cinque giorni per cadere

di Lilitu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


L'amore era sempre stato  un sentimento naturale per Sakura.
Lo aveva sempre tenuto con cura all'interno del suo cuore.
 lo aveva custodito gelosamente per donarlo tutto alle persone che amava.
Non si era mai preoccupata del fatto che per alcuni  poteva sembrare ridicola, o di quello che dicevano gli altri alle sue spalle.
Non si era mai preoccupata di nulla, ma in quel momento, sdraiata sul letto non faceva che sentire un buco nel petto.
 Le parole pronunciate da Sasuke Il giorno prima le continuavano a rimbombare nella testa.
Aveva deciso di non portarla in missione.
Lei aveva provato a farlo ragionare, ma lui e Naruto non avevano  voluto sentire ragioni.
Dopo un’ora di liti decise di lasciar perdere.
 fece finta di approvare le parole di Sasuke, come faceva sempre, e a testa china se ne tornò a casa.
 Non appena entrò nella sua camera si lasciò cadere sul letto e il dolore che l’aveva colpita come una spada, quando Sasuke aveva pronunciato quelle parole, la riavvolse nuovamente.
Le lacrime iniziarono a scenderle lungo il volto prima ancora che se ne accorgesse.
Strani pensieri iniziarono a farsi luce nella sua mente.
Pensieri che aveva sempre ignorato e che aveva lasciato stare, rinchiudendoli nei meandri della sua testa.
Si voltò verso la scrivania osservando la foto di lei Sasuke e Naruto e il maestro Kakashi quando erano ancora piccoli.
 Da allora avevano affrontato ostacoli e difficoltà.
 Sasuke se ne era andato e poi erano riusciti a farlo tornare, Tsunade le aveva insegnato quasi tutto quello che sapeva e aveva acquisito una forza totale utilizzando il chakra mentre Naruto era diventato sempre più forte.
Erano stati bei momenti e nonostante quei ricordi e quell’infanzia passata insieme avevano deciso di lasciarla indietro per una missione di livello medio.
Non capiva e non voleva capire.
Perché diamine Sasuke doveva comportarsi così?
 Perché, nonostante tutto l’amore che gli aveva sempre donato, lui lo aveva sempre ignorato o scacciato via?
Perché non la voleva con sé?
Perché non capiva?
Perché non la considerava forte?
Dove aveva sbagliato?
Immediatamente capì, sdraiata sul quel letto scomodissimo, tutte le verità ignorate in quegli anni.
 Sua madre non l'aveva mai sopportata e suo padre non l'aveva mai considerata una persona forte e capace di compiere qualche missione o di portare avanti il nome della famiglia.
I suoi amici se l'erano sempre cavata, anche senza di lei e non notavano la sua presenza.
 Non era forte come ninja e il maestro Kakashi non era soddisfatto di lei. E ,soprattutto, aveva capito che Sasuke non l'aveva mai amata e che mai l'avrebbe fatto nonostante tutto l'amore che lei gli dimostrava e che cercava di trasmettergli.
 I suoi stessi pensieri le trafissero il cuore facendole salire le lacrime agli occhi.
Continuò a piangere finché non si addormentò cercando rifugio nei sogni.

 

                                                                   Primo giorno
 
«Sakuraaaaaa. SAKURAAAAA.»
La voce acuta della madre destò Sakura dal suo sonno. Si tirò su massaggiandosi la testa.
«SAAKURAAAAA.» la ragazza con diverse smorfie scese in salotto.
«Ma quando ci vuole ad alzarsi da un letto? Forza Fai colazione velocemente poi porta questa torta alla vicina, vai a fare la spesa ti ho lasciato un foglietto lì con scritto quello che devi comprare, poi vai dalla signora Creed che ti deve consegnare una pergamena per me.»
Sakura stuzzicò il piatto mangiandone metà sentendosi completamente piena.
Si vestì molto velocemente e uscì di casa.
Mentre camminava osservava ogni edificio che le si poneva davanti perdendosi nelle loro forme strane. I ricordi di lei Sasuke e Naruto   che camminavano insieme lì diretti verso il capanno del ramen di Naruto o per andare nel luogo degli allenamenti le attraversarono la mente come dei fulmini.
 Non ti vogliono è  inutile che continui a pensarli.
 Sorrise imbarazzata dai suoi stessi pensieri. Non riusciva a capire quello che le stava accadendo.
 Non aveva mai provato quel sentimento di vuoto e non aveva mai dubitato dell’amore che i suoi amici nutrivano per lei, eppure in quel momento non comprendeva neanche i suoi stessi pensieri.
 
 
Consegnò la torta alla vicina, andò a comprare tutto quello che la madre le aveva scritto sul foglietto ignorando i broccoli che l’avevano sempre disgustata.
Quella loro forma strana per non parlare dell’odore che emanavano quando venivano cotti proprio non lo sopportava.
Si fermò dalla signora Creed per porgerle una pergamena. Entrò nel suo negozio spostando le tendine e salutando con un sorriso dolce.
La donna, una delle migliori amiche della madre, la squadrò da capo a piedi le si avvicinò.
 Le strappò dalle mani la pergamena e se ne tornò al bancone, tutto questo ignorando completamente Sakura che sgranò gli occhi dalla sorpresa.
Solo il giorno prima l'aveva salutata con un sorriso dolce offrendole qualche biscotto fatto in casa e raccontandole di quello che avevano combinato lei e la madre per poi porgerle  qualche domanda.
Perché ora invece si mostrava così ostile? Cosa aveva fatto? Le aveva mancato di rispetto senza rendersene conto?
 Uscì evitando di incrociare lo sguardo della donna.
 Terminò le commissioni e prima di andare a casa si diresse ad un prato vicino alla foresta.
 Si stese a pancia in aria osservando attentamente ciò che la sovrastava.
Le nuvole si rincorrevano nel cielo, unendosi, trasformandosi e dando vita a immagini incantevoli.
Sognò di essere un uccello e di volare in quel mare e di nuotare in quelle morbide nuvole.
Si sentiva così piccola in confronto a quell’oceano immenso.
Pensandoci bene lei non lo aveva mai visto l’oceano.  Le sarebbe piaciuto vederlo.
Toccare quei minuscoli granelli di sabbia ammucchiati al suolo.
Bagnarsi i piedi e i capelli nell’acqua salmastra.
Sentire il sole addosso e poter giocare con i suoi amici.
“Amici.”
Un sorriso lugubre le comparve sul viso.
Quali amici?
Scacciando via le lacrime si concentrò sul cielo.
Anche il villaggio della foglia, che era uno dei villaggi più grandi,  era minuscolo in confronto al cielo.
Lo ammirò finché il suo sangue tinse il blu prevalendo su di esso e le nuvole, utilizzate come garze, si impregnarono del rosso del suo  sangue per curarlo.
Si sentiva un po' come il cielo ma senza alcuna nuvola pronta a tamponarle le ferite.
Il cielo vedendo il suo unico amore, il sole che tuttavia amava la luna andarsene, piangeva sangue, si feriva cercando disperatamente di farlo tornare senza accorgersi dell’amore che mettevano le nuvole per confortarlo e aiutarlo.
Così il sole tramontava alla ricerca della sua amata luna, il cielo si tingeva del suo sangue e le nuvole lo asciugavano.
Dopo che il sole fu sparito completamente lasciando il posto al blu della notte Sakura ritornò a casa.
 Non appena aprì la porta di casa la madre iniziò a rimproverarla senza alcuna ragione.
«Se tu fossi stato un maschio a quest'ora staresti in missione.» diceva e tra una parole e l’altra girava un mestolo dentro una pentola in cui bolliva qualcosa di verdastro.
Sakura le sorrise cercando di non pensare alle parole pronunciate dalla madre e di ignorare quell’odore nauseabondo che girava per casa come un’oscura presenza pronta a colpire le povere capacità olfattive della ragazza che tappandosi il naso corse in camera sua.
 Così come il sole era sorto quella mattina tramontò la sera.
Sakura si ritrovò di nuovo tra le morbide lenzuola del suo letto che erano divenute il suo unico rifugio, il luogo in cui poteva dimostrare i suoi veri sentimenti.
Il luogo in cui poteva essere sola con se stessa.
Sorrise nel sentirsi stupita   delle lacrime che le uscivano ancora dalle orbite e così  si addormentò.
 
 "Sai mia cara" disse una figura sbiadita davanti a lei. "Io posso capire quello che provi in questo momento."
 Sakura lo osservò cercando di scoprirne i tratti del viso che però erano completamente sbiaditi.
Era come se non riuscisse a metterlo a fuoco,  assomigliava ad una macchia indistinta.
"Tu puoi capirmi?"
 "Certamente. Anche io ho provato le tue  stesse emozioni. Sono stato rifiutato dalla mia famiglia, dai miei amici e il mio unico vero amore mi ha urlato in faccia di odiarmi."
 Si sentì una risatina soffocata dal dolore uscire dalla bocca della presenza.
"Quel dolore peggiorerà. Diventerà sempre più insopportabile, ti distruggerà."
Nell’udire quelle parole Sakura assunse un espressone spaventata.
"Ma nei sogni puoi trovare una via di fuga. Puoi parlare con me, io ti posso capire."
 Le sembrò che quella persona le stesse sorridendo.
 "Peggiorerà?"
 "Purtroppo si."

 
 Sakura si destò con le lacrime che ancora non avevano smesso di scendere.
Era incredibile come riuscisse ad addormentarsi con gli occhi lucidi e risvegliarsi con le stesse lacrime.
Eppure di solito una persona si sveglia con le guance asciugate.
 Adesso anche i sogni ci si mettevano. 
Soffocò una risata e si andò a sciacquare il viso per eliminare le tracce della sua debolezza.
 Scese in salone e la  madre l'accolse pronunciando tutti i più sinceri pensieri che su aveva di lei.
Non riusciva proprio a calarsi nei panni della figlia.
 Empatia zero.
“ Se tu fossi nata maschio, come speravo, non saresti stata così inutile per la casa”,  o ancora , “io e tuo padre crediamo che sia meglio per te cambiare villaggio, magari un’ aria diversa ti farà bene”.
Non faceva altro che blaterare cose inutili per tutto il giorno ferendo sempre di più il cuore della figlia.
Davvero credevano che quelle parole le avrebbero fatto bene?
L’avevano distrutta.
Come potevano dire una cosa del genere alla loro unica figlia?
Sorridendo aveva annuito promettendogli che avrebbe presto cercato qualcosa in qualche villaggio vicino.
Ormai aveva capito che si erano stancati di averla dentro casa, che non la volevano più.
Ma d’altronde chi è che la voleva?
Sasuke? No di certo.
 Naruto? Neanche, aveva seguito il suo amico senza più rivoltarsi.
 I suoi genitori? Neanche.
"Peggiorerà" le aveva detto il ragazzo nel sogno. "Peggiorerà e alla fine ti distruggerà."
L’aveva messa in guardia ma lei non aveva la minima intenzione di perdere contro un sentimento momentaneo.
Avrebbe provato a tutti i costi a farsi dei nuovi amici e a cercare di riaggiustare i rapporti con Sasuke e Naruto.
Non gli avrebbe permesso di distruggere la sua amicizia.
Dopo aver svolto le solite commissioni della madre, essersi presa senza dire nulla lo sguardo spregevole della signora  Creed decise di andare da Tsunade.
Nonostante tutto aveva ancora voglia di allenarsi e un po' di sfogo le avrebbe fatto bene.       
L’edificio in cui risiedeva l’hokage era sempre uguale.
Bussò due volte alla porta dello studio di Tsunade e al suo invito entrò.
«Oh Sakura. Sono super impegnata, ti vuoi allenare?»
«Si. Vorrei potermi sfogare un po', vorrei poter non pensare a nulla.»
Tsunade alzò lo sguardo indagatore sulla sua allieva.
«C’è qualche problema?»
L’allieva presa alla sprovvista rimase un attimo ferma per poi tirare fuori il suo sorriso più convincente.
 «No, non ti preoccupare. Va tutto alla grande. Volevo solo avere qualcosa da fare, sai senza Sasuke e Naruto in giro ci si annoia.»
Tsunade sorrise comprensiva.
«Ma certo. Tieni.» le disse passandole un libro. «mettiti in un posto isolato e studiatelo. E’ il libro del richiamo, ritengo che tu sia pronta.»
Detto quello le fece un occhialino per poi riportare tutta la sua attenzione ai suoi registri.
Sakura la ringraziò e poi fece come le era stato detto.
Una lumaca. Pensò tra se e sé.
Già tutti credono che tu sia debole.
Naruto e Sasuke richiamano un serpente e un rospo giganti e lei … lei una lumaca.
Mise da parte il libro si alzò togliendosi i guanti per poi concentrarsi sugli alberi intorno a lei.
Lo conosceva un modo per sfogarsi.
Riempì il suo pugno di chakra e poi partì all’attacco.
Colpì tutti i tronchi pensando alla signora Creed, a suo padre, a sua madre e ai suoi amici.
Ma cosa diamine sto facendo?
Come poteva sfogarsi in quel modo. Spaventata dalle sue stesse azioni si rimise i guanti e corse a casa sua devastata da ciò che le stava accadendo.
Mentre i suoi genitori parlavano lei giocò con il cibo spezzettandolo e facendolo capovolgere nel piatto.
Il suo appetito stava diminuendo di giorno in giorno.
Finito di ingurgitare quel poco cibo che riusciva a contenere il suo stomaco sparecchiò e se ne andò in camera sua.
Chiuse la porta e si lanciò sul letto infilò la testa sotto al cuscino e strinse gli occhi sperando di addormentarsi velocemente.

 

 "Mia cara Sakura, stasera sei più incantevole di ieri."
Il ragazzo si avvicinò a lei sorridendole.
Adesso Sakura riusciva a vederlo meglio.
 Il viso era ancora sbiadito e il corpo sfuocato ma riusciva a decifrarne i connotati e le linee del corpo e a capire che quello fosse un maschio.
Nonostante non riuscisse a vederlo ancora bene notò che non aveva la maglietta e Arrossì leggermente.
"I tuoi occhi rossi sono incantevoli."
 Lei abbassò lo sguardo ma venne subito rimproverata.
"No. Non nasconderti. Mostrami il tuo viso. Qui nessuno ti dirà niente se dirai quello che pensi, puoi considerarlo un po' come il tuo rifugio. Non ti devi vergognare delle lacrime, sono positive , mandano via le emozioni."
Lei gli sorrise riconoscente asciugandosi comunque le guance.
"Come ti senti?"
 Sakura alzò le spalle. Nonostante quello che le diceva il ragazzo non voleva mostrare ciò che provava, non poteva fidarsi di uno sconosciuto quando non parlava dei suoi sentimenti neanche con le persone che la conoscevano da tempo
 Si domandò inconsciamente cosa sarebbe accaduto se avesse fatto diventare quel posto il suo posto speciale.
 "Potresti stare con me"
Sakura lo fissò stralunata. Di cosa stava parlando?
 "Se tu facessi diventare questo posto il tuo posto staresti meglio."
 L’espressione sul suo volto non nascose la sua sorpresa nel sentire quelle parole.
Come aveva fatto? Le aveva letto nel pensiero?
Decise di lasciar perdere, tanto stava solo sognando. Quello che accadeva lì era solo frutto della sua immaginazione.
Nei sogni la gente può leggere nel pensiero. Ma non riusciva a capire perché non riuscisse a metterlo a fuoco, ci provava costantemente ma non ci riusciva.
 "Perché non riesco a vederti?"
Un sorriso comparve sul volto sfuggevole del ragazzo.
"Quando ti unirai a questo posto e ti fiderai di me potrai vedermi completamente. Già mi vedi meglio di ieri, vero?"
 Lei annuì.
Era stranamente rilassante parlare con quel ragazzo in quel luogo.
Si trovano sulle travi sopra un lago illuminato dalle stelle.
Il paesaggio era una cosa spettacolare.
Cercando di rimanere discreta fece delle domande al ragazzo.
 "Tu hai detto di aver provato le miei stesse emozioni, se così possono essere definite, e mi hai anche detto che peggioreranno fino a distruggermi."
Lui fece segno di sì con la testa.
"Però tu stai bene."  Gli fece notare Sakura.
 Il ragazzo sorrise ancora.
"Io non sto bene. Sono solo, Sakura, mi sento terribilmente solo. Nessuno mi vuole, i miei genitori mi hanno abbandonato quando ero solo un neonato, e i miei amici mi hanno lasciato su un campo di battaglia ferito decidendo il  mio destino. Mi sento terribilmente solo, ma con te in questo posto è come se quel dolore svanisse. Non so perché ma è così."
Questa volta fu il suo turno quello di sorridere.
"Abbiamo molte cose in comune. Anche i miei migliori amici mi hanno lasciata qui, a quanto pare credono che io sia un peso morto. E pensare che uno dei due è il ragazzo che ho amato per tantissimo tempo."
 Lui sembrò contemplarla.
“Che tipo era lui?”
Infatti, che tipo era Sasuke?
Solitario? Misterioso? Forte? Coraggioso?
“Sasuke è molte cose.”  rispose vagamente.
Il ragazzo continuò a fissarla e dopo aver preso una boccata d’aria parlò.
 "Sakura io sono qui per te e ci sarò sempre. Anche se non consideri ancora questo posto come il tuo posto, ti prego tienilo a mente."
 Lei gli rivolse un sorriso sincero, iniziando a piangere. "Grazie..."
 "Shhh..." Le disse lui accarezzandole una guancia. "Stai tranquilla, ci sono io."
 Sakura sentendo quel tocco gentile e delicato sulla sua guancia smise di cercare di trattenere quei sentimenti che la tormentavano facendoli fuoriuscire.
Sasuke non l’aveva mai toccata in quel modo.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


~~ Secondo giorno

  Quando aprì gli occhi si stupì nel sentirsi triste per essersi risvegliata in quelle quattro mura.
 Quel ragazzo aveva alleviato leggermente il suo dolore ma non era scomparso anzi ora che si era svegliata l'attanagliava ancora di più.
“Peggiorerà.”
Scese come aveva fatto già altre mattine ad ascoltare i rimproveri della madre che le dicevano sempre le stesse cose.
Uscì come tutti i giorni a svolgere le commissioni e come era già accaduto il giorno prima la Signora Creed non le rivolse la parola guardandola con disprezzo. Tuttavia  quel giorno non fu l’unica a lanciarle occhiate sprezzanti , infatti si aggiunse anche la fruttivendola.
Il suo sguardo era ostile e si limitò a darle le cose che desiderava senza dire una parola  e quando dovette passarle le monete fece di tutto per evitare di toccarla.
Come se toccandola avesse contratto qualche malattia contagiosa e mortale.
Stava succedendo qualcosa.
Le persone accanto a lei avevano cambiato drasticamente atteggiamento.
Persone che lei conosceva da una vita si comportavano in maniera diversa quando la vedevano e quando lei provava a comunicare con loro.
Forse era dovuto al suo di cambiamento che piano piano stava prendendo il sopravvento sulla Sakura dolce e simpatica che tutti conoscevano.
Lo sentiva.
Lo sentiva nelle viscere che qualcosa stava cambiando in  lei e in loro.
Non aveva fatto nulla che potesse aver fatto nascere quell’astiosità nei suoi confronti.
 Qualcuno stava parlando male di lei?
Ma chi?
Chi poteva farle un torto del genere? E soprattutto perché?
Fece un sorriso alla vecchia e se ne andò.
 Stava superando un incrocio quando vide, nella strada che svoltava alla destra  del negozio di fiori di Ino, Neiji insieme a rock lee.
Si avvicinò a Loro per salutarli contenta di vedere finalmente qualche faccia amica.
Aveva davvero bisogno di parlare con qualcuno, di sfogarsi.
Non si era mai sentita così sola e fragile.
Forse Rock Lee avrebbe potuto aiutarla, forse avrebbe potuto dirle qualcosa per tirarle su il morale.
Lei gli era sempre piaciuta e nonostante il rifiuto di Sakura avevano continuato ad essere ottimi amici.
Ricordava ancora quel pomeriggio.
Rock lee era appena tornato da una missione ed era ferito.
Non andò neanche all’ospedale ma corse a perdifiato da lei e non appena la vide l’abbracciò fortissimo poi le chiese di sedersi e parlare.
Quel giorno le aveva confidato di amarla.
Sakura si era sentita onorata e dispiaciuta allo stesso momento.
Aveva ringraziato Rock Lee per essersi dichiarato nonostante i sentimenti che lei provava per Sasuke fossero noti a tutti e lo abbracciò.
Dopo aver chiarito che non aveva nessuna intenzione di distruggere i suoi rapporti con lui lo afferrò e lo portò di corsa all’ospedale.
Aveva rischiato di morire quel giorno e per paura di andarsene senza averle confessato i suoi sentimenti al  posto di andare all’ospedale era corso a cercarla.
Forse era cosi che facevano le persone innamorate.
A quel ricordo si sentì di nuovo speranzosa.
Non doveva contare per forza solo su Sasuke e Naruto.
C’erano molte altre persone nel villaggio a cui voleva bene.
Forse Rock Lee avrebbe potuto aiutarla davvero.
Forse sarebbe riuscita a parlargli di quel mattone che si portava nel basso ventre e magari lui l’avrebbe aiutata a superarlo e a scacciarlo via definitivamente.
Allungò la mano toccare la manica dei due ragazzi per richiamare la loro attenzione quando Rock Lee parlò facendola scattare indietro come se nel toccarli si sarebbe potuta ustionare.
«È vero che Sasuke ha deciso di lasciare Sakura a casa ed è andato in missione solo con Naruto?.»
«Da quanto ho sentito è andata proprio così.» rispose Neiji con un tono di voce piatto.
«Povera Sakura magari le servirà un po' di conforto.»
 «O magari inizierà ad allenarsi di più. Il punto debole della squadra è lei, lo sai perfettamente. Non che sia un incapace, questo no, è molto intelligente, ma in confronto a Naruto e a Sasuke vale meno di zero …»
Non appena quelle parole giunsero alle sue orecchie una lancia di ghiaccio le trafisse il cuore facendole tremare le gambe.
Senza sapere neanche lei come corse via mentre quella parole “vale meno di zero" e "debole" le rimbombavano nella testa ingrandendosi sempre di più.
Correva e correva.
“Vale meno di zero, vale meno di zero, vale meno di zero.”
“Zero,zero,zero,zero. “
 Quelle parole continuavano a ronzarle nelle  orecchie e il mattone che aveva trovato rifugio nel suo stomaco si diresse verso la gola.
«... Da quanto mi ha detto Naruto era un po' che la vedevano giù.  Magari Sasuke non voleva farle correre pericoli.»
«Si deve essere per quello … credi che stia iniziando a provare qualcosa per lei?»
«Chi lo sa.»
 Le case si univano e sfrecciavano accanto a Sakura che continuò a correre finché non raggiunse la sua.
Entrò, lasciò le cose sul tavolo e se ne andò in camera incapace di trattenere ancora per molto le lacrime che le bruciavano gli occhi.
 Non appena si chiuse la porta alle spalle uscirono come un fiume in piena.
 Si afferrò la testa iniziando a colpirsi.
«Uscite dalla mia testa.»  sussurrò muovendosi avanti e indietro.
«Io non sono debole.»
Sentiva il desiderio impellente di urlare, aveva l'urlo in gola che la pregava di uscire ma lei si limitò ad ingoiarlo mischiandolo al vortice di dolore che si muoveva nel suo petto.
 Si appoggiò alla porta immobile sentendosi stanca come non mai.
 Le lacrime avevano preso ormai vita propria e le scivolavano lungo il viso instancabili.
L'unica cosa che voleva fare in quel momento era dormire e non sentire più dolore. Anche se erano solo le sei del pomeriggio strusciò fino al letto infilandosi sotto alle coperte.
Provò a dormire con tutta se stessa senza riuscirvi.
Stanca di tentare invano  andò in bagno e trafugando nel cassetto dei medicinali trovò le pillole che usava sua madre per dormire.
Ne ingoiò due e chiuse gli occhi fermando per un po' le lacrime.

 
 "Sakura ..." La chiamò il ragazzo. "Che succede?  Stai male?"
 Lei rimase seduta con le guance bagnate dai suoi sentimenti e con gli occhi persi nel vuoto.
"Sakura mi senti?"
Il ragazzo del sogno  la  scuote  delicatamente.
 A quel tocco sbatté le palpebre e si riprese leggermente.
"Bevi questo ti farà sentire meglio."
Le porse una conchiglia piena d’acqua.
 Lei fece come gli era stato detto sentendo più leggero il peso nel petto.
"Cos'è successo?"
 Era come se nella sua testa ci fosse una vocina.
Una vocina che le ripeteva le parole nelle orecchie.
 Sua madre quando era piccola le aveva ripetuto più volte che sentire voci non era una buona cosa, ma non lo era neanche dire determinate cose ad una figlia.
"Sakura puoi fidarti di me."
 Il ragazzo le prese le mani  accarezzandogliele.
Notando che lei non lo rifiutava le fece salire fino alle spalle e se la strinse al petto accarezzandole la testa, cercando di farla calmare.
"Tranquilla..."
 Lei ricominciò a piangere.
"Io non sono debole, valgo più di un misero zero..."
 "Shhhh.... Tranquilla, tu non sei debole e vali molto di più di quello che pensano gli altri."
 "Perché mi guardano così? Perché non mi toccano? " urlò piangendo.
 "Io ti sto toccando."
 Lei lo guardò  con gli occhi bagnati e arrossati.
"Hai ragione... tu mi stai toccando." Sorrise con le lacrime che strabordavano. "E pensare che non conosco neanche il tuo nome.”
 "Mi chiamo Akihito  ..." Le confidò per poi continuare ad accarezzarla.
 "Akihito  ..." Ripeté lei. "Mi piace come nome."
Si appoggiò lentamente al suo petto iniziando a rilassarsi ascoltando il battito del suo cuore che aumentava sempre di più il suo ritmo.
Lui continuò a coccolarla finché non si calmò e smise di piangere.
 "La volta scorsa mi hai detto che sei bloccato qui." Disse cercando di ritrovare un po’ di controllo.
Nell'udire quelle parole Akihito smise di far passare le sue mani sul corpo di lei.
 "Si. Sono bloccato qui."
Sakua  allungò una mano e gli accarezzò una guancia.
 "Perché?"
Sorrise di nuovo.
 "È una storia lunga e tu stai per svegliarti. Quando tornerai te la racconterò."
 Lei annuì e chiuse gli occhi per risvegliarsi quando lui le parlò un’ultima volta.
 "Sakura ... Posso chiamarti Saki?"
 Lei sorrise annuendo.
"Certamente Aki."
 Lui le ricambiò il sorriso e questa volta lei riuscì ad intravederlo e quel poco che vide non le piacque poco.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


~~Terzo giorno
 La voce della madre echeggiò nell'aria della sua stanza facendola destare.
Non aveva voglia di scendere ma dovette farlo almeno per far smettere le urla della madre che le ordinava di alzarsi e a fare quello che faceva tutti i santi giorni come se quelle misere commissioni fossero il suo lavoro.
 Non appena mise piede nel salone la madre iniziò a blaterare le sue solite cazzate.
“ Ma cosa vuole questa puttana?”
Qualche tempo prima si sarebbe vergognata per un pensiero del genere ma ora sorrise.
 “Se non mi hai mai voluta perché mi hai fatta inutile individuo?”
«Come al solito vai dalla Signora Creed, poi passa alle poste e vai al mercato a comprare il pesce. Stasera ho voglia di un carpaccio, cerca di trovarne fresco così....»
Non poteva credere che lei , una ninja,  si dovesse abbassare a fare quelle cose.
Quella donna non faceva altro che comandare senza alzare un dito.
Perché doveva farle lei quelle commissioni?
Semplicemente perché  Nessuno la considerava come un ninja, semplicemente perché …” valeva meno di zero.”
 Si sentì invadere dall'odio ma nonostante tutto fece come le era stato richiesto.
 La signora Creed la ignorò, la fruttivendola evitò di toccarla e il pescivendolo Al mercato non la servì per i primi 20 minuti anche se era l'unica cliente e come tutti gli altri non le rivolse una parola.
«Ehi Sakura, ciao.»
Stupita per quel saluto improvviso si girò sperando che fosse Aki, quello che sembrava essere il suo unico amico, ma quando vide il maestro Kakashi si sentì delusa.
Come mai le parlava? Si era finalmente ricordato di avere una terza allieva oltre ai due prediletti? Perché stava parlando al “punto debole della squadra”?
Aveva davvero sperato che a chiamarla fosse stato Aki e non di certo il professore con i due allievi più forti del villaggio della foglia.
Ormai tutti i suoi pensieri erano colmi di sarcasmo, non poteva farne a meno.
«Maestro Kakashi.» lo salutò con voce sibillina.
«Quando torneranno Sasuke e Naruto  riprenderemo gli allenamenti. Fino ad allora stai tranquilla e riposa,io oggi parto per una missione quindi …»
La fissò attentamente cercando di capire cosa avesse. Era pallida, aveva dei solchi sotto agli occhi e il suo sguardo sembrava strano … non come al solito.
«… Sakura stai bene?»
Lei sorrise cercando di essere il più sincera possibile, senza sapere di apparire piuttosto inquietante.
«Vai da Tsunade lei ti darà qualcosa da fare durante l’attesa.»
“Certo, io sono quella che attende il ritorno degli “amici”.”
I suoi pensieri la spaventarono ma non si sconvolse più di tanto.
Aveva sempre ammirato il maestro Kakashi per la sua incredibile forza e bravura.
Li aveva sempre protetti e aveva sempre cercato di allenarli al massimo eppure in quel momento l’ammirazione era stata scaraventata via e aveva preso il suo posto l’odio e il disgusto.
«Allora ci vediamo.»
Sakura lo salutò e poi si diresse verso l’Hokage cercando di eliminare quel sapore di ribrezzo dalla bocca.
Come al solito Tsunade era piena di documenti e scartoffie da sistemare.
Dall’ultima volta che era stata lì, quando Sasuke e Naruto avevano deciso che non era abbastanza per affrontare delle missioni con loro, non era cambiato nulla.
La libreria sembrava vomitare fuori libri e pergamene di tutti i tipi, sul pavimento  ve ne erano alcuni che caduti dal loro posto erano stati abbandonati lì per terra e considerati inutili.
Sentendosi vicina a loro rise.
L’hokage nell’udire quel suono alzò la testa osservando la sua allieva.
«Sakura.» la salutò felice di vederla.
Subito dopo averla osservata attentamente  la sua espressione felice lasciò il posto ad una estremamente preoccupata.
 «Che succede?»
«Perché?»domandò stupita la ragazza da quella domanda inaspettata.
Woah, un’altra persona che improvvisamente si rendeva conto che esisteva anche lei.
«Hai delle pessime occhiaie e sei pallida.»
«Ah si … non dormo molto bene ultimamente, faccio dei sogni strani.» mentì.
I sogni in quell’ultimo periodo erano la cosa che la facevano sentire meglio.
Le carezze di Aki erano il miglior calmante del mondo e l’acqua del lago le scioglieva i nodi che si situavano nello stomaco.
Tsunade si alzò iniziando a cercare dentro una cassettiera piena di alcune pozioni e pasticche.
Quel mobile le ricordava una vecchia madia che aveva la madre dentro casa.
La madia-momo, così la chiamava.
Era una madia antica che si passavano di generazione in generazione le donne della sua famiglia.
Sakura quando era piccola non poteva osare avvicinarsi a quel mobile o anche solo provare a sfiorarla o ad aprirla.
Solo una volta ci aveva provato e la madre era letteralmente impazzita, aveva iniziato ad urlarle contro e l’aveva messa in punizione per un periodo di tempo davvero lungo.
Da allora non aveva più cercato di avvicinarsi, ne era rimasta terrorizzata.
«Ti sei allenata con quel libro che ti ho dato ieri? Hai imparato la tecnica del richiamo?» le domandò  Tsunade interrompendo il filo dei suoi ricordi.
Le dava le spalle continuando a cercare qualcosa dentro quella cassettiera, quella che sua madre avrebbe chiamato il mobile-momo.
«Si, ci sto lavorando.»
Un’altra bugia.
Le venne da sorridere sotto i baffi, anzi da sganasciarsi proprio dalle risate ma si trattenne.
«Bene, le prime volte sembrerà difficile ma una volta presa la mano migliorerai sempre di più… cosa sogni?»
Quella domanda la lasciò spiazzata.
«Come?»
Cos’erano tutte quelle domande? Perché tanto interesse verso dei sogni di una ragazzina di 17 anni?
«I tuoi sogni.  Hai detto che sono strani.» le ricordò guardandola bene.
«Oh, già. Niente di che, sogno un ragazzo sfuocato. Nulla di cui preoccuparsi comunque, ho già fatto uno studio approfondito sui sogni, non si tormenti ha tante cose da fare molto più importanti di stupidi sogni.»
Stupidi Sogni, ripeté nella mente, si certo.
SS, stupidi sogni.
Rise.
Fai tantissimi SS piccola Sakura, pensò.
«Va bene, va bene comunque voglio che tu prenda queste.» le ordinò passandole una boccetta che aveva appena tirato fuori dal mobile in legno.
«Sono gocce che favoriscono il sonno. Prendine due prima di andare a letto.»
«Va bene.»
Tsunade le sorrise poi le accarezzò la testa per poi rimettersi seduta davanti alla sua scrivania, al suo mobile-momo, per ricominciare a lavorare.
«Tsunade …» la chiamò.
Per un brevissimo momento si risentì colma di speranza, si risentì sana.
Forse le avrebbe potuto parlare con sincerità.
Forse lei avrebbe capito, forse l’avrebbe capita, l’hokage che era anche una dei tre ninja leggendari, una donna in grado di  distruggere i suoi nemici con le sue mani.
Tsunade alzò la testa per guardarla. «Si?»
No, una donna così formidabile non l’avrebbe mai potuta capire.
«No, niente. Grazie per le gocce.» disse mostrandole la mano in cui vi era la boccetta.
Detto quello uscì dalla stanza chiudendosi la porta dietro le spalle e se ne tornò a casa sua.
Il tragitto verso quella le sembrò interminabile, le gambe le pesavano e non vedeva l’ora di rientrare nel suo letto, avvolta nelle coperte.
Si rintanò nella sua stanza, nel silenzio e nel buio. Prese la boccetta  bevve due gocce e chiuse gli occhi per andare dal suo nuovo amico.
Lui l’avrebbe capita.

