189 ROAD

di Tima_Las
(/viewuser.php?uid=1076150)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 20 DICEMBRE 2016 ***
Capitolo 2: *** 13 APRILE 2015 ***
Capitolo 3: *** 24 DICEMBRE 2016 ***
Capitolo 4: *** I TAPPA New York -Cleveland // Parte 1 ***
Capitolo 5: *** 13 APRILE 2015 // PARTE 2 ***
Capitolo 6: *** I TAPPA: New York - Cleveland // Parte 2 ***
Capitolo 7: *** 20 APRILE 2015 ***
Capitolo 8: *** I TAPPA: New York - Cleveland // Parte 3 ***
Capitolo 9: *** 12 MAGGIO 2015 ***
Capitolo 10: *** I TAPPA: New York - Cleveland // Parte 4 ***
Capitolo 11: *** 14 MAGGIO 2015 ***
Capitolo 12: *** I TAPPA: New York - Cleveland // Parte 5 ***



Capitolo 1
*** 20 DICEMBRE 2016 ***


20 DICEMBRE 2016

Newburgh, Hudson Valley

 

"Ethan?" domandò Gerald aprendo la porta della camera da letto trovando il moro seduto sul bordo, mani unite, le braccia appoggiate alle gambe, gli occhi lucidi di un pianto silenzioso. Non si era mai permesso di piangere e quelle poche volte in cui era accaduto era sempre stato un pianto silenzioso così che nessuno potesse udirlo. Era cresciuto così.

"Hey..." sussurrò il ragazzo avvicinandosi all'altro posandogli un braccio sulla spalla sedendosi al suo fianco.

"Perdonami..."sussurrò Ethan guardando a terra.

"Non è facile neppure per me, ma non possiamo...continuare così..." disse sospirando alzando il viso scrutando lo squarcio di paesaggio che la finestra di fronte a loro proponeva. Un paesaggio pallido, perfino i tetti rossi delle case apparivano sbiaditi ai loro occhi, l'erba di un tenue grigio, i muri bianchi sporcati da una tenera fuliggine, il cielo carico di nubi, pesante e greve.

"Manca..." sussurrò talmente flebilmente il moro che Gerald quasi credette di aver percepito un suo pensiero più che le sue parole.

"Andiamocene via, non rimaniamo qui."

"Ma è Natale Gerald..." rispose deglutendo cercando di trattenere le lacrime "Ci vorranno a casa, ci assilleranno...sapevano...tutto...e ora più che mai non ci lasceranno andare da nessuna parte. Tu i tuoi io i miei..."

"E noi invece non ci andremo da loro..." disse spostandogli il viso delicatamente con le mani così che potesse vederlo negli occhi "Non ci andremo perchè staremo male, perchè ad ogni angolo ci sembrerà di vederlo entrare, sentiremo perfino la sua voce, sentiremo pronunciare i nostri nomi e sentiremo le sue risate, fino a quando non calerà il sole e il buio peggiorerà ogni cosa...non passeremo un giorno a piangere perchè si sarebbe arrabbiato tantissimo se solo fosse venuto a conoscenza di una cosa simile." disse concludendo con un piccolo e triste sorriso.

"E...che faremo allora?" domandò Ethan.

"Prendiamo la macchina e andiamo..." rispose il ragazzo.

"E dove?" domandò allibito il moro "Partiamo così solo perchè non riusciamo a sopportare di passare questi giorni con nessuno? Dai Gerald..."

Gerald si alzò aprendo la cassettiera, al fondo della camera da letto, frugando nel primo cassetto mostrando, voltandosi, una cartellina di cartone color azzurro, tornò a sedersi sul letto aprendola sul materasso.

"E'...da un po' che la tengo...non...sapevo se mostrartela o no." disse lasciando che le carte si spargessero sul letto e un diario dalla copertina di pelle marroncina toccasse la coperta "Voleva...fare questo viaggio da anni. Non ci siamo mai riusciti..."

"Gerald..."

"Facciamolo noi per lui! Voleva dirtelo...voleva dirtelo quando sarebbe stato sicuro di partire, ti voleva con noi." disse il ragazzo prendendo una mano del moro nelle sue "Facciamolo per lui...a suo nome..."

"No...io...io non so seme la sento..."

"Guarda! Ti prego..."disse mettendogli in mano un foglio ricoperto da una fine calligrafia, alcune parole evidenziate e sottolineate con i più disparati colori: rosso, verde, giallo, azzurro e fucsia decoravano la pagina, nomi in grassetto e appunto ai lati "Leggi...è...tutto pronto. Aveva..." si fermò riprendendo fiato ricacciando le lacrime che anche lui minacciava di versare "Aveva pensato ad ogni cosa...è un viaggio di sei mesi..."

"Sei? Gerald come faccio col mio lavoro?" domandò il moro.

"Ho io i soldi permantenere entrambi."

"No..."

"Si! Perchè ti voglio con me, io parto...il 24 dicembre metterò le valige in macchina e la mattina del 25 partirò, vieni con me Ethan."

"Io..."

"Questo è il suo sogno..."

"Era il suo...non il nostro."

"Lo facciamo a nome suo..."

"Gerald..."

"A nome di chi abbiamo amato e che con noi avrebbe voluto fare questo viaggio. Lo porteremo con noi...e lo...lasceremo andare..."

"Sei mesi?"

"Si...sei mesi...per tutti gli Stati Uniti. 188 giorni per la verità. C'è un percorso, motel, luoghi da vedere, ristoranti da provare e...foto da fare..." disse trovando un foglietto scritto in una bellissima calligrafia fine ed elegante con un pennino ad inchiostro.

"Voglio farne una al Grand Canyon."

Ethan sorrise appena sfiorando con le dita quella corta scritta.

"Partiamo in macchina?"

"Se per te va bene o potremmo prendere un camper..."

"Mi sentirei più tranquillo." rispose Ethan "Cosa dico ai miei?"

"Nulla. Lascia una lettera, capiranno. Se dicessimo ai nostri di questo viaggio ce lo impedirebbero."

"E' da pazzi..."

"No...è da Travis."rispose sorridendo facendo tornare per pochi attimi il sorriso anche sul volto dell'altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 13 APRILE 2015 ***


13 APRILE 2015

New York

 

"Amore alzati..."

"Hum..."

"Alzati! Devo andare al lavoro! Mi serve la macchina, non posso tornare ad accompagnarti."

"Prendo l'autobus..."

"Sei sicuro?"

"Si..." sorrise il biondo voltandosi "Sta tranquillo, va." disse baciandolo "Sul serio non sto scherzando vai, prendo l'autobus, che cosa può accadermi? Ti amo."

"Ti amo anch'io..."

"Cosa vuoi per cena?"

"Hum...cinese? Lo prendo io tornando."

"E cinese sia...ti fai dare un po' di quella salsina scura che mi piace tanto?"

"Si chiama salsa di soia, Travis e si me ne farò dare un po'." disse baciandogli la fronte "Copriti bene, fa freddo oggi."

"Si, mammina..."

"Alzati..." sorrise "Ci vediamo questa sera?"

"Ho il turno di pranzo. Gerald..."

"Si?" domandò il ragazzo indossando la giacca e sistemandosi la cravatta sotto la gola.

"Ti amo..."

"Lo so..." sorrise tornando a baciarlo "Ti amo anch'io..." sorrise separandosi da quel soffice bacio sfiorandogli il viso con la mano per poi correre alla porta "Devo andare..."

"Ci vediamo a cena." rispose Travis scostando le coperte posando i piedi a terra.

Gerald Clark, ventinove anni, una laurea in giurisprudenza al college di Harvard, diversi tirocini alle spalle nei più disparati Stati del mondo, un lavoro che non riteneva appagante, infondo era stato il sogno dei suoi genitori, ma abbastanza soddisfacente per ritenersi libero nonostante la fissa presenza del padre in uno degli studi d'avvocati più rinomati della città di New York, la "ClarkLaw" specialisti in cause finanziarie e tributarie. Lavoro che aveva ereditato dal padre e di cui ora era socio.

Fisico sportivo, amante dell'aria aperta, gite sullo yacht di famiglia all'ancora nella baia di New York, settimane in montagna e tempo libero nella sua palestra privata. Amava la vita Gerald, amava sorridere e spassarsela e amava in particolare una persona: Travis.

Travis Dixon, venticinque anni, capelli chiarissimi, lisci,  tagliati alle spalle, magrolino e dallo scarso appetito dovuto agli anni passati a vivere con la madre e i suoi tre fratelli in una piccola casa fuori dalla grande città arrancando ogni mese con quel poco che la donna poteva mettere in tavola. Lavorava come aiuto cuoco in un locale del centro da alcuni mesi, nonostante Gerald si fosse offerto di trovargli più volte un lavoro, ma non aveva mai accettato.

Vivevano assieme da due anni, ovviamente i genitori di Gerald non avevano accolto l'omosessualità del figlio nel migliore dei modi, ma ormai le acque sembravano essersi acquietate.

Gerald salì in macchina, una costosa Lamborghini nera, dirigendosi alla studio come ogni mattina, alzò la radio quando avvertì, di sottofondo, la sua canzone preferita seguendone il ritmo con le dita strette al volante.

"Dovevo prendere la metro." sbuffò il ragazzo vedendo il traffico di fronte a se.

Impiegò una buona mezz'ora ad attraversare l'isolato parcheggiando di fronte al palazzo nel quale aveva lo studio, lanciò le chiavi al portiere, che lo salutò, e chiamò l'ascensore.

"Ciao Gerald!" disse un ragazzo.

"Ciao Mark..." sorrise Gerlad salutando il suo vecchio amico e collega.

"Abbiamo quella riunione oggi..."

"Già...e non ho pronto nulla." sospirò guardando il numero del piano sul display.

"Come sempre ti salvo il culo." ghignò quando l'amico lo spintonò appena facendolo entrare in ascensore.

"Simpatico come sempre..." sorrise Gerald "Piano?"

"Quindicesimo..."

"Come?"

"Oh ma dai...ho bisogno del mio portafortuna." disse guardando il soffitto "La segretaria..."

"A bhe certo...portafortuna..." sorrise Gerald "Io vado in sala riunioni...ti aspetto la."

"Ma non hai nulla di cui discutere!"

"Bhe appunto così ti presenterai." disse scoppiando a ridere.
 

++
 

"Per questo vi sto proponendo un accordo, non possiamo vincere senza avere in mano le carte..."

"Aspetta! Aspetta..." disse Gerald lasciando cadere la mano sul tavolo da riunione di fronte a se "Chi ha mai parlato d'accordo? Non mi metto in affari con uno che ha la fedina penale più sporca di un criminale di prima categoria."

"Si da il caso che questo criminale abbia in mano mezza New York..." disse l'uomo, un avvocato sulla cinquantina spesso in affari con lo studio di proprietà Clark.

"L'altra mezza no." ghignò Gerald guardando poi il suo cellulare vibrare sul tavolo.

"Non si era detto di spegnerli?" domandò Mark.

"Scusate..." disse il ragazzo alzandosi quando, corrucciando la fronte, vide un numero a lui sconosciuto ma abbastanza corto per farlo allarmare.

Si alzò uscendo velocemente dalla sala riunioni rispondendo al telefono.

"Gerald Clark." rispose.

"Signor Clark?"

"Si, sono io...chi parla?"

"Lenox Hill Hospital... dovrebbe venire qui."

"I...io?" domandò perplesso "E' successo qualcosa?" subito il pensiero corse ai suoi genitori.

"Si lei, il signor Travis Dixon è qui da noi." Gerlad sgranò gli occhi non riuscendo a proferire parola.

"Signor Clark?"

"S...si..."

"Resti in linea e mi ascolti, il signor Dixon è vivo. Ha avuto un incidente, ma è vivo...riesce a parlare ora?"

