I Pokékillers

di Castiga Akirashi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quattro in uno?! Uno per quattro! ***
Capitolo 2: *** Pichu contro Fearow?! La furia che non si può controllare! ***
Capitolo 3: *** Pokékillers? Ma sono pericolosi? ***



Capitolo 1
*** Quattro in uno?! Uno per quattro! ***


Una scossa all'interno del corpo e un lampo nella mente la svegliarono. Si alzò dal giaciglio di paglia, rintontita. Se sentiva strana, stanca... Non riusciva a mettersi in piedi, camminava sulle quattro zampe tremanti. Un brivido la scosse. Il pelo giallo e nero si rizzò dal freddo. La luce della luna squarciava la notte, illuminando le rocce che si vedevano dall'apertura della sua grotta. Riuscì ad alzarsi su due zampe. Mise una giacchetta su misura e una bandana. Stava già meglio con quei vestiti addosso. La riparavano dal freddo e dagli sguardi indiscreti. Un buon consiglio che aveva carpito dagli umani.
Decise di fare due passi; l'aria fresca della notte l'avrebbe rinvigorita. O almeno, ci sperava. Non sapendo cosa avesse, non sapeva cosa avrebbe potuto guarirla. Uscì. Si sentiva stanca, come se avesse corso tutta la notte. D'improvviso, sentì una debole voce mormorare: “D-dove sono?”
Lei si bloccò, perplessa. Quelle montagne di regola erano disabitate; era stata già trovata? Voltò lo sguardo in guardia e vide una figura traslucida, enorme, che la sovrastava guardandosi intorno con aria perplessa. Con un ringhio agitato e impaurito, lei si mise sulle quattro zampe e cercò di allontanarsi usando l'Attacco Rapido. La sua velocità era la sua unica arma. Quando si fermò ansimante si voltò pensando di aver seminato il nemico ma sbiancò: il mostro era nuovamente a pochi metri da lei. Sembrava enorme, un serpente traslucido di sei o sette metri. Deglutì, come avrebbe fatto a sfuggire alle spire di quel mostro che sembrava non volerla lasciare in pace? Ma soprattutto, perché ce l'aveva così tanto con lei? Arretrò, sentendo le zampe posteriori tremare dalla paura di quell'essere abominevole. Gli artigli sulle corte zampe erano grandi quasi come la sua testa. Un incubo. In più non stava bene. La bestia continuava a guardarsi intorno, sembrava non essersi accorta dell'altra presenza. Poi però si guardò il lungo corpo. Seguì con lo sguardo le spire traslucide, tentò di toccarsi il corpo ma sembrava non riuscirci. Gli occhi seguirono la lunghezza della coda, fino a posarsi su un piccolo esemplare di Pichu, visibilmente terrorizzato. Era un Pokémon talmente piccolo e insignificante che nemmeno lo aveva notato. Ma una cosa l'aveva notata sì: la sua coda si restringeva e terminava in quel Pichu. Fece per parlare, per capire meglio che cosa fosse successo, ma un ruggito lo interruppe. Voltatosi verso destra, vide una tigre dai denti a sciabola scoprire i denti e rizzare il pelo ringhiando contro di lui. Pichu si ritrasse, abbassando le orecchie e la testa intimorita notando però che anche questa strana creatura era traslucida. Come un fantasma. Come il drago. Al coro si aggiunse uno strido che sembrava il rombo di un tuono. Un uccello trasparente con le ali a forma di fulmine interruppe il ruggito della tigre. Le due bestie si squadrarono poi si attaccarono con violenza. Nubi temporalesche si avvicinarono, attirati dalla potenza dei due mentre Pichu sentiva un dolore atroce alla zampa destra e sulla coda. Un male immenso che non aveva mai sentito e che la stava lacerando. Era come se su quei due punti avessero piantato una lama rovente e la stessero piantando sempre di più nella carne. Il drago serpentino la notò, vide il dolore che la stava spezzando, si mise in mezzo e gridò: “Basta!”
Con le sue spire afferrò il corpo della tigre, mentre con le zampe corte ma efficaci agguantò il volatile. Pichu sentì un gran mal di testa quando la tigre morse il drago ma poi il dolore fu talmente forte da farla svenire. Quando si risvegliò dolorante aveva l'impressione che qualcuno l'avesse malmenata con dei ferri roventi. Stava malissimo e nemmeno ne conosceva la ragione. Appena aprì gli occhi, vide davanti a lei il muso del drago. Dannazione, pensò, quel mostro era rimasto a tormentarla? Quello che la stupì fu la domanda che le venne rivolta: “Come ti senti?”
«Male...» fu l'unica risposta che si sentì di dire. Ed era vero. Stava malissimo. Tentò di mettersi in piedi ma fu tutto inutile.
“Non sforzarti, potresti perdere di nuovo conoscenza.” mormorò la voce del drago. Pichu notò il tono. Sembrava davvero preoccupato per lei.
“Non sta nemmeno in piedi. Non poteva capitarmi un ospite peggiore di questo fallimento di Pokémon.” brontolò una voce con un tono fortemente irritato. Pichu si sentì morire a quelle parole. Ecco, un'altra creatura la reputava uno scarto di Pokémon, un essere inutile, buono a nulla, indegno di vivere...
“Smettila, Raikou. È colpa tua se è svenuta!” rispose una voce, in uno strido acuto. L'uccello elettrico fece per colpirlo con l'ala ma il drago intervenne e sbottò: “È colpa di entrambi. Razza di teste calde, smettetela di litigare! Siete peggio di Groudon e Kyogre!”
Pichu si sentì un po' meglio e si mise seduta. La prima cosa che vide fu il muso del drago avvicinarsi preoccupato a lei. Lei arretrò spaventata ma lui disse: “Calmati, piccola Pichu. Non vogliamo farti del male.”
«E allora perché mi tormentate?! Io ho provato a scappare ma...» strillò lei con il cuore a mille per la paura di quei mostri che sembravano pronti ad attaccare all'improvviso.
“Noi... non possiamo separarci da te.” dichiarò il drago. Allo sguardo stupito della Pokémon, le indicò la sua coda. Pichu seguì con lo sguardo la forma traslucida del corpo del drago e vide che la coda si faceva sempre più stretta, fino a terminare sulla sua testa. Pichu si toccò la testa, perplessa, ma il Pokémon prese la parola e disse: “Io mi chiamo Rayquaza. Vivevo nel buco dell'ozono, lassù nel cielo. Non so cosa sia successo, non so per quale motivo ma ho realizzato che sono stato intrappolato nel tuo corpo. Per questo anche se hai tentato di scappare da me non ce l'hai fatta. Dove ci sei tu, ci sono anch'io.”
Pichu realizzò lentamente quella frase. Il Pokémon Leggendario Rayquaza, di cui aveva tanto sentito parlare, era intrappolato dentro di lei? Guardò anche gli altri due, rimasti in disparte seduti. Guardò le zampe della tigre. Come dei fili, delle scie traslucide collegavano le grandi e forti zampe della tigre alla sua zampina posteriore destra, piccola e fragile. La sua coda invece, era collegata allo stesso modo a quella dell'uccello. Tornando a guardare Rayquaza, che la osservava cercando di capire cosa provasse, mormorò: «Anche... loro?»
“Sì.” rispose il drago per poi fissare i due compagni di prigionia: “Anche loro sono intrappolati dentro di te. Prima sei svenuta perché il loro litigio ha rotto l'equilibrio nel tuo corpo. Siamo quattro menti insieme, il corpo è uno solo. Se non andiamo d'accordo, rischiamo di lacerarlo e di ucciderti dall'interno.”
“Io sono Zapdos. Ti chiedo scusa per averti ferito. Ma questo qui mi ha provocato.”
“Questo qui ha un nome ed è nettamente più forte di te, uccellino!” ringhiò la tigre dai denti a sciabola, non ben propenso a farsi insultare: “Io sono Raikou. E non vedo l'ora di tornare libero, fuori da un Pokémon inutile.”
Pichu incassò il colpo a fatica. La voleva smettere di offendere? Rayquaza percepì la sua tristezza perché ringhiò: “Smettila Raikou!”
“Smettila tu di fare il paparino, serpentone! Non voglio restare in un Pichu!” ringhiò la tigre, pronto ad aggredire a parole se con le zampe non poteva. Quando Pichu era svenuta si erano dovuti fermare e attendere pazientemente la sua ripresa prima di potersi spostare. Lui, un grande e potente Pokémon Leggendario vincolato a un Pichu. Umiliante.
Pichu li guardò uno a uno, tra il perplesso e lo spaventato. Presa da un timore, mormorò: «Che cosa volete farmi?»
I tre la fissarono perplessi; stavano pensando a come liberarsi ma qualcuno di loro aveva pensato al tentativo di possessione del Pokémon ospite.
“No, sentite.” disse secco Rayquaza, con il tono di voce più deciso di prima: “Siamo in tre, la possessione è esclusa. Anche perché l'unica che ci andrebbe di mezzo è lei che nulla c'entra con tutto questo.”
“E allora cosa pensi di fare, cervellone?” lo rimbeccò Raikou: “Lo ripeto, non voglio passare la mia esistenza dentro un Pichu.”
«Io non voglio passare la vita ad aver paura che uno di voi mi sottometta, guarda un po' tu.» ribatté secca lei, vedendo come nessuno badasse al suo parere. Aveva capito che non potevano ucciderla se volevano sopravvivere quindi poteva permettersi di mettere da parte la paura e affrontarli dicendo la sua. Anche perché sembrava che il drago chiamaro Rayquaza fosse dalla sua parte.
“Ehi, che caratterino.” buttò lì Zapdos, sorridendole intrigato da quella Pokémon Baby: “Io credo potremmo andare d'accordo signori. Alla fine siamo tutti nella stessa barca. O in questo caso, corpo.”
“Dobbiamo andare d'accordo.” rimarcò Rayquaza: “Nessuno di noi dovrà prendere possesso del corpo. La coscienza principale dovrà essere Pichu. Intesi?”
Gli altri tre, Pichu compresa, annuirono. Poi si incamminarono verso la tana di quest'ultima, per riposare e capire cosa fare. La Pokémon camminava, sentendo i tre leggendari discutere animatamente sul perché e sul come erano finiti in quella situazione. Sorrise tra sé. Era divertente sentire delle voci che non fossero l'ululato del vento o il battito della pioggia.
“Che razza di dimora è? Un buco?” esclamò Raikou quando arrivarono con un tono indignato che non fece altro che irritare la piccola Pokémon la quale piccata rispose: «Io ci sto dentro quindi a me va benissimo.»
“Io sono un Pokémon Leggendario, non starò dentro un buco!”
“Ah davvero? E quindi dove vorresti andare?” chiese Rayquaza sfidandolo quasi a fare qualcosa.
