HELTES – Una Notte Inaspettata

di IlCerbiattoVolante
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Progetto In Corso ***
Capitolo 3: *** Il Tavolino Al Neon ***
Capitolo 4: *** Noli Me Tangere ***
Capitolo 5: *** Genio Infantile ***
Capitolo 6: *** Il Caos E L'Ordine ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“Su ragazze adesso è ora di andare a dormire!”
Furys è sempre puntuale riguardo l’ora di coprifuoco.
Quella sera di Halloween stava già terminando, ma per la piccola Alexia e le altre il sonno tardava ad arrivare.
Alexia guardò Furys con gli occhi fissi, luminosi per l’effetto della luce in penombra della TV a cui stavano davanti. “Furys, domani è festa, non si può stare un altro poco alzate?” chiese Kira, sorridente.
Furys si rivolse così a Kira, intimandole di chiudere la bocca e di alzarsi dal divano immediatamente. Le quattro furette a malavoglia andarono nella camera da letto di Alexia in fila indiana, seguite da Furys che le controllava.
“La prossima volta venite a casa mia. È deciso.” annunciò Kira.
“La tua casa è sporchissima, soffrirei di allergia ogni secondo” rispose Chapette.
“La tua troppo profumata, chissà che starnuti!” ribatté Kira.
“Guarda che ho il teatro di mia madre, potrei chiederle di spostare le brandine nella sala” consigliò ancora Chapette, ignorando la battuta di Kira, che sbuffo’.
“Ma tua mamma ha la settimana prossima piena di spettacoli, non le daremo fastidio?”
domandò Mina con voce flebile. “Hai ragione Mina, però non sarebbe stato male provare, no?” rispose Chapette sorridendo e fantasticando sulla possibile serata nel Teatro Guignolle. “Si, in mezzo ad una polvere alta così, ragni e mostri nel buio!” esclamò di nuovo Kira, ma non venne considerata neanche stavolta.
“Potremmo provare nel parco dove sto io” disse Mina. “Uhmm, bisogna vedere se non pioverà per quel giorno, Mina.” rispose Alexia, con la sua bambola malconcia preferita stretta tra le braccia. “Il problema è sempre Furys: non ci lascia mai in pace!” sbofonchio’ Kira, e stavolta le diedero ascolto, dandole anche ragione.
“Io non voglio passare altri sette anni di olocausto, ragazze…” aggiunse Kira stravaccandosi a peso morto dal letto, in modo tragicomico.
“Se non si può da Alexia, né da Chapette, né da me e né da Kira dove allora???” rivolse amareggiata Mina alle amiche. Ci vuole un posto tranquillo, dove poter andare quando vogliamo senza farci scoprire… Magari più vicino possibile e abbandonato” aggiunse Chapette. “La villa della signora misteriosa a pochi passi da noi, intendi?” chiese Alexia.
“Perché? È perfetta per le nostre serate!” rispose Chapette sorridente; nonostante si vestisse sempre di rosa e adorasse i profumi aveva una certa attrazione per l’orrido.
“Per queste discussioni bisognerebbe andare in sala, ma se si sveglia Furys…” aggiunge Kira, tirandosi via da sopra il suo maglione a righe rosse e verdi il suo gatto ciccione. “Faremo in silenzio, e ci staremo pochissimo: il tempo solo di prendere i fogli e penne dal tavolo di vetro della sala e di bisbigliare un paio di posti che potrebbero farci comodo.” disse Alexia fissando lo spiraglio della loro porta di camera luminoso per via della candela accesa sul tavolo del salotto.

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Capitolo 2
*** Progetto In Corso ***


