Rain.

di _Fenice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Run. ***
Capitolo 2: *** Old Acquaintances. ***
Capitolo 3: *** Broken Promises. ***



Capitolo 1
*** Run. ***


Capitolo 1: Run.


Soul correva tra le stradine strette e tortuose di Death City; correva e non aveva alcuna intenzione di fermarsi, in mente aveva solo una cosa: Maka.
La tempesta, i tuoni, i lampi, Maka terrorizzata. Quest’ultimo pensiero lo fece rabbrividire. Era da sola, sicuramente stava tremando…
La pioggia gli bagnava i capelli appiccicandoglieli al viso albino, i vestiti ormai fradici gli rendevano difficili i movimenti, ma niente poteva fermarlo.
Svoltò l’angolo e arrivò finalmente davanti la porta di casa. Cercò freneticamente le chiavi nella tasca, le prese e tentò di aprire la porta in fretta; gli caddero dalle mani, le riprese imprecando e le infilò nella toppa. Nello stesso istante un tuono urlò contro il cielo, rabbioso, e Soul trasalì. Fece scattare la serratura velocemente, ancor più in fibrillazione di prima; aprì la porta e davanti a sé trovo la sua Meister tremante, l’espressione atterrita, gli occhi sgranati e la frangia scomposta a coprirli malamente.
« Maka. », sussurrò.
 
La bionda era nel panico, da sola, tremava così forte… e Lui non c’era, non era con lei a proteggerla, abbracciarla e farla sentire al sicuro.
Sentì uno strano rumore dietro la porta e scattò, si alzò dal divano, dove si era rannicchiata, e si posizionò davanti l’entrata. Quando la porta si aprì si trovò di fronte una sagoma fradicia che gocciolava sul pavimento mentre si avvicinava a lei. Iniziò a tremare più forte, sgranò gli occhi e indietreggiò di qualche passo.
Poi la figura parlò. Anzi, fu più un sussurro, ma quella voce… l’avrebbe riconosciuta fra mille.
Era arrivato. Era finalmente lì per lei, pronto a proteggerla, abbracciarla e farla sentire al sicuro.
Soul.
 
All’inizio non lo riconobbe, lo capì subito vedendola indietreggiare. Quando però pronunciò il suo nome lei alzò di scatto la testa e lo chiamò con un filo di voce. Soul la chiamò un’altra volta avvicinandosi con passo deciso e lei si gettò tra le sue braccia tremante e in lacrime.
« Sta’ tranquilla… sono qui. »
« P-pensavo di restare qui d-da sola… n-non tornavi e… », disse singhiozzando la ragazza.
« Sei una stupida. Non ti abbandonerei mai! »
Maka pianse più forte, un po’ per sollievo e un po’ per la paura ancora non del tutto passata. Soul le prese il volto tra le mani e poggiò delicatamente le labbra sulle sue, quasi temendo di poterle fare male tanto era piccola e impaurita.
Quando si staccò da lei la vide arrossire lievemente, la guardò negli occhi e si perse in quel verde smeraldo così profondo e vivo. La strinse a sé e lei affondò il viso nel suo petto, respirando quell’odore che le sapeva di casa e di rifugio.
A malincuore la allontanò per guardarla ancora una volta, così dipendente da lei e da quegli occhi che tanto amava. Le asciugò le lacrime e le accarezzò il volto, facendola arrossire di nuovo.
« Soul… »
 
Ripensando a quella sera, Maka sentì pungerle gli occhi e una calda e solitaria lacrima le rigò una guancia.
Avevi detto che non mi avresti mai abbandonata.


Angolo autrice.
Questa fanfic la scrissi cinque anni fa su questo stesso sito. Il mio account però venne eliminato, credo perché non effettuai più il login per anni, e insieme ad esso vennero eliminate anche le storie che avevo pubblicato. Fortunatamente le stampai dopo la pubblicazione (sono fissata con il cartaceo e a quanto pare ho fatto bene), quindi rieccola qui, un po' modificata e revisionata.
Auguro ai miei amati lettori un buon viaggio all'interno di questa storia che sento tanto mia, perché mi ricorda tante cose passate.

E, ovviamente, auguro anche una danza con le stelle.
Fenice.

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Capitolo 2
*** Old Acquaintances. ***


Capitolo 2: Old Acquaintances.


