L'amore sboccia come sboccia una margherita

di fabyvaniglia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando si risvegliano i sentimenti ***
Capitolo 2: *** Il piano comincia ***
Capitolo 3: *** E stavolta tocca a lui... ***
Capitolo 4: *** Ginny trova alleati ***
Capitolo 5: *** Occhi indiscreti ***
Capitolo 6: *** Idee pericolose ***
Capitolo 7: *** La festa ***
Capitolo 8: *** Le stesse paure ***
Capitolo 9: *** L'ultimo giorno di pace ***
Capitolo 10: *** E l'ultima notte ***



Capitolo 1
*** Quando si risvegliano i sentimenti ***


Cap. 1
​Quando si risvegliano i sentimenti




Agosto 1997

Il sole illuminò con un tiepido raggio la Tana.
Quel raggio si infiltrò in casa Weasley fino a raggiungere la stanza di Molly, strega grassottella con tanti riccioli rossi, e dolce e gentile padrona di casa.
Molly Weasley, infastidita, si rigirò nel letto e si accorse così che il posto di suo marito Arthur era vuoto, il che voleva dire che il signor Weasley, un mago alto, magro e con pochi capelli rossi, era già al lavoro.
Sospirando e con fatica, Molly decise così che era ora di alzarsi e si avviò verso la cucina.
 

Lo stesso raggio di sole andò poi a posarsi contro la finestra della stanza dell’ultimogenita di casa Weasley, Ginny, colpendo in volto la persona che da qualche notte dormiva con lei, Hermione Granger, strega brillante dai capelli piuttosto mossi. Hermione aprì gli occhi, mugugnando il suo dissenso per quella luce improvvisa e gettò uno sguardo verso la sua compagna di stanza.
Ginny era la sorella minore di Ron Weasley, il suo migliore amico insieme ad Harry fin dal primo anno, e da qualche anno le due ragazze coltivavano un rapporto speciale, instauratosi grazie alle lunghe vacanze passate insieme tra chiacchiere e risate precluse ai ragazzi.
Ginny non si era svegliata, dormiva profondamente con i lunghi capelli rossi sparsi sul cuscino, abbracciata ad Arnold, la sua Puffola Pigmea, che così rischiava di soffocare.
Con un impeto di pietà per la povera bestiolina, Hermione la liberò dalla stretta dell’amica e la depositò sulla scrivania già strapiena di vestiti, libri e cianfrusaglie non molto rassicuranti.
A quel punto Hermione, sbuffando per la stanchezza, andò verso l’armadio e con gli occhi ancora gonfi di sonno prese un paio di jeans e li indossò insieme ad una magliettina rosa. Ebbe appena il tempo di dare un’inutile spazzolata ai suoi indomabili capelli che Ginny si svegliò urlando per un incubo, facendola sobbalzare.
“Ginny, stai bene?” chiese subito Hermione avvicinandosi all’amica. “Non mi ero accorta stessi sognando qualcosa di brutto.”
“Sì, no… Non preoccuparti, in realtà non so bene cosa stessi sognando. Credo di essere solo un po’ nervosa, sai con Tu-Sai-Chi in circolazione…”
“Capisco perfettamente” disse Hermione. “Anche i miei sogni non sono dei migliori ultimamente.”
“Scherzi?!” La risata di Ginny lasciò interdetta Hermione. “Pensavo che sognare mio fratello non fosse così terribile!” continuò Ginny, spietata.
Hermione, che stava bevendo un sorso d’acqua, rischiò di strozzarsi. Come si era ripresa in fretta la sua amica. Non trovò altro di meglio da fare che balbettare parole sconnesse: “Ma cosa… come… chi…?”
“Stanotte mi sono svegliata per andare in bagno” disse Ginny imperturbabile “E ti ho vista addormentata con un leggero sorriso; così, proprio mentre mi chiedevo che cosa potessi sognare di così piacevole, quando io non faccio altro che fare sogni da schifo, hai pronunciato qualcosa che somigliava spaventosamente al nome di Ron!”
Hermione arrossì violentemente e Ginny approfittò della sorpresa dell’amica per non darle neanche il tempo di ribattere:
“Hermione, perché non gli confessi quello che provi per lui? Mio fratello è timido e sono sicura che non lo farà mai, ma so per certo che gli piaci, puoi stare tranquilla.”
“E va bene, Ginny” la resa di Hermione era arrivata troppo presto. Ginny si aspettava una rispostaccia per aver osato parlare così francamente, ma forse anche la sua amica, in quei giorni così difficili e pericolosi, si era stancata di dover affrontare tutto da sola. Lo sfogo che seguì lasciò così sorpresa sia lei che la stessa Hermione:
“Lo so, ho capito da parecchio tempo che con te mentire o nascondere qualcosa è praticamente impossibile, capisci sempre tutto. Lo ammetto, così una volta per tutte: tuo fratello mi piace, e forse non solo come amico. Lo so, ma so anche che non posso dirgli nulla. Primo, perché sono sicura che lui non provi lo stesso per me. Me lo sono domandata a volte, ma credo che per ora mi veda ancora come un’amica. Se questo cambierà? Non lo so, ma non credo che al momento Ron abbia maturato la consapevolezza di provare (sempre che sia così) qualcosa di diverso nei miei confronti.”
Ginny stava già per rispondere, ma si interruppe perché Hermione continuò:
“Inoltre c’è un’altra cosa: dopo tutti questi anni che ci conosciamo, con che faccia potrei presentarmi così di punto in bianco e dirgli qualcosa? Senza che ci sia un pretesto, o senza che effettivamente avvenga qualcosa di diverso dal solito… Mi chiederebbe perché parlare adesso, ed io non saprei dargli una risposta. Io, senza una risposta. Mi ci vedi? No, non posso farlo.”
Ginny continuava a guardare l’amica, sorpresa, felice e pensierosa. Dopo tutti questi anni di silenzio, la verità. La sua frecciatina non sperava di riuscire ad ottenere una tale confessione. Ora, per ricompensare l’amica della sua sincerità, Ginny era in dovere di aiutarla, o per lo meno di rassicurarla e farla sentire meno vulnerabile ed esposta.
Aprì la bocca per parlare, ma si bloccò con un mezzo sorriso che si andava espandendo sul suo volto. Aveva avuto un’idea fantastica per far capire a Hermione che Ron era innamorato di lei, ma avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di qualcuno… e lei sapeva già a chi poteva rivolgersi.





 

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Capitolo 2
*** Il piano comincia ***




Cap. 2
Il piano comincia




Quel pomeriggio, Harry, Ron ed Hermione furono spediti in giardino per la consueta disinfestazione dagli gnomi. Il signor Weasley, preso dal lavoro, aveva molto meno tempo per viziare quelle creature, ma loro ormai avevano stabilito la loro residenza alla Tana e sembravano molto restii ad abbandonarla. Siccome però il matrimonio tra Bill e Fleur avrebbe avuto luogo a breve, la signora Weasley non aveva intenzione di arrendersi, per una volta concorde con la futura nuora che, la prima volta a contatto con uno gnomo, non aveva esitato a decretare la sua irremovibilità sul fatto che dovessero liberare il campo (“Non intendo rischiare di rovinare il mio vestito da sposa a causa di queste creature. Jamais!”)
Così il trio dovette cedere alle doppie minacce di Molly Weasley e di Fleur, non senza qualche protesta (“Si lamentano solo loro, ma poi chi è che deve fare il lavoro sporco?” aveva mugugnato Ron, ma guardandosi bene dal farsi sentire dalla madre).
A Harry non dispiaceva. Solitamente non era una delle sue attività preferite, ma lo faceva sentire utile, dal momento in cui approfittava fin troppo dell’ospitalità della signora Weasley; inoltre, sperava di riuscire a passare in quel modo del tempo con Ginny senza imbarazzo e senza pretesa alcuna. Solo che, inspiegabilmente, Ginny non si presentò in giardino per dare una mano.
 
