Bureau Society - Un Detective Innamorato

di Starships
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 Parte 1 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 Parte 1 ***


Lavorare per un'agenzia investigativa privata era un grandissimo privilegio e anche una gran figata dal punto di vista di Eleanor Shaw. A soli ventisei anni era riuscita ad arrivare al livello di massima sicurezza. Un livello in cui pochi riuscivano a farne parte e ancora in meno ne conoscevano l'esistenza. Se dal punto di vista lavorativo era uno spasso da quello di vita sociale era un vero disastro.

I vari agenti abitavano nella zona limitrofa al bureau, ma a circa sedici chilometri c'era un vecchio edificio che era stato ristrutturato. Un tempo era utilizzato come dormitorio di un college adesso preservava quella funzione, ma era più un palazzo con custode. Eleanor Shaw abitava in questa struttura aveva un piccolo monolocale al secondo piano. Intorno al palazzo c'era un campo da golf, un campo da tennis e uno da basket. Poi poco più distante c'era un bosco con un sentiero per poter correre e allenarsi.

Quella mattina Eleanor Shaw si era alzata presto per evitare di arrivare tardi alla riunione. Aveva lasciato la macchina a casa e aveva deciso di camminare sino al bureau. Un edificio a sedici piani. Arrivata si fermò al primo piano dove c'era il bar e la mensa. Prese il suo solito caffè e andò diritta al decimo piano dove c'erano le varie sale riunioni.

Era vuota. Prese posto al centro del lungo tavolo in mogano scuro. Non era né tanto vicina al posto del direttore e né troppo lontana. Sorseggiò il suo bicchiere di caffè e attese che i suoi colleghi la raggiungessero. Dopo neanche mezzo minuto Darlene Carlisle varcò la soglia.

Darlene, detta anche Darly, tre anni prima era stata arrestata per hackeraggio la sua fortuna volle che Janet Curtis era alla ricerca di agenti più che qualificati per la sua squadra. E adesso eccola lì seduta alla destra di Eleanor Shaw, con i suoi capelli legati in uno chignon disordinatissimo tenuto fermo da una penna.

«Sai il motivo di questa riunione improvvisa?» Le chiese Darlene guardandola dritta negli occhi.

«Non ne ho idea.»

Eva Gibson entrò e prese posto proprio davanti Eleanor Shaw e la guardò sorridendole. Erano amiche dal college, si erano conosciute per caso all'ultimo anno di Eva e non si erano più lasciate.

«Eva tu sai perché siamo qui?» Chiese Darlene.

«Sono la figlia del capo, ma questo non vuol dire che sono al corrente di tutto quello che succede qui.» Rispose Eva Gibson.

In pochi minuti la sala si riempì. Era presente tutta la squadra di Eleanor Shaw e anche quella dell'agente speciale Mark Gibson.

Janet Curtis prese posto a capotavola era in piedi e vestita di nero. Aveva i capelli grigi tagliati cortissimi e un piccolo ciuffo le ricadeva sugli occhiali.

«La nostra ultima missione è stata quasi un successo. Unire le due squadre ci ha portati ad ottenere ottimi risultati.» Janet Curtis fece una pausa e guardò il marito, Mark Gibson, e riprese a parlare. «Questo però ha portato anche delle vittime. Abbiamo commesso un piccolo errore che è stato fatale.»

Il direttore era rimasto sulla soglia tutto il tempo. Non aveva detto neanche una parola e aveva osservato tutti gli agenti presenti in sala. Eleanor Shaw non riuscì a capire se il suo volto esprimesse sdegno o tristezza.

«Oltre a fare ammenda con le vittime che la nostra missione ha portato dobbiamo anche fare i conti con la giustizia. Da oggi ognuno di noi svolgerà lavoro d'ufficio. La squadra di...» Janet Curtis fece un'altra pausa. Solo pensare a quel nome le veniva la nausea. «Di Anya Ward condurrà un indagine interna sul nostro operato. Riesamineranno le prove e verremo interrogati per raccontare la nostra versione dell'accaduto. Quindi se non ricordate come sono andate le cose è meglio che vi rileggiate i rapporti che avete stilato.»

Nessuno si azzardò a parlare. Ognuno di loro sapeva cosa aveva o non aveva fatto.

«Perché proprio Anya Ward deve condurre le indagini?» Chiese uno degli agenti.

«I piani alti hanno deciso così.» Rispose Janet Curtis. Sapeva benissimo che sarebbero stati tutti contrariati all'idea che Anya Ward ficcanasasse tra le loro cose. Quella donna era subdola ed era disposta a tutto pur di ottenere quello che voleva.

«Fantastico!» Esclamò Darlene. «Quindi oltre ad Anya ospiteremo anche la sua squadra di simpaticoni?»

«Se avessimo svolto il nostro lavoro senza errori a quest'ora non avremmo di questi problemi.» Rispose Janet.

«Ho programmato io la missione.» Disse Mark Gibson. Era seduto alla sinistra di Janet. «Quell'esplosivo non avrebbe dovuto essere lì. I ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro. Capisco che questo errore abbia portato delle morti innocenti, ma in ogni missione ci sono degli effetti collaterali che non si possono prevedere.»

«Non hai tutte le colpe. Abbiamo unito le due squadre proprio per evitare questi imprevisti.» Lo difese Travis Rhys.

Travis Rhys era un agente della squadra di Janet Curtis. Eleanor Shaw lo reputava bello e intelligente. Due aggettivi che non sempre utilizzava per la stessa persona. Travis Rhys aveva dimostrato di essere in gamba e di sapersi destreggiare in qualsiasi situazione.

«Non stiamo cercando un capro espiatorio. Siete tutti colpevoli in egual modo. Per redimervi vi renderete disponibili con la squadra di Anya Ward.» Disse il direttore Richard Cole. «E stasera parteciperete tutti alla cena che ho organizzato per accoglierli!»

Si sentì bussare leggermente alla porta e subito dopo una testina nera e occhi a mandorla fecero capolino. «Sono arrivati, tra cinque minuti li faccio entrare.» Disse Mia Jonson senza h. Era la segretaria di Janet ed era anche la persona più affidabile e precisa che esistesse. Aveva detto che sarebbero entrati "tra cinque minuti" perché aveva calcolato il tempo che avrebbero impiegato per raggiungere la sala riunioni. E puntuali come un orologio Svizzero varcarono la soglia proprio al quinto minuto.

«Buongiorno a tutti!» Esclamò Anya Ward. Aveva un sorriso felice stampato sulla faccia. Finalmente non era la sua squadra a dover passare sotto la lente d'ingrandimento. La sua squadra e quella di Janet non si erano mai sopportate E nonostante avessero collaborato a varie missioni insieme non erano mai riuscite ad andare d'accordo. Janet dimostrava sempre di essere un passo avanti ad Anya.

Anya Ward era seguita dalla sua squadra. Si posizionarono tutti intono a lei e rimasero in piedi. Tutti con quello stupido sorriso beffardo stampato in faccia.

Eleanor Shaw distolse lo sguardo prima che lui si accorgesse di lei. Eva Gibson guardò Eleanor perché anche lui la stava guardando.

