Too many prompts; too little time

di Ramabear
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Compagni di stanza ***
Capitolo 2: *** Soulmate names ***
Capitolo 3: *** "Una" botta e via ***
Capitolo 4: *** Imbattersi l'uno nell'altro, letteralmente ***
Capitolo 5: *** Ex si ritrovano dopo anni di silenzio ***
Capitolo 6: *** Cravatta ***
Capitolo 7: *** Fastball special ***



Capitolo 1
*** Compagni di stanza ***


Note autrice: Ho scritto molti di questi prompt a tarda notte e l’ho fatto per un ask meme e quindi non li ho… diciamo… riletti o corretti. O pensato a chissà che trama. Quindi ci saranno più errori del solito. Per favore tenetelo a mente e abbiate un po’ di pietà. La testa mi fa troppo male per tornare indietro e correggerli adesso.
 Note traduttrice: Eccoci finalmente con TMPTLT, la fic che è arrivata al secondo posto nel sondaggio! Come potete vedere è una raccolta di prompts, perciò ogni capitolo sarà a sé stante. In totale sono 7 e sono già stati tutti tradotti, per questo motivo ci saranno aggiornamenti ogni 2 settimane circa; questo per riuscire a coprire maggio e più o meno tutto giugno dal momento che in questo periodo c'è la sessione di esami e di metterci a tradurre/betare in un contesto simile è improponilbile. Vi prego di mostrare un po' di comprensione! 
Ho deciso di pubblicare già il primo capitolo visto che è quasi un mese che non vi davo nulla "in pasto", spero vi piaccia!
<3

 
Compagni di stanza
 

“Questa metà” Disse Izuku, il suono dello scotch tirato riempiva l’aria mentre lo attaccava sul pavimento, “è la mia. Tutto quello che sta da questa parte della linea appartiene a me. Se fai esplodere le mie cose, Kacchan, lancerò le tue fuori dalla finestra.” Da in ginocchio sul pavimento, alza lo sguardo serio. Puntando l’altra parte, disse: “Quella metà è-“
“La mia fottuta metà, lo so, cazzo. Idiota.” Ringhiò Katsuki, una mano stretta a pugno e l’altra che mandava fumo. “Se la tua merda oltrepassa quella linea sai la fine che farà.”

“Certo.” Si erano messi d’accordo su quei termini. Erano le Regole, per le quali avevano aspramente litigato, attaccate sul retro della porta. Indicò il quadrato di scotch sul pavimento davanti alla porta. “Quella è terra di nessuno. Puoi passare di là oppure io posso passare di là ma non possiamo passarci assieme.”
“E non portare nessuno dei tuoi merdosi amici. Non voglio avere a che fare con nemmeno uno di quei idioti mentre sono qui.”
“Questo non è giusto Kacchan! Tu puoi portare Kirishima qui! A me non dà fastidio se inviti degli amici.”
“Non siamo amici. Chiudi quella cazzo di bocca.”

Il sorriso di Izuku, forzato com’era così da poter quantomeno apparire accomodante quando aveva a che fare con Katsuki, svanì. Fissò Katsuki in silenzio per un lungo momento prima di sussurrare: “Kirishima pensa che voi siate amici. È per questo che è venuto con noi per salvarti. Ci tiene a te.” Dopo un momento, nel quale Katsuki lo guardò con gli occhi spalancati, Izuku gli chiese con la voce spezzata: “Getterai via anche questa amicizia, Kacchan? Non ti fa sentire solo, non avere nessun amico?”

Katsuki fece un passo indietro, gli occhi che si allargavano ad ogni domanda. Quasi immediatamente, ne fece due avanti, calpestando la linea per ringhiare contro Izuku. “Chiudi quella cazzo di bocca. Non sai nemmeno di che cazzo stai parlando, coglione.”

Izuku girò la testa e Katsuki la interpretò come una sottomissione. Non avrebbe dovuto. Katsuki ghignò, tirandosi indietro. Aprì la bocca per gettare altro sale nelle ferite quando Izuku si alzò di scatto. Occhi verdi si piantarono su di lui mentre Izuku disse – con la voce più affilata che Katsuki gli avesse mai sentito – “Finirai col diventare un maledetto bastardo senza speranza se continui a vivere come se tu fossi fottutamente migliore di tutti, Kacchan. Diventeremo degli eroi. Cosa diavolo pensi che significhi questo?!”

Katsuki strinse i denti, le labbra tirate in un ringhio silenzioso. Le sue mani tremarono per quanto le stava tenendo ai suoi fianchi a fatica. “Essere un eroe significa non fallire mai, non deludere mai, non smettere mai – All Might non si è mai fermato. Io non mi fermerò mai. Nemmeno dopo che sarò diventato il top hero! Niente mi impedirà di seguire la mia strada e vincere, Deku. Nemmeno tu.”
“Io non voglio fermarti. Non ho mai voluto fermarti!”

Katsuki roteò gli occhi. Izuku lo spinse sul petto, facendolo incespicare indietro, ma non oltrepassò la linea di scotch. Katsuki si riprese in fretta, riavvicinandosi al confine, ringhiando. “Piccolo stronzetto, ti-“

“Tutto quello che ho sempre voluto era essere al tuo fianco!” Urlò Izuku, con gli occhi chiusi e lacrime sulle guance. “È tutto quello che ho sempre voluto, Kacchan! Ma non lo posso fare! Quindi se non sarò io ad stare con te quando diventerai il migliore, voglio almeno sapere che non sarai solo! Kirishima è il tuo dannato amico! Accettalo e basta. Per favore!”