La sveglia suonò alle 06.40, ma Maka era già in piedi. Come al solito, dato che la notte non dormiva. Non riusciva ad addormentarsi, quindi si ritrovava a pensare alla sua vita, a Death City, alle persone speciali conosciute in quella strana città, agli amici che tanto amava, ai suoi che si erano separati. Pensava a sua madre, sempre in viaggio, che le spediva lettere e cartoline di ogni posto che visitava, a suo padre che tentava in tutti i modi di avere un minimo di rapporto con lei e puntualmente veniva respinto, a Soul che…
Decise di fare una doccia, poi iniziò a preparare la colazione. Blair era tornata tardi quella sera e dato che cercava di rendersi utile in casa  ̶  anche se con scarso successo, visto che combinava guai di continuo  ̶  e le teneva compagnia durante il giorno, decise di portarle la colazione a letto.
Si vestì e si diresse alla Shibusen, la sua un tempo amata scuola. Le sue giornate erano diventate piuttosto monotone: scuola, biblioteca dopo le lezioni, casa, doccia, pulizie, cena e libri, una serie infinita di libri che soli erano in grado di svagarle la mente da ogni buio pensiero. Non usciva spesso da casa, voleva stare da sola.
Finite le lezioni, Tsubaki la fermò prendendola delicatamente da un braccio.
« Hey, Maka. »
« Oh, Tsubaki… »
« Ultimamente ti abbiamo persa di vista. Non passi più molto tempo con noi… va tutto bene? », le chiese dolcemente.
« Sì. », rispose Maka secca.
« Mh. ». La camelia asserì con un cenno del capo, non molto convinta. Poi le chiese: « Che ne pensi se oggi pomeriggio passassi da te e stessimo un po’ insieme? Oggi Blair lavora di pomeriggio, quindi… »
« … va bene. », le sorrise la Meister. Tsubaki era la sua migliore amica, la capiva sempre ed era sempre lì per lei.

La lama incantata si diresse verso casa di Maka. Arrivata davanti la porta stava per suonare al campanello, quando il suo sguardo cadde sulla piastrina del citofono. Albarn-Eater.
Si rattristò; pensò a Soul, scomparso chissà dove ormai da tempo, senza lasciare traccia né notizie di sé.
L’unica cosa che fece fu lasciare una lettera a Maka, in cui le diceva di dover andare via ma senza dirle motivo o destinazione. “Mi dispiace, ma non posso dire altro…”
La lettera diceva anche che lei non avrebbe dovuto soffrire per la sua partenza, perché Soul non teneva più a lei e non provava più nulla per lei, perciò avrebbe fatto meglio a dimenticarlo e andare avanti.
La camelia pensò ai primi mesi dopo la scomparsa di Soul. Black*Star era furioso con lui: era il suo migliore amico e non aveva saputo nulla finché Maka non disse della sua partenza. La bionda, invece, era distrutta, non parlava più con nessuno, si rintanava in casa e non dormiva quasi più. Per non parlare delle sue crisi di pianto al solo sentir nominare il nome dell’albino dagli occhi cremisi.
Ridestandosi dai suoi pensieri, Tsubaki suonò alla porta dell’amica cercando di essere il più naturale e allegra possibile.
« Ciao Tsubaki, entra pure. », le sorrise cordiale la Meister.
« Bene, e tu? »
« Beh, non c’è male. », si spostò di lato e la fece passare.
Trascorsero la giornata a parlare e raccontarsi un po’ di cose davanti ad una buona tazza di the caldo, come ai vecchi tempi. Solo che Maka adesso era un po’ più tesa, quasi fremesse dalla voglia di tornare a stare sola.
Poi la Buki le chiese se avesse notizie di Soul. Sapeva che non avrebbe dovuto, ma non riusciva più ad evitare l’argomento, vedere l’amica così diversa e cambiata la faceva stare male.
Il sorriso, già incerto, che la bionda aveva in volto, ora le morì in viso.
« No, perché? », rispose secca, gli occhi già più lucidi. Quel tasto era devastante, per lei.
« … ti manca, vero? », le chiese dolcemente. Maka iniziò a singhiozzare. Aveva smesso di piangere da tempo, convinta che non farlo l’avrebbe fatta stare meglio, l’avrebbe resa più forte, così come il non parlare di lui né nominarlo mai. Ma si sbagliava e lo sapeva. Scoppiò in un pianto disperato.
« L-lui aveva promesso… a-aveva promesso che n-non mi avrebbe m-mai abbandonata… e-e invece… »
Tsubaki la abbracciò forte, carezzandole le spalle e stringendola a sé.
« N-non tornerà più… »
« Non puoi esserne certa, non ha mai detto una cosa del genere… sono sicura che ci sia un valido motivo per cui lui sia andato via senza dirti nulla… », cercò di tirarla su.
« Sì, certo che c’è… l-lui non mi ama! N-non prova più nulla per me… altrimenti sarebbe tornato! È passato un anno e di lui niente! »
La camelia, senza sapere più cosa dire, continuò a consolarla e ad asciugarle le lacrime lasciando che si sfogasse. Non c’era modo di convincerla a cambiare idea, del resto ciò che diceva era ciò che era stato scritto da lui in quella lettere d’addio.

