Piccoli maghi crescono

di Cicciolgeiri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Fred Weasley II ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Rose Weasley ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Fred Weasley II ***


Da quant’era esattamente che non si faceva una dormita degna di quel nome? George Weasley non lo sapeva con precisione: ventidue mesi, a occhio e croce, ossia da quando il piccolo e adorabile (e con adorabile si intende semplicemente pestifero) Fred Weasley II aveva aperto i suoi occhietti vispi sul mondo per la prima volta. Fred, nonostante avesse una carnagione piuttosto scura, aveva una zazzera di capelli rossi in testa, qualcosa che era parecchio simile ad un petardo esploso. Inoltre somigliava molto a suo padre e quindi anche a suo zio, del quale portava il nome.
<< Buon sangue non mente! >> aveva esclamato allegramente Arthur Weasley dopo che il nipotino gli aveva praticamente spalmato il formaggino sulla faccia. Ed era vero, accidenti! Era proprio vero! Quello non era un ragazzino, era una peste bubbonica! Una volta, George si era sorpreso a pensare a quanto avessero fatto passare lui e Fred senior ai loro genitori e, per un attimo, aveva provato una profonda compassione. Ma era stato solo un attimo.
In effetti, se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, allora George poteva stare tranquillo, perché, quando il piccolo Freddie sarebbe stato abbastanza grande, sarebbe potuto diventare un valido socio in affari e, non appena sarebbe arrivato il momento, le redini dei Tiri Vispi Weasley sarebbero sicuramente passate a lui.
George si rigirò nel letto con un’espressione soddisfatta sul volto: sì, con suo figlio poteva pure star sicuro che il negozio non sarebbe andato in malora. Freddie era il suo degno erede e che erede, per Merlino! Non vedeva l’ora che si rivelasse per ciò che era, sì, perché George lo sapeva che suo figlio era un mago, solo che ancora non aveva fatto nulla per dimostrarlo.
<< Probabilmente è solo un po’ pigro >> gli aveva detto un giorno Angelina, per tranquillizzarlo, << e, poi, dopotutto, ci sono maghi che non si rivelano fino agli undici anni! >>
George stava per risponderle che, se il figlio se la fosse presa comoda per quei prossimi undici anni, probabilmente lui non sarebbe sopravvissuto, ma Fred gli sputò in faccia la pappa che stava mangiando, così il discorso finì lì.
<< George? >> mormorò con la voce impastata dal sonno Angelina, sbattendogli una mano in faccia senza troppi complimenti (quella doveva essere la sua concezione di “dolce risveglio”), << George, il bimbo piange >> e George sapeva fin troppo bene che quella frase in realtà voleva dire: “George, smettila di ronfare e vai a controllare tuo figlio!”.
<< D’accordo, Angie, vado io >> biascicò, stiracchiandosi e sbadigliando un paio di volte. Sua moglie mormorò qualcosa che somigliava vagamente ad un “grazie”, poi si girò dalla parte opposta e riprese a dormire. George si scrollò di dosso le coperte e ciabattò di malavoglia fino alla camera del bambino, passandosi una mano tra i capelli rossi già scompigliati di loro. Non gli sembrava che Freddie stesse piangendo, anzi: rideva di gusto.
<< Si può sapere che ci trovi di tanto divertente? >> domandò, a metà tra il divertito e il seccato, affacciandosi sulla culla del bimbo. Che era vuota. Gli ci volle qualche secondo per assimilare quel concetto: vuota. Non appena si fu reso pienamente conto della situazione, iniziò a frugare scioccamente tra le copertine, sotto al cuscino … alzò persino il materasso, come se Freddie si potesse nascondere lì sotto.
<< Fred? >> lo chiamò, guardandosi attorno nel buio della stanza, << Dove cavolo ti sei cacciato? Giuro che se ti prendo io … >> ma, all’improvviso, udì una risatina infantile e qualcosa gli cadde sulla spalla: un qualcosa che lui, con suo grande rammarico, aveva imparato a conoscere fin troppo bene; pupù, come amava chiamarla Angelina. E, a giudicare dall’odore, doveva essere fresca fresca. In quell’istante, una bizzarra consapevolezza gli balenò in mente e sentì lo stomaco aggrovigliarsi (e non era solo per la puzza). Così, con cautela, sollevò lo sguardo verso il soffitto e lo vide: Fred rimbalzava allegramente sul soffitto, a testa in giù, con il contenuto del pannolino che colava giù inesorabilmente.
<< Per le mutande di Merlino! >> urlò George << Angelina! >> chiamò, riuscendo a schivare per un pelo una nuova scarica di pupù, mentre Fred rideva come un matto e si destreggiava in una serie di evoluzioni per aria.
<< Che c’è? Che è successo? >> chiese la donna spaventata, raggiungendolo in meno di un secondo.
<< Fred sta volando, guarda! >> spiegò lui al settimo cielo, indicando il soffitto. Angelina sollevò lo sguardo e gli occhi le si illuminarono: << Freddie, amore della mamma! >> cinguettò in falsetto, iniziando a saltellare sul posto per l’emozione. Il bambino per tutta risposta si abbarbicò al lampadario e le fece una pernacchia, per poi scoppiare a ridere.
<< Aspetta, Freddie, continua a volare: papà deve farti una foto! >> esclamò George correndo fuori dalla stanza alla velocità della luce, mentre Angelina era scoppiata a piangere: << Il mio bambino! >> ripeteva con orgoglio << Il mio piccolo Fred è un mago! >>

