nuovi arrivi

di Asakura_Bloom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la nuova arrivata ***
Capitolo 2: *** il primo caso ***
Capitolo 3: *** Vecchie conoscenze ***
Capitolo 4: *** Ich Liebe Dich ***
Capitolo 5: *** She is a Spy ***
Capitolo 6: *** месть(mest’) [Vendetta] ***
Capitolo 7: *** Trent ***
Capitolo 8: *** Azione e Reazione ***
Capitolo 9: *** Non lo farò ***
Capitolo 10: *** "Finché morte non ci separi" ***



Capitolo 1
*** la nuova arrivata ***


Krüger: “Gerkan… Jager nel mio ufficio!”
Ben e Semir: “ Buongiorno anche a lei capo!”.
Krüger: “ Da oggi in poi lavorerete con l’Ispettrice Hush!”
Selene: “ Mo-molto p-piacere”
Semir: “ Piacere mio!”
Semir diede la mano a Selen, poi guardò Ben, rimasto stupito dalla bellezza della ragazza. Semir, per far tornare con i piedi per  terra il ragazzo, gli diede una gomitata al fianco e il ragazzo, ripresosi, disse: “ Ciao io sono Ben!” e anch’egli strinse la mano alla nuova collega.
Krüger: “ Mi auguro che la facciate sentire parte della vostra squadra!” e consegnò tesserino di riconoscimento e pistola alla sua nuova agente.
Semir: “ Certo capo, non si preoccupi. Ci pensiamo noi, vero Ben?”
Ben era ancora che guardava la nuova collega.
Semir ripeté: “ Vero Ben?”
Ben: “ Si, si certo. Sono d’accordo con Semir”
Krüger sottovoce :“Incominciamo bene”
Selene, che era vicina al capo, sentì la sua affermazione e rise.
Krüger: “ Bene, ora potete andare. Fate vedere all’Ispettrice Hush come lavorate e…”
Semir pensava: “Fa che non dica come distruggete le auto si servizio!”.
Nello stesso momento in cui Semir formulò questo pensiero la Krüger disse: “ Come distruggete le auto di servizio!”.
Selene rise di nuovo, e come i suoi nuovi colleghi, si congedò dal suo capo.
Semir, rivolgendosi a Selene: “ Vieni ti facciamo conoscere gli altri!”.
Selene: “ Certo, molto volentieri!”, sorrise di nuovo e Ben rimase senza fiato.
La prima persona che gli fecero conoscere fu Susanne Köing, una ragazza molto gentile che fece subito sentire Selene parte integrante della squadra, e le disse : “ Salve e benvenuta, sono Susanne. Per qualsiasi cosa puoi rivolgerti a me!”.
Selene rispose: “ E’ davvero un piacere per me conoscerla. Io sono Selene!”.
Susanne: “Wow, hai davvero un bel nome. Ma… per favore non darmi del Lei, qui siamo come una grande famiglia e presto te ne accorgerai e ne farai sicuramente parte!”.
Mentre Semir e Ben spingevano Selene alla prossima scrivania, per presentarla a Dieter, Selene rispose: “ Grazie mille, lo spero!” a Susanne, che fece un sorriso alla nuova arrivata.
Ben e Semir finirono di presentare Selene a tutti i colleghi, e subito si accorsero della faccia perplessa di Selene. Semir, andando verso il loro ufficio, disse: “ Tranquilla i nomi li imparerai molto presto!”.
Selene scosse il capo per dire che non era per quel motivo che era perplessa. Allora Ben chiese, con fare curioso: “ Perché quella faccia allora?”.
Selene rispose: “ Mi sembra strano che nessuno abbia detto niente per lo strano colore dei miei occhi!”.
Ben e Semir inarcarono un sopracciglio, e Selene subito affermò: “ Ho un occhio blu e uno verde” indicando prima l’occhio destro, quello blu, e poi l’occhio sinistro, quello verde.
Ben disse: “ Non me n’ero accorto! Ma li trovo davvero stupendi!”.
Selene rispose: “ Davvero? Sei il primo che me lo dice. Ho passato un’infanzia e un’adolescenza d’inferno per colpa di questa mia particolarità. Ero sempre allontanata da tutti e mi chiamavano Demonio o Abominio. Ero sempre sola e il mio eccessivo tempo libero lo passavo studiando.”
Ben, per cercare di consolare la nuova collega, disse: “ Mi dispiace davvero tanto, ma vedrai che qui non ti sentirai più come allora!”.
“Già e se qualcuno prova a farti qualcosa, o farti sentire come quando eri bambina… dovrà vedersela con noi!” dichiarò Semir.
Selene si rallegrò, sorrise e ringraziò di cuore i suoi nuovi amici.
Sentirono bussare alla porta e il terzetto appena formato disse: “ Avanti!”.
Era la Krüger. Entrò e ordinò a Gerkan e Jäger di far fare una specie di giro turistico alla nuova arrivata, e che se ci fossero stati problemi sull’autostrada li avrebbe fatti chiamare.
La nuova squadra uscì dall’ufficio e il capo fece entrare gli addetti ai lavori per far montare la nuova scrivania.
Selene, Semir e Ben arrivarono al parcheggio e presero la Mercedes grigio scuro di Ben.  Selene si mise dietro e cercò di immagazzinare tutte le informazioni che Ben e Semir le diedero.
La giornata terminò senza nessun problema, e con la fine della giornata arrivò la fine del primo turno di lavoro di Selene.
Il primo a tornare a casa fu Semir, che non vedeva l’ora di riabbracciare la moglie e le sue due bambine.
Selene era nel parcheggio del comando che aspettava arrivasse il taxi che aveva chiamato, ma dopo più di mezz’ora ancora niente.
Nel frattempo che lei aspettava, Ben era ancora al lavoro per finire dei rapporti che non aveva terminato il giorno prima.
Quando finì, prese la sua giacca di pelle che portava sempre, e il casco e si avviò verso la sua moto. Arrivato nel parcheggio, vide Selene seduta sul marciapiede che aspettava ancora il suo taxi.
“Ehi! Selene, sei ancora qui?” chiese Ben.
La ragazza fece si con la testa e poi disse: “ Eh… il taxi che ho chiamato più di un’ora fa non è ancora arrivato”.
Ben sbuffò e dichiarò: “Quando servono non arrivano mai! Dai ti porto io con la moto!”.
Selene: “No, non vorrei farti tornare a casa troppo tardi, posso ancora aspettare davvero! Ma grazie per l’interessamento.”
“No no, non posso lasciare una ragazza da sola!” disse Ben e l’afferrò per un braccio, con delicatezza, e la portò alla sua moto e le diede il suo casco. Selene subito disse: “ Ma se prendo io il tuo casco, tu come fai?”
Ben rispose: “ Tranquilla! Non ti preoccupare, non è la prima volta che viaggio senza casco. Quindi mettilo tu! Ma… a proposito… dove alloggi?”.
“Ah già che smemorata che sono… Alloggio all’hotel di Düsseldorf, almeno finché non troverò una casa e soprattutto non imparerò la strada per arrivare fino a qui… Ah comunque bella moto!” sorrise a Ben mentre si metteva il casco. Ben sorrise a sua volta e partì per arrivare a destinazione.
Arrivati all’hotel, Selene scese dalla moto, si tolse il casco e lo porse a Ben e lo ringraziò per il passaggio. Ben fermò la ragazza prima che entrasse nella Hall dell’hotel e le chiese: “ Domani come verrai a lavoro!”.
“Non so, penso sempre in taxi!” rispose lei.
Ben sorrise e le disse: “Allora vengo io a prenderti domani mattina, alle sette e mezza qui davanti va bene?”.
Selene: “ Ma non vorrei disturbare…”.
Neanche il tempo di finire la frase che Ben la interruppe: “Aaaaa, nessun disturbo. Anzi per me è un piacere. Allora a domani alle sette e mezza qui!”.
“Grazie, a domani mattina allora!” disse Selene.
“Buona notte Selene” disse Ben.
“Notte Ben e grazie!” salutò Selene, agitando la mano.


Angolo autrice: Questa è la mia prima storia, quindi per favore commentate, recensite e datemi suggerimenti li accetto molto volentieri....Ringrazio tutti quelli che avranno il tempo e il coraggio di leggere questa roba^^. Al prossimo capitolo ciao!!!!

Bloom =)

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Capitolo 2
*** il primo caso ***


Il giorno seguente, Selene aspettò il collega per andare al lavoro.
Erano già le otto meno cinque, ma di Ben ancora nessuna traccia. Selene, stufa di aspettare decise di chiamarlo.
“Ben, ma dove sei?” chiese Selene annoiata.
“Pronto? Chi parla? Sono a casa, perché?” disse Ben, e nello stesso tempo guardò la sveglia sul comodino ed esclamò: “Cavolo! E’ tardissimo! Scusami Selene… dieci minuti e sarò li da te!”.
“Ok Ben. Fai attenzione mi raccomando!” e riattaccò il cellulare. Selene si mise sulla panca di pietra, davanti all’hotel, ad aspettare il collega, pensando: è il secondo giorno di lavoro e arriverò in ritardo, fantastico!
Dopo circa un quarto d’ora, Ben arrivò con la sua auto di servizio, e Selene salì. Salutò Bene e gli offrì un krapfen e disse: “Immagino che tu non abbia fatto colazione. Non è vero?” sorrise.
Ben: “Immagini bene, grazie mille e scusami per il ritardo!”
“Fa niente, succede a tutti” disse Selene sempre sorridendo.
Arrivati al comando, con pochi minuti di ritardo, entrarono in ufficio, dove c’era Semir che li aspettava. Li salutò: “ Buongiorno Selene, buongiorno signor sono sempre in perenne ritardo! Pronti ad iniziare una bella giornata in autostrada?”.
Selene: “Buongiorno anche a te Semir. Sono pronta!”.
Ben: “ Non sono sempre in ritardo dai…”, Semir lo guardò in uno strano modo e Ben aggiunse: “ Va bene sono quasi sempre in ritardo! Ora andiamo a lavorare va!”. Selene e Semir seguirono Ben, verso la macchina, ridendo.
Arrivati da poco più di mezz’ora in autostrada Ben, Semir e Selene iniziarono ad avere diversi problemi tra cui chi, ancora ubriaco, tornava a casa dopo la partita e chi rischiava di mettere a repentaglio la propria vita e quella degli altri a causa di un bullone di una ruota troppo lento. A un certo punto… “Cobra 9 a Cobra 11, rispondete!”.
Semir si avvicinò all’auto per rispondere alla radio: “Qui Cobra 11, vieni avanti!”.
Cobra 9: “Ci è giunta una segnalazione di un uomo che si è addormentato alla guida di una berlina rossa. Si sta dirigendo verso di voi!”.
“Cobra 9 ce ne occupiamo noi! Chiudo!” rispose Semir e chiamò Ben e Selene per iniziare le ricerche della macchina della segnalazione. Nello stesso momento in cui i tre salirono in macchina, la berlina gli sfrecciò davanti.
Si lanciarono al suo inseguimento. Tentarono di fermare, o almeno di far rallentare la macchina. Purtroppo però, poco più avanti, la strada si stringeva in un’unica carreggiata, per lavori di manutenzione. Non riuscirono a fermare la macchina che andò contro i camion parcheggiati, causando un grosso incendio.  Prima che l’auto esplodesse, Semir e Ben tirarono fuori l’uomo dalla vettura ormai in fiamme, mentre Selene chiamò i soccorsi, ma l’uomo era già deceduto.
Ritornarono al comando per iniziare le indagini, poiché i primi rilevamenti portarono sulla strada dell’omicidio, poi in seguito accertata dall’autopsia.
Selene lesse il referto autoptico: “ Morte per avvelenamento da cianuro… qualcuno voleva fargliela pagare in modo lento e doloroso a quanto pare!”.
Semir: “Perché?”
“Beh perché questo veleno, se ingerito, agisce nel giro di mezz’ora. Invece, se inalato, agisce subito. I sintomi più comuni sono cefalea e dolore ai muscoli, e se non si interviene subito può portare allo stato di coma, e infine alla morte!”.
“Giusto, ispettrice Selene!” s’intromise un ragazzo dai capelli rossi.
“Einstein, chi ci fai qui?” chiese Ben.
“Sono venuto a portarvi il rapporto delle analisi svolte sull’auto di quell’uomo. E ne approfitto anche per conoscere la nuova collega. Sono Hartmut Freud!” disse Hartmut, rivolto a Selene.
“Molto piacere, sono Selene Hush” disse sorridendo al tecnico.
“Hartmut c’è qualcosa che dovremmo sapere?” chiese Ben.
“Eh? Beh sì. Abbiamo trovato delle impronte digitali. Risultano essere di una certa Carla Sneijder. Ex moglie del vostro uomo!” rispose il rosso.
“Come mai le sue impronte erano schedate?” chiese Semir, confuso.
Susanne: “Perché quattro anni fa fu arrestata per aggressione ai danni dell’ex marito Möller, un banchiere di Colonia”.
“Andiamo a prendere la dolce mogliettina!” disse Ben con sarcasmo.
Bussarono alla porta della Sneijder, ma non rispose nessuno. Sentirono solo il rumore di vetro rotto e decisero di fare irruzione nell’appartamento. Carla stava scappando, Selene e Ben si lanciarono al suo inseguimento, mentre Semir aspettava l’arrivo della scientifica.
Per prendere la fuggitiva, Ben e Selene saltarono dal balcone e atterrarono con una capriola, senza farsi nulla, e continuando a inseguirla. Sentendosi messa alle strette, Carla, estrasse la pistola dalla fondina e cominciò a sparare verso i due agenti, che per evitare di essere colpiti si nascosero dietro una colonna di cemento di un edificio lì vicino; ma così facendo la persero di vista e scappò.
Tornarono da Semir, all’appartamento di Carla, e grazie alla scientifica, capirono che l’assassina del banchiere era proprio lei, perché furono trovate tracce di cianuro nel suo salone.
Le ricerche di Carla continuavano da più di tre giorni ormai, senza nessuna segnalazione, fino a quando non ne arrivò una. Carla era stata avvistata nei pressi della banca dell’ex marito. I tre agenti si precipitarono sul posto, e con loro grande sorpresa, trovarono la loro fuggitiva a terra sanguinante dopo aver ricevuto un colpa di arma da fuoco al torace da parte della guardia della banca.
La guardia spiegò che la sospettata stava cercando di rapinare la banca, cosa poi accertata dalla visualizzazione dei filmati di sicurezza. Selene, intanto, cercava di tenere in vita Carla per chiederle spiegazioni.
Carla, ormai in fin di vita, dichiarò di aver ucciso l’ex marito perché lui non gli pagava gli alimenti, come deciso dal giudice, e che non gli concedeva neanche un prestito per poter tenere la casa e che voleva rapinare la banca proprio perché bisognosa di soldi. Dopo questa dichiarazione i suoi occhi scuri si fissarono sul volto di Selene, e Carla morì. Selene le chiuse gli occhi, passando la mano sul viso della donna e aspettò che arrivasse il coroner per portare via il cadavere.
Era l’ora di scrivere il rapporto sul caso, e nessuno della squadra aveva voglia di farlo, ma a un certo punto Selene disse: “Voi andate pure a casa, lo scrivo io il rapporto”.
Semir: “E tu poi come torni all’hotel?”.
Ben: “Rimango io con lei così l’aiuto!”.
“Non vi preoccupate, grazie ad una amica di mia sorella ho trovato una casa e recuperato la mia macchina, che mia sorella aveva spedito chissà dove! Devo aspettare che arrivi, e nel frattempo scrivo il rapporto!” disse Selene.
“Io comunque resto!” ripeté Ben. “Tu, Semir, vai pure!”.
“Ok, io vado. A domani ragazzi!” disse Semir facendo l’occhiolino a Ben, e uscì dal comando.
Selene, dopo circa un’ora e mezza, finì il rapporto grazie all’aiuto di Ben, e andò nel parcheggio, dove c’era Anastasia, l’amica della sorella, con la sua auto. Un’Audi R8 blu metallizzato e le portiere nero opaco.
Ben rimase di stucco nel vedere quella macchina.
Selene: “ Io adoro mia sorella. Ciao Anastasia!”.
Anastasia: “Ciao Selene, come al solito tua sorella aveva sbagliato il posto in cui spedirti la macchina; ma grazie ad un mio amico, ecco a te la tua auto! Io ora devo andare che ho un aereo da prendere. Qui c’è l’indirizzo del tuo nuovo appartamento.” Diede a Selene un foglietto “E’ ancora un po’ da sistemare, ma sono sicuro che ce la farai! Ora vado. Alla prossima Selene!”.
Selene: “Grazie Anastasia. Fai buon viaggio!”.
Ben: “E’ quella sarebbe la tua auto? Ma è fantastica!”.
“Grazie. E’ un capriccio che i miei genitori hanno accontentato! Anche se avrei preferito che mia sorella mandasse la moto… ma va bene comunque, me la farò spedire poi più in la!” disse Selene ridendo. “Ah…Ben, mi potresti far da guida fino a questo indirizzo?” mostrò a Ben l’indirizzo del suo nuovo appartamento.
Ben: “E’ a pochi isolati da casa mia, certo! Seguimi con la tua auto!”.
“Certo! Non vedevo l’ora che arrivasse!” disse Selene al settimo cielo.
Arrivati al nuovo appartamento di Selene, entrambi entrarono ed esclamarono: “ E meno male che era un po’ da sistemare!”. Si scambiarono un’occhiata e risero.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Benvenuti! Questo è il nuovo capitolo!!!! Questa storia è il risultato di un paio di notti insonni e di uno strano sogno xD Spero vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi per i prossimi capitoli!
A presto!!! E lasciate un recensione mi raccomando! 