Il silenzio calò attorno a loro. Katsuki fece un passo indietro, sentendo una stretta al petto, una pressione dietro gli occhi- Si girò di scatto, sbattendo velocemente le palpebre. Il respiro affannoso di Izuku era l’unico suono fino a quando non si sentì bussare alla porta e un cauto “Uhm… Deku? Tutto bene?”

Andò alla porta a parlare con il suo amico preoccupato, mentre Katsuki si girò a guardare il suo letto, le spalle che tremavano. Se con lui sarà così ogni giorno, pensò tra sé e sé, fissando con risolutezza il cuscino, questo sarà un semestre lungo, dannatamente lungo.

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Capitolo 2
*** Soulmate names ***


Note autrice: Soulmate!AU dove il nome dell’anima gemella è scritto sul braccio.
Note traduttrice: Eccoci finalmente con la seconda AU. Se tutto va come deve andare, per il resto di questa fic ci saranno aggiornamenti abbastanza frequenti quindi restate collegati! Questo per me è un periodo nerissimo e - come si è visto sia qui che sul mio account personale di scrittrice - la mia terapia d'urto è postare. E sperare di ricevere un feedback positivo. Credo in voi, guarite la mia anima ç_ç (sob)
Per chi non fosse versato in inglese, "soulmate" significa "anima gemella". 
 
 
Soulmate Names
 
 
I quirk si sviluppano quando hai quattro anni, ma a quell’età il nome della tua anima gemella – se sei abbastanza fortunato da averne una – è solo una macchia di colore sfocata nella parte interna del tuo braccio. I colori sono differenti- alcuni erano blu o nero, altri rosso e viola, o ancora verde e arancione. C’erano varie teorie riguardo il significato dei colori- forse c’entrava con la forza del legame? Con un aspetto della persona? Perché alcuni avevano dei colori uguali? Perché altri erano differenti?

Izuku, a quattro anni, non conosceva nessuna di queste domande e nessuna delle risposte. Tutto quello che sa è che non ha un quirk e quello, in qualche modo, significava che non meritava più di essere chiamato con il suo vero nome e che i suoi amici e compagni di classe avrebbero sussurrato cose su di lui e l’avrebbero preso in giro. Era troppo concentrato sulla sua mancanza di un quirk per notare il viola sfocato sul suo braccio, vicino al suo gomito, che sembrava un livido senza una particolare forma.

Katsuki, a quattro anni, non perde un solo per cose come le anime gemelle. Aveva il quirk più mozzafiato di tutta la classe- no, probabilmente di tutta la scuola. Tutti i suoi amici volevano essere proprio come lui perché lui era speciale e sarebbe diventato qualcuno di fantastico. Era talmente concentrato sul suo quirk, sui complimenti dei suoi compagni, di tutti quelli che incontrava per sfoggiare le scintille nel suo palmo che non notò nemmeno per sbaglio la macchia verde sul suo braccio, della stessa sfumatura delle nuove foglie germogliate sugli alberi.

I marchi delle anime gemelle non si stabilizzano fino a che uno non cresce, finché non arriva la pubertà, finché non si inizia a diventare un adulto.
Il nome dell’anima gemella di Izuku, di un viola scuro e scritto con degli schizzi chiari e affilati, crebbe sulla sua pelle come un marchio a fuoco. Era veramente felice di riuscire a nasconderlo sotto la maglietta, sotto la sua uniforme, sotto le maniche delle giacche e delle felpe a casa perché guardarlo gli faceva venire la nausea per l’impasto di emozioni che lo consumava.

Non poteva crederci. Non riusciva a capirlo. Voleva che fosse vero. Sperava che non lo fosse. Aveva fatto le sue ricerche sui nomi delle anime gemelle- scoprendo che qualche volta anche se c’era una persona giusta per te non significava che tu fossi giusta per lei. Sperava che il ragazzo il cui nome era scritto sul suo braccio non avesse il suo nome sul suo braccio. Sperava che non avessero i nomi l’uno dell’altro.

Non ne parlava mai, con nessuno, e indossava una benda intorno al suo braccio tutti i giorni perché non si sa mai. Non si sa mai.

Il nome dell’anima gemella di Izuku, di quel colore fresco e verde, inclinato di lato come se fosse stato scritto di tutta fretta, infilato dentro un limite invisibile, gli affollava il polso. Era talmente chiaro che non riuscì a leggerlo fino all’estate in cui compì quattordici anni e passò talmente tanto tempo fuori ad allenarsi in preparazione dell’esame per la UA che si abbronzò, diventando color caramello- anche sulle sue braccia e sul petto.

Fu sua madre a notarlo, puntandolo con il dito dopo cena quando lo costrinse ad aiutarla con i piatti. Esclamò qualcosa a proposito del verde, chiedendosi se poteva leggerlo o meno, visto che lei era troppo lontana. Prima che potesse avvicinarsi e prendergli il braccio per metterlo sotto la luce, Katsuki lesse il nome sul suo polso.
Appena lo fece gli cadde la scodella che aveva in mano. Rimbalzò sul pavimento- sua madre aveva smesso di comprare piatti che potevano rompersi quando aveva sei anni e fece esplodere la credenza per capriccio. Non riuscì nemmeno a processare il nome- come- non aveva mai detto- che lui non- e io- che cazzo- che cazzo?!

Tenne il polso coperto da un polsino quella sera finché non entrò nella UA- lo toglieva solo quando doveva lavarsi, altrimenti lo indossava sempre. Katsuki non sapeva come sentirsi a riguardo, quindi in mancanza di alternative fece quello che gli riusciva meglio.

