Alex

di Burnedfingertip
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alex ***
Capitolo 2: *** Fumo ***
Capitolo 3: *** Futile ***
Capitolo 4: *** Moleskine ***
Capitolo 5: *** Felpa ***



Capitolo 1
*** Alex ***


Alex è un bel ragazzo. Occhi castani, abbastanza grandi, sempre contornati dal nero delle occhiaie e dell’eye-liner, naso all’insù e bocca carnosa, sempre sorridente. La sua pelle è decorata da barrette e palline di metallo, due sul sopracciglio, un anello al naso, due sulle labbra, e sulle orecchie chi più ne ha più ne metta.
I suoi capelli sono corti. Quella lunghezza strana che ti fa intuire la notte, una? Due settimane prima? Quando in preda ad una sbronza con i fiocchi se li è rasati tutti, un po’ ridendo e un po’ piangendo.
Ad una scommessa non si dice mai di no. Soprattutto se con se stessi.
Poi gli ha sempre dato una bellissima sensazione tagliarsi i capelli, come di togliersi un peso, come se liberandosene potesse finalmente respirare il profumo del cambiamento.
E poi, non solo li taglia.
Spesso, spessissimo si ritrova a cambiarne il colore. Ora è blu, anche se non più il blu elettrico e vivace che aveva all’inizio.
Con tredollarienovantacinque al Discount non poteva che aspettarselo, dopotutto, quel grigino freddo.
Eppure non gli dispiace, si guarda allo specchio e un po’ sorride.
Gli capita spesso di guardarsi allo specchio, ci passa le ore.
Vedersi riflesso lo affascina. Lo fa sentire vero.
Un po’ come quando sei in acqua e stai fermo, chiudi gli occhi e ti rendi conto di riuscire a percepirti.
Senti di avere delle gambe, delle braccia, mani, piedi.
Tutto insieme.
Cose che quando sei asciutto non te le sogni nemmeno.
Ecco, davanti allo specchio Alex si vede. Fa un’espressione, si immagina di essere così anche quando la fa con gli altri.
Come se fosse davvero uguale all’omino nello specchio.
Come se si sentisse davvero così.
Quando smette di essere affascinato, poi, Alex sputa contro lo specchio, digrigna i denti e si accende una sigarettanonsigaretta.
Ne tiene sempre qualcuna di scorta, già pronta, per situazioni come queste.
Ne ha bisogno per calmarsi.
Non vuole arrivare a dover prendere cose peggiori, cose prescritte.
Odia quelle cose.
Lui non sta male, Alex non è pazzo. Neanche triste.
Alex sta bene, è solo un po’ nervoso e pensa appena un po’ troppo.
Sbuffa due nuvolette di fumo, sospira, e aspetta di smettere tremare, prima di tornare in camera, da Adam.
Non vuole che si preoccupi, non di nuovo.
Sospira, dando un altro tiro e evitando lo sguardo accusatorio che segue la sua figura dallo specchio, si passa una mano sull’addome un po’ troppo morbido , e apre la porta del bagno.
Nessuna prescrizione.
Nessun dottore, nessuna preoccupazione.
Un sorriso chimico sulle labbra e un ragazzo più stonato di lui tra le lenzuola.
Alex sa che la vita è bella – deve esserlo, lo dicono tutti, per lui non può essere diverso, non gli manca nulla, no?
Alex sa di non potersi lamentare, onestamente non ha neanche voglia di farlo.
Però...

