Poisonous Love

di Iaiasdream
(/viewuser.php?uid=662822)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Serial Killer ***
Capitolo 2: *** 2.La mia non è acidità, è solo simpatia andata a male ***
Capitolo 3: *** wtf? ***
Capitolo 4: *** Come una scacchiera dai multicolori ***



Capitolo 1
*** 1.Serial Killer ***


1.
Serial Killer
 
 
Gioire delle disgrazie altrui. È questo quello che fanno Yeleen e tutte le persone come lei; è questo quello che faceva Ambra prima di essere una modella anoressica e con seri problemi mentali.
Questa volta, però, credo che Yeleen non stia mentendo. Per aver scomodato finanche il prof Zaidi, sono sicura che sia successo qualcosa di davvero grave.
Ryan, ops… il professor Zaidi, dopo avermi restituito il tablet, mi ha, stranamente, chiesto di aspettare un suo avviso prima di uscire dal suo appartamento. Cioè: non è la prima volta che vi entro, per dirla tutta non è la terza e nemmeno la quarta, ho solo avuto due volte il privilegio di intrufolarmi nell’appartamento del docente più affascinante dell’Anteros: la prima a causa di quei maledetti brutti ceffi che provarono ad aggredirmi una sera mentre ritornavo ai dormitori. Cavoli, ricordo ancora quella notte e la sento vivida sulla mia pelle come un fastidioso brivido. Fortuna volle che Ryan si trovasse nei paraggi e mi salvasse. Insistette per portarmi a casa sua almeno per farmi riprendere… la seconda volta… be’ è questa. Come sono finita di nuovo nel suo appartamento? Chani ha preso il mio tablet e inconsapevolmente l’ha scambiato con quello del professore.
Giacché domani ho un compito importante, ho preferito riparare al piccolo danno.
Il problema è un altro: detesto a morte Ambra e Yeleen, proprio perché spuntano come funghi velenosi ogni volta che la mia vita accenna svolte inaspettate.
Prima di ricevere una chiamata dal campus, Ry… Dio! ZAIDI stava per dirmi qualcosa a proposito della visita a casa sua. Ha iniziato col: “Che piacevole sorpresa!”, proseguendo con “Aspetti, signorina Dolce, vorrei dirle qualcosa.”, terminando con “A proposito delle visite…”. Naturalmente interrotto dal copioso squillo del telefono in cui gli hanno annunciato che è successo qualcosa di grave al pub, quello frequentato dagli universitari, dove il mio ex ragazzo suona ogni sabato e dove lo stesso, mi rinfacciò tutti questi dannati anni di lontananza che hanno portato alla nostra rottura.
Quanti miliardi di volte ho tentato di spiegargli che i miei genitori non hanno potuto mantenere un doppio affitto e non mi avrebbero mai permesso di andare ad abitare con lui a soli diciotto anni. Dovevamo trasferirci, punto.
Ma Castiel no, non voleva sentir ragioni. Per lui ero diventata maggiorenne e automaticamente indipendente. “Te la sei solo spassata apposta per l'ultimo anno. Hai trovato il babbeo di turno e c’hai provato.” Queste sono state le sue taglienti, ultime parole, prima di chiudermi in faccia la chiamata.
Perché forse, il bulletto dei miei attributi mancanti ha dimenticato quando Astral Dolce si è fatta umiliare dalla sua ex per salvargli il culo! O quando ha rischiato di beccarsi un pugno dal delegato per dividere le loro dannate liti infantili sempre a causa della moretta intrigante e falsa come le mie unghie ricostruite!
E poi, non è che tutti abbiano la fortuna che ha avuto lui da quando aveva sedici anni. Parlo della sua assurda emancipazione! Non tutti i genitori si svegliano la mattina e ti dicono: “Figliolo caro, per portare il pane a casa, dobbiamo lavorare, tu fai come se fossi orfano!”
È a causa del menefreghismo di questi se il suo carattere è peggiorato col tempo. Al posto di tutti quei tatuaggi che si è fatto sulle braccia, avrebbe potuto stamparsene uno sulla fronte: Don’t touch my ego!
Dannato Castiel! Quanti pianti mi son fatta per lui, per la nostra storia finita assurdamente.
Ma in quattro anni mi sono ripresa, a singhiozzi, ma ce l’ho fatta. Dopo di lui, non c'è stato nessun altro, oddio! Mi frequentavo con qualcuno ma non mi sono sbilanciata più di tanto. E sì! Non è facile dimenticare un tipo come Castiel.
Ma lui questo non lo sa e non dovrà mai saperlo. Non gli darò mai la soddisfazione di ridersela alle mie spalle con la sua nuova ragazza.
Già, perché lo stronzo non perse tempo!
“Credevi che ti avrei aspettata?”
Che cazzo di domande sono? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, lui che fa? Manda a puttane la nostra storia per fidanzarsi con… con… Yeleen?!
Cristo! Quella retina impagliata è il clone di Ambra! Lui odiava Ambra! Che diavolacci c’ha trovato in quella?
Oh, Santo Cielo! Perché mi sono soffermata su questi pensieri? Mi succede ogni volta che vedo Yeleen o penso a Castiel.
Al diavolo quei due idioti.
Mi sono ripromessa che mi sarei concentrata sugli studi e avrei lasciato il passato dov'è.
Ok, ma adesso non posso lasciare che il tempo passi. Che cavolo ho deciso, di rimanere qui? Andiamo, Astral, è il tuo professore, questa è la sua casa, lui non c'è e tu devi uscire. Sì devo uscire.
Senza indugiare oltre, vado via.
Mi ritrovo per la strada illuminata dai lampioni. Il cielo è volto all’imbrunire e… ok, al diavolo le cazzate. Devo tornare al campus. Sì, da quella sera ho una fottuta paura di fare qualche altro brutto incontro.
A un tratto sento squillare il cellulare, mi affretto a rispondere senza guardare il nome sullo schermo.
<< Ehi, Astral, dove sei? >> chiede Alex stranamente serio.
Guardo l'ora sull’orologio da polso, sono le nove e trenta. Orario stranissimo: l’unico gemello rimasto in circolazione non è ancora ubriaco.
<< Che c'è, Latin Lover, vuoi una mano a scolarti il boccale di birra… >>
<< Ambra, ha rischiato grosso. >> m'interrompe indurendo il tono di voce.
<< Cosa ha combinato? >> sbuffo un sorriso sarcastico << Ha dimenticato di prendere la pillola… >>
<< Astral, niente puttanate questa volta. >>
Ok. Adesso sono preoccupata, << Che succede, Ale? >>
<< Dove sei? >>
