La figlia dell'orso

di Cinthia988
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Il Sole era sorto da poco, illuminando la collina di Edoras. Il silenzio regnava sovrano, anche se ancora per poco, presto infatti le strade si sarebbero riempite di gente e di vita.
In una casa lungo la via principale una bambina era affacciata alla finestra: aveva dei lunghi capelli ricci e neri come il carbone, la pelle color caffelatte e due singolari occhi giallo-dorati.
Erano colori strani i suoi, così inusuali per i biondi e pallidi abitanti di Rohan, che spesso la indicavano sussurrando per la strada.
La bimba però sembrava non curarsene affatto.In realtà, Ethel figlia di Tia, non avrebbe potuto fare altrimenti, non poteva cambiare il suo aspetto e non poteva nemmeno cercare di cambiare l'opinione di chi la additava malignamente chiamandola straniera.
Sua madre aveva avuto una relazione con un uomo che aveva la pelle e i capelli come Ethel, che le aveva poi abbandonate entrambe non appena la bambina era nata. La donna era dovuta tornare a vivere a casa dei genitori umiliata.
Un sordo bussare alla porta distolse Ethel dai suoi pensieri:
-Chi è? - chiese con voce esitante
-Oona milady, la signora vuole che lei si prepari, c'è un ospite alla porta che chiede di lei.-
La bambina sentì il sangue gelarsi nelle vene: sua madre la odiava e non era mai un buon segno che la facesse chiamare, allo stesso tempo però era curiosa, nessuno era mai venuto per vederla tranne i maestri che le avevano insegnato a legger, scrivere e far di conto. Nonostante la madre la detestasse non le aveva negato un' istruzione, aveva persino venduto la sua dote per questo motivo.
Così disse alla serva:
- Bene Oona, dì a mia madre che sarò pronta tra poco -
Prese un abito piuttosto semplice dall'armadio e iniziò a vestirsi. Tutto nella stanza era perfettamente disordinato, Ethel amava il caos, non sopportava quando sua madre chiamava la cameriera per farle mettere tutto in ordine, non riusciva a trovare più nulla! Per fortuna erano anni che la cameriera non passava più a pulire.
Quando fu pronta aprì la porta e si avviò verso la sala comune dove presumibilmente sua madre la stava aspettando con il misterioso ospite.
Non appena entrò nella stanza udì la voce di Tia e si diresse verso di lei, poi dopo aver fatto una riverenza disse:
- Mi avete mandato a chiamare signora madre? -
La donna la guardò gelidamente e poi disse:
- Sì Ethel, il signore che si trova davanti a te è Gandalf, un potente stregone che dice di sapere dove si trova duo padre -.
Ethel sussultò: suo padre! Era davvero ancora vivo? Suo madre ovviamente le aveva raccontato molte volte che le aveva semplicemente abbandonate poco dopo la sua nascita e lei aveva dato per scontato che fosse ormai morto.
Non sapeva niente di lui, Tia lo odiava e non ne parlava mai se non per insultarlo, ma Ethel aveva un ricordo, probabilmente di pochi giorni dopo la sua nascita, la sensazione di essere cullata e una ninnananna cantata da una voce roca e profonda:

 

Casa è alle spalle,

il mondo avanti.

Le strade da scoprire tante...

Nell'ombra, il mio viaggio va,

finché luce nel cielo sarà...

Nebbia e ombra

oscurità

tutto svanirà

tutto svanirà

 

In quel momento Gandalf si schiarì la voce, interrompendo così il flusso di ricordi: -Milady, sono onorato di fare la sua conoscenza, suo padre mi ha parlato molto di lei, posso chiederle quanti anni ha? -
Ethel guardò sua madre esitante, Tia le fece un cenno imperio so con il capo per darle il permesso di rispondere:
-Ho dieci anni signor Gandalf- poi, prima che qualcun altro potesse parlare disse:
- Ma davvero conoscete mio padre? Come sta? -
Sua madre strinse le labbra fino a farle scomparire, il volto livido di rabbia per la sua maleducazione.
Gandalf la osservò per un istante: sembrava così fragile e triste rinchiusa in quella casa, come un animale in gabbia; ma lui sapeva che sotto quel visino delicato si celava più forza di quanto lei stessa credesse e che, se il suo piano fosse andato in porto tutta la Terra di Mezzo ne avrebbe giovato. Così rispose:
- Sì, lo conosco, e l'ultima volta che l'ho visto mi ha pregato di portarti da lui, per conoscerti meglio.-
Gli occhi della bambina luccicavano di felicità quando si rivolse a Tia:
- Posso andare madre? Vi prego! - la donna la guardò seccata e disse:
- Puoi andare. Per fortuna tuo padre dopo dieci anni ha deciso di riprendersi il suo errore... Ma non farti illusioni, si stancherà di te dopo una settimana.-
Gandalf vide Ethel ritrarsi come se ognuna di quelle parole fosse stata un colpo di frusta e rispondere compostamente:
- Molto bene madre, vado a prepararmi per il viaggio -.
-Prendi solo le cose a cui tieni di più e degli abiti resistenti, viaggeremo a lungo- disse lo stregone. La bambina annuì e lasciò la stanza con un altro inchino.
Quando furono da soli Gandalf si rivolse a Tia furibondo:
- Come hai potuto trattarla così?! Sai benissimo perché lui vi ha lasciate, per proteggervi entrambe dagli orchi che vi davano la caccia! E tu lo ripaghi maltrattando vostra figlia?! -
Negli occhi della donna balenò un lampo d'ira:
- Lei è solo una disgrazia che lui mi ha lasciato, mi ha disonorata e poi abbandonata, nessuno l'avrebbe mai sposata essendo una bastarda! E' SOLO UN PESO! -
Aveva gridato le ultime parole così forte che persino Ethel, dalla sua stanza, le aveva udite, ma si era sforzata di ignorarle cacciando nella sua bisaccia alcuni vestiti, il suo libro preferito “Beren e Luthien” e alcune pergamene e colori che utilizzava per disegnare.
Il disegno era la sua più grande passione, non solo riusciva a riprodurre qualsiasi paesaggio o oggetto che aveva davanti, ma riusciva anche a disegnare con straordinaria precisione quello che le veniva semplicemente descritto.
Dopo aver riempito la borsa si avviò nuovamente verso il salone dove ora tutto taceva. C'era solo Gandalf ad attenderla, con un sorriso stanco sul volto rugoso:
-Tua madre ha deciso di non salutarti per... Ehm... evitare che il distacco fosse troppo...- Ethel lo interruppe con decisione:
-Ho sentito quello che mia madre vi ha detto signore, non dovete cercare scuse per lei.- Lo stregone la fissò per un attimo, sorpreso, poi avviandosi verso l'ingresso per recuperare il suo mantello da viaggio, disse:
- Molto bene, ma sarà meglio che mi dai del tu però, altrimenti mi farai sembrare vecchio!-
Ethel scoppiò in una risata cristallina, era così tanto che non rideva che ne aveva quasi dimenticato il suono.
Lo stregone la condusse verso le stalle della città dove le presentò una giumenta pezzata di nome Thalita. La bambina la accarezzò sul muso coccolandola e mormorandole qualche parola dolce, poi con l'aiuto di Gandalf montò in sella.
Mentre Thalita si avviava al passo Ethel si voltò indietro una sola volta imprimendosi nella mente i colori di casa sua.

