Oceans away

di Damisa
(/viewuser.php?uid=962866)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Pre nota: Buon salve ^^
Non vi esaltate troppo nel vedere quell’in corso, sono solo due capitoli, doveva essere una one shot, ma mi sono lasciata prendere troppo la mano e ho sforato un po’ XD
Comunque, ho messo questa nota iniziale per dare qualche informazione di servizio: non era mia intenzione tornare a pubblicare così presto, ma girando su twitter, incappai nel video in cui Kara saluta tutti e quello che mi colpì maggiormente fu la canzone di sottofondo, appunto Oceans away degli ARIZONA, andando a leggere il testo, per poco non mi partiva un embolo. Sono sempre più del parere che questi writers amano prenderci in giro e mandare continuamente messaggi molto ambigui, quindi con santa pazienza mi sono vista pezzi della 3x21 e della 3x22, così ho deciso di usare anche io questa canzone come accompagnamento, inserendo ad un certo punto della storia il testo (se potete, mentre leggete ascoltatela), scrivendo la mia personale versione di come sarebbe dovuta finire la serie. Inoltre per quanto abbia cercato di attenermi su quello che succede nella serie e di seguire l’evoluzione (la definirei più involuzione, in realtà) dei personaggi, ovviamente ci ho messo del mio, quindi scusate se ci potranno essere delle discrepanze.
Bene, credo di aver detto tutto, vi lascio alla lettura ^^
_______________________


Oceans away

Non riusciva a non pensarci, alle volte credeva che fosse tutto frutto di un sogno. Si bloccava improvvisamente, interrompendo quello che stava facendo, e rimaneva lunghi secondi con lo sguardo fisso nel vuoto, sia che stesse alla CatCo a lavorare o che stesse volando tra i grattacieli di National City.
Sua madre era ancora viva, così come la sua cultura!
Nel momento in cui aveva posato lo sguardo su quella città e riabbracciato Alura, aveva sentito di nuovo un senso di appartenenza che si era rassegnata, in tutti quegli anni passati su un altro pianeta, a non provare più.
Stava combattendo con i suoi sentimenti in continuo contrasto da giorni, ma ora che finalmente erano riusciti a sconfiggere Reign e tutto era tornato alla normalità, c’era un pensiero che si era insinuato nella sua testa, facendosi sempre più impellente e assordante.
La terra l’aveva accolta come Kara Danvers, regalandole la fortuna di conoscere persone che erano diventate la sua famiglia e la sola idea di poterle lasciare la faceva sentire terribilmente in colpa. Inoltre non poteva dimenticare che lei era anche Supergirl e come tale si portava addosso quella responsabilità di dover proteggere sempre tutti e in qualunque modo… ma non poteva fare a meno di chiedersi, Kara Zor-El dove era finita? Era tanto sbagliato voler tornare a quelle che erano le sue origini?
Stava facendo ruotare tra le mani il calice di vino che aveva precedentemente riempito, quando era venuta la sorella per passare la serata insieme, si era nuovamente persa nei meandri della sua mente.
Alex la stava osservando in silenzio, era da un bel po’ che si era accorta che la sorella aveva qualcosa che la stava rendendo molto taciturna e assente. Aveva lasciato correre senza farle dire cosa realmente la stesse tormentando, perché la risposta già la conosceva e, forse, non era ancora pronta per sentirla, così come Kara sembrava non essere pronta per rivelargliela, ma continuare in quel modo non avrebbe aiutato nessuno, men che meno la sorella.
«Kara, tesoro, cosa c’è che non va?», si sporse verso di lei e le poggiò la mano sul braccio, per attirare la sua attenzione.
La bionda sbatté le palpebre un paio di volte, prima di voltarsi verso la sorella che la stava guardando con occhi colmi di preoccupazione. Sospirò e abbozzò un mezzo sorriso un po’ sconsolato.
«Niente di importante, Alex.», fece un piccolo sorso di vino, per evitare di continuare.
Alex posò il suo calice sul tavolino, inarcò il sopracciglio, se il non voler affrontare quell’argomento significava che Kara dovesse vivere in quel modo, assolutamente no. Gliel’avrebbe tirato fuori a forza.
«È da quando sei tornata da Argo che stai così…forse è giunto il momento di parlarne apertamente, non credi?»
Kara stirò la mascella e aggrottò la fronte, non era stupita che la sorella avesse già capito, era la persona che la conosceva meglio, ma dirglielo avrebbe reso quell’idea, ancora astratta, reale, ed era proprio quello che più la spaventava, far concretizzare quello che davvero voleva.
«Alex, io…», si fermò, non credeva che potesse essere così difficile.
Fu la sorella ad andarle incontro, aiutandola.
«Vorresti ritornare là, non è vero?»
«Anche se ci ho passato poco tempo, mi sono sentita a casa.», fece una breve pausa, non riusciva a nascondere il suo essere profondamente addolorata, «Ho provato davvero tanto a rendere la Terra casa mia, Alex…e lo è stata grazie a te. Sei stata molto più di una sorella per me. Quando sono arrivata qui ero sola e spaventata, avevo appena perso tutto e me ne andavo in giro, sentendomi come un monotono involucro vuoto. Tu hai riempito il mio cuore, facendo sparire quel vuoto. Questo mi ha portato anche ad aprirmi agli altri, senza aver paura, vivendo in questo mondo con maggior serenità e non rimpiango niente, anzi, però sento lo stesso che il mio posto non è questo.»
Vide che gli occhi della sorella si fecero lucidi, le prese le mani e gliele strinse, «Ma voglio che tu sappia che non importa dove andrò, avrai sempre un posto nel mio cuore.»
Deglutì cercando di sciogliere il nodo che aveva in gola, non voleva mettersi a piangere, anche se il fluire delle emozioni non l’aiutava per niente. Voleva poter sostenere come meglio poteva la decisione della sua sorellina.
«Allora cos’altro c’è che ti frena oltre alla tristezza di doverci…separare?»
Questa volta fu Kara a dover tenere a bada le lacrime, «Alex… questa scelta non mi rende egoista?», le confessò con tono un po’ turbato.
Alex le accarezzò il volto, sorridendole e scuotendo leggermente il capo, «Come puoi pensare una cosa del genere? Hai dato così tanto a tutti noi come Supergirl. Hai dedicato tutta la tua vita a prenderti cura degli altri e..
La sorella la guardò con intensità, «Se l’ho potuto fare è perché tu per prima ti sei presa cura di me, Alex.», le disse di getto, interrompendola.
Alla fine le lacrime sfuggirono al controllo della rossa, rigandole il viso, ma ciò che le aveva appena detto Kara non le impedì di andare avanti, «È per questo che adesso che Reign è andata via, è ora che Kara Zor-El si prenda cura di se stessa… ma egoisticamente non so come farò senza di te
«Non sarà per sempre.», con quelle parole appena sussurrate, Kara non sapeva se stava cercando di confortare la sorella o lei.
«Lo so e so che qualsiasi cosa accadrà, noi due saremo sempre unite.», le rispose quasi singhiozzando.
Le due sorelle si abbracciarono forte per un tempo indefinito, consapevoli entrambe che quello sarebbe stato uno degli ultimi momenti che avrebbero passato insieme.
 
