Innamorato Per Caso

di Hiromi
(/viewuser.php?uid=2988)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio tormento più grande ***
Capitolo 2: *** Due anni fa ***
Capitolo 3: *** Non è Hilary ***
Capitolo 4: *** quello che non avrei mai voluto vedere (o forse si?) ***
Capitolo 5: *** Vendetta ***
Capitolo 6: *** Situazioni Imbarazzanti ***
Capitolo 7: *** scivolare via dalle dita ***
Capitolo 8: *** Se non riesci a dirlo, urlalo ***
Capitolo 9: *** Sere Nere ***
Capitolo 10: *** una (bellissima) sorpresa sul letto ***



Capitolo 1
*** Il mio tormento più grande ***


Spero proprio di essere la prima a farti gli auguri, visto che li ho scritti da oggi alle 10

 Allora, prima di tutto ci tenevo a dire che ho scritto questa storia un bel di tempo fa e che, ora che è estate e ho tempo, sono curiosa di vedere un che ve ne pare... Attenzione, qualche personaggio (tipo il protagonista! XD) potrebbe parvi leggermente OOC, è per questo che ho preferito inserire l'avvertimento.

Una volta detto questo, buona lettura.

 

 

 

Innamorato per Caso

 

 

So she said what's the problem baby
What's the problem I don't know 
Well maybe I'm in love 
Think about it every time
Can't stop thinking 'bout it
How much longer will it take to cure this
Just to cure it cause I can't ignore it if it's love 
Makes me wanna turn around and face me

but I don't know nothing 'bout love

 

Accidentally in love – Counting Crows

 

********************

 

Da un po’ di tempo a questa parte, ossia da quando mi sono finalmente svegliato, ho sempre la tentazione di presentarmi con una bella frasetta ad effetto: «Ciao, sono Kai Hiwatari e sono un idiota.». Pensate un po’ che roba.

Beh, credo mi internerebbero subito in un ospedale psichiatrico visto che io, in genere, sono un tipo che non parla molto. Prima credo che Takao direbbe – possibilmente sgranocchiando qualcosa, conoscendo il soggetto – che è la frase più lunga che mi ha mai sentito dire in cinque anni d’amicizia, poi mi ricoprirebbe di domande.

Ma io non ne voglio parlare. Vi basti sapere che sono Kai Hiwatari, e che sono un idiota.

Ovviamente vi starete chiedendo il perché, e io vi rispondo. E con due parole: Hilary Tachibana.

La conoscete, eh? Ma sì, quella brunetta con gli occhi marroni, le gambe lunghe e affusolate, il sedere alto e – okay, stop.

Normalmente non dovrei parlare di lei in questi termini. Anche perché, se lo sa Takao, mi mangia. Letteralmente. Mi mette in mezzo alla sua cena e mi digerisce. Il tipo ha uno stomaco talmente d’acciaio che potrebbe farlo senza ombra di dubbio.

Figuriamoci, da un po’ di tempo a questa parte – esattamente da quando è avvenuto il patatrac – quando si parla di Hilary diventa peggio di papà castoro: non che si metta a raccontare delle storie per farla stare buona, ma poco ci manca, credetemi.

Da quando è successo quello che è successo, ogni volta che Hilary ci viene a trovare qui a casa Kinomiya, ecco che Takao viene posseduto dallo spirito della Santa Inquisizione – ma si, quello del diciassettesimo secolo! – e le fa tutte le domande che gli vengono in mente, finendo sempre per essere spiaccicato al muro da quella furia dai capelli color cioccolato.

Sento il cancello cigolare, segno che si è aperto. “Buongiorno!” una voce dolcissima mi fa alzare lo sguardo e, come al solito, sprofondo in quegli occhi marroni che conosco benissimo e che non smetterò mai di ammirare: per qualche idiota, degli occhi castani sono occhi castani. Basta, stop, punto.

Beh, a dir la verità lo pensavo anche io, prima di conoscere lei. Poi l’ho incontrata e, da quattro anni a questa parte, ogni giorno ammiro quegli occhi e ogni sfumatura che li attraversa.

Mi piacciono proprio, li adoro: innanzitutto, per il taglio. E lei ha un taglio bellissimo: occhi grandi e a mandorla; poi le iridi hanno un colore particolarissimo: color cioccolato con qualche sfumatura dorata che le rende ancora più brillanti. Ma non saprei dire se le preferisco così, al naturale, oppure quando andiamo al mare e il sole si riflette nei suoi occhi, entrandovi dentro come a voler far parte anche lui di quello spettacolo. E così, al sole forte del mare, i suoi occhi diventano color oro, vispi e bellissimi come sempre. Occhi da gatta. E io adoro i gatti, lo sapete, no?

“Ehi, Kai!” con un sorriso radioso mi si avvicina e mi bacia la guancia.

Io sento tutto: quel profumo che sa così di lei farsi sempre più vicino, le sue labbra morbide premere contro la mia guancia, la solita scossa che sento quando ci sfioriamo che mi attraversa, e la parte sfiorata da lei bruciare di un fuoco che non fa male; è più come lava incandescente che si nasconde, ma scorre inesorabilmente sotto la pelle.

“Accidenti!” esclama, ridendo e allontanandosi. Deve averla sentita pure lei, quella piccola scarica elettrica, ne sono sicuro. Poi tira fuori dalla busta bianca che porta in mano un cornetto e me lo porge. “Tranquillo, non l’ho fatto io!” mi fa, schiacciandomi l’occhiolino, accennando alle sue disastrose capacità culinarie.

Con un cenno la ringrazio, poi inizio a mangiarlo, visto che ho fame: mi sono alzato presto questa mattina, scoprendo che il frigorifero era praticamente vuoto, visto che ho sentito Daichi e Takao alzarsi per uno spuntino, questa notte.

Mi accorgo solo quando la vedo entrare che ha anche dei sacchetti, nelle mani. Mi alzo: chissà cos’ha avuto in mente…

Entro subito dopo di lei e sorrido impercettibilmente quando la vedo riempire il frigorifero: ha fatto la spesa! Ma come diavolo faceva a sapere…

“Sai, sarei venuta prima se non avessi incontrato la signorina Rumiko.” Mi dice, mettendo nel frigo delle lattine di birra. “Figurati, mi ha detto di aver visto, verso le due di notte, la luce della cucina accesa. È stato per questo che ho deciso di comprare qualcosina all’alimentari qui all’angolo. Lo stretto indispensabile, perché non avevo molti soldi con me…” fa, stringendosi nelle spalle, come a scusarsi. Io sto zitto: parlare non è nel mio stile.

La osservo mentre prende un piatto dalla credenza e vi posa gli altri cornetti in maniera coreografica. Canticchia tra sé e sé un motivetto e i capelli, legati in una coda, si muovono a tempo con i movimenti appena percettibili della testa.

I suoi occhi brillano e, quando incontrano i miei, il sorriso che mi regala le illumina il viso come un lampo di sole.

La porta scorre e non ho bisogno di voltarmi per riconoscere i passi di Rei, il mio migliore amico.

Kai, Hilary, che ci fate qui?” chiede, entrando in cucina.

“Sono arrivata cinque minuti fa.” Spiega lei, accompagnando con le dita una ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio; poi gli racconta della nostra vecchia vicina di casa zitella, e sento Rei ridacchiare.

“Hai fatto benissimo, sei stata gentile.” La ringrazia. “Posso prenderne uno?” chiede poi, accennando ai cornetti. “Ho piuttosto fame.”

Ma certo!” fa Hilary, prendendosi un bicchiere di vetro dalla credenza. “Li ho comprati per voi!”

“Ah, allora posso stare tranquillo!” scherza il mio migliore amico, beccandosi un fazzoletto appallottolato in piena testa.

Hilary gli mostra la lingua, fingendosi offesa. “Ma guarda un po’ te che devo sentire!” esclama, mettendosi le mani sui fianchi. “E, comunque, ti informo che il mio corso procede alla grande! Giuro che quando finirà – ossia tra due mesi – vi preparerò una cenetta per dimostrarvi i progressi!” dice, riferendosi allo scherzo che Takao le ha fatto quattro mesi fa quando, per il suo compleanno, le ha regalato un corso di cucina di sei mesi.

Hilary l’ha presa come una sfida, e lo sta frequentando veramente. Ovviamente si è già vendicata, regalando a Takao, il mese scorso, due pillole di viagra.

Daichi e Max lo stanno ancora prendendo in giro.

Mentre la guardo scambiarsi frecciatine con Rei, noto qualcosa luccicare al suo braccio destro. So bene cos’è: è il bracciale d’argento che le ho regalato io.

Mentre Takao risparmiava per regalarle quel corso di cucina, io mi ero accorto che lei passava tutti i giorni davanti la vetrina di una gioielleria, e che contemplava sempre quel bracciale che poi io le ho comprato.

Quando lo ha scartato, ricordo che lo ha preso in mano come se non credesse ai propri occhi, e ha chiesto a sua madre di metterglielo con le mani che tremavano; poi mi ha guardato con gli occhi brillanti ed è corsa ad abbracciarmi. Ricordo che sentire il suo corpo premere contro il mio per la prima volta, e le sue braccia attorno al collo era stata un’emozione fortissima, che non credevo di poter provare. Quando poi premette le sue labbra sulla mia guancia, credetti di essere in paradiso.

Mi bisbigliò un ringraziamento alle orecchie, poi mi sorrise ancora. Ricordo di essermi accorto che i suoi occhi splendevano, non si limitavano a brillare. Era stato come se le stelle luminose di quella sera avessero deciso di trasferirsi lì di proposito, affinché tutti potessero ammirarle meglio.

“Cos’è tutto ‘sto casino?” biascica una voce familiare.

Hilary si volta verso la porta della cucina. “Oh, vi siete svegliati!” con ampie falcate, giunge verso la porta e butta le braccia al collo a Takao, scoccandogli un bacio sulla guancia. Gli sussurra qualcosa nell’orecchio e lui le dice qualcosa che gli vale una pacca sulla spalla.

Takao ride ed entra, seguito dagli altri; si sono svegliati tutti, persino Daichi. Vedendo i cornetti, ognuno fa la stessa battutina che ha fatto Rei; Hilary finge di esasperarsi, ma poi ride con gli altri.

I ragazzi fanno colazione insieme, con me che li osservo. Le loro chiacchiere e le loro risate si mescolano, si confondono tutte in un allegro insieme; è la risata di Hilary che non si confonde che, squillante e bellissima com’è, non riesce ad integrarsi, ad immettersi nella mischia.

È come uno squillo di trombe, un trillo di campanelli: non c’è altro che possa farmi sentire il cuore così leggero.

“Okay, adesso che ne dite di allenarci un po’?” propone Takao, alzandosi in piedi. Tutti annuiscono e si alzano; io faccio lo stesso. Vedo Max porgere la mano a Hilary per aiutarla ad alzarsi e lei dedicargli un sorriso.

Okay, adesso basta guardare lei; basta pensare che Max è dannatamente fortunato; basta continuare a desiderare che i suoi sorrisi siano tutti rivolti a me.

Ma chi voglio prendere in giro?! Non posso, non riesco, non voglio non guardarla più. Oramai non ci riesco nemmeno, quindi neanche ci provo.

È come se fosse una calamita; ormai la mia testa e i miei occhi si muovono da soli, la cercano in maniera automatica.

In giardino ci dirigiamo verso il piccolo campo di beyblade, e subito Takao mi si piazza davanti. “Partitona?” mi fa, con un sorriso che mostra tutti i suoi trentadue denti.

Io lo guardo: è sempre stato il mio sogno batterlo ufficialmente ad un torneo di beyblade, e un’esercitazione non mi farà certo male. Quindi scrollo le spalle, ma lui, che è mio amico da tanto, sa bene che ho accettato.

Ci posizioniamo davanti il campo, e lanciamo i beyblade. Dranzer attacca Dragoon ripetutamente ma, quando Takao ordina al suo beyblade di contrattaccare, il mio bey perde spazio. Io non mi arrendo e cerco di pensare ad una strategia. Quando la elaboro, è Dragoon a vacillare, questa volta e, con la coda nell’occhio, vedo Hilary aiutare il prof a raccogliere dei dati.

Ad un certo punto, un rumore fastidioso mi giunge alle orecchie.

Oh, no. Ditemi che è un incubo, vi prego.

E, invece, non lo è.

Vedo una macchina rossa, sportiva, fermarsi davanti al cancello di casa Kinomiya. A bordo c’è il coglione più coglione della terra, che guarda verso di noi con aria strafottente e il ghigno di chi sa che è riuscito ad avere qualcosa che io in particolare ho rifiutato. E, ahimè, non ha tutti i torti.

Vedo Hilary alzarsi con un sorriso e correre verso la macchina. Si sporge verso lo sportello per baciarlo (e io distolgo lo sguardo stringendo i pugni) e il coglione le dice qualcosa. Lei annuisce e torna da noi.

“Ragazzi, io vado. Sonny ed io andiamo alla festa in piscina di un suo amico. Ci vediamo domani, okay?” ci manda un bacio con la mano, poi si volta ed io la guardo salire sulla macchina, sbuffando.

Io sono un fascio di nervi. Avrei voglia di sbattere la testa al muro e dirmi da solo quanto sono idiota, tanta è la rabbia.

Anche se l’allenamento non è finito, richiamo Dranzer e lo conservo.

Sonny. Che diavolo di nome è Sonny?! Un nome da coglione, ecco che nome è!

I miei compagni d’avventura mi guardano, ma non commentano; sanno già, sanno tutto.

Giro sui tacchi e me ne vado, senza dire niente, dritto verso il belvedere. Lì riuscirò a pensare e a tormentarmi per benino.

 

Continua…

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Due anni fa ***


Spero proprio di essere la prima a farti gli auguri, visto che li ho scritti da oggi alle 10

Innamorato per Caso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

You were always there for me
The tender wind that carried me
A light in the dark shining your love into my life
You've been my inspiration
Through the lies you were the truth
My world is a better place because of you
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me

 

Because you loved me – Celine Dion

 

********************

 

Se c’è una cosa che credo dobbiate sapere di me, è che sono un grande masochista.

Quindi, invece di rifugiarmi in un posto che sia tranquillo e senza cose che mi possano turbare, ecco che sono andato al belvedere di Tokio, un posto pieno di ricordi.

Logico, no?

Sì, perché, in fondo, è qui che ho conosciuto Hilary.

Sorrido pensando a quel giorno di quattro anni fa: quando Takao me l’aveva presentata, io ero passato avanti, normalmente, non degnandola d’uno sguardo. Ma non perché lei non m’interessasse, anzi; credo che se Takao mi avesse presentato una ragazza qualsiasi, le avrei fatto un cenno e basta: in fondo, che mi costava?

E invece c’era stato qualcosa, in Hilary, che mi aveva colpito.

A sedici anni ero ancora più idiota di ora, quindi mi ero spaventato quando avevo percepito un’improvvisa sensazione di calore, piacevole e potente allo stesso tempo, ed ero passato avanti, decidendo di non guardarla ulteriormente, perché quel dolce crampo allo stomaco che avevo avuto solo posando i miei occhi su di lei non mi convinceva per niente.

Ancora non lo sapevo, ma da quel giorno, la mia vita era cambiata radicalmente.

Estraggo Dranzer dalla mia tasca, lo osservo: se non ci fosse stata Hilary, circa tre anni e mezzo fa, adesso non sarei più un blader.

Oltre al fatto di avermi sciolto e riattivato il cuore, le devo anche questo.

Probabilmente è stato quando lei mi ha urlato contro che razza di egoista ero, che mi sono reso conto di essere perdutamente innamorato di lei.

Sorrido amaramente a Dranzer, e un sospiro di sollievo mi esce dalle labbra. Ricordo ancora quel giorno di due anni fa, quando proprio in questo posto, il giorno prima che partissi per la Russia, lei mi confessò tutto.

 

 

Stavo esercitandomi a beyblade, ero determinato a fare nuovamente parte della mia squadra russa, a sconfiggere Takao al quarto campionato del mondo al quale avrei partecipato.

Si sarebbe tenuto l’anno dopo, e dovevo recarmi in patria per cominciare ad esercitarmi con i miei amici russi.

Un suono leggero, di passi, mi fece richiamare Dranzer: sapevo che era Hilary, e sapevo che voleva parlarmi; mi aveva dato appuntamento a quell’ora al belvedere, ma io c’ero andato un’ora prima per esercitarmi un po’.

“Ciao Kai.” Mi disse, sorridendo nervosamente. “E’ molto che aspetti?”

Io scossi la testa. “Non preoccuparti, io sono arrivato prima per esercitarmi, tu sei puntualissima.”

Lei ridacchiò in maniera nervosa, passandosi una mano tra i capelli. Notai che tremava: che cosa doveva dirmi di tanto grave, per farla stare così?

“A-Ascolta…” iniziò; le tremava anche la voce, e sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Lei. Lei che non piangeva mai, lei che era una roccia. “Devi promettermi che, qualsiasi cosa io ti dica, tu… tu sarai sincero.”

Io annuii, serio come sempre. “Lo sai che lo sono sempre.”

Lei sospirò, e dovette prendere insieme tutto il coraggio del mondo, perché lo disse tutto d’un fiato. “Kai, io ti amo. Non partire, ti prego.”

E a quel punto capii cosa significava quando si diceva ‘la vera felicità’, cosa voleva dire l’espressione ‘toccare il cielo con un dito’.

Dovetti farmi violenza per non correre da lei, stringerla tra le braccia e baciarla, baciarla fino a farle cedere le ginocchia.

E invece mi ritrovai a guardarla, impassibile, consapevole di star per spezzare il cuore alla persona per la quale sarei bruciato all’inferno; lo dissi molto lentamente, come a convincere me per prima del discorso che facevo.

“Ti voglio bene Hilary, ma non ti amo.” Mentii. Sapevo che, se le avessi detto la verità, da gran testarda qual’era, avrebbe sicuramente fatto di tutto per farmi cambiare idea; e, considerato il potere che deteneva su di me, ci sarebbe di sicuro riuscita. “Il beyblade è tutta la mia vita. Non c’è spazio per altro.”

Lei chiuse gli occhi, come se volesse incassare il colpo senza far uscire un singolo suono, una sola protesta. Si scansò brutalmente una lacrima che le era rotolata giù per la guancia pallida.

Mi odiai ancora di più quando compresi che ne ero io stesso la causa.

“Rispetto la tua decisione.” Disse dopo un lungo silenzio, la voce vicinissima al pianto. “Buon viaggio, Kai. M-Mi mancherai.” E poi corse via.

E fu solo quando non c’era più che mi riservai di alzare la testa per fissare il cielo. A lui potevo confessarlo: “Anche tu mi mancherai, Hilary…”

 

 

Sono talmente pieno di rabbia che avrei voglia di distruggere qualcosa. Sono un cretino.

Mi dirigo verso il mio albero preferito, la quercia, e mi siedo ai suoi piedi; le fronde riparano il mio viso dal sole, in modo che io possa vedere tutto senza che quel tutto possa vedere me. Un po’ come la situazione tra me e Hilary, insomma.

Ricordo ancora quando, sotto quest’albero, ascoltavo Hilary parlare con il professor Kappa; molte volte poteva sembrare che non le badassi, ma la verità è che le mie orecchie sono sempre rivolte a lei, anche se non sembra.

Sono un bravo attore, che posso dire?

Sì, talmente bravo che mi sono fatto scappare l’unica ragazza al mondo che io abbia mai amato.

Sicuramente vi starete chiedendo com’è nato questo complesso di Spiderman e com’è che me ne sono pentito.

Oh, beh, ricordo ancora il giorno in cui – un mesetto prima che Hilary mi parlasse – era stato Rei a voler scambiare quattro chiacchiere con me…

 

 

“Sai, ho appena finito di parlare con Mao: non vedo l’ora di rivederla.” Mi disse, raggiungendomi al belvedere.

Io lo guardai, curioso: chissà dove voleva andare a parare, visto che non era solito parlarmi della sua relazione con Mao.

“Certo, mi mancherete, ” proseguì, imperterrito. “Ma alla fin fine ci rivedremo tra qualche mese, al campionato, no?”

Non badò nemmeno al fatto che io avessi inarcato un sopracciglio per invitarlo a spicciarsi e per fargli notare quanto fosse patetico il suo tentativo di dar uno incipit alla nostra ‘chiacchierata’.

“Dio, sapessi come mi è mancata! Paulo Coelho ha proprio ragione: ci sono momenti nella vita, in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero.”

A quella frase, decisi che ne avevo veramente abbastanza: chiusi gli occhi, sbuffando, e mi voltai bruscamente. “Okay, Rei, dove vuoi arrivare?”

“Proprio qui.” Fece lui, sibillino. “Non importa quanti anni tu abbia, da dove tu venga, quale sia il tuo passato, né quali i tuoi piani: l’amore è nell’aria, e tutti ne hanno bisogno, Kai. Anche coloro che pensano di non averne il tempo.” Fece, lanciandomi una strana occhiata. “Non credere che non abbia notato, in tutto quest’anno, come hai sempre guardato Hilary.”

Feci immediatamente per aprire bocca e ribattere, ma lui mi interruppe con un gesto secco della mano.

“Non osare dirmi che ho torto, perché sai che non è così. L’hai sempre guardata con una strana luce negli occhi, l’ha sempre trattata diversamente da come tratti tutti noi.” Poi sorrise. “Tu la ami, Kai. E te lo dico per tutte le volte in cui ti ho beccato a guardarla con la faccia da idiota. Ce ne vuole uno per riconoscerne un altro.”

Io sospirai, contraendo la mascella: perché il mio migliore amico doveva conoscermi così bene, accidenti?! “Beh, anche se fosse?”

“Anche se fosse, non ci sarebbe niente di male.” Fece, incrociando le braccia. “E dovresti muoverti a dichiararti, comunque.”

Io sgranai gli occhi. “Prego?”

“Posso sbagliare, ma sono sicuro che lei ricambi il tuo amore.”

Quando lo disse, mi sentii come investito da un treno in piena corsa: di colpo la prospettiva di tenere Hilary tra le braccia e di specchiarmi nei suoi occhi lasciando che leggesse tutto l’amore che le serbavo nei miei, divenne un desiderio insopportabile; era un calore che mi riscaldava dentro, insostenibile.

Fu con la voce rauca che lo dissi: “Io non glielo farò mai capire, Rei, né le dirò alcunché.” Mi passai le mani tra i capelli con un gesto stanco.

“E perché, di grazia?” il fatto che mi fissasse con una smorfia beffarda ebbe il potere di irritarmi a morte.

“Che cosa posso offrirle, Rei?!” sbottai gelidamente. “Che cosa posso darle? Non posso essere il principe azzurro che lei sogna, non posso concederle tutte le dolcezze che merita; e, soprattutto, non posso mischiare l’oscurità con la luce.”

Ringhiai, incapace di fermarmi. Probabilmente fu il discorso più lungo della mia vita.

“Hilary è una brava ragazza, viene da una famiglia a modo, per lei c’è bisogno di un bravo ragazzo, che la coccoli e che la tratti come una principessa. Lei… Lei non c’entra niente con me.”

Rei inarcò entrambe le sopracciglia. “Ti rendi conto che stai decidendo tutto tu, vero? Ti rendi conto che stai decidendo anche per lei? E, soprattutto, hai capito che queste sono tutte stronzate?” scosse la testa, come infastidito. “Tu e lei vi appartenete, siete come spiriti affini, anime gemelle. State insieme sin dal giorno in cui vi siete incontrati la prima volta, e questo niente potrà cambiarlo.” Mi guardò fisso negli occhi. “Nemmeno tu, Kai.”

Scrollai le spalle. “Io, comunque, ho deciso.” Feci, incamminandomi verso una meta non ancora stabilita.

“Stai sbagliando!” mi urlò dietro Rei. Quelle parole mi si marchiarono a fuoco sulla pelle, restando con me da lì in poi, fino agli anni a seguire.

 

 

E così, sapete il perché della mia scelta.

Detto tra noi, credo anche di dovere i diritti d’autore a Peter Parker.

Però, se Spiderman ha cambiato idea… L’ho fatto anche io!

Lo so che c’è poco da fare il giulivo, e che la situazione è patetica… Ma se fuori ho un muro al posto della faccia, dentro mi riservo di scherzare, di tanto in tanto.

Non lo sa nessuno, ma ho uno spiccato senso dell’umorismo, io!

E sono anche un grandissimo pirla, lo so; ehi, non c’è bisogno che mi ricordiate ogni cosa!

Ora vi starete senza dubbio chiedendo come mai io mi sia pentito assolutamente della cosa che è accaduta tre anni fa, e io vi rispondo pure: certe volte è proprio vero che capisci di aver sbagliato solo quando le conseguenze della tua scelta si manifestano davanti ai tuoi occhi….

Fu un giorno bruttissimo. Uno dei peggiori della mia vita, oserei dire.

 

 

Quell’anno il campionato del mondo si svolgeva a Roma, in Italia. Avevo già rivisto Hilary, dopo i tredici mesi che erano passati dal nostro ultimo incontro, e mi era quasi venuto un colpo: fisicamente era cambiata tantissimo! I capelli erano acconciati con i boccoli – ma, come avrei scoperto, man mano procedeva il campionato, cambiava spesso acconciatura – e indossava un vestitino a fiori corto e aderente che non fece girare la testa solo a me.

Poi aveva altri modi di fare,differenti da quelli che aveva l’Hilary che conoscevo io, e questa cosa mi spaventò parecchio.

Ma il momento in cui capii di averla persa per sempre fu quando, con la squadra inglese, entrò un ragazzo strafottente, con un ghigno stampato in viso, vestito come si veste chi sa di piacere alle donne. Hilary gli rivolse un sorriso raggiante e, davanti a tutti, gli corse incontro e lo baciò.

Io lasciai cadere a terra Dranzer per la troppa sorpresa.

Quando mi informai con Takao circa quella novità, lui mi raccontò che Hilary e quel ragazzo, Sonny, si erano conosciuti durante un viaggio di lei in Inghilterra e che, al ritorno, l’Hilary che conoscevo io era stata modificata con quella che vedevo in quel momento.

Anche Takao, Daichi e il professore erano preoccupati, perché, mi raccontarono, quel Sonny aveva una pessima influenza su Hilary: la convinceva a vestirsi con uno stile che non era il suo, le faceva frequentare persone non proprio raccomandabili e, in più, la cornificava a destra e a manca. Il peggio era che Hilary si faceva trattare così, e che aveva litigato un sacco di volte con Takao, perché non credeva al fatto che lui la tradisse.

“Non sappiamo più che fare.” Mi disse il mio amico, passandosi una mano sul viso. “Siamo preoccupatissimi per lei, ma al tempo stesso Hilary sembra… felice.” Disse, con una smorfia. “So che sembra pazzesco, ma è così. Ha passato un bruttissimo periodo quando tu te ne sei andato, ma quando è tornata dall’Inghilterra sorrideva di nuovo.”

Queste parole ebbero il potere di ferirmi nel più profondo dell’anima, ma fui bravo a nasconderlo.

Qualche giorno dopo, mentre, dopo un allenamento sfiancante, camminavo, sentii due persone litigare, e una delle voci era di Hilary.

Manco a dirlo, l’altra voce apparteneva a quell’idiota. Lei sembrava nervosissima, e si guardava intorno, come preoccupata che qualcuno potesse sentirli. Lui, invece, le urlava addosso come se niente fosse, chiamandola con epiteti che mai io avrei associato a lei.

Quello che mi stupiva, però, era il fatto che Hilary non ribattesse. Si limitava ad abbassare la testa, sospirando, e a cercare di calmarlo.

