Lost in time

di _fioredineve_
(/viewuser.php?uid=762397)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I - Ci hai mai pensato, Hermione? ***
Capitolo 3: *** II - Hogwarts, cara e triste Hogwarts ***
Capitolo 4: *** III - La giratempo ***
Capitolo 5: *** IV - Ritorno al passato ***
Capitolo 6: *** V - Hermione, cosa ci fai qui? ***
Capitolo 7: *** VI - Spiegazioni ***
Capitolo 8: *** VII - Il nostro segreto ***
Capitolo 9: *** VIII - Natale, passa veloce. ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX - Distillato della Morte Vivente ***
Capitolo 11: *** X - Tornerai, vero? ***
Capitolo 12: *** XI - La promessa fatta... ***
Capitolo 13: *** XII - Il giorno tanto temuto ***
Capitolo 14: *** XIII - L'allineamento temporale ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
Prologo.

Freddo.
L'unica cosa che percepiva in quel momento sulla sua pelle era il freddo totale.
Nonostante intorno a lei ci fossero centinaia di persone pronte a festeggiare, lei provava - ed avvertiva - solo il freddo; il totale freddo causato dal vuoto impossibile da colmare, da una perdita impossibile a cui rimediare.
Le lacrime solcavano il suo viso, ormai sporco di terra e sangue. L'odore di morte era ancora percepibile  nell'aria e ad ogni respiro sentiva la bile risalirle in gola, pronta ad uscire e farla sentire peggio. Tutta quella nausea la bruciava da dentro... od era il dolore a far ardere ogni suo singolo organo?
Non lo sapeva.
E c'era ancora quel freddo.
Hermione non riusciva a collegare ciò che stava accadendo intorno a lei in quel momento: avevano vinto, Harry e Neville ce l'avevano fatta, avevano battuto Voldemort.
Ma allora... cos'era quel dolore?
Quel freddo incessante da cosa era causato?
Si lasciò scivolare contro il muro, la schiena le doleva, così come la maggior parte delle ferite riportate su tutto il corpo.
Ma ciò che maggiormente provava era quel, straziante e maledettissimo, freddo.
Delle urla, la disperazione totale in esse, sapeva a chi appartenevano; si coprì le orecchie, chiuse gli occhi aspettando che quel dolore cessasse.
E non soltanto quello degli altri, ma anche il suo. Poco le importava di risultare egoista, lei voleva solamente mettere a tacere tutto e tutti.
Si guardò intorno: ogni piccola porta, ogni corridoio... tutto era distrutto, inesorabilmente distrutto.
Distrutto, come lei in quel momento.
Le lacrime continuavano, incessanti, erano bollenti e ardevano come fuoco sul suo viso gelido.
Gelido come lui.
Lui se ne era andato, ancor prima che lei riuscisse a parlargli.
Lui se ne era andato, lasciando la sua famiglia, lasciando il suo gemello solo.
Aveva lasciato lei, da sola.
Quel freddo che provava, sulla pelle, al cuore e all'anima, non era altro che la sua scomparsa.
La sua totale mancanza.
Quel freddo l'aveva causato lui ed Hermione non sapeva provi rimedio.
"Stupido Fred Weasley, perché ci hai lasciato? Perché mi hai lasciato?" sussurrò mentre i singhiozzi scuotevano e facevano tremare il suo corpo minuto, coperto da pochi vestiti logori e sporchi; parole che volarono via tra la polvere ed il vento.
Fred non le aveva dato neanche il tempo di dirgli ciò che provava, ciò che lei sentiva per lui.
Fred era la causa di tutto quel freddo e non l'avrebbe perdonato tanto facilmente.
Fred se ne era andato e lei non l'avrebbe più rivisto.


Salveeee!
Q
uesta volta mi sono imbarcata in una nuovissima Fremione, come sempre dagli inizi tristi.
Ci sto lavorando da mesi e al momento ho pronto solo i primi tre capitoli, vista l'estate imminente, le tante idee e il tanto tempo a disposizione ho deciso (finalmente) di pubblicarla.
Sper possa piacervi, a presto,

Vera.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I - Ci hai mai pensato, Hermione? ***


I - Ci hai mai pensato, Hermione? 1 - Ci hai mai pensato, Hermione?

"Hermione?" una voce, delicata e lontana, sembrava richiamarla da quel torpore in cui era finita.
Il nero totale l'avvolgeva come una coperta e per la prima volta dopo mesi era riuscita a riposare senza incubi.
"Hermione!" urlò ancora, questa volta più vicina, spaventadola e lei, ancora confusa dal sonno, si portò a sedere al centro del letto sconvolta. I capelli le ricadevano scompigliati sul viso, si portò una mano sul volto sfregandosi gli occhi e cercando di rimettere i capelli a posto.
Si guardò intorno cercando la provenienza di quella voce trovandola poco dopo, a pochi passi di sitanza dal letto in piedi sotto l'arco della porta in legno "Ben sveglia!" rispose Harry vedendola confusa.
 "H-harry?!" domandò sconvolta ritrovandoselo lì, in quella casa ormai abbandonata. Da quando Hermione aveva cancellato la memoria ai suoi genitori quella casa era stata lasciata vuota, priva di foto e alcuni mobili; solo la sua stanza era rimasta esattamente come l'aveva lasciata: l'armadio, il letto, la scrivania ed i suoi libri erano ancora lì. Con un incanto era riuscita a tenere tutta quella roba, sigillando la camera in modo da renderla invisibile agli occhi di tutti, tranne che ai suoi.
Ma com'era possibile sigillare una stanza colma di ricordi e non un cuore colmo di dolore?
A volte Hermione non riusciva a comprendere come la magia potesse essere così forte, fatale, ma sui problemi legati ai sentimenti non potesse fare un bel niente.
"Sono venuto a trovarti, non ti vedevo da settimane" rispose il ragazzo sedendosi ai piedi del letto, il suo tono era cupo e preoccupato... se lo aspettava da parte sua.
"Scusami" bonfocchiò solamente in risposta la strega, scendendo dal letto e camminando per la stanza a piedi nudi: la moquette era così soffice e rilassante a contatto con i piedi.
"Ti va un po' di caffè?" chiese lei sorridendo, cercando di mascherare quella strana morsa di tristezza che improvvisamente l'aveva assalita.
Sapeva da cosa era causata: lei ed il Prescelto non si vedevano dal giorno dei funerali, dove si era presentata per poi fuggire via pochi minuti prima della cerimonia; il suo cuore non aveva retto a tutto ciò, non aveva retto nel vedere la famiglia Weasley distrutta, di un George dagli occhi privi di vita, di una Ginny Weasley debole come un fiore in balia della tempesta.
Non voleva vedere persone più forti di lei crollare dinanzi ai suoi occhi.
Non voleva dare il suo ultimo saluto a quel Fred Weasley, silenzioso, freddo ed immobile.
Non voleva dare il suo saluto a due personaggi come Remus Lupin e Ninfadora Tonks e vedere il piccolo Teddy dimenarsi alla ricerca dei due.
Non voleva... e non l'aveva fatto.
"Sì" rispose il ragazzo alla sua domanda, ridestandola dai suoi pensieri "Ma preferisco andarlo a prendere in un bar babbano, i tuoi non mi sono mai piaciuti" sbuffò divertito il ragazzo alzandosi e andandole a scompigliare i capelli, le sorrise prima di scendere al piano di sotto.
Con lentezza e tranquillità si preparò, quella giornata totalmente estiva e quel sole scottavano come fuoco vivo sulla sua pelle pallida.

"Tornerai a scuola?" chiese il mago, ordinando per entrambi un caffè freddo - non aveva il coraggio di bere qualcosa di bollente in una giornata così calda.
Hermione si limitò ad annuire portandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio "Sì, voglio conseguire i M.A.G.O e continuare ad essere un adolescente qualsiasi" proferì portandosi la tazza alle labbra, quel liquido riuscì a far cessare quel calore interno che provava.
"Tu, invece?"
"Ron ed io abbiamo avuto l'offerta di poter conseguire direttamente gli studi per Auror, a settembre con la riapertura del Ministero ci saranno anche i corsi" al nome di Ron la strega sentì il sangue gelarsi nelle vene, voleva sapere di lui, della sua famiglia, ma la paura la paralizzava.
"Stanno male, tutti, come stai male anche tu" disse Harry, gelandola sul posto come se fosse stata colpita dall'incanto Glacius.
"Harry..." iniziò lei, ma venne interrotta dal migliore amico "Lo so, Hermione. So che provavi qualcosa per Fred, so che non vieni alla Tana per paura di vedere i Weasley soffrire. So tutto. Ma non puoi stare sempre da sola. La signora Weasley è preoccupata anche per te, non fa che chiedermi di te" la salivazione della ragazza si azzerrò, lasciandola con la gola secca e la bocca asciutta. Neanche quel caffè freddo riusciva a ripristinarla.
Il Prescelto afferrò la sua mano, stringendola dolcemente e sorridendole "Torna, appena te la senti. Ti attendono tutti, anche quell'idiota di Percy" entrambi risero, poi Harry chiamò la cameriera e pagò il conto per entrambi.
Una volta di nuovo sola, Hermione si lasciò scivolare con la schiena contro la porta della cucina, nel silenzio e vuoto totale.
Cosa doveva fare?
Cos'era giusto?
Tornare in quella casa per lei equivaleva a mettere una pietra su ciò che aveva provato - e continuava  a provare - per quel ragazzo, le sembrava quasi come dimenticare lui e proseguire la sua vita come se niente fosse mai successo.
Stanca si trascinò di nuovo sul suo lento, lasciandosi cadere e chiudendo gli occhi.
Le lacrime avevano preso nuovamente a sgorgare dai suoi occhi, veloci e cattive, proprio come il primo giorno.
Lentamente sentì i sensi allontanarsi fino a crollare nel buio totale.

"Ci ha mai pensato, signorina Granger?" la ragazza si guardò intorno: la biblioteca era silenziosa come sempre, ma pululava di ragazzi alle prese con lo studio. Il suo tavolo era distante dalla porta d'entrata e da lì poteva ammirare l'ernome parco di Hogwarts.
"Allora... ci ha mai pensato, Granger? Avanti, mi risponda!" sussultò, trovandosi davanti Albus Silente, nella sua veste sgargiante e gli occhialini a mezzaluna. Aveva il viso sorridente e completamente rilassato.
"S-scusi?" chiese sconvolta, perché era ad Hogwarts?
E cosa ci faceva lì Silente, in carne ed ossa?
"Ha mai pensato a quella giratempo?" chiese accomodandosi di fronte a lei, sorprendendola con quelle parole "Ma... l'ha detto anche lei: cose spiacevoli accadono ai maghi che si intromettono col tempo"
Il preside di Hogwarts sorrise a quelle parole "Ma non se è lei, signorina" di nuovo quel tono allegro e formale "Se la giratempo è nelle sue mani, nessun mago e tempo rischia di sparire ed implodere" continuò poggiando qualcosa di scintillante sul lungo bancone in legno scuro: era una giratempo, la stessa da lei usata durante il terzo anno.
"Lei sa cosa è giusto, signorina Granger, troppe persone hanno perso la vita quel giorno, ma una in particolare non doveva lasciare questo posto, tanto giovane e tanto brillante" disse sorridendo comprensivo prima di sparire del tutto in una nuovola di fumo color celeste.
Si svegliò, correndo verso la scrivania, lanciando e svuotando tutti i cassetti alla ricerca di ciò che tanto cercava.
Niente, niente di niente.
Aprì l'armadio, lanciando i vestiti sul letto e svuotando le varie scatole al suo interno.
Poi un ricordo, non molto lontano: lei al Ministero, la stanza dove erano custodite tutte le giratempo, un'esplosione e tutto fu distrutto.
Ma la sua?
Quella che usò durante il suo terzo anno, che fine aveva fatto?
Poi un lampo di genio: Hogwarts.
Doveva tornare ad Hogwarts.
Perché non ci hai mai pensato, Hermione?
Lei aveva la possibilità di rimettere in ordine ciò che era andato in pezzi, era in grado di poter far correre nuovamente il destino di una persona ormai andata.
Lei poteva e non ci aveva mai pensato prima.
Perché non ci hai mai pensato, Hermione?

Ed eccoci qui con il primo ncqapitolo vero e proprio!
M
i dispiace nel caso troviate errori, ma nonostante l'abbia riletta quattro volte questi mi sfuggono sempre.
So che nella saga tutte le giratempo vanno perse, ma è pur sempre una fanfiction, no?
Può accadere di tutto.
Spero vi sia piaciuto e che continuiate a seguirla, tra non molto (massimo altri due capitoli) entreremo nel vivo della storia.
Ci vediamo la settimana prossima.

Vera.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** II - Hogwarts, cara e triste Hogwarts ***


II - Hogwarts, cara e triste Hogwarts
II - Hogwarts, cara e triste Hogwarts.

I lavori per rimettere in sesto il vecchio castello erano partiti una settimana dopo i funerali, molti della comunità magica si erano uniti alla ricostruzione del castello e già gran parte era tornata alle origini.
Ma non lei: cercava in tutto e del tutto di evitare di tornare in quel posto.

Hermione camminava lenta e silenziosa tra i corridoi crollati e freddi del castello: nonostante fosse estate inoltrata avvertiva l'aria gelida frustarle il corpo ed il viso. Si avvolse maggiormente nella felpa leggera, deglutendo a fatica ad ogni passo.
Sapeva che quel freddo non era causato solo dalla brezza fresca serale, sapeva che era causato a causa dei ricordi legati a quel luogo.
Nonostante la maggior parte dei suoi ricordi fossero positivi, allegri e simpatici - per certi versi -, quelli di quel 2 maggio prevalevano su tutto, annebbiando qualsiasi cosa positiva.
Raggiunse l'ormai ex ufficio di Albus Silente, ex Preside di Hogwarts scomparso durante il suo sesto anno lì tra i maghi di Hogwarts; risalì la scala a chiocciola in pietra ormai priva di ogni sorta di incanto e parole d'ordine, per questo motivo fu abbastanza semplice infilarsi all'interno dell'ufficio senaza essere udita nè vista.
Neanche i fantasmi del castello bazzicavano in giro come qualche anno prima, quella guerra aveva scosso tutti nel profondo, che fossero vivi o morti.
"Da dove inizio?" domandò a se stessa guardandosi intorno: l'ufficio era in completo ordine, fatta eccezione per alcuni quadri ancora poggiati sul pavimento e alcuni libri fuori dall'enorme libreria posta alle spalle della cattedra.
Aprì i cassetti, cercando con attenzione, per poi passare agli altri scompartimenti e mensole.
"Dove nasconderei una cosa così preziosa se fossi Silente?" continuò a parlare da sola, dando voce ad ogni suo pensiero, facendo in quel modo riusciva a concentrarsi meglio e a focalizzarsi sulle cose importanti. Un po' come quando durante il primo anno dovette salvare Ron dal Tranello del Diavolo, sorrise a quel ricordo per poi tornare a guardarsi intorno, andando verso la libreria.
C'erano libri di tutti i tipi: dalle erbe magiche e curative, alle pozioni più complicate che avesse mai letto.
Rimase per un po' a sfogliarli e ad accarezzare le copertine completamente intatte, nonostante la quantità di anni da loro vissuti sembravano come nuovi, neanche l'ombra di un alone ingiallito, neanche una pagina piegata.
Ecco cosa poteva fare la magia: rendere indistruttibili ed impermeabili quei libri, renderli tramandabili per anni ed anni fino ad accumulare secoli alle proprie spalle, tutto ciò mantenendo sempre il loro aspetto originale.
Rimise anche quel libro al suo posto, sconsolata dal non aver ancora avuto un'idea per trovarla.
"Accio Giratempo!" proferì con voce ferma, pur sapendo che l'incanto non avrebbe funzionato per niente: Silente l'aveva nascosta proprio per bene.
Stanca si lasciò cadere sull'enorme poltrona portandosi le gambe al petto e stringendole tra le braccia. Le veniva voglia di urlare, di stracciare e scaraventare via tutto ciò che trovava sotto mano; ma rimase ferma a guardare quella libreria tanto bella quanto piena di libri.
Dove poteva essere?
E poi... era davvero Silente quello del sogno?
Poteva essere, appunto, solo un modo per compensare e mettere a tacere quel dolore almeno per un po', ed il fatto che solo in quel momento dopo ore ed ore di ricerca gli fosse venuto in mente un pensiero simile l'aveva folgorata.
Silente le aveva raccomandato più volte di non impicciarsi negli affari del tempo, nè di tornare nel passato per cambiare alcuni avvenimenti... ma quella volta per Sirius avevano avuto il permesso Harry e lei.
Avevano avuto il consenso di cambiare il passato e di conseguenza il futuro del padrino e di Harry.
Strinse la bacchetta tra le mani per poi chiudere gli occhi, trattenendo a stento le lacrime dovute alla rabbia; mai in vita sua aveva pianto così tanto come in quell'ultimo anno.