 

 

Note dell'autrice

ed eccomi qua a scrivere una nuova storia, ci ho messo un bel po' a trovare il coraggio di pubblicare ma alla fine ce l'ho fatta! ringrazio di cuore la fantasticissima Principessa di Erebor che con la sua storia "non sarà un'avventura" (che vi consiglio di andare a leggere assolutamente) mi ha fatto ritrovare l'ispirazione per scrivere e che mi ha sostenuto con il suo entusiasmo.
Spero che la storia vi piaccia e se vi va lasciate una recensione!

p.s. Qualcuno riesce ad indovinare chi è il padre di Ethel?

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Il viaggio era durato un mese, per fortuna era estate, quindi aveva piovuto solo due volte e in entrambi i casi si era trattato solo di un breve acquazzone.
Quel giorno il sole splendeva e Thalita avanzava tranquilla nell'erba alta, Ethel si era appisolata da alcune ore, quando Gandalf la scosse gentilmente per una spalla dicendole:
- Guarda, siamo arrivati.-
Una casa bassa e larga con il tetto in paglia si stagliava in lontananza, circondata da varie arnie e cavalli. Dopo che si furono avvicinati un po' notarono un particolare piuttosto macabro: la testa si un orchetto infilzata su un palo.
Ethel rabbrividì, non aveva mai visto un orco, e si augurava di non vederne mai uno vivo, eppure quella vecchia testa le aveva risvegliato una rabbia furibonda nel petto, sentiva quasi delle voci che gridavano “ Vendetta! Vendetta per il per il nostro popolo massacrato!”.
Scosse il capo cercando di liberarsi da quella rabbia del tutto immotivata; era assurdo, gli orchi non le avevano mai fatto nulla e, pur provando paura e ribrezzo all'idea di trovarsene uno davanti, non capiva da dove venisse tutto quell'odio che percepiva.
Gandalf ancora una volta la riscosse dai suoi pensieri:
- Bene, tu aspettami qui, devo andare a parlare con tuo padre... Non preoccuparti se ti sembrerà un po' burbero all'inizio, è solo che non è abituato ad avere persone intorno - lo stregone le strizzò l'occhio sorridendo, ma Ethel non mancò di notare che aveva un'aria piuttosto preoccupata.
Gandalf intanto si era avviato con calma verso la casetta; non sarebbe stato affatto facile convincere lui a prendersi cura di Ethel, proprio no! A casa della bambina aveva detto a tutti che lui voleva rivederla, ma in effetti questa sarebbe stata una visita a sorpresa.
Eppure, nonostante tutto, lo stregone era certo di star facendo la cosa giusta; i poteri, di cui Ethel non era ancora consapevole, stavano crescendo e, chi meglio di suo padre avrebbe potuto aiutarla a svilupparli e a controllarli?
Bussò alla porta e quando una voce roca e profonda rispose -Avanti-, entrò.
La capanna non era molto luminosa, c'erano solo due finestre e molte torce accese erano appese alle pareti nonostante fuori il sole splendesse ancora alto nel cielo; in un angolo, seduto su una grossa sedia stava un uomo imponente. Le lunghe gambe, le forti braccia e la fitta barba nera come i capelli, gli davano un aspetto selvaggio. L'uomo però nel vedere lo stregone sorrise e i suoi tratti si sciolsero diventando d'un tratto cordiali:
- Gandalf! Lo stregone grigio che torna nella mia casa! Cosa ti porta qui ? E con una marmocchia per di più! Chi è quella straniera? - Gandalf si sedette su uno sgabello e poi disse:
- Bé il motivo il per cui sono qui è proprio la bambina qui fuori... Ma dimmi Beorn, non riconosci più il sangue del tuo sangue quando lo hai davanti agli occhi? -
Il mutapelle gettò una seconda occhiata alla bambina, era scesa da cavallo e tutti gli animali le si erano fatti intorno, lei li accarezzava e rideva quando, di tanto in tanto, un cane saltava per darle una leccata in viso.
Il volto di Beorn si indurì e voltandosi verso lo stregone ringhiò:
- No! Portala via! -
Gandalf si alzò in piedi:
- Beorn sii ragionevole, i suoi poteri crescono e...-
-Ed è proprio per questo che le ho abbandonate! Cresceranno ancora di più se lei starà con me e gli orchi le daranno la caccia e la uccideranno.-
-Non se tu la proteggerai e la addestrerai; prima o poi la sua seconda forma si manifesterà, immagina se lo scoprisse da sola, il suo terrore e la sua confusione...-
Beorn era però irremovibile:
- Rimandala a casa da Tia, starà già sentendo la sua mancanza- Gandalf ribatté:
- Tia la odia, non credo che la vorrà rivedere-.
L'uomo stesse immobile un istante:
- Non è vero, Tia adora Ethel, mi ricordo come la cullava guardandola come fosse stata la cosa più preziosa della Terra di Mezzo- Gandalf si sedette stancamente:
- Un tempo forse era così, ma dopo che le hai abbandonate Tia ha iniziato ad odiarti e di conseguenza odia Ethel, non puoi farla tornare indietro.-
A quel punto Beorn cedette:
- Molto bene, la bambina vivrà con me, però Gandalf- disse poi rivolto allo stregone che era nuovamente in piedi - nessun altro dovrà sapere di lei e di quella maledetta profezia, chiaro? - il vecchio annuì solamente uscendo seguito dal mutapelle.
Ethel intanto correva per il prato insegurndo un cane gigantesco dal pelo color del miele. Era al settimo cielo, Tia non le aveva mai permesso di tenere un animale nonostante lei l'avesse supplicata più di una volta, ed ora ne era letteralmente circondata.
Mentre correva non vide però la radice di un albero che spuntava lievemente dal terreno, inciampò e finì lunga distesa davanti ad un paio di grossi stivali, alzò gli occhi e vide un uomo gigantesco che la guardava: doveva essere suo padre!
La bambina si alzò in piedi rossa di vergogna, rassettandosi il vestito, “ecco” si disse “ la prima volta che mio padre mi vede e io sono caduta a terra come una poppante”. Fece una riverenza e disse:
- Buongiorno padre, mi scuso per il mio aspetto, ma come avete visto sono inciampata poco fa, perdonatemi-
L'uomo però, con sua grande sorpresa, scoppiò in un risata tonante e rispose:
- Perchè mai ti scusi? Non è forse quello che fanno i bambini? Corrono, cadono a terra e si sporcano come i cuccioli di qualsiasi animale. E poi cos'era quell'inchino? Non sono mica il re! -
Ethel intimidita balbettò:
- Certo che no... Voi.. Insomma... Io sono felice di conoscervi!- l'uomo si abbassò improvvisamente e spalancate le braccia disse:
- Vieni ad abbracciami Ethel, mi sei mancata terribilmente in questi lunghi anni... Io sono Beorn, tuo padre come avrai già indovinato- e lei, dopo aver sentito l'uomo pronunciare con tale dolcezza il suo nome vinse l'imbarazzo e si slanciò verso di lui sussurrando:
- anche tu mi sei mancato... padre-
Gandalf intanto era risalito a cavallo per andarsene. Sarebbe tornato, questo era certo, ma per alcuni anni Ethel sarebbe rimasta al sicuro con Beorn, fino a quando non sarebbe venuto il momento di compiere il suo destino.
Beorn dopo alcuni minuti si era sciolto dall'abbraccio e, dopo aver notato che lo stregone se ne era andato, aveva portato Ethel nella stalla; Il giorno prima infatti, sia la sua giumenta Elladora che la sua cagna Megara avevano figliato. Era un evento raro, che due animali decidessero di partorire insieme e Beorn l'aveva interpretato come il segno che qualcosa di particolare stesse per avvenire.
Tutto era chiaro ora, quei due cuccioli, un a puledra e un cane maschio sarebbero stati i compagni di Ethel.
Portò la bambina davanti ai due animali e disse:
-Questi due sono nati ieri alla stessa ora e mi sembra chiaro che debbano essere tuoi, con questo però non intendo che ti appartengono, ma che dovrai essere esclusivamente su a prenderti cura di loro, trattali con gentilezza perchè sono tra gli amici più fedeli che potrai mai trovare.-
Ethel annuì emozionata sbirciando i due cuccioli che dormivano beati, il cane era uno splendido esemplare dal pelo marrone scuro la pezzata era invece una pezzata nera e marrone, un colore decisamente insolito per un cavallo. La bambina si avvicinò ai due animali e accarezzandoli disse:
-Vi chiamerò Artemis e Pan-
Beorn annuì sorridendo:
-Vieni dentro adesso, si sta facendo sera e il buio arriva in fretta qui-
Si avviarono insieme verso la casa e Beorn chiuse a chiave la porta, l'avrebbe tenuta al sicuro finché non fosse stata pronta.

