Life is so horrible

di MielChan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Era meglio evitare quella dannata rivista. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Tutto può nascere con una punizione ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3:Compagni di sventura fino alla fine ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4:Ma sta scherzando, vero? ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5:Ciò che avrei voluto sentirmi dire ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6:Sei leggermente problematica ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7:Sono davvero uno stupido. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Scott ha fatto... cosa!? ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Ci saranno mai giorni tranquilli? ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10:E' solo un incubo... vero? ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Life is so horrible ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Era meglio evitare quella dannata rivista. ***



N.A.: Ho scritto questa storia in un periodo abbastanza triste della mia vita, quindi scusate per tutte le cose angst che verranno scritte.
Nella storia vengono affrontate tematiche abbastanza delicate, se non vi piace il genere vi consiglio di non leggerla.  

                                                                                             LIFE IS SO HORRIBLE
                                                                                                    CAPITOLO 1
                                                                               Era meglio evitare quella dannata rivista.
 
Mi chiamo Frederick Hollow, ho diciotto anni, sono un ragazzo abbastanza semplice, forse troppo magro, alto il giusto, dei capelli scuri, dei banalissimi occhi marroni e… credo non ci sia nient’altro da dire.
Era il 2 novembre quando decisi di suicidarmi, il motivo? Beh forse stupido, il perché non mi buttai? Forse stupido anche quello, semplicemente incontrai una persona, una di quelle che ti fa scoprire la bellezza della vita, che te la fa amare e al tempo stesso te la fa rimpiangere.
Stavo salendo le scale che portavano alla terrazza della scuola quando mi accorsi di quanto fosse stupido avere una terrazza in un posto come quello, difatti mi trovavo in un luogo dove  per tre mesi nevicava, altri tre pioveva e nei restanti faceva freddo... molto freddo, chiunque avesse creato una terrazza in un posto simile beh, era un grandissimo idolo, almeno per me; decisi di buttarmi dalla terrazza della scuola per uccidermi, pensai che, se mi fossi buttato da lì, la scuola poi dovesse pur chiudere per indagini o cose simili, quindi sarei morto da ‘’eroe che ha fatto chiudere la scuola per qualche settimana’’  l’idea mi sollecitava abbastanza, continuai a salire le scale, rampa dopo rampa, gradino dopo gradino, le scale erano piuttosto malridotte alcune avevano delle crepe, altre invece sembravano stessero per cadere da un momento all’altro.
‘’Ottimo modo di mantenere una scuola.’’ Urlai, tanto non c’era nessuno, erano le ventidue e  la scuola, per non so qual motivo, aveva sempre il cancello e addirittura il portone principale  aperto.
‘’Bah! Chissenefrega meglio per me se è tutto aperto.’’ Urlai di nuovo.
‘‘Sto iniziando a parlare da solo.. ottimo!’’ Non credo fosse ottimo però.
Continuai a salire e nel mentre il mio cervello si riempì di ricordi, non ho mai avuto momenti felici nella mia vita  quindi la mia testa si riempì di infelicità, di momenti spenti e di momenti bui, sguazzavo letteralmente nella depressione ed il cuore faceva male, moltissimo male, ignorai il dolore e continuai a salire finché non raggiunsi una porta, la aprii e restai lì  davanti senza attraversarla, rimasi incantato, non vivendo in città ma in piena campagna, il cielo aveva semplicemente un non so che di spettacolare.
‘’Ovviamente fa freddo.’’ Borbottai tra me e me.
Ignorai il panorama e attraversai la porta, il mio sguardo fu rivolto verso il basso quindi non feci molto caso a come fosse composta la terrazza, continuai ad andare dritto, raggiunsi il muretto e lentamente ci salii sopra, una volta salito, chiusi gli occhi per un paio di secondi, adoravo sentire il vento gelido sfiorarmi il viso, riaprii gli occhi e…
‘’Brutta vita anche te?’’
Mi girai di scatto e lo vidi, era un ragazzo magro quanto me, a vista sembrava avesse quasi la mia stessa età, aveva dei capelli marrone scuro  tenuti un po’ sparsi e dei bellissi-…cioè comunissimi occhi verdi.
‘’Ehm, e-eh… c-cosa?’’ balbettai leggermente, fui abbastanza sorpreso nel vedere qualcun altro nello stesso posto ma soprattutto con la medesima intenzione.
‘’Bhe, non ti stai per buttare anche te?’’ Mi chiese tutto convinto.
‘’No, cioè sì, cioè.. perché tu qua?’’ non riuscii proprio a formulare frasi decenti.
‘’Per il tuo stesso motivo, suppongo’’
‘’Per essere acclamato da tutti?’’ Riuscii finalmente a fare una frase senza balbettare o sembrare un idiota.
‘’Ovviamente no! voglio dire, questa terrazza è l’unico posto alto in tutta la città.’’ Mi disse guardandomi un po’ storto ‘’No, davvero  sei qua per essere acclamato?’’ Aggiunse.
‘’No! Cioè, lascia stare è una lunga storia’’ No, non lo era.
‘’Comunque sia, prego, prima le ragazze’’
‘’SONO UN RAGAZZO’’ Eppure si vedeva chiaramente che ero un ragazzo!
‘’Suvvia, stavo scherzando non te la prendere.’’ Ruotò gli occhi.
‘’Beh ecco, siccome siamo qui… perché ti vuoi buttare?’’ Ero curioso di sapere per quale stupido motivo si volesse buttare, sembrava un ragazzo allegro, spiritoso e senza problemi.
‘’Poiché trovo sciocco nascondere i motivi, dato che mi sto e ti stai buttando… avrai l’onore di ascoltarmi.’’ Ruotai gli occhi io questa volta.
‘’Allora, la mia ragazza mi ha lasciato per un altro.’’ La mia mi aveva lasciata perché ero troppo triste.
‘’I miei amici mi hanno abbandonato uno ad uno.’’ Non ho mai avuto amici e tutti mi prendevano in giro.
‘’Non ho nessuno scopo o ambizione nella vita.’’ Oh wow una cosa in comune.
‘’I miei genitori, cioè mio padre, visto che mia madre ci ha abbandonati, non fa altro che urlarmi ed ubriacarsi alla sera.’’ I miei a malapena si accorgevano della mia esistenza…
Non gli dissi nulla di tutto ciò, non perché non fosse la verità, anzi era tutto vero, la mia ragazza mi aveva seriamente lasciato perché ero sempre giù di morale, non ho mai avuto amici, e i miei genitori non sono mai stati presenti.
‘’MA SEI STUPIDO?’’ Urlai per non so qual motivo. ‘’Sono solamente dei problemi stupidi.’’ non so perché gli dissi ciò, fui molto incoerente con me stesso.
‘’Io sarei stupido? Invece te? Su sentiamo.’’ Disse con un sopracciglio alzato.
‘’Bhe… sono stupidi quanto i tuoi.’’ Guardai a terra.
‘’Ma sei scemo?’’
‘’E’ la verità, sono tutti problemi stupidi.’’ L’aria attorno a noi divenne stranamente molto più pesante.
‘’Ripeti un’altra volta la parola “stupido” e giuro che ti butto di sotto.’’
‘’S-T-U-P-I-D-O.’’ Non riuscii proprio a  trattenermi, ma me ne pentii subito dopo, infatti mi ritrovai disteso a terra con un mal di testa tremendo e gli occhi fissi verso il cielo.
‘’Hai detto che mi avresti buttato di sotto.’’ Dissi mentre mi contorcevo dal dolore.
‘’Sotto… giù dal muretto, che differenza fa? Ti ho pur sempre buttato da qualche parte.’’ Scese dal muretto e si mise sdraiato poco più lontano da me, anche lui con occhi rivolti verso il cielo.
‘’Tu sei strano.’’ Mi ripresi un po’ dal dolore.
‘’Parla colui che si voleva buttare per essere lodato.’’
Scoppiammo entrambi a ridere e subito dopo rimanemmo stesi senza parlare ad osservare il cielo, non so per quanto tempo rimasi in quella posizione ma mi sentii più leggero, più libero e un po’ più felice.
‘’Mi chiamo Frederick, Frederick Hollow’’ Dissi continuando a guardare in alto.
‘’Denzil Cartwright’’
‘’Ecco… cosa ti ha convinto a buttarti cioè così tanto per fare conversazione.’’ Mi misi a sedere e lo vidi fare la stessa cosa.
‘’Hai presente la rivista TK?’’ si strofinò le mani nei jeans per farsi un po’ di calore.
‘’Ehm, quella del giocatore di basket?’’ Chiesi anche se sapevo perfettamente che si trattasse di quella.
‘’Esattamente! Ho letto il suo articolo, quello che parlava di come essere felici, diceva che per esserlo non serviva la fama o la ricchezza ma semplicemente o l’amore o le amicizie o la famiglia, bene, peccato che io non abbia nulla di tutto ciò, te?’’
‘’Hai presente la rivista T.K.?’’ Dissi tutto sorridente.
‘’Sei Serio?’’ Sgranò gli occhi.
‘’Eh sì..’’
‘’Ah’’ Ci fissammo e scoppiammo a ridere di nuovo subito dopo. Stesso posto, stessa causa, stesso motivo, era una cosa davvero, ma davvero strana.
‘’Chissà quante altre persone ha spinto al suicidio.’’ Chiese cercando di smettere di ridere.
‘’Secondo me, moltissime.’’ Cercai di smettere anche io.
‘’Dovrebbero abolirla quella rivista, a quanto pare è ‘’malvagia’’ disse facendo il segno delle virgolette con le mani.
‘’Professoressa Milles?’’
‘’Esattamente’’ rispose ridendo.
La professoressa Milles, una signora un po’ grassottella con occhi piccolissimi nascosti da un paio di occhiali, insegnava storia in quella scuola da quasi quarant’anni, era molto superstiziosa e considerava qualsiasi cosa ‘’malvagia’’ al preside faceva molto pena sostituirla.
‘’Perché non la mandano in pensione?’’ Domandai divertito.
‘’Vallo a sapere…comunque T.K per cosa stava?’’ Chiese guardando in aria.
‘’Tony Kate.’’ Risposi immediatamente, era il mio giocatore di basket preferito quindi lo conoscevo abbastanza.
‘’Ah, giusto, mi scordo sempre.’’ Si alzò in piedi e porse la sua mano verso di me per aiutarmi ad alzare a mia volta.
‘’Tardi vero?’’
‘’Un po’. ’’ disse mentre si avvicinò lentamente alla porta.
‘’Hai cambiato idea quindi.’’ Feci cenno con la testa verso il muretto.
‘’Non esattamente, forse quando farà più caldo.’’ Sorrise leggermente.
‘’Ma qua non fa mai cald- oh’’ Ci misi un po’ a capire ma non ci feci caso e  mi avvicinai alla porta anche io.
‘’Te invece?’’ Questa volta fece cenno con la testa lui verso il muretto.
‘’Magari quando farà un po’ più caldo.’’ Ed entrambi ce ne andammo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Tutto può nascere con una punizione ***


CAPITOLO 2:Tutto può nascere con una punizione.

Erano le 4:00 quando decisi di ritornare a casa, odiavo quella casa, odiavo chi ci viveva era di tutto fuorché  un luogo per me importante, aprii il portone lentamente e lentamente salii nella mia stanza, erano tutti lì i ricordi che volevo dimenticare, le foto con me e la mia ex appesi sul muro, il suo primo regalo (un peluche del mio personaggio dei cartoni preferito), il nostro anello in comune buttato da qualche parte e quella camicia che lei tanto amava , spazzatura, ormai dovevo considerarla solamente spazzatura; in quella stanza mi sentivo oppresso, confuso e disperato, ho sempre voluto scappare, buttare via tutto ed abitare lontano da qui, ma essendo solamente un diciottenne con pochi soldi e senza un lavoro fisso mi rassegnai a quella vita.
Il giorno dopo fu un disastro, mi alzai dal letto, mi vestii e scesi le scale che portavano alla cucina, era tutta lì la mia ‘’famiglia’’ c’era mia madre, una donna sui 45 anni con dei capelli biondi costantemente raccolti, mio padre, un uomo di 54 anni con i capelli grigi e gli occhi uguali ai miei, e mia sorella ‘’perfetta’’ di 20 anni con gli occhi verdi e i capelli biondissimi, quella acclamata, quella elogiata, quella semplicemente apprezzata da tutti.
‘’Se ti azzardi a ritornare di nuovo alle quattro ti sbatto fuori di casa! I vicini pensano che tu sia un delinquente, ma non ti vergogni? Figlio ingrato!’’ brontolò mio padre appena mi vide.
‘’Kyla torna sempre a casa tardi!’’ ribattei.
‘’Non osare mettere in mezzo tua sorella ragazzino.’’ Si alzò di scatto dalla sedia battendo i pugni sul tavolo.
‘’Ci sono degli spicci sul tavolo prendili e va fuori, stai facendo solamente confusione qua.’’ Intervenne mia madre guardandomi dall’alto in basso.
‘’Come se ci volessi restare qua.’’ Conclusi esasperato.
Sbattei la porta della cucina con violenza, corsi in camera e presi la mia roba per andare a scuola; i miei genitori non mi hanno mai voluto ‘’sei nato per sbaglio ‘’  mi dissero quando avevo appena 15 anni, ho sempre voluto andarmene, sono i classici genitori che fuori si comportano come una famiglia amorevole e dentro invece si mostrano per come sono realmente, degli ipocriti e dei falsi, sfortunatamente non conobbi mai i miei nonni e tanto meno gli altri parenti quindi mi adattai, con la speranza di andarmene una volta finito gli studi.
M’incamminai verso la fermata dello scuola bus, come sempre l’autobus arrivò in ritardo, entrai, mi lamentai  sottovoce ma non feci in tempo a sedermi che mi ritrovai a terra, cercai di alzarmi e sentii quelle solite risate provenienti dai ragazzi attorno a me.
‘’Ooooh, ti ho spinto, scusaaa, non ti avevo visto.’’ Disse un ragazzo dietro di me.
‘’Guardatelo che patetico, non sa stare in equilibrio.’’ Continuò un altro
‘’Freddireck il tuo paparino non ti ha insegnato a stare in equilibrio?’’ Intervenne di nuovo quello di prima.
‘’Jim, Eddy, non avete mai pensato di crescere?’’ Gli dissi guardandoli storto mentre presi a sedere.
‘’Oh che paura, ti prego non guardarmi così.’’ Mi prese contro e si sistemò nei posti infondo continuando a ridacchiare.
‘’Deficienti…’’ Sussurrai piano, mi misi le cuffie nelle orecchie e fissai fuori per tutto il viaggio.
Jim e Eddy  i classici bulletti  che si divertono a rendere uno schifo la vita altrui, che io sappia sono sempre stati così, Jim ‘’il leader’’ era un ragazzo robusto della mia stessa età, aveva dei piercing praticamente ovunque e degli orribili capelli costantemente pieni di gel, Eddy, invece, era un anno più grande di me,  aveva i capelli rasati e sulla testa si era tatuato un orribile drago ‘’è il mio portafortuna’’ diceva a tutti, ma non credevo proprio, visto che genere di ragazzo fosse.
Circa dopo venti minuti arrivai finalmente a scuola, scesi il più velocemente possibile dall’autobus per evitare rogne, mi misi il cappuccio della felpa e cercai di farmi notare il meno possibile, ho sempre considerato quella scuola ‘’il degrado’’,  piena di ragazze che non definisco e di ragazzi altrettanto peggio, guardai a terra, m’incamminai verso il portone principale e  senza accorgermene sbattei contro una persona, la peggiore persona possibile.
‘’Scusa non ti avevo vis- Sindy…’’ La mia ex.
‘’Frederick! Come stai?’’ Mi chiese sorridente.
‘’Ah bene’’ mentii, mi aveva lasciato la settimana scorsa come potevo stare bene?!
‘’Senti, mi dispiace per come è finita la nostra relazione, spero però possiamo rimanere amici.’’ Mi domandò continuando a sorridere.
‘’Eh sì, sicuro.’’ Le feci un sorriso sforzato sperando che la campanella si sbrigasse a suonare.
Amici? Come sperava riuscissi a considerarla tale dopo tutti quei momenti passati insieme? La conobbi 4 anni fa in una festa di compleanno, sembrava così timida, aveva dei capelli castano chiaro e degli occhi azzurri tenuti nascosti da un paio d’occhiali chiari, stavamo insieme da due anni, mi lasciò una sera dicendomi che era stanca, dicendomi che ormai mi vedeva solo come un fratello, inutile dire che mi crollò il mondo addosso.
‘’Senti ho un test tra poco meglio che io vada.’’ Mentii di nuovo.
‘’Oh certo, ci si vede in giro allora!’’ E s’incamminò verso le sue amiche ridacchiando.
Corsi in classe cercando di non piangere, una volta arrivato mi sedetti al solito posto vicino alla finestra, la campanella suonò e dopo una manciata di minuti entrò il professor. Hudson, insegnava matematica, l’unica materia in cui eccellevo, ed era il nostro coordinatore di classe, aveva una folta barba bianca, pochi capelli e degli occhi grandi marroni.
‘’Buongiorno ragazzi, scusate il ritardo, bene…oggi ho una bella notizia da darvi! Ho corretto i test.’’ Scoppiò un lamento generale. ‘’Calmi, calmi questa volta siete andati tutti benino.’’ Aggiunse.
‘’Pure io professore?’’ Intervenne un compagno davanti a me.
‘’Stranamente sì.’’ L’intera classe scoppiò a ridere. ‘’Allora… appena vi chiamo venite da me, Allyson.’’
Dopo una decina di minuti toccò il mio turno, non fui affatto teso.
‘’ Frederick Hollow!’’ Mi alzai e m’incamminai verso la cattedra.
‘’Bene bene Hollow, come sempre hai preso il voto massimo’’ Mi pose il test, lo presi ma mentre m’incamminai a occupare posto mi fermò.
‘’Hollow, so che  nelle altre materie vai piuttosto male, anche se prendi il voto massimo in matematica non vuol dire che sarai ammesso al prossimo anno.’’ Mi guardò severamente ma poi accennò un piccolo sorriso.
‘’Cercherò di migliorare’’ Dissi serio.
‘’Lo so, ma..  ho parlato con gli altri professori e insieme abbiamo optato per metterti in punizione.’’ Sgranai gli occhi.
‘’Come in punizione?’’ Urlai e gli altri  si misero a ridere.
‘’Tranquillo, non è proprio una punizione, semplicemente dovrai restare qua dopo scuola, ho parlato con qualcuno per darti una mano.’’ Mi disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
‘’D’accordo…’’ Sospirai. ‘’Che giorno?’’
‘’Direi a partire da…oggi!’’ Mi sorrise.
‘’Come oggi?!’’ Lo guardai leggermente male.
‘’Ne ho già parlato con i tuoi genitori…strano che non ti abbiano detto niente, comunque sia, l’incontro è in biblioteca, fatti trovare mi raccomando!’’ Brontolai e mi fece cenno di mettermi a sedere.
Le ore passarono velocemente, come sempre in Francese non capii nulla, scienze mi sembrò latino e le altre materie ancora peggio; suonò finalmente la campanella di fine lezione, mi preparai per andare via ma poi mi ricordai della punizione.
‘’Bhe sempre meglio che rimanere in quella casa.’’ Borbottai tra me e me.
Uscii dall’aula, feci una sosta al bar della scuola per prendere da mangiare dopodiché m’incamminai verso la biblioteca, aprii la porta ma non trovai nessuno, la biblioteca era abbastanza grandina, aveva degli enormi scaffali pieni di libri nei lati mentre in fondo al centro s’intravedevano dei tavoli con delle sedie, m’incamminai verso la prima sedia più vicina ed  improvvisamente sentii una voce dietro di me.
‘’Ed ecco il ragazzo disperato negli studi… per caso ti volevi suicidare per questo?’’ Mi voltai velocemente e vidi il ragazzo della sera prima.
‘’Denzil?! Sei tu quello che mi deve dare una mano?’’ Chiesi sbalordito.
‘’A quanto pare sì.’’ Alzò le spalle ‘’Mi ha fermato un professore stamattina, certo avvertire prima a quanto pare non è la sua specialità.’’ Disse un po’ arrabbiato.
‘’Anch’io l’ho saputo solo oggi.’’ Intervenni seccato.
‘’Comunque sia stavo per rifiutare, poi ho sentito il tuo nome, quindi mi son detto perché no?’’ Sorrise. ‘’A quanto pare ormai siamo compagni di sventura.’’ Concluse.
‘’Detto così sembra che non saremo mai felici.’’ Sospirai.
‘’Forse.’’ Mi guardò rialzando le spalle ‘’Comunque in cosa ti devo aiutare?’’ Mi chiese mettendosi a sedere.
‘’Direi…in tutto tranne matematica.’’ Mi misi a sedere anch’io e sulla sua faccia comparve uno sguardo  spaesato.
‘’Stai scherzando? Mi ha detto che avevi problema in ‘’qualche’’ materia.’’ Continuò ad osservarmi sconvolto.
‘’Compagni di sventura?’’ Chiesi allegro.
‘’D’accordo, compagni di sventura.’’ Si rassegnò. ‘’Da cosa iniziamo?’’
‘’Francese?’’ Domandai tirando fuori il libro.
‘’Vada per francese.’’ Prese un quaderno e lo appoggiò sul tavolo.
Dopo 2 ore  finimmo di studiare  e finalmente capii qualcosa di francese, a quanto pare lui se la cavava in qualsiasi materia, ed aveva ottimi voti praticamente in tutto; ci alzammo lentamente dai nostri posti, lo salutai, feci per andarmene  ma mi bloccò prendendomi per il braccio chiedendomi se volessi fare qualche giro, accettai, tanto non avevo gran voglia di ritornare in quella casa.
Lo seguii, inizialmente ci fermammo a prendere qualcosa da mangiare dopo di che raggiungemmo un parco e ci sedemmo sulle altalene, gli parlai dei miei problemi e lui mi prese un po’ in giro.
‘’Poi sarei io lo stupido?’’ Chiese ridendo.
‘’Oh, sta zitto.’’ Intervenni imbronciato.
‘’Comunque sia sono messo come te quindi non posso aiutarti, ma posso cercare di capirti.’’ Mi disse mentre si dondolava dall’altalena.
‘’Se per questo non ti posso aiutare nemmeno io.’’ Ribattei.
‘’Perché non iniziare a migliorare le nostre vite diventando amici?’’ Domandò.
‘’Siamo entrambi senza amici quindi perché no?’’ Dissi mentre mi alzai dall’altalena.
‘’Passami il tuo numero di telefono!’’ Intervenne felice.
Ci scambiammo i numeri di telefono e decidemmo di fare un altro giro prima di andarcene, scoprimmo di avere molte più cose in comune di quanto pensassimo, entrambi odiavamo quella scuola, entrambi adoravamo il colore blu, entrambi frequentavamo il penultimo anno ed entrambi amavamo la matematica; finimmo di fare il nostro giro e mentre mi accompagnò alla fermata, un ragazzo identico a Denzil, a parte per il color degli occhi, ci fermò.
‘’Denzil?! In giro con qualcuno!’’ Fece finta di commuoversi.
‘’Deemer  smettila.’’ Intervenne Denzil imbarazzato.
‘’E’ raro vederti con qualcuno, non uscivi di casa da ormai un’eternità, sei un suo amico vero?’’ Mi chiese allegramente.
‘’Eh sì, cioè, ci conosciamo da poco.’’ Risposi  timidamente.
‘’Un amico finalmente!’’ Fece di nuovo finta di commuoversi. ‘’Comunque io sono Deemer, spero andrete d’accordo tu e mio fratello!’’ Mi strinse la mano con energia e rimasi leggermente imbambolato.
‘’Dii così lo spaventi…’’
‘’Oh scusa, scusa.’’ Mi lasciò andare.
‘’I-io s-sono Frederick.’’ Dissi un po’ sconvolto.
‘’Da come avrai già capito…lui è Deemer, io lo chiamo ‘’Dii’’, mio fratello più grande.’’ intervenne Denzil cercando di spostarmi ed allontanarmi ‘’Noi andiamo Dii! Ci vediamo a casa.’’ Concluse subito dopo ed entrambi ci dirigemmo verso la fermata dell’autobus.
‘’Scusalo…non è abituato a vedermi con qualcuno.’’ Incominciò a parlare mentre si sedette sul muretto lì vicino alla fermata.
‘’Oh nessun problema.. andate molto d’accordo?’’ Chiesi mentre presi a sedere anche io.
‘’Abbastanza, gli voglio molto bene.’’ E semplicemente sorrise, uno di quei sorrisi che imparai ad amare in futuro. ‘’Bene, è arrivata la mia linea, beh ci vediamo a scuola Frederick.’’ Saltò giù dal muretto, mi fece un cenno con la mano che ricambiai immediatamente e salì velocemente sull’autobus.
Dopo quell’evento incominciammo a uscire molto spesso insieme, diventammo ottimi amici, i miei voti sembravano pure migliorare grazie a lui, era così tutto perfetto...ma nulla rimane invariato.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3:Compagni di sventura fino alla fine ***