"Signorina Granger?!" quella voce la spaventò, l'ambiente che la circondava era diverso, quando era andata in biblioteca?
Alcuni libri giacevano sul tavolo a cui era seduta, affiancati da una boccetta d'inchiostro, una piuma candida e una pergamena ingiallita. L'enorme stanza era completamente vuota, tranne per la prensenza di lei e di un'altra persona, la stessa che aveva pronunciato il suo cognome.
Si guardò, indossava gli abiti della divisa scolastica e sul cardigan grigio aveva la spilla da Prefetto.
"Cosa significa? Sto sognando di nuovo?" quasi lo urlò disperata, lei non voleva sognare.
"Diciamo che possiamo definirlo come un sogno, sì, signorina Granger" proferì la voce rivelandosi: Albus Silente era di nuovo lì, davanti a lei, nella sua tenuta sgargiante, il cappello a punta, la folta barba argentea e gli occhi chiari coperti dagli occhiali a mezza luna.
"Cosa ci fa lei qui?"
"Per aiutarla, ovviamente" il tono allegro quasi le fecero dubitare di essere in un sogno.
"In cosa? Non capisco..."
"Stia tranquilla e si sieda, le spiegherò tutto" entrambi si accomodarono su quelle sedie in legno del tutto scomode e spigolose.
"Come le ho detto, quel 2 maggio troppe vite sono andate perdute. Tra quelle vite ve ne è una in particolare, quella del signor Weasley" Hermione deglutì a quelle parole "La sua vita è stata stroncata per sbaglio troppo in fretta e lei, signorina Granger, ha un ruolo fondamentale... per questo sono qui, da lei"
"E' solo la mia immaginazione, vero? Il dolore mi sta facendo impazzire ed ora ho le allucinazioni" entrambi alle parole della ragazza risero amaramente.
"Può credere quel che vuole, giovane Granger, ma se tutto ciò fosse reale cosa farebbe?" le chiese veloce e sicuro l'uomo dinanzi a lei, lo guardò per un tempo non definito fino a sorridere "Farei tutto ciò che è in mio possesso" rispose, incupendosi subito dopo "Ma c'è un problema: tutte le giratempo sono andate perdute durante la lotta al Ministero" proseguì abbassando il volto sconfortata: ricordava ancora quella lotta cruenta per salvare Sirius e la profezia.
"E' ciò che il Ministero vuole far credere: una sola giratempo è ancora integra, ed è qui, al castello" gli occhi di Hermione parvero illuminarsi a  quelle parole.
"Non ci credo" sussurrò portandosi contenta le mani alle labbra tremanti "Vada, signorina, e ripristini quell'unica vita a cui il destino è stato cambiato per sbaglio" l'uomo si alzò nuovamente, compiendo un piccolo inchino; ma prima di potersene andare venne fermato nuovamente dal richiamo della ragazza "Perché proprio io?"
"Perché lei è l'unica che può riuscirci" e di nuovo quel fumo celeste che lo portò via con sé.

Un flebile raggio le colpì le palpebre pesanti, la testa le doleva così come alcune articolazioni del corpo. Cercò di mettersi in una posizione comoda per potersi sgranchire gambe e braccia e si guardò intorno: si era addormentata nell'ufficio del Preside.
Si alzò uscendo e guardandosi intorno, non voleva incontrare nessuno e tanto meno voleva essere vista da qualcuno.
Nessuno doveva sapere che Hermione Granger, la so-tutto-io più petulante degli ultimi dieci anni, era presente al castello.
Sperava con tutta se stessa che la biblioteca fosse vuota, così da potersi infilare all'interno e fare le sue ricerche senza essere vista e senza essere interrotta.
Velocemente percorse il lungo percorso, alzando di tanto in tanto qualche colonna crollata per aprire il passaggio. Una volta davanti alla biblioteca si guardò intorno furtiva, prese un respiro profondo ed entrò: le parole di Silente le rimbombavano ancora nella testa e l'unico modo per metterle a tacere era provare che tutto ciò fosse vero o meno.
Si avviò al suo solito posto, quello a cui preferiva sedersi durante i suoi pomeriggi passati tra i libri e l'odore d'inchiostro. La polvere ricopriva l'intero banco di legno scuro e quasi le venne nostalgia e malinconia nel vederlo ridotto in quello stato. Guardò le copertine di tutti i libri presenti in quel settore ed uno di loro attirò la sua attenzione in modo particolare. Non ricordava un libro di quelle dimensioni e colore.
La copertina dorata e intagliata con alcuni ghirigori eleganti che s'intrecciavano tra loro, le pagine sottili ed argentate erano un netto contrasto con la copertina scintillante. Lo sfogliò con delicatezza, con timore di strappare o rovinare qualcosa di così tremendamente delicato e prezioso.
Spalancò gli occhi incredula quando, dopo essersi appoggiata contro la libreria questa si spostò producendo un gran baccano. Si girò notando alcune scale, erano sempre state nascoste sotto la libreria?
Chiuse il libro portandoselo al petto, stringendolo tra le braccia timorosa, e una volta guardatasi nuovamente alle spalle e constatando l'assenza di persone, scese lentamente le scale.
La libreria tornò al suo posto facendola finire nel buio totale "Lumos" sussurrò illuminando il piccolo ambiente; continuò a scendere la gradinata di marmo, i suoi passi rimbombavano ed ogni suo respiro creava una piccola nuvola di condensa dinanzi al suo volto.
Una volta conclusa la discesa sulle scale si ritrovò davanti una piccola saletta: alcune ragnatele scendevano dal soffitto, coperte da polvere ed insetti.
Al centro su un piccolo piedistallo completamente in pietra vi era un cofanetto, completamente in legno ed intarsiato con i ghirigori simili a quelli presenti sul libro.
Si avvicinò sfiorando il cofanetto: era completamente coperto di polvere e l'aria puzzava di vecchio e muffa.
"Alohomora" sussurrò su di esso, battendo la bacchetta contro il legno, ma il cofanetto non si aprì. Sbuffò stressata, come poteva fare?
Evocò una fiammella celeste, quelle che era solita usare al terzo anno e che si portava dietro chiuse in un barattolo: la stanza diventò più calda - solo in quel momento si era resa conto dei brividi di freddo - e luminosa.
Strinse maggiormente il libro al petto e sobbalzò: e se la chiave fosse nel libro?
Afferrò il confanetto ed il libro, richiamò la fiammella celeste e tornò su per le scale, con un colpo di bacchetta spostò la libreria e uscì respirando nuovamente aria pulita e priva di muffa.
Con passo veloce uscì dal castello, si girò un'ultima volta prima di smaterializzarsi: Hogwarts era così triste da guardare.
Col cuore in gola strinse maggiormente il libro tra le braccia, a casa avrebbe pensato a come aprire quel confanetto e cosa fare.

Salveeee!
S
o che la settimana scorsa non ho pubblicato niente, ma è stato un weekend pieno di impegni, motivo per cui pubblico quest'oggi e non domani.
Spero che la storia stia continuando a piacervi e che non stia cadendo nel banale.
Dal prossimo capitolo le cose si faranno più movimentate e forse - ma proprio forse - Hermione riuscirà a tornare nel passato.
Grazie a chi mi recensisce e a chi mi segue, anche se in silenzio.

Alla settimana prossim,

Vera.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** III - La giratempo ***


III - La giratempo
III - La giratempo.

Erano ore che se ne stava sul letto a gambe incrociate, il libro aperto accanto a sé ed il cofanetto tra le mani.
Lo girava e rigirava cercando un lucchetto, una fessura da cui aprirlo, ma niente sembrava neanche lontanamente apparire come una serratura.
Sbuffando si lasciò cadere con la schiena sul letto, il confanetto poggiato accanto al suo viso. Afferrò il libro accarezzando timidamente la copertina, si girò mettendosi a pancia sotto e poggiando il libro sul cuscino, prese un respiro profondo e lo aprì: le pagine erano esattamente come poche ore prima, completamente sottili e fragili.
Con delicatezza iniziò a girare le pagine, approfondendo la sua lettura; da qualche parte doveva esserci la chiave per aprire quel cofanetto, doveva solo cercarla con cura.
Leggeva, trovando di tanto in tanto parole in latino a lei sconosciute, decise di segnarle su di un foglio sperando di poterci ricavare qualcosa, di poter risolvere ciò che aveva davanti.
Non si era mai tirata indietro, per niente, anche quando ciò significava rischiare la propria vita... in questo caso valeva la pena rischiarla per riportare lui indietro.
Dei colpi alla porta la spaventarono facendola sobbalzare: chi poteva mai andare a bussare alla porta di una casa dall'apparenza abbandonata?
Silenziosamente scese le scale, sperando tanto che il terzo gradino non emettesse nessun cigolio, strinse la bacchetta nella mano destra avvicinandosi alla porta e cercando di spiare dalla piccola fessura dello spioncino alzandosi di poco sulle punte.
Una chioma rossa e lunga la fecero tremare appena, accanto a lei c'era lui, Harry.
"Hermione, so che sei qui dentro, apri" sospirò frustrato il giovane battendo - con violenza questa volta - contro la porta "Non costringermi ad usare la magia" proferì poi ed Hermione spalancò la porta.
"Cosa... cosa ci fate qui?" chiese sorpresa mentre Ginny la guardava con quei suoi occhi nocciola, scrutandola fin dentro all'anima.
Harry andò a sedersi sul divano, come se quella fosse casa sua, ma a lei non diede fastidio.
"Posso?" chiese Ginny, la voce priva di qualsiasi emozione.
"Sì"
"Hermione senti..." iniziò Harry sistemandosi gli occhiali sul naso 
"... ti hanno visto ad Hogwarts, ieri, posso sapere cosa ci facevi?"
"Io... sono andata a vedere come procedevano le riparazioni" deglutì a fatica andando verso la cucina con la scusa di preparare un the, sentiva la necessità di nascondersi da lui, ma soprattutto da Ginny: con quale coraggio avrebbe potuto dirle che stava cercando la giratempo?
Con quale coraggio avrebbe potuto dirle di voler riportare il fratello lì, con loro?
Con quale coraggio avrebbe potuto farla soffrire ancora, nonostante tutto il dolore che ancora esplodeva nei suoi occhi e nel suo cuore?
Riempì la teiera di acqua calda, doveva trovare una scusa più credibile, assolutamente.
"Non sei mai stata brava a mentire" la voce di Harry alle sue spalle la fece sobbalzare facendole rovesciare la teiera sui fornelli spenti, con un colpo di bacchetta ripulì il tutto.
"Cosa?" chiese lei cercando di apparire il più sicura, ma sapeva che il suo migliore amico aveva ragione: lei non sapeva mentire così spudoratamente come lui.
"Non vuoi parlarne davanti a Ginny, e mi sta bene, ma almeno io non merito una spiegazione?"
"Io..."
"Hermione, c'entra Fred?" la voce del ragazzo si affievolì ed Hermione si ritrovò ad annuire, sull'orlo delle lacrime: era pronta, era pronta a ricevere per l'ennesima volta uno schiaffo morale, era pronta a sentirsi chiamare 'stupida', era pronta a tutto.
Ma era anche pronta a continuare ciò che aveva in mente, non avrebbe mollato per niente al mondo.
"Cos'hai in mente?" il tono calmo che stava mantenendo la rilassava, Hermione accese il fuoco del fornello poggiandogli poi la teiera sopra "So dov'è la giratempo che usai al terzo anno, l'ho trovata"
"Hermione sai cosa disse Silente..."
"... nessun mago si deve intromettere nel tempo, ma Harry, io l'ho sognato, lui mi ha detto dove trovarla. Proprio come è successo a te, lui è venuto da me" il ragazzo non rispose, annuendo solamente, la porta della cucina si aprì lasciando spazio alla figura atletica della piccola di casa Weasley.
"Cosa farfugliate?"
"Niente di che, ricordi scolastici" la ragazza guardò sospettosa Harry, Ginny aveva quasta assurda capacità di capire al volo cosa passasse nella testa del giovane Prescelto cosa che Hermione aveva impiegato anni per acquisire.
Era questo ciò che significava avere anime affini?
La teiera emise il suo fischio e velocemente Hermione lasciò scivolare il liquido trasparente nelle tre tazze che si tinsero d'ambra.

"Grazie per la visita" esclamò cercando di apparire allegra Hermione, sorridendo sia alla ragazza che al suo accompagnatore.
"Hermione" lo sguardo di Ginny la inchiodò, quasi come fosse stata pietrificata sul posto "Torna a casa, tutti ti attendono, so cosa provavi per Fred..."
"Harry l'hai detto anche a lei!"
"In realtà l'ha detto lei a me, io non ci sarei mai arrivato" Ginny emise un risolino, il primo di quella giornata passata con lei "So cosa provavi per lui, e so quanto sia importante per te la nostra famiglia, soprattutto ora che i tuoi sono lontani da qui. Quindi... torna, ti prego" sembrò quasi una supplica quella di Ginny, ma il cuore di Hermione fu grato per quelle parole. Sarebbe tornata, presto, se tutto fosse andato secondo i suoi piani.
Entrambe si sorrisero, per poi abbraciarsi, quanto le era mancata quella sensazione di dolcezza che solo lei sapeva darle.
"Tornerò presto, promesso" e con quelle parole si smaterializzarono lasciandola da sola sotto alla veranda di casa Granger, doveva tornare a quel
libro, subito.

Si rigirava la matita tra le mani, cercando di collegare le varie parole e traducendole come poteva. Quella frase avrebbe potuto essere la chiave per aprire quel confanetto e far tornare molte cose al posto giusto.
Per far tornare il suo cuore al posto giusto.
La sua anima al posto giusto.
Sospirò rumorosamente, passandosi una mano sul viso, cercando di rilassare i nervi e la mente. Era tesa quanto una corda di violino.
La sera era ormai calata, a farle compagnia c'era un piatto vuoto, il suono del vento serale che faceva svolazzare la tenda bianca e la luce della lampada accanto al suo letto.
Continuò ad osservare quelle parole, una per una, assemblando frasi e scollegandole.
"No... così non va..." continuò per ore, fino a quando in lontananza non vide l'alba e le stelle mischiarsi in essa.
Tornò con lo sguardo sul foglio e sorrise pronunciando quella frase. Uno schiocco, il cofanetto accanto a lei si aprì mostrandole la giratempo.
"Ti riporterò indietro, Fred"

"Apriti scrigno e riporta qui la mia stella"


Eccoci qua!
E
d ecco la famosa giratempo, la frase purtroppo non l'ho inserita in latino per diversi motivi: ho studiato latino solo per un anno, fare una ricerca mi prendeva troppo tempo (ed io ne avevo poco a disposizione) quindi ho deciso di inserirla alla fine in italiano lol
Non c'è molto da dire: speravo uscisse un po' più sentimentale, ma mi sa che accadrà nel prossimo (o forse mai).
Ma comunque spero possa piacervi, la storia potrebbe durare tipo 11-12 capitoli (almeno questo è ciò che ho in mente).
Grazie a chi continua a seguirmi, a chi mi recensisce a chi continua a leggermi.

Come sempre: se trovate errori o quant'altro fatemelo presente.

Vera.