Io restai lì, nell’angolo del corridoio, curioso di come si sarebbe evoluta la scena, mentre assimilavo rabbia e pregavo di battermi al più presto con lui. Fu quando Hilary, probabilmente stufa di tutti quegli insulti, gli urlò di tacere, che lui la colpì con uno schiaffo in pieno viso.

A quel punto vidi rosso; camminai verso di lui e gli assestai un pugno sul viso: nessuno si doveva permettere di trattarla così. Nessuno.

La replica di lui non si fece attendere e, in breve, ci ritrovammo a fare a botte, con Hilary che ci supplicava di smettere.

Quando ebbi io la meglio, lui fece per andarsene, urlando contro di lei e imprecando. Prima di sparire definitivamente, però, le gridò che non era altro che una ‘stupida troietta’, e sputò ai suoi piedi.

Poco dopo, lei mi guardò, e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Quando scoppiò a piangere, le mie braccia si mossero da sole e, in breve, circondarono la sua vita.

Vederla piangere mi faceva stare male, soprattutto per il fatto che non l’avevo mai vista così sconvolta.

La lasciai sfogare, e fu solo quando smise di singhiozzare che la guardai in viso, serio. “Hilary, che diavolo ti è successo?”

Lei scrollò le spalle. “Kai, Sonny non è cattivo.” Mi disse, sorridendo appena. “Sono io che oggi l’ho fatto innervosire.”

Io inarcai le sopracciglia, ironico. “E che hai fatto di tanto riprovevole, se mi è concesso saperlo?”

“Ho…” si bloccò, arrossendo fino alla radice dei capelli. Abbassò lo sguardo, lasciando che la sua chioma copra i suoi occhi. “Mi sono rifiutata di fare l’amore con lui.” Sussurrò, umettandosi le labbra per il nervosismo.

Io mi sentii strano: era come se qualcuno mi avesse fatto sbattere la testa contro due muri.

“So che è stupido.” Proseguì poi, sospirando. “In fondo stiamo insieme da otto mesi, dovrei conoscerlo abbastanza, ma…Non me la sento.” Concluse.

“E lui…” iniziai io, ringhiando. “Lui si è arrabbiato con te solo per questo?!” sbottai, livido di rabbia. Se l’avessi avuto di nuovo davanti, probabilmente l’avrei ucciso. “Che vuole fare?! Costringerti?!”

Lei impallidì. “Ma no! È solo che gli è sembrato che non avessi fiducia in lui, ma non è così.”

Fui pervaso dalla tentazione di registrarla per farle ascoltare, in un secondo momento, quante cazzate stava sparando, tutte insieme.

“Hilary, lascialo perdere.” Dissi, seccamente. “Non fa per te.”

“Ma si che fa per me, Kai!” nei suoi occhi c’era una strana luce. “Io sono innamorata di lui!” a quelle parole, fu come se il mondo mi crollasse addosso.

“Bene.” Ringhiai gelidamente. “Buona fortuna, allora.”

L’avevo persa. L’avevo persa per sempre. Ed era solo colpa mia.

 

 

Scagliando un sasso davanti a me, stringo le labbra. È stato da quel giorno che ho capito di volerla con me, di essermi pentito della scelta fatta tre anni fa.

Fanculo, sono un idiota.

Da quel giorno Hilary e Sonny stanno insieme; si sono riappacificati, nonostante lui continui a farle le corna a destra e a manca. Ma lei è cieca.

E il bello è che non capisco perché. Come può una ragazza sensibile, intelligente, assennata come lei farsi trattare in questo modo?

Ma è inutile chiederselo. Non credo lo saprò mai.

 

Continua…

 

Innanzitutto scusate il ritardo, ma ho avuto un sacco di cose da fare. °___°

Poi vorrei ringraziarvi tutti per l’entusiasmo che avete mostrato: è stupendo avere dei lettori come voi.

 

Kristy4ever3msc: “Mi fa davvero piacere che ti sia piaciuta; grazie per i complimenti, un bacio.

 

Kaifan91: “Sono contentissima di aver ricevuto una recensione così entusiasta, ma devi sapere che scrivere questa storia non è affatto facile, soprattutto perché ho deciso di introdurmi direttamente nella testa del nostro russo preferito, e facendogli dire, di tanto in tanto, cose idiote! XD Quindi ho tremendamente paura del vostro giudizio più avanti, ma incrocio le dita! XD Grazie per aver messo la storia tra i tuoi preferiti e continua a seguirmi, in modo che possa sempre sapere cosa ne pensate e migliorare il mio stile. Un bacione.

 

Giuly_pattinson: “Innanzitutto, grazie per aver messo questa storia tra i preferiti; poi grazie per il commento e spero tanto di farti cambiare idea su Hilary! Continua a seguire la storia che, vedrai, Kai si andrà ad infilare in situazioni improbabili! XD Un bacio.

 

Chibilory: “Guarda, posso assicurarti che Sonny sta e starà sulle balle di un bel po’ di gente! XD Finalmente Kai ha capito la sua natura da cetriolo sottovetro, e vedrai che con i prossimi capitoli migliorerà sempre di più. u_u  Stai a vedere! ;) bacibaci a te!

 

Violettamiciomiao: “Sonny il nome di un cane? XDDDD bella questa! Comunque ho messo l’avvertimento OOC per andarci con i piedi di piombo visto che, come ho spiegato anche a Kaifan91, la storia si andrà complicando sempre di più e per me non è stato affatto semplice entrare nella testa di Kai in certi momenti… O.o Quindi, per non correre rischi ho preferito segnarlo, non si sa mai! Grazie per i complimenti e un bacione.

 

Layly_lily: “Tesoro, posso solo dirti che, tempo qualche capitolo e Sonny sparirà, ma non definitivamente, purtroppo… e Kai, per amore della sua brunetta, si andrà ad invischiare in certi casini… XD Per scoprirlo, non ti resta che seguirmi! ;) un bacio!

 

Mizuki96: “Credimi, Kai a farlo a pezzi ci prova, ma Hilary è di coccio..! Chi lo sa che magari anche lei non si dia una svegliata, eh? XD Un bacio!

 

Engy: “Kai apprezza tantissimo i tuoi regalini sottratti al suo amico e ti promette che ne farà tesoro! XD Anche se dovrai aspettare qualche capitolo per vederlo all’opera, ma comunque… ti ringrazio per la recensione, un bacione!

 

Beh, guys, che dire? Alla prossima, e prometto che sarà tra pochi giorni!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Non è Hilary ***


Spero proprio di essere la prima a farti gli auguri, visto che li ho scritti da oggi alle 10

Innamorato per Caso

 

 

And a girl walked by 
Every time you're looking better
I think you're perfect

 and there ain't nothing I would change
She'll never ever take my heart away

She's no you, Oh no
I'm satisfied with the one I've got
'Cause you're all the girl that I've ever dreamed
She's only a picture on a magazine
She's no you

 

She’s no you – Jesse McCartney

 

*********************

 

“Anche tu mi manchi.” Bisbiglia Rei al telefono. “Non vedo l’ora che tu sia qui.” Aggiunge poi.

“Ci vediamo domani.” Poi si ferma, scoppiando a ridere. “Sì, hai ragione: stranissimo dirlo!” infine la sua voce da ilare diventa dolce. “Buona giornata, amore. Ciao.”

Posa il cellulare sul tavolo, sospirando; non ci vuole un genio per capire che stava parlando con Mao, la sua ragazza da ormai più di tre anni.

Il fatto che lui facesse avanti e indietro dalla Cina al Giappone e che lei, invece, rimanesse stabilmente in Cina, aveva procurato loro molte sofferenze, ma aveva anche fatto accrescere il loro amore.

Mao è una bella ragazza, gentile, affettuosa, ma anche con tanta grinta. È somigliante ma allo stesso dissimile da Hilary; sarà forse per questo che, dopo i tre campionati in cui si sono conosciute, loro due ed Emily sono diventate un trio scoppiettante?

“Mao mi ha fatto una sorpresa.” mi dice Rei, con un sorriso grande quanto una casa. “arriverà domani!” esclama.

Diavolo, se non avesse le orecchie, quel sorriso gli farebbe il giro tutta la faccia!

Io aggrotto le sopracciglia. “Se è una sorpresa, come mai te l’ha detta il giorno prima?” faccio, incrociando le braccia al petto e appoggiandomi al muro.

Rei sbuffa. “Perché sei sempre così cinico?” poi sospira, tornando a sorridere. “L’ho scoperta all’ultimo minuto. Per la verità si è tradita da sola.” Spiega, una luce brillante negli occhi. “Stavamo parlando normalmente quando, ad un certo punto, è entrato Lai nella stanza. Le ha chiesto se nella valigia doveva metterle anche la patente, ma lei ha risposto che tanto a Tokio non avrebbe dovuto guidare. Probabilmente hanno pensato che io non potessi sentirli, invece ho sentito tutto; così, quando ha ripreso a parlare con me l’ho smascherata!” esclama, trionfante. “All’inizio ha cercato di negare, poi si è arresa e ha confessato!”

“E meno male, ti sarebbe venuto un colpo, friend!” trilla Max, entrando in cucina, dove io e Rei ci troviamo. “Scusate, non ho potuto fare a meno di sentire.” Spiega, aprendo il frigo e prendendosi un pacco di patatine. “Comunque è un’ottima notizia, no? Non vedi Mao da tre mesi, a dir pocoun’eternità! Io mi sarei impiccato non vedendo Mariam per più di due giorni!

“Oh, che romantico!” sibila una voce alla porta.

La ragazza di Max è lì, e lo sta guardando con aria truce.

Il mio amico americano si starà già chiedendo dove ha sbagliato: in fondo ha detto una frase romantica!

“Ciao Mari, che ci fai qui?” le chiede, andando verso di lei con un sorriso.

Ha forse scelto la strada del finto tonto? Può essere un terreno minato…

E, infatti, Mariam lo guarda malissimo. “Non dovevamo vederci un’ora e mezza fa al parco, mister romanticismo?” sibila.

Max aggrotta le sopracciglia. “Sì, ma… L’appuntamento era alle cinque!” prova ad obbiettare.

Mossa sbagliata: Mariam inarca un sopracciglio, assumendo un’espressione omicida, che mi fa temere ampiamente per la vita del mio amico; Max arretra, spaventato.

“Sono le sei e mezza.” gli sussurra Rei, tentando di aiutarlo.

Max gli lancia un’occhiata incredula e si precipita a guardare il suo orologio da polso.

Qualcosina mi dice che si è fermato di nuovo…

“Oddio, Mari, mi dispiace!” esclama, spiazzato. “Mi segna le cinque meno venti e… Scusami…

Ma evidentemente l’amore ha il potere non solo di sciogliere il mio, di cuore, ma anche quello della ragazza più permalosa del mondo.

Infatti, Mariam sospira profondamente, poi alza gli occhi al cielo. “Sei il solito distratto.” Commenta. “Avessi avuto almeno il cellulare… Ma no! Era spento!”

Il suo ragazzo va verso di lei, intuendo il pericolo scampato, e le circonda le spalle con un braccio. “Mi dispiace tanto… Facciamo così: adesso andiamo dalla gioielleria in piazza e compro un orologio nuovo, okay? Mi aiuti a scegliere il modello?” e, mentre ha abilmente dirottato la conversazione su un territorio neutro, la porta fuori, nel giardino.

Certo che non deve essere facile stare insieme a Mariam Kinomoto!

Rei mi si piazza davanti, e mi scruta fin nel profondo. “Allora…” inizia. “Che hai intenzione di fare?”

Io lo guardo: che diavolo intende? “Riguardo cosa?” chiedo, cercando di sembrare infastidito.

Lui sospira. “Da quanto ci conosciamo, Kai?” mi chiede. “Sono più o meno… Quattro? Cinque anni? E in tutto questo tempo sei sempre stato un ragazzo ostinato, pronto a lottare per le cose in cui credevi e, soprattutto, per le cose che volevi.

Abbasso lo sguardo: ora lo so dove vuole andare a parare…

“Osservandoti, mi sono accorto che sei strano in questo periodo… Quindi ti farò una domanda, che risolve e da risposta a tutto: tu ami ancora Hilary?”

“Come non ho mai amato nessun’altro al mondo.” Ammetto. Ed è vero: tutto svanisce accanto a lei; è la cosa più importante della mia vita.

“E allora perché diavolo non lotti per lei?” mi chiede, fissandomi dritto negli occhi. “Non ti riconosco più, davvero. Il Kai di una volta avrebbe lottato con le unghie e con i denti per lei, e ora, invece…” lascia cadere la frase di proposito, aspettando che io risolva il mistero.

Sospiro, passandomi una mano tra i capelli. “La verità, Rei… La verità è che non so veramente cosa fare. Per la prima volta nella mia vita mi sono innamorato, di un amore bruciante, intenso, che distrugge e consuma. Prima lei mi ricambiava, e io l’ho rifiutata, per stupide ragioni di uno stupido ragazzo. E ho capito di aver sbagliato su tutta la linea solo quando lei mi ha dimenticato. Sospiro, chiudendo brevemente gli occhi. “Hai ragione, il Kai di una volta se la sarebbe ripresa, ma il punto è che ho capito che lei non vuole essere ripresa. Non saprò mai né come né perché, ma lei lo ama, quel coglione.

Lui sospira, annuendo. “Sai bene che nessuno di noi, qui, approva Sonny. Ma abbiamo capito che lui è solo una fase, un passaggio, nella vita di Hilary. Quando si renderà conto con che imbecille ha avuto a che fare, allora lo mollerà immediatamente. Secondo me è solo questione di tempo.”

Sospiro profondamente. “Spero solo che tu abbia ragione.” Replico, asciutto.

La conversazione finisce, e io sprofondo nel silenzio, chiudendo gli occhi. Sento Rei andare via, chiamando a gran voce Takao, e uno schiocco di labbra: probabilmente Max e Mariam si sono chiariti definitivamente e ora si stanno baciando.

Anche a me piacerebbe baciare qualcuno, per ora. Possibilmente Hilary. Tenerla tra le braccia e baciarla, divorarle le labbra con tanta intensità fino a farle cedere le ginocchia. Mi piacerebbe, e molto.

Sospirando, vado via dalla cucina; quando voglio pensare, il belvedere è il posto ideale.

Cammino per un po’, guardando lo stesso paesaggio, offerto dal percorso che facevo sempre: stesse case, stesse automobili e, a momenti, le stesse persone che passeggiano silenziosamente, perdendosi nei loro pensieri.

All’improvviso, noto una ragazza passarmi accanto, ed è quando una folata di vento mi manda alle narici un profumo a me molto familiare, che sbarro gli occhi: non può essere… Non deve essere.

Sparisce al primo angolo, svoltando, e io la seguo senza nemmeno pensarci troppo.

Adesso non reggo più: quella ragazza ha bisogno di un bel discorsetto, altro che storie!

Nella stradina, che non è altro che un vicolo cieco, ci sono una decina di ragazze che, a prima vista, non sono esattamente casa e chiesa; quando vedono colei che ho seguito, si mettono a fischiare e a ridacchiare, compiaciute.

Poi, una di loro mi nota. “Ehi, baby, ti sei perso?” mi dice, ammiccando e leccandosi provocatoriamente le labbra.

Io nemmeno la guardo; mi limito ad afferrare per l’avambraccio la ragazza che interessa a me e a guardarla malissimo.

“Ti devo parlare.” Le dico, freddo.

Lei mi guarda spalancando gli occhi, chiedendosi probabilmente da dove io sia sbucato fuori, poi annuisce, interdetta.

Ci fermiamo all’inizio della strada, mentre, in fondo, le altre non fanno che schiacciarmi l’occhiolino e spogliarmi con gli occhi.

Decido di ignorarle: sono già abbastanza nervoso. Mi limito a fulminare Hilary con lo sguardo, trapassandola da parte a parte: chi è questa ragazza che mi sta davanti, che ha il viso truccato come se dovesse andare in discoteca, che è vestita con una gonna nera che le arriva all’inizio delle cosce, che indossa un top scollatissimo che fa intravedere l’ombelico e una giacca nera di pelle, che regge nella mano sinistra un pacco di sigarette?

Sarà chiunque, ma di certo non la mia Hilary. Anche perché l’Hilary della quale sono innamorato non avrebbe lo sguardo basso e le guance in fiamme per una cosa in cui crede.

L’Hilary della quale sono innamorato lotterebbe con le unghie e con i denti per i suoi ideali, e non si farebbe trattare come si sta facendo trattare la ragazza che mi sta davanti.

Cosa vuoi?” mi chiese, dopo un po’ di silenzio, guardando dappertutto tranne che nei miei occhi.

Io mi limito a fissarla duramente. Che voglio? Che voglio? Che voglio?! La vecchia Hilary, ecco che voglio!

Quando lei, evidentemente presa da un crescente nervosismo, scarta il pacchetto delle sigarette e se ne accende una, io capisco, dai suoi gesti, che non è nemmeno la prima volta.

Vedo rosso e, con un gesto deciso e brusco allo stesso tempo, le faccio cadere la sigaretta dalla mano. Sento la sua rabbia dilagare all’improvviso, come un fiume in piena trattenuto da una diga; e la diga è crollata.

“Come ti permetti?!” esplode, facendosi rossa dalla rabbia. “Che diavolo vuoi, si può sapere?! Con che diritto vieni qua, seguendomi, e fai questo?! Chi ti credi di essere?!

Ho sempre avuto un certo autocontrollo su di me, un sangue freddo invidiabile. Ma tutto questo va a farsi fottere quando si tratta della signorina di fronte a me.

“Chi mi credo di essere?!” urlo, mandando il mio proverbiale autocontrollo a farsi benedire. “Uno dei tuoi migliori amici, ecco chi mi credo di essere!” ringhio, guardandola malissimo. “E tu chi sei, invece, eh? Chi sei, e che ne hai fatto di Hilary Tachibana?! Perché tu non sei lei! Sei la sua brutta copia, la sua imitazione fatta male, ma non sei lei! Lei non si sarebbe mai messa in questo casino con certa gentaglia, non si sarebbe mai vestita e truccata per qualcuno che non la merita!!” grido, dando finalmente voce a tutti i miei pensieri e sentendomi, allo stesso tempo, meglio e peggio. Meglio perché mi sono sfogato, peggio perché non mi piace per nulla litigare con lei. In passato abbiamo solo avuto civilissime discussioni, ma nulla di distruttivo; in generale ci scambiavamo le nostre opinioni contrastanti, ma io avevo rispetto per le sue idee e lei per le mie. Mai avevamo litigato in maniera così feroce: sembriamo due belve pronte a sbranarci.

Quando lo schiaffo arriva, è talmente forte da farmi girare la testa dall’altra parte. La guancia mi brucia talmente che posso giurare di avere tutte e cinque le dita stampate sulla pelle.

Mi volto a guardarla: i suoi occhi mandano lampi, il suo respiro è corto e affannato; mi sta osservando come se volesse farmi a pezzi. “Non ti permetto di parlarmi così.” sibila, con voce metallica. “Non ne hai il diritto: non sei mio padre, non sei mio fratello, non sei il mio fidanzato.” Ringhia, calcando le ultime parole. “E non ne avresti il diritto, nemmeno se lo fossi.” Conclude, ricomponendosi appena. “Chi voglio frequentare, come mi voglio vestire… tutto ciò è ben lungi dall’essere affar tuo. Una volta mi hai detto che nella tua vita poteva esserci spazio solo per il beyblade; beh, mi chiedo come mai tu non ti ci stia dedicando!” sibila, velenosa. “In fondo, chi te lo fa fare di perdere tempo qui, con me, che di certo non sono una trottola?!

Io stringo i pugni, fissandola con lo sguardo gelido. “Tutto ciò avvalora la mia tesi.” Le dico, freddo. “Tu non sei l’Hilary che conosco, non lo sei più.” Faccio per andarmene, ma poi mi fermo. “E una cosa è certa: fino a quando non avrò la garanzia che la mia amica è tornata, con la sua brutta copia non voglio più avere niente a che fare.” Detto questo, riprendo a camminare, pensando ad un posto in cui poter andare a sfogarmi.

 

 

Dranzer e Driger si scontrano senza sosta, e in questa battaglia metto tutta la mia rabbia e il mio astio. Anche Rei si batte senza esclusione di colpi; è stata una fortuna incontrarlo al parco: quando mi ha chiesto se volevo intraprendere una chiacchierata, gli ho risposto che avrei preferito una partita.

Quando i nostri bey si scontrano più violentemente del solito, finendo fuori campo, io e Rei li prendiamo al volo: è stata una bella partita, finita in parità. E io mi sento un po’ meglio.

Quando metto Dranzer in tasca, sospiro: “Ho litigato con Hilary.” Annuncio, laconico.

Lui mi fissa, aggrottando le sopracciglia. “Come, scusa?”

So che è difficile da credere, visto che ho sempre manifestato un forte rispetto per lei, e lei per me, così decido di raccontargli ogni cosa.

E lui, quando finisco, mi guarda con tanto d’occhi. “Diamine, è tornata dark Hilary.” Sospira, riferendosi a lei con il soprannome inventato da Daichi mesi fa. “La situazione sta peggiorando sempre più; non credevo proprio che saremo giunti a questo.”

Io mi volto a guardarlo brevemente. “Secondo te cosa dobbiamo fare?”

Lui sospira profondamente, poi annuisce, deciso. “Aspettare domani.”

Io aggrotto le sopracciglia. “Domani?!

Lui ridacchia in maniera nervosa. “Domani arriverà Mao; e lei, forse, parlando con Hilary, riuscirà a smuovere qualcosina.” Sospira profondamente. “O, almeno, me lo auguro.”

Sbuffo, lo sguardo rivolto all’orizzonte; non posso fare a meno di ricordare che è questo il posto in cui ho incontrato Hilary per la prima volta.

Se chiudo gli occhi, rivedo ancora tutta la scena: Takao che me la presenta, io che provo quella strana sensazione alla bocca dello stomaco che mi spaventa, lei che mi sorride e mi dice il suo nome, io che – con vigliaccheria – decido di andarmene senza replicare. Sorrido: che idiota che ero!

Sento Rei sospirare: “Ma davvero le hai detto che non vuoi più avere niente a che fare con lei?!

Io annuisco, deciso: so bene di averle detto parole molto dure, ma so anche che sono determinato a prendere, finalmente, il toro per le corna: oramai questa situazione mi ha stancato.

 

Continua…

 

Grazie mille per il supporto e le recensioni che ricevo, che mi riempiono di felicità ogni volta!

 

Giuly_pattinson: Ed ecco a te l’aggiornamento! XD Hai ragione, Kai è un decelebrato con il complesso di Spiderman, e credimi, gliene farò capitare di tutti i colori *risata maligna* Riguardo Sonny… Vedremo se riusciremo a metterlo fuorigioco, chissà… XD un bacione!

 

Violettamiciomiao: Kai è un vecchio ritardato e rimbambito ma povero, sta cercando di riparare ai suoi errori, anche se non è facile… Ma vedremo, chissà! XD Riguardo Sonny, magari Hilary si riprenderà dal trauma, come dici tu, e lancerà in bastone del cane (Sonny XD) in Uruguay così ce ne liberiamo finalmente… Oppure no… Chi lo sa? Vedremo, violetta, vedremo. Un bacio.

 

Pinca: Ciao, grazie mille per i complimenti! Kai è MOLTO innamorato, talmente che poi, per amore sarà pure spinto a fare un bel po’ di pazzie… Ma vedrai! XD Riguardo Hilary cosa farà se Kai le rivela il suo amore… Beh, non è così semplice perché lei è con le fette di prosciutto sugli occhi, quindi… Beh, vedremo! Un bacione!

 

Kristy: Ti va bene questo nick? XD Gioia grazie mille per i complimenti, lo sai che mi fanno davvero piacere, sono la mia linfa vitale! E di Kai è originale il solo fatto che parli, non so se mi spiego! XDDDDD un bacione, tesoro.

 

Chibilory: Che Kai sia un idiota l’abbiamo capito tutti e, quel che è peggio, l’ha capito lui stesso, te lo posso assicurare! XD Quindi compatiamolo! XD Riguardo Sonny possiamo solo aspettare che si tolga di mezzo una volta per tutte, quindi iniziamo a pregare. u_u Un bacio.

 

Lenn Chan: Attendevo il tuo commento e adesso che è arrivato, posso morire in pace!*fede muore* XDDDD Grazie mille per i complimenti, mi hanno fatto molto piacere: anche io adoro vedere Kai in crisi, è per questo che ce lo metto sempre! XD Poi tranquilla, lui se potesse si fustigherebbe da solo, quindi… XD Dimmi che ne pensi anche di questo capitolo, mi raccomando, un bacione.

 

Mizuki96: Hai ragione, mi sa, e Kai, se potesse, diverrebbe più depresso di quello che è già! XD Ma poverino, diamogli un po’ di tregua, così come ad Hilary, diamole qualche capitolo di prova per vedere se si riprende… Chissà…*bocca cucita* Per Sonny, sono d’accordissimo con te: pollice verso! XD Un bacio e grazie dei complimenti.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** quello che non avrei mai voluto vedere (o forse si?) ***


Spero proprio di essere la prima a farti gli auguri, visto che li ho scritti da oggi alle 10

Innamorato per Caso

 

 

I'm not a perfect person
There's many things I wish I didn't do
But I continue learning
I've found a reason to show
A side of me you didn't know
A reason for all that I do
And the reason is you

 

The reason – Hoobastank

 

******************

 

Passano due settimane dalla mia litigata con Hilary, e succedono un po’ di cose: Mao, per la felicità di Rei, arriva in Giappone, e annuncia di voler frequentare il college qui a Tokio; inoltre, so che lei e Hilary sono uscite insieme più volte, e che hanno parlato molto; ma di cosa, non mi è concesso saperlo. Infine io e la mia amica (o ex amica?) giapponese non ci parliamo più, e so che lei viene a trovare Takao e gli altri quando è assolutamente sicura che io non sia in casa.

Fantastico, no?

In compenso, da quando è arrivata Mao, Rei è a dir poco felice: non credo di averlo mai visto così sereno, e ciò non può che farmi piacere. Anche se, devo ammettere che c’è una certa invidia da parte mia: anche io vorrei la stessa felicità.

Con il mio tormento più grande, possibilmente.

“Ehi, Kai!” mi saluta Mao, sorridendo; io le faccio un cenno di saluto. “Ascolta, potresti rimanere qui un’altra mezz’ora?”

E perché mai dovrei farlo?! Aggrotto le sopracciglia. “Veramente volevo andare al parco ad allenarmi…” obbietto, quindi.

Lei incrocia le braccia al petto, poi mi guarda dritto negli occhi. “Tra un po’ verrà Hilary.”

Faccio per aprire bocca e dirle che no, non deve osare mettersi in mezzo, in questa faccenda, ma lei mi fulmina con lo sguardo.

“Desidero che voi facciate pace, Kai. L’ho convinta, spiegandole le cose come stavano, e lei ha deposto le armi. Spero proprio che vi ritroviate a chiarirvi come fate sempre.”

Più in là Mao sarà un’ottima madre. Lo so perché ha già uno sguardo che non ammette repliche.

Sbuffo, ma non dico niente; lei ha già capito e, sorridendomi, mi saluta per recarsi verso l’albergo dove alloggia, in attesa di una sistemazione definitiva.

È venuta qua solo per dirmi questo? Mi pare strano…

Subito dopo sento Rei offrirsi di accompagnarla, e Takao dire di voler andare a fare una commissione. Nonno Jay invita il professore ad accompagnare il nipote e lui stesso va a ‘fare una passeggiata’. Max e Mariam sono usciti insieme già da qualche ora e… Ma certo! Vogliono che il mio confronto con Hilary avvenga mentre siamo da soli!

