PDBDC- ovvero, come tre donne incontrarono un gatto

di _Cthylla_
(/viewuser.php?uid=204454)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- ovvero: di come una lista della spesa abbia causato una serie di più o meno sfortunati eventi ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 -ovvero: di Deathstar e Mintaka arrampicatrici e di scatole gettate dalla finestra ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 -ovvero: di carrozze rubate e tuffi imprevisti ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 -ovvero: di imprevisti acquatici più o meno mostruosi ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- ovvero: di come una lista della spesa abbia causato una serie di più o meno sfortunati eventi ***


Prima che iniziate a leggere voglio fare una premessa: questa storia, come potete vedere, appartiene a una serie, “Deviant Team -Madness is Everywhere”.
Questa è una serie multifandom con storielle cronologicamente scollegate, ambientate nei fandom di Transformers, di Kinnikuman e ora anche di Dragon Ball, come vedete :’D
Ciò che collega queste storie sono i personaggi, OC nate come cybertroniane (Transformers) che in seguito ho “umanizzato” ed esportato qui e là, perché il disagio da colore rosa e da PDBDC che le accompagna sta bene un po’ovunque.
Cosa comporta questo a livello di trama? Nulla di rilevante, a parte età elevate delle quali verrà solo accennato, così come in un’occasione si parlerà di una guerra passata (ossia quella che nel canon ha distrutto Cybertron).
Desumo che molti abbiano già chiuso tutto una volta arrivati a leggere fin qui -e con queste premesse vi capisco :’D- dunque niente, auguro buona lettura ai coraggiosi che sono rimasti :’D
 
A questo <<< link >>> trovate un'immagine di Deathstar e Mintaka :) 

 

 

 

Capitolo 1

 

(Ovvero: di come una lista della spesa abbia causato una serie di più o meno sfortunati eventi)

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
«CORRIIIII! Corri -corri -corri -corriiiiii!»
 
«Lo sto facendo!»
 
Un vecchio proverbio terrestre recita che “chi non ha buona testa, ha buone gambe”: sebbene Deathstar e Mintaka non fossero due donne terrestri -l’aspetto umano traeva in inganno- era indubbio che tale modo di dire si confacesse perfettamente a quella coppia di amiche perennemente in corsa.
In corsa contro il tempo perché spesso erano in ritardo, in corsa verso un qualsiasi mezzo pubblico che rischiavano di perdere per ragioni più o meno assurde…
 
«FERMATEVI!»
 
O, come in quel caso, “in corsa” per sfuggire a una banda di contrabbandieri di scoiattoli intenzionati a catturarle per far loro la pelle.
 
«Perché dicono sempre “Fermatevi”?! Cioè, pensano davvero che se ci ordinano di fermarci noi ci metteremo qui buone a farci massacrare? Dove è il senso?!» gridò Deathstar, continuando a stringere la mano di Mintaka e a farsi trascinare lungo le vie di quel bel quartiere residenziale «Dove diavlo è?!»
 
«Effettivamente questa cosa è priva di ogni senso logico e meriterebbe un’indagine, però ci penseremo dopo, quelli si stanno avvicinando sempre di più!» esclamò Mintaka «Ecco! Prendiamo queste scale!»
 
Erano le scale che portavano alla metropolitana, anche se Mintaka aveva deciso di imboccare senza neppure saperlo: erano sul pianeta da un po’ ma non erano ancora molto pratiche del significato dei cartelli, né c’era molto tempo per guardarli!
 
«Mintà non so se sia un buona idea perché sai che rapporto abbiamo io e le scaleEEEEH!» gridò Deathstar, inciampando e finendo col volare giù dalle scale trascinandosi appresso Mintaka.
 
In tutto ciò non smise mai di stringere la scatola che si portava appresso da prima che si trovassero coinvolte in quell’inseguimento con i contrabbandieri di scoiattoli, come se fosse stata il contenitore di chissà quale tesoro.
 
«MORIREMOOOOO!» urlarono le due, come sempre si ritrovavano a fare in situazioni analoghe.
 
Un solo pensiero attraversò la mente di Deathstar in quel frangente: “Ma quei cosi chiamati pinguini hanno le ginocchia oppure no?”.
 
Non era il massimo come ultimo pensiero ma era quel che passava in convento.
 
Poi però rimbalzarono entrambe su un “qualcosa” non meglio definito, un qualcosa di grosso, morbido e rosa, che le scagliò all’interno della porta aperta del vagone.
 
«’Taka… forse non moriamo» osservò Deathstar.
 
«Dov’è che siamo rimbalzate di precis… oh!» esclamò l’altra donna «Mi sa che ho capito dove. Sì, la consistenza che sembra avere il suo corpo lo rende plausibile».
 
Trattavasi di un passante anch’egli decisamente poco terrestre, grande, grosso e rosa, con un mantello viola e dei larghi pantaloni bianchi, che le stava guardando con aria confusa e un principio di nervosismo sul volto paffuto.
 
«Scusa, cocco, è stato un incidente! Toh!» esclamò Deathstar, lanciando la scatola al passante «E grazie!»
 
La porta si chiuse, il treno partì e Majin Bu aprì la scatola che aveva afferrato al volo.
 
«Oooooh!» esclamò con un grosso sorriso, per poi leccarsi le labbra «Tanti muffin tutti rosa!»
 
E fu così che l’incidente venne dimenticato.
 
Deathstar e Mintaka intanto avevano raggiunto una carrozza del treno vuota e si erano stravaccate entrambe sui sedili esattamente nella stessa posizione.
Molti erano gli aspetti in cui quelle due donne si somigliavano: erano entrambe piuttosto alte e magre, presentavano entrambe iridi rosse e capelli neri -un caschetto con frangia Deathstar e una sottile treccia laterale Mintaka- erano vestite su per giù con lo stesso stile piuttosto “sportivo” e avevano entrambe una cuffia in testa.
A cambiare erano solo i colori degli abiti -un insieme di nero, bianco e rosso per Deathstar e un insieme di grigio, nero e blu per Mintaka- e il tipo di trucco, che nel caso di Mintaka era un po’più leggero.
 
«Avremmo dovuto immaginare una cosa del genere quando siamo arrivate lì e ci siamo accorte che non avevamo preso la lista della spesa. Già! Quando scendiamo?» domandò Mintaka.
 
« Tanto ormai ci possiamo considerare ufficialmente perse, quindi scendiamo alla prima fermata che ci ispira e che sia abbastanza lontana da quei tizi che ci inseguivano» spallucciò l’altra donna «Nonché da Stylequeen».
 
«Guarda che tanto dovremo affrontarla lo stess-»
 
«Ssssh! Non dirlo!» la interruppe Deathstar «Ci penseremo dopo. Magari domani, visto che è sera. Comunque la colpa sua, poteva andare lei a fare la spesa invece di starsene a casa a farsi le unghie, come se non sapesse benissimo che noi due sappiamo quando usciamo ma non quando torniamo!»
 
«Sempre se torniamo».
 
«Ecco. ‘Taka?»
 
«Dica».
 
Deathstar aggrottò la fronte. «Come abbiamo a finire in un inseguimento con una banda di contrabbandieri di scoiattoli?»
 
«Riflettendo attentamente su cause ed effetti di tutto quel che è capitato, credo di poter concludere che sia tutta colpa della lista della spesa!»
 

Mandate dalla loro amica Stylequeen a fare la spesa, Deathstar e Mintaka si erano accorte di non aver portato con loro la lista solo una volta giunte al supermercato.

Nessuna delle due aveva avuto una gran voglia di tornare indietro ed entrambe avevano ancora qualche problema a utilizzare quegli arnesi chiamati cellulari, motivo per cui avevano fatto spallucce e avevano deciso di comprare “qualcosa di rosa” -Stylequeen era assolutamente fissata con quel colore- al banco pasticceria, optando per una bella scatola piena di muffin rosa; a essa avevano aggiunto due pacchi di biscotti che poi avevano divorato lungo la strada del ritorno e delle mele riposte in una busta di carta.

Era stato proprio mentre tornavano a casa lungo le strade di quel quartiere pieno di case vacanza perlopiù vuote che avevano notato i movimenti inconsueti di un gruppo di uomini intenti a scaricare da un furgone una gabbia piena di scoiattoli.

Incuriosite -“Mintà, ma che diavlo stanno facendo quelli?”- si erano avvicinate un po’, riuscendo miracolosamente a non essere notate. Sembrava che i tizi fossero intenzionati a vendere quei poveri animaletti a gente che ne avrebbe fatto pellicce: una triste fine.

A quel punto il sacco di carta ancora pieno di mele si era rotto, una mela era rotolata accanto a un componente della banda che stava indietreggiando, lui era inciampato ed era piombato addosso alla gabbia, rompendone lo sportello.

Inutile dire che gli scoiattoli si erano dati alla fuga… e che Deathstar e Mintaka, la cui presenza purtroppo era stata finalmente notata, erano state costrette a fare lo stesso.

Se si fossero portate appresso la lista della spesa tutto questo non sarebbe mai successo, perché non c’erano segnate delle mele, però ormai il danno era fatto: la spesa era persa e ormai si erano perse anche loro.

 

Dagli altoparlanti nel treno iniziò a uscire una musichetta allegra per le due molto familiare.
 
«Adesso siamo ancora più perse di quanto fossimo prima!» esclamò Mintaka, avendo riconosciuto il Can-Can.
 
«Il Can-Can ci perseguita!» concordò l’altra donna, scoppiando in una risata incredibilmente sonora «Si vede che da sole non ci perdevamo abbastanza bene e abbastanza spesso».
 
Era da diverso tempo a quella parte che ascoltare il Can-Can era diventato sinonimo di “dirigersi verso una destinazione precisa e finire invece con l’andare alla ricerca dell’Arca Perduta, di solito con ostacoli e casini degni dello stesso Indiana Jones”.
D’accordo, le due donne erano sempre state tendenti a finire nei guai e a perdersi, ma che adesso ci fosse quella canzone a fare da sfondo quasi ogni volta era particolarmente bizzarro.
 
Scesero dal treno un paio di fermate prima del capolinea, e una volta abbandonata la stazione della metro sbucarono in un quartiere ben più affollato di quello in cui si erano temporaneamente stabilite. C’erano negozi e locali lungo tutto il lato sinistro della via che stavano percorrendo, mentre l’altro lato era bagnato da un grosso fiume dall’acqua limpida.
 
«Beh dai, non è mica male» commentò Deathstar.
 
«E soprattutto non si vedono contrabbandieri di scoiattoli in giro» aggiunse Mintaka.
 
«Ecco sì, soprattutto quello…»
 
«Signorine! Sì, dico proprio a voi!» le richiamò un uomo con la divisa del ristorante cui stava davanti «Siete una coppia di sorelle, vero? Vi faccio le mie congratulazioni, avete appena vinto la nostra famosa super cena a base di pesce!»
 
Non era la prima volta che le scambiavano per sorelle, anche se in realtà non avevano in comune neppure un parente di quindicesimo grado, e pur avendo divorato un pacco di biscotti a testa le due colsero al volo l’occasione: un pasto gratis non si rifiutava mai.
 
Vennero fatte accomodare in una saletta a parte con due soli tavoli, occupata da soli tre commensali a parte loro…
 
«Lord Beerus, ha già dimenticato come si fa? Per togliere la carne dall’interno del crostaceo si utilizza questo accessorio apposito… così» disse Whis, facendo un esempio pratico «Visto?»
 
«Perché un cibo così buono deve anche essere così scomodo da mangiare?» sospirò il dio «È una seccatura».
 
«Però ne vale la pena» sorrise Whis «Lady Bulma, anche il cibo servito in questo locale è delizioso».
 
«Se vi ho portati qui c’è una ragione» replicò la donna, sorridendo a sua volta «È un locale elegante, con ottimo cibo e frequentato solo da persone di un certo-»
 
«MA CHE DIAVLO È?!» gridò una voce femminile, per poi scoppiare in una risata assurda e ancor più sonora del grido stesso «No, seriamente: cos’è questo coso?»
 
Nessuno dei tre prima di allora aveva fatto troppo caso alle due donne che erano entrate nella sala, un po’perché Beerus e Whis erano occupati a mangiare -e Bulma a guardarli mangiare- e un po’perché in un ristorante il via vai di gente era perfettamente normale.
Quello che non era normale era che una delle due donne fosse salita sulla sedia per dare all’altra un’idea di quanto fosse grande il pesce che era stato portato loro.
 
«… di un certo livello» borbottò Bulma, pensando di aver parlato troppo presto «Non immaginavo che potesse succedere una cosa del genere».
 
«Non c’è problema, Lady Bulma, non è colpa sua. Si ricordi anche che io, nel tempo, mi sono abituato al signor Goku!» disse l’angelo, facendo spallucce «Possiamo continuare tranquillamente il nostro pasto».
 
Beerus però non era della stessa idea: aveva appena visto qualcosa che lo intrigava molto, anzi, moltissimo.
 
“Quel pesce arrosto è enorme, emana un odore squisito ed è sicuramente più facile da mangiare rispetto ai crostacei!” pensò il Dio della Distruzione, fissando il pesce con tanto d’occhi “Dovrebbe essere sul mio tavolo, non lì! Non è giusto!”
 
«Quando hanno detto “super cena” io non pensavo che potesse essere così» disse Mintaka «Chi ce la fa a mangiare una cosa del genere?»
 
Deathstar saltò giù dalla sedia, si sedette e iniziò a dondolare. «Noi no di sicuro, nemmeno se non ci fossimo strafogate di biscotti!»
 
Si voltò quasi per caso, e fu solo allora che notò il gattone viola con degli strani vestiti che era seduto al tavolo vicino e che stava divorando con gli occhi il loro pesce. Tipo bizzarro, ma non era il peggio che lei e Mintaka avessero visto e, soprattutto, sembrava molto affamato.
 
«’Taka» bisbigliò, indicandole Beerus con un’occhiata.
 
Mintaka rivolse un attimo lo sguardo a Beerus, poi al pesce, infine a Deathstar; dopo un’occhiata di intesa entrambe si voltarono verso il dio e sollevarono una mano, decise a richiamare la sua attenzione e invitarlo al proprio tavolo.
 
«Sì, accetto, grazie!» urlò questi ancor prima che le due proferissero parola, e dopo aver letteralmente saltato il proprio tavolo con un’agilità degna del testimonial di Olio Cuore afferrò una sedia e raggiunse le due donne.
 
«Ma… Lord Beerus…» allibì Bulma.
 
«Il richiamo del pesce arrosto è stato troppo forte» sospirò Whis «O beh, vorrà dire che mangerò anche la sua parte di crostacei».
 
«Ciao, io sono Deathstar!» si presentò, tendendo la mano a Beerus.
 
«Io Mintaka» disse l’altra, imitandola.
 
«Io sono Lord Beerus» disse il dio, stringendo la mano a entrambe. Aveva fretta di mangiare il pesce ma un minimo di buone maniere era doveroso «Fa piacere incontrare persone tanto gentili! Per lo più questo è un pianeta di rompiscatole, a salvarlo è il cibo».
 