“Via da qui.” rispose Raikou prendendo possesso del corpo e della mente di Pichu. La zampa destra di Pichu si illuminò e la piccola Pokémon si sentì cadere in un sonno profondo che non poteva impedire e null'altro. Rayquaza intervenne, spalleggiato da Zapdos, strappando lo spirito della tigre dalla mente di Pichu. Lei si risvegliò di colpo, trovandosi a qualche metro dalla sua grotta, e la prima cosa che vide fu Rayquaza avvinghiato a Raikou, come se lo stesse trattenendo, mentre la tigre ringhiava. Zapdos, ansimante, era davanti a Pichu, pronto a bloccarlo se si fosse liberato. Nel suo animo sentiva mischiati furia, rabbia, indignazione, rimprovero, agitazione... tutte le emozioni dei tre Pokémon insieme. Perplessa, scosse la testa per riprendersi e mormorò: «Ma cosa...?»
“Lasciami andare Rayquaza!”
“Non ci penso nemmeno!”
Zapdos voltò il penetrante sguardo verso Pichu e rispose alla sua domanda, dicendo: “Raikou ha tentato di possederti. A quanto pare, abbiamo dei poteri tra di noi. Possiamo bloccarci. E Rayquaza è molto più forte di Raikou.”
«Non avevamo detto niente colpi di testa? Andiamo bene se è così che mantenete la parola.» sbottò lei sentendosi delusa. Avevano fatto un patto che era stato rotto in cinque minuti secchi. Giù di corda, tornò alla grotta, ignorando il combattimento in corso, anche se la testa e la zampa bruciavano da morire; arrivata, sedette sul suo giaciglio molto triste. Per un piccolo, misero momento pensava di aver trovato degli amici...
I tre Pokémon sentirono le sue emozioni, smettendo di lottare. Erano tutti in un corpo, non poteva essere altrimenti. Raikou abbassò il muso colpito. La profonda tristezza e solitudine che percepiva erano le stesse che aveva sentito lui. Di essere soli, abbandonati, senza nessuno. Rayquaza sentì che si era calmato e lo lasciò andare. Le bruciature sul corpo di Pichu smisero di farle male. Il drago, insieme a Zapdos, fissò lo spirito della tigre mentre si avvicinava a Pichu, accoccolata nel suo giaciglio voltata verso il muro.
“Pichu, io...” tentò di dire, ma si bloccò. Le lacrime che vide sulle guance di una semplice Pichu lo spezzarono dentro. L'aveva fatta piangere, pensando come sempre solo a se stesso. Vide del sangue dalla zampa, la stessa che le faceva male quando lui faceva di testa sua. Sanguinava perché l'aveva fatta soffrire troppo. Sentì il cuore pesante come un macigno; non gli era mai successo. Decise di cambiare rotta, di migliorare, di non far soffrire più quel Pokémon innocente. Chinò il capo e mormorò: “Pichu, io ti chiedo scusa. Possiamo andare d'accordo. Avete ragione.”
Pichu non rispose asciugandosi le lacrime ma sentirono la tristezza atteuarsi. Sorridendo i tre Pokémon si accordarono e questa volta, tutti convinti.
Il giorno dopo, Pichu si svegliò appena il sole scaldò l'ambiente. Infreddolita, arrancò al sole per sentirsi meglio. Comparve Raikou che salutò: “Buongiorno. Certo che fa freddo qui. Non possiamo spostarci?”
“È una cosa che mi chiedevo anche io.” commentò Rayquaza, comparendo a sua volta e dando corda alla tigre per sondare l'umore della Pokémon ospite.
Zapdos si aggiunse per ascoltare la risposta che fu: «Io sono un Pichu.»
I leggendari non capirono perché lei si voltò a guardarli e aggiunse: «Qui fa freddo e non c'è cibo se non qualche bacca più in basso. Faccio le scorte tutte le settimane. Non c'è nessuno qui. Nessuno può attaccarmi.»
Cominciando a tremare, Pichu tornò nella grotta, prese tutta la paglia che aveva raccolto in quelle settimane e ci si seppellì sotto. Sperò di scaldarsi solo quel pochino per uscire a prendere cibo. L'inverno era alle porte e si sentiva. Non sapeva se ne avrebbe retto un altro; a quelle altitudini era davvero troppo rigido. I Leggendari comparvero fuori dal mucchio di paglia non sapendo cosa fare. Non sembrava volersi confidare con loro. Si era chiusa a riccio, forse per paura di ciò che era successo il giorno prima. Restarono in silenzio guardandosi, lasciandola in pace. Ma erano molto tristi, contagiati anche da suo umore. Dopo qualche ora la sentirono muoversi nuovamente. Comparvero per vedere come stesse ma videro che semplicemente aveva preso due bacche per mangiare qualcosa. Raikou stufo non sopportando quel comportamento esplose: “Allora Pichu, vuoi parlare o cosa?! Che problemi hai?!”
«Affari miei.» rispose lei. Era già stata presa in giro per dove viveva, non voleva essere derisa ancora. Non da uno spirito che era intrappolato dentro di lei. Non per una cosa così umiliante.
“Gli affari tuoi sono anche nostri.” ribatté lui irritato: “Siamo intrappolati dentro di te. Se hai un problema tu, vale per tutti!”
Lei lo fissò con un occhio di fuoco deglutendo. Si alzò, tremava ma non poteva più tacere. Tolse la bandana, la gettò a terra e aprì la giacchetta che le avevano visto portare sempre. Il segno di un'artigliata violenta le segnava tutto il torace e lo stesso segno di artigli le aveva inciso la testa e l'orecchio destro. I leggendari la fissarono sconvolti, erano delle cicatrici profonde e non recenti. Rivestendosi per il freddo e tornando sotto la paglia, Pichu borbottò, imbarazzata, ferita nell'orgoglio e nell'anima: «Questo succede se un Pichu si azzarda a vagare per un bosco qualunque a cercare del cibo. Non è stata la prima volta ma è stata di certo l'ultima. Almeno so che qui di Fearow e Skarmory non ne girano.»
“Ma non potevi...” cercò di dire Zapdos, cercando di trovare un qualcosa da dire per lenire quello che provava ma Pichu lo interruppe e sbottò: «No. Non riesco a controllare l'elettricità e comunque i miei volt fanno schifo. Sono bravissima a scappare usando l'Attacco Rapido ma quella volta mi è andata male. E mi è bastato. Non so davvero come ho fatto a sopravvivere...»
“Dobbiamo trovare una soluzione. Non puoi vivere qui. Fa freddo.” mormorò impensierito Rayquaza preoccupato più per lei che per loro stessi. Quella Pichu era una creatura quasi inerme che era stata costretta a isolarsi per sopravvivere. Lo faceva stare male il solo pensiero. A lui non era mai capitata una coda del genere ma nemmeno gli era mai capitato di immedesimarsi in un Pokémon così piccolo. Guardò Raikou e Zapdos. Anche loro erano colpiti da ciò che avevano visto. Mai in tutta la loro vita avevano reputato la sopravvivenza una cosa così importante. A loro era sempre bastato un ruggito o un fulmine per non avere ostacoli. Ma videro che Pichu non ascoltava più. Sembrava totalmente rassegnata al suo destino e dovevano confessare di capirla. In quelle condizioni...
“Sentite, io ho una proposta. Se facessimo un tentativo di possessione parziale?” propose attirando l'attenzione di tutti, Pichu compresa.
«Cosa vuoi dire?»
“È semplice. Come potremmo sostituirci a te, forse possiamo condividere i nostri poteri con te. Pensa se avessi i fulmini di Zapdos. O la velocità di Raikou. Potresti difenderti.”
Zapdos guardò Rayquaza e fece per parlare ma lui gli fece cenno di aspettare. Lei li fissò e mormorò: «Non penso funzionerà.»
“Non avere paura. Io non voglio farti del male e farei tutto ciò che è in mio potere per difenderti. Credimi. Dammi una possibilità, fammi provare. Se fallisce, ti prometto che non mi intrometterò più nella tua vita. Starò zitto e buono nel tuo cuore, senza più uscire a disturbarti.”
Pichu lo guardò negli occhi. Poi sorrise e commentò: «Non essere drastico, Rayquaza...»
Lui ridacchiò guardandola uscire dal suo rifugio di paglia. Pichu sentì un brivido. Odiava stare in quel posto. Al freddo, tutti i giorni, tutte le notti, mangiando poco e dormendo ancora meno. Se doveva morire in un esperimento folle, non aveva niente da perdere. Meglio che morire di stenti o dilaniata da lotte interne. Uscì dalla grotta e guardò il sole alto nel cielo. Forse sarebbe stata l'ultima volta... Rayquaza si mise accanto a lei e mormorò: “Rilassati. Fai cadere tutte le tue barriere mentali. Lasciami entrare.”
Pichu chiuse gli occhi. Aveva paura, memore ancora dell'attacco di Raikou, ma si impegnò per rilassarsi. Rayquaza vide l'accesso libero e il suo spirito si sovrappose a quello di Pichu. Sotto la bandana, la fronte cominciò a brillare. Pichu si guardò il braccio; vide intorno al suo la zampa traslucida di Rayquaza. Molto più grande ma se lei chiudeva le dita gli artigli facevano lo stesso. Vide dietro di lei la lunghissima coda sinuosa che si muoveva con la sua. E sentì la voce del Pokémon rimbombare nella sua testa, come amplificata, che disse: “Facciamo un test? Guarda quel macigno.”
“Di certo, io da sola non riuscirei a scalfirlo.” commentò di risposta lei, fissando quella specie di montagna.
Si mise a quattro zampe e cominciò a correre. Rayquaza seguiva i suoi movimenti, respirava persino con lei. Davanti al masso Pichu spiccò un salto, ruotò su se stessa e colpì la roccia con il suo Codacciaio. La coda traslucida di Rayquaza fece lo stesso. Il masso andò in frantumi, restò addirittura un segno sul terreno per la troppa potenza. Pichu atterrò stupita da quanto era appena successo. Il Codacciaio l'aveva usato lei, aveva deciso lei tempi e tutto. Ma la forza era stata quella del leggendario Pokémon Stratosfera. D'improvviso, si sentì più leggera. Rayquaza si era separato da lei e ora la fissava sorridendo furbo alla sua espressione. Con un grido di gioia, invece, Raikou esclamò: “Per Arceus eccezionale! Penso non si sia mai visto un Pichu fare certi danni! Alla grande, Pii-chan, voglio provare anche io!”
«Come mi hai chiamata?» replicò lei, fissando lo spirito della tigre saltellarle intorno.
“Pii-chan! Dai dobbiamo diventare amici, sciogliti un po' e corriamo come solo io so fare!”
“Domani.” lo interruppe Rayquaza. Raikou si voltò a guardarlo perplesso ma il Pokémon disse: “Domani. Mentre Pichu dorme, ti spiego cosa devi fare. Ma oggi si è già affaticata abbastanza, lasciamola riposare. Magari lei non lo sente, ma il suo corpo non è abituato al nostro potere.”
La giornata andò tranquilla, i Leggendari e Pichu parlarono molto per conoscersi e capirsi meglio. Scoprirono così che lei era sola al mondo. Nata sola, cresciuta sola, vissuta sola. Non aveva mai avuto contatti amichevoli con altri Pokémon e anzi, dopo qualche lezione particolarmente violenta, aveva cominciato lei stessa a schivare gli altri. Venne sera e Pichu si mise a dormire, augurando la buonanotte a tutti e tre, molto più serena della sera prima. Nel buio della notte, mentre lei dormiva, Zapdos a Rayquaza disse: “Hai capito, vero?”