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Capitolo 3
*** Vecchie conoscenze ***


Erano passati poco più di sei mesi , da quando Selene fu trasferita in Germania.
Ormai era parte integrante della grande famiglia della polizia autostradale.
Per Semir, era diventata la zia “acquisita”, proprio come Ben, delle due sue bambine. Invece per Ben… Beh per lui la situazione era più complicata. Di sicuro Ben e Selene erano qualcosa in più di semplici amici.
 
Era una giornata di fine Marzo e Selene si dirigeva al comando al fianco di Ben, che guidava la sua Mercedes.
Selene: “Ah, Ben. Ho dimenticato a casa la giacca che mi hai prestato ieri!  Scusami tanto!”.
“Fa niente. Appena posso vengo a prenderla” disse Ben, e rise.
“Certo, ma perché stai ridendo?” chiese Selene perplessa.
“No niente… Solo una vecchia battuta che mi è venuta in mente” disse Ben, ma in realtà pensava alla sorpresa che lui e gli altri colleghi avevano preparato per il compleanno di Selene.
Ben dovette fermarsi a un’area di sosta per far benzina, perché il giorno prima si era dimenticato di farla. Mentre aspettava che si liberasse la pompa di benzina, in cui si era messo in coda, porse a Selene, che era seduta sul cofano della Mercedes a godersi quel primo sole primaverile, una tazza di caffè.
“Tutto bene?” le chiese Ben.
“Si, si grazie! Stavo solo guardando quella coppia laggiù. Mi sembra di conoscerla, ma non può essere io qui a Colonia non conosco nessuno a parte voi!” rispose Selene.
Ben rivolse lo sguardo nella stessa direzione in cui guardava Selene e le disse: “Sarà solo la tua immaginazione. Dai Sali in macchina, tocca a noi”. Selene scese dal cofano e si sedette in macchina, Ben arrivò alla colonnina di benzina e iniziò a fare il pieno.  Però poi si accorse di aver dimenticato di comprare le candeline per la torta di Selene e, dopo aver parcheggiato, entrò nel piccolo supermercato vicino dicendo a Selene: “Mi sono dimenticato di comprare una cosa che mi aveva chiesto Semir… arrivo subito!”. Selene annuì e si rimise sul cofano della macchina. Dopo pochi minuti, vicino alla Mercedes, parcheggiò un fuoristrada americano bianco. I proprietari scesero dall’auto. Erano un uomo e una donna sulla trentina.  Subito la donna si diresse verso Selene e appena gli fu davanti disse: “Selene Hush? Sei proprio tu?”
“Si, sono io” disse Selene mentre si voltava verso la sua interlocutrice. Appena vide chi era, il volto di Selene si irrigidì e disse a denti stretti: “ Bennett!!!” .
Si avvicinò anche il conducente del fuori strada. Selene riconobbe anche quest’ultimo e con una smorfia disse: “ King! Anche tu qui?”.
Nel frattempo arrivò anche Ben: “Ehi Selene… ho fatto, possiamo tornare al comando!”. Ben vide che Selene non era a suo agio e le chiese: “Selene, stai bene?”.
Lei: “Si si tutto a posto… ah ti presento due miei ex compagni di scuola!”. Ben subito capì perché la ragazza non era a proprio agio e per non essere scortese disse: “ Piacere sono Ben Jäger!”.
“Io sono Jordan Marie Bennett e questo è mio marito Logan King. Tu sei il compagni, fidanzato o marito della mia cara amica Selene?” disse Jordan con scherno. Selene sentì la rabbia salirgli sempre di più e con tono irritato rispose: “ E’ dal giorno del diploma che non ci vediamo e già inizi a prenderti gioco di me! Non sei cambiata di una virgola!”.
Nel momento in cui Selene finì la frase, la radio emise la voce di Susanne: “Comando a Cobra 11. Rispondete!”. Selene con passo svelto si avviò verso la macchina e prese la radio: “ Qui Cobra 11, vieni avanti!”.
“Selene, Ben… ma dove siete finiti? Qui ci sono Semir, Andrea e le bambine che vogliono salutarvi prima di andare al matrimonio dell’amica di Andrea!” disse Susanne.
“Eh Ben si era dimenticato di far benzina, ma ora partiamo. Dieci minuti e siamo lì!” rispose Selene . Susanne: “Ok. Ah Selene poi la Krüger ti vuole parlare.” Selene , sorpresa:  “Si, certo. A tra poco allora. Chiudo! Ben dobbiamo andare!”.
“Si ho sentito…arrivo. Allora arrivederci” disse Ben per congedarsi.
“Arrivederci. Ci vediamo presto Selene” rispose Jordan sorridente.
Selene: “Certo come no. Sbrighiamoci Ben siamo già in ritardo!”.
Arrivati al comando, Selene, prima di andare a salutare Semir, passò dall’ufficio della Krüger.
Il commissario voleva sapere solo se Selene si trovava bene alla polizia autostradale e se si voleva prendere dei giorni cisto che ancora non se n’era mai preso uno, ma in realtà tutto questo era per permettere a Ben, Semir e gli altri di preparare la sorpresa a Selene.  Quando ebbero finito Jenny, con una scusa, fece uscire la Krüger e Selene dall’ufficio e non appena quest’ultima uscì tutti le urlarono: “SORPRESA! Auguri Selene!”.
La piccola Aida con la sorellina andarono incontro a Selene, che le prese in braccio, loro le diedero un bacio e le dissero: “Auguri zia, ti vogliamo bene!”.
“Grazie piccole, anche io vi voglio bene!”, le rimise a terra e continuò: “ Non so davvero cosa dire. Grazie mille a tutti!”.
Ben portò la torta, una crostata fatta da Andrea, e Semir disse: “Soffia sulle candeline e d esprimi un desiderio”. Selene lo fece e subito dopo tutti assaporarono la crostata.
I festeggiamenti proseguirono fino a quando la Krüger non li interruppe per far tornare all’ordine il comando, e mandare i due ispettori in autostrada a compiere il loro dovere.
Selene ringraziò ancora una volta tutti e salutò Semir e famiglia e partì con Ben.
Selene fece per salire in macchina, ma il suo posto era “occupato” da una piccola scatolina rettangolare blu con un biglietto con sopra scritto: “Per Selene da Ben”. Lei lo prese in mano, e mentre erano in marcia chiese: “E questo?”.
“E’ il mio nuovo profumo per la macchina” disse Ben. “E’ un regalo no? Dai, aprilo e poi leggi il biglietto.”
“Ma…” Selene non seppe che dire e aprì quel piccolo pacchetto. All’interno c’era un piccolo bracciale in oro bianco con un cuore blu con dentro due lettere “S” e “B”. Selene lo guardò meravigliata e poi si girò verso Ben che gli disse: “Ora il biglietto!”. Selene rimise il bracciale nella scatola, aprì il biglietto e iniziò a leggere mentalmente: “Leggi ad alta voce”.
Selene sorpresa dalle prime parole del biglietto chiese a Ben: “ Scusa ma dovrei leggerlo come se stessi parlando con qualcuno?”.
Ben rise e annuì. Selene guardò Ben in un modo strano, ma senza fare altre domande lesse:

“Ti conosco da poco più di sei mesi e già mi sembra di conoscerti da una vita.
Quando sono in tua compagnia mi sento la persona più felice di questo mondo.
Tu sei davvero speciale, sei diversa dalle altre.
Non ti fermi a guardare le apparenze, tu via oltre.
Oggi è il tuo compleanno, e questo è un pensiero che mi permetterà, anche se non fisicamente, di starti sempre vicino.
Spero che, quando finirai di leggere questo biglietto, io abbia trovato il coraggio di
dirti…”

e il biglietto si interrompeva lì. Selene rigirò più volte il biglietto e alla fine disse: “Dirmi cosa?”.
“Dovrai aspettare per saperlo… Ora abbiamo da fare.” Disse Ben scendendo dalla macchina e andò ad aprire la portiera a Selene che gli disse: “Quindi devo aspettare la fine del turno? Uffa , lo sai che sono curiosa!” Ben rise di gusto e iniziarono a fare i controlli alle vetture che passavano.
Dopo ore di controlli, squillò il telefono a Ben; era Semir.
Mentre Ben era al telefono a salutare l’amico, Selene continuava i controlli, fino a quando non arrivarono Jordan e Logan.
Selene: “Patente e libretto prego!”.
Jordan: “Ora fai il vigile? Ma non eri in qualche agenzia spionistica americana?”.
“Patente e libretto” ripeté Selene, irritata.
Logan: “ Siamo permalose? Ecco a lei agente!”. Portò i documenti a Ben che , mentre era al telefono, controllò sul pc se erano a posto e li riconsegnò a Selene e le disse: “Ti salutano tutti Selene”.
Selene mentre si dirigeva verso Jordan e Logan: “Salutali anche a me e digli che ci mancano! Ecco a voi potete andare”.
“Ah Selene questa è tua, non sapevamo il tuo indirizzo. Tua sorella ci ha detto solo che eri qui. E’ l’invito per la festa degli ex-alunni della nostra classe. La facciamo qui a Colonia così potrai esserci anche tu. Ciao ciao Selene ci vediamo alla festa!”. La ragazza guardò la macchina allontanarsi con quell’invito in mano e le si avvicinò Ben e le chiese: “Cos’è?”. Selene glielo porse, Ben lo lesse: “Ah… ho capito. Che cosa meschina però farlo qui a Colonia a posta per te, e in più scriverlo anche sull’invito!”.
Lei: “L’hanno fatta a posta, ma tanto non ci andrò. Non voglio rivederli”.
“Non ci vai neanche se ti accompagnassi io?” disse speranzoso Ben.
“Potrei anche andare se ci fossi tu, ma non voglio rivivere tutto quello che ho passato a causa loro! Anche se vorrei dimostrare loro che sono andata avanti anche sono diversa da gente come loro!” disse Selene.
“Ispettori Jäger, Hush c’è stata una sparatoria a pochi chilometri di distanza. E’ coinvolta la macchina americana che avete fermato poco più di venti minuti fa” disse uno dei poliziotti lì presenti, mentre i due ispettori continuavano i controlli.
Selene e Ben partirono subito, e appena arrivarono sul luogo trovarono l’auto in fiamme e Logan svenuto lì vicino, ma nessuna traccia di Jordan.
Ben: “Mi devi dire con che persone giravi un tempo!”.
Selene rispose: “Dopo che avremo trovato Jordan e i rapitori ti racconterò qualcosa del mio passato, ma per ora mettiamoci a lavoro!”.

