 

 

“Allora, com’è questa Sakura?”

“È tanto bella quanto io sono distrutto.”

 

“Mi hai fatto il regalo migliore del mondo, Sakura.”

“Il bracciale?”

“No, te stessa nella mia vita.”

 

“Io riesco a vederti, ragazzina.”

 

“Io ti amo probabilmente dalla prima volta che ti ho vista. Ho subito capito che tu eri diversa, che tu cerchi di ridurre il più possibile la sofferenza altrui. Ti amo da quando ho visto che avevi paura del vuoto della metropolitana, ma non avevi paura per niente del vuoto nel mio cuore.”

 

“Ti ho già detto che sei l’amore della mia vita?”

 

 

Piango in modo quasi disperato, quando i frammenti dei ricordi si proiettano come un film nella mia testa. Santo cielo. È lui ad avermi salvata, è lui ad essere l’amore della mia vita, è lui la persona con cui io voglio formare una famiglia ed essere felice. È lui. Sempre stato lui, ancor prima di conoscerlo, era lui. 

“Sì, Shaoran. Sì!” esclamo, facendolo alzare. Una volta che è di nuovo di fronte a me, mi precipito sulle sue labbra soavi, di cui non ne avrò mai abbastanza. Lo sento ricambiare i miei baci con un sentimento più forte e grande del solito. 

“Ti amo.” dico, staccandomi. Poi lo bacio ancora, finché non sentiamo le grida da parte di tutti. Shaoran mi aiuta ad indossare l’anello, ed io lo guardo incantata, tra le lacrime. I nostri amici e parenti applaudono e fischiano, alzando la voce per dirci una serie di "bravi!", "viva l’amore" che mi fa sorridere ampiamente. Shaoran mi porta i capelli dietro al mio orecchio, ed il suo modo di guardarmi mi fa diventare le gambe di gelatina. 

Sei l’amore della mia vita, Shaoran. Sei l’amore della mia vita. 

“Ehi, pianista, come sarebbe a dire che vuoi sposare mia sorella senza avermi prima chiesto il permesso?!” la voce di Touya ci fa tornare con i piedi per terra. Quando mio padre lo ferma, dicendo di smetterla, io e Shaoran ridiamo. 

“Ti avrei dato l’anello al ristorante ma, come vedi, è proprio destino.” 

Annuisco, sorridendo. 

“Ma quanto ti amo, Shaoran Li?”

“La metà di quanto ti amo io, ragazzina.”

 

EPILOGO

 

“Konyo, qui.” 

Sorrido a quello che si presenta davanti ai miei occhi. 

“Guarda, così: -Fra Martino, campanaro, dormi tu?- capito?” Shaoran prende le mani piccole di Konyo, e gli indica i tasti da toccare sul pianoforte, facendogli sentire la melodia giusta. 

“Papà, non è facile.” 

Roteo gli occhi, il carattere brontolone l’ha preso da Shaoran. Decisamente. 

“Ritenta, vedrai che ce la farai.” 

Konyo ci riprova e, stavolta, muove le mani meglio. 

“Sì!” esclama, contento. Shaoran annuisce, facendolo scendere dalle sue ginocchia, dandogli un bacio sulla nuca. 

“Mamma!”

Nostro figlio nota la mia presenza, ed io gli sorrido. Mi accovaccio a terra, allargando le braccia, dove lui si precipita dentro.  

“Sei tornata presto oggi, che bello.” 

Gli bacio la spalla, annuendo. 

“I turni all’ospedale sono meno pesanti.” gli tocco il nasino, facendolo sorridere. 

Poi mi alzo, dirigendomi verso mio marito. 

“Ciao.” 

“Ciao, ragazzina.” 

Roteo gli occhi: non cambierà mai. Gli do un bacio a fior di labbra, e lo sento stringermi forte. 

“Anche a novant’anni mi chiamerai così?” gli domando, abbracciandolo da dietro. Poso la mia testa sulla sua spalla. Sono già dieci anni che siamo sposati e il tempo sembra essere volato. Ci amiamo ogni giorno di più.

“Per sempre.” 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE: siamo giunti alla fine. sono commossa. Grazie, grazie mille a tutti per aver seguito questa mia storia. Ora, mi dedicherò a "50 shades of green", "Fix You" e "Verso di te". Grazie mille ancora, a tutti. Preludio mi mancherà. Bacioni x.

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