Mentre i tre procedevano alle grandi pulizie, Ginny era infatti rimasta in casa e, fattasi coraggio, si era avvicinata alla madre intenta a sparecchiare la tavola.
“Mamma, posso aiutarti in cucina? C’è qualcosa che posso fare, non so, lavare i piatti o…?”
Molly non le lasciò neanche il tempo di finire la frase:
“Ginevra Weasley, che cosa vuoi?”
Ginny fece una faccia offesa:
“Ma mamma, cosa ti viene in mente? Ti voglio solo aiutare!”
“Conosco i miei polli, signorina, così come conosco questi ridicoli trucchetti alla Fred e George, e ti assicuro che con me non funzionano più. Ti riformulo quindi la domanda: che cosa vuoi?”
Ginny pensò che la madre fosse più furba di quanto pensasse. Ma da quando era nata aveva capito che in casa Weasley, per farsi sentire, non ci si doveva arrendere al primo tentativo, così nascose subito il broncio che stava per spuntarle dietro un sorriso tirato e angelico.
 “Ma no mamma, anzi mi stavo proprio chiedendo quando saremmo andati a far visita a Fred e George, è così tanto che non li vediamo…”
“Hai ragione cara” rispose la signora Weasley, addolcita. “Ma sai, non è prudente andarsene in giro di questi tempi. Senza contare che senza tuo padre io non mi muovo, e ultimamente è sempre in ufficio…”
“Sì, ma sono i miei fratelli!” La interruppe Ginny. “E i tuoi figli…” aggiunse, piccata dall’occhiataccia ricevuta. “Insomma, non ti mancano?”
“Ma certo che mi mancano! Merlino sa quanto preferirei che stessimo sempre tutti sotto lo stesso tetto oggigiorno.” Istintivamente Molly lanciò uno sguardo rassegnato e preoccupato all’orologio del soggiorno, quello con le lancette rappresentative della posizione di ogni membro della famiglia Weasley, posizionate e fisse ormai da mesi sulla casella ‘pericolo mortale’.
“Comunque sono stati loro a scegliere di andare a vivere sopra il negozio per non dover uscire tutte le mattine… E per quanto non sia entusiasta all’idea, forse non hanno tutti i torti. Anche se…”
“Sì sì” disse Ginny impaziente, interrompendo il nuovo flusso di frustrazioni della madre. “Ma con la polvere volante, solo una volta… Arriveremmo dritti dritti dentro il negozio.”
“Tu non me la racconti giusta” disse la signora Weasley accigliata. “Tutta questa insistenza… Ma se ci tieni così tanto…”
“Certo che sì!” si rallegrò subito Ginny, che baciò la madre e la abbandonò ai lavori culinari, correndo verso la sua camera, dimentica sia della disinfestazione, che di aver offerto il suo aiuto a Molly soltanto pochi minuti prima.






 

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Capitolo 3
*** E stavolta tocca a lui... ***




Cap. 3
​E stavolta tocca a lui...

 

La sera arrivò molto in fretta ed Harry e Ron si gettarono stancamente sul letto, distrutti per la faticaccia del pomeriggio. Dopo ore di lavoro da soli (Hermione non era risultata molto utile: per lei era la prima disinfestazione ed era rimasta scioccata quando aveva visto gli amici scaraventare gnomi da giardino oltre le siepi. Probabilmente in quel momento stava ancora cercando di convincere la Signora Weasley a lasciarli in pace e, perché no, magari ad invitarli al ricevimento in qualità di angeli cupidi).
“Non mi farò mai più incastrare in questo modo!” protestò Ron, massaggiandosi le braccia doloranti. “Non sei più un bambino Ronald, vedi di renderti utile” continuò, facendo il verso alla signora Weasley. “Bella roba! Quando volevo far parte dell’Ordine, neanche due anni fa, mi trattava come un moccioso! Che poi sono anni che sgobbo per ripulire quel giardino… come se servisse a qualcosa! Insomma!” Ron si lasciò sfuggire un sospiro. “Insomma!” ripetè “Ti sembra giusto?”
Harry guardò l’amico, ma non potè trattenere un sorriso sentendo tutte le sue lamentele. Sapeva che in fondo Ron era felice di poter aiutare in casa, soprattutto ora che Voldemort era tornato e che sua madre aveva così tante preoccupazioni… inoltre sicuramente Ron si sentiva in colpa per la decisione che avevano preso dopo il funerale di Silente: non tornare ad Hogwarts e partire per andare a cercare gli Horcrux, gli ultimi frammenti dell’anima di Voldemort. Silente aveva lasciato a lui quella missione, ma né Ron né Hermione lo avrebbero mai lasciato partire da solo. Harry era molto grato per questo, ma capiva ancor di più i sentimenti dell’amico: anche lui si sentiva in colpa nei confronti dei signori Weasley.
Mentre il borbottio di Ron andava facendosi più indecifrabile, Harry si ritrovò nuovamente a concentrare i suoi pensieri su Ginny. Inevitabilmente, pensava a lei più di quanto non volesse. La sua assenza alla disinfestazione del pomeriggio non faceva che confermare il suo più temibile pensiero: non li aveva aiutati perché non voleva parlare con lui. Questa consapevolezza gli fece molto male: è vero, era stato lui a lasciarla, ma l’aveva fatto per proteggerla. Sperava che Ginny l’avesse capito (è per qualche stupida nobile ragione, vero?* gli aveva chiesto), per cui non si spiegava il suo comportamento. Forse, nel breve periodo di separazione, era giunta alla conclusione che Harry fosse solo un egoista, e che perciò non lo volesse più?
“A cosa pensi?” la voce di Ron lo fece tornare in sé.
“A niente, cioè…”
“A Ginny” concluse Ron per lui.
“Già…” ammise Harry, rassegnato. “Hai notato che non si è fatta vedere in giardino? Sicuramente è perché non vuole parlarmi.”
“Ma no!” rispose l’amico “Liberarsi degli gnomi è una cosa che non le è mai piaciuta! Si sarà sicuramente evitata la faticaccia!” disse con una smorfia.
In realtà, anche a Ron era passato per la mente lo stesso pensiero di Harry, ma aveva creduto che fosse troppo crudele dirlo. Per togliersi dall’imbarazzo, si alzò e prese un libro a casaccio tra quelli riposti (o mal posti) sulla scrivania. Era un libro che gli aveva regalato Hermione uno dei tanti Natali passati insieme. Rimase forse un secondo di troppo a guardarlo, perché si accorse che Harry lo fissava con un’espressione tra il divertito e il compassionevole. Lo avrebbe ammazzato.
“Oh, beh, prima o poi dovrò pur leggerlo” sbottò Ron. “Sono anni che me l’ha regalato, per cui non sarebbe carino se… Ma non è così strano!”
Harry represse una risata.
“Non ti ho detto nulla Ron! Non scaldarti!”
“Oh.” Ron rimase imbambolato, sentendosi uno scemo. A quel punto, Harry scoppiò a ridere.
“Al diavolo, Harry!”
“Ma dai Ron! Tutto questo è ridicolo. Devo farmi compatire da te per come mi tratta tua sorella, e inoltre devo anche passare per cieco? È una vita che vi conosco, tu ed Hermione, e si vede lontano un miglio che ormai sei cotto di lei. È diventato palese quando Krum l’ha invitata al Ballo del Ceppo, ma non ti ho mai detto niente, poi l’anno scorso sei andato in giro a pomiciare con Lavanda, pur non sopportandola, solo per darle fastidio. Sei mio amico e rispetto la tua privacy, ma…”
“Sì grazie.” Mugugnò Ron “Grazie per averla rispettata, davvero.”
“Non c’è di che” rispose Harry con semplicità.
Ron non rispose e fece per andarsene dalla stanza, ma arrivato sulla porta sembrò cambiare idea. Harry lo vide abbassare gli occhi e arrossire in zona orecchie. “. È così evidente?” chiese poi piano.
“Abbastanza” rise Harry. Poi però smise subito. Non voleva che Ron si chiudesse di nuovo a riccio... o che gli scagliasse contro una fattura!
“Va beh” disse Ron, imbambolato vicino alla porta. “Tanto non ha importanza, insomma…”
Ron guardò Harry imbarazzato, aspettando che dicesse qualcosa togliendolo da quella situazione, ma il suo amico non disse nulla, così si decise a tornare a sedersi sul letto, più rosso del solito.
“Ron…” cominciò Harry, “Guarda che osservo anche Hermione e, se ti può rincuorare, ho visto come ha reagito alla tua storia con Lavanda. A Hermione piaci.”
Ron guardò l’amico, a metà tra l’imbarazzato e lo speranzoso.
“Sul serio…?” disse incerto. “Forse, ripensandoci…”. Era molto confuso, poi però parve ridestarsi e scosse la testa sconsolato.
“Ti ringrazio Harry, ma lascia stare. È stata corteggiata da Krum! L’anno scorso è uscita con McLaggen. Perché dovrebbe voler stare con me? Non sono alla loro altezza.”
“Ron, vuoi finirla di sminuirti?” sbottò Harry, impaziente. “Sono anni che ti sminuisci, sarebbe anche ora di prendere un po’ di fiducia, no? Scusa se te lo dico, ma la storia del fratellino bistrattato non regge più dopo tutto quello che abbiamo passato da quando ci conosciamo.” Concluse con un sorriso.
“Ma non facciamo altro che litigare!” ribattè Ron. Era alquanto confuso, in parte anche perché Harry non era mai stato così franco con lui. Ma gli premeva troppo il discorso ‘Hermione’ per rischiare di lasciarlo cadere nel vuoto…
“Insomma, come te lo spieghi?” chiese Ron, il tono quasi provocante.
“Non fate altro che litigare per le stupidaggini, per le cose serie siete sempre dalla stessa parte… Anche più di me. E poi c’è un detto babbano che afferma che ‘L’amore non è bello se non è litigarello’”.
Ron non parve cogliere il tentativo di alleggerire la conversazione, così Harry continuò:
“Senti. L’anno scorso forse Hermione è stata un po’ più fredda del solito, ma è stato perché era terribilmente gelosa e ferita. Quando ti sei lasciato con Lavanda è tornata ad esserti amica.”
Ron continuava a non rispondere, immerso com’era nelle sue riflessioni… Lui stesso aveva procrastinato la storia con Lavanda per dare fastidio a Hermione, perché si era accorto che riusciva a ferirla, ed era quello che voleva dopo aver saputo della sua relazione con Krum…
Harry intanto continuava a parlare:
“Non ero così sicuro di volere che tu ed Hermione vi metteste insieme sai? Temevo che tra voi non andasse bene e che, una volta che vi foste lasciati, non avreste più voluto neanche rivolgervi la parola. Poi, però, mi sono innamorato di Ginny: i momenti passati con lei sono stati tra i più belli che io abbia mai avuto. Ora che sono passati non faccio che rimpiangerli e così credo che tu non debba rinunciare a cose simili solo per paura di un rifiuto o per vergogna. Buttati! Anche se non riuscirai a fare un bellissimo discorso o dichiarazione, vedrai che Hermione capirà.”
Detto ciò, Harry si alzò stiracchiandosi.
“Scendiamo? La cena sarà quasi pronta, non facciamo aspettare tua mamma.”
Ron annuì e si alzò. Non rispose al discorso di Harry, che d’altronde non si aspettava niente di più.