 
Alex, con l’aiuto degli altri, le aveva organizzato una festa al DEO in modo che potesse salutare tutti i suoi amici, fu davvero grata della comprensione e soprattutto dell’appoggio che le avevano mostrato, quando aveva comunicato che sarebbe tornata su Argo. Già sapeva che avrebbe sentito la mancanza di tutti loro, ma forse il cambiamento che avrebbe portato quel viaggio non si sarebbe prospettato così traumatico, perché con sua grande sorpresa Mon-el aveva deciso di partire con lei. Le aveva detto che così avrebbe potuto trovare un modo per mandare un messaggio nel futuro per farsi venire a prendere.
Chissà se era davvero quello il motivo, ma non osava sperare in altro, vista la delicata situazione in cui si trovavano.
Alzò lo sguardo verso la vetta di un particolare grattacielo, la cui facciata sfoggiava una gigantesca L. Dopo tutta la faccenda di Reign, Lena aveva deciso di far prendere una lunga vacanza a Sam, così aveva iniziato a dividersi tra la LCorp e la CatCo.
Era l’ultima persona a cui doveva dire addio e non sapeva come farlo, non le avrebbe potuto dire per l’ennesima volta la verità e questo le faceva provare uno strano senso di inquietudine. Era perfettamente conscia che Lena non lo meritava, non solo per tutto quello che aveva fatto per loro, per lei, ma soprattutto per ciò che era. Aveva dimostrato più e più volte quanto ci si potesse fidare di lei, invece l’aveva tradita, dubitando delle sue intenzioni. Ogni volta che voleva trovare una giustificazione per quel suo atto spregevole, rimaneva puntualmente atterrita, perché non c’era. Da quel momento aveva capito che non sarebbe potuta più tornare indietro e si stava convincendo che l’andare via le stava offrendo la possibilità di non ferirla ulteriormente o metterla in pericolo costantemente.
Raggiunse l’ultimo piano e si avviò verso il suo ufficio, si fermò davanti alla sua porta, prese un respiro profondo e bussò.
Lena da dietro la sua vecchia scrivania, sommersa da pratiche, bilanci e progetti da dover controllare, capì subito chi avesse bussato. Era l’unica che non si faceva mai annunciare, sorrise tra sé e sé, lasciò perdere il suo lavoro e si alzò.
«Vieni Kara.»
Kara entrò, venendo accolta da una radiosa Lena e per una frazione di secondo si dimenticò di respirare. Non la vedeva così da molto tempo.
«Ciao Lena, scusami se come al solito vengo senza preavviso, alla CatCo mi avevano detto che oggi saresti stata qui.»
La mora allargò il suo sorriso, «Non ti preoccupare, lo sai che per me è sempre un piacere vederti, considerato che nell’ultimo periodo non ho avuto molte occasioni per farlo.»
Già, lei era stata a stretto contatto con Supergirl non con Kara Danvers e ora che ci pensava, era strano come cambiasse lo stare con lei a seconda di chi delle due avesse di fronte, non poteva negare che a prescindere da ciò che era successo, preferiva di gran lunga quando era solo Kara.
«Hai contribuito di nuovo a salvare il mondo, sei più che giustificata.», le rispose, ricambiando il sorriso.
Lena chinò il capo di lato, c’era qualcosa nel sorriso dell’amica che poco la convinceva, come se fosse tirato. Arricciò leggermente le labbra, «Normale amministrazione.», disse con tono scherzoso, fingendo modestia, provocando poi una piccola risata nella bionda, «Allora, spero che questa sia solo una visita di cortesia.»
Kara iniziò ad armeggiare con gli occhiali, si aggiustò la borsa sulla spalla e distolse lo sguardo dalla mora, stava provando a dissimulare quell’ inquietudine che continuava a crescere, «Sì…cioè…dovrei dirti una cosa.»
Lena le si avvicinò con un piccolo scatto in avanti, prendendole entrambe le braccia, cercando i suoi occhi, non le era sfuggito quel cambio repentino d’espressione che aveva avuto.
«È successo qualcosa?», chiese provando a non far trasparire eccessiva preoccupazione.
Sollevò di nuovo gli occhi incontrando quelli della mora e fu come se le parole le fossero morte in gola, come se per un motivo che non comprendeva non volessero uscire, ma doveva farsi coraggio.
«Sto andando via, Lena.», glielo disse senza spezzare quel contatto visivo.
Aggrottò le sopracciglia, facendo formare una ruga sulla fronte, non era certa di aver capito bene, «Cosa?»
Perché con gli altri era riuscita a mostrare entusiasmo, invece con lei non riusciva minimamente a provarlo?
«Sto per partire, lascerò National City.»
Lena mollò le sue braccia, quella era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di sentire in quel momento. Le si chiuse immediatamente lo stomaco, era come se qualcuno le avesse appena dato un pugno. Aveva dato erroneamente per scontato, da quando quella mattina di un anno fa fece irruzione nella sua vita, che ci sarebbe sempre stata. Lei che con tanta naturalezza era diventata la sua famiglia. Ora sarebbe rimasta di nuovo sola. Restò per un attimo in silenzio, doveva ricacciare indietro tutte quelle sensazioni negative, ascoltarla e supportarla, come aveva sempre fatto con lei.
«Come mai questa decisione?»
Non credeva di dover scrutare ancora una volta quello sguardo ferito e quell’espressione sgomenta che mostrò inconsapevolmente Lena, anche se subito si riprese, e non credeva che ne venisse così profondamente colpita.
«Sai… è da un po’ di tempo che sento il bisogno di ritrovare me stessa, così ho deciso di intraprendere questo viaggio, non so per quanto tempo starò via, per questo sono venuta, ci tenevo a dirtelo di persona e a salutarti.», tentò di dirle una mezza verità.
Era stata così tanto presa dagli ultimi eventi che non aveva per niente notato quel disagio che stava vivendo Kara. Da quanto tempo si sentiva in quel modo? E che razza di amica era stata per non essersene accorta?
«Pensa Lena… questo mi darà l’opportunità di conoscere il mondo e fare la free lance, così ci saranno altri editori a dovermi sopportare.»
Lena venne rapita da quel volto, ora sorridente e quasi eccitato, che tentava di alleggerire la situazione, così le sue labbra si stesero, «Spero con tutto il cuore che tu possa trovare quello di cui hai bisogno, Kara.», perché niente contava di più del suo benessere e se l’amica era contenta, lo doveva essere anche lei, così con uno slancio l’abbracciò.
Ricambiò quel suo gesto e socchiuse gli occhi per cercare di mantenere il controllo delle proprie lacrime, in quegli ultimi giorni poteva fare concorrenza ad una fontana.
«Grazie, Lena.», le mormorò, tenendola ancora stretta, quasi timorosa di allontanarsi da lei.
«Che ne diresti se uscissimo stasera? Così potremo festeggiare come si deve l’inizio di questo tuo nuovo percorso.», le propose, staccandosi quel tanto che bastava per avere il suo volto di fronte.
Kara si illuminò, venendo finalmente inondata da quell’entusiasmo tanto agognato, anche se per un motivo ben diverso, sarebbe stata una vera gioia passare l’ultima sua serata sulla Terra con lei, «Ne sarei felicissima.»
«Ottimo!», la lasciò andare per recuperare il suo cellulare, «Disdico l’appuntamento con James.»
La bionda rimase un attimo interdetta, il suo primo pensiero fu cosa c’entrasse James, poi venne colta dalla consapevolezza che i due si stavano frequentando da qualche mese, c’erano momenti in cui sembrava che il suo cervello rimuovesse quell’informazione. Almeno non sarebbe stata sola e questo in un certo senso la confortava.
«Puoi far venire anche lui, non voglio che cambi i tuoi programmi per me.»
Quelle parole le arrivarono mentre stava scrivendo il messaggio, ma non esitò a premere invio, James l’avrebbe potuto vedere quando voleva, lei invece non più. Le mani tremarono leggermente. Quanto destabilizzante sarebbe diventato il pensiero di non averla più nella sua vita? Respirò profondamente e si voltò verso l’amica.
«Assolutamente no, James capirà. Questa sarà la nostra serata e non ci rinuncerei per nulla al mondo.», voleva davvero godersi quegli ultimi momenti che avevano a loro disposizione.
L’animo di Kara, come reazione totalmente spontanea, esultò nel sentire quella risposta e stranamente il suo cuore sussultò, quando Lena le regalò quello sguardo così caldo e affettuoso.
 
