L'odore dell'acqua

di Weather
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Speranza ***
Capitolo 2: *** Cianuro di porcellana ***
Capitolo 3: *** Il sacrificio ***
Capitolo 4: *** Ossessione ***



Capitolo 1
*** La Speranza ***


L'acqua della laguna fluiva nera e tranquilla sotto quel ponte tanto antico quanto malandato, rischiarata a tratti dal bagliore lunare troppo fioco per permettere la messa a fuoco di una figura immobile nella penombra, ad una sponda del ponte, minuta e misteriosa, avvolta in un ampio mantello scuro come quella notte che sarebbe in breve volta a giorno. D'un tratto si aprì la porta di un'osteria nell'altro lato del ponte e per un momento la luce calda dei lumi rischiarò la strada: non fecero però in tempo ad uscire due uomini malvestiti ed ebbri dal troppo bere che il misterioso individuo era già sparito nell'oscurità di un vicolo, senza però smettere di osservare quei loschi soggetti che con gran chiasso e reggendosi a malapena sulle gambe si stavano avviando lontano da lì, finchè l'ambiente non ritrovò la sua quiete iniziale, dominato solamente dal lambire delle acque mosse dal vento gelido di dicembre ma pur insolitamente calme. Inaspettatamente da quell'oscurità la figura si rivelò, salendo il ponte e lasciando entrare un pò di luce furtiva ad illuminare il suo volto, non abbastanza nascosto dal suo manto: una donna dai lineamenti troppo nobili per quel posto così losco. Una pelle così chiara, quasi pallida, era tipica di una nobile, non certo del tipo di donna che frequentava quella parte di Venezia, no.. Poi quel mantello sembrava così costoso e raffinato.. Era ancor più strano che una giovane donna fosse per quelle strade a notte inoltrata soprattutto per il fatto del Morbo Nero che quell'anno aveva mietuto migliaia e migliaia di vittime in città: nessuno che possedesse un pò di ragione girava liberamente per quelle vie.. sulle strade addirittura crescevano ciuffi d'erba e venivano presi provvedimenti drastici per i trasgressori alle regole di igene, che venivano impiccati in una nave ancorata in porto.

L'attenzione della giovane fu attratta da un sussurro, dall'altro lato del ponte..
- Margherita, presto, non fatevi vedere.. venite qui da me.
Una donna di mezza età era sbucata da una stradina dietro l'osteria e attese che la giovane, dopo un primo sussulto per la sorpresa, la seguisse. Prendendola per mano percorse velocemente la stradina buia da dov'era giunta fino ad entrare in una porticina seminascosta, e da lì salire per una stretta scala a chiocciola.
- Lavinia, vi prego, non tenetemi sulle spine.. Da quando sono venuta a conoscenza dell'accaduto non sono riuscita a chiudere occhio, sono state ore d'inferno: io devo sapere. C'è dunque qualche speranza in una diagnosi sbagliata?
- Niente è certo.. ma sapete bene che di questi tempi anche un semplice sospetto ha il valore di una condanna a morte.. ora però silenzio. Nessuno deve trovarvi qui, o sarete veramente nei guai..
Detto ciò Lavinia aprì una porta consunta con una grossa chiave pesante ed arrugginita. Una folata d'aria viziata investì le due donne ed ai loro occhi si presentò una stanzetta piccola e buia, tanto povera quanto disordinata: un disordine portato chiaramente dalle circostanze di sconforto, Margherita lo capiva bene.. alle pareti erano accumulata una gran quantità di volumi polverosi, sistemati su scaffali e addirittura sopra il camino.. Nel lato opposto della stanza era accostato un letto vicino al quale era accesa una piccola luce.. unico contrasto con il buio oltre al caminetto, nel quale ardevano delle braci morenti. Alla giovane si strinse il cuore pensando alle gravi circostanze che la portavano lì, che la costringevano a violare ogni regola sociale, che rendevano necessari grossi sacrifici da parte sua, che la portavano a mettere la sua vita in pericolo: data l'importanza di quelle circostanze, comunque, Margherita non aveva esitato neanche un attimo e la sua determinazione era stata capace di farla giungere in quel tugurio, così diverso dal suo lussuoso palazzo e da salotti che ella era abituata a frequentare. Avrebbe volentieri rinunciato a qualsiasi sfarzo se fosse servito a cambiare la situazione che stava vivendo ora..
- Lavinia? Sei tu?
Una voce giungeva da sotto quelle coperte e fece venire le lacrime agli occhi di Margherita, mentre in petto si accendeva una dolce tenerezza: fece segno all'altra donna di restare indietro e si avvicinò alla fonte di quelle parole, tremante ma decisa.
- No.. Margherita.. sei proprio tu? Ma cosa ti è saltato in mente.. cosa credi di fare!  Vai via, per carità.. non avvicinarti! Non ti rendi conto del rischio che stai correndo, amore mio?
Gli occhi dell'uomo che aveva parlato avevano riconosciuto la figura di quella creatura tanto amata.. ed in lui ora esplodeva uno sgomento tale da superare la grande preoccupazione che si era impossessata di lui. La donna, avvicinatasi al giaciglio, aveva lasciato cadere a terra il manto mostrando la sua intera persona: il suo vestito era in netto contrasto con la stanza circostante essendo uno stupendo abito di seta blu, con una vistosa ma elegante scollatura ed un corpetto ricamato a motivi floreali di foglie d'acanto, accompagnato da capelli sciolti, neri e lunghi. Quello che però era veramente insolito era segnato nel volto, rigato di lacrime e silenziose che le cadevano dagli occhi dai riflessi ambrati: un'espressione così dolce e malinconica che era difficile ritrovare nei volti di un nobile, che non sapeva cosa significasse scomporsi. Era il volto di chi aveva messo in gioco tutto se stesso, sapendo in partenza di esser destinato a perdere..

