Ossitocina: spiegazioni scientifiche e razionali all'amore

di Nena Hyuga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte uno - Biochimica, nerd ed esseri monocellulari ***
Capitolo 2: *** Parte due - Gatti isterici ed altri felini svampiti ***
Capitolo 3: *** Parte tre – Istruzioni per l’uso: come smontare un grattacielo ***



Capitolo 1
*** Parte uno - Biochimica, nerd ed esseri monocellulari ***


Ossitocina: spiegazioni scientifiche e razionali all’amore


 
 
 
 
 
Parte uno – Biochimica, nerd ed esseri monocellulari
 
 
Kuroo bevve un lungo sorso dalla borraccia ed osservò la medesima scena che gli si presentava davanti da qualche mese.
Se avesse saputo che lasciar entrare in squadra un cucciolo troppo cresciuto avrebbe comportato un notevole aumento del chiasso ed il disturbo della loro vaga quieta pubblica, Tetsurou si sarebbe opposto più fermamente all’idea del loro coach.
Del resto avevano Inuoka come centrale, aveva anche più esperienza, non era un diamante grezzo da lavorare -o un “cucciolo da addestrare”, come preferiva definirlo qualcun altro-.
Come se non bastasse, oltre all’incremento del rumore inversamente proporzionale alla pazienza di Kenma, bisognava citare il problema più grave che scatenava l’esasperazione del capitano, ossia la totale perdita di controllo del loro libero.
Non che Yaku fosse famoso per il suo self-control, Yamamoto ne sapeva qualcosa, ma di fronte a Lev sragionava completamente.
Tetsurou non poteva nemmeno godersi la loro meritata pausa di cinque minuti in santa pace, che mentre sorseggiava dalla bottiglietta sentì in sottofondo le urla isteriche di Yaku che riprendeva per l’ennesima volta il novellino della Nekoma.
“Non dovresti andare a mitigare la situazione? Yaku è più furioso che mai e Lev non si regge in piedi.” Kai interruppe il suo flusso di pensieri.
“Oh, sarebbe un bel dilemma se il nostro spilungone non potesse più muoversi.” commentò atono il moro, guardando verso un punto non ben precisato della palestra che non incrociasse i due compagni di squadra incriminati.
“Seriamente...”
“Non c’è motivo per cui io debba mettermi in mezzo quando un senpai impartisce una lezione al proprio inesperto ed adorato kohai del primo anno. Yakkun è...”
Si udì un boato, il suono di qualcosa –o qualcuno- che cadeva accompagnato da un urlo di disperazione.
Kai scostò lo sguardo per rivolgergli un’occhiata veemente.
Kuroo sospirò e fece schioccare la lingua al palato in un suono secco.
“Forse è il caso che io intervenga, sì.” asserì prima che il buon Nobuyuki potesse apostrofarlo di nuovo.
Poggiò a lato della palestra la borraccia e batté forte le mani una singola volta, sufficiente per attirare su di sé l’attenzione di ogni giocatore, compresi i due litiganti.
“Quando si fa una pausa l’esonero dal toccare la palla è esteso a tutti. Riposatevi e recuperate quanto più potete, è un ordine.” asserì serio, mantenendo un tono autoritario.
Yaku smise subito di tormentare Lev sulle ricezioni e lo lasciò respirare.
Kuroo ghignò sardonico e Nobuyuki non fu abbastanza lesto da fermarlo prima che potesse scatenare di nuovo la furia del piccoletto del terzo anno.
“Per la cronaca, mi riferisco soprattutto a voi due che bisticciate come due sposini anche durante i cinque minuti di break.”
Kai si schiaffò entrambe le mani sul viso quando la palestra iniziarono a risuonare le imprecazioni del loro libero, ma fu sollevato alla vista di Lev che respirava e beveva dalla bottiglietta portatagli da Fukunaga, sicuramente mosso da compassione nel vedere il centrale sull’orlo del baratro.
Per lo meno le ire di Yaku avevano cambiato bersaglio e Kuroo poteva definirsi il salvatore di Haiba anche per quella sera.
 
 
A fine allenamento ecco che a Tetsurou si presentava di fronte il secondo ripetitivo scenario che rigorosamente prendeva vita.
Lev si avvicinò meno baldanzoso del solito a causa della stanchezza, ma in quanto capitano e senpai del terzo anno non poté fare a meno di notare il genuino entusiasmo con cui si atteggiava. Era giovane e volenteroso, glielo riconosceva.
“Kuroo-san, come sono stati i miei muri oggi?” domandò, attendendo impaziente.
Tetsurou se lo figurò come un cagnolone scodinzolante e dovette attingere ad ogni briciolo di serietà per non scoppiare a ridere.
Per quanto avrebbe voluto tormentarlo e fargli la sua solita ramanzina sull’impegnarsi a migliorare le sue ricezioni e non solo le schiacciate ed i muri, il moro era altrettanto fiacco ed aveva bisogno di andare a fare una doccia.
“Fai ancora fatica a leggere l’alzata dell’avversario, ma suppongo sia questione di allenamento e di esperienza.”
Lev sorrise, serrò il pugno e fece un gesto di vittoria piuttosto silenzioso per uno come lui. Subito dopo si guardò le spalle per constatare che gli altri membri della Nekoma si stessero dirigendo ai box doccia.
Tetsurou attese, era lampante che avesse ancora qualcosa da dirgli.
“Kuroo-san.”
“Che c’è, Lev? Sono stanco.”
“Pensi che Yaku-san sia ancora arrabbiato con me?”
Kuroo inarcò un sopracciglio.
Quella domanda lo colse alla sprovvista.
“Beh, Yaku è sempre arrabbiato. Forse con te più di chiunque altro.”
“Quindi sono un po’ speciale?” a Haiba si illuminò il viso.
Il capitano percepì la frenesia con cui il mezzo russo parlava, i suoi occhi si erano ravvivati in un lampo al nominare Morisuke ed il farlo sentire unico nel suo genere, anche se non propriamente in senso positivo, lo aveva fomentato.
“La tua ingenua stupidità è speciale, Lev. Sei quasi adorabile se non fosse per il tuo continuo blaterare.”
“Magari la prossima volta anche lui si accorgerà dei miei miglioramenti.” continuò imperterrito, ignorando le parole del moro che lo fissò spaesato.
Alzò le spalle e sospiro pesantemente prima di dare una pacca a Haiba per spingerlo verso le docce.
“Muoviti, Lev. Vai a cambiarti e torna a casa subito, capito? Oh, e saluta Alisa-chan~” concluse con un sorrisetto che l’argenteo non colse.
Una volta assicuratosi che tutti ebbero svuotato la baracca e nessuno fosse rimasto chiuso nel bagno, Kuroo si caricò in spalla il borsone e fece tintinnare le chiavi attendendo che i compagni fossero usciti dallo spogliatoio.
In quanto studenti più anziani, Kuroo, Yaku e Kai si assicuravano di essere sempre gli ultimi a lasciare la stanza del club così da sprangare le porte.
Il capitano si guardò intorno per assicurarsi che Kenma li seguisse e non fosse rimasto nello sgabuzzino a giocare, ma notò con sollievo che si trovava in disparte a pochi passi dal terzetto.
Portò le mani ad intrecciarsi dietro la nuca e rallentò l’andatura per poter avvicinarsi a Morisuke con finta nonchalance.
Yaku lo adocchiò immediatamente e Nobuyuki sospirò affranto avvertendo aria di bisticcio in arrivo.
"Sai, Yakkun, dovresti provare a fare qualcosa di più carino per Lev così che io mi levi di torno quel fastidio di sentirlo chiedere complimenti indiretti da parte tua.”
Tetsurou non aveva tempo per fare giri di parole e nascondere che Haiba domandava espressamente cosa pensasse il libero; se da una parte Lev era considerato un sempliciotto, la cocciutaggine di Morisuke non era da meno e l’unico modo per fargli capire i concetti era andare dritto al punto.
"Perché vuole dei complimenti? Non mi pare se li meriti."
Kenma divenne improvvisamente interessato al discorso, annuendo con un’insolita convinzione alle parole del piccoletto.
"Anche un semplice incoraggiamento andrebbe bene pur di togliermelo di torno.”
“Potrebbe funzionare per spronarlo a fare del suo meglio, Kuroo non ha tutti i torti.” si intromise Kai, guadagnandosi un’occhiata commossa da parte del capitano.
L’intervento di Nobuyuki fu fondamentale per invitare Yaku a riflettervi seriamente.
"Cosa dovrei fare allora?"
"Perché non provi a fare come con Inuoka e gli dai un buffetto sulla testa? Con lui e Shibayama funziona." suggerì Kuroo con disinteresse.
“Come con i cani.” bofonchiò Kozume dalle retrovie, frase che Tetsurou sapeva non voler essere una battuta, ma che scatenò in lui una risata sgraziata.
"Non ci arrivo. Lev è troppo alto." incrociò le braccia al petto come se fosse un caso perso ed archiviato.
"Anche Inuoka è parecchio più alto di te..." gli fece notare Kai, rimarcando che il suo tentativo di eludere il problema era stato sventato in un attimo.
"E che devo farci se è uno spilungone senza cervello che non sa chinarsi?!"
"Probabilmente è il suo istinto di sopravvivenza e ha paura che tu lo prenda a calci se cercasse di chiedere un tuo incoraggiamento mentre si abbassa." commentò Tetsurou il quale aggrottò la fronte e sbuffò dinnanzi alla dimostrazione di testardaggine di Morisuke.
Camminavano lenti verso la stazione, Kuroo prese gusto nel constatare quanto quell’argomento lo impensierisse e si lasciò sfuggire un ghigno divertito alla sua espressione corrucciata.
"Non pensavo che Lev potesse essere così complesso."
"Sei tu ad essere complicato, non quell'essere monocellulare.”
"Bada a come parli, Mister capelli arruffati!”
"Ohi, Demone-senpai, ti stavamo dando dei consigli utili!”
“Ci risiamo, lo sapevo.”
Kai si premurò di inserirsi fra di loro per poi spingere con gentilezza Yaku qualche passo più avanti per dividerli fisicamente.
“Perché non gli dai un calcio sugli stinchi così si piega e la testa arriva alla tua altezza?”
La voce greve e piatta di Kenma spiazzò i tre titolari i quali si ammutolirono per alcuni secondi e l’unico suono udibile divenne la sinistra musichetta metallica della psp.
“Ti prego, chiedigli semplicemente di abbassarsi.” lo implorò Nobuyuki.
“Kenma, sei un po’ troppo brutale con Lev. Non sarà colpa di quei videogiochi?” Kuroo tentò di rubargli la console, ma l’occhiata seccata del biondo lo fece desistere ed alzò le mani in segno di resa istantanea.
“Bene, per oggi abbiamo finito! Buona serata, ragazzi!” li salutò Kai che deviò dalla stazione assieme a Yaku, nella direzione opposta a quella di Kuroo e Kenma diretti a prendere il loro treno per tornare a casa.
Nonostante per il moro sarebbe valsa la pena fare un tentativo, per una volta seguì i principi morali della sua posizione di capitano sentendosi fiero di sé e di non aver infierito su Haiba –o su Yaku-.
“Smettila di fare quella faccia, sei inquietante.” asserì il biondo al quale non occorse nemmeno distogliere lo sguardo dalla psp dato che poté figurarsi perfettamente il ghigno risoluto ed orgoglioso stampato sul viso del moro.
“Che faccia avrei fatto!?” domandò colto alla sprovvista, non sapendo se sentirsi offeso o meno.
“Quella di chi è orgoglioso di essere riuscito a non farsi sfuggire una sciocchezza di bocca.”
“Ma non ho fiatato! E non stavo facendo nessuna faccia strana!”
“Sì, l’hai fatta.”
“Non è vero.”
“Sì. Ti ho visto.”
“No, è impossibile! Stavi guardando la psp!”
“Ti ho visto dal riflesso dello schermo.” Kenma picchiettò il dito sul vetro principale.
“Oh.”
Vi fu un momento durante il quale Kuroo elaborò come Kozume fosse stato davvero in grado di beccarlo ad atteggiarsi nel mentre in cui salivano sul mezzo.
“Kenma, non puoi avermi visto sul monitor della console nemmeno fossi un basilisco! Era buio per strada!”
Il biondo arricciò di poco le labbra, ma non alzò gli occhi nocciola dallo schermo.
“Eh...”
 