"Si...credo...credo di si. Che è successo a Travis?"

"Venga qui."

"Certo..." disse chiudendo la chiamata guardandosi attorno pochi attimi prima d'incamminarsi velocemente per il corridoio lontano dalla sala riunioni.

"Gerald?" lo chiamò Mark uscendo "Stiamo aspettando te! Dove vai?"

"Travis è all'ospedale! Devo andare, chiudi tu."

"Ma Gerald!"

"Non posso Mark!" urlò quando le porte dell'ascensore si chiusero di fronte a se.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 24 DICEMBRE 2016 ***


24 DICEMBRE 2016

 

Ethan chiuse la cerniera del borsone sedendosi sospirando sul letto. Non intendeva portarsi altro per il viaggio, avrebbe acquistato l'occorrente durante le varie tappe e si sarebbe fermato in qualche lavanderia automatica a sistemare quei pochi abiti che aveva deciso di portare con se. Era la vigilia di Natale, quella sera sarebbe dovuto andare a cena dai suoi genitori a pochi isolati di distanza e quella volta non avrebbe avuto nessuno da portare o da chiamare per assicurarsi che stesse bene, perché si lui festeggiava la sera della vigilia e Travis no. Sorrise appena voltando lo sguardo sulle fotografie incorniciate poste sul comodino al fianco del letto.

Il cellulare squillò facendogli voltare il viso verso il rumore della suoneria alta e acuta.

"Chi è ancora?" sbuffò alzandosi rispondendo senza guardare il numero.

"Sono quasi pronto."

"Ah...bene...io sono qui fuori."

"Gerald?" domandò perplesso "Che fai davanti casa mia? Credevo fossi mia sorella..."

"Senti...hai spazio in cortile?" domandò il giovane avvocato.

"E'?"

"Guarda fuori, ti vedo dietro la tenda..."

Ethan si avvicinò alla finestra scostando la tenda bianca che apriva l'infisso al secondo piano di quella classica abitazione americana dal tetto spiovente tipica della zona di campagna fuori New York.

"Oh Gesù..." sussurrò.

"No lui nasce domani in realtà...che faccio?" domandò il ragazzo al telefono guardando verso il moro attraverso il sottile vetro alzando il braccio.

"Scendo." rispose Ethan riattaccando qualche attimo dopo. Si voltò guardando la stanza prendendo un lungo respiro prima di decidersi a scendere al piano inferiore aprendo la porta d'ingresso.

"Hai già speso metà delle miglia a disposizione con l'affitto?" domandò avviandosi per il vialetto d'ingresso.

"In realtà l'ho comprato. Anche se tu potevi far a meno di venire a rinchiuderti a Gloversville per questi giorni..."

"Non potevo sopportare la nostra casa...scusa...Che cosa?" esclamò il moro razionalizzando poi le parole di quello che, fino a prova contraria, era il suo compagno.

"Ed è tuo..."

"No! No, no, no e no!"

"Le carte dicono il contrario..." sorrise Gerald indicandolo "Sai un camper a mio nome desterebbe sospetti considerando che, nonostante la mia età, mio padre ha libero accesso ai miei incartamenti...storia complicata."

"Quindi hai deciso che comprarlo a nome mio, misero segretario di una ditta di software che può giustificare soltanto i soldi con cui vive, era una cosa...logica."

"Più o meno..." rispose sovrappensiero.

"Stai scherzando? Si chiama falso! Hai falsificato dei documenti."

"Nel caso la legge chiedesse i conti mi difenderò da solo allora." rispose ironicamente Gerald "E assolutamente no...oh dai domani è Natale consideralo un regalo. Fai quello che vuoi, domani partiamo. Posso?" disse indicando con il pollice il mezzo dietro di se.

"Fare cosa?"

"Parcheggiarlo a casa tua..."

"Hai attraversato mezzo stato immagino che a questo punto tu ti aspetti un si come risposta..." sospiro Ethan "Lo sai guidare?"

"Fino a qui si." sorrise aprendogli la portiera del passeggero "Dai sali."

Ethan si avvicinò dubbioso prima di salire sul camper e guardarsi attorno.

"Facciamo un veloce tour dopo...portiamolo dentro." disse sorridendo Gerald prendo di nuovo il suo posto di guida e mettendolo in moto.

"Io non ho i soldi per pagarmi questo coso..."

"E che problema c'è? Ci sono io..." sorrise il ragazzo ingranando la prima "Nel retro?"

"Si per favore, per fortuna i vicini sono già partiti o lo avrebbe già saputo mezza New York."

"Ah no, in quello potrei batterti. Potrei arrivare a tre quarti di New York..."

"Perchè non tutta?"

"Bambini e vecchi non contano..." sorrise percorrendo il vialetto e fermando il camper dietro casa "Bene..."

"Bene..."

"Domani alle cinque sono qui."

"Alle cinque?" disse Ethan.

"Non voglio trovare traffico e voglio partire prima che i miei si sveglino. E' Natale, sono zio ricordi?"

"Bello lasciare dei bambini il giorno di Natale. Non ceni con loro questa sera?"

"Oh dai mi considerano solo per i regali, per il resto dell'anno sono "Ah si...giusto ho uno zio Gerald..."...ad ogni modo...no, non festeggiamo la vigilia, di solito il pranzo di Natale..."

"Come Travis..." disse abbassando lo sguardo malinconico.

"Già..." sussurrò Gerald.

"...bhe...io...dovrei già essere la." rispose poi rassegnato Ethan.

"Ethan..."

"Lo so Gerald lo so..." disse passandosi le mani sul viso.

"Manca anche a me..." sospirò il ragazzo "Mi...manca come mi manca l'aria..."

"Posso sopravvivere qualche ora...e poi scompariamo di qua."

"Hai chiamato al lavoro?"

"No...no chiamerò mentre saremo in viaggio." rispose guardando in alto il cielo grigio di quella vigilia di Natale.

"Perchè torni a casa? Se non festeggi rimani qui..."

"Mi piacerebbe, ma non ho con me nulla. Non credevo che me lo avrebbero fatto portare via subito." disse sorridendo "Lo avessi saputo...sai...parcheggiare nel centro di New York non era...così comodo." rispose sorridendo "Verrò in macchina domani."

"Bhe..." sorrise Ethan "Mi spiace farti tornare indietro e fra poche ore farà buio...e poi come scusa?" domandò guardandosi attorno.

"Accidenti..."

"Buonasera Gerald..."

"Non...l'avevo considerato..."

"Dai vieni con me, domani mattina partiamo prima, andiamo a prendere la tua roba e partiamo." sospirò indicandogli la porta sul retro "Avviso che avremo un ospite..."

"I tuoi non mi possono vedere Ethan..."

"I miei non ti diranno una sola parola..." disse prendendo una mano del ragazzo nella sua "Ricordi cosa abbiamo promesso a Travis?"

"Che non ci saremmo mai separati..."

"Quindi loro non hanno voce in capitolo." rispose guardandolo negli occhi "Forza entra, finisco di prepararmi e andiamo." disse posandogli una mano sulla schiena incitandolo a procederlo di qualche passo sulla corta scala di legno del retro, nella veranda classica americana con due sedie a dondolo ai lati della porta della cucina coperta da una zanzariera sottile prima della ben più spessa porta di legno chiaro.

"Prendi qualcosa da bere...ne ho bisogno pure io..." sorrise Ethan "Scendo subito."

"Si..." rispose Gerald trafficando nella dispensa trovando delle bottiglie ormai iniziate di alcolici.

Ethan salì di nuovo in camera da letto convincendosi ad indossare gli abiti che aveva lasciato sul letto proprio per quella sera mentre, poco prima, era intento a chiudere il borsone.

Lo sguardo ricadde di nuovo sulle immagini del comodino, Travis abbracciato a lui e a Gerald gli sorrideva mostrando il suo sorriso perfetto, gli occhi azzurri, ma profondi come il più blu degli oceani, quei capelli troppo lunghi e che spesso gli aveva chiesto di accorciare ricevendo un sonoro "no" di risposta.

Gli mancava la sua voce, la sensazione di averlo ancora per casa, di sentirlo camminare e di sentire il suo nome pronunciato dalle sue labbra era tale da farlo impazzire, diverse volte l'aveva chiamato non ancora conscio di tutto quello che era accaduto in quei mesi.

Sarebbe riuscito a sopportare quelle ore insieme ai suoi genitori, sua sorella e suo fratello guardarlo ostile, come un lebbroso solo per il fatto di avergli confessato di essere omosessuale? Il padre non gli avrebbe rivolto la parola e la presenza di Gerald non avrebbe facilitato i rapporti.

Ruotò gli occhi guardando ogni angolo della stanza prima di prendere al volo il borsone e scendere le scale.

"Prendiamo la mia macchina, andiamo a prendere le tue cose e partiamo."

"Che?"

"Partiamo ora! Partiamo ora ti prego o impazzisco!"

"Ora?"

"Adesso Gerald!" disse fissandolo negli occhi.

"Prendiamo il camper, guidi tu."

"Non so guidare quel coso!"

"E' come la macchina, se prendiamo la macchina poi dobbiamo tornare qui invece...mentre io salgo tu tieni d'occhio quel gioiellino, prendo la mia roba e andiamo."

"Va...va bene..." disse stupito per poi raccogliere al volo le chiavi che il ragazzo gli lanciò.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I TAPPA New York -Cleveland // Parte 1 ***


I TAPPA New York -Cleveland

Parte 1

 

Ethan guardò dubbioso la strada stagliarsi sempre più isolata di fronte a loro, il cielo grigio non prometteva nessun miglioramento e di sicuro, entrambi, non l'avrebbero né chiesto, né preteso.

Un fine nevischio aveva cominciato ad imbiancare i bordi delle strade e di sicuro si sarebbe fatto sempre più intenso dirigendosi verso l'interno.

Il moro voltò il viso guardando fuori dal finestrino al suo fianco, poco a poco i grattacieli, poi i palazzi, le villette a schiera e ora le piccole casette stavano lasciando spazio a sempre più ampi campi e piccoli boschi al fianco della via. Erano in viaggio da ormai diverse ore, ormai pieno pomeriggio la luce del giorno stava andando a scemare e sicuramente, a casa, qualcuno si era già accorto della loro scomparsa.

"Smettila di piangere." disse Gerald non distogliendo lo sguardo dalla strada.

"Scusa..." rispose Ethan passandosi le mani sulle guance asciugando gli occhi.

"Non ti scusare." Gerald conosceva Ethan da diversi anni, Ethan poteva sembrare un blocco di marmo, indifferente ad ogni cosa, ma ben sapeva che così non era. Sospirò guardandolo solo pochi attimi tornando a fissare la strada "Lo so che vorresti piangere, anch'io vorrei ma...non farlo."

"No..."
"Parliamo un po' forza. Hai fame?" domandò Gerald cercando d'abbozzare un piccolo sorriso "Potremmo fermarci al primo ristorante che incontriamo...oppure potremmo cucinare qualcosa."

"E' la vigilia di Natale, se troviamo anche un solo negozio aperto qui fuori è un miracolo." rispose Ethan guardandosi attorno.

"Oh dai, nei film trovano sempre negozi aperti anche in piena notte! E perfino a Natale, anzi in special modo a Natale, c'è sempre il protagonista che ha dimenticato qualche condimento che la moglie vuole e corre a comprarlo."

"Appunto...nei film, Gerald. Noi non siamo in un film per nostra sfortuna." sospirò alzandosi.

"Hey! Dove vai? Siediti Ethan!"

"Ho solo bisogno di un sorso d'acqua..." rispose camminando attentamente nel piccolo estretto corridoio mentre il compagno rallentò la velocità del camper.

"Senti io non sono bravo con questo...coso come lo chiami tu, ma sono certo che nessuno si debba alzare mentre è in marcia."