Serro la mascella: non mi piace che facciano gli impiccioni, non mi piace per niente. Ma so anche che le loro intenzioni sono buone.

E così, con la casa deserta, mi ritrovo ad aspettare Hilary, e decido di allenarmi, nel frattempo, con Dranzer.

Il mio bey salta, si destreggia benissimo nel percorso ad ostacoli che ho preparato, e mima degli attacchi a dir poco micidiali: nel campionato di quest’anno ho buone probabilità di vincere.

All’improvviso spunta dal nulla un bey rosa con le strisce dorate che si ferma accanto al mio Dranzer, ma non lo attacca.

Cerco con lo sguardo il possibile proprietario e sobbalzo impercettibilmente quando vedo Hilary ferma sulla soglia del cancello con il caricatore ancora in mano: è vestita con un paio di pantaloni di pelle nera e una maglietta che le lascia scoperte le spalle e la pancia. Mi accorgo che ha un piercing all’ombelico e un tatuaggio sul fianco sinistro – una piccola stella, da quello che riesco a vedere – E’ truccata molto pesantemente e il rossetto rosso mattone mette in evidenza le sue labbra carnose.

“Non attaccare Swan, non reggerebbe: ho appena imparato a lanciarlo!” mi dice, venendo verso di me e riprendendo in mano il beyblade.

Ha un’aria pacifica, ma io mi sono sentito pervadere dalla rabbia quando l’ho vista così conciata: sta ancora con quel look, dopo quanto le ho detto.

Ha notato il mio atteggiamento freddo, e per questo, quando i nostri occhi si incrociano, sospira, si siede sul portico e punta i suoi occhi nei miei.

Per qualche istante, nessuno di noi dice alcunché, con lei che guarda me e io che guardo la scodella rovesciata che è il campo di beyblade.

Infine, la sento sospirare. “Mi dispiace.” Sussurra. È in quel momento che mi volto verso di lei. Il suo sguardo è addolorato, triste. “Mi dispiace.” Prosegue. “Per lo schiaffo e tutto il resto. Davvero.”

Io non dico niente: sono curioso di sentire tutto quello che ha da dire.

“Ma devi capire che io cerco di cambiare per Sonny, perché lo amo. In una coppia c’è sempre chi cambia un po’ per l’altro. In questa coppia, chi cambia sono io. È un po’ come in Grease per Sandy, no?” dice, alzandosi e sorridendo.

Anche io sorrido, ma lo faccio amaramente: se questo fosse un film, Danny Zucco sarei io, non quel coglione.

Mi viene vicino, ed è con non poca gioia che noto che il suo profumo è sempre lo stesso, che è sempre il suo, che non è cambiato…

Si ferma a pochi passi da me, mi guarda negli occhi. “Kai, mi dispiace davvero per lo schiaffo, per le parole che ti ho detto. Non mi piace litigare con te, lo odio. Ma tu non devi assolutamente permetterti di giudicare Sonny e gli altri miei amici, okay?”

Io sospiro: che posso dire? Che è testarda? Questo è risaputo.

La vedo sorridere: mi conosce bene, sa che cosa significa il mio sospiro. Corre verso di me e mi abbraccia forte, ridendo. Io sospiro di nuovo e la stringo a mia volta, realizzando quando bello sarebbe rimanere così fino a far fossilizzare le braccia.

Il suo profumo ha il potere di darmi alla testa, invadendomi le narici; ne aspiro quanto posso, sperando di farlo rimanere con me, ma non funziona, perché lei si scioglie dall’abbraccio qualche momento dopo.

Mi guarda negli occhi, e non posso fare a meno di notare quanto stiano brillando. “Oggi ho detto a Sonny che volevo passare un po’ di tempo con i miei amici: ultimamente vi ho trascurati troppo.” Si guarda intorno, poi le scappa una risata. “Ma a quanto pare la casa è deserta, eh?” sospira, poi caccia fuori dalla tasca il suo caricatore. “Ma te ne sei accorto che qui parlo solo io? Siamo alle solite, eh Kai?” mi fa una linguaccia, ma i suoi occhi ridono e fanno tremare le mie ginocchia. “Lasciamo perdere, dai. Mi sa proprio che non cambierai mai…” Dice, con un sorriso. “Mmm… Qui ci vuole qualcosa che ti costringa a parlare… Vediamo un po’… Ah, si: mi aiuti a migliorare, come blader?”

Io sospiro, lei ridacchia. Sa che ha vinto.

“Il tuo lancio” inizio, quindi. “E’ buono, ma può migliorare ancora.”

Lei si mette le mani sui fianchi. “E tu come diavolo fai a saperlo, visto che quando ho lanciato Swan tu eri girato?!”

Scrollo le spalle. “Dalla velocità di rotazione del beyblade si vede tutto. Infatti era buona, non ottima.”

Lei caccia fuori un gran sospiro, poi sorride. “Okay, mister campione del mondo, dammi un po’ qualche lezione.”Ed è così che passiamo insieme buona parte del pomeriggio, a fare lezione di beyblade.

È divertente correggerla sempre, anche quando pensa di essere stata perfetta, e stare vicino a lei tirando il bey insieme.

Quando, da sola, lei fa un lancio che, lo ammetto, è perfetto, io mi diverto a stuzzicarla lanciando Dranzer per scagliarlo contro Swan per bloccarne la rotazione. Lei diventa praticamente rossa dalla rabbia e, cacciando un urlo, mi salta praticamente sulla schiena, facendomi cadere.

Rotoliamo insieme sull’erba, ridendo, e io mi sorprendo da solo sentendo il suono della mia risata. Poi, improvvisamente, ci blocchiamo, e averla sopra di me, con i suoi lunghi capelli ai lati del viso, rientra in una delle sette meraviglie del mio mondo.

Ha il respiro ansante, un sorrisetto sadico e le guance tinte di rosso. È bellissima. Mi da un colpo sulle spalle, ringhiando giocosamente, poi scivola di lato. “Spaccone.” Sussurra, arricciando il naso. Poi si alza, tendendomi una mano. La afferro e, due secondi dopo, sono in piedi pure io. “Sai” mi dice, sospirando. “Dopodomani arriva mia cugina Frannie e i miei zii.”

Io spalanco gli occhi: Frannie?! Quella sanguisuga che ha tentato più volte di violentarmi?!

Hilary ride vedendo la mia espressione. “Già, anche io non ne sono entusiasta, fidati. Con quella stronza che non farà altro che fregarmi i vestiti, criticarmi, sparlare di me e mettere in imbarazzo i miei amici…”

Ho avuto l’onore (o l’onere) di conoscere Mary Frances Tachibana, detta Frannie, tre anni e mezzo fa. È una ragazza tanto appariscente quando odiosa, e lei è molto, molto appariscente.

Frivola, con una vocetta insopportabilmente isterica, non fa altro che prendere in giro Hilary in qualsiasi modo o maniera, e la notizia che arriverà qua ha il potere di farmi realmente prendere in considerazione un mio viaggetto in Russia.

In fondo, non fa mai male rientrare in patria, di tanto in tanto, no?

“Quant’è che si fermerà?” chiedo a Hilary, valutando così, quanto lungo sarà il mio viaggio.

“Due settimane.” risponde lei, sospirando. “Il che è già una buona notizia, no? L’ultima volta si è fermata un mese e mezzo, ricordi?”

“Parla per te.” Dico, sbuffando. “Io per quindici giorni rientro casualmente a Mosca.”

Il suo di lei che scoppia a ridere è impagabile: è la più bella melodia mai udita dalle mie orecchie. “E tu mi lasceresti da sola?!” mi chiede, fingendo di star per piangere e sbattendo gli occhi.

Non guardarmi così, Hilary… Non infastidire il cane che dorme…

Mi volto, sospirando, e lei mi prende a braccetto, ridendo. “Tanto lo so che non lo faresti mai…” canticchia, per poi ridere.

È vero: non lo farei mai.

“E adesso mi accompagni a fare un giro? Devo andare in tintoria a ritirare il tailleur di mia madre, e devo anche comprarmi le sigarette, visto che mi sono finite.” Mi irrigidisco, e lei non commenta.

Per un po’ camminiamo così, in strada, e lei cambia discorso raccontandomi del corso di cucina che sta seguendo e di come si stia specializzando nel fare biscotti e torte. Mi dice anche che è migliorata notevolmente nella preparazione dei primi. Il mese prossimo, mi racconta, inizieranno l’argomento dei secondi, che sono le cose più difficili, visto che è un argomento abbastanza ampio.

Io la ascolto, interessato: è vero, nei dolci è diventata brava. La settimana scorsa ha portato un vassoio di biscotti a casa e io, quando gli altri non guardavano, ne ho preso uno, e l’ho mangiato con gusto.

Passiamo a comprare le sigarette (con mio enorme disappunto!) e a ritirare in tintoria il tailleur della signora Tachibana. Poi Hilary mi invita ad andare a casa sua, e io accetto con una scrollata di spalle, ma in realtà sono contento che me l’abbia proposto.

Era da tanto che non entravo nella villetta dove vive Hilary, e Aiko Tachibana, quando mi vede, posa il libro che sta leggendo e mi accoglie con un sorriso.

“Kai, che piacere rivederti!” mi dice, ponendo una ciocca di capelli ricci dietro l’orecchio. “Tutto bene?” io annuisco, sorridendo appena. “Oggi ho preparato una torta alla frutta, ci terrei ad avere un tuo parere.” Mi dice, sfiorando con la mano la collana di perle al suo collo.

Mi è sempre stata simpatica, Aiko Tachibana. È una donna elegante e distinta, mai scortese o inopportuna, che mette sempre la persona con cui sta parlando a proprio agio.

L’ho conosciuta più di tre anni fa quando, al secondo campionato che disputavo assieme ai Blade Breakers, è venuta allo stadio assieme a suo marito, curiosa di conoscere quegli amici con i quali la figlia trascorreva tutto il suo tempo.

“Farò questo sforzo.” Le dico, sorridendo leggermente. Facciamo per avviarci in cucina, quando sentiamo i passi di qualcuno che sta scendendo le scale.

“Aiko, te ne prego: non mi dire che è arrivato quel Sonny!” sbotta Hiroshi Tachibana, passandosi una mano tra i corti capelli neri. Ma, quando mi vede, sorride. “Ehi, Kai! Meno male che sei tu e non quell’idiota maleducato!”

Hilary diventa rossa per la troppa rabbia. “Papà, insomma!” ringhia, mettendosi le mani sui fianchi.

Non posso fare a meno di sorridere trionfalmente, e di porgere la mano al signor Tachibana: da come ci sorridiamo, abbiamo entrambi capito che, sull’argomento Sonny, la pensiamo alla stessa maniera.

“Scusa, tesoro.” Fa, infatti, alla figlia. “Ma sai come la penso al riguardo.”

Hilary lo uccide con lo sguardo, poi si reca in cucina, sbattendo la porta. Aiko sospira e guarda male suo marito, che alza le braccia in segno di resa. Io sorrido: mi piace troppo quella famiglia.

Ci rechiamo in cucina dove Hilary, sempre imbronciata, ha già tagliato le fette di torta e le ha disposte su dei piattini. Ci rechiamo in salotto, e la conversazione viene abilmente dirottata da Aiko sul beyblade; mi chiede come procede il mio allenamento e di spiegarle come funzionano le regole del campionato. Io parlo piacevolmente, senza mai stancarmi, ed è strano per me, che in genere sono abbastanza chiuso e introverso.

Dopo un po’ di tempo Hilary si alza e mi chiede di accompagnarla al belvedere, poiché mi deve parlare. Io annuisco, e lei va in camera sua a prendere la borsa.

Quando sale al piano di sopra, Hiroshi ne approfitta. “Kai, cerca di farla ragionare.” Dice in fretta. “Non mi piace il periodo che sta passando mia figlia, non mi piace quell’idiota con cui esce, non mi piace come la tratta, non mi piace che lei cambi il suo modo di fare per lui.” Aiko si limita a sospirare, e io capisco che pensa le stesse cose del marito.

“Ci ho provato.” Ammetto. “Ma non è servito, anzi. Il risultato è stato il non parlarci per due settimane.” entrambi sospirarono e Aiko fa per aggiungere qualcosa, quando arriva Hilary.

“Okay, possiamo andare.” Dice, e noto che si è rinfrescata il trucco. Mi alzo dal divano e saluto i due coniugi; loro mi sorridono e mi raccomandano di farmi vedere più spesso.

È incredibile che uno come me piaccia a due persone ammodo e d’alta società come loro, eppure è vero.

Hilary è ancora arrabbiata con il padre, infatti non lo degna di uno sguardo, e dice alla madre che si fermerà a dormire in hotel con Mao. Io spero che sia vero, e che non usi quella scusa per far qualcosa con quel pirla del suo ragazzo. Se ci penso mi sale una rabbia…

Quando usciamo fuori di casa, noto che Hilary è abbastanza nervosa. “Non provare a fumare, intesi?” le dico, duro.

Lei, mi guarda, infastidita. “Cos’è che ti fa pensare che io adesso fumi?”

Scrollo le spalle, mettendomi addosso un’aria gelida. “I fumatori, in genere, fumano quando sono nervosi o arrabbiati. E tu mi sembri parecchio arrabbiata.”

Le alza gli occhi al cielo. “Io non ce l’ho, il vizio.”

“E allora perché fumi?!” le chiedo, tagliente.

“Non sono affari tuoi.” Sibila, lanciandomi un’occhiataccia. Per un po’ tra di noi c’è un silenzio gelido, poi la sento sospirare. “Scusa, Kai. Tu non c’entri.” Mi dice. “E’ solo che non sopporto chi spara zero su Sonny e-”

Non posso fare a meno di interromperla. “Magari spariamo zero su di lui perché pensiamo che tu meriti di meglio, che ne dici?” sibilo io, le mani sprofondate nelle tasche. Lei non risponde, il suo sguardo è fisso su qualcosa davanti a lei. “Tu sei davvero certa di amarlo? Sei davvero convinta che valga la pena difenderlo?” continua a non rispondere. “E’ davvero l’uomo della tua vita, Hilary?”

Non risponde, ma continua a camminare, pensierosa. Quanto vorrei saperli leggere, quei pensieri…

Arriviamo al belvedere e, mentre lei sorride, incantandosi a guardare il sole tramontare, io sorrido incantandomi a guardare lei. È così bella… E ho rimirato talmente tante volte i suoi lineamenti che, giuro, potrei disegnarli a memoria. Conosco ogni sfumatura del suo carattere, ogni lineamento del suo viso…

“Non credo di amarlo.” La frase giunge così, all’improvviso, con la potenza e la velocità di un treno in corsa.

Talmente in corsa che a momenti cado per la sorpresa – giusto per la cronaca! –.

“Che cosa?” riesco poi a chiedere, e la voce mi esce neutra, come al solito, ma in realtà sono alquanto scombussolato: questo avviene nei miei sogni e, se adesso sto sognando, lei mi guarderà, mi dirà che ama me e mi bacerà.

Lei sospira, ma non mi bacia affatto, purtroppo.

Evidentemente non sto affatto sognando, ma qui sta accadendo qualcosa; e se questo qualcosa va contro quel pirla del suo fidanzato… Beh, allora voglio vedermelo tutto!

“Non so nemmeno perché te lo sto dicendo, ma ho bisogno di sfogarmi con qualcuno.” Mi dice, guardandomi negli occhi. “Sonny e io stiamo attraversando un periodo di crisi, tanto che ho messo in dubbio persino il mio amore per lui.” Ascolto, con il cuore in gola, attento a non perdermi nemmeno una sillaba. “Spero riusciremo a venirne fuori insieme; in fondo, sono stata molto innamorata di lui.” Le ultime parole mi fanno stringere i pugni.

Questa volta sono io a non replicare, e tra di noi scende il silenzio più assoluto. Non so se essere felice o arrabbiato, per le sue parole; e questo perché lei mi fa sempre confondere. Sa mescolare, mestare, mischiare per bene i pensieri dentro la mia testa, nemmeno si trattasse di un’insalata. E questo nessun’altro, oltre a lei, è in grado di farlo.

Quando mi sfiora una mano con la sua, sento sempre la solita scarica elettrica attraversarmi la pelle. Lei sussulta e arrossisce.

“So che pensi che io stia sbagliando.” Inizia. “Ma non è un buon periodo per me.” Mi guarda, i suoi occhi sono supplichevoli, si sta mordendo il labbro inferiore. “Mi starai vicino?”

Annuisco senza pensarci, e lei mi abbraccia di slancio. Sento le sue forme premere contro il mio corpo, e il mio sangue fluire più velocemente; potrei persino giurare di avere le orecchie che sbuffano come una locomotiva, tanto sono su di giri.

Ci fa sobbalzare un gemito. Storditi, io e Hilary ci guardiamo, confusi: da dove diavolo è arrivato? Poi capiamo allo stesso istante: sono quasi le otto di sera, e quello è l’orario in cui le coppiette vanno in spiaggia per fare sesso, visto che in quel punto non ci va mai nessuno.

Faccio per andarmene, ma Hilary, con lo sguardo birichino, si sporge dalla ringhiera e…

Quando la vedo impallidire di colpo, mi porto subito accanto a lei, guardando nella sua stessa direzione. Poi la mia mente produce due pensieri contemporaneamente: il primo, è che quel tizio lì sotto ce l’ha veramente piccolo. (Grazie a Dio nessuno saprà mai cos’ho pensato.) Il secondo è che, sopra quella ragazza bionda, il tizio che ce l’ha piccolo è-

“SONNY!!” ringhia Hilary, mentre fiotti di lacrime si rincorrono lungo le sue guance. Il pirla guarda in alto, e i suoi occhi raggiungono le dimensioni di due palline da tennis quando la vedono.

“H-Hilary?! Avevi detto che saresti stata con i tuoi amici fino a tardi!!”

Ora, dico, ma questa è una cosa da dire in una situazione così?! Almeno abbi la decenza di coprirti e tacere, imbecille!

Gli occhi della mia amica mandano giustamente lampi. “Oh, scusa! In effetti, sono io che sono capitata nel momento sbagliato!” sputa, velenosa. “Ti prego, finisci!!” se non fosse che si mette a piangere ancora più forte, riderei anche.

Ed è a causa di queste lacrime che mi viene un’incredibile voglia di picchiarlo a sangue: Hilary piange tantissimo e, di tanto in tanto, anche se non capisco perché, guarda me e piange più forte.

Sonny si riveste in un lampo e sale le scale che lo portano al belvedere, chiamando Hilary a gran voce. Quando lei ce l’ha davanti lo riempie di insulti, urlandogli che la loro storia finisce lì.

Quando lui osa ringhiare: “Va bene, vai! Vai! Tanto lo so che non la dai a me dopo due anni perché la vuoi dare a lui!”, io lo colpisco con un pugno. Il più forte che riesco a dargli. E anche se le nocche mi fanno un male del diavolo per la forza che ho usato… Caspita, questa si che è una soddisfazione!

 

 

Mezz’ora dopo, siamo a casa Kinomiya. Hilary è entrata sussurrando parole spezzate da singhiozzi che altro non erano che insulti a se stessa; si è recata in bagno e non so cosa stia facendo.

Io la guardo da lontano, tanto per accertarmi che non si tagli le vene. (Non si sa mai, nella vita!)

Quando esce, noto che si è struccata alla men peggio e che si è raccolta i capelli in una coda. Si è tolta i vestiti che indossava prima, per indossare un paio di jeans e una maglietta a tinta unita che ha trovato qui, probabilmente residuo del periodo di qualche anno fa in cui qui ci ha vissuto. Ma ora si, che riconosco la mia Hilary.

E poi ricomincia a piangere.

Io non so che fare e, mentre mi chiedo se sarebbe troppo umiliante per lei parlarne, mi salva il qualcuno che è appena entrato in casa. Andando all’ingresso, noto che ci sono tutti e che sono confusi dai singhiozzi disperati che sentono.

Sospirando, racconto brevemente loro cosa è successo; i miei amici, man mano che il mio racconto prosegue, assumono un’aria sempre più sconcertata. Poi Hilary fa capolino dalla porta per lanciarsi tra le braccia di Mao, singhiozzando ancora più forte. Sussurra parole sconnesse, interrotte dai singhiozzi, ma capisco che si sta maledicendo.

“No, tesoro, coraggio.” Sussurra Mao, cullandola come se fosse una bambina che si è appena sbucciata le ginocchia. “Adesso andiamo a fare una passeggiata, ti va?” le propone, sorridendo dolcemente. Hilary annuisce in maniera frenetica, poi, con un sussurro, ringrazia Max per averle porto il giubbotto.

Quando lei e Mao escono, Takao, con gli occhi che mandano lampi, digrigna i denti. “E così quel coglione stava…” ha la voce tremante, come se immaginasse mille e un modo per farlo a pezzi. Beh, è in buona compagnia. “Stava tradendo Hilary!”

Max gli lancia una breve occhiata. “Non vedo perché ciò ti sconvolga: è praticamente dal primo giorno che stanno insieme che la cornifica a destra e a manca.”

Mariam annuisce, togliendosi il cappotto. “Ci ha provato pure con me, ricordate?” dice, ricordandoci quel giorno dell’anno scorso, quando Sonny aveva scambiato la ragazza di Max per una ragazzetta facile e ci aveva provato spudoratamente. Ovviamente Hilary aveva fatto finta di non vedere né sentire.

“Io vado!” ringhia poi Daichi. “Vado a prenderlo a calci!”

Takao annuisce. “Vengo con te!”

Rei sospira. “Fermi tutti: non è affatto maturo così, e poi-”

“E poi l’ho già fatto io.”

Max mi guarda, così come tutti gli altri. “Cos’è che hai fatto, tu?”

Io scrollo le spalle. “Gli ho dato un pugno.”

Daichi sbuffa. “Voglio farlo pure io!”

“E anche io!” gli fa eco Takao.

“Se lo fate voi, lo farò anch’io.” Dice subito Max. “E poi, Rei, noi glielo avevamo detto che se la faceva soffrire avrebbe avuto un trattamento speciale. E i Blade Breakers non vengono mai meno alle loro promesse, no?”

Il cinese sospira. “E va bene, ma ad una condizione.” Poi sorride. “Dategli un pugno anche per me.”

Takao sorride. “Contaci!”

Daichi lo guarda, sospettoso. “Perché, che hai da fare, tu?”

Rei fa le spallucce. “Pensavo di rimanere, visto che è quasi ora di cena; altrimenti poi vi tocca rimanere a digiuno. In più, pensavo di fare una sorpresa ad Hilary preparandole il suo piatto preferito.”

“Mi sembra una buona idea.” Dice Mariam, sorridendo brevemente. “Io ti do una mano ad apparecchiare.”

“Intanto noi andiamo, allora.” Fa Takao, una luce bellica nei suoi occhi; e poi tutti e tre spariscono. Mentre Rei e Mariam si dirigono in cucina e in sala da pranzo, io preferisco stare un po’ per conto mio e pensare.

Sinceramente, sono contento di quello che è successo questo pomeriggio: Hilary ha finalmente aperto gli occhi e ha lasciato Sonny; nemmeno mi sembra vero.

Però, d’altro canto, non mi piace vederla stare male, anche perché se ci sta così male vuol dire che a lui ci tiene davvero, e questa non è una buona cosa.

Sospiro, decidendo di andare verso il dojo, lì dove ci sono i nostri futon. Mi stendo sul mio, chiudo gli occhi e, incredibilmente, - non mi era mai successo prima – mi addormento di botto.

Sogno Hilary che urla, che piange e mi chiama a gran voce, in lacrime e smarrita; io cerco di arrivare a lei, cerco di farmi vedere e notare, ma lei ha gli occhi troppo pieni di lacrime per vedermi.

Mi sveglio quando sento Mao entrare nella stanza e mi alzo subito.

“Mi dispiace.” Dice. “Non volevo svegliarti.”

Io non le rispondo, ma vorrei tanto sapere quanto ho dormito. “Hilary?” le chiedo solo.

Il viso di Mao si fa malizioso. “E’ in sala da pranzo, abbiamo fatto una bella chiacchierata. Costruttiva, direi.” Non capisco dove vuole arrivare né perché diavolo fa queste allusioni sibilline: so solo che non è il momento di indagare.

Vado in sala da pranzo, e vedo Rei intento a riempire i piatti di riso al curry, e Hilary piangere come una fontana. Mariam la abbraccia, accarezzandole i capelli, e Takao cerca di consolarla sfiorandole il braccio. Mi si strazia il cuore a vederla così. Lei è forte, lei è una roccia, lei non ha mai pianto, mai. Tranne per Sonny. E per me, che sono un idiota.

“Dai che è pronto!” dice Rei, sorridendole. “Visto che cosa ti ho preparato, Hilary?”

Lei si scioglie dall’abbraccio di Mariam e riesce a sorridere tra le lacrime. “Grazie.” Dice solo, e la voce le esce roca, strozzata. Rei la abbraccia brevemente e le da un bacio fraterno sulla fronte.

“Okay, tutti a tavola!” esclama Mao, tentando in qualche modo di far tornare l’allegria.

Tutti si dispongono attorno al tavolo, e noto che ci sono Max, Daichi e Takao che hanno qualche graffio ma l’aria soddisfatta; tuttavia prima che si possa iniziare a cenare, Hilary si alza in piedi. “Volevo dirvi una cosa.” Inizia, lo sguardo basso e la voce tremante. “Vi ringrazio per l’affetto che mi state dimostrando, i-io…” poi gli occhi le si riempiono di lacrime e passano due secondi prima che possa scoppiare di nuovo a piangere. “Non lo merito!” sbotta, infine. “Quante volte mi avete detto che non era quello giusto, che mi tradiva?! E io non vi ho mai creduto…” finisce la frase con dei singhiozzi, e si copre la bocca con le mani, come a cercare di acchiapparli per non farli più venire fuori.

“Tutti fanno degli errori.” Le risponde Daichi, finendo di ingoiare una cucchiaiata di riso. “Ma non sarà per questo che gli amici ti ripudieranno, no?”

Hilary lo guarda, poi ride brevemente e lo abbraccia; il piccoletto, a sorpresa, ricambia l’abbraccio, sussurrandole qualcosa che gli fa ottenere un sonoro bacio sulla guancia. È bello vedere che, anche se si stuzzicano a vicenda, quei due si vogliono bene.

Cominciamo a mangiare in silenzio, poi, ad un certo punto, noto che Hilary smette di piangere e riesce persino a sorridere pallidamente quando Max le schiaccia l’occhiolino.

All’improvviso, Mao sospira. “Certo che per te sussiste un altro problema, adesso, Hila.”

Lei la guarda, aggrottando le sopracciglia. “Che vuoi dire, scusa?”

“Ora che Sonny, giustamente, è morto e sepolto… Come farai con Frannie? Il piano che avevi ideato era a dir poco perfetto… Sarebbe un peccato rinunciarci.” Qualcosa mi dice che la ragazza del mio migliore amico ha qualcosa in mente, ma che ha deciso di girarci, prima, attorno.

Hilary fa una smorfia. “Chi se ne frega. Tanto sono abituata alle sue prese in giro.”

Mao scrolla le spalle. “Si, ma io qui vedo la soluzione a questo problemuccio.”

Hilary la guarda, poi sospira. “E cioè?”

“Vedi, se tu annunci di esserti lasciata e di esserti già rimessa di nuovo con un altro, fai la figura della bellona, no? Beh, io ti dico che, questo poverino, è già qui. Prova a pensarci: Rei e Max sono già impegnati, Daichi è troppo piccolo, con Takao nessuno ti crederebbe, visto che siete praticamente fratelli… La tua unica speranza… E’ Kai!”

Tutti sgranano gli occhi, Hilary per poco non stramazza a terra per la sorpresa, e io non sono da meno; ma quando lei fa per aprire bocca per protestare, io la precedo quasi senza pensarci.

