Ciao a tutti e benvenuti nella mia storia. 

Prima di dare inizio alla vostra lettura vorrei informarmi del fatto che sì, questa fan fiction è tratta da una storia realmente accaduta, purtroppo o per fortuna. 

Non so se vi dirò mai se sia accaduta a me, a una mia amica, o a chissà chi. 

Inoltre, avete potuto notare che la fan fiction è su un componente dei 5 Seconds of summer, Luke Hemmings, ma non sarà l'unico ad essere presente all'interno della storia, soprattutto all'inizio. 

Detto questo, mi faccio da parte durante la vostra lettura. Spero che questa storia possa piacervi, ma soprattutto appassionarvi e coinvolgervi a tal punto da riflettere tanto.  

A presto!

Una doccia rapida ma intensa, ciò di cui avevo bisogno in quel momento, per lavare ogni centimetro della mia pelle, pulirla da quelle mani sporche di malizia. 

Sapevo che avrei dovuto imboccare la strada più lunga per tornare a casa, mi era stato raccomandato così tante volte, eppure non avevo voluto dare ascolto. 

"Dormire è quello che ti serve adesso, ora che ti sei lavata scommetto che ti senti più tranquilla", Tessa, dall'altro lato del telefono, cerca di tranquillizzarmi, sembra voglia convincermi che io stia bene adesso. 

Perché è vero, io sto bene, sono al sicuro adesso fra le mura della mia camera, avvolta nell'asciugamano. 

"Sì, penso che dormirò. Ci vediamo domani a lezione".

Immaginavo che Tessa avrebbe avvisato Jade di quello che era successo: trovo entrambe sedute su una panchina del cortile della scuola, come se mi stessero attendendo... forse è proprio così. 

La testa bassa e il cuore pesante, come se stessi portando un macigno sulle spalle di cui mi vergogno, mi vergogno di mostrarlo. Eppure è lì, non posso scrollarlo dal mio corpo come fosse un po' di acqua. 

"Raccontami tutto; ma prima, come ti senti?", Jude è molto impulsiva delle volte, forse troppo. Sembra che le importi di sapere le dinamiche più di quanto io mi senta strana. 

"Sto bene" mento. "Ero nella scorciatoia e non mi ero accorta di essere seguita da un ragazzo. Mi ha presa con forza, sbattendomi contro il muretto". 

Non so come riesca a raccontare tutto, forse ho bisogno di liberarmi di questo peso. È così che penso di ripulirmi. Non è bastata la doccia, né la dormita. Non basta parlarne. 

"Oh mio Dio! Non potevi dargli un calcio?". Non riesco neanche a dare troppo peso alle parole di Jade, mentre Tessa la ammonisce con lo sguardo. 

"Come avrei potuto, Jade? Ero pietrificata e lui mi teneva molto stretta. Mi ha tappato la bocca con la mano, con l'altra... mi toccava". Non riesco a spiegare altro, soprattutto non nei minimi dettagli. Sono ancora turbata da quello che è successo, continuo a pensare a quegli occhi iniettati di perfidia e a quelle mani grandi e forti che mi tengono ferma con violenza, che esplorano il mio corpo. 

"Eppure ti ha lasciata andare", riflette Tessa. "Si sarà pentito, o gli avrai fatto pena". 

"Era ubriaco, o comunque sballato, non capiva neanche lui ciò che stava facendo. Mi ha fissata negli occhi ed ha alzato le mani, mi ha urlato due volte di andarmene. Non ho mai corso così tanto" spiego io. 

Jade e Tessa mi osservano con gli occhi spalancati, come se fossero scioccate e attratte al tempo stesso da quello che stavo raccontando. Io come dovrei sentirmi allora? 

Eppure, nonostante tutto, non era successo niente di troppo grave, infatti non riesco a sentirmi pienamente sottosopra, non mi sento autorizzata a soffrire, a lamentarmi, perché avrebbe potuto stuprarmi. 

Ed io non riesco a spiegarmi quanto sia stata fortunata.