 

 

 

Note dell'autrice:
ed eccomi qua! allora alcune precisazioni: nello Hobbit Gandalf non conosce Beorn ma ovviamente per esigenze della storia ho immaginato che già si conoscessero.
I nomi dei nuovi amici di Ethel, io sono innamorata della mitologia greca e quindi la puledra si chiama così in onore della dea della caccia Atremide invece Pan rappresenta il dio dei boschi greco.
Questi capitoli sono un po' corti perchè mi servono per introdurre bene tutti i personaggi e la storia, quindi non temete, solo il prossimo sarà ancora un po' così poi dal 4° inizia davvero la storia! Non siate timidi, recensiteeee e fatemi sapere che cosa ne pensate!
Al prossimo capitolooo! 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

L'orco a cavallo del mannaro si muoveva con circospezione nel bosco, era ferito e il suo inseguitore non era lontano da lui. Era stato colto di sorpresa mentre portava un messaggio al suo padrone, e ora temeva di non riuscire a consegnarglielo. Un lieve sibilo fu l'unico suono che udì prima che una freccia gli si conficcasse in gola; il mannaro scartò ma nemmeno lui poté evitare il dardo che gli trapassò il cuore.
Dal folto dei cespugli una donna piuttosto bassa uscì a a controllare che le due creature fossero davvero morte, un cane enorme la seguiva.
Iniziò a tastare con l'arco l'orchetto e dopo aver appurato che fosse morto lo perquisì, trovato quello che cercava, un lurido pezzo di pergamena con delle scritte sopra, buttò le due creature in un crepaccio vicino; poi accarezzò il cane e disse:
-Ben fatto Pan, adesso però bisogna tornare a casa, ho la sensazione che questo messaggio sia importante.-
Fece un lieve fischio acuto e dopo pochi minuti una splendida giumenta fece la sua comparsa. Ethel le accarezzò il muso e dopo esserle saltata in groppa le sussurrò:
-Ehi Artemis, che dici mi porti a casa?-
Artemis nitrì sonoramente e partì al galoppo con il cane che le teneva dietro senza troppa difficoltà.
Ethel intanto rifletteva, erano passati cento anni da quando Gandalf l'aveva lasciata a Beorn e lei era cresciuta, per fortuna aveva ereditato la longevità paterna, quindi nonostante avesse oramai centodieci anni sembrava una fanciulla di venti; non era cresciuta molto in altezza ma, il suo fisico era diventato forte e slanciato grazie agli allenamenti durissimi a cui il padre l'aveva sottoposta; aveva imparato a maneggiare l'arco e i pugnali in maniera eccezionale e anche a lottare a mani nude
Tutte quelle armi le erano state regalate dal padre che le aveva gelosamente custodite per anni, erano veri e propri cimeli dei Mutapelle, potevano competere con quelle degli elfi, anche se a prima vista sembravano semplici e rozze. Il loro pregio più grande era però il fatto che scomparivano quando Ethel mutava per poi riapparire quando tornava in forma umana.
Imparare a cambiare pelle era sto enormemente difficile, erano dovuti passare cinquant'anni prima che lei riuscisse a trasformarsi per la prima volta e per lungo tempo era rimasta terrorizzata all'idea che la Lupa dentro di lei potesse prendere il controllo e che avrebbe potuto fare del male a qualcuno senza volerlo.
Ci era voluto del tempo prima che riuscisse a capire che l'animale era solo il riflesso del suo carattere e anche se in una forma diversa era sempre la stessa Ethel.
La trasformazione l'aveva inoltre aiutata ad accettare alcune caratteristiche estetiche che erano sempre risultate bizzarre come ad esempio i suoi penetranti occhi gialli, comuni tra i lupi, e la sua pelle più scura di quella della maggior parte degli abitanti della terra di mezzo si era tradotta in un manto nero nella forma animale.
Suo padre aveva passato intere serate a spiegarle come ascoltare i suoi nuovi sensi più sviluppati anche in forma umana, ma gli aveva anche raccontato di come gli orchi li avevano cacciati e sterminati proprio per questi poteri. Ogni tanto anche loro venivano attaccati, negli ultimi anni però gli attacchi si erano intensificati e gli orchi erano più organizzati, come se avessero un nuovo comandante.
Per questo Ethel era preoccupata e spronava Artemis ad andare più veloce. Giunta nella radura dove c'era la capanna non si accorse neppure che una giumenta a lei sconosciuta pascolava nel prato, segno che suo padre aveva visite.
Smontò da cavallo e, seguita da Pan, irruppe in casa dicendo:
-Padre ho ucciso un orco che portava un messaggio, ma...-
Tacque vedendo che vicino a Beorn stava un vecchio con un mantello e un cappello grigio:
-Gandalf!- esclamò la ragazza abbracciando lo stregone -Sei tornato! Che gioia rivederti!-
Gandalf rise e disse:
-Ethel, come sei cresciuta, ti sei fatta donna davvero. E dimmi cara, sei già riuscita a trasformarti?-
Ethel gettò uno sguardo a suo padre, quelli erano segreti della sua razza e non sapeva se poteva condividerli con qualcuno, ma l'uomo le fece un cenno tranquillo con il capo e lei rispose orgogliosamente:
-Sì, ci sono riuscita... Sangue di lupo scorre dentro di me ora-
Lo stregone annuì e tra sé e sé borbottò:
-La figlia della luna... tutto torna...-
poi a voce più alta disse:
- Un nobile animale mia cara, ma dimmi, cosa stavi dicendo a proposito di quel messaggio?-
La ragazza poggiò il pezzo di pergamena sul tavolo e i due uomini si avvicinarono per esaminarlo:
-Nella foresta oggi ho scoperto un orco a cavallo di un mannaro, era di fretta e non troppo attento a quello che lo circondava, l'ho ucciso e ho trovato questo, mi sembra un messaggio ma non so leggerlo-
Dopo alcuni istanti Gandalf commentò:
-Per fortuna io ci riesco.- i due Mutapelle lo guardarono sorpresi- è lingua nera, dice che il tempo è giunto e che è ora che gli eserciti si mobilitino-, lo stregone tirò quindi fuori un pezzo di pergamena molto simile:
-Nel mio viaggio fino qui ho incontrato anche io un gruppo di orchi e gli ho sottratto questo: è una taglia per la testa di Thorin Scudodiquercia-
-Chi è?-
-un Nano- rispose Gandalf -un nano di stirpe reale, un nano che sarà a capo di una spedizione a cui, se vorrai potrai unirti-
Ethel lo guardò stupefatta:
-Aspetta di che spedizione parli?-
Lo stregone fece un sorriso misterioso:
-Conosci la Montagna Solitaria?-
la ragazza annuì, l'aveva vista centinaia di volte dalla Carroccia e suo padre le aveva narrato che un drago aveva sterminato quasi tutti i nani che vi abitavano secoli prima.