“Ci sto.”

 

Continua…

 

Colpo di scena, eh? E ditelo che lo stavate solo aspettando! xD Purtroppo ho aggiornato così tardi per colpa della scuola, che mi ha fatto fare tardissimo, infatti non ho tempo nemmeno per i dovuti ringraziamenti, ma mi rifarò la prossima volta, lo prometto.

Grazie a:

 

Giuly_Pattinson;

Violettamiciomao;

Chibilory;

Kristy;

Lennchan;

Mizuki96;

 

See u soon!

Kisses! ;)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Vendetta ***


Spero proprio di essere la prima a farti gli auguri, visto che li ho scritti da oggi alle 10

Innamorato per Caso

 

 

Every time our eyes meet 
This feeling inside me 
Is almost more than I can take

I don't know how you do what you do 
I'm so in love with you 
It just keeps getting better 
I want to spend the rest of my life 
With you by my side 
Forever and ever 
Every little thing that you do 
Baby, I'm amazed by you

 

Amazed – Lonestar

 

*******************

 

Passano due giorni e Hilary, lentamente, ha qualche miglioramento. Non piange più, ma conserva uno sguardo tristissimo e sofferente.

Quando mi ha chiesto come mai io stessi prendendo parte a questa recita che stavamo per fare, le ho risposto che così, magari, sua cugina non tenterà di violentarmi. Beh, almeno sono riuscita a farla sghignazzare.

Oggi arriva Frannie e io capisco che non è per questa ninfomane che ho accettato: è per illudermi di essere con Hilary, di stare con lei per due settimane.

Sono un idiota, lo so. Non c’è bisogno che me lo ricordiate.

Quando Aiko e Hiroshi Tachibana sono stati informati di Sonny e della nostra recita, hanno annuito come se non li riguardasse, ma poi Hiroshi ha detto di volermi parlare: in realtà mi ha offerto una birra e, insieme, abbiamo festeggiato. E il giorno dopo, mentre Hilary era a fare shopping con Mao, Aiko ha preparato una torta, e mi ha chiamato: anche se l’aveva nascosto bene, era felicissima per la stupenda novità. Io adoro la famiglia Tachibana.

“Chi sono?” trilla una voce allegra. Un paio di mani si posano sui miei occhi: sono lisce, morbide e piccole. E, a giudicare dal profumo familiare che mi avvolge le narici, so bene chi è.

Afferrò quelle mani piccole e affusolate e, tra le mie, più grandi, quasi scompaiono.

“Hilary.” Sussurro, la mia voce roca.

Lei si porta davanti a me, sciogliendosi dalla presa che le mie mani hanno sulle sue. “Indovinato.” Mi dice, e usa un tono strano: è il tono di chi sa qualcosa e vuol fare il sibillino. “I miei sono andati a prendere gli zii all’aeroporto.” Annuncia, e io capisco che è nervosa, perché si morde una guancia dall’interno: lo capisco dall’improvviso bozzo nella sua gota. “Ho tentato di restituire Swan.” Mi dice poi. “Anche se è stata una decisione sofferta; ma Rika non l’ha voluto indietro e così… E’ troppo amorale se lo tengo io?”

Le sorrido. “No, per niente. Ormai sei una blader, e sei affezionata al tuo bey, è normale.

Lei lo estrae dalla tasca e lo guarda, sfiorando con le dita ogni curva della trottola metallica; poi alza lo sguardo, i suoi occhi incontrano i miei. “Ho imparato a lanciare, ma Swan non sa ancora attaccare: mi insegneresti?”

Annuisco senza pensarci due volte. “Si, ma prima di imparare ad attaccare, dovrebbe imparare a percorrere il campo, visto che sa a malapena ruotare su se stesso.”

Lei mi ascolta, attenta. “Okay, mi insegneresti anche quello?” e mi rivolge uno sguardo supplichevole, sbattendo le ciglia ripetutamente.

Ma guarda un po’ te il fiero, freddo e ribelle campione russo come è stato ridotto da una donna!

 

 

Passiamo una bella oretta a cercare di far muovere Swan e, quando finalmente ci riusciamo, vedo finalmente un sorriso sulle labbra di Hilary; un sorriso che raggiunge gli occhi.

“Vedrai, un giorno ti sfiderò e ti batterò!” mi dice, ridendo. Io faccio un ghigno beffardo come quelli che mi vengono bene di solito, come a dirle che non ci riuscirà mai e poi mai, ma lei, per tutta risposta, prende la rincorsa e mi si salta addosso, schioccandomi un bacio sulla guancia per poi correre, ridendo, intorno al giardino di casa Kinomiya.

Io, mentre la osservo attentamente correre, mi sfioro la guancia, incredulo. È incredibile come un suo semplice gesto sia in grado di scatenare in me una simile tempesta di emozioni. E fa troppo male pensare che l’unica donna della quale mi sia mai innamorato sarà l’unica donna che non avrò mai.

Lo squillo del cellulare di Hilary mi distoglie di miei pensieri, e mi fa riportare i piedi per terra. Dalle parole che dice, capisco che è sua madre all’altro capo del telefonino che la chiama per il pranzo. Quello che ignoro, è che ha invitato pure me. Quando me lo dice, mi scopro nervoso.

Avverto i miei amici che sono a pranzo da Hilary, e loro mi lanciano una strana occhiata, annuendo.

“Allora, qual è il piano d’attacco?” mi dice lei, cercando di sembrare casuale.

Io sospiro. “Pensavo di rendere il tutto il maniera molto naturale, niente che sembri finto, o lo capiranno subito e faremo entrambi una pessima figura.”

Lei annuisce. “Mi sembra giusto. Facciamo che entriamo separati ma che, di tanto, in tanto ci scambiamo qualche occhiata da fidanzati?” io annuisco. “Oppure facciamo così: la sola regola è quella di far finta, per queste due settimane, di stare insieme. Intendo che io mi comporto come mi comporterei da fidanzata e tu ti comporterai come ti comporteresti se stessi davvero con me. Ci stai?” annuisco di nuovo, poi sprofondiamo entrambi nel silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

Arriviamo davanti casa Tachibana e Hilary mi guarda, sospirando. “Pronto?” annuisco, e suoniamo. Ci viene ad aprire Aiko e, dalla smorfia che fa, capisco che è già nauseata dai cognati e dalla nipote.

Entriamo senza tenerci per mano o roba simile, ma io la guardo, e la guardo come l’ho sempre guardata: con uno sguardo adorante, come mi ha detto una volta Rei. Lei ricambia con un sorriso che le illumina tutto il viso. È bellissima, e quel sorriso lo sta dedicando solo a me.

Vedo seduti sul divano gli altri coniugi Tachibana, quelli antipatici. Mi passano allo scanner, guardando come sono vestito e il mio modo di fare. Poi c’è Frannie, che inarca un sopracciglio alla vista di noi due e mi sorride, maliziosa: adesso si che ho paura.

“Salve!” esclama Hilary, andando a salutare i suoi zii. “Ciao Frannie.” Dice poi, piatta, passando alla cugina. “Zii, Fra, lui è Kai Hiwatari, il mio ragazzo.” Dice, indicandomi. “Te lo ricordi, Fra?”

La cugina si passa una mano tra i vaporosi capelli biondi e mi lancia un’occhiata seducente, per poi rivolgersi ad Hilary. “Ehi, ma tu non eri fidanzata con un altro?” chiede, senza il minimo scrupolo.

Mi aspetto di vedere un lampo di malinconia attraversare gli occhi di Hilary, invece, inaspettatamente, non c’è. “Chi? Ah, Sonny? Figurati, storia vecchia!” esclama, ridendo. “Adesso sono tutta sua!” fa, con un occhiolino.

Aiko Tachibana prende in mano la situazione. “Il pranzo è pronto: ci rechiamo a tavola?”

Tutti si alzano e, quando gli ospiti entrano in sala da pranzo, Hiroshi Tachibana ci fa l’occhiolino: “Continuate così che andate bene!” poi passa avanti.

Io e Hilary ci voltiamo l’uno verso l’altra, e lei mi sorride. “Ho un’idea abbastanza buona, ma… Beh, ha una controindicazione.”

Aggrotto le sopracciglia. “Cioè?”

Lei arrossisce, distoglie lo sguardo, poi si morde le labbra, in segno di scuse anticipate. “Dovrò baciarti.” Ammette, imbarazzata.

E questa sarebbe una controindicazione?!

Cerco di mantenere la calma, la mia solita aria distaccata e laconica. “Beh, è una cosa alla quale sapevo di dover andare incontro.” Ammetto. “I fidanzati in genere si baciano.”

Lei mi sorride. “Vieni, dai.” mi sussurra, prendendomi per mano.

È incredibile come le nostre dita si intreccino alla perfezione, incredibile come la sua mano piccola si adatti alla mia, più grande.

Entriamo in sala da pranzo sotto gli occhi di tutti per recarci in cucina, visto che per andarci questo è il percorso obbligato.

Ho capito qual è il piano di Hilary: la porta della cucina è lasciata semichiusa apposta, visto che Frannie non fa altro che guardarci con la coda nell’occhio.

Hilary mi accarezza una guancia, ed è bellissimo sentire la familiare scossetta elettrica attraversare la pelle di entrambi. Io le sorrido: per quanto mi riguarda, non sto affatto fingendo.

Mi allaccia le mani dietro il collo; sorride dolcemente e io sento il mio stomaco sciogliersi come un panetto di burro all’equatore.

“Ricordi lo scorso campionato, quando alla festa c’era una canzone che volevo ballare ma Sonny preferiva ubriacarsi?” Eccome, se me lo ricordo. Lei sorride: “Fosti tu ad offrirti di farmi ballare… E’ stata una sorpresa bellissima, non me l’aspettavo da te.”

Comincia a muoversi, canticchiando la canzone. Io sorrido: con un sorriso sulle labbra, una luce giocosa negli occhi, Hilary è bellissima. Lo è sempre. Poi mi prende una mano e la stringe forte nella sua, infine fa una piroetta, ridendo.

E Frannie non si perde un passaggio.

Canticchia, la mia Hilary, usando il mio braccio come uno yo-yo e, quando ritorna da me mi scocca un bacio sulle labbra per poi riallontanarsi, mi sento in paradiso. Molto probabilmente quando questa storia finirà starò male, ma per ora voglio solo godermi il momento.

Non fa altro che allontanarsi e poi riavvicinarsi, baciandomi. Infine, io agisco d’istinto e mi comporto come mi comporterei se fossi veramente il suo ragazzo: quando mi scocca un bacio veloce sulle labbra, io la prendo per i fianchi e non la lascio andare via, e la bacio io, questa volta veramente.

È la prima volta che ci baciamo in modo più profondo, ed è bellissimo. Le nostre labbra sono fatte per combaciare, per cercarsi e rincorrersi. Le cingo la vita, e lei poggia le mani sulle mie spalle. È un sogno. È proprio come un so-

“Ehi, piccioncini!”

Okay, posso strozzarla?

“Guardate che aspettiamo voi, eh!”

Le voci di Frannie e sua madre arrivano alle mie orecchie come carta vetrata: possibile che un momento tanto magico sia stato miseramente infranto da queste due oche?!

“Arriviamo.” Bofonchia Hilary, tutta rossa; il suo rossore, però, non le impedisce di fulminare la cugina con lo sguardo.

Quando rientriamo in sala da pranzo, i genitori di Hilary hanno un sorriso che va da un orecchio all’altro, malgrado tentino di camuffarlo; gli zii, invece, dal broncio e le occhiate amare che si scambiano, sembra quasi che abbiano perso qualcosa d’importante.

Quando Aiko si alza per andare a prendere gli antipasti in cucina, vedo la zia di Hilary farmi un sorriso: chissà che vuole, questa qui…

“Allora, Kai.” Cinguetta, infatti, dopo avermi rivolto un sorriso mellifluo. “Aiko ci ha appena detto che sei un ereditiere…” ah, ecco il perché dell’improvviso interessamento! “Cioè, avrei dovuto collegare il tuo cognome a quello di Hito Hiwatari, ma proprio non ci ho pensato!” chioccia, ridendo. “Che sciocca!”

Io serro la mascella: non mi piace che mi si associ a lui, non mi piace che mi si paragoni a quella parte della mia famiglia che considero non esistente.

Fortunatamente Aiko ritorna e quindi il discorso cade lì, prontamente dirottato da Hilary sulla politica, cosa che fa ampiamente discutere Hiroshi e suo fratello.

Il pranzo è buono, reso eccellente dal fatto che, di tanto in tanto, Hilary si incanta a guardarmi, in un’interpretazione da oscar della fidanzatina perfetta. Io, però, preferisco illudermi che non stia recitando, così il mio umore è alto come non lo è mai stato.

Ogni volta che sua zia, poi, prova ad aprire bocca, la mia ragazza o i miei suoceri (mi piace fare questi pensieri…) la bloccano, dirottando abilmente il discorso altrove: io AMO questa famiglia.

Quando il pranzo finisce, Hilary finge di ricevere una telefonata e, quando torna, sospira. “Kai, dobbiamo proprio andare.” Mi dice, affrettandosi a prendere la sua borsa. Io annuisco.

“Mamma, vado con loro.” È incredibile la sfacciataggine di questa ragazza, e se non fosse che passerei dei guai e che andrei contro i miei ideali, la schiaffeggerei.

Hilary si volta verso la cugina inarcando pericolosamente un sopracciglio, segno inequivocabile del fatto che sta per perdere la poca pazienza che si ritrova. “E, giusto per curiosità…” sibila. “Chi è che ti avrebbe invitato?”

Frannie curva le labbra in un sorriso maligno. “Sono un’ospite, è ovvio che devi invitarmi a venire con te.” Nessuno ha mai notato quanto sia lamentosa e stridula la vocetta che si ritrova questa ragazza?

È per Aiko che interviene a sussurrare una cosa alla figlia, che Hilary si calma e sospira profondamente. “Saremo tutte coppie, potresti annoiarti.” prova ancora a farla restare, guardandola malissimo.

Frannie, per tutta risposta, indossa il suo soprabito, poi le lancia un’occhiata velenosa. “Non preoccuparti, so badare a me stessa.”

Hilary la guarda malissimo, poi sfreccia verso la porta. “E chi si preoccupa.” La sento ringhiare tra i denti; mi affretto a seguirla, mentre urla un esagerato “Ci vediamo stasera!!” con un po’ più di ottave di quelle che dovrebbe avere. Quasi mi metto a ridere quando noto che, visto che Hilary si sbatte la porta alle spalle, è per puro miracolo che Frannie non se la ritrova chiusa sul naso.

Una volta usciti, ci avviamo verso la casa di Takao. Io mi ritrovo disgraziatamente in mezzo tra i due fuochi e, mentre Frannie mi lancia occhiate languide, Hilary la ammazza con lo sguardo. È come essere tra l’incudine e il martello e questa sensazione proprio non mi piace.

Quando arriviamo a villa Kinomiya, Mariam, vedendo Frannie, non contiene una smorfia, Mao, però, le si avvicina, curiosa. Ascoltando i nostri racconti su Frannie aveva decretato che ‘non poteva essere poi così male’, quindi immagino che avrà intenzione di provare a essere gentile.

Oh, beh, a suo rischio e pericolo!

“Ciao, tu devi essere la cugina di Hilary!” dice, amichevole. “Io sono Mao, la sua migliore amica.”

Frannie arriccia il naso, la squadra da capo a piedi, poi sbuffa, scuotendo la testa. “Ma non puoi essere la migliore amica di Hilary!” strillacchia, aggrottando le bionde sopracciglia. “Le amiche del cuore di mia cugina sono una racchia dai capelli arancioni e un’esaltata dai capelli rosa che va perennemente dietro a Rei Kon; lui, però, non l’ha mai cagata più di tanto.”

Sul viso di Mao vedo lo sguardo amichevole lasciare il posto ad uno a dir poco omicida. “Innanzitutto, Emily non è una racchia. E poi, l’esaltata dai capelli rosa… sono io!

Frannie non si scompone per nulla; non ha nemmeno il buon gusto di arrossire o di apparire imbarazzata. Si limita ad aggrottare le sopracciglia e a fissare Mao con aria pensosa. Poi la sua bocca tinta di rosso forma una ‘o’ e annuisce impercettibilmente. “Oh, si, hai ragione. Ecco perché mi sembrava di averti vista.” Replica, in maniera candida e noncurante.

Vedo Hilary serrare le labbra, ed emettere un sospiro profondo per cercare di calmarsi. Si avvicina a me e mi prende per mano, trascinandomi verso l’interno della villa, ma Frannie, veloce come un falco, dirige la sua attenzione verso di noi all’istante.

“Dov’è che andate?” chiede, l’impicciona.

“Sinceramente parlando, ciò non ti riguarda.” Ringhia Hilary. “Siamo fidanzati, avremo pur il diritto di star soli quando ci pare! E poi non dobbiamo far riferimento a te per quello che facciamo o per dove andiamo.

Frannie incrocia le braccia al petto. “E allora perché mi avete portata qui se non c’è niente da fare?! Ho pure mal di testa!” guaisce in tono lamentoso, come quello di una bambina troppo viziata.

È a quel punto che Hilary perde definitivamente le staffe: “Sei tu che ti sei quasi autoinvitata, io non ti ho chiesto niente!” ringhia. “E non solo hai voluto mettere il muso in mezzo a tutto quello che facevo, ma hai pure osato offendere Mao facendomi cadere la faccia a terra! Quindi, biondina, se non ti piace stare qui e hai da ridire su tutto, sei pregata di andartene!!” urla, alla fine. La mia ragazza, – mi piace definirla così! – doveva essere veramente nervosa, se ha visto rosso così in fretta.

Frannie ha il labbro inferiore che trema e un’aria sconvolta: mi sa che dev’essere la prima volta che osano parlare in questo modo alla principessina. Guarda Hilary come se volesse ucciderla, ma poi si riscuote e se ne va, impettita.

È solo quando siamo assolutamente certi che lei se ne sia andata che applaudiamo. Hilary si inchina giocosamente e ride: mi sa che con la sfuriata di prima ha avuto l’occasione perfetta per sfogarsi.

“Che cretina!” sibila poi Mao, guardando nella direzione che aveva preso Frannie. “Non esageravate affatto quando la descrivevate.”

“Guarda, lascia perdere quello che ti ha detto!” le dice Mariam, roteando gli occhi. “Quella lì ne ha per tutti: anche per la persona più buona e gentile della terra!”

Si, infatti.” Le fa eco Hilary. “Ma dai, non pensiamoci più. È proprio vero che ti puoi scegliere gli amici, ma non i parenti. Dice, borbottando, l’ultima frase.

“Ehi, cambiando discorso…” interviene Rei, con un sorriso che non promette niente di buono. “Noi siamo tanto ansiosi di scoprire come se la sono cavati i nostri finti piccioncini preferiti.”

Quelli che si spacciano per i nostri amici ridacchiano, Hilary arrossisce e io non so più dove guardare.

“Vogliamo i particolari!” esclama Takao.

“Già, anche quelli piccanti.” Gli fa eco Daichi, ghignando, facendo scoppiare tutti a ridere.

Hilary ride, poi incrocia le braccia al petto, fingendosi offesa. “Ah, si? Voi osate fare questo? Prenderci in giro? Bene, peccato…” dice, maliziosa, chiudendo gli occhi e scrollando le spalle. “Vorrà dire che non vi racconterò di quando mia zia ha provato a sedurre Kai facendogli il piedino…!” tutti esplodono in sonore risate, io compreso: ma che si sta inventando?!

E poi, mentre comincia a raccontare tutto, da quando siamo arrivati a quando siamo usciti da casa Tachibana in versione tragicomica, io la guardo.

La guardo perché non posso farne a meno, la guardo per appurare, per l’ennesima volta, quando sia bella quando ride: le si formano due fossette, una per guancia, e gli occhi le brillano.

E poi, sbaglio, o quando si volta verso di me hanno una strana luce?

Ma che cosa rappresenterà? Affetto? Gratitudine? Non lo so, non lo so proprio, ma sono certo che, dopo questa storia del finto fidanzamento qualcosa cambierà radicalmente.

In meglio, spero.

 

Continua…

 

Okay, spero proprio che questo qui vi sia piaciuto come vi è piaciuto lo scorso capitolo!

 

Avly: Ciao, grazie per i complimenti; anche per me è bello entrare nella testa di quel testardone di Kai e vederlo scervellarsi con i problemi di cuore. Hai ragione, Sonny potrebbe essermi utile in futuro e… *sorride* chi mai ha detto che lo eliminerò? Ma ho la bocca cucita… Un  bacione.

 

Jesschan: Anche io adoro la coppia Hilary-Kai, e non preoccuparti se non recensisci tutte le volte, sono importanti anche coloro che leggono soltanto. ;) un bacio anche a te.

 

Violettamiciomiao: Sono riuscita a sorprenderti? Mi fa piacere! XD Beh, continua a seguirmi se vuoi sapere che cosa succederà in seguito: io ti dico solo una cosa: Frannie è una vera rompipalle. XD E Hilary ha poca pazienza. E Kai si troverà in mezzo a due fuochi. E Sonny… Oooops! Le cose stavano diventando tre e mezzo! XDDD Beh, continua a seguirmi. Un bacio.

 

Giuly_pattinson: Ooooh, scusa il ritardo, ma visto? Ora ho aggiornato un cincinnin più in fretta! ;) Hai ragione, il nostro Kai è proprio perso di Hilary, ma Hilary… Beh… si vedrà nei prossimi capitoli, non disperare! XD Oggi hai avuto la (s)fortuna di far la conoscenza della Frannie: un fiore di ragazza, eh? XD Beh, aspetto il tuo commento, sono curiosa! Un bacionissimo, tesoro.

 

Mizuki96: Oh, son contenta che questo capitolo ti sia piaciuto! Riguardo Sonny… Beh, ho la bocca cucita! *fischietting* Hilary cosa farà? La risposta è qui e nel seguito. Un bacio.

 

Chibilory: Ciao gioia, non preoccuparti della scuola, so bene quanto possa essere malefica: io sono al quinto anno! Ò_ò Kai per ora sta fischiettando, e non sa di cosa tu stia parlando, perché lui non va a guardare proprio nulla… XD Sono i suoi occhi che gli cadono lì… XDDDD Dimmi cosa ne pensi di questo capitolo, eh? Un bacio.

 

Kristy: Sono contenta di tutte queste cose che hai da dirmi! XDDD

1.       Per Sonny, io sottolineerei il quasi;

2.       Per Kai, mi sono parata il sederone con l’avvertimento OOC, perché con un personaggio complicato come lui farsi prendere la mano diventa facile, te lo assicuro! XD

3.       O_O Oddio. Ma va beh, con il prof, senza il prof, che cosa cambia? È importante? XD Poverino…

4.       in effetti come stile, dal primo cambia un po’… il primo era più spiritoso, questo è un po’ più riflessivo… Boh! XD

Non vedo l’ora di sapere che ne pensi di questo. Un bacione.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Situazioni Imbarazzanti ***


Spero proprio di essere la prima a farti gli auguri, visto che li ho scritti da oggi alle 10

Innamorato per Caso

 

 

I just want to see you
When you’re all alone
I just want to catch you if I can
I just want to be there
When the morning light explodes
On your face it radiates
I can’t escape
I love you till the end

 

I love you ‘til the end – The Pongues

 

*********************

 

Passano dieci giorni da quando Frannie e i suoi genitori approdano a Tokio, e succedono un po’ di cose: Hilary, per il modo in cui ha trattato sua cugina, è costretta a scusarsi, e, forte del fatto di averle tutte vinte, Frannie mi segue dappertutto, tentando in ogni momento di provarci o di far litigare me e la ‘mia fidanzata’, sperando in una rottura.

Hilary sta dando di matto, non vede l’ora che passino questi quattro giorni, in modo che i suoi orribili zii e la sua odiosa cugina se ne vadano.

La abbraccio, baciandole le labbra – suo zio è dietro di noi, sta trafficando con il cellulare -.

“Coraggio.” Le bisbiglio, sulle labbra. “La prossima volta giuro che io e te ce ne andiamo in luna di miele a Parigi.”

Lei ridacchia. “Luna di miele?” mi chiede, divertita.

Io annuisco, deciso. “Le facciamo sapere che ci siamo sposati e che non l’abbiamo invitata.”

Lei scoppia definitivamente a ridere, poi annuisce, fingendosi seria. “Me lo prometti?”

“Te lo giuro.” Sussurro, prima di baciarla di nuovo.

Okay, lo ammetto: questa recita è una scusa per baciarla, abbracciarla, stare un po’ con lei in quel senso. Ma più mi ripeto che non dovrei illudermi così, più non riesco a distaccarmi. Non riesco mai a distaccarmi, se di mezzo c’è lei: è la mia maledizione e la mia benedizione insieme.

“Ehi, ragazzi, ci sono novità!” esclama lo zio di Hilary, smettendo di parlare al telefono; noi due ci voltiamo a guardarlo. “Ho appena prenotato due chalet in montagna, per questi ultimi tre giorni! Io lo dico sempre: è inutile venire qui se non vai qualche giorno in montagna a respirare aria salubre! Ah, ma non preoccupatevi, noi grandi non vi staremo tra i piedi: voi ragazzi avrete uno chalet in comune!” ridacchia per chissà quale motivo, poi esce dal salotto, lasciandoci alquanto perplessi.

“Okay, se vuoi scappare via urlando non te lo impedirò.” Borbotta Hilary, scurendosi in volto. “Santo cielo, un week-end in montagna!” impreca. “Dio, voglio morire! Facciamo week-end in montagna da quando ero piccola, ed era sempre un incubo!” ringhia, prendendosi la testa tra le mani.

Io le prendo le mani tra le mie e la guardo negli occhi. “Ehi, era un incubo fino a quando non è subentrato il tuo ragazzo, dico bene?”

Lei si volta a guardarmi di scatto. “Davvero lo faresti?” chiede, scettica. Quando io annuisco, lei squittisce in risposta e mi abbraccia di slancio. Completo l’abbraccio, affondando il naso nei suoi capelli profumati e setosi: queste due settimane sono state un paradiso, per me. Adesso avrò la possibilità di stare solo con lei per altri tre giorni… e basta. E poi tornerà tutto come prima. E ciò che mi preoccupa, è la mia capacità di riabituarmi. Ma ora non ci penso. Non ci voglio pensare. Voglio solo godermi il momento, e poi si vedrà.

“Hilary, nella mia valigia ho messo pure il tuo maglioncino lilla: me lo regali, vero? Grazie!” dice velocemente Frannie, passando dalle scale al bagno.

È solo per miracolo che riesco ad afferrare la brunetta che amo prima che riesca a saltare al collo alla cugina e a strozzarla.

“Lasciami!” sibila Hilary, dimenandosi. “Glielo voglio fare ingoiare, quel maglioncino, altro che storie!” dice, stizzita e con una vena che pulsa pericolosamente sulla tempia. Io, per tutta risposta, rafforzo la presa: quando è arrabbiato o anche solo nervosa, è a dir poco letale. Quando si calma un poco, la lascio andare, ma la tengo d’occhio, visto che mi accorgo che ha ancora gli occhi iniettati di sangue. “Andiamo, che è meglio!” sibila, lanciando uno sguardo inceneritore alla porta del bagno. Io annuisco e in breve, siamo fuori da casa Tachibana.

La porto al belvedere e, per farla calmare, le offro un gelato: lei mi ringrazia e poi inizia a parlare a raffica della cugina, raccontandomi tutte le scaramucce, i litigi e le litigate che ha dovuto sopportare. Io la ascolto, interessato, non perdendomi una parola; anche perché mi accorgo di quant’è bella quando si infiamma, con i capelli spettinati, le guance in fiamme, e gli occhi che ardono, presi dall’ira e dalla foga che vi mette nei suoi racconti.