Alexia era a capo della fila delle sue amiche in procinto di raggiungere il salottino illuminato appena dalla candela alta riposta sopra il tavolino di vetro.
Ansiose ma il più possibile silenziose, si sedettero sul divano più grande di pelle rosso scuro, e Mina si preoccupò di prendere i fogli poiché era la più alta di loro quattro.
Appena il foglio fu passato ad Alexia (la considerata leader) Kira attirò l’attenzione di tutte rompendo il silenzio con dei fastidiosi rumori provocati dallo strusciarsi della sua tuta intera di maglione con la pelle del divano, venendo zittita dallo ‘ssssh’ delle altre ragazzine.
“Siete proprio peggio di Fury…” di nuovo Kira si beccò un ‘ssssh’ e frustrata, si tirò giù il grosso fedora sul proprio muso.
“Allora, prima abbiamo detto che il castello a pochi passi da noi, quello abbandonato, della signora deceduta sarebbe stato il posto più adatto per passarci la notte non disturbate da Furys…” iniziò Alexia.
Mina prese appunti, ascoltando le discussioni.
“Il problema è come raggiungerlo.” aggiunse Chapette “Se come adesso che sembra che stia per piovere, come si farà a non svegliare quella strega senza far sentire il rumore della porta che si apre? E senza far sentire la pioggia che batterà sul pavimento?”.
“E’ un bel problema davvero” aggiunse Kira, con voce coperta dalla punta del suo fedora sulla bocca.
“Potremmo uscire da un altro punto della casa, chessò, il camino per esempio!”
“Si, già, ci pensa la pioggia poi a lavarci…”aggiunse Chapette “… Ed un fulmine sulle nostre teste ad ucciderci.” finì.
“E allora trovatelo questo posto!” alzò il tono così Kira, ma venne subito zittita di nuovo da uno ‘sssh’ più sonoro, da tutte e tre le altre ragazze.
“E poi ripensandoci, quello è un posto davvero inquietante…” aggiunse Alexia, imbarazzata.
“Alexia, andiamo, i fantasmi non esistono!” rispose Chapette ridendo.
“Fantasmi o no, è l’unico posto adatto alle nostre nottate segrete.” aggiunse Kira, stiracchiandosi quasi a scivolare di nuovo dal divano, tirandosi su poi dopo aver visto le espressioni delle altre verso di lei, non positive.
“Visto che Alexia ha così paura di andarci, perchè non proviamo a vedere se sarà effettivamente adatto quel posto anche per lei?” domandò Kira ghignante, con lo sguardo a sfida rivolto ad Alexia.
“Kira, anche se mi duole darti ragione, potrebbe essere una buona idea cancellare anche quel luogo abbandonato dalla lista e trovarne altri: sappiamo quanto terrorizzano quegli esseri ad Alexia!” aggiunse sospirando Chapette.
Alexia divenne rossa in volto e nascose lo sguardo.
“Oh, si; la terrorizzano così tanto quegli esseri senza forma viva!” sussurrò Kira spuntando all’improvviso da dietro dove stava Alexia “Quegli esseri pallidi, senza gambe…” le si avvicinò all’orecchio “… Con le orbite vuote, senza fine, senza sangue né organi, SENZA VITA!” gridò infine Kira, alzando le braccia sempre dietro ad Alexia, che impallidì in viso, stretta ai braccioli del divano a cui era seduta.
Uno squarcio di fulmine passò attraverso i vetri delle finestre, facendo urlare Chapette e Mina che si abbracciarono in quell’istante, mentre Kira si coprì il viso di nuovo con il suo fedora. “Ragazze, state tutte bene?” chiese Alexia riprendendosi dalla tensione causata prima da Kira che sogghignava.
“N-noi… S-si, Kira stiamo ben…” risposero ambedue Chapette e Mina, ma si accorsero che la candela era spenta ed era tutto intriso d’oscurità.
“Cristo, ed ora come si fa?” aggiunse Alexia guardandosi i piedi.
“Non è meglio vedere se prima la strega non si è svegliata?” consigliò Kira, sparendo per un attimo da dietro il divano in un battibaleno.
“No, dorme ancora come un angioletto!” tornò poi davanti alla faccia di Alexia: aveva raggiunto il buco della porta della camera da letto di Furys passando direttamente dal muro con la sola sua testa senza il corpo, come faceva di solito per i suoi scherzetti alle amiche.
“Sarà meglio allora cercare un accendino o un fiammifero.” aggiunse Chapette, guardandosi appena in giro, sempre abbracciata a Mina.
“Cercate di fare meno chiasso allora, è già tanto se Furys non si è svegliata, col rumore che abbiamo creato.” aggiunse Alexia, aprendo con prudenza all’estremo un cassetto all’ingresso. “Certo che è stato proprio un fulmine degno da storie dell’orrore…” bisbigliò Kira.
“E’ vero, ci ha terrorizzate molto!” rispose Mina.
“Perchè non ci raccontiamo storie dell’orrore infatti? Non si è mai fatto prima qui, e poi è l’atmosfera giusta!” aggiunse Chapette.
“Prima cerchiamo qualcosa per accendere, poi vediamo se si farà.” ricordò Alexia alle altre, emozionate all’idea.
“Tanto ormai non è proprio il tempo adatto per uscire…” osservò Chapette mentre osservava la pioggia cadere sopra il vetro delle enormi finestre.

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Capitolo 3
*** Il Tavolino Al Neon ***