 
 
NOTE AUTRICE:  Bentornati! Questo è il mio nuovo capitolo . non mi convince molto T__T anche perché le idee mancavano un po’ u.u
Ringrazio tutti voi che continuate a leggere questa cosa (non si può definire storia xD) e chiunque lasci una recensione. Aiuti, consigli e critiche sono sempre ben accette.
Al prossimo capitolo <3

 
PS: una mia amica ha disegnato Selene spero vi piaccia u.u 

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Capitolo 4
*** Ich Liebe Dich ***


“Dove sono? Devo andare in ospedale. Perché sono legata? Lasciatemi andare, subito!” urlò Jordan ad uno dei rapitori.
“Guarda come si agita la gattina” commentò quello che sembrava essere il capo. “Ora però taci!” e colpì la testa di Jordan con la sua pistola, e la ragazza perse i sensi.


                                                                                                                                                           *              *            *

 
Ben e Selene non avevano nessuna pista da seguire. Tutti gli indizi che avevano li riportavano al punto di partenza, e senza la testimonianza di Logan non sapevano proprio da dove ricominciare.
Il giorno seguente, si presentò al comando il marito di Jordan, che era molto in pensiero per la moglie.  A prendere la sua testimonianza fu Semir, insieme al capo.
“Per sua fortuna non ha riportato gravi ferite signor King. Cosa può dirci sull’accaduto?” chiese Semir.
Logan: “Io non so osa sia successo. So solo che stavo guidando con accanto mia moglie che parlava del party che stava organizzando, e di come la vostra collega Selene ha reagito per quell’invito; quando ad un tratto ho sentito come un esplosione e ho perso il controllo della macchina. Penso di aver perso i sensi in quel momento perché ricordo solo i paramedici che mi caricavano sull’ambulanza e che i vostri colleghi non trovavano più mia mogli”.
“C’è qualcuno che vuole lei o sua moglie morti?” chiese il commissario.
Logan: “Non penso, non lo so… Se non avete altre domande, devo andare a informare mio suocero dell’accaduto” si alzò e uscì dalla stanza.
“Ci chiami se sa qualcosa… E siamo punto e a capo!” dichiarò Semir.
 
                                                                                                                                                          *              *            *
 

“Pronto?”
“Entro tre giorni deve consegnarci un milione di euro se vuole rivedere sua figlia!”.
“Jordan, Logan… siete voi? Non è divertente!” disse il padre di Jordan.
“Papà, papà ti prego fa come ti dicono o mi uccideranno. Ti prego!” disse Jordan tra le lacrime.
Sig. Bennett: “Jordan, Jordan piccola mia che ti hanno fatto? Rispondi!”
“Tra tre giorni dovrai consegnarci il milione a Colonia. Seguiranno altre informazioni il giorno prima della consegna” e il rapitore chiuse la chiamata.
Appena il signor Bennett appoggiò il telefono sulla scrivania, ricevette la telefonata di Logan che gli confermò l’accaduto… Iniziò a preparare il tutto per il riscatto e prese il suo jet per andare in Germania.
Ad accoglierlo al suo arrivo in Germania c’erano Semir e Logan, che lo portarono fino al comando.
Mentre erano in macchina Semir chiese: “Sa chi può voler far del male a lei e a sua figlia?”.
“Quando si è una persona importante come me, ci si fa molti nemici signor ispettore. Non ho idea di chi possa essere” rispose il signor Bennett.
Arrivarono al comando e si diressero verso l’ufficio della Krüger. Lì ad attenderli c’erano anche Ben e Selene. Appena il signor Bennett entrò nella stanza si accorse di Selene, e furibondo si diresse verso di lei, iniziò a strattonarla  e ad urlarle contro: “Che cosa ci fai tu qui? E’ colpa tua se hanno rapito mia figlia, non è vero? Tu porti solo guai… aveva ragione Jordan, tu sei figlia del diavolo!”. Ben e Semir cercarono di bloccare il signor Bennett, mentre la Krüger ordinò a Selene di abbandonare il caso e prendersi qualche giorno. Selene lasciò pistola e tesserino sulla scrivania, e uscì.
Susanne: “Selene, stai bene?”.
“Si sto bene” e uscì dal comando.
Quelle parole avevano fatto riaffiorare vecchi ricordi dolorosi alla povera Selene, la quale, appena entrò a casa, si sedette per terra con la schiena appoggiata alla porta, e iniziò a piangere.
Ben era molto preoccupato per la collega, e Semir se n’era accorto: “Ben! Selene sta bene. E' meglio così, che per questo caso lei stia a casa così eviterà di incontrare vecchi fantasmi!”.
“Lo so Semir… ma sono comunque preoccupato per lei. Hai visto che faccia aveva quando le ha urlato quelle parole?” disse Ben.
Semir: “Allora va da lei. Ci penso io qui! Muoviti e salutala!”.
Ben: “Grazie di cuore Semir!” e uscì di corsa dall’ufficio.
Semir: “Ah…l’amore!”.
 
                                                                                                                                                          *              *            *
 
Selene, appena sentì bussare  alla porta, cercò in vano di asciugarsi le lacrime che le rigavano il volto e andò ad aprire. Ben era appoggiato alla colonna del portico, e quando Selene finalmente aprì la porta, lui sorrise e le disse: “Ciao”.
Selene: “ Ciao Ben! Che ci fai qui?”.
Ben: “Ero preoccupato per te!”.
Selene: “Vieni entra. Fai come fosse casa tua!”.
Ben entrò, e chiese: “Come stai?”.
Selene: “Come posso stare? Sto come una che sta rivivendo tutta la sua terribile adolescenza. Ecco come sto!” e scoppiò nuovamente a piangere.
Ben l’abbracciò: “Calmati! Ci sono qui io ora! Nessuno ti farà del male!”.
Ben riuscì a farla sedere sul divano, continuando ad accarezzarle la testa per cercare di farla smettere di piangere, fino al momento in cui Selene si addormentò.
Improvvisamente il cellulare di Ben squillò.
“Ben sono Semir. Devi venire subito al comando con Selene. I rapitori hanno chiamato!”.
Ben: “Ma Selene è fuori da questo caso. Perché deve venire anche lei?”.
Semir: “ E’ una condizione dei rapitori. Dobbiamo essere noi tre a consegnare il riscatto!”.
“Accidenti! Arriviamo Semir!” e Ben chiuse il telefono: “Ehi Selene  svegliati,  dobbiamo andare!”.
 
                                                                                                                                                          *              *            *
 
L’ora stabilita si avvicinava sempre di più, e i tre ispettori erano sempre più nervosi. A un tratto, nell’ampio parcheggio in cui i rapitori fecero andare Selene e gli altri, arrivò un furgone nero senza targa e con i vetri oscurati.
Il conducente abbassò un po’ il finestrino e disse: “Salite in macchina e seguiteci!”.
Gli ispettori fecero come richiesto e si misero in marcia, mentre dal comando Susanne e la Krüger monitoravano il segnale GPS della macchina di Semir.
Arrivati sul luogo dello scambio, li fecero scendere dalla macchina e li condussero all’interno di un magazzino abbandonato, mentre fuori sopraggiungevano i colleghi delle unità speciali.
“Benvenuti ispettori… Se volete vivere, vi conviene fare ciò che vi dico” disse Jack Hillmän, il rapitore di Jordan. “Quindi da bravi toglietevi i vestiti in modo che io possa vedere se avete delle cimici o altro addosso!”.
I tre poveri ispettori fecero come gli fu ordinato e appena finirono di togliersi i vestiti, Ben e Semir, notarono delle cicatrici sulla schiena di Selene.
“Bravi ispettori, addosso non avete delle cimici. Allora…. Se volete seguirmi vi farò vedere il mio caro ostaggio!” continuò Jack.
In realtà le cimici c’erano, eccome! Solo che non erano addosso agli ispettori o ai loro vestiti. Erano state nascoste nelle pinzette tra i capelli di Selene.
Jack li portò dove era imprigionata Jordan che appena li vide disse: “Vi prego aiutatemi! Selene aiutami, ti prego!”.
“Stai bene Jordan?” chiese Selene. La ragazza annuì con la testa. Selene continuò: “Lasciala andare, qui ci sono i tuoi soldi”.
“Non avere fretta , mia cara. Prima devo vedere con i miei occhi” e si fece portare dai suoi uomini le sacche con i soldi.
“Il signor Krausen sarà molto felice di ricevere questi soldi!”.
A Jordan, a sentire quel nome, le si raggelò il sangue nelle vene e disse: “Cosa? Krausen? Quel Krausen? Ma lavora per mio padre! Perché mai avrebbe voluto fargli questo?”.
Hillmän: “ Per Alexander, il figlio. Il tuo caro paparino non l’ha voluto assumere, anche se aveva bisogno di personale e lui aveva problemi di soldi, quindi ha voluto vendicarsi! Bene ora sapete la verità. Uccideteli!” e iniziò a scappare con le borse.
Nel momento in cui disse quella frase, la squadra speciale fece irruzione nel magazzino. Semir andò a liberare Jordan. Selene e Ben iniziarono a inseguire il mercenario fuggito con i soldi.
Riuscirono a raggiungerlo e Jack iniziò a sparargli contro. I due ispettori si misero al riparo dietro dei blocchi che erano lì presenti. Per distrarlo, Ben, gli si gettò contrò facendo cadere al rapitore i soldi e la pistola. Jack riuscì a colpire Ben dietro la nuca, facendogli perdere i sensi.
Selene nel vedere l’amico in difficoltà decise di uscire allo scoperto e iniziò una lotta corpo a corpo con lui, fino a quando la squadra speciale non li raggiunse e arrestò Hillmän, dopo averlo circondato.
Selene corse subito da Ben, per vedere come stava.
“Ben, ehi come ti senti?” chiese con premura, prendendo la testa dell’amico tra le mani.
Lui: “Potrei stare meglio, ma non è niente! Ehi Selene, ma tu sanguini!”.
“Non è niente. Mi ha colta di sorpresa e mi ha colpita un paio di volte. Guarirà”.
Era arrivata anche la Krüger, con Logan e il signor Bennett.
Jordan corse in contro al marito e al padre, mentre i tre ispettori, ancora senza vestiti addosso, si dirigevano verso il loro capo, che subito disse: “Ottimo lavoro. E per favore copritevi che vi stanno fissando tutti. Specialmente l’ispettrice Hush”.
Selene alzò lo sguardo, vide tutti i suoi colleghi che la fissavano, mentre le colleghe guardavano, ben volentieri, l’ispettore Jäger.
Jordan si avvicinò ai tre ispettori e iniziò a dire: “Vi ringrazio di cuore per avermi salvata. Soprattutto ringrazio te, Selene. Dopo tutto quello che ti ho fatto passare, sei comunque venuta a salvarmi! Grazie di cuore. Spero che alla festa verrai così tutti potranno conoscere la vera Selene, e non la Selene che abbiamo ‘creato’ noi!”.
Logan: “Sicura di voler ancora fare la festa?”.
Jordan: “Si. Ho bisogno di distrarmi dopo tutto questo”.
Logan disse: “Ok. Va bene amore mio! Selene…Ispettori…Grazie!”.
 