“Sì. Tu volevi dirmi che secondo te è troppo rischioso ed è per questo che ho fermato Raikou. Sentite, anzitutto, questa cosa funziona se sia Pichu che quello di noi che si presta è d'accordo. Non può decidere del tutto lei come usare i nostri poteri se noi non glieli prestiamo. Detto questo, dobbiamo limitarci. Pichu diventerà un Pokémon potente, ma non dobbiamo nuocere a nessuno. Siamo d'accordo?”
Gli altri due annuirono. Con pazienza, dalla mattina dopo, cominciarono gli allenamenti anche per gli altri due. Il grande autocontrollo di Rayquaza e la fiducia instauratasi da subito tra lui e Pichu aveva contribuito al successo di quell'esperimento. Con Zapdos ma soprattutto con Raikou fu più dura. La tigre pretese di essere il secondo a imparare ma dopo un paio di volte che esagerò mandando Pichu in catalessi e sostituendosi a lei, Rayquaza decise che doveva aspettare, lasciando il posto a Zapdos. L'inizio non fu buono: il Pokémon Leggendario riusciva a scatenare davvero troppa elettricità per un Pokémon Baby come lei che puntualmente veniva fulminata dalla sua stessa scarica. Dopo il terzo svenimento da cui si riprese, Pichu mormorò: «Non ce la faremo mai... non riesco a controllarla.»
“Mi ero scordato che i Pichu spesso si fulminano da soli. Mi dicevano che era per le sacche sulle guance troppo piccole... accidenti.” brontolò Zapdos, volendo aiutare quella piccola Pokémon ma non sapendo come risolvere quel problema.
«Perché controlli il voltaggio Zapdos, deve essere lui che controlla il corpo e la mente, vero?» chiese lei, cercando bene di capire le dinamiche di quella bizzarra situazione che era la loro. Rayquaza annuì e dopo aver riflettuto, sbottò: “Sentite, non ha senso fossilizzarci su questo problema. Intanto allora cerchiamo di farvi correre: avremo dalla nostra velocità e forza fisica per difenderci. Poi penseremo ai volt.”
Pichu sorrise tristemente all'uccello elettrico e mormorò: «Mi spiace Zapdos...»
“Non ti preoccupare.” ricambiò lui sorridendole sincero: “Non ha senso mettere in pericolo la tua vita. Vedrai, scopriremo come scatenarci insieme.”
Il primo test con Raikou la spaventò. Aveva ancora impresse nella mente tutte le volte che la tigre esagerava e la trascinava nell'incoscienza. Lui sentì il suo timore e borbottò: “Tranquilla, Pichu. Questa volta andrà bene.”
Lei non era convinta e questo incise sul loro tentativo. Le barriere mentali erano forti, invece di fermarsi e convincerla che non c'era pericolo, Raikou le forzò, agitandola, mettendole paura e scatenando la reazione opposta.
“Basta, Raikou!” la voce possente di Rayquaza interruppe quella che ormai era una violenza mentale. La zampa bruciava da morire, aveva ripreso a sanguinare sotto la fasciatura, e Raikou si bloccò come gelato. L'aveva fatto di nuovo. Aveva tentato ancora di imporsi con la forza. Perché non riusciva a essere come Rayquaza e Zapdos? Cosa c'era di sbagliato in lui? Vide Pichu fissarlo con gli occhi pieni di terrore e si rattristò. Non era un Pokémon, era un mostro. Sparì all'improvviso, nasondendosi nell'anima della sua ospite. Lì, e solo lì, poteva stare solo. E solo lui poteva decidere se uscire o meno. Pichu, Zapdos e Rayquaza si fecero tristi. Ma non lo chiamarono. Era probabilmente scioccato anche lui.
Venne sera e con essa anche i primi fiocchi di neve. Pichu li guardava come se fossero la materializzazione della sua tomba. Non avrebbe superato un altro inverno. Rayquaza sentì il suo stato d'animo e concordò: era una paura lecita. Dovevano andarsene e basta.
“Non temere.” le disse per cercare di calmarla: “Per ora posso aiutarti solo io ma ti proteggeremo tutti. Dobbiamo andarcene Pichu, lo sai meglio di me.”
Lei annuì andando nella sua grotta. Sarebbe stato il suo ultimo giorno in quel gelo? “Ci spero vivamente.” mormorò, accoccolandosi per dormire. Aperto un occhio, vide lo spirito di Rayquaza tutto intorno e Zapdos appollaiato sulle spire del drago. Non sapeva perché, ma si sentiva al sicuro. E al caldo. Il caldo dell'anima. Ma era sotto sotto un po' triste. Raikou non si faceva vedere da tutto il giorno e lei era preoccupata. Doveva ammettere che, nonostante tutto, quella tigre orgogliosa le mancava.

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Capitolo 2
*** Pichu contro Fearow?! La furia che non si può controllare! ***


Il giorno dopo Pichu si alzò convinta. Quel giorno sarebbe partita e andata via da quella maledetta montagna. Non aveva più senso avere paura di tutto e di tutti: ora che c'erano quei Leggendari al suo fianco poteva difendersi da chiunque: nessuno avrebbe potuto più ferirla. Al suo risveglio comparvero Rayquaza e Zapdos pronti a sostenerla nella sua scelta. Ma non Raikou. Triste per l'assenza della tigre, la piccola Pokémon uscì dalla grotta calpestando la neve caduta quella notte. Solo vederla le dava l'idea del freddo. Rayquaza sentì le sue sensazioni così intervenne e mormorò: “Non ci pensare. Andiamo, presto saremo al caldo.”
Lei annuì e accompagnata dagli spiriti dei Leggendari si inoltrò nel bosco che ricopriva tutto il versante della montagna; man mano che scendeva, la neve diminuiva e il clima si faceva più temperato; aiutava anche che la giornata proseguisse e il sole si facesse sempre più alto nel cielo.
“Si sta già meglio qui, vero?” chiese Zapdos guardando dei Pokémon volanti nel cielo e invidiandoli come mai nella sua vita. Avrebbe voluto ricominciare a volare... Pichu percepì lo stato d'animo e mormorò: «Non sai quanto mi dispiace Zapdos.»
Lui si riscosse e le sorrise, rispondendo che non era niente di importante e che gli sarebbe passato subito: “La vostra compagnia mi aiuta molto.”
“Già, concordo. Nonostante tutto ci permetti di parlare con te e di condividere i poteri facendoci aassaggiare ancora un po' di libertà. Temevo davvero che dopo le prime litigate ci avresti considerati dei parassiti e chiuso ogni contatto.” disse pensieroso Rayquaza comunque contento di come si erano messe le cose.
Pichu alzò le spalle ma non rispose. Cosa poteva dire? Aveva avuto paura ma nello stesso tempo le avevano fatto pietà e dopotutto lei voleva amici, non voleva essere più sola. Rayquaza poi le aveva sempre dato un grande senso di fiducia. Non come Raikou... il pensiero maligno verso la tigre la rattristò. Non si era più fatto vivo dopo il suo errore e lei non sapeva come scuoterlo anche perché non capiva se si sentisse in colpa o se si sentisse umiliato, ferito nell'orgoglio di non riuscire a fare una cosa che voleva fare.
Dopo parecchie ore di cammino a Pichu cominciò a far male la zampa ferita e pensò che forse era meglio fermarsi qualche minuto; i Leggendari approvarono così lei sedette. Stava per spostarsi al sole quando sentì un fruscio tra le fronde. Si mise a quattro zampe, Rayquaza con lei, pronta ad attaccare... si fermò in tempo prima di fare danni irreversibili. Sotto la bandana la testa brillava, la coda illuminata era pronta a colpire ma non attaccò: quello che si trovò davanti fu semplicemente un Eevee terrorizzato. Rayquaza si separò da lei fissando insieme agli altri due chi avevano di fronte. Pichu si tolse dall'offensiva alzandosi sulle due zampe posteriori in segno di pace e mormorò: «Scusami. Non voglio attaccarti, mi hai solo spaventata.»
Il Pokémon alzò le lunghe orecchie analizzando chi aveva davanti; non aveva mai visto un Pichu in vita sua ma un Pokémon così piccolo e dall'apparenza dolce non poteva fare del male; intimorito di essere nel bosco da solo mormorò: «Mi faresti compagnia?»
Pichu sorrise e rispose: «Ma certo! Non ti preoccupare. Non ci succederà niente.»
L'Eevee le si avvicinò, titubante. Vedendo il suo sorriso, un sorriso dolce e rassicurante, si tranquillizzò; sentiva di potersi fidare di lei. E così, senza più paura, si acciambellò accanto a lei. Pichu sentì il pelo contro il suo, il calore corporeo di un altro essere vivente; non le era mai successo in tutta la vita. Sorrise sentendosi bene. Mentalmente, si rivolse ai Leggendari e borbottò: “Non vogliatemene ragazzi. Mi aiutate, siete preziosi compagni ma non potete darmi calore corporeo.”
I due annuirono, sotto sotto contenti di vederla così rilassata. Il Pokémon sospettoso e spaventato da tutto, rassegnato e sconfitto, stava lasciando il posto a una cucciola piena di voglia di vivere. Notavano un improvviso coraggio che non sembrava combaciare a ciò che avevano visto all'inizio.
“Rayquaza, spacchiamo le montagne!” replicò lei quando le venne posta la domanda su quel cambio di modo di fare: “Io odiavo aver paura di tutto... ma dovevo. Se scappi ti salvi, se combatti e non sei forte no. Ma ora insieme siamo forti!”
Rayquaza e Zapdos si guardarono perplessi; sembrava un momento di onnipotenza che poteva risultare piuttosto pericoloso se non tenuto sotto controllo. Era forte, sì, ma non invincibile. Non ancora. L'Eevee tranquillo al fianco dell'altra Pokémon interruppe il dialogo mentale e mormorò: «Sto cercando i miei fratelli, mi sono perso. Tu li hai visti?»
«No, mi spiace. Non ho ancora incontrato nessuno in questo bosco... quando li hai persi?»
«Qualche ora fa credo. Non lo so, in questo bosco è tutto uguale, non capisco più niente!» esclamò l'Eevee lasciandosi sfuggire una lacrima. Pichu allungò la zampa e gliela asciugò; lui alzò lo sguardo ambrato incrociando gli occhi con i suoi. Lei sorrise e mormorò: «Cerchiamoli insieme quando ci saremo riposati. Vedrai, li troveremo. Ti staranno sicuramente cercando, non pensi?»
Lui annuì più tranquillo. Quella Pokémon riusciva a dargli un senso di pace con quel sorriso caldo. Un brivido di freddo però lo colse all'improvviso facendolo tremare. Pichu percepì il suo malessere e mormorò: «Vieni, andiamo al sole.»
Trovata una radura assolata, Pichu si sdraiò su una roccia calda crogiolandosi sentendo il tempore invaderle il corpo. L'Eevee fece altrettanto rotolandosi sul prato felice: era bello avere qualcuno con cui giocare o con cui rilassarsi anche se era lontano dalla sua famiglia.
“Pichu non è sicuro qui. Dovresti stare nel bosco protetta dagli alberi.” mormorò Zapdos scrutando il cielo in ansia per lei. I predatori del cielo amavano prede facili come la loro amica in quel momento. Lei però, troppo rilassata sotto quel sole, non ne voleva sapere e replicò: «Io voglio stare qui, si sta così bene...»