 
Quel giorno avrebbero avuto doppia sessione di allenamenti: un’ora alla mattina prima di iniziare le lezioni e dopo pranzo.
Kuroo non vedeva la fine di quella giornata interminabile, ed aveva delle occhiaie spaventose per aver studiato fino a tardi e per essersi dilungato al telefono.
Sbadigliò e si stiracchiò prima di affondare i denti sulla brioche al cioccolato.
Si era appoggiato con la schiena al corrimano del lungo corridoio che collegava le classi del terzo anno, Kai si era fermato accanto a lui per sorseggiare un succo alla pera e Kenma li aveva raggiunti per evitare di essere reperibile a Lev che lo tartassava costantemente, ma soprattutto per sfuggire al chiasso che Yamamoto sembrava non potesse fare a meno di causare mentre chattava con il numero 5 della Karasuno.
Tetsurou era consapevole che Kozume si sforzava di salire ben due rampe di scale per stare con loro solo perché se Lev l’avesse tampinato e si fosse trovato di fronte a Yaku di certo avrebbe cambiato obiettivo lasciandolo in pace.
Kuroo si stupiva ogni volta nel constatare quanto fosse furbo il loro “cervello”, di quanto minuziosi e ben calibrati fossero i suoi piani per sfuggire alle seccature quotidiane. Se solo avesse messo nella pallavolo lo stesso fervore che sfruttava per evadere dalle responsabilità, sarebbe di certo diventato un giocatore d’elite.
In vista dei test finali ed a causa degli allenamenti sfiancanti, nessuno aveva il cuore di interagire in alcun modo e si godettero in sacrosanto silenzio i loro spuntini di metà mattinata, altro punto a favore della presenza di Kenma.
Quiete che però turbata dall’arrivo di Yaku che li raggiunse sbucando di fretta e furia dalla propria classe.
Si poggiò vicino a Tetsurou, occupando il suo fianco sinistro, e puntò gli occhi verso un punto imprecisato della parete dopo aver conficcato la cannuccia nel succo con la stessa intensità con cui avrebbe potuto stilettare un essere umano. I presenti sospettarono che un buon candidato potesse essere il loro centrale novellino.
“Stamane ho provato a fare come mi hai suggerito. Ho chiesto a Lev di abbassarsi per dirgli che si era impegnato parecchio durante l’allenamento mattutino.” iniziò convinto senza nemmeno salutare.
“Oh?” mugugnò Kuroo in risposta ed anche gli altri si misero in ascolto.
“Lui si è accovacciato di fronte a me.”
“Yaku, no.”
“E’ stato più forte di me e gli ho mollato un calcio sul sedere! Come osa quell’idiota inginocchiarsi? Come se fossi così basso poi!”
Con la coda dell’occhio vide una parvenza di ghigno spuntare sulle labbra dell’alzatore.
“Kenma, non gongolare!” lo riprese il moro.
Un solidale Nobuyuki diede una pacca sulla spalla a Yaku prima di accorgersi che il viso del loro libero aveva assunto una curiosa sfumatura rosea.
“Si è piegato e mi è arrivato a tanto così dalla faccia! Ma che voleva fare quel disgraziato?!” tuonò imbarazzato ed indicando con le dita una manciata di centimetri, quelli che Lev doveva aver sfidato nell’essersi avvicinato troppo.
Kuroo ormai era rassegnato all’idea che un tipo cocciuto come Morisuke non avrebbe mai collegato quel genere di atteggiamento da parte di Haiba a dei sentimenti che, a quanto pareva, erano condivisi per quanto non recepiti.
Ma non poteva di certo spiegare al piccoletto che l’imbarazzarsi per un simile gesto significava che c’era del tenero e doveva solo fare chiarezza con sé stesso: quel genere di discorsi melensi sui sentimenti non erano nelle corde di uno il cui motto era “Non indorare la pillola: quando una persona fa schifo in qualcosa allora devi dire che fa schifo!”.
“Yakkun, cosa provi quando stai vicino a Lev?” domandò diretto.
Da qualche parte doveva pur cominciare a farlo ragionare.
“Uhm...all’inizio vorrei essere gentile, ci provo! Vorrei dirgli che è stato bravo e sostenerlo, ma poi lui si avvicina e...”
“Continua.”
“E sento la faccia andare a fuoco, soprattutto quando supera un certo limite. Perché diavolo deve avvicinarsi così, eh? Non sono sordo!”
“Sospetto non lo faccia perché pensa tu sia sordo...” lo corresse Nobuyuki per puntualizzare in caso Morisuke non avesse colto il suggerimento.
“A volte mi irrita così tanto che ho mal di pancia, specie durante gli allenamenti quando so che dovrò vederlo prima di iniziare le lezioni o dopo pranzo. Anche quando lo becco aggirarsi con la sua grazia di un elefante lungo i corridoi mi assale un senso di nausea e mi si chiude lo stomaco.”
“...deve essere grave. Forse serve un medico, magari uno psichiatra per Lev...”
“Kenma, non fare dell’ironia spiccia che con degli idioti come Lev e Yakkun nessuno dei due ti capirebbe!”
“Allora spiegaglielo tu con i tuoi chiari discorsi sul sangue che circola nelle vene per arrivare al cervello.”
Ma per quanto quella volesse essere una presa in giro, Kenma diede a Kuroo l’input che cercava.
Tetsurou schioccò le dita come se fosse giunto all’illuminazione improvvisa ed ammiccò all’amico d’infanzia che si volle mordere la lingua per non essere rimasto zitto come suo solito.
"Yakkun, hai mai sentito parlare dell'ossitocina?"
“Se partivi dall’ape ed i fiori era uguale.”
“Kenma, non mi aiuti!” perché tirava fuori tanta acidità solo quando si trattava di Lev? Kuroo avrebbe giurato di vederlo cambiare persino espressione.
"Sembra una brutta parola inventata da te per prendere in giro qualcuno."
"Nah, non oserei mai." replicò offeso, una mano all’altezza del cuore in un gesto melodrammatico.
Nobuyuki inarcò scettico un sopracciglio, malafede condivisa dal libero.
"Kuroo, non è che il tuo sedere sia ad un'altezza diversa da quella di Lev per prenderti a calci..."
"Oh, beh, dato che il nostro Demone-senpai non ha la più pallida idea di cosa gli stia accadendo, glielo spiegherò con il potere della scienza. L'ossitocina è un peptide composto da nove amminoacidi, in sostanza è una molecola all'interno del nostro corpo, un ormone che si dice essere responsabile della felicità di quando si è innamorati. Lo chiamano anche l'ormone dell'amore o della felicità."
Kuroo si fermò per  una pausa ad effetto studiata, meritandosi una smorfia di disapprovazione da parte di Kozume.
"Quindi se provo mal di pancia quando sto vicino a Lev è colpa dell'ossitocina? Ed io che pensavo fosse dovuto all'irritazione e la voglia di prenderlo a schiaffi perché qualsiasi cosa faccia o è troppo chiassoso o non si dà da fare su ciò in cui è carente..."
“Mi chiedo perché non ho optato per la vecchia metafora delle farfalle nello stomaco, ma mi sembrava troppo cliché.” brontolò un Tetsurou sulla crisi di nervi.
"E questo cosa c'entra con me? Ti sembro forse contento di dover badare tutto il tempo a quel mentecatto?" rimbrottò il castano che incrociò le braccia al petto con un’espressione ancora più pensierosa in volto.
Per quanto Kuroo conoscesse il lato manesco di Yaku, quell’affermazione lo lasciò spiazzato e privo di altre risposte colte e forbite da dare che avrebbero fatto chiarezza sui sentimenti di Morisuke, anche a rischio della sua stessa vita e dei suoi stinchi ad altezza calcio.
Ignorò il flebile “Te lo avevo detto” di Kenma e si schiaffò le mani sulla fronte, guadagnandosi una pacca amichevole da Kai, ormai promosso a dispensatore di conforto.
"Nel mio contratto di capitano non c'era scritto che sarei stato anche terapeuta di coppia. Perché mi stai facendo questo, Yakkun?"
"Non mi serve un consulente di coppia, stupido nerd.”
"No, a te serve mangiare più pesce. Più acido docosaesaenoico."
"Mi stai dando dello stupido?"
"No, peggio. Ti sto mettendo al pari di Lev.”
Kenma si defilò non appena il tono di voce dei due iniziò ad incrementare, costringendo così Nobuyuki a compiere tutto il lavoro sporco da solo.
Batté le mani per attirare l’attenzione dei due e si frappose tirando per un braccio Kuroo.
“Oh, è un peccato che sia finita la ricreazione e dobbiamo tutti tornare nelle nostre aule. Ci vediamo dopo, Yaku!” li bloccò senza il minimo sforzo dal momento che Tetsurou aveva esaurito le energie nel discutere con il libero. Non fu difficile spingerlo dentro la loro classe mentre ancora si domandava cosa non avesse funzionato nella sua lampante spiegazione sull’ossitocina e l’amore per un certo grattacielo.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
 