Una fonte luminosa calda pervase l’atrio, ricadendo anche sulle facce di Alexia, Mina, Chapette e Kira che si erano accovacciate tutte vicine, sullo stesso divano dove prima era seduta l’ultima.
“Okay, siamo ad un punto in sospeso: la villa della signora deceduta è in bilico tra essere il posto adatto alle nostre ‘scorribande’ e l’essere la zona X” annunciò Mina scrivendo sul foglio.
“Pensavo di essere io quella che faceva battute del genere” rispose Kira venendo ignorata ancora un’ennesima volta.
“Ma appunto, secondo voi cosa sarà mai accaduto di così terribile in quel posto?” chiese Chapette. “Uuuuuuh, storie di mostri, storie di fantasmi, STORIE RACCAPRICCIANTI!” esultò Kira alzandosi su un bracciolo, venendo poi tirata giù dalle forti braccia di Alexia.
“Ma vi sembra il momento per certe cose?” chiese poi nervosa quest’ultima. “Si!” risposero le altre in coro.
“Questa notte va a finire che finirà in fumo, in tutti i sensi…” aggiunse Alexia posandosi la mano sulla propria fronte alzata in aria.
La luce si spense, le voci si affievolirono.
“Una volta sentii dire da due anziani a scuola che quella villa era proprietà di una killer” raccontò Mina, appassionata di racconti del genere “Dissero che questa aveva ucciso il marito perché aveva scoperto qualcosa di terribile sul conto della moglie”.
“E cosa avrà mai scoperto? Soldi? Un tradimento coniugale? Un bambino rinchiuso nello sgabuzzino?” domandò con sguardo furbetto Kira.
“Beh, se era davvero proprietà della donna non avrebbe senso che l’uomo volesse ucciderla per evitare furti o tradimenti da parte di lei, dico bene? Anche se certe volte gli adulti non riesco a capirli proprio!” aggiunse Chapette, che in fondo sapeva meglio di loro di rapporti coniugali, essendo l’unica ad avere entrambi i genitori (gestori poi ricchi di un teatro famoso).
“Quindi il problema era lui – magari nascondeva un tradimento – e lei lo ha saputo, e lui per avere la sua eredità l’ha uccisa” aggiunse Mina.
“E come ha fatto allora a fare in modo che tutto andasse a lui?” domandò Chapette, che non sapeva ancora bene come funzionavano le questioni legali di matrimonio, ma immaginava ipotesi possibili.
“Semplice: dopo averla uccisa ha preso la sua mano e ha firmato con essa!” rispose Kira ridacchiando. “Kira un giorno mi dovrai spiegare cosa ci trovi divertente nei morti, davvero.” aggiunse Alexia.
“Ma poi non si sa se davvero erano sposati, e lo fossero stati la villa sarebbe rimasta comunque a lui, non credete? Perciò, nel secondo caso, come la mettiamo? E poi dove sarebbe finito l’uomo? Non mi pare di aver sentito dire di un uomo legato alla signora…” aggiunse pensierosa Mina.
“Verissimo, Mina. Nel caso fossero stati legalmente sposati, avrebbe avuto senso che si fossero uccisi per tradimento e la villa passata così a lui; ma nel caso inverso? Lui non avrebbe avuto modo di farlo poiché la casa casa effettivamente non era di sua proprietà.” aggiunse Alexia.
“Quindi secondo me non c’è nessun uomo, si è uccisa da sola!” rispose energica Kira. “Si, un suicidio potrebbe starci, ma perchè? Perchè mai una donna bellissima – ho sentito dire che era una persona meravigliosa d’aspetto – avrebbe voluto mettere fine alla sua vita? La mia mamma dice che chi si suicida non è abbastanza felice della sua vita. Mia mamma è bella e amata, e non ha certo idee strane per la testa.” disse Chapette.
“Quindi era una signora depressa ma bella, quindi molto strana!” rispose Mina. “Può essere anche questo, del resto chi meglio di noi può capire quanto si può essere tristi per non essere accettate nella nostra ‘anormalità'”.
“E cosa avrebbe mai avuto di così strano?” domandò Chapette.
“E che ne possiamo sapere noi: nessuno parla molto di quella signora!” rispose stizzita Alexia.
“Beh, basta pensare a qualche indizio… Qui le donne reputate ‘normali’ sono quelle che vanno a fare la spesa nei centri commerciali, che vestono colorate, che seguono eventi mondani…” disse Chapette pensando che anche se lei stessa faceva le stesse cose con sua madre nei pochi giorni liberi in cui potevano stare assieme, era considerata ‘strana’ dalla maggior parte della gente.
“Allora era una signora che si vestiva di nero, andava ai cimiteri e preparava intrugli? Una strega, un vampiro o uno di quei tizi mascherati di nero che ascoltano la musica goth o metal?” disse Mina tutta gioiosa, che amava quel tipo di persone.
“Magari, se fosse davvero così sarebbe stata davvero una persona simpatica…” aggiunse Kira un pò melanconica.
“Magari…” aggiunsero le altre tre, abbassando lo sguardo.
Seguì un breve silenzio.
“Ragazze, forse è meglio se lasciamo perdere: non mi piace sapere di stare in un posto dove stava una che magari poteva essere nostra amica” aggiunse Kira.
“Perchè no? Magari a lei potrebbe far piacere che qualcuno simile a lei visitasse la sua villa ogni notte!” propose Mina.
“Se fosse davvero come noi, se fosse davvero stata una signora ‘strana’, strega o altro…” rispose di nuovo Kira.
“Ragazze, perché vi siete abbassate tutte?” chiese Alexia.
A pochi centimetri dalle loro testa, sospesa in aria.
Le altre tre risposero solamente con una bocca spalancata.
“Ma… Sei tu ti sei alzata sulle nostre teste!” rispose Kira.
“O-okay, Kira se sei tu a fare ciò… TI PREGO DI METTERMI GIU’ IMMEDIATAMENTE!” ordinò Alexia con il suo sguardo di ghiaccio.
“Ma non sono io a farlo, Alexia!” rispose Kira cercando di discolparsi.
“E allora chi è?” chiese Alexia, ma venne interrotta da una sua improvvisa caduta sul divano, per fortuna non provocando ulteriori ferite sulle poveri pelli delle altre che erano sotto di lei.
“Il tavolo! Il tavolo si sta alzando!” indicò Chapette.
“Oh bene, dopo chi viene? Tu Kira? Vuoi fare un balletto di gruppo?” disse Alexia sistemandosi meglio sul divano.
“TI RIPETO CHE NON SONO IO A FARE TUTTO QUESTO!” gridò ancora a perdifiato Kira. 
“Quel tavolo… Spero solo che non cada giù e si spacchi!” disse Chapette ansiosa. “Ma che brava cuginetta, ti preoccupi solo del tavolo e non di me!” aggiunse Alexia, che quasi stava per menarla.
“Quel tavolo ha una specie di macchia azzurro fluo che si sta disperdendo…” osservò Kira.
“Che diavolo sta succedendo???” gridò terrorizzata Mina, seguita a ruota dalle altre che tremavano.
“Ragazze… Quel tavolo sta andando da tutt’altra parte!” fece notare Chapette. “No, vi prego, ditemi che non è vero!” disse Alexia.