 
I never let
My guard go down
But you messed me up
When you came around
When the high wore off
Know you needed space
But I don’t wanna wait
I don’t wanna mistake
 
Stava leggendo svogliatamente un articolo, era la terza volta che tornava sulla stessa riga, senza accorgersene. Non riusciva a concentrarsi. Il lavoro la stava sfiancando e non riusciva a trovare una valvola di sfogo che le facesse vivere meno tutto quello stress. Si alzò dal divano dell’ufficio di James, la solitudine era diventata quasi un macigno e il più delle volte si trasferiva lì. Solo che a poco serviva, visto che continuava a percepirla. Si avvicinò al balcone ad osservare il cielo che si stava scurendo, lasciando intravedere qualche stella.
Di sfuggita, con la coda dell’occhio, vide dall’altra parte della porta a vetro una testa bionda che sfrecciò veloce verso l’ascensore. Si girò di scatto, spalancando le palpebre, possibile che… ma dopo qualche istante vide tornare Eve alla sua postazione e comprese che aveva preso un abbaglio.
L’infrangersi di quella piccola speranza che potesse essere davvero lei, la fece sentire talmente svuotata che provò un fastidioso senso di nausea.
Kara era ormai partita da più di tre mesi e lei ancora non si era abituata alla sua assenza. Le aveva promesso che sarebbero rimaste in contatto, ma malgrado le avesse mandato diversi messaggi nelle prime settimane, non le aveva mai risposto, sparendo completamente. Si era resa conto che non reggeva come avrebbe dovuto quel silenzio, non sopportava il non avere sue notizie, e peggio, non poteva tollerare l’idea che si fosse potuta dimenticare di lei. In qualsiasi posto si trovasse faceva vagare lo sguardo come se stesse perennemente alla sua ricerca. Le mancava terribilmente, il suo sorriso, i suoi occhi luminosi, il suono della sua voce e, soprattutto, il modo in cui si sentiva in sua compagnia. Amava quei momenti e li conservava gelosamente nel cassetto dei suoi ricordi più preziosi. L’oppressione del mondo magicamente svaniva e poteva sentirsi libera e al sicuro insieme a lei. Aveva imparato fin da piccola ad essere estremamente indipendente, in particolar modo da un punto di vista emotivo, ma quando si trattava di Kara era difficile esserlo.
Diamine aveva perfino comprato la CatCo per poter stare più tempo con lei.
Era normale provare quei sentimenti così intensi? In fin dei conti era solo la sua migliore amica…
 
Few thounsand miles and an ocean away
But I see the sunrise, oh, just like other day
Picture your eyes as I fall asleep
Tell myself it’s all right, oh oh, as the tears roll by
 
Sussultò quando James le mise delicatamente una mano sulla spalla per dirle che quella sera sarebbe andato a fare il solito controllo della città in veste di Guardiano e non sapeva se sarebbe passato da lei. Lena annuì appena, mormorando un veloce okay. Lo seguì con lo sguardo, mentre stava andando via, serrò la mascella e gli occhi le si incupirono, mostrando un’espressione decisamente triste e affranta.
Perché si era sentita così sollevata nel non dover vedere James quella sera? Perché non riusciva a vivere quella relazione come avrebbe dovuto, soffermandosi su tutti i lati negativi che c’erano? Discutevano quasi sempre per delle questioni inutili a causa del suo non capirla e avevano pochissime cose in comune. Si trovavano in una situazione di stallo e questo le pesava enormemente. Non riuscivano in alcun modo ad andare avanti… perché l’andare avanti con lui, significava lasciare indietro lei, cosa che non poteva e voleva fare. Non aveva posto fine alla loro storia per la totale fiducia che aveva mostrato James, quando le svelò di essere il Guardiano. Le aveva fatto dono della verità, solo che...
Socchiuse gli occhi e si strinse tra le braccia, poggiando la fronte sulla vetrata. C’era un’altra verità che avrebbe voluto sentire. Una verità che, nonostante tutto, non le era arrivata e che lei continuava a fare il possibile per ignorare. Aveva voluto diventare cieca di fronte a quella che era l’evidenza, perché era troppo doloroso accettare che fosse realmente così, anche se la sua voce interiore non le stava dando pace, soprattutto ora che era diventato chiaro come il sole.
Lo stesso continuava imperterrita a pensare a lei solo come Kara e non come… Supergirl, immaginandosela veramente in giro per il mondo a scrivere articoli su articoli e non persa in chissà quale viaggio intergalattico.
Sì, fin dall’inizio le aveva completamente sdoppiate per proteggersi, ingannandosi da sola, si era detta che con il tempo sarebbe riuscita a conciliarle, sperando che fosse lei a spiegarle tutto, dandole una valida ragione del perché si fosse comportata in quel modo, si sarebbe indubbiamente arrabbiata, le avrebbe urlato contro, avrebbe dato sfogo a tutta la sua delusione e amarezza, forse non le avrebbe parlato per giorni, se non settimane... però in cuor suo lo sapeva che l’avrebbe perdonata, sapeva che se fosse rimasta al suo fianco, avrebbe potuto affrontarlo e superarlo.
 
Ooh, I wish I could feel your face
Ooh, I’m helpless when I’m oceans away
 
Era questo che le avrebbe voluto dire, ma ora che lei era lontana anni luce, non aveva più importanza. Avevano perso la loro occasione… allora perché desiderava con tutta se stessa che ritornasse?
Riportò lo sguardo verso il cielo e una singola lacrima le scese lungo una guancia, lo stava osservando anche lei?
 
