Andata e ritorno

di Mikarchangel74
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Svegliati Jack! ***
Capitolo 2: *** Good or Bad ***



Capitolo 1
*** Svegliati Jack! ***


~~Titolo:  “Andata e Ritorno”

Fandom: Supernatural
Ship: Nessuna
Warning: Attenzione possibile spoiler per chi segue la programmazione italiana.
Tags: Hurt & Comfort https://www.facebook.com/notes/hurtcomfort-italia-fanfiction-fanart/26-prompts-challenge/1761132400576945/
Partecipo alla Challenge #26promptschallenge 10/26 ‘Assenza’
2. Distrazione, momento di estraneità alle cose presenti. Sospensione temporanea, senza fenomeni convulsivi, della coscienza (dovuta anche ad episodi epilettici).
(capitolo 1)
Parole: 4420

Svegliati Jack!

“Jack! Jack! Hey!” Sam si abbassò di fronte al nephilim agitando la mano davanti ai suoi occhi preoccupato e non vedendo reazioni, lo afferrò per una spalla scuotendolo leggermente e finalmente il ragazzo dagli occhi azzurri sbatté le palpebre, chiuse la bocca fino a quel momento leggermente dischiusa e mosse gli occhi focalizzando il viso tirato e l’espressione allarmata di Sam.
“Sto’… Sto’ bene” Affermò titubante, non convincendo il cacciatore di fronte a lui.
“Cos’è successo? Sembravi sveglio ma non eri qui…” Chiese Sam
Jack corrugò la fronte cercando di capire cosa potesse esser accaduto, si ricordava solo di aver sognato di trovarsi ancora nel mondo parallelo, dove aveva conosciuto, aiutato e combattuto a fianco di Mary Winchester, la madre dei due cacciatori suoi grandi amici.
“Ero solo sovrappensiero” Si giustificò, ma Sam continuava a fissarlo incerto
“Eri molto più che sovrappensiero. Va’ tutto bene?”
Jack tornò a guardarlo negli occhi ed annuì con un accenno di sorriso.
“Certo, Sì. Tutto bene.”
Sam persuasosi delle sue parole, si rilassò, gli dette una leggera pacca amichevole sulle spalle e si rialzò
“Va’ bene allora” Gli restituì un piccolo sorriso e tornò sul tablet a leggere a proposito di un fatto insolito capitato ad uno dei poli della terra. Ma lanciando qualche occhiata furtiva di tanto in tanto a Jack, che stava guardando i cartoni animati alla piccola tv in cucina e che ogni tanto rideva divertito.

***

Jack aprì gli occhi guardandosi intorno stupito, era di nuovo nell’altro mondo.
“Eccoti figlio del demonio.” Una voce alle sue spalle lo fece sussultare e si voltò trovandosi di fronte l’arcangelo Michele e a due delle sue guardie angeliche che gli stavano ai lati con le armi pronte tra le mani.
“Tu…” Jack lo guardò torvo e confuso
“Ti avevo detto che non potevi nasconderti a lungo da me.”
“Come hai fatto a trovarmi?”
“Noi creature celestiali siamo tutte connesse… basta trovare la frequenza giusta” ghignò
“Che cosa vuoi da me?” Jack immaginava già cosa l’altro potesse volere
“Vendetta. Contro quei dannati Winchester e tu e tuo padre… Ero tranquillo. Avevo già ripulito questo mondo, non restavano che pochi umani da catturare e schiavizzare… finché non siete arrivati voi!”
“Noi siamo tornati nel nostro mondo!” Ribadì Jack alterandosi, più per la paura che per la rabbia.
“Già! Portando via i miei umani! Uccidendo molti dei miei! E adesso che so che c’è un’altra copia di Lucifero e tu. … Tu, una creatura che non avrebbe mai dovuto nascere ed estremamente potente. Devi esser mio! Voglio tutto il tuo potere e tramite te conquistare anche il vostro mondo” E detto questo usò il suo potere scaraventando Jack indietro. Il ragazzo non ebbe il tempo di reagire un po’ per la paura, un po’ perché colto di sorpresa, si sentì sollevare da terra, volare in aria e atterrare duramente contro una roccia. Sbattendo violentemente la schiena e la nuca.
Alcuni speroni della roccia gli ferirono la schiena conficcandosi nella carne e creando delle ecchimosi e dei tagli, espulse tutta l’aria dei polmoni in un grido acuto e boccheggiò per riprendere a respirare. Il colpo alla nuca lo lasciò stordito per qualche secondo, si accasciò a terra, cercando di scuotere la testa e riprendere un po’ di lucidità.
Michael ci aveva messo un bel po’ di forza in quel gesto, ma non poteva lasciare che Jack usasse il suo potere. Sapeva quanto il nephilim fosse forte, anche se sospettava di non aver ancora mai visto tutta il suo effettivo, reale potere.
Quindi cercò di rinchiuderlo nella gabbia con le protezioni che avrebbero annullato il potere della creatura, ma Jack si riscosse abbastanza da capire le intenzioni dell’arcangelo e si afferrò alle sbarre della gabbia
“No! Non di nuovo!” Gridò disperato. Ma com’era possibile … Quello era solo un sogno. Doveva svegliarsi! Adesso si sarebbe svegliato ne era sicuro
“Svegliati Jack! Svegliati!” Si ripeté
“Jack?! Jack coraggio!! Svegliati! Riprenditi!” Una voce… No, due voci risuonavano nell’aria intorno a lui… Dean e Sam lo stavano chiamando, il risveglio era prossimo… Guardò Michele, il quale lanciò a terra la sua arma con frustrazione e disappunto e tutto il mondo apocalittico iniziò a dissolversi, ondeggiò davanti ai suoi occhi come una bandiera nel vento o le onde che si formano nello stagno dopo aver lanciato un sasso, per poi sbiadire ricominciando a prendere visione del mondo che realmente lo circondava.
Jack gridò terrorizzato, le iridi gli diventarono completamente arancioni brillanti.
Sam e Dean si allontanarono leggermente smettendo di toccarlo.
“Ehi! Ehi! Ehi! Calmati! Siamo noi!!” Gridò Dean
“Jack! Jack! Guardaci! Siamo Sam e Dean! Calmati. Va tutto bene. Sei qui con noi.” Aggiunse Sam deglutendo con la paura di esser come minimo, scaraventato via dal nephilim. Ma questo non accadde.
Jack realizzò finalmente dove si trovava, si calmò ed i suoi occhi ripresero di nuovo il loro colore azzurro chiaro e guardò sbigottito i due Winchester che gli restituivano uno sguardo pieno di preoccupazione e timore.
Erano passati solo tre giorni da quando Jack aveva avuto l’altro episodio di estraniamento dalla realtà. Anche stavolta sembrava esser sveglio e vigile con gli occhi aperti, ma non lo era affatto. Il suo sguardo diventava vitreo e assente.
Sam e Dean non lo conoscevano ancora così bene… Magari era uno stadio evolutivo.. Forse il nephilim si stava ancora evolvendo nella creatura potente e distruttiva che era destinato a diventare, per quanto loro si sforzassero con ogni mezzo di tenerlo dalla parte del bene, per quanto loro ci sperassero che prevalesse la parte umana, la parte buona di sua madre Kelly e dell’influenza di Castiel, forse si stavano solo illudendo.
Adesso erano veramente preoccupati.
Questa volta era successo in auto, stavano uscendo per andare a prendere un gelato tutti e tre insieme, ma una volta fermata l’auto Jack era rimasto seduto sul sedile posteriore con quell’espressione persa nel vuoto.
“Jack! Cosa ti sta succedendo?” Chiese Sam riavvicinandosi e passandogli una salvietta sulla fronte imperlata di sudore
Il ragazzo guardò in basso serio come se ci stesse riflettendo su “Non lo so.” Rispose sincero. Ed era vero. Quei sogni sembravano così veri e reali e se ne accorse non appena si mosse per uscire dall’auto. Sentì una forte fitta alla schiena che lo fece gemere e rinunciare a muoversi, rimanendo lì seduto.
Sam e Dean si scambiarono un’occhiata interrogativa poi si infilarono in auto in ginocchio sulle sedute anteriori, rivolti verso un avvilito e sbigottito Jack che spostava lo sguardo dall’uno all’altro, lasciando che Sam gli circondasse le spalle con le braccia e lo spostasse dolcemente dal sedile, tirandolo verso di se’ e Dean controllasse la schiena.
Il fratello maggiore non disse niente e non fece alcun verso strano anche se rimase sconcertato da ciò che vide, ma lo manifestò solo corrugando la fronte. La camicia del ragazzo era sporca di sangue fresco in alcuni punti e sollevandola vide le ferite anche se stavano rimarginandosi velocemente. Ma che diavolo stava succedendo? A meno che non fosse diventato di colpo come uno di quei fanatici religiosi del passato che si autoflagellavano per i propri peccati, stava capitando qualcosa di inspiegabile e, a vedere lo sguardo atterrito che aveva il ragazzo, era ovvio che nemmeno lui sapeva cosa gli stava capitando. Gli riabbassò la camicia, e quando incrociò lo sguardo di Jack lo osservò serio. Sam riadagiò con calma il ragazzo allo schienale posteriore il quale manifestò la sofferenza solo con una smorfia sul viso.
“Che cos’ha?” Chiese Sam preoccupato
“Torniamo al bunker” Enunciò Dean guardando sospettosamente intorno. Sam non insistette e si mise a sedere al suo posto preoccupato, aspettando che il fratello iniziasse a parlare.
Dean si mise alla guida serio e ad un certo punto guardò nello specchietto retrovisore incontrando gli occhi tristi di Jack.
“Allora, hai idea di come ti sia fatto quelle ferite dietro la schiena?”
Jack lo fissò per qualche altro secondo e poi annuì con la testa
“Ferite? Quali ferite?!” Chiese Sam allarmato voltando il busto indietro verso Jack che abbassò di nuovo lo sguardo e schiarendosi un po’ la voce iniziò a parlare
“Io … ehm… già da un po’ mi … E’ come se sognassi ad occhi aperti. Mi ritrovo nell’altro mondo… Quello dove abbiamo salvato vostra madre…” Spiegò a bassa voce quasi vergognandosi.
“Già da un po’? Da un po’ quanto?! Cosa aspettavi a dircelo?!” S’intromise severo Dean e Sam gli lanciò un’occhiata ammonitrice prima di tornare a guardare Jack il quale teneva il volto abbassato come un cagnolino bastonato.
“Ecco io …  All’inizio non capivo … questi chiamiamoli ‘black out’ erano rari di notte durante il riposo.. pensavo fossero semplici sogni, poi hanno iniziato di giorno, ma duravano pochissimo.. mi ritrovavo lì, ma non succedeva niente.. Ero solo.”
Dean gli lanciò di nuovo un’occhiata seria dallo specchietto
“ E da quanto vanno avanti questi .. ‘black out’?”
“Più o meno da una o due settimane dopo esser tornati qua.. Non pensavo fossero importanti .. O insomma non ritenevo fosse una cosa così importante da dovervelo dire… Non volevo farvi preoccupare .. Pensavo avrebbero smesso .. Pensavo di poter gestire da solo questa cosa, ma…” Fece una piccola pausa deglutendo e Sam allungò un braccio per stringere il suo, incoraggiarlo e dargli conforto, vedendo quanto era turbato. Jack sollevò un secondo lo sguardo su Sam per poi riabbassarlo e proseguire
“Ma sono aumentati … Sono più frequenti e .. durano più a lungo e questa volta c’era …” Deglutì nuovamente e rabbrividì impercettibilmente al ricordo
“C’era Michele.”
“L’arcangelo?” Chiese Sam e Jack annuì
“Ti ha ferito lui?” Chiese Dean di nuovo spostando lo sguardo dalla strada allo specchietto retrovisore e vedendo Jack annuire per la terza volta.
Arrivarono al Bunker ed aiutarono Jack ad uscire dall’auto. Una volta dentro fecero sedere Jack sul tavolo e Sam prese subito il kit di pronto soccorso per disinfettare quelle poche ferite che ancora non erano guarite, anche se si sentì un po’ stupido, visto che il corpo del nephilim si stava autoguardendo alla velocità della luce.
Dean gli si parò davanti con le braccia incrociate, volendo riprendere il discorso
“Allora, va avanti. Come diavolo ha fatto Michele a farti veramente del male attraverso un sogno? Anche se credo che a questo punto non si tratti più di un semplice sogno”
Jack lo guardò imbronciato e sollevò leggermente le spalle “Non lo so lui ha detto qualcosa a proposito del collegamento tra tutte le creature extra terrene e che bastava trovare la … giusta frequenza”
Dean soffiò fuori l’aria con forza ed iniziò a passeggiare in su ed in giù per il salone del bunker pensando alle parole del nephilim.
“La giusta frequenza… intendeva tipo la radio angelica che sente Castiel?”
“Ha detto che vuole il mio potere e che tramite me potrà conquistare anche questo mondo” Proseguì Jack avvilito, sentendosi impotente non sapendo come fermare tutto ciò e male all’idea di essere usato come strumento per adempiere i maledetti piani di quell’arcangelo spietato. Sospirò incurvando le spalle.
Sam gli appoggiò dolcemente una mano sulla spalla
“Ehi, coraggio, ci conosci. Vedrai che ne verremo a capo! Michele non riuscirà a realizzare il suo piano, troveremo il modo di bloccare tutto questo.. lo troviamo sempre.” Gli fece l’occhiolino e Jack gli rispose con un accenno di sorriso.