Disclaimer: nessun Lev è stato –troppo- maltrattato nella stesura di questa fic.
Nonostante la LevYaku sia la mia seconda otp di Haikyuu, è la prima volta che scrivo su di loro ;; me ne rammarico tantissimo perché meritano così tanto amore.
Questa fanfic doveva essere un mini-mini-progetto (sì, davvero, doveva essere brevissima), originariamente una One Shot, vista e scritta solo sotto un punto di vista esterno come quello di Kuroo.
Invece, dato che sono un’autrice coerente con le mie idee iniziali, ho optato per una long di tre brevi capitoli (che grazie al cielo ho già scritto e quindi mi sento salva per una volta), con tre p.o.v. diversi (Kuroo, Yaku e Lev).
Ho cercato appunto di suddividere il tutto in tre porzioni, che non li chiamerei nemmeno capitoli dato che non c’è una cronologia, non c’è una sequenza precisa degli avvenimenti e me la sono fatta andare bene così. Rip Nena.
Amo la Lev x Yaku, ma penso si sia capito che ADORO il rapporto che c’è anche tra Kuroo e Yaku sotto ogni aspetto, che siano semplici amici o come pairing li trovo adorabili, si bisticciano come dei mocciosi. E voglio bene a Nobuyuki perché se non ci fosse lui sarebbero tutti persi. O morti. Forse più morti, in effetti, e Kai merita amore e comprensione, e magari una statua in oro per sopportare quei due cretini.
Il mio sentimento di BOH cosmico profondo verso Kenma svanisce quando si rapporta a Lev e diventa un salty infame che mi fa gongolare. Nel manga ci sono state parecchie scene in cui Kozume prende parte a discussioni con frasi piccate quando ne va di mezzo Haiba, e mi fa schiattare dal ridere perché mette a dura prova la sua perenne mancanza di vitalità. E’ un lato di Kenma che non mi dispiace e che si espone specialmente con Lev, quindi ne ho approfittato.
Spero vi piaccia come mi sono divertita io a scriverla ;; e spero di non essere andata troppo out-of-character, soprattutto per quanto riguarda Kenma.
Al prossimo capitolo ~
 
Nena ~
 
 
 

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Capitolo 2
*** Parte due - Gatti isterici ed altri felini svampiti ***


Ossitocina: spiegazioni scientifiche e razionali all’amore


 
                                                                       
 
 