Gandalf riprese a parlare:
-Thorin, insieme a una dozzina di altri nani, vuole provare a riconquistarla. Tu potresti essere d'aiuto, sia con le tue doti da guerriera sia con la tua seconda forma! -
-No!- sbottò Ethel interrompendo lo stregone.
Gandalf si voltò a gurdarla: la ragazza si strofinava nervosamente i polsi, tenendo gli occhi bassi.
-No- ripetè lei – Se mi unisco a questa spedizione dovrai giurarmi che non rivelerai a nessuno chi sono davvero, se lo venissero a sapere avrebbero paura di me e mi disprezzerebbero. Prometti che non gli dirai niente Gandalf.-
Lo stregone la osservò per bene e poi rispose:
-Molto bene hai la mia parola Ethel.-
Lei annuì e rispose:
-In questo caso sarò lieta di unirmi alla Compagnia-
-Molto bene mia cara, ora perchè non esci fuori un attimo? Dallo sguardo di tuo padre penso abbiamo bisogno di discutere alcuni dettagli da soli- disse Gandalf.
Beorn non aveva aperto bocca da quando lo stregone aveva iniziato a parlare della spedizione ma una luce pericolosa gli danzava negli occhi. Ethel notandolo si alzò dirigendosi verso la porta e battendo una mano sulla spalla dell'uomo gli disse con tono volutamente leggero:
-Non mangiarlo pa', non penso che sarebbe facile da digerire!-
Beorn lasciò uscire una risata forzata che avrebbe potuto assomigliare a un ringhio, ma quando Ethel fu fuori dalla porta ogni minima traccia di ilarità sparì dal suo viso:
-So che non posso chiederti di garantire per la tua sicurezza ma, conosco i nani, sono avidi e non tengono da conto la vita di chi ritengono inferiore. Cosa ti fa credere che la accetteranno tra di loro? Puoi assicurarmi che non verrà schernita per il suo aspetto? Ha già avuto a che fare con la crudeltà degli Uomini, non voglio che subisca anche quella dei nani!-
-I nani non sono come gli uomini, all'inizio potrebbero guardarla con sospetto perchè non è della loro razza, ma quando lei gli avrà dimostrato le sue doti, otterrà rispetto da loro. Inoltre il fatto che è una donna li spingerà a concederle la massima protezione, le femmine sono a dir poco venerate nella loro tradizione.- rispose Gandalf.
-Molto bene ti credo stregone, ma ricordati le mie parole, se Ethel dovesse subire qualsiasi tipo di discriminazione, non ci sarà un posto in tutta la Terra di Mezzo in grado di proteggere te e chiunque ne sia responsabile, dalla mia ira!-, una furia terribile balenò negli occhi del mutapelle, tale che, Gandalf stesso non riuscì a reprimere un brivido.
Lo stregone annuì in silenzio poi uscì dalla stanza seguito da Beorn. Ethel era nella stalla intenta a strigliare Artemis quando i due la raggiunsero, si voltò udendo i loro passi e sorrise ad entrambi, poi rivolgendosi al mago disse:
-Mi sembra che tu abbia ancora tutti pezzi al posto giusto, la discussione deve essere andata a buon fine! Dimmi Gandalf dove incontrerò i miei compagni d'avventura?-
Lo stregone dispiegò una mappa e indicò un punto:
-Questa è La Contea, il paese dove vivono gli Hobbit- allo sguardo confuso di Ethel si corresse – forse tu li conosci come Mezzuomini- il viso della donna si illuminò di comprensione:
-Allora esistono davvero!-
Lo stregone ridacchiò:
-Si si esistono, cerca la casa del signor Baggins, lui sarà lo scassinatore. Se parti domani mattina ci metterai circa due mesi a raggiungere la Contea.-
-E il signor Baggins lo sa che lo attende un'avventura?- chiese Ethel divertita. Gandalf le rivolse un sorriso furbo:
-No, ma sono certo che si ritroverà all'altezza del suo compito.-
La donna annuì pensierosa mentre il mago risaliva a cavallo:
-Ti aspetto per l'ora del thè! Non mancare!- e conclusa la frase si voltò galoppando via dalla valle

***

Quella sera la cena si svolse più silenziosamente del solito e una volta conclusa Ethel si mise a fare i bagagli. All'improvviso l'enorme mano di suo padre le si parò davanti, reggeva quello che sembrava un lungo bastone intagliato, il mutapelle glielo tese e spiegò:
-Questo è un bastone-spada, apparteneva al capo della mia tribù, la leggenda dice che sia stata Yavanna in persona a donarlo ai mutapelle, e che consenta di richiedere il suo aiuto e quello di Aule in casi di estremo bisogno- Beorn scrollò le spalle -quelle sono tutte sciocchezze a parer mio, ma è un ottima arma, provalo.-
Ethel prese il bastone esitante, era straordinariamente leggero e sembrava quasi un estensione del suo braccio, lo fece roteare e provò alcune mosse che suo padre le aveva insegnato. All'improvviso mise la mano su un intaglio un po' sporgente a forma di foglia, due lame spuntarono a ciascuna estremità del bastone: per la sorpresa la donna lo fece quasi cadere. Le lame erano lunghe circa due spanne e con un doppio filo, non mostravano alcun segno d'usura.
Ethel sentì le lacrime pungerle gli occhi:
-Grazie padre, è un dono meraviglioso.-
Beorn scosse la testa:
-Non hai ancora visto la parte migliore-
Afferrò il bastone al centro e torcendolo quello si divise a metà: ora il mutapelle aveva un lungo coltello per ogni mano. Ethel lo osservò sbalordita poi prese in mano i due coltelli: l'equilibrio era perfetto, era come se fossero stati fatti su misura per lei.
La donna riunì i due pezzi e premette nuovamente l'intaglio, le lame si ritrassero con un secco clac; in mano aveva di nuovo un semplice bastone.
Ethel si inchinò dicendo:
-E' un' arma meravigliosa, la custodirò con la massima cura, ti ringrazio.- poi si slanciò ad abbracciare Beorn, il mutapelle la strinse forte a sè.
-Padre ho paura.-
Beorn si scostò da lei e mettendole un dito sotto il mento le alzò il viso: gli occhi giallo-dorati di sua figli rilucevano nella penombra della stanza, vi lesse nervosismo e un pizzico di paura.
-Bene, se hai paura vuol dire che sei consapevole di quello a cui vai incontro, che sarai cauta, vuol dire anche che stai per infilarti per un sentiero difficile, ma sono quei sentieri quelli che ti portano a fare la cosa giusta. Fidati del tuo istinto, la lupa dentro di te sa cosa è in grado di affrontare, se la ascolti non finirai mai in una situazione senza via d'uscita.
Solo in caso tu senta un terrore cieco voltati e fuggi.-
Beorn vide il viso di Ethel farsi deciso, poi la donna lo abbracciò nuovamente:
-Ti renderò fiero di me padre!-
-Lo hai già fatto- mormorò lui senza che lei lo udisse.