Si incazzò.
 
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All Might notò la benda praticamente subito. Izuku si ricordò di essere arrossito e di aver balbettato e spiegato che non era qualcosa che era pronto ad affrontare. Un’anima gemella era una responsabilità enorme. Izuku disse di non essere pronto- c’erano così tante altre cose che voleva fare.

Ricevette uno sguardo un po’ stranito a quelle parole, come se All Might provasse pena per lui o forse stava ripensando a certe cose, ma alla fine nulla cambiò. Izuku si allenò ancora e ancora e ancora finché, finalmente, il giorno dell’esame, gli fu dato il regalo che era il quirk di All Might.

Quello fu anche il giorno in cui vide chiaramente il proprio marchio per la prima volta dopo mesi. (Non lo guardava quando si lavava, non ne aveva bisogno, sapeva che era lì.) Dopo che Recovery Girl gli guarì gli arti, eccolo: blu e viola come un livido che non ne voleva sapere di guarire, spiccando orgoglioso sul suo braccio come se fosse stato scritto di proprio pugno da Katsuki.

Forse, se… Forse, se Izuku avesse saputo che Katsuki voleva essere la sua anima gemella, non lo avrebbe nascosto. Ma no, non lo sapeva, non credeva proprio che Katsuki potesse volerlo- quindi lo coprì di nuovo appena poté. Nessun altro lo vide e ne fu sollevato.
 
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Il primo giorno di lezioni, no, in verità il primo giorno in cui si vestirono per andare in palestra, negli spogliatoi- Izuku era così concentrato su quello che avrebbero potuto imparare che si dimenticò che quei ragazzi non erano gli stessi delle sue scuole medie. Quei ragazzi erano abituati a vedere Izuku con bende in strani posti, una sempre sul braccio nello stesso punto, giorno dopo giorno.

I suoi nuovi compagni di classe della Yūei non erano ben informati. Iida fu quello che lo notò e che chiese se fosse stato ferito, se aveva bisogno di aiuto. Izuku era imbarazzato quando gli spiegò che non era una ferita, era solo…
“Una voglia,” Disse Izuku, le parole che gli scapparono prima che potesse fermarle. “Qualcosa con cui sono nato ma che non mi sento a mio agio mostrare…”
“Cos’è?” Chiese qualcuno. Izuku non aveva ancora imparato i nomi di tutti quindi non era sicuro di chi fosse. “Un marchio dell’anima gemella?”

Izuku tacque con uno schiocco di denti, stringendosi il braccio. Avrebbe anche potuto urlarlo ad alta voce, però, perché ci fu un sussulto generale. “Hai un’anima gemella? Wow! Incredibile!” Urlò una voce sopra tutte le altre e Izuku sorrise nervosamente.

I suoi occhi trovano quelli di Katsuki in mezzo al chiacchiericcio e ai movimenti agitati e in quell’istante fu chiaro. Katsuki sapeva. Katsuki sapeva che Izuku sapeva. E mentre i suoi occhi si assottigliavano, Izuku era sicuro che Katsuki sapeva che Izuku sapeva che lui sapeva cosa ci fosse nascosto sotto la benda.

Qualcuno chiese di vederlo. Qualcun altro chiese di sapere il nome. Izuku sussultò alla prima richiesta e balbettò affannosamente per rifiutare la seconda. In quanto adolescenti, gli altri continuarono a chiedere con ancora più insistenza finché un sonoro BANG non li fece sobbalzare tutti quanti, facendoli tacere per la sorpresa.

L’armadietto di Katsuki aveva una bruciatura sul metallo dove l’aveva chiuso usando il suo quirk. “Chiudete quella cazzo di bocca, perdenti, è solo una cazzo di voglia merdosa sul braccio di un coglione qualsiasi.” Il suo sguardo e le sue parole erano veleno diretto a Izuku. C’era più della solita animosità; Izuku era bravo a capire quando Katsuki era scontroso come suo solito e quando invece era proprio incazzato. Era riuscito a sopravvivere la maggior parte delle scuole medie pur essendogli stato vicino, dopotutto.

Era il primo giorno che si erano conosciuti tutti quanti quindi la folla si zittì quando Katsuki ringhiò in quella maniera, chiaramente insicuri sul da farsi. Izuku fece quel che poté per scivolare via senza farsi notare. Katsuki lo fulminò con lo sguardo finché non decise di lasciare lo spogliatoio.

Iida sussurrò delle scuse ad Izuku per essersi impicciato nei suoi affari ma poi, senza nemmeno tirare il fiato, gli chiese che problemi avesse con Katsuki.

Izuku mormorò qualcosa riguardo una vecchia storia e si impose di non grattarsi la benda sul braccio, appuntandosi mentalmente di essere più prudente la prossima volta.

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Capitolo 3
*** "Una" botta e via ***


Note autrice: AU dove si resta incinti dopo “una botta e via”… Una specie di Omegaverse? Cioè sì, lo è, ma ho, ehm, modificato alcune delle cazzate nel fandom A/B/O che ho visto in giro e bla bla bla. Prima o poi farò un post bello grosso a riguardo perché BEH, ho un bel po’ di Pensieri e Opinioni riguardo il realismo di certe cose.
Non è il mio capitolo preferito ma eccolo qui in ogni caso.
Note trauttrice: rieccoci col terzo prompt! Non ho molto da dire questa volta, sono ancora presa malissimo con gli esami e vorrei suicidarmi ma sappiate che quel periodo tremendo a cui accennavo le scorse volte (e che probabilmente non interessava a nessuno MA DETTAGLI) SEMBRA che stia per finire. Anche se sono nel periodo esami fortunatamente per questa serie ho tutto già pronto e ci vogliono solo pochi minuti per editare il tutto su EFP quindi se tutto va bene aggiornerò una volta a settimana, durante il weekend. Spero che anche il nuovo capitolo vi piaccia, buona lettura!