«Sì, e i rompiscatole peggiori sono i contrabbandieri di scoiattoli» commentò Mintaka.
 
“Contrabbandieri di… bah, meglio pensare al pesce” concluse Beerus, dando l’assalto all’arrosto. «Voi ragasHe…» disse, con la bocca piena «Avreste dovuto pensarci bene rima di ordinare una super cena. Non è per tutti!»
 
«Difatti io e mia “sorella” l’abbiamo vinta» ribatté Deathstar, con una mezza risata.
 
«Un bel colpo di fortuna!»
 
«Dopo quel che è capitato stasera era il minimo! Siamo uscite senza la lista della spesa e abbiamo comprato delle mele che poi hanno fatto cadere un contrabbandiere di scoiattoli sopra la gabbia, gli scoiattoli sono fuggiti, la banda ha iniziato a inseguirci, abbiamo preso le scale della… Mintaka, come si chiama?»
 
«Metropolitana, ‘Star».
 
«Ecco, quella! Poi siamo inciampate, siamo volate giù dai gradini, siamo rimbalzate su un tizio rosa gommoso grosso così, siamo finite in un vagone aperto e niente, alla fine ci siamo ritrovate qua!» concluse Deathstar.
 
Beerus, dopo un attimo di immobilità completa, inghiottì un grosso boccone di pesce arrosto. «Siete serie?»
 
Le due annuirono.
 
«Per noi comunque è normale, niente di preoccupante» minimizzò Mintaka «Negli anni ci è capitato di peggio».
 
«Peggio di un torneo con annessa cancellazione degli universi?» buttò lì Beerus.
 
«Peggio di quello c’è già Stylequeen» ribatté Deathstar.
 
«Io parlavo sHul serio» disse lui, mentre divorava un altro grosso pezzo di pesce.
 
«Lei pure!» disse Mintaka.
 
Deathstar sentì qualcosa in tasca iniziare a vibrare. Inizialmente non capì cosa fosse, poi ricordò che lì c’era il cellulare, dunque lo tirò fuori. «Eccola che chiama!» esclamò, tenendo il telefono tra due dita come se fosse infettivo «Nemmeno a farlo apposta!»
 
«Beh è normale, eravamo in ritardo mostruoso già mezz’ora fa. Rispondile!» la esortò Mintaka.
 
«Non mi ricordo come si fa» ribatté l’altra, lanciandole il cellulare «Quindi toh, rispondi tu!»
 
«Eh no! Sta chiamando te, non me!» obiettò Mintaka, ri-lanciando il cellulare alla mittente «E comunque non mi ricordo bene nemmeno io come si fa!»
 
«Allora facciamo la cosa più sensata: ignoriamo la chiamata» concluse Deathstar.
 
«Così poi, se e quando torneremo a casa, i suoi strilli si sentiranno in tutta la città e dintorni. Come d’abitudine» aggiunse l’amica.
 
«Appunto, quindi essendoci abituate non rispondiamo!... Ehi voialtri, mi ero dimenticata di dirvi che se avete voglia potete unirvi a noi, non vi mangiamo» disse Deathstar «Preferiamo altra roba!»
 
«Ho giustappunto finito di mangiare i crostacei, un pezzettino di quel pesce non mi dispiacerebbe, vi ringrazio!» accettò Whis «Venga anche lei, Lady Bulma. Credo che tutto sommato fare due chiacchiere con delle persone nuove possa essere divertente».
 
«A questo punto credo sia l’unica cosa rimasta da fare» si rassegnò la scienziata.
 
I cinque si trovarono tutti riuniti attorno allo stesso tavolo e la serata passò in maniera abbastanza tranquilla.
 
«… e comunque, io dico “ma che diavlo è”, no? Però io in realtà non ho idea di che cosa sia, il “diavlo”! Lo ripeto solo perché l’ho sentito dire e non ricordo neppure da chi» ammise Deathstar «Pensate un po’come sto messa!»
 
Il telefono di Mintaka iniziò a vibrare. «Stylequeen ora sta chiamando me!»
 
«Immagino che sapendovi uscite per andare a fare la spesa e non vedendovi tornare la vostra amica Stylequeen si stia preoccupando» disse Whis «Neppure io sono molto pratico di cellulari, però sono certo che Lady Bulma possa dirvi come rispondere a una chiamata. In fin dei conti è la sua azienda a produrre i cellulari che avete in mano!»
 
«Devi premere quell’icona al centro dello schermo e trascinarla sull’icona a sinistra, quella con la cornetta verde» spiegò Bulma a Mintaka «Come vedi è molto semplic- oh… chiamata persa».
 
«Dubito che si arrenderà, è da prima che questa Stylequeen non fa che chiamare» disse Beerus, alzando gli occhi al soffitto.
 
«Con buoni motivi» aggiunse Whis.
 
Il gatto sbuffò. «Io avrei buttato il cellulare fuori dalla finestra da un pezzo».
 
«EH! Mica male come idea! Lllà!...» esclamò Deathstar per poi, con un certo stupore degli altri, gettò il cellulare fuori dalla finestra «Ecco fatto».
 
«Questo è stato… impulsivo» osservò Bulma.
 
Di una cosa era certa: non l’avevano detto chiaramente, ma quelle due non erano più terrestri di quanto fosse Lord Beerus. Si comportavano in modo troppo strano per esserlo.
Ancora più assurdo del loro comportamento però fu veder rientrare dalla finestra il cellulare di Deathstar, rimbalzato chissà dove -come testimoniava la cover rovinata- e con una gomma da masticare a cui si erano appiccicate delle banconote.
 
«Non mi libererò mai di questo coso» borbottò la donna, per nulla sorpresa dell’accaduto «E riecco Stylequeen che chiama di nuovo!»
 
«Ora può risponderle, Lady Deathstar. Sa come si fa» la esortò Whis «Suvvia, la vostra amica non può essere un tipo tanto terribile».
 
«Non è terribile ma è il “tipo” che è stata rapita quarantadue volte» disse Mintaka «Ed è stata sempre restituita dai rapitori per averli fatti disperare!»
 
«Posso arrivare a credere a quel che vi è successo nella metropolitana ma non che una tizia possa essere stata rapita quarantadue volte e restituita! Questo è troppo!» dichiarò Beerus «Ci state prendendo in giro!»
 
Deathstar, guardando Beerus, sollevò un sopracciglio, per poi rispondere finalmente alla chiamata lasciando il cellulare sul tavolo, a distanza di sicurezza. «Ehi ‘Queen! St-»
 
- SI PUÒ SAPERE CHE COSA DIAMINE STATE FACENDO?! VI AVEVO MANDATE A FARE LA SPESA! LA!... SPESA! DOVE SIETE FINITE?! DOVE?! D-O-V-E?!
 
«D’accordo, inizio quasi a credervi» concesse il dio, guardando il cellulare come “temendo” che L’Urlatrice potesse spuntarne fuori da un momento all’altro «Non avrei mai creduto che potesse esistere qualcuno peggio di Bulma».
 
«Ehi, guardi che io sono qui!» protestò quest’ultima.
 
«È che non avendo la lista della spesa abbiamo comprato le mele» riprese Deathstar «E poi abbiamo beccato dei contrabbandieri di scoiattoli che-»
 
- NON VOGLIO SAPERLO! Avete la spesa sì o no?!
 
«Nah… ti ho detto che non avevamo la list-»
 
- Possibile?! Non vi si può mandare neppure a fare una semplice commissione che voi finite in qualche disastro! Io lo sapevo che dovevo chiederlo solo a Mintaka, lo sapevo!
 
«La vostra amica è meno preoccupata di quanto credessi» commentò Whis.
 
«È che ormai sa come funziona, quindi non si preoccupa, si arrabbia e basta» disse Mintaka, facendo spallucce.
 
- E va bene… va bene, alla spesa penserò io domattina, tanto se voglio le cose fatte per bene devo farle da sola. Allora, dove siete finite stavolta?!
 
«Abbiamo vinto una cena in un ristorante non so quanto lontano da casa nostra e siamo ancora qui con un po’di gente che ci fa compagnia» disse Deathstar «Tra cui un micione viola che è tanto caruccio!»
 
«Micione?!... e tu cosa ridi, si può sapere?!» sbottò Beerus, indispettito, all’indirizzo di Whis.
 
«Non so neppure io se lo sto facendo per il “micione” o per il “caruccio”. Forse è più per la seconda! Ohohohohoho!» rise l’angelo.
 
«PIANTALA!» gli intimò Beerus.
 
- “non so quanto lontano da casa nostra”, quindi deduco che vi siate perse un’altra volta. Benissimo. Cercate di tornare entro domattina e non infilatevi in altri guai, perché io non verrò a salvarvi, capito?! Ciao.
 
Detto ciò, Stylequeen chiuse la comunicazione.
 
«Vi siete perse sul serio?» domandò Bulma alle due donne, chiedendosi -tra le altre cose- quel che intendessero dire parlando di “contrabbandieri di scoiattoli” o della metropolitana. Si era persa tutta la storia, aveva solo capito che erano andate a fare la spesa, ma da donna curiosa qual era si ripromise di convincere Lord Beerus a raccontargliela in seguito.
 
«Tendiamo a perderci in generale, se a questo aggiungi che non conosciamo bene la città capisci da te che il rischio di perderci si aggira attorno al novantaquattro per cento di possibilità, arrotondando per difetto» rispose Mintaka «A dire la verità non ricordo neppure l’indirizzo di casa nostra o il nome del quartiere».
 
«Io men che meno» aggiunse Deathstar.
 
«Ma allora come pretendete di tornare a casa?» chiese loro Beerus, perplesso.
 
«Come al solito: sperando che il PDBDC ci assista!»
 
«“PDBDC”?» il Dio della Distruzione aggrottò la fronte «Cosa sarebbe?»
 
«il Potere Della Botta Di Culo, ovvio!»
 
«Oh cielo» sospirò Whis, sia per il linguaggio della risposta che per il contenuto.
 
«Sentite, se volete posso pensarci io» disse Bulma, quasi mossa a compassione «Datemi un qualsiasi punto di riferimento per capire qual è il quartiere in cui abitate e io, con una telefonata, farò arrivare qui un’automobile che vi porti a casa in sicurezza. Immagino che voi non abbiate poteri e abilità tipo, che so… superforza? Volo?» vide le due scuotere il capo «Raggi energetici? Raggi laser?»
 
«Eh… non ora e non qui» disse Mintaka.
 
«L’unico punto di riferimento che mi viene in mente per il quartiere è una pasticceria dove vado spesso, dove fanno pure la pizza. Hanno della roba da mangiare che è una meraviglia! Si chiama “Quasar”. Questo ti è utile?» chiese Deathstar a Bulma.
 
«Assolutamente sì, la conosco» annuì Bulma, per poi avviare una chiamate e portarsi all’orecchio il proprio cellulare «Puoi far arrivare un’automobile qui, da dove sto chiamando? Grazie!»
 
Tempo un minuto e fuori dal ristorante arrivò una lussuosa decappottabile volante di colore bianco.
 
«Ecco fatto. Quando arriverete davanti alla pasticceria, date all’autista le ultime indicazioni per farvi portare a casa» si raccomandò Bulma.
 
«Grazie!» esclamarono in coro le due donne.
 
Due minuti dopo uscirono tutti quanti dal ristorante. Deathstar e Mintaka saltarono letteralmente all’interno della decappottabile, che si alzò in volo.
 
Mintaka salutò Bulma, Beerus e Whis con un cenno della mano. «Grazie ancora per il passaggio e per la compagnia».
 
«Magari ci becchiamo in giro! Se un giorno ti senti affamato come stasera fai un salto al Quasar, Micione, vale la pena» aggiunse Deathstar «Ciao ciao!»
 
L’automobile partì, lasciando così da soli Bulma, Lord Beerus e uno Whis ancora piuttosto divertito da quel “Micione”.
 
«Ohohohoho! Sembra che abbiano già capito bene quant’è goloso, Lord Beerus!»
 
«Non ridere, Whis! Non c’è niente da ridere!» brontolò il dio «Chiamare in quel modo una divinità del mio calibro!...»
 
«Non mi sembra che lei l’abbia rimproverata, però» gli fece notare Bulma.
 
«Non ho avuto tempo e modo!» ribatté lui.
 
«A dire la verità ha avuto entrambi, prima, nel ristorante!» lo punzecchiò la donna, con un sorrisetto.
 
«Ah, fatela finita tutti e due o è la volta buona che distruggo il pianeta! Piuttosto, renditi utile e fammi avere uno di quei cosi che voi umani usate per comunicare, come si chiama, cellulare» ordinò Beerus a Bulma «Son Goku ne aveva uno, me lo mostrò tempo fa quando eravamo qui sulla Terra, c’era dentro un gioco in cui si rompeva la frutta» alias “Fruit Ninja” «Lo voglio anche io!»
 
«Curioso che lo chieda adesso» osservò Whis «Soprattutto sapendo che sul nostro pianeta quegli oggetti non funzionano».
 
«Tu lo farai funzionare, Whis, sappiamo tutti e due che puoi fare questo e altro» ribatté Beerus.
 
«Le farò avere il cellulare prima che lei e Whis torniate a casa, Lord Beerus» cedette Bulma «Però la avviso: per fare telefonate serve il numero di cellulare delle persone che si vogliono chiamare!»
 
«Benissimo, io non devo chiamare nessuno quindi sono a posto. Voglio solo quel giochino della frutta. Ah, e dicci dove si trova questo “Quasar» aggiunse il gatto «Hanno detto che c’è del cibo buono, quindi sicuramente un giorno di questi dovrò andare lì».
 
Era la regola: se un posto aveva del buon cibo da offrire, lui vi si recava.
Sperando, magari, di non incontrare una banda di contrabbandieri di scoiattoli che in ogni caso non avrebbe mai e poi mai potuto costituire un problema.
 

 
 
 
Non credo di avere una giustificazione per tutto ciò… ma non la sto neppure cercando :’D
Intanto ecco qui il primo capitolo di questa cosuccia senza pretese. Non ho pronti anche gli altri, però ho una scaletta, quindi stay tuned  :)
Se avete voglia di dirmi cosa pensate di quel che avete letto sarò lieta di ascoltarvi, o meglio, di leggervi xD
Alla prossima,

 

_Dracarys_

 

P.S.: nel caso che ve lo stiate chiedendo, no, non mi drogo.
P.P.S.: la maledizione del Can-Can è tratta da una storia vera, ahimè :’D

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 -ovvero: di Deathstar e Mintaka arrampicatrici e di scatole gettate dalla finestra ***


Capitolo 2

 

(Ovvero: di Deathstar e Mintaka arrampicatrici e di scatole gettate dalla finestra)

 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
«È mezzanotte! E tutto va beneeeeee!...»
 
«Andrebbe ancora meglio se fossimo a terra invece che sedute sopra un lampione, ‘Star».
 
Per fortuna le notti di West City erano miti in quella stagione, o Deathstar e Mintaka coi loro vestiti piuttosto leggeri avrebbero trovato ancor più spiacevole la situazione in cui si erano infilate: sedute su un lampione, Mintaka davanti, Deathstar dietro di lei.
 
