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Un fischio acuto, proveniente
dal mare lì di fronte, squarciò il silenzio della spiaggia di BesaidIsland, spaventando alcuni
gabbiani che si scaldavano al primo tepore di un mattiniero e splendente sole
primaverile. Il ragazzo che lo aveva emesso sorrise, e nuotò verso riva fino
alla secca, tastando per la prima volta dopo tanti mesi il suolo, quel suolo dove tre anni era cominciata la sua incredibile avventura,
quel suolo dove tre anni prima aveva messo piede nello stesso modo, arrivando
dal mare, e vedendo la squadra degli Aurochs
allenarsi proprio lì, su quei bianchi e bellissimi granelli di sabbia. Tidus uscì sulla battigia, scrutando
prima la vegetazione dell'isola davanti a lui poi, voltandosi, l'orizzonte
azzurro del mare cristallino. E fu allora che, in
lontananza, vide la Celsius: la gigantesca aeronave avanzava
veloce nel cielo, con il corpo rosso simile a quello di un gigantesco insetto.
Il ragazzo si rituffò in acqua, nuotando verso il mostro dei cieli accorrente,
che gli planò sopra la testa, fermandosi. I biondi capelli lunghi gli si
scompigliarono per l'ondata alzata dai potenti motori, ma in quel momento la
sua attenzione era tutta concentrata sulla passerella che si stava abbassando,
qualche metro più in alto. Yuna saltò in acqua,
correndo a perdifiato verso quel giovane che credeva di aver perduto per
sempre, che tanto aveva sognato di rivedere, e che ora era là, in piedi
nell'acqua, che l'aspettava. E quando finalmente si abbandonò fra le braccia di lui, capì che dal quel momento mai nulla li
avrebbe più separati. L'intera Besaid
venne ad accogliere sulla spiaggia l'As degli ZanarkandAbes, e lui non
risparmiò i saluti a nessuno, correndo mano nella mano
con Yuna fino alla riva, dove i tutti i suoi vecchi
amici lo aspettavano. Quella sera festeggiarono
tutto il tempo fuori dell'ex-tempio di Yevon,
mangiando, bevendo, ridendo. Tidus indossava ancora i
pantaloni da blitzball, ma si era infilato una veste
a maniche lunghe di fattura chiaramente albhed, che
gli aveva donato Rikku come bentornato. Si era
finalmente conclusa la loro avventura, cominciata tre
anni prima con il pellegrinaggio di Yuna verso la
morte certa in battaglia, proseguita con la distruzione di Sin e di tutti gli
ideali in cui l'intera Spira credeva, e conclusasi con quella sera, il giorno
in cui tutti gli eroi del Grande Bonacciale, del
gruppo cercasfere della Celsius
e tutti gli abitanti del piccolo villaggio, dimenticarono i dolori e le
sofferenze, lasciando spazio solo a un'immensa felicità. "Vieni con me"
disse Yuna a Tidus, mentre
i balli continuavano anche dopo la mezzanotte. Lui acconsentì, e i due ragazzi
camminarono tenendosi per mano verso la spiaggia, accompagnati solo dal dolce
rumore delle cascate e al lontano gorgoglio del mare. Si gettarono sulla sabbia avvinghiati, rotolandosi fino quasi a toccare
l'acqua. Le loro labbra si toccarono teneramente, poi si staccarono, e i due
rimasero così, a guardarsi, per tanti minuti. "Si, sei davvero
tu" mormorò lei "Ti ho cercato fino in capo al mondo, e ora
finalmente sei qui con me" Lui le mise un dito sulle
labbra: "E ci rimarrò per sempre" La ragazza lo attirò a sé,
baciandolo avidamente sulle labbra, stringendolo fino a mozzargli il respiro.
Piano piano le sue mani gli sfilarono la maglietta,
mentre quelle di lui facevano lo stesso con la sua. Toccandosi, oltre alla nuda
pelle dell'altro, entrambi sentirono crescere dentro
di loro il desiderio, come un fiume in piena che sta per straripare. "Ti amo Yuna" le disse il ragazzo. Lei gli
sorrise, poi i loro corpi si unirono e si esplorarono, fino a che tutti
e due si staccarono, mirando l'intenso cielo stellato di Spira. "E' bellissimo,
vero?" disse lei. Tidus, che non riusciva a staccare gli
occhi dallo spettacolo incredibile delle stelle, rispose: "Era talmente
tanto che non lo vedevo, che ora mi sembra quasi di stare sognando" "E' tutto vero
invece" rispose Yuna "Sei qui, e abbiamo
appena fatto l'amore sotto il cielo stellato. E se
questo è un sogno, non ci sveglieremo mai più" I due si voltarono e
tornarono a perdersi l'uno dentro l'altra, e sentirono che nessuno avrebbe mai
potuto essere felice come loro in quel momento, sdraiati insieme sulla calda
sabbia di Besaid.
"Ce l'ho fatta! Guarda
zio Tidus ce l'ho fatta!" "Sei stato grande
Chappu!" Tidus recuperò il pallone
azzurro e bianco e, posatolo sulla sabbia, prese in braccio l'appena
quattordicenne Chappu strofinandogli la mano sulla testa. I due scoppiarono a
ridere e si rotolarono lottando sulla sabbia. Lulu e Yuna se stavano in
disparte, osservando gli incredibili progressi del piccolo (che somigliava in
maniera impressionante al fratello di Wakka, di cui aveva ereditato oltre al
nome anche l'abilità a blitzball) e ridendo del loro amico e compagno di tante
avventure. "Guardalo" disse
Yuna "Lo diresti che ha trentaquattro anni?" L'altra sorrise: "No, e
anche fisicamente sembra ancora il ragazzino che scomparve dall'aeronave dopo
aver sconfitto Sin, non è cambiato di una virgola" L'ex-invocatrice ricambiò il
sorriso "Già, ma in fondo nemmeno noi siamo tanto cambiati da quel giorno,
e Wakka meno di tutti" Lulu scoppiò a ridere quando
pensò alla faccia che avrebbe fatto suo marito scoprendo che il figlioletto era
riuscito a scagliare il famoso Tiro di Jecht, tenendo conto del fatto che lui
non ci era mai riuscito nonostante gli innumerevoli tentativi. Il discorso, poi, si fece più
serio, e fu Yuna a iniziarlo: "Noi non siamo cambiati, ma il mondo
purtroppo si" "Già" annuì la
compagna "Hai sentito che la milizia sta minacciando di attaccare la Base
Albhed su Bikanel, se quelli non pagheranno la tassa per gli armamenti
pesanti?" Yuna convenne, preoccupata:
"Ho paura che stiamo ricommettendo gli errori del passato" Entrambe si guardarono in
silenzio con aria grave, capendo al volo il pensiero dell'altra: Sin. Non
volevano che i loro figli vivessero l'incubo che era stato il loro per tanti
anni. Ma le loro cupe riflessioni
vennero interrotte dall'arrivo di Wakka, preceduto da una bambina dai lunghi
capelli castani e i vivaci occhi azzurri. "Mi ha chiesto di
accompagnarla fino qui, e così." si giustificò Wakka, che non amava troppo
la spiaggia in quella stagione così calda. La ragazzina, di pochi mesi
più piccola di Chappu, corse in acqua chiamandolo: "Giochiamo a blitz
insieme? Al prossimo torneo voglio partecipare anche io, se mi insegni a
giocare bene!" Il ragazzo la guardò
sorridendo e le prese la mano. Nuotarono insieme verso l'insenatura a destra
della spiaggia principale, suscitando un po' di preoccupazione nei loro
genitori. "Lenne! Chappu! Non
allontanatevi troppo!" gridò loro Yuna per farsi sentire. Tidus le mise una mano sulla
spalla e si chinò a baciarla sulla bocca per tranquillizzarla: "Non
preoccuparti amore, Chappu è un ragazzo forte e in gamba, Lenne è al sicuro con
lui. Tranquillizzata, la giovane donna gli prese fra le mani la testa e lo baciò
ancora. Wakka e Lulu, nel frattempo, si erano allontanati lungo la riva,
camminando verso il porto. "Sono preoccupata" "Perché mai?" "Per la Milizia. Quel
dannato Guado, Kyspor, non vede l'ora di avere un pretesto per massacrare gli
Albhed" "Già, la storia delle
tasse è solo una montatura. quello vuole vederli morti, tutti quanti" "E' inaudito che nessuno
abbia imparato dal passato: mille anni di sofferenze non sono servite a far
smettere la gente di farsi la guerra" I due continuarono a
conversare, arrivando fino al molo e avviandosi poi di nuovo verso il
villaggio. Nel frattempo, Yuna e Tidus parlavano, ma anche i loro argomenti
erano tutt'altro che allegri. "Tidus, non ce la faccio
più" stava dicendo lei "Continua a tormentarmi anche ora, anche adesso
che tutto è finito da quindici anni" "Sono solo sogni" "Si, ma Lenne e Shuin
sono morti, e io sognai quello che sarebbe accaduto molto prima. Solo
che." "Si lo so" la
interruppe lui "Morivamo io e te fucilati, al loro posto. Me lo hai
raccontato tutti i giorni da due mesi a questa parte." Yuna gli scoppiò a piangere
addosso, appoggiandosi ai nudi pettorali di lui, vestito solo col costume da
bagno. Il giovane cercò di consolarla, accarezzandole i capelli e sussurrandole
all'orecchio: "Non ci succederà nulla tesoro mio, né a noi né alle persone
che amiamo" Lei si rialzò e lo baciò
dolcemente, bagnando le labbra di entrambi con le due lacrime. Ogni bacio di
Tidus la scioglieva come neve al sole, e lei era un candido fiocco che amava
tanto diventare acqua.