 
“Una” botta e via
 

Probabilmente esisteva un qualche tipo di protocollo o regole o manuale per quella situazione ma, onestamente, Izuku non sapeva nemmeno da dove cominciare. Doveva cercare online? Se lo avesse fatto, cosa avrebbe dovuto cercare? Come capire quando sarebbe andato in calore prima del solito? Era troppo tardi per quello. Sette indizi per capire che un incontro occasionale si sarebbe trasformato in una sagra del calore e come evitarlo? Era troppo tardi anche per quello!

Un braccio caldo e sudato si drappeggiò sul suo petto e Izuku si irrigidì. Per un secondo rimase immobile, imitando il suo compagno di letto e- cos’erano, colleghi di lavoro? Ex compagni di classe? Ex amici? Amici? Dio, non c’era da stupirsi se Ochako lo chiamava “quel tipo” ogni volta che non usava il suo nome. Tutti sapevano chi fosse “quel tipo” quando si parlava con Izuku.

Era Katsuki- Kacchan- ovviamente. E anche cinque anni dopo essersi diplomati dalla scuola superiore insieme, tutti i loro compagni di classe ricordavano chiaramente che Katsuki era “quel tipo”.

“Smettila di borbottare.” Mormorò Katsuki, le sue labbra contro il collo di Izuku. Nel mezzo della sua sonnolenza, si era mezzo avvolto intorno ad Izuku. Un Katsuki in vena di coccole era terrificante quasi come un Katsuki incazzato, pensò Izuku, ma forse quello più spaventoso era il Katsuki che aveva trovato ad una festa quattro notti prima.
Spaventoso e anche indubbiamente affascinante. Izuku si morse il labbro, ricordandosi l’occhiata di fuoco che Katsuki gli aveva lanciato e la danza ancora più infuocata che avevano fatto. Non aveva mai visto Katsuki comportarsi così- non aveva mai pensato di volerlo vedere, per non parlare di essere la parte ricevente del-

La mano di Katsuki si impose fermamente sulle sue labbra. “Stai. Zitto.” Si era tirato su puntellandosi sul gomito, guardandolo con fare irritato. “Abbiamo scopato per tre cazzo di giorni, Deku. Tu mi farai dormire o giuro su Dio che dirò a tua madre che mi hai messo incinto apposta.”

Eh?” Berciò Izuku, la sua voce ovattata dal palmo di Katsuki. “Che intendi?! Non dirglielo!”
“Sei stato tu a non prendere abbastanza preservativi.” Ribatté Katsuki.
Izuku tirò via la mano del biondo dalla sua bocca. “Non sapevo saresti andato in calore! Non sapevo che sarebbe arrivata anche la mia! E dopo che abbiamo cominciato non è che esisteva una sorta di dannato servizio a domicilio per ordinare preservativi come abbiamo fatto con la pizza!”
Katsuki girò gli occhi, ma si fermò a metà dell’opera e, fissando un punto nel vuoto, disse: “È una genialata.”
“Cosa?”

“Un servizio a domicilio per i preservativi. Per tutti i tuoi fottuti bisogni. Potremmo comprarli in grosse quantità e poi consegnarli. Tanto nessuno di noi due sarebbe influenzato da qualcun altro.” Disse Katsuki, tirandosi a sedere. Era nudo, lo erano entrambi, e quindi Izuku non poté fare a meno di imbambolarsi a guardare la schiena di Katsuki. Era tappezzata di graffi e morsi.

Izuku si guardò le mani. Era stato lui?
C’era un po’ di sangue sotto le sue unghie e, beh, non aveva mai visto un calco del suo morso ma chi altri avrebbe potuto lasciare quei marchi? C’erano solo loro due!
Quindi sì, la risposta era sì. Era stato lui.

Izuku sospirò. Non aveva ancora capito cos’erano l’uno per l’altro dopo aver scopato insieme in quel modo e aveva il presentimento che non ne avrebbe avuto idea per mesi, o forse anche anni.
Ma quando Katsuki si stese di nuovo, di buon umore, ancora accoccolato contro Izuku, pensò… Beh. Forse poteva conviverci.

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Capitolo 4
*** Imbattersi l'uno nell'altro, letteralmente ***


Note autrice: Mio dio che fluff. Devo andare da un dentista dopo questo. Disgustoso. Lo adoro.
Questa è una AU dove sono sconosciuti in un mondo dove non ci sono gli hero, non si conoscono da prima e non esistono i quirk. Perché è venuto fuori così, ok? Ok.
Note traduttrice: Lunedì ho il primo dei miei esami. Sto cagando mattoni.
 
 
Imbattersi l’uno nell’altro, letteralmente
 


 
Katsuki, le cuffie nelle orecchie che riproducevano la musica forte abbastanza da tenere fuori il suono del treno e delle chiacchiere delle persone intorno a lui, era del tutto ignaro della collisione incombente con un altro essere umano finché non accadde. Barcollò in avanti e afferrò per il rotto della cuffia il palo accanto al quale stava aspettando il suo treno, e si girò verso lo stronzo che lo aveva urtato, le labbra già arricciate in un ringhio e pronte a un insulto.