<< Nei pressi dell’appartamento di Zaidi. >> rispondo prontamente fregandomene del silenzio carico di sorpresa del mio amico.
<< O-ok. Ehm… raggiungimi, così ne parliamo. Sono al pub. >> riprende sconcertato.
Chiudo la chiamata senza aggiungere altro e m’incammino verso il locale.
Le luci a intermittenza dell’ambulanza attirano la mia attenzione, lampeggiando sulle pareti dei palazzi, c'è anche la polizia e un gruppetto di persone accalcate davanti alla porta principale. È difficile notare Alex da dove sono io e la mia bassa statura ne è la causa principale.
Sento qualcuno piangere e qualcun altro raccontare l'accaduto con voce stridula. Mi avvicino con cautela cercando di capire che cosa stanno dicendo.
È Melody, sta parlando con un poliziotto, poi qualcuno mi distrae afferrandomi per una spalla. Mi giro di scatto, sorpresa. Alexie mi guarda preoccupato. << Ma che diavolo è successo qui? >> chiedo allontanandomi dalla folla e trascinando il ragazzo con me.
<< Ambra è stata aggredita nei bagni dei locali. >>
<< Che cosa? Come: aggredita? >>
<< Non sappiamo bene come sono andate le cose. Qualcuno l’ha stuprata e poi… accoltellata. >>
Allibita e anche terrorizzata da quella rivelazione, mi volto istintivamente verso l’ambulanza alla ricerca della modella, ma non la vedo, così ritorno a guardare Alex << È… è viva? >>
Detesto Ambra, lo ammetto, ma sentir parlare di lei così, mi… angoscia, ecco.
Il mio migliore amico fa spallucce aggiungendo che non si sa ancora se riuscirà a sopravvivere, << Per fortuna che l’ha trovata Melody. >>
Melody? Che diavolo ci faceva la Monaca di Monza nel pub? Lei odia questo tipo di posti. Poi ricordo di averla vista parlare con i poliziotti.
Mi allontano dal gemello e mi avvicino al gruppetto ancora accalcato sulla scena. La segretaria di Zaidi sta ancora parlando con l’ufficiale. Non so per che diavolo di motivo mi sto tanto preoccupando per una stronza che per tanto tempo è stata la mia croce. Dovrei fregarmene, ma c'è qualcosa che mi turba, forse la consapevolezza che anch'io qualche sera fa ho rischiato grosso e in un certo qual modo, nel mio inconscio mi sto chiedendo se fosse finita nello stesso modo anche con me?
Oddio, mi vengono i brividi solo a pensarci.
<< Signorina Dolce! >>, sento a un tratto alle mie spalle. Mi volto, il prof Zaidi si fa largo tra la folla per raggiungermi, ha un’aria preoccupata con una punta di severità.
<< Professore? >>
<< Che cosa ci fa qui? Le avevo detto di aspettarmi. >>
Aspettarlo? No, caro! Tu m’avevi detto di aspettare un tuo segnale per uscire, ma dato che non c'è stato, allora… che cosa volevi? << Ho saputo cosa è successo e mi sono precipitata qui. >>
Senza aggiungere altro e dopo avermi squadrata a fondo con i suoi occhi esageratamente chiari, Ryan mi afferra per un polso, fregandosene dei presenti e di qualche occhio indiscreto, e mi allontana dalla folla. Mi lascio trascinare concentrandomi sul calore dalla sua mano forte e quando arriviamo sul retro del pub, lui si volta verso di me e mi lascia la mano per toccarmi la spalla. << Sono preoccupato, Astral. >>
Oh, Cielo. È la prima volta che mi chiama per nome. Sono scombussolata. Sarà un caso che se lo ricorda?
<< Ciò che è successo alla tua coetanea non è stato un incidente da poco. >> prosegue serrando la mascella.
<< Che significa? >>
<< Ho parlato con l’ispettore, pare che ci sia stata qualche altra aggressione di questo tipo: due ragazze del secondo anno, tre mesi fa. >>
Tre mesi fa? Io non ero ancora giunta in paese, ecco perché non ne sono a conoscenza.
<< Questo significa che si tratta di un stupratore e assassino seriale. >>
Ed eccoli di nuovo quei brividi rigarmi la spina dorsale.
Scrollo le spalle, non ci posso credere, e se stiamo parlando dello stesso ceffo che mi ha aggredita? Oh, mio Dio!
<< Astral, va tutto bene? >> chiede Zaidi scuotendomi dolcemente.
Senza accorgermene, gli poggio una mano sulla camicia, stringendo in pugno un lembo. Lo vedo sussultare.
<< Professore, io… >> non riesco a dire che ho paura. Non è da me. Io sono fredda, distaccata, acida. Mando a fanculo velocemente e senza pormi tanti problemi, sono cinica, cazzo! Che mi succede ora, perché mi comporto così? E poi davanti all’uomo più intimidatorio che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita!
Lui, a un tratto, percependo il mio stato d'animo, avvolge le sue forti braccia attorno alle mie spalle e mi ritrovo col viso appoggiato sul suo petto dall’odore travolgente.
<< Sta’ tranquilla, ci sono io. >> soffia fra i miei capelli.
Santi del Paradiso! Se mi vedesse Chani in questo momento! Che cavolo sto facendo? È un professore!
Ma perché diamine devo incolparmi? È lui che ha iniziato questo strano tipo di approccio! Che significhi qualcosa?
Non ho neanche il tempo di continuare i miei pensieri che Ryan, con un’agilità che fregherebbe Superman, mi afferra il mento e mi stampa un casto bacio sulle labbra, della durata minima. Giusto il tempo per farmi percepire il calore della sua morbida bocca.
Quando si allontana, i miei occhi puntano il vuoto e sembrano uscire dalle orbite. Mi dice qualcosa, sottovoce, << Devo andare >> e lo fa come se niente fosse, lasciandomi in balìa di mille domande e una confusione in testa.
Avrei dovuto aspettarmelo? Sì, cazzo! Tutti quegli sguardi maliziosi, i pranzi insieme nella mensa del campus, e anche stasera a casa sua… non ci posso credere! Come ho fatto a non capirlo prima? Era tutto così palpabile!
Ritorno alla realtà solo quando sento la voce di Alexie chiamarmi a gran voce. Mi scuoto come per scrollarmi qualcosa di dosso e nel momento in cui mi accingo ad incamminarmi verso la parte opposta del pub, noto qualcuno a pochi passi da me che mi guarda severo, tanto che i suoi occhi plumbei sembrano volermi travolgere in una tempesta.
Castiel.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2.La mia non è acidità, è solo simpatia andata a male ***