Deathstar chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e quando li riaprì ebbe cura di fissare soltanto dritto davanti a sé. Aveva paura dell’altezza ma la vita si divertiva a giocarle spesso brutti tiri per cui si trovava a doversi confrontare con essa, come in quel frangente. «Forse non dovevamo farlo».
 
«O forse non saremmo dovute entrare in quel locale per poi finire in una bisca clandestina di poker».
 

Dei pochi locali che c’erano nel quartiere le due donne si erano infilate proprio in quello nascosto in un minuscolo vicolo buio, che urlava “malfamato” con tanta forza che chiunque altro avrebbe deciso di girare sui tacchi.

Solo che loro non erano “chiunque altro”, motivo per cui erano entrate immediatamente appena lo avevano avvistato. Da lì a finire in una bisca il passo era stato lungo quanto il lasciarsi offrire due drink dal barista.

Inizialmente le due aliene erano state perfino contente, per il semplice fatto che loro, a carte, vincevano. La stessa forza che le catapultava in situazioni assurde -e le faceva rimbalzare su un Majin Bu qualunque quando cadevano dalle scale- faceva anche sì che i giochi come quello andassero sempre a loro favore.

Peccato che il resto dei presenti si fosse stufato e decisamente arrabbiato al terzo full di fila di Mintaka e alla quarta scala reale massima di Deathstar, motivo per cui entrambe erano state costrette ad arraffare i soldi e darsela a gambe. Era sempre difficile spiegare alle persone che non baravano, chissà come mai.

A un certo punto erano riuscite a distanziare i loro inseguitori abbastanza perché le perdessero di vista, ma purtroppo la strada che avevano imboccato non aveva molti posti per nascondersi.

Era stato allora che Mintaka aveva avuto l’idea.
 
 
 

“Saliamo lassù!”

“Su questo palo che fa la luce?!”

“È notte e i terrestri guardano sempre in basso o davanti a sé, di rado in alto. Dammi retta, non ci troveranno!”
 
 
 

Effettivamente Mintaka aveva dimostrato di avere ragione, perché nessuno di quegli uomini si era accorto della loro presenza sopra al lampione.

Peccato che poi si fossero ricordate che l’altezza non piaceva a nessuna delle due… e che dunque fossero sedute lì da oltre mezz’ora, in attesa di un miracolo o qualcosa del genere.

«Mi sa dovremmo prendere esempio da Stylequeen e andare a dormire a un’ora più decente… ma anche no» si contraddisse Deathstar «Perché se tempo fa non fossimo uscite non avremmo vinto questo soggiorno di qualche mese a West City, nella nostra bella casina».

«Se il quartiere fosse tranquillo di notte quanto lo è di giorno poi sarebbe anche megl- ‘STAR! C’è un tizio!» strillò Mintaka, vedendo un piccolo uomo su una specie di motocicletta fluttuante.
 
«TIZIOOOOOO!» urlarono entrambe, sperando di farsi notare e salvare.
 
Crilin, perché di lui si trattava, sollevò lo sguardo e allibì. Aveva visto tante cose strane -sia durante pattugliamenti da poliziotto come quello sia in altre sedi- ma non gli era mai capitato di vedere due donne sedute su un lampione. «Ma cos…»
 
Mintaka lo salutò con un cenno della mano. «Ciao, tizio! Puoi-»
 
«Scendete immediatamente da quel lampione o dovrò multarvi!» esclamò Crilin, che prendeva molto sul serio il proprio lavoro «Rischiate di danneggiare una proprietà pubblica, in quel modo!»
 
Mintaka si voltò leggermente, quel tento che bastava per poter scambiare con Deathstar un’occhiata che la diceva molto lunga.
 
«Ceeeerto…» sbuffò la donna con i capelli a caschetto «Quindi secondo te due persone stanno sedute mezz’ora su un lampione perché non hanno di meglio da fare, non perché sono state così deficienti da salirci sopra senza ricordarsi di avere paura dell’altezza se non quando avrebbero dovuto scendere!»
 
L’ex monaco allibì. «Quindi siete bloccate? Non avevo capito, scusatemi» disse, sinceramente dispiaciuto per non aver capito subito che c’era un problema «Ora vi aiuto a scendere».
 
«’Taka».
 
«Dimmi, ‘Star».
 
«Abbiamo trovato una Staccionata».
 
Per le due aliene, Staccionata -sovente abbreviato in “Staccio”- derivava dalla definizione “tonto come una staccionata”, sentita chissà dove e prontamente adottata.
Usavano quel termine quando parlavano con -o dei- tonti che però si rivelavano anche brave persone e che spesso finivano per far loro simpatia. Con i tonti classici e gentaglia di altro genere usavano altri epiteti.
 
«Cosa vuol dire “Staccionata”?!» chiese Crilin.
 
«Cosa pensi che voglia dire Staccionata? Staccionata, no?» sorrise Mintaka «Ora ci fai scendere per favore?»
 
 
 
 
*** Nel frattempo… ***
 
 
 
 
«È una serataccia. Trovare la pasticceria chiusa mi ha messo di pessimo umore!» sbottò Lord Beerus.
 
«Se avesse evitato di schiacciare un pisolino di cinque ore sulla terrazza della casa di Lady Bulma forse saremmo arrivati in orario» gli fece notare Whis.
 
«Senti, i miei pisolini sono sacri!» ribatté il gatto «E poi chi poteva immaginare che chiudesse così presto?! Le altre volte in cui siamo andatI lì ho visto scritto “Aperto fino a tardi” su un cartello in vetrina! È pubblicità ingannevole!»
 
«Sì infatti.. chiudere una pasticceria alle dieci di sera, ossia due ore fa, è proprio ingannevole».
 
Beerus sollevò un sopracciglio. «Perché avverto dell’ironia nelle tue parole?»
 
Whis fece spallucce. «Non ne ho proprio idea, signore!»
 
Non sapevano neppure loro perché, pur avendo trovato il Quasar chiuso, stessero continuando a passeggiare nel quartiere. Forse perché sembrava piuttosto tranquillo, o forse perché una camminata ogni tanto avrebbe impedito a Beerus di diventare come Champa, o chissà; in ogni caso erano ancora lì.
 
«A volte penso seriamente che dovrei distruggere anche te» borbottò il dio «Odio simili viaggi infruttuosi».
 
«Li definisce così? Gli altri giorni la pasticceria era aperta. Certo, nel corso della settimana non abbiamo mai trovato lì quelle ragazze» osservò l’angelo, con un breve sorriso «Che disdetta!»
 
Lord Beerus, avendo colto l’allusione, gli diede un’occhiataccia. «Quali ragazze?»
 
Whis si fermò e sollevò leggermente lo sguardo, con aria leggermente sorpresa. «Oh. Quelle, direi».
 
Il Dio della Distruzione, sebbene un po’perplesso, diede una rapida occhiata nella direzione in cui stava guardando Whis…
 
“No, aspetta: cosa sto vedendo? Ma soprattutto: perché?!” pensò, con una faccia che era riduttivo definire basita “Che ci fanno sedute su un lampione?!”
 
Fu in quel momento che Deathstar si accorse della presenza dei due nuovi arrivati. «EHI!  Mintaka, c’è Micione!» esclamò con un gran sorriso.
 
«Eh sì!»
 
Temporaneamente dimentica della paura dell’altezza, Deathstar sollevò un braccio per salutare entrambi. «Appena Staccionata ci fa scendere arriviamo!»
 
«Perché “Staccionata”?» chiesero in coro i due esseri supremi, più a se stessi che alle due donne.
 
«Ce lo stiamo chiedendo tutti in sala» borbottò Crilin «Ehm. Buonasera, Lord Beerus. Anche a lei, signor Whis».
 
«Buonasera a lei, signor Crilin» rispose questi, con educazione «Oserei dire che sia il momento di aiutare a scendere quelle due ragazze. Voli pure, non credo che si sconvolgeranno!»
 
Il poliziotto annuì e volò rapidamente in alto. «Mettetemi un braccio attorno alle spalle, io vi terrò per la vita. Ehm sì, so che sto volando ma non spaventatevi».
 
«Voli senza ali?» disse Mintaka «Bello! Sai manipolare la gravità?»
 
Crilin scosse la testa. «A dire il vero no, è un’altra tecnica».
 
Poco dopo  la coppia di amiche deviate poté
finalmente posare i piedi a terra.
 
«Grazie, Staccio!» esclamarono.
 
«Ora che siete a terra mi dite come accidenti siete finite lassù?» chiese loro Beerus, sollevando un sopracciglio «Vi inseguivano di nuovo i contrabbandieri di scoiattoli o cosa?!»
 
«Eeeh, stavolta erano gli altri giocatori della bisca di poker. Per i loro gusti abbiamo vinto troppo» disse Deathstar, tirando fuori dei mazzi di banconote dalle tasche.
 
«Non è stato molto intelligente infilarvi in una bisca di manigoldi pur non avendo poteri!» le rimproverò Crilin «Dovrei anche farvi passare una notte in prigione per quest- ehm, però per questa volta passo, perché stare mezz’ora sul lampione in fin dei conti è una punizione sufficiente» si affrettò a dire, notando che Lord Beerus non sembrava troppo contento «Già che ci siete però potreste dirmi dove è il posto, così al distretto potremo preparare un’irruzione per arrestare tutti».
 
«Lo faremmo volentieri ma noi per le indicazioni date a voce siamo le persone sbagliate. Anche per le indicazioni date su una mappa. Anche per le indicazioni in generale, in effetti» ammise Mintaka «Forse però girando un po’ potremmo riconoscere il vicolo. Tanto non abbiamo niente da fare! Voi due venite con noi?» chiese poi a Beerus e Whis.
 
«Noi eravamo venuti qui solo per mangiare al Quasar, non per andare a cercare locali malfamati» disse Lord Beerus, non troppo convinto.
 
«Io a dir la verità ero venuto qui proprio per passeggiare, sapendo che il locale chiude alle dieci» sorrise Whis.
 
«LO SAPEVI?! Perché diamine non hai detto niente?!» sbraitò il dio.
 
«Perché una camminata non poteva farci che bene… ma soprattutto perché lei ha tanto insistito!»
 
Beerus si coprì il viso con una mano. «Cos’ho fatto di tanto male per dover avere a che fare con certe persone?»
 
«Quindi hai seguito il mio consiglio e hai provato il Quasar, Micione!» esclamò Deathstar «Quei dolci sono buoni sì o no?»
 
“Micione?...” pensò Crilin, che prima era stato troppo impegnato a rimuginare su “Staccionata” per accorgersi di quel particolare.
 
«Sono molto buoni, come abbiamo avuto modo di constatare questa settimana» rispose Whis, anticipando il suo assistito «Lord Beerus ha seguito il suo consiglio per ben quattordici volte, pomeriggio e sera. Sembra essersi “affezionato” a quel posto quasi quanto alla villa di Lady Bulma, ohohohoho!»
 
«Se in un posto trovo del buon cibo ci capito più volte, non vedo cosa ci sia di strano» ribatté il dio, innervosito «Soprattutto visto che continuiamo a tornare su questo pianeta proprio per tale motivo. È più strano che una persona consigli un locale per poi non andarci!»
 
«Quello sarebbe assurdo infatti» concordò Deathstar «A dirla tutta mangiare qualche dolcetto adesso non mi dispiacerebbe nemmeno!»
 
“Mi sta prendendo in giro o cosa?!” pensò il gatto, con una smorfia seccata.
 
«Noi e Chiacchiera andiamo sempre a fare colazione al Quasar» aggiunse Mintaka «“Chiacchiera” è Stylequeen».
 
“Ah. Ecco” comprese Beerus 
Orari diversi
 
«Allora, tornando al discorso di prima, venite con noi o no?... già, Staccio, ci porti in giro in moto?» chiese Deathstar a Crilin.
 
«Non si può andare in due sulla moto, tantomeno in tre… però immagino che in questo caso si tratti di commettere un reato minore per un bene superiore» sospirò l’uomo «Salite».
 
«Li seguiamo, Lord Beerus?»
 
Il Dio della Distruzione fece spallucce. «Tanto ormai…»
 
Ci vollero almeno dieci minuti perché il povero Crilin, dopo aver cambiato via decine di volte e aver imbucato svariati vicoli, riuscisse a raggiungere il locale che stava cercando. «Iniziavo a pensare che mi steste prendendo in giro! Il vostro senso dell’orientamento è terribile» si lagnò.
 
«Te l’avevamo detto» dissero in coro le due aliene.
 
«Segno il posto nel gps… questo locale non è nemmeno nelle mappe, pensa un po’» borbottò Crilin «Ecco, ora usciamo dal vicolo».
 
«Io però uno spuntino lo avrei fatto volentieri, dopo dieci minuti di volo inutili» disse Lord Beerus.
 
«In quel bar non abbiamo visto cibo» disse Mintaka «Solo bevande».
 
«Cielo, no!» esclamò Whis «L’ultima volta che Lord Beerus si è ubriacato è tornato con un tatuag-»
 
«TACI!» lo interruppe il dio, maledicendolo per la pessima figura che gli aveva fatto fare. A volte aveva l’impressione che Whis godesse come un matto a metterlo in imbarazzo o peggio.
 
Appena prima di uscire dal vicolo, Deathstar si sporse e notò un grosso pulsante blu vicino al manubrio della moto.
 
Ecco: oltre al caschetto, il PDBDC e il cappello -che non si toglieva mai- un altro tratto tipico dell’aliena era quello di premere i pulsanti che attiravano la sua attenzione, incurante anche degli eventuali “Non premere se non in caso di emergenza” scritti accanto.

Era qualcosa che moltissimo tempo prima le aveva procurato qualche problema, precisamente nei suoi anni di studi scolastici, quando aveva premuto il pulsante di allarme facendo così evacuare l’intero istituto.
Lei e Mintaka -che era presente- all’inizio lo avevano trovato divertente, peccato che una volta scoperte avessero rischiato una sospensione… e che comunque nessuna delle due avesse imparato molto da quella vicenda.
 
«A che serve questo coso?» domandò, per poi premere il pulsante senza attendere la risposta di Crilin.
 
«Era la sirena!»
 
Il suono acuto e penetrante della sirena rimbombò contro le pareti del vicolo, espandendosi poi in tutto il quartiere.
 
«Oh cielo» commentò Whis.
 
Una finestra proprio sopra di loro, al secondo piano di un condominio, si illuminò.
 
«È la pula! Helmut! C’è la polizia!» urlò un uomo «Getta via la roba, presto!»
 
«Dove è la droga, Bill?»
 
«Nelle scatole blu, idiota! Sbrigati!»
 
Poco dopo dalla finestra “piovvero” una dozzina di grosse scatole blu, che se non fosse stato per Whis e la magia del suo bastone sarebbero cadute tutte in testa al gruppo.
 
«Aspetta… com’è che sulle scatole c’è il logo del Quasar?» notò Mintaka.
 
