PDBDC- ovvero, come tre donne incontrarono un gatto di _Cthylla_ (/viewuser.php?uid=204454)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- ovvero: di come una lista della spesa abbia causato una serie di più o meno sfortunati eventi ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 -ovvero: di Deathstar e Mintaka arrampicatrici e di scatole gettate dalla finestra ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 -ovvero: di carrozze rubate e tuffi imprevisti ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 -ovvero: di imprevisti acquatici più o meno mostruosi ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1- ovvero: di come una lista della spesa abbia causato una serie di più o meno sfortunati eventi ***
Prima che
iniziate a leggere voglio fare una premessa:
questa storia, come potete vedere, appartiene a una serie,
“Deviant Team
-Madness is Everywhere”.
Questa
è una serie multifandom con storielle
cronologicamente scollegate, ambientate nei fandom di Transformers, di
Kinnikuman e ora anche di Dragon Ball, come vedete :’D
Ciò
che collega queste storie sono i personaggi, OC nate
come cybertroniane (Transformers) che in seguito ho
“umanizzato” ed esportato
qui e là, perché il disagio
da colore
rosa e da PDBDC che le accompagna sta bene un po’ovunque.
Cosa comporta
questo a livello di trama? Nulla di rilevante,
a parte età elevate delle quali verrà solo
accennato, così come in un’occasione
si parlerà di una guerra passata (ossia quella che nel canon
ha distrutto
Cybertron).
Desumo che
molti abbiano già chiuso tutto una volta arrivati
a leggere fin qui -e con queste premesse vi capisco :’D-
dunque niente, auguro
buona lettura ai coraggiosi che sono rimasti :’D
A questo <<< link
>>> trovate un'immagine di Deathstar e Mintaka
:)
Capitolo
1
(Ovvero:
di come una lista
della spesa abbia causato una serie di più o meno sfortunati
eventi)
«CORRIIIII! Corri
-corri -corri -corriiiiii!»
«Lo
sto facendo!»
Un vecchio
proverbio terrestre recita che “chi non ha buona
testa, ha buone gambe”: sebbene Deathstar e Mintaka non
fossero due donne
terrestri -l’aspetto umano traeva in inganno- era indubbio
che tale modo di
dire si confacesse perfettamente a quella coppia di amiche perennemente
in
corsa.
In corsa contro
il tempo perché spesso erano in ritardo, in
corsa verso un qualsiasi mezzo pubblico che rischiavano di perdere per
ragioni
più o meno assurde…
«FERMATEVI!»
O, come in quel
caso, “in corsa” per sfuggire a una banda di
contrabbandieri di scoiattoli intenzionati a catturarle per far loro la
pelle.
«Perché
dicono sempre “Fermatevi”?! Cioè,
pensano davvero
che se ci ordinano di fermarci noi ci metteremo qui buone a farci
massacrare?
Dove è il senso?!» gridò Deathstar,
continuando a stringere la
mano di Mintaka e a farsi trascinare lungo le vie di quel bel quartiere
residenziale «Dove diavlo è?!»
«Effettivamente
questa cosa è priva di ogni senso logico e
meriterebbe un’indagine, però ci penseremo dopo,
quelli si stanno avvicinando
sempre di più!» esclamò Mintaka
«Ecco! Prendiamo queste scale!»
Erano le scale
che portavano alla metropolitana, anche se
Mintaka aveva deciso di imboccare senza neppure saperlo: erano sul
pianeta da
un po’ ma non erano ancora molto pratiche del significato dei
cartelli, né
c’era molto tempo per guardarli!
«Mintà
non so se sia un buona idea perché sai che rapporto
abbiamo io e le scaleEEEEH!»
gridò
Deathstar, inciampando e finendo col volare giù dalle scale
trascinandosi
appresso Mintaka.
In tutto
ciò non smise mai di stringere la scatola che si
portava appresso da prima che si trovassero coinvolte in
quell’inseguimento con
i contrabbandieri di scoiattoli, come se fosse stata il contenitore di
chissà
quale tesoro.
«MORIREMOOOOO!»
urlarono le due, come sempre si ritrovavano a fare in situazioni
analoghe.
Un solo
pensiero attraversò la mente di Deathstar in quel
frangente: “Ma quei cosi chiamati
pinguini hanno le ginocchia oppure no?”.
Non era il
massimo come ultimo pensiero ma era quel che
passava in convento.
Poi
però rimbalzarono entrambe su un
“qualcosa” non meglio
definito, un qualcosa di grosso, morbido e rosa, che le
scagliò all’interno
della porta aperta del vagone.
«’Taka…
forse non moriamo» osservò Deathstar.
«Dov’è
che siamo rimbalzate di precis… oh!»
esclamò l’altra
donna «Mi sa che ho capito dove. Sì, la
consistenza che sembra avere il suo
corpo lo rende plausibile».
Trattavasi di
un passante anch’egli decisamente poco
terrestre, grande, grosso e rosa, con un mantello viola e dei larghi
pantaloni
bianchi, che le stava guardando con aria confusa e un principio di
nervosismo
sul volto paffuto.
«Scusa,
cocco, è stato un incidente! Toh!»
esclamò
Deathstar, lanciando la scatola al passante «E
grazie!»
La porta si
chiuse, il treno partì e Majin Bu
aprì la scatola che aveva afferrato al volo.
«Oooooh!»
esclamò con un grosso sorriso, per poi leccarsi le
labbra «Tanti muffin tutti rosa!»
E fu
così che l’incidente venne dimenticato.
Deathstar e
Mintaka intanto avevano raggiunto una carrozza
del treno vuota e si erano stravaccate entrambe sui sedili esattamente
nella
stessa posizione.
Molti erano gli
aspetti in cui quelle due donne si
somigliavano: erano entrambe piuttosto alte e magre, presentavano
entrambe
iridi rosse e capelli neri -un caschetto con frangia Deathstar e una
sottile
treccia laterale Mintaka- erano vestite su per giù con lo
stesso stile
piuttosto “sportivo” e avevano entrambe una cuffia
in testa.
A cambiare
erano solo i colori degli abiti -un insieme di
nero, bianco e rosso per Deathstar e un insieme di grigio, nero e blu
per Mintaka-
e il tipo di trucco, che nel caso di Mintaka era un
po’più leggero.
«Avremmo
dovuto immaginare una cosa del genere quando siamo
arrivate lì e ci siamo accorte che non avevamo preso la
lista della spesa. Già!
Quando scendiamo?» domandò Mintaka.
«
Tanto ormai ci possiamo considerare ufficialmente perse,
quindi scendiamo alla prima fermata che ci ispira e che sia abbastanza
lontana
da quei tizi che ci inseguivano» spallucciò
l’altra donna «Nonché da
Stylequeen».
«Guarda
che tanto dovremo affrontarla lo stess-»
«Ssssh!
Non dirlo!» la interruppe Deathstar «Ci penseremo
dopo. Magari domani, visto che è sera. Comunque la colpa
sua, poteva andare lei
a fare la spesa invece di starsene a casa a farsi le unghie, come se
non
sapesse benissimo che noi due sappiamo quando usciamo ma non quando
torniamo!»
«Sempre
se torniamo».
«Ecco.
‘Taka?»
«Dica».
Deathstar
aggrottò la fronte. «Come abbiamo a finire in un
inseguimento con una banda di contrabbandieri di scoiattoli?»
«Riflettendo
attentamente su cause ed effetti di tutto quel
che è capitato, credo di poter concludere che sia tutta
colpa della lista della
spesa!»
Mandate
dalla loro amica Stylequeen a fare la spesa,
Deathstar e Mintaka si erano accorte di non aver portato con loro la
lista solo
una volta giunte al supermercato.
Nessuna
delle due aveva avuto una gran voglia di tornare
indietro ed entrambe avevano ancora qualche problema a utilizzare
quegli arnesi
chiamati cellulari, motivo per cui avevano fatto spallucce e avevano
deciso di
comprare “qualcosa di rosa” -Stylequeen era
assolutamente fissata con quel
colore- al banco pasticceria, optando per una bella scatola piena di
muffin
rosa; a essa avevano aggiunto due pacchi di biscotti che poi avevano
divorato
lungo la strada del ritorno e delle mele riposte in una busta di carta.
Era
stato proprio mentre tornavano a casa lungo le strade
di quel quartiere pieno di case vacanza perlopiù vuote che
avevano notato i
movimenti inconsueti di un gruppo di uomini intenti a scaricare da un
furgone
una gabbia piena di scoiattoli.
Incuriosite
-“Mintà, ma che diavlo
stanno facendo quelli?”- si erano avvicinate un
po’,
riuscendo miracolosamente a non essere notate. Sembrava che i tizi
fossero
intenzionati a vendere quei poveri animaletti a gente che ne avrebbe
fatto pellicce:
una triste fine.
A
quel punto il sacco di carta ancora pieno di mele si
era rotto, una mela era rotolata accanto a un componente della banda
che stava
indietreggiando, lui era inciampato ed era piombato addosso alla
gabbia,
rompendone lo sportello.
Inutile
dire che gli scoiattoli si erano dati alla fuga…
e che Deathstar e Mintaka, la cui presenza purtroppo era stata
finalmente
notata, erano state costrette a fare lo stesso.
Se si
fossero portate appresso la lista della
spesa tutto questo non sarebbe mai successo, perché non
c’erano segnate delle
mele, però ormai il danno era fatto: la spesa era persa e
ormai si erano perse
anche loro.
Dagli
altoparlanti nel treno iniziò a uscire una musichetta
allegra per le due molto familiare.
«Adesso
siamo ancora più perse di quanto fossimo prima!»
esclamò Mintaka, avendo riconosciuto il Can-Can.
«Il
Can-Can ci perseguita!» concordò l’altra
donna,
scoppiando in una risata incredibilmente sonora «Si vede che
da sole non ci
perdevamo abbastanza bene e abbastanza spesso».
Era da diverso
tempo a quella parte che ascoltare il Can-Can
era diventato sinonimo di “dirigersi verso una destinazione
precisa e finire
invece con l’andare alla ricerca dell’Arca Perduta,
di solito con ostacoli e
casini degni dello stesso Indiana Jones”.
D’accordo,
le due donne erano sempre state tendenti a finire
nei guai e a perdersi, ma che adesso ci fosse quella canzone a fare da
sfondo
quasi ogni volta era particolarmente bizzarro.
Scesero dal
treno un paio di fermate prima del capolinea, e
una volta abbandonata la stazione della metro sbucarono in un quartiere
ben più
affollato di quello in cui si erano temporaneamente stabilite.
C’erano negozi e
locali lungo tutto il lato sinistro della via che stavano percorrendo,
mentre
l’altro lato era bagnato da un grosso fiume
dall’acqua limpida.
«Beh
dai, non è mica male» commentò
Deathstar.
«E
soprattutto non si vedono contrabbandieri di scoiattoli
in giro» aggiunse Mintaka.
«Ecco
sì, soprattutto quello…»
«Signorine!
Sì, dico proprio a voi!» le richiamò un
uomo con
la divisa del ristorante cui stava davanti «Siete una coppia
di sorelle, vero? Vi
faccio le mie congratulazioni, avete appena vinto la nostra famosa
super cena a
base di pesce!»
Non era la
prima volta che le scambiavano per sorelle, anche
se in realtà non avevano in comune neppure un parente di
quindicesimo grado, e
pur avendo divorato un pacco di biscotti a testa le due colsero al volo
l’occasione: un pasto gratis non si rifiutava mai.
Vennero fatte
accomodare in una saletta a parte con due soli
tavoli, occupata da soli tre commensali a parte loro…
«Lord
Beerus, ha già dimenticato come si fa? Per togliere la
carne dall’interno del crostaceo si utilizza questo
accessorio apposito… così»
disse Whis, facendo un esempio pratico «Visto?»
«Perché
un cibo così buono deve anche essere così scomodo
da
mangiare?» sospirò il dio «È
una seccatura».
«Però
ne vale la pena» sorrise Whis «Lady Bulma, anche il
cibo servito in questo locale è delizioso».
«Se
vi ho portati qui c’è una ragione»
replicò la donna,
sorridendo a sua volta «È un locale elegante, con
ottimo cibo e frequentato
solo da persone di un certo-»
«MA CHE DIAVLO È?!»
gridò una voce femminile, per poi scoppiare in una risata
assurda e ancor più
sonora del grido stesso «No, seriamente:
cos’è questo coso?»
Nessuno dei tre
prima di allora aveva fatto troppo caso alle
due donne che erano entrate nella sala, un
po’perché Beerus e Whis erano
occupati a mangiare -e Bulma a guardarli mangiare- e un
po’perché in un
ristorante il via vai di gente era perfettamente normale.
Quello che non
era normale era che una delle due donne fosse
salita sulla sedia per dare all’altra un’idea di
quanto fosse grande il pesce
che era stato portato loro.
«…
di un certo livello» borbottò Bulma, pensando di
aver
parlato troppo presto «Non immaginavo che potesse succedere
una cosa del
genere».
«Non
c’è problema, Lady Bulma, non è colpa
sua. Si ricordi
anche che io, nel tempo, mi sono abituato al signor Goku!»
disse l’angelo, facendo
spallucce «Possiamo continuare tranquillamente il nostro
pasto».
Beerus
però non era della stessa idea: aveva appena visto
qualcosa che lo intrigava molto, anzi, moltissimo.
“Quel
pesce arrosto è enorme, emana un odore squisito ed
è
sicuramente più facile da mangiare rispetto ai
crostacei!” pensò il Dio della
Distruzione, fissando il pesce con tanto d’occhi
“Dovrebbe essere sul mio
tavolo, non lì! Non è giusto!”
«Quando
hanno detto “super cena” io non pensavo che potesse
essere così» disse Mintaka «Chi ce la fa
a mangiare una cosa del
genere?»
Deathstar
saltò giù dalla sedia, si sedette e
iniziò a
dondolare. «Noi no di sicuro, nemmeno se non ci fossimo
strafogate di
biscotti!»
Si
voltò quasi per caso, e fu solo allora che notò
il
gattone viola con degli strani vestiti che era seduto al tavolo vicino
e che
stava divorando con gli occhi il loro pesce. Tipo bizzarro, ma non era
il
peggio che lei e Mintaka avessero visto e, soprattutto, sembrava molto
affamato.
«’Taka»
bisbigliò, indicandole Beerus con un’occhiata.
Mintaka rivolse
un attimo lo sguardo a Beerus, poi al pesce,
infine a Deathstar; dopo un’occhiata di intesa entrambe si
voltarono verso il
dio e sollevarono una mano, decise a richiamare la sua attenzione e
invitarlo
al proprio tavolo.
«Sì, accetto, grazie!»
urlò questi ancor prima che le due proferissero parola, e
dopo aver
letteralmente saltato il proprio tavolo con
un’agilità degna del testimonial di
Olio Cuore afferrò una sedia e raggiunse le due donne.
«Ma…
Lord Beerus…» allibì Bulma.
«Il
richiamo del pesce arrosto è stato troppo forte»
sospirò
Whis «O beh, vorrà dire che mangerò
anche la sua parte di crostacei».
«Ciao,
io sono Deathstar!» si presentò, tendendo la mano
a
Beerus.
«Io
Mintaka» disse l’altra, imitandola.
«Io
sono Lord Beerus» disse il dio, stringendo la mano a
entrambe. Aveva fretta di mangiare il pesce ma un minimo di buone
maniere era
doveroso «Fa piacere incontrare persone tanto gentili! Per lo
più questo è un
pianeta di rompiscatole, a salvarlo è il cibo».