Kai, grazie…” dice all’improvviso, cambiando tono e assumendo uno sguardo più dolce e pacato. “In questo periodo stai facendo tantissimo per me… Non solo mi sei rimasto vicino quando stavo con Sonny, cercando sempre di farmi aprire gli occhi, non solo hai sopportato le litigate e la mia testa dura, ma non mi hai abbandonato con unte l’avevo detto, io!’ quando ho scoperto le sue bugie e i suoi tradimenti, non mi hai mai rinfacciato nulla…” mi sfiora la guancia con la sua mano, e il contatto è a dir poco magico. “Kai… Hai persino accettato di prendere parte al mio assurdo piano di vendetta, hai affrontato diverse situazioni imbarazzanti, mi hai pure baciata più volte…!”

Mi guarda intensamente, ed è questo uno di quei momenti in chi ho una voglia pazzesca di baciarla per davvero, senza sceneggiate né altro. Baciarla perché mi va, baciarla per farle capire ciò che provo per lei. Baciarla e basta.

“Ti ringrazio, Kai.” Prosegue, guardandomi intensamente. “Dal più profondo del cuore.” Poi mi sorride, ma è un sorriso strano, contenuto. “T-Ti… voglio bene.” E dopo averlo detto mi abbraccia per la seconda volta nella giornata, e io più in paradiso di così non potrei sentirmi.

Non le rispondo, anche perché se le rispondo che le voglio bene anche io direi la più grossa bugia sulla faccia della terra: io la amo, la amo, la amo perdutamente. Ma non posso dirglielo, quindi sono costretto a inghiottire a vuoto e basta.

Lei si scioglie dall’abbraccio, sorridente, e punta i suoi occhi nei miei. “Allora, visto e considerato che si parte domattina… Il minimo che posso fare è aiutarti a preparare la valigia, giusto? Quindi andiamo a casa di Takao, dai!” io annuisco e facciamo per andarcene quando, all’improvviso, si volta verso di me, uno sguardo birichino in volto. “Ah, non ho mai avuto occasione di dirtelo…” sorride, maliziosa. “Sai che baci bene?”

Mentre lei scoppia a ridere, io scuoto la testa, un sorriso divertito sulle mie labbra.

“Sfotti?” le chiedo, inarcando un sopracciglio.

Lei non si fa assolutamente intimidire, anzi, mi rivolge un sorriso che di angelico non ha proprio niente. “Io? E chi si permette!” poi ride di nuovo.

Le cingo le spalle con un braccio e le scompiglio i capelli; lei, per tutta risposta, si alza sulla punta dei piedi e mi da un bacio sulla guancia: eh, si. Mi mancherà da morire, questo periodo.

 

 

“No, no, aspetta: fateci un po’ capire.” Dice Takao, tentando di restare serio un istante, ma scoppiando a ridere il momento dopo. Anche gli altri gli fanno esco, contagiati dalla sua ilarità. “Voi due… Voi due andate in montagna per tre giorni.” Dice, e fa un colpo di tosse per mascherare il fatto che tra poco ci scoppia a ridere in faccia. “E… E dovrete dividervi lo chalet!” ulula, per poi scoppiare ancora in sonore risate.

Hilary lo guarda come se lei fosse la rigida maestrina e lui il poppante dispettoso. “Onestamente, Takao, il tuo senso dell’umorismo peggiora di giorno in giorno; per non parlare del vostro, ragazzi.” sbotta. “Si può sapere cos’è che ti diverte tanto, per la miseria?!

Già, vorrei saperlo anche io.

Hila…” interviene Mao, una luce maliziosa negli occhi. “Dovrete dividere il letto!” esclama, scoppiando anche lei a ridere.

Tutti si piegano in due per la troppa ilarità, come in preda a delle convulsioni.

Io e Hilary ci guardiamo, sbigottiti: accidenti, è vero! Sugli chalet sul monte Fuji c’è sempre un letto matrimoniale!

Probabilmente la brunetta deve essere arrivata alla mia stessa conclusione perché, quando i nostri occhi si incrociano, Hilary arrossisce, abbassando lo sguardo.

Io tento di riprendere in mano la situazione e, con il solito piglio inappuntabile e impassibile, incrociate le braccia al petto, mi appresto a ribattere. “Non vedo proprio dove sia il problema: io dormirò per terra e a lei toccherà il letto.” Non appena lo dico, tutti ridacchiano nuovamente.

“Che cavaliere!” mi sfotte Takao, mentre io mi appunto mentalmente di farlo fuori, un giorno o l’altro.

“Ti è venuta la sindrome del principe azzurro, Kai?” dice ridacchiando Daichi.

Okay, farò fuori anche lui.

Mariam è la più diplomatica di tutti. “Kai, il pavimento degli chalet di montagna è a dir poco gelato: morirai assiderato!” io non ribatto.

Hilary sbuffa d’impazienza, poi si mette le mani sui fianchi. “Ehi, voi!” ringhia, guardando male tutti. “Mi sa proprio che questa è una cosa che dobbiamo risolverci io e Kai da soli, o sbaglio?! A voi tocca solo augurarci di trascorrere un ottimo week-end, nient’altro!” poi si rivolge a me. “Vieni, Kai, ti aiuto a preparare la valigia.” Ed entra in casa, spalancando la porta.

I nostri amici ci stanno ancora prendendo in giro per benino, quindi decido di lasciarli perdere entrando nella villa. Hilary è già nella stanza che tutti condividiamo per dormire e ha tirato fuori una mia valigia.

“Non prendere nulla.” Le dico, camminando verso di lei. “Quella è troppo grande: staremo via solo tre giorni, o sbaglio?”

Lei sghignazza. “Io ho una valigia più grande di questa!”

Sorrido, scuotendo la testa. “Donne…”

Lei mi fa la linguaccia e posa il bagaglio nell’armadio per tirare fuori quello più piccolo; io, invece, mi appresto a prendere i due o tre maglioni che indosserò nel prossimo weekend. Glieli passo e lei li piega accuratamente su un lato della valigia per poi mettere nell’altro i pantaloni. Mentre, poi, cerco il mio pigiama, lei va alla ricerca delle mie scarpe e del mio spazzolino. Infine pressiamo con le mani il dorso del bagaglio e poi ognuno di noi afferra la cerniera del suo lato per farla scorrere; le nostre mani si scontrano con un suono che sembra uno schiocco e, per il contatto improvviso, sobbalziamo. Lei mi sorride, palesemente soddisfatta, io ricambio appena ma, dentro di me, sono leggero e contento come non mi sentivo da tempo.

“Beh, missione compiuta direi.” Dice Hilary, ridendo.

“E’ in momenti come questi che sembrate davvero due fidanzatini.” Ci voltiamo verso Rei, che ha parlato.

Hilary sospira, poi alza giocosamente gli occhi al cielo. “Bene, io vado da Mao: vorrei chiederle di accompagnarmi a comprare un maglioncino, visto che il mio se l’è fregato quella cretina d’una cugina!” fa, sospirando. “Che dire? See ya later!” trilla e, dopo avere schioccato un veloce bacio sulla guancia a me e un occhiolino (di cui ignoro il significato) a Rei, esce dalla stanza.

Il mio migliore amico segue i suoi movimenti finché non è sparita poi sospira. “E’ incredibile l’intuito femminile: ha capito subito che dovevo parlarti.”

Beh, l’aveva capito lei, ma non io. “Di che?” chiedo subito, mettendo le braccia conserte e inarcando le sopracciglia. Forse so già che argomento andrà a pescare…

Lui sospira. “”Okay, probabilmente arrivo un po’ in ritardo, ma ho notato che, in tutta questa storia, quando sarà finita… Beh, tu ne uscirai pressoché distrutto, amico.”

Tombola!

Io mi rabbuio. “Bella scoperta.” sbotto, affondando le mani nelle tasche dei miei pantaloni.

Rei non si lascia per niente scoraggiare dal mio tono minaccioso: mi conosce da anni, ormai. “Dico sul serio.” Prosegue. “Tra qualche giorno finirà tutto, e allora che succederà? Te lo dico io: niente. Niente. Starà tutto racchiuso in questa parola. Niente più abbracci, niente più baci, niente più sguardi languidi. Niente di niente. Mani e occhi al loro posto.” E qui mi lancia un’occhiata penetrante. “Pensi di farcela?”

Io chiudo gli occhi, sospiro. “No.” Ammetto poi, infine. “Non credo proprio. Ma non ho altra scelta.”

Lui sorride in un modo che mi fa capire che mi aspettava al confine, a quelle parole. “Oh, si che ce l’hai.”

Lo guardo, curioso. “E sarebbe?”

“Sarebbe dirle tutto. Finalmente, aggiungerei.”

“No.” Dico, deciso. “Rovinerei tutto: lei ama ancora quell’idiota.”

A questo punto Rei fa la faccia strana di chi la sa lunga. “Beh…” inizia, sorridendo, sornione. “Io non ci metterei le mani sul fuoco.”

Okay, ora si che mi è tutto chiaro! “Che vuoi dire, scusa?”

Rinuncio in partenza a farmi dire tutto perché provare a cavare informazioni da lui è come provare a scassinare la banca più protetta del mondo: impossibile.

“Che prima di sparare giudizi affrettati, io mi butterei, se fossi al tuo posto.” Okay, sono ancora più confuso di prima: perché diavolo non parla chiaro?! Probabilmente nota la mia espressione truce, perché scrolla le spalle. “Non posso dirti niente Kai, scusa. L’ho promesso.” Dice, facendo per uscire dalla stanza e confermando le mie ipotesi. “Ma tu pensa a quello che ti ho detto.”

Due secondi dopo è già sparito, lasciandomi nella mia stanza da solo, a riflettere.

 

 

Sono le nove di mattina quando partiamo; mi sono messo d’accordo con il signor Tachibana in precedenza, e ho perciò portato la mia jaguar nera, visto che i grandi andranno in macchina insieme e serve una automobile in più.

Kai, ciao!” squittisce Frannie, non appena esco dalla mia auto appena parcheggiata. Tutti sono davanti casa Tachibana, i due uomini stanno caricando le valigie sulla Mercedes di Hiroshi. Io scendo dalla mia auto e, non appena Frannie mi butta le braccia al collo, io me le scrollo subito di dosso, infastidito. La saluto brevemente e freddamente, poi vado verso villa Tachibana e, quando incontro lo sguardo di Hilary, sento il mio viso rischiararsi.

“Ciao.” Le sussurro, quando mi trovo a meno di un passo da lei: ha i capelli sciolti che le incorniciano il viso, una luce brillante negli occhi.

“Ciao.” Mi dice di rimando, dopodiché mi butta le braccia al collo e mi bacia sulle labbra. È incredibile come da un semplice contatto derivino tante emozioni, una più forte dell’altra.

Già di prima mattina Hilary mi bacia in questo modo, e io rispondo tenendola tra le braccia e divorandola. Lei mi accarezza i capelli e io sono ad un passo dal perdere il controllo… Ancora un po’ e qualcuno qui avrà bisogno di una bella doccia fredda, altro che storie!

“Ehi, piccioncini!” ci interrompe Aiko, con un sorriso. “Che ne dite se ce ne andiamo, prima che possiate incendiare il quartiere con la vostra passione?”

Hilary arrossisce alle parole della madre, e anche io ne sono imbarazzato; Frannie, invece, guarda male la mia ragazza e mi sembra anche piuttosto pensierosa, e per questo motivo non so se inquietarmi o meno. Non è mai un buon segno quando Frannie è pensierosa. Preferirei fidarmi di Takao davanti ad un frigo pieno, piuttosto!

“Okay, possiamo partire!” annuncia Hiroshi, caricata l’ultima valigia.

“Mary Frances, sali in macchina!” chioccia la zia di Hilary a sua figlia.

Frannie si riscuote, poi sorride; e qualcosa mi dice che non mi piace per niente quel sorriso… “No, ma’. Io vado con loro.” Dice indicandoci.

Io e Hilary facciamo tanto d’occhi: che cosa?!

La mia ragazza ha tutta l’aria di voler iscriversi ad un corso per imparare ad uccidere la gente con lo sguardo, perché sta guardando la cugina malissimo: mi sa che è meglio se vado a dirle di calmarsi un attimo.

“Non preoccuparti.” Le sussurro. “Sali in macchina e fai la superiore.” Le dico e poi, per darle il buon esempio, salgo nella mia auto, al posto del conducente. Dopo due secondi la portiera accanto a me si apre, poi si richiude.

Mi aspetto di vedere Hilary, e quasi mi prende un colpo quando vedo Frannie che mi sorride, languida.

L’altra brunetta è fuori dall’auto e sembra sull’orlo di una crisi di nervi: infatti deglutisco a vuoto quando vedo Hilary salire sul sedile posteriore, lanciando alla cugina una lunga occhiata inteneritrice. Non so proprio come faccia Frannie ad essere ancora viva dopo. Anche perché la conosco, quell’occhiata: vuol dire guerra.

E la guerra di Hilary è letale.

Ho proprio idea che questo sarà un weekend lungo. Molto, molto luuuuuuungo.

 

 

Dopo due ore d’inferno arriviamo a destinazione, e a me quasi non pare vero. Sono state due ore in cui ho creduto di schiattare al suolo per la tensione: Frannie ha tentato, più volte, di sfiorarmi il ginocchio con la mano e di farmi ammirare le sue gambe lasciate scoperte per l’occasione; Hilary se ne accorgeva e le tirava dei calci sul sedile. Poi la bionda ha attaccato a raccontarmi di quando, da piccola, Hilary rubacchiava i lecca-lecca al tabacchino vicino casa o di quando si metteva le dita nel naso; in quel frangente ho seriamente pensato che la mia ragazza mi avrebbe costretto ad accostare per uccidere la cugina. E il bello era che Frannie non la piantava minimamente di sproloquiare circa i difetti della cugina: ha pure detto che, secondo lei, sarebbe morta zitella.

Beh, non per quanto mi riguarda.

Quando scendiamo dall’auto, la bionda mia fa un sorriso smagliante, poi mi prende a braccetto. “Hai un vero talento nella guida, Kai! Tutti i miei coetanei, in genere, sono pessimi conducenti!

Io, infastidito, ritiro il braccio e un rumore di tacchi mi conferma che Hilary è accanto a noi, e guarda la cugina in cagnesco. Avanza a passi piccoli e decisi, senza mai smettere di guardarla male, poi la sua attenzione si rivolge a me, mi poggia le mani sul petto per lasciarle scivolare con un movimento fluido dietro il mio collo, in una carezza che mi strappa un brivido; poi si volta a guardarmi e, alzandosi sulle punte – immagino sia lo svantaggio di essere alta nemmeno un metro e sessanta – mi da un bacio lento e sensuale, che ha il potere di risvegliare tutti i miei ormoni.

Ancora un po’ e avrò bisogno di una doccia fredda.

Frannie la guarda disgustata e fugge via; Hilary sospira, io le sorrido. “Sai come marcare il tuo territorio, non c’è che dire.”

Lei arrossisce. “Solo se provocata.” Bofonchia, con un luccichio negli occhi malgrado il rossore, e se ne va da sua madre per chiederle se ha bisogno d’aiuto.

“Ehi, Kai.”

Mi volto. “Mi dica, signore.”

Lui sorride, lasciando sprofondare le mani nelle tasche. “Ti ho già detto che puoi chiamarmi Hiroshi e darmi del tu, okay? Comunque ascolta: questa è la chiave del vostro chalet.

Io sbatto gli occhi. “Quello dove staremo io e sua figlia, no?” non so perché, ma ho una strana sensazione…

“Ehm, prima si. Ora… No.” Quando lo guardo in maniera strana, lui si affretta a spiegarsi. “Frannie ha fatto di tutto per essere spostata al vostro.”

Esternamente non mostro alcun segno di sorpresa, ma internamente sono sbalordito; Hiroshi, però, deve notare che il mio silenzio è un tacere sorpreso, perché sospira.

“Dì a mia figlia di non arrabbiarsi; mia nipote è fatta così, che possiamo farci? Tanto dovremmo sopportarla solo quest’ultimo weekend, poi basta.”

Io annuisco, incolore, e prendo la chiave. Questa è la volta buona che Frannie muore.

Mi dirigo verso la mia auto e prendo la mia piccola valigia e quella di Hilary, più grande. Lei mi raggiunge, sorridente: evidentemente, sua madre deve averle raccontato qualcosa per farle tornare il buonumore. “Scusa se ti ho piantato in quel modo, ma con la scusa di aiutare mia madre ho evitato di commettere un omici-” si blocca, vedendomi. “Ma dai, Kai, lascia! La porto io!” esclama, sbracciandosi per avere la valigia.

Io mi divincolo. “Ferma lì.” Le ordino, deciso. “Che fidanzato sarei, altrimenti?”

Lei si blocca, sorpresa, poi le sue labbra si incurvano all’insù. “Kai…” sussurra. “Ti devo tutto.”

Lascia perdere.” Le dico, un’ombra di un sorriso sulla bocca. “Ma se vuoi aiutarmi, puoi prendere la valigia di tua cugina.”

Lei dapprima mi guarda con uno sguardo alla come-no-certo, poi fa un sorriso diabolico che non mi fa assolutamente sperare bene. “Okay.” Cinguetta, con aria angelica.

“Stop.” Le dico, all’improvviso. “Non provare a buttare la valigia di Frannie giù dal primo burrone disponibile.”

Lei mette il broncio. “Ma no! Come hai fatto a scoprirlo?” piagnucola.

Io alzo gli occhi al cielo. “Eh, sono un indovino, io.”

 

 

Alla fine la valigia Frannie se l’è dovuta andare a prendere da sola, e noi abbiamo passato la giornata a fare un picnic sotto un ciliegio in fiore e ad esplorare il monte Fuji, con tutte le sue meraviglie.

Che la bionda cugina della mia ragazza abbia in tutti i modi tentato di mettermi le mani addosso è un dettaglio. Così come lo è il fatto che la mia ragazza abbia più volte tentato di impiccarla ad un albero.

Nemmeno quando sono in Russia con i Demolition Boys mi stanco tanto, parola mia!

E così, eccoci nello chalet, di sera, con Hilary che ha appena scoperto che Frannie condividerà l’abitazione con noi. Fossi nella bionda, dormirei con un occhio aperto.

“Opportunista… Arrivista… Oca…” questi gentilissimi epiteti la mia ragazza li sta borbottando mentre rifà il letto che dobbiamo dividere.

Chissà a chi sono rivolti…

“Hilary.” La chiamo, sospirando. “Calmati.” Le sussurro, sperando di farla un attimo sciogliere.

Lei finisce di rivoltare la coperta, dopodiché sbuffa. “Sia ben chiaro.” Ringhia, fulminandomi con lo sguardo. “Tu stanotte dormi con me, e guai a te se allunghi le mani o sconfini. Preferisco dividere il letto con te che con quella lì.

Beh, grazie tante.

Incrocio le braccia al petto, fingendomi noncurante. “Sicura?”

Si.” Bofonchia, legandosi i capelli in uno chignon disordinato; è bellissima anche così. “Mi dispiace, beninteso, procurarti quest’imbarazzo, ma…” si stringe nelle spalle, poi mi guarda. “Ti prego…” sussurra, con i suoi occhioni castani supplichevoli.

Ma che diavolo è questo, un allenamento forzato al mio autocontrollo?!

“Va bene.” Dico poi, mostrando il mio viso impassibile, il viso che mostro sempre affinché nessuno sappia quello che ho dentro. E ciò che ho dentro in questo momento non è proprio il caso che Hilary lo sappia; la prospettiva di dormire per queste tre notti insieme a lei mi da alla testa. Svegliarsi e contemplare il suo viso come prima cosa da fare nella giornata, addormentarsi guardandola… Tutto questo ha l’aria di essere magnifico.

Mi impongo di non pensare a quando, tra quattro giorni, tutto questo finirà, anche perché mi fa male pensarlo. Mi fa un male del diavolo. Non sorriderle più scoprendo i miei occhi al suo cospetto per quelli che sono: pieni d’amore per lei; non abbracciarla quando ha il broncio, non interromperla a metà frase con un bacio quando sproloquia… Non credo di poter vivere in un mondo dove tutto questo non sia possibile.

E se ascoltassi il consiglio di Rei? E se…

Mi piove tutto addosso come una cascata: è un insieme infinito di immagini, suoni e possibili realtà che ha il potere di farmi rabbrividire.

Ho deciso: tre giorni e le dirò tutto, dopodiché partirò per la Russia per qualche mese, in modo da provare a dimenticarla. Ma devo provare a liberarmi di questo amore bruciante che mi consuma e lacera l’anima.

“Okay, sono pronta.” Mi dice Hilary, uscendo dal bagno in pigiama, con i lunghi capelli castani che le ricadono sulle spalle. È superfluo dire quant’è bella, lei lo è sempre. Tanto bella che mi fa male.

Prendo il pigiama dalla mia valigia e, mentre Hilary si reca di nuovo in bagno, indosso i pantaloni e mi tolgo la maglietta. Faccio per indossare il sopra del pigiama quando accadono due cose: Hilary esce dal bagno e Frannie entra nella nostra camera.

Quando la mia ragazza di accorge che sono mezzo nudo mi fissa, sconvolta, e arrossisce; Frannie, invece, mi guada, languida, poi incrocia le braccia al petto.

“Le nostre camere” esordisce “Sono divise solo da una parete. Avrete mica intenzione di fare sesso?!

A quelle parole a me cade la maglietta dalle mani, Hilary diventa di rosso mattone sul viso, poi tira un cuscino alla cugina che chiude la porta con una risatina di scherno.

E io dovrei stare qui altri tre giorni?!

 

Continua…

 

Ed ecco a voi un altro capitolo di IPC! xD Ma passiamo ai ringraziamenti:

 

Lexy90: “Ciao, non preoccuparti se sei nuova, come hai detto tu stessa, meglio tardi che mai ;) Grazie mille per i complimenti; sono d’accordo con te: Kai è un idiota, e anche a me non dispiace la versione dark di Hilary, anche se è un po’ OOC… Per il pezzo dei bacini mi sono ispirata ad una scena vista sul serio ad un compleanno… Mi è piaciuta e l’ho messa per iscritto! xD Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, un bacio.”

 

Mizuki96: “Anche a me piace il pezzo dei baci danzanti. XD e non è del tutto inventato, è preso da una scena di vita reale, l’ho visto fare, mi è piaciuto e l’ho schiaffato nella fanfic. XDDD Comunque concordo, Frannie e sua madre sono troppo antipatiche, ma avranno pane per i loro denti, non temere… Anche se la vita dei nostri piccioncini non sarà così semplice… XD Continua a seguirmi, un bacione.”

 

Giuly_ Pattinson: “Concordo in pieno con te, cara, Kai è nato per essere scopato, non per essere solo baciato. XDDDD Ma sai che c’è? Che la cara Hilary ha deciso di farci un favore e non lo vuole sciupare. – amen – Comunque ho cercato di descrivere un Kai innamorato meglio che ho potuto, e l’uscire OOC credo venga naturale, perché non credo che uno come lui si possa invischiare in questa roba, a meno che non si faccia di ecstasy pura. XD Riguardo la fine… Posso dirti che hai azzeccato entrambi i finali. O forse nessuno dei due? Boh… XDDD Chi vivrà vedrà. Un bacio.”

 

Avly: “Che Kai sia meraviglioso quando si fa i crucci mentali, non ci piove. u_u   E il mio obbiettivo era proprio questo: basta far si che a soffrire siano solo le donne: per una volta, facciamo penare i maschi! Yeah! XD Si, sono femminista. Spero comunque ti sia piaciuto anche questo capitolo, un bacio.

 

Kristy: Nah, dai, anche se sei in ritardo ti perdono. xD Riguardo la vendetta, oh, beh, Hilary si sta pigliando le sue piccole rivincite, direi… Con Sonny… Vedrai. XD Sono curiosa di sapere che ne pensi di questo, e non preoccupare per il ritardo, capisco la scuola… Anche a me… =___= (XD) Un bacione.

 

Chibilory: Ciao bella, non preoccuparti per il ritardo, capita! È capitato anche a me… XD KaiKai non se lo fa ripetere due volte se si tratta di baciare Hilary, il furbetto… XD Per Frannie, dobbiamo penare ancora un capitolo e ce la leviamo dai maroni… XD Riguardo il quarto anno, non preoccuparti, ce la farai, perché morirai al quinto, laddove sto morendo io. xDDDD un bacione tesò.”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** scivolare via dalle dita ***


Spero proprio di essere la prima a farti gli auguri, visto che li ho scritti da oggi alle 10

Innamorato per Caso

 

 

Where are those happy days,

they seem so hard to find
I tried to reach for you,

but you have closed your mind

So when you're near me,

darling can't you hear me
The love you gave me,

nothing else can save me

 

SOS – Abba

 

***************

 

E invece due giorni passano in fretta, nonostante le litigate e i continui giochetti alla ‘indovina-chi-ha-il-diritto-di-toccare-Kai?’, e Frannie è miracolosamente sopravvissuta, ma grazie a me che bloccavo Hilary ogni volta che lei provava ad ucciderla.

Questo è l’ultimo giorno di vacanza e io devo ammettere che, se non fosse stato per i continui litigi e le scaramucce delle due cugine, io mi sarei veramente rilassato. Infatti ho avuto modo di conoscere meglio i signori Tachibana, e loro di conoscere meglio me, e devo dire che ci siamo apprezzati maggiormente a vicenda.

Un giorno, mentre aiutavo Hiroshi a raccogliere la legna per il camino, lontano dalle orecchie del fratello, mi disse che sarebbe stato molto contento se io ed Hilary ci fossimo fidanzati per davvero. Mi confidò che, malgrado la mia aria da duro, trovava che io fossi il ragazzo ideale per sua figlia, e che aveva capito benissimo che sono innamorato di lei; concluse dicendo che mi augurava tanta fortuna.

Però, nonostante lo stress del controllare se Hilary metteva del cianuro nel piatto di sua cugina, devo ammettere di essermi proprio divertito, questo weekend.

È stato come la conclusione ideale del paradiso che sono state queste due settimane.

Svegliarsi la mattina e guardare subito il volto di Hilary ancora immerso nel dolce tepore del sonno, passare la giornata a baciarla e abbracciarla, tenerla tra le braccia la sera ed addormentarsi con il suo profumo attorno… Tutto ciò è stato come un sogno. Un sogno dal quale mi sveglierò presto e bruscamente.

“Okay, eccoti la tua valigia!” trilla Hilary, contenta; ha i capelli legati in una coda scomposta, degli sbuffi di penna sul viso e un’aria soddisfatta; nonostante non sia ordinata e pettinata di tutto punto, è affascinante e sensuale anche così. “Ti ho stirato i vestiti, sono accuratamente piegati lì dentro. Poi spero di non aver dimenticato nulla, ma un altro controllo in giro lo faccio, tranquillo. Ora puoi farmi un favore e portare di sotto il mio bagaglio? Grazie. Io devo ancora fare una ronda di controllo per vedere se abbiamo lasciato qualcosa in giro, non si sa mai, e rifare il letto, nonché spolverare i comodini. Ah, ma non quello di Frannie, eh! Oh, no! Quello se lo fa lei, altro che storie!” dice, parlando a raffica e stordendomi con i suoi discorsi. Per non contraddirla – è pericoloso – annuisco e scendo entrambe le valigie, per metterle nel portabagagli.

Quando  vedo la cugina di Hilary appoggiata alla mia auto ho già uno strano presentimento ma, come al solito, mi fingo impassibile. Semplicemente, apro il bagagliaio e vi inserisco entrambe le valigie.