«Anya sono felice tu abbia accettato di aiutare Janet e la sua squadra.» Disse Richard Cole sorridendole e stringendole la mano.

«Anche noi siamo felici di poter essere d'aiuto.» Disse Anya «Spero che siate il più collaborativi possibile in modo che queste indagini si concludano il prima possibile.»

Eleanor alzò lo sguardo su Janet e le fece capire che avrebbe preferito segarsi una gamba che aiutare quella viscida di Anya. Janet invece la fulminò.

«Allora dove ci sistemiamo?» Chiese Anya entusiasta di iniziare.

«Mia vi farà strada.» Rispose sorridente Richard Cole indicando con un gesto della mano Mia Jonson.

«Vi ho sistemati al nono piano nell'ala est. Ci sono quattro uffici vuoti. E volendo potreste usare la sala riunioni numero tre.» Disse Mia Jonson uscendo.

Richard Cole guardò Janet Curtis e le fece un cenno con il capo, poi uscì dalla stanza.

«Potete andare tutti tranne Eleanor.» Congedò Janet. Erano abituati a questa frase. Eleanor ne combinava sempre una delle sue.

«Nessuna delle due può vedere Anya e capisco che anche tu vorresti prenderla a schiaffi ogni volta che respira, ma entrambe dobbiamo essere più collaborative. Hanno mandato lei ad indagare perché sanno che farà di tutto per trovare del marcio.» Disse Janet andandosi a sedere accanto a lei.

«Sai che inizierà con me?» Le chiese Eleanor.

«So che si accanirà contro di te. Evita di darle valide ragioni per farlo.»

«Farò del mio meglio per essere il meno antipatica possibile.» Disse Eleanor sorridendole con sarcasmo. Le arrivò un sms che lì per lì ignorò. «Posso andare adesso o ci sono altre raccomandazioni?»

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 Parte 2 ***


«Sta lontana dai guai e questo è un ordine!» Esclamò Janet puntandole un dito contro.

Eleanor annuì poco convita ed uscì dalla sala riunioni. Lesse il messaggio che le era arrivato poco prima e poi ripose lo smartphone nella tasca posteriore dei jeans. Chiamò l'ascensore e salì all'undicesimo piano. Aveva lasciato la sua auto a casa e adesso le serviva una macchina per andare via di lì il più velocemente possibile. All'undicesimo piano c'erano gli uffici della sua squadra andò dritta alla postazione di suo fratello, Jefferson Shaw. Aprì il primo cassetto della sua scrivania e prese le chiavi della sua macchina. Tornò di corsa all'ascensore e ci entrò. Schiacciò il tasto G che stava ad indicare il garage e sperò che l'ascensore non si fermasse ai piani intermedi e facesse entrare Anya Ward.

Purtroppo non pregò abbastanza perché le porte si aprirono proprio al nono piano e fecero entrare qualcuno che per Eleanor era peggio di Anya Ward.

Entrò e non disse niente. Schiacciò il tasto uno e si fermò con le mani nelle tasche del jeans. I capelli gli erano cresciuti tanto da poterseli mettere dietro le orecchie. Eleanor non lo vedeva da circa un anno e sperava di continuare a non vederlo per un altro anno.

Benjamin Cole, il figlio del caro direttore Richard Cole.

«Dove stai andando Shaw?» Le chiese Benjamin. La sua voce non era cambiata ed era esattamente come Eleanor ricordava.

«Ho del lavoro da sbrigare.» Rispose quasi sotto voce.

«Fuori dal bureau?»

Non si guardavano. Lei non rispose.

«Non starai scappando dalle indagini?» Le chiese guardandola con la coda degli occhi.

«Io non scappo.» Disse Eleanor con voce acida e lo guardò per qualche secondo seccata.

«Credevo che il lavoro da scrivania non permettesse di lasciare né la scrivania e né il bureau durante l'orario di lavoro.»

«Non saprei dirti. È la prima volta che mi succede. L'esperto sei tu.» Disse Eleanor con sarcasmo.

Le porte dell'ascensore si aprirono al primo piano.

«Magari stare al mio livello ti farà scendere dal piedistallo.» Esclamò Benjamin uscendo dall'ascensore.

«Io e te non saremo mai allo stesso livello!» Esclamò Eleanor prima che le porte si chiudessero.

Entrata in macchina si diresse verso la zona del porto. Parcheggiò poco distante dalla yogurteria dove aveva l'appuntamento. Lui era già arrivato. Era seduto ad uno dei tavolini con due yogurt alla fragola.

«Sei una donna che si fa attendere Shaw!» Esclamò il ragazzo messicano pelato con i baffi neri come la pece.

«Che vuoi che ti dica... sono una donna molto impegnata, Francis.»

Francis Lopez era il capo di una banda di motociclisti che commerciavano illegalmente armi. Francis aveva da poco avuto la sua seconda figlia e la sua vita era stata già minacciata due volte. Voleva iniziare ad avere una vita diversa per lui e la sua famiglia.

«Il tuo yogurt dolcezza!»

«Grazie.» Disse Eleanor prendendo la piccola coppetta colorata. «Il messaggio diceva che hai qualcosa di urgente da dirmi.»

«Sì. Ho scoperto qualcosa che potrebbe interessarti.» Disse lui prima di mettere in bocca un cucchiaino.

«Di che si tratta?»

«Droga e donne.» Disse Francis guardandola. «Non ho ancora tutte le informazioni precise, ma voglio comunque metterti in guardia.»

Eleanor continuò a mangiare in silenzio aspettando che lui iniziasse a dirle qualcosa di utile.

«Tra tre giorni dovrebbero arrivare due container...»

«Dovrebbero?» Chiese Eleanor interrompendolo.

Janet Curtis non l'aveva assunta solo perché la conosceva da anni (essendo amica di sua figlia Eva Gibson.), ma l'aveva scelta anche perché era brava con le parole e prestava attenzione ad esse. Non le sfuggiva niente in una conversazione. Eleanor sceglieva accuratamente le parole da utilizzare e stava attenta anche a come gli altri le usavano. C'erano molte altre caratteristiche per cui Janet Curtis l'aveva scelta.

«Dovrebbe perché non sono sicuro che avvenga tra tre giorni. Come ti ho detto sto aspettando altre informazioni.» Le rispose Francis e prese un altro boccone di yogurt.

«Quindi abbiamo a che fare con prostituzione e spaccio?»

«Non te lo so dire. So che in un container ci saranno le donne. O sono qui per la prostituzione o per i laboratori dove verrà prodotta la droga. Nel secondo container c'è sicuramente la droga. L'uomo che la spaccia sta aspettando questo carico. Pare che sia molto importante ed è roba buona che viene dall'India.»

«Il nome dell'uomo?»

«Neal O'Connor. È il proprietario del "pesce e O'Connor" giù al molo. Hai presente il capannone...»

«Sì ho presente.» Lo interruppe di nuovo Eleanor. «Non sai altro?»

«No, ma appena so data e ora ti faccio sapere subito.»

«Grazie, Francis. Salutami le piccole e bacia Veronica da parte mia.» Disse Eleanor alzandosi e allungandogli una banconota da cento dollari. Francis Lopez, ormai, era un suo informatore da ben tre anni e le aveva sempre dato le informazioni giuste. Eleanor si fidava quel tanto che bastava.