                                                                                                                                                          *              *            *
 
Erano le 18.30, quando Ben si presentò a casa di Selene.
“Ciao Selene!” salutò Ben.
“Ben? Sei in anticipo!” disse sorpresa Selene, spostandosi per lasciar entrare Ben.
Mentre entrava disse: “Beh si, ma non mi andava di farti arrivare in ritardo! Scusami”.
Selene: “Oh tranquillo, ma dovrai aspettare perché non sono ancora pronta. Posso offrirti qualcosa nel frattempo?”.
“No grazie. Sono a posto così. Aspetto qui seduto, mentre ti vesti” disse Ben.
Selene: “Ok, ci metterò un po’, però. Spero non ti annoierai…Ah Ben!”.
Ben: “Si?”.
Selene: “Stai  davvero bene vestito elegante” e scomparve dietro la porta della sua stanza.
Dopo circa mezz’ora, Selene, uscì dalla sua stanza… era pronta ad andare.
Ben: “ Ce l’hai fatta, finalmente. Pensavo non uscis… wow, sei stupenda!”.
Selene, rossa in viso, disse: “Grazie!”.
Aveva un vestito blu elettrico, lungo fino sopra le ginocchia con dietro un lungo strascico che partiva da sotto la vita della ragazza, con delle rifiniture color argento. I capelli erano raccolti su di un lato e aveva addosso il bracciale che Ben le aveva regalato.
Ben: “Ti sta davvero bene! E… hai messo il bracciale che ti ho regalato, ne sono felice! Ma ora andiamo o arriviamo tardi!”.
Selene, ancora titubante, disse: “Devo proprio andarci? Non mi piaccio le persone che ci sono!”.
Ben la prese per un braccio e la condusse fino alla macchina e disse: “Si, ci andremo e ci divertiremo. E sai perché?” Selene fece cenno di no con la testa, Ben continuò: “ Perché ci sono io conte e non mi staccherò un attimo da una certa ragazza con un bel vestito blu e argento!”.
Selene sussurrò un lieve ‘Grazie’ all’amico e insieme si diressero verso la festa.
Arrivati, davanti a loro si apriva un vasto parcheggio con diverse macchine, molto costose. Finito di parcheggiare Ben andò ad aprire la portiera alla compagna, gli offrì la mano e con un sorriso la incoraggiò a scendere.
Entrati nel salone dove si svolgeva il party, Selene sentiva addosso gli sguardi di tutti i presenti, che non fecero mancare i loro commenti.
La festa proseguiva e Selene cercava di avere il minimo contatto con i suoi ex- compagni, mentre cercava di divertirsi insieme a Ben. Con sua grande sorpresa ci stava riuscendo, e il merito era del suo accompagnatore.
A un certo punto Jordan, insieme al marito Logan, salì sul piccolo palco improvvisato in fondo alla sala.
Jordan: “Cari compagni, sono felice che tutti voi siate venuti a questo splendido raduno. Vorrei ringraziarvi di cuore per aver accettato di passare una serata con amici che non vedevate da tempo. Soprattutto vorrei ringraziare una ragazza dal cuore d’oro. Se non ci fosse stata lei, io, oggi, non sarei stata presente a questo party. Selene grazie davvero per avermi salvata da quel tizio. Mi dispiace averti giudicato solo dalle apparenze. Spero che mi perdonerai! Inoltre, spero che non ti restino i segni sul tuo bel faccino. Un’altra cosa ragazzi! Dovete conoscere Selene, andare oltre al suo difetto, se così si può definire, perché scoprirete che bella persona è! Coraggio… continuiamo a divertirci!”.
Dopo il discorso di Jordan, partì un lento e tutte le coppie entrarono in pista.
Ben, con un grosso sorriso, chiese a Selene: “Ti va di ballare?”.
Selene: “Con molto piacere!” e anche loro iniziarono a ballare.
Ben: “Pensi ancora sia stata una cattiva idea venire?”.
Selene: “No, avevi ragione. Grazie per avermi convinta a venire e grazie per questo splendido bracciale che mi hai regalato! Non ti ho ancora ringraziato per bene, ma rimedio subito!” e diede un bacio sulla guancia a Ben. Continuò: “Ma… mi dirai mai come finiva il biglietto?” chiese con la curiosità innocente di una bambina.
“Vieni, seguimi!” disse Ben e la portò sulla terrazza principale dell’edificio in cui si svolgeva la festa.
Selene fu rapita dalla vista mozzafiato che gli si parò davanti.
Ben le si avvicinò da dietro, l’abbracciò e avvicinò le sue labbra all’orecchio di Selene, e sussurrò: “Ti amo”.

 
 
NOTE AUTRICE: E un altro capitolo è arrivato!!! Spero che sia di vostro gradimento.
Finalmente Ben ha detto quelle paroline belle belle alla nostra Selene *W* Che bellooooo!!!!!!!
Ok, scleri a parte, vi ringrazio di essere ancora qui a leggere i miei capitoli, spero non siano noiosi o troppo corti!!!!
Come sempre aiuti, consigli e critiche sono ben accetti.
Ci rivediamo al prossimo capitolo!!!
Ciauuuuuuuuuuu <3


PS: Questo è più o meno il vestito che indossa sSelene... Ringrazio sempre la mia amica che l'ha disegnato ^^ 

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Capitolo 5
*** She is a Spy ***


“Ci sono dei golosi croissant al cioccolato che ti aspettano” sussurrò Ben all’orecchio di Selene.
“Mmm…. Ma è già mattina? Non voglio alzarmi” replicò Selene.
Ben: “Eddai… dormigliona!! Svegliati se no li mangio entrambi io!”
“No! Sono sveglia!” disse Selene quasi urlando.
“Buongiorno mia cara!” Ben si mise nel letto, accanto a Selene, e la baciò.
Selene ricambiò ben volentieri il bacio, poi disse: “Buongiorno anche a te! Come sta la tua spalla?”
“Fa ancora un po’ male, ma passerà! Voglio ritornare a lavoro… mi annoio a stare a casa da solo!”.
Selene: “Su…dai, ancora un paio di giorni e sarai di nuovo in servizio. Devi pazientare ancora un po’. Dov’è la colazione?”.
Ben scese dal letto e andò in cucina. Dopo pochi minuti tornò in camera, da Selene, con un piccolo vassoio con dentro i croissant e del succo di frutta.
Ben: “Madame, ecco a lei la colazione!”.
Selene si mise a sedere nel letto, rise, e disse: “Grazie, ma sarei venuta di là… e poi dovrei essere io a farlo visto che il ‘malato’, tra i due, sei tu!”.
“Su, mangia e non fare tante storie!” prese uno dei croissant dal vassoio e iniziò a mangiarlo.
Dopo colazione, Ben prese coraggio e chiese a Selene: “Il giorno in cui hanno rapito Jordan hai detto che mi avresti parlato un po’ del tuo passato… ti va di raccontarmi qualcosa?”.
Selene fu colta alla sprovvista dalla domanda di Ben. Infine disse : “Vero, lo avevo detto. Mmm… che cosa vuoi sapere di preciso?”
Ben: “ Non saprei… magari parlami della tua famiglia.”
“Bhè della mia famiglia non c’è molto da dire. Mia madre, Fey, lavora come responsabile del reparto di ostetricia/pediatria in una clinica privata di Boston, dove è anche il primario di chirurgia. Poi c’è mio padre, Robert, che è il presidente di un’azienda informatica. Infine ci sono mio fratello Trent e mia sorella Lavinia, entrambi più grandi di me. Lavina lavora come stilista per non so chi, invece il mio fratellone è una specie di guardia del corpo di un tizio viziato” disse Selene.
Ben: “Avete davvero dei nomi strani, devo dire!”.
Selene: “A mia madre piacciono i nomi che non si usano quasi mai, e si vede!” rise.
Ben la baciò, adorava la sua risata. Ogni volta che Selene rideva, se ne innamorava sempre di più. Selene appoggiò la testa sul petto del suo ragazzo, come per cercare conforto. Ben, con premura, chiese: “Amore, stai bene?”.
Selene: “Si, grazie. Stavo solo cercando di fare mente locale per poter raccontare altro e mi sono riaffiorati vecchi ricordi!”.
Ben: “ Selene non devi per forza raccontarmi cosa ti è successo in passato. Non voglio vedere quell’espressione triste sul tuo volto!”.
Selene: “ Non sto raccontando questo per forza, Ben. Io voglio raccontarlo. Voglio che il mio passato non rimanga più un segreto. Voglio che tra noi due non ci siano segreti!”.
Ben vide la determinazione negli occhi di Selene, e le disse: “Ti amo! E…” non riuscì a finire la frase che sentì squillare il cellulare sul comodino.
“Ehi socio, come stai?” e fece segno di non far nessun rumore a Selene.
Semir: “Bene, Ben. La tua spalla?”.
Ben: “Sta passando, per mia fortuna. Mi sto davvero annoiando a stare a casa da solo!” disse con voce annoiata.
Semir: “Allora Andrea aveva ragione” rise un  po’ e poi continuò: “Che ne dici se stasera vieni a cenare da me? Ad Andrea e alle bambine farebbe molto piacere!”.
Ben: “Certo, perché no! A che ora?”.
Semir: “Per le 19 ok? Ora vedo se è libera anche Selene… a stasera allora!”.
Ben: “Certo socio!” chiuse la chiamate e si rivolse a Selene: “Dovrebbe chiamarti Semir tra poco, per invitarti a cena stasera” e proprio in quel momento il cellulare di Selene squillò.
Dopo aver finito di parlare con Semir, Selene decise di continuare a raccontare la sua storia a Ben. “Come ben sai, da piccola, ero sempre sola, non ho mai avuto un vero amico. E per questo che appena preso il diploma la CIA mi ha reclutata come agente sotto copertura”.  Ben non poteva credere alle parole di Selene, ma questa era la vita della ragazza prima di essere ‘trasferita’ a Colonia.
Selene continuò: “Dopo il corso di addestramento iniziai la mia carriera da… come definirla? Ecco! Da spia per la CIA. Fino a circa nove mesi fa, quando fui traferita qui; anzi proprio allontanata dagli States!”.
Ben chiese: “Perché allontanata?”.
“Bhè è difficile da raccontare ora, in poche semplici parole sono stata allontanata perché mi sono resa conto che mi stavano usando per i proprio tornaconti  e volevo smascherarli, ma sono troppo potenti per una sola persona, anzi due…  e quindi eccomi qui!” concluse Selene.
Ben: “Si, sei qui ed è meglio per tutti o sbaglio?”.
Selene baciò Ben e disse: “No, non sbagli!”. Ben strinse Selene ai fianchi e iniziò a baciarle il collo. Selene tolse la canottiera a Ben e si lasciarono trasportare dalla passione.
 
                                                                   *              *            *
 
Mancava solo più un’ora all’appuntamento a casa Gerkan, e Selene non era ancora pronta. Era indecisa su cosa indossare. Dopo varie prove, decise di indossare un top senza spalline verde smeraldo con dei pantaloni neri stretti alla caviglia, con delle decolté verdi. Ben, invece, decise di vestirsi come faceva di solito, jeans, maglietta con sopra una camicia aperta a scacchi azzurri e bianchi.
“Amore, sei stupenda!” disse Ben. Baciò Selene e poi continuò: “Andiamo, dai!”.
Arrivati a casa di Semir, Ben e Selene, di comune accordo, decisero di non dire ancora nulla della loro relazione a Semir. Prima di scendere dall’auto si baciarono, ma non sapevano che quel bacio avrebbe creato loro un po’ di problemi.
Appena entrarono le prime a salutare Ben e Selene furono Aida e Lily, seguite dai loro genitori che guardavano i loro ospiti con uno strano sorriso.
Finita la cena, Selene e Andrea portarono le bambine a letto, mentre Semir e Ben mettevano a posto la sala da pranzo.
“Allora, non hai niente da dirmi socio?” chiese all’improvviso Semir.
Ben sorpreso disse: “Cosa? No perché?”.
“Eddai Ben… so che c’è qualcosa che non mi dici!” insistette Semir.
“Socio ti sbagli. Io non ti nascondo nulla!” rispose Ben, deciso.
Semir: “Ah, davvero? E allora tu e Selene, non vi siete baciati in macchina?”.
Ben, alle parole del collega, sgranò gli occhi, e disse: “Come…lo hai scoperto?”.
Semir: “Le bambine vi hanno visto dalla finestra quando siete arrivati e hanno fatto domande”.
Ben: “Bhè si… stiamo più o meno insieme. No, senza più o meno. Stiamo insieme. Ecco l’ho detto!”.
Semir: “Perché non me lo hai detto?”.
Intervenne Selene, che stava scendendo le scale con Andrea: “Bhè non abbiamo detto niente semplicemente perché non volevamo che lo scoprisse la Krüger… tutto lì”.
Andrea: “Ma da quanto state insieme?” chiese curiosa.
Selene, imbarazzata, rispose: “Dal ballo con i miei ex compagni di scuola. Quindi circa due mesi e mezzo!”.
Semir: “Congratulazioni allora. Lo sapevo che prima o poi voi due vi sareste messi insieme!”.
E baciò sulle guance, per tre volte, sia Ben sia Selene.
Andrea andò in cucina a finire di mettere a posto, aiutata da Selene mentre Ben e Semir finivano nella sala da pranzo.
Alla fine delle pulizie, siccome era ancora presto, si sedettero sul divano a chiacchierare un po’.
Ad un certo punto Semir chiese a Selene: “Era da un po’ che volevo chiedertelo…. Come te le sei fatte quelle cicatrici sulla schiena?”.
Selene sospirò e disse: “Le hai viste anche tu eh? Bhè è una storia lunga! Sono dovute ad una mia missione in Russia, dieci anni fa!”.
 