 "Saki."
 "Aki."
 Si guardarono e risero.
 Sakura riusciva a vederlo molto meglio rispetto alla prima volta che si erano incontrati.
Poteva osservare attentamente  Il suo fisico scolpito mentre il viso era ancora  leggermente sfuocato ma nonostante ciò si poteva intravedere la sua bellezza.
I capelli erano bianchi come la neve,  al contrario  dei suoi occhi blu e profondi come le acque scure dell'Antartide.
 "Ti vedo più spensierata rispetto a ieri."
 "Sono solo felice di essere qui." 
Spiegò sorridendogli come non aveva mai fatto.
 Lui le accarezzò la testa dolcemente, spostandole una ciocca dietro ai capelli.
 "Vorrei che tu mi spiegassi il motivo per cui sei bloccato qui." Disse tutto d'un fiato Sakura.
Desiderava davvero saperlo, voleva sapere tutto di lui, era avida di informazioni.
Lui la contemplò.
 "Va bene ..."
Si misero seduti al suolo poi Akihito iniziò a raccontare.
“Avevo 20 anni quando andai in guerra per la prima volta. Come te ero un ninja, uno dei più forti del mio villaggio. Vedi possedevo uno strano potere che mi consentiva di vincere tutte le battaglie. Quella guerra tuttavia fu uno degli eventi più traumatici della stori. C’era sangue ovunque e le persone morivano davanti ai miei occhi. Persone con cui io avevo condiviso gran parte della mia vita, risate, allenamenti, pranzi e lezioni. Famigliari e amici cadevano al suolo inermi e io potevo solo continuare a combattere.
Un giorno stavamo preparando una trappola quando un gruppo di Ninja intenta a controllare il territorio ci vide. Immediatamente iniziò la battaglia e nonostante noi fossimo più forti eravamo anche in numero inferiore. Uno dei miei più cari amici, Usui, morì tra le mie braccia.
Era sempre stato un ragazzo simpatico, non tutti riuscivano a cogliere la sua simpatia ma io lo adoravo.
Io venni ferito gravemente e i miei altri due amici mi abbandonarono lì per avere salva la vita.
Simili ad animali, gli avversari, si riversarono su di me riducendomi a brandelli per poi lasciarmi lì a morire e effettivamente stavo per esalare l’ultimo respiro quando un vecchio si avvicinò a me.
Era circondato da una strana luce viola e mi ricordo di aver pensato “è finita.”
Il vecchio si sedette accanto a me emi afferrò il polso per sentire il debole battito del mio cuore.
“se vuoi posso salvarti la vita.”
Io miei occhi si illuminarono. Inutile dire che avrei dato qualsiasi cosa per non morire lì, in quel lugo sperduto dentro una foresta nera con il rischio di non essere ritrovato e costretto a rimanere in quel luogo buio e nefasto per l’eternità.
Gli afferrai la manica del kimono che indossava, lo pregai di salvarmi anche se dalla mia bocca uscì solo un rantolio e sangue.
“ma c’è un prezzo da pagare.”
Cercai di parlare ma un fiotto di sangue uscì dalla gola insieme a qualche rumore incomprensibile, e per fargli capire annuì.
“la tua anima.”
Devo essere sincero non lo presi seriamente all’inizi, potevo star sognando tutto.
Mi ritrovai a pensare che forse era una sorta di yukai che mi domandava ciò per valutare la mia anima ma sinceramente me ne fregai.
Acconsentì.
Mi ricordo solo che il vecchio sorrise, mettendo in mostra una fila di dente aguzzi da cui fuoriusciva bava e sangue.
L’unica cosa che ricordo è che si avvicinò alla mia faccia e tutto divenne viola.
Un viola inizialmente tendente verso il lilla ma che con il passare del tempo diveniva sempre più scuro fino a lasciare il posto al nero.
Mi risvegliai in questo posto senza riuscire ad uscirne.”
Sakura lo ascoltò molto attentamente, ragionò su quanto le aveva detto e poi domandò: "Esiste  un modo per liberarti?"
Doveva sapere se era reale e se lo era veramente voleva sapere se poteva farlo uscire da quella sorta di limbo.
Voleva portarlo all’interno del mondo reale-.
Voleva dimostrare a tutti che esisteva qualcuno che potesse amarla e che era molto più forte di quanto pensassero.
Molto più forte di Sasuke, Naruto o dell’hokage.
Voleva dimostrare di essere degna a stare accanto a qualcuno e, soprattutto, voleva dimostrare di essere abbastanza forte per accompagnarlo nel corso delle missioni, delle guerre, o nella vita.
 Lui annuì.
 "Dimmelo."
 "No."
 "Perché no? Aki, ti aiuterò in qualunque modo. Io ti farò uscire di qui. Ti  porterò con me nel mondo reale e insieme ce ne andremo. Scapperemo per non ritornare più."
 "Non puoi Saki."
 "Perché diamine dici che non posso?"  La sua voce si innalzò bruscamente.
Adesso anche lui credeva che fosse un incapace?
Anche lui pensava che valesse meno di zero?
I suoi occhi si accesero di odio.
 "Non mi interessa quello che dicono gli altri ma non voglio che tu mi consideri una debole."
 Akihito sembrò particolarmente imbarazzato, o per lo meno fu quello che pensò Sakura.
"Per liberarmi ... Devo andare a letto con una donna in grado di entrare in questo luogo … e marchiarla."
 Sakura inizialmente sembrò non capire, o fece finta di capire, poi tutto d’un tratto le guance le si colorarono di rosso e iniziò a balbettare imbarazzata facendo sparire in un secondo quel sentimento che ormai stava iniziando a prendere il sopravvento sulla sua anima senza neanche che se ne rendesse conto.
"Q-quinddi d-devi venire a letto con-N m-me?"
 "Non sei costretta, tranquilla. Se non vuoi non c'è nessun problema, lo capisco, davvero."
 "Mi puoi dare un po’ di tempo per pensarci attentamente?"
 "Certo ..."
 Sakura rimase sovrappensiero per tutto il tempo in cui rimase addormentata dentro quel sogno meraviglioso  e quando giunse il momento di tornare di là, nel mondo reale, si mise in piedi.
Poco prima di svegliarsi gli domandò: "cosa intendi per marchiare?"
 Lui sorrise.
 "Intendo che sarai mia, che ti amerò per sempre  e che non ti lascerò più andare.”
Il suo sguardo le fece vibrare le viscere e la avvolse di letizia.
“Tua?”
Lui sorrise, e lei riuscì a vederlo quasi completamente.
“Mia.”

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


~~Quarto giorno
  
“è un sogno che non so, se è da sognare o no. Se poi mi sveglierò.” (Audrey Hepburn)

«Sei la solita ragazzina viziata e maleducata ti comporti sempre così. Sei irrispettosa non ti darò più alcun soldo per uscire, perché  non te ne sei andata con i due ragazzi forti, loro si che sono l’onore del nostro villaggio, si sono già stancati di te? Non avevo dubbi tu ...»
Sakura stava seduta al tavolo a giocare con il cibo, ormai non mangiava più ed era dimagrita molto.
Per non parlare delle occhiaie mostruose che gli circondavano gli occhi.
Continuava  a pensare a quello che gli aveva detto Akihito.
Tutto ciò che stava accanto a lei non aveva consistenza prima fra tutti la madre con quella sua voce acuta e fastidiosa che interrompeva continuamente i suoi pensieri.
Quella voce le ricordava il ronzio delle mosche durante la notte che ti fanno salire la violenza alle stelle perché non riesci a dormire.
E pensare che una volta questi  problemi non esistevano. Andava d’accordo con tutta la sua famiglia e la madre  non la insultava continuamente.
Ogni cosa che faceva suscitava l’ira della madre che iniziava a parlare, parlare, parlare con quella voce irritante.
Voleva solo chiudere gli occhi e rimanere in quel posto insieme a quel ragazzo tanto dolce e gentile.
“ ... Sarai mia .... E io non ti lascerò più andare....”
 Sakura arrossì o per lo meno si sentì arrossire.
Non appena la madre vide quello sguardo ricominciò a urlarle contro.
«NON MI STAI ASCOLTANDO! NESSUNO MI ASCOLTA MAI…»
Urlava, urlava e urlava.
Era l'unica cosa che poteva fare e a lei dava così fastidio.
Una voce nella testa le urlava di far tacere quell'inutile verme ma cercava in continuazione di reprimerla, non sapeva per quanto ci sarebbe riuscita.
Cercava continuamente di concentrarsi anche se ormai la parte della sua anima dolce, felice e pronta ad offrire amore a tutti stava iniziando a svanir completamente lasciando spazio a qualcosa di molto diverso, oscuro e malvagio.
 Alla fine ignorando la madre scappò di casa e se ne andò alla foresta.
Non appena si sdraiò sul prato davanti l’ingresso della foresta  iniziò a ridere a crepapelle.
Rideva così come la madre urlava.
 Tirò fuori uno shuriken e lo lanciò addosso ad un albero e si conficcò fino al manico.
«Allora mamma  che ne dici di stare zitta?» disse lanciandone un altro.
«Che ne dici di chiudere quella bocca sudicia, eh? Ah no è vero poi non sapresti cosa fare per tutto il giorno.» ne lanciò un altro con più forza di prima.
«Tu mi odi ... Ma sai cosa? A me non interessa.
 Sei solo... Un inutile ... Animale... Che deve essere … eliminato.»
Ad ogni parola pronunciata uno shuriken si conficcava sempre più in fondo nell'albero.
Quando finirono gli shuriken si tolse i guanti lasciandoli cadere a terra per poi scattare velocissima.
Essere dimagrita era un vantaggio, ora era molto più veloce rispetto a prima.
Iniziò a colpire tutti quegli alberi come aveva fatto qualche giorno prima ma adesso al posto di sentirsi  in colpa per un comportamento tanto violento adesso si divertiva a spaccare e a disintegrare la terra pensando a sua madre, alla signora Creed, alla fruttivendola e al pescivendolo , pensando a suo padre a Sasuke, a Nareuto, a Kakashi, a Rock Lee, a Neiji, a Kakashi e a tutti gli altri.
Ogni nome era un pugno sulla terra che veniva dilaniata e torturata.
«Io ti odio. Odio te, papà, questo posto. Vi odio tutti e voi odiate me, quindi se me ne andassi vi farei solo un favore, vero?»
L’andarsene glielo avevano proposto così tante volte che ora  non poteva che trovarsi d’accordo.
Se ne sarebbe andata, Li avrebbe lasciati per sempre.
Ricominciò a colpire l'albero con tutta la sua forza immaginando che al suo posto ci fosse la madre il padre e tutti quelli che l'avevano derisa, umiliata e lasciata lì da sola con i suoi pensieri e con i suoi dolori.
 Riusciva a sentire il ronzio dell'odio nella testa che la invogliava a colpire sempre più forte.
E colpì, colpì tutto con tutta la sua rabbia.
Basta pensare agli altri, era giunto il momento di iniziare a pensare a se stessi.
E lei sapeva esattamente cosa voleva.
 Quando terminò l'albero e la terra, in cui l’albero aveva deciso di riporre la sua fiducia per crescere, erano ormai ridotti a un intruglio.
Volete un cocktail di terra e foglie? Pensò.
Mamma lo gradiresti?
E rise, rise come non aveva mai fatto,  fino a farsi venire mal di stomaco.
Vomitò risate fuori dalla gola come se non avesse mai sentito nulla di più divertente in tutta la sua vita.
Una risata che indicava il confine con la follia , una risata che le usciva direttamente dal cuore.
Aveva preso la sua decisione, avrebbe liberato Akihito e sarebbe scappata con lui.
Non le interessava se c’era un prezzo da pagare, per lui si sarebbe scucita il cuore dal petto e lo avrebbe donato al diavolo in persona.
Ricominciò a ridere e quello fu il primo passo verso una strada straziante, violenta e folle ma anche felice per lei.
Una strada che nessuno si sarebbe mai aspettato che lei prendesse, ma  come diceva un vecchio proverbio “chi nasce mulo non diverrà ai cavallo” e Sakura nel suo animo era sempre stata crudele solo che non lo aveva mai ammesso.

Rientrò dentro casa con ancora quel sorriso maligno sulle labbra.
 Evitò la madre così come la signora Creed  dirigendosi dentro la sua camera.
Non appena si chiuse la porta alle spalle afferrò la chiave e la inserì nella serratura.
Non voleva essere disturbata e  sicuramente la madre sarebbe entrata proprio mentre portava fuori Akihito.
Bevve  6 delle gocce che le aveva dato Tsunade, grazie cara professoressa, pensò, e si andò a rifugiare nelle braccia di colui che l’aveva salvata e nel posto in cui lo aveva incontrato.
L’unico posto in cui si sentiva amata.
Il sole tramontò insieme alla dolce Sakura per poi risorgere insieme ad una nuova anima.

  "Akiii." Urlò facendolo sobbalzare.
 Lui si alzò velocemente e lei gli si lanciò addosso.
 La prese al volo preoccupato che fosse successo qualcosa ma non appena le labbra di lei toccarono le sue le preoccupazioni che lo avevano avvolto evaporarono.
"Voglio farti uscire da questo posto."
 Il sorriso che gli rivolse era tutt'altro che dolce.
Era completamente diverso da quello di cortesia che gli aveva rivolto la prima volta, o quello gentile della seconda o quello arrabbiato della terza.
 Finalmente riusciva a vederlo completamente in viso ed era veramente bello.
Era la cosa più bella che avesse mai visto e che avesse mai potuto sognare.
Gli accarezzò i capelli bianchi guardando i suoi  occhi blu scuri.
"Sei sicura?"
Un ghigno le si dipinse sul volto e fece scivolare la mano fino alla  cintura slacciandogliela, per poi baciarlo più voracemente, facendogli capire che ne era più che certa e che non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare.
 Lui rispose immediatamente al gesto portandola fino al l'erba più morbida, facendola sdraiare.
 "Ti farà male." Le confidò, baciandole i zigomi.
 Il sorriso di Sakura da insano divenne deviato e il filo che la teneva attaccata alla ragione venne spazzato via.
 "Meglio."
Immediatamente la bocca di lui si incollò al suo collo e alla sua bocca.
Le tolse la maglietta lasciando una scia di baci lungo il corpo sinuoso e magro di lei.
Baciò ogni singola costola che incontrava.
Quando arrivò ai pantaloni la osservò dal basso sorridendole per poi slacciarglieli con la bocca.
Si rese conto di essere realmente eccitato e che lei gli faceva provare qualcosa di insolito nel punto in cui solitamente si ha il cuore.
Gli piaceva veramente e aveva intenzione di tenerla con se per sempre.
Non era come tutte le ragazze che si erano smarrite nei sogni e che aveva trovato.
Lei aveva la crudeltà nel cuore, ma nonostante ciò sarebbe stata disposta a donarglielo e lui lo avrebbe accettato.
Oh dei, avrebbe accettato qualsiasi cosa da lei.
 Iniziò a leccarla nelle sue parti più basse finché lei non gli diede il succo migliore di tutti, inserì le dita dentro di lei ricominciando a baciarla e ricominciando a sentire quello strano sentimento galoppargli nel petto.
Quando la penetrò il dolore si fece più forte ma al posto di piangere Sakura iniziò a ridere e a baciare sempre più voracemente la bocca del suo vero amore.
 Il volto di Sasuke venne eliminato dalla sua testa, non avrebbe più sofferto.
 Le Unghie di Akihito iniziarono a tramutarsi in lunghi artigli neri che fece scivolare lungo il corpo della donna lasciando rivoli di sangue come tracce del suo passaggio.
 "Adesso ti renderò mia." Le disse, poi la girò con forza penetrandola nuovamente e mentre muoveva i suoi fianchi le infilzò le unghie nella parte bassa della schiena.
 Del liquido nero iniziò a scorrergli dalle unghie entrando dentro il corpo di Sakura dando vita a delle linee che si intrecciavano tra di loro danzando dolcemente sulla sua schiena.
Era come un veleno che corrodeva la pelle e i tessuti.
Il dolore si fece quasi insopportabile ma Sakura continuò  a ridere senza mai fermarsi.
 Quando quel momento magico terminò Sakura si preparò per ritornare dall’altra parte, questa volta con lui.
"Adesso sono libero grazie a te Saki. Te ne sarò riconoscente per tutta la vita."
Lei gli sorrise e lo afferrò per i capelli bianchi attirandolo a sé.
“Tu sarai mio per tutta la vita.”
La follia l’aveva afferrata, e non l’avrebbe più abbandonata e questo non lo avrebbe fatto neanche Akihito.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


~~Quinto giorno

 Quando Sakura riaprì gli occhi si sentì super euforica.
Scattò in piedi e andò a farsi una doccia
Aveva un liquido nero e appiccicoso ovunque.
 Si guardò a attentamente allo specchio poi si girò per vedere di che tipo di marchio si trattasse e rimase incantata nel vedere il tatuaggio che le ricopriva i dorsali.
Era un corvo che si lasciava cadere con tutte le piume intorno.
Era meraviglioso.
Lo osservò per dieci minuti poi si lavò.
 Dopo che si fu asciugata afferrò delle bende e iniziò a coprirsi il seno. Si fasciò solo quella parte per lasciare in mostra il tatuaggio, infilò dei pantaloncini e le scarpe.
 Afferrò il suo copricapo del villaggio della foglia e scese le scale.
 Non appena la madre la sentì iniziò a rimproverarla ma quando la vide rimase sconvolta.
Osservò sua figlia dalla testa ai piedi senza riconoscerla.
«Fammi indovinare ma’.» l'ironia nella voce la trafisse.
«mi stai per dire che sono incantevole, vero?»
La donna non riusciva a pronunciare nessuna parola, le rimanevano incastrate nella gola.
 lo sguardo di sua figlia si fece gelido, e osservandola la fece trasalire.
La ragazza sbatté sul tavolo della cucina il suo copricapo.
Si avvicinò al lavabo afferrò il coltello più grosso che avevano posando la lama sulla propria mano.
Si fece un taglio profondo sul palmo rimanendo perfettamente calma.
La madre stava appoggiata con la schiena al lavandino controllando i movimenti di quella sconosciuta, sentendosi in pericolo.
«Sakur…»
La ragazza scattò e in un secondo la lama  del coltello era premuta sul collo della donna.
«No,no,no. Non chiamarmi così. Non parlare.»
Mosse la punta del coltello lungo la sua gola simulando un taglio netto.
«Basta spingere un poco per avere questo effetto. »disse mostrandole lo squarcio che aveva sulla mano.
Lacrime di paura iniziarono a scorrere sul volto della madre cosa che riempì di felicità Sakura.
«Già, già adesso sei tu quella che piange giustamente. Io ho pianto incessantemente per 5 giorni ma nessuno se ne è preoccupato, tranne ak… »
Non disse il nome del ragazzo che l’aveva salvata e ricominciò a concentrarsi sul volto della madre.
Improvvisamente le lacrime uscirono dagli occhi di Sakura.
«Oh Dio. O mio dio! Cosa ho fatto?»
Si osservò la mano e iniziò a singhiozzare.
«Mamma, mamma fa male. Fa tanto male.» si lamentò tenendosi stretta la mano.
«Cosa mi sta succedendo? Non sono io mamma, cosa mi sta succedendo?»
La madre si avvicinò con una mano tremolante afferrando delicatamente la mano della figlia.
Le toccò la testa lentamente e aprì bocca per parlare.
Grave errore.
Sakura allungò la mano ferita e con l’indice ed il medio afferrò l’occhio sinistro della madre che perse l’equilibrio e cadde a terra con Sakura sopra.
Le cavò l’occhio e lo leccò davanti alla madre.
«Davvero hai creduto ad una scenetta tanto patetica? Sei ridicola ma’. Come se questo.» e si indicò lo squarcio sulla mano. «… Come se questo potesse farmi male dopo tutto quello che mi avete fatto passare. E quest’occhio non è nulla in confronto al mio dolore… »
Allungò di nuovo le dita per strappare l’occhio rimasto nella testa della madre ma la porta della casa si aprì e suo padre fece la sua comparsa.
Rimase sconvolto dalla scena che gli si pose davanti agli occhi.
Sakura ridacchiò.
«Quando si dice trovarsi al posto sbagliato al momento sbagliato.»
Si alzò in piedi ignorando del tutto la madre.
Si tolse i guanti come quel giorno nella foresta.
Caricò il pugno con il chakra, poi afferrò la testa del padre tenendola stretta e immobile.
Quando il pugno fu carico al massimo colpì il padre in pieno volto e la madre iniziò a gridare.
Sakura si girò verso di lei, si accovacciò e le sussurrò nell’orecchio: «Tranquilla ma’ … presto lo raggiungerai anche tu. Ora devo andare, ma ci rivedremo presto. È una promessa.»
Detto quello uscì di casa lasciando la madre ad urlare per terra in cucina e il padre con la testa spappolata e con pezzi di cervello intorno come arredamento.
Quando arrivarono i soccorsi chiamati dai vicini  Sakura era svanita nel nulla.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


2

«Ma di cosa state parlando?»
Sasuke non poteva credere a quello che gli stavano dicendo.
«Sakura non se ne andrebbe mai.» ripeté Naruto con i pugni stretti.
«invece è proprio quello che ha fatto.» spiegò Tsunade tenendosi la testa.
«La madre è sconvolta … le ha cavato un occhio.»
«Dio santo.» esclamò Kakashi ritornato dalla missione prima del previsto.
 «Minacciata? Non ci credo. Sakura non farebbe mai del male a sua madre.» continuò ad insistere Naruto che non riusciva a capire.
 Avevano deciso di lasciarla lì perché era un brutto periodo per lei, era sempre stanca, e non volevano che si sforzasse troppo o che si facesse male.
«Deve essere successo qualcosa di grave.» Tsunade continuava a chiedersi cosa potesse essere accaduto ma non riusciva a trovare nessuna risposta.
«Si comportava in modo diverso dal solito ma credevo fosse per la stanchezza. Non dormiva bene.»
La sua preziosa allieva a cui doveva ancora insegnare molte cose, se ne era andata, senza dire nulla cavando un occhio alla madre e spappolando la testa al padre.
«Non dormiva bene?» chiese Sasuke.
«Si. Le ho dato delle gocce per questo e anche per quella brutta cera. Non avevo idea di quello che le passava per la testa.»
Tsunade continuava a camminare avanti e indietro per la stanza.
Come era potuta accadere una cosa del genere?
«NO.» urlò Naruto ad un certo punto.
«Qualcuno deve essere entrato dentro casa e deve averla rapita.»
Tsunade iniziò a scuotere la testa.
«No, riconosco i segni che lasciano i nostri pugni. È stata lei, me lo ha confermato anche la madre.»
«Allora qualcuno deve averla costretta.» insistette Naruto.
«Andiamo tutti conosciamo Sakura. È buona, dolce e gentile non potrebbe mai cavare un occhio alla madre e uccidere il padre  a meno che qualcuno non l’abbia costretta.» 
Sasuke continuava a pensare alla loro amica.
Cosa diamine poteva essere accaduto?
No sicuramente era stata costretta da qualcuno di troppo forte da distruggere che l’aveva sconfitta e l’aveva costretta a fare quello che aveva fatto.
Si, doveva essere andata così.
«Dobbiamo ritrovarla.» esclamò con il volto corrucciato.
Sasuke annuì.
«Andate a parlare anche voi con la madre poi andremo a casa sua.»
I due iniziarono ad avviarsi verso l'ospedale cercando di trovare risposte ma invano.
«Sasuke … tu non credi che sia stata veramente lei, vero?»
«Secondo te  testa quadra? Io non voglio crederci, mi sembra assurdo però non possiamo ignorare nessuna ipotesi.»
Naruto continuò a stringere i pugni e le mascelle.
«Dovremmo andare a cercarla. Magari è in pericolo.»
«Lo so. Ma dobbiamo parlare con la madre e controllare la casa. Poi andremo.»
«Ma …»
«Naruto. Qualunque traccia abbia lasciato noi la ritroveremo.»
Naruto si sentiva deluso e triste.
«Ma potrebbe finire come è accaduto con te … potremmo non rivederla per anni.»
«La troveremo. Siamo tutti più forti rispetto a quando io me ne sono andato. Se Sakura sarà in pericolo farà di tutto per lasciarci delle tracce e per scappare.»
Il biondo cercò di convincersi che l’avrebbero ritrovata subito, che sarebbero tornati a stare insieme  ma qualcosa nel suo animo gli diceva che ciò  non sarebbe accaduto presto.
«Perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?» chiese Naruto con rabbia nella voce.
«Non lo so.» rispose Sasuke. «Ma la situazione non mi piace per nulla.»
C'era qualcosa che continuava a ronzargli nell'orecchio, qualcosa che però non riusciva a sentire.
«Era meglio se la portavamo con noi.» la voce di Naruto si propagò per il corridoio dell'ospedale.
«Mi fa strano dirlo, ma hai ragione.»
Detto ciò  entrarono all'interno della stanza 702.
 Non appena varcarono la soglia intravidero la madre di Sakura seduta su un letto con lo sguardo fisso su un muro completamente vuoto e grigio.
 I ragazzi si avvicinarono lentamente e silenziosamente così come avrebbero fatto in missione.
«Signora.» iniziò Naruto ma venne bloccato da Sasuke.
 La donna si voltò verso di loro facendoli impallidire.
 Era bianca cadaverica e l’occhio rimasto sembrava più vuoto del buco che Sakura aveva lasciato al posto dell’altro occhio.
«Signora...»
Nessuna risposta.
«... Cosa è successo a Sakura?»
Silenzio.
 I due amici si guardarono. Sasuke aprì la bocca per parlare nuovamente ma la donna iniziò a parlare.
«Lei ... Lei...»
 «Lei ...?» chiese Naruto impaziente.
«Lei … lei mi ha …»
Nel risentire il dolore provato la donna iniziò a singhiozzare.
«Lei se ne è andata. Lei ha ucciso il mio amore. Lei mi ha strappato l’occhio … lei … lei … FA MALE! FA MALE! FA MALE! FA MALE …»
Dei medici accorsero subito nel sentire le urla.
«IL MIO OCCHIO… IL MIO OCCHIO; IL MIO OCCHIO NON C’è PIU’. IL MIO OCCHIO … IL MIO OCCHIO …IL MIO, IL MIO … IL MIO VOLTO. MI VUOLE UCCIDERE. MI VUOLE UCCIDERE. AIUTO!!!!!!»
 I medici spostarono violentemente i due ragazzi sconvolti da quel comportamento iniziando a legare la donna al letto che aveva iniziato a strapparsi pezzi di carne dalla guancia.
«IL MIO OCCHIO; LA MIA FACCIA; IL MIO OCCHIO … MI VUOLE UCCIDERE.»
«Signora nessuno le farà del male. Signora nessuno le farà del male … voi. » urlò il medico verso i ragazzi per superare il volume delle urla della madre di Sakura.
«Andatevene immediatamente la nostra paziente non è in grado di ricevere delle visite oggi.» 
Detto ciò ricominciò ad aiutare i suoi colleghi a tenere ferma la donna che cercava di divincolarsi da colei che voleva ucciderla.
Tra le urla strazianti della donna Sasuke e Naruto uscirono dall’ospedale.
I due rimasero in silenzio fino a che non arrivarono alla vecchia casa della loro amica.
«Hai visto come …» Naruto inghiottì la saliva.
«è sotto shock. Sakura o chiunque sia stato l’ha distrutta nell’anima.»
Lasciando stare se ne andò raggiungendo Naruto nel corridoio.
Tra un’occhiata e l’altra raggiunsero la villa appartenente agli Haruno.
Le pareti del salone erano ancora imbrattate dal sangue e dal cervello del padre della rosa.
Controllando ogni minima cosa e ogni minima stanza si ritrovarono davanti la camera di Sakura.
Sasuke toccò il pomello della porta.
“Sakura. È ora di andare” le urlava ma quella non rispondeva.
Salì le scale e afferrò il pomello entrando.
“Sakura” chiamò di nuovo e non ricevendo risposta  girò il pomello ed entrò.
La vide sdraiata sul suo letto addormentata.
Si avvicinò e le accarezzò i capelli lisci e morbidi sentendo il loro profumo.
Diventava sempre più buono ogni giorno che passava.
Prima che si svegliasse era ritornato nel salotto e poi se ne era andato.
 