“Se Furys non vedesse più quel tavolino altro che coprifuoco, quella ci farà di peggio!” disse Kira, tremante più al pensiero di non poter più fare giocate alla play con le amiche.
“Allora bisogna fermarlo!” rispose energica Alexia.
“E come si fa, nemmeno Mina che è la più alta di noi tutte può riprenderlo!” fece notare Chapette.
“Accidenti a me che non ho il mio bastone dietro!” aggiunse Alexia a pugni stretti ed occhi chiusi e battendo i piedi sul pavimento.
“Non bisogna fare rumore Alexia: se tu avessi avuto il tuo bastone avresti fatto ancora più casino!” aggiunse Chapette.
“L’unica cosa è seguirlo, e CORRERE!” gridò Chapette.
Il tavolo ‘volante’ divenne di un colore luminosissimo, quasi ad accecare le povere giovani furettine, e lentamente ma in modo fluido passò sopra le loro teste, per poi spaccare la finestra della porta d’ingresso.
“Attente ai vetri!” ricordò Alexia, sapendo che era molto pericoloso passarci sopra.
Aprirono la porta di corsa, cadendo tutte tranne Mina e Chapette nello scalino dell’entrata davanti della casa. “Kira, tu dovresti fare davvero un pò di palestra invece di mangiarti schifezze e poltrire!” le consigliò Alexia. “Non mettere bocca nelle cose che faccio!” bofonchiò Kira con la faccia dentro il fango.
“Ragazze, se non ci sbrighiamo perdiamo quel benedetto tavolino di merda!” gridò Chapette.
Alexia e Mina si stupirono per la parola ‘merda’ detta da Chapette: lei che era la classe ed eleganza in persona parlare in quel modo! E poi a soli 9 anni!
“Ci penso io, almeno mi rendo utile!” disse Kira, e si mise a ginocchia mezze alzate, con lo sguardo diretto al cielo, e allungando le sue braccia con il suo potere prese da una parte Mina, dall’altra Alexia e Chapette.
Con il fango che copriva le sue scarpone marroni da montagna, Kira camminò a passo veloce e con larga apertura delle zampe, salendo sopra un albero.
“Ecco, è sempre laggiù!” aggiunse Kira.
“Ma perchè non l’hai fatto prima quando eravamo in casa?” domandò arrabbiata Alexia. “Perchè prima sarebbe stato uno spreco, volevo divertirmi a vedere cosa avreste fatto voi!” rispose Kira.
“MA IO TI AMMAZZO!” gridò Alexia stretta nelle braccia di Kira.
“Mi ucciderai dopo, amichetta.” rispose in modo provocatorio Kira.
Lo sguardo di Alexia divenne più buio di rabbia della stessa notte, e Kira scese dall’albero, ma un fulmine si avvicinò alla parte destra dell’albero a cui erano postate.
“Ragazze, vi siete dimenticate che è brutto tempo?” ricordò Chapette.
Kira allungò così la zampa anteriore verso un camino della casa davanti a loro, e il fulmine poté ricadere in tutta tranquillità nella sua azione distruttiva sull’albero.
Le quattro ripresero fiato, e Kira fece tornare le sue braccia allo stato normale. “Bimbe, ce la siamo vista davvero brutta!” iniziò Chapette.
“Stavamo per diventare cenere!” aggiunse Mina.
“Così si che avremmo fatto compagnia alla signora!” aggiunse Alexia.
“Sempre meglio che stare con la Strega!” aggiunse Kira.
“Certo, però… Guardate che bella vista sopra questo tetto!” osservò Mina. “Se solo non piovesse però, etciù!” tossì Chapette, con il vestitino rosa suo preferito fradicio.
“No, ti prego, non mi dire che ti stai beccando il raffreddore…” presuppose Alexia con la bocca in avanti e gli occhi fissi su di lei, con sguardo rassegnato “Se Furys ti chiede come te lo sei preso, stavolta la colpa te la pigli da sola… Inventati che ti sei fatta di nascosto il bagno e ascoltando quel Bon Jovi ti sei distratta pensando al tuo terrificante fidanzatino e ti sei fatta il bagno con l’acqua marmata.”.
“Ehi!” rispose imbarazzata Chapette.
“Invece di pensare a come passa i momenti in bagno Chapette, pensiamo a raggiungere quel tavolino piuttosto… Indovinate un po’ dove è andato?” domandò Kira, sorridente ma tremante, indicando proprio la villa della signora di cui parlarono prima.
“Bene, allora bisogna proprio beccarcelo questo raffreddore.” disse Alexia.
“Io comunque trovo questa pioggia notturna magica, non trovate anche voi?” rimise voce così in capitolo Mina, che era rimasta incantata ad osservare il cielo blu scuro trapassato dalla pioggia incessante e da fulmini rombanti sopra il suo naso rosato.
“Sei la solita romanticona, Mina…” aggiunse Kira sorridente.
“E che c’è di male? Chissà se la signora è un’amante della notte…” Domandò tra sé e sé Mina sottovoce.
“Beh questo lo sapremo poi, ora bisogna pensare ad andare a prendere quel maledetto tavolo, altrimenti non si vedrà il giorno dopo!” rispose Alexia, ascoltando Mina, in modo severo.
Scesero dal tetto, prima Alexia, poi Chapette e Mina aiutate dal braccio destro allungato di Kira che tratteneva il loro peso cascante sui suoi muscoli da bambina.
“Ma come faremo a spiegare poi lo stato dei nostri vestiti?” domandò Chapette preoccupata. “Li lasceremo bagnare dall’acqua dopo, quando saremo dentro la casa abbandonata.” propose Alexia.
“Vuoi dire che saremo nude là dentro???” domandò Kira.
“Chi vuoi che ci veda, andiamo!” rispose stizzita Alexia, che non si faceva problemi a stare nuda in posti dove sarebbe stata sicura che non ci sarebbe stato nessuno.
“Tu sei strana.” aggiunse Kira.
“Tu invece ti sbagli: TUTTE NOI SIAMO STRANE.” rispose sorridente a labbra socchiuse Alexia, lanciando un’occhiata di strana unione d’affetto e condivisione alle altre, come se fosse una triste realtà di cui andarne tutte loro fiere perché nella loro stranezza si sentivano unite.
Un campo davanti alla casa di cui erano scese li si prostrò davanti: era enorme, lunghissimo e vuoto da abitazioni e strade.
“Adesso si fa qualche nuotatina?” scherzò Kira, facendo notare che era pieno di pozze di fango dentro cunicoli e collinette che abbellivano il campo.
“Si, falla tu!” rispose Alexia dando un colpo alla schiena di Kira, facendola cadere così di nuovo a faccia in giù nella pozza enorme di fango. “E tu ti aggiungerai assieme a me!” rispose Kira prendendo la scarpa di vernice nera di Alexia e tirandola verso sé.
Chapette e Mina cercarono la prima di tirare via Alexia, l’altra di far uscire dalla pozza Kira.
“Ma guardatevi, adesso altro che pioggia piovana per lavarvi i vestiti!” accusarono Chapette e Mina, le più mature del gruppo.
“I vestiti sono il problema minore, noi dobbiamo riprenderci il tav…”
Non fece in tempo a finire la frase che un altro fulmine trapassò il cielo ed una piccola saetta passò accanto a loro.
Al che cominciarono a correre a perdifiato urlando.
Quella notte i fulmini e la pioggia non le dettero pace.