2.
La mia non è acidità, è solo simpatia andata a male
 




<< Hai intenzione di berlo? >>
I miei occhi si incrociano con quelli dorati di Rosa, poi li distolgo poggiandoli sul bicchiere colmo di succo di frutta mista che sto torturando con le dita da un bel po'.
<< Vuoi? >> chiedo alla mia amica porgendoglielo, lei lo afferra e cambia il verso della cannuccia prima di dare qualche sorsata.
<< Ah, che schifo! >> esclama poi, allontanando da sé il calice, come se fosse un verme orripilante. << Mi manca già il pub! Dovevano mettere per forza il sequestro? >>
<< Rosa, come puoi essere così cinica? >> la rimprovera Alex << Ambra ha rischiato di morire in quel locale e tu che fai? >>
<< Non è certo colpa mia se la biondina ha il vizio di farsi sbattere nei bagni di tutti i locali che frequenta. >>
Le parole della futura psicologa sono davvero agghiaccianti, se giudichiamo il lato negativo della cosa e cioè che la reginetta del liceo, in passato, ha rotto le palle a un certo numero di persone, aggiudicandosi un posto nella lista delle stronzette da odiare. Sì, anche la bomba super sexy Rosalya ha quel tipo di lista e se scorri un bel po' di nomi, trovi quello della modella al decimo posto.
Comprendo il motivo delle sue agghiaccianti parole, ma dal canto mio, sono troppo concentrata su qualcos'altro per prestare attenzione alla loro conversazione, non mi accorgo nemmeno dell’occhiataccia torva che Alex le lancia.
Ciò che è successo ad Ambra è davvero spaventoso, non bastano tutti gli aggettivi per descriverlo, ma da indifferente quale sono, i miei pensieri, naturalmente, sono concentrati su ben altro.
Mi sono anche dimenticata della paura che mi ha assalito la sera prima.
Ryan Zaidi mi ha baciata, Castiel, il mio ex ragazzo, ora nemico, ci ha visti e, dopo avermi lanciato un occhiata carica di rancore e rimprovero, se n'è andato senza dirmi una parola.
Sì, lo so, in un momento come questo non dovrei pensarci, ma… ah, vaffanculo!
Mi alzo di scatto bloccando una Rosalya in procinto di afferrare Alex per il colletto a causa forse di qualche sua battutina fuori luogo.
Si voltano tutti e due verso di me contemporaneamente. << Dove vai? >> mi chiede il gemello.
<< Ho bisogno di pensare. >> rispondo seria << Qui non ci riesco. >> me ne vado senza aggiungere altro.
I due ragazzi mi seguono iniziando le loro domande che mi vedo bene dal rispondere, poi, da perfetto intuitivo, Alex mi chiede se il mio strano comportamento riguarda anche il prof di arte moderna, ricordandosi di averlo visto parlare con me.
Mi blocco, sentendo stranamente il tocco delle labbra del diretto interessato sulle mie. Senza accorgermene, mi lecco il labbro inferiore, poi lentamente, mi giro verso i due interlocutori e freddamente, rispondo << Zaidi mi ha baciata. >>
<< Che cosa?! >> urlano all’unisono dopo essersi scambiati uno sguardo da ebeti.
<< Quando è successo? >> chiede la ragazza col viso illuminato.
<< E lo dici così? >> mi rimprovera Alex.
<< Com'è baciare un professore? >>
<< Rosa! >> la zittisce lui << Sei sempre la stessa. >>
<< Oh, sta’ zitto! La nostra Dolcetta è cresciuta >> dice fiera avvicinandosi a me e afferrandomi le mani.
Come se fosse stata lei a crearmi.
Sollevo un sopracciglio. Conoscevo già la loro reazione, ecco perché l’ho rivelato con tanta facilità. Questi due sono gli unici amici che mi sono rimasti e che hanno compreso il motivo della mia lontananza, gli unici che mi sono stati vicini quando Castiel mi ha dato il benservito.
Cazzarola, perché sto di nuovo pensando a lui? Ma che domande! Il fatto è che dopo la sua presenza, ieri sera, mi aspettavo che mi dicesse qualcosa, anche solo che mi mandasse a quel paese, invece no, è stato più freddo e menefreghista di quando ci salutammo in stazione.
Con i miei amici non parlo di questo dettaglio, è giunta l'ora dei corsi e oggi ho quel dannato compito sulla storia dell'arte medievale. So già che mi addormenterò.
Prima di salutare i due, li avviso che dovrei ritornare in camera per prendere le mie cose, dato che ho passato la notte a casa di Rosa. Quest'ultima, ancora eccitata per la mia rivelazione, mi avverte che non mi librerò tanto facilmente di lei e che a pranzo vorrà sapere tutto, aggiungendo che non mi perdonerà il fatto di non averglielo detto ieri.
Annuisco svogliata alzando gli occhi al cielo poi vado in direzione dei dormitori.
Spero tanto che Yeleen se ne sia andata. Non l’ho vista in mensa. Magari avrà passato la notte a casa del chitarrista. Sbuffo scuotendo il capo, poi digito il codice della porta ed entro.
Ok. Che cazzo significa?! Mi chiedo non appena i miei occhi incrociano il busto nudo, perfetto, tatuato di Castiel.
Naturalmente il mio sguardo scende come una calamita sul suo sodo fondoschiena ricoperto da boxer neri.
Quella visuale non dura molto, infatti dopo che ho chiuso la porta, attirando così la sua attenzione, il chitarrista si è girato mostrando la sua parte intima della quale ho ricordi ben nitidi.
Eeh…
Ok. Se ho la sua mazza, ben coperta, difronte agli occhi, significa che anche lui mi sta guardando. Bene, credo che sia giunto il momento di cambiare direzione di sguardo.
Lo faccio lentamente e controvoglia, ma solo il tempo per notare le sue labbra delineate in un sorriso beffardo, poiché un altro rumore di un’altra porta mi fa trasalire.
La retina impagliata è uscita dal bagno e indossa un accappatoio. Mi guarda come si fa con qualcosa che odi ma che allo stesso tempo ti incute timore, e so bene per cosa.
<< Che ci fai qui? Non sai bussare? >> sbraita avvicinandosi al suo ragazzo per porgergli i pantaloni.
<< Ti ricordo che questa è anche la mia camera! >> rispondo atteggiandomi subito a indifferente. Mi avvicino all’armadio ignorando gli sguardi del rosso e prendo ciò che mi serve.