"Lo so! Lo so..." disse tornando a sedersi sul sedile del passeggero scuotendo la bottiglia di fronte a se "Scusa..."

"Non...non ti scusare.Sono io che mi devo scusare, sono assillante, mi preoccupo e...Dio santo sarebbe stata la prima cosa che avrei fatto pure io alzarmi su un camper in movimento, avrei fatto anche di peggio, ma questi mesi..."

"Gerald è stata dura per tutti e...specialmente per te."

"Anche per te...tu eri li, ogni attimo eri li...Cambiamo discorso?" domandò il guidatore seguendo con lo sguardo la strada "Come l'hai detto a casa?"

"Ho...lasciato una lettera sul bancone della cucina. E ho lasciato a casa il mio cellulare. Ricordami di comprarne uno nuovo appena troveremo un negozio.Tu?"

"Ho chiamato mia sorella e le ho detto di non cercarmi." disse sorridendo "Va bene ho lasciato una mail, sono più informatico di un informatico."disse ridendo.

"Io sono un segretario, non centro nulla con chi...fa quelle cose al computer! In realtà non so come abbia fatto ad ottenere quel lavoro e ormai non mi interessa più visto che lo perderò...di nuovo..." disse guardando di fronte a se.

"Non perderai nulla, ti assumo io."

Ethan scoppiò a ridere scuotendo le spalle.

"Perché ridi?"

"Perché tu mi ci vedi vestito da pinguino in un grande palazzo di New York...dai..."

"Sai rispondere a un telefono?"

"Certo che si."

"Segnare appuntamenti su un'agenda?"

"Si..."

"Bhe allora sei assunto, non vedo che cosa ci trovi di strano."

"Sarà...Gerald aspetta! E' una tavola calda?"

"Si! Ci fermiamo?"

"Certo..."

 

++

 

"Grazie." rispose Ethan quando la cameriera gli posò di fronte un piatto di carne ricolmo di verdure grigliate.

Gerald ringraziò a sua volta quando anche a lui fu servito il suo pasto: un hamburger colante di salsa e formaggio fuso seguito da patatine fritte.

"State andando a festeggiare la vigilia?" sorrise la ragazza posando in mezzo altavolo un paio di boccette di ketchup e senape.

"In un certo senso..."rispose Gerald mentre la giovane si allontanò.

"Dovremmo cercare un negozio d'alimentari, non abbiamo con noi nulla." disse Ethan a bassa voce tagliando la carne a piccoli tocchetti.

"Ti si fredda così..." Ethan scosse le spalle, incurante delle parole del compagno.

"Appena risaliamo posso vedere il diario?" domandò guardandolo in viso.

"Certo..."

"Dove andiamo?"

"Stiamo andando a Pittsburg, sono 377 miglia. La sua prima tappa è New York –Cleveland..."

"Cleveland? Che andiamo a fare a Cliveland?" domandò perflesso "Pensavo...nulla lascia perdere..." disse abbassando il viso nascondendo un piccolo sorriso.

"Fatti vedere..." sorrise Gerald "Non nasconderti...non vorrebbe..."

"Lo so..." disse alzando il volto "Pensavo che...andassimo diretti a Los Angeles o Las Vegas..."

"Ci andremo non tipreoccupare. E se ti stai chiedendo cosa faremo a Cleveland, basta leggere. C'è tutto...posti dove mangiare, luoghi da vedere, cose da provare...più o meno imbarazzanti. Maledetto bastardo questa cosa non me l'aveva detta." Ethan sorrise passandosi una mano sugli occhi.

"Gerald..."

"Hum..." rispose il compagno masticando un boccone.

"Grazie...non so come avrei fatto se non ci fossi stato tu."

"Zitto e mangia ragazzino." sorrise il ragazzo indicandogli il piatto con un dito.

"Si, ragazzino...ho quasi trent'anni vecchio, con chi credi di parlare?"

"Mi hai dato del vecchio?" esclamò Gerald sorridendo.

"Vecchio e decrepito..." sorrise inforcando della verdura.

"Ti va di guidare dopo?" domandò Gerald.

"No...perdonami col buio io..."

"Tranquillo..."

"Posso domani? Non vedo bene con il buio e non mi fido...non è la mia macchina..."

"Ethan! Smettila di scusarti o giustificarti. Va tutto bene..." sorrise posandogli una mano sulla sua stringendo appena le dita "Dai mangia...dobbiamo andare a comprare qualcosa di scorta, facciamo rifornimento e poi dobbiamo cercare un posto dove fermarci per dormire."

"Sai...non sembri un figlio di papà nato in un grattacielo."

"Hei!" sorriseGerald.

"Però grazie..."

"Guido io la sera, non ti devi preoccupare." sorrise Gerald indicandogli il piatto "Mangia...sembra buona su, sei dimagrito troppo per i miei gusti."

 

++

 

"Bene! Siamo in mezzo al nulla!"

"A quanto pare..."

"Che facciamo?"

"Hem...mangiamo?" domandò Gerald.

"Gerald...fa freddo,sta nevicando e noi siamo su una provinciale da ore, non abbiamo incontrato una macchina...e dubito che questo coso funzioni anche senza allacci a..."

"Questo coso si chiama camper..." sbuffò Gerald "Senti...questa sera, ora ci calmiamo, siamo partiti all'improvviso, sta andando anche tutto fin troppo bene per essere la Vigilia e tutto così avventato. Siamo al coperto,qualcosa possiamo scaldarlo, non finirà la batteria. Mangiamo qualcosa di caldo, ci corichiamo e domani continueremo il viaggio...calmo perfettino." sorrise Gerald accarezzandogli il viso "Calmo...Accostiamo e cuciniamo qualcosa, domani ci rimettiamo in moto."

"Scaldiamo un po' d'acqua per...che cos'hai comprato?" domandò Ethan voltando il sedile del passeggero verso l'interno del camper prima d'alzarsi.

"Oh...noodles!" esclamò alzandosi dal posto di guida "Scaldiamoli ti prego! Li amo..." Ethan rise avvicinandosi al ragazzo posandogli una mano sulla schiena.

"Accendiamo il riscaldamento...forse?"

"Certo."

"Non restiamo a piedi però, vero?" domandò guardando Gerald.

"Non credo..." disse guardandosi attorno "Ho una batteria carica di scorta!"

"Allora non ti fidi!" sorrise il moro "Dai dammi, cosa devo fare? Acqua e basta?"

"Sono un maestro inquesti io!" disse mostrandogli le due scatolette.

"Gerald se ti piaccionoio posso cucinarli...perchè li prendi confezionati?" domandò guardando le istruzioni sulla confezione.

"Io non so cucinare..."

"Perchè non me ne ero accorto..." sorrise Ethan "Lascia a me i viveri, è una delle poche cose che so fare. Occupati di guidare tu...e di gestire tutto il resto."

"Ah giusto...allora, ci sono sei posti."

"Ma siamo in due!"

"Dobbiamo stare comodi, comunque dicevo...sei posti letto, bagno dietro quella porta e doccia. Cucina...altre cose che non ricordo ma c'è il libretto nel cuscrotto." disse sorridendo "Era uno dei migliori rimasti, sai le feste..."

"Gerald è fin troppo..." disse scuotendo le scatolette liofilizzate prima di aprirne una e posarla sul piano di lavoro di fianco al lavandino mentre l'acqua, sul fuoco, iniziò a scaldarsi.

"Ethan..."

"Hum..."

"Hai...già ricevuto i risultati?"

"No." rispose interrompendo la conversazione.

"Neppure io..." sospirò Gerald "Gli ultimi erano negativi..."

"Gerald...ti prego..."

"Dobbiamo parlarne Ethan!" disse sedendosi al tavolo.

"Ora?"

"Si ora!" disse alzando la voce "Li abbiamo fatti nello stesso periodo."

"Senti..."

"Ethan! Non parlo di nulla, non ti sto chiedendo nulla, ma non puoi far finta di niente in questo!" disse aspettando che si voltasse "Guardami..."

"Gerald..."

"Come te li comunicano?"

"Cosa?"

"Gli esami! Ethan non fare il finto tonto!"

"Via mail..." rispose voltandosi controllando l'acqua sul fuoco.

"Bhe abbiamo il mio computer per controllare." disse voltandosi scavando in uno dei cassetti.

"No! Non ti azzardare!" urlò scagliandosi contro il compagno cercando di fermargli le mani.

"Ethan!"

"No!"

"Smettila!!! Non puoi fingere di non sapere!!!"

"No! Gerald! No! Tiprego..." urlò con voce rotta.

"Ethan basta!"

"No!"
"Guardo prima la mia mail va bene! Guardo prima la mia!"

"No!" disse con occhi lucidi ringhiando.

"Si Ethan!" esclamò estraendo il portatile posandolo sul tavolo "Siediti..." disse scostandolo di dosso tenendogli una mano "Coraggio..."

"Non lo voglio sapere."

"Lo devi sapere...cosa cambia Ethan? Se abbiamo..." disse deglutendo "Ce l'abbiamo, non possiamo più farci nulla esatto? E' così...cosa ci cambia non saperlo?" Il ragazzo lo guardò preoccupato. "Mi collego prima io..." disse accendendo il computer a cui attaccò il dispositivo per il collegamento internet.

Prese un lungo respiro aprendo il browser di ricerca, bypassando il programma diretto alla mail personale. Digitò l'account e la password aspettando che la pagina caricasse alcuni secondi. Scorse l'elenco delle mail ricevute, leggendo i vari mittenti, nessuna mail dall'ospedale.

"Non c'è..."

"Tu l'hai fatto dopo di me?" domandò Ethan asciugandosi con il dorso della mano le lacrime.

"Non c'entra nulla! Scrivi dai..." disse voltandogli il computer "La connessione è protetta, non sanno dove siamo."

Ethan sospirò scrivendola mail e password non premendo l'invio.

"Faccio io?"

"Si ti prego..."disse alzandosi allontanandosi, per quanto possibile, dal tavolino.

"Posso leggere?"

"C'è?" domandò sgranando gli occhi.

"Volevo solo sapere se posso leggere le tue cose..."

"Leggi..." sussurrò abbassando il viso coprendoselo con le mani.

Calò il silenzio per un paio di minuti prima che il ragazzo scattasse e si avvicinasse al compagno.

"Allora?"

"Non c'è...ho letto due volte, non c'è...calmati..." disse afferrandogli le mani "Calmo..."

"Ho paura Gerald..." disse scoppiando finalmente a piangere.

"Hey..." il ragazzo si alzò abbracciandolo contro di se.

"Ho paura..."

"Anch'io ho paura Ethan, ho paura..." disse stringendolo a se "Ma ascoltami...alza il viso! Guardami..." disse posandogli le mani sulle guance obbligandolo ad alzare gli occhi "Non cambierà nulla..."

"Non è vero!"

"Si invece...se lo siamo già? Cosa cambia?"

"Che siamo fottuti!"

"Quello si, ma cosa cambia?"

"Nulla..." disse sottovoce.

"Visto...e ora asciugati queste lacrime e mangiamo."

 

++

 

Gerald sorrise voltando la pagina.

"Iniziamo domani allora..." sorrise leggendo le prime tappe "Abbiamo in programma un museo, un paio di ristoranti, fotografie...o no..."

"No cosa?" sorrise Ethan "Domani è Natale non ci faranno entrare in nessun museo!"

"No è...che...ho dimenticato la macchina fotografica." disse pensoso "Me la regali per Natale?" domandò ridendo.

"Scordatelo!" sorrise leggendo il diario "Compratela da solo!"

"Ethan..."

"Hum..."

"E' passata la mezzanotte..." disse in un sussurro guardando l'orologio al suo polso.

"Buon Natale..." sussurrò abbassando il viso "Anche a Travis."