"Passa! Passa!"
gridava Lenne al compagno. Il pallone azzurro volava da
una parte all'altra dell'insenatura, sotto i passaggi, i tiri e i dribbling dei
due ragazzi. Dopo un po' Lenne si fermò esausta, ma con un largo sorriso
stampato sulla faccia ancora infantile. "Ti faccio vedere una
cosa" le disse Chappu, prendendo ancora una volta in mano la palla e
lasciandola galleggiare sul pelo dell'acqua. La ragazza spalancò la bocca,
perché sapeva che il suo amico stava per tentare il famosissimo tiro di suo
padre. Il giovane si immerse e risalì, tenendo la sfera in equilibrio sulla
testa. Poi saltò, piroettando su se stesso per darsi la spinta, girandosi a
testa in giù e scagliando un tiro potentissimo che lasciò un segno molto
marcato sulla parete rocciosa. Il pallone rotolò sulla sabbia, mentre i due
ragazzini esultavano come se avessero appena vinto la Coppa del Blitzball. Si conoscevano fin da quando
erano nati, e avevano giocato insieme per tutta la loro breve vita: erano come,
forse più che fratelli. Ma in quel momento, mentre si abbracciavano ridendo e
acclamando, qualcosa in loro cambiò. Divennero tutto d'un tratto silenziosi,
guardandosi negli occhi e poi osservando l'uno il corpo dell'altra. Entrambi si
resero conto di essere cambiati tantissimo fisicamente, da quando per la prima
volta avevano giocato a blitz in quella piccola baia: Chappu era diventato
molto più forte e muscoloso, mentre Lenne cominciava ad avere il seno e le
curve tipiche delle donne adulte. "Tu hai mai baciato
qualcuno?" chiese all'improvviso la ragazza. Un po' sorpreso, l'amico le
rispose: "No, perché me lo chiedi?" "Allora baciami" "Baciarti?" "Si, baciami ora, qui,
nel posto dove abbiamo trascorso i momenti più belli della nostra vita" Lenne gli si avvicinò,
gettandogli le braccia intorno al collo, e avvicinando la bocca a quella di
lui. "Ormai siamo grandi,
baciamoci come fanno i grandi" Le loro labbra si
incrociarono, e i due ragazzi si lasciarono trasportare dal dolce richiamo del
compagno, perdendosi nel mare più bello e piacevole in cui si fossero mai
avventurati. Ma la deriva durò pochi secondi, perché un'onda più grande delle
altre li investì, facendo perdere a entrambi l'equilibrio. Quando si rialzarono
si guardarono, si abbracciarono e, mentre Lenne teneva la testa appoggiata al
petto del compagno, scoppiarono a ridere come due matti. Non sapevano che, vent'anni
prima, Yuna e Tidus si erano baciati come loro, nell'acqua, immersi nel verde e
misterioso Bosco di Macalania.
Lo stadio era gremito di
folla, giunta a Luka da tutte le città e i villaggi per l'annuale torneo di
Blitzball nel quale si sfidavano i migliori giocatori e le migliori squadre di
Spira. La grande finale stava per cominciare, e le due squadre si preparavano a
scendere in campo. Lo speaker parlò, dando il benvenuto agli spettatori:
"Signore e Signori! Tra pochi minuti i Besaid Aurochs e i Luka Goers, le
due grandi favorite di quest'anno, scenderanno com'era prevedibile in campo per
il titolo di Campione di Spira, l'anno scorso vinto dai padroni di casa. Quest'anno
però i Besaid Aurochs hanno ottenuto due schiaccianti vittorie nelle altre due
partite, grazie all'ingresso in squadra di due ragazzini davvero prodigiosi,
figli di Tidus e Wakka, i grandi artefici della prima vittoria della squadra
circa venti anni fa. Chappu e Lenne hanno fatto dei miracoli nella semifinale
contro i Guado Glories, deludendo anche il nostro Capo della Milizia, il grande
Kyspor Guado, sconfiggendoli per quattro a tre.Riusciranno a mettere sotto
anche i fortissimi Luka Goers? Staremo a vedere, ma intanto ecco che i dodici
giocatori fanno il loro ingresso nella sferopiscina! Accogliamoli con un
bell'applauso Luka!" L'invito era superfluo,
perché prima che qualcuno potesse udirlo, già tutto lo stadio si era alzato in
piedi gridando, salutando e incitando i propri beniamini. Fra il pubblico,
Yuna, Tidus, Wakka, Lulu, Rikku e Paine seguivano le operazioni di inizio,
urlando e acclamando quanto e più degli altri. Quando la palla venne
lanciata, la prtita ebbe iizio con una violenza inaudita. I Luka Goers
attaccarono subito, ma una poderosa spallata di Kyouyu, il difensore più grosso
degli Aurochs, permise alla sua squadra di partire al contrattacco. Lenne tentò
il tiro in porta, ma Laudia, un energumeno nero come il carbone, era un
portiere davvero formidabile, e bloccò la conclusione facilmente. Le gomitate e
i colpi proibiti si sprecavano, quando l'arbitro dichiarò concluso il primo
tempo, senza che si fosse visto neanche un goal. Tidus scese negli spogliatoi
durante l'intervallo, rivolgendosi a Chappu: "Coraggio, è ora di mostrare
ai Goers il Tiro di Jecht! Lenne, tu dagli una buona palla, e vedrai che
vinciamo!" Nel secondo tempo Lenne e
Kyouyu guidarono gli Aurochs all'attacco, mentre Chappu cercava di liberarsi
della marcature avversarie nei pressi della porta di Laudia. Finalmente l'amica
riuscì a fargli un ottimo passaggio, che lui ricevette alla perfezione. Calciò
con violenza la palla, colpendo in volto il difensore che gli stava davanti,
uscendosela poi ricadere sulla testa. Uscendo dall'acqua e girandosi in
piroetta, ebbe un desiderio incredibile di stringere a sé Lenne, come aveva
fatto a Besaid qualche giorno prima, ma poi si riscosse pensando che gli aveva
fatto un così bel passaggio e che non doveva assolutamente rendere vani i suoi
sforzi. Il micidiale tiro partì, insaccandosi centralmente nella parte bassa
della porta dei Goers. La partita si concluse proprio in quel momento, e Lenne
nuotò velocissima verso Chappu e lo baciò sulle labbra, festeggiandolo e
portandolo in trionfo insieme ai compagni di squadra. Quando i campioni uscirono
dallo stadio, vennero accolti da una gran massa di tifosi in festa, ma i due
ragazzi riuscirono a divincolarsi dalla loro morsa e a raggiungere gli amici e
i genitori al belvedere, dove erano soliti darsi appuntamenti dopo le partite.
Andarono a festeggiare la vittoria in un ristorante nel centro della città,
dove però ricevettero la sconvolgente notizia: i Miliziani avevano distrutto la
Base Albhed con aeronavi da guerra potentissime, uccidendo migliaia di persone.