Per quel che ne sapeva non si trovava neanche al villaggio della foglia.
Chissà dove poteva trovarsi, se era spaventata .
«Perché non apri la porta?»
La voce di Naruto lo aveva riportato dal mondo dei ricordi e farfugliando una qualche scusa aprì finalmente la porta della sua stanza.
Quando guardò dentro si  sentì deluso come se si fosse aspettato di trovarla seduta sul suo letto e spaventata.
La camera non era cambiata dall’ultima volta che erano stati lì.
C’era sempre l’armadio, di solito aperto con tutta roba buttata a caso dentro, una scrivania con la foto di loro tre con il maestro Kakashi quando avevano formato il team 7, e  piena di provette e libri di medicina.
 Iniziarono a camminare per la stanza alla ricerca di qualcosa che potesse dargli qualche indizio ma tutto era come al solito.
 Alla fine Naruto stanco si sedette sul letto.
«perché se ne è andata? Maledizione. Perché  non ha lasciato neanche un biglietto? Perché non ci ha chiesto aiuto? Siamo i suoi migliori amici dopotutto.»
Sasuke non rispose continuando a controllare l'armadio.
«La roba sta tutta qui. Non sembra abbia preparato una valigia si può quindi dedurre che non se ne sia andata di sua spontanea volontà.»
«Perché ha trattato la Madre così? Perché non ci ha detto se aveva qualche problema?»
«Ha lasciato anche i suoi libri.»
Naruto continuava a fare domande e Sasuke continuava a non rispondere.
«Perché tu non stai rispondendo alle mie domande?» urlò arrabbiato.
 Si tirò su e sentì qualcosa di strano sui pantaloni.
«Ma cosa diamine...?»
Sasuke si avvicinò immediatamente osservando la strana sostanza molliccia e appiccicosa attaccata ai pantaloni dell'amico.
Era di un colore nero ed il letto ne era pieno.
«Cos'è questa roba?» chiese Naruto toccandola schifato.
«Non ne ho idea ma sta tutta sul letto e solo sul letto.»
Dopo un momento di silenzio Sasuke prese tutte le lenzuola infilandole nella busta.
«Cosa fai?»
 «le portiamo da Tsunade magari lei saprà dirci qualcosa. È il medico più famoso di tutti i villaggi.»
Tuttavia  la donna non aveva mai visto quella sostanza in vita sua.
 Continuava ad osservarla, a tastarla e a fare esperimenti  senza capire.
 Prima la sua allieva se ne era andata poi la madre aveva iniziato a delirare ed ora quella cosa.
«L'avete trovata solo sul letto?»
 «Si. Non stava in nessun altro luogo. Solo sul letto.»
 «Interessante.»
Tsunade continuava a muovere la fialetta in cui aveva inserito un po' di quella sostanza prima di mandarla da alcuni esperti.
«Non ho mai visto una cosa del genere.»
L'unica cosa che sapeva era che dovevano ritrovare Sakura.
«Sasuke, Naruto chiamate Kakashi. È giunto il momento di andarla a cercare.»
 
Sakura girovagava nella dimora dove Akihito l'aveva portata.
 Gli aveva detto di rimanere dentro al salone dove l'aveva lasciata ma dopo qualche minuto aveva iniziato ad annoiarsi così aveva iniziato a camminare.
 Era un castello sotterraneo pieno di stanze e corridoi.
 Ogni tanto incontrava qualche maggiordomo che la squadrava con lo sguardo ma essendo dei semplici servitori evitarono di fare commenti chiedendo anche con gentilezza se la signorina gradisse qualcosa.
 Dopo più di un'ora in cui gironzolava si decise che ne aveva abbastanza così si sedette su alcuni divanetti in un salone secondario.
 Ma il riposo ebbe vita breve perché Sakura si rialzò subito andando ad osservare l libreria accanto al camino.
 Li osservò e li tastò tutti.
 Aveva iniziato a leggerne uno ma poco dopo lo aveva lanciato via annoiata e pensare che una volta le piaceva così tanto.
 Ne prese un altro in mano ma venne bloccata al muro da Un Akihito preoccupato.
«Ti avevo detto di rimanere ...»
Non riuscì a terminare la frase perché Sakura gli aveva messo le braccia dietro il collo stringendoselo addosso e baciandolo intensamente.
 Gli dedicò uno dei suoi sorrisi più lucenti per poi riprendere da dove aveva iniziato.
 Akihito se all'inizio era teso si rilassò completamente ormai abituato alle labbra della donna.
Si donna, perché Sakura non era più una ragazzina.
Era cresciuta e si era trasformata in una bellissima donna, la sua donna.
Un sorriso gli sfuggì.
 Era andato a letto con moltissime ragazze nel corso della sua lunga vita ma non ne aveva considerata mai neanche una come sua.
 Lei invece lo stregava, c'era qualcosa in lei che lo attirava completamente impedendogli di mantenere la calma.
Forse la follia e l'oscurità che facevano parte di lei lo attraevano.
 Era completamente sua.  E ne  era contenta.
 L'aveva marchiata brutalmente e adesso lei era legata a lui.
Quando vedeva che nei suoi sogni la vecchia Sakura mostrava il volto di quel ragazzo moro alto e bello, Sasuke,  l’ira invadeva il suo corpo.
Perché il suo inconscio continuava a portarlo a galla nonostante la Sakura di ora fosse  completamente diversa? 
Sakura lo sbatté contro il muro invertendo le posizioni.
 Iniziò a passargli la lingua sul collo fermandosi in un punto e poi iniziare a succhiare.
 Akihito si eccitò non appena le labbra di Sakura iniziarono a compiere il loro dovere.
 Gli afferrò i capelli trascinandola fino al divano che si trovava nella libreria.
 La spinse e vi si sdraiò sopra riprendendo da dove si erano fermati.
Dopo che ebbero svolto le loro esigenze Akihito si mise in piedi.
«Domani inizieremo gli allenamenti.» annunciò.
 Gli occhi di Sakura brillarono.
«Mi insegnerai tutte le tue tecniche?» Akihito annuì.
«Ti farò forgiare un'arma solo per te che dovrai imparare a maneggiare con precisione.»
Sakura si sentì entusiasta solo all'idea.
«E so già come usarla.»
Al posto di rimanere pietrificato dal sorriso che comparve sul volto della sua donna, come avrebbero fatto Naruto o Sasuke, Akihito rispose sorridendo in maniera ancora più malvagia.
 Ne era certo. Si sarebbe divertito con lei, e lei con lui.
Erano la coppia perfetta e avrebbero distrutto chiunque avrebbe cercato di separarli.
E lui, sicuramente, avrebbe distrutto definitivamente quel Sasuke dalla mente e dall’inconscio di quella che era e che sarebbe stata da lì in avanti la sua donna.
 
Neanche era sorto il sole che Sasuke, Naruto e Kakashi si erano riuniti nella piazza centrale per andare a cercare Sakura.
Le impronte li avevano portati fino all’uscita del villaggio e all’entrata della foresta.
Kakashi richiamò il cane che lo aveva sempre aiutato in quelle situazioni.
«Dobbiamo assolutamente trovare Sakura.»
Il cane annuì e iniziò a cercare una pista.
Non appena la trovò tutti e tre si misero a correre insieme al cane.
«Non è da sola.»
«Riconosci l’odore della persona che stava con lei?»
«No. Non ho mai sentito questo odore prima d’ora. Non sembra neanche l’odore di una persona viva e sana. È nauseabondo.»
Naruto sentì tutta la preoccupazione addosso.
Sakura e Sasuke erano diventati la sua famiglia.
 Lui ne aveva già persa una e non voleva perderne un'altra.
 Avrebbe lottato pur di riportare Sakura a casa anche a costo di trascinarla.
 Non si spiegava il motivo del suo cambiamento. Si, avevano notato il suo essere sempre con la testa altrove o il suo viaggiare con la mente ma Naruto non credeva che se ne sarebbe andata.
 Sasuke d'altro canto non aveva mai prestato molta attenzione alla sua amica.
 All'inizio era talmente preso dalla vendetta contro suo fratello  cercando di ignorare i sentimenti della ragazza ma nonostante tutto anche lui era preoccupata e non aveva idea delle intenzioni della ragazza.
Naruto kakashi e Sasuke corsero per un giorno senza mai riposare.
Se in due giorni era riuscita a compiere tutta quella strada potevano solo immaginare quanta altra ne avrebbe compiuta se non la trovavano.
Tutto d’un tratto però la corsa si arrestò.
«Perché ci siamo fermati cane-kun?» domandò naruto dando forma ai pensieri di tutti.
«Non sono cane-kun ma ….»
«Perché ci siamo fermati?» chiese questa volta Kakashi.
«Abbiamo un problema. L’odore di Sakura va avanti e indietro i tutte le direzioni.»
«In che senso?»
Naruto si stava già innervosendo.
«Nel senso che si estende per migliaia di metri in tutte le direzioni. Potrebbe trovarsi in tutti i villaggi.»
«E cosa dovremmo fare allora?» la voce di naruto si stava incrinando.
«Richiamerò gli altri e ognuno seguirà una scia diversa.» spiegò Kakashi.
Non appena finì la frase fece come aveva detto.
«Noi continueremo a seguire …»
Cosi si rimisero in viaggio ma il naso del loro conducente li portò una settimana e mezzo dopo su una montagna sperduta.
10 giorni dopo ancora arrivarono al villaggio dell’acqua dove si fermarono per riposare.
Si immersero nelle terme cercando di rilassarsi senza però riuscirvi del tutto, il pensiero di Sakura era sempre nelle loro teste.
«Dovremmo ritornare al villaggio.» disse ad un certo punto Kakashi.
«COSA?!» sbottò improvvisamente Naruto.
«I cani continuerebbero a seguire le tracce di Sakura fino a quando non la troveranno e allora potremmo intervenire. Il villaggio della foglia potrebbe aver bisogno di noi.»
«E non pensi a Sakura? Lei ci avrebbe cercato.»
«Lei vi avrebbe cercato ma avrebbe fatto sicuramente la cosa più ragionevole.»
«Sasuke.» lo chiamò naruto cercando aiuto per convincere  il loro maestro.
«Noi faremo come ha detto kakashi ma i suoi cani insieme ad alcuni dei miei serpenti e dei tuoi rospi continueranno a cercarla e lo stesso faremo noi quando non avremo delle missioni.»
«Ma Sasuke …»
«Naruto cosa dovremmo fare secondo te? Seguire una traccia a caso? È meglio tornare e seguire il caso dal villaggio … vedrai che la ritroveremo.»
«Dicevamo lo stesso con te e ti abbiamo rivisto dopo tre anni.»
«Sakura non è me. Io cercavo vendetta e non mi interessava degli altri, solo del potere.»
Dopo aver placato l’ira e la delusione di Naruto andarono a dormire e la mattina dopo fecero ritorno a Casa.
«Non avete trovato nulla?»
Tsunade si sentiva con l’umore sotto i piedi.
Era già passato un mese dalla sua sparizione ed il villaggio si era già abituato all’assenza della ragazza.
In molti credevano che sarebbe stato meglio se non fosse più ritornata a causa delle voci che giravano.
Tsunade non poteva crederci. Doveva pur aver lasciato qualche traccia.
Nessuno sparisce così.
«Abbiamo mandato tutti a cercarla … la ritroveremo.»
Dopo aver parlato un po' e dopo essersi scambiati sguardi delusi ognuno si avviò in direzioni differenti.
Sasuke mentre ritornava in casa si fermò nel punto in cui di solito si andavano ad allenare.
Ripercorse tutte le strade fatte con lei prima di rientrare dentro casa.
Si sdraiò sul letto sentendosi un macigno sul petto.
«Sasuke oggi non sei venuto … come st…?» sakura non terminò la frase perché lo vide collassato a terra e corse verso di lui.
gli sentì la fronte notando la temperatura elevata.
Lo  afferrò portandolo a terra.
Prese una bacinella con dell’acqua fredda, un asciugamano e li posò a terra accanto al letto.
Si sedette accanto a lui posandogli le mani sulla fronte.
Lui riaprì gli occhi proprio mentre lei gli passava il panno freddo sul viso.
«Sasuke ti ho abbassato la febbre eliminando la tua bronchite, ma sei ancora debole.»
debole era un eufemismo era completamente privo di forze.
Lei lo afferrò per le spalle mettendolo seduto, gli tolse la maglietta e quando posò il panno freddo sulla schiena dei brividi gli corsero per tutto il corpo.
«Sakura…»
«Shh … tranquillo.» disse con un tono dolce. «Riposa, ci sono io qui con te.»
Sasuke posò la fronte sulla sua spalla addormentandosi.
Lei continuò a lavarlo poi lo asciugò, lo mise sotto le coperte e gli diede un bacio sulla guancia.
Quando si era ripreso credeva che se ne fosse già andata mentre in realtà stava in cucina seduta al tavolino.
Si teneva la testa con una mano e dormiva.
Le posò una coperta sulla schiena ma quella si svegliò subito.
«Oh Sasuke, ti senti meglio?»
Non riuscì neanche a rispondere che gli mise una mano in fronte controllando la temperatura.
«La febbre è passata ma vai a letto a riposare.»
Lo accompagnò al letto, lo fece sedere senza ascoltare quello che aveva da dire e lo rimboccò.
«Ti ho preparato il porridge più tardi mangialo. Se non ti senti bene chiamami. Ci vediamo domani mattina, torno per vedere come stai.»
Si chinò posandogli un bacio sulla guancia come faceva sempre sia con lui sia con Naruto quando stavano male.
Lei si era sempre presa cura di loro. Sempre.
 A quel ricordo Sasuke chiuse gli occhi sospirando per poi addormentarsi irrequieto e con dei sogni stravaganti.
 
Naruto nel frattempo si era fermato al chiosco in cui mangiava sempre ramen.
Hinata lo stava aspettando e non appena lo  vide arrossì e lui la abbracciò.
«Com’è andata?» domandò Hinata con il cuore che batteva fortissimo.
«Male. Non abbiamo trovato nulla. Le tracce portavano ovunque e in nessun luogo.»
Dopo averle stampato un bacio sulla guancia si sedette accanto a lei attendendo il ramen.
«Magari non vuole essere trovata.»
«E perché no? L’hanno rapita certo che vuole essere ritrovata.»
«Magari non l’ha rapita nessuno …»
Naruto la trucidò con lo sguardo alzandosi sconvolto.
«Spero che tu stia scherzando.  Non crederai davvero alle storie che girano. Sakura non sene andrebbe mai.»
«Naruto…» fece lei dispiaciuta.
«No. Mi è passata la fame, me ne torno a casa.»
Detto ciò se ne tornò verso casa sua perso tra i suoi ricordi.
 
«Sakiii.»
La voce di Akihito rimbombò all’interno della sua stanza.
Sakura si alzò lentamente.
«Aki?»
«Preparati. Iniziamo la lezione tra cinque minuti.»
Quella scattò subito in piedi emozionatissima e super euforica.
Dopo due minuti fu al fianco di Akihito seguendolo lungo uno strano prato sotterrato.
«Cosa mi insegnerai oggi? Sono contentissima. Ehehe»
La sua risata gli risuonò nelle orecchie e nel sentire quel suono un sorriso comparve sul viso del ragazzo.
Si era svegliato di malumore. Era entrato anche quella notta nei sogni della ragazza e a quanto pareva il suo inconscio continuava a mandare immagini del suo villaggio, dei suoi amici e puntualmente si soffermava su un ragazzo moro seduto per terra mentre guardava il vuoto.
Lui continuava a scacciarli ma quelli continuavano a tornare ed era una cosa che non gli piaceva per niente.
«Aki mi stai ascoltando??»
«SI, scusami. Siamo arrivati.»
Davanti a loro c’era una porta e Sakura super emozionata l’aprì.
Dentro c’era una stanza enorme con diversi fogli attaccati al muro, pezzi di ferro e acciaio e armi ovunque.
Un ometto strano uscì da dietro un bancone.
«Nein lei è sakura senti le sue richieste e creale un’arma.»
Quello si limitò ad annuire e a condurre la ragazza in un punto della stanza.
Quella salutò con un bacio intenso Akihito per poi seguire il nano.
«Cosa desidera signorina?»
Quella ci pensò per un attimo poi con occhi che brillavano disse: «Una falce come la Morte.»v

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***




Da quando Sakura era scomparsa erano ormai già passati due mesi.
I loro animali erano ritornati più e più volte stanchi e feriti ma non avevano mai trovato alcuna traccia.
Era come se fosse scomparsa dalla faccia del pianeta.
Naruto continuava ad essere arrabbiato con Hinata che cercava soltanto di trovare la risposta più ragionevole a tutti i loro perché ma lui continuava a non voler sentire storie.
«Hinata, tu non conosci Sakura come la conosco io. Lei non avrebbe mai ucciso suo padre e cavato un occhio alla madre.»
«Naruto, non trovate nessuna traccia,  gli animali ritornano feriti e senza risposte, la madre dice che  ..»
«Hinata basta.» le disse lui stanco. «Ti prego.»
«Scusami Naruto, hai ragione.» disse lei abbracciandolo.
Capiva il dolore del biondo ma lei cercava solo di farlo ragionare per aiutarlo non potevano permettersi di stare con gli occhi tappati in una situazione come quella.
Naruto e Sasuke non potevano permettersi di perdere la ragione in quel mome4ntp, avrebbero rischiato di perderla per sempre.
Mentre il biondo si faceva accarezzare la testa da Hinata Sasuke stava al campo degli allenamenti sdraiato per terra, in quella terra che diversi giorni prima Sakura aveva completamente distrutto.
Non aveva proprio voglia di andare a casa.
Continuava  a fissare quel cielo completamente grigio e con l’erba che gli faceva il solletico alle parti del corpo nude quando un’ombra si calò su di lui.
Neiji lo sovrastava guardandolo stranito.
 «Sasuke …  cosa stai facendo?» domandò.
“come va” era una delle tante  domande che gli poneva sempre lei.
Il viso della ragazza mentre sorrideva gli comparve nella mente ma la scacciò via innervosendosi.
Si tirò su coprendosi la testa che esplodeva con una mano.
«Bene.» si limitò a rispondere leggermente stranito più per l’immagine che per essere stato interrotto da Neiji mentre non faceva nulla.
«Notizie di Sakura?»
Sasuke non rispose grugnendo.
Gli voltò le spalle e fece per andarsene ma venne bloccato dalle parole del ragazzo.
«Se ti manca basta ammetterlo. Ti farà sentire meglio.» quello ridacchiava.
Si voltò per guardarlo.
«Lei non mi manca.»
La sua voce assunse una nota dura.
«Continua a pensarla così ma è chiaro a tutti che stai male per lei, che senti la sua assenza e che ti senti inutile perché non puoi fare niente per salvarla, o non ti va di salvarla.»
«Io sto facendo tutto il necessario per salvarla.»
Questa volta l’aveva fatto arrabbiare.
Sasuke non era di certo conosciuto per il suo animo paziente, sociale  e tranquillo e quella domanda lo aveva fatto irritare anora di più.
«Ma a quanto pare non serve. Se tu stessi  facendo veramente il tuo meglio a quest’ora lei sarebbe già a casa tra le tue braccia.»
Sasuke rimase in silenzio squadrando quel ragazzo dai capelli lunghi,
«Non la voglio tra le mie braccia.»
«Si invece e ti consiglio di sbrigarti a ritrovarla perché quando ce l’avrai davanti è possibile che troverai una persona completamente diversa da quella che conoscevi.»
«Ma che cosa vuoi maledetto capellone?»
«Voglio che ti svegli, sono giorni che tu e Naruto poltrite mentre nessuno sa dove sia quella disgraziata.»
«Non sono cose che ti riguardano.» stabilì Sasuke.
«Sono affari miei, sono affari di tutto il villaggio. Quello che è successo quii è una coss grave. Potremo non rivederla più.»
«E da quando ti interessa di Skura?» domandò con voce roca ancora.
«Era anche amica mia e potrebbe essere in pericolo ma se te e quel demente di Naruto non siete in grado di cercarla andrò io con la mia squadra.»
«Il caso è mio, lo sai perfettamente.»
«Si ma se non ti dai una mossa compiendo il tuo dovere chiederò a Tsunade di passarlo a me.»
Questa volta l’occhiata che Sasuke gli tirò gli fece apire che ne aveva abbastanza.
«Osa fare una cosa del genere e te ne farò pentire.»
La minaccia fluttuò nell’aria e gli occhi di Sasuke continuavano a stare immobili su quelli dell’amico che non accennò ad abbassare il capo.
«Se non vuoi che lo faccia assumiti le tue responsabilità e valla a cercare.»
Il nervosismo crebbe ancora di più e cercando di mantenere un espressione dura gli voltò le spalle e se ne andò.
Stava facendo davvero tutto il necessario?
I suoi serpenti continuavano a cercarla costantemente e lui passava le sue giornate andando a trovare la madre di Sakura per cercare di ottenere qualche informazione utile ma quella donna non si era ancora del tutto ripresa, ne fisicamente ne psicologicamente.
Ogni tanto aveva dei momenti di lucidità durante i quali gli raccontava di sua figlia ma erano istanti, istanti brevissimi.
Troppo brevi per ottenere indizi ma nonostante tutto lui continuava ad andarci.
Lo faceva sentire bene perché dopo la scomparsa di Sakura erano diventati uguali.
Erano entrambi soli.
Stava tornando verso casa sua quando venne chiamato da Shikamaru e la sua squadra.
«Sasuke stavo cercando proprio te.  Tsunade mi ha detto di mandarti nel suo studio.»
Il ragazzo non poté fare a meno di osservare quel ragazzo del Team 7, avevano capito tutti che era distrutto per la sua mancanza anche se lui sembrava fare finta di nulla.
Metteva quella facciata nascondendosi dietro ad essa.
Il ragazzo si limitò ad  annuire  facendo come gli era stato richiesto.
Arrivato fuori dall’ufficio dell’Hokage si domandò quale tornado fosse passato dentro quella stanza.
C’erano libri aperti ovunque e provette appoggiate nei posti più assurdi.
I suoi collaboratori continuavano a cercare di capire cosa fosse la sostanza nera ritrovata a casa di Sakura ma nessuno riusciva a dargli una risposta.
Scienziati e medici venivano da tutti i villaggi anche dai più lontani, richiamati da uno dei medici più importanti della storia, per osservare quella strana sostanza a cui nessuno però riusciva ad associare un nome.
«Tsunade?» la chiamò cercandola con lo sguardo.
«Si sono qui.» disse una voce dal fondo dello studio.
Da dietro la scrivania comparve una mano, poi una testa e poi l’enorme petto dell’hokage che era appena risorta da quella che sembrava la  ricerca disperata di un qualcosa di ignoto.
«Mi hai fatto chiamare?»
«Si, ho mandato anche Hinata a cercare Naruto.»
«Presente.» urlò una voce saltando addosso a Sasuke che perse l’equilibrio e cadde portandosi dietro il biondo.
«Naruto .. maledizione. Spostati.» ululò il moro.
Da qualche strano tempo aveva preso a saltargli addosso e inutile dire che la cosa lo faceva incazzare davvero.
«Cosa salti rospaccio?»
«Tanto sei abituato a stare per terra e a strisciare, giusto Uchiha?»disse con aria angelica.
«Sua grazia avrebbe la decenza di alzare il suo culo regale dalla mia schiena?» ribatté quello.
Era già nervoso di suo poi quella testa quadra gli si lanciava addosso facendolo franare a terra.
«Volete piantarla di litigare per un secondo! Santo cielo e pensare che mi ero illusa con l’idea che vi foste calmati, quando c’era Sakura…» iniziò ma si azzittì mentre il moro si irrigidiva e il biondo mostrava uno sguardo ferito.
Tsunade sorrise ripensando a tutti i guai che quella squadra aveva dovuto affrontare nel corso di quei lunghi anni e di quelle che avrebbero dovuto affrontare ancora e ancora.
Quando finalmente sarebbero stati in grado di stare tutti e tre insieme?
Sperava presto.
«Perché ci hai fatto chiamare?»domandò il moro e dopo qualche secondo «…abbiamo notizie o tracce di …»ma dallo sguardo deluso della donna capì che non avevano fatto alcun passo avanti.
«La sostanza che mi avete portato non è stata ancora identificata. Sto cercando in ogni singolo manuale senza alcun risultato.»
Il moro rimase in silenzio distogliendo lo sguardo rivolgendosi verso la finestra.
«Se non sei riuscita ancora a trovare una risposta per cosa ci hai fatto chiamare?» domandò Naruto.
Anche il biondo mostrava sintomi di preoccupazione molto più del moro anche se Tsunade sapeva perfettamente che entrambi stavano male per quella mancanza improvvisa.
Tutti dentro quel villaggio avevano considrato Sakura distante dagli altri ninja senza sapere di sbagliarsi.
Tsunade dalla prima volta che l’aveva vista aveva capito che quella ragazza aveva del fuoco dentro, che aveva un potere immenso che doveva solo imparare a tirare fuori.
Si ricordava ancora lo sguardo feroce che aveva lanciato a Orochumaru quando aveva attaccato Sasuke e Naruto. Era stata un’occhiata di puro odio e fiamme e anche il suo amico se ne era accorto allontanandosi ma di ciò se ne erano accorti solo loro due.
Nessuno riusciva a comprendere che diamante grezzo fosse e Tsunade non faceva altro che sperare che tirasse fuori tutto il suo potere per poter scappare dal suo rapitore e fare ritorno i suoi due amici ne avevano più che bisogno.
«Abbiamo un problema al villaggio della sabbia. Gaara ci ha inviato una pergamena in cui diceva che voleva il vostro parere su  alcuni cadaveri che sono stati rinvenuti ieri.»
«Cadaveri?» ripeté  Sasuke.
«Si. A quanto pare sembra che l’Aogiri abbia colpito ancora, anche se non abbiamo ancora capito le motivazioni che li hanno spinti a uccidere dei ninja.» 
«Non si sono ancora stancati con queste schiocchezze?» disse infastidito Sasuke.
Si suo fratello ne aveva fatto parte Ma da quando lui era morto e la guerra che avevano scatenato  quei pochi rimasti continuavano a far danni.
«Bene. Partite immediatamente e fatemi sapere.» concluse Tsunade.
 