Frannie mi guarda, languida, poi si avvicina a me con passi lenti e misurati. “Kai.” Cinguetta. “E’ un vero peccato: tutto questo tempo passato in Giappone, e non abbiamo avuto nemmeno un momento per stare da soli!”

Come no, salvo le volte in cui hai provato a violentarmi!

“Volevo proprio dirti che ti capisco, Kai. Gli errori li facciamo tutti. Cioè, Hilary è una tale idiota!” e adesso che vuole dire, questa qui? “Si vede benissimo che tu vuoi stare con lei e che lei ti respinge: è così ovvio! Questo weekend non vi siete nemmeno toccati!” ma che stava, questa qui, con le orecchie sul muro che divideva le nostre camere?! “Ma lei non credo cambierà mai, non credo ti consentirà altro oltre quei bacetti.” A questo punto le sue labbra si distendono in un sorriso malizioso. “Io, invece, ti consentirei quello e altro ancora!”

Resisto alla tentazione di alzare gli occhi al cielo per puro miracolo. “Grazie per la generosa offerta, ma declino.” Dico, con una frase piena di sarcasmo.

Lei mi guarda, confusa. “Ma… Ma è due settimane che provo a sedurti, accidenti! Possibile che distrarti non t’interessi?!”

“Io amo Hilary.” Scandisco le parole, gelido. “E non m’interessa se dovrò aspettare mesi o anni per stare completamente con lei. So soltanto che, quando accadrà, ciò mi farà veramente felice; ma per ora ciò che fa felice lei, fa felice me. Nient’altro.” Replico, girando sui tacchi e andandomene.

Sento Frannie cacciare un urletto di stizza, e sorrido: quella cretina ha avuto ciò che si merita, e io mi sono un po’ sfogato, dicendo delle cose che penso veramente.

Camminando, arrivo davanti un grande albero e, senza pensarci due volte, mi siedo, chiudendo gli occhi e rilassandomi; quando sento dei passi, però, li riapro subito.

Resto stupito nel vedere Aiko Tachibana sorridermi: non mi aspettavo che fosse lei.

“Buongiorno Kai.” Mi saluta, cordiale. “Questa mattina non c’eravamo ancora visti. Posso sedermi accanto a te?” dal tono della sua voce capisco che mi vuole parlare.

Annuisco, e lei prendo posto con grazia, in un modo che mi ricorda molto sua figlia.

Sto in silenzio: parlare non è nel mio stile, ma sono curioso. Chissà cosa mi deve dire.

“Ho visto tutta la scena con Frannie.” Esordisce infatti, dopo qualche secondo di silenzio. “Sei stato grandioso. Una vera rappresentazione dell’uomo innamoratissimo e fedele alla sua donna.” Tace qualche istante. “Ho ragione di credere, però, che quella non sia stata affatto una rappresentazione.”

Non dico nulla, anche perché non saprei cosa dire; lei mi guarda un po’, poi continua.

“Non sai quanto io abbia maledetto il giorno in cui l’hai rifiutata.” Mi dice, e io capisco subito che sta parlando di tre anni fa. “Non solo è caduta in una depressione assoluta, ha pure perso un sacco di chili e tutta la sua voglia di vivere. Mi sono illusa che la cosa sarebbe migliorata mandandola in una vacanza-studio in Inghilterra, ma lì ha conosciuto Sonny, che poi si è trasferito qui.”

Io abbasso la testa. “Ho sempre amato Hilary.” Le rivelo. “E tre anni fa ero ancora più idiota di quando lo sia adesso, quindi l’ho rifiutata amandola, credendo di farle un favore, pensando che lei meritasse di più.”

Aiko mi guarda e sorride amaramente. “Kai…”

Io sospiro. “Mi sono accorto di avere torto quando l’ho vista con quel tipo. Ho fatto di tutto per riprendermela, e il resto della storia la sa anche lei, signora.”

Aiko sospira profondamente, poi mi prende una mano tra le sue. “E adesso ti ritrovi a fingere di essere il suo fidanzato, a fingere di essere innamorato di lei, cosa che, in realtà, sei.” Annuisco; lei sorride, poi mi butta le braccia al collo e io, per la prima volta nella mia vita, posso sapere cosa vuol dire essere abbracciati da una mamma, ed è una sensazione meravigliosa. “Attento.” Mi sussurra, all’orecchio. “Sei in bilico, e da domani cadrai da una parte o dall’altra, e sarà molto doloroso, ti avverto.” Poi si scioglie dall’abbraccio e mi prende il viso tra le mani. “Io ti consiglio di dirle tutto.” Sorride. “Almeno ti toglierai il pensiero e starai un po’ meglio, no?”

Io mi rabbuio. “Non credo. Ho la strana sensazione che lei pensi ancora a Sonny.”

Lei si alza, uno strano sorriso sulle labbra. Mi porge la mano, che afferro per rimettermi in piedi. “Beh, io non ne sarei così sicura.” Sussurra, e il sorriso si fa più ampio, come se non riuscisse a trattenerlo. Poi mi lancia un’occhiata e se ne va, lasciandomi confusissimo: okay, prima Rei, poi Mao, Hiroshi e, infine, Aiko.

La cosa che ho capito è che tutti sanno qualcosa che io non so.

La cosa che non ho capito, è di cosa si tratta.

 

 

Due ore dopo lasciamo gli chalet sul monte Fuji che, per tre giorni, sono stati la nostra casa. Hilary è riuscita a sedersi accanto a me, battendo Frannie sul tempo e la cosa non deve essere andata troppo giù alla suddetta, perché siede dietro di noi tutta imbronciata e con le braccia conserte.

Ad un certo punto Hilary accende la radio e una canzone cattura mia attenzione: non sono amante del genere pop-rock, preferisco musica meno commerciale e più dura, ma questa è stabiliante: descrive alla perfezione la mia situazione al momento.

“Bella questa!” esclama Hilary, un sorriso soddisfatto sulle labbra. “E’ la colonna sonora di Shrek!” ignorando – per fortuna – il commento borbottato da sua cugina su quanto lei assomigli a Shrek, si mette improvvisamente a cantare, e la sua voce supera di parecchie ottave quella del cantante.

Non avevo mai sentito Hilary cantare, ma sapevo, dai racconti di Takao, che la conosce dall’asilo, che ha cantato per anni al conservatorio, che ha inciso un cd di cover song, e che la sua voce ha un’estensione di quattro ottave. Infatti canta con una voce che farebbe impallidire Whitney Houston, e tutto ciò non fa che far aumentare i miei pensieri: accidentally in love, innamorato accidentalmente, per caso. Un po’ come quello che è successo a me, in sostanza.

“Mi farai mai sentire il cd che hai inciso?” esordisco all’improvviso, voltandomi a guardarla.

Lei smette di cantare all’improvviso e arrossisce. “E tu come lo sai?!” sembra allucinata.

Io sorrido. “Me l’ha detto Takao, una volta. Ha raccontato che qualche anno fa tua madre era così contenta dei tuoi risultati al conservatorio che ti ha fatto incidere un cd contenente delle cover. Ci ha pure detto che nonno Jay l’aveva conservato, temendo che lui potesse perderlo, e infatti ha promesso che lo convincerà a darglielo per farcelo sentire, ma io preferirei averne una copia. Autografata, se non ti dispiace.”

Hilary mi scruta intensamente. “Una curiosità, Kai: da quant’era che non scioglievi così la lingua?” dice, riferendosi al mio lungo monologo.

Io sorrido perfidamente. “Dall’ultima volta che ti ho baciata.” Lei arrossisce fino alla radice dei capelli e io non posso che ridacchiare in silenzio, soprattutto dopo aver visto Frannie incrociare le braccia, stizzita.

“Comunque non credo te lo farò mai sentire.” Riprende. “Mi vergogno troppo: ci sono brani che non sono assolutamente il tuo genere, non ti piacerebbe. Faith Hill, Britney Spears, Christina Aguilera, Celine Dion…”

Con un’abile manovra, parcheggio nella strada di casa Tachibana, proprio dietro l’auto di Hiroshi. “E allora?” ribatto. “E’ il tuo cd, mi piacerà sicuramente, e ne pretendo una copia.”

Lei sospira. “Vedrò quello che si può fare.” Ribatte, scendendo dalla vettura. Frannie schizza via come un’anguilla, ma non senza prima averci lanciato un’occhiataccia. Siamo riusciti a darle una bella lezione solo l’ultimo giorno, ma è il risultato quello che conta.

“Okay, depositiamo le nostre valigie.” Inizia Aiko, entrando in casa. “E poi dritti all’aeroporto.”

Io scendo dalla mia auto, prendo la valigia di Hilary e la mia, e le deposito nell’ingresso di villa Tachibana.

Frannie sta parlando a raffica con sua madre, lanciando delle occhiate non proprio mielose a me e ad Hilary; per questo, per provocarla maggiormente, la mia ragazza mi allaccia le mani dietro il collo e, alzandosi in punta di piedi, mi bacia. Io sorrido e l’agevolo chinandomi un po’.

“Quanto sei alta?” le chiedo, ghignando.

Lei mi guarda di traverso. “Un metro e cinquantotto.”

“Ah, ecco perché mi viene male baciarti!” lei mi molla uno schiaffetto sul braccio e io mi metto a ridere, piano, meravigliandomi nel sentire il suono della mia risata. Dio, quanto mi mancherà tutto questo… “Hilary.” La chiamo, prendendo una decisione. “Io… Devo parlarti. Verresti a cena con me, stasera?”

Lei mi guarda, sgranando gli occhi per la sorpresa; mi scruta a fondo, pensosa, poi annuisce lentamente. “Dov’è che mi porti?”

Scrollo le spalle. “Pensavo di andare in un posto speciale.” Rispondo, evasivo.

“Quanto speciale?” indaga, uno sguardo furbetto negli occhi. “Non è che mi devo mettere un abito da cocktail, vero?”

“Puoi venire pure in tuta, basta che tu ci sia.” Replico, prima di chinarmi a baciarla. Le nostre labbra di appoggiano le une sulle altre, ed è una sensazione incredibile affondare in quel bacio e stringerla a me, come se fosse davvero mia. Lei mi accarezza i capelli con le dita, e basterebbe un nulla per farmi perdere del tutto il controllo.

“Colombi, è tempo di rimettersi in auto!” ci dice Aiko con un occhiolino.

Sorprendentemente, Frannie non viene con noi, ma sceglie di salire nella vettura con gli zii e i genitori. Hilary va a casa un attimo e torna trenta secondi dopo con un sorrisetto sulle labbra.

“Cos’hai dietro?” le chiedo, sporgendomi per guardare. Lei chiude la portiera della mia macchina con un gesto secco e, mentre io mi accingo a guidare, lei non smette di sorridere.

“E’ un regalo.” Dice, arrossendo. Quando allungo la mano per riceverlo, lei me la schiaffeggia via. “Ah, no! No, no, no! Te lo metto nel cruscotto, lo vedrai quando sarai da solo!”

Con le mani faccio segno di resa. “E va bene, come vuoi.” Lei si rilassa e, mentre guido, seleziona le canzoni che le piacciono di più.

Stiamo in silenzio per tutto il viaggio, ma mi diverto a guardarla mentre canticchia sottovoce o sorride, persa nei suoi pensieri.

Arriviamo all’aeroporto un’ora dopo e, mentre accompagniamo gli zii e la cugina di Hilary a fare il check-in, vedo la mia ragazza sorridere: chissà quant’è contenta…

Nel momento in cui i tre devono andare nella sala d’attesa per l’imbarco, li salutiamo freddamente e poi, quando noi quattro (io, la mia ragazza e i suoi genitori) usciamo, i coniugi Tachibana esplodono in grida di gioia, e la loro figlia mi abbraccia.  Ho già detto che amo questa famiglia?

Arriva l’ora di salutarci e i genitori di Hilary mi guardano, contenti.

“Kai, non è che ora che è finita tutta questa messinscena non ti fai più vedere, vero?” esclama Aiko, sistemandomi la sciarpa sul collo.

“Già, è vero.” Le fa eco suo marito. “Un giorno ti inviteremo sicuramente a pranzo, okay figliolo?”

Io annuisco, contento. “Nel frattempo vi dispiace molto se questa sera porto fuori a cena vostra figlia?” alle mie parole gli occhi dei due coniugi si illuminano, e assumono lo sguardo di chi la sa lunga.

“Ma no, Kai.” Mi rassicura Aiko.

“Per carità, divertitevi!” dice Hiroshi.

Io mi rivolgo a Hilary. “Ti passo a prendere alle sette?”

Lei si morde le labbra, ha uno strano rossore sulle guancie. “Ma certo.” La sua voce è flebile: imbarazzata o emozionata?

Sto un po’ a guardare i Tachibana, le mani nelle tasche. “Va bene, allora io andrei. È stato un piacere.” Marito e moglie mi salutano, Hilary ha un sorriso dolcissimo sulle labbra. E quando me ne vado via, verso casa Kinomiya, mi accorgo di essere rilassato, forse sono più felice e rilassato di quanto lo sia mai stato in tutta la mia vita.

 

 

“Non ti ho mai visto così sereno, Kai.” Mi dice infatti Rei non appena mi vede.

“Sei così rilassato… La vacanza ti ha fatto bene, non c’è che dire!” fa eco Mao.

“Non è che c’è qualcosa che mi devi dire?” interviene Daichi con un ghigno.

Io lo fulmino con un’occhiataccia. “No.” Ma poi ci penso, ed esibisco un ghigno. “Anzi, si.” Tutti mi guardano. “Stasera non resto a cena con voi.”

Takao mi guarda, curioso. “E dove vai?”

Il mio sorriso si fa più largo. “A cena con Hilary.” Dico, scandendo bene le parole; e, prima che le domande possano esplodere, me ne vado in camera da letto. Le domande a domattina.

 

 

Ora so che cosa vuol dire quando qualcosa ti toglie il respiro: nel mio caso, è qualcuno. E quel qualcuno è Hilary.

Scende le scale di casa sua con grazia, e sorride dolcemente. “Ciao.” Sussurra, mentre le sue guancie si imporporano deliziosamente.

Io le sorrido: non ne posso fare a meno.

Con i capelli lasciati liberi di ricadere sulle spalle, la gonna nera che le lascia scoperte le gambe, e la blusa bianca che le sottolinea le forme, Hilary è ancora più bella del solito e io ne sono incantato.

È naturale per me alzarmi e, quando si trova agli ultimi scalini, porgerle la mano. I nostri occhi affondano gli uni negli altri; e non posso fare a meno di ricambiare il sorriso che mi sta rivolgendo. Quando posa la mano sulla mia, un flash ci abbaglia e ci voltiamo, curiosi, per scoprire che Aiko ci ha fatto una foto.

“Scusate, ma eravate troppo carini!” ci spiega, poi sparisce in salotto senza nemmeno darci il tempo di replicare.

Io e Hilary ci guardiamo, imbarazzati, poi decidiamo di andare. Sulla mia auto il discorso parte a fatica, ma infine ci ritroviamo a chiacchierare a proposito di Mao e Rei. Hilary mi dice che è contenta che la sua migliore amica si sia trasferita in Giappone, e che trova che lei e Rei formino una coppia perfetta.

Dopo mezz’ora, arriviamo al ristorante da me stabilito: è elegante ma non troppo, si mangia bene e c’è pure l’orchestra, quindi penso proprio che, se Hilary me lo chiederà, dopo qualche minaccia potrei pure farla ballare. Ma dipende dall’esito che avrà la serata.

Quando ci sediamo, noto subito che Hilary si guarda intorno, contenta; vuol dire che il posto le piace e che si trova a suo agio, e ne sono felice. Cominciamo a discutere silenziosamente su chi poi dovrà pagare il conto e lei minaccia persino di darmi in pasto a Takao, al ritorno.

Ridiamo molto, e gli antipasti precedono il primo ma, quando l’orchestra comincia a suonare, Hilary sgrana gli occhi. Mi chiedo cos’è che ha visto, ma voglio che sia lei a dirmelo, non voglio impicciarmi.

Dopo due minuti, qualcuno si ferma al nostro tavolo. “Hilary, bambola, mi pareva di averti visto!”

E’ un incubo, vero? Ditemi di si, perché questa voce io l’ho già sentita, purtroppo…

Dopo il primo attimo di sbigottimento, vedo lei illuminarsi e sento una morsa di gelosia attanagliarmi lo stomaco.

“Sonny! Tutto bene?” ehi, perché questo tono amichevole? Cos’è, ha già scordato perché si sono lasciati?

“Alla grande!” esclama lui, passandosi una mano sui capelli pieni di gel. “Senti, ti dovrei parlare… Balli?”

Quando lei fa un sorriso smagliante, io mi sento strano. “Ma certo! Scusami un attimo, Kai. Il tempo di una canzone.” E spariscono in pista, volteggiando a suon di musica. Io mi volto a guardarli, stordito come se qualcuno avesse usato la mia testa come tamburo, assolutamente sconvolto.

Sono lì, la personificazione del mio incubo privato: danzano, contenti, al centro della pista. Lui ha il ghigno di chi sa che riuscirà ad ottenere quello che già, in passato, ha avuto, e lei è radiosa, come se non aspettasse altri che lui.

E io? Io sono qui, seduto al tavolo come un idiota, come un povero illuso.

E fa male, fa male, ferisce più della frusta, questo momento. Per me, poi, che non sono mai stato innamorato, fa doppiamente male. E mi chiedo perché, perché diavolo questo amore non sia destinato a sbocciare.

Gettando un’ultima occhiata a Hilary, mi alzo e me ne vado, lasciando dei soldi per la cena e il mio cuore a lei, che l’ha già pestato sotto i piedi.

 

Continua.

 

Okay, prima che possiate uccidermi tutti, mi riservo di dire che… Beh, siamo pressoché alle battute finali, più o meno. Questo è il settimo capitolo, e la storia ne ha dieci, nella sua totalità, quindi… Beh, non dico altro.

Riusciranno i nostri eroi…?

Boh! xDDDDD

 

(in realtà io lo so, ma non lo dico!)

 

 

Lexy90: “Beh, che Kai è un idiota si sapeva, tanto che se lo dice pure lui stesso, guarda! Quindi siamo proprio a cavallo. xD E concordo con te, la follia omicida di Hilary è divertentissima! XDD E Kai… Beh, lasciamo perdere, vedrai nei prossimi capitoli… Un bacio.”

 

Avly: “Di tanto in tanto un po’ di dolcezza ci vuole, e devo dire che al nostro Kai un po’ di amore ci vorrebbe proprio! xD Specie con la nostra brunetta tutto pepe. Io mi diverto a scrivere dei pensieri di Kai, cerco di immettermi non solo nella psicologia maschile in generale, cosa già abbastanza difficile se sei una ragazza, ma nella psicologia di Hiwatari, cosa più che ardua! xD Quindi per forza che prima o poi ci esce l’OOC, perché non puoi mai rispettare il carattere originario, specie se scegli di parlarne con humor. Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi di questo. Un bacione.”

 

Giuly_pattinson: “Inizia?! Frannie ha spaccato i maroni dall’inizio, cara mia. u.u Riguardo Kai, Beh, Kai, è Kai ed è stuprabile. xD Riguardo Hilary e Rei… Sei riuscita a farmi affiorare un sorriso enorme sulle labbra, tu, lo sai? Detective Conan ti pulisce le scarpe! xD Però non è esattamente la verità, diciamo all’ottanta per cento, ecco. Comunque mi complimento e mi inchino, mi hai messa con le spalle al muro. xD Fossero tutte come te, le lettrici, noi fanwriter dovremmo chiudere battenti. xD E adesso non ti resta che dirmi cosa ne pensi di questo capitolo. Un bacione, gioia!”

 

Chibilory: “Ehi, gioia! Tranquilla per il ritardo, capita! ;) Allura, Kai è stato un perfetto galantuomo, quindi non merita di essere picchiato e, come hai potuto leggere, ha fatto il bravo, quindi dagli il biscottino e lo zuccherino che se li è meritati. u.u Tranquilla, comunque, un sacco di persone butterebbero la Frannie giù dal burrone, ma tanto oramai ce la siam levati fuori dai maroni, quindi… Aspetto il tuo commento! ;) Bacio.”

 

Mizuki96: “Grazie per i complimenti, ma un sacco di persone incendierebbero Frannie e la valigia pure! xDDDD Cosa intendeva Rei lo scoprirai nei prossimi capitoli, devi solo pazientare un pochetto. xD Un bacione, gioia!”

 

Kristy: “Tranquilla per il ritardo. xD Grazie per i complimenti… Ehm… Niente da aggiungere nemmeno io, se non… Aspetto di sapere che cosa ne pensi anche stavolta! XD Un bacio.”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Se non riesci a dirlo, urlalo ***


Spero proprio di essere la prima a farti gli auguri, visto che li ho scritti da oggi alle 10

Innamorato per Caso

 

 

If I had my way 
I'd never get over you
And I don't want a conversation 
I just want to cry in front of you 
I don't want to talk about it 
'Cause I'm in love with you

 

Fall to Pieces – Avril Lavigne

 

*******************

 

Sbatto più forte che posso la porta di casa, tanta è la mia rabbia. Tutti sono ancora in cucina, e si voltano di scatto a guardarmi con occhi sbarrati dalla sorpresa; non osano dire una parola, troppo scioccati eo impauriti.

Dopo il primo istante di sorpresa, in cui tutti mi fissano con tanto d’occhi, io li gelo con lo sguardo e faccio per andarmene.

Kai.”  Rei, alzandosi, sta per raggiungermi, e io gli getto un’occhiata neutra, poi me ne vado verso la camera da letto.

Ho voglia di spaccare tutto quello che vedo, di esplodere, di urlare fino a farmi sparire la voce, e anche di piangere, piangere fino a far esaurire le lacrime; ma mi sa che i miei anni alla Borg mi hanno tolto anche questo.

Ora tutto quello che voglio è sfogarmi tramite il mio sport preferito.

Kai, sei tornato presto.” Rei sceglie questa frase per esordire, tentennando.

Io mi volto a guardarlo, deciso, decidendo di lasciar perdere inutili convenevoli. “Ti va una sfida a Beyblade?”

 

 

Mezz’ora dopo ci ritroviamo al parco; dopo averlo stracciato, Rei mi ha costruito uno slalom ad ostacoli formati da lattine che Dranzer, accecato dalla mia furia, taglia a metà di netto.

È solo due ore e mezza dopo, quando le lattine sono ridotte praticamente a delle poltiglie di alluminio informi, che mi volto verso di lui, il fuoco dell’aquila rossa nei miei occhi.

“Cos’è successo, Kai?” sussurra il mio migliore amico, preoccupato.

“Sono un idiota, Rei. Un idiota che si è stupidamente illuso. Ecco cos’è successo.” Rispondo, secco.

C’è qualche secondo di silenzio in cui lo vedo corrucciare le sopracciglia e guardarmi di sottecchi: molto probabilmente non sa come formulare la domanda spinosa. “Come mai Hilary non è con te?”.  Infatti.

Non so se rispondere: sono tentato di lanciargli un’occhiataccia, lo ammetto; non ho assolutamente voglia di parlare di lei; però… Però Rei è il mio migliore amico, e verrà a saperlo, prima o poi. Tanto vale dirglielo. “Non è con me… Perché è con Sonny.” Faccio, sputando l’ultima parola come fosse una parolaccia.

Rei sgrana gli occhi di scatto. “Che cosa?!

Io annuisco, lentamente, quasi come se volessi provare ad accettarlo. “E’ così.” e, con un sospiro, mi passo una mano tra i capelli. “E dire che la serata era cominciata così bene… Poi è arrivato quello, ha chiesto a Hilary di ballare e lei… Lei ha accettato.”

Rei è sbalordito. “Ha accettato?!” chiede, come se non riuscisse a capacitarsi della cosa.

Io faccio un sorriso amaro. “E dovevi vedere com’era contenta…”

Il mio amico è allucinato, come se non sapesse più che pensare. “Tutto ciò non ha senso.” Bofonchia, le sopracciglia aggrottate; poi si rivolge a me. “E tu ovviamente sei andato via, eh?”

Non mi piace il tono che ha usato, e lo fulmino con un’occhiataccia. “Probabilmente a quest’ora è già tornata tra le braccia di quel pirla; non è abbastanza per essere amareggiato?” scuoto la testa, infastidito. “Io non sopporto più di vederla tra le braccia di un altro, Rei. Basta. Fa male, troppo.”

Lui mi guarda negli occhi. “E allora che cosa pensi di fare, scusa?”

“Stavo pensando di tornare in Russia.” Rivelo, in un soffio.

Lo vedo inarcare un sopracciglio. “E pensi davvero che questa sia l’ideale soluzione a tutti i tuoi problemi?”

“Che vuoi dire?”

Nei suoi occhi topazio posso cogliere una scintilla di rabbia. “Voglio dire che stai scappando. E che non è da te.”

Gli lancio un’occhiataccia. “Lo so bene che non è da me.” Sibilo, poi sospiro profondamente. “Ma non sopporto più di vederla tra le braccia di un altro. Non sopporto più di vederla soffrire per lui. Non sopporto più di vederla sprecare la sua vita con lui. È così difficile da capire?”

Lui mi guarda dritto negli occhi. “Si e no.” Ammette. “Si, perché se ci fossi io al posto tuo, e Mao fosse Hilary, probabilmente avrei reagito come te. Ma no perché…” tace per qualche secondo, e io lo fisso, uno sguardo beffardo sul mio volto. “No perché è sbagliato. Punto e basta.”

Comincio a scaldarmi. “E perché mai?!

Lui serra le labbra con forza, come a star bene attento nel caso le parole sfuggano al suo controllo. “Non posso dirtelo, mi dispiace.”

Lo fisso, furente. “Che senso ha?! Cos’è che non puoi dirmi?”

Lui scrolla le spalle. “Per me dovresti parlare con Hilary.”

Inarco un sopracciglio. “E per sentirmi dire che cosa?! Che si è rimessa con quel pirla e che non aspettava altro?!”

“Per sentire il suo punto di vista.” Dice, calmo.

“No, grazie.” Sibilo io, voltandomi verso il cielo, pieno di stelle: se penso che avrei potuto essere con Hilary, a quest’ora, avrei voglia di spaccare tutto quello che trovo in giro.

“Fa’ un po’ come vuoi. Io adesso torno a casa; se vuoi un consiglio, o sfogarti ancora, sai dove trovarmi.

Malgrado tutto, ha già capito che voglio stare da solo; caro vecchio Rei, quanto mi sarebbe mancato…

Una volta solo, mi siedo su una panchina; vorrei tanto non pensare, ma non posso impedirmi di farlo. Non ci riesco. Il viso di Hilary, sempre nei meandri della mia mente, mi sorride. E il mio cuore sanguina, ferito a morte. Sanguina e urla, straziato, e io non ce la faccio più.

Con uno scatto repentino, prendo il mio cellulare, calcolando velocemente il fuso orario: okay, si può fare. Compongo un numero che conosco bene e porto il telefonino all’orecchio.

“Si?” chiede telegrafica una voce che conosco.

Yuri.” La parola che dico è accompagnata da un leggero sospiro.

Kai.” Replica lui; è il nostro modo di salutarci e di chiederci rispettivamente come va. I nostri convenevoli personali, insomma.

“La mia camera è sempre libera?” chiedo, dopo un attimo di esitazione.

Esita anche lui, segno che sono riuscito a sorprenderlo. “Si, certo.” Dice poi. “Ti dobbiamo aspettare?”

Si.” Dico subito. “Non so quando arrivo, però.” Lo avverto. “Prima ho preferito chiamare te. Adesso chiamo l’aeroporto per informarmi del primo volo disponibile.

