a happy beginning

di hogvwartss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Letters ***
Capitolo 2: *** Un pub e una nuova amica ***
Capitolo 3: *** Diagon Alley ***
Capitolo 4: *** King's Cross ***
Capitolo 5: *** Viaggio in treno ***
Capitolo 6: *** Harry & Ron ***
Capitolo 7: *** Il GGG ***
Capitolo 8: *** Nuova famiglia ***



Capitolo 1
*** Letters ***


Una ragazzina di undici anni, capelli crespi raccolti in una coda di cavallo dietro la testa, gli occhiali poggiavano sul naso e la pelle color cioccolato era secca e disidratata causa le ore di studio, era seduta nella scrivania della sua camera con davanti a sé diversi libri. Matematica, inglese, scienze, le sue materie preferite alla sua destra; mentre sulla sinistra c'erano storia e geometria, materie che non amava come le altre e che le davano qualche grattacapo.

Anche se era estate, la ragazza voleva comunque allenarsi in tutte le materie per riuscire a eccellere il più possibile l'anno seguente: aveva già proiettato in mente sé stessa seduta in primo banco, pronta ad ascoltare, a recepire e a prendere dei bellissimi voti. In realtà, aveva già tutta la sua vita programmata: da grande sarebbe diventata medico, come i suoi genitori, ma un tipo di medico diverso, lei voleva salvare delle vite.

"Tesoro! Scendi un secondo!" le stava urlando sua madre dal piano inferiore. Lei posò la penna nera sulla scrivania, scese dalla sedia e si diresse correndo al piano di sotto. La madre la stava aspettando alla fine delle scale con aria perplessa e preoccupata, i capelli legati malamente in uno chignon, il trucco del giorno prima ancora in viso. Sembrava preoccupata, come se qualcosa di estremamente grave fosse successo: cosa poteva essere? Suo padre stava male? Aveva fatto qualcosa lei di cui non si era resa conto?

"Che succede?" chiese la ragazzina seguendo la madre in cucina. Sul tavolo rotondo era seduto il padre - che per fortuna stava bene - e la madre si sedette al suo fianco. I due le chiesero, in uno strano coro, di sedersi con loro sulla tavola della cucina: ora c'era della paura della mente e nel cuore della ragazzina. Solo in quel momento, la ragazza notò che al centro della tavola c'era una busta giallastra che era già stata aperta: la scuola le aveva inviato una lettera? Avevano forse deciso di non ammetterla più a prossimo anno scolastico? Perchè le avevano mandato una lettera? Cosa non andava in lei?

Il panico, ora era perenne e le gambe della ragazzina tremavano di paura. Se non fosse stata ammessa a quella scuola, per cui aveva tanto lottato per entrarci, probabilmente sarebbe scoppiata a piangere per non smettere fino al giorno seguente. Anche se era una ragazza molto studiosa e con una intelligenza fuori dal comune, era anche decisamente sensibile e si lasciava spesso prendere dalle emozioni, soprattutto quelle negative. 

"C-Che succede?" ripetè lei, la voce tremante che non lasciava spazio ad altre emozioni se non alla paura. Il padre, però, non le rispose, ma le avvicinò la busta: davanti c'era iscritto qualcosa con un inchiostro verde e la busta era stata chiusa da una lacca rossa con uno strano simbolo con al centro la lettera H. 

La ragazza prese a leggere a voce alta ciò che c'era scritto sulla busta prima di passare all'interno: "Miss Hermione Granger, camera sopra le scale, 8 Heathgate, Hampstead Garden Suburb, Londra... che significa camera sopra le scale? Non capisco..."

La ragazzina osservò i genitori senza capire, chiedendosi se fosse solo uno strano scherzo, o se fosse una specie di strana sorpresa in ritardo per il suo compleanno. Sua madre guardava fissa al tavolo.

"E' arrivata stamattina e... tua madre l'ha aperta." disse il padre dopo alcuni secondi di indecisione, guardava la figlia ancora con lo stesso sguardo preoccupato con cui l'aveva osservata la madre quando l'aveva chiamata dalle scale. Il panico si stava impadronendo di lei sempre di più e i genitori - finalmente - lo notarono. 

"Aprila." le disse la madre alzando lo sguardo e osservando negli occhi scuri della figlia mentre stringeva la mano del marito. Lei decise di ascoltare i genitori, un poco fiduciosa che fosse qualcosa di positivo, anche se dai loro visi non poteva esserne per nulla certa. 

Al tatto, non sembrava carta, ma bensì pergamena; dove il padre aveva aperto c'era il sigillo di cera lacca rossa dove, solo ora la ragazza notò che oltre ad esserci una H, c'erano raffigurati quattro animali: un leone, un serpente, un'aquila e un tasso. La confusione la pervase ancora di più: se fosse stato uno scherzo perchè metterci tanto impegno? Era certa che quello non fosse il logo della sua scuola, perciò che cos'era? 

Molto lentamente, la ragazza, tirò fuori dalla busta la lettera di pergamena piegata in quattro e quando l'aprì vide lo stesso inchiostro verdastro che c'era sulla busta. Sopra c'era lo stesso stemma del sigillo della busta con scritto "Hogwarts". Lei guardò i genitori che le chiesero di leggere a voce alta il contenuto. 

"Gentile signorina Granger, siamo molto felici di comunicarLe che è stata ammessa alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts." Hermione si fermò per rileggere a mente ciò che aveva appena letto. "C-Cosa? D-Dove? Magia?"

La madre le prese nuovamente la mano. "Ci puoi dire chi ti farebbe mai uno scherzo del genere?"

Dentro la testa della ragazza qualcosa si illuminò: lei, proprio lei, una strega? Non poteva essere uno scherzo, troppe cose strane senza spiegazione erano successe. Non aveva mai voluto ammettere a sé stessa una cosa del genere, perché andava contro ogni ragione possibile, ma che altre spiegazioni c'erano? Che spiegazione c'era a quando era riuscita a far levitare una lampada e scagliarla contro il muro in un momento di rabbia, senza nemmeno toccarla? Come poteva spiegare la sedia su cui era seduta che era levitata solo qualche ora fa, senza nemmeno accorgersene?

"Non è uno scherzo, mamma! Non può essere!" disse lei tra il confuso e l'arrabbiato. Sapeva che i suoi genitori non le avrebbero mai creduto, ma doveva convincerli che fosse vero: questa solo l'ultima risposta possibile. Per mesi si era creduta pazza, aveva creduto che qualcosa in lei fosse sbagliato e invece c'era sempre stata una spiegazione.

"Tesoro, la magia non esiste.." ribattè il padre serio mentre si alzava dalla sedia per andare dalla figlia. Hermione, però, strinse i pugni e si alzò dalla sedia senza nemmeno accorgersene. Era normale, certo, che i suoi genitori non le credessero: nemmeno lei ci aveva creduto fino a quel momento. Come poteva far capir loro che era tutto vero e che lei era una... strega?

Da un momento all'altro le luci nella stanza iniziarono a tremare fino a spegnersi: era forse questa la sua magia? Ora sapeva cena spegnere le luci? I genitori guardarono la figlia, spaventati inizialmente ma nemmeno lei sapeva cosa stava succedendo, come poteva convincerli che non era uno scherzo, che lei si era sempre sentita diversa dagli altri?

Un momento dopo, senza preavviso e senza che - inizialmente - nessuno se ne accorgesse, una figura si materializzò nella piccola cucina di casa Granger: una donna con degli occhiali rotondi, una lunga veste e un sorriso gelido. Questa mise una mano sulla spalla di Hermione e la invitò a sedersi nuovamente: Hermione non capiva più cosa stesse succedendo, chi era ora questa donna? Cosa voleva da lei e come aveva fatto a entrare nella sua dimora?

"Buongiorno signori Granger, sono la professoressa McGonagall." si presentò la donna senza però muoversi. "So che per le famiglie Babbane – senza poteri magici – è difficile capire che la propria figlia è una strega."

"E lei chi sarebbe? C-Come ha fatto a entrare in casa mia?" chiese il padre, spaventato e con le mani alla ricerca di qualche possibile arma da utilizzare.

"Sono una professoressa di Hogwarts, la scuola dove vostra figlia è stata ammessa perché è una strega." ripetè calma la donna, mentre, con una mano, tirava fuori dalla manica un bastone - una bacchetta? - e la puntava su un vaso vuoto.