«Probabilmente hanno messo lì la droga. Sembra che tutto sommato stasera dovrò arrestare qualcuno!» esclamò Crilin, tirando fuori delle manette.
 
«Ho fatto, Bill! Ho buttato la roba!» si sentì dire dalla finestra.
 
«Ma che vai dicendo?! Le scatole sono ancora q… CAZZO, HELMUT! Hai buttato via i dolci per la festa di fidanzamento di mia sorella, brutto imbecille cretino!»
 
«Infatti sentivo l’odore» disse Lord Beerus, con un sorrisone che andava da un orecchio all’altro, sfregandosi le mani «Allora essere venuti qui stasera aveva un senso, dopotutto!»
 
«Il PDBDC colpisce ancora!» esultò Deathstar, con una delle sue solite risate.
 
«Allora noi quattro ce ne andiamo e ti lasciamo al tuo lavoro, Stac- ehm, Trillin» si “corresse” Beerus, sollevando il coperchio di una delle scatole «Ho trovato i pasticcini al cioccolato!»
 
«Sarebbe Crilin» protestò debolmente l’ex atleta «O beh… buona serata, allora».
 
Quando raggiunse la finestra con un salto il resto del gruppo se ne andò,  incurante della sua sorte -non che Crilin potesse avere problemi- e dopo una camminata non troppo lunga raggiunsero i giardini pubblici del quartiere.
 
Beerus e Deathstar si sedettero su una panchina con una delle scatole del Quasar e iniziarono a mangiare, mentre Mintaka indicò un'abitazione piuttosto grande a neppure cento metri di distanza. «Ecco, questa volta non credo che ci perderemo per tornare a casa».
 
«È una dimora graziosa e dall’aria spaziosa, Lady Mintaka» si complimentò Whis.
 
«Ammirami, Micione!» esclamò Deathstar, lanciando in aria un pasticcino per poi riacchiapparlo al volo con la bocca.
 
«Dilettante» sentenziò Beerus, per poi lanciare in aria sette pasticcini e riacchiapparli tutti con estrema facilità «È così che si fa!»
 
Davanti a una simile prova di abilità, la donna non poté che applaudire. «Sono impressionata».
 
«Ad ogni modo non sono certo che “Micione” sia un nomignolo molto appropriato per il sottoscritto…»
 
«Perché? Ha perfettamente senso» gli fece notare Mintaka «Tu sei un gatto dunque sei un micio, e sei un micio grosso, il che giustifica l’accrescitivo “one”: da qui “Micione”, ossia “grande micio”. Forse “Micione Alieno” sarebbe più preciso ma questo è un dettaglio».
 
«Immagino che Lord Beerus si riferisca al fatto che lui è una divinità. Il Dio della Distruzione, per essere più precisi» sorrise Whis, rivelando quel “piccolo” dettaglio con tutta la tranquillità del mondo.
 
Beerus pensò troppo tardi che forse quello era un discorso “scivoloso”. Il resto degli amici di Goku ormai si era abituato ad averlo attorno, aveva perfino ospitato in casa propria i due saiyan per periodi di tempo abbastanza lunghi, tuttavia non tutte le persone reagivano allo stesso modo, e vedere un tizio che volava era diverso dallo scoprire di avere a che fare con un dio.
Non che a lui importasse alcunché, ovviamente: se fossero fuggite spaventate non ne avrebbe certo fatto una tragedia.
 
Un modo di pensare che era molto meglio adottare, dal momento che Deathstar si era alzata in piedi di scatto e si era allontanata da lui di qualche metro.
 
“Dovevo immaginarlo” pensò il gatto.
 
«Non so cosa sia un Dio della Distruzione, da queste parti, per cui… cosa distruggi di preciso?» gli chiese la donna.
 
Per un attimo Beerus ebbe perfino l’impressione che non stesse guardando direttamente lui, gli sembrava che avesse uno sguardo “strano”, ma sicuramente si stava sbagliando. «Di solito distruggo pianeti più o meno abitati, in certi casi però distruggo anche singole persone o fantasmi».
 
«Quindi distruggi anche le cavallette? Sai, quei brutti cosi marroncini che volano e saltano e hanno le gambe lunghe».
 
Beerus, perplesso, aggrottò la fronte. «Certo, io posso distruggere letteralmente qualsiasi cosa. Perché questa domanda?»
 
Deathstar, con mano leggermente tremante, indicò un punto dietro di lui. «Allora distruggi quella che è sullo schienale e- OH PORCA PUTTANA STA PER SALIRTI ADDOSSO!» gridò.
 
«Si sta incamminando verso la sua spalla sinistra, Lord Beerus» lo infermò Whis «E ora credo di aver capito perché Lady Mintaka si è nascosta dietro di me poco fa! Credevo che temesse lei ma a quanto pare sbagliavo. Lady Mintaka, sono davvero così pericolosi questi esserini?»
 
«Tecnicamente no però ci fanno paura, quindi dato che lui è un Dio della Distruzione potrebbe distruggerla? Per favore?»
 
«Quindi la tua reazione spaventata non era dovuta a me» si stupì il dio.
 
«Ma no, ovvio che no! Però ti prego, fai -fuori -quel -mostro!» scandì Deathstar, allontanandosi ulteriormente.
 
Uno schiocco di dita di Lord Beerus fece scomparire l’essere malvagio dalla faccia dell’Universo. «Fatto».
 
Mintaka smise di nascondersi dietro Whis. «È fantastica, questa cosa. Farebbe un sacco comodo anche a noi!»
 
«Perché devono esistere le cavallette? Perché?!» sospirò Deathstar, tornando a sedersi accanto a Beerus «Comunque sei stato grande, Micione Divino».
 
Lì per lì suddetto micione pensò di protestare ancora, per poi lasciar perdere vedendo che aveva comunque riconosciuto il suo status di divinità. «Fatemi capire: avete paura di una cavalletta e non di un dio distruttore?»
 
«Già» confermarono contemporaneamente le due aliene.
 
Beerus fece per rispondere, quando venne distratto dalla vibrazione del cellulare che aveva in tasca. Trattavasi di un messaggio su WhatsApp inviato da Goku,  la cui chat si era dimenticato di silenziare.
 
“Ti ho già detto che non ho voglia di giocare contro di te a Shadow Fight, cretino!” pensò, alzando gli occhi al cielo. Maledetto il giorno in cui aveva pensato di farsi consigliare dei giochi di combattimento -una volta stufo di Fruit Ninja- con Goku presente!
 
«Hai un cellulare anche tu adesso? Io e Mintaka in questa settimana abbiamo imparato a usare i nostri, perché Stylequeen ci ha rotto le scatole allo sfinimento. Già! Ti va di darci il tuo numero?» sorrise Deathstar «Almeno se vediamo una cavalletta E non dimentichiamo il cellulare a casa E io non lancio il mio dalla finestra magari ti chiamiamo pure!»
 
«Chiamatemi quando vincete un’altra cena o vi piovono in mano altre scatole piene di dolci, se mai. Sono quelle le cose che mi interessano!» puntualizzò lui, per poi far dettare loro il proprio numero da Whis. Purtroppo la sua memoria non era granché, soprattutto per certe cose.
 
«Mi sa che per noi è ora di tornare a casa» disse poi Mintaka «Ci vediamo, allora. Tenetevi pure le scatole con i dolci, tanto noi possiamo mangiarli quando vogliamo senza dover fare viaggi interplanetari».
 
«Apprezziamo molto la vostra gentilezza, signorine! Arrivederci!» le salutò Whis.
 
«E magari cercate di non farvi trovare di nuovo sedute su un lampione» aggiunse Beerus.
 
«Probabilmente la prossima volta ci incontreremo cadendovi tra le braccia mentre urliamo “Moriremo”, non sarebbe strano. Ci vediamo, Micione Divino e Uomo Blu!»
 
«Immagino che sarebbe stato inutile puntualizzare che il mio nome è Whis» commentò l’angelo, una volta che si furono entrambe allontanate.
 
«Già. Però abbiamo ottenuto i dolci per cui siamo venuti qui, dunque va bene lo stesso!» esclamò Lord Beerus, infilandosene in bocca una manciata per rimarcare il concetto.
 
«Finiscono sopra un lampione ma passa un poliziotto pronto ad aiutarle, poi c’è voglia di dolci nell’aria ed ecco che i dolci arrivano…» rimuginò Whis.
 
«E allora? Tanto meglio per noi, questo è quanto» concluse il dio «E ora andiamo a casa anche n- ancora?!» sbottò, quando vide un altro messaggio di Goku «Le possibilità sono tre: o lo blocco, o gli distruggo il telefono, o distruggo direttamente lui!»
 
«Credo che bloccarlo sia la soluzione più rapida e indolore per tutti… cosa sta scrivendo?»
 
 
 
“Se non la pianti di stressarmi giuro su quel che ti pare che tu sul mio pianeta non metterai più piede, e dovrai allenarti nel giardino di casa TUA! Come avrebbe dovuto essere fin dall’inizio! Vai a dormire, BABBEO!”
 
 
 
«Questo dovrebbe dissuaderl… come non detto» borbottò Beerus.
 
 
 
“Scusi”
“Perdono”
“Non”
“La"
"Disturbo”

“Più”
“Ho”
“Capito”
“Buonanotte”
 
 
 
«Cosa sta cercando?» chiese Whis a Lord Beerus vedendolo guardarsi attorno.
 
«Una casa vuota in cui entrare in modo da poter lanciare questo aggeggio dalla finestra. Su, ora torniamo a casa per davvero... ah, una mattina di queste dovremo andare al Quasar, così potrò bere quella cosa, quel “cappuccino”, senza che tu mi guardi come se fossi un essere ignobile».
 
«Bere un cappuccino alle cinque e mezza del pomeriggio è inaccettabile, per l’amor del cielo. Va bene una tisana, un tè, un succo di frutta, magari può andar bene anche un caffè… ma cappuccino e latte macchiato non devono essere presi in considerazione da mezzogiorno in poi» dichiarò l’attendente.
 
«Oppure ognuno beve quel che vuole quando vuole e tu guardi da un’altra parte» ribatté Beerus.

Difficilmente sarebbe stato possibile mettere d'accordo due persone con opinioni diametralmente opposte sull'orario in cui bere un cappuccino ma prossimamente, almeno per una volta, il problema non si sarebbe posto.











Ecco il secondo capitolo :)
Non ci sono poi tante cose strane stavolta, vero? State tranquilli, rimedierò in futuro :D
Ringrazio di cuore le brave persone che stanno seguendo questa cosa e le bravissime persone che hanno dedicato del tempo a recensire il capitolo precedente ;)

Alla prossima,


_Dracarys_


Ps.: vi lascio il   >>>link al tentativo di fumetto<<< che ho fatto per questo capitolo :'D



Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 -ovvero: di carrozze rubate e tuffi imprevisti ***


Prima che iniziate a leggere vi lascio il <<< link >>> a quella che secondo me è la OST perfetta per Deathstar e Mintaka.
Buona lettura :)







Capitolo 3
 
(Ovvero: di carrozze rubate e tuffi imprevisti)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Voglio essere onesto, Lord Beerus: non avrei mai creduto che potesse conformarsi ai terrestri fino a questo punto».
 
«Cosa intendi dire?!»
 
«Intendo dire che, da più o meno una settimana a questa parte, lei porta con sé il cellulare anche in bagno».
 

In bagno, in camera da letto, perfino a tavola: ovunque Lord Beerus andasse faceva in modo di avere il cellulare sempre a portata di mano, e quella mattina in cui finalmente era riuscito a svegliarsi abbastanza presto da poter andare a fare colazione al Quasar non faceva eccezione.

Fino a quel momento l’angelo si era astenuto dal fare domande e commenti limitandosi a catalogarla come una temporanea stranezza del suo Hakaishin, però vedere quest’ultimo mangiare più lentamente per colpa del cellulare era stato troppo.

Per Whis era un’assurdità, non ne capiva il motivo. Agire così avrebbe avuto un minimo di senso solo se fosse stato un fissato dei cosiddetti “social network” o avesse aspettato una chiamata o un messaggio importante, però Beerus non si era iscritto ad alcun social, e le persone che conoscevano il suo numero telefonico erano ben poche, anche contando Deathstar e Mintaka.
 
«È per colpa di Dragon City» disse il gatto «Sto iniziando a prendere in considerazione l’idea di disinstallare questo gioco, fanno un evento dietro l’altro e una Gara Eroica ogni due settimane, la cosa inizia a diventare stressante».
 
«Dunque è per il gioco. Capisco» annuì Whis, bevendo del succo di frutta.
 
Lord Beerus sollevò un sopracciglio. «Per cos’altro se no?»
 
«Oh, non ne ho idea. Ammetto che per un attimo ho pensato che stesse aspettando una telefonata o un messaggio da parte di qualcuno, però non mi risulta che sia così ansioso di parlare col signor Goku, il signor Vegeta o Lady Bulma».
 
«Infatti non lo sono» ribatté il dio «È solo per il gioco, per nient’altro».
 
“Anche perché se chicchessia avesse voluto chiamarmi l’avrebbe già fatto, o quantomeno si sarebbe fatta trovare nel posto in cui in teoria viene a fare colazione tutte le mattine” pensò “Non che mi importi, naturalmente. Al momento la mia priorità è vincere la Gara Eroica e avere quel drago!”
 
«Meglio così anche perché, a ben pensarci, se per qualche bizzarro motivo avesse atteso la chiamata di quelle due ragazze non sarebbe mai potuta arrivare. Nel dettar loro il numero temo di aver sbagliato l’ultima cifra: era un cinque, non un due. O beh, nulla di grave, no?» sorrise Whis.
 
«TU HAI FATTO COSA?!» urlò Beerus «Come sarebbe a dire che ti sei sbagliato a dettare il numero?!»
 
«So che è difficile da credere ma purtroppo neppure io sono perfetto. Una défaillance capita a tutti, Lord Beerus… e comunque non si tratta di un errore su una questione importante. Perché se la prende tanto?»
 
«Me la prendo perché io pretendo completa efficienza al mio attendente, cosa trovi di strano in questo?! È il tuo compito, quindi svolgilo come si deve!» ribatté il Dio della Distruzione.
 
«Se si fosse almeno sforzato di imparare a memoria il suo numero telefonico questo problema non si sarebbe posto» replicò Whis, con la massima calma «In alternativa, se ci teneva tanto poteva chiedere alle ragazze il loro numero ed essere lei a telefonare».
 
«Il problema qui non sono io, siete tu e le tue “défaillance”! Quando mai ho detto che ci tengo?! Cosa vuoi che mi importi se chicchessia chiama oppure no? Ma per piacere» disse Beerus, con un’occhiataccia «Dopo centinaia di milioni di anni credevo che mi conoscessi».
 
«Di nuovo, meglio così! Probabilmente quelle ragazze nei sei giorni che sono passati sono già volate giù da, che so, un palazzo. O da una gru. Oppure sono finite in un fiume a bordo di una zattera e al momento sono disperse in mare» fece spallucce «Visti i precedenti non mi stupirei».
 
