Beast

di mvstrxl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 {Restart} ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 {A simple kind of life} ***



Capitolo 1
*** Cap 1 {Restart} ***


-Akane-
La voce di Juuzou le giunse dritta al cuore guidandola fuori dal dedalo dei suoi pensieri. Il giardino dell'ospedale era vuoto e attorno a loro la natura era stata messa a dormire dal gelo.
La ragazza abbassò lo sguardo verso l'albino seduto sulla sedia a rotelle e un velo di tristezza si posò sui suoi occhi: la vista del moncone le procurava sempre una fitta di dolore, le ricordava la battaglia che entrambi avevano combattuto, che avevano vinto e perso allo stesso tempo.
Era da quella notte che Juuzou aveva perso il sorriso.
-Cosa c'è?- domandò dolcemente Akane.
Juuzou fissò un punto davanti a sé senza muoversi né sospirare come spesso lo sorprendeva a fare la ragazza. Era strano vedere l'albino senza la sua caratteristica spensieratezza, quell'aura di malinconia non gli donava per niente. Il desiderio di riportare il sorriso sul suo volto era incommensurabile, ma come avrebbe potuto fare? Lei stessa era ancora profondamente scossa da tutti gli avvenimenti di cui erano stati causa, vittime e testimoni lei e gli altri, in primis l'omicidio di cui si era macchiata: per quanto tentasse di autoconvincersi che quello non fosse altro che un pazzo la cui morte aveva gioviato a molti, non riusciva a non sentirsi affogare ogni qual volta riportava alla mente la sensazione di infilzare con la kagune il corpo di Kanou.
-Credi che io abbia il diritto di vivere?-
Solo il vento rispose, ululando tra le fronde spoglie.
-Avrei dovuto esserci io al posto dei signor Shinohara-
Solo in quel momento Akane si rese conto di quanto fosse grigio il cielo quel giorno.
-Se non mi avesse fatto da scudo con il suo corpo a quest'ora non sarebbe...-
-Esatto-
Juuzou alzò il capo, ma lo riabbasò in fretta perché Akane gli si era inginocchiata davanti guardandolo dritto negli occhi con un candido sorriso.
-È esatto: il signor Shinohara ti ha fatto da scudo. E lo sai perché?-
Juuzou non rispose.
-Perché per lui eri... sei come un figlio. Lui vorrebbe che tu continuassi a vivere, lo vogliamo tutti, ne hai il pieno diritto. Non macchiarti di colpe che non hai, non chiederti come sarebbe potuta andare, questo non riporterà le cose com'erano prima. Possiamo ricominciare. Dobbiamo andare avanti senza dimenticare- spiegò la rossa senza staccare il proprio sguardo da quello di Juuzou. Pronunciare quelle parole ad alta voce rassicurò anche se stessa. Lo stato in cui era ridotto in signor Shinohara era un brutto colpo da attutire anche per lei, ma non voleva mostrarsi debole davanti a chi in quel momento aveva bisogno di un'appiglio.
-Aka-chan...-
