Altair Grindelwald: l'aquila volante

di AliceRiddle7
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo di Altair ***
Capitolo 2: *** La lettera nera ***
Capitolo 3: *** Il viaggio inizia ***
Capitolo 4: *** Arrivo a Diagon Alley ***
Capitolo 5: *** Arrivo a Hogwarts ***
Capitolo 6: *** Lo smistamento ***
Capitolo 7: *** La Sala Comune di Serpeverde ***
Capitolo 8: *** Prime lezioni ***
Capitolo 9: *** La lezione di Volo ***
Capitolo 10: *** Il corridoio del terzo piano ***
Capitolo 11: *** Halloween ***
Capitolo 12: *** Quidditch ***
Capitolo 13: *** Sospetti ***
Capitolo 14: *** Vacanze di Natale ***
Capitolo 15: *** La Pietra Filosofale ***
Capitolo 16: *** Norberto ***
Capitolo 17: *** La Foresta Proibita ***
Capitolo 18: *** Brutte serate ***
Capitolo 19: *** La botola ***
Capitolo 20: *** La fine ***
Capitolo 21: *** Il potere dell'amore ***
Capitolo 22: *** Ritorno all'orfanotrofio ***
Capitolo 23: *** Momento di pazzia ***
Capitolo 24: *** L'arivo dei Malfoy ***
Capitolo 25: *** Villa Malfoy ***
Capitolo 26: *** Villa Nott ***
Capitolo 27: *** Il diario ***
Capitolo 28: *** Magie Sinister ***
Capitolo 29: *** Ritorno ad Hogwarts ***
Capitolo 30: *** Questione risolta ***
Capitolo 31: *** Il mistero di Serpeverde ***
Capitolo 32: *** Club dei duellanti ***
Capitolo 33: *** Natale ***
Capitolo 34: *** San Valentino ***
Capitolo 35: *** Seraphina Picquery ***
Capitolo 36: *** M.A.C.U.S.A. ***
Capitolo 37: *** Broadway ***
Capitolo 38: *** Nelle sue vene scorre il male ***
Capitolo 39: *** Gli esperimenti ***
Capitolo 40: *** Azkaban ***
Capitolo 41: *** Rabastan Lestrange ***
Capitolo 42: *** Ilvermorny ***
Capitolo 43: *** Thunderbird ***



Capitolo 1
*** L'arrivo di Altair ***


Era una notte fredda e buia di metà Dicembre. Per le strade di Londra si aggirava un uomo incappucciato con in braccio un fagotto. L'uomo arrivò davanti al grande cancello dell'orfanotrofio Oraxel. L'edificio era una vecchia villa in stile gotica appena qualche minuto dal centro di Londra. L'uomo passò in mezzo alle sbarre un pò arruginite del cancello chiuso, come se fossero solo un velo di tende. Attraversò la stradina di sassolini che portava alle scale per l'entrata dell'orfanotrofio. Attorno si estendeva un grande cortile, pieno di aiuole e piante di rose rosse, che continuava anche dietro l'edificio. L'uomo salì i tre gradini e bussò alla grande porta di legno massiccio. All'interno la segretaria sobbalzò: non si aspettava di ricevere qualcuno alle 3 del mattino. Si alzò dalla sedia, si mise a posto i capelli e la divisa e andò ad aprire la porta. 

-Scusatemi per l'ora me è urgente. Dovrei lasciare qui questa bambina- disse l'uomo. La segretaria lo fece entrare e accomodare nel salotto riservato alle adozioni. Intanto che la donna andava a chiamare la direttrice, l'uomo scostò la coperta che avvolgeva la piccola quel tanto che bastava per vederla bene in faccia per (forse) l'ultima volta. La bambina aveva due grosse guancette rosse ma il resto del visino era molto pallido. Si intravedeva il ciuffo di capelli di un colore bianco-argento. Gurdandola l'uomo le sussurò -Non temere piccola mia: quì sarai al sicuro-. Dopo dieci minuti arrivò una donna seguita dalla segretaria: era molto alta e magra, con una carnagione che andava sul grigio. I capelli scuri erano raccolti in un disordinato chignon. Portava una gonna blu attillata che arrivava fin sopra le ginocchia e una giacchetta dello stesso colore, sotto la quale si poteva vedere che indossava ancora la camicia del pigiama da notte. 

-Buonasera, io sono Mrs.Corney, la direttrice di questo orfanotrofio. Per lasciare qui il bambino dovrà compilare delle carte-
-Certamente- disse l'uomo. Aveva una voce bassa ma fredda. -Ah,  e comunque è una bambina-
-Si si- la Corney era davvero seccata dall'arrivo dell'uomo. La segretaria porse i moduli da compilare e una penna all'uomo. Quest'ultimo li prese, si tolse il cappuccio e iniziò a compilarli. L'uomo era sulla cinquantina. Aveva la carnagione molto chiara e le guancie erano leggermente scavate. Aveva dei baffetti bianchi e i capelli erano stati rasati di lato e lasciati abbastanza lunghi sul sopra, come per fare una cresta col ciuffo, anchessi bianchi. L'occhio sinistro era di un marrone scuro mentre il destro sembrava quello di un robot: l'iride era di un azzurro-bianco intenso e la pupilla era leggermente più grande del normale. Appena finì di compilare le carte si alzò e le diede alla direttrice  che disse -Bene direi che è tutto, ha qualcosa da lasciare?- 
-No, non ho nulla-
-Bene allora può darmi la bambina così la porterò nella sua camera- l'uomo le porse la bambina e la direttrice se ne andò lasciando la segretaria e l'uomo da soli. L'uomo guardò attentamente la segretaria negli occhi -In realtà avrei qualcosa da lasciare ma non mi fido di quella lì- la donna rimase zitta: guardava l'occhio azzurro dell'uomo come se ne fosse ipnotizzata. L'uomo prese dalla tasca interna del lungo giubotto blu notte una lettera nera e un libro, anchesso nero, con la copertina in pelle, mentre gli angoli avevano delle rilegature dorate
-Mi serve che lei tenga questo libro e questa lettera per la bambina e che le dia il libro solo quando avrà imparato bene a leggere e a scrivere mentre la lettera glie la dovrà dare esattamente il giorno del suo undicesimo conpleanno. Miraccomando nessuno, a parte lei, deve sapere di questi oggetti. Intesi?- La donna era sbiancata completamente. Prese, con le mani tremanti, il libro e la lettera guardandoli con molta curiosità. 
-Si signore, intesi- 
L'uomo azzardò un sorrisetto che, assieme allo sguardo gelido, risultò "malefico" agli occhi della segretaria. Si rimise il cappuccio, uscì dalla stanza, aprì la porta dell'ingresso, se la richiuse alle spalle e si avviò verso il cancello. La segretaria, non appena sentì la porta d'ingresso richiudersi andò alla finestra. L'uomo non era neanche a metà della stradina quando un tuono creò una luce abbagliante, tale da costringere la donna a coprirsi gli occhi con la mano libera. Quando però la tolse, l'uomo era scomparso. La segretaria si avvicinò ancora di più alla finestra, scrutando bene ogni metro quadrato del giardino, ma di lui nessuna traccia. Tornò quindi alla sua postazione e mise la lettera e il libro "segreti" in un cassetto nascosto della scrivania.
 -Che strano soggetto- pensò la donna.
Intanto Mrs.Corney aveva portato la bambina in una piccola stanzetta con dentro una culla e un armadio. Mentre appoggiava la bambina nella culla vide che aveva uno strano simbolo tatuato sulla parte esterna della caviglia destra: era un triangolo, diviso a metà da una linea, con all'interno un cerchio.  Poi andò nel suo ufficio, accese la lampada, si sedette sulla sedia e iniziò a leggere il modulo che l'uomo aveva compilato poco prima. La bambina era nata il primo di Novembre dell'anno prima (1979). L'uomo non aveva scritto il nome della madre ma il nome del padre era lo stesso del nome di chi l'aveva portata: Gellert Grindelwald. E la bambina si chiamava Altair Grindelwald.

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Capitolo 2
*** La lettera nera ***


1/11/1990

Altair era molto cresciuta in quegli anni: era leggermente più alta dei bambini della sua età, magra e con la carnagione molto chiara. I suoi occhi erano a volte azzurri chiari, a volte quasi bianchi e altre volte prendevano la tonalità di un grigio-azzurro. I capelli erano lunghi fino a metà schiena, lisci e bianchi come la neve.
Quella mattina doveva essere un giorno speciale, visto che era il suo compleanno, ma Altair lo vedeva come un giorno qualunque. All'orfanotrofio i compleanni ce li si doveva meritare, studiando sodo e rispettando le regole. Sul punto dello studio Altair non aveva problemi, era la ragazza più intelligente dell'Oraxel. Il problema era che lei non amava per niente rispettare le regole. Le vedeva come una cosa insulsa, inutile. Per lei erano uno ostacolo al divertimento. Non si poteva stare svegli di notte o andare in giro nel coprifuoco. Non si poteva uscire se prima non si chiedeva il permesso, e anche se lei lo chiedeva non glie lo davano. Non ci si poteva arrampicare sugli alberi. Non si doveva litigare con gli altri bambini. Insomma, non si potevano fare un sacco di  cose che, bèh... Altair faceva comunque.
Quel giorno, dopo la fine delle lezioni, la segretaria, la Signorina Colling, andò nella camera di Altair.
-È permesso? Altair sei lì?- chiese la Colling
-Sì sono quì, entri pure la porta è aperta- anche chiudere la porta a chiave era vietato ma Altair aveva comunque trovato un rimedio anche a quello.
La signorina Colling chiuse la porta (le mani erano sudate e stava tremando leggermente), si mise davanti alla ragazza, la quale era seduta sul letto che la guardava con sguardo indifferente. La Colling sentì un brivido percollerle la spina dorsale: le succedeva ogni volta che incrociava lo sguardo della ragazza. Quello sguardo... i suoi occhi chiari (freddi e profondi allo stesso tempo) le ricordavano tanto quello destro del padre. Ad Altair la Signorina Colling non faceva ne caldo nè freddo. Era sempre trattata molto bene da lei, certo, ma ogni volta che incrociava il suo sguardo la donna tremava un po' e questo, alla ragazza, non dispiaceva affatto. Le stava bene il fatto che l'adulta si sentisse turbata al suo passaggio. Ma non era solo lei, anche altri professori provavano la stessa sensazione e Altair, questo, lo sentiva bene. La ragazza si chiese che cosa ci faceva lì la Colling: l'ultima volta che si era presentata in quel modo (tremando) le aveva consegnato un libro, in pelle, nero con le rilegature degli angoli dorate che le aveva lasciato suo padre. Da quel giorno tutto fu più chiaro. 

-Ti ricordi che ti avevo detto che il libro me lo aveva lasciato in custodia tuo padre il giorno in cui ti ha lasciata qui, vero?- chiese la Colling
-Si certo- Altair capì che il padre le aveva lasciato anche qualcos'altro e infatti la donna le porse una lettera nera -Mi aveva detto che avresti dovuto riceverla esattamente il giorno del tuo undicesimo compleanno- spiegò la segretaria.
La ragazza prese in mano la lettera e iniziò a guardarla. Sul retro comparve una scritta in oro che diceva "per Altair". La Signorina  Colling fece per uscire dalla stanza ma prima di chiudere la porta disse
-Buon compleanno Altair- 
-Grazie- disse la ragazza, continuando a guardare quella strana lettera che aveva fra le mani.


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SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti, spero che la storia vi stia piacendo. È la prima che faccio quindi boh non so...
Questo capitolo è più corto del primo, scusate ma non sapevo cosa scrivere. Comunque i prossimi li ho già fatti e saranno decisamente più lunghi. Se la storia vi piace votate e se avete qualcosa da dire commentate pure. Sto già scrivendo questa storia su Wattpad, quindi se volete andare a vanti a leggerla è li (Io mi chiamo così anche su Wattpad)
Ok direi che ho finito. Ciauuuu.

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Capitolo 3
*** Il viaggio inizia ***


30/6/1990
Erano le 8 di sera e tutti all'orfanotrofio Oraxel avevano appena finito di cenare e si erano rintanati nelle proprie camere. La camera di Altair era all'ultimo piano e la sua finestra guardava il cancello d'entrata. Davanti alla finestra c'era un grande albero. Alla ragazza le piaceva molto salirci: apriva la finestra e con un salto arrivava al ramo più vicino, infine si arrampicava andando verso la cima dove vari rami formavano un posto lerfetto per accomodarsi e riposare. Altair era lì, nel suo "posto segreto". Stava leggendo Shining di Stephen King. Agli orfani della sua età non era permesso leggere certi libri, ma tanto si sà... la ragazza non amava affatto le regole. In realtà quel libro non era neanche della biblioteca dell'Oraxel, ma del vicedirettore: era il fratello più piccolo della direttrice ed era compito suo mantenere l'ordine lì dentro. Era un grande fan dei gialli e degli horror, difatti, nel suo studio aveva un'enorme libreria.
Mentre leggeva, la ragazza sentì il cancello aprirsi. Andò su un ramo leggermente più basso e da lì vide chi era appena entrato: un uomo con barba e capelli bianchi, molto lunghi. Era alto e aveva una certa età ma sembrava comunque un tipo in gamba. L'uomo suonò il campanello e la segretaria andò ad aprirgli -oh... salve, posso esserle utile?- la Colling sembrava sopresa non tanto per l'arrivo dell'uomo, tanto lo sapeva che sarebbe arrivato per quell'ora, ma più che altro per l'abbigliamento: portava una specie di tunica argentata.
-Buonasera. Mi scuso per il ritardo, sono il professor Albus Silente- 
-Stia tranquillo non è affatto in ritardo. Altair è in camera sua... forse... probabilmente... mhh, non saprei... quella ragazza è davvero imprevedibile. Bèh si accomodi pure intanto che vado a chiamare Mrs. Corney- 
Quando la Corney arrivò portò il professor Silente all'ultimo piano dell'orfanotrofio, verso la camera di Altair. Intanto la ragazza era rientrata in camera, aveva chiuso la finestra, nascosto il libro e si era messa seduta sul letto, con le gambe distese, a "leggere" un fumetto del Joker. Qualcuno bussò alla porta.
-Avanti- disse Altair
-Altair, questo è il professor Albus Silente. È venuto quì per parlarti- Silente entrò nella stanza mentre la Corney chiudeva la porta e se ne andava. La ragazza si mise seduta sul bordo del letto mentre Silente si sedette sulla sedia della scrivania.
-Ciao Altair. È un piacere vederti- 
-Salve- la ragazza guardava l'uomo dritto negli occhi col suo solito sguardo freddo, anche se Silente notò una nota di curiosità.
-Io sono il professor Albus Silente, preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Sono venuto qui per consegnarti personalmente la tua lettera di ammissione e risolvere tutti i tuoi dubbi- La ragazza non era per niente sorpresa, sapeva bene che quel giorno sarebbe arrivato.
-Magia ha detto?-
-Sì esatto, ma credo che tu... sappia già tutto- questo Altair non se l'aspettava. "come faceva a saperlo?" Si chiese.
-Si beh... la mia professoressa di matematica è una magonò e mi ha spiegato un sacco di cose sul mondo magico e... anche su mio padre-
-Che cosa ti ha detto su tuo padre?-
-Solo che era un mago molto potente e conosciuto in tutto il mondo ma niente di più- Silente non sembrava molto convinto ma lasciò passare l'argomento e continuò il discorso iniziale.
-Scommetto che sai fare già alcune magie. Potresti illustrarmene qualcuna?-
-Si beh... se salto da una certa altezza fluttuo, cioè, è come se fossi sulla luna, dove la forza di gravità è minore. Oppure posso far crescere le piante o farle cambiar colore, all'inizio non mi sembrava scientificamente possibile ma poi ho scoperto di essere una strega e quindi...-
-Nient'altro? Non ti capita mai di.. far del male a qualcuno solamente pensandolo?- Altair capì subito dove l'uomo voleva andare a parare.
-Solamente pensandolo no ma di certo se tiro un pugno sul naso a qualcuno gli faccio mooolto male- Silente abbozzò un sorriso e poi diede la lettera alla ragazza. Altair l'aprì e lesse l'elenco dei libri e delle altre cose che doveva prendere a Diagon Alley.
-Grazie signor preside ma io non ho i soldi per comprare tutta questa roba. A meno che mio padre non mi abbia lasciato un conto in banca-
-Si, tuo padre aveva il suo "conto in banca", come lo chiami tu, in America ma, per facilitarti le cose, è stato spostato in una camera blindata di massima sicurezza alla Gringott, la banca dei maghi che si trova a Diagon Alley. Comunque non servirà che ci andrai, ho già preso i galeoni necessari per le compere-
-I galeoni sono i soldi dei maghi, giusto?-
-Si esattamente. Sai come si contano?-
-Si si, me lo ha insegnato la prof di mate-
-Bene allora lascia che ti spieghi alcune cose: ad Hogwarts imparerai a controllare la tua magia e imparerai nuovi incantesimi con la bacchetta. Sappi che far del male agli altri studenti e il furto non sono tollerati ad Hogwarts e TUTTE le regole vanno SEMPRE rispettate- Altair annuì.
-Ti verrò a prendere il 29 e assieme andremo a prendere tutto quello che ti serve. La scuola inizierà il primo settembre e la mattina di quel giorno ti accompagnerò alla stazione di King's Kross dove dovrai prendere il Binario 9 3/4. A meno che tu non voglia fare tutto questo da sola, sono sicuro che conosci molto bene le strade di Londra- Silente socchiuse leggermente gli occhi. In effetti Altair conosceva bene la città: qualche volta lei e i ragazzi più grandi (di 16-17 anni) scavalcavano il muro che faceva da recinto e andavano in giro. Ormai lo facevano da un sacco di anni e conoscevano quella metropoli come le loro tasche. In più quelli di loro che col tempo diventarono maggiorenni e che quindi poterono andarsene dall'orfanotrofio, li invitavano nei loro appartamenti a vedere dei film o a fare baldoria. Altair sapeva bene che erano babbani e quindi esseri insignificanti, ma con loro si divertiva e trovava quella libertà che non poteva guastare.
-Si preferirei andare da sola, sono abbastanza autonoma grazie-
-Bene allora. Ecco qui i galeoni, io ora dovrei andare ma ricorda: se quando andrai a comprare il necessario non vorrai tornare qui, c'è una stanza libera al paiolo magico. Il proprietario si chiama Tom e l'ho già informato-
-Perfetto grazie mille- Silente stava per uscire dalla stanza quando la ragazza lo fermò -Mi scusi preside, posso farle una domanda... su mio padre?- Silente non se l'aspettava.
-Si certo ma.. chiamami pure professor Silente-
-Ok professore. Mio padre era un metamorfomagus?- Altair lo guardava dritto negli occhi con un sacco di curiosità nello sguardo. Silente non si sarebbe mai aspettato una domanda del genere. 
-Bèh ecco... lui aveva poteri molto sviluppati, unici oserei dire. Io l'ho conosciuto ma non mi pare che fosse un metamorfomagus, no. Perchè?-
-Per curiosità. Sa, i miei occhi cambiano colore da soli quindi pensavo di aver preso questa cosa da lui. Non è grave vero?- la ragazza era rimasta abbastanza delusa dalla risposta del preside.
-No sta tranquilla Altair, è totalmente normale- detto questo Silente se ne andò.
Altair, quella sera, capì che Silente non era un tipo da prendere alla leggera. Lui sapeva cose di lei che i babbani non avevano scoperto in 10 anni che era lì. Ormai si era fatto troppo buio per riuscire a leggere sull'albero, così prese il quaderno nero, una piuma, l'inchiostro e iniziò a scrivere.
Intanto il professor Silente era tornato nel suo ufficio ad Hogwarts e, mentre accarezzava la sua fenice, si mise a guardare la sua bacchetta: quella ragazza era molto simile a Grindelwald. Lo sguardo, sopratutto, era identico a quello del padre. Glie lo ricordava molto, in tutto. In più non era riuscito a leggerle la mente, segno che Altair era un ottima occlumante già a quella giovane età.  Silente era convinto che la ragazza avesse splendidi poteri magici di cui non gli aveva parlato. Però a questo ci sarebbe arrivato più tardi. Per prima cosa doveva capire come tutto questo poteva essere successo. 




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Spazio autrice:
Scusate davvero se ho tardato così tanto a pubblicare è che sto avendo dei problemini col computer. Purtroppo (per la storia non per me) andrò in vacanza e non potrò portarmi dietro il portatile, o forse si non saprei (anche se ci riuscissi non credo che riuscirò ad aggiornare tanto facilmente). Spero che vogliate perdonarmi e, soprattutto, che la storia vi piaccia.
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Arrivo a Diagon Alley ***


30/7/1990

 

Erano le 18.30 e Altair stava portando al piano terra il trolley con la sua roba. 
-Bene Altair, fa buon viaggio e sta attenta mentre andrai in questa "scuola speciale"- disse Mrs. Corney.
-Si, certamente- rispose la ragazza. La direttrice se ne andò lasciando Altair con la segretaria -Divertiti Altair, mi augoro che tu faccia amicizia con tanti ragazzi-
-Grazie Signorina Colling- Altair aprì la porta e se ne andò. 
5 minuti dopo era nella metro diretta verso il centro di Londra. Passò a casa di Toby, uno dei ragazzi con cui usciva la sera, e prese le cose (vestiti, libri, bracciali, occhiali da sole, zaino) che aveva comprato in quei giorni. 
-Senti Grin (così la chiamavano i ragazzi) a me questa felpa bera non mi va più, ti va di prenderla?- le chiese il ragazzo. Ad Altair quella felpa era sempre piaciuta perchè aveva la costellazione dell'aquila nella quale si trovava Altair, la stella più lucente di quella costellazione.
-Si mi piacerebbe un sacco, grazie- la ragazza provò la felpa: le stava un po' larga e le arrivava alle ginocchia mentre le maniche continuavano per 10 cm dopo le sue mani, ma a lei piaceva comunque (anche se visto che aveva dei pantaloncini corti sembrava che sotto non avesse nulla).
I due uscirono e incontrarono gli altri della banda per poi fare un'ultima cena in pizzeria tutti assieme.
Arrivarono le 22. Altair salutò i ragazzi e andò alla ricerca del paiolo magico, che trovò dopo 10 minuti. Entrò e subito il barista le fece un largo sorriso, poi però sul suo volto apparve un'espressione incredula e divertita allo stesso tempo perchè la ragazza aveva ancora la felpa di Toby e nessun mago aveva mai visto girare qualcuno vestito in quel modo.
-Salve, posso esserle utile?- le chiese dolcemente il barista.
-Lei è il signor Tom?-
-Sì sono io-
-Salve, io sono Altair Grindelwald. Il professor Silente mi ha detto che aveva prenotato una camera per me-
-Aaah, signorina Grindelwald è davvero un piacere conoscerla- l'uomo uscì dal bancone e strinse la mano della ragazza -si si, venga pure, le mostro la sua stanza- l'uomo prese il trolley, un po' incerto al dire il vero, vdato che non ne aveva mai visto uno prima, e condusse Altair al secondo piano dove aprì la porta della camera n.15. Altair sistemò le sue cose, si cambiò e andò a dormire.
L'indomani prese il borsellino con le monete e la lista delle cose da comprare che le aveva dato Silente e andò al piano di sotto per fare colazione. Poi chiese a Tom la strada per Diagon Alley e il barista le mostrò il muretto di mattoni e come aprirlo. Quando l'arco si formò Altair rimase a bocca aperta. In vita sua non aveva mai visto così tanti maghi assieme in unico posto. Salutò il barista e si avviò per prendere tutto il necessario. 
Aveva già preso il calderone, i libri, la bilamcia d'ottone e il telescopio. Ora le mancavano solo il set di provette di vetro o cristallo, l'uniforme, un animale e la bacchetta. Decise di andare a prendere l'uniforme. Davanti alla vetrina c'era un grande omone con dei lunghi capelli arruffati e una lunga barba marrone scura con in mano due gelati. Altair entrò e subito intravide un ragazzo (moro, con gli occhi verdi e gli occhiali tondi, tenuti assieme da del nastro adesivo) che il gigante stava salutando e a fianco a lui un altro ragazzo della loro età con i capelli biondi. Madama McClan, la proprietaria del negozio, la portò in un'altra stanzetta dove si trovava un'altra ragazza, con i capelli castano chiaro lunghi all'incirca come i suoi, e i suoi genitori.
-Ciao, anche per te è il primo anno?- le chese la ragazza mora
-Sì- disse Altair
-Come ti chiami? Io sono Hermione Granger e questi sono i miei genitori. È la prima volta che veniamo qui-
-Anche per me è la prima volta. Piacere, io sono Altair Grindelwald- le disse mentre le porgeva la mano. Hermione la strinse molto calorosamente. Madama McClain tornò portando la divisa di Hermione.
-Bè allora ciao Altair, spero di rivederci presto. Chissà magari finiremo nella stessa casa- e con questo lei e i suoi se ne andarono. 
Dopo qualche minuto arrivò anche la divisa di Altair e la ragazza andò all'Emporio del Gufo per scegliere il suo animale domestico. I rospi non le piacevano per niente e di un gufo non sapeva che cosa farsene, visto che non doveva spedire lettere a nessuno, quindi optò per un gatto Savannah, ancora cucciolo, che chiamò Astral. Ora le mancava solamente la bacchetta. Era un po' preoccupata che non riuscisse a fare le magie in modo corretto con quella perchè da sempre lei usava le mani (come i personaggi dei cartoni animati) e aveva la specialità di controllare molto bene l'elemento terra, anche se questo a Silente non l'aveva detto. Entrò nel negozio di bacchette, la cui insegna diceva: Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.. Nel negozio c'erano il gigante che aveva visto qualche minuto fa e il ragazzo moro con gli occhiali. Quast'ultimo aveva appena finito di pagare, vide la ragazza e si presentò -Ciao, anche tu primo anno? Mi presento sono Harry Potter-
-Piacere Harry, io sono Altair Grindelwald. Noi due ci siamo già incontrati qualche tempo fa, ricordi?-
Harry se lo ricordava molto bene. Era l'undicesimo compleanno di Dudley e lui, i Dursley e Piers, un amico di Dudley, erano andati allo zoo. Dudley stava gridando al padre di svegliare il pitone che stavano guardando. Harry girò la testa e vide, dall'altro lato del corridoio, una ragazzina della loro età ridere a crepapelle mentre beveva da una bottiglia di vetro della Coca Cola. Quando Dudley e il padre se ne andarono, Harry si avvicinò al serpente e questo, alzando il muso, gli fece l'occhiolino. Harry si girò per vedere se qualcun'altro l'aveva visto, ma nessuno stava guardando. Si ritrovò la ragazza a fianco che disse -Belli i serpenti, vero? A me piacciono un sacco, li trovo... affascinanti- aveva detto quell'ultima parola le tamente per poi tornare a bere la Coca Cola. Harry guardò prima lei, poi il serpente: sembrava quasi che stessero comunicando con sguardi, sorrisetti e piccoli movimenti del capo. Poi la ragazza se ne andò e lui iniziò a parlare col serpente. Quando il serpente scivolò sul pavimento, passò accanto ad Harry che si accorse che mentre tutti urlavano e scappavano verso le uscite, la ragazza era seduta, a gambe incrociate, a pochi metri da lui. Guardava la scena ancora più divertita di prima, distendendosi sul pavimento mentre il pitone le strisciò letteralmente sopra.
-Si certo che mi ricordo. Eri l'unica a ridere come una matta e per giunta con quel pitone che ti passava dopra- Harry e Altair iniziarono a ridere
-Si bèh è stato divertente vedere quei due babbani spaventarsi in quel modo-
Intanto Hagrid e Olivander si guardavano stupiti.
-G-G-Grindelwald?? Quel Grindelwald?- balbettò Hagrid
-Ehm... si-
Hagrid si riscosse -Silente non mi aveva detto che avesse una figlia... vabbè, piacere ragazza io sono Rubeus Hagrid, custode delle Chiavi e dei Luoghi a Hogwarts-
-Aah, piacere signorina Grindelwald, io sono Olivander. Venga venga, le prendo le misure-. Altair andò davanti alla scrivania piena delle bacchette che Harry aveva provato poco prima e Olivander iniziò a misurarla con il metro. 
-Bèh signorina Grindelwald noi ci vedremo a Hogwarts. Arrivederci signor Olivander- disse Hagrid.
-Arrivederci- disse l'uomo.
-Ciao Altair, spero di rivederti presto- disse Harry.
-Anche io. Ciao- disse la ragazza.
Intanto il metro aveva finito da solo e Olivander aveva portato alcune bacchette da farle provare.
-Ecco qui. Quercia, piuma di fenice-
Altair la prese in mano ma non successe nulla. 
-Mmh proviamo con questa. Salice, corda di cuore di drago- 
Altair la prese in mano ma, anche con quella, non successe nulla. Ne provò ancora un sacco dino a riempire anche l'altro lato della scrivania che era rimasto libero. 
Alla fine, dopo quasi 20 minuti, Olivander disse
-Mi chiedo se... mhh... Sambuco, piuma di fenice, rigida- porse molto lentamente la bacchetta alla ragazza. Altair la prese in mano e un dolce calore l'avvolse per tutto il corpo. Una specie di scia nera uscì dalla punta della bacchetta.
-Bene, direi che ci siamo signorina- disse Olivander dopo essersi riscosso. Quella scia nera pareva turbarlo. Altair pagò la bacchetta, prese le sue cose e, dopo essere andata a prendere il set di provette di cristallo, tornò al paiolo magico. 
Era ormai l'ora di cena, ma Altair non aveva molta fame quindi decise di mangiarsi solo un pacchetto di patatine che aveva nello zaino. Poi provò alcuni incantesimi del libro con la bacchetta: erano davvero molto facili per lei. Mise tutte le sue cose di scuola dentro al baule nero che aveva comprato, si rimise il pigiama e, infine, dopo aver giocato con Astral, andò a letto.










NOTE:
Ok, e anche questo capitolo è finito. Altair fra non molto farà il suo ingresso a Hogwarts. adesso ha incontrato qualche alunno e nel viaggio in treno farà nuove amicizie. non vi dico altro. spero ce questo capitolo vi sia piaciuto. se avete qualcosa da dire recensite, mi fa sempre piacere sapere che cosa ne pensate.
alla prossima! 

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Capitolo 5
*** Arrivo a Hogwarts ***


1/9/1990

Quella mattina Altair mise tutta la sua roba nel baule (con un incantesimo che lo fece diventare come la borsa di Mary Poppins), poi si vestì: aveva messo dei pantaloncini corti blu-jeans, con sotto delle calze nere, e una camicia a schacci grigia. Invece delle scarpe aveva deciso di mettere un paio di stivali di pelle di drago che aveva comprato a Notturn Alley: per tutto il mese era andata in tutti i negozi di quel posto pieno di tipi strani. Le piaceva uno in particolare, chiamato Magie Sinister: era pieno di oggetti con maledizioni e altre cose del genere, che ad Altair piacevano un sacco. Lì prese un libro di maledizioni, uno di pozioni velenose e mortali, uno sulle creature oscure e una collana con una piastrina lucida a forma di rombo che aveva, all'apparenza, un colore nero ma che se si guardava in controluce si potevano notare dei riflessi verdi. Il proprietario del negozio, il signor Sinister, le aveva detto che quella piastrina era fatta di sangue di Thestral.

Altair scese di sotto, salutò Tom, il barista,  e scese nella metro che la portò alla fermata a fianco alla stazione di King's Cross. Appena arrivata prese un carrello e ci mise dentro sia il baule che lo zaino, mentre Astral finì sul "seggiolino" del carrello.
Tirò fuori dalla tasca dello zaino il biglietto del treno, c'era scritto: Hogwarts Express, binario 9 3/4, partenza ore 11 a.M . Altair si guardò intorno: c'erano i binari 9 e 10 ma del 9 3/4 nessuna traccia. Continuò ad andare avanti verso le colonne dove incontrò il ragazzo biondo, che aveva visto da McClan, con quelli che dovevano essere i suoi genitori. Si avvicinò e chiese 
-Scusatemi, come si fa ad arrivare al binario 9 3/4?- 
-Deve andare addosso a quella colonna. Le conviene prendere la rincorsa- disse freddamente la donna.
-Ehi, io ti ho visto da McClain. Eri nell'altra stanza. Piacere Draco Malfoy-
-Ciao Draco. Sai il ragazzo che avevi a fianco?-
-Si, quello che non ha un manico di scopa-
-Era Harry Potter-
-Har.. Harry Potter? Ecco cos'era quello strano segno sulla fronte. Non riuscivo a capire cosa fosse con tutti quei capelli che aveva. Ma tu come lo sai? Ci hai parlato?-
-Si, l'ho incontrato poco dopo da Olivander, era assieme a quel gigante... Hagrid ha detto che si chiama... mi pare-
-Ma tu sei proprio sicura che sia lui, vero?-
-Bèh io sono cresciuta in orfanotrofio, non avevo mai visto prima così tanti maghi messi assieme ma non penso che ci siano in giro tanti undicenni con una cicatrice a forma di fulmine sulla fronte-
-Quindi lei è cresciuta in un orfanotrofio...- disse il signor Malfoy
-Si un vero schifo- 
-Mezzosangue, presumo- disse la signora Malfoy con una tale amarezza che neanche a vedere un rospo spiaccicato sul finestrino.
-Spero prorpio di no, anche se... dubito fortemente che Gellert Grindelwald volesse avere una figlia mezzosangue- Altair lo disse alzando le sopracciglia e allungando un sorrisetto con la parte destra della bocca. Aveva un'aria divertita e sfottente. Poi prese la rincorsa e andò verso la colonna, lasciando i Malfoy si stucco.
Superata la colonna si ritrovò davanti la locomotiva a vapore scarlatta che li avrebbe portati ad Hogwarts. Vide un ragazzo con una scatola in mano al quale interno si trovava una tarantola gigante.

Altair salì sul treno e per poco non andò addosso a un ragazzo alto con i capelli bioni e gli occhi castani:
-Oh scusa non ti avevo vista. Piacere Cedric Diggory, Tassorosso. Ti serve una mano col baule? Tranquilla dammi qua, ti aiuto io- il ragazzo entrò nello compartimento e posizionò il baule in alto
-Ehm...grazie. Piacere, io sono Altair Grindelwald-
il ragazzo la guardò un attimo poi disse -Aah e così finalmente ti conosco. È da un po' che si parla di te. Al ministero c'è come stata un'esplosione quando il Ministro Caramell diede la notizia. In più questa è andata su tutti i giornali. Ormai sei famosa quasi quanto Harry Potter. Dicono che frequeanterà quest'anno il primo anno. Beh è stato un piacere Altair. Scusa ma mi aspettano alla carrozza dei prefetti. Ci si vede!- e detto questo sparì fuori dal treno. 

Altair si sedette nello scompartimento. Arrivò Draco tutto di corsa:
-Eccoti finalmente!- assieme a lui c'erano altri due ragazzi grassottelli della stessa età, che gli stavano uno da una parte e uno dall'altra.
-Loro chi sono? Le tue guardie del corpo?- disse Altair abbozzando un sorriso.
-Loro sono Tiger e Goyle e... si, sono come delle guardie del corpo- disse Malfoy.
-Uuuh Draghetto ha bisogno degli scudi umani per girare sicuro. Di certo mammina non vorrà che il suo angioletto si faccia male il primo giorno di scuola- la ragazza disse tutto con una vocina da bambina innocente.
-Tts. Non mi farò male, semmai saranno gli altri a prenderle. E comunque non chiamarmi Draghetto, Aquilotta. Mamma mi ha detto che Altair è la stella più luminosa della costellazione dell'aquila-
-Ok, siamo pari Malfoy. Vi sedete qui?-
-Si- disse il biondo. 
Il treno partì e tutti i ragazzi si sporsero a salutare i genitori. 
-Hai preso un gatto vedo. Che razza è?- chiese Draco
-Un Savannah. All'inizio volevo prendere un gatto nero ma poi ho visto lui. Questa razza diventa molto grande, adora saltare e stranamente gli piace l'acqua-
-Come si chiama?-
-Astral-
-Bel nome-
-Grazie-

Arrivò il carrello dei dolci: Altair non aveva mai mangiato il cibo dei maghi. Sperava di trovare delgli Oreo oppure degli m&m's ma non ce n'erano, così, lei e gli altri tre, presero un po' di tutto.
Altair prese una scatolina con su scritto "cioccorane"
-Rane di cioccolato?-
-Si, fai attenzione, scappano- disse Tiger
Altair l'aprì e prese la rana al volo: questa era già pronta per fuggire. Nella scatolina c'era anche una figurina con un uomo calvo che aveva una lunga barba bianca ed era vestito con una specie di tunica verde smeraldo. Sopra c'era scritto Salazar Serpeverde. L'uomo le rivolse un mezzo sorriso.
-Le figurine nel mondo magico si muovono?-
-Si ovvio. Nel mondo babbano no?- disse Goyle
-No-
-Vedo che Serpeverde ti ha fatto un sorriso. Non lo fa con nessuno. È davvero strano. Beh tienila così inizi a farci la collezione, io le ho tutte. A proposito, in che casata speri di andare? Io sono sicuro che finirò in Serpeverde come tutti quelli della mia famiglia, ovviamente- disse Draco
-Spero tanto di andarci anchio. Le altre casate non mi andrebbero per niente bene-
-Io ho trovato Silente. Tienila pure, di lui non me ne faccio nulla-
Altair la prese: Silente assottigliò un attimo gli occhi poi tornò normale e le fece l'occhiolino, scomparendo
-Ma come? Se ne vanno pure?-
-Certo, non pretenderai che restino li tutto il tempo?-

Intanto Harry aveva appena trovato anche lui la carta di Silente e stava leggendo lla descrizione sul retro.
-Gellert Grindelwald. È lui il padre di Altair?- chiese a Ron
-Si. Mio padre mi ha detto che adesso è rinchiuso in una qualche prigione. Ma è stato rinchiuso li nel 1945 dopo che Silente lo sconfisse-
-E allora come ha fatto ad evadere?-
-Per quanto ne sa, mio padre mi ha detto che non è mai evaso da lì. Nessuno sa come abbia fatto. Aspetta, ma tu la conosci?-
-L'ho incontrata da Olivander-
-E com'è? Cattiva? Strana?-
-No, perchè dovrebbe? È simpatica e anche carina devo dire. Le ho detto che ci saremmo rincontrati a King's Cross ma non l'ho vista-
-Ah davvero? No perchè mio padre mi ha detto che è il secondo mago oscuro più potente del mondo magico, dopo Tu-Sai-Chi ovviamente-

-Altair, posso farti una domanda?- disse Draco
-L'hai appena fatta. Comunque si, spara-
-Se tuo padre è rinchiuso in prigione dal '45, come ha fatto ad avere te?-
-Non ne ho idea. In realtà non so molto su mio padre solo che era un formidabile mago oscuro e tutte quelle cose che ha fatto a Durmstrang- 
Una ragazza dai capelli corvini lisci e corti aprì di scatto la porta dello scompartimento -Ehi lo sapete che Harry Potter frequenterà il primo anno? Dicono che sia a qualche scompartimento più avanti-
Draco Tiger e Goyle si alzarono di scatto.
-Forza ragazzi andiamo, non mi scapperà di nuovo. Altair tu vieni?-
-Si ok-

I quattro passarono per tre vagoni fino a trovare Harry e Ron. Draco si presentò e iniziò a insultare Ron, poi, allungando la mano verso Harry, disse 
-Non tarderai a scoprire che alcune famiglie di maghi sono molto migliori di altre, Potter. Non vorrai mica fare amicizia con le persone sbagliate...? In questo posso aiutarti io- 
Ad Harry, Draco non gli piaceva affatto -Credo di essere capace di capire da solo le persone sbagliate, grazie-
In quel momento tornò Altair che disse 
-Draco non è così  he si fa una presentazione, dovevi dire "Ciao, sono Draco Malfoy, purosangue. I miei genitori, per anni, anno sostenuto l'uomo che ti ha ucciso i tuoi. Io andrò in Serpeverde mentre, molto probabilmente, tu finirai con quegli odiosi Grifondoro. Allora... ti va di essere amici?"- Harry e Ron iniziarono a ridere.
-Spiritosa. Dove eri finita?-
-Oww grazie, modestamente. Ero poco più in là con i gemelli Weasley. Sai Ron i tuoi fratelli sono dei grandi, fanno spaccare-
-Ehm... grazie- disse timidamente il ragazzo.
-Ah scusa non mi sono presentata, Altair Grindelwald- disse mentre stringeva la mano di Ron. Draco riprese ad insultare Ron e, dopo che Goyle fu morso da Crosta, i tre "bulletti" scapparono via.
Arrivò Hermione
-Che diavolo è successo qui? Oh ciao Altair-
-Ciao. Malfoy e quegli altri due hanno provato a fare i bulletti, tranquilla nessuno si è fatto male-
-A okay. Bel gatto, come si chiama?-
-Astral-

I quattro continuarono a chiaccherare finchè non fù l'ora di cambiarsi. Scesero dal treno e videro che Hagrid stava radunando tutti quelli del primo anno -Tutto bene Harry? Altair?-
Hagrid li guidò fino al lago dove c'erano delle barche, ognuna con quattro posti. Harry, Ron e Hermione salirono con Neville, mentre Altair salì con Draco, Goyle e Tiger. Partirono e poco dopo arrivarono alla scogliera.
-Ci siamo tutti? Bene- disse Hagrid. Poi alzò il pugno gigantesco e bussò tre volte.












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NOTE
Ok, l'inzio della scuola è finalmente arrivato e Altair farà il suo primo anno con uno dei due gruppi di amici che abbiamo visto ora. Ma quale? Salazar sembra speranzoso. Speriamo ci abbia preso giusto. Scoprirete tutto nel prossimo apitolo.
Per ora è tutto.
Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Lo smistamento ***


La porta si aprì. Davanti a loro si trovava una strega alta, dai capelli corvini, vestita di verde smeraldo. Pareva di essere molto severa.
-Buonasera, io sono la professoressa McGranitt. Hagrid, da qui in poi li tengo io-
Il gigante se ne andò e la strega condusse i ragazzi in una stanza. Mentre andavano sentirono delle voci provenire da una porta: di sicuro tutti gli altri studenti si trovavano lì.
-Benvenuti a Hogwarts. A breve inizierà la cerimonia dello smistento dove ognuno di voi verrà smistato nella propria casata- poi spiegò alcune cose della casata e infine 
-Fatevi belli. Tornerò tra qualche minuto-
Tutti si guardavano, impautiti di che cosa avessero dovuto fare.
-Mio fratello ha detto che bisogna fare una prova. Ma di sicuro stava scherzando- disse Ron.
Arrivarono dei fantasmi e poco dopo tornò la McGranitt che li condusse nella Sala Grande. Il nome le calzava a pennello. Era veramente enorme e sembrava che il soffitto non ci fosse, che dasse direttamente sul cielo stellato.
-È per magia che somiglia di fuori! L'ho letto in Storia di Hogwart- disse Hermione con una voce da so tutto io.

La professoressa McGranitt stava collocando uno sgabello a quattro gambe davanti agli allievi del primo anno e ci mise sopra un cappello tutto rattoppato. Nella sala cadde un silenzio di tomba e sul cappello, vicino al bordo, si formò uno strappo e il cappello iniziò a cantare:

Forse pensate che non sono bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello 
se uno più bello ne troverete.

Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronto gli altri sono zeri.

Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere, 
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.

È forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.

O forse è Tassorosso la vostra via, 
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.

Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio, 
se siete svegli e pronti di mente, 
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.

O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!

Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante 
Con me sarete in mani sicure
Perchè io sono il Cappello Parlante!

Tutta la sala iniziò ad applaudire. La McGranitt prese una pergamena e chiamò uno per uno i ragazzi. Questi si sedevano sullo sgabello e, dopo che la professoressa gli metteva il cappello in testa, questo gridava il nome della casata del ragazzo. Erano già stati smistati 3 Tassorosso, 2 Corvonero e una Serpeverde quando la McGranitt chiamò -Granger Hermione- che finì in Grifondoro.
Subito dopo chiamò 
-Grindelwald Altair- . La professoressa sembrava titubante mentre la ragazza si sedeva sullo sgabello e lei le metteva il cappello in testa, mentre da tutti i tavoli, anche quello dei professori, si alzò un brusio di voci. Silente si protese leggermente in avanti, abbassando di poco il volto e socchiudendo leggermente gli occhi.
-Aaah cosa vedo qui- disse il Cappello Parlante nella testa di Altair
-C'è del coraggio. Molta intelligenza si ma... soprattutto astuzia e furbizia... mmh si, direi che ci sono- -Serpeverde!- gridò il cappello, questa volta a tutta la sala.
Un fragoroso applauso con tanto di fischi si alzò dal tavolo di Serpeverde e Altair si dirssse verso di loro mentre tanti ragazzi più grandi le stringevano la mano.
Hermione era dispiaciuta del fatto che Altair non fosse con lei nei Grifondoro. Ron sembrava scettico ma allo stesso tempo rivolse ad Harry un'espressione che diceva "visto? Te lo avevo detto". Harry dall'inizio della giornata sperava di non andare a Serpeverde ma vedere Altair in quel tavolo gli stava facendo cambiare idea. Poi però anche Malfoy fu smistato a Serpeverde e allora decise che non era il caso.

Quamdo tutti finirono lo smistamento, Silente si alzò
-Benvenuti! Benvenuti a un nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto vorrei dire qualche parola. E cioè: pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!- poi si sedette e tutti batterono le mani.
Tutti tranne Draco
-Ma guardalo. Cos'è, scemo? Mio padre mi ha sempre detto che silente è un vecchio matto ma non pensavo così tanto- 
-A me pare simpatico- disse Altair
-Fidati, è il peggior preside che Hogwarts abbia mai avuto-
A quel punto il tavolo si riempì di cibo. "Ci si potrebbe sfamare un intero stadio di persone che sono andate a vedere la Champions" pensò la ragazza. Draco e Altair erano seduti a fianco mentre davanti a loro si trovavano Tiger e Goyle. A fianco a Goyle c'era la ragazza corvina che avevano incontrato nel treno
-Allora sei tu Altair Geindelwald. Molto piacere io sono Pansy Parkinson, purosangue- le ragazze si strinsero la mano. 
-E io sono Blaise Zabini, purosangue- disse un ragazzo dalla pelle nera. Altair e Draco strinsero la mano anche a lui.

I ragazzi iniziarono a mangiare. Tiger cacciò un urlo: sopra la sua testa si trovava un fantasma tutto sporco di sangue argentato. Il fantasma si sedette fra Draco e Altair
-Allora chi abbiamo qui... un Malfoy e... una Grindelwald. Sai ragazza, detto tra noi, mi piaceva quello che faceva tuo padre, era un tipo molto astuto e intelligente, non mi stupisco che tu sia finita in Serpeverde. Comunque, mi presento, io sono il Barone Sanguinario- 
-Piacere- dissero i due biondi all'unisono.
-Fighi i vestiti imbrattati sangue. Come ti hanno ucciso?- chiese Altair
-Bèh se mi permette, Miledy (e qui Altair fece fatica a trattenere una risatina), preferirei non dirlo-
-Ok tranquillo non sei obbligato-

I ragazzi ripresero a mangiare. Intanto Altair stava raccontando alcune delle bravate che aveva fatto in orfanotrofio, lasciando i ragazzi a bocca aperta: loro non si sarebbero mai permessi di fare delle cose del genere a degli adulti.
Arrivò un ragazzo alto, pallido, moro e anche abbastanza carino
-Ciao ragazzi, io sono Edward Rosier, quinto anno, prefetto della casata di Serpeverde. A fine cena vi porterò nella nostra sala comune- detto questo se ne tornò al proprio posto. 
Sul tavolo comparvero un amarea di dolci e dopo poco, Silente si rialzò
-Devo darvi ancora qualche annuncio. L'accesso alla foresta qui intorno è proibito, a tutti gli alunni- disse l'ultima parte scoccando un'occhiata ad Altair e poi ai gemelli Wesley.
-Inoltre, il signor Gazza, il gurdiano, mi ha chiesto di ricordarvi che è vietato fare gare di magia tra classi nei corridoi- poi disse delle cose sul Quidditch -E infine, devo ricordarvi che da questo anno è vietato l'accesso al corridoio del terzo piano a destra, a meno che non desiderate fare una fine molto dolorosa- Altair rise ma, assieme ad Harry, fu una delle poche a farlo.
-Non dirà mica sul serio? Se succede qualcosa mio padre lo verrà a sapere- disse Draco. 

Prima di congedarli, il preside gli fece cantare l'inno della scuola e infine disse
-Ah, la musica. Una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui! E adesso, è ora di andare a letto. Via di corsa-
Detto questo i prefetti accompagnarono gli studenti del primo anno, ognuno nella propria sala comune.















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NOTE
Allora, Altair è finita in Serpeverde (ovviamente, che pensavate?). probabilmente questo capitolo è un po' corto, vogliate perdonarmi, ma non sapevo davvero cos'altro metterci.
Come al solito, non ho nulla di più da dirvi.
Adiòs!

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Capitolo 7
*** La Sala Comune di Serpeverde ***


Edward condusse i ragazzi del primo anno giù per una scala fino ai sotterranei. Si fermò davanti a un muro di pietra 
-Allora ragazzi questa è l'entrata della nostra casata. Per passare basterà dire la parola d'ordine. Se questa verrà sbagliata, beh... lo scoprirete. La parola d'ordine cambia ogni due settimane ed è possibile trovarla nella bacheca. È importante non rivelarla a nessuno di estraneo alla casata, perchè da ben sette secoli nessuno ha violato il suo ingresso- -La parola d'ordine di queste due settimane è (e si girò verso il muro): squartatore-
"magari l'ha scelta un certo Jack" pensò Altair. Il muro scivolò di lato e i ragazzi seguirono il prefetto fin dentro la sala. Era un sotterraneo lungo e basso, con le pareti e il soffitto di pietra da cui, appese a delle catene, pendevano delle lampade rotonde e verdastre. La sala aveva divani e poltrone di pelle nera, tappeti verdi e argento e un camino con il fuoco scoppiettante, sopra al quale si trovavano statuine e teschi e attaccato al muro un fantastico effige di un serpente.
-Ragazzi, qui ci troviamo sotto il Lago Nero- disse Edward -Le finestre, infatti, danno proprio sulle profondità del Lago e da esse si possono vedere fantastiche creature acquatiche, tra cui, il calamaro gigante-.
L'atmosfera era avvolta da un'aura di mistero e una luce smeraldina che penetrava dalle finestre si irradiava ovunque. Si aveva proprio l'impressione di trovarsi in un relitto in fondo al mare.
-Come potete notare, sulle pareti ci sono molti arazzi medievali che raffigurano le avventure dei Serpeverdi celebri. A est c'è la biblioteca, con manoscritti di Merlino, libri alchemici e cose così. Nella stanza c'è anche un lungo tavolo dove gli studenti si mettono a srudiare. Per l'accesso ai dormitori, come potete vedere, c'è una scala a chiocciola in mogano, che come rifiniture, ha dei serpenti intarsiati nel legno. In cima c'è un lungo corridoio da cui si accede alla propria stanza annuale. Il nostro è uno dei dormitori dove si riposa meglio: difatti, la notte è molto rilassante sentire il rumore dell'acqua del Lago sbattere dolcemente contro le vetrate-
-Bene direi che è tutto. Ora tutti nei vostri letti, domani sarà il vostro primo giorno di scuola e dubito fortemente che vorrete arrivare tardi alla prima lezione- detto questo Edward salì le scale per andare nella sua stanza. Anche tutti gli altri studenti degli altri anni dovevano essere già andati, visto che non c'era nessuno. I ragazzi del primo anno salirono la scala e i maschi andarono a destra mentre le femmine a sinistra. Il dormitorio era molto elegante e accogliente, con antichi letti a baldacchino, tende in seta verde e copriletti ricamati con filo argentato. Tutte le cose delle ragazze erano già nel dormitorio. Altair vide Astral dormire su quello che doveva essere il suo letto. Astral si svegliò e le saltò in braccio.
-Che bel gatto. Che razza è?- chiese una ragazza grassottella
-È un Savannah. Si chiama Astral-
-Bel nome. Io sono Millicent Bulstrode, purosangue- 
-Mi sembra di capire che qui siamo tutti purosangue. Aaaah che goduria- disse una ragazza bionda, coi capelli lisci e la pelle abbronzata che si era buttata sul letto.
-Scusate non mi sono presentata- disse rialzandosi -io sono Daphne Greengrass-.
Finite le presentazioni, le ragazze si cambiarono e andarono a letto. Tutte tranne Altair che, non trovando più Astral, decise di andare a cercarlo. Scese al salotto e lì trovò un ragazzo moro con al pelle chiara. Se ne stava su una poltrona davanti al fuoco. Stava guardando Astral che cercava di prendere le faville del fuoco. Altair si avvicinò al camino e si sedette dietro al gatto. Poi si girò verso il ragazzo, aveva gli occhi azzurri ed era molto magro.
-Tu sei Altair Grindelwald giusto? Ti ho vista allo smistamento-
-Si sono io. Tu invece come ti chiami?-
-Theodore Nott- disse il ragazzo.
-Come mai sei qui da solo? Gli altri non ti stanno simpatici?-
-Beh non molto, no. Mio padre è in prigione quindi non ho una gran fama. Comunque anche tu non sei nel tuo dormitorio. 
È solo per il gatto o anche tu sei qui per schivare i commenti delle altre?-
-Io sono qui per Astral. In realtà le altre su mio padre non mi hanno chiesto nulla. Ma piuttosto, perchè tuo padre è in prigione?-
-Era un mangiamorte. Non l'ho mai conosciuto. Mia madre me ne parla, mi fa vedere le foto ma... averlo con me sarebbe diverso-
-Non dovresti startene qui da solo. Anche il padre di Draco era un mangiamorte eppure...-
-Si, ma il padre di Draco è ricco e ha degli amici al Ministero. Mentre mio padre ci stava dentro fino al collo da quando veniva qui. Lui conosceva Tu-Sai-Chi da quando andavano a scuola. E poi non sono da solo, ci sei tu- il ragazzo sorrise poi però le sue guance diventarono rosse e si morse il labbro inferiore per la vergonga.
-Comunque sia, a me non mi interessa se sei il figlio di un mangiamorte. Non mi interesserebbe neanche se fossi il figlio di Voldemort- il ragazzo trasalì sentendo quel nome.
-A te non ti interessa solo perchè tuo padre è il secondo mago oscuro più potente di questo secolo. Ma se tu fossi la figlia di uno che lavora al ministero come la penseresti?-
-Allo stesso modo e sai perchè? A me i rigazzi mollaccioni non mi piacciono e i buoni sono così. Per di più loro proteggono i babbani e minacciano di estinguere i purosangue come noi. E poi io detesto quelli come loro per principio. Non tanto perchè mio padre è Gellert Gindelwald ma perchè sono proprio io così. Cioè anche se leggo una storia mi stanno più simpatici i cattivi ai buoni. Ora non sto dicendo che tu sia cattivo, ci mancherebbe. Cioè... hai capito quello che intendo?-
-Si tranquilla. Grazie-
-E di che?-
-Bè nessuno mi aveva mai accettato per quello che sono ed è bello avere qualcuno che vuole essere mio amico- il ragazzo era abbastanza nervoso mentre diceva queste cose.
-Beh allora prego. Comunque secondo me dovresti provare a parlarci, con gli altri ragazzi intendo. Dopotutto non siete tanto diversi no?-
-No, credo di no. Ok beh... si sta facendo tardi. I-io vado a dormire. Buona notte Altair- disse il ragazzo un po nervoso.
-Buona notte Theo- disse la ragazza sorridendogli. Il ragazzo fece una piccola risata e poi si avviò. Intanto Astral si era addormentato sulle ginocchia di Altair. La ragazza lo prese in braccio e tornò nel dormitorio. Lì trovò Pansy sveglia, seduta sul letto a sistemarsi le unghie.
-Dove sei stata?- le chiese abbassando le sopracciglia
-Di sotto a cercare Astral-
-Ah ok. Mi pareva di averti sentita parlare con qualcuno-
-Ho incontrato Theodore Nott. Sembra simpatico-
-Nott? Il figlio del mangiamorte?-
-Si. Hai qualcosa in contrario?- le chiese Altair con fare minaccioso.
-No, solo che... essendo il figlio di un mangiamorte...-
-Anche Draco è il figlio di un mangiamorte eppure mi sembra di aver capito che lui ti piaccia- Altair mentre diceva questo non la stava neanche guardando. Era impegnata a mettere Astral sul letto senza svegliarlo.
-Si, cioè, no, cioè... ma il padre di Draco era sotto imperio mentre...-
-Sotto imperio. Sèh, convinta. Comunque sia a me non mi interessa. Theo è mio amico e se a te non sta bene non me ne può fregar di meno. Ora scusami ma preferirei dormire. Non ci tengo ad addormentarmi in classe- così dicendo chiuse le tende del letto e si mise sotto le coperte.
Prima di dormire, però, prese il diario e scrisse: Ok papà, sono ad Hogwarts. Ci sto provando. Questi erano i patti.












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NOTE:
Ok gente, tra Pansy e Altair ( ve lo dico già da ora) non ci sarà molta simpatia, ma questo credo lo abbiate capito da soli (spero). Lei e i Grifondoro resteranno in buoni rapporti, anche se i suoi compagni di casata non vorrebbero, ma vabbè dettagli. Altair sarà molto amica fin da ora di Theo, Draco e Daphne, della sua casata, poi dei Grifoni sempre col Golden Trio (anche se un po' meno con Ron) e con Dean Thomas, per motivi di calcio più che di altro. ho detto tutto.
Alla prossima!!

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Capitolo 8
*** Prime lezioni ***



Il mattino dopo, quando le ragazze si svegliarono, Daphne notò che Altair aveva uno strano simbolo tatuato sulla caviglia
-Altair, scusa ma quello è un tatuaggio?- disse indicandolo.
-No, cioè non so, ce l'ho da sempre. Me lo ha fatto mio padre suppongo, visto che è il simbolo che c'è anche sui muri di Durmstrang- spiegò la ragazza.
Le quattro si vestirono e andarono nella Sala Grande per fare colazione. I ragazzi erano già arrivati e stavano facendo colazione. Il gruppo sentì una voce provenire dal tavolo dei Grifondoro.
-Ciao Altair. Come va? Ho sentito che nella vostra sala comune si dorme bene- disse Potter
-Ciao Potter, si si sta da dio e poi c'è quel fresco che in estate serve proprio. La vostra invece? Com'è?-
-Bella, un po' calda al dire il vero ma accogliente-
-Bè io devo fare colazione. Ci si vede- e si sedette al tavolo dei Serpeverde fra Theodore e Pansy. Draco la guardava male.
-Che c'è?- gli chiese la ragazza
-Che c'è?? È un Grifondoro-
-Ma smettila. Sei solo arrabbiato perchè ha rifiutato la tua stretta di mano. Ammettilo- il ragazzo non disse nulla.
-Bè chi tace accossente- a Theo e Daphne scappò una risata.
-Per fortuna che i buoni non ti stavano simpatici- le sussurrò Theodore.
-Bè lui e Hermione riescono a capire le battute che faccio e gli argomenti di cui parlo-
-Che intendi dire?-
-Bèh non credo che se adesso io ti chiedessi chi preferisci fra Jedi e Sith tu capiresti- ribattè Altair.
-Che cosa sono?-
-Ecco visto? Sono i due squadroni di Star Wars, in pratica- il ragazzo la guardava come chi ancora non riesce a capire.
-È un film- -Una roba babbana- 
-E perchè dovresti parlare di cose babbane?-
-Perchè io sono cresciuta con quelli quindi per me è difficile parlare di Quidditch o di altre cose da maghi. Ok che sono una purosangue, però non sono cresciuta come tale-
-Mmh. E sono simpatici?-
-Potter e la Granger si, gli altri non ti so dire- -Poi vabbè ci sono i gemelli Weasley che sono fantastici-
-Baah io non ci provo neanche a parlarci. Loro sono dei traditori del proprio sangue Altair e la Granger è una mezzosangue, non dovresti parlarci-
-Lo so che cosa sono. Ma sono anche simpatici quindi, finchè non mi stuferò, parlerò con loro. Anche perchè con voi non saprei di cosa parlare, almeno con quelli lì mi diverto- Il ragazzo sbuffò rassegnato.
-Avete finito di bisbigliare voi due?- chiese un Draco sprezzante
-Cos'è Dracuccio, oltre che di Potter sei anche geloso di Nott adesso?- gli chiese Altair con una vocina da bambina
-No. Volevo solo parlarti-
-Ok, dimmi, ti ascolto-
-Secondo te che cosa c'è al terzo piano di così tanto pericoloso?-
-Non saprei. Ehi Edward mi passi il caffè?- 
-Si certo- rispose il prefetto porgendogli la brocca
-Senti Edward, tu sai che cosa c'è al terzo piano?-
-Sinceramente no ma questa faccenda è strana. Di solito il preside dice almeno ai prefetti il motivo di eventi del genere. Ma questa volta non lo ha fatto, con nessuno-
-Ok grazie-
-Prego, ma perfevore non andate a curiosare perchè se vi scoprono chissà quanti punti ci toglieranno-
-Si si stai tranquillo. Saremmo degli angioletti- Edward prese le sue cose e se ne andò.
-Altair ma non mangi nulla?- le chiese Pansy
-Adesso no. Passami quella brioches così me la mangio quando mi viene-
-Non vorrai mica mangiare a lezione?- le chiese Blaise
-No, mangerò al cambio lezione-
-Tu sei strana-
-Ambè se fossi all'orfanotrofio allora si che mangerei a lezione- i ragazzi la guardarono con gli occhi spalancati
-Ma i professori non ti direbbero niente?- chiese Draco
-Se mi vedessero probabilmente si. Ma non mi hanno mai scoperta, come in tante altre cose, ovviamente-
-Tu sei matta- disse Theo ridendo
-E non sai quanto- ribadì Altair mentre prendeva un tovagliolo dove avvolse la brioches che poi mise nello zaino.

La settimana passò velocemente. Alcuni professori erano simpatici, altri meno. C'era la Sprite, la professoressa di Erbologia, che era molto cordiale e aiutava chiunque ne avesse bisogno, il genere di prof che ad Altair non piaceva proprio. Poi c'era il professor Rüf, il professore di Storia della Magia. In realtà era un fantasma. Una sera si era addormentato davanti al camino dell'aula dei professori e la mattina dopo si era alzato per andare a fare lezione lasciando, però, indietro il suo corpo. Era uno di quei professori che spiega e basta, per di più con una voce monotona. Insomma, una noia mortale. Invece il professor Vitious, quello di Incantesimi, era molto simpatico. Faceva di continuo battute e poi la sua statura aiutava un sacco. Per arrivare alla cattedra doveva infatti salire su una pila di libri. La professoressa McGranitt, di Trasfigurazione, era la solita prof severa ma giusta. Alla prima lezione, che i Serpeverde dovettero fare coi Corvonero, disse
-La Trasfigurazione è una delle materie più complesse e pericolose che apprenderete a Hogwarts. Chiunque faccia confusione nella mia aula verrà espulso e non sarà mai più ammesso. Siete avvisati-.
Poi trasformò la sua cattedra in un avvoltoio e viceversa. Presero un sacco di appunti e infine la prof consegnò a ciascuno un fiammifero e disse che voleva che i ragazzi lo trasfigurassero in un ago. A fine lezione due corvonero avevano fatto diventare il fiammifero tutto d'argento e acuminato, ma il lavoro migliore lo fece Altair: il suo fiammifero era diventato un ago già al terzo tentativo. La McGranitt era molto sorpresa ma anche soddisfatta e lo fece vedere a tutta la classe. Il corso che tutti non vedevano l'ora di frequentare era Difesa contro le Arti Oscure, del professor Raptor. Nell'aula c'era un forte odore di aglio e il prof si giustificò dicendo che gli serviva per difendersi da un vampiro. Per di più dal turbante, che a quanto pare gli era stato donato da un principe africano come dono per averlo liberato da un fastidiosissimo zombie, veniva un odore ancora più spregevole. 

Il venerdì successivo, Serpeverde e Grifondoro avevano Pozioni assieme.
La rpima cosa che Piton fece, fu prendere il registro. Appena arrivò ad Altair disse 
-Altair Grindelwald. Una delle nostre nuove... celebrità-. Le scoccò un'occhiata furtiva e poi -Harry Potter. Ed ecco la seconda... celebrità- disse, questa volta, con voce melliflua. Draco, Tiger e Goyle nascosero un ghigno dietro la mano.
Finito l'appello spiegò, sussurrando, l'arte di quella materia. Poi iniziò con le domande.
-Potter. Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?-.
Harry, a contrario di Hermione che da subito aveva alzato la mano, non sapeva la risposta così Piton disse
-Grindelwald. Vediamo se l'altra nostra celebrità saprà darci la risposta-.
Altair, per sfortuna del prof, la sapeva -Asfodelo e artemisia creano il Distillato della Morte Vivente, una pozione soporifera talmente potente da guadagnarsi a pieni voti questo nome- disse la ragazza con sguardo di sfida al professore. 
-Esatto. Potter. Dove guarderesti se ti dicessi di trovarmi una pietra bezoar?-
Hermione alzò la mano di nuovo. Harry non sapeva neanche questa.
-La fama non è tutto. Scommetto che lei non ha neanche aperto il libro prima di venire qui, vero, Potter?-
A quel punto anche Theo e Altair, assieme aglia ltri tre, risero.
-Grindelwald. Dammi la risposta-
-Un bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni-.
Piton la guardò di nuovo, stavolta compiaciuto.
-Ultima domanda, Potter. Qual è la differenza tra l'Aconitum napellus e l'Aconitum lycoctonum?-
Hermione si alzò in piedi con il braccio alzato e Harry disse tranquillamente che non la sapeva.
-Grindelwald- disse Piton, questa volta quasi annoiato.
-L'Aconitum napellus e l'Aconitum lycoctonum sono la stessa pianta, nota anche con il semplice nome di aconito-
-Potter, dimmi, com'è possibile che la signorina Grindelwald sappia già tutte queste cose e lei no? So benissimo che è cresciuto in mezzo ai babbani ma anche lei, e in una circostanza peggiore, oltretutto. In più la signorina Grindelwald nell'ultimo mese ha avuto molto meno tempo di lei, visto che ha passato le sue giornate a esplorare Diagon Alley e i dintorni. Quindi... mi chiedo che scusa abbia lei-.
Tutta la classe era rimasta spiazzata e Altair stava per ribattere ma Piton disse -Beh vedo che nessuno di voi ha preso appunti- 
-Un punto in meno a Grifondoro, per la faccia tosta di Potter, e uno in più a Serpeverde per le risposte corrette da parte della signorina Grindelwald-.

Il resto dell'ora i ragazzi lo passarono a preparare, a coppie, una pozione per i foruncoli. Piton zigzagava per i banchi, muovendo critiche praticamente a tutti, tranne che ad Altair e Draco, che parevano stargli simpatici. A un tratto il calderone di Neville si fuse e, mentre tutti erano saliti sugli sgabelli, e i Serpeverde riuscivano a stento a trattenere le risate, Neville si bruciò e Seamus dovette portarlo in infermeria. Dopodiché Piton rimproverò Potter per non aver avvertito il compagno del rischio che stava correndo e tolse un altro punto a Grifondoro.

A fine lezione Altair raggiunse Harry
-Ehi, Potter!-
-Che vuoi?-
-Oooh scusa tanto, non volevo infastidire la celebrità dei grifoni-
-Scusami. Che dovevi dirmi?-
-Volevo solo dirti che quello che ha detto Piton in parte è sabgliato. La mia professoressa di matematica è una maganò ed è da un sacco di tempo che mi porta i libri delle materie che studiamo adesso, quindi io ho avuto un sacco di anni per imparare queste cose. Non che facessi pratica, ma la teoria la so molto bene. E comunque non devi prendertela, Piton è così con tutti-
-Con te e Draco no-
-Andiamo, hai visto anche tu che occhiataccia mi mandava all'inizio-
-Infatti, all'inizio. E poi tu sei una Serpeverde. Una della sua casata. E ora, se non ti dispiace, dovrei andare-. Harry e Ron si allontanarono e Altair tornò nella sua sala comune tutta infuriata.

 

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Capitolo 9
*** La lezione di Volo ***


Altair rientrò nella sal comune.
-Ehi cos'hai? Tutto bene?- le chiese Theodore
-Potter- ringhiò la ragazza.
Pansy, Millicent e Daphne la guardarono preoccupate per poi riportare lo sguardo al giornale che la prima teneva in mano e infine riportandolo verso Altair ancora più preoccupante.
-Mbèh? Che avete da guardare voi tre?-
-Ecco... noi, stavamo leggendo la gazzetta del profeta e... be'... pare che ci sia stata una quasi rapina alla Gringott- disse Daphne, un po' impaurita.
-Questo non spiega quegli sguardi- sbottò Altair -E poi cosa vuol dire "una quasi rapina"? Dammi qua- prese il giornale dalle mani di Pansy e si sedette di botto sul divano.

ULTIMISSIME SULLA RAPINA ALLA GRINGOTT
Proseguono le indagini sulla rapina alla Gringott avvenuto il 31 luglio scorso a opera di ignoti maghi o streghe delle Arti Oscure.
Oggi i folletti della Gringott hanno ripetutamente affermato che nulla è stato trafugato. Anzi, la camera di sicurezza che i rapinatori avevano preso di mira era stata svuotata il giorno stesso.
Alcuni testimoni dichiarano di aver visto Altair Grindelwald aggirrarsi nei dintorni della banca quel giorno e in quelli successivi.
-Ma tanto non vi diremo che cosa conteneva; quindi, se non volete guai, non ficcate il naso in questa faccenda. Per di più la signorina Grindelwald non è mai e dico MAI entrata alla Gringott, quindi finitela di addossarle tutte le colpe solo perchè suo padre è il secondo mago oscuro più potente di questo secolo-: così ha dichiarato oggi pomeriggio il folletto portavoce della Gringott.

Il preside di Hogwarts, Albus Silente, non vuole farci entrare nella scuola per vedere la ragazza in questione.
-Altair è un' ottima studentessa. Da quando è qui non è mai uscita dai confini della scuola. Per di più so benissimo quello che ha fatto quando è rimasta al Paiolo Magico e posso dire con certezza che non è entrata alla Gringott-: questa è stata l'unica dichiarazione del preside prima di tornare nella scuola.

Altair aveva appena finito di leggere. Draco aveva letto assieme a lei da sopra la sua testa.
-Ma come osano accusarti di una cosa così grave. Bè almeno per una volta Silente si è reso utile. Comunque se fossi in te gliela farei pagare a quelli che hanno detto queste cose. Comunque sta tranquilla, mio padre lo verrà a sapere- disse Draco.
-Vado a letto- disse Altair, lasciando il giornale sul divano e dirigendosi verso le camere.

In quello stesso momento anche Harry, nella casa di Hagrid, aveva letto quella parte di giornale.
-Visto Harry? Che ti avevo detto? Tale padre, tale figlia- disse Ron
-Dai Ron non dire sciocchezze, non può essere stata lei. Vero Hagrid?-
-Certo che no. L'abbiamo vista 5 minuti dopo essere usciti noi dalla Gringott e poi da Olivander. Se fosse stata lei sarebbe dovuta trovarsi ancora lì sotto quando noi tornavamo al Paiolo Magico. E poi Silente la protegge. Se lui si fida di lei, allora anchio. Grand'uomo Silente-
"Meglio chiederle scusa per prima. Probabilmente aveva anche già ricevuto la notizia" pensò Harry.

Il giovedì successivo iniziarono le lezioni di Volo. Draco sembrava particolarmente euforico.
-Draco cos'hai?- chiese Altair
-Oggi iniziano le elzioni di Volo. E indovina! Le abbiamo con i Grifondoro!-
-Da quando sei così euforico per un incontro con quei grifoni?-
-Da oggi. Finalmente farò vedere a Potter chi è il migliore. Scommetto che la scopa non gli si alzerà nemmeno da terra- disse lui tutto contento e con un ghigno stampato in faccia.
-Ti ho mai raccontato di quella volta...- Draco iniziò a raccontare delle sue solite avventure nei dintorni di Villa Malfoy con il suo manico di scopa, ma, non appena Daphne e Teho arrivarono, Altair si avviò verso la Sala Grande con loro.

Quella mattina il gufo reale di Draco portò un pacco pieno di dolci
-Draco... tua madre... è santa- disse Altair prendendo un bignè al cioccolato.
-Ehi, guardate un po' che cosa è arrivto a quell'idiota di Paciock- lui, Tiger, Goyle e Altair si alzarono. Malfoy prese in mano la palla rossa.
-Che roba è?- chiese Altair prendendogliela di mano.
-Una Ricordella- disse Neville. Draco la riprese in mano -Che cosa hai perso questa volta? Il cervello?- Tiger e Goyle risero e Altair abbozzò un sorrisetto alzando gli occhi. Harry e Ron si alzarono di scatto
-Ridagliela Malfoy- disse Harry.
Arrivò la McGranitt -Che cosa succede qui?-
-Professoressa, Malfoy mi ha preso la Ricordella-
-La stavo solo guardando- disse Draco rimettendola sul tavolo e svignandosela con Tiger e Goyle. Altair vide il libro che stava leggendo Hermione: Il Quidditch attraverso i secoli.
-Scusa Hermione, posso...?-
-Si prendi pure-
-Grazie-
-Pensavo che Malfoy non facesse altro che parlarne- disse Dean Thomas
-Si peccato che parli solo delle sue avventure. Non riesco a capire come facciano i maghi a giocare con 4 palle in campo-.
La McGranitt era ancora li, probabilmente si accertava che non accadesse nulla.
-Ecco, visto? Non sono l'unico- disse Dean
-Blaise e Nott me l'hanno spiegato, all'incirca, e credo anche di aver capito abbastanza le regole però non ne sono sicura. Per di più dovevate vedere le loro facce quando ho detto che preferisco il calcio. Mi guardavano come se avessi appena ucciso qualcuno-
-Ti piace il calcio?- Dean sembrava avesse appena visto un angelo.
-Tesoro, io sono cresciuta e invecchierò, col calcio-
-La Germania ha vinto anche questo anno-
-Quei maledetti. Povera Argentina a volte mi fa pena. Almeno l'Italia è arrivata terza- Dean era rimasto spiazzato.
-Tifi... l'Italiaaa??!-
-Signor Thomas, un po di contegno-
-Scusi professoressa. Ma perchè l'Italia?-
-Bèh il mio prof di musica è italiano e mi ha dato lui la passione del calcio facendomi vedere le partite del Napoli, quando c'era ancora Maradona, e quelle dell'Inter-
-Non ci credo. Grindelwald, Serpeverde e tifa pure per l'Italia-
-Thomas!- sbraitò la McGranitt. Altair ripose il libro sul tavolo e se ne andò ridendo.