 
 
 
NOTE AUTRICE:
Ecco a voi un altro capitolo!!!! Scusate l’enorme ritardo con cui l’ho postato, ma tra le mille cose da fare non ho trovato un attimo di tempo per scriverlo e postarlo… scusatemi tanto *inchino*
A parte questo ringrazio di cuore tutti coloro che leggono la mia storia.
Se vi va lasciate una recensione per farmi sapere se la storia è di vostro gradimento…e come sempre aiuti, correzioni, critiche sono ben accette al prossimo capitolo! Ciauuu <3

 

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Capitolo 6
*** месть(mest’) [Vendetta] ***


Tara, Russia. 7 Gennaio 2003
 
“Mamma che freddo. Se non arrivano a darci il cambio, qui troveranno solo più statue di ghiaccio” disse dicendo, Zack.
“Coraggio, Zack. Entro il fine settimana saremo di nuovo a casa!” lo incoraggiò Selene.
Zack: “Se non ci fossi tu, mia cara Selene, bisognerebbe inventarti!”.
Selene, per tutta risposta, prese una manciata di neve e la mise nella  sciarpa dell’agente che, insieme a lei, controllava i sospettati.
A guastarsi la divertente scenetta c’erano i due agenti arrivati a dare il cambio a Selene e Zack.
I giorni passavano. Gli agenti della CIA erano sempre appostati a tenere d’occhio la famiglia Pavlov, la più grande famiglia di narcotrafficanti della Russia.
Zack porse una tazza di caffè bollente alla collega tremante per il freddo, e iniziò a dire: “Il capo ha fatto rientrare gli altri due agenti, ormai siamo rimasti solo noi due e le forse armate russe…”
Selene: “Vedrai che dopodomani li prendiamo!”.
“Perché dopodomani?” chiese Zack, alzando un sopracciglio.
“Faranno la loro consegna, e noi saremo lì ad attenderli” rispose Selene, decisa e tesa nello stesso momento.
Zack, per alleggerire la tensione creatasi, dichiarò con sguardo serio: “Sembri proprio una stalker!” causando una fragorosa risata alla collega.
Il giorno arrivò.
Selene e Zack erano pronti. Presero due squadroni di agenti russi e si divisero per coprire un’area maggiore e per non lasciar nessuna via di fuga.
Decisero di attendere il momento esatto in cui le due parti si scambiavano le valigette per intervenire.
Nel momento in cui i Pavlov e il loro acquirenti tirarono fuori le valigette, gli agenti uscirono allo scoperto e arrestarono i Pavlov. Fu un intervento. Purtroppo, però, non riuscirono a prendere l’altra banda che scappò con il denaro e le armi di Pavlov.
Zack e Selene erano comunque contenti perché, adesso, potevano tornare a casa dalle loro famiglie.
Arrivati in America, appresero la notizia che, il loro capo John Lee, aveva fatto scarcerare i Pavlov per mancanza di prove. Questo fatto rimase nelle menti degli agenti che iniziarono ad indagare su questo fatto per conto loro.
Poco più di un mese dopo, Selene era a pranzo con i genitori, che non vedevano l’ora di rivederla.
“Mia cara Selene, ci sei mancata un sacco questa volta” disse la madre prendendo la mano alla figlia.
Selene: “Lo so mamma. Anche voi mi siete mancati, ma…” non riuscì a finire la frase che il suo telefono squillò.
Il padre di Selene le disse: “Vai pure a rispondere in un posto tranquillo, noi ti aspettiamo qui!” sorridendole.
“Grazie” Selene si alzò da tavola e si diresse fuori, quasi di corse, per rispondere.
“Pronto?” disse Selene. Non arrivò nessuna risposta. “Pronto?” ripeté , ma ancora niente.
Spazientita, si voltò per tornare nel locale dove c’erano i genitore che l’attendevano.
Appena si girò fu colpita alla schiena da una raffica di proiettili provenienti da un auto in corsa.
Si accasciò a terra. Sentiva le urla attorno a sé ovattate. Tutto, intorno a lei. Stava diventando nero, le uniche cose che ancora riusciva a distinguere erano: il volto della madre sconvolto, accorsa subito, che la teneva tra le braccia e il dolore lancinante che sentiva in diversi punti della schiena. Poi tutto divenne nero. Il dolore scomparve, come le voci attorno. Tutto riapparve quando si svegliò.
Sentiva ancora dolore alla schiena, ma al posto delle voci c’era un ‘bip’ di sottofondo costante ed estremamente snervante.
Teneva gli occhi chiusi, nella speranza che il dolore scomparisse.
Rimase così per un tempo che a lei parve infinito.
Decise di aprire gli occhi. La prima cosa che vide fu il soffitto bianco. Poi sentì una voce famigliare: “Ti sei svegliata? Come ti senti?” le chiese, con dolcezza, Lavinia.
Selene cercò di tirarsi su, ma due grandi mai la bloccarono: “Cosa pensi di fare sorellina? La mamma mi ha ordinato di bloccare ogni tuo movimento… Quindi stai giù!” le disse Trent.
“Ma ci siete proprio tutti!” cercò di scherzare Selene, ma l’unico risultato che ottenne fu una fitta lancinante alla schiene. “Cosa mi è successo?” chiese.
“Eri con mamma e papà, sei uscita e ti hanno sparato otto colpi nella schiena. Sei viva per miracolo, sorellina mia!” le disse Lavinia.
Selene sgranò gli occhi, era l’unica reazione che poteva fare senza provare dolore. Lavinia continuò: “ La stessa cosa è successa anche al tuo amico Zack, lui però è stato accoltellato. I vostri colleghi hanno anche arrestato alcuni tizi russi che hanno confessato di essere stati loro a farvi questo, per farvela pagare per aver mandato a monte il loro affare!”.
Selene sembrava confusa, forse a causa delle medicine, ma infine disse: “месть!”.
Fratello e sorella guardarono Selene e insieme esclamarono: “Cosa?!?!?”.
Selene: “Vendetta. In russo!”.
 
                                                                   *              *            *
 
Presente
 
“Per questo ho queste cicatrici sulla schiena” disse Selene a Ben, Andrea e Semir.
Andrea aveva gli occhi lucidi, non poteva sopportare che una ragazza così giovane avesse potuto perdere la vita per salvarne delle altre. Ben e Semir, invece, erano rimasti basiti per quella storia. Poi Semir chiese: “Perché ha fatto rilasciare i Pavlov?”.
Selene: “ Io e Zack, dopo anni, siamo riusciti a scoprire che i Pavlov e John Lee erano in affari. Per questo motivo io sono qui a Colonia. Per evitare di perdere il posto ha fatto in modo che io e Zack ci allontanassimo e che non mettessimo in circolazione queste informazioni su di lui… quindi eccomi qua! Da spia della CIA ad ispettrice dell’autostradale in Germania!”.
Ben prese la mano della sua compagna. Sapeva quanto poteva averle fatto male parlare del suo passato, e voleva farle sapere che lui era lì per lei. Selene strinse forte la mano di Ben e gli sorrise.
Ben guardò l’ora, era già mezzanotte passata.
“Bene noi toglieremmo il disturbo… guarda che ore sono già!” disse Ben alzandosi.
Selene, anch’essa si alzò, e iniziò a mettersi la giacca. Poi si congedarono dai Gerkan con un “A domani socio!” e si diressero verso casa con la Mercedes di Ben.
Arrivati, si misero nel letto, e stanchi come non mai si addormentarono abbracciati.
 
 
 
NOTE AUTRICE:
Chiedo venia per l’enorme ritardo con cui ho pubblicato la storia. Ho avuto vari problemi… tra la connessione internet andata a farsi friggere e la mia mano bloccata a causa del troppo utilizzo del pennino da disegno. Ma a parte tutto ecco un altro capitolo.
Spero vi piaccia e come sempre lasciate una recensione se avete tempo e voglia!
Al prossimo capitolo ciauuuuuu <3

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Capitolo 7
*** Trent ***


“Oggi è una giornata davvero noiosa!” sbottò all’improvviso Ben, facendo spaventare i colleghi.
Semir: “ Ben sei sempre che ti lamenti!”.
Selene rise, si alzò dalla sedia e si diresse verso Ben e lo abbracciò da dietro, dandogli un leggero bacio sulla guancia.  Ormai Ben e Selene, non nascondevano più la loro relazione, anche perché si vedeva lontano un miglio che erano innamorati l’uno dell’altra.
Semir guardandoli, non poté non pensare alla sua Andrea; al giorno in cui le aveva chiesto la mano e ai giorni in cui nacquero le loro figlie, e sorrise.
Susanne entrò all’improvviso nell’ufficio dei tre ispettori e disse: “Mi dispiace interrompervi, ma è giunta una segnalazione di molte auto coinvolte in una sparatoria sull’autostrada A59 direzione Colonia!”.
Semir: “Andiamo subito!”.
 
                                                                   *              *            *
 
Arrivarono che la sparatoria era ancora in atto.
Ben: “Ma da quante macchine stanno sparando?”.
I tre ispettori scesero dall’auto ed estrassero dalla fondina le loro pistole. Appena scesero, si dovettero nascondere dietro la loro auto perché, in quell’istante, un’auto coinvolto nella sparatoria esplose.
Selene notò subito un ragazzo che sembrava spaesato e che correva per sfuggire da quell’inferno.
Selene: “Ben, Semir… copritemi!” e iniziò a correre nella stessa direzione del ragazzo.
A pochi metri da lui, si accorse che un uomo puntava la sua arma dritta verso la schiena del ragazzo.
Selene, affannata per la corsa, urlò: “NO!” e si gettò verso il ragazzo, giusto in tempo per salvarlo.
Selene iniziò a sparare verso l’uomo e riuscì a colpirlo alla spalla.
I malviventi si nascosero dentro al loro SUV e scapparono lontano dalla polizia.
Selene: “Ti senti bene? Sei ferito?” chiese al ragazzo, che ancora scosso , fece cenno di no con la testa.
In un istante Ben e Semir raggiunsero la collega.
Ben: “Tutto bene?”.
Selene, andando verso Ben che l’accolse in un abbraccio disse: “ Si grazie. Solo qualche graffio dovuto al placcaggio del ragazzo, ma sto bene!”. Ben baciò la testa a Selene, continuando ad abbracciarla.
Semir si rivolse al ragazzo: “Come ti chiami?”.
Il ragazzo non fece in tempo a rispondere che quattro persone, vestite con un abito elegante nero, gli furono attorno.
Sta bene, signore?” chiese una di queste, in una lingua che ai tre ispettori sembrò essere arabo.
Il ragazzo fece cenno di sì, e disse: “Axel e Carlos?”.
Morti signori. Erano nell’auto che è esplosa!” rispose un altro di quel gruppo.
Il signore si avvicinò all’ispettrice Selene, le prese la mano, e con un accenno straniero, disse: “Grazie per avermi salvato. Sono Yusuf Qaadir. E lei è?”.
Selene, imbarazzata per il contatto inaspettato, disse balbettando: “Io? S-sono l’ispettrice  Selene Hush. M-molto piacere!”.
“Selene? E non mi saluti?” disse un uomo sui trent’anni.
Selene si voltò dalla parte dell’uomo che aveva parlato. Appena lo vide le divennero gli occhi lucidi e, con voce tremante, disse: “Fratellone?”.
Trent, il fratello, l’abbracciò. Era quasi un anno che non si vedevano.
Ben sorrideva, era da un po’ di tempo che non vedeva la sua Selene così felice.
Semir rivolgendosi a Yusuf: “ Signor Qaadir, lei e i suoi uomini dovreste seguirci al comando!”.
Yusuf: “Certo!”.
 
                                                                   *              *            *
 
Era passata poco più di un’ora e mezza da quando Yusuf, Trent e il resto della scorta erano entrati nell’ufficio della Krüger.
Nel frattempo, i tre ispettori iniziarono a indagare, fino a quando la Krüger non li chiamò nel suo ufficio.
Krüger: “Per i prossimi due giorni voi tre farete parte della scorta del signor Qaadir!”.
Semir: “Ma capo, noi dovremmo continuare con le indagini!”.
Krüger: “Non vi preoccupate, se ne occuperanno Jenny e Bonrhat. Voi andate a prepararvi.”
E i tre ispettori uscirono dal comando, diretti alle loro abitazioni per prendere il necessario per i prossimi due giorni.
 
                                                                   *              *            *
 
Le ore nella casa sicura passavano lentamente per tutti. Tranne che per Selene. Lei chiacchierava con il fratello, che non vedeva da diverso tempo.
Trent: “So… You and the Inspector Jäger… you’re hiding something from me, little sister!” disse con tono accusatorio.
Selene, rossa in volto per l’imbarazzo, disse: “No, you’re wrong, Brother! I’ve nothing to hide!” e pensò: “Ma come fa a sapere sempre tutto?”.
Per sua fortuna fu salvata dall’arrivo di Yusuf, che mise fine a quella specie di terzo grado.
Yusuf: (in arabo) “Ho voglia di buona musica, ci pensi tu?”.
Trent: (in arabo) “Sì, certo.” (in Tedesco) “Selene, suoniamo e cantiamo qualcosa?”.
“Ma… io… veramente… non saprei!” disse Selene, agitata.
Ben: “Ma sapete suonare?” disse con allegria.
Trent: “Sì e Selene è molto brava a cantare!”.
Yusuf: “Bene! Che ne dite di cantarmi qualcosa?”
Selene fece cenno di no con la testa, invece, il fratello era al settimo cielo. Per lui, cantare con la sorella come un tempo, era la cosa più bella che potesse esserci in quel momento. Selene, nel vedere così felice il fratello, accettò di cantare.
Prese la chitarra che gli porse Trent, mentre lui si sistemava al pianoforte presente in quella stanza.
Dopo pochi secondi una piacevole melodia riempì la stanza, fino a che la voce di Selene non ne prese il posto.
…So do I remind you of
Someone you've never met, a lonely silhouette
And do I remind you of
Somewhere you wanna be, so far out of reach

Oh oh, I wish you'd open up for me
'Cause I wanna know you
Amaryllis
Bloom…

 
Ben e Semir erano estasiati dalla bravura della ragazza.
Ben guardava Selene, mentre suonava “Amaryllis” con il fratello, non poté fare a meno di sorridere e di pensare a quanto amava quella ragazza.
 