«Sì,
e i rompiscatole peggiori sono i contrabbandieri di
scoiattoli» commentò Mintaka.
“Contrabbandieri
di… bah, meglio pensare al pesce” concluse
Beerus, dando l’assalto all’arrosto. «Voi
ragasHe…»
disse, con la bocca piena «Avreste dovuto pensarci bene rima
di ordinare una super cena. Non è per tutti!»
«Difatti
io e mia “sorella” l’abbiamo
vinta» ribatté
Deathstar, con una mezza risata.
«Un
bel colpo di fortuna!»
«Dopo
quel che è capitato stasera era il minimo! Siamo uscite
senza la lista della spesa e abbiamo comprato delle mele che poi hanno
fatto
cadere un contrabbandiere di scoiattoli sopra la gabbia, gli scoiattoli
sono
fuggiti, la banda ha iniziato a inseguirci, abbiamo preso le scale
della…
Mintaka, come si chiama?»
«Metropolitana,
‘Star».
«Ecco,
quella! Poi siamo inciampate, siamo volate giù dai
gradini, siamo rimbalzate su un tizio rosa gommoso grosso
così, siamo finite in
un vagone aperto e niente, alla fine ci siamo ritrovate qua!»
concluse
Deathstar.
Beerus, dopo un
attimo di immobilità completa, inghiottì un
grosso boccone di pesce arrosto. «Siete serie?»
Le due
annuirono.
«Per
noi comunque è normale, niente di preoccupante»
minimizzò Mintaka «Negli anni ci è
capitato di peggio».
«Peggio
di un torneo con annessa cancellazione degli
universi?» buttò lì Beerus.
«Peggio
di quello c’è già Stylequeen»
ribatté Deathstar.
«Io
parlavo sHul
serio» disse lui, mentre divorava un altro grosso pezzo di
pesce.
«Lei
pure!» disse Mintaka.
Deathstar
sentì qualcosa in tasca iniziare a vibrare.
Inizialmente non capì cosa fosse, poi ricordò che
lì c’era il cellulare, dunque
lo tirò fuori. «Eccola che chiama!»
esclamò, tenendo il telefono tra due dita
come se fosse infettivo «Nemmeno a farlo apposta!»
«Beh
è normale, eravamo in ritardo mostruoso già
mezz’ora
fa. Rispondile!» la esortò Mintaka.
«Non
mi ricordo come si fa» ribatté l’altra,
lanciandole il
cellulare «Quindi toh, rispondi tu!»
«Eh
no! Sta chiamando te, non me!» obiettò Mintaka,
ri-lanciando
il cellulare alla mittente «E comunque non mi ricordo bene
nemmeno io come si
fa!»
«Allora
facciamo la cosa più sensata: ignoriamo la
chiamata»
concluse Deathstar.
«Così
poi, se e quando torneremo a casa, i suoi strilli si
sentiranno in tutta la città e dintorni. Come
d’abitudine» aggiunse l’amica.
«Appunto,
quindi essendoci abituate non rispondiamo!... Ehi
voialtri, mi ero dimenticata di dirvi che se avete voglia potete unirvi
a noi,
non vi mangiamo» disse Deathstar «Preferiamo altra
roba!»
«Ho
giustappunto finito di mangiare i crostacei, un
pezzettino di quel pesce non mi dispiacerebbe, vi ringrazio!»
accettò Whis «Venga
anche lei, Lady Bulma. Credo che tutto sommato fare due chiacchiere con
delle
persone nuove possa essere divertente».
«A
questo punto credo sia l’unica cosa rimasta da
fare» si
rassegnò la scienziata.
I cinque si
trovarono tutti riuniti attorno allo stesso
tavolo e la serata passò in maniera abbastanza tranquilla.
«…
e comunque, io dico “ma che diavlo
è”, no? Però io in realtà
non ho idea di che cosa sia, il “diavlo”!
Lo ripeto solo perché l’ho sentito dire e non
ricordo neppure da chi» ammise Deathstar
«Pensate un po’come sto messa!»
Il telefono di
Mintaka iniziò a vibrare. «Stylequeen ora sta
chiamando me!»
«Immagino
che sapendovi uscite per andare a fare la spesa e non
vedendovi tornare la vostra amica Stylequeen si stia
preoccupando» disse Whis «Neppure
io sono molto pratico di cellulari, però sono certo che Lady
Bulma possa dirvi
come rispondere a una chiamata. In fin dei conti è la sua
azienda a produrre i
cellulari che avete in mano!»
«Devi
premere quell’icona al centro dello schermo e
trascinarla sull’icona a sinistra, quella con la cornetta
verde» spiegò Bulma a
Mintaka «Come vedi è molto semplic- oh…
chiamata persa».
«Dubito
che si arrenderà, è da prima che questa
Stylequeen
non fa che chiamare» disse Beerus, alzando gli occhi al
soffitto.
«Con
buoni motivi» aggiunse Whis.
Il gatto
sbuffò. «Io avrei buttato il cellulare fuori dalla
finestra da un pezzo».
«EH! Mica male
come idea! Lllà!...»
esclamò
Deathstar per poi, con un certo stupore degli altri, gettò
il cellulare fuori
dalla finestra «Ecco fatto».
«Questo
è stato… impulsivo» osservò
Bulma.
Di una cosa era
certa: non l’avevano detto chiaramente, ma
quelle due non erano più terrestri di quanto fosse Lord
Beerus. Si comportavano
in modo troppo strano per esserlo.
Ancora
più assurdo del loro comportamento però fu veder
rientrare dalla finestra il cellulare di Deathstar, rimbalzato
chissà dove -come
testimoniava la cover rovinata- e con una gomma da masticare a cui si
erano
appiccicate delle banconote.
«Non
mi libererò mai di questo coso»
borbottò la donna, per
nulla sorpresa dell’accaduto «E riecco Stylequeen
che chiama di nuovo!»
«Ora
può risponderle, Lady Deathstar. Sa come si fa» la
esortò Whis «Suvvia, la vostra amica non
può essere un tipo tanto terribile».
«Non
è terribile ma è il “tipo”
che è stata rapita
quarantadue volte» disse Mintaka «Ed è
stata sempre restituita dai rapitori per averli fatti
disperare!»
«Posso
arrivare a credere a quel che vi è successo nella
metropolitana ma non che una tizia possa essere stata rapita
quarantadue volte
e restituita! Questo è troppo!»
dichiarò Beerus «Ci state prendendo in
giro!»
Deathstar,
guardando Beerus, sollevò un sopracciglio, per
poi rispondere finalmente alla chiamata lasciando il cellulare sul
tavolo, a
distanza di sicurezza. «Ehi ‘Queen! St-»
- SI PUÒ SAPERE CHE
COSA DIAMINE STATE FACENDO?! VI AVEVO MANDATE A FARE LA SPESA! LA!... SPESA! DOVE SIETE FINITE?! DOVE?! D-O-V-E?!
«D’accordo,
inizio quasi a credervi» concesse il dio,
guardando il cellulare come “temendo” che
L’Urlatrice potesse spuntarne fuori
da un momento all’altro «Non avrei mai creduto che
potesse esistere qualcuno
peggio di Bulma».
«Ehi,
guardi che io sono qui!» protestò
quest’ultima.
«È
che non avendo la lista della spesa abbiamo comprato le
mele» riprese Deathstar «E poi abbiamo beccato dei
contrabbandieri di
scoiattoli che-»
-
NON VOGLIO SAPERLO!
Avete la spesa sì o no?!
«Nah…
ti ho detto che non avevamo la list-»
- Possibile?! Non vi
si può mandare neppure a fare una semplice commissione che
voi finite in qualche disastro! Io
lo sapevo che dovevo chiederlo solo a Mintaka, lo
sapevo!
«La
vostra amica è meno preoccupata di quanto
credessi»
commentò Whis.
«È
che ormai sa come funziona, quindi non si preoccupa, si
arrabbia e basta» disse Mintaka, facendo spallucce.
-
E va bene… va bene,
alla spesa penserò io domattina, tanto se voglio le cose
fatte per bene devo
farle da sola. Allora, dove siete finite stavolta?!
«Abbiamo
vinto una cena in un ristorante non so quanto
lontano da casa nostra e siamo ancora qui con un po’di gente
che ci fa
compagnia» disse Deathstar «Tra cui un micione
viola che è tanto caruccio!»
«Micione?!...
e tu cosa ridi, si può sapere?!» sbottò
Beerus, indispettito, all’indirizzo di Whis.
«Non
so neppure io se lo sto facendo per il “micione” o
per
il “caruccio”. Forse è più
per la seconda! Ohohohohoho!»
rise l’angelo.
«PIANTALA!» gli
intimò Beerus.
-
“non so quanto lontano
da casa nostra”, quindi deduco che vi siate perse
un’altra volta. Benissimo.
Cercate di tornare entro domattina e non infilatevi in altri guai,
perché io
non verrò a salvarvi, capito?! Ciao.
Detto
ciò, Stylequeen chiuse la comunicazione.
«Vi
siete perse sul serio?» domandò Bulma alle due
donne,
chiedendosi -tra le altre cose- quel che intendessero dire parlando di
“contrabbandieri
di scoiattoli” o della metropolitana. Si era persa tutta la
storia, aveva solo capito che erano andate a fare la spesa, ma da donna
curiosa qual era si ripromise di convincere Lord Beerus a
raccontargliela in seguito.
«Tendiamo
a perderci in generale, se a questo aggiungi che
non conosciamo bene la città capisci da te che il rischio di
perderci si aggira
attorno al novantaquattro per cento di possibilità,
arrotondando per difetto»
rispose Mintaka «A dire la verità non ricordo
neppure l’indirizzo di casa
nostra o il nome del quartiere».
«Io
men che meno» aggiunse Deathstar.
«Ma
allora come pretendete di tornare a casa?» chiese loro
Beerus, perplesso.
«Come
al solito: sperando che il PDBDC ci assista!»
«“PDBDC”?»
il Dio della Distruzione aggrottò la fronte «Cosa
sarebbe?»
«il
Potere Della Botta Di Culo, ovvio!»
«Oh
cielo» sospirò Whis, sia per il linguaggio della
risposta che per il contenuto.
«Sentite,
se volete posso pensarci io» disse Bulma, quasi mossa
a compassione «Datemi un qualsiasi punto di riferimento per
capire qual è il
quartiere in cui abitate e io, con una telefonata, farò
arrivare qui un’automobile
che vi porti a casa in sicurezza. Immagino che voi non abbiate poteri e
abilità
tipo, che so… superforza? Volo?» vide le due
scuotere il capo «Raggi energetici?
Raggi laser?»
«Eh…
non ora e non qui» disse Mintaka.
«L’unico
punto di riferimento che mi viene in mente per il
quartiere è una pasticceria dove vado spesso, dove fanno
pure la pizza. Hanno
della roba da mangiare che è una meraviglia! Si chiama
“Quasar”. Questo ti è
utile?» chiese Deathstar a Bulma.
«Assolutamente
sì, la conosco» annuì Bulma, per poi
avviare
una chiamate e portarsi all’orecchio il proprio cellulare
«Puoi far arrivare un’automobile
qui, da dove sto chiamando? Grazie!»
Tempo un minuto
e fuori dal ristorante arrivò una lussuosa decappottabile
volante di colore bianco.
«Ecco
fatto. Quando arriverete davanti alla pasticceria,
date all’autista le ultime indicazioni per farvi portare a
casa» si raccomandò
Bulma.
«Grazie!»
esclamarono in coro le due donne.
Due minuti dopo
uscirono tutti quanti dal ristorante.
Deathstar e Mintaka saltarono letteralmente all’interno della
decappottabile,
che si alzò in volo.
Mintaka
salutò Bulma, Beerus e Whis con un cenno della mano.
«Grazie ancora per il passaggio e per la compagnia».
«Magari
ci becchiamo in giro! Se un giorno ti senti affamato
come stasera fai un salto al Quasar, Micione, vale la pena»
aggiunse Deathstar
«Ciao ciao!»
L’automobile
partì, lasciando così da soli Bulma, Lord
Beerus e uno Whis ancora piuttosto divertito da quel
“Micione”.
«Ohohohoho!
Sembra che abbiano già capito bene
quant’è
goloso, Lord Beerus!»
«Non
ridere, Whis! Non c’è niente da ridere!»
brontolò il
dio «Chiamare in quel modo una divinità del mio
calibro!...»
«Non
mi sembra che lei l’abbia rimproverata,
però» gli fece
notare Bulma.
«Non
ho avuto tempo e modo!» ribatté lui.
«A
dire la verità ha avuto entrambi, prima, nel
ristorante!»
lo punzecchiò la donna, con un sorrisetto.
«Ah,
fatela finita tutti e due o è la volta buona che
distruggo il pianeta! Piuttosto, renditi utile e fammi avere uno di
quei cosi
che voi umani usate per comunicare, come si chiama,
cellulare» ordinò Beerus a
Bulma «Son Goku ne aveva uno, me lo mostrò tempo
fa quando eravamo qui sulla
Terra, c’era dentro un gioco in cui si rompeva la
frutta» alias “Fruit Ninja” «Lo
voglio anche io!»
«Curioso
che lo chieda adesso» osservò Whis
«Soprattutto
sapendo che sul nostro pianeta quegli oggetti non funzionano».
«Tu
lo farai funzionare, Whis, sappiamo tutti e due che puoi
fare questo e altro» ribatté Beerus.
«Le
farò avere il cellulare prima che lei e Whis torniate a
casa, Lord Beerus» cedette Bulma «Però
la avviso: per fare telefonate serve il
numero di cellulare delle persone che si vogliono chiamare!»
«Benissimo,
io non devo chiamare nessuno quindi sono a posto.
Voglio solo quel giochino della frutta. Ah, e dicci dove si trova
questo “Quasar”»
aggiunse il gatto «Hanno detto che c’è
del cibo buono, quindi sicuramente un
giorno di questi dovrò andare lì».
Era la regola:
se un posto aveva del buon cibo da offrire,
lui vi si recava.
Sperando,
magari, di non incontrare una banda di
contrabbandieri di scoiattoli che in ogni caso non avrebbe mai e poi
mai potuto
costituire un problema.
Non credo di
avere una giustificazione per tutto ciò… ma non
la sto neppure cercando :’D
Intanto ecco
qui il primo capitolo di questa cosuccia senza
pretese. Non ho pronti anche gli altri, però ho una
scaletta, quindi stay tuned
:)
Se avete voglia
di dirmi cosa pensate di quel che avete
letto sarò lieta di ascoltarvi, o meglio, di leggervi xD
Alla
prossima,
_Dracarys_
P.S.: nel caso
che ve lo stiate chiedendo, no, non mi drogo.
P.P.S.: la
maledizione del Can-Can è tratta da una storia
vera, ahimè :’D
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 -ovvero: di Deathstar e Mintaka arrampicatrici e di scatole gettate dalla finestra ***
Capitolo
2
(Ovvero:
di Deathstar e
Mintaka arrampicatrici e di scatole gettate dalla finestra)
«È
mezzanotte! E tutto va beneeeeee!...»
«Andrebbe
ancora meglio se fossimo a terra invece che sedute
sopra un lampione, ‘Star».
Per fortuna le
notti di West City erano miti in quella
stagione, o Deathstar e Mintaka coi loro vestiti piuttosto leggeri
avrebbero
trovato ancor più spiacevole la situazione in cui si erano
infilate: sedute su un
lampione, Mintaka davanti, Deathstar dietro di lei.