"Buon Natale Travis..." rispose Gerald coprendo entrambi le mani del moro con le proprie "E' felice Ethan...sono sicuro che ovunque sia lui ora è la persona più felice di questo mondo e di tutti gli altri..."

"Ne sono convinto pure io..."

"Sta anche nevicando..."

"Amava la neve." sorrise Gerald.

"Per noi domani un pò meno, siamo in un piazzale, fuori da una città che non conosciamo e dobbiamo muovere questo ammasso di roba..."

"Ci penseremo!" sorrise Gerald "Chissà a casa..."

"Oh i miei hanno chiamato la cia." sorrise Ethan "Ma non mi importa..."

"Io darò scandalo come sempre..." disse Gerald sorridendo.

"Sai cosa...?"

"Cosa?"

"Sono 189 giorni, non 188..." disse Ethan passandosi una mano sotto al mento.

"Dormiamo, partiamo presto domani." sorrise il compagno baciandogli la fronte.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 13 APRILE 2015 // PARTE 2 ***


13 APRILE 2015

Lenox Hill Hospital

Gerald scese in strada correndo ignorando le urla del portiere che, immediatamente, uscì dalla grande porta di vetro.

"Signor Clark?" nessuna risposta, il ragazzo, era ormai nel bel mezzo della frenetica folla della grande mela che l'aveva risucchiato verso la prima fermata della metropolitana. Scese immediatamente le scale timbrando al tornello con un abbonamento annuale che, come sempre, teneva in tasca per ogni evenienza od urgenza nel caso il traffico fosse troppo intenso per poter anche solo pensare di muoversi in macchina o chiamare un taxi. Corse alla banchina e salì sul treno in arrivo premendosi all'interno del vagone fin quando le porte non si chiusero alle sue spalle.
Si accorse in quel momento di non aver ancora lasciato la presa sul cellulare che, premendo un tasto, illuminò leggendo l'orario sullo schermo: 11.03.

Prese un lungo respiro cercando di calmare i nervi, cercando di convincersi che la gentile signora che l'aveva avvertito gli aveva detto la verità e che Travis non l'aveva avvisato perchè aveva perso il suo cellulare o era vietato fare chiamate. Un paio di fermate dopo giunse il suo turno di scendere, fermata Hunter College, a mezzo miglio dall'ospedale. Salì velocemente le scale mobili raggiungendo la superfice fra lamenti dei turisti e imprecazioni di operai al lavoro.

"Sta attento!" urlò uno di questi, colpito di striscio dal ragazzo in corsa, mentre cercò di mantere l'equilibrio con in spalla una sacca di cemento.

"Mi perdoni." si scusò subito Gerald continuando a correre. Solo quando giunse di fronte alla porta dell'ospedale rallentò il passo varcando la soglia e dirigendosi alla reception.

"Travis Dixon." disse con il fiato corto deglutendo la poca saliva che ancora gli inumidiva la bocca.

"Come scusi?" domandò una donna di colore, di mezza età, capelli raccolti sulla nuca in un'austera crocchia, seduta dietro al bancone di fronte a monitor di un computer.

"Mi avete chiamato non più di venti minuti fa...Travis Dixon è qui da voi..." disse posando una mano sul bianco legno del bancone.

"Lei sarebbe?" domandò la donna.

"Io...non importa! E' qui? Sta bene? Dov'è?" esclamò il ragazzo esasperato.

"Chi è lei?"

"Il suo ragazzo."

"Allora mi dispiace, non posso dirle nulla. Solo parenti." disse la donna riprendendo con le sue faccende e alzando lo sguardo su una coppia in cerca d'informazioni "Posso aiutarvi?" domandò.

"Ora lei mi ascolta!" urlò Gerald "Il mio ragazzo è ricoverato qui da voi, non so come stia, non so che gli sia accaduto! Non so nulla! Mi avete chiamato e ora mi dite dov'è!" disse guardandola negli occhi.

"O si calma o chiamo la sicurezza." rispose la donna atona.

"Signor Clark?" una voce dietro a Gerald lo fece voltare, a pochi metri di distanza una ragazza sulla trentina, dal camice che indossava Gerald intuì fosse un medico, era in piedi sulla soglia della porta che probabilmente conduceva ai vari reparti.

"Sono...sono io..." rispose titubante.

"Venga con me." disse aprendogli la porta permettendogli di passare "L'ho chiamata io. La stavo aspettando."

"Travis?" domandò Gerald avvicinandosi.

"Venga con me..." disse la donna alzando una mano incitandolo ad entrare. Il ragazzo, preoccupato, avanzò saltando appena quando sentì la porta chiudersi alle sue spalle e il soffice vociare dell'ingresso diventare via via sempre più tenue "Vorrei parlarle signor Clark, venga nel mio studio."

"Come? Travis è qui mi dica come sta e che cosa ci fa qui!"

"Glie lo dirò signor Clark, ma vorrei parlare con lei prima." disse la dottoressa aprendogli l'ennesima porta "Entri, si sieda..." disse indicandogli una sedia mentre lei posò lo stetoscopio sulla scrivania e si sedette dietro di essa "Sono la dottoressa Clarisse Smith."

"Gerald Clark, come sta Travis?" domandò guardandola negli occhi.

"Sono un immunologo."

"Immunologo?" domandò perplesso.

La donna sospirò fissandosi per pochi attimi le mani prima di schiarirsi la voce e alzare lo sguardo.

"Non sto per darle una bella notizia e penso che lei l'abbia capito." disse con un tono di voce molto basso. Gerald, pietrificato dal terrore, non si mosse, nè parlò, si limitò a fissare la donna di fronte a se.

"Travis è stato investito questa mattina da una macchina mentre attraversava la strada, è lucido. Ha un braccio rotto e un brutto taglio sulla gamba. Aveva bisogno di una piccola trasfusione e..."

"Cosa avete trovato?" domandò Gerald abbassando il viso.

"E' affetto da Hiv...mi dispiace..." disse la donna posando gli avambracci sulla scrivania.

"Co...cosa?" domandò il ragazzo "Io...io..."

"E' sempre...difficile trovare le parole per..."

"Lui lo sa?" domandò Gerald.

"Sono stata tenuta ad informarlo. E' a conoscenza della sua situazione."

"Dio..." sussurrò il ragazzo coprendosi il viso con la mano rannicchiandosi poi contro le ginocchia cercando di non piangere di fronte a quella sconosciuta, seppur medico. Premette le mani sugli occhi trovando poi un momento di coraggio per risollevarsi e appoggiarsi di nuovo allo schienale della sedia.

"Signor Clark, saprà benissimo che non dovrebbe trovarsi qui. Solo i parenti sono ammessi, ma lei è l'unica persona che ha voluto chiamare e io non ho potuto far altro che acconsentire in  una situazione come questa. Deve sottoporsi ad esami pure lei come ben potrà immaginare."

"Posso...posso vederlo?" domandò il ragazzo.

"Certo..."

"Dottoressa Smith lei può..."

"Non posso promettergli miracoli signor Clark, posso dargli una cura, possiamo sperare che gli studi vadano avanti e che trovino un vaccino, ma non posso guarirlo. Non esiste una tale cura." disse guardandolo in viso.

"Lo so che non esiste una cura...Questa mattina stava bene."

"Non se ne sarebbe accorto se non avesse avuto quell'incidente, signor Clark. Se non avessimo fatto quel semplice esame e per scrupolo non avessero aggiunto altre analisi oltre al semplice gruppo sanguino. Mi hanno chiamata solo in quel momento."

Il ragazzo annuì guardandosi attorno completamente spaesato.

"Le procuro un permesso per poter entrare ed uscire dall'ospedale, intanto le prenoto il test. Mi aspetti qui, la porterò da Travis." disse velocemente alzandosi lasciando lo studio.

Gerald rimase immobile, il respiro quasi inesistente, la testa completamente assente fin quando non avvertì il suo cellulare vibrare nella tasca della giacca. Lo estrasse leggendone il numero dello studio. Chiuse la chiamata, scorse i contatti e sfiorò il tasto verde della chiamata.

"Ethan...devi venire subito qui." fu le uniche parole che riuscì a dire.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** I TAPPA: New York - Cleveland // Parte 2 ***


Ethan si svegliò, era la mattina di Natale, il cielo bianco ancora colmo di neve; non ricordava un Natale così innevato da anni, forse da quando era bambino. Uno dei pochi Natali che aveva trascorso nella neve che poi non era più caduta se non a inverno inoltrato perdendo la sua magia e il suo fascino dando solo disturbo a un cresciuto ragazzo in lotta con la vita e col il lavoro.

Sospirò guardando i fiocchi cadere pesanti dal cielo e stagliarsi sul nero delle punte degli alti alberi, l'unica cosa materiale che, steso a letto, riusciva a scorgere dal finestrino del camper. Avvolto in un paio di coperte di lana fra le braccia del compagno che, ancora pesantemente addormentato, aveva la fronte appoggiata alla sua schiena, si mosse appena cercando di voltarsi riuscendo a stendersi, Gerlad questa volta con la fronte adagiata alla sua spalla.

"Gerald..." lo chiamò sottovoce accarezzandogli la mano che, voltandosi, gli si era posata sullo stomaco. Aveva mani enormi Gerald, poteva coprirli quasi del tutto il ventre solo aprendo le cinque dita, eppure era un avvocato, amava lo sport, ma non lo praticava così assiduamente. Aveva il fisico del soldato, glie l'aveva sempre detto. Anche Travis sosteneva che fosse così.

"Gerald..." disse baciandogli la fronte "E' mattina Gerald..."

"Hum..."

"Fa freddo, dobbiamo scoprire come funziona questo camper, non possiamo passare le prossime notti cosi." disse sfregandogli la schiena con una mano cercando di scaldarlo "Tu non ami il freddo!"

"E'...è lo...stesso se ci sei tu..." sorrise Gerald.

"Si certo..." rispose sorridendo a sua volta "Ti scalderò il cuore, ma non di certo il culo!" disse ridendo scostandolo "Ci serve un piano..."

"Che piano?" rispose Gerald con voce roca e ancora intontita dal sonno mentre si passò le mani sugli occhi.

"Tu vorrai anche andare a caso, io no...allora, Cleveland?"

"Si..." rispose schiarendosi la voce mettendosi a sedere sul letto.

"Passando per Pittsburgh...dammi quel diario." disse facendosi passare il diario scritto da Travis "E il tuo computer...e alzati che facciamo colazione."

"Sei qui per darmi ordini?" domandò Gerald.

"Senti...ieri siamo scappati, ora...organiziamoci." disse sfilandosi la maglia del pigiama, rabbrividendo al clima freddo di quel risveglio, indossando velocemente un maglione di pile tirando la cerniera ben stretta sotto al collo.

Gerald lo fissò alcuni secondi prima di decidere ad alzarsi e seguirlo con una delle coperte a coprirgli le spalle strappando un sorriso al moro seduto ormai al piccolo tavolino del camper.

"Propongo colazione fuori...se riusciamo a muoverci." disse Ethan voltando le prime pagine del diario guardando poi fuori dal finestrino la neve imbiancare l'intero spiazzo per almeno una trentina di centimetri "Passeranno a pulire le strade...spero..."

"Sono d'accordo...a meno fino a che non riusciamo a capire come poter far funzionare tutto." rispose Gerald "Dovrebbero pulire..."

"Magari delle aree attrezzate? Che ne pensi?" domandò prendendolo in giro "Sai credo che dovremmo diventare amici di qualche camperista...ci si aprirebbe un mondo."

"Ethan..."

"Va bene ascoltami...andiamo a far colazione, ci avviciniamo a Pittsburgh. E' Natale non so quanto...possiamo trovare, ma..." disse sorridendo "Credo che qualche angolino vuoto per un pranzo e una cena lo potremmo anche trovare. Mangiamo fuori oggi...poi...non so...mi va un pò di confusione...e dopo...ci arrangeremo qui...ora...mi serve il tuo computer. Cerchiamo delle aree per parcheggiare questo camper..."