                                                                   *              *            *
 
I due giorni passarono in fretta. Per Selene e Trent era arrivato il momento di separarsi… di nuovo.
Indossarono i loro giubbotti antiproiettile. Ne diedero uno anche a Qaadir e a tutta la sua scorta e si diresse verso l’aeroporto in due auto diverse.  
Arrivati all’aeroporto, c’era il jet di Yusuf già pronto a decollare. Scesero dalle auto.
Successe tutto in un lampo.
Un colpo.
Un agente della scorta a terra.
Selene, Ben, Trent e Yusuf nascosti dietro una macchina. Semir e gli altri due agenti dietro l’altra.
Semir: “Dobbiamo muoverci! Se stiamo fermi siamo un bersaglio troppo facile!” urlò.
“Al mio tre, verso l’hangar. Uno…Due…Tre!” urlò Ben.
Tutti scattarono in piedi e si misero a correre verso il jet, sparando verso la postazione del cecchino.
Un altro sparo.
Un altro corpo a terra.
Selene si bloccò.
Lui era a terra, non potevano fare niente se non costringere Selene a mettersi al riparo con loro.
“Selene…Selene… ti prego guardami” disse Semir.
“Lui… lui è a terra… devo… io… devo fare qualcosa!” disse Selene con le lacrime aglio occhi, ormai in preda alla disperazione.
Semir le prese il volto tra le mani e la costrinse a guardarlo: “Noi dobbiamo salvarci, Selene. Lo so è doloroso, ma dobbiamo completare il nostro incarico!”.
Selene, con il volto rigato dalle lacrime, annuì.
Sia Selene sia Semir si alzarono e corsero verso l’hangar.
Si aspettavano di essere dei bersagli del cecchino, ma questo non accadde.
Aveva abbandonato la sua postazione.
Aveva completato la sua missione.
Semir: “Potete uscire allo scoperto, non c’è più pericolo!” urlò agli altri.
Tutti si avvicinarono a Semir e Selene.
Selene era disperata: “Semir… è a terra, non si è ancora mosso!”.
“Lo so, cara… Lo so!” le disse Semir sul punto di piangere.
“Ha fatto solo il suo lavoro!” disse cinico Yusuf.
Selene si fece prendere dalla rabbia, lo prese per il collo e lo sbatté contro il muro e gli urlò contro: “Solo il suo lavoro? Lui è morto. Ha lasciato per sempre me e la sua famiglia. Come farò a dirlo loro? COME!?!?!!?”.
Qualcuno la bloccò e l’abbracciò. “Calmati! Non fare del male a Qaadir, se no il suo sacrificio è stato vano!” le disse.
Selene, appoggiata al suo torace, annuì si staccò e si avvicinò al corpo esanime del fratello, colpito alla testa.
 


NOTE AUTRICE:
Perché ho fatto morire Trent? Perché? Stavo piangendo mentre lo scrivevo ç__ç
Anche ora continuo ç__ç
Cooooooomunque scusate il ritardo enorme, ma più lo leggevo e più lo cambiavo >_< e in più le idee mancavano.
Spero che vi sia piaciuto e che lascerete una recensione se avete tempo e voglia! Come sempre aiuti, correzioni, consigli e critiche sono sempre graditi u.u questa è la canzone http://www.youtube.com/watch?v=HWGRicE_Lxg
Al prossimo capitolo!!
Ciauuu <3

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Capitolo 8
*** Azione e Reazione ***


Cap. 8 – Azione & Reazione


 

“Selene... Selene... stai ascoltando?”

una voce femminile irruppe prepotentemente nei pensieri di Selene e la fece risvegliare da quella specie di trans, nella quale era caduta.

“No, non stavo ascoltando... Chiedo scusa!” disse Selene.

La Krüger, come del resto tutti gli altri, era molto preoccupata per Selene.

La ragazza era tornata subito al lavoro dopo il funerale del fratello. A nulla servirono le parole di Ben, Semir e Andrea che cercarono di convincere la ragazza a stare a casa. Era testarda, e anche tanto.

Era tornata al lavoro troppo presto, non aveva avuto abbastanza tempo per metabolizzare la morte del fratello. Tutti lo sapevano.

La Krüger, conoscendo la ragazza, le impose di tornare a casa e di starci per almeno una settimana. Selene cercò di protestare, ma fu subito bloccata da Ben e Semir che la condussero fuori, e poi in macchina quasi con la forza.

Non parlò. Durante tutto il tragitto fino a casa, Selene, non parlò. Non rispose neanche alle domande che Ben e Semir le porgevano. Era immersa nei suoi pensieri.

Nei suoi ricordi.

Ricordi di suo fratello.

Una lacrima rigò il suo viso. Ben e Semir se ne accorsero subito e rimasero in silenzio anche loro.

Arrivati, Selene, non voleva scendere. Non voleva stare sola. Non voleva rivivere, come ogni notte, la morte del fratello.

Non voleva.

Nessuno sembrava capirlo.

Nessuno sembrava capire come si sentiva.

Nessuno sembrava capire il bisogno che aveva di essere occupata, di fare qualcosa che non le permettesse di pensare al giorno più brutto della sua vita.

Nessuno.

“Stai pensando che nessuno ti capisce, vero? Ti sbagli... Io ti capisco benissimo. Ho visto molti miei colleghi morire... So che non sono paragonabili alla morte di un fratello, ma volevo loro bene come se fossero miei fratelli. Quindi... ti prego... ascolta il mio consiglio. Riposati, riprenditi... sfogati in qualche modo, piangi... fa qualsiasi cosa, ma non permettere al tuo dolore di dominarti e fare cose sconsiderate. Non hai bisogno di essere occupata per non pensare a tuo fratello. Tu devi pensare a lui. A tutti i sorrisi, ai momenti più allegri passati con lui... Realizzare che non c'è più e quanto gli volevi bene. Per poi tornare più forte di prima. Per cercare e assicurare alla giustizia l'assassino di tuo fratello!” Semir cercò di far sentire meno sola Selene.

Le parole di Semir avevano fatto centro. Selene si congedò dai due ed entrò in casa.

Ben era preoccupato per la sua Selene, ma decise che la cosa migliore per lei era lasciarla sola, almeno per il momento. Semir e Ben salirono nuovamente in macchina e tornarono a lavoro.

Selene entrò in casa e si diresse direttamente nella sua camera da letto. Si buttò nel letto senza neanche togliersi i vestiti e le scarpe. Affondò la faccia nel cuscino nella speranza di riuscire a dormire almeno un po'.

Si svegliò di soprassalto tra le lacrime.

Di nuovo lo stesso incubo... o meglio, di nuovo il ricordo della morte del fratello e del pianto disperato della piccola Layla, l'unica figlia di suo fratello Trent.

Ogni volta che ricordava le si spezzava il cuore.

Le si spezzava il cuore pensando che la piccola sarebbe cresciuta senza un padre.

Le si spezzava il cuore pensando a tutta la sua famiglia e ai momenti felici passati insieme a lui... lui che ora non c'era più.

Lui che non poteva più sorridere come nella foto che Selene prese in mano, accarezzando il volto del fratello.

Ripensò a quando fu scattata. Era il giorno della nascita di Layla. Trent felicissimo, con un sorriso smagliante, abbracciato da entrambe le sorelle.

Selene sorrise, ma quel sorriso fu subito cancellato da un fiume di lacrime.

Strinse forte a sé la foto e si abbandonò ad un pianto di dolore.

 

* * *

 

Il tempo passava.

Selene non sapeva che ore fossero e da quanto era in quella posizione. Non riusciva più a sentire le braccia per quanto forte stringeva la foto.

Si alzò e si diresse verso il bagno. Voleva rilassarsi un po' con un bel bagno caldo.

Rimase immersa nella vasca un bel po'.

Uscì e si asciugò, poi si diresse in cucina con solo un asciugamano addosso.

Controllò il cellulare.

Aveva tre chiamate perse. Tutte di Ben.

Sorrise. Amava quel ragazzo dal profondo del suo cuore. Era davvero preoccupato per lei. Lo richiamò.

“Selene! Meno male... ero davvero preoccupato!” disse Ben, appena rispose alla chiamata.

Selene: “Scusami... ero a farmi un bagno caldo per provare a rilassarmi un po'”

Ben: “Come stai?”

Selene, dopo una breve pausa: “ Potrei stare meglio... ma passerà... Col tempo, ma passerà. Almeno il dolore si attenuerà.”

“Ti aiuterò io... in qualsiasi momento del giorno e della notte... ti aiuterà sempre. Sarò sempre con te, non ti lascerò mai sola... Ti amo!” disse Ben.

“So che ci sarai sempre e per questo ti ringrazio. So che potrò contare sempre su di te per qualsiasi cosa e soprattutto so che mi aiuterai a superare questo momento... Ti amo, davvero!” rispose Selene tra le lacrime.

“Amore, non piangere ti prego. Sii forte... devo andare, ci vediamo stasera. Ti amo!” rispose Ben, prima di attaccare.

Selene si asciugò le lacrime, posò il cellulare e si diresse in camera per mettersi qualcosa addosso.

Il cellulare le squillò di nuovo.

Lasciò perdere e finì di vestirsi. Riprese il telefono e lesse il messaggio.

Era uno strano messaggio. Era composto da simboli e numeri. Era da tempo che non vedeva un messaggio così. Era un messaggio criptato.

Si diresse verso il PC e prese una delle chiavi di decodifica che la CIA le aveva dato.

Rimase sconvolta da cosa c'era scritto. Soprattutto da chi era stavo inviato.

Sperava di non sentire mai più quel nome, di non avere più niente a che fare con lui.

Si sbagliava. Era tutta colpa sua quello che era successo a suo fratello.

 

 

* * *

 

“Selene? Ehi tesoro... dove sei?” disse Ben, appena entrò in casa.

Per prima cosa si diresse verso la camera da letto. Pensava di trovarla che riposava, ma così' non fu.

La camera da letto era vuota.

Provò a cercarla anche nelle altre stanze, ma di Selene non c'era nessuna traccia.

Prese il cellulare e compose il numero di Selene.

Squillò.

Sentì la suoneria provenire da salotto e lì trovò il cellulare con vicino il tesserino della polizia.

Ben aveva un brutto presentimento. Chiamò Semir.

Non sapeva che pensare. Era davvero preoccupato. Non sapeva dove era Selene, non sapeva dove cercarla.

Semir arrivò subito. Cercò di far calmare Ben e di convincerlo che Selene stava bene.

Iniziarono a cercare Selene nelle zone che frequentava di più. Lei non era in nessuno di quei luoghi. Provarono a cercare se la ragazza aveva lasciato scritto da qualche parte dove sarebbe andata, ma niente.

A casa controllarono il cellulare e il PC.

Videro il messaggio codificato che Selene aveva ricevuto, ma non capivano come poterlo rendere “visibile”.

Chiamarono Harthmut, arrivò in un lampo. Trafficò con il cellulare e il PC di Selene, con il fiato di Ben sul collo.

“Oh cielo!” sbottò all'improvviso il rosso, facendo così spaventare Ben e Semir che in coro dissero: “Cosa hai trovato?”

“Qualcosa che non vi piacerà.”

E fece leggere il messaggio ai due.

 

“Mia cara Selene, ho sentito da degli amici, chiamiamoli così', di tuo fratello.

Oh, mi dispiace davvero tanto, stai soffrendo non è vero?

Povera piccola e ingenua Selene.

Sai... è tutta colpa tua se è morto. Non dovevi immischiarti in affari che non ti riguardano.

Spero te ne ricorderai e che non ne parlerai con nessuno!

Non vuoi che qualcun altro faccia la sua stessa fine, vero?”

 

Ora la preoccupazione per Selene era aumentata. Non sapevano ancora dov'era fino a quando Harthmut non trovò la ricevuta online di un biglietto aereo per Los Angeles.

Ben si mosse di scatto, come se fosse stato colpito da una scarica elettrica. Semir e Harthmut lo seguirono in camera.

“Ben.. che fai?” chiese Semir “Cosa stai cercando?”

“Semir... non c'è!” disse Ben, sconvolto.

Harthmut: “Cosa non c'è?”

“Il suo fucile... Ha preso il suo fucile!” disse Ben.

A tutti, in quell'istante, venne in mente una sola cosa: Selene voleva vendicarsi del fratello.

Selene voleva uccidere il suo assassino.