Deathstar
chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e
quando li riaprì ebbe cura di fissare soltanto dritto
davanti a sé. Aveva paura
dell’altezza ma la vita si divertiva a giocarle spesso brutti
tiri per cui si
trovava a doversi confrontare con essa, come in quel frangente.
«Forse non
dovevamo farlo».
«O
forse non saremmo dovute entrare in quel locale per poi
finire in una bisca clandestina di poker».
Dei
pochi locali che
c’erano nel quartiere le due donne
si erano infilate proprio in quello nascosto in un minuscolo vicolo
buio, che
urlava “malfamato” con tanta forza che chiunque
altro avrebbe deciso di girare
sui tacchi.
Solo
che loro non erano
“chiunque altro”, motivo per cui
erano entrate immediatamente appena lo avevano avvistato. Da
lì a finire in una
bisca il passo era stato lungo quanto il lasciarsi offrire due drink
dal
barista.
Inizialmente
le due aliene erano
state perfino contente,
per il semplice fatto che loro, a carte, vincevano. La stessa forza che
le
catapultava in situazioni assurde -e le faceva rimbalzare su un Majin
Bu
qualunque quando cadevano dalle scale- faceva anche sì che i
giochi come quello
andassero sempre a loro favore.
Peccato
che il resto dei presenti
si fosse stufato e decisamente
arrabbiato al terzo full di fila di Mintaka e alla quarta scala reale
massima
di Deathstar, motivo per cui entrambe erano state costrette ad
arraffare i
soldi e darsela a gambe. Era sempre difficile spiegare alle persone che
non
baravano, chissà come mai.
A
un certo punto erano riuscite a
distanziare i loro
inseguitori abbastanza perché le perdessero di vista, ma
purtroppo la strada
che avevano imboccato non aveva molti posti per nascondersi.
Era stato
allora che Mintaka aveva avuto l’idea.
“Saliamo
lassù!”
“Su
questo palo che
fa la luce?!”
“È
notte e i
terrestri guardano sempre in basso o davanti a sé, di rado
in alto. Dammi
retta, non ci troveranno!”
Effettivamente
Mintaka aveva
dimostrato di avere ragione,
perché nessuno di quegli uomini si era accorto della loro
presenza sopra al lampione.
Peccato
che poi si fossero
ricordate che l’altezza non
piaceva a nessuna delle due… e che dunque fossero sedute
lì da oltre mezz’ora,
in attesa di un miracolo o qualcosa del genere.
«Mi
sa dovremmo prendere esempio da Stylequeen e andare a
dormire a un’ora più decente… ma anche no»
si contraddisse Deathstar «Perché se tempo fa non
fossimo uscite non avremmo
vinto questo soggiorno di qualche mese a West City, nella nostra bella
casina».
«Se
il quartiere fosse tranquillo di notte quanto lo
è di
giorno poi sarebbe anche megl- ‘STAR!
C’è un tizio!» strillò
Mintaka, vedendo un piccolo uomo su una specie di
motocicletta fluttuante.
«TIZIOOOOOO!»
urlarono entrambe, sperando di farsi notare e salvare.
Crilin, perché di
lui si trattava, sollevò lo sguardo e allibì.
Aveva visto tante cose strane -sia
durante pattugliamenti da poliziotto come quello sia in altre sedi- ma
non gli
era mai capitato di vedere due donne sedute su un lampione.
«Ma cos…»
Mintaka lo salutò con un cenno della mano. «Ciao,
tizio!
Puoi-»
«Scendete immediatamente da quel lampione o dovrò
multarvi!»
esclamò Crilin, che prendeva molto sul serio il proprio
lavoro «Rischiate di
danneggiare una proprietà pubblica, in quel modo!»
Mintaka si voltò leggermente, quel tento che bastava per
poter scambiare con Deathstar
un’occhiata che la diceva molto lunga.
«Ceeeerto…» sbuffò la donna
con i capelli a caschetto «Quindi secondo te due persone
stanno sedute mezz’ora su un lampione
perché non hanno
di meglio da fare, non perché sono state così
deficienti da salirci sopra senza
ricordarsi di avere paura dell’altezza se non quando
avrebbero dovuto
scendere!»
L’ex monaco allibì. «Quindi siete
bloccate? Non avevo
capito, scusatemi» disse, sinceramente dispiaciuto per non
aver capito subito
che c’era un problema «Ora vi aiuto a
scendere».
«’Taka».
«Dimmi, ‘Star».
«Abbiamo trovato una Staccionata».
Per le due aliene, Staccionata -sovente abbreviato in
“Staccio”- derivava dalla definizione “tonto
come una staccionata”, sentita chissà
dove e prontamente adottata.
Usavano quel termine
quando parlavano con -o dei- tonti che però si rivelavano
anche brave persone e
che spesso finivano per far loro simpatia. Con i tonti classici e
gentaglia di
altro genere usavano altri epiteti.
«Cosa vuol dire
“Staccionata”?!» chiese Crilin.
«Cosa pensi che voglia dire Staccionata? Staccionata,
no?»
sorrise Mintaka «Ora ci fai scendere per favore?»
*** Nel
frattempo… ***
«È una serataccia. Trovare la pasticceria chiusa
mi ha messo
di pessimo umore!» sbottò Lord Beerus.
«Se avesse evitato di schiacciare un pisolino di cinque ore
sulla terrazza della casa di Lady Bulma forse saremmo arrivati in
orario» gli
fece notare Whis.
«Senti, i miei pisolini sono sacri!»
ribatté il gatto «E poi
chi poteva immaginare che chiudesse così presto?! Le altre
volte in cui siamo
andatI lì ho visto scritto “Aperto fino a
tardi” su un cartello in vetrina! È
pubblicità ingannevole!»
«Sì infatti.. chiudere una pasticceria alle dieci
di sera,
ossia due ore fa, è proprio ingannevole».
Beerus sollevò un sopracciglio. «Perché
avverto dell’ironia
nelle tue parole?»
Whis fece spallucce. «Non ne ho proprio idea,
signore!»
Non sapevano neppure loro perché, pur avendo trovato il
Quasar
chiuso, stessero continuando a passeggiare nel quartiere. Forse
perché sembrava
piuttosto tranquillo, o forse perché una camminata ogni
tanto avrebbe impedito
a Beerus di diventare come Champa, o chissà; in ogni caso
erano ancora lì.
«A volte penso seriamente che dovrei distruggere anche
te»
borbottò il dio «Odio simili viaggi
infruttuosi».
«Li definisce così? Gli altri giorni la
pasticceria era
aperta. Certo, nel corso della settimana non abbiamo mai trovato
lì quelle
ragazze» osservò l’angelo, con un breve
sorriso «Che disdetta!»
Lord Beerus, avendo colto l’allusione, gli diede
un’occhiataccia. «Quali ragazze?»
Whis si fermò e sollevò leggermente lo sguardo,
con aria
leggermente sorpresa. «Oh. Quelle, direi».
Il Dio della Distruzione, sebbene un po’perplesso, diede una
rapida occhiata nella direzione in cui stava guardando Whis…
“No, aspetta: cosa sto vedendo? Ma soprattutto: perché?!”
pensò, con una faccia che era
riduttivo definire basita “Che ci fanno sedute su un
lampione?!”
Fu in quel momento che Deathstar si accorse della presenza
dei due nuovi arrivati. «EHI! Mintaka,
c’è Micione!» esclamò con un
gran
sorriso.
«Eh sì!»
Temporaneamente dimentica della paura dell’altezza, Deathstar
sollevò un braccio per salutare entrambi. «Appena
Staccionata ci fa scendere
arriviamo!»
«Perché
“Staccionata”?» chiesero in coro i due
esseri
supremi, più a se stessi che alle due donne.
«Ce lo stiamo chiedendo tutti in sala»
borbottò Crilin «Ehm.
Buonasera, Lord Beerus. Anche a lei, signor Whis».
«Buonasera a lei, signor Crilin» rispose questi,
con
educazione «Oserei dire che sia il momento di aiutare a
scendere quelle due
ragazze. Voli pure, non credo che si sconvolgeranno!»
Il poliziotto annuì e volò rapidamente in alto.
«Mettetemi
un braccio attorno alle spalle, io vi terrò per la vita. Ehm
sì, so che sto
volando ma non spaventatevi».
«Voli senza ali?» disse Mintaka «Bello!
Sai manipolare la
gravità?»
Crilin scosse la testa. «A dire il vero no, è
un’altra
tecnica».
Poco dopo la coppia di amiche deviate poté
finalmente
posare
i piedi a terra.
«Grazie, Staccio!» esclamarono.
«Ora che siete a terra mi dite come accidenti siete finite
lassù?» chiese loro Beerus, sollevando un
sopracciglio «Vi inseguivano di nuovo
i contrabbandieri di scoiattoli o cosa?!»
«Eeeh, stavolta erano gli altri giocatori della bisca di
poker. Per i loro gusti abbiamo vinto troppo» disse
Deathstar, tirando fuori
dei mazzi di banconote dalle tasche.
«Non è stato molto intelligente infilarvi in una
bisca di
manigoldi pur non avendo poteri!» le rimproverò
Crilin «Dovrei anche farvi passare una notte in prigione per
quest- ehm,
però per questa volta passo, perché stare
mezz’ora sul lampione in fin dei
conti è una punizione sufficiente» si
affrettò a dire, notando che Lord Beerus non
sembrava troppo contento «Già che ci siete
però potreste dirmi dove è il posto,
così al distretto potremo preparare un’irruzione
per arrestare tutti».
«Lo faremmo volentieri ma noi per le indicazioni date a voce
siamo le persone sbagliate. Anche per le indicazioni date su una mappa.
Anche
per le indicazioni in generale, in effetti» ammise Mintaka
«Forse però girando
un po’ potremmo riconoscere il vicolo. Tanto non abbiamo
niente da fare! Voi
due venite con noi?» chiese poi a Beerus e Whis.
«Noi eravamo venuti qui solo per mangiare al Quasar, non per
andare a cercare locali malfamati» disse Lord Beerus, non
troppo convinto.
«Io a dir la verità ero venuto qui proprio per
passeggiare,
sapendo che il locale chiude alle dieci» sorrise Whis.
«LO SAPEVI?!
Perché diamine non hai detto niente?!»
sbraitò il dio.
«Perché una camminata non poteva farci che
bene… ma
soprattutto perché lei ha tanto insistito!»
Beerus si coprì il viso con una mano.
«Cos’ho fatto di tanto
male per dover avere a che fare con certe persone?»
«Quindi hai seguito il mio consiglio e hai provato il
Quasar, Micione!» esclamò Deathstar
«Quei dolci sono buoni sì o no?»
“Micione?...” pensò Crilin, che prima
era stato troppo
impegnato a rimuginare su “Staccionata” per
accorgersi di quel particolare.
«Sono molto buoni, come abbiamo avuto modo di constatare
questa settimana» rispose Whis, anticipando il suo assistito
«Lord Beerus ha
seguito il suo consiglio per ben quattordici volte, pomeriggio e sera.
Sembra
essersi “affezionato” a quel posto quasi quanto
alla villa di Lady Bulma, ohohohoho!»
«Se in un posto trovo del buon cibo ci capito più
volte, non
vedo cosa ci sia di strano» ribatté il dio,
innervosito «Soprattutto visto che
continuiamo a tornare su questo pianeta proprio per tale motivo.
È più strano
che una persona consigli un locale per poi non andarci!»
«Quello sarebbe assurdo infatti»
concordò Deathstar «A dirla
tutta mangiare qualche dolcetto adesso non mi dispiacerebbe
nemmeno!»
“Mi sta prendendo in giro o cosa?!”
pensò il gatto, con una
smorfia seccata.
«Noi e Chiacchiera andiamo sempre a fare colazione al
Quasar» aggiunse Mintaka
«“Chiacchiera” è
Stylequeen».
“Ah. Ecco” comprese Beerus
“Orari
diversi”.
«Allora, tornando al discorso di prima, venite con noi o
no?... già, Staccio, ci porti in giro in moto?»
chiese Deathstar a Crilin.
«Non si può andare in due sulla moto, tantomeno in
tre… però
immagino che in questo caso si tratti di commettere un reato minore per
un bene
superiore» sospirò l’uomo
«Salite».
«Li seguiamo, Lord Beerus?»
Il Dio della Distruzione fece spallucce. «Tanto
ormai…»
Ci vollero almeno dieci minuti perché il povero Crilin, dopo
aver cambiato via decine di volte e aver imbucato svariati vicoli,
riuscisse a
raggiungere il locale che stava cercando. «Iniziavo a pensare
che mi steste
prendendo in giro! Il vostro senso dell’orientamento
è terribile» si lagnò.
«Te l’avevamo detto» dissero in coro le
due aliene.
«Segno il posto nel gps… questo locale non
è nemmeno nelle
mappe, pensa un po’» borbottò Crilin
«Ecco, ora usciamo dal vicolo».
«Io però uno spuntino lo avrei fatto volentieri,
dopo dieci
minuti di volo inutili» disse Lord Beerus.
«In quel bar non abbiamo visto cibo» disse Mintaka
«Solo
bevande».
«Cielo, no!» esclamò Whis
«L’ultima volta che Lord Beerus si
è ubriacato è tornato con un tatuag-»
«TACI!» lo
interruppe il dio, maledicendolo per la pessima figura che gli aveva
fatto
fare. A volte aveva l’impressione che Whis godesse come un
matto a metterlo in
imbarazzo o peggio.
Appena prima di uscire dal vicolo, Deathstar si sporse e
notò un grosso pulsante blu vicino al manubrio della moto.
Ecco: oltre al caschetto, il PDBDC e il cappello -che non si
toglieva mai- un altro tratto tipico dell’aliena era quello
di premere i
pulsanti che attiravano la sua attenzione, incurante anche degli
eventuali “Non
premere se non in caso di emergenza” scritti accanto.
Era qualcosa che moltissimo tempo prima le aveva procurato
qualche problema, precisamente nei suoi anni di studi scolastici,
quando aveva
premuto il pulsante di allarme facendo così evacuare
l’intero istituto.
Lei e Mintaka -che era presente- all’inizio lo avevano
trovato divertente, peccato che una volta scoperte avessero rischiato
una
sospensione… e che comunque nessuna delle due avesse
imparato molto da quella
vicenda.
«A che serve questo coso?» domandò, per
poi premere il
pulsante senza attendere la risposta di Crilin.
«Era la sirena!»
Il suono acuto e penetrante della sirena rimbombò contro le
pareti del vicolo, espandendosi poi in tutto il quartiere.
«Oh cielo» commentò Whis.
Una finestra proprio sopra di loro, al secondo piano di un
condominio, si illuminò.
«È la pula!
Helmut! C’è la polizia!» urlò
un uomo «Getta via la roba, presto!»
«Dove è la droga, Bill?»
«Nelle scatole blu, idiota! Sbrigati!»
Poco dopo dalla finestra “piovvero” una dozzina di
grosse
scatole blu, che se non fosse stato per Whis e la magia del suo bastone
sarebbero cadute tutte in testa al gruppo.
«Aspetta… com’è che sulle
scatole c’è il logo del Quasar?»
notò Mintaka.
«Probabilmente hanno messo lì la droga. Sembra che
tutto
sommato stasera dovrò arrestare qualcuno!»
esclamò Crilin, tirando fuori delle
manette.
«Ho fatto, Bill! Ho buttato la roba!» si
sentì dire dalla
finestra.