Senza dire una parola si chinò sul giaciglio e, scostando le coperte, si chinò a stringere in un abbraccio chi vi era disteso, continuando a singhiozzare.

- Ho già contratto la peste e ne sono guarita. Io non corro proprio nessun rischio Riccardo.. appena ho saputo tutto ho fatto il possibile per venire qui, non c'è alcun rischio.. mio padre mi crede partita per un viaggio alle terme, sono riuscita a sistemare le cose con l'aiuto di mia sorella per fortuna ed ora faremo il possibile per risolvere questa situazione.. Non dubitare, amore, ne usciremo vincenti.. tu starai bene, vedrai.. saremo felici!

- Ti prego, stai rischiando troppo, inutilmente. Rarissimi riescono a guarire, lo sai.. già si sono formati i bubboni ed io mi sento sempre peggio.. chiamare un medico tra poco sarà inevitabile per scongiurare il contagio e lo sappiamo entrambi cosa succederà. Il ghetto. E da lì le acque di morte della laguna, che mi faranno da tomba. Una parte di me è così felice per averti vista un'ultima volta, Margherita.. ma te lo giuro, se non tornerai subito a casa il mio animo sarà ancor più tormentato, preoccupato più per il tuo pericolo che per la mia sorte già segnata.

Con uno sforzo immane Riccardo si mise a sedere con la schiena appoggiata al muro. Com'era cambiato il suo aspetto dai tormenti della malattia! Il volto era così smagrito, la barba incolta, gli occhi arrossati e scuriti, seppur la donna leggeva in essi quell'antica passione non ancora vinta dai dolori. Nonostante il deperimento, rimaneva l'uomo che ella amava, in cui aveva riposto tutte le sue speranze, tutto il suo amore: non avrebbe permesso neanche alla morte di portarglielo via in quel modo, tra bubboni e macchie livide.

- Ti sbagli, caro.. è possibile guarire. Lavinia mi ha rassicurata: il modo esiste, anche se certo sarà molto impegnativo da portare in atto. Lei conosce una donna molto particolare.. ha dei poteri, sai? Pare che sia proprio la tipica perseguitata dall'inquisizione.. solo che chi ha davvero certe doti non viene di certo scoperto da quegli sciocchi.. Lavinia mi porterà da lei e vedrai che tutto si sistemerà.

- Ma cosa dici.. non farlo. Non è bene impicciarsi di affari di cui non si ha la piena conoscenza.. se certa gente viene condannata ci sarà pure un motivo.. ci sono cose che è davvero meglio evitare: dobbiamo solo accettare che a volte il destino opera contro la nostra felicità, e non ci si può far niente, amore mio.

Margerita si scurì in volto ed asciugò le lacrime. Sul suo viso ad un tratto sbocciò un sorriso così sincero che contagiò anche Riccardo, che la strinse più forte tra le braccia, almeno per quanto la malattia gli consentiva.

- Se c'è qualcosa che mi resta da fare per il tuo bene, tenterò. Non potrei mai perdonarmi di non aver almeno provato, se pur c'è una pallida speranza per la tua salvezza. Dopotutto non corro rischi, so bene come muovermi e le risorse non mi mancano. Tu cerca di resistere.. e non far rumore. Nessuno deve sospettare il tuo stato.. o chiamerà il dottore.. e sarà la fine. Sia tua che mia, perchè non riuscirei nemmeno a pensare un susseguirsi di giorni senza di te.. Io ti amo. Credimi...