Akane gli spostò il ciuffo dal viso continuando a sorridere. Aveva imparato a leggerlo, a capire cosa gli passava per la testa, ma non completamente. Tuttavia non si arrendeva: anche se inconsciamente lui aveva fatto tanto per lei e ora lei voleva poter ricambiare. La morte dei suoi "genitori", l'aver accolto Hikari e Red con loro, le incertezza che si erano trasformate in determinazione, la paura che era diventata coraggio e voglia di mettersi alla prova, l'odio poi trasformato in consapevolezza... tutto ciò che Akane era diventata era solo grazie a Juuzou, a quel ragazzo cresciuto come una macchina di distruzione e autodistruzione, che aveva attraversato l'inferno e ne era uscito sorridendo, che era diventato una parte fondamentale di lei.
Gli prese delicatamente le mani e chiudendo gli occhi se le portò alla fronte. Juuzou sbatté le palpebre un paio di volte senza capire cosa la ragazza stesse facendo.
-Akane...?-
-Questo gesto in passato era compiuto per mostrare fedeltà al re- spiegò senza cambiare la sua posizione, -e ora io voglio dimostrare la mia fedeltà a te Juuzou. Mi sei stato vicino nei momenti peggiori della mia vita aiutandomi a combatterli, mi hai dimostrato che c'è del bene anche nell'essere vivente più danneggiato. È solo grazie a te se ho avuto la forza di andare avanti, quindi adesso tocca a me- alzò piano il viso e aprì gli occhi, -Juuzou, ti prego, permettimi di starti accanto e di dimostrarti tutta la mia gratitudine e devozione-.
Juuzou era rimasto a bocca aperta incapace di esprimere ciò che provava in quel momento, soprattutto perché per lui erano emozioni completamente nuove a cui non riusciva nemmeno a dare un nome. L'unica cosa di cui era consapevole in quel momento era che Akane, dopo il signor Shinohara, era riuscita a vedere in lui ciò che nessun'altro aveva mai visto. Loro aveva visto l'essere umano che era e non solo "Rei", non lo squilibrato, né il bambino problematico. Loro gli aveva insegnato cosa volesse dire "voler bene a qualcuno", l'avevano fatto sentire parte di una famiglia, l'avevano... salvato.
-Quello che dovrebbe inchinarsi sono io- mormorò stringendo le mani della rossa, la quale si sorprese.
Infine alzò la testa.
-Grazie Aka-chan-
Un sorriso genuino gli solcò le labbra. Akane ne rimase incantata: avrebbe voluto dire tante cose, ma tutto ciò che riuscì a revocare fu la nostalgia che aveva provato per quel suo angelico sorriso, tutta dissipata in quell' attimo di sfuggente serenità.
-Anche io voglio stare al tuo fianco- disse.
L'albino si sporse quel tanto che bastava per poggiare la propria fronte su quella di lei e chiuse gli occhi. Akane lo assecondò.
-Anche se cambiassi?-
-Potresti anche cambiare nome- sussurrò Akane come se improvvisamente fosse scesa la notte e il mondo si fosse addormentato, -ma non ciò che sei per me-.
Un raggio di sole fece capolino dalla coltre di nubi che per giorni aveva occupato il cielo ed entrambi lo seppero: un nuovo giorno era appena iniziato.