«Ma che vai dicendo?! Le scatole sono ancora q… CAZZO, HELMUT! Hai buttato via i dolci
per la festa di fidanzamento di mia sorella, brutto imbecille
cretino!»
«Infatti sentivo l’odore» disse Lord
Beerus, con un
sorrisone che andava da un orecchio all’altro, sfregandosi le
mani «Allora
essere venuti qui stasera aveva un senso, dopotutto!»
«Il PDBDC colpisce ancora!» esultò
Deathstar, con una delle
sue solite risate.
«Allora noi quattro ce ne andiamo e ti lasciamo al tuo
lavoro, Stac- ehm, Trillin» si “corresse”
Beerus, sollevando il coperchio di
una delle scatole «Ho trovato i pasticcini al
cioccolato!»
«Sarebbe Crilin» protestò debolmente
l’ex atleta «O beh…
buona serata, allora».
Quando raggiunse la finestra con un salto il resto del
gruppo se ne andò, incurante
della sua
sorte -non che Crilin potesse avere problemi- e dopo una camminata non
troppo
lunga raggiunsero i giardini pubblici del quartiere.
Beerus e Deathstar si sedettero su una panchina con una
delle scatole del Quasar e iniziarono a mangiare, mentre Mintaka
indicò un'abitazione piuttosto grande a neppure cento metri
di distanza.
«Ecco, questa volta
non credo che ci perderemo per tornare a casa».
«È una dimora graziosa e
dall’aria spaziosa, Lady Mintaka»
si complimentò Whis.
«Ammirami, Micione!» esclamò Deathstar,
lanciando in aria un
pasticcino per poi riacchiapparlo al volo con la bocca.
«Dilettante» sentenziò Beerus, per poi
lanciare in aria sette pasticcini
e riacchiapparli tutti
con estrema facilità «È così
che si fa!»
Davanti a una simile prova di abilità, la donna non
poté che
applaudire. «Sono impressionata».
«Ad ogni modo non sono certo che
“Micione” sia un nomignolo
molto appropriato per il sottoscritto…»
«Perché? Ha perfettamente senso» gli
fece notare Mintaka «Tu
sei un gatto dunque sei un micio, e sei un micio grosso, il che
giustifica
l’accrescitivo “one”: da qui
“Micione”, ossia “grande
micio”. Forse “Micione
Alieno” sarebbe più preciso ma questo è
un dettaglio».
«Immagino che Lord Beerus si riferisca al fatto che lui
è
una divinità. Il Dio della Distruzione, per essere
più precisi» sorrise Whis,
rivelando quel “piccolo” dettaglio con tutta la
tranquillità del mondo.
Beerus pensò troppo tardi che forse quello era un discorso
“scivoloso”. Il resto degli amici di Goku ormai si
era abituato ad averlo
attorno, aveva perfino ospitato in casa propria i due saiyan per
periodi di
tempo abbastanza lunghi, tuttavia non tutte le persone reagivano allo
stesso
modo, e vedere un tizio che volava era diverso dallo scoprire di avere
a che
fare con un dio.
Non che a lui importasse alcunché, ovviamente: se fossero
fuggite spaventate non ne avrebbe certo fatto una tragedia.
Un modo di pensare che era molto meglio adottare, dal
momento che Deathstar si era alzata in piedi di scatto e si era
allontanata da
lui di qualche metro.
“Dovevo immaginarlo” pensò il gatto.
«Non so cosa sia un Dio della Distruzione, da queste parti,
per cui… cosa distruggi di preciso?» gli chiese la
donna.
Per un attimo Beerus ebbe perfino l’impressione che non
stesse guardando direttamente lui, gli sembrava che avesse uno sguardo
“strano”, ma sicuramente si stava sbagliando.
«Di solito distruggo pianeti più
o meno abitati, in certi casi però distruggo anche singole
persone o fantasmi».
«Quindi distruggi anche le cavallette? Sai, quei brutti cosi
marroncini che volano e saltano e hanno le gambe lunghe».
Beerus, perplesso, aggrottò la fronte. «Certo, io
posso
distruggere letteralmente qualsiasi cosa. Perché questa
domanda?»
Deathstar, con mano leggermente tremante, indicò un punto
dietro di lui. «Allora distruggi quella che è
sullo schienale e- OH PORCA PUTTANA STA PER
SALIRTI ADDOSSO!»
gridò.
«Si sta incamminando verso la sua spalla sinistra, Lord
Beerus» lo infermò Whis «E ora credo di
aver capito perché Lady Mintaka si è
nascosta dietro di me poco fa! Credevo che temesse lei ma a quanto pare
sbagliavo. Lady Mintaka, sono davvero così pericolosi questi
esserini?»
«Tecnicamente no però ci fanno paura, quindi dato
che lui è
un Dio della Distruzione potrebbe distruggerla? Per favore?»
«Quindi la tua reazione spaventata non era dovuta a
me» si
stupì il dio.
«Ma no, ovvio che no! Però ti prego, fai -fuori -quel -mostro!»
scandì Deathstar, allontanandosi
ulteriormente.
Uno schiocco di dita di Lord Beerus fece scomparire l’essere
malvagio dalla faccia dell’Universo.
«Fatto».
Mintaka smise di nascondersi dietro Whis. «È
fantastica,
questa cosa. Farebbe un sacco comodo anche a noi!»
«Perché devono esistere le cavallette?
Perché?!» sospirò
Deathstar, tornando a sedersi accanto a Beerus «Comunque sei
stato grande, Micione
Divino».
Lì per lì suddetto micione pensò di
protestare ancora, per
poi lasciar perdere vedendo che aveva comunque riconosciuto il suo
status di
divinità. «Fatemi capire: avete paura di una
cavalletta e non di un dio
distruttore?»
«Già» confermarono contemporaneamente le
due aliene.
Beerus fece per rispondere, quando venne distratto dalla
vibrazione del cellulare che aveva in tasca. Trattavasi di un messaggio
su
WhatsApp inviato da Goku, la
cui chat si
era dimenticato di silenziare.
“Ti ho già detto che non ho voglia di giocare
contro di te a
Shadow Fight, cretino!” pensò, alzando gli occhi
al cielo. Maledetto il giorno
in cui aveva pensato di farsi consigliare dei giochi di combattimento
-una
volta stufo di Fruit Ninja- con Goku presente!
«Hai un cellulare anche tu adesso? Io e Mintaka in questa
settimana abbiamo imparato a usare i nostri, perché
Stylequeen ci ha rotto le
scatole allo sfinimento. Già! Ti va di darci il tuo
numero?» sorrise Deathstar
«Almeno se vediamo una cavalletta E
non dimentichiamo il cellulare a casa E
io non lancio il mio dalla finestra magari ti chiamiamo pure!»
«Chiamatemi quando vincete un’altra cena o vi
piovono in
mano altre scatole piene di dolci, se mai. Sono quelle le cose che mi
interessano!» puntualizzò lui, per poi far dettare
loro il proprio numero da Whis.
Purtroppo la sua memoria non era granché, soprattutto per
certe cose.
«Mi sa che per noi è ora di tornare a
casa» disse poi
Mintaka «Ci vediamo, allora. Tenetevi pure le scatole con i
dolci, tanto noi
possiamo mangiarli quando vogliamo senza dover fare viaggi
interplanetari».
«Apprezziamo molto la vostra gentilezza, signorine!
Arrivederci!» le salutò Whis.
«E magari cercate di non farvi trovare di nuovo sedute su un
lampione» aggiunse Beerus.
«Probabilmente la prossima volta ci incontreremo cadendovi
tra le braccia mentre urliamo “Moriremo”, non
sarebbe strano. Ci vediamo,
Micione Divino e Uomo Blu!»
«Immagino che sarebbe stato inutile puntualizzare che il mio
nome è Whis» commentò
l’angelo, una volta che si furono entrambe allontanate.
«Già. Però abbiamo ottenuto i dolci per
cui siamo venuti
qui, dunque va bene lo stesso!» esclamò Lord
Beerus, infilandosene in bocca una
manciata per rimarcare il concetto.
«Finiscono sopra un lampione ma passa un poliziotto pronto
ad aiutarle, poi c’è voglia di dolci
nell’aria ed ecco che i dolci arrivano…»
rimuginò Whis.
«E allora? Tanto meglio per noi, questo è
quanto» concluse
il dio «E ora andiamo a casa anche n- ancora?!»
sbottò, quando vide un altro
messaggio di Goku «Le possibilità sono tre: o lo
blocco, o gli distruggo il
telefono, o distruggo direttamente lui!»
«Credo che bloccarlo sia la soluzione più rapida e
indolore
per tutti… cosa sta scrivendo?»
“Se non la pianti di
stressarmi giuro su quel che ti pare che tu sul mio pianeta non
metterai più
piede, e dovrai allenarti nel giardino di casa TUA! Come avrebbe dovuto
essere
fin dall’inizio! Vai a dormire, BABBEO!”
«Questo dovrebbe dissuaderl… come non
detto» borbottò
Beerus.
“Scusi”
“Perdono”
“Non”
“La"
"Disturbo”
“Più”
“Ho”
“Capito”
“Buonanotte”
«Cosa sta cercando?» chiese Whis a Lord Beerus
vedendolo
guardarsi attorno.
«Una casa vuota in cui entrare in modo da poter
lanciare questo aggeggio dalla finestra. Su, ora torniamo a casa per
davvero... ah, una mattina di queste dovremo andare al Quasar,
così potrò bere
quella cosa, quel “cappuccino”, senza che tu mi
guardi come se fossi un essere
ignobile».
«Bere un cappuccino alle cinque e mezza del pomeriggio
è
inaccettabile, per l’amor del cielo. Va bene una tisana, un
tè, un succo di
frutta, magari può andar bene anche un
caffè… ma cappuccino e latte macchiato
non devono essere presi in considerazione da mezzogiorno in
poi» dichiarò
l’attendente.
«Oppure ognuno beve quel che vuole quando vuole e tu guardi
da un’altra parte» ribatté Beerus.
Difficilmente sarebbe stato possibile mettere d'accordo due persone con
opinioni diametralmente opposte sull'orario in cui bere un cappuccino
ma prossimamente, almeno per una volta, il problema non si sarebbe
posto.
Ecco il
secondo capitolo :)
Non ci sono
poi tante cose strane stavolta, vero? State tranquilli,
rimedierò in futuro :D
Ringrazio di
cuore le brave persone che stanno seguendo questa cosa e
le bravissime persone che hanno dedicato del tempo a recensire il
capitolo precedente ;)
Alla prossima,
_Dracarys_
Ps.:
vi lascio il >>>link
al tentativo
di fumetto<<< che ho fatto per questo
capitolo :'D
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 -ovvero: di carrozze rubate e tuffi imprevisti ***
Prima che iniziate a leggere vi lascio il <<< link
>>> a quella che secondo me è la OST
perfetta per Deathstar e Mintaka.
Buona lettura :)
Capitolo
3
(Ovvero: di
carrozze rubate e tuffi imprevisti)
«Voglio
essere onesto, Lord Beerus: non avrei mai creduto
che potesse conformarsi ai terrestri fino a questo punto».
«Cosa
intendi dire?!»
«Intendo
dire che, da più o meno una settimana a
questa parte,
lei porta con sé il cellulare anche in bagno».
In
bagno, in camera da
letto, perfino a tavola: ovunque
Lord Beerus andasse faceva in modo di avere il cellulare sempre a
portata di
mano, e quella mattina in cui finalmente era riuscito a svegliarsi
abbastanza
presto da poter andare a fare colazione al Quasar non faceva eccezione.
Fino
a quel momento
l’angelo si era astenuto dal fare
domande e commenti limitandosi a catalogarla come una temporanea
stranezza del
suo Hakaishin, però vedere quest’ultimo mangiare
più lentamente per colpa del
cellulare era stato troppo.
Per Whis era
un’assurdità, non ne
capiva il motivo. Agire
così avrebbe avuto un minimo di senso solo se fosse stato un
fissato dei
cosiddetti “social network” o avesse aspettato una
chiamata o un messaggio
importante, però Beerus non si era iscritto ad alcun social,
e le persone che
conoscevano il suo numero telefonico erano ben poche, anche contando
Deathstar
e Mintaka.
«È per colpa di Dragon City» disse il
gatto «Sto iniziando a
prendere in considerazione l’idea di disinstallare questo
gioco, fanno un
evento dietro l’altro e una Gara Eroica ogni due settimane,
la cosa inizia a
diventare stressante».
«Dunque è per il gioco. Capisco»
annuì Whis, bevendo del
succo di frutta.
Lord Beerus sollevò un sopracciglio. «Per
cos’altro se no?»
«Oh, non ne ho idea. Ammetto che per un attimo ho pensato
che stesse aspettando una telefonata o un messaggio da parte di
qualcuno, però
non mi risulta che sia così ansioso di parlare col signor
Goku, il signor
Vegeta o Lady Bulma».
«Infatti non lo sono» ribatté il dio
«È solo per il gioco,
per nient’altro».
“Anche perché se chicchessia
avesse voluto chiamarmi l’avrebbe già fatto, o
quantomeno si sarebbe fatta
trovare nel posto in cui in teoria viene a fare colazione tutte le
mattine”
pensò “Non che mi importi, naturalmente. Al
momento la mia priorità è vincere
la Gara Eroica e avere quel drago!”
«Meglio così anche perché, a ben
pensarci, se per qualche
bizzarro motivo avesse atteso la chiamata di quelle due ragazze non
sarebbe mai
potuta arrivare. Nel dettar loro il numero temo di aver sbagliato
l’ultima
cifra: era un cinque, non un due. O beh, nulla di grave, no?»
sorrise Whis.
«TU HAI FATTO COSA?!»
urlò Beerus «Come sarebbe a dire che ti sei
sbagliato a dettare il numero?!»
«So che è difficile da credere ma purtroppo
neppure io sono
perfetto. Una défaillance capita a tutti, Lord
Beerus… e comunque non si tratta
di un errore su una questione importante. Perché se la
prende tanto?»
«Me la prendo perché io pretendo completa
efficienza al mio
attendente, cosa trovi di strano in questo?! È il tuo
compito, quindi svolgilo
come si deve!» ribatté il Dio della Distruzione.
«Se si fosse almeno sforzato di imparare a memoria il suo
numero telefonico questo problema non si sarebbe posto»
replicò Whis, con la
massima calma «In alternativa, se ci teneva tanto poteva
chiedere alle ragazze
il loro numero ed essere lei a telefonare».
«Il problema qui non sono io, siete tu e le tue
“défaillance”! Quando mai ho detto che
ci tengo?! Cosa vuoi che mi importi se
chicchessia chiama oppure no? Ma per piacere» disse Beerus,
con un’occhiataccia
«Dopo centinaia di milioni di anni credevo che mi
conoscessi».
«Di nuovo, meglio così! Probabilmente quelle
ragazze nei sei
giorni che sono passati sono già volate giù da,
che so, un palazzo. O da una
gru. Oppure sono finite in un fiume a bordo di una zattera e al momento
sono
disperse in mare» fece spallucce «Visti i
precedenti non mi stupirei».
«Si può sapere perché devi fare il
menagramo in questo
modo?! Dai per scontato che si infilino ogni giorno in qualche guaio
più o meno
assurdo ma chi ti dice che sia così? Stanno sicuramente
benissimo! E se anche
mi sbagliassi, pace! Non mi importa
niente! Sono stato chiaro o no?!»