Voleva uccidere John Lee.

 

NOTE AUTRICE:

E' passato DAVVERO così tanto tempo dall'ultima volta che ho aggiornato questa storia? Ma sul serio????

Chiedo venia! Se qualcuno la segue ancora spero che sia piaciuto anche questo capitolo!

Dovrei finirla presto, questa storia... non passeranno anni giuro!

Scusatemi ancora un sacco. A presto!

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Capitolo 9
*** Non lo farò ***


Cap. 9 - “Non lo farò”

 

Era atterrata negli USA. Si era fatta dare il permesso per l'arma in tempo record, le dovevano molti favori da quando lavorava nella CIA.
L'unico pensiero che aveva in testa era John Lee e la morte del fratello.
Voleva prenderlo, fargliela pagare per tutto quello che le aveva fatto passare. E poi prendere anche i Pavlov, per mettere del tutto la parola fine su questa brutta storia.
 
* * *
-ORE PRIMA-
Ben non sapeva più che fare.
Non sapeva dove chiamarla, come contattarla. Era davvero preoccupato. Anche Semir lo era.
Tutti lo erano.
Non volevano che facesse qualcosa di cui si sarebbe pentita per tutta la vita.
“Tenetevi pronti per partire” ordino la Krüger “dobbiamo impedirle in qualsiasi modo di fare qualche stupidaggine”. Era seccata, molto. Non poteva credere che uno dei suoi agenti poteva creare un macello del genere, che poteva sfociare in un bruttissimo incidente internazionale.
Ben era combattuto. Non voleva chiedere aiuto al padre, ma ne aveva davvero bisogno.
Lui e Semir avevano bisogno del jet privato della famiglia di Ben, per essere pronti a partire in qualsiasi momento, senza dover aspettare.
Dovevano salvarla, non tanto da altre persone, ma da se stessa.
Era lei in suo pericolo più grande.
* * *
Selene, da quando era arrivata, giorni prima, non si era riposata. Si era messa subito a lavoro.
Era passata solo un attimo da casa sua per prendere alcune cose.
Si stava dirigendo a gran velocità verso l'edificio dove lavorava John Lee.
Non aveva un piano ben strutturato in mente. Si stava facendo guidare dall'ira verso quell'uomo.
Le vennero in mente i volti di Ben, della cognata e della piccola Layla.
Sapeva molto bene che continuando così non li avrebbe più rivisti.
Sapeva che non doveva farlo, ma non riusciva a fermarsi.
Forse non voleva farlo.
Arrivò davanti a quel maledetto edificio.
Scese dalla sua macchina e si diresse verso l'entrata, ma si bloccò lì davanti.
Ci stava ripensando.
Era combattuta.
Voleva vendetta, ma allo stesso tempo non la voleva.
“Rovinarsi la vita per un uomo del genere... non ne vale la pena” pensò, e ritornò indietro.
Non arrivò mai alla sua macchina.
Degli uomini l'avevano presa.
L'avevano drogata e portata via, senza che nessuno se ne accorgesse.
Perse subito conoscenza. Quando si risvegliò era a terra con le mani ammanettate dietro la schiena.
Aprì gli occhi e davanti a lei c'era l'uomo che era andata a cercare in America.
La tirò su per i capelli, portando il suo viso a pochi centimetri dal suo.
“E così... sei venuta con il tuo fedele fucile” disse indicando uno dei suoi uomini con il fucile di Selene.
“Per uccidermi, non è vero?” rise sguaiatamente.
“Perché non lo hai fatto, eh? Eppure eri arrivata a pochi metri da me... ma NO! Hai cambiato idea e sei tornata indietro... Sei davvero PATETICA!” le urlò in faccia.
Le tirò un calcio alla bocca dello stomaco che le tolse il respiro. Rotolò a terra, tossendo. Solo allora si accorsa di dove era stata portata.
Erano su un tetto. Non sapeva esattamente quale edificio, però.
John Lee le si avvicinò di nuovo. La tirò su per le braccia. Le causò un dolore lancinante alle spalle. La lasciò andare e lei sbatté con la faccia contro il terreno. Le iniziò a sanguinare il naso copiosamente. Le arrivò un pugno in faccia. Un altro. Un altro ancora. Non sapeva quanti gliene erano arrivati.
Doveva liberarsi la mani. L'unico modo era quello di dislocarsi i pollici per poter far passare le mani dal buco delle manette. Lo fece. Altro dolore. Si morse il labbro a sangue per non urlare. Si liberò. Riuscì a parare il colpo che le stava per arrivare.
L'uomo estrasse la pistola , ma Selene riuscì a disarmarlo.
Combatterono per un po'. Selene era in svantaggio. Il calcio iniziale aveva inciso più del dovuto sulla sua condizione fisica.
Le arrivò un nuovo calcio alla bocca dello stomaco. Sputò sangue e saliva. Cadde a terra, vicino a lei c'era l'arma che era riuscita a togliere precedentemente a John.
La prese e la puntò contro l'uomo. Tremava. Per rabbia, per dolore e per il conflitto interiore che provava.
“Dai... spara! Uccidimi come ho fatto con tuo fratello!” la provocò John Lee.
“Fallo!... coraggio... Hai paura, per caso?” domandò avvicinandosi alla canna della pistola.
Dagli occhi di Selene cadevano lacrime di rabbia... voleva sparargli, voleva fargli fare la stessa fine che lui aveva fatto fare al fratello, ma non poteva perdere tutto.
Ben, non voleva perderlo. Lui era diventato tutto per lei.
Sentì un elicottero in lontananza. Non ci fece molto caso. Non sapeva che quell'elicottero era la sua salvezza, il suo tutto.
Non si accorse, infatti, dell'arrivo dei due suoi colleghi. Era troppo concentrata su John Lee.
“Selene... non farlo!” le urlarono entrambi.
Lei iniziò a scuotere la testa. Era confusa. La sua mente non funzionava come doveva.
“Avanti Selene... FALLO!” le intimò John Lee.
Il dito sul grilletto le tremava. La vista era annebbiata, le orecchie le fischiarono.
Rabbia, rabbia e ancora rabbia. Provava solo quello. Neanche più dolore, solo rabbia.
“Selene” si sentì chiamare.
“Sono io, Selene” le disse Ben.
“Ben...” sussurrò la ragazza con la voce rotta dal pianto. “Io devo... ma non lo so. Sono confusa. Quest'uomo. Lui ha ucciso mio fratello, vorrei fargliela pagare, ma poi penso a te e alla piccola Layla e non posso. Non posso perdere anche voi. Non voglio perdervi!” disse girandosi verso Ben piangendo, ormai, a dirotto. Semir le si avvicinò, mise una mano sulla pistola e l'altra sulla spalla della ragazza “Ora... questa dalla a me”.
Lei fece come detto e cadde in ginocchio, stringendosi le mani al petto.
Ben e Semir si avvicinarono a John Lee e iniziarono a mettergli le manette. Potevano arrestarlo tranquillamente.
Avevano trovato le prove di tutti i suoi crimini e dei suoi legami con i Pavlov, grazie anche a Zack.
Ben si avvicinò a Selene e le si inginocchiò di fronte.
“Torniamo a casa” le porse la mano per farla alzare. Appena si alzò, Selene, perse l'equilibrio. Il suo corpo aveva raggiunto il limite. Troppo stress, troppa stanchezza. Svenne tra le braccia di Ben, che la chiamava con voce preoccupata.
Si risvegliò in ospedale. Ben al suo fianco preoccupato e Semir ai piedi del letto. Entrambi tirarono un sospiro di sollievo nel vederla sveglia.
“Ci hai fatto davvero preoccupare” la rimproverò Semir.
Selene abbassò la testa e si scusò con entrambi. Era contenta di aver trovato delle persone che le volevano così bene, e a cui lei ne voleva altrettanto.
Sentirono bussare alla porta della stanza di Selene.
Entrò Zack, era felice di poter rivedere Selene.
Consegnò dei documenti alla donna, anche se sapeva già la risposta.
I documenti contenevano la richiesta di annullamento del trasferimento in Germania di Selene.
Lei li lesse, poi si voltò verso Zack e glieli riconsegnò.
“Non tornerò qui, Zack” gli disse.
Lui le sorrise dolcemente “Lo immaginavo, ma dovevo provarci” disse. Le si avvicinò e la baciò una guancia per salutarla e prima di andarsene le augurò di essere sempre felice.
* * *
Le giornate in Germania le passava sempre in ufficio a compilare rapporti. Era una specie di punizione per quello che aveva fatto negli States, ma non le pesava. Infondo era stata lei a sbagliare e doveva pagare per quello che aveva fatto.
La noia, quel giorno, era davvero tanta. La giornata sembrava non passare mai, ma arrivò il suo cavaliere dall'armatura scintillante a salvarla da tutta quella noia.
Le portò il pranzo.
“Mangiamo insieme?” le domandò.
“Non posso andarmene da qui, lo sai” rispose, un po' riluttante.
“Secondo te, perché ho portato i rinforzi” indicò Semir, con fare trionfante. Semir si avvicinò ad entrambi e spinse via Selene, dicendo “Ci penso io qui per un po'... Voi piccioncini fate il vostro pranzo d'amore insieme. Su... andate!”
Entrambi lo ringraziarono, ma in realtà era tutto un piano di Ben.
Un piano curato nei minimi particolari per stare per sempre insieme alla sua amata Selene.
Salirono sulla terrazza della centrale di polizia dove lavoravano.
“Sai...” iniziò “quando, quella volta, non ti ho visto a casa, mi sono sentito come se il mondo mi fosse crollato addosso. Ero nel panico più totale. Pensavo di perderti per sempre, che non ti avrei più rivista, toccata, baciata. L'unica cosa a cui pensavo eri tu, al tuo sorriso” fece una pausa. Riprese fiato e continuò “Ti prego... non lasciarmi mai... resta al mio fianco. Affidati a me per qualsiasi cosa. Parlami, urlami contro, fammi qualsiasi cosa, ma non lasciarmi mai, potrei morirne. Selene, amore mio, vuoi passare il resto della tua vita insieme a me?” le chiese mentre si metteva in ginocchio davanti a lei. Aprì la scatolina di velluto che aveva in mano. Conteneva un anello.
Un anello che portava con sé la proposta più bella che poteva venir fatta, l'amore più grande che un uomo poteva donare alla sua donna.
Selene era sorpresa. Non riusciva a crederci. Era al settimo cielo.
Lacrime di gioia iniziarono a solcarle il viso. Rispose “Si”, mentre faceva alzare Ben per poterlo abbracciare e baciare.
Le mise l'anello al dito. Un anello d'oro bianco con un diamantino a forma di cuore.
Le asciugò le lacrime sulle guance con i pollici. Erano entrambi felicissimi.
Si baciarono nuovamente.
Tornarono da Semir, mano nella mano. Sorridenti e innamorati, come non mai.


NOTA AUTRICE:
Allora... il penultimo capitolo è qui! Eh si è il penultimo capitolo... siete contenti che questa sottospecie di fan fiction finisca, vero?
Penso possiate già immaginare cosa succeda nel prossimo capitolo u__u ma volevo finirla in modo felice.
Coooooooooomunque, tornando a questo capitolo.
Che ve ne pare? Vi è piaciuto? Spero vivamente di si u__u
Se c'è qualche cosa che non va, fatemelo sapere. Lasciate una recensione se vi va.
Ci vediamo nell'ultimo capitolo... a presto, spero!
Bye Bye ^^

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Capitolo 10
*** "Finché morte non ci separi" ***


Cap. 10 - “Finché morte non ci separi”


 

Finalmente il giorno del loro matrimonio era giunto.

Le settimane prima erano state un vero e proprio inferno per tutti, non solo per i futuri sposi.

La ricerca del vestito di Selene era stata qualcosa di traumatico. Selene non sapeva scegliere, le piacevano tutti e tutti le stavano divinamente. Era andata a cercarlo con la madre e la sorella, le persone che la conoscevano meglio. Anche loro, ad un certo punto, erano confuse. Ne avevano visti troppi indosso alla futura sposa. Non sapevano più quale consigliarle. Selene ci mise quasi una settimana intera a scegliere il suo vestito, ma alla fine lo aveva trovato. Quando lo aveva provato la prima volta, si era sentita come una vera e propria principessa.

Tutti gli altri dettagli erano stati scelti di comune accordo con Ben, ma anche quelli senza non pochi intoppi.

Chiese che non celebravano matrimoni nel giorno scelto, sistemazione dei tavoli da decidere, colore dei vestiti delle damigelle e dei testimoni. Tutto era difficile da scegliere. Decisioni su decisioni, che avevano messo a dura prova i nervi di Ben e Selene, ma erano giunti a quel giorno.

Era fine Giugno, e il caldo iniziava a sentirsi più del dovuto.

Ben era lì, sul terrazzo di casa sua. Doveva ancora finire di vestirsi. Era troppo nervoso. Semir lo chiamò, ma lui non si mosse. Il suo testimone, allora, gli si avvicinò.

“Sei nervoso?” gli chiese. Lui annuì.

“Aaaah... lo ero anche io quando ho sposato la mia Andrea” ricordò Semir, con un sorriso “ma vedrai che andrà tutto bene” continuò. Gli diede una pacca ben assestata sulle spalla e disse “Vieni... devi finire di vestirti, non puoi presentarti alla cerimonia così”.