I never felt
A room so still
See the future coming
Hope it isn’t real
I learned to fake a smile
As the time runs out
I don’t wanna wait
Oh, I don’t wanna mistake
 
Teneva le ginocchia contro al petto, ben strette tra le sue braccia, il capo inclinato all’indietro e lo sguardo completamente perso a contemplare le stelle. Era da un mesetto che saliva sul tetto da sola ad osservare il cielo. Non sapeva nemmeno lei cosa volesse realmente scorgere, quando lo faceva sulla Terra era perché sentiva la mancanza del suo pianeta e della sua famiglia. Ora che aveva riavuto quello che da sempre desiderava, perché era sorta improvvisamente quella strana malinconia che non le stava dando tregua?
Una lieve folata di vento le scompigliò i capelli e lei si godette quel tenue suono, senza che venisse disturbato da altro. Aveva dimenticato cosa fosse il vero silenzio e in momenti come quelli apprezzava il non avere più i suoi poteri, così da poter stare davvero sola con se stessa. All’inizio non pensava che ne avesse bisogno, era stata così entusiasta nello riscoprire tutto ciò che si era dovuta lasciare indietro, parlare di nuovo la sua lingua, ritrovare diversi amici della sua infanzia, assistere a determinate festività e studiare ancora più a fondo la sua cultura. Poter riavere sua madre con sé e recuperare il tempo perduto. Credeva che tutto quello non avesse alcun prezzo e che nessuna rinuncia sarebbe stata troppo grande. Credeva che quella nuova vita l’avrebbe colmata e che quella sua infinita ricerca fosse finalmente terminata, nemmeno la presenza di Mon-el era di conforto, quando si sentiva così… smarrita. Cercava di nasconderlo come meglio poteva, provando ad essere sempre la stessa, ma si era resa conto che sul volto si era stampato un sorriso che ormai era diventato la sua maschera.
Il vento continuava a soffiare, portando con sé un delicato profumo di fiori, appena lo inalò, chinò il capo di lato. Quella fragranza aveva qualcosa di familiare, le ricordava qualcuno, spalancò gli occhi quando si rese conto che quel qualcuno era Lena…
 
Few thounsand miles and an ocean away
But I see the sunrise, oh, just like other day
Picture your eyes as I fall asleep
Tell myself it’s all right, oh oh, as the tears roll by
 
Continuava a pensarla, non poteva farne a meno. Si chiedeva come stesse, cosa stesse facendo, lavorava come al solito fino allo sfinimento? Dormiva abbastanza? Si ricordava di mangiare? Ogni volta che vedeva qualcosa di estremamente tecnologico, i suoi pensieri volavano da lei e immaginava il suo dolce volto che veniva inondato dall’esaltazione nel poter mettere le mani su tutte quelle cose. Quando non riusciva a dormire le veniva in mente l’ultima serata che avevano passato insieme, si era sentita così bene, così normale, così se stessa e il rendersi conto di come Lena si lasciasse andare quando stava con lei, la faceva sentire… importante, ma allo stesso tempo rimaneva schiacciata dalla realtà. Le aveva nuovamente mentito dicendole che non avrebbero mai smesso di sentirsi, consapevole che una volta partita non ci sarebbe stato alcun modo di comunicare con la Terra e questa volta era anche peggio, visto che era stata Kara a farlo. Quello che maggiormente la terrorizzava era il futuro, sapeva che con gli altri aveva un rapporto che non importava quanti anni sarebbe stata via, se un giorno avesse deciso di tornare, loro ci sarebbero stati. Poteva dire lo stesso di Lena?
Si portò le mani tra i capelli, poggiando i gomiti sulle cosce. L’aveva sicuramente ferita di nuovo e questo pensiero la tormentava. Detestava quella parte di sé capace di recarle così tanto dolore, avrebbe mai potuto biasimarla se avesse deciso di voltare completamente pagina e andare avanti con la sua vita? Lei l’aveva fatto no, con quale diritto pretendeva che lei invece non lo facesse? Perché la possibilità che potesse essere felice senza di lei le faceva provare un’angoscia indescrivibile?
 
Ooh, I wish I could feel your face
Ooh, I’m helpless when I’m oceans away
 
Avrebbe voluto poter tornare indietro nel tempo per cambiare tutto. Nel suo profondo aveva capito che l’unica persona di cui avesse realmente bisogno per non vivere più quel suo conflitto interiore sulla sua identità era Lena, perché solo quando era insieme a lei si sentiva in pace. Ma più passavano i giorni, più sentiva che ormai l’aveva persa.
Sfinita dai suoi pensieri, lasciò cadere la testa sulle ginocchia.
Cosa avrebbe dovuto fare?




____________________


Nota: Spero che ora abbiate compreso perché la canzone andava usata per delle scende decisamente diverse, da quelle che hanno propinato. Ultimissima cosa, nel dialogo tra Kara e Alex ho lasciato quasi invariato ciò che effettivamente si dicono durante l’episodio, visto che sostanzialmente avrei scritto anche io la stessa cosa. Domani pubblicherò la seconda parte, mi raccomando fate anche voi la vostra parte XD


 