«Assolutamente sì, Lord Beerus».
«Bene» concluse il gatto «Se abbiamo
finito di mangiare
direi-»
Potenti nitriti, una versione metal del Can-Can e il galoppo
infernale di due cavalli, tanto furioso da far tremare la terra,
interruppero a
metà la frase di Lord Beerus.
«In carrozza mai più! Mai!
PIÙÙÙÙÙÙ!»
Deathstar e Mintaka urlanti, alla “guida” di una
carrozza
tutta rosa, erano appena passate davanti a un Dio della Distruzione
alquanto
attonito.
Com’era potuta accadere una cosa del genere?
*** Relativamente
poco tempo prima… ***
«Mintaka, tu a vai a destra, sezione giorno: prendi tutti
gli abiti rosa che trovi, lunghi al ginocchio, sopra il ginocchio o
fino ai
piedi. Niente lunghezze “di mezzo” e,
possibilmente, scegli abiti con fantasie
floreali, perché in questo periodo vanno di moda. Tu,
Deathstar, vai a sinistra
e agguanta tutti i sandali e le scarpe chiuse che vedi, numero
trentasette e
sempre sui torni del rosa! Bada che abbiano tutte almeno un tacco di
dieci
centimetri o superiore: una scarpa con un tacco inferiore ai dieci
centimetri
non è neppure considerabile “scarpa”,
per l’amor del cielo. Avete capito?»
«Sì, ‘Queen» risposero in coro
le due donne.
«Bene. Allora preparatevi, perché quella di
stamattina è una
missione di vitale importanza» dichiarò
Stylequeen, gettando dietro alle spalle
i suoi lunghi capelli rosa «Non dovete avere
pietà! Usate tutti i mezzi a
vostra disposizione, strappate gli articoli dalle mani delle vostre
avversarie!
Siate pronte a tirare calci, a tirare pugni, a morderle a sangue, se
dovete;
non usciremo da quel negozio senza aver comprato tutto quel che di
buono e di
rosa ha da offrire, perché questi!
Sono!
I SALDI!»
«Va bene… però ti rendi conto che
davanti a questo negozio,
oltre a noi, ci sono solo quattro gatti?» le fece notare
Deathstar.
«Letteralmente» aggiunse Mintaka, vedendone quattro
attraversare la strada in fila indiana lungo le strisce pedonali come
se
fossero stati reincarnazioni dei Beatles.
«Non importa! Ci impegneremo comunque al massimo,
è per
questa ragione che vi ho portate con me» ribatté
Stylequeen, girando sui tacchi
delle sue alte decolleté rosa pastello «Necessito
di abiti nuovi».
«E il fatto che tu ieri sera abbia visto il video che
Mintaka ha girato di nascosto a Uomo Blu non c’entra niente,
immagino» commentò
Deathstar.
«Certo che c’entra! Checché se ne dica,
l’abito fa il
monaco» replicò l’aliena, con uno
sguardo deciso nei grandi occhi azzurri «Lui
ha uno stile estremamente eccentrico che, tuttavia, sa portare in modo
eccelso…»
«Devo ancora capire come tu sia riuscita a intuirlo da un
video di otto secondi» disse Mintaka, aggrottando leggermente
la fronte «E se
la tua speranza è quella di incontrarli al Quasar
all’ora di colazione resterai
delusa, secondo me. In questi giorni non c’erano
mai».
«Lo stile è una cosa che si possiede o non si
possiede, e
lui lo possiede: due secondi di video mi sarebbero stati sufficienti
per
capirlo. Se dovessimo incontrarci, indipendentemente dal fatto che non
sia
ancora successo, non intendo essere da meno»
continuò Stylequeen, sollevando
gli occhiali da sole dalle lenti rosate fino a utilizzarli a
mo’di cerchietto
«Quindi appena il negozio apre entriamo lì dentro
e facciamoci valere! Tre…
due… uno… Muoversi, muoversi!»
esclamò, artigliando un braccio a Deathstar e
Mintaka trascinandole con sé nel negozio senza lasciar loro
alcuna speranza di
fuga.
Sebbene Stylequeen apparisse con una “semplice”
bella donna troppo rosa -trucco,
vestiti, capelli e
accessori- dal fisico paragonabile a quello di una qualunque Cindy
Crawford nei
meravigliosi anni novanta, non era tipo da prendere sottogamba. Non
disponeva
di alcun potere particolare ma, spesso e volentieri, il suo
atteggiamento
frutto di una metaforica fusione tra Enzo Miccio, Liam Neeson e una
diva del
cinema era più che sufficiente.
«Io comunque avrei preferito restare a dormire»
sospirò
Deathstar, che dopo aver afferrato tutte le paia di scarpe rosa con i
tacchi
che aveva trovato si era immediatamente ricongiunta a Mintaka.
«Figurati io. Una cosa: hai poi riprovato a
chiamare?...»
Deathstar scosse la testa. «Nah. Se il telefono dice che il
numero di Micione Divino è inesistente vuol dire che
è inesistente, credo che
non sia un problema nelle comunicazioni. E va beh» fece
spallucce «Certo che
invece di darci un numero falso poteva limitarsi a non darcelo
affatto».
Dal loro ultimo incontro, circa sei giorni prima, aveva
provato a chiamare Lord Beerus un paio di volte -tanto per fare una
chiacchierata- senza ottenere alcun risultato se non una voce meccanica
che si
scusava dicendo “il numero da lei chiamato è
inesistente”.
«Effettivamente hai ragione» concordò
Mintaka «Forse non
voleva sembrare maleducato o qualcosa del genere…»
«Io con accessori e biancheria intima ho finito, voi a che
punto siete?... solo sei paia di scarpe?! Ma come?» si
lamentò Stylequeen.
«Il resto erano tutte basse o tutte da ginnastica,
‘Queen,
non è colpa mia».
«Questo negozio è una delusione, ci sono
pochissimi abiti,
calzature e accessori rosa… fino a quattro giorni fa ce ne
erano molti di più!
Accidenti a me che non ho voluto compare tutto a prezzo pieno, avrei
dovuto
immaginare che essendo periodo di saldi avrebbero esposto in negozio
cose che
oltre a costare meno valgono anche meno! I terrestri sono degli infami,
questo
è quanto» concluse la donna in rosa.
Se non altro la delusione di Stylequeen fu utile perché
riuscissero a essere fuori dal negozio dopo appena un’ora
di prove nei camerini durante le quali l’aliena aveva creato
oltre venticinque outfit.
«La tecnologia di questo mondo comunque è proprio
comoda:
molto meglio mettere buste e pacchi in una capsula piuttosto che
tenerle in
mano, non ho ragione? Certo che ho ragione!» si rispose
Stylequeen, facendo
sparire in una capsula le quindici buste
con cui lei e le altre erano uscite dal negozio «E ora direi
di andare a fare
colazione al Quasar. Andremo a piedi, una bella camminata fa bene e
aiuta a
tenersi in forma».
Essendo abituate a camminare -se non a fare corse sfrenate-
Deathstar e Mintaka non si opposero, limitandosi a seguire docilmente
l’amica,
il cui senso dell’orientamento era migliore del loro.
A un certo punto, mentre camminavano lungo una delle vie
principali del quartiere, tutte e tre
sentirono suonare delle campane nelle vicinanze.
Deathstar sollevò le sopracciglia. «Che diavlo è?»
«Credo che si tratti del suono di oggetti chiamati
“campane”. Solitamente si trovano in costruzioni
che i terrestri denominano
“campanili”, i quali spesso sono vicini a edifici
il cui nome è “chiese”. In
questi posti i terrestri appartenenti a determinati gruppi religiosi
svolgono i
loro riti sacri» le spiegò Mintaka
«L’ho letto su Internet. Se facessimo una
piccola svolta dalla strada che stiamo seguendo probabilmente vedremmo
la
chiesa. Dicono che i terrestri abbiano speso e spendano tuttora molto
per
rendere questi edifici belli da guardare».
«Ma sì, una piccola svolta si può fare.
Prima o poi dovremo
fare come te e informarci su qualcosa in più rispetto a quel
che abbiamo già
fatto» disse Stylequeen «So cosa sono uno scrub e
la laminazione delle ciglia,
ma non sapevo che le chiese fossero paragonabili ai nostri
templi… dedicati a…
Primus…»
Svoltato l’angolo si erano trovate davanti una chiesa non
troppo grande e dall’architettura moderna, ma non era stata
quella a colpire
Stylequeen; a farlo era stata la carrozza rosa -incustodita- che era
parcheggiata davanti al portone d’ingresso, alla quale erano
attaccati due cavalli
bianchi dalle criniere lunghe e folte. Sicuramente era lì
per un matrimonio.
«Io DEVO salire
lì
sopra» affermò l’aliena dagli occhi
azzurri per poi fiondarsi accanto alla
carrozza con uno scatto degno di un centometrista «Ma quanto
è bella? Quanto è
bella?!»
«Questa reazione non mi stupisce»
commentò Deathstar, dopo averla raggiunta
assieme a Mintaka «Come si guida
questa cosa? Quegli animali non hanno il volante! Si chiamano cavalli,
vero?»
«Già. Mi sa che si guida con questa specie di
corde» disse
Mintaka, indicando le redini «Dopo essere salite
lì» aggiunse, indicando il
posto del cocchiere.
«È tutta rosa anche dentro!»
esclamò Stylequeen, che nel
frattempo era salita all’interno della carrozza e aveva
chiuso lo sportello
«Chi l’ha scelta ha ottimi gusti! Quasi quasi ne
vorrei una anche io!»
«Quindi se volessimo guidare questa cosa dovremmo metterci
così» disse Deathstar, una volta salita a cassetta
«con queste corde in mano».
Mintaka salì accanto a lei. «Già. Solo
che non… non saprei…»
«’Taka, che ti piglia?» le
domandò Deathstar, vedendole sul
viso un’espressione allibita.
La donna indicò qualcosa con un cenno del capo: per la
precisione una mosca che si era da poco posata sul manto candido di uno
dei due
cavalli.
«Alieno del pianeta
Mosca!» strillò Deathstar «MUORI!»
Il tentativo di uccidere una mosca con un colpo delle redini
fu prevedibilmente inutile, ma il colpo ricevuto fece nitrire e
impennare
entrambi i cavalli, i quali partirono a tutta velocità e
praticamente senza
alcun controllo, perché le due aliene non avevano idea di
come si guidasse una
carrozza.
«SI PUÒ SAPERE COSA AVETE
COMBINATO?!» urlò Stylequeen,
affacciandosi dal finestrino.
«C’era un alieno del pianeta Mosca! Uno di quelli! Anche qui!» gridò
Mintaka.
In realtà trattavasi di una semplice mosca ma -a causa dei
viaggi che in passato avevano fatto assieme al resto del loro gruppo-
le tre
donne erano reduci da molteplici esperienze con suddetti alieni,
pericolosi
mutaforma in grado di trasformarsi sia in insettucci identici a una
normale
mosca, sia in mostri vagamente antropomorfi alti fino a quindici metri;
esperienze che non erano intenzionate a rischiare di ripetere.
«Che?! Sul serio? Allora continuiamo a fuggire, per
l’amor
del cielo! Non deporrà le sue uova dentro di meEEEEEE!»
strillò Stylequeen, finendo gambe all’aria per
colpa di
una curva presa troppo violentemente «E cercate di
controllare questo affare,
se dobbiamo scappare allora cerchiamo di farlo come si conviene, va
bene?!»
«Non so come dirtelo, ‘Queen, ma mi sa che le
“corde guida
cavalli” ci sono appena sfuggite di mano!»
esclamò Deathstar, aggrappandosi con
forza alla carrozza «Siamo totalmente fuori controllo e
questi animali
continuano a correre come matti!»
«Vi state scherzando, vero?! Perché se invece non
state
scherzando e usciamo vive da questa cosa io vi uccido! Vi
uccido!» sbraitò Stylequeen «VI-»
«CURVA!»
urlò
Mintaka, aggrappandosi a Deathstar appena prima che la carrozza
superasse una
curva pericolosissima senza schiantarsi.
Il cellulare dell’aliena, per colpa dell’urto,
iniziò a
emettere una versione metal del Can-Can a tutto volume, quasi a voler
sottolineare che -come al solito- erano perse e in balia del destino.
Deathstar incrociò le dita di entrambe le mani.
«Potere
Della Botta Di Culo, aiutaci!...»
*** Ora ***
«Ho appena visto?...»
«Sì, Lord Beerus. Lupus in fabula, come dicono i
terrestri! Sembrano avere
qualche problema con quei cavalli» osservò Whis
«Che potrebbe peggiorare,
tenendo conto che hanno imboccato una strada chiusa. Se non erro alla
fine
della strada c’è uno stabilimento in cui ci sono
delle piscine aperte e, stando
ai miei calcoli, credo che le ragazze stiano per schiantarsi».
«E allora ferma quella carrozza e quei cavalli! Che diavolo
stai aspettando, un invito scritto?!» sbraitò
Beerus.
L'angelo fece comparire il bastone. «Come vuole,
signore!»
Un bagliore verde/azzurro avvolse la carrozza e i cavalli,
bloccando tutto a meno di un metro dalla recinzione dello stabilimento.
Peccato che non bloccò anche Deathstar e Mintaka le quali, a
causa della brusca frenata, vennero sbalzate violentemente in
aria…
«MORIREMOOOOOOO!»
Per poi finire a fare un bel tuffo in una delle piscine.
Riemersero pochi secondi dopo, sputacchiando acqua,
ovviamente vive e del tutto in salute.
«’Taka… forse non moriamo» fu
la prima cosa che disse
Deathstar.
«Forse no, dai» concordò Mintaka, mentre
raggiungevano il
bordo della piscina cercando di uscirne rapidamente.
«Si può sapere cosa ti è saltato in
testa?!» urlò Lord
Beerus, all’indirizzo di Whis «Io ti avevo detto di
fermarle!»
Whis fece spallucce. «Io ho fermato la carrozza e i cavalli
proprio come mi ha ordinato, o così mi pare».
«Non so perché tu abbia tentato di ucciderle,
però non
rifarlo! Va bene?!»
«Io non ho tentato di uccidere nessuno, anzi, ho evitato
loro di schiantarsi» gli ricordò Whis «E
comunque sembra che stiano benissimo!»
Lo sportello della carrozza si aprì di botto.
«IO VI UCCIDO!»
strillò Stylequeen, scendendo dalla carrozza per poi
dirigersi a grandi passi
verso la recinzione «Le cose si fanno per bene o non si
fanno! Potevate almeno tentare
di prendere il controllo della carrozza! Non si può rubare
una carrozza con dei
cavalli e poi e lasciar cadere le briglie! Ma ci rendiamo conto?! Una
cosa del
genere non si può sentire! Ed
è inutile
che nascondi la testa sott’acqua per non sentirmi, Deathstar!»
«Io un po’la capisco» commentò
Beerus.
«Ma cosa vuoi? Ma chi ti ha interpellato?!»
sbottò la donna,
ancor prima di voltarsi e capire chi aveva parlato «Stavo
parlando con loro,
non con te -chiunque tu sia- quindi non ti intrometter…
oh».