Gerald, ancora intontito dalla notte passata al freddo, gli porse il suo portatile che il moro aprì immediatamente googlando alcune parole.

"Prendi il tuo cellulare..."

"Fai tu ti prego."

"Ma stai bene Gerald?" domandò Ethan alzando lo sguardo.

"Letto nuovo. Mi uccidono sempre i letti nuovi..." sorrise scuotendo il capo "Mi riprenderò sta tranquillo." disse passandogli il suo telefono "Che devi fare?"

"Salvarti questo sito..." disse digitando alcune parole sulla tastiera elettronica del dispositivo "www.recreation.gov, ricordalo...tu hai più memoria di me...tieni salva non so usare il tuo telefono..."

"Che cos'è?" domandò facendo caricare la pagina.

"Aree attrezzate per i camper e per nostra sfortuna a Cleveland non ce ne sono...ma a Pittsburgh si! Vanno prenotati in anticipo...provo?" domandò guardando il compagno.

"Chiama, vedi se hanno un posto per questa sera, considerando la neve dovremmo arrivare entro sera..."

Ethan digitò un paio di numeri dove non trovò però posto, solo al terzo tentativo l'uomo all'altro lato del ricevitore rispose di avere ancora un posto.

"Si...si...questa sera...si...da sei...no siamo in due...se dovessimo avere contrattempi per la neve potr...non ci sono problemi, perfetto!" esclamò il moro "Va benissimo grazie, dovremmo raggiungervi questa sera, se così non fosse vi richiameremo per dirvi dove siamo. Va benissimo...grazie...arrivederci." disse chiudendo la chiamata "Ci aspettano, se ritardiamo non ci sono problemi."

"Inzia a piacermi questo modo di viaggiare."

"Il posto si chiama Youghiogheny River Lake" disse Ethan digitando il nome sul motore di ricerca.

"Youghio?" rise Gerald guardando lo schermo quando il moro mise il computer fra i due "Bhe sembra un bel posto..."

"Gerald..."

"Mi piace...vediamo di arrivarci alla svelta. Mi cambio..."

"No Gerald aspetta!!! Leggi..."

Il sito web, nella home, come descrizione portava la scritta "Nel cuore delle Highlands Laurel e che attraversa il linea Mason-Dixon tra Pennsylvania e Maryland."

"Dio..." sussurrò il ragazzo con gli occhi che gli si fecero appena lucidi.

"Credi che..."

"No! No Ethan per favore no! Non venirmi a raccontare che sta cercando di comunicare con noi, che cerca di parlarci...sai che non credo." disse alzandosi dirigendosi al bagno.

Il moro si voltò guardando chiudere la porta del piccolo spazio prima di tornare a guardare lo schermo del computer con l'home page del campeggio a cui erano diretti.

"Ci stai mandando tu la vero?" domandò sfiorando con le dita il nome "Dixon" scritto in grassetto. Il cognome di Travis.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 20 APRILE 2015 ***


20 Aprile 2015

New York

 

Gerald aprì la portiera della macchina, dalla parte del passeggero, aiutando Travis ad uscire dalla vettura. Il braccio rotto, ingessato, tenuto ben stretto dalla fasciatura contro il torace. Il passo leggermente claudicante per via della ferita alla gamba che i medici avevano provveduto a ricucire.

Dal sedile posteriore un altro ragazzo, si chiamava Ethan, moro, capelli portati scompigliati e leggeremente lunghi, fin sotto le orecchie, uscì portando con se un borsone.

"Aspetta Travis..." disse Gerald chiudendo la portiera della vettura.
"Ce la faccio..." sussurrò il ragazzo incamminandosi lentamente verso le scale del palazzo nel quale i due condividevano l'appartamento.

Gerald si voltò guardando in volto Ethan che scosse appena le spalle liberando un sospiro.

"Travis, fai andare avanti me..." disse Ethan precedendolo "Ho...un carico ingombrante..." cercò di sorridere precedendolo con il borsone ricolmo d'abiti e pigiami per l'ospedale.

Gerald si attardò qualche momento a sistemare la macchina, la chiuse e seguì di corsa i due al piano superiore, li trovò di fronte la porta con Ethan impegnato a trovare la chiave giusta per la serratura blindata dell'infisso.

"La rossa..."
"Lo so, lo so...ogni volta la sbaglio!" sbuffò il ragazzo aprendo la porta "Ma a volte funziona..." si voltò sorridendo appena "Entra...ti preparo un tè?" domandò accarezzando la schiena di Travis che gli passò accanto.

"Si...grazie..." rispose il ragazzo che subito si diresse alla camera da letto e chiuse la porta dietro di se.

Gerald entrò assistendo a tutta la scena, abbassò il viso, scosse appena il capo e si avvicinò al moro.

"Dammi, lo porto in lavanderia, prepara il tè...anche per me grazie..."

"Si..." rispose Ethan lasciandogli la sacca.

 

++

 

Era notte fonda quando Gerald chiuse lo schermo del portatile sul quale stava rispondendo alle mail dell'ufficio, notando Ethan seduto sul divano di fronte alla tv praticamente muta, soltanto un basso ronzio proveniva da questa per quanto l'audio era stato ridotto al minimo: Travis era a letto e dormiva da almeno un paio d'ore.

"Ethan..."

Il ragazzo, sentendosi chiamare si voltò, guardandolo con occhi stanchi.

"Dobbiamo...portarlo un pò fuori di qui quando gli sarà guarito il braccio." disse Ethan con voce spenta e lontana.

"Si...hai ragione..." sospirò Gerald alzandosi dal tavolo raggiungendo il divano sedendosi poi di fianco al compagno.

"Non...vuole cure..."

"No...non ne vuole..." rispose Gerald abbassando il viso prendendo fra le proprie mani quelle del moro.

"...Perchè?" domandò Ethan con la voce spezzata.

"Perchè è più forte di tutti noi." sussurrò Gerald.

 

- 6 giorni prima -

Gerald entrò nella stanza d'ospedale nel quale era ricoverato il compagno.

Travis si voltò nascondendo il viso pieno di lacrime.

"Ehy.."

"Non ti ho tradito! Te lo giuro...non ho tradito nè te, nè Ethan! Dovete credermi!" disse singhiozzando.

"Travis non ho mai detto nulla di questo!" rispose il giovane avvicinandosi al letto.

"Ma è la prima cosa che hai pensato!!!" disse urlando.

"Non è vero! Non è vero! Travis guardami!" disse afferrandogli il viso "Guardami..."

"Non mi baciare! No! No...."

"Non accadrà nulla..." sussurrò sfiorandogli le labbra con le proprie "Nulla..."

"Se ti ammalassi io..."

"Ssshhh..." disse baciandogli la fronte "Riposa amore..."


---°°°---°°°---°°°----°°---°°°---°°°----°°---°°°---°°°----°°---°°°---°°°----

 

"Dobbiamo almeno..." disse Ethan prima di scoppiare a piangere.

"Non farti vedere da Travis, ti prego...non farti vedere così. Ci proveremo, in ogni modo, proveremo a farlo ragionare e a prendere quelle medicine, dobbiamo fargli passare il periodo più bello della sua vita per quanto questo periodo durerà. Intesi?" Ethan annuì tirando su col naso "Non mi mollare Ethan...mi servi tu...da solo non posso..."

"Io..."

La porta della camera da letto scattò rivelando il ragazzo in piedi, un largo pigiama chiaro e il braccio tenuto piegato da una fasciatura blu legata alla spalla.

"Travis..." disse subito Gerald andandogli incontro.

"No...aspetta...se..." disse tossendo un poco Travis "Se...riuscissi a dimostrare che...mi hanno contagiato...tu...potresti far causa a..." disse abbassando il viso non trovando le parole.

"Vieni Travis siediti...dai..." disse il ragazzo trascinandolo verso il divano, Travis era visibilmente agitato segno che oltre a dormire per via dei farmaci antidolorifici che prendeva per il braccio non aveva probabilmente fatto altro che pensare a quello.

"Non...non sto scherzando...se..." disse con gli occhi lucidi "Se...riuscissi a...trovare..."

"Calmo..." sussurrò Ethan accarezzandogli le spalle.

"Ethan se Gerlad vince quei soldi sono tuoi, sono...sono..."

"Stai straparlando Travis...calmo." disse Gerald sedendosi al suo fianco.

"No!" urlò evidentemente arrabbiato "Non sto ancora così male da non capite e se a me è successo può succedere ad altri! Voglio giustizia! La voglio!" disse guardandoli negli occhi "Sono stato dal dentista in questi mesi e da un altro paio di medici per controlli..."

"Pensi che sia uno di loro..." sussurrò Ethan.

"Si...penso...quello...e se così fosse...Gerald ti prego di..."

"Farò giustizia. Si..." disse baciandogli la guancia "Te lo prometto...ma ora calmati."

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** I TAPPA: New York - Cleveland // Parte 3 ***


"Youghiogheny river lake..." disse Ethan spostandosi in avanti leggendo l'insegna "Siamo arrivati..."

"Per fortuna." sospirò Gerald "Senti...se nevica...la prossima volta fermiamoci intesi?" disse appoggiandosi al volante.

"Si signore...concordo." rispose Ethan stravolto tanto quando il compagno, Gerlad era addetto alla guida, ma Ethan, nonostante sedesse sul sedile del passeggero, era tenuto a controllare che non ci fosse nulla sulla carreggiata e che stessero andando nella direzione esatta. La neve li aveva colti del tutto impreparati e, in alcuni tratti, il vento aveva reso quasi nulla la visibilità. Era sera ormai, il buio era calato da più di quattro ore e i due, stremati, non vedevano l'ora di entrare nell'area attrezzata, sistemare il camper, mangiare qualcosa e finalmente dormire.

"Restiamo qualche giorno?"

"Qui?" domandò Gerald "Vedremo...finchè c'è questo tempo credo proprio di si."

"Va entra, ci hanno aperto la sbarra..."

Gerald avanzò raggiungendo uno spiazzo di fronte a una baracca di legno dove un uomo sulla sessantina li stava attendendo.

"Clark?" domandò alzando la voce quando Gerald scese dal camper.

"Si, sono io! L'ha chiamata lui." disse indicando il finestro dal quale Ethan salutò "Lo perdoni, meno freddo prende meglio è...è un tantino delicato." disse sorridendo.

"Oh...bhe bel tempo per viaggiare." disse l'uomo "Salga, la porto al suo posto."

"Signore..."

"Potresti essere mio figlio, chiamami John. John wayne." disse serio scoppiando a ridere poco dopo "Scherzo ragazzo. John Taylor, sono il proprietario di questo luogo...cosa volevi dirmi?"

"Va bene...John..." rispose sorridendo Gerald "Io...non ci so fare con il camper, è la prima volta che ne guido uno e sono partito ieri sera da New York..."

"Non sei il primo ragazzino che bazzica da queste parti..." sorrise il signore indicando di seguirlo salendo a bordo del mezzo "Sali ti accompagno la e poi te lo sistemo. Ti insegno un paio di trucchi domani magari che ne pensi? Con la luce...magari senza vento..."

"Perfetto." sorrise Gerald tornando a bordo del camper.

"Allora?" domandò Ethan.

"Ce lo sistema lui e domani mi insegna qualcosa..." disse mostrando un piccolo sorriso.

"Oh bhe...ringrazialo almeno, fai la persona normale." sorrise Ethan.

"Smettila!" rise seguendo, a passo d'uomo, il proprietario fino a quando, dopo una fila di parcheggi già occupati da altri camper, non gli indicò uno spazio vuoto. Gerald parcheggiò scendendo poi dal mezzo guardando l'uomo allacciare il veicolo alla luce e ai vari scarichi.