Cit.
*Harry Potter e il Principe Mezzosangue
 
 
 
 



 

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Capitolo 4
*** Ginny trova alleati ***



Cap. 4
​Ginny trova alleati




Il giorno dopo era prevista la gita a Diagon Alley. La signora Weasley aveva cercato di rimandare, perché il signor Weasley aveva annunciato che non avrebbe potuto accompagnarli, ma dovette cedere sia alle proteste di Ginny che alle rassicurazioni del marito che prevedeva di non riuscire a liberarsi tanto presto dal carico extra di lavoro al Ministero e che per questo non poteva garantire di riuscire ad andare con loro neanche in un’altra occasione.
Anche Bill e Fleur, comunque, avevano contribuito involontariamente a dare man forte a Ginny. La futura sposa, infatti, non ne poteva più di restarsene chiusa alla Tana tutto il giorno, così Bill aveva proposto alla madre di invitare anche lei alla ‘scampagnata’.  Molly Weasley, messa dunque alle strette da buona parte della sua famiglia, non poté far altro che cercare il lato positivo di tutta quella faccenda: rivedere Fred e George e cercare – per l’ennesima volta – di convincerli a chiudere il negozio di scherzi in attesa di tempi più felici.
 
Così, a turno, la signora Weasley, Harry, Ron, Hermione, Ginny e Fleur, presero la polvere volante e attraversarono il camino, diretti ai Tiri Vispi Weasley.
 
Apparirono tutti nel salotto dell’appartamento che i gemelli condividevano sopra al loro negozio. Fred li stava aspettando, così si susseguirono i saluti, gli abbracci e le battute (da parte di Fred) di rito, dopodiché scesero tutti di sotto.
 
La signora Weasley si diresse decisa verso George, impegnato al bancone, per salutarlo. Non poté fare a meno di notare, sorpresa e indecisa se esserne felice o no, che il negozio di scherzi non se la passava poi così male, per lo meno considerando la situazione generale per il commercio. Oramai a Diagon Alley non si formavano più i capannelli di maghi e streghe impegnati con gli acquisti e alcuni negozi, addirittura, erano chiusi. I Tiri Vispi Weasley, invece, continuavano a cavarsela. Certo, non erano più pieni come il loro primo anno di vita, ma gli studenti in procinto di tornare ad Hogwarts non rinunciavano a passarvi, senza contare che era sempre più in crescita il loro mercato per corrispondenza.
Molly sospirò: se sperava di convincere i suoi figli a chiudere, forse avrebbe fatto prima a rassegnarsi.
 
Harry, Ron e Hermione, osservavano gli scaffali dei prodotti persi in ragionamenti non dissimili da quelli della signora Weasley, sorpresi e rallegrati per gli affari dei gemelli. Inoltre, i tre erano molto incuriositi dai nuovi prodotti esposti, alla ricerca di qualcosa di potenzialmente utile per la loro, ormai imminente, partenza.
 
Ginny, invece, era stata rapita da Fleur. La ragazza avrebbe voluto avvicinare subito i suoi fratelli, ma la quasi-cognata non la mollava un attimo. Se in un primo momento, infatti, Fleur aveva smaniato per uscire dalla Tana, una volta giunta al negozio pareva non sentirsi più così attratta dalla vita ‘mondana’:
“Chissà perché una persona sana di mente dovrebbe comprare in un negoscio di scherzi, di questi tompi. Sono così contenta per Fred e George, volio dire, ma guarda qui Ginnì, questo non può essere utile…”
“Scusa Fleur” rispose Ginny, irritata “Credo che qualche risata faccia bene ogni tanto e a quanto pare non sono solo io a pensarla così.”
Fleur rise sommessamente:
“Hai ragione, Ginnì. Già il fatto che tutti i negozi siano chiusi e questo no, ha un che di divertonte.”
Ginny sospirò.
 
Per fortuna, Ginny fu poi salvata da sua madre.
Mentre la signora Weasley e Fleur discutevano dell’arredamento del negozio (“Troppo appariscionte, potrebbe essere pericoloso” disse Fleur. “Sono proprio d’accordo, cara” rispose la signora Weasley), Ginny si avvicinò a Fred e George, in quel momento alle prese con l’inscatolamento di alcuni ordini.
“Ehi Ginny, eccoti qua!” la salutò allegramente Fred. “Ormai tu e Flebo siete inseparabili, eh?”
“Sarò la sua damigella, devo sopportare” disse Ginny, scrollando le spalle.
“Non vedo l’ora che arrivi il matrimonio” disse George. “Abbiamo in mente di rallegrare l’atmosfera con dei nuovi fuochi d’artificio, inventati apposta apposta per l’occasione.”
“Non vedo l’ora!” sorrise Ginny. “Comunque scusatemi, volevo parlarvi di una cosa”.
“Ti occorre una nuova Puffola Pigmea? Sei fortunata, ne abbiamo una nuova scorta”.
“Vanno via che è un piacere” disse Fred, soddisfatto.
“No, grazie” rispose Ginny. “Arnold va benissimo. In realtà si tratta di affari di cuore.”
“Stai scherzando?” disse Fred.
“Non dirmi che già ti sei dimenticata di Harry!” continuò George.
“Non ti sembra di esagerare?” rincarò Fred.
“Ma non si tratta di me! Lasciatemi parlare!”
Ginny assunse un’espressione solenne:
“Ieri Hermione ha finalmente ammesso di essere innamorata di Ron”.
“Era ora!” dissero i gemelli in coro.
“E Ron?” chiese George.
“Lui non lo sa” disse Ginny.
“Ah…”
“E ovviamente Hermione non deve sapere che ve l’h0 detto”.
“Come se non lo sapessimo” ghignò Fred.
“Comunque” continuò Ginny, “Quello che conta è che noi sappiamo anche che pure il nostro caro fratellino è innamorato di Hermione.”
“Sicuro” disse George. “Innamorato perso. E allora? Noi cosa c’entriamo?”
Ginny sorrise maliziosa:
“Ho pensato di dargli una piccola spintarella affinché possano dichiararsi. Perciò ho bisogno del vostro aiuto.”
“Dicci tutto!”
 
“Ahio!” Hermione tossì, uscendo da una nuvola di fumo.
“Hermione, di nuovo!” rise Ron.
“Non c’è niente da ridere, Ron! È la seconda volta che vengo presa a pugni da un’invenzione di quei due!”
“Si potrebbe dire che dovresti starne alla larga” sorrise Harry.
Hermione sbuffò.
“Dai, andiamo a farci dare qualche rimedio per quel livido” disse Ron, trattenendo ancora le risate.
 
“Insomma, secondo me l’atmosfera melensa del matrimonio potrebbe aiutare, ma da sola non posso farcela, perché Hermione sospetterebbe. Si tratta soltanto di dare a entrambi una spintarella, e se mi aiutate voi…”
Ginny era riuscita, più velocemente possibile, a esporre il suo piano ai gemelli. Quelli si guardarono e…
“Pensi quello che penso io, Fred?”
“Credo proprio di sì, George.”
“Ci stiamo!” risposero i due gemelli all’unisono.

 
 
 

 

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Capitolo 5
*** Occhi indiscreti ***



​Cap. 5
​Occhi indiscreti



Quella sera, quando tornarono alla Tana, erano tutti stanchissimi.
Fred e George erano rientrati insieme a loro, accontentando la signora Weasley che li aveva tormentati per averli a cena. Anche Ginny era molto felice della loro presenza: dopo aver parlato con i suoi fratelli al negozio e aver ottenuto la loro collaborazione, bisognava stilare un vero e proprio piano di azione. In fondo Ginny voleva supervisionare la situazione attentamente, non fidandosi del tutto dello spirito di iniziativa dei gemelli.
 