Il viaggio durò tre giorni e non appena misero piede nella camera mortuaria notarono fin da subito qualcosa di strano.
Innanzitutto l’odore.
Era nauseabondo.
Non era l’odore tipico dei cadaveri che stanno andando in putrefazione ma molto molto peggio.
Fetido e sporco, le fogne avevano un odore migliore in confronto.
«Ma cos’è questo odore?» esclamò Naruto tappandosi immediatamente il naso.
Aveva sempre odiato gli odori cattivi fin da quando era piccolo.
«Sono i cadaveri dei miei tre uomini.»
«Come sono morti?» chiese  Sasuke mentre un uomo di Gaara apriva le celle dove erano stati inseriti i cadaveri.
«Uno decapitato  con un taglio netto.  Uno impiccato e senza braccia e l’ultimo diviso in due dal bacino in giù.»
«Santo cielo… chi è che ha fatto una cosa del genere?»
Naruto era diventato di un colore verdognolo e si teneva lo stomaco con una mano continuando a tapparsi il naso con l’altra.
«Non lo so. Crediamo che sia stato un nuovo membro dell’aogiri. Un nuovo membro che preferisce usare armi piuttosto che tecniche a che a quanto pare ha una tendenza verso il sadismo.
«La cosa interessante è che non abbiamo ritrovato, in nessuno dei tre casi, il corpo intero.» gli confidò il medico legale.
«Cosa intendi?» farfugliò Naruto.
Quella storia gli stava dando ancora più il voltastomaco dell’odore.
Cadaveri divisi in pezzi, teste di qua, braccia di là.
Un conato gli salì in gola e con la mano con cui si stringeva il naso questa volta la usò per tapparsi la bocca.
«Il corpo del primo cadavere è stato trovato su una terrazza mentre la testa sulle scale del secondo piano.
Il corpo del secondo è stato ritrovato impiccato all’insegna di una pasticceria ma le sue braccia sono state ritrovate qualche edificio più giù. E infine l’ultimo, quello tagliato a metà, le gambe stavano sulla terrazza e il busto sul marciapiede sfracellato.»
«Come fai a dire che sia un membro dell’aogiri che preferisce le armi, potrebbe aver utilizzato tecniche a noi sconosciute.»
«Si lo avevamo pensato anche noi però il nostro medico legale, dopo aver esaminato i corpi, ha stabilito che tutte le ferite sono state causate da un’arma alquanto affilata.»
«Oltre questo avete scoperto qualcos’altro?» domandò ancora Sasuke.
«Si. Sono convinto che sia stato un membro dell’aogiri maschio di circa 20 anni.»
«Potrebbe esser stata una donna.» ipotizzò Naruto.
«No. Quei uomini erano i più forti ninja del villaggio della sabbia. Inoltre secondo il medico legale la potenza con cui sono state inflittele ferite  era troppo elevata, per quanto una donna possa essere forte questo è troppo.»
«Bene. Cosa vuoi che facciamo?» chiese Sasuke diretto.
«Vorrei che voi deste un’occhiata in giro, osservando il villaggio per poi venirmi a riportare qualsiasi comportamento sospetto. Mi fido di voi.»
«D’accordo ci mettiamo…» un rumore molesto interruppe Sasuke e oltre all’odore di morte si aggiunse anche quello del vomito.
«Oddio ragazzi, Stavo davvero male. Quell’odore era nauseabondo.» esclamò il biondo  contento e grattandosi la testa con la mano con cui fino a qualche secondo prima si stava tenendo lo stomaco.
 
Dopo l’eruzione dalla bocca di Naruto i due amici andarono nell’hotel in cui avrebbero alloggiato in quei giorni.
Naruto parlò per tutto il tragitto e lo costrinse a fermarsi ad un chiosco di ramen per assaggiarlo.
Mentre aspettavano le ordinazioni Naruto chiacchierava con il proprietario invece sasuke si perdeva tra i labirinti dei suoi pensieri che avevano come centro una cosa sola in quel momento: Sakura.
“dai Sasuke sbrigati.” Disse spuntando da sotto il tendone in cui stavano.
“Dai Sasuke, altrimenti il ramen si raffredderà.” Continuò ad urlargli ma lui si limitava a camminare lentamente verso il tendone.
Continuava a domandarsi come mai quei due fossero così rumorosi nonostante una delle regole fondamentali dei ninja fosse l’essere appunto silenziosi.
Non appena entrò sotto il tendone sakura lo afferrò e lo lanciò nel posto accanto al suo.
Alcune ragazze qualche fila più indietro iniziarono a lanciare gridolini rivolti verso di lui che ignorava anche abbastanza infastidito.
Quando non sentì più alcun gridolino si girò verso Sakura e la vide mentre guardava le due ragazze con occhi demoniaci.
Emanava anche un’aura maligna e omicida.
Da quando era tornato con loro le ragazze avevano iniziato a tartassarlo e l’unica cosa che sembrava fermarle era la sua amica.
Lui l’aveva osservata sorridendo e come al solito avevano mangiato il loro ramen per poi andare a controllare le varie missioni.
Le risate di due ragazze lo colpirono, proprio come quel giorno, solo che questa volta non c’era Sakura pronta a minacciarle.
«Ehi Sasuke … ti senti bene?»
Naruto era allarmato, il suo migliore amico tutto d’un tratto era diventato bianco come un cencio e si era accasciato sul bancone.
«Si,si. Sto bene.» rispose quello tirandosi su e tenendosi la testa con una mano.
Sentiva freddo e si sentiva vuoto.
L’assenza di Sakura gli stava provocando sempre più dolore.
Diventava sempre più doloroso non averla accanto e la relazione tra Naruto e Hinata non aiutava, non che gliene desse una colpa, ma ogni volta che li vedeva insieme non riusciva a non immaginarsi lui con Sakura, magari mentre camminavano vicini accanto al fiumiciattolo.
Quando Hinata circondava Naruto in un abbraccio non poteva fare in meno di immaginare che Sakura corresse verso di lui stringendolo forte.
Sakura, Sakura, Sakura.
Lei e Naruto erano le uniche cose vicine ad una famiglia che gli rimanevano.
Solo che lei stava diventando sempre più importante.
Stava diventando qualcosa che andava oltre ad una semplice amicizia.
Naruto era il suo migliore amico ma era diverso.
La sognava ogni notte, vedendola correre con un vestito bianco leggero.
Correva verso di lui per poi baciarlo con labbra inesperte ma decise.
Gli mancava, gli mancava più dell’aria.
«Sasuke. Andiamo all’hotel.»
Il moro continuava a sudare senza riuscire a cogliere le parole del biondo alla perfezione.
Naruto  lo portò sulle spalle fino alla loro camera e lo fece sdraiare.
Durante il tragitto si era addormentato ma il suo sonno era tormentato da qualcosa visto che continuava a mostrare espressioni infastidite.
Gli posò una mano sulla fronte per sentire la temperatura.
«Sakura…»
Naruto si bloccò per un instante.
Sbagliava o aveva appena detto il nome della loro amica.
Il nome dell’amica che aveva sempre provato qualcosa per lui, rifiutando l’infatuazione di Naruto, ma che non era mai stata ricambiata.
Possibile che proprio ora che non si sapeva dove fosse, Sasuke avesse capito quanto importante fosse in realtà per lui.
Quanto contasse nella sua vita quella figura femminile, che si prendeva cura di lui senza stancarsi.
Una femmina che lo aveva cercato per anni e che aveva combattuto con tutte le sue forze per riportarlo a casa.
Sorrise osservando il suo amico, per poi accarezzargli la fronte.
Dopo averlo fissato per qualche istante gli tirò su le coperte e poi uscì dalla stanza, lasciandolo solo con i suoi sogni sfumati, per andare a fare un giro del villaggio.
 
La mattina seguente Sasuke non ricordava la sua “influenza” passeggiera e tranquillamente si mise  a camminare per il villaggio insieme al compagno.
Naruto ovviamente  non disse nulla di ciò che era accaduto la sera precedente.
Lo avrebbe raccontato solo a Sakura quando l’avrebbe rivista,  in quel momento si voleva concentrare solo sulla loro missione.
Gaara gli aveva chiesto di dare una controllata in giro ma non riuscivano a trovare nulla.
Camminavano come una coppia di turisti e cercavano di catturare con gli occhi qualsiasi cosa  potesse apparire strana.
Tuttavia il sole così come era sorto tramontò e loro si ritrovarono senza alcuna pista.
Perché i membri dell’aogiri avevano ucciso quei tre ninja?
Questa era la domanda principale da cui poi ne nascevano molte altre.
Forse avevano tradito il villaggio iniziando a lavorare per quelli dell’organizzazione solo che  avevano fatto qualche errore ed erano stati eliminati.
O magari avevano scoperto qualcosa di importante.
E poi c’era questo nuovo membro.
Da come lo avevano descritto Gaara e il medico legale era molto forte e violento.
Erano le uniche cose che sapevano.
Forse Orochimaru centrava qualcosa in quella storia.
Quando aveva potuto Sasuke non lo aveva ucciso e adesso ignorando la clemenza che questo gli aveva dato aveva ricominciato a fare strani esperimenti alla ricerca di qualche nuova tecnica per non morire o non invecchiare.
Chissà come Sasuke l’avrebbe presa se avesse scoperto che il suo vecchio maestro stava provocando nuovi danni.
Le domande continuarono ad assillarli.
Verso sera andarono all’ufficio di Gaara per rassicurarlo del fatto che al villaggio fosse tutto tranquillo.
«Immaginavo.» sospirò quello.
«Non abbiamo trovato nulla e non abbiamo sentito alcuna voce riguardo a ciò che è accaduto l’altra notte.»
«Come avevo previsto colui che ha ucciso i miei soldati non faceva parte del mio villaggio e sono sicuro che se ne sia già andato.»
«è possibile.» disse Sasuke.
«bene ragazzi il vostro lavoro finisce qui allora. Domani potete tornare a casa, facendo attenzione a questo nuovo possibile membro dell’aogiri, al resto penserò io.»
I due annuirono salutarono il loro vecchio amico e ritornarono all’hotel.
Sasuke non appena entrò si tolse la maglietta mostrando gli addominali scolpiti e il tatuaggio sul collo provocato tanti anni prima da Orochimaru.
Naruto lo scrutava con attenzione.
Perché non gli diceva come si sentiva?
Perché non si confidava con lui?
Sasuke si sentì osservato e si girò verso l’amico.
«Cosa c’è?» domandò notando l’espressione curiosa e triste dell’altro.
«Nulla.»
«Cavolate. ti conosco da un sacco di tempo e conosco quell’espressione. Cosa c’è?»
Naruto si morse un labbro cercando di contenersi ma invano.
«Tu stai male.»
La luce negli occhi del moro cambiò.
«Tu stai male ma non ti confidi con me.»
Silenzio.
«Perché? Lo vedo, riesco a capirlo eppure tu fai finta di nulla e vai avanti. È per Sakura vero?»
Toccò un tasto dolente perché Sasuke fece un ghigno.
«Ti manca. Lo vedo.»
«Si e allora?» rispose scontroso quello.
«La ritroveremo, vedrai. Ci riusciremo e la riporteremo a casa e allora potrai confessarle i tuoi sentimenti.»
La risata di Sasuke invase la stanza.
«Sentimenti?» scosse la testa.  
«Questi non sono sentimenti. È solo un senso di vuoto incolmabile.» sussurrò.
Dopodiché senza incrociare il suo sguardo si chiuse in bagno.
Andarono a dormire senza rivolgersi la parola e la mattina seguente partirono per fare ritorno al villaggio della foglia.

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Dal loro viaggio al villaggio della sabbia erano trascorsi parecchi giorni che i due Ninja del Team 7  avevano passato a svolgere missioni.
In quel periodo erano sempre impegnati in diverse missioni,  in ogni villaggio infatti venivano rinvenuti sempre più cadaveri. Secondo i medici legali, che si erano riuniti ormai da qualche mese per studiare insieme e cercare di trovare punti a loro favore per incastrare l’omicida, il killer era sempre lo stesso e lo si poteva scoprire dalla potenza e l’aggressività con cui uccideva le vittime e del fatto che le ferite riportate dai cadaveri fossero sempre provocate da un oggetto tagliente e molto affilato come una spada.
Più i giorni passavano più  l’aggressività del Killer aumentava a dismisura. Era come se si sfogasse come se tirasse fuori tutta la rabbia scagliandola contro poveri innocenti. Stava diventando un incubo.
Per di più Naruto e Sasuke, ai quali era stata affidata la missione di controllare i cadaveri e cercare delle piste nella speranza di trovare questo individuo, non riuscivano mai a trovare qualcosa di utile.  L’unica cosa che segnava il passaggio di quella persona erano gli squarci sul terreno e la scia di cadaveri che si lasciava alle costole.
All’inizio erano convinti che lo sconosciuto fosse un membro dell’Aogiri ma ormai non erano più sicuri neanche di questo.  Sembrava infatti che questo individuo lavorasse da solo il che era incredibile visto che riusciva ad uccidere sempre gli uomini migliori solo con un’arma e senza utilizzare delle tecniche.
Avevano a che fare con un mostro differente da tutti quelli che avevano affrontato in quegli anni e loro due anzi loro tre insieme erano riusciti a fare cose pazzesche, eppure questo ninja (sempre che fosse un ninja) sembrava fregarli sempre.
Iniziarono a sentirsi arrabbiati e presi in giro, non bastava la situazione di Sakura ora ci si metteva anche un killer che lasciava cadaveri  obbligando i due amici ad indagare e a non poter cercare la loro amica.
il rapporto tra Hinata e Naruto dopo la litigata scaturita dalla possibilità, secondo Hinata, che Sakura se ne fosse andata di sua spontanea volontà, si era riappacificato e lei cercava di  tranquillizzarlo  il più possibile cercando di tirargli su il morale a pezzi.  Non poteva litigarci, Hinata continuava a rimanere della propria opinione ovviamente, ma se questa faceva stare male il suo ragazzo se la sarebbe tenuta per se, non poteva allontanarsi da lui in quel momento così delicato.
Sasuke aveva ricominciato a parlare con il suo migliore amico anche se quello continuava a uscirsene con frasi che il moro cercava in tutti i modi di ignorare. E mentre loro continuavano ad andare avanti con il ricordo di una Sakura che avevano conosciuto e a cui avevano voluto bene  il villaggio della foglia sembrava ormai essersi abituato completamente  all’assenza della ragazza.
Una mattina di dicembre  appena tornati da una missione l’Hokage li fece chiamare.
«Tsunade non abbiamo trovato nulla neanche stav...» iniziò Sasuke credendo che  volesse i resoconti dell’ultima missione da cui erano appena tornati sbagliandosi completamente.
«Sasuke, Naruto … vi presento Shiba.» disse la donna presentando una ragazza con i capelli cortissimi e con gli occhi marroni ai due.
Quella si fece avanti con il viso arrossato e con lo sguardo leggermente basso.
«Buongiorno.» li salutò con voce tremolante. «Io sono Shiba.»
«Perché ci stai presentando questa ragazza,  vecchiaccia?» domandò Naruto mettendosi le mani dietro alla testa affiancando il moro.
«Perché lei diventerà il terzo membro della vostra squadra.» annunciò la donna cercando di controllare la rabbia per essere stata chiamata in quel modo.
«COSA?» sbottò Naruto mentre Sasuke rimaneva impassibile.  «No. Assolutamente no. Noi abbiamo già un membro nella nostra squadra.»
«Lo so perfettamente.» ululò l’Hogake. «TI ricordo che  lei era anche una mia allieva. Però voi avete bisogno di un medico dentro la vostra squadra e qualcuno in grado di aiutarvi se state lontani da casa e avete bisogno di cure e Shiba va bene.»
«sono d’accordo con Naruto questa volta Tsunade.  Noi abbiamo già un terzo membro e finché non tornerà ce la caveremo da soli.»
«Non voglio sentire alcun tipo di  obiezione da parte vostra. Io sono l’Hogake, la decisione è la mia e io ho deciso che Shiba entrerà a far parte del vostro Team per la vostra sicurezza.»
Tsunade appoggiò una mano sulla spalla di Shiba e la spinse verso i due visibilmente incazzata.
«Fatele vedere il villaggio e portatevela  a casa con voi.»
«COSA? » urlò questa volta Sasuke sconvolto.
«Io a casa mia quella non ce la voglio, cercale un appartamento tu.»
«No, invece ve la porterete con voi perché  non ha una casa in cui stare e visto che a causa di tutte queste missioni voi due vivete insieme farete entrare anche lei come se fosse una del Team . Adesso tornate a casa e riposatevi questo non è un periodo per sprecare energie.»
Shiba si avvicinò a loro  e tutti e tre si diressero verso l’appartamento di Sasuke e Naruto.
«Ma guarda te quella vecchiaccia.» si sfogò Naruto non appena uscirono dall’edificio.
«Forse dovei imbrattare la sua scultura con della vernice.»
«Lascia perdere.» tagliò corto Sasuke già stanco di quella situazione.
«Ma come lascia perdere. Noi abbiamo già il terzo membro, la nostra squadra è già al completo. Lei non può sostituirla.»
«Lo so e sono d’accordo con te. Ma questo è un ordine dell’Hokage e  purtroppo dobbiamo eseguirlo.» Puntò il suo sguardo su quello della ragazza cercando di capire che tipo potesse essere.  Quella sentendosi nuda di fronte a quello sguardo intimidatorio e forte arrossì ma Sasuke non lo notò.
«Tu sei un ninja medico, giusto?»  disse  cercando di capire le abilità della ragazza.
«Si.» rispose quella osservandolo  attentamente  per poi voltarsi  verso Naruto.
«Mi dispiace di essere arrivata così all’improvviso ma non è stata una mia decisione. Non voglio prendere il posto del vostro terzo membro, sono qui solo per dare una mano, cercherò di non causarvi troppi problemi.» disse tutto d’un fiato che uscì come se fosse una parola singola.

Nonostante le rassicurazioni da parte della ragazza  di non voler assolutamente prendere il posto vacante della squadra Naruto mise il broncio e non le rivolse la parola per il resto della giornata.
Perché Tsunade doveva comportarsi in quel modo se l’erano sempre cavata bene lui e Sasuke in quegli ultimi mesi e non vedeva il motivo per cui mettere qualcuno che potesse ricordargli la ragazza anche se era inutile fare paragoni tra le due avrebbe vinto la loro amica su tutti i fronti.
Non appena aprirono la porta di casa lui se ne filò in camera sua senza più uscirvi.
Sasuke lo osservò comprendendo l’atteggiamento dell’amico, anche lui era abbastanza irritato .
Era come se tutti fossero andati avanti mentre loro due stavano ancora inchiodati al giorno in cui l’avevano persa.
Ma non potevano dimenticare, Sakura era troppo importante, troppo essenziale per loro.  In più non sapevano se stesse bene, se se ne fosse andata di sua iniziativa o se l’avessero rapita e per di più oltre a non avere alcuna traccia non riuscivano a capire cosa fosse quella sostanza rimasta sul suo letto.
Sospirando se ne andò in cucina a prepararsi il caffè ed una Shiba curiosa lo seguì.
«Mi odia così tanto?» domandò guardandosi intorno.
Sasuke la osservò per un secondo come per capire se stesse parlando con lui per poi tornare a concentrarsi sulla macchinetta del caffè.
«No. È solo stanco.»
«Deve esser stata davvero una persona importante per voi … questo terzo membro intendo.»
«Si.»
«Che tipo era?»
Che tipo era Sakura?  Pensò.
Era irascibile, buona, sincera, altruista, aggressiva, violenta, forte, dolce.
Sakura era tantissime cose.
Era bellissima e quando lo guardava con quegli occhi verde smeraldo gli trasmetteva tutto il suo puro amore che lui come un cieco non riusciva a cogliere oppure non voleva cogliere.  Non lo sapeva nemmeno lui.
Lei li aiutava sempre, non si tirava mai indietro. E soprattutto li proteggeva con le unghie e con i denti per evitare che venissero feriti.
I suoi pugni distruggevano qualsiasi cosa e le sue arti mediche erano divine, con il tempo molto probabilmente avrebbero superato quelle di Tsunade.
Lei era Sakura e come diceva Naruto era insostituibile.
«Preferirei non parlarne e se non vuoi essere odiata veramente non chiedere neanche a Naruto.»
«Stavano insieme?»
Sasuke corrucciò la fronte.
Sakura e Naruto? Insieme?
Quella visione lo infastidì più del dovuto.
Sakura aveva sempre amato lui, non aveva mai amato Naruto per lo meno non in quel modo.
«No.» disse con voce gutturale.
«Allora lui la amava.»
«No ti sbagli. Naruto ha già una compagna.»
«perché se ne è …»
«Basta.» sussurrò Sasuke e improvvisamente Shiba venne travolta da un insieme di immagini che le fece tremare le gambe facendola cadere al suolo.
«Scusami.»
Si piegò su di lei aiutandola ad alzarsi.
«Preferirei che tu non toccassi più l’argomento.»
La sua aura minacciosa le fece capire che quell’argomento per loro era tabù e annuì chiedendo scusa per aver chiesto troppo.
Dopo aver messo in chiaro che se Shiba voleva sopravvivere dentro quella casa non avrebbe dovuto più parlare del terzo membro Sasuke le fece vedere la sua camera per poi tornarsene in cucina.
Capiva le motivazioni che avevano spinto l’Hogake ad aggiungerla alla loro squadra ma non poteva Nne credere ne pensare che loro l’avrebbero accettata. Se la sarebbero portata dietro solo per poter utilizzare le sue abilità mediche e per avere una mano a terminare le missioni ma nulla di più. Lei non l’avrebbe sostituita.

«Più forte. Devi colpire più forte.» urlò Akihito a Sakura.
Quella poco più avanti di lui si mosse velocissima e in un secondo gli fu davanti lo afferrò per la nuca per poi baciarlo intensamente.
«Saki … ci stiamo allenando.» disse lui mentre la sua mano scivolava verso il basso.
Stava per chiudere gli occhi proprio quando lei si tirò su girandogli intorno per poi afferrargli il collo.
Velocissima girò su se stessa e gli colpì le gambe con un bastone facendolo cadere.

«Non lo sai che durante un combattimento le emozioni  devono essere bandite?» domandò lei chinandosi su di lui per poi posargli un bacio sul naso.
Lui sorrise.
«Mi hai colpito. Brava, mossa astuta. Adesso però ricominciamo, prova a fare la tecnica che ti ho insegnato.»
Lei mise le dita unite di fronte al petto iniziando a fare gesti.
Lui stava per fermarla leggermente deluso  quando un’ombra si mosse vicino a lei e capì che questa volta sarebbe riuscito nel suo intento.
Gli diede un buffetto sulla testa ed il sorriso deviato di lei lo ammaliò tanto da riportarla immediatamente in camera da letto per un altro tipo di allenamento.
La tirò su mentre ridacchiava e iniziò ad avviarsi verso la loro camera.
«Saki.»
«Si.» disse lei alzando lo sguardo verso di lui.
«Ti manca la tua casa?» domandò lui.
«Perché mai dovrebbe mancarmi? Io sono a casa mia.»
Lui sorrise.
«Ti mancano i tuoi amici?»
La tristezza invase gli occhi di lei per un attimo per poi lasciare spazio alla follia.
«No.»
Forse non era ancora del tutto sua come credeva.
Quel ragazzo continuava a fare breccia nei suoi sogni e la cosa lo infastidiva abbastanza. Non voleva che un misero uomo mortale continuasse a farle provare dei sentimenti. Lei era legata a lui ormai e non sarebbe potuta andare da nessuna parte senza che lui lo sapesse. Era abbastanza convinto che lei non se ne sarebbe andata di sua spontanea volontà, di giorno lo amava, un amore diverso e particolare ma pur sempre amore. Solo la notte si smarriva in alcuni ricordi che diventavano via via più sfuocati con il passare delle lune. Ormai era sua e non l’avrebbe lasciata a nessuno.

La mattina seguente Sasuke, Naruto e Shiba andarono insieme dall’Hogake per sapere la nuova missione assegnatosi.
Non appena misero piede dentro la stanza capirono che qualcosa non andava. C’era una strana elettricità nella stanza, si percepiva sulla pelle. Quella sensazione li misero in allerta.
«Cosa succede?» chiese Naruto a Tsunade. Per un misero secondo sperò davvero che lei gli dicesse di aver ritrovato Sakura e che stava bene tranne che per qualche taglietto ma ormai sapeva pure lui che se l’avessero voluta trovare lui e Sasuke si sarebbero dovuti mettere di impegno per cercarla. Non era più un problema di Konoha la scomparsa di Sakura Haruno, non era un problema del villaggio la scomparsa di un’assassina perché lei ormai era diventata un’assassina per gli abitanti del villaggio. Una persona da perdere e di certo non da trovare. Si comportavano tutti come se non fosse mai esistita, come se non avesse mai aiutato i cittadini o come se non avesse preso parte alle guerre, alle battaglie e alle missioni per proteggere quel villaggio e le persone che amava, rischiando anche la sua vita.
«Hanno ritrovato un cadavere dell’Aogiri al villaggio dell’acqua.»
«Un membro dell’Aogiri?» ripeté Naruto.
«Esattamente. È stato sconfitto e dissezionato brutalmente.»
«Il ragazzo che uccide i ninja. Allora non è un membro dell’Aogiri.» disse Shiba cercando di mettersi in mostra davanti ai compagni e cercando di acquisire una  posizione intelligente all’interno del gruppo.
«Voglio che andiate a controllare la situazione e a osservare il cadavere.  Shiba a te affido il compito di controllare il corpo. Devi riportarmi ogni singolo elemento senza trascurare nulla. Naruto e Sasuke voi invece cercate ogni singola traccia. Controllate il luogo dello scontro e cercate qualsiasi cosa possa essere utile per trovare questo assassino. È impossibile che non lasci punti a proprio sfavore, tutti i Killer prima o poi compiono un errore.»
I tre annuirono e partirono immediatamente  per la missione  loro assegnatogli.
«Questa storia mi piace sempre di meno.» sussurrò Sasuke.
«Prima vengono uccisi dei ninja adesso un membro dell’Aogiri. Sta succedendo qualcosa qual cosa si strano.»
Naruto guardò attentamente Shiba.
«Ma va, sta succedendo qualcosa di strano. C’è semplicemente un pazzo che uccide Ninja innocenti Ninja ricercati, cosa sarà mai?»
«Scusa, volevo solo rendermi utile.» Shiba si sentì offesa nell’animo, non stava facendo nulla di male.
«Se vuoi davvero aiutare levati di mezzo, oppure rimani ma stai con la bocca chiusa e ti limiti a fare quello che ti diciamo, ossia a curarci quando ci serve e se ci serve.»
La voce di Naruto era gelida. Sasuke non lo aveva mai visto così avvelenato c’era qualcosa nella presenza della ragazza che lo urtava particolarmente e lui sapeva perfettamente cosa fosse. Stava mettendo dei paletti oltre i quali Shiba non poteva dirigersi, dietro quei paletti c’era la figura di lei che nulla avrebbe rovinato. Era molto più che un’amica per testa quadra era una sorella, era un membro della famiglia.
Arrivarono davanti all’uscita dal villaggio e si misero in marcia.  I due ragazzi correvano davanti a Shiba parlando tra di loro cercando di ignorarla.
Avrebbe voluto inserirsi nella conversazione ma loro due sembravano così intimi e non si sentiva di entrare.
In più la minaccia della sera prima di Sasuke anche se l’aveva terrorizzata le aveva anche fatto provare qualcosa che non riusciva a descrivere.
Era stata come una scarica di adrenalina potentissima e dopo un attorcigliamento alle viscere quando lui le aveva chiesto scusa aiutandola a tirarsi su.
Tsunade l’aveva avvisata del fatto che quei due erano i ninja più forti del villaggio della foglia e lo stesso membro di cui nessuno voleva parlarle era altrettanto forte.
Più andavano avanti più lei diventava curiosa.
Voleva sapere chi era.
Voleva sapere se poteva competere con lei.
Voleva sapere com’era fatta.
Voleva sapere per quale motivo i loro pensieri erano sempre rivolti verso di lei e soprattutto voleva sapere se poteva sostituirla. Lei ne era certa. Prima o poi le persone si dimenticano di te,  le persone non sono essenziali se non ci sono più.
Aveva capito che era una donna,  Tsunade glielo aveva fatto capire quando le aveva confidato che il terzo membro era una sua vecchia allieva.
In più il comportamento di quei due era strano, non aveva mai visto una devozione così grande verso un’altra persona.
Era come se insieme si sentissero una famiglia e Lei non riusciva a comprenderne il senso.
Le ore passarono abbastanza velocemente e il sole tramontò tingendo il cielo di un colore rossastro.
«Shiba.» la chiamò Sasuke.  «Ci accamperemo qui per stanotte. Prepara le cose per dormire.»
Si misero seduti in cerchio, accesero un fuoco per riscaldarsi e decisero chi dei tre doveva iniziare la guardia. Toccò a Shiba, per secondo Naruto e per ultimo Sasuke che si sentì sollevato, gli piaceva guardare l’alba. Dopo aver mangiato preparò il suo letto e si mise a dormire incurante dello sguardo idolatrato di Shiba.