Rayquaza fece per dire qualcosa in merito a questa prova di incoscienza ma venne anticipato da uno strido selvaggio. Pichu sbarrò gli occhi sentendo quel verso, di nuovo. Aveva popolato troppo i suoi incubi perché se ne potesse dimenticare. Alzò lo sguardo e vide uno stormo di Spearow comandati da un grosso Fearow. Pichu sentì le gambe farsi molli, la vista annebbiata dal terrore di avere davanti ancora un Pokémon di quella specie. Rayquaza e Zapdos cercarono di parlarle, di farla ragionare, di attaccare o scappare insieme. Ma lei non sentiva. Era pietrificata dal terrore, nei suoi occhi e nella sua mente solo il becco e gli artigli di quel Pokémon. Un pericoloso scintillio passò negli occhi del rapace quando si rese conto che Pichu non si muoveva dalla paura. Gracchiò, gli Spearow risposero e tutti insieme in picchiata attaccarono.
“Pichu andiamo spostati!” esclamò preso dal panico Zapdos.
“Li attacchiamo, ti aiuto! L'hai detto prima che spacchiamo le montagne!” rimarcò invece Rayquaza ma nessuno dei due urli mentali raggiunse Pichu che si vide semplicemente la morte arrivare in faccia. Non sarebbe sopravvissuta questa volta. Chiuse gli occhi e per una frazione di secondo perse conoscenza. Quando si riprese, era parecchi metri lontana dallo stormo che si stava riprendendo dalla caduta. Pichu perplessa sentì che stava ansimando. Si guardò le zampe e vide quelle traslucide di Raikou sopra le sue. Il suo corpo fremeva, guizzava di energia, la coda si muoveva a scatti. Nella sua testa una voce mormorò: “Senza di me non riuscite a fare proprio niente.”
“Raikou...” mormorò lei, colma di gratitudine. Non sapeva come fosse successo ma ora sentiva il suo cuore unito e in armonia con quello della tigre. Un grido li scosse: Pichu e Raikou si voltarono insieme vedendo il piccolo Eevee minacciato dal Fearow. Pichu aveva paura, non voleva avvicinarsi, ma il piccolo Pokémon aveva bisogno di lei.
“Non ti preoccupare. Saremo così veloci che quel tacchino nemmeno si renderà conto di quello che è successo.” disse orgoglioso della sua potenza la tigre ora che finalmente poteva scatenarsi.
Lei annuì sentendo la convinzione di Raikou invaderle l'animo e con la sua forza nelle zampe cominciò a correre. Non le sembrava vero, si stava avvicinando a Eevee il doppio della velocità che avrebbe raggiunto con il suo Attacco Rapido spinto al massimo. Nella perfezione di quell'attacco, però, sbagliò i conti. Lei non era abituata a correre così velocemente e il masso fu sulla sua traiettoria prima che se ne rendesse conto. Quando si riprese, si ritrovò nascosta dietro ad alcuni alberi dalle fronde cascanti e molto folte insieme all'Eevee mentre i Fearow e Spearow fuori dal loro nascondiglio usavano Perforbecco e Furia per farsi strada tra la vegetazione e prenderli. Eevee stava parlando: «... È incredibile che tu sia riuscita a sollevarmi ma ora dobbiamo uscire da questa situazione. Quel becco mi fa davvero paura!»
“Breve riassunto?” chiese lei mentalmente vedendo intorno a loro i tre Leggendari vigili.
“Non sai controllare la mia velocità e ti sei schiantata.” spiegò Raikou con la voce tremante dall'ansia di non riuscire a gestire quella situazione; voleva correre al massimo delle sue capacità, stordire quei pennuti con lampo che sarebbe potuto essere ma non in quel momento: “Ho preso un attimo possesso del tuo corpo per tirarvi via di lì mentre ti riprendevi ma ora dobbiamo trovare una soluzione.”
“Se solo riuscissimo a controllare i fulmini...” ringhiò Zapdos.
Eevee arretrò interrompendo il loro discutere mentre il becco di Fearow si faceva largo tra la boscaglia per raggiungerli. Pichu guardò la situazione; in quel momento era il solito inutile Pichu ma aveva un'arma. Un'arma che non avrebbe avuto la debolezza della sua paura di fronte a quella specifica specie di Pokémon. Sentiva che si sarebbe lanciata in lotte contro chiunque ma non contro un Fearow.
“Zapdos.” chiamò. Il rapace si voltò a guardarla mentre gli altri capivano: “Hai carta bianca.”
“Ma Pichu...”
“Io sono troppo debole, non posso proteggere questo Eevee! Non voglio che si faccia del male perché sono un'incapace, ti prego!”
“Impareremo ad agire insieme per evitare tutto questo, te lo prometto.” mormorò solennemente il Pokémon uccello ma proprio in quel momento un attacco Furia portato da un lungo becco a punta spuntò dal nulla distruggendo la vegetazione che faceva loro da scudo e la colpì violentemente svariate volte. Da dietro uno degli alberi vicini invece spuntò il muso di un Umbreon che disse: «Psyco! Vieni via, presto!»
«Fratellone!» si illuminò il piccolo Pokémon; voltatosi, fece per dire alla sua nuova amica di seguirlo ma si bloccò: Pichu aveva assunto un ghigno spavaldo, quasi diabolico, molto diverso dal sorriso dolce che aveva visto poco prima. La coda brillava insieme a una zampa e alla testa. I Leggendari erano furenti. In quel breve periodo da quando si erano svegliati avevano imparato a voler bene a quella piccola Pokémon che li aveva conquistati. Rayquaza si era sentito subito estremamente protettivo verso quella Pichu che sembrava terrorizzata da tutto: giudizioso, sempre stato un Pokémon razionale, l'aveva presa sotto la sua ala come fosse stata una sua cucciola. Era l'unica innocente in quella situazione che onestamente non sapeva da cosa fosse stata causata e lui non poteva sopportare che dei Pokémon, così dal nulla, attaccassero con quella violenza proprio lei, già segnata da scontri con la stessa specie. Zapdos era sempre vissuto indifferente a tutto e così era stato anche all'inizio di quella convivenza forzata. Era intervenuto poco, aveva provato ad aiutare senza successo ma non se n'era in realtà lagnato troppo. Sì, avrebbe voluto volare ancora ma piangere e lamentarsi non avrebbe risolto il problema. Pichu l'aveva scosso con la sua forza. Dentro di lei aveva nascosto un carattere ribelle e deciso, un temperamento diverso dal timido che aveva avuto quando l'avevano incontrata. Pareva ci fosse stata costretta dalle circostanze e che la rassegnazione avesse spento il suo fuoco interiore che invece con loro si era potuto riaccendere. Vederla attaccata e ferita lo aveva smosso da un torpore d'animo che pensava di aver avuto da quando era nato. Raikou invece era letteralmente esploso: come potevano degli stupidi uccelli far del male a lei? Non capiva, non sapeva come fosse successo, ma dopo i loro scontri iniziali aveva deciso di calmarsi. Faceva fatica lui, un Leggendario abituato agli eccessi a frenarsi così. Amava correre come nessuno sul pianeta, lanciare fulmini su chi e dove voleva, mangiare quanto e cosa voleva, combattere riducendo gli avversari allo stremo, litigare o essere amici per la pelle... gli piaceva fare quel che voleva al massimo delle possibilità. Non aveva mai avuto mezze misure. Poteva cambiare dal nero al bianco in base al momento ma non contemplava il grigio. E si era visto tagliare le zampe da quella maledizione. Aveva reagito male di primo impatto ma poi, come sempre succedeva, si era fermato a pensare. Come al solito prima agiva e poi rifletteva. E nella sua riflessione giunta a maturazione in quel momento di separazione in cui si era reso conto che aveva fatto del male al Pokémon che comunque aveva perdonato i suoi eccessi... aveva capito che doveva smetterla. Per quella convivenza forzata doveva mettere da parte il suo egoismo, il suo orgoglio, la sua voglia di andare al massimo. Ma non ora. Non contro chi aveva ferito Pichu. Nessuna pietà. L'agilità di Raikou permise un balzo di proporzioni immani, la forza di Rayquaza stese con un colpo secco di coda il Fearow e i tuoni combinati dei due Leggendari elettrici fecero il resto. L'Eevee di nome Psyco arretrò. Quella bestia non poteva essere lei. Il Fulmine che si scatenò era pari alla più grande tempesta elettrica che avesse mai visto. Terrorizzato, scappò verso il fratello che lo portò via di corsa altrettanto turbato da ciò che avevano visto. Quando Pichu atterrò, uno dopo l'altro i cadaveri dei rapaci caddero al suolo. Vendetta era stata fatta.
Qando riprese coscienza, Pichu aprì gli occhi rintontita. Si sentiva come se l'avessero costretta al sonno con un potente sonnifero. Quando visualizzò ciò che la circondava, si coprì la bocca con una zampa. Quella non era una radura ma un cimitero. Cadde sulle ginocchia, non pensando che avrebbe mai visto in tutta la vita una desolazione del genere. Sconvolta borbottò: «Cosa avete fatto?»
“Ti abbiamo difesa!” rispose Raikou con un sogghigno spavaldo vista la potenza che avevano dimostrato di avere con quei Pokémon decisamente inferiori a loro.
«Ma siete impazziti?!» esclamò lei all'improvviso voltandosi a guardarli tra le lacrime che quella desolazione le aveva scatenato. Sconfiggerli andava bene, difendersi anche ma addirittura arrivare a uccidere? Raikou prese subito la parola e rispose: “Ehi perché ti agiti tanto?”
«Perché mi agito tanto? Sono morti dei Pokémon! Non era necessaria tutta questa violenza!»
“Tu ci hai dato carta bianca per difenderti, noi ti abbiamo difesa! Che problemi ci sono?”
«Che bastava spaventarli!»
“Spaventandoli sarebbero tornati! Ora quegli stupidi pennuti che sono scappati sapranno chi è il Pokémon più forte e non verranno a rompere mai più. Problema risolto.”
Pichu lo guardò sgomenta e il silenzio degli altri due le fece solo capire che i tre Leggendari erano concordi su quel punto; il pensiero la fece tremare. Quei Pokémon l'avrebbero uccisa se non fosse più stata fondamentale come ospite per la loro sopravvivenza? Con questo pensiero non troppo felice nella mente replicò: «Non vale nemmeno la pena di stare qui a discutere...» e voltatasi andò verso l'albero più grande del bosco per prendere qualcosa da mangiare. Sentiva il corpo stanco e immaginava che probabilmente era colpa del grande sforzo che le avevano fatto fare. Con un ringhio lo spirito di Raikou le balzò davanti e ringhiò: “No, adesso parliamo! Non è davvero possibile che sbaglio sempre tutto e finiamo per litigare! È la seconda volta in pochi giorni! Stavolta mi sono impegnato per aiutarti!”
«Raikou non puoi pretendere che io stia zitta e buona mentre vai in giro con il mio corpo a uccidere Pokémon!» esclamò lei vedendo come la tigre non cercasse nemmeno di capire la sua posizione e osando ribattere perché comunque sapeva che senza il suo corpo i Leggendari non sarebbero potuti esistere e che quindi non rischiava niente: «Non c'era bisogno di ammazzarli! Non puoi distruggere tutto quello che ti capita davanti se ti infastidisce! La vita è preziosa... e oltretutto, i fulmini erano vostri ma la faccia la mia!»