Arthur Weasley rientrò accompagnato da suo figlio maggiore, Bill. Fleur si fiondò subito dal ragazzo per un bacio di bentornato, mentre il signor Weasley si accasciava stanco su una sedia del salotto.
“Di questo passo finirai per ammalarti, Arthur” lo ammonì affettuosamente la signora Weasley.
“Come è andata oggi, signor Weasley?” chiese Harry, sedendosi accanto a lui.
“Fortunatamente nulla di nuovo” rispose il signor Weasley tenendo gli occhi chiusi. “Ogni novità non è ben vista in questo periodo.”
“I folletti alla Gringott però sono sempre più insopportabili” Bill si inserì nella conversazione. “Ogni tanto ci tocca chiedere la loro collaborazione per effettuare riconoscimenti su reperti confiscati, ma sono sempre più restii a darci una mano.”
“Questo avviene perché alcuni di loro non hanno ancora deciso da che parte stare.” Il signor Weasley aprì gli occhi. La sua espressione era quella di un uomo molto stanco, ma vi si leggeva anche una certa fiducia. “Però non mi preoccuperei più di tanto. I folletti non sono stupidi, e non sceglieranno di stare dalla parte del male. Solo, non sanno bene quanto fidarsi di noi maghi, anche di quelli che si schierano contro Voi-Sapete-Chi.”
Ginny ascoltava la conversazione attentamente, per questo non si accorse subito che Ron ed Hermione non erano in salotto. Mentre faceva per alzarsi (la loro assenza avrebbe permesso un suo colloquio in privato con Fred e George, lontano da orecchie indiscrete), la signora Weasley la richiamò all’ordine:
“Ginny, cara, potresti aiutarmi ad apparecchiare?”
 
In realtà, Ron ed Hermione, contro le più rosee aspettative di Ginny, erano proprio insieme, seduti su una panchina del prato dietro la Tana.
Ron aveva notato l’assenza di Hermione in casa, così era andato a cercarla e, una volta trovata ed essendosi accorto di essere stato visto, non aveva pensato nulla di meglio (e di meno sospetto e compromettente) dal mettersi seduto accanto a lei.
Hermione aveva subito iniziato ad elencare al ragazzo la lista degli oggetti utili che credeva di portare con loro nel viaggio che avrebbero intrapreso insieme ad Harry di lì a pochi giorni.
“L’unica cosa che devo ancora capire è se può essere più conveniente allestire una sorta di rifugio, nel quale Materializzarci all’occorrenza, o portarci sempre tutto dietro. Questo però complicherebbe le cose, e presuppone un’ulteriore cernita…”
“Hermione” la interruppe Ron. “Non avevamo detto che ci avremmo pensato dopo il matrimonio? Non ha neanche senso stare qui a parlarne senza Harry.”
“Sai bene che Harry vorrebbe partire subito. Non avremo tempo di organizzarci dopo.”
“Allora lo faremo dopo cena, tutti e tre insieme, adesso non mi sembra proprio il momento migliore…”
La voce di Ron affievolì e si spense, e i due si ritrovarono seduti e in silenzio.
Negli ultimi tempi non riuscivano più a parlare di cose futili o spensierate, come quando erano ad Hogwarts: ogni conversazione virava sulla loro partenza e ognuno di loro aveva il suo modo per esorcizzare le ansie e preoccupazioni. Ad esempio, Hermione sembrava trovare ogni momento buono per occuparsi dell’aspetto organizzativo: non aveva idea di quale forma o in quale luogo fossero gli Horcrux rimasti, per cui alternava momenti di completo isolamento (passati a leggere tutto il leggibile immaginabile) a momenti di tampinamento dei suoi due migliori amici per poter loro esporre tutte le idee e i tragitti e gli incantesimi e tutto ciò che le passava per la mente.
Harry sopportava, ma Ron non aveva intenzione di pensare a ciò che stavano per fare per più del tempo necessario. Hermione poteva provare a capirlo, perché avere la propria famiglia intorno e sapere di stare per abbandonarla non doveva essere facile, ma anche lei in fondo aveva una famiglia che stava per lasciare e non riusciva a capacitarsi di come l’amico non provasse proprio il bisogno di programmare tutto nel minimo dettaglio, per evitare che qualcosa potesse andare storto…
‘Ma d’altronde’ si ritrovò a pensare Hermione, immersa com’era nelle sue riflessioni ‘Ron è sempre stato così. Quando mai ha programmato qualcosa? Siamo completamente diversi…’
I pensieri di Hermione, a questo punto, virarono senza preavviso sulla conversazione avuta con Ginny soltanto la mattina precedente.
Aveva sbagliato a lasciarsi andare così con l’amica. D’accordo, Ginny era la prima a confidarsi con lei su Harry ecc, ma la sua situazione, oltre che diversa, era al momento alquanto ‘drammatica’, dato che il trio stava per partire per una missione potenzialmente letale; dovevano restare tutti concentrati, e non era proprio il caso di far vagare la mente sulle questioni di cuore… Per lo meno, non più di quanto non facesse già.
“Non volevo dire che dovessi star zitta!”
La voce di Ron interruppe il flusso di pensieri di Hermione.
“Cosa?”
“Non voglio parlare di Horcrux ecc, ma non mi dispiace chiacchierare di cose più allegre” disse Ron con un’alzata di spalle.
“Hai ragione!” Hermione sorrise.
 
Nel frattempo, finito di apparecchiare, Ginny si dileguò in fretta e furia, lasciando sua madre in cucina.
“Ginny, hai visto Ron e Hermione?”
Harry le era andato incontro sulla porta della sala da pranzo.
“No… non sono con te?”
Harry scrollò le spalle:
“In realtà parlavo con tuo padre e non li ho visti, ma Ron non è in camera e…”
“No, Harry non ne ho idea ero impegnata con mamma” Ginny troncò il discorso. Non voleva sembrare scortese con Harry, ma non se la sentiva proprio di iniziare una conversazione imbarazzante con lui… Non con tutta la sua famiglia intorno, comunque, specie i gemelli che si sarebbero sicuramente messi ad origliare.
‘A proposito di origliare…’
“Harry, scusa, invece hai visto Fred e George?”
“Non erano in cucina con voi?”
La mente di Ginny si mise a lavorare velocemente. Se i gemelli erano venuti a cena alla Tana, ma non erano in cucina o in salotto con gli altri e a questo si aggiungeva la ‘scomparsa’ di Ron e di Hermione, questo poteva significare che i due avessero deciso di agire subito e di loro iniziativa. Si avviò decisa in giardino, dove sapeva a Hermione piaceva sedersi quando voleva stare un po’ tranquilla e dove, ne era sicura, avrebbe trovato ben tre dei suoi fratelli.
 
“Ci avrei scommesso!”
Ginny era furibonda, e assomigliava in modo impressionante, rossa com’era, alla signora Weasley.
Aveva trovato Fred e George esattamente dove aveva pensato: appostati dietro ad un cespuglio, a spiare la panchina sulla quale erano seduti Ron ed Hermione.
“Calmati Ginny!” disse Fred allarmato, facendole cenno di nascondersi con loro e di fare piano.
“Calmarmi?” Ginny si avvicinò al nascondiglio, ma non smise di inveire contro i gemelli.
“Sono senza parole! Vi faccio una confidenza neanche due ore fa e già avete deciso di rovinare tutto!”
“Ma che stai dicendo? Non stiamo facendo proprio niente!” rispose Fred, arrabbiato a sua volta.
“Parola mia! Stavamo soltanto innocentemente testando la veridicità delle tue affermazioni” disse solennemente George.
“Che cosa?!”
Fred dovette tappare la bocca alla sorella per evitare che alzasse troppo la voce:
“Ehi, nessuno ha detto che non ti crediamo!”
“Ma l’occasione era troppo ghiotta per non assistere” disse George.
“Esattamente” Fred liberò Ginny dalla presa, e lei lo guardò imbronciata.
“Dicevamo” disse Fred. “Dopo la tua scioccante rivelazione...”
“Scioccante” ripeté George con un sorriso.
“Sì, beh, all’ora di cena i due piccioncini se ne stanno romanticamente a chiacchierare su una panchina rischiando di fare tutto da soli e toglierci il divertimento?”
“Già, alquanto sleale, ci siamo detti.”
“Così come risarcimento per le nostre buone intenzioni come minimo ci godiamo la scena.”
Ginny rimase per un secondo a bocca aperta, poi si riscosse:
“Siete incorreggibili!” sorrise alla fine.
 
I tre non dovettero comunque restarsene nascosti troppo a lungo. Si era fatta ora di cena, e Ron ed Hermione interruppero la loro chiacchierata al richiamo della signora Weasley che, dalla cucina, avvisava tutti che era pronto in tavola.
Ginny, Fred e George aspettarono che i due fossero alla porta della Tana per uscire dal loro nascondiglio, fare il giro della casa ed entrare dalla porta di servizio. La scena cui avevano assistito non era stata in realtà molto rivelatoria, ma Ginny era soddisfatta lo stesso: i gemelli non potevano essersene accorti, ma lei conosceva Hermione e le sembrava che, dopotutto, la loro chiacchierata confidenziale non fosse stata del tutto dimenticata.






 

 

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Capitolo 6
*** Idee pericolose ***


Cap. 6
Idee pericolose


Nei giorni seguenti, i preparativi per il matrimonio videro impegnati tutti gli abitanti della Tana come non mai. Harry non ricordava di aver mai visto tanto trambusto tutto insieme: la signora Weasley sembrava non esaurire mai forza ed energie, e nessuno aveva intenzione di contraddirla nel ruolo da lei autoaffidatasi di organizzatrice-capo. Non che non ci avessero provato: Fred e George, con le loro battute, avevano cercato di alleggerire l’atmosfera, ma al minimo sentore dell’aria che tirava, batterono in ritirata e fecero ritorno alla loro base, dichiarando che non volevano creare ulteriori disturbi alla famiglia con la loro quotidiana presenza; Arthur e Bill avevano il lavoro ad occupare gran parte della loro giornata; Harry ed Hermione, in qualità di ospiti, diedero una mano abbastanza volentieri, ma Ron e Ginny dovettero subire le strigliate più energiche non solo dalla padrona di casa, ma anche dalla sua futura nuora, che non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire il minimo dettaglio su ogni preparativo.