Lui tace un po’, poi sento un sospiro all’altro capo del telefono. “Va bene, allora ci… Vediamo.” Dice, esitante.

“Ciao.” Dico, chiudendo la conversazione. Poi emetto un sospiro profondo.

Conoscendo Yuri, anche se a volte sa essere più freddo di me, sarà certamente preoccupato, anche se non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura.

Sospiro, deglutisco; faccio qualsiasi cosa per prendere tempo, la mia testa sta scoppiando. Poi quando rivedo nella mia testa il viso dolce di Hilary, decido. Compongo il numero della compagnia aerea che tratta i voli Tokio-Mosca, una voce femminile mi risponde.

“Desidera?” mi chiedo, una volta che le dico chi sono.

“Il primo volo disponibile per Mosca.” Dico, freddo e senza esitazione.

La sento ticchettare al pc. “Signor Hiwatari, il primo giorno disponibile è tra dieci giorni, temo. Va bene ugualmente?”

Dieci giorni?! “No. Ho una certa urgenza di partire.” Dico, glaciale.

La sento ticchettare sulla tastiera, trafelata e spaventata dal mio tono di voce. “Sono desolata, signor Hiwatari, ma è prevista una forte perturbazione nei prossimi giorni, per cui si preferisce non-

“Ho capito.” Ringhio, stringendo i pugni. “Mi prenoti quello, allora.” E, senza darle la possibilità di replicare, concludo la chiamata.

Prima di poggiare malamente il mio cellulare sulla panchina a me più vicina, decido di scrivere un breve sms da inviare a Yuri, per informarlo della mia decisione.

 

Il primo volo disponibile è tra dieci giorni. Sarò lì per quella data.

 

Lo spedisco immediatamente, poi mi siedo, cercando di regolarizzare il mio respiro. Poi, successivamente, sono così bloccato nei miei pensieri che il trillo del mio cellulare ha il potere di farmi sussultare.

 

Okay.

 

È solo pensando a quanto Yuri sia più freddo e telegrafico di me persino via sms che sorrido amaramente.

Ora ho veramente perso tutto, visto che non si può assolutamente dire che, nella mia vita, io sia stato granché fortunato; fin da piccolo per me si è succeduta una disgrazia dopo l’altra.

Mio padre è morto di tumore al cervello quando avevo due anni.

Mia madre è morta di dolore quando ne avevo tre.

Mio nonno si è preso cura di me ficcandomi in un monastero assurdo non appena imparai ad affinare l’arte del ragionare con la mia testa.

Alla BORG imparai un mucchio di cose, come ad esempio a non fidarmi di nessuno, quanto possa essere crudele e spietato il mondo e che della gentilezza, ormai, nessuno se ne fa più niente.

E credetti in tutte queste cose fino a quando non incontrai le persone che mi cambiarono la vita; i Blade Breakers sono sempre stati leali, onesti e gentilissimi con me senza mai pretendere nulla in cambio. Anzi, spesso e volentieri sono stato io a cambiare bandiera, a seguire la corrente che mi avrebbe permesso di raggiungere i miei scopi ma, nonostante ciò, attraverso tutto questo, mi hanno sempre riaccolto a braccia aperte.

E poi conobbi lei: la persona che mi rivoltò come un calzino, facendo implodere il mio cuore per poi spezzarlo inesorabilmente sotto i piedi senza nemmeno accorgersene.

Non mi sarei mai dovuto innamorare. Non di lei, non della sua persona, almeno; che c’entra con me? Io che cosa c’entro con lei? Siamo due persone distinte e separate, che non hanno proprio nulla in comune. Niente di niente.

Ma allora perché proprio lei? Perché proprio l’unica ragazza che non posso avere? Il mio destino è, forse, quello di soffrire, accidenti?

Ma si, al diavolo tutto, al diavolo tutti: dopo quest’ennesima batosta la sola cosa che posso e che devo fare è andarmene da qui, andarmene per sempre e non vederla mai più. Dimenticarla.

Sarà come se lei non fosse mai esistita.

Come se io non fossi mai venuto in Giappone, anni fa, come se non l’avessi mai conosciuta. Come se potessi veramente attuare una cancellazione nella mia mente su tutte le cose che riguardano lei.

Prendo Dranzer dalla mia tasca e lo osservo attentamente. L’aquila rossa è l’unica ad essermi stata veramente vicino, qualunque cosa sia accaduta nella mia vita; la mia sola e vera compagna di viaggio.

Mentre sospiro, osservo il mio beyblade in lungo e in largo: ho disputato le battaglie più cruente e difficili, con Dranzer ho sopportato di tutto. Di tutto, tranne questo.

L’amore.

Che buffo. Se in giro si sapesse che Kai Hiwatari, dopo aver sopportato un’infanzia difficile, lo schiavismo di Borkov, la perdita di memoria e le battaglie più dure che un blader si possa mai sognare di combattere, è stato annientato da una ragazza che ha preferito un coglione a lui, beh… Probabilmente il mondo si unirebbe in una gran risata.

E invece è vero.

Beh, grandioso.

Il mio bit power brilla, ed è questo luccichio improvviso ad incuriosirmi: generalmente quando l’aquila rossa vuol dirmi qualcosa, me la dice in questo modo: brillando. Sta a me capire, ascoltare con la mia anima il suo messaggio.

Che cosa vuoi dirmi, stavolta, Dranzer? Vuoi consolarmi come avrebbero voluto fare Rei e gli altri, se io gliel’avessi permesso? Vuoi dirmi che sto sbagliando ad andarmene, come ha fatto Rei e come probabilmente ha in testa Yuri? O magari vuoi dirmi dell’altro?

Ma si che vuoi dirmi dell’altro: tu non sei come Rei, Yuri o gli altri; tu sei speciale, amica mia. Ecco perché sei stata e sarai sempre la mia compagna di vita: perché sai comprendermi più di chiunque altro al mondo, e sai come prendermi.

Kai!”

Per un secondo o due sto immobile, fermo; trattengo il respiro come se qualcuno mi avesse accoltellato, per poi rilasciarlo subito dopo.

Per essere la mia voce preferita, ha fatto un male cane quando l’ho sentita.

Si può desiderare di vedere una persona e al contempo sperare che vada via all’istante?

La sagoma che si staglia contro gli alberi del parco, mentre viene verso di me, viene rischiarata dalla luce. Cielo, come fa ad essere sempre così bella?

Kai, ti ho cercato dappertutto.” Dice, piano, sollevata; sembra anche nervosa, però, come se non cercasse il modo giusto per dirmi qualcosa di importante. E purtroppo so anche di che cosa si tratta.

La guardo malissimo, e lei arretra, sussultando. “Potevi rimanere dov’eri.” Ringhio, tagliente.

Lei sbatte gli occhi, confusa. “Ehm… Kai, ascolta. So che probabilmente sei arrabbiato, ma-

“Probabilmente?!” il mio urlo copre la sua ultima parola. “Io invito a cena te, e tu passi la serata con un altro?”

Lei arrossisce, poi la sua voce si fa conciliante. “E’ stato molto maleducato da parte mia, hai ragione. Ma c’è un motivo, se l’ho fatto!”

“Rimetterti con lui. E ora che ci sei riuscita sei qui a dirmi quanto sei felice. Le parole mi escono dalle labbra cariche di veleno e astio.

Le sue sopracciglia si inarcano, la sua espressione è di sorpresa. “No, io-”

“Vattene.” Ringhio, gelido.

Hilary appare sempre più sconvolta: sa bene che non mi sarei mai sognato di trattarla in questo modo. “Kai, che ti prende?”

A questo punto, vedo definitivamente rosso. Ho trattenuto la rabbia, fino ad ora, sfogandola solo con persone che non c’entravano nulla; è tempo di prendersela con la vera responsabile di tutta questa situazione.

“Che mi prende? Che mi prende?!” ringhio, alzando la voce.

Adesso pure lei diviene furibonda. “Si, voglio sapere che ti prende! E non ti permettere a parlarmi in questo modo, accidenti!!

In un altro contesto avrei pure abbozzato un sorriso: lei si che non si fa mettere i piedi in testa, con quel suo caratterino pepato.

“Beh, vuoi davvero saperlo? In tutte queste settimane, dapprima ho cercato di aprirti gli occhi su Sonny, poi ti ho consolata quando hai visto con i tuoi occhi che cosa faceva contro di te, nonostante, e lo sai bene, tu meritassi solo di sentirti dire ‘te l’avevo detto!’”

“E ti ringrazio per questo!” urla lei, rossa in volto. “Te l’ho sempre detto, quanto ti sono grata!!

“Beh, dovresti essermi grata per molto più di questo!!” ribatto gridando, incapace di fermarmi. “Mi sono pure prestato a quello stupido giochetto con tua cugina, pur sapendo quanto mi costasse!! E alla fine non è servito proprio a niente, perché sei tornata con quello là!

Con un gesto rabbioso, lei si scosta i capelli dal viso. “E, anche quando, che ti importa?!” mi provoca. “Mi meraviglio di te, dopo tutto questo dovresti lasciarmi cuocere nel mio brodo!!”

Mi importa, invece!!” ringhio. “Mi importa eccome!”

“E per quale dannatissimo motivo?!

“Perché ti amo, accidenti!!” il mio eco si disperde sulla superficie del parco, zittendo qualunque altro rumore. Lei trattiene il respiro, impallidendo, la mia voce si incrina assurdamente. “Ti amo, Hilary, ti amo da sempre, e tu non l’hai mai capito.” Faccio una pausa, sapendo bene che, se potessi, se ci riuscissi, piangerei. “Ma sai cosa? Non voglio più essere innamorato di te. È per questo che vado via. Questa è l’ultima volta che mi vedi. Addio.”

E, con passi decisi, vado via da quel belvedere, vado via da lei. So che questa è l’ultima volta che la vedo, e il mio cuore infranto sa che la ricorderò per sempre. Purtroppo per me.

Vorrei solo che non facesse così male. Solo questo.

 

Continua…

 

Grazie a tutte per i complimenti, davvero! *___* Solo, non linciatemi, ed abbiate fede. Il peggio deve ancora arrivare… *ahimè*

 

 

 

Giuly_Pattinson: Nuoooooo, gioia, dubbi nooooo! xD Anyway, certo che Kai è proprio sfigato… =( Una messinscena di Hilary e Sonny? xD Non dico niente… Però interessante come teoria. Si sta a vedere se hai azzeccato ancora una volta… Poi grazie per i complimenti, vedremo com’è andato questo capitolo. Un bacione. =)”

 

Kristy: “Sonny lo odiamo tutti. u.u  E Kai, poverino, si, ci aveva proprio sperato; ma c’est la vie. xD no, dai, ci stanno ancora altri tre capitoli, vediamo cosa succede... *alza gli occhi al cielo* Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi di questo capitolo. xD P.S. = non si capisce che odi Sonny.”

 

Kaifan91: “Non preoccuparti se sei sparita, in compenso hai recuperato tutti i capitoli, no? Beh, si, Sonny è tornato. Se Hilary si rende conto? Non posso parlare. xD Frannie e Sonny sarebbero una coppia spumeggiante, non c’è che dire: li proporrò. XDDD E anche a me la famiglia di Hilary piace molto. J Riguardo la questione del Kai OOC era una questione alquanto spinosa, visto che poteva risultare strano: ma Kai è il narratore, e un narratore muto non si è mai sentito. xD Dall’altra parte, però, un Kai che parla così tanto fa venire un po’ di dubbi sulla sua salute (=influenza suina in arrivo?XD) quindi l’avvertimento è stato un po’ d’obbligo… Lieta che ti sia piaciuta, un bacio!”

 

Avly: “xD Kai ci è rimasto fregato in pieno con il finale, non c’è che dire, nonostante il consenso dei finti suoceri. Destinati a rimanere finti? E chi lo sa… xD Piuttosto, tu non mangiarti il computer, scegli qualcosa di più commestibile! O.o Anche perché in questi capitoli Kaiuccio soffrirà parecchio. xD io AMO far soffrire i maschi. Muahahahahah!! *viene ricoverata* fammi sapere che ne pensi di questo capitolo, un bacio.”

 

Lexy90: “Ammettilo: immaginare Kai complessato la dice lunga, mh? xD Riguardo la cosa che tutti sanno tranne Kai, ti do un indizio che nessuno sa: la sanno Mao e Rei. Nessun’altro. E, ovviamente, riguarda Hilary e Kai. Però non significa necessariamente che sia una cosa bella. = Però Kai deve lo stesso mettere in funzione il suo criceto. xD Dimmi che ne pensi, un bacio.”

 

Chibilory: “Vedi? Ci leviamo dalle palle la cretina e rispunta il coglione… Prima si era levato lui ed era spuntata lei… Si danno a cambio…=__= Non si può mai star tranquilli, oh! xD Tanto è vero che Kai ce lo sta facendo sul serio il pensierino sul burrone. O_o Bah, speriamo bene *fischietta* un bacione! xD

 

Mizuki96: “In questo capitolo c’è la sorpresa per te! L’hai notato, Yuri tuo? *.* Bello, dai, è tutto tuo! Comunque Kai è stato sfortunato, ma vedremo se saprà riprendersi… Diamo tempo al tempo… Un bacio.

 

 

Ci vediamo al prossimo capitolo, sperando di aggiornare presto.

 

Besos! ;)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Sere Nere ***


Spero proprio di essere la prima a farti gli auguri, visto che li ho scritti da oggi alle 10

Innamorato per Caso

 

 

Dicono che mi servirà
Se non uccide fortifica

Perché fa male

male
Male da morire
Senza te

 

Sere nere – Tiziano Ferro

 

******************

 

“Posso fare altro, signore?” scuoto la testa brevemente, ma il mio cameriere si guarda intorno continuamente, il mio diniego non è servito ad alcunché; è uno dei servitori più fedeli di villa Hiwatari, ma ha il pallino della pulizia e dell’ordine in maniera assolutamente ostinata.

Sbuffo impercettibilmente, in maniera stanca. “Alfred, se ho bisogno di una qualunque cosa ti chiamo io.” Lo liquido, infine; lui annuisce e se ne va, probabilmente a vedere se c’è un angolo della casa che non ha ancora spolverato.

Eh, si, alla fine me ne sono andato da casa Kinomiya: a una settimana dal mio litigio con lei – non voglio nemmeno pensarlo, il suo nome – mi ritrovo a non vedere l’ora che passino questi tre giorni che mi rimangono, perché la settimana che ho passato è stata veramente infernale: in me c’è una tensione talmente densa e radicata che credo si possa benissimo tagliare con il coltello; coesistono anche rabbia, sofferenza, delusione e rancore.

Dopo aver ponderato per benino l’idea di andare via da casa Kinomiya, sono per caso passato dalla villa che è stata intestata a mio nonno, ora in galera, e lì ho deciso di prelevare tutte le mie cose e di trasferirle nella casa che è mia per successione. Ho anche deciso di venderla, una volta che mi trasferirò in Russia.

Quando ho annunciato ai miei amici le mie intenzioni, nessuno è stato dalla mia parte: tutti hanno scosso la testa o se la sono presi tra le mani, avvertendomi del mio sbaglio, ma io non ho alcuna intenzione di ascoltarli. Devo trasferirmi. Devo. Non posso stare qui, non ci riesco, non ce la faccio. Qui tutto mi parla di lei, ogni cosa mi grida il suo nome, e il mio cuore sanguina, ferito a morte.

Ieri sera Rei e Mao sono venuti a trovarmi, hanno portato le pizze e mi hanno fatto compagnia.

Ho davvero apprezzato il loro tentativo di non fare i fidanzati per non farmi soffrire, ma una persona innamorata è innamorata, e non può impedirsi di lanciare, a quella amata,  degli sguardi adoranti o di sorriderle. Io lo so bene: chi può saperlo meglio di me?

Ad ogni modo, durante la serata l’argomento ‘lei’ è stato preso solo una volta, per qualche secondo: Mao mi ha chiesto perché non rispondessi alle sue chiamate, alle sue e-mail o almeno ai suoi sms, e come mai la facessi mandare via dai miei domestici quando si presentava sotto casa. Magari, sosteneva, lei aveva qualcosa da dirmi.

Si, ho replicato io, che le dispiaceva, che per lei ero solo un amico, che ora era tornata con Sonny e che non dovevo affatto trasferirmi a causa sua.

Mao non ha replicato: è rimasta a fissarmi, furente e rossa in viso, con l’espressione di chi sta letteralmente scoppiando per non urlare, in faccia ad una persona, una verità che conosce da tempo. Così, per qualche secondo, un silenzio assordante ha pervaso la casa; ma poi è intervenuto Rei che ha cambiato discorso, dirottandolo su un argomento neutro, in modo da far sciogliere la tensione creata.

Tutto sommato è stata una bella serata, e alla sofferenza che da giorni minaccia di sopraffarmi posso rispondere che ho degli amici fantastici, anche se in amore sono sfortunatissimo.

Spero verranno a trovarmi, in Russia, di tanto in tanto.

La musichetta del mio cellulare interrompe i miei pensieri, facendomi provare una stretta al cuore. Chiudo lentamente e dolorosamente gli occhi: non ho bisogno di alzarmi per vedere chi è. Il suo nome, scritto a caratteri cubitali sul display del cellulare mi farebbe troppo male.

La musica si interrompe, e io sospiro di sollievo. Ma, subito dopo, mi arriva un sms che sono costretto a leggere, se non voglio che i suoimessaggi mi intasino il cellulare.

 

Kai, dannazione, vuoi deciderti a rispondermi?! Ti prego, ho bisogno di vederti, di parlarti. Ti scongiuro

 

Cancello il messaggio senza nemmeno pensare, con gesti assolutamente automatici; sospiro.

Non sto bene. Non sto bene affatto; proprio per nulla. Rei, suo padre, sua madre, mi avevano avvertito. E ora che mi ritrovo in questo stato, ci sono i ricordi che non fanno altro che tormentarmi.

Perché, perché è entrata a forza nella mia mente e nel mio cuore? Perché è tutto così straziante senza di lei? Perché diavolo mi deve mancare in questo modo? Perché mi sono innamorato proprio di lei? Perché, gira e rigira, devo sempre soffrire nella mia vita? E perché, perché, deve fare così male?

Allungo la mano verso il vecchio stereo che c’è nella stanza e, quasi senza pensarci, premo PLAY.

Qualche giorno fa sono andato nella mia auto e, all’improvviso, mi sono ricordato del cruscotto.

 

Hilary va a casa un attimo e torna trenta secondi dopo con un sorrisetto sulle labbra.

“Cos’hai dietro?” le chiedo, sporgendomi per guardare. Lei chiude la portiera della mia macchina con un gesto secco e, mentre io mi accingo a guidare, lei non smette di sorridere.

“E’ un regalo.” Dice, arrossendo. Quando allungo la mano per riceverlo, lei me la schiaffeggia via. “Ah, no! No, no, no! Te lo metto nel cruscotto, lo vedrai quando sarai da solo!

Con le mani faccio segno di resa. “E va bene, come vuoi.”

 

Ho aperto il cruscotto e l’ho visto; un quadrato spesso, con il suo viso sorridente stampato su.

Il suo cd.

L’ho aperto e ho visto una dedica con un pennarello blu.

 

A Kai,

persona alla quale tengo tantissimo. Spero ti piaccia, ma io ti avevo avvertito che non era il tuo genere…

Ti voglio bene,

Hilary Tachibana

 

Da allora l’ho ascoltato un sacco di volte, soprattutto quando ho voglia di sentire la sua voce.

Aveva ragione, non è il mio genere, ma devo ammettere che canta benissimo, ha una bellissima voce. E ha dedicato una canzone a tutti: a Takao, il suo migliore amico, la cover dei Rembrandts, “I’ll be there for you”, che lei canta in maniera energica e grintosa.

A Mao, “There youll be”, canzone di Faith Hill che lei reinterpreta in chiave d’amicizia.

Agli altri amici, “You’ve got a friend”, di Carole King, che ha cantato cambiando totalmente l’arrangiamento.

E poi, ad un certo KH, “Everytime” di Britney Spears, canzone che ha cantato con dolcezza e anche con molta tristezza.

E qualcosa mi dice che sia il sottoscritto questo KH… In fondo ha realizzato questo cd anni fa, quindi è probabile…

Mi passo una mano sul viso: sono stravolto. Il giorno la penso, la notte la sogno… Perché mi tormenta in questo modo?

Le domande vorticano nella mia mente ad una velocità impressionante, e ruotano tutte attorno al suo ricordo, che ferisce a morte e fa male, fa malissimo.

Mi stendo sul letto, provo a chiudere gli occhi, ma ecco che ci risiamo. Mi manca. Mi mancano le sue mani da stringere, il suo corpo da abbracciare, la sua risata che mi sveglia, i suoi occhi da guardare, le sue labbra da baciare…

E adesso, che sono in questo stato, non posso fare a meno di tormentarmi su ricordi. Ricordi nei quali c’è lei, bellissima e sorridente, che mi guarda come se fosse innamorata di me. Ricordi nei quali un tempo lei, anche solo per finta, è stata mia.

 

 

Sorrido quando apro la porta e vedo Mao.

“Ciao!” trilla. “Ti ho portato delle polpette di riso che ha preparato Rei.” Mi dice, vivace. Io la ringrazio con lo sguardo. “Come stai?” mi chiede poi, fissandomi, come alla ricerca di una qualche malattia.

Scrollo le spalle. “Come al solito.” Bofonchio, prendendo il sacchetto che la mia amica regge tra le mani.

Lei scuote rabbiosamente la testa. “Sei un testone unico, accidenti! Se solo tu ascoltassi me, per una volta, e ti fermassi a chiarirti con lei, potresti scoprire…” si interrompe come qualcuno che si è appena accorta di essersi fermata in tempo; poi si passa una mano tra i capelli rosa. “Testone idiota.” Borbotta, fulminandomi con lo sguardo.

Io non replico e vado verso la cucina, lei mi segue, bofonchiando qualcosa sommessamente.

“Signore, faccio io.” Mi dice Alfred in cucina, prendendomi il sacchetto dalle mani. Io lo lascio fare e, non appena mi volto, c’è Mao che mi guarda male.

Kai, perché non capisci che stai sbagliando, che stai commettendo un grosso errore?”

“Io non credo.” Dico, gelido.

Lei emette un sospiro profondo, come se stesse pregando tutti i santi del calendario pur di non saltarmi addosso e strozzarmi a mani nude. “Siete due idioti, due testoni.” Dice, sputando fuori le parole con rabbia. “Chi si somiglia si piglia, eh?”

Non posso fare a meno di sorridere alla sua affermazione: chi si somiglia si piglia… eh, già. Peccato che io e lei non ci assomigliamo affatto, anzi.

Io sono un freddo russo, distaccato e asociale. Lei è una giapponese tutto pepe, spigliata e solare.

Io sono il buio, lei è la luce.  La mia luce. Che c’entra lei, con me? Niente, assolutamente nulla.

Senti, Kai, io me ne vado.” Mi fa, brusca, scuotendo la lunga chioma rosa. “Quando ti sarai svegliato e avrai capito quanto stai facendo il deficiente, fammi uno squillo. Anzi, no. Fallo a lei.” Sbotta, andandosene. Io la guardo, poi sospiro.

Sono convinto di star facendo la cosa giusta: andare in Russia, pensare solo al beyblade, dimenticarla. Ma so anche che sarà più difficile a dirsi che a farsi. Anche perché lei è entrata nel mio cuore, ma non sembra aver alcuna intenzione di uscirne.

 

Continua

 

Scrivere questo capitolo è stato pesante, e mi sono depressa pure io… Ma ci rifaremo con il prossimo. ;)

 

Avly: “Questa è la prima storia in cui mi metto dal punto di vista maschile, chi lo sa se ci sto riuscendo bene o meno… Se poi il maschietto in questione è uno intricato come Kai, allora le cose si fanno complicate… xD Comunque si, come si scoprirà Hila ha avuto un buon motivo, ma non posso dire alcunché… Chi lo sa se questi due polli riusciranno a stare finalmente insieme, e per davvero? Beh, per saperlo dovrai aspettare il prossimo capitolo, che poi sarà pure l’ultimo! xD un bacione, gioia.”

 

Ria: “Ciao, grazie per i complimenti. =) Un bacio.”

 

Kaifan91: In effetti Hila ha combinato un po’ un pasticcio… E il nostro Kai finalmente si è dichiarato, anche se non è proprio stato come voleva lui, ma sono i risultati ciò che contano, no? No? xD Per il motivo di Hilary devi aspettare l’ultimo capitolo, cioè il prossimo. Uuuuh, chissà, chissà. Che non accada tanto presto? Mmm… Ci hai azzeccato… per metà. Tiè. xD Un bacione, gioia.”

 

Sveva90: “Innanzitutto grazie per i complimenti. xD Poi, beh, un seguito proprio no. O.o C’è un’altra fanfic in cantiere, però. u.u  e Kaiuccio nostro è vivo e vegeto, non ha intenzione di farsi fuori, tranquilla. xD Un bacione.”

 

Lexy90: Eccotelo, il seguito del capitolo. xD Spero solo non ti abbia troppo depresso: un Kai depresso è fa un po’ più pena di uno complessato, povero cucciolo. Staremo a vedere nell’ultimo capitolo se si riprenderà o meno. *fischietting* Un bacione.”

 

Mizuki96: “Ah, eri con Yuri mentre c’era la telefonata? Buono a sapersi! xD Povero Kaiuccio, così depresso, così coccolo… =( Riguardo Hilary, c’è da sperare che si faccia perdonare… Incrociamo le dita… ;) Un bacio.”

 

Violettamiciomiao: “Il vecchio sarebbe Kai? xD Beh, anche lui sa stupire, sai. xD No, Hila entrerà ancora in gioco, lei è una tosta, non si arrende, e c’è ancora tutto un ultimo capitolo… xD Chi vivrà vedrà. XD un bacio.”

 

Giuly_Pattinson: “Figurati per il ritardo. xD … Donna, tu sei troppo intuitiva. Basta, non dico altro. Non dico dove hai toppato né dove hai azzeccato perché ‘farebbe troppo sgamo’, come si dice dalle mie parti, ossia si capirebbe in anteprima e si rovinerebbe la sorpresa. xD Sappi che sei tremendaaaaaaa!! In alcuni punti non hai azzeccato, ma sono pochissimi. O.o Basta, basta. Con te non ci parlo più. *offesa* Vedrai all’ultimo capitolo, là dove i pezzi del puzzle si metteranno al loro posto. XD Un bacione con lo schiocco, gioia.”

 

Kristy: “Questo è stato il cosiddetto capitolo di transizione, un po’ lento, un po’ depressivo (solo un po’? xD) ma serve per preparare al bum di cose che accadranno nel prossimo. XD Quindi preparati psicologicamente. Un bacio.”

 

Chibilory: “Tranquilla per il ritardo. =) Appurando e constatando che il nostro Hiwatari preferito è sfigato, e che cercando sfiga sul dizionario esce la sua foto (è fortunato al gioco, lui! xD), sono d’accordo, è Yuri l’uomo vero!*ççç* Ricambio in pieno gli auguri di natale, ci risentiamo per il prossimo capitolo, mi auguro. ;) un bacio.”

 

 

Okay, ragazzi, ci vediamo nel 2010 con l’ultimo capitolo di questa storia. Intanto godetevi le feste e Buon Anno! *__*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** una (bellissima) sorpresa sul letto ***


Spero proprio di essere la prima a farti gli auguri, visto che li ho scritti da oggi alle 10

Innamorato per Caso

 

 

There’s nothing I can say to you 
Nothing I could ever do

 to make you see 
What you mean to me 
All the pain the tears I cried
Still you never said goodbye

and now I know

how far you’d go 
I know I let you down

but its not like that now 
This time I’ll never let you go

 

I will be – Avril Lavigne

 

*****************

 

 

 

Il tempo passa. Anche quando sembra impossibile.

