Decisioni

di Yurha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 

«Programmazione..»
La voce di John Jack McCoy in quel momento aveva una sorta di tono ambiguo che fece suonare qualsiasi campanello d’allarme potesse mai esistere nella testa dell’Assistente Connie Rubirosa.
Voltò automaticamente lo sguardo nell’ufficio in cui si erano appena rinchiusi il Procuratore Cutter e la sua amica Carly, la cancelliera del giudice Malcom Reynolds.
Stavano discutendo di qualcosa che sicuramente non riguardava minimamente la programmazione del processo dato che la prima cosa che vide fu Mike ridere e Connie non potè far altro che chiedersi il motivo per cui le importasse tanto sapere per cosa stesse ridendo in quel modo.

Uscirono dall’ufficio del giudice Reynolds.
L’avvocato assegnato alla difesa d’ufficio Estelle Addams andò verso l’ascensore del primo piano del tribunale penale distrettuale di Manhattan e Mike e Connie, si fermarono un momento nel largo corridoio che portava proprio a quegli ascensori.
Cercò di resistere alla tentazione ma alla fine, cedette alla curiosità.
Mike camminava  alle sue spalle, Connie girò la testa verso di lui e lo guardò con la coda dell’occhio.
«Che c’è..?» chiese lui intuendo che qualcosa le frullava in testa.
«E così.. Tu e quella cancelliera siete..» rispose lei sia con uno sguardo che con un leggero sorriso strano, incrociando le braccia al petto e lasciando intendere il continuo della frase.
Vide che in quel momento Mike cambiò espressione, da rilassato a quasi imbarazzato e lei si sentì esattamente come se gli avesse dato un’improvviso schiaffo senza motivo.
«Amici.» concluse alzando una mano e facendo di tutto per non incrociare il suo sguardo.
«Amici. Allora il conflitto d’interessi non si pone, vero?» chiese con mezzo sorriso e con tono quasi divertito.
Mike la guardò ed anche sul suo volto comparì un mezzo sorriso, che cercò di trattenere.
«No.. e nemmeno la tua gelosia si pone, vero?»
Lei si ricordò di ciò che le disse quando erano alla Procura, poco prima d’incrociare Jack che usciva quasi disperato dal suo ufficio, lamentandosi che non c’era abbastanza luce per leggere dei documenti importanti.
«Avevo il grembiulino quando iniziasti a lavorare qui, ricordi?» rispose lei scherzando, sapendo perfettamente di toccare un nervo scoperto.
Connie trovava Mike incredibilmente attraente, soprattutto da quando gli erano comparse alcune ciocche di capelli tendenti al grigio.
Nonostante avesse solo una quarantina d’anni, gli davano un tocco di carisma in più e quando si ritrovava a pensarci, diceva a sè stessa che le cose che provava erano quasi ridicole e del tutto fuori luogo.
«...Quella era Estelle Addams, non io...!» esclamò volendo sottolineare il fatto che non avevano poi così tanti anni di differenza.
Connie camminava verso l’ascensore con un’espressione divertita e sentendo la voce di Mike lontana, alzò il braccio facendogli un leggero cenno, quindi lui si affrettò a raggiungerla.