Due sere prima della fatidica data, si ritrovarono di nuovo tutti a cena alla Tana. Finito di mangiare, Fred e George decisero di fare un annuncio alla famiglia:
“Alt! Abbiamo una sorpresa per voi!” iniziò Fred, alzandosi in piedi.
Ginny ebbe un sussulto. La signora Weasley li aveva così spremuti nei giorni precedenti, che non aveva più avuto modo di parlare con i gemelli in merito alla questione ‘Ron-Hermione’, ma aveva quasi cominciato a sperare che i due se ne fossero dimenticati, non più certa di aver avuto ragione ad averli coinvolti nel suo piano. Ma erano speranze vane…
“Siccome Bill e Fleur dopodomani si sposeranno…” stava dicendo George in quel momento.
“… Facendo arricchire la famiglia Weasley di un elemento alquanto interessante…” fece Fred, ammiccando in direzione di Fleur.
Bill gli lanciò un’occhiataccia.
“Stavo dicendo” riprese George, dando una gomitata al fratello “Siccome dopodomani si sposeranno, non resta molto tempo per organizzare i relativi addii al celibato e nubilato.”
La signora Weasley fece per aprire bocca, ma Ginny la precedette:
“Bill aveva detto di non volere nulla…” cominciò, ma i gemelli la interruppero.
“Certo, Bill non può rischiare di venire lasciato all’altare” annuì George.
“E poi Voi-Sapete-Chi, i pericoli di uscire di casa, bla bla”.
“È per questo che io e Fred abbiamo deciso di intervenire e di assumerci l’onere e l’onore dell’organizzazione”.
“… E le conseguenti responsabilità!” concluse Fred.
Ci fu un attimo di silenzio in cui i presenti si guardarono con un misto di curiosità e preoccupazione.
“Lasciate fare a noi” continuò Fred. “Ovviamente anche le dame presenti ci scuseranno se per ovvi motivi non ci occuperemo anche della loro festa.”
Fleur assunse un cipiglio confuso, Hermione e Ginny guardarono la signora Weasley.
“Beh, comunque abbiamo pensato a tutto!” continuò Fred entusiasta.
“Domani a quest’ora, fatevi più belli che potete!” conclusero in coro.

Hermione e Ginny si chiusero in camera a confabulare. L’idea della festa non le entusiasmava. Hermione si era ben guardata dall’esprimere ulteriori commenti che potessero peggiorare la sua immagine di ragazza in crisi d’amore, ma Ginny era nervosa e irritabile. Anche lei aveva pensato a qualcosa del genere per creare l’atmosfera giusta tra suo fratello e la sua amica. Aveva provato a spiegarsi ai gemelli, ma non aveva previsto che i due potessero agire senza di lei, per di più travisando le sue intenzioni. Ginny conosceva Ron e sapeva che il suo carattere geloso, che spesso aveva fatto uscire il peggior lato del suo carattere, sarebbe potuto tornare utile in una serata organizzata a regola d’arte, perfettamente controllata, e con un’atmosfera adeguata. Ma aveva previsto di essere lei ad organizzare tutto. Invece i gemelli l’avevano scavalcata e questo la preoccupava non poco… Aveva sentito parlare di quello che intendevano i babbani con le “feste pre-matrimoniali”, per non parlare di quello che si diceva tra i maghi. 

La mattina dopo Hermione si svegliò parecchio scombussolata. Le preoccupazioni di quel periodo si facevano sentire e i preparativi per l’imminente matrimonio riuscivano a distrarla solo fino ad un certo punto. Quei giorni aveva osservato parecchio i suoi amici, ma non era più riuscita ad affrontare con loro il discorso della partenza. Aveva iniziato a mettere da parte le cose necessarie e a pianificare la partenza che, si rese conto con un tuffo al cuore, era ormai imminente. Harry era stato chiaro: partire il più presto possibile e se non fosse stato per le nozze di Bill, per l’affetto che nutriva per tutti i Weasley, probabilmente sarebbero stati già in viaggio.
Ad aggiungersi alle sue preoccupazioni c’era da superare quella serata. Come diamine era venuto in mente ai gemelli di organizzare in fretta e furia delle feste per gli sposi? Le nozze erano il giorno dopo, quindi non pensava che avrebbero potuto fare chissà che… Ma Hermione aveva ormai imparato che da quei due poteva aspettarsi di tutto.

Nel frattempo anche Harry e Ron erano svegli, ma non per volontà loro.
I gemelli li avevano svegliati all’alba per organizzare quella che avrebbe dovuto essere la loro ‘serata tra uomini’ come l’avevano chiamata.
Ron borbottava imbronciato mentre si vestiva, maledicendo le nozze del fratello, i gemelli e anche Leotordo che, ignaro del malumore del suo proprietario, non la smetteva di tubare eccitato reclamando la sua colazione.
Harry, che nel frattempo si era già vestito, chiese:
“Anche tra i maghi quindi esistono feste come gli addii al celibato?”
“M-mm” rispose Ron “Non sono molto popolari, ma qualcuno si ostina ad organizzarne. Non capisco però perché Fred e George abbiano deciso di farlo dato che non mi pareva ne avessero mai parlato.”
“Beh” disse Harry, un po’ imbarazzato “Non so, in realtà non sono così sorpreso. Ma credi che sia una buona idea? Sai, conoscendo Fleur non sono sicuro che…”
“Infatti!” lo interruppe Ron “Fleur non si presterà mai.”
Harry lo guardò confuso.
“Fleur dovrebbe prestarsi? A cosa?”
“Pensavo lo avessi capito” Ron lo guardò cupo “Quella scemenza dell’addio al celibato o quello che è. Lo zio Bilius era solito organizzarne per ogni membro della famiglia, quando si sposava, ma per fortuna nessuno di noi è mai andato. Beh, Charlie sì una volta, ma ha raccontato che è stato terribile…”
Certo che qualcosa doveva sfuggirli, Harry chiese, perplesso: “Stiamo parlando della stessa cosa? Voi non festeggiate come fanno i babbani?”
“Assolutamente no” disse una voce sulla soglia della camera.
Bill era stagliato sulla porta, con un’espressione di sconcerto sul viso.
“Ho letto l’idea dei festeggiamenti babbani. Tra esagerazioni e non, perlomeno si tratta di feste nel vero senso del termine. Ma per i maghi non è così. La tradizione vuole che i futuri sposi bevano un filtro d’amore. Credo che sia stata concepita con l’idea che il vero amore dovrebbe tenere a bada gli effetti del filtro, in questo modo gli sposi saprebbero se sposarsi è davvero una buona idea.”
Harry era allibito. Cosa poteva esserci di divertente nel dover star dietro tutta una sera ad una persona sotto l’effetto di un filtro d’amore? Ricordava fin troppo bene quando Ron ne era stato vittima l’ultimo anno e non ci teneva a ripetere l’esperienza…
“Ma scusate…” Harry provò a riportare la conversazione su un piano logico. “Un filtro d’amore non è una prova attendibile. Insomma, non è che si possa far molto per evitarne i sintomi, no?”
Bill scosse la testa.
“Assolutamente, infatti è un vecchia tradizione per lo più estinta”
“E perché mai Fred e George dovrebbero voler fare una cosa del genere?” chiese allora Harry.
“Testare un nuovo prototipo di filtro?” provò Ron.
“Non lo faranno di certo su di me” affermò Bill, deciso. “Tra l’altro sarò l’unico a rendermi ridicolo, perché le ragazze non si prestano mai a queste scemenze. Figuratevi se Ginny o Hermione approverebbero. E Fleur veramente potrebbe decidere di non sposarmi.”
Harry e Ron scossero entrambi la testa. Era assolutamente fuori discussione.





Ciao a tutti!
Ci tenevo a dire due parole per chi ha deciso di iniziare a leggere questa storia o per chi ci torna dopo questi anni.
Questa FanFiction è nata molti anni fa, non era ancora uscito il settimo libro di HP e avevo letto il sesto. Da gran romantica quale ero, non potei fare a meno di scrivere qualcosa su Ron ed Hermione. Dopo molto tempo, nell'estate 2018, finalmente decisi di pubblicarla, ma poi, forse i troppi anni passati, forse il fatto che ormai avevo letto il settimo, quindi i fatti narrati qui non ne tenevano conto, man mano che andavo avanti a scrivere non mi ritrovavo più con questa storia, non ne ero più soddisfatta. Così sono sparita. Ma ho continuato a pensare a questa storia, rimasta così in sospeso... Quindi, eccomi qui,  l'ho trascritta tutta al computer (assicurandomi di finirla) e ho deciso di continuare la pubblicazione. Questo è il sesto capitolo, ce ne saranno in tutto dieci.
Grazie a tutti se passerete di qui e un grazie particolare alla mia amica Vavi_14, che mi ha sostenuta, spronata ed incoraggiata ad andare avanti.
Fabyvaniglia

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Capitolo 7
*** La festa ***


Cap. 7
La festa

 
La giornata passò comunque in modo relativamente tranquillo, almeno per quanto poteva esserlo la vigilia di un matrimonio, riflettè Ginny verso l’ora di pranzo. In effetti Molly aveva dato in escandescenze solo due volte prima di mezzogiorno, Fleur non si era vista (“Porta malchance, prima del matrimonio!”), Harry, Ron e Hermione erano stati schiavizzati come sempre, Fred e George erano calmi e silenziosi in camera loro…
Erano calmi e silenziosi in camera loro??
Poco mancò che Ginny si affettasse un dito mentre pelava le patate per la cena di quella sera.
 