  “Sasuke.” Si sentì chiamare nella notte.  “Sasuke, vieni con me.”  Lui conosceva bene quella voce. La conosceva fin troppo bene. “Sakura?”
“Si, sono io.”
“Dove sei?” domandò guardandosi intorno nella speranza di intravederla magari nascosta dietro un tronco umido o in piedi dietro qualche cespuglio colorato con delle bacche rosse come le sue labbra. Le continuava a sognare costantemente quelle labbra rosate che gli davano il buongiorno e che lo deliziavano con baci di buongiorno, ben tornato o di buonanotte. Quanto gli mancavano quei baci e quando gli mancava la sua voce che ora risuonava come una melodia antica e nostalgica.
“Proprio qui.”
“Dove?” chiese quasi esasperato.
I suoi esasperati si attorcigliavano nella speranza di scorgerla nella nebbia fitta del mattino.
“Dietro di te.”
Si voltò di scatto osservando con devozione la figura di fronte a lui. Era incantevole .I  suoi capelli lunghi le ricadevano delicati sulle spalle come quelli di un angelo e i suoi occhi angelici erano posati su di lui, con incertezza quasi a volersi scusare di essere scomparsa nel nulla, senza chiedere aiuto. Senza dire nulla. Quasi a voler chiedere scusa consapevole del vuoto incolmabile che gli aveva lasciato nel petto.
“Sakura…” il suo nome gli uscì così debole che temette quasi che lei non lo avesse udito, invece sorprendendolo rispose con un leggerissimo : “Si?”
Una lacrima gli scivolò dall’occhio destro. Scese da sola, così, dal nulla. Senza che nessuno gli avesse dato il permesso di solcare la sua guancia, di attraversarla arrivandogli fino alla bocca. Dolce, pensò e sorrise. Se la sarebbe aspettata amara. Da quanto tempo non piangeva? Da quando era morto Itachi molto probabilmente, se qualcuno gli avesse detto  che prima o poi avrebbe ripianto e per Sakura si sarebbe messo a ridere come se fosse stata la barzelletta più divertente de mondo.
“shhh… non piangere amore mio.” Gli sussurrò lei in un orecchio baciandogli la guancia bagnata con una delicatezza divina.
“Sakura …”
“shhh…”  continuava a tenerlo stretto a se come per paura che lui la lasciasse sola, sola in quella foresta.
“Sakura … dove sei? Perché te ne sei andata?”
Le lacrime continuarono ad uscire dallo stesso occhio,  posò  la testa sulla sua spalla per poi stringerla forte a sé.
“Sono qui. Sono qui davanti a te.”
Sollevò il suo sguardo triste verso di lei. Si asciugò quelle lacrime cercando di bloccarle. Non voleva mostrarsi debole di fronte a lei. La osservò attentamente. Era più bella di quando l’aveva vista l’ultima volta era cresciuta come e fosse più matura.
Una morsa gli strinse il cuore e gli occhi gli si appannarono.
“ti verrò a prendere. Aspettami.”
Lei annuì e con un sorriso fece per andarsene ma lui le afferrò una mano.
“Ti prego, non andare.”
“Mi dispiace …”
“Sakura… no, sakura, ti prego. Rimani qui ancora un po'.”
Lei si allontanò di più ma lui le strinse più forte la mano.
“Ti prego… non lasciarmi solo.”
Lei gli diede un bacio delicato e sparì lentamente, frantumandosi in tanti piccoli pezzi dorati.
“Sakura … io …”

 
Sasuke si svegliò di soprassalto nella notte con il volto bagnato dalle lacrime versate per lei vergognandosi.
Posò la testa sulle gambe disperandosi. Non ce la faceva più. Si sdraiò di nuovo respirando forte, Poi richiuse gli occhi.
Doveva piantarla. In quel momento doveva pensare solo alla missione.
Quando avrebbe finito quella storia e avesse ucciso quel Killer  se ne sarebbe andato per cercarla sempre se non l’avessero trovata prima ovviamente.
Si guardò intorno e intravide Naruto che lo fissava con una silenziosa consapevolezza, lui sapeva. Non chiese nulla si limitò a dirgli che ormai era il suo turno e che lui si metteva a dormire.
Poco dopo essersi girato dal lato opposto a Naruto e dopo essersi coperto disse semplicemente un “ti capisco” anche se il moro non era così certo che potesse capire, per lo meno che potesse capire quanto fosse pesante per Sasuke, il rospaccio almeno aveva Hinata.

 il sole stava tramontando quando i tre giunsero al villaggio dell’acqua. Prima ancora di andare in albergo si diressero nell’ufficio dell’Hokage porgendogli i loro saluti, ringraziandolo per permettergli di controllare i corpi delle vittime e promettendogli che si sarebbero occupati loro di tutto.
Dopo il lungo viaggio posarono le cose nella stanza  per poi andare a controllare la città per tutta la notte.
Quando, la mattina dopo giunse il momento di controllare i cadaveri Shiba entrò nell’obitorio in cui era stato portato il cadavere del ninja traditore appartenente all’Aogiri mentre Naruto e Sasuke andavano a controllare la scena del crimine.
Non appena arrivarono notarono che la potenza dello scontro doveva esser stata devastante, forse peggiore di tutte quelle che avevano visto fino a quel momento.
Gli alberi erano distrutti e c’era un enorme buco che si estendeva per parecchie centinaia di metri.
Era come se la sagoma del ninja morto fosse rimasta nel terreno.
Il sangue ancora imbrattava l’acqua e intorno alla fossa centrale, sugli alberi e al suolo c’erano numerose ferite.  Squarci fatti sul terreno.  Lacerazioni profondissime.
«Ma chi diamine è questo?» sbottò il biondo. «Mi sta facendo abbastanza incazzare.»
«Non lo so. L’unica cosa che so è che sarà un combattimento  divertente il nostro contro il suo.»
Naruto si sentì subito euforico. Amava combattere.
«Si, non vedo l’ora di distruggere quell’Armetta che usa per sconfiggere i nemici. Io e le mie tecniche lo distruggeremo e tu insieme al tuo sharingan lo immobilizzerai facendolo cadere in una realtà virtuale per torturarlo all’infinito.»
Mentre  Naruto blaterava cose riguardo quello che gli avrebbe fatto quando finalmente lo avrebbe triìovato Sasuke pensava. Era certo che questo individuo conoscesse bene tutte  le tecniche Ninja, specialmente quelle per nascondere ed eliminare tracce indispensabili per la risoluzione dell’enigma, o anche solo le tracce per comprendere come fosse avvenuto lo scontro. Era una scena del crimine troppo caotica per riuscire di trovare qualcosa di utile per non parlare poi delle condizioni in cui era stato ritrovato il cadavere. Se il terreno era un casino il corpo era anche peggio.
Solo di una cosa erano certi: che avrebbe ucciso ancora e che non si faceva distinzioni tra ninja e membri dell’Aogiri.
Erano giunti alla conclusione che non aveva un compito o un obiettivo da seguire.
Semplicemente uccideva per il gusto di farlo, perché gli provocava piacere, lo eccitava.
Era un assassino solitario e pian piano con l’astuzia sarebbero riusciti a prenderlo, come aveva detto anche Tsunade, tutti prima o poi commettono errori e loro non dovevano far altro che aspettare che il loro uomo facesse quello che lo avrebbe portato dietro le sbarre.
Si stava facendo davvero troppi nemici contro, tutti gli uomini dei vari villaggi e se ora attaccava anche quelli dell’Aogiri poteva anche dire addio alla sua vita. Un uomo da solo non sarebbe stato in grado di sconfiggerli. Dovevano solo trovarlo prima dell’Aogiri per interrogarlo e cercare di capire se avesse seguaci.
Avevano fatto dunque un viaggio a vuoto lui e Naruto per lo meno, un altro viaggio a vuoto per l’esattezza.
Shiba non fu di alcun aiuto infatti non  fece altro che confermare quello che avevano detto gli altri medici legali.  I due amici continuavano a chiedersi perché tra tutte le possibili scelte Tsunade avesse deciso che proprio lei doveva entrare nel Team 7. Non sembrava avere alcune capacità ne fisiche ne intellettuali.
Confermò che non erano state utilizzate delle tecniche particolari di quelle conosciute e che erano state documentate nel corso degli anni.   Affermò che il corpo era stato maciullato e il ritrovamento di alcuni arti o dita erano state rivenute più lontano e sparse in giro rispetto al punto in cui era stato lasciato i cadavere. E come tutti gli altri disse che era quasi sicuramente un maschio sui 20 anni molto violento, incapace a gestire la rabbia e gli scatti d’ira, che il bisogno di uccidere diveniva sempre più impellente e che non si sarebbe fermato. In pratica si limitò a ripetere informazioni che tutti conoscevano a memoria anche se lei sembrava tutta fiera del lavoro svolto.
Quando ritornarono da Tsunade, sempre cercando di ignorare la ragazza che invece faceva di tutto per farsi notare dai due, colpì la scrivania con tutta la sua forza facendola volare  fuori dalla finestra cercando di sfogare la rabbia. Era così frustrante non riuscire a trovare quell’uomo, non riuscire a capire cosa fosse quella sostanza nera e non riuscire a trovare Sakura. L’unica cosa che erano in grado di fare a quanto pare era non riuscire a fare le cose urgenti e quello la faceva incazzare da morire. Avevano i migliori esperti nel campo medico i migliori Ninja combattenti e non riuscivano ad arrivare a capo di quell’enigma che li tartassava da mesi.
«Maledizione. Abbiamo uno stramaledetto ninja killer in grado di occultare al meglio le tracce, Sakura non si trova, nessuno sembra aver mai visto o sentito parlare di quella sostanza e in più non riesco a trovare quel deficiente di Jiraya.»
Continuava a camminare avanti e indietro per la stanza con i pugni appoggiati sui fianchi sbraitando prima su il killer poi sull’ultima volta che aveva beccato Jiraya a spiare dalle terme maschili quelle femminili e del pugno carico di Chakra che gli aveva tirato facendogli tornare un po' di sale in zucca.
«Dovete mettervi nei suoi panni, cercare di capire le sue mosse, solo così riuscirete a fermarlo prima del prossimo omicidio perché ne farà un altro.»
Tutti si voltarono verso colui che aveva parlato.
«Shikamaru.» esultò Naruto correndo a salutarlo.
«Neiji, sai …» continuò Sasuke facendo un cenno di saluto con la testa che venne ricambiato dai due.
«Come mai siete qui anche voi? Tra tutte queste missione è un sacco che non ci vediamo.»
«Immagino che Tsunade ci abbia fatti chiamare per il vostro stesso motivo.»
«Esattamente. Voglio che formiate un'unica grande squadra. Questo caso è delicato ed ha bisogno di diverse menti affinché  venga risolto. Ho aggiunto anche Hinata e Ino che in questo momento sono fuori dal villaggio ma rientreranno stasera quindi da domani potrete rimettervi a lavoro.»
«Sicuramente si presenterà un altro cadavere.»
«E allora voi sarete pronti, non deve più uccidere. Adesso sparite io devo cercare quel cretino.»
Detto ciò tutti andarono a casa dei due Ninja del Team 7 in cui in quel momento viveva anche Shiba per confrontarsi su quello che avevano scoperto, per chiacchierare e per fare festa prima di partire per la missione.

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Tsunade aveva sprecato due giornate a cercare quel deficiente di Jiraya. Era uscito ed entrato dalla città diverse volte e non era mai riuscito a beccarlo. Era sempre stato bravo a non farsi notare quando non voleva farsi trovare da Tsunade.  Si conoscevano da quando erano bambini e ogni volta che si trovavano a giocare a nascondino e toccava a Tsunade contare passava molto tempo prima che lei lo trovasse.  Orochimaru invece era sempre stato bravo a trovarli. Quando era piccola era stranamente convinta che sarebbero rimasti insieme per il resto delle loro vite. Invece avevano passato più tempo a scontrarsi che a parlare. Era davvero incredibile come tre persone che hanno passato l’infanzia insieme alla fine arrivino a combattersi. Ma in quegli ultimi anni erano successe diverse cose, Sasuke lo aveva sconfitto ma al posto di ucciderlo era stato clemente, lo aveva lasciato in vita con la promessa di non farsi più rivedere e di sparire completamente. Dopo che Sakura era scomparsa il moro aveva pensato per un secondo che potesse esser stato Orochimaru a rapirla ma Sasuke non era uno stupido, sapeva perfettamente che Orochimaru non avrebbe più fatto un torto a lui e ai suoi amici anche se questo non rientrava nella sua personalità. Tsunade era convinta che una piccola parte di Sasuke sapeva che Sakura se ne era andata. L’Hokage continuava a sentirsi in colpa per ciò che era accaduto, aveva tutti i sintomi, stava diventando folle sotto i loro occhi e non se ne erano accorti. Avevano davvero prestato così poca attenzione a lei? Tsunade era certa che fosse stata lei ad uccidere il padre e a torturare la madre, distruggendola nell’animo. Ma nonostante avesse capito questo c’erano ancora numerose domande a cui non riuscivano a dare una risposta. Cose oscure, come quella sostanza nera.  Non era nulla di umano e forse c’era solo un modo per scoprire cosa fosse o meglio solo una persona. Tsunade sperava davvero di poterla ritrovare sana e salva, sperava davvero che non gli fosse capitato nulla di male. L’avrebbe curata lei questa volta. Nessuno riusciva a vedere il potere nascosto dietro il fisico magro della ragazza, tutti i ragazzi degli altri team credevano che fosse il punto debole della squadra e Sakura non se ne era mai curata, forse in quel momento così delicato per lei sentire certe affermazioni l’avevano depressa ancora di più. Loro non erano mai riusciti a capire il potere di Sakura, aveva una capacità di apprendere imbarazzante, era un ninja medico come non ne sarebbero mai nati, aveva superato di gran lunga Tsunade. Era un elemento fondamentale all’interno del Team 7, e soprattutto si faceva ascoltare da quei due ragazzi, se all’inizio non si erano scannati era stato proprio grazie a lei e questo a Tsunade le aveva fatto ricordare  i tempi in cui lei stava in squadra con Orochimaru e Jiraya, erano stati gli anni più belli della sua vita.
Continuando a pensare agli anni trascorsi e al fatto che ormai fosse invecchiata terribilmente si diresse alle terme. Era l’ultimo posto in cui avrebbe guardato quel giorno prima di tornare nel suo studio a fare esperimenti con alcuni alchimisti su quella sostanza nera molliccia. Si spogliò con tutti quei pensieri che le ronzavano nella testa. Posò i vestiti dentro il suo armadietto per poi avvolgersi un asciugamano lungo il corpo.
Con passo elegante si diresse verso le terme ma al posto di andare in quelle riservate alle donne si diresse con passo sicuro verso quelle degli uomini e quando vide un uomo anziano attaccato al muro di legno che separava i due generi guardare dall’altro lato si diede della stupida per non aver controllato lì dentro fin dal primo giorno. Jiraya stava inginocchiato per terra con l’asciugamano attorcigliato intorno alla vita con la faccia schiacciata contro il legno. Come  al solito stava facendo il porco, com’era possibile che l’uomo pensasse solo ad una cosa. Rise ripensando a quando era stata innamorata di lui, ma era prima che diventasse un Don Giovanni.  Nel silenzio delle terme si sentì ad un certo punto un botto assordante ed un urletto di dolore.  Infatti Quello, preso alla sprovvista dal pugno della donna, colpì la fronte contro il muro che divideva le terme maschili da quelle femminili.  Sconvolto si girò verso la sua amica d’infanzia. «Ma sei impazzita?» Tsunade allargò lo sguardo ancora più irritata.
«Io? Sai perfettamente che ti sto cercando da due giorni e tu cosa fai? Ti nascondi? Sbirci le donne nude.» Si sentiva così dannatamente arrabbiata quando stava con lui, quando lo vedeva ridotto così.  Era l’unico che la faceva sentire così e non le andava per niente bene, non riusciva ad accettarlo. E quel maledetto deficiente non riusciva mica a capirlo. Come aveva fatto a non accorgersene, come faceva a guardarle tutte senza concentrarsi neanche su di una. Perché non si concentrava su di lei? Stavano invecchiando ormai e cosa avrebbero fatto quando avrebbero perso ogni sorta di elettricità? Forse sarebbero stati insieme giusto per passare il tempo, per stare in compagnia, per non annoiarsi e questo pensiero le faceva male. La disturbava e la annoiava.
«Stavo solo controllando il buco che qualche maleducato individuo ha fatto per spiare dall’altro lato.» si giustificò quello, cercando di scappare dallo sguardo di fuoco dell’Hokage che sembrava ormai tutt’altro che pacifica.
«Si può sapere dove diamine ti sei nascosto?» sbottò arrabbiata. «Sono due giorni che ti cerco. Sei stato per tutto il tempo qui dentro a spiare le donne nude maledetto porco?»
«Porco? Io?»
«SI! Dove diamine sei stato?»
Jiraya aprì la bocca per rispondere ma Tsunade non gliene diede il tempo.
«Lascia perdere non credo neanche di volerlo sapere. Posso immaginarlo.»
«Cosa volevi?» domandò il secondo dei tre ninja leggendari massaggiandosi il punto in cui era stato colpito dall’amica. Sapeva che lo stava cercando da qualche giorno ma per giocare si era nascosto, peccato si fosse dimenticato dei pugni micidiali dell’ex collega. Quando erano bambini ne aveva presi talmente tanti che una parte del suo cranio si era deformata, quasi a volersi proteggere. Mentre era intento a massaggiarsi la testa cercava di osservare dal buco che lui stesso aveva creato. Finalmente aveva trovato il punto giusto in cui spiare quelle meravigliose creature di Dio senza essere scoperto da questo e arrivava Tsunade a rovinare tutto. Assunse un’espressione un po' imbronciata che l’amica notò subito. Sorrise tristemente cercando di non farsi vedere dall’amico. Continuava a non capire oppure a far finta di non capire. Cercando di ignorare quel sentimento fastidioso  che nutriva da secoli nei confronti di Jiraya gli disse chiaramente che aveva dei grossi problemi. Gli delineò tutta la situazione, raccontandogli della scomparsa di Sakura e cosa più importante di questo Killer che commetteva omicidi senza alcuna regola e senza alcun contegno. Del fatto che questo Killer si divertisse a martoriare i cadaveri e a giocare quasi il gatto con il topo con questi poveri ninja che dopo che si erano scontrati con lui perdevano la cosa più importante di tutte: la vita. Nessuno gli aveva mai recato danno, non avevano mai trovato del Dna sulle varie scene del crimine ma solo distruzione.
«Beh avete molti problemi ma questo Killer è di gran lunga il problema più grave di tutti e deve essere risolto immediatamente. Un individuo del genere potrebbe arrecare danni molto più grandi che farvi trovare qualche cadavere maciullato. Se è come me lo hai descritto, e magari è anche peggio, potrebbe distruggere i paesi più piccoli senza nessuna difficoltà.» Tsunade si fece scivolare dentro la vasca accanto all’amico prendendo un bicchiere di sake, nella speranza che almeno l’alcol potesse dargli sollievo. «Sai qualcosa su Sakura?» domandò senza alcuna illusione di ricevere una risposta affermativa. «No… la situazione in cui è scomparsa è strana, ma ora non è la preoccupazione principale.»
«Oh vai tranquillo, nel villaggio è come se non fosse mai esistita, ha smesso di essere una questione nel momento stesso in cui se ne è andata. La maggior parte della gente ritiene che è meglio perdere un assassino piuttosto che trovarlo.»
«Assassino? Sakura?» chiese sconquassato.
«Si, anche io credo che sia stata lei ad uccidere il padre e a torturare la madre ma dubito che l’omicidio sia accaduto nel modo che i cittadini dicono sia avvenuto. Per loro è solo una pazza che deve essere fermata e che non deve entrare mai più nel villaggio. Alcuni  ritengono che debba essere esiliata.»
«Ma parliamo della stessa Sakura che conosco io?» Tsunade annuì con occhi tristi.
«Mi sarei dovuta accorgere di quello che stava succedendo, di quello che stava passando. Invece sono stata un’egoista.» confidò con voce strozzata.
«No, no, non ci devi neanche pensare. Tu sei l’Hokage ti devi occupare di un sacco di cose molto più importanti che dell’umore di una bambina. Chi si doveva rendere conto del cambiamento della ragazza dovevano essere i genitori e i suoi amici.» Questa volta Tsunade fece scivolare una lunga e calda lacrima lungo la guancia e Jiraya la strinse tra le braccia.
«E  se fosse morta?»
«Non ci pensare neanche Tsunade, Sakura non è debole e se è davvero stata rapita come affermano Naruto e Sasuke sono sicuro che sta bene. Adesso dobbiamo concentrarci su quel killer.»
L’Hokage annuì. «Hai ragione. Adesso l’assassino ha la precedenza su tutto.» disse passandosi un dito lungo la guancia per eliminare completamente quella traccia di debolezza che gli aveva mostrato.
«Ci fosse una cosa che vada bene in questo periodo.» sussurrò in modo quasi impercettibile e nel sentire quelle parole Jiraya sorrise in un modo che la donna conosceva bene.
«Beh una cosa positiva effettivamente ci sarebbe.» Jiraya posò il suo sguardo su di lei notando l’elettricità e l’euforia presente negli occhi della donna bisognosa di quella notizia che lui le stava per dare. «Conosco il nome del tuo uomo.» Lo sguardo di Tsunade si allargò stupefatto. «Te lo dirò solo se mi lascerai vedere  …» iniziò ma la sua proposta venne bloccata bruscamente da un pugno che lo colpì in pieno nello stomaco. «Come conosci il nome?»  domandò Tsunade rimettendosi comoda dentro la vasca squadrando attentamente le poche persone all’interno di essa, per vedere se qualcuna potesse aver sentito la loro conversazione, come diceva sua nonna: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
«Si dia il caso che il cadavere dell’Aogiri che avete trovato non sia stata la sua unica vittima. Infatti alcuni miei conoscenti mi hanno parlato di un altro cadavere dell’organizzazione che è stato trovato ieri in condizioni pessime ma vivo.»
«Credi lo abbia lasciato vivo di proposito?»
Jiraya le disse di no. «Credo si sia trattato di un malinteso. Gli aveva già staccato qualche arto. Il nostro amico, di cui non ti dirò il nome è inutile che fai quella faccia, prima di espirare ha detto “Era Nowaki.”»
«Ha commesso l’errore che stavamo aspettando.»
Jiraya sorrise nel vedere l’euforia che finalmente animò la sua vecchia amica.
«Oh e c’è un’altra cosa. Sono state avvistate strane apparizioni all’interno della foresta che circonda il villaggio dell’acqua. Alcuni pescatori hanno detto di aver visto una figura nera con il cappuccio sulle rive o che si inoltrava dentro il bosco. Tutti quanti lo hanno detto che portava un mantello nero e aveva degli occhi bianchi.»
«Bianchi, completamente?»
«Esattamente.»
Tsunade si versò altro Sake.«Questo è un problema.» bevve un lungo sorso poi riprese a parlare. «Credi sia un demone?»
«Non lo so, non si vedono demoni che hanno forma umana da secoli.» le rivelò.
«Ma se fosse davvero un demone del genere?»
«Beh in quel caso saremmo in grandissimi guai.»
«Come facciamo a trovarlo?»
Jiraya sembrò pensare mentre faceva girare piano piano il Sake dentro il contenitore, come se quel liquido chiaro potesse dargli qualche risposta. Dopo qualche minuto di trance mandò giù tutto d’un fiato l’alcol per poi girarsi verso l’amica. «Se non vuole farsi trovare temo sia impossibile. Mi sto concentrando su bambini scomparsi anni fa e sui loro alberi genealogici, qualcuno di loro deve avere parenti demoni. Spero solo di trovare quello che sto cercando, così forse avremmo qualche possibilità di scoprire dove si nasconde e sconfiggerlo o per lo meno di non farci trovare impreparati quando attaccherà noi.»
«Che attaccherà è sicuro. Dirò ai vari maestri di intensificare il lavoro dei Ninja appena diplomati e dirò a tutte le squadre di tenersi in allenamento. Potrebbe scatenare una guerra?»
«Un demone di quella portata da solo potrebbe distruggere Konoha a occhi chiusi su un piede solo sbadigliando.» gli occhi di Tsunade assunsero la tipica sfumatura di competizione. «Non è detto che sia un demone.» Jiraya le sorrise dolcemente. «Mi auguro davvero che non lo sia.» Rimasero qualche minuto nell’acqua bollente ragionando sulla situazione in cui si trovavano. «Dobbiamo cercare qualcuno che ne sappia qualcosa in più su questo argomento. Potrebbe aiutarci ad eliminare molte possibilità e molti forse. È ora di ricongiungere i tre ninja leggendari.» detto ciò Tsunade se ne andò nel suo spogliatoio lasciando Jiraya solo dentro quella vasca. Sarebbe potuto andare tranquillamente al suo foro ma la possibilità non gli sembrava più allettante. Era come se quella gravità pesasse su di lui in maniera molto più complessa dopo quella chiacchierata. Konoha non riusciva mai a passare più di due anni in totale tranquillità che puntualmente succedeva qualcosa. Ma questa volta se la sarebbe cavata? Un demone umano non era nulla di leggero e facile da affrontare. Sperava davvero con tutto il cuore che fosse solo un pazzo egocentrico con una forte  perversione verso la distruzione. Passò un’altra ora lì, seduto contro la roccia, rilassandosi, godendosi quei momenti perché forse, anzi probabilmente, non ne avrebbe avuti altri nella sua vita. In quel momento si sentì così vecchio ma anche felice, lui la sua vita l’aveva vissuta appieno e l’avrebbe tranquillamente donata per il suo villaggio e per proteggere le persone che amava. Si lo avrebbe fatto sicuramente, pensò mentre si tirava su avvolgendosi meglio l’asciugamano sulla vita affinché non cadesse lasciandolo nudo davanti ad altri uomini, si si sarebbe divertito e sarebbe morto con il sorriso sulle labbra. Lo giurava sugli Dei.