La donna non poteva nemmeno pensarle le cose che aveva detto: non sarebbero successe, non l'avrebbe permesso. Sarebbe rimasta lì con lui quella notte e avrebbe aspettato l'alba per attuare l'unico piano che aveva. Se una pratica magica era l'ultima speranza che rimaneva, allora sarebbe stata se non altro tentata. Cominciò a sistemare un pò quella misera stanza e, non aiutata da Lavinia, che si teneva alla larga, a medicare per quel che poteva il malato, sempre più debole e provato. Lui era la sua vita, così diverso da quei nobili rampolli così ipocriti e tronfi nella loro posizione.. in Riccardo aveva trovato un soffio d'aria fresca. Lui era un musicista, di umili origini ma di notevole talento che era stato incaricato di intrattenere gli ospiti del salotto di Margherita durante una noiosa serata di balli, ritrovo di tutta la peggior gente di alto lignaggio. Quella sera lei non aveva alcuna voglia di ballare e di essere annoiata da quei palloni gonfiati che ambivano le sue ricchezze e la sua giovane mano, senza nemmeno interessarsi al significato delle sue parole, e si era quindi sistemata nelle vicinanze dell'orchestra per meglio godere della musica senza troppi problemi.. beh quel pianista l'aveva così affascinata con la sua musica che avrebbe voluto che non smettesse mai di suonare.. e anzi, le pareva che di tanto in tanto quegli occhi, nonostante stesse suonando, giungessero nella propria direzione. Dopo svariati valzer le fu chiesto dal lui stesso di cimentarsi con lo strumento e lei, meravigliata da quella richiesta, non aveva accettato, vergognandosi un po' per la sua mediocrità.

"- Non è il caso, adoro questa musica ma sono molto inesperta, ancora" .. a quel punto le aveva proposto di insegnarle a perfezionare la sua musica.. a quel punto tutto il resto era sopraggiunto da sè: le lezioni, le chiacchierate, i confronti, il divertimento in un'arte così entusiasmante e creativa.. ed infine la stima nei confronti di Riccardo che diventava qualcosa di più.. era giunta a non poter più far a meno di lui: quando il musicista le svelò i suoi sentimenti ella non potè che ricambiare.

Non si sarebbe arresa.

Infilandosi nel letto, a fianco dell'uomo che amava, trascorse le ore che la separavano dal chiarore dell'alba ascoltando il respiro affaticato he giungeva da lui. Con tenerezza e sgomento pensò che se la risorsa in cui confidava non sarebbe stata efficace, quei respiri non li avrebbe mai più sentiti.

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Capitolo 2
*** Cianuro di porcellana ***


-          Oh Lavinia, dobbiamo fare in fretta.. ogni minuto che passa può segnare la differenza tra la salvezza di Riccardo oppure.. non mi ci fate pensare..

Le due donne stavano attraversando Venezia grazie ad un traghettatore coraggioso che aveva acconsentito di caricarle a bordo in quella  penosa ma funzionale imbarcazione.  I raggi dell’alba non erano ancora riusciti a sfondare quella coltre di nubi grigie e spesse che si muovevano sopra le loro teste, ed era un bene. Nessuno avrebbe fatto caso a loro.

-          Siate fiduciosa, signora, e state certa che lui sarà salvo.. al più presto! Desdemona non sbaglia mai. L’ho vista strappare alla morte ben più di un giovane, e con quale perfezione! Certo, è un po’ strana.. a volte mette i brividi, ma sa il fatto suo: non siate timorosa quindi in sua presenza. Andrà tutto bene.

Margherita soffocò un singhiozzo e cercò di ricomporsi.. dopotutto si fidava ciecamente della sua domestica.. Lavinia era con lei da così tanti anni e non l’aveva mai delusa: non si era rifiutata nemmeno quando c’era stato bisogno di lei nell’alloggio di Riccardo, dato il suo grave male.

Giunte a riva, in una zona molto vicina al ghetto, la domestica pagò il traghettatore e fece segno all’altra donna di seguirla. Il cielo era ancora molto scuro ed ora soffiava anche un vento gelido che sferzava le poche persone presenti in quelle stradine desolate: ci misero non poco tempo a trovare il vicolo esatto, in quell’intreccio di vie indistinguibili, ma alla fine giunsero in uno spiazzo con un antico porticato. La donna riconobbe subito quel posto.. era passato così tanto tempo! Ci veniva a giocare da bambina, quando quella strada brulicava di vita, voci, odori di spezie e di pesce .. in meno di un decennio non era rimasto più nulla di quella realtà. Non un rumore.. era tutto così malinconico e cupo. Pareva che fosse un altro mondo, un universo dimenticato da Dio.. Il rumore di una carrozza lontana la riportò alla realtà: dovevano essere veloci e non farsi trovare per strada dai funzionari del Doge.

-          Di qua.. presto! È sotto questo porticato che abita.

Margherita seguì trepidante la sua domestica fino ad un imponente portone d’ebano finemente intagliato. Bussò.. qualcuno aprì.

L’ambiente che si presentò alle due donne era ben diverso da quello che faceva presupporre la preziosa entrata: un salone molto ampio, si, con pareti alte e affreschi al soffitto.. ma quasi vuoto, al punto che ogni rumore era ampliato, e completamente buio, se non fosse stato per alcuni candelabri, che erano comunque incapaci di contrastare tutta quell’oscurità. Non c’erano finestre.. neanche una! Che stranezza era quella? Ma la cosa più sconcertante era l’odore di quel salone. Sembravano mandorle amare.. o poteva anche essere.. Ma cosa le saltava in mente? Com’era possibile collegare quell’odore dolciastro a quello del cianuro?  Eppure.. era così penetrante, le metteva inspiegabilmente brividi lungo la schiena.