“Perché? Sono stupendo anche così!” scherzò Ben. Ed entrambi risero, mentre rientravano nella stanza.

Qualcuno bussò alla porta.

Era il padre di Ben. Nonostante tutti i dissapori avuti duranti gli anni, Ben lo voleva al suo fianco durante il suo giorno speciale, e da quando lo aveva aiutato con la vicenda di Selene si erano sempre di più riavvicinati.

“Signor Jager” salutò Semir.

“Gerkhan... Ben” si avvicinò al figlio, abbracciandolo.

“Papà” ricambiò lui.

“Nervoso, eh?”

“Un po'... tanto”

“Coraggio.... andrà tutto bene, tu ami quella ragazza,no?” Ben annuì “Allora non c'è niente di cui preoccuparsi. Comunque sono venuto a consegnarti questi. Questi gemelli appartengono alla famiglia Jager da un bel po'. E come mio padre li ha dati a me, io li passo a te. Sii felice, figliolo, importa solo questo.” e lo abbracciò di nuovo prima di congedarsi da lui.

Ben finì di sistemarsi e insieme a Semir, si diresse verso il luogo della cerimonia.

Anche Selene era nervosa. Si torturava le mani, mentre le sistemavano i capelli e il velo. Indossava il bracciale che le aveva regalato Ben e il velo da sposa era quello della madre.

Era bellissima. Tutti ne rimasero affascinati. Si commossero tutti.

“Su su... risparmiamoci le lacrime per dopo” disse Lavinia, mentre si asciugava le lacrime anche lei.

“La zia è bellissima” disse innocentemente Layla, mentre era in braccio alla madre, che annuiva.

Il padre con gli occhi lucidi, le porse la mano dicendo che era ora di andare.

Erano in macchina lei e il padre.

“Papà... ho paura” disse improvvisamente.

“Tesoro mio... Hai affrontato cose più terribili di questa. Perché dovresti avere paura? Ben è lì che ti aspetta. Ti ama e tu ami lui, tutte le altre cose non contano. Contate solo voi due. Non aver paura, affronterete tutto quello che verrà insieme. Voi due, come una famiglia.”

“Grazie” disse Selene appoggiando la testa sulla spalla del padre.

Arrivarono davanti alla chiesa. Gli invitati erano già tutti all'interno.

L'unico fuori era Semir, che appena li vide arrivare entrò ad avvertire tutti, per poter iniziare.

Selene venne presa sottobraccio dal padre, mentre con l'altra mano teneva il bouquet.

Dietro di lei c'erano le sue damigelle: la sorella e la cognata nei loro vestiti turchese, e Layla davanti a far da paggetta con il cuscino delle fedi.

Iniziò la musica, che l'accompagnò fino all'altare dove Ben, con un sorriso, l'aspettava.

Il padre si staccò dalla figlia e posò la sua mano in quella del futuro marito e le baciò la fronte.

Ben e Selene si sorrisero e si girarono verso l'altare e il prete, che iniziò il rito di celebrazione.

Arrivò il momento del fatidico sì.

Ad entrambi tremava la voce per l'emozione.

Il sacerdote iniziò: “Carissimi Ben e Selene, siete venuti insieme nella casa del padre, perché la vostra decisione di unirvi in matrimonio riceva il suo sigillo e la sua consacrazione davanti al ministro della chiesa e davanti alla comunità. Voi siete già consacrati mediante il battesimo: ora Cristo vi benedice e vi rafforza con il sacramento nuziale, perché vi amate l'un l'altra con amore fedele e inesauribile e assumiate responsabilmente i doveri del matrimonio. Pertanto vi chiedo di esprimere davanti alla chiesa le vostre intenzioni... Ben e Selene siete venuti a contrarre matrimonio, senza alcuna costrizione, in piena libertà e consapevoli del significato della vostra decisione'”

“Si” risposero gli sposi.

Siete disposti nella nuova via del matrimonio ad amarvi e onorarvi l'un l'altra per tutta la vita?”

“Si”

Siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi e ad educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa?”

“Si”

Se dunque è vostra intenzione ad unirvi in matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete davanti a Dio e alla sua Chiesa il vostro consenso.”

Ben: “Io, Ben Jager, accolgo te Selene Hush, come mia sposa. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita” lo disse con voce rotta dall'emozione.

“Io, Selene Hush, accolgo te, Ben Jager, come mio sposo. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita” una piccola lacrima le rigò una guancia.

Il sacerdote continuò: “Il signore onnipotente e misericordioso confermi il consenso che avete manifestato davanti alla Chiesa e si degni di ricolmarvi della sua benedizione. L'uomo non osi separare, ciò che Dio unisce.”

Un amen risuonò per tutta la chiesa.

Il signore benedica questi due anelli che vi donate scambievolmente in segno di amore e di fedeltà. Per Cristo nostro Signore”.

“Amen” Ben prese una delle fedi appena benedette “Selene, ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo” e la mise all'anulare della ragazza.

“Ben... ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo” e con mano tremolante mise, anche lei, la fede a Ben.

Si guardarono, mani nelle mani. Si sorrisero, felici.

Con il potere conferitomi, vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa” concluse il sacerdote.

I loro volti si avvicinarono, lentamente. Si scambiarono un bacio dolce, tenero. Si staccarono. Poggiarono le loro fronti una sull'altra, risero.

Partì la marcia nuziale. Erano ufficialmente marito e moglie. La commozione tra gli invitati era tanta, come era la felicità.

Uscirono dalla chiesa accolti da una cascata di petali, pronti ad iniziare la loro vita insieme.
 

* * *

Erano passati due anni dal loro matrimonio. Erano felici. La loro vita insieme procedeva come in una favola.

Quel giorno era come tutti gli altri. Erano in autostrada, stavano facendo i soliti controlli. La giornata sembrava non finire mai, erano stanchi. Tutti.

“Non vedo l'ora di andare a casa” sbottò all'improvviso Semir. Gli altri due annuirono. Finalmente il loro turno finì e poterono tornare alle loro rispettive case.

I coniugi Jager, appena entrarono, si buttarono letteralmente sul divano, esausti.

“Stai bene?” le chiese Ben, mentre l'abbracciava e baciava la testa. Lei annuì, anche se non era la verità. Erano diversi giorni che non si sentiva affatto bene. Era sempre spossata, stanca. Non voleva far preoccupare Ben, per quello non gli aveva ancora detto niente.

“Devo preparare cena” disse all'improvviso Selene, liberandosi dalla presa del marito.

Si alzò, ma un forte capogiro la fece rimettere seduta sul divano. Si portò le mani alla testa, che continuava a girare. Ben, preoccupato, le si inginocchiò davanti e le portò le mani al volto: “Ehi... stai bene?”.

Lei fece cenno di no con la testa.

“Mi gira la testa” disse “Sarò solo un po' stanca” gli sorrise.

“Allora... ti porto a letto.” Ben la prese in braccio e la portò nella loro camera, e poi andò a preparare qualcosa da mangiare.

“Su, mangiamo” disse portando la cena, su di un vassoio, a Selene.

“Sarei venuta di là” protestò Selene, ma venne subito zittita da Ben con “I malati devono stare a letto” e si mise vicino a lei e iniziarono a mangiare.

Selene si addormentò quasi subito dopo mangiato.

Deve essere proprio stanca” pensò Ben, e le rimboccò le coperte.

La mattina seguente si svegliarono al suono della loro sveglia. Selene si sentiva un po' meglio, ma non benissimo. Non era al 100%.

“Buongiorno, come stai?” la salutò Ben.

“Meglio, grazie” e gli sorrise.

Si diressero verso il lavoro. Quel giorno avrebbero lavorato sempre in ufficio.

Come ogni volta che erano in ufficio, le ore sembravano non passare mai.

“Scusate, è il mio stomaco” disse Semir all'improvviso, causando l'ilarità dei due colleghi.

“Vado a prendere da mangiare per tutti” disse Selene “ Cosa volete?”. Prese le 'ordinazioni' degli altri due e fece per alzarsi, ma un altro capogiro, come quello della sera precedente, le fece appoggiare una mano sul bordo della scrivania.

“Selene!” alzarono la voce Ben e Semir, mentre si avvicinavano a lei.

“Tranquilli, sto bene... mi sono solo alzata troppo velocemente” li rassicurò.

Si rimise eretta, ma la testa continuava a girarle. La vista le iniziò ad offuscarsi e le gambe iniziarono a tremarle. Cadde a terra. Perse quasi subito i sensi. L'ultima cosa che sentì fu la voce preoccupata di Ben.

Si risvegliò in ospedale. Aveva un paio di flebo attaccate al braccio e Ben al suo fianco a tenerla la mano.

“Ehi” le disse piano appena notò che si era svegliata. “Ci hai fatto prendere un colpo, lo sai?”

“Scusami” rispose, mentre di metteva seduta. Ben l'aiutò e poi l'abbracciò.

“Perché hai detto che stavi bene, quando non era così?” la rimproverò.

“Ma poco prima stavo bene poi, improvvisamente, mi sono sentita come svuotata di tutte le mie forze e bam per terra”.

Entrò il dottore. Aveva i risultati delle analisi della donna.

Ben non riusciva a credere alle sue orecchie.

Chiese più volte al dottore di ripetere quello che aveva detto.

Sua moglie è incinta”

Quelle parole gli rimbombarono nelle orecchie.

Non ci credeva.

Sarebbero diventati genitori.

Selene si era portata le mani alla bocca per lo stupore.

Ben era in stato catatonico.

Non si muoveva, sembrava non respirare neanche.

“Ben...” lo chiamò Selene, ma lui era fermo... totalmente fermo.

“BEN JAGER” lo richiamò, mettendogli una mano sulla spalla per scuoterlo. Lui si girò verso di lei, ancora sconvolto, e l'abbracciò con le lacrime agli occhi.
 

* * *

“Quando hai detto che manca?” chiese Semir, tentando di far passare quella giornata, che non finiva più. Ben ci pensò su un attimo e rispose: “La scadenza è tra circa due settimane, ma pare”.

“Dai... manca poco. Andrea dovrebbe essere con lei, se non sbaglio.”

“Mhmh... Ho paura Semir” ammise.

Semir rise. Mise una mano sulla spalla al suo collega e disse: “Lo so. Anche io ne avevo e ne ho tutt'ora, ma vedrai che appena terrai quella piccola creaturina tra le tue braccia... tutte le paure svaniranno. Vorrai proteggere quel fagottino con la tua stessa vita. E' spaventoso diventare padre, quello si, ma sarà la cosa più bella che ti possa capitare” e sorrise.

Il telefono di Semir squillò. Era Andrea.

“Ehi... Amore!” disse allegro. “Si,si... è qui con me. COSA?... Ok,ok... Arriviamo subito” chiuse la chiamata e accese la macchina.

“Che succede Semir?” chiese Ben.

“Caro Ben... quel momento è arrivato!”

“Cosa? Scherzi? Ma prima le ho telefonato... stava bene... Oddio Semir... E' sola... Io sono qui... Dobbiamo muoverci” Ben era nel panico.

“Ok, Ben... respira. Non puoi farti prendere dal panico ora che tua moglie ha bisogno di te... Per ora c'è Andrea con lei. Ricorda solo... non svenire come me”.

Arrivarono all'ospedale.

Selene era in travaglio. Ben entrò nella camera dove Selene era appoggiata al letto, sofferente.

“Ben!” disse, con una smorfia di dolore, appena lo vide. Lui corse al suo fianco e le prese una mano fra le sue, e le baciò il dorso.

“Come stai?” chiese preoccupato, tra i bip dei monitor ospedalieri.

“Fa male... e non vedo l'ora di vedere nostro figlio” rispose con un mezzo sorriso e la fronte imperlata di sudore.

Il tempo passava. Semir e Andrea erano in sala d'aspetto, non se la sentivano di lasciare i loro amici da soli in un momento del genere.

Un'infermiera gli si avvicinò. “L'hanno riportata in camera. Hanno chiesto di voi. Stanza blu 23” e indicò una stanza al fondo al corridoio.

Si avviarono felici, come se i genitori fossero loro. Entrarono. Li accolse un bel quadretto, come quelli che si vedono nei film.

Ben, seduto sul letto, di fianco a Selene con un braccio a cingerle le spalle. Selene teneva in braccio quella piccola creaturina appena nata.

Entrambi i neo-genitori avevano le lacrime che gli rigavano le guance.

Erano il ritratto della felicità.

Alzarono lo sguardo sui coniugi Gerkhan e sorrisero.

Tutti sorrisero.

“Vi presentiamo la piccola Melanie Jager” presentando la loro primogenita.

 

FINE

 

NOTE AUTRICE:

AWH *^* si sono sposati e hanno avuto una bimba! Poco scontato, eh? XD

scusate, ma volevo concludere in allegria.

La parte delle promesse e dei “discorsi” del prete sono prese da internet e dai matrimoni a cui ho assistito nell'arco della mia vita XD (Troppi matrimoni xD).

Bene, ora arriva la parte dei ringraziamenti.

Grazie a tutti coloro che hanno seguito la mia storia, anche dopo anni che non l'aggiornavo.

Grazie a chi ha avuto tempo di lasciare una recensione.

Grazie per averla letta.

Davvero, davvero grazie!

Spero vi sia piaciuta!

Bye bye ^^

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