 Mentre Jiraya e Tsunade parlavano dentro la sauna Sasuke si era svegliato in una situazione indecente. Stava nel letto con la camicia completamente aperta, in mutande e cosa più grave accanto a lui c’era Naruto più o meno nelle stesse condizioni ma aveva una mano sul suo petto. Guardò com’era vestito, poi guardò il biondo accanto a lui e poi la stanza distrutta. Non diede neanche il tempo a Naruto di svegliarsi tranquillamente che lo andò a prendere direttamente nel mondo dei sogni per trascinarlo di nuovo nella realtà. «Oh ma cosa diamine fai!» urlò imbestialito quello. «Ma cosa diamine fai tu testa quadra che mi violenti durante la notte. Levati di dosso.» disse Sasuke dandogli un calcio che lo fece volare giù dal letto. «Ah  davvero?» Naruto si mise in piedi sul letto e si lanciò contro il moro. Da lì alla rissa fu un attimo e scesero le scale della loro villa quasi rotolando e prendendosi a pugni. Gli amici li guardarono alcuni divertiti altri leggermente sconvolti e in questa seconda categoria rientrava Shiba, la quale non li aveva mai visti dopo una sbronza colossale e in preda ad un attacco isterico. A Sasuke gocciolava un po' di sangue dal naso mentre Naruto aveva una guancia gonfia e un occhio nero.
«Si può sapere cosa sta succedendo?» domandò divertita Shiba.
«Questo coglione mi ha svegliato.» disse Naruto indicando il moro seduto su u tavolo di fronte a lui.«TU mi hai dormito sopra, emerito deficiente.» Ripresero ad insultarsi davanti agli occhi sconcertati di tutti.
«Ma come fanno ad avere tanta energia quei due?» chiese Shikamaru quasi a se stesso che agli altri.
«Di mattina e dopo una sbronza assurda.» continuò Ino con la faccia praticamente immersa nel caffè.
«Però è stato bello vedere la pole dance di Naruto su un palo immaginario.» confidò Hinata rivivendo la scena nella sua mente. «Ti prego che orrore.» disse questa volta Ten Ten seduta sul divano e appoggiata a Neiji. «Potrei vomitare solo ricordandolo.» risero un po' tutti mentre quei due si erano spostati in salone  intenti a lanciarsi mezza casa dietro. Shiba li raggiunse prendendo la faccia di Naruto tra le mani mentre quello lanciava un vaso al Moro dandogli del serpente e l’altro facendo finta di essere offeso gli mostrava il dito medio. Ragazzi, pensò Shiba mentre con il Chakra fece sparire le ferite dal viso del biondo che ignorando gli insulti che l’amico gli tirava dietro si andò ad accoccolare accanto a Hinata che subito gli diede il bacio del buongiorno. Dopo aver controllato che Naruto si fosse calmato andò da Sasuke senza dire una parola. Si avvicinò a lui non potendo fare a meno di osservare quel fisico strabiliante e quella pelle bianca dalla camicia aperta. «Cosa vuoi?» abbaiò il moro. «Niente, voglio solo risistemarti il naso.»
«Non ci pensare neanche.» le disse quando la vide avvicinare le sue mani al suo viso.
«Non c’è niente di male se ti aggiusto il naso.» disse lei contrariata  dal tono del compagno di squadra. Facendo una smorfia gli permise di sistemargli il naso.  Dopo averglielo rimesso al posto Shiba rimase per un po' con le mani sulle guance di lui finché i suoi occhi non incontrarono quelli del ragazzo. Quando ciò accadde Shiba sentì una scarica elettrica attraversarle il corpo. Lui si staccò immediatamente tornando in cucina per prendere del caffè e delle uova. Aveva vomitato durante la notte il cibo ingerito tre giorni ma in quel momento si sentiva affamato come non mai. Il naso aveva impiegato diversi minuti per guarire e adesso non c’era neanche più bisogno del fazzoletto per bloccare la fuoriuscita del sangue. Così mentre si avvicinava ai fornelli per prepararsi da mangiare buttò quel fazzoletto sporco dentro il secchio. Nel giro di mezz’ora tutti i cadaveri si svegliarono per sedersi a tavola a mangiare. Quando chiesero a Sasuke di preparargli la colazione lui li mandò al diavolo e toccò a Hinata andare a fare le uova per tutti.
«Almeno non abbiamo distrutto eccessivamente casa.» disse Naruto addentando un pezzo di pane.
«ma se è ridotta una schifezza.» ribatté Shiba ridendo.
«Perché tu non l’hai vista l’ultima volta.» disse Shikamaru mentre si versava altro caffè. «Faceva davvero schifo. Ci abbiamo messo una giornata intera per ripulirla.»
«Per non parlare di quella volta che sono venuti anche i ragazzi dal villaggio della sabbia.»
«Gaara era morto sul pavimento del bagno.» ricordò Naruto sghignazzando. «E gli abbiamo fatto i baffi con l’inchiostro indelebile.»
«la mattina  dovevi vedere come si sono malmenati Naruto e Sasuke.» disse questa volta Neiji. «Per cosa avevano litigato quella volta?» chiese Shiba ancora più divertita. «Non  ricordo sinceramente.»
«Ma per loro due è la normalità, hanno passato talmente tanto tempo a battersi nel corso della loro breve esistenza che fare a botte dopo un festino non è niente di che.» continuò Shikamaru.
Se la ridacchiarono tutti mentre quei due bisticciavano ancora per chi aveva mangiato più o meno uova. Fino a quando una domanda non ruppe tutto quel casino. «Ragazzi?» li richiamò Ten Ten. «Ma Dov’è Rock Lee?» tutti si guardarono nelle palle degli occhi e subito si misero a cercarlo. Lo trovarono poco più tardi nel giardino della villa intento a dormire appoggiato ad un albero. Ridacchiarono ancora, gli scattarono una foto, e se ne tornarono dentro lasciandolo lì a morire di freddo.
Nella confusione più generale in cui Naruto voleva fare disegni strani sulla faccia dell’amico che dormiva distrutto e altri che cercavano di fermarlo, Hinata ne approfittò per avvicinarsi a Shiba.
«Allora?» domandò curiosa. «Come ti trovi con i ragazzi?» Shiba l’ammirò mentre si avvicinava a lei. La considerava veramente una bellissima donna, in più quegli occhi le aggiungevano quel tocco di divinità che la rendevano una dea. «Io benissimo.  Anche se non credo che loro due mi apprezzino molto.»
«Devi solo dargli tempo. La scomparsa di Sakura li ha scioccati. Può sembrarti che ti odino ma ti assicuro che non è affatto così, piano piano se ne renderanno conto anche loro.»
Shiba annuì confidando alla ragazza che lo sperava con tutta se stessa.
«Com’era lei? Ho provato a chiederglielo ma mi hanno ignorata, non ne vogliono proprio parlare eh.»
«Sakura era semplicemente Sakura. Naruto non ha mai avuto una famiglia e lei e Sasuke rappresentavano tutto quello che non aveva mai avuto, mentre il suo rapporto con Sasuke era molto particolare. Lei lo amava molto ma lui sembrava non ricambiarla mai.»
«Si Sasuke ha la sua aura possente e misteriosa da cui molte donne possono essere attratte.» considerò Shiba. «E tu ti senti attratta da lui?» il volto della ragazza nel sentire quella domanda si tinse di rosso per l’imbarazzo. «Il tuo viso parla da sé.» continuò ridendo Hinata. Non voleva certo andare contro ai sentimenti di Sakura, in nessun modo, lei era sempre stata un’amica anche per lei. Ma riteneva che il cambiamento potesse essere importante. Se Naruto avesse visto che Hinata parlava tranquillamente con il ninja medico lo avrebbe fatto anche lui, ed era convinta che anche Sasuke molto lentamente l’avrebbe accettata. Era una ragazza molto pura. Amava la medicina e non era niente male nei combattimenti. «Come mai sei venuta qui?» chiese allora Hinata decisa a conoscerla meglio. «I miei non volevano che diventassi un ninja e beh Tsunade mi ha offerto di studiare e diventare un ninja medico ed è anche riuscita a convincere i miei. Ci ha impiegato un bel po' di anni ma alla fine ce l’ha fatta. E adesso che le serviva aiuto mi ha chiamata permettendomi di andarmene dal mio paese di origine.»
Naruto comparve dalla porta finestra con un pennarello in mano indicando e facendo gesti verso un Rock Lee ancora addormentato profondamente  pieno di scritte e disegni stupidi in faccia. Hinata gli sorrise e gli fece un cenno con la mano per dire “ora arrivo.” Lui le ricambiò il sorriso e corse di nuovo dagli amici per decidere  come svegliare il povero ragazzo. «Voi due siete veramente una bella coppia.» confidò Shiba. Lo pensava veramente, sembravano fatti l’uno per l’altra. «Ho passato talmente tempo ad andargli dietro fino a quando lui non si è accorto di me, fino a quando non mi sono dichiarata, che ancora oggi mi sembra un sogno starci insieme.»
«E quanto tempo ci hai impiegato?» Hinata si limitò a dirle la verità, ossia che ci aveva impiegato anni e l’ammirazione per lei crebbe a dismisura in Shiba che la osservò raggiungere Naruto e gli altri ragazzi con occhi pieni di stima.  Si versò altro caffè nella tazza sbirciando quegli amici intenti a riempire un secchio pieno di acqua freddo da lanciare addosso all’unico sventurato che ancora non si era ripreso dalla festa della sera prima. Sorrise delicatamente ripensando agli amici che lei aveva dovuto abbandonare, anzi che  le avevano fatto abbandonare.  Si era talmente immersa in quel ricordo che non si rese conto del ragazzo che si fermò davanti alla porta a scrutarla. Quando finalmente si rese conto di non essere sola gli sorrise. «Ho fatto dell’altro caffè. Selo vuoi è ancora caldo.» il ragazzo continuò a tenere gli occhi puntati su di lei come a volerla interrogare, per metterla a nudo, o per cercare qualche suo sbaglio. “Allora hai lasciato troppo il caffè sul fuoco.” “quanta polvere hai messo dentro la macchinetta?” o ancora “ e l’acqua? Quanta acqua hai versato al suo interno?” sembrò pensarci per un tempo infinito, poi senza dire nulla si avvicinò a lei. Prese la caraffa del caffè e se ne versò un po' per poi posarsi con la schiena al tavolo di marmo in mezzo alla cucina. Fece tutto questo senza mai distogliere lo sguardo.  Stava davvero giungendo alla conclusione che Sasuke avrebbe bevuto il suo caffè lentamente continuando a studiarla quando invece stupendola le parlò. Le parlò lui per primo. «Di cosa parlavi con Hinata?» Una domanda semplice, dettata dalla curiosità. «Nulla, mi ha domandato cosa mi ha portato fino al villaggio della foglia.» rispose lei. Per la prima volta da quando era arrivata Sasuke la stava trattando come una persona normale. Come una persona con la quale non aveva problemi e ne fu felice. «E come mai sei venuta  qui?» domandò questa volta. Era come se davanti quegli occhi lei non potesse mentire, non le lasciavano scampo. «Non potevo più stare dentro casa mia. Non potevo  più stare dentro quel villaggio.»
«Perché?»
«Perché  mi hanno accusata di crimini che non ho mai commesso. È stato…»
Si rese conto di star parlando troppo e richiuse la bocca, non si sarebbe rovinata la sua nuova vita, il suo presente, per un passato dimenticato. Non si sarebbe lasciata piegare dagli altri, mai più.  L’occhiata di Sasuke le stava dicendo di continuare ma lei non lo fece. «Scusami ma preferirei non parlarne.» confidò con voce bassissima.  Lui continuò a guardarla per qualche altro minuto, poi distolse lo sguardo posando la tazza di caffè vuota. «Tutti abbiamo qualcosa di cui non vogliamo parlare.» disse semplicemente, facendole capire che così come lei non aveva intenzione di parlare del passato, o semplicemente non ne era pronta, in egual modo lo erano loro. Le fece capire che per loro era doloroso parlare di certe cose, era doloroso e faceva incrementare la rabbia. Le diede le spalle per andarsene ma sulla porta si fermò. «Il caffè era ottimo.» Il viso di Shiba si tinse di un rosa delicato e sorrise come non faceva da tanto tempo. Finalmente era felice.
Impiegarono quasi due ore a sistemare tutta la casa. E quando finalmente pulirono l’ultimo strato di vomito dal bagno al secondo piano si sedettero sul divano distrutti.  Si rilassarono per qualche minuto poi Shiba andò a preparare qualcosa da mangiare. Si nutrirono alla velocità della luce e uscirono per andarsi ad allenare. Non appena arrivarono ai campi iniziarono a prepararsi. «La cosa importante all’interno di un team è riuscire ad avere un’intesa particolare e unica con i propri compagni di squadra ma ciò avverrà dopo qualche missione e con dell’esperienza. Adesso vediamo il tuo modo di combattere e cerchiamo di capire al meglio come poterti aggiungere e incastrare tra Naruto e Sasuke.» disse il maestro Kakashi, accorso per aiutare sotto richiesta di Tsunade. A dirla tutta lo aveva quasi pregato per poi ordinargli di iniziare a preparare gli altri ninja alla possibile eventualità  di una guerra. Kakashi non ne era rimasto stupito. Sentiva odore di combattimento e di guerra già da diverso tempo e così come se ne era accorto lui anche altri dovevano averlo fiutato.
Shiba annuì e iniziò a sfilarsi l’arma dalla coscia.
Naruto e Sasuke rimasero in piedi accanto a Kakashi attendendo che la ragazza iniziasse a combattere contro alcuni loro amici nascosti nella vegetazione.
Iniziò ad osservare attentamente la foresta iniziando a far girare la frusta. Dopo qualche secondo un rumore la fece girare verso destra e comparve Ten Ten che in un attimo le lanciò contro tutte le armi che possedeva. Shiba le schivò senza grande difficoltà e con un unico movimento leggiadro del polso la frusta schioccò e raggiunse velocissima il collo della ragazza che si schiantò a terra.  Poco dopo Ten Ten comparve Neiji insieme a tutti gli altri e iniziarono a fronteggiarla da diversi fronti. Shiba riuscì a mantenere la calma anche se alla fine venne battuta e stanca morta si accasciò al suolo. Si sentiva piena di vita e così felice.
«Combatti molto bene.» disse Ten Ten aiutandola ad alzarsi. Hinata e Shikamaru furono d’accordo. «Forse potremmo aggiungere qualche spuntone alla tua frusta così potrebbe arrecare molti più danni ma direi che sei abbastanza brava.» Kakashi si congratulò con lei ricevendo in cambio un sorriso luminoso e sincero.
«Grazie mille.» Naruto le diede un buffetto sulla testa senza dire una parola mentre Sasuke aveva riposato il suo sguardo calmo e truce al tempo stesso su di lei.
Pian piano tutti ricominciarono l’allenamento che li tenne occupati per altre due ore. Quando ebbero finito di allenarsi si misero a fare scioglimento cercando di rilassare i muscoli. Stavano per tornare a casa loro quando Naruto ricordò a Sasuke che sarebbe andato a cena dalla famiglia di Hinata. Così salutandoli se ne andò con la ragazza sotto braccio.  Toccò a Shiba fissare Sasuke questa volta.
«Quindi?» domandò. «Cosa?» si vedeva che si sentiva irritato per dover rimanere dentro casa da solo con lei, non lo nascondeva di certo, però almeno adesso le rivolgeva la parola. «Cosa vuoi per cena?» lui la fissò un attimo incuriosito. «Perché sai cucinare?» lei rise. «Certo.»  chiacchierano per un po' poi andarono al mercato a comprare qualche ingrediente.  Quando tornarono a casa Shiba si fece la doccia  al piano terra per poi andare a cucinare mentre Sasuke se ne andò al secondo piano a farsi una doccia bollente.
Mentre stava sotto il flusso d’acqua calda si rese conto che Shiba non era male e solo quel pensiero lo fece irritare. Gli fece  male. Tirò un pugno al muro. Sakura era l’unica a cui continuava a pensare incessantemente da diverso tempo, da quando era scomparsa si era reso conto di provare per lei qualcosa di particolare. Qualcosa che non aveva mai provato e aver appena pensato che Shiba non fosse niente male era come una sorta di tradimento verso di lei. Non poteva accettarlo. Doveva trovarla senza pensare a nient’altro. Doveva salvarla perché se lei non era ancora tornata significava che non poteva salvarsi da sola. Significava che aveva bisogno di aiuto e lui non le avrebbe voltato le spalle così com’era sicuro che non lo avrebbe fatto neanche Naruto.  Ripensò ai suoi occhi verde smeraldo, e al suo sorriso quando gli dava il bentornato a casa. Ripensò alla sua cucina e alle sue mani delicate ma pronte a curarlo quando ne aveva bisogno. Pronte a proteggerlo in qualsiasi momento. Una lacrima gelida gli percorse la guancia e lui diede un altro pugno al muro, ancora più forte. Continuò cosi finché stanco non si sedette dentro la doccia osservandosi le mani tumefatte. Voleva solo rivederla, riprenderla tra le braccia. Averla sia nel corpo che nell’anima. La voleva tutta per sé.  Se la sarebbe ripresa a costo della sua vita.

 Dopo un’ora si decise ad uscire dal bagno. Shiba gli disse che ancora non aveva iniziato a preparare. Stava seduta sul divano intenta a leggere un libro di medicina, con una tazza fumante in mano e con il plaid sulle gambe. Le disse che sarebbe uscito per un po'.  Lei gli disse che aveva lasciato del the nel bricchetto in cucina e che se lo voleva era ancora caldo. Sasuke la ringraziò e uscì di casa. Sotto la doccia aveva deciso che era giunto il momento di ritornare dalla madre di Sakura. Se qualcuno sapeva  effettivamente com’era avvenuta la scomparsa della ragazza quel qualcuno era per forza la madre. In più voleva vedere se comunque la povera donna dopo quel periodo di tempo si fosse ripresa. Arrivò nel giro di dieci minuti nell’ospedale e iniziò a camminare tranquillamente, percorrendo quei corridoi che spesso lo avevano visto sotto le vesti del paziente. Mentre camminava non poteva fare a meno di chiedersi cosa fosse accaduto durante quei 5 giorni in cui lui era stato via. Ci aveva pensato spesso ma mai come in quel momento mentre gironzolava tra quei corridoi tutti bianchi. Lui doveva saperlo. Doveva sapere se era avvenuto tutto per un suo errore o se c’era dell’altro. Doveva sapere definitivamente se lei se ne fosse andata da sola o se qualcuno l’avesse costretta, rapendola.  Voleva entrare dentro la stanza in cui era rinchiusa la madre e voleva sentire la verità. Sostò immobile per diverso tempo  di fronte alla stanza 702. Fissò attentamente come quei numeri neri riflettevano sul bianco cadaverico della porta. Osservò tutte  discrepanze della porta stessa come se la risposta alle sue domande fosse nascosta lì dentro e non nella testa della donna che un tempo era la madre di Sakura Haruno e la moglie del signor Haruno. La missione più difficile alcune volte era parlare con la gente. Inspirò ed entrò dentro la stanza senza stupirsi nel vedere la donna di spalle intenta a osservare fuori dalla finestra con aria nostalgica, come se sapesse anche lei che non sarebbe più potuta ritornare a far parte di quel mondo come una volta. Sembrava così vuota, priva di sentimenti. Quando sentì la sedia accanto al suo letto muoversi si rianimò improvvisamente girandosi di scatto. E lo sguardo che fino a qualche secondo prima era completamente catatonico adesso era semplicemente terrorizzato. «Oddio.» sussurrò. Sasuke la  fissò stralunato. «Oh santo cielo.»  parlava come se fosse giunta ad una conclusione terribile. Continuando a ripetere frasi di stupore posizionò il suo unico occhio su quelli ragazzo. «Sta arrivando.» sussurrò velocemente. «Chi?» chiese pazientemente il moro. Con quelli che ormai avevano perso la testa bisognava essere cauti e fare attenzione perché bastava un attimo che scoppiassero e questo Sasuke lo sapeva benissimo. «Sta arrivando.» ripeté. «Chi sta arrivando?» La donna si voltò verso l’esterno e non appena il sole calò e l’oscurità sopraggiunse la vecchia donna che ormai dimostrava aver  cent’anni ricominciò ad urlare come aveva fatto la prima volta che lui e Naruto erano entrati dentro quella stanza. Urlò frasi senza senso con una potenza inumana. «L’URAGANO STA ARRIVANDO. IL CORVO SARA’  CON LUI.» Il cuore della donna iniziò a battere molto più velocemente e la sua voce iniziò a raggiungere toni mai sentiti. «L’URAGANO STA ARRIVANDO. IL CORVO SARA’ CON LUI…. CI MANGERANNO …  CI VENGONO PER … PER UCCIDERMI.» Ad ogni grido il cuore martellava più forte.
Uccidere, Uccidere, Uccidere, Uccidere.
Era questo che continuava a ripeterle qualcosa nella sua testa. Come un computer rotto.
Sasuke si alzò immediatamente cercando di bloccarla mentre si graffiava il buco in cui una  volta  vi aveva abitato l’occhio azzurro della donna.  I medici sentendo le grida della donna accorsero. Ormai sapevano perfettamente che quella signora, un tempo elegante e regale, ormai era ridotta ad un corpo vivo la cui anima morta se ne era già andata.  «L’URAGANO STA ARRIVANDOO IL CORVO … IL CORVO … IL DEMONE … L’ASSASSINO, L’ASSASSINO CI UCCIDERA’ TUTTI..» Assassino? Sasuke cercò di avvicinarsi mentre i paramedici accerchiavano la donna.  La signora Haruno poteva star parlando del killer su cui lui e la sua squadra stavano indagando da mesi ormai? Poteva trattarsi di una premonizione? Sembrava assurdo anche a lui ma non poteva davvero escludere nulla, non a quel punto. Se l’assassino di cui parlava la donna era il killer allora chi erano il corvo e l’uragano? Voleva dire che il killer non agiva da solo? Significava che erano un gruppo? «SI VENDICHERA’ … DI TUTTI …»
«signora, signora…» Un medico lo allontanò velocemente dicendogli di uscire dalla stanza.  E poco prima che un infermiera infilasse un ago nel collo della donna urlante  quella urlò le ultime parole che Sasuke avrebbe sentito uscirle dalla bocca. «L’URAGANO STA ARRIVANDO INSIEME AL CORVO E…  INSIEME CI DISTRUGGERANNO.»
“Assassino.” “ Demone.”  “Uccidere.” “corvo.” “uragano”
quelle quattro parole continuarono  a rimbombargli nella testa per tutto il tragitto fino a casa sua. Doveva concentrarsi e capire se c’era del vero in quello che la donna aveva detto. Ma è difficile valutare una cosa del genere se la donna in questione ha subito uno shock impressionante ed era completamente impazzita. Valeva la pena parlarne con l’Hokage? Lui credeva di si. Continuò a farsi domande per tutta la sera e dopo aver cenato con quella che ormai volente o nolente faceva parte della squadra decise che ne avrebbe discusso con Tsunade.
La mattina seguente informò Naruto di quanto accaduto il giorno prima e insieme si diressero verso l’ufficio della donna.  Non appena mise piede dentro il palazzo avvertì la presenza di un individuo. Un individuo a cui lui diverso tempo prima aveva quasi staccato la testa. A passo di marcia ancora più irritato entrò dentro l’ufficio dell’Hokage. Non si era sbagliato. Orochimaru era seduto con quella sua aria altezzosa e da guartatemi-tutti-sono-1000-volte-meglio-di-voi. «Cosa ci fa lui qui?» domandò con puro odio nella voce. «L’ho chiamato io. Ci può essere utile  per rintracciare il Killer e per dare un nome a quella stranissima sostanza nera che avete ritrovato a casa di Sakura Haruno.» spiegò Tsunade con un tono che non ammetteva repliche. «Tsunade mi ha detto che siete riusciti a perdervi la vostra amichetta innocente dai capelli rosa.» disse sarcastico Orochimaru.
«Non osare  parlare di lei.» lo minacciò Sasuke con voce piatta. «Come mai ogni uno di voi tre scappa e passate le vostre vite a inseguirvi?»
«Non se ne è andata.» chiarì minaccioso Naruto.
«Pensatela  come volete ma Sakura, da come me l’ha descritta Tsunade e da quello che ho visto io, non è per niente una stupida e per di più è un ninja. Quale ninja dignitoso si farebbe mai rapire?»
«Finiscila Orochimaru.» tuonò Tsunade. «Tu sei qui per aiutare non per dare fastidio o stare tra i piedi.» L’aria si fece tesa. «si Sasuke …Tsunade mi ha fatto chiamare per farmi vedere questa misteriosa sostanza nera che a quanto pare nessuno riesce a comprendere. Sono qui solo per dare una mano.» Sasuke non poteva crederci. Tsunade doveva essere proprio disperata per aver chiamato lui. «Cosa c’è Sasuke?» domandò infine la donna. «La madre di Sakura ha detto qualcosa di strano riguardate un assassino, un corvo ed un uragano. Ha detto che ci ucciderà tutti.» Tsunade lo ringraziò per l’informazione. Sembrava preoccupata. Quello che gli aveva appena detto il ragazzo l’aveva lasciata stupita ma si fidava dell’istinto del ragazzo e troppe cose combaciavano tra di loro. Sasuke e Naruto ritornarono così a casa loro e non appena entrarono la prima cosa che fecero fu prendere un pacco di birre e andarsene in salotto. «Cosa ne pensi?» domandò Sasuke volendo davvero sapere l’opinione dell’amico.
«se davvero solo lui può scoprire cos’è quella cosa nera e molliccia e se davvero è venuto qui solo per dare una mano credo che vada bene. Non farebbe nulla dio preoccupante con te accanto. Sei stato paziente una volta e sa perfettamente che non lo sarai ancora. Usiamolo per ritrovarla.»  Il biondo aprì due birre sdraiandosi sul divano e passandone una al moro seduto per terra.  Lui fu d’accordo con quello che gli aveva appena detto l’amico anche se continuava a sentirsi così irritato da tutta quella situazione . «Non è da te fare questi argomenti sensati e razionali.» scherzò dopo che ebbero finito la prima birra. Il biondo gli dedicò un aggraziatissimo dito medio alzandosi per andare a prendere altra birra.
Quando Shiba rientrò dentro la casa che ormai condivideva con i due ragazzi, trovò Naruto e Sasuke collassati sul pavimento e 12 lattine di birra completamente vuote ovunque.  Si avvicinò a loro di soppiatto e li coprì con una coperta. Poi accarezzò il viso di Sasuke contemplandolo. Era così dannatamente bello. Bello e dannato. Dannato ad amare una donna che l’aveva sempre amato e che ormai se ne era andata. Si sentì triste per lui. Le lacrime caddero per conto loro e con un unico movimento appoggiò le proprie labbra a quelle morbide del ragazzo. Continuava a chiedersi come mai quei due fossero così fedeli ad una persona che l’aveva abbandonati ma si sentì anche orgogliosa di far parte del loro team. Si sentiva felice perché era certa che almeno loro non si sarebbero dimenticati di lei. Diede un altro bacio veloce al ragazzo godendoselo poi afferrò le lattine vuote per buttarle e andò a farsi una doccia. Per un breve istante aveva davvero odiato quel terzo membro, sembrava così lontana ed era come se loro la ignorassero a causa di quella donna. In quei momenti l’aveva davvero odiata, l’aveva odiata così tanto che avrebbe voluto ucciderla. Poi quel sentimento era passato, si era resa conto che si sarebbe dovuta avvicinare pian piano a loro senza fare domande dolorose e scomode.  Non c’era fretta, aveva tutto il tempo possibile.  Era chiaro a tutti che non avrebbe fatto ritorno, a tutti tranne che quei due. Non c’era da che preoccuparsi. Si andò a destare sul letto della sua camera ripensando alle sue labbra posate su quelle del ragazzo che credeva di amare e sorrise davvero felice e convinta che nulla avrebbe potuto distruggere quella felicità. Non poteva immaginare quanto si stesse sbagliando. Lei sarebbe tornata e non avrebbe avuto pietà. Così Shiba si addormentando sognando una vita luminosa con un ottimo finale.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Orochimaru da quando era stato chiamato da Tsunade era  sempre stato occupato dentro quello studio esageratamente grande cercando di dare una risposta alle domande che si stavano ponendo tutti i grandi alchimisti  e tutti i grandi medici del mondo. Se non lo avesse obbligato non si sarebbe mai abbassato ad aiutare il villaggio della foglia ma doveva ammettere che si stava interessando. Era sempre stato ammaliato dal potere oscuro così tanto che ne era caduto nel vertice studiandone ogni libro ogni pergamena. Aveva cercato qualunque tipo di magia per diventare immortale e per diventare indistruttibile e imbattibile. Poi era arrivato un ragazzo con uno sguardo di ghiaccio straboccante di odio che lo aveva devastato riducendolo ad un corpo quasi morto. Aveva cercato vendetta ma era stato inutile, era stato sconfitto nuovamente.  Sasuke era stato clemente ma sapeva che non gli avrebbe dato altre possibilità e neanche se le meritava. Continuava a pensare mentre distrattamente toccava con dei guanti la sostanza misteriosa che stava dando diversi grattacapi a tutti, tutti tranne lui. Infatti,  anche se ancora non ne aveva fatto parola con nessuno, lui aveva capito fin dalla la prima occhiata che cosa fosse. L’aveva già vista in una pergamena antichissima. Sapeva che importanza avesse quella sostanza per vincere una guerra ormai prossima. Come Kakashi anche lui ne sentiva l’odore e ne assaporava quasi il sapore, adorava le guerre. Ne aveva scatenata una anche lui. Avrebbe aspettato il momento giusto per dire ai suoi “colleghi” cosa sapeva. In quello studio si limitava a  farla crescere e cercare di capire come modificare la sua forma. Quella pergamena era ormai andata distrutta e non ricordava tutti i passaggi per modificare la sua forma quindi se voleva possedere quell’arma distruttrice dove impegnarsi e non poteva permettere che finisse nelle mani dell’Hokage, forse gliel’avrebbe consegnata, forse no. Sghignazzò mentre aggiungeva una goccia dentro il barattolo in cui era inserita la materia nera. Sarebbe stato divertente probabilmente.
«Perché stai ridendo?» si girò verso la voce con uno sguardo folle.  «Ripensavo ai vecchi tempi.» rispose semplicemente guardando la donna che lo aveva preso per i capelli e lo aveva trascinato fino a li come era solita fare quando erano bambini. Non era cambiata per nulla da allora, aveva solo smesso di fidarsi. Francamente dopo tutto quello che era accaduto neanche lui si sarebbe fidato. Sapeva perfettamente che se non fosse stato davvero urgente non lo avrebbe mai chiamato, non gli avrebbe mai chiesto aiuto. Sotto alcuni punti di vista il team 7 era stato la trasposizione perfetta di quello che erano stati loro tre. Sasuke desideroso di vendetta e di potere, Naruto con l’esigenza di qualcuno che lo capisca e Sakura con la necessità di imparare. Ma adesso qualcosa era cambiato, si era spezzato. Da quello che le aveva raccontato lei era stata proprio la ragazza a commettere gli omicidi. La sera prima lui Tsunade e Jiraja si erano incontrati nelle terme per parlare. Gli avevano spiegato la situazione, gli avevano parlato del Killer e del nome anche se Orochimaru aveva l’assurda convinzione che non fosse lui. Un demone con forma umana, era quello che lui aveva cercato per tutta la sua vita e non avrebbe compromesso la possibilità di incontrarne uno per l’esigenza dei suoi vecchi compagni di evitare una guerra. Sakura era riuscita dove lui aveva fallito in tutti quegli anni. Come diavolo aveva fatto? Se lo era chiesto spesso in quei giorni. Cosa aveva spinto un demone del genere ad andare da una ragazzina come lei. Quale era il suo vero potere? Si sentiva così euforico all’idea di vederlo, sapeva che si stava avvicinando come una bestia verso la sua preda. Sapeva perfettamente che stava arrivando, c’era un elettricità particolare nell’aria. Eccitazione e adrenalina.  «Mi sembra strano che uno come te ripensi a quei tempi.» considerò Tsunade sedendosi su una sedia poco distante da lui per poi fissarlo. «Perché mai dovrebbe essere strano? Ci stavo anche io e bene o male fino ad un certo punto mi sono divertito con voi, ma imparare cose che nessuno sapeva mi divertiva ancora di più.»
«Siamo cambiati così tanto.»
«Tu sei invecchiata.»
«Ma come ti permetti lurido lucertolone.»  disse offesa.
Rimase a fargli compagnia per cinque minuti in cui si limitò a fissarlo mentre faceva intrugli assurdi con roba che sinceramente Tsunade, che ne aveva trovati di ingredienti in vita sua, non aveva mai visto. Quando era bambino era così timido mentre in quel momento mischiava intrugli che avrebbero potuto far esplodere completamente l’ufficio. Lo lasciò lavorare decidendo di tornare anche lei al suo lavoro. Doveva organizzarsi per mettere ninja ovunque per cercare di bloccare quello che a quanto pare sembrava chiamarsi “Nowaki”, quel ragazzo comparso dal nulla che le stava causando problemi a non finire. Per non parlare del modo atroce tramite cui uccideva le sue vittime. Era così brutale da far venire la nausea anche ai più forti di stomaco o ai medici legali. Moltissimi si erano rifiutati di controllare quei corpi maciullati e ridotti a brandelli ed era toccato proprio a Tsunade cercare di ricostruire i corpi delle vittime. Il solo pensiero di poter vedere alcuni ninja del villaggio della foglia, suoi amici e compagni di una vita, o ragazzi che stavano iniziando ad apprendere le arti magiche poterli ritrovare così distrutti le dilaniava il cuore. Lei era l’Hokage, avrebbe difeso il suo villaggio e tutti gli abitanti che ne facevano parte con le unghie e con i denti, avrebbe fermato quel Nowaki a qualunque costo.
Probabilmente quello si stava riposando da qualche parte facendosi beffe di loro, ridendo della loro incapacità nel ritracciare un povero ragazzino con poteri troppo enormi. Probabilmente se la stava sghignazzando pregustando il momento in cui avrebbe ucciso ancora e ancora e ancora. Perché si era capito che non ne aveva mai abbastanza, si vedeva che aveva sete di sangue e di morte. Forse lui era la morte in persona o se non lo era ci si sentiva. Chi gli aveva dato il diritto di dare la sentenza di morte ed eseguirla? Nessuno l’aveva mai disgustata a tal punto. Desiderava catturarlo e imprigionarlo e lo avrebbe fatto.