Anche quando il rintocco di ogni secondo fa male come il sangue che pulsa dietro una ferita.

Passa in maniera disuguale, tra strani scarti e bonacce prolungate...ma passa.

Persino per me.*

 

 

 

 

Ed è così che sono trascorsi questi ultimi giorni: in maniera lenta e impossibile. Le ore seguivano i minuti, che si succedevano ai secondi, scandendo un tempo noioso e assolutamente prevedibile.

Ma in fondo cos’è che ho fatto, in questi giorni? Ho allenato Dranzer tutto il tempo e ho ricevuto le visite dei miei amici. Si, i miei amici; quelle persone che, uno dopo l’altro, mi scongiuravano di non partire.

Non ho dato ascolto a nessuno di loro.

Poi ho mangiato e dormito, ma solo quando il mio stomaco brontolava per la fame o quando minacciavo di stramazzare al suolo per il troppo sonno.

“Signore, quando desidera andare all’aeroporto?” si informa Alfred, entrando nella mia stanza.

Io mi volto verso di lui, poi guardo l’orologio. “Tra due ore possiamo partire.”

Lui annuisce. “I suoi effetti personali sono tutti stati raccolti, signore? Visto che ha voluto pensarci lei non ho controllato…”

Io faccio un cenno con la testa come a scacciare una mosca. “Si, non preoccuparti.” Borbotto. “Puoi andare, Alfred.”

Lui fa un breve inchino. “Con permesso, signorino.” Poi si chiude la porta della stanza alle spalle.

Quando mi ritrovo nuovamente solo, caccio un sospiro profondo e mi prendo la testa tra le mani; in valigia ho messo tutto quello che mi importa.

Tutto tranne una cosa, e non è che non mi importi, anzi.

Alzandomi, vado verso il mio letto, lì dove ho posato un grosso libro rilegato in pelle: un raccoglitore di foto: ho intenzione di lasciarlo qui in modo da gettarmi tutti i ricordi alle spalle, ma non è facile. Proprio per niente. E’ il mio raccoglitore personale, che non ho mai fatto vedere a nessuno, quello che contiene le foto più importanti che, di nascosto, ho fatto io.

Come richiamato da una forza invisibile, lo apro. Inutile dirlo, tutte queste foto hanno un soggetto in comune: lei.

Le prime fotografie sono state scattate da nonno Jay, e ritraggono il nostro gruppo l’anno in cui lei ne è entrata a far parte.

 

“Ragazzi, vi va una foto?”

Takao alza gli occhi al cielo. “E dai, nonno, no!” protesta, sbuffando.

“Oh, andiamo!” fa Hilary, contrariata, un sorriso raggiante sulle labbra. “Non fatevi pregare!”

Max, Rei e il prof si posizionano davanti l’obbiettivo, di buona lena, Takao ci va sbuffando; Hilary fa per andare quando nota una cosa. “Ehi, nonno Jay, aspetta!” poi corre verso un ragazzo dai capelli bicolore. “Kaiiii!” cinguetta, sulle note di una canzone; sbatte gli occhi in maniera teatrale.

Il ragazzo alza lo sguardo come a chiederle cosa diavolo vuole, ma la ragazza non si lascia intimidire, anzi. La guarda negli occhi e sorride. “Allora, dai! Non farti pregare!”

Il ragazzo la guarda come se non gliene importasse nulla, ma non è così; in realtà quando gli occhi della ragazza si sono posati su di lui, ha sentito una piacevole fitta allo stomaco, ma morirebbe piuttosto che ammetterlo.

Quando la ragazza gli porge la mano con un gesto fluido e dolce, lui la afferra senza nemmeno pensarci; come una furia, allora, lei lo trascina verso gli altri, ridendo e tenendolo sempre stretto, le sue dita intrecciate a quelle del ragazzo.

Quando poi nonno Jay si accinge a scattare la foto, la ragazza scioglie la presa della sua mano per stringersi al suo braccio e il ragazzo, in un lampo, pensa che, se fosse possibile, vorrebbe fermare il tempo.

Ma non può, e lo sa bene. La sola cosa che può fare – e lo farà! – è far di tutto per accaparrarsi quella foto.

 

 

Ero già innamorato di lei, ma non lo avevo ancora realizzato pienamente; mi ostinavo a fare il cretino, a nascondere la testa sotto la sabbia, a cantarmi la filastrocca deloh,-ma-guarda-che-cose-strane-che-mi-succedono-quando-c’è-lei-nei-dintorni’.

A fare il coglione, insomma.

Ed ecco il risultato: io qui, da solo, come uno sfigato, – perché si, io sono uno sfigato, accidenti! –, e a piangere sul latte versato, in procinto di tornare in patria per dimenticarla.

Se solo non avessi fatto l’idiota il pomeriggio in cui lei mi dichiarò il suo amore, magari lei non avrebbe smesso di amarmi, magari saremmo ancora insieme, magari in questo momento la starei baciando, magari saremmo ad allenarci insieme a beyblade, a ridere e scherzare…

Basta. Basta pensare a lei. Basta.

Ma, non appena lo dico, lo sguardo mi cade sul raccoglitore di foto, e vedo tutte le fotografie che le ho scattato di nascosto, quelle in cui il primo piano è solo il suo: lei che sorride, lei che serra le labbra, lei che scoppia a ridere, lei che pensa, lei che canticchia sottovoce… Lei. Lei in tutte le sue sfumature e contraddizioni. Lei in tutti i suoi lati.

Lei con i suoi fluenti e setosi capelli castani che sono lisci al tocco; lei con il suo viso ovale che diventa tondo quando gonfia le guance, infastidita; lei con le sue labbra carnose praticamente perfette che sanno di cioccolata e sono morbide e delicate; lei con il suo naso piccolo e dritto che arriccia quando è contrariata; lei con i suoi occhi grandi e bellissimi, che usa per sorridere, radiosa, e per incantare la gente.

Con un tonfo, chiudo immediatamente il raccoglitore, prima che possano tornarmi alla mente altri ricordi. Si, forse è la cosa migliore lasciarlo qui, così almeno lì in Russia non avrò niente con me, che possa ricordarmi lei.

Se devo fare una cosa, devo farla al meglio, ed è inutile andare a Mosca se poi c’è il suo viso che posso vedere quando voglio.

Prendo il raccoglitore come se fosse qualcosa che scotta e lo metto nel primo cassetto della scrivania che c’è nella stanza in cui mi trovo: una volta in Russia darò istruzioni affinché le venga spedito via posta.

Passo in rassegna la stanza, e i miei occhi si posano sui un mobili e i muri che la compongono, che non mi dicono alcunché, perché per me non rappresentano nulla.

Ho vissuto in questa villa per qualche anno e, in questo periodo, solo per quest’ultima settimana, ma non posso di certo dire che mi abbia fatto piacere. Semplicemente, mi trovo in un posto che, per me, non significa nulla.

Guardo l’orologio: ancora un’ora e mezza e poi posso pure andarmene, lasciarmi tutto alle spalle per sempre. O almeno, lo spero vivamente.

Il trillo del campanello mi fa a dir poco saltare in aria, concentrato nei miei pensieri come sono. Mi sporgo dalla finestra vicina e alle mie labbra si affaccia un sorriso malinconico quando vedo tutti i miei amici. Per fortuna, lei non c’è…

Bussano anche alla porta della stanza in cui mi trovo. “Signorino, sono arrivati i suoi amici.” Mi annuncia Alfred.

Io annuisco, congedandolo; poi mi appresto a scendere le scale.

Quando me li ritrovo tutti davanti, mi sorprendo a sorridere amaramente: ci sono davvero tutti, e reggono in mano uno striscione: KAI, CI MANCHERAI.

Ooooh, eccolo!” chioccia Mao, non appena mi vede; regge in mano una scatola rettangolare.

Guarda, amico.” Ammicca Takao, un sorriso enorme sulle sue labbra, nemmeno gli avessero annunciato che avrebbero potenziato Dragoon fino all’inverosimile. “Le ragazze ti han preparato un sacco di cose buonissime!”

“Da mangiare sull’aereo.” Precisa Mariam, tutta sorridente, stretta nell’abbraccio di Max.

Io afferro la scatola che Mao mi porge e, quando la scoperchio, sorrido. Ci sono due polpette di riso, due muffin, due succhi di frutta e due fette di crostata alla crema. Il due è ridondante, si ripercorre sempre… Chissà perché non ne hanno preparato tre o addirittura una sola cosa… Nemmeno dovessi viaggiare con un’altra persona!

“Allora? Che ne dici?” chiede Daichi, sbavando praticamente alla vista di tante cose da mangiare. Ho la vaga idea che se non fosse vicino a Mao, e quindi alle sue ammonizioni, si butterebbe a pesce sulla scatola.

Li guardo ad uno ad uno, poi sospiro. Non sono mai stato un granché con le parole, anzi; ma adesso è il momento di non fare il cazzone: sto dicendo addio ad una parte della mia vita, lasciando il Giappone. Non posso limitarmi a ringraziare e basta. Devo fare un discorso. Lungo, possibilmente. “Non so che dire.” Inizio, la voce incerta. “Grazie, davvero. Per ogni cosa.” Okay, sono un disastro. “Se poi un giorno passerete da Mosca…”

Max fa un sorriso a trentadue denti. “Ne approfitteremo per poterti scassare le palle un pochino, come ai vecchi tempi.” Tutti ridiamo, alla sua battuta. “Ma credo proprio che questo non sia affatto un addio, Kai. Non so se mi spiego.” Aggiunge sornione.

Ha un tono che mi fa stranire e, alle sue parole, tutti si voltano a guardarlo, stizziti. Mariam gli allunga un calcio negli stinchi che lo fa saltare in aria; è come se avesse detto qualcosa di troppo.

Okay, adesso basta: so che me ne sto andando, che probabilmente non li vedrò più per un po’ di tempo, ma ora la devono piantare di raccontarmi stronzate. “Avete qualcosa da dirmi?” dico, deciso.

Tutti si voltano a guardarmi e, inspiegabilmente, sono sorridenti, felici. “No, no.” Dicono, quasi in coro.

Non mi convincono affatto. “C’è qualcosa che mi tenete nascosto.” Dico, duro.

I loro sorrisi non si spengono, anzi, si fanno addirittura più marcati; ciò mi fa dubitare anche del loro affetto nei miei confronti: diavolo, possibile che siano contenti che io me ne vada?! Qui c’è qualcosa che non va, anzi, c’è più di una cosa.

Kai, non preoccuparti.” Mi dice Rei, avvolgendo le spalle di Mao in un abbraccio protettivo. “E’ nostro dovere di amici assicurarti che tu stia bene e sia felice.”

E questo che diavolo vorrebbe dire?!

Li guardo uno ad uno, e più li guardo, meno ci capisco. Questa situazione sta cominciando a darmi incredibilmente sui nervi, accidenti. Che cosa possono aver escogitato? C’entra lei, forse?

Takao mi guarda, sorride gongolante ai miei evidentissimi crucci mentali, poi scrolla le spalle. “Beh, allora noi andremo…”

Tutti annuiscono, qualcuno arrotola lo striscione e lo porta con sé, altri scrollano le spalle, io, invece, sono allibito: e se ne vanno così? conoscendoli, mi sarei aspettato almeno una pacca sulla spalla da parte di ognuno di loro e un abbraccio stritolante firmato Mao, inondato dalle sue lacrime commosse. Che diavolo sta succedendo?!

“Ciao, Kai! Buon viaggio!” mi dice Max, strizzandomi l’occhiolino e andandosene con gli altri.

Io rimango per un po’ sulla soglia della porta, assolutamente frastornato, mentre guardo i miei amici andarsene via. Sapevo che erano un po’ strani e pazzoidi, ma non avrei mai immaginato che lo fossero fino a questo punto.

Scrollando le spalle, rientro in casa: qualunque sia la cosa che li fa contenti, suppongo lo saprò, prima o poi. In Russia, possibilmente.

Salgo le scale con la scatola che mi hanno dato quei pazzi: non so nemmeno io il perché, ma lo faccio automaticamente. Apro la porta della mia stanza e poso la scatola sulla scrivania, sospirando forte e puntellando con i polpastrelli il legno della scrivania.

È un altro sospiro, un sospiro che non è il mio, a farmi voltare di scatto e, non appena lo faccio, sgrano gli occhi.

Ecco, adesso si che ho le allucinazioni: grandioso, mi mancava solo questo, davvero.

L’ha mai detto nessuno, però, che le allucinazioni sembrano così… reali, accidenti?!

Seduta sul mio letto, con le gambe accavallate, c’è lei. È bellissima, con i capelli lunghi che le ricadono sulle spalle e un sorriso dolce sulle labbra. Ma è solo un miraggio, lo so.

Anche se è strano che i miraggi siano così belli e si vestano con una mini gonna.

Bah, si saranno modernizzati, che posso dire?

Kai…” i miraggi, per caso, implicano anche i suoni? Credo proprio di si, visto che l’ho appena sentita parlare…

Si alza in piedi con un unico movimento fluido e aggraziato, e allora noto diverse cose: che la lei dei miei ricordi è appena più tornita; questa qui è troppo magra. E poi che quella della mia testa non ha queste occhiaie allucinanti sotto gli occhi che le conferiscono un’aria stanca.

Ed è quando i nostri occhi si incrociano che lo capisco: non è un’illusione, un miraggio, un ologramma… E’ lei, è veramente lei.

“Hilary!” annaspo, come se uscissi dall’acqua dopo aver tenuto la testa sotto per cinque minuti.

Lei non smette di sorridere, e mi si avvicina; ed ecco che il suo profumo comincia a darmi alla testa. “Kai.” Dice, risoluta ma dolce. “Non partire.” Sussurra, appoggiando le mani sul mio petto.

Malgrado mi sembri di essere appena stato trasportato in un’altra dimensione, mi sforzo di guardarla negli occhi in maniera decisa. “Perché?” domando, con un groppo alla gola.

“Perché ti amo.” Ammette, sorridendo; poi arrossisce deliziosamente, ma non smette di sorridere.

Le sue parole hanno il potere di darmi alla testa, ma mi sforzo di rimanere serio. “E Sonny?” chiedo, duro.

Lei sospira, scompigliandosi i capelli con una mano. “Beh, sai quando ti dicevo, testarda e ostinata, di amarlo? Avevo torto. E sai quando l’ho scoperto? Quel giorno al belvedere, quando l’ho sorpreso a tradirmi. Dice, tutto in un soffio, come a sfogarsi, come a non darmi un attimo di tregua. Fa una risatina amara. “Figurati: in due secondi ho capito un sacco di cose: che non amavo lui, ma te; che io, per Sonny, provavo il cosiddetto ‘senso di attaccamento’, perché lui era stato il primo a farmi sentire bella, dopo che tu mi hai rifiutata. E così stavo con lui e gli perdonavo tutto, provando una gratitudine immensa, perché mi illudevo di amarlo e di essere ricambiata. Ma quel giorno… Quel giorno mi sono caduti tutti i veli dagli occhi, e ho anche capito chi è che continua a far battere il mio cuore. Ed ecco perché, non so se te ne sei accorto, ero così depressa: perché piangevo per l’umiliazione ma, al contempo, scoppiavo in lacrime ancor di più quando incontravo il tuo sguardo, perché mi dicevo che non era giusto, che non potevo essere ancora innamorata di te. Quel giorno… E’ stato un inferno, psicologicamente parlando, giuro.”

Man mano parla, i ricordi cominciano a susseguirsi nella mia mente; ecco perché l’aveva presa così male, e perché, quando mi guardava, piangeva ancora di più.

“Ecco anche perché, quando Mao mi propose di andare a fare una passeggiata, accettai al volo: avevo un bisogno dannato di sfogarmi.”

“E poi?” la mia voce suona roca, l’ho trovata a fatica. Incredibile a dirsi, ma sono emozionato.

Lei mi sorride. “E poi immagina la mia faccia quando Mao ha vuotato il sacco riguardo tutta la storia dal tuo punto di vista!” fa, ironica; poi prende il mio viso tra le mani. “Kai: davvero hai rinunciato a me perché pensavi di non amarmi?”

Questa volta il sospiro è mio, e vale più di qualsiasi risposta affermativa.

“Ti giuro che quando Mao me l’ha detto avrei voluto tornare indietro e prenderti a calci!” sibila scherzosamente. “Ma poi lei mi ha detto che aveva in mente un piano per una vendetta contro di te e contro quella vipera di Frannie contemporaneamente. Ma non aveva voluto dirmelo, sai?Vedrai, rispondeva alle mie domande. Vedrai.” S’interrompe, caccia fuori una risatina. “Lo scoprii con te, in cosa consisteva la vendetta. E quando tu ti prestasti deliberatamente a quel piano assurdo, capii che Mao mi aveva detto la verità, raccontandomi quello che mi aveva confessato precedentemente. E così cominciarono quei giorni.” Ridacchia, piano, abbassando gli occhi. “Ma non potevo sapere che presto quel piano si sarebbe ritorto contro di me.” Mi guarda di nuovo negli occhi sorridendo, sensuale. “Ogni volta che mi prendevi tra le braccia, che mi baciavi…” inspira profondamente, chiudendo gli occhi, poi li schiude lentamente.

“Ti sentivi come mi sentivo io.” Concludo inaspettatamente; le mie labbra si sono mosse senza il mio consenso.

Lei annuisce lentamente. “Ho passato dei giorni straordinari, Kai, anche se mi hanno a dir poco logorata… Quando ho rivisto Sonny, quella sera, al ristorante, e lui mi ha invitata a ballare con la certezza di potermi riavere, io ho accettato per avere una prova, una conferma: l’ho avuta. E sai che tipo di conferma? Una volta crollate tutte le illusioni, ciò che rimaneva per me di Sonny era la figura patetica di un coglione a dir poco, un pirla con cui ho speso due anni della mia vita. E puoi immaginare che, quando ho visto che te ne sei andato e quindi avevi frainteso, mi è venuto un colpo. Che dire di quando mi hai urlato quelle cose?” dice, guardandomi tristemente.

Io capisco. “E’ per questo che, in questi giorni, hai fatto il possibile per riuscire a parlarmi?”

Lei annuisce. “Dovevo dirti la verità, dirti che ti amo…” sussurra, accarezzandomi la guancia con il dorso della mano. “E alla fine ci sono riuscita, anche se per farlo ho avuto bisogno dell’aiuto di tutti…”

Sorrido. “Ti sei infilata qui mentre io scendevo le scale?”

Lei fa un sorriso furbastro. “Ti sono passata proprio sotto il naso, signor Hiwatari!” poi ridacchia, infine sospira e mi guarda dritta negli occhi. “Per farla breve: ho passato dei giorni stupendi con te, Kai. Sei stato il miglior finto fidanzato del mondo. Il problema è che…” fa un’adorabile smorfia con il naso. “Io non voglio più che tu sia finto…”

A quelle parole sento il cuore implodere, e mi ritrovo a sorridere. Mi sento come se fosse la mattina di natale, come se avessi mangiato un elefante, come se fossi in paradiso.

“Beh, credo proprio che se ne possa parlare.” La voce mi diventa roca per l’emozione.

Lei arrossisce e abbassa la testa, poi i nostri occhi si incrociano, le nostre dita si allacciano.

Ed è un attimo: la attiro a me e le nostre labbra si incastrano alla perfezione, e si muovono, le une sulle altre, come disperate. E mentre la bacio e le cingo la vita, mi accorgo che, si, sto respirando. Sto respirando perché lei, finalmente, è qui con me. È qui con me e non la lascerò più andare via.

Signo-ah!”

Io e Hilary quasi saltiamo in aria a quella esclamazione, e ci separiamo per vedere Alfred, uno dei miei maggiordomi, che mi guarda, sconvolto: probabilmente si sta chiedendo da dove sia sbucata fuori Hilary…

Il cameriere tossisce, imbarazzato, poi si ricompone. “Signorino, la macchina è pronta: possiamo caricare i bagagli?”

Hilary mi guarda, io le passo un braccio attorno alle spalle, attirandola a me. “Alfred… Smonta tutto. Io resto qui.” Alle mie parole Hilary caccia un urletto che ha il potere di far sobbalzare il mio domestico, e mi abbraccia di slancio. Io completo l’abbraccio, inalando a pieni polmoni il suo profumo.

Ahem… Come desidera.” E potrei giurare di aver visto un sorriso sulla bocca del mio maggiordomo, mentre se ne andava via dalla stanza.

Quando rimaniamo soli, Hilary alza la testa e mi sorride; a me, guardandola, non sembra vero, ma è successo, è successo.

Ed è solo dopo qualche minuto che mi accorgo che ci stiamo baciando di nuovo, mentre lei mi cinge il collo con le mani.

Quando la guardo nuovamente e i nostri sorrisi sprofondano l’uno in quello dell’altra, mi accorgo che, nella vita, puoi fare il duro quanto ti pare, ma quando ti accade una cosa bellissima che aspettavi da tempo, allora si: il sorriso lotta pur di uscire dalle tue labbra e far vedere a tutti che è lì. Ed è questo che mi sta accadendo, adesso. Non posso fare a meno di guardarla, osservare il suo sorriso luminoso, i suoi occhi che brillano per me e sorridere.

“Allora adesso sei mia?” le sussurro, labbra contro labbra.

Lei mi dedica un sorriso furbastro. “No. Sei tu che sei mio.”

Vero.

Mi bacia sporgendosi verso di me più che può, e giurerei che, di quant’è bassa, si sta alzando sulle punte dei piedi. Io, allora, stufo di farmi venire la gobba, ma non di baciarla, la prendo praticamente in braccio, e lei sghignazza.

“Dovremmo dirlo ai ragazzi.” Mi sussurra.

“Più tardi.”

Lei si scosta, poi ridacchia. “Scemo che sei!”

Io sospiro, decidendo di sorprenderla. “Eh, si. Lo so.”

Lei sbatte gli occhi. “Ah, lo sai?” io annuisco, serio. “Oh, Dio. E com’è possibile che tu lo stia ammettendo?!” mi chiede, divertita.

Io la guardo. “Perché se non lo fossi stato, avrei fatto questo tre anni fa.” E la bacio ancora più appassionatamente di prima.

Le sue labbra sulle mie, le sue mani tra i miei capelli… Tutto ciò è come un sogno. E, mentre lo penso, vedo scorrere, davanti ai miei occhi chiusi, tutte le avventure che insieme abbiamo affrontato. Tutte le sensazioni, i sentimenti che ci siamo procurati a vicenda.

È stato un lungo percorso, quello intrapreso da me e Hilary; un lungo viaggio che ha previsto l’incrociarsi di strade che si separavano per poi ricongiungersi nuovamente, e più tardi separarsi ancora. Ma adesso, tutto ciò che posso vedere, è che le nostre strade, le strade della nostra vita, si sono finalmente incontrate, e davanti a noi c’è una strada lunga, tutta unica, piena di buche e sassi che salteremo a piè pari. E tutto ciò che posso dire – perché ne sono certo – è che questa strada unica la percorreremo ridendo e scherzando, tra un bacio e l’altro. Mano nella mano.

Insieme.

 

Fine.

 

*  Citazione tratta da New Moon, di Stephenie Meyer

 

 

Ed eccoci all’ultimo capitolo; scrivere questa storia è stato tanto complicato quanto bello e divertente.

Non avevo mai scritto da un punto di vista maschile, e cominciare proprio con il nostro Russo preferito è stata davvero una sfida… beh, forse con la “S” maiuscola. xD

Vorrei davvero ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutata, sopportata, supportata e mi hanno dilettato con le loro bellissime recensioni. Grazie davvero. =)

 

 

 

 

Darth Harion: “Beh, il tuo commento è stato quello che mi ha messo più in crisi e, insieme, uno di quelli che mi ha fatto più piacere; perché è raro che una persona si accinga a leggere del genere romantico che, mi rendo conto, non a tutti può piacere. Quindi aspetto con ansia e sottolineo ANSIA (xD) l’iper-recensione da te promessa. Non vedo l’ora di leggerla. Davvero. *__* Grazie per avermi seguito. ;)

 

 

Lexy90: “Mi sono messa a ridere leggendo la tua recensione. xD Beh, Kai non cambierà mai… un masochista è sempre un masochista, che vuoi farci? Beh, che dire? Spero davvero di aver concluso in bellezza, e… voglio sapere cosa ne pensi, eh! Ci vediamo con la prossima fan fiction! ;)

 

 

Avly: “Oramai Mao era disperata, come avevi detto tu, gli aveva dato tanti imput e Kai… nulla. -.- Come se non bastasse si era messo a fare il masochista ascoltando il cd… Però meno male che a queste cose ci pensano le donne, se no… xD Io spero davvero che il tuo signor finale sia stato servito. Fammi sapere, mi raccomando, eh! Buon anno a te. Un bacione.”

 

 

Chibilory: “Tu avresti strangolato Kai? xD Donna, io ti adoro, riesci sempre a farmi morire dalle risate! In effetti, se il russo vuole dimenticare la bella Hilary, ascoltare il suo cd non è proprio la mossa più saggia del mondo… Ma Kai è un blader, mica l’uomo del monte! XDDD E, in più, è un maschietto, ha un pezzo di cervello in meno: perdoniamolo. U.u    xD  Anyway, gioia, spero davvero di non averti deluso. (si vede che sono nervosa? Nooooo! XD) Ti faccio gli auguri di buon anno, anche se in ritardo, un bacione, alla prossima.

 

 

Giuly_pattinson: “Io spero che con questo capitolo tu abbia capito cosa avevi azzeccato e cosa no. xD Certo, leggere lo scorso capitolo con il sottofondo di sere nere, io mi sarei impiccata alla prima trave disponibile! O.o non so davvero come diavolo tu abbia fatto! Ad ogni modo, spero davvero ti sia piaciuto il capitolo finale, io mi sto cagando sotto dalla paura che a nessuno piaccia. =s (non si vede, vero? xD) Comunque, ci vediamo alla prossima fan fiction, spero. =) un bacione, buon anno.”

 

 

Violettamiciomiao: “Mao ha cercato di farlo ragionare e non c’è riuscita. E, come hai potuto notare, è tornata con i rinforzi. xD un bacione, gioia.”

 

 

Ria: “Come vedi, il nostro prode idiot-     ehm… * Fede si guarda intorno* volevo dire… cavaliere, alla fine, aiutato dalla sua schiera di amici, è riuscito nella sua impresa. Alleluja. XD Ha sofferto un bel po’ all’inizio, ma sono i risultati quelli che contano, alla fine, no? ;) un bacione.”

 

 

Mizuki96: “Beh, appurato che Kai è proprio scemo, meno male che certe volte ci mettiamo lo zampino noi ragazze, no? ;)  E tranquilla se questo è l’ultimo capitolo, mi presenterò con un’altra storia, presto. Prometto. Non vi libererete di me. xD Grazie per avermi seguito, un bacione. =D”

 

 

Kaifan91: “Mao è una tosta. Yeah. xD E ottiene Sempre quello che vuole. Scherzi a parte, dimmi cosa te ne pare di questo capitolo, e non preoccuparti, perché non ti libererai di me tanto facilmente. ;) un bacione e grazie per il supporto.”

 

 

 

 

Ringraziati tutti ad uno ad uno, non mi resta che augurarmi di avervi reso un po’ più dolce il ritorno a scuola di domani (=____=) e pregarvi di… recensire. Perché non vedo l’ora di sapere com’è l’ultimo capitolo della mia creatura. ;)

 

Un bacio a tutti e alla prossima.

 

 

Hiromi

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=377728