 

***

All'alba del mattino seguente Ethel montò a cavallo di Artemis, Pan al suo fianco ansimava eccitato, la donna controllò un'ultima volta le sue bisacce e poi partì.
Non si voltò indietro e Beorn non uscì di casa per dirle addio.
Ethel sorrise, la sua avventura era iniziata






Note dell'autrice
Ed eccomi di nuovo qui! scusate l'assenza ma ho fatto una lunga vacanza con i miei e in più ho avuto un blocco terribile per quanto riguardava questo capitolo.... Che dire da qui in poi parte la vera e propria storia! Un paio di appunti:
-la trasformazione di ethel; non ci sono molte informazioni riguardo alla seconda forma dei mutapelle quindi io ho immaginato che l'animale in cui mutano fosse uno specchio del loro carattere.
Il lupo è il mio animale guida in un certo senso per questo l'ho inserito nella storia, è sospettoso e preferisce stare per i fatti suoi ma ha bisogno e si trova bene anche in un branco, inoltre è ferocemente protettivo con i suoi cuccioli e con chi "ama". Quindi vedremo tutti questi aspetti in Ethel in vari punti della storia.
- Il bastone-spada. A me le spade non piacciono non ci posso fare nulla e volevo dare un'arma meno tradizionale a Ethel, un qualcosa che la legasse proprio alle sue origini da Mutaforma e quindi è uscito fuori questo! sto provando a fare qualche disegno per farvi riuscire a visualizzarlo meglio, quindi non appena ne ho uno decente lo inserisco qui.
Se avete domande non esitate a chiedere!
ricordo sempre a tutti se avete voglia lascite una recensione, non avete idea di quanto entusiasmo e ispirazione mi fornite quando leggo quelle che mi mandate! 
Alla prossima!

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
I 13 Nani che avevano invaso la casa dello hobbit Bilbo Baggins erano tutti nuovamente riuniti nella sala da pranzo, totalmente ripulita dopo la cena.
Thorin seduto a capotavola si rivolse a Gandalf:
-Bene direi che possiamo iniziare, ci siamo tutti oramai- lo stregone però scosse la testa e con aria lievemente preoccupata disse:
-In realtà manca ancora una persona-
Bilbo seduto in un angolino gli lanciò un' occhiata torva e borbottò:
-E chi sarebbe quest'altra persona? Un altro Nano forse?- Gandalf lo guardò con aria enigmatica e rispose semplicemente:
-Oh, vedrai-
 