Siccome nessuno aveva più parlato della serata organizzata per gli sposi e Fleur aveva deciso di rispettare qualche sua tradizione per la quale non avrebbe visto il futuro marito fino a che non fossero stati sull’altare, gli abitanti della Tana cominciarono a pensare che dopotutto quella sera non ci sarebbe stata nessuna festa.
Arthur era rientrato da poco dal lavoro, avevano cenato tranquillamente tutti insieme e i gemelli, dopo aver passato il pomeriggio nella loro vecchia camera, erano tornati al loro appartamento a Diagon Alley.
Ginny provò ad indagare con Ron dell’iniziativa dei due fratelli, ma lui non ne sapeva molto di più; Fred e George gli avevano chiesto, insieme ad Harry, di aiutare nelle pulizie, vestirsi in modo decente per quella sera, e liberare il giardino dagli gnomi per quella che era stata “Almeno la quarta volta in due giorni” aveva lamentato Ron quel pomeriggio, mentre ne lanciava via due insieme.
Erano proprio lì lì per andare a letto, quando i due scavezzacollo riapparvero sulla soglia, facendo sussultare tutti quanti.
“Alt! Dove credete di andare?”
“Vi avevamo detto che questa sera ci sarebbe stata una festa!”
“Non siete ancora vestiti?”
Ginny imprecò sotto voce. Harry e Ron si scambiarono degli sguardi preoccupati e la signora Weasley fece per aprire bocca, ma di nuovo non ebbe modo di dire la sua perché dal giardino si levarono dei rumori.
“Ragazzi, che cosa avete combinato?” chiese il signor Weasley, preoccupato.
“Ci siamo permessi di invitare alcuni amici”.
Sulla soglia fecero capolino Lupin e Tonks che salutarono con la mano sorridendo imbarazzati.
 
La famiglia Weasley, Harry ed Hermione, dopo essersi scambiati occhiate preoccupate, si diressero in giardino.
Grazie ad un ingegnoso incantesimo, Fred e George avevano fatto apparire un palco che brillava di vari colori. Su di esso c’erano diversi strumenti musicali, e accanto agli strumenti…
“Che… che cosa sono quelli?” la signora Weasley osservava preoccupata.
Ogni strumento era affiancato da un brutto manichino, che però si muoveva come una persona.
“Beh, abbiamo dovuto risparmiare sui musicisti, dato che non ci sembrava il caso di far superare a qualcuno le nostre difese per entrare in casa” disse Fred con un sorriso.
Ginny quasi rise per il sollievo. Un concerto, era quanto di più innocuo potesse aspettarsi dai fratelli. Certa che però non potesse essere tutto qui, si avvicinò e domandò sottovoce:
“Devo preoccuparmi? La vostra serata tra uomini?”
I gemelli sventolarono allegramente le mani.
“Tranquilla, sorellina. Dopo la scena in giardino abbiamo deciso che al piano serve solo la giusta dose di sdolcinatezza. Ma la tentazione di farvi morire di preoccupazione era troppo forte” sorrise George.
Fred, nel frattempo, era salito sul palco e con un gesto della bacchetta aveva dato il via ai manichini, che iniziarono a suonare. Prese il microfono e attaccò a cantare a squarciagola una canzone melensa di Celestina Warbeck.
 
La serata passò così, allegramente. Tra canti e balli, per qualche ora dimenticarono i problemi e anche l’imminente matrimonio che, per quanto fonte di gioia, avrebbe messo a dura prova tutta la famiglia a causa delle misure restrittive da adottare.
Ron ed Hermione a loro insaputa, anche se la strega iniziava ad avere i suoi dubbi su alcune casualità, erano stati vittima di qualche momento alquanto imbarazzante, come quando si ritrovarono con dei microfoni in mano a cantare una canzone smielata (nessuno dei due era particolarmente intonato però, il che fece sì che al romanticismo prevalesse l’imbarazzo); o quando Fred alluse al fatto che se Ron non si decideva a ballare con Hermione lo avrebbe fatto lui “Non so quanto ti convenga fratellino, è difficile resistere al mio fascino”; o quando, finalmente abbracciati sulla pista, sentirono dei fischi di apprezzamento provenire dai gemelli e, da non crederci, anche dai manichini.
 
Dopo un po’, Ron si accorse che Hermione era sparita. Ultimamente si isolava spesso, per cui decise di andarla a cercare. La trovò in casa, in cucina, con un’espressione pensierosa in viso. Ron indugiò sulla soglia, poi si avvicinò.
“Tutto bene?” le chiese timidamente.
Hermione si voltò imbarazzata e Ron notò che aveva gli occhi lucidi.
“Sì, certo. È stata una bella serata. Vuoi una cioccolata?”
Ron annuì e si sedette accanto a lei. Nonostante gli anni di amicizia, c’erano quei momenti di imbarazzo che non riusciva a evitare. Forse perché ormai aveva ammesso a sé stesso i sentimenti che provava per Hermione, o forse perché, nonostante le sue insicurezze, c’erano dei momenti in cui davvero sentiva di voler credere a Harry, quando gli diceva che dopotutto anche Hermione forse provava le stesse cose per lui. Eppure era più semplice fare come se nulla fosse, vivere in quel precario equilibrio su cui avevano costruito la loro amicizia, come due satelliti intorno ad Harry, solo intorno a lui, senza il quale forse non sarebbero mai stati lì.
“Fred e George sono stati bravi, non trovi? È stato un pensiero carino quello della festa, pensavo organizzassero qualcosa di pericoloso!” disse Hermione ad un certo punto.
“Già!” fece Ron “Pensavamo volessero sperimentare un nuovo filtro d’amore!”
Risero insieme e continuarono a chiacchierare, finché anche gli altri entrarono in casa annunciando l’ora di andare a dormire.

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Capitolo 8
*** Le stesse paure ***


Cap. 8
Le stesse paure

La mattina del matrimonio arrivò, come era prevedibile, troppo presto.
Quando Harry si svegliò, si stupì di trovare Ron già in piedi, vestito a metà e intento a dar da mangiare a Leo.
“Brrlgiorno” balbettò ancora assonnato.
“Speriamo che lo sia” disse Ron voltandosi e riponendo i biscottini gufici nel cassetto della scrivania.
“Com’è andata ieri sera con Hermione?” buttò lì Harry, alzandosi e iniziando a cercare i suoi vestiti. Ron lo guardò male: non credeva gli piacesse poi molto questo Harry incline alle confidenze.
“Abbiamo parlato del più e del meno” rispose quindi con uno sguardo che invitava a cambiare discorso.
 
Ma discorsi analoghi si svolgevano nella camera di Ginny. Lei ed Hermione si erano alzate di buon’ora per avere il tempo di prepararsi. Ginny, in qualità di damigella, avrebbe avuto un vestito uguale a quello della sorellina di Fleur e si guardava allo specchio con occhio critico, cercando di sistemare i capelli. Hermione, intanto, era intenta a fare delicati movimenti con la bacchetta mentre sistemava la lozione allisciante sui suoi ricci. Ginny borbottava sottovoce:
“… Dopotutto è inutile che mi sistemi più di tanto. Harry non ballerà con me, il matrimonio sarà un fiasco e dovrò starmene tutto il tempo da sola dato che tu e Ron sicuramente vi dichiarerete amore sempiterno grazie all’atmosfera romantica, e finirete a pomiciare dietro qualche albero…”
“Ginny!!” protestò Hermione, sconvolta, imbarazzata e anche mezza infuriata dato che la sua bacchetta aveva avuto un sussulto e si era ritrovata con un groviglio di nodi in testa.
Ginny fece un sorrisetto sarcastico: “Forse dopotutto non gli piacerai con quell’acconciatura”.
“Ah-ah” rise sarcastica Hermione, mentre cercava di sistemare il disastro dei suoi capelli. “Dopotutto, Ginny, ho sempre saputo di poter contare sulla tua sensibilità e discrezione”.
“Ma quale discrezione!” Ginny non si lasciò intimorire. Aveva lasciato Hermione tranquilla dopo la sua confessione, per non farla pentire di essersi confidata, ma non aveva intenzione di continuare a guardare lei e suo fratello che facevano gli idioti, soprattutto quando lei avrebbe dato non si sa cosa per poter stare ancora con Harry.
“Lo vuoi capire che anche Ron è innamorato di te?”
 