Tsubaki rimase a dormire da lei quella sera. Non voleva lasciarla da sola, in quello stato.
La mattina dopo andarono a scuola; finite le lezioni la camelia insieme al suo Meister, Kid, Liz, Patty e Crona andarono a giocare al campo da basket in città. Avevano invitato anche Maka, ma con la scusa di non saper giocare declinò l’invito e tornò a casa. Non era ancora pronta a stare in mezzo a così tante persone. Voleva un gran bene ad ognuno di loro, ma conosceva già i silenzi imbarazzanti e le furtive domande che si scambiavano tra loro, perciò preferiva evitare.
Suonò il campanello della porta e lei, appena uscita dalla doccia e con solo un asciugamano a coprirla, i capelli poco strizzati gocciolanti sul pavimento, andò ad aprire.
Rimase immobile, stupita e immensamente felice…
« Yuuki! » urlò e le saltò addosso. Per poco non precipitarono dalle scale del pianerottolo.
« Maka! Mi sei mancata tantissimo! Quanto tempo… », le rispose l’amica.
« Che ci fai qui? Come stai? Come mai non sei a Tokyo? Che succede? », le fece così tante domande da confonderla.
« Hey, calma, una cosa alla volta! Posso entrare? », rise la ragazza.
« Ma certo, vieni! »
Si sedettero sul divano, adesso Maka indossava una maglia e dei pantaloncini comodi.
« Allora, raccontami un po’ delle tue avventure! »
« Oh beh, niente di che… sono stata convocata in Russia per un addestramento di Buki e, dato che come sai durante l’ultimo scontro con quella strega ho perso Katsumi… », sospirò triste, « … ho pensato che mi avrebbe fatto bene cambiare aria. »
Maka era molto interessata, la ascoltava come una bimba a cui si racconta la favola della buonanotte. Aveva conosciuto Yuuki al parco quando aveva 4 o 5 anni e da allora furono inseparabili fino all’adolescenza. Poi, tra vari impegni e viaggi cominciarono a sentirsi meno spesso, ma ogni volta che si ritrovavano tornavano bambine insieme.
« Lì ho conosciuto tante buki fortissime, », continuò la ragazza, « un ragazzo in particolare mi colpì molto. » 
« Oh, ti sei presa una cotta eh? », la prese in giro Maka, per un attimo tornata la ragazza simpatica e sorridente di sempre.
« Ma no! Sei fuori strada. Mi colpì perché somigliava tanto alla tua buki, Soul. »
Nel sentire quelle parole, la Meister sentì il suo cuore frantumarsi in mille pezzi.
« … Soul? », i suoi occhi divennero d’un colpo lucidi e si sgranarono, adesso ancora più attenti e curiosi di sapere.
« Sì, capelli bianchi, occhi color rosso sangue, piuttosto alto e muscoloso… ma, Maka! »
Yuuki si interruppe non appena vide l’amica in lacrime, smarrita. L’abbracciò, le asciugò il viso e le chiese: « Va tutto bene? »
Maka, singhiozzando, come ultimamente era tornata a fare spesso, iniziò a raccontare a Yuuki tutto ciò che era accaduto e quand’ebbe finito, la ragazza la consolò stringendola a sé. Poi la Meister si calmò e insieme guardarono un film, ma la bionda si addormentò poco dopo l’inizio.