"Grazie." disse Gerlad quando questo si alzò.

"Domani te li mostro...per ora hai luce e riscaldamento...acqua ovviamente. Se volete qui abbiamo un bar, una lavanderia a gettorini, bagni con docce..."

"Si si, abbiamo guardato sul sito..."

"Ah bene allora sapete tutto. Se ci fossero problemi...telefonatemi." disse sistemandosi la giacca allacciandola "Buona serata e Buon Natale."

"Buona serata anche a lei e...grazie per averci atteso...Bu...Buon Natale."

"Oh...lavoro...sono abituato. A domani..." disse allontanandosi nella neve fresca.

Il ragazzo si guardò attorno salendo poi sul camper bussando prima sulla porta.

"Ethan, apri!"

"Come si fa?" avvertì ovattato dall'altra parte della lamiera.

"Gira la...oh...ci sei riuscito. Che problemi hai con le porte tu?" disse salendo.

"Non prendermi in giro."

Gerald si guardò attorno andando subito ad accendere il riscaldamento e le varie luci.

"Wow..." sorrise Ethan "Ora si che ragioniamo..."

"Meglio, non è vero?"

"Decisamente..." disse appoggiandosi al tavolo mentre il ragazzo si mosse all'interno dello stretto corridoio.

"Allora...bene...mangiamo?" domandò sorridendo.

"Certo..." disse guardandosi attorno, accorgendosi per la prima volta di molti piccoli particolari che fino ad allora, per la foga del viaggio, non aveva ancora notato. Scoprì un paio di ripostigli non ancora utilizzati, un nuovo letto al posto del tavolo e la tv.

"Gerald!" urlò quando girò lo schermo verso di loro "Abbiamo una tv!!!"

"Prova ad accenderla..." sorrise il ragazzo sistemando qualche pentolina sui piccoli fornelli.

Ethan salì sul sedile della panca del tavolino collegando un paio di cavi premendo poi un tasto a caso del telecomando, la tv si accese subito e felice girò sul canale delle notizie.

"Non mi manca la tv, ma almeno le notizie." disse sedendosi guardando lo schermo sopra di se.

"Hai ragione." rispose Gerald voltandosi "Tieni...assaggia, dimmi com'è."

"Cos'è?" domandò guardando il vasetto che il compagno gli stava porgendo.

"Salsa d'olive..." disse passandogli anche del pane e un cucchiaio.

Ethan aprì il vasetto assaggiandone la salsa verde.

"Buona vero?"

"Hum...si..."

"La stai finendo." rise Gerald spegnando il fuoco e servendo due piatti di pasta precotta "Giuro che mi ci impegnerò..."

"Va benissimo così Gerald...grazie..." disse spostando il piatto di pasta di fronte a se.

"No...non va bene così. Travis me lo avrebbe tirato in faccia questo...ma...prometto che migliorerò." disse sedendosi "Bhe...siamo qui, c'è un lago...decidiamo cosa visitare domani dopo aver cenato?" domandò il ragazzo.

"Si!" sorrise il moro "Si..."

"Tu hai sonno però..."

"No! No no...io...si ho sonno ma prima voglio decidere per domani. E' la prima vera volta che ci fermiamo per questo viaggio..." disse guardando il piatto "E...bhe...ci tengo...anche se sono stanchissimo ci tengo..."

"Però poi a letto."

"Ovvio." sorrise il moro.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 12 MAGGIO 2015 ***


12 MAGGIO 2015


Gerald indossò la giacca sistemandosi il colletto della camicia sopra di questa passandosi poi le mani fra i capelli che, come sempre, sistemò all'indietro.

"Chiudi il computer Travis!" disse portandosi di fronte alla porta aperta urlando nel salotto "Dai vieni a vestirti!"

"Arrivo!" urlò a sua volta il ragazzo attendendo però ancora alcuni minuti che però diedero il tempo al compagno di finire d'indossare la cravatta e recuperare gli abiti del biondo.

"Su Travis..." sorrise posando i vestiti sul tavolo alzandogli delicatamente il braccio ancora ingessato liberandolo dalla maglia del pigiama "Ethan è andato a prendere la colazione, abbiamo appuntamento alle 9! Lo vuoi togliere questo gesso o no?"

"Leggi qui..." disse voltando il portatile al compagno "Ci sono stati diversi casi simili al mio e..."

"Travis!!!" disse afferrandogli il viso fra le sue mani "Non venirmi ad insegnare il mio lavoro." sorrise baciandolo quando avvertì il compagno ritrarsi appena.

"Che c'è?"

"Mi...mi devo solo abituare che a voi due non accadrà nulla se mi toccate..." disse sospirando appena.

"Travis...cosa abbiamo detto? Che..."

"Che non vi ammalerete baciandomi, mangiando negli stessi piatti che uso io, usando lo stesso bagno..." si fermò guardando in alto negli occhi del compagno "Tu stai bene non è vero?"

"Sto bene...sto bene Travis..." disse baciandogli la fronte "Ti aiuto a vestirti."

"Grazie."

 

++

 

"Fammi vedere..." sorrise Ethan prendendo delicatamente il braccio, che fino a poco prima portava il gesso, fra le mani "Come lo senti?"

"Strano..." rispose dubbioso Travis voltandolo appena "Addormentato..."

"Forse farà un pò male fra poco, mi sono rotto qualcosa anch'io sai?" sorrise baciandolo "Però ora...propongo di andare a mangiare. Gerald hai degli impegni?"

"Oggi assolutamente nessuno, ho avvisato in ufficio che non ci sarò. Sono tutto per voi..." disse spegnendo il telefono e mettendolo poi in tasca "E concordo con un bel pranzo. Cosa vi va?" domandò posando un braccio sulle spalle di uno e un braccio sulle spalle dell'altro. Quel giorno il sole illuminava le vie di New York e l'aria, carica dei profumi della città e della primavera, muoveva appena le alte bandiere di fronte ai palazzi.

"Messicano!" rispose Ethan.

"Cinese!" rispose Travis.

"Bene a me un hamburger...." ghignò facendo ridere entrambi "Però...se le vostre altezze acconsentono, conosco un posto, fra Broadway e S. Park Ave sulla 19esima che fa un'ottima cucina latina americana..."

"Mi piace." disse Travis.

"Bhe allora che aspettiamo?" domandò Ethan.

 

++

 

"E' davvero tutto ottimo..." sospirò Ethan lasciandosi andare contro lo schienale della sedia sul quale era ormai steso.

"Riprenditi, manca il dolce." sorrise Gerald.

"Per quello ho un altro stomaco." ghignò Ethan passandosi la mano sulla pancia piena.

"Ragazzi..." li chiamo Travis masticando lentamente un piccolo pezzo di pane.

"Vuoi ancora un pò di salsa?" domandò Gerald alzandone il barattolo.

"No...sentite...potete...ascoltarmi?" domandò il giovane cercando d'incrociare i loro sguardi "E guardarmi magari..."

"Travis..."

"So che state facendo tutto questo per me e io...davvero non so e probabilmente non saprò mai come ringraziarvi. Vi amo..." disse sorridendo questa volta abbassando lui il volto guardando il tavolo ancora imbandito "Però...sapete...ragazzi io non ho un'influenza...è...qualcosa di ben più serio e anche se...insomma se ora vi sembra che stia bene, sapete che...prima o poi si vedrà."

"Tu come stai...ora?" domandò Gerald.

"Ora bene...come tutti gli altri giorni, bene...ma so che..."

"E se avessero sbagliato il test?" domandò Ethan.

"No...Ethan non...non l'hanno sbagliato." disse prendendo una mano del moro nella sua e stringendola forte "Sentite...grazie...so che anche se vi dicessi di andarvene, di lasciarmi e tutto quello che ho in mente...voi non lo fareste mai. Lo so...ma...sarebbe...la soluzione migliore..."

"Ma non lo faremo." disse Gerald.

"Lo so che non lo farete perchè siete dei maledetti testardi masochisti!" disse serio sorridendo poco dopo "Quindi...volevo...dirvi che quando sarà troppo...quando...insomma capirò e voglio che ve ne andiate, intesi?" finì di parlare portandosi un bicchiere alle labbra bevendone un sorso.

"Hai finito?" domandò Gerald.

"Si...credo..."

"Bene...io ho una cosa da dirti."

"Va bene." disse il ragazzo aspettando che il compagno parlasse.

"Fottiti."

Travis lo guardò sgranando gli occhi.

"Gerald!" lo richiamò Ethan alzando la voce.

"Ora ascolti me, intesi? Bene...quando ti ho conosciuto ho giurato di combattere con te e per te per ogni cosa...e non ti mollo ora, ne ti mollerò quando sarà troppo..." disse guardandolo negli occhi "Lotteremo tutti assieme qualsiasi cosa accada! E poi...abbiamo un conto in sospeso no?" disse inclinando appena le labbra in un piccolo sorriso "Dobbiamo farla pagare a qualcuno..." disse tirando fuori dalla tracolla che portava al posto della valigetta e in quel momento era posata sulla sedia al suo fianco, alcuni documenti.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** I TAPPA: New York - Cleveland // Parte 4 ***


Ethan, come sempre, si svegliò per primo. Sapeva che il compagno aveva il sonno pesante, ma non credeva che anche in quella nuova situazione potesse trovarsi così a suo agio.

"Hei...sveglia..."

"Hum..."

"Buongiorno Gerald!"

"Dio non urlare...ti...ti prego." sbuffò il ragazzo avvolgendosi fra le coperte.

"Risveglio sempre difficile vedo...il letto?" domandò scrollandolo appena per poi avvolgerlo anche nel suo pezzo di coperta, ripiegandola su se stessa, prima d'alzarsi "Sta ancora un pò a letto, mi sistemo, mi cambio e preparo qualcosa di caldo, va bene?" domandò sfiorandogli la fronte con la punta delle dita spostandogli qualche capello, color biondo cenere, dalla fronte, l'unica parte non avvolta nel tessuto.

"Hum..."

"Caffè?" domandò poi baciandogli la nuca proprio come avrebbe fatto con un bambino.

"Mi ci metti un di latte?"

"E latte sia..." sorrise alzandosi chiudendosi poi nel piccolo spazio del bagno.

 

++

 

Gerald sorrise uscendo all'aria aperta, si calò la cuffia sulla fronte coprendosi poi le mani con dei guanti che, per puro caso, aveva infilato nella valigia. Si voltò notando il compagno soltanto con la sciarpa ben stretta al collo, non impiegò più di qualche secondo a togliere le calde muffole e a passarle sulle mani dell'altro.

"Ma Gerlad..."

"Servono più a te, hai le manine delicate." rispose ghignando.

"Io avrei delle manine delicate." sbuffò l'altro sollevando una piccola ciocchetta di capelli con l'aria.

"Io non di certo..." ghignò Gerald alzando entrambe le mani e muovendo contemporaneamente tutte le dieci dita facendo scuotere la testa al compagno "Bene allora...siamo in un campeggio a un'ottantina di miglia da Pittsburgh, tappa non prevista, ma necessaria visto il tempo. Abbiamo qualche ora di svago...siamo...vicino a un lago, c'è il sole, ma anche mezzo metro di neve. Bhe...il sito diceva sport acquatici, che ne dici lo escludiamo?" disse guardando il viso il compagno che rise di nuovo.

"Si direi che è il caso di escludere gli sport acquatici e ogni cosa richieda il dover anche solo pensare di sfiorare dell'acqua." rispose Ethan "Non avevamo deciso per una passeggiata? La natura ci farà bene..."

"Ethan...ma se trovassi un bel posto caldo...per tutti e due..." domandò avvicinandosi al moro ciondolando appena ad occhi socchiusi pronunciando quelle parole con un tono di voce basso e caldo.

