Carta Bianca

di clairemonchelepausini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le perle del passato ***
Capitolo 2: *** Alla ricerca della felicità ***



Capitolo 1
*** Le perle del passato ***









NOTE
La storia è stata scritta per  "Il gioco di Aven"
 Organizzato da 
Alessia Lo Curto e Audrey Laguardiaindetto in  Il Raynor’s Hall.
Il tema era…  Perle
 

 
 





 
Piccoli momenti racchiusi in una fotografica, era tutto quello che le rimaneva. La nonna non c’era più.
Aveva vissuto la sua infanzia più bella, aveva riso, corso e si era sbucciata le ginocchia, ma nonostante ciò erano i suoi ricordi migliori. Poi tutto era crollato, non più un sorriso, non un abbraccio o una parola. La sua essenza era stata spazzata come una scritta sulla sabbia.
“Ricordati bambina mia, l’amore arriverà. Pensa a quanto ci ha messo tuo nonno per chiedere la mia mano e vedi quanti anni ci siamo amati”.
Quelle parole rimbombano nella mente senza però riuscire a tirarla su.
Era distrutta, una vita che era stata portata via troppo presto o almeno era così per lei.
Ancora stordita da quel grande dolore, la giovane si mise sul letto lasciando andare le lacrime che premevano da tutto il giorno.
Aveva appena asciugato gli occhi quando il suo telefono prese a squillare.

«Signorina, mi spiace disturbarla e mi spiace per la sua perdita, ma... le ultime volontà di sua nonna...»e il notaio si fermò, consapevole di quanto fosse difficile per i cari apprendere notizie del genere.
Sospirò e con gli occhi lucidi li alzò al cielo chiedendo la forza per non piangere.

«Si, mi dica» alla fine riuscì a farfugliare.
«Sua nonna... qualche giorno prima di lasciarci è venuta a trovarmi e ha voluto cambiare il testamento e... lei è una delle sue eredi» affermò impacciato. Doveva esserci abituato, eppure ogni volta che apriva un nuovo fascicolo il suo cuore sussultava. 
 
“Cuore di nonna” e l’anziana presa a baciare la piccola con le treccine e il viso d’angelo.
“Ma perché tutti i bambini hanno una mamma e un papà e io invece no?”
Quella domanda spiazzò la donna, ma con dolcezza prese la nipote sulle proprie gambe e cercò di spiegarle che non tutti erano fortunati allo stesso modo.
“E quindi... anch’io sono speciale come gli altri bambini?”
“Tu lo sei di più, perché non solo hai una mamma e un papà che ti guardano dal cielo, ma hai anche un nonno e una nonna che ti amano più di ogni altra cosa”.
Quelle parole sortirono l’effetto desiderato perché la piccolina l’abbracciò forte e al suo orecchio sussurrò un debole e dolce ti voglio bene, mentre con un bacio frettoloso sulla guancia si affrettava a scendere.
 
Ancora persa in quel ricordo, non si accorse che il notaio la stava chiamando e quando una mano si poggió sulla sua spalla lei sussultó. Non si era abituata al contatto degli estranei, non dall’ultima volta che aveva tenuto la mano della mamma e l’aveva vista morire. Era viva per miracolo, ma questo nemmeno dopo anni riusciva a comprenderlo. 
Seduta davanti al notaio guardava gli altri eredi e pensava che era tutto sbagliato, quelle persone non meritavano nulla perché era lei che si era sempre presa cura della nonna, proprio come aveva fatto prima lei quando era solo una bambina.
La lettura del testamento fu veloce, ma la sorpresa che si poté leggere sul suo viso fu immensa. La nonna le aveva lasciato la casa - doveva aveva vissuto con lei e con il marito per più di cinquant’anni- e tutte le cose che conteneva. L’unica cosa che le importava davvero, ciò che aveva di più caro; non restò nemmeno ad ascoltare il resto del testamento. Concluse le pratiche, uscì e quando giunse davanti quella casa che era stata custode di ogni suo attimo di vita, per la prima volta dopo mesi sorrise.