"Nostra figlia non è una strega, non esiste la magia.." quasi urlò il padre proprio mentre il vaso si trasformava in una brocca piena fino all'orlo di acqua: i genitori guardarono prima la figlia e poi la donna, avevano entrambi il viso stupito, erano sotto shock.

"Dovreste essere fieri di avere una figlia così promettente. Il fatto che sia una strega non cambia nulla in ciò che è." continuò la professoressa e poi si girò verso la ragazza. "Il primo settembre devi presentarti al binario 9 ¾ a King's Cross. Questo è il tuo biglietto e la lista dei tuoi libri che puoi comprare a Diagon Alley: nel secondo foglio c'è scritto come arrivarci." La donna fece di nuovo lo stesso sorriso freddo che aveva fatto appena arrivata. Tornò a guardare i signori Granger. "Siate fieri, lei ha un grande futuro." 

E poi, proprio come era apparsa, scomparve.

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Capitolo 2
*** Un pub e una nuova amica ***


Era appena suonata la sveglia quando la ragazzina, la stessa che una settimana fa aveva scoperto di essere una strega, si alzò dal letto velocemente, infilandosi le pantofole e correndo verso la cucina. L'emozione per la giornata a venire era troppa e non sapeva come contenere la sua felicità immensa.

I suoi genitori, un poco restii, avevano accettato il fatto che la loro figlia fosse una strega anche se non capivano ancora bene come questo potesse essere accaduto. Nemmeno Hermione stessa riusciva a spiegarselo: in qualunque libro in cui aveva cercato, non c'era traccia di Hogwarts o dello strano stemma che aveva visto sulla lettera - che ora conservava gelosamente dentro il cassetto del comodino -. Per quanto si fosse sforzata di fare qualche altra magia, non ci era riuscita, non sapendo come fare: l'unico momento era stato qualche giorno prima, quando arrabbiata per un motivo estremamente sciocco, le si era rotta la biro che teneva tra le mani.

La cucina era stranamente silenziosa mentre i suoi genitori, già svegli da un po', facevano colazione con un semplice caffè e una fetta di toast. Nei loro sguardi c'era preoccupazione e ansia, diversamente da quelli della ragazzina, illuminati dalla gioia e dall'emozione.

"Buongiorno!" disse pimpante Hermione mentre prendeva dal frigo la bottiglia di acqua per versarla in un bicchiere. "Siete pronti per oggi?"

Il padre le sferrò uno sguardo un poco arrabbiato, ma le rispose con dolcezza. "Tesoro, vestiti che andiamo..."

La ragazza finì di bere la sua acqua e corse in camera: era troppo emozionata per mangiare, al massimo si sarebbe infilata una mela dentro la borsa e l'avrebbe mangiata a Diagon Alley. Quel posto, già da nome, le dava un senso di magico, qualcosa di totalmente differente dal mondo normale. Non c'era, perciò, troppo tempo da perdere: velocemente, si infilò un vestito estivo, pieno di fiori gialli che facevano risaltare la pelle scura e delle scarpe argentate.

"Sono prontissima!" disse lei scendendo le scale, mentre nel suo volto c'era un enorme sorriso, mai visto prima nel viso della ragazza. Per i genitori, Hermione era una ragazzina studiosa e abbastanza solitaria, a volte un poco saccente e vederla sorridere di pura felicità - per qualcosa che non fossero i voti scolastici - era estremamente raro. 

Jonathan e Marylise Granger, perciò, non potevano non essere felici di rimando per la figlia, anche se nel loro cuore c'era terrore. Cosa significava essere una strega? Perchè proprio la loro figlia? Avevano sbagliato qualcosa loro? Come sarebbe stata la vita di Hermione da quel giorno in poi? Quei mille dubbi si intersecavano con la paura del non conosciuto: i Granger non conoscevano nulla del mondo magico e la professoressa McGonagall li aveva chiamati 'babbani', il che sembrava abbastanza offensivo.

"Andiamo..." ribatté infine la madre, scegliendo di addobbare il suo volto con un sorriso: voleva rendere felice la figlia anche se non capiva cosa stesse succedendo e i suoi sogni notturni e non fossero cosparsi di streghe con enormi cappelli e brufoli enormi sul naso.

 

Il tragitto verso Charing Cross Road fu uno dei più silenziosi di sempre: dopo aver preso la metropolitana, la famiglia era scesa e aveva iniziato a camminare senza dire una parola. Jonathan Granger si guardava intorno, quasi sperando di non incrociare nessuno dei suoi colleghi per dover dare alcuna spiegazione - anche se gli sarebbe bastato dire 'sto facendo un giro nel centro di Londra... -; Marylise era nervosa e continuava a guardare per terra; Hermione, con la pergamena in mano che gli aveva dato la professoressa faceva strada ai genitori. 

"Dovrebbe essere qui..." disse la ragazzina osservando un grosso portone di legno, l'entrata di un pub che diceva 'Paiolo Magico'. Girandosi verso i genitori, incontrò solo i loro sguardi decisamente confusi: era possibile che loro non vedessero nulla? Come avrebbero fatto a entrare insieme a lei? Non era pronta per iniziare quella nuova avventura da sola, non ancora.

"Qui?" chiese la madre, osservando l'entrata del pub, chiuso da delle sbarre di legno. "Come possiamo entrare qui se è chiuso?"

La ragazzina osservò la pergamena, poi l'entrata del pub, di nuovo la pergamena e poi i genitori. Non aveva idea di cosa fare adesso. Per quanto intelligente e sempre pronta a trovare nuove soluzione, in quel momento non ne vedeva nessuna: il mondo che si sarebbe aperto di fronte a lei era troppo nuovo e sconosciuto. La via era semi deserta, tranne per qualche uomo in carriera che andava lentamente al lavoro.

"Di qua, tesoro, veloce!" disse improvvisamente una voce femminile mentre si avvicinava alla famiglia Granger. La donna che aveva parlato era magra, i capelli biondi corvino raccolti in uno chignon e gli occhi verdi brillanti; la figlia, invece, era un po' più in carne, con gli stessi occhi verdi ma con i capelli più chiari un po' più scuri legati in due trecce.

"C'è la fila, per caso?" chiese la donna, ormai vicinissima ai Granger. "Ah, speravo che venire durante la settimana rendesse le cose più facili..."

"I-In verità," disse Hermione, rendendosi conto che probabilmente stava parlando con una strega, la prima - dopo la McGonagall - e sicuramente non l'ultima. La cosa la emozionava parecchio e si poteva notare dal leggero balbettio della sua voce. "In verità non possiamo entrare perché i miei genitori non..."

Hermione non sapeva come spiegarlo: non erano magici? Sembrava un poco offensivo, per non parlare della parola usata dalla professoressa il giorno dell'arrivo della sua lettera. Lasciò che la donna capisse da sé e fu proprio così, perché questa sorrise tranquillamente.

"Oh, sono babbani! Per fortuna che ci hai incontrato signorinella, avresti aspettato anche ore prima di trovare un mago o strega a quest'ora del mattino..." ribatté la signora con un sorriso. Al tempo stesso, si diresse verso la porta del pub e ci si infilò dentro. "Forza, Hannah e anche tu, ragazzina: prendi i tuoi genitori per mano e portali dentro..."

La ragazzina prese per mano la madre, sempre più confusa, mentre il padre cercò di seguire la donna da solo, senza successo. Così, la mano destra di Hermione strinse quella del padre. Come se neanche si fossero mossi, ora erano dentro a un tipico pub inglese, pieno di tavoli rotondi con sedie di legno. L'unica differenza era che c'erano oggetti voltanti o che funzionavano senza l'aiuto di alcun essere umano: la scopa stava spazzando per terra da sola, mentre un bicchiere era riempito da una bevanda, mentre il barista parlava con un altro mago.

"Forza, seguitemi!" disse la donna in tono autoritario. La ragazzina, con il viso tutto rosso per l'imbarazzo, seguì la madre, invitando con lo sguardo anche Hermione e i suoi genitori: il padre avevano uno sguardo sbalordito, mentre la madre era bianca come un lenzuolo; Hermione decise di stringere loro ancora più saldamente la mano.

"Sono Hannah, comunque..." sussurrò la ragazzina mentre il gruppetto si dirigeva verso la porta sul retro del pub dove ad attenderli c'era un grosso muro di cemento rosso. "E mi dispiace per mia madre, è sempre così..."