 

 Sasuke Naruto e Shiba si trovavano  fuori dall’edificio principale. L’Hokage aveva indetto una riunione per informarli delle ultime scoperte e parlare meglio degli omicidi. Sasuke aveva intenzione di confrontarsi con gli altri anche sui suoi pensieri riguardanti la madre della ragazza che apparteneva prima al team 7.
Bloccò il proprio pensiero ripensando a quella parola: ‘Apparteneva’. Ormai Shiba si era inserita così bene all’interno di quel team che vedeva Sakura come una vecchia compagna e lui poteva negare con tutte le sue forze ma dentro di se non poteva scappare. Shiba oramai aveva preso tutte le abitudini che prima erano della loro migliore amica. Anche Naruto si era addolcito con lei dopo la festa che avevano fatto a casa loro e dopo che Hinata ci aveva parlato. Da quando aveva capito che non doveva più parlare di Sakura i rapporti tra loro tre erano migliorati notevolmente tanto che la convivenza da pessima era diventata accettabile e ormai erano in grado di combattere tutti e tre insieme, riuscendo a coordinarsi.
«Ciao ragazzi.» li salutò Hinata arrivando insieme al suo team.
Naruto si avvicinò immediatamente a lei smettendo di chiacchierare con Shiba e tutti insieme iniziarono a ridacchiare riparlando dell’ultima festa con Rock Lee che faceva finta di essere indignato per la sorte che gli era toccata ma che rideva sotto i baffi. Confrontarono anche le ultime missioni compiute da tutti i team. Con calma iniziarono ad avviarsi verso la sala di riunione che alla fine altro non era che la stanza dell’Hokage. Tsunade aveva detto più volte di sentirsi più sicura a discutere lì dentro piuttosto che in altri luoghi nonostante l’enorme disordine che regnava all’interno della stanza.
Ogni volta infatti trovavano pergamene sparse ovunque, bottiglie di Sake vuote o mezze piene sul pavimento e centinaia di libri sulla medicina. Tutto si poteva dire di Tsunade fuorché fosse una donna ordinata. Entrando nella sua stanza Sasuke si domandò per l’ennesima volta come facesse quella donna a trovare quello che le serviva con una certa velocità. Lui sarebbe impazzito subito, doveva essere tutto perfettamente ordinato all’interno della sua camera, così in caso di emergenza sarebbe riuscito a trovare velocemente quello che cercava.
All’interno erano già presenti i tre ninja leggendari insieme a Kakashi.
Alcuni di loro si sedettero altri rimasero in piedi attendendo di sentire ciò per cui erano stati chiamati con così poco preavviso e con urgenza.
«Allora prima di tutto quello che verrà detto all’interno di questa stanza dovrà rimanere qui. Ho convocato voi perché mi fido e perché vi manderò in missione subito dopo terminata questa riunione e dovete essere informati sulla situazione in generale.»
Jiraya si mise in piedi accanto all’amica.
«IL serial Killer con cui abbiamo a che fare è uno psicopatico che lascia le sue vittime a pezzi distruggendo tutto quello che lo circonda. È instabile e pericoloso, su questo ci siamo arrivati tutti. Il suo nome, detto da un uomo in fin di vita che purtroppo ha incrociato le armi con questo assassino, è: Nowaki. Purtroppo l’uomo in questione non ci ha potuto dire nient’altro perché è morto poco dopo a causa delle ferite riportate.»
«Ci sono stati altri due omicidi.» lo interruppe Tsunade. «Uno nel villaggio dell’acqua, di nuovo, e uno in quello della sabbia, da Gaara. Quello che voglio che facciate è che andiate lì a controllare come avete fatto fino ad ora cercando però qualunque cosa possa confermare quello che ci ha detto il moribondo. Voglio che troviate tracce perché per quanto questo killer possa essere bravo prima o poi dovrà sbagliare. Tenete gli occhi ben aperti. Sasuke tu con i tuoi andrete al villaggio dell’acqua, Hinata e gli altri ho già informato Gaara del vostro arrivo.»
«Vorrei parlare anche di una cosa che è accaduta un po' di giorni fa all’ospedale.» aggiunse Sasuke spostandosi dalla porta su cui si era appoggiato e andando al centro della stanza.
Lui era convinto che in qualche modo la madre di Sakura avesse avuto una sorta di premonizione. Ne era convinto, troppe coincidenze tutte insieme. Sakura scompare, qualcuno uccide suo padre e ferisce gravemente la madre, compare una sostanza strana, iniziano i primi omicidi e la madre di lei ricoverata in ospedale impazzisce. No la cosa non lo convinceva affatto. Espose i suoi dubbi a tutti i presenti all’interno della stanza e nessuno disse niente.
«io sono d’accordo con Sasuke, potrebbe significare qualcosa.» disse Naruto mettendosi accanto a lui e molti presenti nella stanza annuirono. Anche per loro  tutte quelle coincidenze erano strane.
«secondo te cosa possono essere queste tre figure?» domandò Kakashi fissando attentamente Sasuke.
Il suo giudizio si era sempre rivelato veritiero ed era davvero curioso di sentire la sua opinione. Di cose strane ne avevano già viste diverse, non doveva essere tralasciato nulla.
«Non lo so ancora ma cercherò di scoprirlo ma secondo me uno dei tre è l’assassino e gli altri due complici. Non agisce da solo sicuramente.»
«Non ha detto nient’altro la madre?» chiese questa volta Jiraya.
«No,  ha nominato il corvo, il demone  e l’uragano. Ha accennato anche all’assassino ma dubito che sia una quarta persona.  Credo che se lo sia lasciato scappare ma sono convinto del fatto che l’assassino sia una di queste tre figure e che stia venendo qui per ucciderla.»
«Va bene, manderò una scorta a sorvegliare la madre di Sakura in modo tale che possano anche riferire di nuove previsioni e comunicarle.»
«Potrebbe anche essere Sakura l’assassino.»
La voce di Orochimaru calò come una ghigliottina sulla testa di un condannato a  morte.
«Come dici tu Sasuke, troppe coincidenze. Sakura  scompare e iniziano ad esserci i primi omicidi. Strano, non trovi?»
Sasuke posò il suo sguardo di ghiaccio su colui che una volta gli aveva fatto da maestro.
«Sicuramente centra in questa storia anche colui che l’ha rapita. Quanto a Sakura lei non farebbe mai del male ad altre persone, ad altri ninja.»
«Ha ucciso il padre con il quale sicuramente aveva un attaccamento emotivo alto, può uccidere tranquillamente ninja con cui non ha mai avuto un rapporto.»
Sasuke si mosse veloce e afferrò per il colletto la serpe attaccandola al muro.
«Sakura non lo farebbe mai.» ringhiò.
Era stanco di sentirsi dire che Sakura era una criminale. Era scomparsa, era l’unica cosa di cui erano realmente certi. Non c’erano prove, non c’erano piste. Lei era sola e al posto di cercarla la gente non faceva altro che confabulare. Era così irritato da tutta quella situazione.
Il cuore iniziò a battergli forte per la rabbia. Non ce la faceva più ad aspettare, voleva andare a cercarla, voleva dimostrare a tutti che non era stata lei ad uccidere, voleva dimostrare che la vittima era lei.
«OK basta così.» ordinò Tsunade ponendo fine ai pensieri di Sasuke che lasciò la presa mantenendo però uno sguardo di ghiaccio.
Uno sguardo di puro odio.
«Terremo d’occhio la madre, adesso andate a prepararvi, sarà un viaggio lungo e avete una missione da portare a termine.»
Detto ciò tutti iniziarono ad uscire dalla stanza lasciando soli i tre ninja leggendari che si guardarono. 
«Dovevi proprio stuzzicarlo in quel modo?» domandò Jiraya.
«ho solo espresso la mia opinione.»
«Sakura …» iniziò Tsunade ma venne interrotta.
«è scomparsa da 5 mesi anche se la ritrovassimo potrebbe non essere più la persona che era un tempo e potrebbe essere lei a commettere gli omicidi. Non siete certi del fatto che sia stata rapita e io sono convinto che anche voi la pensate come me solo che non volete ammetterlo.»
Tsunade e Jiraya si guardarono ma nessuno dei due osò dire nulla per controbattere. C’era qualcosa di molto strano in quella storia.

 

Il team 7 si mise in viaggio poco dopo il tramonto e arrivò al villaggio della sabbia 2 giorni dopo. Durante tutto quel viaggio si erano più volte domandati  in che condizioni poteva essere ridotto il pover uomo quella volta, e Naruto continuava a domandarsi se sarebbe riuscito a tenere il pranzo nello stomaco.
E pensare che aveva ucciso numerosi ladri e assassini eppure quei cadaveri gli facevano venire il voltastomaco. Alcuni erano ridotti così male che non avresti mai detto che una volta, in precedenza, erano stati uomini. Con molto stupore da parte di tutti e tre questa volta il cadavere non presentava mutilazioni esagerate il che consentì a Naruto di trattenere all’interno dello stomaco tutto il cibo del pranzo. All’inizio erano dubbiosi che quel cadavere appartenesse ad una delle vittime di quello che Tsunade aveva chiamato ‘Nowaki’. Tutti i cadaveri che avevano analizzato fino ad allora erano irriconoscibili. Dopo aver visto il primo cadavere Naruto e Sasuke avevano  smesso di mangiare la carne per più di due settimane, difatti ogni qual volta che gli si presentava davanti una pietanza sanguinolenta il ricordo del cadavere si rifaceva fresco nella loro memoria facendogli venire conati di vomito. Era stato difficile da mandare giù, credevano di aver visto tutto poi però era arrivato il secondo cadavere poi il terzo e così via. Nessuno osava  scommettere sul fatto che quel killer si sarebbe fermato prima o poi.
L’unica cosa che interessava loro tre era la cattura e ringraziando il signore non era loro il compito di informare i parenti delle vittime. Dovevano assolutamente prenderlo per far smettere di vivere la popolazione nella paura costante che un pazzo furioso uccidesse un loro caro.
Nonostante questo cadavere non presentasse tutte le mutilazioni degli altri avevano impiegato poco tempo per rendersi conto che il killer era sempre lo stesso.
Era sempre e comunque lui e si poteva evincere dagli squarci lasciati nel terreno.
Profondi e scuri. Fatti da qualcuno con dentro tanta violenza da distruggere qualsiasi cosa lo infastidisse.
Cercarono ovunque tracce come gli era stato chiesto ma non ne trovarono nessuna. Shiba aveva passato 4 ore su quel cadavere, cercando qualsiasi cose ma dopo tutto quel lavoro era comunque a mani vuote.
Stavano per tornare a casa amareggiati quando qualcosa comparve davanti a loro dal nulla.
Una figura incappucciata che fece uscire dal lungo mantello che la ricopriva una spada.
Quella rifletté la luce del sole abbagliando Shiba. Sasuke riuscì a vedere una piccola parte dei suoi movimenti ma quando quella figura si parò davanti alla ragazza fu tardi. Convinti che la stesse per trafiggere da parte a parte si mossero.
Shiba riuscì a schivare il colpo mortale dell’ombra e con la frusta lo colpì ad una gamba.
La figura scattò indietro e riprese a colpire ripetutamente i tre, tranne il primo colpo inferto da Shiba non riuscirono più a colpirlo.
Dopo quasi quindici minuti di battaglia i cui quell’ombra li attaccava costantemente senza mai stancarsi quella figura scomparve così com’era arrivata.
«Ma cosa diamine era?» domandò Naruto.
«Non lo so ma sicuramente nulla di buono.»
In tutte le battaglie che avevano fatto non si erano mai sentiti così imbranati.
Li aveva derisi per valutare la loro abilità nel combattimento. 
Poteva essere Nowaki quella figura incappucciata in cui si erano imbattuti? Non lo sapevano ma sicuramente era legato agli omicidi. Provarono a cercando ma lasciarono perdere. Era svanito davanti ai loro occhi, come se ad un certo punto avesse smesso di esistere su quella terra.
«Maledizione, non siamo riusciti a fare nulla.» urlò frustato Naruto.
«Però questo attacco ci è tornato utile…» disse Shiba e quando i due si voltarono verso di lei mostrò la macchia nera sulla sua frusta e sul terreno accanto a lei.
«Ma è uguale alla sostanza che abbiamo trovato sul letto di Sakura.»
Sasuke annuì e la preoccupazione per lei lo travolse come uno tsunami.
Si misero subito in viaggio per informare l’Hokage di quello che avevano trovato.

 

Quando il team  7 tornò a casa presentando quella fialetta di sostanza nera Orochimaru non poté fare a meno di assumere un espressione contratta e dura.
«Shiba ha colpito quella misteriosa ombra e sulla sua frusta è comparso del sangue nero.» spiegò Naruto a tutti i riuniti nello studio dell’Hokage.
«Noi pensiamo che assomigli davvero tanto alla sostanza nera che abbiamo trovato in camera di Sakura quando è scomparsa.» continuò Naruto.
«Non siete riusciti a vedere chi si nascondeva sotto il mantello?» domandò Kakashi.
«No.» rispose Shiba sospirando. «Era davvero veloce, è stata una fortuna colpirlo.»
«Orochimaru, tu cosa ne pensi?» chiese Tsunade fissando l’uomo imitata da tutti i presenti nella sala.
Cercò di eliminare quell’espressione turbata dal viso, non poteva crederci. Doveva dirglielo, si sarebbe mangiato la lingua piuttosto ma ormai non poteva più nasconderlo. Non ci voleva un genio ormai per capire che la sostanza nera trovata sul letto di Sakura Haruno fosse sangue.
«è sangue.» confermò.
«già lo sapevi?» domandò basita Tsunade fissandolo trucemente.
Orochimaru mantenne lo sguardo d’ira della sua amica di infanzia poi spiegò: «l’ho scoperto ieri sera. Non ne ero certo ancora ma dopo quello che ci hanno portato i ragazzi oggi posso confermare che la sostanza misteriosa è sangue. Sangue di demone.»
«Perché è così strano?» domandò Hinata esponendo il pensiero di quasi tutti presenti. «Anche Naruto ha un demone dentro di se, ma non ha quel sangue nero.»
Orochimaru si lasciò scappare un sorriso, stava parlando con degli stupidi, non poteva davvero credere di trovarsi lì dentro con quegli stolti a condividere un segreto che voleva utilizzare per riprendere potere.
« è diverso perché Naruto non è un demone. Naruto ha dentro di se un demone, con esattezza la volpe a nove code.  Questa persona con cui abbiamo a che fare è un demone, non è posseduto, è lui stesso un demone. Nowaki è simile alla volpe a nove code che sta in Naruto, ma ha sembianze umane ed è molto più forte.»
«Dobbiamo riunire tutti i villaggi.»
«Si. E non è neanche detto che riusciremo a vincere.» continuò Orochimaru.
«abbiamo sconfitto già molti individui potenti. Sconfiggeremo anche questo.»
«Tu non capisci.» disse Orochimaru scuotendo la testa.
«Non è un demone normale, è il primo demone, il più antico e malvagio. Neanche un esercito potrebbe sconfiggerlo. Dobbiamo solo pregare che la sua forza non si abbatta su di noi.»
«Quindi Nowaki è il demone?» domandò Shiba.
«Non lo so ancora.»
Orochimaru era convinto che quel Nowaki fosse una sorta di pedina che il demone utilizzava per i suoi comodi e che stranamente era riuscita a scappare dal suo controllo.
«Potrebbe essere connesso a quello che ha detto la madre di Sakura?» domandò Sasuke.  «IL corvo, l’assassino e l’uragano?»
«SI. Sicuramente abbiamo trovato l’assassino o l’uragano.»
«Perché non il corvo?» chiese Naruto.
«Perché il corvo è lui, è il suo simbolo. Secondo alcune credenze quella del corvo è una delle forme fisiche predilette dal diavolo. Il corvo preannuncia morte.»
Questa volta fu Jiraya a rispondere sorprendendo Orochimaru. Aveva sempre saputo della sua capacità di scoprire le cose ma questa volta doveva fargli i suoi complimenti.
«La vostra amica si è fatta un amico potente.»
Tutti si voltarono ad osservare Orochimaru.
«Sakura è stata portata via.»
«ancora credi a questa storia? Svegliati ragazzino, lei è una delle tre figure, non so se è costretta o se è per la sua volontà, ma lei fa parte di quel trio.»
Rimasero tutti in silenzio e forse per la prima volta qualcuno dentro quella stanza diede ragione alla serpe.

 

Akihito aveva combattuto in forma astrale contro quei due ragazzini che facevano parte dello stesso team a cui apparteneva Sakura. Doveva ammettere che non erano così scarsi come si era immaginato. Nella fretta di ferirli gravemente lasciarli in fin di vita aveva smesso di ragionare razionalmente ed era stato colpito. un graffietto lieve che era passato nel giro di un secondo. Sakura era sdraiata sul divano vicino a lui e riposava con la testa appoggiata sul suo petto. Sembrava stranamente indifesa, una piccola ragazza che aveva
bisogno di aiuto e protezione, ma le apparenze ingannavano. Lui sapeva esattamente quanto fosse potente ormai e la guardò pieno di ammirazione e di amore.
Ne era completamente innamorato.
Quel sentimento era  una cosa nuova per lui, nonostante avesse vissuto per innumerevoli anni non aveva mai provato una cosa del genere. Era qualcosa di strano, che lo manteneva calmo e lo faceva sentire in un oasi di pace. Si sentiva protetto e a casa tra le braccia di lei.
In tutti quei mesi trascorsi insieme avevano avuto modo di conoscersi e di amarsi.
Sapevano cosa l’altro amava, cosa lo faceva fremere.
Non aveva mai incontrato una donna come lei, nessuno aveva mai accettato una parte di lui con tanta facilità e devozione come aveva fatto Sakura Haruno.
Non era più la stessa di prima, la Sakura che lui stesso aveva allenato per più di 5 mesi era cambiata, la bambina che aveva preso con sé aveva lasciato spazio ad una donna forte e intraprendente.
Il suo potere scorreva in lei, era sua e lui ne era davvero felice.
Se la strinse sul petto baciandole la fronte e passando una mano su quei capelli rosa che erano cresciuti a dismisura fino a circondarla.
Era meravigliosa.
Mentre la baciava lei aprì i suoi occhi verde smeraldo posandoli su quelli di lui e gli sorrise.
Non disse nulla si tirò su facendo leva sulle braccia e posò le sue labbra su quelle del demone.
«Ti amo.»
Lui non poté fare a meno di sorridere abbracciandola assaporandone il profumo.
«Anche io.»

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Più di sei mesi erano ormai passati dalla sua scomparsa.
Le stagioni erano cambiate e i giorni si erano susseguiti uno dietro l’altro.
Il popolo si era ormai dimenticato di quello che era accaduto lasciando spazio ad altri pensieri.
Non si parlava più dell’omicidio di Sakura Haruno anche se nessuno avrebbe mai potuto dimenticarlo.
Ormai era stata classificata come un essere immondo e nessuno ricordava più di quando aveva curato o salvato la vita in missione a qualche familiare o amico.
La sua unica azione malvagia aveva declassato tutto il lavoro di una vita.
Sakura sapeva che ciò sarebbe accaduto nel momento stesso in cui aveva deciso di seguire Akihito, ma non le importava.
In quei mesi trascorsi aveva scoperto un nuovo amore, molto più profondo del primo, aveva scoperto un potere che non sarebbe mai riuscita a sviluppare senza l’aiuto di quello che era divenuto il suo uomo.
Era sfociata pian piano nella follia, in una follia che adorava, una follia in cui aveva tutto ciò che aveva sempre desiderato.
I suoi sentimenti per il villaggio della foglia e dei suoi abitanti erano stati spazzati via, era rimasto solo odio.
Odio nei confronti di chi non l’aveva mai apprezzata appieno, odio verso coloro che pretendevano tutto da lei senza poi darle nulla in cambio, neanche una  parola di conforto.
Gli avrebbe mostrato il potere che aveva sviluppato in quelle settimane, li avrebbe spazzati via.
Continuava a pensare a tutto ciò che era accaduto e a tutto quello che avrebbe fatto in piedi sul muro che proteggeva Konoha.
Il lungo mantello e il cappuccio le coprivano il volto ma alcune ciocche indomite riuscivano comunque ad evadere da quel nascondiglio oscuro.
Guardò distrattamente giù le varie case.
Si sentì pervadere da una forza distruttiva unica e come una farfalla intenta a spiccare il volo saltò giù.
Cercò di ricordare i bei momenti passati tra tutte quelle vie e quelle mura ma si rese conto di aver dimenticato tutto.
Atterrò su alcuni tetti, silenziosa e letale.
Ispirò a fondo quell’aria così diversa rispetto a quando se ne era andata sei mesi prima.
Sapeva che non aveva molto tempo e si leccò le labbra al pensiero di ciò che la stava aspettando.
Sentiva già la forza e l’adrenalina scorrerle per tutte le vene diffondendosi per il corpo.
«Devi stare tranquilla.» sussurrò Akihito comparendo accanto a lei.
«Lo sono.»
«Sento la tua euforia.»
Lei sorrise, come poteva non essere euforica?
Lui rispose a quel sorriso folle e le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre si chinava per baciarla.
Sparì così com’era comparso, anche se Sakura sapeva che era ancora nei paraggi per controllarla.
Lei si rimise il cappuccio nascondendosi il viso sentendo ancora le labbra del demone sulle sue.
Guardò in direzione dell’ingresso del villaggio, l’allarme doveva già essere scattato non aveva molto tempo  a disposizione, doveva sbrigarsi.
In pochissimo tempo, facendo attenzione a non farsi vedere corse fino all’ospedale, aprì la finestra della stanza della madre e vi entrò.
Non aveva bisogno di cercarla, sentiva il suo odore da un miglio di distanza, così come sentiva qello di tutti quelli che una volta erano stati i suoi migliori amici.
«Ciao mamma.»
La donna si pietrificò nel sentire la voce di sua figlia.
Il panico le attanagliò la gola.
Era tornata veramente. Dopo molto tempo era tornata per finire quello che aveva iniziato.
Aprì la bocca per urlare e liberare quel grido bloccato in gola ma se la tastò stupita quando non emise nessun suono.
«No, no. Non vorrai mica urlare. Non vedi la tua adorata figlia da più di sei mesi e reagisci così.»
Si avvicinò al letto toccandola attraverso le coperte.
La donna sussultò e la ragazza scoppiò a ridere.
«Sono tornata per te. Te lo avevo promesso, no? Ricordi?»
La donna iniziò a piangere e la figlia rise deliziata.
«Non ti ho ancora fatto nulla mammina, perché piangi?.»
Le afferrò un dito.
«Sai mi sei mancata.»
Con una semplice mossa priva di fatica glielo staccò.
«Mi sono mancate le tue graziose isterie.»
La donna riprovò ad urlare senza alcun risultato.
«Delizioso. Fantastico.» disse facendosi oscillare il dito davanti al viso.
«Si è staccato così velocemente … vogliamo scommettere su quanto tempo impiegherò a staccarti tutte le parti del corpo?» disse sorridendo come non aveva mai fatto.
Le prese il polso storcendoglielo violentemente e spezzandogli tutte le ossa del braccio.
Nonostante la pazzia ricordava tutto ciò che aveva studiato con Tsunade e sapeva bene come utilizzare quelle conoscenze a suo favore.
Si tolse i guanti buttandoli al fondo del letto e mostrando degli artigli neri affilatissimi.
‘cosa sei diventata?’ avrebbe voluto urlarle la madre ma dalla sua bocca continuava a non emettere suoni.  Fece scorrere gli artigli delicatamente lungo il braccio distrutto della madre per fermarsi sul suo collo.
«Con questi potrei squarciarti la gola in un istante ma sarebbe troppo facile, troppo veloce. Non trovi?»
Le amputò un piede per poi aprirgli il ventre e strappare via l’utero.
«Qui mi hai tenuto per nove mesi della tua inutile vita. Ti rende felice  il fatto che trapasserai grazie ad una cosa che hai fatto nascere tu?»
Scoppiò a ridere.
< Lei la trovava una cosa piena di ilarità.
Con quella risata la donna si rese conto che sua figlia era morta e insieme a lei anche la sua umanità lasciando spazio a qualcosa di folle e oscuro.
Avvicinò le unghie sul suo viso e la donna iniziò ad agitarsi e ad urlare grida silenziose.
«Dopo che te lo avrò staccato inizierò a mettere fine alla tua vita.»
La donna iniziò a scuotere la testa piangendo da un occhio solo.
Lei osservò attentamente le lacrime scivolare lungo il viso della madre.
«Ahahahaha esattamente proprio così … ma non è abbastanza.»
Tolse il blocco dalle corde vocali  della madre per poter udire le sue urla strazianti.
I medici accorsero subito senza però riuscire ad aprire la porta.
Le guardie fuori dalla stanza confuse si guardarono intorno. Nessuno era entrato o uscito da quella stanza all’infuori di medici e infermiere, quindi perché adesso quella porta non si apriva?
Avevano trovato quell’incarico ridicolo all’inizio, una cosa da niente, ma adesso sentendo le grida di quella donna e le risate di uno sconosciuto rimpiangevano di averlo accettato.
«Questa è la tua fine. Addio mamma. Ci rivediamo all’inferno.»
Le urla invasero l’ospedale finché la donna si accasciò sul letto crollando nel buio.
Ma dal buio risorse.
«Davvero credevi che ti avrei fatto fuori così velocemente com’è stato per papà?»
La sua risata sadica invase quella stanza troppo piccola per contenere un dolore così grande.
Scansò  il mantello mostrando un occhio che non le era mai appartenuto.
Si avvicinò di nuovo al letto mostrando i suoi lunghi artigli neri.
Prese il mignolo del piede mozzandolo di netto.
Fece la stessa cosa con tutte e dieci le dita leccandogliele davanti alla faccia mentre la donna urlava urlava e urlava ancora. Le incise la pelle lungo la coscia.
Un lungo squarcio da cui poi iniziò a staccare la pelle, scuoiandola viva.
Le staccò la pelle fino al collo quando la donna rivide nero credendo e sperando di essere morta.
Tuttavia rivide la luce e di nuovo la figlia che si avvicinava al letto ridendo sempre più forte.
Questa volta la donna cercò di dimenarsi urlando e piangendo chiedendo alla figlia di lasciarla andare, di ucciderla ma Sakura ormai non era più lei e la clemenza il perdono o la pietà non facevano parte della sua nuova persona.
Questa volta gli aprì il petto fracassandogli le costole e staccandole il cuore per poi morderlo davanti ai suoi occhi e sporcandosi la bocca e il mento del sangue ancora incastrato all’interno di quell’organo pulsante. «Questo cuore è marcio.» disse dopo averne ingoiato un pezzo.
«Proprio come te mia cara mammina.»
Si sedette sul suo grembo e iniziò a staccargli la faccia continuando ad ascoltare come se fosse una dolce melodia le urla strazianti della donna.
Da fuori la stanza sentiva che i medici cercavano di fare di tutto per aprire quella porta.
Buio, luce, buio, luce.
Morì così tante volte che quando Sakura la divise a metà, le staccò la testa dal corpo, gli sfracassò il cervello e gli calpestò il cuore, ormai la sua anima se ne era già andata.
Come aveva fatto a generare un mostro di quel tipo?
Adesso non se ne doveva più preoccupare pensò mentre diveniva buio per l’ultima volta. Sakura aveva esaurito il suo tempo.

 
«Signorina Tsunade abbiamo un problema.» urlò un ninja del villaggio spalancando la porta del suo ufficio.
Tsunade alzò lo sguardo dalle mappe del villaggio della foglia per fissare attentamente il ninja.
Jiraya e Orochimaru fecero lo stesso, quest’ultimo infastidito per l’essere stato interrotto mentre spiegava come avrebbero potuto utilizzare le fogne a loro vantaggio nella prossima guerra, che a suo dire si sarebbe scatenata a breve.
«Cosa è successo adesso?» domandò Orochimaru disturbato.
«è entrato qualcuno dentro Konoha e…»
«E sarebbe questo il problema?» sbottò la serpe. «Sai quante persone entrano qui dentro ogni giorno?»
«Si tratta di Sakura Haruno.»
Tsunade scattò in piedi.
«Come fate ad esserne certi?»
«La madre è stata trovata morta nel suo letto d’ospedale. È stata assassinata in maniera brutale quasi animalesca.»
«è tornata per finire quello che aveva iniziato.»
Tsunade cercò in tutti i modi di ignorare quello che aveva detto il suo vecchio compagno anche se da un po' di tempo l’idea che fosse stata Sakura stava iniziando a prendere il sopravvento anche su di lei. Ma se davvero era tornata doveva trovarla immediatamente e accertarsi che stesse bene.
«Vai a chiamare la squadra di Shikamaru, di Neiji e di Hinata.»
«Dove devono andare?» domandò.
«Dove credi che possa essere Tsunade?» domandò Jiraya.
«Ai campi d’allenamento del team 7, se davvero è tornata la prima cosa che farà sarà andare a vedere i suoi compagni. Ci vediamo tutti lì.»
La ragazza annuì per poi eseguire gli ordini. i brividi le stavano ancora correndo lungo il corpo da quando aveva lasciato la stanza della madre della ragazza non riusciva a liberarsi di loro ne tantomeno della sensazione di nausea. Sperava davvero con tutto il cuore di non ricevere anche l’ordine di raggiungerli a combattere contro il mostro che aveva ridotto in quel modo sia la donna sia la stanza dell’ospedale.
Quando era arrivata lei sembrava che ci fosse passato dentro un uragano.
«Dovremmo fare attenzione. Potrebbe esserci anche chi l’ha portata via.»
«Continui a credere in questa storia, io direi di fare attenzione a Sakura.»
«Potrebbe esserci anche il complice.» spiegò Jiraya.
«Ormai siamo quasi certi del fatto che sia stata lei a commettere l’omicidio ma io penso che qualcosa l’abbia istigata e credo anche che quel qualcosa sia qui se ci sta anche lei.»
Tsunade annuì, la pensava anche lei così.
«Magari il possessore del sangue che abbiamo trovato sia nella sua stanza sia sulla frusta di Shiba.»
«Come volete.» rispose Orochimaru mascherando il volto con un espressione indifferente mentre dentro esultava al pensiero che potesse esserci anche quel demone, quel Nowaki.