-          Lavinia, che odore orribile.. che cosa pensi che sia? Non è strano?

-          Io non sento proprio nulla.. di che odore state parlando?

-          Ma come! È così insopportabile.. come potete non sentirlo anche voi? .. ma.. adesso che ci penso.. perché qui non c’è nessuno? Chi è stato ad aprire la porta?

-          Signora..  pensavo che fosse venuto qualcuno ad aprire.. mi era parso di sentire un rumore di passi ma probabilmente mi sono ingannata: la porta doveva essere già aperta.

A Margherita parve di avvertire un insolito nervosismo nella voce della donna..  e questo la rese ancor più in ansia. Non le piaceva quel posto. Forse sarebbe stato meglio andarsene da lì e cercare aiuto altrove? No.. quella era l’ultima speranza che le rimaneva e sarebbe andata fino in fondo. Dopotutto un pericolo davvero serio incombeva fuori da quelle mura.. e cosa poteva esserci in quella stanza di peggio rispetto al Morbo Nero?

-          Benvenuta, mia cara Lavinia, ben trovata nobile Margherita. Avrete freddo.. e sarete affamate: vi prego, seguitemi nella stanza attigua.

Una voce melliflua era giunta dall’altra parte della stanza, il posto meno illuminato, dove all’improvviso venne acceso un altro candelabro che rese finalmente visibile colei che aveva parlato. Margherita venne colta da un timore tanto irrazionale quanto agghiacciante: era certa di non aver mai visto prima quella donna dall’età indefinibile eppure.. Man mano che si avvicinavano riusciva a mettere a fuoco sempre meglio la figura di Desdemona, e la faceva sentire sempre peggio: quella maga era bellissima.

Quel suo aspetto non riusciva però a comprenderlo fino in fondo. Qualcosa non tornava. Quella creatura aveva un viso di porcellana senza nemmeno la più piccola imperfezione, dalle lunghe ciglia nere e labbra così scure che contrastavano con la bianchezza della pelle: il viso di una bambina; eppure quel viso così giovane era sovrastato da una coppia di occhi stupefacenti.. quanto di più diverso si potesse immaginare rispetto ad una giovane. Quegli occhi mettevano i brividi. L’iride si confondeva quasi con il resto dell’occhio: era chiarissimo.. solo quelle due pupille piccolissime e nere si stagliavano nettamente da quel biancore ed inoltre l’espressione che ne derivava.. c’era un’indescrivibile bagliore in quello sguardo, che era in netto contrasto con quel sorriso gentile. Quelle pupille erano tutt’altro che gentili.. e la fiamma che si rispecchiava in essi li rendeva ancor più inquietanti. Poi i capelli.. erano lunghissimi e bianchi.. molto radi. I capelli di una vecchia. Una bellissima vecchia. Al collo le pendeva un medaglione d’oro con un pentagramma inciso che le usciva dal mantello che la vestiva. Adesso che la vedeva meglio, mentre parlava, Margherita rimase davvero scioccata: dentro quella bocca perfetta erano celati i denti più orribili che avesse mai visto.. erano tutti neri, come la pece.. e stranamente piccoli, quasi corrosi. Chissà da che cosa.

-          Lavinia, devo chiederti di attendermi qui. Dopotutto, mi hai detto che il mio aiuto è necessario alla tua dama. Il mio servitore ti porterà quanto di cui avrai bisogno. Margherita, seguitemi invece.. veloce, non ho tempo da perdere, purtroppo..

Non le piaceva quella voce. Non le piacevano quegli occhi. Odiava quel profumo. Se solo avesse potuto sarebbe corsa cento leghe lontano da quel posto.. Invece la seguì nell’altra stanza.

Quel nuovo locale era un decimo del salone d’ingresso, ma ricolmo di oggetti e libri, posizionati su scaffali impolverati lungo tutte le pareti. Era una stanzetta circolare: l’unico oggetto presente nella stanza a parte gli scaffali ricolmi era una specie di pozzo proprio al centro. Un lampadario d’oro pendeva dal soffitto, proprio sopra di esso e si specchiava nell’acqua scura e immobile.

-          Conosco il vostro problema. Non dovete neanche domandare.. Il vostro amato sarà salvo: ho il potere di guarirlo, o meglio..  sono in grado di darvi le giuste consegne per portarlo alla guarigione, ma in realtà la riuscita o il fallimento del vostro desiderio dipenderà solo da voi.

-          Farò qualunque cosa voi mi direte. Siete l’unica speranza che ho e ripongo in voi la massima fiducia.

Un sorriso indescrivibile si allargò nel viso di Desdemona.