"Io mi chiamo Hermione Granger..." rispose quell'altra, tirando i genitori verso quel muro che tanto la chiamava verso di sé. La madre di Hannah tirò fuori una bacchetta - più chiara di quella della professoressa McGonagall e molto più sfarzosa - e, toccò il muro di pietra, che dopo alcuni colpi si aprì, rivelando Diagon Alley.

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Capitolo 3
*** Diagon Alley ***


Hermione avrebbe voluto voluto avere altre mille paia di occhi per poter contemplare tutto quello che c'era in quella che, per ora, sembrava una semplice via piena di negozi. Questi, però, non erano gli stessi che si potevano trovare fuori dal Paiolo Magico: erano magici. Sopra un negozio di abiti volava - esattamente, volava! -  un pezzo di tessuto argenteo e una forbice stava cercando di tagliarlo. Dall'altra parte della strada c'erano vetrine con calderoni, grandi o piccoli e di colori - e quindi di materiali - differenti.

Nella via c'erano diversi maghi e anche alcuni ragazzini della loro età o poco più grandi di loro, gli adulti con vestiti stravaganti, di qualsiasi colore immaginabile, mentre la maggior parte dei ragazzi vestiti con abiti normali. Tutto, però, agli occhi di Hermione era nuovo e differente: anche se quei ragazzi erano gli stessi che avrebbe potuto incontrare per strada e nella sua scuola, sapeva che dentro di loro c'era un potere diverso, uguale al suo. Anche se non li conosceva di persona, sapeva che avrebbe voluto conoscerli tutti e diventare amica loro, per sentirsi parte di qualcosa e per essere accettata come mai lo era stata prima.

"Benvenuti a Diagon Alley!" disse la madre di Hannah, voltandosi per guardare i Granger i quali avevano tre espressioni diverse sul viso: Hermione aveva gli occhi luccicanti ed era ansiosa di correre per quella via piena di negozi magici e di esplorare tutto ciò che poteva; Marylise Granger era pallida e non sapeva cosa dire o fare, sorretta dal marito; Jonathan Granger guardava tutto con incredulità e sorpresa.

"E' magico!" rispose con voce eccitata la ragazzina, scoccando uno sguardo anche alla sua nuova amica, la quale non sembrava per niente sorpresa dalla vista di Diagon Alley. Essendo figlia di maghi, forse per lei non era la prima volta lì, oppure niente la sorprendeva più. Per la piccola Hermione, invece, tutto era una sorpresa: qualsiasi cosa, che si muovesse o no, era fantastica e magica.

La signora Granger guardò il marito, sorridendogli leggermente alla vista della figlia e scoccandogli un bacio sulla guancia. Percependo con la coda dell'occhio quel piccolo momento di affetto tra i genitori, la ragazzina si voltò verso di loro e li guardò. Nei loro occhi, c'erano più parole di quelle che potessero uscire dalla loro bocca: per quanto non capissero quel mondo, erano fieri della figlia e avrebbero fatto qualunque cosa per renderla felice, anche incamminarsi in quella enorme via piena di maghi, vestiti in modo stravagante.

Marylise Granger prese la figlia per la spalla e l'avvicinò a loro, cogliendola di sorpresa in un abbraccio di famiglia: il padre la stringeva forte, mentre dagli occhi della madre scendevano delle leggere lacrime. Quest'ultima sussurrò qualcosa, che però, né il padre né la ragazza riuscirono a percepire.

"Andiamo?" chiese il padre, staccandosi da quel dolce abbraccio e osservando prima la moglie e poi la figlia, per poi posare il suo sguardo alla bizzarra via. Hannah Abbott e sua madre, Amelia, erano lì che li aspettavano, mentre parlottavano tra di loro - o forse discutendo? -. 

Hermione, prima di avvicinarsi alla ragazza, riuscì solo a cogliere un pezzo di conversazione che diceva qualcosa sul calderone da comprare. La ragazza non sapeva nemmeno quale calderone dovesse comprare! Dalla piccola borsa che aveva sulla spalla, tirò fuori la lettera di pergamena che le aveva dato la professore McGonagall. In uno di quei fogli ce n'era uno con una lunga lista di oggetti e libri da comprare per il primo anno di scuola.

"Noi andiamo alla Gringotts, dobbiamo prelevare del denaro... venite con noi?" chiese Hannah, voltando le spalle alla madre e osservando Hermione con un sorriso. 

"Prelevare del denaro?" chiese la signora Granger all'improvviso, non lasciando la parola alla figlia e osservando sia la ragazza sia sua madre, che la guardava con sufficienza. "Noi lo abbiamo portato da casa..."

Hannah li guardò confusi e poi qualcosa cliccò nella sua testa. "Il denaro babbano qui non ha valore, ma potete cambiarlo alla Gringotts." Il capo della ragazza si girò verso un edificio in fondo alla lunga via, bianco e stranamente cadente verso sinistra. 

"E' la banca dei maghi," spiegò Amelia Abbott, senza espressione, ai genitori di Hermione. "voi date il vostro denaro magico e questo verrà cambiato in denaro dei maghi: 5 sterline è un galeone, 29 pence sono una Falce e 1 pence è uno Zellino."

I Granger guardarono la donna confusi, ma annuirono: se glielo avessero fatto ripetere, probabilmente avrebbero capito meno di quanto avevano capito in quel momento, cioè nulla. La madre di Hannah si era incamminata verso la banca, seguita da Hannah stessa e poi dai Granger, che a ogni passo si sarebbero fermati per osservare ogni vetrina, ma che senso avrebbe avuto? Se non potevano pagare con i soldi babbani, non aveva senso neanche fermarsi, non adesso almeno. 

Entrando dentro la banca dei maghi, Hermione notò i goblin che ci lavoravano e pochi maghi, ma in ogni caso tutto di quel luogo l'attraeva e la sorprendeva come mai era successo prima. Tutto sembrava un sogno ad occhi aperti, ma non era altro che la realtà, la nuova realtà in cui avrebbe vissuto per tutti gli anni a venire. Si sarebbe ritrovata a lavorare in quella banca o in uno di quei negozi? Oppure si sarebbe trovata a lavorare nel mondo dei Babbani, come li chiamavano loro? Lasciò fuori dalla sua mente quei pensieri e si godette la vista della Banca dei Maghi.

 

Dopo aver cambiato il denaro, le tasche dei Granger erano piene di denaro dei maghi, di Galeoni, Zellini e Falci, e potevano finalmente girare per Diagon Alley, fermandosi e osservando qualunque cosa; dietro di loro, c'erano madre e figlia Abbott che osservavano i negozi in silenzio. Hermione, ancora con la pergamena in mano, decise di avvicinarsi ad Hannah e di conoscerla un po' meglio: sarebbe stato bello avere una nuova amica ad Hogwarts.

"I tuoi genitori sono entrambi magici?" chiese lei, spostandosi i capelli dal viso e sorridendo ad Hannah. Anche quest'ultima le sorrise, felice che potesse interloquire con qualcuno che non fosse la madre, probabilmente. 

"Sì, da sempre vivo nel mondo magico e perciò tutto questo non mi stupisce, anche se sono emozionantissima di essere qui: ci sono troppe cose da vedere e tante cose che vorrei comprare!"

"Ti..." iniziò a dire Hermione, ma poi si morse la bocca non sapendo se anche la ragazza voleva la stessa cosa, in fondo le due si erano conosciute per sbaglio davanti al pub e magari Hannah aveva qualche altro amico con cui incontrarsi nella via magica. Hermione, però, non riuscì a trattenersi troppo a lungo: "Ti andrebbe di comprare il necessario insieme? Io non so neanche da dove iniziare e sarebbe bello farlo con qualcuno..."

Hannah Abbott sorrise e prese la mano di Hermione, stringendola. "Ma certo! Vediamo cosa ci serve..."

Entrambe le ragazze guardarono i loro fogli di pergamena sorridendo, felici di aver trovato qualcuno con cui passare la giornata e forse - chi lo sa - anche il resto dei sette anni ad Hogwarts.  Hermione si sentiva estremamente felice: non aveva mai avuto molta fortuna nelle amicizie normalmente, ma in quella via, con quelle persone si sentiva a casa, si sentiva una persona normale e sapeva che avrebbe potuto essere una persona amata e con amici simili a lei. 