Durante il tragitto di ritorno chiamò Eva Gibson e la mise al corrente del nuovo caso.

«Elli non possiamo indagare. Lo sai che per il momento ci tocca il lavoro alla scrivania. Non saresti neanche dovuta andare lì.» Eva fece una pausa. Bisbigliava. «Anya sta con il fiato sul collo non ci lascerà indagare. Devi passare il caso ad un'altra squadra!»

«Non se ne parla.»

«Se ci scoprono non potremo neanche stare alla scrivania.»

«E allora vediamo di non farci scoprire!» Esclamò Eleanor e riattaccò.

Avrebbe voluto chiamare Darlene e chiederle di iniziare le indagini su Neal O'Connor, ma non voleva coinvolgerla.

Quando arrivò al bureau andò dritta dal fratello a riporre le chiavi nel primo cassetto. Lui era seduto lì e stava esaminando delle carte. Non alzò lo sguardo sapeva che era sua sorella.

«Dove sei andata?» Le chiese guardando il fascicolo che aveva in mano.

«Ho incontrato Lopez per un caso.» Disse Eleanor e lo aggiornò.

«Non farti beccare. Anya mi ha già chiesto dove fossi per ben tre volte. Le ho risposto che eri in giro nel palazzo alla ricerca di carte per archiviare delle scartoffie.»

«Grazie.»

«Ora più che mai devi avvertirmi quando lasci l'ufficio.» Le disse Jefferson finalmente guardandola.

I fratelli Shaw si potevano considerare come una persona sola. Se uno inspirava l'altro espirava. Anche se non erano gemelli erano comunque telepatici. Gli bastava uno sguardo per capirsi. Non avevano super poteri, ma avevano solo avuto un'infanzia difficile che li aveva fatti unire.

«Ho incontrato Ben prima.» Disse Eleanor appoggiandosi alla scrivania. «Mi ha detto che tutto questo mi farà scendere dal piedistallo.»

«Ha del rancore. Lo hai ferito nell'orgoglio.»

«Se il suo orgoglio fosse ferito significherebbe che prova dei veri sentimenti per me. E ne dubito fortemente!»

«Anya ad ore due!» Esclamò Travis Rhys passando.

Neanche il tempo di dirlo che Anya comparve vicino alla postazione di Jefferson e li guardò sorridente. «I fratelli Shaw sempre insieme!»

I due la guardarono con un sopracciglio alzato e non dissero niente.

«Eleanor sono due ore che ti cerco. Vorrei farti qualche domanda a proposito del rapporto che hai scritto.» Disse Anya aprendo il fascicolo e facendo finta di esaminarlo. «Ti spiace seguirmi nel mio ufficio per qualche chiacchiera?»

«No affatto.» Rispose Eleanor mettendosi dritta e aspettando che lei facesse strada.

Arrivati al nono piano sfilarono davanti alla squadra di Anya, Benjamin Cole compreso.

Non le ha detto di avermi vista andare al garage? Pensò Eleanor.

Entrarono nell'ufficio preso in prestito di Anya e si accomodarono. Anya dietro la sua disordinatissima scrivania ed Eleanor davanti. Anya poggiò il fascicolo che aveva in mano su quella pila di carte sparse. Lo aprì e lesse qualche rigo. Poi guardò Eleanor sorridente, come era solita fare durante i suoi colloqui. Dava l'impressione di essere amica in modo che le persone si aprissero e le raccontassero tutto quello che voleva sapere. Con Eleanor però era diverso. Eleanor non si lasciava ingannare così facilmente da un mezzo sorriso.

«Raccontami dall'inizio come sono andate le tue indagini.»

Eleanor si era seduta con aria di strafottenza e lo aveva fatto a posta. Sapeva che le persone comuni davano molto peso alle apparenze e lei le usava a suo piacimento.

«Janet ci ha convocati tutti in sala riunioni. Ci ha presentato il caso. Ci ha detto che avremmo collaborato con la squadra di Gibson e così abbiamo fatto. Fine.»

«Mi aspettavo qualche dettaglio in più.» Disse Anya poggiandosi allo schienale della sedia. Continuava a guardarla con quel leggero sorriso falso.

«I dettagli in più sono scritti nel mio rapporto. Hai provato a leggerlo?»

«Non stai collaborando!» Esclamò Anya poggiandosi alla scrivania e mettendo in bella mostra le tette che fuoriuscivano dalla camicia troppo sbottonata.

«Lo sai che non sono lesbica e quelle tette raggrinzite non mi faranno cadere ai tuoi piedi?!»

Anya sbatté una mano sulla scrivania e poi gridò «fuori dal mio ufficio!!»

Eleanor non se lo fece ripetere due volte, si alzò e se ne andò.

«Tu e la tua squadra non la passerete liscia questa volta!» Continuò Anya sul ciglio della porta mentre Eleanor sfilava strafottente verso l'ascensore.

Neanche il tempo di sedersi alla sua scrivania che già il direttore, Richard Cole, aveva saputo cosa era successo e l'aveva convocata nel suo ufficio. Eleanor adorava Richard Cole. Era un uomo molto intelligente e negli ultimi tre anni le aveva insegnato molto. Eleanor era salita sino al sedicesimo ed ultimo piano. Prima di aprire la porta dell'ufficio del direttore fece due bei respiri profondi. Cacciò via tutta la strafottenza di qualche minuto prima e si accomodò davanti a lui consapevole di aver sbagliato, ma se fosse tornata indietro nel tempo avrebbe rifatto e detto le stesse identiche parole.

Lui la guardò con un espressione severa. «Sbaglio o ti è stato chiesto di collaborare?» Le chiese con tono freddo.

Eleanor non disse nulla, annuì.

«E perché tu non stai collaborando?»

«Perché è tutto scritto nel mio rapporto e non devo aggiungere altro.»

«Eleanor lo sai benissimo come funzionano questi interrogatori. Hanno mandato qui Anya Ward perché sanno che non lascerà niente al caso. Sanno che se qualcuno può trovare del marcio nella vostra squadra quella è proprio Anya Ward!» Esclamò il direttore alterandosi. E il direttore si alterava in rare occasioni. «Ti rendi conto che così ti giochi la carriera?»

«Credevo che il bello di fare parte di questa agenzia fosse di non dover dare conto a nessuno.»

«Credevo che il bello di far parte di questa agenzia fosse l'anonimato invece voi l'avete sbattuta in prima pagina e in tv!» Richard dovette fare una pausa per calmarsi. Ci teneva troppo ad Eleanor e questo suo comportamento infantile lo mandava su tutte le furie. Lei era più intelligente di così. «Non credevo avrei dovuto fare una ramanzina proprio a te... a tuo fratello forse, ma non a te.»

Eleanor avrebbe voluto rispondergli, ma non lo fece. Non voleva farlo arrabbiare ulteriormente.

«Voglio che tu ti renda disponibile d'ora in poi e basta bambinate. Adesso fuori dal mio ufficio.»

«Sissignore.» Senza aggiungere altro Eleanor si catapultò fuori.