Le parole gli morirono strangolate sulla lingua quando guardò in basso per vedere un giovane uomo col sedere per terra, libri e carte sparpagliate intorno a lui, lentiggini sulle guance arrossate che si massaggiava la fronte. Alzò lo sguardo verso Katsuki, gli occhi grandi e verdi larghi per lo shock e il dispiacere. Le scuse gli eruttarono dalle labbra come un geyser, investendo Katsuki che le sentì solo perché uno degli auricolari si era tolto a causa dello scontro.

“Oddio mi dispiace, davvero! Non stavo guardando dove andavo, non volevo venirti addosso! Scusa, oh cielo. Oddio.” Si guardò velocemente intorno e arrossì. “Oddio devo sbrigarmi-“ Si mise in ginocchio, affaccendandosi per radunare velocemente le carte.

Katsuki si inginocchiò per aiutarlo prima ancora di pensarlo. Prese uno dei quaderni, riempiendolo di fogli e impilandone qualcuno anche sopra la copertina senza nemmeno guardare. L’intera pagina era fitta di appunti e disegni di supereroi. Si bloccò, alzò gli occhi e incrociò lo sguardo con il ragazzo dagli occhi verdi.

Il ragazzo arrossì subito di una tonalità ancora più intensa e balbettò: “N-non è nulla di strano! Sono solo personaggi per una mia storia!”
“Tu scrivi?” Chiese Katsuki inarcando un sopracciglio.
“Io, uhm… Ci provo?”
“Tipo, un romanzo o…”
“Oh!” Il ragazzo abbassò la testa ma non prima che Katsuki notasse lo scorcio di un timido sorriso. “Circa. È più una sceneggiatura … S-sto provando a farla diventare un manga, in realtà…”

“Ti servirebbe un disegnatore per quello.” Disse Katsuki. Lanciò uno sguardo ad un’altra pagina e la prese. La conversazione sembrava aver distratto l’altro ragazzo dal recuperare i propri fogli perché semplicemente sospirò e annuì mestamente, seduto sul pavimento.
“Sì… ne avrei bisogno…”
“Per tua fortuna, ne conosco uno.” Commentò Katsuki. “Scommetto che sarebbe disposto ad aiutarti più che volentieri.”
Immediatamente, degli occhi brillanti e un sorriso accecante inchiodarono Katsuki dov’era. “Davvero? Ne conosci uno? Chi?”

Katsuki tirò fuori una penna dalla tasca e scribacchiò un nome e un numero dentro la copertina del quaderno che aveva in mano. “Il suo nome è Bakugou Katsuki. È uno studente di arte all’istituto qui vicino. Penso faccia al caso tuo… uhm…”
“Midoriya!” Rispose lui con entusiasmo, allungando le mani verso il quaderno. “Midoriya Izuku. Dici sul serio? È bravo? Quanto flessibile è il suo programma? È solo che faccio tutorato e ho un sacco di corsi e-“
“Per uno come te,” Sorrise Katsuki, “penso che possa trovare il tempo.” Restituì il quaderno e le pagine. Izuku riuscì a raccogliere il resto e a rimettersi in piedi nello stesso momento di Katsuki.
“Davvero? Grazie! Ah, qual è il tuo nome?”

Katsuki ghignò senza nasconderlo. “Perché? Non mi hai sentito la prima volta che te l’ho detto? È Bakugou Katsuki. Piacere di conoscerti.”
Izuku lo fissò. Il rossore tornò sul suo viso ma non sembrò accorgersene. Invece, avanzò, afferrò la mano di Katsuki e lo guardò con speranza che brillava in quei meravigliosi occhi verdi. “È stato bellissimo conoscerti, Bakugou.”

Katsuki sentì il cuore che gli palpitava nel petto. Le mani di Izuku erano calde; la sua stretta salda.
Aveva un buon presentimento riguardo a tutta quella faccenda- e quel sentimento non andò via nemmeno dopo che riuscì finalmente ad arrivare al proprio appartamento quella notte.

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Capitolo 5
*** Ex si ritrovano dopo anni di silenzio ***


Note dell’autrice: Oh merda, questo necessita di avvertimenti: vaghe menzioni di personaggi morti, lol oooops
Note traduttrice: Ho cominciato di nuovo a lavorare, ho appena finito il mio primo giorno. Sono K.O. Buon capitolo.

EDIT 06/06/2018: Mi sono dimenticata di dire che a questo prompt c'è un seguito, ovvero Reconnected, che è il prossimo lavoro che tradurremo essendo arrivato terzo nel sondaggio! Enjoy!
 
Ex si ritrovano dopo anni di silenzio
 


Accadde nel corridoio della Yūei, uno di quelli con le finestre che si allungavano imponenti dove gli studenti passavano spesso ma senza mai fermarsi a guardare fuori. Il panorama non era poi così bello- dava semplicemente sul cortile d’ingresso che conduceva al cancello, ma fu la vista di quel cortile da un’angolatura differente che fece fermare Izuku in quel punto. Si appoggiò all’intelaiatura della finestra, e guardò fuori mentre gli studenti si sbrigavano a lasciare l’edificio scolastico.

Erano emozionati, ovviamente, alcuni correvano e saltavano, altri camminavano sottobraccio mentre se ne andavano. La scuola aveva chiuso per una vacanza e Izuku era ben cosciente che quei ragazzi avrebbero sfruttato il tempo libero. Li aveva addirittura incoraggiati, perché sarebbero stati quattordicenni e quindicenni solo per un anno, e sarebbero stati così liberi solo per poco tempo. Alcuni di loro si sarebbero scontrati con il mondo adulto nel prossimo anno e mezzo- ma se le cose fossero andate come voleva lui, nessuno dei suoi studenti avrebbe visto quel mondo crudele se non una volta diplomanti e pronti ad affrontarlo.