Quel pomeriggio, alle tre e mezzo, Grifondoro e Serpeverde si ritrovarono al campo per la prima lezione di volo. Arrivò Madama Bumb, una donna bassa, coi capelli grigi e gli occhi gialli come un falco
-Dai forza! Mettevi al fianco della vostra scopa, tendete la mano sopra di essa e gridate SU!-. Tutti fecero quello che aveva detto.
-Su- disse Altair. La scopa le volò subito in mano ma fu una dei pochi, tra cui Harry e Draco. Madama Bumb fece vedere loro come montare sulla scopa. I ragazzi si misero in posizione ma Neville era talmente agitato che salì di sei metri, per poi cadere a terra.
-Nessuno si muova mentre lo porto in infermeria. Lasciate le scope a terra oppure verrete espulsi da Hogwarts ancora prima che possiate dire "a". Andiamo caro-
Malfoy prese la ricordella di Neville, salì sulla scopa e decollò. Harry salì sulla sua e lo raggiunse. Altair da sotto non riusciva a capire che cosa si stessero dicendo, ma le pareva che Draco fosse preoccupato. Il ragazzo le lanciò uno sguardo assieme a un sorriso complice. La ragazza prese la scopa e salì.
-Ehi Draco, passa!- Malfoy le lanciò la Ricordella.
-Altair dammela-
-Ok. Quando avremmo finito di giocarci- e la passò a Draco. Dopo alcuni passaggi Draco disse -Vediamo quanto sei veloce Potter- e lanciò la ricordella mentre lui tornava a terra. Harry si buttò in picchiata e prese la sfera al volo, un attimo prima di toccare terra. A quel punto arrivò la McGranitt.
-HARRY POTTER!- La professoressa era indiavolata nera. I Grifondoro cercarono di ribattere ma la prof non volle ascoltarlo.
-Ma peofessoressa, Altair è ancora lassù- disse Harry indicando la Serpeverde, che se ne stava seduta, a mezzaria sulla scopa, come se fosse su una panca. Era a un'altezza di 15-20 metri.
-GRINDELWALD!!! TORNA SUBITO GIÙ-.
Altair si fece scivolare dal manico di scopa, con la tranquillità di uno che scende da un muretto. Stava precipitando a chiodo e, quando fu a neanche 10cm da terra, il manico di scopa le andò sotto i piedi e la prese al volo. Altair lo usò per qualche metro come se fosse uno skateboard, che si inclinò e lei scese dolcemente a terra. La professoressa, come tutti gli studenti, era rimasta allibita, pareva stesse per prendere un infarto.
-S-signorina Grindelwald. Venga con me... e anche lei, signor Potter-.

 

 

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Capitolo 10
*** Il corridoio del terzo piano ***


La McGranitt portò i due ragazzi verso l'ufficio del preside. Si ritrovarono davanti a due gargoyle e disse -zuccotto di zucca-. Le due statue si spostarono e una scala scese dietro di essi. La professoressa e i due ragazzi salirono e, prima che la professoressa potè bussare alla porta, questa fu aperta dal professor Piton.
-Minerva. Severus stava giusto venendo a prendere la signorina Grindelwald- disse Silente.
-Ah quindi... l'avete vista... ok allora, Altair entra. Potter, tu vieni con me- la professoressa e Harry se ne andarono mentre Altair entrò nell'ufficio del preside.
-Allora Altair- iniziò il preside -come va?-
-Bene- disse la ragazza.
-Tu non eri mai salita su un manico di scopa, vero?-
-No, signore mai-
-Mmh... come hai fatto a... a richiamare la scopa in quel modo? Non mi pare che tu avessi in mano la bacchetta-. In effetti neanche lei lo sapeva.
-Non saprei signore, cioè, sapevo che la scopa mi avrebbe ripresa al volo e così...-
-E come facevi a sapere che l'avrebbe fatto?-
-Me lo sentivo, semplicemente-. Il preside non era convinto ma lasciò passare l'argomento.
-Altair, di recente... hai letto la Gazzatta del Profeta?-
-Si, signore ma io non...-
-Lo so che non sei stata tu. Come di sicuro hai letto i giornalisti volevano entrare qui, per te, ma io glie l'ho vietato-
-E di questo la ringrazio, signore. Ma perchè mi hanno dato la colpa? E chi è stato?-
-Chi sia stato non lo so ma penso che tu, sul primo punto, ci possa arrivare anche da sola- Silente guardava la ragazza dritto negli occhi. Intanto Piton era rimasto dietro Altair, appoggiato alla porta.
-Fanno ricadere i sospetti su di me per toglierli da loro. Prendono tempo-
-Esattamente. Tu non ti preoccupare, io, il professor Piton e altri stiamo indagando. Bene, direi che è tutto. Puoi andare-
-Arrivederci- rispose freddamente la ragazza, uscendo dall'ufficio e tornando a lezione.
-Crede che Altair centri qualcosa col furto mancato, preside?-
-No. Ma ancora non capisco come sia riuscita a controllare la scopa in quel modo-
-Non ne ho idea neanche io signore, ma di certo, almeno a mio parere, la scopa non si è mossa da sola-
-Su questo hai ragione Severus. Quella ragazza nasconde qualcosa. Se è stata davvero lei, vuol dire che ha dei poteri straordinari-
-Come il padre, d'altronde-
-Si. Come il padre-

Quella sera Malfoy, regolarmente seguito da Tiger e Goyle, andò al tavolo dei Grifondoro e diede appuntamento a Harry e Ron per un duello tra maghi nella stanza dei trofei a mezzanotte.
-Potter, ce l'hai un secondo?-
-Certo che ce l'ha. Sono io il suo secondo. Invece il tuo? Chi è?- gli chiese Ron beffardo.
Draco squadrò Tiger e Goyle e poi disse -Altair. Lei è il mio secondo. Tranquillo, ha già accettato. Ha detto che non vede l'ora di spezzarti in due- poi si diresse verso la sala comune di Serpeverde.
-Draco ma... davvero Altair ha detto quelle cose?- gli chiese Tiger
-Certo che no. Non ci sarà nessun duello. Noi diremmo a Gazza che abbiamo sentito parlare di un incontro nella sala dei trofei a mezzanotte. Quando li troverà, potremmo dire finalmente addio a Potter e a quel traditore del proprio sangue di Weasley. E provate a dire qualcosa ad Altair e finirete in guai seri-. I due ragazzi deglutirono impauriti.
Era quasi mezzanotte e Altair era sul divano della sala comune ad aspettare Astral. Aveva notato che nelle ultime ore Tiger e Goyle la guardavano preoccupati e Daphne le aveva detto di averli visti assieme a Draco a parlare al tavolo dei Grifondoro con Harry e Ron. 10 minuti prima aveva mandato Astral a vedere se quei due fossero usciti dalla loro sala comune. Il gatto tornò e portò, come la ragazza si aspettava, brutte notizie. Le disse che Harry, Ron, Hermione e Neville erano diretti alla sala dei trofei e che Gazza si stava avvicinando. Altair uscì dalla sala comune, seguita da Astral, alla ricerca dei quattro grifondoro. Draco questa volta avrebbe dovuto pregare di non finire all'ospedale con un bollino rosso. Arrivò al terzo piano e si diresse alla stanza dei trofei. Stava per aprire la porta quando sentì Pix, il poltregeist, urlare che c'erano studenti fuori dal letto. L'altra porta della sala dei trofei si aprì di scatto e ne uscì Gazza con Mrs Purr che corsero verso le urla di Pix. Altair li seguì a distanza di sicurezza, sempre con Astral dietro. Gazza incontrò Pix il quale però non gli disse dove si fossero cacciati gli studenti. Gazza e la gatta se ne andarono infuriati. Astral andò verso una porta chiusa alla fine del corridoio. Annusò la porta e guardò Altair. La ragazza la aprì e i grifondoro caddero all'indietro uno sopra l'altro. Poi Altair gurdò dentro la porta. I ragazzi erano capitati nel corridoio del terzo piano vietato all'accesso. Dentro c'era un enorme cane a tre teste, tipo Cerbero, che aveva le zampe sopra quella che sembrava una botola. Altair guardò il cane dritto negli occhi, poi si mise l'indice davanti alle labbra e il cane si ammutolì. La ragazza chiuse la porta e si voltò verso i ragazzi che erano ancora per terra.
-Che cos'era quello?- chiese Ron terrorizzato. Altair stava per andarsene quando Harry e Hermione si alzarono e la fermarono.
-Si può sapere dove eravate tu e Malfoy?- disse Harry, ancora scosso per la vista del cane.
-Draco è in camera sua mentre io ero in sala comune ad aspettare che Astral mi dicesse dove eravate finiti voi altri. Piuttosto voi, che cosa avevate in mente di fare?-
-Noi vi stavamo aspettando nella stanza dei trofei. Aspetta, che vuol dire che hai aspettato che Astral ti dicesse dove eravamo finiti? Può parlare?-
-No che non può, è un gatto, idiota. Parliamo con la mente, si chiama telepatia, lo faccio da sempre, con tutti gli animali. E perchè ci stavate aspettando?-
-Per il duello di maghi-
-Duello di maghi? Ma di che diavolo state parlando?-
-Ma come tu non ne sapevi nulla?- fece Hermione.
-No. Mi fate la cortesia di spiegarmi che sta succedendo?-. E così Harry e Ron le spiegarono cosa successe a cena.
-Draco me la pagherà cara. Comunque ora vi conviene tornare nella vostra sala comune, Gazza è ancora nei dintorni- Altair fece per andarsene ma, di nuovo, Harry la fermò.
-Ehi Altair. Scusa se l'altra volta a Pozioni ti ho risposto male. Mi dispiace davvero-
-Non fa niente Harry. Tu invece scusami per oggi pomeriggio-
-Noo tranquilla. Se non fosse stato per voi non sarei nella squadra di Quidditch. A eehm... grazie. Per prima-
-Di nulla. Ci si vede ragazzi- e se ne andò. Stava per prendere le scale per i sotterranei, quando incontrò Pix.
-Uhuhuhu. Ecco un'altra marmocchia fuori dal letto. Ihihihih-
-Taci Pix-
-E perchè dovrei? Io lo so chi sei... Grindelwald. Ma non credere che il tuo cognome oscuro ti salvi. Ihihihih-
-Infatti non lo credo. Però sono sicura che al Barone Sanguinario non piaceranno affatto i disegni che hai fatto nel bagno delle prefette al sesto piano...-
-Tuuu! Come diavolo fai a saperlo!!! Aaah ok, eeh va bene. Vai pure-
-Ti ringrazio- fece la ragazza, alzando la testa e facendogli un'espressione da superiore sfottente.

La mattina dopo Altair raccontò a Draco dell'avventura che aveva avuto la notte prima. Il ragazzo era bianco come il marmo. Tentò di mentire e di chiederle scusa ma si ritrovò in infermeria col naso rotto.

 

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Capitolo 11
*** Halloween ***


Era passata una settimana e quasi tutti i Serpeverde e i Tassorosso erano andati in infermeria almeno tre volte per via delle lezioni di erbologia. Qualcuno da fuori aveva fatto un incantesimo e i taglierini e le cesoie erano come impazziti: sembravano dei petardi e continuavano ad andare addosso agli alunni. Questo in ogni lezione. Alla fine si scoprì che non era un alunno a creare scompiglio, ma Pix. In quella settimana avevano anche imparato l'incantesimo Wingardium Leviosa.
Arrivò la distribuzione della posta e un pacco enorme fu portato al tavolo dei Grifondoro. Altair si avvicinò.
-È quello che penso che sia?- chiese ad Harry. Lui aprì la busta e la lesse e poi la diede a Ron che fece lo stesso assieme ad Altair. Harry aveva ricevuto una Nimbus Duemila dalla professoressa McGranitt.
-Non vedo l'ora di aprirlo. Forza Ron, andiamo in sala comune- disse Potter.
-Magari ci incontriamo e te la faccio vedere- disse poi rivolto alla ragazza.
-No tranquillo, aspetterò-. E mentre lei si risedeva al tavolo dei Serpeverde, Harry e Ron incontrarono Draco, Tiger e Goyle. Il biondo prese il pacco e, capendo che era una scopa, minacciò i Grifondoro di andarlo a dire ai professori, visto che di norma agli alunni del primo anno non è concesso avere dei propri manici di scopa. Per fortuna arrivò Vitious.
-Niente liti, spero, vero ragazzi?-
-Professore, Potter ha ricevuto un manico di scopa- disse Draco tutto d'un fiato
-Aah lo so bene. Me ne ha parlato la professoressa McGranitt. Una Nimbus Duemila. La usi bene signor Potter-
-Certamente signore. Ed è proprio a Malfoy che lo devo-. Potter e Weasley se ne andarono lasciando Draco a bocca aperta. Dopo un po' capì che Potter era entrato nella squadra di Grifondoro. Per di più grazie alla presa che aveva fatto alla lezione di Volo. E a pensarci bene, era proprio per merito suo. Da quanto era arrabbiato, Draco non mangiò nulla.
-Anche tu hai ricevuto un manico di scopa?- chiese ad Altair.
-No perché? Aaah ti sei accorto di Potter. No a me nulla-
-Strano, hai un talento innaturale. Da come sei scesa sembrava che lo facessi tutti i giorni-
-Scusa, ma poi la McGranitt dove vi ha portati? E che vi ha detto?- chiese Theodor
-Io sono andata nell'ufficio del preside, Potter non so. Con Silente c'era anche Piton e avevano visto tutto. Mi hanno chiesto come avevo fatto ma non saprei spiegarlo-. Draco la guardava curioso.

Arrivò il giorno di Halloween si sentiva per i corridoi un delizioso profumo di zucca al forno. Quel giorno i Serpeverde avevano lezione di Trasfigurazione. Nella prima mezz'ora presero un sacco di appunti sul movimento della bacchetta per trasformare un bicchiere di cristallo in una rosa, anch'essa di cristallo. A fine lezione solo Altair ce l'aveva fatta, mentre alcuni Corvonero avevano fatto spuntare il gambo ma i petali non erano ancora ben formati. Draco invece aveva solo fatto spuntare dal bicchiere alcune spine e qualche foglia.
Arrivò l'ora di cena. Altair era tutto il giorno che non vedeva Hermione da qualche parte.
-Ehi ragazzi, avete visto Hermione?- chiese a Ron e Harry
-Abbiamo appena sentito due nostre compagne dire che si era rintanata nel bagno delle femmine a piangere-
-Perchè? Che ha?-
-Ehm... ho detto qualcosa di poco carino- ammise Ron
-E sarebbe?-
-Che non la sopporta nessuno-
Altair sospirò e si mise una mano sulla fronte.
-Vabbè dopo ti conviene andarla a cercare a chiedere scusa- e se ne tornò al tavolo di Serpeverde.

La Sala Grande si riempì di decorazioni. Un migliaio di pipistrelli si staccò in volo dalle pareti e dal soffitto, mentre un altro migliaio sorvolò i tavoli in bassi stormi neri, facendo tremolare le candele dentro alle zucche.
Il cibo si smaterializzò sui tavoli e i ragazzi iniziarono a mangiare. Dopo qualche minuto, però, arrivò tutto di corsa il professor Raptor.
-Un mostro... nei sotterranei...pensavo di doverglielo dire- disse al preside per poi svenire.
-Per fortuna che insegna Difesa contro le Arti Oscure- disse Daphne
-Eeh già... saremmo persi senza di lui- disse Theo.
-Un mostro?? Che figata!!! Finalmente un po' d'azione. Che aspettate? Andiamo!!- disse Altair tutta eccitata prendendo la manica di Theo. Sarebbe riuacita a portarselo dietro se Silente non ripristinò l'ordine con quattro petardi.
-Prefetti!- tuonò il preside -riportate i ragazzi nelle rispettive Case, immediatamente!-
Edward si avvicinò a Piton -Professore, noi come facciamo?- chiese il ragazzo preoccupato.
-Andate nella stanza con due accessi più vicina e restateci-.
Edward radunò tutti i Serpeverde e li portò in una stanza in disuso del secondo piano. Mentre andavano, però, arrivò Astral che disse ad Altair che il mostro era un troll alto più di tre metri e che si stava dirigendo nel bagno dove si era nascosta Hermione. La ragazza allora si fece guidare dal gatto. Mentre andava vide Piton camminare molto velocemente.
-Astral, seguilo-. Il gatto andò dietro al professore.
Intanto Altair sentì delle urla e degli strani rumori. Corse verso la fonte e si ritrovò nel bagno delle ragazze. Harry era appena saltato sulle spalle del troll, e la sua bacchetta era finita in una delle narici del mostro, mentre Hermione era seduta a terra. Altair tirò fuori la bacchetta e colpì il troll con un incantesimo che gli procurò un'ustione al polpaccio destro e una alla mano con cui teneva la mazza, che cadde a terra. Il troll si girò e la ragazza ne approfittò per correre verso di Hermione, la prese e la portò fuori tiro, mentre Ron con un Wingardium Leviosa fece roteare la mazza del troll in aria per poi fargliela cadere in testa. Il troll cadde a terra di faccia, facendo tremare tutto il bagno.
-È morto?- chiese Hermione.
-No. Solo svenuto. Oggi niente buche da scavare- disse Altair avvicinandosi al troll.
La porta del bagno sbattè ed entrarono la professoressa McGranitt, Piton e Raptor. Piton si chinò sul mostro. La McGranitt guardava i ragazzi. Nessuno di loro l'aveva mai vista così arrabbiata. Aveva le labbra livide.
-Che cosa pensavate di fare??! Potevate essere ammazzati. Perchè non siete nei vostri dormitori?-
-Erano venuti a cercare me- disse Hermione con una vocina flebile.
-Signorina Granger!-
-Pensavo di poterlo affrontare da sola... sa... ho letto tutti i libri-. A Ron cadde la bacchetta di mano dallo stupore.
-Se non fossero arrivati sarei morta. Harry gli ha infilato la bacchetta nel naso, Altair lo ha ustionato facendogli cadere la clava dalla mano e Ron l'ha steso con un colpo della sua stessa clava. Non hanno avuto il tempo di chiamare nessuno. Quando sono arrivati il mostro stava per uccidermi-
Harry e Ron cercarono di d'arsi l'aria di sapere tutto da prima mentre Altair guardava Piton che studiava le ustioni del troll.
-Be'... in questo caso...- disse la professoressa guardandoli tutti e quattro.
-Signorina Granger, piccola inconsciente, come hai potuto pensare di affrontare da sola un mostro di montagna?- sbraitò Piton.
-Verranno tolti 5 punti a Grifondoro. Signorina Granger, se non si è fatta male, può tornare nella sala comune. Gli alunni stanno finendo lì di festeggiare Halloween-
Hermione se ne andò.
-Torno a dire che siete stati fortunati, ma non molti allievi del primo anno avrebbero potuto tener testa a un mostro di montagna così grosso. Perciò, vincete 5 punti ciascuno per Grifondoro. Professor Piton?-
-Le ustioni causate al troll sono... permanenti... è stato effettuato un incantesimo molto potente... neanche gli alunni del sesto anno riuscirebbero ad usarlo... pertanto, 10 punti a Serpeverde- disse Piton guardando Altair negli occhi.
-Bene, il professor Silente ne sarà informato. Potete andare-
Harry e Ron corsero via ma Altair fu fermata dalla McGranitt, che si era fermata a guardare le ferite del troll.
-Che incantesimo ha usato, signorina Grindelwald?-. Altair fu presa alla sprovvista. Non aveva pronunciato nessuna formula. In realtà aveva solamente pensato di voler procurare un dolore al troll quel tanto che bastava per distrarlo da Hermione. Poi la bacchetta aveva fatto il resto. Anche quando era più piccola, se voleva fare qualcosa lo pensava e basta e quello accadeva.
-Incendio- mentì.
-L'incantesimo Incendio non può procurare ferite di questo genere, specialmente a un troll di montagna come questo. Per di più ha un raggio d'azione più ampio. Quindi, signorina Grindelwald, che - incantesimo -ha - usato?- Piton si era avvicinato alla ragazza. Altair non sapeva che fare. Non poteva di certo dire che aveva solo pensato di voler far del male al troll. Per di più non poteva dire "di VOLER" fare del mare.
-Oooh a-andiamo S-Severus. L-la ragazza e-evidentemente n-non sapeva c-che cosa fare e ha a-agito d'istinto- disse Raptor, mettendole una mano sulla spalla. La ragazza sentì che la mano del prof era particolarmente fredda e un brivido le percorse tutto il corpo.
-Quindi, signorina Grindelwald?- chiese la McGranitt con un tono lievemente preoccupato.
-Glie l'ho detto, io ho usato incendio, però, appunto, come ha detto il professor Raptor non sapevo bene che fare e dalla bacchetta è uscito una specie di raggio di fuoco- spiegò la ragazza, cercando di essere più disinvolta possibile.
-Be' se è così... io direi che può andare signorina Grindelwald- disse la McGranitt nel modo più gentile possibile, nonostante la situazione. Altair fece per andare ma Raptor la fermò.
-Che bacchetta ha, signorina?-
-13 pollici, rigida, piuma di fenice, Sambuco-. La ragazza guardava Raptor e sentì come un sussurro provenire dal suo turbante.
-Bene, può andare- disse Raptor. Altair uscì dal bagno, a passo spedito, senza dire una parola.
Intanto Piton e la McGranitt si guardavano preoccupati e si diressero verso l'ufficio del preside.

Altair arrivò all'entrata della sua Casa, quando un miagolio la fece girare. Era Astral. Le saltò in braccie e poi Altair disse
-Dissennatore- e il muro si spostò lasciandola entrare. Appenà varcò la soglia Daphne le corse incontro abbracciandola.
-Dove diavolo eri finita?!!-
-Altair stai bene?- le chiese Theo
-Eravamo molto preoccupati, non ti vedevamo più tornare...-iniziò Pansy
-Ci stavamo preoccupando seriamente- disse Draco. Alla mischia di domande si aggiunsero anche Blaise, Tiger, Goyle, Millicent ed Edward.
-Ragazzi, tranquilli sto bene. Mi state soffocando. Lasciatemi oppure sta volta muoio davvero- disse la ragazza ridendo. Poi spiegò tutto quello che era successo, cambiando un po di cose: invece che dire che era andata a salvare Hermione, disse che voleva vedere dove stessero andando Potter e Weasley. In più anche a loro disse che aveva usato un semplice Incendio. I ragazzi ripresero a festeggiare e verso mezzanotte Piton arrivò mandandoli tutti a dormire. Ma Altair non si addormentò: prima Astral le disse che cosa aveva visto e poi prese il quaderno nero di suo padre e ci scrisse, per filo e per segno, TUTTO quello che era realmente accaduto quella sera.

 

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Capitolo 12
*** Quidditch ***


All'inizio di novembre cominciò a fare molto freddo. Il Lago Nero si era ghiacciato e tutte le mattine il terreno era ricoperto di brina. Con novembre iniziò anche la stagione del Quidditch. Quel sabato infatti si sarebbe tenuta la prima partita: Grifondoro-Serpeverde.

Due giorni prima della partita Altair e Theodore se ne stavano in piedi davanti alle finestre della loro sala comune. Erano le 11 di sera e in quei giorni, visto che la superficie del lago era ghiacciata, il calamaro gigante faceva passare i suoi tentacoli davanti alle finestre molto più spesso. Intanto Astral, come sempre, giocava con le sfaville del fuoco.
-Guarda li Theo-
-Che cos'è?-
-Sembra... una pecie di sirena-
-Non pensavo ce ne fossero-
-Maddai, sul serio? Non le hai mai sentite cantare?-
-Vuoi dirmi che quella melodia che si sente la notte sono...-
-Le sirene che cantano. Mi piacerebbe vederle. La mia professoressa di matematica mi ha detto che le sirene di qui sono diverse da come se le immaginano i babbani-
-Perchè? Come se le immaginano loro?-
-Dalla vita in giù hanno la coda ma sopra sono delle normalissime donne-
-Qui... non sono proprio normalissime. Sono... strane... mia madre un giorno mi ha fatto vedere una foto di una sirena. Non saprei come descrivertela. Forse in biblioteca troviamo qualche libro.
-Si probabile. Andiamo ora?-
-Si ok-
Ma non fecero neanche in tempo ad arrivare all'uscita della Casa che arrivò Edward con un altro ragazzo.
-Altair, Theodore, vi presento Marcus Flitt, cacciatore non che capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde-
-Ciao Altair. Piton mi ha detto che sei particolarmente portata per il volo. Domani pomeriggio mi farebbe piacere vedere quello che sai fare. Ci stai?-
-Si, daccordo-
-Perfetto. Ci troviamo domani al campo, alle 15. Buona notte-
-Notte-
-Bene. Voi due stavate uscendo?-
-No. Io volevo sedermi sul divano lei bo-
-Ah ok. Bè cunque sia non uscite. Ho saputo che Gazza pattuglia i corridoi qui nei dintorni- e se ne andò.
-Bè abbiamo tempo per prendere quel libro- disse Theo
-Si hai ragione-

I due rimasero li, a fissare dalle finestre i fondali del Lago Nero.

Il giorno dopo Altair si diresse verso il campo da Quidditch, con il manico di scopa della scuola in mano. Quando arrivò, Marcus era già lì.
-Aah eccoti. Bene. Allora, Piton mi aveva detto che avevi fatto una cosa da lui mai vista. Adesso ti spiegherò bene le regole del Quidditch e ti mostrerò le quattro palle con cui si gioca. Poi deciderò che ruolo darti-
Altair annuì e Flitt iniziò la sua spiegazione. Dopo 10 minuti, Altair aveva appreso a pieno le regole.
-Bene direi che è tutto. Tieni, prendi questa e fammi vedere cosa ha visto Piton. Poi cercherò dicapire il ruolo per te più adatto-
Altair prese il manico di scopa che Flitt le aveva dato. Era una Nimbus Duemila. Salì e prese il volo. Arrivò ad un'altezza di circa 15-20 metri e, come l'ultima volta, si lasciò cadere per poi atterrare dolcemente. Marcus era allibito. Non aveva mai visto una cosa del genere.
-Caspita! Piton aveva ragione, ci sai davvero fare. Bene, adesso ti farò provare i vari ruoli-
Flitt la fece provare come portiere, poi come cacciatore e infine come battitore. Si era accorto che andava molto bene in tutti. Alla fine liberò il boccino ma, non passarono neanche tre minuti, che Altair l'aveva preso.
-Straordinario. Bene ragazza ho deciso. Sarai la nostra cercatrice. Però ti metteremo un po' dopo l'inizio della partita, sai per fare un po' di scena. Ti va?-
-Certamente!- e i due si strinsero la mano.
-Ah la scopa tienila, è tua. Piton era così convinto che saresti entrata in squadra che te l'ha voluta prendere subito-
Altair la prese, ma invece di portarsela in dormitorio, decise di lasciarla negli spogliatoi.

Quando rientrò nella sala comune, Altair notò che Pansy la stava guardando.
-Ehi Altair! È venuto il professor Piton poco fa. Mi ha chiesto di darti questa- Pansy le porse una piccola busta giallognola.
-Eehm grazie, Pansy- e se ne andò in camera. Aprì la busta. Dentro c'era un bigliettino con su scritto "Appena puoi, vieni nel mio ufficio". Altair sbuffò, nascose il biglietto (lo avrebbe buttato nel fuoco quella sera) e andò verso l'ufficio del professore.

Bussò e Piton disse
-Avanti- con voce annoiata.
-Professore, voleva vedermi?-
-Si. Credo che questo ti sarà utile- Piton si alzò e le porse un libro "Il Quidditch attraverso i secoli".
-Grazie professore. Mi metto subito a studiarlo-
-Fai molta attenzione a tutte le regole e a tutti i falli che si possono commettere-
-D'accordo-
-In che ruolo giocherai?-
-Cercatore-
-Mmh... bene, puoi andare-
Altair uscì e se ne tornò alla sala comune. Mentre parlavano aveva notato che il professore zoppicava. Probabilmente, sapeva anche il perchè.

Il giorno dopo tutti andarono al campo da Quidditch. I 14 giocatori scesero in campo e si alzarono in volo. A commentare la partita era Lee Jordan, con a fianco che lo controllava la professoressa McGranitt. Dopo un goal segnato dai Grifondoro, Harry avvistò il Boccino e lui e Terence Higgs, il cercatore dei Serpeverde, gli volarono dietro. Harry stava per prenderlo ma Flitt lo intercettò facendo fallo. A quel punto Altair si diresse verso gli spogliatoi.

-Ma dov'è Altair?- chiese Theodore
-Bo. Sarà andata in bagno- disse Draco.

Intanto che Altair si cambiava, Grifondoro aveva segnato di nuovo. Uscì in campo con la Nimbus in mano e Flitt chiese il cambio. Lei e Higgs si batterono il pugno e la ragazza volo fin dov'era Harry.
-Wow, che sorpresa!! Grindelwald è la nuova cercatrice dei Serpeverde. Due del primo anno nella stessa partita, con gli stessi ruoli, non s'era mai visto. Prevedo scintille gente!!- disse Lee.
-Ehi Potter. Pronto per la sconfitta?-
-E tu?- disse Harry sorridendole.
La platea di Serpeverde era praticamente impazzita di gioia.
In quel momento Harry evitò un bolide ma subito dopo la sua scopa ebbe uno scarto pauroso. Harry si afferrò stretto alla scopa. Poi accadde di nuovo, ma questa volta verso Altair che, per fortuna, lo schivò appena in tempo.
-Ma sei matto?!-
-Scusa. Non so cosa stia succedendo. La scopa si muove da sola-
-È una Nimbus nuova di zecca non può muoversi da sola-

Intanto che Harry zigzagava in aria, Serpeverde segnò. Altair si mise a guardare  gli spalti. La scopa di Harry non poteva muoversi da sola, di sicuro qualcuno le stava facendo il malocchio. Era quasi arrivata a guardare i professori quando la sua scopa prese a zigzagare e a cercare di disarcionarla come stava facendo un attimo prima quella di Potter. Intanto Harry si era ristabilizzato sulla sua. La scopa aveva fatto girare la ragazza con la schiena verso il basso e la stava portando verso l'alto.

-Cosa succede alla scopa di Altair?- disse Pansy
-Non ne ho idea, ma non mi piace- disse Draco preoccupato
-Oh Salazar. E se cade? Io non guardo- disse Daphne mettendosi le mani sugli occhi. Intanto Altair era rimasta appesa con solo una mano.
-ALTAIIIIR!!!- urlò Theo.

La scopa continuava a sbandare. Ormai tutti quanti si erano fermati a guardare. Altair guardò verso Harry. Il Boccino era vicino a lui. La ragazza si concentrò: con fatica, risalì sulla scopa, anche se quella continuava a zigzagare sempre più in alto. Strette con forza il panico con tutte e due le mani. "Fermati, ridammi il controllo" pensò. Dalle sue mani uscì una scossa elettrica nera che percorse tutta la scopa e questa si fermò di colpo. Dagli spalti si sentì un sospiro di sollievo. Ma durò per poco perchè la scopa di Harry fece la stessa cosa di prima. Anche lui, dopo poco era rimasto appeso solo con una mano. La sua scopa però si fermò dopo poco.

Intanto Flitt aveva segnato 5 volte e Altair aveva perso di vista il Boccino. Harry stava per risalire sulla scopa ma questa riprese.
-Harry!!!- gridò Altair. Il ragazzo la guardò: era proprio sotto di lui.
-Harry ascoltami! Devi saltare! Ti prendo io!- Harry fece quello che le aveva detto. Lasciò la presa e si aggrappò alla schiena della ragazza. Questa partì verso l'alto. La scopa di Harry li stava inseguendo.
-Prendi i comandi- gli gridò Altair. Harry prese il manico con tutte e due le mani, mentre Altair si alzava in piedi.
-Fermati e aspetta!- Harry obbedì. La sua scopa li aveva superati e ora puntava verso di loro.
-Al tre scansati. Uno... due... tre!- Harry si spostò di lato, appena in tempo perchè la sua scopa li aveva sfiorati. Altair si era buttata. Un grido di terrore si sollevò dagli spalti. Harry era impalato a guardare la ragazza: era come paralizzato, non riusciva a muoversi. Altair si aggrappò al manico della scopa di Harry e salì. Questa ancora volava in picchiata. Rifece quello che aveva fatto con la sua. Era arrivata all'altezza degli anelli. La scopa ora rispondeva ai suoi comandi. Tirò su il manico e volò verso l'alto un attimo prima di schiantarsi al suolo. Tutti iniziarono ad applaudire. Harry intanto stava riscendendo e i due cercatori scesero a terra. Harry si piegò in avanti, mise le mani a coppa, come se stesse per vomitare, e sputò fuori il Boccino.
-Grifondoro vince per 160 a 60!!! Ragazzi, che partita straordinaria. Certo, abbiamo quasi perso i due nuovi cercatori...-
-Jordan, non è divertente!- sbraitò la McGranitt.

I giocatori tornarono negli spogliatoi per cambiarsi. Quando uscirono Altair vide Harry, Ron e Hermione e Hagrid.
-Altair, puoi venire un attimo con noi? Dovremmo parlare- Disse Hermione
-Si ok. Ciao Hagrid-
-Ciao Altair. Tutto bene?-
-Si grazie-
I cinque si diressero così verso la capanna di Hagrid.
 

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Capitolo 13
*** Sospetti ***


I ragazzi e Hagrid entrarono nella casa del guardiacaccia. Hagrid stava preparando il tè.

-È stato Piton- spiegava Ron -Hermione e io lo abbiamo visto; stava lanciando una maledizione sulle scope e non vi levava gli occhi di dosso-
-Sciocchezze- disse Hagrid -E perchè mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere?-
-Hagrid ha ragione. Non ne aveva motivo- disse Altair.
I tre Grifondoro si guardarono.
-Ho scoperto qualcosa sul suo conto- disse Harry. -Il giorno di Halloween, ha cercato di eludere la guardia del cane a tre teste. E quello lo ha morso. Crediamo che volesse rubare quello che il cane sorveglia, qualunque cosa sia-
-Vi sbagliate. Non è Piton che cerca di rubare qualcosa, ma Raptor. L'ho visto prima di venire da voi. Raptor era entrato e Piton aveva cercato di seguirlo ma quella specie di Cerbero non l'ha lasciato passare, quindi se n'è andato. Poi Raptor sentì il baccano che stavamo facendo e uscì- spiegò Altair.
-Li hai visti tu? O è stato Astral?- chiese Ron. Altair lo guardò malissimo, indicando Hagrid.
-Aspettate un attimo, cosa vuol dire l'ha visto Astral? Non è un gatto? E comunque, che ne sapete voi di Fuffi?-
-Vabbè ormai. Grazie Ron. Astral e io comunichiamo telepaticamente. In realtà lo faccio con tutti gli animali-
-Aspetta, Fuffi??- chiese Harry
-Si... è mio... l'ho comprato da un tizio, un greco che ho incontrato al pub l'anno scorso... l'ho prestato a Silente per fare la guardia a...-
-Si?- disse Harry. Altair gli tirò una gomitata.
-No, non chiedetemi niente altro- disse Hagrid scontroso.
-È una cosa segretissima-
-Ma Piton sta cercando di rubarlo!-
-È Raptor, non Piton!- sbottò Altair.
-E allora perchè Piton poco fa ha cercato di ammazzarvi?- chiese Hermione
-Stupidate! Sono tutti e due dei professori di Hogwarts, volete che facciano una cosa del genere?-
-Senti un po' Hagrid, io lo capisco quando qualcuno sta facendo il malocchio, ho letto tutto sull'argomento! Bisogna mantenere il contatto visivo, e Piton non batteva neanche le palpebre. L'ho visto benissimo!-
-Probabilmente stava lanciando dei controincantesimi. Quelli sono più complicati degli altri, i quali si possono fare anche senza aprir bocca. E Raptor non ha neanche respirato- disse Altair.
-E io vi dico che prendete un granchio- disse Hagrid -non so perchè le loro scope si sono comportate in quel modo, ma Piton non cercherebbe mai di ammazzare uno studente! E ora statemi bene a sentire tutti e quattro: vi state immischiando in cose che non vi riguardano. È pericoloso. Scordatevi del cane, dimenticate a cosa fa la guardia. È tutta una faccenda tra Silente e Nicolas Flamel...-
-Aha!- disse Harry -Allora c'è di mezzo qualcuno che si chiama Nicolas Flamel!-
-Ho già sentito questo nome- disse Altair riflettendo.
Sul volto di Hagrid si dipinse un'espressione furente e indispettita.
-Questo, non avrei dovuto dirlo-
-Ma ormai l'hai detto. Grazie del tè comunque. Io me ne torno nella sala comune- detto questo, Altair se ne andò, avviandosi verso i sotterranei.

Mentre andava ripensava a quello che era successo: la scopa era attaccata da due forze contrapposte, l'aveva sentito bene. Una cercava di farla sbandare, l'altra combatteva la prima. Era chiaro ormai: Raptor voleva sbarazzarsi di lei e di Harry. Ma perchè? Ripensò anche a quello che aveva detto Hagrid "Nicolas Flamel". Altair gli aveva guardato nella mente (era una legilimens dalla nascita ma non l'aveva mai detto a nessuno) e ci aveva visto una pietra rossa, evidentemente quello che Fuffi proteggeva. Ma cosa centrava con Flamel? Poi le venne in mente. Un giorno lesse che Nicolas Flamel e la moglie avevano creato la Pietra Filosofale, ma non ricordava a cosa servisse. Non le restava altro da fare che andare a cercare informazioni in biblioteca. Anzi no, perchè sprecare tempo quando tanto sapeva che anche quei tre Grifondoro avrebbero curiosato? Meglio aspettare. Chissà quanto ci avrebbero messo.

Mentre seguiva i suoi pensieri, non si accorse di essere arrivata.
-Black- disse, ed entrò nella sala comune.

Malfoy, Daphne, Theodore, gli altri del primo anno e la squadra di Quidditch la stavano aspettando.
-Eccoti finalmente! Dove eri finita??- disse Draco
-Pensavamo fossi andata in infermeria ma non c'eri- disse Theo
-Ti abbiamo cercata dappertutto...- iniziò Pansy
-Ma non ti trovavamo e così abbiamo avvertito Piton- finì Daphne
-È partito circa 5 minuti fa- aggiunse Blaise
-Stai bene?- chiese Flitt
- Si si sto bene, grazie ragazzi. Comunque ero con Potter, Weasley e la Granger da Hagrid. Ci ha offerto un tè-
-Cos'è successo prima? Alla scopa intendo. È nuova di zecca come...- disse Flitt
-Qualcuno le ha lanciato il malocchio, sia alla mia che a quella di Potter. Ma non c'era solo quello: io... ho sentito come... come due forze in contrapposizione. Una cercava di farmi cadere mentre l'altra era come se stesse combattendo contro la prima-
-E come hai fatto a sentirlo?- chiese Draco con gli occhi spalancati
-Non so... io... bo, l'ho percepito e basta... non so come spiegarlo- i ragazzi la guardavano incuriositi.
-Ma, per favore, non dite niente a nessuno, specialmente ai professori. Non so cosa possano pensare dopo quello che è successo col troll-
-Ok, tranquilla di noi ti puoi fidare. Siamo i tuoi conpagni di casata no?-
-Si-
A quel punto arrivò Piton.
-Signorina Grindelwald, venga con me- disse freddo.
Altair lo seguì.

-Dove andiamo?-
-Dal preside-
-Cosa? Perchè, che ho fatto?-
-Lo sa bene cosa ha fatto-
La scossa elettrica nera. Di sicuro Silente voleva parlare di quella.

E infatti quando entrarono nell'ufficio la prima domanda del preside fu
-Cosa è successo?-
-Io direi che qualcuno ha lanciato un malocchio alla mia scopa e aquella di Potter- disse Altair in tono acido. Silente non le piaceva proprio, ficcanasava troppo per i suoi gusti.
-Non quello. Sai cosa intendo- era vero, lo sapeva. Tanto l'avevano vista tutti, inutile mentire.
-Mi ero stufata di quella situazione quindi pensai "fermati, ridammi il controllo" e quella scarica elettrica è uscita dalle mie mani e ha fermato la scopa. Ma non ho idea di come abbia fatto-
-L'hai solo pensato-
-Si esatto-
-E poi hai sentito qualcosa?-
-Oltre alla scopa che finalmente si fermava, nulla-
-E prima? Quando era ancora impazzita-
Altair quello non l'avrebbe detto. Non avrebbe rivelato che poteva sentire la presenza di un incantesimo.
-No, nulla. Apparte la sua voglia matta di buttarmi giù, direi che quella era palpabile-
Silente la guardò fissa negli occhi.
-Bene, puoi andare- Altair uscì dalla stanza e si diresse verso il dormitorio.

-Non mi convince- disse Piton al preside
-Neanche a me. Devo ammettere, però, che è un ottima occlumante-
-Concordo. Nemmeno io sono riuscito a leggerle la mente-.

 

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Capitolo 14
*** Vacanze di Natale ***


Quel giorno era il 25 dicembre, il giorno di Natale.
Tutti i Serpeverde, tranne Altair ed Edward, erano tornati a casa per le vacanze. La sera prima i suoi amici avevano chiesto ad Altair se voleva andare a casa di qualcuno di loro, ma lei rifiutò.
-Altair, ma sei sicura? Ok, probabilmente ci sarà tutta la mia famiglia ma i miei hanno detto che puoi venire se vuoi- disse Daphne gentilmente
-E se non vuoi andare da lei puoi venire con me a Villa Malfoy. Fra qualche giorno arriveranno anche degli amici di papà del Ministero. Sai, tipi importanti- disse Draco
-E sennò vieni a casa mia. Mia madre sarà contenta di vederti. Appena ha scoparto che eri in Serpeverde con me mi ha chiesto di dirti che puoi venire da noi quando vuoi. Anche senza avvisare- disse Theodore
-Ragazzi, grazie, siete gentilissimi ma davvero non serve. Tanto sono abituata-
-Mmh ma sei davvero sicura? Starai da sola proprio a Natale- disse Pansy
-Non sono da sola. C'è Astral e... Edward. E poi i gemelli Weasley resteranno qui e mi hanno già chiesto se voglio fare qualche scherzo con loro a Gazza quindi...-
-Ok be se sei convinta. Noi andiamo-disse Blaise
-Ciao- la salutarono gli altri
-Buon viaggio-disse lei.

Erano le 11 del mattino e Altair non dava segni di volersi svegliare. Il giorno prima, mentre gli altri facevano Pozioni, lei era in Sala Grande ad aiutare Vitious e la McGranitt con le decorazioni, visto che era molto portata con gli incantesimi e ai prof serviva una mano. Per di più quella sera era andata in biblioteca a fare delle ricerche sulla Pietra Filosofale, che però fallirono perchè qualcuno aprì un libro, nel reparto proibito, e questo iniziò ad urlare; Altair dovette uscire dalla finestra, aprire quella sotto e buttarcisi dentro per sfuggire a Gazza.

Alle 11.30 Astral rientrò dal suo giretto mattutino e, vedendo che la padrona era ancora in panciolle, decise di svegliarla. Provò a miagolare. Nulla. Le saltò sopra. Niente. Alla fine, dopo circa dieci minuti, decise di graffiarla. Le andò vicino alla faccia e iniziò a punzecchiarla sulla guancia. Altair si vegliò, all'incirca perchè spostò il gatto e si mise la testa sotto il cuscino dicendo
-Lasciami... dormire-
-Sono le 11.40, fra un'ora e venti c'è il pranzo e tu non hai neanche fatto colazione. In più è Natale e non hai neanche aperto un regalo- disse il gatto.
Alla parola "regalo" Altair scattò seduta sul letto. Aveva ricevuto si e no qualche regalo per il conpleanno negli anni trascorsi all'orfanotrofio, ma a Natale proprio niente. E ora, vedere quella montagna di pacchi a fianco al letto, per lei era una novità. Ne prese uno: era da parte della professoressa di matematica. Sul biglietto c'era scritto:
Era del vicepreside, lo aveva appena comprato solo che la preside gli ha fatto lo stesso regalo e quindi lo ha dato a me. Io non sapevo cosa farmene. Spero ti piaccia.
Altair scartò il pacco. Dentro c'era il nuovo libro di Stephen King: La metà oscura. Altair prese dei pacchi che come carta regalo avevano lo stemma della nazionale di calcio italiana. Capì subito chi glieli aveva mandati. Infatti aveva ragione: in una busta c'erano un sacco di foto da parte di alcuni dei suoi amici più grandi che erano andati a Roma. Nei pacchi trovò: il peluche della mascotte del campionato, i pantaloncini della nazionale italiana e la maglietta di Schillaci, sempre della nazionale, la maglietta di Maradona del Napoli, un cappello con visiera dell'Italia, il pallone dei mondiali, It di Stephen King  e dei calzini lunghi fino al ginocchio: erano neri e avevano degli alieni verdi con in testa il cappello di Babbo Natale. In più c'erano anche dei fumetti della Marvel da parte del prof di musica.
Poi prese un altro regalo: era un set per la pulizia della scopa e glielo aveva mandato Draco.
Theodore le aveva mandato un libro: Segreti e creature magiche dei fondali marini e oceanici.
Daphne le aveva regalato un album per le foto dove ce ne erano già alcune: raffiguravano gli alunni del primo anno di Serpeverde, la squadra di Quidditch, lei alla partita contro Grifondoro, Astral davanti al camino e loro due assieme. Una foto la colpì più di tutte: c'era lei sulla scopa di Harry mentre lanciava quella scossa elettrica nera. Si vedeva benissimo. Era molto strano, dalla foto sembrava quasi che fosse fumo.

Altair si mise i calzini nuovi, i pantaloncini della nazionale, la maglietta di Schillaci e la felpa di Toby, che le arrivava fino alle ginocchia e quindi la faceva sembrare senza niente sotto.

Era l'una meno venti quando arrivò in Sala Grande. I professori parlavano e ridevano. Hagrid era ubriaco fradicio. Edward era al tavolo dei prefetti. Al tavolo dei Grifondoro c'erano solo Harry e Ron che giocavano a scacchi magici e, più in là, i gemelli che stavano scrivendo della roba su un foglio. Altair si avvicinò al tavolo
-Buonzalve bella jende!-
-O mio dio-disse Harry ridendo -Anche io voglio quei calzini-
-Visto che stileee. E poi guarda- Altair prese la rincorsa e fece una scivolata con le ginocchia come se fosse un calciatore e Harry gridò -Gooooooooal!!!-
-In più- disse la ragazza rialzandosi- si riesce benissimo a fare il passo alla Michael Jackson, AUUUH!- e lo fece, abbassando la testa e mettendosi una mano sopra di questa come se avesse un cappello.
 Harry non riusciva a smettere di ridere e intonò
-It's close to midnight-
Allora Altair continuò
-Something evil's lurking from the dark-
-Under the moonlight-
-You see a sight tath almost stops your heart-
I due cantarono tutta la canzone (Thriller di Michael Jackson) mentre Ron li guardava allibiti. Anche i professori si erano accorti del baccano e si misero a guardarli ballare, per loro in modo strano, e a cantare una canzone che, diciamolo, non era probabilmente adattissima a quella giornata.
-Ma... perché state cantando questa... cosa?- chiese Ron
-"questa cosa" come la chiami tu è una delle canzoni più amate al mondo- disse Altair
-Ma è terrificante-
-Ammettiamo che forse era meglio cantarla ad Halloween ma... è pur sempre bella quindi, perchè no?- fece Harry
Ron era rimasto basito.
-Non potete cantare qualcosa di più natalizio?-
-Certamente- rispose Harry
Lui e Altair canticchiarono all'unisono
-Jingle bells, jingle bells, jingle bells rock. Jingle bells swing and jingle bells ring. Snowin' and blowin' up bushles of fun. Now the jingle hop has begun-
Ron guardò Silente e i professori che sembravano divertisrsi a guardare quei due matti.
-Ma che cosa sono quegli esserini verdi?- chiese Ron quando i due si placarono. Harry e Altair si guardarono increduli.
-Ron, tu davvero non sai cosa siano gli alieni?- chiese Harry
-Eehm... no- disse il ragazzo confuso.
-Vuoi dirmi che i maghi non pensano o semplicemente ipotizzano che ci siano altre forme di vita oltre a noi nell'universo?- chiese Altair
-No... perchè dovremmo?-
La ragazza e Potter gli spiegarono quello che Draco avrebbe definito come "problemi mentali dei babbani".
-Comunque quella felpa non è troppo grande?- fece uno dei gemelli
-Si ma è figa e comoda. Speravo ci fosse Dean. Mi sono arrivati un sacco di cose da calcio della nazionale italiana tra cui la maglietta di Schillaci, anche se adesso ho addosso quella di Maradona del Napoli- spiegò la ragazza
-È quello che ha fatto il gol che li ha portati al terzo posto, giusto?- disse Harry
-Si esatto. Non pensavo avessi visto la partita-
-Ma cosa c'è dentro la tasca?- chiese l'altro gemello. Altair tirò fuori il libro di It.
-Iiiit???! Tu leggi Iiit?- gridò Harry incredulo riattirando così l'attenzione dei professori
-Un conto era leggerlo ad Halloween. Ma a Natale-
-Bè e bello-
-Si, non ne dubito. D'altronde Stephen King è uno degli scrittori più amati al mondo ma... non ti fa paura?-
-No, per ora. Stasera lo continuo e domani ti dirò. Oppure la mia faccia scandalizzata ti dirà- a Harry scappò una risata.
I Weasley non capivano e quindi Altair gli lesse la trama del libro. Inutile dire che sbiancarono completamente.
I ragazzi continuarono a chiaccherare mentre in tavola tornarono i dolci. Poi andarono in giardino a giocare a palle di neve e poi Altair trasfigurò del ghiaccio in dei pattini per il ghiaccio e i ragazzi, dopo aver imparato, fecero delle gare sul Lago Nero, che sembrava una lastra di metallo.
Quando tornarono dentro Altair tornò alla sala comune e si fece una doccia e poi si incontrò con i gemelli per fare gli scherzi a Gazza: Altair aveva corrotto Pix il quale andava in giro per Hogwart a fare baccano, distraendo Gazza, mentre lei e i gemelli entravano nelle classi in disuso e lanciavano caccabombe, oppure in una avevano liberato un centinaio di cioccorane e in un'altra ancora avevano acceso dei petardi proprio mentre Gazza entrava. Ovviamente nè lui nè Mrs Purr li avevano visti e così dovette dare la colpa a Pix, pur sapendo che era inutile.

Verso le undici di sera, i gemelli tornarono nella loro sala comune e Altair tornò nella sua. Edward si era addormentato sul divano: evidentemente la stava aspettando. Andò a cambiarsi e poi tornò giù per svegliarlo, tanto per fargli credere che era rimasta in camera per tutto quel tempo. E il prefetto ci credette. I due fecero qualche partita a scacchi magici e poi rientrarono ognuno nella propria camera.

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Capitolo 15
*** La Pietra Filosofale ***


In quei giorni Altair e gli altri giocavano sulla neve, sul ghiaccio, si allenavano a Quidditch e lei e Harry avevano insegnato a Ron a giocare a calcio. In più Altair voleva sdebitarsi con gli altri di Serpeverde e così, con l'aiuto della McGranitt e degli studi che aveva appreso negli anni di arte, fece delle statuette di ghiaccio: un drago per Draco, una sirena per Theodor e un Hippocampus per Daphne. Il suo prof di arte aveva insegnato scultura per un sacco di anni ad Oxford ma visto che non voleva andare in pensione aveva accettato il lavoro all'Oraxel.

Ogni sera la ragazza andava in biblioteca, nel reparto proibito, per cercare qualcosa sulla Pietra Filosofale. Solo che ogni volta doveva lasciare le ricerche a metà perchè un qualche rumore la costringeva a tornarsene nel dormitorio, sfuggendo così a Gazza.

L'ultimo giorno di vacanza Altair decise di scrivere una lettera alla sua professoressa di matematica:

Cara signorina Smitt.
Spero di non disturbarla ma è urgente. Si ricorda che mi aveva parlato di un certo Nicolas Flamel e della Pietra Filosofale? Io mi ricordo che era scritto su un libro. Volevo chiederle, non è che potrebbe mandarmelo? Mi sarebbe davvero utile e le sarei veramente grata se lo facesse.
Grazie di tutto.
Altair
P.S: grazie anche dei regali, ringrazi tutti gli altri da parte mia.

Qualche giorno dopo le arrivò un pacco che conteneva un libro di alchimia. Altair tornò in camera sua e, finalmente, trovò quello che cercava. Esattamente nela prima pagina lesse: L'antica disciplina dell'alchimia si occupa di fabbricare la Pietra Filosofale, una sostanza leggendaria dai poteri sbalorditivi. La Pietra è in grado di trasformare qualsiasi metallo in oro puro e per giunta produce l'Elisir di Lunga Vita, che rende immortale chi lo beve.
Bene, ora che sapeva a cosa serviva, doveva solamente scoprire perchè Raptor la volesse. Certo, immortalità e oro fanno sempre comodo, ma doveva per forza esserci un motivo più preciso.

Qualche giorno dopo Altair scoprì che a fare l'arbitro della partita Grifondoro-Tassorosso era Piton. Questa non ci voleva.
Il giorno della partita disse che non si sentiva bene e che sarebbe rimasta in camera. Quando tutti furono usciti, e di questo fu avvertita da Astral, si avviò con lui verso il corridoio del terzo piano. E indovinate chi vi trovò: Raptor. Era sulla porta che tremava come una foglia. Patetico, pensò Altair.

Raptor si mise a parlare da solo
-Non avete nessun consiglio da darmi?-
-Daccordo mi inventerò qualcosa-
-Si state tranquillo non c'è nessuno qui, sono tutti andati a quella stupida partita, compreso Silente-
Aprì la porta ma ne uscì neanche un minuto dopo,  tutto tremante che stava sudando freddo. Si sentirono delle urla. La partita era appena finita. Raptor se ne andò dal corridoio e Altair lo seguì. Il professore era uscito dal castello e ora si dirigeva verso la Foresta Proibita. Altair decise di seguirlo dagli alberi: lassù, in mezzo ai rami, camminava velocemente, con passo felpato e senza far rumore, come un gatto. Per lei camminare sui rami era come camminare per strada. E comunque,  anche se avrebbe fatto rumore, Raptor non avrebbe mai potuto pensare che fosse stato uno studente. I primi rami agibili si trovavano a cinque metri di altezza. Altair era riuscita a salire fin lassù grazie ai suoi straordinari poteri. Aveva fatto crescere i rampicanti in modo da usarli come una scala.

Raptor si fermò e dopo poco arrivò Piton. Ma Altair capì che non era solo: anche lui, come l'altro professore, era stato seguito, e niente meno che da Potter.

-N-non ca-capisco pe-pe-perchè hai vo-voluto che ci vedessimo qui, Se-Severus, con ta-tanti po-posti che ci sono...-
-Oh be' non volevo farlo sapere in giro. In fin dei conti, è bene che gli studenti non sappiano della Pietra Fillsofale-
-S-si la Pi-Pietra. A pro-proposito di qu-questo...-
-Hai scoperto come si fa a mettere fuori combattimento quella bestiaccia che Hagrid ha piazzato lì dentro?-
-M-ma Severus, io...-
-Guarda che non ti conviene avermi per nemico Raptor- disse avvicinandosi all'atro
-No-non ca-capisco ch-che cosa inte...-
-Lo sai benissimo, quello che intendo dire-
intanto Harry stava per cadere dall'albero, facendo un sacco di rumore, ma Altair riuscì comunque a sentire il seguito della conversazione.
-Non te la caverai facilmente. Continua pure a insegnare ai ragazzi quei tuoi abracadabra da quattro soldi. Io resterò ad aspettare-
-M-ma i-io n-non so...-
-Benissimo- tagliò corto Piton -Faremo presto un'altra bella chiacchierata, quando avrai avuto tempo di pensarci su e di decidere da che parte stai- e così dicendo si rimise il cappuccio e attraversò a grandi passi la radura. Altair non fece caso allo sguardo incuriosito di Harry verso di lei e corse fra i rami per arrivare al castello prima di Piton. E ce la fece.
Tornò quindi nella sala comune e incontrò Daphne che parlava con Theo della partita.

-Ehi Altair. Draco è ancora in infermeria, se te lo stai chiedendo. Dove sei stata?- disse Theo
-Fuori a fare una passeggiata. Piuttosto, che ci fa Draco in infermeria?-
-Lui e Weasley hanno fatto a botte alla partita. Anche Tiger e Goyle si sono picchiati con Paciock-
-Con Weasley intendi Ron?-
-Si-
-Ma Draco cos'ha?-
-Quel traditore del proprio sangue gli ha tirato un pugno sull'occhio ed è svenuto! Per fortuna Madama Chips ha detto che non è grave- disse Pansy entrando in sala tutta infuriata.
-Vado a vederlo- disse Altair
-Non so se puoi. Io sono appena stata cacciata-
-E ti credo, era da un'ora che stavi li- sbottò Nott.

Altair uscì e si diresse verso l'infermeria. Per fortuna non incontrò nessuno. Era sicura che Potter l'avrebbe cercata per parlare ma lei non ne aveva voglia. Arrivò davanti alla porta dell'infermeria. Era ancora aperta, ma Madama Chips non c'era. Altair sgattaiolò dentro. Non appena trovò Draco, prese una sedia e si sedette a fianco al suo letto. Aveva una benda sull'occhio e pareva che dormisse. Altair gli accarezzò la mano e lo chiamò a bassa voce.
-Draco- disse, con un sussurro, mentre ancora gli teneva la mano.
-Draco, sono io, Altair-
La ragazza si alzò e fece per andarsene ma sentì che la mano del ragazzo le stava stringendo la sua.
-A-Altair-
-Draco stai bene?-
-Sono un po' intontito-
-Tranquillo, Madama Chips ha detto che non è niente. Perchè hai fatto a botte con Weasley?-
-Lo sai come sono fatto. L'ho insultato. Lui, Paciock e i Grifondoro-
-Sei un monello, Draghetto-
-Smettila, Aquilotta-
I ragazzi sorrisero.
-Devo andare-
-No, resta. Almeno finchè non mi addormento-
-Non posso, se Madama Chips mi vede finirò nei guai. E poi non sono la tua mammina-
-Aspetta, che vuoi dire? Madama Chips non lo sa?-
-Beh ecco... quando sono tornata nella sala comune era appena rientrata Pansy, che era stata qui un'ora e Madama Chips l'aveva cacciata...-
-Pansy è sata qui...un'ora intera??!-
-Si, dicevo... io poi sono venuta qui. Ho visto che la porta era aperta e quindi sono sgattaiolata dentro ma non penso che Madama Chips sia d'accordo-
Draco sorrise
-E poi sarei io il monello. Dai, resta ancora un po'-
-Uff e va bene-
Altair si risedette, e dopo una mezz'oretta Draco dormiva come un ghiro. La ragazza si alzò e tornò nel dormitorio.

Non trovando nessuno, solo Astral che giocava con le sfaville del fuoco, ne approfittò per andare subito a letto. Ma non riuscì ad addormentarsi: continuava a ripensare alla discussione tra Raptor e Piton. E la cosa le piaceva sempre meno.

 

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Capitolo 16
*** Norberto ***


Il giorno dopo Draco era uscito dall'infermeria ed era più motivato che mai nella sua impresa di vendicarsi su Ron.
In quei giorni Altair tenne d'occhio il professor Raptor il quale non si era più avvicinato a Fuffi.
Ormai mancavano 10 settimane agli esami e i professori li stavano riempiendo di compiti.

Un giorno Altair vide Hagrid aggirarsi nella biblioteca. Incuriosita, la ragazza lo seguì. Il guardiacaccia stava consultando dei libri sui draghi. Quando se ne andò, Hagrid incontrò Harry, Ron e Hermione. I ragazzi cercarono di chiedere informazioni sulla Pietra Filosofale.
-Senti Hagrid non è meglio se ci spieghi tutto più tardi nella tua capanna? Magari puoi anche spiegarci perchè hai un libro su come accudire un drago- disse Altiar comparendo da dietro di lui. Hagrid sbuffò.
-Draghi?- fece Harry
-Hagrid è vietato allevare draghi- disse Ron
-Shhh abbassate la voce. Ci vediamo dopo nella mia capanna- e così dicendo se ne andò.
-Vado anche io. A dopo ragazzi- disse Altair.

Un'ora dopo Altair incontrò gli altri vicino alla Sala Grande e i quattro si avviarono verso la capanna di Hagrid.
-Avanti- disse -Cosa volevate sapere sulla Pietra?-
-Se oltre a Fuffi ci sono altre protezioni- disse Harry
-Questo non lo so-
-Certo che lo sai. Tu sai tutto su quello che succede a Hogwarts- disse Altair
-E poi Silente si fida di te- disse Hermione. Le ragazze si guardarono con aria di intesa.
-Be'... immagino che non c'è niente di male se vi dico questo... Vediamo un po'... Silente ha preso Fuffi in prestito da me... poi alcuni insegnanti hanno fatto degli incantesimi: la professoressa Sprite, Vitious, la McGranitt, Raptor e anche Silente ha fatto qualcosa. Aspettate ne ho dimenticato uno. Ah, si, il professor Piton-
-Raptor??!- fece Altair
-Piton?- fecero gli altri tre
-Già. Sentite un po', non è che state ancora rimuginando cose sul loro conto, no? Gurdate che Piton e Raptor hanno aiutato a proteggere la Pietra: non hanno nessuna intenzione di rubarla-
-Mettiamo che fosse vero. Comunque come si fa a superare quel cane?- fece Ron
-Tu sei l'unico che sa come tenerlo buono, vero Hagrid?- chiese Harry
-E non lo diresti a nessuno. Neanche a uno degli insegnati- fece Altair
-Non lo sa anima viva, solo io e Silente-
-Be' è già qualcosa- sussurrò Harry. Altair intanto stava cercando di leggere nella mente di Hagrid: Fuffi si addormentava se ascoltava della musica. Era fatta.
-Scusa Hagrid, dove hai preso quell'uovo di drago?- chiese Altair indicando un uovo al centro del caminetto sotto al bollitore.
-Come fai a sapere che è un uovo di drago? Non pensavo ne avessi visti-
-Be' è troppo grande per essere di qualche altra specie animale conosciuta. I dinosauri sono estinti. E poi prima hai preso un libro sui draghi. Ho solamente fatto 2+2-
-Ah. Comunque l'ho vinto ieri sera. Sono sceso al villaggio a bere qualcosina e mi sono messo a giocare a carte con uno straniero. Anzi, a dir la verità, mi sembrava molto contento di sbarazzarsene-
-Ma come farai quando si schiuderà?- chiese Hermione
-Be' in biblioteca ho preso questo: Allevare draghi per lavoro e per hobby- e gli spiegò come allevarlo.
-Il mio pare essere un Dragorugoso di Norvegia. Una specie molto rara-
-Hagrid, tu abiti in una capanna di legno- osservò Hermione. Ma Hagrid non l'ascoltava. Canticchiava allegramente mentre attizzava il fuoco.

Una mattina Altair stava andando a Erbologia e incontrò Hagrid
-Ehi Altair. L'uovo si sta per schiudere. Ti va di venire a vedere?-
-Adesso ho lezione, verrò più tardi-
-Ok ti aspetto. Ciao-

A fine lezione Altair disse agli altri che sarebbe andata a fare un giro al Lago, ma in realtà stava andando da Hagrid. Quando arrivò, l'uovo aveva una piccola crepa e il draghetto continuava a picchiettare. Dopo poco arrivarono anche i tre Grifondoro.
D'un colpo si udì raschiare e l'uovo si spaccò in due. Il draghetto cadde sul tavolo con un piccolo tonfo. Aveva un muso allungato, narici larghe, due corni che spuntavano appena e sporgenti occhi arancioni. Le ali erano piene di aculei ed erano molto più grandi del corpicino.
-Non è adorabile?- fece Hagrid. Cercò di dargli una carezza ma questo scoprì le zanne acuminate. Hagrid era commosso.
-Ma ciao piccolino. Che carino che è. Tanto carino quanto letale vedo- fece Altair prendendolo in braccio e ridacchiando.
-Altair stai attenta potrebbe...- ma non fece in tempo a finire la frase che corse alla finestra.
-Che cosa c'è?- chiese Hermione
-Un ragazzino... sta correndo verso il castello-
Harry andò alla finestra
-Malfoy- disse
-Meglio che vada a fermarlo- disse Altair riappoggiando il drago sul tavolo, che intanto era salito sulle sue spalle. Altair uscì e rincorse Draco.
Riuscì a prenderlo per la manica solo quando erano a metà delle scale per i sotterranei
-Aah guarda chi c'è. La coccola draghi. Per fortuna che dovevi fare un giro al Lago-
-Senti... di quello che faccio a te non deve interessare. E prova a spifferare questa cosa e te ne pentirai amaramente-
-Perchè, cosa pensi di farmi?-
-Ah non saprei. Potrei tirarti un pugno, o in faccia o in pancia...oppure, ancora meglio, un bel calcio nei gioielli di famiglia, che ne dici?-
-Non ti permettere!-
-Ah si? E cosa me lo impedirà? Tu, Malfoy? Ma non farmi ridere. Oppure ingaggerai Tiger e Goyle?-. Draco era veramente arrabbiato, ma sentiva che era meglio non farla arrabbiare.
-Ok d'accordo. Non lo dirò, per ora. Ma sappi che lo faccio solo perchè lì c'eri anche tu e non voglio che vengano tolti punti a Serpeverde-
-Bene. Lo vedi che quando vuoi ci capiamo?- disse Altair beffarda.
Draco se ne andò e Altair decise di fare un giro al terzo piano per controllorare che tutto fosse a posto.

Ogni giorno, Altair faceva visita ad Hagrid e al draghetto. Quella creatura le piaceva proprio, anche se aveva la tendenza a mordere, comunque lo faceva solo per gioco senza farle male. Almeno a lei perchè Hagrid invece si beccava di quei morsi. Nel giro di una settimana Norberto, così Hagrid aveva deciso di chiamarlo, era triplicato. Un giorno, arrivarono anche Harry, Ron e Hermione.

-Hagrid- disse Harry -da qui a quindici giorni Norberto diventerà grande come la capanna e Malfoy potrebbe andare in qualsiasi momento a spifferare tutto a Silente-
-Non lo farà- disse Altair
-Come fai a dirlo?- chiese Ron
-L'ho minacciato, semplice no?-
I quattro la guardarono preoccupati.
-Tranquilli, non erano minaccie di morte. Ma di finire in infermeria quasi castrato si-
Ron era rimasto a bocca aperta, Hermione era indignata da tanta violenza mentre a Harry scappò una risata.
-Charlie!- esclamò Potter guardando Ron
-Ecco un altro partito di testa. Io sono Ron-
-Ma no! Charlie... tuo fratello! In Romania.  Quello che studia i draghi. Potremmo dare Norberto a lui-
-Geniale!- commentò Ron
-E se invece lo portassimo nella Foresta Proibita?- disse Altair
-Mmh no hanno ragione loro... per quanto mi dispiaccia, Norberto non può restare- disse Hagrid.

Giunse mercoledì sera. Altair era da Hagrid e c'era anche Ron, che si era beccato un morso da Norberto. La ragazza aveva cercato di curagli la ferita ma fece poco: gli fermò il sangue e gli tolse un po' di veleno.
-Mi spiace Ron, più di così non riesco. Ti conviene andare da Madama Chips-
Il ragazzo se ne andò.
-Come mai a te non ti fa male quando ti morde?- le chiese Hagrid
-Ah non saprei-
Hagrid si mise a guardare la ragazza. Stava giocando con il draghetto come se fosse un cagnolino. Che strana ragazza, pensò Hagrid.

Il giorno dopo Altair incontrò Harry, Ron e Hermione mentre andavano in infermeria.
-Sabato a mezzanotte arriveranno gli amici di Charlie a prenderlo. Dobbiamo portarlo sulla torre più alta- le spiegò Harry
-Ok ci sarò-

Quella sera Altair era sul divano della sala comune. Arrivò Draco.
-Lo sai che i tuoi amichetti porteranno quel coso nella torre più alta del castello?- le chiese beffardo
-Certo che lo so. Ma tu non dirai nulla- rispose la ragazza nel suo stesso tono.
-Se tu non andrai io farò beccare solo loro. Voglio vendicarmi di Weasley. Lasciami fare-
-Ok, fa quel che vuoi. Se poi ti metti nei guai non venire a piangere da me-
Draco se ne andò mentre Altair continuava a leggere il fumetto di Spiderman.

Sabato sera arrivò. Erano le 11.45 e Altair uscì dal dormitorio. Decise di passare a controllare il terzo piano. Niente di strano, per fortuna. Andò verso il corridoio sotto la torre più alta e incontrò Draco.
-Sapevo che eri qui- disse il ragazzo
-Wow che intuizione-
I due si guardarono storto ma furono distratti da dei passi. Altair corse alla finestra.
-Che cosa fai?-
-Evito una punizione, tu che dici?- disse la ragazza richiudendosi la finestra alle spalle. Andò verso la colonna e rimase lì aggrappata. L'aria era piacevolmente fresca. Le piaceva che le scompogliasse i capelli. Lei per di più adorava il profumo della notte. D'un tratto sentì la voce della McGranitt.
-E lei che cosa ci fa qui, signor Malfoy?-
-Professoressa i-io sono sonnambulo-
-Non dire sciocchezze. In castigo! E 20 punti in meno a Serpeverde! Come ti permetti di andare in giro di notte a questo modo!-
-Professoressa, lei non capisce... sta arrivando Harry Potter... ha un drago! E poi con me c'era anche Altair ma... è uscita dalla finestra!-
-Ma che sciocchezze! Come osi raccontare balle del genere! Avanti, Malfoy... riferirò tutto al professor Piton!-
Altair aspettò di non sentire più i loro passi e poi rientrò. Quell'idiota aveva spifferato tutto. Per fortuna che la McGranitt non gli aveva creduto. Sperava solamente che anche Piton non gli credesse.

Altair vide sbucare dal nulla Harry e Hermione con in mano una cassa.
-Come avete fatto?-
-Mantello che rende invisibili. Tu piuttosto. È vero che sei uscita dalla finestra?- le chiese Harry
-Si! Dai dammelo lo prendo io- disse prendendo in braccio Norberto che aveva tirato fuori il muso: evidentemente aveva riconosciuto la sua voce o il suo odore.
I tre salirono su e poco dopo arrivarono gli amici di Charlie. Erano dei tipi simpatici. Fecero vedere ai ragazzi i finimenti che avevano fabbricato in modo da poter volare con Norberto sospeso fra di loro. Anche loro, come Hagrid, si chiedevano come facesse Altair a non farsi far del male da lui. Tutti aiutarono ad assicurare la cassa ai sostegni. Altair fece una carezza alla testolina del drago e poi i ragazzi strinsero la mano agli altri ringraziandoli sentitamente. Non appena Norberto scomparve, i tre riscesero le scale. Harry e Hermione erano felicissimi: Malfoy si era beccato una punizione e Norberto se n'era andato. Ma la loro felicità durò poco. Appena misero piede nel corridoio, incontrarono Gazza.
-Bene, bene, bene. Vedo che ci siamo di nuovo cacciati nei pasticci!- disse ghignando. I tre si guardarono: avevano lasciato il mantello che rende invisibili sulla torre.

 

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Capitolo 17
*** La Foresta Proibita ***


Gazza li portò tutti e tre nell'ufficio della McGranitt. Quando la professoressa entrò, con lei c'era anche Neville.
-Harry! Ti stavo cercando per avvertirti! Ho sentito dire che Malfoy ti avrebbe beccato e che avevi un dra...- Harry scosse la testa per farlo tacere, ma la Mc Granitt se ne accorse.
-Non me lo sarei mai aspettato da nessuno di voi. È l'una del mattino! Esigo una spiegazione- disse la professoressa decisamente contrariata
-Credo di capire che cosa sia successo. Avete raccontato una balla a proposito di un drago a Malfoy nel tentativo di farlo beccare. Comunque l'ho già portato da Piton, e dopo ci accompagnerò anche lei signorina Grindelwald. Presumo sia divertente che Paciock, qui, abbia sentito le vostre storie e ci abbia anche creduto!-
Neville era attonito.
-Sono indignata. Cinque studenti che si alzano la notte e girano per il castello, nella stessa nottata! Non si è mai sentito niente del genere! Quanto a voi, signorine, pensavo che aveste più senno. E tu, signor Potter: credevo che Grifondoro significasse qualcosa di più per te. Andrete tutti in punizione. E 50 punti in meno a Grifondoro. A testa-
Altair sogghignava mentre gli altri protestavano.
-Basta così. A letto voi tre! Signorina Grindelvald, vieni con me-
Altair e la professoressa uscirono dall'ufficio e si diressero nei sotterranei verso quello di Piton.

Il professore era ancora dentro.
-Avanti-
-Scusa se ti disturbo ancora Severus, ma Gazza ha trovato un'altro Serpeverde che ama gironzolare la notte-
-Grazie Minerva, ci penserò io- disse guardando Altair in modo gelido.
-Perfetto. Ah... signorina, il signor Malfoy ha detto che era uscita dalla finestra-
-Professoressa, lo sa com'è Draco, si inventa le cose pur di uscirne illeso-
La McGranitt la guardò un attimo e poi uscì.
-Uscita dalla finestra?- fece Piton
-Non sono uscita dalla finestra. Mi ero nascosta in una classe-
-E perchè eri in giro?-
-Cercavo di fermare Draco. Non voglio che finisca nei guai per poi farci perdere punti-
-Però ci sei finita anche tu nei guai. Tuttavia... le regole sono regole e questo vuol dire che dovrò togliere altri dieci punti a Serpeverde. Puoi andare-
Ad Altair scappò un sorriso soddisfatto e poi se ne andò.

Quando tornò nella sala comune, Draco era li che l'aspettava.
-Sei arrivata. Cos'è successo?-
E Altair gli raccontò dei 150 punti in meno ai Grifondoro.
-Se li meritano. Finalmente ho avuto la mia vendetta-
-Contento te- e così dicendo se ne tornò in camera.

In quei giorni, Altair, Daphne e Theodore studiavano a più non posso perchè gli esami si avvicinavano velocemente. Theo, però, continuava a guardare storto Altair.
-Che cos'hai?- le fece lei un giorno
-Che hai fatto con Malfoy quella sera?-
Altair non voleva mentirgli, così gli raccontò tutta la verità.
-A be'... se è così-
-Pensavi davvero che io e Draco...-
-No, boh...non so, io-
-Tu sei geloso-
-No, non è vero-
-Sarà. Comunque sta tranquillo. Tra me e Malfoy non c'è niente, siamo solo amici-

A una settimana dagli esami, prima di cena, Harry la prese per la manica e la portò nel corridoio a fianco alla Sala Grande.
-Prima ho visto Raptor e...-
-Ciao, si io tutto a posto, grazie per avermelo chiesto, e tu?-
-Bene. Dicevo, prima ho visto... ho sentito Raptor che parlava... da solo. Poi quando è uscito si stava rimettendo a posto il turbante. Sono entrato nella stanza in cui era lui prima ma non c'era nessuno. Sono sicuro che ci fosse Piton...-
-Ma tu l'hai visto? Piton, intendo-
-No ma...-
-Che cosa hai sentito?-
-Ha detto "no, un'altra volta no" e poi "va bene, va bene"-
-E tu hai sentito solo la sua voce-
-Si-
-Forse... non so magari quello con cui parlava poteva diventare invisibile-
-Piton può farlo?-
-Harry, Piton NON vuole rubare la Pietra. Te l'ho detto, è Raptor il colpevole-
-No Altair. Questo vuol dire che Piton è finalmente riuscito a convincere Raptor-
La ragazza sbuffò
-Pensala come vuoi- e se ne andò a cena.