 
Parte due – Gatti isterici ed altri felini svampiti
 
 
Yaku era diventato abitudinario durante la ricreazione di metà mattinata: usciva dalla propria classe, svoltava a destra e giungeva subito a destinazione, imbucandosi nell’aula di Kuroo.
L’agilità che usava in partita non serviva solo a ricevere fermamente una palla e piazzarla sopra la testa dell’alzatore, no, poteva sfruttarla anche per eludere certi giganti poco svegli.
“Yaku, la questione ti sta sfuggendo di mano.”
La voce di Kuroo rimbombò nelle sue orecchie piatta ed atona come di chi aveva visto e rivisto la stessa scena.
“Ssh. Non parlarmi. Sono venuto qui solo per passare in tranquillità dieci minuti della mia giornata e tu non hai il diritto di privarmi di questa grazia dato che io ti sopporto ad ogni allenamento.” bofonchiò cercando di infilarsi tra la finestra ed il banco in ultima fila di Tetsurou che occupava la posizione più lontana dalla porta d’ingresso per via della sua altezza.
Nascondiglio perfetto.
“Mi sento leggermente offeso...” brontolò il moro che si dondolava su due gambe della sedia.
Yaku si sedette a terra, sospirò di sollievo ed infilò la testa tra le braccia che andarono a circondare le ginocchia.
“Mi correggo, la situazione è già imbarazzante.” commentò ancora il capitano della Nekoma, mangiucchiando la sua solita brioche.
Kai si avvicinò ai due compagni adocchiando quello che era il loro libero.
“Comunque non sapevo potessi diventare formato tascabile, Yakkun.” lo pungolò Tetsurou, ben consapevole che Morisuke non si sarebbe mosso da quella postazione e che non gli sarebbe arrivato nessun calcio per non vanificare gli sforzi di essersi nascosto da occhi indiscreti. Verde smeraldo, per la precisione.
Rimpiangeva il fatto che l’infame fosse fin troppo perspicace e gli rodeva che quella stessa qualità fosse una delle loro più grandi risorse in partita.
“Fuggire non mi sembra la soluzione giusta. Se ti senti a disagio dovresti farglielo notare e vedrai che non ti darà più il tormento.” suggerì pacato Nobuyuki il quale addentò un pezzo di cracker fingendo di non guardare nella direzione di Morisuke.
“Penso che sia proprio quello il punto, o sbaglio? Yakkun non vuole che Lev smetta di seguirlo, ma vorrebbe che fosse meno molesto. Chiede troppo da un procariote come lui.”
“Vi divertite così tanto a parlare di me? Perché non fate finta che io non esista?!” brontolò Morisuke.
Le guance del libero si fecero bollenti quando Kuroo emise la sua sentenza che rifletteva una delle tante verità che celava malamente. Un altro punto da aggiungere alla lista, e che Yaku non era in grado di esprimere, era che trovava adorabile il lato volenteroso di Lev ed i suoi goffi approcci.
“Hai per caso paura che il nostro idiotone del primo anno possa cospirare contro di te?”
Quella seconda volta il tono di voce di Kuroo fu più greve, segno che parlava seriamente ed era una domanda sincera di cui Yaku non capì il significato.
Fu allora che dalla porta dell’aula spuntò la gigantesca sagoma riconoscibile del loro centrale novellino: rimase fermo immobile in attesa di un via libera per poter entrare in un’aula del terzo anno, la testa che sbucava fuori dallo stipite e dietro di lui, come un’ombra, si affacciò Kenma.
“Io non ci sono.” sussurrò Morisuke che sfruttò la giacca di Kuroo poggiata sulla sedia per nascondersi quanto più possibile.
Ringraziò mentalmente che almeno Haiba ebbe l’accortezza di non oltrepassare la soglia senza consenso, cosa che né Kuroo né Kai gli diedero per avanzare e rischiare di smascherare la presenza di Yaku.
Lev allungò il collo per farsi notare, come se l’intera classe del terzo anno non avesse già adocchiato un gigante di quasi due metri che vegliava come un faro sulla soglia dell’entrata.
“Lev, che ci fai qui?”
“Kuroo-san, Kai-san, buongiorno. Cercavo Yaku-san.” biascicò in un tono simile ad una lamentela infantile.
“Oh, non l’avrei mai detto, sai?” cinguettò teatrale il moro.
Morisuke avvertì lo sguardo divertito e vittorioso di Tetsurou sul suo collo, ma non si mosse dal proprio angolo buio; no, quei dieci minuti non poteva concederglieli, voleva disintossicarsi dall’idea di avercelo attorno.
“Volevo chiedergli se potevamo fare qualche ricezione insieme...”
I senpai del terzo anno si bloccarono al sentire quelle parole, Yaku trattenne il respiro e si costrinse a non uscire allo scoperto per festeggiare la presa di coscienza di Lev sul fatto che si doveva allenare di più nella difesa.
Kuroo dubitò che Haiba fosse tanto astuto da usare un simile trucchetto per attirare Yaku, fu più incline a pensare che si trattasse solo di un ingenuo e masochistico tentativo di passare più tempo con il loro libero, intenerendo il capitano della Nekoma.
A sorpresa di Morisuke, però, Tetsurou decise di rispettare il volere del suo coetaneo.
“Capisco, sì. Purtroppo non è qui.”
Yaku si sorprese e per poco non si commosse per il gesto altruistico di Tetsurou.
Sentimento che venne sfatato nei due minuti successivi.
“Hai provato in cortile? Si starà nascondendo assieme alla sua gang per fumare una sigaretta.” cantilenò Kuroo.
Poteva benissimo vederlo ghignare, il bastardo, ma soprattutto cosa diavolo stava dicendo?
Non riusciva a vedere Haiba, aveva letteralmente un muro davanti a sé che lo oscurava –grazie al cielo-, e che gli impediva di constatare quanto Lev fosse un sempliciotto scemo.
L’argenteo portò entrambe le mani al viso e l’espressione mutò in una smorfia terrorizzata e sconvolta, mentre dietro di lui Kenma si stava palesemente domandando come potesse credere ad una sciocchezza simile.
“Yaku-san è un teppista?!”
“Ma come? Non hai mai visto la sua cricca di vandali che si porta sempre appresso? Fai attenzione quando lo andrai a cercare!” infierì Tetsurou, le cui capacità recitative stavano stupendo persino Yaku che non poteva intervenire in alcun modo o la sua copertura sarebbe andata in fumo.
Sospettava, anzi, era certo che Kuroo se ne stesse approfittando proprio per via della posizione in cui si trovava.
“Ma Yaku-san è un atleta! Non dovrebbe fumare!”
“Vero? E’ per questo che ultimamente è un po’ carente di resistenza e di fiato...”
“Oh no...”
Da quando lui sarebbe stato fiacco nelle riprese e nella resistenza? Lui, Yaku Morisuke, colui teneva alla propria salute e quella dei compagni più di chiunque altro.
Da dietro il banco captò le risate soffocate di Kuroo che si stava godendo la scena.
Si appuntò mentalmente di fargliela pagare.
Kai, dal canto suo, voltò il viso dalla parte opposta per evitare di ridere e finse di non sentire; non sapeva decidere con chi Kuroo fosse stato meno clemente con le sue provocazioni, se con il loro grattacielo poco sveglio o con un più che consapevole Yaku che non poteva ribellarsi o rispondere alle sciocchezze che uscivano dalle labbra del loro capitano.
“Ecco perché mi picchia sempre! Perché è un delinquente!” concluse risoluto l’argenteo.
“No, ti prende a calci perché sei irritante ed incredibilmente tonto.” intervenne Kozume incredulo nel vedere il mezzo russo convinto di una simile storiella.
“Forza, Lev, vai a cercare Yaku. Le lezioni stanno per ricominciare.” lo incalzò Nobuyuki sperando di cacciare con gentilezza Haiba dalla loro classe.
“Subito! Non posso permettere che Yaku-san cada in un brutto giro, forse sono ancora in tempo per salvarlo e mi ringrazierà!” esclamò esaltato dal brio di una nuova missione che “solo un asso come lui” poteva compiere.
“Solo un idiota come te può credere a certe sciocchezze...”
“Ohi, Kenma. Accompagnalo ed assicurati che Lev non si faccia ammazzare davvero da qualche bullo, anche se ne dubito.” trillò Tetsurou sull’orlo delle lacrime.
Ma non riuscì più a contenere le risate dopo lo sguardo incattivito di Kenma trascinato via alla velocità della luce da Haiba che lo afferrò per un polso e si gettò a capofitto lungo la gradinata –beccandosi un rimprovero da parte di un professore-.
Yaku uscì dal suo nascondiglio con una flemma che preoccupò Nobuyuki il quale ormai era avvezzo a rilevare segnali di pericolo tra i due pilastri del loro team.
“Tu vuoi essere castigato a suon di pedate.” ringhiò il libero con i pugni serrati.
Sentiva un tic all’occhio dovuto sicuramente ad una crisi isterica a causa del moro: aveva sperato di trascorrere dieci minuti di quiete durante la ricreazione e si sentiva solo peggio.
“Oh, ma dai! Lev era così tenero quando si è infilato l’armatura di eroe per salvare il proprio senpai~” infierì asciugandosi gli occhi dalle lacrime.
“Ora crederà che io sia uno spostato!”
“O la sua principessa da salvare?”
“Kuroo.”
“Sì?~”
Yaku non si accorse che le mani erano già tese all’altezza del collo di Kuroo –se fosse riuscito ad acciuffarlo, il dannato si era alzato in piedi giusto in tempo per non essere più alla sua portata-, che avvertì qualcosa trascinarlo per le spalle ed impedirgli per l’ennesima volta di compiere un omicidio.
Per Kai quella scena era un ennesimo deja-vu che necessitava il suo intervento.
“Time-out! Vorrei evitare anche per oggi di visitare il carcere per portare le arance ad uno e cambiare i fiori freschi sulla tomba dell’altro.”
La velata minaccia di un’insofferente Nobuyuki fece capire l’antifona ad entrambi che si salutarono con uno scambio di sguardi torvi e malevoli.
 