***

Il giorno seguente si recarono dalla sensitiva Patience Turner nipote di Missouri a Sioux Falls per spiegare il problema di Jack e magari col suo aiuto, capire cosa stava succedendo e se c’era modo di bloccare il tutto prima che fosse troppo tardi.
“E’ molto insolita come cosa.” Rispose la ragazza “Dovrei vedere cosa succede, perché non rimanete qui, così appena capita di nuovo vedrò di entrare in contatto con lui.” Propose Patience non molto felice dell’idea
“Non sarà pericoloso .. per te?” Chiese Sam “Se in qualche modo Michele sentisse la tua presenza …”
“Allora speriamo che non accada.” Rispose seria cercando di boicottare subito quella possibilità non volendoci nemmeno pensare, poi andò a prendere delle birre e le offrì ai tre.
Così iniziò l’attesa, Sam e Dean chiacchierarono un po’ con la giovane donna raccontandole sommariamente cos’era capitato da quando si erano visti l’ultima volta, di tanto in tanto sia Sam che il fratello lanciavano occhiate a Jack per controllare se fosse ancora lì presente.
Il ragazzo si stava annoiando di tutte quelle chiacchere e si sentiva osservato, ad un certo punto si alzò e si avvicinò alla finestra per guardare all’esterno e vide che c’era una cucciolata di cagnolini in una cesta, il suo viso s’illuminò “Sono tuoi? Quando sono nati?”
Si voltarono tutti verso di lui e Patience lo guardò un secondo confusa, non capendo a cosa si stesse riferendo.
“I cagnolini” Puntualizzò Jack
“Oh… no, sono di una vicina.” Sorrise
“Posso?..” Chiese Jack indicando fuori con il pollice
“Certo attento che la madre potrebbe essere un po’ protettiva verso i cuccioli”
Così Jack uscì di casa andando a giocare con i cuccioli e sedendosi sull’erba a gambe incrociate. Dean e Sam non volendo perderlo di vista si affacciano alla finestra, Dean si sorprese ancora a guardarlo. Sembrava un bambino spensierato che rideva circondato dai cagnolini, un’immagine in netto contrasto con ciò che veramente era.
E poi di colpo accadde di nuovo. Jack s’irrigidì era come una statua, il cucciolo che aveva tra le mani si divincolò e corse via uggiolando. Il suo sguardo fisso in avanti, perso e assente. Per fortuna accadde mentre i tre lo guardavano dall’interno.
“Hey, sta’ succedendo!” Disse Dean lasciando la finestra e correndo fuori seguito da Sam e Patience che consigliò ai cacciatori di non toccarlo o muoverlo
“Proverò a collegarmi” Disse sbrigativa e si inginocchiò davanti a lui, gli appoggiò i polpastrelli delle mani alle tempie, chiuse gli occhi e cercò di instaurare una connessione con il subconscio del nephilim.
Pochi secondi dopo si ritrovò in un paesaggio ostile, scuro, squallido, dove c’erano segni di distruzione ovunque, poco distante una costruzione in pietra, che sembrava una delle poche cose ancora in piedi, sentì un grido provenire dall’interno –Jack avanti dove sei?- Sì chiese, ma già immaginava la risposta e sì avviò verso la costruzione, per poi affacciarsi da una delle piccole finestre e controllare all’interno.
Jack era in ginocchio sul pavimento, la schiena inarcata all’indietro e le braccia aperte, e sul volto un’espressione di sofferenza, mentre una persona, che Patience ipotizzò trattarsi di Michele, stava probabilmente usando il suo potere sul nephilim.
“Dammi tutto il tuo potere. E’ inutile che resisti, riuscirò a prenderlo” Gli ripeteva Michele con voce bassa e profonda. Un braccio proteso in avanti verso il ragazzo che teneva gli occhi serrati e la bocca spalancata in un silenzioso grido.
Michele andò avanti per un po’ cercando di soggiogare Jack, ma le loro volontà ed il loro potere era pressoché identico e quindi si trovarono in una posizione di stallo.
“Bene, non posso piegarti così? … ma posso trattenerti qui annullare il tuo potere e visto che ami tanto le scimmie create da mio padre, ti farò sentire il dolore come lo sentono loro!”
Jack spalancò gli occhi, cercando di capire cosa intendesse, e si accorse che in quel frangente alcuni angeli lì presenti avevano segnato tutte le pareti della casa con tutti i simboli anti angelo.
Michele sorrise compiaciuto nel vedere la preoccupazione del nephilim
“Benvenuto. Adesso staremo assieme un bel po’.” Gli disse con un ghigno sul volto.
Jack provò immediatamente ad usare i suoi poteri ma ogni suo tentativo risultò vano. Michele gli si avvicinò e lo afferrò per il collo stringendo e sollevandolo. Jack boccheggiò e tossì emettendo un gemito rauco. Afferrò il braccio con entrambe le mani e lo percosse con i pugni nel tentativo di far perdere la presa all’arcangelo che adesso era il più forte.
Patience staccò il contatto spaventata e quando riaprì gli occhi si trovò i volti preoccupati di Sam e Dean davanti.
“C’è un problema.” Disse e poi iniziò a raccontare tutto ciò che aveva visto e sentito
“.. quindi dobbiamo trovare un modo per aiutarlo…”
Nel frattempo videro formarsi un taglio sulla guancia di Jack
“Puoi farci ‘entrare’ in contatto con lui?” Chiese Dean deciso e pronto a combattere e a Sam di colpo venne un’idea “Dean, ti ricordi quel siero degli uomini di lettere? Quello che ti iniettò Toni Bevell per collegarti con mamma quando…” s’interruppe deglutendo al ricordo sgradevole di quel che era accaduto, tanto non c’era bisogno di specificare, anche Dean aveva già capito perfettamente a cosa si stava riferendo suo fratello.
“Già, ma non lo abbiamo e non c’è tempo..” Dean indicò grave Jack, ancora immobile nella solita posizione ma un nuovo taglio si era aperto sul suo petto “Dio solo sa’ che cosa gli stanno facendo là. Non possiamo perdere tempo e lasciare che Michele lo torturi a suo piacimento. Dai Pat, facci andare da lui. Cosa dobbiamo fare?”
La ragazza li guardò preoccupati, c’era un rituale che Missouri le aveva lasciato dentro un libro, l’aveva trovato per caso anni prima, ma non lo aveva mai fatto… Non si sentiva tranquilla, lei non era brava come sua nonna… Aveva da poco iniziato a scoprire i suoi poteri e accettato questo suo destino, ma da lì a dover connettere tre persone insieme a livello inconscio ce ne voleva!
“Non so se sono in grado…” Li guardò tormentandosi le mani
Sul corpo di Jack nel frattempo comparivano nuovi sfregi.
“Patience dobbiamo tentare, cosa succederebbe se lui morisse …”
“Morirebbe realmente” Concluse lei sgomenta e dopo un altro secondo di silenzio ed indecisione decise di provarci. Corse in casa, prese il necessario.
Disse ai due cacciatori di distendersi accanto a Jack, di toccarlo per avere una collegamento. Dette loro alcune gocce di sonnifero per aiutarli ad addormentarsi e lei avrebbe fatto il resto. Quindi si sedette di nuovo dietro al nephilim stavolta, appoggiò la fronte alla parte posteriore della sua testa e le mani sulla fronte dei due fratelli e poco dopo si trovarono tutti e tre nel mondo apocalittico.
Ciò che udirono subito furono le grida di dolore di Jack.
Dean emise un suono basso di rabbia “Adesso vado a spaccare il culo a Michele” ma Sam lo trattenne sbarrandogli la strada con un braccio davanti al petto “Ci vuole un piano Dean, credi che Michele si lascerà prendere di sorpresa e salviamo Jack con un entrata teatrale?”
Dean si morse il labbro nervosamente poi rinunciò sospirando e si misero a pianificare una strategia il più velocemente possibile.

Jack era stremato, il sudore gli imperlava la fronte, la testa reclinata, penzolava appoggiata al petto, la gola gli doleva per il continuo gridare.
Michele lo aveva legato ad una croce di Sant’Andrea di legno. Aveva iniziato a tagliarlo con la lama angelica sul viso e su tutto il corpo, al solo scopo di divertirsi e stremarlo.
Il nephilim era spaventato e stavolta si sentiva veramente perso, non aveva idea di come svegliarsi. L’unica consolazione era l’aver fiducia nei suoi unici amici, sapeva che Sam e Dean probabilmente si erano già mobilitati per cercare di aiutarlo.

Michele aveva già avvertito la presenza dei tre, ma aspettava divertito che mettessero in atto il loro misero tentativo di salvataggio. Si avvicinò a Jack, gli afferrò i capelli con una mano tirandogli su la testa e facendogli emettere un altro piccolo gemito.
“Lo sai che i tuoi patetici amici sono già qui fuori, pronti ad aiutarti? … Credi che ce la faranno? Perché non diamo loro un caloroso benvenuto?”
Michele preparò due corte lance infuocate pronte ad esser lanciate non appena i cacciatori fossero entrati.
Jack cercò di fare una cosa che non aveva mai fatto, instaurare un contatto telepatico con i due ragazzi per metterli in guardia, ma era stremato e non riusciva a concentrarsi, forse anche a causa di tutte quelle protezioni che lo indebolivano.
Dean e Sam alla fine non avevano trovato altri ingressi o altra soluzione che entrare ad armi spianate, lasciando fuori Patience non immaginandosi che Michele li stesse aspettando. Sam fu colpito di striscio ad una spalla da una delle due lance, che gli lacerò gli indumenti e la pelle, lo sbilanciò facendogli fare una piroetta su se stesso e cadde a terra, l’altra per fortuna scansò Dean di poco al volto. Ma i due rimasero momentaneamente spiazzati quando si resero conto che il loro piano era saltato ancor prima di iniziare. Sam si coprì la ferita sanguinante e maledettamente dolorosa con una mano rimanendo seduto a terra per qualche secondo, Dean invece si riprese immediatamente cercando di attaccare l’arcangelo, ma venne scaraventato contro una parete e tenuto lì. Sam allora si rialzò e tentò di colpire Michele a sua volta con una lama angelica, ma anche lui fu riscaraventato giù a terra davanti a Jack.
“Sam!” Gridarono in contemporanea Jack e Dean, dimenandosi nelle loro costrizioni.
“Maledetto vigliacco! Tutto qui quello che sai fare?!” Urlò Dean provocatorio come al solito e Michael lo guardò inclinando leggermente la testa e sollevando un angolo della bocca in una specie di sorriso sbieco.
“Oh no … so fare molto di più e adesso lo vedrete” Disse calmo
Patience all’esterno della casa stava cercando disperatamente un modo per aiutarli. Qualcosa che poteva fare lei, lei non sapeva combattere … Ma poteva interagire con il sogno… con la mente di Jack, doveva riuscire a far uscire tutti di lì. Si disconnesse risvegliandosi e corse in casa a cercare qualcosa.
Nel frattempo Michele liberò Jack che cadde in ginocchio a terra e scatenò tutto il suo potere sul nephilim prendendo possesso della sua volontà.
“Ma cosa…” Mugolò Jack sentendo che il suo corpo si muoveva indipendentemente, senza che lui potesse comandare più nemmeno un dito “Cosa mi stai facendo?!” Gridò impaurito, ma non ricevette risposta. L’arcangelo lanciò un pugnale davanti al figlio del diavolo e lo obbligò a raccoglierlo e puntarlo verso il petto di Sam.
“Uccidilo. Pugnalalo al cuore” Ordinò l’arcangelo, ma Jack sussultò orripilato e cercò con ogni mezzo di ribellarsi e liberarsi dell’influenza di Michele. Era veramente orribile non avere il controllo sul proprio corpo ed avere però la mente lucida e presente.
“Ti prego…” Supplicò Jack con gli occhi che divennero lucidi sentendosi impotente, non avendo la facoltà di contrastare l’ordine imposto dall’arcangelo. Lui non voleva essere malvagio.
Fare del male a qualcuno per lui era sempre stato traumatico anche se lo aveva fatto per salvare la vita di qualcun altro … Ma adesso se avesse ucciso Sam .. l’unico che aveva creduto in lui fin dal principio. L’unico che era sempre stato gentile, l’unico onesto, l’unico con cui nel profondo sentiva un legame particolare… Non se lo sarebbe mai perdonato. Non poteva. Non per mano sua.
E Jack gridò di rabbia, frustrazione e disperazione, cercando di fare appello a tutta la sua forza di volontà ed al suo potere, ma niente sembrava funzionare.
Nel frattempo Dean cercava disperatamente di liberarsi, ma lo trattennero anche i due seguaci di Michele che erano presenti e si godevano divertiti il tutto.
Sam cercò di rialzarsi ed indietreggiare, ma anche Jack si alzò a sua volta, succube del potere dell’arcangelo sentendosi una marionetta manovrata da fili invisibili e sollevò il braccio destro con la mano che stringeva l’arma e lo guardò disperato “Sam scappa! Non riesco a trattenerlo!” gridò con gli occhi sbarrati dalla paura
Sam non se lo fece ripetere e cercò di correre verso l’uscita, ma mentre tentava di aprire la porta però sentì la lama conficcarsi tra le scapole profondamente. Venne spinto contro il battente, gridò e gettò la testa indietro, Michele aveva fatto lanciare il pugnale a Jack e poi passo dopo passi, fatto avvicinare e sfilare il pugnale. Uno schizzò di sangue seguì il movimento della lama ora sporca di sangue fresco, mentre la camicia del cacciatore velocemente si chiazzava di scuro. Sam gridò forte stavolta e si voltò per cercare di affrontarlo e ripararsi ma non fece in tempo, per la seconda volta la lama del pugnale calò veloce ed entrò dritta e precisa raggiungendo il suo obbiettivo fino a che l’elsa non ne fermò la corsa. Sam sbarrò gli occhi fissi in quelli inorriditi del nephilim lì davanti a lui. Del sangue fuoriuscì anche dall’angolo della bocca del più giovane dei Winchester che tremò e tossì, schizzando il volto di Jack, prima di scivolare a terra e rimanere pressoché immobile poi ebbe un paio di contrazioni e morì.
Dean urlava, si contorceva, gridava come un forsennato incurante della perversa soddisfazione dei tre esseri celestiali presenti.
Jack respirava affannosamente sotto shock tremando come una foglia.
Michele si godette il momento poi tornò serio e guardò Dean “Non preoccuparti, adesso tocca a te, raggiungerai presto tuo fratello” E quindi spostò lo sguardo sul nephilim che non poté essere altro che uno spettatore di tutto quello che era e che stava per accadere di nuovo, mentre il suo corpo si muoveva ancora comandato da quella forza invisibile.