Angolo autrice.
Ecco qui il secondo capitolo della storia. Ho inserito un nuovo personaggio, Yuuki, per farle fare da tramite in questo capitolo intermedio. 
Auguro una buona lettura e spero che la storia vi abbia interessato almeno fino a qui.
Una danza con le stelle,
Fenice.

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Capitolo 3
*** Broken Promises. ***


Capitolo 3: Broken Promises.


Yuuki quella mattina si svegliò di colpo. Si rese conto solo in quel momento di essersi addormentata insieme a Maka sul divano, la tv ancora accesa, il volume basso. Controllò l’orario e decretò che fossero le 08.07. Sobbalzò e svegliò senza tante cerimonie l’amica, che cadde rovinosamente e rumorosamente a terra.
« Maka, svegliati! Sono le otto passate! Farai tardi a scuola! »
La bionda, con un occhio ancora semi-aperto e la bocca impastata di sonno, si alzò di scatto, adesso lucida. Odiava essere in ritardo.
Saltò la colazione e si diresse subito in bagno per una doccia fredda e frettolosa, mentre Yuuki si trascinava per casa senza capire bene cosa avrebbe dovuto fare.
« Yuuki, io vado, ci vediamo dopo la scuola! »
« Va bene, io credo che andrò a fare un giro in centro… tornerò a casa per quell’ora. », poi si rese conto di star parlando al divano e sbuffò.

Quando Maka tornò a casa e infilò la chiave nella toppa, si accorse che non vi erano mandate di chiusura. Si allarmò, poi pensò a Yuuki. Lei era uscita per prima e la ragazza non aveva le chiavi, quindi non avrebbe potuto chiudere la porta di casa. Si rasserenò ed entrò.
Posò le chiavi all’ingresso e sentì cigolare il legno del pavimento. Si voltò di scatto; la luce era accesa quindi vide perfettamente la figura che le si stagliava davanti, ma pensò comunque di avere un’allucinazione.
Capelli bianchi.
Occhi cremisi.
Pelle albina.
SOUL.

« Maka. », sussurrò, proprio come quella volta.
La Meister sgranò gli occhi incredula. Non si aspettava di certo il suo ritorno, non dopo un anno senza sue notizie né segni di vita. Aveva paura, ma a differenza dell’ultima volta, non vi era nessun temporale in corso, fuori. Era dentro. Era nella mente. Era negli occhi.
La chiamò di nuovo, ma lo interruppe, acida e fredda come non lo era mai stata prima d’allora.
« Sta’ zitto. »
« Ma- »
« Ti ho detto di stare zitto. ». Maka aveva già gli occhi lucidi, ma adesso vi era una luce diversa rispetto alle altre volte. Era rabbia. Sapeva che di lì a poco sarebbe successo e lei sarebbe tornata, ma non sapeva se ne sarebbe uscita integra anche questa volta.
« Lasciami spiegare… », la implorò.
« Spiegare cosa? Che sei andato via senza nessuna spiegazione, con un misero bigliettino dicendomi di dimenticarti? Facevi tanto il fico, “i maschi cool non abbandonano” e tutte quelle stronzate… e poi? Sei scappato, proprio come tutti gli altri! ». La bionda sbatté violentemente la porta e iniziò a correre per le strade di Death City, quel giorno deserte.