Il Leggendario all'inizio non rispose ma poi squadrò i compagni e ribatté: “Perché te la prendi solo con me?”
«Ti sbagli. In questo momento sono delusa da tutti e tre. Solo che tu sei l'unico che cerca di giustificarsi.»
“Bene allora.” replicò lui ancora fortemente offeso da come lo stavano trattando tutti. Le accuse gli facevano male, non ricevere almeno un grazie anche peggio e per di più quei due smidollati invece di aiutarlo stavano zitti. Rayquaza forse si sentiva in colpa, a Zapdos probabilmente non interessava più di tanto come argomento perché il danno ormai era fatto ma a Raikou non importava. Se la sua presenza continuava a essere fonte di fastidio, dato che non poteva andarsene fisicamente se ne sarebbe andato spiritualmente. Dovevano chiedergli di tornare in ginocchio altro che insultarlo. Non disse più nulla; semplicemente sparì. Pichu, Rayquaza e Zapdos attesero un attimo pensando che sarebbe tornato. Doveva tornare. Passarono i minuti ma così non fu. Si guardarono perplessi e Zapdos commentò: “Questa volta mi sa che si è offeso davvero.”
Pichu non rispose incamminandosi di nuovo verso l'albero per mangiare e non svenire. Rayquaza sentì che comunque doveva alleggerire l'atmosfera: l'affiancò e sinceramente pentito mormorò: “Io mi scuso. Forse hai ragione, forse abbiamo esagerato. Ma se impareremo a collaborare non succederà più.”
Lei ancora non rispose ma annuì e anche Zapdos dopo un'occhiataccia di Rayquaza fece lo stesso porgendo le sue scuse; Pichu capì che non era del tutto sincero ma apprezzò il gesto di amicizia. Raikou poteva anche attaccarsi. Giunse all'albero davanti al quale c'erano altri Pokémon che stavano mangiando e si avvicinò ma quando venne notata tutti scapparono lasciando lì anche le loro bacche. Lei li guardò correre perplessa, non riuscendo a capire cosa fosse successo. Si guardò intorno ma non vide pericoli. Poi le venne l'illuminazione: probabilmente la voce si era diffusa e scappavano da lei. Sospirando mangiò qualcosa e poi andò sul suo albero a dormire ma era un po' triste: se prima era lei a schivare tutti controvoglia perché troppo debole ora sarebbe stato il contrario e la cosa non le piaceva per niente.
La mattina dopo Pichu si svegliò molto presto o, per dirla tutta, non aveva proprio dormito. Litigare con i Pokémon che stavano dentro di lei la faceva soffrire più di quanto immaginasse. Scesa dall'albero per fare colazione si trovò davanti un Eevee con il pelo tutto arruffato.
«Uh? Ciao!» esclamò lei stupita nel vederlo lì riconoscendolo: quel pelo disordinato non era sicuramente da tutti.
L'Eevee inzialmente perplesso si aprì in un sorriso scodinzolando e rispose: «Sei tornata tu!»
«Come scusa?»
«Ieri quando hai attaccato quei brutti Pokémon mi hai fatto paura. Non sembravi più tu e...» ma si interruppe quando Pichu saltò facendo una capriola all'indietro e saltando su una zampa anteriore per evitare due attacchi Palla Ombra. Si mise in guardia sulle quattro zampe pronta a difendersi mentre il piccolo Eevee correva verso un Umbreon agitando la coda: «Fermo, fermo fratellone! Lei è mia amica!»
«Quel mostro ha ucciso dei Pokémon! Devi starle lontano, Psyco!» ringhiò lui di risposta fissando Pichu con un penetrante occhio rosso ostile. Pichu restò in guardia non sapendo cosa fare. La fuga era un'opzione più che gradevole: non voleva fare altri danni permanenti con i poteri dei Leggendari ma soprattutto non voleva litigare con il fratello di Psyco. Ma non servì lottare. Quando ebbe il fratellino vicino, lo agguantò per la collottola e dopo aver scoccato uno sguardo di avvertimento alla piccola Pokémon, si voltò e sparì tra le fronde. Con un sospiro lei tornò sul suo albero nascondendosi dalla vista del mondo; almeno lì, forse, non l'avrebbe trovata nessuno. Restò in quella radura per qualche giorno. Se Raikou non si faceva vedere si sarebbe allenata con Zapdos. Ma tutti i tentativi furono buchi nell'acqua: ogni volta dava più scossa a se stessa che all'albero che aveva di fronte e andava al tappeto. Irritata si alzò per l'ennesima volta, sentendo ancora le scariche per tutto il corpo. Sentì una presenza dietro di lei così si voltò di scatto ma vide soltanto Psyco seduto sorriderle con delle bacche curative tra le zampe: «Ciao!» esclamò: «Vedo che stai cercando di allenarti ma non funziona...»
«Cosa fai, mi spii adesso?» chiese lei inarcando un sopracciglio mentre sedeva prendendo in mano una bacca e addentandola. L'Eevee arrossì imbarazzato e rispose: «No, no... io... volevo solo giocare! Ma ti vedevo sempre tentare di lanciare fulmini e andavo via per non disturbarti!»
«Tuo fratello che dice?» chiese lei impensierita apprezzando però la compagnia e la fiducia del Pokémon. Aveva visto l'odio con cui era stata guardata. Non poteva averlo lasciato andare e infatti la risposta non la stupì: «Mio fratello non sa.»
«Psyco... non dovresti disubbidire così. Sarà preoccupato per te.»
«Non mi importa! Lui non capisce! Tu sei tanto gentile e sbaglia a giudicarti male!»
Pichu sorrise commossa e rispose: «Grazie. Ciò non toglie che non puoi scappare così da lui. Sarà sicuramente preoccupato per te.»
L'Eevee abbassò il muso e per rendere la pillola meno amara, Pichu aggiunse: «Io starò qui per un po' credo. Se vuoi sai dove trovarmi. Ma solo se lui ti lascia. Intesi?»
Triste ma convinto, Psyco annuì e corse via. Rimasta sola Pichu si guardò a destra, vide il leggendario drago e chiese: «Raikou?»
Lui scosse la testa e lei si fece triste. Perché doveva tenere il muso così? Perché si ostinava a fare l'orgoglioso quando ce ne sarebbero andati di mezzo tutti? Pichu si rese conto che non voleva che tornasse per la sua velocità, soprattutto perché non la sapeva sfruttare. No, voleva che tornasse per potergli parlare ancora, per sentirlo prendere in giro qualunque cosa si muovesse, per ridere dei suoi soprannomi a tutto e delle sue battute. Erano stati insieme poco ma quel muso dentuto le era rimasto nel cuore senza che potesse farci niente. Raikou le mancava e basta. Rayquaza interruppe i suoi pensieri e per distrarla da un pensiero triste ne sollevò uno altrettanto triste: “Cosa pensi di fare con quell'Eevee? Suo fratello ti odia...”
Pichu fece spallucce dato che non lo reputava un problema urgente come era invece imparare ad attaccare insieme anche con Zapdos. Non volendo più pensare alle troppe emozioni di quella giornata, Pichu andò sull'albero a riposare. Passò qualche giorno e dell'Eevee nessun segno. Forse ormai si era convinto e le sarebbe stato lontano. O forse il fratello maggiore gli aveva impedito di muoversi. Comunque stessero le cose, lei non doveva perdere tempo e allenarsi finché poteva ma non sembravano esserci soluzioni per controllare i fulmini. Un Pichu come lei aveva le sacche elettriche troppo piccole per trattenere l'elettricità e addirittura si fulminava da sola. Temeva che non ce l'avrebbero mai fatta e ci fu anche però un'altro problema: i fulmini impazziti di Zapdos colpirono delle rocce che frantumate si proiettarono ovunque, anche contro di lei; prima dello schianto intervenne Rayquaza e con il suo aiuto il Codacciaio disintegrò le rocce. L'idea però era stata inizialmente quella di rimandarle indietro non di distruggerle. Con un filo di voce, la Pokémon di tipo elettro mormorò: «Temo che anche questo avrà bisogno di allenamento.»
La risata nervosa dei Leggendari accompagnò il commento, aumentando ancora maggiormente l'ansia che li aveva presi. Qualcuno però le fece tornare il buonumore perché il piccolo Psyco si rifece vivo. Tornò a trovarla, portando qualche bacca e le chiese di giocare. All'inizio Pichu era titubante ma poi si sciolse, divertendosi a rincorrere il piccolo Pokémon crema, a rotolarsi nell'erba con lui, a inseguire le foglie. Era divertente giocare insieme e le faceva dimenticare tutti i problemi che la angustiavano. Pichu si chiedeva però cosa ne pensasse il fratello di quest'ultimo. Non le era parso di stargli troppo simpatica... in quel momento, l'Umbreon era davanti a un Blastoise, grosso e imponente. Il Pokémon Crostaceo rideva, aveva quei piccoli e inutili subordinati ai suoi ordini nel suo bosco. Irritato dal poco che aveva ottenuto quel giorno, esclamò: «Ti pare un pegno degno, miserabile? Cosa sono queste quattro bacche in croce?»
«Non ho trovato altro, Blastoise. L'inverno si sta avvicinando e...»
Blastoise si alzò in piedi e rispose: «Me ne infischio dell'inverno, Shadow. Tu non mi porti da mangiare? Tu subisci le mie ire.»
L'Idrocannone fece il resto. Shadow fissò quella palla d'acqua avvicinarsi pericolosa e letale verso di lui ma qualcosa la intercettò e la spinse via. Sembrava un Codacciaio.
«Ehi ciccione! Perchè non te la prendi con qualcuno della tua taglia?» esclamò Pichu uscita dal nascondiglio non potendo sopportare tanta prepotenza. Il Blastoise rise di gusto nel vedere tanto coraggio da un Pichu e replicò: «Certo e scommetto che stai parlando di te, nanetta!»
«Ci puoi giurare!»
Prima dell'attacco, lei e i Leggendari si erano accordati. Niente fulmini ma solo forza fisica limitata il più possibile. Qualcuno provò a mettere in guardia Blastoise dicendo che quella Pichu aveva ucciso i loro Fearow ma lui non badò alle lamentele e anzi, rispose: «Erano solo dei buoni a nulla. Non abbiamo perso niente. Fatti sotto, tappa!»
I due si scontrarono con furia, nessuno disposto a cedere. Nella zuffa in corso, Psyco uscì dal nascondiglio e raggiunse il fratello aiutandolo a rialzarsi. Nell'accompagnarlo fuori, soffiò: «Non l'ho portata qui io. Non sapevo nemmeno esistesse questo posto. Facevamo una passeggiata e ti abbiamo sentito gridare.»
Shadow non rispose subito ma quando riuscì, sbottò: «Hai fatto un grave errore. Se perde, siamo finiti.»
«Lei non perderà fratellone. È forte e dalla nostra parte. Non è cattiva. Ci aiuterà a difenderci da Blastoise.»