 
 
Finalmente un pomeriggio che non prevedesse palloni, palestre ed urla.
Il suo corpo aveva bisogno di riposare, ma più di ogni altra cosa le lezioni stavano diventando sempre più impegnative in vista degli scrutini e riusciva per il rotto della cuffia a finire di studiare, allenarsi e mettersi in pari con i compiti arretrati.
Mai come allora godeva del silenzio mistico che veleggiava nell’aula studio della biblioteca della loro scuola: nessun Yamamoto da sgridare o Lev da punire, a stento udiva le chiacchiere di Kuroo che mugugnava una sorta di litania mentre rileggeva delle frasi in inglese per una comprensione del testo. Era tollerabile, il rumore della disperazione di uno studente del terzo anno si intendeva, unito al ticchettio di qualche cellulare usato per distrarsi qualche istante.
Yaku si sentiva rinato.
Afferrò la biro per iniziare ad impostare l’esercizio di trigonometria, quand’ecco che lo sguardo vagò in automatico sulla porta della biblioteca, sopra le teste degli altri coetanei nelle loro stesse condizioni.
“Qualcosa non va? Ti serve aiuto con gli esercizi?” domandò Nobuyuki che si era accorto dei movimenti sospetti di Morisuke.
Il castano scosse la testa impensierito, si portò le mani all’altezza delle tempie e sospirò.
“Sì, forse sì...” bofonchiò teso.
“Non ti sembra vero di non dover rimproverare nessuno oggi pomeriggio, uh? Hai i sensori da “demone-senpai” perennemente attivati? Tipo i sensi di ragno alla Spiderman.” lo canzonò Kuroo il quale aveva poggiato la penna sopra al labbro superiore arricciato, così da mantenerla in equilibrio.
Per quanto l’espressione idiota del suo capitano fosse impagabile ed esilarante, detestava sempre di più il suo essere perspicace.
E odiava quel nomignolo che gli aveva affibbiato, ma che in un luogo dedito al silenzio e lo studio non poteva più di tanto controbattere.
“Certo che non riesci proprio ad offendere qualcuno senza mostrare il tuo lato sfigato da nerd, eh?”
“Se non la smettete prima che la bibliotecaria ci sgridi, giuro su mia sorella che vengo lì e vi metto a sedere l’uno al capo opposto del tavolo dell’altro.”
Yaku si ingobbì, chinando la testa in un cenno e guardò di sottecchi la signora che vegliava sull’aula, confermando che si stava sistemando minacciosamente gli occhiali sopra al naso prendendoli di mira.
“Oh, hai una sorella?” domandò un Tetsurou fin troppo curioso.
Morisuke osservò il suo capitano mentre si stiracchiava sopra agli appunti e si sdraiava comodo sulle sue stesse braccia, voltando il viso ghignante verso di loro.
Ormai avvezzi alle sue sciocchezze ed alle sue impertinenti provocazioni, Yaku e Kai si prepararono all’imminente tormento.
“Sì, ho una sorella più grande.” rispose Nobuyuki pacato, tornando a scrivere sul proprio quaderno per velocizzare la sua sessione di studio che stava prendendo una pessima piega.
Kuroo sorrise sornione.
Yaku colse immediatamente dove voleva arrivare.
“Anche Lev ha una sorella più grande, che coincidenza...”
“Sfortunatamente, a differenza di un certo gigante, lei è sempre educata ed adorabile, e quando la vedi ti si illumina la giornata.”
“Beh, ne parli come se Lev portasse le fiamme dell’Inferno come fonte luminosa...”
Nobuyuki fu colto una seconda volta impreparato ed alle spalle di Kuroo e Yaku apparve la bibliotecaria con una decina di tomi tra le braccia che si schiarì la voce alle spalle dei due litiganti.
I tre senpai chinarono la testa remissivi.
Non fu necessario aggiungere altro per far loro abbassare il tono di voce e tornare con gli occhi incollati ai quaderni, se per un sussurrato “Io vi avevo avvisato” di Kai che però optò per la sua solita passività, sperando di poter dire di non conoscerli e di non essere invischiato con loro.
“Ad ogni modo tu non preferivi le ragazze con i capelli corti?” continuò Kuroo che si beccò un’occhiataccia da Nobuyuki, tentato di mollargli un calcio da sotto il tavolo.
“Uhm, sì. Perché?” chiese sovrappensiero Morisuke ormai concentrato sui suoi calcoli di seno e coseno.
“...Yakkun.”
“Che c’è?”
“Ti sei reso conto, sì, che Alisa-chan e Lev sono l’uno la fotocopia dell’altra?”
“Beh, sono fratelli, si somigliano.”
“E che Lev è Alisa-chan con i capelli corti?” la voce del moro divenne un flebile borbottio esasperato, mantenuto ad un tono di voce adeguatamente basso per non essere cacciato.
Seguì un momento di silenzio religioso, una pausa che durò fin troppo per le coronarie di Yaku che realizzò la gravità delle parole del capitano ed ebbe paura di incrociarne gli occhi felini –sicuramente divertiti e con un ghigno stampato in faccia da fargli venire voglia di prenderlo a schiaffi-.
Le guance si fecero improvvisamente bollenti fino a sentire la punta delle orecchie surriscaldarsi, segno più che evidente della sua colpevolezza.
“...ti prego, non lo dire in giro.”
Kuroo gli poggiò comprensivo una mano sulla spalla ed un sorriso bonario spuntò sulle sue labbra sottili.
“Non ti preoccupare, Yakkun. Siamo qui per aiutarti.”
“Lo dici come se fossimo al circolo degli alcolisti anonimi. Non ho bisogno di aiuto, soprattutto il tuo!”
“Beh, potevo essere utile nel creare l’ennesima occasione giusta per parlare a quello svampito di Lev, no?”
Yaku si morse le labbra. Kuroo non mentiva, per quanto fosse divertito dalla situazione ed i suoi gesti fossero mossi più dalla curiosità che dalla sua benevolenza, il libero ammise a sé stesso che da solo stava solo brancolando nel buio e non concludeva nulla di buono se non arrovellarsi nei suoi dubbi.
“Fa che una virgola di troppo esca dalla tua bocca e la pagherai cara, stupido nerd.”
“Oh, non ti preoccupare, il tuo segreto è al sicuro.”
Per un momento il castano si sentì sollevato e rincuorato.
“Con me e tutto il resto della Nekoma, si intende.” aggiunse in un sussurro.
Per l’appunto, quel sentimento durò solo pochi istanti.




Angolo dell’autrice
 
Come al solito mi sono divertita da morire a scrivere di questi gattini disagiati, mi piace tormentare Nobuyuki, adoro vedere Yaku sclerare per colpa di Kuroo e Lev, prego affinché Kenma non sia sempre troppo ooc, ma amo vedere anche lui sull’orlo della reazione per colpa di tutti.
Spero sia piaciuto e se avete qualche commento da fare, negativo o positivo che sia, sarei curiosa di saperlo ;w;
Alla prossima~
 
Nena
 
 
 

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Capitolo 3
*** Parte tre – Istruzioni per l’uso: come smontare un grattacielo ***


Ossitocina: spiegazioni scientifiche e razionali all’amore


 
 
 
 
