Tredici personaggi in cerca d'autore

di hazelnocciola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Scelta OC ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 - Yes! I Am A Long Way From Home ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 - (I Can't Get No) Satisfaction ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 - Les toreadors ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 - The Luck You Got ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 - In a Heartbeat ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Personaggi in cerca d’autore

 

Prologo

 

 

 

 

 

C’è che ormai che ho imparato a sognare, non smetterò.

 

 

 

Non era che Andy Grier ce l’avesse con qualcuno in particolare, solo non riusciva a capire il senso di tutto questo. Andare direttamente ad Hogwarts dal momento che si troverebbe a due passi da casa mia? Ma no! Attraversiamo l’intera Gran Bretagna per poi fare dietro front.

 

E quindi si ritrovava a fare la valigia (perché ovviamente doveva sempre ridursi all’ultimo minuto) alle due di notte, sapendo che alle sette sarebbe saltato in macchina armato di madre, padre, sorellina e due bei gufi per arrivare a Londra.

 

Non che pensava di riuscire a dormire comunque. Era troppo preso da be’, troppe cose.

 

Ecco qui la lista di cose che causano l’insonnia di Andy Grier: era il suo ultimo anno, questo significava preoccuparsi non solo dei M.A.G.O. (come se quello fosse poco già di loro), ma anche di cosa fare del suo futuro.

Poi c’era il fatto che quest’anno sarebbe stato un fottutissimo Caposcuola, cosa che ancora non riusciva a spiegarsi.

Ed  infine, ultimo ma non ultimo, in qualità di pensiero impossibile da togliersi dalla testa, vincitore del suo tormento estivo, Reece Waldegrave.

 

E non era che Andy avesse pensato tutta l’estate ad un ragazzo che non solo era bello da impazzire, ma era tanto bello quanto impossibile, semplicemente non riusciva dopo tre mesi a togliersi dalla testa l’immagine del bellissimo Serpeverde che gli sorrideva prima di sparire nella folla di King’s Cross alla fine dell’anno.

 

Poi ovviamente Andy si era dovuto sorbire il viaggio di ritorno con Dorothy che non la smetteva di parlare del suo secondo anno appena concluso, di sua madre e della sua guida non poco spericolata e di suo padre che gli faceva domande su quello che avrebbe fatto finita Hogwarts.

 

«Perché diavolo non ho fatto la valigia quando me lo ha detto mia madre?» sbuffò Andy, gettandosi sul letto, troppo stanco per continuare.

 

E naturalmente, come succede ogni volta prima di una partenza, qualcosa andò storto (o più precisamente, Andy si addormentò).

 

Quando si svegliò, Andy si ritrovò la faccia di Dorothy praticamente appiccicata alla sua. «Che cazzo fai, Doodie!» gridò, levandola di torno con un braccio.

 

«Ci mettiamo in macchina fra dieci minuti, con o senza di te e la tua valigia non è pronta. Sei rimasto sveglio a guardare porno o cosa?» fece la ragazzina, alzandosi e appoggiandosi allo stipite della porta.

 

Andy ci mise un po’ a capire cosa avesse appena detto la sua innocentissima e soprattutto tredicenne sorellina. Era talmente sconvolto e assonnato che non poté fare altro che rimanere a fissarla.

 

«Andy ho tredici anni ed è il duemila e diciassette, credevi davvero che ignorassi l’esistenza del porno?» Detto questo, Dorothy prese il suo baule (finitissimo) e uscì dalla camera di Andy.

 

Fu allora che il ragazzo capì che era forse il caso di darsi una bella mossa e in qualche modo, usando solo un pizzico di Incantesimo di Appello, Andy riuscì a finire la valigia e a entrare in macchina prima che questa partisse.

 

«Ti sei almeno lava—» sua madre si interruppe improvvisamente.

 

«Che c’è?» chiese Andy, temendo la risposta della signora Grier.

 

«Sei in pigiama, tesoro.»

Andy arrossì fino alla punta delle orecchie sentendo le risate di tutti quanti, mentre la macchina della famiglia Grier si allontanava dalla Scozia.

 

Direzione: King’s Cross.

 

 

·•·•·•·

 

 

Reece Waldegrave arrivò da solo alla stazione di Londra e da solo si diresse verso il binario nove e tre quarti.

 

Nonostante ci fosse abituato da ormai cinque anni, non poté fare a meno di sentire una stretta allo stomaco al pensiero che i suoi genitori non lo avessero accompagnato per salutarlo. Sapeva che sarebbe andata così, ma faceva comunque male.

 

Ora l’unica cosa a cui voleva a pensare era Effy Gaunt. Effy era l’unica persona nell’intero mondo di cui Reece si fidasse ciecamente. Si conoscevano fin da bambini, quando ancora i loro genitori si aspettavano che si sarebbero sposati, mantenendo per un’altra generazione il sangue puro delle due famiglie. Reece fino ai quattordici anni pensava che se proprio doveva sposare qualcuno sarebbe stata Effy, in quanto sua unica vera amica, ma dopo che provarono a mettersi insieme, Reece capì la verità: era gay. Irrimediabilmente gay, super gay, nessun essere più gay di lui aveva mai camminato su questa terra.

 

Quando l’anno  precedente lo aveva detto alla sua famiglia, Effy era stata l’unica a stargli veramente vicino e fu allora che le disse: «Se a quarant’anni saremo ancora tristi e soli, allora io, Reece Waldegrave, ti sposerò, scopandomi intanto un bel ventenne, mentre tu farai lo stesso, solo con uno più etero».

 

Reece sorrise pensando a quel momento e alla risata di Effy.

 

Attraversato il binario iniziò a cercare la ragazza con lo sguardo. L’essere alto un metro e novantadue aiutava di certo in una folla, ma l’altra Serpeverde era introvabile.

 

Sconsolato, Reece iniziò a farsi strada tra le persone per raggiungere il treno. Mancava ancora qualche minuto alla partenza e ogni genitore ne approfittava per stringere a sé il proprio figlio.

 

Improvvisamente Reece sentì un carrello urtargli una gamba. Si girò per capire chi fosse stato e incrociò due occhi castani che avevano l’aria desolata.

 

«S-scusa, m-mi hanno s-s-spinto e…» balbettò il ragazzo.

 

Era alto, non quanto Reece, ma abbastanza. Aveva la pelle abbronzata, i capelli castani spettinati e le fossette. Reece lo squadrò, potendo ammirare un pigiama nero con pipistrelli gialli e la scritta ‘Batman’.

 

Ci mise qualche secondo a riconoscerlo come Andy Grier, prefetto di Tassorosso.
 

Reece sorrise per rassicurarlo. «Nessun problema, Andy. Ci vediamo.»

 

Poté vedere la faccia assente di Andy Grier prima di girarsi e salire sul treno.

 

Pensò che Effy lo avrebbe trovato prima o poi e decise di sedersi in uno scompartimento vuoto, appoggiò il viso al finestrino e riprese ad osservare le madri che salutavano i figli con le lacrime agli occhi.

Quest'anno non poteva iniziare peggio.

 






 

 

Buongiorno a tutti, streghe e maghi! Mi presento come hazelnocciola, ma potete chiamarmi Hazel. Questo prologo, anche se breve, dovrebbe spiegare il filone che prenderà questa storia interattiva: non ci saranno personaggi della Rowling, né maghi oscuri che vogliono distruggere il mondo, gli unici problemi saranno quelli di normalissimi adolescenti (solo con poteri magici).

Sarà una storia che parlerà di quello che dobbiamo passare tutti: amori, amicizie nate, amicizie fallite, problemi sul nostro futuro, problemi familiari, problemi scolastici…

 

Quindi ecco qui le regole:

 

• Non c’è un numero massimo di OC che potete mandarmi, ma non è sicuro che li prenderò tutti.

• Dovete prenotare per recensione dicendomi quanti personaggi avete, il sesso, la Casa e l’età.

• Le schede devono essere inviate via messaggio privato con oggetto Nome Cognome - Casa (es. Andy Grier - Tassorosso).

• Le schede devono essere inviate entro la mezzanotte del 15 Luglio. Se avete bisogno di più tempo dovete avvertirmi.

• Non accetto personaggi con disturbi mentali, dal momento che sono difficili da gestire. Potrei fare un’eccezione ma il disturbo deve essere descritto nei minimi dettagli perché lo faccia.

• Non accetto naturalmente Mary Sue e Gary Stu.

• Vorrei che mi scriveste qualche parola sul prologo e cosa pensate dei personaggi.

 

AVVERTENZA: come avete potuto vedere, ci sarà un linguaggio un po’ colorito, non andrò mai nel volgare, ma scriverò come parlano i ragazzi al giorno d’oggi. Ci potrebbero essere scene un po’ spinte in seguito, ma niente di dettagliato, il rating rimarrà arancione per tutta la storia.

 

 

 

Ecco qui la scheda che dovete compilare. Ogni spazio è obbligatorio, se avete domande non esitate a contattarmi via messaggio privato.

 

Nome completo con eventuale soprannome:

Sesso:

Età con data di compleanno (accetto solo personaggi che si trovano dal quinto al settimo anno per motivi di trama):

Orientamento sessuale (rapporti con esso):

Stato di sangue (purosangue, mezzosangue o nato babbano):

 

Aspetto fisico (più dettagliato possibile):

 Prestavolto:

 

Carattere (assolutamente vietate le liste di aggettivi):

 Rapporti familiari:

 Rapporti sociali:

 Relazione sentimentale (che tipo di persona gli interessa e che tipo di relazione desidera):

 

Casata:

 Come era andata la Cerimonia di Smistamento:

 Relazioni con i compagni di Casa:

 Carriera scolastica (come sono i suoi voti, quali materie predilige, ecc.)

 

Storia personale (parlatemi della casa dove sono cresciuti, dell’ambiente in cui si trovavano, ecc.)

 

Patronus e ricordo felice:

 

Molliccio:

 

Gioca a Quidditch? In che ruolo:

 

Cosa vorrebbe fare finita Hogwarts (domanda obbligatoria per i personaggi del settimo anno, facoltativa per gli altri):

 Passioni/talenti:

 Fobie/debolezze:


Animale domestico:

 

Frase che lo/a caratterizza:

 

 

 

Dulcis in fundo, ecco qui i miei personaggi.

 


Andrew ‘Andy’ Grier, Tassorosso, 7 anno, omosessuale, occupato per relazione.

 

Reece Waldegrave, Serpeverde, 7 anno, omosessuale, occupato per relazione.

 

Elizabeth ‘Effy’ Gaunt, Serpeverde, 7 anno, eterosessuale, libera per relazione.

 

Dorothy ‘Doodie’ Grier, Corvonero, 3 anno, non disponibile per relazione.

 

 

 

Spero che vogliate partecipare in tanti, a presto!

 

 

HN

 

P.s. Il titolo è provvisorio. È preso dal dramma di Pirandello «Sei personaggi in cerca d’autore» che invito tutti a leggere. Non appena avrò deciso quanti personaggi utilizzare, modificherò il titolo.

 

La citazione ad inizio capitolo è presa dalla canzone dei Negrita «Ho imparato a sognare» che mi ha ispirato per questa storia.

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Capitolo 2
*** Scelta OC ***


Personaggi in cerca d'autore

Scelta OC


OC principali
 

Laertes Enjolras Charrington-Abbey, Grifondoro, VII anno, queer, Portiere. Libero per relazione. (PV Ben Barnes)

 

Cos'è che dovrei fare?




Freyja Árna Wellington, Corvonero, VII anno, bisessuale. Occupata per relazione. (PV  Tuppence Middleton)

Lo sapevo già.



 

Cecilia Nott, Grifondoro, VII anno, bisessuale, Cercatrice e Capitano. Occupata per relazione. (PV Kat Graham)

 

Power is not given to you, you have to take it.



 

Holly Sidney Warren, Corvonero, VII anno, eterosessuale, Cronista. Libera per relazione. (PV Margot Robbie)
 

Ti mostrerai

Piccola stella senza cielo

Ci incanteremo mentre scoppi in volo




Benjamin ‘Ben’ Carrow, Corvonero, VII anno, eterosessuale, Portiere. Libero per relazione. (PV Devon Bostick)

You’re going to be judged no matter what, so be who you want to be.






Malorie Waverly, Serpeverde, VII anno, eterosessuale, Caposcuola. Libera per relazione. (PV Sophie Turner)
 
Welcome to the madness.




Elliot Waverly, Serpeverde, VI anno, omosessuale, Cacciatore. Libero per relazione. (PV Cameron Monaghan)

Stelle nascondete i vostri fuochi, che la luce non veda i miei oscuri e profondi desideri.






Reece Waldegrave, Serpeverde, VII anno, omosessuale. Occupato per relazione. (PV Matthew 
Daddario)

Never know what I've become
The king of all that's said and done
The forgotten son

 

Elizabeth ‘Effy’ Gaunt, Serpeverde, VII anno, bisessuale. Libera per relazione. (PV Hannah Murray)

Are you feeling like a social tool without a use?
 






Gloriana Ofélia Sanchez, Tassorosso, VI anno, asessuale panromantica, Cercatrice. Libera per relazione. (PV Natalie Martinez)

Non preoccuparti, ci sono io.




 

Josh Bailey, Tassorosso, VII anno, eterosessuale. Occupato per relazione. (PV Cory Montheit)


 

Carter Dallas, Grifondoro, VI anno, eterosessuale, Battitore. Libero per relazione. (PV Herman Tommeraas)

Don’t wanna live as an unsung melody.



 

 

Ecco a voi gli OC che parteciperanno alla storia!

Il primo capitolo dovrebbe arrivare a breve, ho già iniziato a scriverlo, vorrei aggiungere uno o due altri POV e a quel momento mancherà solo il betaggio.

 

Al primo capitolo!

 
HN

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Capitolo 3
*** Capitolo 1 - Yes! I Am A Long Way From Home ***




Tredici personaggi in cerca d’autore

Capitolo 1 - Yes! I Am A Long Way From Home

 


 


Joy, shipmate, joy!
(Pleas’d to my soul at death I cry,)
Our life is closed, our life begins,
The long, long anchorage we leave,
The ship is clear at least, she keeps!
She swiftly courses from the shore,
Joy, shipmate, joy!

Gioia, compagna di bordo, gioia!
(Piacere, griderò alla mia anima alla morte)
la nostra vita è conclusa, la nostra vita incomincia,
partiamo dopo essere stati tanto all’ancora,
la nave è libera finalmente, ora salta!
Velocemente fugge dalla riva,
gioia, compagna di bordo, gioia.

 




1 settembre, 2017
10:30

Cecilia Nott camminava con passo sicuro verso la stazione di King’s Cross. Era da sola, con il suo bagaglio (leggero come una piuma, grazie all’incantesimo fatto da suo padre) e dei tacchi dodici ai piedi. Camminava con confidenza, consapevole e lusingata delle occhiate che le arrivavano.

Era una ragazza incredibilmente attraente, con le lunghissime gambe scure ed il fisico allenato.

 «Tu potrai avere qualunque ragazzo o ragazza vorrai, principessa mia» le aveva detto una volta sua madre. Certo, al tempo Cecilia aveva nove anni e la madre glielo aveva detto perché il suo fidanzatino l’aveva mollata per un’altra, ma Cecilia credeva ancora in quelle parole.

Lei poteva avere chiunque, sì, ma c’era una sola persona che lei voleva.

Il bel Tassorosso era davanti alla stazione che l’aspettava. Josh non era bello quanto Cecilia e la ragazza sapeva che lui aveva il terrore di perderla, ma questo non faceva altro che farle amare ancora di più il suo ragazzo.

Vederli insieme era strano: lei era alta, con un portamento da vera principessa, con pelle scura e senza un’imperfezione, con riccissimi capelli neri, grandi occhi scuri, labbra carnose e sempre dipinte di un colore diverso. Josh era alto, sì, ma era anche largo. Non che fosse sovrappeso, ma oltre ai muscoli c’era molta ciccia. Come Josh fosse riuscito a far innamorare una come Cecilia di uno come lui, rimaneva per il Tassorosso il più grande mistero dell’umanità.

Il ragazzo, nonostante avesse passato gli ultimi giorni al mare nel Sud della Francia, aveva sempre il suo colorito pallido. Recentemente aveva tagliato i capelli mori ed ora erano molto più corti sui due lati. Non appena vide la sua ragazza, il suo sorriso si aprì ed i suoi occhi si illuminarono come se avesse appena visto una dea — cosa che per lui era.

 «Ciao, tesoro» gli disse Cecilia, mettendogli le braccia al collo per baciarlo.

Rimasero così per ancora qualche istante finché Josh non si staccò. «Mi sei mancata» disse.

 «Ci siamo visti una settimana fa» ridacchiò Cecilia, prendendogli la mano.

 «Quindi?» fece lui sorridendo.

Cecilia gli diede un leggero colpo sul braccio. «Andiamo idiota. E prendi la mia valigia!»

Josh alzò gli occhi al cielo, ma continuò a sorridere. «Sissignora.»

I ragazzi iniziarono a camminare verso il binario nove e tre quarti. Cecilia iniziò a notare facce familiari e salutò tutti con la mano, rimanendo però sempre abbracciata al suo Josh.

 «Come è andata in questi giorni?» le domandò il Tassorosso.

Cecilia fece spallucce. «Oh, il solito. Ho giocato a Quidditch, ho studiato, ho litigato con la mia matrigna…»

 «Cecilia» le disse Josh con tono di disappunto. Sapeva meglio di chiunque che Cecilia non sopportava la sua nuova matrigna, che poi tanto nuova non era dal momento che conosceva suo padre da ormai due anni, e ogni volta che la sua ragazza gli diceva che ci aveva litigato, Josh le rifilava sempre quell’occhiataccia di rimprovero.

 «Oh, capirai! Ho solo per sbaglio rotto la sua piastra! Le avrei dato la mia ma l’avevo appena prestata ad un’amica…» fece la Grifondoro, fingendo un tono dispiaciuto.

Josh scoppiò a ridere. «Sei impossibile!»

 «Per questo mi ami.»


 
·•·•·•·
 
10:45
 
«Reece!» Il ragazzo in questione si girò e vide fuori dal finestrino del vagone la sua amica Effy Gaunt. La ragazza indossava una maglietta verde aderente, una gonna di tulle rosa, calze a righe rosse e nere e un cappello di paglia. Aveva il rossetto rosso. Era senza dubbio la persona più bella che Reece Waldegrave avesse mai visto.

Le sorrise e questa si affrettò a salire sul treno. Appena lo trovò gli saltò in braccio per abbracciarlo.

 «Oh, Reece non sai che cosa ti sei perso! Se solo fossi venuto in vacanza con me e i miei genitori. Il Perù è meraviglioso, non ho mai visto un posto più bello.»

Il ragazzo rise. «Mi sei mancata, Effy» le disse. Era vero. Non vederla per tutta l’estate era stata una tortura. A causa del lavoro dei genitori, Reece era rimasto tre lunghissimi mesi nella villetta dove abitavano. L’unico intrattenimento era stato scrivere un po’ (quando i genitori si trovavano a debita distanza) e giocare a Quidditch. Per il resto, non aveva fatto assolutamente niente, se non leggere le lettere di Effy.

Effy sorrise, scoprendo due file di denti bianchissimi. «Oh, che dolce. Mi sei mancato anche tu.»

Detto questo Effy si alzò per sedersi davanti a Reece.

 «Come è andata l’estate? I tuoi genitori?» domandò.

Reece scosse la testa. «Sempre gli stessi. Mio padre continuava a parlarmi di quanto mi piacerà lavorare al Ministero, mia madre di quanto le dispiacesse che la figlia dei nostri vicini non mi interessasse. Sono sopravvissuto solo grazie al nonno.»

Il viso di Effy si illuminò. «Adoro tuo nonno! Sa così tante cose sulle piante!»

Reece ridacchiò. «Sfido, è un erbologo!»

Effy alzò gli occhi al cielo, ma il muso durò poco. «Quest’estate ho letto i suoi studi sulle piante mnemoniche. Lo sapevi che queste piante possono agire direttamente sulla mente dei maghi in modo aggressivo e potenzialmente mortale? Fantastico no?» esclamò entusiasta.

Il ragazzo scoppiò a ridere. «Se lo dici tu, Ef.»

Erano tre mesi che Reece non rideva.

 «Dai, dimmi delle tue vacanze.»

 «Oh, Reece è stato incredibile…»


 
·•·•·•·

 
10:50

Laertes Enjolras Charrington-Abbey era un nome importante. Non perché la sua famiglia lo fosse, è come quando si dice di un naso: Quel ragazzo ha un naso importante non significa che sia un naso prestigioso, solo che sia un naso di rilievo, considerevole. Ecco, Laertes Enjolras Charrington-Abbey è di certo un nome considerevole.

Non che la sua persona fosse ignorabile: Laertes era di gran bell’aspetto con i suoi lunghi capelli neri, la carnagione pallida e gli occhi nerissimi lo facevano sembrare uscito da un concorso di bellezza.

Il Grifondoro iniziò a cercare fra la folla dell’ultimo minuto un viso specifico, finché non vide la biondissima testa della sua amica Freyja Árna Wellington che si girava da tutte le parti, probabilmente per cercarlo.

Leaertes sorrise, felice di vedere finalmente dopo la lunga estate la sua amica.

 «Freyja!» chiamò Laertes, cercando di farsi spazio fra gli altri studenti e le loro famiglie.

La Corvonero si girò e Laertes poté osservare per qualche secondo i bellissimi occhi grigi della ragazza.

Laertes sorrise e lei in meno di un secondo gli aveva già messo le braccia attorno al collo. «Mi sei mancato» gli disse.

Laertes sorrise. «Anche tu. Forza andiamo o non troveremo mai uno scompartimento decente.»

La Corvonero annuì, contenta di poter finalmente uscire da quell’ammasso di persone.

 «Com’è andata in Islanda?» le chiese Laertes, una volta saliti sul treno mentre con lo sguardo cercava uno scompartimento dove ci fosse posto.

 «Oh, al solito. I miei genitori erano sempre gli stessi, ma mi ha fatto piacere rivedere Ragnar» rispose lei, con tono malinconico.

Laertes sapeva della difficile relazione che la ragazza aveva con i suoi genitori, ma era felice di sapere che con suo fratello era riuscita a passare un bel periodo. Poi, ricordandosi di un’altra persona che sapeva far sorridere Freyja, disse con tono malizioso:«Mi fa piacere sentirlo. Per quanto riguarda… il tuo innamorato?».

Freyja diventò completamente rossa e preferì distogliere lo sguardo. «Con Jònsi va tutto bene» disse piano, sempre rossa in volto.

Laertes tornò a cercare fra gli scompartimenti alla ricerca di un viso familiare, sempre ridacchiando sotto i baffi.

 «Ehi, Grier!» esclamò Laertes, vedendo il Tassorosso seduto nello scompartimento deserto.

 «Ciao, Laertes» rispose Andy.

Laertes lo guardò, non potendo fare a meno di notare il pigiama di Batman che il futuro Caposcuola stava indossando.

 «Non fare domande, ti prego» disse Andy. Laertes non aveva mai visto Andy così disperato, doveva essere successa una catastrofe perché il ragazzo si buttasse così giù.

 «Tutto bene, Andy?» domandò Freyja, sbucando da dietro Laertes.

Andy alzò lo sguardo su di lei, aveva gli occhi talmente spalancati che sarebbero ben potuti scivolare fuori dalle orbite. Andy sorrise, facendo l’espressione più inquietante che entrambi i ragazzi avessero mai visto. «Sì, certo. Tutto a meraviglia» rispose con voce calma.

Laertes fece un passo indietro, facendo fare lo stesso all’amica con un braccio. «Be’, ci vediamo, Andy» disse, prima di scappare via ridacchiando con Freyja.

 «Mai visto Grier così!» esclamò Laertes ridendo e andando a cercare un altro scompartimento, preferibilmente con persone meno inquietanti.


 
·•·•·•·

 
11:05

«Finalmente ti ho trovato, Grier! Hai idea di quanto tempo abbiamo passato a fare avanti e indietro! Dove diavolo ti eri cacciato?»

A parlare era stata  Holly Sidney Warren, Corvonero del settimo anno e purtroppo e per sfortuna, una dei migliori amici di Andy. La ragazza stava guardando il ragazzo con i grandi occhi azzurri infuocati. In un’altra occasione, Andy avrebbe rabbrividito sotto l’espressione della ragazza, ma era troppo occupato ad annegare nella sua miseria per farlo.

La ragazza aveva i capelli biondi tagliati corti ed il viso morbido. Indossava una camicia bianca senza maniche che lasciava in bella mostra il tatuaggio a forma di soffione che aveva sulla spalla.

Holly era la sua migliore amica da quando era arrivato ad Hogwarts, senza conoscere nessuno e spaesato come non mai. La ragazza lo aveva invitato a sedersi con lei ed un suo amico nel loro scompartimento e il resto, come si suol dire, è storia.

I tre erano diventati un trio che non si era mai più separato, nonostante non fossero nelle stesse Case.

Accanto a lei, Benjamin Carrow lo guardava ridacchiando. Il ragazzo era alto, molto più di Andy, e magrissimo, i pochi muscoli che aveva non si notavano neanche. Aveva i capelli scuri scompigliati ed il suo solito sorriso storto. Aveva gli occhi socchiusi e leggermente rossi, Andy immaginò che avesse fumato dell’erba con suo fratello venendo alla stazione.

 «Che cazzo ti prende? Sono settimane che non ci vedi e questo è tutto l’entusiasmo che mostri?» fece Holly, decisamente scocciata di non vedere il suo migliore amico avere una qualche reazione.

Andy alzò il viso e la fissò negli occhi. Stava facendo quella faccia, la seconda faccia che Tizio detestava di più al mondo (subito dopo quella che faceva il Tassorosso quando aveva un’idea, stranamente, Holly adorava quell’espressione). Aveva il labbro inferiore tremante, gli occhi lucidi e aperti, le sopracciglia inarcate e— era un pigiama di Batman quello?

Holly alzò gli occhi al cielo e si sedette davanti ad Andy. «Okay, che cosa è successo?»

Per quanto ne sapeva, Andy si sarebbe potuto mettere a piangere. «È successo che voglio morire! Mi avete visto? Non ho dormito, ho dimenticato metà delle cose che dovevo portare, venendo in macchina avrò rischiato di morire almeno nove volte, sto indossando il mio pigiama, ho l’alito che puzza e i capelli spettinati e chi devo incontrare? Reece Waldegrave! Perché l’Universo mi odia così tanto? E non provate a dirmi che è il karma perché non ho fatto assolutamente niente di male per meritarmi tutto questo, quindi non—»

 «Okay, calma, calma» lo fermò Ben. «Reece Waldgrave il prefetto di Serpeverde? Non ti seguo.» 

 «È il ragazzo per cui il nostro caro Andy ha una cotta» rispose per lui Holly.

Ben spalancò gli occhi. «Cosa? Reece Waldegrave? Perché?»

Holly alzò gli occhi al cielo. «Perché è un gran figo? Sfortunatamente è gay, metà delle ragazze a scuola ci sono rimaste malissimo, me compresa…»

Il Corvonero le lanciò un’occhiataccia. «Tu? E perché avresti dovuto farlo?»

La ragazza lo guardò incredula. «Hai presente di chi stiamo parlando, vero? Alto, capelli neri, occhi azzurri, un fisico perfetto?»