Il giorno dopo si trovarono in tribunale per il continuo del processo e nel pomeriggio, il giudice Reynolds annunciò il rinvio del dibattimento al giorno dopo.
Connie lasciò Mike nell’ufficio del giudice, dicendole che sarebbe tornato subito.
Pensò che volesse parlare un altro pò con la sua “amica”.
Alzò gli occhi al cielo e sentì una sensazione, una sorta di gelosia ma non lo era a tutti gli effetti, era una cosa strana..
Si sentì ancora una volta ridicola.
Dopo un pò, si stufò di aspettare Mike fuori dalla porta dell’ufficio del giudice quindi tornò alla Procura ma giusto un paio di minuti dopo lui uscì da quella stanza.
Si guardò intorno e, non vedendo la sua assistente, andò direttamente verso l’uscita del tribunale.
Quasi un quarto d’ora dopo essere rientrato in ufficio, Connie sentì ripetutamente una presenza alle spalle poi, subito dopo, vedeva con la coda dell'occhio l’ombra del suo capo avvicinarsi alla sua scrivania.
Mike sembrava pensieroso e vagava tra il suo ufficio e quello di lei senza sosta.
Connie pensò che ormai poteva aver quasi consumato il linoleum del corridoio a furia di fare avanti e indietro..
Mentre era intenta a scrivere al computer, ogni tanto, di sottecchi riusciva a vedere la sua giacca fare capolino, girare e tornare indietro, ma alla fine si arrese.
Arrivò per l’ultima volta alla scrivania di Connie e si buttò sulla sedia vicino a lei.
«Ti sei fermato a parlare con la tua amica?» disse infine tirandogli una frecciatina molto sottile che andò a segno, continuando a guardare lo schermo davanti a sè come se non le importasse.
«Non credo che sia questo il punto.» disse cercando di sviare il discorso.
“Colpito ed affondato..” pensò lei guardando in basso per scrivere un appunto per poi tornare a leggere qualcosa sullo schermo del pc.
Mike spiegò tutto ciò che aveva in testa e le passò anche il pezzo di carta sopra cui c’era tutto il copione scritto dalla cancelliera, trovato sulla scrivania del giudice.
«Voglio parlare con il giudice senza Carly.» disse alla fine guardandola con un’espressione pensierosa, come se si aspettasse un’occhiataccia.
«Cosa fai a pranzo?» chiese di punto in bianco, prendendola in contropiede.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 

Andarono in un ristorante molto carino e molto frequentato sulla via di Broadway e guarda caso, era uno dei ristoranti in cui il giudice Reynolds e Carly pranzavano quasi ogni giorno.
Mike e Connie erano seduti al bancone davanti l’ingresso.
Ogni tanto buttavano l’occhio nella grande sala affollata e Connie decise di rompere il silenzio.
Lei gli stava dando una mano e forse quello era il momento in cui doveva sciogliere la tensione, dato che trovava che Mike fosse troppo serio e preso dalla “missione”.
«Quanto vorrei non aver saltato quella lezione all’università, quella su come spiare i giudici..» disse scherzando e prendendo un sorso della sua bevanda.
«Dài, te la stai cavando..» rispose guardandola negli occhi per poi tornare a guardare la sala. «Ecco, si sta alzando. Mi raccomando, se necessario chiudila nel bagno.» continuò alzandosi dallo sgabello per andare a sedersi al posto della sua amica.
Ottenuto ciò che serviva loro, uscirono dal ristorante e s’incamminarono verso l’ufficio.
Mike si sentì osservato.
Diresse lo sguardo verso di lei e sfortunatamente immaginava cosa stava per chiedergli, esattamente come se lo avesse scritto in faccia.
Aggrottò le sopracciglia e le rilassò quasi nello stesso momento. «Connie, posso giurarti che non c’è stato e c’è nulla tra me e Carly, chiaro?» disse rispondendo a quello che ipoteticamente stesse pensando la sua migliore amica.
Connie con espressione divertita, alzò una mano «Io non ho detto nulla.. Comunque, già che sei finito sul discorso, posso dirti che io e lei abbiamo avuto un’interessante scambio d’opinioni mentre “la tenevo chiusa nel bagno” e posso dirti con certezza che per lei non è così, soprattutto perchè mi ha confessato che un paio di volte siete anche finiti a..» si fermò un secondo cercando di reprimere la fitta di gelosia provocata dall’immagine di loro due a letto insieme.
Chiuse gli occhi e scosse leggermente la testa «.. E poi non devi giustificarti con me, Mike.» continuò secca.
Lui rimase a bocca aperta, non poteva credere che le avesse raccontato ciò che successe a causa di un bicchiere in più del dovuto.
Imbarazzato, si fermò in mezzo al marciapiede. «Connie, credo che a questo punto ti debba almeno delle spiegazioni e delle precisazioni.»
Lei lo guardò con un mezzo sorriso sarcastico. «Michael, tu non sei tenuto a darmi delle spiegazioni. La tua vita privata è solo tua. Tu sei il mio capo ed io sono la tua assistente, non c’è nient’altro da sapere.» disse con un tono che gli fece capire che la discussione, almeno per quel momento era chiusa, riprendendo poi a camminare verso la loro meta.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 