***
 
Era in ritardo! Il sole era ormai calato da un pezzo e Gandalf le aveva detto che l'avrebbero attesa per l'ora del thé.
Si era rivelato più complicato del previsto trovare quella dannata Contea e ora Ethel a cavallo di Artemis pregava solamente che i Nani non se ne fossero già andati.
Finalmente arrivò davanti a quella che doveva essere la casa dello Hobbit, il simbolo di Gandalf riluceva ancora sulla porta; smontò legando Artemis allo steccato e tallonata da Pan bussò. Udì un certo trambusto poi con un ciglio la porta si aprì: davanti a lei doveva esserci il signor Baggins, era un omino alto come un bambino, con però una faccia adulta e, a dire il vero, piuttosto corrucciata. Ethel si inchinò:
-Buonasera Mastro Baggins, Ethel al vostro servizio... Mi scuso per il ritardo- Pan intanto abbaiò festoso, tentando di leccare lo Hobbit, il quale però fece un salto indietro, probabilmente spaventato dalla mole del cane. Ethel rise e poi disse:
-Oh sì, questo è Pan, non vi preoccupate, non vi farà del male-
Poi guardando lo Hobbit che non accennava spostarsi dalla soglia, disse ancora:
-Allora mi fate entrare o dovrò seguire la riunione dalla porta? - Bilbo si spostò con un sussulto e mentre le faceva strada verso la sala da pranzo finalmente si decise a parlare:
-Perdonatemi mia signora, non mi sono ancora presentato il mio nome è Bilbo Baggins e voi...- esitò un istante – voi siete una Nana? -
Ethel scoppiò a ridere:
-Per Eru! Non credevo di essere così bassa e così pelosa da poter essere scambiata per una Nana!- lo hobbit arrossì e impacciato replicò:
-Non è per il vostro aspetto... è che insomma... ho degli ospiti molto bizzarri questa sera e...- il borbottio di Bilbo venne interrotto da una voce conosciuta:
-Ethel! Finalmente sei arrivata amica mia, cominciavo a preoccuparmi-
Gandalf la abbracciò facendole poi strada e presentandola ai tredici nani che, alla sua vista si erano completamente ammutoliti:
-Signori questa è Ethel figlia di Beorn, una valente guerriera e un prezioso membro per la nostra compagnia.  Ethel ti presento Balin, Dwalin, Ori, Dori, Nori, Bifur, Bofur, Bombur, Fili, Kili e Thorin Scudodiquercia, il capo di questa Compagnia.-
Ethel fece un piccolo inchino:
-Lieta di fare la vostra conoscenza signori.-
Uno dei nani, un tipo massiccio con il cranio rasato ricoperto di tatuaggi, borbottò a mezza voce:
-Una vera principessina. Quanto scommettete che scapperà al primo orco che ci troviamo davanti ragazzi?-
Una risata generale serpeggiò lungo il tavolo, ma morì all'istante quando Ethel posò gli occhi sul nano che aveva parlato:
-Il vostro nome, mio signore?-
-Dwalin-
-Signor Dwalin, considerato che non sapete nulla di me, vi consiglio di mordervi la lingua tre volte prima di ripetere quello che avete appena detto o potreste accidentalmente rimanere senza di essa. Non so se mi spiego.-
Dwalin si alzò immediatamente dal tavolo impugnando la sua ascia:
-Non accetto minacce o insulti da una donna incapace di difendere perfino se stessa!-
Ethel non fece una piega, ma qualcosa nei suoi occhi si indurì:
-Che strano, pensavo di essere io quella insultata, ma non mi dovrei stupire che con un cervello piccolo come il vostro fatichiate perfino a seguire una normale conversazione.-
Il nano si lanciò contro di lei con un urlo animalesco brandendo l'ascia, Ethel estrasse velocemente il bastone da dietro la schiena e fece scattare fuori le lame; Dwalin si ritrovò con la gola a pochi centimetri da una di esse.
-E con questo spero che non ci saranno future discussioni sulle mie abilità, signor Dwalin.- la donna ritrasse il bastone e fece un passo indietro.
Il nano si massaggiò la gola poi tornò a sedersi senza una parola.
-Bene- Ethel si accomodò accanto a Gandalf  -Qualcun altro ha qualcosa da dire?-
Una voce profonda si levò da capotavola:
-Una donna guerriera e uno hobbit scassinatore, hai strane amicizie stregone-
Ethel si voltò, Thorin Scudodiquercia la fissava, una scintilla di divertimento negli occhi azzurri. Un odore le arrivò improvvisamente al naso, metallo e cuoio, legno di pino e terra bagnata; Ethel si stropicciò il naso senza dire nulla, probabilmente quello era il normale odore dei nani.
-Uno scassinatore? Giorni celesti, io non sono uno scassinatore! Ho preso qualche fungo che non era esattamente mio da ragazzo, ma non sono un ladro.- Bilbo Baggins fissava la compagnia sconvolto.
Ci fu un momento di silenzio poi i nani cominciarono a gridare tutti insieme, chi accusava Gandalf di avergli fatto fare un viaggio a vuoto, chi diceva che bisognava dare una chance a Bilbo...
Ethel li osservava con un mezzo sorriso sulle labbra, assomigliavano ad un gruppo di cornacchie particolarmente chiassose; voltandosi verso Gandalf vide però che lo stregone non sembrava affatto divertito, anzi si stava facendo sempre più scuro in viso. Ethel cercò velocemente di pensare a qualcosa da dire per distrarre i nani ma, prima ancora che potesse aprire la bocca Gandalf si alzò in piedi: la sua ombra sembrò crescere rendendolo ancora più imponente e la sua voce ricordava il rombo dei tuoni:
-Basta! Se dico che Bilbo Baggins è uno scassinatore vuol dire che così è! Gli hobbit sono notoriamente molto silenziosi e il drago non conosce il loro odore, sarà perfetto.-
-Drago?!- squittì Bilbo atterrito.
Nessuno gli diede ascolto questa volta. Un nano con una folta barba bianca intervenne:
-Anche se abbiamo uno scassinatore non possiamo entrare nella Montagna, l'ingresso principale è sigillato.-
Il resto della Compagnia annuì borbottando, ma ancora una volta Gandalf si fece avanti, in una mano reggeva una mappa e nell'altra una vecchia chiave.
-Mio caro Balin, noi non passeremo dalla Porta Principale, queste rune indicano la presenza di un passaggio ai livelli inferiori, purtroppo non riesco a decifrare l'intero contenuto della mappa, dovremo trovare qualche esperto che ci aiuti, ma almeno ora abbiamo una speranza.-
Thorin fissò la chiave:
-Come sei venuto in possesso di questi oggetti?-
Lo stregone si voltò e a bassa voce disse:
-Me lo diede tuo padre prima della battaglia di Moria, per sicurezza.-
il capo della compagnia annuì, Ethel si voltò verso di lui, per un attimo le parve quasi di percepire l'odore della tristezza emanata dal nano. Fiutare le emozioni era una cosa normale per lei, ma di solito le accadeva solo quando era in forma animale e solo con il suo branco. La donna scosse la testa, l'odore era già passato, probabilmente si era trattato di immaginazione.
Qualcuno le aveva posato davanti il contratto, Ethel gli diede una rapida scorsa e firmò subito senza esitazione. Bilbo invece lo lesse con molta attenzione, lo hobbit sembrò molto soddisfatto della sezione relativa alla parte del tesoro che gli sarebbe spettata, un po' meno a proposito dell'elenco dei vari tipi di morte a cui sarebbe potuto andare incontro:
- E-e-eviscerazione? Incenerimento?!- balbettò pallido in volto.
Uno dei nani, Bofur Ethel credeva che si chiamasse, annuì con un largo sorriso:
-Ah sì, lui è capace di ridurti in braciolette in un secondo- Bilbo sbiancò ancora di più ma, Bofur continuò imperterrito -Immagina... lampo di luce... dolore cocente e poi puf... di te rimangono solo le ceneri!-
Lo Hobbit svenne. Ethel mormorò un'imprecazione e si chinò al suo fianco per controllare che non si fosse fatto male poi, voltandosi verso Bofur gli scoccò un'occhiata furibonda:
-Era davvero necessario?- chiese seccamente.
Il nano non rispose ma, ebbe almeno la decenza di mostrare una lieve traccia di vergogna.
Ethel non aggiunse altro e aiutata da Gandalf trasportò Bilbo fuori dalla stanza.
 
***
Quando Bilbo si svegliò, la prima cosa che notò, fu il muso di un enorme cane davanti al suo viso, la seconda cosa che notò, fu che la sua faccia era completamente ricoperta di una sostanza viscida e appiccicosa.
Il cane abbaiò e Bilbò squittì:
-Non mi mangiare per favore!-
Ci fu una risata e lo hobbit alzò lo sguardo, i suoi occhi misero a fuoco il viso divertito di Ethel; la donna fece un fischio e il cane trotterellò verso di lei accoccolandosi ai suoi piedi:
-Pan non vi farà niente, ve lo ho già detto... A meno che voi non siate un orco travestito da hobbit!- finse di pensarci per un attimo poi sorridendo continuò -Ma non penso sia questo il caso.-
Bilbo si ritrovò a sorridere sollevato, ma alla menzione degli orchi il sorriso gli scivolò via dalla faccia. Avrebbero incontrato degli orchi nel corso della missione?
Ethel dovette intuire il corso dei suoi pensieri perché gli mise una mano sulla spalla e disse:
-Coraggio Mastro scassinatore, non è detto che incontreremo degli orchi lungo la strada, magari sarà un'avventura facile facile!- la sua voce non suonava convinta nemmeno a lei stessa.
In quel momento Gandalf si fece avanti, Ethel si scostò e dopo aver fatto un ultimo sorriso allo hobbit uscì dalla stanza.
Il corridoio era buio, ma questo non impedì alla donna di scorgere la figura del capo della compagnia appoggiato contro il muro, in attesa. Non appena la scorse si raddrizzò, poi, senza una parola prese a girarle intorno, quasi volesse esaminarla. Ethel si irrigidì, dentro di lei l’istinto gridava che era pericoloso dare la schiena agli sconosciuti. Quando il nano ebbe finito la sua ispezione disse:
-Sapete combattere.- non era una domanda.
-Sì- disse Ethel con un mezzo sorriso, riusciva a sentire l’odore della curiosità che pervadeva il nano - mio padre mi ha addestrata fin da piccola-
-Da dove venite?- chiese ancora il re dei nani. Thorin non credeva che gli umani permettessero alle loro donne di lottare da sole, ma dopotutto, nonostante il lungo periodo passato a lavorare nei villaggi umani, non si era mai interessato davvero ai loro usi e costumi.
-Vivo con mio padre ai confini di Rohan-
-Ed è costume degli uomini di Rohan consentire alle donne di combattere?-
Qualcosa guizzò negli occhi della donna, un ricordo si fece strada all’improvviso:
 
-Non è appropriato che a una donna sia insegnato come combattere. Le donne sono delicate, deboli, fragili come fiori. Tu non sei una donna. Sei una strega!-
 