 «Quindi solo per il suo aspetto fisico» riassunse Ben.

 «Lo dici come se fosse poca cosa! Hai idea di quanto esercizio ci voglia per ottenere un fisico del genere? Se ti allenassi un po’ di più potresti anche raggiungerlo, Benjamin…»

 «Be’, scusami se non sono appena uscito da Baywatch!» scattò Ben, alzando le mani per aria.

 «Perché ti devi sempre comportare come se—»

 «RAGAZZI!» gridò Andy ai suoi amici per richiamare la loro attenzione. «Io qui sto per morire di disperazione e preferirei che mi cagaste!»

Holly e Ben si scambiarono un’ultima occhiata prima di spostare la loro attenzione sul Tassorosso.

 «Vi ringrazio» disse Andy, accasciandosi sul sedile.

 «Andy, perché sei in pigiama?» domandò Ben dopo qualche secondo, realizzando cosa stava indossando l’amico. «Non che non apprezzi Batman, lo sai, ma Spiderman è su di un altro livello…»

Sì, Andy si sarebbe potuto mettere davvero a piangere proprio in quel momento, ma cazzo se gli erano mancati.

 

·•·•·•·
 
12:35

 «Quanto manca?» fece Malorie sdraiandosi sul sedile. Non c’era nessuno nello scompartimento fatta eccezione per lei ed il fratello minore, quindi non si doveva far alcun problema.

Aveva i lisci capelli rossi sciolti e quasi sfioravano terra. Malorie era una bella ragazza: capelli rossi ed occhi azzurri erano sempre una combinazione vincente. Era molto alta, ma proporzionata, con un seno generoso, lunghe gambe bianche e polsi sottili. Le mani erano piene di calli a causa della chitarra.

Suo fratello le somigliava, condividevano il colore dei capelli e degli occhi, ma era il sorriso che faceva capire alle persone che erano imparentati: due lunghe file di denti bianchi, leggermente sporgenti su entrambi e che si mostravano facilmente alle persone.

Ma Elliot era più alto, nonostante fosse un anno più piccolo, e decisamente più grosso di Malorie: si allenava talmente tanto a Quidditch che aveva sviluppato delle spalle larghissime e braccia muscolose. A Malorie capitava di essere gelosa della voglia di allenarsi del fratello, ma sapeva bene di essere troppo pigra per mettersi a fare esercizio fisico.

 «Siamo partiti da un’ora e mezza, Malorie. Manca tanto» rispose stizzito Elliot. Ecco un altro vizio, oltre alla pigrizia: l’impazienza. Fare un viaggio con Malorie era praticamente impossibile.

Malorie arricciò il naso. Sapeva quando c’era qualcosa che non andava nel fratello. «Come mai così incazzato?» domandò, iniziando ad irritarsi anche lei.

Elliot sospirò. «Non lo so, okay?» rispose secco. Cosa, che prima di quel momento si trovava con la testa che penzolava dai sedili e le gambe per aria si alzò di scatto per incenerirlo con lo sguardo. Inarcò le sopracciglia e le scusa del fratello arrivarono subito: «Scusami. Facciamo finta che mi sono svegliato con il piede sbagliato e la chiudiamo qui?».

Dal momento che il tono si era addolcito, Malorie sorrise per poi tornare nella sua posizione originaria. In quel momento, fuori dallo scompartimento si sentì il rumore di una piccola esplosione e subito dopo oltre il vetro si vedeva solo il buio più nero.

I gemelli sentirono delle risate che provenivano di sicuro da dei ragazzini dei primi anni e poco dopo una voce più adulta che urlava implorante: «Andiamo ragazzi, niente scherzi! Fateli quando saremo arrivati!».

Elliot si girò verso Malorie, che scrollò le spalle. La ragazza si alzò e andò ad aprire la porta dello scompartimento. Un po’ di fumo entrò, seguito da un ragazzo che riconobbe in fretta: «Ben ritrovato, Grier».

Il nuovo Caposcuola indossava i pantaloni della divisa al contrario, aveva la camicia sbottonata, la scarpa sinistra con le stringhe slacciate e la destra in mano.

 «Quei mostriciattoli del primo anno! Hanno fatto esplodere la Polvere Buiopesto e i petardi! Dentro al treno! E proprio mentre mi stavo cambiando!» sbraitò il Tassorosso, dimenando la scarpa in mano per enfatizzare il tutto.

Malorie si risedette. «Perché ti cambiavi ora?» chiese, ignorando tutto il resto del discorso e concentrandosi sul fatto che il ragazzo si stesse mettendo la scomodissima divisa della scuola con più di sei ore di anticipo.

Grier arrossì fino alla punta delle orecchie. «Nessun motivo.» Poi si girò verso Malorie. «Mi devi aiutare, Cosa! Li ho rincorsi per tutto il treno, non ce la faccio più! Posso dare il ruolo di Caposcuola a qualcun altro?»

 «Tipo a chi?» rispose lei, schernendolo.

 «Tipo… Tipo a….» Poiché nessun nome gli veniva in mente, Andy si guardò intorno e, vedendo solo Elliot rispose: «Tipo a Elliot! Ciao, Elliot, comunque. Mi fa piacere rivederti.»

Elliot alzò una mano per salutarlo. «Il piacere è tutto mio, Grier.»

Malorie fece per dire qualcosa, ma un’altra esplosione proveniente da poco lontano la interruppe. Si girò verso il Tassorosso e lo vide che la guardava implorante. «E va bene, ci penserò io. Dopotutto sono anche io sono un Caposcuola. Tu intanto mettiti a posto, per affrontarli ci vorranno tutte le forze di cui disponiamo. Fratellino, con me. Andiamo a far vedere ai nuovi arrivati chi è che comanda.»

Elliot sorrise sotto i baffi per poi alzarsi e seguire la sorella fuori dallo scompartimento.


 
·•·•·•·

 
15:55

«E ha iniziato a gridare per tutta al casa, urlando insulti a Cecilia» stava raccontando Carter a Ofélia e Berenice, mentre mangiavano le Gelatine Tutti I Gusti Più Uno. Se ne infilò una rossa in bocca e sorrise soddisfatto. «Frutti di bosco» annunciò mandando giù la caramella.

Il ragazzo aveva la pelle abbronzata, dopo le vacanze passate in Spagna con la sua famiglia, anche i capelli solitamente mori si erano schiariti, avvicinandosi al castano. Sorridendo scoprì i denti bianchi e una fossetta si formò sulla guancia sinistra.

Poi si girò verso Berenice, aspettando che questa prendesse la sua. La Serpeverde ne prese una gialla e la lanciò per aria prendendola al volo in bocca. Poi sorrise anche lei: «Limone».

Fu il turno di Ofélia e questa ne prese una verde con fare titubante. Le diede un morso e poco dopo la sputò in un fazzoletto. «Olive.»

 «Le olive sono buone» ribatté Berenice.

 «Lo saranno per te» rispose Ofélia prendendo poi un lungo sorso d’acqua.

Entrambe le ragazze si girarono verso Carter aspettando che questi continuasse la sua storia.

Era sempre stato così e i ragazzi speravano che non cambiasse mai. Nonostante fossero in tre Case diverse, Carter in Grifondoro, Ofélia in Tassorosso e Berenice in Serpeverde, i tre erano rimasti uniti.

Era strano vederli insieme, avevano caratteri così diversi che era incredibile che si trovassero bene insieme, ma era così e Gloriana era la colla che riusciva a tenerli insieme.

 «Poi Cecilia è voluta venire da sola in stazione, mentre a me hanno accompagnato mia madre e Vincent» continuò Carter. «Mia madre era così arrabbiata che ha iniziato a chiedermi di cosa voglio fare finita Hogwarts! Sono ancora al sesto anno, ne mancano ancora due! Possibile che voglia iniziare a stressarmi ora?»

Ofélia sorrise dolcemente, mentre Bebe si mise a ridacchiare sotto i baffi. Sfottere Carter era da sempre una delle sue passioni preferite.

 «È facile per voi due: sarete entrambe al San Mungo finita la scuola» fece Carter con tono amaro. Odiava il fatto che le sue due migliori sarebbero rimaste insieme anche finita Hogwarts, chissà dove sarebbe finito lui. Per quello che importava a metà della sua famiglia poteva finire anche a chiedere l’elemosina sotto ad un ponte.

 «Lo sta facendo di nuovo!» gridò Berenice, facendo quasi saltare in aria la Tassorosso seduta accanto a lei.

 «Cos’è che sto facendo?» fece Carter, visibilmente irritato dall’improvvisa reazione della Serpeverde.

 «Oh, lo sai benissimo caro mio» rispose con tono accusatorio e puntando addirittura il dito con il ragazzo. «Quella faccia la conosco bene. Quando ti metti a pensare alla tua famiglia e a cosa farai e bla bla bla! La conosciamo la solfa, caro il mio Dallas. Non attacca con noi, quindi togliti quella faccia triste prima di far deprimere la piccola Lìa!» Finito di strillare, attirando anche l’attenzione di un ragazzo che nel frattempo era passato davanti a loro, Bebe si gettò sul sedile, sempre tenendo gli occhi puntati su Carter.

 «Piccola?» domandò Ofèlia, guardandola storta. Se c’era qualcuno di piccolo era proprio Bebe, con il suo metro e cinquantadue.

 «Mm, hai capito!»

I ragazzi si guardarono negli occhi per qualche secondo, prima che tutti e tre scoppiassero sonoramente a ridere.


 
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L’Hogwarts Express raggiunse la stazione di Hogsmeade alle 19:30.

 
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20:00

Andy si sedette al tavolo dei Tassorosso, accanto a Josh Bailey. Non erano propriamente amici, frequentavano giri diversi, ma era un ragazzo incredibilmente gentile, forse un po’ invasivo, ma mai con cattive intenzioni.

 «Ehi, Grier» lo salutò l’altro Tasso. «Ti ho visto correre per tutto il treno, cos’è successo?»

Per tutta risposta, il Caposcuola fece cadere la faccia contro il tavolo, facendo un forte rumore che attirò l’attenzione di molti ragazzi intorno a lui, ma aveva fatto tante di quelle figure di merda da quando si era svegliato che non gli interessava neanche più.

 «Brutto momento?» domandò Josh, facendo un sorriso gentile.

Andy emise un suono disperato. «Uccidimi Josh» disse.

Josh aggrottò la fronte confuso e, vedendolo, Cara Spencer, una Tassorosso del quinto anno che sembrava essere informata di qualunque cosa, gli venne in soccorso. «È il nuovo Caposcuola.»

Josh si mise a scuotere le spalle di Andy (che continuava a rimanere sdraiato sul tavolo). «Amico, è grandioso! Riuscirai a trovare sicuramente lavoro dopo questo!»

Sentendo la parola “lavoro” Andy emise un altro suono straziante. Come poteva andare peggio quella giornata?

In quel momento, le porte della Sala Grande si spalancarono e l’orda di primini si fece avanti. Andy si tirò su per sbirciare le facce dei nuovi arrivati.

La professoressa Teresa Ogden, insegnante di Trasfigurazione e incubo numero uno dei tre quarti degli studenti, tirò fuori dal mantello di velluto rosso un foglio di pergamena. 

 «Hannah Marvel!» chiamò la Ogden.

La piccola ragazzina andò tremante verso lo sgabello. Era molto più alta dei suoi compagni e aveva i capelli biondi raccolti in una coda. Il cappello stette circa quindici secondi sulla sua testa prima di urlare: «GRIFONDORO!».

La bambina corse verso il tavolo dei Grifoni, dal quale si era alzato un boato di grida e si sedette.

Andy pensò alla sua cerimonia. Ci erano voluti esattamente nove secondi prima che il Cappello decidesse e Andy non era mai stato così felice di andare a sedersi con i Tassi, esattamente come sua madre.

Lo Smistamento di Dorothy era durato tre minuti invece. Più avanti, Doodie gli rivelò che il Cappello era indeciso fra Corvonero e Tassorosso, ma la ragazzina preferiva essere in una Casa diversa rispetto a suo fratello. Andy non sapeva ancora come prendere la cosa.


 
·•·•·•·

 
20:30

Carter era seduto al tavolo dei Grifondoro, accanto alla sorellastra Cecilia.

Erano in pochi a saperlo, ma il padre di Cecilia, in seguito alla fuga della moglie, si era risposato con la madre di Carter. Neanche due mesi di relazione ed erano già andati a nozze. A Carter dava ancora fastidio, così come a Cecilia: neanche il tempo di dimenticare qualcuno che già avevano trovato un rimpiazzo. 

Ma a Carter la sorellastra piaceva. La conosceva già bene dal momento che lei era il Capitano della squadra di Quidditch ed erano diventati più legati l’uno all’altra, nonostante non sopportassero i rispettivi tutori legali.

 «Come cazzo è vestito quello?» fece Lance Torres, un Grifondoro del quinto anno seduto davanti a Carter.

 «Be’, detto da te Torres…» disse Cecilia, facendo riferimenti agli strampalati vestiti che Lance era solito indossare.

Lance la guardò storto, per poi girarsi di nuovo verso l’uomo che si era appena fatto avanti dal tavolo dei professori.

Era giovane, più di tutti gli altri. Aveva i capelli rossi lisci all’altezza delle guance, un lunghissimo naso e enormi occhi azzurri. Ma non era l’aspetto ad attirare l’attenzione, bensì i vestiti: indossava un lungo mantello giallo con stelle verdi che sembravano disegnate da un bambino, stivali rossi ed un cappello a punta rosa shocking, con tanto di pompon celeste.

 «Ragazzi, vi presento il vostro nuovo preside: il professor Silvanus Yozef Mortemore!» annunciò la Ogden.

Probabilmente il nuovo preside si aspettava un applauso, ma questo non ci fu. Forse se lo era immaginato, ma a Carter sembrò di vedere un briciolo di disappunto nel suo sguardo.

 «Cari ragazzi, vi sembrerò troppo giovane per essere un preside, eppure anche io, come gli altri 
professori merito il vostro rispetto: ho camminato questi corridoi e ho vissuto sotto questo tetto nei panni di uno studente appena undici anni fa. Eppure sono ancora uno studente, sarete voi a dovermi insegnare come fare il mio lavoro, ragazzi miei. Sono nelle vostre mani, ma adesso, pensate a mangiare!»

Il professor Silvanus alzò le braccia e in quel momento il cibo si materializzò davanti a tutti gli studenti.

Iniziò un coro di voci e di posate che sbattevano contro i piatti.

Carter si buttò sul pollo davanti a lui e se ne riempì il piatto, per poi andare addosso alle salse.

 «È un Corvonero.»

Carter alzò lo sguardo e si accorse che Laertes stava ancora guardando verso il tavolo dei professori.

 «Che dici?» domandò lui.

Laertes rimase ancora uno o due secondi a guardare il tavolo per poi spostarsi sul cibo. «Dico che era un Corvonero. Non trovi anche tu?» rispose, inchiodando i suoi occhi neri come la pece in quelli di Carter.

Carter deglutì a fatica il pezzo di carne che stava masticando. «Non… non lo so.»

Parlare con Laertes gli aveva sempre messo difficoltà: era un ragazzo a posto, un po’ diverso dagli altri, ma sembrava stare bene così come stava.

Carter si mandò al diavolo per pensare a quello invece che alla bontà divina che aveva davanti.


 
·•·•·•·

 
21:30


«Quest’anno vinceremo noi la Coppa delle Case, te lo assicuro, mio carissimo Carrow, te lo assicuro.» Era da quando avevano lasciato la Sala Grande che Holly non aveva smesso di parlare della Coppa delle Case. Ce l’aveva ancora con Grifondoro per averla vinta l’anno precedente.

Una Grifona, Cecilia Nott, non aveva fatto altro che vantarsi della vincita, sostenendo che fosse tutto merito delle sue vincite sul Campo di Quidditch. Okay, che Grifondoro aveva vinto ogni partita quell’anno e va bene era merito della Capitana, ma quest’anno era il loro anno.

 «Quindi tu cerca di non rovinare tutto durante le partite, Carrow, ti terrò molto d’occhio» lo minacciò la bionda, puntandogli il dito addosso.

 «Ti vorrei ricordare, mia piccola amica» iniziò a dire Benjamin mentre salivano le scale che conducevano verso il Dormitorio dei Corvonero, «Che ti sei fatta togliere ben trentasette punti per i tuoi commentini  durante le partite.»

Holly, a quanto pareva, si faceva prendere troppo dalle partite, cosa che una cronista non dovrebbe proprio fare. La Ogden non aveva avuto pietà riguardo a quello.

Holly preferì non ribattere, sapendo che l’altro Corvo aveva ragione. Ma che poteva farci? Doveva pur tifare per una squadra, no?

I due ragazzi continuarono a camminare per le scale, finché non arrivarono alla porta.

Erano stati praticamente i primi a lasciare la Sala Grande, dato che Benjamin insisteva nell’avere un grandissimo mal di testa, deve essere stato il treno, vieni con me nella Sala Comune, Holly, ti prego! Ci beviamo un tè!

La ragazza aveva ceduto e ora si ritrovavano a dover risolvere l’indovinello per entrare nella stupidissima Sala Comune.

Alla fine tutti andavano ovunque, che senso c’era nel continuare a tenere segrete le Sale Comuni? Stupida rivalità fra le Case, pensava sempre Ben

Arrivati alla porta, una voce disse: «Ho una coda che non posso mai muovere. Cosa sono?».

Per quanto riguardava Ben, non aveva assolutamente voglia di mettersi a pensarci, quindi decise di fare solo finta, aspettando che fosse Holly a trovare la soluzione.

Era una cosa che faceva dal primo anno ed era ancora convinto che Holly non se ne fosse mai accorta. Ovviamente, lo sapeva.

I due rimasero un paio di minuti con il mento fra le dita, finché Holly non fece schioccare il pollice con il medio. «Trovato!» esclamò tutta orgogliosa. «La risposta è: pianoforte.»

Le porte si aprirono e i due ragazzi poterono entrare.

 «Cazzo, era ora! Grazie Holly» fece Ben quando finalmente entrarono.

 «Nessun problema» rispose lei con un gesto della mano come a dirgli — ci sono abituata, Benjamin.

I due ragazzi si salutarono per andare ognuno nella rispettiva camera da letto.

Era presto, ma dopotutto, le lezioni iniziavano i giorno dopo.
















Spazio autrice:


Dunque? Che ne pensate? Fatemelo sapere per recensione! Io devo dirmi piuttosto soddisfatta di come è venuto fuori il primo capitolo. Ovviamente i personaggi sono stati appena appena introdotti e mancano tantissimi dettagli su di loro, ma ci sarà molto tempo perché tutti li conosciate.

Ho inserito tutti i personaggi e mi sono resa conto che in alcuni casi dei personaggi secondari compaiono più spesso rispetto a dei personaggi principali: questo non è dovuto ad un mio cambiamento di idea, infatti ripeto che i personaggi principali li ho chiamati così perché dovrebbero avere, almeno secondo le mie intenzioni, più rilevanza rispetto ad altri, ma voglio continuare a dare uno spazio non indifferente anche ai personaggi secondari.

Come avrete visto ho anche usato qualche riga per descrivere l’aspetto fisico dei personaggi. Queste descrizioni naturalmente non avverranno regolarmente, sono solo per dare un’idea, oltre a quella del Prestavolto, di come siano gli OC.

Ora, in nome dell’interattiva ho delle domandine per voi, alle quale dovete rispondermi per messaggio privato e non per recensione.

La mia richiesta è, per chi ne ha voglia e soprattutto piacere, di creare qualche professore. Avete già conosciuto Teresa Ogden, indiscusso terrore degli studenti di Hogwarts con nessuno escluso e Silvanus, ma ne mancano un bel po’.
Avrei bisogno di
· Un insegnante di Pozioni
· Un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure
· Un insegnante di Erbologia
· Un insegnante di Storia della Magia
Nessuno di voi è obbligato a crearne uno. Per quelli a cui farebbe piacere, tenete conto che in questa Hogwarts ci sono diversi personaggi bizzarri e i più originali saranno premiati! Quindi sappiate che creandomi una versione leggermente diversa di Piton o della McGranitt non vedrete il vostro insegnante nella storia.

La scheda che vi chiedo di compilare nel caso è questa (va assolutamente inviata via MP, con come oggetto il nome dell’insegnante e la materia insegnata, es. ‘Teresa Ogden - Trasfigurazione’; le schede con oggetto diverso non verranno considerate):


 

Nome completo:


Età:


Ex-casata e se è capo della Casa (la Casa Serpeverde è già stata presa):


Aspetto fisico:


Carattere:


Materia insegnata:


Rapporto con gli studenti:


Rapporto con gli insegnanti:


Cosa pensa del nuovo preside?


Prestavolto:


Gli insegnanti non avranno certo la stessa rilevanza degli alunni, ma compariranno spesso e avranno un grande impatto emotivo sui personaggi.


In aggiunta ho queste domande per voi alle quali dovete rispondermi via MP.
1. Cosa ne pensa il vostro OC del nuovo preside?
2. È felice che ricomincino le lezioni?
3. Cosa si aspetta dal nuovo anno? Ha buoni propositi?
Dovete rispondermi ad ogni domanda.

Ringrazio le persone che hanno messo la storia nelle seguite e addirittura nelle preferite!

Sono sempre aperta per ogni idea riguardante la storia e le interazioni. Se avete incontrato un personaggio che pensiate possa stare bene con il vostro in una relazione sentimentale o in un flirt, scrivetemi sempre via MP.

Un bacio a tutti e alla prossima,

HN




Riferimenti: Il titolo del capitolo è preso dalla canzone Yes! I Am A Long Way From Home del gruppo post-rock scozzese Mogwai.
La poesia è invece presa dalla raccolta di poesie Leaves of Grass (Foglie d’Erba) di Walt Withman ed ha come titolo Joy, shipmate, Joy!.


Nuovi personaggi:



 

Silvanus Yozef Mortemore, preside di Hogwarts, ex-Corvonero.




Teresa Ogden, insegnante di Trasfigurazione, ex-Serpeverde, Capo della Casa Serpeverde.




Cara Spencer, Tassorosso, V anno.



Lance Torres, Grifondoro, V anno.








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Capitolo 4
*** Capitolo 2 - (I Can't Get No) Satisfaction ***


 

Tredici personaggi in cerca d’autore

 

Capitolo 2 - (I Can’t Get No) Satisfaction

 

 

 

 

 

 

 

Help me if you can, I'm feeling down

And I do appreciate you being 'round

Help me get my feet back on the ground

Won't you please, please help me?

 

 

 

 

 

 

 

2 settembre, 2017

 

7:30

 

Effy si svegliò stanca. Non aveva dormito tanto quella notte, era quel tipo di persona che se non si addormentava con il proprio cuscino non si addormentava affatto. Di solito se lo metteva nel baule per portarselo a Hogwarts, ma quell’anno lo aveva dimenticato. Aveva già scritto ai suoi genitori perché glielo inviassero per posta.

 

Si alzò dal letto vedendo le sue compagne di stanza che dormivano ancora.

 

Prese la divisa e si diresse verso il bagno ancora deserto. Si infilò nella doccia e fece iniziare l’acqua a scorrere. L’acqua riusciva ad entrare a contatto con ogni singola parte del suo corpo, il suo piccolo, piccolo corpo. Il suo corpo piccolo. Il suo piccolo corpo. Un corpo non abbastanza piccolo. Un corpo non abbastanza, per una persona che non è abbastanza. Abbastanza.

 

 

·•·•·•·

 

 

8:10

 

Carter arrivò nella Sala Grande molto prima di tutti gli altri. C’erano ancora poche persone sedute al tavolo dei Grifondoro e ancora nessuno fra i suoi amici. Si sedette lontano dagli altri ragazzi ed iniziò a mangiare, tirando fuori il foglio con il nuovo orario delle lezioni. Il sesto anno non sarebbe stato affatto facile, soprattutto per uno come lui.

 

Rimpiangeva i primi anni, nei quali quasi ogni pomeriggio era libero. Ora, invece, vedendo tutte le ore che doveva fare gli veniva quasi voglia di tornarsene a casa.

 

«Buongiorno, ragazzi!» tuonò una voce dal fondo della Sala Grande.

 

Carter si voltò di scatto e vide il professor Mortemore entrare dalla porta e camminare spedito verso il tavolo dei professori.

 

«Mi scuso del mio ritardo, ma ho avuto qualche problema con il risveglio» disse, una volta arrivato a destinazione. Poi, si guardò intorno e vedendo solo una manciata di studenti fece: «Dove sono tutti? Le lezioni iniziano fra quaranta…» guardò l’orologio, «quarantasette minuti! Oh, be’. Comunicherete loro ciò che sto per annunciare.»

Carter aggrottò la fronte. Comunicare? Voleva fare un annuncio in quel momento? Con solo una manciata di studenti ad ascoltarlo?

 

«D’ora in poi, vi consiglio di venire molto presto nella Sala Grande, dal momento che potrebbe capitare che io faccia degli annunci. Oggi, il primo è che ci saranno dei Cambiamenti nei vostri orari scolastici.

«Era a tempi molto precedenti ai miei che Hogwarts era solita ad instaurare dei Club che permettessero a voi studenti di approfondire le vostre conoscenze, accrescere la vostra cultura e darvi un po’ di svago. Dalla prossima settimana, voi studenti avrete il piacere di scrivere nel vostro giornale personale che mi sono permesso di battezzare La Gazzetta dello Studente. Nessun professore avrà il diritto di mettere piede nella redazione o di censurare qualche argomento. Naturalmente vi chiedo di non scatenare un putiferio» Silvanus rise sotto i baffi.

 

Be’, di certo era qualcosa di nuovo, ma Carter non era mai stato appassionato di scrittura.

 

«Per gli altri di voi che non sono interessati al giornale, ci sono altre scelte: il Club di Alchimia, il Club dei Duellanti, il Club di Musica ed il Club di Recitazione avranno anche questi inizio dalla prossima settimana. Potrete unirvi a due Club al massimo e per iscrivervi dovete comunicare le vostre decisioni alla professoressa Ogden. Buona giornata e buon proseguimento.»

 

Detto questo, Mortemore fece un profondo inchino e tornò da dove era venuto, ripercorrendo velocemente la Sala Grande e salutando con la mano ogni studente che incontrava per il suo cammino.

 

Poteva non essere così noioso quell’anno, pensò Carter, pensando già al Club dei Duellanti. Almeno avrebbe potuto fare il culo a qualcuno.

 

 

·•·•·•·

 

 

8:20

 

 

Non appena Andy si fu svegliato, si sentì come rinato. Quella tremenda giornata era finita ed era più che deciso a lasciarsela alle spalle.

 

Si alzò con i suoi compagni di stanza che si stavano già vestendo, si mise la divisa per poi fissare la spilla di Caposcuola. Logan Hawks, uno dei compagni di Casa con cui Andy aveva stretto più amicizia, lo prese in giro dicendo come solo il giorno prima si stesse lamentando di essere il nuovo Caposcuola ed ora se ne andasse in giro tutto orgoglioso.

 

I ragazzi si misero tutti a ridere, ma niente poteva scalfire il buon umore di Andy quella mattina.

 

Uscì di corsa dal dormitorio, facendo gli scalini a due a due, sperando di fare abbastanza in fretta da trovare Holly e Ben.

 

Una volta arrivato alla soglia, incrociò il professor Mortemore, il quale gli fece un saluto toccando il capello (quel giorno rosso a strisce bianche). Andy rimase lì impalato, talmente sorpreso dai brillanti occhi verdi del preside.