Jack McCoy se n’era andato a casa da circa un paio d’ore.
Era ormai tardi ma Mike era ancora seduto alla sua scrivania con la cravatta snodata ed appesa al collo, la camicia aperta fino al terzo bottone e maniche rigirate fino al gomito.
Era perso nei meandri della sua mente con un bicchiere di Scotch invecchiato 20 anni in mano, rigorosamente "preso in prestito" dal cassetto della scrivania di Jack, ovviamente senza il suo permesso.

Stava fissando il vuoto appoggiato allo schienale della poltrona, facendola reclinare e girare lentamente e ritmicamente a destra e a sinistra.
Connie, invece, stava spulciando alcuni files riguardanti il nuovo processo, seduta alla scrivania davanti a lui.
«Oggi pomeriggio sul tardi, Carly è venuta nel mio ufficio.» confessò di punto in bianco.
La voce di Michael Cutter ruppe il silenzio come fosse stato un improvviso tuono.

Connie si fermò da ciò che stava facendo ed alzò lo sguardo lentamente. “Esattamente quando quella donna è venuta qui? Come ho fatto a non vederla, sono stata qui tutto il giorno..” pensò mentre lo scrutava profondamente con la fronte leggermente corrucciata.
Mike, ancora con lo sguardo perso nel vuoto, si accorse del cambiamento di atmosfera, quindi continuò a parlare, come se volesse dimostrarle che quel pomeriggio non successe assolutamente nulla. «L’ho accusata di manipolazione e corruzione di pubblico ufficiale ed avrei dovuto accusare anche me stesso, perchè ho approfittato della situazione e perchè noi.. Lei..»
Sospirò.
Non riuscì a finire la frase, si biasimava, si sentiva in imbarazzo e si sentiva anche stupido.
Bevve un gran sorso di Scotch per cercare di placare la tempesta che aveva dentro.
«Lei cosa..?» disse alla fine lei, non riuscendo più ad ascoltarlo mentre si autocommiserava in quel modo.
Il suo tono di voce era risultato più infastidito di quanto volesse dimostrare ma voleva assolutamente sapere cosa gli avesse detto per turbarlo in quel modo ma allo stesso tempo aveva paura di conoscere la verità.
L’espressione di Mike rimase assente mentre faceva ancora girare la sua poltrona come se niente fosse.
«Ha detto per la seconda volta che è attratta da me e che vorrebbe che nascesse qualcosa tra noi.»
Dopo quell’affermazione, Connie ebbe un tuffo al cuore e si aspettava almeno che la guardasse negli occhi, ma niente.
Mike Cutter era un brillante avvocato e sapeva fare benissimo la faccia di bronzo ma in quel momento Connie notò che quasi ne sembrò uscito molto scottato da quella faccenda.
Sospirò ancora, sembrava triste e sconsolato. «Ed ha anche avuto il coraggio di mentirmi, dicendo che non aveva minimamente manipolato il processo a mio favore ma, anche se lo sospettavo, ho fatto finta di nulla ed ho ignorato volutamente la situazione, quindi..»
Lei non disse niente, l’ascoltò e lo guardò finire d’un sorso il suo Scotch e girarsi di spalle, verso la grande finestra.
«Non posso biasimarla se vuole
 realmente stare con te.» sussurrò lei tra sè con poca voce, ma nel silenzio di quell’ufficio, sembrava che quasi l’avesse urlato e Mike, sentendo quella frase, fu come se si fosse ripreso. Alzò la testa e si girò verso di lei per guardarla con occhi sorpresi.
Lui aprì la bocca come per dire qualcosa ma non ne uscì niente.