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** IV - Ritorno al passato ***


ritorno al passato iv
IV - Ritorno al passato

Era ferma lì da venti minuti buoni, sostava poco lontano dalla piccola veranda di casa Weasley, aveva imparato a memoria ogni insenatura degli scalini e della porta tante erano le volte che si era fermata a scrutarle.
Era ferma lì, borsa in spalla e la giratempo al collo, nascosta sotto alla camicetta beige a mezze maniche.
Sospirò stringendo la mano intorno alla stringa della borsa: ora o mai più. Ad ogni passo il cuore batteva, incessate, rompendole le costole e lacerandole l'anima. Aveva deciso, sarebbe tornata indietro nel tempo, ma la paura di crollare una volta entrata in quella casa era tanta. Mancava da quel giorno, dal matrimonio di Bill e Fleur, dalla penultima volta che l'aveva visto in vita, dall'ultima volta che aveva avuto la possibilità di poter ballare con lui. Rise, dolcemente, a quel ricordo: lui che rideva apertamente in modo liberatorio, lei imbarazzata sotto lo sguardo confuso degli invitati.
Stava vivendo tranquilla, allegra, almeno in quel momento prima che il crollo del ministero rompesse quell'attimo di vita e le portasse via anche quell'ultimo istante di felicità.
Bussò alla porta e il viso stanco e sorpreso di un Ron Weasley fece capolino "Ciao Ron" sussurrò abbozzando un sorriso "He-Hermione, che ci fai qui?"
"Posso?" il ragazzo annuì lasciandola entrare, una marea di ricordi si fecero spazio davanti agli occhi di lei, facendola sorridere apertamente: alla fine, lo sapeva, quella casa le era mancata come non mai.
"Avevo paura nel ritornare qui..." iniziò in un sussurro, ma Ron sembrò capirlo bene: la cucina era vuota e silenziosa, i passi sul retro dove si trovavano le galline attirarono la sua attenzione "... avevo paura nel vedere tutto così... triste" continuò prendendo un bel respiro lasciando cadere le braccia lungo il busto, liberando le mani dal continuo stringersi e torturarsi.
"Ron prendi le padelle e..." la frase venne interrotta non appena lo sguardo di Molly Weasley si posò su di lei, con estrema delicatezza poggiò il cestino con le uova fresche sul mobiletto d'entrata.
Hermione le sorrise, un po' a disagio, mentre la donna le si avvicinava: gli occhi lucidi e il tremare delle mani tradivano il suo aspetto serio.
"Oh, Hermione" sussurrò una volta di fronte a lei prendendole il viso tra le mani e facendo scivolare qualche lacrima sulle sue gote paffute e rosee "Che bello riaverti qui, Hermione. Ma stai mangiando a dovere? Ti vedo parecchio sciupata, oh io lo avevo detto ad Arthur che dovevamo venire a da te e..."
"Mamma, lasciala respirare, una domanda alla volta" proferì ridendo Ginny, scendendo dal piano superiore "E' appena tornata, che ne dici di sederti e fare colazione con noi?" Hermione annuì, sorridendo, accomodandosi alla lunga tavola imbandita per la colazione.
"Bentornata a casa, Hermione" sussurrò Harry passandole accanto e lasciandole una carezza sulla testa "Sì, sono a casa"

"Oh che mangiata, mi sento pieno come un uovo"  avevano appena concluso la colazione, Arthur era appena rientrato dal turno notturno portando con se il Profeta e leggendo qualche riga ad alta voce per rendere partecipi i figli. Percy, diversamente da quanto ricordava, sembrava essere più partecipe a ciò che la famiglia diceva, cercando di inserirsi in quasi tutti i discorsi. Ginny aiutava molto la madre, facendo qualche battutina di tanto in tanto e cercando di trasportare George.
E George... George era quello che aveva subito il cambiamento maggiore: i capelli non erano più di quel rosso vivace che tante le piaceva, era di un verde slavato, probabilmente aveva provato a cambiare colore vista la sua somiglianza con Fred, gli occhi di solito vispi, accesi e celesti avano dinanzi a loro una patina grigia, le occhiaie li contornavano ed il viso era pallido quasi... malaticcio.
"Ron, lo dici ad ogni pasto" sbuffò stanco Harry, pulendo gli occhiali con un tovagliolo bianco.
Doveva dirgli ciò che aveva in mente?
O lasciarlo fuori da suoi piani?
"Oh" soffiò solo il ragazzo, mettendo il broncio, era diventato più suscettibile di prima a certe risposte.
"Hermione resti anche per pranzo?" le chiese Molly, mentre le riempiva il bicchiere di succo all'arancia "Oh, mi piacerebbe tanto ma ho un impegno dopo" sentì lo sguardo preoccupato di Harry su di se.
Tutti si alzarono, togliendo le proprie stoviglie e mettendole nel lavabo dove si lavavano da sole, stessa cosa fece Hermione.
"Possiamo parlare?" la richiesta di Harry la fece sobbalzare, ma si ritrovò semplicemente ad annuire seguendolo fuori, nel giardino de La Tana.
Si addentrarono nel bosco poco distante, l'odore d'erba bagnata le riempiva i polmoni portandole a galla tanti ricordi d'infanzia legati ai genitori e alle loro vacanze in montagna.
Se tutto fosse andato bene dopo sarebbe andata a cercarli, avrebbe ripreso le ricerche per annullare quell'incanto.
"Quindi... hai deciso?" la voce di Harry le arrivò flebile mentre lo sguardo smeraldino di lui si sollevava verso l'alto tra i fitti alberi in fiore "Sì, ho trovato ciò che mi serviva"
"Quando partirai?"
"Questo pomeriggio"
"Posso fare qualcosa?" Hermione sorrise a quella domanda, sapeva sarebbe arrivata, Harry era fatto così: non sapeva stare a lungo lontano dai guai.
"No, goditi questa tranquillità, Harry. Saprò cavarmela" e lei ci sperava realmente, sperava realmente di sapersela cavare, di poterci riuscire.
Sperava realmente di poter tornare a sorridere, a vivere.
"Lo dirai ai Weasley"
"No, non voglio dirgli niente, nonostante questo li riguardi" senza dire altro Harry l'abbracciò, era strano il modo in cui il ragazzo fosse cresciuto superandola di mezza spalla in soli pochi mesi "Abbi cura di te, Herm, so che ce la farai, mi fido di te" e quelle parole le riempirono il cuore, Harry sapeva sempre cosa dirle per alleviare il suo dolore.
"Qualsiasi cosa accada ricordati che ti voglio bene, e dillo anche ai Weasley" sospirò staccandosi da lui e sorridendogli, prima di ritornare sui suoi passi e poter riprendere la borsa lasciata in casa. Doveva andare.

"Torna a trovarci presto" la voce allegra di Molly la fece sorridere mentre la stringeva in un abbraccio - il solito - spacca ossa.
"Certamente" rispose lei passando ad abbracciare Ginny "Guarda che noi ci contiamo"
"Non vi deluderò" ma quella era più una promessa per ciò che stava per compiere.
Abbracciò Ron che le sorrise appena, poi Percy che le chiese di cosa stesse leggendo in quel periodo e se avesse bisogno di aiuto per tornare ad Hogwarts.
Ed infine lui, George, del tutto spento "Andrà tutto bene, tutto tornerà com'era prima" gli sussurrò all'orecchio sorridendogli mentre un'espressione confusa si dipingeva sul viso di lui.
Prese la sua borsa prima di uscire di casa e smaterializzarsi, con l'immagine della famiglia Weasley che la salutava amorevolmente.
Si ritrovò a Diangon Alley, davanti al negozio dei gemelli. Entrò nel vicoletto alle sue spalle estraendo la giratempo dopo aver controllato che tutto fosse nella sua borsa: pozioni, libri, erbe mediche, il mantello dell'invisibilità di Harry, vestiti di ricambio... aveva tutto con se.
"Fa che vada tutto bene" sussurrò facendo girare la clessidra della giratempo.
Il tempo cominciò a scorrere al rovescio, la gente le passava davanti velocemente senza che potessero vederla, fino a quando il tutto non si fermò.
Che giorno era?
L'aria fredda la investì in pieno, forse era tornata troppo indietro?
Che i suoi calcoli fossero sbagliati?
E se fosse tornata troppo indietro?
Afferrò il mantello dell'invisibilità coprendosi ed uscendo dal retro, poi tutto accadde velocemente sentì le gambe molli mentre le lacrime scorrevano sul suo viso. In quella serata fredda di un qualsiasi mese invernale, Hermione si ritrovò davanti lui, che sorrideva allegro al gemello mentre chiudevano il negozio con vari incanti.
Quel 15 agosto, trasformato in una giornata invernale, Hermione aveva ricordato come si respirasse.


Eccoci qua!
O
ddio, non so voi ma io amo particolarmente questo capitolo. Sarà per la comparsa di Fred?
Probabilmente ahahaha
Ringrazio vivamente chi sta continuando a seguire questa storia, ormai siamo entrati nel vivo (ovvio, Fred è vivo!) cosa succederà secondo voi?
Risponderà appena posso alle recensioni, spero questo capitolo possa piacere a voi almeno un po' di quanto è piaciuto a me.

A presto,


Vera.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** V - Hermione, cosa ci fai qui? ***


V - Hermione, cosa ci fai qui?
V - Hermione, cosa ci fai qui?

Erano passate appena dodici ore da quando era tornata nel passato, la notte era già calata al suo arrivo e ora era quasi l'alba.
Tra quanto avrebbe potuto rivederlo?
Era riuscito a rimirarlo per qualche minuto, da lontano, mentre si allontava da lei per rifugiarsi nella sua abitazione, circondato dalla sua famiglia ed i suoi affetti, incurante di tutto quello che sarebbe successo tra pochi mesi. Sospirò, una nuovola bianca di condensa si formò dinanzi alle sue labbra.
Che giorno era?
Attendeva con trepidazione di sapere, ma la paura di uscire allo scoperto e di essere riconosciuta la paralizzava: la guerra era ormai iniziata, i nati babbani perseguitati, e lei era una tra quelli. Ricercata insieme al famoso Harry Potter.
Il colore dell'alba tingeva le strade di un rosa chiaro, come il suo cielo sfumato dai vari colori. Sembrava un fuoco vivo, brillante.
Dei passi in lontanza la spaventarono, costringendola a rintanarsi nuovamente sotto al mantello e nascondersi nel modo migliore possibile. La paura era tanta in lei, non poteva rischiare e non doveva.
Sospirò grata che fosse solo un passante qualsiasi, si lasciò scivolare con la schiena contro il muro dell'edificio, si gelava e non poteva usare la magia o rischiava di essere vista.
Cercò di non pensare al freddo, nonostante anche il sonno cercasse di prendere il controllo del suo corpo ormai stanco, come avrebbe dovuto fare?
Era tornata indietro ma non aveva un piano nè niente. Non poteva rischiare di cambiare troppo il corso dell'evento, Fred doveva essere lì, sotto a quel muro, in quel preciso istante. Già il cambiamento di lasciarlo in vita sarebbe stato grande, figuriamoci cambiare l'intero momento.
E poi... cosa sarebbe successo se lei si fosse avvicinata già da adesso?
Come avrebbe reagito lui nel vederla?
Avrebbe dovuto attendere all'esterno del negozio?
Altri passi, questa volta più tranquilli, di più persone, qualche risata in lontananza e la sua... il cuore di Hermione sembrò farle male vista la forza che impiegava ad ogni battito.
Si affacciò da dietro il muro osservandolo: come al solito camminava con quel suo passo sicuro e veloce, i capelli rossi coperti da un cappello di lana marrone si muovevano a causa del vento mattutino, era vestito bene con quel completo elegante che ormai era solito portare in negozio, il cappotto lungo era aperto sul davanti e gli arrivava a metà coscia.
Sorrise nel vederlo così spensierato, lo era stato fino a quel momento, anzi, anche durante e dopo quel momento.
Uscì quasi completamente da dietro quel muro proseguendo sotto al mantello verso l'entrata del negozio dove lui ed il fratello erano intenti e sciogliere gli incanti protettivi "Fred" le scappò senza riflettere, una volta alle sue spalle, era ancora totalmente incredula nel vederlo là, con lei.
"Hermione..." sussurrò confuso girandosi, la sua voce, il modo di pronunciare il suo nome.
Quanto le era mancato?
Sentì la lacrime di gioia scenderle giù per il viso mentre dei singhiozzi fuori uscivano dalle sue labbra, non era riuscita a reggere lì davanti a lui, ogni cosa era crollata, ogni forza rimasta le era stata prosciugata solo da una parola, solo dal suo nome pronunciato da lui.
"Hermione, sei qui?" continuò lui mentre una sua mano si sporgeva in avanti come avolerla afferrare.
Avvertì il mantello sollevarsi mentre l'immagine di lei compariva davanti agli occhi di lui. Ora non aveva più niente a proteggerla, non aveva più niente a nasconderla e a nascondere ciò che provava.
L'espressione sorpresa di Fred e George non l'aiutarono molto nel riprendersi "Portala dentro prima che qualcuno la veda" proferì George facendogli segno di entrare in negozio.
Fred annuì togliendosi il cappotto e poggiandoglielo sulle spalle "Stupida, ora ti ammalerai, ti sembra normale camminare vestita così nel mezzo di dicembre?" brontolò con espressione preoccupata accompagnandola all'interno.

"Hermione, ora vuoi dirmi che ci fai qui?" aveva appena finito di cambiarsi con alcuni abiti ritrovati in borsa e nel magazzino del negozio, il calore di quegli abiti la riscaldò in fretta. In più le aveva servito un the caldo con tanto di biscotti per aiutarla a riprendersi il più velocemente possibile.
Entrambi avevano in viso la stessa espressione preoccupata e... arrabbiata?
Che fossero arrabbiati con lei?
"Hermione, ora vuoi dirci cosa ci fai qui?"
"Dove sono Ronald ed Harry?"
"Loro... loro stanno bene, sono con la me di questo presente..." sussurrò cercando di risultare il più credibile possibile.
"La te di questo presente?" chiese George alzandosi "Io chiudo il negozio, meglio non rischiare" proferì lasciandoli soli nel retro del negozio, era così felice che non aveva pensato, nuovamente.
Perché ogni volta che si trattava di Fred i neuroni smettevano di aiutarla?
"Mi dispiace essere comparsa così, davanti al negozio, so che sono in pericolo e non dovrei essere qui ma io non potevo evitarlo dovevo fare qualcosa e..."

"Hermione, taci un attimo!" esclamò trattenendo una risata Fred, poggiandole una mano sulle labbra "Prima di tutto: perché sei tornata nel passato?"
"Allora mi credi?"
"Sì, ora rispondi"
Hermione sentì l'imbarazzo crescere in lei, stordendola: poteva dirgli la verità?
Poteva dirgli che era tornata lì, per lui?
"Devo cambiare un evento futuro, devo cercare di non lasciarlo ricapitare"
"Bene, ora domanda numero due: come sei tornata indietro?"
"Con la giratempo" Fred la guardo sorpreso "Pensavo fossero andate tutte distrutte"
"Non la mia, è qui con me" rispose estraendola da sotto la felpa e mostrandogliela, guardò la clessidra al centro e ringraziò mentalmente il piccolo ciondolo per averla aiutata in quell'impresa.
Guardò nuovamente Fred, mentre si accomodava di fronte a lei e si serviva del the caldo, in quel momento non voleva pensare più a niente, il solo vederlo le aveva fatto dimenticare tutto ciò che era successo durante tutta la guerra, il dolore di poche ore prima, i pianti dei mesi precedenti.
Hermione non voleva pensare più a niente, solo bearsi di quei sorrisi che le stava porgendo in quel momento.

Salveee!
V
i confesso che, all'inizio, la giratempo doveva andare distrutta ma per motivi che scoprirete più avanti accadranno altre cose.
Finalmente entra in scena Fred, sì, in modo scontato ma non mi dispiace. Spero possa piacervi e che voi vi stiate godendo questa vacanze estive - io sì, con il condizionatore ed il raffreddore ewe.
Grazie a chi continua a seguirmi e leggermi, appena posso risponderò alle recensioni e ai messagi, sappiate che leggo tutto!