-          Molto bene, sono certa che non mi deluderete: lo leggo nei vostri occhi. Sapete? Io ho dei poteri molto particolari.. Guardate con attenzione nel pozzo qui davanti.

La maga estrasse un calice dalla sua tunica e lo immerse nell’acqua, che subito acquistò un colore carminio. Le candele del lampadario si spensero in un secondo mentre uno strano bagliore rossastro cominciava ad irradiarsi dal liquido del pozzo. Desdemona si portò il calice alla bocca e bevve. Sotto lo sguardo attonito di Margherita, gettato a terra il calice, le venne vicina e le tagliò una ciocca di capelli con una lama presa chissà dove. Avvicinandosi al pozzo lasciò cadere quei sottili fili neri nelle sue acque e, ripreso in mano il coltello, strinse forte la lama fino a che il suo sangue non fluì con il liquido, senza neanche un gemito, si allontanò. Subito una nuvola di fumo uscì dal pozzo, ma invece di disperdersi nell’ambiente si concentrò fino ad assumere, in pochi istanti, la forma di una piramide rovesciata.

-          Mio Dio…

-          Non devi stupirti, sii piuttosto sollevata, perché il Pozzo ci ha mostrato la soluzione: per la guarigione di Riccardo si richiede un grande sacrificio da parte vostra, una vera prova di coraggio e determinazione.. Il suo male sparirà, ma solo se le sue ferite saranno ricoperte di una cenere molto speciale. La cenere del cuore di un essere umano da voi ucciso.. e non un uomo qualunque. Questo cuore deve nutrire grande stima e fiducia in voi. Tutto qui. Ora la scelta è vostra.. ma dovrete decidere in fretta: avete poche ore.. il malato potrebbe morire da un momento all’altro, e dopo non ci sarebbe alcuna possibilità di tornare indietro. Sarebbe impossibile persino ad una come me strappare un’anima all’aldilà..

La donna, sgomenta, non riusciva a credere a quelle parole.

-          Io non potrei mai sacrificare la vita di qualcuno per la mia felicità.. e anche se decidessi di farlo.. nessuno ha stima di me, a parte Riccardo, non potrei di certo uccidere lui..

-          Beh.. credo che qualcuno che rischia la sua vita per rendere felice la propria signora, qualcuno che esce di casa di questi tempi rischiando di contrarre il Morbo o di essere impiccato solo per aiutare una povera nobile che non sa a chi rivolgersi.. dimostri di nutrire una grande stima e fiducia per quella.

Sussurrò maliziosamente Desdemona-

-          Che? Lavinia.. lei..?

Margherita era in preda al panico, ora..

-          Ricordate, Margherita.. ora la scelta è solo vostra.. andate pure, adesso. Prima però voglio darvi una cosa. Vi servirà.

La maga lasciò cadere nelle mani della nobile tremante lo stesso pugnale che aveva ferito quella mano demoniaca e che aveva tagliato i suoi capelli.

-          Non mi servirà. Io mi rifiuto di compiere un simile gesto..

-          Se lo dite voi, signora..

La donna, giunta all’uscita, venne colta da una curiosità incontenibile.

-          Desdemona, vi ringrazio comunque per ciò che avete fatto.. ma posso chiedervi cos’è quell’odore penetrante che si avverte in salone?

-          Perché, che odore sentite?

-          Cianuro.

-          Oh, niente di importante, vi sbagliate, credo. Buona fortuna.

-          Addio.

-          Se lo dite voi..

Con un ghigno di quei denti marci, la maga Desdemona si dileguò nell’ombra.

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Capitolo 3
*** Il sacrificio ***


 -Madame, cosa vi siete dette, voi e quella fattucchiera? C’è dunque un modo per..

 -No, purtroppo.. mia cara Lavinia, non c’è modo per salvare la sua vita.

Un silenzio teso calò tra le due donne. Riccardo riposava nell’altra stanza ed era preso di tanto in tanto da scosse e sussulti.. un suo gemito fece accorrere Margherita..

-          Oh, che hai? Rispondimi, amore..

-          Non c’è dunque più speranza? Sento la vita scorrere via.. non mi resta molto ormai. L’unico rimpianto che ho riguarda il tempo che avrei potuto dedicare a te, che mi sarà rubato dal destino.. 

-          No.. guarirai.. starai bene..

Ad interrompere quella frase sopravvenne un lamento dell’uomo che si piegò su sé stesso cercando di sopportare quella tortura. Non poteva resistere ancora molto, lei ne era perfettamente cosciente.. ma che diritto aveva ella di barattare la vita di lui con quella della fedele Lavinia? Certo, la donna era ormai quasi anziana, mentre Riccardo era poco più che giovane. E sarebbe morto. Calde lacrime le solcarono il viso e si allontanò da quel letto.. non poteva permettere che la vedesse piangere: la speranza era l’unica cosa che restava al suo amato perché anche in punto di morte nessuno si rassegna realmente, nonostante le sue parole..

-          C’è qualcosa che posso fare per voi mia cara?