Patience non aveva trovato altra soluzione che pensare di dare una forte scarica elettrica a Jack, tramite lui l’avrebbero presa tutti e comunque il cervello e le attività neurologiche si sarebbero interrotte inducendo Michele ad interrompere il contatto col Nephilim.
Aveva un teaser in casa da quando aveva scoperto e combattuto creature di cui ignorava l’esistenza, lo regolò su una frequenza abbastanza alta ma non letale e nemmeno tale da provocare danni cerebrali, quando tornò in giardino notò Sam e le ferite che aveva. Si coprì la bocca con una mano capendo all’istante cos’era successo, il cacciatore non respirava più, era morto. Controllò di corsa Dean e si calmò un po’, vedendo che il suo petto si sollevava ancora ed anche quello di Jack, ma doveva sbrigarsi, se l’archangelo aveva già fatto fuori uno dei due cacciatori, probabilmente avrebbe rivolto presto l’attenzione anche all’altro, doveva agire subito prima che fosse troppo tardi.

Jack si trovò presto di fronte a Dean. Il cacciatore cercò di incitarlo a ribellarsi e scuoterlo “Jack ascoltami. Sei più forte di lui! Puoi combatterlo! Jack ascoltami ti prego!” ma Jack ormai non riusciva nemmeno più a capire dove si trovava. Era sconvolto, aveva ancora il volto di Sam ormai privo di vita davanti agli occhi e la consapevolezza che fosse morto per mano sua.
Sentiva la voce di Dean come provenire da lontano. Lui non poteva fare niente era solo un fantoccio in mano a Michele. Alzò di nuovo il braccio con l’arma pronto ad affondarlo nel petto dell’altro cacciatore, ma di colpo un lampo accecante. Un dolore tremendo ovunque. Un dolore che avvertirono tutti, Michele, Dean e persino i due angeli. L’ambiente si riempì di urla, ma durarono pochissimo perché poi ogni cosa svanì.


(To be continued…)

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Capitolo 2
*** Good or Bad ***


~~Tutto quanto era stata velocissimo, questione di secondi l’ordine di Michele e l’impossibilità di fermare l’inesorabile fato. Solo una manciata di secondi, ma per Jack e Dean era stata come una scena girata alla moviola e come una moviola continuava a ripresentarglisi davanti agli occhi continuamente. Sam che gridava ferito alle spalle, si voltava, cercava di bloccare il braccio di Jack con una mano e ripararsi con l’altra, un’espressione terrorizzata sul viso e poi … Poi lo sguardo di chi d’improvviso si rende conto di essere fottuto. Sam che cadeva a terra … Due spasmi e poi più niente… Sam non si era mosso più, lo sguardo vuoto, vitreo .. senza vita. Una chiazza scura che si allargava sotto di lui.

Jack spalancò gli occhi boccheggiando disorientato vide Patience piangere disperata, inginocchiata davanti a lui con ancora il teaser tra le mani e Dean lì alla sua destra che cercava di riprendere il controllo del proprio corpo e gridava il nome del fratello.
Il cacciatore voleva andare da Sam ma il corpo non voleva ancora obbedire, doveva riprendersi dal torpore indotto e dallo sconvolgimento che aveva creato la connessione telepatica, cercò di alzarsi, ma i piedi scivolavano sull’erba mentre annaspava frenetico e disperato pensando che magari non era troppo tardi per salvare suo fratello, ma dovevano farlo subito.
Jack era come imbambolato. Non stava succedendo veramente. Doveva essere un sogno. Tutto questo era opera di Michele, sicuramente era un suo trucco, stava manipolando ancora la sua mente per farlo capitolare. Doveva essere un orribile incubo! Non poteva essere la realtà, pensava.
Tutto sembrava muoversi ancora al rallenty, le grida di Dean come tutti gli altri suoni arrivavano ovattate, sentiva il rumore dei suoi respiri, il sangue che pulsava e scorreva nelle orecchie.
Eppure qualcosa gli stava dicendo che era proprio la realtà quella che stava affrontando in quel momento.
Di fianco alla sua sinistra il corpo disteso ed immobile di Sam che pareva solo addormentato.
Poi di colpo si sentì scuotere forte. Sbatté gli occhi. Davanti al suo viso Dean stava sbraitando qualcosa che lui ancora non capiva e lo scuoteva energicamente tenendolo per le spalle. Cercò di concentrarsi e finalmente arrivarono anche le sue parole
“Jack! Non è troppo tardi! Ti prego fa qualcosa! Sei un fottuto angelo!! Salva Sam! Riportalo indietro!!”
Jack non aveva cambiato espressione continuava a fissare Dean con un’espressione strana, turbata e confusa, dischiuse le labbra e voltò la testa per guardare Sam, poi voltò di nuovo la testa in avanti, abbassando lo sguardo sulle proprie mani, con i palmi rivolti verso l’alto.
“Sì! Esatto!! Tu lo puoi fare!! Jack!!” Di nuovo la voce allarmata e speranzosa di Dean che però era così lontana ed incorporea.
Jack fissò per qualche altro secondo le sue mani poi disse solamente “L’ho ucciso io”
Deglutì, lasciò ricadere le mani sul terreno dove era ancora seduto, gli occhi si riempirono di lacrime che poi iniziarono scivolare lungo le guance. Un pianto silenzioso, senza nemmeno un singhiozzo, con lo sguardo fisso in avanti rivedendo ancora la morte di Sam.
“No! Non l’hai ucciso tu!! E’ stato Michele!! Lui ha ucciso Sam!! Ti prego Jack! Torna in te!! Aiuta Sammy!” Dean continuava ad urlare ma Jack non lo sentiva affatto era come chiuso in un guscio d’ovatta, non voleva stare lì!! Non voleva quella realtà, voleva svegliarsi!!
Dean lo schiaffeggiò forte un paio di volte, quindi lo afferrò di nuovo per il colletto della maglietta e lo strattonò di nuovo con vigore, ma Patience tra le lacrime afferrò le braccia di Dean
“Fermati ti prego! Fermo Dean. Sam è…” Balbettò, ma Dean non le fece terminare la frase
“Non lo dire!! Lui … Jack lo riporterà indietro!! Jack lo farà…” Ma adesso non era più così convinto nemmeno lui e dopo aver posato di nuovo gli occhi colmi di un dolore intenso, profondo e bruciante sul corpo di Sam emise un paio di singhiozzi prima di accasciarvisi sopra e piangere disperatamente. Non era possibile .. Non così. Un momento prima erano lì a parlare e adesso…
Patience posò il teaser e piangendo si mise ad accarezzare dolcemente la schiena del più vecchio dei fratelli Winchester e nessuno dei due notò quando Jack si alzò e scomparve.

***

Patience sollevando la testa si accorse che Jack non c’era più
“Dean… Jack! .. Jack è sparito!” Disse preoccupata e Dean sollevò di scatto la testa con gli occhi rossi e lucidi di pianto “Cos…?” Si mise in piedi guardandosi intorno stizzito ed esausto. Non aveva voglia adesso di doversi mettere a cercare e giocare a nascondino con quella stupida creatura! Se non poteva riportare suo fratello indietro non gliene fregava un fico secco di Jack e dei suoi stupidi problemi adolescenziali!! Si disse in un impeto di rabbia, mentre Patience si era messa a gridare il nome del ragazzo a gran voce.
Ma poi Dean guardò ancora suo fratello pensando a quanto invece Sam tenesse a Jack, a quanto aveva detto e fatto per lui, a quanto ci aveva creduto, avevano persino litigato all’inizio per la cocciutaggine che Sam aveva dimostrato nell’aiutare il nephilim e sicuramente adesso lo stava rimproverando dall’aldilà.
Dean scosse la testa e si asciugò altre due lacrime che avevano osato bagnargli le guance e tirò su col naso
“Oh d’accordo Sam! Vado a cercarlo … Mi prenderò io cura di lui adesso .. Lo so che vuoi questo”
Così poi si fece aiutare da Patience a spostare il corpo del fratello. Dean non aveva ancora né la testa né il coraggio di seppellirlo, così decise di portarlo all’obitorio più vicino e metterlo in una di quelle celle frigorifere, che avrebbero conservato il corpo.. almeno per un paio di giorni. Poi si decise a mettersi alla ricerca del nephelim, il guaio era che non aveva la più pallida idea di dove potesse essere. Quello si era teletrasportato chissà dove… Il mondo era vasto.
Il cacciatore cercò di riflettere, aveva notato in più occasioni quanto Jack fosse atterrito quelle rare volte che aveva fatto del male o ucciso qualcuno in passato anche se per errore o per salvare vite altrui, quindi probabilmente uccidere Sam anche se non era stata sua intenzione, doveva averlo sconvolto enormemente. Dove mai poteva essere andato Jack? A cercar vendetta? In cerca qualcuno che potesse aiutarlo a far tornare Sam? O forse a cercare di farla finita?
Dean si passò esasperato le mani nei capelli chiudendo gli occhi per un secondo. Non riusciva a pensare, aveva appena lasciato il corpo di suo fratello in una cella frigorifera ed aveva cuore ed anima straziati dal dolore, come poteva pensare ad altro?! Ma doveva sforzarsi e così iniziò la ricerca di tutti i possibili luoghi dove aveva visto Jack più a suo agio, iniziò proprio da tutte le stanze e gli anfratti del Bunker. Già, ma perché avrebbe dovuto esser lì? Nel Bunker si sarebbe sentito protetto ed al sicuro solo se ci fosse stato Sam, solo quando c’era Sam … ma adesso quel luogo lo avrebbe solo fatto soffrire di più, come stava facendo soffrire Dean, perché tutto là dentro ricordava suo fratello.
Patience voleva aiutare quindi prese una pianta del posto ed anche un atlante e con un pendolo in mano, tentò di rintracciare Jack usando quelle poche nozioni di magia che conosceva.
Ma dove diavolo poteva essersi cacciato?