Vera


Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** VI - Spiegazioni ***


VI - spiegazioni VI - Spiegazioni

Si girava e rigirava nel letto che le aveva preparato George, non sapeva che i due avessero affittato anche il piano superiore del negozio .
Era un appartamento piccolo, pieno di scatole fino al soffitto, tranne nella stanza in cui c'era lei liberata, appunto, per l'occasione.
Il cigolio del letto la spaventò facendole stringere la bacchetta tra le mani: passare la notte da sola, in quel posto, nel passato dove lei - insieme ad altri nati babbani, Harry e Ron - era ricercata non riusciva a farla calmare. Per di più ci si metteva il fatto che aveva rivisto Fred - la persona più importante della sua vita - di nuovo in vita che le sorrideva e questo aveva sconvolto ogni suo organo vitale, anche quelli che credeva non potessero essere percepiti.
Aveva rimandato per tutta la giornata la conversazione sul perché lei era lì, per quale scopo. Non aveva spiegato realmente le cose come stavano, ma aveva solo accennato al fatto che 'alcune cose dovevano essere cambiate, per il bene di tante persone', parole che avevano confuso molto i due gemelli che l'ascoltavano ricchi di curiosità.
Dei passi sulle scale la fecero alzare dal letto velocemente, quasi come fosse un felino, stare al contatto prolungato con Grattastichi aveva risvegliato in lei istinti animaleschi?
Cercò di calmare il suo respiro accelerato portandosi una mano al petto e tenendo lo sguardo fisso sulla porta, chiunque sarebbe entrato avrebbe assaporato uno dei suoi schiantesimi, questo era poco ma sicuro.
"Psst, Hermione?" nel sentire quella voce - trasformata in un sussurro - chiamarla sentì il cuore battere veloce sotto la sua mano: che ci faceva Fred a quell'ora della notte lì?
La porta della stanza venne aperta lentamente, la luce scaturita dalla bacchetta illuminò la stanza totalmente buia.
"Fred... che ci fai qui?"
Il ragazzo sorrise alzando un sacchetto e mostrandoglielo "Avrai pur sempre fame e non potrai andare avanti per molto con gli snack che abbiamo qui in negozio" con l'aiuto della bacchetta sbarazzò un piccolo tavolo da te poggiandoci le busta sopra "Oh, grazie" sussurrò lei avvicinandosi e sbirciando nel sacchetto.
C'era del tacchino, un po' di purea di patate, delle carote e una fetta di crostata - che fosse alle more?
Sorrise felice di poter mangiare qualcosa cucinato dalla signora Weasley.
"Grazie, davvero" continuò sedendosi sul letto, avrebbe mangiato dopo che Fred se ne fosse andato.
"Senti... ora puoi dirmi la verità sul perché sei qui?" sentì lo stomaco collassare a quella domanda, deglutì a fatica l'aria che aveva immagazzinato.
"E' così grave?"
"Io... come avrai capito vengo dal futuro"
"Questo me l'hai già detto, ma per essere qui deve essere successo qualcosa di molto... importante" brontolò il ragazzo sedendosi accanto a lei, facendola arrossire: si sentiva come ai primi tempi della sua cotta, che poi era sfociata in un vero e proprio innamoramento. Eppure sapeva che non doveva sentirsi così, era lì per una questione seria e delicata.
"Sì... vedi, il due maggio c'è stata una grande battaglia ad Hogwarts dove..." sentì la gola stringersi e il respiro mancarle: come poteva dirgli che lui in quella battaglia aveva perso la vita?
"Dove...?" la esortò lui, fissandola, avvertiva i suoi occhi azzurri scrutarla nel profondo quasi volesse leggerle dentro e recepire ciò che pensava. E se fosse stato un legilimens?
Avrebbe capito tutto e lei sarebbe morta dalla vergogna!
"Dove... tu..." alcuni flashback di quel momento le passavano davanti agli occhi, facendole cadere qualche lacrima che venne fermata dalla mano calda di Fred "Sono morto?" chiese, nonostante avesse capito.
"Sì" si ritrovò ad esclamare a bassa voce, quasi come se si stesse strozzando.
Fred tirò un sospiro di sollievo, ridacchiando "Cosa, cosa ci ridi?" chiese sorpresa la giovane strega, scuotendo il capo e facendo rimbalzare la sua cresta folta e riccioluta.
"Niente, è che sono felice di sapere che quello ad esser morto sono io e non le persone a me care"
"Non hai paura della morte?"
"Ho paura del dolore che provocherebbe perdere qualcuno a me caro"
"Io non permetterò che riaccada" soffiò Hermione stringendo la stoffa del maglione che uno dei gemelli le aveva prestato, non lo avrebbe permesso, non di nuovo.
"Perché lo vuoi fare?" sentì le gote riscaldarsi a quella domanda, fece segno con la mano di lasciar perdere incuriosendo maggiormente il mago.
"Cosa mi nascondi? Una cotta segreta per me, Granger? So di essere irresistibile"
"Ma piantala Weasley" sbuffò lei alzandosi ed afferrando il cibo dal sacchetto, cercando di sfogare la sua rabbia su qualcosa.
"Mi fido di te"
"Eh?" chiese confusa Hermione a quelle parole, Fred si alzò dal letto sorridendole allegro "Mi fido di te, hai detto che sei qui per evitarlo, ed io so che ci riuscirai"
A quelle parole Hermione sentì una stretta calda al petto: lui si fidava di lei.
"Un'ultima cosa: non dirlo a George, è un segreto tra di noi, okay?" la strega annuì mandando giù il boccone di cibo.
"Ci vediamo domani mattina, Hermione" proferì prima di smaterializzarsi lasciandola sola mentre consumava quella cena del tutto fredda.
Fred si fidava di lei e non l'avrebbe deluso per nessun motivo.
Avrebbe evitato che quel momento accadesse.

Sì, lo so.
E'
corto, lo so. Ci ho impiegato due settimane, so anche questo.
Ma dovevo elaborare bene le idee ed è uscito questo.
Non c'è molto da dire: i due parlano di notte da soli, lei viene accuratamente nascosta affinchè possa vivere in pace in quel periodo particolare e Fred preoccupato le porta da mangiare (giustamente Hermione non può campare di schifezze, dovrà pur mangiare qualcosa di sano!)
Mi dispiace anche per l'orario un po' - troppo - tardo in cui pubblico ma l'ho appena finito e non voglio farvi attendere ancora per avere il capitolo.
Grazie a chi mi lascia un pensiero e a chi, anche se silenziosamente, continua a leggermi.

ps. se trovate errori vi prego di farmeli presenti.


Vera.




Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** VII - Il nostro segreto ***


capitolo 7 il nostro segreto VII - Il nostro segreto

Quella mattina per lei svegliarsi fu davvero tragico: aveva dormito appena quattro ore, il caos - soprattutto - del negozio appena aperto non le permetteva di poter pensare lucidamente. 
Si sentiva spossata ed erano appena passati due giorni dal suo arrivo in quel tempo. Doveva ideare un piano, fare in modo che il tempo di Fred non s'interrompesse quel due maggio, ma non poteva far variare troppo la situazione: un cambiamento troppo grande avrebbe potuto comportare più problemi di quanto si potessero immaginare.
Tornare indietro e presentarsi lì in quel momento, già era un cambiamento troppo grande. Meno persone la vedevano, meglio era.
"Hermione, posso entrare?" sobbalzò nel sentire la voce di Fred, gentile, dietro alla porta della camera in cui era rintanata.
"S-sì, avanti" lentamente la porta venne aperta e richiusa da Fred, tra le mani aveva un piccolo vassoio coperto da un telo bianco "Dormito bene?"
"Diciamo" proferì la giovane strega portandosi le ginocchia al petto e poggiandoci il viso sopra.
"Ti ho portato qualcosa da mangiare, avanzato questa mattina a colazione"
"Oh, grazie" non si aspettava di ricevere tante attenzioni da Fred, l'unica ragazza a cui - sia lui che il gemello - avevano dedicato sempre tante attenzioni era la sorella minore, Ginny. La viziavano in tutti i modi possibili, era la loro pupilla, la loro protetta.
"Dobbiamo inventare una scusa, per George, tutto ciò che mi hai detto stanotte deve rimanere un nostro segreto"
"Sì, lo so, lo so" sussurrò Hermione, facendo spazio sul piccolo divano al mago.
"Hai qualche idea?" chiese poi, scrutandolo, aveva l'espressione pensierosa ma gli occhi.... quegli occhi celesti brillavano come sempre, le riscaldavano il cuore.
Cosa se ne faceva del sole e del calore se aveva i suoi occhi così brillanti in cui cercare un po' di tepore?
La facevano sentire viva, quasi come se stesse gallegiando, che fosse un sogno?
Si diede un pizzico sulla guancia, emettendo un lieve verso di dolore "Ma che stai facendo?"
Colpita in pieno sentì le gote arrossarsi: che stupida, si era pizzicata in viso per di più davanti a lui.
"N-niente"
"Pensi sia un sogno? Un incubo? Ma, essendoci io, non può essere altro che un meraviglioso sogno" ribattè divertito poggiandole una mano sulla testa e scombinandole i capelli ricci.
"Comunque sì, ho qualche idea, lascia fare a me" ed Hermione sapeva che fidarsi di quelle parole voleva dire fidarsi del demonio.

Niente da fare, aveva cercato per ore all'interno di quei libri che si era portata dietro un qualcosa, un modo per non stravolgere gli avvenimenti. L'unico plausibile era pure al quanto rischioso visto che prevedeva l'uso di una pozione particolare e la sua presenza sul campo affinchè potesse filare tutto liscio. Ma questa soluzione aveva degli intoppi: non solo la pozione era difficile da preparare, ma il pericolo che la lei di quel presente e lei potessero incontrarsi era grande. Quando Fred era rimasto sepolto sotto quel muro dopo quella forte esplosione lei era là, aveva visto tutta la scena senza poter, però, fare niente.
Aveva visto Fred ridere in faccia alla morte mentre Antonin Dolohov ed il Ministro si scagliavano contro di lui ed il fratello maggiore, Percy, per mettere fine a quel duello. Aveva visto il muro cedere, il volto del ragazzo sorridente guardare nella sua direzione, abbozzare un altro sorriso e poi essere seppellito dai mattoni duri e freddi.
Aveva visto tutto ed era stata una tortura, come se il cuore le venisse strappato dal petto e lanciato per terra, accanto a Fred e al muro crollato.
Ed ogni volta che la riviveva si sentiva in colpa, se solo fosse stata più veloce avrebbe potuto fare qualcosa, invece era rimasta ferma a guardare la scena senza riuscire a muovere un solo dito. Sconvolta.
"Tutto bene?" sobbalzò richiudendo in fretta il libro e nascondendolo sotto alla coperta di pile che le avevano procurato i gemelli.
"Sì, avete già chiuso?" chiese con voce tremante, non amava nascondere le cose, soprattutto se queste erano pensanti come quella che stava trattenendo in quel momento.
"Sì, ora andiamo a pranzare e poi torniamo qua per riaprire" Hermione annuì alla parole di George abbassando lo sguardo, non voleva le leggesse dentro come il suo gemello, non voleva far crollare tutto.
Ma allo stesso tempo era così felice di rivederlo così sveglio e allegro, così forte e ben nutrito. Con gli occhi lucenti e pieni vita, proprio come Fred in quel momento.
Se ripensa a come è ridotto George nel suo presente le si chiude lo stomaco, la tristezza la pervade facendole provare freddo fin dentro l'anima.
"Tranquilla, ti porteremo sicuramente qualcosa da mangiare" le fece un occhiolino facendola sorridere mentre il ragazzo riprendeva i cappotti di entrambi per potersene andare.
"Hermione, senti..." iniziò poi fermandosi sotto alla porta, indossando lentamente il cappotto "... non so cosa nascondente tu e Fred,  non voglio nemmeno costringervi a dirmi niente, solo che... dovete invertarvi una scusa un po' più seria"
"Più seria?" chiese lei in un sussurro facendo iniziare a lavorare la mente, quale scusa poteva mai aver inventato quell'idiota di Fred?
Quasi temeva la risposta di George.
"Sì, quella di essere tornata per dichiararti non sembra una cosa molto plausibile eh, deve essere per forza qualcosa di serio per farti trasgredire così alle regole" rispose ridacchiando facendo arrossire la giovane strega, sapeva di non doversi fidare di Fred, sapeva di non dovergli dare la libera scelta su cosa inventarsi.
"Anche se so cosa provi" cantilenò infine lui chiudendosi la porta alle spalle lasciandola del tutto in balia dell'imbarazzo: era mai possibile che tutti avevano capito i suoi sentimenti prima di lei?
Oh, accidenti, avrebbe dovuto trovare un modo per studiare le emozioni umane ed il modo per nasconderle perché, a quanto pare, lei era del tutto negata in ciò.

Ta-daaaan!!
T
orno dopo - troppo - tempo con un altro brevissimo capitolo, lo so.
Il fatto è che tra i vari impegni estivi, l'influenza, le varie cose da scrivere, i libri da recuperare, le serie tv/anime, i manga e così via... mi sono persa del tutto. 
Ma tranquilli, la storia al termine ce la porterò. Non lascio le cose in sospeso io!
Che dire su questo capitolo?
Fred ribadisce nuovamente di non dire niente a George, per non farlo preoccupare, peccato che la scusa da lui inventata non serve a niente: George sa che c'è un motivo serio sotto ma non insiste per capirlo.
Forse nel prossimo capitolo smuoverò qualcosa, non so bene cosa, ma smuoverò qualcosa (?)
Grazie a chi, nonostante i ritardi, continua a seguirmi e continuerà a seguirmi in questa avventura.
Ah, e buona fortuna per chi ha ripreso a studiare!

Vera.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** VIII - Natale, passa veloce. ***


capitolo 8 Capitolo VIII - Natale, passa veloce.