Connie arrossì violentemente ma si sentì comunque fiera di sè per essere riuscita a dire le parole giuste al momento giusto per far sì che Mike tornasse sè stesso.
Era stufa, sentiva il bisogno di essere chiara e sapeva che ne aveva bisogno anche lui.
«Scusami, non avrei dovuto dirlo. Perdonami.» disse tutto velocemente per non dargli modo di realizzare la confessione che aveva appena fatto.
«No, non chiedere scusa, non ce n’è motivo, anzi sentirti dire una frase del genere, addirittura mi lusinga.» disse con un sorriso velato, alzandosi dalla sedia e facendo il giro della scrivania con le mani in tasca, come sempre.
Era pensieroso e lei per non fare più figuracce, s’immerse nel suo lavoro, riprendendo a sfogliare i documenti e a scrivere.
Connie disse quella frase senza pensare e non avrebbe voluto fargli sapere in quel modo che stava da sempre combattendo con quella stupida attrazione per lui, ma alle volte quando era a casa, nel suo letto, prima di addormentarsi lasciava andare la sua mente su di lui, pensando a quante cose avrebbe potuto fare con Mike, sia fuori che dentro ad una camera da letto..
Ovviamente spesso discutevano o addirittura finivano per litigare a causa del lavoro ma nonostante questo, molte volte, anche quando ce l’aveva con lui, Connie avrebbe voluto passare anche solo una serata con Mike, magari iniziando con una passeggiata per poi passare ad una bellissima cena a lume di candela in un ristorante tranquillo ed accogliente dopo di che andare a casa di uno dei due e guardare un dvd o parlare del più e del meno seduti sul divano, magari abbracciati, lasciandosi sfuggire delle carezze e la mattina dopo, svegliarsi accanto a lui o con Mike che la stringeva a sè, dopo aver fatto dolcemente l’amore per la maggior parte della notte..

Una mano sulla spalla la fece sobbalzare, facendola tornare violentemente alla realtà e facendola smettere di guardare a vuoto quei fogli.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 