"Direi di iniziare dalle divise, ti va?" chiese Hannah, mentre ripiegava la pergamena e la metteva dentro la tasca dei suoi jeans. Hermione annuì e guardò i suoi genitori, chiamandoli per seguirle, dentro quel nuovo mondo che l'aspettava. 

 

 

 

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Capitolo 4
*** King's Cross ***


Hermione e Hannah si erano scambiate il numero di telefono delle loro rispettive case, a detta di Hannah unica cosa che i genitori permettessero di avere di strettamente babbano. Le due giovani si erano trovate molto bene a parlare tra loro durante la loro visita a Diagon Alley, avevano cercato di scoprire il più possibile l'una dell'altra, ma soprattutto su Hogwarts. 

Avevano, entrambe, cercato di chiedere il più possibile in ogni negozio, chiedendo in quale casa fossero stati smistati, come fosse Hogwarts, quali fossero le materie più divertenti e quelle più noiose. Le due ragazzine erano state moltissimo tempo a parlare con Ollivander, il venditore di bacchette che le aveva rassicurate moltissimo, ma a sua detta le materie migliori erano Incantesimi o Trasfigurazione poiché l'uso delle bacchette era obbligatorio ed era anche in massimo uso; l'uomo invece non adorava particolarmente Astronomia ed era stato smistato in Corvonero.

Grazie al suo amore per i libri e per la voglia di imparare il più possibile, Hermione aveva comprato fin troppi libri extra quando erano entrati al Ghirigoro, la libreria magica di Diagon Alley: Storia di Hogwarts era stato, però, la sua spesa più desiderata. Non vedeva l'ora di saperne di più sulla scuola in cui sarebbe andata per ben sette anni e in cui avrebbe imparato a essere una strega. Era riuscito a finire quel tomo in due giorni e nel terzo lo aveva ricominciato, segnandosi le cose più interessanti su un quaderno nuovo.

Così, il 31 agosto, preparando il suo baule per partire per Hogwarts aveva scoperto che aveva troppi libri: la sua idea era di portare, ovviamente, quelli che le sarebbero serviti per studiare e alcuni di quelli extra che aveva comprato ma anche alcuni di semplice lettura babbana. Come si poteva separare dalla sua copia del suo libro preferito, Guerra e Pace? E se le veniva voglia di rileggere qualche capitolo la sera prima di dormire? E che dire dei semplici libri da bambini? Adorava rileggere le avventure di Peter Pan durante il periodo natalizio, non poteva assolutamente lasciarlo a casa!

Dopo qualche ora di disperazione, la madre le promise che, in qualche modo, le avrebbe inviato le cose che le mancavano il martedì successivo. La signora Granger non aveva idea di come avrebbe fatto, probabilmente avrebbe dovuto chiamare la signora Abbott, che però, come aveva segretamente rivelato al marito, le metteva un po' di soggezione. Marylise doveva, comunque, abituarsi a quella situazione, non poteva vivere nella paura nei confronti della sua stessa figlia perché anche lei, col tempo, sarebbe diventata una versione più dolce della signora Abbott.

 

"Forza papà, voglio arrivare lì presto: Hannah ha detto di trovarsi lì per le 10.25!" urlò Hermione entrando nella camera dei genitori alle 10.00 nel suo vestito blu marine e con i capelli crespi lasciati liberi sulle spalle. Dentro di sé c'era un'enorme ansia che le faceva agitare tutto il corpo e non riusciva a stare ferma: le gambe le tremavano, il cervello non riusciva a smettere di pensare a cosa poteva aver dimenticato, gli occhi si muovevano da una parte all'altra della stanza e lo stomaco brontolava rumorosamente. 

Venticinque minuti dopo, la famiglia Granger al completo era davanti alla stazione di King's Cross ma degli Abbott non c'era traccia. Hermione aveva iniziato a preoccuparsi, guardando ogni faccia che usciva dalla metropolitana o che arrivava a piedi: e se tutto questo fosse stato un sogno? Se la sua visita a Diagon Alley fosse stato tutto uno strano sogno e ora stesse ancora sognando? Forse tutto era una bugia e lei era stata solo presa in giro?

Sentii le lacrime iniziare a scendere dagli occhi, ma proprio quando stava per girarsi verso i genitori vide il dolce e leggero sorriso di Hannah avvicinarsi a loro insieme a sua madre, a una signora anziana con uno strano capello in testa e un ragazzo dai capelli biondi che guardava verso il basso. La ragazzina corse ad abbracciare Hermione, seguita dal ragazzino che sollevò lo sguardo e la osservò timidamente mentre i genitori si stringevano le mani.

"Lui è Neville, mia mamma e sua nonna sono amiche di vecchia data. Anche lui inizia Hogwarts quest'anno!" Le spiegò Hannah mentre tutti entravano nell'affollata stazione londinese. I genitori parlavano tra di loro mentre la nonna di Neville chiedeva ai Granger che tipo di lavoro facessero. Il corpo della ragazzina si era calmato, si sentiva più sicura ora che le persone che aveva conosciuto nella strana via magica erano lì con lei, sapeva o almeno sperava non fosse davvero tutto un sogno. 

Arrivati al binario 9, i Granger guardarono la figlia interrogativi e lei rispose con una scrollata di spalle ma anche con un sorriso. Ovviamente aveva letto come si entrava per prendere il treno che gli avrebbe portati nella scuola, ma voleva che per i genitori fosse una piccola sorpresa: nel libro era spiegato come i genitori babbani di maghi e streghe potessero entrare nel binario 9 e 3/4 grazie a un incantesimo speciale, lo stesso che aveva reso possibile di entrare a Diagon Alley.

"Pronti?" Chiese Amelia Abbott mentre passava il baule di legno alla figlia e le sorrideva. Hannah le diede un sorriso nervoso e, solo allora, Hermione cominciò di nuovo a sentire il nervosismo che probabilmente era un comune denominatore anche negli altri due ragazzini che tremavano leggermente. In fondo, stavano per entrare in un mondo completamente nuovo, avrebbero vissuto per anni una nuova vita, lontani per la prima volta dai loro genitori.

Guardando attentamente a destra e sinistra, Amelia prese per mano la figlia e insieme si diressero nel muro tra il binario nove e dieci e, in un secondo, scomparirono. Nel volto dei Granger c'era un nascosto stupore: avevano capito che dovevano abituarsi a tutte queste stranezze, ma ogni volta che qualcosa di magico capitava non riuscivano a nascondere il loro stupore. 

"Vuoi andare prima tu, tesoro? Io l'ho fatto per anni con mio figlio..." Disse la signora anziana rivolta verso Hermione e i suoi genitori. Il padre della ragazzina la ringraziò prendendo in mano il baule della figlia, mentre la moglie prendeva per mano Hermione. I tre tremavano di paura, ma insieme, si incamminarono verso il muro e in meno di un secondo si ritrovarono di fronte a un enorme e lunghissimo treno scarlatto; il binario era pieno di studenti con i loro bauli, alcuni con vari animali e solo allora Hermione si pentì di non averne comprato uno.

Un secondo dopo, dallo stesso muro in cui erano entrati, apparvero Neville e sua nonna: il primo con un tremante sorriso, la seconda con uno sguardo leggermente triste. Tutti e cinque si diressero verso Hannah e sua madre, poco distanti da lì, che parlavano con una donna dai capelli grigi e corti che al suo fianco aveva una ragazzina con i capelli biondo cenere e una maglietta troppo grande per il suo corpicino. Avvicinandosi, Hannah presentò ai due la ragazzina: il suo nome era Susan Bones e, come loro, era una matricola per Hogwarts.

"Sono quasi le 11.00, sarà meglio salire sul treno, che dite?" Disse Hermione, ancora con l'ansia dentro di sé. I tre annuirono e salutarono i genitori: per la ragazzina fu particolarmente difficile. Sapeva che stava andando nel posto perfetto per lei, ma sarebbe stata la prima volta lontana dai suoi genitori e non si sentiva pronta. 

"Ti vogliamo bene, ricordalo, okay? E siamo terribilmente fieri di te..." Le sussurrò la madre all'orecchio prima di darle un ultimo bacio e scomparire dietro il muro di mattoni. 