Le carole natalizie avevano riempito tutta  Diagon Alley, così come tutte le decorazioni particolari che solo nel mondo magico esistevano.
Hermione rimaneva nascosta nel piccolo appartamento posto al piano superiore dei Tiri Vispi Weasley, mentre tutto il mondo era in festa lei doveva rimanere nascosta.
Annoiata sbuffò, abbassando del tutto la tendina scura della finestra e tornandosene sul divano.
In quei giorni lei ed Harry si erano ritrovati divisi da Ron, a causa del primo Horcrux, a causa del male che esso portava a chi gli stava intorno. Come sarebbe voluta andare lì, in quei boschi sperduti, per poter aiutare se stessa ed i suoi due migliori amici. Era tornata indientro nel tempo, ma non poteva fare niente, doveva far passare tutto senza potersi muovere, senza potersi inserire nel corso di quel passato e poter smuovere le cose, poter dare un aiuto dietro alle quinte.
Niente.
E ciò la innervosiva: se poteva fare qualcosa, lei lo faceva; ritrovarsi lì con le mani in mano la stressava, non era da lei, e in quegli ultimi due giorni anche i gemelli si erano resi conto di quella cosa.
"Buongiorno Granger cara!" il coro allegro dei gemelli, così come lo sbattere violentemente della porta, la fecero balzare come un gatto colto con le zampe nel sacco.
"B-buongiorno" rispose solamente, cercando di far tornare il battito del cuore ad un ritmo normale. Riaprì gli occhi e guardò i gemelli, coperti da qualche centimetro di neve sulle spalle e sui cappelli che gli coprivano la testa.
"Che ci fate qui? Domani è Natale, il negozio non è chiuso?" chiese curiosa, avvicinandosi, notando che nascondevano qualcosa alle loro spalle.
"Sai Granger..." iniziò George, trasportando un piccolo alberello addobbato in quella stanza tremendamente disordinata e stretta "... è Natale
anche per te" continuò Fred sorridendo mentre con la bacchetta lo sistemavano in un angolo vuoto accanto al letto-divano in cui dormiva da ormai una settimana.
E lei sorrise, felice ed incredula.
"Oh, grazie, è un bel pensiero da parte vostra, mica c'è qualche trucchetto sotto, vero?" chiese scettica, anche se qualcosa le diceva che si poteva fidare del tutto di loro.
"Non potremmo mai fare niente di simile..." iniziarono a dire, entrambi.
"Sei qui come nostra ospite" disse George, annuendo serio e ripulendo il cappotto pesante dalla neve "E sei qui per aiutarmi" le susurrò Fred a pochi centimetri dal viso, facendola arrossire vistosamente.
Ma si divertiva a scombussolarla così, nel profondo?
Si divertiva nel vederla crollare dinanzi ad ogni suo gesto, anche il più effimero?
Deglutì a stento, cercando di rimettere in moto i polmoni, la vista e il cervello. Sì, dal sorriso che le stava mostrando lui si stava divertendo, ed anche molto, seppur in modo totalmente incosciente.
"Allora, riuscita a trovare ciò che ti serve?" Hermione scosse la folta chioma riccia, annuendo alla domanda di George. Afferrò la bacchetta liberando due sedie colme di libri porgendole a loro.
"Ho avuto un'idea e ho tutto il tempo necessario per metterla in moto, dovete solo procurarmi alcune cose e posso mettermi subito a lavoro" proferì allegra sedendosi sul divano.
"Anche se non so per cosa ti servono, lasciaci pure la lista e provvederemo noi al resto" esclamò George allegro, facendole un occhiolino mentre Fred sorrideva appena, ma Hermione sapeva ciò che stava provando, sapeva ciò che stava pensando.
I suoi occhi le risultavano così semplici da leggere in quel momento. Entrambi si scambiarono uno sguardo, un semplice sguardo, avevano tante cose da dirsi, tante cose di cui parlare.
"Che ne dite se vi lascio qualche attimo da soli? Mi sono ricordato che devo fare una spedizione, altrimenti all'apertura ci ritroveremo senza torroni" nessuno dei due gli rispose, troppo presi dai propri pensieri e lui silenzioso lasciò la stanza intuendo che, in quel momento, avessero molte cose da dirsi.
"Allora, ora mi dici qual è la tua idea?" una domanda, semplice, dopo tutto quel silenzio.
"Io non potrò essere lì, quel giorno" proferì Hermione, avvolgenedosi nella felpa enorme che le era stata prestata, poggiando il viso sulle braccia conserte "... c'è il rischio che la me del tuo presente possa incontrarsi con me, non so cosa possa succedere in quel caso" sospirò, lei avrebbe tanto voluto essere lì, in quel momento, per assicurarsi che le cose procedessero come dovevano.
"Quando arriverai lì, a quel muro, insieme a Percy ti ritroverai a duellare contro il Ministro e Antonin Dolohov, non distrarti per nessun motivo, sarà questione di pochi attimi: il muro crollerà e tu ancor prima dovrai attivare un incantesimo di protezione. Purtroppo le cose non potranno cambiare, altrimenti finiremo con lo stravolgere il futuro da cui vengo io, per questo motivo dovrai assumere un pozione, quella della morte apparente" deglutì, chiudendo gli occhi ed attendendo una risposta dal ragazzo. Avvertiva il cuore battere veloce, quasi potesse cascarle ai piedi da un momento all'altro, a rendere più snervante la situazione era il silenzio del giovane mago che continuava a fissarla con lo sguardo serio, sentiva gli occhi celesti del giovane incatenarla su quel divano, scavarle dentro nuovamente.
"Sai, non saperti al mio fianco in quel momento mi sta mettendo molta agitazione, ma purtroppo non posso far altro che affidarmi al tuo piano. Dove andrai, dopo? Sei tornata qui con la giratempo, no? Quindi devi far in modo che le due linee temporali combacino nuovamente prima di tornare nel tuo presente" in tutto questo, Fred le parve più preoccupato per ciò che sarebbe accaduto dopo a lei che per quello che avrebbe dovuto fare lui. Gli sorrise, dolcemente, mentre lui continuava a fissarla... in quegli occhi così chiari lesse un briciolo d'apprensione, che fosse realmente preoccupato per lei?
Il solo pensiero le fece battere nuovamente il cuore, era strano avvertirlo nuovamente, ora che lo aveva costantemente al suo fianco.
"Non preoccuparti per me, mi inventerò qualcosa, tu pensa solo a svolgere per bene il piano"
Fred si alzò dalla sedia, annuendo.
Entrambi non speravano altro che quel Natale passasse in fretta, così come il terrore che li attanagliava e la paura di sbagliare.
Entrambi speravano passasse in fretta, soprattutto Hermione: poi dopo, dopo che tutto sarebbe andato nel migliore dei modi, avrebbe spiegato a Fred il perché di quel suo folle gesto, gli avrebbe spiegato il perché lasciando uscire tutti i suoi sentimenti mettendosi a nudo davanti a lui.
L'avrebbe fatto, per poi andarsene e scomparire del tutto dalla sua vita.
Perché lei ne era sicura, tutto sarebbe andato secondo i piani, lui sarebbe sopravvisuto, lei sarebbe tornata a vivere nel saperlo vivo e vegeto; avrebbe detto tutto per poi sparire, per andare alla ricerca di chi aveva allontanato da lei e per provare ad annullare quell'incanto.
"Ci vediamo domani, Hermione, non dimenticarti la lista" sussurrò Fred prima di andarsene chiudendo lentamente la porta. Hermione tornò a fissare il piccolo alberello di Natale, decorato e impreziosito dai vari colori e fiocchi di neve che dolcemente sfioravano gli aghi di quell'abete.
Avrebbe atteso il giorno successivo solo per vederlo ancora, voleva bearsi di tutti quei momenti prima che il giorno in cui si sarebbero divisi arrivasse.
"Natale, passa in fretta, sii veloce" sussurrò sprofondando nel cuscino chiudendo gli occhi.
Aveva sempre amato il Natale, le canzoni natalizie, gli addobbi, l'odore dei dolci appena sfornati, la neve, i regali... ma in quel momento tutto era diverso, sperava solo passasse in fretta per liberarla da quel peso che di tanto le opprimeva il cuore.

ZANZAN!
C
he succede?
Semplice, ormai il piano è deciso, ma Fred per qualche strano motivo non sembra apprezzarlo, così come ciò che potrebbe accadere in seguito.
Non ho molto da dire, spero che anche questo capitolo possa piacervi, appena posso cercherò di rispondere a tutte le recensioni che mi state lasciando.
Grazie davvero, a presto,


Vera.





Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo IX - Distillato della Morte Vivente ***


Capitolo IX - Distillato della Morte Vivente Capitolo IX - Distillato della Morte Vivente

"Allora, come va?" le mani le tremavano, era la terza volta che riprovava quella pozione ma per qualche assurdo motivo non riusciva a prendere la sfumatura giusta finendo sempre col somigliare ad un rosa pastello invece che un rosa pallido.
"Bene, benissimo" rispose isterica, alzando una mano e scacciando un po' del fumo che si era addensato intorno a lei. I capelli apparivano più ribelli del giorno prima, visto il nervosismo che provava in quel momento erano adatti.
"Ti serve una mano?"
"No, posso farcela da sola... devo farcela" sussurrò appena le ultime parole pulendosi un po' di sudore che le colava sulla fronte.
Riprese il libro tra le mani, rileggendo tutte le annotazioni e le istruzioni che erano segnate su quelle pagine ingiallite.
Doveva ricordare, come aveva fatto Harry a prepararla meravigliosamente qualche anno prima?
Cosa sbagliava?
"Hermione, davvero, se ti serve una mano posso dartela, non ci crederai ma in pozioni ero abbastanza bravo" proferì George poggiandole una mano sulla spalla, il fatto è che non voleva George capisse quale tipo di pozione fosse. Era furbo, intelligente, se avesse capito e collegato tutto a suo fratello?
No, non poteva permetterlo.Per niente al mondo.
"Tranquillo, posso farcela da sola, tu vai pure a lavorare" gli sorrise, nervosa, cercando di celare la sua agitazione. Fosse stato Fred o qualche altra persona avrebbe pure accettato il suo aiuto, ma era George e non poteva.
"Okay, come vuoi, allora vado" rispose rassegnato dirigendosi alla porta e facendo spallucce "Prova a schiacciare il fagiolo sopoforoso invece di tritarlo, magari è proprio quello il problema" concluse sorridendo chiudendosi la porta alle spalle.
Schiacciare il fagiolo... schiacciare... il fagiolo!
Giusto, perché non ci era arrivata prima?
Anche Harry lo fece e lei lo richiamò per quel semplice motivo dicendo che sul libro era diverso.
Svuotò il calderone con un colpo di bacchetta, ripulendo anche il caos che aveva creato in quei giorni. Prese un respiro profondo e ricominciò dall'inizio facendo attenzione a tutto, ricontando e pesando gli ingradienti con minuzia e annotando nuove cose che prima le erano sfuggite. Questa volta ci sarebbe riuscita, sul serio.
Lasciò cadere l'ultimo ingrediente, il ramoscello di valeriana, mescolò e lasciò riposare qualche minuto. Chiuse gli occhi attendendo, non aveva il coraggio di vedere il risultato, il cuore le arrivava in gola talmente batteva forte, stordendola.
"1..." sussurrò cercando di farsi forza, prendendo un altro respiro "... 2 ..." continuò stringendo le mani "...3!" esclamò spalancando gli occhi e guardando nel calderone.
Li richiuse, serena: ce l'aveva fatta, ora doveva solo provarla, ma su cosa?
Si guardò intorno cercando qualcosa di vagamente vivo ma oltre a lei lì non c'era niente. Afferrò il mantello dell'invisibilità dalla borsetta di perline e se lo infilò coprendosi alla meglio: doveva cercare qualcosa e non poteva attendere il ritorno di uno gemelli.
Strinse la bacchetta nella mano destra e, cercando di fare il meno rumore possibile, aprì la porta scendendo le scale che portavano nel retro del negozio. Non c'era nessuno, a parte qualche strano giochino - ideato da quei scalmati rossi - che emetteva di tanto in tanto qualche suono bizzarro; proseguì tra gli scaffali e gli scatoloni impilati gli uni sugli altri cercando in giro qualcosa che potesse servirle.
Ma più cercava e meno trovava. Sbuffando decise di uscire all'esterno, sotto quel mantello non correva nessun pericolo e poi c'era pochissima gente visto che ormai erano agli inizi di gennaio ed Hogwarts era stata riaperta agli studenti.
Ad ogni passo lasciava la sua impronta sulla neve, nascondendola successivamente con un incanto. Doveva trovare qualcosa, anche solo un fiore. E lo trovò, a pochi passi dall'esterno del negozio in tutta quella neve c'era un piccolo fiore bianco. Stava per afferrarlo quando dei passi alle sue spalle la fecero raggelare. Si guardò intorno finendo con il trattenere il fiato: conosceva quel gruppo, i ghermidori, coloro che raccattavano chi si metteva contro Tu-sai-chi, coloro che avevano portato Harry, lei e Ron a Malfoy Manor.
Coloro che l'avevano portata tra le braccia di Bellatrix. I ricordi, incessanti e cattivi, saltarono fuori dal nulla stordendola, lasciandola cadere al suolo come un burattino senza fili.
Tutti quei momenti, li stava ripercorrendo senza tregua, il dolore, le urla, il sangue, la risata di quella strega... si portò le mani tra i capelli cercando di mettere fino a quelle voci mentre le lacrime scorrevano veloci sul suo viso. Il gruppo si fermò a pochi passi da lei, quasi avesse paura che uno di loro potesse avvertirla, potesse avertire i suoi respiri od il suo profumo... proprio come quella volta.
Li guardò, uno ad uno, tra di loro c'era Scabior... e se ci fosse stato anche un licantropo?
Come avrebbe fatto a nascondersi?
"Aspettate" aveva detto, ecco, lo sapeva, era finita. L'avevano scoperta.
Si avvicinarono al punto in cui era accucciata e tremante, sfiorando con i piedi il mantello e lasciando dietro di loro quella scia fetida e disgustosa di morte che tanto li caratterizzava. Chiuse gli occhi pronta per essere scoperta, ma loro continuarono a camminare scamazzando anche quel tenero fiore bianco che aveva avuto la sfortuna di essere finito sulla loro strada.
Anche la cosa più delicata periva a causa di quella guerra.
Aspettò che sparissero del tutto dalla sua vista prima di lasciar scivolare la mano fuori dal mantello e accarezzare quei petali ormai rovinati. Altre lacrime scesero dai suoi occhi appannandole la vista e i sensi.
Tutta la paura che aveva avuto durante quel periodo di guerra ora stava tornando a galla, tormentandola. Aveva cercato di dimenticarla, e ci era riuscita solo con la morte di Fred.
Da quando era tornata lì non aveva messo in conto la possibilità di poter essere catturata nuovamente, non aveva messo in conto la probabilità che tutto sarebbe successo nuovamente. Che la se stessa di quel momento era in fuga come lei, che sarebbe stata catturata e torturata fino a privarla di ogni briciolo di forza, ogni singolo urlo rimbombava nella sua mente proprio come quel giorno.
"Hermione" sobbalzò sentendosi chiamare, il tono calmo e confuso di Fred le fecero tremare il cuore.
Eppure vederlo lì, davanti a lei, facendo sparire tutto, come se niente fosse successo, come se niente potesse scalfirla.
Se vederlo ancora lì, davanti a lei, voleva dire rivivere decine e decine di volte quelle torture lei avrebbe accettato senza nessuna esitazione.
Senza ripensamenti.
Il ragazzo si inginocchiò dinanzi a lei coprendole la testa ormai scoperta dal mantello "Che succede, Hermione?" altre lacrime presero a scorrere sul suo viso. Non riusciva a smettere, a mettere fine a tutti quei sentimenti contrastanti.
"Ehi" sussurrò ancora lui, poggiandole una mano sulla testa attirandola contro il suo petto, era sempre stato così caldo e vivo?
Era mai riuscita a sentirlo così vicino?

"Va tutto bene, ora rientriamo, okay?" chiese ancora gentilmente accarezzandole la schiena, era così confortante il suo tocco, così caldo e vivo.
Senza dire altro la sollevò, comprendendo che le forze le mancavano, che la voglia di muoversi non c'era in quel momento. La sollevò come se fosse una delle cose più leggere al mondo, nonostante il peso che portava sul suo esile corpo; la sollevò con una delicatezza a cui lei non era più abituata.
E si lasciò andare in quell'abbraccio caldo, mentre nuovamente fuori riprendeva a nevicare.
E si lasciò andare, ringraziandolo per non averle posto domande né per averle fatto la ramanzina per quella sua capatina all'esterno.

"Allora, funziona?" chiese curioso Fred, Hermione sospirò annuendo e sorridendo allegra. Ce l'aveva fatta, la pozione era pronta.
Dopo essere rientrati Fred aveva dato ad Hermione un cambio, riempiendole la vasca d'acqua tiepida per lasciarla un po' da sola. Un crollo di nervi, così aveva detto ai due gemelli, senza specificare altro.
Quel bagno le aveva fatto bene e le aveva dato la possibilità di riposarsi per qualche ora.
"Sì, funziona" continuò annuendo sempre più fiera di sé, guardando la pozione rosa pallido che le si presentava davanti. Il fiore che Fred le aveva dato era appassito per qualche ora, fiorendo nuovamente, più acceso e vivo di prima.
"Allora... dobbiamo solo attendere"
"Sì, dobbiamo solo attendere" ed entrambi sorrisero, con i cuori in tumulto e la voglia che tutto arrivasse alla fine.

APPENA CONCLUSO!
G
iuro ho finito proprio pochi secondi fa. Nella smania l'ho riletto ma non so se ci sono errori o meno, in caso fatemeli notare grazieee.
Ebbene, da cosa partiamo?
In questo capitolo ho inserito due cose riguardanti i film ed i libri, ovviamente cercando di farli combaciare e mischiare al meglio. Non so esattamente perché ho inserito questa scena tra Fred ed Hermione, anche perché hanno fatto tutto loro senza chiedermi consigli né altro.
Dovrei sentirmi anche offesa per questo.
Ma bando alle ciance, spero possa piacervi nonostante tutto.
Ora ci sarà un capitolo (forse due) di passaggio dove non accadrà poi molto, poi si arriverà al due maggio ed infine vedremo cosa accadrà con il riallineamento del tempo.
Appena posso risponderò alle recensione, scusatemi anche per questo!