***

Jack si ritrovò in una vecchia casa abbandonata, lì per lì neanche sapeva come ci era finito, si guardò intorno e la riconobbe subito. La casa dov’era nato, dove tutto aveva avuto inizio, dove aveva incontrato Sam e Dean per la prima volta e un posto dove stranamente adesso si sentiva al sicuro, dove si sentiva più vicino a sua madre. Camminò lentamente fino all’angolo dove Sam lo aveva trovato, appoggiò la schiena alla parete e si lasciò scivolare a terra, incrociò le braccia circondandosi le ginocchia, appallottolandosi e dopo aver lasciato cadere anche la testa iniziò a piangere come un bambino disperato. Perché alla fine quello era, in realtà lui era nato da poco più di tre mesi. … Tre mesi! Durante i quali aveva conosciuto la cattiveria ed il dolore degli uomini e degli angeli.. Aveva scoperto che non era un semplice umano, quanto avrebbe potuto esser pericoloso.
Si ricordò di quando Sam si era messo con pazienza ad insegnargli come usare i suoi poteri, voleva che spostasse una semplice matita con la forza del pensiero e alla fine c’era riuscito e si era spaventato, Sam lo aveva trovato in un angolo raggomitolato come adesso.
Jack sollevò il viso come se adesso vedesse Sam lì davanti a lui con espressione preoccupata confortandolo, ascoltandolo e credendo in lui, dicendo che non era malvagio anche se era nato da Lucifero; Gli porgeva una mano per aiutarlo a rialzarsi… Jack scoppiò a piangere nuovamente nascondendo il volto nell’incavo del braccio. Mentre il ricordo proseguiva: - Perché fai tutto questo per me? – Gli aveva domandato e Sam semplicemente gli aveva risposto fiducioso – Perché so come ci si sente a sentirsi diverso a sentire che c’è qualcosa che non va’ in te.. ed essere spaventato da ciò che sei e da ciò che puoi fare, ma io ho avuto un grande aiuto da parte della mia famiglia, da Dean e Cass … Perciò adesso voglio aiutare te, perché tu non sei cattivo Jack ...-
Si lasciò sfuggire un gemito carico di angoscia e disperazione. Non era cattivo? Eppure aveva appena ucciso chi aveva detto così.
Aveva temuto il suo potere fin dal principio! Sapeva cos’era in grado di fare! Scaraventava la gente e gli oggetti facendoli volare a metri di distanza! Poteva lanciare sfere infuocate! Come aveva fatto Sam a dire che non era cattivo?!
Aprì una mano davanti a se’ osservandola, sembrava una semplice mano, carnagione rosea, un palmo cinque dita eppure dotata di un’incredibile energia, un’energia distruttiva!
E scagliando la mano avanti a se’ con ira fece esplodere un vecchio tavolino di legno e sgretolò come se fosse polvere il grosso muro in pietra che si trovava sulla sua traiettoria, lasciando un buco tondeggiante e quando la polvere si dissipò vide il lago con le acque placide, immobili, tutto il contrario di quello che lui adesso sentiva dentro di sé e questo lo esasperò maggiormente
“Come facevi a credere che io non fossi malvagio??!!!” Urlò frustrato con quanto fiato aveva in gola.
“Perché non mi hai spedito all’inferno quando potevi??!! … Perché adesso provo questo dolore straziante nel petto?!!! Che cos’è?!!” Gridò piangendo abbandonando di nuovo le braccia lungo il busto. E poi dopo altri singhiozzi si portò le mani al petto premendo i palmi “Forse dovrei usarli contro di me…” Singhiozzò pronto a farsi del male, forse se avesse avuto il coraggio di dirigere tutto il suo potere contro se stesso sarebbe morto, ciò che si meritava, ma una voce lo fece sobbalzare “Non farlo”
Jack sollevò di scatto la testa guardando nella direzione da cui era giunta, nel buco del muro si stagliava una figura ma Jack sapeva benissimo chi era, aveva riconosciuto quella voce.
Dean fece qualche altro passo verso di lui “Non farlo Jack” Ripeté con voce dolce calma e triste
Jack lo fissava ancora con le lacrime che non volevano più fermarsi e con un leggero broncio tremolante, proprio come un bambino quando gli si è rotto il giocattolo più prezioso
“Perché? … Avrei dovuto farlo già da molto tempo. Adesso Sam sareb ..” Le parole gli morirono in gola strozzate.
Tra Dean ed il nephilim non s’era mai instaurato un rapporto profondo, o almeno, non profondo come era stato con Sam, ma adesso c’era rispetto e comunque affetto da parte di Jack per Dean
Dean scosse leggermente la testa.
“Sam …” Dean deglutì cercando di sciogliere il groppo alla gola che si era formato pronunciando quel nome, chiuse un secondo gli occhi riprendendosi, perché non doveva piangere lì, adesso doveva dare conforto ad un ragazzo così disperato da voler togliersi la vita. Doveva fargli cambiare idea. Quindi ricacciò indietro le lacrime e cercando di tenere un dolce e calmo tono di voce continuò “Sam non lo avrebbe permesso… Sammy non vorrebbe questo… e non lo voglio nemmeno io. .. Ho già perso lui .. Ti prego Jack ..” Allungò un braccio, protendendo la mano, proprio come aveva fatto Sam.
Jack fissò a lungo quella mano tesa verso di lui per un momento che parve interminabile, dove entrambi rimasero immobili come statue. Era come un appiglio di salvataggio a cui aggrapparsi.
Poi finalmente Jack fece scivolare lentamente le braccia verso terra ed allungò la propria mano allacciandola a quella del cacciatore e lasciandosi tirare in piedi.
Dean lo abbracciò d’impulso per qualche secondo in silenzio, una cosa che non aveva mai fatto, ma entrambi sentirono quanto ne avevano bisogno e poi con una mano appoggiata alla sua schiena lo sospinse dolcemente, accompagnandolo mentre uscivano da quell’edificio.
“Torniamo a casa” Disse poi avvicinandosi all’Impala.
Patience da dentro l’auto li guardava con gli occhi lucidi, ma sollevata di aver ritrovato il ragazzo incolume.

Il viaggio di ritorno fu silenzioso. Ognuno chiuso nei propri cupi pensieri, Dean si nascondeva dietro a quella sua maschera da uomo duro, con il volto teso ed espressione incazzata, guardando la strada e contraendo la mascella, Patience al posto del passeggero guardava triste fuori dal finestrino, ogni tanto si udiva solo qualche leggero singhiozzo o il tirare su col naso di Jack, seduto al centro del sedile posteriore, con le guance ancora lucide per le lacrime, teneva la reclinata verso il basso e di tanto in tanto si massaggiava il petto.
Dean era in pieno conflitto emotivo. L’odio prevaleva. Odiava la vita, odiava se stesso, odiava gli angeli, odiava Sam e odiava Jack…. Alzò gli occhi per guardarlo attraverso lo specchietto. No, non poteva odiarlo, non era colpa sua. Sospirò
“Quello che senti è una conseguenza dell’amore … Passerà … con il tempo” Disse piano.
Jack incrociò il suo sguardo attraverso il piccolo specchio ovale solo un’istante, giusto il tempo di far capire a Dean che lo aveva ascoltato, poi tornò a ripiegarsi nuovamente sul sedile. Non gli piacevano i sentimenti!! Perché aveva dovuto ereditare questo lato umano??!!
Prima di andare al Bunker riaccompagnarono Patience a casa sua.
“Hey … tutto bene? Insomma, se avete bisogno io posso restare ancora con voi” Si offrì prima di scendere dall’auto, spostando lo sguardo preoccupata sui due ragazzi distrutti, ma Dean scosse la testa
“Ce la caveremo, ti ringrazio .. per tutto” Poi la guardò avviarsi verso casa e aprire la porta di casa, Patience si voltò e fece un ultimo cenno di saluto prima di scomparire all’interno.
Dean sospirò di nuovo, avviò il motore e guidò fino all’obitorio, aveva ancora una piccolissima scintilla di speranza per Sam. Jack avrebbe almeno dovuto provare a portarlo in vita.
“Andiamo” Disse Dean scendendo dall’Impala deciso.
Jack che non si era mai spostato da quella posizione fino a quel momento, sollevò la testa immaginando di trovarsi davanti all’ingresso del Bunker ed invece vide un altro edificio
“Dove siamo?” Chiese scendendo a sua volta dall’auto e seguendo il cacciatore che non volle dirgli niente finché non entrarono
“All’obitorio? Perché?!” Chiese Jack allarmato
Dean allora si fermò guardandolo affranto “Ti prego Jack… almeno provaci… Ti chiedo solo di provarci..”
Jack deglutì e annuì, seguendo Dean fino alla cella frigorifera dove si trovava il corpo del fratello.
Vederlo fu per il ragazzo uno shock maggiore. Si bloccò sulla porta ed indietreggiò spaventato scuotendo la testa. Dean lo afferrò per il braccio “Jack! Jack calmati ti prego! Jack, sei la nostra unica speranza! Ti prego provaci!”
Jack ansimava rischiando l’iperventilazione, ma Dean lo trattenne saldamente, trascinandolo all’interno e gli fece appoggiare la mano sul petto di Sam. Jack sussultò e lanciò un gemito disperato. Il corpo era gelato e Jack era completamente fuori di sé per un misto di panico e orrore. Come avrebbe potuto concentrarsi in quelle condizioni? Perché Dean si comportava così?!
“Dean ti prego… Io non .. Non ci riesco” Singhiozzò lasciandosi cadere in ginocchio scosso da un tremore incontrollabile. Jack era così stremato che alla fine si accasciò su sé stesso perdendo i sensi e Dean allora si rese conto di aver esagerato.. che non stava facendo altro che torturare il ragazzo in questo modo. Lo aveva esasperato e in questo modo non poteva certo aiutare Jack e nemmeno Sam.
Gli si strinse il cuore, ma che diavolo gli era preso? Aveva perso la testa. .. E’ solo che ci aveva sperato così ardentemente….
Raccolse il nephilim tra le braccia, riportandolo in auto e poi al Bunker, sdraiandolo su un letto. Rimase ad osservarlo triste e preoccupato per qualche istante. In quel momento non sembrava affatto la creatura più potente dell’universo. Il figlio del diavolo. Era solo un ragazzo profondamente turbato per la perdita di una persona a lui cara e Dean era preoccupato perché non lo aveva mai visto svenire, non era un buon segno.
Alla fine vinto dall’angoscia, sentendosi così dannatamente solo e sconfitto sollevò il volto al soffitto invocando l’unico rimasto in grado di dargli un po’ di aiuto e conforto, ma lui l’aveva già sentito ancora prima che pronunciasse il nome
“Sono qui, non temere, andrà tutto bene” Questa fu’ l’unica cosa che Dean sentì prima di cadere nel sonno profondo indotto dall’angelo.
Castiel era al corrente di tutto, appena aveva saputo della morte di Sam era accorso, aveva cercato di salvarlo, ma purtroppo lui non era mai stato un angelo così potente da resuscitare i corpi senza vita e poi aveva cercato di entrare in contatto con Jack, ma la sua mente era così stravolta da tener lontano ogni cosa. Aveva provato anche con Dean ma c’era così tanto dolore, risentimento, rabbia e frustrazione nel giovane uomo che sarebbe stato inutile intervenire prima, sapeva come sarebbe andata a finire, Dean se la sarebbe presa anche con lui, avrebbe riversato tutta la collera su Castiel e non lo avrebbe potuto aiutare come era successo altre volte, non perché Dean fosse cattivo, era semplicemente il suo carattere e ormai lo conosceva.
Castiel decise di addormentare Dean, dando un po’ di pace a quell’anima tormentata, lo adagiò su una poltrona nella stanza dove si trovava anche Jack, così per qualsiasi cosa avrebbe potuto correre sia dall’uno che dall’altro. Li osservò triste e sperò che almeno i loro sogni fossero sereni.
Ma purtroppo così non fu’. I due ragazzi dormirono per diverse ore, ma Dean mugolò e si agitò più di una volta sussurrando il nome del fratello e Jack invece si svegliò gridando! Spaventò Dean che quasi cadde dalla poltrona e gridò il suo nome allarmato.
Jack era di nuovo sulla difensiva con gli occhi che gli brillavano di un arancione acceso e la mano tesa davanti a lui in direzione del cacciatore, respirando affannosamente. L’ultima immagine che aveva in testa era Dean che tentava ad ogni costo di fargli toccare il corpo di Sam per rianimarlo e quindi pensava di esser ancora lì all’obitorio.
Castiel si materializzò nella stanza “Jack calmati”
Jack spostò lo sguardo sull’angelo mettendolo a fuoco e si rilassò abbassando la mano ed le sue iridi tornarono del colore del cielo in primavera.
Dean si schiarì la voce “Scusami per ieri Jack… io non volevo.. ero fuori di me” biascicò poi però si rivolse all’angelo brusco “E tu dov’eri?!”
L’angelo dondolò la testa un po’ a disagio “Mi dispiace .. Ho saputo dell’accaduto solo dopo la morte di Sam”
Dean sbuffò e si alzò dalla poltrona arrabbiato, andò al mobile bar si versò un paio di Scotch trangugiandoli uno dietro l’altro come fossero acqua.
Jack e Castiel lo raggiunsero.
Adesso erano più tranquilli anche se la disperazione aleggiava tutt’intorno silenziosa. Dean evitava di guardarli, non riusciva a stare per più di qualche minuto in loro compagnia e si spostava di stanza in stanza, apparentemente occupato a far qualcosa, ma era solo illusione. Vedeva il volto del suo amato fratello ovunque. Passò davanti alla sua stanza da letto, soffermandosi davanti alla porta chiusa. Appoggiò la mano sulla maniglia per entrare, ma poi indugiò e rinunciò. Non entrando c’era l’illusione che Sam fosse proprio dietro a quella porta, come quando litigavano e lui si chiudeva in camera sua. Strinse le labbra cacciando indietro le lacrime e scosse la testa, quindi tolse la mano dalla maniglia e proseguì lungo il corridoio. Andò in garage con la bottiglia di scotch e si mise ad aggeggiare all’Impala, unica possibile distrazione.