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Capitolo 2
*** Fumo ***


Alex si carezza una gamba. Sta fumando, questa volta una sigaretta vera. Apre a bocca per formare una “o”, e lascia che il fumo esca piano, gli carezzi le labbra con dolcezza.
Si osserva in una finestra lì vicino, le gambe in parte nascoste da una felpa azzurra, un po’ larga.
Ama il fumo.
Quando incrocia appena gli occhi per guardarlo, si sente come se il mondo si fermasse per un istante, solo per permettergli di ammirarlo.
Stringe la presa sulla propria coscia, graffiandosi con le unghie laccate di nero.
Oggi la nicotina non fa effetto.
Oggi il cuore continua a martellargli nella testa, forte, senza arrendersi neanche alle mani di Adam che gli massaggiano le spalle.
Oggi è troppo sobrio, troppo stanco e troppo arrabbiato.
SI alza con violenza, si scrolla di dosso il ragazzo, che lo guarda con occhi preoccupati (come se lo fossero davvero, come se non stesse con lui solo per pena), e inizia a camminare veloce, nervoso.
Digrigna i denti, stringe i pugni.
Non può colpire la parete con la mano destra, gli serve per disegnare.
Allora si limita a guardarla e sognare d farlo, di sbatterci i pugni, la testa, prenderla a calci.
Gli tremano le gambe e trattiene le urla, sente nelle membra un solletico fastidioso.
Poi alza lo sguardo, e in quel momento Alex non vede il cielo, vede solo un altro soffitto, ma più alto e dipinto di blu.
Il solletico si muove, arriva a concentrarsi nel suo petto.
Si siede a terra, poggia la testa al muro. Pensa a quanto tutto questo sia ridicolo, penoso e sbagliato.
Scuote la testa.
Ci sono persone che stanno male davvero, persone che hanno un motivo per farlo.
Lui si sente solo nervoso, tanto che non riesce a godersi nulla.
Si sente un peso, un corpo agganciato per terra, che ha fallito.
Con una vita normale, una casa normale e un normale ragazzo.
Sul lavoro…beh, quella è un’altra storia, diciamo che ci sta provando.
Però lui sta bene, sa di sbagliare, sa che le lacrime che gli sfuggono dalle ciglia sono un errore, un mero vittimismo, ma non riesce a farne a meno.
È quasi come se avesse bisogno di questo star male, come se fosse la sua unica certezza, ormai.
Scaccia il pensiero, buttando via la sigaretta e grattandosi il mento ruvido di barba.
Sente qualcuno sedersi al suo fianco, un dolce peso poggiarsi sulla sua spalla e un bacio umido nell’incavo del suo collo.
Adam gli carezza una coscia, sussurrandogli parole dolci.
E Alex si impegna, prova a crederci, ma è oh, così difficile farlo.

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Capitolo 3
*** Futile ***


Alex-futile
Futile. Senza importanza, banale.
In California, da dove viene lui, Alex si descriverebbe con una sola parola.
Worthless.
Stringe i denti, gli occhi spalancati, lo sguardo che sbatte contro il buio nero che riempie la stanza.
Sente i respiri lenti di Adam solleticargli il petto, sente la sua mano poggiata con dolcezza sulla pancia.
Hanno finito da qualche ora di fare l’amore, e l’altro ragazzo è crollato subito, avvinghiato a lui.
Affonda il viso nei suoi capelli e inspira il profumo del suo shampoo, cercando di calmarsi.
Gli trema un labbro e mai, mai come oggi ha avuto paura di ricaderci.
Alza lo sguardo, anche se non vede nulla, cercando di ricacciare silenziosamente le lacrime per non svegliare Adam.
Alex si odia per questo, perché sa che non è così, ma si sente così solo.
Solo in un senso strano, vuoto.
Come se non avesse senso.
Come se fosse solo un “Di più” nella vita degli altri, un qualcosa di non necessario, che non dovrebbe esistere. Senza alcuno scopo.
Guarda verso la porta del bagno, vedendo una sottile linea di luce tracciarne i contorni.
In quel momento, Alex si sente spaccato.
Una parte di lui spinge contro la sua schiena e lo tiene giù, perché sa che è la cosa sbagliata, perché sa che Adam lo scoprirebbe e lo porterebbe da quell’odioso dottore, e non vuole rischiare di dover prendere fottute medicine.
L’altra parte, però, è più forte. Sa come farlo muovere senza alcuna fatica, come persuaderlo dolcemente, con la promessa di una dolce carezza argentea sul polso. Due. Tre, quattro, cinque…e di baci di fuoco sulle cosce, come far l’amore con la pietra incandescente dell’accendino.
Un respiro tremante, poi con tutta la dolcezza che riesce a recuperare Alex sposta Adam da sé.
Gli bacia la fronte, piano.
Un assonnato “dove vai?”
Un rassicurante “in bagno”, seguito da un bacio sulle labbra, leggero come un battito d’ali.
E colpevole, Alex aspetta che si riaddormenti, per poi andare in bagno,
chiudere a chiave la porta, ed aprire piano il cassetto sotto il lavandino,
dove loro lo guardano e sorridono, vittoriose.