«Si può sapere perché devi fare il menagramo in questo modo?! Dai per scontato che si infilino ogni giorno in qualche guaio più o meno assurdo ma chi ti dice che sia così? Stanno sicuramente benissimo! E se anche mi sbagliassi, pace! Non mi importa niente! Sono stato chiaro o no?!»
 
«Assolutamente sì, Lord Beerus».
 
«Bene» concluse il gatto «Se abbiamo finito di mangiare direi-»
 
Potenti nitriti, una versione metal del Can-Can e il galoppo infernale di due cavalli, tanto furioso da far tremare la terra, interruppero a metà la frase di Lord Beerus.
 
«In carrozza mai più! Mai! PIÙÙÙÙÙÙ!»
 
Deathstar e Mintaka urlanti, alla “guida” di una carrozza tutta rosa, erano appena passate davanti a un Dio della Distruzione alquanto attonito.
 
Com’era potuta accadere una cosa del genere?
 
 
 
 
*** Relativamente poco tempo prima… ***
 
 
 
 
«Mintaka, tu a vai a destra, sezione giorno: prendi tutti gli abiti rosa che trovi, lunghi al ginocchio, sopra il ginocchio o fino ai piedi. Niente lunghezze “di mezzo” e, possibilmente, scegli abiti con fantasie floreali, perché in questo periodo vanno di moda. Tu, Deathstar, vai a sinistra e agguanta tutti i sandali e le scarpe chiuse che vedi, numero trentasette e sempre sui torni del rosa! Bada che abbiano tutte almeno un tacco di dieci centimetri o superiore: una scarpa con un tacco inferiore ai dieci centimetri non è neppure considerabile “scarpa”, per l’amor del cielo. Avete capito?»
 
«Sì, ‘Queen» risposero in coro le due donne.
 
«Bene. Allora preparatevi, perché quella di stamattina è una missione di vitale importanza» dichiarò Stylequeen, gettando dietro alle spalle i suoi lunghi capelli rosa «Non dovete avere pietà! Usate tutti i mezzi a vostra disposizione, strappate gli articoli dalle mani delle vostre avversarie! Siate pronte a tirare calci, a tirare pugni, a morderle a sangue, se dovete; non usciremo da quel negozio senza aver comprato tutto quel che di buono e di rosa ha da offrire, perché questi! Sono! I SALDI!»
 
«Va bene… però ti rendi conto che davanti a questo negozio, oltre a noi, ci sono solo quattro gatti?» le fece notare Deathstar.
 
«Letteralmente» aggiunse Mintaka, vedendone quattro attraversare la strada in fila indiana lungo le strisce pedonali come se fossero stati reincarnazioni dei Beatles.
 
«Non importa! Ci impegneremo comunque al massimo, è per questa ragione che vi ho portate con me» ribatté Stylequeen, girando sui tacchi delle sue alte decolleté rosa pastello «Necessito di abiti nuovi».
 
«E il fatto che tu ieri sera abbia visto il video che Mintaka ha girato di nascosto a Uomo Blu non c’entra niente, immagino» commentò Deathstar.
 
«Certo che c’entra! Checché se ne dica, l’abito fa il monaco» replicò l’aliena, con uno sguardo deciso nei grandi occhi azzurri «Lui ha uno stile estremamente eccentrico che, tuttavia, sa portare in modo eccelso…»
 
«Devo ancora capire come tu sia riuscita a intuirlo da un video di otto secondi» disse Mintaka, aggrottando leggermente la fronte «E se la tua speranza è quella di incontrarli al Quasar all’ora di colazione resterai delusa, secondo me. In questi giorni non c’erano mai».
 
«Lo stile è una cosa che si possiede o non si possiede, e lui lo possiede: due secondi di video mi sarebbero stati sufficienti per capirlo. Se dovessimo incontrarci, indipendentemente dal fatto che non sia ancora successo, non intendo essere da meno» continuò Stylequeen, sollevando gli occhiali da sole dalle lenti rosate fino a utilizzarli a mo’di cerchietto «Quindi appena il negozio apre entriamo lì dentro e facciamoci valere! Tre… due… uno… Muoversi, muoversi!» esclamò, artigliando un braccio a Deathstar e Mintaka trascinandole con sé nel negozio senza lasciar loro alcuna speranza di fuga.
 
Sebbene Stylequeen apparisse con una “semplice” bella donna troppo rosa -trucco, vestiti, capelli e accessori- dal fisico paragonabile a quello di una qualunque Cindy Crawford nei meravigliosi anni novanta, non era tipo da prendere sottogamba. Non disponeva di alcun potere particolare ma, spesso e volentieri, il suo atteggiamento frutto di una metaforica fusione tra Enzo Miccio, Liam Neeson e una diva del cinema era più che sufficiente.
 
«Io comunque avrei preferito restare a dormire» sospirò Deathstar, che dopo aver afferrato tutte le paia di scarpe rosa con i tacchi che aveva trovato si era immediatamente ricongiunta a Mintaka.
 
«Figurati io. Una cosa: hai poi riprovato a chiamare?...»
 
Deathstar scosse la testa. «Nah. Se il telefono dice che il numero di Micione Divino è inesistente vuol dire che è inesistente, credo che non sia un problema nelle comunicazioni. E va beh» fece spallucce «Certo che invece di darci un numero falso poteva limitarsi a non darcelo affatto».
 
Dal loro ultimo incontro, circa sei giorni prima, aveva provato a chiamare Lord Beerus un paio di volte -tanto per fare una chiacchierata- senza ottenere alcun risultato se non una voce meccanica che si scusava dicendo “il numero da lei chiamato è inesistente”.
 
«Effettivamente hai ragione» concordò Mintaka «Forse non voleva sembrare maleducato o qualcosa del genere…»
 
«Io con accessori e biancheria intima ho finito, voi a che punto siete?... solo sei paia di scarpe?! Ma come?» si lamentò Stylequeen.
 
«Il resto erano tutte basse o tutte da ginnastica, ‘Queen, non è colpa mia».
 
«Questo negozio è una delusione, ci sono pochissimi abiti, calzature e accessori rosa… fino a quattro giorni fa ce ne erano molti di più! Accidenti a me che non ho voluto compare tutto a prezzo pieno, avrei dovuto immaginare che essendo periodo di saldi avrebbero esposto in negozio cose che oltre a costare meno valgono anche meno! I terrestri sono degli infami, questo è quanto» concluse la donna in rosa.
 
Se non altro la delusione di Stylequeen fu utile perché riuscissero a essere fuori dal negozio dopo appena un’ora di prove nei camerini durante le quali l’aliena aveva creato oltre venticinque outfit.
 
«La tecnologia di questo mondo comunque è proprio comoda: molto meglio mettere buste e pacchi in una capsula piuttosto che tenerle in mano, non ho ragione? Certo che ho ragione!» si rispose Stylequeen, facendo sparire in una capsula le quindici buste con cui lei e le altre erano uscite dal negozio «E ora direi di andare a fare colazione al Quasar. Andremo a piedi, una bella camminata fa bene e aiuta a tenersi in forma».
 
Essendo abituate a camminare -se non a fare corse sfrenate- Deathstar e Mintaka non si opposero, limitandosi a seguire docilmente l’amica, il cui senso dell’orientamento era migliore del loro.
 
A un certo punto, mentre camminavano lungo una delle vie principali del quartiere, tutte e tre  sentirono suonare delle campane nelle vicinanze.
 
Deathstar sollevò le sopracciglia. «Che diavlo è?»
 
«Credo che si tratti del suono di oggetti chiamati “campane”. Solitamente si trovano in costruzioni che i terrestri denominano “campanili”, i quali spesso sono vicini a edifici il cui nome è “chiese”. In questi posti i terrestri appartenenti a determinati gruppi religiosi svolgono i loro riti sacri» le spiegò Mintaka «L’ho letto su Internet. Se facessimo una piccola svolta dalla strada che stiamo seguendo probabilmente vedremmo la chiesa. Dicono che i terrestri abbiano speso e spendano tuttora molto per rendere questi edifici belli da guardare».
 
«Ma sì, una piccola svolta si può fare. Prima o poi dovremo fare come te e informarci su qualcosa in più rispetto a quel che abbiamo già fatto» disse Stylequeen «So cosa sono uno scrub e la laminazione delle ciglia, ma non sapevo che le chiese fossero paragonabili ai nostri templi… dedicati a… Primus…»
 
Svoltato l’angolo si erano trovate davanti una chiesa non troppo grande e dall’architettura moderna, ma non era stata quella a colpire Stylequeen; a farlo era stata la carrozza rosa -incustodita- che era parcheggiata davanti al portone d’ingresso, alla quale erano attaccati due cavalli bianchi dalle criniere lunghe e folte. Sicuramente era lì per un matrimonio. 
 
«Io DEVO salire lì sopra» affermò l’aliena dagli occhi azzurri per poi fiondarsi accanto alla carrozza con uno scatto degno di un centometrista «Ma quanto è bella? Quanto è bella?!»
 
«Questa reazione non mi stupisce» commentò Deathstar, dopo averla raggiunta assieme a Mintaka «Come si guida questa cosa? Quegli animali non hanno il volante! Si chiamano cavalli, vero?»
 
«Già. Mi sa che si guida con questa specie di corde» disse Mintaka, indicando le redini «Dopo essere salite lì» aggiunse, indicando il posto del cocchiere.
 
«È tutta rosa anche dentro!» esclamò Stylequeen, che nel frattempo era salita all’interno della carrozza e aveva chiuso lo sportello «Chi l’ha scelta ha ottimi gusti! Quasi quasi ne vorrei una anche io!»
 
«Quindi se volessimo guidare questa cosa dovremmo metterci così» disse Deathstar, una volta salita a cassetta «con queste corde in mano».
 
Mintaka salì accanto a lei. «Già. Solo che non… non saprei…»
 
«’Taka, che ti piglia?» le domandò Deathstar, vedendole sul viso un’espressione allibita.
 
La donna indicò qualcosa con un cenno del capo: per la precisione una mosca che si era da poco posata sul manto candido di uno dei due cavalli.
 
«Alieno del pianeta Mosca!» strillò Deathstar «MUORI!»
 
Il tentativo di uccidere una mosca con un colpo delle redini fu prevedibilmente inutile, ma il colpo ricevuto fece nitrire e impennare entrambi i cavalli, i quali partirono a tutta velocità e praticamente senza alcun controllo, perché le due aliene non avevano idea di come si guidasse una carrozza.
 
«SI PUÒ SAPERE COSA AVETE COMBINATO?!» urlò Stylequeen, affacciandosi dal finestrino.
 
«C’era un alieno del pianeta Mosca! Uno di quelli! Anche qui!» gridò Mintaka.
 
In realtà trattavasi di una semplice mosca ma -a causa dei viaggi che in passato avevano fatto assieme al resto del loro gruppo- le tre donne erano reduci da molteplici esperienze con suddetti alieni, pericolosi mutaforma in grado di trasformarsi sia in insettucci identici a una normale mosca, sia in mostri vagamente antropomorfi alti fino a quindici metri; esperienze che non erano intenzionate a rischiare di ripetere.
 
«Che?! Sul serio? Allora continuiamo a fuggire, per l’amor del cielo! Non deporrà le sue uova dentro di meEEEEEE!» strillò Stylequeen, finendo gambe all’aria per colpa di una curva presa troppo violentemente «E cercate di controllare questo affare, se dobbiamo scappare allora cerchiamo di farlo come si conviene, va bene?!»
 
«Non so come dirtelo, ‘Queen, ma mi sa che le “corde guida cavalli” ci sono appena sfuggite di mano!» esclamò Deathstar, aggrappandosi con forza alla carrozza «Siamo totalmente fuori controllo e questi animali continuano a correre come matti!»
 
«Vi state scherzando, vero?! Perché se invece non state scherzando e usciamo vive da questa cosa io vi uccido! Vi uccido!» sbraitò Stylequeen «VI-»
 
«CURVA!» urlò Mintaka, aggrappandosi a Deathstar appena prima che la carrozza superasse una curva pericolosissima senza schiantarsi.
 
Il cellulare dell’aliena, per colpa dell’urto, iniziò a emettere una versione metal del Can-Can a tutto volume, quasi a voler sottolineare che -come al solito- erano perse e in balia del destino.
 
Deathstar incrociò le dita di entrambe le mani. «Potere Della Botta Di Culo, aiutaci!...»
 
 
 
 
*** Ora ***
 
 
 
 
«Ho appena visto?...»
 
«Sì, Lord Beerus. Lupus in fabula, come dicono i terrestri! Sembrano avere qualche problema con quei cavalli» osservò Whis «Che potrebbe peggiorare, tenendo conto che hanno imboccato una strada chiusa. Se non erro alla fine della strada c’è uno stabilimento in cui ci sono delle piscine aperte e, stando ai miei calcoli, credo che le ragazze stiano per schiantarsi».
 
«E allora ferma quella carrozza e quei cavalli! Che diavolo stai aspettando, un invito scritto?!» sbraitò Beerus.
 
L'angelo fece comparire il bastone. «Come vuole, signore!»
 
Un bagliore verde/azzurro avvolse la carrozza e i cavalli, bloccando tutto a meno di un metro dalla recinzione dello stabilimento.
Peccato che non bloccò anche Deathstar e Mintaka le quali, a causa della brusca frenata, vennero sbalzate violentemente in aria…
 
«MORIREMOOOOOOO!»
 
Per poi finire a fare un bel tuffo in una delle piscine.
Riemersero pochi secondi dopo, sputacchiando acqua, ovviamente vive e del tutto in salute.
 
«’Taka… forse non moriamo» fu la prima cosa che disse Deathstar.
 
«Forse no, dai» concordò Mintaka, mentre raggiungevano il bordo della piscina cercando di uscirne rapidamente.
 
«Si può sapere cosa ti è saltato in testa?!» urlò Lord Beerus, all’indirizzo di Whis «Io ti avevo detto di fermarle!»
 
Whis fece spallucce. «Io ho fermato la carrozza e i cavalli proprio come mi ha ordinato, o così mi pare».
 
«Non so perché tu abbia tentato di ucciderle, però non rifarlo! Va bene?!»
 
«Io non ho tentato di uccidere nessuno, anzi, ho evitato loro di schiantarsi» gli ricordò Whis «E comunque sembra che stiano benissimo!»
 
Lo sportello della carrozza si aprì di botto.
 
«IO VI UCCIDO!» strillò Stylequeen, scendendo dalla carrozza per poi dirigersi a grandi passi verso la recinzione «Le cose si fanno per bene o non si fanno! Potevate almeno tentare di prendere il controllo della carrozza! Non si può rubare una carrozza con dei cavalli e poi e lasciar cadere le briglie! Ma ci rendiamo conto?! Una cosa del genere non si può sentire! Ed è inutile che nascondi la testa sott’acqua per non sentirmi, Deathstar!»
 
«Io un po’la capisco» commentò Beerus.
 
«Ma cosa vuoi? Ma chi ti ha interpellato?!» sbottò la donna, ancor prima di voltarsi e capire chi aveva parlato «Stavo parlando con loro, non con te -chiunque tu sia- quindi non ti intrometter… oh».
 