Soul rimase impietrito sul posto, a boccheggiare per qualche secondo, poi si gettò all’inseguimento della ragazza gridando il suo nome.
L’albino si sentì morire dentro a sentire quelle parole. Maka singhiozzava mentre gli gridava contro, vederla così gli disintegrò perfino l’anima.
Doveva trovarla. Doveva, a tutti i costi. Non poteva più vivere senza di lei. Era tornato per questo.
La Meister non si accorse della pioggia fino a quando un tuono non la fece trasalire. Non ebbe nemmeno il tempo di riflettere che un fulmine la accecò. Si fermò di colpo, per qualche istante, il cuore aveva perso qualche battito.
Iniziò a tremare, non riusciva a pensare a mente lucida, la paura la stava lentamente invadendo.
E la paura non va bene. Non di nuovo!
Si accasciò a terra. Le scoppiava la testa, sentiva come delle lame che le penetravano il cervello, un colpo dopo l’altro.
Poi una voce si fece forte e chiara. Quella maledettissima voce…
« Lo sai che non puoi resistere. Su, dai, vieni da me. »
« No! », urlò al nulla, gli occhi spalancati e spenti, troppo terrorizzati. « Non lo farò mai. Non sono debole, non mi lascerò andare a lei»
« Oh, avanti, guardati… stremata per terra, gocciolante e tremante di freddo e paura. Sappiamo entrambi che non sei abbastanza forte… quel vigliacco ti ha abbandonata, ma ti ha lasciato comunque me. Dovresti ringraziarlo, sai? », continuò l’inquietante voce dentro la sua testa.
« Lasciami in pace! », gridò disperata.
« Beh, comunque Soul è stato davvero vile con te… »
« Smettila. TACI! »
« Ti ha lasciata da sola, e poi è tornato, perché vuole riaverti. Come fossi un giocattolo! Maka, ascoltami… insieme saremo più forti! Lo puniremo per ciò che ti ha fatto, lo elimineremo per non permettergli di farti soffrire ancora… », la spronò.
« Sta’ zitto! Basta! »
« Su, non fare la stupida… so che hai paura, e lo sa anche lei… »
« Zitto, zitto! Non voglio più sentirti! »
La voce cominciò a ridere sguaiatamente, maligna e roca. « Oh, piccola Maka… non posso star zitto. Sono dentro la tua testa, dove altro dovrei andare? Stai cedendo, lo avverto, posso sentire tutto ciò che pensi, che provi…»

Soul sentì delle urla e corse verso la stradina da cui provenivano.
Trovò Maka riversa a terra, inerte. La chiamò, ma non ebbe risposta. Ritentò, ma nulla. Si avvicinò a lei, allungò una mano per toccarla ma a un centimetro dal contatto la bionda alzò di scatto la testa verso di lui. Aveva un ghigno storto disegnato malignamente in viso, i suoi occhi… La Buki non li avrebbe mai riconosciuti se non li avesse visti davanti a sé. Non somigliavano per niente a quelli di Maka, persino il colore era cambiato. Il verde aveva adesso un fondo scuro, quasi… nero. Poi capì.
« Maka! Esci subito dalla follia! ». Lei però iniziò a ridere, sguaiata, senza riuscire a fermarsi. Tentò di coprirsi la bocca malamente, invano. Lacrime di risa sgorgavano e rigavano il viso contorto in quella paurosa smorfia, quasi non respirava più. Soul era pietrificato dall’orrore. L’aveva già vista vittima della follia, ma adesso ne sembrava totalmente succube, una preda senza via d’uscita…
Quando le risate cessarono, la Meister si alzò piano, con una lentezza quasi snervante, e disse: « Oh, ma guarda chi è tornato… sei corso a cercarmi? Fammi indovinare… le puttanelle del posto in cui ti rifugiavi sono finite? », e scoppiò in un’altra risata instabile, ondeggiando.
« Maka, io- »
« Shh, no, no, no. Fa’ silenzio. Non voglio ascoltarti. », lo interruppe. Lo guardò storto, poi continuò. « Sai quanto faccia male essere abbandonati? No, forse no… tu sei scappato dalla tua famiglia, da coloro che ti amavano, e tuttora continui a farlo. », sghignazzò di colpo, irrefrenabile. Con un colpo di tosse, a suo modo si ricompose e cercò di tornar seria. Cosa che le riuscì male. « Direi che è un vizio. ». Gli sorrise. Soul ebbe brividi terribili, lo stomaco contorto dal ribrezzo. Cosa le stava succedendo? La luna le illuminò il viso deformato da quel ghigno malefico: c’era odio puro.
« Sai cosa ti dico? », rise di nuovo. « Sono stanca. Stanca di star male per te, per i miei che neanche si parlano più, per mia madre che mi ha lasciata nelle mani di quell’incapace di Spirit…». Mentre parlava, elencava con le dita ogni punto della sua lamentela, con fare superficiale, come stesse parlando dei compiti per l’indomani. L’arroganza, la freddezza, l’impassibilità della sua voce, a parte i colpi improvvisi di risa, fecero accapponare di nuovo la pelle all’albino, attonito e incapace di reagire. Non avrebbe mai pensato di poterla vedere in quello stato. Maka era sempre riuscita a dominare il sangue nero, ma adesso…
« Non ne posso più. Adesso farò ciò che avrei voluto fare fin da quando sei andato via. Forse non ti eri reso conto che le nostre anime, dal momento in cui decidemmo di diventare partners, si unirono così tanto che, alla tua partenza, io non riuscivo più a vivere. Non so come tu ti sia sentito o abbia reagito, e francamente non me ne importa neanche. Comunque sia… ». Soul ascoltava ogni parola attentamente, aveva già capito tutto e voleva agire al momento giusto.
« Avevo pensato di farlo tante volte, », continuò Maka, « ma mi era sempre mancato il coraggio. Già, il coraggio… poi però è arrivata lei ad alleviare ogni mio dolore. E a quest’ora sarei già fra le sue braccia, se quei poveri illusi non si fossero messi in mezzo a rovinare ogni cosa. Tsubaki, Black*Star e tutti gli altri non possono fermarla. Non definitivamente. ». Il ghigno della ragazza si ampliò a tal punto da divenire animalesco, quasi disumano. L’odio e la rabbia negli occhi erano tremendi.
« Adesso è qui, è tornata anche lei. Che strana combinazione…», rise.
« … la decisione è presa. ». Con fare teatrale, raccolse dall’asfalto un frammento di vetro e se lo portò alla gola.
« Maka, fermati. », le ordinò la Buki in tono perentorio e serio.
« Ricorda… tutto questo lo hai causato tu. E la follia farà in modo che la tua vita trascorrerà interamente arsa dal rimorso per ciò che hai fatto. »
« Mi pento delle mie azioni già adesso, Maka. Sono tornato per te. Per chiederti perdono e rimediare. », parlando, Soul si era avvicinato lentamente a lei, sperando di riuscire a raggiungerla.
« Il tuo tempo è scaduto, caro. ». La ragazza ghignò selvaggiamente.
« MAKA, NO! »