Grazie, 
Vera,

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** X - Tornerai, vero? ***


X X- Tornerai, vero?

Ormai marzo era iniziato, la neve si era sciolta del tutto, ma il cielo rimaneva cupo proprio come ricordava.
Un anno prima era lì, segregata in quella tenda fetida e in quei boschi, nascosta agli occhi del mondo babbano e agli di quello magico. Correva alla ricerca di un rifugio, alla ricerca di un modo per distruggere - finalmente - quegli Horcrux che avrebbero portato alla morte certa di Voldemort. Viveva con i suoi due migliori amici, nella totale paura di non essere abbastanza forte per poterli aiutare, con la paura di fallire, con la paura di poter venire a sapere che qualcosa di grava stava accadendo a chi le stava a cuore.
Viveva con i sensi di colpa nell'aver allontanato i suoi genitori dopo avergli fatto dimenticare tutto di lei e del mondo magico. Più erano lontani meglio stavano, ma lei moriva dentro nel saperlo.
Avrebbe voluto avere lì con lei sua madre, così dolce e premurosa nei suoi confronti; avrebbe voluto avere lì con lei suo padre, dai tratti burberi e scontrosi ma dal cuore tenero e docile. Avrebbe voluto con sé le sue due ancore, i suoi due sostegni, i suoi alberi rigogliosi e forti. Ma non poteva.
Quella guerra, ora che poteva riviverla e ripercorrere tutti i suoi sentimenti e le sue emozioni, le aveva portato via più cose di quante ne ricordava.
"A cosa stai pensando?" la voce alle sue spalle la fece sobbalzare, distraendola dai suoi pensieri e riportandola alla realtà. Magari dopo questa avventura sarebbe potuta andare a cercare i suoi genitori, avrebbe potuto riabbracciarli. A lei bastava anche solo vederli da lontano, sapere che stessero bene.
Non pretendeva molto. Spostò lo sguardo dalla strada deserta su cui quella piccola finestra a sua disposizione affacciava, era grigia, un totale contrasto con i colori allegri e accesi del negozio dei gemelli. Ma purtroppo anche loro avevano dovuto chiudere tutto: i ghermidori erano aumentati in quelle stradine deserte e - di conseguenza - i maghi evitavano il più possibile di affollarla.
L'Ordine continuava ad insistere e combattere, anche tramite quel programma radiofonico che avevano messo su e di cui si occupavano - per l'appunto - Fred, George, Lee e Remus. Di tanto in tanto facevano la loro comparsa anche gli altri membri come Kingsley o Tonks.
Tonks, chissà come se la stava passando, se stava riuscendo a godersi quei momenti di totale dolcezza con il piccolo Teddy.
Avrebbe voluto fare qualcosa anche per lui, ma il corso sarebbe cambiato troppo e lei aveva la possibilità di riportare solo lui indientro. Che scelta egoista, non è vero?
Probabilmente avrebbe vissuto con altri rimorsi, ma non poteva fare altrimenti. Sperava solo di poter trovare il perdono per se stessa con il tempo.
"Niente di importante" rispose sospirando mentre si incamminava verso il piccolo tavolino, imbandito da biscotti e acqua calda per il te.
"Dai tuoi occhi posso dedurre tutt'altro, cosa ti turba?" chiese nuovamente Fred, guardandola attentamente con un tenero sorriso che gli addolciva il viso.
Hermione sospirò sorridendo a sua volta, nonostante il negozio fosse ormai chiuso da quasi dieci giorni lui continuava ad andare là, a volte la mattina, altre nel pomeriggio proprio per poterle portare una tazza di te caldo.
"Pensavo a cosa fare una volta finito tutto" si sedette prendendo la tazza e portandosela alle labbra, il liquido ambrato e profumato era così invitante ai suoi occhi . Sorseggiò un po', aspettando qualche domanda da parte dal suo interlocutore che non si fece attendere a lungo: amava parlare, di sciocchezze, argomenti di studio, di tutto.
Ed Hermione finiva con l'innamorarsi ancora di più di lui, poteva accadere qualcosa di simile?
Poteva un sentimento tanto forte crescere ancora di più?
O era solo sua impressione, in realtà era la sua voglia di poterlo stringere e baciare a farla sentire così... persa?
"Cercherai i tuoi genitori?"
"Sì" rispose solamente volgendo lo sguardo verso la finestra coperta dalla tenda scura, lo scroscio dell'acqua aveva riempito il silenzio di quel momento, un temporale in pieno marzo. Quel mese era così volubile, sembrava così umano agli occhi suoi.
"Hermione" uno sfarfallìo al cuore, quasi come il battito d'ali di un colibrì. Ogni volta che il suo nome lasciava le labbra di lui si sentiva senza forze, quasi come se gliele prosciugasse. Il cuore balzava per poi cadere ai suoi piedi.
"Sì?" chiese, quasi un sussurro che lui udì come se lo avesse urlato.
"Tornerai?" era quasi una supplica la sua, un 'per favore, non te ne andare davvero', ma lei non poteva mantenere quella promessa.
"Io... non lo so" rispose solamente, abbassando lo sguardo.
"Perché me lo chiedi?"
"Perché ho la netta sensazione che finirai con l'allontanarti da noi, da me"
un groppo alla gola le bloccava le parole, lui non voleva se ne andasse?
Ma, se avesse rifiutato quei sentimenti che lei tanto voleva esporgli, se le avesse detto di no... lei non avrebbe retto ad un suo rifiuto e ad una sua costante vicinanza.
Ma anche in caso contrario... lei non meritava quella felicità.
Era così egoista.
"Fred..." iniziò lei, ma venne interrotta dal giovane che alzò una mano "Prima che tu te ne vada... prima che quel giorno arrivi, devo dirti una cosa. Ma prima di quel momento, ti prego, non sparire"
"E' così importante?" chiese, celando la sua curiosità.
"Più di quanto tu possa immaginare, potrebbe cambiare la vita di molte persone" sospirò alzandosi e sorridendo allegro infilandosi il giaccone di pelle di drago, ormai se la passavano così bene da indossare capi di ottima qualità e per poter rissollevare anche la propria famiglia.
Non facevano altro che fare regali a destra e a manca, soprattutto a Ginny che viziavano a più un posso. 
Riempivano quella ragazza di attenzioni, la ricoprivano di dolcezza e regali, cercando di calmare e colmare la mancanza di Harry e Ron.
Quella ragazza era davvero fortunata ad avere dei fratelli così premurosi con lei.
"Oh, già te ne vai?" chiese sorpresa la giovane strega.
"Vuoi che rimanga?" chiese a sua volta lui, con tono malandrino e allegro, a tratti malizioso, facendola arrossire vistosamente.
"Io-io e-ecco" si ritrovò a balbettare del tutto in tilt a quelle parole, fosse stato per lei sarebbe potuto rimanere anche tutta la vita lì, con lei.
"Purtroppo devo andare, ma tranquilla: ci vediamo domani qui, stessa ora. Va bene? Ah, e ti porterò tante cose buone da mangiare!" l'affiancò posandole una mano tra i capelli e scompigliandoglieli "Sai, non pensavo fossero così morbidi al tatto" sussurrò al suo orecchio facendola tremare per l'emozione.
Oh, accidenti, ma perché faceva sempre così quel maledetto?
Il suo povero cuore non avrebbe retto a lungo a queste sue attenzioni!
"Ci vediamo domani, prefetto-perfetto" e in un semplice 'puff' il mago sparì lasciando in quella stanza solo il suo odore d'erba fresca misto a quello di polvere da sparo.
"Ci vediamo domani, stupido Fred" sussurrò all'aria sorridendo appena, avrebbe atteso da brava il giorno successivo solo per lui.


NO, NON E' UN MIRAGGIO.
Sono riuscita ad aggiornare prima, ho concluso prima, proprio perché ispirata e finito questo angolo tornerò a scrivere altrimenti perdo tutte le idee.
Ringrazio le ost di Kingdom Heart che, senza saperlo, mi danno sempre una spinta assurda per scrivere momenti simili.
Ringrazio chi continua a seguirmi e a recensirmi, appena posso provvederò a rispondere con tranquillità anche ai messaggi.
In caso di errori fatemeli anche presenti, nonostante rilegga tante volte questi mi sfuggono sempre (tra parenti ho anche ricorretto gli otto capitoli precedenti, appena posso provvederò anche alla correzione del penultimo).

Vera.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** XI - La promessa fatta... ***


XI XI - La promessa fatta...

Quella cicatrice impressa sul braccio le dava fastidio, le doleva come il giorno in cui la sua carne veniva recisa tra la risata folle di Bellatrix e il suo pianto di dolore.
Pizzicava, e più vi passava l'acqua fresca sopra  questa più sembrava darle fastidio. Quasi le veniva da piangere per tutto il fastidio che provava, quasi voleva farsi male altrove, pur di mettere fine a quel dolore.
"Granger, che stai facendo?" con un rapido gesto si coprì il braccio con la felpa che indossava, non dovevano vederlo.
"Cosa stai nascondendo, Hermione?" una seconda voce, identica alla precedente ma con una sfumatura di preoccupazione al suo interno. Prese un respiro profondo, guardandosi allo specchio e cercando di farsi forza. Non doveva far scoprire niente a nessuno. Neanche a loro, neanche a Fred.
"N-niente, mi era caduta della polvere pruriginosa sul braccio e stavo cercando di toglierla" aveva risposto velocemente, girandosi verso i due fratelli e sorridendo allegra, un sorriso troppo grande per essere sincero.
Troppo falso per non essere scoperto da due come loro.
I due non sembrarono abboccare alla scusa da lei inventata "Fred, falla parlare tu mentre io vado a ripristinare gli incantesimi di protezione" concluse George, sicuro che a lui non avrebbe detto niente, lasciandoli nel piccolo bagno in cui avevano trovato la ragazza.
"Allora, vuoi dirmi cosa nascondi, Hermione? Sai che non si dicono le bugie, vero?" disse con tono di scherno, quasi stesse imitando la Umbridge, sorridendole appena. Ma lo sguardo serio che, per l'ennesima volta, le scavava nel profondo dell'anima.
"Non è una bugia" sbuffò spazientita lei, sorpassandolo per uscire dal bagno, ma Fred le afferrò il polso tirandola indietro e scoprendole il braccio.
Provò a libersarsi, a dimenarsi, ma la forza del mago era tre spanne sopra a quella di Hermione.
Ma ormai Fred l'aveva scoperto e non poteva più nascondersi. Vide sul viso del giovane l'espressione mutare, passare dal confuso allo sconvolto, dallo sconvolto all'arrabbiato in pochissimo tempo.
"Chi... chi è stato?" la voce un sussurro, arrabbiato, quasi stesse cercando di trattenere le urla.
"Fred" cercò di calmarlo, di fargli spostare lo sguardo da quella cicatrice, di coprirla nuovamente. Pulsava fastidiosa, quasi come se gliela stessero nuovamente tracciando addosso. Ora che lui sapeva sembrava farle ancora più male.
"Chi è stato?" continuò lui, quasi come non l'avesse udita, accarezzandole quella scritta timoroso, con delicatezza e paura mentre la mano gli tremava appena. La voce tremante, bassa e roca.
"B-Bellatrix"
"Cosa non mi hai detto del tuo viaggio, Hermione? Cosa ancora mi nascondi?" più che un richiamo sembrava una supplica mentre le parole lasciavano la sua bocca. Hermione deglutì, affranta.
"Se te lo dicessi ti cacceresti nei guai, ed io non lo voglio" lo sguardo di Fred  puntò in quello di Hermione, le lasciò il polso. Non disse altro, costringendola a parlare solo guardandola. Com'era possibile questa sua capacità di riuscirle a far dire tutto anche solo guardandola?
Forse perché si fidava di lui?
Forse perché lo amava così tanto da essere capace di affidargli anche l'anima?
"Bellatrix me l'ha fatto dopo averci catturati, a casa Malfoy, se non fosse stato per Ron, Harry e Dobby... io... probabilmente sarei ancora lì, prigioniera e costretta alle torture di quella... quella..." le parole le morirono in gola, scosse la testa scuotendo violentemente la coda di cavallo che aveva fatto per tenere fermi i capelli, sfacendola quel tanto che bastava per farle portare indietro i capelli, spostandoli dal viso.
"Perché non mi parli mai di queste cose, Hermione? Quanto dolore ti porti ancora dentro?" le poggiò una mano sul capo, mentre la giovane strega cercava di asciugarsi il viso rigato di lacrime, utilizzando le maniche di quella felpa  troppo grande per la sua esile figura.
"Perché non voglio ricordare, non voglio ripercorrere quei momenti"
"Tenerti tutto questo dolore dentro non ti aiuterà per niente, non credi?" altri singhiozzi lasciarono le sue labbra, incontrollabili.
"Sappi che... che quando ti sentirai pronta sarò lì ad ascoltarti. Stai facendo così tanto per me, tu non immagini neanche quanto, e vederti ridotta così... mi fa sentire davvero impotente ed incapace di tutto"
"Fred..." sussurrò confusa da quelle parole, per poi sorridergli. Ora ricordava perché si era innamorata di lui: oltre quella sua facciata da burlone c'era una persona sensibile, gentile, altruista.
Una persona che in pochi conoscevano e che lei aveva scoperto per caso e che stava continuando a conoscere in quei giorni di reclusione.
Una persona che, agli occhi degli altri, era solo un ragazzo stupido ed immaturo.
Mentre per lei era tutto.
"Ora smetti di piangere, ormai il giorno è vicino. Cerchiamo di vivere al meglio tutto il tempo che ci rimane insieme" poggiò la fronte contro quella di lei, sorridendo e chiudendo gli occhi, quasi beandosi di quel momento e del calore emanato da entrambi.
Hermione sospirò, ammirando il viso del ragazzo così vicino al suo, quasi poteva contare le sue efelidi che gli abbellivano il volto per quanto era vicino. Sorrise anche lei, chiudendo gli occhi, allontanando il dolore che fino a quel momento aveva provato.
Anche quella cicatrice aveva smesso di dolere e tutto questo solo grazie a lui.
"Hermione, tu attendi solo quel momento, attendi solo il momento in cui ti dirò quella cosa importante, okay? Promettimi che non te ne andrai né prima né dopo allora" sussurrò Fred contro il suo viso, Hermione spalancò gli occhi mentre il cuore si riscaldava a quelle parole.
"Okay"

Non dirdò molto, promesso...
S
olo un saluto veloce perché non voglio sembrare maleducata.
Davvero ringrazio tutti, a chi continua a seguirmi nonostante i ritardi e a chi continua a spronarmi. Siete meravigliosi, sul serio, mi dispiace che dobbiate attendere sempre tanto per ricevere un capitolo (tra l'altro breve).
Dal prossimo in poi si arriverà a quel momento. Quindi altri pochi capitoli e anche questa storia giungerà al termine.
Riuscirò a finirla prima della fine del 2018? Si accettano scommesse!