Lo sguardo di Lord Beerus, che mal sopportava mancanze di
rispetto decisamente più leggere, era diventato quello di
chi è prossimo a
commettere un omicidio. «Sappi che ho distrutto pianeti
interi per molto men-»
«Oh, ma lei non può essere altri se non il signor
Whis!» lo
ignorò Stylequeen, avvicinandosi all’angelo con
camminata ancheggiante e
sorriso smagliante dopo essersi gettata i capelli dietro le spalle
«Le mie
amiche Deathstar e Mintaka mi hanno parlato tanto di lei e avevo
proprio il
desiderio di conoscerla. Io sono Stylequeen» tese la mano
destra «Ossia la sola
persona normale nel trio».
Whis si esibì in un perfetto baciamano. «Il
piacere è tutto
mio, Lady Stylequeen».
«Sul fatto che tu sia l’unica persona normale nel
trio non
sono affatto d’accordo» disse Beerus, molto
innervosito «Io sono una divinità
generosa, disposta a chiudere un occhio su tante cose, ma non tollero
assolutamente che mi si manchi di rispetto. Io sono il Dio della
Distruzione, e
al momento mi sto chiedendo se sia il caso di lasciarti
vivere!»
«Sa una cosa? Se le mie amiche non mi avessero parlato anche
di lei e vi avessi visti assieme senza sapere chi è chi,
avrei pensato che a
essere il dio fosse il signor Whis» disse Stylequeen, senza
scomporsi
minimamente per la minaccia «Il signor Whis sembra molto
più “divino” di lei».
«Come sarebbe?!» sbottò Lord Beerus.
«Guardi lui e guardi se stesso: il signor Whis ha un
portamento molto elegante e uno stile particolare che sa indossare con
molta
classe e disinvoltura, di lei invece non su può dire lo
stesso: voglio dire,
che razza di divinità è quella che va in giro con
la bocca sporca di
cioccolato? E sono briciole, quelle che vedo attaccate ai suoi
pantaloni? Ih! Quella è
una macchia di succo di frutta! Succo di frutta! Ma si può?!
Sono molto più “a posto” io che sono
reduce da una corsa in una carrozza trainata da cavalli imbizzarriti!
Ma che sciatteria! Ma per carità!»
«Ma che rottura di-»
Whis tossicchiò. «La prego di contenersi con il
linguaggio,
Lord Beerus».
«O mi contengo con il linguaggio o la distruggo sul
posto!»
«Però i suoi vestiti resteranno comunque macchiati
e pieni
di briciole…» sospirò
l’attendente.
«Le dai anche ragione?!» allibì il dio.
«Mi dà ragione perché ce
l’ho: io, per inciso, ho sempre ragione!...
ma dove va?» si
domandò Stylequeen, perplessa, vedendo Beerus volare accanto
alla piscina.
Whis sollevò un sopracciglio. «Direi che si stia
dirigendo
verso il bordo per… oh cielo».
Lord Beerus, compreso che la chiacchiera di Chiacchiera non
si sarebbe arrestata e vedendosi “contro” il suo
stesso assistente, aveva
deciso di seguire l’esempio di Deathstar: nascondere la testa
sotto la sabbia.
O meglio, sotto l’acqua.
«Io a volte rimango senza parole»
commentò Stylequeen, dopo un
sospiro «Mintaka, non dici niente?»
«Sarebbe inutile, avendo la testa sott’acqua non mi
sentirebbero» replicò la donna, che nel frattempo
aveva comprato una
bottiglietta di tè freddo al limone.
«Lord Beerus dev’essersi dimenticato che siamo
attesi a casa
di Lady Bulma per un cosiddetto “brunch”. Lady
Stylequeen, le andrebbe di
unirsi a noi, assieme alle sue amiche?» propose Whis
«Sono sicuro che Lady
Bulma non avrà problemi ad accogliere qualche persona in
più. La sua casa ormai
è… com’è che dicono i
terrestri… ah, sì: “un porto di
mare”. Per non parlare
del fatto che conosce già Lady Deathstar e Lady
Mintaka».
«Se è sicuro al cento per cento che la nostra
ospite non
avrà problemi ad accogliere tre persone in più
allora credo di poter accettare.
Così magari io e lei avremo modo di parlare e conoscerci un
po’ meglio in un
contesto più normale!» aggiunse la donna, con uno
dei suoi sorrisi da diva.
«Se poi glielo dai la fai anche più
contenta» disse
Deathstar, riemersa giusto in tempo per sentire l’ultima
frase.
Whis aggrottò leggermente la fronte.
«“Glielo dai”?»
«Modo di conoscerci. Parlava di quello» disse
Stylequeen,
lanciando un’occhiataccia all’amica
«Ovviamente».
«Io credo che invece si riferisse a
qualcos’altro!» esclamò
Beerus, riemerso quando aveva sentito parlare Deathstar
«Qualcosa di più fisico!»
«Lord Beerus, la prego di non fare riferimenti a sconcezze,
sono estremamente inopportuni» lo riproverò Whis
«Il mio mestiere non è solo
rose e fiori, ma in momenti come questo mi sembra più che
altro una strada cupa
e piena di spine!»
Il Dio della Distruzione alzò gli occhi al cielo.
«Loro sono
volate in una piscina eppure non hanno fatto così tante
scene,
quindi non fare
tanto il drammatico! Già: mi spiegate come siete finite in
quella situazione?
Sembra che siate sempre in mezzo a qualche guaio!»
«Dopo aver riflettuto un po’ credo di poter dire
che sia
stata tutta colpa delle campane» disse Mintaka
«Anche se l’alieno del pianeta
Mosca ha fatto la sua parte!»
«L’alieno di che? Guardate che da queste parti non
esiste
nessun pianeta Mosca, o almeno non che io sappia! Whis?»
L’angelo scosse la testa. «Non mi
risulta».
«Ce lo avevano detto anche un’altra
volta» disse Deathstar «“No,
non esiste un pianeta Mosca”! Seeeh!
Peccato che poi ci siamo ritrovate un alieno del pianeta Mosca tra capo
e collo
e per fortuna c’era con noi chi lo ha ucciso col
fuoco!»
«In questo Universo non esiste il pianeta Mosca, sono
assolutamente certo di questo» le rassicurò Whis,
pensando che però non gli
risultava un “pianeta Mosca” neppure negli altri
undici universi -o almeno, non
in quelli rimasti dopo che Zeno ne aveva distrutti sei.
«Ma-»
«Se il signor Whis ha detto che non c’è,
allora non c’è!»
concluse Stylequeen «Io mi fido della sua parola».
«E se anche ci fosse stato, sarei andato oggi stesso a
distruggerlo! Trovo le mosche fastidiose quasi quanto i messaggi di
Goku» sbuffò
Beerus.
«Eh, a proposito, darci un numero inesistente non
è stato
carino, Micione Divino» disse Deathstar «Potevi
semplicemente dirci di no, non
ce la saremmo mica presa».
«Non è stata colpa mia, è stata colpa
di Whis: mi ha
confessato di aver sbagliato a dettarlo poco prima che arrivaste.
L’ultima
cifra è un cinque, non un due» le
spiegò il dio.
«Ah, quindi è per quello che quando ho provato a
chiamarti
non ci sono riuscita. Quando torno a casa allora devo ricordarmi di
cambiare il
due con il cinque!»
«Perché tu ovviamente pur avendo il cellulare vai
in giro
senza, mi sembra giusto» la rimproverò Beerus,
vagamente ironico.
«Facciamo così: lo cambio io sul mio telefono e te
lo mando
tramite messaggio» disse Mintaka, tirando fuori dalla tasca
il cellulare «Anche
se è finito in acqua sembra funzionare ancora, ha anche
smesso di riprodurre la
canzone!»
Stylequeen, con aria sconsolata, prese Whis a braccetto. «Il
Can-Can le perseguita, perseguitando di riflesso anche me. Meglio non
pensarci».
«Il brunch servirà sicuramente a tirarle su il
morale, Lady
Stylequeen, pregando che Lord Beerus per una volta torni a usare le
buone
maniere a tavola. L’influenza del signor Goku -che lei non
conosce, ne sono
consapevole- non gli è stata d’aiuto in questo
senso».
«Se lo dice lei mi fido. Una cosa: è stato forse
lei a
fermare la carrozza e i cavalli? Me lo stavo domandando da prima. Se
fosse così
la ringrazio, è stato talmente gentile!...»
«Non c’è di che» sorrise Whis,
sorvolando sul fatto che
senza l’ordine di Beerus probabilmente non si sarebbe mosso.
«No aspetta: quindi portiamo al brunch anche questa
qua?!»
allibì il gatto, dopo aver raggiunto Whis assieme a
Deathstar e Mintaka, ancora
bagnate «Dovrei sopportare lei e Bulma contemporaneamente
senza distruggere il
pianeta?!»
«“Questa qua” ha un nome, e quel nome
è Stylequeen!»
protestò la donna.
«Quando imparerai a conoscerla vedrai che non è
male»
bisbigliò Mintaka a Beerus «A volte è
un tesoro».
«Allora chiudiamola in una cassa di metallo e seppelliamola
in qualche grotta» borbottò il dio
«Comincio quasi a credere davvero alla
storia dei quarantadue rapimenti con annessa restituzione!»
«Credici, Micione, è vera
quant’è vero il PDBDC».
Mentre si stringevano tutti attorno a Whis per recarsi
rapidamente a casa di Bulma, Beerus non poté fare a meno di
pensare a quanto quella
verità fosse poco rassicurante. Non conoscendole bene per
lui era impossibile
pensare che un giorno il tanto nominato PDBDC un giorno non avrebbe
smesso di
funzionare, lasciandole in qualche guaio potenzialmente letale.
In ogni caso, se anche fosse stato così, a lui non importava
affatto. Erano delle semi sconosciute, due delle quali incontrate
appena tre
volte: irrilevanti. Non gli importava della loro sorte, a lui importava
di
Dragon City e del cibo.
“E mi auguro che Bulma abbia messo in tavola anche il
budino!” pensò.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 -ovvero: di imprevisti acquatici più o meno mostruosi ***
Capitolo 4 - ovvero: di imprevisti acquatici
più o meno mostruosi
Capitolo
4
(Ovvero:
di imprevisti acquatici più o meno mostruosi)
«Negli
ultimi tempi lei e Lord Beerus venite su questo pianeta estremamente
spesso».
«È
vero. Se non altro questo significa che abbiamo più
occasioni per vederci, Lady Bulma, nonché per assaggiare le
prelibatezze che provengono dalla sua cucina. È una buona
cosa, non trova?»
La
risposta sincera da parte di Bulma, in realtà, sarebbe stata
un "non proprio".
Benché
ormai le due creature divine fossero diventate quasi di casa, a parer
suo non era buona cosa che un Dio della Distruzione gironzolasse
così tanto di frequente sul pianeta, soprattutto se lo
faceva in luoghi e momenti sui quali lei non poteva avere controllo.
Se
mai le cose si fossero messe un po'male, finché lei fosse
stata presente avrebbe sempre potuto tirare fuori un qualsivoglia cibo
per ammansire Beerus; se però questi avesse iniziato a
frequentare altri posti e altre persone -come stava effettivamente
accadendo- il proprio "potere" avrebbe subìto un notevole
calo.
«Sì,
assolutamente. Solo una cosa: siete sempre dell'idea di andare in
campeggio?» chiese la scienziata a Whis «Sicuri di
non aver cambiato idea? Insomma, Lord Beerus è abituato a
ogni genere di comodità, onestamente non riesco proprio a
immaginarlo mentre dorme in una tenda».
«Oh,
non lo dica a me. Ho avuto il suo stesso pensiero»
confessò Whis «Però lui ha deciso
così!»
Nei
giorni che erano seguiti all'incidente in carrozza, lui e Lord Beerus
si erano incontrati spesso con quello strano trio di donne. Non era
più successo per caso, c'erano state chiamate e proposte
d'incontro da entrambe le parti che come luogo di ritrovo avevano
spesso avuto il Quasar, la piscina, i giardini pubblici in cui Beerus
aveva distrutto la cavalletta o la casa del cosiddetto Deviant Team.
Era
stato lui a notare quel nome scritto sotto il campanello e, quando per
pura e semplice curiosità aveva chiesto spiegazioni, Mintaka
gli aveva spiegato che quello era il nome del loro gruppo, di norma
costituito da cinque persone in tutto.
I
due amici mancanti non le avevano seguite in quella città: a
dir loro "Sembravano quasi non vedere l'ora di stare per un po'senza di
noi!".
Era
stato in una di quelle occasioni che era saltata fuori l'idea del
campeggio e, a dirla tutta, Whis doveva ancora capire cosa fosse preso
a Lord Beerus durante quella conversazione con Deathstar.
"... e si arrostiscono marshmallow. Ah, e si dorme
in tenda. Questo è il campeggio!"
"Non sembra niente di che".
"Noi volevamo fare qualcosa del genere in
settimana, avevamo pensato di invitarvi ma se l'idea non ti va non
importa".
"... ma anche se non sembra nulla di che non posso
sapere se è davvero così, visto che non l'ho mai
fatto, dunque io e Whis accettiamo! Promemoria per me: farmi dare del
cibo da Bulma".
Un
attimo prima non era sembrato entusiasta, quello dopo aveva iniziato a
parlare di procacciare cibo... chi lo capiva era bravo!
In
seguito lui gli aveva fatto notare quanto fosse stato repentino il
cambio di opinione, ma la risposta di Beerus, abbastanza sensata, era
stata "Sono una divinità annoiata che vuole fare
un'esperienza nuova, cosa c'è di strano?".
«Le
scorte di cibo sono pronte, comunque. Loro tra quanto dovrebbero
arrivare?» domandò Bulma, senza particolare
entusiasmo.
«Cinque
minuti fa!» sbottò Beerus «Eppure ormai
dovrebbero sapere che io detesto quando qualcuno mi fa attendere.
Ritardare a un appuntamento è una grande mancanza di
rispetto, soprattutto se suddetto appuntamento è con una
divinità!»
Il
disappunto per quel ritardo era sincero, tuttavia era mescolato anche a
qualcos'altro, derivante dal fatto che Deathstar non stesse neppure
visualizzando i messaggi che le aveva inviato.
Se
si fosse trattato di chiunque altro non avrebbe pensato al peggio, ma
dopo il lampione, la carrozza e il tuffo in piscina...
«Sia
comprensivo! Avevano detto che sarebbero arrivate con l'autobus,
giusto? Visti i precedenti, magari qualche criminale è
salito a bordo e lo sta dirottando chissà dove»
ipotizzò Whis «Povera Lady Stylequeen, non
meriterebbe di sopportare un simile stress».
"A
me non dispiacerebbe affatto se quella lì venisse dirottata
molto lontano!" pensò Bulma.
All'inizio,
in occasione del loro primo incontro, Stylequeen non le era neppure
dispiaciuta: aveva un po' l'atteggiamento di una diva -molto da "io
sono la più bella del circondario"- ma a parte quello si era
presentata a lei in modo educato, e quando aveva saputo che erano stati
lei e suo padre a inventare le capsule si era perfino congratulata.
Peccato
che poi avesse rovinato tutto con un "Come ringraziamento un giorno di questi ti
porterò con me a fare shopping e ti insegnerò a
vestirti".
Al
quale lei, Bulma, aveva risposto con un "Ti ringrazio ma non ho nulla da farmi insegnare da
una bubblegum".
Doveva
ancora capire per quale miracolo non fossero finite con lo strapparsi i
capelli a vicenda.
«Se
Bubblegum scoppiasse non mi dispiacerebbe»
borbottò Beerus «Altro che "povera"».
«Non
è colpa di Lady Stylequeen se a volte è difficile
accettare certe verità» replicò Whis
«Soprattutto per quanto riguarda il vestiario. La sua non
è cattiveria, per lei è una vera e propria
missione di soccorso, una vocazione cui la sua anima la chiama ad
adempiere!»