Izuku captò dei passi sulle piastrelle del pavimento dietro di lui, ma erano talmente sicuri e cadenzati che non si voltò a guardare chi fosse. Suonavano come se il loro proprietario sapesse benissimo dove andare.
A quanto pareva, invece, non lo sapevano; erano solo veloci e sicuri di sé anche quando avevano perso la strada. Una mano si allungò e lo picchiettò sulla spalla. “Scusa.”

Izuku si congelò. Le braccia incrociate si premettero contro il suo petto così forte che per un secondo non riuscì a respirare. Si costrinse a prendere un profondo e doloroso respiro; poi, lentamente, si girò.

Katsuki lo riconobbe nell’istante in cui incrociarono lo sguardo. Tirò via la mano come se si fosse scottato e l’espressione leggermente irritata che indossava sempre- faccia scazzata, come la chiamavano anni fa- si trasformò in un’emozione che Izuku non riuscì a riconoscere immediatamente. In quel momento ebbe la risposta alla domanda che si poneva da tempo: per quanto tempo io e Katsuki dovremmo non vederci o parlarci per diventare di nuovo degli sconosciuti?

Non sarebbero mai diventati dei veri estranei, non dopo tutto quello che c’era fra di loro, ma in quel momento erano diventati quanto di più vicino a “sconosciuti” ci fosse per i loro standard. “Sì?” Chiese. “Cosa c’è?”

Sembrava che Katsuki avrebbe preferito ingoiare la sua stessa lingua piuttosto che parlare. Era un’espressione che Izuku conosceva bene. I suoi studenti l’avevano tutte le volte che avevano fatto una cavolata e non ne volevano parlare.

“Beh?” Chiese Izuku, cercando di essere il più paziente possibile. Poteva essere paziente, molto paziente. “Di cosa ha bisogno, Bakugou-san?”
Le sopracciglia di Katsuki si aggrottarono. “Che cazzo, non sapevo fossi tu.”

Il sorriso di Izuku rimase stampato sulle sue labbra. Poteva sorridere fino alla fine del mondo- aveva sorriso durante la fine del mondo. Più di una volta. Sorridere a Katsuki in quel momento era nulla. “Sono sicuro che siamo entrambi molto sopresi di rivederci qui. Credevo fosse andato… Dov’era? In America? Mi ricordo come l’avevano accolto a braccia aperte solo-“

“Smettila con le cazzate.” Lo schernì Katsuki. “Non lascerò che tu mi parli come se fossimo qualche tipo di fottuti conoscenti o merda simile.”
“Oh, davvero?” Chiese Izuku. “Dovremmo comportarci come estranei, quindi? Sono passati nove anni dall’ultima volta che ci siamo parlati. Ma immagino che cancelli i sei anni che abbiamo passato insieme come fidanzati e i, quanti erano, tredici anni prima in cui tu eri il mio bullo?” Inclinò la testa da un lato, il suo tono dolce, il suo sorriso ancora di più. L’espressione di Katsuki si era accartocciata così tanto che sembrava dolorosa.
“Che cazzo- Potresti solo- Smettila di parlare così!” Katsuki si passò una mano nei capelli. Erano abbastanza scarmigliati, quindi il gesto non cambiò molto. “Dio santo, sta andando molto peggio di come aveva detto Ochako.”
Izuku si chiese se quello era cosa si provava a essere un blocco di ghiaccio. A essere rinchiuso dentro un cristallo. Avrebbe potuto chiederlo a Shouto, ma… Beh. Non era più possibile.
Scusa?

L’espressione sul viso di Katsuki in quel momento la conosceva. Era la stessa che Ochako gli rivolgeva quando si salutavano alla sua porta d’ingresso, le mani sulle sue spalle mentre si tirava indietro da un abbraccio, “L’ultimo, lo giuro!” diceva sempre, ma non lo era mai. Era l’espressione di un amico preoccupato. Preoccupato per lui. Non c’era nulla di cui Katsuki dovesse preoccuparsi. “Izuku, possiamo parlare? Da qualche parte, non qui. In privato-“
“No.” Disse Izuku. Le parole gli uscirono fragili e affilate, schegge di vetro rotto che gli riempirono la gola. “No. Non voglio stare da solo con te.”
Katsuki sbatté gli occhi, preso in contropiede. Izuku era affascinato da quanto velocemente la sua conoscenza delle espressioni di Katsuki gli stesse tornando. Forse non erano per niente degli sconosciuti- non riuscivano nemmeno a fingere di esserlo! “Cosa? Cosa dovrebbe significare? Voglio solo parlare-“
“Non voglio parlare con te.” Non ce la faccio a parlare e basta con te. “Non c’è nulla che diresti che potrebbe interessarmi.” Ho bisogno di più di parole e basta. “Dovresti andare a casa.” Ti prego, vieni a casa con me. “Non ho bisogno di te.” Non posso stare da solo stanotte.

Katsuki fece quello che faceva sempre. Ignorò completamente quello che Izuku aveva detto e agì basandosi sul suo istinto e i suoi impulsi. Braccia forti si avvolsero intorno alle spalle di Izuku e lo strinsero in un abbraccio che gli fece perdere l’equilibrio. Izuku, temendo di cadere a causa della sua gamba ferita, si aggrappò a Katsuki con entrambe le mani.
Uno di loro stava tremando come una foglia al vento. Izuku era abbastanza sicuro di essere lui.