Jack lo osservò, lui invece aveva bisogno di stare in compagnia di qualcuno voleva stare vicino all’unico fratello rimasto, ma sapeva che quando Dean si comportava così voleva solo stare da solo e così rimase Castiel a cercare di dar conforto al nephilim
“Jack riesco a sentire quanto ti senti responsabile, ma non è stata colpa tua, Michele ti stava manovrando non avresti potuto fare niente.” Gli disse ma Jack sollevò solo le spalle allontanandosi anche da lui.
Castiel decise di lasciarlo tranquillo e andò a controllare con discrezione che anche Dean stesse bene.

Jack sapeva cosa voleva Dean anche se forse il cacciatore dopo quanto successo non avrebbe mai più cercato di chiederglielo. Non era affatto sicuro di poter far rivivere Sam… Di potere ne aveva tanto, ma non aveva mai provato a dar la vita a qualcuno e se qualcosa fosse andato storto? Ma doveva provarci. Lo doveva fare per Dean e per Sam!
Sarebbe morto provandoci. Adesso pur di rimediare avrebbe fatto di tutto. Così si teletrasportò nell’obitorio, si chiuse dentro a chiave e fece tutti i sigilli per non far accedere gli angeli, o meglio, l’unico che adesso avrebbe potuto interferire, Castiel.


Rimase a fissare per un po’ il corpo di Sam e poi gli aprì la camicia sul petto, appoggiò entrambe le mani sopra concentrandosi, cercando in una parte della sua mente che teneva ben sigillata, perché era la parte legata ai ricordi di Lucifero e non aveva mai voluto entrare in contatto nemmeno lontanamente con la mente perversa del suo padre biologico, ma sapeva che Lucifero sapeva ed aveva il potere di riportare in vita qualcuno e così cercò di instaurare un contatto telepatico con la mente del padre per sapere cosa fare. I suoi occhi divennero arancioni e quando finalmente si rese conto d’aver accesso alla mente del demonio, la scandagliò freneticamente in cerca di ciò di cui aveva bisogno prima che il padre se ne accorgesse e lo bloccasse.
Castiel sollevò di colpo la testa. Cosa stava succedendo? Cercò di mettersi in ascolto e capire meglio cos’era quella strana frequenza che avvertiva.

Scoperte le parole enochiane da pronunciare, Jack staccò immediatamente il contatto con Lucifero, l’operazione lo aveva stancato, erano connessioni potenti per qualsiasi creatura extra terrena. Ma non voleva perdere altro tempo, così si concentrò sul corpo di Sam, pronunciò la formula ed iniziò a convergere il suo potere nel corpo di Sam attraverso i suoi palmi.
Era un’energia maledettamente potente che lì per lì destabilizzò Jack, ma non volle mollare e rimase concentrato.
Castiel avvertì come una scarica elettrica attraversargli il corpo, ma ancora non riusciva a capire di cosa si trattasse. Lasciò di nuovo Dean per cercare Jack, ma non lo trovò da nessuna parte lì nel Bunker, allora cercò di teletrasportarsi da lui ma sbatté contro qualcosa che glielo impedì e si ritrovo davanti alla porta della cella frigorifera dell’obitorio. Le pareti erano di un materiale opaco, semi trasparente e così Castiel poté vedere qualcuno all’interno e non gli ci volle molto per capire che si trattava del nephilim e quali fossero le sue intenzioni.
L’angelo si allarmò. Nessuna creatura celeste al di sotto dei Serafini e degli arcangeli era così potente e nemmeno un nephilim alle prime armi poteva fare una cosa del genere senza rimetterci la vita. Cercò di gridare o mettersi in contatto telepaticamente con lui ma non ci riuscì. Disperato si teletrasportò di nuovo da Dean.
“Dean!! Dean!! Jack è in pericolo di vita! Sta’ cercando di resuscitare Sam!”

***

Lucifero si raddrizzò e sorrise. Suo figlio. L’aveva avvertito eccome. Aveva sentito che voleva penetrare la sua mente e l’aveva lasciato fare, aveva visto cosa aveva cercato e quando aveva staccato il contatto i suoi occhi avevano brillato di rosso. Era un invocazione potente quella per la quale il Nephilim aveva mostrato interesse, classificata come Miracolo dagli uomini. Sorrise di nuovo. Il suo giovane ed inesperto figlio non sarebbe mai riuscito nell’impresa, forse era la volta buona che lui avrebbe potuto riaverlo con sé giocando d’astuzia. E mandò un demone a spiare, dicendogli di non farsi notare, di rimanere sotto forma di nebbia e riferirgli ogni cosa.

Nel frattempo Jack teneva duro, gli occhi e le mascelle serrate nello sforzo, le mani avevano iniziato a tremare e bruciargli, si sentiva il cuore martellargli nel petto e un senso di nausea, come se stesse per svenire, il potere era troppo forte per lui da gestire e prima di crollare a terra dovette staccare il contatto, si appoggiò sul corpo del cacciatore respirando pesantemente, non riuscendo a fermare il tremore sia per la spossatezza mentale che per il deperimento del corpo.
Poco dopo si risollevò controllando se aveva funzionato, se Sam era di nuovo lì. Appoggiò l’orecchio al petto per constatare se il cuore avesse ripreso a battere, ma si avvilì subito scoprendo che non era successo proprio niente. Era quasi svenuto e non c’era stato nemmeno un leggero sussulto.

Lucifero si stava già sfregando le mani immaginando come sarebbe andata a finire: Jack che non riusciva a riportare in vita Sam e lui che si manifestava comprensivo e faceva la proposta, la vita di Sam per il giovane nephilim cioè, Lucifero avrebbe fatto rivivere il cacciatore a patto che suo figlio Jack decidesse di seguirlo, forse era più un ricatto ma era sicuro che Jack avrebbe accettato.

***

Dean uscì da sotto la vettura guardando serio Castiel
“Cosa vuoi dire?!”
“Solo le creature celesti più potenti sono in grado di riportare in vita qualcuno! Con l’approvazione di Dio, Serafini ed arcangeli possono compiere quello che voi umani chiamate miracolo, i nephilim non sono nemmeno riconosciuti! E’ vero sono potenti, ma uno alle prime armi come Jack… verrà distrutto da quel tipo di potere!!”
“Perché non gliel’hai detto o impedito?!”
“Perché deve aver messo delle protezioni nella stanza. Io non posso accedere e non posso mettermi in contatto con lui telepaticamente.” Spiegò l’angelo alterato
Dean scattò in piedi, togliendo il carrello da sotto l’auto e preparandosi a salire, ma Castiel lo raggiunse e gli afferrò il braccio “Non c’è tempo!” Ed entrambi si teletrasportarono all’obitorio.

Jack aveva provato e riprovato, stancandosi sempre di più. Preso dallo sconforto, ormai all’estremo delle forze non vedendo risultati alla fine decise di modificare leggermente la formula enochiana. Era deciso a rimediare a tutti i costi e far sì che Dean fosse contento di lui.
“Ti dono tutto ciò che io sono! Se col mio potere tu puoi tornare in vita, prenditelo!” Gridò e poi con le lacrime agli occhi aggiunse sussurradogli “Sei tu quello che merita di vivere… Io non avrei nemmeno dovuto nascere. Ti voglio bene Sam” Si recise la gola con la lama angelica che aveva preso dagli oggetti del cacciatore appoggiati su un banco e recitò la formula accrescendo il potere con la sua grazia, cercando di dirigere e riversare la propria vita dentro Sam e il risultato fu’ impressionante una combinazione deflagrante.

Dean aveva udito le sue parole. Aveva picchiato forte alla porta con il pugno chiamando il nephilim
“Jack! Jack ti prego apri. Non fare pazzie!” Ma nessuna risposta era arrivata.
“Buttiamo giù la porta Dean!” Suggerì Castiel, mentre il cacciatore già si apprestava a prendere la rincorsa per colpire il battente con la spalla.
Poi videro una luce gialla nella cella frigorifera che diveniva sempre più intensa ed accecante e sentirono Jack gridare forte. Castiel si portò le mani alla testa con espressione sofferente, solo lui avvertiva un sibilo acuto provocato da ciò che stava avvenendo. Poco dopo la luce diminuì fino a spegnersi e non udirono più rumori.
Dean si lanciò tre, quattro volte contro la porta ed alla fine, pur quasi slogandosi una spalla, riuscì a buttarla giù. Mentre Castiel scuoteva la testa cercando di riprendersi.
Quando entrarono nella stanza trovarono Sam seduto a terra con il corpo del nephilim abbandonato tra le braccia.
“Sam!!” Pronunciò Dean con gli occhi lucidi e grandi per lo stupore.
Castiel si precipitò a vedere Jack.
“Non è morto ma è molto debole” Spiegò Sam mentre Dean gli gettava le braccia al collo.
Castiel usò il suo potere cercando di curare il ragazzo che gemette leggermente ma rimase incosciente.

Lucifero non si era aspettato una mossa del genere. Il nephilim nato dal diavolo aveva veramente sacrificato la propria vita e la propria grazia per una di quelle odiose ed insignificanti scimmie?! Non poteva essere suo figlio!!
Avrebbe dovuto essere spietato, insensibile ed invece nemmeno la cosa più pura e buona del pianeta avrebbe fatto un gesto come quello. E adesso? Non aveva più niente a cui aggrapparsi per riprendere il figlio con sé. Non poteva ricattarlo con niente! Ruggì furioso, uccidendo un paio di sfortunati demoni che erano lì vicino.

***

I due fratelli e Castiel riportarono Jack al Bunker.
Sam volle sapere cos’era successo e Dean gli raccontò ogni cosa mentre erano seduti al tavolo nell’ingresso, aspettando che Castiel uscisse dalla stanza di Jack dopo aver controllato le sue condizioni
“ .. Suppongo sia colpa mia.” Terminò Dean sentendosi responsabile “Se io non lo avessi trascinato lì…” Disse triste, poi l’angelo li raggiunse e i due cacciatori lo guardarono ansiosi.
“Sta riposando, il corpo era stato seriamente danneggiato, ma quello sono riuscito a guarirlo, ma ha perso la grazia, adesso è praticamente umano. Ma per sapere come sia potuto accadere dovremo aspettare che si riprenda.” Spiegò l’angelo e sospirò sedendosi lì con loro.