Vera

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** XII - Il giorno tanto temuto ***


XII - il giorno tanto temuto
XII - Il giorno tanto temuto

L'ansia le attanagliava lo stomaco, sentiva il corpo muoversi non per volontà sua ma come se fosse inevitabile farlo.
"Tutto bene?" guardò Fred, sorridendogli. Avrebbe voluto dirgli che no, non andava affatto bene, che sentiva la sua forza affievolirsi mentre lo scoccare dell'ora si avvicinava. Sentiva le gambe farsi molli e il cuore le faceva male, era troppo per lei e per il corpo minuto.
"Hermione, so che per te sarà devastante rivivere questo giorno, ma ricordati: andrà tutto bene" e le sorrise, di nuovo.
Era lui a dare - per l'ennesima volta - forza a lei, e non il contrario. Sarebbe dovuta essere lei quella a dare forza a lui, a sostenerlo. Era lui quello che stava per andare a combattere con il rischio di poter morire - di nuovo - e lei doveva essere lì per evitare che ciò accadesse.
"Fred..." pronunciò, senza sapere realmente cosa dire. 
"Cosa?"
"Niente, niente" dubbioso Fred la guardò, per poi fermarsi e poggiarle la mano sul capo smuovendole i ricci disordinati.
"Te lo ripeto, Hermione, andrà tutto bene" e lei annuì stringendo la stringa della borsetta che, anche quella volta, era lì  con lei.
"Hai preso tutto?"
"Sì, se vuoi ricontrollo" rispose subito aprendo la borsa e guardandoci dentro, non aveva lasciato niente in quell'appartamento, si era anche appropriata dei vestiti che i due le avevano prestato.
"No, tranquilla, mi fido, mi fido" rispose ridendo chiudendole la borsa e poggiandole un braccio sulle spalle. Si comportava in modo giocoso solo per non farle pensare a ciò che stava per succedere?
"Hermione, ti ricordi cosa ti dissi l'altra volta? Prima che tutto abbia inizio devo dirti una cos..."
"Ehi, ragazzi, andiamo? Mamma ci ha mandato un Patronus, Harry è ad Hogwarts" l'espressione sul viso dei due gemelli era identica, seria e preoccupata.
"Te la dirò dopo questa cosa, ora dobbiamo andare, metti il mantello e tieniti a me" proferì lanciandole il mantello con cui lei si coprì con premura.
Prese un respiro profondo per poi aggrapparsi alla mano del mago, stringendogliela - per una volta - senza vergogna. Solo perché era nascosta sotto a quel mantello che le celava completamente il viso da sguardi altrui.
"Andiamo" un risucchio, lo stomaco in subbuglio, e poi il vento gelido di Hogsmeade che la colpiva facendo ondeggiare lievemente il mantello che indossava.
"Dobbiamo passare per la locanda di Aberforth, seguitemi, attenti a non farvi vedere" la presa di Fred si fece più ferrea.
"Gli allarmi, ci sono gli allarmi" proferì Hermione poco prima che un suono estremamente sordo e rimbombante coprisse ogni rumore, a stento riusciva a percepire il battito del suo cuore.
Si sentì strattonare, finendo con il nascondersi alle spalle di una vecchia casa in via di demolizione. Si sentì del tutto inutile, come aveva potuto dimenticare una cosa simile?
Il mantello venne sollevato da Fred che, con uno sguardo serio, le fece capire che l'unico modo di nascondersi era utilizzare il mantello.
Avrebbe voluto domandare di George, ma sapeva che i due se la sarebbero cavata.
Fred parlò, ma il fischio prolungato copriva anche la sua voce. Probabilmente fu a causa della confusione negli occhi di Hermione che Fred decise di fare tutto da solo.
Si infilò sotto al mantello, abbracciandola da dietro, facendo rannicchiare entrambi pur di riuscire a coprire tutti e due con quel pezzo di stoffa.
Pensare che al primo anno erano in tre ad entrarci, ora a stento ne entravano due. Come cambiavano in fretta le cose, nella vita?
Non aveva mai pensato che in un futuro non molto lontano si sarebbe ritrovata in una situazione simile.
Eppure eccola là, mentre si sta nascondendo nuovamente per lottare contro la vita e la morte. Tutto per poter salvare lui e poter rivedere i sorrisi di quella famiglia. Tutto solo per puro egoismo.
Il fischio cessò ed entrambi tirarono un sospiro di sollievo.
"Vieni, ci attendono da Aberforth"
"Sì"

Hermione ricordava perfettamente ogni particolare di quel locale - catapecchia. Soprattutto ricordava perfettamente il dipinto di Arianna, la sorella minore dei fratelli Silente. Ricordava perfettamente l'arrivo di Neville attraverso quel dipinto, così come il modo in cui si introdussero all'interno della scuola.
"Harry è già lì" aveva brontolato Aberforth Silente, stirandosi la lunga barba bianca - proprio come quella di suo fratello.
Erano tutti riuniti in cerchio, ma mancava qualcuno.
"Allora dobbiamo andare anche noi" la voce di Remus Lupin fece capolino all'interno della stanza, accompagnato dal cigolio della porta che si chiudeva.
Nel vederlo i sensi di colpa di Hermione tornarono a galla, investendola in pieno come una secchiata d'acqua gelida.
Cercò di trattenere i singhiozzi, era così egoista da parte sua non aiutare Lupin e Tonks, non aiutare il piccolo Teddy ad avere un famiglia.
La cosa peggiore era che l'unica a conoscere le sorti di tutti i presenti in quella stanza era solo lei. Non lo aveva detto neanche a Fred, per paura di essere giudicata da lui. Per paura di sentire pronunciare a voce alta ciò che la sua mente le gridava in quel momento "Egoista".
"Andrà tutto bene finché saremo insieme" quella semplice frase, pronunciata per lei da Fred, la fece aggrappare disperatamente a lui. Quel calore la faceva sentire meno colpevole di quanto stava per fare.
Annuì, consapevole di non poter essere vista, e asciugò le lacrime che - inconsapevolmente - avevano preso a scorrere giù per il suo viso.
"Forza, andiamo, quel ragazzo ha bisogno di noi"

Ognuno era nella propria postazione, poche ore prima erano riusciti a liberarsi dei Mangiamorte presenti nel castello.
Ora erano lì, su una delle torri mentre veniva innalzato uno scudo protettivo magico e uno degli Horcrux veniva debellato mentre un altro ancora doveva essere trovato.
"Dove lo troverete?"
"Nella stanza delle necessità" soffiò Hermione poggiandosi contro a quel muro di mattoni completamente gelido, nonostante la giacca ed il mantello che la coprivano. Il ricordo delle fiamme che demolivano tutto, mangiando ogni cosa, risucchiando ogni singolo oggetto presente in quella stanza... fu veramente fortuna quella che li aveva accompagnati nel riuscire ad uscire da quella stanza. Ma, ovviamente, la sfortuna maggiore l'ebbero dopo qualche minuto mentre scendevano quelle scale e percorrevano i corridoi distrutti del castello. Scocciò ogni pensiero scuotendo la testa, non doveva pensarci.
"Ehi, Freddie, tutto okay?" George affiancò il fratello, poggiandosi contro il balcone di mattoni e marmo del castello.
"Sì, tutto okay Georgie, e a te?" un sorriso di sghembo sul volto di entrambi, la dolcezza che trasmettevano quelle parole, tutto ciò che celavano quelle due semplici battute neanche lei sapeva spiegarsele. Sapeva, però, che per entrambi era un modo particolare per fare forza all'altro. In tutto ciò lei era una completa estranea.
Un boato, un leggero tremolio del pavimento, li fece scattare sull'attenti.
"Sono entrati" fu la constatazione di George, la presa di entrambi si fece più salda sulle bacchette, Hermione lo notò dalle nocche che sbiancavano per la stretta ferrea.
"Dividiamoci, è l'unico modo per coprire più punti" ecco, allora, chi aveva proposto ai due gemelli di dividersi. Era stato Fred.
George si limitò ad annuire, passando poi accanto ad Hermione; le sorrise, quasi intristito e impaurito "Prenditi cura di lui, questa volta puoi salvarlo"  e George aveva capito, aveva capito il motivo per cui lei era tornata lì. Sorrise amara, porgendogli il mignolo della mano destra "Lo farò, promesso" senza chiedere altro George le afferrò la mano abbracciandola, gesto che la lasciò completamente sorpresa. Non era solito fare e porre dimostrazioni d'affetto simili, soprattutto a lei che era quasi un'estranea. Era solo la migliore amica del fratello minore, niente di più.
"Grazie, Hermione" e si dileguò, seguendo gli altri ragazzi e componenti dell'ordine che cercavano di coprire i punti vuoti e ciechi.
"Andiamo anche noi" Hermione si coprì nuovamente con il mantello celando, per l'ennesima volta, la sua presenza. Sarebbe andato tutto bene.
"No aspetta" Fred la bloccò, scoprendole nuovamente il viso per guardala. Cosa voleva?
"Non so quando ti rivedrò, né se ti rivedrò, Hermione. Devo dirti quella cosa prima che tu possa andartene per sempre dalla mia vita, io..." un'esplosione alle sue spalle, un suono talmente forte da coprire le parole pronunciate da Fred. 
"Hai capito, Hermione?"
Hermione scosse la testa, confusa, non aveva capito. Aveva il cuore che batteva veloce mentre il mago le sorrideva, lasciandole un bacio sulla fronte, leggero come un soffio di vento estivo.
"Grazie, Hermione" la ragazza non rispose, totalmente sorpresa da ciò che Fred aveva fatto. Cosa avrebbe dovuto dire, o fare, in una situazione simile?
Tali gesti... non erano da lui.
Era felice, eppure sentiva di non meritarselo tutto quell'affetto. Lei non meritava la felicità, questo ormai lo aveva capito.
Anche lei gli sorrise, triste, perché su una cosa Fred aveva ragione: lei sarebbe andata via dalla sua vita, lasciandolo dopo quella sera.
"Ora... andiamo" entrambi presero un respiro profondo prima di gettarsi in quella battaglia. Le scale sembravano infinite mentre con vari colpi di bacchetta il mago parava o colpiva qualche mangiamorte.
E lei non poteva fare niente: sferrare un solo colpo avrebbe segnato un altro enorme cambiamento temporale.
Triste strinse la presa sulla mano di Fred mentre quella libera si stringeva sul petto, accanto al cuore, dove un dolore incredibilmente forte - causato dalla paura e dalla tristezza - le toglieva quasi il respiro.
E poi ecco quel muro, Percy che lottava e Fred che si univa a lui. Fece in tempo a lasciargli la pozione per poi allontanarsi e rimanere al riparo, fin quando sarebbe stato necessario.
Dei colpi, altri passi, delle urla. La risata inconfondibile di lui e la battuta di Percy: era il momento.
Si girò notando la sua figura allegra e sorrise sfoderando la bacchetta.
Un incantesimo non verbale, più silenziosa di un battito di ciglia, ed una barriera a proteggerlo.
Si avvicinò, veloce, mentre la polvere causata dall'esplosione e dal crollo del muro li circondava ancora.
"Fred..." sussurrò sorridendo, stava bene, tossicchiava un po', ma stava bene.
Alcune lacrime scesero dal viso di lei, ora poteva andarsene tranquilla.
Abbassò di poco il mantello, scoprendo il viso sporco di terra e macchiato dalle lacrime.
"Hermione, dovresti andare"
"Sì, lo so, solo un attimo, ti prego" qualche scheggia era riuscita a ferirlo in viso, ma niente di grave. Gli accarezzò dolcemente i capelli rossi, sporchi per poi prendere la pozione dalla tasca del giubbotto di lui.
"Pri-prima di and-andarmene, devo fare una cosa, s-sì" si asciugò il viso per poi avvicinarlo a quello di Fred "Grazie di tutto" sussurrò prima di lasciargli un bacio a fior di labbra e fargli stringere il distillato della morte vivente tra le mani.
"Hermione, devi andare, ora?" lei annuì, nonostante la domanda di Fred avesse un qualcosa di enormemente triste per lei.
"Sì" gli sorrise un'ultima volta prima di smaterializzarsi, e mentre lo faceva lo intravide bere quella pozione mentre con sguardo triste la guardava andar via.

"Perdonami Fred, non potrò stare al tuo fianco, dopo questo"


Mi sento tremendamente colpevole.
H
anno fatto tutto loro, in realtà. Io ho solo seguito le loro indicazioni. Ultimamente mi faccio comandare troppo dai miei personaggi e mi lascio coinvolgere facilmente.
Dovrei smetterla.
Ma bando alle ciance, ormai siamo quasi giunti alla fine. Due capitoli, al massimo tre, e la storia potrà dirsi conclusa.
Questo capitolo è stato un parto, più che altro perché c'erano tante cose da dire e la paura di renderlo pesante, scontato o noioso era tanta.
Così com'è tanta la paura di sapere come andrà a finire.
Non dico niente, perché nella mia mente l'epilogo già c'è, fin da quando l'ho iniziata a scrivere. Sta a loro decidere se sarà quello giusto per loro o il futuro avrà in serbo altro.
Come avrete visto, è un misto tra i libri e i film, ho inserito un po' da ambo le parti.
Spero possa piacervi.

ps. se lo trovate estremamente triste è colpa di una delle ost che sto ascoltando in questo momento. L'intero capitolo l'ho scritto sulle note di Xion's theme di Kingdom Hearts.

Vera







Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** XIII - L'allineamento temporale ***


XIII - La tristezza di Fred N.B: qui avremo entrambi i punti di vista dei personaggi.

XIII - L'allineamento temporale


"Perdonami Fred, non potrò stare al tuo fianco, dopo questo"

Quelle parole gli rimbombavano ancora nella mente, erano più vive che mai nonostante il suono delle esplosioni e delle urla l'avessero in parte coperta.
Davanti agli occhi rivedeva ancora quella scena: Hermione che svanisce lasciandolo là da solo, e quelle parole ad accompagnarla oltre a quello sguardo triste e spento.
Proprio come quello con cui si era presentata quel giorno.
Non aveva molte informazioni sul giorno in cui lei sarebbe comparsa nuovamente. Sapeva che per il riallineamento temporale lei sarebbe dovuta riapparire là, fuori al negozio. Ma non sapeva quando né come.
Forse in una giornata primaverile?
O in una giornata estiva?
Ricordava vagamente il suo abbigliamento, ma sapeva che quando si era presentata dinanzi a lui, lei era completamente congelata, tremava a causa del freddo e forse anche per l'emozione.
Ricordava perfettamente la luce dei suoi occhi quando se lo era ritrovato davanti, ricordava anche il terrore di lui quando l'aveva avvertita alle sue spalle.
I pensieri preoccupati che erano sorti nella sua mente. La paura che le fosse successo qualcosa e che fosse andata lì per cercare riparo lo aveva messo in allerta.
Invece era lì per lui, solo per salvarlo da una brutta fine.
"Fred, tutto bene?" alzò lo sguardo, guardando il gemello davanti a lui. George aveva in viso un'espressione preoccupata.
"Certo, tutto bene, come sempre" aveva risposto solamente, accennando un sorriso ed alzandosi dalla sedia su cui era seduto, cercando di buttare giù il più velocemente possibile quella tazza piena di caffè bollente. Neanche quella bevanda riusciva a farlo sentire meglio.
"Scendo in negozio"  disse poi posando la tazza nel lavabo e mettendo la targhetta con il nome sulla camicia scura.
Ultimamente il suo malumore ricadeva anche sul suo modo di vestire: niente colori stravaganti, niente che potesse sprigionare un minimo di allegria.
Provava solo una strana ed immensa tristezza mista ad angoscia: come era scomparsa l'Hermione con cui aveva vissuto fino a quel momento, era scomparsa anche quella che faceva parte del suo presente.
Giustamente, in quel momento entrambe avevano (e stavano passando) un periodo terribilmente brutto.
Secondo quanto detto da Hermione del futuro, lei in quel periodo si era allontanata da tutto e tutti. Aveva vissuto da sola nella sua vecchia casa, dove con la magia era rimasta intatta solo la sua camera.
Aprì il negozio, scuotendo la chioma rossa disordinata per scacciare quei pensieri dalla mente. Un'altra giornata di lavoro stava per avere inizio e non doveva, per nessun motivo, lasciarsi andare in pensieri tristi.
Lui era lì per aiutare e portare un po' di buon umore a chi era rimasto ma aveva perso tutto.
A chi era rimasto e, come lui, aveva perso un pezzo del suo cuore.