Seduta alla sua scrivania fissò il monitor del suo computer. Eva la guardò dalla sua postazione e sperava che dopo la chiacchierata con il direttore avrebbe lasciato perdere il caso di donne e droga. La vide ritornare in sé, afferrare il mouse e iniziare ad indagare su Neal O'Connor.


 



- "This is impossible"
- "Only if you believe it is."

                               Mad Hatter

Ciao a tutte mie care lettrici.
Sono tornata dopo tanto tempo con una nuova storia.
Spero che possa piacervi ed intrigarvi come le FF dei The Wanted.
Ovviamente questa storia non è ispirata a nessun personaggio famoso. E' solo il frutto della mia fervida immaginazione.
Mi piacerebbe tantissimo sapere che ne pensate.
Cercherò di aggiornare ogni mercoledì.
A presto, Cla.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 Parte 1 ***





Quella sera Eleanor si preparò nel suo appartamento. Mise un vestito rosso anche se avrebbe voluto vestirsi di nero perché era come andare ad un funerale. Si fermò nuovamente davanti allo specchio e si complimentò con se stessa per l'ottimo lavoro. Aveva messo un po' di ombretto che le faceva risaltare gli occhi verdi/marroni, come quelli del fratello. Sulle labbra sottili aveva passato un filo di lucidalabbra, rendendole luminose. Sentì bussare alla porta. Prese la borsa ed andò ad aprire giusto in tempo per sentire Olivia Grobglas dire «sarà pronta?»

«Certo che sono pronta!» Esclamò Eleanor uscendo e chiudendo la porta alle sue spalle.

Olivia Grobglas non era sola. Inbar Heaps era lì con lei ed entrambe erano vestite con un abito lungo sino ai piedi. Lavoravano nella squadra di Mark Gibson ed erano ottime amiche anche se fisicamente molto diverse. Olivia Grobglas era alta qualche centimetro in più di Inbar Heaps, aveva i capelli lunghi e biondi, gli occhi celesti e la pelle chiara. Inbar Heaps, invece, era bruna con gli occhi marroni e la pelle scura.

«Sembrate due damigelle.» Ironizzò Eleanor.

«Grazie.» Rispose Inbar contenta.

«Quando avete finito con i convenevoli raggiungetemi in macchina.» Disse acido Jefferson uscendo dal suo appartamento.

Le tre ragazze lo seguirono e durante il tragitto in auto parlarono di quello che Eleanor aveva detto ad Anya quella mattina. Jefferson non disse nulla. Faceva finta di essere concentrato sulla strada. Quando arrivarono alla villa di Richard Cole ad Eleanor le si strinse lo stomaco. Sperava che Richard non fosse più arrabbiato con lei. Jefferson attese che le tre ragazze lo raggiungessero all'ingresso in modo da varcare la soglia insieme, ma una volta dentro si divisero. Solo lui restò al fianco di sua sorella che si guardava intorno alla ricerca di visi familiari. C'erano tante persone tra cui agenti che Eleanor non conosceva e c'erano mogli, mariti e figli. I due fratelli uscirono nel giardino posteriore. La piscina era illuminata e sul suo lato sinistro c'era un piccolo chioschetto con un barman che si dilettava a preparare cocktail.

«Vado a prendere qualcosa da bere. Tu vuoi qualcosa?» Le chiese Jefferson.

«Stupiscimi.»

Eleanor vide Betty Cole parlare con Anya Ward. O meglio, Anya Ward parlava con Betty Cole che l'ascoltava annoiata. Avrebbe voluto avvicinarsi a nonna Cole, ma non voleva vedere Anya. Spostò il suo sguardo altrove esaminando il resto degli ospiti e poi vide Ellen Cole. Era elegante come sempre. I capelli biondo scuro erano stati arricciati verso le punte creando delle onde bionde più chiare. Il suo viso esprimeva gioia, ma i suoi occhi erano illuminati di una luce particolare. Era accanto a suo marito e stava ridendo con qualcuno di fronte a loro. Dalla sua posizione Eleanor non riuscì a vedere chi fosse, ma decise di avvicinarsi ugualmente. Quando si rese conto chi stavano parlando i signori Cole fu troppo tardi per battere in ritirata. Ellen Cole l'aveva vista e le aveva fatto segno di raggiungerli.

«Buonasera.» Disse Eleanor sorridente. Guardò solo Richard ed Ellen. Ignorò la terza persona.

«Sei in ritardo!» L'ammonì Richard Cole.

«Non fa niente. L'importante è che tu sia venuta!» Esclamò Ellen sorridente. Era meravigliosa come sempre. «Ed hai anche un vestito meraviglioso.»

«Sì, è stato la causa del mio ritardo. Non lo trovavo.» Rispose Eleanor. «Meglio tardi che mai, no?» Aggiunse guardando Richard speranzosa.

«Anche perché non saresti potuta non venire.» Aggiunse Richard guardandola con occhi d'intesa.

«Benjamin ci stava raccontando del suo nuovo ufficio!» Esclamò Ellen cambiando discorso. Sicuramente il marito le aveva raccontato cosa aveva combinato Eleanor.

«Sì, è vero. Mia Jonson li ha sistemati al nono piano.» Disse Eleanor. Poi guardò di sfuggita Benjamin e si rese conto che anche lui la stava guardando. Indossava un abito blu scuro che risaltava il celeste dei suoi occhi. I capelli erano lunghi sin sotto le orecchie e il filo di barba lo rendeva intrigante. Il viso era un po' tondo come quello della madre con qualche lineamento più duro come il padre.  Tutti e tre i Cole avevano un bicchiere in mano e anche lei avrebbe tanto voluto averne uno.

«Ellen?» La chiamò qualcuno e la donna distolse lo sguardo per vedere chi la stesse cercando. Quando capì chi fosse la salutò con la mano. «Richard andiamo a salutarla. Scusateci ragazzi.» Disse Ellen prendendo il marito per mano e trascinandolo via.

Eleanor rimase davanti a Benjamin e scrutò nuovamente nella folla alla ricerca di Jefferson e il suo bicchiere.

«Hai fatto bene a fare tardi per questo vestito. Ti sta bene.» Le disse Benjamin catturando la sua attenzione. I suoi occhi si incatenarono a quelli di lei. Il suo sguardo era intenso, magnetico, dolce.

«Grazie.» Disse Eleanor guardandolo.

«Vuoi qualcosa da bere?»

«No, ci sta pensando Jefferson, ma grazie lo stesso.»

«Anya mi ha raccontato quello che è successo nel suo ufficio.»

Eleanor si mise sulla difensiva. Era stata già sgridata da Richard e non voleva che lo facesse anche Benjamin.

«Spero che la sua versione teatrale ti sia piaciuta.» Disse Eleanor e tornò alla ricerca del fratello e di quel maledettissimo cocktail che le serviva ora più che mai.

«Sì, ha sottolineato anche i colpi di scena.» Ironizzò Benjamin. Eleanor tornò a guardarlo. «Elli, non renderci le cose difficili. Prima finiamo e prima ci togliamo dai piedi.»

«A me sembra che Anya sia contenta di essere qui.»

«Eleanor...» Benjamin non riuscì a terminare la frase perché arrivò Jefferson.