«Grazie nonna!»
E varcó la soglia di casa respirando il profumo di vecchio. Chiuse gli occhi e riuscì ad immaginare il profumo della torta appena sfornata, l’odore della legna appena tagliata e tre figure che ridevano e scherzavano felici come mai.
Era quello che voleva ricordare.
Il notaio le aveva lasciato una busta, con l’impegno che l’avrebbe aperta solo una volta entrata in casa e così fece.
Un fiume di lacrime e dolore venne fuori. Ancora con gli occhi rossi e le guance bagnate, entrò lentamente e con passo felpato nella camera della nonna, aprì il comó e trovò un piccolo pacco.
Si asciugò in fretta gli occhi con il palmo della mano e lesse il biglietto. Quella calligrafia l’avrebbe riconosciuta tra milioni. 
“Alla donna che un giorno so che diventerai.” 
Con mani tremanti si avvicinò alla scatola e mentre il cuore perdeva i suoi battiti l’aprì.
Era un bellissimo girocollo di perle, la collana che sin da piccola aveva sempre voluto provare; era solo un oggetto, soltanto che proprio quello aveva alle spalle la storia più bella e romantica del mondo.
E così per la seconda volta le sue lacrime ripresero a scendere sul suo viso, smorzate dalle labbra che accennavo un sorriso.
Se n’era andata una parte importante di sè, la stessa che l’aveva vista crescere, che l’aveva sostenuta nei momenti di difficoltà e l’aveva vista piangere, ridere e diventare grande.
“Per il giorno del tuo matrimonio” diceva la scritta, ma all’interno del cassetto trovò un’altra lettera ripiegata più volte su se stessa.

«Sicuramente non ci potrò essere, ma so che farai la scelta giusta proprio come io feci la mia. Ti regalo questa collana perché prima di essere mia è stata di mia madre, e ancor prima di sua madre e io ora la dono a te come segno di amore profondo. So che non potrà mai sostituire la mia presenza, ma spero che nel giorno più importante della tua vita tu possa sentirmi lì con te. E spero che possa portarti tutto l’amore che essa ha portato a me, a mia madre e alla sua. Ricordati di essere felice, non piangere per me, vivi la tua vita e rendimi orgogliosa proprio come hai sempre fatto. Ama e fatti amare. E ricordati la storia che sin da piccola ti ho sempre raccontato. Ho amato tuo nonno per tutta la vita e lo farei ancora altre mille vite. Trova qualcuno che farebbe lo stesso per te e che ti guardi come tuo nonno guardava me.
Ti voglio bene mia piccola luce.
La tua nonna
».
Si lasciò cadere sul letto inondata di lacrime, mentre in una mano stringeva la lettera e nell’altra la scatola con la collana.
Una perla è un tempio costruito dalla sofferenza intorno a un granello di sabbia.[1]
Eppure in quel momento lei riuscì a vedere uno spiraglio di luce in fondo all’oscurità.
 



































Spazio d'autrice:
Scritta di getto sul treno, stanca ma con una dolce fantasia anche se abbastanza triste. A volte mi chiedo.... che problema mi affligge?? 🤔🤔intanto ecco a voi la mia storia per questa sfida. Spero che vi piaccia.... Volevo scrivere qualcosa ed ecco che è venuta fuori questo.
[1] (Kahlil Gibran)

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Capitolo 2
*** Alla ricerca della felicità ***







 

NOTE
La storia è stata scritta per  "Il gioco di Aven"
 Organizzato da 
Alessia Lo Curto e Audrey Laguardiaindetto in  Il Raynor’s Hall.
Il tema era…  Tema























 
Era così banale. 
“Alla ricerca della felicità”. 
Non potevo crederci. 
Tra tanti temi doveva capitarmi proprio questo!
Io non credo… vorrei poterlo fare. Tutto ciò che mi chiede la consegna è semplice, scrivere qualcosa. Ma cosa? La domanda mi affligge. 
Cos’è davvero la felicità? 
Lentamente alzo gli occhi dal foglio che tengo stretto, vedo la professoressa girare tra i banchi e controvoglia guardo i miei compagni. 
Ecco, non lo capisco. 
Le loro espressioni sono felici, i loro sguardi soddisfatti. 
No, non lo capisco.
Ritorno a fissare la consegna, rileggo il testo al completo, apro il borsellino, prendo la penna e rimango a fissare il foglio bianco. 
«La felicità…» Provo a scrivere.
Ma perché deve essere così dannatamente difficile? 
La mia testa mi suggerisce qualcosa, ma non posso ascoltarla. Sfioro la carta davanti a me, porto la penna alle labbra per mordicchiarla e chiudo gli occhi.
 
 
«Devi essere felice»
«Non posso» sussurrai con le lacrime agli occhi.
«Ragazzina, non te lo sto chiedendo» affermò duramente lui.
«Ti prego» supplicai debolmente.
Lo sguardo, la mano che si alza e finisce rumorosamente sulla mia guancia. Ciò che venne dopo fu ricco di confusione,  ricordo però che da allora io non fui più la stessa.
 