Il mattino dopo, a colazione, lei e Draco trovarono due bigliettini identici, che dicevano: Per punizione, andrete in cella di isolamento a partire dalle undici di stasera.  Presentatevi al signor Gazza nel salone d'ingresso.
Prof.ssa McGranitt

Quella sera, Altair se ne stava sul divano a coccolare Astral: il gatto era molto cresciuto in quei mesi. A meno dieci minuti alle undici arrivò Draco.
-Andiamo?-
-Si arrivo. Astral, vai su-
Il gatto tornò nel dormitorio e i due ragazzi andarono all'entrata della scuola, dove Gazza li stava aspettando.
-Ed ecco i due serpi- disse trionfante.
Dopo poco arrivarono anche Harry, Hermione e Neville. Gazza, dopo essersi lamentato che le punizioni non erano più come quelle di una volta, li portò fuori, ai margini della Foresta Proibita. Arrivò Hagrid: aveva in mano una balestra e in spalla portava una faretra con delle fracce. In più, a fianco a lui c'era Thor, il suo cane. Altair era sollevata del fatto che non avrebbe dovuto passare la notte con quello squilibrato di Gazza. Anche Harry sorrise ma Gazza lo rimbeccò
-Togliti quel sorrisetto. È nella foresta che vi sto portando, e non so se ne uscirete tutti interi-
-Nella foresta? Ma non possiamo andarci. Ci sono in giro un sacco di bestie strane... lupi mannari, dicono- fece Draco che intanto si era fermato.
-Siete arrivati. È da mezz'ora che vi aspetto. Harry, Hermione, Altair, tutto bene?- fece Hagrid raggiante
-Be' allora io me ne vado. Tornerò domani all'alba... a riprendere quello che ne resta- disse Gazza allontanandosi.

-Allora. Le vedete quelle macchie argentate per terra? Quello è sangue di unicorno. Nella foresta ce n'è uno ferito e noi andremo a salvarlo. Ma forse dovremmo abbatterlo, per non farlo più soffrire. Bene, adesso vi divido a gruppi...- disse il gigante
-Io voglio Thor- esclamò Malfoy
-Ok, ma ti avverto, è un gran fifone. Altair e Neville andrete con Malfoy e Thor. Harry e Hermione, voi verrete con me. Voi seguite quel sentiero e non lasciatelo mai. Se trovate l'unicorno lanciate delle scintille verdi. Se siete in pericolo lanciate delle scintille rosse. Tutto chiaro? Bene. Andiamo-

I ragazzi si avviarono per il sentiero. Per terra c'erano un sacco di macchie. A una certa si sentì un rumore di zoccoli. Draco e Neville si misero dietro ad Altair, che aveva la bacchetta in mano. Dai cespugli ne uscì un centauro.
-Wow. Tu s-sei un... i centauri esistono?- fece Altair
-Si. Io sono Fiorenzo, piacere-
-Piacere, io sono Altair Grindelwald e questi sono Draco Malfoy e Neville Paciock. Stiamo cercando un unicorno ferito, non è che l'hai visto?-
Fiorenzo alzò la testa e si mise a guardare il cielo.
-Marte è molto luminoso, stasera-
Draco e Neville lo guardarono come se fosse scemo.
-Già- fece Altair -Anche la luna lo è- disse in tono preoccupato. Fiorenzo la guardò.
-Scorpione?-
-Si-
-Notturno- disse il centauro tornando a scrutare il cielo.

Neville e Draco li guardavano senza capire. Draco ne approfittò per fare uno scherzo a Neville: gli si avvicinò di soppiatto e Neville, preso dalla paura, fece uscire delle scintille rosse.
-Che diavolo succede?- fece Altair
-Malfoy mi ha spaventato-
Draco stava ridendo a crepapelle.
-Stavo cercando di studiare i pianeti, idioti-
-Dovremmo cercare un unicorno ferito, no studiare- disse Draco.
I ragazzi sentirono dei passi e Fiorenzo se ne andò. In quel momento arrivò Hagrid.
-Che succede?!-
-Nulla- disse Altair e gli raccontò cos'era successo. Hagrid li prese tutti e tre e li portò dove aveva lasciato Harry e Hermione.
-Bene, ora faremo un cambio. Neville, tu verrai con me e Hermione, mentre Harry, tu andrai con loro-

I quattro si avviarono per il sentiero. Le macchie di sangue diventavano sempre più grandi.
-Dev'essere vicino- disse Altair
-Guardate...- fece Harry, prendendo le maniche degli altri due. Poco più avanti c'era una radura e, steso a terra, l'unicorno. I ragazzi si avvicinarono all'animale.
-Morto- disse Altair. Lei e Harry fecero un passo verso l'animale ma qualcosa, fra i cespugli, si mosse. Dall'oscurità uscì una figura incappucciata. I ragazzi e Thor rimasero impietriti. La figura si avvicinò all'unicorno, chinò il capo sulla ferita che si apriva nel fianco dell'animale e ne bevve il sangue.
-Bleah- fece Altair disgustata, mentre Draco gridava e se la dava a gambe assieme al cane.
La figura si alzò e andò verso i ragazzi. Harry cadde a terra tenendosi la fronte.
-Harry, cos'hai?!-
Altair gli si mise davanti e prese la bacchetta ma la figura, con un gesto della mano gliela fece volare via. Altair chiuse i pugni e digrignò i denti. I suoi occhi divennero di un colore più scuro. Alzò il braccio destro, all'altezza del busto della figura, aprì la mano e scagliò un fulmine nero che fece andare la figura dietro all'unicorno. La ragazza si accasciò a terra, toccandosi il tatuaggio sulla caviglia. Non avrebbe dovuto farlo ma non aveva scelta. In quel momento la figura si rialzò ma, per fortuna, arrivò Fiorenzo. La figura scomparve e il centauro si avvicinò ai due ragazzi.
-State bene?-
-S-Si grazie... ma cos'era quello?- chiese Harry. Il centauro non rispose.
-Altair, te tutto bene?-
-Si- disse la ragazza, deglutendo.
-Come hai fatto? I tuoi occhi sono...- disse  Harry
-Non lo so- mentì.
-Harry, Fiorenzo. Fiorenzo, Harry- fece poi presentandoli
-Aah. Harry Potter, è un piacere incontrarti. Dai salite, vi riporto da Hagrid-
Altair andò a prendere la sua bacchetta e poi salì su Fiorenzo, dietro a Harry. In quel momento arrivarono altri due centauri, Cassandro e Conan, che si arrabbiarono con Fiorenzo per aver aiutato i due ragazzi.
-Perchè sono arrabbaiti? E poi da cosa ci hai salvato?- chiese Harry
-Harry Potter, ma tu lo sai che cosa ci si fa con il sangue di unicorno?-
-No-
-Uccidere un unicorno è una cosa mostruosa. Soltanto chi non ha niente da perdere e tutto da guadagnare commetterebbe un delitto del genere. Il sangue di unicorno ti mantiene in vita anche se sei a un passo dalla morte; ma il costo da pagare è tremendo. Poichè hai ucciso una cosa pura e indifesa per salvarti, dall'istante in cui il sangue tocca le tue labbra non vivrai che una mezza vita, una vita dannata-
-Ma chi potrebbe essere così disperato? Se uno finisce dannato per sempre, meglio morire, no?-
-Non se sei Voldemort- disse Altair, che per tutto il tempo era rimasta ad ascoltare con la testa appoggiata alla schiena di Harry e gli occhi chiusi.
-Esatto-
-Ma...- fece Harry
-Signor Potter, tu lo sai che cosa è nascosto nella scuola, in questo preciso momento?-
-La Pietra Filosofale!-
-L'Elisir di Lunga Vita- mormorò Altair.
-Harry!Altair! Tutto a posto?- Hermione correva verso di loro, seguita a da Hagrid.
-Ma io sto benissimo- disse Harry, come se non fosse successo nulla. Intanto gli occhi di Altair erano tornati normali, ma il suo sguardo sembrava vuoto.
-Altair, tutto bene? Sembri... diversa-
-Si, tutto a posto. Sono solo un po'... scossa, tutto qui. L'unicorno è morto, sta li dietro, nella radura-
-A questo punto, io vi lascio. Siete al sicuro- disse Fiorenzo. I due scivolarono dalla sua gorppa.
-Buona fortuna Harry Potter. È già successo che i pianeti venissero letti in modo errato, anche dai centauri. Spero che questa sia una di quelle volte- e così dicendo, se ne andò.

Altair tornò nella sua sala comune. Draco era sul divano.
-Come va? Stai bene?- le chiese mentre lei si sedeva accanto a lui.
-Si, grazie-
-Cos'è successo? Cos'era quella cosa?-
-Voldemort-
Altair raccontò al ragazzo cos'era successo.
-Scusa se sono fuggito, non avrei dovuto lasciarti da sola con quel fannullone di Potter-
-Sta tranquillo, non fa neinte- disse lei ridendo. Poi tornò a toccare il simbolo sulla caviglia.
-Te lo ha fatto tuo padre? Il mio mi ha detto che è il suo simbolo-
-Si, suppongo che sia stato lui. Quando lo tocco mi sento meglio. Più al sicuro, come se lui fosse qui con me-
Draco le accarezzò la mano.
-Tranquilla. Andrà tutto bene. Qualunque cosa ti sia successa-
Altair sorrise e i due rimasero lì, con la mano di Draco appoggiata su quella di Altair, che stava ancora sulla caviglia.

I due ragazzi pensavano di essere soli, ma non era così: Theodore aveva ascoltato tutto. E, soprattutto, aveva visto.

 

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Capitolo 18
*** Brutte serate ***


Quella notte Altair fece un incubo.
Era in una stanza con le pareti bianche. Davanti a lei c'era solo uno specchio. Gli si avvicinò e ci vide lei riflessa.
Ma non era proprio lei: aveva qualcosa di strano. La lei nello specchio mise una mano sul vetro. Anche Altair lo fece, proprio davanti all'altra. Le pareti della stanza divennero nere. Ma non subito: era come se marcissero. Attorno ad Altair comparvero un sacco di specchi. La ragazza si voltò verso uno di questi. La lei dello specchio, ora, era veramente cambiata. I suoi occhi erano neri, ma non solo l'iride, proprio tutto l'occhio. Anche i capelli erano neri. La lei dello specchio iniziò a parlare con una vocina da bambina. Era la voce che Altair aveva da piccola, ma più... straziante.
-Altair prendi il coniglio-
-Gioca con lui. Gioca con me-
-Uccidi il coniglio, Altair-
-Quel bambino ti ha fatto un torto-
-Torturalo-
-Uccidi il coniglio-


Poi, un urlo che farebbe congelare il sangue a chiunque.
-Lasciami uscire!-
Si mise a canticchiare.
-Hai ucciso il coniglio-
-Hai torturato il bimbo-

Poi tornò a parlare "normalmente"
-Giochiamo assieme-
-Visto che ti piace?-
-Altair, vendicati-
-Dai Altair, sarà divertente-

Ormai quella lei era in tutti gli specchi e ognuna diceva una cosa diversa. Altair si accovacciò.
-Basta! Smettila!-
Cercò il simbolo sulla caviglia ma questo era scomparso. Intanto, le lei degli specchi continuavano.

Dopo un tempo che sembrò interminabile, tutto tacque. Gli specchi erano spariti. Davanti a lei c'era l'unicorno morto e, dietro di esso, la figura incapucciata. Si avvicinava a lei con il sangue di unicorno che dalla bocca gli colava sul petto. Altair non riusciva a muoversi, era paralizzata. La figura le prese la caviglia destra e iniziò a trascinarla. Intanto, la lei dello specchio aveva ricominciato ad urlare.
-Lasciami uscire!-
-Altair, liberami!

Altair si svegliò con un "NO!" urlato. Si sedette di scatto con le ginocchia sul petto, con le mani nei capelli e poi si guardò la caviglia tutta tremante. Il marchio era ancora lì. Mise la testa sulle ginocchia e iniziò a fare dei respiri profondi. Non si era accorta che le altre erano attorno al suo letto.
-Tranquilla Altair era solo un incubo, è tutto finito- le disse Pansy
-Daphne è andata a chiamare il professor Piton dieci minuti fa, sarà qui fra non molto- disse Millicent.
E difatti, Piton, seguito da Daphne, entrò nella stanza avvicinandosi alla ragazza.
-Stai sudando freddo. Ti porto dal preside-
-No- disse Altair
-Non voglio. Perfavore- disse alzando la testa. Gli occhi spalancati, le pupille ridotte a due fessure.
-Altair sei più bainca del marmo. Lascia che...- intervenne Pansy
-Ho detto no. Non voglio andare da Silente. Professore, la prego- Altair guardava Piton con occhi imploranti.
-Daccordo, ma almeno lascia che ti porti in infermeria. Madama Chips dovrebbe avere qualcosa per calmarti e...- toccò la fronte della ragazza -farti calare la temperatura-
Altair annuì e si alzò. Ma continuava a tremare e quindi Piton dovette prenderle un braccio e metterselo sulle spalle.
-Signorina Greengrass mi aiuti a portarla. Voi due tornate a letto e non azzardatevi ad uscire-

Piton e Daphne accompagnarono Altair fino in infermeria, dove Madama Chips le diede una strana sostanza viola, con un buon sapore a dire il vero, che la fece addormentare subito. Quella notte Altair non ebbe più l'incubo.

La mattina dopo si svegliò per l'ora di pranzo. Madama Chips la fece mangiare in infermeria e la fece andare solo dopo la fine delle lezioni.
Altair se ne tornò in sala comune. C'era solamente Theodore. Si sedette accanto a lui.
-Ehi ciao, come va?-
-Bene te? Daphne mi ha detto che hai avuto un incubo. Le ragazze sembravano molto preoccupate-
-Adesso sto meglio, grazie-
-Sono contento per te. Comunque se cerchi Draco è di sopra. Te lo vado a chiamare-
-Aspetta. Che vuol dire? Perchè dovrei voler vedere Draco? Sta forse male?-
-Ah non lo so, pensavo solamente che ti avrebbe fatto piacere farti accarezzare la mano dal tuo fidanzato-
Altair capì subito cosa intendeva.
-Guarda che io e Draco siamo...-
-Solamente amici? Questa l'ho già sentita, trova un'altra scusa-
-Si, siamo solo amici-
-A me non sembrava-
-Si può sapere che problema hai?-
Il ragazzo non rispose. Altair si alzò e andò verso di lui. Quegli occhi azzurro mare le piacevano un sacco. Avrebbe potuto perdercisi per ore. Ma non poteva lasciarlo vincere, non così.
-Tu sei geloso-
-Non è vero-
-Ti si legge in faccia, non ho bisogno neanche di leggerti la mente-
-Menti-
-Con te? Mai-
-Tu non mi piaci. Io non sono geloso. Finiscila!-
-D'accordo fa come ti pare. Spera soltanto che quando vorrai sputare il rospo non sia troppo tardi!-
In quel momento arrivò Draco.
-Che succede qui? Altair stai bene?- fece per prenderle la mano ma lei lo evitò.
-Si grazie- disse freddamente andandosene in camera.

Quella sera, riebbe l'incubo. Solo che si aggiunse una parte: mentre la figura la trascinava, Theo e Draco facevano a botte. Ognuno dei due era in condizioni pietose, manco fossero stati in guerra. Avevano sangue ovunque. L'incubo finì solo quando tutti e due caddero a terra, morti.

Pansy e Daphne l'accompagnarono in infermeria. Madama Chips le ridette la sostanza viola, ma questa volta aveva un sapore leggermente più forte.
La mattina dopo Madama Chips le disse di andare a dormire in infermeria per quella sera, così se avesse avuto di nuovo degli incubi avrebbe fatto a meno di svegliare le compagne. Quella dell'infermiera fu un'ottima idea perchè Altair ebbe gli incubi tutte le notti. Nonostante questo, riuscì sia a ripassare tutto per gli esami sia a controllare il professor Raptor.

La notte prima dell'ultimo esame, però, l'incubo cambiò: Theo e Draco non c'erano più e la figura la portava nel corridoio del terzo piano. Scesero la botola, e si ritrovarono in una stanza molto ampia. Al centro c'era uno specchio e dentro si trovava una pietra rossa. Quella, doveva essere la Pietra Filosofale.

La mattina dopo Altair decise di andare a dire della visione a Silente. Dopo l'esame di Storia della Magia, la ragazza si avviò verso l'ufficio del preside ma i gargoyle che facevano la guardia le dissero che Silente non c'era. A quel punto arrivò la McGranitt.
-Signorina Grindelwald, che ci fa lei qui?-
-Cercavo il preside, professoressa-
-Be' il preside adesso non c'è. È dovuto volare al Ministero della Magia a Londra, ha ricevuto un gufo urgente. L'ha mancato per poco però. Cosa le serviva?-
-No, niente. Solo qualche informazione- mentì
-A proposito di cosa?-
-Sul tipo di bacchetta- buttò lì, senza rendersene conto
La professoressa la guardò un attimo smarrita, poi si riprese.
-I-in che senso?-
-Be' so che la bacchetta del professor Silente è di Sambuco, e anche la mia lo è... volevo cercare di capire che tipo di caratteristiche ha questo legno, sa... per capirla meglio- disse in maniera del tutto disinvolta
La McGranitt sembrava sollevata. Ad Altair quel particolare non sfuggì.
-Oh be'... penso che il preside non sarà qui prima di domani mattina-
-Ok non fa niente, arrivederci-
-Arrivederci. Ora però vada fuori signorina. In giornate di sole come queste non bisognerebbe starsene al chiuso-

Altair non aveva voglia di stare all'aperto. Girò per i corridoi in cerca di Raptor. Lo intravide in aula professori mentre faceva una partita a scacchi magici con Vitious. Chissà cosa aveva in mente. Comunque, Altair decise di andare in camera sua.

La sera, dopo cena, restò sul divano ad aspettare Astral. L'aveva mandato a controllare quando Raptor sarebbe arrivato al terzo piano. Astral tornò.
-È appena entrato-
-Perfetto. Resta qui, non andare in giro-
Stava per alzarsi quando sentì una voce: era Theodore.
-Dove vai?-
-Non sono affari tuoi-
-Hai ancora gli incubi?-
-Spero di no-
-Altair. Oggi non ti sei fatta vedere e per di più hai uno sguardo strano. Che cosa hai in mente?-
-Non posso dirlo ora. Lo scoprirai più tardi-
-Mi avevi detto che tra noi non ci sarebbero stati segreti-
Questo era vero. Altair si morse il labbro inferiore e decise di raccontargli tutto.
-Non andare-
-Devo. Non posso permettere che Harry muoia-
-Altair, è pericoloso-
-Sta tranquillo. Io sono più pericolosa-
Gli diede un bacio sulla guancia e uscì dalla sala comune, diretta verso il terzo piano.

 

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Capitolo 19
*** La botola ***


Altair arrivò al terzo piano.
-E lei che cosa ci fa qui a quest'ora, Miledy?-chiese il Barone Sanguinario che, evidentemente, si stava facendo un giretto
-Niente di che. Inseguo Raptor per impedirgli di uccidere Potter, tutto qui-
-Lei è davvero una ragazza cocciuta lo sa? Per un intero anno ho sperato che questo giorno non arrivasse-
-Si, ma era inevitabile. Sono determinata e ambiziosa, io. E non mi fa paura un professore balbuzziente-
-Be' una vera serpe. Faccia attenzione, Miledy-
-Senz'altro-

Altair aprì la porta. Fuffi era sveglio. Le tre teste la guardavano. Altair non poteva permettere di farsi sentire. Il cane aveva tra le zampe un'arpa ma questa non suonava più e Raptor era appena entrato: se avesse sentito lo strumento suonare...
No, non poteva permetterlo. Decise di usare la telepatia. Guardò il cane dritto negli occhi e entrò nella sua mente, cantandogli la sinfonia di Beethoven (dopo anni e anni che il professore di musica glie l'aveva suonata ormai la sapeva a memoria, battuta per battuta). Fuffi si accasciò a terra e si addormentò. Altair, mentre continuava a cantare, si avvicinò alla botola e l'aprì. Dentro era buio, non si vedeva nulla. Decise di saltare.
Atterrò su qualcosa di morbido ma il suo sollievo sparì in un istante. Era atterrata sul Tranello del Diavolo e ora la pianta minacciava di strangolarla. Altair tirò fuori la bacchetta e sussurrò -Incendio- e una gigantesca fiammata uscì dalla punta della bacchetta. La pianta si ritrasse e Altair andò verso la porta davanti a lei.

La seconda stanza era molto alta e aveva un soffitto a volta. Davanti a lei c'erano tre scope e dall'altra parte della stanza una porta. Altair si avvicinò a questa ma era chiusa a chiave. Sopra la sua testa c'era uno sciame di uccellini scintillanti... scintillanti? Guardò meglio. Non erano uccellini, bensì chiavi...chiavi alate con le piume. E una di esse apriva la porta. Prese un manico di scopa e si alzò in volo. Andò sopra lo sciame di chiavi per poterle osservare tutte attentamente. Una in particolare attirò la sua attenzione. Era argentata e aveva un'ala spezzata. Scese in picchiata verso di essa ma non riuscì a prenderla. La inseguì per qualche secondo. A una certa, la chiave si fermò al centro. Altair decise di scendere in picchiata, non verso di lei, ma a fianco, puntando a un'altra. Quando fu vicina a quella argentata saltò dalla scopa e la prese al volo. Poi scese dolcemente a terra, come se la forza di gravità si fosse abbassata di colpo. Mise la chiave nella serratura della porta e quando questa si aprì, la chiave volò via.

Altair entrò nella terza stanza. Era una scacchiera. C'erano le pedine degli scacchi magici più alti di lei. Dall'altro lato, dietro ai bianchi, vide una porta. Si avvicinò alla regina dei neri e la toccò. Questa si animò e la guardò, senza volto.
-Per proseguire devo vincere la partita, giusto?-
La regina annuì e si mise al lato della scacchiera, lasciando a lei il posto di regina. Dopo quindici minuti che giocava, Altair fece scacco matto al re dei bianchi.
Non appena aprì la porta, sentì che qualcuno stava cercando di aprire quell'altra, ma senza successo. Harry, Ron e Hermione dovevano essere arrivati.

Entrò nella quarta stanza. Dentro c'era steso a terra un mostro ancor più grande di Fuffi, con un grande bernoccolo insanguinato sulla testa. Fece un salto e, fluttuando, lo scavalcò. Quella che l'aspettava doveva essere l'ultimo ostacolo: la Sprite aveva messo il Tranello del Diavolo, Vitious aveva incantato le chiavi, la McGranitt aveva trasfigurato la scacchiera e quel mostro l'aveva messo lì Raptor. Ora mancava solamente la prova di Piton.

E, difatti, nell'ultima stanza c'era un tavolo con delle boccette contenenti dei liquidi. Non appena entrò si accesero due fuochi: uno nero, davanti a lei, che copriva l'entrata per l'altra stanza, e uno viola dietro di lei che copriva la porta da cui era entrata. Sul tavolo c'era un foglietto.
Diceva:
Davanti a voi è il pericolo, dietro la sicurezza
Due tra di noi vi aiutano, usate la destrezza
Una sola, di sette, vi lascerà avanzare
Se un'altra ne berrete, vi farebbe arretrare
Due son piene soltanto di nettare d'ortica
Tre, assassine, s'apprestano alla loro fatica.
Scegliete o resterete per sempre tra i supplizi.
Per aiutarvi a scegliere, vi diamo quattro indizi:
Primo, seppur subdolamente il velen non si svela,
Il vino delle ortiche alla sinistra cela;
Secondo, differenti sono quelle agli estremi
Ma per andare avanti rimangono problemi;
Terzo, come vedete, non ve n'è una uguale,
Sol di nana e gigante il vin non è letale;
Quarto, la seconda a dritta e la seconda a sinistra
Sono gemelle al gusto, ma diverse alla vista.

Un indovinello. Perfetto. "Qualcuno che lavora di logica finalmente" pensò Altair. Tre col veleno, due col vino, una per il fuoco viola e uno per quello nero. Il veleno è a sinistra. Quelle agli estremi sono diverse. Una piccola e una grande non hanno il vino. La seconda davanti e la seconda a sinistra hanno o il nettare o il vino. C'era da scegliere tra quella più piccola e quella più grande. La più piccola aveva il liquido soltanto fino a metà. Prese quelle agli estremi e le annusò. Una aveva il veleno, l'altra no, ma di certo non era il nettare. Decise di bere da quella già a metà, lasciandone un sorso. Il liquido era gelato. Oltrepassò il fuoco nero ed entrò nella quinta stanza.

Come si aspettava c'era Raptor. Stava guardando uno specchio.
-Oh, signorina Grindelwald, è un piacere vederla qui-
-Salve professore. L'ho vista prima nel corridoio del terzo piano. Mi sono sempre chiesta che cosa nascondesse-
-Non dovresti essere qui, lo sai vero?-
-Ohohoh certo che lo so ma, vede, sono una gran... monella- disse con un sorrisetto beffardo
-Tipico di una Serpeverde. Ora, da brava, vieni qui e aiutami-
-Perchè? Non è capace di trovare la Pietra da solo, professore?-
-Io so dove si trova. Ma, non so come prenderla. Dai, fa la brava, vieni qui. Se mi aiuterai darò alla casata di Serpeverde 1000 punti-
-1000 punti? Un po' pochini per averla aiutata a far rinascere Voldemort, non crede?-
-Tu... come fai a...-
-Devo ammetterlo, non è stato semplice capire chi c'era dietro. Certo, avevo capito fin da subito che voleva rubare la Pietra, ma il fatto che lo facesse per lui mi ha davvero stupita, devo ammetterlo. A proposito, lui dov'è? Non mi dica che lo ha lasciato solo?-
-No, non l'ha fatto. Lui è sempre con me-
-Si è rimpicciolito e si è messo dentro al turbante o cosa?-
-Dopo lo vedrai. Sai Altair, tu sei una ragazza molto intelligente e devo dire anche molto portata per la magia. Eccelli magnificamente nella mia materia. Sembra quasi che tu... conosca già tutti gli argomenti-
-Questo perchè li ho già letti-
-Solo questo?-
-Si. Non penserà mica che li abbia già sperimentati?-
-Sai, non so più cosa aspettarmi da te, a questo punto. Non lo sapevo neanche dopo quella sera nella foresta. Ti avevo tolto la bacchetta. Ora la domanda mi sorge spontanea: come hai fatto?-
-Intende quando l'ho scaraventata a terra dietro l'unicorno come se fosse un sacco di patate?- disse la ragazza con un tono ancora più sfottente di prima.
-Si. Come-hai-fatto?- chiese il professore sempre più irritato
-Non lo so-
Si sentì una voce, come un sussurro.
-Sta mentendo-
-Tu menti Altair. A me puoi dirlo, sta tranquilla-
-Io sono tranquillissima, professore. Sa cosa mi chiedo io?-
-No-
-Quanto diavolo sia stupido-
-Brutta ragazzina, come ti permetti?!-
-Io mi permetto eccome. Davvero non ha ancora capito?-
-Capito cosa?- Raptor era rosso di rabbia. quella ragazzina gli stava facendo saltare i nervi del cervello.
-Io sto prendendo tempo-
-Pren-prendendo, tempo?-
-Si esatto. Sa... quella porta sarà, tra non molto, varcata da Harry Potter. E intanto lei non ha ancora preso la Pietra- Altair stava ridendo mentre diceva queste cose. Il professore si mise a guardarla negli occhi. Le brillava una luce strana. Aveva uno sguardo crudele, quasi... sadico. E, oltretutto, erano più scuri del solito.

 

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Capitolo 20
*** La fine ***


Raptor prese la bacchetta e tentò di colpirla.
-Schivato- -Mancato- Mancato di nuovo-
-Uuuh non ci siamo, no no- -Tutto qui?-
-Dai nonnino forza-

Raptor continuava a lanciare schiantesimi di ogni genere. Altair corse in diagonale sulla parete e fece un salto, volandogli sopra la testa. Raptor la colpì in pieno petto, facendola cadere a terra. Un rivolino di sangue le usciva dalla testa. Il professore si avvicinò e la legò, convinto che fosse svenuta. Quello che non sapeva era che la ragazza si era fatta colpire di proposito.
-Non fai più tanto la furbetta vedo- disse Raptor appoggiandola dietro a una colonna.
Si rimise a contemplare lo specchio e, propio in quel momento, arrivò Harry.

-Lei!- esclamò il ragazzo
-Ma io pensavo... Piton...-
-Chi, Severus?- Raptor raccontò ad Harry di quello che era successo alla partita di Quidditch e ad Halloween. Poi schioccò le dita e delle corde avvolsero il ragazzo. Poi si rimise a contemplare lo specchio, parlando di com'era la sua vita all'epoca.
-Vedo la Pietra... la offro al mio padrone... ma dov'è la Pietra?-
Harry cercò di divincolarsi per togliersi le corde, senza successo. Raptor iniziò a raccontarlgi del rapporto che aveva col suo padrone.
-Io non capisco... la Pietra è o non è dentro allo specchio? Che devo fare? Devo romperlo?-
Altair trattenne a stento le risate. Harry cercò di muoversi per guardare dentro allo specchio ma cadde a terra.
-Vediamo un po', che cosa fa questo specchio? Come funziona? Padrone, aiutami!-
Si sentì di nuovo quella voce.
-Il ragazzo, usa il ragazzo!-
Raptor si voltò verso Harry.
-Si... Potter... vieni qui-
Battè le mani e le corde caddero. Harry andò davanti allo specchio e Raptor gli si mise dietro.
-Ebbene? Che cosa vedi?-
-Vedo Silente che mi stringe la mano. Io... ho appena fatto vincere a Grifondoro la coppa del campionato-
-Togliti di mezzo!- disse Raptor.
-Sta mentendo... sta mentendo- disse la voce.
-Potter, torna subito qui! Dimmi la verità. Che cosa hai visto?-
-Fammi parlare con lui... faccia a faccia...-
-Padrone, ma voi non ne avete la forza!-
-Certo che sono abbastanza forte... per questo-
Harry rimase pietrificato. Raptor si tolse il turbante e si girò di schiena. Dove doveva esserci la nuca, c'era un volto bianco come il gesso, con gli occhi rossi che mandavano bagliori e due fessure al posto del naso.
-Harry Potter- sibilò.
-Lo vedi cosa sono diventato? Pura ombra e vapore. Ma non appena berrò l'Elisir di lunga vita avrò un corpo tutto mio. E ora, veniamo a noi... perchè non mi dai quella pietra che hai in tasca?-
Harry barcollò indietro.
-Non fare l'idiota. È meglio che ti salvi la vita e ti unisci a me... altrimenti farai la stessa fine dei tuoi genitori! Loro sono morti implorando la mia clemenza...-
Anche qui, Altair dovette trattenere le risate.
-BUGIARDO!- gridò Harry.
-Ma che cosa commovente... sei molto coraggioso. Anche i tuoi lo erano. Io apprezzo molto il corraggio. Per primo ho ucciso tuo padre... tua madre, invece, è morta per proteggerti. E ora, dammi quella pietra se non vuoi che sia morta invano-
-MAI!-
-Mai? Be', in tal caso...- Raptor fece fluttuare Altair fino a farla arrivare al suo fianco -Dovrò uccidere lei-
-Altair. Lasciala subito!-
-Che commovente. Sai... la tua amica qui ha ottimo sangue... un sangue impregnato di magia nera. Peccato che non la usi... è davvero uno spreco-
-LASCIALA HO DETTO!-
-PRENDILO!- Raptor strinse il polso di Harry, che gridò per il dolore alla fronte. In quel momento, Altair aprì gli occhi, annullò l'incantesimo, atterrando così sul pavimento, si tolse le corde di dosso e prese la bacchetta.
-La ragazza, LA RAGAZZA!- gridò Voldemort. Ma Raptor non fece in tempo a girarsi che Altair lo aveva già scaraventato a terra, lontano da Harry.
-PRENDI IL RAGAZZO! PRENDILO!-
Raptor mise le mani al collo di Harry ma Altair lo allontanò di nuovo. Il professore si mise a guardarsi le mani: i palmi erano bruciacchiati, con la carne al vivo, rossa e lucente.
-Tu, stupida ragazzina... dovresti essere svenuta-
-Non lo sono? Che strano, avrei giurato di esserlo- disse con sguardo stupito. Poi lanciò un altro incantesimo a Raptor.
-TOGLITELA DI MEZZO!-
Raptor si rialzò.
-Avada Kedavra!-
-NOOO!- Harry e Voldemort avevano gridato all'unisono.
La maledizione, però, non colpì Altair, bensì una specie di scudo nero che si era formato quando la ragazza aveva messo le braccia a x davanti a lei. L'impatto generò un'esplosione che scaraventò Altair dall'altra parte della stanza. Adesso si che era svenuta.

Quando riaprì gli occhi, le immagini erano sfuocate e le urla sembravano provenire da chilometri di distanza: Harry teneva il braccio di Raptor mentre Voldemort gridava -UCCIDILO! UCCIDILO!-. Poi Harry svenne, Raptor diventò un cumolo di macerie e una nuvola nera prese a volteggiare sopra ad Harry, per poi scomparire nel nulla.

Altair cercò di avnzare strisciando ma qualcuno le toccò la spalla. Era Silente. Altair riuscì appena a scorgere le sue parole.
-Tranquilla Altair. Harry sta bene. Severus, portala in infermeria, io prenderò il signor Potter-
-Signor preside, guardi le sue mani, che cos'ha?-
-Non ne ho idea-
Le mani di Altair, avevano come delle strisce zigzagate nere. In realtà erano le sue vene. Altair si sentì alzare. Piton la stava prendendo in braccio. La ragazza richiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalle tenebre del coma.

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Capitolo 21
*** Il potere dell'amore ***


Era passata una settimana dalla sconfitta di Voldemort. Altair era nel letto dell'infermieria. Aveva gli occhi chiusi ma era sveglia. Aveva sentito delle voci dire che era in coma. Si aspettava di sentire il bip dei macchinari, la mascherina sul volto che le dava ossigeno e l'ago nella vena. Poi ricordò.
"Mi chiamo Altair Grindelwald, sono una strega purosangue. Mio padre è Gellert Grindelwald, il secondo mago oscuro più potente di questo secolo. Vado a scuola a Hogwarts e sono di Serpeverde. Ho 12 anni. Ho salvato Harry da Voldemort."

Sentiva qualcosa muoversi sopra il suo petto. Mosse il braccio e toccò Astral. Il gatto era li sopra di lei. Doveva aver sentito che si era svegliata.
-Quanto tempo ho dormito?-
-Una settimana. Oggi dovremmo tornare all'orfanotrofio. Grifondoro ha vinto la coppa delle case, solo perchè Theo e Draco hanno fatto a botte facendo perdere ben 200 punti, quelli che poi hanno ripreso grazie a te. Sono stati tutti e due qui. Anche gli altri del primo anno e quelli della squadra sono venuti. Piton è stato qui un sacco di tempo a controllare le tue mani. Sembrava che le tue vene avessero qualcosa di nero dentro. Nè lui nè Silente sono riusciti a capire. Madama Chips voleva chiamare qualcuno del San Mungo ma Silente non ha voluto. Erano tutti molto preoccupati che non ce la facessi-
-Voldemort ha detto che la magia nera mi scorre nelle vene. Pensavo si riferisse al fatto che mio padre è un mago oscuro-
-Evidentemente ha capito quello che solo noi sappiamo-
-Mi chiedo come sia possibile-
-Ti sono arrivati tanti regali, dolci soprattutto. I gemelli Weasley hanno provato a mandarti Mrs Purr congelata ma Gazza l'ha scoperto. Ti hanno però mandato un sacco di scherzi magici da usare contro i babbani. Più alcune foto delle vostre bravate-

Altair aveva continuato per tutto il tempo ad accarezzare il gatto. Madama Chips se ne era accorta ed era andata a chiamare Silente.
-Signorina Grindelwald, è sveglia?- le chiese il preside
-Si- disse lei aprendo gli occhi.
-Come sta Harry?-
-Lui bene. Voleva venire a trovarti ma i tuoi compagni hanno bloccato il passaggio.
Tu piuttosto, come ti senti?-
-Bene. Direi che posso andare a preparare le valigie e...-
-Oh non ce ne sarà bisogno. Tutte le tue cose sono state riordinate e portate sul treno-
-Preside, posso farle alcune domande?-
-Certamente-
-Non so se Harry glie lo ha detto ma... quando Raptor mi ha colpita con l'anatema che uccide...-
-Voldemort ha gridato. Si, il signor Potter me lo ha riferito-
-Ma perchè? Gli servo viva forse?-
-Non saprei dirtelo ma... probabilmente è convinto che un giorno gli sarai utile. Probabilmente spera che ti alleerai a lui-
-Mmh. Harry è riuscito a prendere la Pietra perchè la voleva e basta... perchè lui non voleva usarla, giusto?-
-Si esatto. Speravo che ci arrivassi. Presumo che tu conosca anche come si chiama.
-In realtà non so niente su quello specchio. Ho lavorato di logica-
-Allora te lo spiegherò io. Quello è lo specchio delle EMARB Ti fa vedere
quello che più desideri al mondo-
-Quindi, se ho capito bene, se uno desidera essere milionario... vedrebbe se stesso in una piscina di monete e banconote?-
-Si all'incirca-
-Ma... perchè Harry... come ha fatto a fare quelle cose a Raptor...cioè, lui aveva le mani come...bruciate-
-Vedi Altair, Harry è vivo perchè sua madre lo ha protetto. Lei è morta per salvarlo. Ora, se c'è una cosa che Voldemort non riesce a capire, è l'amore. Non poteva capire che un amore potente come quello di Lily lascia un segno: ma non un segno visibile... essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c'è più. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle. Raptor aveva venduto l'anima a Voldemort e quindi era pieno di odio, non ha potuto toccarlo per questa ragione. Per lui era un tormento toccare una persona marchiata di tanta bontà-
-Quindi è stato... l'amore?- disse in tono scettico
-Si-
-E la Pietra? Che fine ha fatto?-
-Io e Flamel abbiamo deciso di distruggerla-
-Quindi presumo che lui e la moglie moriranno a breve-
-Dispongono una quantità di Elisir sufficiente per terminare i loro affari, dopodichè... ebbene si, moriranno. Comunque, questo per Nicolas e Peronella è proprio come addormentarsi dopo una giornata molto, molto lunga. In fin dei conti, per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura-
Altair si era messa a sedere, con Astral sulle ginocchia. Tutti e due avevano ascoltato il preside con molta attenzione.
-Posso farti io una domanda, Altair?-
-Si certo-
-Mi sono accorto, in questo anno, che tu fai accadere cose strane. Prima, il fulmine alla partita di Quidditch, che ha neutralizzato il tentativo di Raptor di farti cadere. Poi, Fiorenzo mi ha parlato di come hai allontanato Voldemort nella Foresta Proibita. E infine, sei sopravvissuta all'anatema che uccide grazie a uno scudo nero che hai creato soltanto incrociando le braccia. Come saprai, solo Harry era sopravvissuto a quell'incantesimo e, come ti ho detto, lui è stato protetto dall'amore di sua madre. Ma tu... non sei stata protetta da nessuno, visto che lì non c'era nessun'altro. Quindi io ora mi chiedo... come hai fatto? Non dire che non lo sai perchè so che non è vero-
-Prima lei ha detto che quando si è amati tanto profondamente, ci rimane un segno dentro alla pelle. Io sulla caviglia ho tatuato il simbolo di mio padre, me lo ha fatto lui. Quando lo tocco mi sento più sicura. Io ora le giuro che non so come ho fatto a creare... quello scudo ma... Voldemort ha detto che nelle mie vene scorre magia nera. All'inizio ho pensato che intendesse il fatto che mio padre fosse un mago oscuro, ma ora mi rendo conto che intendeva molto di più... solo, non so cosa-
Silente la guardò negli occhi per qualche secondo.
-Be', ne terrò conto. Ora, se ti senti meglio, ti conviene andare nel tuo dormitorio. Gli elfi ti hanno lasciato la divisa pulita-
Altair si era appena accorta di avere su una vestaglia bianca.
-E questa roba? Dove la metto?-
-Tranquilla provvederò io-
-Grazie preside. Arrivederci-
-Arrivederci e buona estate, signorina Grindelwald-

Altair uscì dall'infermeria e andò nella sala comune. Non c'era nessuno, nè in salotto nè in camera. Si cambiò e uscì.

All'entrata del castello c'era il professor Piton.
-Silente mi ha chiesto di accompagnarla fino al treno, signorina Grindelwald. Si sente meglio?-
-Si, grazie peofessore-
I due scesero le scalinate della scuola e arrivarono al cortile, dove li aspettava una carrozza trainata da quattro strani pegasi neri. Erano scheletrici e le ali sembrava che si potessero spezzare da un momento all'altro. Al posto del naso avevano un becco e gli occhi erano di un colore bianco-grigio, senza le pupille. Le orecchie erano sottili ma lunghe e a punta. La coda, invece, sembrava quella di un serpente.
-Wow!- disse la ragazza avvicinandosi a uno di quelli e accarezzandolo. Aveva la pelle liscia. Astral gli saltò sopra la schiena, muovendo la coda qua e là. Sembrava che lo stesse esaminando. Piton sembrava sorpreso della reazione della ragazza.
-Che cosa sono?-
-Thestral- rispose il professore.
-Ti piacciono?-
-Si. Sono magnifici. Non avevo mai visto niente del genere. E dire che i babbani ne inventano di cose strane. Ma questo... è stupendo- Altair continuava ad accarezzargli il muso mentre sorrideva e lo guardava negli occhi. Poi il Thestral chinò il muso e la sua fronte toccò quella della ragazza. Piton era sempre più stupito: non aveva mai visto un Thestral comportarsi in quel modo.
-Non posso tenerne uno, vero?-
-No- disse il professore accennando un sorriso.
-Ora sali o farai tardi-
I due salirono sulla carrozza.
-Non parlare dei Thestral agli altri-
-Perché no?-
-Loro non possono vederli. O almeno, non tutti-
-Perchè non possono?-

-Te lo spiegherò un'altra volta, adesso va. Il treno sta per partire-
Altair scese dalla carrozza, prese Astral, che era rimasto sulla groppa del Thestral, salutò Piton e salì sul treno.
Arrivò allo scompartimento dove si erano seduti lei, Draco, Tiger e Goyle la prima volta.

 

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Capitolo 22
*** Ritorno all'orfanotrofio ***


I ragazzi erano lì e con loro c'erano anche Pansy e Blaise. Altair aprì lo scompartimento.
-Altair!- esclamarono i ragazzi all'unisono. Pansy l'abbracciò prima che gli altri potessero alzarsi.
-E levati Pansy. Me la soffochi così- disse Draco togliendola di torno e abbracciando Altair.
-Avevamo paura che non venissi- disse Blaise
-Il mio baule è qui?-
-Si, c'è tutto- disse Tiger
-Tutti promossi, vero? Goyle?-
-Si si- disse il ragazzo ridendo.
Intanto Draco si era spostato e così anche gli altri poterono abbracciare la ragazza.
-Altair, possiamo sapere che cosa è successo? Girano tante voci ma vorremmo sapere da te- disse Draco.
Altair raccontò tutto quanto, dall'inizio dell'anno fino a quella sera.
-E non ti ha fatto paura avere davanti Tu-Sai-Chi?-
-No affatto. Piuttosto, dove sono Daphne e Theo?-
-Nello scompartimento qui a fianco- disse Blaise.
-Silente mi ha detto che tu e Theo avete fatto rissa. Mi spieghi che cosa è successo?- chiese rivolta a Draco. Il ragazzo diventò rosso come un pomodoro.
-Nulla, solo qualche incomprensione-
-Draco, non costringermi a leggerti la mente, ti prego-
-Eh va bene. Quella sera ti ho vista che uscivi, e allora ho chiesto a Nott se stavi andando di nuovo in infermeria. Lui però mi disse di no e allora io gli chiesi dove stavi andando e allora lui mi ha detto che era un segreto tra voi due e tu, personalmente, non volevi che io lo sapessi. Poi mi ha detto che l'hai baciato, in bocca. Io, ovviamente non ci credevo a quell'ultima cosa, però volevo sapere dove stavi andando, e allora mi sono avvicinato alla porta ma lui mi ha preso e mi ha buttato a terra. Allora abbiamo iniziato a picchiarci e nulla, è arrivato Gazza e, per sbaglio, abbiamo tirato una gomitata anche a lui-
-Be' lascia che ti spieghi cos'è realmente successo- e gli disse quello che era accaduto quella sera, tranne del bacio sulla guancia.
Poi uscì e aprì la porta dello scompartimento a fianco.

-Altair!- dissero i due all'unisono e gli gettarono le braccia al collo.
-Eravamo tanto preoccupati- disse Daphne
-Pensavamo di non rivederti- disse Theo
-Che cosa è successo?- chiese Daphne. Altair raccontò tutto anche a loro.
-Theo, ho parlato con Draco della vostra rissa. Voglio sapere la tua versione-
Theo gliela raccontò: la prima parte era identica ma lui le disse che Draco aveva dato di matto quando lui gli ha detto che lei lo aveva baciato.
-Non dovevi dirgli quella bugia. Che ti è saltato in mente?-
-Volevo solo... capire cosa lui provasse per te e... prenderlo un po' in giro-
-Vagli a chiedere scusa-
-Che cosa?! Sei impazzita? È lui che ha iniziato a picchiarmi-
-Si ma tu l'hai provocato. Forza vieni- lo prese per il braccio e rientrò nel primo scompartimento.
-Forza-
-Uff, e va bene. Draco, scusa se ti ho detto quelle cose. Non è vero che mi ha baciato-
-Accetto le tue scuse, Nott. Ma prova a dirmi un'altra cosa del gnere e io...-
-Draco- lo riprese Altair
-Scusa-
-Bene, ora che è tutto a posto, io vado a salutare gli altri- disse Altair, uscendo.

Salutò i membri della squadra di Quidditch ed Edward. Poi andò in un altro vagone dove trovò i gemelli. I due appena la videro le corsero incontro. Le raccontarono delle loro nuove invenzioni per fare degli scherzi a Gazza e poi avevano anche attuato un piano da usare con l'aiuto di Pix. Altair incontrò anche Dean e gli raccontò dei regali che aveva ricevuto a Natale.
-Quando ci rivediamo facciamo una partita, vediamo chi vince 'sta volta- disse il ragazzo.

Infine, Neville le indicò lo scompartimento dove si trovavano Harry, Ron e Hermione.
Aprì la porta e i tre ebbero la stessa reazione dei serpi.
-Come va Harry?-
-Io bene e te?-
-Si non male dai-
Harry e gli altri spiegarono ad Altair come avessero superato loro le prove e poi la ragazza gli spiegò come aveva fatto lei.
-Sai, quando ho saputo che non eri morta, mi sono sentito quasi mancare- disse Harry
-È stato terribile. Però non capisco... perchè Voldemort ha gridato?-
-L'ho chiesto anchio a Silente ma non ha saputo dirmelo- poi spiegò le possibili motivazioni.
-A proposito, come sono andati a te gli esami?- chiese Hermione
Esami? Altair si era pienamente dimenticata degli esami.
-Non ne ho idea-
-Come non ne hai idea??! Non te lo hanno detto?- Hermione era a bocca aperta.
-No e se non me lo ricordavi tu io non ci avrei neanche pensato-
-Sono-senza-parole- disse Hermione.
-Be' se per farti star zitta basta questo vedrò di non leggere i risultati il prossimo anno- disse Ron. I quattro si misero a ridere.

Erano quasi arrivati alla stazione e Altair li dovette salutare, per poi tornare dai suoi compagni. Prese il baule e si cambiò. Aveva messo una canottiera nera con la faccia del Joker stilizzata e sotto la scritta che sembrava fatta di sangue "why so serious?", e dei jeans corti, anchessi neri.
Quando arrivarono scesero dal treno e subito Theo la prese per farle conoscere sua madre. Poco dopo passarono i Malfoy.
-Altair, questi sono i miei genitori, Lucius e Narcissa Malfoy-
-Salve, è un piacere conoscervi-
-Il piacere è nostro, signorina- disse Lucius, stringendole la mano. Narcissa era rimasta a guardare i suoi vestiti: era allibita.
-Ah ehm... scusate per il mio comportamento dell'altra volta...-
-Fa niente, tranquilla- disse Lucius.
-Se vuoi puoi venire a stare da noi questa estate- disse Narcissa.
-O da noi. A me e mia madre farebbe piacere. Viene anche Daphne- disse Theo.
-Si mi piacerebbe. Semmai posso venire prima da voi e poi da loro... o viceversa è uguale-
-Per me va bene- disse la madre di Theo.
-Anche per noi- disse Lucius.
-Ci mettermo d'accordo- disse Narcissa rivolta alla madre di Theo.
-Be' è stato un piacere. Io ora dovrei andare. Figlia di Satana attende-
-Figlia di Satana?- fece Draco.
-È così che ci piace chiamare la direttrice. Be' io vado. Arrivederci-

Altair prese il baule e oltrepassò la barriera. Vide Harry, Ron e Hermione davanti a lei e gli corse incontro.
-Ehilà-
-Ciao Altair. Da quanto tempo- disse Harry sarcastico.
I quattro uscirono dai cancelli e la signora Weasley e Ginny gli andarono incontro.
-Ragazzi questa è mia madre e questa è mia sorella Ginny- disse il rosso
-Piacere- fecero le ragazze, visto che Harry le conosceva già.
-Mamma queste sono Hermione e Altair-
-Allora sei tu Altair Gindelwald. Sai, per un certo periodo al ministero non si è che parlato di te- disse Molly
-Siete pronti?- disse un uomo grasso, baffuto e senza collo.
-Quello è mio zio Vernon, e dietro di lui ci sono mia zia Petunia e mio cugino Dudley- spiegò Harry agli altri
-Sembrano simpaticissimi- ironizzò Altair.
-Non sai quanto- rispose lui sottovoce
-Voi dovete essere i parenti di Harry!- fece la signora Weasley.
-In un certo senso- rispose Vernon
-Spicciati, ragazzo, non abbiamo mica tempo da perdere- e si avviò.
Harry si avvicinò agli altri per salutarli.
-Allora ci vediamo quest'estate-
-Spero che tu... ehm... faccia buone vacanze- disse Hermione guardando un attimo i Dursley. -E anche a te Altair-
-Oh io starò tranquilla per la maggior parte del tempo. Quelli dell'orfanotrofio non sanno nulla di magia se non si tratta di film o libri,eccetto la prof di mate, e poi Draco e Theo mi hanno invitata ognuno a casa loro quindi... apposto-
-Anchio starò bene- fece Harry. -Loro mica lo sanno che non abbiamo il permesso di usare la magia a casa. Mi divertirò un mondo con Dudley quest'estate-
-Per Salazar, Harry. Non ti facevo così diabolico- i ragazzi risero e poi Harry e Altair si avviarono all'uscita, raggiungendo i Dursley.
-Scusa Altair ma... dove hai messo tutta la tua roba? E la Nimbus?-
-È tutto dentro al baule. Eccetto alcune cose che sono nello zaino-
-Ma scusa, come hai fatto?-
-L'ho fatto diventare come la borsa di Mery Poppins, semplice no?-
-Il prossimo anno mi insegni-
-Scusa, signorina ma i tuoi dove sono?- chiese Petunia.
-Io sto all'orfanotrofio Oraxel, signora-
-E come ci torni?- chiese Dudley.
-Con la metro. Come ci dovrei tornare scusa, a cavallo di un drago?-
-E-esistono?- balbettò il ragazzo.
-Oh si cugino. E sta matta qui ne ha anche coccolato uno-
-Oooh andiamo Harry. Norberto era un amore. Già mi manca. Quasi quasi mi faccio accompagnare in Romania solamente per vederlo-
-Be' io sono contento di essermene liberato. Fuffi starà ancora nel corridoio del terzo piano?-
-Penso di si-
-Chi è Fuffi?- chise Petunia.
-Una specie di Cerbero, ha presente il cane a tre teste all'entrata dell'Inferno? Ecco, quello-
-Diciamo che lì sotto potrebbe somigliare molto all'inferno-
-Già...Ora devo proprio andare. Ciao Harry. Occhio ai tizi col turbante-
-Anche te. Ciao!-

Altair se ne andò alla metro, prese il biglietto e in meno di 15 minuti si ritrovò a pochi isolati dall'orfanotrofio.

 

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Capitolo 23
*** Momento di pazzia ***


Quando tornò all'orfanotrofio, Altair trovò due notizie ad espettarla.
-C'è nè una buona e una cattiva... orribile oserei dire- aveva detto la segretaria.
-Sarebbero?- chiese Altair
-Quale vuoi sapere per prima?-
Uff sempre quella domanda. Che senso aveva farla? Tanto alla fine le scopriva tutte e due.
-La cattiva-
-La professoressa di matematica...- le si stavano riempiendo gli occhi di lacrime -Lei è...-
-È??- chiese Altair impaziente.
-M-morta-. Ed eccola lì, la lacrima che scendeva. Altair non lo sopportava. Non le erano mai piaciute le persone frignone.
-Quando è successo?-
-Qualche mese fa-
-E come è morta?-
-Ecco io... non lo so-
Non mentiva. Altair lo sapeva.
-La buona notizia?-
-Il professore di arte ha un aiutante. Si chiama Jim Teight e ha 23 anni. È un tipo simpatico, sono sicura che ti piacerà-
Ne dubito, pensò Altair.
-Be' non vedo l'ora di vederlo. Ora, se vuole scusarmi, tornerei nella mia stanza-
-Ok. Io vado ad avvisare la direttrice. Ehm... il gatto è tuo?-
-Si. Non darà fastidio, stia tranquilla, è ben addestrato-

Altair entrò in camera sua. Aprì il baule e prese il diario nero. Lo aprì e iniziò a scrivere tutto quello che era accaduto, dalla Foresta Proibita allo scontro con Voldemort. Avrebbe dovuto scriverle prima quelle cose ma visti gli imprevisti. Scrisse anche degli incubi che aveva avuto. Mentre li descriveva sentì una sensazione strana, come se la lei dello specchio si stesse preparando a cantare di nuovo. Si sfiorò la caviglia e tutto passò.

Arrivò l'ora di cena e la ragazza si avviò alla mensa. Quando entrò, calò un silenzio di tomba.
-Signorina Grindelwald, ben tornata- nella voce della direttrice c'era una nota di amarezza. Simpatica come al solito, eh figlia di Satana, pensò Altair.
-Si, Mrs.Corney, sono tornata circa un'ora fa-
-La signorina Colling mi ha avvisata si. Siediti, dai-

Altair prese un vassoio, si fece dare un po'di riso con il pomodoro dalla cuoca e si sedette al tavolo dei ragazzi con cui usciva le sere.
-Allora Altair, com'è quel posto?-
-Ti sei divertita?-
-Toby ha preso una nuova TV, ci ha invitati tutti per una pizza-
I ragazzi continuavano a farle domande e lei, ovviamente, mentiva spudoratamente.
Dopo cena, tornò in camera sua e si mise a giocare con Astral: ormai il gatto era lungo un metro. I due si arrampicarono sull'albero e fecero delle corse fra i rami, saltando anche sull'albero attaccato al muretto.

Erano passati due giorni dal ritorno all'Oraxel e Altair si era già stufata di stare chiusa li dentro. La sera del terzo giorno, decise di uscire e andare a fare un giro per la città. Uscì dalla finestra, andò dal ramo del "suo" albero a un ramo di quello sul muretto e poi si calò dall'altra parte di esso. Andò in fumetteria e si comprò i numeri di Batman e Joker che erano usciti intanto che lei era a scuola, visto che qelli che le avevano mandato a Natale li aveva già finiti. Poi andò in libreria e comprò "Cose preziose" e "Christine: la macchina infernale", tutti e due di Stephen King.
Tornando verso l'orfanotrofio, decise di prendere una scorciatoia che consisteva in un vicolo che passava per tre interi isolati (in pratica ci passava in mezzo). Mentre andava ripensò al suo problema: doveva cercare di mantenere il controllo. Quando era piccola non aveva questo problema. Forse perchè utilizzava molto la magia. Ma cosa centrava? Anche ad Hogwarts utilizzava la magia. Solo che era diversa: la sua era magia nera, per di più utilizzata senza bacchetta. Non l'aveva presa su. Sentì di nuovo la sensazione di qualche giorno prima. Decise di provare. Davanti a lei c'era un barbone. Ci si mise davanti. Non era il solito vecchio barbuto, ma un ragazzo di circa trent'anni. La guardava pensieroso, anzi ubriaco visto la bottiglia di whisky vuota in mano. Aveva la schiena appoggiata al muro e a fianco a lui si trovava un grande cassonetto verde. Portava una canotta con un disegno della Torre Eiffel e, sopra di questa, indossava un parka color militare. Aveva dei pantaloni della tuta, lunghi calzini invernali e a fianco, legati coi laggi, delle scarpe da tennis. In testa portava un berretto con visiera a rovescio.
Dopo poco che la fissava, parve finalmente accorgersi di lei e, stropicciandosi gli occhi, disse con una voce completamente alterata dall'alcool
-Ehi, bambolina, non dovresti andare in giro di notte da sola. Vieni dai ti riaccompagno a casa- disse cercando di rialzarsi, inutilmente.
-Non mi serve il tuo aiuto. Devo solo provare una cosa-
-Se ti serve un preservativo ce l'ho- disse tirando fuori dalla tasca del parka quello che evidentemente pensava fosse un preservativo ma che, invece, era solo un fazzoletto, oltretutto usato.
-Sta zitto- Altair sollevò il braccio e aprì la mano sopra la sua testa -Imperio- ora il tipo la guardava con le pupille più grandi del normale. Era come se stesse guardando un vuoto.
-Dimmi la tua storia-
-Mi chiamo Alex Tray, sono stato abusato fin da piccolo da mia madre. All'età di sedici anni sono scappato di casa e sono venuto qui alla ricerca di un lavoro. Prima abitavo in Scozia. Trovai un tipo, che mi fece lavorare con lui in libreria. Vide che sapevo molto di letteratura e decise di farmi fare gli studi. Solo che quando dovetti fare l'ultimo anno di università verso il diploma lui morì e io non potei più pagarmi gli studi. È stato tre anni fa. Da allora vagabondo in cerca di qualcosa. Una parte di me mi dice di tornare da mia madre ma questo è fuori discussione. Dovrei denunciarla per quello che ha fatto ma non ricordo come si chiama o dove abita- disse tutto guardando il vuoto.
-Che storia triste- disse con un tono falsamente dispiaciuto -Be' capita. Alzati- 
A comandare quel tipo a bacchetta (anzi a mano visto che non l'aveva) si sentiva già meglio, ma non bastava.
-Prendi la bottiglia e rompitela in testa-
Il ragazzo lo fece e crollò a terra. Dalla nuca iniziò a scorrergli un rivolino di sangue e Altair potè notare che i pezzi di vetro, oltre che essere per terra, gli si erano conficcati anche sul cuoio capelluto.
-Non ti ho detto di cadere. Rialzati!- Altair si sentiva davvero bene, come se fare del male agli altri fosse stato da sempre il suo hobby preferito.
-Lanciati contro il muro- il ragazzo lo fece.
-Ancora. Più forte. Con più forza, femminuccia-
Ormai gli colava il sangue anche dalla spalla, che, visto lo strano movimento ondulatorio del braccio, probabilmente si era anche rotta. Altair lo fece stendere a terra. Stava passando un topo. Imperiò anche lui.
-Alex, apri la bocca- il ragazzo lo fece e Altair ci fece andare dentro il topo.
-Alzati- Alex fece anche quello ma stava soffocando. Si prese il collo con le mani mentre il roditore dentro di lui tentava di trovare una via d'uscita. Il ragazzo aveva gli occhi lucidi e spalancati e gli si potevano vedere le vene sia sulle tempie sia sul collo, mentre la faccia gli stava diventando blu.
-Ok, sputalo- Il topo cadde a terra e corse via. Assieme a lui, dalla bocca del ragazzo, fuoriuscì anche un coniato di vomito dall'odore di whisky.
La ragazza alzò di nuovo il braccio e aprì la mano, questa volta davanti alla faccia del ragazzo.
-Crucio- un fulmine rosso andò dritto sul corpo del ragazzo, avvolgendolo tutto di una luce rossa facendolo sembrare una torcia umana radioattiva.
Alex si contorse dal dolore e cadde a terra. Altair smise.
-Cosa mi hai fatto!?- sbraitò lui, i nervi del collo che sembrava volessero scoppiare da un momento all'altro, la faccia di un colore bianco giallognolo e gli occhi rossi ricolmi di lacrime.
-Questo. CRUCIO!-  sul viso di Altair stava spuntando un sorriso mentre Alex si contorceva dal dolore. Ormai il sangue fuoriusciva anche dalle nocche grattate sull'asfalto, dalle unghie spezzate, dalle ginocchia e dalle caviglie scorticate e dalla lingua che continuava a mordersi.
-Lo senti il dolore? Sono sicura che è diverso da quello che provavi da bambino- Alex urlava e si contorceva a terra, girandosi e rigirandosi, graffiando, grattando, mordendo e implorando.
-Stai zitto- ordinò Altair e il ragazzo ora aveva la bocca come sigillata. La faccia gli diventò sempre più rossa e fiotti di lacrime misto sangue di naso iniziarono a rigarli il viso scranno e dalla mascella pronunciata.
-Ricordi? Apri la mente Alex. Tua madre, gli abusi, l'essere cacciato. Lo ricordi?-
Ora il ragazzo sentiva, oltre al dolore fisico, anche un dolore emotivo. Un dolore forte che partiva dal cuore e arrivava al cervello, aumentando la sensazione di soffocamento che aveva provato qualche minuto prima.
 Altair cessò la tortura e si chinò su di lui.
-T-ti prego. Basta- cercò di implorarla lui con quel filo di voce che gli rimaneva. Adesso sembrava che i sintomi della sbornia si fossero dileguati totalmente.
-Basta? Peccato io mi stavo davvero divertendo. Sai, grazie a te ora mi sento molto meglio, ma non mi basta- disse lei con filo di voce, prendendolo in giro.
-No! Basta! Piuttosto uccidimi ora-
-Mmh, ok come vuoi- fece lei stiracchiandosi un po' e facendo scrocchiare le nocche.
-Aspetta, cosa?- Alex strabuzzò gli occhi piantandoli su quelli di Altair. La ragazza lo guardò fisso e per un attimo sentì qualcosa dentro, come se si stesse pentendo. Ma fu solo un attimo.
-L'hai detto tu che ti devo uccidere. Tranquillo sarà veloce e indolore. Suppongo-
-No! Ferma!- Altair alzò di nuovo il braccio e aprì la mano.
-Troppo tardi. AVADA KEDAVRA!- E un fulmine verde andò dalla sua mano al corpo del ragazzo, che ormai era a terra senza vita. Ora Altair si che si sentiva bene. La sensazione non c'era più. Riusciva a controllarsi benissimo.

Tornò all'orfanotrofio e scrisse anche quello nel diario. Finalmente arrivò una risposta:
Brava piccola mia. Speravo che ci arrivassi.

Niente di più purtroppo. Altair andò a dormire, ripensando allo sguardo terrorizzato del ragazzo. Gli occhi spalancati di lui erano come uno specchio, Altair ci si era vista dentro: aveva uno sguardo troppo tranquillo e rilassato per la situazione. In più gli occhi avevano cambiato colore con una sfumatura che andava sul grigio.

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Capitolo 24
*** L'arivo dei Malfoy ***


La domenica di quella settimana Jim, il nuovo aiutante del professore di arte, decise di portare alcuni ragazzi nella palestra vicina all'orfanotrofio. Nella settimana i ragazzi dai 10 ai 16 anni erano stati divisi a gruppi e Jim e il professore di arte gli avevano fatto fare giochi e quiz. Il gruppo vincente fu quello di Altair.

Arrivarono in palestra e andarono nella sala per l'arrampicata dove c'erano due pareti per arrampicare: una dritta e una tutta storta con parti che zigzagavano da destra a sinistra ma anche dall'interno all'esterno. Nella stanza c'erano anche due quadri svedesi, una corda e un palo attaccati al soffitto, la cavallina, la sbarra da ginnastica artistica e una serie di spalliere.
-Ok, Michael, Nik, Jerome, Janet voi andate a prendere quattro materassoni e posizionateli vicino alla sbarrra, alla cavallina, al palo e alla corda. Altair, Anne e Jessica, voi tre andate a prendere quelli più piccoli e metteteli sotto alle pareti da arrampicata. Oggi valuterò quello che sapete fare e deciderò se dire al professore di ginnastica se aggiungervi un voto positivo o no. Anne e Janet voi due andrate nella parte di ginnastica. Jessica, Michael e Jerome, voi andrete alla corda e al palo. Altair e Nik, voi andrete all'arrampicata-
I ragazzi eseguirono e, dopo che tutti fossero sistemati, iniziarono le attività.
-Anne, Janette, voi due siete affidate ad Elis. Voi tre laggiù siete affidati a Tim e Violet. Voi due sarete affidati a me e a Jeremy-
Altair e Nik iniziarono a scalare prima la parete dritta e poi l'altra. La seconda partiva dritta, poi aveva una parte verso l'esterno una subito verso l'interno (tutte e due oblique) e poi un'altra verso l'esterno ma dritta. La fine era dritta e chi faceva suonare per primo la campanella vinceva.
Quando i due arrivarono alla prima parte esterna, Altair superò Nik e per andare nell'altra parte dritta si aggrappò a due sostegni nella parte veso l'esterno che guardava il basso, si dondolò fino a far arrivare le gambe nella parte dritta, si aggrappò con i piedi ai sostegni di quella, mollò la presa delle mani e prese i sostegni della parte dritta. Infine "staccò" i piedi, si girò e continuò a salire, fino a suonare la campana.

10 minuti prima che Altair suonò la campana.
I signori Malfoy si smaterializzarono in una via deserta a fianco all'Oraxel. Entrarono nel giardino e bussarono alla porta dell'orfanotrofio.
-Salve. Posso esservi utile?- chiese la signorina Colling
-Siamo venuti a prendere la signorina Grindelwald- disse Lucius
-Scusate ma... voi chi sareste?-
-I signori Malfoy. Siamo i genitori di un compagno di scuola di Altair-
-E lei sa che voi site venuti qui?-
-No. Non abbiamo avuto modo di avvisarla-
-Capisco. Ora Altair è alla palestra qui a fianco con degli altri ragazzi e il nuovo aiutante del professore di arte... se volete vi accompagno-
-Sì, direi che sarebbe... ottimo- il tono del signor Malfoy sembrava amichevole ma il suo sguarso faceva notare tutt'altro.
-Ok, allora... seguitemi-
I Malfoy seguirono la segretaria fino alla palestra e intanto parlottavano fra loro.
-Ma come ha fatto a sopravvivere per tutto questo tempo? Io non ce la farei mai- si lamentò Narcissa
-Evidentemente ha una grande forza di volontà-
-E poi questa babbana. Come si permette di trattarci in questo modo? Che indecenza-
-Calma tesoro. Abbi pazienza. Non ci vorrà molto-
Ma la signora malfoy era ben lontana dal restare calma.

I tre entrarono nella palestra e incontrarono l'inserviente.
-Jack, dov'è andato Jim con i ragazzi?- chiese seccata la segretaria vedendo comparire quel vecchio uomo pieno di rughe e che indossava sempre gli occhiali da sole.
-Nella parte di arrampicata. Chi cercate?- aveva una voce roca ma acuta. O almeno tanto acuta quanto la sua gola gli permetteva.
-Altair. Non mi dirai che sta arrampicando?-
-Certo che si, cara mia. Ha appena finito di fare quella dritta, adesso sta facendo l'altra-
-O mio Dio. Perchè non l'hai fermata? È pericoloso! Potrebbe farsi male, rompersi una gamba, cadere...-
-Bla, bla, bla. Conosco quella ragazza da quando era ancora un fagotto e posso assicurarti che arrampica meglio delle scimmie. E poi è grande, smettila di farle da babysitter. Anche perchè non ti vuole- disse infine con una vocetta infantile aggrappandosi al manico della scopa che aveva in mano.
-Ma senti questo-
La Colling si diresse verso le tribune e, seguita dai Malfoy, arrivò a quelle della sala di arrampicata. Arrivarono proprio nel momento in cui Altair stava per passare dalla parte a testa in giù a quella dritta. La Colling quando la vide si dovette sedere e Narcissa tirò un gridolino.

Altair suonò la campana e poi si aggrappò con le gambe alla fine della parete. Appoggiò la schiena alla parete restando a testa in giù con i capelli sciolti.
-Ok Cappellaia Matta, scendi o ti finisce il sangue nel cervello!- gridò Jim
-Professore, se lei la conoscesse bene la chiamerebbe Regina Rossa e non Cappellaia Matta. È anche quello, ma molto di più la Regina di cuori- disse Nik ridendo
-Prova a ridere di nuovo e ti taglio la testa. Anzi, pago qualcuno per farlo, che io non ciò voglia-
-Eccola lei-
-Altair!- la chiamò la Colling con voce tremante
-Ci sono i signori Malfoy-
-Arrivo!-
Altair scese e si tolse l'imbragatura.
-Altair, la maglietta-
Le disse Michael indicando il soffitto.
Altair se l'era tolta restando col top (dal caldo anche Nik si era tolto la maglietta, solo che lui rimase a petto nudo) e il ragazzo glie l'aveva appesa alla rete del soffitto a fianco al palo.
-Se per quando torno le rose in cortile sono ancora bianche userò il vostro sangue- disse indicando lui e Nik, facendo scappare ai due una risata.

Altair andò sulle spalliere, saltò da quella alla corda e iniziò a salire. Arrivò fino alla rete e si dondolò fino a prendere la maglietta. Poi si aggrappò al palo e scese come un pompiere.
-Arrivederci prof, ci rivedremo il prossimo anno-
-Spero di esserci. Divertiti-
-Grazie. Ciao ragazzi-
-Aspetta un attimo- le disse Nik
-Cosa?-
-Michael-
-Subito-disse il ragazzo di colore
Michael la prese da sotto le braccia e Nik per le gambe, sollevandola e iniziando a farla dondolare.
-Non ci provate-
-Uno-
-Due-
-No ragazzi dai-
-Tre!- i due la scaraventarono sul materassone.
-Siete due deficienti- disse lei rialzandosi
-Lo sappiamo- disse Michael
-Grazie del complimento- aggiunse Nik
Altair buttò la maglietta sulle scalinate e poi scavalcò le sbarre sopra al muretto che rialzava le scalinate.
-Salve signori Malfoy-
-Ciao Altair. Andiamo a casa nostra e poi ti porteremo dai Nott. Starai li due settimane intanto che Draco si riprenderà- disse Narcissa
-Sta male?-
-Ha solo un po' di febbre, niente di che- disse Lucius
-Puoi fare il bagno da noi, abbiamo già fatto preparare la tua stanza-
-Avete dei maggiordomi?-
-Si due-

I quattro tornarono all'orfanotrofio. Altair aveva appena finito di preparare la valigia quando arrivò il professore di musica.
-Ehi Grindelwald. Oh, te ne stai andando. Salve- disse poi rivolto ai Malfoy
-Sera prof. Voleva parlarmi?-
-Ti volevo chiedere se questa sera volevi guardare il derby-
-Che squadre giocano?-
-Napoli e Real-
-Caspita mi piacerebbe un sacco ma vede, devo andare-
-Si si tranquilla. Ci vediamo il prossimo anno allora. Cerca di guardarla, sarà meravigliosa-
-Si certamente-

Altair e i Malfoy andarono al piano terra, dove li stavano aspettando Mrs. Corney e la Colling.
-Allora al prossimo anno- disse la Corney freddamente
-Arrivederci- rispose Altair a tono. Chiunque avrebbe capito che le due si odiavano.

I tre andarono in un vicolo isolato.
-Tu non hai mai usato la smaterializzazione, vero?- le chiese Narcissa
-No mai-
-Prendi le nostre braccia e tieniti forte allora- disse Lucius
Altair lo fece e i tre si smaterializzarono.

 

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Capitolo 25
*** Villa Malfoy ***


I tre si smaterializzarono in un salotto dal pavimento nero e le pareti grigie. Aveva un tappeto verde smeraldo e alle pareti c'erano un sacco di quadri di antichi maghi. Nella stanza si trovavano il camino, due divani e una poltrona. Davanti a loro comparì uno strano essere. Sembrava un elfo, ma non come quelli verdi di Babbo Natale: era alto come le gambe di un uomo, molto magro, con le orecchie e gli occhi enormi e il naso lungo. Portava solo uno straccio come tunica.
-Elfo, prepara la vasca per la signorina, adesso- disse Lucius
-Certo padrone. Dobby lo farà immediatamente- disse l'essere andandosene
-E quello cos'era?- chiese Altair
-Quello cara è un elfo domestico- fece Narcissa
-Sarebbero quelli i maggiordomi?-
-Si, esatto. Scary!!-
Un altro elfo, femmina, arrivò.
-Si padrona?-
-Draco è in camera sua?-
-Si padrona. Non si è mosso dal letto-
-Perfetto. Porta le valigie nella stanza degli ospiti del terzo piano. Vai ora-
-Certamente padrona- e si smaterializzò con baule e  zaino.
-Dove hai la bacchetta?- chiese Lucius. Altair ci dovette pensare un attimo.
-Nello zaino-
-Be' tanto adesso non le serve no? Vieni ti mostro la tua stanza e il bagno- disse Narcissa

Narcissa la guidò fino al terzo piano. In fondo al corridoio c'era una grande porta a due ante bianca e con le rifiniture d'orate.
-Questa sarà la tua camera per quando starai qui-
La stanza era grande come il salotto in cui si erano smaterializzati. I muri erano bianchi e il pavimento in legno grigio. Il letto, a baldacchino, era a una piazza e mezza e aveva le tende di un azzurro cielo. L'armadio, nero, occupava mezza parete. Al centro della stanza si trovava uno splendido pianoforte con sotto un tappeto persiano circolare. A fianco al letto, che era messo vicino all'angolo destro in fondo alla stanza in direzione del piano, c'era una scrivania con davanti uno specchio appeso sul muro. Dal soffitto pendeva un lampadario fatto di tanti piccoli cristalli. Sui muri non c'erano quadri o altro. In fondo alla stanza si trovava una porta-finestra che si apriva su un balcone che dava sul giardino di Villa Malfoy. Lo zaino e il baule di Altair erano sul letto.
-Ti piace?-
-È... stupenda- disse la ragazza che era rimasta a bocca aperta -Grazie mille signora Malfoy-
-Di nulla. Vieni, ti mostro il bagno-
La signora Malfoy entrò nella stanza e si avvicinò alla parete di destra.
-Revelio- disse e una porta, dello stesso colore dell'altra, apparì davanti a lei. Narcissa la aprì. Il bagno era grande la metà della stanza da letto. Le pareti dorate facevano contrasto con il pavimento piastrellato in argento. La vasca era ovale ed era già riempita d'acqua con tanto di schiuma azzurra e arancione e petali di rosa. C'era un profumo di rose che era meraviglioso. Altair lo adorava.
-Bene, ti lascio. Mettici tutto il tempo che ti serve. Tieni però conto che devi essere pronta, asciugata e vestita per le 18.30. I Nott ti aspettano per la cena-
-Ok grazie-
Narcissa uscì e Altair si godette quel fantastico bagno tiepido dall'aroma di rose.