                                                        CAPITOLO 3
                                         Compagni di sventura fino alla fine.
 
Passò poco più di un mese dal primo incontro con Denzil, era il 5 dicembre, un giorno che iniziò come tanti ma che si rivelò quello che ci cambiò lentamente; quel giorno mi svegliai tardi, mi preparai il più fretta possibile ma non ci fu nulla da fare, vidi l’autobus chiudere le porte e partire senza di me, all’interno riuscii ad individuare  Jim e Eddy prendersela con un ragazzino del primo anno, l’autobus mi passò accanto, cercai di non farmi notare ma ovviamente non ci riuscii.
‘’Frederick svegliato tardi? Mi dispiace tanto.’’ Mi urlò dal finestrino Jim il più sarcasticamente possibile e, naturalmente, dopo di lui si affacciò Eddy.
‘’Perché non ti fai accompagnare dai tuoi amichetti? Ah giusto non li hai.’’ Ed entrambi scoppiarono a ridere.
Scossi la testa e guardai in alto ‘’Deficienti’’ sbuffai silenziosamente, sfortunatamente gli autobus passavano di rado e i miei genitori non mi avrebbero mai accompagnato, quindi decisi di fare l’unica cosa che mi venne in mente, mandare un messaggio a Denzil.
‘’Buongiorno! Ho perso l’autobus.’’
‘’Ma sei scemo?’’ Sapevo mi avrebbe risposto in quel modo. ‘’Aspettami dalla fermata.. arrivo.’’
Imparai gradualmente a conoscerlo meglio, dava sempre il massimo per i propri amici, standogli accanto mi sentivo bene, ogni tanto mi dava dello ‘scemo’ ma credo sia perché all’inizio lo presi in giro chiamandolo ‘stupido’ quindi mi andava bene così, mi aiutò molto in quel mese con lo studio e tutto il resto, qualche volta mi accompagnava a casa e io mi sdebitavo come potevo offrendogli di tanto in tanto qualcosa. Un amico…finalmente ne avevo uno.
Dopo una quindicina di minuti arrivò, mi lanciò un casco e fece segno di sbrigarmi.
‘’I compagni di sventura si vedono nel momento del bisogno giusto?’’ Mi disse mentre presi posto dietro di lui.
‘’Mi sento in colpa però.’’ Aggiunsi timidamente
‘’Ma sei…’’
‘’Scemo?’’ Gli conclusi la frase, e scoppiammo a ridere.
Dopo un po’arrivammo finalmente a scuola, facemmo ‘leggermente’ tardi, quindi scendemmo velocemente dal motorino, arrivai davanti alla mia classe, salutai Denzil e presi posto a sedere; quel giorno ebbi la professoressa Milles alla prima ora, ed essendo molto ’rompiscatole’ si mise ad urlare immediatamente.
‘’FREDERICK! Fare tardi in questo modo non significa altro che sciagure!’’ Mi urlò isterica, era fin troppo ossessionata da queste cose.
‘’Ehm, sì, mi scusi.’’ Cercai di scusarmi in modo più convincente possibile. ‘’Ha per caso detto qualcosa di utile prima?’’ Chiesi al ragazzo seduto dietro di me.
‘’Parlava dei gatti neri.’’ Si sbrigò a rispondermi e tornò prontamente ad ignorarmi, cercai di non farci caso e continuai ad ascoltare  il resto della lezione.
Non ci fu nulla d’interessante nelle ore successive, l’intervallo lo passai come sempre con Denzil che, come ogni volta, si lamentava della ragazza alta che gli copriva la visuale, l’intervallo era davvero l’unica cosa decente in quella scuola. 
                                                                                  
Le notizie interessanti arrivarono solamente all’ultima ora quando entrò il coordinatore di classe.
‘’Buongiorno ragazzi, prima di iniziare la lezione d’oggi ho alcune novità da darvi.’’ Incominciò a parlare il professor. Hudson mentre lentamente si avvicinava verso la lavagna, prese un gesso ed iniziò a scriverci sopra.
‘’Questa è la data della futura uscita d’istruzione presso i centri specializzati, vi sono diverse facoltà, cercheremo di visitarle il più possibile, mi auguro che qualcuno di voi voglia continuare con gli studi.’’ Fissò sorridente poche persone. ‘’Si terrà a fine Marzo, cercate di consegnare il certificato e i soldi in tempo, staremo lì una settimana, bene è tutto.’’ Concluse mettendosi a sedere.
‘’Ah! A Febbraio arriverà un nuovo studente, so che durante gli ultimi anni è molto difficile istaurarsi, ma cercate di fare del vostro meglio.’’
La lezione finì quasi subito, uscii dalla classe in fretta e cercai Denzil nel cortile, lo trovai che stava giocherellando col telefono e lo raggiunsi immediatamente.
‘’Quindi oggi dove si va?’’ Chiesi allegramente, mi faceva bene uscire un po’.
‘’A cercare il regalo di Natale per Deemer, mi aiuti?’’ Continuò a fissare il telefono un po’ turbato.
‘’Giusto! Il regalo per tuo fratello… ma c’è qualche problema?’’ Domandai preoccupato.
‘’A quanto pare mio padre ha qualche problema con il lavoro, credo tornerà ubriaco anche oggi, tutto bene.’’ E mi mostrò un lieve sorriso, un lieve falso sorriso.
‘’Non m’inganni…sono tuo amico se hai bisogno, fammi sapere.’’ Lo guardai fisso negli occhi, ma distolsi lo sguardo subito dopo.
‘’D’accordo, però ora andiamo.’’ E sorrise veramente.
Passammo l’intera giornata assieme per cercare il regalo di Deemer, all’inizio suo fratello mi scioccò un po’ ma si rivelò davvero una brava persona, andavo molto d’accordo con lui, ogni tanto lui e Denzil si punzecchiavano a vicenda tuttavia facevano subito pace, avevano davvero un bel rapporto assieme.                                                                                                                Una volta trovato il regalo Denzil mi accompagnò, ci salutammo ed entrai in casa, i miei genitori mi fissarono come sempre indignati, cercai di non badarci e salii in camera, cenai da solo anche quel giorno, la solita giornata ma verso sera mi arrivò un messaggio, ripensandoci forse è incominciato tutto da lì.
‘’Puoi uscire un attimo? Sono fuori dalle panchine’’ Era Denzil.
Presi velocemente la giacca e corsi per le scale ma non feci in tempo ad uscire che ovviamente mio padre iniziò a rimproverarmi, me ne fregai  e uscii rapidamente, trovai Denzil seduto su una panchina con lo sguardo perso, mi avvicinai ma mi fece immediatamente segno di seguirlo, lo seguii in silenzio, mi portò in un posto isolato molto lontano, era un parco per bambini ma malridotto e inutilizzato.
‘’E’ uno dei pochi posti in cui si vedono bene le stelle.’’ Intervenne rompendo quell’imbarazzante silenzio. ‘’Poi non ci viene nessuno.’’ Aggiunse.
‘’Posso immaginarlo, c’è un parco più grande e molto più vicino di questo.’’ Guardai silenziosamente in giro, si poteva entrare tramite una piccola stradina e tutto intorno era circondato da alberi, nella parte destra c’erano delle panchine mentre a sinistra dei giochi e nel mezzo era vuoto.
‘’Non credo mi hai portato qua per vedere le stelle vero?’’ Chiesi diretto. ‘’Che è successo?’’
‘’Questo.’’ Si tirò su le maniche della giacca e mi mostrò un paio di lividi su tutto il braccio. ‘’Credo di averli pure sulla schiena.’’ Rimasi scioccato.
‘’CHI  TE LI HA FATTI?’’ Urlai fortemente. ‘’Chi è stato quel cogl-‘’ non feci in tempo a concludere che mi bloccò immediatamente con le sue parole.
‘’Mio padre.’’ Intervenne sedendosi su una panchina ‘’Oggi era più ubriaco del solito, il lavoro gli è andato male e ovviamente se l’ha presa con me.’’
La mia rabbia ovviamente non diminuì anzi peggiorò.
‘’Non puoi nasconderli, devi dirlo a qualcuno.’’ Cercai di mantenere la calma, ma non ci riuscii proprio. ‘’Deemer non ne sa nulla?’’
‘’NO! Non dirò nulla, non posso, metterei nei guai tutti… Dii tra otto mesi finirà di pagare il maledettissimo debito che ha con nostro ‘padre’ dopodiché  potremmo lasciare quello schifo di posto ed abitare insieme.’’
‘’E pretendi di stare in questa merda di situazione per altri otto mesi?’’ Urlai sconcertato.
‘’NON M’IMPORTA.’’ Scattò in piedi. ‘’E’ capace di mandare a puttane tutto il lavoro di Deemer se osassi solamente dire qualcosa, non rovinerò la sua vita per dei miei stupidi problemi, non a lui.’’
‘’Stupidi problemi? Quello ti sta picchiando lo capisci?!’’ Risposi più irritato di prima.
‘’Va bene..’’ Cercò di calmarmi. ‘’Mi va bene così, davvero…. Ti prometto che se lo farà un'altra volta dirò qualcosa, per il momento rimanimi accanto come amico.’’ Concluse sdraiandosi di nuovo tenendo lo sguardo fisso verso il cielo.
‘’Poi sarei io lo scemo, no?’’ mi sedetti  accanto a lui.
‘’Tu sei sempre scemo.’’ Ridacchiò un po’.
‘’Mi sento inutile così… so già che negheresti tutto se andassi a dir qualcosa.’’   
‘’Vedo che mi conosci.’’ Si girò verso di me sorrise e ritornò subito serio. ‘’Chissà cosa bisogna fare per sentirsi vivi.’’ Sospirò continuando a fissare il cielo.
‘’Forse infrangere le regole.’’ Dissi sarcasticamente.
‘’Proviamoci.’’ Mi guardò serio.
‘’EH?’’
‘’Tanto che abbiamo da perdere?’’
‘’Ma sei serio?’’
‘’Ma ti pare?’’
Rimasi a fissarlo imbambolato per un po’, anche se, devo ammetterlo,  quel giorno l’idea non mi dispiacque per nulla.
‘’Che possiamo fare allora?’’ Chiesi serio io questa volta.
‘’Non so, andiamo in un minimarket aperto, ne conosco uno, prendiamo delle schifezze e andiamo da te?’’ Chiese un po’ titubante.
‘’Con i miei genitori in casa? Tu sei pazzo, però… se siamo fortunati ho lasciato la finestra aperta.’’
‘’Cioè?’’
‘’Poi vedi, andiamo?’’
Ricordo che quella stessa sera andammo a prendere la mia bicicletta e ci recammo fuori città, entrammo in un mini market ancora aperto e Denzil rischiò due volte di far cadere intere lattine a terra, alla fine comprammo veramente delle schifezze e una volta fuori ci avviammo verso casa mia, pensare di ritornare in quella casa mi mise ansia e le mie mani presero a tremare come foglie, in qualche modo però riuscii ad arrivare, rimisi alla svelta la bicicletta a posto e lo invitai ad entrare….dalla finestra.
‘’Perché non stiamo usando una porta come tutte le persone normali?’’ Bisbigliò a bassa voce, mentre si arrampicò con fatica sull’albero.
‘’A causa dei miei genitori… vedi serviva a questo la finestra aperta!’’ Mi arrampicai velocemente e lo aiutai a salire.
Una volta entrati Denzil lanciò le cose comprate sulla scrivania e si buttò esausto sul letto, mentre io mi misi a sedere a terra sul tappeto.
‘’Ho scelto questa stanza perché aveva l’albero vicino, sono un genio vero?’’ Mi vantai un po’ tutto sorridente e mi fissai le mani ancora tremolanti. ‘’Peccato che per la fretta prima sono uscito dalla porta, quindi mi tocca farmi rivedere o se succederà un casino e poi-’’ Iniziai ad agitarmi.
‘’E io che pensavo fosse solamente mio padre quello terribile.’’
‘’A quanto pare abbiamo entrambi dei genitori terribili!’’ Iniziai a gironzolare per la stanza.  ‘’Tu come stai ora?’’ Chiesi cercando di calmarmi.
‘’Un po’ meglio, ma ora non ci voglio pensare.’’ Sospirò.
Passammo il resto della serata insieme, nonostante fossi ancora molto scosso riuscimmo comunque a passare una serata divertente, ridemmo e scherzammo fino a tardi, più volte Denzil rischiò di farci beccare dai miei genitori ma fortunatamente non ci scoprirono e  prima di andarsene decise di esplorare un po’ camera mia.
‘’Non si è totalmente compagni di sventura se non conosco la tua dimora.’’ Disse per scusa.
‘’Ah, perché ci sono pure delle regole ora?’’ Chiesi alzando un sopracciglio. ‘’Tanto non c’è nulla da vedere.’’ E mi stesi sul letto.
La mia stanza infatti  era molto semplice avevo un letto doppio al centro, una scrivania vicino alla finestra con accanto alla libreria piena di libri, un normalissimo armadio dall’altra parte e poster vari attaccati su quasi tutte le pareti.   
‘’Come mai quella è l’unica parete vuota?’’ E indicò quella dietro al mio letto, quella dove un tempo conteneva le foto con me e la mia ex.
‘’No-non ricordo.’’ Mentii.
‘’Certo Frederick e io sono un armadillo.’’ Si sbrigò a rispondermi.
 ‘’Tempo fa c’erano delle foto, nulla di che.’’ Detestavo parlare del passato, detestavo apparir debole, ma sapevo che chiudermi in me stesso non mi avrebbe fatto bene.
‘’C’erano le foto di me con la mia ex.’’ Dissi dopo alcuni minuti di silenzio.
Al solo ricordo dei momenti passati insieme mi scese qualche lacrima, cercai di nascondermi ma Denzil fu più svelto, mi tirò e mi abbracciò a se.
‘’Piangi se ne hai il bisogno.’’ Disse continuando a stringermi.
‘’Non posso piangere sono un ragazzo!’’ 
‘’Ma sei scemo?’’ Ridacchiò un po’. ‘’Anche noi ragazzi abbiamo dei sentimenti! Scemo.’’
Tipico di lui chiamarmi in quel modo in un momento come quello, quel giorno il mio cuore sobbalzò un po’, sia per l’abbraccio improvviso sia per il tiepido calore che emanava.
Avrei voluto stare così per sempre.    