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Rose Weasley ***


Capitolo 2: Rose Weasley

Trentadue. Quell’anno erano trentadue. Sembrava passato un nulla da quando aveva messo piede per la prima volta ad Hogwarts e adesso si ritrovava sposato, padre di due figli e con un lavoro di tutto rispetto al Ministero. Il tempo passava, per Merlino! E passava anche veloce, troppo per i suoi gusti! Trentadue … Sospirando profondamente, mise la chiave nella toppa di casa e la girò, facendo scattare la serratura. Aprì la bocca con l’intenzione di annunciare ad Hermione il suo ritorno a casa, ma non ne ebbe il tempo, perché, prima che potesse fare qualsiasi cosa, venne investito da una furia dai capelli rossi e le parole gli morirono in gola.
<< Allora, Ronron >> esordì George Weasley allegramente, prendendolo sottobraccio e trascinandolo verso la poltrona più vicina. Il salotto era gremito di gente, palloncini incantati che svolazzavano per aria e c’erano festoni dappertutto. Non poteva crederci: nella sua mente alquanto confusa si levò un grido disperato. No, non una festa a sorpresa!
<< Quanti sono, esattamente? >> proseguì George, sfoderando una delle sue migliori espressioni diaboliche.
<< Trentadue! >> tuonò la folla. Ron gemette, mentre sua madre correva ad abbracciarlo per fargli gli auguri e Harry stappava una bottiglia di Whisky Incendiario.
<< Auguri, tesoro! >> esclamò Hermione gioiosamente, abbracciandolo anche lei e porgendogli un pacchetto regalo.
<< Sì, sì, sì >> tagliò corto George con aria impaziente, << tanti auguri, tesoruccio! Ora vieni qui che devo tirarti le orecchie … >> e si protese verso di lui, ma Ron fu più svelto e andò a nascondersi dietro Ginny.
<< Non pensarci nemmeno! >> lo ammonì girando attorno alla donna per sfuggire al fratello, mentre tutti quanti ridevano di gusto.
<< Ma si può sapere perché voi uomini siete sempre così infantili? >> sbottò Ginny, bevendo un sorso dal suo bicchiere senza riuscire a trattenere un sorriso.

<< Scommetto che il mio regalo è quello che ti è piaciuto di più >> fece Harry mentre lo aiutava a spazzare via da terra i resti del banchetto. Harry gli aveva regalato un set per la manutenzione dei manici di scopa e, in effetti, era stato uno dei doni che più aveva gradito. Sorrise, trangugiando uno degli ultimi pezzi della deliziosa torta preparata da sua madre Molly per l’occasione. << Sì, Harry, a proposito: grazie … e poi, nonostante stia diventando un vecchio bacucco, mi sono divertito stasera! >>
Harry scoppiò a ridere: << Vecchio bacucco? >> ripeté divertito, << Ricordati che siamo sulla stessa barca: non dire queste cose in mia presenza o farai cadere in depressione anche me! >>
Ron rise. << Hai ragione, amico >> disse, abbandonando la scopa accanto al tavolo e mettendosi a sedere << scusa tanto >>
Harry lo imitò, esausto, e Ron appoggiò il mento sulle braccia, rivolgendo lo sguardo ai bambini che giocavano nel salotto, sorvegliati dalle mamme e dalla nonna.
L’unica che era rimasta in disparte era, come al solito, la sua piccola Rosie. Rose era una bambina timida, riflessiva, molto intelligente, ma troppo chiusa, per come la pensava lui, nonostante Hermione cercasse sempre di rassicurarlo dicendogli che la piccola sarebbe diventata più intraprendente col passare del tempo.
La bambina stava cercando di prendere un grosso tomo di Storia della Magia su una delle mensole più alte della libreria. Ogni volta che Ron la vedeva con uno di quei libroni in mano gli si gelava il sangue nelle vene e si era ripromesso di punirla se l’avesse sorpresa a studiare troppo non appena incominciata la sua carriera scolastica. La piccola continuò a protendere le manine verso l’alto e il libro ebbe uno strano fremito. Sia la testa di Ron che quella di Harry si sollevarono all’improvviso e i due, riscuotendosi dallo stato di torpore post festa in cui erano caduti, si scambiarono uno sguardo teso.
Rose si mordicchiò il labbro (gesto che aveva ereditato dalla madre), mettendosi in punta di piedi e protendendosi ancora di più verso la mensola. Stavolta, il libro che aveva attirato la sua attenzione, schizzò in avanti andandosi a schiantare contro la parete di fronte e ricadendo sul divanetto a pochi centimetri da Hermione, che rimase a bocca aperta.
Quello era quel genere di momenti che si annotano nell’album di famiglia, quel genere di momenti che si raccontano ai propri figli, troppo cresciuti per ricordare, quel genere di momenti che fanno capire ai trentaduenni di nome Ronald Weasley che, infondo, non sono per niente vecchi bacucchi. La scoperta dei poteri magici.
Ciò che successe dopo fu semplicemente caos: in meno di un secondo tutti corsero verso Rose, che era rimasta piuttosto sorpresa dalla sorte che era toccata al libro, e iniziarono ad abbracciarla, a scompigliarle i capelli, a complimentarsi.
Ron prese in braccio la sua piccolina e, guardando in quei vispi occhietti castani, così simili a quelli di Hermione, sorrise: altro che set per la manutenzione dei manici di scopa! Quello sì che era un regalo con la “r” maiuscola!
<< Grazie, tesoro! Questo era il regalo più bello che potessi fare al tuo papà! >> mormorò, abbracciandola.
<< Auguri, papà >> fece lei felicemente, con la sua vocina infantile, schioccandogli un bacio sulla guancia.


Ecco qui un'altro capitolo! Ringrazio tutti coloro che hanno iniziato a seguire questa raccolta e scusate tanto il ritardo, ma non ho avuto proprio tempo di scrivere! Recensioni e suggerimenti x i prossimi chappy sn bene accetti come al solito!!!! BACIIIII !!!!!!

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