Quattro anni dopo.

-Allora?-
Era la quarta volta che Satoshi sentiva quella domanda e stava decisamente perdendo la pazienza. I tempi non sarebbero accelerati se Norio avesse continuato a lamentarsi, quindi perché sprecare fiato? Davvero non riusciva a capirlo.
-Ti ricordo che se non portiamo a termine il lavoro possiamo dimenticarci di mangiare. Ed io ho già una fame da matti- rintuzzò Norio quasi avesse letto nel pensiero del fratello.
-Tu hai sempre fame- rispose acido il maggiore battendo la punta del piede sull'asfalto senza degnare l'altro di uno sguardo.
Prima che il suddetto potesse ribattere, però, un rumore di passi fece disporre entrambi sull'attenti. Poco dopo davanti a loro apparve un ragazzo poco più giovane di loro il cui viso era oscurato dal naso in giù dalla maschera le cui fattezze erano in tutto e per tutto quelle di becco d'acquila. Nonostante il buio riuscirono a individuare la sagoma -e soprattutto a sentire l'odore- del ghoul senza problemi.
Norio e Satoshi rimasero ai loro posti senza muoversi.
-Sei tu Katsu Oeyuro?- domandò Norio.
Lo sconosciuto annuì.
-Ho qui il vostro acquisto- disse spostandosi di qualche passo, rivelando così la figura minuta di una ragazzina nascosta dalla penombra di quel sottopassaggio.
I due ghoul la osservarono attentamente, quasi delusi.
-E sarebbe questa qui? Sembra appena uscita da un lager- la indicò Norio scettico. La ragazza non si mosse, si limitò a guardare a terra.
-Se non la volete posso riportarla indietro-
-Non abbiamo detto questo- si affrettò a specificare Satoshi facendo un passo avanti.
Gli occhi dell'uomo si assottigliarono, ma era impossibile decifrare la sua espressione sotto la maschera. Dopo un lungo silenzio Oeyuro spinse la giovane davanti a sé rivelandone i polsi ammanettati e una maschera molto simile a una museruola.
-Perché indossa quella roba?- domandò ancora Norio indicandola con un cenno del capo.
Satoshi la squadrò da capo a piedi sentendo uno strano odore aleggiare attorno a loro e solo in quel momento capì.
-Aspetta un momento...-
Norio si voltò verso di lui interrogativo.
-E' umana! Non erano questi i patti!-
Oeyuro tacque.
-Ora che la annuso è vero- lo appoggiò Norio, - Noi abbiamo richiesto un ghoul. Perché ci avete portato una ragazzina?-
Solo allora ella alzò il capo guardandoli dritto negli occhi. Entrambi giurarono che sotto quella sottospecie di museruola stesse sorridendo.
-Non mi importa dei vostri gusti perversi, mi è stato detto di portarvi ciò che avete richiesto e l'ho fatto- disse Oeyuro, -quindi o ve la tenete e chiudete il becco o la riporto indietro, tanto avete già pagato-.
Norio dovette trattenersi per non sfoderare la kagune e dare una lezione a quel damerino. Lanciò uno sguardo a Satoshi il quale era rimasto impassibile, qundi emise un sospiro rassegnato e si rivolse alla ragazzina.
-Come ti chiami?-
Lei non rispose.
-Non ha un nome- disse Oeyuro, -e francamente non vedo il motivo per cui vorreste saperlo, dopotutto si tratta di cibo-.
Norio sbuffò sonoramente.
-Credi che non lo sappia?-
Oeyuro finse di non sentirlo e si voltò pronto a congedarsi. Aveva avvistato una pattuglia di colombe poco lontano da quel sottopassaggio e l'idea di dover combattere quella sera non lo allettava nemmeno un po'.
-Se è tutto io andrei. Ho altre faccende da sbrigare- disse iniziando a camminare senza voltarsi nemmeno quando non ricevette risposta. Quando fu ormai lontano, ma non abbastanza da non udire le voci ovattate dei ghoul, li udì discutere, ma presto un urlo prese il posto delle parole. Ancora una volta non si girò. Continuò semplicemente a camminare e, per la prima volta in tutta la serata, un sorriso gli solcò le labbra occultate dalla maschera.
-Qualcosa mi dice che le avete tolto la museruola-.











Angolo autrice
Hi! Come vedete sono tornata con il sequel di Human! Lo so, vi sono mancata terribilmente...!
Mi scuso in anticipo per l' eventuale lentezza con cui aggiornerò perché:
1- ho iniziato i corsi di scuola guida;
2- a breve riprenderò anche le mie amatissime lezioni di equitazione;

3- l'ispirazione è una signora a cui piace farsi attendere (questa me la devo segnare!), quindi, come al solito, prendetevela con lei.
Non vi spoilero nulla per quanto riguarda la storia, vi consiglio, però, di leggere prima Human nel caso non l'abbiate fatto, altrimenti non ci capireste niente lel
Mi rendo conto che nella storia sopracitata ci siano una marea di errori e che molte cose potrebbero essere ricollegate a “materiale bimbominchiese” -come piace dire a me-, quindi vorrei rassicurarvi del fatto che questo sequel sarà ben diverso, o almeno spero di riuscire a renderlo tale.

Al prossimo capitolo!

-Cherry

P.s.
Qualsiasi critica COSTRUTTIVA o correzione è ben accetta, non abbiate paura di farmi notare eventuali errori :)


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Capitolo 2
*** Cap. 2 {A simple kind of life} ***