-          No, Lavinia.. non c’è nulla che possiate fare. Domani sarò costretta a chiamare il medico.. o potrebbe contagiare anche altri! Ormai la sua fine è segnata, lo leggo nel suo volto..

-          Venite con me.. al diavolo il coprifuoco! Un po’ d’aria è quello che ci vuole: impazzirete restando qui ancora.. e lui deve riposare, adesso.

Non era una cattiva idea. Margherita si lasciò guidare fuori da quel tugurio e si lasciò inebriare dal vento gelido e notturno. Non c’era luna, quella notte. Certo che era ben strano che la donna le avesse suggerito quella passeggiata.. e allo stesso modo era strano che lei avesse accettato di seguire quella proposta. Osservò meglio Lavinia, vicina a lei: esile e minuta, con quegli occhioni scuri sembrava ancora una ragazzina piuttosto che una signora i cui anni cominciavano a pesarle. Era stata così tanti anni con lei, eppure non sapeva quasi niente sulla sua vita passata: perché non si era mai fatta domande su una delle persone con cui condivideva la maggior parte del suo tempo? Beh, in realtà l’aveva sempre vista come una semplice servetta.. ora le parole di Desdemona l’avevano fatta riflettere. Non che avesse mai maltrattato Lavinia, certo, ma neanche poteva dichiarare di averle fatto grandi favori o molti complimenti in tutti quegli anni. Possibile che quella donnetta l’avesse in così grande considerazione, al punto di stimarla a quel modo?

-          Lavinia.. Ma voi cosa pensate in realtà di me?

Le sorrise sorpresa di quella domanda.

-          Per me siete quasi una figlia, Margherita.. la figlia che non ho mai avuto. Dopotutto dalla morte di vostra madre, quando eravate in fasce, vi ho sempre accudito io. Quel poco che sapevo ve l’ho insegnato ed è stata una gioia vedervi crescere e superare in ogni cosa questa povera servetta.. Prima di lavorare al vostro palazzo ero sposata anch’io.. ma pochi mesi dopo le nozze il mio povero marito venne colto in un’imboscata da un gruppo di briganti sulla strada per Mantova. Non ci fu modo di salvarlo.. ferito gravemente lo portarono a casa da me. Restò delirante per una settimana e nonostante i miei sforzi e le mie preghiere morì. Non ebbi mai più il coraggio di sposarmi.. e scelsi di essere la vostra nutrice. Non avevo figli e nemmeno una famiglia.. la vita monastica non faceva per me: una donna come me aveva poche alternative, non trovi?

-          Il destino ha voluto che condividessimo il medesimo dolore..

-          Vi sbagliate su questo punto. Riccardo guarirà!

-          Non c’è modo, ve l’ho detto..

-          Invece c’è. Non potete mentirmi: pensateci un attimo.. come credete che sapessi dell’esistenza di Desdemona?

-          Io non..

-          Quando mio marito era sul letto di morte la incontrai.. e lei mi rivelò il modo per salvarlo. Non lo attuai e lui morì.. di questo mi sono pentita tutta la vita: è colpa mia se morì, non fui abbastanza coraggiosa ed in questo modo rovinai la mia vita e feci sfumare la sua.. tra atroci sofferenze.

-          Cosa vi chiese?

-          Potete immaginarlo. Non ebbi cuore di uccidere quella persona.. che tuttavia morì ugualmente a una settimana di distanza dal mio povero Carlo..

Lavinia si fece bianca in volto e i suoi occhi rivelarono un dolore immenso e non ancora estinto.. Doveva aver sofferto così tanto! Ma perché le stava dicendo questo? A cosa voleva arrivare? Che immaginasse..

-          No, io non sacrificherò la vita di nessuno per la mia felicità..

-          Margherita, piccola mia.. non crediate che io non sia consapevole dell’identità della vittima che Desdemona vi ha indicato. L’ho capito da come mi avete guardata una volta uscita da lì.. e da come mi guardate ora. Vi dico soltanto che vi voglio molto bene e che sarei onorata di rendervi felice con questo mio sacrificio. Non commettete il mio stesso errore e seguite il consiglio della maga, sono io a chiedervelo.

La dama scoppiò in singhiozzi.. non riusciva a credere alle sue orecchie! Le stava realmente dicendo tutto questo?

-          Dovete decidervi però.. domani sarà troppo tardi. Nessuno si chiederà nulla della mia scomparsa. Sono sola e lo sai.. e non mi resta comunque molto da vivere. Se esiste un bel modo di morire è quello di farlo per qualcuno che si ama, ed è quello che ho deciso di fare.

-          Scordatevelo, non ci pensate nemmeno.. lui morirà ed io andrò avanti per la mia strada.. se è scritto nel destino che debba morire chi sono io per scontrarmi con esso uccidendo un’innocente?  Voi siete importante per me nello stesso modo che dite che io sia per voi.. Non avrei mai il coraggio di commettere un gesto così riprovevole.