“Lo vuoi capire che anche Hermione è innamorata di te?”
Poco ci mancò che Ron si strozzasse con la cravatta. Harry continuava a buttare frasi a casaccio su lui ed Hermione, quando meno se lo aspettava. Forse se lo avesse ucciso, con tutti i guai che procurava alla sua famiglia, nessuno lo avrebbe biasimato più di tanto.
 
Forse non avrebbe ucciso Ginny, che era la sua migliore amica, ma un bell’incantesimo Petrificus poteva essere un buon compromesso. E poi chissà, magari così anche lei avrebbe superato meglio la delusione di Harry, impegnata com’era a cercare di liberarsi dall’incantesimo.
“Quello che non capisco” continuava imperterrita la più giovane di casa Weasley “E’ cosa vi trattenga. Considerando che siamo nel pieno di una guerra e che è palese quello che provate”.
“Certo” disse Hermione, irritata “Talmente palese che fino a pochi mesi fa Ron stava sempre appiccicato ad un’altra.”
“Perché mio fratello è un idiota e ha la gelosia a scoppio ritardato!”
 
“Hermione ha baciato Krum!” mugugnò Ron.
Harry sorrise in un’espressione che era un misto di divertimento ed esasperazione.
“Pensavo l’avessi superata” disse all’amico.
“Beh, sì, è successo tempo fa. Ma questo non toglie che non si è fatta tutti questi problemi con lui, il che potrebbe far pensare che forse non sia così convinta ora di quello che pensi tu…” cominciò a mugugnare Ron, abbassando sempre di più la voce fino a ridurla ad un suono incomprensibile.
Nel frattempo era riuscito, non senza qualche difficoltà, ad annodarsi la cravatta, anche se l’istinto omicida di attorcigliarla attorno al collo del Prescelto non era ancora sparito del tutto.
“Vorrei ricordarti che Hermione potrebbe muoverti le stesse accuse” si limitò a rispondere Harry, ultimando il nodo alla sua cravatta, guardandosi allo specchio e accorgendosi di avere i calzini spaiati.
 
Sia Ron che Hermione, nelle rispettive stanze, non risposero. Non trovarono proprio nulla da dire.

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Capitolo 9
*** L'ultimo giorno di pace ***


Cap. 9
L'ultimo giorno di pace

 
Il giardino della Tana non era mai stato così pulito, il sole illuminava il cortile e le sedie disposte in lunghe file di fronte all’altare dove Bill e Fleur si sarebbero sposati.  Una fontana lucente zampillava sulla destra, creando strane e bellissime forme che una qualunque fontana non magica non avrebbe mai potuto imitare. Di gnomi non c’era traccia, tutta quella pulizia aveva fatto desistere anche i più ostinati a tornare nel giardino.
In cucina, Molly Weasley dava gli ultimi ritocchi alla torta nuziale, con Ginny ed Hermione ad aiutarla.
Quando Harry e Ron scesero, le due ragazze sorrisero e andarono loro incontro.
“Approfitto degli ultimi istanti di libertà” disse Ginny. “Tra poco arriverà Gabrielle e mi eclisserò con lei”.
“Sei bellissima” le sussurrò Harry, cercando di non farsi sentire da Ron.
Ginny sorrise compiaciuta.
La cerimonia ebbe inizio.
Era una giornata splendida, la Tana si era riempita di amici e parenti, tra i più fidati, e la gioia e l’allegria erano contagiose. Sembrava che nessuno ricordasse che fuori di lì, appena oltre i tanti incantesimi protettivi lanciati intorno alla casa, incombeva cupa e minacciosa l’ombra di una guerra, una guerra nella quale la maggior parte degli invitati era schierata in prima linea.
La signora Weasley riuscì a trattenere le lacrime fino a metà cerimonia, ma poi si lasciò andare a quella commozione che era solita provare nei confronti dei traguardi dei suoi figli.
Bill e Fleur erano raggianti di felicità, riuscivano a stento ad accorgersi della folla intorno a loro, persi com’erano nello sguardo l’uno dell’altra.
Anche Ginny trattenne a stento una lacrima, alla vista del suo fratellone che si sposava.
 
La cerimonia finì e tutti gli invitati si spostarono verso i tavoli per il rinfresco.
La signora Weasley aveva dato il meglio di sé, anche se aveva deciso di cedere alle insistenze della nuora e aveva diviso la gioia e l’onere della cucina con un catering francese.
Al momento delle danze, Ginny fu invitata a ballare da un cugino di Fleur e andò sulla pista seguita dallo sguardo attento di Harry.
Fred, lanciando uno sguardo di sfida a Ron, invitò Hermione a ballare e quando si allontanò il suo posto fu occupato da Luna Lovegood.
“Ciao” disse con quella sua solita aria sognante “Non sembrate molto felici”.
“Ciao Luna” le disse Harry, costringendosi a guardare la sua interlocutrice, mentre Ginny veniva invitata da qualche altro bamboccio francese.
Ron sembrava in preda ad un conflitto interiore. Le parole di Harry di quella mattina gli ronzavano ancora nelle orecchie, così fece una cosa che lasciò sorpreso lui per primo:
“Vuoi ballare, Luna?”
Luna accettò, appena sorpresa, e i due ragazzi si diressero verso la pista, sotto lo sguardo sconcertato di Harry, che osservandoli, intercettò lo sguardo di una ragazzina molto graziosa con capelli argentei identici a quelli di Fleur. Gabrielle lo stava osservando da lontano ed Harry non trovò di meglio da fare che buttarsi anche lui nelle danze.
 
Avvicinandosi a Fred ed Hermione che ballavano, Ron lanciò un’occhiata al fratello. Fred se ne accorse, gli fece l’occhiolino, e con un’abile manovra danzante, scambiò le loro dame. Hermione, a metà tra il compiaciuto e il sorpreso, si ritrovò tra le braccia di Ron.
“Non sono riuscito ad invitarti neanche stavolta” disse lui, arrossendo leggermente.
Hermione, scosse la testa, sorridendo.
“A me sembra che ora stiamo ballando” osservò.
“Sono arrivato di nuovo secondo” disse lui, osservandola dall’alto “Ma sono arrivato”.
 
La festa durò ore: gli invitati ballavano, qualche vecchio parente sproloquiava incentivato dal troppo bere e la giornata passò così, con il sole che calava dietro le colline e le prime stelle che spuntavano nel crepuscolo.
I primi invitati cominciarono ad andare via e Bill e Fleur salutarono tutti e si smaterializzarono, appena fuori i confini della Tana, per raggiungere la loro nuova casa.
A tarda sera, Hermione si ritrovò sola nella camera di Ginny a rivivere la festa nella sua mente. Era stato così piacevole dimenticare i propri problemi per qualche ora. E anche se sapeva che quello era stato l’ultimo giorno sicuro, l’ultimo di pace per loro tre, un lieve sorriso le salì alle labbra mentre si rigirava una piccola margherita tra le mani.
 
 
“Ron, devo sedermi” disse Hermione al quinto ballo consecutivo.
Scherzando come sempre, i due si diressero al tavolo ormai vuoto dal quale si erano alzati.
“Scusa, Hermione” disse Ron “Credo di averti pestato i piedi un po’ troppe volte”.
“Anche una sola sarebbe bastata. Mi hai schiacciata con i tuoi piedoni!” rise Hermione.
“Beh, forse eri tu che mettevi i tuoi sotto i miei” rimbeccò Ron.
Hermione lo guardò, esasperata.
Ron però stava guardando alle sue spalle, e si alzò così improvvisamente che Hermione temette avesse visto un Mangiamorte.
“Dove stai andand…” non fece in tempo a terminare la frase che Ron si era allontanato, aveva scavalcato la staccionata, si era chinato ed era tornato indietro, con una margherita di campo tra le mani.
“Chiedo umilmente perdono per averla ferita durante le danze, signorina Granger” le disse in un tono serio che a lei ricordò terribilmente Percy.
“Oh, beh, scuse accettate” rise lei, prendendo il fiore.
 
Quando Ginny salì in camera, trovò la sua amica già addormentata, con la margherita sul cuscino.

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Capitolo 10
*** E l'ultima notte ***


Cap. 10
E l'ultima notte

 
Quella fu una strana notte per la famiglia Weasley.
Gli abitanti della Tana, reduci da una lunga giornata, erano ognuno nella propria stanza, ma il silenzio che circondava la casa non si rifletteva nelle loro menti che invece erano piene di pensieri e riflessioni.
Fu una strana notte per Molly ed Arthur, che avevano visto il primo dei loro figli sposarsi; non parlarono, ma ognuno di loro ripensava all’infanzia dei loro bambini, ai traguardi da loro raggiunti e provava soddisfazione, unita ad un velo di malinconia, per quello che erano diventati.
Fu una strana notte per Charlie che, giunto all’ultimo minuto dalla Romania per fare una sorpresa al fratello, si era ritrovato nella vecchia camera che da piccolo aveva condiviso con lui e pensava a come le loro vite erano andate in modo diverso, a come il suo fratellone, il suo esempio da sempre, per una volta avesse intrapreso un percorso che probabilmente lui non avrebbe mai seguito.
Fu una strana notte per Ginny, che si sentiva inquieta: da troppo tempo attendeva con timore la fine di quella giornata; sapeva che Harry e anche Ron e Hermione avevano in mente qualcosa e si agitava in uno stato di dormiveglia, non sapendo dare un nome a quella sensazione che le opprimeva il cuore. Fu una strana notte anche per Hermione, che nel letto accanto al suo fingeva di dormire per non spaventarla; sul cuscino teneva la margherita che le aveva regalato Ron e guardandola si faceva forza, al pensiero di ciò che poteva attenderli.
Fu una strana notte, infine, anche per Harry e Ron; Harry, che ormai si sentiva parte di quella famiglia, ma che portava nel cuore il peso del dolore che stava per infliggerle con la sua partenza. Mancavano poche ore, ormai non c’era più nulla a trattenerlo e a farlo rimandare ancora. Era certo che non avrebbe dormito, così come era certo che non lo avrebbe fatto neanche Ron, tanto che non era stupito che il letto accanto al suo fosse vuoto.
 