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Capitolo 4
*** Capitolo 4:Ma sta scherzando, vero? ***


                                                               CAPITOLO 4
                                                      Ma sta scherzando, vero?
 
23 Dicembre, ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie, quel giorno mi svegliai veramente presto, scesi in cucina per fare colazione prima che si svegliassero i miei genitori ma non ci fu nulla da fare, mio padre  sbucò dal nulla dietro le mie spalle e, come previsto, iniziò il solito discorsetto pre-natalizio.
‘’Frederick, per Natale.’’ Ed eccolo che iniziava il dialogo senza nemmeno salutare. ‘’I colleghi arriveranno verso pomeriggio… te prendi dei soldi e sp-‘’ Non gli feci concludere la frase.
‘’Sparisci da qualche parte finché non se ne vanno, giusto?’’ Risposi schiettamente guardandolo male, presi le mie cose in fretta e uscii di casa sbattendo la porta.
Ho passato ogni festività  fuori casa, ormai ci avevo fatto l’abitudine, gli anni scorsi ’fortunatamente’ il Natale e tutto il resto li festeggiavo in compagnia della mia ragazza, andavamo in qualche festa e verso tardi ritornavo a casa, ricordi dannatamente belli da far ancora male, con Sindy sicuramente è andata come doveva andare, si meritava di essere felice, ed io quella felicità, con tutti i miei problemi, non riuscivo a donarla, ma devo ammettere che una volta lasciato mi sentii pugnalare alle spalle.
‘’Chissà se mi ha amato veramente.’’ Borbottai a voce bassa tra me e me. ‘’Se Denzil mi sentisse ora molto probabilmente mi darebbe dello scemo.’’ E comparve un lieve. ‘’Da quando pensare a Denzil mi rende così felice!?’’ Ignorai la cosa e iniziai a camminare avanti e indietro fino all’arrivo dell’autobus, fortunatamente quel giorno Jim e Eddy mancarono.
Una volta arrivato a destinazione sentii immediatamente il freddo travolgermi, corsi a ripararmi  ma non feci in tempo a entrare a scuola che un braccio mi si strinse attorno al collo.
‘’Frederick! Sei ufficialmente invitato a passare il Natale con me e Deemer.’’ Quasi urlò allegramente. ‘’Non vorrai mica passare il Natale con quella sottospecie di famiglia, vero?’’ Aggiunse.
‘’Ciao Denzil e…ovviamente no.’’
‘’Perfetto, perché avevo già dato l’okkei a Deemer.’’ Continuò a sorridere.
‘’Comunque con tuo padr-‘’ Mi bloccò.
‘’Va tutto bene, non c’è bisogno di chiedermelo ogni volta…davvero’’
‘’Come vuoi…’’
‘’Ti verrò a prendere verso mattina.’’ Evitò in fretta l’argomento.
‘’Siamo solo noi tre?’’ Chiesi sperando a una risposta positiva.
‘’Lui non ci sarà, deve fare da balia ai colleghi di lavoro.’’ Mi rispose ridacchiando. ‘’Sinceramente preferisco così.’’
‘’Lo stesso i miei.’’ Intervenni ridacchiando anche io.
La campanella di inizio lezione suonò rimbombante ed entrambi ci recammo nelle nostre classi, le lezioni, quel giorno, sembrarono durare più del previsto, come ogni anno ci riempirono di compiti e dopo stressanti ore finalmente fummo liberi, i festeggiamenti incominciarono subito, la mia classe iniziò a gridare e ad esultare, mentre io sgattaiolai via il più velocemente possibile.
‘’Meno male sei uno di quelli che scappa subito.’’ Mi fermò Denzil.
‘’Non mi piace il rumore.’’ Feci spallucce e mi fermai di scatto. ‘’Oh i regali! Non ho ancora preso nulla! Perché faccio sempre le cose all’ultimo?!’’ Iniziai ad agitarmi un po’.
‘’Non servon-‘’  
‘’Non è Natale senza regali!’’ Aggiunsi in fretta facendo finta di guardarlo male. ‘’Vado! Ci vediamo dopodomani allora!’’ E corsi  subito via.
Mi fermai giusto alcuni minuti per mangiare e poi mi diressi verso il centro, scegliere cosa regalare mi metteva sempre molta agitazione, mi creavo tanti di quei problemi del tipo: ’E se non gli piacesse? Se lo ha già?’ Scossi la testa e cercai di non andare in panico come al solito, una  volta arrivato al centro commerciale mi misi a guardare attorno e dopo ’poche’ ore trovai qualcosina per entrambi.
‘’Credo di aver trovato qualcosa, spero vi piaccia…’’ Scrissi a Denzil.
‘’Sono passate 3 ore, ma sei scemo? Ho pure detto che non servivano!’’ Prevedibile da lui.
Ridacchiai un po’ e m’incamminai verso casa, la sera e il giorno dopo non andarono molto bene, i miei genitori  mi urlarono contro e mia sorella, come sempre, fece finta di nulla, cenare e pranzare con loro non era proprio il massimo.
Natale arrivò in fretta, quella mattina mi svegliai allegramente, ovviamente non mi aspettavo nessun regalo dai miei genitori quindi ignorai l’albero natalizio nel salotto.
‘’Dove vai quest’anno?’’ Mi chiese mia madre indaffarata con le preparazioni.
‘’Da un amico.’’ Risposi senza nemmeno guardarla.
‘’Se entri tardi non far rumore!’’ Se ne andò in cucina e mi porse le chiavi di casa.
Dopo alcuni minuti finalmente sentii suonare il campanello di casa e corsi ad aprire, al portone vi trovai Denzil vestito come sempre in modo elegante.
‘’Buon Natale compagno di sventura!’’ Mi diete alcuni colpetti sulla spalla.
‘’Buon nata-hey! Ma non senti freddo senza giacca?’’ Domandai allarmato.
‘’Scordata in macchina, sbrighiamoci che sta iniziando a nevicare.’’ Presi in fretta i regali e ci recammo nella macchina.
‘’Frederick! Buon Natale.’’ Mi disse Deemer una volta salito. ‘’Hai una casa veramente grande.’’ Terminò allegramente.
‘’E’ tipo uguale alla nostra Dii’’
‘’Eh ma come si dice? L’erba del vicino è sempre più verde.’’ Aggiunse continuando a sorridere.
Il viaggio in macchina fu molto divertente, Deemer ogni tanto si metteva a canticchiare e Denzil cercava in tutti i modi di farlo tacere; arrivati a destinazione Deemer mi prese con sé e mi fece fare il giro della casa, come previsto la stanza di Denzil, al contrario della mia, era molto in ordine ed emanava uno strano senso di sicurezza, il salotto era completamente abbellito e al centro s’intravedeva un gigantissimo albero mentre la cucina era decorata con il colore rosso e verde.
‘’Resti a dormire da me?’’ Mi chiese Denzil  dopo esserci distesi sul divano.   
‘’Non ho nulla con me, poi non vorrei disturbare.’’ Risposi un po’ imbarazzato.
‘’Ti presto qualcosa io, tanto di corporatura siamo quasi  uguali, per mio padre non ti preoccupare durante le vacanze di solito sparisce per qualche giorno.’’ Fece spallucce e iniziò a mangiucchiare qualcosa.
‘’Se non è un problema…okkei.’’ Mi comparve immediatamente un sorriso che cercai di coprire in fretta.
‘’Frederick! Tieni! Sono i regali da parte nostra.’’ Mi salvò Deemer porgendomi due pacchetti.
‘’Giusto, questi sono da parte mia invece.’’ Frugai nella busta, presi i regali e li lanciai a entrambi.
Scartai i regali in fretta, Denzil mi regalò un cd del mio gruppo musicale preferito mentre Deemer una maglietta dello stesso gruppo.
‘’Come facevi a saperlo?’’ Chiesi sbalordito.
‘’Hai praticamente l’intera stanza tappezzata con i loro poster.’’ Rispose ridendo mentre scartò il suo regalo. ‘’Oh, la volevo comprare io questa camicia prima o poi grazie!’’ Aggiunse mentre se la provò immediatamente.
‘’Si veste praticamente solo con quelle.’’ Intervenne Deemer.
‘’Almeno io sono elegante al contrario suo’’ M’indicò e feci una faccia arrabbiata.
‘’Hey! Le mie felpe sono comode!’’ Ribattei imbronciato e subito dopo scoppiammo a ridere tutti e tre.
Il resto della giornata passò benissimo, Deemer ricevette un paio di scarpe da suo fratello e un portafoglio da parte mia, avendo mangiato molto a pranzo a cena ordinammo una semplice pizza e verso sera tardi Deemer alzò forse un po’ troppo il gomito ma sentirlo da brillo fu molto divertente, infatti canticchiò per tutto il tempo e ogni tanto se ne usciva con poesie sue, Denzil cercò di scusarsi ogni volta che poteva.
‘’Sai sono felice che tu sia diventato suo amico.’’ Mi disse quando restammo per un attimo solamente noi due.       
‘’Oh, è simpatico quindi nessun problema.’’ Risposi imbarazzato.
‘’Non lo vedevo così felice da moooltissimo tempo, quindi grazie davvero!’’ Continuò a ripetermi singhiozzando un po’ e, subito dopo, crollò a dormire.
‘’Ah Dii per oggi…’’ Entrò improvvisamente Denzil.
‘’A quanto pare si è addormentato’’  Dissi facendo spallucce e arrossendo un po’.
‘’Succede quando esagera.’’ Rise e insieme lo portammo nella sua stanza.
Una volta portato Deemer nella sua stanza, che fortunatamente si trovava al piano terra, Denzil preparò un letto anche per me, mi porse un suo pigiama ed entrambi ci cambiammo velocemente.
‘’Non abbiamo una camera per gli ospiti spero non ti da’ fastidio dormire con me.’’ Mi disse mentre si stese sul letto e fissò il soffitto.
‘’Nessun problema.’’ Risposi mettendomi sdraiato anch’io.
‘’Sai mi sono divertito oggi.’’
‘’Anch’io, sinceramente mi sono divertito più oggi che gli anni passati con la mia ex.’’
‘’La mia ex invece, secondo me, passava le vacanze con il suo amante ’devo stare con i miei’ diceva.’’ Rise poi in modo forzato.
‘’Te stai bene?’’
‘’Sai, era uno dei tanti motivi per cui volevo suicidarmi… ma dopo averti incontrato, ci ho pensato su, poi nulla, ho capito che era una poco di buono e l’ho scordata in fretta.’’  Rispose sbadigliando.
‘’Mi sento leggermente importante.’’ Ridacchiai un po’.
‘’Bhe, per me lo sei.’’ E si addormentò, quel giorno arrossii davvero troppo.    
Le feste passarono veramente in fretta, dopo Natale arrivò subito capodanno, che passammo in un locale assieme agli amici di Deemer anche quel giorno esagerò e si addormentò nel locale; gennaio ci raggiunse  e, ovviamente, io non feci nessun compito e dovetti implorare Denzil per aiutarmi, a gennaio venne anche il mio compleanno, non festeggiavo i miei compleanni quindi non dissi nulla a nessuno ma, una volta scoperto, Denzil si arrabbiò con me per averlo tenuto nascosto ma facemmo immediatamente pace.
21 Febbraio, il giorno tanto atteso dalla mia classe, il giorno in cui arrivò il nuovo alunno.
‘’Bene ragazzi, tra poco farò entrare il nuovo ragazzo, ha avuto una storia abbastanza complicata quindi cercate d’esser maturi ed evitate di prenderlo in giro.’’ Ci disse il professor. Goodwin in tono severo.
‘’Bene, lui è Scott Foster! Puoi sederti nel posto libero di fianco a Hollow.’’ Gli disse indicando il posto affianco a me vuoto.
Scott Foster un ragazzo al quanto introverso e impacciato, aveva dei capelli rossi, molte lentiggini e degli occhi scuri nascosti da degli occhiali piccoli rotondi.
‘’Ciao! Io sono Frederick Hollow.’’ Dissi abbassa voce, non mi rispose ma face un grosso sorriso chinando leggermente il capo.
Nei giorni avvenire cercai più volte di comunicare con Scott, ma lui, come ogni volta, sorrise e guardò imbarazzato altrove, Denzil, così come la mia intera classe, pensò semplicemente che fosse timido e ignorarono la faccenda, mentre io continuai a tartassarlo finché un giorno non si degnò di parlarmi….anzi di scrivermi.
‘’So che posso sembrar strano facendo una cosa simile, ma da piccolo mi capitò qualcosa di veramente brutto e… da quel momento in poi smisi di parlare.’’ Mi mostrò un quaderno con su scritto ciò.
‘’Oh mi dispiace non lo sapevo.’’ Gli risposi imbarazzato fissandolo stranito. ‘’Se posso sapere…cos’è successo?’’ Aggiunsi ma subito dopo mi diedi dello scemo da solo, zero tatto come sempre.
‘’Mio padre morì in un incendio, gli psicologhi dicono che la vicenda mi ha scosso parecchio.’’
‘’Oddio scusami… dovevo starmene zitto.’’ Aggiunsi più imbarazzato di prima.
‘’Nessun problema, anzi scusami tu se  non te lo detto da subito, sai nella mia vecchia classe alcuni mi prendevano in giro per questa cosa, ma era anche vero che avevo molti amici ma mia madre volle cambiare città lo stesso.’’ Scrisse veramente in fretta.
‘’Mi dispiace.’’ Ma non sapevo dire altro? Scossi immediatamente la testa. ‘’Bhe dai, in questa sono per lo più menefreghisti, quindi credo non ti daranno fastidio.’’ Conclusi sorridendo un po’.
I giorni seguenti passarono normalmente, Scott cercò di aprirsi con il resto della classe e, come previsto, quasi nessuno fece caso a quello che faceva, si confidò con me molto di più rispetto agli altri, scoprii aveva un debole per i rettili, li disegnava praticamente ovunque  aveva perfino un libro in materia.    
 La settimana successiva decisi finalmente di far conoscere Scott a Denzil, e ciò si rivelò un grossissimo errore.
‘’Ehilà! Denzil.’’ Lo salutai come al solito. ’’Ti volevo presentare una persona.’’ Aggiunsi entusiasta.
‘’Non puoi presentarmi gli amici immaginari.’’ Mi disse scherzando e lo colpii un po’. ‘’Dai scherzo!’’ Concluse ritornando serio.
‘’Farò finta di nulla…comunque lui è Scott.’’ Feci cenno verso alla porta.
‘’Piacere sono Denzil!’’ Si avvicinò e gli porse subito la mano, Scott la strinse velocemente, cacciò un quaderno e si mise a scrivere, Denzil l’osservò un po’ turbato.
‘’Ciao sono Scott.’’  Sorrise.
‘’Perché un quaderno?’’ Chiese Denzil con un sopracciglio alzato.
Scott si sbrigò a scrivere la stessa cosa che scrisse a me e dopo un paio di minuti notai la faccia di Denzil seria unita al ribrezzo.
‘’Sei serio?’’ Notai il volto di Scott incupirsi quindi decisi di prendere Denzil e spostarmi un attimo.
‘’Come ‘sei serio’?’’ Alzai leggermente la voce una volta allontanati.
‘’Senti Frederick, trovo la cosa abbastanza stupida.’’ Mi disse bruscamente, togliendomi il braccio in modo acido. ‘’Mi pare solo un ragazzino in cerca di attenzione.’’ Concluse velocemente, fece per andarsene ma lo bloccai di scatto.
‘’Senti, ognuno affronta i propri problemi in modo differente, lui è così.’’ Intervenni bruscamente anche io.
‘’Sai benissimo in che razza di situazione sto, e credo di aver tutte le ragioni per pensarla così.’’ Mi disse senza guardarmi e se ne andò via furioso.
Quel giorno mi scusai davvero tanto con Scott, lui continuò a ripetermi di non preoccuparmi ma  stetti davvero molto  male, gli altri giorni passarono senza novità e Denzil non mi scrisse più nulla…non riuscivo proprio ad accettare quella situazione.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5:Ciò che avrei voluto sentirmi dire ***


                                                              CAPITOLO 5
                                               Ciò che avrei voluto sentirmi dire.
 