 
Parte tre – Istruzioni per l’uso: come smontare un grattacielo
 
 
Balzò lungo le rampe a falcate che divoravano gli scalini tre alla volta.
Quella mattina era arrivato a scuola allo scoccare dell’ultima campanella per un soffio dacché non aveva dormito durante la notte a causa dell’agitazione ed aveva finito per ronfare più del dovuto.
Lev sprizzava felicità da tutti i pori, gioia non condivisa minimamente dagli altri studenti a cui sfrecciava accanto, per lo più con stampata in faccia una smorfia assonnata e poco lucida. Insomma, era venerdì per tutti, agognavano solo il weekend per tornare a casa, non avevano energia da consumare in sprazzi di vitalità esagerata come Haiba.
Eppure nessuno avrebbe detto che il mezzo russo aveva sul groppone solo due ore di sonno: non vi era segno di occhiaie sul suo viso, né un minimo accenno di stanchezza ed il suo tono di voce era perennemente di troppi decibel più rumoroso degli altri.
“Kuroo-san! Kuroo-san!”
Aveva solo i saltuari quindici minuti concessi dalla ricreazione per poter vedere di sfuggita il suo capitano.
Agitò le braccia in segno di saluto non badando alle formalità che convenivano ad un primino nei confronti di un senpai, questioni ripetutegli più volte e che ormai l’intera squadra della Nekoma soprassedeva per il quieto vivere.
Kuroo si guardò intorno spaesato; non si aspettava che Lev cercasse proprio lui, aveva già la risposta pronta da rifilargli su quanto fosse costernato di non sapere dove si trovasse Yaku, ma diede a Lev il beneficio del dubbio.
“Kuroo-san!” trillò di nuovo, fermandosi proprio di fronte al moro e sorridendogli apertamente.
“Meh...” bofonchiò logorato, distogliendo lo sguardo dal cellulare per dedicarsi a Lev.
L’argenteo non aveva intenzione di lasciarselo sfuggire, doveva condividere il pensiero che gli aveva tolto il sonno e che aveva realizzato durante la notte.
“Ma non sai nemmeno cosa sto per dire!” si lamentò Haiba, il quale subito si quietò notando come non fosse riuscito a contagiare Kuroo con il proprio entusiasmo.
“La mia risposta è comunque no, non voglio sentire le tue lamentele amorose. Veditela da solo con il Demone-senpai, lo hai scelto tu, non te l’ha consigliato il medico.”
Lo lasciò spiazzato ed incredulo.
Lev sbatté le palpebre e puntò gli occhioni verde smeraldo sul suo capitano, schiudendo le labbra per non far notare troppo la sua sorpresa nell’aver immediatamente capito l’oggetto del discorso.
Nemmeno Haiba sapeva bene perché si stava rivolgendo a Kuroo, ma era la persona che vedeva più vicino al libero ed in qualche modo ne era invidioso, oltre a nutrire delle aspettative per dei consigli.
Si morse il labbro ed iniziò a stropicciarsi le dita, aggrottando la fronte dinnanzi all’impassibilità di Kuroo il quale sospirò greve, rassegnato al fatto che in ogni caso Lev avrebbe occupato di prepotenza il suo quarto d’ora d’aria.
Fece cenno con la mano di procedere.
“Penso che Yaku-san mi piaccia.” sentenziò solenne, dritto al punto.
Lev non aveva la minima idea di come funzionasse un rapporto amoroso, specie se si trattava di una relazione che implicava due ragazzi, ed aveva enfatizzato la figura di Kuroo come l’unico con un minimo di esperienza al riguardo.
“E come sei arrivato a questa brillante nonché scontata conclusione?” chiese Tetsurou fingendosi impressionato, bypassò il “Perché lo dici proprio a me?” a cui non avrebbe ottenuto risposta.
“Perché vorrei baciarlo.”
Fu altrettanto schietto e sincero, tanto che Kuroo scoppiò a ridere attirando su di sé l’attenzione degli altri studenti oltre che l’occhiataccia offesa del mezzo russo che si imbronciò e pronunciò goffamente il labbro inferiore.
“Apprezzo la tua onestà, Lev, ma non ti sembra una motivazione un po’ superficiale?”
Per quanto l’argomento fosse delicato e poco consono ad essere dibattuto in un corridoio di una scuola superiore, il moro poteva leggere la preoccupazione negli occhi del primino. Temeva che un simile stato d’animo avrebbe influenzato non solo il suo modo di giocare, ma avrebbe portato a picco tutta la squadra se non lo avesse aiutato.
“E’ partito tutto quando ho iniziato a pensare di essere diventato egoista perché desideravo le attenzioni di Yaku-san tutte per me.” spiegò.
Il capitano della Nekoma si morse il labbro: non poteva sbandierare con leggerezza che Yaku, dal canto suo, gli aveva rivelato di provare lo stesso genere di sentimenti nei riguardi di Lev, anche se così facendo si sarebbe risolto tutto in modo indolore e veloce.
Peccato che fossero due idioti sempliciotti e non avrebbero mai compiuto alcun passo avanti.
“Mi sono anche informato su internet perché pensavo di fare cose da adulti con lui...”
Haiba rischiò di causare un secondo collasso a Tetsurou a cui mancò l’aria per un istante.
“Tu cosa?!”
Lev si preparò a dargli una sonora pacca sulla schiena per aiutarlo a non soffocare, ma Kuroo si riprese in fretta notando il gesto altruistico –e sicuramente mortale- del loro middle blocker svampito.
Forse, ma proprio a voler azzardare, il moro si sbagliava sulla poca perseveranza e la mancata cognizione di ciò che comportava una relazione da parte di Lev.
“Yakkun, sei un tardone...” bofonchiò impercettibilmente senza essere udito dall’altro.
“Mi piace non nel senso di volergli bene, ma qualcosa più come volerlo abbracciare perché è carino e piccolo. A te non viene voglia di abbracciarlo?”
Kuroo respirò a fondo un paio di volte e si portò una mano all’altezza del petto.
“No, non ci tengo così tanto a morire.”
“E mi piacerebbe vedere che faccia fa Yaku-san quando lo-..”
“Lev. Non voglio sentire un’altra parola uscire da quella bocca.” lo bloccò prima che persino Kuroo Tetsurou potesse imbarazzarsi e sentirsi a disagio.
Il moro fece mente locale su cosa dire ad un Lev più che serio ad intraprendere una relazione che implicava Yaku e, se necessario, scrivere una lettera a Nekomata-sensei per l’eventuale impossibilità di Lev Haiba di proseguire gli allenamenti causa morte precoce.
“Pensi che si sia accorto che mi piace?” continuò imperterrito.
“Se non l’avesse capito, Yakkun avrebbe bisogno di un disegnino esplicativo.”
“Vado a prendere carta e matite?”
Kuroo aggrottò la fronte e schiuse la bocca in procinto di replicare, ma la campanella suonò la fine della sua agonia, e mai come in quei giorni gioiva nel tornare  a seguire le lezioni in classe accompagnato da tale melodia paradisiaca.
Sullo stipite della porta incrociò Nobuyuki che gli rivolse uno sguardo curioso.
“Il nostro aspirante asso ha combinato qualcosa?”
“Mi fa così esasperare che non ho il cuore di spiegargli quando cogliere il sarcasmo.”
“E così anche Yaku...” completò Kai il quale gli diede un’affettuosa pacca sulla spalla per accompagnare il proprio capitano all’interno dell’aula.
 
 
 