"Se stai parlando di un letto no! E non si discute!" rispose il moro alzando un poco la voce.

"Intendevo un bar."

"Ah..."

"Ah...la passeggiata mi attirava, lo giuro. Fino a ieri sera era una bellissima idea ma...io ho freddo Ethan..." rispose sorridendo alla fine "Potremmo...rimandare la passeggiata a Cleveland? O sicuramente a Pittsburgh ci fermermo per far rifornimento..."

"Grande e grosso..." sorrise il moro posandogli le mani sulle spalle muovendole appena cercando di scaldarlo "Va bene un bar...magari chiedo a qualcuno di qui se c'è qualcosa fuori dal campeggio. Ieri non si vedeva nulla, tu hai visto case?"

"No...non credo almeno..." rispose Gerald dubbioso iniziando a muoversi al fianco del moro su una lungo viale, gli alberi spogli completamente imbiancati dalla nevicata del giorno precedente li faceva sembrare magnifiche sculture di marmo.

"Sono bellissimi non trovi?" domandò Ethan guardando i rami sopra la sua nuca.

"Si..." rispose Gerald "Gli sarebbero piaciuti..." sorrise rivolgendo a sua volta lo sguardo ai rami bianchi delle alte piante.

"Amava la neve..."

"Oh lo so...non penso si fosse mai trovato nel bel mezzo di una tempesta, come noi ieri, ma l'avrebbe amata ancora di più penso..."

"Non credere sai? Non è...era...di New York, conosceva più lui il mondo di noi..."

"Tu l'hai conosciuto prima di me."

"Si ma l'ho ritrovato solo quando l'hai trovato tu..."

"Com'era prima...che..."

"Gerald...vorrei mangiare qualcosa...Perdonami non ce la faccio a parlarne ancora scusami..." sussurrò il moro.

"No, non...ti scusare..." disse Gerald avvicinandosi ancora di più al compagno passandogli un braccio sulle spalle stringendolo a se continuando a camminare "Io devo smetterla di chiederlo nei momenti meno opportuni..."

"Non ci sono momenti più o meno opportuni Gerald..." rispose Ethan posando la tempia alla spalla del biondo "E'...ancora difficile...forse un giorno ci riusciremo o forse un giorno no...ma...abbiamo bisogno di tempo..."

"E smetterla di continuare a dire ch..."

"Devi continuare a dire ogni cosa! E a chiedere! Ti prego fallo!" disse fermandosi portandosi di fronte al compagno "E' un ordine Gerald Clark devi continuare a ricordarlo e a chiedermi ogni cosa perchè io...io non riuscirò a chiedere mai nulla perchè...maledizione sono così! Non ci riesco...vorrei...vorrei ma non riesco a farlo. Tu hai la spontaneità di farlo e...ti prego...forse un giorno riuscirò a risponderti, ma tu non smettere mai di chiederlo. Ti fermerò ma..."

"Basta!" disse afferrandogli il viso fra le mani rubandogli un soffice bacio a fior di labbra "Basta..." sussurrò separandosi lasciandogli il tempo di respirare "Ho capito Ethan...non agitarti..." disse posando poi la fronte sulla sua lasciando che i loro nasi si sfiorassero "E se è questo che vuoi...lo farò..."

"Grazie..." sussurrò Ethan chiudendo gli occhi perdondosi in quell'attimo di conforto che il biondo gli donò.

"Andiamo a bere qualcosa di caldo e a mettere qualcosa nello stomaco, poi...sai credo che accetterò quella passeggiata." disse Gerald passandogli le mani in vita, coperta dalla morbida giacca a vento che indossava.

"Hai cambiato idea?" domandò il moro alzando il viso.

"Ho voglia di sgranchirmi un pò le gambe...e poi dopo pranzo partiamo per Pittsburgh, ci stai?"

"Guidi tu, devo starci." rispose sorridendo.

 

++

 

"Questo è lo scarico del bagno, quando è pieno va svuotato e ripulito. La luce. Essenziale. E per il resto...dovrei aver detto tutto." disse l'uomo guardando in viso Gerald "Domande?"

"Oh...no, no no credo...di aver capito tutto." rispose sorridendo notando poi al suo fianco il compagno con un blocchetto di fogli nelle mani "Che fai?"

"Tu non hai memoria lo sanno tutti, ho segnato tutto." disse mostrando una serie di foglietti ripiegati dietro al blocchetto e completamente scritti.

"Si, John. Credo proprio di aver capito tutto. Nel caso ho mr. libretto delle istruzioni." disse indicando il moro che sorrise e si mise la penna in tasca.

"E' stato un piacere signor John, ci dispiace andar via così presto, ma..." disse Ethan guardandosi attorno "Abbiamo un viaggio lungo d'affrontare. Credo proprio che però torneremo qui, magari in una stagione megliore di questa. Gerald?"

"Oh si...volevo provare i vostri sport acquatici." rispose il biondo.

"Con un altro clima è decisamente un posto migliore, se posso consigliarvi l'inizio di settembre credo che sia uno dei periodi più belli."

"Settembre...potremmo...pensarci." disse Ethan guardando Gerald "Vero?"

"Ti ci porto si, non guardarmi così con quell'espressione da supplica. John...ci segni un posto per settembre, la prima settimana? Che ne pensi?"

"Io...si...penso..." rispose Ethan colto alla sprovvista.

"Lavori da me quindi si! Un posto per settembre il più bello...vuole un anticipo?" domandò il ragazzo abituato a concludere subito gli affari.

"Assolutamente no!" sorrise John "Pagherete quando verrete qui e solo alla vostra partenza." disse stringendo le mani a entrambi "Fate buon viaggio e andate in un posto migliore...magari in California, la fa caldo adesso...vi aspetto al vostro ritorno." disse sorridendo "Forza salite, si gela qui fuori."

"Grazie John." rispose Ethan.

"Trattalo bene ragazzo..." sorrise facendo l'occhiolino al giovane quando Gerald, ormai intento ad aprire la portiera del camper, non poteva udirli.

"Io...s...si...certo..." rispose Ethan dubbioso avendo notato qualcosa di famigliare nell'espressione dell'uomo. Frastornato salì sul camper sul sedile viaggiatori ed entrambi salutarono il proprietario alzando una mano e suonando un colpo di clacson.

"Ethan...tutto bene? Sei silenzioso..." domandò dopo una decina di minuti di viaggio Gerald voltandosi a guardarlo.

"Si io...non lo so credo che la zuppa non mi abbia fatto molto bene...ho un pò di mal di pancia...forse è meglio che mi stenda..."

"Coricati, vai Ethan...su..."

"Mi chiami quando fa buio? Non mi piace che guidi da solo al buio..."

"Ti chiamo Ethan, sta tranquillo. Se ti addormenti ti sveglio. Vai a coricarti dai."

"Non si potrebbe se il camper è in moto..."

"Vai a coricarti." rimarcò Gerald "Sta tranquillo, non si potrebbe ma uno strappo alla regola c'è sempre..." disse sfiorandogli la gamba "Devo preparare qualcosa? Vuoi qualche medicina? Mi fermo alla prima farmacia se..."

"No...no, no...voglio solo stendermi. Mi passa sta tranquillo..." sorrise alzandosi lentamente mentre il compagno continuò a guidare seppur rallentando il passo.

"Grazie..."

"Riposa Ethan..."

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 14 MAGGIO 2015 ***


14 MAGGIO 2015


Era calato il buio sulla grande mela, Gerald, gli occhi stanchi di fronte allo schermo di un portatile, si passò la mano sulla fronte.

"Non c'è altro che possiamo fare? Non so...intentare una denuncia..."

"A che pro?" domandò Mark "Non possiamo andare noi a ispezionare quello studio..."

Gerald sbuffò lasciandosi andare contro lo schienale della poltrona girevole sul quale era seduto.

"Ci deve essere un appiglio!"

"Può denunciarlo Travis, fino a quel punto ci siano, quello si...poi...noi siamo avvocati finanziari Gerald, tu sei fuori dai giochi, troppo coinvolto..."

"Mark..."

"No...potrei farlo io, ma..." disse passandosi pensoso la mano sul mento "Mi hai fatto una miriade di favori Gerald, ti sono debitore e voglio essere io ad aiutarti, ma...non sono nel campo, dovrei informarmi...conoscere i giudici. Sai quando si parla di roba medica vicono sempre gli istituti...o i medici..."

"Si tratta di fottuta HIV, Mark! Non possono vincere!" disse il ragazzo alzandosi guardando fuori dalla vetrata del grattacielo la città illuminata dai lampioni.

"Senti..." cominciò Mark alzandosi sistemando i fogli sulla scrivania e chiudendo il computer dell'amico prima di metterglielo nella tracolla che serrò con la cerniera "Vai a casa Gerald...siamo entrambi stanchi, non risolveremo nulla ora, stai solo rubando del tempo a Travis che sarà a casa ad aspettarti." disse poi avvicinandosi all'amico posandogli una mano sulla spalla coperta solamente dalla camicia bianca che, come sempre, indossava in ufficio sotto la giacca, troppo caldo e ormai fuori orario per tenerla ancora "Se hai bisogno...ogni cosa...io ci sono. Andiamo Gerald, ci dormo su e trovo una soluzione. Lo portiamo in tribunale quello. Non glie la faccio passar liscia...fammi solo indagare."

"Grazie Mark..."

"Vai a casa." disse scuotendolo appena prima di lasciargli una pacca sulla schiena e andarsene.

 

++

 

"Sono a casa!!!" Gerald entrò parlando ad alta voce aprendo la porta con una spalla tenendo fra le braccia un paio di sacchetti di carta; si era fermato lungo la strada del ritorno facendo un poco di spesa "Ehi? Ci siete?" domandò posando tutto sul tavolo della cucina, iniziando a svuotare il primo sacchetto, senza però ricevere risposta "Travis? Ethan?" domandò di nuovo alzando le sopracciglia.

Guardò fuori dalla sala da pranzo per poi dirigersi alla zona notte, chiusa da una porta di vetro che divideva le due parti della casa. Aprì poi la porta della camera trovando i due ragazzi addormentati sul letto, Gerald sorrise appena vedendoli apparentemente tranquilli: Travis avvolto in una miriade di coperte e cuscini ed Ethan, steso al suo fianco con le spalle coperte nella coperta di pile che solitamente utilizzava in salotto di fronte alla tv nonostante fosse ormai maggio.

Gerald entrò abbassandosi al suo fianco sfiorandogli appena la spalla.

"Oh...Gerald..." sussurrò aprendo gli occhi ancora appesantiti dal sonno.

"Dormite?" domandò sottovoce il ragazzo.

"Non...non stava bene..." disse schiarendosi un poco la voce "Andiamo di la..." Ethan si alzò, assicurandosi che il ragazzo fosse ben comperto, prima d'indicare a Gerald di seguirlo andando a sedersi su uno sgabello del tavolo della cucina.

"Non si è sentito bene oggi pomeriggio..."

"Dovevi chiamarmi." disse Gerald preoccupato.

"Tutto risolto...davvero..." sospirò.

"Che...che aveva?" domandò il ragazzo terrorizzato dalla risposta che il moro avrebbe potuto dargli.

"Probabilmente solo un calo di zuccheri, gli girava la testa...sai che mangia poco il testardo...hei..." disse alzando una mano così che il giovane potesse stringerla "Se fosse stato altro...sai che ti avrei chiamato..." disse guardandolo negli occhi "Non...non è ancora così..."

"Ma non vuole medicine, non vuole cure. Arriverà..." disse Gerald sedendosi al suo fianco non lasciando mai la mano del moro "Arriverà e noi non saremo pronti..."