<< Sono libera di fare ciò che voglio! >> mi rimbecca la stronzetta. << E poi, non avevi detto che avevi chiesto un’altra camera? >>
<< Ti lascerei libera di fare ciò che vuoi, Yeleen, peccato che l’amministratore non la pensa allo stesso modo. Quindi, sono costretta a chiederti di rispettare le regole del campus e cioè: non fare entrare uomini nella nostra camera… >>
<< E anche di non avere niente a che fare con professori. >> m'interrompe il rosso incrociando le braccia al petto.
Gli lancio un'occhiata torva.
<< Tsé. Mi chiedevo quando avresti cambiato aria alla bocca! >> lo punzecchio.
<< L'ho appena fatto. >>
<< Nessuno ha chiesto la tua opinione. E non dovresti essere qui. Ricordi? >> chiedo formando una linea immaginaria col dito che parte da sinistra fino a destra. << Distanza di sicurezza, non ti dice nulla? >>
Castiel sbuffa un sorriso, ma conoscendolo, so che è nervoso. Sta nascondendo qualcosa.
<< Ehi, Alice in Wonderland, io sono qui! >> esclama la sua ragazza frapponendosi fra me e lui.
<< Qui, dove? >> la schernisco facendo finta di non vederla.
<< Sei davvero irritante. Cass, io non so come tu abbia fatto a stare con una come lei. >>
Ok. Da zero a dieci quanto può essere stronza questa… stronza?! Poi dicono che sono acida. Cosa dovrei fare di grazia? Le mani non posso usarle, altrimenti potrei dire addio alla laurea. L'unica che può difendermi è la mia lingua, dato che neanche l’idiota chitarrista dice qualcosa, anzi, sembra propenso ad andarsene. Ma questa volta non permetterò che la discussione rimanga con lui che se ne frega insabbiano la nostra passata relazione, lei che se la ride di gusto con quell’aria da: “Adesso è mio, tu non conti più un cazzo” ed io che ingoio veleno e mordo la lingua per mantenere la calma.
A fanculo il karma!
<< Non aprire quella porta! >> esclamo.
Castiel si ferma. Io mi avvicino alla nanetta, la quale indietreggia ma regge la sua aria da superiorità.
<< Ok. Chi rispetta le regole in questo Campus? Nessuno. Quindi, vediamo di metterla in questo modo: avvisami la prossima volta quando deciderai di organizzare un rendez-vous col tuo… ragazzo, se non vuoi ritrovarti con un bel paio di corna alla “Bambi, re della foresta!” >>
La mia non è acidità. È solo simpatia andata a male.
Gli occhi di Yeleen sprizzano veleno allo stato puro. Vuole dire qualcosa, ribattere, reagire, ma non ci riesce. E rieccolo quel timore che le si è disegnato in faccia non appena è uscita dal bagno.
Sorrido soddisfatta, raccolgo la mia borsa dal letto e mi reco alla porta per uscire. Sorpasso Castiel, lo sento sorridere, ma lo ignoro e me ne vado.
Non so sa dove cavolo mi sia uscita una battuta come quella, ma naturalmente l’ho fatta solo perché conosco Castiel. È stato la mia prima volta, ecco perché mi sono permessa.
Ma lo farei per davvero? Certo! Chi diamine si credono di essere? Pensano che esagerando in questa maniera possano farmi imbestialire? Mi ha dato fastidio, lo ammetto. A chiunque avrebbe dato fastidio visto che ci siamo lasciati con dei sentimenti ancora accesi, almeno da parte mia.
Sono passati quattro anni, credo che i miei sentimenti per lui si siano assopiti, ma la sua presenza non mi è d’aiuto.
Basta ora. Andiamo a sorbirci quest’altra lezione noiosa. Non appena entrata nell’auditorium, trovo Chani seduta in prima fila che di guarda intorno, forse mi sta cercando. Ok, tolgo il forse.
Perché deve sedersi sempre lì?
Mogia la raggiungo salutandola con un sorriso svogliato.
<< Sei in ritardo. >> risponde lei squadrandomi attentamente.
<< Ho avuto un contrattempo in camera mia. >>
<< Fammi indovinare: hai sorpreso il tuo ex con la sua nuova ragazza? >>
<< E tu come lo sai? >>
<< Intuizione. >>
Alle volte i suoi intuiti mi mettono i brividi. La guardo con insistenza, lei fa spallucce, << Dimentichi che noi vampiri leggiamo nel pensiero? >>
E anche le sue battute non sono da meno.
<< Ehi, Mortisia! >> c’interrompe la voce del diavolo di cui stavamo parlando poco fa.
Mi giro alzando la testa per guardare la retina impagliata che, proprio per farsi sentire, è andata a posizionarsi a qualche fila più in alto.
Chani la ignora.
<< Visto che sei una vampira, non è che per caso tu e la tua combriccola dell’aldilà centriate qualcosa con ciò che è successo ad Ambra? >>
No. Davvero. Questo è troppo. Quella stronzetta avrebbe bisogno di una lezione. Mi preparo a dirgliene quattro in difesa della mia amica, ma quest'ultima, sempre con molta classe, mi precede dicendo: << Dubitavo di Jack lo Squartatore, ma mi ha detto che ha lasciato quel giro secoli fa. >>
Trattengo a stento una risata.
Yeleen, non avendo più battute di cattivo gusto nel suo arsenale, fa una smorfia e si siede chiudendosi in un forzato silenzio.
Chani mi guarda e accenna un occhiolino. Io alzo il pollice sorridendo.
A fine lezione usciamo insieme dall’auditorium. Stranamente il compito è stato meno noioso di quanto pensassi. Sono riuscita a finirlo in breve tempo e mi sono anche concentrata su altro. L'ho fatto per non pensare a Zaidi e al suo bacio, dato che fra due ore ho un suo corso e ciò me l’ha fatto ricordare.
Che cosa dovrei fare? Come dovrei comportarmi? Ma soprattutto che cosa provo?
Ok. Certe stronzate non sono da me, quindi…
<< Andrai a trovare Ambra in ospedale? >> mi interrompe Chani.
La guardo sconcertata. Ecco una cosa a cui non avevo pensato.
<< Ho ascoltato ciò che si dicevano Melody e un’altra ragazza. >>
<< Che cosa hanno detto? >>
<< Ambra si è salvata per un pelo, ma adesso è in coma. >>
Che angoscia.
<< Sai, tre mesi fa… >>
<< Sì, lo so. Due ragazze sono state violentate e uccise... >> la interrompo sentendomi torcere lo stomaco.
<< No che non lo sai. >>
La guardo interdetta. Che sta dicendo?
Chani si ferma e mi punta i suoi occhi glaciali contrastati dall’ombretto nero, dischiude le labbra livide e con voce narrante, aggiunge: << Non erano due, ma tre. >>