Ethel scosse la testa sforzandosi di tornare al presente. Con voce un po’ strozzata rispose:
-No, non è costume degli uomini… è più una tradizione della famiglia di mio padre.-
Il nano annuì poi disse ancora:
-Partiamo domani all’alba, con o senza il nostro scassinatore presente, fatevi trovare pronta per allora.-
Ethel annuì, poi d’impulso, disse:
-Bilbo ci sarà, non preoccupatevi.-
Thorin si voltò e replicò:
-Come lo sapete?-
Un largo sorriso si fece strada sul volto di Ethel:
-Ho un buon istinto per quanto riguarda questo tipo di cose.-
Il nano la fisso per un momento poi rispose seccamente:
-Il vostro istinto si sbaglia, ma anche se fosse come dite voi non farebbe differenza, quello hobbit non ha mai messo piede fuori di casa sua, di che utilità pensate che possa essere?-
-Magari vi salverà la vita. Magari salverà la mia. Magari farà un disastro dietro l’altro. In ogni caso farà la differenza. Anche la persona più piccola può cambiare il corso della storia non dimenticatelo mai. E in ogni caso…- la donna si era voltata dirigendosi verso l’ingresso, ma la sua voce si riverberò forte e chiara nel corridoio    - il mio istinto non sbaglia mai!-.
Non appena la porta di casa Baggins si chiuse dietro Ethel, Thorin, senza battere ciglio disse:
-Potete anche venire fuori adesso e smettere di origliare.-
Kili e Fili spuntarono da dietro l’angolo dove si erano evidentemente nascosti, entrambi con un sorriso malizioso in viso:
-Origliare… Che brutta parola zio, ti stavamo cercando e poi quando abbiamo visto che eri occupato abbiamo rispettosamente atteso… non volevamo disturbarti…- disse Fili.
Kili aggiunse:
-Bisogna ammettere però che abbiamo assistito ad una scena fuori dal comune, non è vero Fi? Lo zio che lascia l’ultima parola ad una donna! Credevo che succedesse solo con amad! Dici che dovremmo scriverle zio? Per dirle che hai finalmente trovato la tua futura moglie.-
Thorin mollò uno scappellotto a entrambi i suoi nipoti senza darsi nemmeno la pena di rispondergli. La donna era carina, diversa dalle dame naniche, massicce e muscolose; Il fisico era asciutto e allenato, con qualche curva e il viso gradevole.
La cosa però finiva lì, Thorin non aveva bisogno di distrazioni, doveva concentrarsi sull’impresa di riprendere Erebor. Quello era il suo unico obbiettivo al momento.
 
      ***
  
Thorin stava correndo. Riusciva a percepire i polmoni che bruciavano, i muscoli delle gambe che urlavano per lo sforzo… Eppure era ancora troppo lontano.
Un grido rauco uscì dalla sua bocca quando Azog decapitò Thror.
Thorin cadde in ginocchio. Accanto a lui il viso sfigurato di suo fratello Frerin sembrava accusarlo: gli occhi erano fissi e vuoti, ma il nano riusciva a percepire quello che volevano dirgli. Era tutta colpa sua. Era colpa di Thorin se Frerin, Thror, Thrain e Vili erano morti. Lui avrebbe dovuto proteggerli. Era debole. Debole. DEBOLE!
 
Thorin si svegliò di soprassalto. Si guardò intorno per un attimo cercando di riprendere fiato. I muri lievemente curvi e il letto ridicolmente piccolo lo fecero tornare alla realtà: era nella Contea, nella casa dello hobbit Bilbo Baggins.
Il nano si passò stancamente una mano sul viso. Era fradicio di sudore.
Rifiutandosi di pensare al sogno lanciò un’occhiata fuori dalla piccola finestra rotonda; la notte era ancora giovane, le stelle brillavano nitidamente e la luna piena splendeva nel cielo buio.
Un improvviso desiderio di uscire all’aria aperta colse Thorin. Il pensiero della dolce e profumata aria primaverile, che aveva percepito quando era entrato nel paese dei mezzuomini quella sera, lo convinse ad alzarsi in piedi.
Dopo essersi allacciato gli stivali e aver afferrato la sua pipa e un sacchetto di erba pipa, aprì lentamente la porta scrutando il corridoio buio. L’unico suono che poteva essere udito era il russare dei suoi compagni, grazie a Mahal nessuno di loro si era svegliato, altrimenti Thorin sarebbe stato tempestato di domande, sul suo sogno, sul perché voleva uscire… No il silenzio era decisamente meglio in quel momento.
Cercando di fare meno rumore possibile si diresse verso la porta d’ingresso, aprendola e richiudendola il più velocemente possibile.
Thorin si sedette panchina davanti a Casa Baggins, la pipa tra i denti pronta ad essere accesa.
-Incubi?-
Thorin lanciò un’imprecazione e afferrato un pugnale si voltò.
Gli occhi dorati di Ethel scintillavano nel buio della notte, imperturbati dal coltello che il nano reggeva. Un basso ringhio si levò dal fianco della donna e Thorin scorse quell’enorme cane che la seguiva sempre, i denti minacciosamente snudati.
Ethel mise una mano sulla testa del cane e gli mormorò qualche parola sottovoce, calmandolo all’istante, poi rivolgendosi verso il capo della compagnia disse:
- Metterei via il pugnale se fossi in voi… A meno che non vogliate perdere la mano.-
Thorin occhieggiò sospettosamente l’animale poi rinfoderò l’arma e si risedette sulla panchina.
-Che cosa ci fate qui fuori da sola ?- chiese il nano.
-C’ è la luna piena- rispose Ethel sorridendo, come se la cosa spiegasse tutto; poi perdendo il sorriso proseguì:
-Avete avuto un incubo.- questa volta si trattava di un’affermazione.
Thorin si voltò verso di lei, il volto studiatamente neutro:
-Che cosa ve lo fa pensare?-
La donna lo fissò a lungo, poi distogliendo lo sguardo, replicò con calma:
- Vi ho sentito.-
Il nano corrugò la fronte confuso, che cosa voleva dire?
-Siete entrata in camera mia?-
Ethel strabuzzò gli occhi poi accortasi del malinteso rise e disse:
-Oh Yavanna! No, no, niente del genere! Vi ho sentito da qui fuori.-
-Da qui fuori?!- questa volta fu Thorin a fissarla allibito.
-Ho un ottimo udito.- rispose la donna in tono neutro.
Il nano non rispose rimanendo semplicemente in silenzio, attendendo le domande che, sapeva lo avrebbero inondato di lì a poco.
Ma Ethel lo sorprese rimanendo quieta, gli occhi puntati sul cane che, in mezzo alle sue ginocchia, ansimava contento godendosi le carezze.
-Che cosa avete sentito ?- disse seccamente Thorin. Sapeva che avrebbe dovuto mantenere un tono più cortese, ma il pensiero che quella donna, che conosceva a malapena, lo avesse sorpreso in uno dei momenti in cui era più vulnerabile lo metteva a disagio.
Ethel si voltò nuovamente a osservarlo, ma nei suoi occhi non c’era traccia di pietà, solo comprensione e forse una vaga traccia di tristezza:
-Stavate singhiozzando e avete pronunciato un nome: Frerin.- poi in tono improvvisamente più gentile disse:
-Non avete niente di cui vergognarvi. Avere incubi non è segno di debolezza.-
-Che cosa ne volete sapere voi?- replicò sferzante il nano.
Gli occhi della donna si indurirono all’istante e con la mascella serrata e la voce piena di amarezza replicò:
-Mi piacerebbe non saperne niente. Mi piacerebbe non sapere che cosa si prova ad avere paura di andare a dormire. Mi piacerebbe non sapere quanto male può farti la gola dopo che hai passato tutta la notte a urlare. Mi piacerebbe tanto non sapere tutto questo…-
Thorin per una volta si ritrovò senza niente da dire. Un improvviso calore si fece strada nel petto del nano, la sensazione di essere compreso…
Il re dei nani non era l’unico ad essere ritornato da Azanulbizar con degli incubi, ma gli altri li avevano superati con il passare del tempo, e il dubbio si era insinuato in lui: forse i suoi sogni avevano ragione, forse era davvero un debole o forse la pazzia stava iniziando a mettere radici in lui.
 Le parole della donna avevano dato spazio per la prima volta alla speranza, speranza di non essere solo; e per quanto fosse un sentimento deprecabile, essere felice perché qualcun altro soffriva come lui era quasi disgustoso, Thorin non riusciva a fare a meno di sentirsi sollevato.
Sollevato e curioso, doveva ammetterlo; che cosa poteva essere successo a quella strana donna per garantirle degli incubi così terribili?
Nonostante la curiosità sapeva che non aveva nessun diritto di chiederle una cosa del genere… per il martello di Mahal si erano appena conosciuti!
Lo sguardo di Ethel era di nuovo su di lui, quasi avesse percepito i suoi pensieri, e Thorin si voltò cercando di mantenere un’espressione neutra. La mora doveva essere soddisfatta di quello che aveva letto nei suoi occhi perché, dopo aver preso un bel respiro, e tenendo gli occhi puntati su di lui cominciò a raccontare:
-Nei miei sogni è sempre tutto buio…L’unica luce è il fuoco… le fiamme sono sempre troppo vicine però… mi bruciano… la parte peggiore è che non posso muovermi… sono incatenata ad una parete… non posso muovermi…- la voce della donna era piatta e monocorde, ma negli occhi danzava una luce selvaggia che fece rabbrividire il capo della compagnia.
Era lo sguardo di una animale in trappola.
Il nano mise una mano sulla spalla di Ethel e, in quel momento, successero molte cose contemporaneamente: la donna si irrigidì e un basso sibilo d’avvertimento le sfuggì dalle labbra; Thorin non ci fece nemmeno caso, troppo concentrato sull’immagine che gli aveva appena invaso la mente e sul dolore che gli era esploso sulla spalla sinistra.
 