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Capitolo 5
*** Viaggio in treno ***


[Questa scena è stata leggermente modificata]

Il treno è rumoroso, non solo per il normale rumore degli ingranaggi e delle ruote ma anche perché tutti parlano tra di loro mentre Hermione non riesce ad aprire bocca. Non è solito per lei, era sicura che appena si fosse trovata con persone simili a lei, magiche e pronte per iniziare questo nuovo percorso, tutto sarebbe stato facile. La realtà, invece, era che si sentiva inadatta: fino a quel momento, aveva conosciuto solo persone che avevano genitori magici e nessuno che era come lei, una Nata Babbana. 

Mentre i tre parlavano tra di loro, Hermione cercò di intromettersi nella conversazione che era caduta sull'argomento delle Case di Hogwarts: ovviamente lei aveva letto tutto a riguardo su Storia di Hogwarts e pensava di sapere dove sarebbe andata a finire. Secondo il libro, il Cappello Parlante smista ogni studente in una casa diversa in base a ciò a cui lo studente da più valore: in Grifondoro se dà valore al coraggio, in Tassorosso se lo dà alla lealtà, Serpeverde se si punta sull'ambizione e Corvonero sulla conoscenza. Proprio in quest'ultima, la giovane, credeva sarebbe ricaduta la scelta del Cappello ma anche Grifondoro l'attirava parecchio a causa di tutti i grandi maghi di cui ne avevano fatto parte, tra cui lo stesso preside di Hogwarts.

"Io andrò sicuramente in Tassorosso..." Sbottò Neville, seduto al suo fianco, ma che guardava fuori dalla finestra con una certa tristezza. "Fino a poco tempo fa, tutti credevano io fossi un magonò, e sicuramente non sono adatto per nessun'altra Casa."

"Non c'è niente di male in essere in Tassorosso, Neville!" Disse Susan aggiustandosi i capelli dietro un orecchio. Da quando erano saliti in treno la nuova conoscenza di Hermione si era aperta con loro, ammettendo che era particolarmente imbarazzata prima. Anche se ascoltava a pezzi le loro conversazioni, Hermione potè capire che tutti e tre i ragazzi erano abbastanza simpatici e con i piedi per terra. "L'importante è che non finisci in Serpeverde!"

"Non penso ci sia pericolo che qualcuno di noi venga smistato lì..." Sussurrò Hannah ridacchiando. Hermione ricordava di aver letto su Storia di Hogwarts ma anche su Storia della Magia che tutti i maghi più noti di quella Casa avevano finito per diventare Mangiamorte, ma ciò per lei non era sufficiente per giudicare qualcuno. 

"Non bisogna giudicare tutti i Serpeverde solo perché alcuni di loro hanno preso delle brutte strade: scommetto che ci sono anche membri delle altre Case che sono diventati Mangiamorte." Inveì Hermione, parlando per la prima volta da quando il treno era partito: forse perché, per un secondo, quando aveva letto per la prima volta il libro, aveva sentito di avere un po' in comune con le caratteristiche privilegiate da quella Casa ma anche perché non voleva far creder loro che fosse giusto giudicare un libro semplicemente dalla copertina.

Improvvisamente, Susan si incupì e mormorò di non parlare di quella gente. Hermione si scusò e tornò a guardarsi le mani come aveva fatto per la mezz'ora precedente: cosa aveva detto di così sbagliato? Aveva forse offeso Susan? Non poteva rimanere lì, essendo leggermente detestata da quella ragazza, ma aveva paura anche solo a parlare e il sentimento di inadeguatezza tornò.

I quattro decisero di cambiarsi e a turno andarono nel piccolo bagno per indossare tutti gli indumenti della divisa: Hermione si guardò nel piccolo specchio e cercò di sistemarsi i suoi capelli, sempre in posti in cui non sarebbero dovuti stare.

"Oh no!" Urlò improvvisamente Neville quando Hermione tornò dal bagno, mentre il ragazzino si stava infilando le mani in ogni possibile tasca senza tirarne fuori nulla. "Trevor!"

"Di nuovo, Nev? Davvero?" Disse Hannah mentre lo fissava alzando gli occhi al cielo. "Ha perso il suo rospo..." Continuò spiegando la situazione, mentre Neville, con gli occhi pieni di ansia e preoccupazione, apriva il piccolo zaino che si era portato dietro e cercava il rospo. Hannah non lo guardava più ma si era messa a parlare con Susan che si era un poco rinsavita dopo il commento di Hermione. Quest'ultima si risedette al suo posto, mettendo il vestito piegato dentro lo zaino e osservando distrattamente Neville.

"Mia nonna mi ucciderà.." borbottò piano il ragazzino mentre toglieva dallo zaino ogni oggetto che c'era all'interno: una sveglia, un paio di pantaloni di ricambio, la divisa di Hogwarts, un piccolo portafoglio con del denaro, una torchia e un libro di scuola. Dopo aver constatato che non c'era nulla lì dentro, rimise tutto dentro e ricominciò a toccarsi le tasche, guardare sotto i sedili. "Deve essere scappato..." Disse infine, rassegnato e sull'orlo della lacrime.

"Non deve essere andato lontano," Intervenne Hermione che intanto gli aveva messo una mano su una spalla per rassicurarlo. "Sicuramente è ancora dentro il treno, ti va se ti aiuto a cercarlo?"

Il ragazzo sorrise leggermente e annuì mentre i suo viso iniziava a tornare roseo. I due si alzarono e dissero alle due ragazze che sarebbero andati a cercare il rospo, ma le due non sembrarono minimamente preoccupate. Fuori dal loro scompartimento, che era più o meno al centro del treno, decisero di dividersi il lavoro: Hermione sarebbe andata a destra mentre Neville a sinistra.

Inizialmente, appena aveva iniziato a camminare verso il primo scompartimento, non aveva sentito per niente paura di parlare con altre persone, era abituata a fare discorsi di fronte a tante persone, ma qui era diverso. Questi sarebbero stati i suoi compagni di classe e di scuola, l'avrebbero giudicata? Per il suo aspetto? Per il suo carattere? Per essere Nata Babbana? Aprendo il primo scompartimento, però, decise che non le importava. Cioè, le importava, dava ancora peso al giudizio degli altri, ma si ripromise che avrebbe dimostrato a tutti che era una valida strega.

Nei primi quattro vagoni tutti diedero risposte negative e ogni studente la guardò, le rispose e poi tornò a ignorarla. Dopo una quindicina di minuti aveva finito il suo giro senza alcun successo e incrociò Neville pochi vagoni prima del loro che chiedeva se avessero visto un rospo. Alla vista della ragazza, con gli occhi che stavano per diventare pieni di lacrime, le chiese di riprovare a chiedere insieme a lui.

"Tu sembri decisamente più autoritaria, forse non rideranno mentre lo chiedi tu..." Sussurrò lui mentre insieme aprivano le porte finestre di uno scompartimento dove c'erano solamente due ragazzi, uno con i capelli neri e degli occhiali rotondi con in mano un dolcetto, l'altro con i vividi capelli rossi e la bacchetta rovinata in mano, pronto per fare un magia.

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Capitolo 6
*** Harry & Ron ***


"Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il suo" Chiese Hermione, cercando di essere il più autoritario possibile e posando le mani sui fianchi. Sentiva lo sguardo dei due su di lei e la presenza di Neville al suo fianco. Si sentiva forte, pronta a essere sé stessa: non voleva più mentire a sé stessa, ma ogni volta che si era ritrovata di fronte a un mago o una strega, aveva cercato di essere buona e brava. Aveva nascosto il suo lato più arrogante e sapiente, ma ora Neville aveva bisogno proprio di quel lato.

"Gli abbiamo già detto che non lo abbiamo visto" Disse il ragazzo dai capelli rossi indicando con il viso Neville e con tono stizzito, ma Hermione non lo stava ascoltando perché il suo sguardo era sulla bacchetta del ragazzo. 

"State facendo magie? Vediamo!" 

Il ragazzo dai capelli rossi la guardò seccato e si schiarì la gola mentre Hermione si sedeva al sul sedile vuoto; Neville, invece, rimase in piedi. 

"Ehm, va bene..." Rispose infine il ragazzo tra confusione e la sorpresa. Probabilmente non si aspettava che ci fosse un pubblico più intenso che solo lui e il suo amico; il ragazzo dai capelli neri fissava l'amico, mentre Neville era semi nascosto dalla porta dello scompartimento ma osservava il tutto. 