«Sarà
quello che le pare ma se prova di nuovo a tagliarmi i capelli la
distruggo con un galick cannon» disse Vegeta, sopraggiunto
appena in tempo per sentire Whis parlare di Stylequeen.
«BRAVO!» approvò
Beerus «Se lo farai davvero avrai i miei applausi. Ma quanto
ci mettono ad arrivare?! Io glielo avevo detto: "Passiamo a prendervi"!
Ma loro "Nooo, ormai sappiamo dove si trova la casa di Bulma, ci
arriviamo da sole", ed ecco che mentre cercano di arrivare qui
finiscono a Mordor, dove incontrano l'armata Brancaleone alla ricerca
del Sacro Graal!... e io inizio a conoscere veramente troppa di questa
roba terrestre!»
Il
cellulare di Bulma iniziò a squillare, e quando la
scienziata vide di chi si trattava sollevò le sopracciglia:
che il maestro Muten le telefonasse era qualcosa di piuttosto raro,
ormai. «Pronto?...»
- Aaaaaah... Bulma?
Il
numero era quello di Muten ma la voce era decisamente più
femminile, nonché familiare. «Ehm. Deathstar, sei
tu?»
«COSA?!» allibì
Beerus «Deathstar?! Perché diamine sta chiamando
te?! Ma soprattutto come lo sta facendo, dal momento che non ha il tuo
numero?!»
- Sì, cocca, sono io! Sbaglio o ho
sentito la voce di Micione Divino? Non è mica che potresti
passarmelo?
Bulma
porse il cellulare a Lord Beerus, il quale si era già
avvicinato a lei. «Tutto suo».
«Si
può sapere dove accidenti siete finite?!»
sbraitò il gatto appena ebbe in mano il cellulare
«Siete in ritardo di quasi dieci minuti!»
Bulma
non aveva idea di cosa potesse essere successo ma, vista la faccia
attonita che fece Lord Beerus quando Deathstar iniziò a
parlare, poteva presumere che fosse capitato qualcosa di assurdo.
«...no,
aspetta: mi stai dicendo che ieri sera tu e Mintaka siete andate in
spiaggia, vi siete addormentate su uno di quei grossi materassi da mare
e vi siete risvegliate sull'isola del maestro Muten?! Siete serie?!»
esclamò il dio, incredulo.
«Sì,
a quanto pare sono serie. Buongiorno a tutti» disse
Stylequeen, appena arrivata sul posto e già vestita da
perfetta campeggiatrice -con un po'di rosa e di tacco in più
«Scusate per il ritardo, ho cercato quelle due per tutta la
mattina e mi hanno telefonato appena in tempo perché potessi
prendere il secondo bus. Che Mintaka abbia imparato il mio numero a
memoria è una buona cosa».
«Buongiorno
a lei, Lady Stylequeen. Sembra proprio che le sue amiche debbano sempre
infilarsi in qualche situazione bizzarra» osservò
Whis «Non dev'essere stata una mattinata piacevole, si
sarà preoccupata...»
«Non
è per quello, è solo che arrivare in ritardo a un
appuntamento è un'idea che non sopporto assolutamente,
quindi ho cercato di ritrovarle in tempo limite. Senza
riuscirci» ribatté Stylequeen «E finendo
per tardare a mia volta, il che è perfino peggio.
Fortunatamente avevo messo tutto nelle capsule già ieri
pomeriggio».
Vegeta
sollevò un sopracciglio. «Le tue amiche si perdono
in mare e tu pensi ai minuti di ritardo? Hai delle strane
priorità».
«Viaggiamo
insieme da eoni, letteralmente, per cui ho visto ben di
peggio» ribatté l'aliena «Tipo i tuoi
capelli, per l'amor del cielo!»
«Sì,
ora mando Whis a prendervi» concluse Beerus, ancora al
telefono con Deathstar e mostrando un'espressione decisamente irritata
«Ed è meglio che vi facciate trovare pronte,
quindi puoi dire al vecchio di smetterla di spalmarti l'olio solare sul
sedere!... no, non è gentile, è un maniaco! WHIS!»
«Signore?»
«Vai
a prenderle. Portale qui. SUBITO! Ma
guarda un po' quello, alla sua età...»
borbottò il dio.
«Le
ricordo che lei è molto più vecchio»
gli fece notare l'angelo, impietoso «E comunque il fatto che
gli piacciano parecchio le donne non è stato un problema,
finora».
«Non
lo è nemmeno adesso!» ribatté Beerus
«E tu sbrigati, siamo già in ritardo!»
Whis
scomparve senza ulteriori indugi, lasciando da soli Beerus, Bulma,
Vegeta e Stylequeen.
«La
mia aspettativa per questa gita è che qualche mostro esca
dal nulla e ti mangi, Bubblegum» disse Beerus.
«E
la mia è che ti sia portato dietro la tua lettiera e i tuoi
croccantini» ribatté Stylequeen.
"Devo
iniziare a rassegnarmi al fatto che il nostro pianeta non
arriverà a fine giornata" pensò Bulma, semi
disperata.
«Io
non so come facciano le tue amiche a sopportarti, non lo capisco
proprio!»
«E
io non capisco come faccia quell'adorabile persona che è il
signor Whis a sopportare te. Lui è così a modo,
sempre così tranquillo e posato, un vero e proprio angelo...
tu invece non fai che sbraitare» disse Stylequeen, alzando
gli occhi al cielo.
In
quel momento Whis, fortunatamente per tutti, tornò assieme a
Deathstar e Mintaka, già vestite in abiti adatti al
campeggio. Probabilmente era stato lui a ritenere opportuno dar loro
nuovi abiti, onde evitare di perdere altro tempo.
«Cia-»
«CRETINE!» strillò
Stylequeen, prima ancora che le due concludessero il saluto
«Primo: cosa siete andate a fare in spiaggia a ora di sera?!
Secondo: come avete potuto addormentarvi?! Terzo: legare il materasso a
una boa era troppa fatica?! Ma dico io! Quarto: i cellulari sono fatti per essere portati appresso!»
"Credo
fosse pretendere troppo" pensò Vegeta, con un'alzata di
spalle "Quelle due sono peggio di Kaaroth".
«Vi
rendete conto che sono costretto a dare ragione a Bubblegum?! Se non
foste finite sull'isola, a quest'ora avreste potuto essere disperse in
mare!» le rimproverò Beerus, avvicinandosi
«Come avreste fatto? E non tirate fuori il "PDBDC"!»
«Avevamo
un appuntamento, Stylequeen era in città per dirvi che
eravamo sparite e da quel che ho capito diversi di voi riescono a
percepire quello che chiamate "Ki", grazie al quale avreste potuto
rintracciarci» replicò Mintaka.
«Non
ci siamo perse in mare di proposito ma credo che in virtù di
tutto questo ci saremmo salvate» aggiunse Deathstar.
«Siete
un caso perso» concluse Beerus «Andiamo a fare
questo campeggio, prima che capiti dell'altro».
***
«..."Voglio una vita esagerata/ voglio una vita come
Steve McQueeeeeeen! Voglio una vita che non è mai tardi/di
quelle che non dormi MAAAAAAI! Voglio una vita/la voglio piena di
gua-aaaaaaaaai!"»
Lord
Beerus, sdraiato a occhi chiusi sull'erba, sentendo Deathstar cantare
certe cose a squarciagola fece facepalm. «Come se di guai tu
non ne avessi abbastanza» borbottò tra
sé e sé.
«Non
hai tutti i torti» convenne Mintaka, accanto a lui a
occuparsi del fuoco.
Se
non altro fino a quel momento la loro gita era stata tranquilla: una
volta raggiunto il bosco si erano diretti fino alle rive del laghetto
-ossia la loro destinazione finale- e avevano preparato il campo con
una certa facilità, complice anche il fatto di aver portato
delle quechue al posto delle tende comuni.
Il resto della giornata era passato tra cibo freddo mangiato seduto su
una coperta, cibo caldo arrostito sul fuoco, pennichelle, chiacchiere e
bagni.
«Lady
Stylequeen, il sole è quasi tramontato e credo che tra poco
potrebbe alzarsi una brezza piuttosto fresca. Le consiglierei di
coprirsi o rischierà di prendersi un malanno»
disse Whis.
La
donna annuì, senza particolare entusiasmo.
«Sì, signor Whis. Ha ragione, signor
Whis».
Sapendo
che quel giorno avrebbe fatto almeno un bagno, data la presenza del
lago, Stylequeen si era premurata di portare con sé il suo
bikini rosa preferito -molto sexy seppure fosse pienamente nei limiti
della decenza- ma purtroppo per lei neppure questo era servito ad
attirare ulteriori sguardi da parte del suo bersaglio, ossia Whis.
Non
era servito neppure farsi spalmare la crema solare in ogni dove,
proprio come era stato inutile ricambiare quel favore, dunque a suo
parere le opzioni erano tre: la prima era che stesse facendo il
prezioso, la seconda che gli piacessero gli uomini e la terza che fosse
asessuale.
Lei
però, essendo abituata a vedere i suoi bersagli sbavarle
dietro al primo occhiolino, si stava rapidamente convincendo della
validità di una delle ultime due.
«Suvvia,
cos'è quest'espressione abbattuta? Avrà un po'di
tempo per abbronzarsi anche domani, se vorrà»
disse l'angelo, avvolgendola personalmente in uno scialle rosa dallo
spessore perfetto per l'occasione «Ecco qui».
L'aliena
fece un piccolo sorriso. «La ringrazio. È
gentile».
«Anche
lei è una persona deliziosa, solo che molti non comprendono
né la sua vocazione al buongusto, né a quanto
stress sia sottoposta. Non ascolti Lord Beerus quando la chiama con
quel soprannome» aggiunse Whis, abbassando un po'la voce
«Lui è un po'come il signor Goku, che lei non
conosce, dunque mi creda sulla parola: è forte, senza
dubbio, ma il cervello... ohohohoh!»
«Come
pensavo» sospirò Stylequeen «Solo che
dovrò sopportarlo per un po'. Se lui e Deathstar si
piacciono io non sono nessuno per mettermi in mezzo, le pare?»
«Può
ripetere, per cortesia?» la invitò Whis, credendo
di aver capito male.
«È
che se un uomo definisce il campeggio "poco interessante" per poi
cambiare idea appena una donna gli propone di farlo assieme a lei, le
cose sono due: o è bipolare, o suddetta donna gli garba! Mi
sembra ovvio».
«Lady
Stylequeen, non salti a conclusioni troppo affrettate. Lord Beerus ha
accettato di partecipare a questa gita solo perché si
trattava di un'esperienza nuova. Così ha detto»
disse l'attendente, facendo spallucce «E non mi sembra che
Lady Deathstar abbia mai mostrato grande interesse».
«Si
ricordi, signor Whis: io ho
sempre ragione!» ribatté la donna, scomparendo
all'interno della sua quechua rosa presumibilmente per cambiarsi.
Whis
sollevò le sopracciglia, poi scrollò le spalle:
vero, lui a volte si era divertito a punzecchiare molto sottilmente
Lord Beerus su un possibile interesse, ma questo non significava che
avesse mai creduto veramente a quello che diceva.
Probabilmente quell'adorabile ragazza che era Stylequeen era il tipo
cui piaceva vedere coppiette ovunque, anche e soprattutto dove non
c'erano.
Decise
di avvicinarsi a sua volta al fuoco. «Lady Mintaka, se lo
desidera posso fare in modo che il falò non si spenga,
curato o meno».
«Eh,
questo farebbe molto comodo quando andremo a dormire!»
approvò la donna «Grazie. Stando a quanto ho letto
su internet, servirà a tenere lontani gli animali
selvatici... non che nel nostro caso possano farci paura, considerando
la compagnia».
«No
infatti. Anzi, se dalla selva saltasse fuori qualche animale dall'aria
appetitosa potremmo sempre cucinarlo!» ghignò
Beerus, riaprendo gli occhi e stiracchiandosi.
«Non
è un'idea malvagia, Lord Beerus»
concordò Whis «Magari Lady Deathstar
troverà qualcosa».
«Lei
che c'entra?!»
«Poco
fa si è addentrata tra gli alberi urlando che vuole una vita
piena di guai, non mi stupirebbe se la vedessimo ricomparire inseguita
da una qualche creatura commestibile!... dove sta andando?»
chiese Whis al dio, appena alzatosi.
«Non
ho la minima voglia di vedere il campo che abbiamo allestito distrutto
da creature più o meno commestibili, è stata una
giornata abbastanza tranquilla e intendo far sì che resti
tale, motivo per cui vado a sincerarmi che non sia stata rapita da un
branco di ornitorinchi» rispose Beerus.
«Quella
specializzata nell'essere rapita di solito è Stylequeen.
Quarantadue volte» ricordò loro Mintaka
«Il cliché vuole che rapiscano sempre quella
"bella bella in modo assurdo"!»
Ignorandoli,
Beerus si addentrò nel bosco seguendo l'aura di Deathstar.
Da quel che poteva sentire sembrava star bene, dunque in teoria non era
stata rapita né assaltata da chicchessia.
La
trovò in una piccola radura, intenta a raccogliere bacche da
un cespuglio. Beerus volle sperare che non ne avesse mangiate prima di
farle valutare da qualcun altro perché era molto probabile
che Deathstar, contrariamente a lui, non fosse immune ai veleni.
«Se ti avventuri in mezzo agli alberi mentre fa buio
però te le cerchi!»
«Non
mi sono allontanata tanto, dai» minimizzò
Deathstar «Non dei preoccuparti per me, Micione
Divino».
«Non
sono "preoccupato", vorrei solo che la giornata continuasse a essere
tranquilla» ribatté lui «E se una come
te se ne va in giro da sola nel bosco rischia anche di trovarsi davanti
il mostro che invece ho augurato di incontrare a Bubblegum!»
«Ma
povera 'Queen, non devi volerle male, è una a
posto» disse l'aliena «Se non lo so io!... vuoi una
bacca? Mi sa che sono buone».
Il
gatto infilzò una bacca con un artiglio, portandosela poi
alla bocca. Era dolce. Non male. «Io devo ancora capacitarmi
di come tu e Mintaka possiate sopportarla da... insomma, da quando la
conoscete. Già, ora che ci penso non mi hai ancora detto
com'è che voi e il resto del cosiddetto "Deviant Team" vi
siete conosciuti e siete finiti a bighellonare qui e
là».
«Ti
interessa sul serio, Micione?»
Beerus
si sedette sull'erba. «Ci sono ancora tante bacche da
raccogliere, quindi mentre tu raccogli e parli io ti ascolto».
«E
se ti dicessi che ognuno mangia solo le bacche che raccoglie?»
«Ti
risponderei che ho distrutto pianeti per molto meno!»
Per
nulla spaventata, Deathstar continuò la raccolta delle
bacche. «Il bello è che ti credo pure».
«E
fai bene! Allora? Sto ancora aspettando che mi narri i tuoi
disagi».
«Noi
del Deviant Team ci siamo conosciuti tanto, tanto tempo fa, quando
andavamo a... beh, stando ai film che ho visto credo che i terrestri
identificherebbero quel posto come un "college"» disse la
donna, dopo una breve riflessione «Hai presente i
college?»
«Come
dicevo a Bulma stamattina, ormai conosco fin troppa di questa roba
terrestre. Ho presente».