 

Un volta riscosso iniziò a vagare con lo sguardo per osservare chi fosse già lì delle sue conoscenze.

 

Con lo sguardo riuscì a distinguere Cecilia Nott che era seduta in braccio a Josh Bailey, mentre rideva ad una sua probabile battuta.

 

Lì accanto Carter Dallas stava parlando con una Tassorosso dai capelli ricci e scuri, mentre indicava agitato un foglio di pergamena.

 

Poi vide finalmente Ben e Holly parlare con Malorie Waverly. Andò verso di loro e vide che anche Malorie aveva messo in bella vista la nuova spilla.

 

«Ciao, Grier» lo salutò Ben.

 

Andy fece un cenno con il capo per poi sedersi accanto a Malorie. «Ho appena incrociato Mortemore e mi ha fatto un mini-inchino» fece Andy, prendendo una fetta di pane per imburrarla.

 

«Quel tipo è un grande» fece Holly, con gli occhi fissi su un foglio ed una mano che portava vicino alle labbra quello Andy sapeva essere caffè nero.

 

«Che hai lì?» domandò Andy, nello stesso momento in cui Ben disse: «Quel pazzo?».

 

Holly alzò lo sguardo, come scocciata di dover rispondere a due domande così presto. Si girò verso Andy: «L’orario delle lezioni. Ce lo hai in tasca, presumo sia un incantesimo della Ogden», e poi verso Ben: «È ancora troppo presto per discutere con te.»

 

Andy si infilò una mano in tasca e vide Malorie fare lo stesso.

 

«Ehi, Grier, abbiamo doppia Trasfigurazione insieme» gli disse, guardando la pergamena.

 

Andy si sentì mancare la terra sotto ai piedi. Iniziare l’anno con due ore di professoressa Ogden non era affatto il massimo per continuare il suo proposito di rimanere ottimisti.

 

«Tu vai bene in Trasfigurazione, perché fai quella faccia?» gli domandò Ben, praticamente azzannando un croissant.

 

«Perché il mio Molliccio è la Ogden?» E perché dovrò rivedere Reece Waldegrave.

 

 

·•·•·•·

 

 

9:30

 

Bebe era in ritardo. In tremendo ritardo. Il primo giorno! Non era stata colpa sua: le sue compagne di stanza non l’avevano svegliata e lei si era ritrovata alle nove meno cinque ancora in pigiama. Si era alzata di scatto dal letto, iniziando a mettersi la divisa come veniva, dimenticando il mantello in camera. Il problema? Non sapeva dove andare! Gli altri anni gli orari venivano appesi in bacheca, ma quest’anno nooooo. Facciamo un incantesimo così che gli studenti lo trovino direttamente nelle tasche della divisa!

 

Ora stava correndo per il corridoio, diretta all’aula di Storia della Magia, con le pergamene che continuavano a scappare dalla sua borsa e lei che cercava di mettersi la cravatta con - i denti?

 

Non sapeva neanche che ore fossero quando riuscì finalmente ad entrare nella stanza.

 

Tutti gli occhi volarono verso di lei, tra i quelli c’erano anche quelli di un uomo sulla cinquantina, con i capelli chiari tagliati corti e lo sguardo decisamente scocciato.

 

«Berenice Llyod-Carter, presumo» disse il professore, mentre Bebe iniziava ad entrare nella stanza e a sedersi accanto a Carter, che le aveva tenuto il posto.

«Sissignore» rispose Bebe, lanciando occhiatacce ai suoi compagni quando il professore non stava guardando.

 

«Sono il professor Brubaker. Ora posso sapere il motivo di tale ritardo?»

 

Bebe sentì le risatine delle sue compagne di stanza dietro di lei. «Ho dimenticato di fissare la sveglia, professore.»

 

«Confido sul fatto che non succeda più, signorina. Ora apra il suo libro, stavo dicendo ai suoi compagni che dal momento che siete rimasti molto indietro con il programma l’anno scorso, ora dovremmo recuperare le ultime lezioni del quinto anno. Andate alla pagine quattrocento e due, capitolo dodici, la Resistenza ed i Ghirmidori.»

 

Bebe si accasciò sulla sedia, iniziando a tirare fuori il libro dell’anno precedente.

 

Si girò e vide Carter che la stava guardando come addormentato.

 

La Serpeverde inarcò le sopracciglia in attesa di sapere cosa avesse da fissare il ragazzo. Carter sembrò svegliarsi dal suo stato di trance.

 

«Be’?» fece Bebe. «Nessuna battuta sul mio essere arrivata con trenta minuti di ritardo? Stai bene?»

 

Carter fece un ghigno. «Non dirmi che le tue compagne di stanza ce l’hanno ancora con te per lo scherzetto che abbiamo fatto a Pasqua.»

 

Bebe dovette trattenere una risata, pensando a come con un Incantesimo di Illusione fossero riusciti a far comparire un Thestral in mezzo alla stanza. Tutte le ragazze erano corse via dalla stanza urlando, chi in pigiama, chi con l’accappatoio e chi con le maschere di bellezza alle alghe brune. «Un classico» disse con un sospiro.

 

«Un classico che è costato cinquanta punti alla Casa Serpeverde» le ricordò Carter.

 

«Solo perché avete vinto non vuol dire che me lo devi continuare a rinfacciare!» Bebe si accorse di aver urlato solo quando Brubaker si girò con i freddissimi occhi azzurri infuriati… per la seconda volta.

 

«Posso sapere il motivo di tale eccitazione, signorina?»

 

 

·•·•·•·

 

 

9:45

 

«È troppo complicato per te, Waldegrace?»

 

Dire che Reece odiava Trasfigurazione era poco, la disprezzava con tutto il suo cuore e provava lo stesso per la professoressa Ogden, che non si perdeva un momento per umiliarlo.

 

Quel giorno la Ogden aveva deciso di riprende gli argomenti dell’anno passato, per vedere quanto avevano effettivamente studiato e Reece non riusciva ad evocare quello stupidissimo Demone Stalker.

 

La Ogden continuò a guardarlo per qualche istante, prima di stancarsi e girarsi dalla parte opposta. «Grier» chiamò la prof e Reece vide il ragazzo quasi saltare in aria. «Perché non ci dà una prova di come si deve fare?»

 

Il ragazzo, completamente rosso in volto agitò la bacchetta e recitò la formula: «Stalker Convocàtus», dopodiché la professoressa disse: «Aparecium» ed una creaturina gialla ricoperta di occhi comparve sul banco del Tassorosso.

 

La Ogden si girò verso Reece. «Potresti aver bisogno dell’aiuto di Grier, Waldegrace, sempre che  tu voglia ottenere il M.A.G.O. in Trasfigurazione, si intende.»

 

La donna si girò di scatto, facendo ondeggiare i capelli scuri legati in una coda alta.

 

Tornò alla cattedra, per poi chiedere a Josh Bailey di provare un altro incantesimo, al quale il ragazzo fallì completamente.

 

Reece si sentì sollevato dal sapere che non era l’unico a non riuscire a fare gli Incantesimi dell’anno precedente al suo.

 

Effy gli afferrò la mano sorridendogli per rassicurarlo.

 

Il ragazzo ricambiò il sorriso anche se comunque insicuro.

 

«Ce la farai, Reece» gli assicurò la ragazza. «Non devi mica prendere per forza questo M.A.G.O.»

 

No, certo che non doveva, ma per lavorare al Ministero della Magia era più che necessario il diploma in Trasfigurazione. Fosse stata una qualsiasi altra materia o un qualsiasi altro insegnate, forse Reece si sarebbe sentito più sicuro delle sue possibilità di farcela, ma così com’era messo non credeva ce l’avrebbe fatta.

 

Si girò verso Andy Grier e si accorse che il ragazzo lo stava già guardando. Il Tassorosso diventò più rosso della divisa dei Grifondoro per poi inchiodare gli occhi sul suo banco.

 

Forse gli conveniva davvero chiedere il suo aiuto.

 

 

·•·•·•·

 

 

10:03

 

Holly era affascinata dal professor Lonely. Era l’insegnante più attraente di tutta Hogwarts ed uno dei più brillanti. Cosa c’era di meglio?

 

Ormai stava rispiegando da più di un’ora i Rituali Runici e nonostante Holly avesse preso il massimo nella pergamena che aveva consegnato su quello, continuava a prendere appunti, mentre dalle labbra di Sebastian Lonely le parole uscivano come se fosse musica.

 

Il professore aveva una quarantina d’anni, i capelli scuri e la barbetta ben curata, gli occhi erano di un castano quasi dorato. Girava voce che non fosse completamente umano, ma in piccola parte Veela, ma Holly aveva imparato a non credere a certe voci di corridoio. No, secondo lei la sua bellezza era qualcosa di assolutamente umano e reale (così come lo erano i muscoli che stringevano la camicia che indossava quel giorno).

 

Holly era seduta in mezzo a Ben Carrow e Malorie Waverly, che a sua volto guardava il professore ammaliata.

 

Ad Holly era sempre piaciuta Malorie, anche se non riusciva a capire perché li frequentasse così tanto, dal momento che era una delle persone più popolari della scuola, mentre loro tre stavano abbastanza bene nell’anonimato (anche se c’era da dire che con il nuovo ruolo di Andy, quando passava per i corridoi le capitava di sentire bisbigliare il suo nome).

 

«Quindi, ragazzi, è molto più semplice di quello che potrebbe sembrarvi» disse Lonely, sfoderando un incredibile sorriso.

 

Holly riuscì a percepire qualche sospiro in giro per l’aula, con annesso lo sbuffo da parte di Ben.

 

Holly si girò un istante per guardarlo. I capelli scuri gli ricadevano sugli occhi, che erano persi da  qualche parte nella stanza. Sentendosi osservato, Ben si girò e Holly sentì le gote colorarsi leggermente di rosa.

 

«Devi tagliarti i capelli» gli disse, prima di tornare a prestare la sua attenzione al professor Lonely (un oggetto molto più interessante da osservare, a dir la verità).

 

Le scappò un piccolo sorriso, a vedere con la coda dell’occhio Ben che si prendeva in mano una ciocca di capelli per esaminarla.

 

·•·•·••

 

 

11:15

 

«Fatti avanti, Waverly.»

 

«Non ti conviene sfidarmi, Nott. Non hai presente come finisce ogni volta o devo ricordartelo? Ci sei tu, sconfitta, che mi guardi dal basso verso l’alto.»

 

Malorie non poté fare a meno che un sorrisetto spuntasse sulle sue labbra quando vide il volto di Cecilia Nott che si dipingeva lentamente di rabbia.

 

Il professore di Difesa aveva detto agli studenti di dividersi in coppie e di provare qualche Incantesimo di Attacco e di Difesa, ma non aveva tenuto in considerazione il fatto che alcuni di loro si potessero fare effettivamente male.

 

L’insegnate era Atthil Malew, un uomo sulla trentina molto impostato, ma leggermente svampito alle volte. A Malorie piaceva: si vedeva che era appassionato del suo lavoro e sembrava averla presa sotto la sua ala sin dal primo anno, specialmente perché Malorie aveva fin da subito mostrato un grande talento per la materia.

 

Ora Malew stava passando da coppia a coppia per vedere come se la stavano cavando. La maggior parte di loro usava semplici incantesimi come Expelliarmus e Protego, ma né Malorie né Cecilia avevano intenzione di essere prevedibili.

 

Cecilia si stava tirando su le maniche della camicia e aveva iniziato a mettersi in posizione d’attacco, Malorie fece lo stesso, ma in posizione di difesa.

 

Fu probabilmente dovuto ad un attimo di distrazione dovuto a tutto il movimento che si percepiva in quella stanza che costrinse Malorie a cadere sconfitta del primo Incantesimo.

 

Cecilia infatti, aveva approfittato della situazione e dell’elemento sorpresa per dire: «Poùsikus». Ruotò la bacchetta in aria qualche volta prima di puntarla verso Malorie e fu così che questa si ritrovò schiantata contro la parete del muro a causa di un’improvvisa raffica di vento.

 

Malorie si tirò su a fatica, sotto lo sguardo vincitore di Cecilia. Le facevano male il sedere e la spalla destra, ma non sarebbe stato abbastanza per fermarla. «Non ti conviene continuare a sorridere, Nott» fece, gli occhi azzurri che bruciavano. Malorie puntò la bacchetta contro quella di Cecilia e disse: «Chalèur batòn».

 

La bacchetta di Cecilia si riscaldò al punto che questa fu costretta a lasciarla cadere per evitare che si scottasse.

 

«Evertestàtim». Malorie fece fare un giro orario alla bacchetta puntata verso Cecilia, con l’intento di farla cadere a terra come lei aveva fatto con la Serpeverde, ma questa fu più veloce e si gettò sul pavimento a pancia in giù, evitando l’incantesimo e afferrando di nuovo la bacchetta.

 

Le due ragazze si guardarono negli occhi per qualche secondo, probabilmente cercando di capire quale mossa era meglio eseguire.

 

Intanto nella stanza, tutti i ragazzi si erano fermati e il professore guardava le ragazze senza parole.

 

«Impedimènta!» gridò Malorie, ma l’Incantesimo non ebbe effetto dal momento che pronunciò la parole nello stesso istante in cui Cecilia disse: «Glacius!».

 

Prima che una di loro potesse fare qualche altro attacco, Malew portò le mani alla bacchetta che teneva nella tasca della giacca e disse con tono fermo: «Deste Congluti». Malew puntò la bacchetta prima verso Cecilia poi verso Malorie, formando un segmento immaginario.

 

In un secondo, le due ragazze si ritrovarono incollate per le spalle, incapaci di muoversi in alcun modo.

 

«La lezione finisce qua, ragazzi» disse il professore. Dite che Cecilia Nott e Malorie Waverly sono con me.»

 

Si sentì qualche risatina prima che tutti i ragazzi uscissero velocemente dall’aula, lasciandoci solamente le due ragazze e l’insegnante.

 

«Voi due, siete in punizione. A cominciare da ora.»

 

·•·•·•·

11:20

 

Cura delle Creature Magiche non era di certo la materia preferita di Ofélia, anche la professoressa Faunya Florent era una delle più simpatiche.

 

Era una donna sulla trentina, con i lisci capelli rosso scuro che spesso e volentieri tirava su con delle matite. Era molto alta, più di gran parte dei suoi colleghi e portava sempre degli occhiali neri molto spessi.

 

Insegnava ad Hogwarts da quasi cinque anni e in tutto quel tempo continuava a non stancarsi mai della sua materia: ogni volta che iniziava a spiegare, si faceva prendere così tanto dall’emozione che sembrava dimenticarsi di star parlando davanti a degli studenti e non a degli amici.

 

Era questo che piaceva così tanto a Ofélia di lei: che preferiva pensare che i suoi studenti fosse in realtà degli amici, appassionati quanto lei della materia.

 

Come in questo momento: nonostante fosse solo la prima lezione dell’anno, era già partita spedita e stava spiegando i Fiammagranchio al centro dell’aula, con tutti gli studenti attorno. Era talmente eccitata all’idea di iniziare che non aveva nemmeno fatto l’appello, cosa di cui Ofélia era grata, anche perché… Be’, perché Carter era scomparso.

 

La lezione era iniziata da dieci minuti buoni ed il Grifondoro non era ancora arrivato, cosa strana data la sua fissa con l’arrivare sempre in anticipo, oltre che in orario.

 

Ofélia aveva chiesto agli altri ragazzi di Grifondoro, ma nessuno aveva idea di dove fosse, finché Ofélia non se lo trovò accanto e quasi saltò in aria dallo spavento.

 

«Per la barba di Merlino, Carter!» sussurrò rimproverandolo. «Dove ti eri cacciato?»

 

Quando si fermò a guardarlo vide che aveva il volto completamente rosso e il fiatone, come se avesse appena finito di giocare a Quidditch. «Bebe…» fece annaspando.

 

«Cos’è successo? Sta bene?» domandò Ofélia tutta preoccupata.

 

«Be… Bebe…»

 

«Carter, ti prego parla! Cosa è successo?»

 

Carter le fece segno di fermarsi un attimo, per poi riprendere fiato. «Stai calma» disse, una volta che si fu ripreso dalla probabile corsa. «Sta bene, Burbaker l’ha tenuta alla fine della lezione perché è arrivata con mezz’ora di ritardo.»

 

«Brubaker?» domandò Ofélia, confusa.

 

«Il nuovo prof di Storia della Magia. Insegnava ad Ilvermorny, ieri sera non ce l’hanno presentato perché è arrivato stanotte» spiegò Carter, ben attento a non farsi vedere dalla Florent: non era mai piaciuto particolarmente a quell’insegnante.

 

Ofélia aggrottò la fronte. «E tu sei rimasto lì perché…?»

 

Forse era solo una sua impressione, ma le sembrò che Carter stesse arrossendo un poco. «Nessun motivo» disse piano, evitando lo sguardo della Tassorosso.

 

Poi, una lampadina si accese nella mente di Ofélia. «Capisco…» disse sorridendo tutta soddisfatta.

 

In quel momento, Carter diventò davvero rosso. «Lìa!» gridò piano, prima che l’amica scoppiasse a ridere.

 

 

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12:10

 

Josh adorava Erbologia, così come adorava la professoressa.

 

Hesperis Morea Trelawney era molto giovane, ma dimostrava ancora meno della sua età dato il viso rotondo, spesso, quando fu appena arrivata, veniva scambiata per una studentessa in mezzo ai corridoi. Non passava di certo inosservata: i capelli bianchi, la pelle pallidissima, gli occhi di ghiaccio… Giravano tantissime voci sull’insegnante, tra le quali, la più famosa, era che fosse per metà fantasma (cosa naturalmente impossibile).

 

C’era chi diceva che una donna, innamoratasi di uno dei fantasmi di Hogwarts, lo rese con un potente incantesimo, mortale per una notte e che rimase incinta.

 

A Josh dispiaceva pensare che voci così ridicole girassero e che la Trelawney ne venisse a conoscenza.

 

Aveva legato molto con la professoressa, quando le aveva detto che la sua intenzione era quella di insegnare Erbologia. L’insegnante gli aveva così rivelato che no, non era completamente umana, ma in parte ninfa dei boschi, cosa che l’aveva portata ad avere le orecchie leggermente a punta.

 

Josh era entrato nella Serra numero quattro, dove si andò a sedere accanto ad Andy Grier, il quale era seduto, con i libri sul banco mentre fissava il pavimento. «Ehi, Grier» lo salutò. «Come stai?»

 

Grier si girò verso di lui, gli occhi completamente sbarrati e l’espressione assente. Poi tornò a guardare in basso, Josh riuscì a decifrare qualche sua parola fra quelle che stava borbottando, ma tra “mi odierà”, “l’ho messo in imbarazzo” e “uccidetemi” Josh non riuscì a capire il contesto di tale turbamento.

 

Josh iniziò a guardarsi intorno, aspettando che Cecilia si facesse vedere, ma anche quando tutti gli altri Grifondoro furono entrati, la ragazza era assente.

 

Dopo qualche minuto fece il suo ingresso anche la Trelawney e iniziò a fare l’appello. Arrivata al nome di Cecilia, un Grifondoro che Josh non riconobbe disse che era stata fermata dal professore di Difesa e che sarebbe entrata più tardi.

 

Dopo che ebbe finito con i Grifondoro, passò ai Tassorosso. Quando Josh alzò la mano per far vedere la sua presenza, la prof gli rivolse un caloroso sorriso, trattamento che riservò anche a Grier, il quale continuava a borbottare le stesse parole.

 

Josh temeva davvero che il ragazzo fosse impazzito. Forse il ruolo di Caposcuola gli metteva troppa responsabilità sulle spalle.

 

«Bene ragazzi, direi che possiamo iniziare subito con il nuovo programma» disse la Trelawney. «Quindi vi chiedo di iniziare a prendere appunti, dato che questo argomento potrà risultare un po’ spinoso quando arriveremo alla pratica.»

 

Josh tirò fuori la pergamena ed intinse la piuma.

 

L’argomento di quella lezione furono le piante Pericolose e Josh non poteva essere più felice di spendere quelle due ore in modo, a suo parere, così emozionante.

 

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12:20

 

Freyja non rimase molto colpita dal nuovo insegnante di Storia della Magia. La materia non l’aveva mai appassionata particolarmente, nonostante avesse ottimi voti. La verità era che non c’era alcuna materia, nemmeno fra quelle che le piacevano, per le quali avesse piacere nello studiare.

 

La sua idea era quella di entrare in classe, conoscere il nuovo professore, prendere appunti e finita lì. Ma l’insegnante, Burbaker se non si sbagliava, aveva altri piani a quanto pareva.

 

«Vi dividerò a gruppi di tre, che sceglierò io in base alle vostre medie dell’anno scorso e insieme ai vostri compagni lavorerete sulla scheda che vi consegnerò.»

 

Freyja abbassò lo sguardo. Dover lavorare con due persone che non conosceva proprio non le andava, anzi, avrebbe fatto di tutto perché ciò non accadesse.

 

Quanto desiderava che Laertes fosse lì con lei. Almeno sapeva di poter lavorare con qualcuno che conosceva bene.

 

Aspettò che i vari ragazzi venissero divisi. Brubaker a quanto pareva non si faceva scrupoli nel dire i voti delle persone pubblicamente, dal momento che iniziò a dividere i ragazzi partendo dai Troll (ce n’era solo uno, in realtà, un compagno della Casa di Freyja che si chiamava Benjamin Carrow).

 

Freyja vide con la coda dell’occhio tutti che andavano a sedersi finché non rimasero lei e una Serpeverde che non conosceva. La ragazza era magrissima, era la prima cosa che Freyja notò di lei. Riusciva a vedere il collo sottile e i polsi minuscoli.

 

«F… Fre… Freyja…» A quanto pareva Brubaker aveva difficoltà con i nomi Islandesi.

 

«Freyja Árna Wellington» lo aiutò Freyja arrossendo.

 

Brubaker storse il naso. Non gli piaceva nemmeno essere corretto, evidentemente. «Grazie» disse infine. «Sei con Effy Gaunt.»

 

La Serpeverde si girò verso Freyja e le rivolse un largo sorriso.

 

«Sono molto deluso dal vedere che solo due di voi hanno Eccezionale in Storia della Magia, ma provvederò io a far ritornare queste classi agli albori della Storia Magica, non temete.»

 

Freyja non credeva che qualcuno sarebbe mai riuscito a fare ciò.

 

«Ci sediamo lì?» domandò Effy, indicando una coppia di banchi nell’angolo della stanza che erano rimasti vuoti.

 

Freyja annuì e le due ragazze andarono a sedersi.

 

«Io sono Effy» le disse la Serpeverde, allungando la mano. Freyja la strinse. «Piacere.»

 

Effy fece per dire qualcosa, ma in quel momento, Brubaker iniziò a passare fra i banchi lasciando le pergamene con le domande. «Ogni gruppo ha delle domande diverse quindi è inutile che cerchiate di copiarvi l’un l’altro. Verrete valutati e vi assicurò che non sarò clemente. Avete quaranta minuti da adesso.»

 

Si sentì un vociare di disappunto in giro per l’aula al quale Brubaker rispose silenziando tutti quanti.

 

Freyja abbassò lo sguardo sulla pergamena. Merda! Non ricordava assolutamente niente della Disputa sul Sangue Puro! Era un’argomento che avevano fatto all’inizio dell’anno passato!

 

«Oh, che bello!» Freyja alzò lo sguardo sconvolta, nel vedere che a dire quelle parole era stata proprio la Serpeverde. «Adoro questo argomento, me lo sono riguardato quest’estate.»

 

Freyja, incredibilmente sorrise. Quella ragazza era strana, sì, ma forse neanche più tanto di lei.

 

«Ti dispiace aiutarmi?» domandò indicando la pergamena con un dito.

 

Le due ragazze si guardarono qualche istante, prima di scoppiare entrambe a ridere.

 

 

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13:20

 

Laertes arrivò nella Sala Grande dopo essere passato per il Dormitorio dei Grifondoro a lasciare i libri delle ore già fatte.

 

Quando entrò vide Freyja che parlava con una ragazza che non riconobbe. Aveva la divisa dei Serpeverde, i capelli biondi rovinati lunghi tenuti lisci sulla schiena. Avvicinandosi, Laertes riuscì a distinguere un viso magrissimo, carnagione pallida e grandi occhi verdi. La Serpeverde stava ridendo con Freyja, la quale, sorprendentemente, rispondeva con un largo sorriso.

 

«Ragazze» salutò Laertes, sedendosi accanto a Freyja.

 

La Corvonero gli rivolse un largo sorriso. «Ciao, ‘Ras. Questa è Effy Gaunt, di Serpeverde.»

 

Laertes le fece un cenno che presto si tramutò in uno sguardo confuso, quando vide la ragazza guardarlo spaesata per qualche istante prima di dire: «Oh, ciao.»

 

«Oh, ciao a te» rispose Laertes, allungando la mano verso i maccheroni davanti a sé. Spostò di nuovo lo sguardo verso la nuova conoscenza, prima di avere l’illuminazione. «Tu sei l’amica di Reece Waldegrave!»

 

Effy sorrise. «Sì.»

 

Lartes iniziò a mangiare, soddisfatto di essere riuscito ad indovinare. Non aveva mai avuto una qualsiasi grande conversazione con Reece Waldegrave, ma era uno dei ragazzi più in vista ad Hogwarts, nonostante non sembrasse ci tenesse tanto (cosa che Laertes non riusciva a capire). Ma era senza dubbio tutto grazie al suo aspetto.

 

«A Storia della Magia il nuovo prof ci ha divisi in coppie per scrivere una pergamena sull’argomento dello scorso anno» iniziò a dire Freyja, «Effy è riuscita a salvarmi, non mi ricordavo assolutamente niente della “Disputa sul Sangue Puro”.»

 

Le due ragazze si sorrisero complici.

 

«Il nuovo prof, eh? Com’è?» chiese Laertes, sentendosi escluso dalla loro complicità.

 

Freyja prese un cucchiaio della sua zuppa di zucca e lasciò che fosse Effy a rispondere al posto suo. «Oh, è… Americano» disse infine, come se non le venisse nessun aggettivo positivo in mente.

 

«Americano, eh?» ridacchiò Laertes, prima che il suo sguardo cadesse sul piatto completamente intatto che era davanti ad Effy, eppure dovevano essere lì da un po’ se Freyja stava già finendo il suo. «Non lo mangi quello?» domandò Laertes, indicando l’insalata russa.

 

Effy sorrise, forzatamente a parere di Laertes. «Oh, ho avuto una colazione abbondante» rispose la Serpeverde continuando a mantenere la stessa espressione.

 

Laertes provò a scambiare uno sguardo con Freyja, ma la ragazza guardava d’altra parte.

 

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14:00

 

Cecilia non stava mangiando: stava infilzando il suo pezzo di carne con tanta forza che Josh temeva avrebbe finito con il rompere il piatto.

 

«E ha osato Schiantarmi!» gridò, azzannando un pezzo di pane. «Ti rendi conto? Come osa quella brutta figlia di una….»

 

«Okay, okay» la fermò Josh prendendole la mano, prima che la ragazza potesse andare oltre con le parole.

 

Cecilia sembrò calmarsi ed iniziò a respirare di nuovo, quando si fermò a guardare il volto del suo ragazzo. «Ti amo» gli disse dal nulla.