Baka time: Ciao ragazze! Come potete vedere sono tornata in questo fandom. Lo so, ci sono altre storie da terminare, non preoccupatevi, mi occuperò anche di quelle.
Intanto, come vi sembra questa storia? Fatemelo sapere.
l'idea mi è venuta una sera, dopo aver cominciato a giocare la versione universitaria e siccome sono un po' rimasta delusa su alcune cose, ho voluto sfogarmi alla mia maniera, immedesimandomi in ciò che realmente la Dolcetta avrebbe dovuto pensare.
Partendo dal presupposto che nel gioco il mio flirt è Armin (T-T), ho scelto Castiel per motivi che col passare dei capitoli scoprirete. Ora, dato che non voglio assolutamente spoilerare, vi saluto con un bacione.
Alla prossima.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** wtf? ***


3.
W.T.F?
 
La cosa che rende strana Chani Willis è l’alone di mistero che si porta dietro ogni volta che esprime i suoi pensieri.
Non riesci mai a capire se sta dicendo sul serio o è un suo modo per prenderti per il culo.
Solo che questa volta nei suoi occhi leggo qualcosa di malinconico e allo stesso tempo di terrificante.
<< Chi… era la terza? >> chiedo tanto per spezzare l’assurdo e agghiacciante silenzio che ha lasciato dopo aver parlato.
Lei mi guarda e come se le mie parole l’avessero allontanata dai suoi pensieri, scuote le spalle, cambia direzione di sguardo e sorpassandomi risponde: << Adesso vuoi sapere troppo. >>
Eeh?! Ma che diavolo significa?!
Certo che ti stava prendendo per il culo!
Sto per ribattere, ma lei mi sbalordisce avvicinandosi al mio orecchio e sussurrando maliziosa: << Se te lo dicessi, non sarebbe più un mistero. >>
Il suo fiato mi solletica il lobo, provocandomi prurito. Rimango ancora una volta perplessa dal suo modo di fare enigmatico.
Se ci fosse stata Melody al mio posto, cosa altamente improbabile, si sarebbe fatta segni di croce in tutti i versi.
Ricordo ancora quando vide Chani insieme con me per la prima volta. Manco se si fosse trovata davanti Valak.
Beh, è risaputa l'educazione cattolica che possiede la segretaria di Zaidi: pari a quelli che mandarono in croce Nostro Signore.
Se Melody fosse suora, fregherebbe la fama alla monaca di Monza. Almeno quella, poverina, fu costretta dal padre ad internarsi in un convento.
L’ipocrisia di quella ragazza è grande tanto quanto il mondo.
Allora, com'è che mi sono soffermata a pensare a Miss Sono una Santa, non sono una donna?
Devo smetterla di tergiversare nei miei pensieri, dato che alla fine mi ritrovo sempre a guardare lo spazio vuoto, prima occupato dalla figura di chi mi stava parlando.
E sì, come al solito, Chani se n'è andata senza neanche salutarmi.
L'orologio centrale segna le nove e trenta. Ho mezz'ora di tempo prima di recarmi alla lezione di Ryan. Mi guardo intorno per scorgere qualche viso famigliare, ma non trovo nessuno. La piccola punk è sparita nel nulla e ha portato con sé il mistero dell’omicidio.
Devo ammettere che in un certo qual modo mi ha incuriosito. Non è più da me armarmi di cappello, lente di ingrandimento e… cos’altro cazzo aveva Holmes? Ah, sì! La pipa; quindi, pace all’anima delle due o tre ragazze uccise, io preferisco farmi i cavoli miei.
Decisa a mettere in atto i miei pensieri, mi preparo per raggiungere l’auditorium, quando a un tratto, mi sento afferrare per un braccio. Mi volto di scatto. Il viso, all’apparenza innocente, di Melody si materializza davanti ai miei occhi. Ha un sorriso nervoso sulle labbra e mi guarda come se sperasse in qualcosa.
<< Che c'è? >> chiedo semplicemente.
<< Ti ho vista sola… >> mormora e quando dice così so per certo che si riferisce al fatto che se mi avesse vista insieme con Chani, non si sarebbe avvicinata.
<< Allora? >> chiedo tenendo a bada il mio fastidio.
<< Ecco mi chiedevo se potessi… gnarmi nanio… >>
<< Che cosa?! >> insisto sporgendo il mio orecchio, dato che non ho capito una mazza di ciò che mi ha detto. Perché tutt’a un tratto fa l’imbarazzata? Che abbia cambiato sponda innamorandosi del mio dieci in storia dell'arte?
<< Io… mi chiedevo se fossi disposta ad accompagnarmi in bagno. >> ripete distogliendo lo sguardo dal mio.
<< E… perché? >>
<< Ho paura di andare sola. >>
Ok. Con tutti i cristiani che gironzolano per il campus, doveva scegliere proprio me? Ma chi sono io: Balia Bea?
 
 
<< Scusami, Astral. Non volevo disturbarti. >>
Ma l’hai fatto.
È la terza volta che lo ripete. La prima quando è entrata nella cabina del bagno, la seconda quando è uscita e la terza adesso che si sta lavando le mani.
È meglio che evapori prima che passi tutta la giornata a scusarsi.
Ma l’idiota sono io.
Come cavolo mi è venuto in mente di acconsentire?
Un momento… non ho annuito. È stato il gesto del momento interpretato male da lei. Dovevo solo starnutire, cacchio!
Ma a che servirebbe controbattere? Così, con estrema nonchalance e con malcelato disinteresse le chiedo per quale motivo mi abbia chiesto di accompagnarla qui. Lei, portandosi una ciocca castana dietro l'orecchio e arrossendo violentemente, mormora che dopo l’inquietante evento con Ambra, ha paura di recarsi da sola in bagno, poiché è stata proprio lei a trovare la modella.
Ed ecco di nuovo quella sensazione strana prendermi alla sprovvista.
È come un dannato bisogno di scoprire, di sapere… Dio! Questa sono io di cinque anni fa! Credevo che dopo le brutte esperienze avute nel volermi immischiare in fatti che non mi appartenevano, avessi definitivamente cambiato carattere, e in altra prospettiva ci sono riuscita: mi sono resa cinica e menefreghista agli occhi di tutti, ma i miei occhi vedono oltre, cose che gli altri non riusciranno mai. Non posso negare che nei meandri impolverati della mia mente ci sia ancora quell’angolino in cui ho rifilato la curiosità. Ciò significa che quest'ultima sta facendo pulizie; sta prendendo il sopravvento e se non faccio qualcosa per fermarla, sono convintissima che presto o tardi mi ritroverò in mezzo a qualche incendio.
<< Hai intenzione di andare a trovare Ambra? >> chiede a un tratto Melody riportandomi alla realtà. La guardo e non le rispondo, mentre lei è concentrata ad aggiustarsi i fermargli sui capelli squadrandosi attentamente allo specchio.
<< Se ci vai… >> aggiunge tranquilla << Posso venire anch'io? Da sola non ne ho il coraggio… >>
<< Non penso di andarci! >> esclamo interrompendola. È meglio mettere un freno a questi favori. Non ho potuto mai digerire questa ragazza e filare una matassa di amicizia con lei non è uno dei miei obiettivi di fine anno. Lo sanno tutti i nostri conoscenti del liceo che Melody ed io ci trattavamo solo per gli eventi che la Shermansky era solita programmare, perché in realtà lei mi ha sempre odiata a causa della mia breve storia con Nathaniel, avuta prima di Castiel.
Non era di certo colpa mia se il biondino delegato non la calcolava di striscio.
Le lancio un sorriso falso e, salutandola, esco dal bagno senza aggiungere altro.
Non appena poggio il mio piede sul pregiato marmo della hall, i miei occhi puntano l'entrata dell’anfiteatro e Zaidi sulla soglia che guarda il suo orologio.
Il mio cuore si ferma per un secondo e uno strano calore invade repentinamente le mie labbra.
Deglutisco respirando, come se avessi gemuto.
Ok, è il momento, Astral. Mi dico e con aria incerta mi incammino verso l’anfiteatro.
 