Lo sguardo di Lord Beerus, che mal sopportava mancanze di rispetto decisamente più leggere, era diventato quello di chi è prossimo a commettere un omicidio. «Sappi che ho distrutto pianeti interi per molto men-»
 
«Oh, ma lei non può essere altri se non il signor Whis!» lo ignorò Stylequeen, avvicinandosi all’angelo con camminata ancheggiante e sorriso smagliante dopo essersi gettata i capelli dietro le spalle «Le mie amiche Deathstar e Mintaka mi hanno parlato tanto di lei e avevo proprio il desiderio di conoscerla. Io sono Stylequeen» tese la mano destra «Ossia la sola persona normale nel trio».
 
Whis si esibì in un perfetto baciamano. «Il piacere è tutto mio, Lady Stylequeen».
 
«Sul fatto che tu sia l’unica persona normale nel trio non sono affatto d’accordo» disse Beerus, molto innervosito «Io sono una divinità generosa, disposta a chiudere un occhio su tante cose, ma non tollero assolutamente che mi si manchi di rispetto. Io sono il Dio della Distruzione, e al momento mi sto chiedendo se sia il caso di lasciarti vivere!»
 
«Sa una cosa? Se le mie amiche non mi avessero parlato anche di lei e vi avessi visti assieme senza sapere chi è chi, avrei pensato che a essere il dio fosse il signor Whis» disse Stylequeen, senza scomporsi minimamente per la minaccia «Il signor Whis sembra molto più “divino” di lei».
 
«Come sarebbe?!» sbottò Lord Beerus.
 
«Guardi lui e guardi se stesso: il signor Whis ha un portamento molto elegante e uno stile particolare che sa indossare con molta classe e disinvoltura, di lei invece non su può dire lo stesso: voglio dire, che razza di divinità è quella che va in giro con la bocca sporca di cioccolato? E sono briciole, quelle che vedo attaccate ai suoi pantaloni? Ih! Quella è una macchia di succo di frutta! Succo di frutta! Ma si può?! Sono molto più “a posto” io che sono reduce da una corsa in una carrozza trainata da cavalli imbizzarriti! Ma che sciatteria! Ma per carità!»
 
«Ma che rottura di-»
 
Whis tossicchiò. «La prego di contenersi con il linguaggio, Lord Beerus».
 
«O mi contengo con il linguaggio o la distruggo sul posto!»
 
«Però i suoi vestiti resteranno comunque macchiati e pieni di briciole…» sospirò l’attendente.
 
«Le dai anche ragione?!» allibì il dio.
 
«Mi dà ragione perché ce l’ho: io, per inciso, ho sempre ragione!... ma dove va?» si domandò Stylequeen, perplessa, vedendo Beerus volare accanto alla piscina.
 
Whis sollevò un sopracciglio. «Direi che si stia dirigendo verso il bordo per… oh cielo».
 
Lord Beerus, compreso che la chiacchiera di Chiacchiera non si sarebbe arrestata e vedendosi “contro” il suo stesso assistente, aveva deciso di seguire l’esempio di Deathstar: nascondere la testa sotto la sabbia. O meglio, sotto l’acqua.
 
«Io a volte rimango senza parole» commentò Stylequeen, dopo un sospiro «Mintaka, non dici niente?»
 
«Sarebbe inutile, avendo la testa sott’acqua non mi sentirebbero» replicò la donna, che nel frattempo aveva comprato una bottiglietta di tè freddo al limone.
 
«Lord Beerus dev’essersi dimenticato che siamo attesi a casa di Lady Bulma per un cosiddetto “brunch”. Lady Stylequeen, le andrebbe di unirsi a noi, assieme alle sue amiche?» propose Whis «Sono sicuro che Lady Bulma non avrà problemi ad accogliere qualche persona in più. La sua casa ormai è… com’è che dicono i terrestri… ah, sì: “un porto di mare”. Per non parlare del fatto che conosce già Lady Deathstar e Lady Mintaka».
 
«Se è sicuro al cento per cento che la nostra ospite non avrà problemi ad accogliere tre persone in più allora credo di poter accettare. Così magari io e lei avremo modo di parlare e conoscerci un po’ meglio in un contesto più normale!» aggiunse la donna, con uno dei suoi sorrisi da diva.
 
«Se poi glielo dai la fai anche più contenta» disse Deathstar, riemersa giusto in tempo per sentire l’ultima frase.
 
Whis aggrottò leggermente la fronte. «“Glielo dai”?»
 
«Modo di conoscerci. Parlava di quello» disse Stylequeen, lanciando un’occhiataccia all’amica «Ovviamente».
 
«Io credo che invece si riferisse a qualcos’altro!» esclamò Beerus, riemerso quando aveva sentito parlare Deathstar «Qualcosa di più fisico!»
 
«Lord Beerus, la prego di non fare riferimenti a sconcezze, sono estremamente inopportuni» lo riproverò Whis «Il mio mestiere non è solo rose e fiori, ma in momenti come questo mi sembra più che altro una strada cupa e piena di spine!»
 
Il Dio della Distruzione alzò gli occhi al cielo. «Loro sono volate in una piscina eppure non hanno fatto così tante scene, quindi non fare tanto il drammatico! Già: mi spiegate come siete finite in quella situazione? Sembra che siate sempre in mezzo a qualche guaio!»
 
«Dopo aver riflettuto un po’ credo di poter dire che sia stata tutta colpa delle campane» disse Mintaka «Anche se l’alieno del pianeta Mosca ha fatto la sua parte!»
 
«L’alieno di che? Guardate che da queste parti non esiste nessun pianeta Mosca, o almeno non che io sappia! Whis?»
 
L’angelo scosse la testa. «Non mi risulta».
 
«Ce lo avevano detto anche un’altra volta» disse Deathstar «“No, non esiste un pianeta Mosca”! Seeeh! Peccato che poi ci siamo ritrovate un alieno del pianeta Mosca tra capo e collo e per fortuna c’era con noi chi lo ha ucciso col fuoco!»
 
«In questo Universo non esiste il pianeta Mosca, sono assolutamente certo di questo» le rassicurò Whis, pensando che però non gli risultava un “pianeta Mosca” neppure negli altri undici universi -o almeno, non in quelli rimasti dopo che Zeno ne aveva distrutti sei.
 
«Ma-»
 
«Se il signor Whis ha detto che non c’è, allora non c’è!» concluse Stylequeen «Io mi fido della sua parola».
 
«E se anche ci fosse stato, sarei andato oggi stesso a distruggerlo! Trovo le mosche fastidiose quasi quanto i messaggi di Goku» sbuffò Beerus.
 
«Eh, a proposito, darci un numero inesistente non è stato carino, Micione Divino» disse Deathstar «Potevi semplicemente dirci di no, non ce la saremmo mica presa».
 
«Non è stata colpa mia, è stata colpa di Whis: mi ha confessato di aver sbagliato a dettarlo poco prima che arrivaste. L’ultima cifra è un cinque, non un due» le spiegò il dio.
 
«Ah, quindi è per quello che quando ho provato a chiamarti non ci sono riuscita. Quando torno a casa allora devo ricordarmi di cambiare il due con il cinque!»
 
«Perché tu ovviamente pur avendo il cellulare vai in giro senza, mi sembra giusto» la rimproverò Beerus, vagamente ironico.
 
«Facciamo così: lo cambio io sul mio telefono e te lo mando tramite messaggio» disse Mintaka, tirando fuori dalla tasca il cellulare «Anche se è finito in acqua sembra funzionare ancora, ha anche smesso di riprodurre la canzone!»
 
Stylequeen, con aria sconsolata, prese Whis a braccetto. «Il Can-Can le perseguita, perseguitando di riflesso anche me. Meglio non pensarci».
 
«Il brunch servirà sicuramente a tirarle su il morale, Lady Stylequeen, pregando che Lord Beerus per una volta torni a usare le buone maniere a tavola. L’influenza del signor Goku -che lei non conosce, ne sono consapevole- non gli è stata d’aiuto in questo senso».
 
«Se lo dice lei mi fido. Una cosa: è stato forse lei a fermare la carrozza e i cavalli? Me lo stavo domandando da prima. Se fosse così la ringrazio, è stato talmente gentile!...»
 
«Non c’è di che» sorrise Whis, sorvolando sul fatto che senza l’ordine di Beerus probabilmente non si sarebbe mosso.
 
«No aspetta: quindi portiamo al brunch anche questa qua?!» allibì il gatto, dopo aver raggiunto Whis assieme a Deathstar e Mintaka, ancora bagnate «Dovrei sopportare lei e Bulma contemporaneamente senza distruggere il pianeta?!»
 
«“Questa qua” ha un nome, e quel nome è Stylequeen!» protestò la donna.
 
«Quando imparerai a conoscerla vedrai che non è male» bisbigliò Mintaka a Beerus «A volte è un tesoro».
 
«Allora chiudiamola in una cassa di metallo e seppelliamola in qualche grotta» borbottò il dio «Comincio quasi a credere davvero alla storia dei quarantadue rapimenti con annessa restituzione!»
 
«Credici, Micione, è vera quant’è vero il PDBDC».
 
Mentre si stringevano tutti attorno a Whis per recarsi rapidamente a casa di Bulma, Beerus non poté fare a meno di pensare a quanto quella verità fosse poco rassicurante. Non conoscendole bene per lui era impossibile pensare che un giorno il tanto nominato PDBDC un giorno non avrebbe smesso di funzionare, lasciandole in qualche guaio potenzialmente letale.
 
In ogni caso, se anche fosse stato così, a lui non importava affatto. Erano delle semi sconosciute, due delle quali incontrate appena tre volte: irrilevanti. Non gli importava della loro sorte, a lui importava di Dragon City e del cibo.
 
“E mi auguro che Bulma abbia messo in tavola anche il budino!” pensò.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 -ovvero: di imprevisti acquatici più o meno mostruosi ***


Capitolo 4 - ovvero: di imprevisti acquatici più o meno mostruosi

Capitolo 4

(Ovvero: di imprevisti acquatici più o meno mostruosi)



«Negli ultimi tempi lei e Lord Beerus venite su questo pianeta estremamente spesso».

«È vero. Se non altro questo significa che abbiamo più occasioni per vederci, Lady Bulma, nonché per assaggiare le prelibatezze che provengono dalla sua cucina. È una buona cosa, non trova?»

La risposta sincera da parte di Bulma, in realtà, sarebbe stata un "non proprio".

Benché ormai le due creature divine fossero diventate quasi di casa, a parer suo non era buona cosa che un Dio della Distruzione gironzolasse così tanto di frequente sul pianeta, soprattutto se lo faceva in luoghi e momenti sui quali lei non poteva avere controllo.

Se mai le cose si fossero messe un po'male, finché lei fosse stata presente avrebbe sempre potuto tirare fuori un qualsivoglia cibo per ammansire Beerus; se però questi avesse iniziato a frequentare altri posti e altre persone -come stava effettivamente accadendo- il proprio "potere" avrebbe subìto un notevole calo.

«Sì, assolutamente. Solo una cosa: siete sempre dell'idea di andare in campeggio?» chiese la scienziata a Whis «Sicuri di non aver cambiato idea? Insomma, Lord Beerus è abituato a ogni genere di comodità, onestamente non riesco proprio a immaginarlo mentre dorme in una tenda».

«Oh, non lo dica a me. Ho avuto il suo stesso pensiero» confessò Whis «Però lui ha deciso così!»

Nei giorni che erano seguiti all'incidente in carrozza, lui e Lord Beerus si erano incontrati spesso con quello strano trio di donne. Non era più successo per caso, c'erano state chiamate e proposte d'incontro da entrambe le parti che come luogo di ritrovo avevano spesso avuto il Quasar, la piscina, i giardini pubblici in cui Beerus aveva distrutto la cavalletta o la casa del cosiddetto Deviant Team.

Era stato lui a notare quel nome scritto sotto il campanello e, quando per pura e semplice curiosità aveva chiesto spiegazioni, Mintaka gli aveva spiegato che quello era il nome del loro gruppo, di norma costituito da cinque persone in tutto.

I due amici mancanti non le avevano seguite in quella città: a dir loro "Sembravano quasi non vedere l'ora di stare per un po'senza di noi!".

Era stato in una di quelle occasioni che era saltata fuori l'idea del campeggio e, a dirla tutta, Whis doveva ancora capire cosa fosse preso a Lord Beerus durante quella conversazione con Deathstar.



"... e si arrostiscono marshmallow. Ah, e si dorme in tenda. Questo è il campeggio!"

"Non sembra niente di che".

"Noi volevamo fare qualcosa del genere in settimana, avevamo pensato di invitarvi ma se l'idea non ti va non importa".

"... ma anche se non sembra nulla di che non posso sapere se è davvero così, visto che non l'ho mai fatto, dunque io e Whis accettiamo! Promemoria per me: farmi dare del cibo da Bulma".



Un attimo prima non era sembrato entusiasta, quello dopo aveva iniziato a parlare di procacciare cibo... chi lo capiva era bravo!

In seguito lui gli aveva fatto notare quanto fosse stato repentino il cambio di opinione, ma la risposta di Beerus, abbastanza sensata, era stata "Sono una divinità annoiata che vuole fare un'esperienza nuova, cosa c'è di strano?".

«Le scorte di cibo sono pronte, comunque. Loro tra quanto dovrebbero arrivare?» domandò Bulma, senza particolare entusiasmo.

«Cinque minuti fa!» sbottò Beerus «Eppure ormai dovrebbero sapere che io detesto quando qualcuno mi fa attendere. Ritardare a un appuntamento è una grande mancanza di rispetto, soprattutto se suddetto appuntamento è con una divinità!»

Il disappunto per quel ritardo era sincero, tuttavia era mescolato anche a qualcos'altro, derivante dal fatto che Deathstar non stesse neppure visualizzando i messaggi che le aveva inviato.

Se si fosse trattato di chiunque altro non avrebbe pensato al peggio, ma dopo il lampione, la carrozza e il tuffo in piscina...

«Sia comprensivo! Avevano detto che sarebbero arrivate con l'autobus, giusto? Visti i precedenti, magari qualche criminale è salito a bordo e lo sta dirottando chissà dove» ipotizzò Whis «Povera Lady Stylequeen, non meriterebbe di sopportare un simile stress».

"A me non dispiacerebbe affatto se quella lì venisse dirottata molto lontano!" pensò Bulma.

All'inizio, in occasione del loro primo incontro, Stylequeen non le era neppure dispiaciuta: aveva un po' l'atteggiamento di una diva -molto da "io sono la più bella del circondario"- ma a parte quello si era presentata a lei in modo educato, e quando aveva saputo che erano stati lei e suo padre a inventare le capsule si era perfino congratulata.

Peccato che poi avesse rovinato tutto con un "Come ringraziamento un giorno di questi ti porterò con me a fare shopping e ti insegnerò a vestirti".

Al quale lei, Bulma, aveva risposto con un "Ti ringrazio ma non ho nulla da farmi insegnare da una bubblegum".