 

«Ti amo anche io» rispose lui, schioccandole un bacio veloce al sapore di dolce alla menta e limone. «Ora, vuoi raccontarmi cosa è successo senza dover insultare nessuno?»

 

Cecilia storse il naso, ma si rassegnò per poi raccontare cos’era avvenuto durante la lezione di Difesa ed il motivo per cui ora era costretta a passare una settimana di punizione con Malorie Waverly e pulire l’aula di Pozioni dopo cena.

 

«Ci hanno accusato del fatto che fosse colpa nostra se c’è ancora rivalità fra le Case e che non ci portiamo rispetto a vicenda. Ti rendi conto? Non è affatto vero!»

 

Josh fece spallucce. «Hai effettivamente chiamato il tuo rospo Salazar per un motivo, non mi sembra porti molto rispetto al fondatore di Serpeverde.»

 

La Grifondoro sorrise maliziosa. «Non metter in mezzo Sal, è un bravissimo rospo.»

 

Josh non poté evitare di ridere mentre alzava gli occhi al cielo. Di una cosa era certissimo: Cecilia Caterina Nott non sarebbe mai e poi mai cambiata.

 

Il Tassorosso decise di cambiare argomento ed iniziò a raccontarle delle sue sventure accadute a Trasfigurazione, ma qualcosa gli diceva che Cecilia era rimasta a rimuginare su Malorie Waverly.

 

Il dubbio risultò fondato nel momento in cui la Grifondoro vide qualcosa che la interessava più di quanto avrebbe dovuto: Elliot Waverly, ragazzone tanto grosso quanto riservato di Serpeverde e niente poco di meno che fratellino di Malorie Waverly, si alzò dal tavolo dei Serpeverde e fece per andarsene dalla Sala Grande.

 

Cecilia ci mise un attimo prima di pararsi davanti a lui e a bloccargli la strada. «Elliot Waverly, cercavo proprio te» gli disse. «Io sono—»

 

«Cecilia Nott» la interruppe il piccolo Waverly. «Lo so.»

 

Cecilia si morse l’interno della guancia per bloccarsi dal dire cose compromettenti. «Ascoltami caro, volevo sapere se qualcosa preoccupa tua sorella. L’ho vista molto giù di morale oggi e mi piacerebbe sapere se posso aiutare in qualche modo» disse con uno dei suoi sorrisi migliori.

 

Elliot Waverly non si scompose affatto, piuttosto si avvicinò piano a Cecilia, con l’intento di incuterle almeno un po’ di paura. Sorprendentemente, ci riuscì. «So chi sei e anche se ci fosse qualcosa che preoccupa mia sorella, ti assicuro che saresti l’ultima persona a cui lo direi.»

 

Detto questo si girò e uscì dalla Sala Grande.

 

Cecilia sentì le orecchie fumare. Si voltò di scatto, andando a sbattere contro Laertes Charrington-Abbey, che iniziò a ridere. «Te l’ha fatta, eh?» disse.

 

L’altra Grifondoro si scostò. «Non ho tempo per le tue cazzate, Charrington» rimbeccò Cecilia, allontanandosi con le scarpe che sbattevano contro il pavimento in pietra.

 

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14:55

 

Durward Emery Ormerond era l’insegnante più strano di Hogwarts a parere di Ben. C’erano senza dubbio diversi personaggi strani e il preside ne era la prova lampante.

 

Ormerond insegnava in quella scuola da talmente tanto tempo che nessun professore riusciva a ricordare quando fosse esattamente arrivato, girava voce che dopo aver studiato lì non se ne fosse mai andato e che anche durante le vacanze estive, si aggirasse ogni tanto per il castello.

 

Era incredibilmente vecchio, era difficile dargli un’età esatta a causa della lunghissima barba bianca e la pelle talmente piena di rughe che sembrava avesse dei crateri in volto.

 

Ma a Ben piaceva, forse anche perché andava bene in Pozioni, ma soprattutto perché lo faceva ridere, anche se involontariamente (e Ben non si sarebbe mai fatto beccare a ridacchiare ad una delle sue ore).

 

Dunque, nonostante quella fosse l’ultima ora di una prima giornata incredibilmente lunga, Ben si sentiva abbastanza eccitato all’idea di andare in classe.

 

Holly non era esattamente della stessa opinione, dal momento che si stava trascinando per il corridoio appoggiata al braccio di Ben. «Potremmo saltare la lezione» propose la ragazza, mentre scendevano le scale che portavano nell’aula.

 

«Scherzi? E perderci la prima lezione? Non dirmi che non vedi l’ora di vedere chi decide di prendere di mira Ormerond quest’anno.»

 

Holly fece spallucce. Era già stata nel mirino di Ormerond durante la prima metà del suo secondo anno, ma dopo qualche tempo, Ormerond si rese conto che era meglio passare a qualcun altro, dal momento che con Holly i suoi scherzetti non funzionavano. «Non ti conviene ridere così tanto» lo avvertì Holly.

 

Ben inarcò le sopracciglia. «E perché scusa?»

 

«Perché potresti essere proprio tu la sua nuova vittima» spiegò con un sorrisetto.

 

Ben emise un verso di scherno. «Non succederà, Ormerond mi ama.»

 

Holly lo guardò arricciando il naso. «Benjamin… non è vero.»

 

Il Corvonero alzò gli occhi al cielo, prima di entrare nella classe.

 

Molti degli studenti erano già lì, ma il professore non era ancora arrivato.

 

Ben e Holly andarono a sedersi al centro dell’aula, uno accanto all’altra, come avveniva da ormai sette anni.

 

Ben salutò Malorie Waverly, che andò furbamente a sedersi in fondo. La ragazza era abbastanza furba da non essere ancora stata vittima delle grinfie di Ormerond, e intendeva continuare così.

 

«Guarda chi c’è lì» gli disse Holly all’orecchio, indicando uno dei primi banchi, dove, Ben vide, Reece Waldegrave si stava sedendo accanto ad Elizabeth Gaunt.

 

Un sorrise si formò sulle labbra del Corvonero. «Ma tu guarda…» disse, prima di accorgersi che Holly si stava alzando e si stava dirigendo verso i due Serpeverde.

 

Ben scattò in piedi e seguì la ragazza, convinto di poter evitare il guaio che l’amica stava sicuramente architettando. «Ciao, Reece» fece Holly, appoggiandosi al banco.

 

Da quando in qua lo conosce?, pensò Ben, non potendo evitare di sentire un po’ di fastidio.

 

«Holly» disse Waldegrace sorridendo. Holly fece per dire qualcosa, prima che il Serpeverde la fermasse dicendo: «Volevo chiederti una cosa».

 

La Corvonero sembrò essere presa in contropiede, ma continuò a sorridere ammaliante. «Certamente.»

 

Waldegrace arrossì leggermente. «È un po’ imbarazzante, in realtà.»

 

«Oh, non farti problemi.»

 

Waldegrace evitò di guardare la ragazza. «Ecco, dopo Trasfigurazione avrei voluto parlare con Andy Grier, ma lui è scappato via appena è suonata la campanella…»

 

Che diavolo era? Una telenovela? Perché mai Reece Wladegrave voleva improvvisamente parlare con il suo migliore amico? E perché Holly continuava a sorridergli in quel modo?!

 

«Potresti chiedergli se gli va di aiutarmi in Trasfigurazione per il mio M.A.G.O.?» sputò fuori Waldegrace, sempre evitando lo sguardo di Holly.

 

Per fortuna Holly era più capace di mascherare le emozioni di Ben, dal momento che questo sbarrò completamente gli occhi, mentre lei riuscì a mantenere un’espressione tranquilla (anche se a Ben, sembrò che le tremasse un po’ la voce quando disse: «Figurati, nessun problema»).

 

Sembrò che il Serpeverde si fosse tolto un peso enorme dalla schiena e fu lì che le porte dell’aula si spalancarono e il professor Ormerond entrò marciando pesantemente verso la cattedra.

 

Purtroppo per Ben, questi si accorse troppo tardi che Holly insieme a tutti gli altri studenti erano scappati alle loro sedie, mentre lui era l’unico ancora in piedi e in mezzo all’aula e con il viso di Ormerond praticamente appiccicato al suo.

 

Ormerond sorrise malignamente, scoprendo i denti marci.

 

Ben deglutì a fatica. «Oh no.»

 

«Oh invece sì, Carrow.»

 

 

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15:05

 

Elliot era eccitato all’idea di ricominciare le lezioni di Volo, quella era di sicuro una materia nella quale non poteva fallire. L’idea che fosse anche con Grifondoro lo portava a voler vincere ancora di più.

 

Se qualcuno credeva che la rivalità fra le due Case era andata via con il passare dei secoli, si sbagliava di grosso e la faida fra sua sorella e Cecilia Nott ne era la prova vincente.

 

Elliot si chiedeva quale tipo di informazione si aspettava di ricevere da lui la Grifondoro.

 

Non c’era niente che preoccupava Malorie, o forse sì? Poteva essere che Elliot aveva passato tanto di quel tempo a preoccuparsi di se stesso da non accorgersi che c’era qualcosa che turbava la ragazza?

 

Elliot scosse la testa mentre si dirigeva verso l’entrata del Campo di Quidditch, dove gran parte degli studenti era già lì.

 

Con un gesto della mano ricambiò il saluto di Berenice Lloyd-Carter, una sua compagna di Casa. Elliot non aveva mai stretto dei grandi rapporti con nessuno ad Hogwarts, preferendo sempre rimanere nella sua bolla, dove nessuno poteva provare a fargli del male.

 

«Bene! Ragazzi tutti qui in cerchio!» gridò una voce dall’alto. Elliot alzò lo sguardo e vide Carmela Mendez, l’insegnante di Volo che si calava già dalla scopa.

 

La donna andava per la trentina. Aveva i capelli biondi legati in una solida treccia, la pelle abbronzata e gli occhi azzurro ghiaccio. Era una vecchia giocatrice di Quidditch, che aveva appena iniziato a riportare prestigio alla sua squadra quando a causa di un infortunio al braccio sinistro fu costretta a ritirarsi. Elliot era venuto a conoscenza di tutte quelle cose dal momento che era un grande fan di suo padre, Rodrigo Mendez, il miglior allenatore di tutti i tempi, a suo parere.

 

Elliot si avvicinò come da ordini, stringendo intanto la sua scopa.

 

«Perfetto» disse la Mendez. «Ora sarete divisi in coppie, che sceglierò io» e lì si sentirono diversi sbuffi, ai quali la Mendez rispose con delle occhiatacce, «poi vi alzerete a cinque metri da terra e inizierete a fare dei passaggi con le Pluffe, quando ne avrete fatti cinquanta di seguito, vi alzerete a dieci metri e ne farete altri cinquanta, a quel punto uno di voi andrà davanti a un anello e dovrete riuscire a segnare almeno cinque punti a testa. Dopodiché, se rimane tempo, vedremo di fare una piccola partitina.»

 

Elliot ascoltò ogni parola, stando attento a non perdersi neanche un’indicazione, col cazzo che evitava di giocare davvero, avrebbe finito per primo.

 

«Dunque. Charles Beck con Antoine Blanch, Berenice Lloyd-Carter con Caterina Marsh…» La Mendez continuò a dividere le coppie, che a turno andavano a prendere le palle per poi alzarsi in volo. «Elliot Waverly con Carter Dallas, Kyle Stone con…»

 

Elliot si girò verso Carter Dallas, il quale sembrò essere preso in contropiede all’idea di fare coppia con lui.

 

I due si avvicinarono e si fecero un piccolo saluto muovendo il capo per poi dirigersi verso i palloni. A Elliot non dispiacevano i silenzi imbarazzanti, ma a quanto pareva Carter Dallas non riusciva a sopportarli.

 

«Dunque… Sei il fratello di Malorie Waverly, no?» fece Dallas.

 

Complimenti per la scelta di argomento, pensò Elliot, ma rispose con un semplice: «E tu il fratello di Cecilia Nott», mentre prendeva la Pluffa.

 

«Fratellastro» lo corresse Dallas. «A proposito, mi dispiace se mia sorella ti ha infastidito prima nella Sala Grande, fa sempre così quando è arrabbiata con la tua.»

 

Elliot si girò sorpreso. Non si aspettava che Dallas si scusasse per quello che aveva fatto la sua sorellastra. Accennò un piccolo sorriso. «Nessun problema. Mia sorella è uguale alla tua in queste situazioni.»

 

Dallas scoppiò a ridere, cosa che per un momento sorprese Elliot, prima che anche lui si mettesse a ridere. «Sono talmente simili che potrebbero anche essere migliori amiche, se ci pensi» fece Carter, dopo qualche secondo.

 

A questo punto Elliot Waverly, indecifrabile ragazzone senza sentimenti di Serpeverde, sorrise anche lui. «Sei a posto, Dallas» gli disse, mentre si alzavano in volo.

 

Carter gli fece l’occhiolino (o almeno così gli sembrò da lontano) prima di lanciargli il pallone con una forza di cui Elliot non lo credeva capace, ma il rosso riuscì comunque a prenderlo senza scomporsi troppo. A quel punto, Carter rispose con un: «Anche tu, Waverly».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

 

Chi è Ofélia? Ma Gloriana ovviamente! Mi scuso tantissimo con l’autrice per aver usato nello scorso capitolo il secondo nome invece che il primo. *si inchina umilmente per chiedere perdono*

 

(Ma Hazel, gli studenti di diverse Case non si possono sedere insieme! Provate fermarmi.)

 

Comunque ecco a voi il secondo capitolo! Fatemi sempre sapere che cosa ne pensate. Questo capitolo è ancora di presentazione, per così dire. Non ha infatti una vera e propria conclusione, dal momento che ho provato a scriverne una più e più volte, ma non veniva fuori niente che mi soddisfacesse, ho dunque preferito concludere con un semplice POV.

 

Credo infatti che inizialmente questa storia si dividerà in slice of life, mentre andando avanti i capitoli dovrebbero risultare più concludenti. Spero che vi piaccia come idea!

 

Dal prossimo capitolo i personaggi dovrebbero iniziare ad interagire ancora di più uno con l’altro, iniziando a fare nuove conoscenze e a stringere nuove relazioni. Ditemi anche cosa ne pensate dei professori, mi sono divertita tantissimo a scrivere di loro!

 

Mi raccomando, ditemi se non ho reso bene i vostri OC, così che possa migliorarmi per i prossimi capitoli!

 

Ora, le richieste! E vi prego, vi imploro, mandate per messaggio privato, con come oggetto il nome dell’OC e “Risposte capitolo 2” (es. Andy Grier - Risposte Capitolo 2). Non è per scassarvi la vita (passatemi l’espressione), ma per una questione di ordine e dover andare a cercare ogni volta è uno spreco di tempo allucinante.

 

Detto questo, passiamo (questa volta davvero) alle richieste.

 

Infatti come detto dal nostro caro Silvanus ad inizio capitolo, la prossima settimana (quindi nostro prossimo capitolo) apriranno i Club ai quali i vostri OC potranno iscriversi.

 

I Club sono i seguenti:

 

Giornalino scolastico o Gazzetta dello Studente, dove i vostri OC potranno scrivere articoli in diverse rubriche, tra le quali attualità nel mondo magico, recensioni di libri, novità sportive per gli interessati e, fra le altre, una rubrica di Gossip! Giusto per aggiungere un po’ di pepe alla storia.

Club di Duellanti, dove i vostri OC potranno sfidarsi in incontri magici.

Club di Musica, nel quale i vostri OC potranno suonare a livello esperto uno fra i seguenti strumenti: violino, viola, violoncello, contrabbasso, sassofono, clarinetto, arpa, pianoforte e flauto traverso.

Club di Alchimia, dove potranno conoscere questa scienza a livello molto avanzato.

Club di Teatro, che metterà in scena un’opera teatrale alla fine dell’anno. Dovete dirmi se il vostro OC intende lavorare nella troupe (luci, suono, regia, costumi ecc.) o come attore.

 

Ogni personaggio potrà iscriversi ad un massimo di 2 Club.

 

Dovete comunicarmi la vostra scelta assolutamente via messaggio privato e non per recensione. Naturalmente non è obbligatorio iscriversi ad alcun Club, ma vi assicuro che ne varrà la pena perché socializzi con gli altri OC e, chi lo sa, anche con il suo interesse amoroso.

 

A proposito di interessi amorosi! Come vedete, ho già iniziato a giocare con i personaggi (e a seminare un po’ di zizzania in giro ;)), ma se preferite che il vostro stia con un personaggio piuttosto che con un altro, dovete solo dirmelo (naturalmente per messaggio privato).

 

Mi sono fatta un mini-schema per organizzare i capitoli, questo per dirvi che programmo di fare all’incirca 15 capitoli in totale, esclusi Prologo ed Epilogo e qualche sorpresa che ho in serbo per poi (ma niente spoiler, suvvia). Vorrei anche riuscire a far uscire i capitolo a distanza di due settimane.

 

Un’ultima cosa, non so se qualcuno di voi lo ha notato, ma ho modificato il capitolo in cui inserisco la scelta degli OC per una semplice ragione: ho deciso di non dividere tra personaggi principali e secondari, ma di dare lo stesso spazio a tutti i personaggi, come forse avrete già capito da questo capitolo.

 

HN

 

 

 

Riferimenti: Questo capitolo è dedicato al caro ’65!

Il titolo del capitolo è preso dalla famosissima canzone dei The Rolling Stones (I Can’t Get No) Satisfaction del 1965.

L’intro ad inizio capitolo è invece preso da una canzone dei Beatles, del 1965, chiamata Help!.

 

Nuovi personaggi:

 

 

Sebastian Christopher Lonely, 45 anni, insegnante di Incantesimi, ex-Grifondoro. (PV Robert Downey Junior)

Hesperis Morea Trelawney, 26 anni, insegnante di Erbologia, ex-Tassorosso. (PV Aurora Aksens)

Leroy Brubaker, 59 anni, insegnante di Storia della Magia, ex-Corvonero. (PV Mark Harmon)

Faunya Florent, 38 anni, insegnate di Cura delle Creature Magiche, ex-Corvonero. (PV Sara Rue)

Durward Emery Ormerond, età ignota, insegnante di Pozioni, ex-Casa ignota. (PV Colin Morgan... più o meno)

Carmela Mendez, 29 anni, insegnante di Volo, ex-Serpeverde. (PV Kate Winslet)

Atthil Malew, 39 anni, insegnante di Difesa  Contro le Arti Oscure, ex-Grifondoro. (PV Mark Ruffalo)










 

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Capitolo 5
*** Capitolo 3 - Les toreadors ***


Tredici personaggi in cerca d’autore

Capitolo 3 - Les toreadors

 

 

 

 

 

 

 

 

And so I wake in the morning and I step outside

And I take a deep breath and I get real high, and I

Scream from the top of my lungs

What's going on?

 

 

 

 

 

 

 

 

11 ottobre, 2017

 

15:12

 

Andy non era mai stato un grande frequentatore della Biblioteca di Hogwarts, le poche volte che ci era andato era perché o Holly o Ben ce lo avevano trascinato a fatica, ma ora, con le ripetizioni che dava a Reece  Waldegrave era molto più presente.

 

Non appena ci mise piede, la bibliotecaria assottigliò lo sguardo, come se Andy Grier fosse capace di fare qualche atto vandalico che avrebbe rovinato i suoi amatissimi libri.

 

Andy deglutì, come se fosse stata la Ogden a rivolgergli quell’occhiataccia.

 

Pensare alla Ogden lo fece tornare alla realtà. Quella maledettissima donna! O santissima, dipendeva dai punti di vista, anche perché se non fosse stato per lei, Andy non si sarebbe mai trovato nella posizione di aiutare Reece Waldegrave in Trasfigurazione.

 

Andy fece un respiro profondo e si sedette ad una delle scrivanie, tirò fuori pergamena e libro di Trasfigurazione e guardò l’orologio. Segnava le sedici e quattordici minuti. Ancora un minuto e Reece sarebbe arrivato. Ancora un minuto…

 

Che cazzo però! Quanto ci metteva quel Serpeverde?

 

Andy si portò una mano alla bocca e iniziò a mordersi le unghie, lo faceva sempre quando era in ansia.

 

Andiamo, andiamo, andiamo.

 

La lancetta dei minuti aveva appena toccato il numero sedici, prima che Reece varcasse la soglia.

 

Nel vedere il ragazzo, Andy sentì il cuore saltargli in gola. Rimase ad ammirarlo per qualche secondo, i capelli neri, gli occhi un po’ verdi e un po’ azzurri, il segno della mandibola così marcato…

 

Quando si rese conto che Reece si guardava intorno per cercarlo, Andy si riscosse e fece: «Reece! Sono qui!», un po’ troppo a voce alta e con la voce leggermente più acuta di come se la immaginava.

 

Reece Waldegrave si girò e gli sorrise, proprio nello stesso momento in cui la bibliotecaria lo zittiva.

 

«Ciao Andy, come va?» domandò Reece, una volta che si fu seduto.

 

Andy non era ancora riuscito a capire per quale motivo Reece Waldegrave continuasse a chiamarlo Andy e non Grier, come tutti i suoi compagni di scuola. Non che la cosa gli dispiacesse.

 

«Tutto bene» rispose il Tassorosso, sorridendo. Cazzo, cazzo, cazzo!

 

Reece rispose con un sorriso. «Senti volevo chiederti una cosa, se non ti dispiace.»

 

Sì, ti voglio sposare. «Certo, dimmi tutto.»

 

«Ti dispiace se finiamo un po’ prima oggi? Dato che iniziano i Club e ho chiesto di fare il regista per quello di teatro devo andare un po’ prima per i provini» spiegò Reece. Il preside aveva affermato che i Club sarebbero iniziati la settimana dopo l’inizio delle lezioni, ma evidentemente non si era reso conto della quantità di studenti di Hogwarts e per incastrare ogni studente con il proprio Club e orario ci era voluta la durata di un intero mese. Ancora non c’era una soluzione definitiva.

 

«Figurati non c’è problema.» Eccome se c’era un problema! Reece era nel Club di Teatro e Andy non si era iscritto a quello! «E… uhm, a quale altro Club sei iscritto?»

 

«Il giornalino, speravo di scrivere in attualità.»

 

Grandioso, due su zero.

 

«Tutto okay?» domandò Reece, vedendo il volto di Andy incupirsi.

 

Il Tassorosso rispose con un altro sorriso. «Certo. Cominciamo?»

 

 

·•·•·•·

 

16:25

 

Laertes non era mai stato un tipo troppo paziente. Si stava dondolando sui piedi avanti e indietro mentre lui e un’altra trentina di studenti aspettavano fuori da una grande porta chiusa in una delle torri del castello.

 

Insieme a lui c’era Freyja, che però non era di molta compagnia: era seduta sulla sua borsa accanto a lui e teneva le ginocchia vicine al petto, appoggiate a queste, una pergamena sulla quale stava scrivendo una lettera approfittando del tempo libero.

 

«Saluta tuo fratello da parte mia» le disse Laertes, sapendo a chi stava scrivendo. Ragnar, il gemello di Freyja, gli era sempre stato simpatico, anche perché da quello che la ragazza gli raccontava della sua famiglia, sembrava l’unico con un buon carattere, oltre alla sorellina.

 

«Mh-mh» fu la risposta di Freyja, che continuò a scrivere.

 

Laertes sospirò e iniziò a guardarsi intorno. Tra tutti i ragazzi riuscì a distinguerne alcuni che conosceva già, come Reece Waldegrave che sembrava il più agitato di tutti dato che continuava a guardare l’orologio. C’era anche il ragazzo di Cecilia Nott, del quale non ricordava il nome e il fratellino di Malorie Waverly, Elliot. Si domandò chi fra questi si sarebbe candidato come attore, ma nessuno dei presenti sembrava averne la presenza.

 

Si voltò di nuovo verso l’amica, pensando che forse avrebbe dovuto imitarla e scrivere anche lui a suo fratello maggiore, Alexander.

 

Prima che potesse muoversi per prendere un foglio, però improvvisamente da un altro corridoio sbucò fuori il professor Lonely che sorridendo ai ragazzi si fece avanti. «Buongiorno a tutti, ragazzi, scusate il mio ritardo ma ci sono stati alcuni problemi nell’aula professori.»

 

Laertes riuscì a percepire un coro, prevalentemente formato da ragazze, di sospiri sognanti.

 

Storse leggermente il naso quando si rese conto che anche Freyja ne aveva fatto parte.

 

«Be’, direi di non ritardare oltre» fece Lonely e con un rapido movimento di bacchetta fece aprire la porta.

 

La stanza era diversa dalle altre della scuola: i pavimenti erano in legno, invece che in pietra, il sole picchiava drittissimo attraverso delle enormi vetrate, un piccolo palchetto sempre in legno era in fondo all’aula e alcune sedie erano sparse un po’ ovunque. Tra le altre cose che notò ci fu anche l’enorme strato di polvere che ricopriva ogni cosa.

 

Laertes intuì che questa doveva essere da sempre stata la sala delle prove degli spettacoli che venivano presentati ad Hogwarts quando il preside la frequentava da studente.

 

«Ma che disastro» sentì commentare Lonely, che, ancora una volta, tra gli sguardi di ammirazione, ripulì l’aula con un altro incantesimo. «Molto meglio» fu il suo commento finale, prima di girarsi e battere le mani. «Come saprete, io sono qui esclusivamente per supervisionare ciò che farete, ma il resto sarà gestito completamente da voi, o meglio da uno di voi.»

 

Lonely allungò un braccio, indicando Reece Waldegrave che si fece avanti. Il Serpeverde si schiarì la voce prima di parlare, visibilmente imbarazzato. «Allora… Ho chiesto personalmente al preside di mettermi a capo dell’opera teatrale che presenteremo a fine anno e lui mi ha gentilmente accordato il ruolo di regista.»

 

Waldegrave si guardò intorno, sempre arrossendo sotto gli occhi di tutte quelle persone. Laertes ci aveva visto giusto: non aveva la stoffa di un attore.

 

«Prima di cominciare qualunque cosa ho bisogno che mi diciate che ruolo vorreste avere nella rappresentazione, se quello di attore, scenografo, meccanico o altro. Per quanto riguarda gli attori, posso dire che le audizioni per i ruoli avverranno la prossima volta e che ci sono due ruoli principali, uno maschile e uno femminile, in oltre…»

 

Laertes sorrise: quel ruolo era già suo.

 

 

·•·•·•·
 

16:35

 

Questo era ciò che Benjamin non si aspettava. Come poteva? Conosceva Ormerond da sette lunghissimi anni e in tutto quel tempo era convinto che non esistesse assolutamente niente sotto quegli strati di pelle avvizzita e barba bianca spennata, e invece ora? Tutto il suo mondo veniva ribaltato!

 

Dopo ben dieci minuti passati alla prima lezione di Alchimia Avanzata, quel vecchiaccio sembrava quasi avere… un’anima?

 

Aveva passato cinque minuti a dire che dovevano preparare dell’Amortentia e gli altri cinque a ridere mentre girovagava tra i gruppi.

 

Ben, che da Settembre era diventato la nuova vittima preferita di Ormerond (colpa di Holly), si stava salvando rimanendo in gruppo con i suoi due migliori amici Holly e Andy: Andy era tra i più bravi e Holly aveva la fama di bravissima studentessa.

 

«Guardalo» fece Holly, mentre Andy cerchiava le quantità di materiale che gli servivano per la pozione. «Sembra che si stia divertendo.»