 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. ***


Madre e figlia si trovavano in cucina a preparare il pranzo, visto che le doti di Kara erano davvero scarse, Alura aveva deciso di aiutarla a migliorare. Quello era il momento di condivisione che più amava la bionda. Forse era anche perché dovendosi concentrare per non far bruciare niente, i pensieri sembravano zittirsi.
«Mon-el mangerà con noi?»
«Non saprei, credo che sia ancora alle prese con quell’aggeggio.», rispose alla madre, continuando a tagliare gli ortaggi che aveva di fronte.
Alura guardò la figlia di sottecchi, «Capisco, quindi è ancora intenzionato a tornare nel futuro?», pose quella domanda con un velato interesse, voleva provocare una qualche reazione in Kara, notando quanto poco loquace fosse diventata, rispetto a quell’esplosione di esuberanza raggiante di quando arrivò. Improvvisamente aveva semplicemente smesso di confidarsi e di raccontarle le esperienze avute sulla Terra. Si bloccava soprattutto se doveva dire qualcosa inerente all’ultimo anno.
«Presumo di sì.», alzò lievemente le spalle, prendendo poi il tagliere per buttare nella pentola quei tocchetti che aveva tagliato con una cura quasi maniacale.
La madre non sembrò demordere, «E a te sta bene?»
A quel punto Kara smise di prestare attenzione al cibo e si voltò verso di lei, sollevò entrambe le sopracciglia, guardandola quasi spaesata.
«Perché non dovrebbe?»
Quella risposta detta con quel tono così ingenuo strappò un sorriso ad Alura, «Allora sarò stata io a fraintendere la situazione.»
La figlia sembrò ancora più sconvolta, rimase con la bocca semi aperta, cercando di capire cosa la madre intendesse.
Alura si portò una mano sul fianco e guardo Kara bonariamente, «Sai mi ha subito colpito il modo in cui vi guardavate… molto intimo per certi aspetti, quindi ho pensato che tra di voi ci fosse stato qualcosa che poteva sbocciare nuovamente e che il suo voler tornare nel futuro fosse la causa del tuo… cambiamento.»
Sbatté più volte le palpebre, continuando ad avere quell’espressione confusa. Sì, all’inizio i suoi sentimenti per Mon-el erano ancora confusi e forse nel suo sguardo si poteva cogliere quell’affetto che ancora provava, ma in quanto amico e ora più che mai ne era convinta.
«Beh… io e Mon-el abbiamo avuto dei trascorsi, ma appartengono al passato, le nostre strade, anche se bruscamente, ormai si sono divise. È stato solo per un caso fortuito che si sono di nuovo intrecciate, gli sarò sempre grata per tutto ciò che ha fatto e lo considererò sempre un buon amico, però è giusto che torni nel futuro dove ad attenderlo c’è sua moglie. Non so di quale cambiamento parli, ma sicuramente non dipende da lui.»
La madre mostrò molta sorpresa nel sentire che il daxamita fosse sposato, perché se la figlia, come diceva, aveva davvero superato la loro storia, non sembrava essere lo stesso per lui. Si avvicinò a Kara e le accarezzò la guancia, «Anche se negli ultimi dieci anni non sono potuta starti accanto e non ho potuto vederti diventare la donna che sei, sei sempre mia figlia e ti conosco. Stai facendo finta che non ci sia niente che non va, mostrandoti sempre sorridente, ma come madre riesco a vedere oltre.», accennò un mezzo sorriso comprensivo, «Probabilmente avrò sbagliato nel dare per scontato che fosse per Mon-el e se non è lui, ci deve essere un’altra persona, perché tesoro mio, hai tutti i sintomi di un… cuore infranto.»
Kara abbassò lo sguardo, iniziando a sentirsi gli occhi umidi, poi si buttò tra le braccia della madre, pianse, scaricando tutto quel malessere che aveva cercato di tenere nascosto.
Alura le accarezzò la testa, «Va tutto bene, tesoro mio.», la lasciò sfogare tutto il tempo che le servisse. Le prese poi il volto tra le mani, le asciugò le lacrime e la fece sedere. La figlia una volta calmata le raccontò di Lena.
«Vedi mamma, quando sto con Lena io mi sento completamente me stessa, riesco ad essere Kara Zor-El, lo so che può sembrare molto strano, considerato che non sa che sono una kryptoniana, ma la Kara che tu hai ritrovato è identica a quella che ha conosciuto lei. I poteri che ho acquisito non fanno parte della mia vera natura, li ho dovuti per forza accettare e crescendo ho sentito che era mia responsabilità metterli al servizio dell’umanità. Quello di Supergirl è un ruolo che per quanto abbia amato, ho dovuto assumere. Forse è per questo che non ho mai voluto svelarglielo, perché con lei potevo essere solo me.», fece una breve pausa, sospirando, «E mi sento male, perché ho bisogno di lei e vorrei che sapesse tutto, ma ormai è troppo tardi.»
La madre ascoltò attentamente, non mostrò alcuno stupore che la figlia potesse provare quei sentimenti per quella donna, anzi dopo tutto quello che le aveva raccontato, era più che normale che l’amasse in quel modo. Quello che non capiva era il motivo di tutto quel disfattismo e pessimismo.
«Perché dovrebbe essere troppo tardi?», domandò perplessa.
«Perché ho reso la verità talmente devastante che fargliela conoscere distruggerà sicuramente il nostro rapporto.»
L’espressione di Alura cambiò, «Quindi preferisci vivere un’esistenza a metà?», le chiese usando un tono quasi di rimprovero.
«Cosa stai cercando di dirmi?», corrugò la fronte.
«Sto cercando di dirti che se davvero desideri che Lena faccia parte ancora della tua vita, devi dirle cosa rappresenta per te, affrontando poi le conseguenze di ciò che hai fatto. Sicuramente lo struggerti rimanendo qua non servirà a niente.», cercò di spiegarsi con quel tono che si riservava ai propri figli, quando faticavano a comprendere qualcosa di molto semplice.
Kara non si aspettava una risposta del genere, o meglio, non si aspettava l’implicazione di quella risposta, «Mi stai dicendo di tornare sulla Terra? Come potrei proprio ora che finalmente ci siamo ritrovate? Mica posso fare un po’ qua e un po’ là, viaggiando continuamente nello spazio.»
La madre le regalò uno sguardo dolcissimo e accompagnò le parole ancora una volta con il sorriso, «Kara, non c’è gioia più grande per un genitore sapere che il proprio figlio sia felice. So quanto sia stato importante per te tornare su Argo, ma se qui non lo sei più, devi inseguire la tua felicità Kara, anche se significasse non poterci più vedere.», rimase per diversi secondi in silenzio, come se stesse considerando qualcosa dopo le ultime parole della figlia, «Poi… credo che il problema della distanza dei nostri pianeti sia risolvibile.»
Kara si alzò di scatto, facendo quasi cadere la sedia, spalancò gli occhi, si sporse verso la madre e le poggiò le mani sulle spalle.
«Come?»
 
 
La madre le spiegò che il padre aveva voluto costruire un teletrasporto per poter salvare quanti più abitanti di Krypton, solo che non era riuscito a terminarlo. Quindi se si fosse riuscito a trovare un modo per farlo funzionare, poteva benissimo fungere da ponte per i loro due pianeti.
Parlò a lungo con Mon-el, mettendolo al corrente delle sue intenzioni. Il daxamita la guardò come se già sapesse da molto che i suoi sentimenti erano rivolti verso qualcun altro e la mora era la persona più ovvia che gli potesse venire in mente.
«Faremo così Kara, tu andrai sulla Terra, mentre io rimarrò qua il tempo necessario per far funzionare il teletrasporto di tuo padre, con le conoscenze che ho accumulato non dovrebbe essere così difficile, almeno spero, poi tornerò a casa.»
Gli occhi della bionda si colmarono di gratitudine, «Faresti questo per me?»
Il ragazzo annuì con decisione, «Vorrei per quest’ultima volta aiutarti a farti avere ciò che vuoi, Kara, perché, come Alura, voglio solo il meglio per te. So di averti messo in difficoltà con la confusione che ho provato nel rivederti e mi dispiace per questo, non avrei dovuto essere così egoista. Non è stato giusto né nei tuoi confronti né, soprattutto, in quelli di Imra che dal momento in cui l’ho vista andare via, ho capito che non la volevo assolutamente perdere.»
«Sono contenta di vedere quanto tu sia cambiato, Mon-el, e spero con tutto il cuore che le cose tra te e tua moglie possano andare per il meglio.»
Dopo essersi messi d’accordo ed averlo salutato, si andò a preparare per il viaggio di ritorno, non indossò il suo costume da Supergirl, ma mise dei pantaloni stretti e una casacca a maniche lunghe lievemente a campana con il simbolo degli El sul petto, entrambi blu scuro.
La madre l’accompagnò alla navicella e prima di salirci l’abbracciò, «Ci rivedremo presto.»
Quando arrivò sulla Terra, prima di poter atterrare, venne contattata e la voce incredula della sorella risuonò in tutto l’abitacolo.
Kara??
Premette il pulsante per le comunicazioni e la salutò raggiante.
Ciao Alex!
Il tono della sorella per quanto ancora sconvolto, aveva una nota commossa quando le rispose.
Cosa diamine ci fai qui?!
Nel mentre riuscì a portare nell’hangar del DEO la navicella e quella loro conversazione continuò dal vivo.
Venne travolta da Alex che prima la strinse tra le sue braccia e poi si accertò che non fosse successo nulla di grave su Argo. Accorsero anche Winn e J’onn mostrando la stessa sorpresa dell’agente.
Kara fece spaziare lo sguardo su tutti loro, «Tranquilli, non è successo niente, ma adesso non ho il tempo di spiegarvi tutto, devo assolutamente vedere Lena.»
Alex rimase per un attimo spiazzata, poi sorrise comprensiva, c’era voluto un viaggio intergalattico per far capire alla sorella cosa provasse realmente per la mora. Le fece spazio, allungando un braccio in direzione dell’uscita, «Cosa stai aspettando allora?»
La sorella non se lo fece ripetere due volte e corse via, mentre lei scuoteva il capo non smettendo di sorridere.
«Lena?», chiese un Winn curioso.
«Non pensarci troppo, Winn, ti dirà tutto lei dopo, sempre che Lena non l’ammazzi prima.»
Era passata per la LCorp e per la CatCo, ma non c’era, volò perfino a casa sua, niente, sembrava essere sparita. Con il cuore pesante decise anche di passare per casa di James, ormai era passato mezzo anno da quando era andata via, la situazione tra i due poteva benissimo essersi evoluta, ma anche là non c’era.
Ritornò alla CatCo non le restava che chiedere direttamente a lui, avrebbe sicuramente saputo dove fosse, atterrò sul balcone ed entrò nell’ufficio dell’amico.
«James!»
 Il ragazzo era appoggiato allo schienale della sedia e aveva i piedi sulla scrivania, quando si sentì chiamare e vide che era Kara, per poco non crollava rovinosamente sul pavimento.
«Quando sei tornata?»
La bionda si avvicinò alla scrivania, posandoci sopra entrambe la mani, mostrando fretta ed impazienza, «Nemmeno dieci minuti fa… Sai dov’è Lena, non riesco a trovarla da nessuna parte.»
L’amico trovato di nuovo l’equilibrio, la fissò piegando le sopracciglia, «Non è qui, è andata a Metropolis per curare personalmente una fusione con un’altra azienda, dovrebbe tornare tra qualche giorno.»
No, non avrebbe potuto aspettare tutto quel tempo, doveva parlare immediatamente con lei.
«Grazie mille!», e così come era comparsa, sparì dalla vista dell’amico.
 