Passò una notte ed un giorno. Jack iniziò a dare segni di ripresa verso sera. Si mosse leggermente e mugolò, poi finalmente aprì gli occhi trovandosi di fronte il viso di Sam. Aveva due o tre cuscini dietro la schiena, quindi la sua posizione era semi seduta.
Il suo primo pensiero fu’ di esser morto, poi nel campo visivo entrarono anche Dean e Castiel.
Sbatté gli occhi e li strusciò con le mani convinto che adesso, quando avrebbe riaperto gli occhi, il volto di Sam sarebbe scomparso, ma non fu così.
“Hey Jack. Come ti senti?” Gli chiese Sam
“Sam?”
Il cacciatore gli sorrise e annuì con la testa
“Ce l’hai fatta pazzo di un nephilim!” Gli disse Dean con gli occhi lucidi, stringendogli la mano tra le sue riconoscente
Sam annuì di nuovo sorridendo dolcemente “Sì, bè .. Grazie.”
Jack spostò lo sguardo da un fratello all’altro sorridendo debolmente ma felice e gli occhi gli si riempirono di lacrime “Ce l’ho fatta.” Ripeté ancora incredulo “Sono riuscito a salvarti Sam. Ho fatto una cosa buona.”
Disse quasi chiedendo conferma. “Te l’ho sempre detto che tu non sei cattivo Jack” Sam lo abbracciò mentre Dean gli batté la mano dietro la schiena “Mi dispiace di aver dubitato di te. Puoi dirlo forte che ce l’hai fatta!”
Castiel che era rimasto in silenzio a guardarli in piedi con le braccia incrociate fino a quel momento si avvicinò guardandolo serio “Hai perso la tua grazia. Si può sapere cosa diamine è successo là dentro? Sei riuscito ad evocare un potere che solo gli arcangeli i Serafini e Dio in persona padroneggia!”
Smisero tutti di sorridere e si voltarono verso l’angelo corrucciato.
Jack alzò le spalle “Non ne ho idea … Io volevo dare la mia vita per Sam e ho ceduto deliberatamente la mia grazia.” Disse con calma Jack adesso affatto pentito del suo gesto ma felice che fossero tutti lì insieme.
“Sei stato un’incosciente.” Lo riprese Castiel arrabbiato
“Almeno … né Michele né Lucifero saranno più interessati a me adesso. Ed io potrò vivere una vita normale”
Dean lo guardò triste. Nessuno di loro avrebbe mai vissuto una vita serena e normale. Con o senza grazia, pur cercando di essere il più normale ed insignificante essere del pianeta, non se aveva avuto a che fare con loro. Ma non volle smontare la momentanea gioia del ragazzo, quindi non disse niente e si limitò a sorridere quando incrociò il suo sguardo.
La ripresa di Jack fu abbastanza veloce grazie all’aiuto di Castiel.
I due fratelli, soprattutto Dean, iniziarono a vedere Jack sotto una nuova luce, il nephilim adesso appariva più umano che mai ai loro occhi. E col passare del tempo divenne come un loro giovane fratello. Scherzavano e se ne prendevano cura, facendolo partecipare costantemente a qualsiasi cosa facevano, non lo lasciavano mai da solo e gli insegnavano o spiegavano tutto ciò che lui voleva sapere.
Dean e Castiel ogni tanto si scambiavano occhiate preoccupate che solo loro capivano al volo. Michele e Lucifero erano ancora là fuori e prima o poi avrebbero trovato un altro modo per raggiungere i loro vili propositi. Ma fino ad allora, potevano rilassarsi e godere un po’ di meritata normalità e tranquillità.

 

The End

~~Tutto quanto era stata velocissimo, questione di secondi l’ordine di Michele e l’impossibilità di fermare l’inesorabile fato. Solo una manciata di secondi, ma per Jack e Dean era stata come una scena girata alla moviola e come una moviola continuava a ripresentarglisi davanti agli occhi continuamente. Sam che gridava ferito alle spalle, si voltava, cercava di bloccare il braccio di Jack con una mano e ripararsi con l’altra, un’espressione terrorizzata sul viso e poi … Poi lo sguardo di chi d’improvviso si rende conto di essere fottuto. Sam che cadeva a terra … Due spasmi e poi più niente… Sam non si era mosso più, lo sguardo vuoto, vitreo .. senza vita. Una chiazza scura che si allargava sotto di lui.

Jack spalancò gli occhi boccheggiando disorientato vide Patience piangere disperata, inginocchiata davanti a lui con ancora il teaser tra le mani e Dean lì alla sua destra che cercava di riprendere il controllo del proprio corpo e gridava il nome del fratello.
Il cacciatore voleva andare da Sam ma il corpo non voleva ancora obbedire, doveva riprendersi dal torpore indotto e dallo sconvolgimento che aveva creato la connessione telepatica, cercò di alzarsi, ma i piedi scivolavano sull’erba mentre annaspava frenetico e disperato pensando che magari non era troppo tardi per salvare suo fratello, ma dovevano farlo subito.
Jack era come imbambolato. Non stava succedendo veramente. Doveva essere un sogno. Tutto questo era opera di Michele, sicuramente era un suo trucco, stava manipolando ancora la sua mente per farlo capitolare. Doveva essere un orribile incubo! Non poteva essere la realtà, pensava.
Tutto sembrava muoversi ancora al rallenty, le grida di Dean come tutti gli altri suoni arrivavano ovattate, sentiva il rumore dei suoi respiri, il sangue che pulsava e scorreva nelle orecchie.
Eppure qualcosa gli stava dicendo che era proprio la realtà quella che stava affrontando in quel momento.
Di fianco alla sua sinistra il corpo disteso ed immobile di Sam che pareva solo addormentato.
Poi di colpo si sentì scuotere forte. Sbatté gli occhi. Davanti al suo viso Dean stava sbraitando qualcosa che lui ancora non capiva e lo scuoteva energicamente tenendolo per le spalle. Cercò di concentrarsi e finalmente arrivarono anche le sue parole
“Jack! Non è troppo tardi! Ti prego fa qualcosa! Sei un fottuto angelo!! Salva Sam! Riportalo indietro!!”
Jack non aveva cambiato espressione continuava a fissare Dean con un’espressione strana, turbata e confusa, dischiuse le labbra e voltò la testa per guardare Sam, poi voltò di nuovo la testa in avanti, abbassando lo sguardo sulle proprie mani, con i palmi rivolti verso l’alto.
“Sì! Esatto!! Tu lo puoi fare!! Jack!!” Di nuovo la voce allarmata e speranzosa di Dean che però era così lontana ed incorporea.
Jack fissò per qualche altro secondo le sue mani poi disse solamente “L’ho ucciso io”
Deglutì, lasciò ricadere le mani sul terreno dove era ancora seduto, gli occhi si riempirono di lacrime che poi iniziarono scivolare lungo le guance. Un pianto silenzioso, senza nemmeno un singhiozzo, con lo sguardo fisso in avanti rivedendo ancora la morte di Sam.
“No! Non l’hai ucciso tu!! E’ stato Michele!! Lui ha ucciso Sam!! Ti prego Jack! Torna in te!! Aiuta Sammy!” Dean continuava ad urlare ma Jack non lo sentiva affatto era come chiuso in un guscio d’ovatta, non voleva stare lì!! Non voleva quella realtà, voleva svegliarsi!!
Dean lo schiaffeggiò forte un paio di volte, quindi lo afferrò di nuovo per il colletto della maglietta e lo strattonò di nuovo con vigore, ma Patience tra le lacrime afferrò le braccia di Dean
“Fermati ti prego! Fermo Dean. Sam è…” Balbettò, ma Dean non le fece terminare la frase
“Non lo dire!! Lui … Jack lo riporterà indietro!! Jack lo farà…” Ma adesso non era più così convinto nemmeno lui e dopo aver posato di nuovo gli occhi colmi di un dolore intenso, profondo e bruciante sul corpo di Sam emise un paio di singhiozzi prima di accasciarvisi sopra e piangere disperatamente. Non era possibile .. Non così. Un momento prima erano lì a parlare e adesso…
Patience posò il teaser e piangendo si mise ad accarezzare dolcemente la schiena del più vecchio dei fratelli Winchester e nessuno dei due notò quando Jack si alzò e scomparve.

***

Patience sollevando la testa si accorse che Jack non c’era più
“Dean… Jack! .. Jack è sparito!” Disse preoccupata e Dean sollevò di scatto la testa con gli occhi rossi e lucidi di pianto “Cos…?” Si mise in piedi guardandosi intorno stizzito ed esausto. Non aveva voglia adesso di doversi mettere a cercare e giocare a nascondino con quella stupida creatura! Se non poteva riportare suo fratello indietro non gliene fregava un fico secco di Jack e dei suoi stupidi problemi adolescenziali!! Si disse in un impeto di rabbia, mentre Patience si era messa a gridare il nome del ragazzo a gran voce.
Ma poi Dean guardò ancora suo fratello pensando a quanto invece Sam tenesse a Jack, a quanto aveva detto e fatto per lui, a quanto ci aveva creduto, avevano persino litigato all’inizio per la cocciutaggine che Sam aveva dimostrato nell’aiutare il nephilim e sicuramente adesso lo stava rimproverando dall’aldilà.
Dean scosse la testa e si asciugò altre due lacrime che avevano osato bagnargli le guance e tirò su col naso
“Oh d’accordo Sam! Vado a cercarlo … Mi prenderò io cura di lui adesso .. Lo so che vuoi questo”
Così poi si fece aiutare da Patience a spostare il corpo del fratello. Dean non aveva ancora né la testa né il coraggio di seppellirlo, così decise di portarlo all’obitorio più vicino e metterlo in una di quelle celle frigorifere, che avrebbero conservato il corpo.. almeno per un paio di giorni. Poi si decise a mettersi alla ricerca del nephelim, il guaio era che non aveva la più pallida idea di dove potesse essere. Quello si era teletrasportato chissà dove… Il mondo era vasto.
Il cacciatore cercò di riflettere, aveva notato in più occasioni quanto Jack fosse atterrito quelle rare volte che aveva fatto del male o ucciso qualcuno in passato anche se per errore o per salvare vite altrui, quindi probabilmente uccidere Sam anche se non era stata sua intenzione, doveva averlo sconvolto enormemente. Dove mai poteva essere andato Jack? A cercar vendetta? In cerca qualcuno che potesse aiutarlo a far tornare Sam? O forse a cercare di farla finita?
Dean si passò esasperato le mani nei capelli chiudendo gli occhi per un secondo. Non riusciva a pensare, aveva appena lasciato il corpo di suo fratello in una cella frigorifera ed aveva cuore ed anima straziati dal dolore, come poteva pensare ad altro?! Ma doveva sforzarsi e così iniziò la ricerca di tutti i possibili luoghi dove aveva visto Jack più a suo agio, iniziò proprio da tutte le stanze e gli anfratti del Bunker. Già, ma perché avrebbe dovuto esser lì? Nel Bunker si sarebbe sentito protetto ed al sicuro solo se ci fosse stato Sam, solo quando c’era Sam … ma adesso quel luogo lo avrebbe solo fatto soffrire di più, come stava facendo soffrire Dean, perché tutto là dentro ricordava suo fratello.
Patience voleva aiutare quindi prese una pianta del posto ed anche un atlante e con un pendolo in mano, tentò di rintracciare Jack usando quelle poche nozioni di magia che conosceva.
Ma dove diavolo poteva essersi cacciato?