Nascosti dietro ai cespugli, guardarono i due avversari lottare. Pichu saltava con grazia da ogni parte infliggendo danni con il suo Codacciaio. Blastoise intontito da quel continuo saltare non riusciva a prenderla per colpirla. I Pokémon intorno a loro erano impressionati dalla forza della Pokémon. Non si era mai visto un Pichu così potente, agile e spavaldo. Psyco la guardava con ammirazione, non avendo mai più visto il ghigno quasi diabolico di quella volta. Non tutto andò secondo i piani perché Pichu ancora non era in grado di calibrare la forza dei suoi attacchi; quindi non si azzardava a spingersi troppo oltre per non rischiare di fare danni permanenti. Il tutto volse a suo favore perché con un ringhio irritato Blastoise sospese il combattimento dicendo che non voleva ridurla a una mozzarella di Pokémon e non voleva sprecare energie inutili contro una mezza tacca. Ma sotto sotto Pichu poteva vedere l'irritazione nei suoi occhi di essere stato quasi messo all'angolo da un Pokémon Baby. La banda di bulletti se ne andò seguendo il capo e Pichu si avvicinò preoccupata all'Umbreon mormorando: «Come stai?»
«Io... bene. Non mi fido di te ma hai scacciato Blastoise. Quel prepotente sono anni che mi porta via il cibo come pizzo per non fare del male ai miei fratelli. E come hai avuto modo di vedere, non gli interessa se c'è siccità o simili. Lui vuole le sue bacche. Quindi, ti ringrazio. Il mio nome è Shadow, loro sono i miei fratelli Psyco e Ice.»
Dai cespugli comparve un altro Eevee, un po' più piccolo di quello che Pichu conosceva e con meno ciuffi di pelo ribelli. Timidamente, si avvicinò e chinò la testa, cosa che gli risultò piuttosto difficile dato che la Pokémon era più bassa di lui. Pichu fece un mezzo sorriso. Era un passo avanti. Sempre e comunque un passo avanti. Gli fece un cenno e rispose: «Io beh... non ho un nome. Sono un Pichu e quindi mi presento come tale.»
Psyco intervenne ed esclamò: «Dai Shadow, falla rimanere con noi! Ci divertiremo!»
Lo sguardo gelido dell'Umbreon sembrava di tutt'altra idea ma poi il Pokémon annuì e borbottò: «Se anche a te va bene, Pichu, potremmo restare insieme. Non mi fido di te ma non posso negare di non essere all'altezza di Blastoise... se tu ci proteggerai, noi ti daremo una casa. Ma ti terrò d'occhio.»
Lei si limitò ad annuire con un cenno della testa e facendo saltare di gioia i due cuccioli: uno perché la sua amica sarebbe stata con loro, l'altro perché contagiato dalla felicità del fratello. Così, i quattro Pokémon andarono nella tana dei Pokémon volpe.

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Capitolo 3
*** Pokékillers? Ma sono pericolosi? ***


Shadow si svegliò alle prime luci dell'alba. Accanto a lui i suoi fratelli dormivano ancora. La Pichu non c'era. Aveva rispettato la sua parola. La sera prima, quando lei aveva fatto per seguirli nella tana, l'Umbreon aveva ringhiato leggermente e lei dopo un momento di perplessità aveva capito; non si fidava abbastanza per farla dormire con loro e un po' lo capiva. Lei aveva un occhio sempre aperto, in ogni situazione poiché a turno, i Leggendari facevano la guardia tutta la notte per permetterle di riposarsi ma anche per proteggerla in caso di attacco mentre era incosciente. Quindi non aveva paura di niente ma ovviamente Shadow doveva prendere le sue precauzioni. L'infelice Psyco cercò di protestare ma Pichu mise fine al piagnisteo con un sorriso e l'occhiolino come a voler dire, non ti preoccupare, starò bene anche fuori. E così era stato.
Shadow quindi uscì dalla tana per vedere dove si fosse messa. Scrutando nella penombra dell'alba la vide acciambellata su un grosso ramo appena fuori dalla grotta. Le orecchie si muovevano, segno che aveva percepito la sua presenza ma non lo reputava così ostile da svegliarsi. L'Umbreon sedette comodamente sotto l'albero e Pichu lo notò. Non sapeva cosa fare: scendere o no? Era evidente che il Pokémon volesse parlare con lei approfittando del fatto che i due cuccioli dormissero.
“Vediamo cosa vuole. Almeno capiamo quanto ci odia, no?” propose Zapdos, assolutamente intenzionato a chiarire con il Pokémon Buio che Pichu non era una pazza come lui credeva.
“Fino a prova contraria odia solo me.” rispose annoiata lei, poco propensa a farsi insultare ma decisa anche lei a mostrare il suo lato buono. Anche perché quello cosidetto cattivo non era nemmeno stato da parte sua. Con agilità, scese dall'albero arrivando vicino all'Umbreon e sedendo accanto a lui. Per rompere il ghiaccio, chiese: «Come mai hai il pelo nero e blu?»
Lui si grattò un orecchio con la zampa posteriore, imbarazzato da quella domanda estetica. Aveva sentito sulla sua pelle quanto male facesse quell'essere diverso, l'avere i cerchi lunari blu invece che gialli come tutti gli altri Umbreon. Ma soprattutto, essere stato l'unico Eevee grigio invece che color crema dell'intero branco.
«Scusa, non volevo essere impertinente.» ritrattò subito lei nel vedere il disagio che l'aveva oppresso. Lui la fissò perplesso, non percependo ostilità nelle sue parole. Solo curiosità. Non rispose alla domanda ma ne formulò un'altra: «Posso chiederti perché?»
Pichu capì al volo il nocciolo della questione. Shadow era evidentemente confuso: non percepiva in lei un Pokémon ostile ma l'aveva vista dare di matto e uccidere dei Fearow. Pichu sospirò e decise di dire parte della verità: «Sono abbastanza forte ma... a volte non riesco a controllarmi. Sto cercando di allenarmi per migliorare la tecnica ma non sembra avere i risultati sperati. Il Codacciaio è troppo forte, sono talmente veloce che non capisco dove vado, non riesco a non fulminarmi... troppe potenzialità che non riesco a sfruttare.»
Shadow si fece pensieroso. Pichu pensò che l'avrebbe allontanata spaventato da ciò che gli stava dicendo, cioè di essere una specie di mostro superpotente senza controllo ma invece lui si alzò in piedi, le sorrise e disse: «Possiamo provare a fare qualcosa.»
Pichu si fece interessata e speranziosa e lui aggiunse: «Una mossa per volta. Cominciamo dalla più controllabile, il Codacciaio. Devi capire come equilibrare la forza per dare la giusta dose di danni no? Facciamo così...» Shadow corse di fronte a lei di qualche passo, tracciò una riga con una zampa nel terreno argilloso e si allontanò ancora di qualche metro. Poi gridò: «Ora io ti lancio il mio Palla Ombra. Tu dovrai rimandarmelo indietro con il Codacciaio facendolo cadere su quella linea.»
Pichu si mise sulle quattro zampe e annuì. La fronte si illuminò, Rayquaza era con lei. Shadow lanciò la prima sfera di energia oscura. Pichu rispose con il Codacciaio e il colpo fu talmente forte da distruggerla. Depressa atterrò abbassando le orecchie visto il fallimento. L'Umbreon le fece un cenno e gridò: «Mettici meno potenza! Devi riuscire a calibrare il colpo!»
Svegliati dai colpi, comparvero anche Psyco e Ice che si persero a guardare quel bizzarro allenamento ma sembrava che Pichu fosse troppo potente e per questo non potesse combattere. Dopo qualche ora, nulla era cambiato. Pichu e Rayquaza cercavano di rendere il colpo sempre meno potente ma non pareva funzionare. In più, stare uniti per così tanto tempo li stava affaticando mentalmente. Anche Shadow era distrutto. Con voce flebile esclamò: «Facciamo una pausa. Ma poi riprendiamo.»
Sedettero in cerchio mettendo al centro le bacche raccolte dai due cuccioli mente loro si allenavano. Pichu era perplessa, perché Shadow si stava impegnando tanto?
«Lo faccio per noi. Se devi aiutarci, devi essere in grado di combattere.» rispose duro cercando di essere convincente ma senza saperne il motivo Pichu non gli credeva; non gli sembrava realmente ostile come voleva far credere. Nel frattempo, nella sua testa, i Leggendari stavano discutendo: “Secondo me il problema è uno solo.” sbottò una voce.
“Raikou?!” esclamarono gli altri stupiti di vederlo; da come se n'era andato, sembrava non sarebbe tornato mai più e invece eccolo lì, sdraiato accanto a Pichu con il solito sguardo sufficiente e la coda sempre in movimento.
“E chi altrimenti? Guardatevi, senza di me non riuscite a fare niente. Neanche a risolvere un problemino come questo.”
“Non è che ti sentivi solo?” buttò lì Pichu con una certa malizia, guardandolo socchiudendo gli occhi e un sorrisino volto a prenderlo in giro per quella palese scusa. Le guance del Pokémon si imporporarono leggermente mentre rispondeva: “Assolutamente no. Mi avete fatto solo pietà.”
“Va bene, va bene. Dicci invece cosa ha pensato la tua geniale testa.” commentò solo Zapdos capendo che non gli avrebbero mai fatto ammettere ciò che era ovvio.
“Credo che il problema con lui sia lo stesso con me, Pichu.“ cominciò evitando di usare il soprannome apposta per far capire che era ancora arrabbiato anche se non era del tutto vero: “Sei abituata a spingerti al limite per sfuttare al massimo ogni tuo potere. Noi ti diamo un potere in più... ma... ecco...” si inceppò la tigre non riuscendo più a spiegare quello che voleva dire ma sicuro che il problema fosse quello. Rayquaza però capì il discorso; Zapdos d'altronde non poteva capirlo dato che lui e Pichu combattevano insieme molto raramente. Prendendo la parola il drago borbottò: “Forse hai ragione, Raikou. In parole povere, se l'Attacco Rapido di Pichu è cento, lei usa tutto il cento per ottenere qualcosa. Ma se usa l'Attacco Rapido con Raikou è diecimila ma lei ci mette lo stesso impegno che ci metterebbe se fosse da sola. Così, invece di usare cento, usa diecimila e non ne ha il controllo, mi seguite?”
Anche Pichu annuì, presa dal discorso e non notando che Psyco le stava parlando. Anche Shadow però ne notò lo sguardo assente, come se fosse troppo presa dai pensieri per rendersi conto di quello che succedeva intorno a lei. Nel frattempo, Rayquaza andava avanti e disse: “Quindi, quando Pichu combatte con uno di noi, deve sforzarsi al minimo e in caso aumentare, non partire al massimo come fa adesso. Oppure addirittura combattere lei e poi nell'eventualità che non ce la faccia, chi di noi è interpellato interviene. Chiaro, no?”
«Pichu!» esclamò una voce che lei non riconobbe come una dei Leggendari. Guardandosi intorno vide tre paia di occhi fissarla preoccupati e si fece imbarazzata. Si era incantata a pensare parlando con i Leggendari e dimenticatasi di non essere sola, si era completamente estraniata dalla realtà.
«Scusate...» mormorò imbarazzata, non abituata alla compagnia: «Mi sono persa nei pensieri.»