«Ecco il tuo bicchiere!» Esclamò guardando male Benjamin.

«Eleanor!» Cantilenò Betty Cole avvicinandosi.

«Ciao nonna.» Disse Eleanor abbracciandola. In realtà Betty Cole non era davvero sua nonna.

«Quella rompiscatole di Anya non mi lasciava andare!» Esclamò Betty Cole dopo aver abbracciato Eleanor.

«Nonna, non è carino.» L'ammonì il suo vero nipote.

«Tu non sei carino Benji.» Gli rispose sua nonna. «Vieni Elli andiamo a cercare quella zitella acida di Darly e cerchiamo qualche bel ragazzo per voi due.»

Jefferson aspettò che le due donne si fossero allontanate prima di dire a Benjamin «sei qui per lavorare. Fai il tuo lavoro e poi vattene!»

La serata proseguì tra chiacchiere e risate con Betty Cole e Darlene Carlisle. Nonna Betty quella sera era più contenta del solito. Aveva il bicchiere di acqua tonica sempre bello pieno.

«Signora Betty, ma è sicura che il barman le abbia messo solo acqua tonica?» Le chiese Darlene tentando di annusare il bicchiere.

«Stai mettendo in dubbio la mia parola?» Le chiese a sua volta nonna Betty.

«No, nonna. Sembri solo tanto... forse troppo felice.» Disse Eleanor. In effetti la donna aveva le guance più rosse del solito. I suoi occhi erano lucidi e brillanti. 

«Ragazze invece di pensare a me concentratevi sugli uomini presenti. Dovrà pur esserci qualcuno che vi piace.»

Le tre donne erano sedute su un lettino e guardavano ogni singolo ospite maschio che passasse davanti ai loro occhi. Gli davano dei voti e fantasticavano su come sarebbe potuto essere il primo appuntamento.

«Dovremmo uscire con un poliziotto?» Chiese Darlene. «Signora Betty lo sa che abbiamo già a che fare tutti i giorni con dei poliziotti?»

«Già. Darlene preferisce i vigili del fuoco, nonna.» Aggiunse Eleanor.

«Bleah!» Esclamò nonna Betty. «Quelli puzzano di bruciato.» Inevitabilmente le due ragazze si misero a ridere. «Darly guarda quel ragazzo... non ti piace?» Chiese nonna Betty indicandolo.

«Quello con la cravatta rosa?» Chiese Darlene scettica. Eleanor si girò per guardare di chi parlassero, ma tutto quello che vide fu Benjamin che rideva e scherzava con Anya. Si trovavano proprio dietro il ragazzo con la cravatta rosa.

«Elli, che ne pensi dell'amico?» Chiese nonna Betty. Eleanor distolse lo sguardo spostandolo sul ragazzo con la cravatta rosa e l'amico.

«Sembra un bel ragazzo.» Disse Eleanor tornando a guardare Benjamin ed Anya. Questa volta lei gli aveva messo la mano sul braccio. Eleanor sentì un leggero fastidio alla stomaco e pensò che fosse dovuto a quello che stava bevendo. 

«È da un po' che guarda da questa parte perché non ci vai a parlare?» La incoraggiò nonna Betty. Come se Eleanor avesse bisogno di incoraggiamento. Seccata si alzò ed andò a parlarci chiedendosi perché dovesse fare lei il primo passo visto che lui l'aveva già adocchiata da un pezzo.

«Ciao. Sono Eleanor Shaw.» Si presentò. Non gli porse la mano, aspettava che lo facesse lui presentandosi.

«Ciao.» Rispose il ragazzo stupito. «Lo so chi sei. Voi dei piani alti siete famosi giù al secondo piano.»

Il bureau era composto da sedici piani, più si saliva di piano e più facevi parte della cerchia della massima sicurezza con accesso a qualsiasi tipo di indagine. Ovviamente solo pochi eletti riuscivano a salire di livello e quindi a raggiungere i piani alti dell'edificio.

«Non credevo che stare all'undicesimo piano ci rendesse famosi.» Ed Eleanor non credeva neanche che ci fossero degli agenti al secondo piano.
 

«Sì, siete delle figure mitologiche per noi.»

Eleanor fu distratta dalle risate acute di Anya che imperterrita continuava a strusciarsi a Benjamin. Eleanor si sorprese a stringere la mascella e decise di non farsi distrarre. Si rilassò e tornò a guardare il ragazzo che aveva davanti. Lo sconosciuto aveva i capelli ricci ed una faccia da ragazzino. Gli occhi marroni gli davano l'aria di essere un povero cucciolo indifeso. 

«Non mi hai ancora detto come ti chiami.»

«Dustin McMillan.» Rispose lui porgendole la mano. Eleanor l'accettò sorridente, ma si rese conto che il ragazzo aveva una presa debole.

«E voi del secondo piano di che vi occupate?»

«Ci occupiamo di casi minori o dei vostri scarti. A volte aiutiamo i vari dipartimenti di polizia.»

«Interessante.» Rispose Eleanor poco interessata. Spostò di nuovo lo sguardo su Anya e la vide andare verso la piscina. Aveva deciso di mettere i piedi a mollo. Anche Benjamin la stava guardando allontanarsi poi la vide sedersi sul bordo della piscia e mettere i piedi nell'acqua. Lei lo guardava con occhi maliziosi. Benjamin distolse lo sguardo dalla donna e si ritrovò a fissare Eleanor. La ragazza stava guardando disgustata Anya. Poi il ragazzo davanti a lei le disse qualcosa. Eleanor rise di gusto e si avvicinò il bicchiere alla bocca per bere un sorso.

«Benji cosa stai guardando?» Chiese nonna Betty scrutando i vari ospiti.

«Anya.» Mentì.

«Sembra una sfera da discoteca con quel vestito addosso.» Osservò nonna Betty.

«Ha un bel fisico.» Commentò Benjamin e nonna Betty spalancò gli occhi a sentire quelle parole, poi lo guardò con disgusto.

«Stai scherzando? Eleanor ha un bel fisico, non quella vecchia decrepita!»

Sentendo quel nome Benjamin si girò inevitabilmente a guardarla. Era ancora con quel ragazzo e si rese conto che nonna Betty si sbagliava. Eleanor non aveva un bel fisico era dannatamente sexy. «Ha fatto amicizia.» Disse Benjamin facendo cenno alla nonna di guardarla.

«Le ho detto io di andare a parlarci. Lui se la stava mangiando con gli occhi da lontano.» Nonna Betty li guardò soddisfatta. «Sono così carini insieme.»

«Lui è insignificante e lei è troppo per lui.» Commentò Benjamin senza aver mai staccato gli occhi dalla coppia.

«Sì, ma forse con lui si addolcirà un po'.»

Benjamin rise, non pensava che Eleanor potesse diventare dolce. Nonna Betty si allontanò e lui rimase lì da solo e non sembrava intenzionato a voler smettere di guardarli. Lei si voltò dalla sua parte e Benjamin fu costretto a distogliere lo sguardo. Vide suo padre, Richard, parlare con suo fratello, Philippe.

Quest'ultimo indossava una semplice camicia di lino e dei pantaloni marroni. Philipe assomigliava molto a suo padre, ma aveva gli occhi della madre. 