Passarono poco più di due settimane dal mio litigio con Denzil, quei giorni ogni tanto uscii con Scott, era un ragazzo divertente e mi stava abbastanza simpatico, ma l’assenza di Denzil si sentiva parecchio; una domenica di marzo mi svegliai come sempre turbato e con un senso di vuoto addosso, odiavo quella sensazione, quindi decisi di risolvere in qualche modo la faccenda, mi cambiai, uscii di casa e presi l’autobus per andare da lui…giorno sbagliato a quanto parve.
‘’Freeedereck… ho sentito che esci con dei fenomeni da baraccone.’’ Mi urlò Eddy quando salì sull’autobus verso metà strada.
Ruotai gli occhi e gli risposi a tono. ‘’Sempre meglio della gentaglia con cui esci te.’’     
Decisi di scendere dall’autobus, non avevo questa gran voglia di litigare con qualcuno,  soprattutto non con quel disagiato di Eddy, lo vidi fare la stessa cosa ed iniziò ad avvicinarsi a me con fare minaccioso.
‘’Ripeti quello che hai detto se ne hai il coraggio moccioso.’’ Mi disse continuando ad avvicinarsi.
‘’Non rompere Eddy.’’ Cercai d’allontanarmi in fretta prendendo perfino vie sconosciute.
‘’Diventa una faccenda personale quando insulti i miei amici, lo sai?’’ Mi domandò furioso una volta raggiunto spingendomi un po’.
‘’Tu hai insultato i miei, quindi adesso vattene.’’ Lo scostai con violenza.
‘’Oh Oh, se no che mi fai, sentiamo.’’ Mi spinse con una forza tale da farmi barcollare e cadere a terra.
‘’Va all’inferno deficiente.’’ Gli urlai contro ma me ne pentii subito dopo, mi scagliò un pugno in pieno viso! Il dolore che sentii quel giorno non lo dimenticai tanto facilmente.
‘’Questo era per i miei amici mentre quest-‘’ Stette  per tirarmi un pugno un’altra volta, ma nel mentre vidi una figura sfuocata dietro di lui bloccarlo e gettarlo a terra all'istante.
‘’Vattene prima che chiami la polizia.’’ Gli urlò contro e vidi Eddy sparire al lampo. ‘’Seriamente esistono ancora persone come lui?’’ Si avvicinò, mi porse una mano per farmi alzare e finalmente lo vidi meglio.
‘’Deemer! Cosa ci fai qua?’’ Chiesi alzandomi e barcollando ancora un po’.
‘’Ti ho visto dal locale in cui lavoro, non mi sembrava affatto un tuo amico quindi ho deciso di raggiungerti.’’ Mi rispose immediatamente.
‘’Infatti non lo era… mi tartassa ormai da anni.’’
‘’Dai vieni con me ti aiuto con la ferita.’’ E mi fece segno di raggiungerlo.
Mi portò in un locale lì vicino ed una volta entrato rimasi a contemplare gli interni, era proprio un bel locale pensai, nella parte sinistra c’era il bancone del bar, a destra alcuni tavoli con dei divanetti mentre in fondo al centro un pianoforte bianco.
‘’Carino! E’ tuo? ’’ Chiesi mentre presi a sedere sugli sgabelli vicino al bancone.
‘’Sì, ci lavoriamo io e il mio amico John, quello biondo che hai visto a capodanno.’’ Mi rispose mentre prese una scatoletta del pronto soccorso. ‘’Tieni…disinfettati con questo.’’ Aggiunse subito dopo.
‘’Dici rimarrò con un livido viola in faccia per molto?’’
‘’Un paio di giorni e va via.’’ Rispose ridendo. ’’Comunque, cosa ci facevi in giro da quelle parti?’’ Mi domandò mentre prese a sistemare un po’.
‘’E-ecco, in verità volevo, ehm, scusarmi con Denzil.’’ Risposi imbarazzato. ‘’Però poi Eddy mi ha dato fastidio e ci ho rinunciato.’’
‘’Per un certo Scott vero? Aaah mio fratello…. Quando si arrabbia sa diventare molto sgradevole quel piccoletto.’’ Disse mettendosi a ridacchiare.  ‘’Senza contare che per fargli cambiare idea ce ne vuole.’’ Si mise a sedere  porgendomi da bere.
‘’Dici si risolverà?’’ Senza accorgermene mi uscii la domanda con un tono molto triste.
‘’Non fa altro che parlare di te a casa! Dovresti sentirlo ‘ah quello scemo’.’’ Iniziò a imitarlo piuttosto bene e presi a ridere di gusto.
‘’Riesco a immaginarmelo.’’ Mi comparvero delle lacrima a furia di ridere.
‘’Molto probabilmente verrà a chiarire lui, fa sempre così non ti preoccupare.’’ Mi consolò dandomi dei colpetti sulla spalla.
‘’Come si chiama il locale?’’  Domandai incuriosito. ‘’Sinceramente non ci ho fatto caso quando siamo entrati…o almeno non con quest’occhio.’’ Ridacchiai un po’.
‘’Sky Room, l’idea è venuta a Denzil guarda su!’’ Si alzò di scatto dalla sedia e spense le luci, il soffitto era decorato in modo tale da farlo sembrare un cielo stellato.
‘’Ma è fantastico!’’ Urlai entusiasta.
‘’Quel ragazzo ama fin troppo le stelle.’’ Riaccese le luci e prese a sedersi.
‘’Non me l’ha mai detto.’’ Borbottai leggermente infastidito all’idea di sapere ancora poche cose su di lui.
‘’Come si dice? Non si smette mai d’imparare.’’ E mi sorrise un po’.
Passai il resto della giornata con lui e verso pomeriggio lo salutai e tornai velocemente a casa; parlare con Deemer mi fece proprio bene quella volta, infatti passai sereno il resto della giornata, i miei genitori alla vista dell’occhio gonfio non mi disserro nulla e presero a ignorarmi, mentre mia sorella si comportò addirittura meglio del solito.
Il giorno dopo, durante l’intervallo, incontrai Denzil per i corridoi della scuola e, come previsto, guardò  il mio occhio sorpreso e scattò via irritato subito dopo, Scott si preoccupò tantissimo, mi ci volle un po’ per farlo calmare.
‘’Sicuro di stare bene?’’ Scrisse e accanto disegnò una lucertola triste.
‘’Sto bene mi passerà.’’
‘’Con quel tuo amico ancora nulla? So che te lo ripeto ogni volta ma scusa davvero!’’ E si coprì con il quaderno il volto.
‘’Te non centri nulla!’’ Risposi immediatamente. ‘’ Comunque con Denzil si vedrà.’’ Conclusi sospirando un po’.
‘’Bene ragazzi fate silenzio e prendete posto!’’ Intervenne dopo alcuni minuti il nostro coordinatore. ‘’Come ben sapete, domani andremo via con le altre classi, cercate di portare tutto l’occorrente, ci divideremo in due gruppi, tutti quelli del penultimo anno prenderanno l’autobus A e quelli dell’ultimo il B.’’ Una volta che finì di parlare la nostra intera classe scoppiò a esultare.
‘’Fanno sempre così?’’ Mi scrisse Scott sul banco.
‘’Quando si tratta delle feste sì.’’ Sorrisi leggermente. 
‘’Tutti quelli del penultimo anno eh.’’ Bisbigliai, all’idea che ci fosse stato anche Denzil mi comparve un sorriso sul volto.
‘’Stai arrossendo! C’è qualcuna che ti piace dell’altra classe?’’ Mi scrisse sul quaderno Scott.
‘’N-no.’’ Intervenni velocemente e ignorai la cosa.
 Quel giorno lo passai interamente a sistemare la borsa con le cose da portare e verso sera finalmente finii, Scott prima di andare a letto mi chiese se ci fosse stata la facoltà dei rettili, scoppiai a ridere all’idea e dopo alcune ore mi addormentai sereno.
Il giorno seguente decisi di sistemare una volta per tutte io la situazione con Denzil, appena arrivai al punto d’incontro  mi avvicinai immediatamente a Scott e quando notai anche l’altra classe arrivare il mio cuore sussultò un po’.
‘’Quante ore ci vogliono per arrivare?’’ Scrisse Scott sul quaderno che portava con sé.
‘’Ah sì, sì.’’ Lo ignorai e continuai a osservare l’altra classe ma m’interruppi nell’istante in cui Scott mi stampò praticamente il quaderno in faccia.
‘Quindi è vero che c’è qualcuna che ti piace!’’
‘’Forse...no aspetta, no!’’ Risposi spostando il quaderno. ‘’Voglio solamente fare pace con Denzil.’’ Terminai.
‘’Va beeene! Dobbiamo salire siamo gli ultimi della nostra classe.’’ Scrisse in fretta e fece cenno verso l’autobus.
Un po’ desolato salii lentamente, continuai a fissare dietro ma non lo vidi da nessuna parte, una volta salito notai che i posti centrali e quelli davanti erano occupati mentre, stranamente, quelli a quattro in fondo completamente vuoti, vidi Scott piombarsi subito sopra.
‘’Io adoro questi posti! Posso vedere l’intero autobus da qua dietro!.’’ Scrisse in gigante quando prese posto vicino al finestrino.
‘’Sì carini.’’ Risposi demoralizzato prendendo posto accanto a lui e iniziai a frugare nel mio zaino alla ricerca di qualcosa da mangiare.
‘’Posso sedermi con voi?’’ Alzai la testa di scatto una volta udito ciò.
‘’D-Denzil!’’ Urlai allegro. ‘’Ah, ehm, certo.’’ Terminai imbarazzato.
‘’Volevo scusarmi con te Scott, non avevo il diritto di dirti quelle cose senza neppure conoscerti mi dispiace.’’ E gli porse una mano. ‘’Spero andremo d’accordo.’’ Vidi Scott sorridere e stringergli la mano.
‘’Lo spero anch’io.’’ Scrisse con accanto una faccina sorridente.
 ‘’E tu sei uno scemo!’’ Mi diete un colpetto sulla spalla.
‘’Perché mai?’’ Feci una faccia imbronciata.
‘’Non ha tutti i torti.’’ Intervenne Scott.
‘’Vi siete alleati contro di me già da subito per caso?’’ E scoppiamo a ridere, ripensandoci quelli erano i momenti che amavo di più in assoluto.
‘’Sei uno scemo perché non mi hai detto nulla della rissa.’’ Interruppe le risate Denzil tornando serio. ‘’Quindi chi è stato?’’ Concluse fissandomi, rimasi un attimo incantato ma distolsi immediatamente lo sguardo.
‘’Eddy, ma non è niente… davvero.’’ Cercai di riassicurarlo, lui mi guardò male e sospirò.
Durante le due ore del tragitto cercai in qualche modo di migliorare l’atmosfera, fallii miseramente, fortunatamente ci pensò Scott a risolvere la questione, tirò fuori un mazzo di carte da Uno ed usammo il mio zaino come tavolino d’appoggio, Denzil si rivelò davvero un incapace nei giochi di carte, quella fu una delle tante cose che io e Scott ogni tanto tiravamo fuori per stuzzicarlo quando serviva; il viaggio sembrò durare un’eternità e una volta scesi incominciarono i soliti discorsi noiosi.
‘’Bene ragazzi! Prima di tutto andremo al hotel per fare il check-in, dopodiché le classi si separeranno per non creare troppo intralcio e visiteremo le esposizioni a turni.’’ Enunciò il professore dell’altra classe.
‘’Per le stanze siete liberi di scegliere con chi stare, ovviamente ragazzi e ragazze separati! Capite no? Non vogliamo casini.’’ Intervenne il nostro professore ed entrambi i gruppi scoppiarono a ridere.
‘’Ma quelli dell’ultimo anno?’’ Mi mostrò sul quaderno Scott.
‘’Queste cose non devi chiederle a Frederick.’’ Intervenne Denzil ridacchiando. ‘’Non presta mai attenzione a niente’’
‘’Non è ver-… forse un po’.’’ Ribattei iniziando a fissare in aria.
‘’Comunque da quello che so alloggeranno nell’altro hotel e staranno qualche giorno in più.’’ Rispose infine Denzil continuando a fissarmi di sottecchi.
‘’Come mai questa domanda?’’ Cercai di distogliere l’attenzione su di me.
‘’Conosco una ragazza carina dell’ultimo anno, anche a lei piacciono i rettili!’’ Aggiunse Scott disegnando di fianco una faccina imbarazzata.
‘’Ti pareva!’’ Quasi urlai ridendo e il professore ci sgridò immediatamente.
Una volta terminato il check-in la nostra classe si separò dall’altra, mi dispiacque un po’ non poter fare i giri tutti e tre insieme ma mi adattai in fretta anche perché l’ultimo giorno avremmo potuto passarlo liberamente, Scott passò il resto della giornata a cercar una facoltà precisa, mentre intravidi Denzil solamente una volta abbastanza disinteressato a tutto.
‘’Non credo esista una cosa sui rettili!’’ Dissi a Scott prendendolo un po’ in giro.
‘’Infatti non cerco quella.’’ Scrisse sul quaderno guardandomi leggermente male.
‘’Scusa!’’ alzai le mani come segno di colpevolezza e lo vidi ridacchiare un po’ ‘’Che cerchi di preciso?’’
‘’Sai mio padre salvava delle vite.’’ Scrisse assumendo un aria triste. ‘’Vorrei salvare delle vite anche io.’’
‘’Ovvero?’’ Chiesi incuriosito.
‘’Vorrei diventare un dottore, ma dovrei rincominciare a parlare, ma ora come ora proprio non riesco.’’ E abbassò il quaderno.
‘’Suvvia.’’ Gli diedi una pacca sulla spalla e barcollò leggermente. ‘’Vedrai ce la farai.’’ Conclusi e lo vidi sorridere un po’.
‘’Te invece?’’
‘’Io…ancora non lo so.’’ Risposi mostrando un sorriso falso che, fortunatamente, non notò.
Invidiavo Scott, invidiavo le sue passioni e invidiavo i suoi obiettivi, io al confronto suo non avevo nulla di tutto ciò, e mi sentivo lasciato indietro, come se il mondo stesso si fosse scordato di me.
Verso sera ritornammo al hotel e ci riunimmo con Denzil, riuscii a nascondere il mio falso sorriso a Scott ma sapevo che con lui non avrebbe funzionato.
‘’Hei! Ho chiesto al professore e a quanto pare possiamo dividere la stanza anche se siamo di classi diverse.’’ Ci disse Denzil una volta raggiunti.
‘’Ah ottimo.’’ Sorrisi appena e mi scrutò leggermente.
‘’Scott scusaci un attimo!’’ Mi prese per un braccio e mi trascinò fuori. ‘’Che hai?’’ Chiese rapidamente.
‘’Mi sento fuori da tutto, tutti sanno cosa fare, cosa scegliere, cosa diventare  mentre io…’’ Non riuscii a terminare la frase che incominciai lentamente a lacrimare.
‘’Quanto sei scemo!’’ E mi riabbracciò per la seconda volta. ‘’Non preoccuparti di queste sciocchezze ora, semplicemente vivi come ti pare! Il mondo è una merda lo sai quanto me, ora non sai cosa fare? Pazienza! Hai tutta la vita davanti per farti venire in mente qualcosa.’’
‘’E se non mi verrà mai in mente nulla?’’ Lo guardai perplesso negli occhi.
‘’Allora farai semplicemente un lavoro noioso in fabbrica come tanti e da vecchi giocheremo insieme a bocce!’’ Ridacchiò un po’. ‘’Poi io ci sarò sempre!’’
‘’Poi sarei io lo scemo.’’ Mi distaccai e incominciai a ridere di gusto. ‘’Vedi di mantenere la parola data!’’  Sorrise mi diede una pacca sulla schiena e s’incamminò verso l’hotel.
‘’Frederick muoviti ora, vah.’’ Mi urlò da lontano.
‘’A-arrivo!’’ E  lo raggiunsi più sereno.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6:Sei leggermente problematica ***


                                                            CAPITOLO 6
                                                  Sei leggermente problematica.
  