Un messaggio di Kyspor Guado, trasmesso dallo stadio, annunciava che tutti gli
Albhed erano banditi dalla civiltà di Spira, e che chiunque di loro fosse stato
trovato in una città sarebbe stato ucciso. "Le nostre
aeronavi" proseguì il Capo "pattuglieranno villaggi, cittadine e
città, uccidendo tutti gli Albhed. Se gli abitanti non collaboreranno,
distruggeremo tutto: case, taverne, ospedali, tutto. Gli Albhed sono una
minaccia per questo mondo, le loro armi ad alto potenziale lo sono ancor di più
e." Il proprietario del
ristorante spense la sfera-tv, urlando a squarciagola il suo dissenso:
"Così scoppierà un'altra guerra, ve lo dico io! E tornerà anche Sin
scommetto! Dannati Miliziani, dannati Albhed!" La maggior parte della gente
era d'accordo con lui, ma non lo faceva vedere per scongiurare il rischio di
venire uccisa dalla Milizia per tradimento. Ma tutti, in quel locale,
sapevano la verità: la guerra era alle porte, e difficilmente qualcuno su Spira
avrebbe potuto fermarla.
Durante il ritorno a casa,
sulla nave di linea Luka-Besaid, il clima era di paura e timore. Incrociarono
numerose macchine da guerra della Milizia, che si mobilitavano in tutta Spira
per prepararsi alla guerra ma, soprattutto, allo sterminio degli Albhed. Tutti
temevano per Rikku e per altri tre albhed che abitavano a Besaid, e sebbene
molti di loro fossero decisi a difendere gli amici e a coprirli, altri avevano
paura e avrebbero voluto consegnarli senza storie. "Lo sai che li fucilano
sulla piazza principale del villaggio, davanti a tutti gli altri?" disse
una donna al marito, che era appunto uno degli scettici riguardo il nascondere
gli albhed "Personalmente non voglio vedere quei quattro morire davanti ai
miei occhi, sentendomi peraltro responsabile dell'uccisione di quattro amici e
compaesani" Discussioni come questa si
sentivano in tutta la nave, ma nessuno era preparato a quello che trovarono una
volta giunti a casa. Attraccarono al porto, e
tutti si diressero verso il villaggio, portando in trionfo Chappu e Lenne, che
tenevano i due la pesante Coppa di Cristallo, come veniva chiamato il trofeo
del torneo di blitz. Ma quando arrivarono al villaggio, non ebbero nemmeno il
tempo di rientrare nelle loro case che una gigantesca aeronave arrivò a
velocità incredibile, stazionando a qualche metro da terra e puntando un
cannone a impulsi potentissimo proprio contro il centro del vecchio tempio
yevonita. Un Miliziano in divisa discese la passerella, seguito da un nutrito
gruppo di soldati tutti armati di fucili. L'ufficiale parlò in modo che tutti
quanti lo sentissero: "Popolo di Besaid! Consegnate immediatamente alla
Milizia tutti i traditori albhed del villaggio! Sappiamo che ce ne sono, quindi
consegnateceli! Se non lo farete, verrete considerati traditori anche voi, e quel
cannone sparerà sul vostro piccolo villaggio!" Tidus ebbe un moto di rabbia
improvvisa, ma venne fermato da Paine: "Stà calmo ora, aspettiamo" Rikku però, che non aveva
intenzione di lasciare che quei dannati distruggessero Besaid, si consegnò
immediatamente, suscitando le proteste di tutti i suoi amici. Due miliziani la
misero in ginocchio e le puntarono i fucili al petto. "Addio amici miei"
disse "Continuate a vivere anche per me" Wakka però non resistette e,
estratto il pallone, lo scagliò con tutta la sua forza contro i due soldati
che, colpiti in pieno, caddero privi di sensi. Fu un attimo: la battaglia si
scatenò in mezzo alle tende, mentre la gente fuggiva e i guerrieri
combattevano. Tidus estrasse la sua antica spada, che gli aveva regalato Wakka
anni prima, e cominciò a vibrare colpi terribili ai miliziani. Lulu e Yuna
combattevano da lontano, servendosi della magia nera, e lanciando terribili
fiammate e fulmini sui nemici. Ma la situazione peggiorava sempre di più:
Wakka, Paine e Rikku combattevano proprio sotto l'aeronave e, quando si
accorsero che il cannone a impulsi stava per fare fuoco, per loro fu troppo
tardi. Vennero investiti dalla terribile scarica, e morirono sul colpo. Lulu,
vedendo l'amato marito cadere sotto il colpo della nave miliziana che aveva
distrutto l'intero villaggio, fu accecata dalla rabbia e si lanciò alla carica
di un paio di soldati, che però spararono prima che potesse nuocere. Anche lei
cadde, e l'ultimo sguardo lo rivolse a Yuna e Tidus, che continuavano a
combattere, tenendosi dietro di loro i due ragazzi. Tutto ormai sembrava perduto,
quando Yuna sentì dentro di lei un fuoco, come un calore, una strana energia. "Tu?" disse come
rivolta a sé stessa "Non può essere. oppure si? Comunque è la nostra unica
possibilità!" Afferrata la sua asta, la
donna la alzò al cielo, e intorno a lei quattro cerchi di energia si formarono
e lasciarono partire quattro raggi. Da essi comparve un gigantesco volatile dal
piumaggio rosso e blu, che si posò delicatamente vicino a Yuna. "Dacci un po' di
vantaggio, ti prego!" disse lei alla strana creatura. "Yuna, ma tu" disse
Tidus senza nascondere la sorpresa "Tu hai invocato un Eone!" Ma lei non gli rispose, lo
prese per mano e cominciò a correre, mentre Chappu e Lenne già facevano lo
stesso un centinaio di metri avanti a loro. "Correte!" gridò
loro Yuna "Valefor ci proteggerà!" Allora era vero, pensò subito
Tidus, quella era davvero Valefor! Com'era possibile che gli Eoni fossero
ritornati? Ma i suoi pensieri vennero
distratti da ciò che accadeva alle loro spalle: l'Eone si era alzato in aria e
aveva lanciato una frecciata dal becco, sollevando un muro di fiamme fra loro e
gli inseguitori. Ma una volta completato il suo attacco, si ritirò e li lasciò
soli, a combattere per la loro vita. I miliziani correvano davvero velocissimi,
e presto furono loro alle calcagna. Chappu e Lenne correvano senza guardarsi
indietro, dritti verso la spiaggia dove sapevano esserci una piccola nave a
cinque posti, per le emergenze, armata anche di qualche missile. Ma il grido di Tidus lo
sentirono eccome: "Ragazzi, andate avanti e scappate sulla barca! Correte,
li tratterremo noi!" Lenne fece per obbiettare e
urlò al padre che non voleva lasciarli, ma Chappu, incontrato lo sguardo
determinato di Tidus, la prese in braccio e scattò velocissimo verso il porto. Yuna cadde al suolo, e il
compagno la rialzò prendendola per mano e conducendola avanti di corsa.
Entrambi videro lo scenario intorno a loro cambiare, e gli incubi di Yuna
prendere vita: erano nel duomo di Yevon, alle rovine di Zanarkand, su una
gigantesca piattaforma senza altra uscita che quella da dove arrivavano i
miliziani. Entrambi avevano indosso i loro vecchi vestiti, quelli di quando si
erano conosciuti, innamorati, baciati per la prima volta nel lago. Non sapevano
dire se fosse un sogno o se fossero davvero a Zanarkand, ma capirono di non
avere più scampo: si abbracciarono, tenendosi stretti l'uno all'altra, e
guardando verso gli accorrenti miliziani. Tidus guardò nei profondi occhi verdi
e blu di lei, e lei guardò nei suoi. Una lacrima le scese sul viso, mentre il
rimbombo dei fucili scuoteva il silenzio e i proiettili entravano nei loro
corpi, straziandone le carni. Caddero al suolo, tenendosi per mano. Entrambi
poterono vedere l'altro versare una lenta, silenziosa, triste lacrima prima di
crollare nel buio eterno della morte, oltre l'abisso dell'Oltremondo.
"Lasciami Chappu!