-          Sono lusingata dal fatto che non mi avreste sacrificata e che piuttosto avreste fatto morire Riccardo.. ma sono io che vi chiedo questo. Ascoltatemi..

Dicendo questo la donna l’ abbracciò cercando di calmarla: margherita era scossa dai singulti ed ora era veramente confusa.. cos’avrebbe dovuto fare? Poi fu Lavinia stessa a prendere l’iniziativa: frugando nel mantello di Margherita trovò il pugnale.

-          No! No.. allontanatevi, fermatevi! Io non voglio..

Quel viso provato si illuminò con un sorriso ed avvicinò le labbra alla fronte candida della giovane in lacrime.. che sentì le sue mani aprirsi e afferrare il manico di quella lama. Sentì le mani ruvide e callose di quella donna così coraggiosa, di quella madre che non aveva mai procreato chiudersi con forza intorno alle sue. Uno scatto. Lei impotente ed attonita. L’altra donna  accasciata a terra con lo sguardo fisso su di lei, una macchia scura che si espandeva dal suo petto dopo aver rigato di rosso quella lama argentea e terribile..

-          Lavinia..

Il vento continuava a soffiare e scompigliava  capelli di quel corpo esanime. Non una voce, non un rumore.. solo il sibilo di quel vento che aveva soffiato via quell’anima tormentata e coraggiosa.. Quell’ anima che l’aveva amata così tanto, che si era sacrificata per la sua felicità.

Margherita si guardò le mani scoppiando in un pianto disperato.. era stata lei ad ucciderla: erano sue quelle mani sporche di sangue caldo. Un conato che riuscì a stento a controllare le salì alla gola.

Era un’assassina.

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Capitolo 4
*** Ossessione ***


-Cara, che ti succede? Sono due giorni che non parli quasi.. sarai forse malata?

Margherita fu scossa dai suoi cupi pensieri e guardò con tenerezza il volto del suo uomo. Era salvo. Dall’assassinio della povera Lavinia aveva agito quasi meccanicamente, come se un’entità spietata le fosse entrata nel cuore: soffocando i conati era riuscita a squarciare il petto caldo della morta e ad estirparle il cuore, che aveva velocemente infagottato. I resti della serva erano finiti infondo alla laguna. Molto probabilmente sarebbero riemersi gonfi d’acqua la mattina seguente e qualche rematore avrebbe gridato d’orrore a quella vista. L’importante è che nessuno avrebbe potuto sospettare di una giovane di buona famiglia come lei, che nel frattempo avrebbe già goduto della guarigione del suo Riccardo. Niente infatti andò diversamente dai suoi piani: incenerì il cuore al caminetto e ne cosparse aiutata da un unguento dall’odore acre il corpo del malato ormai delirante, dopodiché si allontanò dalla stanza e si lasciò rapire dal rimorso. Ciò che restava della notte lo strascorse tra lacrime e singulti: ormai non poteva tornare indietro, era una sporca assassina, della peggior specie. Aveva ucciso un’innocente che per di più l’amava, esisteva un delitto più orribile?

Il mattino giunse tinto di rosso, silenzioso e spietato come la morte. La laguna sembrava infestata da presenze demoniache agli occhi della giovane: era così insopportabile che la spinse a chiudere le tende e a rifugiarsi nuovamente nella penombra. Si sarebbe mai ripresa da quella vergogna? Le lacrime le si erano seccate in viso e un forte mal di testa l’aveva colta. Decise di accertarsi delle condizioni dell’uomo per il quale si era ridotta in quello stato, e con una triste irrequietezza si avvicinò al suo capezzale. Un nuovo conato la scosse all’improvviso e nuove lacrime le rigarono le gote: Riccardo dormiva tranquillo, non sembrava più malato. Lo si capiva dal respiro regolare e dal fatto che le macchie erano scomparse: non sarebbe morto! Tuttavia dovette allontanarsi velocemente, colta dal terrore. Ancora quell’odore di mandorle amare.. sottile e quasi impercettibile certo, ma non poteva sbagliarsi. Era la magia di Desdemona, non poteva non pensare a cos’era collegato quel profumo di morte. La firma del suo patto demoniaco, della sua dannazione.

Si avvicinò al letto nuovamente: che si fosse ingannata? Che il suo subconscio le avesse voluto riservare un brutto scherzo? Non si sentiva più niente in effetti, e questo la calmò un poco. Cercando un fazzoletto in tasca sentì qualcosa di duro.. il coltello. Tornando a casa non era riuscita a liberarsene, sentiva di essergli legata in qualche modo. Il mattino era ormai giunto e lei era distrutta fisicamente e mentalmente, aveva bisogno di dormire, si, dormire, ma non con il suo uomo: se fosse tornato quell’odore? No, non l’avrebbe sopportato. Dopotutto lui era salvo ed era stata Lavinia a sacrificarsi, o Margherita non l’avrebbe mai uccisa. Questo non cambiava gli eventi, certo, perché ormai lei era un’assassina, una criminale, un essere spregevole e prima o poi ne avrebbe dovuto rendere conto a qualcuno.. ma per ora sarebbe stato tutto più semplice dimenticando il suo gesto e godendosi le gioie del presente. Avrebbe sposato Riccardo e avuto figli come una normale donna veneziana. Niente peste, niente Lavinia, niente rimorsi. Si, doveva riuscirci e ce l’avrebbe fatta. Appoggiandosi ad una sedia Margherita cadde in un sonno agitato e senza sogni, addosso ancora il suo abito color panna vistosamente macchiato di sangue secco e scuro.