«Hey Ben, sembravi così autoritario oggi quando sei entrato nella sala riunioni.» Lo prese in giro Philippe.

«Mi ero scordato di quanto fossi simpatico.» Gli rispose Benjamin. «Papà volevo sapere se hai parlato con Eleanor riguardo a quello che è successo con Anya.»

«Sì, penso che collaborerà, ma non con Anya.» Rispose Richard guardando Eleanor.

«Sta facendo conquiste.» Commentò Philippe indicandola con un cenno del capo. «Povero ragazzo!»

«Chi è? Non l'ho mai visto.» Disse Benjamin fingendosi disinteressato.

«Lavora al secondo piano. È un agente semplice di poco conto.» Rispose Richard sempre guardando i due ragazzi. «Vostra nonna è convita di trovarle un fidanzato.»

«Un fidanzato per Elli?» Rise Philippe.

«Perché non potrebbe avere un fidanzato?» Gli chiese il padre serio.

«Sì che ne può avere uno, ma dovrà essere uno tosto. Uno che riesce a tenerle testa e che non si lasci intimidire.» Rispose Philippe. «Quel tipo non va bene per lei.»

Benjamin vide Eleanor entrare in casa seguita dal ragazzo. Fece per seguirli, ma il padre lo chiamò.

«Ben, potresti dire ad Anya che i suoi piedi nella mia piscina, durante questa festa, sono un gesto di cattivo gusto?»

«Ho provato a persuaderla, ma non mi ha dato retta. Forse se le parli tu...» Disse Benjamin.

Richard bevve l'ultimo sorso di quel liquido scuro che aveva nel bicchiere e lo diede a Philippe, poi si incamminò verso Anya. Benjamin invece si allontanò velocemente andando alla ricerca di Eleanor e il suo nuovo amico. Entrando in casa si guardò intorno e non vedendoli si diresse alle scale. Li trovò seduti a metà scala che chiacchieravano. Si avvicinò incerto sul come interromperli. Vide le gambe di lei chiuse e le ginocchia poggiate alla gamba del ragazzo.

«Stanno indagando sulla tua squadra. Così sembrate meno dei dell'olimpo.» Benjamin sentì dire quelle parole dal ragazzo e senza pensarci due volte salì i primi scalini.

«La festa è fuori, non qui sulle scale!» Esclamò poggiando una mano sulla ringhiera e con l'altra indicando la festa.


 



- "This is impossible"
- "Only if you believe it is."

                               Mad Hatter

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 Parte 2 ***


 

«Sì, lo sappiamo. Cercavamo un posto tranquillo dove poter parlare.» Disse Eleanor vedendo che Dustin si era alzato senza dire nulla.

«Sì, ma non è un problema. Io ed Elli ora andiamo fuori.» Disse Dustin scendendo i primi scalini, non si era neanche voltato verso di lei per vedere se lo stesse seguendo.

«No! Elli adesso deve parlare con me.» Rispose acido Benjamin. Senza aggiungere altro Dustin McMillan si diresse verso l'uscita al giardino.

Eleanor rimase seduta e aveva poggiato il bicchiere, ormai vuoto, accanto a sé. Benjamin aveva preso il posto del ragazzo. Inizialmente non disse nulla. Si passò una mano sul filo di barba che aveva e si voltò a guardarla. Aveva le gambe dritte e non sembrava intenzionata a volerle poggiare sulle sue. «Con noi non parli delle indagini, ma con quel tipo del primo livello sì?»

«Non gli ho detto niente.» Eleanor guardava dritta davanti a sé. 

Benjamin non sapeva che dirle. Cercò il suo sguardo. «Ti va se domani rivediamo insieme il rapporto che hai stilato sulla missione?» 

«Perché Anya non mi vuole più parlare?»

«Anya ti vuole fare a pezzi, ma ti conosco troppo bene da sapere che sarà il contrario. Lo faccio solo per proteggere Anya.»

Eleanor si voltò fulminandolo con lo sguardo. «Quindi lei ha bisogno che tu la protegga da me? Caspita lei sì che è un agente modello. Io, io invece sono un mostro!»

«Dai, non era quello che intendevo dire...» Benjamin si rese conto dell'errore e se ne pentì subito.

«Smettila di fingerti mio amico.» Disse Eleanor interrompendolo.

«Elli!» Esclamò Benjamin, ma lei si era già alzata ed era andata via.

Appena uscita fuori Eleanor cercò Jefferson. Vide Dustin che le fece un cenno con la mano, lei ricambiò, ma tornò a guardare i vari ospiti. Vide Jefferson steso su un lettino che guardava il cielo. «Trova Olivia ed Inbar e andiamo via di qui! Io vado a salutare Ellen e Betty.» Ordinò Eleanor avvicinandosi al fratello. Così come aveva detto salutò le due donne, poi incontrò Janet Curtis e Eva Gibson. Avviandosi verso l'uscita incontrò anche Richard Cole. «Sto andando via.» Gli disse.

«Arrivi tardi e vai via prima.» Osservò Richard. Aveva preso un altro bicchiere di liquore. Il suo volto era tirato e il suo sguardo era serio.

«Ci hai obbligati a venire. Saremo almeno liberi di decidere quando andarcene?!»

«Domani ti voglio con un atteggiamento diverso. Buonanotte Elli.» Le disse Richard. Le si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte.

Il mattino seguente arrivò in ufficio in anticipo di un'ora. Doveva terminare le sue indagini su Neal O'Connor. Non aveva scoperto molto. Aveva la pescheria al molo da all'incirca quindici anni. Era stato arrestato diverse volte per rapina e furto d'auto. Tra i collaboratori della pescheria c'erano diversi spacciatori. Iniziò a cercare tutti i dati anagrafici dei vari collaboratori. Cercò qualsiasi cosa tutte quelle persone avessero intestate a sé o a mogli o parenti vari.

«Come mai sei già a lavoro?» Chiese Joshua Murray spaventandola.

«Dovevo archiviare dei fascicoli urgenti.» Mentì.

«Ieri ho visto che ti stavi divertendo alla festa.»

Eleanor lo guardò torvo. «Scherzi? Sono stata tutto il tempo con nonna Betty.» Joshua rise.

L'ufficio si riempì ed Eleanor dovette cessare le sue indagini. Gli agenti di Anya erano ovunque. Eleanor si mise ad archiviare alcuni documenti che aveva sulla scrivania e alle undici decise di fare una pausa. Scese al primo piano ordinò il caffè e poi con la tazza fumante si accomodò ad un tavolino accanto alla finestra. Pensò che avrebbe dovuto affrontare Anya il prima possibile così  avrebbe avuto più tempo per indagare su O'Connor. Sarebbe stato come strappare un cerotto.  Anche se ci fosse riuscita, comunque, non avrebbe potuto effettuare l'arresto. Avrebbe avuto bisogno di molti agenti e di coinvolgere il direttore.