Altro giorno, altro momento.
«Sono felice»affermai convinta, o almeno lo credevo.
«Lo sei davvero?»
«Sì» mentre un sorriso comparve sul mio volto.
«Devi crederci» sbraitò lui.
E così chiusi gli occhi aspettando già qualcosa che conoscevo. Un altro frammento di me volò via.
 
«La felicità è solo uno stato d’animo» mi sussurò.
Si avvicinò e io capiì già le sue intenzioni. Sì è preso tutto e non ha lasciato niente. Il vuoto mi colma.
Sapevo che avresti capito» sogghignò, mentre le parole riempirono la stanza e lasciai cadere il vestito. 
Non dovrei, lo so ma così fa meno male. Le conseguenze… Sarebbero peggiori.
«Grida».
Lo feci, ma una mano mi colpì il sedere. Mi arresi.
«Oddio!» Esclamai schifata.
«So- no - fe - li- ce» urlai con enfasi lasciando in me il vuoto e in lui un senso di appagamento.
Odio essere così.
 
 
Ho bisogno di eclissarmi, devo ritagliarmi un piccolo momento, andare nel mio rifugio sicuro. 
Stringo i denti, mando giù il nodo alla gola, ricaccio indietro le lacrime e respiro.
Apro gli occhi e lascio cadere la penna sul foglio. La mente si annebbia, sussulta e la coscienza parla. Strofino le mani sudate sopra i jeans, mi sistemo sulla sedia e, dopo essermi girata e guardata intorno ancora una volta, mi sento pronta.
«La felicità è uno stato d’animo, tuttavia anche qualcosa di più. E’ ciò che senti quando i raggi del sole caldo toccano la tua pelle, è quando cammini sulla spiaggia e i tuoi piedi affondano nella sabbia mentre le onde del mare cercando di raggiungerti. La felicità è vedere due anziani tenersi per mano e guardarsi con amore come il primo giorno, vedere il sorriso sul volto di un bambino. La felicità si nasconde nei posti più impensabili, nelle persone forti e in ognuno che ha smesso di cercarla. Non si può comprare, purtroppo. Il mercato ne sarebbe invaso perché tutti ne vorrebbero un pezzettino, a prescindere da sesso, razza e religione. Nasce all’improvviso, dando vita ad emozioni, sensazioni che si possono paragonare al tramonto, alla bellezza di uno sguardo. A volte è così vicina che puoi toccarla, ma sfuma proprio quando credi di esserci riuscito. Non importa quanto tu lotti per averla, a volte non ce l’hai e basta; altre è meglio non chiederla. La felicità è uno stato d’animo, ma è anche questione di fortuna».
Continuo a tenere la penna sul foglio, fisso il punto appena scritto e stringo i denti. I ricordi spingono per uscire, il dolore diventa più opprimente, soffoco un grido e tutto sparisce. 
Un momento, solo sessanta secondi e poi tutto inizia.
Tutti sono intenti a scrivere, le loro penne si muovono veloci, la professoressa ci osserva soddisfatta e io mi pento per essere venuta a scuola. 
Un altro giorno ancora. Me lo ripeto continuamente con la speranza che faccia differenza, ma non succede mai.
“Volevo solo provarci”penso.
“Forse un’altra volta” mi dico. 
Osservo silenziosamente ciò che mi circonda, chiudo gli occhi e sospiro. 
La felicità…
 
 
 
 












 
Spazio d'autrice:
Buona sera, o sarebbe meglio dire buonanotte ^_^
Mi ritrovo ad aggiornare questa raccolta pur se con enorme ritardo, infatti il contest è scaduto ma ci tenevo troppo e ho deciso comunque di pubblicarla.
Se mi chiederete da dove proviene... non so che rispondere. L'ho scritta di getto, partendo da un idea felice e triste allo stesso tempo, ma non pesavo diventasse quel qualcosa di più e mi spiace per aver creato un magone così pesante su questa protagonsita.
Magari succederà che in questa raccolta esisterà qualcosa che non sia così triste, malinconio o che tratti tematiche difficili.
Ovviamente non è mia intenzione sminuire chi si possa trovare in situazione o momenti del genere, ho il pieno rispetto delle persone e dei loro gesti o delle loro scelte.
E nulla... Spero che vi piaccia e... fatemi sapere che ne pensate perchè... Non so nemmeno se possa soddisfare qualcuno.
A me, nonostante il tema e il genere triste è piaciuta scriverla e... in molte di quelle parole mi ci sono rivista e chissà... magari anche voi.
Buonanotte.
Alla prossima,
Claire
 

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