 
Appena mise piede nel suo appartamento, buttò a terra la borsa e la giacca sulla spalliera del divano. Era stata una giornata davvero estenuante, non sapeva chi gliela desse tutta quella forza per continuare ad andare avanti, visto che l’unico suo desiderio era quello di non alzarsi più dal letto per due o tre anni e al diavolo tutti. Raggiunse l’angolo bar per riempirsi un bicchiere di qualcosa che la stroncasse, ma un movimento sospetto alle sue spalle la fece girare di scatto, mentre manteneva il collo di una bottiglia pronta per scagliarla o per difendersi.
Spalancò gli occhi vedendo chi fosse entrato in casa sua, senza alcun permesso, dalla finestra che aveva lasciato aperta. Lo sguardo si soffermò prima su i suoi capelli, erano diventati più lunghi, poi scese fissandosi sullo stemma che aveva sul petto, solo alla fine si posò su ciò che maggiormente temeva, il celeste dei suoi occhi che riusciva ad avvolgerla e farla sentire protetta. Respirò profondamente, non si aspettava di poterla rivedere così presto e questo le stava provocando una serie di sensazioni molto ma molto contrastanti.
«Ciao Lena.»
Una persona stava via per sei lunghissimi mesi, e si poteva dire anche fortunata che non fossero stati anni, e se ne usciva con quella sua voce sempre così melodiosa con un ciao come se niente fosse successo. Lasciò la presa dalla bottiglia e si spostò, allontanandosi da lei, doveva rimettere un attimo in ordine i pensieri e fare chiarezza su ciò che maggiormente stava provando in quel momento. Perché era già tornata? Era volata fino a Metropolis solo per lei? Aveva bisogno come al solito del suo aiuto o c’era dell’altro? Voleva che ci fosse dell’altro? Quanto poteva essere complesso ritrovarsi di fronte a delle situazioni che ci si era rassegnati a non poter più vivere.
«Supergirl… non sapevo che fossi tornata e se ti trovi qui a Metropolis devo dedurre che ti serva qualcosa, ma la prossima volta evita di fare irruzione in casa mia, soprattutto se non sei stata invitata.», non gliel’avrebbe resa facile, questo era sicuro, c’erano troppe cose a cui doveva rispondere.
La freddezza di quelle parole la lasciarono quasi inebetita, ma non poteva più tirarsi indietro era giunto il momento di assumersi quella responsabilità dalla quale inconsapevolmente era fuggita. Fece qualche passo per raggiungerla e le prese delicatamente la mano, tirandola leggermente in modo da farla girare verso di lei.
«Lena…», pronunciò il suo nome con profondo rammarico.
Seguì quel comando implicito, anche se quando si voltò il suo viso non mostrava altro che stanchezza, ma non quella fisica di cui si lamentava in continuazione, bensì una più sfibrante, quella interiore.
«È stata una lunga giornata, quindi ti sarei grata se mi dicessi subito quello che ti serve.», sfilò la mano, incrociando le braccia sotto al petto.
Non voleva più portare avanti quella farsa, stare di fronte a lei e pretendere che tra di loro fosse tutto a posto, perché non era affatto così. Non c’era proprio niente che andasse in tutta quella situazione.
Per quanto continuasse a sentirsi disorientata dall’atteggiamento che stava avendo Lena, era più che comprensibile che la trattasse in quel modo.
«Non sono tornata perché mi serve qualcosa da te. Sono tornata per te, Lena.»
La mora piegò il capo di lato e il suo sopracciglio saettò verso l’alto, palesando tutto il suo scetticismo.
«So che sarà sicuramente troppo tardi e che ho commesso degli errori irreparabili con te, ma prima che inizi ad insultarmi, vorrei poterti parlare per la prima volta senza nasconderti niente.», si fermò, osservando la reazione di Lena, la cui espressione si era addolcita quel tanto che bastava per permetterle di andare avanti.
«Un giorno mi chiedesti se mi piacessero i segreti e ti risposi di no. Ed è vero, per quanto ipocrita fossi potuta sembrare in quell’occasione, li detesto, soprattutto quello che ho dovuto mantenere con te. Doverti nascondere la mia identità è stata una delle cose più complesse da fare, ma anche una delle più semplici…»
Lo sguardo di Lena si infuocò per quell’ultima affermazione, «Mi stai dicendo che alla fine ti stava bene che la situazione tra noi rimanesse così?»
Kara sostenne quello sguardo, assottigliando le palpebre, piegando le sopracciglia facendo formare sulla fronte un cipiglio contrariato, «Non mi pare di aver detto questo, Lena… conoscendoti, lo so che avrai già tratto le tue conclusioni, ma lasciami finire, poi potrai dirmi ciò che vorrai.»
La mora incassò quella sorta di rimprovero, rimanendo poi in silenzio.
«No, non mi stava per niente bene doverti mentire, né come Supergirl, né come…», prese un respiro profondo, era il momento di dirlo una volta per tutte, «… Kara Danvers.»
Lena se mostrò stupore non fu per quella rivelazione, anche se le provocò lo stesso uno scossone emotivo sentirlo dalla sua bocca, ma per essersi resa conto che Kara era davvero andata da lei per dirle tutta la verità… che forse davvero era tornata da quel pianeta per lei. Le braccia le caddero lungo i fianchi.
«Credo di averlo sempre saputo chi fossi, Kara, solo che ho voluto offendere la mia intelligenza e ho portato avanti questo duplice rapporto. Io… non volevo accettare che tu fossi capace di mentirmi così spudoratamente. Trattarmi come hai fatto in veste di Supergirl e poi fare la parte della mia migliore amica come Kara. Non è qualcosa su cui si può facilmente passare sopra.»
Deglutì in preda ad una profonda afflizione, allora già sapeva, poi quel tono così carico di tristezza e rassegnazione di Lena fu molto più atroce di uno carico di rabbia. Rimase talmente disarmata da non riuscire più a proferir parola.