«A cosa stavi pensando?» chiese Shadow scoprendosi preoccupato nell'averla vista così tanto concentrata.
«A come bloccare il tuo Palla Ombra. Forse ho capito come fare.»
L'Umbreon non se lo fece ripetere e si alzò in piedi, tornando al suo posto. Lei fece lo stesso, ma lasciò in disparte Rayquaza: quando il Palla Ombra arrivò attaccò da sola e il colpo la mandò a terra di qualche metro. Shadow fece per accorrere preoccupato ma lei gli fece cenno e borbottò: «Tranquillo sto bene! Attacca ancora!»
L'Umbreon annuì anche se vagamente preoccupato per i danni provocati; la sfera di energia si avvicinò a lei, Rayquaza intervenne, Pichu si sentì molto più potente di prima e cercò quindi di limitare l'attacco; Rayquaza fece lo stesso, cercando di non mettere tutta la sua forza in campo. La coda colpì il Palla Ombra rispedendola al mittente con parecchia velocità. Ma questa volta non si dissolse. Un sorriso comparve sul muso dei due Pokémon. Avevano scoperto il modo di controllare quella potenza.
Gli allenamenti andarono avanti giorno dopo giorno. Quando Pichu riuscì a mandare il Palla Ombra riflesso prima sulle righe e poi nei cerchi appesi agli alberi, si passò all'allenamento successivo: quello contro i Pokémon.
«Ora dobbiamo riuscire a fartelo controllare perfettamente in lotta dove la pressione è maggiore. Il mio unico dubbio è come faremmo a curarci. Rischiamo di farci davvero del male...»
«Cerchiamo della Vitalerba.» propose Pichu annusando in terra per cercare una traccia: «È una pianta molto utile per far riprendere i sensi. L'unica è che ha un saporaccio ma l'ho usata un sacco di volte e sono ancora viva quindi non è velenosa. Ovviamente, cercheremo di mandarci KO il meno possibile ma non si sa mai...»
Shadow annuì approvando l'idea. Si divisero per cercarla: Pichu la descrisse sommariamente ma poi disse che per ora solo lei poteva riconoscerla e quindi nessuno doveva mangiare niente. Mentre cercava una pista con il naso a terra sentì dei passi veloci verso di lei e un ululato spaventato. Alzò la testa in tempo per vedere un Growlithe correre come un matto inseguito da un furioso Machamp. Rayquaza si sovrappose a Pichu e lei mormorò: «È ora di vedere a cosa è servito l'allenamento.»
Si mise velocemente tra il malcapitato e l'inseguitore, saltò con grazia e con una capriola colpì con un Codacciaio a martello il Machamp che crollò steso in un colpo. Pichu gli si avvicinò subito per paura di avergli spaccato la testa ma notò che respirava ed era solo svenuto. Erano riusciti a calibrare il colpo quasi alla perfezione.
«Ehi grazie. Bel colpo!» mormorò una voce alle sue spalle con un latrato pesante dalla corsa appena fatta. Pichu si girò vedendo il Growlithe avvicinarsi zoppicando anche se più tranquillo nel vedere il suo nemico al tappeto: «Quel tipo non mi mollava più. Starnutendo l'ho scottato con il mio Bracere e non l'ha presa bene purtroppo!» ridacchiò imbarazzato. Scodinzolando, stusciò il naso contro il suo ma Pichu si fece d'improvviso rossa in volto e arretrò imbarazzata. Arrivarono di corsa Psyco, Ice e Shadow; quest'ultimo corse a vedere le condizioni del Machamp ma con un sorriso vide il segno del Codacciaio e che era solo svenuto. Un ottimo colpo della sua ormai allieva.
«Siete amici suoi? Mi ha salvato da quel brutto ceffo! Io mi chiamo Firewolf!» scodinzolava il Growlithe gioviale strusciando il naso contro quello degli Eevee mentre loro ricambiavano il gesto. Shadow si avvicinò e si presentò, parlando anche dei fratelli e aggiunse: «E si, Pichu vive con noi.»
«Siamo un branco un po' strano ma finché ci si aiuta e c'è amicizia, va bene così.» sorrise la piccola Pokémon.
Firewolf si bloccò di colpo sentendone la voce. Non c'erano differenze tra maschio e femmina e lui proprio non se n'era accorto. Imbarazzato capì meglio perché si era allontanata quando aveva avvicinato il naso al suo. Estremamente a disagio, tentò di scusarsi ma vide che Pichu non riusciva nemmeno a guardarlo, ancora rossa intorno alle guance rosa. I Leggendari, nel frattempo, si stavano scatenando in una serie di invettive contro quel cane molestatore aumentando il già troppo imbarazzo della piccola Pokémon. Shadow non capiva ma vide che la situazione non era delle migliori, così fece per salutare il nuovo arrivato e tornare alla tana ma i fratelli lo anticiparono e gli chiesero: «Sei solo?»
«Beh, sì...»
«Vuoi stare con noi? Più siamo, più ci divertiremo!»
Il Growlithe arrossì. Non sapeva se era il caso, magari Pichu ora lo odiava e non voleva averlo intorno. Però... a lui lei piaceva. Era così forte, aveva un sorriso dolcissimo... la guardarono ma lei alzò le mani e rispose: «Il branco è vostro, io non c'entro niente.» anche se avrebbe tanto voluto dire di no. Quel cagnolino la metteva terribilmente a disagio e non ne capiva il motivo. Shadow cedette alla pressione dei fratelli e tutti insieme tornarono alla tana.
“Maledizione, non poteva andarsene per i fatti suoi?” brontolò Raikou, ancora irritato dal gesto intimo usato da quel cane e dalla confusione che percepiva nel cuore dell'amica.
Rayquaza lo zittì e replicò: “Non è stato volontario secondo me. Pichu ha i tratti nascosti, è forte, può essere benissimo scambiata per un Pokémon maschio se non parla. Avete visto, l'ha fatto anche con i due Eevee, si vede che per loro Pokémon canidi è normale.
Pichu non rispose. Normale o no, l'aveva fatta sentire molto a disagio. Comunque fosse, tornando alla tana, lei doveva proseguire i suoi allenamenti e un compagno in più se a debita distanza non le avrebbe dato fastidio. Incuriosito il Growlithe guardò gli allenamenti con interesse ma dopo qualche giorno Shadow si rese conto che dovevano spostarsi. Ormai erano in troppi in quella piccola tana. A cena, sollevò la proposta di spostarsi: «Ormai qui siamo stretti. Ci conviene trovare una casa più grande.»
«Ma voi siete cresciuti qui...»
«Non ti preoccupare Pichu. Il nostro branco è andato via da tempo dall'Eevee strano. Non abbiamo legami qui.»
Sentendo quella frase, Pichu capì molte, troppe cose. Non se l'era passata bene nemmeno lui nella sua vita. Era ora di cambiare e di rendere quei Pokémon felici nei limiti del possibile. Shadow si era accollato i fratelli, rimasto solo e abbandonato dal suo stesso branco; Firewolf aveva raccontato di essere stato trovato da un allenatore che gli aveva regalato il collare con gli spunzoni che portava ma che poi lui era morto lasciandolo solo. Pichu aveva i suoi problemi di cui preferiva non parlare. Erano un branco di Pokémon feriti e delusi dal mondo ma questo li avrebbe rafforzati. Andarono a dormire ma il giorno dopo si misero in marcia verso una nuova vita: Shadow guidava il gruppo ma sentiva che non era quello il suo posto; non era quello il suo ruolo. Così, alla pausa giornaliera per il pranzo mormorò: «Ragazzi, secondo me ormai è tempo di formare una banda come si deve. E per farlo, abbiamo bisogno di un capo.»
Gli sguardi erano tutti puntati su di lui ma Shadow scosse la testa e aggiunse: «No, no. Non so se io sarei degno di questo ruolo. Un capo deve essere saggio ma soprattutto forte. Qui il più forte non sono io.»
Il suo sguardo si posò su Pichu. Lei rimase un momento perplessa, non aspettandosi quel ruolo datole proprio da lui. Imbarazzata, replicò: «No aspetta perché io? Mi stai aiutando tu, se non fosse per te non sarei nemmeno in grado di combattere!»
«Ma una volta che avrai la padronanza dei tuoi poteri, sarai inarrestabile. E so che ci guiderai con giustizia, ne ho avuto molte prove.» rispose lui chinando la testa in segno di rispetto.
La piccola Pokémon li guardò tutti chinare il capo verso di lei. Le stavano davvero dando la loro fiducia? Una lacrima le uscì dal piccolo occhio e solcò la guancia piena di elettricità. Non le era mai successo, in tutta la vita. Si alzò in piedi annuendo e mormorò: «Farò del mio meglio.
Ricominciarono il cammino, questa volta con Pichu in testa. Annusava l'aria. Sentiva da qualche tempo odore di acqua ma non ne aveva ancora capito la direzione. Tentò di seguirla aiutata poi da tutti gli altri appena spiegò cosa sentiva. Il fiuto di Firewolf fu fondamentale per trovare la pista giusta. Seguirono le tracce finché non videro della luce oltre gli alberi. C'era un'apertura verso il cielo da qualche parte. Corsero verso il limitare del bosco e si affacciarono: davanti ai loro occhi illuminata dalla luce del sole c'era una piccola radura circondata da delle montagne. Era come se fosse stata incavata nel terreno. Al centro, un'imponente quercia rigogliosa e maestosa circondata da un lago di un azzurro cristallino. I quattro Pokémon rimasero incantati davanti a quello splendore. Sembrava un paradiso. Sulle pendici delle montagne intorno alla radura, inoltre, c'erano piccoli spiazzi in cui erano cresciuti spontaneamente alberi di bacche. Era veramente il posto perfetto in cui vivere e il sottobosco pieno di rametti e foglie faceva pensare che nessuno vivesse ancora lì. Potevano stabilirsi lì e stare larghi e comodi. In una corsa a perdifiato scesero dalla montagna raggiungendo il lago e fermandosi a bere. Era bellissimo, un posto incantevole.
«Che dite?» chiese Pichu: «Ci fermiamo qui?»
Gli altri non se lo fecero ripetere e annuirono felici. Si misero subito a lavorare per pulire la radura dalle foglie e dalla sporcizia in generale. Radunando le più belle, si costruirono dei giacigli intorno alla grande quercia. Sarebbero rimasti al riparo e al coperto. Quello che ebbe più problemi fu Firewolf. Era un Pokémon di tipo Fuoco, non poteva attraversare il lago a nuoto come avevano fatto tutti. Ma non voleva nemmeno restare escluso dalla tana che si stavano costruendo insieme. Alzando lo sguardo vide un ramo della quercia molto spesso calato quasi sull'acqua. Poteva farcela. Fece qualche passo indietro, piegò le zampe il più possibile e appena si sentì pronto spiccò una corsa usando il suo Attacco Rapido. L'intento era quello di saltare sul ramo ma il balzo fu troppo debole e lui rischiò di cadere in acqua. Per salvarsi aprì le fauci e si aggrappò con i denti al famoso ramo, suo unico appiglio. Non gli restava che una cosa da fare: guaire disperato. Pichu e i tre volpini si voltarono di scatto sentendolo piangere. Pichu sbiancò: quel cagnolino era completamente pazzo! Rayquaza fu subito con lei e in men che non si dica fu sul ramo, proprio sopra il malcapitato. Con un ringhio, si guardò intorno. Non sapeva come raggiungerlo, era attaccato nella parte inferiore del ramo con i denti e le zampe gli pendevano a ciondoloni. Non aveva appigli e la sua coda era troppo corta perché l'aiutasse. O forse no? Sogghignò insieme a Rayquaza: ora potevano fare tutto. La sua coda divenne rigida e dura come l'acciaio.