Dobbiamo aiutare i miei genitori!" gridò Lenne mentre lui la metteva a
bordo della barca. "Non possiamo! Si sono
sacrificati per farci fuggire, vuoi che tutto sia inutile? Fuggiamo, e poi
torneremo a vendicarli" rispose lui con una faccia come mai la compagna di
tanti giochi e avventure l'aveva vista, carica di rabbia e odio "Anche i
mie genitori sono morti lì, ma non è così che li vendicheremo, non morendo oggi
anche noi" Lenne annuì, cercando di
ricacciare indietro le lacrime e di prepararsi per la difficile fuga che si
prospettava loro. Lei sapeva usare un po' di magia nera, ma non era abbastanza
potente da proteggerli entrambi. Mentre spingevano in mare la barca, Chappu
vide tre miliziani avanzare verso di loro, ed estrasse una spada azzurra dalla
lama ricurva. Lenne guardò stupefatta la bellissima arma che gli aveva donato
suo padre, Tidus, e cominciò a sperare che Chappu avrebbe davvero sconfitto
quei miliziani. Al ragazzo, infatti,
bastarono pochi secondi: con tre fendenti mise a tappeto tutti e tre i nemici,
e saltò sulla barca. "Mica male la Lifesaver,
eh?" disse all'amica, cercando di sorriderle e di tirarle su il morale
"Tuo padre me la diede dicendo che quando l'avrei usata bene sarei stato
un vero uomo" Lenne lo guardò con le
lacrime agli occhi. Chappu somigliava molto al padre: gli stessi capelli
arancioni e ribelli, anche se più lunghi e pettinati senza quella strana frangetta
che soleva portare Wakka, ma in ogni caso perennemente in disordine, gli stessi
occhi azzurri, ma carichi di una determinazione diversa, più simile a quella
del padre di lei in realtà. Era davero bello, e Lenne se ne rese immediatamente
conto, acuendo ancora di più i sentimenti che ormai era certa di provare per
lui, nati probabilmente quando, nella baia, l'aveva baciata facendola sentire
leggera e delicata come l'aria, come il petalo di un fiore. Ma in quel momento Chappu
aveva in corpo solo rabbia e cupa determinazione, quando preparò i quindici
missili a basso potenziale della nave per sparare in aria. Quando ebbe finito,
avviò i motori e lanciò la piccola imbarcazione, lunga non più di sei metri,
fra le onde del mare in direzione di Porto Kilika. L'aeronave non tardò a
raggiungerli, quando erano ancora in mare aperto e ben distanti dalla loro
meta. Chappu e Lenne si resero immediatamente conto di quanto disperata fosse
la loro situazione, e da quel momento si mossero sulla barca come fossero guidati
da una sola mano e da una sola mente. "Sai usare le magie di
protezione?" chiese Chappu gridando per sovrastare il rumore dei motori. "Si" rispose
semplicemente lei e, capendo al volo, applicò una barriera anti-magia intorno
alla nave, per bloccare gli impulsi del cannone miliziano. "Chappu!" disse
Lenne "Io li tengo a bada con la magia, tu lancia quei missili! La mia
barriera non resisterà a lungo!" Come per confermare le sue
parole, Chappu vide il primo colpo partire dall'aeronave e scuotere
paurosamente la piccola imbarcazione, protetta dalla debole magia di Lenne. La ragazza lanciò un numero
impressionante di attacchi magici contro il cannone, senza riuscire però a
fargli granchè. Ma pochi secondi dopo, dalla stiva della barca partirono tutti
insieme venti missili a basso potenziale, che distrussero la terribile arma in
men che non si dica. I ragazzi esultarono,
tuttavia sapevano di non essere ancora al sicuro. Approdarono sul versante di
Kilika opposto alla cittadina di palafitte che costituiva il centro abitato
dell'isola, e corsero con tutte le loro forze verso il vecchio tempio, che era
stato dimora del grande invocatore Ohalland. Lenne e Chappu si voltarono a
guardare il villaggio, prima di entrare nella costruzione di pietra in cima
all'isola: le case bruciavano sotto il fuoco dell'aeronave miliziana, e questo
bastò a far fremere di rabbia entrambi. Controvoglia, si nascosero nel tempio,
correndo fino al vecchio naos dell'intercessore, ora una semplice stanzetta con
una statua. Lì si sdraiarono l'uno accanto all'altra e si addormentarono
tenendosi per mano.
Quando si svegliarono
trovarono, con loro grande sorpresa, un bambino seduto sulla statua
dell'intercessore; la sua immagine era sfuggevole, come quella di un fantasma.
Indossava una veste bianca con vari disegni e un copricapo viola, mentre la sua
pelle era scurissima. "Purtroppo, gli uomini
non capiranno mai" esordì "E noi, siamo dovuti ritornare" Chappu chiese scettico:
"Voi? Ritornare? Scusami ragazzino, ma tu chi diavolo saresti?" "L'intercessore di
Bavelle, e vengo a dirvi questo: gli Eoni sono tornati, ma fra poco tornerà
anche Sin, invocato stavolta da un uomo che voi conoscete benissimo. Vi viene
in mente nessuno?" "Kyspor Guado!"
gridò Chappu, leggendo negli occhi del bambino che aveva indovinato "Quel
porco bastardo ha fatto scoppiare la guerra solo per divenire Sin!
Dannato!" "Lenne" disse calmo
l'intercessore "Tu sei discendente di Brasa, figlia di Yuna. Sta a te il
compito di sconfiggerlo questa volta, e l'unico modo per farlo è l'invocazione
suprema" I due lo sapevano, ma non
sapevano che l'invocazione suprema non avrebbe distrutto Sin definitivamente, o
almeno è quello che si sapeva del vecchio Sin. "Questo nuovo Sin potrà
essere trapassato, perché è appunto stato appena creato e chi c'è dentro è
ancora abbastanza umano da subire un rito del trapasso, dopo averlo sconfitto.
Ma, Lenne e Chappu, sapete a cosa andate incontro invocando l'Eone Supremo
vero?" I due annuirono e si
guardarono. Molto bene, vi auguro tanta fortuna, siete la nostra unica
speranza. Se non lo fermiamo ora, poi sarà come il vecchio Sin. Lenne, prega
l'intercessore di questo tempio, lui ti insegnerà tutto quello che ti serve
sapere. Io ti investirò, alla fine del tuo apprendistato qui, del potere
dell'intercessore di Besaid, così potrai evitare quella tappa. Da qui, vi
dirigerete al Tempio di Djose. Addio" Il bambino scomparve, e i due
rimasero lì a guardarsi negli occhi, come rapiti. Avevano dunque fatto voto di
morte entrambi, per sconfiggere Sin con l'Invocazione Suprema e salvare Spira.
Dopo qualche ora, Chappu lasciò Lenne sola nel naos, e questa pregò
l'intercessore, il cui cantò risuonò nuovamente in tutto il tempio. Chappu
attese per giorni interi, controllando di tanto in tanto fuori dal tempio, e
vedendo che i miliziani continuavano a cercare loro, e probabilmente altri
fuggiaschi, nei boschi dell'isola. Le aeronavi erano diventate una decina,
intorno a Kilika, e pattugliavano il mare e la terraferma senza sosta. Al sesto giorno, Lenne uscì
sfinita dal naos, cadendo fra le braccia del compagno. "Ce l'ho fatta"
disse con un filo di voce "Ora sono un'invocatrice, come mia madre e mio
nonno" Sorrise, poi si accasciò
priva di sensi, cullata dall'abbraccio del ragazzo. Anche lui si addormentò
poco dopo, e rimasero così per tanto tempo, probabilmente per giorni, fino a
che entrambi non si destarono, riposati e pronti per affrontare la via Mihen e
la via Djose. Ma quando uscirono dal tempio, lo spettacolo fu davvero
incredibile: le aeronavi miliziane e albhed si fronteggiavano sopra Porto
Kilika, pronte a devstare tutto con le loro terribili armi. Lenne si strinse
forte a Chappu, ma proprio quando sembrava che dovesse scoppiare la battaglia,
una massa gigantesca uscì dal mare, mettendosi fra le due fazioni. "Sin" mormorò
Chappu, mentre Lenne guardava sconvolta il dramma che si stava consumando sotto
di loro, il dramma della storia che, a causa della stoltezza umana,
inevitabilmente si ripeteva. Guardarono impotenti mentre le aeronavi venivano
fatte a pezzi dal gigantesco mostro marino, mentre le sue scagli volavano da
ogni parte nel villaggio sottostante. Fortunatamente la loro barca si trovava
sull'altro versante, e i due ragazzi decisero che era il momento giusto per
svignarsela inosservati. Arrivarono all'imbarcazione,
ormai disarmata, senza difficoltà alcuna e salirono a bordo avviando i motori.