Il rosso si schiarì la gola e alzò leggermente la bacchetta e, solo in quel momento, Hermione si accorse che tra le sue gambe c'era un piccolo e dormiente topo che aspettava di essere incantato in qualche modo. "Sole, mimosa, caciocavallo, stupido topo, diventa giallo!" Mormorò il ragazzino muovendo leggermente la bacchetta, ma niente cambiò: il topo era sempre grigio e ancora dormiva mentre i baffi si muovevano leggermente. 

"Sei sicuro che sia un vero incantesimo?" Chiese Hermione, cercando di trattenere la risata che le cresceva dallo stomaco, ma non voleva sembrare troppo arrogante. "Comunque non funzione molto bene, o sbaglio?"

I due la guardarono sorpresi e, lei stessa, fu sorpresa da quelle parole: si era trattenuta talmente tanto in quelle ultime settimane, aveva cercato di essere una persona che non le apparteneva per nulla. Quella voglia, quella pressione che sentiva su di sé era sparita: perché essere qualcuno di falso quando poteva dimostrare a tutti di essere valida attraverso la scuola? 

"Io ho provato a fare alcuni incantesimi semplici semplici e mi sono riusciti tutti." Continuò allora, ricordando quando una mattina aveva provato l'incantesimo Alohomora e aveva chiuso tutte le porte di casa a chiave e, con la sua bacchetta, aveva deciso che non avrebbe smesso di provare finché tutte le porte non si fossero aperte. Un altro giorno aveva provato Spongify, rendendo un libro della sua vecchia scuola completamente gommoso al tatto. 

I due ragazzi la guardavano stupiti mentre le continuava a parlare, senza freno, senza quasi nemmeno rendersene conto. "Nella mia famiglia, nessuno ha poteri magici; è stata un vera sorpresa quando ho ricevuto la lettera, ma mi ha fatto un tale piacere, naturalmente, voglio dire, è la migliore scuola di magia che esista. Ho imparato a memoria tutti i libri di testo, naturalmente, e spero proprio che basti..."

Ora i due avevano gli occhi strabuzzanti e si guardavano tra di loro e, solo allora, si ricordò di non sapere il nome dei due ragazzi. "E... a proposito, io mi chiamo Hermione Granger e voi?"

Il ragazzo dai capelli neri lanciò un'occhiata all'altro, entrambi con un'espressione decisamente attonita. Per la prima volta in settimane, non le importò: lei non era lì per farsi amici, era lì per imparare, per diventare una strega di successo. Ovviamente sperava di fare delle conoscenze abbastanza forti e radicate da poter ricordare quegli anni con felicità, ma non era qualcosa di obbligatorio. Era felice di aver conosciuto Hannah, Susan e Neville ma non era certa che loro sarebbero capitati in Corvonero come lei: non che non potessero essere comunque amici, ma non avrebbero avuto molto tempo da passare insieme; inoltre era certa che Hannah trovasse Susan più simpatica di lei, anche dopo tutto il tempo che aveva passo insieme ad Hermione.

"Io sono Ron Weasley." Bofonchiò il ragazzo dai capelli rossi, posando la bacchetta sul sedile. Hermione si fermò un secondo a osservarlo: i capelli rosso fuoco sicuramente erano il tratto che più risaltava, così in contrasto con la carnagione chiara e piena di lentiggini; gli occhi erano azzurri e il naso era lungo, sembrava anche più alto del ragazzo al suo fianco. Aveva vestiti molto usati e nessuno dei due si era ancora cambiato nelle loro divise.

"Harry Potter." Si presentò l'altro, senza espressione. I capelli neri erano disordinati e gli ricadevano sul viso, tuttavia i suoi occhi sorprendentemente verdi spiccavano nel suo magro viso dietro i rotondi occhiali. Era decisamente magro e piccolo di costituzione mentre i suoi vestiti sembravano almeno cinque taglie più grandi lui. 

La ragazza cercò di limitare la sua eccitazione a sapere che davanti a lui c'era una delle persone più importanti della storia moderna, ma senza riuscirci molto. "Davvero? So tutto su di te, ovviamente... ho comprato alcuni libri facoltativi, come letture preparatorie e ho visto che sei citato in Storia Moderna della MagiaAscesa e Declino delle Arti Oscure e anche in Grandi eventi magici del Ventesimo secolo."

Sbalordito, Harry disse: "Davvero?"

"Ma santo cielo, non lo sapevi?" Era lei, ora, a essere sbalordita. Come poteva quel ragazzo non sapere di essere una delle persone più famose del mondo? Come poteva non pensare di essere citato in quei e più libri dopo aver sconfitto il più grande mago oscuro dell'ultimo secolo? "Io, se fossi in te, avrei cercato di sapere tutto il possibile."

La sua mente stava girando, tra il pensiero di avere Harry Potter davanti, cercare il rospo di Neville - che ora era fermo e osservava tutto senza dire una parola - e il fatto che tra poco sarebbero arrivati ad Hogwarts. Era incredula per due di queste cose: tra poco sarebbe iniziata la sua nuova vita e nel suo stesso anno c'era Harry Potter. Anche se sapeva tutto su di lui, non si sarebbe aspettata di trovarlo in treno e di avere la possibilità di parlarci dal vivo. 

"Sapete già in che Casa andrete?" Continuò lei, mentre il suo cervello fumava di informazioni, domande e preoccupazione. "Io ho chiesto in giro e spero di essere a Grifondoro, sembra di gran lungo la migliore e ho sentito dire che c'è andato anche Silente ma penso che anche Corvonero non dovrebbe essere tanto male..." Hermione cercò di riprendere fiato e guardò con la coda dell'occhio Neville, ancora decisamente preoccupato. "Comunque, meglio che ci muoviamo e andiamo a cercare il rospo di Neville. E voi due fareste bene a cambiarvi, sapete? Credo che tra poco arriveremo."

E, così, la ragazza si alzò e se ne andò portando con sé Neville che la osservava preoccupato, mentre entravano nello scompartimento successivo a chiedere se qualcuno avesse visto Trevor.

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Capitolo 7
*** Il GGG ***


Da quando Hermione e Neville se ne erano andati dallo scompartimento dei due ragazzi, la prima non aveva fatto altro che pensare all'incontro appena fatto mentre il secondo era ancora preoccupato per il suo povero rospo. Per la ragazzina, l'incontro con il famoso Harry Potter era stato qualcosa di straordinario: non solo lui era il bambino che è sopravvissuto, chiamato così poiché era riuscito a sottrarsi alla Maledizione mortale, ma era addirittura nello stesso anno della ragazza. Probabilmente, avrebbero partecipato a delle lezioni insieme e lei non vedeva l'ora: non che lo avrebbe trattato con favoritismo rispetto ai suoi altri compagni, ma era bello sapere di avere qualcuno tanto preparato quanto lei.

"Siamo quasi arrivati, Hermione, non so quanto bisogno ci sia di cercarlo ancora..." Disse rassegnato Neville quando la ragazza uscì da un scompartimento senza soluzioni. Hermione non ebbe neanche il tempo di ribattere quando una voce risuonò per tutto il treno dicendo "Tra cinque minuti arriveremo ad Hogwarts. Siete pregati di lasciare il bagaglio sul treno; verrà portato negli edifici della scuola separatamente"

A sentire quelle parole, Neville fece spallucce e si ridiresse verso lo scompartimento con Hannah e Susan, il viso arrossato e una certa preoccupazione negli occhi. Hermione avrebbe voluto dirgli qualcosa per consolarlo ma non aveva nessuna idea: tutti i suoi pensieri erano ora diretti sul luogo dove in pochi minuti sarebbero arrivati. Non erano neanche arrivati al loro posto quando videro molti studenti uscire dai loro scompartimenti; tra loro c'erano anche Hannah e Susan che parlavano con altri ragazzini, probabilmente appena conosciuti, così anche Hermione e Neville stettero fermi, ascoltando il treno prima rallentare e poi fermarsi. 

I passeggeri procedettero a spintoni verso lo sportello più vicino e scesero accalcati su un marciapiede stretto e buio: l'aria era gelida, molto più di quanto poteva esserlo a Londra, e fuori era notte. Hermione si strinse nella sua divisa e sorrise a Neville, cercando di dargli un po' di conforto per Trevor, ma improvvisamente sopra le teste degli studenti apparve la luce sobbalzante di una lanterna e una voce profonda che diceva: "Primo anno! Primo anno da questa parte!"