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Capitolo 4
*** Noli Me Tangere ***


Il suono metallico tedioso del cancello risuonò nella pausa improvvisa dal caos di fulmini e pioggia incessante.
“Velocissime!” ordinò Alexia coi capelli bagnati in faccia, bloccando la porta del cancello in modo da farle entrare facilmente.
Alexia si unì a loro sotto il tetto della villa, e tutte assieme si accasciarono al pavimento di legno della stessa, tremanti.
“Ci a-a-ammaleremo.” aggiunse Mina battendo i denti.
“Dentro questa villa cercheremo subito delle candele: sono sicurissima che ce ne saranno.” rispose speranzosa Chapette cercando di scaldare il più possibile Mina.
“Mai che ti preoccupi per la tua cuginetta, eh Chapette?” le rivolse velenosamente Alexia alla parente.
“Alexia… Lo sai che Mina è cagionevole più di tutte noi, e tu hai la pellaccia dura!” rispose Kira, alla destra di Alexia.
Quest’ultima rivolse poi lo sguardo minaccioso verso Kira, sottomettendola con esso.
“Adesso bisogna entrare, no?” consigliò Chapette, con sorriso forzato.
“Beh” disse Kira battendo la scarpa ormai intrisa di fango “Aprire si apre.”
Ed infatti la porta si aprì subito, silenziosa, e le quattro ragazzine entrarono a passettini il più possibile felpati.
“S-s-se solo non b-b-battessi i denti così r-r-rumorosamente…” aggiunse Mina.
“Senti un po’ chi lo sta dicendo!” esclamò Kira divertita.
“Villa molto vecchia direi…” osservò Chapette.
“Gran parte delle case vicino a noi sono moderne, in effetti: strano che non abbiamo demolito questa.” osservò Kira.
“F-f-f-forse c’è una maledizione s-s-s-sopra, e questo spiegherebbe il p-p-p-perché non ne parlino.” osservò Mina.
“Se non ci sbrighiamo a trovare quello che stiamo cercando la maledizione ce la darà Furys.” ricordò Alexia salendo a metà delle scale polverose.
“Se solo sapessimo dov’è, ‘sto tavolo!” esclamò Kira alzando ancora le braccia in aria.
Subito il tavolo comparve in cima alle scale, fermo e sempre di quella strana luce blu accesa.
“Eccolo là!” gridò eccitata Chapette.
“Non facciamocelo scappare stavolta!” gridò Alexia.
“Eccolo, adesso prendiamolo e…” ordinò Mina ma…
“Non si muove! E’ fisso al pavimento!” 
“Oh bene, e perché?” disse esausta Alexia.
“Ragazze mi sa che siamo fregate, per non dire di peggio!” disse Kira preoccupata.
“Non lo accetto! Questo tavolo orribile ritorna a casa nostra, con le buone o con le cattive!” gridò Alexia tentando in tutti i modi di tirarlo via, battendoci poi i pugni dalla rabbia.
“E’ chiaro che qui è intriso di chissà quale magia.” osservò Mina.
“Ma brava Magò, adesso trovami il modo di staccarlo dal pavimento!” gridò ancora nervosa Alexia.
“Dobbiamo sapere chi è che lo controlla, prima. E non sarà facile.” fece notare Mina. “Ma come facciamo, già non avete visto che ha cominciato a muoversi mentre era a casa nostra?” fece notare Chapette un pò spaventata.
“Allora abbiamo detto qualcosa che ha fatto scatenare la maledizione.” osservò Kira.
“Kira, sei un genio – mi duole dirlo – hai ragione! Anche se resta il problema che non sappiamo cosa abbia fatto scatenare ciò nelle nostre parole…”
“Hai quei fogli con te?” domandò Alexia.
“Alexia, ti p-p-p-pare che mi sia p-p-p-portata dietro quei fogli con t-t-t-tutto il casino successo?” rispose Mina.
“Allora bisogna spremerci le meningi e ricordare cosa si è detto!” ordinò Alexia.
“Mi pareva si fosse cominciato a dire che lei aveva avuto qualche tradimento da parte del marito e viceversa…” ricordò Chapette.
“Che aveva un bambino nello sgabuzzino anche…” aggiunse Kira.
“Si, va bene, poi?” tagliò corto Alexia.
“Si è detto poi di cose legali tipo divorzi, case e quella roba lì.” aggiunse Mina.
“E del marito che firmava l’eredità con la mano di lei morta!” aggiunse Kira.
“KIRA STA’ ZITTA.” gridò a denti stretti Alexia.
“Si è detto poi che era bella, bellissima e che non avrebbe avuto motivo di uccidersi, mi pare.” aggiunse Chapette.
“E poi ci siamo zittite…” ricordò Mina.
“Ed a quel punto Alexia è volata e il tavolo subito dopo uscendo di casa, anche se avrei preferito che fosse stato il contrario.” aggiunse Kira.
“KIRA!” gridò Alexia, lanciandole uno sguardo inquietante “SE NON LA PIANTI TI DISTRUGGO TUTTI QUEI VIDEOGIOCHI!”
“Te la prendi troppo…” disse sottovoce Kira.
“Ragazze! Io, d-d-d-d-davvero, sto cominciando a-a-a-a sentire gli spifferi… Torniamo a ca-a-a-asa al calduccio, v-v-v-e lo prego…” pregò Mina.
“Mina cerca di resistere!” disse Alexia.
“Ti riscaldo io, Mina” si propose Chapette.
“G-g-g-g-g-grazie, C-C-C-Chapett-t-t-t-e!” ringraziò Mina.
“Scusate ma gli spifferi adesso li sento anche io…” disse Kira.
“Andiamo, siamo dentro una casa abbandonata, siamo mezze d’acqua e fuori c’è la pioggia: è normale che faccia freddo!” gridò Alexia, che di freddo ne sentiva poco.
“Questo non è un freddo normale, Alexia!” disse Chapette.
“Oh no anche tu! Ma che siete diventate, delle rammollite tutte quante?” disse Alexia con sguardo disperato rivolto in su.
“Beh, io vado a vedere allora se riesco a trovare qualcosa di caldo, voi rimanete al tavolino: non dovete ASSOLUTAMENTE perderlo di vista, d’accordo?” ordinò Alexia staccandosi dalle amiche e salendo su per il piano di sopra.
“F-f-f-fai presto, A-A-A-Alexia.” disse Mina.