La barca si mosse, sfrecciando via da quel luogo di morte e distruzione,
diretta verso Luka. Ma Chappu e Lenne ora avevano davvero paura, perché avevano
conosciuto il mondo di cui i loro genitori parlavano con terrore, il mondo che
vive nella paura di Sin. E ora, Sin era ricomparso, l'incubo era ricominciato.
Capitolo 3 *** La strada che porta a Zanarkand ***
Dal diario di Tifa…
SECONDA
PARTE - LA STRADA CHE PORTA A ZANARKAND
Bastarono
quattro giorni a Sin per distruggere tutte le macchine da guerra della Milizia
e degli Albhed, ma non bastarono a questi per riorganizzare la difesa delle
città. Luka fu la prima a cadere, sotto i terribili colpi del mostro, che
uccise quasi tutta la popolazione della città, distrusse lo stadio e poi
scomparve di nuovo fra le acque, come faceva sempre. I tempi erano cambiati, e
sebbene questo Sin fosse meno duro da sconfiggere, la sua spietatezza superava
ogni immaginazione, probabilmente perché controllato da un essere senziente e
che sapeva quello che stava facendo. Quando la piccola barca di Chappu e Lenne
arrivò a Luka, della grande città non restava che un cumulo di macerie e
relitti galleggianti. Il ragazzo si sporse, ripescando dall'acqua un pallone da
blitzball, ed ebbe come una visione, un flashback. Vide due bambini giocare
sulla piazza antistante lo stadio, poi il mare sollevarsi dietro di loro,
un'onda gigantesca investirli e spazzarli via come fili d'erba travolti da un
tornado. Lacrime di commozione uscirono dai suoi occhi, e singhiozzi di dolore
dalla sua bocca. Lenne si chinò a baciarlo sulle labbra, bagnate dalla saliva e
dalle lacrime del pianto, dall'acqua di un dolore che i due ragazzi
condividevano fra loro e con il mondo intero. Lenne estrasse la sua lunga
asta magica, e salì sul parapetto della barca. "Devo eseguire il rito
del trapasso" spiegò "O le loro anime non finiranno mai
nell'Oltremondo" La ragazza scese, poggiando i
nudi piedi sull'acqua e, con grande sorpresa dell'amico, camminandoci sopra
come fosse cemento. Piccoli cerchi concentrici si aprivano al tocco dei
delicati piedi dell'invocatrice sulla superficie del mare, come se l'acqua
volesse scappare da quella profanazione che l'aveva toccata, dalla morte che
celava sotto di lei, da quella ragazza che, burlandosi di ogni legge fisica,
cercava di strappare le anime dei morti a quegli abissi. La danza cominciò,
mentre qualcuno, da lontano, intonava l'antico inno intercessore, facendolo
risuonare sull'immensità del mare, dove quell'esile figura danzava, quasi
sospinta dal lieve vento, liberando dalle sofferenze le vittime del peccato
umano. I due lacci verde chiaro che le partivano dalle spalle e le toccavano
quasi i piedi, giravano assieme a lei, circondandola come di un alone
protettivo, di un piccolo scudo contro il delirio del mondo. E lei, tutta
vestita d'azzurro, continuava a danzare, sollevando le acque, mentre i lunioli
si univano alle fasce di stoffa, creandole attorno un vortice di colori sempre
più ampio, finchè tutto si diradò, lasciandola lì, da sola, in lacrime sul pelo
dell'acqua. Chappu la guardò a bocca
aperta, senza riuscire a dire una parola, senza riuscire nemmeno a piangere. E
così, silenziosi, i due ragazzi sbarcarono sulle rovine di Luka, un'altra città
distrutta dalla furia omicida del mostro chiamato Sin. Percorsero la via Mihen
in un solo giorno, fermandosi a riposare alla Casa del Viante, alla fine della
famosa strada del fondatore della Milizia. Che avrebbe detto ora il grande
Mihen, vedendo che il suo glorioso ordine era stato capace di tante atrocità,
arrivando a far rivivere il mostro che con tanta fatica e tanti sacrifici era
stato distrutto? Arrivarono alla Casa del
Viante a pomeriggio inoltrato e prenotarono subito una camera, lasciandoci
dentro le armi e le loro cose, per poi riuscire a godersi il tramonto delle
rovine di Mihen. Anche Yuna, durante il suo pellegrinaggio, si era fermata lì a
guardare il cielo tingersi di rosso, ma nessuno dei due lo sapeva. "Non riesco a soffocare
le lacrime" disse Lenne singhiozzando "Se penso che questa è l'ultima
volta che vedremo questo tramonto" Il compagno le accarezzò i
capelli: "Lo so, ma ci porteremo questi ricordi anche nell'Oltremondo, e
mai e poi mai verrano cancellati" "Chappu." le loro
bocche si avvicinarono "Io ti amo, l'ho capito quando eravamo a Besaid,
prima del torneo. Quando mi hai baciata, i miei sentimenti per te sono cambiati
dall'affetto quasi fraterno all'amore e al desiderio" Il giovane non rispose, ma la
baciò teneramente. Entrambi pensarono che il l'amore era l'unica cosa che
rimaneva loro, l'unica cosa che poteva trascinarli fino alla meta, fino alla
vittoria e alla morte. Capirono in quell'istante che l'amore era la loro unica
arma, l'unica via per ottenere l'Invocazione Suprema. Con questa convinzione, le
loro bocche si separarono, e i due ragazzi tornarono in camera. Lenne si gettò
al collo di Chappu, togliendogli la maglietta e baciandolo sul collo,
sentendone la pelle umida sotto le labbra. Lui le infilò la mano sotto la veste
azzurra, sentì il seno di lei sotto le dita, lo toccò e lo accarezzò. Poi le
sfilò la veste e, mentre lei gli slacciava i pantaloni, la baciò sul ventre,
salendo poi piano piano, sfiorandole i capezzoli con le labbra. Lenne gemette
di piacere, mentre lui le passava avidamente la mano su tutto il corpo,
sdraiandocisi sopra, e infine entrandoci, diffondendo dentro di lei tutto
l'amore che provava, facendo esplodere tutto l'ardore e la passione che li
univa. La mattina dopo si destarono
completamente nudi, abbracciati e felici. Si sorrisero, si baciarono e si
coccolarono sotto le coperte per almeno un'ora, prima di alzarsi e riprendere
il cammino sulla via Djose. I mostri non furono un grosso
problema per la spada di Chappu e le magie di Lenne, e riuscirono a marciare
veloci, arrivando in meno di mezza giornata al Tempio di Djose. Pregare
l'intercessore tolse alla ragazza molto meno tempo e molte meno forze della
prima volta, e dopo appena due giorni uscì dal naos, sorridente come sempre, e
la prima cosa che fece fu baciare le labbra di Chappu. "Mi sei mancato,
sai?" gli disse scherzosamente, ed entrambi scoppiarono a ridere, e quella
fu l'ultima volta che risero così di cuore nella loro vita.