I restanti giorni della ‘’gita’’ scolastica passarono senza novità, io adocchiai molte facoltà differenti ma, come previsto, non m’interessò praticamente nulla, Scott continuò deciso per la sua idea, mentre Denzil fu disinteressato a tutto quanto me, disse che s’immaginava la propria vita trascorrerla al locale con Deemer, quindi non ebbe mai questa gran voglia di continuare gli studi; l’ultimo giorno, però, si rivelò interessante, anche perché fu l’unico che potemmo passarlo tutti e tre insieme.
‘’Giorno libero finalmente!’’ Scrisse entusiasta Scott.
‘’Sì, giorno libero, ma che si fa?’’ Chiesi annoiato. ‘’Non ho trovato nulla d’interessante in questa città!’’ Conclusi mettendomi a sedere sulle panchine e vidi gli altri fare la stessa cosa.
‘’Buttiamoci al cinema?’’ Domandò Denzil giocherellando con dei sassi.
‘’Non c’è nulla di bello da vedere.’’
‘’Te hai dei gusti orribili Frederick! Basta vedere come ti vesti per capirti!’’ Mi prese in giro.
‘’Oh scusa tanto mr. eleganza.’’ Sollevai le mani in segno di scusa ed iniziai a ridacchiare.
‘’ANDIAMO ALLA MOSTRA DEI RETTILI!’’ Scrisse praticamente in gigante Scott.
‘’Figurati se esis-’’ Denzil non fece in tempo a concludere la frase che Scott tirò fuori un volantino e lo mise davanti si suoi occhi. ‘’Esiste….’’ Terminò stranito.
‘’Quindi ci andiamo?’’ E ci mostrò un enorme sorriso.
‘’Non abbiamo nulla da fare, quindi perché no?’’ Mi intromisi facendo spallucce.
La mostra si tenne in una delle piazze della città, ci furono un sacco di stand, di bancherelle e di altre cose inspiegabili, Scott non fece altro che sgattaiolare da una parte all’altra energicamente, io e Denzil facemmo molta fatica a stargli dietro, solamente verso metà serata si stancò e si mise a riposare sdraiato sulla stessa panchina di prima, io e Denzil invece ci sdraiammo a terra sull’erba esausti.
‘’Certo che ne ha di energia quel piccoletto!’’ Commentò Denzil a fatica. ‘’Sono esausto!’’
‘’A me fanno male i piedi!’’ Mi lamentai a fatica quanto lui.
‘’Però il cibo dobbiamo ammetterlo non era male!’’
‘’A-ammetto di no! Spero solo non fossero serpenti anche quelli.’’
‘’Non ci voglio pensare…’’ E scoppiammo a ridere talmente forte da svegliare Scott.
‘’Che mi sono perso?’’ Scrisse molto lentamente questa volta.
‘’Meglio che non lo sai!’’ Intervenimmo contemporaneamente ritornando a ridere.
‘’Come preferite.’’ Disegnò accanto un serpente arrabbiato e riscoppiammo a ridere. ‘’Credo sia ora di ritornare comunque.’’ Aggiunse subito dopo.
C’incamminammo lentamente verso l’hotel, e una volta ritornati nella nostra stanza mi buttai sul letto esausto e mi addormentai immediatamente, il giorno dopo rischiammo di perdere l’autobus poiché Denzil si scordò di mettere la sveglia, il nostro professore si lamentò parecchio ma ignorò la cosa abbastanza velocemente, fortunatamente anche al ritorno i posti in fondo furono vuoti.
‘’Ah, sapete, ieri c’erano due tipi che mi fissavano veramente male!’’ Ci fece leggere Scott dal telefono visto che ormai il quaderno era pieno.
‘’Sai sgattaiolavi veramente veloce ci credo!’’
‘’No! No, quelli mi guardavano male e parlavano tra loro.’’
‘’Sai chi erano?’’ Chiesi incuriosito.
‘’No, ma uno aveva qualcosa tatuato in testa!’’  Aggiunse una faccina sconvolta affianco, vedendola ridacchiai un po’.
‘’Aspetta!’’ Smisi di ridere. ‘’Jim e Eddy! Erano per forza loro! Sanno che sei un mio amico, non hanno proprio nient’altro da fare….’’ Conclusi innervosito.
‘’Eddy? Quello che ti ha ridotto in quel modo?’’ Si intromise Denzil con tono severo indicando l’occhio. ‘’Se fanno qualcos’altro non me ne starò fermo questa volta!’’  Terminò più infuriato di prima.
‘’Per il momento  mi guardavano e basta, ignorate.’’ Ci interruppe Scott mostrando un sorriso.
‘’Lo spero…’’
Il viaggio in autobus questa volta si rivelò un po’ teso, Scott cercò di farci pensare ad altro ma solamente quando fummo quasi arrivati Denzil si calmò, una volta arrivati Denzil, o meglio dire Deemer, mi offrì un passaggio a casa, mentre Scott aspettò sua sorella.
Haylee Foster, sorella maggiore di Scott, era una ragazza banale di 20 anni, con degli occhi marroni banali, dei capelli rossi quasi arancioni altrettanto banali, era semplicemente…
‘’Meravigliosa.’’ Pronunciò Denzil vedendola.
‘’NO!’’ M’intromisi quasi urlando.
‘’Cosa?’’ Chiese  guardandomi male.
‘’N-nulla.’’ Negai, in realtà fui solamente infastidito dalla sua reazione per non so qual motivo.
‘’Ciao! Voi siete gli amici di Scott, vero? Mi parla spesso di voi, io sono Haylee piacere.’’ Sfoderò un banale sorriso.
‘’Io sono Denzil! Denzil  Cartwright! E il mio numero è…’’ gli diedi una gomitata e Haylee prese a ridere divertita.
‘’Mamma si arrabbierà se facciamo tardi!’’ Fece leggere Scott a sua sorella, ed entrambi se ne andarono salutandoci.
‘’Quanto sei stupido’’ Dissi a Denzil e mi fulminò con lo sguardo.
‘’Perché mai?’’
‘’Appena l’hai vista hai cambiato totalmente espressione!’’ Risposi leggermente seccato. ‘’E’ arrivato Deemer, andiamo dai..’’
‘’Bhe è carina, non sapevo piacesse anche a te.’’ Ed entrò in macchina.
‘’Non mi piace.’’ Risposi in fretta facendo altrettanto.
‘’Allora perché ti comporti in questo modo?’’
‘’N-non ne ho idea…’’ Borbottai e notai Deemer fissarmi di sottecchi sorridente.
Deemer durante il tragitto cercò di cambiare argomento e dopo una manciata di minuti finalmente arrivai a destinazione, salutai un po’ in fretta entrambi e sgattaiolai immediatamente dentro casa, i miei genitori a quell’ora erano al lavoro, quindi corsi in camera e mi distesi sul letto a pensare al mio comportamento, sfortunatamente,  il motivo del mio fastidio lo conobbi solamente alcune settimane dopo.
‘’Sai ultimamente sto uscendo con Haylee è simpatica.’’ Ci disse un giorno Denzil durante l’intervallo.
‘’Ecco dove scappava ogni tanto.’’ Rispose scrivendo sul nuovo quaderno Scott.
‘’Eh già! Spero non ti dia fastidio comunque.’’ Sorrise verso Scott. ‘’Non dici nulla Frederick?’’ Aggiunse guardandomi negli occhi stranito.
‘’Ah, sì bene.’’ Distolsi lo sguardo.  
 ‘’Che ti prende ultimamente? Sei sempre così scontroso.’’
‘’Tutto okkei?’’ Mi scrisse Scott.
‘’Sì scusate è che…non saprei.’’ Gli dissi, presi le mie cose e me ne andai.
‘’Dove vai?’’ Urlò Denzil da lontano sorpreso.
‘’Esco prima ci si vede!’’
Li salutai alla svelta e uscii di scuola, m’incamminai spedito verso la fermata dell’autobus ma, per mia grandissima fortuna, incontrai la persona sbagliata.   
‘’Frederick!’’
‘’H-Haylee…’’
‘’Tutto bene?’’ Chiese preoccupata. ‘’Dovresti essere a scuola in questo momento in teoria.’’ Mi guardò per capire se fossi tutto intero.
‘’S-sì, volevo solamente prendere una boccata d’aria.’’ Dissi senza guardarla.
‘’Ah, meno male!’’ Sorrise. ‘’Sai mi piacerebbe andare d’accordo con voi, vi preoccupate così tanto per mio fratello.’’ Continuò a sorridere, in fondo era davvero una brava ragazza pensai.
‘’Oh, c-certo.’’
‘’Sai ultimamente ogni tanto esco con Denzil, potresti venire con noi se ti va!’’ Sentendola pronunciare il suo nome divenni leggermente teso.
‘’V-va bene, quando avrò tempo…’’ Risposi e con la coda dell’occhio notai la mia linea. ‘’Devo salire ora!’’
‘’Già arrivato l’autobus? Che peccato.’’ Mi sorrise e mi salutò.
Una volta arrivato a casa mi accorsi del madornale errore commesso, i miei genitori vedendomi tornare prima del dovuto iniziarono ad urlarmi contro e a rimproverarmi in svariati modi possibili, frustrato più di prima salii in camera, sbattei la porta e mi buttai sul letto.
Il giorno dopo fu altrettanto peggio! Denzil e Scott praticamente mi obbligarono ad uscire da qualche parte con loro insieme ad Haylee e una sua amica, vedere Denzil porgerle così tante attenzione mi dava parecchio fastidio.
‘’Per caso mia sorella ti ha fatto qualcosa?’’ Mi domandò Scott inviandomi un messaggio sul telefono.
‘’No, nulla.’’ Risposi senza farmi vedere dagli altri.
‘’Sicuro?’’
‘’Certo tranquillo!’’ Mentii, non potevo certo dirgli che sua sorella m’irritava per non so cosa.  
‘’Sapete una volta Deemer, mio fratello, mi disse la stessa cosa!’’ Sentii Denzil parlare quando tornai in me.
‘’Ma certo Deemer!’’ Esclamai allegro e vidi tutti guardarmi perplessi. ‘’Ehm scusate, mi sono appena ricordato una cosa.’’ Li salutai e incominciai a correre verso il suo locale. ‘’Deemer! Di certo lui sa cosa dirmi!’’
Presi l’autobus e scesi dalla zona del suo locale, mi guardai un po’ intorno e finalmente intravidi il bar, feci per entrare ma mi bloccai immediatamente ‘’chiuso’’.
‘’Perché non ci ho pensato prima!’’ Imprecai leggermente ma, stranamente, quel giorno la fortuna girò dalle mie parti.
‘’Frederick?’’ Disse una voce dietro me. ‘’Che ci fai qua?’’ Chiese.
‘’Deemer!’’ Gridai. ‘’Scusa se disturbo ma ho bisogno di parlarti di una cosa…’’
‘’Tranquillo, te non disturbi mai qua!’’ Mi fece un occhiolino ed aprii il locale facendomi accomodare. ‘’Quindi che volevi dirmi?’’ Chiese e dopo alcuni minuti finii di spiegargli la situazione.
‘’Cosa ne pensi?’’ Domandai alla fine.
‘’Bhe, che ti piace mio fratello.’’ Disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
‘’C-cosa no!’’ Ribattei alzandomi di scatto.
‘’Allora le cose sono due, o sei geloso della vostra amicizia o sei geloso nell’altro senso.’’
‘’Della nostra amicizia per forza….’’ Risposi mettendomi a sedere.
‘’Ti da fastidio quando sta con Scott?’’
‘’N-no..’’ Abbassai gli occhi.
‘’Ti da fastidio quando sta con Haylee però.’’ Gli feci cenno con la testa e riprese a parlare. ‘’Non hai mai provato nulla stando accanto a Denzil?’’ Domandò seriamente.
‘’Quando mi ha consolato perché stavo male un po’… forse?’’
‘’Altro?’’
‘’’Poi quando ha detto che per lui ero importante stranamente mi ha reso felice, poi bhe ogni tanto mi da dello scemo.’’ Al pensiero mi comparve un sorriso. ‘’Senza contare che in gita lui-‘’ Mi bloccai immediatamente, stavo arrossendo e non poco.
‘’Bhe, penso tu l’abbia capito ora!’’
‘’Ma s-sono un ragazzo e-’’ Mi bloccò immediatamente.
‘’Frederick per favore! Ragazzo, ragazza che vuoi che differenza faccia? Al cuor non si comanda!’’ Mi rimproverò appena.
‘’A te va bene? N-non ti da fastidio?’’ Chiesi imbarazzato.
‘’Ma certo che mi va bene! Per me l’importante è che sia felice, i dettagli non m’interessano, se hai capito cosa intendo.’’
‘’E-eh!? Ah!’’ Arrossii tantissimo e scoppiammo a ridere subito dopo.
Il resto della giornata lo passai al locale con Deemer, e quando ritornai a casa mi sentii molto più sollevato, sapevo la verità e sinceramente mi andava bene così.
Aprile passò in fretta, Deemer più volte mi chiese quando mi sarei dichiarato ma io ogni volta evitai l’argomento e posticipai la cosa. Haylee, un giorno, ci informò che il compleanno di Denzil ormai era alle porte, ed insieme decidemmo di organizzargli una piccola festicciola a sorpresa nel locale di Deemer; tra vari normalissimi eventi finalmente arrivò il 1 maggio, il compleanno di Denzil.
‘’Quindi è lei la rivale.’’ Mi sussurrò Deemer durante i preparativi.
‘’Esattamente…’’ Sospirai appena.
‘’Di che parlate?’’ Ci scrisse Scott.
‘’Chiacchieravamo un po’ in generale.’’ Mi salvò Deemer.
‘’Per fortuna oggi non c’è scuola! Sarebbe stato difficile nascondere la cosa se no.’’ S’intromise Haylee.
‘’Eh già.’’ Accennai un lieve sorriso. ‘’Come siamo messi coi preparativi?’’ Domandai a Haylee subito dopo.
‘’Io e Scott abbiamo finito la nostra parte, credo possiamo farlo arrivare!’’ Rispose e  mi guardai attorno per contemplare le decorazioni, la sala era completamente abbellita mentre il bancone aveva un gran numero di pietanze.
‘’Quanti siamo alla fine?’’ Chiesi guardando il cibo.
‘’Io, te, Scott, i due miei colleghi, Haylee e le sue tre amiche.’’ Mi rispose Deemer.
‘’Credo il cibo basti allora!’’ ridacchiai un po’.  ‘’Bene chiamiamolo!’’
Deemer con una scusa convinse Denzil a raggiungere il locale e, quando entrò, gli facemmo gli auguri in coro, ammise che un po’ se lo aspettava, ma ignorammo la cosa e iniziammo a festeggiare, verso sera mi venne in mente se in realtà non avesse preferito passar il compleanno da solo con Haylee, all’idea mi rattristai un po’, cercai di ignorare la cosa ma quando vidi Haylee abbracciare Denzil il mio cuore sussultò, sospirai e uscii fuori.
‘’Ecco dov’eri!’’ Si avvicinò a me Denzil dopo una ventina di minuti.
‘’Dovresti entrare, voglio dire è il tuo compleanno.’’
‘’Hanno messo della musica.’’ Sollevò le spalle.
‘’Potresti ballare con Haylee.’’ Dissi malinconico con un tono di voce un po’ acido.
‘’Di nuovo? Si può sapere che hai contro di lei?’’ Si avvicinò.
‘’N-niente.’’ Sospirai, feci per entrare ma mi prese per il braccio e mi bloccò al muro.
‘’No, ora te mi dici tutto!’’
‘’Ho detto niente lasciami andare.’’ Gli dissi senza guardalo negli occhi.
‘’Se ti ha fatto qualcosa di male me lo puoi dire.’’ Scossi la testa cercai di liberarmi ma aumentò la presa. ‘’Quindi?’’
‘’Niente ho detto.’’ E si avvicinò.
‘’Lo sai che non m’inganni.’’ Sempre più vicino.
‘’E’ CHE MI PIACI D’ACCORDO?!’’ Urlai e  lo vidi sgranare gli occhi, mi liberai dalla sua presa e corsi via, arrivai vicino ad un parco mi sedetti sulla panchina e lentamente iniziai a piangere.
‘’Mi piaci…’’ Dissi tra me e me continuando a piangere.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7:Sono davvero uno stupido. ***


                                                          CAPITOLO  7
                                                 Sono davvero uno stupido.
 
‘’Mi piaci!’’ Gli dissi urlando scappando via.
‘’Mi piaci…’’ Ripetei a me stesso piangendo.
Quella notte la passai malissimo, mi girai nel letto svariate e svariate volte, mentre il volto confuso di Denzil continuava a tormentare la mia mente, più volte mi chiamò al telefono ma, ovviamente, non risposi mai, anche Scott m’inviò diversi messaggi ma non ebbi il coraggio di rispondere nemmeno a lui, ero terrorizzato, terrorizzato all’idea di perderlo per sempre, terrorizzato nel sapere cosa provasse,  ’e se prova disgusto ora? E se mi odiasse?’ quelle domande mi perseguitarono fino alla fine.
Il giorno dopo fui costretto ad andare a scuola, presi l’autobus molto presto e una volta sceso cercai d’entrare in classe senza farmi notare da nessuno.
‘’Stai bene?’’ mi scrisse Scott preoccupato sul quaderno quando entrò in classe.
‘’S-sì.’’ Mentii velocemente.
‘’Hai litigato con Denzil per caso? Ieri mi sembrava parecchio scosso.’’ Leggendo ciò sgranai gli occhi e abbassai lo sguardo.
‘’Non ha detto nulla?’’ Chiesi un po’ sollevato, non mi andava che lo sapessero tutti.
‘’No, speravo mi potessi dire qualcosa te.’’
‘’Ora come ora non me la sento di dire tutto, scusami.’’ Dissi cercando d’evitare l’argomento prendendo i libri dentro lo zaino.
‘’Va bene, se hai bisogno, ricordati che sono tuo amico anch’io.’’ Mi diete una pacca sulla spalla quando finì di scrivere.
‘’Grazie.’’ Gli sorrisi appena.
 Scott, vedendomi turbato, decise di passare l’intervallo con me, cercò in tutti i modi di farmi stare meglio ma, purtroppo, la mia mente fu sempre altrove, continuavo a pensare a Denzil, ai suoi occhi verdi, ai suoi modi di fare a tutto e, senza accorgermene, iniziai a lacrimare un po’, mi asciugai in fretta e, fortunatamente, Scott non se ne  accorse.
A fine lezione cercai in qualche modo di non incontrare Denzil, corsi fino a casa e mi stesi sul letto, tutto ciò si ripetette molte volte, Denzil all’inizio cercò di contattarmi in vari modi, venne perfino sotto casa, ma io non ebbi mai il coraggio di rispondergli.
‘’Mi sento un idiota!’’ Mi lamentai un giorno con Deemer nel suo locale.
‘’Quindi hai deciso di scappare.’’
‘’N-n-sì….’’ Risposi scoraggiandomi da solo.
‘’Perché semplicemente non lo affronti?’’ Chiese finendo di preparare e si accomodò anche lui.
‘’Non ne ho il coraggio.’’
‘’Hai paura che ti rifiuti?’’ Annui e riprese a parlare. ‘’Non puoi mica evitarlo tutta la vita, prima o poi dovrai affrontarlo.’’
‘’Preferisco poi che prima.’’ Sorrisi sforzatamente.
‘’E’ la scuola che vi rende tutti cretini o cosa?’’ Domandò ridendo. ‘’Sii uomo e affrontalo! Scott che dice?’’
‘’Non ho avuto il coraggio di dirgli nulla.’’
‘’E’ un tuo amico, vedrai che non ti giudicherà o altro.’’ Sorrise offrendomi da bere.
‘’So che non lo farebbe mai, ma ho paura lo stesso.’’
‘’Nascondendoti non risolverai mai nulla, l’importante è  accettare se stessi poi il resto sono solamente dei dettagli.’’
‘’Ma!’’ Non feci in tempo a concludere.
‘’Niente ma! Se qualcuno ti offenderà o altro ci penserò io a difenderti.’’
‘’Va bene… cercherò di sistemare la cosa oggi!’’
Anche se quel giorno gli dissi ciò, non combinai nulla lo stesso, andai davanti al portone di Denzil e, leggendo il suo nome nel campanello, mi prese l’ansia e scappai via. ‘Deemer si arrabbierà con me, me lo sento.’ Continuai a ripetere a me stesso disteso sul letto con la faccia rivolta nel cuscino; soltanto dopo qualche giorno Scott,  infastidito dal mio comportamento, migliorò la situazione.
‘’Ti va di andare al concerto?’’ Mi mandò un messaggio Scott.
‘’Concerto? Dove?’’ Risposi dopo alcuni minuti.
‘’Ho sentito ne faranno uno in piazza, ultimamente sei sempre giù…ti farebbe bene uscire, con Denzil ancora nulla?’’ Sussultai un po’ e gli risposi con calma.
‘’Con Denzil ancora nulla…ti dirò tutto prima o poi… comunque quand’è?’’
‘’Il 12 maggio, questo venerdì!’’
‘’Va bene ci sarò! Dove e a che ora ci incontriamo?’’
‘’Davanti alle fontane alle 20.00, ma è normale che faccia così freddo a Maggio?’’ Aggiunse una faccina sconvolta a fine frase, sorrisi un po’, a quanto pare nessuno era abituato al nostro clima.
‘’Devi sapere che qui da noi per tre mesi nevica, altri tre mesi piove e nei restanti fa freddo, molto freddo…’’
‘’Ma io volevo fare l’estate al mare!’’
‘’Rinunciaci, da noi fa troppo freddo.’’
‘’Ci andrò! A costo di ammalarmi…ho capito meglio che vada a dormire!’’
‘’Ti conviene.’’ Ridacchiai un po’ e andai a dormire anch’io.
Il giorno prima del concerto Scott non fece altro che lamentarsi del freddo, cercai in tutti modi di convincerlo che il freddo non era  poi così male ma, ovviamente, rimase nella sua idea; il giorno del concerto arrivò presto e, prima di uscire, i miei genitori mi urlarono come sempre di non far casino al ritorno ed io, come sempre, li ignorai e uscii sbattendo la porta di casa.
‘’Prima o poi mi sa la rompo questa porta…’’ Borbottai.
Siccome partii di casa veramente presto mi diressi verso le fontane molto lentamente, come previsto arrivai dieci minuti in anticipo, quindi decisi di gironzolare un po’ per fatti miei, quando arrivò l’orario stabilito di Scott non ci fu nemmeno l’ombra.  
‘’Se mi hai dato buca poi mi vendico!’’ gli scrissi non vedendolo arrivare.
‘’Cerca di divertiti! Poi a scuola mi dirai.’’
‘’Mi hai dato buca per davvero?’’ Brontolai un po’ e non rispose, decisi quindi di andarmene.
‘’Frederick?’’ Mi girai di scatto.
‘’Denzil….’’ Dissi abbassa voce guardando per terra.
‘’Mi aveva chiamato Scott per il concerto.’’
‘’A-anche a me.’’ Risposi e rimanemmo zitti per un po’. ‘’Bhe, m-meglio che io vada allora.’’ Feci per andarmene ma mi bloccò immediatamente prendendomi per il braccio.
‘’Che ne dici di andarci insieme? Poi possiamo parlare un po’.’’ Chiese diretto e iniziai ad agitarmi.
‘’V-va bene.’’
Ci dirigemmo verso la piazza che, a causa dell’evento con entrata libera, fu completamente piena di persone, man mano che c‘incamminammo vicino al palco la folla non fece altro che aumentare, stetti per inciampare ma Denzil mi prese per mano e mi avvicinò a se.
‘’Cerca di stare attento.’’ Disse non appena tolse la mano.
‘’S-scusa.’’ Arrossii di colpo, davvero l’amore rendeva così stupidi?
Il concerto durò un paio d’ore, non conoscevo il gruppo ma fecero delle canzoni abbastanza orecchiabili, inizialmente l’aria attorno a noi fu molto tesa ma pian piano mi sbloccai e tutto sembrò tornare come prima. 
‘’Sai quella cosa che ti ho detto al compleanno, beh dimenticala.’’ Gli dissi quando il concerto finì e rimanemmo da soli.
‘’Come?’’
‘’Sì, cioè non ero in me, poi stiamo meglio così, no?’’ Ridacchiai nervosamente.
‘’Mi hai evitato per quasi due settimane lo sai?’’
‘’Lo so, era per schiarirmi le idee, non provo nulla quindi rimaniamo amici!’’
‘’Non provi nul… ah fa come vuoi.’’ Mi disse serio e fece per andarsene.
‘’D-dove vai?’’
‘’A casa, il concerto è finito tanto.’’ Pronunciò in fretta, mi salutò con un cenno della mano e se ne andò.
Appena arrivai a casa mi diedi dello stupido da solo e, lentamente, iniziai a piangere, il giorno dopo Denzil fece come gli chiesi, si comportò come se non fosse successo nulla e, vendendolo, mi diedi dello stupido più di prima.
‘’Sì lo sei’’ Mi rispose Deemer.
‘’Concordo con lui.’’ Mi scrisse Scott, quando finii di spiegargli la situazione anche a lui.
‘’Vorrei un po’ di supporto.’’ Brontolai appoggiando la mia testa al bancone del locale.
‘’Mi hai tenuto nascosto tutto fino alla fine, questa si chiama ripicca.’’ Scrisse sorridendo.
‘’Il punto è che a te non va bene essere solo amici.’’ Riprese Deemer.
‘’Già… quindi che devo fare?’’
‘’Digli semplicemente la verità!’’ Mi dissero e scrissero praticamente contemporaneamente.
‘’O-ok.’’ E riappoggiai la testa al bancone.
‘’Quindi gli dirai tutto stasera?’’ Intervenne Scott.
‘’Stasera?’’
‘’Sì stasera, il compleanno di Haylee ricordi? Ci sarà anche Denzil.’’
‘’Ah è vero, meglio vado a casa a prepararmi allora.’’ Salutai entrambi e mi diressi verso casa.
Per una volta volli vestirmi in modo elegante nella mia vita, quindi, una volta arrivato a casa, aprii l’armadio e mi misi a cercare qualcosa di carino, trovai una camicia color indaco che abbinai a un paio di pantaloni neri e stretti, cercai anche di sistemarmi i capelli e, dopo alcuni minuti, finii di prepararmi.
‘’Sembro addirittura accettabile così! Capisco perché Denzil si veste sempre in questo modo.’’ Mi dissi da solo davanti allo specchio.
Passai le ore restanti prima del compleanno di Haylee davanti al computer guardando video, verso un certo orario Scott mi mandò un messaggio per avvertirmi che Denzil sarebbe arrivato a momenti, spensi il computer e, senza farmi vedere dai miei genitori, uscii da casa. 
‘’Quindi ha affittato quel locale vicino al centro?’’ Mandai un messaggio a Scott quando fui nelle vicinanze.
‘’Sì fuori ha le luci blu dovresti notarlo.’’
‘’Ok trovato!’’
Il locale da fuori sembrava abbastanza grande, l’esterno era decorato con dei palloncini azzurri e delle luci blu, notai diverse persone fuori a fumare delle sigarette, non sopportando l’odore del fumo decisi di entrare in fretta, stetti per aprire la porta ma il discorso di un gruppo di ragazze poco più indietro di me mi bloccò.
‘’Hai sentito quella cosa su Haylee?’’
‘’Che si vuole dichiarare?’’
‘’Sì, me l’ha detto ieri, il ragazzo si chiama Denzil credo.’’
‘’Denzil!? Quello bello con gli occhi verdi?’’
‘’Sì lui!’’ E iniziarono un po’ a sparlare.
Rimasi immobile davanti all’entrata, a Haylee piaceva Denzil e a Denzil piaceva Haylee, non volli incasinare le cose ulteriormente con i miei stupidi sentimenti, quindi decisi di fare l’unica cosa che mi riusciva meglio…. Scappare; corsi via in fretta senza farmi notare e mi rifugiai al parco più vicino.
‘’Ma dove sei?’’ Mi scrisse Scott non vedendomi più arrivare.
‘’Al parco.’’
‘’Perché?’’
‘’A Haylee piace Denzil e presto si fidanzeranno, ho semplicemente scelto di non interferire, l’importante è che lui sia felice…anche senza di me.’’                                                                      
Gli inviai il messaggio e rimasi fermo a guardare il telefono, io e Denzil non saremmo potuti diventare mai niente e quando realizzai la cosa lentamente mi misi a piangere.
‘’TU! Sei davvero uno scemo lo sai?’’
‘’D-Denzil?!’’