Tre giorni erano passati e lei non era riuscita a dire più di due parole a Riccardo, ormai guarito. Aveva dormito più che altro, e quando non dormiva fissava l’acqua della laguna dal vetro  di quella stanza. Ora avrebbe dovuto rispondere qualcosa a Riccardo.. Non poteva continuare così! Aveva bruciato il suo vestito inutilizzabile ed indossato una semplice veste da lavoro di Lavinia che aveva trovato, si sentiva già molto meglio.

-          Va tutto bene, davvero.. E’ che ancora non riesco a credere alla tua guarigione. Sono così felice!

Margherita sorrise. Lui si era alzato per la prima volta dal suo giaciglio e le si era avvicinato.

-          Mi chiedo ancora come ci sia riuscita, ti devo la vita! Ora tutto cambierà.. non ti lascerò mai più. Vieni qui..

Cingendola per i fianchi la baciò come non faceva da così tanto tempo.. Era fatta: una vita intera davanti, nessun ostacolo. Ora non le restava altro da fare che lasciarsi andare al vortice di  quel momento e dimenticarsi di tutto quello che l’aveva reso possibile, mentre quelle mani la spogliavano, la sollevavano e in un attimo la facevano ritrovare sprofondata nel letto ancora impregnato di quel maledetto unguento.. ma che importa, dopotutto è meglio così. Ne valeva la pena, senza dubbio: se il destino fosse andato diversamente ora lei si sarebbe trovata  a piangere sul ciglio di una fossa comune e invece è lì, con le sue mani dappertutto anche dentro di lei, a strapparle sussulti di piacere. Nessuno avrebbe mai sospettato che quel seno bianco latte potesse appartenere ad un’assassina:  quella creatura dall’aria innocente era poco più che una bambina dopotutto. Solo il suo sguardo color ambra sembrava più serio e vissuto.. una maturità che si avvicinava a quella di Desdemona, forse, ma questo era solo un dettaglio che il suo uomo non avrebbe colto, rapito dalla passione per la sua bella salvatrice. Lei intanto sentiva il suo piacere salire e riusciva a non pensare più a niente, mentre i movimenti si facevano più veloci. Era favoloso, si..

Poi accadde. Una smorfia di orrore le si stampò sul viso e fu presa dalla nausea: quell’odore.. quella maledetta puzza era lì ed era così forte.. come se il suo uomo fosse cosparso di cianuro. Nella sua testa soggiunsero quelle visioni che pensava di aver scacciato più taglienti di una lama: Desdemona, l’incantesimo, Lavinia, sangue, i demoni, l’acqua.. era davvero troppo. Aprì gli occhi, lui continuava inconsapevole di tutto ciò.. come poteva resistere a quell’odore infernale?

Margherita gridò guardandolo in volto.. Lavinia? Era il volto di Lavinia quello che le stava accanto.. insanguinata, tumefatta dall’acqua e con quegli occhi color nebbia che aveva visto a Desdemona.

-          Basta, vattene mostro!

La giovane fu fulminea.. con uno scatto fu al mucchietto delle sue vesti e colta dall’orrore calò la lama che teneva in mano sulla creatura che le stava davanti e che era ancora dentro di lei.

-          Non sono stata io ad ucciderti, lurido demone, non puoi perseguitarmi con il tuo odore immondo.. sono più forte di te! Ora ci lascerai in pace, sarai soddisfatto!

Quel profumo le stava facendo perdere la testa, ed era così appagante sentire il pugnale dentro le carni di quel maledetto demone, il sangue bollente che la spruzzava ad ogni taglio, i rantoli di quel mostro che si facevano sempre più deboli. Con tutta la forza che aveva in corpo gridava e si accaniva su quell’ammasso di carne, sangue e odore di cianuro che si andava affievolendo. Non sapeva nemmeno per quanto tempo era andata avanti così.. finché si accorse che non sentiva più odori se non quello ferroso di sangue, molto sangue. Finché si accorse che di fronte a lei giaceva esanime un corpo straziato da decine di colpi di pugnale: gli schizzi erano arrivati a coprire tutte le pareti, i lenzuoli erano purpurei e lei stessa era ricoperta di quel liquido. Colta dai conati, non ebbe il coraggio di guardare il viso della sua vittima. Non era poi così necessario farsi ancora più male.

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