Lev era famoso per il suo istinto innato da felino, un predatore della giungla, una specie di gatto con i sensi di ragno pronto a balzare sul bersaglio –o fuggire dalle proprie responsabilità con un’agilità invidiabile, avrebbero detto i membri della Nekoma-.
Il suo sesto senso era ancora più affinato quando Yaku lo inquadrava nel suo mirino.
Si sentiva il target di un cecchino; tentò di sbilanciarsi di lato, guardò dietro le proprie spalle per vedere se volesse raggiungere Inuoka, ma non vi erano dubbi: era lui il suo obiettivo.
Lev si gelò sul posto mentre si infilava il cardigan nero della divisa dopo aver fatto la doccia, occhieggiò alla propria sinistra alla ricerca di sostegno morale da parte di Shibayama che era pronto a raccogliere i cocci del disgraziato di turno, mentre l’altro centrale guardava dall’alto della sua spalla con un sorriso ingenuo ed ignaro.
Le gambe non lo reggevano, non aveva sentito altro che rimproveri nonostante avesse dato il massimo durante l’allenamento ed avrebbe evitato volentieri un secondo round di ramanzine.
Strizzò gli occhi e strinse i denti aspettando di incassare un colpo diretto al sedere proveniente dal basso, ma ciò non avvenne.
“Lev, abbassa un po’ la testa.” disse pacato il libero.
Nella sua voce non vi era rabbia repressa, bensì solo una richiesta gentile da parte di un senpai.
Haiba fece come gli era stato detto e si chinò, arrivando poco sopra il livello di Yaku che sorprendentemente non sferrò alcun calcio e non iniziò ad inveire. Non subito, per lo meno.
Avvertì invece la mano di Morisuke poggiarsi sui capelli vaporosi e gli carezzò noncurante le ciocche umidicce che si appiattivano sulla testa.
"Ho-..ho fatto qualcosa di sbagliato?" domandò l’argenteo alzando di poco la testa e trattenendo poi il respiro, allontanandosi di un passo.
"Perché lo chiedi?" l’espressione del piccoletto era sinceramente confusa.
Lev non voleva calpestare una mina inesplosa dopo aver saltato per miracolo i cerchi di fuoco che lo separavano dalla salvezza, ma decise comunque di essere onesto quanto cauto.
"Yaku-san, tu non mi patti mai la testa..."
"Era un gesto affettuoso, idiota!"
Lev si voltò a cercare conferma negli sguardi di Inuoka e Shibayama, ma lesse lo sgomento sui loro volti altrettanto sconvolti da quell’atto di carineria.
O l’allenatore stava per sgridarlo e Yaku gli voleva indorare la pillola o... No. Nemmeno quella era una situazione plausibile. Il libero si sarebbe messo in prima linea per rimproverarlo, di certo non lo avrebbe difeso.
L’unica soluzione che balenò in testa al mezzo russo fu una sola.
Con orrore tornò a fissare il senpai, ergendosi alla sua naturale statura e riprendendo le effettive distanze –quasi 30 cm- dall’altro, portando un braccio a coprirsi il viso come a parare una qualche mossa di karate.
"Yaku-san, stai per uccidermi?"
Tale affermazione scatenò il panico tra i membri della Nekoma.
Yaku inarcò un sopracciglio come un tic nervoso.
“Non hai idea di quanto mi piacerebbe, ma non era quello l’intento.”
"Kuroo-san mi ha detto che se ti comporti in modo diverso dal solito vuol dire che sei arrabbiato e bisogna starti alla larga. Lui l'ha chiamata "Prima lezione di sopravvivenza a Yakkun"." affermò guardingo, assottigliando gli occhi verde smeraldo che si rimpicciolirono a due fessure dall’aspetto sinistro.
Se non avesse saputo che genere di persona era Lev, avrebbe giurato avesse un’aria intimidatoria e pericolosa. Purtroppo lo conosceva fin troppo bene e credeva ciecamente nella sua ingenuità e nel fatto che Kuroo si fosse divertito a spaventarlo.
"Quel bastardo la pagherà cara...”
Lev aggrottò la fronte affrontando a viso aperto il piccoletto.
"Non puoi prenderti gioco di me, Yaku-san! Non sono così stupido come credi!"
"Oh, infatti superi ogni mia aspettativa in quanto a stupidità."
Il tono di Yaku era strascicato e svogliato, cosa che confuse l’argenteo tanto che si guardò indietro alla ricerca dei suoi compagni, spariti dalla circolazione prima di essere testimoni oculari di un omicidio.
Lev iniziò a sospettare di aver detto una marea di sciocchezze quando Yaku gli indicò la porta dello spogliatoio mostrandogli il mazzo di chiavi che ciondolava dalla sua mano.
“Andiamo fuori.” incalzò il castano.
“Dove sono andati gli altri? E’ strano essere soli e gli ultimi ad uscire...”
“Lev.”
“Mi fidavo di loro!” mugolò triste, addossandosi alla parete e non capendo la strana piega degli eventi.
Sempre più spazientito, Yaku afferrò per un polso il loro gigante, lo trascinò fuori dallo stanzino adibito a spogliatoio del club di pallavolo e chiuse la porta a doppia mandata. Una volta assicuratosi che la chiave fosse al sicuro nella borsa, puntellò le mani ai fianchi e sospirò con tono greve, rilassando le spalle.
L’aria del tardo pomeriggio iniziava ad essere frizzante e Yaku incassò il collo nella propria sciarpa prima di compiere qualche passo verso Haiba che ancora non capiva il motivo di quegli approcci.
“Oggi ti sei impegnato molto e ho pensato ti servisse un po’ di sostegno, nulla di più.” spiegò il castano, dando la delucidazione che Lev voleva sentire e dissipando tutti i suoi dubbi.
“Oh, è chiaro. E’ ovvio.”
La risposta dell’argenteo, però, sembrava carica di un’aspettativa mancata e sul suo viso dai tratti affilati si stampò un’espressione delusa che non sfuggì a Yaku.
Kuroo aveva alimentato le speranze di Lev di essere speciale per il libero, e  nonostante il capitano avesse scherzato riguardo la storia di Yakkun teppista, per un attimo aveva creduto che quella carezza data in un momento di demoralizzazione significasse qualcosa.
Per quanto Yaku non si ritenesse una cima nel relazionarsi con le persone, Lev era fortunatamente trasparente e ne percepì l’amarezza.
“Perché quello sguardo avvilito?”
Il gigante vide come Morisuke incrociò le braccia al petto in attesa; non gli mise pressione, la sua domanda fu posta con l’intento di scoprire cosa pensasse in tempo reale.
E Lev non era di certo il genere di persona che si faceva pregare per esprimere un parere o un pensiero, per quanto intimo e privato fosse.
Gli occhi smeraldini virarono verso un punto vuoto al lato di Yaku, evitando un contatto visivo diretto.
“Pensavo mi volessi picchiare perché ho fatto schifo durante l’allenamento...” iniziò lasciando la frase in sospeso.
Yaku si mostrò intenerito.
“Mi sorprende tu sia così consapevole di te stesso, ma ti sei impegnato tanto, perché avrei dovuto farlo? Hai paura di me anche quando ti voglio sostenere?”
“Yaku-san, tu fai i complimenti a tutti quelli che si impegnano.” si lamentò Haiba.
Capì di aver superato il confine dell’egoismo di cui si recriminava, cosa costava rischiare di scadere nella sfacciataggine?
“Beh, è il dovere di un senpai incitare i più giovani quando danno il loro meglio. Non ci vedo nulla di male...”
“Kuroo-san mi aveva detto che ero un po’ speciale.”
Yaku socchiuse gli occhi e per l’ennesima volta si appuntò mentalmente di farla pagare ad un certo gattaccio per aver fomentato il loro grattacielo idiota.
Di certo non poteva distruggerlo dicendogli che, sì, era speciale in una miriade di sfumature diverse che avrebbe impiegato una nottata intera a spiegargli in un linguaggio comprensibile –e senza balbettare scuse deficienti per poi mettersi irrimediabilmente con le spalle al muro da solo-.
Morisuke si morse il labbro e seguì l’esempio dello spilungone di fronte a sé, guardando altrove fuorché gli occhi carichi di aspettative dell’altro.
“Kuroo non ha torto. Non del tutto, almeno.”
Per la seconda volta la mano di Yaku affondò tra i suoi capelli con dolcezza e Lev sorrise scioccamente quando realizzò di come i due tocchi della stessa persone fossero tanto diversi.
Socchiuse le palpebre che vedevano solo la punta delle scarpe di entrambi, notò come la misura dei loro piedi fosse mostruosamente differente e sbuffò divertito, ma si crogiolò ancora per qualche istante nella carezza di Yaku.
Nonostante si fosse chinato superava ancora l’altro in altezza. Haiba sbirciò il castano, alzando di poco il capo e badando a come anche il piccoletto aveva serrato gli occhi nocciola; aveva le labbra tirate in un sorriso intenerito e le guance lievemente rosee forse a causa dello sfogo post-esercizio fisico, suppose ingenuamente.
Nella visione di Haiba, però, tutto venne distorto dal suo bisogno di un contatto ben più profondo.
D’altronde si trattava di Lev, colui che non aveva peli sulla lingua, la persona con il più alto tasso di masochismo quando si trattava di approcciarsi al libero titolare della Nekoma.
Tutti conoscevano l’audacia del mezzo russo sul campo da pallavolo, la sua ambizione di diventare l’asso in carica, ma l’avidità che mostrò nell’imporsi sui sentimenti ignoti di Yaku sorprese persino lui stesso.
“Yaku-san.” lo chiamò così da attirare la sua attenzione.
“Che c’è?” Morisuke si protese verso l’altro, pronto all’ascolto.
Per Lev fu questione di qualche centimetro prima di posare la bocca su quella schiusa di Yaku, premendo sulle labbra fresche del senpai per pochi secondi, giusto il tempo di imprimere nei suoi ricordi di essere vivente –non era certo che sarebbe stato ancora tale nei successivi minuti- il sapore dolce che aveva Morisuke.
Si stupì della rapidità con cui fece un passo indietro e si erse di nuovo alla sua naturale statura sperando di non essere troppo in linea di tiro di un calcio o uno schiaffo.
Lev si godette lo sgomento con cui il libero si posò le dita sulle labbra guardando dapprima la propria mano e cercando infine le iridi smeraldine del mezzo russo.
"Lev."
Deglutì. Forse era giunta la sua ora, ma ne era valsa la pena.
“Mi hai appena baciato.”
Fu allora che notò come le guance di Yaku si erano imporporate, il modo in cui aveva incassato il collo nella sciarpa così da far spuntare fuori solo il naso e lanciava improperi soffocati contro la lana morbida dell’indumento.
A Lev interessava soltanto quanto fosse stato bello quel breve contatto, di come si sentiva sollevato di aver oltrepassato il limite e di poter vedere Yaku imbarazzato a causa sua.
Aggiunse alla lista dei “pro” anche il profumo dello shampoo del libero, particolare che gli era sempre sfuggito o a cui non aveva mai dato peso.
“Perché lo hai fatto?!” chiese sul punto di esplodere, la voce acuta ed incrinata dalla vergogna.
"Perché sembrava che aspettassi un bacio o qualcosa!" si giustificò inveendo a sua volta per sovrastare Morisuke e farsi ascoltare.
"Diamine, no!"
"Ma avevi socchiuso gli occhi e ti eri allungato verso di me!"
"Stavo cercando di avvicinarmi a te affinché il concetto ti fosse chiaro! Non sia mai che lassù ai piani alti qualche parola ti sfugga!"
Per quanto Yaku si lamentasse e continuasse a gridare, Lev non sembrava contrariato o dispiaciuto di ciò che aveva fatto. Non lo avrebbe mai categorizzato come incidente.
"Ma sembrava davvero una scena da shojo-manga!"  
"Cosa vorresti insinuare?! Che io sono la protagonista di uno shojo-manga che aspetta di essere baciata da un grattacielo idiota come te?! Giammai!"
"Come Taiga di Toradora?"
"LEV. MUORI."
Yaku era sull’orlo di una crisi isterica, ma quel bacio lo aveva sollevato da un peso e dall’enorme responsabilità di fare il primo passo.
Strinse le mani a pugno, scatenando il panico in Lev che già poteva avvertire il naso dolorante o il sedere livido.
Non aveva avuto il fegato per agire come invece aveva fatto Haiba.
Rodeva nel rendersi conto che era troppo orgoglioso per dire a Lev che lo avrebbe fatto anche lui, non quel giorno, magari con settimane o mesi di ritardo, avrebbe provato ad approcciarsi a lui allo stesso modo.
“Yaku-san, mi piaci.” asserì, il viso incupito dalla serietà usata per dichiararsi e che non combaciava con la personalità giocosa e spensierata di Lev.
“Me ne sono accorto, non occorre che lo sottolinei.” brontolò il libero che non si era accorto di aver afferrato un lembo del cardigan nero della divisa di Haiba.
Entrambi guardarono la mano di Morisuke stretta sulla stoffa che subito mollò come se scottasse.
“Non farti illusioni, ero pronto a prenderti a  pugni e non volevo che scappassi.” spiegò breve.
Lev non era conosciuto per la sua intelligenza e la sua furbizia, ma quella frase borbottata con così poca convinzione non lo fece dubitare nemmeno per un istante che stesse mentendo.
Sorrise veemente, incapace di trattenere il suo gongolare di fronte a Yaku che schioccò la lingua, segno che stava perdendo la pazienza.
Lo seguì senza indugiare, percorrendo la stessa strada che solevano fare ogni giorno a fine degli allenamenti.
“Non occorre che mi segui, Lev.”
“Ma Yaku-san! Prendo sempre questa strada fino alla stazione!” si lamentò lo spilungone, provando ad avvicinarsi con nonchalance al libero.
“Ah sì? Beh, non occorre che mi stai così appiccicato, ho caldo...”
Haiba gongolò nel constatare che Morisuke era ancora rosso in viso, ma si ritenne fortunato che non poteva essere visto dal compagno nel mentre in cui se la rideva e godeva tra sé e sé.
“E devi ancora darmi una risposta!” tuonò all’improvviso, facendogli prendere un colpo all’altro.
Yaku portò entrambe le mani all’altezza della sciarpa per coprirsi di più.
Era inutile negare e fare una scenata così da allontanare Lev, non era ciò che desiderava; inoltre la notizia sarebbe arrivata alle orecchie di Kuroo che lo avrebbe di certo preso in giro e gliel’avrebbe rimbeccato a vita se avesse rovinato una tale occasione.
“Una risposta a cosa esattamente? Non mi hai posto alcuna domanda, hai solo fatto di testa tua e mi hai baciato.” lo provocò sogghignando, sperando di confondere il primino.
“Ngh! Un bacio non significa che stiamo insieme?”
“Ho mai accettato una simile condizione? E dove diavolo sta scritto?!” sbottò incredulo, come se Lev si fosse informato su qualche rubrica di gossip per teenager di cui poteva addirittura immaginarne il titolo “Conquista la tua preda in cinque semplici mosse” di cui sicuramente aveva saltato l’intro ed era arrivato al “Baciala” senza troppi preamboli.
Tipico di Lev.
“Ma non mi hai rifiutato!” puntualizzò nascondendo malamente la felicità.
Yaku aveva lasciato che Lev facesse il lavoro più sporco e le obiezioni mosse dal palo della luce parlante non erano completamente sbagliate.
Fu allora che Morisuke, ancora in preda al suo disagio per i rapporti fisici, deliziò Haiba con un’occhiata torva e colpevole.
“Fai le cose per bene e con ordine, idiota. Possiamo riparlarne.” propose il libero, sapendo che si sarebbe pentito presto della sua decisione.
“Oh. Quindi potrò baciarti ancora?” domandò con lo sguardo speranzoso di un cucciolo.
“Non hai un minimo di autocontrollo?”
In tutta risposta Lev trotterellò alle spalle di Yaku per riprendere posizione al suo fianco e sorridere dell’ennesimo finto rifiuto.
 