 

Ormerond era improvvisamente scoppiato a ridere insieme ad Elizabeth Gaunt, quella ragazza aveva un qualcosa di magico che le consentiva di avvicinarsi a chiunque, non importava che tipo di carattere avessero.

 

«Guardate chi c’è» fece Ben, accorgendosi di un ragazzo che prima non avevano notato. Gli altri due si girarono e in lontananza videro Michael Harris che guardava dritto verso di loro, il Grifondoro fece un occhiolino a Holly e questa rispose con uno dei suoi soliti sguardi fulminanti.

 

Quello era uno dei battitori di Grifondoro, il più sleale che Holly avesse mai avuto il dispiacere di incontrare. La ragazza segnava ogni volta i suoi falli e per qualche strana ragione Harris aveva preso queste attenzioni come positive e credeva che la Corvonero fosse interessata a lui. Non c’è da dire che tutti e tre l’avevano preso in antipatia.

 

«Benissimo» esclamò improvvisamente Ormerond, facendo saltare in aria la maggior parte dei ragazzi che stava tutta tranquilla. «Come saprete» - qui scoccò un’occhiataccia a Ben - «l’Amortentia è la pozione d’amore per eccellenza, nonostante questo non può far nascere l’amore vero, ma solamente un’infatuazione o, per meglio dire, ossessione.» A questo punto il vecchio ridacchio sotto i baffi.

 

Ben non stava davvero ascoltando quello che stava dicendo Ormerond, qualcosa riguardo ad un vapore a spirale o robe simili. Si trovò più impegnato a vagare con la mente attorno alla stanza, per poi finire sui capelli biondi di Holly. Fece per dire qualcosa, quando questa alzò la testa di scatto e gli sorrise, poi insieme a Andy iniziò a buttare diversi ingredienti nel calderone.

 

Di già? Per quanto tempo era rimasto incantato?

 

Continuarono così per una buona mezz’ora, Ben più che altro seguendo le indicazioni di Holly, che aveva iniziato a comandare sia lui che il Tassorosso a bacchetta.

 

«Dovremmo aver finito» fece Andy, buttando un ultimo petalo di rosa. La pozione fece un leggero sbuffo prima di illuminarsi e calmarsi di nuovo.

 

Ben, arricciò il naso, non appena un particolare odore della pelle di cui erano rivestiti i palloni di Quidditch, forse arance e anche un aggiunta di caffè.

 

Voltandosi verso i suoi amici vide che Andy era completamente perso, con la faccia sognante e la mente da un’altra parte. Incrociando gli occhi di Holly, lei li sgranò prima di voltarsi e arrossire leggermente.

 

Ben deglutì, forse iniziava a capire qualcosa.

 

 

·•·•·•·


16:45

 

A Bebe non dispiaceva Difesa Contro le Arti Oscure, nonostante non fosse la sua materia preferita, ma aveva deciso di far parte del Club dei Duellanti principalmente perché sapeva che il professor Malew avrebbe coordinato il tutto.

 

Bebe era accompagnata da Carter, i due avevano insistito con Ofélia perché anche lei si iscrivesse al loro stesso Club, ma infondo sapevano che l’indole così gentile della ragazza le impediva di venire con loro.

 

Quando era entrata nell’aula aveva visto il professor Malew intento a sistemare due diversi palchetti, che saranno stati lunghi circa una quindicina di metri ciascuno.

 

Sfortunatamente per loro erano arrivati tardi e c’era un’infinita coda di ragazzi che aspettava il proprio turno per combattere.

 

Bebe propose di andare ad appoggiarsi su una delle pareti, mentre aspettavano il loro turno.

 

«Le cose qui si mettono male» aveva sentito dire Carter.

 

«Come?» domandò Bebe, poi, seguendo il cenno fattole dall’amico, si rese conto che c’erano altre persone che conosceva lì e non erano niente di meno che la sorellastra di Carter e Malorie Waverly. «Ahia» fece.

 

«Proprio così. Cecilia mi ha detto che dopo il loro ultimo scontro sono state costrette a passare insieme le serate a pulire le aule, e senza incantesimi!» raccontò Carter, mentre i due aspettavano ancora il loro turno per combattere.

 

Bebe sorrise. «Per noi era stato divertente» ricordò, pensando alla punizione che avevano preso quando avevano fatto prendere un colpo ad uno dei fantasmi del Castello, facendogli credere che avesse cambiato sesso con un semplice Incantesimo di Illusione.

 

Anche Carter si unì a lei. «Uno dei nostri migliori scherzi. Il Barone era finito nell’ufficio del preside gridando di essere stato stregato.»

 

I ragazzi risero.

 

Dopo circa una trentina di minuti, finalmente, Malew li chiamò e i due salirono sul palchetto.

 

«Valgono le stesse regole» disse Malew. «Il combattimento finisce quando l’avversario riesce a prendere la vostra bacchetta. Nessun Incantesimo che vi possa danneggiare gravemente e nessun Incantesimo che coinvolga gli spettatori. Cercate di non dar fuoco a niente» - qui Malew scoccò un’occhiata di intesa a entrambi, probabilmente ricordando quando i due durante il loro secondo anno avevano “accidentalmente” fatto prendere fuoco a tutti i quadri del primo piano - «e, soprattutto, divertitevi.»

 

Detto questo, Malew scese dal palchetto, lasciando libero spazio ai due.

 

«Fatti sotto, Serpe» soffiò Carter, mettendosi in posizione.

 

«Attento alle penne, Grifone» fu la risposta di Bebe, mentre imitava l’amico.

 

Il primo attacco fu quello di Carter: «Impedimenta!» gridò il ragazzo, ma prima che la sottile linea bianca scagliata dalla sua bacchetta potesse colpire Bebe, questa l’aveva già schivata con un Incantesimo di Rimbalzo.

 

Per fortuna di Carter, il suo attacco non era stato troppo potente e si ritrovò bloccato per soli cinque secondi, ma il tempo bastò a Bebe per eseguire il seguente Incantesimo: «Rictusempra!».

 

A quel punto un raggio rosa sbucò fuori dalla bacchetta di Bebe e colpì l’addome di Carter, che fu costretto a gettarsi a terra a causa dell’improvviso attacco di solletico che l’aveva preso.

 

Bebe scoppiò a ridere e si avvicinò piano a Carter. «Expelliarmus!» fece, e la bacchetta di Carter le volò in mano.

 

La Serpeverde sorrise vittoriosa: «Ho vinto».

 

 

·•·•·•·


17:13

 

Cecilia camminava verso l’aula che sapeva essere stata promessa agli studenti come redazione della nuova Gazzetta. Era la sua occasione, quell’anno avrebbe vinto la Coppa delle Case per il suo secondo anno di fila, Grifondoro avrebbe battuto di nuovo tutte le altre Case alla Coppa di Quidditch, sarebbe stata la redattrice del giornalino e una volta finita Hogwarts avrebbe finalmente incominciato a giocare seriamente a Quidditch, il suo Josh avrebbe iniziato a studiare Erbologia e in poco tempo si sarebbero sposati.

 

Sarebbe stato tutto perfetto.

 

C’era solamente un piccolo problema: quando Cecilia raggiunse l’aula, scoprì che sulle venticinque persone che si erano iscritte al giornalino, ne erano presenti sei, compresa lei.

 

Cecilia passò velocemente lo sguardo sui presenti. Il primo che notò era Laertes Charrinton-Abbey, il quale era seduto con le gambe stese lungo un banco. Non appena la vide, sul suo volto comparve un sorrisetto enigmatico e, almeno così parve a Cecilia, alquanto strafottente.

 

Tra gli altri presenti riconobbe Reece Waldegrave, che stava leggendo un libro, Holly Warren, in piedi accanto a Laertes e Lance Torres, che la guardava con occhi sognanti appoggiato allo schienale della sedia.

 

L’ultima persona che vide era una ragazza scura, che si teneva più in disparte degli altri.

 

«Ben ritrovata, Cecilia» la salutò Torres.

 

Cecilia fece un verso esasperato, alzò gli occhi al cielo e infine disse: «Dove diavolo sono tutti gli altri?»

 

«Siamo solo noi, a quanto pare» fece la Warren.

 

«Non possiamo gestire un intero giornalino con sole sei persone» ribatté Cecilia.

 

«A quanto pare dovrai accontentarti così» disse Laertes, senza togliersi il sorriso dal volto.

 

«Non farmi neanche cominciare, Charrington» lo minacciò Cecilia.

 

Laertes si alzò e si fece avanti. «Bene, direi che ora che sei arrivata, possiamo cominciare a lavorare alla redazione, o mia caporedattrice. Oh, quasi dimenticavo: scriverò articoli quasi sempre diversi, critiche sociali per così dire.»

 

Cecilia sbuffò di nuovo. Come poteva mettere insieme un giornalino intero con così pochi scrittori? E se ci fossero state delle rubriche vuote? Chi ci avrebbe pensato? Lei? «E va bene. Avete vinto. In che cosa pensavate di scrivere voi altri?» chiese, tirando fuori dalla borsa che portava a tracolla una pergamena.

 

Se bisognava fare le cose, tanto valeva farle bene.

 

«Io vorrei fare recensioni di libri» dichiarò Holly Warren, mentre Cecilia passava ad appuntarselo.

 

«Io scriverò la cronaca sportiva» fece Torres, tirandosi in piedi. Cecilia se lo aspettava: era anche grazie a quel ragazzino se avrebbero vinto la Coppa. Torres aveva proprio la grinta che serviva a Grifondoro.

 

Waldegrave si schiarì la voce: «Mi piacerebbe scrivere in attualità del Mondo Magico».

 

Elettrizzante, pensò Cecilia. Poi si volò verso l’unica ragazza che non aveva parlato. «E tu?»

 

La Tassorosso sorrise. «Mi piacerebbe rispondere a delle lettere mandate dagli studenti. Come dire… che chiedono consiglio. Una rubrica anonima.»

 

«Lettere del cuore?»

 

«Certo… Ma non solo. È un’idea troppo strana?» fece infine, stringendosi le spalle.

 

Cecilia ci pensò. «No, anzi mi piace molto. Come hai detto che ti chiami?»

 

«Ofélia.»

 

«Bene, è ora di mettersi al lavoro» annunciò la Grifondoro.

 

«Tu in cosa scriverai, luce dei miei occhi?» fece Lance Torres.

 

Cecilia sorrise. «Sarà una sorpresa, Torres.»

 

Questo era certo, nessuno a Hogwarts avrebbe smesso di parlare di Cecilia Nott, una volta uscito il primo numero.

 

 

·•·•·•·

 

17:17

 

Freyja e Effy si erano date appuntamento davanti all’aula di Musica, così da poter entrare insieme per la prima lezione, ma sfortunatamente Effy non aveva accennato a Freyja il fatto che fosse una ritardatrice cronica.

 

La Corvonero si appoggiò ad uno dei muri in pietra, dondolandosi avanti e indietro, annoiata dal fatto che in quella giornata si fosse trovata così tante volte a dover aspettare.

 

Guardò il suo orologio da polso e poi di nuovo per i corridoi, quando finalmente la Serpeverde decise di spuntare fuori.

 

«Oh, Fry! Eccoti!» esclamò la ragazza, una volta arrivata da lei senza fiato.

 

«Figurati, hai solo… quindici minuti di ritardo.» Normalmente le avrebbe dato fastidio, ma una volta incrociato la sguardo gentile di Effy, non poté che sorridere anche lei. «Be’, direi che è ora di entrare.»

 

Quando aprirono la porta, le due ragazze non si erano preparate a tutti quegli occhi puntati su di loro.

 

Ora che ci pensava, le due ragazze dovevano apparire strane a chiunque le vedesse insieme, dato che erano state praticamente ribattezzate le due pazze della scuola. A Freyja non dispiaceva tanto, sapeva che quello era un modo che la differenziava da tutti ed era abbastanza sicura che Effy fosse talmente persa nel suo mondo da non rendersene neanche conto.

 

Almeno non erano le uniche due persone strane lì dentro: oltre ai ragazzi seduti con ognuno in braccio il proprio strumento, Freyja capì che il direttore della nascente Orchestra di Hogwarts era niente di meno che il professor Mortemore.

 

Quel pomeriggio aveva deciso di sfoggiare un mantello di velluto blu notte con ricamati dei motivi in argento. Era l’abito più sobrio che gli avesse mai visto indossare.

 

«Be’, tu devi essere la mia arpista» disse Mortemore, diretto verso Freyja.

 

La ragazza si sentì presa in contropiede. «Io… sì, suppongo di sì.»

 

Mortemore sorrise. «Elizabeth» disse poi con voce dolce, a Effy. «Tu sei la mia prima flautista! Oh, ma prendete posto, su, su! Stiamo perdendo tempo.»

 

Le due ragazze si affrettarono a sedersi accanto agli unici strumenti che erano rimasti vuoti.

 

Freyja, una volta arrivata tirò fuori lo spartito da arpista e, buttando un occhio sulla pagina della persona accanto a lei, arrivò a quella giusta. Dopodiché, iniziò a suonare.

 

 

·•·•·•·

 

18:45

 

Reece era tornato nella Sala Comune dei Serpeverde, si era tolto lo scomodo mantello della divisa e si era seduto su uno dei divani in pelle, prima di tirare fuori il suo quaderno e iniziare a scrivere: doveva iniziare a ragionare come voleva che fosse rappresentata l’opera prima di tutto.

 

Continuò così per una buona mezz’oretta prima che qualcuno arrivasse a disturbare la sua pace.

 

«Ehi Waldegrave, sei con noi per la festa di Halloween, spero» fece Malorie Waverly, distraendo Reece da quello che stava facendo.

 

Reece alzò lo sguardo e vide i due fratelli Waverly che lo guardavano. Malorie teneva i rossi capelli lisci legati in una coda alta, la divisa di Serpeverde ben lisciata in ogni suo punto. Reece osservò che stava indossando delle scarpe con i tacchi, certamente non regolamentari.

 

Suo fratello, Elliot, teneva le braccia incrociate, le maniche della camicia erano tirate su e lasciavano in bella vista i muscoli fatti grazie al Quidditch. Non sembrava contento quanto la sorella di essere lì.

 

«Questa credo di essermela persa» disse Reece, chiudendo il quaderno sul quale stava scrivendo. «Di che festa parli?»

 

«Andiamo, Waldegrave, per una volta che un Caposcuola è un Serpeverde. Non vorrai perderti l’occasione di partecipare alla nostra festa.»

 

«Tua festa» la corresse Elliot. «Io non c’entro assolutamente niente.»

 

«Ne parliamo dopo, fratellino» gli chiuse la bocca Malorie, per poi spostare di nuovo la su attenzione verso Reece. «Sarà una festa tranquilla. Stiamo pensando già agli incantesimi da mettere per insonorizzare la stanza.»

 

«Chi ci sarebbe?» domandò Reece.

 

«Be’, tutti naturalmente. Quelli del settimo e sesto anno, principalmente. Ma non discrimineremo le altre Case: soprattutto Grifondoro, voglio proprio vedere la faccia di Cecilia Nott quando vedrà che festa magnifica ho organizzato.»

 

Reece decise che era saggio non commentare quest’ultima cosa.

 

«Bene, sei dei nostri allora» disse infine Cecilia, mentre Reece provava a spiegarle che non aveva accettato, Elliot la corresse di nuovo: «Dei tuoi».

 

Malorie fece uno dei suoi soliti sorrisi smaglianti. «Porta pure chi vuoi, Waldegrave, meglio se carini e etero.» Dopodiché i due fratelli Waverly se ne andarono, Malorie ancheggiando sui suoi tacchi e Elliot massaggiandosi il collo.

 

Reece non era sorpreso da ciò che era appena accaduto: i due fratelli lasciavano sempre senza parole.

 

·•·•·•·

 

20:17

 

Carter attraversò il portone della Sala Grande e subito si voltò dove sapeva che Bebe e Ofélia lo aspettavano per la cena.

 

«Ciao, ragazze» disse, mentre si sedeva davanti a loro.

 

«Ciao, Carter!» fecero in coro. «Bebe mi stava raccontando del Club dei Duellanti» disse Ofélia, ridacchiando.

 

Carter storse il naso. «Qualunque cosa ti abbia detto, non è andata così.»

 

Le ragazze risero e il Grifondoro alzò gli occhi al cielo. Riportando giù lo sguardo, si accorse che Elliot Waverly era appena entrato nella Sala Grande. Carter lo richiamò, invitandolo a sedersi con loro.

 

Il rosso sembrò preso da un attimo di indecisione, ma poi venne comunque da loro. Carter si rese conto che non lo aveva visto spesso mangiare con qualcuno, nonostante fosse il fratellino di una delle ragazze più popolari di tutta Hogwarts.

 

«Ciao» fece un po’ in imbarazzo il Serpeverde, una volta arrivato al loro tavolo.

 

«Ehi, Waverly» lo salutò carter stringendogli il braccio e invitandolo a sedersi accanto a lui. «Lei è Ofélia» presentò Carter, sapendo che lui e Berenice si conoscevano già.

 

«Ci stavamo raccontando di come ho battuto oggi il piccolo Dallas nel nostro scontro» fece Bebe, con sguardo di sfida.

 

«Non mi hai battuto, hai solamente scagliato l’ultimo Schiantesimo prima che finisse la lezione!» protestò Carter, indignato del fatto che le sue migliori amiche si fossero coalizzate contro di lui.

 

Mise su la sua solita espressione offesa, arricciando il naso e le ragazze scoppiarono a ridere. Carter si voltò verso Elliot, in cerca di un po’ di solidarietà maschile, lo ritrovò a sorrider timidamente con gli occhi fisse sul piatto.

 

«Tu che dici, Elliot?» fece Ofélia, sorridendo gentile.

 

Il Serpeverde alzò lo sguardo sorpreso, ma sorrise ancora. «Be’, credo proprio di dover dare ragione alla mia compagna di Casa» disse, fingendosi dispiaciuto nei confronti del Grifondoro.

 

«E io che ero convinto che sarebbe stato meglio avere un altro ragazzo nel gruppo» sospirò Carter , fingendosi sconfitto. Questo provocò la risata di tutti e quattro.

 

 

·•·•·•·

 

20:34

 

«E al giornalino? Com’è andata?» chiese Andy, mentre versava l’acqua nei bicchieri dei suoi amici.

 

Holly storse il naso. «La redattrice è Cecilia Nott» fu l’unico commento della Corvonero.

 

Ben, che aveva appena bevuto, si strozzò con l’acqua. Andy, sapendo che era tutta una recita, alzò gli occhi al cielo. «Non è così male, quella ragazza» disse, rimproverandolo.

 

Ben spalancò gli occhi. «Non è così male? Hai idea di quante volte Grifondoro ha battuto Corvonero nelle partite di Quidditch? Non venire a dirmi che è bravura, qui c’è sotto qualcosa!»

 

Per tutta risposta il Tassorosso si mise una mano sulla fronte, a sentire l’ultimo commento complottista del suo migliore amico.

 

«Nonostante la cosa non mi piaccia, devo dire che non ti alleni troppo come portiere» fece Holly, in direzione di Ben.

 

«In più Grifondoro è sempre più forte.» I tre ragazzi si girarono in direzione di chi aveva parlato e si ritrovarono davanti Laertes Charrington-Abbey, in compagnia di Freyja Wellington. «Non stavo origliando, avete solamente colto la mia attenzione» si difese subito il Grifondoro, con un sorriso smagliante.

 

Holly vide Ben assottigliare lo sguardo: sapeva che quel ragazzo non gli era mai andato a genio, troppo enigmatico per i suoi gusti.

 

Holly fece per parlare, ma fu bloccata da un’altra persona: «Tutti quelli che cercavo, che fortuna!», fu infatti l’esclamazione di Malorie Waverly, che con un sorriso smagliante arrivava verso di loro. «In quanto vostra Caposcuola preferita…»

 

«Ehi!» fu la risposta di Andy, leggermente ferito dal commento.

 

Malorie alzò gli occhi al cielo. «In quanto una dei vostri Caposcuola preferiti, ho deciso di organizzare una festa per Halloween, Sala Comune dei Serpeverde e mi aspetto di vedervi tutti quanti.»

 

«Noi ci saremo» poté affermare Laertes, mettendo una mano sulla spalla di Freyja.

 

«Anche noi» rispose Holly, a nome di tutti e tre.

 

«Sapevo di poter contare su di voi. Potete portare chi volete, naturalmente fate in modo che la voce si sparga solo fra le persone giuste. Non voglio che la festa venga rovinata da qualche noioso professore.» Detto questo, la rossa girò i tacchi, in direzione di un gruppo di Serpeverde.

 

Lartes e Freyja fecero un ultimo saluto ai tre, prima di andarsene anche loro al proprio posto.

 

Holly si voltò verso i suoi amici e vide che Andy aveva gli occhi sgranati e lo sguardo fisso su un punto davanti a sé. «Tutto bene, Grier?»

 

«Reece sarà a quella festa, non è vero?»

 

Ben e Holly si guardano, si scambiarono uno sguardo di intesa e si alzarono. Quando il Tassorosso si rese conto che i suoi due migliori amici lo stavano abbandonando così, scattò in piedi. «Ehi!» gridò, prima di inseguirli dietro le loro risate.

 

·•·•·•·

 

22:48

 

Era strano per lui, ritrovarsi a pensare così tanto, ma in quel periodo per Elliot era praticamente impossibile far tacere i propri pensieri.

 

Si era allontanato dalla Sala Comune ed era uscito dal Castello (conosceva bene i turni dei prefetti e sapeva quando non erano di ronda), non andava a fare niente di male alla fine: voleva solo raggiungere il campo da quidditch e farsi un po’ di giri del castello volando.

 

Così, per distrarsi.

 

Indossava la sua tuta personale, la giacca e le scarpe, dunque correre giù per il prato non si rivelò difficile. Una volta arrivato saltò sul scopa e si tirò subito su in aria. Era così piacevole, sentire il freddo vento del primo autunno colpirgli la faccia e ammirare le luci del castello.

 

Non voleva pensarci, certo che non voleva. Non sapeva chi era e a confronto qualunque altro problema che avesse affrontato fino ad allora sembrava effimero. Questa parola gliela aveva insegnata Malorie, lei sì che era una intelligente.

 

E lui, il suo amato fratello, le stava mentendo.

 

Scacciò questo pensiero dalla mente e decise di pensare a qualcosa di più piacevole, come la serata che aveva trascorso.

 

Era stato bello passare del tempo con Carter, Ofélia e Berenice. Non voleva pensare a cose troppo affrettate ma era come se avesse trovato degli amici, per una volta. O magari qualcosa di più.

 

“È bello avere un altro ragazzo nel gruppo”, così aveva detto Carter, se la memoria non ingannava Elliot. Cosa significava? Che Carter voleva passare del tempo con Elliot? Che Elliot era stato accettato nel loro gruppo di amici?

 

Merda, pensò. Cosa diavolo stai combinando, Waverly?

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

 

Cosa? Avevo detto che avrei postato un capitolo ogni due settimane? E mi avete anche creduto!

 

Be’ come state? È un po’ che non ci si sente.

 

Scusatemi! Davvero tanto, davvero davvero tanto. Non avete idea di quanto io sia mortificata, ma quest’estate, quando ho progettato l’idea di postare ogni due settimane, non avevo idea della mole di lavoro che mi avrebbe assalito una volta iniziato settembre.

 

Ma non ho intenzione di mollare la storia, se è questo che temete. Ci tengo e tengo a questi personaggi. Purtroppo non posso promettervi una regolarità per le pubblicazioni, potrebbero volerci mesi come una settimana a postare un capitolo.

 

Spero che nonostante la mia negligenza vogliate comunque continuare a leggere questa storia. Mi fareste molto felice.

 

Ma ciancio alle bande, parliamo del capitolo! C’è da dire che non sono riuscita come avrei voluto a portare di molto in avanti le relazioni, questo per un semplice motivo: ho ancora dei dubbi per quanto riguarda la resa di alcuni personaggi, dunque vi chiederei per messaggio privato di dirmi come avreste voluto che un vostro personaggio fosse stato reso in una determinata situazione, nella speranza che io riesca ad orientarmi anche in quelle future.

 

In generale questo capitolo è stato più corto dei precedenti e ci sono dei POV mancanti, tutto ciò è dovuto al fatto che mi dispiaceva non portarvi il terzo capitolo per così tanto tempo e ho voluto farvi questo regalo di Natale, in (quasi) orario. Nel quarto capitolo cercherò di dare più spazio ai personaggi che in questo non lo hanno avuto, come Effy, Ofélia e Josh. Mi scuso moltissimo con le autrici di questi personaggi, ma mi farò perdonare!

 

Nel prossimo capitolo le cose dovrebbero farsi un po’ più piccanti: come sappiamo alle festa facciamo cose di cui ci potremmo pentire…

 

Le richieste che vi faccio sono un paio di domande:

 

1. Cosa ne pensa l’OC della festa? Ne è contento? Gli piacciono le feste? Si ubriacherà completamente o sarà il “guidatore prestabilito”?

2. Cosa vorreste che facesse o che gli succedesse di particolare?

3. Che cosa indosserà?

 

Per la terza domanda vi chiedo di inviarmi una foto del vestito indossato dall’OC. Se fosse anche un vestito indossato una qualche volta dal prestavolto, sarebbe perfetto. Il dress-code è semplice: vestito corto ed elegante per le ragazze, niente smoking ma nemmeno pantaloni strappati per i ragazzi.

 

Le risposte dovranno essere mandate via messaggio privato e non nella recensione, con come oggetto il nome dell’OC e “Risposte capitolo 3” (es. Andy Grier - Risposte Capitolo 3).

 

Direi che mi sono dilungata abbastanza, ci vediamo al prossimo capitolo (si spero presto)!

 

 

 

HN

 

 

 

 

 

 

Riferimenti: Il titolo è preso dall’opera la Carmen di Georges Bizet.

 

La citazione all’inizio è invece presa dalla canzone dei 4 Non Blondes, What’s Up, che io però ho conosciuto grazie alla cover di Lady Gaga (che se non avete ancora sentito, vi consiglio di darci un’orecchio!)

 

 

Nuovi Personaggi:

 

 

Michael Harris, Grifondoro, VII anno.









 

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Capitolo 6
*** Capitolo 4 - The Luck You Got ***


Tredici personaggi in cerca d’autore

Capitolo 4 - The Luck You Got

 

 

 

 

 

 

 

 

Now I know that I’m not

All that you got

I guess that I, I just thought

Maybe we could find new ways to fall apart

But our friends are back

So let’s raise a toast

‘Cause I found someone to carry me home

Tonight

We are young

So let’s set the world on fire

We can burn brighter than the sun

 

 

 

 

 

 

 

 

31 Ottobre 2017

 

16:10

 

Josh non era mai stato così nervoso da che ne potesse ricordare. Be’, eccetto al primo appuntamento con Cecilia, quando durante l’estate l’aveva portata per la sua prima volta ad un cinema babbano.

 

Ripensare alla sua ragazza lo tranquillizzò, ma l’ansia rimaneva ugualmente.

 

Girandosi vide Laertes Charrington-Abbey, che non sembrava affatto contento della situazione che si era presentata. Il Grifondoro teneva il peso su una gamba sola, un braccio incrociato e appoggiato a questo l’altro. Stava esaminando le unghie della mano con qualche sbuffo di tanto in tanto.