Dopo due buone orette, Altair uscì dalla vasca e si mise l'accappatoio bianco che era appeso all'appendiabiti, in legno bianco, a fianco della vasca. Ad Hogwarts aveva imparato ad asciugarsi i capelli senza il phon, visto che tra i maghi non esisteva. Bisognava semplicemente passare la bacchetta sopra i capelli e dire una formula per far evaporare l'acqua. Ma Altair non aveva mai usato l'incantesimo. Lei, infatti, passava la bacchetta e basta. Visto che in quel momento la bacchetta era nel baule e non aveva voglia di prenderla, provò a passarsi i capelli solo con le mani e, ovviamente, funzionò comunque. Uscì dal bagno e vide che il baule era aperto.
-Altair, ho notato che non hai dei vestiti adatti a una cena- disse Narcissa entrando, tutta di fretta, con un vestio in mano
-Ehm... si. Io non ne metto-
-Be' ho recuperato questo dalla soffitta, tranquilla l'ho fatto pulire. Spero che ti piaccia. Secondo me ti starà d'incanto. Provalo intanto che ti prendo delle scarpe da abbinare- le passò il vestito e uscì di corsa dalla stanza. Altair guardò bene il vestito. Sembrava, anzi era identico, a quello di Alice di Alice nel paese delle meraviglie, ma senza il grembiule bianco. Lo provò e le stava d'incanto. L'azzurrino le stava molto bene (non pensava). Decise però di mettere anche le calze a righe bianche e nere che sul lato esterno avevano dei lacci simili a quelli dei corsetti. Si avvicinò al baule, lo chiuse, ci picchiettò sopra tre volte e lo riaprì. Il baule era diventato una botola che dava in una stanzina piena di roba, tra cui la Nimbus Duemila, i libri, le pergamene, le penne di scuola, la divisa, la bacchetta, i libri e i giornalini già letti, le cose per Astral e il gatto. Altair scese le scalette e prese la bacchetta, la quale si trovava nella sua scatola di Olivander posta su una piccola scrivania. Astral, comodamente stravacchato su un'amaca, si svegliò e, come la vide, le saltò in braccio, facendo un sacco di fusa.
Nel frattempo era tornata Narcissa.
-Altair?-
La ragazza risalì la scaletta del baule e tirò fuori la testa.
-Si?- disse mentre Astral saltava fuori.
-Ho portato qualche paia d scarpe-
-grazie mille, signora malfoy. Mi sono messa anche le calze. Preferisco così, mi piace di più- disse uscendo dal baule
-Oh bene. Tieni, vedi quali preferisci- Narcissa le passò tre paia di scarpe. Due ballerine, un paio bianco e uno nero, e un paio di scarpe col taccho, non tanto alti e col tacco con un po' di spessore. Altair obiettò per le scarpe col tacco.
-Bene, direi che ci siamo- disse Narcissa. Fece apparire uno specchio, di quelli alti con tante rifiniture sulla cima. Altair ci si specchiò e Astral le risalì in braccio. Sembrava davvero Alice, a parte per i capelli.
-Chissà come stai col pelo a strisce viola e rosa- disse al gatto (con la telepatia).
-Non ci provare- disse lui mentre soffiava, cosa che fece sorridere la ragazza. La signora Malfoy se ne accorse ma non disse nulla. Rimase dietro di lei, sovrastandola in altezza, a guardarla.
-Mi è venuta un'idea per i capelli, se ti va- le disse.
-Volentieri, grazie- rispose la ragazza lasciando andare il gatto.
Altair si sedette su uno sgabello, comparso davanti alla scrivania, mentre Narcissa iniziava a prenderle i capelli sulle tempie e la ciocca in mezzo per farle una treccia, che sarebbe poi ricaduta sui capelli rimasti sciolti.
A Narcissa piaceva prendersi cura di quella ragazza. Draco ormai non chiedeva più il suo aiuto da un po' di anni, e a lei mancava il "lavoro da mamma". Quella ragazza le ricordava sua sorella Andromeda: pura ma con un "attaccamento" ai babbani innaturale. Si sentiva protettiva nei suoi confronti. Non poteva permettere che Altair diventasse come quella traditrice di sua sorella. Ma forse questo non sarebbe accaduto. D'altronde, anche un' altra persona era cresciuta in orfanotrofio, più o meno nella sua stessa situazione: un genitore lo "conosceva" e l'altro no. Solo che quella persona in futuro aveva fatto cose orribili. Narcissa non poteva permettere nemmeno quello. Se fosse successo sarebbe diventata forse non come lui ma, per lo meno, come Bellatrix, l'altra sua sorella, e non voleva nemmeno questo. No. Doveva prendersi lei cura di Altair. Lei e nessun altro. Era per il suo bene.

Intanto che Narcissa pensava a queste cose, Altair aveva sentito tutto. In realtà non voleva ma la curiosità era troppa e non controllava ancora bene i suoi poteri da legilimens, soprattutto quando una persona aveva pensieri così profondi.

-Bene, direi che ci siamo. Ti lascio finire di preparare, ok?- le disse dolcemente accarezzandole la spalla. Dopodichè, uscì.
Altair prese l'astuccio coi trucchi. Si mise del lucidalabbra, dell'ombretto argentato e del mascara. Si mise anche lo smalto: azzurro celeste e sull'anulare fece dei pallini col bianco che aumentavano d'ampiezza con l'andare da detra a sinistra. Si mise la solita collana a forma di rombo di sangue di thestral e dei braccialetti argentati.
Si sentì un "pop" e comparì Dobby.
-Dobby è venuto a prendere i bauli, signorina Grindelwald-
-Oh si, aspetta un attimo- Altair prese Astral e lo rimise nel baule, assieme ad altre cose, e poi lo richiuse per darlo all'elfo.
-Tieni. Non è troppo pesante per te?-
-Certo che no signorina-
-Ok come vuoi-
L'elfo si smaterializzò per poi tornare un attimo dopo.
-La signorina Grindelwald è attesa al salotto ovest-
-Ehm... non è che mi potresti accompagnare?-
-Certamente-
-Grazie-
L'elfo rimase a guardarla con gli occhi e la bocca spalancati.
-Ti senti bene?-
-Dobby non era mai stato ringraziato, signorina. Dobby deve solo obbedire e prendere bastonate se non fa qualcosa nel modo giusto-
-Ah si? E a te sta bene?-
-Certo. Dobby vive per servire i Malfoy-
-Contento te- gli porse il braccio e i due si smaterializzarono nel salotto ovest, che alla fine era quello in cui si era smaterializzata coi Malfoy.
I signori Malfoy erano lì ad aspettarla.
-Signora Malfoy...-
-Ti prego, chiamami Narcissa-
-Ok... Narcissa, mi chiedevo, visto che mancano ancora dieci minuti, non è che potrei andare a salutare Draco? Sempre che stia abbastanza bene-
-Volevo proporti la stessa cosa. Draco ha chiesto di te. Dobby, portala nella stanza di nostro figlio-
-Certamente padrona- rispose l'elfo porgendo il braccio ad Altair.
-Si... preferirei andare a piedi. Non sono molto abituata a così tanti teletrasporti in un solo giorno-
-Teleche?-
-Ehh... non importa, lascia stare-

Dobby accompagnò Altair fino al terzo piano, ma invece che andare verso la sua stanza, si avviò verso il lato opposto del corridoio, dove alla fine c'era una porta uguale a quella della camera di Altair. Dobby bussò alla porta.
-Avanti- fece Draco con voce roca.
-La signorina Grindelwald è qui per vederla, padrone-
Draco spalancò gli occhi.
-Falla entrare e lasciaci soli- disse mettendosi a sedere sul letto.
-Ciao Draco. Come va?- disse lei entrando. La stanza era illuminata solo dal lume di alcune candele sparse ma Altair potè comunue notare che aveva le pareti di un colore scuro.
-Bene grazie. Non stare lì in piedi, vieni qui- disse lui dando qualche colpetto sul bordo del letto
Altair si sedette a fianco a lui.
-Stai molto bene con questo vestito. Non è tuo, vero?-
-No, me lo ha dato tua madre. È molto gentile con me-
-Ti ha fatto lei la treccia?- le chiese sfiorandole i capelli.
-Si. Sai, mi è venuto in mente... non è che avrei dovuto prendere lezioni di galateo?-
Draco si mise a ridere.
-È una cosa seria- disse lei offesa
-Seria? Maddai. E perchè dovresti?-
-Perchè la mia professoressa di matematica mi aveva spiegato che le famiglie purosangue sono... ai livelli di Buckingham Palace. Quindi, non so... mi è venuto in mente che magari voi avete dei modi un po' più... altezzosi?-
-Ma come? Non te lo hanno fatto studiare?-
-Ci hanno provato, inutilmente-
-Sta tranquilla. La signora Nott capirà. D'altronde è colpa dei babbani non tua-
-Mhh, speriamo-
Altair si mise a guardare la mano di Draco, il quale l'aveva spostata dai suoi capelli alla sua mano. Poi le tornò in mente il pensiero di Narcissa.
-Draco?-
-Si?-
-Tu cosa sai delle tue zie?-
-Non molto. Mamma mi ha detto che una è una traditrice perchè si è sposata con un nato-babbano, e che zia Bellatrix è ad Azkaban perchè era la migliore e più fedele Mangiamorte del Signore Oscuro-
-Si, ho sentito parlare di lei-
-Perchè questa domanda?-
-Così. Ora credo proprio che debba andare- Altair si alzò e si diresse alla porta.
-Draco-
-Si?- disse lui un po' speranzoso
-Guarisci presto-
-Grazie- era un po' deluso.
Altair uscì dalla stanza e tornò nel salotto ovest, dove i Malfoy la stavano aspettando. Prese le loro braccia e i tre si smaterializzarono.

 

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Capitolo 26
*** Villa Nott ***


I tre si smaterializzarono su una spiaggia. Davanti a loro si ergeva una villa gotica costruita nella roccia della scogliera. Altair e i Malfoy camminarono sulla spiaggia finchè non arrivrono al portone. La porta era già aperta, pertanto, i tre entrarono. Si ritrovarono in un lungo corridoio con tre lampadari che sembravano fluttuare.
-È permesso? Signora Nott?- fece Lucius.
Intanto la porta si era richiusa e qualcosa di fuori si stava muovendo sulle pareti.
-Oh siete arrivati. Vi stavamo aspettando. Signorina Grindelwald, Daphne e Theo sono nel salotto a sinistra in fondo al corridoio-
-Salve signora Nott. Grazie vado subito. Arrivederci signori Malfoy e grazie di tutto-
-Arrivederci- dissero i due.

Altair percorse tutto il corridoio fino a trovare una porta socchiusa sulla sinistra dalla quale provenivano delle voci. Entrò e vide che Daphne e Theo stavano facendo una partita a scacchi magigici sul divano. Sembravano molto concentrati. Altair aprì lentamente la porta e si avvicinò a gattoni al divano senza far rumore. Si alzò e disse
-Secondo me dovresti spostare la regina a destra, così lei sarà costretta a farsi mangiare l'alfiere e tu potrai fare scacco matto-
I due alzarono velocemente la testa verso di lei e subito un largo sorriso arrivò sulle bocche di entrambi.
-Altair!- dissero all'unisono.
-Finalmente sei arrivata- disse Theo
-Ti stavamo aspettando- disse Daphne
-Ragazzi! La cena è pronta!-
-Arriviamo mamma-
-Tu quando sei arrivata?- chiese Altair all'amica
-Qualche oretta fa-
I tre riattraversarono il corridoio, presero le scale di sinistra e salirono al primo piano.  Arrivarono in un salotto che aveva un balcone che dava sulla spiaggia. Era un balcone molto grande, infatti, vi era un tavolo apparecchiato con quattro sedie. La madre di Theo li aspettava seduta a capotavola. Theo si sedette al lato opposto della madre mentre le due ragazze si sedettero a fianco, con davanti la vista del tramonto.
-Allora Altair. Theodore e Daphne mi hanno detto che sei una studentessa modello- disse la signora Nott sorridendo
-Beh io...- Altair era oltremodo imbarazzata e si mise a guardare gli amici con sguardo interrogativo
-Suvvia. Ottimi voti. Molto brava a Quidditch. Simpatica e disponibile, anche con i professori-
-Troppo gentile- stava arrossendo. Sentiva le guance infiammarsi
-Loro mi hanno detto così. Be' ragazzi, servitevi pure- la signora Nott battè le mani due volte e sul tavolo apparirono insalate, costine, cosce di pollo, braciole di maiale, spaghetti, pesce, crostacei, ostriche e perfino caviale.
I ragazzi iniziarono a riempirsi i piatti.
-Allora Altair. Di Daphne so già tutto. Di te invece, ho solo sentito parlare. Mi hanno detto che ti piace molto l'Italia, non è vero?-
-Si, lo trovo un paese meraviglioso-
-Ebbene, domani prepareremo la pizza, vi va? E semmai potremmo andare al mare in Sardegna, ho sentito che le spiaggie sono favolose-
-Sarebbe magnifico- esclamò Daphne. Theo fece di si con la testa mentre addentava una coscia di pollo.
-Oltre a questo, mi hanno detto che ti piace leggere-
-Si, vero-
-E che cosa leggi?-
-Aah ninte di interessante...-
-Se lo leggi vuol dire che ti piace-
-Si ma...-
-Altair crede di non piacerti se te lo dirà mamma- disse Theo ridendo mentre si prendeva un'occhiataccia dall'amica
-Tranquilla non ti giudicherò-
Altair guardò Theo che, come risposta, alzò le sopracciglia.
-Io leggo libri e fumetti... babbani-
-Che genere?-
-Fumetti della Marvel o della DC e di solito per i libri dei fantasy o degli horror-
-E adesso che stai leggendo?-
-Christine: la macchina infernale di Stephen King-
-Non è troppo pauroso per una ragazza di tredici anni?-
-No, affatto. Se consideriamo che ho già letto sia Shining sia It, direi che questo non è nulla-
-It... l'ho letto fino a un certo punto poi mi sono venuti gli incubi e ho smesso-
-Di che parla?- chiese Daphne
-Lo vuoi proprio sapere?- le chiese Altair alzando le sopracciglia e facendo un mezzo sorriso.
-Io si- disse Theo
-Ok. It, o Pennywise, è un pagliaccio che uccide, anzi mangia, bambini-
-Bambini?- chiese Daphne leggermente traumatizzata
-Oh si. Li attira con un bel palloncino rosso- disse la signora Nott
-Anche lei legge Stephen King signora Nott?-
-Ne ho letti alcuni ma... troppo "cruenti" per me. Non è il mio genere anche se devo ammettere che scrive bene-
-Non pensavo che i purosangue leggessero libri babbani-
-Oh ma Stephen King non è affatto un babbano. È un purosangue americano, tutto qui-
-Questa poi- sussrrò la ragazza allibita

Finito di cenare i ragazzi andarono, inizialmente, nelle rispettive camere per poi incontrarsi in quella di Theo. Chiaccherarono, fecero delle partite a scacchi magigici e poi Altair gli fece vedere lo "sgabuzzino" della sua valigia, dove Astral stava dormendo su quello che sembrava un ramo spuntato dal muro.

In quei giorni di permanenza a Villa Nott i ragazzi fecero un sacco di bagni al mare, giocavano sulla spiaggia, volavano sulle scope a pelo sul mare, visitavano grotte e andavano in giro per la foresta sopra la scogliera. Come promesso, la signora Nott li portò anche in Italia. Andarono in Sardegna, in Puglia, in Sicilia, all'Isola d'Elba e anche a Roma, ovviamente in località magiche e, quindi, completamente nascoste ai babbani.

Quel pomeriggio (mancavano tre giorni al rientro di Altair a Villa Malfoy) i ragazzi erano nella biblioteca della villa. Theo si era ricordato del discorso delle sirene che aveva intrapreso con Altair a scuola l'anno prima e i tre si erano catapultati nella biblioteca (il cui accesso era proibito) intanto che la signora Nott era uscita per delle commissioni.
-Trovato niente?- chiese Daphne
-No. Altair dove stai cercando?-
-Nel reparto creature marine-
-Theo non ti ricordi che libro era?-
-No. Aspetta... centrava qualcosa con gli animali fantastici-
-Ma le sirene non sono animali- disse Daphne
-Avevo visto qualcosa... "Animali fantastici e dove trovarli" può essere?- chiese Altair
-Può darsi. L'ho visto prima... Eccolo- Theo prese il libro e lo mise sulla scrivania del padre. Andò sulla pagina dei capitoli e li torvarono scritto "Merpeople". Aprirono la pagina e videro il disegno di una normalissima sirena.
-Che strano. Mamma mi ha detto che non sono così-
-Io le ho sempre sentite descrivere in questo modo. Anche se, in effetti, i babbani le ritengono creature fantastiche e non reali, quindi non le hanno viste, suppongo-
I ragazzi rimasero a fissare l'immagine per un po', poi Daphne decise di girare pagina, nella speranza di trovarci qualcosa di più. Invece si imbatterono nel disegno di un serpente.
-Basilisco. Che roba è?- chiese Altair
-Un serpente- disse Theo
-Grazie-
-Mio padre mi ha spiegato che ha dei grandi occhi gialli e che se incroci il suo sguardo muori- fece Daphne
-In pratica uno dei serpenti di Medusa si è staccato dalla sua testa e ha preso la sua strada... Interessante- ironizzò Altair
-Medusa?- chiese Theo
-La donna con i serpenti al posto dei capelli che se li guardi diventi una statua di pietra. È una forma mitologica, greca-
-Ah-
-Comunque mio padre mi ha detto anche che cinquant'anni fa un Basilisco è uscito da chissà dove e ha ucciso una studentessa a Hogwarts. Dicono che sia ancora nascosto sotto la scuola-
-Stai scherzando spero?- chiese Theo allarmato
-No, affatto. È una cosa realmente successa. Hanno trovato la ragazza...-
-Vorrai dire il cadavere della ragazza- disse Altair
-Si quello... comunque, hanno trovato il cadavere nel bagno delle ragazze del terzo piano. Quello dove non va mai nessuno-
-E non ci andate per quello che è successo ooo...-
-No. Non credo che le altre sappiano di questa storia. Non ci andiamo perchè ci sta sempre Mirtilla Malcontenta-
-E chi è?-
-Un fantasma-
-Aaaah-
-Ecco perchè Pansy mi ha detto di non andare in quel bagno. Sentivo dei lamenti ma non capivo mai chi fosse-
-Be' ora lo sai-
-E perchè piange?- chiese Theo
-Uff, e chi lo sa- disse Daphne.

I tre giorni passarono più veloci degli altri e la sera, poco prima di cena, i signori Malfoy e i signori Greengrass arrivarono a Villa Nott.
-Daphne, forza andiamo o faremo tardi alla cena dagli zii. Tua sorella è già là- fece con fare sbrigatico la signora Greengrass.
-Si mamma. Ciao ragazzi, ci si ritrova tutti al binario 9 3/4?-
-Si, certo- fecero gli altri due all'unisono.
Daphne si smaterializzò assieme ai suoi genitori.
-Altair, mi era venuta l'idea di portarti a Diagon Alley uno di questi giorni, sai, per fare un po' di compere-
-Si d'accordo, sarebbe fantastico Narcissa, grazie-
-Di nulla. Elizabeth, grazie per averla tenuta per queste settimane-
-Ma figurati Narcissa, è stato un piacere. E poi è così ben educata-
Altair e Theo si guardarono con un sorriso complice. Ovviamente gli adulti non sapevano veramente che tipo erano i ragazzi.
-Adesso direi di andare, Draco ci sta aspettando- disse Lucius.

Altair prese le braccia dei signori Malfoy e, dopo aver salutato i Nott, i tre si smaterializzarono al salotto ovest del Manor.


 

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Capitolo 27
*** Il diario ***


-Finalmente sei tornata-
Draco era appena entrato nel salotto quando i signori Malfoy e Altair si smaterializzarono.
-Ragazzi, fra dieci minuti si cena- disse Narcissa
-D'accordo- risposero i due
I signori Malfoy uscirono dal salotto  mentre Draco e Altair rimasero a guardarsi uno davanti all'altra.

-Come stai?- Altair aveva la voce rotta dall'imbarazzo.
-Bene te? Ti sei divertita dai Nott?- Draco era fermo e composto, come il ragazzo di alto lignaggio quale era. se ne stava rigido con le mani dietro la schiena,il mento proteso verso alto, le spalle alte e il petto in fuori. Indossava un completo nero dal quale spiccava il colletto verde smeraldo della camicia. Le scarpe perfettamente lucidate e i capelli splendidamente in ordine, gli davano un aria davvero signorile. Il tono era serio, azzeccato con l'intero portamento del giovane. Solo gli occhi lo tradivano: potrebbero essere sembrati seri a chiunque, perfino ai suoi genitori, ma non ad Altair. Lei riusciva a vedere quello scintillio che li contraddistinguevano.
-Si è stato bello- anche Altair era in una posizione rigida e composta. Avrebbe voluto raccontargli tante di quelle cose...ma qualcosa la fermava. Non avrebbe proprio saputo dire cosa. Non c'era mai stato niente che l'avesse fermata nel dire qualcosa a Draco: quando lo rimproverava perchè la distraeva, quando gli diceva che stava esagerando, e soprattutto quando lo inchiodava sul divano per raccontargli di quello che era successo.
-Dopo cena voglio farti vedere una cosa che ho trovato nello studio di mio padre qualche giorno fa. Era andato alla Gringott ed era tornato con un fare sospetto. Aveva una cosa in tasca- Gli era comparso un ghigno e lei conosceva bene quale: gli spuntava sempre quando tramava qualcosa contro Potter. Solo che, quella volta, il grifone non c'entrava nulla.
-Che cos'è?-
-Te lo dirò dopo. Anzi, te lo farò vedere. Magari tu ci capisci qualcosa-
-E perchè dovrei?-
-Non so, visto che leggi un sacco di libri del reparto proibito della biblioteca magari lo riconosci-
-È una cosa di magia oscura, allora-
-Non ne ho idea-
-Ok- la cosa non la convinceva più di tanto ma decise comunque di assecondarlo.

Dopo cena i due andarono nella stanza di Draco a giocare a scacchi magici.
-Ragazzi noi andiamo a dormire. Non fate tardi- disse Narcissa
-Si ok-
-Allora? Questa cosa segreta?- chese Altair dopo che si furono accertati che i signori Malfoy fossero nella loro camera
-Vieni con me-
Draco uscì dalla stanza, seguito a ruota da Altair. I due scesero al secondo piano ed entrarono in una stanza buia. Davanti alla finestra c'era una scrivania e ai muri si trovavano due librerie.
-Questo è lo studio di mio padre. Non ci sarebbe concesso entrare-
Draco andò alla scrivania, aprì un cassetto e ne tirò fuori un libricino di pelle nera, simile a quello di Altair.
-Ecco, tieni-
La ragazza prese il libro e lesse il nome scritto sulla targetta d'oro in basso.
-Tom Marvolo Riddle-
-Tu sai chi è?-
-Si-
-Davvero??!- Draco aveva spalancato occhi e bocca ma non appena vide l'espressione incuriosita e preoccupata della ragazza si preoccupò anche lui.
-Altair? Chi è questo Tom?-
-Non te lo hanno detto?-
-N-no-
-Tom Marvolo Riddle è il vero nome di Lord Voldemort-
Draco adesso era terrorizzato.
-Lasciamolo qui, non...- il ragazzo tentò di riprendere il diario, inutilmente
-No, perchè? Io voglio vedere che cosa...- Altair aprì il diario ma le pagine erano completamente bianche.
-Non capisco. Mettilo via magari c'è una maledizione-
-Se ci fosse una maledizione tuo padre non sarebbe in camera. Proviamo a scriverci qualcosa- disse mentre si sedeva comodamente sulla sedia di Lucius
-Ma sei pazza??! Se mio padre lo verrà a sapere ci ucciderà-
-Stai tranquillo. Al massimo strappo la pagina-
Altair prese una penna, la tinse nell'inchiostro e scrisse "Ciao". Un attimo dopo la scritta scomparve e ne apparve un'altra "Ciao. Con chi ho l'onore di parlare, anzi, di scrivere?".
-Ma che??-
-Come immaginavo-
-Tu lo sapevi? Come...-
-Ne ho uno simile. Me lo ha lasciato mio padre-
-E cosa fa?-
-Be' in pratica io ci scrivo quello che mi succede e lui mi da delle dritte. Questo non so come funziona ma il mio era il diario degli appunti di mio padre e quindi quando mi serve un aiuto lui me lo trova subito-
-Diario degli appunti? Cioè ci faceva degli schemi per gli incantesimi?-
-Si all'incirca-
-E questo quindi? Cosa pensi che sia?-
-Chiediamoglielo-
Altair scrisse "tu sei Tom?". Come prima la frase scomparve e ne arrivò un'altra "Si. Tu chi sei?" "Io mi chiamo Altair Grindelwald"
"Quel Grindelwald? Il mago oscuro?" "Si. È mio padre. Cos'è questo diario?" "È il diario dove ho inserito i miei ricordi di quando andavo a Hogwarts. Ora che cosa sono diventato?" "Ora non si sa. Dodici anni fa hai provato a uccidere un neonato, senza successo. Ora pare che tu sia ancora vivo. Ti ho incontrato l'anno scorso e avevi un volto quasi da serpente. Mio padre è in prigione e ora sei tu il mago oscuro più potente del Mondo Magico" "vuoi dire che Lord Voldenort non è riuscito ad uccidere un bambino?" "Eh già".
-Altair, non credo sia saggio prenderlo in giro-
-Andiamo, lasciami divertire un po'-
"Che cosa è successo quando mi hai incontrato?" "Adesso ti spiego. È una storia un po' lunga" Altair scrisse di quello che era successo qualche mese prima.
-Altair è meglio metterlo via. Io non mi fido-
-Ok-
"Raccontami altre cose. Ho dei seguaci? Un grande castello? Silente è morto?" "Si. Non lo so. No. Scusa Tom ma ora devo andare" "ti aspetterò".
Altair rimise il diario nel cassetto e lei e Draco uscirono dallo studio di Lucius.
-Questa cosa non mi piace. Ok che è il
giovane Tu-Sai-Chi ma comunque non mi convince-
-Non gli scriverò più tranquillo- disse mentre rimetteva tutto a posto, per poi seguire l'amico al piano di opra e chiudersi in camera.

Ovviamente non era vero. Ogni sera, eccetto quelle in cui Lucius era nello studio, Altair sgattaiolava dentro e scriveva con Tom: gli raccontò di Silente, del Mondo Magico quando lui era al potere (almeno quello che sapeva lei) e dei Mangiamorte. "Chi è il migliore Mangiamorte di tutti?" Gli aveva chiesto un giorno "Per quanto ho capito Bellatrix Lestrange. Adesso è ad Azkaban assieme ad altri. Pare che quando era davanti alla giuria del Wizengamot abbia fatto una specie di dichiarazione d'amore verso di te. Alcuni hanno ritenuto che ormai fosse impazzita completamente altri invece hanno iniziato a pensare che voi due avevate avuto una relazione, nonostante lei fosse sposata" "E ce l'avevamo?" "Questo non lo so" "tu l'hai mai vista?" "No. Posso farti una domanda?" "Si certo" "Nei sotterranei della scuola c'è un Basilisco?" "Oh si. Creature fantastiche i serpenti" "Tu parli il serpentese vero?" "Si. E tu?" "No ma posso comunicare telepaticamente con qualsiasi animale" "Interessante. Immagino che sarai una delle studentessi più brillanti del tuo anno. O addirittura della scuola" "Ho preso ottimi voti si. Sei tu che hai izzato il Basilisco contro una studentessa?" "Caspita che intuito. Se ritornerò in vita dovrò stare attento a non averti contro. Si, ma per ora non ti dirò chi era. Ti dico solo che è stato solo per legittima difesa. Anche se poi mi sono reso conto che è stato divertente" "E nessuno ti ha scoperto. Silente non eveva dei sospetti?" "Si ma... io ero un ottimo alunno, il più bravo di tutti. Lui non aveva prove e gli altri professori mi adoravano. Non poteva accusarmi neanche volendo" "Ho sentito dire che sai ingannare la gente molto bene" "Si è vero. Direi che posso vantarmene" "Vado. Ci si sente un'altra volta, ok?" "D'accordo. Ti aspetto".
Quella però fu l'ultima volta in cui Altair scriveva con Tom. Una sera il signor Malfoy prese il diario e se ne andò, ritornando una mezzoretta dopo senza di esso.

In quei giorni Altair e Draco se ne stavano in giardino con i pavoni, facevano dei giri con le scope (di notte volavano sopra Londra) nuove di zecca (un giorno il signor Malfoy arrivò con le nuove Nimbus Duemila Uno -Entrerò nella squadra, dovessi comprare scope nuove per tutti- aveva detto quel giorno Draco. E il padre era d'accordo). Narcissa portò Altair un paio di volte a prendere dei vestiti. Grigio, azzurro, e verde erano i colori che preferiva, però Narcissa dovette ammettere che non stava affatto male col nero.

Il primo di agosto a Villa Malfoy ci sarebbe stato un ballo di ricevimento delle famiglie purosangue più importanti delle Sacre 28. Queste erano: Greengrass, Rowle, Rosier, Nott, Yaxley, Parkinson, Avery, Bulstrode, Macmillan e, naturalmente, Malfoy.
Quella sera, Altair decise di mettersi un vestito verde smeraldo, che iniziava con un corsetto e finiva con una gonna che arrivava poco sopra le ginocchia. I capelli erano raccolti in una treccia messa sulla spalla destra, adornati con della polvetina argentata. Al collo portava la solita collana e si rimise i braccialetti della prima serata a villa Nott.
All'arrivo, gli ospiti si sorpresero di vedere anche Altair. Non si aspettavano di vedere la figlia di Gellert Grindelwald a fianco del bel, elegantissimo giovane Malfoy. Tutti la salutarono, chi con un inchino, chi con un bacio sulla mano, chi con un semplice saluto. Alcuni dissero "non vedavamo l'ora di conoscerla, signorina Grindelwald" oppure "per ogni cosa, chieda pure a noi" o anche "non ci avevano detto che eravate così graziosa".
Oltre agli adulti c'erano anche Daphne, Theodore, Millicent e Pansy.
Più che un ballo sembrava un semplice raduno. Alcuni uomini da una parte, altri da un' altra, mentre le donne erano tutte assieme. I sei ragazzi iniziarono a parlare di come avevano trascorso le vacanze. Chi (Draco e Millicent) era stato a casa e chi invece (tutti gli altri) aveva scorrazzato in giro.
Arrivò l'ora del buffet. C'erano salumi, formaggi, frutta, verdura, dolci francesi, tutto preparato con la massima cura e perfezione (voluta specialmente da Narcissa).
Lucius e il signor Parkinson si erano messi a parlare in disparte. Dopo che il secondo fece un cenno alla moglie, quella e Narcissa li raggiunsero. Parlottavano fra loro: i signori Parkinson e Lucius sembravano fieri di quello che stavano dicendo, mentre Narcissa li guardava lievemente interdetta, spostando lo sguardo da loro al gruppetto di di ragazzi.

-Che sta succedendo?- chiese Pansy appena vide che anche gli altri si erano accorti dell situazione
-Non so. Narcissa ha voltato più volte lo sguardo verso di noi però- disse Altair
-Quando mia madre fa così vuol dire che qualcosa che sta succedendo non la convince. E non convince nemmeno me-
-Staranno parlando di affari. Lasciamoli stare- propose Theo
-Che ne vuoi sapere tu? Tua madre non fa un accordo con i miei da anni ormai- lo rimbeccò Malfoy
-Tu non sai cosa fa mia madre-
-Si e non mi interessa. Di sicuro non sarà qualcosa di buono- rispose secco lui con sguardo tutt'altro che amichevole
-Prova solo a pensare a una cosa del genere Malfoy e...- Nott gli si era avvicinato minacciosamente. Sebbene Draco fosse cresciuto in quei mesi, Theo lo superava comunque di qualche entimetro
-E? Mi farai del male, Nott? Così facendo andrai a trovare tuo padre in prigione. Sai, ho sentito che lì non fanno sconti per nessuno, nemmeno per i minorenni-
-Draco, smettila adesso- intervenne Altair
-Perchè dovrebbe smetterla? È vero- fece Pansy avicinandosi al biondo. Altair la fulminò con lo sguardo.
-Questo non dovevi dirlo Malfoy- rispose con un ringhio stringendo i pugni. Daphne gli si era messa a fianco
-Uuuh ma che paura-
-Ragazzi, smettetela adesso. Magari non stanno parlando neanche di affari-
-Daphne ha ragione. Magari i Parkinson stanno raccontando, chessò... del viaggio di nozze- provò a tranquillizzarli Altair. Tra quei due doveva esserci sempre un qualche conflitto. A volte Draco s comportava peggio con Theo che con Harry.
-Comunque, a me il comportamento di mia madre non mi piace-
-Eeeh- lo incalzò Altair
-E scusa, non dovevo dire quelle cose- fece Draco rivolto a Theo, chiaramente meno pentito di quanto voleva sembrare
-D'accordo. Accetto le tue scuse. Non è che ci faresti fare un giro per il giardino? Ho sentito che hai dei pavoni- fece il moro cercando di smorzare quello "scontro"
-Si è vero. Sono tra le creature più nobili che ci siano- disse, chiaramente orgolioso, alzando il mento in modo altezzoso e facendo strada verso l'uscita
-Noi andiamo a mangiare qualcosa- dissero Daphne e Millicent, mentre gli altri quattro uscirono.

La notte avvolgeva tutta la villa, illuminata solo dalle luci interne e dallo splendore della luna piena. Per fortuna la serata non fu più seguita da litigate, anzi, sembrava proprio che Theo e Draco andassero finalmente d'accordo e Altair ne fu davvero sollevata.
A fine serata i ragazzi si salutarono e le famiglie tornarono ognuna a casa propria.

 

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Capitolo 28
*** Magie Sinister ***


Quel giorno Altair si svegliò con il sole che le batteva proprio sugli occhi. Astral era a fianco a lei che dormiva. Tentò di alzarsi senza svegliarlo ma il gatto aprì gli occhi.
-Ho sentito un gufo arrivare- le disse
-Ok, e quindi?-
-Sembrava uno di quelli della scuola-
Altair iniziò a preoccuparsi. Che Silente sappesse che lei era lì? Che sappesse di quello che aveva fatto in quei giorni? No, impossibile.

Scese le scale e andò nel salone dove si faceva colazione. I Malfoy erano già lì e l'aspettavano. Il signor Malfoy era già vestito di tutto punto per ucire. Portava un completo nero, cravatta nera e scarpe nere, appena lucidate. Al collo portava una catenina con un ciondolo a mandorla che rappresentava lo stemma della sua famiglia: una grande M dentro a quello che sembrava uno scudo, il quale era affiancato ai lati da due fenici con la coda da serpente. lo scudo aveva due frecce che gli passavano in diagonale dietro e una nel mezzo, sulla quale, prima della punta, si attorcigliavano due serpenti. sotto la grande M si trovavano delle scritte ma Altair non riuscì a leggerle. I capelli del padrone di casa erano ordinatamente raccolti in una coda, tenuta stretta da un fiocco, anch'esso nero, che finiva con due code lunghe le quali davano un bel contrasto coi capelli biondi dell'uomo. Narcissa, al contrario, portava ancora la vestaglia da notte. Questa era nera e chiusa da una cintola di colore grio. I capelli erano ordinatamente racolti in uno chignon. Draco era ancora in pigiama, due pezzi a righe argento e verde smeraldo. I capelli del ragzzo erano ordinati e laccati, come se dal giorno prima non li avesse toccati minimamente.

Lucius aveva una lettera in mano e appena Altair si sedette, dopo aver salutato, glie la porse.
-Posta da scuola. Sono l'elenco dei libri da prendere quest'anno. Evidentemente Silente ha saputo che sei qui-
-Come ha fatto?- chiese Draco
-E chi lo sa. Quell'uomo è davvero bizzarro- fece Narcissa
Altair lesse la lettera.

Gli studenti del secondo anno dovranno fornirsi dei seguenti testi:

Manuale degli incantesimi, Volume secondo di Miranda Gadula
A merenda con la morte di Gilderoy Allock
A spasso con gli spiriti di Gilderoy Allock
In vacanza con le streghe di Gilderoy Allock
Trekking con i troll di Gilderoy Allock
In viaggio con i vampiri di Gilderoy Allock
A passeggio con i lupi mannari di Gilderoy Allock
Un anno con lo yeti di Gilderoy Allock

-Perchè dobbiamo comprare tutti questi libri di Gilderoy Allock?- chiese Draco con tono di disprezzo nella voce
-Perchè sarà il vostro professore di Difesa contro le arti oscure- spiegò Narcissa mentre il suo coltello spalmava del buroo su una fetta di pane
-I Weasley non riusciranno mai a pagarli tutti- disse Draco ridendo
-Costano molto?- chiese Altair
-Per quei traditori del proprio sangue si, ma per noi... tu hai soldi?-
-Si, sono alla Gringott. Solo che la chiave suppongo ce l'abbia Silente-
-Andrò a prenderla uno di questi giorni- disse Lucius mentre la caraffa gli serviva nel bicchiere dell'aranciata
-No, non se ne parla. Andrò io. Tu di sicuro combinerai qualche guaio- disse Narcissa
-Ma...-
-Niente ma. Andrò io. Punto-
I ragazzi si guardarono allibiti. Non si aspettavano una simile reazione.
-Comunque vedete di non fare troppa amicizia con quello lì. Soprattutto tu Altair. Sarà tanto affascinante, ma è un completo bugiardo-
-Gilderoy Allock, affascinante, cara?- chiese con tono risoluto il marito mentre si passava delicatamente il tovagliolo sulla bocca
-Be' per molte lo è-
-Perchè un bugiardo mamma?-
-Perchè quello che c'è scritto in quei libri sono solo avventure fatte da altri e lui, per prendersi il merito, li ha obliviati. È soltanto un impostore-
-E tu come fai a saperlo?-
-Lo abbiamo scoperto quando ancora c'era il Signore Oscuro- disse Lucius con un ghigno -Eravamo in missione io, i tre Lestrange e Grayback. Dovevamo recuperare dei libri e alcuni manufatti maledetti ma quando siamo arrivati sul posto ci abbiamo trovato Allock e un vecchio mago, che oltretutto conoscevo. Il vecchio, Scabior si chiamava, gli stava raccontando di una volta in cui aveva trovato un uomo appeso a un cappio, che poi si è rivelato essere un vampiro, e lui è riuscito a intrappolarlo fra dei massi e poi a dargli fuoco. Finito di raccontare, Allock gli tolse la memoria ma non fece a tempo ad uscire perchè noi eravamo sulla soglia-
-Ah però. Proprio un galantuomo insomma- fece Altair mentre anche il suo coltello iniziava a spalmare del burro su una fetta di pane
-Già. Eccolo è lui- Narcissa diede ai ragazzi un libro che dietro aveva una foto di un uomo biondo e sorridente.
-Ha la faccia da schiaffi- disse Altair e Draco iniziò a ridere.
-Mh... è più o meno quello che ha detto sua sorella- disse Lucius indicando la moglie
-Più o meno?-
-Be' in realtà lei ha fatto "hai l'aria di uno che non prende un cruciatus da un bel po' "- disse con una voce abbastanza stridula
I ragazzi si misero subito a ridere.

Qualche giorno dopo, mercoledì, Altair, Draco e Lucius uscirono per andare a Diagon Alley. Quando arrivarono lì però, il signor Malfoy li portò a Notturn Alley.
-Papà che ci facciamo qui?- chiese Draco preoccupato
-Devo andare un attimo da un vecchio amico. Non ci metteremo molto-
I tre arrivarono davanti al negozio di Magie Sinister. Draco aprì la porta, seguito da Lucius e Altair.
-Ragazzi, non toccate nulla- disse mentre suonava il campanello al bancone
-Spero che Potter abbia fatto qualche cavolata e che questo anno non venga a scuola. Tutti che lo adorano. Tutti che lo ritengono così brillante! Potter il Magnifico, con la sua cicatrice e il suo nomignolo: il ragazzo che è sopravvissuto...
-Questo lo hai già detto mille volte- disse Altair aggiandosi tra le teche di vetro
-E vorrei ricordarti che non è... prudente... mostrarsi poco entusiasti di Harry Potter quando molti di noi lo considetano un eroe. Ah, signor Sinister-
-Signor Malfoy. Che piacere vederla. Noto che ci sono anche il signorino Malfoy e la signorina Grindelwald-
Il signor Sinister era un uomo alto, magro e con la faccia tutta raggrinzita. Portava un completo da lavoro viola, molto semplice ma, allo stesso tempo, molto elegante.
-Salve signor Sinister- salutò cordialmente la ragazza assieme a un cenno col capo
-Vi conoscete?- chiese Lucius
-Si. La signorina è venuta qui l'anno scorso a prendere quella collana che porta proprio ora al collo- fece il commesso indicandola.

I due continuarono a parlare fra di loro mentre Draco e Altair curiosavano nel negozio. Draco si era soffermato su una mano avvizzita posta su un cuscino.
-Mi compri quella?- chiese al padre, indicandola
-Ah, la mano della Gloria!- esclamò Sinister avvicinandosi -Se vi inserite una candela, fa luce, ma solo a colui che la regge! È l'amica fidata di ladri e scassinatori. Suo figlio ha molto gusto signore!-
-Fico- disse Altair
-Spero che mio figlio faccia qualcosa di più soddisfacente del ladro o scassinatore- il signor Malfoy sembrava davvero seccato

I due continuarono a parlare mentre Altair si soffermò a guardare un giubotto in pelle rosa. Sembrava...
-Signor Sinister, scusi se la interrompo ma...di che è fatto questo giubotto?-
-Pelle di babbano, signorina Grindelwald-
-Ah. Eh... non dovrebbe, diciamo... decomporsi?- chiese in tono schifato
-No. Gli è stato fatto un incantesimo proprio per evitarlo-
-Ssssi... Ovviamente-
-Che strano colore- fece poi avvicinandosi a una mela di un rosso sangue intenso -È avvelenata?-
-Si. Che intuito signorina-
-Aah non è intuito. In una fiaba babbana viene usata una mela avvelenata-
-Le fiabe babbane hanno temi del genere?- chiese Draco
-Oh si-
-E sono per bambini?-
-Certo. Poi diventano grandi e leggono di... case stregate dove ci è morta della gente... macchine infernali pluriomicide... e clown che mangiano bambini- disse lei mentre gli si avvicinava, usando sempre più una voce sussurrata ma acuta, imitando proprio la Regina cattiva. Draco deglutì e si allontanò con fare impaurito. Si avvicinò a un armadio, allungò una mano ma si fermò sentendo il padre.
-Fatto. Venite ragazzi!-
I tre uscirono dal negozio e si avviarono verso Diagon Alley. Andando, Altair aveva visto in una vetrina un vestito blu scuro che le piaceva un sacco. Era un corsetto gotico in pelle con una gonna di tulle a strati.

Arrivarono al negozio dove si prendevano le divise della scuola. Sulla porta li aspettava Narcissa, vestita con una gicca verde smeraldo dalle spalline allungate, chiusa da un quintetto di bottoni argntati, che lasciava intravedere solo il colletto della camicia bianca che portava sotto. La gonna stretta, che arrivava poco sopra le ginocchia, era dello stesso colre della giacca. Ai piedi portava dei tacchi alti e sul collo aveva una collana di perle. I capelli, infine, erano sempre raccolti nell'ordinato chignon.
-Dai ragazzi venite. Lucius, vai pure, ci penso io per ora. Altair ho qui la tua chiave. Dopo andremo alla Gringott. Adesso fatevi prendere le misure per la nuova divisa-

Dopo aver ordinato le nuove divise i tre si diressero alla Gringott.
Andarono fino in fondo al corridoio, verso un folletto con degli occhiali.
-Noi dovremmo accedere alla camera della signorina Grindelwald- disse Narcissa in tono altezzoso
-Chiave e bacchette, prego- i tre ubbidirono.
-Seguitemi, per favore-
Il folletto li portò in un'altra stanza dove si trovava una specie di carrello, di quelli che si trovano in miniera, su delle piccole rotaie.
-Salite- disse l'elfo -Avete degli impermeabili?-
-No- dissero i tre
-Prendete questi teli. Si passerà sotto la cascata del ladro-
Poi, tirando una leva, il carrrello partì. Sembrava di essere sulle montagne russe. Andarono molto verso il basso. Videro dei soffi di fumo e sentirono dei versi di drago. Passarono sotto a una cascata e poi per un tunnel sotto a un lago. Arrivarono davanti a un corridoio buio. Il folletto mise una mano sul muro e si accesero delle fiaccole. Si sentirono anche vari schioppetti. Il folletto proseguì e mise una mano sul muro di pietra che si ritrovarono davanti. Questo si aprì facendo vedere un atrio circolare con un alto soffitto a volta. Qualcosa sbucò fuori da una fila di colonne. Era un'enorme chimera, alta ben cinque metri. Il folletto prese quelli che sembravano degli artigli di ferro e graffiò il muro, creando il suono spregevole delle unghie sulla lavagna decisamente amplificato. La chimera si accucciò con le zampe che coprivano le orecchie.
-È abituata ad aspettarsi dolore ogni volta che sente questo suono-
Si avvicinò a una porta blindata targata 1043. La porta era fatta in modo molto strano. Era completamente ricoperta di draghi e al centro si trovava il muso stilizzato di uno di essi. Quando il folletto gli mostrò la chiave, dal muso fuoriuscì una lingua con lo spazio per metterci la chiave. Il folletto la infilò e il muso ritirò la lingua. Gli occhi gli si brillarono di un blu elettrico e tutti i piccoli draghetti si spostarono sul muro. La testa del drago venne risucchiata dal metallo della porta e questa si aprì a mo' di spirale. Quando i quattro entrarono la porta si richiuse alle loro spalle.
La camera era enorme. C'erano armature di tutti i tipi, libri, pergamene, spade, coltelli, altre armi, di cui nessuna a fuoco, gioielli, coppe, vestiti, piatti, biccheri, servizi da tavola. C'erano perfino dei letti d'oro, carrozze, statue di animali. Al centro c'era un modellino di un castello e uno della prigione di Nurmengard. Ai muri c'erano anche quadri e ritratti coperti da teli bianchi. A terra e dove c'erano spazzietti si trovavano montagne di monete. Non si poteva neanche fare un passo senza toccarne una.
-Aspetti a prendere le monete, signorina. Devo togliere le maledizioni-
Il folletto fece un cerchio per terra.
-Faccia un triangolo con la bacchetta, signorina. Il cerchio deve starci dentro-
Altair lo fece.
-Ora metta la sua bacchetta al centro del triangolo-
Altair fece anche quello. Il simbolo si illuminò.
-Bene. Ora può proseguire-
Altair prese alcuni galeoni, degli zellini e delle falci e li mise nello zaino.

Quando i tre furono di nuovo all'aperto Lucius e Draco andarono al Ghirigoro, mentre Altair e Narcissa andarono nel primo negozio a ritirare le divise.
Quando tornarono verso il Ghirigoro trovarono Hagrid che scacciava fuori Draco e Lucius. Il secondo aveva un occhio nero.
-O Salazar. Lucius che hai fatto?- Narcissa gli corse incontro guardandogli la ferita.
-Weasley. Quel traditore del proprio sangue mi ha attaccato-
-Andiamo a casa, devi metterti del ghiaccio e prendere qualcosa. Su ragazzi, forza-
Altair intanto stava guardando nella vetrina del negozio: c'erano Hagrid e i signori Weasley che parlavano con i Granger e poco più in là i gemelli, Ginny, Ron, Hermione e Harry. Quest'ultimo la salutò ma Altair non fece in tempo a ricambiare che Draco la prese per un braccio e la portò via.

 

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Capitolo 29
*** Ritorno ad Hogwarts ***


Qualche giorno dopo i quattro tornarono al Ghirigoro a prendere i libri di Allock e poi, mentre Lucius faceva delle commissioni, Narcissa portò i due a Notturn Alley dove Altair provò il vestito che aveva visto.
-Ti sta benissimo. Potresti metterlo alla festa di Halloween- disse Narcissa
-É un'ottima idea. In effetti, non ci avevo pensato-
-E poi questo blu scuro ti sta proprio bene- disse Draco sottovoce mentre la madre andava a pagare. Altair lo guardò negli occhi e, vedendo il sorrisetto malizioso dell'amico, capì che stava arrossendo.

Le vacanze a Villa Malfoy terminarono in fretta. La sera del 31 agosto i ragazzi avevano già preparato le valigie e la mattina del primo settembre si alzarono presto per arrivare in anticipo. Draco mise dei pantaloni neri e una camicia verde smeraldo mentre Altair si mise una gonna alta azzurro ciano e una maglietta grigia a maniche corte, stretta, la cui fine andò dentro alla gonna.
I quattro arrivarono alla stazione di King's Cross alle 10.40 con una carrozza nera trainata da cavalli anchessi, ovviamente,neri.

Appena attraversarono la barriera videro subito i Parkinson parlare con i Greengrass.
-Ciao Pansy, ciao Daphne- le salutarono i due
-Ciao Draco, ciao Altair- li salutarono le altre due
-Voi avete visto Theo? Qui non c'è- chiese Daphne
-No, almeno io non l'ho visto. Tu Altair?-
-Nemmeno-
-Eccolo! È appena entrato-
Theo e la madre si avvicinarono al gruppo.
-Ciao Theo-
-Ciao ragazzi. Stanno arrivando anche Tiger e Goyle-
-Ah, Blaise è già sul treno, ci sta aspettando- disse Pansy
-Ok allora andiamo- disse Altair
Non appena arrivarono anche Tiger e Goyle, i ragazzi salutarono i genitori e salirono sul treno. Trovarono Blaise in uno scompartimento vuoto e si sedettero tutti quanti. Proprio quando il treno stava per partire, i ragazzi videro una gran folla attorno alla colonna. A quanto pare il passaggio era bloccato perchè gli adulti non riuscivano ad uscire.
-Che strano. Come sarà successo?- chiese Pansy
-Probabilmente qualche pidocchio dei Grifondoro ha voluto giocare agli adulti un brutto scherzo- disse Draco
-Mmh, non ne sono convinta- fece Altair

Dopo che i ragazzi ebbero finito tutti i dolci che avevano preso, Draco, Tiger e Goyle decisero di andare a perlustrare gli altri vagoni.
-Scommetto quello che volete che starà andando a vedere se c'è Potter- disse Theo
-Si probabile. Anche se... io non l'ho visto entrare. Nè lui nè i Weasley- disse Altair
-Magari erano arrivati in anticipo- ipotizzò Daphne
-Io li ho visti entrare tutti tranne Potter e il suo amico. I Weasley, intendo- spiegò Blaise
-Vuoi vedere che sono rimasti bloccati fuori?- disse Altair ridendo
-Appena tornerà Draco lo sapremo- scherzò Pansy.
Draco tornò poco dopo e, come gli altri pensavano, Potter e Weasley non erano sul treno.
-Ben gli sta. Finalmente non avremmo scocciature- disse Draco
-Così imparano- disse Pansy sorridente facendo posto al biondo.

Più tardi arrivò Edward a dire che mancavano due ore all'arrivo.
Dopo che il prefetto se ne andò si sentì un gran fracasso. Theo aprì lo sportello e mise la testa fuori per controllare ma non appena lo fece, uno dei due gemelli Weasley buttò nello scompartimento una pallina grigia che esplose in una nuvola di fumo. In meno di dieci secondi, i ragazzi si addormentarono: Theo e Tiger per terra, Goyle, Draco e Altair su una panca e Daphne, Blaise e Pansy nsull'altra. Goyle e Pansy avevano la faccia pigiata sul finestrino, Daphne era con la schiena vicino alla porta e Blaise aveva la testa sulle sue ginocchia. Draco era mezzo disteso, con le gambe che cadevano a terra, mentre Altair era tutta sulla panca, con i piedi a fianco a Goyle e la faccia sul petto di Draco.
A venti minuti dall'arrivo, Edward entrò nello scompartimento. I ragazzi si stavano riprendendo a malapena. Pansy, Daphne e Blaise erano già svegli, mentre Theo e Tiger si stavano svegliando proprio in quel momento. Blaise stava aiutando i due a terra, Pansy stava svegliando Goyle, che aveva quasi aperto gli occhi, e Draco e Altair ancora dormivano.
-Perchè loro non si svegliano?- chiese Edward
-Quella cosa è proprio scoppiata fra loro due- spiegò Blaise
-Devono aver inspirato più gas di noi- finì Pansy
Il prefetto li scrollò un po' e dopo cinque minuti questi riuscirono a svegliarsi, circa.
-Che... è successo?- chiese Draco stroppicciandosi gli occhi
-I gemelli Weasley hanno lanciato una pallina fumogena. Vi ha fatto addormentare- spiegò il prefetto
-Altair- la chiamò Theo
-Mmh?- mugugnò lei ancora con gli occhi chiusi
-Alzati-
-Mh mh- fece lei muovendo la testa di lato
-È ancora intontita- disse Daphne
-E ti credo. Quella roba le esplosa sotto il naso- disse Tiger
-Altair. Mi stai sopra-
-Mmh- inspirò profondamente, sbadigliò e si rannicchiò ancora di più sul ragazzo. A Draco gli diventarono le giancie rosse.
-Vado a cambiarmi- disse Theo gelido
Intanto si cambiarono anche gli altri e dopo cinque minuti Altair iniziò a dare segni di risveglio.
-Altair- le disse Draco
Questa aprì gli occhi, lo guardò un attimo e poi si alzò a sedere, aiutata da Daphne.
-Dai, andatevi a cambiare che fra cinque minuti siamo arrivati-
-Lo sai Draco, sei comodo- disse la bionda alzandosi
-E tu molto leggera-
-Ci mancherebbe. Avevi dubbi?-
-No no, certo che no-  Draco mise le mani aperte davanti alle spalle, in segno di resa
-Sarà meglio- Altair prerse le sue cose, aprì la porta dello scompartimento e uscì.

I ragazzi scesero dal treno e salirono sulle carrozze che, come Altair sapeva e vedeva, erano trainate dai Thestral. Gli altri, come Piton aveva detto due mesi prima, non li vedevano. Altair salì con Draco, Tiger, Goyle e Blaise mentre gli altri erano già saliti su una carrozza già in viaggio, dove c'era Millicent.

-Secondo me, Theo se l'è presa- disse Blaise
-E anche Pansy- disse Tiger
-Di cosa?- chiesero Draco e Altair all'unisono
-Di voi due- spiego Zabini cme se fosse ovvio
-Non l'abbiamo mica fatto apposta. Anche voi vi siete addormentati- fece Draco
-Si ma tu non hai provato a spostare lei- disse rivolto a Draco -E tu non volevi alzarti- disse poi guardando Altair -Ti sei mossa, hai "risposto" alle domande ma non ti sei voluta alzare. Per di più ti sei messa anche più comoda, per così dire-
-Ero ancora intontita. Non sapevo quello che facevo- tentò di giustificarsi guardando a terra
-A lui evidentemente pareva di si- disse Goyle
-Dovevi vederlo, era davvero irritato- ridacchiò Draco
-E tu ovviamente ci trovi gusto- disse Altair
-Eeeh Draco, che furbacchione- Tiger lo colpì con un pugnetto amichevole sulla spalla mentre gli altri ragazzi ridacchiavano e Altair li guardava seriamente arrabbiata.
-Avete finito?- chiese secca la ragazza non appena gli altri terminarono di ridere e darsi piccole spinte
-Si, scusa- dissero loro
Non appena arrivarono al castello, scendendo dalla carrozza, Altair si rivolse nuovamente a Draco -Comunque, tu la prendi come una "vittoria" ma in realtà avrebbe vinto lui-
-E perchè?- chiese Draco stupefatto, cercando aiuto nello sguardo dei compagni
-É semplice: lui mi ha vista in costume e tu no- detto questo, si avviò da sola verso l'entrata, lasciando gli alri completamente di stucco.

Entrarono nella Sala Grande e si  misero a sedere. Proprio mentre stavano entrando gli alunni del primo anno, però, si sentì un rumore di macchina, delle urla e infine un forte schianto provenire dall'esterno. Tutto taque per qualche istante e il professor Piton uscì dalla sala.

 Come ogni anno il Cappello Parlante fece il suo discorso e dopodichè ci fu lo Smistamento. Il professor Silente diede il benvenuto a quelli del primo anno, salutò tutti gli altri e annunciò l'arrivo del nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure: Gilderoy Allock, il quale era vestito con un completo color acquamarina.

Theo continuava ad ignorare Draco e Altair, mentre Daphne, Pansy e Millicent parlavano fra loro. Altair, invece, era ancora arrabbiata con Draco il quale stava chiaccherando con gli altri tre.

Dopo che Silente finì il suo discorso si alzò anche la professoressa McGranitt.
-Chissà dove sta andando- disse Pansy
-Starà cercando Piton- ipotizzò Daphne
-Probabilmente quei due che urlavano erano Weasley e Potter. Ci scommetto il nuovo manico di scopa- disse Draco
-Chissà dove si sono schiantati- Disse Blaise
-Spero che vengano espulsi- fece Draco
-Be' se volevano farsi notare ci sono riusciti- disse Daphne
-Si sta alzando anche Silente- disse Altair
-Allora è successo qualcosa di grosso- disse Pansy
-Salazar, ti prego, fa che siano espulsi- pregò Draco
-Eehm Altair- la chiamo Millicent
-Si?-
-È da un po' che Allock ti sta fissando-
-Parlottava anche con Vitious e intanto ti guardava- precisò Tiger
-Aah se vuole un autografo basta che lo chieda- disse Altair mentre gli altri scoppiarono a ridere. Tranne Theo ma si vedeva che stava facendo di tutto per trattenersi.
-Dai ammettilo che ti ho fatto ridere- scherzò Altair puntandogli la forchetta per poi mangiare il pezzo di carne che aveva infilzato.
Theo la squadrò malissimo tornando poi cupo.
Altair ritornò quindi a mangiare la sua cotoletta impanata di pollo con patatine fritte, splendidamente immerse nella salsa rosa.

Poco prima che arrivasse il dolce tornò Piton e poco dopo anche Silente. La McGranitt, invece, tornò proprio mentre si materializzavano i dolci sui tavoli.

Finito di cenare i prefetti presero i ragazzi del primo anno, mentre tutti gli altri andarono direttamente nelle loro camere.
 

 

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Capitolo 30
*** Questione risolta ***


Quella mattina Altair si svegliò di cattivo, anzi cattivissimo, umore. Andò nella Sala Comune dove Daphne e Pansy stavano parlando di quanto bello fosse Allock.
-Ciao Altair. Hai visto Allock? Con quel completo azzurro sta benissimo- disse Daphne
-Gli risalta gli occhi- fece l'altra sognante
-A me non dice nulla- confessò Altair
-Ah giusto. Tanto tu stai con Draco- disse Pansy sprezzante.
Altair stava per tirarle un pugno in faccia ma Daphne la trattenne.
-Io e Malfoy NON stiamo assieme. Non è colpa mia se i Weasley hanno tirato quella roba proprio sotto il mio naso e non è colpa mia se Malfoy mi stava a fianco. Si è seduto lui lì, io non gli ho chiesto niente-
-Dai non scaldarti, era solo uno scherzo- disse Pansy poo convinta
-Lo sappiamo che non state assieme. E poi anche Blaise si è addormentato sulle mie gambe eppure nessuno dice nulla-
Pansy stava per ribattere ma si fermò subito perchè sentirono qualcuno urlare. Tutti si girarono verso la fonte dell'urlo e scoprirono che Ron aveva ricevuto una strillettere. Sua madre gli stava facendo una bella ramanzina che continuò per i seguenti due minuti.

Finita la colazione Piton prese a passare a distribuire l'orario delle lezioni: prime due ore Trasfigurazione e poi altre due di Storia della Magia con i Corvonero.


Dopo pranzo Altair stava ripassando l'argomento della lezione di storia di quella mattina: la lotta tra goblin e gli snasi nel 1264. A quella lezione non era stata attenta e, per quanto le stessero simpatici gli snasi, non riuscì ad ascoltare il professore. Era impegnata a squadrare dall'ultimo banco Draco e Theo, i quali si mandavano degli sguardi agli altri impercettibili ma che la ragazza notò molto bene.

Era in un corridoio e stava rileggendo il capitolo quando Daphne arrivò da lei di corsa.
-Che succede?- chiese senza staccare gli occhi dal libro
-Draco... Tiger e Goyle... Potter e Weasley...- la ragazza non aveva più fiato
-Cosa? Che stanno facendo?-
-Uff... che corsa... Draco e gli altri due stanno litigando con i Grifondoro-
-E quindi? Lo fanno sempre-
-È appena saltato fuori quel discorso-
Altair spalancò gli occhi lanciando saette e maledizioni con lo sguardo facendo rabbrividire Daphne.
-Dove-Sono?- era decisamente infuriata. Possibile che quel biondo non riuscisse mai a tenere la bocca chiusa?
-I-In cortile-
Altair partì spedita ma si fermò per riprendere il libro.
-Dammi, potrebbe servirmi-
-Servirti per cosa?-
-Per spaccarlo in testa a qualcuno-

Le due si diressero in cortile dove si era radunata una folla.
-Eh si, Draco ha la ragazza- stava dicendo Tiger
-Non ci credo- ribadì Potter
-E invece si...- iniziò Goyle
-Ragazzi...io- Draco aveva visto Altair e stava cercando di fermare gli altri due
-Si sono addormentati sul treno, lei sopra di lui e non si volevano più alzare-
-E chi sarebbe?- chiese Ron
-È colpa dei tuoi fratelli. Hanno buttato nello scompartimento una sfera che ci ha fatto addormentare tutti-
-Però che non volevate più alzarvi è vero- disse Goyle
-N-no ma che dici. Eravamo solo ancora intontiti-
-Maddai. Te la stavi godendo. Non ti biasimo, anche io non mi sarei mosso se Altair stesse con la testa sul mio petto-
-Non ci credo... tu... con Altair...- fece Harry
-Difatti non è vero- Altair si era fatta avanti lanciando occhiataccie penetranti ai tre Serpeverde.
-Altair... io, ti giuro che-
-Draco, sia chiaro, se sento ancora una volta questa storia giuro su Astral che libero tua zia da Azkaban solo per farti cruciare!-
-Suvvia ragazzi. Se avete una cotta l'uno per l'altra è meglio farla sbocciare subito- Allock era lì ancora da prima perchè aveva sentito che Harry dava foto autografate (cosa non vera ovviamente)
-Professore, sappia che non dico ne faccio nulla solo perchè è lei. In caso contrario qualcuno quì sarebbe già in infermeria-
-E non sta scherzando- confermò Draco
Altair se ne andò e proprio mentre lei entrava la campanella suonò e Gilderoy fece sgomberare gli alunni.

Dopo un' ora di astrologia, Altair andò verso la classe di Difesa contro le Arti Oscure perchè aveva visto tutti quelli di Grifondoro (tranne il trio) più il professor Allock che erano usciti dalla classe in fretta e furia.
Nella classe c'erano Ron, Harry e Hermione che cercavano di fermare degli esserini blu volanti.
-Pietrificus totalus- disse lei in modo atono alzando la bacchetta.
-Grazie Altair- disse Hermione
-Di nulla. Che è successo? Che cosa sono questi... cosetti così cariiini??!- ne prese uno in mano e iniziò a fargli il solletico mentre quello non poteva muoversi.
-Ditemi se non è matta. Prima il drago, poi sicuramente Fuffi e ora anche un Folletto della Cornovaglia- disse Ron
-Ehi Altair ma cosa è successo con Malfoy?-
-Adesso vi spiego- e così Altair spiegò tutta la faccenda ai tre.
-Quindi ora Draco si spaccia per il tuo ragazzo e Theo è offeso- disse Hermione
-Si. E poi dicono che quelle con i problemi sono le donne-

Quella sera Altair dovette chiudersi in camera per non ricevere un miliardo di domande dalle compagne più grandi e, soprattutto, per evitare sia Draco sia Theo.

-Altair, sei sveglia?- Millicent era appena entrata in camera
-Si-
-Posso disturbarti?-
-Se proprio devi-
-Ascolta. Questa storia fra Draco e Theo deve finire. Ormai se ne sono accorti anche quelli degli altri anni. Se non ci fosse stato Edward a questo punto la casa avrebbe perso chissa quanti punti, e siamo al primo giorno. Devi cercare di sistemare le cose-
-Millicent ha ragione, si stavano per picchiare anche adesso che Edward è andato in camera sua- Pansy era appena entrata seguita da Daphne
-E che cosa dovrei fare, scusate? Ho già spiegato mille volte cosa è successo. Ero ancora sotto l'effetto del fumo e non sapevo cosa stesse succedendo. Se poi Draco e quei due fanno gli idioti e Theo se la prende per le sue strane idee non è colpa mia-
-Si ma...- Daphne non fece in tempo a parlare che Altair prese in braccio Astral, chiuse le tende del letto e disse
-Buonanotte- in tono gelido.


I giorni passavano e Altair, Draco e Theo non si rivolgevano più la parola. Il venerdì pomeriggio Altair stava correndo per il corridoio del quinto piano quando, a un tratto, sbattè contro qualcosa, o meglio, qualcuno.
-Oddio, scusa non ti avevo vista. Perdonami... ehy, ma tu sei Altair Grindelwald, giusto? Io sono Cedric Diggory, non so se ti ricordi di me, ci siamo scontrati sul treno l'anno scorso-
Altair lo guardava allibita.
-No, non scusarti è colpa mia, non stavo guardando dove andavo. Come l'altra volta-
-A quanto pare ci vediamo solo dopo che ci scontriamo noi-
-Eh già, che cosa strana-
La ragazza non sapeva cosa dire. Cedric era più grande di lei e poi era davvero carino, con quei suoi occhi marroni e i capelli biondi...
-Scusa Cedric ma... sono in ritardo, devo andare a Pozioni e beh... sai com'è fatto Piton-
-Ma certo vai pure, tranquilla. Non era mia intenzione disturbarti. Ascolta io... ho sentito parlare di te e di due tuoi Compagni di casata. Per di più ho notato che state litigando parecchio...-
-Cos'è mi spii?- disse lei ridacchiando
-No, certo che no, non mi permetterei mai. Volevo solo dirti che se hai bisogno di aiuto o di conforto puoi sempre contare su di me-
-Grazie Cedric, in effetti avrei bisogno di parlare con qualcuno-
-Magari ci possiamo vedere dopo lezione, che ne dici?-
-Ehm... s-si d'accordo-
-Perfetto. Ci troviamo vicino al Lago, ok?-
-Si va bene. A dopo-
-Ciao-
Il ragazzo se ne andò sorridente e Altair andò a lezione.
Doveva avere le guancie rosse perchè le sue compagne ridacchiarono e sia Theo sia Draco sembravano allibiti e arrabbiati allo stesso tempo.

Dopo la fine delle lezioni Altair andò in giardino e trovò Cedric sotto l'albero vicino al Lago.
-Ehi Altair. Come va? Spero che Piton non ti abbia messa in punizione per colpa mia-
-No, affatto. Ha brontolato un po' per il ritardo ma niente di più-
-Aaah bene. Allora... di che volevi parlare?-
-Vedi è successo questo- Altair gli raccontò per filo e per segno che cosa stava succedendo in quei giorni
-Capisco. Quindi Draco fa lo sbruffone, Theo è geloso e tu non sai cosa fare-
-Esatto. Vorrei che tornassero amici, finalmente erano riusciti ad andare d'accordo ma la situazione è degenarata. Per di più Theo mi detesta-
-Secondo me no. È solo geloso, tutto qui. Prova a parlargli-
-E cosa gli dico?-
-Solamente la verità-
-Ci ho provato ma non mi ascolta-
-Non di quello che è successo sul treno. Devi spiegargli che cos'è lui per te. Prova a spiegarlo a me-
-Theo è un mio caro amico. È uno dei primi e uno dei migliori, io gli voglio un sacco di bene. E poi, diciamolo è anche carino. Solo che anche Draco lo è...-
-E che cosa ti piace di loro due?-
-Di Theo mi piace il carattere, è un tipo simpatico anche se molto spesso è chiuso in se stesso. E poi i suoi occhi sono magnifici. Mi ci potrei perdere le ore in quel blu mare-
-E di Draco?-
-Draco... è simpatico... ha dei bei capelli...è carino...boh non saprei-
-Ma tu con chi ti senti meglio? Con Theo o con Draco?-
-Con tutti e due. Ma cosa centra questo? Mica me ne devo sposare uno-
-No ma... immagina se dovessi scegliere tra uno dei due per starci assieme per il resto della tua vita. Con chi staresti meglio?-
-Non so, io...-
-Prova a vederla così... il Signore Oscuro è tronato. I Malfoy sono al suo servizio e anche il padre di Theo. Ma sua madre prende il figlio e lo porta con lei in America dalla sorella. Staresti meglio con Draco, che sicuramente diverrebbe un Mangiamorte, o con Theo, che vivrebbe pressocchè libero in un altro continente?-
-Probabilmente con Theo. Ma questo non centra...-
-E invece si. Devi pensare da subito con chi pensi che starai meglio-
-Io comunque non potrei scegliere. Non so segliere-
-Allora non farlo. Parla con Theo e digli cos'è lui per te. Digli che per ora non vuoi stare con nessuno, che stai bene così. Vedrai che capirà. E poi, se ti vogliono bene veramente, di sicuro faranno pace-
-Si, farò così. Grazie Ced-
-Di nulla. È un piacere-

Quella sera, alle undici, Altair si alzò dal letto e, con passo felpato, raggiunse il salotto della Sala Comune. Come si aspettava, Astral stava giocando col fuoco e sulla pltrona c'era Theo che lo fissava.
-Ciao- disse la ragazza. Theo la guardò serio.
-Senti, lo so che sei arrabbiato ma davvero... tra me e Draco non c'è niente-
-E allora perchè ha continuato a dire che siete... fidanzati-
-Perchè è un imbecille-
Theo sembrò soddisfatto della risposta. Il ragazzo si alzò in piedi e le andò incontro.
-Lo so che non siete fidanzati. Volevo vedere quando saresti venuta a cercarmi. Pensavo lo facessi prima...-
-Allora non sei arrabbiato?!-
-No. Lo so benissimo com'è fatto Draco. Volevo capire come sei fatta tu-
-In che senso?-
-Voglio sapere che cosa provi per lui... e per me- adesso si stava avvicinando ancora di più.
-Vi vedo solo come amici- insistette lei. Putroppo si era incantata a guardargli gli occhi. Maledizione quanto sono belli, si disse fra sé.
-Sicura? Non guardi Draco come guardi me. Soprattutto quando siamo da soli-
Adesso potevano quasi sfiorarsi.
-Tu e lui per me siete solo degli amici,  i migliori che possa avere. Non nego il fatto che siate entrambi carini, simpatici e tutto ma... che stai facendo?-
Theo le aveva messo la mano sinistra sulla schiena e la destra tra i capelli e le stava alzando il viso verso il suo. Aveva le labbra socchiuse e l'avrebbe anche baciata se lei non avesse abbassato il capo di scatto, facendo toccare alle labbra del ragazzo la sua fronte.
-Theo. Per me, adesso, siete solo amici. Quello che dici è vero, io non guardo lui come guardo te. Lo guardo in un modo diverso, ma comunque intenso-
-Che intendi dire?- adesso la sua testa era sopra quella della ragazza che era esattamente davanti al collo di lui.
-Intendo dire che potrei perdermi a guardare i tuoi occhi come potrei perdermi ad accarezzargli i capelli. Io non me la sento di scegliere. E tanto meno di avere una relazione. Siamo ancora dei ragazzini, abbiamo tutta la vita davanti. È inutile litigare e struggerci alla nostra età per cose del genere-
-Se è questo che vuoi va bene. Aspetterò-
-Ti ringrazio. Puoi fare pace con Draco?-
-Si. A patto che lui non vada più in giro a dire che sei la sua ragazza-
-Tranquillo non lo farà-
-Come fai a dirlo?-
-Diciamo che l'ho... minacciato di essere torturato da sua zia Bellatrix-
-Quella che sta ad Azkaban?-
-Lei-
-Sei un mostro-
-Si, lo so-

Il mattino dopo a colazione, Altair vide che Theo e Draco stavano chiacchierando e poi, girandosi verso il tavolo di Tassorosso, vide che Cedric le stava facendo un ok con la mano. Si sedette vicino a Daphne ma non riuscì a proferire parola che Flitt, il capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, le stava venendo incontro con un foglietto in mano.
-Malfoy, Grindelwald, andate a mettervi la divisa. Si va a fare allenamento. Altair non ti dispiace se mettiamo Draco come Cercatore e spostiamo te o come cacciatrice e come battitrice, vero?-
-Certo che no. Posso fare la battitrice?-
-Si, come vuoi. Vi aspettiamo all'ingresso-
Draco e Altair andarono alla Sala Comune, si cambiarono, presero le nuove Nimbus Duemila Uno e si diressero all'ingresso.
-Allora... tu e Theo avete fatto pace?-
-Si. Almeno così ci rivolgi di nuovo la parola-
-Hai comprato scope nuove a tutti gli altri?-
-Ovviamente- disse lui con il suo solito sorriso furbo.