Il loro viaggio si trasformò
piano piano in un fuggevole sogno, in un'avventura romantica ed erotica che li
trascinò avanti come la corrente impetuosa di un fiume, avanti fino a
Guadosalam, la città dov'era nato e cresciuto l'uomo che loro sapevano essere
la causa di tutte le sofferenze che Spira stava patendo. Presero alloggio nella
locanda, un posto un po' troppo costoso per i loro gusti, ma non avendo
alternative dovettero accontentarsi. "Ho un'idea" disse
Chappu, mentre si sistemavano nella loro camera "Andiamo a visitare
l'Oltremondo, a vedere i nostri genitori" La ragazza lo guardò
perplessa, poi annuì, tirandolo a sé e baciandolo. Fecero l'amore, poi si
rivestirono e uscirono nella città, scavata in una strana roccia porosa, e
invasa di una caratteristica luce verde-azzurra. L'ingresso dell'Oltremondo era
di lì a pochi passi, e i due ragazzi vi si avviarono con fare deciso, fino ad
arrivare sotto un arco e ad attraversare un lungo corridoio a volta, dal cui
pavimento sembravano uscire in continuazione i lunioli. Finalmente arrivarono in
vista dell'Oltremondo, una gigantesca sfera con una scalinata che portava
all'interno. Salirono silenziosi i gradini, e passarono attraverso una strana
membrana, che li catapultò nella dimensione parallela, quella dominata dai
lunioli e dai ricordi. Chappu pensò ai suoi genitori, che subito apparvero
davanti a lui. "Ciao mamma, ciao
papà" disse con un filo di voce e le lacrime agli occhi, anche se sapeva
bene che erano solo ricordi e non potevano sentirlo "Sapete? Io e Lenne
stiamo insieme ora, ci amiamo tanto e non posso fare a meno di baciarla ogni
volta che posso. Ora però, entrambi stiamo compiendo il nostro ultimo viaggio,
quello che ci porterà a Zanarkand, e alla battaglia finale contro Sin. Ma siamo
contenti, perché questi giorni sono stati i più felici della nostra vita, e
nulla potrà mai cancellarli: moriremo insieme, come insieme arriveremo alla
fine, e l'accetteremo con lo spirito dei guerrieri, come fecero Braska, Yuna e
tutti quelli prima di loro" Con un ultimo singhiozzo, il
ragazzo concluse: "Ora devo andare. Ci vedremo presto qui,
nell'Oltremondo, quando avremo sconfitto Sin. Addio, miei amati genitori" Chappu si allontanò, e le
immagini di Wakka e Lulu scomparvero. Ma quando il ragazzo si voltò verso
Lenne, vide che nessuna immagine era davanti a lei. "Che succede?" le
chiese preoccupato. "Sono vivi, sono ancora
vivi Chappu!" "Non è possibile, non è
assolutamente possibile" "Non sono
nell'Oltremondo! Vuol dire che sono ancora vivi!" "Non sai quanto lo
speri, ma non credo." "E allora come ti
spieghi tutto questo?" "Non so, ma ho
l'impressione che lo scopriremo, prima di arrivare alla fine" "Già, probabilmente hai
ragione" Mamma, pensò la ragazza,
papà. dove siete? Pieni di dubbi e pensieri, i
due uscirono dall'Oltremondo e tornarono alla locanda della città, dove la
preoccupazione era altissima. "Luka è completamente
rasa al suolo" sentirono dire a un giovane Guado che, probabilmente, era
stato alla via Mihen. "Già, e se la Milizia
non si organizza bene, prima o poi cadrà anche Bevelle" I discorsi degli altri
clienti erano giusti, ma a loro non interessavano in quel momento. Pensavano
solo a Yuna e Tidus che, incredibilmente, erano vivi e fuori dall'Oltremondo.
Lenne sentì l'emozione crescere, al solo pensiero di poter riabbracciare i
genitori, e Chappu la condivise con lei. Ma entrambi, al pensiero di Yuna e
Tidus, provavano una strana sensazione, come un prurito allo stomaco, ma non
cercarono di spiegarsene il motivo. Sedutisi sul letto, nella
loro camera, continuarono a pensare agli avvenimenti della giornata e alla
scoperta fatta nell'Oltremondo, ma poi entrambi non ce la fecero più,
schiacciati da tanti enigmi tutti messi insieme, e si abbandonarono alla
passione, al piacere e, infine, al sonno.
Al mattino dopo si alzarono
di buon ora, e attraversarono velocemente la Piana dei Lampi fino al bosco di
Macalania, dove però ebbero una brutta sorpresa: la Milizia bloccava tutte le
strade per Bevelle, per il Lago e per la Piana della Bonaccia. Chappu,
truccatosi un po' in faccia per non farsi riconoscere, parlò a lungo con un
miliziano, spiegando che la ragazza con lui era un'invocatrice e che dovevano
assolutamente raggiungere la capitale per pregare nel Tempio. Senza credere a
una parola di quello che il ragazzo gli aveva detto, il soldato li lasciò
passare convinto che fossero dei mendicanti che avevano inventato una storia
assurda per poter entrare a Bevelle dove avrebbero elemosinato maggiori
quantità di denaro. Quando però si trovarono ad
attraversare il Gran Ponte, Lenne e Chappu compresero qual'era il motivo di
tutta quell'agitazione al Bosco: una fila di cannoni era stata posta sul ponte,
diretta verso il mare. Chappu vide una donna che veniva in senso contrario, e
le parlò: "Scusi, mi sa dire che cosa succede?" "Sin è stato avvistato
non lontano da qui, e Luka è stata distrutta" rispose quella "La
Milizia sta organizzando la difesa di Bevelle" Chappu guardò la compagna,
entrambi annuirono e iniziarono a correre verso il Tempio, situato dall'altro
lato della città. Ci arrivarono in circa mezz'ora, ed entrarono subito nel
chiostro della prova, molto più meccanizzato e molto diverso dagli altri. Una
volta arrivati al naos, Chappu disse a Lenne: "Stavolta entrerò con te.
Qualunque cosa accada, voglio starti vicino, e credo che di cose ne accadranno
davvero molte" Lei annuì e, insieme,
varcarono la porta del naos.
Lenne aveva appena terminato
la preghiera dell'intercessore, quando i primi boati arrivarono dall'esterno, e
i primi scossoni si fecero sentire sulla capitale, l'ex-cuore di Yevon. I due
ragazzi corsero a perdifiato fuori dal Tempio, e quello che videro li
sconvolse: Sin era lì, fermo, e lanciava micidiali attacchi contro i Miliziani
che difendevano coraggiosamente la città. Lenne li odiava tutti per quello che
avevano fatto a Besaid, ma non sopportava di veder morire degli esseri umani, e
così fece per andare a combattere. "No, Lenne" la
fermò Chappu "Non è la nostra battaglia!" "Ma quelli moriranno
tutti!" replicò lei. "Credi che non lo
sappia? Ma non possiamo fare nulla per proteggerli, e tu sei troppo importante
per morire qui a Bevelle. Arriverà il nostro turno, e uccideremo quel dannato
bestione!" Lenne si divincolò ancora, ma
poi desistette, rendendosi conto anche che l'altro aveva perfettamente ragione.
Fuggirono dalla città, riuscendo a raggiungere il Bosco di Macalania appena in
tempo. Sin lanciò un terribile
attacco di magia nera contro il Gran Ponte, spazzando via le ultime sacche di
resistenza miliziane, e alzò una gigantesca ondata che fece a pezzi il Tempio,
una volta colonna portante degli yevoniti, ora solo un inutile ammasso di
rovine. Il mostro non si ritirò finchè di Bevelle non restarono che pochi
edifici, e quando lo fece lo fece silenzioso e rapido come un assassino, un
assassino preciso e spietato. Lenne e Chappu erano ancora
troppo sconvolti per poter parlare, o riprendere il cammino verso il
vicinissimo Tempio di Macalania, e si accamparono nel bosco, insieme a tanti
superstiti di Bevelle scampati alla strage. Si sedettero in riva a un lago, a
guardare i lunioli giocare con la luce delle stelle, rincorrersi fra gli
alberi. Mano nella mano entrarono in acqua, e si guardarono negli occhi. Lenne
prese a singhiozzare: evidentemente i terribili eventi e le pressioni degli
ultimi giorni erano troppo da sopportare per il suo giovane cuore, e la ragazza
rovesciò nel Lago di Macalania tutte le lacrime che aveva in corpo. "Lenne." disse
piano Chappu, mettendole le mani sulle spalle. I due si baciarono
appassionatamente, abbracciandosi e calando nell'acqua, affondando sempre di
più e lasciandosi trasportare dalla bellezza del momento. Le loro dita si
incrociarono, e le loro bocche si unirono di nuovo. Quando riemersero, si
sedettero sulla riva. "Mia madre mi raccontava
sempre" disse Lenne "Che lei e papà si baciarono qui per la prima
volta, in queste stesse acque" I due si sorrisero, ma era un
sorriso amaro: anche Yuna e Tidus avevano fatto come loro, in quel lago, e poi
avevano sofferto tutte le pene che questo mondo può infliggere a due esseri
umani. Sapevano che li aspettava la morte, alla fine di quel viaggio, e
sapevano che sarebbe stato un viaggio triste e disperato. L'unica fiamma che
ancora ardeva nell'oscurità era quella del loro amore che, giurò Lenne a sé
stessa, mai e poi mai si sarebbe spenta.