 
Mentre ripenso alla noncuranza che il professore sta avendo nei miei confronti da quando ci siamo incrociati sulla soglia dell’aula, sento il telefono vibrare contro la coscia.
Volevo ignorarlo, ma ho come il bisogno di distrarmi, perché sto fissando le labbra di Zaidi che si muovono a ritmo delle sue parole e non riesco a dimenticare il bacio.
Estraggo il telefono, sono i messaggi del gruppo che Rosalya, Alex ed io abbiamo creato.
Sono vignette di Rosa.
“Aah! Non riesco ancora a crederci! Ed io che pensavo in un flirt con Hyun!”
Che cooosa? Mi chiedo scuotendo il capo. Hyun? No, per favore! Da quando l'ho conosciuto al bar e abbiamo preso confidenza sembra che sia diventato alquanto… appiccicoso!
Torno a leggere i messaggi.
ROSA: “Mi dovrai dire tutto!”
ALEX: “Ho lezione! Questa continua vibrazione mi sta infastidendo!”
ROSA: “Spegni il cell, allora!”
ALEX: “Rosa, lascia in pace Astral!”
ROSA: “Ma che lascia in pace! È stata baciata dal prof più sexy dell'Anteros!”
Perché mi sto pentendo di averglielo detto? Continuo a domandarmi passandomi una mano sulla fronte ormai sudata.
ROSA: “Sarebbe un bel romanzo da proporre a Priya!”
No. Ma è impazzita?!
Mi preparo a ribattere qualcosa, ma un’ombra sul mio banco mi distrae. Alzo lo sguardo e mi blocco ancora una volta vedendo gli occhi esageratamente chiari e penetranti di Zaidi.
Ha uno sguardo contrariato. Sembra volermi fulminare.
<< Signorina Dolce, se pensa che il suo cellulare valga più di questa materia, la invito a lasciare l’anfiteatro! >> e la sua voce risuona dura, austera, totalmente diversa dalle altre volte. Sembra che abbia un estraneo davanti a me.
<< C-come? >> balbetto confusa, ma mi riprendo subito. << No, non è come pensa, io… ecco… >>
<< Non ha sentito ciò che le ho detto? >> interrompe la mia tentata, quanto inutile giustificazione, ritornandosene al suo posto.
Mi lascia praticamente esterrefatta e con un dolore al petto. È stato come avere una scudisciata dietro la schiena!
Ma perché fa così? È stato lui a iniziare quella… cosa! E adesso si comporta come se fossi la peggiore della sua classe? E poi, e poi perché mi sento come se dovessi chiedergli scusa per la mia distrazione? È lui che dovrebbe spiegarmi che cazzo gli è preso!
Delle risatine maligne in sottofondo alle mie spalle mi riportano alla realtà. Sento le guance andarmi a fuoco, afferro velocemente le mie cose ed esco dall’anfiteatro ignorando gli sguardi di Chani, Melody e l’espressione vittoriosa della mia compagna di stanza.
 
 
“Se non vuoi avere un’amica di meno, chiudi il becco e piantala!”
È stato il mio ultimo messaggio, destinato a Rosalya, che ho mandato sul gruppo, dopodiché ho spento il cellulare.
Ho i gomiti appoggiati sul bancone del bar e il viso sulle mani.
Sono sola; Clementina è alla sua stupida gara di rodeo, e che un toro la incorni! Hyun ha giornata libera. Durante la settimana ci alterniamo i turni, giacché la clientela non è troppa.
Mi sto annoiando a morte e riflettendo mi rendo conto che forse ho esagerato con la mia amica, ma non nego che sono ancora furiosa. Dopo quello che è accaduto in anfiteatro con Ryan, ho avuto poca voglia di continuare i corsi. L’imbarazzo e la rabbia mi hanno accompagnata per tutta la mattina e per la prima volta da quando ho trovato questo lavoro, non vedevo l'ora di rintanarmi qui dentro per stare lontana da quel posto, purtroppo la mia mente è ancora là, e le parole di Zaidi continuano a martellarmi nella mente senza pietà.
Perché mi ha trattata in quel modo? Sarei dovuta essere io amareggiata per ciò che è accaduto ieri sera, ma non posso negare di non esserlo. Riesco ancora a sentire le sue labbra sulle mie.
E al pensiero vi passo la punta della lingua come a voler gustare il suo sapore. Quando a un tratto lo scampanellio alla porta annuncia un cliente, trasalisco come un ladro colto sul fatto, mi preparo a salutare, ma nel momento in cui vedo Castiel avvicinarsi con la sua eterna aria strafottente, le parole mi muoiono in gola e una strana ansia, dovuta a non so che, mi pervade.
<< Che cosa ci fai qui? >> chiedo rendendomi conto solo dopo di aver fatto una domanda stupida.
<< Secondo te, che cosa dovrei farci in un bar? >> ribatte lui sorridendo beffardo.
Indispettita dal suo modo di fare, formulo subito una risposta che possa pararmi il sedere << Mi chiedevo come mai in questo bar? >> poi voltandomi verso la macchina del caffè, afferro una tazzina e preparo la sua ordinazione.
<< Non amo molto le caffetterie… >>
“E allora che diavolo ci sei venuto a fare qui?”
<< Ma devo tenermi sveglio per le prove di oggi >> aggiunge.
In modo furtivo, lancio un’occhiata sul grande specchio che ho di fronte e mi accorgo che il cantante si è seduto al bancone e mi sta guardando il fondoschiena.
Tipico di lui. E da quel che mi ricordo, gli è sempre piaciuto il mio sedere, ma questa volta non è come quattro anni fa, così mi giro velocemente senza curarmi di far traboccare la tazzina e gliela porgo davanti, linciandolo con gli occhi.
Lui guarda il contenuto allungando le labbra in un sorriso sghembo.
<< Non ti avevo chiesto di macchiarlo >> mormora poi, volgendomi i suoi occhi plumbei.
Rimango basita, chiedendomi come cavolo mi sia saltato in mente di aggiungerci del latte, poi trasalisco al ricordo di Rayan.
“Signorina Dolce, un caffè macchiato, per favore”.
D'un tratto, sento la faccia andarmi a fuoco e a giudicare dallo sguardo titubante di Castiel, capisco che devo essere violentemente arrossita.
D’istinto, afferro la tazzina e mi giro esclamando che gliene preparo subito un altro, ma il Rosso, di scatto, mi abbranca la mano ignorando il caffè che si versa sul bancone bagnandomi le dita.
<< Allora è vero! >> sussurra fissandomi con occhi tempestosi.
<< Che stai dicendo? >> chiedo desiderando ardentemente che entri qualcuno da quella dannata porta e interrompa quest’inizio di discussione.