I ragazzi andarono al campo ma lo trovarono occupato dala squadra del Grifondoro. Iniziò una discussione fra Flitt e Baston,seguito da uno scambio di frasi sarcastche da parte di Draco e Ron, finchè il biondo non chiamò Hermione "Mezzosangue"
A quel punto i gemelli e Ron si scagliarono contro Draco mentre Flitt e gli altri gli si pararono davanti per evitare che si facesse male.
-Questa me la paghi, Malfoy- Ron tirò fuori la bacchetta ma questa lanciò l'incantesimo al proprietario, facendolo scaraventare a terra. I Serpeverde inizarono a ridere a crepapelle e ancra di più quando Ron iniziò a vomitare lumache.
-Certo che però potevi evitare- disse Altair a Draco che ora era a quattro zampe
-E perchè? È vero- quasi non riusciva a parlare tanto gli faceva ridere quella scena
-Si ma almeno fatti furbo e dillo quando è da sola, no? Genio-
Poi Altair prese la bacchetta di Ron e si mise a guardarla.
-Vado a vedere se la McGranitt o Silente riescono a farci qualcosa- disse a Ron che era stato alzato da Harry e Hermione
-Ok...-
-Grazie Altair- fece Hermione
-Noi adesso lo portiamo da Hagrid- fece Harry

Altair si alzò in volo e andò fino alla finestra dello studio della professoressa McGranitt, la quale però non c'era. Decise allora di volare fino a quello del preside, che era decisamente più in alto. Andò davanti alla finestra e vide che il professor Piton era seduto sulla poltrona che le dava le spalle. Nell'ufficio c'erano anche la McGranitt e Silente. Altair bussò sul vetro e i tre professori andarono subito alla finestra.
-Signorina Grindelwald, ma che...?- la professoressa aveva aperto la finestra, seguita dallo sguardo incredulo di Piton e da quello serio di Silente.
-Buongiorno. Ho qui la bacchetta di Ron Weasley. È rotta, speravo che uno di voi potesse fare qualcosa prima che, oltre alle lumache, si metta a vomitare anche rospi-
-Lumache?- chiese la donna senza capire
-La sua bacchetta gli ha lanciato un incantesimo. Adesso lui, Potter e la Granger sono da Hagrid-
-Me la passeresti? Ed entra, voli troppo in alto per i miei gusti- disse Silente in tono sbrigativo -Minerva, secondo me sarebbe ora che il signor Weasley cambi bacchetta- disse poi riferendosi alla collega
-Fai attenzione- disse Piton ad Altair mentre questo le tendeva la mano per farla entrare.
-Vado a scrivere una lettera per i signori Weasley- disse la professoressa uscendo
-Bene allora io me ne torno al...- la ragazza fece per riuscire dalla finestra ma il professore la trattenne
-Altair, vorrei parlarti, se permetti- disse Silente
-In realtà io adesso dovrei...-
-Sono sicuro che potrai allenarti un altro giorno. D'altronde sei un'ottima giocatrice in qualsiasi ruolo, non è forse così?-
-Beh, si, ma...-
-Allora suppongo che tu possa rispondere ad alcune domande che io, il professor Piton e la professoressa McGranitt ci siamo fatti-
-Stavate parlando di questo?-
-In realtà abbiamo deciso le punizioni per il signor Potter e il signor Weasley. Prego, accomodati- il preside le fece cenno di sedersi sulla poltrona a fianco a quella dove stava Severus.
-Sono venuto a conoscenza del fatto che tu... puoi vedere i Thestral- il preside si era seduto sulla sua sedia, pocciando i gomiti sulla scrivania e unendo le punte delle dita, chinando la testa in modo che i suoi occhi potessero essere visti da sopra gli occhiali
-Si è così-
-E sai perchè gli altri non possono?-
-No-
-Severus. Credo che tocchi a te spiegarglielo. Così, finalmente, risponderai alla sua domanda-
-Certamente- disse Piton con il suo solito tono -I Thestral sono crature al quanto strane, come hai ben potuto notare. La cosa più... bizzarra, se così si può dire, è che solo chi ha visto la morte... può vederli-
Altair iniziava a capire il problema della situazione.
-E per morte si intende di una persona- continuò il professore fissandola con quei suoi occhi neri che sembravano due pozzi senza fine
-Altair. Vorrei che tu ora ci dicessi la verità- iniziò il preside -Hai visto qualcuno morire?-
La ragazza annuì.

Era successo qualche anno fa, aveva quasi nove anni. La professoressa di scienze aveva organizzato una gita in un qualche bosco per fargli imparare i nomi delle piante del posto. Erano arrivati vicino a un torrente. L'acqua scorreva molto in fretta fra i massi pieni di muschio. Erano arrivati a un punto dove crescevano delle rose selvatiche.
-Miraccomando bambini, non toccatele sono velenose- aveva detto la prof.
Si erano fermati a mangiare i panini. Con loro c'era anche un bambino della sua età che Altair detestava. La prendeva sempre in giro perchè se ne stava sempre da sola. Per di più era il cocco della Corney, l'odiosa preside di quel carcere infantile.
Quel pomeriggio, mentre mangiavano, il bambino si mise vicino ad Altair, dando le spalle ai rovi.

-Ehi, vermiciattola-
-Che vuoi, Froy?-
-Scommettiamo che appena ti alzi inciampi e finisci nel groviglio di rovi? Sarebbe bello, finalmente non dovrei più sopportarti-
-Perchè non ci finisci tu li dentro? Sicuramente saresti molto più simpatico da morto-
-Tanto lo so che hai ucciso tu il mio coniglio- sbottò ad un tratto.
Froy aveva ricevuto un coniglietto marroncino per il Natale di tre anni prima. Ad Altair questa cosa non andava giù e il bambino glie lo sbatteva in faccia ogni volta. Però in una cosa ci aveva azzeccato. Era stata lei a impiccare il coniglietto nella cantina. Purtroppo per Froy, Altair aveva un alibi di ferro: nessuno l'aveva vista in compagnia della creatura e tanto meno andare nella cantina. Per di più, tutti pensavano che in quelle ore fosse stata sempre col professore di musica.
-Ancora con questa storia? Ti ho detto che io il tuo stupido coniglio non l'ho nemmeno toccato-
-Comunque non ti credo. Lo sai una cosa bella?-
-No-
-Sono stato adottato-
Altair non credeva ai suoi occhi. Non che le importasse ma...
-Come fa un tipo odioso come te ad essere stato adottato?-
-Sono speciale-
-Si contaci-
-È vero. Sono fantastico. E prima o poi lo vedrai anche tu-
-Si si convinto-
-Mentre tu resterai qui. Marcirai qui. Perchè nessuno ti vorrà. Sei solo una mezza cartuccia da quattro soldi. Una poverella alla quale nessuno importa di niente. Fai tanto la studentessa perfetta ma tanto dietro a quel visino si nasconde un mostro-
-Finiscila!- sbottò bruscamente lei. Froy si alzò in piedi, sovrastandola.
-Sei solo una nullità asociale-
-Smettila subito- disse in un ringhio. Sentiva una strana forza, che scambiò per rabbia, invaderle le vene e tutto il corpo.
-E perchè? Oddio, qualcuno mi aiuti, Altair mi vuole fare del male. Finiscila pagliaccetta-
Altair ne aveva abbastanza. Guardò i rovi velenosi e pensò quanto stretto potessero attorcigliare Froy. Come non detto, i rametti si mossero e presero la caviglia del bambino, il quale barcollò all'indietro e fini nel cespuglio. Continuava a divincolarsi, ma più si muoveva e più si pungeva. Dopo quasi un minuto, il bambino cessò di strillare e di muoversi. Intanto la professoressa di scienze era accorsa e tentava di tirarlo fuori mentre la sua amica che era del posto chiamava l'ambulanza. Alla fine non ci fu niente da fare. I dottori tirarono fuori dai rovi il cadavere di Froy pieno di bolle viola.

-Possiamo sapere chi?- chiese calmo Silente, guardandola da sotto gli occhiali a mezzaluna.
-Un bambino della mia età. Eravamo andati in gita in un bosco. Ha perso l'equilibrio ed è finito in un cespuglio di rovi velenosi-
-Ed è morto- fece Piton
-Si-
-Mi dispiace di averti dovuto far rivivere questo fatto. Ma, capirai bene, che volevo sapere il motivo per cui vedi quegli animali- disse Silente meno serio di prima
-Non importa-
-Ora direi che puoi tornare al campo- disse alzandosi
-E passa dalla porta- disse Piton guardandola di sottecchi
-D'accordo- disse lei in tono rassegnato, visto che aveva l'intenzione di saltare dalla finestra.

 

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Capitolo 31
*** Il mistero di Serpeverde ***


I giorni passavano normalmente: Theo e Draco si sopportavano, Silente non rompeva più e Allock... bè continuava a fissare Altair per non si sa quale motivo.

Arrivò ottobre e con esso Halloween.

-Altair, tu cosa ti metti per questa sera?-
Le ragazze si stavano preparando per la festa di Halloween in Sala Grande. Erano solo le tre del pomeriggio e Daphne era già in ansia perchè non riusciva a decidere che vestito mettersi.
-Non so, credo che metterò quello blu scuro che ho comprato a Notturn Alley-
-Narcissa ti ha lasciata comprare un vestito a Notturn Alley?- chiese Pansy
-Si, all'inizio non credevo ma alla fine ha deciso di prendermelo. Strano vero? Non è da lei andare in quei posti, non più almeno-
-Concordo-
-Ragazze!! Che vestito mettoooo!!!??-
-Uff, stai calma Daphne. Non è la fine del mondo-
-Lo dici tu. Hai un sacco di vestiti stupendi...-
-Anche tu se è per questo...-
-Si ma tu sai scegliere. IO NO!-
Altair e Pansy alzarono gli occhi al cielo: Daphne in queste circostanze era veramente impossibile.
-Fai così: metti questo qui rosso con... le calze a righe nere e rosse-
-Altair, Tu-Sei-Un-Genio-
-Ho le mie capacità-
-Io metterò questo verde smeraldo. Che dite?- chiese Pansy
-Ci sta- fece Altair
-Io credo che metterò questo qui nero- disse Millicent
-Si ma che scarpe metto??! E i capelli??-
-A rieccola- fece Altair

Le ragazze arrivarono in Sala Grande alle otto. Nella sala c'erano le zucche giganti intagliate di Hagrid. I tavoli erano pieni di calderoni con liquidi fumanti e piatti con strani dolci e quant'altro. Sul soffitto volavano una marea di pippistrelli.
-Buonasera Miledy e donzelle- il Barone Sanguinario era andato incontro alle quattro Serpeverdi e si presentò con un inchino tatrale.
-Buonasera a lei Barone. Potremmo sapere dove stia andando, di grazia?- chiese Altair
-Sto andando al Complemorte di Sir Nicholas. È nei sotterranei. Scusate signorine ma sto facendo tardi. Compermesso- e se ne andò sparendo nel pavimento.
-Complemorte? Chi festeggerebbe mai la sua morte?- chiese Pansy
-A quanto pare i fantasmi ci tengono un sacco- fece Daphne -Millicent dove vai?-
-Ehm... da mio cugino. Mi ha chiesto di stare con lui perchè si vergogna-
-E chi è?- chiese Pansy interessata
-Aah non lo conoscete. È al primo anno nei Corvonero- tentennò la ragazza
-Ok... be' allora ciao- disse Altair
-Secondo voi è vero che ha un cugino?- chiese Daphne dopo che la compagna se ne fu andata
-Boh. Guardate ci sono i ragazzi di là. Andiamo!- Pansy prese le altre due e le strattonò fino a dove stavano Draco, Theo, Blaise, Tiger e Goyle.
-Come va?- chiese più a Draco che agli altri
-Bene, voi? Ma come siamo eleganti questa sera. Mmh... chissà perchè quel vestito l'ho già visto- disse poi rivolto ad Altair
-Davvero? Ne sei sicuro? Secondo me ti sbagli- rispose lei in modo sarcastico
-Draco ha ragione, state tutte molto bene- disse Theo inchinandosi e baciando la mano di ognuna.
-Ma che galantuomo che abbiamo qui- scherzò Daphne
-Ragazzi e ragazze!- Silente si era alzato in piedi per chiedere il silenzio. Quando tutti taqquero continuò
-Buonasera e buon Halloween a tutti voi. Spero che le bevande, i dolci e le decorazioni siano di vostro gradimento. Abbiamo un'altra sorpresa per voi. Vi presento gli Scrocchiaossa! Una compagnia di scheletri danzanti che hanno preparato uno spettacolo per voi!- tutti applaudirono e una quindicina di scheletri comparvero sulla pista da ballo iniziando a inscenare uno spettacolo con tanto di teste che volavano, balli sole di gambe e batterie improvvisate con le proprie parti.
Dopo un' oretta o due Altair si sentì male.
-Ragazzi, vado un attimo al bagno-
-Ma come? La serata finisce fra poco. Dai resta ancora un po- disse Pansy
-Tranquilli non ci starò molto-
-Vuoi che ti accompagni?- le chiese Daphne
-No non serve grazie. Giuro, 10 minuti e arrivo-

Altair stava per entrare in bagno quando vide un fantasma che piangeva inseguito da Pix. Decise di seguirla ma questa oltrepassò il muro salendo fino al terzo piano. La ragazza salì e andò in bagno.

Era un bagno decisamente squallido. Sotto un grosso specchio rotto e macchiato c'era una fila di lavandini in pietra sbreccati.
Il pavimento rifletteva la luce fioca di alcuni mozziconi di candela; le porte di legno dei gabinetti erano graffiate e scorticate e una ciondolava fuori dai cardini.
Altair andò fino al gabinetto in fondo, dove vide una ragazza fantasma coi capelli dritti e gli occhiali tondi che piangeva a mezz'aria sopra la cassetta dello scarico come una fontana.
-Tutto bene?- le chiese timidamente
-Ti pare che stia bene? Cosa vuoi? Vuoi prendermi in giro perchè piango sempre vero? Se è così vattene!- il fantasma aveva alzato leggermente la testa ma Altair ncora non riusciva a guardarla in volto
-In realtà no. Io sono venuta in bagno per staccarmi dalla festa visto che mi sta venendo il mal di pancia. Tu sei Mirtilla giusto?-
-Si. E tu sei la Grindelwald. Silente ti tiene d'occhio, lo sai vero?-
-Me ne sono accorta si. Perchè piangi?-
-Mi prendono in giro-
-Ah...-
-A te di sicuro non l'hanno mai fatto. Cioè, guardati. Hai dei capelli e degli occhi stupendi. E poi con quel vestito...- Mirtilla iniziava a guardarla, sempre cercando di nascondersi. Altair notò che piangeva ancora.
-In raltà quando stavo all'orfanotrofio c'era qualcuno che mi prendeva sempre in giro. Non perchè fossi brutta ma mi diceva che ero una nullità asolciale-
-In pratica è quello che dicevano sempre a me. Ora invece mi dicono che sono una frignona-
-E tu non ascoltarli. Fai come facevo io. Fregatene-
-Facendo così quelli lì smettevano?- alzò lo sguardo verso di lei. Il suo sguardo era a metà tra l'interessato e lo scettico
-In un certo senso... Perchè stai sempre in questo bagno?-
-Ci sono morta qui dentro. Poprio qui. In questo gabinetto. Me ne stavo tutta sola a piangere e ho sentito qualcuno parlare una lingua strana. Ho aperto la porta e gli ho detto "Vattene! Lasciami stare!" Ma ho visto solamente un paio di enormi occhi gialli. E poi sono morta-
-Occhi gialli? Allora sei tu che è stata uccisa dal Basilisco. Da Tom- Altair sentì che da lei poteva trarre qualcosa. Si avvicinò cautamente.
-Come fai a sapere che è stato lui?-
-Il Basilisco è ancora vivo?-
-Ti ho fatto una domanda-
-È difficile da spiegare-
-Provaci-
-Ho sentito che 50 anni fa una ragazza era morta in questo bagno per mano di un Basilisco. E l'unico a parlare il serpentese in quegli anni era Tom quindi...-
-Capisco. Comunque non so se quella creatura esiste ancora. Credo di si-
-E dove si trova?- C'era quasi, era praticamente fatta...
-E io cosa ne so-
A un tratto dai gabinetti iniziò ad uscire acqua.
-Oddio, che schifo! Vado. Ciao Mirtilla!-
Altair corse fino alle scale e per fortuna l'acqua non era arrivata fin lì. A un tratto sentì una voce, quasi un sibilio "...squartare...fare a pezzi...uccidere...".
Altair appoggiò l'orecchio al muro e risalì le scale. Attraversò il corridoio e risentì la voce "...tanta fame...da tanto tempo... ".
Continuò per tutto il piano sempre con l'orecchio appiccicato al muro "...uccidere...giunto il momento di uccidere..." e poi ancora "...sento odore di sangue...SENTO ODORE DI SANGUE" Altair si staccò di colpo dal muro.
A un tratto sentì la voce di Hermione proprio dietro l'angolo. Girò e vide che lei, Harry e Ron erano davanti a una parete che aveva una scritta rossa a lettere cubitali e luccicava. "LA CAMERA DEI SEGRETI È STATA APERTA. TEMETE NEMICI DELL'EREDE".
Li raggiunse e sentì che per terra c'era dell'acqua.
-Ragazzi, che succede?- chiese al trio guardando incuriosita la scritta
-Non lo sappiamo. Ci siamo trovati qui per caso- disse Hermione tremando leggermente
-Forse mi riterrai un pazzo Altair ma... ho sentito una voce... una voce che...-
-Che diceva di squartare, uccidere, mangiare e sentiva odore di sangue. Si, l'ho sentita anch'io-
In quel momento arrivarono gli altri studenti.
-Altair stai bene? Ma che...- Daphne era paralizzata.
-Temete, Nemici dell'Erede! La prossima volta tocca a voi, mezzosangue!- Draco era davanti a tutti e aveva un ghigno malefico in volto.
-Che cos'è quella?- chiese Pansy indicando qualcosa appeso al muro. Altair si avvicinò
-È Mrs Purr. Probabilmente morta. Ma non è detto...questa è una scena del crimine signore e signori. Watson, la mia pipa!-
-Altair, non credo che sia il momento di...- ma Harry non finì la frase che arrivò Gazza.

 

-Che cosa succede qua? Che cosa succede?- evidentemente Gazza era stato attirato dal grido di Draco.
-La mia gatta!! Tu!- disse poi rivolto a Harry -Tu hai ucciso la mia gatta. Sei stato tu ad ucciderla! Io ti ammazzo! Io...-
-Gazza!- per fortuna (o forse no) arrivò Silente, seguito da altri professori. Superò i ragazzi e prese Mrs Purr dal braccio della torcia da dove era appesa.
-Seguimi Gazza. E anche voi, signor Potter, signor Weasley, signorina Granger e signorina Grindelwald-
Allock si fece avanti baldazzoso
-Il mio ufficio è il più vicino, signor Preside. La prego di fare come se fosse a casa sua-
-Grazie Gilderoy-
Silente si incamminò, seguito da Gazza, i ragazzi, Allock, Piton e la McGranitt.

Entrarono nell'ufficio di Allock e molti lui dei dipinti si nascosero: i ragazzi notarono che alcuni avevano dei bigodini in testa.
Ad Altair era tornato il mal di pancia e ora le era partito pure il mal di testa.
I tre Grifondoro si sedettero in un angolo mentre Silente posava la gatta sulla scrivania. Iniziò a guardarla col naso che le sfiorava il pelo e la toccava con le dita in modo delicato. Anche la McGranitt si era chinata a fissarla, mentre Gazza prese una sedia e si sedette a fianco alla scrivania. Intanto Gilderoy dava strane teorie, vantandosi pure di aver rimedi per certe cose se solo avesse visto come era successo. Piton invece, che se ne stava dietro a Silente e alla McGranitt, si era accorto che Altair si sentiva poco bene: il professore si sedette su una sedia e fece sedere lei sulle sue gambe, lasciandole poi appoggiare la testa sulla sua spalla.
Intanto Silente provò a toccare la gatta con la bacchetta magica ma non successe nulla: quella continuava a sembrare un animale impagliato. Allock continuava a parlare degli omicidi che era riuscito a sventare, mentre i suoi ritratti annuivano con convinzione.

Finalmente, Silente si tirò su.
-Non è morta-
-Non è morta?- disse Gazza con voce soffocata
-E allora perchè è così... rigida e congelata?-
-È stata pietrificata- (-Proprio quello che pensavo!- disse Allock) -Ma non sono in grado di dire come-
-Lo chieda a lui!- disse poi il guardiano rivolto ad Harry
-Nessun allievo del secondo anno può aver fatto questo. È una cosa che richiede la più sofisticata Magia Nera- spiegò il presid tranquillo
-Si si e stato lui! Ha visto... nel mio ufficio... lui ha scoperto... che io... sono un Magonò-
-Io non ho nemmeno sfiorato la sua gatta!- ribadì Harry -E poi non so nemmeno cosa sia un Magonò-
-Sciocchezze! Ha visto la mia lettera di SpeedyMagic!-
-Preside, mi permette una parola?-
Tutti si girarono verso Piton, che ancora aveva Altair in braccio.
-Signorina Grindelwald, si sente bene?- chiese dolcemente la McGranitt
-No- mugugnò lei. La professoressa le mise il dorso della mano sulla fronte
-Ha la febbre-
-Di pure Severus- continuò Silente
-Probabilmente i ragazzi si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Tuttavia, qui abbiamo delle circostanze sospette. Perchè si trovavano nel corridoio del terzo piano? E perchè non erano alla festa di Halloween?-
Harry, Ron e Hermione si lanciarono in una spiegazione della Festa di Complemorte.
-C'erano un sacco di fantasmi. Loro potranno dirvi che eravamo là...-
-Ma perchè, dopo, non siete andati alla festa? Perchè siete saliti fino a quel corridoio?-
-Perchè...perchè...- Hermione e Ron guardavano Harry, come tutti gli altri
-Perchè eravamo stanchi e volevamo andare a letto- disse il ragazzo
-Senza cena? Non mi pare che nelle feste dei fantasmi ci sia cibo commestibile-
-Non avevamo fame-
-Preside, secondo me Potter non sta dicendo tutta la verità. Sarebbe meglio togliergli alcuni privilegi. Per esempio, potrebbe essere espulso dalla squadra di Quidditch-
-Ma insomma, Severus!- sbottò la McGranitt -Non ne vedo il motivo. La gatta non è stata colpita in testa da un manico di scopa. Non ci sono prove che Potter abbia fatto qualcosa di male-
Silente guardò Harry da sotto gli occhiali a mezzaluna con aria inquisitoria.
-Innocente fino a prova contraria- sentenziò poi.
Severus e Gazza erano furibondi, tanto che il professore stava stritolando il braccio di Altair.
-Prof, mi sta facendo Male-
-Scusa-
-La mia gatta è stata pietrificata! Qualcuno deve essere punito!-
-Riusciremo a curarla Gazza- disse Silente
-Ultimamente la professoressa Sprite è riuscita a procurarsi delle Mandragole. Non appena saranno cresciute farò una pozione che riporterà in vita Mrs Purr-
-Lasci fare a me- disse Allock -Devo averla fatta centinaia di volte...-
(-Che spaccone- stava sussurrando intanto Altair mentre Piton abbozzò un sorriso.)
-Fino a prova contraria- disse il professore glaciale -l'esperto di Pozioni in questa scuola sono io-
Mentre gli altri erano in un silenzio imbarazzato ad Altair vennero altre fitte allo stomaco e alla testa e si strinse di più nelle spalle mentre Piton la adagiava meglio che poteva. Al professore parve anche che Silente lo avesse guardato male.
-Voi potete andare- disse il preside ai tre Grifondoro, i quali non se lo fecero ripetere due volte e sgattaiolarono fuori dall'ufficio.

Poi Silente si voltò verso Altair e Piton.
-Altair, tu perchè eri lì?-
-Mi è venuto mal di pancia e sono andata in bagno-
-Al terzo piano?-
-Gli altri erano occupati-
-Tutti quanti?-
-Preferivo stare da sola. E poi ho visto un fantasma rincorso da Pix entrare lì dentro. Volevo vedere chi fosse la sua nuova vittima...- poi rivolse uno sguardo alla gatta -Ops... parola sbagliata- disse con tono sarcastico alzando le sopracciglia e mordendosi il labbro inferiore. Dire che detestava Silente era poco.
Il preside la guardò scettico. Piton invece aveva l'espressione di chi stesse facendo di tutto per non ridere.
-Hai visto qualcosa di strano?- chiese Silente
-Apparte una scritta che sembra fatta di sangue, una gatta apparentemente morta e dell'acqua in corridoio... no, non ho visto nulla-
Gazza la guardava malissimo e Piton fece un respiro profondo, segno che si sarebbe messo volentieri a ridere.
-E hai sentito qualcosa?-
-Mi chiedevo quando me l'avrebbe chiesto- si tirò su e si sedette composta, sempre sulle ginocchia del professore
Il preside la guardò con gli occhi semichiusi.
-In effetti... ho sentito una voce... sembrava una specie di... sussurro...anzi no, sembrava un serpente asmatico, a dire il vero-
-E diceva qualcosa?-
-Si. Era tipo "uccidere...tanta fame...da troppo tempo... squartare..." eeee, ah si "sento odore di sangue". Proveniva dal muro, o più precisamente, dalle fognature- Aveva un'espressione sfottente e usava un tono sarcastico.
-Signorina Grindelwald, lei parla serpentese?- chiese la McGranitt preoccupata
-Allora è vero. C'è un Basilisco nei sotterranei- il preside notò nei suoi occhi un guizzo di curiosità
-Si- disse Silente pacato -Come fa a dire che passa attraverso le fognature?-
-Quando ero in bagno e stavo parlando con Mirtilla, è iniziata a uscire dell'acqua dai gabinetti, la stessa che poi è andata fino al corridoio. Quindi quello è il Basilisco?-
-Si, lo è. Ma non dirlo in giro-
-Ed è lui che ha ucciso Mirtilla. Anzi... gli è stato dato l'ordine di uccidere, si sa che i Basilischi non attaccano se non gli viene imposto. Chi era il ragazzo che lo comandava? Aspettate, aspettate, ho il nome proprio sulla punta della lingua...- abbassò la testa e iniziò a martellarsi il ginocchio col pugno, facendo finta di pensare intensamente
-Tom Marvolo Riddle- disse Silente spazientito
-Ahhh... si, lui. Stavo per dirlo-
-Come fai a saperlo?-
-È successo cinquant'anni fa e l'unico studente, o comunque persona, che si sappia parlasse il serpentese ai quei tempi, era Tom. E poi cosa aspettarsi dall'erede di Salazar Serpeverde?-
-Non hai risposto alla domanda della professoressa- Silente sembrava irritato.
-Ah si... no, ho tante capacità ma il serpentese non è una di queste... purtroppo, perchè sarebbe una figata... nonché altamente utile alla situazione- disse questo con un sorriso a trentadue denti.
-E allora... c-come hai fatto a...- chiese la McGranitt che iniziava, giustamente, a non capire
-Be' sono sicura che abbiate capito che sono un'ottima occlumante, modestia a parte, ma, oltre a quello, anche una legilimens... e si dia il caso che io riesca a capire anche i pensieri degli animali. Difatti io e Astral comunichiamo telepaticamente- finì di dire come se fosse ovvio
I professori sembravano stupiti, Silente compreso.
-Non glie lo avevo detto preside?-
-No, affatto-
-Mi dev'essere sfuggito- ora aveva abbassato gli occhi con aria innocente.
Calò un silenzio imbarazzante che si ruppe non appena la McGranitt si riavvicinò ad Altair per sentire se aveva ancora la febbre. E ce l'aveva eccome.
-Ti conviene andare in infermiera- le disse poi
-Si, direi che sarebbe il caso-
Così dicendo Altair si alzò e andò verso la porta. Gilderoy ci era rimasto davanti e dopo che la ragazza disse -Compermesso- questo gliela aprì come se fosse un maggiordomo.
-Uuuh... che caratterino- disse Allock
-Gildeory, ti pregherei di accompagnarla- disse Silente
-Certamente, Preside-

-Non è la prima volta che mi ricorda qualcuno, in certi casi- disse Piton rialzandosi una volta che anche il professore fu scomparso
-In effetti Gellert era solito a sfidare gli altri...- iniziò Silente
-Non intendevo lui-
Silente lo guardò con fare circospetto
-Be' devo ammettere che lasciare che stesse dai Malfoy per tutto quel tempo non è stato un bene- disse la McGranitt
Silente continuava a gurdare Piton, come se cercasse di leggergli la mente.
-Albus, io non ho conoscoito Grindelwald, ma Altair ha fatto, non solo questa sera, delle espressioni che mi hanno ricordato qualcuno. E anche alcuni modi di fare, sono molto simili- disse Piton
-Di chi stai parlando?-
-Di una persona... che qui abbiamo conosciuto tutti... che molta gente conosce...-
-Severus, ti prego, vai al punto-
-È una donna...-
La McGranitt sospirò. Aveva capito: d'altronde certi studenti non si dimenticano.
-...Che ora si trova ad Azkaban- finì il professore.
Silente sbarrò gli occhi, incredulo che potessero pensare una cosa del genere.
-NO. Come...potete voi... pensare a una cosa del genere?-
-Non ho detto che sia lei la madre ma... ha un modo di comportarsi che...-
-Le assomiglia- finì Minerva, sconcertata.
-Ehm...- Gazza si fece avanti -State parlando di...-
-Bellatrix Lestrange- disse Piton guardando serio il preside
-No. Non è vero. Altair non le assomiglia per niente-
-Albus, devi ammettere che il carattere è molto simile... e poi Narcissa tiene molto a lei...- intervenne la McGranitt
-Mi rifiuto... di pensare a... a una cosa del genere! E anche voi... non dovreste-
-Comunque...- iniziò Piton -Se Bellatrix avesse dovuto avere una figlia di certo lo avrei capito... e credo, anzi sono sicuro, che Bellatrix non abbia mai visto Grindelwald... e poi, se dobbiamo dirla tutta, non credo che il Signore Oscuro sarebbe stato tanto felice di una certa unione-
Gli altri tre lo guardarono sbigottiti.
-Severus, ma che...?- fece la McGranitt
-Minerva, lo conosco abbastanza bene da esserne sicuro-
-Non vorrai dire che... hanno avuto una relazione?-
-Non ho detto questo. Ma non è una cosa da escludere-

 

-Altair!- Gilderoy Allock stava rincorrendo l'alunna che si era spedita verso l'infermeria. -Uff... sei veloce ragazza. Silente mi ha detto di accompagnarti-
-Professore?- Altair non potè credere di avercelo addosso pure in quel momento
-Si?-
-Ho notato che in questi giorni mi fissava. Posso sapere perchè?-
-Perchè... tu, mia cara signorinella, hai... una luce strana negli occhi- disse baldazzoso
-A me pareva che mi stesse studiando, piuttosto-
-Il fatto è questo, sarò sincero... ho sentito tanto parlare di te e volevo chiederti se sei disposta a raccontarmi qualche tua avventura. Magari potremmo partire da quella avvenuta proprio qui... un anno fa-
-Mi dispiace, professore, ma vede... non mi fa molto piacere parlare di quell'argomento. Mi ha abbastanza scossa-
-Ne sono sicuro... allora che ne dici di un'intervista... con me?- era certamente orgoglioso del suo portamento e anche molto sicuro di sè ma Altair non gli lasciò la vittoia
-Grazie dell'offerta, ma no-
-Severus aveva ragione, sei un pesce difficile da acchiappare-
-E non sa quanto- sussurrò infine.

I due arrivarono all'infermeria e Madama Chips disse ad Altair di restare lì per la notte, almeno così non avrebbe attaccato la febbre ai compagni.
-Allora arrivederci, signorina Grindelwald. Sappi che io non sono un tipo che si arrende tanto facilmente- le disse Allock
Poco dopo arrivò Astral.
-Mi sembrava abbastanza irritato, che gli hai detto?- chiese il gatto
-Ho rifiutato la sua proposta di fare un intervista con lui. Non credo stesse dicendo tutta la verità però-
-Vado a spiarlo?-
-Mi leggi nel pensiero-

Astral uscì dall'infermeria e andò fino all'ufficio di Gilderoy. Il professore era inginocchiato davanti al camino, dove era acceso un fuoco. Solo che quel fuoco parlava. "Proiettava" infatti la faccia di una donna. A giudicare dalle labbra pareva essere di origini africane. I capelli erano tirati all'insù in una maniera strana e sulle tempie le uscivano dei boccoli chiari. Aveva un sacco di rughe (poteva benissimo essere una coetanea di Silente).
-Mi servono informazioni Gilderoy- la donna era decisamente irritata
-Lo so, ma come le ho detto quella ragazza è impenetrabile. Non riesco nemmeno a leggerle la mente, e oggi ho capito perchè-
-Si me lo hai detto, è un'ottima occlumante e anche legilimens, parla con gli animali attraverso la mente... ma non mi hai detto nient'altro. Ho bisogno di informazioni. Senza non posso agire-
-Proverò di nuovo, d'accordo?-
-Chiedine ad altri professori-
-Non mi dicono nulla. La Sprite non mi rivolge più la parola, Hagrid se ne sta sempre in giro per la Foresta Proibita, Ruf gli studenti non li bada nemmeno a lezione figuriamoci fuori, quella di volo è sempre per aria e mi guarda pure male. Io non so più che fare-
-Ci sono sempre la McGranitt e Piton. Escludi pure Silente, quello capisce tutto ancora prima che entri nell'ufficio-
-Non se ne parla. Piton mi risponde malissimo e Minerva... be' anche lei non è da sottovalutare. Ho notato che sta spesso assieme a Silente. Anzi... tutti e tre stanno spesso assieme-
-Allora chiedi ai compagni-
-Gli alunni?-
-Certo. Prova con loro. Sono ragazzi non potrebbero mai insospettirsi-
-Si, ma potrebbero dirlo ad Altair-
-E allora tu trova una scusa. Voglio sapere cosa è successo in qella scuola l'anno scorso, e lo voglio sapere il prima possibile. Ti contatto io-
Detto questo il fuoco si spense e Astral tornò in infermeria.

Altair stava dormendo, la pozione che le aveva dato Madama Chips l'aveva messa a KO subito.
Il gatto si raggomitolò sopra di lei e si mise a dormire anche lui.

La mattina dopo, la febbre era passata e Altair potè raggiungere i compagni a lezione. Era martedì e questo significava prime due ore Pozioni e poi due di Astronomia.
Il professor Piton, oltre a rimproverare sempre Potter, continuava anche a guardare Altair. Si chiedeva se avesse qualcosa in mente e a volte provava anche a leggergliela ma senza successo.

Dopo cena, Altair decise di cercare qualche libro su Salazar Serpeverde nella libreria della Sala Comune.
-Che stai cercando?- Draco era proprio dietro di lei. A dire il vero era da un po' che la fissava incuriosito. La ragazza aveva infatti smontato mezza libreria.
-Un libro su Salazar Serpeverde. Voglio capire cos'è questa Camera dei Segreti- disse mentre rovistava fra gli scaffali
-Te lo posso dire io. Mio padre mi ha sempre raccontato un sacco di cose quando ero piccolo. E le ricordo tutte. Che vuoi sapere di preciso?-
-Tutto sulla Camera-
-Ok. Allora... si racconta che Serpeverde abbia costruito nel castello una stanza segreta, di cui gli altri fondatori, Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso e Priscilla Corvonero, ignoravano l'esistenza. Stando alla leggenda, Serpeverde sigillò la camera fintanto che non fosse giunto il suo vero erede. Soltanto lui sarebbe stato in grado di aprire il sigillo della Camera dei Segreti, sprigionare gli orrori che conteneva e servirsene per epurare la scuola da tutti coloro che erano indegni di studiare la magia. Si ritiene che nella stanza ci sia una specie di mostro, da cui solo l'erede di Serpeverde riesce a farsi ubbidire-
-Il Basilisco- sussurrò Altair più a se stessa che a Draco.
-Credi che nella Camera ci sia un Basilisco?- chiese il ragazzo avvicinandosi
-Non lo credo. Lo so-
-Che vuol dire lo sai?! L'hai visto?-
-No, ma l'ho sentito. E comunque ho un'altra conferma, se non ci credi- si appoggiò con la schiena al tavolo con fare superiore mentre il ragazzo la guardava incuriosito
-E sarebbe?-
-Mirtilla Malcontenta-
-Quella che sta nel bagno delle ragazze del terzo piano? Ho sentito dire che piange sempre e allaga i bagni-
-Questo è vero. Comunque si, lei-
-Perchè lei?- ancora non capiva dove volesse arrivare
-Perchè lei è la ragazza che è stata trovata morta cinquant'anni fa. Proprio quando la Camera era stata aperta la prima volta-
-E scommetto che tu sai anche chi è stato, oltre al Basilisco-
-Che perspicace! Si, lo so-
-Posso avere l'onore di saperlo anch'io, oooh...?- incrociò le braccia, come se stesse aspettando quella risposta da una vita
-Ricordi il diario che tuo padre teneva nel suo ufficio?-
-Tom Marvolo Riddle-
-Esatto-
-Quindi? Che vuoi fare?-
-Nulla-
-Fiuu. Almeno questo anno te ne starai tranquilla. Domani abbiamo allenamento di Quidditch-
-Ok-

Draco se ne andò e Altair salì in dormitorio, dove Astral la stava aspettando disteso sul suo letto.
-Scoperto qualcosa?- gli chiese lei
-Altro che. Gilderoy vuole tirarti fuori più informazioni possibili sui tuoi poteri perchè deve darle a una tipa, non so chi sia. Lei ha detto che quelle che ha non bastano per agire ma non saprei dirti altro-
-Com'era la tizia?-
-Le ho visto solo la faccia. Probabilmente è di origini africane. Ho visto due ciuffi scenderle sulle tempie, sembravano molto chiari. Aveva qualcosa in testa che le teneva in su i capelli. Gilderoy non ha nominato il suo nome purtroppo-
-Ok, fa niente. Dobbiamo trovare altre informazioni su questa donna. Voglio sapere che cosa vuole e perchè-
-Adesso è andato a dormire, ho già controllato. Oggi non ha parlato con la donna.  Se vuoi domani controllo di nuovo-
-Sarebbe ottimo. Purtroppo io non ho molto tempo, domani ho allenamento-
-Non preoccuparti-
-Sei il miglior gatto-spia che potessi avere. Potrebbero prenderti in 007 Cat-
-Spiritosa. Mi fai le coccole?-
-Ahaha si-

 

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Capitolo 32
*** Club dei duellanti ***


Erano giorni che la squadra di Serpeverde si allenava e finalmente, quel sabato mattina, si sarebbe tenuta la prima partita della stagione: Grifondoro-Serpeverde. Altair si era allenata molto sia per il ruolo di battitrice sia per quello di cacciatrice ma alla fine Flitt, il caposquadra,  decise di "mandarla in attacco", come diceva lei. Intanto Altair aveva dato delle dritte a Draco, del tipo:-Stai in alto così hai una visione più ampia, oltre a cercare il Boccino stai attento i Bolidi e, soprattutto, non perderti via a insultare Potter-
Purtroppo, Flitt dovette ammettere che Draco era si bravo ma non come Altair.

-Ti prego Altair-
Erano appena entrati nello spogliatoio quando Draco iniziò a pregarla di lasciargli il posto da cercatore
-Potter ha sempre e solo fortuna e poi noi abbiamo scope migliori. Ti prego. Solo questa volta. Lo sai che c'è anche mio padre qui- dall'espressione e dal tono adoranti si vedeva che voleva a tutti i costi quel ruolo per fare bella figura con suo padre
-D'accordo. Ma solo per questa volta. Sappi che se non lo prendi...-
-Lo prenderò, tranquilla- gli promise lui alzando il mento con sguardo fiero

Appena la squadra uscì in campo un rumore di applausi da parte di tutti i Serpeverde arrivò dalle tribune, e mentre Tassorosso e Corvonero si limitavano ad applaudire più debolmente, i Grifondoro iniziarono a fischiare. Viceversa per qualche minuto dopo, quando arrivò la squadra di Grifondoro.
Baston e Flitt si strinsero la mano, forse un po' troppo, e poi le due squadre si alzarono in volo.
Harry e Draco volarono subito sopra tutti.
-Tutto bene, sfregiato?- chiese il biondo mentre si gettava di sotto per mostrargli la sua velocità.
-Draco, cerca il Boccino!- gli gridò Altair mentre prendeva la Pluffa passatagli da Adrian Pucey, l'altro cacciatore sei Serpeverde, per poi dirigersi verso gli anelli e fare goal su quello di sinistra. La folla di Serpeverde urlò a squarciagola mentre Lee Jordan diceva
-10-0 per Serpeverde. Grindelwald sembra in ottima forma oggi! Come sempre d'altronde- finì di dire con tono sfacciato
-Jordan!- lo sgridò la McGranitt, sempre a fianco al ragazzo.

Altair intercettò Alicia Spinnet e riprese la Pluffa, passandola poi a Flitt che fece goal.
Flitt fu intercettato da Baston che però fu messo fuori da un Bolide. Adrian prese palla ma si ritrovò marcato da Katie Bell e la lasciò cadere. Aveva visto Altair con la coda dell'occhio dirigerglisi sotto e, difatti, la ragazza era pronta a prenderla. Si diresse verso gli anelli, scartò con una finta Baston e fece goal. Si diresse poi verso Draco che se ne stava a fissare Harry mentre gli faceva -Ti alleni per il balletto Potter?-
-Draco! Cerca quel maledetto Boccino-
-È quello che sto facendo- cercò di giustificarsi il biondo

Sulle tribune dei professori si trovava anche Lucius Malfoy, il quale stava davanti a Piton. A fianco a quest'ultimo c'era Gilderoy Allock, intento come sempre a studiare le mosse della ragazza.

Intanto Flitt aveva segnato di nuovo. Serpeverde era in testa per 40-0.
Altair tornò in basso e riprese la Pluffa. Si diresse verso gli anelli ma Baston gli si parò davanti e lei dovette sterzare bruscamente verso destra dove, però, si trovava Katie. I due Grifondoro la stavano mettendo alle strette quando un Bolide colpì Baston così forte da farlo allontanare. Katie non si arrendeva. Altair fece un po' di finte e poi calciò la Pluffa e la mandò verso Flitt, che segnò di nuovo.
-50-0 per Serpeverde. Grindelwald sembra che stia giocando a calcio- disse Lee.

Altair riprese palla e dopo un paio di sorpassi fece un altro goal, questa volta nell'anello centrale. Subito dopo un fischio li fece fermare tutti. Baston aveva chiesto lo stop. Le squadre scesero dalle scope, mentre Jordan decretava il 60-0.
-Avvistato il Boccino?- chiese Flitt a Draco
-No. Non riesco a vederlo. Qualcuno di voi ha manomesso l'altro Bolide? Continua ad andare verso Potter- disse il ragazzo ridendo
-No, anche se in effetti potevamo pensarci- rispose il capitano con lo stesso ghigno
-Che vuol dire va verso Potter?- chiese Altair
-Gli corre dietro. Sembra quasi che voglia colpirlo-
-Sarà stregato- disse Adrian
-Probabile. Un Bolide non si comporta così di sua spontanea volontà-
-Tu cerca di stargli il più lontano possibile e tieni gli occhi aperti- disse Flitt, tornando serio, a Draco
-È quello che sto facendo-
-Controlla di più, allora- sbottò l'altro chiudendo il discorso

La squadra andò da Madama Bumb e assieme a lei si diresse verso quella di Grifondoro. Le due squadre rusalirono in volo. In meno di cinque minuti Serpeverde era arrivata a 90. Altair aveva visto che Harry era sempre più in difficoltà ma non poteva fare nulla visto che sennò Allock avrebbe avuto "maggiori informazioni". Decise comunque di passare fra lui e il Bolide, tanto per far deviare il secondo. E per un po' ci riuscì, solo che dopo il quinto, proprio mentre Potter andava verso Malfoy, il Bolide iniziò ad inseguire lei. Adrian non se n'era accorto e le passò la Pluffa. Altair la prese ma si fermò un secondo di troppo e il Bolide la colpì in piena pancia, facendola cadere dalla scopa mentre la ragazza sputava sangue. Altair svenne e, mentre precipitava, i gemelli si precipitarono per prenderla ma Flitt e Adrian furono più veloci e ci riuscirono a dieci metri da terra. Intanto anche Harry era caduto a terra, dopo aver preso il Boccino che si trovava proprio a fianco all'oreccbio di Draco.
Proprio mentre Marcus e Adrian presero la ragazza, Altair si risvegliò e urlò dal dolore. Un urlo davvero straziante, di quelli che fanno gelare il sangue. I due Serpeverde la posero delicatamente a terra mentre il resto della squadra accorreva. Intanto anche i Grifondoro erano scesi verso Harry, mentre i gemelli cercavano di tenere a bada il Bolide.
Arrivarono Silente, Piton, la McGranitt, Madama Bumb, Allock e anche Lucius Malfoy. Madama Bumb si unì ai gemelli, Allock andò da Harry mentre gli altri si precipitarono verso il gruppo di Serpeverde.
-Altair, va tutto bene, adesso ti porto al San Mungo- disse Lucius avvicinandosi.
-Non ce ne sarà bisogno, signor Malfoy. Madama Chips è più che in grado di guarirla- Disse Silente sempre col suo tono calmo
-Sta sputando sangue!- il signor Malfoy era indignato dall'indifferenza del preside. Proprio non riusciva a capire come quell'uomo potesse stare così calmo in un momento del genere
-Signor Malfoy, Altair è ad Hogwarts, la mia scuola, e pertanto è sotto la mia responsabilità. Questo vuol dire che io decido per lei, e nessun altro. Quando tornerà a villa Malfoy potrete portarla dove vi pare ma finchè è qui deciderò io e io decido che andrà nell'infermeria della scuola- il preside aveva l'aria stressata e il tono che aveva appena usato faceva ben notare che l'uomo era al limite della sopportazione. E questo non lo capì solo Lucius
-Signorina Grindelwald, come si sente?- chiese la McGranitt quando vide che il preside si era nuovamente calmato
-Come vuole che si senta? Ha appena ricevuto un Bolide in piena pancia!- sbottò Lucius
-Severus, accompagna il signor Malfoy fuori dal campo, per favore- disse Silente, di nuovo in modo tranquillo, mentre si accovacciava sulla ragazza -Dove ti fa male?-
Altair cercò di parlare ma le faceva troppo male.
-Albus, io credo che la signorina Grindelwald si sia rotta le costole, altrimenti non mi spiegherei il suo silenzio-
Intervenne Piton.
Silente allungò la mano verso il fianco della rgazza ma bastò sfiorarla per farla urlare come prima.
-Minerva, vai ad avvertire Madama Chips. Io la porterò dentro-
Silente tirò fuori la bacchetta e fece levitare Altair e la portò in infermeria, seguito dalla squadra di Serpeverde e da quella di Grifondoro, i quali stavano accompagnando Harry, visto che Allock gli aveva fatto scomparire le ossa del braccio.

-Si, qui ci sono quattro costole rotte. Ci vorrà un po' ma non è niente che io non possa curare- disse Madama Chips tranquillizzando i ragazzi
-Tieni cara, bevi questo. È Ossofast ti aiuterà ad aggiustare le ossa- l'infermiera le porse un bicchiere con del liquido e Altair lo bevve: mentre lo mandava giù gli bruciava la bocca e la gola e questo la fece tossire facendole uscire un altro po' di sangue.
-Cerca di dormire cara. Vuoi che ti dia il solito?- le sussurrò infine
Per "il solito" Madama Chips intendeva la pozione per farla addormentare. Ormai l'aveva presa tante di quelle volte che era diventata "il solito", come se fosse un drink preso al bar.
Altair mosse la testa su e giù e ribevve il solito liquido, addormentandosi in meno di cinque minuti.

Astral, intanto, era andato a controllare Allock.
-Qualcosa di nuovo?- chiese la solita donna
-No Seraphina. Solo, Altair è un'ottima giocatrice di Quidditch-
-Tutto qui? Allock, io voglio informazioni su quello che è accaduto l'anno scorso- disse lei spazientita
-Lo so. Tanto adesso non me lo direbbe-
-Perchè?-
-È in infermeria. Quattro costole rotte. L'ha colpita un Bolide-
-Capisco. Quando si rimetterà?- chiese con finta preoccupazione
-Entro domani mattina-
-Perfetto. Chiudo-

 

-Che cosa???!-
Altair aveva raccontato di Allock e Seraphina a Draco, Theo e Daphne. Quella mattina Astral le aveva raccontato del mini dialogo che i due avevano avuto e subito dopo era stata dimessa dall'infermeria
-Non ho mai sentito parlare di questa donna. Magari i miei la conoscono- disse Daphne
-Ma poi, quando avranno le informazioni che cercano, cosa faranno?- chiese Draco
-Non lo so e non voglio saperlo. Se Allock vi chiede qualcosa, qualunque cosa, voi non dite una parola. Intesi?-
I ragazzi annuirono.
-Nelle vacanze ci saranno meno persone. Forse potremmo riuscire a spiarlo. Chiedo ai miei se posso restare qui- disse Draco
-Io vorrei tanto ma non posso. Un mio cugino americano viene a trovarci dopo tanto tempo. Ha la nostra età, va a Ilvermorny- disse Daphne annoiata
-Cos'è Ilvermorny?- chiese Altair. Le erano state raccontate molte cose del mondo magico ma quel nome non lo aveva mai sentito
-La scuola di magia che è in America- le spiegò la ragazza
-Potresti chiedere a tuo cugino se conosce questa Seraphina. È un nome che non viene più usato, ci sarà poca gente che lo ha- propose Theo
-Si, potrei provare-
-Chiederò anchio a mia madre di restare qui. Posso inventare una scusa-
-Theo, non sei costretto- gli disse Altair ma quell'affermazione non convinse nemmeno lei
-Sta tranquilla Altair, vedrai che a mia madre non dispiacerà. E poi lo sa bene che io mi annoio da nostra zia. Il Quodpot non mi piace e i ragazzi di quel quartiere nemmeno-
-Tua zia vive in mezzo ai babbani?- chiese Daphne
-No, vive in una comunità magica nel Texas-
-Bello. I miei cugini invece stanno nel Nebraska-
-Vado a mandarle una lettera- Theo si alzò e raggiunse Draco al tavolo, il quale stava finendo di scrivere la sua. Poi i due andarono in guferia e mandarono le lettere.

Quel giovedì i ragazzi avevano lezione di Pozioni coi Grifondoro e dovevano preparare la Soluzione Dilatante.
-Hai un piano?- disse Draco mentre Piton si allontanava da lui e Altair
-Quasi- disse lei mentre versava un po' di bava di rospo
-Che vuol dire quasi?-
-Lo spiamo tutto il giorno, tutti i giorni, senza farci notare. Astral ci aiuterà. Posso chiedere ai fantasmi se la conoscono, magari ne esce fuori qualcosa-
-Aspettiamo prima che Daphne ci dica la sua poi chiediamo ai fantasmi- propose lui mentre le passava un rametto di edera
-Potrei chiedere a Pix di tenerlo occupato per un po'- disse pensierosa
-Per fare che?- le passò una fialetta di acqua
-Cercare informazioni nel suo ufficio- riprese a mescolare. Due giri in senso orario e uno antiorario
-Sempre che ce ne siano-
-Mmmh, no non è una buona idea, a ripensarci-
-Perchè?-
-Il suo ufficio è pieno zeppo di quadri di lui. Se entrassi li dentro mi... vedrebbero...- alzò la testa e si mise a guardare un punto a caso, abbassando leggermente la palpebra dell'occhio destro
-A che stai pensando?- le chiese vedendo che non si muoveva più
-E se non mi vedrebbero?- si riscosse e riprese a mescolare la pozione, come se non fosse successo nulla
-Vuoi diventare invisibile? Non so se si può. Servirebbe un mantello-
-Infatti... forse nella mia camera blindata ce n'è uno-
-Probabile. Ma come facciamo ad arrivarci?- le passò della cenere di peli di coda di Erumpet
-Potrei chiedere un permesso per uscire. Posso dire che mi si è bruciato il libro di incantesimi e che me ne serve uno nuovo-
-Posso chiedere ai miei se ti accompagnano. Da sola non puoi uscire-
-Oppure posso farmi portare fuori da qualche professore. Magari Piton- si girò per controllare dove fosse. Stava rimproverando Paciock, come al solito.
-Piton? Sei sicura?-
-Si. Mi farò accompagnare alla camera da lui. Vedrò di trovare qualcosa e poi torneremo-
-E se ti chiedono perchè vuoi andarci?- le passò della linfa di salice
-Dirò che voglio vedere meglio le cose che mi ha lasciato mio padre. Quale momento migliore delle vacanze? Sono sicura che Silente sarà d'accordo- disse tranquilla
-E se invece volesse accompagnarti lui?- chiese, invece, preoccupato
-Vedrò al momento-
Poco dopo il pentolone di Goyle esplose, schizzando tutti quanti. A Draco gli si era ingrossato il naso mentre ad Altair il gomito.

Una settimana dopo, i ragazzi videro sulla bacheca un volantino per un club dei duellanti.
-Il primo incontro è questa sera. Che dite, ci andiamo?- chiese Theo agli altri
-Perchè no- risposero loro

Quella sera i ragazzi andarono in Sala Grande. I tavoli non c'erano e da una parte si trovava un palcoscenico d'oro. C'erano quasi tutti quelli del secondo anno di tutte e quattro le casate.
-Chi sarà l'istruttore?- chiese Daphne
In quel momento arrivarono sul palco Gilderoy Allock con un vestito color prugna e Piton, sempre vestito di nero.
-Io me ne vado...- disse Altair cercando di sgusciare fuori
-No. Tu resti qui. Ormai ci siamo- disse Draco tirandola indietro
-Avvicinatevi! Avvicinatevi! Mi vedete e sentite tutti?! Il professor Silente mi ha dato l'autorizzazione di fondare questo club per insegnarvi a difendervi, qualora ne avrete bisogno. Permettete che vi presenti il mio assistente, il professor Piton- disse con un largo sorriso stampato in faccia
-Mi dice di intendersi un po' dell'arte del duello e molto sportivamente ha accettato di collaborare a una breve dimostrazione, prima di iniziare. Non temete ragazzi, avrete ancora il vostro professori di Pozioni tutto intero, non temete- disse scherzoso
-Dovrebbe temere lui, piuttosto- disse Altair mentre gli altri ridacchiavano.
Piton intanto stava rivolgendo ad Allock uno sguardo non poco omicida.

I professori si misero di fronte uno all'altro e si inchinarono. Poi sguainarono le bacchette a mo' di spade.
-Come potete vedere stiamo assumendo la posa da combattimento. Al tre ci lanceremo i primi incantesimi. Ovviamente nessuno dei due tenterà di uccidere-
-Ovviamente...- disse Draco
-Uno... due... tre...-
Entrambi levarono in alto la bacchetta sopra la spalla dell'altro.
-Expelliarmus!- disse Piton, e un raggio rosso colpì Allcok scaraventandolo dietro al tavolo facendolo sbattere sulla parete.
I Serpeverde applaudirono e Piton gli scoccò uno sguardo divertito.
-Ecco fatto!- disse Allock tornando sul palco
-Questo era un Incantesimo di Disarmo... come potete vedere ho perso la abcchetta magica... ottima idea mostrargli questo, professor Piton, però, non si arrabbi, le sue intenzioni erano evidenti. Avrei potuto difendermi con facilità, ma ho pensato che fosse più istruttivo per i ragazzi...-
Piton tornò al suo sguardo omicida e Allcok doveva essersene accorto.
-Basta con le dimostrazioni! Ora vi divideremo in coppie. Professor Piton, se vuole aiutarmi...-
Draco finì contro Potter, Millicent contro Hermione, Altair contro Dean, Daphne contro Theo, Pansy contro una di Corvonero, Tiger contro Goyle e Blaise contro un Tassorosso.
-Perderai, Grindelwald- disse Dean con tono di sfida
-Nei tuoi sogni- gli rispose lei a tono guardandolo minaccioso ma sorridendo
I due alzarono le bacchette e Dean fischiò: tutti e due lanciarono un Expelliarmus ma fu colpito solo Dean, visto che Altair si era scansata.
-Dicevi?- disse lei alzando il mento orgogliosa e sfottente
-Di nuovo- rispose lui raggiante alzandosi
-Ragazzi, ragazzi, si dice uno, due, tre, non si fischia- disse Allock che era subito accorso
-Noi preferiamo così- disse Dean rimettendosi in posa -D'altronde concorderà con me, professore, che in un duello vero e proprio non ti lasciano il tempo di dire uno, due, tre-
-Su questo hai ragione ma...- Allock non finì la frase che Dean aveva fischiato di nuovo e aveva lanciato un Expelliarmus che la ragazza parò.
-Rictusempra!- Altair e Harry avevano gridato all'unisono. Il grifondoro le dava le spalle
-Ho detto solo incantesimi di disarmo!- gridò Allock mentre Draco e Dean si erano accasciati a terra dalle risate.
-Tarantallegra!- disse Draco colpendo Harry
-Ferma! Ferma!- gridava Allock.
Piton prese in mano la situazione
-Finite Incantatem!- i piedi di Potter smisero di danzare e Draco e Dean smisero di ridere.
Intanto Millicent e Hermione erano a terra e se le stavano dando di santa ragione.
-Oh santo cielo!- gridò Allock -Ragazze vi prego...-
-Questo è fallo, Grindelwald- sbottò Dean
-Sicuro? L'arbitro ha lasciato giocare, non c'è nessun fallo. Alzati e fai l'uomo-
-E voi due smettetela- fece Allock -State duellando, non siete a una partita di calcio. Direi che è meglio se vi insegno a bloccare gli incantesimi ostili. Che ne dite di Paciock e Finch-Fletchey, vi va?-
-Pessima idea- disse Piton -Paciock fa guai anche con gli incantesimi più semplici. Vogliamo mandare in infermeria i resti di Finch-Fletchey dentro una scatola di fiammiferi? Che ne dice di Malfoy e Potter?-
-Malfoy? Perchè non Grindelwald?!- disse Allock con un largo sorriso
-No no, lasci andare pure Draco. Io non me la sento- rispose la ragazza indietreggiando
-Oooh andiamo, signorina Grin...-
-Se la signorina Grindelwald non se la sente non la costringeremo, professor Allock- disse Piton guardandolo storto
-D'accordo-

I due ragazzi si prepararono.
-Serpensortia- gridò Draco e un serpente nero uscì dalla sua bacchetta.
-Non ti muovere, Potter- disse Piton
-Ci penso io a mandarlo via...- disse Allock -Mi consenta!- disse puntando la bacchetta verso il rettile e facendogli fare un volo di tre metri verso l'alto. Il serpente atterrò sul tavolo e iniziò ad avvicinarsi con aria minacciosa a Finch-Fletchey, che era proprio a fianco ad Altair. Sia Piton che Allock scoccarono un'occhiata alla ragazza, che capì che era meglio starsene zitti.
Altair sentì una voce in serpentese.
-Lascialo stare!- era Potter.
Il serpente si fermò e si mise a guardare Potter, come tutti nella sala. Altair si mise una mano sulla fronte pensando "o mio dio".
-Allontanati dal ragazzo- disse Altair al serpente. Questo si mise a guardarla.
-È un mezzossssangue- sibilò lui
-Lo so. Allontanati ho detto-
-Deve esssere eliminato-
-Non mi sembri nella posizione di poter fare qualcosa-
Il serpente sibilò, avvicinandosi a lei e guardandola fissa.
-Tu non ssssei un'erede di Sssalazarr. Tu non puoi dirmi nulla-
Altair abbassò la testa, avvicinandola così a quella del serpente -Ma qualcuno l'ha fatto. Allontanati-
Il serpente si mise al centro del tavolo e Piton lo polverizzò.
-A che gioco state giocando?!- gridò Justin guardando prima Harry e poi Altair
Piton si mise a guardare Harry, con uno sguardo scaltro e calcolatore. Ron prese Harry per il braccio e lo portò via, seguito da Hermione.
-Lezione finita! Tornate nelle vostre sale comuni- gridò Allock
Tutti se ne andarono, tutti tranne Justin, i professori, Altair e Draco.
-Come hai fatto?- chiese Justin ad Altair
-Questo non ti riguarda- disse Draco minaccioso
-Signorini, vi prego- iniziò Allock
-Potter è un rettilofono, questo si è capito, ma tu? Tu che hai da dire?- chiese il ragazzo impaurito ma allo stesso tempo coraggioso
-La signorina Grindelwald ha la capacità di parlare con qualsiasi animale, mentalmente- disse Piton
-Usi la telepatia?- ancora un po' e gli occhi gli sarebbero usciti dalle orite tanto era elettrizzante quella scoperta
-In pratica- rispose lei annoiata ma con un tono di stizza nella voce. Non le andava affatto a genio che quel Tassorosso sapesse il suo segreto. Di sicuro lo avrebbe detto a quelli della sua casata e quelli lì ad altri di altre casate finchè la notizia non avrebbe fatto il giro della scuola. Ma, pensandoci, era meglio che sapessero questo piuttosto che pensasserocose strane senza senso.
-Signorino, è meglio che lei torni nella sua sala comune- disse Allock a Justin
-D'accordo-
Dopo che uscì, Piton guardò i due ragazzi.
-Malfoy, la prossima volta sta più attento. Altair, hai per caso capito cosa ha detto Potter?-
-Gli ha detto di fermarsi, semplicemente. Professore, Potter non si rende conto di aver usato un'altra lingua. La stessa cosa è successa qualche anno fa in uno zoo, con un boa constrictor-
-Come fa a non rendersene conto?- sbottò Draco incredulo
-Per lui è come parlare normalmente, solo che dalla sua bocca escono dei sibilii- spiegò lei tranquilla, come se fosse la cosa più normale del mondo
-Gli è successo solo quella volta?- chiese dunque il professore di pozioni mentre l'altro ascoltava dondolandosi sui talloni
-Che io sappia, si-
-E che cosa si dicevano?-
-Il serpente gli ha detto che non aveva mai visto il Brasile e che era cresciuto, quindi, in cattività. Potter gli ha spiegato la sua situazione dai Dursley. Tutto qui. Poi il vetro è scomparso, il serpente è uscito e mi è passato sopra-
-Racconterò questo a Silente. Allock, venga con me. E voi due tornate nella sala comune- ordinò infine, con tono risolutorio
-Si, professore- dissero all'unisono, andandosene.

 

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Capitolo 33
*** Natale ***


-Hai sentito la notizia?- chiese Daphne ad Altair. Le due ragazze erano sul divano della sala comune a ripassare Stora della magia.
-Quale?- chiese l'altra distrattamente mentre sottolineava a matita alcune date.
-Alcuni del Ministero daranno un'occhiata in giro-
-Che facciano pure. Lo sai che Justin Finch-Fletchey e Nick-Quasi-Senza-Testa sono stati ritrovati nella stessa condizione di Colin Canon?-
-Davvero? Non lo sapevo. Quando è successo?- Daphne chiuse subito il libro,interessandosi maggiormente all'rgomento, a differenza di Altair che, invece, continuava a studiare come se stessero spettegolando di cose inutili
-Qualche ora fa-
-Ma perchè anche Nick?-
-È quello che si chiedono tutti-
-Tu hai percaso un'idea di chi sia stato?-
-No...-
-Ehi, ragazze- Theo si sedette con loro sul divano
-Come va?- chiese Altair che, finalmente, staccò gli occhi dal libro e lo rimise nello zaino
-Bene, grazie. Daphne, hai saputo?- chiese poi all'altra
-Saputo che?-
-Andiamo in vacanza assieme. A quanto pare i nostri genitori hanno un'amicizia in comune in America. Mi spiace Altair, dovrò partire anch'io-
-Fa niente. Almeno così avrete più probabilità di scoprire qualcosa-
-Si infatti. Hai chiesto a Silente se puoi uscire?-
-Devo andarci proprio adesso con Piton. Ed è meglio che mi sbrighi ad andare-

Detto questo uscì dal dormitorio e si diresse all'ingresso dei Gargoyle, dove il professor Piton la stava aspettando. Salirono le scale e il professore bussò alla porta del preside
-Avanti- disse la voce calma di Silente
Il preside era in piedi davanti a quella che sembrava una fenice.
-Signor preside, la Signorina Grindelwald chiede il permesso di essere accompagnata alla sua camera blindata alla Gringott nelle vacanze invernali- disse Piton con il suo solito tono
-E posso chiedere il motivo?-
-Vorrei vedere meglio quello che mi ha lasciato mio padre e pensavo, quale momento migliore delle vacanze?- non poteva dirle di no, ne era sicura.
-Mi sembra ragionevole. Ma non potresti andarci d'estate?-
-D'estate ho altre cose da fare, sinceramente. E poi ho una certa fretta, sono abbastanza curiosa- cercò di sembrare il più innocente possibile
-Essia. Però verrai accompagnata...-
-Certamente. Il professor Piton ha già detto che può venire lui quindi...-
-Se permetti, vorrei venire anch'io. Sono curioso quanto te sul contenuto della camera- disse infine con un sorriso staccando gli occhi dall'animale e guardando gli occhi azzurri di Altair.
Ad Altair la cosa non andava proprio a genio, ma se voleva entrare li dentro doveva accontentarsi. Meglio di niente, pensò tra sé.
-D'accordo, accetto- disse seria e un pò' contrariata
-Accetti... Altair non stiamo facendo un contratto governativo- disse il preside divertito.
-Quella è una fenice?- chiese la ragazza avvicinandosi all'animale tanto per cambiare discorso
-Si, e nel pieno della sua vita. Devi sapere che le fenici bruciano per poi rinascere dalle proprie ceneri. È una fortuna che tu la veda adesso. Potter ha dovuto assistere al giorno del falò-
-Posso...?- chiese lei timidamente
-Fai pure-
Altair allungò la mano verso quel bellissimo animale con le piume dalle sfumature infuocate.
-Ha un nome?-
-Pensavo che tu sapessi parlare con gli animali- disse il preside
-Come ti chiami?-
-Fanny-
-Posso toccarti, Fanny?-
-Visto che Silente si fida di te, si, puoi toccarmi-
Altair iniziò ad accarezzare il corpo piumato della cratura: era molto soffice.
-Grazie, preside. Ora dovrei andare-
-Ti va bene se andiamo il 25?-
-Si, certamente-
-Non hai nulla da fare?- intervenne Piton con uno strano interessamento, cosa al quanto strana da parte sua -Studiare, allenarti a Quidditch, dare fastidio con Pix e i gemelli Wealsey... stare con Malfoy...- ad Altair parve che il professore avesse scandito leggermente di più le ultime parole
-Vedo che hai fatto molta amicizia con i Malfoy. Andrai da loro anche questa estate?- chiese Silente con finto disinteresse
-Non lo so. Scusate ma ora devo proprio andare. Ho una pergamena di Pozioni da finire- disse poi sorridendo a Piton, il quale ricambiò

Natale arrivò e, a differenza dell'anno prima, molti ragazzi dal quinto anno in su avevano deciso di restare a scuola per le vacanze.
Quella mattina (25 dicembre) Altair si svegliò miracolosamente alle 8. Si fece una doccia e andò in Sala Grande dove Tiger, Goyle e Draco la stavano aspettando.
-Non hai freddo alle gambe?- le chiede Draco.
In effetti Altair era vestita solo con la felpa del suo amico Toby e i calzini con gli alieni, come l'anno scorso
-No, sto bene. Buon Natale, comunque-
-Buon Natale anche a te- risposero i tre in coro
-I miei mi hanno mandato questo per te. L'avevo trovato in soffitta e ho chiesto a mio padre di farlo rimettere a nuovo. Non credo che sia stato di mia madre, ma spero che comunque ti piaccia. Ah, mio padre mi ha mandato questo, è un pezzo della Gazzetta del Profeta- Draco le porse una scatola verde smerldo con un fiocco rosso acceso e il ritaglio di giornale.


Inchiesta al Ministero della Magia

Arthur Weasley, Direttore dell'Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani, ha ricevuto oggi una multa di cinquanta Galeoni per aver stregato un'automobile dei Babbani.
Lucius Malfoy, membro del Cosiglio di amministrazione della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove l'automobile si è schiantata all'inizio di quest'anno, ha chiesto le dimissioni del signor Weasley.
<> ha detto il signor Malfoy al nostro inviato. <<È evidente che egli non è la persona adatta a far rispettare le nostre leggi e il suo ridicolo progetto di Legge per la Protezione dei Babbani va immediatamente accantonatato>>.
Non siamo riusciti a raccogliere il commento del signor Weasley, ma sua moglie ha intimato ai giornalisti di togliersi dai piedi minacciando di sguinzagliare il fantasma di famiglia.

-Sono d'accordo con tuo padre. Se fai un lavoro devi farlo bene, non puoi stregare un'auto proprio quando dovresti evitare che cose del genere accadessero. E poi cos'è questa storia del proteggere i babbani? Hanno le bombe nucleari, direi che sono più che in grado di badare a sè stessi- sentenziò Altair
-Le bombe che?- chiesero i ragazzi confusi
-Nucleari, fanno esplodere intere città-
-Ah... Apri il regalo. Dimmi se ti piace- disse il biondo con un sorriso a trentadue denti
Altair aprì la scatola. Dentro c'era un vestito rosso e nero. Era composto da un corsetto di pelle chiuso a bottoni bianchi, con una scollatura a V. Era diviso in quattro rettangoli, due rossi e due neri, che erano disposti uno dall'altra parte dell'altro. La gonna sotto era fatta da varie pieghe sfasate rosse e nere di seta leggera, ma tutte assime avrebbero di certo tenuto caldo. Davanti, la gonna finiva sulle ginocchia, mentre dietro continuava fino ai piedi, e una parte strusciava per terra.
-È BELLISSIMO!!- Altair abbracciò Draco con forza, come se fosse un peluche.
-Mi stai stritolando- disse lui con voce roca
-Draco ti adoro. È bellissimo, grazie-
-Non c'è di che. Perfavore, non spezzarmi il collo-
-Ah, scusa-
Altair si accorse che Harry, Ron e Hermione li guardavano sbigottiti dalla panca a fianco
-Non starai per baciarlo spero?- chiese Harry ironico
-Guardate. Chi vi ricorda?-
Altair mostrò il vestito ai tre Grifondoro
-Sembra che Harley Quinn voglia vestirsi da Regina Rossa- disse Hermione
-Oppure il contrario. Che la Regina Rossa voglia vestirsi da Harley Quinn- disse Harry
-È bellissimo non trovate??!- chiese Altair raggiante, riabbracciando con forza Draco
-L'hai provato?-
-E quando se me lo ha appena dato?-
-Vieni ti aiuto a metterlo-
Altair e Hermione andarono al bagno e Altair si mise il vestito. Poi tornarono in Sala Grande e i ragazzi rimasero a bocca aperta.
-Salazar. Stai d'incanto- disse Draco
-Potresti interpretare la figlia di Harley e il Joker- disse Harry
-Forse con le calze che avevi messo per la cena dai Nott staresti ancora meglio- disse Draco
-Si dopo le metto-
-Vai a Diagon Alley con quello?-
-Si dai. Magari ti prendo un regalo visto che non te ne ho fatto uno-
-Non serve tranquilla-
-Te lo farà lo stesso- disse Hermione
-Vero-
-Adesso mancano soltanto due codini e il rossetto rosso... e magari un martello gigante da cui viene fuori un pugno da box- disse Harry facendole due codini coi capelli
-Spiritoso-
-In effetti stai bene così. Magari lascia stare il rossetto...- disse Hermione
-Ovviamente... Draco... dove vai?-
Draco si era alzato e se ne stava andando in tutta fretta.
-Ciao ragazzi... buon Natale- disse seguendo l'amico. Intanto Tiger e Goyle rimasero al tavolo a mangiare dolci.

Altair entrò nella sala comune. Draco era seduto sul divano e guardava imbronciato il fuoco.
-Draco?-
Il ragazzo non rispose.
-Che cos'hai? È perchè mi sono messa a parlare con loro?-
-Si. E per di più di cose babbane. Le dovresti dimenticare. Tu non fai più parte di quel mondo. Ora sei qui, con me e con gli altri purosangue ed essendo tale dovresti comportarti da tale-
-Draco lo sai, io ci provo a diventare... normale... ma sia com'è: il lupo cambia il pelo ma non il vizio. Non è facile dimenticare cose che ti piacciono-
-Ecco, hai detto una cosa da babbani. E poi ti sei fatta toccare i capelli da Potter...-
-Senti, io ora devo andarmi a preparare. Quando questa cosa ti sarà passata, fammi un fischio-

Altair andò nel suo dormitorio e si mise le calze a righe coi laccietti e degli stivali alti e neri, di pelle di drago (ovviamente presi a Notturn Alley). Si fece due codini, come aveva suggerito Harry, se li scompigliò un po' e infine si mise del mascara e dell'ombretto oro leggero.
Dopo circa mezz'ora, riscese in sala comune e vide che non c'era nessuno. Nessuno, tranne Draco che però dormiva disteso sul divano. Gli si avvicinò e si mise in ginocchio appoggiando le braccia sul bracciolo, dove c'era la testa dell'amico. Iniziò ad accarezzargli i capelli: erano tirati indietro con un sacco di gel ("sempre che i maghi usino il gel" pensò lei) ma al contempo erano morbidi e lisci. Restò così per circa cinque minuti finchè non arrivò Astral.
-Piton sta arrivando-
-Ok-
Altair si avvicinò di più a Draco e gli sussurrò -Buon Natale Draco- per poi stampargli un bacio sulla fronte.
-Dorme?- chiese il gatto
-No-

-Silente ci aspetta di sopra-
Piton era davanti alla porta della Sala Comune ad aspettarla. Salirono le scale buie, illuminate solo da alcune torce, nel totale silenzio.
Silente era sulla porta d'entrata del castello che guardava il cielo.
-Ah siete qui. Signorina Grindelwald, non avrà freddo con solo quel vestito?- chiese scettico
-Ho preso il mantello, professore-
-Ho buone ragioni a pensare di aver già visto quel vestito?- chiese Piton
-Era in soffitta a Villa Malfoy. Draco pensa che non sia di sua madre, e neanche io, sinceramente-
-Difatti, suppongo che fosse di Bellatrix. Si, è suo. Ricordo bene che l'aveva indossato ad uno dei tanti balli che organizzavano i Black, ovviamente facendo arrabbiare sua madre...e facendo ingelosire Rodolphus perchè tutti, nella sala, guardavano solo lei. Sia donne sia uomini, con pnsieri ed emozioni diversi, naturalmente-
-Credo proprio che non le dispiacerà se lo userò qualche volta-
-Crado anch'io-
Intanto Silente era stato zitto ma dalla sua espressione si poteva intuire che l'argomento non gli piaceva.