Vedeva Ethel… la donna era incatenata a una parete, tutto intorno a lei regnava l’oscurità più totale, ma il nano riusciva a scorgere le manette che le stringevano i polsi e il sangue che colava da sotto di esse… Una porta si aprì e la sagoma di un uomo avanzò nella stanza… Ethel sembrò rattrappirsi contro la parete… Thorin non riusciva a vedere la faccia della donna, ma percepiva la paura che la pervadeva, come fosse sua… L’uomo accese una candela e, a quel punto, Ethel iniziò a gemere:
-No… Ti prego… Ti prego lasciami andare…- l’uomo non le diede ascolto e si avvicinò reggendo la candela in mano, poi afferrando il braccio della donna, che aveva preso a dimenarsi selvaggiamente, disse:
-Tu ancora non lo sai, ma mi ringrazierai strega, il fuoco ti rederà pura!- avvicinò la candela al polso della donna e Thorin notò che l’intero avambraccio era coperto di bruciature… In quel momento Ethel iniziò a urlare.
 
-Thorin!- qualcuno lo stava chiamando, scuotendolo per il braccio. Il nano sbattè le palpebre mettendo a fuoco il viso di Ethel davanti a sé. La donna lo osservava preoccupata; senza volerlo il suo sguardo si poggiò sulle braccia della mora, le quali erano però coperte dalle lunghe maniche della tunica.
-Va tutto bene? Per un momento mi avete spaventata… avete chiuso gli occhi e non reagivate.-
Thorin scosse il capo e disse:
-Le mie scuse, devo essermi addormentato senza volerlo- ecco, quello era sicuramente quello che era successo, si era appisolato e influenzato delle parole della donna aveva avuto quello strano sogno. Scacciando quella vocina nella sua testa che diceva che non si era affatto addormentato, si alzò in piedi e commentò:
-Se me lo permettete, tornerei dentro a dormire, si è fatto tardi. -
Ethel annuì e sorridendo disse:
-Naturalmente, buonanotte.-
Il nano si avviò verso la porta, poi voltandosi vide che la donna era ancora seduta sulla panchina un leggero sorriso sul volto:
-Voi non venite dentro?- si sorprese a dire.
Ethel si voltò verso di lui il sorriso sparito dalla faccia:
-No grazie…- il tono era estremamente cauto - non mi trovo molto a mio agio a dormire nelle case di gente sconosciuta, preferisco riposare all’aria aperta-
L’immagine della donna incatenata nella stanza buia, balenò all’improvviso nella mente di Thorin. Annuì senza aggiungere una parola e entrò nello smial.
Solo quando ebbe richiuso la porta della sua camera si accorse del lieve bruciore che gli pervadeva ancora la spalla sinistra.
Si sfilò la tunica e alla luce della luna esaminò la scritta argentata tatuata sulla spalla: nulla si era modificato, se non si contava il bruciore costante. Thorin scrollò la testa, probabilmente addormentandosi in una posizione così scomoda, sulla panchina, il muscolo della spalla si era irrigidito.
Doveva essere così, perché l’altra possibilità era semplicemente impossibile: quella strana donna non poteva assolutamente essere ghivashel. 
 
 

Note dell'autrice
Sono vivaaaaa! e come vi avevo promesso da questo capitolo si parte con il botto! 
Giusto un paio di precisazioni:
1. Adoro dwalin. davvero mi piace moltissimo come personaggio, adoro la sua lealtà verso thorin e il resto della compagnia, ma non si può proprio dire che abbia un carattere accomodante... non odiatelo troppo vedrete che imparerà ad apprezzare ethel!
2. tutti i termini in khuzdul vengono da una meravigliosa pagina/blog tumblr inglese che si chiama The Dwarrow Scholar! questo tipo è davvero fantastico, partendo da quello che tolkien ha lasciato scritto di grammatica nanica ha costruito un gigantesco dizionario inglese/khuzdul che è favoloso! davvero gente se avete una buona conoscenza di inglese andate a leggervi cosa scrive, perchè oltre al dizionario ha scritto anche vari articoli sulla cultura nanica interessantissimi! Di alcuni termini fornirò subito la definizione qui in basso, in alcuni casi, come "ghivashel" ora, non posso ancora rivelarvi cosa significa perchè sarebbe un grosso spoiler!
3. nel prossimo capitolo saranno presenti alcune immagini che vi daranno un'idea di quale potrebbe essere la faccia di Ethel, i sui vestiti ecc. giusto per formarvi un'immagine mentale di come la penso io!

Ho finito tranquilli, solo un'ultima cosa: ringrazio tutti quelli che hanno recensito la mia storia, che l'hanno messa nelle preferite, seguite o ricordate. Ringrazio anche i lettori silenziosi che sono tantissimi! ragazzi però vi prego fatevi sentire, è davvero una cosa meravigliosa sentire tutti i vostri pareri, anche le cose che non vi piacciono, quindi non siate timidi e recensite!
Ovviamente chiunque avesse delle domande si senta libero di chiedere! Amad: madre, mamma
Al prossimo capitolo! 

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