Doveva ancora capire per quale miracolo non fossero finite con lo strapparsi i capelli a vicenda.

«Se Bubblegum scoppiasse non mi dispiacerebbe» borbottò Beerus «Altro che "povera"».

«Non è colpa di Lady Stylequeen se a volte è difficile accettare certe verità» replicò Whis «Soprattutto per quanto riguarda il vestiario. La sua non è cattiveria, per lei è una vera e propria missione di soccorso, una vocazione cui la sua anima la chiama ad adempiere!»

«Sarà quello che le pare ma se prova di nuovo a tagliarmi i capelli la distruggo con un galick cannon» disse Vegeta, sopraggiunto appena in tempo per sentire Whis parlare di Stylequeen.

«BRAVO!» approvò Beerus «Se lo farai davvero avrai i miei applausi. Ma quanto ci mettono ad arrivare?! Io glielo avevo detto: "Passiamo a prendervi"! Ma loro "Nooo, ormai sappiamo dove si trova la casa di Bulma, ci arriviamo da sole", ed ecco che mentre cercano di arrivare qui finiscono a Mordor, dove incontrano l'armata Brancaleone alla ricerca del Sacro Graal!... e io inizio a conoscere veramente troppa di questa roba terrestre!»

Il cellulare di Bulma iniziò a squillare, e quando la scienziata vide di chi si trattava sollevò le sopracciglia: che il maestro Muten le telefonasse era qualcosa di piuttosto raro, ormai. «Pronto?...»

- Aaaaaah... Bulma?

Il numero era quello di Muten ma la voce era decisamente più femminile, nonché familiare. «Ehm. Deathstar, sei tu?»

«COSA?!» allibì Beerus «Deathstar?! Perché diamine sta chiamando te?! Ma soprattutto come lo sta facendo, dal momento che non ha il tuo numero?!»

- Sì, cocca, sono io! Sbaglio o ho sentito la voce di Micione Divino? Non è mica che potresti passarmelo?

Bulma porse il cellulare a Lord Beerus, il quale si era già avvicinato a lei. «Tutto suo».

«Si può sapere dove accidenti siete finite?!» sbraitò il gatto appena ebbe in mano il cellulare «Siete in ritardo di quasi dieci minuti!»

Bulma non aveva idea di cosa potesse essere successo ma, vista la faccia attonita che fece Lord Beerus quando Deathstar iniziò a parlare, poteva presumere che fosse capitato qualcosa di assurdo.

«...no, aspetta: mi stai dicendo che ieri sera tu e Mintaka siete andate in spiaggia, vi siete addormentate su uno di quei grossi materassi da mare e vi siete risvegliate sull'isola del maestro Muten?! Siete serie?!» esclamò il dio, incredulo.

«Sì, a quanto pare sono serie. Buongiorno a tutti» disse Stylequeen, appena arrivata sul posto e già vestita da perfetta campeggiatrice -con un po'di rosa e di tacco in più «Scusate per il ritardo, ho cercato quelle due per tutta la mattina e mi hanno telefonato appena in tempo perché potessi prendere il secondo bus. Che Mintaka abbia imparato il mio numero a memoria è una buona cosa».

«Buongiorno a lei, Lady Stylequeen. Sembra proprio che le sue amiche debbano sempre infilarsi in qualche situazione bizzarra» osservò Whis «Non dev'essere stata una mattinata piacevole, si sarà preoccupata...»

«Non è per quello, è solo che arrivare in ritardo a un appuntamento è un'idea che non sopporto assolutamente, quindi ho cercato di ritrovarle in tempo limite. Senza riuscirci» ribatté Stylequeen «E finendo per tardare a mia volta, il che è perfino peggio. Fortunatamente avevo messo tutto nelle capsule già ieri pomeriggio».

Vegeta sollevò un sopracciglio. «Le tue amiche si perdono in mare e tu pensi ai minuti di ritardo? Hai delle strane priorità».

«Viaggiamo insieme da eoni, letteralmente, per cui ho visto ben di peggio» ribatté l'aliena «Tipo i tuoi capelli, per l'amor del cielo!»

«Sì, ora mando Whis a prendervi» concluse Beerus, ancora al telefono con Deathstar e mostrando un'espressione decisamente irritata «Ed è meglio che vi facciate trovare pronte, quindi puoi dire al vecchio di smetterla di spalmarti l'olio solare sul sedere!... no, non è gentile, è un maniaco! WHIS!»

«Signore?»

«Vai a prenderle. Portale qui. SUBITO! Ma guarda un po' quello, alla sua età...» borbottò il dio.

«Le ricordo che lei è molto più vecchio» gli fece notare l'angelo, impietoso «E comunque il fatto che gli piacciano parecchio le donne non è stato un problema, finora».

«Non lo è nemmeno adesso!» ribatté Beerus «E tu sbrigati, siamo già in ritardo!»

Whis scomparve senza ulteriori indugi, lasciando da soli Beerus, Bulma, Vegeta e Stylequeen.

«La mia aspettativa per questa gita è che qualche mostro esca dal nulla e ti mangi, Bubblegum» disse Beerus.

«E la mia è che ti sia portato dietro la tua lettiera e i tuoi croccantini» ribatté Stylequeen.

"Devo iniziare a rassegnarmi al fatto che il nostro pianeta non arriverà a fine giornata" pensò Bulma, semi disperata.

«Io non so come facciano le tue amiche a sopportarti, non lo capisco proprio!»

«E io non capisco come faccia quell'adorabile persona che è il signor Whis a sopportare te. Lui è così a modo, sempre così tranquillo e posato, un vero e proprio angelo... tu invece non fai che sbraitare» disse Stylequeen, alzando gli occhi al cielo.

In quel momento Whis, fortunatamente per tutti, tornò assieme a Deathstar e Mintaka, già vestite in abiti adatti al campeggio. Probabilmente era stato lui a ritenere opportuno dar loro nuovi abiti, onde evitare di perdere altro tempo.

«Cia-»

«CRETINE!» strillò Stylequeen, prima ancora che le due concludessero il saluto «Primo: cosa siete andate a fare in spiaggia a ora di sera?! Secondo: come avete potuto addormentarvi?! Terzo: legare il materasso a una boa era troppa fatica?! Ma dico io! Quarto: i cellulari sono fatti per essere portati appresso!»

"Credo fosse pretendere troppo" pensò Vegeta, con un'alzata di spalle "Quelle due sono peggio di Kaaroth".

«Vi rendete conto che sono costretto a dare ragione a Bubblegum?! Se non foste finite sull'isola, a quest'ora avreste potuto essere disperse in mare!» le rimproverò Beerus, avvicinandosi «Come avreste fatto? E non tirate fuori il "PDBDC"!»

«Avevamo un appuntamento, Stylequeen era in città per dirvi che eravamo sparite e da quel che ho capito diversi di voi riescono a percepire quello che chiamate "Ki", grazie al quale avreste potuto rintracciarci» replicò Mintaka.

«Non ci siamo perse in mare di proposito ma credo che in virtù di tutto questo ci saremmo salvate» aggiunse Deathstar.

«Siete un caso perso» concluse Beerus «Andiamo a fare questo campeggio, prima che capiti dell'altro».



***



«..."Voglio una vita esagerata/ voglio una vita come Steve McQueeeeeeen! Voglio una vita che non è mai tardi/di quelle che non dormi MAAAAAAI! Voglio una vita/la voglio piena di gua-aaaaaaaaai!"»

Lord Beerus, sdraiato a occhi chiusi sull'erba, sentendo Deathstar cantare certe cose a squarciagola fece facepalm. «Come se di guai tu non ne avessi abbastanza» borbottò tra sé e sé.

«Non hai tutti i torti» convenne Mintaka, accanto a lui a occuparsi del fuoco.

Se non altro fino a quel momento la loro gita era stata tranquilla: una volta raggiunto il bosco si erano diretti fino alle rive del laghetto -ossia la loro destinazione finale- e avevano preparato il campo con una certa facilità, complice anche il fatto di aver portato delle quechue al posto delle tende comuni.
Il resto della giornata era passato tra cibo freddo mangiato seduto su una coperta, cibo caldo arrostito sul fuoco, pennichelle, chiacchiere e bagni.

«Lady Stylequeen, il sole è quasi tramontato e credo che tra poco potrebbe alzarsi una brezza piuttosto fresca. Le consiglierei di coprirsi o rischierà di prendersi un malanno» disse Whis.

La donna annuì, senza particolare entusiasmo. «Sì, signor Whis. Ha ragione, signor Whis».

Sapendo che quel giorno avrebbe fatto almeno un bagno, data la presenza del lago, Stylequeen si era premurata di portare con sé il suo bikini rosa preferito -molto sexy seppure fosse pienamente nei limiti della decenza- ma purtroppo per lei neppure questo era servito ad attirare ulteriori sguardi da parte del suo bersaglio, ossia Whis.

Non era servito neppure farsi spalmare la crema solare in ogni dove, proprio come era stato inutile ricambiare quel favore, dunque a suo parere le opzioni erano tre: la prima era che stesse facendo il prezioso, la seconda che gli piacessero gli uomini e la terza che fosse asessuale.

Lei però, essendo abituata a vedere i suoi bersagli sbavarle dietro al primo occhiolino, si stava rapidamente convincendo della validità di una delle ultime due.

«Suvvia, cos'è quest'espressione abbattuta? Avrà un po'di tempo per abbronzarsi anche domani, se vorrà» disse l'angelo, avvolgendola personalmente in uno scialle rosa dallo spessore perfetto per l'occasione «Ecco qui».

L'aliena fece un piccolo sorriso. «La ringrazio. È gentile».

«Anche lei è una persona deliziosa, solo che molti non comprendono né la sua vocazione al buongusto, né a quanto stress sia sottoposta. Non ascolti Lord Beerus quando la chiama con quel soprannome» aggiunse Whis, abbassando un po'la voce «Lui è un po'come il signor Goku, che lei non conosce, dunque mi creda sulla parola: è forte, senza dubbio, ma il cervello... ohohohoh!»

«Come pensavo» sospirò Stylequeen «Solo che dovrò sopportarlo per un po'. Se lui e Deathstar si piacciono io non sono nessuno per mettermi in mezzo, le pare?»

«Può ripetere, per cortesia?» la invitò Whis, credendo di aver capito male.

«È che se un uomo definisce il campeggio "poco interessante" per poi cambiare idea appena una donna gli propone di farlo assieme a lei, le cose sono due: o è bipolare, o suddetta donna gli garba! Mi sembra ovvio».

«Lady Stylequeen, non salti a conclusioni troppo affrettate. Lord Beerus ha accettato di partecipare a questa gita solo perché si trattava di un'esperienza nuova. Così ha detto» disse l'attendente, facendo spallucce «E non mi sembra che Lady Deathstar abbia mai mostrato grande interesse».

«Si ricordi, signor Whis: io ho sempre ragione!» ribatté la donna, scomparendo all'interno della sua quechua rosa presumibilmente per cambiarsi.

Whis sollevò le sopracciglia, poi scrollò le spalle: vero, lui a volte si era divertito a punzecchiare molto sottilmente Lord Beerus su un possibile interesse, ma questo non significava che avesse mai creduto veramente a quello che diceva.
Probabilmente quell'adorabile ragazza che era Stylequeen era il tipo cui piaceva vedere coppiette ovunque, anche e soprattutto dove non c'erano.

Decise di avvicinarsi a sua volta al fuoco. «Lady Mintaka, se lo desidera posso fare in modo che il falò non si spenga, curato o meno».

«Eh, questo farebbe molto comodo quando andremo a dormire!» approvò la donna «Grazie. Stando a quanto ho letto su internet, servirà a tenere lontani gli animali selvatici... non che nel nostro caso possano farci paura, considerando la compagnia».

«No infatti. Anzi, se dalla selva saltasse fuori qualche animale dall'aria appetitosa potremmo sempre cucinarlo!» ghignò Beerus, riaprendo gli occhi e stiracchiandosi.

«Non è un'idea malvagia, Lord Beerus» concordò Whis «Magari Lady Deathstar troverà qualcosa».

«Lei che c'entra?!»

«Poco fa si è addentrata tra gli alberi urlando che vuole una vita piena di guai, non mi stupirebbe se la vedessimo ricomparire inseguita da una qualche creatura commestibile!... dove sta andando?» chiese Whis al dio, appena alzatosi.

«Non ho la minima voglia di vedere il campo che abbiamo allestito distrutto da creature più o meno commestibili, è stata una giornata abbastanza tranquilla e intendo far sì che resti tale, motivo per cui vado a sincerarmi che non sia stata rapita da un branco di ornitorinchi» rispose Beerus.

«Quella specializzata nell'essere rapita di solito è Stylequeen. Quarantadue volte» ricordò loro Mintaka «Il cliché vuole che rapiscano sempre quella "bella bella in modo assurdo"!»

Ignorandoli, Beerus si addentrò nel bosco seguendo l'aura di Deathstar. Da quel che poteva sentire sembrava star bene, dunque in teoria non era stata rapita né assaltata da chicchessia.

La trovò in una piccola radura, intenta a raccogliere bacche da un cespuglio. Beerus volle sperare che non ne avesse mangiate prima di farle valutare da qualcun altro perché era molto probabile che Deathstar, contrariamente a lui, non fosse immune ai veleni. «Se ti avventuri in mezzo agli alberi mentre fa buio però te le cerchi!»

«Non mi sono allontanata tanto, dai» minimizzò Deathstar «Non dei preoccuparti per me, Micione Divino».

«Non sono "preoccupato", vorrei solo che la giornata continuasse a essere tranquilla» ribatté lui «E se una come te se ne va in giro da sola nel bosco rischia anche di trovarsi davanti il mostro che invece ho augurato di incontrare a Bubblegum!»

«Ma povera 'Queen, non devi volerle male, è una a posto» disse l'aliena «Se non lo so io!... vuoi una bacca? Mi sa che sono buone».

Il gatto infilzò una bacca con un artiglio, portandosela poi alla bocca. Era dolce. Non male. «Io devo ancora capacitarmi di come tu e Mintaka possiate sopportarla da... insomma, da quando la conoscete. Già, ora che ci penso non mi hai ancora detto com'è che voi e il resto del cosiddetto "Deviant Team" vi siete conosciuti e siete finiti a bighellonare qui e là».

«Ti interessa sul serio, Micione?»

Beerus si sedette sull'erba. «Ci sono ancora tante bacche da raccogliere, quindi mentre tu raccogli e parli io ti ascolto».

«E se ti dicessi che ognuno mangia solo le bacche che raccoglie?»

«Ti risponderei che ho distrutto pianeti per molto meno!»

Per nulla spaventata, Deathstar continuò la raccolta delle bacche. «Il bello è che ti credo pure».

«E fai bene! Allora? Sto ancora aspettando che mi narri i tuoi disagi».

«Noi del Deviant Team ci siamo conosciuti tanto, tanto tempo fa, quando andavamo a... beh, stando ai film che ho visto credo che i terrestri identificherebbero quel posto come un "college"» disse la donna, dopo una breve riflessione «Hai presente i college?»