Le labbra della mora si incresparono in un sorriso un po’ spento, «Ma in un certo senso è come se avessi sbagliato anche io, dovevo metterti di fronte all’ovvietà dei fatti, invece ho alimentato questa situazione, convinta che prima o poi me l’avresti svelato. Poi sei arrivata a dubitare di me e per quanto mi è stato detto che voi Super, quando si tratta di kryptonite, diventate decisamente paranoici, mi è quasi crollato il mondo addosso, ho dovuto esasperare la mia mente nel non accomunarvi in alcun modo. Dopo che sei partita, la verità mi ha travolto e non ho più potuto difendermi da essa. Quindi ora ti chiedo, perché Kara? E perché adesso?»
Era strano, pensava che avrebbe avuto una reazione molto più forte, che tutte quelle sensazioni negative prendessero il sopravvento, forse erano davvero sfumate durante quel periodo o forse era lei a non volerle vivere, lasciando che qualcos’altro si facesse spazio.
Kara abbassò lo sguardo, chinando la testa di lato e strinse i pugni. Era stata pessima in tutto e per tutto con lei.
«Non sei tu quella che ha sbagliato Lena, l’ho creato io questo casino, ferendoti più e più volte. Non ho scusanti per come ho agito e per come ti ho trattato, né voglio trovarle, posso solo chiederti perdono e rispondere ai tuoi perché.», gli occhi ritornarono sulla mora che la stava guardando con un’espressione che non riusciva a decifrare. Era arrabbiata? Delusa? Indifferente?
«Non so quanto tu sappia del mio pianeta natale, ma su Krypton eravamo persone come voi umani, totalmente normali. Quando scoprii che sulla Terra avevo questi poteri, mi sentii quasi un mostro, diventando l’esatto opposto di ciò che sarebbe dovuto essere normale. È stata mia sorella Alex a salvarmi dall’oblio, aiutandomi a diventare per tutti Kara Danvers. Per quanto abbia provato ad adattarmi, facendo nascere anche Supergirl, ho sempre percepito che niente di ciò che mi circondava mi appartenesse, come se la vita che stavo vivendo non fosse realmente la mia e più gli anni passavano, più ciò che ero si perdeva. Poi ho conosciuto te, all’inizio non volevo dirti niente per proteggerti, temendo che potessero farti del male per arrivare a me, però allo stesso tempo, più il nostro rapporto cresceva, più volevo preservare quella parte di me che emergeva solo con te. Non volevo diventare Kara Danvers che in realtà è anche Supergirl, non volevo che tu potessi guardarmi e trattarmi in modo diverso, per questo ho continuato a tacere, fino ad arrivare al punto in cui indietro non sarei più potuta tornare dopo quello che ho fatto, e la paura di perderti ha contribuito a non farmi prendere la scelta giusta.», fece una piccola pausa, mordendosi il labbro inferiore, Lena sembrava una statua di marmo, «Perché adesso? QQQuando sono partita, ho creduto che fosse la cosa migliore sia per me, per i motivi che ti dissi salutandoti, sia per te, così non avrei più potuto farti del male… ma è stato su Argo che ho realmente compreso che tu, Lena Luthor, rappresenti la mia ancora di salvezza quando voglio essere solo me, Kara Zor-El, e non mi importa su quale pianeta mi possa trovare, se ci sei tu con me, io riuscirò sempre a sentirmi me stessa.»
Gli occhi iniziarono a pungerle, non riuscendo a tenere a freno quelle lacrime che si stavano lentamente formando. Il respiro si fece più corto e un forte calore le inondò il petto. Nessuno riusciva a farla sentire come faceva Kara, nessuno mai le aveva dedicato parole del genere e per nessuno lei aveva significato così tanto.
La bionda annullò la distanza che le divideva, poteva addirittura sentire il suo profumo e si guardarono intensamente per una manciata di secondi.
«So che non ne ho nessun diritto, vista anche la tua relazione con James, ma ho bisogno che tu sappia che io… sono innamorata di te, Lena, ed è un sentimento che ho dentro da molto, solo che non ero mai riuscita a capirlo fino in fondo.»
Adesso fu lei a rimanere completamente spiazzata, le labbra si schiusero ma non ne uscì alcun suono. Scoprire i sentimenti di Kara fu qualcosa di sorprendente. Aveva sempre voluto soffocare i suoi per lei, perché sapeva che mai sarebbero potuti essere corrisposti, così aveva deciso che avrebbe accolto tutto ciò che le poteva dare, senza pretendere altro. Si era perfino buttata in una relazione alquanto deludente per provare a se stessa che da lei non desiderava niente che non fosse legato al loro rapporto di amicizia. Aveva fallito miseramente, perché erano sempre rimasti lì, nel bene e nel male, straordinariamente immutati.
«In primis io e James sono mesi che non stiamo più insieme... e in secundis sei una grandissima stupida!», dallo sguardo sbarrato che mostrò la bionda, capì che non si aspettava quell’insulto. Meglio, così sarebbe rimasta un altro po’ sulle spine, male non le avrebbe fatto.
«Non mi avresti mai perso, Kara, non avrei reagito nei migliori dei modi, questo te lo concedo, ma alla fine sarei rimasta al tuo fianco, perché è l’unico posto di cui sento realmente il bisogno, perché non potrei stare in nessun altro, anche se ci ho provato. Per quanto non condivida per niente il modo in cui hai gestito la situazione, perché io mi sarei potuta risparmiare del dolore gratuito, mentre tu… no tu quello che hai provato te lo sei ampiamente meritato, però posso comprenderti…»
A quel punto la mano di Lena si sollevò andandosi a nascondere dietro alla nuca di Kara, intrecciando le sue dita con i suoi capelli biondi.
«… perché per quanto il tuo essere anche Supergirl mi possa piacere, penso di amare molto di più Kara Zor-El.»
Il volto di Kara si illuminò e i suoi occhi si rispecchiarono in quelli brillanti della mora che ora le sorrideva e colte entrambe dallo stesso desiderio, si avvicinarono, lasciando che le loro labbra si toccassero, che scoprissero la loro morbidezza reciproca. Lena la tirò più a sé e Kara la cinse per i fianchi, si schiusero l’una all’altra, permettendo ai loro sapori inebrianti di fondersi e le loro lingue ne divennero da subito dipendenti.
E fu con quel bacio stracolmo di un amore che poteva finalmente vivere e ardere senza più paure che si legarono indissolubilmente.
 