Da quando era arrivata nello studio di Akane, Yoshino Nanako non pareva aver subito alcun cambiamento positivo, pensava la neo psicologa ogni volta che i suoi occhi catturavano uno degli innumerevoli atteggiamenti della ragazza: schiena curva, unghie mangiucchiate, sguardo inquieto, tic nervosi... Non era stato difficile per la rossa constatare che la poveretta soffriva d'ansia e, probabilmente, nevrosi ossessiva. Ciò, pero', non era un compito di cui si sarebbe potuta occupare lei, o almeno era quello che le ricordavano sempre i suoi superiori, ma vedere una povera ragazza di soli tredici anni ridotta in quello stato le faceva dimenticare qual era il vero scopo dei loro incontri, spingendola sempre più a fondo nel volerla aiutare e comprendere.
"Yoshino ha subito un trauma evidente dopo la morte di sua madre a causa di un ghoul, ma a quanto pare soffriva d'ansia ancora prima che ciò accadesse. La sua condizione non ha fatto altro che peggiorare. Un'equipe di psichiatri la segue da un po', il tuo compito, dunque, sarà unicamente di sostegno".
Akane scosse la testa tornando a dedicare le sue attenzioni a Nanako, ignorando la voce del presidente Washuu che continuava a rimbombarle nella testa ogni volta che provava ad approcciare la giovane paziente in modo più professionale, forse troppo a detta dell'uomo. Akane non era certo ambiziosa, non tentava in alcun modo di spingersi oltre i limiti dettati dalla sua conoscenza, dopotutto l'ultima cosa che voleva era peggiorare la situazione confondendo le idee a Nanako con interventi non necessari o non adatti al suo tipo di specialistica. Certo, essendosi laureata con il massimo dei voti e prima del previsto era stata immediatamente ben vista dal personale sanitario della CCG una volta entratavi a far parte, ma a quanto pare tutte le gran cerimonie offertele anche dal presidente stesso erano solo un mucchio di paroline, lo aveva capito nel momento in cui si era ritrovata chiusa nel suo nuovo studio con il primo paziente e la poca possibilità di analizzare a fondo il problema che sussisteva. In pratica doveva solo ascoltare, il che non le dispiaceva essendo quello il motivo per cui aveva deciso di intraprendere quel percorso: sapeva bene che, molto spesso, l'unica cosa che voleva la gente era essere ascoltata e Akane avrebbe potuto farlo, ma qualche volta avvertiva il desiderio di allungare una mano in modo più concreto, non prescrivendo farmaci o altro, ma approfondendo ciò che le persone erano tenute a raccontare solo in parte perché, dopotutto, stavano parlando solo con una psicologa.
Akane amava il suo lavoro, ma a volte avrebbe tanto voluto buttare tutto dalla finestra.
-Ho avuto di nuovo l'incubo-
La voce di Nanako era talmente flebile e sottile che non sembrava provenire dalla stessa stanza.
-Però al posto di mia madre c'ero io, stavolta- spiegò giocherellando con le dita mentre la gamba destra si muoveva su e giù velocemente.
-Da quando?- domandò Akane.
-Un paio di notti ormai...-
-Mentre sognavi provavi le stesse cose o è cambiato qualcosa?-
Nanako si fermò, rimase immobile per qualche secondo, lo faceva sempre quando Akane le domandava qualcosa di cui non era sicura.
-Sì- rispose infine.
-E cosa?-
-Avevo paura-
-E cosa provi quando sogni tua madre invece?-
-Io...-
Sembrò cercare le parole giuste poiché fissò il vuoto assottigliando gli occhi in un'espressione concentrata.