 

Josh, al contrario, non era annoiato dall’attesa, solo terrorizzato.

 

Non si aspettava che Reece Waldegrave fosse un ritardatario, ma l’aveva imparato in fretta con i suoi continui ritardi agli incontri del Club di Teatro.

 

Nessun problema, certo, se non il fatto che quello stesso giorno avrebbe deciso che sarebbe stato protagonista fra Laertes e Josh nella sua opera, della quale fino a quel momento aveva raccontato solamente la trama.

 

Josh non era mai stato un esperto di teatro, ma gli piaceva la storia: era ambientato negli anni ’50 negli Stati Uniti, parlava di un ragazzo che vendeva i giornali per le strade di New York e che improvvisamente si innamorava di una donna sposata vista per strada.

 

Reece non aveva voluto dire come sarebbe finita la storia e Josh dubitava che lo sapesse anche lui.

 

Josh non immaginava che sarebbe finito col fare le audizioni per il ruolo principale, quando si era iscritto al Club, pensava di fare il tecnico o robe così, e invece, per puro caso un giorno in bagno si era ritrovato a recitare a memoria un pezzo di un vecchio film, Casablanca, pensando di essere tutto solo. Ma Reece Waldegrave era lì e lo aveva sentito.

 

Lo aveva praticamente costretto a fare le audizioni, dicendo che gli sarebbe piaciuto moltissimo averlo nello spettacolo e Josh, non volendo deluderlo, aveva accettato.

 

Ma non era l’unico a voler il ruolo di protagonista. Lui e Laertes si erano ritrovati a fare audizioni su audizioni, ma Reece continuava ad essere incerto su a chi darlo, almeno fino a quel giorno.

 

Finalmente la porta si aprì e un Reece Waldegrave affannato corse verso di loro con un foglio in mano.

 

«Meglio tardi che mai» fece un ragazza di Grifondoro che aspettava di fare l’audizione per il ruolo femminile.

 

«Scusatemi» disse il Serpeverde mortificato. «Ho avuto delle… niente di importante» decise infine.

 

«Waldegrave? Devo andare agli allenamenti» gli ricordò Laertes.

 

Reece si scosse. «Sì, certo. Allora, Josh, ‘Ras… Ci ho pensato a lungo e ho capito che per il ruolo in questione, il personaggio e come voglio che venga rappresentato mi serve un attore con un minimo di esperienza e molto carisma… Insomma… Il ruolo di protagonista andrà a Laertes.»

 

Josh abbassò lo sguardo e sospirò. In qualche modo, aveva iniziato a sperarci con il passare dei giorni.

 

Con la coda dell’occhio vide Laertes sorridere vittorioso, ma riuscì a vedere un’aria di sollievo sotto il suo solito ghigno.

 

Il Tassorosso andò da lui. «Congratulazioni, amico» gli disse, stringendogli la mano.

 

Laertes sembrò preso contro piede. «Bailey» rispose con una stretta forte e decisa.

 

Josh scese dal palco, sperando di poter uscire subito da quella stanza, ma fu praticamente subito fermato da Reece. «Ehi, Josh, mi dispiace, ma ho pensato che a Laertes sarebbe stato più utile, sai dopo Hogwarts e…»

 

Il Tassorosso sorrise sincero. «Non ti preoccupare, Waldegrave. Non sono un tipo da riflettori, io.» Detto questo il ragazzo voltò le spalle.

 

·•·•·•·

 

17:21

 

Effy non aveva una grandissima voglia di andare a quella festa. Era contenta di passare una serata in compagnia di Reece, senza che il ragazzo passasse ancora troppo tempo a tormentarsi per suo padre.

 

Sperava di riuscire a far fare amicizia a lui e Freyja. Negli ultimi giorni le due ragazze avevano scoperto di avere molte cose in comune, tra le quali un migliore amico da tenere a bada.

 

Effy sospirò, sedendosi sul prato e appoggiando la schiena al tronco di un albero. Davanti a lei, il Lago Nero si estendeva in tutta la sua bellezza.

 

Iniziava a fare freddo e Effy si era vestita un po’ troppo leggera, ma sentire quell’aria pura che le andava tra i capelli e sul volto la convinse a rimanere.

 

Tirò fuori il suo libro di disegni. Non era molto brava, principalmente disegnava piante per poi metterle nel suo quaderno e scriverci accanto le proprietà.

 

Effy aveva iniziato ad appassionarsi ad Erbologia poco tempo prima. Inizialmente la considerava una materia piuttosto insignificante, anche se le piaceva molto l’insegnante, poi però aveva passato un’estate a casa Waldegrave principalmente a parlare con il nonno di Reece.

 

Quell’anziano signore le aveva fatto scoprire che le piante erano gli unici esseri viventi che non avrebbero mai giudicato una persona, proprio perché era contro la loro natura.

 

Effy si era innamorata di quell’idea di bontà, che sembrava così lontana dal mondo in cui viveva.

 

La ragazza sospirò di nuovo e iniziò a guardarsi intorno. Non c’era molta gente sul Lago, da lì fino alla primavera Effy sapeva che sarebbe rimasto quasi deserto.

 

C’erano un paio di ragazzi che correvano, un altro paio che stava giocando con un pallone.

 

L’unico che Effy riconobbe fu un ragazzo rosso di Serpeverde. Il fratellino di Malorie Waverly, forse. Effy non era mai stata molto amica di quella ragazza, né lei né Cecilia Nott di Grifondoro. Entrambe false a suo parere.

 

Ma il fratellino (Edmund forse?) le piaceva già di più.

 

Lo aveva sempre visto solo, per i fatti suoi, un po’ come lei quando non era con Reece.

 

Edmund Waverly stava lanciando dei sassolini sul lago, facendoli rimbalzare, finché non lo raggiunsero altri due ragazzi di Case diverse.

 

I tre iniziarono a schizzarsi con quell’acqua gelida fra le grida e le risate.

 

Effy sorrise contenta.

 

Le piacevano gli atti di pura amicizia.

 

Quei ragazzi lo erano.

 

·•·•·•·

 

19:14

 

«Questo o questo?» Cecilia si mise di nuovo davanti allo specchio, passando davanti prima un vestito nero con una profonda scollatura e poi uno rosso senza le maniche.

 

Non sentendo alcuna risposta dal suo ragazzo, si voltò sbuffando, per poi sospirare e sedersi di nuovo accanto a lui. «Amore» gli sussurrò, mettendogli una piccola ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Te li devi proprio tagliare» rise e Josh, in risposta la prese di peso gettandola sul letto e mettendosi sopra di lui, tra le risate della Grifondoro.

 

Improvvisamente la porta si aprì e una compagna di stanza di Cecilia entrò. «Oh, andiamo! Mettete un calzino sulla maniglia, cazzo!» gridò, uscendo subito.

 

I due ragazzi risero, per poi ricomporsi.

 

«Mi dispiace per l’audizione» disse.

 

Josh sorrise. «Non c’è problema. Laertes è decisamente più bravo e avrò comunque una parte nello spettacolo, anche se non quella del protagonista.»

 

Cecilia scosse la testa. «Assolutamente no, Charrington la pagherà per aver fatto soffrire il mio amore» - e qui la ragazza gli prese le guance con una mano e gliele strizzò - «Vedrai gli darò del filo da torcere agli allentamenti e anche in redazione!»

 

Il Tassorosso scosse la testa sorridendo. «Sei incorreggibile.»

 

«Per questo mi ami.» Cecilia scattò in piedi. «Bene, ora aiutami a trovare un vestito per stasera!»

 

«Perché non ti provi quello verde e rosso che ti aveva preso Clara?» propose Josh.

 

Il viso di Cecilia si rabbuiò nel sentire il nome della sua matrigna.

 

Josh si alzò, avvicinandosi alla sua ragazza e mettendole le mani intorno alla vita. «Anche se la odi… quel vestito ti sta incredibilmente bene» sussurrò, baciandole il collo.

 

«E va bene!» rise, togliendosi di dosso il ragazzo e andando a prendere il vestito.

 

Il Tassorosso si sedette di nuovo. «A proposito della redazione… Il tuo numero speciale? Sembravi molto entusiasta a riguardo.

 

Cecilia annuì. «Lo sono, sto solo mettendo le cose in ordine, ci sta volendo più tempo del previsto, ma ci sto lavorando.»

 

«È per questo che passi così tanto tempo con quella pettegola di Cara Spencer?» domandò Josh, con tono arrabbiato. Normalmente Josh non avrebbe parlato male di una persona che non conosceva, ma quella Tassorosso era l’unico tipo di persona che Josh non poteva sopportare: chi parlava alle spalle.

 

La Grifondoro fece un verso esasperato. «Josh! Si tratta solamente di un articolo.»

 

Il Tassorosso puntò lo sguardo su di lei. «Che potrebbe danneggiarti più di quanto credi.»

 

·•·•·•·

 

21:12

 

«Non penserete mica di vestirvi così, vero?»

 

Andy e Ben si scambiarono un’occhiata confusa, per poi girarsi ancora verso Holly. «Cos’hanno di sbagliato i nostri vestiti?» fece Ben, sinceramente offeso dal fatto che la migliore amica non approvasse i suoi jeans e la sua maglietta dei Sum 41. Andy indossava gli stessi pantaloni, ma aveva optato per una felpa blu.

 

«No, no, no, no. Tornate subito a cambiarvi!» ordinò la ragazza. Malorie aveva esplicitamente detto che voleva tutti vestiti come si doveva e Holly aveva ubbidito, scegliendo un vestito nero con il collo alto, le spalle scoperte e le maniche a sbuffo. Doveva dire che era piuttosto soddisfatta di come era venuto fuori il suo look.

 

«Ma non ho niente di elegante, io!» protestò Andy.

 

«Non provare ad ingannarmi Grier» ribatté Holly con sguardo infuocato, sotto al quale Andy fece un impercettibile passo indietro. «Conosco tua madre abbastanza bene da sapere che ti ha fatto mettere una giacca in quel dannatissimo baule.»

 

Il Tassorosso deglutì. «Ci vediamo in fondo alle scale» disse, prima di scappare nella sua stanza per cambiarsi.

 

Holly sorrise vittoriosa, mentre tornava accompagnata da Ben nel Dormitorio dei Corvonero.

 

«Saremo in ritardo per questa buffonata» fece Ben.

 

«Primo, bisogna sempre arrivare in ritardo per fare un bell’effetto e secondo, se tutti ci devono guardare, tanto vale essere vestiti bene» spiegò la bionda con calma.

 

Ben aggrottò le sopracciglia. «Su chi dovresti fare colpo, tu?»

 

Holly alzò gli occhi al cielo. «Ma su nessuno io, scemo! Lo faccio per Andy: farò in modo che qualcosa accada fra lui e il nostro piccolo Serpeverde, stasera. Fosse l’ultima cosa che faccio.»

 

I due ragazzi fecero il resto del percorso in silenzio.

 

Una volta arrivati nella stanza di Ben, questi disse ad Holly di aspettarlo fuori, lei fece un commento sul fatto che si vergognasse di farsi vedere mentre si cambiava e a quel punto il ragazzo le chiuse la porta in faccia.

 

Qualche minuto dopo, Ben indossava una camicia bianca con una riga nera, il cui taglio la faceva sembrare una cravatta, e una giacca scura.

 

Holly non disse niente e per una volta fu davvero senza parole.

 

«Be’, nessun commento?» domandò Ben inarcando le sopracciglia e muovendosi, evidentemente scomodo a causa del vestito.

 

«Tu… Non stai male» disse infine la ragazza.

 

Ben assunse un’aria confusa. «È un complimento?»

 

Un attimo dopo, Holly sembrò rinsavita e si scosse. «Muoviti, Andy ci starà aspettando» fece girando i tacchi e avviandosi giù per le scale.

 

«Un momento, aspettami! Non riesco a correre in questo coso!»

 

·•·•·•·

 

21:22

 

Freyja si guardò allo specchio per l’ennesima volta.

 

Non aveva per niente voglia di andare a quella festa, tutta colpa di Laertes che decideva sempre di parlare per lei. Glielo aveva detto dopo, anche piuttosto incazzata, ma in qualche modo il Grifondoro riusciva a cavarsela sempre.

 

Freyja sospirò, tenendo in dentro la pancia e mettendosi di profilo. C’era da dire che il vestito era davvero bello: blu notte, lunga fino a metà coscia, con inserti argento e bianchi. Guardò giù in basso verso i suoi tacchi.

 

«Al diavolo» disse a bassa voce, levandoseli e mettendo le sue comode Dr Martens nere: se doveva proprio andare a questa stupida festa, tanto valeva andarci comoda.

 

Guardò l’orologio e vedendo che mancavano ancora otto minuti all’appuntamento con Laertes si gettò sul suo letto, in mezzo ai suoi schizzi. Ne prese uno a caso e iniziò ad esaminarlo. Erano solo abbozzi: uno di Hermes, il suo Barbagianni, un piccolo volto di Laertes addormentato. Girandolo trovò un ritratto di Effy, che le aveva fatto qualche giorno prima, quando la ragazza le chiese di fargliene uno, scoprendo il suo talento.

 

Freyja sorrise. Probabilmente Effy non si rendeva nemmeno conto di Freyja avesse iniziato a tenere alla loro amicizia.

 

Improvvisamente la porta della sua stanza si aprì e Rebecca Danes, una delle sue compagne di stanza entrò. Anche lei era stata invitata alla festa di Malorie e Freyja l’aveva sentita parlarne con delle sue amiche, dicendo che la Serpeverde doveva essere caduta in basso per aver invitato anche Freyja.

 

Freyja le aveva sempre detestate le ragazze come lei.

 

«Ciao» la salutò, fingendosi amichevole.

 

Freyja le fece un cenno con la testa. Forse fu in quel momento che scattò la voglia di andare alla festa: si era stancata di essere trattata come una pazza da tutti gli altri Corvonero, non era affatto così lei.

 

E va bene! Ci sarebbe andata e avrebbe fatto vedere chi era davvero!

 

·•·•·•·

 

21:31

 

«Stai benissimo, Lìa.»

 

Ofélia arrossì, sorrise e chinò la testa, come se cercasse in qualche modo di nascondersi. Carter ricambiò il suo sorriso e insieme si avviarono verso la Sala Comune dei Serpeverde, dove si erano dati appuntamento con Berenice e Elliot.

 

Ofélia aveva passato fin troppo tempo a pensare a cosa si sarebbe messa, prima di scegliere per un vestito rosso aperto sulla schiena, con le mezze maniche e lo scollo aderente. Aveva tirato su i capelli scuri e si era applicata un sottile strato di trucco sugli occhi, come le aveva insegnato una delle sue sorelle.

 

Carter indossava una semplice camicia bianca e i capelli erano come al solito tirati indietro.

 

«Allora…» iniziò Carter, guardando Lìa con un sorrisetto.

 

La Tassorosso lo guardò confusa. «Mh? Cosa?»

 

«C’è un motivo particolare per cui sei così in tiro?»

 

Ofélia arrossì fino alla punta delle orecchie e diede un pugno scherzoso alla spalla di Carter. «È una festa Carter, è naturale che io mi sia vestita bene.»

 

Il Grifondoro annuì, facendo finta di prenderla a bere. «Quindi il fatto che ci sarà anche Elliot Waverly… non ha influito per niente.»

 

«Che cosa?» quasi gridò, con la voce leggermente più acuta del solito.

 

Carter scoppiò a ridere e mise un braccio attorno alla spalla dell’amica. «Andiamo ti prendo in giro, però ammettilo gli facevi gli occhi dolci, prima, quando eravamo sul Lago Nero!»

 

«Io non facevo gli occhi dolci, proprio a nessuno!» protestò.

 

«Vediamo cosa ne pensa lui allora» disse infine Carter, facendo arrossire Ofélia fino alla punta delle orecchie. Erano ormai arrivati davanti alla Sala Comune e Carter disse la parola d’ordine, che per quella serata era, naturalmente, “Scherzetto”.

 

Le porte si aprirono e i due ragazzi entrarono. Ormai la festa era praticamente iniziata. Una cinquantina di studenti tutti ben vestiti stava ballando al centro o era seduta alle poltrone che erano state spostate ai lati dell’enorme stanza o in piedi a parlare.

 

«Guarda, è lì» fece Carter, indicando Elliot e un paio di suoi compagni della squadra di Quidditch, fra i quali Caterina Marsh, capitano dei Serpeverde.

 

Il Grifondoro e la Tassorosso li raggiunsero.

 

Elliot, al contrario, sembrava essere l’unico non vestito elegante, dato che aveva addosso un paio di jeans e una maglietta dei Guns N’ Roses. Non fosse stato il fratellino di Malorie Waverly, Ofélia dubitava che l’avrebbe fatto entrare.

 

«Ciao, ragazzi» salutò tutti Carter. Gli altri due Serpeverde, un ragazzo e una ragazza inarcarono le sopracciglia senza dire niente. «Andiamo a prendere da bere, Waverly?» fece allontanandosi con Elliot e Ofélia accanto.

 

Ofélia si guardò dietro qualche secondo. «Simpatici, eh?»

 

Elliot sorrise leggermente. «Il capitano voleva solo informarmi che giocherò. Non sono molto antipatici.»

 

«Ah, fortuna che ora hai noi, piccolo Waverly!» esclamò Carter, mettendo un braccio attorno alle spalle di Elliot e uno attorno ad Ofélia. «Allora, Lìa, hai intenzione di rimanere sobria come al solito?» le chiese con un sorrisetto.

 

La Tassorosso ricambiò. «Qualcuno dovrà pur badare a voi, non credi?»

 

«Andiamo, mamma, sciogliti per una volta!»

 

«Non avverrà. Non oggi.»

 

·•·•·•·

 

21:43

 

«Oh, Dio aiutami. È un angelo.»

 

Holly sorrise. «Non ti preoccupare, Grier» fece, mettendo un braccio attorno alle spalle dell’amico. Fortunatamente aveva i tacchi, altrimenti lo avrebbe dovuto far abbassare di un bel po’ di centimetri. «Ho un piano» gli disse sorridendo.

 

Andy spalancò gli occhi. «No, ti prego, non fare niente.»

 

«Certo che faremo qualcosa» rispose.

 

«Idea sua, non mia» si difese subito Ben, che aveva raggiunto i suoi amici portandogli una birra a testa.

 

Holly gli scoccò un’occhiataccia. «La metteremo in atto entrambi. Per aiutarti.»

 

Andy accettò la birra di Ben e ne bevve un lungo sorso. «Farò una figuraccia, lo so.»

 

«No, non la farai!» lo incoraggiò l’amica. «Guarda, c’è Malorie, andiamo a salutarla.»

 

Detto questo Holly si avviò, lasciando indietro gli amici. «Non ti sembra un po’ strana oggi?» domandò Ben, prendendo un sorso dalla sua bottiglia.

 

«Non saprei. Perché?» chiese Andy, ancora un po’ assente e spaventato dalle parole della Corvonero.

 

Ben fece spallucce.

 

«Ehi, Grier, Carrow! Come va?» li salutò Malorie Waverly, quando li vide arrivare. Indossava un semplice vestito nero stretto in vita. I capelli rossi erano stati lasciati cadere dolcemente lungo le spalle e indossava dei tacchi che la facevano sembrare ancora più alta.

 

«Tutto bene, grazie» fece Ben, iniziando a guardarsi intorno. «Direi che le cose cominciano piuttosto bene.»

 

Malorie sbuffò. «Non sono ancora riuscita a rendere l’incantesimo insonorizzante permanente, ma ci riuscirò. In ogni caso ho rifilato un bel po’ di sonnifero nei bicchieri di tutti gli insegnanti prima di cena.»

 

Holly la guardò ammirata. «Ottima mossa, Waverly» le disse, al che Malorie sorrise compiaciuta.

 

«Allora» fece. «Piani per la serata?»

 

Ben ridacchiò. «Oh, sai, ubriacarmi fino a star male così da saltarmi un paio di giorni di lezioni.»

 

Malorie guardò Holly. «Tu, invece?»

 

La Corvonero sorrise, mettendo un braccio attorno alle spalle di Andy, che continuava a fissare da lontano un certo signor Serpeverde. «Riuscire a far combinare qualcosa al piccolo Andy» rispose, mentre il migliore amico arrossiva fino alla punta delle orecchie.

 

Lo sguardo della Serpeverde si illuminò. «Finalmente qualcosa di eccitante! Chi è il fortunato?» domandò. Holly, con un cenno del viso le indicò un punto preciso della Sala Comune, dove si trovava l’innamorato di Andy. «Cazzo, Grier, hai buon gusto» commentò. «Perché non me lo hai detto prima, avrei potuto buttare una buona parola su di te!»

 

Il Tassorosso spalancò gli occhi. «Tu— Tu lo conosci?»

 

Malorie sorrise. «Certo che lo conosco, Grier. Io conosco tutti.»

 

Andy inghiottì la sua stessa saliva, terrorizzato.

 

·•·•·•·

 

22:57

 

Carter si portò la sua birra Babbana alla bocca con una mano, con l’altra ne offrì una a Cecilia. La sua sorellastra beveva solo quella e sdegnava qualunque altro tipo di alcolico, che fosse Magico o Babbano.

 

Aveva preferito lasciare da soli a chiacchierare Ofélia e Elliot e andare a salutare sua sorella, magari anche per fare un favore all’amica.

 

«Ecco, C» disse a Cecilia mentre la ragazza la prendeva in mano senza nemmeno guardare Carter. La Grifondoro infatti stava guardando in direzione di una Serpeverde dai capelli rossi con un sopracciglio inarcato.

 

Josh, accanto a loro alzò gli occhi al cielo. «Amore…»

 

«Non farò scenate, Josh. A meno che non sia lei a chiedermelo.» In quel momento, Malorie Waverly guardò nella loro direzione e fece un’espressione fin troppo simile a quella della Grifondoro.

 

«Ehi,» fece Carter prendendo il braccio di Cecilia, prima che qualcuno potesse dire altro. «Fammi questo favore. Io e Elliot abbiamo stretto amicizia, non voglio che finiamo con lo schierarci dalle parti delle nostre sorelle.» Il Grifondoro alzò le sopracciglia, aspettando che la ragazza si calmasse.

 

Cecilia sospirò. «Va bene, ma lo faccio per te. Non per quei Waverly.»

 

Carter sorrise. «È quello che volevo sentirti dire.»

 

I due fratelli fecero battere le loro birre, in segno di accordo. Era una cosa che vedevano sempre fare ai loro genitori.

 

A quel punto un’altra persona si aggiunse al loro trio. Laertes Charrington-Abbey e Freyja Wellington vennero da loro, entrambi con un bicchiere pieno di Whisky Incendiario.

 

Laertes sembrava già ubriaco. «Bailey!» gridò mettendo un braccio attorno alle spalle di Josh e tirandolo giù. Il Tassorosso era un vero gigante. Freyja sorrise con gli occhi che si illuminarono leggermente. Carter intuì che anche lei non fosse completamente lucida. «Proprio l’uomo che cercavo!» continuò Laertes.

 

«Certo, amico» lo assecondò Josh, divertito dal comportamento del ragazzo.

 

«Tu… Sei stato bravo, ma…!» Laertes prese un bel respiro. «Ma io lo sono stato più di te!»

 

Carter aggrottò la fronte, confuso dal dove volesse arrivare il Grifondoro.

 

«Charrington dove vuoi arrivare?» fece Cecilia con fare leggermente minaccioso.

 

Laertes lanciò le braccia per aria. «Da nessuna parte, tranquilla mia cara Nott. Sei sempre tu il centro dei miei pensieri.»

 

Cecilia sorrise. «Così va meglio.»

 

«Be’! Volevo solo dirti che sono felice di aver trovato un concorrente» disse Laertes, appoggiandosi a Josh. «Congratulazioni.» Detto questo il Grifondoro girò i tacchi, dirigendosi da un’altra parte.

 

Freyja rimase lì.

 

«Non lo segui?» domandò Cecilia.

 

«Ho intenzione di divertirmi, stasera, non di seguire ‘Ras» rispose secca la Corvonero con un mezzo sorriso. «Cin cin» disse infine, scontrando il suo bicchiere con la bottiglia di Cecilia.

 

La Grifondoro ricambiò il sorriso. «Non sei male, Wellington.»

 

·•·•·•·

 

23:48

 

«Scusami» disse improvvisamente Elliot. Si girò e si avviò fuori dalla stanza, lasciando lì Ofélia.

 

Sapeva di essersi comportato come un grandissimo stronzo con la Tassorosso, ma ancora un minuto in quel casino a parlare del più e del meno lo avrebbe ucciso.

 

Conosceva benissimo un posto dove sapeva che non ci sarebbe stato casino, forse solo un paio di coppiette negli angoli, ma a lui andava anche bene. Aveva solo bisogno di silenzio.

 

Fuori dalla Sala Comune c’era il corridoio che portava alle camere da letto e, seminascosto fra due statue, una piccola porta in pietra.

 

Entrò e davanti a lui si aprì un salottino protetto da muri in vetro infrangibile, oltre al vetro, le profondità del Lago Nero. Era il posto preferito di Elliot, conosciuto ancora da pochi ragazzi di Serpeverde che chissà come non ci avevano mai fatto caso. A Elliot l’aveva fatto naturalmente scoprire Malorie, lui non era così osservatore.

 

Si sedette su uno dei divani in pelle, felice di notare che c’erano solamente tre ragazzi piuttosto lontani da lui che si facevano una canna.

 

Tirò fuori dalle tasche un pacchetto e si accese una sigaretta.

 

Guardò il fumo uscire piano piano dalla bocca e sorrise della pace… che naturalmente fu presto interrotta.

 

«Sei il fratellino di Malorie Waverly. Elliot.» Non era stata una domanda e a parlare era Laertes Charrington-Abbey, il portiere di Grifondoro. Elliot non era mai riuscito a segnare contro di lui, era dannatamente bravo e per questo non lo sopportava.

 

Elliot lo guardò, osservò i capelli scompigliati e le guance rosse a causa dell’alcool. Annuì.

 

Vedendo che il Grifondoro non sembrava avere intenzione di andarsene, Elliot gli allungò il pacchetto di sigarette.

 

«Oh, grazie.» Questo si sporse e ne prese una, fu come se l’avesse presa come l’invito a sedersi accanto a lui. Si fece accendere la sigaretta direttamente da Elliot, per poi gettarsi come un sacco allo schienale del divanetto.

 

Elliot appoggiò i gomiti sulle gambe, sperando che Laertes avesse intenzione di starsene un po’ zitto.

 

«Bella maglietta» commentò però Laertes, osservando la schiena di Elliot, sulla quale maglietta erano scritte le vecchie date di un concerto dei Guns N’ Roses. Era di suo padre, a quel concerto i suoi genitori si erano conosciuti. «È incredibile quante poche persone ascoltino musica Babbana, qui» continuò il Grifondoro. «Non sanno davvero cosa si perdono…»

 

Laertes non parlò per qualche istante, come se si aspettasse che Elliot iniziasse a prendere parte alla conversazione, cosa che non accadde.

 

«Sei un tipo particolare, Waverly» lo sentì dire.

 

«È un complimento?» domandò il rosso, inalando l’ultimo tiro della sigaretta, che fu schiacciata a terra dal suo piede.

 

Laertes ridacchiò. «Dipende da te.»

 

Elliot si voltò e improvvisamente si ritrovò il viso di Laertes a pochi centimetri dal suo: si era sporto senza che potesse neanche accorgersene.