Arrivati a Diagon Alley i tre si diressero subito alla Gringott. Entrarono nella camera blindata: tutto era come l'ultima volta. Altair si avvicinò al modellino di Nurmengard. Lo sfiorò e questo iniziò ad illuminarsi in un punto in alto dove c'era una finestrella con le sbarre.
-Mio padre è rinchiuso qui, vero?- chiese a bassa voce
-Si. Non credo sia mai uscito da quella cella- disse Silente
-E questo castello? Cos'è?-
-Lo volevo chiedere a te-
Altair guardò il castello. Gotico, proprio come piaceva a lei. Le statue del cancello erano due aquile di pietra. La struttura era come quella di un castello romano/ medievale ma gli ornamenti erano in stile gotico. L'entrata era formata da un portone posto sotto ad un architrave su cui era posto un archivolto sormontato da una ghimberga. Sopra di essa si trovava un rosone all'interno di un arco a sesto acuto. Il tutto si trovava sul mastio, ai cui angoli, si ergevano quattro pinnacoli. Le varie cinte murarie erano decorate con archi rampanti, senza spazi vuoti. Sopra le cinte murarie vi erano dei camminamenti con finestre a triforo intervallate da colonne con capitelli a crochet su cui si ergevano dei pinnacoli che superavano in altezza i tetti spioventi dei camminamenti. Le torri quadrate avevano una monofora per facciata e cinque edicole angolari con tre doccioni ognuna. I tetti delle torri erano a forma di piramide isoscele. Sul lato nord, all'interno, vi erano dei giardini. L'altro lato, invece, era diviso in tre parti: al centro vi era quello che sembrava il tetto spiovente ti una chiesa con ai lati così tanti pinnacoli che sembravano tutti appiccicati. Ai lati di questo si ergevano diverse torri, come quelle agli angoli perimetrali, e cupole di cui alcune sembravano di vetro. Il mastio era preceduto da una stradina con al centro una statua e prima di questa si trovava un cancello. Le statue del cancello erano due aquile di pietra. Sui merli e sui doccioni si ergevano statue di creature della mitologia greca e la statua prima del cancello raffigurava Zeus con la folgore stretta nella mano destra. Sul portone c'era uno stemma: raffigurava un'aquila che aveva fra le ali un teschio, come se lo stesse abbracciando.
-È possibile che Grindelwald avesse un castello o avesse pensato di averlo?- chiese Piton
-Che ci avesse pensato non ci sono dubbi... ma non so dirti se l'ha realmente costruito- ammise Silente mentre contemplava il modellino.
-O magari non è il suo- disse Piton

Altair si avvicinò a un'armatura così bianca che sembrava fosse fatta di marmo. Aveva una spada tra le mani con la punta piantata a terra. Quest'ultima era fatta con l'impugnatura argentata e aveva la forma di un bastone con le ali. La lama era lunga, stretta e sottile, con al centro piccoli cristallini a forma di rombo. All'inizio della lama si trovava lo stemma del castello. L'armatura aveva un elmo con un lungo becco da aquila e una coda di cavallo azzurro-blu sul sopra.
Piton toccò la spada ma ritirò subito la mano come se si fosse scottato. Lo stesso successe a Silente.
-Dev'essere stregata- disse Piton
Altair allungò la mano.
-Altair non...- Silente non finì la frase che Altair strinse forte l'elsa. L'armatura alzò la spada, si inginocchiò e porse la spada alla ragazza con entrambe le mani e la testa china. Altair la prese e la fissò. Era estremamente leggera e bilanciata: perfetta. L'armatura era ancora inginocchiata.
-Riposo- disse Altair all'armatura e questa si rialzò restando con le braccia lungo i fianchi.
-Come facevi a sapere che...?- chiese Silente
-È un comando militare universale. Non ero sicura che funzionasse. Ho provato e ha funzionato-
Piton provò a toccarla di nuovo e di nuovo si scottò.
-Evidentemente riconosce il legame familiare. Bisogna solo capire di che famiglia si tratta-
-Aaattenti- disse Altair con un vocione da generale
L'armatura sbattè il piede sinistro e si mise il pugno destro sul cuore.
-Prendi- disse porgendole la spada
L'armatura prese la spada e la tenne con la punta verso l'alto, esattamente davanti al "volto"
-Ri-riposo-
L'armatura si rimise come l'avevano trovata.
-Che figata. Lo chiamerò... sono indecisa-
-Tra quali nomi?- chiese Silente mentre Piton si avvicinava a una teca di libri.
-Alfred, Psyco, Jack, Shyning, Nightmare, Fraddy, It, Pennywise. Potrei continuare all'infinito. No no, ho deciso... Loki. Non centra niente ma non importa-
-Quanti libri antichi...- mormorò Piton sfiorando il vetro della techa.

Silente tirò giù dei veli che coprivano dei quadri appesi al muro.
-Regina Rossa, Cappellaio Matto, Alice, Regina Bianca, Bianconiglio, Stregatto, Grafobrancio, Ciciarampa... che cosa sono? Questo sembra... Gellert- Silente si era soffermato a guardare il quadro del Cappellaio. Era totalmente diverso da Grindelwald ma qualcosa, nei lineamenti o negli occhi, glie lo ricordava
-Alice in Wonderland, 2010, Tim Burton. Dev'essere un film. Il trucco è stupefaciente ma credo che quegli "esseri" siano fatti a computer. Se così, c'è da dire che gli effetti speciali miglioreranno un sacco- disse più a sè stessa che ai professori -Mio padre poteva andare nel futuro?- chiese poi al preside
- 2010. Questione iInteressante... Sapevo che era in grado di guardare nel futuro, ma... andarci... è tutt'altro argomento-
-Regina Rossa- lesse Piton a voce alta -Assomiglia a... Bellatrix Lestrange. Strana coincidenza- disse infine

Altair andò verso il fondo della camera e vi trovò un bellissimo vestito da sposa con dei ricami di pizzo azzurrino. A fianco ad esso si trovava un violino nero e un leggio con degli spartiti. Sul lato del manico era stato inciso un nome in azzurro che diceva: Azzurri. Altair aveva imparato a suonare il violino a sei anni. In quegli ultimi due però non l'aveva più suonato. Sentì se era accordato e si, lo era. Prese la bacchetta (del violino) e provò a suonare la prima battuta del primo spartito che le capitò a tiro. A quanto pareva non aveva perso per niente la mano. Altair continuò a suonare l'intero pezzo.
-Hai imparato all'orfanotrofio?- le chiese Silente una volta che la ragazza ebbe finito
-Si. Ho iniziato a studiarlo a sei anni. Ho sempre usato quello del professore, visto che non ci era concesso averne uno nostro. Più che altro la Corney non voleva comprarcelo. Posso portarmelo ad Hogwarts?-
-Certamente. D'altronde è tuo-
Altair mise il violino e il leggio nelle proprie custodie. Poi prese gli spartiti e un'altro quaderno pieno di altri pezzi e lo mise nello zaino.
Andò nell'altro lato della stanza dove c'erano dei teschi con dei draghi attorcigliati. I draghi erano anchessi di cistallo ma erano interamente ricoperti ognuno da un diverso tipo di perline a scaglie colorate. Aprì il vetro e prese quello con il drago verde smeraldo. L'avrebbe regalato a Draco. Cercò con lo sguardo una qualche traccia di un possibile mantello dell'invisibilità ma non ce n'era nemmeno l'ombra.

-Altair, credo che sia ora di tornare al castello. È quasi ora di pranzo- disse Silente che era rimasto a guardare il vestito da sposa. Piton intanto era ancora fermo a guardare il quadro della Regina Rossa. Non gli sembrava possibile che quella donna, seppur così truccata e con quella strana parrucca, assomigliasse così tanto alla donna rinchiusa ad Azkaban.
-Sarebbe meglio che tu non dica a nessuno di quei quadri. Non sappiamo se tuo padre potesse viaggiare nel tempo e, anche se l'avesse fatto, non sappiamo fino a che epoca è arrivato, di conseguenza non siamo certi se quei quadri corrispondano a quello che c'è scritto- disse Piton
-D'accordo, non lo dirò-

I tre tornarono a Hogwarts proprio mentre stavano comparendo sui tavoli le prime portate.

-Ragazzi- Altair si sedette a fianco ai tre serpi
-Allora, com'era?- chiese Tiger
-Molto grande, con un sacco di cose. Ho dato un nome a un'armatura: Loki-
-Carino. È il nome di qualcuno?- chiese Goyle
-Si be', allora, nella mitologia norrena non ricordo bene ma è un dio che sta ai livelli di Thor e Odino. Difatti, nella Marvel, che è una produttrice di fumetti e film sui supereroi, Loki è il fratellastro di Thor e i due sono figli di Odino. Loki viene chiamato il dio della menzogna. Si dice pure che abbia una figlia, Hela mi pare che si chiami, o almeno questo è quanto scritto nei fumetti perchè nella mitologia non sono sicura che sia così-
-Ok... e poi cos'altro c'era? Hai preso qualcosa? Il mantello?- chiese Draco sottovoce
-Niente mantello, purtroppo. Comunque ho preso qualcosa. Allora, c'erano un sacco di libri che non ho guardato, il modellino di Nubergard e uno di un castello che non sappiamo di che famiglia sia. Poi ho visto anche un vestito da sposa e in una techa c'erano dei teschi con attorno dei draghi fatti tutti di piccole pietre luccicanti. C'erano di colore rosso, verde, blu, giallo...-
Mentre parlava, Draco non la stava neanche più ascoltando. Si era perso a guardarla. Gli piacevano molto quei capelli così lisci e bianchi, un bianco lucente, quasi lunare. E poi la sua pelle, chiara ma non troppo e sicuramente liscia. Gli zigomi leggermente accennati. Gli occhi di un azzurro grigio che non si capiva mai di che colore fossero, un colore misterioso, come i suoi sentimenti, d'altronde, gli occhi si dice che siano le porte dell'anima. E poi le ciglia rese nere dal trucco ma che comunque rimanevano folte. E poi le labbra. Quelle labbra sottili e chiare. Quelle labbra che lo rapivano ogni volta... che ogni volta gli davano una tentazione terribbile... quasi insopportabile. Quelle labbra che ogni volta sognava di assaggiare per poi perdercisi dentro.
-Ah, quasi dimenticavo. Oltre al violino ho portato anche il tuo regalo di Natale, Draco-
Come se il suo richiamo fosse una formula magica, Draco si riscosse dall'incanto che un'altra volta l'aveva preso. Altair aveva lo zaino aperto sulle gambe e poi tirò fuori uno dei teschi coi draghi di cui aveva parlato: era quello verde smeraldo.
-Wow!- fecero i tre ragazzi all'unisono
-È davvero bello. Grazie Altair- disse prendndole la mano e baciandogliela
-E di che-
-Comunque se vuoi possiamo portare... Loki, al Manor così lo mettiamo in camera tua. Ti va?-
-Certamente, sarebbe fantastico, grazie-
-Ma, Altair. Credi che il vestito da sposa fosse quello di tua madre?- le chiese Goyle
-È probabile, ma non ne sono certa e comunque non ho indagato per niente su quel vestito-
-Il castello aveva un simbolo? Uno stemma?- chiese Draco
-Si. Era un'aquila che "abbracciava" un teschio-
-Riusciresti a disegnarlo?-
-No, è molto complicato. Perchè?-
-Così potevamo mandare il disegno ai miei e chiedergli se lo conoscevano. Fra purosangue ci si conosce tutti-
-Hai ragione... Comunque c'è tempo. Era anche sulla spada dell'armatura quindi se portiamo l'armatura al Manor potranno guardarlo meglio-
-Mi sembra giusto-

Quella sera Altair andò subito in camera. Voleva provare a suonare tutto il pezzo che aveva provato quella mattina. Quando era alla camera non aveva notato il nome: Alice's Theme (Tim Burton). Come aveva fatto a non notarlo? Bah. Comunque la melodia era molto bella e aveva un chè di sognante... meraviglioso... come ogni sigla di qualunque film di Burton che si rispetti.
Ma perchè suo padre avrebbe dovuto prendere dei quadri di quel film? Che gli piacesse il genere di Tim? Che gli piacesse l'originale della Disney? Che ci fosse qualcosa dietro? Scrisse tutte quelle domande sul diario nero ma, come si aspettava, non ricevette risposta.
-Forse non l'aveva scritto nel diario- Astral era appena entrato nella stanza e le saltò in braccio.
-Può darsi. Non so, speravo... nella magia del Natale?-
-Il miracolo di Natale-
-Si dice anche magia-
-Sarà-

Altair si cambiò e andò a letto.
Non seppe, però, che sul diario erano apparse delle parole: Hai guardato bene il violino?








 

 

 

NOTA AUTORE: Allora, per prima cosa, vorrei ringraziare EcateC e DANI1993 per le ottime recensioni che mi fanno sempre e, soprattutto, per il sostegno. Se sto migliorando come scrittrice è, appunto, grazie al loro sostegno e alle loro storie, che sono scritte davvero molto bene e che vi consiglio caldamente di andare a leggere. Ringrazio anche voi altri che leggete ma non recensite e spero che la storia continui a piacervi.

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Capitolo 34
*** San Valentino ***


I giorni passavano e le vacanze finirono. La scuola si ripopolò e finalmente il gruppo di Serpeverde ebbe delle risposte.

-Zio mi ha detto che Seraphina Picquery, conosciuta anche solo come Madama Picquery, era a capo del Macusa fino a che tuo padre non venne portato in prigione- disse Daphne tutta d'un fiato
-Si e adesso è il membro anziano più importante del consiglio legislativo-governativo del Macusa. Mia zia lo sa perchè la cugina di secondo grado della sorella della sua migliore amica ne fa parte. A quanto pare è specializzata in creature fantastiche...- disse Theo
-Lei è andata a Ilvermorn e li lo smistamento è diverso: in pratica ci sono le statue degli animali della casata e quelli ti scelgono, solo che quando è andata lei si sono illuminati tutti, e questa non è una cosa che succede spesso...-
-Quando succede questo uno può decidere dove andare e lei ha scelto Serpecorno, che in pratica, per quanto ho capito, equivale a Corvonero-
-Quindi...- fece Altair una volta che i due si fossero fermati
-...il membro più anziano del congresso bibbidi bobbidi bù del Macusa...-
-Consiglio legislativo-governativo- fece Daphne
-Si quellò. Comunque, sta qui che è anche stata a capo dell'America magica quando si svolgeva la prima guerra dei maghi ora ha chiesto a Gilderoy Allock di spiarmi perchè le servono informazioni-
-Esatto- fecero i due
-E questa è anche specializzata in creature fantastiche?-
-Si-
-Di tutti i tipi?- chiese Draco
-Si-
Draco e Altair si guardarono, tutti e due con sguardo assente.
-Ma cosa centra con lei?- chiese il biondo
-E chi lo sa-

I giorni passavano e tutto filava liscio. Gilderoy aveva i suoi soliti scontri con la Picquery e Altair non lasciava traspirare niente di niente.

Arrivò il 14 febbraio e quindi San Valentino. Altair non se lo sarebbe neanche ricordato se non fosse stato per le sue compagne di casata: tutte e tre stavano riempiendo scatole a forma di cuore con dei cioccolatini.
All'Oraxel il giorno di San Valentino, i ragazzi si dovevano subire novelle, poesie (tra cui Romeo e Giulietta) e film. La Corney ogni anno faceva vedere un film diverso. Mentre lei faceva vedere il film a tema, suo fratello il vicepreside si rintanava nello studio della sorella a guardarsi un film horror. Lui faceva chiudere il corridoio ma Altair e i suoi amici entravano prima e restavano fuori dalla porta ad ascoltare. Era uno spasso ogni volta.

Altair arrivò in Sala Grande dopo le altre.
-Altair! Aspetta-
Harry le stava andando incontro
-Ciao Potter. Hermione è uscita dall'infermeria?-
In quel periodo Hermione era diventata una ragazza-gatto e l'aveva saputo tutta la scuola.
-Si, si è uscita. Andiamo assieme in Sala Grande?-
-In che altro posto dovremmo andare?- chiese lei in tono sarcastico.
Per un attimo i due pensarono di aver varcato la porta sbagliata.
Le pareti erano coperte di grossi fiori di un rosa acceso. Come se non bastasse, dal soffitto color azzurro pallido piovevano coriandoli a forma di cuore.
-Perchè mi sembra di essere nel film "Non aprite quella porta"?-
-L'hai visto?- le chiese Harry sorpreso
-No. Ma mi sta venendo voglia di vederlo adesso-
-Io avrei detto una cosa tipo: Perdete ogni speranza o voi che entrate- disse mentre lui e Altair raggiunsero il resto del trio dei Grifondoro, ridendo
-Oooh finitela. È tutto fantastico- Hermione li stava guardando malissimo
-Si hai ragione. Questi cuoricini hanno lo stesso colore di Freddy Krueger- disse Altair
-Puoi non parlare di film horror? Almeno il giorno di San Valentino-
-No. Anzi, torno in camera, posso anche non fare colazione-
Altair fece per uscire ma Allock si alzò in piedi creando il silenzio nella Sala. Era vestito dello stesso rosa acceso dei cuori.
-Signorina Grindelwald, non penserà di uscire?- chiese il professore con tono baldazzoso
-Non mi sento bene, devo andare in bagno, arrivederci- disse tutto molto velocemente.
Uscì dalla sala ma si ritrovò circondata da nani dall'aria arcigna, tutti con ali dorate e un'arpa. Altair provò ad andare a destra ma non la fecero passare. Andò verso sinistra ma questi la circondarono completamente non lasciandole via d'uscita.
-Oooooh andiamo!-
-No no, signorina Grindelwald. Lei resterà qui come tutti gli altri- disse Gilderoy allegro
Altair si mise a guardare i nani e questi le fecero delle linguacce.
-Circondata dai nani. Scavatemi la fossa- sussurrò facendosi sentire solo da dei ragazzi di Grifondoro e Corvonero degli ultimi anni che erano ai lati del corridoio facendoli ridere
-Vi faccio ingoiare quell'arpetta che avete fra le mani se non mi lasciate passare- sussurrò poi minacciosa ai nani. Questi, di rimando, gli puntarono il dito e la fecero fluttuare in aria per poi portarla con loro nella sala. Fortuna che si era messa i jeans.
-Ragazza diabolica restare lassù- uno dei nani aveva urlato a Gilderoy
-No ragazzi dai, mettetela giù-
-Lei minacciato noi di metterci arpa in gola-
-Mettete giù la signorina Grindelwald-
-No. Lei posseduta dal diavolo-

-Io posseduta? Questa mi è nuova. Aspetta un attimo che chiamo il Papa e mi facco prestare un esorcista- fece Altair provocando una risata generale dei ragazzi

-Demone esci da questo corpo-
-Dean, ti prego, non mettertici anche tu- disse Hermione
-Mi sa che non sono molto posseduta: non sento voci strane, non riesco a girare la testa a 360°, non faccio cose coi crocifissi...-
-Vedi? Ha funzionato- fece Harry ad Hermione
-Harry, no- lo supplicò Hermione
-Che film horror hai visto?- chiese Dean
-Ehm, ragazzi...- Gilderoy cercava di farli stare zitti
-Shinig, l'inizio di Nightmare e la fine di l'esorcista, quando sono arrivati i preti-
-Perchè solo l'inizio?-
-Perchè Madonna portava Vogue agli MTV aword's e volevamo guardarli-
-Aspetta, ma allora l'ho visto anche io quel giorno. Non tutto però perchè poi è arrivata mia madre a dirmi che non potevo guardarlo perchè i film horror sono da adulti, fanno paura, ci sono persone morte...-
-E tu che le hai detto?- chiese Harry curioso
-Le ho fatto "be', lo spero bene che ci sia gente morta, sennò che film horror sarebbe"... e niente, mi ha minacciato di mandarmi a letto senza cena e di non farmi vedere gli MTV aword's. Ho dovuto cambiare canale-
-E che parte stavi guardando?- gli chiese Altair
-Se non ricordo male, c'era una ragazza che, nel bel mezzo della lezione, si gira verso la porta e vede che dal corridoio c'è una tipa dentro a uno di quei sacchi trasparenti dove la polizia mette i cadaveri che la saluta. Poi la ragazza esce dall'aula e la segue-
-Ma allora è la stessa parte che ho visto io. Dove poi vede il corpo, sempre nel sacco, a terra e qualcosa di invisibile lo prende per le gambe e lo trascina?-
-Si esatto. E poi lei segue la scia di sangue e incontra una bidella... o una professoressa, non ricordo-
-Si, che poi si gira, guarda la bidella e vede che questa ha la faccia di Freddy e la sta salutando. Poi lei scappa e io ho cambiato canale-
-É la stessa scena che ho visto anche io. Io, se fossi stato in lei, sarei rimasto in classe-
-Si, si, anche io. Anche perchè quella nel sacco era l'amica morta al pigiama party la sera prima. Quindi, mi chiedo, se sai che è morta, cosa la segui a fare?-
-Magari poi muore anche lei-
-O mio Dio, non me lo aspetterei per  niente, che gran colpo di scena- disse sarcastica, creando una risata generale dei ragazzi (i Mezzosangue, ovviamente, visto che Purosangue, come i professori, erano abbastanzi turbati dall'argomento)
-E "Shining"? É bello?-
-Si. Se non ci fosse la musica sparata al massimo, che nanche a un concerto degli ACDC, non mi sarei presa certi infarti. Soprattutto quando Jack entra nella camera 237 e trova la moglie del precedente guardiano invernale, quello che dieci anni prima aveva ucciso moglie e figlie-
-Ragazzi, di che state parlando?- chiese Gildeory che, come gli altri professori, era smarrito
-Ma scusa. Se aveva ucciso la moglie, perchè Jack la vede?-
-Perchè in quell'hotel ci sono ancora le presenze dei morti, all'incirca. Difatti, all'inizio, sembra una donna normale ma poi Jack la vede per quello che è: un corpo in via di decomposizione. Il bello è che se ne è accorto quando...-
-Non lo vogliamo sapere- disse Hermione
-Ma non ti ha fatto paura?- chiese Harry
-Bo, si, poco. Alla fine l'unica parte realmente paurosa è quella appunto nella camera 237... perchè sennò prendi gli infarti nello stacco quando ti mettono lo schermo nero e la data in bianco e, ovviamente, ti sparano la musica a palla e tu sei tipo li che dici "oddio adesso muore qualcuno" e invece no, è solo il cambio giornata. Sennò mette angoscia ma non prorpio paura paura. Fa più paura la moglie di Jack-
-Perchè?-
bruttissima. Che poi alla fine, se non ci fosse la musica di sottofondo, non è che farebbe tanto spavento-
-Ma non hai avuto incubi?-
-No, anche perchè avevo già letto il libro quindi sapevo già come andava a finire-
-Ma io voglio sapere cos'è successo nella camera- disse Dean
-In pratica lui entra e trova questa donna nella vasca da bagno. Ma è una donna normale, giovane e bella che si fa un normale bagno...-
-Ma quindi è nuda-
-Si. Appunto per questo lui si avvicina. Perchè ovviamente, sapendo che nell'hotel siete solo te e la tua famiglia, non è che vedendo una sconosciuta ti fai qualche domanda. No. Be' ma, vedessi sua moglie... comunque, lei esce dalla vasca e si mettono a limonare solo che lui dopo alza lo sguardo verso lo specchio e scopre che sta baciando un corpo in via di decomposizione-
-Ma che schifo. Altair, ti prego, smettila. State scandalizzando tutta la scuola- disse Hermione
-Questo non è scandalizzare tutta la scuola. Scandalizzare tutta la scuola sarebbe far vedere spezzoni di scene oppure semplicemente raccontare nei minimi dettagli come It mangia i bambini o come Jack lo squartatore squartava le prostitute di Londra...-
-Ok ragazzi! Adesso basta parlare di demoni, morti... e tutto il resto. Mettete giù la signorina Grindelwald, ora- intervenne la McGranitt. I nani ubbidirono e Altair si sedette a fianco a Daphne.
-Grazie Minerva- iniziò Gilderoy riprendendosi dal turbamento creato dalla chiaccherrata a tema film horror-Buon San Valentino! E il mio grazie alle 46 persone che mi hanno mandato una cartolina di uguri! Si, mi sono preso la libertà di farvi una piccola sorpresa... e non finisce qui. I miei amici cupidi, postini d'amore, oggi andranno in giro per tutta la scuola, consegnando i vostri auguri di San Valentino! E il bello non finisce qui. Sono sicuro che i miei colleghi vorranno condividere lo spirito della festa! Perchè non chiedete al professor Piton di mostrarvi in quattro e quattr'otto come si prepara una pozione d'amore? E già che ci siamo il professor Vitious, quel vecchio furbacchione, di Incantesimi Incantevoli ne sa più di qualsiasi mago io abbia mai conosciuto!-
Vitious si nascose la faccia tra le mani. Quanto a Piton, la prima persona che si fosse azzardata a chiedergli una pozione d'Amore rischiava l'avvelenamento.

-Ragazze, ditemi che non siete fra quelle 46- disse Altair alle altre, che, come si aspettava, iniziarono a fare dei risolini acuti.


Mentre andavano a Trasfigurazione sentirono un nano gridare:
Occhi verdi e lucenti di rospo in salamoia
Capelli neri e lucidi come di corvo in volo
Vorrei che fosse mio - quale divina gioia!-
L'eroe che ha sgominato del Mago Oscuro il dolo

Altair e Draco si avvicinarono alla fonte del rumore mentre gli altri andavano in classe. Potter era per terra con tutta la roba sparsa in giro e un nano che gli stava sulle caviglie. Draco prese in mano un diario nero mentre Percy gli diceva di andarsene.
-Chissà cosa ci ha scritto Potter?-
-Dallo a me, Malfoy- disse Percy
-Non prima di averci dato un'occhiata-
Altair si avvicinò a Draco e fissò il diario: era quello di Tom. Altair non poteva credere ai propri occhi. Come faceva Potter ad avercelo? Che Tom l'avesse stregato e gli avesse fatto aprire la camera? Non fece in tempo ad avvisare Draco che un Expelliarmus partì dalla bacchetta di Harry e il diario volò in aria, finendo nelle mani di Ron.
-Harry! Niente magie nei corridoi. Dovrò fare rapporto, lo sai!- sbraitò Percy

Draco e Altair andarono verso la classe e, prima di entrare, Draco disse a Ginny con voce dispettosa
-Non credo proprio che a Potter sia piaciuto il tuo San Valentino!-

-Draco, quel diario non era di Harry- gli sussurrò Altair nel bel mezzo della lezione.
-Che vuoi dire? Di chi è?-
-Di Tom-
-Riddle?-
-Lui-
-Ne sei sicura?-
-Si. C'era la targhetta col nome, come hai fatto a non notarla?-
-Non me ne sono accorto, davvero. Dici che dovremmo riprenderlo? Aspetta, se lui ha il diario, è possibile che abbia aperto lui la camera. Magari Tom gli ha detto come fare-
-Non credo che sia stato lui. Non penso proprio. Dobbiamo distrarlo, allontanarlo dagli altri e prenderglielo-
-Ok, ma quando?-
-Signorina Grindelwald, signorino Malfoy, possiamo sapere anche noi di cosa state parlando?- si intromise la McGranitt
-Stavo descrivendo a Draco la meravigliosa armatura che c'è nella mia camera blindata- spiegò velocemente Altair
-Non mi sembra argomento di lezione. Continuate a prendere appunti in silenzio se non volete che vi divida- e a quel divida alcune ragazze di Corvonero emisero delle risatine soffocate, provocando l'irritazione di Altair e il rossore sulle guancie di Draco.

Il resto delle lezioni era un continuo andirivieni di nani che portavano messaggi cantati, foglietti, cioccolatini e mazzi di fiori. Arrivarono anche ad Altair: tre mazzi di fiori, cinque bigliettini e due scatole di cioccolatini. Uno dei biglietti lo riconobbe subito. Non era proprio di San Valentino, ma almeno era in rima. Diceva:
Quarti siamo arrivati
Ci avete superati
Ma noi giocheremo
Sul prossimo trono saliremo
L'Inghilterra trionferà
E sotto di lei l'Italia cadrà

Non c'erano dubbi, quel messaggio era di Dean. Le era arrivato nella lezione doppia di Pozioni e c'erano anche i Grifondoro. Altair si mise a ridere e guardò Dean che, con un sorriso sfottente, gli mandò un finto bacio soffiato, facendola ridere ancora di più e, soprattutto, facendo innervosire Draco e Theo.

 

Quel pomeriggio Altair si sedette sotto un albero a parlare con Daphne della camera blindata.

-Tu invece? Che hai fatto in America? Con Theo...-
-Be' non molto, ho rivisto zii e altri parenti. Siamo andati a vedere le Cascate del Niagara. Sono molto belle, te le consiglio. Certo, sarebbe stato meglio senza tutti quei babbani. Si vestono in un modo così strano... comunque alla fine abbiamo capito perché la mia e la famiglia di Theo erano assieme. I nostri genitori ci hanno fatto promessi. Ci sposeremo alla fine del settimo anno, quando tutti e due avremmo compiuto diciassette anni-
-Scusami, devo aver capito male, promessi??!-
-Si. Hanno deciso che ci sposeremo-
-Perchè, i maghi lo fanno ancora?-
-Che intendi dire?-
-Cioè, i genitori decidono per i figli?-
-Tra i maghi purosangue, quelli veri però, si usa ancora, si. Tra i babbani no, vero?-
-No, loro non lo fanno già da un po'...-
-Stai bene? Ti fa dispiacere qusta notizia? In effetti ho notato come certe volte tu e Theo...-
-No, macchè! Ero solo... cioè, non me l'aspettavo. Non credevo che fossero i genitori a decidere. Pensavo che anche tra i maghi questa cosa fosse finita. Mi hai preso alla sprovvista, tutto qui. No, ma tranquilla, io e Theo siamo solo amici. Ma... i vostri genitori ve l'hanno detto? O l'avete scoperto da soli?-
-No, ce l'hanno detto loro. Hanno detto che era ancora dalla scorsa estate che ne parlavano-
-Ah. Sai, in effetti ho notato che siete più... come dire... attaccati...-
-Attaccati? Ma che intendi?- Daphne era rossa in viso e cercava di non guardare Altair negli occhi
-Dico soltanto che in questo mese ve ne siete stati un po' sulle vostre... e parlavate molto di più... e se magari arrivavo in ritardo eravate in banco assieme...-
-E tu ti mettevi vicino a Draco. Ho notato che in questo ultimo mese anche voi siete più attaccati. Che è successo? Mmh? MMMH???-
-Uno: touschè. Due: in realtà non è successo poi tanto. Mi ha regalato un vestito, il quale è diventato il mio preferito, che probabilmente è di sua zia Bellatrix, ma dettagli... e io gli ho regalato un teschio con un drago che era nella mia camera blindata eeeh...-
-E? Poi? Che hai fatto?-
-Be', allora ti parlo del giorno di Natale, è successo solo quel giorno...-
-Mh mhh, ti ascolto- Daphne sembrava molto interessata
-Allora, all'inizio abbiamo litigato perchè, sai com'è fatto, se mi metto a parlare coi Grifondoro di cose da babbani si arrabbia, e quindi nulla, gli ho detto che quando si sarebbe calmato di farmi un fischio. Io poi mi sono andata a cambiare perchè dovevo andare alla Gringott. Quando sono tornata giù stava "dormendo", cioè, era disteso sul divano ma non dormiva, faceva finta...-
-Come l'hai capito?-
-Sono una legilimens. Io capisco tutto. Comunque, mi sono messa per terra a fianco al bracciolo e gli ho accarezzato i capelli per... non so, cinque, dieci minuti. Poi prima di andare... gli ho dato un bacio...-
-Uuuuuuuh!!!-
-...sulla fronte...-
-Aouu. Be' è pur sempre un bacio. Ecco spiegato il motivo del perchè è sempre così musone quando un qualsiasi ragazzo ti parla. Non so se l'hai notato, ma anche questa mattina, quando sei entrata con Potter, lui si è subito irrigidito. E anche quando vi siete messi a parlare di... donne morte e... be' quello... per non parlare di prima a Pozioni. A proposito, che ti ha scritto Dean?-
Altair le porse il biglietto ma Daphne aveva l'aria di chi non capisce
-Cioè?-
-È riferito al calcio. Io tifo Italia e lui Inghilterra. Nel campionato del '90 l'Italia ha battuto l'Inghilterra per 2-1 e noi siamo arrivati terzi, mentre loro quarti-
-Aaaah. Ma non è un messaggio d'amore-
-Lo so. Ma è comunque una dichiarazione. Ha ammesso la sconfitta-
-Certo che siete strani. E il prossimo campionato quand'è?-
-Non questa ma la prossima estate-
-Ah. E a Draco l'hai spiegato che non era un biglietto d'amore?-
-Ci ho provato. Mi sembrava scettico. Ma, scusami, tu e le altre, questa mattina, che diavolo stavate facendo?-
-Preparavamo i cioccolatini-
-E a chi li avete mandati?-
-Io a Theo, Pansy penso a Draco e Millicent non saprei-
-Ah, giusto, a Pansy piace Draco-
-Ti da fastidio immagino-
-Un po'-
-A proposito di Draco... io vado, devo finire Incantesimi-
Daphne si alzò di scatto.

Stava arrivando Draco. Si sedette a fianco ad Altair.
-Perchè Dalhne se ne va?-
-Ha detto che deve finire Incantesimi-
-Ah. Ti ha detto di lei e...-
-Si lo so. Non pensavo che i purosangue facessero ancora queste cose. I tuoi hanno già deciso?-
-Non lo so. Però mi è venuto un dubbio. Sai, quando... alla festa, li abbiamo visti parlare con i Parkinson... temo che...-
-Capisco-
-Però mia madre non sembrava convinta. Continuava a guardarci, ti ricordi vero? Credo proprio che se a lei non andrà bene papà non potrà dirle di no-
-E con chi andrai allora?-
-Non lo so... io spero...-
I due si guardarono negli occhi per un po'. A un tratto Altair si alzò di scatto. Le pareva di aver visto qualcosa nella Foresta.
-Draco, vieni con me-
-Dove andiamo?-
-Tu vieni e basta-
Draco si alzò in piedi e Altair gli prese la mano e assieme andarono nella Foresta Proibita.

Camminarono per un po' finchè non si ritrovarono in una radura, poco distante dal castello. In quella radura c'erano i Thestral.
-Altair, che ci facciamo qui?- Draco le stringeva la mano, quasi avesse paura di perderla.
-Shhh. Vieni, ti faccio sentire una cosa-
Altair si avvicinò a un Thestral, lo stesso che aveva accarezzato l'anno prima. Lo accarezzò.
-Che stai facendo?- chiese il ragazzo. Per lui era come vedere la mano dell'amica accarezzare l'aria
-Chiudi gli occhi- Draco obbedì
Altair gli portò la mano sul muso del cavallo. Draco ebbe un sussulto, non si immaginava una cosa del gnere.
-Sai cosa sono i Thestral?- gli chiese Altair
-Si. Pegasi neri molto strani. Mamma me ne ha parlato. Dice che solo chi ha visto la morte possa vederli-
-Infatti-
-Tu... hai visto qualcuno morire...-
-Si- -Riesci ad immaginartelo? Il Thestral, intendo-
-Abbastanza-
-Potete salire, se volete-  disse a un tratto il Thestral
-Tieni gli occhi chiusi-
-D'accordo-
-E fai quello che ti dico io-
Draco annuì.
Con calma Altair lo fece salire sulla groppa del Thestral e poi salì anche lei, davanti al ragazzo.
-Tieniti a me- gli prese le braccia e si lasciò stringere sulla pancia.

Il Thestral spiegò le ali e dopo una rincorsa si librò in volo. Volarono sopra la Foresta Proibita, sempre bassi per non farsi vedere.
-Apri gli occhi-
Draco li aprì: sotto di loro c'erano i centauri al trotto con arco e frecce alle mani. Draco guardò sotto di lui ma, non vedendo niente, si strinse di più ad Altair.
-Ti conviene non guardare giù- disse lei ridacchiando.
Arrivarono sopra al lago. Le zampe dell'animale sfioravano l'acqua. Il calamaro li schizzò mentre alcune creature marine nuotavano sotto di loro come se fossero dei delfini.

Draco non poteva chiedere di meglio quel giorno: era in groppa a un animale che non vedeva, stavano sorvolando il Lago e con lui c'era solamente Altair. I capelli della ragazza minacciavano di finirgli negli occhi ma non gli importava. Gli piaceva che lo sfiorassero in quel modo "burrascoso". Si avvicinò di più a lei e mise la testa sulla sua spalla destra. I capelli di Altair gli facevano come da coperta, una che però si abbassa e si rialzà di continuo. Ad Altair, dal canto suo, gli piaceva quella situazione. La faceva sentire protetta ma allo stesso tempo libera.

Libera come un'aquila.

Tornarono da dove erano partiti e scesero dal Thestral.
-Grazie mille. È stato molto bello- riferì la ragazza alla creatura
-Di nulla-


Altair e Draco, come erano entrati nella foresta, ne uscirono, mano nella mano, per poi scogliere la stretta e rientrare nel castello. Quello sarebbe stato un loro segreto. Loro e delle creature della Foresta Proibita.

O almeno così pensavano. Per tutto il tempo qualcuno era rimasto nascosto fra gli alberi a fissare la scena, da quando erano arrivati, per tutto il giro, a quando erano tornati.

 

 

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Capitolo 35
*** Seraphina Picquery ***


Per il resto del mese Altair e Draco non riuscirono mai a parlare da soli con Potter. Il ragazzo era sempre assieme a Hermione e Ron. Il trio non si divideva mai.

All'inizio di marzo i ragazzi del secondo anno dovettero decidere che corsi avrebbero frequentato il terzo anno.

-Voi che cosa scegliete?-  chiese Daphne
-Non so...- disse Theo
-Che roba è Aritmanzia?- chiese Altair
-Magia dei numeri, circa- disse Draco
-Allora quella non la faccio di sicuro. Non che sia scarsa in matematica, ma non mi piace proprio-
-Io faccio Cura delle Creature Magiche e Divinazione, intanto- disse Draco
-Pure io- fece subito Pansy
-Io quelle e anche Antiche Rune- disse Altair
-Credo che tu non possa. Antiche Rune e Divinazione sono alla stessa ora- disse Pansy
-Ah. Che pizza però... vabbè dai, faccio Divinazione-
-Io faccio Antiche Rune- disse Blaise
-Si anche io- disse Theo
-Io faccio Cura delle Creature Magiche e Divinazione- disse Daphne
-Anche noi- dissero Tiger e Goyle
-Millicent?- chiese Daphne
-Divinazione e Cura delle Creature Magiche-
-Scusate ma... davvero c'è Babbanologia?- fece Altair esterrefatta
-Eh già-
-Ma anche no. Dei babbani ne ho avuto abbastanza-
-A volte mi chiedo come hai fatto a sopravvivere- le disse Daphne
-In effetti è una bella domanda-
Gli altri si misero a ridere e poi riposero i fogli sul tavolo dello spazio studio.

Finito il periodo pasquale si ricominciò con le partite di Quidditch. La prima sarebbe stata Grifondoro-Tassorosso.

In quei giorni Altair non si sentiva molto bene. Aveva la stessa sensazione di quando era appena tornata all'orfanotrofio. Non sentiva la voce della lei dello specchio ma le pareva di avvertirla: come qualcosa di molto, molto lontano. E non era un qualche paese delle meraviglie.

Mentre si avviavano verso il cortile Altair sentì la voce del Basilisco "Squartare... fare a pezzi... uccidereee". Si fermò di colpo ad ascoltare ma non sentì più nulla.
-Ehi, Altair. Tutto bene?- le chiese Theo posandole una mano sulla spalla
-S-si mi sembrava... no, non importa. Andiamo-

I giocatori erano appena usciti dagli spogliatoi.
-Altair, sei sicura di stare bene?- le chiese Theo
-Ehm? Si... si, si tranquillo-
-Sei sicura? Sei molto pallida-
-Si sto bene- lo disse troppo velocemente e infatti il ragazzo se ne accorse
-Non mi pare. Stai tremando-
-No, macchè. Che stai dicendo?-
-Ah no? Guardati le mani-
Era vero, stava tremando.
Proprio in quel momento la McGranitt arrivò in campo quasi di corsa con un megafono viola in mano.
-La partita è stata annullata-
-E ora che si fa?- chiese Draco
-Lezione- disse Theo
Invece, tutti i Serpeverde furono portati subito nella Sala Comune da Piton.

-D'ora in avanti, tutti gli studenti rientreranno nelle sale comuni entro le sei di sera. Dopo quell'ora, scordatevi di uscire. Un insegnante vi scorterà alle lezioni. Nessuno studente deve usare il bagno se non è accompagnato da un insegnante. Tutto quello che centra col Quidditch verrà rinviato. Le attività serali sono soppresse. Ora, dovete sapere che se non verrà trovato il colpevole di tutte queste... tragedie... la scuola verrà chiusa. Sebbene nessuno di noi, e con noi intendo Serpeverde, è ancora stato toccato, questo non dovrà impedirvi di rispettare le regole. Personalmente non credo che dobbiate preoccuparvi per la vostra incolumità. Ad attaccare gli studenti è stato il mostro di Salazar. Non voglio che le altre casate inizino a pensare che sia opera di qualcuno di voi. Pertanto, vi conviene rispettare le regole. Raccomando a chiunque sapesse qualcosa su quello che sta succedendo di farsi avanti. Spero che sia tutto chiaro-
Detto questo, girò sui tacchi e uscì.
-Io vado a dormire- disse Altair

Come si buttò sul letto, cadde in un sonno profondo. Purtroppo non fece una tranquilla dormita.

Si trovava nella Foresta Proibita. Stava correndo. Attorno a lei i personaggi dei film horror ridevano, comparivano davanti agli alberi, davanti a lei. Ma non era da loro che Altair stava scappando. Correva verso Hogwarts. Ma più correva e più il castello sembrava allontanarsi. Era come se fosse su un tapis roulant. Dietro di lei, la lei dello specchio saltellava tranquillamente, canticchiando quelle solite frasi.
-Hai ucciso il coniglietto. Hai ucciso il bambino. Hai ucciso il ragazzo. Adesso uccidi il professore-
Altair correva, ma niente da fare. Il castello era sempre lontano e lei era sempre lì.
-Lui ti vuole vendere agli americani. Ti faranno dei test-
-Non è vero. Smettila!-
-Uccidilo. Vendicati-
-No. Non ti ascolterò ancora-
-Si che lo farai-
La bambina l'aveva raggiunta. Le prese la mano e si ritrovarono nell'ufficio di Allock. Stava parlando con Theo. Il ragazzo sembrava ubriaco. Aveva uno sguardo vacuo, incosciente. Parlava e parlava ma Altair non riusciva a capire che cosa dicesse. Poi Allock lo fece alzare e uscire. Si chinò sul camino e chiamò la Picquery. Dopo un po' lei annuì, disse qualcosa e scomparì.
-Che stavano dicendo? Perchè non sento nulla?-
-Perchè tu non sei realmente li-
-Che vuol dire? Sta accadendo davvero?-
-Oh si. E lei sa-
-Sa...-
-Devi vendicarti di Allock, Altair. So che lo vuoi-
-Non è vero-
-Io ti aiuterò-
-Tu non farai proprio nulla. Non più-
-Invece si. Hai bisogno di me. Lasciami uscire-
-No!-
-Devi farlo-
-Smettila!-
-Lo vuoi. Lo vedo, che lo vuoi-
-Lo l-lo vedi?-
-Si. Le tue mani. Guardale-
Altair si guardò le mani. Le vene stavano diventando grigie.
-No. No! Smettila!-
-È tardi Altair-
-Non uscirai di nuovo-
-Lo sto già facendo-

Altair si svegliò. Sudava freddo. Era mezzanotte passata. Il dormitorio era vuoto. Perchè le altre non erano lì?

Scese le scale, tremando. Erano tutti in salotto. Tutti quelli del secondo anno ed Edward. Aspettavano qualcosa... o qualcuno.
-Che succede? Dov'è Theo-
-Altair! Che cos'hai? Stai bene?- chiese Daphne
-Si. Perchè siete tutti qui?-
-Theo è scomparso. Era uscito poco prima delle sei però non...- non finì la frase che Theo entrò nella stanza, accompagnato dal Barone Sanguinario.
-Theo!- Daphne gli corse incontro e lo abbracciò.
-Theo, hai parlato con Allock?- chiese Altair in fretta con gli occhi sbarrati dal terrore di sapere la risposta
-Ricordo che mi diceva di tornare qui. Poi ho incontrato il Barone. Mi ha accompagnato lui-
-Miledy, si sente bene? È molto pallida- chiese il Barone, ma Altair non ci badò
-Ti ricordi che cosa ti ha detto Allock? O cosa gli hai detto tu?- scostò Daphne e prese Theo per le spalle, agitandolo, cercando di farlo stare più sveglio
-Io... n-no, non ricordo nulla-
-Ha usato Imperio- disse la ragazza più a sè stessa che all'amico
-Altair, come facevi a sapere che Theo era con Allcok?- chiese Draco
-L'ho visto-
-C-come, l'hai visto?-
-In sogno. Poi ha chiamato la Picquery. Starà arrivando. Sembrava contenta. Devo andarmene-
-Andartene? Non puoi uscire- disse Edward
-Theo, c'erano professori di fuori?-
-No, non ne ho visti-
-Perfetto- rispose secca
-Altair, se la Picquery verrà ad Hogwarts non potrà prenderti. Qui non può entrare- disse Draco
-Troverebbe un modo per farmi uscire. Sa che sono qui. Non si aspetterà che sia da qualche altra parte-
-Non puoi andare via. Non stai bene-
-Sto benissimo invece- ma sapeva anche lei che non era così
-E dove pensi di andare?-
-Nella foresta-
-Altair ti prego...- cercò di prenderle le mani ma lei le ritrasse subito
-Non toccarmi- disse in un sussurro quasi stesse sibilando
-Altair... le tue mani... e gli occhi- Pansy era sconvolta
-Statemi lontano- adesso la sua voce era cupa e minacciosa
-Altair, non ti è permesso uscire- disse Edward
-Invece uscirò. Non posso restare qui-
-Altair lascia che ti aiuti- disse Draco
-No! Io devo andarmene da qui!-
Andò verso il passaggio ma Draco la prese per un braccio
-Posso aiutarti-
-No non puoi. Draco lasciami... levati-
Lo spinse via, con un sacco di forza tale che il ragazzo cadde a terra
-Altair ti prego...-
-Non voglio farti del male-
Toccò il muro che si aprì e corse via.
-No! Altair!- Draco si rialzò e le corse dietro
-Tornate qui voi due! Voi non provate ad uscire mentre vado a chiamare Piton- disse poi agli altri.

Intanto Altair correva veloce come un razzo. Entrò nella foresta sfiorando gli alberi e i cespugli con le mani. Questi crearono come una barriera dietro di lei.
Draco le correva dietro ma i rami e i rampicanti intralciarono il suo passaggio. Non si fece scoraggiare e riuscì a passare.
Altair continuava a correre ma sentì uno zampettare attorno a lei. Qualcosa la fece inciampare. Draco l'aveva quasi raggiunta. Era a pochi metri da lei ma i rami lo tenevano fermo. A un tratto tre ragni giganti accerchiarono Altair. Non badavano il ragazzo, visto che era protetto dai rami.
-Lasciatemi passare- disse minacciosa
I ragni le si avvicinarono ma lei lanciò un Cruciatus a quello centrale. Gli altri due si allontanarono. Draco era sconvolto, non poteva credere ai suoi occhi.
Uno dei ragni le andò contro ma Altair fu più veloce. Cruciò lui e quello già a terra. Poi colpì anche il terzo. Lanciò altri Cruciatus. Cinque, dieci, quindici. Intanto i rampicanti avevano lasciato Draco che però era rimasto immobile a fissare l'amica.
A un tratto i ragni smisero di divincolarsi.
-Avada Kedavra!- Altair uccise il primo. Poi il secondo e infine il terzo. Il tutto senza bacchetta.
-Altair- Draco era dietro di lei
La ragazza si girò di scatto. Gli occhi di un grigio scuro. Le vene delle braccia interamente nere. Adesso era impaurita. Non si ricordava della presenza del ragazzo.
-Draco, t-ti prego. Stammi l-lontano-
-Altair, perchè l'hai fatto?- non era più sconvolto. Voleva solamente aiutarla.
-N-non avvicinarti-
-Altair, lascia che ti aiuti-
-Non puoi aiutarmi! Nessuno può!-
Era sull'orlo delle lacrime, ma non piangeva, non voleva sembrare debole.
-Allora facciamolo inseme. Se mi dici come...-
-Draco, stammi lontano...- la sua voce era diventata un sussurro. Un sussurro quasi spaventato.
Il ragazzo le si avvicinò e la strinse a se.
-Lasciami. Non voglio farti del male-
Draco le prese il mento fra il pollice e l'indice e le alzò il viso, costringendola a guardarlo.
-Non lo farai-
Draco espresse così il suo desiderio. Prese le labbra di lei fra le sue. Dopo qualche secondo, che per lui sembrarono interminabili, Altair rispose al bacio con trasporto. Draco la strinse di più a se. Altair spostò le mani dal petto di lui ai suoi capelli, accarezzandoglieli e scompigliandoglieli. Si sentiva protetta far le braccia di lui. Una lacrima scese sulla sua guancia. Draco spostò una mano fra i suoi capelli. Altair sentì un brivido percorrerle tutta la schiena. Pose una mano sulla nuca del ragazzo e sentì che i ipeli erano ritti. Fu un momento di grande passione ed eccitazione che, purtroppo per loro, durò poco.

 

Altair stava stringendo ancora di più Draco a se ma delle corde glielo strapparono, facendolo volare all'indietro. Due uomini sbucarono da dietro ai cespugli. Erano tutti e due molto alti. Uno aveva spalle larghe e bicipiti da far paura a un lottatore di Wrestling. L'altro era magro ma comunque muscoloso.

-Mi spiace interrompere- disse una voce femminile alle spalle di Altair -ma la ragazza viene con noi-
-No! Lasciatela stare!- Draco era a terra, schiena contro un albero,che si teneva la milza.
-Mi spiace ragazzo- disse il più grosso che sembrava un gorilla -Non possiamo prometterti nulla-
-Se non volete lasciare stare me lasciate stare lui- urlò Altair
-Mi sembra ragionevole- disse la donna
Altair si voltò. Era la Picquery.
-Seraphina Picquery. Che piacere vederla di persona-
-Hai spiato Allock vedo-
-Che perspicace-
-Non è colpa sua. L'abbiamo imperiato. Roche l'ha tenuto sotto controllo per tutto il tempo- disse mentre il "gorilla" rideva
-Quando mi ha riferito che puoi vedere i Thestral ero già pronta a venire. Ma volevo sapere bene che cosa fosse successo l'anno scorso-
-Be' ora lo sa-
-Si. E questo conferma tutti i miei timori-
-Che sarebbero?-
-Cose che non succedono da parecchi anni- aveva uno sguardo attento ma, allo stesso tempo, sembrva che stesse avendo delle allucinazioni. Guardava Alair come si guarda un premio sempre cercato e sperato ma che non si ha mai vinto e alla fine, quando lo si ha davanti, non si crede che sia reale.
 Ad Altair quello sguardo preoccupava, e non poco, ma non voleva darlo a vedere -Quando arriva la parte in cui il cattivo spiega il suo piano prima di uccidere quello davanti a se?-
-Adesso. E ci tengo a precisare che io non sono il cattivo. Qui nessuno lo è. Noi vogliamo solo testare i tuoi poteri, studiarli, capire come funzionano-
-Sarò una cavia da laboratorio, in pratica. Un criceto nella ruota. Una scimmia sotto i ferri-
-Non è propriamente esatto. Ma si-
-Mi spiace moltissimo, grazie dell'offerta ma vede, ho altri impegni-
-Fino ad ora abbiamo provato con le buone. Facendo così ci costringi ad usare le cattive-
-Non vedevo l'ora. Expelliarmus!-
Madama Picquery si difese dal colpo e contrattaccò, senza successo.
I due uomini lanciarono un Expelliarmus all'unisono ma solo uno ebbe la meglio: quello del più magro. Altair gli lanciò un Cruciatus ma lui si spostò appena in tempo. Tutti e tre l'attaccarono all'unisono ma nessuno dei colpi riuscì a toccarla. Una nube nera uscì dalle braccia della ragazza e le fece da scudo. I tre continuarono a lanciare colpi ma lei continuava a respingerli, rimandandoglieli contro. A un tratto quello più magro riuscì a colpirla, la nube si dissolse tornando dentro ad Altair e lei cadde a terra.
-No!- Draco si alzò ma i rampicanti gli bloccarono il passaggio.
-Curioso- disse il gorilla guardandolo
Altair tentò di lanciare un Cruciatus ma i tre la colpirono di nuovo. Lei urlò di dolore, un dolore atroce come se tanti spilli le si stessero conficcando nella carne.
Draco non poteva sopportare di vederla in quello stato. Doveva chiamare aiuto. Iniziò a correre, la bacchetta in mano.

Lucius Malfoy era appena entrato nella capanna di Hagrid. Stava dicendo che Silente doveva lasciare la carica di preside quando un raggio di luce rossa, proveniente dalla Foresta Proibita, catturò la sua attenzione.
-Che roba è?- chiese il gigante
-Non vedevo una cosa simile... da anni- la voce di Lucius era un sussurro -Non è possibile...-
-Signor Malfoy, lei sa per caso cosa stia succedendo?- chiese Caramell seriamente preoccupato
-Quella potenza... non la vedevo da... no, non è possibile...-
-Signor Malfoy...- intervenne Silente
-Ministro, le consiglio di far controllare le celle di Azkaban. A cominciare da quelle in alto-
Caramell capì subito cosa intendeva dire. Lucius temeva che sua cognata fosse evasa. A un tratto si vide una luce verde, poi il nulla.
-Bisogna andare a controllare- disse Silente -Signor Malfoy, lei è sicuro di quello che dice?-
-Riconoscerei un Cruciatus del genere fra mille. Solo il suo può emanare una tale luce a una tale distanza-
-Sarà a circa 300 metri- disse Hagrid
Proprio in quel momento il gruppo avvistò altri raggi rossi. Solo che questi erano più flebili. Più deboli. Leggermente visibili.
-Ci dev'essere qualcun'altro. Bisogna andare a controllare- disse Malfoy
I quattro uscirono dalla capanna ma un grido li fermò. Un urlo di una ragazza. Rimasero fermi immobili finché dalla foresta non arrivò una richiesta di aiuto.
Draco stava correndo come un fulmine verso di loro.
-Aiutooo!-
-Draco!- gridò Lucius andandogli incontro
-Papà!- il ragazzo si buttò su di lui e iniziò a strattonargli il braccio. Le lacrime gli rigavano le guancie rosse e la milza minacciava di esplodere. Ma non gli importava.
-Draco, figlio mio, che diavolo ci facevi nella foresta? Stai bene? Che sta succedendo?-
-Loro... papà l'hanno presa... la stanno torturando... è-è tutto l'anno che cercano i-informazioni e-e adesso ch-che le hanno... dobbiamo fermarli, vogliono fargli dei test!-
-Chi, Draco! Chi c'è nella foresta?-
-Seraphina Picquery e altri due uomini. La stanno torturando, dobbiamo fermarli-
-Chi stanno torturando?- chiese Silente
-Altair- disse il ragazzo in un singhiozzo
-Caramell, venga con me. Hagrid, resta qui- Silente e il Ministro iniziarono a correre verso la foresta
-Papà dobb...-
-Hagrid! Tieni Draco- disse Lucius prima di mettersi a correrre dietro al Ministro e a Silente.
-No! Lasciami stupido gigante- Draco cercò di divincolarsi ma Hagrid riuscì a portarlo dentro alla capanna, dove c'erano Harry e Ron con gli occhi spalancati.
-Che cosa è successo?- chiese Harry
Draco gli racconto tutto.

Draco era appena corso via.
-Madama...-
-Lasciatelo. Non sarà un problema-
Continuarono a susseguirsi Cruciatus e urla finchè, dal folto della foresta, non apparvero tre uomini, Albus Silente, Cornelius Caramell e Lucius Malfoy.
-Madama Picquery, le chiedo di lasciare la mia alunna-
-Sai che cosa ha fatto la tua alunna, Albus? Sono sicura che neanche il Ministero ne è al corrente-
-Di che stai parlando?- disse Caramell sconvolto
-Siete al corrente del fatto che questa ragazza può vedere i Thestral?- disse poi indicando Altair, che piano piano si stava rimettendo seduta.
-Certo che ne sono al corrente. E so anche perchè- disse Silente, apparentemente calmo
-Allora saprai che ha ucciso un suo coetaneo e questa estate un babbano di trent'anni-
-E anche un coniglietto- disse l'uomo più magro. Aveva una voce squillante, sembrava psicopatico.
-Il bambino è...- tentò di replicare il preside ma Seraphina lo interruppe
-Inciampato? È questo quello che ti ha detto? Eh? Al-bus- l'uomo aveva gli occhi spalancati e stava a un palmo dal viso del preside
-La tua cara alunna... è un'omicida. Una piiiiccola fur-fan-tella. Ha impiccato il coniglietto. Ha comandato i rami del cespuglio e ci ha fatto cadere il bimbo. E infine, ciliegina sulla torta... ha ucciso il ragazzo- disse contandoli sulle dita -Quel po- poveretto di un bar-boncino. Muerto, muerto. Por la mano de aquella niña-
Silente era stupefatto e con lui anche Caramell e Lucius.
-Non è forse così? Grindelwald- si girò verso la ragazza, ora seduta in ginocchio. L'uomo, che aveva ventisei anni, si accovacciò davanti a lei con la testa inclinata verso destra. Sulla faccia di Altair spuntò un sorriso a trentadue denti. Anche i suoi occhi erano spalancati. Se li avesse visti un babbano li avrebbe scambiati per Harley Quinn e il Joker.
-Lo sbirro mi ha beccata. Opssssss- aveva una voce da bambina, una bambina insolente che fa di tutto per essere sgridata. A Lucius venne un brivido a sentirla. Le ricordava molto Bellatrix. Anche lei adorava farer la voce da bambina
-Uhuhuhuhuuuuuh. Lei mi piace- disse il ragazzo rialzandosi e voltando indietro la testa verso Seraphina.
-Ne sono felice, Lopez. Ora che sapete la verità, noi andiamo-
-Altair, non dirai sul serio?- chiese Silente
-Certo che no, ma le pare? Ihihihi, uuuuuuh. Oooh doveva vedere quel ragazzetto come si divincolava. Ha chiesto pietà. Mi ha detto che preferiva morire... e io l'ho accontentato. Alla fine... l'ha chiesto luihihihi- scoppiò in una risata spettrale, da far accapponare la pelle, una rista da pazzi
-M-Ma sta confessando- disse Caramell
-E ci mancherebbe- iniziò il gorilla -Sa quanti Cruciatus le ho dovuto tirare per farla finire così? Neanche i tuoi cari prigionieri possono immaginarne così tanti-
-L'abbiamo fatta diventare p-pazza- disse il magro
-Sicuro?- disse Altair sempre con gli occhi spalancati ma ora la sua espressione era seria -Chi è il più pazzo? Il pazzo, o quello che gli va dietro?-
-È intelligente la niña-
-Lopez, Roche, portiamola via-
-No. Sono sicuro che non era sua intenzione- disse a un tratto Lucius, che fino ad ora era rimasto in silenzio
-E invece si. Il bello è che non sappiamo perchè- disse il gorilla
-La porteremo via quel tanto che serve per capirlo, Albus. Non le faremo del male, a meno che non ce ne sarà bisogno. Se poi deciderà di collaborare faremo ancora più in fretta- disse Seraphina
-Fino a prova contraria, qui siamo nel Regno Unito e questo vuol dire che comando io- disse Caramell
-Questo è vero Cornelius. Comunque, la ragazza è sotto le nostre mani. Visto che Numergard è diventata una nostra proprietà, Gellert è un nostro prigioniero. Pertanto, la salute della ragazza è nei nostri interessi. Ciò significa, che noi decidiamo per lei e noi abbiamo deciso di portarla via-
-Ma... è assurdo- disse Malfoy
-Affatto. Assurdo è lasciare una carica importante al Ministero della Magia a un ex Mangiamorte- finì lei, zittendolo
-Altair- Draco era appena arrivato
-Draco, mi faresti un favore?- chiese la ragazza come se niente di tutto ciò fosse accaduto
-Qualunque cosa- disse avvicinandosi quel tanto che Roche e Lopez gli permettevano
-Baderesti ad Astral mentre non ci sono?-
-S-si, certamente-
-Ti ringrazio-
-Ti sei ripresa, niña?- chiese Lopez
-Alla grande-
-Ora, se non vi dispiace- disse Madama Picquery facendo segno al biondo di allontanarsi -Noi dovremmo andare. Abbiamo delle faccende urgenti da risolvere-
Altair si mise a ridere
-Perchè ridi?- chiese leggermente spazientita Seraphina
-Ahhhh mi chiedevo una cosa, Madama-
-Sarebbe?-
Altair cambiò espressione in un lampo. Divenne seria, un serio che aveva un chè di disprezzo.
-Riuscirete a trattenermi?- disse assottigliando gli occhi
Madama Picquery fece un respiro profondo ma silenzioso.
-Faremo del nostro meglio, signorina Grindelwald-
Lopez e Roche presero Altair per le braccia e la tirarono su. Seraphina prese il braccio di Lopez.
-È stato bello rivederti, Albus. Ci si vede-
Detto questo, i quattro si smaterializzarono.

-Papà, dove l'hanno portata?- chiese Draco in lacrime
-Non lo so figliolo, non lo so-
-Albus, quello che hanno detto... è vero?- chiese Caramell sconvolto.
Ma Silente era troppo scioccato per poter rispondere. Si era sentito così solamente altre due volte: con Gellert Grindelwald e con Tom Marvolo Riddle.

 

 

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Capitolo 36
*** M.A.C.U.S.A. ***


I quattro si smaterializzarono in un vicolo. C'era ancora il tramonto. Il cielo era di un rosa giallo che dava una strana sensazione di calore.
Ora che erano alla luce, Altair potè vedere bene i tre americani. Madama Picquery aveva una divisa con una lunga mantella blu con dei ricami dorati. Gli altri due avevano delle divise dello stesso colore ma la giacca aveva dei bottoni bianchi che la chiudeva e sulla sinistra avevano il simbolo del Macusa.
Roche aveva la pelle abbastanza abbronzata,sembrava quasi dorata, e gli occhi e i capelli marroni. Portava un taglio militare. Pareva essere uno sulla cinquantina.
Lopez, invece, aveva la pelle chiara e i capelli di un rosso scuro ramato, lunghi e disordinati. Un occhio, quello destro, era verde mentre l'altro era bianco. Era per metà cieco. La punta dell'orecchio destro sembrava essere stata mangiata. Sul collo si poteva vedere una serie di cuciture a X che andava verso la spalla. Sulle mani aveva altre cicatrici ma meno gravi.
I loro vestiti erano ancora impolverati e con delle macchie di bruciato causate dagli incantesimi.

-Siamo in America, più precisamente a Broadway, New York, dietro al Woolworth Building. Li dentro si trova il M.A.C.U.S.A., il Magico Congresso degli Stati Uniti d'America- disse la Picquery
-Riesci ad alzarti?- chiese Roche ad Altair che si era riaccovacciata a terra.
-No-
-La prendo in braccio?- chiese rivolto alla Picquery
-Nu, nu, nu, Roche, lascia che la prenda io, esta niña- fece Lopez. La prese in braccio con la facilità di chi prende un neonato. I tre si accertarono che non ci fosse nessuno a fissarli mentre salivano le scale davanti all'entrata del Woolworth. Seraphina prese la bacchetta e la puntò sul gufo di pietra che c'era sopra la porta. Questo si staccò dal resto dell'arcata e volò sulla porta d'entrata, che da argentata divenne dorata.
I tre entrarono: l'atrio era enorme e il soffitto quasi non si vedeva. Al suo posto c'era un enorme spazio aperto incorniciato da centinaia di finestre. Sospeso nell'atrio c'era una specie di grande orologio da stazione con una splendida struttura in ottone. All'interno si vedevano tutti gli ingranaggi in movimento e, sul fondo, una piccola elica. Il quadrante però, non segnava il tempo.
-A che serve?- chiese Altair
-Indica il livello di rischio di smascheramento della magia, cioè il livello di rischio che salti la copertura della comunità magica- spiegò Seraphina
Sempre nell'atrio, sotto a un baldacchino dorato, si trovava una statua raffigurante cinque donne.
-Quelle chi rappresentano?-
-Le cinque streghe di Salem-

I tre presero l'ascensore e salirono di piano. Andarono su fino all'ultimo. Le porte dell'ascensore si aprirono e davanti a loro si stagliava un'unico enorme portone in quercia con ricami dorati e al centro il simbolo del Macusa. Seraphina aprì le porte ed entrarono. La stanza era enorme, molto più grande dell'ufficio di Silente, e i muri erano semplici vetri da cui si poteva vedere tutta New York. Al centro della stanza si trovava un enorme mappamondo blu scuro che girava lentamente poco sotto al soffitto. Davanti alla vetrata opposta alla porta si trovava una scrivania con un sacco di pile di fogli ben ordinate e dietro a essa uno scranno nero e alto. Al lato destro si trovava una scala a chiocciola che portava a un piano superiore, evidentemente la punta della torre, mentre dall'altro lato c'erano dei divanetti e delle poltrone.
Seraphina condusse gli altri al piano di sopra. Li c'erano due divanetti separati da un tavolino e una grande libreria. Al centro della stanza c'era un'altra scala a chiocciola che dava ai piani superiori e dietro a essa una porta chiusa.
-Quello è il bagno, se ti serve- disse Seraphina ad Altair indicando la porta chiusa, mentre Lopez adagiava la ragazza su uno dei due divani.
-Si, grazie- disse la ragazza avviandosi
Poco dopo tornò e ri risedette dul divano.

-Allora Altair- iniziò Seraphina -abbiamo deciso che per oggi ci possiamo ritenere soddisfatti. Adesso Roche ti accompagnerà nella tua "stanza", mentre io e Lopez decideremo sul da farsi dei prossimi giorni-
-Tutto qui? Intendo, nessuna condanna, nessun giudizio da un qualche tribunale... niente?- chiese la ragazza perplessa
-Niente. Abbiamo già ottenuto quello che ci serviva, almeno una parte-
-Volevate vedere i miei poteri-
-Intanto. Anche se sono curiosa di saperne di più-
-Ho capito, diventerò una cavia da laboratorio-
-Non esattamente. Ora andate, devi mangiare e riposare, sono sicura che sarai stanca-
Seraphina non le piaceva. Non solo per il fatto che avesse ordinato a due uomini di attaccarla, quello era scontato, ma proprio come persona, dal modo vago in cui parlava all'espressione di vittoria tanto attesa sul suo volto. Non aveva mai saputo il suo nome ma sapeva benissimo chi era quella donna: era la presidentessa del M.A.C.U.S.A. ai tempi in cui suo padre, Gellert Grindelwald, era il mago oscuro più potente di tutti i tempi. Grindelwald aveva preso le sembianze di un fidato collaboratore di Seraphina e aveva condotto delle ricerche su un ragazzo. In seguito venne catturato ma la sua prigionia durò poco. Grindelwlad fuggì proprio sotto il naso di Seraphina. Avere ora in mano sua figlia, per Seaphina, doveva essere una vera e propria goduria. 

Roche accompagnò Altair all'ascensore che li portò verso il basso, ancora più in basso del piano dal quale erano entrati. Le porte dell'ascensore si aprirono su un corridoio interamente bianco, fatta eccezzione per il soffitto che aveva le travi fatte di ghisa.
Roche l'accompagnò fino a una porta, anchessa bianca, che se l'uomo non gliel'avesse aperta Altair non l'avrebbe neanche notata. L'interno era minuscolo. Ci stava giusto il letto e lo spazio per passare. In pratica lungo tre metri e largo due. La cosa positiva era che il soffitto era alto almeno quattro metri e che sui muri c'erano un sacco di scaffali e mensole. La valigia di Altair era sul letto.
-La cena arriverà verso le 19.30, sempre che tu abbia fame. Se hai bisogno di qualcosa schiaccia questo interruttore qui a lato della porta. Direi che è tutto,le tue robe sono li, tranne il gatto che hai detto al tuo fidanzato di accudirlo e alla Nimbus che abbiamo lasciato a scuola. Non tentare di uscire, tanto non ce la faresti. Ti saluto-
-Ehi no, aspetta. Guarda che Draco non è il mio ragazzo!-
-Ah no? A me pareva di si...-
-No, be', cioè... non lo so- disse poi abbassando lo sguardo sul pavimento
-Tranquilla. Qui avrai un sacco di tempo per pensarci- detto questo uscì e chiuse la porta.

Altair aprì il baule. Tutte le sue cose sembrava che fossero state messe dentro da un tornado. Roche aveva detto bene: mancavano solo Astral e la scopa. Non aveva fame. Controllò se il diario era ancora al suo posto nello "sgabuzzino" della valigia. Avrebbe anche potuto dirmire lì, di certo sarebbe stata più comoda. Il diario c'era e pareva che non fosse stato toccato. Tutto li dentro dava l'idea di non essere stato toccato. Magari non l'avevano neanche scoperto. Tornò sul letto e si mise a leggere il libro di Pozioni. Tanto non aveva altro da fare.

Non si sentiva neanche stanca dopo aver ricevuto i cruciatus... i cruciatus! Come aveva fatto a dimenticarsi dello scontro?!

Prese il diario e iniziò a scriverci quello che era successo appena mezz'ora prima.

Nessuna risposta inerente al discorso. Solo una domanda apparve:
Chi è Draco?

Se ci si metteva anche lui con questa storia... possibile che non gli importasse del discorso del M.A.C.U.S.A.? Forse non era una cosa grave. D'altronde volevano solo capire come funzionavano i suoi poteri. Non avrebbero potuto cambiarli neanche volendo, quindi che bisogno c'era di preoccuparsi? Nessuno, ecco la risposta. Nessuno poteva fare niente. Nessuno all'infuori di suo padre. Se non si preoccupava lui allora non si sarebbe preoccupata neanche lei.

Prese il violino e lesse la scritta Azzurri. Rimase a lungo a fissare quella scritta. Che fosse il nome del violino? Il nome di quello che l'aveva costruito?

Prese lo spartito di "Alice" e iniziò a suonare. Che la sentissero o no non le importava. Quando suonava doveva stare nel silenzio più assoluto, senza il ben chè minimo disturbo.

Intanto Roche era tornato nello studio di Madama Picquery.
-I nostri dubbi sono fondati- stava dicendo la donna -Ora dobbiamo solo capire se è realmente pericolosa-
-Io non credo che lo sia- disse Lopez
-Hai visto anche tu con quale potenza ha ucciso quelle Acromantule e anche come ci ha respinti-
-Come la cosa ci ha respinti. In qualche modo la protegge-
-Non era mai successo. Di solito si limita a prendere il controllo- intervenne Roche
-Forse lei ha abbastanza forza da mantenerla- suppose Seraphina
-O forse...- Lopez parlava più con sé stesso che con gli altri
-Forse?- chiese Roche
-Forse è stato proprio l'uccidere le Acromantule a lasciarle il controllo-
-Che sia possibile?- chiese la Picquery
-Non dovrebbe riuscire a controllare i suoi poteri- disse Roche
-Eppure ci riesce- disse Lopez spazientito -Hai visto tu stesso come contemporaneamente teneva fermo il ragazzo-
-Che riesca a controllare l'elemento terra?-
-È probabile, anche se è molto giovane-
-Non importa l'età ma quanto uno è potente- disse Seraphina -Voglio ricordarvi che Tu-Sai-Chi riusciva a controllare l'aria a nove anni-
-Si ma lei è la figlia di Grindelwald, non di Riddle. È ben diverso- sbraitò Lopez
-Calmati Jon. Intanto sappiamo con certezza che i nostri dubbi sono esatti- disse Picquery
-Ora dobbiamo solo capire se riesce veramente a controllarsi e se ha qualche comando sull'elemento terra- disse Roche
Madama Picquery annuì e fra i tre calò il silenzio.
-Facciamo le cose con calma- disse Lopez
-Non sappiamo quanto è pericolosa- disse la donna
-Finchè sarà tranquilla andremo con calma. E non le faremo più male del necessario. Non voglio che quello che è successo oggi si ripeta. È ancora una ragazzina-
-Lopez ha ragione- intervenne Roche
-Come volete. Resta ancora una cosa da capire-
-Sarebbe?-
-Chi è veramente-
-È la figlia di Grindelwald-
-Si, di questo non ci sono dubbi. Ma lui è il padre. Uno solo non basta-
-E poi è improbabile che sia nata nel '79- disse Lopez
-Appunto- confermò la donna
-Forse Silente sa qualcosa- disse Roche
-Improbabile-
-Allora potremmo chiedere direttamente a lui-
-No, non servirebbe a nulla...-
-C'è solo un modo- disse Lopez sottovoce
-Bisogna scoprire chi è la madre- finì Seraphina


IL GIORNO DOPO: HOGWARTS
-Buongiorno a tutti- Minerva Mc Granitt era in piedi davanti al tavolo dei professori. Era mattina e tutti gli abitanti del castello (alunni, professori e fantasmi) erano riuniti in Sala Grande.
-Devo comunicarvi che il professor Silente è stato momentaneamente tolto dalla carica di preside di Hogwarts. Oltre a lui, anche Hagrid ha lasciato momentaneamente la scuola, e anche la signorina Grindelwald... per problemi personali. Ma ora, passiamo alle buone notizie. La professoressa Sprite ha annunciato che le Mandragole sono quasi pronte. Fra qualche giorno riavremo con noi i nostri compagni e anche Sir Nicolas-
Appena usciri dalla sala Harry, Ron e Hermione andarono subito verso Draco e gli altri di Serpeverde.
-Dov'è Altair?!- Harry aveva preso Draco per il colletto della divisa e l'aveva spinto sul muro.
-Non lo so, Potter! E comunque non sono affari che ti riguardano. Perchè ti importa? Cos'è lei per te?!- il ragazzo aveva tolto le mani del Grifondoro dal colletto e l'aveva spinto via guardandolo minaccioso.
-È mia amica e voglio sapere dov'è. Tu lo sai, Malfoy. Sei corso nella Foresta e l'hai vista, ne sono sicuro-
-Si, si l'ho vista. L'ho vista a terra, in ginocchio, dopo che era stata cruciata da ben tre persone. Ed erano tre persone adulte con un sacco di esperienza. E poi l'hanno presa e si sono smaterializzati chissà dove. Neanche Silente lo sa. E se non ci credi chiedilo alla McGranitt- detto questo se ne andò, lasciando gli altri allibiti.


ORE 6.30, MACUSA
Altair stava profandemente dormendo sul letto della sua "camera" del M.A.C.U.S.A. . Avrebbe di certo continuato a dormire se un'allarme partita da chissà dove non le avesse perforato i timpani facendola cadere dal letto.
-Svegliahhhh!- tuonò Roche aprendo la porta
-Levantate niña. El sòl està alto en el cielo- disse Lopez tuffandosi sul letto e guardandola dall'alto in basso, disteso sul fianco con il gomito appoggiato e la mano che sorreggeva la testa
-Che ore sono?- chiese Altair stropicciandosi gli occhi
-Le sei e mezza, del mattino- disse Roche
Altair si alzò lentamente mentre i due la guardavano divertiti.
-Non ho scelta vero?-
-No-
-Perfetto-
-Lavati, vestiti ed esci da questo buco. Velocemente-
-Ma qui non c'e un bagno-
-Si invece- Roche bussò sulla parete e comparì una porta. Questa si aprì e rivelò un bagnetto grande la metà della stanza, con doccia e tutto.
-Àndale, Àndale- disse Lopez rialzandosi per poi uscire assieme a Roche.