Lenne finì di pregare nel
Tempio di Macalania tre giorni dopo, e quello fu l'ultimo tempio. Da lì in poi,
avevano una sola meta: Zanarkand e il Duomo di Yevon. Arrivarono alla Piana
della Bonaccia, teatro di tanti scontri fra gli invocatori del passato e Sin.
La attraversarono quasi tutta nel primo giorno di marcia, e si accamparono
nell'erba poco lontani dall'inizio del Monte Gagazet, la montagna che li
separava dalle rovine della grande città delle macchine. Quella sera fu l'ultima in
cui i loro corpi si unirono ,fu l'ultima volta in cui la loro passione si
accese e li scaldò fino nell'anima. Per tante volte fecero l'amore, sdraiati
sui piani di quelle pianure della calma e della pace, e in cuor loro
desiderarono di morire in quei momenti, all'apice del piacere. Ma la loro
avventura proseguì l'indomani, con la scalata dell'altissimo monte, che
conclusero solo al tramonto. Uscirono dalla grotta del Gagazet e, mentre il
cielo diventava rosso come il fuoco, videro lo spettacolo più incredibile della
loro vita: l'antica città delle macchine, Zanarkand, si stendeva sotto di loro
coi suoi grattacieli e le sue autostrade, tutto in rovina e cadente. Mai
avevano visto una simile dimostrazione della potenza distruttiva di Sin, e
ancor più di prima la loro determinazione a distruggerlo per sempre crebbe. Lenne e Chappu discesero il
monte, toccando per la prima volta il suolo di Zanarkand. Dietro di loro si
lasciavano la sofferenza, ma anche la speranza che li sosteneva e li spingeva,
davanti a loro vedevano solo uno sconfinato mare di rovine e, con loro, avevano
solo l'amore.
I due ragazzi sostarono a
riposare vicino a un grosso macigno dalla strana
forma, sopra il quale ancora si intravedeva la punta di un vecchio palazzo
della città. Chappu accarezzò dolcemente la guancia
di Lenne, seduta intorno a
un fuoco, e poi salì in cima al sasso, guardando il rosso cielo di Zanarkand imbrunire. Poco dopo calò l'oscurità, mentre i
due si trascinavano attraverso le rovine, osservando i lunioli
muoversi faticosamente verso l'alto, quasi come se si accollassero parte delle
loro pene e paure. Un'incredibile distesa di grattacieli e autostrade crollate
si parava davanti a loro, infinto come un mare fatto di sogni e ricordi, tutti
però pieni di sofferenza, paura e morte. Il loro viaggio era ormai
giunto alla fine, ed entrambi si preparavano già al
terribile destino che li attendeva. I loro piedi avanzavano nell'acqua alta
fino alle caviglie, i loro occhi guardavano fisso in avanti e si inumidivano di pianto, tanto che sembrava di camminare
nelle loro stesse lacrime. "Chappu"
chiese Lenne con un filo di voce "Come faremo a
invocare l'Eone Supremo? Voglio dire: tu sai come
fare l'intercessore?" "No" rispose lui,
guardandola con faccia stupita, poi sorridendole dolcemente "Veramente non
ci avevo nemmeno pensato" La ragazza sorrise, poi riprese seria: "Sapevo che una volta era Yunalesca a trasformare i guardiani in intercessori, ma lei
è stata uccisa e trapassata, quindi ora tu come farai?" Chappu disse con tono spento: "Non
lo so, ma ce ne preoccuperemo quando sarà il momento" Continuarono la lunga marcia
per altri tre giorni, finchè davanti a loro apparve,
scuro e maestoso, l'antico Duomo di Yevon. I due
ragazzi sgranarono gli occhi: una folla di persone parlavano,
camminavano, entravano e uscivano dal gigantesco piazzale antistante le rovine
del più grande tempio che Spira avesse mai avuto nella sua storia, il tempio
sede della triste fine di tanti viaggi come il loro. La sorpresa fu ancora più grande quando, fra tutti gli altri, scorsero i loro
genitori. "Mamma! Papà!" urlò
Lenne correndo verso le due figure che, però, non si
girarono a guardarla, né ad abbracciarla. La ragazza corse ancora, allargando
le braccia per abbracciare la madre ma, con suo grande stupore e paura, l'attraverò, cadendo a terra un paio di metri più avanti. Chappu le corse vicino: "Lenne!" Ma lei stava guardando fisso un giovane Guado dai lunghi capelli blu che si trovava
proprio a pochissimi metri d lei. La giovane invocatrice
estrasse l'asta magica e si mise in guardia. "Quello èSeymour! L'ho visto in alcune
raffigurazioni! Possibile che sia rinato anche
lui?" Ma Seymour
si mosse verso Chappu, attraversandone il corpo e
svanendo all'interno. Sulle porte del Duomo arrivò una donna dai lunghi capelli
lunghi, e i due ragazzi corsero subito verso di lei. "Quella è Yunalesca" disse Chappu
"Allora è ancora viva! Bene, le chiederemo di donarci l'Invocazione Suprema"
MaYunalesca stava già parlando verso Yuna, Tidus e tutto il loro
gruppo: "InvocatriceYuna,
benvenuta a Zanarkand. Ora ti prego di seguirmi
all'interno, dove dovrai compiere la tua scelta" Yuna e i suoi guardiani seguirono
l'altra, lasciando Lenne e Chappu
sbalorditi, in mezzo a persone sconosciute che continuavano a passare loro
attraverso. Fu Chappu a rompere il silenzio:
"Credo siano ricordi" "Ricordi?" "I ricordi degli invocatori e dei guardiani del passato" "Come nell'Oltremondo?" "Più o
meno" Chappu spiegò la sua teoria, con
faccia triste "Questo luogo è stato teatro di innumerevoli sofferenze. I lunioliprendono la forma di queste
sofferenze, sospese ancora nell'aria e nello spirito di questa terra distrutta
e dilaniata da anni di guerra e da mille anni di lotta contro Sin"
A quel punto, i due ragazzi guardarono meglio gli spiriti, i ricordi di
quelle persone ormai morte, martiri in nome della libertà e del coraggio del
popolo di Spira. Alcuni piangevano, altri tenevano la testa bassa, altri ancora
camminavano con un luce di cupa determinazione negli
occhi, ma tutti, dal primo all'ultimo, soffrivano le pene dell'inferno. Lene e Chappu
distolsero lo sguardo, mentre i loro cuori, sentivano, piangevano delle stesse
sofferenze patite da quei ricordi. Tenendosi per mano, i due corsero
all'interno del duomo.
Yuna e Tidus
si risvegliarono dentro il naos del Tempio di Kilika, guardandosi increduli. Entrambi avevano
sentito i proiettili entrare nei loro corpi, sottraendo loro la vita. Prima che uno di loro potesse
parlare, il bambino dal cappuccio viola apparve dietro di loro:
"Benvenuti" "Tu?" disse Tidus "Siamo nell'Oltremondo?" "No" "No? Ma
siamo morti vero?" "Si" "Insomma,
spiegati!" "Siamo stati noi
intercessori a tenervi in questo mondo" spiegò il piccolo "E per un
motivo ben preciso" Yuna intervenne: "E quale
sarebbe?" "Trapassare Sin" I due lo guardarono, credendo
di non aver capito bene. "Chappu
sta accompagnando in veste di guardiano vostra figlia Lenne
a Zanarkand, per invocare l'Eone
Supremo" rivelò l'intercessore "E, Yuna, il
tuo compito sarà trapassare Sin e i due ragazzi, per evitare che il ciclo
ricominci. Questo Sin ha ancora un umano dentro, e sarà facile trapassarlo e
cancellarlo definitivamente da Spira" Tidus estrasse la spada e la puntò al
collo del ragazzino. "Come hai osato?"
gli gridò contro "Come hai osato mandare quei due
a compiere l'Invocazione Suprema? Sono appena due ragazzini!" Yuna nel frattempo era scoppiata in
lacrime, e anche lei si sfogò sul piccolo figurino che stava davanti a loro:
"Perché loro? Perché? Poteva farlo chiunque!"