"Lo diventeremo pronti, quando non si hanno alternative..." disse Ethan abbassando il viso "Ad ogni modo...ha mangiato un paio di Twix, ci siamo stesi sul letto e...ci siamo addormentati..." disse sorridendo alzando il volto sfiorando poi il viso del ragazzo "Ti stavamo aspettando ma..."

"Avete fatto bene." sorrise Gerald "Ho...comprato qualcosa..."

"Che hai preso?"

"Un pò di cose che possono piacere solo a Travis...schifo..." disse ridendo mostrando alcuni miscugli etnici che il ragazzo non amava e neppure Ethan "...ma c'è qualcosa anche per noi...carne..."

"Oh wow...se la cuociamo ora prima che si svegli..." disse guardandosi intorno.

"Eviteremo frasi "Che cos'è quest'odore schifoso???" disse ridendo Gerald "Tu...occupati della carne, io preparo per Travis e poi lo sveglio."

"Perfetto..." sorrise Ethan iniziando a frugare nelle buste di cartone.

 

++

 

Gerald mangiò masticando lentamente intigendo appena le labbra con il vino che Ethan gli aveva versato nel bicchiere, non era solito bere molto, preferiva più che altro un bel bicchiere di whisky dopo cena.

"Come sei concentrato..." sussurrò Travis sorridendo a labbra unite masticando a sua volta. Gerald scosse la testa guardando i due ragazzi al suo fianco.

"Scusa...ho...parlato con Mark oggi e...ci darà una mano." disse stringendo la sottile mano del compagno nella sua prima di lasciarlo andare "Sai che...ci occupiamo di finanza e...nulla...stavo..." disse sorridendo "Pensando a come obbligarlo a farsi una cultura in un altro campo."

"Ah...ora si spiega..." sorrise Travis portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Già...bhe...Mark sarà ufficialmente il tuo avvocato."

"Pensavo fossi tu!" disse Ethan inclinando il viso corrucciando la fronte.

"Hem...avrei voluto...ma....Mark mi ha aperto gli occhi, appena gli ho parlato di tutto...insomma sono davvero troppo coinvolto, non sarei abbastanza logico e quelli...combatteranno mi dicono."

"E' ovvio che lo facciano, chi ammetterebbe mai di aver contagiato almeno una decina di persone?" sospirò Travis "E Mark ha ragione, saresti troppo coinvolto per difendermi...e per difendere chi sarà con me."

"Chi sarà con te? Decina di persone?" domandò Gerald.

"Ho...io...devo...dirti una cosa." disse posando la forchetta sul piatto "Ho...trovato un paio di persone che sono state da quel dentista esattamente nel periodo in cui ci sono stato io..."

"E?"

"E...ricordavo i cognomi...li ho trovati."

"Chi sei tu, un investigatore? Come hai fatto?" domandò Ethan sgranando gli occhi.

"Internet! Facebook, vi dice qualcosa? Dicono i nomi quando chiamano dai medici, compreso di cognomi, un pò di ricerche su facebook, nella zona...e...li ho trovati...una ragazza, ha ventun'anni..."

"Cristo..." sospirò Gerald passandosi la mano sulla fronte.

"E un uomo...quarantanove anni, fa il buttafuori in un negozio di abiti..."

"Altri?" domandò Gerald spostandosi in avanti scostando il piatto posando poi gli avambracci sul tavolo in barba al galateo, aveva bisogno di posarsi.

"Per ora no, ma credo che Alexis ne conosca un altro...e lei...lo sa...insomma...l'hai scoperto di essere....sieropositiva."

"Alexis?" domandò Gerald.

"La ragazza..." rispose Ethan.

"Travis..." disse prendendo poi un lungo respiro "Vanno benissimo queste ricerche, ma...non fare altro..."

"Certo...lo so, lo so non voglio tagliarmi le gambe da solo. Non prima del tempo! Non intendo bruciarmi l'oppotunità di mandarli davanti a un giudice." disse guardandolo negli occhi "Io...voglio vincere, voglio almeno...che paghino."

"E pagheranno..." disse Gerald guardando entrambi per poi sorridere appena a labbra unite "Ma ora...grazie per avermi informato, chiamerò entrambi e li farò parlare con Mark, gli offriremo tutto gratuitamente se vorranno unirsi...però ho il dolce adesso e...non vorrei si rovinasse essendo anche il tuo preferito." disse alzandosi.

"La sacher?" esclamò Travis mettendosi in piedi.

"Proprio lei...seduto! Accuccia!" sorrise Gerlad aprendo la confezione di cartone bianca della pasticceria tirando fuori la torta di cioccolato.

"Alle ciliegie?"

"Certo che si, sai che quella all'albicocca non la considero più..." disse posandola in mezzo al tavolo "A te l'onore...tagliane quanta ne vuoi." disse poi porgendogli la spotola da cucina.

"Tutta!!!" disse ridendo.

"Poi passi tu la notte al bagno, mica io." ghignò Gerald.

"Come sei schifoso! Sto mangiando ancora io!" urlò Ethan.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** I TAPPA: New York - Cleveland // Parte 5 ***


Gerald sospirò quando vide il cartello Pittsburgh al bordo della strada lasciando cadere la nuca contro il poggiatesta dello schienale del guidatore sorridendo poco dopo.

"Ora...vado in bagno."

"Gerald!" rise Ethan portandosi le mani al volto ridendo.

"Mi sto pisciando addosso, va bene?" disse parcheggiando al lato della strada "Ammetti che è bello non dover scendere e avere un bagno al coperto!" disse alzandosi ghignando.

"Smettila!" rise il moro "Perchè avevi paura prima a scendere vicino la strada?"

"Magari mi molestavano..." disse dubbioso roteando gli occhi.

"Forse tu ti credi un piccolo bimbo indifeso, ma pesi più di cento chili e sei alto due metri...dubito che qualcuno avrebbe potuto molestarti."

"Non peso cento chili!!! Tu mi avresti molestato..." disse arricciando le labbra.

"Oh ma dai..." sorrise Ethan "Non dovevi andare in bagno?"

"Già! E ora ci vado!" rise Gerald chiudendosi nel piccolo bagno del camper mentre Ethan lo attese prendendo in mano il cellulare del compagno, sullo schermo, appena illuminato, una fotografia di qualche mese prima: loro due con Travis nel mezzo, gli baciavano le guance e questo, un occhio chiuso e uno aperto faceva l'occhiolino mostrando la lingua. Ethan lo guardò alcuni attimi prima che una lacrima gli bagnasse la guancia. Era bellissimo Travis, alto e magrissimo, i capelli lunghi e chiari a coprirgli le spalle, alcune volte legati una bassa coda dietro la nuca.Scherzavano spesso sulla sua fisionomia e sui capelli così chiari "Sicuro di essere americano?" lo prendeva spesso in giro Gerald "Secondo me sei tedesco..."

"Sono più americano di te!" urlava poi saltandogli addosso ed Ethand si divertiva a vederli lottare fino a quando il biondo non aveva la peggio contro la mole del compagno. Finiva steso sul divano o sul letto cercando di scappare alla sua tortura peggiore: il solletico.

"Ehi..." sussurrò Gerald posandogli una mano sulla spalla quando tornò indietro.

"Non...non ti ho sentito scusa..." disse velocemente Ethan pulendosi la guancia con il dorso della mano "Ce...cercavo internet, ma..."

"Non ci sei mai arrivato..." sorrise accucciandosi di fianco al compagno stringendolo, scorgendo l'immagine sullo schermo.

"Stava bene..." disse sfiorando il profilo del viso di Travis con un polpastrello quando questo minacciò di sparire per lo spegnimento del cellulare, Ethan scoppiò a piangere "Shhh....calmo..." sussurrò Gerald cullandolo fra le sue braccia prendendogli poi il cellulare dalle mani posandolo sul cruscotto del camper "Calmo..."

"Perchè?" domandò il moro fra le lacrime. Gerald si separò appena accarezzandogli le guance ormai completamente imperlate di lacrime.

"Non sta a noi immagino dare una risposta simile..." rispose abbassando il capo "Ma...se ci vedesse ora so che sarebbe arrabbiatissimo! Molto arrabbiato...in viaggio e così? No..."

"Perchè continui a dire queste cose, se ci vedesse, se, se, se!" urlò arrabbiato il moro "Non ci vede perchè è morto! E' morto, Gerald!"

"Lo so che è morto! Ma se non dicessi almeno questo...." urlò poi bloccandosi cercando di riprendere la calma "Se...non dicessi almeno questo come credi che potrei andare avanti?" finì la frase quasi in un sussurro "Non abbiamo iniziato bene la giornata..." disse alzandosi schiarendosi la voce sedendosi al posto di guida stando però leggermente voltato verso Ethan.

"Mi dispiace...è...stato solo un momento..." disse Ethan a bassa voce.

"Ce ne saranno di momenti simili...e anche molto peggio..." rispose Gerald guardando, fuori dal vetro, la strada stagliarsi di fronte a loro "Combatteremo...noi siamo qui...dobbiamo..."

"Altra frase..."

"Che devo dire Ethan?" si voltò a guardarlo "Ci sono due alternative...o andiamo avanti, lo ricordiamo, ma non lo dimentichiamo e facciamo questo viaggio che era il suo desiderio....oppure ci togliamo la vita, lo raggiungiamo ed è finita. Lo troveremo? Non lo so. Magari sto posto che dite tutti esiste davvero...o magari siamo morti anche noi e fine della questione. Siamo tutti assieme in ogni caso..."

"Mi spaventi." rispose il moro guardandolo negli occhi.

"Non pensare che a me non vengano in mente certe cose solo perchè mi fingo un pagliaccio..." rispose Gerald impedendosi di piangere "Non riesco a dirle e faccio il coglione per far finta che non mi importi........va bene, cosa cercavi?"

"Ma..."

"Basta Ethan. Non...non mi va ora. Che cercavi?" domandò porgendogli il telefono e sbloccandolo prima che vedesse di nuovo lo schermo.

"Una buona tavola calda a Pittsburgh e gli orari dell'Andy Warhol Museum..."

Gerald sorrise sfiorandogli appena la nuca scompigliandogli i capelli neri prima di lasciargli una carezza sul viso.

"Mi avvicino alla città, tu cerca...è la pancia vuota che ci fa parlare così." disse mettendo in moto il camper e risalendo sulla carreggiata.

"Ti sei almeno lavato le mani, vero?"

 

++

 

"Ti è piaciuto?" domandò Ethan uscendo dal museo.

"Hum....si..." rispose Gerald stringendolo a se mentre, camminando verso una caffetteria, si calò la cuffia sull'orecchio.

"Ma non ne sei soddisfatto..." disse il moro.

"No è che...bravo...molto bravo...non è il mio genere, preferisco...cose più classiche...bravo però..." Il moro sorrise passando a sua volta il braccio in vita al compagno.

"Allora troviamo qualcosa di tuo gusto la prossima volta."

"Oh non ti preoccupare, da Cleveland in avanti se abbiamo il tempo di respirare è tanto." disse ridendo "Abbiamo un bel programma mio caro! Non credo si rendesse conto del tempo materiale per far tutto..." sospirò "Ad ogni modo...pensavo...domani Cleveland?"

"Ci arriveremo?"

"Credo di si, non siamo così lontani...due ore, massimo tre, se partiamo presto saremo li per pranzo...e da li seguiremo alla lettera il diario."

"Oh...ci sto." sorrise "Dopo cena cercherò un parcheggio per la nostra favolosa casa." disse ridendo "Però...ora voglio una cioccolata calda."

"Con tanta panna!"

"Anche...e cannella!"

"Che schifo! Come fa a piacerti?"

"Non sindacare!" rise Ethan "Mi piace."

"Allora te con cannella e a me doppia panna."

"Doppia panna con cannella!"

"L'hai sempre vinta tu eh?" disse baciandogli la fronte prima di aprire la porta della caffetteria.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3779724