 
 
Kuroo entrò in palestra con un sorriso sereno, soddisfatto del proprio operato che gli era stato comunicato da Kenma, al quale era giunta voce da Hinata che aveva colto qualche conversazione da una chiamata di Yaku a Sugawara.
Non che il ruolo di Cupido gli interessasse, ciò che quei due avevano combinato fuori dal club erano affari loro, ma aveva riposto le proprie speranze nel fatto che avessero smesso di bisticciare rumorosamente durante gli allenamenti.
Ma l’illusione del ritorno alla tranquillità scemò in fretta.
“Kuro.”
Il nomignolo scandito da Kenma giunse al suo orecchio come una minaccia.
“E’ tutta colpa tua.” sbottò con enfasi e cattiveria, per quanta ne potesse avere Kozume alle sette del mattino.
Il suo flusso di pensieri venne interrotto da un nuovo grido ed il suono di una pallonata che andava a cozzare violentemente contro la testa di qualcuno, ed a giudicare dai rantoli teatrali probabilmente la vittima era Haiba.
Kuroo abbassò lo sguardo verso Kenma, ma gli occhi furiosi dell’alzatore lo inchiodarono all’entrata della palestra con ancora le scarpe di ricambio in mano e la bocca semi-aperta nell’incapacità di replicare.
“Non sono sicuro di volerlo sapere, ma cosa sta succedendo?”
“E’ solo Lev che fa troppo il Lev.” rispose Yamamoto monocorde, il quale si teneva a debita distanza dal luogo dell’imminente delitto.
Yaku, paonazzo in viso, aveva infatti relegato Haiba contro il muro e lo stava bombardando di pallonate.
Colse parole sconnesse e slegate tra loro da parte della vittima, tra cui “insieme” e “bacio”, sufficienti per comprendere la dinamica del litigio; Lev doveva essersi preso qualche libertà in più contando sul fatto di aver conquistato un punto sul cuore di Yaku, ma era troppo ingenuo per realizzare che la vera battaglia per la sopravvivenza iniziava da lì.
Kuroo ebbe per un attimo paura ad incrociare gli occhi ambrati della testa a budino, ma Kenma non aveva mezzi termini quando si trattava di Tetsurou e non gliene avrebbe risparmiata mezza.
Il rumore di pallonate e le urla strazianti di Haiba alimentava secondo dopo secondo l’irritazione di Kozume il quale additò il duo della Nekoma incriminato.
“E’ dannatamente colpa tua.”
 
 

 
Angolo dell’autrice
 
E’ UN MIRACOLO CHE L’ABBIA DAVVERO FINITA.
Ho finito questa cosina che era nata come una sciocchezza, invece si è trasformata in una long di tre capitoli. Mi voglio fustigare da sola :’)
Ringrazio tantissimo le persone che hanno messo la fanfic tra le preferite e le seguite, chi l’ha letta quando l’ho postata su facebook dandomi il loro feedback e rendendomi felice ;;
Sono contenta se viene apprezzata questa LevYaku, è il mio primo esperimento su di loro e sono super in hype perché è una ship a cui sono legata e che adoro. AMATELI ANCHE VOI. Scrivete su di loro ;_; (voglio pattarmi da sola sulla spalla perché sono riuscita a non far venire fuori nemmeno un accenno di KuroTsuki, cosa che invece avevo in mente all’inizio e per contro mi sono resa conto di aver dato un sacco di hint KuroKen)
Se avete commenti positivi o negativi non esitate a farmeli sapere ;;
Alla prossima~
Nena~
 
 
 
 
 
 

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