Prendendo per la manica il suo nuovo amico, Hermione si diresse verso la voce e si ritrovò davanti un faccione irsuto che sorrideva radioso sopra il mare di teste: la prima cosa che venne in mente alla ragazzina fu il libro di Roald Dahl chiamato "Il GGG". Ovviamente quell'uomo non aveva le orecchie a sventola come il personaggio descritto nel libro, ma era molto più alto delle persone normali, con una barba incolta e folta e cappelli più arruffati dei suoi.

"Coraggio, seguitemi..." Disse di nuovo l'uomo invitando i ragazzini più piccoli ad avvicinarsi: come poteva pretendere che non fossero un poco spaventati? L'uomo non dava segno di essere cattivo o di voler infliggere dolore a qualcuno, ma la sua statuaria figura non era rassicurante. "Qualcuno del primo anno? E ora attenti a dove mettete i piedi. Quelli del primo anno mi seguano!"

Scivolando e incespicando, tutti i ragazzi del primo anno seguirono l'uomo: Hermione era poco distante, mentre notò la massa di capelli aranciati di Ron Weasley poco più avanti; vicino a lei, Neville si guardava intorno, tirava su con il naso, cercando disperatamente il suo rospo anche se era impossibile vedere qualcosa in quel buio. Da entrambi i lati, il buio era così fitto che Hermione ricordò dalle foto viste su qualche libro che il sentiero era fiancheggiato da boschi, come si ricordò anche come funzionava l'iniziazione al castello per quelli del primo anno. Era una cosa che l'aveva un poco preoccupata: era già salita in una barca prima d'ora, ma sapeva che suo padre era lì con lei e lui era decisamente bravo in quel che faceva. Non era certa che quell'uomo davanti a lei fosse in grado di guidare una barca.

"Fra un attimo: prima vista panoramica su Hogwarts!" Annunciò l'uomo barbuto, ancora con la lanterna luccicante in mano e probabilmente sorridendo. "Ecco, dopo questa curva..."

Improvvisamente, ci fu un coro di voci che sospirò un 'ohhh!' alla vista del castello: lo stretto sentiero si era spalancato all'improvviso sul bordo del Lago Nero, mentre appollaiato sul dorso di una montagna sullo sfondo, con la luce delle mille finestre illuminate contro la superficie del lago, c'era un grande castello con molte torri e torrette. Al suo fianco, Neville aveva gli occhi luccicanti, quasi si fosse dimenticato di Trevor; Hermione osservava quello spettacolo: come poteva non aver conosciuto quella meraviglia, anche solo di nome, per tutti quegli anni?

"Non più di quattro su un battello." Avvertì l'uomo indicando una flotta di piccole imbarcazioni in acqua. La ragazza sentì la schiena tremare: erano davvero piccole e ci stavano a malapena quattro persone: ovviamente sarebbero partite con la magia, ma non era certa che fossero totalmente sicure. Avvicinandosi, Hermione e Neville si sedettero su una barca già occupata e solo pochi secondi dopo essersi seduti si resero conto di essere in compagnia di Harry e Ron. La ragazza cercò di sorridere fiera ai due, ma loro non la guardarono neanche, ancora concentrati sullo spettacolo che avevano davanti.

"Tutti a bordo?" Urlò l'uomo dalla sua imbarcazione personale. "Si parte!"

Tutte le barche si staccarono contemporaneamente dalla riva, scivolando sul lago liscio come vetro: nessuno parlava, nemmeno Hermione, ora concentrata sullo spettacolare castello che piano piano si avvicinava, cosciente che in pochi minuti sarebbe entrate ad Hogwarts e la sua vita sarebbe cambiata totalmente. Avrebbe avuto una nuova famiglia, dei nuovi amici, avrebbe imparato delle cose totalmente nuove e già si immaginava il suo futuro, a lavorare nel mondo magico. Tutto questo sarebbe stato possibile solo se lei si fosse impegnata al massimo, lavorando sodo, studiando il più possibile e apprendendo ogni nozione che i professori le avrebbero impartito. 

Il castello si avvicinava sempre di più a loro e sembrava sempre più enorme. La ragazza si chiese ancora una volta in quale Casa sarebbe finita e anche se la sua mente voleva dire Corvonero, il suo cuore puntava sulla casa del leone: il Cappello, però, avrebbe avuto l'ultima parola.

"Giù la testa!" Gridò l'uomo barbuto quando le prime barche raggiunsero la scogliera, tra le quali quella di Hermione, Neville, Ron e Harry; tutti i ragazzi obbedirono e i battelli li trasportarono attraverso una cortina d'edera che nascondeva una grande apertura davanti alla scogliera stessa. Attraversando un tunnel buio - "Hermione, dove siamo?" Aveva sussurrato Neville preoccupato dalla più emergente oscurità - raggiunsero una sorta di porto sotterraneo dove si arrampicarono tra scogli e sassi.

"Ehi tu!" Disse la voce profonda dell'uomo con la lanterna che stava controllando le barche via via che tutti gli altri studenti scendevano. "E' tuo questo rospo?"

Gli occhi di Neville si illuminarono di gioia alla vista del suo rospo e lo prese tra le mani urlando il suo nome. "Hai visto, Hermione?" Aveva detto poi alla ragazza. "Mia nonna non mi ucciderà, almeno per adesso!"

Hermione sorrise mentre si arrampicava lungo il passaggio nella roccia, preceduta dalla lanterna che dava una luce parziale per finalmente emergere sull'erba umida e morbida proprio sotto il castello di Hogwarts. Da sotto era imponente e le luci illuminavano il prato; guardandosi intorno, Hermione contò una cinquantina di ragazzini, tutti un poco sudati ma emozionati per l'inizio della loro nuova vita. Hannah e Susan si avvicinarono ad Hermione insieme a una ragazzina dai capelli neri con un sorriso saccente che non si presentò neanche.

I ragazzi salirono su una scalinata di pietra e si affollarono davanti all'immenso portone di pietra.

"Ci siamo tutti? E tu, ce l'hai ancora il tuo rospo?" Chiese l'uomo, prima di alzare il gigantesco pugno e di bussare tre volte.

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Capitolo 8
*** Nuova famiglia ***


Appena la porta si aprì, apparve una strega alta e dai capelli corvini, la stessa che poche settimane prima era piombata in casa Granger e aveva dato la fatidica notizia a Hermione e i suoi genitori: lei era una strega, proprio come tutti gli altri ragazzini intorno a lei. Qualcosa dentro la ragazzina stava nascendo: una leggera agitazione, data dallo sguardo severo della donna che la guardava come se non la conoscesse, come se fosse solo una studentessa qualsiasi. Non che si fosse aspettata un trattamento speciale, o forse si? 

Si sentiva sperduta intorno a tutti quei maghi, o figli di maghi, che probabilmente sapevano più di lei. Perché si doveva demoralizzare così? Era impossibile che sapessero più di quanto sapesse lei: insomma, aveva letto minimo dieci libri extra durante quelle settimane e aveva memorizzato la maggior parte dei testi, come poteva essere indietro rispetto agli altri? Solo perché i suoi genitori non erano dei maghi, ciò non la rendeva inferiore.

"Ecco qua gli allievi del primo anno, professoressa McGonagall." Disse l'uomo sorridendo leggermente alla folla di ragazzini.

"Grazie, Hagrid. Da qui in avanti li accompagno io." Ribatté la donna, facendo un segno con la testa all'uomo che proseguì sorridendo leggermente a uno dei ragazzini in primissima fila, proprio ad Harry Potter. Hermione non ebbe neanche il tempo di commentare mentalmente questo, che la professoressa spalancò la porta: la Sala d'Ingresso era spaziosa, con le pareti di pietra illuminate da torce fiammeggianti, il soffitto alto che non sembrava avere fine e delle lunghe scalinate che aspettavano di essere calcate dai nuovi studenti.

"Per la barba di Merlino, è enorme!" Sussurrò Susan Bones mentre tutti i ragazzini avanzavano verso un piccola saletta vuota, oltre la Sala d'Ingresso. Erano tutti stipati dentro, ma il brusio delle voci continuava; la ragazzina dai capelli neri che non si era presentata, stava parlando con un ragazzo dalla pelle pallida e i capelli argentati.