<< Sai bene cosa sto dicendo! >> mi rimprovera come farebbe un padre alle prese con una figlia monella.
Mi libero bruscamente dalla sua presa e gettando la tazzina nel piccolo lavandino, entro in cucina fregandomene di lasciarlo solo.
Quando la porta si chiude, mi appoggio al banco e sospiro frustrata, passandomi una mano sulla fronte.
Ma che diamine mi prende? Devo trovare una soluzione, non posso andare avanti così.
La porta si apre con violenza facendomi voltare di scatto. Ho il cuore in gola, mentre vedo il mio ex avanzare nella stanza con aria furiosa.
<< Non puoi entrare qui. Esci, potrebbe arrivare la padrona, da un momento all’altro! >> esclamo con voce stridula.
Lui mi ignora e, rimanendo a pochi passi da me, incrocia le braccia e dice: << Credevo che lasciandomi, avresti avuto più giudizio! Non è ciò che diceva tuo padre? >>
Sento la mascella contrarre i denti e la rabbia fiottarmi nel cervello, stringo i pugni e, imitando il suo sguardo, lo rimbecco con voce incrinata: << Lascia che ti ricordi che a lasciarmi sei stato tu! E non immischiare persone che non sono presenti! E per quanto mi riguarda, oggi come oggi sono grata alle parole di mio padre, giacché dopo neanche due mesi dal mio allontanamento, hai avuto la sfrontata idea di andartene con un’altra! Mi avevi dato il ben servito per Yeleen? >>
<< Non dire stronzate! >>
<< E allora perché quando ci siamo rivisti mi hai detto quelle parole? >>
<< Tu! >> m'interrompe sbattendo un pugno sul tavolo di ferro, << Te ne sei andata senza aver avuto la minima preoccupazione di come sarei stato! >>
<< Ti avevo detto che i miei non potevano permettersi un altro affitto! >>
<< Saresti potuta venire a vivere da me! >>
<< Non tutti i genitori sono come i tuoi! Due mesi, Castiel. Due! Che cazzo ti costava aspettarmi? >>
<< Non eravamo più fidanzati. >>
<< Già, perché ti sarebbe mancato aprire le gambe a qualcun’altra! >>
<< Anche tu ti sei data da fare! >> urla traboccando collera << Alexie mi informò di te e di Armin! >>
Armin?
Dannato Alex! Gli avevo detto di tenere la bocca chiusa. Con Armin è stata solo una notte e via, ma arrivati a questo punto, non posso dirglielo. Così, resto al gioco. << Che cosa avrei dovuto fare? Credevi che sarei stata l’unica fra i due a soffrirne come un cane? Non venirmi a fare la morale, adesso. Non te lo permetto! >> riesco a zittirlo alzando il tono.
Rimaniamo in silenzio per qualche istante, come due soldati nemici che aspettano uno la mossa dell’altro per far fuoco.
Non so per quale motivo ho deviato la traiettoria del nostro discorso. Non era qui che volevo andare a parare. Lui non è più mio ed io non sono più sua, e questa discussione aveva un punto di fine da ormai qualche mese.
<< Io... >> riprendo con voce sommessa << avrei potuto aspettarti, se solo l’avessi fatto anche tu. E chissà, forse oggi non avrei sbagliato a prepararti il caffè. >> metaforizzo l'ultima frase rimarcando ciò di cui voleva veramente parlare: del bacio con Ryan.
Lo vedo sussultare e inarcare le sopracciglia, guardandomi duramente << Non potete stare insieme. >> dice convinto.
<< Perché? >> chiedo strafottente << Perché lui è il mio professore, o perché sei tu a non volerlo? >> aggiungo dandogli le spalle e sorridendo.
<< Perché tu vuoi me! >>
E adesso sono io a trasalire. Strabuzzo gli occhi ancora incredula delle sue parole, ma non mi volto. << Presuntuoso come sempre… >> cerco di sdrammatizzare.
<< Me ne hai dato prova con questa discussione. >>
<< Allora, anche tu mi vuoi! >> lo interrompo incrociando le braccia al petto e volgendomi verso di lui.
Il silenzio cala ancora una volta su di noi e sembra che solo i nostri occhi vogliano esprimere qualcosa di assopito da ormai troppo tempo.
Vedo il suo pomo d'Adamo scendere e salire lentamente, mentre le sue labbra carnose si dischiudono sospirando silenti. Le sue sfere grigie brillano di una strana luce, e mi perdo in esse, come osavo perdermi quattro anni fa.
Solo dopo capisco che il suo è lo stesso sguardo di quando voleva saggiare la mia femminilità.
Non è possibile! Mi dico. Io stavo solo scherzando, ma lui… lui mi vuole, ancora? E a quel punto decido di troncare la nostra pericolosa conversazione.
Mi allontano dal banco passandogli di fianco, mossa alquanto azzardata. << Ritorna da Yeleen, tra un po' dovrò dare il cambio… >> vengo fermata dal suo tocco. Il mio cuore manca un palpito e succede tutto in pochi secondi: mi trascina davanti a sé poggiandomi senza alcuna violenza contro il tavolo. Non ho nemmeno il tempo di capire quello che sta per succedere che mi agguanta la testa con tutt’e due le mani e poggia velocemente le sue labbra sulle mie, incitandomi a dischiudere la bocca per far penetrare la sua lingua.
All’inizio glielo permetto, benché ancora frastornata dalla situazione, ma quando nella mia mente si delineano i contorni dell’uomo che da ieri sera mi sta stravolgendo i sentimenti, cerco di divincolarmi.
Castiel però sembra non essere d'accordo e mi solleva per i glutei strappandomi un gridolino di sorpresa e mi porta verso la stanza dove si trovano gli scaffali con tutti i viveri del bar.
<< Non voglio, Castiel, lasciami andare! >> il mio, pur essendo un ordine, non è affatto contro il mio vero volere.
Non so perché sia restia a farlo smettere, forse perché mi ritornano in mente tutti gli sguardi vittoriosi che la sua ragazza mi ha lanciato fino ad ora o perché mi eccita sapere che questo ragazzo non mi ha affatto dimenticata, ma in contrapposizione a tutto ciò, c'è quella vocina nascosta nei meandri del mio cervello che mi esclama di non farlo, di dimenticarlo e di pensare a Ryan.
Un morso al labbro inferiore mi riporta alla realtà e solo allora mi rendo conto che Castiel ha avuto libero accesso anche alla zip dei miei pantaloni e che sta appoggiando il suo membro sveglissimo contro la mia coscia.
<< Come puoi… >> ansima al mio orecchio << Farmi ancora quest’effetto dopo anni? >>