Finito di prepararsi, Altair cercò di aprire la porta ma questa sembrava bloccata. Subito dopo Roche gliela aprì.
-Te l'avevamo detto che non potevi uscire da sola-
-Devo essermelo scordata-
Altair si era messa dei semplici vestiti babbani. All'inizio aveva optato per il vestito che le aveva regalato Draco ma poi aveva cambiato idea. Quel vestito le recava troppa tristezza e non voleva assolutamente sembrare debole davanti agli americani.
I due la portarono nell'ufficio di Madama Picquery. La donna era in piedi dietro alla sua sedia a guardare il panorama fuori dalle finestre.

-Abbiamo saputo che il guardiacaccia di Hogwarts è stato portato ad Azkaban- iniziò la donna -E che Silente è stato dimesso dalla sua carica di preside. Non mi stupirei se ce lo ritrovassimo al di fuori di questa stanza da un momento all'altro-
-Perchè dovrebbe?- chiese Lopez
-Per lei, ovviamente- finalmente si era girata e stava guardando Altair dritta negli occhi.
-Signorina Grindelwald, oggi inizieremo con una prova molto semplice. Qui ci sono mille dollari. Noi vogliamo che lei vada in giro per la città e che li spenda tutti. Di sopra nel bagno c'è una divisa che dovrà mettere più una carta d'identità falsa da far vedere a qualche No-Mag nel caso ce ne sia bisogno. Tutto chiaro?-
-Posso prendere tutto quello che voglio?-
-Si-
-E se voglio andare al cinema?-
-È libera di fare ciò che vuole. Sappia solamente che se cercherà di uscire da Manhattan noi lo sapremo-
-D'accordo. E la mia bacchetta?-
-La terremo noi. Mi sembra di aver capito che non le serve-

Altair andò al piano di sopra ed entrò nel bagno, chiudendo a chiave la porta.
Quel bagno era molto grande. Il soffitto era blu scuro e le pareti dorate. Il pavimento era fatto di piastrelle di marmo bianco con delle venature nere. A fianco alla vasca c'era un manichino con la divisa che avrebbe dovuto portare. Si trattava di una gonna, che arrivava a metà coscia, blu mirtillo con le righe degli scacchi rosse, delle calze blu mirtillo, una camicia bianca, un Gilet blu mirtillo con una scollatura a V e i bottoni dorati, una cravatta rossa con righe blu mirtillo e infine un mantello che sembrava una giacca con maniche e cappuccio blu mirtillo con i contorni d'oro. Le scarpe erano nere e avevano un po' di tacco. Sulla giacchetta c'era una spilla a forma di nodo gordiano. Altair si cambiò. Il tutto le stava perfetto, nè troppo stretto nè troppo largo. Nella tasca interna della giacca-mantello c'era la sua carta d'identità falsa. In realtà era solo una carta bianca lucida.

-Ti sta bene- disse Lopez
-Devi sapere che quella è la divisa ufficiale della scuola di magia che abbiamo qui in America: Ilvermorny- disse Roche
-E perchè devo usare questa? Non era meglio se mi tenevo i miei vestiti da babbana?-
-Abbiamo preferito questa perchè così le creature magiche che girano nei dintorni possano capire che sei protetta-
-Buono a sapersi. Comunque...questa carta è bianca-
-Lo sappiamo. Quando un No-Mag la vedrà gli sembrerà una carta d'identità a tutti gli effetti- spiegò Madama Picquery
-Per No-Mag intendete babbani?-
-Si, esattamente. Ecco, tieni questi soldi e vai. Buona giornata- Seraphina le passò i mille dollari: erano tutte banconote da cinquanta.
-Arrivederci-
Altair uscì dall'ufficio, prese l'ascensore e e scese al piano terra. Si sentiva strana ad attraversare l'atrio del Macusa. Molti, se non tutti, iniziarono a fissarla.  E questo non le piaceva per niente.

 

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Capitolo 37
*** Broadway ***


 Altair uscì dal Macusa-Woolorth Building e iniziò a passeggiare sul marciapiede. Prese la metro per andare fino a Battery Park per prendere un traghetto per andare a vedere la Statua della Libertà. Quando tornò indietro erano le 8.30. Riprese la metro e andò a Korea Town a vedere l'Emprire State Building. Andò in fumetteria e prese un sacco di giornalini e anche un portachiavi con la pistola del Joker che sparava una bandierina con su scritto "Bam!". Per pranzo andò a Little Italy (a mangiare una pizza, ovviamente) e poi si fece un giro a Chinatown. Riprese la metro e andò fino a est di Central Park vicino all' Hayden Planetarium. Dopo la visita al museo decise di fare il giro del lago e andò verso la 5th Ave.

Mentre camminava notò una strana statua. Guardò sulla cartina: era la statua "Alice in Wonderland" . Si avvicinò a essa. C'erano alcuni turisti che facevano le foto ai figli che si erano arrampicati sul fungo. Era composta da Alice seduta su un fungo a gambe incrociate, un topolino davanti ad Alice, il cappellaio alla sua sinistra e il bianconiglio a destra. Altair avrebbe voluto avere una macchina fotografica con se. Quella statua era molto bella.
Si accorse che erano le 19.20 e così andò verso la strada, prese un taxi e si fece portare a Times Square. Ormai era quasi notte e la via era decisamente stupenda. Piena di luci a led e lampadine colorate, schermi con cartelloni pubblicitari, insegne di bar e ristoranti illuminate. Dopo aver cenato con un Hot Dog, riprese il taxi per farsi portare al Broadwey Theater. Quella sera avrebbero dato il musical della "Spada nella roccia" . Quel film le era sempre piaciuto e poi era divertente vedere come i babbani interpretavano la magia.

Alla fine non era tanto diverso dalla realtà. Merlino sembrava simile a quello vero, per quanto ne sapeva lei. Lo spettacolo iniziava alle 21.00, proprio venti minuti dopo che arrivò lei.

Erano ormai passate due ore e Altair era ormai convinta che gli "effetti speciali" non fossero poi così babbani. "Le crature magiche che girano nei dintorni" aveva detto Madama Picquery. Possibile che alcune di loro facessero gli attori?
Altair usò la scusa dell'andare in bagno per dirigersi dietro le quinte. "Con i babbani funziona sempre" pensò la ragazza mentre attraversava un corridoio e scendeva le scale.
Si ritrovò davanti a una porta dove era appeso un cartello con su scritto "Vietato entrare. Spazio attori". Appoggiò l'orecchio al legno della porta ma non sentì nulla. Dallo spioncino della serratura e dallo spazio sotto alla porta non si vedeva niente. Provò a girare il chiavistello e si accorse che la porta era aperta. Decise di entrare.

Altair aprí la porta. Si aspettava di vedere una stanza malridotta e invece si ritrovò in un giardino pieno di gente e creature strane. Il soffitto dava sul cielo stellato, in fondo alla sala c'era un bellissimo salice piangente bianco attorno al quale giravano delle fate. C'erano tavoli pieni di portate e gli attori che non erano sul palco erano tutti li. Oltre a loro c'erano anche strane donne dalla pelle verde acqua coi capelli blu e delle creature che sembravano folletti. C'erano anche alcuni centauri e altre creature magiche che Altair non aveva mai visto prima, nemmeno nei film o nei libri di scuola. Dall'altra parte dell'albero c'era una grande fontana che spruzzava diversi tipi di colore. In aria fluttuavano sfere cristallizzate che sembravano bolle di sapone.

-Eccola qui!- gridò un centauro
-Ti stavamo aspettando- disse una delle donne verdi ad Altair prendendole la mano e portandola al tavolo delle portate
-Voi... come?- Altair era molto confusa
-Abbiamo visto che sei di Ilvermorny- disse un mago vestito da cavaliere
-Ci stavamo chiedendo quando saresti venuta qui- disse la strega che interpretava Maga Magò
-Veramente io...-
-Ecco serviti pure cara. Allora parlaci un po' di te- disse la donna verde
-Ecco... io non vado a Ilvermorny. Questa me l'ha data Madama Picquery-
-E dove vai a scuola?-
-A Hogwarts-
-Credo di aver capito chi sei- una donna di colore con i capelli verdi e le labbra e gli occhi del blu del mare si avvicinò al gruppo. Era vestita con un semplice top di seta bianca e una gonna che si apriva sul fianco sinistro della stessa seta del top. Sulle braccia aveva dei tatuaggi a mandala argentati. Era scalza e portava una corona d'alloro argentato sui capelli.
-L'hai capito?-
-Appena ti ho vista. Capelli bianco-argento come i suoi, occhi azzurro chiaro come il suo. Pelle candida. Naso fino, perfetto. Tu sei Altair Grindelwald-
D'un tratto tutto il chiacchiericcio si spense. La gente e le creature si girarono verso il piccolo gruppo.
-Sapevo che saresti venuta- continuò la donna
-Sei una veggente?-
-Si. Ma io non uso la sfera di cristallo o le stelle-
-Usi un calderone?-
-No-
-Un grande falò come gli indiani?-
-Nemmeno. Anche se devo dire che ci ho provato-
-Dadi? Tarocchi? Carte?-
-Flora-
-Si può?-
-Io mi chiamo Flora. E uso il linguaggio dei fiori, degli alberi, della terra-
-E i fiori e il resto ti hanno detto che sarei arrivata?- Altair era scettica ma ormai ne aveva viste di tutte di più e si convinse della cosa
-Esattamente-
-Posso vedere come fai?-
-Non lo comando io. Quando il messaggio arriva lo sento. Ma non posso decidere io-
-Quindi è questa. La figlia di Grindelwald- disse un vecchio mago
Tutti i presenti iniziarono a bisbigliare fra loro. Sembravano preoccupati.
-Se è davvero sotto la protezione di Madama Picquery, vuol dire che è la benvenuta- disse il mago vestito da Merlino
-E poi è solo una ragazza- aggiunse la donna dalla pelle verde abbracciandola. Altair si irrigidì notevolmente, non le era mai capitato un gesto così affettuoso da un estranea.
-Ehm... tu...cosa...-
-Io e le mie sorelle siamo ninfe delle acque salate dell'oceano, cara fanciulla-
-E quelle sono fate?-
-Certamente-
-E quello è un gufo?- chiese poi indicando una specie di civetta nana tutta rosa e dagli occhi e il becco piccolo
-Quello è un Fwooper-
Andarono sotto l'albero. Le fatine erano tutte azzurre ma emanavano luci di diversi colori. Sui rami si trovavano delle specie di scimmie dal pelo platinato e lungo.
-Quelli cosa sono?-
-Si chiamano Demiguise. Hanno un potere speciale: possono diventare invisibili-
-E se toccano una persona mentre diventano invisibili anche quella persona diventa invisibile?-
-Dipende da loro. Se vogliono possono farti diventare invisibile e se non non vogliono no-
Sul tronco dell'albero spuntarono dei piccoli occhietti. Altair cercò di toccare quella parte di ramo ma le parve che la corteccia prendesse vita e se la svignasse sui rami alti.
-Quelli sono Asticelli. Sono molto timidi e vicini alla propria casa, che in questo caso è questo salice. Difficilmente si staccano da qui-
Un asticello tornò davanti alle due e si mise a fissare Altair. Un Demiguise fece lo stesso per poi scendere a terra e alzare la calza destra di Altair, scoprendo il tatuaggio.
-Il suo simbolo- disse il centauro di prima che a quanto pare le aveva seguite
-Ce l'ho da sempre. Evidentemente me lo ha fatto lui- spiegò Altair
-Questo conferma ancora di più chi sei-
-Madama Picquery l'ha visto?- chiese la ninfa
-Ehm no... non mi pare-
La ninfa sembrava riflettere sul da farsi guardando prima Altair poi il tatuaggio, poi il Demiguise, che ricambiò l'occhiata, e poi di nuovo Altair.
-Se il Demiguise l'ha sentito vuol dire che quel tatuaggio ha qualcosa di speciale- disse infine
-È così?- chiese il centauro
Altair non si fidava così tanto di quei tipi da potergli dire la verità. Probabilmente l'avrebbero detto alla Picquery, o forse no... ma comunque era meglio non rischiare.
-No, non ha nulla di speciale. È solo un tatuaggio. Forse l'ha fatto con un incantesimo-
-Probabile- disse il centauro
-Evidentemente il Demiguise sente quello- disse la ninfa.
L'asticello saltò dal tronco alla spalla di Altair e lì rimase.
Fra i tre calò un silenzio imbarazzante. Il Demiguise prese una mano di Altair e la guidò fino all'uscita. Intanto che camminavano Altair sentì dietro di se lo stupore della ninfa
-L'ha resa invisibile!-
-Chissà dove sono finiti- disse il centauro

Il Demiguise fece fare il giro della stanza alla ragazza e quando il centauro e la ninfa si furono allontanati dall'albero la portò dal lato opposto in cui si erano fermati prima. Da li schiacciò il terreno in mezzo a due radici e questo si aprì scoprendo una scalinata di radici. La portò in basso e intanto il buco si richiudeva. La scala era a chiocciola e sotto di loro si notava una luce fioca arancione.
Arrivarono alla fine delle scale, circa a cento metri più sotto dall'albero. La luce proveniva da una stanza lontana. Il Demiguise lasciò la mano di Altair e ridiventarono visibili. L'asticello era ancora sulla sua spalla e sembrava non avere intenzione di andarsene. Il Demiguise si mise a guardare Altair.
-Devo andare li?- gli chiese la ragazza
L'animale annuì mentre l'Asticello si aggrappò con più forza ai capelli della ragazza.

Altair percorse il corridoio: attorno a lei c'era solamente terra, fango e radici. Alcuni vermi e altri insettini qua e la ma niente di più.
La luce proveniva da una stanza molto ampia e, nonostante l'arancione del fuoco si vedesse anche da fuori, non si riuscivano a distinguere le pareti. Al centro della stanza si trovava un calderone su un mucchio di braci. A lato c'era un piccolo laghetto dove finivano le radici che ornavano quelle che sembravano le pareti della stanza. Dall'altro lato si trovava un tronco con delle ciotole e li accovacciata c'era Flora.

-Sei arrivata. Dai, vieni qui- disse con voce calma e melodiosa.
-Tu... tu vivi qui?-
-No. Questo è solo uno dei miei tanti santuari-
-È in posti come questo che prevedi il futuro?-
-La terra prevede il futuro. Io interpreto e basta. Tu... hai un collegamento con con questo elemento-
-Stai parlando dei quattro elementi? Terra, aria, fuoco e acqua?-
-Esattamente. Tu sei dello scorpione giusto? È un segno d'acqua. Però tu sei collegata alla terra. E la terra... Si nutre dell'acqua-
-È grave che io sia collegata alla terra o... ?-
-Certo che no. Anzi, è meglio. Il tuo nome, invece,... Quello rappresenta l'aria: Altair l'aquila volante, il pilastro dei cieli. E poi l'aquila era uno degli animali simboli di Zeus,  dio dei cieli e tutti sanno che uno dei fratelli di Zeus é Poseidone, dio del mare. L'aria è il contrapposto della terra. Pertanto, o hanno sbagliato a darti quel nome... o è un segno del destino-
-Che intendi dire?-
-Che probabilmente tutto questo era già stato deciso. Personalmente, io non credo in queste cose. Ma potrei anche sbagliarmi. Sta a te deciderlo-
-Decidere cosa?-
-La tua strada-
-Non capisco...-
-Il momento arriverà... la terra l'ha predetto-

Tutto attorno a loro la terra iniziava a cadere come cascate di sabbia. Inondò la stanza nascondendo completamente Flora dalla vista di Altair
-Quando arriverà? Come farò a capire?!-
-Aspettare è l'unica via- disse la voce di Flora
-Ma io non voglio aspettare!-
-La pazienza è la virtù dei forti-
Altair fu sommersa dalla terra.

Si risvegliò circondata da delle ragazze con minigonna e top fin troppo scollati.
-Calma, calma. Se està despertando- disse una di loro
Spagnole, pensò Altair. E dall'aspetto, babbane.
-Estàs bien chica?-
-Si, gracias. Donde... sono*?- Altair aveva studiato un po' di spagnolo come preparazione per le medie ma non ricordava molto.
-Estàs detràs de Broadwey-
-Llama una ambulancia- disse un'altra ragazza
-No! No sirve- dissse Altair alzandosi. Aveva un po' di polvere sui vestiti e sui capelli ma niente di che. Lo zaino era a fianco a lei. Si alzò e lo prese.
-Gracias... de todo-
-De nada chica-
-Estàs segura de estar bien?-
-Si si, gracias. Adiòs-
-Adiòs!-

Controllò nello zaino: c'era ancora tutto. Erano le undici e mezza e aveva ancora centoventi dollari da spendere. Non voleva rientrare nel "covo di maghi". Sentì qualcosa muoversi nella tasca interna della giacca. Era l'asticello. Era rimasto li tutto il tempo.
-Quanto ho dormito?-
-Non molto. Un quarto d'ora circa, non di più. Poi sono arrivate quelle strane babbane. Stai bene?-
-Si. Te?-
-Anche. Posso restare con te?-
-Certo. Ma non so se la Picquery sarà d'accordo-
-Intanto sto con te-
-Tu sai di che parlava Flora?-
-No-
-Perfetto-

Prese un taxi e si fece portare fino a un negozio di articoli misti. Prese "Il gioco di Gerald" il nuovo libro di Stephen King e un lettore musicale portatile con un disco di Michael Jackson e un paio di cuffiette bianche.
Intanto era arrivata la mezzanotte. Altair si mise ad ascoltare la musica. Mentre passeggiava per le strade ripensava a quello che Flora le aveva detto. Il punto era che non ricordava niente, solo la terra che la sotterrava. Andò a sbattere contro un uomo
-Mi scusi- disse cercando di aggirarlo ma questo le prese una spalla.
-Hai finito i soldi eh, niña? -
Era Lopez. Altair non si era accorta che era lui. Non sapeva perchè ma vederlo la rassicurava.
-Eh si. Torniamo al Macusa?-
-Sono qui per questo-
Altair gli prese il braccio e dopo una camminata silenziosa andarono in un vicolo buio e lì si smaterializzarono.









 

*in spagnolo "dove sono" si dice "¿Donde estoy?"

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Capitolo 38
*** Nelle sue vene scorre il male ***


Il giorno dopo Altair rimase tutta la mattina e mezzo pomeriggio in camera.

Le cose che aveva comprato le erano state prese e riportate per volta.

Non sapeva che cosa ci avessero fatto ma almeno erano intatte.

Per di più, avevano scoperto dell'asticello e non glielo avevano fatto tenere.

Non sapeva se erano a conoscenza di quello che era successo a Broadwey. Probabilmente sapevano che era stata lì, anzi lo sapevano visto che aveva in tasca il biglietto e visto che la mattina al suo risveglio anche la divisa era scomparsa assieme alle altre cose.

Sperava soltanto che non sapessero della sua conversazione con Flora.

Di tutti gli altri non le importava, non aveva detto nulla che il M.A.C.U.S.A  già non sapesse. Potevano parlare con tutti i maghi, le ninfe e i centauri che erano nella stanza sotto al palco... non avrebbero scoperto nulla.
Era stata furba. Ma d'altronde era una Serpeverde e questo è uno dei loro pregi. Per di più lo stesso Salazar Serpeverde le aveva sorriso. Se non era quella una prova della sua appartenenza alla casata non sapeva cos'altro dire.

Suo padre era andato a Durmstrang non a Hogwarts. Forse sarebbe stato meglio per lei andare là. Non sapeva il tedesco o il russo o qualunque lingua parlassero da quelle parti ma di sicuro l'inglese sarebbe bastato. Aveva sentito dire che Karkaroff era un ex Mangiamorte. Meglio avere un ex Mangiamorte come preside che Albus Silente, colui che aveva mandato suo padre in prigione. Almeno Karkaroff conosceva la magia oscura... conosceva Voldemort... colui che aveva lottato per lo stesso motivo di suo padre... purificare il mondo magico... non lasciare che i maghi vivessero come talpe nascosti dai babbani... magari avrebbe anche trovato qualcosa di lui...oltre a quegli specie di graffiti che aveva lasciato... solo che... non avrebbe conosciuto Draco e gli altri... o forse si... Lucius era anche lui un ex Mangiamorte e anche il padre di Theo... probabilmente Karkaroff glielo avrebbe fatt coonoscere... si, sarebbe stato meglio... ma era anche probabile che Silente avesse saputo comunque di lei e di conseguenza sarebbe anche stato più assillante di così.

Comunque, ormai era ad Hogwarts e lì sarebbe rimasta. Hogwarts era la sua casa adesso. E così rimaneva anche se lei ora era dall'altra parte del mondo, rinchiusa in una camera nei sotterranei del Congresso Magico Americano.

Verso le 18 Lopez bussò alla porta.
-Hei chica. Qui ho il tuo affare con la musica e le cosette per ascoltarla. Chi è che canta?-
-Michael Jackson. È anche conosciuto come il Re del pop-
-Ah. Comunque, sono venuto a dirti che stasera a cena avremo ospiti-
-Devo venire su?-
-Si e possibilmente vestita elegante- detto questo fece un piccolo inchino teatrale e uscì richiudendo la porta.

Altair decise di mettersi il vestito che Draco le aveva regalato a Natale. Non aveva paura di loro e alla sicura domanda "dove lo hai preso?" avrebbe saputo dare la giusta risposta. Mise poi dei tacchi 8 che le aveva dato Daphne (visto che a lei non stavano più). Non mise le calze, faceva già abbastanza caldo così. Lasciò i capelli sciolti facendo la riga di lato così da poterli spostare da una parte all'altra. Non sapeva ancora truccarsi bene quindi si mise una semplice matita sotto gli occhi, del mascara e dell'ombretto nero. Infine si spruzzò un leggero profumo alle rose che le aveva dato Narcissa.
Già, Narcissa... lei l'avrebbe di certo fatta apparire più bella e più grande. Un po' le mancava. Lei l'aveva trattata come non aveva mai fatto nessun'altro... si era occupata di lei e le aveva dato tutto quello che le serviva... compreso l'affetto. L'aveva trattata come se fosse stata una persona di famiglia.

Mentre pensava a questo, Lopez bussò di nuovo.
-Avanti-
Lopez aveva uno smoking bianco con camicia bianca e un farfallino rosso. Era dello stesso rosso intenso delle due rose che portava nel taschino sinistro della giacca. Sia le rose sia il farfallino si intonavano perfettamente ai suoi capelli.
-Caspita! Invidio il biondino inglès-
Altair ridacchiò. Chissà se così fosse piaciuta a Draco...
-Posso accompagnare la donzella ai piani superiori?- le chiese donandole gentilmente il braccio e risvegliandola da quel pensiero improvviso
-Certamente, mio cavaliere-
Prese il braccio dell'uomo e assieme andarono fino all'ufficio di Madama Picquery.

Prima di entrare, Lopez prese una delle due rose e la mise fra i capelli di Altair.
-Ecco, ora sei perfetta... chica-
-Grazie mille... señor-

Lopez bussò con tre colpetti decisi sulla grande porta e questa si aprì.
La cattedra di Madama Picquery era sparita e al suo posto si trovava un tavolo apparecchiato per sette. In aria si trovavano delle piume illuminate.
Davanti al tavolo stavano chiaccherando Madama Picquery, Roche e altre tre persone che Altair non aveva mai visto, due uomini e una donna. I due uomini avevano uno smoking blu scuro con dei contorni dorati e un farfallino dello stesso colore di quello di Lopez. La donna invece aveva un vestito celeste lungo con una scollatura a U coperta da un velo che portava come un paild. Roche portava un semplice smoking nero con sotto una camicia bianca e il farfallino nero. Madama Picquery era quella più luminescente. Sembrava che la luce venisse solo da lei e non dalle piume in aria. Indossava un vestito dorato lungo fatto tutto di payette, con una scollatura a V. Seraphina aveva i capelli raccolti in uno chignon che formava un fiore. I capelli sulla sua testa erano così intrecciati fra loro che sembrava formassero un labirinto.
L'altra donna aveva un bel colorito abbronzato e dei capelli lunghi, lisci, castani e lucenti. Gli occhi erano azzurri e aveva un rossetto blu che, anche se contrastava il vestito, stava davvero bene. Era magra e bassa ma la sua statura non contava molto visto che indossava un tacco che poteva benissimo essere un 12, anchessi celesti.
Anche uno dei due uomini era basso.  Altair poteva benissimo arrivargli al mento anche senza tacchi e lei era alta 1.57 . Questo era simile al Frate Grasso, solo che lui i capelli li aveva, neri e ricci.
L'altro uomo, di conseguenza, era un tipo davvero molto alto. La Picquery, con i tacchi 10, poteva benissimo arrivare al metro e 75. Ebbene, quell'uomo superava Madama Picquery di tutta una testa. Avesse avuto Hagrid di fianco sarebbe sembrato un parente leggermente più giovane. In realtà non era neanche tanto giovane. Tutti e tre potevano avere tra i 60 e i 70 anni. Anche se Altair non ne era del tutto certa: in quei due anni aveva capito che i maghi sembrano piú giovani rispetto alla loro etá.

-Eccovi qui- disse la Picquery vedendo entrare Altair e Lopez
-Signori, permettemi di presentarvi la nostra giovane ospite: Altair Grindelwald-
-Buonasera signorina Grindelwald. Abbiamo tanto sentito parlare di lei- disse l'uomo basso
-Si, i giornali britannici non hanno fatto altro che parlare di lei e di conseguenza anche tutti gli altri, sia a oriente che a occidente- disse la donna
Altair non stava capendo nulla ma strinse comunque le mani dei due
-Accomodiamoci signori. La cena è pronta- disse Madama Picquery.
-Allora Altair, posso chiamarti per nome vero? Bene. Com'è Hogwarts?- chiese l'uomo basso
-Ecco...- Altair non sapeva proprio cosa dire
-Suvvia, Albert, lo sanno tutti che Hogwarts è stupenda... certo che anche Ilvermorny lo è. Ci sei mai stata?- chiese la donna
-No, io...-
-Melany, Albert, dimenticate le buone maniere? Li scusi signorina Grindelwald. Mi presento, io sono Agilbert Fontaine, direttore della scuola di magia e stregoneria di Ilvermorny. Questi sono i vicepreside della scuola: la professoressa di Difesa contro le Arti Oscure Melany Fleming e il professore di Cura delle Crature Magiche Albert Harkaway- disse l'uomo alto
-Piacere di conoscervi, signori-
-Il piacere è nostro-
-Comunque, rispondendo alle vostre domande, no non sono mai stata a Ilvermorny e direi che Hogwarts è semplicemente fantastica. Almeno dal mio punto di vista-
-Certamente-
-Altair, i signori sono qui per farti una proposta che secondo noi è più che adeguata- disse Madama Picquery
-Signorina Grindelwald- iniziò Fontaine -noi vorremmo proporle di venire a studiare nella nostra scuola-
-Un trasferimento quindi- disse la ragazza seriamente con un'espressione che non tralasciava alcuna emizione
-Esattamente. Seraphina e gli altri non sanno quanto ci metteranno con i loro studi per cui abbiamo pensato che, visto che sei una brava studentessa, sarebbe inutile sprecare il tuo talento. Per cui, invece che farti fare di continuo avanti e indietro per i continenti, abbiamo pensato che sarebbe meglio se venissi a studiare da noi-
-Per cui questi test non finiranno prima dell'inizio della scuola?-
-Come ti ho già detto, dipende da te- disse la Picquery
-E se io volessi farli finire per, chessò... agosto?-
-Si vedrà. Come ho detto, sei sotto la nostra responsabilità-
-Giusto. Dimenticavo di essere un vostro problema e non più di Silente, adesso- rispose in tono gelido sorseggiando dell'acqua altrettanto fredda
Il discorso si chiuse così e con l'arrivo degli spaghetti alle vongole. Per secondo mangiarono del roast beef con un tipo di carne che Altair non aveva mai mangiato e infine arrivò il dolce: un tiramisù con ripieno di mousse al cioccolato

-Be' suppongo che tu abbia degli amici ad Hogwarts- disse Albert
-Si infatti-
-E chi sono?-
-Be' molti della mia casata: Serpeverde. Specialmente Daphne Greengras, Theodore Nott e Draco Malfoy. Ma anche alcuni Grifondoro: Hermione Granger, i gemelli Weasley ed Harry Potter-
-Ahhhhh, conosci Harry Potter... il ragazzo che è sopravvissuto-
-Ho saputo che non solo lui è sopravvissuto- disse gelido Fontaine
-Non è questo il momento più adatto di parlare di certe cose. Di sicuro avremmo un sacco di tempo- disse Melany
"Si convinta" pensò Altair
-E dimmi Altair- riprese la donna -Chi è il tuo professore preferito?-
-Piton-
-Severus Piton?- chiese Albert
-Si lui. Però mi sta simpatica anche la McGranitt-
-E dimmi- iniziò Fontaine -Com'è?-
-Molto competente e anche abbastanza simpatico... a modo suo ovviamente- disse con un mezzo sorriso mentre addentava il cucchiaino pieno di cioccolato
A quest'ultima osservazione Albert e Melany si guardarono di sottecchi mentre Roche guardava prima Madama Picquery, che rimaneva seria, e poi Fontaine, che guardava Altair con lo stesso sguardo con cui la guarda Silente: interessato. Intanto sulla faccia di Lopez era apparso un piccolo ghigno.
-Prima hai detto Nott... è per caso il figlio del Mangiamorte?- chiese Albert
-Si-
-E Malfoy anche suppongo-
-Si-
-Sei mai stata con i genitori di questi tuoi amici?- chiese a un tratto Fontaine
-Certo. Quando sono andata dai Nott siamo andati all'Isola d'Elba e invece coi Malfoy siamo stati principalmente a casa loro o a Diagon Alley-
-Parliamo d'altro- disse Melany -Dimmi di quel vestito. Dove lo hai preso?-
-È un regalo di Draco...-
-È stato davvero molto dolce . E dove lo ha preso?-
-Nella sua soffitta. Era di sua zia Bellatrix-
-Bellatrix...L-Lestrange?- disse Albert seriamente impaurito
Altair stava ottenendo l'effetto desiderato: niente in quell'ultimo periodo di secolo i maghi temevano di più dei Mangiamorte, a parte Voldemort stesso
-Si lei. La Mangiamorte che sta ad Azkaban-
-E tu hai mai visto una sua foto? O un ritatto?- chiese Fontaine che a contrario dei suoi colleghi non sembrava per niente turbato. Anzi, sembrava sempre più interessato all'argomento
-A dire il vero no. Ma mi hanno detto che è davvero una bella donna-
-Poco ma sicuro- bofonchiò Roche mentre Seraphina iniziò a guardarlo male
-Mi sembra di capire che tu e questo Draco siate in buoni rapporti- continuò Melany
-Ottimi rapporti- disse Lopez ridacchiando mentre Altair lo squadrava malissimo
-È solo un mio caro amico-
-Carissssimo amico-
-Hai finito?-
-E quella collana?- chiese di nuovo Fontaine
-L'ho comprata a Notturn Alley. È fatta di sangue di Thestral-
-Notturne Alley... Se non sbaglio é un posto pieno di gente strana-
-Non sbaglia. È comunque uno dei posti che preferisco-
-Quindi... Che ne dici di venire a visitare la nostra scuola? Tanto per fraternizzare con l'ambiente-
-Si, volentieri-
-Perfetto- finí il preside quasi in un sussurro.

Quando finirono di mangiare il dolce Altair salutò calorosamente i tre professori e dopodiché Lopez la riaccompagnò nella sua stanza.
-Non so se hai notato la faccia dei due vicepreside quando ti sei messa a parlare dei Mangiamorte-
-Certo che l'ho vista-
-Hai messo questo vestito apposta, vero? -
-Wow Lopez, quale fine intelletto alberga nella tua mente-

La cena era finita presto, erano appena le dieci quando Altair guardò l'ora dopo essersi cambiata. Decise di leggere qualcosa prima di andare a letto. Scelse il capitolo delle tre maledizioni senza perdono ma non appena aprì il libro si addormentò di botto.

Era in una sala molto lunga, debolmente illuminata. Pilastri di pietra, formati da serpenti avvinghiati, arrivavano fino al soffitto buio e lanciavano lunghe ombre nere nella strana oscurità verdastra del luogo. Le pareti erano nere e alla fine della stanza, sulla parete di fondo, si ergeva un'enorme statua di pietra che arrivava fino al soffitto. Era un vecchio mago dal volto scimmiesco con la barba che gli arrivava fin quasi all'orlo della veste scolpita, sotto alla quale si trovavano i grandi piedi nudi.
Nel sogno, le immagini andavano a scatti come se un occhio si stesse aprendo e chiudendo di continuo:
Vide la bocca della statua aprirsi e intanto sentì una voce maschile dire "il Basilisco". 
Vide le immagini a intermittenza:

Ginny ai piedi della statua.

Un ragazzo moro dagli occhi azzurri che rideva.

Harry sofferente.

Il Basilisco che strisciava giù per la statua.

Comparve un nome "Tom Marvolo Riddle" e intanto che le lettere si spostavano Altair vide Ginny sbiancare sempre di più, il ragazzo che diventava sempre più reale e una zanna del serpente sul braccio di Harry.

Le immagini continuarono ad intervallarsi finché tutto non si fermò sulla scritta "Io sono Lord Voldemort".

Dopo un tempo che parve interminabile, Altair vide l'intera stanza, questa volta ferma. Il ragazzo era in piedi con in mano la bacchetta di Harry mentre quest'ultimo era a terra in ginocchio che sorreggeva una Ginny apparentemente morta.

-Vedi Harry- stava dicendo il ragazzo
-Oltre a te e a Ginny, c'é stata un'altra persona a scrivere nel mio diario-
-Chi? Quando?! - chiese Harry esasperato
-Qualcuno che ti conosce. Qualcuno che, per quanto ho capito, sta simpatico a persone che sono state molto vicine al me di questo presente-
-Non capisco... -
-É una ragazza... Che potrebbe risultarsi utile, visto di chi è figlia... -
-Altair! - sussurrò Harry incredulo -No! Come? -
-Come ha fatto? Lei mi ha detto che ha trovato il diario nella casa di un ex Mangiamorte. Mi ha parlato di quanto ha sentito sulla mia grandezza e mi ha dato alcuni nomi interessanti... E poi mi ha parlato di te. Mi ha detto tutto quello che mi hai fatto. Purtroppo non è stata lei a portarmi qui. E ti informo anche che da quando il mio diario é ritornato tra queste mura, lei non lo ha mai toccato, suppongo che nemmeno sapesse fosse qui-
-Cosa vuoi dire con "potrebbe risultarsi utile"? -
-Vedi Harry, credo che tu sappia chi é Gellert Grindelwald. Lui era molto famoso, per cosí dire, quando io avevo la tua stessa età. A dire il vero lo era ancor da prima che io nascessi. É anche grazie a lui se sono diventato il mago oscuro che sono. Mi ha dato ispirazione. Mi ero ripromesso che mi sarei alleato con lui solo che era completamente sparito dalla circolazione e poi Silente nel '45 l'ha rinchiuso in quella prigione... Io sarei diventato potente, avrei appreso da lui e nel momento in cui l'avrei superato l'avrei anche tolto di mezzo, qualora fosse stato necessario. E quindi, quando ho scoperto che aveva una figlia non ci potevo credere, pensavo che Altair stesse scherzando... E invece no. In lei, non solo ho visto una via di fuga, ma anche un modo in piú per riemergere, per ridiventare potente, invincibile. La mia esperienza mischiata alla sua forza ci faranno invincibili-
-Altair non ti aiuterà mai. Lei é buona! -
-Ti sbagli ragazzo. Se una persona é bella e gentile non vuol dire che sia buona. Eh si, sono riuscito a vederla, una cosina davvero incantevole devo dire. E sono riuscito anche a sentire la sua forza... Ha qualcosa di strano... Il lato oscuro, la magia nera é parte di lei. Nelle sue vene scorre il male... É qualcosa di cosí antico che non sono riuscito a capire che cosa fosse. Io dominerò questo mondo, Harry Potter e tu non potrai fare nulla. Ti ucciderò proprio qua dentro e quando anche la tua piccola amica qui sarà morta potrò finalmente rinascere. E sta sicuro che al mio fianco avrò la ragazza Grindelwald. Lei sarà il mio braccio destro. Lei fará tutto quello che le dirò- le ultime parole del giovane andavano diminuendo d'intensità e anche l'immagine iniziò a sbiadirsi.

Altair si svegliò per terra, con i capelli appiccicati alla faccia per il sudore. Aveva freddo... strano dato che grondava acqua da tutti i pori. Non si sentiva affatto bene. Guardò l'ora: 18.17.
Si alzò a fatica e si accasciò sulla porta. Le gambe le tremavano. Picchiò forte il pugno sul legno sperando che qualcuno la sentisse.
Dopo cinque volte che batteva, la porta si aprí. Fuori non c'era nessuno. Altair uscí lentamente controllando bene il corridoio. Sentí una melodia cantata e un battito d'ali. Davanti a lei comparve, dal nulla, Fanny, la fenice di Silente. Che cosa ci faceva lì? Come faceva a sapere che era chiusa lì dentro? Altair non fece neanche in tempo di dire "a" che l'animale sfrecciò verso le scale. La ragazza la seguí, salendo fino al piano terra dove però la fenice volò in alto fino all'ultimo piano.
Altair prese l'ascensore e, sotto lo sguardo attonito di tutti i presenti, salí fino all'ultimo piano.
Fanny non c'era ma la porta dell'ufficio della Picquery era socchiusa. Altair spalancò la porta facendola sbattere contro la parete. Ora il tremolio delle gambe era scomparso lasciando spazio alla rabbia e alla voglia di libertá. Madama Picquery la guardò confusa, spostando lo sguardo dalla ragazza all'uomo la cui spalla ospitava la fenice: Silente.

-Signorina Grindelwald, é un piacere rivederla- iniziò il preside come se la ragazza fosse stata in villeggiatura -spero che Fanny non ti abbia dovuto beccare per svegliarti, in questo caso mi scuso molto. Sarai felice di sapere che tornerai con me a Hogwarts-
-No! Non abbiamo ancora finito con lei. Albus, tu non... - provò a dire Seraphina ma Altair la interruppe di colpo avvicinandosi al preside
-Professore, dobbiamo tornare subito al castello! Harry é in pericolo e con lui c'é Ginny che sta morendo! Tom li ucciderà entrambi, deve fermarlo... -
-Altair, calmati adesso- disse Silente mentre Fanny prendeva il volo -Devi aver fatto un brutto sogno, tutto qui. Il signor Potter e la signorina Weasley sono nei loro dormitori. Chi sarebbe questo Tom? -
-Tom Riddle! Voldemort! Non é proprio lui, é il suo diario, ci ha messo i suoi ricordi quando era suo studente... -
-Calmati Altair. A Hogwarts stanno tutti bene e Voldemort, secondo le mie fonti, é da qualche parte in Albania. Adesso torna giú e prepara la valigia. Si torna al castello-
-Non se ne parla Silente! La ragazza é nostra. Lei resta qui- disse la Picquery
-É rimasta qui abbastanza-
-No invece... -
-Se posso interrompere... - López si fece avanti -perché non sentiamo cosa ha da dire la diretta interessata?- disse infine guardando Altair.
Altair non sapeva che dire. Certo tornare ad Hogwarts era quello che voleva di piú al mondo: avrebbe rivisto Daphne, Theo, Harry, Hermione... E Draco. Ma suo padre non sembrava turbato da quello che gli americani volevano farle. Che rimanendo lí avesse scoperto qualcosa? Magari le avrebbero permesso di vederlo. D'altronde era ancora vivo, imprigionato ma vivo.
-La scuola é quasi finita. Ho saltato le lezioni, non potrei fare gli esami... -
-Gli esami sono stati annullati- disse Silente ma Altair continuò a parlare come se non l'avesse sentito
-Finita la scuola dovrei tornare all'orfanotrofio e non ne ho voglia. Resto qui- disse infine guardando López, il quale ricambiò con un mezzo sorriso.
Silente rimase serio mentre Madama Picquery, seppur sbalordita dalla scelta della giovane, si rivolse verso il suo coetaneo con superioritá.
-Come vedi, Albus, Altair sta bene e continuerá ad essere in ottima salute. Non devi preoccuparti. Sono sicura che accetterai la sua scelta. Ora, se non sbaglio, hai una scuola da dirigere. Puoi andare-
Il preside si avviò verso l'uscita ma appena fu sulla soglia si girò verso la ragazza
-Se questa é la tua scelta... -
-Lo é- assicurò lei freddamente
-Bene. Ti auguro una buona permanenza al Macusa- detto questo uscí, lasciandosi aperta la porta alle spalle.


 

 

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Capitolo 39
*** Gli esperimenti ***


Da quella domenica, iniziarono gli "esperimenti". Madama Picquery non aveva fatto domande riguardo all'"incubo" che aveva avuto Altair qualche giorno prima, ma poté intuire che non era un semplice incubo quando la strana notizia di quanto accaduto nei sotterranei di Hogwarts arrivò proprio sotto al suo naso assieme alle altre novità di oltre-oceano.

Il programma degli "esperimenti" cambiava di giorno in giorno.

Lunedí le fecero fare vari esercizi di magia con e senza bacchetta, dopodiché la facevano stancare con una bella dose di corsa su una superficie invisibile che faceva da tapi roulant e infine rifaceva gli stessi  incantesimi di prima, nello stesso ordine e sempre inizialmente con la bacchetta e poi senza. Gli incantesimi erano: Accio, Alohomora, Expelliarmus, Aguamenta, Incendio, Wingardium Leviòsa, Reducto.
Mentre faceva ciò, seguita da Lopez e Roche in una stanza interamente bianca, la Picquery e altri uomini del M.A.C.U.S.A. analizzavano i comportamenti della ragazza, segnavano il livello di sudorazione, temperatura corporea, velocitá dello scorrimento del sangue, battito cardiaco, dilatazione delle orbite, respirazione, umiditá della lingua, ma trascrivevano anche la potenza dell'incantesimo lanciato, colore, movimento, energia magica e forza usata, effetto finale e potenza della bacchetta prima e dopo.
Solo che alcuni incantesimi non riusciva a farli senza bacchetta.

Il martedí le facevano provare gli stessi incantesimi del lunedí ma con bacchette diverse e mai con la sua. Per di piú, i luoghi di prova erano al quanto bizzarri. La mattina la portavano in una stanza con una piscina: le fecero mettere il costume e le fecero provare gli incantesimi sott'acqua.
Il pomeriggio, invece, le fecero fare la prova in una stanza buia piena di fumo viola che la faceva tossire continuamente, il tutto accompagnato da un odore terribile, quasi da morto nel letame, che le fece lacrimare gli occhi solo dopo due secondi.
La sera, infine, la portarono in una stanza dove sembrava esserci un tornado nel deserto. Il pavimento era fatto di sabbia e attorno a lei sferzavano ondate di vento accompagnati dai granuli gialli.

Il mercoledí era il giorno degli antichi riti. Questi si svolgevano in una stanza nera illuminata soltanto dal lume di qualche candela fluttuante. La stanza, però, non aveva il pavimento. Era una specie di piscina nel quale centro si trovava una piccola isoletta grande abbastanza da farci stare il tappeto persiano sul quale Altair si sedeva. La ragazza doveva consultare antichi libri scritti in latino (che apprendeva ogni giorno nelle pause) e pronunciare le formule di rito mentre posizionava tarocchi, ossa di animale, code di serpenti e zanne di cani. Questi incantesimi servivano per collegare la sua aurea agli elementi e vedere quale di essi rispondesse meglio ai suoi comandi. E l'unico era l'elemento Terra. Altair faceva prendere alla terra la forma che voleva e faceva crescere piccole piante ma niente di piú. Nonostante il rito aumentasse notevolmente la sua forza magica non riusciva a far fare all'elemento quello che gli auror le dicevano.

Giovedí era il giorno delle "condizioni estreme". C'erano varie "prove". La prima, appena svegliata, era uno scontro intensivo con tre auror. Loro le sferravano attacchi di tutti i tipi, Crucio, Incendio, Incarceramus, Bombarda máxima, Expelliarmus, Stupeficium... E lei doveva cercare di non farsi colpire o, meglio, di respingere i colpi. A ogni colpo che questi lanciavano i suoi sensi e la sua forza magica aumentavano. A ogni colpo che sferravano glie ne tornavano indietro tre uguali. E quando entrarono altri due auror per soccorrerli e i colpi iniziarono a essere troppi, la nube nera ormai conosciuta iniziava ad uscire e a farle da scudo, muovendosi a scie come lingue di fuoco, respingendo anche i colpi e rimandandoli ai proprietari, i quali cadevano a terra stremati. Gli occhi di Altair diventavano sempre piú scuri e quando questo era evidente entravano una dozzina di auror per stenderla e legarla a una branda e, infine, per addormentarla. Quando si svegliava aveva saltato il pranzo e la immergevano in una vasca piena di ghiaccio fatto a piccoli  cubetti. Restava lí ore e ore finché non si addormentava di nuovo. Ma non era facile farla addormentare: la nube nera l'avvolgeva di nuovo ma questa volta copriva tutta la pelle nuda (che già dal primo giorno era stata completamente rasata dalle sopracciglia ai piedi), facendola sembrare una qualche ombra radioattiva.
Dopodiché, la immergevano in un'altra vasca, questa volta riempita di acqua bollente la quale, a contatto con la pelle della ragazza, iniziava a evaporare. Dopo poco, però, l'effetto svaniva, lo strato di nube nera si rintanava nella carne di Altair e questa iniziava ad urlare per il dolore. A quel punto la rimettevano sulla branda, la vestivano e la riportavano nella sua stanza, dove poi si addormentava appena poggiava la testa sul cuscino.

Venerdí la lasciavano dormire tutta la mattina e, dopo un lungo pranzo, la portavano in una stanza che era stata trasformata completamente in una foresta. Quello che doveva fare, era interagire con l'elemento Terra. Giá dalla volta alla Foresta Proibita la Picquery e gli altri avevano notato il forte collegamento con Altair e quell'elemento, ma volevano vedere quanto questo fosse forte.
Le prime prove erano semplici: far crescere dei fiori e fargli cambiare colore, cambiare il colore ai tronchi degli alberi, far maturare o marcire un frutto prima del tempo. Le chiesero anche di fare qualcosa in piú che non avessero chiesto e lei gli mostro di come riusciva a formare una scalinata col tronco degli alberi o di come riusciva a far prendere diverse forme alla terra (castelli, ponti, lumaca...). A parte le ultime cose, leggermente più complicate delle prime, riuscí benissimo a fare tutto con la massima tranquillità. Quando era piccola e se ne stava in giardino da sola o andavano a qualche gita per i boschi, lei faceva tutte quelle cose tranquillamente, nella piú totale segretezza, come se niente fosse. Le prime cose che riusciva a fare erano sempre il far germogliare i fiori e farli cambiare di colore. Col tempo imparò anche a fare tutto il resto.
L'ultima cosa che le chiesero, e che lei non si sarebbe mai aspettata, era quella di far avvenire dei terremoti o di far uscire gli alberi da terra e di comandarli come se fossero dei soldati.
Altair,ovviamente, non si aspettava di riuscire ad accontentarli anche in quello e, infatti, non ci riuscí.

Il sabato le davano i soliti mille dollari e la lasciavano andare in giro per New York. Le prime volte, la ragazza, si tenne ben lontano da Broadway, non ci teneva a rivedere quelle creature strampalate. In compenso, scoprí che sotto lo Zoo di Central Park si trovava una mostra delle crature fantastiche. Erano esposti libri e studi sulle varie creature e c'erano anche delle raffigurazioni veramente molto realistiche, tanto che se non le avessero detto che era solo il frutto di un incantesimo, Altair avrebbe seriamente pensato che fossero realmente vive e, quando provò a toccarne una, questa si frammentò in mille pezzi nel punto in cui passava la mano per poi ricomporsi. Le creature andavano ovunque per le sale. Quelle volanti giravano in aria fra i visitatori mentre quelle acquatiche "nuotavano" sul pavimento. Tutte le altre, invece, restavano negli habitat.
Ogni volta che andava a Central Park, chissá come, si ritrovava sempre, sempre e sempre davanti alla statua di Alice in Wonderland. Era una statua davvero bella. Chissá perché ce l'avevano messa lí. Ogni volta che la guardava le venivano in mente i quadri appesi alla parete della sua camera blindata alla Gringott. Ma perché suo padre aveva quei quadri? Che avevano di tanto speciale oltre a venire dal futuro? Che poi chissá se venivano realmente dagli anni 2000. Per quanto ne sapeva potevano benissimo essere dei quadri comprati in qualche mercato del sabato mattina. Anche se, ripensandoci, quadri del genere non avrebbero le sembianze di attori famosi.
Oltre a questo, una cosa che faceva abitualmente, era andare a pranzare "Da Luigi" una pizzeria italiana, gestita appunto da un napoletano, il quale conosceva il fratello del professore di musica di Altair che da molto viveva a Napoli. Luigi le raccontava certe cose che Altair non riusciva a credere che stessero parlando della stessa persona. Il suo professore di musica aveva due sorelle e due fratelli. Tommaso era il fratello maggiore, il quale lavorava per la Disney ed era sempre in giro per il mondo. Lui era quello che i ragazzi dell'orfanotrofio non avevano mai visto. Matteo era (il fratello piú grande di Luca (il professore di musica) e piú piccolo di Tommaso) quello che da tempo abitava a Napoli: insegnava pianoforte in un liceo musicale.
Letizia (gemella di Luca) era la sorella che abitava a Palermo: aveva studiato architettura e ora dirigeva un' azienda in Sicilia.
Marta (la piú piccola dei cinque) era la sorella che abitava a Venezia: insegnava storia dell'arte all'Accademia delle Belle Arti.
Tutti e tre lo andavano a trovare spesso: Marta e Matteo perché accompagnavano i ragazzi in gita a Londra d'estate e Letizia andava quando aveva tempo, anche nel bel mezzo dell'anno.
Altair non andava lí solo per l'ottima pizza e per chiacchierare un po' con qualcuno ma anche perché il cameriere della parte bar della pizzeria, Giovanni (il nipote di Luigi), era davvero un tipo carino: abbronzato, alto, capelli castani e occhi grigi (l'unica pecca è che aveva 24 anni). Altair aveva fatto amicizia anche con lui e dopo le prime volte che andava lí, l'ordinazione al bar (un cappuccino macchiato) la chiamavano "il solito".

La domenica la passava chiusa nella sua stanza a riposare, a studiare latino e a fare quello che le pareva mentre gli auror analizzavano quello che aveva comprato. La sera, invece, andava a cenare con Madama Picquery nel suo ufficio assieme a Lopez e Roche.

Già nelle prime due settimane gli auror che studiavano i poteri di Altair avevano capito che per tirare fuori il suo vero potenziale, e quindi farla arrivare al massimo, dovevano farle aumentare i sensi d'allerta, quelli che i babbani avrebbero chiamato "sensi di ragno". 

Per cominciare, decisero di eliminare l'allenamento del lunedì e fare lo stesso procedimento del giovedì. Pertanto, la ragazza dovette fare per due volte gli allenamenti intensivi con gli auror.

Come se non bastasse, mezzi degli altri test salirono di livello. Il martedì mattina l'acqua della piscina era congelata, nella stanza piena di fumo gli auror giravano con chissà quali creature ringhianti e in quella del tornado faceva un caldo esagerato alla sopportazione.
Il mercoledì le facevano indossare gioielli di tutti i tipi cosicché, mentre svolgeva i riti, gli Snasi che gli auror liberavano nella stanza cercavano sempre di prenderglieli.
Per sua fortuna, decisero di fermarsi al terzo giorno della settimana: giovedì, venerdì, sabato e domenica rimasero invariati.
Per gli auror quello fu un notevole cambiamento. Altair riusciva a controllare la sua forza magica sempre di più e riusciva anche a fare quello che gli auror le chiedevano: far muovere i rami degli alberi a suo piacimento, far prendere strane forme alla terra e poi indurirle finché non diventavano roccia oppure far sì che la corteccia degli alberi diventasse una copertura spinosa.

Ma se con l'andare dei giorni l'umore degli auror e della Picquery migliorava, quello di Altair iniziava a fare cilecca.
L'incubo ritornó sempre più frequentemente: se in quegli anni ne aveva avuti a distanza di mesi, in quel periodo ne aveva a distanza di giorni e, più precisamente, uno ogni tre.

La cosa positiva era che duravano poco: ogni volta che Altair riusciva a dire "basta!" l'incubo finiva. Di conseguenza, questo tornava anche nel bel mezzo dei test, specialmente quelli del lunedì e del giovedì quando si scontrava faccia a faccia con gli auror. Non vedeva la lei bambina ma riusciva a sentirla, come se fosse un sogno ad occhi aperti. Ne poteva percepire anche la presenza e ogni volta rischiava di perdere il controllo e di crollare a terra mentre gli auror la colpivano con qualche fattura.
Tutto questo portò quindi a gravi sbalzi d'umore. Quando era nella sua stanza e si risvegliava dall'incubo iniziava a ridere. Ma non era una risatina involontaria e innocua bensì una di quelle sfrontate fatte a squarciagola, che non si riuscivano a controllare. Subito dopo o proprio mentre rideva, le lacrime iniziavano a scendere sulle guance e iniziava a piangere disperatamente. Quando rialzava la testa dal cuscino e i suoi occhi erano rossi per il pianto, si alzava e iniziava a tirare calci e pugni alla parete finché non le usciva il sangue dalle nocche. Poi si risdraiava nel letto e guardava un punto a caso della stanza con sguardo assente finché non si riaddormentava. Tutto questo nel giro di cinque o dieci minuti al massimo.

Arrivò luglio e, con esso, la notizia dell'evasione del famigerato pluriomicida di babbani Sirius Black.
Il Ministro della Magia inglese, Cornelius Caramell, aveva mandato delle richieste di aiuto via gufo ai suoi colleghi Ministri sparsi nel mondo per trovare l'ex carcerato. Purtroppo per lui, solo alcuni risposero all'appello: Francia, Danimarca, Norvegia, Svezia, Irlanda, Islanda, Belgio, Paesi Bassi, e America. Tutti gli altri ritenevano che Sirius Black, essendo stato rinchiuso nella prigione di Azkaban della quale si occupavano gli inglesi, fosse un problema di Caramell e dei suoi uomini.
Anche se il M.A.C.U.S.A. aveva deciso di aiutare il Ministero della Magia inglese, non si impegnò totalmente nell'incarico.

La richiesta di soccorso era arrivata ai primi di luglio ma le esplorazioni iniziarono dopo la metà del mese. E ad alcune di esse partecipava anche Altair. Queste avvenivano soprattutto nei boschi o nei posti desertici dove c'erano grotte o grandi pareti di roccia nelle quali era facile nascondersi. Ridavano sempre la bacchetta ad Altair però la bendavano, cosicché si concentrasse di più sui suoni che sentiva e si orientasse con quelli invece che distrarsi guardando il panorama. Da quando facevano quelle uscite, le facevano sempre di più usare la bacchetta. Ora che aveva imparato a controllare i suoi poteri, doveva anche riabituarsi a incanalarli nella bacchetta e ad usare quella. Iniziarono anche a fargliela riutilizzare negli allenamenti settimanali. Migliorava sempre di più ma sempre di più sentiva la presenza della lei bambina.

Con l'arrivo di agosto, però, non solo la mandarono nelle esplorazioni ma anche nelle missioni vere e proprie. La prima volta fu il primo martedì del mese. Lopez la chiamò di prima mattina e, assieme alla squadra di auror, si smaterializzarono a Washington DC. L'alba era appena visibile per le strade iniziava a crearsi il traffico giornaliero. Al M.A.C.U.S.A. era arrivata una segnalazione di uso della magia impropria contro un babbano. Il luogo era il museo di storia naturale.
Appena entrarono nel reparto Africa trovarono il guardiano notturno che fluttuava sopra all'elefante imbalsamato. Appena lo tirarono giù si accorsero che era ancora sveglio e cosciente e questo, capendo che erano "i buoni della situazione" gli spiegò che un tizio alto e barbuto aveva appena rubato il cucciolo di leone imbalsamato. Intanto che il babbano veniva obliviato, gli auror si divisero a coppie e perlustrarono tutto il museo. Altair e Lopez erano in coppia assieme e, dopo neanche cinque minuti, avvistarono il mago e iniziò l'inseguimento, con tanto di schiantesimi e fatture. Alla fine, Lopez riuscì a prenderlo e a immobilizzarlo e poi Altair lo cruciò finché questo non sputò il rospo.
Quando ritornarono al Macusa, Altair andò direttamente in camera sua: per quella giornata poteva anche riposarsi.




-Avreste dovuto vederla, Seraphina. È stata davvero grande, l'ha cruciato con una tale facilità...- disse Lopez alla Picquery e a Roche non appena entrò nell'ufficio della donna.
-Con i poteri che ha potrebbe fare molto di più- intervenne Roche -e potrebbe anche esserci davvero utile-
-Questo è vero- disse la donna mentre guardava fuori dalla grande parete a vetro comodamente seduta sulla sua sedia da scrivania -No ho ancora capito di cosa stesse parlando quella volta che è venuto qui Silente. Come faceva a sapere che cosa stava succedendo a Hogwarts?-
-Avete sentito Silente, era solo un incubo-
-Noi sappiamo cosa è successo in quella scuola, Lopez. Voglio capire come è riuscita a vederlo...-
-Esistono i sogni premonitori- disse Roche
-Non può essere solo quello-
-Perchè no? Esistono le veggenti-
-Si ma negli incubo o nei sogni, in generale, non si possono vedere persone mai incontrate. E non si possono sentire cose che non si sanno. Quindi, come faceva a sapere che quello era Tom Riddle?-
-È stata dai Malfoy per mezza estate, glielo avranno detto loro- disse Lopez
-Mettiamo che sia vero. Ma dove lo ha visto?-
-Magari ha semplicemente detto di essere Tom...-
-Quello ERA Tom! Ma se fosse stato solo un sogno o un incubo non avrebbe potuto collegare il nome al ragazzo. C'è qualcosa di più...-
-Anche se ci fosse, Silente ha detto che era solo un brutto sogno...-
-Io non mi fido di Silente-
-E comunque noi non sappiamo cosa è realmente successo in quella scuola-
-D'accordo. Mettiamo che abbiate ragione voi. Comunque, nonostante tutti questi progressi, non abbiamo ancora scoperto le sue origini-
-Cosa ci importa? Con i suoi poteri potremmo fare dei grandi passi avanti- disse Roche
-E questo non guasterebbe. Gli uomini del M.A.C.U.S.A. non sono più quelli di una volta- disse Lopez atono
-A me interessa. E anche a lei sicuramente-
-E perché ti interessa? Ormai è abbastanza controllata da venire in missione, potremmo...-
-Roche, io voglio scoprire chi è sua madre. Grindelwald non ha fatto una figlia da solo...o a caso-
-Magari voleva solamente costruire una famiglia- provò Lopez
-Oppure gli serviva un erede- intervenne Roche.
Ma la Picquery non li ascoltava. Continuava ad andare avanti e indietro per la stanza.
-Quell'uomo nasconde qualcosa e io scoprirò che cosa. E anche la ragazza. Di sicuro sa giá dei particolari-
-Se li sapesse perché sarebbe rimasta? Avrebbe potuto andarsene con Silente, non le pare?- disse Lopez nel solito tono annoiato
-No, lei sa qualcosa. Qualcosa che quel mago vuole nascondere. E sapere l'identità della madre ci fará scoprire tutto-
-Ma se, come dice lei, Altair sa... Non potrebbe direttamente chiedere a lei?-
-Certo che no. Altair non sa chi è sua madre, sa solamente qualcosa che noi non sappiamo. Se le tiriamo fuori quello, scoprirá tutto e allora si che chiamerà Silente-
-Ok, allora come farà a scoprire chi è la madre? Ha detto che Grindelwald non direbbe nulla...-
-Infatti non chiederemo a Gellert. Quella ragazza deve avere qualche ricordo di lei-
-Ma non è possibile. Non ci si può ricordare di quando si aveva pochi mesi-
-Forse non si ricorda ma i ricordi restano. Gellert l'ha portata all'orfanotrofio che doveva compiere un anno. Dove è stata prima? Con chi? Quando?-
-Ok, ma come pensi di fare? Se nemmeno lei ricorda...-
-Si può far ricordare un momento triste- intervenne Roche di colpo
-Ah si? E come? Vorrei proprio sentire questa illuminazione- ribadì Lopez dopo essersi ripreso dalla sorpresa
-Si...- disse la Picquery lentamente -Roche, sei un genio-
-Di che state parlando?- Lopez li guardava esterefatto
-Dissennatori- sussurrò la donna
-I soli dissennatori rimasti si trovano ad Azkaban e dubito fortemente che Caramell ce ne lasci qualcuno per fare degli esperimenti su una tredicenne-
-Hai ragione... Si accorgerebbe di certo che mancano delle guardie... Ma non che hanno un prigioniero in più-
-Intendi dire...- adesso anche Roche era esterefatto. Quando voleva, quella donna, metteva i brividi.
-Se non possiamo portare i dissennatori da Altair... Porteremo lei da loro-




 

 

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Capitolo 40
*** Azkaban ***


-I dissennatori tolgono l'anima, di certo non fanno tornare i bei ricordi passati!-
Lopez era furioso. Si trovava ancora nell'ufficio di Madama Picquery con lei e Roche. Ormai la mezzanotte era passata da un pezzo e loro tre erano ancora a discutere.
-Tolgono l'anima se baciano la vittimia- inizió Seraphina -Normalmente si cibano della felicità e per cui, di conseguenza, rimangono solamente i momenti più tristi della vita-
-Riusciresti a vedere dei momenti infelici di Altair quando aveva solo un anno?-
-Certamente. Mi basterá anche solo di vedere la sua nascita. Quando si nasce si piange e subito dopo si aprono gli occhi per vedere chi ci tiene in braccio. E il più delle volte la persona che vediamo è nostra madre-
-I neonati non possono distinguere le emozioni. O qualsiasi cosa. Loro piangono e basta, è l'unico modo di farsi sentire che hanno. Non è un ricordo infelice-
-Allora guarderó qualcos'altro. Sta sicuro che scoprirò chi è sua madre. E adesso, fuori entrambi-

Roche e Lopez uscirono dall'ufficio. Roche completamente sconvolto. Lopez completamente infuriato.
-La faremo ragionare, in qualche modo- cercó di rassicurarlo Roche
-Lo sai com'è fatta. Quando si mette in testa qualcosa, è quella-

Gli auror iniziarono a pattugliare la prigione di Azkaban per tutte le due prime settimane del mese, giorno e notte, senza mai farsi scoprire dai maghi inglesi.
Madama Picquery decise che avrebbero portato Altair in una cella vuota degli ultimi piani della prigione, dove si trovavano rinchiusi alcuni Mangiamorte.
Per sua sfortuna, ma per fortuna di Altair, la quale ancora non sapeva niente di niente, il "trasferimento" venne posticipato alla settimana seguente.
Per la ragazza fu una fortuna da una parte e una sfortuna dall'altra. Il motivo erano le mestruazioni. Durarono solo tre giorni ma, in compenso, Altair stava cosí male da non riuscire quasi ad alzarsi dal letto.

La sera del 27 agosto, Roche andó a prendere Altair e la portó fino al corridoio per andare all'ufficio della Picquery. Solo che invece di entrare nell'ufficio, andarono nella direzione opposta salendo una rampa di scale a chiocciola e ritrovandosi in un piano aperto dell'edificio. Era una specie di garage solo che al posto della macchina, ovviamente, si trovava una carrozza nera trainata da dei Thestral.

-Altair, sali prego- le disse la Picquery che era giá in carrozza con ai lati due auror.
Nel sedile opposto si trovava Lopez. Altair gli si sedette a fianco e a fianco a lei si sedette Roche.
Le due donne erano una davanti all'altra.
La porta si richiuse e Roche disse al cocchiere di partire.

-Allora Altair. Da oggi inizierà un nuovo esperimento. Come avrai capito lo dovremmo fare in un altro posto. Ora, ti prego di bere questo tutto d'un fiato- disse Seraphina porgendole una fialetta che conteneva un liquido viola. Sembrava tanto quello che le dava Madama Chips.
-Che cosa è?- chiese la ragazza per niente convinta dal tono e dall'espressione rassicurante della donna. Ormai aveva capito con chi aveva a che fare.
-Tranquillante-
-Dove stiamo andando?-
-Lo scoprirai-
Altair bevve il liquido viola. Non era neanche lontanamente come quello di Madama Chips: il suo era dolce con un retrogusto forte. Questo, invece, era solo amaro.
Come diede la fialetta in mano a Roche, si addormentò di botto.

-Forza Roche, mettila in quella cella. Quella vuota... Si, così va bene-
Madama Picquery e gli auror erano entrati nella prigione di Azkaban. Quando ancora erano nella carrozza avevano cambiato i vestiti ad Altair, facendole comparire addosso la divisa a righe bianche e nere della prigione. Quando intravidero i primi dissennatori, i due auror a fianco della Picquery e Lopez evocarono i loro patronus. Dopodiché, accostarono la carrozza al fianco della parete della prigione. Roche prese in braccio Altair e lui, Seraphina e Lopez attraversarono il muro e si ritrovarono in uno dei tanti corridoi bui e gelidi di Azkaban. Infine, dopo essersi accertati che non ci fossero né guardie né dissennatori, si diressero verso la cella scelta per la ragazza.

-Seraphina, ti prego... È una pazzia!- sussurrò inferocito Lopez. Ma il suo tentare di non farsi sentire non funzionò. Alcuni Mangiamorte erano svegli. E guardavano la scena con molto interesse.
-Guarda guarda, Roddi. C'è una nuova matricola a scuola- disse una voce acuta femminile per poi ridacchiare come fanno le ragazze timide.
-Lo vedo, Bella. Prevedo un sacco di divertimenti- disse l'uomo dietro di lei con una voce profonda ma comunque gracchiante.
-Vedete di starle alla larga, Lestrange- li ammonì Lopez puntando ai coniugi la bacchetta. Sapeva benissimo che erano dietro a delle sbarre incatenati alle pareti ma aveva comunque paura per lei. Molta paura per lei.
-E tu chi sei? L'impavido cavaliere che la verrà a salvare dai maghi cattivi?- fece Bellatrix con un'espressione e una voce da bambina piccola. La cosa fece ancora più arrabbiare l'auror, il quale si avvicinò pericolosamente alla cella dei due.
-Fermo Lopez. Non dobbiamo nessuna spiegazione a gente come questa- lo riprese la Picquery mentre assieme agli altri si avviava alla parete dalla quale erano sbucati.

Dopo che i cinque scomparvero, i Lestrange si accasciarono alle sbarre della loro cella per vedere chi fosse il nuovo arrivato.
-Ma è una ragazzina!- fece la donna
-Quanti anni avrá? Dodici, tredici...-
-E poi dicono che quelli cattivi siamo noi-
-Si sa il suo nome?- chiese Dolohov dalla cella a fianco
-Ti pare che abbiano detto qualcosa, idiota?- fece Bella

Altair era distesa su di un fianco ai piedi delle sbarre. La luna stava calando ma qualche raggio riusciva ancora a rischiarare gli interni della prigione. Uno di questi raggi si spostò lentamente sulle gambe e i piedi nudi della ragazza.
I Mangiamorte si sporsero ancora di più per vedere meglio.
-Cos'ha sulla caviglia?-
-Che né so Rod, ti pare che riesca a vedere da qua a là?-
-È un triangolo diviso a metà da una linea con un cerchio nel mezzo- disse una voce maschile. L'uomo davanti a loro era in piedi e aveva i capelli tutti bagnati -Che ci fa una ragazzina nella mia cella?-
-Non lo sappiamo fratellino- rispose Rodolphus
-Sei fortunato Lestrange. Chissà che bel bocconcino...- disse Avery sghignazzando
-Aaah, sei il solito pervertito- sbottò Alecto Carrow
-Scopati tuo fratello e chiudi quella fogna di bocca-
-Non parlare così a mia sorella, brutto verme!-
-Perchè Amycus, che mi fai sennò? Mi uccidi forse?-
-Smettetela, sembrate due bambini- li ammonì Yaxley
-Ha ragione. Rab, non fare sciocchezze. Guardala, è soltanto una ragazzina. Avrà al massimo l'età di...- ma il signor Nott non riuscì a finire la frase
-Tuo figlio- disse Grayback dalla sua cella di isolamento in fondo al corridoio.
La cella di Fenrir era a sinistra di quella dei Carrow, la quale era alla sinistra dei Lestrange. Quella di Rabastan era davanti a quella del fratello e della moglie. Alla loro destra si trovavano Avery e Nott mentre Yaxley e Dolohov gli stavano davanti. Rookwood e Mulciber erano alla destra della cella di Rabastan e stavano ancora dormendo. Alla loro destra si trovavano Travers e Rowle.

Quando, finalmente, si furono tutti calmati, Rabastan si sedette davanti alla ragazza e iniziò a fissarla.
-Girala così le vedo la faccia- disse Bella, questa volta con un tono cupo e serio
-Come la regina comanda-
Intanto che le sbarre della cella si chiudevano, Rabastan si inginocchió e girò Altair, in modo da farla vedere bene alla cognata e al fratello maggiore.
-Come pensavo. Dodici, tredici anni al massimo- fece Rod
-Fammi vedere meglio il simbolo sulla caviglia- ordinò la donna
Bastó uno sguardo, un semplice sguardo. Gli occhi di Bellatrix Lestrange erano sbarrati e avevano una luce che non vedevano da un sacco di tempo. Un solo sussurro profanato dalle sue labbra -Grindelwald- catturò l'attenzione di tutto il corridoio.
La "leggenda" arrivata pochi anni prima dai nuovi prigionieri era reale. La figlia di Gellert Grindelwald esisteva veramente. E ora si trovava lì, ad Azkaban, rinchiusa anche lei con la sola e unica compagnia dei Mangiamorte più temuti di tutti. I Mangiamorte che erano stati più vicini a Lord Voldemort.







Altair era in una stanza buia. Non vedeva niente, avanzava con le braccia in avanti e non sentiva nulla. A un tratto sentí un rumore. Dietro di lei era comparsa una porta. Ma non una porta qualsiasi: era quella della sua camera blindata alla Gringott. L'aprì ed entrò.

Si girò per tornare indietro ma la porta era scomparsa. Si trovava nella sala degli specchi del suo incubo. E questo stava riprendendo forma.

-Dai Altair, adesso sei tra amici. Lasciami uscire. Loro ci aiuteranno se noi li liberiamo-
-Io con te non devo fare proprio niente-
-Invece si. So che lo vuoi-
-Ti sbagli...-
-Appena saremo fuori di qui ucciderai gli americani-
Avrebbe voluto replicare ma la lei bambina le si avvicinò così velocemente che non se ne rese conto. Erano faccia a faccia, la lei bambina stava fluttuando per vederla bene negli occhi. I suoi occhi erano completamente neri, non c'era neanche l'ombra delle pupille. Aprì la bocca e iniziò a risucchiare qualcosa di simile all'aria che iniziava a fuoriuscire dalla bocca di Altair. Lo fece una, due, tre volte finché la ragazza non rimase distesa a terra senza poter muovere un muscolo.

Dopodiché iniziò a ricanticchiare le stesse cose di sempre.
-Hai ucciso il coniglietto, hai ucciso il bambino...-
-Basta!- gridava Altair con le lacrime agli occhi ma l'altra continuava
-Hai ucciso il ragazzo, hai catturato e torturato maghi e streghe...-
-Finiscila! Basta!!!-

Intanto la lei bambina le saltellava attorno e a volte le sfiorava i capelli.
-Ucciderai ancora Altair-
-No! Basta, ti prego!-
-Ucciderai ancora e ci troverai gusto-
-Smettila!-
-Ci troverai sempre più gusto-
-Vattene! Lasciami stare!-
-E io ti aiuterò, Altair. Sarò sempre al tuo fianco-
-Vattene!!-
-E nessuno lo saprà-
-Non è vero! Vattene!-

La lei bambina si fermò davanti a lei, si inginocchió e si protese in avanti.
-Uccideremo ancora, Altair. Come le altre volte, insieme-



Altair sentiva le lacrime scorrerle lungo le guance. Si sentì come cullare. Si fece coraggio e aprì gli occhi.
Era in braccio a un uomo dalla pelle abbronzata. Non riusciva a vederlo bene ma riusciva a scorgere i suoi capelli bianchi e il sorriso smagliante dai denti perfetti. Era seduto su una sedia a dondolo e aveva addosso una giacca blu. La stanza in cui erano aveva pareti color porpora riccamente decorate con disegni di fiori e piante dorate. Le finestre triore a sesto acuto, erano semicoperte da tende della stessa fantasia delle pareti. Il soffitto era costituito da una cupola con raffigurato un cielo stellato e i mobili erano riccamente decorati.
Altair si accorse che l'uomo stava cantando una filastrocca ma non riusciva a comprendere bene le parole che diceva. Non era inglese.

-Con noi, verrai
Alla selva oscura
Una lama vedrai
Scender veloce assai
Con noi, vedrai
Ma nulla sentirai
Dante lo sapeva
Che cosa succedeva
Con noi, come noi
Tu diventerai
Al morto giocherem
Per sempre assieme starem
Per noi, lo sai
Là sopra ti stenderai
A testa china starai
La lama non vedrai
Con noi, qui con noi
Il tuo destino seguirai
Il cuore fermo avrai
Ma tanto ancor vivrai
Con noi, aspetterai
La lama si rialzerà
Sporca di rosso lei sarà
E il liquido ti bagnerà
Con noi, verrai
Alla selva oscura
Dove il corpo abbandonerai
E per sempre all'inferno vivrai-

In quel momento, si sentì la voce di una donna appena entrata nella stanza. Parlava quella che sembrava la stessa lingua dell'uomo.
-Rob, ti prego, smettila di cantare quella canzone. È orribile e decisamente poco adatta a un neonato- disse prendendo Altair in braccio
-Oh, e finiscila Val. Tanto, mica la può capire. E poi, come hai detto tu, è solo una neonata-
-Fai come vuoi ma quando ci sono io nei paraggi non voglio sentirla-
-Come sua altezza desidera- disse infine lasciando la stanza.
La donna aveva preso a cullare Altair e mentre quest'ultima chiudeva gli occhi, la donna le accarezzava dolcemente la testa.








Altair riaprì gli occhi lentamente. Gli ci volle un po' per abituarsi al buio di quella che pensava essere una stanza. Successivamente vide le sbarre e i mattoni delle pareti, comprendendo solo in quel momento di essere nella cella di una prigione. Per di più assieme a qualcuno.
Anzi, su qualcuno. Quel qualcuno era seduto a terra con la schiena poggiata alla parete e la teneva in braccio.
Altair non mosse un muscolo. La sua testa era poggiata sull'incavo del collo dell'uomo. Oltre le sbarre se ne vedevano altre e oltre a quelle c'erano due figure, un maschio e una femmina a giudicare dai lunghi capelli di lei e dalla folta barba di lui.