-Sempre paura. Però anche tristezza e rabbia. Sì, avverto una tristezza talmente acuta quando sogno mia madre che mi segue anche quando mi sveglio, poi piano piano passa. Non che non sia più triste per la morte di mia madre, ma è come se nel sogno, anzi, nell'incubo, sia tutto moltiplicato-.
La rossa annuì contraendo le labbra.
-Invece, quando nell'incubo sei stata proiettata al posto di tua madre, hai avuto solo paura?-
-Sì. Tremavo e piangevo, ma non riuscivo a urlare. Poi il ghoul mi ha staccato le gambe a morsi e quando mi sono svegliata mi sono resa conto di averle tutte paralizzate. Anche le braccia- disse mentre si abbracciava da sola, come per volersi assicurare che i suoi arti fossero ancora al loro posto.
-Nel sogno non hai realizzato questo cambiamento, vero?-
-In realtà sì-
Akane si accigliò.
-Mia madre, in realtà, era lì. Era davanti a me e mi osservava mentre venivo divorata però non alzava un dito per aiutarmi. Aveva un'espressione triste, però non si muoveva-
Nanako tacque, poi iniziò a mangiarsi le unghie.
-E questo ghoul sei riuscita a vederlo in faccia?- domandò Akane inclinando la testa.
Nanako continuò a mordicchiare senza alzare lo sguardo. Stava evitando la domanda, era palese, dunque Akane provò a cambiare tattica.
-Quando sognavi tua madre al tuo posto il ghoul cosa faceva?-
La giovane, finalmente, si fermò e la guardò.
-La bloccava a terra. Le tirava i capelli-
-La mangiava?-
-No-
Si era formata una strana tensione, quasi eccitante. Nanako stava diventando irrequieta poiché aveva iniziato a muovere entrambe le gambe incessantemente.
-Posso andare?-
-Manca ancora un quarto d'ora- spiegò dolcemente Akane.
-Ti sto mettendo a disagio, vero?-
-N-no... è solo che... non mi piace parlare dell'incubo-
-Però sei stata tu ad aprire l'argomento. C'è qualcosa di cui vuoi liberarti, ma hai troppa paura di farlo. Hai paura che se lo facessi quel ghoul verrebbe a cercarti e ti farebbe di nuovo del male, dico bene?-
Nanako aveva iniziato a piangere silenziosamente e tentava di asciugarsi le lacrime in modo che non cadessero, ma alcune si infransero lo stesso sulla sua maglietta.
-Io non... voglio che quel bastardo mi faccia altro male- singhiozzò piano, -non ce la faccio più, se dovesse succedere ancora io...-.
Questa era la parte che Akane detestava più di tutte nel suo lavoro: il dover mantenere un comportamento professionale senza poter abbracciare o almeno avvicinarsi a dare conforto a un paziente in lacrime non lo sopportava. Non era mai stata una grande fan del contatto fisico, ma vedere una persona così fragile in quello stato poteva solo farle compassione.
-Non succederà, te lo prometto. Devi solo dirmi che volto aveva il ghoul del tuo sogno- disse sporgendosi leggermente verso di lei con il busto.
Nanako si passò una mano sul viso tirando su con il naso un paio di volte, dopodiché fissò Akane dritto negli occhi e con voce scossa dal pianto pronunciò finalmente le parole che la rossa stava aspettando.
-Mio padre. Quel porco schifoso mi ha stuprata più di una volta e mia madre lo sapeva, ma non ha mai fatto nulla per fermarlo. Però... anche se è così io non ho mai voluto che lei morisse, però allo stesso tempo io... la odio. La odio perché avrei voluto essere io al suo posto. Preferirei morire piuttosto che farmi toccare di nuovo da lui-.
Tornò a singhiozzare rumorosamente e Akane si accasciò contro lo schienale della sedia sospirando con le labbra serrate.