«Io,
Mintaka e Stylequeen eravamo sia compagne di stanza che di classe. Gli
altri due membri del Team invece erano in classe con noi. Non ti sto a
dire quante cose sono successe in quel periodo -alcune divertenti, altre per niente- ma è in quel lasso
di tempo che ci siamo conosciuti e abbiamo stretto amicizia. Motivo per
cui, una volta finiti gli studi, siamo partiti tutti e cinque insieme
per un anno sabbatico. Quasi tutti avevamo dei progetti»
sorrise Deathstar «Stylequeen era una promessa della danza,
con un blog seguito da milioni di persone...»
Beerus
sollevò le sopracciglia inesistenti. «C'erano
veramente tutti questi matti pronti a idolatrare una
Bubblegum?!»
«Pkangu,
l'unico maschio del gruppo, era ed è un tecnico
formidabile...»
«Beato
tra le donne» commentò il dio, con un'espressione
indecifrabile.
«Anche
se di solito io e lui ci sopportiamo poco perché dice che
faccio troppo casino» proseguì Deathstar
«Poi c'era Zoira che avrebbe voluto lavorare alla Dogana,
Mintaka cui era stato offerto un posto nella casta degli scienziati...
non fare quella faccia! Se ti sembra meno in gamba di quello che
è, è solo perché gira con
me» sdrammatizzò, con un cenno della mano
«E poi c'ero io. Insomma, abbiamo salutato le nostre
famiglie, siamo partiti con questi intenti, e poi...»
«E
poi vi siete divertiti talmente tanto che non siete più
tornati a casa» completò Beerus.
«E
poi, mentre noi eravamo via, c'è stata una guerra civile che
ha "ucciso" il nostro pianeta d'origine. Non parlo di distruzione,
quello di cui parlo è un'altra cosa ed è anche
difficile da spiegare. Comunque, se non siamo tornati nelle nostre case
è stato perché non c'erano più case in
cui tornare» disse Deathstar, voltandosi a guardare il suo
interlocutore «Nulla di strano. Tutti i compatrioti che
conosco hanno perso qualcuno, nessuno escluso, e per quanto riguarda
noi del Deviant Team c'è ben poco che la guerra non ci abbia
portato via. Le nostre case, le nostre famiglie, i piani di vita futura
che avevamo, tutto andato. In quel periodo, noi avevamo solo... noi».
Per
un po'di tempo i soli rumori udibili furono quelli causati dall'aliena
per raccogliere le bacche e quelli delle cicale.
«L'atmosfera
e alcuni fatti causati indirettamente dalla guerra però mi
hanno insegnato una cosa: odiare profondamente chi danneggia in
qualsiasi modo quella che è diventata la mia
famiglia» aggiunse la donna «Ti faccio un esempio a
caso: due persone in stato di bisogno si approfittano della
generosità e dell'ingenuità di alcuni membri del
gruppo, se ne vanno di colpo dopo un po', rubando tutte le risorse, e
infine per loro sfortuna subiscono un incidente gravissimo. Ecco, in un
caso del genere sono piuttosto sicura che recupererei le risorse rubate
e lascerei quelle due persone lì a morire; senza rimorsi,
senza incubi notturni e continuando a sorridere... così!» sorrise, col
viso sereno di chi non aveva un problema al mondo «Ehi! Pare
che ti stia narrando per davvero i miei disagi, Micione».
«Con
esempi abbastanza specifici» commentò Lord Beerus
«Nulla di male. In un caso come quello di cui hai parlato,
l'Universo si sarebbe liberato di due ingrati. Io detesto gli ingrati.
Come i regnanti dei pianeti che evito di distruggere nel corso della
mia prima visita e che, incuranti della mia generosità, mi
procurano il secondo cuscino
più morbido dell'Universo spacciandolo per il primo. Se ci
ripenso mi viene perfino una mezza voglia di distruggere tutti i Saiyan
ancora in vita...»
Deathstar
rise. «Un Micione Divino merita un Cuscino Divino, non
scherziamo!»
«Non
c'è nulla da ridere, è uno sgarbo che mi hanno
fatto davvero! » borbottò Beerus.
«Sta
di fatto che io, quando tiri fuori certi discorsi, mi diverto come una
scema. È per questo che mi piace la tua compagnia!»
Il
Dio della Distruzione si alzò in piedi. «Solo per
questo?»
«A
dire il vero la apprezzo anche perché se ci sei tu non devo
avere paura delle cavallette. Le distruggi» disse l'altra,
facendo spallucce.
«E
poi?»
«E
poi hai superato al posto mio il livello rognosissimo di quel
videogioco che ho a casa, cosa per cui non ti ringrazierò
mai abbastanza. Vuoi un'altra bacca?» gli chiese Deathstar.
«E poi?...»
Ormai
erano molto vicini ma la cosa non sembrava mettere a disagio nessuno
dei due. Per entrambi era tutto molto naturale, forse perfino troppo.
Lei non sapeva bene perché stesse sorridendo più
del solito, sorrideva e basta, esattamente come Beerus non sapeva bene
perché si fosse avvicinato e stesse continuando a farlo.
«E
poi, forse, è anche perché sei-»
Rumori
provenienti dal lago, assieme a un "Ma che cavolo è?!" di
Mintaka, indussero Deathstar ad appioppare a Beerus tutte le bacche per
poi correre velocemente verso il campo che avevano allestito.
Il
Dio della Distruzione indugiò qualche secondo prima di
seguirla, forse perché preso alla sprovvista, ma infine mise
tutte le bacche in una tasca e corse dietro a Deathstar, pronto a
distruggere... già, chissà di cosa si trattava!
Una cavalletta gigante, magari?
Una
volta giunti al campo tutto divenne più chiaro: in riva al
lago, in piedi, con le braccia squamose sollevate e pronte a ghermire
le potenziali vittime, c'era una creatura anfibia vagamente
antropomorfa e color verde scuro.
Stava avanzando verso il fuoco a passi lenti, osservata da Whis, la cui
unica reazione alla vista di quel mostro gocciolante coperto di alghe e
di fango era stata un breve sollevamento di sopracciglio.
«G-gr-g...
G-g-grr...»
Siffatto
essere aberrante, nel compiere i propri passi in direzione dei
campeggiatori, emetteva un suono quantomeno curioso, come una sorta di
ringhio che si interrompeva poco dopo essere iniziato.
Deathstar
e Beerus, ora uno di fianco all'altra, si scambiarono un'occhiata:
avevano entrambi l'impressione di trovarsi davanti uno sfigatissimo
mostro balbuziente.
«Il
suono che emette è strano. Non è troppo
minaccioso» osservò Mintaka.
«Credo
che il signor mostro stia cercando di ruggire»
ipotizzò Whis «Senza particolare successo. Lord
Beerus, Lady Deathstar, noto che finalmente siete tornati!»
«Che
ne facciamo di questo affare?!» sbottò il dio,
seccato e innervosito al pensiero che fosse stata quella stupida
creatura a interrompere non
sapeva cosa «No,
aspetta, come non detto, ora lo distruggo».
«Ma
no, dai, è solo un povero mostro balbuziente... potremmo
semplicemente chiedergli di tornare nel lago!» propose
Deathstar.
Il
mostro intanto aveva assunto un'espressione a dir poco perplessa,
notando che nessuno dei presenti sembrava spaventato. Era una cosa ben
strana, dal momento che di solito tutti quanti correvano via appena lo
vedevano spuntare fuori dall'acqua.
Proprio
in quel momento, Stylequeen mise la testa fuori dalla quechua. In quel
lasso di tempo, oltre a cambiarsi, si era anche truccata e aveva legato
i lunghi capelli rosa in una coda alta. «Si può
sapere cosa succed- cosa è quello?!»
«Nulla
di cui allarmarsi, Lady Stylequeen» minimizzò Whis
«Trattasi solo di un-»
«Ma
vatti a vestire o perlomeno a farti un bagno, per l'amor di
Solus!» esclamò Stylequeen, rivolta al mostro
«Ti pare davvero che sia il caso di farti vedere in pubblico
con addosso tutto quel fango e tutte quelle alghe?!»
«Stylequeen,
è un
mostro del lago...» obiettò Mintaka.
«Questo
non lo autorizza a puzzare e ad andare in giro nudo!»
ribatté la donna «Aspetta lì,
tu!» intimò alla creatura, per poi scomparire di
nuovo dentro la quechua.
Beerus
scosse leggermente la testa, fissando la quechua. I suoi auguri a
Stylequeen di incontrare un mostro di erano avverati, il che era
già incredibile, ma la reazione di quella scoppiata d'una
Bubblegum era stata ancor più incredibile. «La
conversazione che ho sentito è realmente avvenuta?
Deathstar?...»
Voltandosi
in direzione di Deathstar la vide intenta a fare cenno al mostro di
scappare.
Forse non aveva neppure tutti i torti.
«TU!» esclamò
Stylequeen, catapultandosi fuori dalla quechua con aria battagliera e
tutto l'occorrente per lavare e vestire a dovere chicchessia -spazzola
per il corpo e asciugamani inclusi «Io ti
prenderò! Io ti laverò! E ti vestirò!»
dichiarò, indicando il mostro con la spazzola.
Mostro
che, dopo averla fissata per pochissimi istanti, si diede
ingloriosamente alla fuga.
«Non
pensare di riuscire a sfuggirmi! FERMATI!» strillò
l'aliena, inseguendolo con uno scatto degno di un velocista nonostante
i tacchi alti «Fermati, in nome delle più basilari
norme sociali!»
«Ma
guarda tu questa... le avevo augurato di essere divorata da un mostro,
e invece!» borbottò Lord Beerus, sedendosi accanto
a Whis.
«Il
suo non è stato un augurio molto carino» lo
rimproverò l'angelo «Povera Lady
Stylequeen!»
Il
dio, sollevando un sopracciglio, indicò suddetta donna.
«"Povera"?! Ti faccio notare che si è appena
tuffata nel lago e sta trascinando quel coso a riva!»
«Appunto!
Ora dovrà asciugarsi e cambiarsi nuovamente, a meno che
intervenga io. Sì... sì, penso che
farò così. Potrebbe non aver portato cambi a
sufficienza» ragionò Whis.
«Ha
portato con sé tutti i vestiti che aveva nell'armadio, ma
sicuramente un'asciugatura rapida le farà piacere»
commentò Mintaka «'Star, nel bosco hai trovato
qualcosa?»
«Bacche.
Le ho date a Micione Divino!»
«NOOOOOUUUUU!» ululò
il mostro, tentando senza successo di tornare nel lago.
Stylequeen
lo trascinò ancor più lontano dalla riva.
«Ma vuoi smetterla di lamentarti?! Guarda che io lo faccio
per te! Una volta lavato e vestito potrai cercare un mostro femmina con
cui fare dei mostrini!... e tu non ridere, Deathstar, guarda che io
sono seria!»
«È
per questo che rido!» ribatté l'altra.
«'Queen,
se intendi usare il bagnoschiuma su di lui devo farti notare che un PH
scorretto potrebbe fare molto male alla sua pelle» le fece
notare Mintaka «Potrebbe anche causargli quella che gli umani
chiamano "una reazione allergica", talmente forte da
ucciderlo».
«Quando
hai ragione, hai ragione... signor Whis, lei sarebbe in grado di
cambiare il PH del bagnoschiuma per far sì che non nuoccia a
questa creatura?» chiese Stylequeen, col sorrisone da "per
favore".
L'attendente
di Lord Beerus schioccò le dita. «Fatto. Quando
vorrà, sarò disposto ad asciugarla con la
magia!»
«La
ringrazio, è così squisitamente
gentile!»
«Il
mostro non la pensa allo stesso modo» commentò
Beerus.
Dieci
minuti dopo, il mostro del lago non era stato soltanto lavato e
vestito, ma Stylequeen -con la complicità di Whis che aveva
fatto da interprete- lo aveva anche convinto a iscriversi a Meetic.
«Se
puoi vivere tranquillamente al di fuori dall'acqua non è da
escludere che tu riesca a trovare una partner, anche di una razza
differente! Tutto quel che devi fare, dal momento che capisci
perfettamente la lingua comune e sei perfino in grado di scrivere
diverse parole, è imparare a esprimerti in modo
comprensibile. Anche con una lavagnetta, se proprio non riesci a
parlare!»
«G-g-grbbrrg...
hrr...»
«Il
signor mostro si chiede se per lui sia veramente possibile trovare una
partner nonostante la sua balbuzie causata da problemi di ansia
sociale» tradusse Whis.
«Ma
certo che puoi! Tu sei un essere mostruoso pieno di pregi tutti da
scoprire, come tutti quanti. Non sei da meno rispetto a qualunque altro
mostro, anzi, al contrario di loro sei anche benvestito! Tu puoi fare
qualsiasi cosa, se ne sei convinto!»
Lord
Beerus alzò gli occhi al cielo.
Si era rifugiato in cima al pontile di legno perché dover
sentire i discorsi motivazionali di Bubblegum a un mostro era troppo
perfino per lui, che pure era abituato alle assurdità di
Goku.
«Tu
non hai disagi da narrare, Micione?... non fare quella faccia, se non
ne hai voglia puoi sempre dire di no».
«La
mia espressione non era dovuta a quello, Deathstar, solo al fatto di
essere stato colto alla sprovvista. No, non ho disagi che valga la pena
narrare, se non quello di essere svegliato da Whis che canta. Quello
però non è solo "disagio", è una vera
tortura».
«Forse
dovresti ricordarglielo, perché credo che abbia appena
tirato fuori una... come ha detto che si chiama? Ah: una
cetra!»
«NON CI PROVARE!»
urlò Beerus, profondamente allarmato, a Whis «Sei
talmente stonato che ogni volta che canti mentre suoni quella cosa si
scatena il diluvio!»
«Lei
è un grandissimo maleducato, e comunque sono semplici
coincidenze!» ribatté l'angelo, leggermente
piccato.
«Duecentosettantaquattromila
coincidenze sono un po'troppe!»
«
«Sciocchezze!
Sono certa che il signor Whis sappia suonare e cantare
meravigliosamente. Proceda, signor Whis» lo incitò
Stylequeen.
Whis
sorrise e, dopo una breve serie di note, iniziò a cantare.
«Laaaa-»
Il
fragore di un tuono interruppe l'esibizione, e dalle nuvole che si
erano appena addensate sopra di loro iniziò a cadere la
pioggia. Whis per fortuna fu lesto ad alzare una barriera protettiva,
così che nessuno si bagnasse.
«Io
lo avevo detto! Coincidenza un corno!» sbraitò
Beerus, afferrando Deathstar per poi raggiungere in un istante il resto
dei campeggiatori.
«Io
però non riesco a capire in che modo il canto di Whis possa
influenzare il meteo» disse Mintaka «Forse devo
studiarci su».
«Suvvia,
non era male...» lo difese Stylequeen.
«No,
infatti: era peggio!» rise Deathstar «Senza offesa,
cocco».
Whis,
impassibile, si voltò a guardarla. «Nessuna
offesa».
«Invece
si è offeso» lo smentì Beerus.
«Comprendere
l'arte non è cosa per tutti» sentenziò
l'angelo «Lei e Lady Deathstar siete fatti della stessa
pasta».
Deathstar
assunse un'espressione perplessa. «Che diavlo dici?
Io non sono fatta di pasta».
Un
sospiro sconsolato di Whis fu la sola risposta che Deathstar ottenne;
non che ci fosse molto altro da dire a riguardo, ormai, in quella
serata improvvisamente piovosa.
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