Ma l'intercessore non fece una piega, e parlò con voce come sempre
calmissima: "No, non poteva farlo chiunque. Ora che Yunalesca
non c'è più, solo il forte legame d'amore che unisce due anime per l'eternità
può invocare l'Eone Supremo" "E questo
cosa c'entra?" disse Tidus pieno di
rabbia "Cosa c'entra con loro due?" "Tutto" fece il
ragazzino "L'amore già li avvolgeva quando il vostro villaggio è stato
attaccato, e durante il viaggio la passione li ha travolti e ha trasformato il
loro pellegrinaggio in una romantica avventura che li ha trascinati fino a Zanarkand, e che li porterà a conseguire il loro
obiettivo" "Oh mio Dio!" gridò
Yuna gettandosi al collo di Tidus
e singhiozzando. Lui le prese la testa fra le mani e
le asciugò le lacrime, poi la baciò, calmandone il cuore afflitto. La donna si
voltò di nuovo verso l'intercessore: "Cosa devo
fare?" "Devi andare a Zanarkand e, mi raccomando, non farti vedere dai ragazzi o
potrebbero farsi scrupolo sapendovi ancora in vita. Quando entrambi saranno morti, trapassa loro e Sin" Lo sguardo dell'invocatrice si fece determinato: "Ok,
hai vinto" "Ma" proseguì con
voce grave l'intercessore "Voi siete morti, e quando compirai il rito del
trapasso spedirai anche te stessa e Tidus nell'Oltremondo" Yuna deglutì, poi guardò Tidus che le fece un cenno d'assenso, carico di rabbia e
cupa determinazione. "Vi rincontrerete tutti
lì dove finiscono le anime, oltre l'abisso dell'Oltremondo"
L'ascensore discese
lentamente verso la sala degli invocatori,
trasportando Lenne e Chappu
verso l'ultima sala del duomo di Yevon, verso
l'ultima tappa del loro viaggio. "Quando l'ascensore si
fermerà" disse Chappu "Incontreremo Yunalesca, e invocheremo l'Eone
Supremo" "Chappu.
Io non voglio morire" Lui la guardò piangendo:
"Nemmeno io Lenne, ma dobbiamo farlo. La mia
unica consolazione è che moriremo insieme" I due si abbracciarono,
bagnandosi a vicenda con le lacrime. E poi
l'ascensore, con un tonfo si fermò. Si aspettavano di trovare Yunalesca, ma trovarono solo un mostro gigantesco armato di
chele, che li attaccò. "Il Guardiano del
Limbo!" gridò Chappu scartando a destra ed
estraendo la spada "Lenne! Stai indietro! Io lo
distraggo, tu invoca un Eone e uccidilo!" Detto ciò, il ragazzo si lanciò in avanti brandendo Lifesaver,
e parando i colpi delle chele gemelle del dragone. Una serie di cerchi
d'energia si formarono sul pavimento, che brillava di una luce azzurra. Lenne urlò: "Chappu! Sono
mine magiche, fai attenzione !" Ma le mine esplosero,
colpendo il giovane guardiano e sbalzandolo in aria, fino a farlo rovinare a
terra privo di sensi. Lenne si affrettò ad estrarre
l'asta e, puntandola sul corpo del compagno, scagliò una magia bianca verso di
lui. Una piccola piuma di fenice comparve sul suo viso, e Chappu
riaprì gli occhi e balzò in piedi, recuperando la spada e riprendendo la
battaglia. "Lenne,
che aspetti?" gridò il ragazzo "Invoca un Eone!" Lei non se lo fece ripetere
due volte e roteò la sua asta. Il soffitto scomparve e una gigantesca ancora
calò dall'alto e penetrò il pavimento fluorescente, tirando su per il collo il
più terribile mostro cheChappu
avesse mai visto. Lenne parlò al gigante che si stagliava
vicino a lei: "Forza Anima, fai provare un po' del tuo dolore a quel
mostro!" L'Eone
cacciò indietro la testa, come sotto un terribile colpo, ma fu il nemico a
contorcersi dal dolore. Anima continuò con i suoi micidiali
attacchi, finchè il Guardiano del Limbo non si
dissolse in una pioggia di lunioli. Lenne richiamò il suo Eone,
mentre il pavimento tornava normalmente di pietra e la stanza prendeva forma
intorno a loro. I ragazzi uscirono in un cortile sospeso sul mare dell'antica
città delle macchine, chiamando a gran voce Yunalesca,
la loro unica speranza di ricevere l'Invocazione Suprema. Ma
la donna dai lunghi capelli bianchi non venne, lasciandoli soli in quel mare di
disperazione.
Lenne e Chappu
sedevano su un muretto del grosso cortile esterno, le mani nei capelli e le
lacrime agli occhi. Yunalesca non c'era, e loro non
sapevano come invocare l'Eone Supremo: ogni speranza
era svanita, e tutti e due pensavano di tornarsene a
casa e vivere nel terrore di Sin fino a quando questo li avrebbe uccisi. Ma erano solo pure utopie, e Lenne
lo espresse apertamente: "Sin sta arrivando, lo sento. Non faremo mai in
tempo ad andarcene via di qui prima che ci trovi e ci
uccida" "Quel dannato di Kyspor sa che cosa stiamo cercando di fare, e ce lo
impedirà ad ogni costo" Chappu fece appena in tempo a finire la
frase che il terribile mostro uscì dal mare a meno di un chilometro da loro. Lenne urlò e lo abbracciò, nascondendosi fra le sue braccia
e guardando con terrore il loro mortale nemico alzare un'onda gigantesca e
scagliarla dritta verso di loro. La morte era inevitabile, il muro d'acqua si
avvicinava a velocità incredibile. "Abbiamo fallito"
disse Chappu. Lenne gli chiuse la bocca: "Ti
amo" Le loro labbra si sfiorarono,
e questo bastò: il corpo del ragazzo si illuminò di
accecante luce bianca, respingendo indietro l'onda di Sin con un energia mai
vista. Lenne alzò l'asta, e il viso dell'amato
compagno scomparve con un sorriso, volando verso l'alto con la forma di un
gigantesco fulmine. Per un secondo, l'Eone Supremo
apparve nel cielo, scagliandosi su Sin e artigliandolo, creando un'esplosione
gigantesca che spazzò via tutto e tutti. Chappu e Lenne
atterrarono insieme sulla spiaggia cosparsa di rovine, si guardarono per un
ultimo, lunghissimo istante, e poi si accasciarono al suolo senza vita le mani
unite, per sempre.
I lunioli
si alzavano nel cielo, divorando il corpo sventrato di Sin e volando verso la
spiaggia, dove una donna danzava piangendo vicino a due giovani corpi distesi a
terra e a un ragazzo dai lunghi capelli biondi che
guardava, anche lui piangendo. Yuna continuò la triste coreografia, e
anche lei cominciò, piano piano, a scomparire fra i lunioli. Guardò verso Tidus, e
vide che anche a lui succedeva la stessa cosa. "Ti amo" gli disse. "Anch'io" rispose
lui. I luniolisi innalzarono oltre le nuvole, e poco dopo sulla
spiaggia non restò più nulla, tranne le rovine, i sogni e i ricordi.
Chappu aprì gli occhi e si ritrovò in
aria, volando su un prato fiorito che sembrava dipinto con l'acquerello. Superò
una cascata, vide una foresta, e continuò la planata
circondato dai lunioli. Lenne
teneva ancora la sua mano, e lui si perse negli occhi di lei,
che gli sorridevano felici e spensierati, come li aveva visti solo sulla
spiaggia di Besaid. Quando entrambi distolsero lo sguardo, si ritrovarono seduti sulla sabbia,
là dove si erano visti l'ultima volta, a Zanarkand.
Intorno a loro, però, non c'erano rovine, ma solo altissime torri, strade
larghe e affollate di persone. Da lontano giungeva l'urlo dello stadio, lo
scrosciare dell'acqua, i colpi dei giocatori di blitzball.
La notte volgeva all'alba, e loro guardarono verso il mare. Poi si accorsero di
non essere soli: accanto a loro c'erano i loro
genitori, e tutti i loro amici, che sorridevano. I due ragazzi si distesero sul
soffice materasso di granelli e si baciarono, abbracciandosi e accarezzandosi
dolcemente. Yuna e Tidus
si guardarono negli occhi. "Ti avevo promesso che
avresti visto l'albe della mia città, quella notte a Macalania" disse lui "Te lo ricordi?" Lei assentì, e poi incrociò
le labbra con le sue. Sopra di loro le luci della città si spensero, le stelle
sparirono e l'orizzonte s'infiammò, come se bruciasse.