-Sei sveglia, petit hurleur?- le chiese l'uomo che la teneva in braccio
-Si. Che vuol dire petit hurleur?- rispose con voce troppo timida e tremante
-Piccola urlatrice, è francese. Come ti chiami?- anche lui non sembrava intenzionato a muoversi
-Tu chi sei?-
-Te l'ho fatta prima io la domanda, hurleur, o sei sorda?- adesso l'uomo la guardava fissa negli occhi. Aveva occhi azzurri, guance scavate, capelli mori mossi e lunghi e barba e baffi che avevano decisamente bisogno di una sistemata.
Prese Altair per i fianchi e la posizionò a terra. Poi incrociò le gambe.
-Te lo ripeto di nuovo. Come ti chiami?-
-Non me lo ricordo- mentì lei. Gli occhi di lui le facevano paura. Le sembravano quelli di una tigre famelica che non vede carne fresca da un bel pezzo.
-Si che te lo ricordi. Sputa il rospo se non vuoi che utilizzi le maniere forti-
-Cosa intendi con...-
-Rispondi alla domanda, hurleur-
Altair si fece forza. Sapeva benissimo che era in una prigione e quello sconosciuto, probabilmente, non sarebbe mai uscito da lì. Ma se anche lei non ne sarebbe mai uscita?
-Altair Grindelwald-
-Bene Altair. Il mio nome è Rabastan Lestrange-
-Sei un Mangiamorte-
-Qui lo siamo tutti, almeno in questo piano-

Dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio, Altair decise di chiedere spiegazioni.
-Ho urlato?-
-Cosí tanto da attirare i dissennatori-
Ora capiva: non era la lei bambina a prosciugarle l'energia, erano i dissennatori
-Poi ti ho preso e ti ho appoggiata sulle mie gambe per cercare di farti star zitta. E ha funzionato-
-Poi non ho detto più nulla?- dopo quel "insieme" sussurratole all'orecchio dalla lei bambina, Altair non ricordava più nulla... Solo luce.
-Hai mormorato qualcosa tipo "Dante" o una roba così-
-Alghieri- il cognome le venne fuori in un sussurro senza che lei lo volesse
-No, hai solo detto Dante-
-Si ma... Niente, lascia perdere-
-Come vuoi ma... Probabilmente resterai qui per un po' quindi mi dovrai dire che cosa hai sognato di così terribile per aver urlato così tanto-
-Non sono affari tuoi-
-Uuuuuh ma che linguetta biforcuta che abbiamo- disse una voce di donna con un tono da bambina. La donna in questione era quella nella cella davanti.
-Senti tesoro, ti conviene dirlo subito se non vuoi che ti stressiamo per tutto il giorno-
-Io non vi devo dire proprio niente. E poi non resterò qui a lungo-
-E come fai a dirlo?- chiese Rabastan
-Ne sono certa-
-E perché?- chiese la donna
-Perchè si. Tu chi sei?-
-Bellatrix Lestrange e questo qui è mio marito, Rodolphus Lestrange-
-Sei la sorella di Narcissa?-
-Si. Come sta la mia sorellina? E quel suo figlioletto biondo?-
-Bene... Credo... È da un po' che non li vedo-
-Quindi vai ad Hogwarts- disse Rodolphus
-Esatto, nella casata di...-
-Serpeverde- finí l'uomo per lei
-Come fai a...-
-Sei la figlia di Grindelwald- fece Bellatrix con voce quasi assorta -Da te ci si aspetta il meglio-
-Ragazzina!- Greyback urlò dalla sua cella -Dimmi la data-
-Fine agosto 1993-
-Il giorno preciso non lo sai?-
-No e poi che cosa ti interessa? Non uscirai da qui finché Voldemort non tornerà-
-Lo hai visto?!- Bellatrix si buttò sulle sbarre, gli occhi spalancati che fissavano la ragazza famelicamente.
-Circa-
-E? Com'era?-
-Come sono finita qua dentro?-
-Ti ho fatto una domanda, ragazzina...- disse Bellatrix con un ringhio
-Si e, se vuoi la risposta, dovrai prima rispondere alle mie. Come sono finita qua dentro?-
Bellatrix sbuffò pensando alla situazione: dirle come era arrivata non le costava niente e sapere qualcosa sul suo signore... Doveva sapere.
-Ti hanno portata due uomini e una donna. I due si chiamavano Lopez e Roche e la donna Seraphina. Ti basta?-
-No. Hanno detto qualcosa?-
-Lopez ha detto che secondo lui era una pazzia. Poi se ne sono andati-
Altair guardò Rabastan come per chiedere conferma e lui fece un lieve segno di si con la testa.
-Vedo che ci tieni proprio tanto a sapere del tuo signore... Ok, ti accontento- Altair le raccontó di come tutti pensavano che fosse scomparso, del fatto che avesse preso possesso del corpo di Raptor, della nottata in cui l'aveva visto bere il sangue di unicorno e di come fu sconfitto in una qualche parte di Hogwarts, sottolineando bene "per la seconda volta", da Harry Potter. Intanto che raccontava, Altair si accorse che anche gli altri Mangiamorte si erano messi ad ascoltare quello che stava dicendo.

-Il mio signore tornerà... Tornerà a prendermi...- Bellatrix si accucciò in un angolo in fondo alla sua cella sfiorandosi l'avambraccio sinistro. Intanto Rodolphus iniziò a guardarla male mentre il fratello rideva sotto i baffi. Altair trovò il tutto inquietante e imbarazzante allo stesso tempo. La ragazza si accorse solo in quel momento di indossare una divisa da carcerata a righe nere e bianco sporco.

Il resto della giornata passò nel silenzio, a parte che per i battibecchi trai i Carrow, Dolohov e Yaxley.

Bellatrix continuò per un bel pezzo a mormorare parole incomprensibili e a baciarsi l'avambraccio. Rodolphus si era addormentato. Rabastan aveva continuato a guardare Altair per tutto il tempo mentre lei tra una dormita e l'altra si guardava intorno, ascoltava le varie discussioni e pensava al perché avesse nominato Dante... Ma non le veniva in mente nulla. A volte avrebbe voluto canticchiare qualcosa ma le sembrava stupido. Altre volte aveva guardato anche verso la cella di Avery e Nott ma il padre di Theo dormiva. O almeno così sembrava.

Si accorse che era arrivata la notte solo quando vide dalla finestra uno spicchio di luna fuoriuscire dalle nuvole. Iniziava a fare freddo e, sebbene non avesse fatto nulla per tutto il giorno, era più stanca che mai.
Si mise in fondo alla cella, nell'angolo. Le pareti erano congelate ma ormai, grazie al Macusa, si era abbastanza abituata al freddo. Anche l'aria era fredda. Ma quello era diverso, strano, quasi... Paranormale.

-Rischi di ammalarti se stai lì da sola- le disse a un tratto Rabastan, il quale si era spostato sul lato opposto e continuava a guardarla fissa negli occhi.
-Sono abituata al freddo-
-Non a questo però. È diverso, di sicuro te ne sarai accorta-
E se ne era accorta eccome. Adesso tremava. Non aveva neanche la forza di usare la magia per scaldarsi. Era come se il suo corpo si rifiutasse di reagire. Per la prima volta, dopo tanto tempo, Altair sentì nostalgia. Sentì la mancanza di qualcuno che si occupasse di lei, di qualcuno che si preoccupasse per lei... E di qualcuno che l'abbracciasse.

-Ti conviene venire qui, petit hurleur-
Altair si fece forza e, cacciando le lacrime, gattonó fino al compagno di cella. Rabastan la fece distendere a fianco a lui, passandole il braccio attorno alla schiena in modo che lei lo usasse come cuscino. Lui era disteso a pancia in su mentre lei era distesa sul fianco destro e lo guardava.

-Rabastan- chiese a bassa voce per non farsi sentire dagli altri
-Si?-
-Bellatrix fa sempre così quando... Si parla di Voldemort?-
-La maggior parte delle volte. A mio fratello all'inizio non andava giù... Non che non sapesse che lei prova qualcosa per lui ma...credo che sperasse che restando assieme nella stessa cella per un tempo indeterminato, lei lo trattasse meglio-
-E invece è successo l'opposto?-
-Si ed è anche peggio di quello che ci aspettavamo-
-Perchè? Che intendi dire?-
-Lo scoprirai. Adesso dormi, ne hai bisogno-
Altair chiuse gli occhi e in un attimo si addormentò.

 

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Capitolo 41
*** Rabastan Lestrange ***


Il giorno dopo, Altair si svegliò con un suono che conosceva bene e che lei stessa aveva prodotto più volte: grida.
Riconobbe subito la voce di Bellatrix. Urlava come una forsennata. Non la vedeva ma poteva benissimo capire che la donna stava cercando di togliersi le catene colpendo la parete. Intanto Rodolphus le intimava, più pacatamente, di stare zitta.
-Devo uscire di qui!!-
-Bellatrix taci! Vuoi che arrivino i dissennatori?-
-Non mi interessa!! Quel traditore del proprio sangue di Sirius è fuori di qui!!!-
-Se ti devi lamentare fallo in silenzio!-
-Io DEVO ucciderlo!!-
-Lo so, lo so. Potrai farlo non appena saremo usciti da qui-
-Voglio ucciderlo adesso. ADESSO!!-
-Lo ucciderai quando tornerà l'Oscuro Signore!-
-Il mio Signore-
-Si, esatto. Appena tornerà...-
-Mi verrà a prendere!-
-Si ma...-
-Non ce la faccio ad aspettare!-
-Non urlare!-
-Devo andare da lui. Devo cercarlo!!-
-Sono sicuro che sta bene- Rodolphus cercava di calmarla ma era inutile
-Penserá che l'abbia abbandonato! Devo andare da lui!!-
Iniziava a fare più freddo. Altair notò che il pavimento stava velocemente ghiacciandosi.
-Non girarti- le sussurrò Rabastan -Fai finta di dormire. E soprattutto, fá silenzio-
Per silenzio Rabastan intendeva anche con la mente, questo Altair lo aveva capito. Il problema era come.


Capì che i dissennatori erano arrivati quando risentì la sensazione di nostalgia.
Sentì Rodolphus infierire contro la moglie mentre quest'ultima chiedeva perdono. Ma non a lui e non ai dissennatori; chiedeva perdono a Lord Voldemort.
I coniugi Lestrange iniziarono ad urlare e sbraitare e le loro grida, mischiate al risucchio prodotto dalle creature col mantello, risuonarono per tutto il piano della prigione.
Il dissennatore che attaccava Rodolphus se ne andò per primo. Quello su Bellatrix, invece, continuò per un bel pezzo. Sembrava non avere mai fine. Quando anche lui prese la strada del suo simile, la Mangiamorte era a terra, svenuta.
In tutto questo, Altair faceva davvero fatica a non muoversi. La paura e il freddo l'assalirono immediatamente e lei dovette richiamare a sé tutta la sua forza di volontà per non alzarsi e cercare di rompersi le mani a suon di pugni sulla parete. Si era aggrappata ancora di più alla maglia stracciata, sudicia e puzzolente di Rabastan. Verso la fine, quando ormai aveva perso le speranze che quella tortura finisse, per timore che il compagno di cella si staccasse, gli si attorciglió anche con una gamba, rimandendogli per metà sopra.
Restarono così anche dopo che fu tutto finito. Almeno finché Rabastan non la rimise con la schiena a terra facendole una domanda.
-Chi erano quei tizi che ti hanno portata qui?-
-Seraphina Picquery e alcuni auror del Macusa-
-Perchè eri con loro?-
-Mi stavano facendo degli esperimenti-
-E questo è uno di quelli?-
-Si-
-E ti avevano avvisata?-
-Secondo te?-
Rabastan sorrise lievemente alla risposta secca e sarcastica della ragazza
-Perchè ti fanno questi esperimenti?-
-Non sei tenuto a...- ma non finí nemmeno la frase che Rabastan le si era seduto sopra tenendole i polsi stretti sopra la testa.
-Che diavolo fai?- Altair non si era nemmeno accorta che si era alzato, tanto era stato veloce
-Rispondi alle mie domande, hurleur, o userò le maniere forti- disse in un ringhio
-Considerando il male ai polsi direi che tu le stai già usando-
-Questo è solo l'inizio. Avery aveva ragione, sarai davvero un bel bocconcino- disse con voce suadente mentre avvicinava la faccia a quella della ragazza.
-Va bene, va bene. Ti dirò quello vorrai sapere- fece schietta
Alla risposta, il Mangiamorte si ritirò su, sedendosi più comodamente sul basso ventre della ragazza.
-Ricominciamo. Perché ti fanno questi esperimenti?-
-Vogliono sapere di più sui miei poteri-
-E perché? Che hai di tanto speciale oltre a essere la figlia del secondo mago oscuro più potente di tutti i tempi?-
-Sono una legimilens, occlumante, posso eseguire alcuni incantesimi anche senza l'uso della bacchetta e so interagire con l'elemento Terra-
-Dove sei cresciuta? Con chi?-
-In un orfanotrofio babbano-
-Come hai saputo di essere una strega?-
-La mia professoressa di matematica era una magonó. Mi ha spiegato tutto lei: chi ero, qual'era il mio posto e cose che avrei imparato a Hogwarts-
-Come ti è arrivata la lettera?-
-Me l'ha portata Silente-
-Sei di Serpeverde. Con te chi c'è che potrei conoscere?-
-Draco Malfoy, la figlia dei Greengrass, quella dei Parkinson e quella dei Bulstrode, il figlio di Nott, quello di Goyle, quello di Tyger e quello di Zabini-
-Conosci Severus Piton?-
-È il nostro professore di pozioni e capo della casata-
A quell'affermazione Rabastan sembrò paralizzato. Guardò la ragazza prima assottigliando gli occhi e poi aggrottando le sopracciglia. Iniziò a guardarsi attorno. I Lestrange erano ancora come prima.
-Come si comporta con voi?-
-Se con noi intendi quelli di Serpeverde allora bene-
-Con Malfoy?-
-Lo adora-
-E a te?-
-Pure-
-Chi detesta di più?-
-Potter e Paciock-
-Non bastava Potter, pure quell'altro è ancora vivo- sputò quelle parole come fossero veleno
-Cos'hai contro Neville?-
-Lo sai perché sono qui?-
-Perchè sei un Mangiamorte-
-E non solo. La sera in cui gli auror ci catturarono fu la sera in cui il Signore Oscuro scomparve. Bellatrix era andata fuori di testa e decise di attaccare degli auror in casa loro. Io, Rod e Barty Crouch Jr. la seguimmo e assieme torturammo la coppia Paciock. Quando gli auror ci catturarono per quei due rimase ben poco da fare. So che vennero trasferiti d'urgenza al San Mungo. Sinceramente, spero che abbiano fatto una fine veloce. I cruciatus di quattro Mangiamorte di alto livello come noi portano alla morte, ricordalo-
Altair era immobile, bocca socchiusa e occhi spalancati dalla paura. Mentre raccontava, gli occhi di Rabastan si erano fatti feroci come quelli del fratello il giorno prima. Nonostante il colore azzurro, sembravano veramente quelli di un lupo.
-Mh, adesso ti faccio paura, eh?-
Altair serrò subito la bocca e tentò di avere uno sguardo serio ma dall'espressione del Mangiamorte capì che non ci stava riuscendo affatto.
-Ora dimmi, che cosa hai sognato ieri?-
Si rifiutò di parlare. Nessuno doveva sapere.
-Ti conviene dirlo adesso che quei due dormono. Se dovessero ascoltare la conversazione ti assicuro che ti tormenterebbero per molto, molto tempo. Soprattutto Bella-
-D'accordo. Ho avuto un incubo-
-Quello lo avevo capito-
-É un incubo frequente. Rivedo le persone che ho ucciso- mentì sperando che l'argomento "omicidi" gli interessasse di più
-E poi? Quando ti sei calmata?-
-Non lo so-
-Non è vero-
-Te l'assicuro, io... Non me lo ricordo-
-Mettiamo che sia vero...-
-É vero-
-...Cos'è Dante? O chi è-
-Un babbano-
-Lo conosci?-
-Solo di fama-
-Che cosa fa?-
-Era un poeta italiano-
-Era? È morto quindi-
-Si-
-Quando?-
-Non lo so, 1300 forse-
Rabastan parve riflettere. Guardò la cella di suo fratello e della moglie. I due dormivano ancora. Lasciò i polsi di Altair e si sedette nell'angolo.
Altair si mise a sedere intanto che si massaggiava i polsi sui quali Rabastan le aveva lasciato il segno. Guardò il Mangiamorte: doveva essere proprio un bell'uomo prima di entrare in quella prigione.
-Perché sei diventato un Mangiamorte?- ora che lui sapeva cose di lei che solo pochi sapevano le sembrava giusto che anche lei sapesse qualcosa di più su di lui.
-Era la cosa giusta da fare. Sono un purosangue e il Signore Oscuro voleva ridarci i nostri privilegi. Avrebbe comandato lui, certo, ma almeno i babbani sarebbero finalmente scomparsi e la nostra stirpe di sangue nobile prevalsa nuovamente-
Ad Altair quella risposta non convinceva. C'era nel tono dell'uomo qualcosa che teneva nascosta la ragione principale.
-É solo questo il motivo?-
-Solo questo? Non ti sembra una motivazione più che ragionevole?-
Continuava a guardare nell'altra cella.
-Si certo... Ma sono sicura che ci sia anche altro-
-Anche se ci fossero- disse in modo riluttante continuando a guardare la cella davanti -perché mai dovrei dirlo a una ragazzina come te?-
-Forse perché questa ragazzina ha detto cose che non avrebbe voluto dire a un uomo pericoloso, per quanto in carcere, che non conosceva affatto-
-La petit hurleur é astuta-
-Se non lo fosse non sarebbe finita in Serpeverde, la stessa casa dell'uomo-
Rabastan parve riflettere continuando ad osservare la cella. Altair, girandosi, si accorse solo in quel momento che probabilmente lui non stava fissando un punto a caso. Il suo sguardo era seccato ma allo stesso tempo trasmetteva tristezza e riluttanza.
-Probabilmente... - iniziò a dire con tono cupo facendo voltare di nuovo la ragazza -l' ho fatto per compiacerla- si riferiva a Bellatrix, Altair lo capiva -Mi è sempre piaciuta, fin dal primo giorno sull'Hogwarts Express. Ma sono sempre stato secondo, in tutto, rispetto a mio fratello. E loro sono più grandi di me di un anno e lei mi ha sempre trattato esattamente così: qualcuno di più piccolo- fece una lunga pausa prima di ricominciare -Col passare degli anni la situazione non cambiò affatto. Lei pareva avere occhi solo per mio fratello mentre io rimanevo lì in disparte-
-Poi, ancora prima di diventare Mangiamorte, quando incontrò da sola per la prima volta il Signore Oscuro... Da quel momento capì che l'avevo persa per sempre. La cosa che mi rincuorava allora e che mi rincuora anche adesso, è che anche Rod l'ha persa. Potranno essere sposati ma lei è e rimane sua-
-Con la fine della scuola decisi che non volevo più essere il secondo fratello, il fratello più piccolo, quello nascosto nell'ombra. Decisi di diventare Mangiamorte non solo per gli ideali del Signore Oscuro ma anche per farmi notare... Da lei. Volevo farle vedere chi era davvero Rabastan Lestrange... Volevo che vedesse chi ero veramente e chi era il più forte dei fratelli Lestrange... Volevo la mia rivincita-
-Col tempo mi sono però accorto che quello che stavo cercando di dimostrare era inutile. Lei puntava a qualcosa di troppo in alto... Qualcosa di folle... E io non ci sarei arrivato nemmeno volendolo. Così decisi che era giunto il tempo di finirla con le cazzate. Non ero più un ragazzino, ormai ero un uomo fatto. Era inutile continuare a seguire una donna che non mi voleva e che mai mi avrebbe voluto-
-A quanto pare, però, la mia decisione non mi fermò nel seguirla in quella folle e ultima impresa. Impresa per la quale siamo qui oggi-
Passò un po' di tempo da quando Rabastan disse quell'ultima frase. Altari non aveva più osato aprir bocca e si era messa nel lato opposto della cella. Era da un giorno intero che non mangiava e la fame, ormai, si faceva sentire.
Non capiva se fosse notte o giorno e stava per mettersi a dormire, quando tanti piccoli pop ruppero il silenzio.
In ogni cella, al centro di essa, era appena comparso un vassoio.
C'erano un pezzo di pane con una striscia di prosciutto e un bicchiere
d' acqua.
Altair notò che quello dei coniugi Lestrange aveva una porzione doppia.
Rabastan si era allungato in fretta verso il vassoio, prendendo il panino e il bicchiere.
-Svegliali, prima che scompaia- le intimó duramente
-Che scompaia? -
-Abbiamo un tempo limitato per mangiare. Se non si svegliano in tempo rischiano di perderselo-
-E come credi che possa fare? Urlando? -
-Hai detto che vai d'accordo con l'elemento Terra. Beh, notizia bomba carina, siamo circondati da roccia-
Altair si mise a guardare fisso le pareti dell'altra cella. Non riusciva a sentire nessun tipo di collegamento.
-Non ci riesco. Non ho forze-
-Mangia e bevi, allora- Rabastan divise a metà il panino e gli porse il pezzo ancora non masticato e bevve il resto dell'acqua del bicchiere.
Altair lo prese e lo divoró in pochissimi secondi.
Cercò di trovare di nuovo qualche collegamento ma invano. Si mise in ginocchio e pose le mani a terra, cercando di concentrarsi di più, intensificando così la sua forza magica.
Sentì le pietre attorno a lei, poi quelle del corridoio e infine quelle del pavimento dell'altra cella. Con uno sforzo che le parve enorme, cercò di orientarsi di più su quelle a contatto coi corpi.
Quando finalmente riuscì a percepirle, come se fossero sotto di lei, le fece tremare.
Non fu un grande scossone ma neanche un tremolio leggero. Bastò per svegliare i due, i quali, vedendo il vassoio, ebbero la stessa reazione di Rabastan, un attimo prima che il piatto scomparve.
Altair era sfinita. Si distese a terra.
Aveva il respiro pesante, gli occhi completamente sbarrati e due borse sotto di essi che avrebbero fatto paura a un anziano di novant'anni.
Quello sforzo le aveva prosciugato tutte le ultime energie che aveva.
Stava per abbandonarsi al sonno quando qualcosa glielo impedì.
Non si era nemmeno accorta del freddo che era appena aumentato così velocemente.
Tre dissennatori iniziarono a girarle attorno, come se fossero dei giganteschi avvoltoi.
Le succhiarono l'anima fino a che non la videro crollare totalmente nel sonno.
Quando si svegliò aveva la bocca completamente secca, le ossa le facevano un male tremendo e, soprattutto, doveva andare al bagno.
Notò alcuni raggi lunari filtrare dalla finestra.
Si accorse di essere nella stessa posizione in cui l'avevano lasciata i dissennatori.
Anche Rabastan era stato sotto il loro influsso.
E loro erano ancora lì.
Vagavano per i corridoi tutti e tre ma solo uno, questa volta, si preoccupó di Altair.
La ragazza non aveva le forze nemmeno per alzarsi, figuriamoci per tentare di sottrarsi a quella creatura.
Questa volta, almeno, svenne più in fretta.
 
Quando si svegliò di nuovo, Altair era nella stessa posizione iniziale e
Rabastan la stava guardando assorto. C'era in lei qualcosa che non andava. Non aveva voglia di fare niente: scappare, parlare, vedere qualcuno... Proprio nulla.
L'unica cosa che sentiva veramente, o almeno per un minimo, di fare era quella di cercare un bagno e fiondarcisi dentro.
Dopo essersi schiarita leggermente la gola e aver mandato giù quel tanto di saliva che le restava, provò a buttar fuori qualche parola.
-Rab... - La gola le bruciava anche solo ad aprire la bocca e la lingua aveva un sapore orribile.
-Se te lo chiedi... - iniziò l'uomo con tono stanco ed espressione ancora di più -... A ridurti così sono stati i dissennatori-
-B... Ba... -
-Non ti sento-
Altair si vece forza
-Ba... Bagno-
Rabastan sospirò è tentó di alzarsi, inutilmente
-Fin tanto che non aprono la cella... Puoi usare il secchio-
Secchio? Lí dentro non c'erano secchi. Se ci fossero stati se ne sarebbe accorta.
Alzò lo sguardo verso di lui il quale si stava allungando verso la parete di fianco. Toccò tre mattonelle e il muro si aprì, rivelando una piccolissima stanzetta grande abbastanza per farci entrare una persona. Dentro c'erano un secchio (per l'appunto) e dei fogli di carta marroncino che assomigliavano a carta igienica.
-Fa pure. Non ti guardo- disse lui strisciano verso il lato opposto e accasciandosi all'angolo guardando il muro.
Altair si dovette aggrappare alle sbarre per alzarsi. Fu una vera impresa. Le gambe, anzi, tutto il corpo le tremava come una foglia. Per arrivare a quel buco di bagno dovette strisciare sulle pareti, un passetto alla volta.
Quando arrivò, ci mise un po' per stabilizzarsi bene. Controlló che Rabastan non stesse guardando e si calò le braghe. Non fu affatto facile. Continuava a tremare e le pareti erano scivolose, troppo per riuscire bene a tenersi con le mani. Notò che quei fogli che facevano da carta igienica, erano gli stessi che si trovavano nei bagni dei bar per asciugarsi le mani. Li avevano anche all'orfanotrofio, ma questi erano decisamente più sudici e umidi.
Quando terminò e uscì da quell'inferno, sempre aggrappata alla parete, si distese e iniziò a guardare il soffitto, come se fosse la cosa più interessante del mondo.
Ma guardare il soffitto così non le bastava.
Non appena si sentì di poter gattonare senza spiaccicare la faccia sul pavimento, andò verso Rabastan. Lui era mezzo disteso e ancora girato con tutto il corpo verso il muro. Non lo toccava però. Altair lo scavalcó e si mise in quello spazietto, accoccolandosi a lui come se fosse un koala e rimanendo ferma con la testa china sul petto dell'uomo.
-Adesso però la mia compagnia la vuoi- disse Rabastan con un mezzo ghigno
-Stai zitto- gli intimó lei mentre si sistemava meglio fra il compagno di cella e il muro.
Lestrange non rispose, ma in compenso sbuffó così rumorosamente da beccarsi un pugno fra le costole.
Dopo un po', Altair non ne poté più di tutto quel silenzio e decise di fare una domanda che la tartassa a da qualche ora.
-Mi hanno raccontato che con voi tre Lestrange, la sera per la quale siete finiti qui, c'era anche un altro tizio. Lui dov'é adesso? -
-Mi avevi detto di stare zitto-
-Rispondimi-
-Non sto agli ordini di una ragazzina-
-Preferisci che lo chieda a Bellatrix quando si sveglia? -
Rabastan parve rifletterci un attimo. Guardò verso la cognata e poi rispose.
-Meglio di no. Con noi c'era Barty Crouch Jr.- iniziò -É il figlio di Barty Crouch senior, il funzionario del Ministero. Dopo poco che lo portarono qui suo padre é venuto con qualcuno uguale a Barty. Era la madre sotto le sembianze del figlio attraverso la pozione polisucco. Ha voluto farlo per salvare il figlio e perché ormai lei stava morendo. Infatti al primo dissennattore è schiattata. Barty se ne é tornato a casa con suo padre e credo proprio che nessuno sappia niente di niente-
Altair si rannicchió ancora di più. La madre di Barty aveva preso il suo posto e il padre stava rischiando tutt'ora la sua carriera e vita per il figlio. É proprio questo che fanno i genitori? L'amore per i figli fa rischiare così tanto? Altair non riusciva a darsi una risposta.
-E tu? Cosa ne pensi?-
-Che é stato fortunato. Io e mio fratello abbiamo perso i nostri genitori da tanto tempo. Bella da un po' meno... E anche tutti gli altri. Uomini vecchi... - fece un respiro profondo, come per analizzare quello che aveva appena detto, e poi riprese -Comunque... Gli conviene aver fatto qualcosa in questi anni... Per esempio cercare l'Oscuro Signore... - altro sospiro con altra pausa di riflessione -Se Bella, uscendo da qui, scopre che se ne é stato con le mani in mano per tutto questo tempo... Solo Salazar sa cosa potrebbe accadere-
-Lo ucciderebbe? -
-Peggio- rispose lui con un ghigno stampato sul volto. Lì, nel buio della cella, era davvero inquietante.
Altair provó a dormire un po', senza riuscirci. Si sentiva stanca ma non riusciva nemmeno a tenere chiusi gli occhi per un intero minuto. La altre celle erano completamente silenziose. I Lestrange dormivano ancora (o almeno così sembrava). I Carrow non si vedevano neanche, tanto dovevano essere in fondo alla cella. Yaxley e Dolohv, invece, sembrava stessero avendo una discussione, a voce bassissima.
-L'altro giorno- disse Rabastan giocando con una ciocca dei capelli bianchi di Altair -avevi detto che hai ucciso... Me ne puoi parlare? Certo, a meno che tu non voglia continuare la giornata nel silenzio più assoluto-
L'idea, valutó Altair, non era male. Non sarebbe successo niente se gli avesse raccontato qualche cosa.
-Si... Due persone... E un coniglio-
-Un coniglio? Era diventato gigante, con le unghie e i denti aguzzi e la Rabbia? Perché sennò non ne capisco proprio il motivo... -
-Era per vendicarmi... Del bambino che ho accidentalmente ucciso poco dopo-
-Quindi, ricapitolando, hai ucciso un coniglietto per primo, poi accidentalmente il proprietario del coniglietto... Cosa intendi con accidentalmente? -
-Non é stato proprio volontario- tentennó lei
-Cioé? Riesci a spiegarmelo?-
Altair deglutí è iniziò a spiegare quello che era successo alla gita nel bosco. Rabastan rimase serio tutto il tempo ma negli occhi c'era un bagliore di curiosità.
-Hai comandato un cespuglio di rovi avvelenati... -
-Si ma non me ne sono accorta-
-É così che quelli del Macusa hanno scoperto il tuo legame con l'elemento terra. Sapevano... - ma non riuscì a finire la frase che Altair stava facendo di no con la testa.
-L'hanno scoperto il giorno in cui mi hanno presa- iniziò a spiegare, lasciando interdetto il compagno di cella -Con me c'era anche Draco. Mi aveva seguita... In qualche modo dovevo proteggerlo-
-E quindi tu... Lo hai trattenuto con le piante?-
-All'incirca-
Seguì una lunga pausa, interrotta da Rabastan.
-E la seconda persona? -
-Un barbone-
-E anche questo lo hai ucciso accidentalmente? - disse scherzando. Smise di ridacchiare quando vide che la ragazza stava stringendo le labbra.
-Allora? - chiese quindi più seriamente
-Si- disse lei in un sussurro
-Che vuoi dire? -
-Io... Non ero io... Non avrei voluto ma... Dovevo... -
Rabastan la guardava quasi sbalordito.
-Non é colpa mia... Cioé... Si ma... Non volevo... Non dovevo... Ho perso il controllo... Io... - ormai era in singhiozzi. Le lacrime le scendevano come fiumi in piena e si sentiva davvero esausta. Rabastan non si aspettava una reazione del genere. Non sapeva che fare.
-Senti... Adesso calmati... - le prese la testa fra le mani e glie la mise sulla sua spalla, allontanandole i capelli dalla faccia e accarezzandole la nuca.
Quando sentí il leggero tocco dell'uomo iniziò a calmarsi. Nessuno prima di allora si era preoccupato di rassicurarla.
-Rab... Io... Nell'incubo, quello che ho fatto l'altra sera... -
Rabastan si mise ad ascoltare come se ne valesse della sua vita, continuando ad accarezzarle la nuca
-Io non ho rivisto i tre che ho ucciso. Io, nei miei incubi, vedo una me... Bambina... Dagli occhi completamente neri-
-Del tutto neri? -
-Si. Lei mi tormenta... É colpa sua se uccido... Io non voglio... Ma non ci posso fare nulla... - singhiozzava ancora anche se meno di prima
-Prima hai detto che avevi perso il controllo. Intendi dire che lei... -
-Lei mi comanda... Non so come... Mi fa fare quello che vuole... -
-E ti ha ordinato di ucciderli-
Altair annuí, deglutendo
-Quelli del Macusa- riprese dopo essersi nuovamente calmata -Loro mi facevano dei test... Alcuni di essi consistevano nel lanciarmi schiantesimi, fatture o maledizioni... E io dovevo respingerele... In quei momenti la sentivo bene ma lei non prendeva il controllo come... in quelle volte... Lei mi aiutava...-
Rabastan continuava ad ascoltare, assorto
-Gli incubi aumentarono ma, col passare dei giorni e dei test, riuscivo sempre più a controllarla a... Quasi capovolgere la situazione. Lei c'era sempre ma ero io ad avere il controllo... Di lei sentivo solo la presenza. Una presenza inquietante-
-L'altra sera l'ho risognata. Lei é solita nominare quelli che ho ucciso cantando. Quando la vedo sono sempre in una sala piena di specchi. Di solito riuscivo a rialzarmi, nel sogno... Anzi, no, ero sempre in piedi... Quella volta, invece, non avevo forze ed ero distesa...-
-Era l'effetto del Dissennatore- disse Rabastan
-Si, credo anch'io. Dopo non so che cosa ho sognato. Ricordo solamente luce... E nient altro-
Rabastan fece una lunga pausa prima di dire la sua. Aspettò che Altair finisse di sussultare per i singhiozzi.
-Sinceramente, non so che cosa ti stia accadendo, petit hurleur. Ma, spero che tu ne esca. Sarebbe un peccato, uscendo da qui, scoprirti morta senza poterti veramente affrontare in un vero duello... E farti a pezzi, ovvio- finì la frase in tono sarcastico, facendola ridere.
-Ho affrontato cinque uomini del Macusa contemporaneamente- rispose lei con tono di sfida, alzando lo sguardo e guardandolo
-Esatto, uomini del Macusa. Una causa persa... Io sono un Mangiamorte. Uno dei migliori, tanto per vantarmene-
Altair non ebbe nulla da ribattere. Abbassò di poco lo sguardo e intravide un segno grigio sull'avambraccio dell'uomo, parzialmente coperto dalla manica della maglietta della divisa.
-Cos'hai qui? - disse scoprendo totalmente il braccio dell'uomo e socchiudendo la bocca in un sospiro di sorpresa misto interesse vedendo il tatuaggio sbiadito.
-Questo é il Marchio Nero... O quello che ne resta- spiegò Rabastan.
Altair posò l'indice sul tatuaggio. Lo ritrasse subito. Aveva sentito come una piccola scossa. Riappoggió il dito e percorse il disegno del serpente. Sentiva un formicolio sulla punta del dito ma solo sul Marchio perché poi, quando passò anche dove questo non c'era, non sentì più nulla.
-Che cosa stai facendo? - chiese Rabastan per metà sbalordito
-Non sono io. É solo il contatto. Non é un tatuaggio qualunque-
-No. Ce lo ha fatto lui in persona, con la magia nera. É il nostro mezzo di comunicazione e non soltanto un simbolo di appartenenza come credono in molti. Quando brucia vuol dire che ci sta chiamando-
Magia nera. Quelle due parole diventarono vivide nella mente di Altair. Man mano che passava il dito sul serpente, la sua gioia e la sua tranquillità aumentavano. Le piaceva quel contatto, la faceva sentire al sicuro. Sentiva crescere dentro di sé un moto di appartenenza, quasi di orgoglio per quelle parole "Magia nera".
Restarono così per un po' (Rabastan mezzo disteso con la spalla sinistra poggiata alla parete e Altair attaccata a lui con la testa sull'incavo tra collo e spalla dell'uomo mentre percorreva il Marchio nero) finché non sentirono alcune persone fare come un salto in corridoio. I pochi prigionieri che stavano parlando tacquero immediatamente e i Lestrange, che fino a un attimo prima pareva che stessero dormendo, aprirono di scatto gli occhi nello stesso momento. Cosa che incuriosí Altair.
Si sentirono dei bisbigli provenire dalla fine del corridoio e il ringhio di Fenrir.
-Ascoltami petit- sussurrò Rabastan avvicinando la bocca all'orecchio di Altair -Quando vedi Narcissa dille che la salutano i tre corvi-
-Perché i tre corvi?-
-Il corvo é lo stemma della mia famiglia-
-C'é solo un corvo nel tuo stemma? Nient'altro? - chiese sbrigativa
-No-
-Esistono altre famiglie purosangue con un corvo come stemma? -
Ma Rabastan non riuscì a rispondere che un uomo alto, magro e dalle spalle larghe entrò nella cella e gli puntò la bacchetta. La figura pareva non avere un pezzo di orecchio
-Giù le mani dalla ragazza, Lestrange-
Altair riconobbe subito quella voce: era Lopez.
-Ah si? Sennò che mi fai?- rispose lui provocante stringendo ancora di più Altair a sé e accarezzandole la spalla con la mano sinistra mentre la destra minacciava di andare più in su della coscia.
Nella cella davanti, Rodolphus fece una risata rauca mentre Bellatrix rise di gusto.
-Te lo ripeterò solo una volta- disse minaccioso mentre dietro di lui si stagliavano le figure di Roche e Madama Picquery -Giù-le-mani-
-Ok, calmati- fece Rabastan mollandola -ci rivedremo presto petit hurleur- finì mentre la ragazza si metteva a sedere. Prima che lei si potesse alzare però, si avvicinò a lei e le diede un bacio sulla guancia sussurrandole -Bon voyage-
Roche l'aiutó ad alzarsi mentre Lopez, sempre più infuriato, teneva il Mangiamorte sotto tiro.
-Ti conviene tenerla per un braccio. Ultimamente ha troppe poche forze per camminare- disse Lestrange
-Che intendi dire? -
-Bé ci si stanca sai... D'altronde lei é piccina mentre io sono molto grande- disse malizioso. I prigionieri scoppiarono a ridere mentre Lopez tentò di avventarsi contro Rabastan ma fu fermato dalla ragazza in questione
-Fermo, sta scherzando-
-Non mi sembra una cosa su cui scherzare-
-Pensavi davvero che mi avesse stuprata? - chiese incredula
-Cara, cerca di capire- iniziò Rab -quando un uomo punta a sverginare una ragazza é ovvio che si preoccupi-. Ci fu un'altra risata generale mentre Altair chiuse gli occhi e si mise una mano in fronte
-Questo é troppo. Andiamocene- fece Lopez risoluto prendendola per un braccio e portandola fuori dalla cella.
-Ragazza- il signor Nott si affacció alle sbarre della sua cella. Altair lo riconobbe subito. Si scrolló dalla presa degli auror e si accovacció davanti al Mangiamorte.
-Come sta la mia famiglia? - le chiese questo
-Bene, signore-
-Theo... É stato promesso a qualcuno?-
-A Daphne Greengrass, la figlia maggiore-
-Bene... Salutameli- disse infine chinando la testa.
Adesso era di nuovo calato il silenzio. Quello della famiglia era un argomento delicato per tutti, perfino lì dentro.
Altair si riavvicinó agli auror guardando dritto negli occhi Madama Picquery, la quale non aveva ancora aperto bocca.
-Ragazzina- la chiamò Bellatrix, con una vocetta acuta, che era seduta a neanche un metro da loro. Altair girò la testa guardandola.
-Si, signora Lestrange? -
-Draco é promesso a qualcuna?-
-No-
-Bene- sussurrò la donna guardando la ragazza con interesse.
-Salutami lui e mia sorella Cissi- disse dopo una lunga pausa.
-Certo, signora-
Gli auror presero Altair per le braccia e la portarono alla parete dalla quale erano sbucati per poi farla salire sulla carrozza, subito dopo Seraphina.
 
 
-Se non ti conoscessi direi che stai impazzendo- disse Rodolphus alla moglie
-A questo punto, conoscendola, Cissi starebbe già organizzando le portate del matrimonio del suo prezioso bambinetto-
-E invece il biondino attende ancora la sua dama-
-Mia sorella sta aspettando... E fa bene. Quando Altair le riferirà della nostra piccola chiacchierata, Cissi avrà le idee più chiare-
 
 

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Capitolo 42
*** Ilvermorny ***


Pensava, anzi sperava, che quegli esperimenti fossero finiti, che avessero ottenuto tutto quello che volevano, che Azkaban fosse l'ultima frontiera delle torture.
Ma si sbagliava di grosso.

Dopo aver ripetutamente rassicurato gli auror e Seraphina Picquery che Rabastan non le aveva fatto alcun male, e che non ne aveva neanche avuto intenzione, la riaddormentarono.

Non sapeva se l'avevano riportata al Macusa. Non sapeva se era mattina, pomeriggio, sera o notte. Non sapeva quanti giorni erano passati o se tutto quello era stato solo un sogno.
Sapeva soltanto che il tipo che la stava guardando era a lei sconosciuto e che la sua espressione non le piaceva proprio.

L'uomo indossava un camice bianco da dottore. Niente guanti, niente mascherina o cuffia per i capelli. Solo il camice.
Era pallido, molto pallido. Non di quel bianco tipico delle persone del nord. Era più una carnagione che andava sul grigio.
Aveva capelli neri, occhi marroni. Una palpebra faticava a rimanere aperta mentre l'altra non accennava nessun movimento. Neanche un semplice battito di ciglia.
Le labbra erano sottili, rosse come il sangue. La bocca aperta in un sorriso smagliante a trentadue denti, completamente bianchi e dritti.

Altair lo fissò a lungo, non aveva l'aria di uno pressoché normale.
Si guardò attorno, sperando che ci fosse qualcun altro ma la stanza era vuota, illuminata da una misera lampadina che emetteva, a scatti, una spettrale luce blu.
Altair era legata ai polsi e alle caviglie da cinte ci cuoio alla branda su cui era distesa. A lato si trovava un tavolino di metallo con sopra alcuni attrezzi da chirurgo. Riconobbe la forbice lunga, uno specchietto, una pinza, degli aghi e vari coltelli da cucina più dei taglierini.

-Bene bene... Altaaair- l'uomo aveva una voce acuta, secca e da vecchio
-É da tanto che ti aspettavo- parlava molto lentamente e il sorriso non scompariva mai dal suo volto scheletrico
-Ti chiederai dove siamo. Questa é una stanza sotterranea nei pressi della scuola di Ilvermorny. In pochi la conoscono e questi pochi narrano una leggenda: secondo alcuni, Isotta, una dei fondatori della scuola di Ilvermorny, fece questa stanza a insaputa di tutti, nascondendoci le ceneri di sua zia Gormlaith. E proprio sopra questa stanza si trova l'albero che nacque dalla bacchetta di Gormlaith. Bacchetta che, oltretutto, era quella di Salazar Serpeverde. Non conosci Isotta e Gormlaith? Ti racconterò la storia più tardi- disse infine girandosi verso il tavolino -adesso dobbiamo lavorare... - disse tra una risata e un colpo di tosse prendendo in mano un ago sottile e lungo e attorcigliando la fine a uno spago rosso. Poi, prendendo un coltello da cucina di quelli che servono per tagliare il salame, iniziò a rompere a colpi secchi le cinghie che legavano Altair, producendo un terribile rumore della lama contro i tubi di acciaio della branda. Altair temeva che le avrebbe tagliato un arto da un momento all'altro ma per fortuna non fu così.
Prese Altair per un braccio e la fece stare in piedi.
-Oh, ma che sbadato, non mi sono nemmeno presentato. Io sono il dottor. Amadeus Ariston, ex chirurgo di North Bay, città del Canada. Sono un mezzosangue e ho studiato qui, a Ilvermorny, ma poi ho deciso di specializzarmi in chirurgia. Mi piace molto anche disegnare ed é proprio per questo che mi hanno preso al Macusa per questo lavoro.
Loro sapevano già del mio "disturbo" se così si può chiamare. Alcuni credono che io sia pazzo ma vedi, la mia logica é questa: se i babbani pensano che anche i tatuaggi siano una forma d'arte, perché non questa? E così il Macusa ha deciso di affidarmi questo compito speciale-
Altair lo guardava immobile. Non capiva a cosa l'uomo si stesse riferendo ma quegli "attrezzi" le davano un'idea.
-Reggi questo, per favore- le disse dandole in mano un coltello con la lama seghettata di quelli che si usano a tavola.
Poi fece comparire uno specchio.
-Guarda lì- le disse indicandolo
-Che vuole fare?- chiese Altair cercando di nascondere la paura
-Soltanto il mio lavoro, piccola-
L'uomo le puntò la bacchetta con uno scatto fulmineo e in quello stesso momento la ragazza perse totalmente il controllo dei suoi movimenti.
-Bene. Ora che sei docile come un cucciolo di cane morto, possiamo cominciare. Togliti pure la maglietta cara. Sai i numeri romani, vero? Spero proprio di sì, mi sembrerebbe strano che qualcuno che é cresciuto coi babbani non li conosca. Perfetto, ora che hai il fianco libero devi solo tracciare, col coltello che ti ho dato, il numero tredici, coi caratteri romani, ovviamente-
Altair voleva ribattere, buttare quel tizio fuori di testa a terra e disegnare a lui il tredici in romano, ma sulla gola. Solo che non riusciva a muoversi, alcune cose non le sentiva nemmeno. Le sembrava di essere in trans.
-Allora, ti piace come idea? Non dici nulla, eh. Va bene, lo prendo come un si. Cominciamo- le puntò di nuovo la bacchetta e il braccio di Altair si mosse da solo verso il fianco. La lama del coltello passò lentamente sulla carne, lasciando dietro di sé un taglio fine e diagonale dal quale il sangue iniziava a colare. Altair guardava il suo riflesso nello specchio intagliare la X sul proprio fianco sinistro. Il male che provava era atroce, bruciava e infiammava. Ma la ragazza non poteva fare nulla per evitare quella tortura.
Il coltello passò alla seconda diagonale della X.
-Hai ancora l'appendice? Non che sia un problema, anche perché é dall'altro lato, é soltanto per sapere... -
Ariston continuava a blaterare cose che Altair nemmeno sentiva. Era concentrata sul quel braccio, su quella mano che la stava ferendo.
Era arrivata a tracciare la lineetta del due quando, per un minuscolo momento, riuscì a sentire il braccio in suo controllo e a fermarlo. Ma fu solo per un millesimo di secondo. Un minuscolo scatto del coltello che all'occhio dell'ex chirurgo non sfuggì.
-Questo si che é un fatto interessante. Cerchi di opporre resistenza... E stando agli scatti della lama vedo che ci stai anche riuscendo. Brava davvero, i miei complimenti. Lei é davvero una strega di talento... -
E mentre Ariston continuava a complimentarsi con lei, Altair riprendeva, via via sempre di più, il controllo del suo corpo: Il braccio andava a scatti, l'altra mano si chiudeva e si riapriva, il collo scrocchiava e le dita dei piedi si muovevano.
All'inizio della terza riga, Altair si fermò, alzò la testa, guardò fisso negli occhi il suo riflesso e con un movimento così veloce che non le parve di averlo fatto lei, lanciò il coltello dritto in faccia all'uomo. La punta della lama era a un centimetro dalla fronte di Amadeus. Sorrideva. Spostò di lato la bacchetta e il coltello cadde a terra.
Altair gli lanciò una fattura ma lui devió il colpo. Era troppo debole per provare a contrastarlo e lui troppo di buon umore per lasciarla andare facilmente.
Ariston le lanció un Incarceramus per poi prenderla e metterla a pancia in giù sulla barella. Le cinghie si riformarono e la legarono più stretta di prima. Comparvero cinghie anche sulle braccia, sulle gambe e sul girovita. Le mise delle specie di bracciali ai polsi che le mandarono delle scosse elettriche tali da non poter muovere le mani. Poi le mise un fazzoletto in bocca, una bandana per tenerglielo fermo e fece comparire un'altra cinghia per legarle il collo e fermarle la testa.
-Slaccio un attimo il ferretto del reggiseno- iniziò a dire Ariston -Tranquilla, non sono un pedofilo, é che sennò non riesco a lavorare. Slaccio e basta, il reggiseno non te lo tolgo.
Ah già, che sbadato, devo raccontarti della storia di Isotta e Gormlaith- prese un taglierino e iniziò a tracciare il contorno di una figura sulla schiena di Altair -Allora, Isotta era un'erede di Salazar Serpeverde ma era mezzosangue, mentre Gormlaith era sua zia, anche lei erede di Serpeverde, ma purosangue. Un giorno Gormlaith uccise i genitori di Isotta e la prese con sé, crescendola come se fosse sua figlia e insegnandole ad odiare i babbani...-
Ma Altair non ascoltava quello che l'uomo le stava raccontando. Il dolore provocato dalla lama affilata del taglierino era insopportabile. Le sembrava di avere la schiena in fiamme e sentiva il sangue scorrerle sulla spina dorsale. Dopo poco iniziò anche a sentire l'odore metallico del sangue. Non riusciva a muoversi, così l'unico sfogo che ebbe, fu quello di urlare. E si sarebbe pure morsa la lingua se Ariston non le avesse messo quel fazzoletto in bocca.
Le aveva bloccato la testa in modo che, abbassando lo sguardo, ella potesse vedere il "capolavoro" che le stava facendo. Ma non l'abbassó, non subito almeno.
Dopo qualche istante che teneva chiusi gli occhi, la curiosità la sopraffó. Non capì bene cosa fosse: sembrava un amo da pesca. Ariston stava aggiungendo qualcosa, una specie di ala, quando la vista le si appannó e svenne per il dolore.
-Ma come? Sei già svenuta? Oh bè... Io continuo comunque a raccontare la storia. Non mi piace lavorare nel silenzio- disse Amadeus continuando tranquillo a intagliarle la schiena.


Ilvermorny, ufficio del preside Fontaine.
-Tranquilla Seraphina, ci prenderemo noi cura di lei- stava dicendo Fontaine alla donna mentre Lopez e Roch rimanevano immobili ai lati del loro capo -É una ragazza, ha bisogno di approcciarsi con quelli della sua età. Finirà nella casa migliore per lei e, ti assicuro, che farà ottime amicizie e che verrà istruita anche meglio che a Hogwarts- il suo volto era una maschera, i suoi occhi piantati in quelli della donna. Se ne stava seduto con la schiena ritta sulla sua sedia, tanto somigliante a un trono. I gomiti erano saldi sui braccioli della sedia. La mano destra accarezzava la testa di uno Swooping Evil grande quanto un comodino. Sembrava decisamente rilassato e sicuro di sé.
-Non abbiamo fatto tutto questo per farla venire qui, Fontaine. Altair resterà al M.A.C.U.S.A, com'era deciso all'inizio- la donna aveva l'aria impassibile di chi non si fa sconfiggere facilmente
-E se facessimo decidere a lei? Potrebbe fare una prova di un mese e poi scegliere se restare qui, una scuola piena di suoi coetanei... Oppure fare ritorno al Macusa- anche l'uomo non era solito a perdere una battaglia.
-Essia, Fontaine. Hai una settimana per convincerla a restare qui. In caso contrario, farà ritorno diretto al Macusa e non metterà mai più piede qui dentro se non per occasioni speciali-
-D'accordo. Accetto l'offerta, Seraphina, e ti ringrazio per il tuo tempo-

Quando tornarono al Macusa, ognuno si ritirò nelle sue stanze. Tranne Lopez. Lui uscì subito dopo e scese fino a quella che era stata la camera di Altair per quei mesi estivi. Prese tutta la sua roba, mise tutto nel baule che poi rimpicciolí e mise nella tasca interna della giacca.
Varcata la porta del Macusa, si smaterializzó.


Laboratorio di Ariston
Altair si svegliò svariate volte mentre Ariston faceva il suo lavoro. Nel mentre che lui lavorava, lei faceva un sogno, sempre lo stesso, ogni volta che si riaddormentava.

Era in una culla. Sopra di lei volavano in cerchio tre creature diverse. Alzava le piccole braccia minute e cercava di afferrarle con le manine tozze, ma non ci riusciva mai. Dopo poco, una donna si affacció alla culla, seguita subito da un uomo. I due avevano i capelli biondi ma quelli di lui sembravano più bianchi. Lui aveva un uocchio scuro e l'altro chiaro. Quelli di lei, invece, sembravano due pozzi neri, alla fine dei quali, vi era un'immensa luce.
-Guardala Gel. É uguale a te- disse a un tratto la donna. Aveva una voce soave, melodiosa e dolce come il miele.
-É anche uguale a te. Ha il tuo sorriso- disse l'uomo mentre lei prendeva in braccio la bambina. Iniziò a cullarla mentre lui iniziò a baciare il collo della donna, abbracciandola da dietro.
-Papà fa tanto il romanticone oggi. Che dici Altair? É malato secondo te?-
Padre e figlia risero all'unisono. Ma quelle risate, ben presto, si tramutarono in urla. La grande finestra che faceva da parete era esplosa.
-Val, scappa!- gridò l'uomo prima che un altro grido, molto più straziante di quello della bambina e della donna messe assieme, uscì dalla sua bocca.

Altair si svegliò di colpo. Di nuovo. Questa volta, però, Ariston non c'era e la sua schiena non sembrava più infuocata bensì ghiacciata.
Non c'erano più cinghie a tenerla legata alla branda, non c'erano più coltelli da cucina, taglierini o altri arnesi di tortura. In quella stanza non c'era più nulla.

Venne scortata dalla professoressa di Difesa contro le Arti Oscure, nonché vicepreside, Melany Fleming fino alla torre nord, che ospitava degli alloggi i quali erano stati messi a piena disposizione di Altair.
-Se ti serve qualcosa basta che tocchi la punta della freccia della statua del Pukwudgie e apparirà un elfo domestico. Lopez ti ha portato il baule con tutte le tue cose. Ah, ricordati che domani c'é lo smistamento-
Così dicendo, tutta contenta e baldanzosa, uscì, lasciando Altair sola nel grande salotto.
Mentre si avviavano verso la torre, la professoressa le aveva spiegato quello che Fontaine e Madama Picquery avevano concordato. Ovviamente, ad Altair la cosa non piaceva affatto. Voleva tornare ad Hogwarts e passare l'anno scolastico lì e non ad Ilvermorny. Non voleva affatto farsi nuovi amici, lei rivoleva i suoi. Voleva rivedere Daphne, Pansy, Millicent, Tyger e Goyle e poi anche Blaise, Potter, Hermione. E Theo, Draco... E voleva riabbracciare Astral, coccolarlo fino a che non la graffiava. Voleva giocare di nuovo a quidditch, vedere il sorriso di Cedric, il cipiglio severo della professoressa Mc Granitt, voleva sorridere per il sarcasmo del professor Piton. E poi voleva anche ritornare a villa Malfoy. Narcissa le mancava. Le mancava di come si preoccupasse di lei, dei suoi consigli nel vestire e nell'abbinare i gioielli... Le mancava tutto. Un po' anche Rabastan ma ad Azkaban non ci sarebbe tornata per nessun motivo al mondo. Per non dimenticare che voleva sapere chi fosse stato quell'anno il professore di Difesa contro le Arti Oscure. E voleva anche entrare nella Camera dei Segreti. Era una Serpeverde, ne aveva il pieno diritto, di sicuro più di due Grifondoro.

Trovò il bule sul letto. Lo aprì e andò a prendere il diario.
Scrisse tutto quello che era successo dall'ultima volta. Azkaban, i sogni, gli incubi, Ariston... E suo padre rispose subito, con grande stupore di Altair.
-Ora che hai recuperato vari parti di memoria e che la tua mente è finalmente aperta a ricordi passati, puoi anche finirla qui-
-Madama Picquery mi ha fatto tutto questo perché vuole sapere qualcosa, ne sono certa-
-Lei voleva saperne di più sui tuoi poteri e ora lo sa, perché io ti ho detto di restare lì. Ma lei vuole anche sapere chi é tua madre, Altair. E anche tu lo volevi e ora l'hai vista. Quando Madama Picquery tornerà a prenderti vorrà sapere cosa hai visto-
-Ma io non voglio che questo accada. E poi vuole che le faccia un resoconto di quello che é successo ad Azkaban... questa sera. Lei vuole sapere tutto, e subito-
-E tu falle il resoconto. Ma ti dico una cosa: saprà solamente quello che potrà sapere-
Altair rimase interdetta per qualche secondo. Poi capí.
 
 

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Capitolo 43
*** Thunderbird ***


Qualcuno bussò alla porta degli alloggi di Altair.
Era seduta a gambe incrociate sul grande letto rotondo intenta a leggere un libro che aveva trovato nella libreria del salottino. Era il libro che trattava della storia di Ilvermorny. Si era messa la divisa della scuola, per compiacere il preside e i professori, ovviamente.

-Avanti- disse comparendo nel salottino
-Altaaaair-
Quella voce. Quell'orribile voce.
-Signor Ariston. Come mai qui?- cercava di non avere un tono irascibile e spazientito ma le costava davvero tanta fatica. 
-Sono venuto a vedere come stavi. E anche a farti un ultimo ritocchino. Tranquilla, tocco solo i capelli, niente taglierini affilati o sangue da spargere oggi- disse come se fosse tutto un gioco. E in effetti, lo stava diventando.
-E ha già qualche idea, suppongo- intanto che parlava, prese una brocca d'acqua e ne versó il liquido in un bicchiere. -Vuole qualcosa da bere?-
-No, cara, ti ringrazio. Ultimamente mi astengo dall'alcool e poi ho già bevuto il mio litro e mezzo giornaliero. Comunque, sì, ho già una fantastica idea per la tua nuova acconciatura-
-Magnifico. Iniziamo subito?- chiese col tono più entusiasta che riuscì a trovare.
-Ma certamente. Devi sapere che a me non piace perdere tempo-
Nemmeno a me, pensò la ragazza mentre si accomodava su una sedia. 
Ariston fece comparire un grande specchio, le mise un lenzuolo sul petto e prese delle forbici. 
-Pensavo di tagliarteli di circa trenta centimetri. Secondo me, per come li hai adesso, sono troppo lunghi. Mi stupisco che tu non abbia caldo-
In effetti, i capelli le erano diventati davvero troppo lunghi anche per i suoi gusti. Ormai le arrivavano a poco più di metà schiena. 
-Poi avevo in mente di farti anche qualcos'altro ma deciderò al momento-
-D'accordo... -

Altair guardava Ariston tagliarle con cura i capelli attraverso lo specchio. Guardava le forbici che aveva in mano. Appuntite. Lunghe. Affilate. 
Quei pensieri risvegliavano il suo volere vendetta. 
-Prendigli le forbici Altair. Il resto sarà facile-
Quella voce. Lei stava tornando. Lei voleva prendere il controllo della situazione. 
-Non é ancora il momento- le disse Altair.

-Allora- iniziò la ragazza quando Ariston aveva quasi finito -Come funziona qui lo smistamento?-
-Sono felice che tu me lo abbia chiesto. Vi portano tutti davanti nel salone circolare dell'ingresso. Uno ad uno andrete sopra al disegno del nodo gordiano sul pavimento. Se ti sceglierà il Serpente cornuto, il cristallo che ha sulla fronte si illuminerà. Se invece ti vuole il Wampus, questo ruggirà. Se ti sceglie, il Thunderbird sbatte le ali. Mentre il Pukwudgie alza la sua freccia in aria. Sono quattro statue di legno, davvero ben fatte, a mio parere. Se più di una scultura ti sceglie starà a te decidere dove andare. In seguito vengono assegnate le bacchette, o queste scelgono il mago. Ma visto che tu ne hai già una, suppongo che Fontaine te la ridarà-
-Quindi adesso ce l'ha lui?-
-Suppongo di sì. Il baule lo ha portato il tipo mezzo cieco. Credo che gli abbia dato anche la tua bacchetta. Non penso proprio che Seraphina abbia deciso di tenersela-

-No, Altair, la bacchetta non ti serve. Ci sono io qui per te-
-Lasciami ragionare in pace!-

-Bene, adesso che sono più corti starai più fresca. Che ne dici se ti faccio delle treccie?-
Che schifo, ancora un po' che me li tagliava e sembravo Pansy, pensò la ragazza inorridita.
-Si, mi sembra un'ottima idea-
-Cinque vanno bene?-
-Certo-


Altair guardò fuori dalla finestra. Era giorno ma il cielo era interamente coperto di nuvole scure. Segno che di lì a poco si sarebbe messo a piovere.

Ariston finì di farle le treccie. Dopotutto non stava male. Ma preferiva i capelli sciolti. O almeno li preferiva quando ancora non assomigliavano a quelli di Pansy.
-Che giorno é oggi?- chiese alzandosi
-Il 31 agosto. Domani ci sarà lo smistamento. E spero anche che ci sia un tempo migliore-
-Non le dispiace se apro un po' la finestra, vero?-
-Affatto- disse mentre tirava fuori una specie di astuccio piatto e rettangolare. 
Altair spostò le tende e spalancò la portafinestra che dava sul terrazzo semicircolare. Da lì poteva vedere l'albero nato dalla bacchetta di Serpeverde. 
Sentí il rumore ormai inconfondibile dell'acciaio che veniva estratto dal fodero. Si girò lentamente e fissò quella lama tagliente che tanto bene aveva potuto conoscere. 
-Non ti dispiece se d'ho una controllata al lavoro di questa notte, vero? Magari, nel mentre, mi salta fuori qualche altra ideuzza-
-Faccia pure- disse tranquillamente
-Se ne ha il coraggio- terminò lei -É il momento Altair-
-Non ancora-
-Lasciami uscire, dai. Ci divertiremo-

Ariston le si avvicinò col coltello in mano. Dalla tasca sporgeva il taglierino e nel taschino sopra vi era il filo rosso. 
-Ti devo togliere io la maglietta?- chiese l'uomo puntandole la punta della lama alla gola
-Non servirà-
Con uno scatto fulmineo, Altair gli prese il polso è glie lo giró. Gli tirò un calcio dietro al ginocchio ma quando lui cadde la prese per una caviglia, quella caviglia, e la fece cadere con lui. 
Altair gli assestó un calcio allo stomaco mentre lui le teneva ancora stretta la caviglia con la mano libera. La trascinó verso di lui e la mise in piedi per poi sbatterla contro il muro e sfiorandole il collo con la parte affilata della lama. 
-Purtroppo non posso ucciderti, mi hanno ordinato di mantenere la calma. Ma non mi hanno vietato di torturarti, questo lo comprenderai... -
-Altair, fammi uscire!-
-Essia! -

Gli occhi della ragazza diventarono più scuri. Le vene cambiarono colore, diventando nere. Nello sguardo di Ariston, Altair e lei percepirono esitazione e paura. 
Alzarono la mano destra e l'uomo iniziò a fluttuare. La faccia gli stava diventando man mano sempre più viola, come se lo stessero soffocando. 
-A me invece non hanno dato nessun ordine. Questo lo comprenderai...- la voce che ne uscì era un misto fra quella di Altair e di lei. Sembrava quasi robotica. 
Ariston venne lanciato contro lo spesso tavolo di quercia, facendolo a pezzi. 
Presero il coltello e si avvicinarono lentamente e minacciosamente all'uomo. 
Si sentí un rumore di passi provenire da fuori la porta. 
Ariston aveva preso in mano la bacchetta e ora la puntava alla ragazza. Provò a lanciarle un Cruciatus ma lo deviarono. In compenso, lui ne ricevette uno molto potente. 
La porta si spalancò ed entrò Fontaine, bacchetta in pugno, pronto a combattere la ragazza. Fecero levitare anche lui e lo scaraventarono contro la libreria. 
Intanto Ariston si era rialzato e, preso il taglierino si avventó alla ragazza. Avevano ancora il coltello in mano. Ariston cercò di prenderglielo, invano. Con una mano le teneva il polso col quale tenevano il coltello, mentre con l'altra affondava la lama del taglierino nella carne della mano libera della ragazza. Con un gesto secco, spezzarono la lama del taglierino e mulinarono il coltello, procurando all'uomo numerose ferite profonde. 
Fontaine era riuscito a rialzarsi e, tenendo alta la bacchetta, "chiamò" a raccolta tutti i coltelli che Ariston si era portato dietro, dirigendoli a tutta velocità verso Altair. Se ne accorsero e bloccarono le lame proprio quando furono a pochi centimetri dal loro naso. Misero le braccia a X sul petto e le ritirarono giù in diagonale con uno scatto. Un'onda di energia nera fece volare i coltelli per la stanza e alcuni di questi si conficcarono nei corpi dei due uomini. 
Si diressero al balcone, mentre il vento le scompigliava i capelli. 
-Gli auror ti troveranno subito Altair- iniziò Fontaine mentre cercava di togliersi un coltello a lama seghettata dalla gamba -Non c'è un posto in cui potrai nasconderti-
-Non mi serve un posto per nascondermi- iniziarono a dire tranquillamente, girandosi per guardarlo -Sto tornando a casa- adesso i suoi occhi avevano nuovamente cambiato colore. Uno, quello destro, era interamente bianco, pupilla compresa. L'altro, al contrario, era interamente nero. 
-L'orfanotrofio non ti terrà al sicuro- disse con tono spavaldo cercando di nascondere tutto il dolore che provava
-E chi ha parlato dell'orfanotrofio?-
Fontaine spalancò gli occhi e digrignó i denti, mentre loro salivano sul parapetto del balcone. 
-Hogwarts é la mia casa-
Spalancarono le braccia e si lasciarono cadere nel vuoto. Intanto che scendevano in picchiata, fumo nero iniziò ad uscire dal corpo di Altair. Ben presto le si creò attorno una nuvola nera tempestata di scariche elettriche.
Fu così che Altair Grindelwald scappò da Ilvermorny e da Seraphina Picquery.

Volarono nella nube di nuvole che nel frattempo si era scurita. Piovigginava e i primi tuoni si facevano sentire. 
D'un tratto, per poco un fulmine non le colpì. Ce ne fu un altro e poi un altro ancora finché non sentirono un verso simile a quello delle aquile. 
-Ritorna- disse Altair
-E perché? Mi sono così divertita, tu no?- rispose lei
-Ritorna ho detto!- Altair non si sentiva bene. Tutta quell'adrenalina, quella magia scaturita di colpo... Tutto quel sangue attorno a lei... -Ne ho abbastanza, o torni da sola o ci penso io-
-Non ne hai le forze. Lasciami fuori ancora un po'... - 
-In modo tale che tu possa farmi uccidere altre persone? No grazie-
-Oh andiamo, non sappiamo se siano morti o meno-
-Ariston sembrava morto-
-Si ma... - 
-Ora basta!- Altair riuscì a fermarsi di colpo. 
Attorno a loro i fulmini aumentarono. Altair cercò tutta la forza che aveva in corpo e "risucchiò" la nube nera che l'avvolgeva, come se la sua pelle avesse formato un mantello e questo stesse tornando dentro di lei. 
Altair la sentì svanire man mano che la nube tornava dentro di lei. 
Quando tornò normale perse i sensi e iniziò a precipitare nel vuoto. 
Riaprí gli occhi subito dopo esser atterrata su qualcosa di morbido e si rese conto di essere a cavallo di un maestoso uccello bianco, con le piume delle ali che brillavano di una luce dorata. Aveva sei ali, due code e un paio di corna sulla testa. 
Era un Thunderbird. Ne aveva visto uno al museo sotto Central Parck. O almeno, aveva visto il suo "ologramma". 
-Grazie- gli disse mettendosi più comoda
-Ho fatto solo la cosa giusta. Dove vuoi che ti porti?-
-Hogwarts, Scozia-
-Ci vorrà un po'. Ma tieniti forte comunque-
Lanció svariate scariche elettriche e aumentò la velocità.

 

4.30 ORE DOPO: HOGWARTS

Narcissa Malfoy si era appena smaterializzata ad Hogsmade, il villaggio magico sotto la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Si era incamminata a passo spedito verso la scuola, era entrata dal cancello principale, aveva salito la strada fino alla scalinata dell'ingresso e, una volta dentro, andò con la stessa velocità verso la torre ovest dove si trovava l'ufficio del preside. 
Qualche giorno prima aveva mandato un gufo a Severus dicendogli che molto probabilmente sarebbe andata da Silente e che quindi le sarebbe servita la parola d'ordine per accedere all'ufficio. Il professore, nonché suo grande amico, le mandò subito la risposta. E per fortuna la parola d'ordine era rimasta la stessa. 
Bussò freneticamente alla porta. 
-Avanti- la voce del preside arrivò seria ma con una nota di quella che sembrava speranza
-Ah... Signora Malfoy. A cosa devo il piacere di questa visita? Spero che al signorino Malfoy non sia successo nulla di grave- Silente era rimasto seduto sulla sua sedia dietro alla scrivania. Come sempre, portava gli occhiali a mezzaluna. Indossava una tunica di un color blu fiordaliso, con ricami argentati a forma di triangoli intervallati da quelli a forma di cerchio. Fanny, la fenice, guardava la signora Malfoy con sguardo indagatore. 
Narcissa, invece, indossava un cappotto di pelle nera lungo fino alle ginocchia, calze, anch'esse nere, e portava tacchi bassi, neri. I capelli davanti erano raccolti in una piccola coda, lasciando sciolti e dentro al cappotto gli altri. 
-Sono qui per sapere dove si trova Altair, signor Silente- aveva un tono risolutorio, di quelli a cui non ci si può opporre. Il suo portamento, dritto e duro, incorniciava perfettamente l'intera rabbia e frustrazione che quella situazione portava. 
-Mi spiace signora Malfoy, ma ne so quanto lei. Mesi fa sono andato al 
M.A.C.U.S.A. per riportare indietro Altair. Purtroppo, la signorina Grindelwald ha deciso di rimanere là e io non ho posto resistenza-
-Io voglio sapere dove si trova adesso- la signora Malfoy incalzó specialmente sull'ultima parola
-Suppongo che sia al M.A.C.U.S.A. assieme a Madama Picquery o con uno dei suoi uomini-
-Mi spiace contraddirla, Silente- iniziò la donna più che irritata -Ma non credo proprio che lei ne sappia quanto me su questa situazione-
Silente parve preoccuparsi -Vorrebbe, per favore, spiegarmi cosa intende dire?-
-Si da il caso che mio marito abbia delle conoscenze all'interno del 
M.A.C.U.S.A. e che queste gli abbiano detto di aver visto Madama Picquery, i suoi uomini e Altair entrare in una carrozza trainata da Thestral e scomparire nel nulla. Poco dopo sono tornati tutti... Tranne Altair. E questo, signor preside, é successo quattro giorni fa e nessuno l'ha più vista-
-L'avete fatta spiare?- Silente non si fidava molto della signora Malfoy. Ma se le cose stavano così... 
-Per quello che siamo riusciti a scoprire-
-Il che sarebbe?-
-Cose orribili, a quanto pare-
-Non potrebbe scendere nei dettagli?-
-Non ne sappiamo molto. E poi a lei cosa importa? Non ha nemmeno provato a convincerla a tornare- Narcissa sputó letteralmente quelle parole come un serpente sputa veleno
-Ho provato a convincerla... - 
-Bè non ha provato abbastanza. Mesi fa ha detto... Se avessi saputo prima tutto ciò sarei andata personalmente e più volte, se necessario. Ma visto che l'ho scoperto ieri... Non mi stupisce che Altair sia rimasta con gli americani. Avrà pensato che se fosse venuta con lei non sarebbe potuta venire da noi. La capisco, anche io avrei fatto la stessa cosa. Se fossi andata io, invece, sarebbe venuta eccome-
-Signora Malfoy, sono sicuro che i motivi per cui Altair abbia deciso di rimanere lì siano altri. Dunque, suppongo, che anche se fosse andata lei non avrebbe fatto differenza-
-Io suppongo di sì, invece. Lei si crede tanto superiore, tanto potente e solo perché é un mago formidabile. Crede di poter essere l'unica persona di cui Altair abbia bisogno e questo perché lei e suo padre... Eravate molto amici, per così dire. Ma le assicuro che lei non sceglierà mai qualcuno che ha messo in prigione suo padre...-
-Signora Malfoy... - Silente si era alzato dalla sedia, visibilmente irritato
-No, signor Silente. Questa é la verità e lei non la vuole ammettere. Non creda che non sappia che non le sia piaciuta l'idea che Altair sia stata da noi in estate. E non creda che non sappia che lei la controlla. Sicuramente sa benissimo dove si trova e non vuole dirmelo perché non vuole che la figlia del suo amante segreto frequenti gente imparentata con dei criminali. O peggio... Non vuole che frequenti quelli della sua stessa specie-
-Che intende dire?-
-Purosangue- la parola le era venuta fuori piena di orgoglio
-Oh Narcissa, smettila, tutto questo é ridicolo- era stato Phineas Nigellus Black a parlare
-No, zio, ti sbagli. Io sono nella ragione e per ciò voglio sapere dove si trova Altair!-
-Gliel'ho già detto e ripetuto, signora Malfoy. Non lo so-
-Male. Se davvero le volesse bene lo saprebbe. Lei ha tutti i mezzi per farlo, Silente. E lo sa-

In quel momento nell'ufficio entrò Piton, seguito dalla professoressa Mc Granitt. 
-S-Signora Malfoy. Buona sera- disse la professoressa mentre si avvicinava al preside. Narcissa aveva gli occhi lucidi e il battito del cuore accelerato dall'ira ma la testa alzata e l'orgoglio tipico dei Black non lasciava spazio alle emozioni compromettenti. 
-Silente- continuò la Mc Granitt vedendo che la donna non ricambiava il saluto -Remus Lupin ha accettato il lavoro. Arriverà domani con all'Hogwarts Express- sussurró al preside
-Molto bene. Ti ringrazio Minerva- disse con tono tranquillo continuando a fissare Narcissa
-Professor Silente- Piton si era accostato alla signora Malfoy -Hagrid dice che i centauri sono inquieti. Dicono che arriverà... Qualcosa di insolito, minaccioso e oscuro... Qui ad Hogwarts- era molto calmo. Spostò lo sguardo verso la finestra, dalla quale si poteva vedere il temporale imminente
-Sicuramente parleranno dei dissennatori- rispose il preside pacato -Il ministero vuole che ce ne siano alcuni anche nei dintorni della scuola, semmai venisse avvistato Sirius Black-
-É proprio necessario?- chiese la professoressa
-Io non credo... - iniziò Silente
-Signor preside- Narcissa si era avvicinata alla finestra, seguita da Piton
-Solo un momento signora Malfoy-
-Albus- questa volta era stato Severus a parlare. Lui è Narcissa avevano aperto la finestra e si stavano sorgendo per vedere meglio. Anche la professoressa Mc Granitt e Silente andarono all'altra finestra per cercare di capire. Ma se i due Serpeverde sembravano preoccupati, loro sembravano non comprendere. A un tratto un fortissimo tuono ruppe il silenzio e un mare di fulmini viola e blu elettrico squarciarono il cielo nero. Dalla massa di elettricità sbucó quello che assomigliava a un enorme uccello bianco... Con qualcosa di parzialmente colorato in groppa. 
Narcissa corse fuori dall'ufficio, seguita a ruota da Severus. Silente e Minerva restarono a guardare l'animale finché non si fece più grande e visibile. Quando questo viró verso la torre di astronomia, uscirono anche loro.

 

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