“Sei un dannato idiota. Prima All Might e poi tua madre.” Sussurrò Katsuki nel suo orecchio. Il suo respiro è caldo- caldo come il suo abbraccio. Izuku chiuse gli occhi e si rannicchiò contro la sua spalla. Si sentì come se si stesse sciogliendo, come se stesse sentendo qualcosa per la prima volta dopo settimane. “E poi la tua fottuta gamba e la tua carriera e me- merda, pure io. Ti ho fatto questo. E ora Shouto, cazzo- porca puttana, Izuku, smettila di aiutare gli altri e trova del tempo per aiutare te stesso.”

Izuku non riuscì a rispondere; i suoi respiri spezzati non gli lasciavano esalare nessuna parola sensata quindi non ci provò nemmeno. Si aggrappò a Katsuki e pianse e basta.

Katsuki lo strinse per tutto il tempo.

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Capitolo 6
*** Cravatta ***


Note traduttrice: Gli esami non sono per niente finiti ma oggi per me si chiude un capitolo bruttissimo della mia vita. Festeggiamo con questo bellissimo prompt! Questo è il penultimo capitolo della raccolta, alla settimana prossima con l'ultimo! Bacioni!


Cravatta
 

Izuku sussultò quando una mano chiuse l’armadietto di fianco al suo sbattendolo. Il suono echeggiò nella stanza silenziosa, un colpo che sbatacchiò come il suo cuore contro le costole. Le sue mani si congelarono sulla cravatta che era riuscito solo a passarsi intorno al collo, ma non ad annodare. Si girò lentamente per rivolgere la propria attenzione a Katsuki.
Il suo compagno di classe gli torreggiò sopra, gli occhi rossi stretti in due fessure, scoppiettando con il fuoco che non c’era nelle sue mani. Non ancora. “Deku.” Chiese, il tono di voce basso. “Che cazzo pensavi di fare?”
Izuku sbatté gli occhi. Aprendosi automaticamente in un sorriso, disse: “Cambiarmi?”

La mano libera di Katsuki afferrò il davanti della camicia di Izuku. Lo spinse contro il suo armadietto. Izuku istintivamente portò una mano indietro per attutire il colpo mentre l’altra era premuta contro il petto di Katsuki. “Cambiarti.” Lo derise Katsuki, il labbro tirato indietro mentre lo scimmiottava. “Ti stavi solo cambiando. Beh, allora vuol dire che per te è del tutto normale guardare il culo di qualcuno mentre ti cambiavi.”
“Non stavo-“ Cominciò Izuku, ma si ammutolì quando Katsuki invase ancora di più il suo spazio personale chinandosi verso di lui talmente tanto che il suo respiro caldo si scontrava sulle labbra di Izuku. “K-Kacchan-“
“Tu sei mio, Deku.” Disse Katsuki, fissandolo dritto negli occhi. “E non mi piace che qualcosa di mio fissi il culo di coglioni come quel coglione di Scarface.”

Oh. Izuku sbatté gli occhi. Katsuki era geloso. Shouto era quello che di solito stava dalla parte opposta della panca rispetto a quella di Izuku, quindi ogni volta che si girava da quella parte spesso notava il suo amico. Non ci aveva mai pensato più di tanto, ovviamente. Shouto era suo amico. Katsuki era il suo ragazzo. C’era una gran bella differenza lì. Una di quelle differenze era che cose come questa avevano un effetto su Katsuki.

Izuku guardò in basso. Le sue guance erano arrossate mentre borbottava: “Non lo guarderei mentre mi cambio se potessi guardare te invece, Kacchan.”

Dopo un momento di silenzio da parte di Katsuki, Izuku si azzardò a guardarlo da sotto le sue ciglia. Il viso di Katsuki era dipinto di un’adorabile sfumatura rosa. Il cuore di Izuku si sciolse alla vista e non poté evitare di sorridere.
“Coglione.” Disse Katsuki vedendo quel sorriso. Eliminò la miserabile distanza tra di loro finché non furono bacino a bacino. “Stronzetto.” Le sue dita di arricciarono intorno alla cravatta di Izuku, usandola per tirargli la testa più vicino. “Ti smanetti con questa merda?”
“Mi smanetto con cosa?” Chiese Izuku, come se non sapesse cosa intendesse Katsuki. Non smise di sorridere. Fece scorrere le proprie mani in basso, cercando e trovando i fianchi di Katsuki e fermandole lì.
“Pervertito.” Sussurrò Katsuki. Il suo viso era rosso. Izuku alzò il mento quel tanto che bastava per poggiare il più leggero dei baci sulle labbra di Katsuki. “Cosa direbbero tutti quanti se sapessero che mi hai provocato per farti maltrattare apposta?”

Izuku sapeva cosa avrebbero detto. Probabilmente la stessa cosa che Ochako aveva detto quando le aveva riferito che lui e Katsuki stavano insieme quando avevano cominciato il terzo anno. Aveva cercato di fermarli per un mese, anche se invano. Invece di rispondere, lo baciò di nuovo.
Katsuki questa volta rispose al bacio. Era bollente come il suo sguardo e fu più denti che labbra nei primi secondi. Izuku mugolò quando Katsuki affondò i denti nel suo labbro inferiore, tirandolo aspramente prima di succhiarlo. Gli occhi di Izuku sfarfallarono e si chiusero mentre si baciavano. Le sue dita strisciarono sui fianchi di Katsuki, scivolando sotto la giacca della sua uniforme, seguendo la linea dei muscoli e delle costole fino in cima.