 
«Quindi tu già sapevi che Lena era a conoscenza di tutto? Perché non mi hai avvisato quando atterrai?»
Kara pose quella domanda piena di genuino stupore, alternando lo sguardo tra la sorella e la mora.
Si erano ritrovati tutti al DEO, dopo qualche giorno dall’arrivo della kryptoniana, Mon-el era riuscito a mettersi in contatto con loro, usando lo stesso dispositivo che gli aveva permesso di comunicare con il futuro. Era riuscito a sistemare il teletrasporto e a momenti avrebbero potuto connettere i due macchinari.
Alex si mise a ridere per quella reazione e diede una piccola spallata alla mora, «Ti sei andata a prendere una caso senza alcuna speranza, ne sei consapevole?», le disse con un ampio sorriso divertito stampato sul volto.
Lena sospirò sonoramente, sollevando lo sguardo verso il soffitto, palesando tutta la sua rassegnazione a riguardo, «Purtroppo sì.», rispose dando man forte all’agente.
Kara si accigliò per quella presa in giro e le additò, puntando l’indice contro entrambe, «Non siete affatto simpatiche!», fece poi una smorfia fingendo di essere risentita.
«Ci siamo viste più volte durante la tua assenza e non mi potrò mai dimenticare il primo incontro.», ricominciò a ridere, guardando ora la mora, «Aveva un’espressione tra l’altezzoso e l’indignato, gli occhi mi inchiodarono subito e con un tono glaciale mi disse che conosceva la tua identità e che quindi non sarebbe stato necessario che mi inventassi, come dicesti… ah sì, stronzate sul tuo conto, anzi era meglio che non toccassimo proprio l’argomento. Devo essere sincera, Lena, mi spaventasti da morire, temevo che avresti ucciso me al posto di Kara.»
Il racconto dell’agente fece ridere anche Lena e assunse poi un’espressione lievemente colpevole, «Beh… non è stato il mio periodo migliore, lo ammetto, sei stata davvero temeraria a continuare a vedermi.»
Alex fece un gesto con la mano come se stesse scacciando qualcosa, «Avevi solo bisogno di smaltire il tutto, sfido chiunque a non avere le stesse reazioni che hai avuto tu, e di avere un’amica accanto, cosa che d’altronde mi ha fatto piacere fare, quindi niente più drammi.», si voltò verso la sorella che continuava a seguire incuriosita quello scambio di battute, «Per tornare a te, dovevi cavartela da sola, sei abbastanza cresciuta per risolvere i casini che combini.»
Kara si portò le mani sui fianchi, piegò la testa di lato e lanciò un’occhiataccia alla sorella, «Poi dicono che si può sempre contare sulle sorelle, dovrebbero sapere che razza di sorella mi ritrovo io.»
«Quanto la fai lunga, alla fine è andato tutto bene, no?»
La voce di Winn attirò la loro attenzione, erano pronti per la connessione. Alex si avviò per prima, mentre Kara si avvicinò a Lena e le prese la mano.
«Non vedo l’ora di farti conoscere mia madre e di mostrarti la mia città.»
Improvvisamente il nervosismo si impadronì della mora che non riuscì a provare lo stesso entusiasmo della bionda, così quasi a disagio si limitò solo ad annuire.
Kara se ne accorse subito da quello sguardo spaurito che aveva, «Ehi… cosa ti sta preoccupando?»
Lena non era mai stata presentata a nessun genitore, era un’esperienza totalmente nuova, «E se andasse male? Se dicessi o facessi qualcosa di sbagliato?»
La bionda le lasciò la mano e le prese delicatamente il volto tra le sue di mani, la guardò negli occhi e le sorrise dolcemente, voleva poter dissipare quell’ansia inutile.
«Non accadrà nulla del genere, è impossibile che tu possa non piacere a mia mamma visto che sei la donna che mi rende felice.», assottigliò leggermente lo sguardo, «Poi credo che nessun incontro possa essere peggiore di tutti quelli che ho avuto io con tua madre.»
Lena iniziò a ridacchiare, scaricando anche quella tensione che provava, «Ma quanto sei scema.»
Il sorriso di Kara si allargò ancora di più, «Lo so, ma almeno ti ho fatta ridere.» e le diede un leggero bacio sulle labbra.
Senza attendere oltre si spostarono nell’area dove era installato il teletrasporto. Winn stava predisponendo il tutto.
«Pronte?», domandò, ruotando il capo verso le tre donne che annuirono.
Il ragazzo poggiò il palmo della mano per attivarlo e immediatamente l’arco della struttura dapprima vuoto, si riempì di fasci violacei.
Kara lo stava attraversando, portandosi dietro Lena, quando si accorse che Alex non era con loro, si voltò di scatto.
«Che aspetti?»
La sorella con entrambe le mani fece il gesto di proseguire, «Vi raggiungo a breve, devo prima fare una cosa.»
Voleva che fosse il loro momento, avrebbe conosciuto Alura più tardi.
La bionda la guardò stranita e poco convinta, ma non replicò niente, girandosi nuovamente per varcare quell’arco.
Si ritrovarono nel laboratorio del padre con Alura ad attenderle. Kara mollò per un attimo la mano di Lena e corse tra le braccia la madre che sorrideva con le lacrime agli occhi.
«Ti avevo detto che ci saremo viste presto, tesoro mio.»
La figlia le sorrise, mostrando tutta la sua felicità, poi si rivolse alla mora che incantata si stava guardando intorno.
«Mamma, lei è la donna di cui ti ho parlato, Lena.»
Sentitasi chiamare, la mora tornò subito a la mente presente a se stessa, visto che stava già fantasticando su quella tecnologia. Deglutì e mandò giù l’imbarazzo che stava percependo, tese la mano alla madre di Kara.
«È un piacere fare la sua conoscenza Mrs Zor-El.»
Alura era al corrente del passato della mora, Kara gliel’aveva raccontato, abbassò per un attimo lo sguardo su quella mano, per poi tornare a fissare quegli occhi così timorosi. Le donò un sorriso materno e l’abbracciò con un gesto del tutto spontaneo, «Non sai che gioia sia per me averti qui insieme a mia figlia, Lena e puoi chiamarmi tranquillamente Alura.», quella ragazza aveva subito così tanto che meritava solo un affetto incondizionato, così continuò a stringerla.
Lena in un primo momento si irrigidì, non aspettandosi un gesto del genere, credendo che fosse semplicemente un abbraccio formale, rimase ferma, ma quella donna non la lasciava e quelle braccia intorno a sé e quelle semplici parole ebbero il potere di farle provare, anche se in piccolissima parte, quello che sarebbe dovuto essere il calore materno. Le braccia erano leggermente tremanti, quando fu lei a stringerla.
«Grazie, Alura.»
Kara osservò quella scena con le lacrime agli occhi e con il cuore gonfio d’amore.
Adesso non c’era altro da fare che vivere la loro vita insieme.
 


 __________________________________
 
Nota: Buonasera ^^
Questa volta non mi sono fatta attendere troppo. Ho poco da dire, sappiamo tutt* quello che sta succedendo nella serie, lo sfacelo totale in pratica, ho cercato di gestire, per quanto mi sia stato possibile, l’involuzione e i pasticci cosmici di Kara con Lena  e la demenza di quest’ultima per la questione dell’identità di Supergirl. Posso solo sperare che questa mia versione della fine della stagione vi sia piaciuta.
Alla fine siamo qui per sognare no?
Grazie per aver seguito anche questo piccolo viaggio ^^

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3776477