 

Il Grifondoro fece un piccolo sorriso e Elliot fu costretto a trattenere il fiato.

 

Elliot si alzò. «Devo andare… devo trovare mia sorella» disse, uscendo dalla stanza e lasciando ancora una volta una persona dietro di sé.

 

·•·•·•·

 

1 Novembre 2017

 

00:19

 

Andy non era ubriaco, purtroppo. L’unica cosa che riusciva a fare era guardare da lontano Reece che parlava con la sua amica Effy. Sembrava un pazzo a fissarli così.

 

Era seduto su uno dei divani, con due coppie ai lati che era lì per lì per…. be’, non c’era bisogno di dirlo. Ben, Holly e degli altri ragazzi ballavano e parlavano lì davanti.

 

Andy si portò il suo drink alla bocca, proprio mentre Ben veniva verso di lui.

 

«Andiamo, amico» gli fece il Corvonero, con l’alito che puzzava di alcool in maniera assurda. «Anche lui deve provare qualcosa, no? Quella… cosa… quella che era successa… una settimana fa? No, forse non eri tu… Ehi, Holly, sei tu che te la fai con Reece Walde… Walde…» Ben rise. «Come si chiama quel Serpeverde?»

 

Andy lasciò che il Corvonero barcollasse ubriaco da un’altra parte e iniziò a pensare. Pensò a qualche giorno prima, quando al Club di Musica lui era rimasto l’ultimo nella stanza per esercitarsi ancora e stava mettendo a posto il violino…

 

 

25 Ottobre 2017

16:31

 

Il Tassorosso, prendendo in mano gli ultimi spartiti, li fece cadere a terra e si chinò a raccoglierli. Quando si tirò su, si rese conto di non essere più l’ultima persona nella stanza.

 

Reece Waldegrave era lì che lo guardava. «Ciao, Andy» lo salutò.

 

Andy, naturalmente, si sentì avvampare, ma sorrise. «Ehi, come va?»

 

Il Serpeverde, affascinante come sempre ricambiò il sorriso. «Stavo cercando Effy» spiegò. «Ma credo sia già andata.»

 

Il Tassorosso annuì, aspettandosi che quello si girasse e uscisse dalla stanza. Ma non lo fece. Rimase lì a guardarlo.

 

«Suoni il violino» osservò Reece, indicando lo strumento che Andy teneva in mano. «Anche io lo suonavo, quando ero molto piccolo, ma non era un granché» ridacchiò.

 

«Potrei insegnarti.» Andy si rese conto che quelle parole erano uscite dalla sua bocca troppo tardi. Fece per rimangiarsi tutto, ma Reece rispose prima che potesse farlo: «Certo».

 

Andy trattenne il fiato, mentre Reece si avvicinava a lui. Gli pose il violino e l’archetto, Reece li prese e fece per poggiare la testa sul violino e mettersi in posa, quando Andy ridendo lo fermò. «Non lo devi tenere così» ridacchiò riferendosi all’archetto.

 

Reece inarcò le sopracciglia e pose l’archetto a Andy, questi gli prese la mano per mettergli le dita in posizione. Una volta che ebbe finito si accorse di cosa stava succedendo.

 

Stava tenendo la cazzo di mano di Reece fottuto Waldegrave.

 

Alzò il viso di scatto, sentendoselo bruciare. «Ehm, ecco» disse, senza però lasciare la mano del Serpeverde. Reece non era rosso, ma non toglieva neanche la mano. Che avesse anche lui quello strano desiderio di toccare Andy?

 

«Sono di troppo?» una voce li fece sobbalzare entrambi. I ragazzi si girarono velocemente verso la professoressa Ogden con dei vecchi spartiti in mano, che li guardava con aria di sufficienza. «Non hai niente di meglio da fare, Waldegrave? Come studiare Trasfigurazione per il tuo M.A.G.O.? E tu, Grier? Non dovresti esercitarti invece di fare gli occhi dolci?»

 

Andy si sarebbe voluto sotterrare proprio in quel momento. Deglutì, aspettando che la Ogden se ne andasse prima di girarsi verso Reece, più rosso di prima se possibile.

 

«Temo abbia ragione» fece Reece, restituendo il violino e l’archetto al proprietario. «Ci si vede in giro, Andy.»

 

Detto questo si girò e uscì dall’aula, lasciando Andy lì dov’era, da solo.

 

 

In effetti… Reece gli aveva tenuto la mano e durante le ripetizioni lo aveva visto parecchie volte che lo guardava, giusto?

 

Andy bevve l’ultimo sorso e si alzò, diretto verso i due Serpeverde, mentre dietro di lui Ben lo incitava: «Sì, forza Grier fagli vedere chi sei!».

 

·•·•·•·

 

00:20

 

Holly si portò uno shottino alla bocca, poi un altro, e un altro ancora.

 

Il Whisky Incendiario era da sempre il suo alcolico preferito, le piaceva il bruciore nella gola. Attorno a lei le immagini diventavano sempre più confuse, c’era Malorie Waverly che stava ballando con un ragazzo che non conosceva, Andy che si stava avviando da qualche parte e poi… Ben.

 

Il ragazzo barcollava avanti e indietro, gridando e saltando. Holly scoppiò a ridere vedendolo e il Corvonero, sentendola si avvicinò a lei.

 

«Ah, Holly Sidney Warren» fece, mettendole una mano sulla spalla. «Tu non reggi l’alcool» rise e Holly si unì a lui.

 

Si fermò presto, però. Ben continuava a ridere. Aveva perso la giacca da un po’ e la camicia era quasi completamente aperta. I capelli erano spettinati, gli occhi spalancati e le labbra che sembravano così morbide.

 

«Tu non lo reggi, Sidney Warren Holly» rise ancora. Improvvisamente si piegò in due e l’unica cosa che riuscì a capire Holly era che stava vomitando su tutto il pavimento.

 

«Che schifo, Carrow!» gridò Holly, spingendolo via e allontanandosi. Aveva fatto pochi passi prima di vederlo.

 

Seth era lì, non sembrava cambiato per niente. Aveva ancora gli stessi capelli biondo sporco, il grande sorriso caratterizzato dal suo diastema.

 

Holly si stropicciò gli occhi, dimenticandosi completamente del trucco. «Seth? SETH?!»

 

Il ragazzino corse via e Holly iniziò ad inseguirlo per tutta la Sala Comune, per poi finire in un corridoio strano. Qualcuno le venne addosso, ma Holly lo spinse via. Con gli occhi pieni di lacrime l’unica cosa che riusciva a vedere erano i capelli biondi di Seth.

 

Poi scomparve.

 

Holly si accasciò a terra, con la testa appoggiata ad un qualche muro. Il pavimento sotto di lei era freddo.

 

Faceva fatica a respirare. Era come se un macigno pesante quanto tutto il castello fosse sul suo petto. Provò a gridare aiuto ma le parole non le usciva dalla bocca. Holly si sentì strangolata e le lacrime continuavano a rigarle il volto.

 

Seth, Seth, Seth, Seth, Seth, Seth, Seth, Seth, Seth.

 

Lo ripeteva nella sua mente come se fosse stato un mantra.

 

Dov’era Seth? Perché era scappato, perché non era venuto da lei?

 

Seth, Seth, Seth, Seth, Seth, Seth, Seth, Seth, Seth.

 

Seth era morto. Seth non c’era più. Holly se lo era solo immaginato.

 

«Aiuto» sussurrò.

 

Due figure balenarono davanti a lei. Ben era accompagnato da un ragazzo, un Tassorosso che non era Andy.

 

«Ehi, guarda c’è la mia amica!» gridò Ben indicandola. «Holly… è Holly!»

 

«Va bene, va bene, amico. Ti lascio qui» gli fece il Tassorosso, facendo sedere anche lui e andandosene per tornare alla festa.

 

Ben si girò sorridendo verso Holly, ma smise quando vide il volto sconvolto della ragazza. «Che è successo?» domandò piano.

 

Holly continuò a piangere, stringendosi al petto di Ben. «L’ho visto, Ben. Giuro che l’ho visto…»

 

Ben la strinse a sé. «Va tutto bene, Holly. Ci sono io.»

 

«È scappato, ma l’ho visto… Giuro che era lì… Lo giuro…»

 

·•·•·•·

 

00:22

 

«Almeno questo è quello che mi ha detto!»

 

Reece scoppiò a ridere sentendo la storia di Effy e vide la ragazza davanti a lui guardarlo con un gran sorriso. Improvvisamente, poi, si fermò.

 

Reece seguì il suo sguardo e vide Andy Grier che veniva verso di loro.

 

«Ehi» li salutò il Tassorosso. Reece sorrise e insieme a Effy avvicinarono i bicchieri facendoli battere uno contro l’altro. «Io sono Andy» si presentò il ragazzo, stringendo la mano di Effy.

 

La Serpeverde gliela strinse sorridendo sorpresa. «Oh, ciao! Sono Effy, Reece mi ha parlato di te…»

 

«Spero solo cose buone» le fece l’occhiolino il Tassorosso.

 

Reece sorrise sorpreso. Era forse la prima volta che parlava con un Andy Grier così sicuro di sé. Effy rise e lui si unì a lei.

 

Il Serpeverde rimase qualche secondo a guardare l’altro ragazzo. Sembrava così diverso dal ragazzo di ripetizioni, o da quello dell’aula di Musica.

 

 

25 Ottobre 2017

16:22

 

Reece stava cercando Effy da almeno venti minuti. La ragazza gli aveva dato appuntamento davanti alla Sala Comune, ma ovviamente non era lì. L’aveva cercata ovunque: in biblioteca, in giardino, nella Sala Grande…

 

Però, anche quando arrivò nell’aula di Musica, la ragazza non era lì.

 

Ancora prima di entrare sentì il violino. Quando infilò la testa dentro, Andy Grier stava suonando con calma.

 

Reece si perse qualche secondo ad ascoltarlo.

 

Era bravo, molto bravo. L’archetto danzava sulla corde come se Andy non lo stesse neanche tenendo, anzi, come se fosse proprio lui a trascinare il ragazzo.

 

Reece non era mai stato un grande esperto di musica classica, ma gli piaceva il pezzo che stava suonando.

 

Il ragazzo non sapeva neanche che l’altro suonasse il violino nonostante ogni settimana si vedessero per fare Trasfigurazione insieme.

 

Andy teneva gli occhi chiusi, anche se aveva degli spartiti aperti davanti a lui. I capelli castani erano un po’ cresciuti e un paio di ciocche gli cadevano sulla fronte.

 

Aveva tolto il mantello e il maglione della divisa, rimanendo solo con la camicia fuori dai pantaloni e la cravatta stretta attorno al collo.

 

Andy smise di suonare dopo qualche minuto. Senza accorgersi della presenza di Reece, iniziò a mettere via il violino. Fece poi cadere degli sparititi e Reece fece per aiutarlo a raccoglierli, quando si accorse di lui.

 

«Ciao, Andy» lo salutò sorridendo. Il Tassorosso arrossì. Effy gli aveva detto che lo faceva sempre in sua presenza, ma Reece non ci aveva mai davvero fatto caso.

 

«Come va?» rispose Andy, come se trattenesse il respiro.

 

Reece sorrise. «Cercavo Effy, ma credo sia già andata.» Il Serpeverde aspettò, sperando che fosse Andy il prossimo a dire qualcosa. «Suoni il violino» disse infine. «Anche io quand’ero piccolo, ma non ero un granché.» Tu sei molto bravo, invece, pensò.

 

«Potrei insegnarti» sputò fuori Andy all’improvviso.

 

Reece inarcò le sopracciglia sorpreso. «Certo.» Si avvicinò a Andy, aspettando che questi lo aiutasse un po’ con le mani. Si sentiva un completo idiota con quei gesti così goffi, rispetto a quelli eleganti di Andy.

 

«Così…» stava dicendo Andy, mettendolo in posa. Ma Reece non stava affatto guardando le loro mani intrecciate.

 

 

Reece trattenne il respiro qualche secondo. «Ti prendo da bere, Andy?» domandò.

 

Il Tassorosso sbatté le ciglia sorpreso. «S-sì, grazie.»

 

Reece gli sorrise.

 

·•·•·•·

 

01:02

 

Il ragazzo attirò Malorie più vicino a lui. La ragazza rise, in preda all’alcool.

 

Il ragazzo, di cui non si ricordava neanche il nome, le aveva portato da bere prima e lei aveva volentieri accettato, aspettando che questo facesse un altro passo avanti. Era stato timido però, ed era stata lei a doverlo trascinare nella pista da ballo.

 

«Sei diventato più audace?» sussurrò Malorie vicino alla bocca del ragazzo.

 

Quello sorrise. «Dimmelo tu.»

 

In quel momento la Serpeverde scorse con la coda degli occhi una chioma che non avrebbe mai potuto confondere. Si allontanò subito dal ragazzo, guardando Elliot che attraversava la Sala Comune, pronto ad uscirci.

 

Fece per andarsene, quando il ragazzo l’afferrò per il braccio. «Ehi, dove credi di andare…» continuò, provando ad avvicinarsi di nuovo.

 

Malorie si scansò. «Togliti, devo raggiungere mio fratello.»

 

«Oh, andiamo, lascia quello sfigato da solo…» fece lui, mettendole una mano dietro al collo.

 

Gli occhi della Serpeverde si infuocarono. Con un rapido gesto si sciolse dalla presa di quel tipo, gli prese il braccio che la teneva dietro il collo e lo fece girare, tenendogli lo stesso braccio premuto dietro la schiena. Un po’ più di sforzo e l’avrebbe rotto.

 

Si avvicinò al suo orecchio. «Prova a parlare male un’altra volta di mio fratello, e ti giuro che ti uccido.»

 

Gli tirò un’ultima ginocchiata dietro la schiena, prima di uscire di corsa dalla Sala Comune.

 

Nonostante ormai fosse autunno pieno, sapeva che Elliot sarebbe andato fuori dal Castello. Una volta uscita, iniziò a correre giù per la collinetta, incurante dell’aria gelida che le colpiva le gambe.

 

«Elliot, fermati porca puttana!» gridò, una volta individuata la macchiolina rossa che era la sua testa.

 

Lui ubbidì e si bloccò. Malorie lo raggiunse piano, pronta a dirgliene quattro, ma una volta che lo poté vedere in viso, con uno sguardo così perso non poté che stringerlo a sé.

 

«L’ho sentito, quel tipo» le confessò, stringendola a sua volta. «Sai che non devi difendermi ogni volta. Lo so fare benissimo da solo.»

 

Malorie sorrise. «Allora ho brutte notizie per te, perché io ci sarò sempre. Pronta a fare fuori chiunque abbia qualcosa da dire.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice:

 

Ben tornati a tutti! Sono contenta di essere riuscita a portarvi il quarto capitolo senza ritardare troppo con i tempi.

 

Devo dire di essere piuttosto soddisfatta di come è venuto fuori il capitolo, si conoscono di più le passioni e i retro scena dei personaggi.

 

Mi scuso se un paio di personaggi sono comparsi più di altri, ma come sempre prometto che

 

Nel prossimo capitolo avremo la continuazione delle lezioni (rivedremo infatti gli insegnanti), la partita di Quidditch e… qualche sorpresina!

 

Come avrete notato, il personaggio di Berenice non è comparso, questo perché l’autrice si è spostata da EFP a Wattpad e mi ha comunicato che preferiva abbandonare la storia.

 

Passiamo però a cose più leggere, le richieste!

 

Richieste:

 

1. Per chi tiferà il vostro OC all’imminente partita di Quidditch? Corvonero o Serpeverde?

2. Cosa ne ha pensato della festa? Riesce a ricordarsi tutto?

3. Volete che gli succeda qualcosa di particolare nel prossimo capitolo? *

 

*domanda facoltativa

 

 

In più, avrei una richiesta che non è una vera e propria richiesta: ormai stiamo per entrare nel pieno della storia e anche io inizio a prendere la mano con la caratterizzazione dei personaggi che non sono miei, però, credo anche perché questa è la mia prima Interattiva, ho ancora dei dubbi.

Quindi, per messaggio privato, se avete dei consigli, vorrei che mi diceste come rendere i personaggi al meglio. Naturalmente se vi vanno bene così, tanto meglio, ma, nel caso abbia completamente frainteso il carattere di un personaggio rendendolo OOC, ditemelo. Non potrò cambiare i capitoli precedenti, ma nei prossimi sarà assolutamente come volete che sia!

 

(Come sempre vi chiedo di inviarmi le risposte via MP, con come oggetto NOME OC - RISPOSTE CAPITOLO 4)

 

 

Riferimenti:

 

Il titolo del capitolo è preso dalla canzone The Luck You Got, dei The High Strung. Colonna sonora della serie tv Shameless US, con cui ultimamente sto troppo in fissa.

 

La citazione è invece un verso e parte del ritornello della canzone We Are Young, del gruppo statunitense Fun.

 

Vestiti indossati:

 

Andy

 

 

Holly

 

 

Ben

 

 

Reece

 

 

Effy

Cecilia

 

 

Malorie

 

 

Carter

 

 

Josh

 


 

Ofélia
 


Freyja
 


 

Laertes
 

 

 

 

 

Questo è tutto per il quarto capitolo, ci vediamo al quinto!

 

HN

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Capitolo 7
*** Capitolo 5 - In a Heartbeat ***


 
Tredici personaggi in cerca d’autore

Capitolo 5 - In a Heartbeat







 

Whenever I’m sad, 
I stop being sad and be awesome instead. 









7 novembre 2017
 
8:57

Carter non poté evitare di sbagliare, prima di sedersi al banco nell’aula di Storia della Magia.

 «’Giorno.» Carter alzò lo sguardo e vide Elliot in piedi accanto a lui, che si toglieva la borsa a tracolla con dentro i libri.

Il rosso non aveva né la il mantello, né il maglione. La camicia era infilata nei pantaloni e le maniche tirate su fino ai gomiti, lasciando in bella vista le braccia forti. I capelli erano pettinati all’indietro come al solito.

 «Ciao, Waverly» sbadigliò di nuovo il Grifondoro.

Il rosso ridacchiò. «Hai fatto nottata?»

Il moro gli lanciò un’occhiataccia. «Non scherzare. Ho passato tutta la notte a studiare per questo stupidissimo test. Se non lo passo sarò nella merda.» Carter non era mai stato una cima a scuola, se non nelle materie pratiche, ma Storia della Magia non riusciva proprio a sopportarla. E il professor Brubaker non era certo d’aiuto.

 «Dillo a me» sospirò il Serpeverde. «È da quando è iniziato l’anno che il Capitano della squadra continua a pressarmi sul prendere dei voti decenti.»

Carter storse il naso. «Lo so bene, ma con te per qualche ragione finora ha funzionato. Vorrei proprio sapere come hai fatto a iniziare bene con questi prof che ci ritroviamo.»

Elliot non rispose e Carter si pentì subito di quello che aveva detto. Non aveva mai visto il Serpeverde uscire molto, prima che lui e Lìa diventassero suoi amici.

Fece per dire qualcos’altro, pur di evitare quel silenzio diventato improvvisamente imbarazzante, ma Brubaker, strano a dirlo, arrivò in suo soccorso.

Il professore entrò in classe e si diresse verso la scrivania. Con un veloce sventolio di bacchette le pergamene del compito in classe comparvero su ogni banco.

 «Avete cinquantacinque minuti» annunciò il professore guardando il suo orologio da polso. «Cominciate.»

Carter e Elliot si scambiarono un veloce sguardò di solidarietà, prima di iniziare.

Il Grifondoro abbassò lo sguardo, pronto a soffrire per l’ora seguente e ad arrampicarsi sugli specchi nel tentativo di descrivere la Prima guerra mondiale babbana.

 
·•·•·•·
9:32

«E ora… essenza di dittamo.» Effy obbedì all’amico, inserendola nel calderone. Era contentissima che Ormerond li facesse lavorare a coppie, per una volta.

La Pozione Camuffante era una delle più difficili da preparare e Effy non era una grandissima fan delle Pozioni, e nemmeno dell’insegnante. Aveva delle maniere un po’ troppo brusche, secondo la Serpeverde.

 «Vieni alla partita, più tardi?» chiese Effy, mescolando la pozione con cura. Reece sembrò essere preso contropiede. «Reece! Me lo avevi promesso!» borbottò la ragazza.

 «Mi dispiace, Ef. Me ne ero completamente dimenticato e pensavo di portarmi un po’ avanti con Trasfigurazione. Perché non vai con Freyja? Lei sarà lì sicuramente.»

In effetti non era una cattiva idea, ma Effy aveva sperato di far incontrare i due ragazzi alla partita. Si era molto legata alla Corvonero quell’anno e le dispiaceva che Reece non l’avesse ancora davvero conosciuta.

 «Oh, e va bene» si arrese Effy, sorridendo al ragazzo.

 «Grazie, Ef.»

Effy sorrise e i due ragazzi ripresero con la Pozione. Era un peccato. Non capiva perché Reece non volesse mai assistere alla partite. Non che lei fosse una così grande patita di Quidditch, ma alle partite era presente tutta la Scuola e non le sembrava giusto non partecipare.

Una volta finita le lezione, i due ragazzi uscirono dall’aula.

 «Cosa c’è ora?» domandò Effy, ondeggiando per il corridoio.

 «Incantesimi» rispose Reece, con un piccolo sorriso rivolto a Effy. La ragazza aveva sempre avuto una grandissima cotta per il professor Lonely.

 «Oh, non guardarmi così!» ridacchiò lei. «Non capisco come faccia a non piacerti. Sei sicuro di essere davvero gay?»

Reece rise sottovoce. «Piuttosto sicuro, sì.»

Un volto balenò nella mente della bionda. «Magari quel posticino nel tuo cuore è già stato preso…» lo punzecchiò.

 «Che vorresti dire?»

 «Oh, c’è un certo Tassorosso…»

 «Cosa?! Credi che mi piaccia Andy?»

Effy gli sorrise. «Sei l’unico che non lo chiama Grier in tutta la scuola…»

La conversazione andò avanti ancora per un po’, prima che i due entrassero e prendessero posto nell’aula di Incantesimi.

Le venne da pensare durante la lezione, mentre si perdeva ad ammirare il professore. Reece era cotto di Andy Grier, Freyja aveva un fidanzato. Cosa c’era che non andava in lei? Perché non le piaceva nessuno? O meglio, perché era lei a non piacere a nessuno?

Era il suo ultimo anno, in fondo. E lei era… be’, vergine. Non era normale, o forse sì?

Doveva assolutamente fare qualcosa al riguardo.
·•·•·•·
11:52

 «Sei contenta, oggi.» Le parole di Josh fecero alzare la testa a Cecilia. La ragazza era effettivamente di buonumore, soprattutto perché era consapevole che il loro primo anniversario si stava avvicinando.

La Grifondoro sorrise, scoprendo i denti bianchissimi dalle labbra tinte di rosa scuro. «Mi sono svegliata allegra, tutto qui» mentì, contenta.

Il Tassorosso fece per rispondere, poi però, probabilmente accortosi dello sguardo leggermente ammonitore della professoressa decise di non parlare.

Cecilia ridacchiò fra sé e sé mentre continuava a prendere appunti. Quel ragazzo rispettava davvero tantissimo l’insegnante e normalmente non si distraeva così tanto a Erbologia, ma anche lui doveva essere emozionato per l’evento che si avvicinava.

La ragazza non poteva fare a meno di pensare a che cosa le avrebbe regalato…

Quando la Trelawney finalmente decise di lasciarli andare, Josh uscì dalla serra mano nella mano con Cecilia.

Fece per parlare, prima che una voce insolita non lo interruppe. «Ehi, Bailey! Aspetta un po’!» Cecilia si girò e vide Laertes che metteva via i libri nella sua borsa a tracolla, prima di avvicinarsi a loro. «Salve, splendore» fece ammiccante, indirizzato a lei e passandosi una mano fra i capelli lunghi, per evitare che gli coprissero il viso.

La ragazza per tutta risposta storse il naso e Josh automaticamente portò un braccio attorno alla vita della Grifondoro. Cecilia si sentì piuttosto soddisfatta dalla protezione del ragazzo. «Aria, Charrington» rispose e Josh sorrise orgoglioso della sua amata.

 «Fortunatamente non sono qui per te.» Laertes spostò l’attenzione su Josh. «Avrei bisogno di qualcuno con cui provare la parte dello spettacolo.»

Josh lo guardò confuso. «Uh…»

Cecilia assottigliò automaticamente lo sguardo

Laertes inarcò le sopracciglia e sorrise stranito, probabilmente del fatto che Josh non aveva capito cosa voleva chiedergli. «Ti va di aiutarmi?»

Il Tassorosso si risvegliò da quell’istante di trance. «Sì, certo.» La Grifondoro fece scattare gli occhi verso il Tassorosso e gli strinse forte la mano, in segno che le dava fastidio la situazione. Josh ricambiò e Cecilia fu costretta ad inspirare profondamente. Amava Josh, ma la maggior parte delle volte aveva la testa fin troppo sopra le nuvole e non riusciva quasi mai a capire i segnali della ragazza.

 «Perfetto. Verso le tre nel teatro? Prima della partita?»

Josh annuì. «Alle tre.»

 «Grande. A dopo, amico.» Laertes diede una pacca sulla spalla a Josh, fece un leggerissimo inchino a Cecilia e si allontanò.

Gli altri due ragazzi si diressero insieme verso la Sala Grande per il pranzo. «Da quando siete amici?» domandò Cecilia, piuttosto scocciata.

 «Da adesso credo» rispose Josh ridacchiando.

Cecilia lo guardò accigliata. «Non mi piace Charrington. Sembra sempre che abbia qualcosa in mente…»

Josh scoppiò a ridere e le mise un braccio attorno alle spalle, proprio mentre entravano nella Sala. «Tranquilla, C. Non credo che ci voglia provare con me.»

 «Anche perché non avrebbe troppe speranze» sorrise la Grifondoro, fermandosi e alzandosi in punta di piedi per dare un leggero bacio al ragazzo.

 
·•·•·•·
15:33

I due ragazzi stavano provando da un po’ ormai. Più che altro era Laertes, sul palco al centro che recitava la sua parte con il copione sotto il braccio, mentre Josh, sotto al palco leggeva le parti degli altri attori.

La sua non era una parte molto importante, ma gli piaceva. Impersonava un musicista fallito, amico del protagonista, che cercava di fermarlo dall’idea di buttarsi nella relazione con la donna sposata.

 «Non che non mi piaccia la sceneggiatura, ma in alcuni momenti mi sembra un po’ fiacco il personaggio. Non credi?» domandò Laertes di punto in bianco.

Josh fu preso in contropiede. Già era strano trovarsi da solo con il Grifondoro, dato che non gli sembrava avessero mai parlato e in più continuava a fargli domande e a chiedere la sua opinione.

Non che a Josh dispiacesse, ma il viso del moro continuava a dargli l’idea che ci fosse sotto qualcosa.

 «Forse vuole che tu gli dia un po’ più di carisma. Avrebbe senso che tu sia il protagonista, in quel caso.»

Laertes sembrò rifletterci un po’ su. «Un po’ alla Steve McQueen, dici? Con l’aria da cattivo ragazzo?»

Il viso del Tassorosso si illuminò. «Perché no? Non ci saranno scene di corse in moto, ma il suo charme ce lo vedo bene in Tony,» - il protagonista - «è un po’ un Don Giovanni in fondo.»