«Come dicevo a Bulma stamattina, ormai conosco fin troppa di questa roba terrestre. Ho presente».

«Io, Mintaka e Stylequeen eravamo sia compagne di stanza che di classe. Gli altri due membri del Team invece erano in classe con noi. Non ti sto a dire quante cose sono successe in quel periodo -alcune divertenti, altre per niente- ma è in quel lasso di tempo che ci siamo conosciuti e abbiamo stretto amicizia. Motivo per cui, una volta finiti gli studi, siamo partiti tutti e cinque insieme per un anno sabbatico. Quasi tutti avevamo dei progetti» sorrise Deathstar «Stylequeen era una promessa della danza, con un blog seguito da milioni di persone...»

Beerus sollevò le sopracciglia inesistenti. «C'erano veramente tutti questi matti pronti a idolatrare una Bubblegum?!»

«Pkangu, l'unico maschio del gruppo, era ed è un tecnico formidabile...»

«Beato tra le donne» commentò il dio, con un'espressione indecifrabile.

«Anche se di solito io e lui ci sopportiamo poco perché dice che faccio troppo casino» proseguì Deathstar «Poi c'era Zoira che avrebbe voluto lavorare alla Dogana, Mintaka cui era stato offerto un posto nella casta degli scienziati... non fare quella faccia! Se ti sembra meno in gamba di quello che è, è solo perché gira con me» sdrammatizzò, con un cenno della mano «E poi c'ero io. Insomma, abbiamo salutato le nostre famiglie, siamo partiti con questi intenti, e poi...»

«E poi vi siete divertiti talmente tanto che non siete più tornati a casa» completò Beerus.

«E poi, mentre noi eravamo via, c'è stata una guerra civile che ha "ucciso" il nostro pianeta d'origine. Non parlo di distruzione, quello di cui parlo è un'altra cosa ed è anche difficile da spiegare. Comunque, se non siamo tornati nelle nostre case è stato perché non c'erano più case in cui tornare» disse Deathstar, voltandosi a guardare il suo interlocutore «Nulla di strano. Tutti i compatrioti che conosco hanno perso qualcuno, nessuno escluso, e per quanto riguarda noi del Deviant Team c'è ben poco che la guerra non ci abbia portato via. Le nostre case, le nostre famiglie, i piani di vita futura che avevamo, tutto andato. In quel periodo, noi avevamo solo... noi».

Per un po'di tempo i soli rumori udibili furono quelli causati dall'aliena per raccogliere le bacche e quelli delle cicale.

«L'atmosfera e alcuni fatti causati indirettamente dalla guerra però mi hanno insegnato una cosa: odiare profondamente chi danneggia in qualsiasi modo quella che è diventata la mia famiglia» aggiunse la donna «Ti faccio un esempio a caso: due persone in stato di bisogno si approfittano della generosità e dell'ingenuità di alcuni membri del gruppo, se ne vanno di colpo dopo un po', rubando tutte le risorse, e infine per loro sfortuna subiscono un incidente gravissimo. Ecco, in un caso del genere sono piuttosto sicura che recupererei le risorse rubate e lascerei quelle due persone lì a morire; senza rimorsi, senza incubi notturni e continuando a sorridere... così!» sorrise, col viso sereno di chi non aveva un problema al mondo «Ehi! Pare che ti stia narrando per davvero i miei disagi, Micione».

«Con esempi abbastanza specifici» commentò Lord Beerus «Nulla di male. In un caso come quello di cui hai parlato, l'Universo si sarebbe liberato di due ingrati. Io detesto gli ingrati. Come i regnanti dei pianeti che evito di distruggere nel corso della mia prima visita e che, incuranti della mia generosità, mi procurano il secondo cuscino più morbido dell'Universo spacciandolo per il primo. Se ci ripenso mi viene perfino una mezza voglia di distruggere tutti i Saiyan ancora in vita...»

Deathstar rise. «Un Micione Divino merita un Cuscino Divino, non scherziamo!»

«Non c'è nulla da ridere, è uno sgarbo che mi hanno fatto davvero! » borbottò Beerus.

«Sta di fatto che io, quando tiri fuori certi discorsi, mi diverto come una scema. È per questo che mi piace la tua compagnia!»

Il Dio della Distruzione si alzò in piedi. «Solo per questo?»

«A dire il vero la apprezzo anche perché se ci sei tu non devo avere paura delle cavallette. Le distruggi» disse l'altra, facendo spallucce.

«E poi?»

«E poi hai superato al posto mio il livello rognosissimo di quel videogioco che ho a casa, cosa per cui non ti ringrazierò mai abbastanza. Vuoi un'altra bacca?» gli chiese Deathstar.

«E poi?...»

Ormai erano molto vicini ma la cosa non sembrava mettere a disagio nessuno dei due. Per entrambi era tutto molto naturale, forse perfino troppo. Lei non sapeva bene perché stesse sorridendo più del solito, sorrideva e basta, esattamente come Beerus non sapeva bene perché si fosse avvicinato e stesse continuando a farlo.

«E poi, forse, è anche perché sei-»

Rumori provenienti dal lago, assieme a un "Ma che cavolo è?!" di Mintaka, indussero Deathstar ad appioppare a Beerus tutte le bacche per poi correre velocemente verso il campo che avevano allestito.

Il Dio della Distruzione indugiò qualche secondo prima di seguirla, forse perché preso alla sprovvista, ma infine mise tutte le bacche in una tasca e corse dietro a Deathstar, pronto a distruggere... già, chissà di cosa si trattava! Una cavalletta gigante, magari?

Una volta giunti al campo tutto divenne più chiaro: in riva al lago, in piedi, con le braccia squamose sollevate e pronte a ghermire le potenziali vittime, c'era una creatura anfibia vagamente antropomorfa e color verde scuro.
Stava avanzando verso il fuoco a passi lenti, osservata da Whis, la cui unica reazione alla vista di quel mostro gocciolante coperto di alghe e di fango era stata un breve sollevamento di sopracciglio.

«G-gr-g... G-g-grr...»

Siffatto essere aberrante, nel compiere i propri passi in direzione dei campeggiatori, emetteva un suono quantomeno curioso, come una sorta di ringhio che si interrompeva poco dopo essere iniziato.

Deathstar e Beerus, ora uno di fianco all'altra, si scambiarono un'occhiata: avevano entrambi l'impressione di trovarsi davanti uno sfigatissimo mostro balbuziente.

«Il suono che emette è strano. Non è troppo minaccioso» osservò Mintaka.

«Credo che il signor mostro stia cercando di ruggire» ipotizzò Whis «Senza particolare successo. Lord Beerus, Lady Deathstar, noto che finalmente siete tornati!»

«Che ne facciamo di questo affare?!» sbottò il dio, seccato e innervosito al pensiero che fosse stata quella stupida creatura a interrompere non sapeva cosa «No, aspetta, come non detto, ora lo distruggo».

«Ma no, dai, è solo un povero mostro balbuziente... potremmo semplicemente chiedergli di tornare nel lago!» propose Deathstar.

Il mostro intanto aveva assunto un'espressione a dir poco perplessa, notando che nessuno dei presenti sembrava spaventato. Era una cosa ben strana, dal momento che di solito tutti quanti correvano via appena lo vedevano spuntare fuori dall'acqua.

Proprio in quel momento, Stylequeen mise la testa fuori dalla quechua. In quel lasso di tempo, oltre a cambiarsi, si era anche truccata e aveva legato i lunghi capelli rosa in una coda alta. «Si può sapere cosa succed- cosa è quello?!»

«Nulla di cui allarmarsi, Lady Stylequeen» minimizzò Whis «Trattasi solo di un-»

«Ma vatti a vestire o perlomeno a farti un bagno, per l'amor di Solus!» esclamò Stylequeen, rivolta al mostro «Ti pare davvero che sia il caso di farti vedere in pubblico con addosso tutto quel fango e tutte quelle alghe?!»

«Stylequeen, è un mostro del lago...» obiettò Mintaka.

«Questo non lo autorizza a puzzare e ad andare in giro nudo!» ribatté la donna «Aspetta lì, tu!» intimò alla creatura, per poi scomparire di nuovo dentro la quechua.

Beerus scosse leggermente la testa, fissando la quechua. I suoi auguri a Stylequeen di incontrare un mostro di erano avverati, il che era già incredibile, ma la reazione di quella scoppiata d'una Bubblegum era stata ancor più incredibile. «La conversazione che ho sentito è realmente avvenuta? Deathstar?...»

Voltandosi in direzione di Deathstar la vide intenta a fare cenno al mostro di scappare.
Forse non aveva neppure tutti i torti.

«TU!» esclamò Stylequeen, catapultandosi fuori dalla quechua con aria battagliera e tutto l'occorrente per lavare e vestire a dovere chicchessia -spazzola per il corpo e asciugamani inclusi «Io ti prenderò! Io ti laverò! E ti vestirò!» dichiarò, indicando il mostro con la spazzola.

Mostro che, dopo averla fissata per pochissimi istanti, si diede ingloriosamente alla fuga.

«Non pensare di riuscire a sfuggirmi! FERMATI!» strillò l'aliena, inseguendolo con uno scatto degno di un velocista nonostante i tacchi alti «Fermati, in nome delle più basilari norme sociali!»

«Ma guarda tu questa... le avevo augurato di essere divorata da un mostro, e invece!» borbottò Lord Beerus, sedendosi accanto a Whis.

«Il suo non è stato un augurio molto carino» lo rimproverò l'angelo «Povera Lady Stylequeen!»

Il dio, sollevando un sopracciglio, indicò suddetta donna. «"Povera"?! Ti faccio notare che si è appena tuffata nel lago e sta trascinando quel coso a riva!»

«Appunto! Ora dovrà asciugarsi e cambiarsi nuovamente, a meno che intervenga io. Sì... sì, penso che farò così. Potrebbe non aver portato cambi a sufficienza» ragionò Whis.

«Ha portato con sé tutti i vestiti che aveva nell'armadio, ma sicuramente un'asciugatura rapida le farà piacere» commentò Mintaka «'Star, nel bosco hai trovato qualcosa?»

«Bacche. Le ho date a Micione Divino!»

«NOOOOOUUUUU!» ululò il mostro, tentando senza successo di tornare nel lago.

Stylequeen lo trascinò ancor più lontano dalla riva. «Ma vuoi smetterla di lamentarti?! Guarda che io lo faccio per te! Una volta lavato e vestito potrai cercare un mostro femmina con cui fare dei mostrini!... e tu non ridere, Deathstar, guarda che io sono seria!»

«È per questo che rido!» ribatté l'altra.

«'Queen, se intendi usare il bagnoschiuma su di lui devo farti notare che un PH scorretto potrebbe fare molto male alla sua pelle» le fece notare Mintaka «Potrebbe anche causargli quella che gli umani chiamano "una reazione allergica", talmente forte da ucciderlo».

«Quando hai ragione, hai ragione... signor Whis, lei sarebbe in grado di cambiare il PH del bagnoschiuma per far sì che non nuoccia a questa creatura?» chiese Stylequeen, col sorrisone da "per favore".

L'attendente di Lord Beerus schioccò le dita. «Fatto. Quando vorrà, sarò disposto ad asciugarla con la magia!»

«La ringrazio, è così squisitamente gentile!»

«Il mostro non la pensa allo stesso modo» commentò Beerus.

Dieci minuti dopo, il mostro del lago non era stato soltanto lavato e vestito, ma Stylequeen -con la complicità di Whis che aveva fatto da interprete- lo aveva anche convinto a iscriversi a Meetic.

«Se puoi vivere tranquillamente al di fuori dall'acqua non è da escludere che tu riesca a trovare una partner, anche di una razza differente! Tutto quel che devi fare, dal momento che capisci perfettamente la lingua comune e sei perfino in grado di scrivere diverse parole, è imparare a esprimerti in modo comprensibile. Anche con una lavagnetta, se proprio non riesci a parlare!»

«G-g-grbbrrg... hrr...»

«Il signor mostro si chiede se per lui sia veramente possibile trovare una partner nonostante la sua balbuzie causata da problemi di ansia sociale» tradusse Whis.

«Ma certo che puoi! Tu sei un essere mostruoso pieno di pregi tutti da scoprire, come tutti quanti. Non sei da meno rispetto a qualunque altro mostro, anzi, al contrario di loro sei anche benvestito! Tu puoi fare qualsiasi cosa, se ne sei convinto!»

Lord Beerus alzò gli occhi al cielo.
Si era rifugiato in cima al pontile di legno perché dover sentire i discorsi motivazionali di Bubblegum a un mostro era troppo perfino per lui, che pure era abituato alle assurdità di Goku.

«Tu non hai disagi da narrare, Micione?... non fare quella faccia, se non ne hai voglia puoi sempre dire di no».

«La mia espressione non era dovuta a quello, Deathstar, solo al fatto di essere stato colto alla sprovvista. No, non ho disagi che valga la pena narrare, se non quello di essere svegliato da Whis che canta. Quello però non è solo "disagio", è una vera tortura».

«Forse dovresti ricordarglielo, perché credo che abbia appena tirato fuori una... come ha detto che si chiama? Ah: una cetra!»

«NON CI PROVARE!» urlò Beerus, profondamente allarmato, a Whis «Sei talmente stonato che ogni volta che canti mentre suoni quella cosa si scatena il diluvio!»

«Lei è un grandissimo maleducato, e comunque sono semplici coincidenze!» ribatté l'angelo, leggermente piccato.

«Duecentosettantaquattromila coincidenze sono un po'troppe!»

«

«Sciocchezze! Sono certa che il signor Whis sappia suonare e cantare meravigliosamente. Proceda, signor Whis» lo incitò Stylequeen.

Whis sorrise e, dopo una breve serie di note, iniziò a cantare. «Laaaa-»

Il fragore di un tuono interruppe l'esibizione, e dalle nuvole che si erano appena addensate sopra di loro iniziò a cadere la pioggia. Whis per fortuna fu lesto ad alzare una barriera protettiva, così che nessuno si bagnasse.

«Io lo avevo detto! Coincidenza un corno!» sbraitò Beerus, afferrando Deathstar per poi raggiungere in un istante il resto dei campeggiatori.

«Io però non riesco a capire in che modo il canto di Whis possa influenzare il meteo» disse Mintaka «Forse devo studiarci su».

«Suvvia, non era male...» lo difese Stylequeen.

«No, infatti: era peggio!» rise Deathstar «Senza offesa, cocco».

Whis, impassibile, si voltò a guardarla. «Nessuna offesa».

«Invece si è offeso» lo smentì Beerus.

«Comprendere l'arte non è cosa per tutti» sentenziò l'angelo «Lei e Lady Deathstar siete fatti della stessa pasta».

Deathstar assunse un'espressione perplessa. «Che diavlo dici? Io non sono fatta di pasta».

Un sospiro sconsolato di Whis fu la sola risposta che Deathstar ottenne; non che ci fosse molto altro da dire a riguardo, ormai, in quella serata improvvisamente piovosa.



Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3762120