Entrò nell'ascensore e con l'indice andò dritta sul numero undici, lo fissò un attimo e poi cliccò sul numero nove. Quando le porte si aprirono al piano, Eleanor, fece un respiro profondo ed uscì. Tutti erano a conoscenza dell'astio tra Eleanor ed Anya, per questo quando Eleanor uscì dall'ascensore tutti si voltarono a guardarla stupiti. Ovviamente lei li ignorò ed andò dritta alla scrivania di Benjamin Cole. Vedendo un'ombra davanti a sé, alzò la testa di scatto. Gli si annebbiò la vista e non era convinto ci fosse davvero Eleanor Shaw. Dovette sbattere le palpebre due volte prima di riuscire a metterla a fuoco.

«Rivediamo insieme il rapporto?» Chiese Eleanor. «Oh! Dimenticavo... buongiorno.»

«Buongiorno anche a te Eleanor.» Le sorrise lui..

«Che ci fai qui?» Chiese acida Anya. La donna si era fermata accanto a loro. Le guance gonfie erano tinte di rosso. Gli occhi erano due strette fessure.  

«Ieri ho chiesto ad Eleanor di rivedere insieme il rapporto.»

«No!» Esclamò Anya aveva messo le mani sui fianchi.

«Eleanor mi dai qualche minuto?» Le chiese Benjamin alzandosi e guardandola con occhi intesi, quasi a supplicarla di avere pazienza. 

Eleanor alzò gli occhi al cielo. «Mi trovi alla mia scrivania.»

«Andiamo a parlare nel tuo ufficio.» Disse Benjamin. Senza dire una parola Anya camminò sino alla sua scrivania e si accomodò dietro di essa. Era furibonda. Benjamin la stava mettendo da parte nelle sue indagini.

«Mi spieghi come ti è venuta in mente una cosa del genere?» Gridò lei.

«Lo sto facendo per te. Per evitare che possa ferirti di nuovo!»

«Ti ringrazio, ma so come tenere testa ad Eleanor.»

«No, non lo sai. Ieri è bastato una piccola frase per farti perdere le staffe.»

«Hai ragione, ma quella ragazzina viziata...» Anya non riuscì a terminare la frase perché Benjamin la interruppe.

«Puoi dire tutto su Eleanor Shaw, ma non che sia una ragazzina viziata! Smettila di attaccarla sempre. È solo colpa tua se lei si rivolge a te in un certo modo.» Benjamin era irritato dalle parole della donna. 

«Io non mi rivolgo a lei in nessuno modo, Ben!» Esclamò Anya sentendosi ferita perché lui continuava a difendere Eleanor e non lei. «Quella ragazza è arrogante e pensa di essere migliore di me!»

«Beh, se continui con questo atteggiamento da bambina è normale che lei pensi di essere migliore di te.» Benjamin si calmò un attimo. «Credo sia meglio che la interroghi io.»

«No!» Esclamò Anya. «Te lo puoi scordare. Credi che sia stupida? Che non mi sia accorta del vostro avvicinamento durante la nostra ultima missione insieme?»

«Ma di che stai parlando? Quale avvicinamento?»

«La interrogherò io con un altro agente.» Disse Anya cercando di cambiare discorso. Non voleva affrontare quell'argomento.

«Non parlerà con un altro agente. È già tanto se è venuta a parlare con me.»

Anya sbatté una mano sul tavolo. «Tu sei troppo coinvolto per stare da solo con lei.»

«Troppo coinvolto? Anya di cosa cavolo stai parlando?»

«Se proprio insisti la interroghiamo insieme.» Disse Anya con un nodo in gola. Alzò la cornetta del telefono e gliela porse. «Chiamala. Falla venire qui.»

Benjamin spazientito fece come gli aveva ordinato. E dopo una decina di minuti Eleanor era seduta accanto a lui nell'ufficio di Anya. Era adagiata sulla sedia in una posizione perfettamente dritta e sul viso aveva un sorriso di circostanza. 

«Parlaci del tuo ruolo nell'operazione?» Chiese Anya con tono molto acido. Eleanor dovette resistere dall'impulso di alzarsi e andarsene.

«Dovevo occuparmi di liberare gli ostaggi insieme ad Eva Gibson. Nel fascicolo sull'operazione troverai tutte le indagini che abbiamo svolto. Basandoci su quello che abbiamo scoperto siamo riuscite a liberare gli ostaggi.»

«Beh a quanto pare avete commesso un errore. Molti degli ostaggi sono finiti in ospedale e altri all'obitorio.»

Eleanor serrò la mascella e poi sorrise. «In realtà, Anya, abbiamo fatto un ottimo lavoro. Abbiamo liberato gli ostaggi, molti di loro hanno lasciato l'edificio incolumi. La bomba è esplosa quando ormai erano usciti quasi tutti.»

«Quindi chi ha sbagliato? Chi non si è accorto della bomba?» Chiese Anya sporgendosi sulla scrivania.

«E io che ne so? Ero occupata con gli ostaggi.» Rispose Eleanor fredda.

«Credevo che la squadra di Janet Curtis fosse infallibile.» Commentò Anya.

«Questo non c'entra niente con le indagini!» L'ammonì Benjamin.

«Mi chiedo come sia stato possibile che la sua squadra abbia commesso un errore. Loro sono sempre stati così bravi.» Disse Anya con finto sarcasmo.

«Ci sono altre domande inerenti all'indagine o vuoi continuare a sproloquiare?» Chiese Eleanor.

Anya la guardò malissimo ed era pronta a risponderle per le rime, ma Benjamin parlò prima che potesse farlo lei.

«Per il momento è tutto. Puoi andare.»

«Perfetto.» Disse Eleanor ed uscì dalla stanza.

Benjamin la seguì. Non voleva parlare con Anya, non voleva doverle ricordare di nuovo che doveva comportarsi come una donna adulta.

«Grazie per aver accettato di collaborare.» La guardò dritta negli occhi come solo lui faceva.

«Tuo padre non mi ha dato scelta!»

«Ah!» Esclamò Benjamin. «Allora grazie per non esserle saltata al collo.»

«Ho promesso a tuo padre che oggi avrei avuto un atteggiamento diverso. Ho mantenuto la promessa.» Le porte dell'ascensore si aprirono ed Eleanor entrò schiacciando il suo piano. «Tu invece mi avevi detto che avremmo rivisto il rapporto insieme e non lo hai fatto.» Le porte dell'ascensore si chiusero prima che Benjamin potesse replicare.

«Ci hai parlato?» Chiese Janet Curtis seduta alla scrivania di Eleanor. La donna si avvicinò lentamente stupita di trovarla lì. 

«Sì, mi ha chiesto che ruolo avevo nella missione. Poi Anya ha iniziato ad uscire fuori dai binari e Benjamin ha interrotto la nostra seduta.» Rispose Eleanor.

«Di questo passo non chiuderà più queste indagini.» Commentò Janet andandosene.

Eleanor si sedette alla sua postazione. Fortunatamente non aveva lasciato carte in giro su Neal O'Connor. Le squillò il cellulare. «Pronto?»

«Elli, sono la nonna.» Rispose dall'altra parte. «Mi domandavo se dopo il lavoro volessi accompagnarmi a fare la spesa. Ho intenzione di fare un dolce per Benjamin. Se mi accompagni stasera puoi restare a cena.»

«Sarei venuta comunque a cena.» Le rispose Eleanor sorridendo. Come se nonna Betty potesse vederla attraverso il telefono.