Proprio quando era riuscito a estorcere a Katsuki la sua lingua per poterla succhiare, Katsuki fece un lungo passo indietro. Izuku tremò per l’improvvisa perdita di calore corporeo. “Kacchan?” Cercò di tirarselo di nuovo vicino, ma le mani di Katsuki lo tennero indietro.
Scattarono improvvisamente, stringendo la cravatta di Izuku in maniera ordinata. Izuku sbatté gli occhi e poi guardò giù per vedere che Katsuki aveva annodato la sua cravatta perfettamente dritta, invece della versione più corta che preferiva. “Eh?”
Katsuki ghignò mentre alzava un dito. “Ecco un dannato consiglio dal tuo ragazzo, nerd. Uno: non guardare nessun’altro oltre a me.” Aggiungendo un secondo dito, disse: “Due: non provocarmi a scuola, testa di merda, o la prossima volta mi assicurerò che quel cazzetto mezzo duro che ti ritrovi diventi un durello coi controfiocchi che sarai tu a dover gestire.”

Izuku aprì la bocca per protestare ma si fermò prima di farlo. Forse guardare Shouto era stato un incidente, ma il resto? Beh. Ogni volta che era geloso Katsuki baciava come un uomo che affoga brama l’aria. Poteva davvero prendersela con Izuku perché voleva essere baciato in quel modo tutte le volte?
A quanto pareva, sì. Poteva.

Compiaciuto come un gatto ben pasciuto, Katsuki ancheggiò fuori dallo spogliatoio. Izuku guardò male la sua cravatta perfettamente annodata e borbottò: “Se sai annodare una cravatta, perché non te la metti mai, Kacchan?” Sul serio, il suo ragazzo era il più ridicolo di tutti.

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Capitolo 7
*** Fastball special ***


Note Autrice: Eccoci qui, l’ultima fic di questa collezione di oneshot. Grazie a tutti per aver letto!
Note traduttrice: Ecco a voi l'ultimo capitolo di questa raccolta! Sarebbe dovuto uscire il weekend scorso in realtà, ma ero talmente presa dagli esami che non ci ho nemmeno pensato. Solo questa settimana ho dato tre esami in cinque giorni... Ma ieri ho finalmente finito la sessione, quindi ora sono libera come l'aria! 
Vi comunico che il prossimo lavoro di traduzione sarà Reconnect; extended version, che altro non è che lo sviluppo più approfondito di una dei prompt di questa raccolta ovvero "Ex si ritrovano dopo anni di silenzio". Devo ancora iniziare a lavorare sulla traduzione, quindi dovrete aspettare un pochino prima di leggerla - anche perché è bella lunghetta come One Shot.
Ho finito con le chiacchiere, buona lettura!
 
 
Fastball Special
 

“Senti!” Gridò Izuku sopra la raffica scrociate di esplosioni che gli stavano piovendo attorno. “Io lancio te. È così che funziona. Io ho la super forza. Sono io quello che tira!”
“Io posso tirare più lontano.” Replicò Katsuki. Abbassò la testa dietro un muro che si dimezzò dopo un’altra pioggia di proiettili. Stava correndo, però, e non era lì quando cemento e polvere caddero al suolo.
“Forse, ma quella è una dannata palla da baseball Kacchan. Non una persona!” Izuku sottolineò il concetto tirando un pugno a un missile per fargli cambiare direzione prima che gli esplodesse in viso. Esplose comunque, ma di solito era in squadra con Kacchan. Izuku era quanto a prova di esplosione uno potesse essere in solo una tuta e occhialoni.

“Ma anche no. Fanculo. Mi sparo lassù da solo se devo!” Katsuki scavalcò quella che una volta era una macchina, ma non lo era più. Attraversò la strada in una corsa disperata e si abbassò per scivolare sotto un’altra macchina, in fiamme questa volta. Izuku vide il suo piede e lo afferrò, tirandolo fuori per intero dall’altra parte.
“Non puoi volare così in alto. E io non posso saltare così in alto. Lascia che ti tiri, Kacchan.” Cercò di lasciare la sua voce spoglia di divertimento. Fallì miseramente. “Sarebbe come in quel cartone animato di All Might che guardavamo quando eravamo piccoli!”

Katsuki sospirò pesantemente. “La tua mira fa schifo.”
“Puoi aggiustarla tu.”
“Tu… Fanculo. Va bene.” Si accovacciò. “Ma se cadrò verso la mia morte perseguiterò il tuo ossuto culo così tanto che non scoperai mai più.”
“Oh, niente sesso spettrale?” Chiese Izuku mentre sollevava Katsuki.
“… Non degnerò questa domanda di merda con una rispoOOOOOOOOOOOOOOOOHHHH! VAFFANCULOOOOOOOO!”

Izuku si alzò per un momento, guardando il suo fidanzato sfrecciare attraverso l’aria ad una velocità spropositata. Con una mano fece da scudo ai suoi occhi contro il sole per assicurarsi di vedere tutta la parabola finché Katsuki non atterrò in cima al robot gigante. “Hah!” Disse tra sé e sé. “Centrato in pieno.”
Katsuki era atterrato vicino alla testa. Izuku guardò finché le esplosioni non ricominciarono di nuovo- questa volta da una macchina che stavano combattendo. Con un sorriso, scattò in quella direzione. Katsuki poteva anche sopravvivere il volo e l’atterraggio sul robot, ma probabilmente non la caduta che ne sarebbe conseguita.

E, a essere onesti, Izuku aveva sempre amato afferrare Katsuki a mezz’aria. Tirarsela era incredibilmente divertente.

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