***

Jack si ritrovò in una vecchia casa abbandonata, lì per lì neanche sapeva come ci era finito, si guardò intorno e la riconobbe subito. La casa dov’era nato, dove tutto aveva avuto inizio, dove aveva incontrato Sam e Dean per la prima volta e un posto dove stranamente adesso si sentiva al sicuro, dove si sentiva più vicino a sua madre. Camminò lentamente fino all’angolo dove Sam lo aveva trovato, appoggiò la schiena alla parete e si lasciò scivolare a terra, incrociò le braccia circondandosi le ginocchia, appallottolandosi e dopo aver lasciato cadere anche la testa iniziò a piangere come un bambino disperato. Perché alla fine quello era, in realtà lui era nato da poco più di tre mesi. … Tre mesi! Durante i quali aveva conosciuto la cattiveria ed il dolore degli uomini e degli angeli.. Aveva scoperto che non era un semplice umano, quanto avrebbe potuto esser pericoloso.
Si ricordò di quando Sam si era messo con pazienza ad insegnargli come usare i suoi poteri, voleva che spostasse una semplice matita con la forza del pensiero e alla fine c’era riuscito e si era spaventato, Sam lo aveva trovato in un angolo raggomitolato come adesso.
Jack sollevò il viso come se adesso vedesse Sam lì davanti a lui con espressione preoccupata confortandolo, ascoltandolo e credendo in lui, dicendo che non era malvagio anche se era nato da Lucifero; Gli porgeva una mano per aiutarlo a rialzarsi… Jack scoppiò a piangere nuovamente nascondendo il volto nell’incavo del braccio. Mentre il ricordo proseguiva: - Perché fai tutto questo per me? – Gli aveva domandato e Sam semplicemente gli aveva risposto fiducioso – Perché so come ci si sente a sentirsi diverso a sentire che c’è qualcosa che non va’ in te.. ed essere spaventato da ciò che sei e da ciò che puoi fare, ma io ho avuto un grande aiuto da parte della mia famiglia, da Dean e Cass … Perciò adesso voglio aiutare te, perché tu non sei cattivo Jack ...-
Si lasciò sfuggire un gemito carico di angoscia e disperazione. Non era cattivo? Eppure aveva appena ucciso chi aveva detto così.
Aveva temuto il suo potere fin dal principio! Sapeva cos’era in grado di fare! Scaraventava la gente e gli oggetti facendoli volare a metri di distanza! Poteva lanciare sfere infuocate! Come aveva fatto Sam a dire che non era cattivo?!
Aprì una mano davanti a se’ osservandola, sembrava una semplice mano, carnagione rosea, un palmo cinque dita eppure dotata di un’incredibile energia, un’energia distruttiva!
E scagliando la mano avanti a se’ con ira fece esplodere un vecchio tavolino di legno e sgretolò come se fosse polvere il grosso muro in pietra che si trovava sulla sua traiettoria, lasciando un buco tondeggiante e quando la polvere si dissipò vide il lago con le acque placide, immobili, tutto il contrario di quello che lui adesso sentiva dentro di sé e questo lo esasperò maggiormente
“Come facevi a credere che io non fossi malvagio??!!!” Urlò frustrato con quanto fiato aveva in gola.
“Perché non mi hai spedito all’inferno quando potevi??!! … Perché adesso provo questo dolore straziante nel petto?!!! Che cos’è?!!” Gridò piangendo abbandonando di nuovo le braccia lungo il busto. E poi dopo altri singhiozzi si portò le mani al petto premendo i palmi “Forse dovrei usarli contro di me…” Singhiozzò pronto a farsi del male, forse se avesse avuto il coraggio di dirigere tutto il suo potere contro se stesso sarebbe morto, ciò che si meritava, ma una voce lo fece sobbalzare “Non farlo”
Jack sollevò di scatto la testa guardando nella direzione da cui era giunta, nel buco del muro si stagliava una figura ma Jack sapeva benissimo chi era, aveva riconosciuto quella voce.
Dean fece qualche altro passo verso di lui “Non farlo Jack” Ripeté con voce dolce calma e triste
Jack lo fissava ancora con le lacrime che non volevano più fermarsi e con un leggero broncio tremolante, proprio come un bambino quando gli si è rotto il giocattolo più prezioso
“Perché? … Avrei dovuto farlo già da molto tempo. Adesso Sam sareb ..” Le parole gli morirono in gola strozzate.
Tra Dean ed il nephilim non s’era mai instaurato un rapporto profondo, o almeno, non profondo come era stato con Sam, ma adesso c’era rispetto e comunque affetto da parte di Jack per Dean
Dean scosse leggermente la testa.
“Sam …” Dean deglutì cercando di sciogliere il groppo alla gola che si era formato pronunciando quel nome, chiuse un secondo gli occhi riprendendosi, perché non doveva piangere lì, adesso doveva dare conforto ad un ragazzo così disperato da voler togliersi la vita. Doveva fargli cambiare idea. Quindi ricacciò indietro le lacrime e cercando di tenere un dolce e calmo tono di voce continuò “Sam non lo avrebbe permesso… Sammy non vorrebbe questo… e non lo voglio nemmeno io. .. Ho già perso lui .. Ti prego Jack ..” Allungò un braccio, protendendo la mano, proprio come aveva fatto Sam.
Jack fissò a lungo quella mano tesa verso di lui per un momento che parve interminabile, dove entrambi rimasero immobili come statue. Era come un appiglio di salvataggio a cui aggrapparsi.
Poi finalmente Jack fece scivolare lentamente le braccia verso terra ed allungò la propria mano allacciandola a quella del cacciatore e lasciandosi tirare in piedi.
Dean lo abbracciò d’impulso per qualche secondo in silenzio, una cosa che non aveva mai fatto, ma entrambi sentirono quanto ne avevano bisogno e poi con una mano appoggiata alla sua schiena lo sospinse dolcemente, accompagnandolo mentre uscivano da quell’edificio.
“Torniamo a casa” Disse poi avvicinandosi all’Impala.
Patience da dentro l’auto li guardava con gli occhi lucidi, ma sollevata di aver ritrovato il ragazzo incolume.

Il viaggio di ritorno fu silenzioso. Ognuno chiuso nei propri cupi pensieri, Dean si nascondeva dietro a quella sua maschera da uomo duro, con il volto teso ed espressione incazzata, guardando la strada e contraendo la mascella, Patience al posto del passeggero guardava triste fuori dal finestrino, ogni tanto si udiva solo qualche leggero singhiozzo o il tirare su col naso di Jack, seduto al centro del sedile posteriore, con le guance ancora lucide per le lacrime, teneva la reclinata verso il basso e di tanto in tanto si massaggiava il petto.
Dean era in pieno conflitto emotivo. L’odio prevaleva. Odiava la vita, odiava se stesso, odiava gli angeli, odiava Sam e odiava Jack…. Alzò gli occhi per guardarlo attraverso lo specchietto. No, non poteva odiarlo, non era colpa sua. Sospirò
“Quello che senti è una conseguenza dell’amore … Passerà … con il tempo” Disse piano.
Jack incrociò il suo sguardo attraverso il piccolo specchio ovale solo un’istante, giusto il tempo di far capire a Dean che lo aveva ascoltato, poi tornò a ripiegarsi nuovamente sul sedile. Non gli piacevano i sentimenti!! Perché aveva dovuto ereditare questo lato umano??!!
Prima di andare al Bunker riaccompagnarono Patience a casa sua.
“Hey … tutto bene? Insomma, se avete bisogno io posso restare ancora con voi” Si offrì prima di scendere dall’auto, spostando lo sguardo preoccupata sui due ragazzi distrutti, ma Dean scosse la testa
“Ce la caveremo, ti ringrazio .. per tutto” Poi la guardò avviarsi verso casa e aprire la porta di casa, Patience si voltò e fece un ultimo cenno di saluto prima di scomparire all’interno.
Dean sospirò di nuovo, avviò il motore e guidò fino all’obitorio, aveva ancora una piccolissima scintilla di speranza per Sam. Jack avrebbe almeno dovuto provare a portarlo in vita.
“Andiamo” Disse Dean scendendo dall’Impala deciso.
Jack che non si era mai spostato da quella posizione fino a quel momento, sollevò la testa immaginando di trovarsi davanti all’ingresso del Bunker ed invece vide un altro edificio
“Dove siamo?” Chiese scendendo a sua volta dall’auto e seguendo il cacciatore che non volle dirgli niente finché non entrarono
“All’obitorio? Perché?!” Chiese Jack allarmato
Dean allora si fermò guardandolo affranto “Ti prego Jack… almeno provaci… Ti chiedo solo di provarci..”
Jack deglutì e annuì, seguendo Dean fino alla cella frigorifera dove si trovava il corpo del fratello.
Vederlo fu per il ragazzo uno shock maggiore. Si bloccò sulla porta ed indietreggiò spaventato scuotendo la testa. Dean lo afferrò per il braccio “Jack! Jack calmati ti prego! Jack, sei la nostra unica speranza! Ti prego provaci!”
Jack ansimava rischiando l’iperventilazione, ma Dean lo trattenne saldamente, trascinandolo all’interno e gli fece appoggiare la mano sul petto di Sam. Jack sussultò e lanciò un gemito disperato. Il corpo era gelato e Jack era completamente fuori di sé per un misto di panico e orrore. Come avrebbe potuto concentrarsi in quelle condizioni? Perché Dean si comportava così?!
“Dean ti prego… Io non .. Non ci riesco” Singhiozzò lasciandosi cadere in ginocchio scosso da un tremore incontrollabile. Jack era così stremato che alla fine si accasciò su sé stesso perdendo i sensi e Dean allora si rese conto di aver esagerato.. che non stava facendo altro che torturare il ragazzo in questo modo. Lo aveva esasperato e in questo modo non poteva certo aiutare Jack e nemmeno Sam.
Gli si strinse il cuore, ma che diavolo gli era preso? Aveva perso la testa. .. E’ solo che ci aveva sperato così ardentemente….
Raccolse il nephilim tra le braccia, riportandolo in auto e poi al Bunker, sdraiandolo su un letto. Rimase ad osservarlo triste e preoccupato per qualche istante. In quel momento non sembrava affatto la creatura più potente dell’universo. Il figlio del diavolo. Era solo un ragazzo profondamente turbato per la perdita di una persona a lui cara e Dean era preoccupato perché non lo aveva mai visto svenire, non era un buon segno.
Alla fine vinto dall’angoscia, sentendosi così dannatamente solo e sconfitto sollevò il volto al soffitto invocando l’unico rimasto in grado di dargli un po’ di aiuto e conforto, ma lui l’aveva già sentito ancora prima che pronunciasse il nome
“Sono qui, non temere, andrà tutto bene” Questa fu’ l’unica cosa che Dean sentì prima di cadere nel sonno profondo indotto dall’angelo.
Castiel era al corrente di tutto, appena aveva saputo della morte di Sam era accorso, aveva cercato di salvarlo, ma purtroppo lui non era mai stato un angelo così potente da resuscitare i corpi senza vita e poi aveva cercato di entrare in contatto con Jack, ma la sua mente era così stravolta da tener lontano ogni cosa. Aveva provato anche con Dean ma c’era così tanto dolore, risentimento, rabbia e frustrazione nel giovane uomo che sarebbe stato inutile intervenire prima, sapeva come sarebbe andata a finire, Dean se la sarebbe presa anche con lui, avrebbe riversato tutta la collera su Castiel e non lo avrebbe potuto aiutare come era successo altre volte, non perché Dean fosse cattivo, era semplicemente il suo carattere e ormai lo conosceva.
Castiel decise di addormentare Dean, dando un po’ di pace a quell’anima tormentata, lo adagiò su una poltrona nella stanza dove si trovava anche Jack, così per qualsiasi cosa avrebbe potuto correre sia dall’uno che dall’altro. Li osservò triste e sperò che almeno i loro sogni fossero sereni.
Ma purtroppo così non fu’. I due ragazzi dormirono per diverse ore, ma Dean mugolò e si agitò più di una volta sussurrando il nome del fratello e Jack invece si svegliò gridando! Spaventò Dean che quasi cadde dalla poltrona e gridò il suo nome allarmato.
Jack era di nuovo sulla difensiva con gli occhi che gli brillavano di un arancione acceso e la mano tesa davanti a lui in direzione del cacciatore, respirando affannosamente. L’ultima immagine che aveva in testa era Dean che tentava ad ogni costo di fargli toccare il corpo di Sam per rianimarlo e quindi pensava di esser ancora lì all’obitorio.
Castiel si materializzò nella stanza “Jack calmati”
Jack spostò lo sguardo sull’angelo mettendolo a fuoco e si rilassò abbassando la mano ed le sue iridi tornarono del colore del cielo in primavera.
Dean si schiarì la voce “Scusami per ieri Jack… io non volevo.. ero fuori di me” biascicò poi però si rivolse all’angelo brusco “E tu dov’eri?!”
L’angelo dondolò la testa un po’ a disagio “Mi dispiace .. Ho saputo dell’accaduto solo dopo la morte di Sam”
Dean sbuffò e si alzò dalla poltrona arrabbiato, andò al mobile bar si versò un paio di Scotch trangugiandoli uno dietro l’altro come fossero acqua.
Jack e Castiel lo raggiunsero.
Adesso erano più tranquilli anche se la disperazione aleggiava tutt’intorno silenziosa. Dean evitava di guardarli, non riusciva a stare per più di qualche minuto in loro compagnia e si spostava di stanza in stanza, apparentemente occupato a far qualcosa, ma era solo illusione. Vedeva il volto del suo amato fratello ovunque. Passò davanti alla sua stanza da letto, soffermandosi davanti alla porta chiusa. Appoggiò la mano sulla maniglia per entrare, ma poi indugiò e rinunciò. Non entrando c’era l’illusione che Sam fosse proprio dietro a quella porta, come quando litigavano e lui si chiudeva in camera sua. Strinse le labbra cacciando indietro le lacrime e scosse la testa, quindi tolse la mano dalla maniglia e proseguì lungo il corridoio. Andò in garage con la bottiglia di scotch e si mise ad aggeggiare all’Impala, unica possibile distrazione.

Jack lo osservò, lui invece aveva bisogno di stare in compagnia di qualcuno voleva stare vicino all’unico fratello rimasto, ma sapeva che quando Dean si comportava così voleva solo stare da solo e così rimase Castiel a cercare di dar conforto al nephilim
“Jack riesco a sentire quanto ti senti responsabile, ma non è stata colpa tua, Michele ti stava manovrando non avresti potuto fare niente.” Gli disse ma Jack sollevò solo le spalle allontanandosi anche da lui.
Castiel decise di lasciarlo tranquillo e andò a controllare con discrezione che anche Dean stesse bene.

Jack sapeva cosa voleva Dean anche se forse il cacciatore dopo quanto successo non avrebbe mai più cercato di chiederglielo. Non era affatto sicuro di poter far rivivere Sam… Di potere ne aveva tanto, ma non aveva mai provato a dar la vita a qualcuno e se qualcosa fosse andato storto? Ma doveva provarci. Lo doveva fare per Dean e per Sam!
Sarebbe morto provandoci. Adesso pur di rimediare avrebbe fatto di tutto. Così si teletrasportò nell’obitorio, si chiuse dentro a chiave e fece tutti i sigilli per non far accedere gli angeli, o meglio, l’unico che adesso avrebbe potuto interferire, Castiel.