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Scott ha fatto... cosa!? ***


                                                          CAPITOLO 8
                                                    Scott ha fatto… cosa!?
 
‘’TU! Sei davvero uno scemo lo sai?’’
‘’D-Denzil?!’’ Indietreggiai appena. ‘’Dovresti essere alla festa, Haylee si voleva dichiarare…q-quindi torna indietro.’’ Dissi continuando a indietreggiare.
‘’Si è già dichiarata.’’
‘’A-ah sei venuto a dirmelo? C-congrat-‘’
‘’L’ho rifiutata.’’
‘’Cosa? Perché?’’ Chiesi scioccato ma con quel tocco di felicità nascosta.
‘’A quanto pare tormenti la mia mente più del previsto, questa settimana non ho fatto altro che pensarti, poi quado Haylee si è dichiarata ho capito il perché ‘’chi vuoi ci fosse al mio posto?’’ mi ha chiesto dopo che l’ho rifiutata.’’ Rispose avvicinandosi finché non si trovò vicinissimo. ‘’Te Frederick.’’
‘’Impossibile… stai scherzando!’’
‘’Sapevo che eri scemo ma non fino a questo punto.’’ Ridacchiò.
‘’Vedi stai scherzando.’’ Ribattei imbronciato.
‘’Forse così mi crederai.’’ Mi afferrò per un braccio, mi tirò a se e in un attimo le sue labbra si posarono sulle mie, sul momento rimasi disorientato, mi stava baciando, non mi sembrava vero! Quando si staccò, rimasi alcuni secondi  imbambolato a fissarlo.
‘’Adesso ci credi?’’ Domandò prendendomi il volto tra le mani.
‘’Ma perché io? Poi sono un ragazzo!’’
‘’Ti pare m’interessa? Sei semplicemente tu, ecco il perché.’’ Sorrisi e questa volta fui io a baciarlo.
Non avendo molta voglia di ritornare alla festa decidemmo di rimanere al parco, ci fu bel tempo quel giorno, le stelle poi si vedevano perfettamente, quindi pensai che a Denzil potesse  piacere rimanere un po’ fuori, ci sedemmo sulla panchina ed io rimasi ad abbracciarlo come un idiota per tutto il tempo.
‘’Sicuro non ti sembra strano? Cioè prima ti piacciono le ragazze e all’improvviso non più.’’ Chiesi timidamente.
‘’Sinceramente no, se con quella persona stai bene… cosa importa tutto il resto?’’ Rispose velocemente. ‘’Te?’’ Aggiunse guardando in alto.
‘’Io inizialmente non ci credevo, ero sorpreso e non poco… è grazie a Deemer che alla fine l’ho compreso e accettato, devo molto a tuo fratello!’’ Sorrisi all’idea.
‘’Ecco cosa mi teneva nascosto allora!’’ Si girò per guardarmi ed io arrossii violentemente.
‘’Mi rifugiavo da lui molto spesso in effetti.’’ Dissi guardando altrove.
‘’Quand’è che smetterai d’imbarazzarti? Metti in imbarazzo anche me facendo così.’’ Lo vidi girarsi dalla parte opposta e notai le sue orecchie leggermente rosse.
 ‘’S-scusa.’’ Mi girai dall’altra parte anch’io e dopo pochi secondi ci guardammo in faccia e scoppiammo a ridere.
‘’Sembriamo dei deficienti, davvero…’’ Disse con le lacrime agli occhi.
‘’Abbastanza.’’
‘’Scott sapeva qualcosa, vero? Alla festa non faceva altro che guardarmi di sottecchi.’’ Smise lentamente di ridere.
‘’Lui e Deemer sapevano che volevo ridichiararmi senza scappare.’’
‘’Ma sei riscappato lo stesso.’’ Ridacchiò 
‘’E smettila!’’ Risi anch’io, sembrava davvero stesse per andare tutto nel verso giusto.
Il giorno dopo informammo sia Scott e Deemer della vicenda, entrambi si congratularono felicemente con noi, Deemer non fece altro che stringermi la mano e chiamarmi ‘’cognato’’ facendo finta di commuoversi; la settimana avvenire la passammo praticamente sempre noi due assieme e  per paura che Scott si sentisse escluso, un giorno lo invitammo a uscire con noi.
‘’Promettiamo di non farti sentire il terzo incomodo.’’
‘’In classe non succede mai quindi mi fido.’’
‘’Perfetto! Dicci dove vuoi andare sarai te a scegliere, ma per favore basta rettili.’’ M’Intromisi nella conversazione.
‘’Va bene niente rettili! Che ne dite di andare al Bowling?’’ Scrisse velocemente e ci guardò con la speranza che gli dicessimo di ‘’sì’’.
‘’ESISTE!?’’ Urlammo praticamente in coro io e Denzil.
‘’Appena aperto.’’ Ci fece un sorriso e tirò fuori un volantino dalla tasca. ‘’Si trova quasi vicino dove abito io.’’ Aggiunse.
‘’Apertura venerdì 26 maggio, questo che viene!’’ Li guardai felice una volta finito di leggere il volantino.
‘’Ci troviamo direttamente la? Io credo verrò a piedi, tanto casa mia è vicina.’’
‘’Va bene, passerò a prenderti io Freddi.’’
‘’Freddi!?’’ Guardai male Denzil.
‘’Frederick è troppo lungo come nome dai!’’ Mi arruffò i capelli.
‘’Ha ragione!’’ Si intromise Scott arruffandomi i capelli anche lui.
‘’E smettetela!’’ Scoppiarono a ridere mentre io, guardandoli leggermente male, cercai di risistemarmi.
Le lezioni a fine maggio, come sempre, furono le più strazianti e pesanti, la professoressa Milles non fece altro che ripeterci che, a causa della nostra ‘’sfortuna interiore’’, saremmo stati bocciati tutti, ma dopo noiosissimi altri giorni finalmente arrivò venerdì; quel giorno, a causa dell’orribile mattinata passata, una volta arrivato a casa aprii la finestra per prendere un po’ d’aria e, senza accorgermene, crollai nel letto a dormire, quando Denzil arrivò, non vedendomi fuori, fu costretto a entrare in casa e beccarsi le occhiatacce dei miei genitori.
‘’Bello addormentato svegliati!’’ Mi tirò un cuscino addosso. ‘’Con la finestra aperta poi, con questo freddo?’’ Grugnii un po’ e mi rigirai nel letto.
‘’Hai bisogno di un bacio per svegliarti o cosa?’’
‘’Non mi dispiacerebbe!’’ Dissi mezzo intontito, lo vidi avvicinarsi lentamente al mio volto e bloccandosi mi tirò una cuscinata in faccia.
‘’Scordatelo e muoviti!’’ Ridacchiò e mentre fece per allontanarsi mi alzai di scatto, lo buttai nel letto e gli diedi uno di quei baci profondi.
‘’Io il bacio lo volevo però.’’ Gli dissi a un palmo dal suo naso.
‘’D’accordo, ma ora sbrigati che Scott ci aspetta!’’ mi diede un altro bacio e si staccò da me.   
Arrivammo come previsto un po’ in ritardo, Scott non fece altro che guardarci di sottecchi per tutta la giornata; il bowling all’interno era abbastanza grande, ma quel giorno, con tutte le persone presenti, non lo sembrava affatto, ci volle un po’ prima che una pista si liberasse quindi decidemmo di aspettare il nostro turno tentando la fortuna nelle macchinette coi ticket, in mezzo a tutta quella folla intravidi Eddy e i suoi amici, ignorai la cosa e, dopo un po’, finalmente toccò a noi, Denzil si impossessò immediatamente dello schermo.
‘’Scotti!?’’
‘’Freddi!?’’
‘’Poi perché il tuo rimane Denzil?’’ Iniziò a colpirlo Scott col quaderno quando finì di far leggere.
‘’Suvvia sono più carini così!’’ Affermò con convinzione. 
‘’A me sembrano ridicoli.’’ Commentai guardandolo male.
‘’Anche a me!’’ Si intromise Scott guardandolo male a sua volta.
‘’Troppo tardi, ormai ho cliccato conferma.’’
‘’Ricorderemo questo tuo atto malvagio, sappilo.’’ Dissi continuando a guardarlo con occhi semichiusi e Scott approvò facendo cenno con la testa.
La serata passò abbastanza bene, dopo pochi minuti, ovviamente, scoppiammo a ridere a causa della scenetta patetica avvenuta; Denzil e Scott in quel gioco andarono piuttosto bene e, pian piano, iniziarono a gareggiare tra di loro, mentre io, a differenza, fui molto impedito, la palla otto volte su dieci finì sempre fuori.  
‘’Davvero non ho mai visto nessuno più impedito di te.’’ Mi punzecchiò Denzil quando finimmo di giocare.
‘’Hai praticamente sbagliato ogni tiro.’’ Aggiunse Scott.
‘’Ma perché vi coalizzate sempre contro di me?’’ Domandai facendo finta di sentirmi offeso.
‘’Piccola vendetta personale!’’ Mi rispose Denzil arruffandomi i capelli.
Quando finimmo di parlare, salutammo Scott che, immediatamente, si diresse verso casa sua a piedi, Denzil mi riaccompagnò a dove abitavo io, una volta arrivati rimase alcuni istanti a fissarmi dopodiché,  scese dalla moto e mi abbracciò per non so quanto tempo, amavo il calore che emanava.
Il giorno dopo Scott non si fece vedere a scuola, inizialmente pensammo stesse male quindi non ci preoccupammo più di tanto o altro, ma dopo giorni che non ricevemmo nessuna sua risposta ci impensierimmo per davvero.
‘’Ancora non ti risponde?’’ Mi chiese Denzil durante l’intervallo.
‘’Nulla di nulla… ho provato di tutto, messaggi, e-mail, chiamate anche se non parla… io direi di andare direttamente a casa sua a questo punto.’’ Risposi nervosamente iniziando a girare avanti e indietro per i corridoi vuoti.
‘’Già, penso anch’io sarebbe la cosa migliore da fare.’’
‘’Pensi sia successo qualcosa di grave? Hai provato a chiedere qualcosa a Haylee?’’ Domandai più agitato di prima.
‘’Hei calmati adesso.’’ Mi bloccò a se e mi abbracciò. ‘’ Vedrai starà bene, Haylee ora sta dove abitava prima insieme a sua nonna, quindi non sa nulla nemmeno lei, per il momento calmati, andremo a trovarlo subito dopo scuola d’accordo?’’
Rimase immobile a fissarmi cercando di confortarmi quando sapevo perfettamente che il più agitato dei due fosse proprio lui, riuscivo chiaramente a sentire le sue mani tramanti dietro la mia schiena.
‘’D’accordo.’’ Sorrisi appena e lo strinsi più forte.
Le ultime ore di lezione passarono troppo lentamente, e senza Scott accanto sembravano più stressanti che mai; quando finalmente suonò la campanella di fine lezione mi preparai in fretta e sgattaiolai fuori in un lampo, Denzil mi raggiunse subito dopo, salimmo in moto e dopo alcuni minuti ci trovammo sotto casa sua.
‘’Sto per suonare.’’ Si girò Denzil verso di me e accennai con la testa.
Aspettammo un po’ e finalmente si affacciò alla porta una donna con dei capelli rossi come Scott che ci scrutò severamente.
‘’Salve, siamo degli amici di Scott, ecco… non viene a scuola da alcuni giorni quindi siamo passati per vedere come stava.’’ Si sbrigò a rispondere Denzil.
‘’Siete Frederick e Denzil giusto?’’ Chiese continuando a guardarci severa.
‘’S-sì siam-’’ M’intromisi ma mi bloccò immediatamente.
‘’Scott è ritornato venerdì scorso a casa mal ridotto, qualcuno a quanto pare l’ha preso di mira, non esce dalla sua stanza da allora.’’
‘’Ma com’è possibile?’’ Chiese Denzil alzando leggermente la voce. ‘’Possiamo vederlo?’’ Aggiunse avvicinandosi alla porta ma lo fermò all’istante.
‘’Capisco che siete suoi amici, ma sinceramente non mi posso fidare.’’ 
 ‘’Crede che siamo stati noi?’’ Domandai un po’ infastidito.
‘’Non posso escluderlo, quindi per favore andatevene.’’ Fece per chiudere la porta ma la fermai io questa volta.
‘’Ma è assurdo, noi non abbiamo fatto nulla.’’ Continuai aumentando di volume il mio tono di voce.
‘’Ho detto andatevene, non fatemelo ripetere o chiamo qualcuno!’’
‘’Ed io le ripeto che non siamo stat-‘’
‘’NON SONO STATI LORO.’’
Tolsi immediatamente la mano dalla porta e rimasi immobile con occhi spalancati, non mi guardai attorno, sapevo perfettamente che sia Denzil e sia la madre di Scott in quel momento si trovavano sorpresi quanto me.
‘’Scott tu hai…. Appena parlato!?’’   

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Ci saranno mai giorni tranquilli? ***


                                                            CAPITOLO 9
                                                Ci saranno mai giorni tranquilli?
 