Laertes annuì e riprese dall’ultima scena che aveva provato, poco prima che Tony vedesse Vivianne per la prima volta.

Josh stette lì a guardarlo. Capiva ora perché Reece l’avesse scelto. Laertes non solo era in grado di catturare l’attenzione del lettore, ma riusciva a inchiodare gli occhi su di sé: si muoveva con confidenza, senza vergogna, con la voce anche fin troppo alta perché nessuno potesse distrarsi e tutti rimanessero ammaliati.

Continuarono a provare per ancora una mezz’ora, prima che il Grifondoro, stanco, si sedesse sul palco e Josh si unisse a lui.

 «Ti piacciono i classici Hollywoodiani, quindi?» domandò il Tassorosso, sinceramente curioso. Non c’era molta gente a Hogwarts appassionata di cinema e anche Cecilia, nonostante fosse riuscita ad avvicinarsi a quel mondo, continuava a preferire commedie romantiche del tipo “La verità è che non gli piaci abbastanza” o “The Notebook”.

Laertes annuì. «Eccome. Trovo che abbiano un fascino che ormai non si trova più. Un velo di mistero, ecco. Se mi capisci…»

Josh lo capiva, eccome. Improvvisamente Laertes non gli sembrò più quel ragazzo calcolatore che dava l’impressione di essere. Anzi, lo sentì più somigliante a sé che mai prima.  

 
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16:46
 
A Reece non era mai piaciuto il Quidditch, o lo sport in generale. Era piuttosto imbranato anche durante le lezioni di Volo.

Effy aveva insistito perché anche lui andasse a guardare la partita e Reece stava quasi per cedere, ma poi Freyja Wellington aveva chiesto ad Effy se volesse andare con lei e Reece era riuscito a svignarsela.

Pensava di andare a studiare un po’ Trasfigurazione. Le ripetizioni con Andy andavano bene e lo aiutavano moltissimo, ma era ben lungi dall’ottenere il M.A.G.O. 

Si infilò in Biblioteca, contento di vederla deserta perché tutti erano a guardare la partita.

Una volta seduto tirò fuori il libro e iniziò a darsi da fare.

Erano passati una quindicina di minuti, quando dei passi si fecero sentire.

 «Mi dispiace che tu non sia riuscita a giocare, Dodie.» Reece alzò la testa, riconoscendo la voce di Andy. I suoi amici non avrebbero giocato? Perché non era alla partita?

 «Anche a me» gli rispose una voce femminile. «Ma mi rifarò l’anno prossimo! Vedrai, io e Carlos giocheremo e Corvonero non perderà mai una partita!»

 «A me non piace il Quidditch» borbottò una terza voce, questa volta di un ragazzino.

Reece sentì i rumori delle sedie e intuì che i tre si fossero seduti. Sarebbe dovuto andare lì a salutare Andy e presentarsi ai suoi amici? Sarebbe sembrato uno stalker a sbucare così all’improvviso? Voleva salutare Andy, era da quasi tutta la settimana che non si dicevano una parola…

Si alzò silenzioso e si fece avanti.

 «Come sta il tuo ragazzo invece?» 

Reece si bloccò. Ragazzo? Andy aveva un ragazzo?

 «Quale ragazzo?» domandò la voce maschile.

 «Dodie, la devi smettere!» quasi gridò Andy. Si sarebbe di sicuro beccato una bella sgridata dalla bibliotecaria se non fosse stata anche lei alla partita.

Senza volerlo, Reece fece scricchiolare il pavimento in legno. I tre smisero all’istante di parlare e Reece non ebbe scelta se non quella di uscire allo scoperto.

Con sorpresa capì che i suoi “amici” dovevano essere del secondo o terzo anno. Imbarazzato salutò con la mano. «Ehi…»

Erano entrambi dei Corvonero, lei con lunghi capelli scuri legati in una treccia, lui con scompigliati capelli biondicci e un grosso apparecchio.

Vide Andy arrossire fino alla punta delle orecchie e spalancare gli occhi. Il viso della Corvonero, invece, si illuminò. «Tu sei…!»

Prima che lei potesse continuare Andy scattò in piedi e ad una velocità impressionante prese Reece per una mano e lo trascinò fuori dalla biblioteca.

Una volta fuori, il Tassorosso si rese conto di quello che aveva fatto. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Reece parlò: «Non sapevo che avessi un ragazzo…». Perché gli interessava così tanto? Andy forse gli piaceva?

Non che fosse un brutto ragazzo, anzi. Era alto, abbronzato, aveva un bel sorriso, denti bianchi, quelle fossette… Ed era gentile, altruista. Sarebbe stato strano se non avesse avuto un ragazzo. 

Come se fosse stato possibile, Andy arrossì ancora di più. «No! No, no, no! Non ho un ragazzo! È solo mia sorella che si diverte a prendermi in giro e…»

Reece deglutì. Poi si ritrovò a sorridere. «Sei mai andato sulla Torre di Astronomia al tramonto?»
 
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17:34

La partita era iniziata da una mezz’ora ormai e Corvonero non se la stava cavando affatto bene. Erano 70 per Serpeverde e 20 per Corvonero. Tutta colpa di quel Waverly! Il primo anno che giocava da cacciatore e più di metà dei punti era merito suo.

Holly si stava decisamente stancando di dover comunicare i punti degli avversari.

 «E Waverly segna! Andiamo Carrow impegnati un po’ di più, per la miseria!» fu costretta a gridare un’altra volta, beccandosi l’ennesima occhiataccia da parte della Ogden.

Holly lanciò uno sguardo i Cercatori, ma quelli di entrambe le squadre erano fermi. Di questo passo potevano vincere solamente catturando il Boccino.

 «Carrow rilancia la palla! Howard la intercetta e va alla porta di Serpeverde! Carlson lo blocca, Howard perde la palla e Waverly la afferra!» continuò a dire nel microfono, seguendo velocemente l’andamento della partita.

 «Waverly tira, Carrow si lancia a parare… la manca! Dieci punti a Serpeverde, che non avrebbero ottenuto se non fossero così abituati a barare e…»

La Ogden, mentre la partita continuava, si alzò in piedi. «Basta così, Warren! Dieci punti in meno a Corvonero!»

Holly al guardò sconvolta. «Ma professoressa!»

 «Se continui così sarò costretta a cambiare cronista» la rimproverò.

Holly assottigliò lo sguardo e si girò, per finire di commentare quella partita. Come se non fosse vero che Serpeverde barava sempre durante le partite! Solo perché la Ogden era il capo della Casa! Sapevano tutti a Hogwarts che faceva i favoritismi…

Holly inspirò profondamente, cercando di calmarsi.

Ci volle tutta la forza di volontà d’animo di Holly perché continuasse a fare la cronaca senza commenti. Ma, come al solito, finì per fallire e la Ogden si decise a darle la sua punizione. Non le importava neanche troppo. Almeno le avrebbe tenuto la mente occupata.

Dopo aver dovuto annunciare la vittoria schiacciante di Serpeverde, con 280 punti contro i 60 di Corvonero. Holly riuscì a vedere da lontano Ben stringere i pugni e scendere velocemente verso terra, prima di dirigersi verso gli spogliatoi.

Holly si morse le labbra, indecisa se seguire l’amico e lasciarlo un po’ da solo.

 
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18:21

Parlare con Reece stava diventando sempre più facile, molto più di quello che il Tassorosso si sarebbe mai immaginato.

Una volta saliti sulla torre di Astronomia, ognuno stretto nei propri mantelli a causa del freddo autunnale, si erano messi a parlare della scuola, poi degli amici, poi della famiglia…

Anche se in realtà era più Andy a parlare, tanto era nervoso. Non sembrava che a Reece dispiacesse ascoltarlo.

 «Dopo Hogwarts?» domandò ad un certo punto il bel Serpeverde.

 «Be’, mio padre vorrebbe vedermi nel negozio di famiglia,» disse Andy, «ma non mi ci vedo tanto a vendere antiquariato.»

Reece scoppiò a ridere e Andy si perse a guardarlo. Non che non sorridesse mai, ma quando lo faceva teneva sempre le labbra chiuse e non si vedevano mai i suoi denti. Non che avesse delle brutte labbra! Erano bellissime e rosa e morbide… Andy si accorse di cosa stava pensando e si prese a schiaffi mentalmente. Cazzo, doveva essere più rosso della divisa di Grifondoro.

 «Tu invece?»

Reece si schiarì la voce, una volta smesso di ridere. «Io scrivo. Cazzo non l’avevo mai detto a nessuno tranne che a Effy e a mio nonno.»

 «Sei molto legato a tuo nonno?» domandò Andy. Non lo aveva mai sentito nominare prima d’ora.

Reece annuì e sorrise. «È l’unica persona con con riesco a parlare quando sono a casa.»

 «Uh?» fece Andy, per poi complimentarsi mentalmente per l’intelligente risposta. Poi, tornando in sé decise di aggiungere: «Perché tieni così tanto al M.A.G.O. in Trasfigurazione, allora?».

 «Mio padre lavora nel Corpo delle Convenzioni dei Commerci Magici Internazionali ed è convinto 
che lo farò anche io. Non ho mai provato a contraddirlo in realtà.» Reece abbassò lo sguardo.

Andy rise: «Sembra davvero una rottura di coglioni. Non ti biasimo, Waldegrave e data la mia bontà d’animo se vorrai potrai venire a trovarmi nel mio negozio di antiquariato.»

Il Serpeverde lo spintonò con la spalla, ma sorrise.

Per un momento si guardarono negli occhi. Caldi occhi castani incontravano freddi occhi azzurri. Era perfetto, pensò Andy. In quel momento tutto era perfetto.

 «Ma io voglio scrivere» disse Reece distogliendo lo sguardo. «Non so cosa, non so se romanzi o poesie o opere teatrali o che cazzo ne so. So che voglio inventare. Voglio comunicare qualcosa con le persone, voglio farle emozionare, voglio—»

Reece fu bloccato dalle labbra di Andy. Erano calde e morbide e sarebbe stato bello baciarle, in questo momento invece erano solo premute contro le sue.

Andy si scostò di scatto, con gli occhi talmente spalancati che sarebbero potuti scivolare via dalle orbite. «I-io non s-so perché ho fatto quello c-che ho fatto non so cazzo cazzo cazzo» mentre diceva queste parole senza nemmeno fare una pausa per respirare, Andy si alzò in piedi, prese il suo mantello e fece per andare via dalla torre di Astronomia quando Reece lo fermò per il braccio.

Andy era troppo sconvolto per fare un qualunque passo e quella fottuta e perfetta faccia che hai non mi sta aiutando Waldegrave!

Reece era immobile, fissava prima gli occhi di Andy e poi le labbra, occhi, labbra, occhi… labbra. Si chinò e in un secondo si stavano baciando. Andy lasciò cadere a terra il mantello e mise le braccia attorno al collo di Reece.

Qualche secondo, o minuto, o anche ora per quello che ne sapevano, Andy si trovava contro il muro, con Reece che gli stava facendo un cazzo di succhiotto! Come erano arrivati a quel punto così in fretta a Andy non importava, le uniche cose che gli interessavano in quel momento erano le mani di Reece sotto la sua camicia.

 
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18:02

Elliot detestava gli spogliatoi da morire. Tutta quella gente sudata nella stessa stanza lo faceva soffocare. Come al solito, si diresse con ancora su la divisa verso il castello. Aveva fatto abbastanza in fretta da evitare l’orda di Serpeverde che sarebbe venuta a congratularsi con lui.

 «Hai giocato bene.»

Elliot si girò sentendo quella voce e scoprì che la sua memoria non l’aveva tradito. Laertes era lì davanti a lui.

 «Non avevo dubbi, del resto.» Elliot assottigliò lo sguardo, aspettando che il Grifondoro arrivasse dove voleva arrivare. Non conosceva affatto Laertes, ma immaginava che fosse il tipo di persona che gira in torno alle cose prima di arrivare al suo vero obbiettivo.

Come un serpente, che gira attorno alla sua preda. Ma in questo caso la preda era proprio la Serpe.

 «Non vedo l’ora di scontrarci» continuò.

 «Non sai neanche se riuscirete a sconfiggere Tassorosso» ribatté Elliot, guardando lontano. Non voleva rischiare di scambiare di nuovo lo sguardo con quel ragazzo. Il ricordo della festa di Halloween era ancora troppo vivido.

  «Oh, non ti preoccupare, piccolo Waverly, saremo di sicuro faccia a faccia sul campo.»

Elliot fece l’errore di guardarlo per un istante. Laertes lo stava guardando in modo diverso dal solito: non aveva quel mezzo sorriso e gli occhi scrutatori, ma li teneva aperti, dritti in quelli verdi di Elliot. «Cos’hai da guardare così?» fece, con tono più aggressivo di quello che avrebbe voluto usare.

«Lo sai bene. Non sei tanto stupido quanto vorresti far credere» spiegò Laertes.

Elliot inghiottì la sua stessa saliva, non capendo cosa intendesse dire il Grifondoro. «Forse lo sono.» La sua voce tremava.

Il volto di Laertes rimase immobile, ma si avvicinò leggermente. Erano decisamente più vicini di quanto fossero stati alla festa dei Serpeverde. «Non lo sei. E non sei neanche etero.»

Il pungo di Elliot arrivò così in fretta che, anche se Laertes se lo fosse aspettato, non sarebbe comunque riuscito a schivare. Il Grifondoro si ritrovò a terra, con le mani sul naso che piano piano si riempivano di sangue.

Laertes strinse i denti per il dolore. Merda… glielo aveva rotto?!

Alzò lo sguardo per incrociare i verdi occhi di Elliot. Il ragazzo lo guardava con gli occhi sgranati, come se fosse lui stesso sconvolto da quello che aveva fatto. Laertes si lasciò cadere a terra, sentendo altri ragazzi che accorrevano verso di lui per soccorrerlo, ma oltre al dolore, l’unica cosa che riusciva a percepire erano i passi di Elliot che si allontanavano.

 
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18:15
 
 «Non ti crucciare, Carrow, ti andrà bene la prossima volta!»

 «’Fanculo Carlson!» gridò Benjamin dietro al Serpeverde. E vaffanculo pure a Elliot Waverly! Non fosse stato per quei suoi lanci, Corvonero avrebbe vinto di sicuro.

Ben sentì la rabbia salirgli su per le braccia e strinse i pugni, mentre si avviava verso la Sala Comune di Corvonero. Non si era neanche cambiato e indossava ancora la divisa da portiere sudata.

Una volta raggiunta la porta per la Sala Comune, non c’era nessuno lì davanti. Quella stupida statua pronunciò l’indovinello.

Ben non ascoltò neanche quello che aveva detto e iniziò a sbattere le mani contro la porta, pretendendo che questa si aprisse comunque. La statua ripeté l’indovinello, con voce decisamente più scocciata.

 «Chiudi quella bocca! Non mi interessa fammi entrare in questa stupida stanza!»

Ovviamente la statua continuò a ripetere l’indovinello, mentre Ben appoggiava la fronte sulla porta e lasciava le braccia cadere a penzoloni. 

Che giornata di merda. Anzi, che anno di merda. Da quando era iniziata la scuola non c’era stata una cosa che fosse andata bene. Si era ritrovato indietro con le lezioni ancora prima di cominciarle, continuava a prendere voti tremendi in Incantesimi e Pozioni, Andy non si vedeva da settembre a causa di tutta quella storia di Waldegrave, non era riuscito a giocare decentemente nemmeno una volta. E poi… c’era Holly.

Dopo la festa di Halloween tutto era diventato strano fra di loro, non che Ben riuscisse a ricordarsi moltissimo di bello che era successo. Non era propriamente sobrio.

Riusciva a ricordarsi solamente i capelli biondi di Holly, stretti fra le sue mani, i baci che le dava sulla testa, per rassicurarla e l’odore del suo shampoo. Cocco, forse.

Ben respirò profondamente, prima di tirare su la testa.

A quel punto sentì qualcuno scaldarsi la gola dietro di lui. No, non qualcuno. L’avrebbe riconosciuta anche solo attraverso un verso del genere.

Holly aveva ancora il volto dipinto dei colori di Corvonero e i capelli tutti scombinati dal vento. «Uno specchio» disse la ragazza.

Ben aggrottò la fronte, confuso, prima di sentire le porte della Sala Comune che si aprivano. I due ragazzi entrarono l’uno accanto all’altra, in silenzio. Un silenzio decisamente troppo teso e imbarazzante per loro.

 «Ti sei beccata qualche punizione dalla Ogden?» domandò Ben, mentre si dirigevano verso le camere da letto.

 «Due settimane a pulire l’aula di Pozioni» rispose assente la bionda.

Ben la guardò confusa. Normalmente non si sarebbe risparmiata frecciatine verso il Capo della Casa Serpeverde. Era dalla festa che Holly sembrava preoccupata. Le profonde occhiaie sotto gli occhi lasciavano facilmente capire che non riusciva a dormire bene.

Ben fece per dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola. Disse a Holly che l’avrebbe vista a cena e si rinchiuse nella sua stanza.

 
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18:22

Freyja entrò con passo veloce in infermeria. Non ci andava spesso, solo quando Laertes si cacciava in qualche guaio, come questa volta.

C’erano due lettini occupati, uno da il cercatore di Corvonero, che si era preso una bella botta in testa per cercare di prendere il Boccino d’Oro, e l’altro da Laertes.

Il Grifondoro era seduto con la schiena appoggiata allo schienale del letto. Aveva gli occhi leggermente chiuse, infastiditi dalla luce che entrava dalle grandi finestre.

Non aveva un bell’aspetto. L’infermiera gli aveva dato un panno bagnato da tenere sotto al naso e gli aveva detto di aspettare così. Di sicuro l’avrebbe guarito subito se non ci fosse stato il Cercatore di Corvonero così messo male dopo essere caduto da quattro metri d’altezza

Freyja si avvicinò al lettino e appoggiò le mani ai fianchi.

 «Te la sei cercata» concluse.

Laertes corrugò la fronte. «Non hai ancora sentito la mia parte della storia, come puoi dirlo?» Era abbastanza vero: Freyja sapeva solo che Elliot Waverly gli aveva dato un cazzotto sul naso, ma il Serpeverde non le era mai sembrato un tipo così violento.

 «Cosa è successo allora?»

La Corvonero inarcò un sopracciglio e si sedette ai piedi del lettino dell’amico. Laertes si portò una mano alla testa, probabilmente per una fitta di dolore improvviso. «Niente di che, l’ho messo di fronte alla verità.»

 «Ti dispiacerebbe tradurre?»

 «Sono convalescente, Fry… non puoi pretendere troppo da me.»

Freyja inarcò le sopracciglia.

 «E va bene, va bene» fece il Grifondoro. «Potrei aver fatto un leggero commento sul fatto che sapessi che è gay, non pensavo certo che avrebbe reagito così!»

Freyja spalancò gli occhi e diede uno schiaffo al braccio dell’amico. «Perché lo hai fatto?! Sua sorella ti ucciderà!»

Laertes scosse la testa. «Non ne sa niente lei.»

 «Come fai a saperlo?»

 «Si vede che non l’ha detto a nessuno. È ancora chiuso nel suo armadio» spiegò Laertes, pensando leggermente a quando anche lui non aveva ancora detto a nessuno della sua sessualità.

Freyja rimase in silenzio per qualche istante. «Quindi avevo ragione» concluse.

Laertes alzò lo sguardo e aggrottò la fronte. «Scusa?»

 «Te la sei cercata.»

 
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19:23

 «È stato grandioso, semplicemente grandioso! Ah, non vedo l’ora di scontrarci sul campo, Waverly!»

Ofélia rise tra sé e sé. Elliot e lei camminavano fianco a fianco, mentre Carter camminava all’indietro, pur di essere davanti al Serpeverde. Era ormai da tutto il pomeriggio che il Grifondoro non faceva che complimentarsi con il Cacciatore di Serpeverde per il finale della sua partita, che, a parere suo, era stata vinta solo grazie a lui, altro che Boccino!

 «Se ci arrivi alla semifinale, Dallas» commentò Elliot con un mezzo sorriso.

Carter si fermò e i suoi occhi si accesero di eccitazione all’idea di una sfida. «Vedrai, riuscirò a batterti» disse, serissimo.

Il rosso sorrise malefico. «Non dimenticare che non puoi giocare se hai delle materie insufficienti» gli ricordò il Serpeverde.

Carter rimase lì di stucco, mentre gli altri due ripresero a camminare. In quell’ultimo periodo Ofélia stava imparando a conoscere Elliot sempre di più. Aveva scoperto che era un ragazzo decisamente sarcastico con le persone con cui prendeva confidenza e non si lasciava perdere l’opportunità di punzecchiarle, ma che, nonostante questo, era sempre attento e riusciva a capire quando non era il caso di scherzare.

Pensandoci, quelle volte che l’aveva visto con sua sorella non sembrava per niente il tipo duro e scontroso che voleva far credere. La Tassorosso era convinta che ci fosse un cuore incredibilmente gentile dietro quella barriera.

Ofélia rise dello scherzo di Elliot, si riprese e decise di chiedere preoccupata: «Hai davvero materie insufficienti?».

Carter storse il naso. «Sicuramente Storia della Magia dopo il compito di oggi.»

 «Andiamo, Carter! Ti avevo aiutato a studiarla, cos’è successo?»

 «Non è colpa mia! È Brubaker che è spietato, l’hai visto quel compito, no Elliot? Ti è sembrato normale?!»

Elliot non rispose, preferendo entrare in silenzio nella Sala Grande.

 «Ci sediamo al tavolo di Tassorosso?» propose Ofélia, quando vide Elliot guardare confuso verso il tavolo dei professori. «Oh, non ti preoccupare. Non è niente di ufficiale, ma a Mortemore non piace la divisione fra le Case. Anzi, credo che incoraggi un po’ di eterogeneità in questi casi» lo tranquillizzò la mora sorridendo.

 «Sempre detto che è strano quello» commentò Carter, senza un vero tono critico, mentre i tre ragazzi si andavano a sedere tutti insieme.

 
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19:45

I capelli rossi di Malorie ondeggiavano dietro di lei, arrivandole quasi fino ai fianchi. Era da un po’ di giorni che la ragazza rifletteva sul tagliarli, ma non era del tutto sicura. Non aveva molte amiche femmine che potessero darle un consiglio e di certo non si sarebbe messa a chiederlo a suo fratello.

Entrando nella Sala Grande per la cena, pensò che non era ancora riuscita a complimentarsi con lui per la partita. Con tutta quella storia del Caposcuola aveva pochissimo tempo libero, soprattutto perché il suo corrispondente maschile, Andy Grier, spariva di tanto in tanto, senza lasciare traccia, come quel pomeriggio.

Si guardò intorno, alla ricerca di una testa rossa a lei molto famigliare. Quando riuscì a scovare Elliot, però, notò che non era solo come al solito. Due ragazzi, un Grifondoro, il fratellastro della Nott e una Tassorosso stavano scherzando con lui.

Fu quando vide Elliot scoppiare a ridere che, per un attimo, sentì la Terra mancarle da sotto i piedi.

Corrugò la fronte, confusa. Sapeva che suo fratello stava finalmente facendo amicizia con dei suoi coetanei che non fossero spocchiosi compagni di squadra, ma… le dava fastidio, in un certo senso.

Senza staccare gli occhi di dosso da quel gruppo, andò a sedersi al tavolo di Serpeverde. Era contenta che stesse finalmente uscendo dal muro che si era costruito intorno, ma non si fidava di quei ragazzi, soprattutto di Dallas.

Degli altri Serpeverde andarono a sedersi accanto a lei, esaltando le qualità di Elliot, scommettendo che anche lei avrebbe potuto giocare così bene a Quidditch, se solamente avesse voluto. Malorie non li ascoltava.

Continuava a guardare al tavolo dei Tassorosso. Era come se le avessero rubato tutto quello che aveva, come se una parte di sé le fosse stata strappata.

Automaticamente la sua mente tornò a casa, a Bradfort, in quella piccola casa e alla stanza che divideva con il fratello. Si vide come dall’esterno, quando non poteva avere più di sette anni, che teneva il volto di Elliot stretto sul suo petto, nel tentativo di tappargli le orecchie così che non dovesse sentire le urla che provenivano dalla cucina.

La rabbia che aveva provato in tutti quegli anni a casa nei confronti dei suoi genitori di solito taceva, quando era a Hogwarts e non era costretta a rivedere quel luogo così pieno di brutti ricordi.

Pensò a sua madre, che stava sveglia tutta la notte, aspettando che il marito tornasse dal “lavoro”. Ricordò le urla, i pianti, i piatti che venivano lanciati contro il muro. Ma soprattutto pensò a Elliot, così grosso e forte, che si faceva piccolo piccolo infilandosi nel letto di Malorie, cercando conforto.

Elliot era la sua famiglia, tutto quello che lui aveva sempre avuto era lei e viceversa. Ma adesso? Dopo i genitori doveva essere abbandonata anche da suo fratello?

 «Ti senti bene, Malorie?» domandò Stephanie Jones, una del suo gruppo di amici.

La rossa le sorrise, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più convincenti. «Sto bene, Steph, grazie. Ho solo un po’ di mal di testa, sarà stato il rumore alla partita. Pensò che andrò a dormire presto.»

Con questo si congedò, pronta a dirigersi verso la Sala Comune dei Serpeverde. Prima di andare osò girarsi ancora verso Elliot, sperando che questo la salutasse, ma il ragazzo sembrava troppo perso nell’ascoltare il discorso di Carter Dallas.















Spazio autrice:

Alla fine ce l’ho fatta! Il ritardo è imbarazzante (come al solito) e io (come al solito) mi scuso moltissimo.

In questo capitolo abbiamo fatto un bel passo avanti: finalmente Andy e Reece si sono baciati, ora resta da vedere quale sarà la prossima coppia a confessarsi. Voi che dite?

Questo capitolo è decisamente più corto del solito, ma ho preferito evitare di aggiungere parti tanto per allungare il brodo. Prometto che il prossimo sarà più lungo.

Per coloro che seguissero anche l’altra storia, vorrei tranquillizzarvi: non l’ho abbandonata e non ho intenzione di farlo. Sono consapevole del fatto che molte Interattive, in seguito alla Scelta OC (ma anche prima), si interrompono, ma non è questo il caso. Chi segue anche la serie PICA sa che ho dei tempi, ahimè, decisamente imbarazzanti, ma non abbandono le storie, soprattutto perché ci tengo moltissimo.

Richieste: 

1. Che cosa ha intenzione di fare a Hogsmeade? È contento di poter un po’ staccare dall’ambiente scolastico?
2. Volete che gli succeda qualcosa di particolare nel prossimo capitolo?*

*domanda facoltativa

(Come sempre vi chiedo di inviarmi le risposte via MP, con come oggetto NOME OC - RISPOSTE CAPITOLO 5)


Riferimenti:

Il titolo è preso da un cortometraggio animato prodotto dal Ringling College of Art and Design, uscito circa un anno fa. Il motivo per cui l’ho inserito è che i personaggi mi ricordano moltissimo Reece e Andy, nel caso non l’aveste visto, indovinate un po’ chi sarebbe chi!

La citazione è presa da How I Met Your Mother, sitcom romantica che mi ha affascinata dall’inizio alla fine.


Nuovi personaggi:

 
Stephanie Jones, Serpeverde, VII anno.

 


Questo è tutto, ci si vede al numero 6!

HN

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