L’interno dell’ingresso della casa era semivuoto e ingrigito, ma si notava qualche sprazzo di rosso pallido.
Nel muro c’erano segni che presagivano dei quadri attaccati sopra una volta, e il pavimento era fatto di legno, così come il muro.
Davanti ad un camino spento c’era solo una poltrona coperta da un velo nero strappato, ed un posacenere sporchissimo.
Il pavimento era anche coperto in alcune parti da tappeti persiani ormai malconci e ammuffiti, ed i lampadari non c’erano più.
Le finestre erano senza vetri e coperte da pezzi di legno attaccati alla bell’e meglio.
Era una villa morta, trattata malissimo e le cose che erano rimaste, stranamente le più belle e costose, nessuno le aveva rubate o distrutte.
Questo rendeva misterioso il perché erano rimaste solo quelle due cose e non tutto il resto.
Mina s’alzò d’improvviso dal tavolo, e scese da mezza scala.
“Dove vai Mina?” domandò Chapette.
“Ho visto un libro sotto quella poltrona: magari ci potrà servire!” rispose tutto d’un fiato Mina.
“Okay, ma poi torna subito da noi, okay?” disse Chapette ansiosa.
Mina s’accovacciò al freddo pavimento di legno sporco e prese il libro, molto pesante e polveroso.
Ci soffiò sopra e tossì.
Poi a fatica corse verso Kira e Chapette.
“Che ci faceva quel libro lì sotto?” domandò Chapette.
“Forse risponderà alle nostre domande.” disse Mina.
“Ti è già passato il freddo, Mina’? chiese Chapette.
“Oh, si, Chapette… Adesso sto molto meglio, grazie.” ringraziò Mina.
“Ma che sdolcinateeee, bleeeeeh!” disse Kira facendo smorfie di disgusto.
“Kira!” la zittì Chapette.
“Oka, okay, che dice quel libro?” s’incuriosì Kira.
“E’ scritto in…” cercò di tradurre Mina “…Latino, credo.”
“No…Nol… Nolie, no aspetta… Noli! M…Me.. Noli me… T…Te? No, Ta… Tang…Tang…” sussurrò Mina.
“Tanga?” rispose Kira, venendo poi zittita da uno schiaffo da Chapette all’orecchio destro.
“No, credo sia Tange… Tangere!” annunciò Mina esultante.
“Noli me tangere… Che vuol dire?” chiese Chapette curiosa e stranita.
“Credo significhi ‘non mi toccare’, ‘non toccatemi'” ricordò Mina.
“Ma noi lo stiamo già toccando: che libro deficiente!” rise Kira.
“Kira, TU SEI UNA DEFICIENTE! Potrebbe essere un libro maledetto e tu lo offendi!” sgridò Chapette.
Mina ignorava le due, concentrata nella lettura, ma notò con orrore che nelle pagine seguenti le parole erano le stesse del titolo sopra la copertina!
“Ragazze, credo che il libro ci stia minacciando.” disse Mina, mostrando le pagine a Chapette e Kira che si tiravano l’un dell’altra, giù, il copricapo a forma di orecchie di coniglio della prima, il fedora gigante della seconda.
“COME???” urlarono all’unisono le due davanti a Mina.
“Non è possibile!” urlarono ancora, stavolta guardandosi in faccia tra loro.
“Questo libro è una fregatura allora!” gridò amareggiata Mina, mettendosi poi a piangere.
Chapette l’abbracciò e Kira fece altrettanto anche se inizialmente titubante per la ‘sdolcineria’ che tanto non sopportava.
Il libro, buttato dalle scale dalla triste Mina, si illuminò all’improvviso in mezzo al pavimento.
La luce uscì dalle pagine e formò la frase in aria “NOLI ME TANGERE” a caratteri terrificanti: quasi sembravano delle candele che si scioglievano.
Le ragazze urlarono dal terrore quando quelle stesse parole si avvicinarono ai loro sguardi, facendole svenire.
La scritta così si dissolse sotto di loro, entrando negli scalini polverosi e alzando le tre da essi.
Alexia, che in quel momento stava visitando la spoglia cucina, non si accorse delle tre amiche che le stavano passando proprio dietro di sè.
La misteriosa luce posò le tre ragazze in un enorme letto matrimoniale a baldacchino dalle coperte rosso scarlatte.
Fulimini e pioggia erano tornate di colpo, e illuminarono la cucina dove Alexia stava uscendo, ed essa si incamminò verso le scale.
Ma quando vide che il tavolo era ancora lì e senza le ragazze, le venne un colpo e le chiamò a gran voce.
Nel chiamarle toccò il tavolo e quest’ultimo stavolta si staccò dal pavimento. Alexia era davvero sorpresa e si disse: “Okay adesso cerchiamo loro.” Trovò il libro aperto in mezzo alla sala e d’istinto lo prese con sè. Corse verso le scale di nuovo, e sentì anche lei un gelido non normale, rabbrividendo.
Le trovò subito all’unica stanza ancora decorata, (con la porta aperta) nella camera da letto, tutte e tre sotto le coperte a dormire riscaldate poichè la luce era nella piccola stufa a legna accanto al letto.
Alexia s’avvicinò al letto, cercando di svegliare sua cugina, Kira e Mina, ma qualcosa le impediva di entrare nella stanza.
“DANNAZIONE!” urlò Alexia battendo i pugni sopra quel ‘nulla’ rimbalzante tra il corridoio e la camera, nella porta.
“FAMMI ENTRARE, QUELLE SONO MIE AMICHE!” urlò ancora Alexia più furiosa che mai.
Si sfinì e strascinandosi sopra quel ‘nulla’ pianse calde lacrime di disperazione. “Volevamo solo trovare un posto per giocare senza quella rompiballe di Furys a trattarci da poppanti!” batté i pugni sul legno Alexia “Siamo solo delle bambine, non volevamo disturbare nessuno, solo giocare!”.
La porta s’illuminò stranamente davanti a lei, e nemmeno il tempo di guardare cosa stesse accadendo, che si sentì pervadere dal calore di quella luce e poi buio totale.