«Perdonami, non volevo farti spaventare.» disse lui guardandola.
«No scusami tu, mi ero persa a pensare ad altro.» rispose ricambiando lo sguardo con un lieve sorriso.
Allegò velocemente gli appunti al fascicolo, lo chiuse e si alzò per metterlo sulla scrivania di Mike.
«Dicevo che stavo pensando alla faccenda di Carly e..» iniziò Mike ripetendo ciò che aveva detto mentre Connie era in una sorta di trans, senza muoversi di un millimetro dal suo posto, ma Connie lo interruppe immediatamente.
Lo guardò. «Mike, ti ho già detto che non devi giustificarti. So come ti senti, anch’io ho degli scheletri nell’armadio e so cosa vuol dire fare delle scelte sbagliate.» disse sedendosi all’angolo della scrivania di lui mentre incrociava le braccia al petto, cercando inconsciamente di nascondere il senso di malessere generale che provava.
Le luci delle piccole lampade da tavolo erano le uniche fonti d’illuminazione nella stanza e certamente non aiutavano molto quella situazione, già imbarazzante di per sè..
«E, quando e se dovessero venire fuori, non voglio sentirmi in obbligo di darti delle spiegazioni.» continuò lei, forse in tono troppo severo.
«Ma io volevo solo..» iniziò a dire passandosi una mano tra i corti capelli castani per portarli indietro ed in quello stesso momento, il cervello di Connie creò la volontà di fare quel gesto lei stessa.
Mike sospirò abbassando lo sguardo. «Connie, ho bisogno che tu sappia che non ho fatto assolutamente nulla per darle modo di provare tutto ciò che ha per me. Abbiamo parlato qualche volta fuori dal tribunale, quando raramente ci incontravamo per i corridoi la salutavo e quelle due volte che siamo finiti a letto era perchè avevamo bevuto un bicchiere in più del dovuto, tutto qui. Non cè mai stato nulla tra noi e sicuramente non provo assolutamente niente per quella donna. Io..» disse di getto, gesticolando com’era solito fare, per poi fermarsi ed avvicinarsi di un passo a lei, guardandola in silenzio negli occhi.
Connie prese un profondo respiro. «Perchè mi stai dicendo tutto questo..?» chiese non volendo che lui finisse la frase.
Lui scosse la testa abbassandola, con un’espressione affranta, abbattuta e triste.
Si sentiva profondamente in colpa per tutto ciò che successe con la donna di nome Carly.
Con lo sguardo basso, strinse la mascella per cercare di calmare il suo tono di voce.
«Perchè ho bisogno e voglio che tu sappia che io non sono attratto da QUELLA donna.» spiegò marcando la penultima parola della frase, facendo un altro passo verso di lei.
Connie lo guardava e più pensava a quell’ultima frase, più non capiva il senso di tutta la foga di Mike nel cercare di darle una giustificazione a quella situazione che stava sfociando ormai quasi nel ridicolo.
“Rassegnati Connie, il suo cuore è già di un’altra donna.” le disse improvvisamente la sua mente, prendendola quasi di sorpresa mentre lo guardava con espressione confusa.
Mike alzò lo sguardo e Connie vide i suoi occhi, stracolmi di un profondo amore.
Le sue guance erano più rosse per via dell’imbarazzo scatenato da quegli occhi azzurri che sembrava andassero a fuoco e a quel punto capì che Michael Cutter non si sarebbe mai esposto così tanto per qualcosa che riteneva senza valore e certamente non avrebbe mai detto di proposito qualcosa che l’avesse fatta spaventare, quindi decise di dire quella frase così profondamente rivelatrice.
Connie spalancò gli occhi, realizzando finalmente il messaggio nascosto in quelle parole.
Più Mike la scrutava, più il cuore di Connie accelerava e si rese conto che erano arrivati davvero al punto di non ritorno.
Così i casi erano due: potevano ritrattare tutto e continuare con quel palese e strano senso di attrazione reciproca, senza contare le scenette di gelosia e le frecciatine, oppure potevano cedere e confessare tutto, ma Connie in quel momento, si concentrò solo a cercare di non dire o fare qualcosa di sbagliato che avesse potuto fargli ritrattare tutto.
Sapeva benissimo che Mike le stava dando una specie di via d’uscita da tutto cominciando qualcosa con lui ma quello voleva dire tante chiacchiere tra i colleghi della difesa, in Procura e magari anche tra i più smaliziati giudici, senza contare che la loro reputazione sarebbe stata essere presa di mira oppure, nel peggiore dei casi, anche distrutta e Mike la rispettava troppo per farle passare tutto quello..
Lui si girò verso la grande vetrata, dandosi dell’idiota per aver detto quella frase.
Sospirò. «Lascia stare Connie, fà finta che io non abbia det..»
Sobbalzò appena quando sentì che da dietro, una mano scivolò lentamente sul petto, andando ad aprire il quarto bottone della camicia per poi far entrare la mano e completare quell’abbraccio.
In quel punto, Connie riuscì a sentire chiaramente la calda pelle di lui, coperta da una leggera e morbida peluria.
Mike sentendo quel contatto girò la testa di lato e la guardò con la coda dell’occhio.
«Bhè Mike, posso dirti con assoluta certezza che neanche io sono attratta da quella donna..» scherzò lei con voce calda, ridendo sommessamente e guardando comparire sulla parte di viso che riusciva a vedere un sorriso divertito.
Si girò completamente verso di lei e mettendole una mano sulla guancia, cominciò ad accarezzarle leggero la delicata pelle del viso con il pollice.
Strinse la mascella e deglutì mentre la guardava dritta negli occhi.
Come se acconsentì ad una tacita richiesta, la mano di lei andò alla base del collo di lui e lo tirò leggermente, dandogli il consenso definitivo a quell’ennesima ed ultima domanda non posta.
Le loro labbra si sfiorarono appena, dando ufficialmente inizio a qualcosa di sconosciuto e profondo, che andava oltre ogni dubbio o ragionevole limite.
Ma in fondo, in quel momento, a nessuno di loro due importava proprio un bel niente dei limiti..

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