“È una follia.” disse nella sua mente mentre si adoperava per mettere in pratica quell'idea: “Rayquaza, è tutto nelle tue mani.
“Fidati di me piccola. Ormai possiamo fare tutto ciò che vogliamo.” rispose lui. La sicurezza e la fiducia del leggendario le scaldarono il cuore e le diedero coraggio. Dovevano tentare. Pichu si girò di schiena, si calò il più possibile e piantò il Codacciaio nel ramo. Poi si lanciò indietro. A Psyco quasi venne un colpo. Non potendo sopportare una scena del genere, vedere la sua amica rischiare così la vita, si coprì gli occhi con le zampe. Shadow e Ice invece restarono immobili guardandola con preoccupazione. Pichu restò appesa a testa in giù accanto a quella di Firewolf che nel frattempo si agitava come un matto.
«Stai calmo, Fire. Provo a farti da appiglio, usa le mie zampe come piano d'appoggio e cerca di salire.»
Il canide guaì non troppo sicuro di quel piano ma lei si irritò e sbottò: «Dobbiamo rischiarla dannazione! Vuoi restare qui attaccato per sempre oppure finire in acqua?!»
Lui rispose con un verso poco chiaro ma poi fece come gli era stato detto. Pichu unì le zampe incrociando le piccole dita e si allungò verso di lui. Firewolf prese coraggio e si rannicchiò su se stesso cercando di far appoggiare la zampa posteriore su quelle di Pichu. Quando ci riuscì cominciò a spingere mentre le zampe anteriori cercavano di aggrapparsi al ramo, graffiando il legno ma continuando a scivolare. Shadow fu subito da lui: lo prese per la collottola e lo aiutò a tirarsi su. L'ultima spinta però rovinò tutto. La zampa del Growlithe spinse in giù talmente tanto Pichu che la coda si staccò dal ramo e lei finì in acqua con un grido di sorpresa. Tutti i Pokémon fissarono i cerchi d'acqua allargarsi sul piano cristallino dove lei era caduta. Poco dopo, in un sospiro di sollievo generale, lei riemerse scuotendo la testa e arruffando il pelo. Il bagno non era nei piani ma almeno l'amico era salvo. Nuotando li raggiunse a riva e sentì Firewolf dire imbarazzato: «Temo di essermi sopravvalutato. Diciamo che il mio Attacco Rapido è stato un buco nell'acqua.»
«Qui l'unica che è andata in acqua sono stata io.» commentò Pichu uscendo dal lago e scuotendosi per asciugarsi ma senza troppi risultati. La giacca e la bandana erano completamente impregnate d'acqua. Firewolf le si avvicinò per scusarsi ma lei lo interruppe con uno starnuto.
«Ti converrebbe mettere ad asciugare quella roba o rischi di ammalarti.» consigliò Shadow preoccupato per la sua salute radunando dei rametti aiutato dai fratelli: «Firewolf può accendere un fuoco. Recuperiamo delle pietre per contenerlo...»
«No davvero non serv...» cercò di rispondere lei ma un altro starnuto le troncò la frase a metà.
Shadow si accigliò e mentre i fratelli recuperavano le pietre e Firewolf la legna decise di volerci vedere chiaro. L'aveva sempre vista con quei vestiti indosso... perché li portava? Era un Pokémon, non ne aveva bisogno. Ma sembrava non volerseli togliere in pubblico. Sembrava imbarazzata da qualcosa che lui non conosceva. Non si fidava ancora abbastanza di loro... quando tutto fu pronto e il fuoco acceso, Shadow semplicemente disse: «Andiamo a cercare qualcosa da mangiare intanto. Tutti.»
Pichu lo guardò stupita. Lui sorrise. Lei ricambiò. Il Pokémon di tipo Buio si portò via tutti lasciandola sola. Lei sentì il fuoco farsi caldo e tolse la bandana appendendola a un ramo piantato nel terreno. Lo stesso fece con la giacca. Mentre i vestiti cominciavano ad asciugarsi lentamente, gocciolando acqua tutto intorno, Pichu si avvicinò allo specchio d'acqua e si guardò. Quelle cicatrici le marchiavano il corpo come una maledizione. Si vergognava immensamente. Gli sguardi di pietà che le venivano rivolti la facevano stare così male che aveva deciso di non volerne più. Non voleva la pietà di nessuno. Accanto al suo muso riflesso nell'acqua comparve la grande testa triangolare di Rayquaza. In un sussurro il Pokémon Stratosfera disse: “Magari sei troppo tragica. Pensi davvero che ti guarderebbero con pietà?”
Il muso di Raikou comparve all'altro lato e il Pokémon Fulmine aggiunse: “Magari invece le vedrebbero come i segni di chi ha dovuto passare molto. Di stima.”
Il becco di Zapdos si aggiunse al quadretto specchiato nell'acqua e l'uccello concluse: “Comunque sia, io credo ti vogliano bene. Non ti ferirebbero mai.”
«Lo so... credo. Però delle volte si riesce a ferire anche se non si vuole...» rispose solo lei vedendo gli amici tornare con il cibo. Per non farsi vedere, lasciò lì i suoi vestiti e si rintanò sull'albero, talmente in alto che nessuno dei quadrupedi presenti sarebbe riuscito a raggiungerla. Non vedendola, Firewolf e Psyco si preoccuparono ma Shadow li tranquillizzò dicendo che andava tutto bene.
«Ma da domani.» aggiunse con un tono troppo serio per il sorriso furbo che aveva sul muso: «Ti allenerai con Pichu. Lavoreremo sull'Attacco Rapido e ne hai bisogno.»
Il Growlithe non fu molto contento dell'idea. Guardando il ramo però capì che non poteva essere altrimenti se non voleva rischiare un altro bagno. Ormai era il tramonto quindi mangiarono qualcosa e venne sera. Pichu non era ancora scesa dall'albero e tutti erano preoccupati ma Shadow cercava di tenerli tranquilli. Stava bene, voleva solo la sua privacy e loro non avevano il diritto di portargliela via. Andando verso il suo giaciglio, urlò: «Noi andiamo a dormire... capo! I tuoi vestiti sono asciutti e c'è qualcosa da mangiare. Buonanotte!»
Poi si acciambellò, mise la testa sulle zampe e chiuse gli occhi. I fratelli più piccoli lo imitarono e lo stesso fece Firewolf ma senza riuscire a prendere sonno. Perché Pichu faceva così? Qualunque cosa fosse non si doveva vergognare... qualche ora dopo, nella quiete della notte, un rumore lo distrasse. Firewolf annusò l'aria e sentì l'odore di Pichu. Voltò appena la testa per non farsi vedere e la vide girata di spalle con la giacca indosso ma probabilmente ancora aperta mentre si stava allacciando la bandana. Lo zip della giacca concluse la vestizione. Pichu sedette per mangiare qualcosa.
“Il cane è sveglio.” commentò Raikou squadrando la figura arancione a strisce del Growlithe.
Pichu non rispose limitandosi ad assentire e Zapdos aggiunse: “Forse era preoccupato perché non ti sei fatta vedere.”
“Ora potrà dormire tranquillo.” ridacchiò Rayquaza mentre Pichu alzava gli occhi al cielo. Una voce però ruppe il silenzio della notte ormai inoltrata: «Grazie per avermi salvato... capo.»
Lei sorrise riconoscendo chi aveva parlato e divertita dall'imbarazzo che pervadeva la sua voce; il povero Pokémon probabilmente si era sentito un vero fallimento dopo una figuraccia del genere ma lei non era nessuno per mortificarlo, così rispose: «Nessun problema. Vedrai che la prossima volta ce la farai.»
Poco dopo sentirono il Growlithe dormire pesantemente; le parole della Pokémon dovevano averlo rasserenato. Pichu doveva ammetterlo: i Leggendari avevano avuto ragione. Si mise a dormire anche lei, più serena e più tranquilla. Il giorno seguente dopo le prime luci dell'alba sentirono dei rumori violenti scuotere la quiete della loro radura. Svegliandosi di colpo videro dei Pokémon di tipo Veleno invadere la zona; sembravano pronti a conquistarla. Subito la banda di Pokémon attraversò il lago saltando sui rami della quercia per affrontare i nuovi venuti. Pichu fu l'ultima ad arrivare a causa del solito problema di controllo che aveva con Raikou che le impedì di saltare sul ramo riuscendo a schivarlo egregiamente, finendo in acqua. Quando arrivò sul posto, scrollandosi il pelo irritata, vide i Pokémon avversari pietrificarsi interrompendo la lotta contro i suoi amici. Pichu restò momentaneamente immobile perplessa ma uno degli invasori gridò: «Aiuto! La killer di Pokémon!»
Pichu si rabbuiò. Era successo solo una volta e per errore, non c'era bisogno di sottolinearlo tutte le volte che veniva incrociata. I Pokémon avversari non si persero in chiacchere: presi dalla paura di venire uccisi da quei fulmini terribili che le leggende narravano fuggirono a gambe levate. Firewolf chiese spiegazioni perplesso e lei fece per parlare ma Shadow intervenne e disse, semplicemente: «Stiamo facendo un allenamento speciale perché non succeda più. Pichu fatica a controllare i suoi fulmini come vuole la sua specie. Purtroppo, è capitato che abbia perso il controllo di troppa potenza e siano morti dei Pokémon. Ma fu un incidente.»
«Non serve sottolinearlo.» sorrise Firewolf per nulla intimorito dalla storia: «Si vede che non è un Pokémon aggressivo. Perché non usiamo questa cosa a nostro vantaggio? Chi ha paura non attacca... abbiamo tra noi la terribile killer di Pokémon, potremmo chiamarci i Pokékillers! La nostra tana sarebbe al sicuro solo per il nome!»
Pichu fece per replicare irritata, non le piaceva che quella brutta esperienza venisse portata come una bandiera; non era un punto di onore. Ma poi vide il sorriso genuino di Firewolf. Il cucciolo non lo stava facendo con cattive intenzioni: le voleva bene, voleva bene a tutti loro dal primo momento in cui li aveva incontrati. E per il bene che voleva loro aveva pensato a un modo per evitare che combattessero troppo spesso o fossero minacciati da qualcuno. Pichu guardò anche i tre fratelli: gli occhi dei tre volpini la guardavano con fiducia. Sapevano che non era la cattiva Pokémon di cui si parlava in giro. Non sarebbero più potuti probabilmente uscire di lì ma chi di loro voleva davvero uscire? Pichu era sola al mondo, Firewolf ormai anche, Shadow, Ice e Psyco avevano perso il loro branco... ora la famiglia erano loro. E bastava che si volessero bene. Con un sorriso la piccola Pokémon sorrise e rispose: «Ci sto.»

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