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Capitolo 5
*** Genio Infantile ***


Era ancora buio, ma un filo di luce creava una penombra davanti al viso di Alexia, che cercava di rimettere a posto i suoi pensieri e ricordi. “Dove siete? Che è successo?” gridò confusa.
La luce, che proveniva sempre dal libro, appoggiato sopra il tavolino circondato dalle braccia della piccola fulva, si ingrandì e fece illuminare finalmente tutta la stanza.
Era di nuovo in salotto, ma le sue amiche non c’erano. Questo le fece pensare che forse erano rimaste ancora lassù a dormire.
“Non gridare…” sentenziò una voce femminile, bassa ma calda.
“Le tue amiche hanno solo sonno, tanto sonno…”
Alexia capì qualcosa di inquietante:”Ehi, se le hai uccise te la vedrai molto nera, te l’assicuro!”
“Ehi, ho appena detto di non gridare! E ti ribadisco che non hai nulla da preoccuparti, bambina! Quindi adesso zitta e ascoltami!”
La sua voce era trasportata da un vento gelido che fece tremare l’impavida Alexia. “Okay, va bene, ma perché fa così freddo adesso?” domandò. La misteriosa figura scese le scale ridendo a tono basso. “Perché vedi, io sono molto particolare… “
La figura femminile finalmente si mostrò agli occhi di Alexia.
Era molto magra, dalle lunghe vesti nere comprendenti maniche sbracciate lunghe molti metri, ed un velo intorno al viso coperto da un copricapo vistoso e luccicante dello stesso tono dell’oscurità. Gli occhi, truccati pesantemente, erano color ghiaccio e le labbra violacee. Alexia era in mezzo alla stanza, ma la misteriosa signora percorse tutto il tragitto fino ad arrivare a lei in una manciata di pochi secondi. “Io sono un fantasma, bambina”. Alexia trasalì, ma dopo pochi secondi aggrottò la fronte e a sguardo duro e serio cominciò a farle domande su domande:” Quindi tu dici di essere un fantasma. Ebbene, dimmi allora, come fai a passare tra un posto ed un altro?” 
La signora alzò lo sguardo. “Che domanda stupida, strano che tu non lo sappia, tu che di fantasmi ne hai paura!”
“Come fa a sapere che ne ho paura, se nessuno qui la conosce né ve ne ha parlato di me?” Alexia sorrideva.
“Che impertinente! Io so tutto di tutti in questa città, mentre tu sei solo una bambina arrogante, per come devi sapere!”
Alexia si guardò intorno, ma sempre tenendo il viso alto su di lei.
“Come è fatta la mia bambola preferita?” domandò Alexia.
La signora esitò un attimo. “Beh… So che è la tua preferita, quindi è carina no?” Alexia rise ancora di più.
“E ha sbagliato, signora cieca e ficcanaso ma ingegnosa: la mia bambola è bruttissima e malconcia, ma lei ha sentito che io sono nonostante tutto forte, quindi aveva paura a farmi arrabbiare, perché lei è tutto tranne un fantasma!”
La signora spalancò la bocca, e cercò di far zittire la bambina intelligente che aveva capito alcuni suoi segreti, ma mentre percorreva la sua fuga, uno strascico del vestito la fece cadere.
Il libro le finì in testa e lei svenne all’istante.
Alexia così ebbe la prova che fantasma non era proprio.
“Povera signora, mi spiace di aver fatto tutto ciò, ma altrimenti ci avrebbe bloccate qui a raccontarci chissà quali bugie” pensò Alexia, cominciando poi a trascinarla fino al tavolo, mettendola su una sedia, aspettando che si riprendesse per parlare di nuovo.