***

Matematica non era decisamente la sua materia preferita, ma Hikari si sforzava di seguire ugualmente anche se, con il fratello geniale che si ritrovava, non sarebbe stato difficile recuperare tutte le sue lacune. Nonostante ciò non voleva essere da meno, voleva dimostrare sia ai professori che alla sua famiglia di essere una studentessa modello. La scuola le piaceva e, anche se non tutte le materie le andavano a genio, andava d'accordo con tutti gli insegnanti e i compagni ed era felice di alzarsi la mattina, a differenza di quella dormigliona di Akane che, rintanata nel letto, temporeggiava con la solita scusa "altri cinque minuti". Perfino Juuzou era un tipo mattiniero e rimproverava la rossa per la sua pigrizia.
"Aka-chan, se non ti sbrighi faremo tardi di nuovo"
"Tanto facciamo tardi comunque perché qualcuno non può stare alla larga dal negozio di caramelle nonostante Haise lo rifornisca ogni giorno".
A quel punto Hikari scoppiava a ridere mentre Red, con la sua solita faccia inespressiva, assisteva alla scena con un budino al cioccolato in mano, aka la sua colazione.
L'atmosfera che si respirava in casa era talmente tranquilla e calorosa che i due ghoul aveva quasi completamente dimenticato tutti gli avvenimenti risalenti a quell'inverno di quattro anni prima. Qualche volta dei dolorosi flashback facevano capolino, ma Hikari tentava di scacciarli al più presto con un sorriso, la sua arma più potente. In quel caso aveva deciso di concentrarsi sullo studio della matematica, ma, mentre tentava di combattere il sonno e di seguire la lezione, la campanella suonò seguita dal rumore di sedie e banchi che si spostavano e sospiri liberatori emessi dagli studenti. Ignorando l'insegnante che ricordava loro l'imminente compito in classe, Hikari si stiracchiò per poi alzarsi e uscire di corsa dall'aula senza aspettare che qualche sua amica la raggiungesse per chiederle andare a qualche bar o karaoke dopo le lezioni. Solitamente non declinava l'invito, ma quel giorno aveva voglia di tornare a casa insieme a suo fratello. Giunta davanti alla sua aula, che già si stava svuotando, attese di notare i tratti di Red e la sua espressione apatica: quando la vide non perse l'occasione di pararglisi davanti con un sorriso a trentadue denti.
-Ciao Red! Com'è andata la giornata?-
Red, che fino a quel momento indossava un'espressione più minacciosa che apatica, parve addolcirsi.
-Bene, e la tua?-
-La signorina Yumi mi ha chiamato a leggere un brano di inglese e dopo averlo fatto si è complimentata per il mio accento!- spiegò con fierezza camminando fianco a fianco con il suo gemello verso l'uscita dell'istituto.
Red sorrise impercettibilmente.
-In effetti sei brava in inglese, i voti più alti li hai in questa materia o sbaglio?-
-Non sbagli!-
-E che mi dici di matema...-
Prima che Red potesse finire la sentenza un paio di ragazzi gli si buttarono addosso sorridendo.
-Hey Red! Ci sei per una partita a calcio dopo la scuola?-
Il castano roteò gli occhi mentre Hikari se la rideva sotto i baffi.
-Rin lo sai che non so giocare, se vuoi una scusa per conoscere mia sorella inventatene una migliore-
Il suddetto parve arrossire di botto mentre l'altro scoppiò a ridere di gusto.
-Beccato!-
-Rin-kun se vuoi uscire con me non ci sono problemi-
Sia Red che i due compagni si voltarono verso Hikari, gli occhi sgranati per lo stupore.
-D-dici davvero!?-
-Certo, ma prima dovrai convincere mio fratello- ridacchiò indicando Red che aveva assunto l'espressione più spaventosa che Rin gli avesse mai visto.
-Ecco... magari faciamo un'altra volta, okay?-
-Facciamo mai- disse Red, le risate di Hikari in sottofondo.