‘’NON SONO STATI LORO.’’
‘’Scott tu hai…. appena parlato!?’’
‘’Sì, se non l’avessi fatto… avrei ferito nuovamente.’’ Disse a fatica guardando in basso.
‘’Tesoro, lo sai che non è stata colpa tua.’’ Intervenne sua madre con le lacrime agli occhi e andò immediatamente ad abbracciarlo.
‘’Lo so, ma ha fatto così male per tutto questo tempo!’’ Abbracciò sua madre a sua volta. ‘’Comunque sia, loro mi sono stati accanto come ottimi amici…quindi non sono stati loro.’’ Aggiunse cercando di non piangere.
‘’C-cosa sta succedendo?’’ Chiesi un po’ impacciato.
‘’Scusatemi, sabato tornerò a scuola, poi prometto che vi dirò tutto.’’ Sorrise lievemente e ci abbracciò uno per volta. ‘’Parlerò un po’ con mia madre, spero non vi dispiaccia.’’ Concluse guardandoci allegramente.
‘’Guai a te se non ti fai vedere sabato.’’ Intervenne Denzil mettendomi un braccio intorno al collo e mi trascinò via.
‘’Heey fermati! Dovevo parlargli!’’ Quasi urlai cercando di liberarmi.
‘’Scemo! lasciali un po’ da soli.’’ Ridacchiò e mi portò via.
Quando Denzil mi riaccompagnò a casa mi buttai immediatamente sul letto a pensare, era la prima volta che sentii la voce di Scott, sinceramente la immaginai sempre diversa, forse più dolce ma a pensarci bene un po’ gli si addiceva; sabato arrivò lentamente, mi son sempre chiesto perché i giorni attesi passavano lentamente mentre gli altri no, chissà se potrò mai più scoprirlo.      
‘’Dovevi vedere la faccia dei nostri compagni quando ha parlato!’’ Dissi allegramente in giro per negozi quando finirò le lezioni di sabato.
‘’La vostra non era messa meglio.’’ Rise Scott.
‘’Potevi filmarli.’’ Intervenne Denzil facendo finta di arrabbiarsi. ‘’Ritornando al discorso principale, cos’è successo?’’
‘’Innanzitutto con Eddy ho già preso provvedimenti.’’
‘’EDDY!?’’ Lo guardai sconvolto. ‘’E’ stato lui?’’ Chiesi più irritato che mai.
‘’A quanto pare sì, ma ho già risolto, tranquilli.’’ Cercò di tranquillizzarmi. ‘’No, non puoi andare a picchiarlo.’’ Si girò verso Denzil.
‘’Da quanto mi leggi nella mente?’’
‘’Si vedeva chiaramente, ma non puoi o se no andiamo nel torto noi, tranquilli davvero.’’ Sorrise e gli diede una pacca amichevole sulla schiena.
‘’Ci sediamo da qualche parte?’’ Domandi cercando di tranquillizzarmi e…. di tranquillizzare Denzil.
Ci incamminammo in un bar nelle vicinanze, sfortunatamente il locale di Deemer era abbastanza lontano ma ci accontentammo, il bar non era male, era completamente dipinto di azzurro e i tavolini erano abbastanza larghi da stare comodamente, ma il locale di Deemer per me rimane il migliore.
‘’Bene, credo sia giusto dirvi la verità.’’ Ci guardò Scott timidamente e finì di bere la sua cioccolata calda.
‘’Appena sei pronto.’’
‘’Mio padre, come ti ho già detto salvava delle vite, faceva il vigile del fuoco, che lavoro difficile.’’ Ridacchiò un po’ sarcasticamente. ‘’Sinceramente non ricordo quanti anni avevo, ma ero un po’ piccolo, sapete vedevo poche volte mio padre, era sempre impegnato al lavoro, quel giorno era il nostro giorno! L’unico che aveva libero e che potevamo passarlo insieme, a un certo punto però ci fu un allarme e…’’  Lacrimò un po’.
‘’Scott non devi se non te la senti.’’ Mi avvicinai e lo abbracciai.
‘’no, vorrei finire… stava per andare, cercai di fermarlo, non volevo che andasse, ‘’avevi promesso che saresti rimasto con me oggi’’ gli continuavo a urlare e a un certo punto irritato gli urlai una cosa veramente orribile ‘’non ti voglio più vedere’’ poi morì in quell’incendio.’’ Concluse stringendomi fortemente.  
‘’Hai dato colpa alle tue parole per tutto?’’ Domandò Denzil e notai Scott annuire.
‘’Sai bene che non è colpa tua!’’
‘’Lo so! Ma quando ormai l’avevo realizzato era troppo tardi, non riuscivo più a dire niente, avevo paura di sbagliare ancora.’’ Disse cercando di rilassarsi.
‘’Sono sicuro che tuo padre ti ha sempre voluto bene nonostante tutto.’’
‘’Lo penso anch’io, mi sono scusato con lui così tante volte, spero… spero davvero mi abbia perdonato.’’
‘’L’ha fatto sicuramente!’’ Intervenni riabbracciandolo di nuovo.
‘’Così farai ingelosire Denzil, può bastare davvero!’’ Ridacchiò un po’ e si liberò. ‘’Grazie per avermi ascoltato.’’
‘’Ci saremo sempre!’’
‘’Quando ho parlato, era perché sapevo che avrei fatto la scelta giusta, sapevo che le mie parole questa volta potevano aiutare e non ferire le persone a me care, quindi grazie davvero!’’ E semplicemente sorrise.
Passare quel giorno con Scott mi rese notevolmente più felice, si era confidato con noi ed io lo apprezzai moltissimo, i giorni questa volta passarono molto velocemente e senza accorgermene arrivò l’ultima settimana di scuola.
Venerdì 9 giugno, quel giorno Scott uscì prima da scuola visto che sua sorella decise di ritornare a casa, alcune volte mi sentivo in colpa per Haylee, era davvero una brava ragazza ma sperai lo stesso di non incontrarla mai, m’imbarazzava troppo vederla, scossi la testa e cercai di non pensarci; quando suonò la campanella uscii dalla classe in fretta e Denzil mi prese immediatamente da parte.
‘’Hey! Hai da fare? Ti devo parlare di una cosa importante.’’
‘’Mi vuoi già lasciare?’’
‘’Ma sei scemo? No’’ Ridacchiò un po’. ‘’Ieri è successo una cosa, volevo parlartene, facciamo un giro?’’
‘’Va bene, tanto non ho compiti, a parte quelli della professoressa Milles, ma lei è un caso a parte.’’
‘’Meglio che li fai i suoi, o se no sarai maledetto a vita!’’
‘’Con lei di sicuro!’’
‘’Dai andiamo che sento freddo! Ti offro da mangiare.’’ Arrivammo davanti alla sua moto e mi porse un casco.
‘’Lo sai? Il cibo offerto ha sempre un gusto migliore.’’ Cercai di fare conversazione.
‘’La prossima volta offri te così potrò dirti se è vero o no.’’
‘’Diamine… dovevo starmene zitto.’’
‘’Troppo tardi!’’ Scoppiammo a ridere e raggiungemmo il centro subito dopo.
Pranzammo in un fast food,  chiesi più volte di cosa volesse parlarmi ma mi disse che avrebbe preferito un posto con meno persone, quindi aspettai e mi godetti il clima caldo e sereno, quando finimmo di pranzare andammo in piazza e ci sedemmo in una delle panchine vicino alle fontane, come sempre faceva molto freddo.
‘’perché non siamo rimasti al caldo? Qui si gela!’’ Mi lamentai leggermente.
‘’Te l’ho detto! Meno persone attorno.’’
‘’Andiamo al mare in un paese caldo come voleva Scott!’’
‘’Non ha tutti i torti, quando sento alcuni miei amici online lamentarsi del caldo a giugno mi meraviglio sempre.’’ Disse sospirando di tanto in tanto.
‘’Dai dimmi cosa volevi dirmi! Fa freddo.’’
‘’Pessimo gioco di parole, se ti avvicini ti riscaldo.’’
‘’Non me lo faccio ripetere due volte!’’ Mi avvicinai e mi porse il braccio sulla spalla, sì, si stava decisamente meglio in quel modo.
‘’Mia madre.’’ Iniziò immediatamente facendo il segno delle virgolette. ‘’Vuole incontrarmi per parlare.’’
‘’Tu cosa ne pensi?’’ Chiesi cercando di restare più seriamente possibile.
‘’Per Deemer faccio una sciocchezza, ma voglio vedere cos’ha da dirmi, tutto qua.’’
‘’Quel giorno sarò con te, ti starò accanto sempre.’’
‘’Grazie, lo speravo davvero.’’  Si avvicinò di più e mi porse un bacio sulla guancia. ‘’Fortunatamente mio padre ultimamente non sta in casa, o se no diventava difficile incontrarla.’’
‘’Non vuole che la incontri?’’
‘’Esattamente, ma ora non ho voglia di parlarne andiamo a fare un giro!’’ Si alzò di scatto, mi prese per mano e mi trascinò via.
Quando mi adattai al freddo restammo in giro fino a sera tardi, visitammo diversi negozi di abbigliamento e non, lui si comprò per la prima volta una felpa, più volte mi tartassò per farmi un regalo e dopo una decina di minuti mi rassegnai e mi feci comprare una camicia, quando finimmo  di mangiare decise di riaccompagnarmi a casa, una volta arrivati mi salutò con un bacio e si diresse via, felicemente entrai in casa  ma a quanto parve accadde il peggio.
‘’Tu! Cosa stavi facendo con quel ragazzo?’’ Prese a sbraitarmi contro mio padre.
‘’Stiamo insieme, ti da qualche problema?’’ Risposi schiettamente infastidito.
‘’Mi rifiuto di avere un figlio gay!’’ 
 ‘’Ah, ora sarei tuo figlio? Non mi avete mai trattato come tale! Anni e anni mi avete sempre escluso alle vostre feste, avete detto che ero un errore, sì, sono gay? Non m’interessa se avete dei problemi o se non mi accettate, io ho accettato me stesso!’’
‘’Non è vero! Noi…’’ Si zittì e fissò altrove senza dir nulla.
‘’Brutto quando la verità ti si piazza davanti, vero?’’ Lo guardai negli occhi, feci un sorriso sarcastico e me ne andai nella mia stanza, presi le mie cose e con i pochi soldi che avevo chiami un taxi.
‘’Dove pensi di andare?’’ domandò mio padre più calmo ma sempre con quel tono serio.
‘’Dal mio ragazzo.’’
‘’Tu non osa-‘’ Sospirò. ‘’Vedi di non stare troppo tempo via.’’  Mi guardò male e se ne andò in cucina.
‘’Meglio del previsto.’’ Borbottai tra me e me.
Quando arrivai finalmente davanti al portone di Denzil mi resi conto della sciocchezza fatta, non potevo di certo piombare davanti casa sua senza preavviso, rimasi immobile per non so quanto tempo con il dito tremolante sul campanello senza far nulla, fortunatamente il mio salvatore arrivò di nuovo.
‘’Frederick!? Sei qui per incontrare mio fratello? Perché non suoni?’’ Sbucò Deemer dietro le mie spalle.
‘’Deemer! Ti amo! Cioè n-non in quel senso, ecco potrei restare da voi a dormire? Sai problemi in famiglia.’’ Dissi diminuendo sempre di più il mio tono di voce  e quando ebbi il coraggio di guardarlo iniziai a ridacchiare nervosamente.
‘’Non mi dire che ti stavi facendo dei problemi?’’
‘’Eh n-sì.’’
 ‘’Dai entra.’’ Rise un po’ e aprii il portone di casa. ‘’Denzil ho una sorpresa per te!’’ Urlò per farsi sentire.
‘’Ti ho detto che la torta alle ciliegie non mi piace.’’ Si avvicinò Denzil vicino al portone un po’ assonnato. ‘’Oh, ma lui sì.’’ Disse appena mi vide.
‘’Resta qua a dormire, prepara la stanza, io vado in camera mia e non vi disturbo!’’
‘’N-no noi non.’’ Non riuscii a dire nulla e imbarazzato guardai altrove.
Quando finì di mettere la stanza a posto entrambi ci preparammo per andare a dormire, gli raccontai di mio padre e mi tranquillizzai un po’.
‘’Quindi pensi ti abbia accettato?’’ Chiese mettendosi sdraiato di schiena.
‘’Credo che semplicemente si sia rassegnato.’’ Sbuffai. ‘’Sai alla fine non avendomi mai trattato come un figlio non poteva fare granché.’’ Aggiunsi mettendomi sdraiato anche io  nel l’altro letto.
‘’Non hai bisogno di loro, ci sarò io a sostenerti, bhe sì anche i personaggi secondari come Scott e mio fratello.’’
‘’Non siamo in un videogioco!’’ Risi un po’. ‘’E-ecco posso dormire con te?’’ Domandai imbarazzato mettendomi la coperta in faccia per coprirmi.
‘’Stiamo già dormendo insieme!’’ Mi prese in giro.
‘’N-no nel senso… b-buonanotte.’’
‘’Ma sei scemo? Muoviti e vieni qua.’’ Imbarazzato più di prima mi alzai e presi posto accanto a lui, quella fu una dell’ultime serate tranquille.  

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Capitolo 10
*** Capitolo 10:E' solo un incubo... vero? ***


                                                            CAPITOLO 10  
                                                    E’ solo un incubo… vero?
 
10 giugno, l’ultimo giorno felice.                                                                                                      Quando mi risvegliai riabbracciato a Denzil mi sentii più sollevato e più calmo, come se ogni problema dell’universo fosse  scomparso, quel giorno ci svegliammo entrambi assonnati, ci preparammo per andare a scuola e  Deemer ci accompagnò, sembrò tutto perfetto; arrivato in classe, Scott si mise a saltellare entusiasta, era l’ultimo giorno di scuola ed io l’avevo completamente dimenticato.
‘’Oggi che facciamo? Se fosse stato un paese caldo mi sarei buttato in piscina.’’ Mi disse Scott senza nemmeno salutarmi o mettendosi a sedere.
‘’Scott… è mattina presto, non è nemmeno iniziata l’ora.’’
‘’Ma è l’ultimo giorno di scuola!’’ Ribadì più forte, da quando aveva iniziato a riparlare ogni tanto se ne usciva fuori urlando anziché ‘’parlando’’ ma mi piaceva così.
‘’Ma fa freddo! Nessuno farà nulla, ci buttiamo da Deemer a fare gli asociali?’’
‘’Per me va bene tutto, basta che si fa qualcosa insieme.’’
‘’All’intervallo ne parleremo con Denzil.’’ E misi la testa sul banco per cercare di dormire un po’.
‘’A proposito di Denzil , siete venuti a scuola insieme… combinate qualcosa e non mi dici nulla!’’
‘’N-non è c-come pensi.’’ Urlai imbarazzato e tutta la classe si mise a fissarci incuriositi.
‘’Sì sì, ci credo!’’
Scott per il resto delle ore non smise di ridere nemmeno per un attimo, essendo l’ultimo giorno di scuola ovviamente non ci furono lezioni, tranne l’ultima ora che, avendo la professoressa Milles, fummo costretti a far qualcosa.
Una volta che la nostra amata professoressa finì di parlare, finalmente fummo liberi di uscire, c’incontrammo con Denzil e, da come programmato, ci dirigemmo verso il locale di Deemer, tutto nella norma se non fosse stato per Sindy.
‘’Frederick! Posso parlarti?’’ Mi fermò la mia ex ragazza una volta uscito.
‘’Ehm, ecco.’’ Mi girai verso gli altri per vedere cosa fare ma non fecero nulla. ‘’Se per poco va bene...credo.’’
Ci allontanammo dagli altri e mi portò in un luogo meno affollato, voleva parlarmi e avevo una bruttissima sensazione.
‘’Senti, ultimamente vedo che sei sempre sorridente, più di quando stavamo insieme… mi fa felice.’’ Disse avvicinandosi un po’ di più.
‘’Sì, sono successe diverse cose.’’ Indietreggiai appena.
‘’Sai, mi dispiace di averti lasciato perché eri sempre giù di morale e sciocchezze simili.’’ Si avvicinò di nuovo.
‘’Nessun problema, non preoccuparti... b-bhe se hai finito posso andare.’’ Cercai di sfuggire ma mi fermò afferrandomi per un braccio.
‘’Quello  che volevo dire è che mi piacerebbe ritornare con te, sai ora che sei cambiato mi piaci di più!’’ Cercò di baciarmi ma la fermai immediatamente.
‘’Scusa ma in teoria…’’
‘’Mi dispiace ma sta già con qualcuno.’’ S’intromise Denzil prendendomi per spostarmi da lei. ‘’Troppo facile ritornare quando fa comodo.’’ Aggiunse acidamente ma con un tono sereno.
‘’Cosa!? E con chi?’’ Chiese leggermente sconvolta.
‘’Con lui.’’ La guardai sorridendo. ‘’E prima che inizi tu, sì… è un ragazzo.’’
‘’Ma come? Perché?’’ Chiese più sconvolta di prima.
‘’Non credo di dover dare spiegazioni a nessuno su chi ho deciso di essere, mi dispiace ma… ormai ho trovato la mia felicità con lui.’’
‘’FA COME VUOI.’’ Disse lei acida e sgattaiolò immediatamente via.
Quando se ne andò, Denzil mi fissò incredulo e dopo di che scoppiò a ridere, raggiungemmo Scott e, come previsto, si mise a ridere anche lui, ci misi un po’ prima di farli star zitti ma fortunatamente smisero prima di entrare al locale di Deemer.
L’ultimo giorno di scuola alla fine lo passammo in modo tranquillo, la maggior parte dei nostri compagni di classe molto probabilmente andarono a feste o cose simili, noi, invece, preferimmo film e popcorn insieme a Deemer, la miglior giornata di sempre.
Arrivata sera e finito di veder i film, Scott ci salutò e s’incamminò verso casa mentre io, Denzil e Deemer rimanemmo a parlare per un po’.
‘’Oggi lavorerò fino a tardi, poi credo andrò a dormire fuori.’’ Ci disse Deemer guardandoci di sottecchi.  ‘’ Resti a casa nostra anche oggi?’’ Mi chiese sorridendo.
‘’E-ecco sì.’’
‘’Quindi siamo da soli.’’ Intervenne Denzil.
‘’Bhe divertitevi.’’ Mi diete una pacca sulla schiena e ritornò al bancone per sistemare.
‘’Eh? N-no aspetta N-noi non-‘’
‘’Dai Dii, così lo mandi in agitazione!’’ Si mise a ridere Denzil. ‘’Noi andiamo che preparo anche la cena, a domani Dii.’’  
Quando arrivammo a casa sua iniziò immediatamente a preparare la cena, non pensavo fosse bravo a cucinare, mi piaceva scoprire poco a poco cose su di lui; quando finimmo di cenare mi fece migliaia di domande su Sindy, gli dissi tutto ciò che volle ma restò sempre segretamente geloso; la notte arrivò lentamente, andammo a dormire non troppo tardi visto che il giorno dopo dovemmo incontrare sua madre.
‘’Grazie per domani, da solo mi sarei sentito a disagio.’’ Mi disse disteso nel letto affianco a me.
‘’F-f-figurati.’’
‘’Cos’hai?’’ Chiese mettendosi seduto sul letto.
‘’N-nulla.’’
‘’Da quando sei diventato una ragazza che dice ‘’nulla’’ ma in realtà ha mille problemi?’’ Rise un po’.
‘’Non ne ho idea.’’ Ridacchiai anch’io e mi misi a sedere. ‘’Solo che… sai siamo soli in casa e…’’ Imbarazzato mi voltai di scatto.
‘’Tu vuoi-‘’ Lo bloccai.
‘’No no no…aspetta! Cioè sì, ma non adesso, non così presto.’’
‘’Fammi capire… pensavi che visto che siamo da soli in casa ti sarei piombato addosso immediatamente?’’
‘’No… ok sì.’’
‘’Ma sei scemo!?’’ Iniziò a ridere più di prima. ‘’So che è presto, e poi non farò mai nulla se tu non vuoi.’’
‘’Grazie.’’ Sospirai. ‘’Ora va molto meglio!’’ Sollevato mi buttai sul letto sdraiato.
‘’Tu sei scemo, l’ho sempre detto.’’ Si mise sdraiato anche lui.
‘’Il tuo scemo.’’ 
Il giorno seguente Denzil iniziò ad andare un po’ in ansia, avremmo incontrato sua madre per la prima volta dopo tanto tempo, chiunque lo sarebbe stato in quella situazione; sua madre, Leonore Reynolds, era identica a lui, avevano gli stessi occhi e  dello stesso identico colore; la incontrammo in un bar poco affollato che decise lei, fu un posto tranquillo, peccato che l’aria attorno a noi non era tale.  
‘’Quindi tu sei il suo ragazzo?’’
‘’Sì Leonore, lo è.’’
‘’Suppongo siano capitate diverse cose.’’
‘’Da quando ci hai lasciati, moltissime.’’ Disse calmo ma sempre con quel tono astioso.
‘’Avrei preferito parlarti da solo.’’ Rispose leggermente intimorita.
‘’M-mi dispiace f-forse meglio che vi lasci soli.’’ Mi alzai per sposarmi ma Denzil mi bloccò immediatamente.
‘’Se non ti dispiace preferisco che rimanga….tanto gli direi tutto lo stesso subito dopo e poi con lui accanto mi sento più a mio agio.’’ Lo guardai leggermente perplesso e mi rimisi a sedere accanto a lui.
‘’Capisco.’’ Si rassegnò sua madre e per calmarsi bevve tutto ad un colpo il caffe preso un attimo prima.
‘’Di cosa volevi parlarmi?’’ Chiese diretto.
‘’Volevo parlare anche con Deemer, ma a quanto sembra non vuole più rivolgermi parola, sono felice che almeno tu sia venuto.’’
‘’Io… ero semplicemente curioso.’’ Disse prendendomi per mano, la sua mano era così fredda e tremolante.
‘’Ecco, prima che tu nascessi conobbi un altro e  mi innamorai di lui perdutamente.’’
‘’E tu hai preferito scappare con lui immagino.’’
‘’Mi dispiace, non volevo perdervi così.’’ Cercò di avvicinare la sua mano a quella di Denzil ma lui la evitò.
‘’Hai preferito andartene con uno sconosciuto piuttosto che rimanere con i tuoi figli, ora ho capito perché Deemer non voleva che io venissi.’’ Si alzò per andarsene.
‘’Denzil aspetta!’’ Lo bloccò. ‘’Io vorrei poter incominciare tutto da capo.’’  Aggiunse singhiozzando un po’.
‘’Hai avuto  19 lunghi anni, perché proprio adesso!?’’ Si liberò in fretta e rimase a fissarla negli occhi.
‘’Lui mi ha lasciata, quindi io sono rimasta completamente da sola… per questo io vorr-‘’ La interruppi con non so quale coraggio.
‘’Che cosa stupida! Solamente perché ora è sola vuole ritornare indietro!? mi faccia indovinare… se quell’uomo non l’avesse mai lasciata lei avrebbe continuato ad ignorarli, non è così? Che cosa patetica.’’.
Quando mi accorsi di ciò che dissi, mi scusai alla svelta con Denzil, un po’ imbarazzato mi allontanai dal bar, aspettai e sorpreso notai Denzil uscire subito poco dopo di me.
‘’E-ecco io…’’ Cercai di parlare.
‘’Tranquillo, avrei detto le stesse identiche cose.’’ Mi sorrise. ‘’Andiamocene ora.’’ Mi prese per mano e ci allontanammo.
‘’Mi dispiace.’’ Aggiunsi dopo un po’.
‘’Lascia stare, ora capisco perché Deemer era così titubante , ho accettato di venire qua solamente perché pensavo che sarebbe stato bello sistemare tutto... ma poi ci ho riflettuto… tutti questi anni, senza una chiamata né un messaggio… che madre è?’’ Mi guardò malinconico.
‘’Io non credo si possa definire tale… s-scusa non sono bravo in questo cose, non ne capisco molto nemmeno io.’’ Mi guardai attorno un po’ a disagio, sapevo che Denzil stava male, non sono mai stato bravo con le parole quindi semplicemente lo abbracciai. ‘’Io non ti abbandonerò mai.’’  Aggiunsi abbracciandolo più forte.
‘’Nemmeno un po’.’’ Ridacchiò nervosamente. ‘’Ma un tuo abbraccio è più che sufficiente.’’ E restammo lì per minuti e minuti.
 Quello era il calore che apprezzavo, il calore che amavo e che avrei voluto fosse per sempre, ciò che accadde dopo però… fu la fine di tutto, ‘’la goccia che fece traboccare il vaso’’ quella goccia, fu molto probabilmente la più straziante tra tutte.
‘’Dovremmo andare.’’ Disse e contemporaneamente il suo cellulare squillò. ‘’Mio padre!? Chissà che vuole, rispondo.’’
‘’Certo.’’
‘’Dimmi tutto papà…cosa!?.... DII!? Deemer è…. lui è m-morto?’’