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Come una scacchiera dai multicolori ***


4.
Come su una scacchiera dai multicori




Avrei potuto fregarmene, vendicarmi di Yeleen, fare sesso con Castiel per poi sbandierare ai quattro venti che la retina impagliata, a quest’ora si starebbe grattando la fronte a causa delle belle corna. E invece mi sono fermata… 
Forse sono l'unica sulla faccia di questa terra ad avere rimorsi ancor prima di aver compiuto il fatto.
Ma chi voglio prendete in giro? Il motivo per cui non abbiamo completato è dipeso esclusivamente da lui. Si è fermato perché non voleva fare una cosa simile a quella retina impagliata, e naturalmente, mi ha lasciata sola come un’ebete, facendomi sembrare una sciacquetta insignificante; come la terza incomoda. 
Vaffanculo ancora Castiel, Yeleen e quel dannato amministratore del cazzo che non ha accettato di farmi cambiare stanza.
Non avrei dovuto permettere al rosso di toccarmi e di farmi cadere così in basso, e per cosa? Solo per vendicarmi di Yeleen?
Quanto sono stupida. 
L'aria intorno a me è fredda, ma ciò che sento è un assurdo calore che parte dal petto e si dirama in tutto il corpo. Sono furiosa, ecco la spiegazione.
Ho lasciato la caffetteria nelle mani della sua padrona. Oggi è ritornata abbastanza incavolata: si vede che qualche giovane “toro” non ha voluto farla cavalcare.
Sorrido al pensiero, ma allo stesso tempo mi viene da vomitare ad immaginare Clementina a cavalcioni su un ragazzo della mia stessa età.
Però, quanto sono ipocrita! Sto criticando quell’arpia e non mi rendo conto della mia stessa situazione con il mio professore di arte moderna.
Un momento. Andiamo per gradi. Io non l'ho “cavalcato”; almeno non ancora. 
E non intendo farlo, cacchairola!
Ma ne sono davvero sicura?
Oh, ma perché mi sono cacciata in questo guaio?
Forse per distrarmi, ho calciato una pietra che ha rimbalzato per qualche metro ed è andata a colpire la gamba di qualcuno.
Mi sono voltata per far finta di niente, affondando la testa nelle spalle. 
Ci mancherebbe solo una litigata per strada.
<< Astral? >> mi sento chiamare a un tratto e mi fermo incredula nel sentire quella voce così famigliare. 
Mi giro di scatto allargando le labbra in un sorriso raggiante. << Kim! >> esclamo correndo verso di lei per abbracciarla.
La ragazza mi accoglie esclamando tutta la sua contentezza. Sento la sua presa forte e muscolosa. 
Mi avevano detto del suo lavoro come personal trainer, ma in tre mesi che sono qui, non ho ancora avuto il tempo per andare a trovarla.
Ridiamo insieme e ci allontaniamo l'una dall’altra solo per squadrarci dalla testa ai piedi e commentare confidenzialmente il nostro cambiamento.
Sembra più alta. Il suo lavoro le ha regalato un bel paio di spalle larghe. Ha i capelli più lunghi, anche se restano fedeli al suo famoso taglio. 
<< Ti ho riconosciuta dal tuo inconfondibile profumo! >> prorompe pizzicandomi la guancia. << Non sei cambiata affatto. >> aggiunge dandomi un colpetto sulla spalla. 
Già. Non è l'unica che me l'ha detto. Anche Alex mi disse la stessa cosa e anche… Castiel.
No. Non ricomincerò a farmi paranoie su di lui.
<< Come te la passi Kim? >> chiedo scuotendo il capo come a voler scrollarmi dalla mente il pensiero del chitarrista.
Da risposta, la palestrata esordisce con un’alzata di braccia e aggiunge << Hai d'avanti a te la nuova coach del body fitness! E lo devo esclusivamente a Nathaniel. >>
La guardo curiosa.
<< Se non fosse stato per lui, sarei finita a sopportare mia madre dietro il banco della sua macelleria. >>
<< L'ultima volta che ci siamo viste, mi avevi detto che non volevi continuare gli studi e che avevi preso la decisione di partire. >>
<< Questo è un secolo fa! >> ride come un maschiaccio << Le cose cambiano, mia cara Dolcetta. Quando hai diciassette anni, la vita ti sembra più semplice da affrontare e i sogni paiono porte senza serrature dove puoi entrare facilmente. È solo quando ti trovi davanti alla realtà che devi lottare per non frantumare quello che fino ad allora ti eri progettata di fare. Ma la vita se ne sbatte di quello che vuoi. Segue il suo corso e noi non siamo altro che pedine su una scacchiera multicolore. >>
<< Wow… >> esclamo esterrefatta applaudendo lentamente le mani. << Perché non hai seguito la facoltà di filosofia? >> le chiedo schernendola.
<< Nessun’università può renderti ciò che sei. Sì, ti insegna molto, ma se non sei tu ad orientarti, puoi solamente dire “vado al campus” per farti vanto. >>
Saggissime parole. Non credevo che Kim potesse sembrarmi un monaco tibetano. 
<< Ma, bando alle cazzate! >> dice dopo un po' riportandomi alla realtà. << Che cosa ci fai da queste parti? >>
<< Io… >> non so che cosa dirle, anche perché non capisco neppure io che diavolo ci faccia a quest'ora in giro. Mentre il mio raccoglitore piange pagine vuote di tesi ancora da stendere.
<< Sei venuta a trovare Ambra? >> m'interrompe indicando con un leggero movimento del capo l'edificio ospedaliero alle sue spalle.
<< Sai di lei? >> chiedo sorpresa.
<< E chi non lo sa? Ha rischiato davvero grosso. >> 
Rimaniamo in silenzio per qualche istante, poi lei m’informa che, prima di essere colpita dalla pietra lanciata da me, si stava recando in ospedale proprio per far visita alla modella.
<< Non sapevo foste diventate amiche. >> le dico incamminandomi con lei dopo aver accettato l'invito.
<< Lo siamo diventate grazie a Nath. Lui mi ha fatto vedere un lato dolce e simpatico della sorella che non abbiamo mai visto durante i cinque anni al liceo. >>
Non credo proprio che Ambra possieda lati. È un cerchio col raggio pestifero.
<< A proposito di Nath. Come sta? Sono tre mesi che sto qui e non ho avuto nessuna notizia di lui. >> 
<< Beh, ti credo. Le visite al carcere sono limitate. Anch'io non lo sento da parecchio… >>
<< Carcere? >> chiedo scettica, bloccando i miei passi.
Kim mi imita e mi volge uno sguardo curioso.
<< È diventato guardia penitenziaria? >> continuo formulando quella domanda nella speranza che abbia sbagliato a intendere.
La bruna soffoca un sorriso, ma cambia repentinamente sguardo nel momento in cui percepisce la mia inquietudine. << Ma come… >> balbetta indecisa. << Non te l'ha detto nessuno? >>
<< Cosa avrebbero dovuto dirmi? >> la mia voce esce incrinata.
<< Ovvio… >> mormora fra sé scalciando nervosamente una pietra, poi s'infila le mani nelle tasche della sua giacca a vento e mi guarda con fierezza mostrando un sorriso amaro. << Nathaniel è in carcere da ormai quattro mesi. >>
La mia anima sembra voler abbandonare il corpo tanto da farmi sentire debole e in procinto di svenire.
<< Ma, ma… >> le parole mi muoiono in gola.
<< Com'è successo? >> chiede Kim al posto mio. << Nessuno sa con esattezza cosa sia accaduto quella notte, ma sappiamo solo che da quel giorno tutti gli hanno voltato le spalle fino a lasciare che lo arrestassero per rissa aggravata. >>
<< Con tutti intendi… >>
<< Tutti! >> ripete enfatizzando quella parola e serrando la mascella.
<< Ma perché? >>
<< Perché, per loro, Nathaniel era diventato un ragazzo pericoloso, da tenere a debita distanza. Mentre quelli che credevamo essere nostri amici, passavano le loro serate tra festini, cinema e pigiama party. >>
<< Io… non lo sapevo… >> sospiro afflitta guardando l'asfalto come se fossi stata chiamata in causa.
<< Lo vedo. Non hanno neanche avuto la compiacenza di avvisarti. >>
Come hanno potuto, e come ho potuto io fregarmene degli amici per polemizzare sulle scelte di Castiel e sulla nostra storia finita male? 
Nathaniel è stato il mio primo ragazzo e anche se non ho condiviso con lui ciò che ho  condiviso con Castiel, è stato un amico fidato.
Sento il cuore stringermi in una morsa bestiale e rimprovera la mia ragione che mi ha allontanata da tutto questo. 
<< Lui non sa di sua sorella. >> riprende Kim incamminandosi.
La seguo in silenzio.
<< E spero tanto che non lo venga a sapere. >>
<< Perché? >> chiedo.
<< Perché nell'ultima lettera, mi scrisse, raccomandandomi di tenere d'occhio Ambra: secondo le sue intuizioni, c'è qualcuno che vuole farle del male, e c'è riuscito. >>
Alzo di scatto lo sguardo verso di lei e, come un turbine di vento, e senza saperne il motivo, mi ritornano in mente le parole di Chani.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3780607