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Capitolo 4
*** Moleskine ***


Oggi Alex è felice.
È seduto mollemente su uno skateboard, con Adam dietro di lui.
Le loro gambe sono intrecciate, così come le loro mani, e il maggiore ha le labbra poggiate nell’incavo del suo collo.
È esattamente un anno che stanno insieme.
Alex sorride, premendo gentilmente le dita sui tendini dei suoi avambracci.
Avanti e indietro.
Poi, senza dire nulla, si volta appena e lo bacia, senza malizia.
”Ti amo”
”Anche io”
Prende il suo sketchbook, un Moleskine nero, semplice, ed un pezzo di carboncino, poggiandosi con la schiena al suo petto.
Poi prende un respiro e apre su una pagina vuota.
”Che fai?”
”Voglio ricordarmi di questo momento”
Voglio ricordarmi di te.
Carezza il foglio bianco, ed inizia a disegnare.
Un sorriso. Forte, energico, con una fossetta solo sul lato sinistro.
Sfuma con il pollice, modella un naso un po’ arricciato, felice.
Poi gli occhi, socchiusi in una risata.
Sente il respiro morbido e regolare di Adam sullo zigomo, sente di strappargli un sorriso.
Carezza il foglio con l’indice, muovendo la polvere scura, trascinandola sull’arcata sopraccigliare interrotta da un anellino argenteo.
Alex si sente libero quando disegna.
Come se potesse controllare qualsiasi cosa, e allo stesso tempo lasciarsi totalmente andare.
Prende la gomma pane e la striscia sulla carta con gesti veloci, decisi, illuminando un ricciolo castano posato sulla sua guancia.
”Mi disegni sempre troppo bello”
”Disegno quello che vedo”
Quello che sento.
Una risata leggera, un bacio sulla tempia.
In questo momento, oggi, Alex sta bene come non è stato da tempo.

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Capitolo 5
*** Felpa ***


Alex ha litigato con Adam.
Beh…lo ha anche lasciato.
Urlando, sbraitando cose che mai avrebbe voluto rinfacciargli.
Ora è seduto a terra, sul retro di uno squallido locale notturno.
I polsi gli pizzicano, anche gli avambracci.
Le mani tremano.
Alex si fa schifo.
Si vergogna di esistere, di vivere.
Da un tiro alla sua sigarettacorretta, le gambe che non vogliono smettere di muoversi su-e-giù-su-e-giù, veloci, ad un ritmo che Alex non riesce a sentire, ma percepisce.
Forse quello del suo cuore, forse quello del suo respiro.
Trattiene le lacrime, o almeno ci prova, ma finisce per farsi andare il fumo di traverso e iniziare a tossire l’anima.
Caccia un urlo, che esce come un gemito strozzato, bestemmia a mezza voce.
Poi vomita, sputando a terra il poco cibo che aveva in corpo, e poggia la testa contro il muro.
“Vaffanculo..”
Un mormorio, confuso tra i singhiozzi.
Ha il viso bagnato, salato.
Le labbra sono sporche, lucide di saliva, e ha un sapore orribile in bocca.
Alex si odia, da morire. Si detesta.
Sa di aver perso l’ultima cosa buona che gli rimaneva.
Da un altro tiro, fregandosene del sapore che ha in bocca, e sente gli occhi fargli male.
E prova a pensare che in fondo non è stata colpa sua.
Una voce gli risponde che invece è così.
Però è stato Adam ad alzargli la manica della felpa.
Ma la voce continua, gli dice che in fondo però lo voleva, no?
Scuote la testa, mente.
Si passa una mano sul viso, lasciandosi cadere sdraiato.
Sente come un peso sul petto, un dolore come di un cappio alla gola.
È continuo, bruciante.
Respira, tremante, finché non si rende conto di non riuscire più a respirare.
Allora si lascia sprofondare nel cemento nero, la vista che piano si annebbia, e si porta una mano al petto.
Vede il cielo spaccarsi, perdere colore e crollargli addosso, colpendogli la faccia.

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