***

-Sono a casa- annunciò Akane una volta oltrepassata la soglia. Ci fu un rumore di passi provenienti dal salotto, poi la testa di Juuzou fece capolino dallo stipite che separava l'ingresso dalla stanza principale.
-Bentornata- sorrise il corvino. Akane ricambiò con un altro sorriso, poi inclinò la testa vedendo i coltelli Sasori che Juuzou era solito utilizzare durante il lavoro e gli domandò cosa stesse facendo.
-Mi sto allenando- spiegò, -L'investigatore Mutsuki mi ha chiesto qualche consiglio per maneggiare i coltelli dal momento che anche lui ne dispone, quindi gli ho detto di venire qui oggi pomeriggio e nel frattempo mi stavo riscaldando-.
-Mutsuki? Vuoi dire il ragazzo che è in squadra con Haise?-
-Proprio lui- annuì Juuzou sparendo nuovamente. Akane si tolse le scarpe e lo seguì in salotto dove stette per un po' ad assistere all'allenamento senza aprir bocca.
Le mosse di Juuzou erano qulle di sempre, ma vi era comunque qualcosa di diverso, qualcosa a cui non sapeva dare un nome, poi capì che in lui non vi erano che briciole, tracce molto vaghe di quel ragazzo dai capelli candidi che non conosceva il significato di "empatia" o "affetto". Non era stato sepolto, dopotutto Juuzou aveva ancora il comportamento infantile che lo caratterizzava, ma era più consapevole, era più riflessivo e meno impulsivo, era diventato un ottimo leader e Akane non poteva esserne più fiera. Era cambiato come era cambiato il colore dei suoi capelli o la posizione delle forcine, ma era sempre Juuzou, era sempre la sua salvezza, il suo raggio di sole. Questo, di certo, non sarebbe cambiato.
-Terra chiama Akane!-
La rossa si raddrizzò puntando lo sguardo sull'amico in attesa che proseguisse, ma invece di parlare si limitò a fissarla con sguardo pensieroso.
-A che pensi?- domandò.
Sorrise, Akane, mentre nel petto il cuore sembrò farle una capriola.
"Aka-chan, cosa vuol dire 'empatia'?".
Scosse la testa e andò a sedersi sul divano mentre Juuzou la seguiva con lo sguardo.
-Pensavo a una mia paziente-
-Vuoi dire quella dell'incubo?-
-Già-
Il moro sorrise facendo roteare i coltelli in aria.
-Scommetto che hai di nuovo ignorato gli ordini di Washuu-
-Non li ho ignorati- protestò Akane, -ho solo deciso di non seguirli- quindi tacque ascoltando il rumore delle lame che fendevano l'aria.
-Quella ragazza è seguita da un gruppo di psichiatri che non fanno altro che imbottirla di farmaci e sonniferi. In un anno non sono riusciti a concludere nulla se non farla chiuderla ancora di più in se stessa-
-Poi un bel giorno arrivò una balda giovane dai capelli rossi che, con un gesto della sua bacchetta magica, riuscì a rimettere ordine nella testolina confusa della ragazza- disse Juuzou con un tono narrante, scuotendo uno dei coltelli come se fosse stato una bacchetta. Akane scoppiò a ridere incrociando le braccia.
-Dire che ho messo ordine è troppo, ma per lo meno sono riuscita a farle buttare fuori un peso enorme- spiegò. Il rumore delle chiavi nella serratura fece voltare entrambi verso l'ingresso da dove, poco dopo, spuntarono Hikari e Red.
-Siamo a casa!-
-Bentornati-
Hikari non ci mise molto a far notare il fatto che "stava morendo di fame" nonostante lei e Red avessero già pranzato a scuola, così Akane si alzò dal divano per andare a preparare uno spuntino lasciando Juuzou parlare con i gemelli riguardo la giornata trascorsa.
Davanti alla dispensa iniziò a raccattare pane e miele quando i suoi occhi si fermarono su un piccolo contenitore di pillole. Tenerlo lì serviva a ricordarle di prenderle anche se, in realtà, era da tanto che non le toccava.
Giorno dopo giorno ripeteva a se stessa che le avrebbe prese nel momento in cui il suo lato ghoul avesse rischiato di prendere il sopravvento a causa della mancanza di assunzione di cibo "adeguato", ma ancora nessuna avvisaglia le aveva dato motivo di preoccupazione né aveva compromesso il tranquillo stile di vita che loro quattro avevano imparato a condurre.
"Aka-chan cosa sono queste?"
Un ultimo sguardo. Akane si morse l'interno guancia e tornò in cucina come se niente fosse.
"Sono pillole per il ferro, niente di che".
O almeno era ciò che sperava di far trasparire.




Angolo autrice
Eccoci nel secondo capitolo composto da ben 2425 parole o più. Spero di non avervi annoiato, se è così vi prego di farmelo sapere: i capitoli molto lunghi non sempre sono graditi, me ne rendo conto :/
Ad ogni modo sta volta è stato necessario dal momento in cui ho voluto darvi un'idea riguardo la vita che da quattro anni stanno conducendo questi quattro squilibrati lol
Chi vi è mancato di più tra Hikari, Red e Akane? Juuzou è scontato eh u.u

Vi anticipo che ho in mente di pubblicare un piccolo speciale quando la storia raggiungerà le 500 visualizzazioni ehehe~
Come sempre se avete qualcosa da farmi notare non esitate a farlo ^^
Se il capitolo vi è piaciuto sarei ben contenta di ricevere i vostri pareri, sia positivi che costruttivi.
Vi lascio con la nota che le parti in corsivo rappresentano brevissimi flashback, ma penso che fosse abbastanza chiaro.
Al prossimo capitolo!
Cherry


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