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Life is so horrible ***


                                                       CAPITOLO 11
                                                    Life is so Horrible
 
L’11 giugno, Deemer morì esattamente l’ 11 giugno; ricordo che dopo la chiamata avvenuta io e Denzil ci precipitammo direttamente all’ospedale situato fuori città, fu orribile, ricordo ancora  l’odore di disinfettante nei corridoi, i volti tristi delle persone, le infermiere e i medici correre da una parte all’altra, poi ricordo quel dottore, quel dottore che uscì dalla stanza in cui si trovava Deemer e con viso stanco avvicinarsi a noi per comunicarci l’amara realtà.
L’11 giugno Deemer fu investito da una macchina non identificata, l’ambulanza chiamata in ritardo, il freddo a rallentare tutto, il viaggio troppo lungo, era come se il mondo stesso non volesse salvarlo; quel giorno all’ospedale vidi loro padre con un volto morto andarsene via, sentii immediatamente Denzil stringermi a se e piangere fortissimo, ed io ero completamente paralizzato, incapace di ragione e incapace di fare qualsiasi cosa.
Il funerale avvenne il giorno dopo, non feci caso a quante persone ci fossero, Denzil in quei giorni cambiò drasticamente, il suo volto era sempre pallido e i suoi occhi semplicemente stanchi.
‘’Io davvero non ci posso ancora credere.’’ Mi disse Scott scosso.
‘’I-o speravo d-davvero fosse solamente un incubo, Deemer era...’’ non riuscii a terminare la frase a causa delle lacrime che cercai di asciugare.
‘’Scott, grazie per essere venuto.’’ Gli disse Denzil una volta raggiunto senza espressione, pianse talmente tanto da non avere più nulla.
‘’Io e Frederick ci saremo sempre! So che adesso è difficile, so che ci sarà sempre un vuoto dentro di te, ma ricordati che noi siamo qui.’’
‘’Vi ringrazio.’’ Continuò a dire con quella sua espressione spenta.
‘’Denzil Io…’’
‘’Non preoccuparti.’’ Mi prese per mano e restò in quel modo fino alla fine della funzione.
Il funerale terminò e le persone poco a poco diminuirono, Denzil decise di rimanere fino a tardi, Scott invece pensò fosse meglio lasciarci soli io e lui, quindi ci abbracciò e se ne andò via con gli occhi ancora rossi; quando restammo soli, Denzil si chinò sulla tomba del fratello ed io lo raggiunsi per confortarlo.
‘’Sai… Deemer mi ha sempre protetto fino alla fine.’’ Disse continuando a guardare davanti a se senza mai voltarsi.
‘’Quando io e te diventammo amici, lui fece di tutto per starmi vicino e vedermi felice, per prendersi le vacanze libere con noi faceva tantissimi straordinari anche di pomeriggio.’’ Ridacchiò triste. ‘’Quanto era stupido vero?’’ E notai un’altra lacrima.
‘’Nemmeno un po’, ho sempre pensato fosse fantastico.’’ Mi chinai anch’io e gli strinsi la mano guardandolo negli occhi.
‘’Voleva sempre concedermi il meglio, aprì il locale proprio per quello, mi fece scegliere perfino il nome!’’
‘’Sky Room, gli si addice.’’ Dissi cercando di non piangere di nuovo.
‘’Per quel locale chiese alcuni soldi a nostro padre, poco a poco li stava ridando tutti, diceva sempre che una volta finito di pagare saremmo andati ad abitare insieme io e lui, poi sei sbucato tu e stravolse completamente i piani per farci stare insieme! Ti rendi conto di quanto era scemo?’’    
‘’D-davvero?’’
‘’Gli sei sempre stato simpatico fin dal primo giorno, sai, mi rendevi felice, lui lo notò e fece di tutto per conoscerti!’’
‘’C-ci ha sempre aiutato, e ci ha sempre sostenuto, p-penso che io non lo abbia mai  ringraziato abbastanza.’’
‘’Buffo,  ha sempre pensato il contrario!’’ Mi guardò e dopo poco ritornò a guardare avanti. ‘’Hey Dii, io ti voglio bene.’’   
Quando tutto finì, Denzil afflitto più che mai ritornò a casa, essendoci suo padre io non potei restare da lui a dormire, molto probabilmente quello fu il mio primo errore, accaddero solamente errori  su errori che, sfortunatamente, portarono alla conclusione di tutto.
Ritornai afflitto anch’io a casa, prima di allora non chiamai mai i miei genitori, quindi non avevo la minima  idea di come potessero reagire al mio ritorno. 
‘’Stai via giorni e giorni e ti ripresenti in questo modo?’’ Iniziò a blaterare mio padre una volta che entrai a casa, quel giorno non riuscii proprio a sopportarlo, troppi problemi per la mente e troppo stress.
‘’E’ appena morta una persona per me importantissima, puoi non rompermi per una dannata volta?!’’ Gli urlai contro.
‘’Non rivolgerti a me con questo tono!’’ E mi diete uno schiaffo talmente forte che mi fece cadere a terra.  
‘’Mi fai schifo.’’ Gli dissi cominciando a ridacchiare per il nervoso.
Per fortuna qualcuno, a causa del rumore, suonò alla porta, perciò ne approfittai per andarmene e chiudermi in camera, cercai di mettermi in contatto con Denzil per sapere come stette, ma non rispose né ai miei messaggi né alle mie chiamate, pensai che magari avesse il telefono in silenzioso o cose simili quindi ignorai la cosa e cercai di dormire un po’.
Il giorno seguente lo chiamai di nuovo, ma anche quella volta non ci fu nulla da fare, decisi quindi di andare a trovarlo a casa sua, uscii di nascosto dalla finestra e mi diressi verso la fermata dell’autobus che, ovviamente, arrivò in ritardo.
Quando finalmente arrivai a destinazione e scesi dall’autobus, per coincidenza incontrai Scott che, vedendomi mal ridotto, incominciò a farmi tantissime domande.
‘’Che cosa ti è successo?’’
‘’Nulla di particolare.’’
‘’Come nulla? Sei pallidissimo in più hai un livido sulla guancia!’’ Notai il suo volto preoccupato e quindi decisi di assecondarlo.
‘’Un litigio con mio padre.’’ Sospirai. ‘’Ultimamente non ho mangiato molto, quindi forse sono pallido per quello.’’ Aggiunsi.
‘’Non puoi andare avanti in questo modo…’’
‘’Lo so, ma ora non ho tempo, devo incontrare Denzil.’’ E iniziai a camminare verso casa sua ignorando un po’ Scott.
‘’Ti ha risposto a te? Io ho provato a chiamarlo ma nulla.’’ Disse seguendomi.
‘’Non ha risposto nemmeno a me, per questo sono preoccupato.’’
‘’Posso venire con te?’’  Chiese continuando a seguirmi.
‘’Certo! M-ma non stavi facendo qualcosa?’’
‘’Dovevo… tranquillo ci posso andare anche dopo.’’ Disse guardando in basso rattristito.
‘’Puoi parlare se vuoi.’’
‘’Avrei preferito farlo quando eravamo tutti insieme, ma con tutti questi problemi, non ci sto capendo più molto.’’
‘’N-nemmeno io.’’
‘’Mia madre vuole trasferirsi.’’ Disse tutto a un fiato.
‘’C-cosa?’’ dissi scioccato bloccandomi per un istante. ‘’Come mai così all’improvviso?’’
‘’Lo so è tutto all’improvviso, sinceramente io vorrei restare qua ma mia madre se n’è uscita con questa storia e-.’’
‘’Va bene, va bene.’’ Lo bloccai immediatamente. ‘’S-scusami ho troppa confusione per la mente, ne riparliamo quando arriviamo da Denzil, okkei?’’
‘’Certo.’’ Rattristito guardò in basso, altro errore commesso.
Restammo in silenzio finché non raggiungemmo la casa di Denzil, con la mano tremolante riuscii a premere il campanello e quando il portone si aprii sia io sia Scott rimanemmo immobilizzati, Denzil parve veramente a pezzi, carnagione troppo chiara, occhi troppo spenti, stava male… troppo male.
‘’Denzil…’’
‘’Sto bene.’’ Notai che si tirò le maniche della maglietta come per nascondere qualcosa, ma non dissi nulla… ennesimo errore commesso.
‘’Io e Frederick siamo preoccupati!’’
‘’Sto bene, lasciatemi da solo.’’
‘’Denzil io-‘’
Non feci in tempo a concludere la frase che chiuse subito il portone con violenza, inizialmente rimasi immobile senza far nulla, potevo insistere, continuare a suonare, richiamarlo ma mi rassegnai senza nemmeno tentare, quindi semplicemente me ne andai, molto probabilmente quell’errore fu il più devastante.
 
‘’Frederick te ne vai così?’’ Chiese sbigottito Scott.
‘’Tanto non ci ascolta quindi me ne vado.’’
‘’Ma non puoi! Io resto qua.’’
‘’Fa come credi.’’
‘’Ma… dovevo pure parlarti di quella questione.’’
‘’Scott scusa… non ora.’’ E me ne andai senza guardarlo, errore.
Le ore passarono talmente in fretta da non ricordarmi cosa avvenne, come previsto  le ore diventarono giorni, i giorni settimane, ed io nulla, non feci nulla, Scott mi chiamò svariate e svariate volte ed io non risposi, di Denzil non seppi mai niente, tutto ciò mi mandava in agonia… un’insopportabile agonia; se solo non avessi commesso tutti quegli errori, ma… a quanto pare l’unica cosa in cui ero bravo era scappare.    
Non ricordo che giorno fosse, molto probabilmente il 20 o il 21 giugno, quel giorno Denzil mi mandò un messaggio, era sera tardi… molto tardi ora che ci penso, un messaggio all’inizio incomprensibile, non so quanto tempo ci misi a capirlo e a correre, arrivai in tempo però.
‘’Fa caldo ora.’’ Mi scrisse.
‘’Da noi non fa mai caldo.’’
‘’Oggi un po’ di più.’’
‘’Che vorresti dire?’’
‘’Ti sei scordato?’’
‘’Scordato Cosa?’’
‘’Il nostro primo incontro.’’
‘’Aspetta… tu non vorrai mica… fermo.’’ Capii cosa intendesse dire e iniziai a correre, corsi fuori casa ignorando le urla di mio padre, corsi fino alla fermata dell’autobus serale, scesi in fretta e corsi fino alla scuola e corsi addirittura sulle scale rischiando di inciampare in tutti i gradini e quando finalmente arrivai davanti alla porta della terrazza la spalancai fortemente, e lo vidi… ed era lì, esattamente come il giorno del nostro primo incontro.
‘’C-cosa credi di fare?’’ Urlai avvicinandomi correndo.
‘’Bhe non si nota?’’ Rise nervosamente.
‘’Tu non…’’
‘’Guarda qua!’’ Si tolse la giacca e mi mostrò i lividi sulla schiena, innumerevoli lividi ovunque. ‘’Indovina chi ha preso male la notizia della morte di Dii!’’
‘’Lui…lui non può farti questo! Non puoi permetterglielo! Dobbiamo andare a denunc-‘’
‘’Lo faccio per Dii ho pensato, se farò qualcosa di sbagliato se la prenderà con Dii!’’
‘’D-Denzil m-ma.’’
‘’Ma ormai è morto?  Lo so, ormai è fottutamente finito tutto! Che senso ha continuare a vivere sopportando una cosa inutile? Continuando a vivere da soli!’’ Pronunciò l’ultima frase urlando.
‘’DENZIL!’’ Urlai anche io. ‘’ Tu non sei più da solo! Ci sono io e ci sarò sempre!’’ Mi avvicinai di più e salii sul muretto anche io.
‘’Che stai facendo?’’ Chiese guardandomi male.
‘’Mi butto con te, ormai sono solo anche io.’’
‘’Ma sei scemo?!’’
‘’Non sono uno scemo! Ti amo diamine.’’
‘’Tu cos-‘’
‘’Sì hai capito bene, ti amo Denzil! Non riuscirò a sopportare un’altra perdita… diamine non la tua pure! Ti butti? Bene, lo farò anche io.’’
‘’Perché? Perché sto subendo tutto ciò? Perché deve fare così male? Perché mi ha abbandonato? Perché deve fare tutto così schifo?’’ Si sfogò per poi scoppiare a piangere, un dolore talmente forte da far star male anche a me.
‘’Non lo so perché va tutto male, va tutto male a tutti!’’ Lo strinsi fortemente.
‘’La vita…’’ Sussurrò stringendomi più forte per poi liberarsi.
                                                     ‘’E’ così dannatamente orribile.’’
                                                                   FINE.       
 
Angoletto personale:
Bhe, che dire! Questa è la fine di una lunghissima storia, lunga almeno per me, perché, onestamente, ci ho messo secoli a finirla, a quei tempi non avevo mai voglia di scrivere, e se ne avevo, scrivevo solamente 2 righe.
Questa è una delle poche storielle a cui tengo molto, riscrivendola adesso probabilmente risulterebbe centomila volte diversa! Sono sempre stata molto vaga e poco descrittiva nello scrivere lo stato d’animo di una persona, infatti forse il dolore di Frederick non rende com’è per davvero, ma, oh bhe, non ho voluto cambiare nulla.
Molte volte ho pensato di far quadrare tutto per il verso giusto, infatti in alcuni capitoli sembra andare rose e fiori per poi, però, finire nell’angst (non sapevo nemmeno io che fare hehehe).
Finale:
Da quello che avrete sicuramente notato, il finale è aperto, come ho scritto prima, non sapendo appunto come svolgere l’intera storia mi sono ritrovata in conflitto con me stessa pure per il finale! Indecisa se terminarlo crudelmente o dare una piccola speranza, quindi, all’ultimo, ho optato per un finale aperto.
Nulla, la smetto qua perché se no esce un poema! Quindi voglio ringraziare quelle poche persone che l’hanno letta, perdonatemi se effettivamente non è tutto questo gran che!

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