Ron, che in casa si sentiva soffocare, era in giardino; si era cambiato per indossare vesti più comode e osservava il paesaggio circostante, quello della sua infanzia, con pensieri ed emozioni contrastanti.
Sicuramente la preoccupazione predominava, stava per lasciare la sua famiglia, non sarebbe tornato a scuola, il compito che attendeva Harry, ed ora anche lui ed Hermione, sembrava impossibile. Pensava a quell’incontro sul treno, con quello che era da anni il suo migliore amico, una specie di fratello adottivo, come se già non ne avesse abbastanza, e a come tutto aveva preso una piega inaspettata dopo quel momento.
Quella che sembrava una vita piena di cose ovvie e prevedibili, si era trasformata non soltanto in una grande avventura, come sembrava nei primi tempi, ma in una guerra, una guerra che non era stata vinta anni prima, quando Harry era sopravvissuto all’Anatema Che Uccide, ma che nessuno poteva avere la certezza di vincere neanche adesso.
La sua famiglia era coinvolta, i suoi amici erano coinvolti, lui era coinvolto.
La giornata appena trascorsa era già molto lontana, ricordava lo stress dei preparativi, quell’assaggio di quotidianità che lo aveva accompagnato nei suoi diciassette anni di vita, e ricordava come la sua più grande preoccupazione era stata, dopotutto, come riuscire a fare bella figura con Hermione, una preoccupazione normale per un adolescente. Ma quei tempi erano già finiti e, per la prima volta, si chiedeva se davvero facessero bene a partire senza chiarirsi, senza parlare di quell’amicizia che, non da poco tempo, stava diventando un sentimento diverso, al quale faticava a dare un nome senza provare quasi… paura.
Sì, lui aveva sempre avuto paura. Ma neanche questa consapevolezza poteva bastare, ora, per fargli fare un primo passo. Forse era un codardo, lo avrebbe dovuto sapere.
 
Hermione uscì dalla stanza di Ginny il più silenziosamente possibile, rimanendo appena sorpresa di trovare Ron già fuori, in giardino.
Rimase un attimo a guardarlo dalla soglia. Lei aveva già fatto i conti con quella sensazione di lasciare la propria famiglia dietro di sé, senza sapere quando, se, l’avrebbe rivista. Voleva lasciare a Ron il tempo di assaporare quella notte. Infilando la mano nella tasca dei jeans, sfiorò la margherita che lui le aveva regalato.
Era forse un gesto per esprimere ciò che a parole non si erano mai detti, ma che lei ormai sospettava, non senza gioia, ma anche con trepidazione e timore?
 
Dopo quella che sembrò un’ora, ma forse era solo qualche minuto, Ron si voltò e la vide sulla soglia.
“Hermione, che fai lì? Vieni” le disse, facendole cenno di avvicinarsi. Lei lo affiancò e, appoggiandosi alla staccionata, gli rivolse uno sguardo indagatore.
“Come ti senti?”
“Strano” rispose lui “Preoccupato. In colpa. Forse anche euforico. Accidenti, è una domanda difficile”
Hermione sorrise.
“Solo perché tu di solito possiedi la varietà di emozioni di un cucchiaino!”
Scoppiarono a ridere, pur silenziosamente, e questo parve alleggerire la tensione palpabile che c’era tra di loro.
“Harry è sveglio?” domandò poi Hermione.
“Credo di sì. Volevo restare un po’ qua, poi sarei salito a chiamarvi”.
Rimasero così, in silenzio, vicini ad osservare i campi circostanti. Poi Ron rise.
“E ora che hai?” disse Hermione, sorpresa.
“Ripensavo alla faccia che hai fatto quando hai visto come lanciavamo gli gnomi!”
Hermione rimase sconcertata.
“È … È una cosa orribile!”
Ron scrollò le spalle.
“A pensarci da fuori forse sì, sai? Ma non si fanno male”.
Hermione decise di non rispondere, lasciando cadere quello che sarebbe stato un altro dei loro screzi.
“Non litighiamo, dobbiamo restare uniti. E dobbiamo restare vicini ad Harry”.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Ron, mi prometti una cosa?” chiese poi Hermione.
Lui si girò a guardarla. Sembrava sul punto di piangere, ma non lo fece.
“Mi prometti che resteremo vicini anche noi? Che anche se litigheremo, poi faremo la pace e quando tutto questo sarà finito torneremo a casa, tutti insieme?”
“Ma certo!” esclamò Ron, senza pensarci “Cioè, non so se posso promettere che vinceremo e tutto, ma certo che faremo la pace! Come sempre!”
Hermione sorrise e tirò fuori dalla tasca la margherita; Ron la vide e annuì.
“Ti regalerò montagne di fiori! Va bene così?”
“Basta che non sia per farti perdonare montagne di errori!”
 
Doveva essere quasi l’alba quando Harry si decise ad alzarsi. Sperava di essere più riposato, ma avrebbe dovuto saperlo che era una speranza vana.
Tutte le cose che aveva preparato nei giorni precedenti non erano in camera, quindi pensò che Hermione, previdente come sempre, avesse già provveduto a prendere tutto.
Cercando di non fare rumore, uscì dalla stanza di Ron e si diresse verso la camera di Ginny, per controllare che Hermione fosse sveglia. Quando socchiuse la porta, vide che il letto era vuoto, così fece per voltarsi, ma lanciò un’ultima occhiata al letto di Ginny e si accorse che lei era sveglia e lo guardava attentamente. Ora sì che era ancora più difficile andare via. Si guardarono in silenzio, come per cercare di comunicare solo attraverso gli occhi.
Ginny sentiva che Harry stava andando incontro a cose terribili e pericolose e che neanche lui sapeva se ne sarebbe uscito vivo; ma sapeva anche che il momento per loro due non era arrivato, non sarebbe mai arrivato, finché Harry non avesse sconfitto Voldemort e riportato la pace in tutto il mondo magico e non. Solo allora, lui sarebbe stato suo.
Restarono ancora un po’ così, a guardarsi, finché Harry, con uno sforzo immenso, distolse il suo sguardo e chiuse la porta.
 
Scese di sotto e uscì nel giardino. Ron ed Hermione lo aspettavano vicini alla staccionata e parlavano sottovoce così che Harry riuscì a cogliere soltanto qualche frase.
Hermione stava mostrando a Ron qualcosa di piccolo che teneva in mano e lui diceva:
“Ti regalerò montagne di fiori! Va bene così?”
“Basta che non sia per farti perdonare montagne di errori!”
“Siete già qui” Harry si avvicinò ai due amici che si voltarono verso di lui.
“Siamo pronti!” disse Ron.
“Ho già radunato tutte le nostre cose” disse Hermione “Hai paura, Harry?”
“Eccome!” rispose lui. “Ma credo sia necessario andare, no? E poi con la strega più intelligente del mondo al nostro fianco, le nostre probabilità di sopravvivenza non sono così scarse”.
“Ma se qualcosa andasse storto?” Hermione aveva difficoltà a mascherare l’ansia.
“Cercheremo di non farlo andare storto”
“E se non ci riuscissimo?”
Ron prese la mano di Hermione:
“Allora vorrà dire che almeno saremo stati insieme”.
Hermione guardò Ron negli occhi, annuì, si voltò verso Harry e porse a lui la mano libera, poi si girarono, per un ultimo sguardo alla Tana ancora silenziosa.
Le prime luci dell’alba la illuminavano ed era bellissima, così sicura e confortevole.
Con una stretta di mano a farsi coraggio, i tre vorticarono su loro stessi, poi sparirono.




Ciao a tutti coloro che sono arrivati a leggere fino a qui.
Non riesco a credere che questa storia, scritta ormai troppi anni fa, iniziata, interrotta, ricominciata, sia giunta alla fine. E' proprio vero che chi persevera nelle cose, prima o poi...
Nonostante abbia pensato più volte di non continuarla, alla fine è finita, la mia prima e unica pubblicazione qui sul sito è giunta al termine. Non nego che ora mi chiedo e mi richiedo: pubblicherò mai altro? Chissà, una tira l'altra, il ghiaccio è stato rotto. Ma non saprei quando e se, per cui per ora vorrei dire solo grazie a chi ha seguito la storia intera, a chi l'ha commentata e a chi l'ha apprezzata. Grazie anche a chi non l'ha apprezzata, ma ha voluto finire di leggere. 
Grazie ai personaggi di Harry Potter, che a volte mi sembrano ormai dei vecchi amici.
Faby 

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