Un semplice, secco e sanguinoso taglio alla gola, da parte a parte.

Sangue. Sangue ovunque.
L’albino afferrò immediatamente il corpo di Maka, le cui gambe cedettero. Non riuscì ad intervenire in tempo, la mossa fu fulminea, quasi neanche la vide tagliarsi.
Le alzò di poco il mento per poterla guardare negli occhi un’ultima volta. Il folle sorriso sgradevole era ancora perfettamente stampato sul volto, quasi come fosse scavato, inciso.
Il corpo era già più freddo, i vestiti inzuppati di sangue, l’odore di ferro aleggiava per tutto il vicolo. Gli occhi di lei, un tempo luminosi, ridenti e profondi, adesso erano vitrei, spenti, scoloriti e riflettevano il volto di Soul, sconvolto e tremante, disperato.
« Maka… io ti… », non riuscì a completare la frase. A che serviva, in fondo, poi? Era morta. MORTA. Non l’avrebbe sentito, non l’avrebbe saputo.
Era finita. Dagli occhi cremisi uscirono lacrime di orrore e di sconfitta, di dolore inimmaginabile. Era tornato unicamente per lei, e adesso l’aveva persa per sempre.
L’aveva uccisa… e questo non se lo sarebbe mai perdonato.

Il sangue nero rideva, folle, soddisfatto, conscio di avere ancora qualcosa da portare a termine.

Maka, prima di uccidersi, aveva una semplice e concisa frase in mente, che rimbombava continuamente, lucida e precisa, dalla scomparsa di Soul dalla sua vita.
Avevi detto che non mi avresti mai abbandonata. 



Angolo autrice.
Non chiedetemi perché. La storia voleva essere il solito e dolce fluff, ma già da anni il mio cervello era andato in tilt. Il finale non è cambiato, la storia è stata revisionata sintatticamente, sono stati aggiunti pochi particolari. Avrei voluto aggiungere Yuuki che raggiunge entrambi chissà come, ma credo vada bene così.
Ringrazio tutti coloro che siano arrivati a leggere sin qui e hanno, quindi, dato fiducia alla mia storia. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se vi va lasciate un pensiero.
Come sempre, vi saluto e vi auguro una danza con le stelle.
Fenice.

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