Rimase a fissare per un po’ il corpo di Sam e poi gli aprì la camicia sul petto, appoggiò entrambe le mani sopra concentrandosi, cercando in una parte della sua mente che teneva ben sigillata, perché era la parte legata ai ricordi di Lucifero e non aveva mai voluto entrare in contatto nemmeno lontanamente con la mente perversa del suo padre biologico, ma sapeva che Lucifero sapeva ed aveva il potere di riportare in vita qualcuno e così cercò di instaurare un contatto telepatico con la mente del padre per sapere cosa fare. I suoi occhi divennero arancioni e quando finalmente si rese conto d’aver accesso alla mente del demonio, la scandagliò freneticamente in cerca di ciò di cui aveva bisogno prima che il padre se ne accorgesse e lo bloccasse.
Castiel sollevò di colpo la testa. Cosa stava succedendo? Cercò di mettersi in ascolto e capire meglio cos’era quella strana frequenza che avvertiva.

Scoperte le parole enochiane da pronunciare, Jack staccò immediatamente il contatto con Lucifero, l’operazione lo aveva stancato, erano connessioni potenti per qualsiasi creatura extra terrena. Ma non voleva perdere altro tempo, così si concentrò sul corpo di Sam, pronunciò la formula ed iniziò a convergere il suo potere nel corpo di Sam attraverso i suoi palmi.
Era un’energia maledettamente potente che lì per lì destabilizzò Jack, ma non volle mollare e rimase concentrato.
Castiel avvertì come una scarica elettrica attraversargli il corpo, ma ancora non riusciva a capire di cosa si trattasse. Lasciò di nuovo Dean per cercare Jack, ma non lo trovò da nessuna parte lì nel Bunker, allora cercò di teletrasportarsi da lui ma sbatté contro qualcosa che glielo impedì e si ritrovo davanti alla porta della cella frigorifera dell’obitorio. Le pareti erano di un materiale opaco, semi trasparente e così Castiel poté vedere qualcuno all’interno e non gli ci volle molto per capire che si trattava del nephilim e quali fossero le sue intenzioni.
L’angelo si allarmò. Nessuna creatura celeste al di sotto dei Serafini e degli arcangeli era così potente e nemmeno un nephilim alle prime armi poteva fare una cosa del genere senza rimetterci la vita. Cercò di gridare o mettersi in contatto telepaticamente con lui ma non ci riuscì. Disperato si teletrasportò di nuovo da Dean.
“Dean!! Dean!! Jack è in pericolo di vita! Sta’ cercando di resuscitare Sam!”

***

Lucifero si raddrizzò e sorrise. Suo figlio. L’aveva avvertito eccome. Aveva sentito che voleva penetrare la sua mente e l’aveva lasciato fare, aveva visto cosa aveva cercato e quando aveva staccato il contatto i suoi occhi avevano brillato di rosso. Era un invocazione potente quella per la quale il Nephilim aveva mostrato interesse, classificata come Miracolo dagli uomini. Sorrise di nuovo. Il suo giovane ed inesperto figlio non sarebbe mai riuscito nell’impresa, forse era la volta buona che lui avrebbe potuto riaverlo con sé giocando d’astuzia. E mandò un demone a spiare, dicendogli di non farsi notare, di rimanere sotto forma di nebbia e riferirgli ogni cosa.

Nel frattempo Jack teneva duro, gli occhi e le mascelle serrate nello sforzo, le mani avevano iniziato a tremare e bruciargli, si sentiva il cuore martellargli nel petto e un senso di nausea, come se stesse per svenire, il potere era troppo forte per lui da gestire e prima di crollare a terra dovette staccare il contatto, si appoggiò sul corpo del cacciatore respirando pesantemente, non riuscendo a fermare il tremore sia per la spossatezza mentale che per il deperimento del corpo.
Poco dopo si risollevò controllando se aveva funzionato, se Sam era di nuovo lì. Appoggiò l’orecchio al petto per constatare se il cuore avesse ripreso a battere, ma si avvilì subito scoprendo che non era successo proprio niente. Era quasi svenuto e non c’era stato nemmeno un leggero sussulto.

Lucifero si stava già sfregando le mani immaginando come sarebbe andata a finire: Jack che non riusciva a riportare in vita Sam e lui che si manifestava comprensivo e faceva la proposta, la vita di Sam per il giovane nephilim cioè, Lucifero avrebbe fatto rivivere il cacciatore a patto che suo figlio Jack decidesse di seguirlo, forse era più un ricatto ma era sicuro che Jack avrebbe accettato.

***

Dean uscì da sotto la vettura guardando serio Castiel
“Cosa vuoi dire?!”
“Solo le creature celesti più potenti sono in grado di riportare in vita qualcuno! Con l’approvazione di Dio, Serafini ed arcangeli possono compiere quello che voi umani chiamate miracolo, i nephilim non sono nemmeno riconosciuti! E’ vero sono potenti, ma uno alle prime armi come Jack… verrà distrutto da quel tipo di potere!!”
“Perché non gliel’hai detto o impedito?!”
“Perché deve aver messo delle protezioni nella stanza. Io non posso accedere e non posso mettermi in contatto con lui telepaticamente.” Spiegò l’angelo alterato
Dean scattò in piedi, togliendo il carrello da sotto l’auto e preparandosi a salire, ma Castiel lo raggiunse e gli afferrò il braccio “Non c’è tempo!” Ed entrambi si teletrasportarono all’obitorio.

Jack aveva provato e riprovato, stancandosi sempre di più. Preso dallo sconforto, ormai all’estremo delle forze non vedendo risultati alla fine decise di modificare leggermente la formula enochiana. Era deciso a rimediare a tutti i costi e far sì che Dean fosse contento di lui.
“Ti dono tutto ciò che io sono! Se col mio potere tu puoi tornare in vita, prenditelo!” Gridò e poi con le lacrime agli occhi aggiunse sussurradogli “Sei tu quello che merita di vivere… Io non avrei nemmeno dovuto nascere. Ti voglio bene Sam” Si recise la gola con la lama angelica che aveva preso dagli oggetti del cacciatore appoggiati su un banco e recitò la formula accrescendo il potere con la sua grazia, cercando di dirigere e riversare la propria vita dentro Sam e il risultato fu’ impressionante una combinazione deflagrante.

Dean aveva udito le sue parole. Aveva picchiato forte alla porta con il pugno chiamando il nephilim
“Jack! Jack ti prego apri. Non fare pazzie!” Ma nessuna risposta era arrivata.
“Buttiamo giù la porta Dean!” Suggerì Castiel, mentre il cacciatore già si apprestava a prendere la rincorsa per colpire il battente con la spalla.
Poi videro una luce gialla nella cella frigorifera che diveniva sempre più intensa ed accecante e sentirono Jack gridare forte. Castiel si portò le mani alla testa con espressione sofferente, solo lui avvertiva un sibilo acuto provocato da ciò che stava avvenendo. Poco dopo la luce diminuì fino a spegnersi e non udirono più rumori.
Dean si lanciò tre, quattro volte contro la porta ed alla fine, pur quasi slogandosi una spalla, riuscì a buttarla giù. Mentre Castiel scuoteva la testa cercando di riprendersi.
Quando entrarono nella stanza trovarono Sam seduto a terra con il corpo del nephilim abbandonato tra le braccia.
“Sam!!” Pronunciò Dean con gli occhi lucidi e grandi per lo stupore.
Castiel si precipitò a vedere Jack.
“Non è morto ma è molto debole” Spiegò Sam mentre Dean gli gettava le braccia al collo.
Castiel usò il suo potere cercando di curare il ragazzo che gemette leggermente ma rimase incosciente.

Lucifero non si era aspettato una mossa del genere. Il nephilim nato dal diavolo aveva veramente sacrificato la propria vita e la propria grazia per una di quelle odiose ed insignificanti scimmie?! Non poteva essere suo figlio!!
Avrebbe dovuto essere spietato, insensibile ed invece nemmeno la cosa più pura e buona del pianeta avrebbe fatto un gesto come quello. E adesso? Non aveva più niente a cui aggrapparsi per riprendere il figlio con sé. Non poteva ricattarlo con niente! Ruggì furioso, uccidendo un paio di sfortunati demoni che erano lì vicino.

***

I due fratelli e Castiel riportarono Jack al Bunker.
Sam volle sapere cos’era successo e Dean gli raccontò ogni cosa mentre erano seduti al tavolo nell’ingresso, aspettando che Castiel uscisse dalla stanza di Jack dopo aver controllato le sue condizioni
“ .. Suppongo sia colpa mia.” Terminò Dean sentendosi responsabile “Se io non lo avessi trascinato lì…” Disse triste, poi l’angelo li raggiunse e i due cacciatori lo guardarono ansiosi.
“Sta riposando, il corpo era stato seriamente danneggiato, ma quello sono riuscito a guarirlo, ma ha perso la grazia, adesso è praticamente umano. Ma per sapere come sia potuto accadere dovremo aspettare che si riprenda.” Spiegò l’angelo e sospirò sedendosi lì con loro.

Passò una notte ed un giorno. Jack iniziò a dare segni di ripresa verso sera. Si mosse leggermente e mugolò, poi finalmente aprì gli occhi trovandosi di fronte il viso di Sam. Aveva due o tre cuscini dietro la schiena, quindi la sua posizione era semi seduta.
Il suo primo pensiero fu’ di esser morto, poi nel campo visivo entrarono anche Dean e Castiel.
Sbatté gli occhi e li strusciò con le mani convinto che adesso, quando avrebbe riaperto gli occhi, il volto di Sam sarebbe scomparso, ma non fu così.
“Hey Jack. Come ti senti?” Gli chiese Sam
“Sam?”
Il cacciatore gli sorrise e annuì con la testa
“Ce l’hai fatta pazzo di un nephilim!” Gli disse Dean con gli occhi lucidi, stringendogli la mano tra le sue riconoscente
Sam annuì di nuovo sorridendo dolcemente “Sì, bè .. Grazie.”
Jack spostò lo sguardo da un fratello all’altro sorridendo debolmente ma felice e gli occhi gli si riempirono di lacrime “Ce l’ho fatta.” Ripeté ancora incredulo “Sono riuscito a salvarti Sam. Ho fatto una cosa buona.”
Disse quasi chiedendo conferma. “Te l’ho sempre detto che tu non sei cattivo Jack” Sam lo abbracciò mentre Dean gli batté la mano dietro la schiena “Mi dispiace di aver dubitato di te. Puoi dirlo forte che ce l’hai fatta!”
Castiel che era rimasto in silenzio a guardarli in piedi con le braccia incrociate fino a quel momento si avvicinò guardandolo serio “Hai perso la tua grazia. Si può sapere cosa diamine è successo là dentro? Sei riuscito ad evocare un potere che solo gli arcangeli i Serafini e Dio in persona padroneggia!”
Smisero tutti di sorridere e si voltarono verso l’angelo corrucciato.
Jack alzò le spalle “Non ne ho idea … Io volevo dare la mia vita per Sam e ho ceduto deliberatamente la mia grazia.” Disse con calma Jack adesso affatto pentito del suo gesto ma felice che fossero tutti lì insieme.
“Sei stato un’incosciente.” Lo riprese Castiel arrabbiato
“Almeno … né Michele né Lucifero saranno più interessati a me adesso. Ed io potrò vivere una vita normale”
Dean lo guardò triste. Nessuno di loro avrebbe mai vissuto una vita serena e normale. Con o senza grazia, pur cercando di essere il più normale ed insignificante essere del pianeta, non se aveva avuto a che fare con loro. Ma non volle smontare la momentanea gioia del ragazzo, quindi non disse niente e si limitò a sorridere quando incrociò il suo sguardo.
La ripresa di Jack fu abbastanza veloce grazie all’aiuto di Castiel.
I due fratelli, soprattutto Dean, iniziarono a vedere Jack sotto una nuova luce, il nephilim adesso appariva più umano che mai ai loro occhi. E col passare del tempo divenne come un loro giovane fratello. Scherzavano e se ne prendevano cura, facendolo partecipare costantemente a qualsiasi cosa facevano, non lo lasciavano mai da solo e gli insegnavano o spiegavano tutto ciò che lui voleva sapere.
Dean e Castiel ogni tanto si scambiavano occhiate preoccupate che solo loro capivano al volo. Michele e Lucifero erano ancora là fuori e prima o poi avrebbero trovato un altro modo per raggiungere i loro vili propositi. Ma fino ad allora, potevano rilassarsi e godere un po’ di meritata normalità e tranquillità.

 

The End

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