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Capitolo 6
*** Il Caos E L'Ordine ***


Finalmente si era svegliata, la misteriosa signora.

Alexia si curò di lei finché non si destasse dal sonno durato qualche ora.

“Adesso dimmi dove sono le mie amiche e lasciaci andare” ordinò.

“Tu, piccola arrogante…” sussurrò la signora un po’ intontita.

“Guarda che ho quel libro con me, posso fare in modo che ti ricada addosso un’altra volta” disse ironicamente Alexia, sorridendo, ma con tono quasi severo.

“Okay, va bene! Sono sempre in quel letto lassù, non si sono mai mosse da lì… Potete andarvene via, sì, meglio se sparite, ecco…” rispose la signora guardando infastidita Alexia.

“Bene… Ma qualcosa non va?” chiese la bambina dai capelli color fiamma.

La signora fece come una faccia stupita. “Oh, non credo tu capisca.”

Alexia continuò a fissarla.

“Tu sei solo una bambina, non puoi capire i dilemmi di una signorina”

Alexia capì allora che non era stata moglie di qualcuno, come invece ipoteticamente dissero le sue amiche, agli inizi di tutta la storia.

“Dai bambini si può sempre imparare, e poi mai dire mai…” continuò Alexia.

“E va bene hai vinto!” esclamò la misteriosa ragazza stizzita.

“Vedi, quel tavolino era mio, ed è un oggetto magico, così come lo sono tutte le cose dentro questa casa fatiscente… Evidentemente se voi siete qui è perché avete avuto, o meglio, ha avuto sfortuna l’oggetto a tornare da me.”

Alexia riflettè. “Sì, in effetti ricordo che la streg.. Ehm Furys lo aveva comprato da qualche giorno, aveva detto di averlo preso in un negozio d’antiquariato… Ma allora come mai solo da noi si è ‘attivato’?”

“Perché è un tavolo molto sensibile, e molto intelligente: non si sarebbe mai mosso da un negozio, e probabilmente avrà sentito solo in quel dato momento di tornare a casa.”

“Quindi lei non è un fantasma, ma una strega?” chiese ancora Alexia.

“Io sono sempre un fantasma, solo in senso metaforico, se la si vuol vedere così… Strega non so, però la casa e tutto ciò che mi appartiene è come se fosse dotato di vita propria.”

“Allora questo spiega perché non si fa vedere mai” disse Alexia “Lei deve stare dietro a tutti questi oggetti, ed ha paura che la vedano come una strega”

“Io n-non sono una strega” disse la signorina ancora stizzita.

“Perché in realtà lei ha un sacco di anni, e per non far notare il suo essere immortale si nasconde in questa casa dall’aspetto rovinato dal tempo…”

“Smettila sciocca, se te ne vuoi andare vai, non voglio più sentire certi discorsi!” disse con una leggera aggressività la ragazza.

“Io me ne vado certo, ma tornerò, io e le mie amiche, perché stai pur tranquilla che nessun altro saprà del segreto” confermò Alexia.

“Come potrei essere sicura di ciò che dici, qua girano facilmente le malelingue”

“Perché dico che puoi fidarti, poiché lascerò qui il tuo tavolino, e perché solo per qualche notte, verremmo a farti visita, di nascosto. Io e le mie amiche abbiamo nella nostra casa il figlio di una strega, ed una mia zia adottiva è strega pure lei. Sappiamo cosa significa.”

La signora fece una faccia sorpresa ma allo stesso tempo sembrava più rassicurata, osservando poi la piccola furetta bambina dai lunghi capelli color fiamma portare giù dalle scale le sue due amiche e la cuginetta.

“Avrò la tua parola su tutto questo?” chiese ancora la misteriosa ragazza un po’ ansiosa.

“Sì, avrai la mia parola.” confermò Alexia.

Erano mattino inoltrato, e velocemente le quattro bambine corsero verso casa. Era un po’ un caos per via del tempo burrascoso della notte passata.

“Finalmente! Dove eravate fino ad ora?” chiese Furys.

“Stavamo andando a chiedere come stavano gli altri” rispose Chapette.

“Si direbbe quasi che abbiate fatto qualche lotta… Vabbeh, non voglio sapere cosa realmente abbiate fatto, ma non aspettatevi che io creda al vostro altruismo disinteressato…”

“Ma…” disse Mina.

“Su, entrate e pulite ‘sto casino, datevi da fare” ordinò Furys, guardando storto anche il fidanzato Lillo che fischiettava con la bocca.

“A proposito, è sparito un tavolo che avevo comprato… Mannaggia, era così bello e originale!”

Alexia sorrise.

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