«Bene! Mi faccio trovare pronta.» Disse nonna Betty e riattaccò.

«Vai a cena dai Cole?» Chiese Jefferson che aveva ascoltato tutta la telefonata.

«Sì, vuoi venire?»

«No. Vado a giocare all'xbox con Travis.»

Puntuale come un orologio svizzero. Eleanor passò a prendere la nonna, andarono a fare la spesa e tornarono a casa Cole in tempo per preparare la cena e il dolce.

«Elli viene anche Jeff?» Chiese Ellen aprendo il forno.

«No.» Rispose Eleanor.

Mentre le tre donne armeggiavano in cucina con fruste, coltelli ed insalate, Philippe era rientrato ed era corso subito in camera. Richard e Benjamin arrivarono qualche minuto prima di sedersi a tavola. Avevano avuto una riunione con Anya Ward. I due si accomodarono e Richard, prima di andare a sedersi a capo tavola, si fermò a baciare sua moglie e sua madre. Poi diede il suo solito bacio sulla fronte ad Eleanor.

«Non sapevo saresti venuta a cena.» Disse Benjamin passandole la coppa dell'insalata.

«Non lo sapevo neanche io sin quando la nonna non mi ha detto che avrebbe preparato un dolce.» Gli rispose Eleanor.

«Oggi ho fatto l'interrogatorio con Denise Spinner. Quella donna è odiosa quanto Anya.» Disse Philippe. Anche lui era sotto indagini. Faceva parte della squadra di Mark Gibson.

«Tu dimmi chi non è odioso in quella squadra.» Disse nonna Betty.

«Ehm... io?» Chiese Benjamin guardandola.

«A parte te, tesoro.» Disse nonna Betty accorgendosi della gaff.

«Anche tu sei odioso.» Lo prese in giro Philippe.

«Io oggi ho parlato con Anya.» Disse Eleanor guardando Richard.

«Lo so. Mi ha detto che sei stata un po' più collaborativa del solito.» Rispose Richard.

«Non è vero. Eleanor è stata molto collaborativa.» La difese Benjamin. «Anya invece ha fatto di tutto per punzecchiarla.»

«Lo fa di proposito.» Disse Eleanor seccata.

«Anche se lo fa per farti perdere le staffe. Tu non darle retta. Ignorala come hai fatto oggi.» Disse Benjamin guardandola dritta negli occhi.

«Adesso mi dai consigli su come restare calma?» Chiese Eleanor. «Avevi detto che avremmo rivisto il rapporto insieme. Mi spieghi poi cosa è successo?»

«Già, me lo sto domandando anche io.» S'intromise Richard.

«Che vuol dire che te lo stai domandando anche tu?» Gli chiese Eleanor. Nonna Betty aveva preso il dolce. Lo aveva tagliato e messo nei piatti.

Prima che Richard potesse rispondere lo fece Benjamin. «Io volevo restare solo con te, ma Anya ha iniziato a fare i capricci e non sono riuscito a persuaderla.»

«Perché avete scelto lei per queste indagini?» Chiese Eleanor guardando Richard.

«Hanno scelto Anya perché sanno che farà di tutto per risolverlo.» Le rispose.

«Secondo me avete sbagliato. Quella donna non mi piace.» Commentò Ellen.

Finirono di mangiare e poi Eleanor aiutò Ellen a sparecchiare. Conosceva il posto di ogni utensile in cucina. Sapeva come caricare e accendere la sua lavastoviglie. Eleanor andava a cena dai Cole almeno due volte a settimana. Ovviamente lavorando fuori città, Benjamin, non era mai presente. Tutte le altre sere invece andava a casa di Janet Curtis. Eleanor e Jefferson erano cresciuti con la famiglia di Janet e da quando avevano iniziato a lavorare per lei erano diventati parte anche della famiglia Cole.

Più tardi quella sera dopo aver rassettato la cucina nonna Betty ed Ellen andarono a vedere una telenovela alla tv. Richard era stanco aveva dato la buonanotte a tutti ed era andato a dormire. Philippe invece era uscito con Ryan Parker, un suo collega nella squadra di Mark Gibson. Eleanor e Benjamin erano rimasti soli in cucina.

«Mi dispiace per oggi. Volevo davvero rivedere il rapporto da solo con te.» Le disse Benjamin poggiato sul bancone dove qualche ora prima Eleanor e la nonna avevano preparato il dolce. Era davvero dispiaciuto. Solo lui riusciva a incatenare il suo sguardo a quello di lei. 

«Sì, per proteggere Anya da me!» Quelle parole uscirono con fastidio.

«No, non era quello che intendevo dire.» Disse Benjamin. Eleanor sapeva benissimo cosa intendesse dire, ma fingere di non saperlo era più facile. «Intendevo dire che Anya avrebbe provato a farti piegare e tu le avresti... perché nella mia testa suona bene e quando provo a dirlo ad alta voce suona male?!»

«Forse è solo una brutta frase da dire.»

«No, Elli.» Disse Benjamin guardandola. «Tu sei molto più forte di lei e non lasci che nessuno ti metta i piedi in testa. Lei invece no. Quando le hai detto quelle parole l'altro giorno l'hai ferita.»

«Non le chiederò scusa per questo. E poi è abbastanza grande da saper affrontare certe situazioni. O comunque è abbastanza grande da non doversi comportare come una bambina ogni volta.» Eleanor fece una pausa. Non credeva di dover davvero far aprire gli occhi a Benjamin. «Anya è una donna insicura e questo la porta ad avere un pessimo atteggiamento con le persone che le stanno intorno. È alla continua ricerca di conferme, ha sempre bisogno che qualcuno le dica quanto è brava. E per quanto lei si sforzi, non riesce ad essere all'altezza delle aspettative perché si distrae a guardare gli errori degli altri. Tutto questo solo per sentirsi migliore. E poi, non fa altro che cercare le tue attenzioni!»

Quelle parole incuriosirono Benjamin che cercò di rimanere fermo. Non voleva che lei si accorgesse del suo interesse.«E a te da fastidio che lei voglia le mie attenzioni?» 

«No. Mi da fastidio che tu le corri dietro.»

«Io non le corro dietro. Eleanor quella donna è il mio capo. Lei mi da gli ordini e io li eseguo.»

«Quindi siccome è il tuo capo se vuole infilarti una mano nei pantaloni lasci che lo faccia?»

«Ovviamente no!» Esclamò Benjamin. «Anya è quello che è. Non possiamo cercare di farla cambiare all'età di cinquantotto anni.»

«Cinquantotto? Credevo ne avesse molti di più.» Commentò sarcastica Eleanor.

«Devi sopportarla solo per qualche mese. Poi chiuderemo le indagini e ce ne torneremo alla nostra sede.» 

«Non riesco a sopportarla. Mi irrita anche quando respira.» 

«A causa sua non hai più risposto alle mie telefonate?» Le chiese Benjamin facendo il giro del bancone e posizionandosi proprio davanti a lei.

Eleanor ebbe una fitta allo stomaco. Sperava che quell'argomento non venisse fuori. Si guardò le scarpe che, in quel momento, erano meglio che guardare lui.




 



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