"Nessuna notizia da Hermione, vero?" chiese George avvicinandoglisi, anche lui era parecchio in pensiero per la giovane. Soprattutto per l'umore del gemello.
"Quale delle due? Perché sai, fanno a gara a chi si nasconde meglio" proferì Fred con finto sarcasmo, sembrava più un rimprovero quello da lui detto.
Scese dalla scala su cui era per controllare il contenuto degli scatoloni, doveva tenere la mente occupata.
"Sai che potresti usare la magia per questo, no?"
"Non voglio distruggere niente" George sbuffò, divertito appena, Fred doveva smettere di mentire ad entrambi. Voleva aiutarlo, e questo si era capito, ma in quel momento lui non voleva essere aiutato.
Voleva solo provare quel sentimento d'angoscia a pesargli sul petto, era simile a quello che stava provando Hermione in quel periodo, no?
Chissà in quel momento dove si trovava, se stava bene, se fosse felice... se si ricordasse del bacio che gli aveva lasciato.
Perché aveva lasciato solo quello, non gli aveva neanche dato il tempo di dirle ciò che lui voleva.
Aveva infranto due promesse, non una: non aveva atteso le parole che voleva dirgli, era scomparsa senza dire niente a nessuno. Non aveva lasciato nessuna traccia. Ora capiva perché Harry e Ron erano riusciti a nascondersi così bene: lei era con loro.
"Mamma ci ha invitati a pranzo quest'oggi, quindi vedi di esserci"
"Okay" rispose solamente al gemello, tornando poi con lo sguardo su quegli scatoloni.
Sospirò chiudendo gli occhi: almeno dinanzi a sua madre doveva apparire felice.

"Eccovi finalmente, ce ne avete messo di tempo" brontolò Molly Weasley gonfiando le guance e poggiando le mani sui fianchi.
"Scusa mamma, stavamo ricontrollando alcune scartoffie in negozio" mentì George dandole un bacio sulla guancia come per volerla addolcire.
Fred, invece, le sorrise poggiandole una mano sulla spalla: quella donna ormai non riusciva più a incutergli il timore di un tempo.
"Su, andate a lavarvi le mani, ormai è pronto in tavola"
"Agli ordini" scandirono i due insieme, mettendosi in posa come dei soldati per poi svanire in un 'poof'.
"Ed evitate di usare la magia per cose simili, avete quasi vent'anni!" urlò dal piano terra la madre facendo ridere di gusto i due che erano - ormai - al piano superiore, a volte tornare a casa era più divertente di quanto appariva.
Stranamente in quel momento non riusciva ad avvertire quella tristezza che lo assaliva ogni giorno.
Velocemente si lavarono le mani, bussando poi alle porte dei fratelli minori.
"Ginny, Ronald, venite il pranzo è pronto!" esclamarono contemporaneamente. A volte lo facevano anche senza pensarci, la sincronia tra loro non era voluta.
"Oh, Fred, George, che ci fate qui?" la porta dinanzi a Fred si aprì velocemente mentre un turbinio rosso fuoco lo investì in pieno facendogli quasi perdere l'equilibrio. Ginny lo stava abbracciando allegra.
Da quel due maggio la ragazza era estremamente allegra quando lo vedeva, la paura di averlo perso sotto quel muro era stata così grande per lei?
"Siamo qui per pranzare, mamma ci ha mandati a chiamare" proferì George passandole una mano tra i capelli e tirandole qualche ciocca per dispetto.
"A me non riservi mai un saluto simile, brutta peste" aveva poi proferito scollandola da Fred che rise di gusto per la scena che aveva davanti in quel momento.
"Ah, se fosse arrivati dieci minuti prima avreste potuto incontrarla!" esclamò seccato Ron uscendo dalla sua stanza accompagnato da Harry.
Quasi si era dimenticato di lui, ormai aveva un posto fisso in quella casa visto che l'unico luogo in cui poteva andare a vivere aveva anche bisogno di essere ristrutturato da cima a fondo.
"Chi?" chiesero i due curiosi e confusi  mentre scendevano le scale seguendo i fratelli minori "Hermione, questa mattina è venuta a far colazione qui"
Fred si fermò sulle scale, arrestando del tutto il suo passo, mentre il nome di Hermione tornava a galla prepotente. Ora che aveva smesso di pensare a lei, ora che... "Oh, e come sta?" chiese George, guardando sott'occhio il proprio gemello. Fred non accennava a rispondere, rimaneva con lo sguardo fisso nel vuoto quasi perso del tutto nei suoi pensieri.
Ma udiva le loro parole, il loro parlare allegro, il modo felice di pronunciare il nome di chi lo stava facendo sentire in quel modo totalmente sbagliato per lui.
"Sì, era molto felice di essere tornata qua, però non è voluta rimanere per pranzo" aveva brontolato Ginny, portandosi una mano sotto al mento pensierosa.
"E dov'è andata?" chiese più a se stesso Fred, se Hermione era stata là, quella mattina, significava anche che quello era il fatidico giorno?
Quello del riallineamento temporale?
Quello in cui Hermione era tornata indietro nel tempo, solo per lui.
"Non lo sappiamo, non ha voluto dirlo neanche a me" sussurrò Harry guardandolo e scrutandolo con quei suoi occhi verdi, attraverso quelle lenti di vetro.
"Io... devo andare" rispose ad un tratto scendendo velocemente le scale, in modo totalmente rumoroso, ma lui non gli diede peso.
"Fred, dove vai?" urlò Ginny preoccupata, ma venne fermata dalla voce di George "Tranquilla, tra poche ore lo vedremo di nuovo qua"
Ebbe il tempo di sentire la madre urlare qualcosa dalla cucina mentre la se la lasciava alle spalle chiudendo la porta della veranda di casa, arrivò in giardino e prese un respiro profondo: se fosse stato davvero quello il giorno, lei sarebbe stata là, sul retro del negozio attendendo lo scoccare dell'ora per far si che la linea temporale si ricongiungesse.
Strinse forte la bacchetta nella mano destra e sorrise svanendo nuovamente, pensando intensamente al punto in cui voleva apparire.

****

Era ferma da dieci minuti buoni poco distante dal retro del negozio, era quasi ora e - fortunatamente - quel pomeriggio i Tiri vispi Weasley aveva chiuso piuttosto presto.
Sospirò guardandosi intorno, le sarebbe piaciuto rivederlo nuovamente, ma la paura era tanta. Non doveva neanche averla, in realtà. Dopo quel bacio aveva capito che Fred le voleva bene nello stesso e identico modo in cui gliene voleva lei.
Ma, in ogni caso, quella felicità se la meritava?
Aveva stravolto il tempo solo per egoismo, un capriccio vero e proprio. Ma già immaginava l'armonia che ora c'era in quella casa, immaginava i sorrisi di George mentre scherzava con Fred. Immaginava la solita irruenza di Ginny e la dolcezza della signora Weasley.
Ma soprattutto... poteva finalmente immaginare Percy vivere senza sensi di colpa perché Fred era lì ed era vivo.
Respirava, rideva, scherzava, brontolava come suo solito. Ma lui c'era.
I passi leggeri di qualcuno attirarono la sua attenzione. Era la se stessa di quel presente che finalmente era arrivata.
Sorrise, finalmente poteva tornare a vivere senza più nascondersi.
Lentamente si avvicinò mentre entrambe le sue figure diventavano sbiadite, attendendo di ricongiungersi come era giusto che fosse.

****

"Dov'è?!" esclamò ad alta voce, ma tanto nessuno avrebbe capito chi o cosa stesse cercando. Era arrivato dinanzi al suo negozio, e lo stava percorrendo tutto intorno alla ricerca di lei. I passi veloci battevano sulla strada ciottolosa facendo un gran fracasso, ma lui continuava imperterrito. Doveva trovarla e parlarle.
Vide in lontananza una persona, la chioma inconfondibile di lei, un sorriso si aprì sulle sue labbra mentre velocemente si avvicinava "Hermione, fermati!" urlò a pieni polmoni.
La figura della ragazza si fermò, quasi inchiodando il piede nel terreno. Si girò lentamente mentre lo sguardo sorpreso di lei si posava su Fred.
"C-cosa ci fai qui?"
Fred non rispose neanche alla domanda, gettandosi su di lei per abbracciarla e stringerla forte. Quanto gli era mancata la sua presenza?
Quanto gli era mancato il suo calore?
"Hai infranto la promessa, lo sai?" sussurrò al suo orecchio mentre la ragazza continuava a rimanere rigida "Perché te ne sei andata?" continuò Fred.
"Io... dovevo farlo, io... io..." sembrava le riuscisse difficile parlare, dire ciò che voleva.
Poi si lasciò andare, avvolgendo le sue braccia intorno al busto di Fred.
"No, non posso" disse poi, spingendolo via, abbassando lo sguardo, come se fosse colpevole di qualcosa.
"Io sono un'egoista, non mi merito questa felicità, per niente"
"Hermione"
"Io ho salvato solo te, ho messo davanti la mia felicità invece di pensare a quella degli altri"
"Hermione"
"Io non posso essere felice"
"Hermione guardami" urlò disperato Fred, non capendo ciò che la ragazza voleva dire, l'afferrò per le spalle scuotendola appena mentre le lacrime le rigavano il viso.
"Mettere davanti la proprio felicità, a volte, è necessario. Bisogna essere egoisti qualche volta, questo lo sai anche tu. Lasciare indietro la felicità degli altri non significa mancargli di rispetto o dimenticarsi di loro. Per far felici gli altri bisogna essere felici prima per se stessi" le disse sicuro, mollando la presa sulle spalle e poggiandogli una mano sul viso, mentre l'altra ricadeva al suo fianco "E poi, in questo modo, non neghi solo la tua felicità, ma anche la mia"
Hermione alzò lo sguardo, guardandolo negli occhi. Quanto gli era mancato quello sguardo così caldo e rassicurante?
Quei due occhi castani che non faceva che cercare ogni giorno in ogni persona, in ogni passante.
"Ti prego, non andartene più, non negare la felicità a me, a te, a Harry. Ora più che mai noi abbiamo bisogno di te e tu hai bisogno di noi, di me" poggiò la fronte contro quella della ragazza, e sorrise mentre tutta quella tristezza abbandonava il suo corpo.
"D'ora in poi, stai con me" quasi un sussurro, una richiesta sincera.
"Perché mi dici questo, Fred?" domandò Hermione in un sussurro, imbarazzata, Fred capì che sapeva benissimo il perché le stava dicendo quelle parole. Ma decise di rimanere al gioco.
"Perché ti amo, stupida so-tutto-io" e la baciò, dopo mesi di agonia, dopo mesi di assenza, dopo mesi di tristezza.
"Mi sei mancato così tanto"
"Anche tu mi sei mancata, anche tu"
Lei era di nuovo lì con lui e questa volta niente li avrebbe divisi.


Ed eccoci al capitolo finale.
L
unghetto secondo i miei standard, eh?
Ebbene, questo è l'ultimo, il tempo ha di nuovo ripreso a scorrere in modo normale, le due Hermione si sono riallineate e la situazione tra i due protagonisti è stata finalmente risolta.
Ora non mi rimane che l'epilogo da scrivere, anche se non so cosa di preciso.
Cioè l'idea c'è, ma qui questi due hanno fatto di nuovo tutto di testa loro stravolgendomi ogni cosa.
Perché ho inserito i due punti di vista?
Semplice: volevo spiegare un po' come si fosse riallineato il tempo una volta arrivata nel punto in cui tutto è iniziato.
Spero vi sia piaciuto. Il punto di vista di Fred perché... fino ad ora, in questa storia, non avevo scritto di lui e dei suoi pensieri e penso che questo fosse il capitolo adatto per farlo.
Spero che la storia vi sia piaciuta, così come è piaciuta scriverla a me. Ora non ci resta altro che l'epilogo, quindi tutto il papiello velo scriverò lì. Per il momento mi consolo scrivendo la raccolta natalizia (nel caso vogliate leggere anche quella la trovate nel mio profilo).
Per qualsiasi cosa potete contattarmi in privato e trovate i bottoni social sui quali potete contattarmi.
Grazie,

Vera.


Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Epilogo ***


epilogo
Epilogo.


3 mesi dopo.


Le riparazioni al castello di Hogwarts erano giunte al termine, tutti i volontari del mondo magico si erano messi in moto per rimediare a tutti i disastri causati dalla guerra.
Nonostante fosse un ferita impossibile da rimarginare, il mondo magico sembrava aver voltato pagina e aver messo di nuovo ordine nella vita di tutti i giorni. Oltre alla riparazioni di Hogwarts c'erano anche i vari rimedi all'ordine pubblico e a quello del Ministero. Quel giorno tanti mangiamorte erano riusciti a fuggire, mentre altri ormai erano rinchiusi ad Azkaban.
Hermione, dopo aver aiutato con il castello, aveva deciso di dedicarsi un po' a se stessa andando a trovare i genitori in Australia - non sapeva neanche bene dove cercare, ma tentare non faceva male - e poterli riportare finalmente a Londra.
Hogwarts avrebbe ripreso il proprio percorso scolastico solo a settembre e lei aveva tutto il tempo necessario per cercarli.
"Verrò con te"
"Fred, non voglio che tu perda tempo con me, stai con la tua famiglia e..."
"Hermione, anche tu sei la mia famiglia, ora. E avrai bisogno di un aiuto, non fare sempre tutto da sola, soprattutto ora che ci sono io con te" in quei tre mesi nessuno, a parte Harry, sapeva ciò che era successo ai due. 
Harry, per l'ennesima volta, non aveva espresso un pensiero negativo nei confronti della giovane strega, anzi, le aveva sorriso dolcemente dicendole 'Avrei fatto lo stesso anche io', per poi scompigliarle i capelli prima di lasciarla da sola.
Quindi, per qualche strano motivo, tutti vedevano particolare quell'unione e quell'affetto che li univa, ma lo avevano accettato tranquillamente.
"Fred" sussurrò appena il suo nome, commossa dalle parole che il mago le aveva detto, in quei mesi non le aveva fatto mancare niente, in tutti i sensi.
Si era preso carico di rimettere in sesto, oltre al suo di cuore, anche quello della ragazza. La guerra aveva pur sempre lasciato un grave segno in tutti loro e l'unico modo per risanare il dolore e le ferite era supportarsi a vicenda.
L'abbracciò, stringendola contro il suo petto potendo così avvertire ogni suo battito.
Era bello poterlo sentire contro il palmo della sua mano, dopo aver rivissuto di nuovo quel momento.
"Allora, tra quanto si parte?" Hermione sorrise facendo un cenno con la testa "Al più presto e, per tua sfortuna, useremo i mezzi babbani, contento?" il ragazzo alzò gli occhi al cielo per poi lasciarle un bacio tra i capelli.
"Dai, andiamo, ci attendono per la cena... Ah, Hermione, posso farti una domanda?" chiese poi, innocente, mentre si allontava andando verso la porta.
"Dove hai trovato la giratempo? Non erano andate tutto distrutte al ministero?" Hermione sorrise, allegra, ripensando al momento in cui l'aveva rimessa al suo posto all'interno del castello... proprio come le aveva detto il professor Silente in quel sogno.
"Ho solo ricevuto un aiuto" fece spallucce lasciando il giovane alle sue spalle mentre, confuso, ascoltava la risata della ragazza che si apprestava a scendere le scale.
"Ehi, aspettami!" tutto si era concluso, nel migliore dei modi, e finalmente Hermione aveva ripreso a sorridere.


Ed eccoci giunti alla fine!
S
o che con il capitolo precedente potevo definirla finita, ma ci tenevo ad aggiungere questo pezzo nella storia... soprattutto per la frase pronunciata da Fred.
Ogni volta che giungo alla fine di una long non so davvero come comportarmi: per una parte sono felice, perché, ehi!, ce l'ho fatta a concludere anche questa storia.
Per un altro mi sento triste, quasi come se venissi svuotata.
So che ci ho impiegato tanto tempo - forse troppo - per concluderla. Probabilmente questo epilogo è anche molto 'campato' in aria, ma sono felice e soddisfatta di ciò che ne è uscito fuori.
Non mi cimentavo in una long su loro due da un bel po' di tempo, quindi per me è stato strano, come tornare agli inizi.
Ma, comunque, anche questa avventura è giunta al termine e per questo motivo ringrazio tantissimo chi mi ha seguito dall'inizio alla fine, a chi mi ha lasciato un proprio pensiero e a chi, anche se silenziosamente, mi ha supportato.
Prometto che appena posso provvederò a rispondere a tutti.
Vi auguro un buon inizio anno,

Vera.


ps. un piccolo ringraziamento va anche a tutte le colonne sonore che mi hanno accompagnato in questa stesura, ma sarebbero veramente troppe e allora niente lol.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3773318