"Benvenuti ad Hogwarts" Disse la professoressa McGonagall seria. "Il banchetto per l'inizio dell'anno scolastico inizierà a breve, ma prima di prendere posto nella Sala Grande, verrete smistati nelle vostre case."

Hermione smise di ascoltare la professoressa, troppo persa nei suoi pensieri e non volenterosa di riascoltare cose che già conosceva a menadito. Si appropriò di quel tempo per osservare le facce degli studenti che aveva vicino: c'erano un poco più di ragazzi rispetto a ragazze, la maggior parte sembravano caucasici mentre pochi altri, come lei, avevano la pelle più scura. Non che avesse importanza, era certa che il colore della sua pelle non incidesse con l'essere o no dei maghi: infondo, era a conoscenza di una scuola di magia nel bel mezzo dell'Africa, così come in Medio Oriente e in Sud America. Al contrario del mondo Babbano, il mondo magico non sembrava far differenze di razza.

"La Cerimonia dello Smistamento inizierà tra pochi minuti, davanti a tutti gli altri studenti. " Continuò la professoressa, ripristinando l'attenzione di Hermione. "Nell'attesa vi suggerisco di rimettervi il più possibile in ordine."

La professoressa indugiò un secondo sulla divisa di Neville, ora tutta storta, e sul naso sporto di Ron Weasley. Tutti si stirarono la divisa con le mani, le ragazze si passarono una mano tra i capelli e in viso, per poter sembrare il più presentabili possibile mentre la professoressa se ne usciva dalla stanza dicendo loro di aspettare in silenzio.

Ogni studente aveva ricominciato a parlottare, non troppo piano come aveva chiesto la professoressa e Hermione sentì il bisogno di dire loro di parlare più piano, ma non voleva fare la 'maestrina' fin da subito, si sarebbe trattenuta almeno fino all'inizio delle lezioni. Come poteva, però, non rispondere alle domande banali della ragazza dai capelli biondi lucenti alla sua destra? Come faceva a non sapere delle cose così basilari? 

"Lumos? Ma è così base, come fai a non conoscerla?" Aveva detto Hermione alla ragazza, osservando la bacchetta che la giovane teneva in mano: aveva provato a fare l'incantesimo ma non le era riuscito.

"So-tutto-io, puoi anche smetterla di sbattere le tue ali così in alto..." Disse la ragazzina con i capelli neri avvicinandosi. "Oppure potrai rimanere scottata dal fatto di non essere simpatica a nessuno..."

Cercò di trattenere la sua saccenza ma, poco prima di lasciarla scoppiare, una serie di ragazzi iniziarono ad urlare: degli innocui fantasmi avevano iniziato a svolazzare per la stanza, parlando con alcuni studenti. Ovviamente, Hermione sapeva della loro esistenza ma se li era immaginati diversi: erano di un colore bianco perlaceo e trasparenti; più che volare, scivolavano per la stanza. 

"E' ora di sgombrare!" Ordinò la voce aspra della professoressa McGonagall, osservando attentamente i fantasmi. "Sta per cominciare la Cerimonia dello Smistamento."

Lo stomaco di Hermione iniziò a smuoversi mentre i fantasmi si dileguarono e la professoressa ordinò di mettersi in fila e di seguirla. Le gambe avevano iniziato a tremare, gli occhi osservavano qualsiasi centimetro del castello solo per non pensare a quello che sarebbe successo in pochissimi minuti: era finalmente ora di essere sé stessi.

Uscirono tutti di nuovo dalla stanza, attraversando di nuovo la Sala d'Ingresso, oltrepassando un paio di doppie porte ed entrarono nella Sala Grande. Non aveva mai immaginato che la Sala potesse essere tanto splendida: nemmeno le descrizioni che ne facevano i libri potevano rendere lo spettacolo al quale i ragazzi del primo anno si erano trovati davanti. La stanza era illuminata da migliaia di candele sospese a mezz'aria sopra i quattro tavoli, ognuno dei quali era contornato da studenti delle quattro Casa; i tavoli erano apparecchiati con piatti e calici argentati, ma ancora senza alcun cibo; in fondo il tavolo degli insegnati dove, notò la ragazza, era seduto anche Hagrid, l'uomo che li aveva accompagnati fino al castello. Al centro, invece, c'era un uomo con la lunga barba bianca, il preside Albus Dumbledore. 

La professoressa McGonagall camminò fino al tavolo degli insegnanti, dove era già recata un piccolo sgabello. Gli occhi di molti studenti, tra cui quelli di Harry Potter, erano puntati al soffitto.

"E' un incantesimo che lo fa sembrare come il cielo fuori! L'ho letto in Storia di Hogwarts." Disse Hermione convinta a nessuno in particolare. Quella era sicuramente una delle sue cose preferite della scuola di magia.

Dopo che tutti gli studenti si furono avvicinati, la professoressa pose un cappello rattoppato, consunto e pieno di macchie sullo sgabello, il quale cominciò a cantare: le sue parole raccontavano la storia delle quattro Case di Hogwarts, sottolineando ciò che ognuna di esse dava maggior valore. Finita la sua filastrocca, tutta la Sala scoppiò in un fragoroso applauso e il Cappello Parlante fece un inchino.

"Quando chiamerò il vostro nome," Disse la professoressa McGonagall srotolando una lunga pergamena di fronte a sé e guardando i suoi futuri studenti. "Metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere Smistati."

Leggendo velocemente il primo nome sulla lista gridò "Abbott Hannah" e la ragazza dai capelli biondi si avvicinò allo sgabello inciampando, ora vuoto mentre la professoressa teneva in mano il sudicio Cappello. Hannah sembrava spaventata e poco prima che il cappello le fosse messo in testa scambiò uno sguardo con Hermione che le sorrise.

"Tassorosso!" Urlò il cappello dopo qualche secondo, mentre il volto di Hannah si illuminava e si dirigeva a destra, verso la sua nuova famiglia. Pochi secondi dopo la fine degli applausi, la professoressa chiamò l'altra ragazza che avevano conosciuto sul treno, Susan Bones. Lei si avvicinò velocemente, quasi correndo, facendosi strada tra la folla di studenti; il Cappello, dopo un secondo di pausa sulla sua testa, urlò ancora Tassorosso. 

In qualche modo, anche se non era totalmente sicura di non poter finire in Tassorosso, sapeva che quella non era la sua via; era comunque felice che Hannah e Susan fossero, ora, compagne di Casa e sperava anche lei di trovare dei nuovi amici.

Mentre gli altri studenti venivano smistati - "Corvonero!", "Grifondoro!" - Hermione cercava di far calmare il suo cuore: lo sentiva battere forte nel petto, le gambe le cedevano sotto il suo peso e per la prima volta, aveva paura. E se fosse finita nella Casa sbagliata? Costernata di persone che non la capivano o che non le piacevano? Non si considerava perfetta, ma non voleva neanche vivere sette anni di infelicità. E se non fosse stata scelta affatto? Quando aveva letto a cosa ogni casa dava valore, si era sentita appartenere a qualsiasi Casa e a nessuna: come poteva non dar valore al duro lavoro se non si metteva dentro la creatività, l'ambizione e il coraggio? 

"Granger Hermione!" Urlò la professoressa McGonagall. Era ora, da quel momento in poi tutto sarebbe cambiato. Hermione arrivò quasi di corsa allo sgabello e si pigiò il Capello in testa con gesto impaziente: l'ansia la stava mangiando viva.

"Uhm, una grande testa..." Disse una voce, proveniente dal Cappello. Hermione non riuscii ad aprire bocca per qualche secondo, poi il Cappello continuò a parlare: "Vedo un grande futuro di fronte a te, signorina, ma dove ti metto?"

"Non posso rinunciare a nessuno dei valori di cui hai parlato!" Sbottò Hermione, non sicura dove fosse la 'bocca' del Cappello. "Non ho la forza di non essere ambiziosa o creativa o leale!"

Il Cappello taque per qualche secondo, forse pensando e prendendo la decisione che le avrebbe cambiato la vita e lei aveva osato alzare la voce con il Cappello. "Hai solo bisogno di coraggio, allora..." Disse in un sussurro prima di urlare: "GRIFONDORO!"

Grazie a tutti per aver seguito la mia piccola fan fiction su Hermione! Spero vi sia piaciuta e... alla prossima!

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