 
Il team 7 si stava avviando verso i campi di allenamento. Avevano bisogno di tenersi in forma e di migliorare la loro coordinazione negli attacchi.
Il rapporto dei due ragazzi con Shiba era migliorato notevolmente, tutte le missioni svolte insieme e tutti quei mesi passati a vivere insieme li avevano uniti.
Ovviamente l’argomento del terzo membro era ancora intoccabile ma Shiba aveva capito e si limitava ad aiutare  senza fare domande seccanti.
Naruto, da quando Hinata aveva parlato con Shiba in cucina, aveva iniziato a trattarla come una persona normale e adesso ci rideva e ci scherzava come se si conoscessero da anni.
Oltretutto Shiba si divertiva ad aiutarlo con i suoi scherzetti infantili e Naruto l’aveva completamente rivalutata.
L’amico era anche convinto che Shiba fosse in realtà innamorata di lui ma Sasuke non sapeva se crederci o meno.
Anche lui nell’ultimo periodo aveva iniziato a pensare un minimo a lei ma il pensiero di Sakura era ancora talmente forte da spazzare via qualunque sorta di ‘sentimento’ verso Shiba.
La ragazza stava leggermente più avanti rispetto a loro intenta a chiacchierare con Hinata di cose che Sasuke non voleva neanche immaginare ma osservando attentamente il volto sorridente della giovane non poté  fare a meno di pensare che per certi versi le assomigliava particolarmente.
Ovviamente a livello estetico erano differenti su ogni fronte ma la solarità era una caratteristica che avevano in comune.
Poi che Sakura fosse una bomba ad orologeria un po' impulsiva non c’erano  dubbi.
Sorrise al ricordo di Sakura che litigava con qualcuno.
Continuò a camminare vagando tra i ricordi quando una figura incappucciata gli passò accanto e il suo odore lo fece tornare di colpo alla realtà.
Lui conosceva perfettamente quel profumo. Lo conosceva come se fosse stato il suo di profumo.
Quante volte lo aveva sentito sui capelli di lei, quante volte lo aveva sentito dentro la sua camera quando entrava alla ricerca di ricordi passati.
Quel profumo dolce e forte insieme.
Se lo era sentito addosso innumerevoli volte.
Era il suo.
Era sicuramente lei pero l’aura che emanava quella figura era completamente diversa rispetto a quella che emanava Sakura.
 Si voltò verso la figura osservandola attentamente, cercando ogni sorta di movimento che gli ricordasse il suo amore.
«Sakura?»domandò.
Naruto nel sentire quel nome si bloccò  guardando incuriosito prima Sasuke come se fosse impazzito poi la figura incappucciata ferma qualche metro dopo rispetto a loro.
La figura incappucciata sorrise nascosta sotto il mantello.
«Vedo con piacere che mi avete riconosciuto nonostante il tempo trascorso.» disse girandosi lenta e sinuosa verso di loro.
«Sakura?» ripeté  Naruto sconvolto.
L’euforia prese possesso del suo corpo, la felicità lo invase riscaldandolo come una bevanda calda. Finalmente era tornata da loro e stava bene, stava in piedi sulle sue gambe e sembrava non aver ricevuto alcun tipo di tortura.
Corse verso di lei per abbracciarla con lacrime di gioia che  uscivano silenziose dagli occhi mentre la riempiva di domande ma venne bloccato dal chakra della ragazza che lo spinse via.
«Ti pregherei di non avvicinarti troppo.»
La voce gelida che uscì dalla sua bocca lo congelò all’istante.
Non poteva essere lei, Sakura non avrebbe  mai utilizzato un tono così sprezzante e cattivo nei loro confronti… ma nei confronti di nessuno.
Era davvero lei?  Si domandò Sasuke.
I due non potevano crederci ce l’avevano a distanza di 10 metri ma non potevano avvicinarsi per salutarla  per abbracciarla perché lei, la ragazza che era appartenuta al loro team fin da piccola,  glielo impediva.
Una vocina nella testa di Sasuke gli riportò alla mente le ipotesi di Orochimaru secondo le quali Sakura se ne fosse andata di sua spontanea volontà ma ricacciò quel pensiero dalla sua testa.Qualunque cosa fosse successa era sempre Sakura e se era tornata era perché aveva bisogno di aiuto.
la ragazza alzò il volto ancora incappucciato verso il cielo ed annusò l’aria.
«Vedo con piacere che avete chiamato i rinforzi. Come al solito non siete neanche in grado di nascondervi senza essere scoperti. Ma davvero vi definite dei ninja voi?»
«Ma di cosa parli?» domandò Naruto confuso.
Improvvisamente Tsunade, Orochimaru e Jiraya piombarono lì.
Sakura si tolse il cappuccio per poi posare i suoi occhi traboccanti di odio verso di loro.
«E’ un piacere rivederla Sensei.» disse la ragazza sorridendo sarcastica.
Si guardò attentamente intorno e poi esclamò: «davvero credi che non me ne sia accorta?»
Continuavano a crederla una pivella, continuavano a sottovalutarla, davvero credevano che fosse ancora così debole? L’odio incrementò  dentro di lei.
Li avrebbe spazzati via tutti.
«Se ne è accorta. Uscite.» ordinò Tsunade e dai cespugli e dagli alberi fuoriuscirono alcuni  Ninja.
«Non ti preoccupare Sakura loro non sono qui per te ma per il tuo rapitore.»
Sakura  rise, rise a lungo, rise di gusto. Era un riso sincero , senza traccia di sarcasmo, ciononostante i presenti si sentirono a disagio. Sakura rise fino a lacrimare e Sasuke e Naruto iniziarono a irrigidirsi.
 Tutti sapevano riconoscere un folle quando ne vedevano uno.
«Il mio rapitore?» domandò con le lacrime agli occhi.
Orohimaru fissò attentamente la ragazza.
I suoi movimenti, la sua risata e i suoi occhi  avevano qualcosa di familiare. Aveva già visto una cosa del genere ma ogni volta che cercava di catturare quel ricordo quello svaniva.
Tsunade rise a sua volta, doveva assolutamente scoprire cosa era accaduto sei mesi prima, altrimenti non si sarebbe mai messa l’anima in pace. Doveva sapere cosa aveva spinto la sua migliore allieva ad andarsene, a fuggire e a cancellare le sue tracce.
Cosa aveva scatenato un cambiamento così importante?  Erano stati loro la causa? Ne  era certa, e lei si sarebbe dovuta accorgere di ciò che stava accadendo nell’animo di quella ragazza a cui aveva insegnato così tante cose. Jiraya le aveva detto che un Hokage aveva innumerevoli questioni a cui pensare e che non poteva rimproverarsi se non aveva fatto al cambiamento di una bambina o ai suoi sbalzi d’umore.
Ma quegli sbalzi d’umore avevano portato  a qualcosa di malvagio, a qualcosa che lei avrebbe potuto impedire.
«Se non sei stata rapita perché te ne sei andata?» domandò Naruto addolorato nel vederla in quel modo.
Era come se si fosse innalzato un muro, da un lato Konoha con tutti i suoi ninja e dall’altro Sakura.
«Non è ovvio? Mi ero stufata di stare con voi e ho trovato una compagnia migliore.»
«Ma tuo padre…?»
Le risate della ragazza si fecero più forti.
«possibile che tu sia così stupido? Svegliati Naruto, l’ho ucciso io.»
Una coltellata avrebbe fatto meno male ai due appartenenti al team 7.
Lei?
Era stata lei ad uccidere suo padre?
Non potevano crederci. Sakura era sempre stata una ragazza buona e amante della famiglia.
Aveva sempre adorato fantasticare su quando avrebbe creato una famiglia tutta sua insieme  a qualcuno che amava e adesso lì davanti a loro aveva confessato di aver ucciso i suoi genitori. Era incoerente purtroppo era la verità.
Calò il silenzio dal lato dei ninja.
«se hai deciso di tua spontanea volontà di andartene perché sei qui oggi?» domandò Jiraya.
«Dovevo mantenere fede ad una promessa.»
«Tua madre?»
Lei  rivolse il suo sguardo verso Sasuke.
«Che c’è la morte della vecchiaccia ti rende triste?»
Chi era quella persona? Certamente non era Sakura.
«Non avete chiamato molti ninja.» disse La ragazza guardando i pochi ninja usciti all’ordine di Tsunade dai cespugli. «Peccato, e io che stavo pensando di divertirmi un po'.»
Si strappò il mantello di dosso mettendo in mostra un fisico incantevole.
I capelli, ormai lunghissimi, la circondavano come per proteggerla.
«Che ne dici Tsunade di far uscire tutti i tuoi ninja dai loro nascondigli?»
Si scansò i capelli da davanti il corpo in maniera seducente sconvolgendo il cuore degli uomini lì presenti.
Soprattutto quello di Sasuke che mancò un battito.
«Non è più lei.» sussurrò Tsunade.
La ragazza si spostò i capelli dal volto osservandoli per poi sorridere.
«Finalmente lo hai capito vecchia.»
Mise davanti al petto le mani con gli artigli neri e sporchi del sangue della madre.
I denti assunsero una forma strana tipo quelli di uno squalo.
Tutti i ninja all’ordine di Tsunade attaccarono.
Non dovevano ucciderla ma immobilizzarla, purtroppo quello non era lo stesso obiettivo di Sakura.
«Davvero credete di potermi fermare con queste insulse tecniche?»
Altri ninja scattarono verso di lei attaccandola alle spalle.
Sakura si girò piantando un piede sul terreno e un immensa quantità di chakra li investì in pieno bloccandoli.
Iniziò a ridere.
Continuavano a sottovalutarla.
Tirò fuori un enorme falce e in un secondo scattò.
Tutti i ninja vennero ridotti a brandelli.
Orochimaru osservava ammaliato i movimenti di quella donna.
Sakura si voltò verso di loro.
Aveva il volto imbrattato di sangue.
«Continuate a sottovalutarmi. Davvero credete che basti questo?»
Sasuke all’inizio del combattimento aveva attivato lo Sharingan ma non era riuscito a distinguere i suoi movimenti.
Una cosa del genere non era possibile.
Hinata comparve da dietro il gruppo e lanciò uno shuriken che colpì in pieno Sakura.
Quella iniziò a ridere.
«AHAHAHAHAH UNO SHURIKEN? UNO SHURIKEN? SIAMO SERI?»
Piantò la falce nel terreno mettendovisi in piedi sopra.
Si strappò lo shuriken e dalla ferita da cui  iniziò a sgorgare del sangue ma lei sembrava non accorgersene.
«AHAHAHAHHAHA»
Puntò i suoi occhi su Hinata e velocissima afferrò il manico della falce e scattò verso di lei.
Stava quasi per trapassarla quando Tsunade si mise in mezzo e la colpì.
Il colpo venne assorbito da Sakura e  ritornò al punto di partenza.
«Naruto Sasuke. Dovete combattere anche voi. Basta non potete più stare lì a guardare.»
I due si guardarono e si misero in posizione di attacco.
Sakura si sentì ancora più divertita.
«Forza mostratemi quello che sapete fare.»
Naruto entrato già in modalità eremita creò un rasengan e corse verso di lei per colpirla.
E in effetti la prese in pieno ma quella sembrò non accorgersene.
Schivò un colpo e ritornò vicino agli altri.
«Com’è possibile che i nostri attacchi non abbiano effetto su di lei?»
«Per il suo chakra.» sussurrò Hinata.
«Cosa?» urlò Tsunade. «Spiegati.»
«Non lo so è diverso. È Mostruoso.»
«In che senso mostruoso?» domandò questa volta Jiraya entrato a sua volta in modalità eremita.
«Questo si che è divertente. Guardate quanto sangue. AHAHHAH.»
«Sakura cosa sei diventata?» domandò Hinata sconvolta.
Lei la osservò.
«Quello che voi mi avete fatto diventare. Ed io vi distruggerò tutti.»
«Sasuke susanoo attivalo.»
Lui fece come gli era stato detto.
Come poteva colpire qualcosa che amava con tutto se stesso e di cui sentiva la mancanza?
«Sasuke!» urlò Tsunade.
Lui aprì il manenyou sharingan.
Susanoo comparve immediatamente e Sakura lo fissò con ardore.
«Eccolo qui finalmente.»
Sorrise.
Sasuke prese la mira e la colpì centrandola in pieno.
Una lacrima gli scivolò lungo una guancia.
Ritornò nella sua forma normale.
«L’abbiamo uccisa?»
Naruto non poteva crederci.
Erano tutti sconvolti.
Tsunade stava per parlare quando Sakura ricomparve sotto i loro occhi.
«Si ok è stato abbastanza divertente.»
La fissarono ancora più sconvolti.
«Lui ti ha colpito con ...» iniziò Orochimaru.
Quale diamine di potere aveva acquisito.
«AHAHAHAH ve l’ho già detto. Davvero credete che basti questo?»
Iniziò a far girare la sua falce.
«Potrei uccidervi tutti così velocemente.»
«E perché non lo fai?» domandò questa volta Orochimaru.
Sakura posò il suo sguardo su di lui.
«Tu …»
A causa sua Sasuke se ne era andato per tre anni.
«Lo farò molto lentamente … e credo proprio che inizierò proprio da te.»
Scattò velocissima lasciando la falce lì.
Gli fu davanti, caricò il pugno di chakra fece spuntare gli artigli con cui qualche ora prima aveva ucciso la madre e lo colpì in pieno facendolo volare via.
«RAGAZZI!» urlò Tsunade.
Naruto e Sasuke corsero di nuovo verso di lei pronti ad attaccare insieme.
Non potevano credere di star per colpire e quasi uccidere il loro terzo membro.
L’immagine della vecchia Sakura comparve nella mente di Sasuke e proprio mentre stavano per colpirla con tutte le loro forze Sakura sparì ricomparendogli dietro.
«Davvero credete che io mi faccia colpire da voi?»
Li afferrò per i capelli lanciandoli via.
Osservò attentamente tutti i presenti ed una persona in particolare colpì la sua attenzione tanto da farla sorridere.
«Vedo con molto piacere che mi avete rimpiazzata.»
Shiba stava proprio di fronte a lei con uno shuriken stretto in pugno.
Voleva sembrare il più forte possibile ma dentro di se tremava come una foglia.
Gliel’avevano sempre descritta come un essere buono e amorevole mentre quello che aveva davanti era un mostro con un chakra nero.
La ragazza spostò i capelli dietro la spalla per poi puntare il suo sguardo su di lei.
«Non ti avvicinare.» urlò la ragazza facendo scattare la sua frusta.
«Sei un mostro, lasciami stare.»
Sakura scoppiò a ridere e leccò la lama della falce sporca di sangue.
«Tu dici?»
In un secondo gli fu dietro e afferrandola per i capelli la portò al centro del prato.
Tsunade,Jiraya,Orochimaru, kakashi,Hinata,Ino,Shikamaru, Sasuke e Naruto stavano lì a fissarla.
«Che viso innocente.» disse lei passandole un artiglio nero lungo la guancia lasciandogli un taglio.
«Ve la siete scelta bene.»
«LASCIALA ANDARE.» urlò Tsunade.
«E così è una tua allieva. Mi sostituisce decentemente?» domandò.
Shiba nonostante tremasse mosse la frusta  che teneva in mano.
La mosse più veloce che poté con il suo attacco migliore ma la cosa non sortì alcun effetto. Infatti Sakura rimase immobile tenendola ben stretta.
«Sasuke ti da l’amore che vuoi ricevere ma che non vuoi ricambiare? Naruto ti cura quando ne hai bisogno?»
La sua voce era affilata come la lama di un coltello.
Afferrò bene il collo della ragazza, stava per spezzarglielo in due quando Sasuke corse verso di loro con la katana sguainata distraendo Sakura che si perse nei suoi movimenti.
Riuscì a prendere Shiba e a conficcare la katana nel corpo di Sakura.
Quando ritornò da gli altri notò che la testa di Sakura era ancora abbassata.
Stava immobile.
Del fumo nero iniziò a scorrere verso di lei creando dietro una figura scheletrica con dei capelli rosa.
L’aveva colpita.
L’uomo che aveva amato per così tanto tempo l’aveva trapassata con un’arma per proteggere una bambina.
«AHAHAHHAHAHAHAH»
Quando tirò su la testa i suoi occhi erano cambiati. Erano diventati completamente bianchi.
L’occhio destro che ancora si intravedeva un po’ dalla pellicola bianca iniziò a cambiare forma.
Sembrava una specie particolare di Sharingan.
La figura dietro di lei si innalzò improvvisamente assumendo gli stessi occhi da vipera di Sakura.
Le sue mani si riempirono di quel fluido nero.
La donna dietro di lei appoggiò le mani scheletriche sulle spalle di Sakura per poi appoggiarne una sul cuore.
Lo strinse con tutta la sua forza mentre Sakura rimaneva impassibile.
«Susanoo?»
Come poteva averlo sviluppato anche lei?
Era impossibile.
Dallo squarcio che le fece sul petto iniziò a sgorgare sangue nero.
La figura dietro di lei si tinse le labbra con il suo sangue stava per divenire un tutt’uno con lei quando una testa bianca comparve in mezzo al prato.
Ignorando tutti i presenti si avvicinò immediatamente verso Sakura.
L’afferrò senza fare caso alla figura incappucciata alle sue spalle per poi osservare la katana di Sasuke conficcata nello stomaco della ragazza.
Si girò verso Sasuke ridendo.
«Sai sasuke ti devo veramente ringraziare. Con questo singolo gesto sei riuscito a fare quello che non sono riuscito a fare io in sei mesi.»
Osservandolo attentamente spostò i capelli della ragazza dalla sua schiena le strappò le garze mostrando a tutti il tatuaggio.
Tirò fuori gli artigli conficcandoglieli nella schiena.
Pian piano la figura alle sua spalle sparì evaporando e anche gli occhi di Sakura ritornarono normali.
«Di cosa stai parlando?»
Il demone dai capelli bianchi rise abbracciando la ragazza che riconoscendolo lo strinse a sua volta.
«Hai detto definitivamente addio a Sakura. Tieniti la tua amata stretta.» disse indicando shiba.
«Io mi terrò la mia.»
«Lei non è la mia amata.» esclamò rabbioso.
Chi era quell’individuo?
E perché la toccava in una maniera tanto intima?
«I gesti, caro, valgono più di mille parole.»
Immediatamente Sasuke capì.
Sakura, se ancora poteva essere chiamata in quel modo, si distaccò da Akihito volgendosi verso quelli che una volta considerava la sua famiglia.
Rise mentre si estraeva la spada dal fianco facendo sgorgare sangue nero.
«Sakura» la chiamò Sasuke ignorando lo sguardo deviato della donna.
Lei lo fissò e da quegli occhi capì che la dolcezza e l’amore che trasmettevano una volta erano spariti lasciando spazio solo violenza e distruzione.
«Ti prego, torna  con noi.»
Sapeva perfettamente che quello era un gesto disperato ma non poteva fare nient’altro.
Lei lo osservò confusa.
«Perché dovrei?»
«Tu appartieni a noi.»
Lei sorrise.
«Io non appartengo a nessuno e non sono più Sakura. Perché dovrei tornare da voi che non mi avete mai considerato forte? Perché dovei tornare da te Sasuke che non mi hai mai amato?»
Iniziò a camminare  verso di lui mettendo in allarme tutti.
Era chiaro ormai che quella non era la stessa Sakura che conoscevano loro.
Si rivolse nuovamente a lui in un moto d’ira scatenata e tetra.
«Perché dovrei tornare da persone che mi hanno sempre trattata da debole.
Che non mi accettavano per quello che ero.
Perché dovrei tornare da persone che non mi accettano e che non mi amano.
Mio caro Sasuke…»
Lo afferrò per la camicia e gli colpì  le gambe lo fece cadere.
Gli tirò  indietro la testa osservandolo dall’alto.
«Perché dovrei tornare da te che non hai mai ricambiato il mio amore. io ti distruggerò. Io distruggerò tutti voi con le mie mani.»
Nel frattempo Orochimaru si stava avvicinando ad Akihito.
«Tu …»
«Non ti conviene avvicinarti troppo.» gli disse lui.
La serpe si fermò osservandolo bene.
Sakura lasciò Sasuke voltandogli le spalle.
«Ti prego torna con noi.»
«No. »
«Io ti amo.»
Quella frase lasciò tutti spiazzati.
Akihito si mosse per raggiungere Sakura minacciando con lo sguardo il ragazzo lanciandosi una sfida che solo due rivali potevano comprendere.
«è troppo tardi.» rispose lei.
«Non è mai troppo tardi.»
«Lei è mia.» digrignò Akihito.
«Lei mi appartiene e io gli appartengo.»
«Lei appartiene a questo posto non  a te.»
Sasuke tirò fuori lo sharingan mentre Naruto richiamava l’energia della natura.
Akihito rise.
«Il demone della volpe a nove code.» rise ancora.
«Lei è mia e tu non l’avrai mai. Preparatevi perché quando avrò finito con lei non servirà neanche il kyuubi per fermarla. È già più potente di tutti voi messi insieme.»
Voltò le spalle ai suoi nemici e prima di andarsene con Sakura disse: «finché io sarò in vita tu non l’avrai e io non sono così facile da uccidere.»
Prima che Sasuke potesse muoversi o dire altro i due erano già spariti in una nuvola di fumo bianco.
«Questo è un problema della massima urgenza.» disse L’Hokage e tutti annuirono tranne Sasuke che continuava domandarsi in che guaio si fosse andata a cacciare Sakura.
E cosa le fosse accaduto.

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Dopo che Sakura se ne fu andata per la seconda volta avendo mostrato il suo lato più oscuro e malvagio tutti i ninja, o per lo meno i superstiti, si recarono nelle loro case per riposare.
 Dopo qualche ora vennero richiamati nell’ufficio dell’Hogake, dovevano parlare della loro prossima mossa non avevano tempo da perdere. Tsunade gli aveva concesso il riposo perché si era accorta del loro bisogno e aveva compreso pienamente i sentimenti che potevano provare tutti quelli che un tempo avevano amato Sakura. Lei stessa era rimasta sconvolta davanti al cambiamento brutale a cui era stata sottoposta.
 Ma non avevano tempo per elaborare lo shock, non in quel momento, ora dovevano pensare solo alla guerra che si sarebbe abbattuta su di loro come un uragano nei prossimi giorni.
 Non potevano lasciarsi andare per il bene del villaggio, non poteva permettere che il popolo venisse massacrato soltanto perché i suoi protettori non riuscivano ad accettare il fatto che una loro compagna fosse diventata quello che era.
 Tsunade non era ancora di dare un nome a  quella cosa, se ne sarebbe occupata dopo, avrebbe fatto delle ricerche e se ne avesse avuto la possibilità avrebbe chiesto direttamente  a Sakura.
«Stai pensando anche te a che razza di mostro sia diventata.»
 «Si ma non credo che sia impossibile salvarla, ci deve essere qualcosa.» disse osservandola attentamente.
 Era distrutta, sapeva che non voleva mostrarlo ma anche lei era piuttosto scossa e sapeva perfettamente che si sentiva in colpa per non essersi accorta del suo cambiamento, non serviva a niente ricordarle di tutti i compiti che in veste di Hokage doveva compiere per mandare avanti il villaggio.
 Notando la sua espressione esausta le fece passare il braccio intorno alle spalle facendole posare la testa su di se.
«Hai visto quell’uomo?»
Jiraya annuì continuando ad assaporare quel momento con lei.
«Era strano.»
 «Orochimaru deve aver trovato un tassello del puzzle, si è illuminato quando lo ha visto.»
 «Ho convocato anche lui. Stanno arrivando tutti.»
Le diede un bacio sulla fronte e si sedette sulla scrivania di lei aspettando che arrivassero tutti quanti per fare il punto della situazione e per cercare di risolvere una situazione tragica.

 Ci impiegarono una mezz’oretta ma arrivarono tutti.
 Quando la stanza fu gremita Tsunade prese parola.
«So quanto tutti voi siate sconvolti ma spero che voi abbiate capito la gravità della situazione. Sakura è …» si prese una pausa per valutare il termine con il quale descriverla. «…Cambiata in questi mesi. Ormai la guerra è alle porte e dobbiamo tenerci pronti. Non ho voglia di dirvi che sarà facile, sarà una delle guerre peggiori a cui dovrà partecipare il nostro villaggio, purtroppo però non possiamo tirarci indietro.»
Orochimaru si mise appoggiato sulla scrivania accanto all’Hokage e a Jiraya.
«Per prima cosa dobbiamo conoscere i nostri nemici. Il primo è Nowaki  e sono certo che si tratti di uno degli aiutanti di Sakura e dell’uomo che era con lei. Ha manifestato in tutti i suoi omicidi una forte propulsione alla violenza e al sadismo. Il secondo è Sakura che come abbiamo visto è cambiata molto trasformandosi  in qualcosa di oscuro e minaccioso per tutti noi ma il nemico più pericoloso  in cui potevamo incappare è l’uomo che è comparso ieri accanto a Sakura.»
 «Chi è?» domandò Sasuke digrignando i denti.
 Tutti posarono il loro sguardo sul ragazzo ricordando la sua confessione susseguita dal bacio appassionato scambiato con l’uomo che Sakura gli aveva sbattuto in faccia mettendolo in ridicolo davanti a tutti.
«È un antico demone, forse uno dei primi.»
 «È come me quindi.» disse Naruto.
«No, è diverso. Il tuo  demone è rinchiuso dentro il tuo corpo, tu sei solo un contenitore. Lui invece è un demone in carne ed ossa, un demone in sembianza umana. E temo che Sakura stia diventando qualcosa di simile, si sta trasformando in qualcosa di molto pericoloso per noi e per se stessa.»
 «Da cosa lo deduci?» domandò Shiba. «Potrebbe star sviluppando poteri che aveva sempre avuto ma che non aveva mai portato in superficie.» disse questa volta Kakashi.
«Lo deduco dal mostro che è apparso dietro di lei. Anzi mi correggo, quello non era un mostro, quello era il suo chakra. Bene, ripassiamo le basi che ogni ninja dovrebbe conoscere: ognuno di noi ha un tipo di chakra che può variare dal colore e dalla potenza con cui il mago può utilizzarlo e controllarlo. Il Chakra di Sakura da che ricordo è sempre stato molto sviluppato ma non a quel livello. Quello è il chakra di un demone, di una persona che sta firmando un contratto con il diavolo. Credo che Sakura non sia del tutto umana, si sta trasformando in qualcosa di nuovo.»
 «Come facciamo a impedire che questa trasformazione avvenga?» chiese Ino preoccupata per la sua amica, per la sua vecchia rivale in amore. Preoccupata per la persona che le aveva dato tanto e da cui per un breve periodo si era separata.
«Si, ovviamente c’è un modo ed è uccidere il demone che le sta accanto, cosa quasi del tutto impossibile.»
 «Come ha fatto ad arrivare a Sakura?» domandò Tsunade che continuava a non darsi pace, doveva sapere come quell’essere pregevole fosse arrivato alla sua migliore allieva.
 Tutti fecero correre  i loro sguardi dall’Hokage alla serpe attendendo una spiegazione.  Tsunade infatti aveva dato voce al pensiero di tutti dentro quella stanza.
«Il nostro demone durante una guerra tra demoni e forze oscure venne ferito gravemente e rinchiuso nel mondo dei sogni, luogo in cui è rimasto per molti anni se non secoli. L’unico modo che aveva per assaporare la realtà era avvicinarsi a persone estremamente deboli come bambini e anziani o a persone stressate, stanche e malate. Ha sempre divorato le anime di quelle persone dopo avergli dato una sorta di sollievo.»
 «Perché con Sakura è stato diverso allora? Perché non ha divorato la sua anima?» domandò questa volta Hinata ancora più in ansia. «La divorerà?»
 «L’unico modo che aveva per uscire dal mondo dei sogni era quello di compiere un determinato rituale. Un rituale complicato in cui legava la sua anima a qualcuno, un rituale doloroso e in cui il rischio non poteva essere concepito. Così ha iniziato ad elaborare metodi per valutare se le donne in questione sarebbero riuscite a legarsi con lui rendendolo libero. Sono morte tutte … tutte tranne Sakura che in qualche modo è riuscito a sopravvivere, quindi no, non la divorerà. Non divorerà la donna a cui è legato per l’eternità.»
Nel sentire quelle parole Sasuke si irrigidì. Eternità? Ma di cosa diamine parlava, Sakura non poteva essere legata a quell’uomo, a quel demone. 
«Non possiamo rinchiuderlo di nuovo nel mondo dei sogni?»
Tutti i visi si voltarono verso la faccia ombrosa e minacciosa di Sasuke che aveva bisogno di sapere come avrebbe potuto liberare la sua donna.
«A meno che tu non voglia rivedere mai più Sakura, no. Dobbiamo ucciderlo.»
 « Ma hai detto che è impossibile.» ripeté Ino, confusa.
«Ho detto che è quasi del tutto impossibile.»
 «Niente è impossibile per noi.» esclamò Naruto ergendosi in tutta la sua statura. «Ne abbiamo passate tante nel corso degli anni e le abbiamo superate tutte, supereremo anche questa riprendendoci Sakura.»
 «Sto  cercando di sviluppare un veleno in grado di ucciderlo, ovviamente non abbiamo modo per sperimentare la sua efficacia, però  si può sempre provare. Se il veleno non dovesse funzionare ci toccherà rinchiuderli nel mondo dei sogni di nuovo. E voglio dirvi un’altra cosa, una cosa che se vinceremo la guerra dovrete mente bene in mente, se anche riuscissimo a uccidere il demone non è detto che Sakura torni da voi, la sua reazione potrebbe essere alquanto esplosiva e potreste comunque perderla.»
 «Noi ci proveremo comunque.» ribadì Naruto prendendo l’approvazione di tutta la stanza.
 Tsunade sospirò e terminò la riunione.
 Ordinò a tutti quanti di andarsi a riposare dopo la giornata stressante e faticosa che avevano subito ed elesse il lutto cittadino, per onorare i ninja caduti quel giorno.
 Il team 7 si strusciò fin dentro la casa e in religioso silenzio, nessuno aveva più la forza neanche per parlare.
 I due ragazzi salirono le scale e si diressero ognuno nella propria stanza chiudendosi la porta alle spalle, tranne Shiba che rimase ferma nel salotto.
 Fece cadere la sua frusta per terra, si tolse il mantello e si diresse verso la cucina con l’intenzione di prepararsi un the caldo per cercare di eliminare il freddo che la stava invadendo.
 Tremava ancora al pensiero delle mani di Sakura sul suo collo e dell’artiglio che le aveva fatto scorrere lungo il volto. Sasuke l’aveva salvata approfittando di un suo momento di distrazione oppure era stata proprio Sakura a mantenerla in vita concedendo quel breve istante al moro per poterla salvare.
 Forse avrebbe preferito ucciderla in un altro modo, in un altro luogo o con un’altra arma.
 Magari avrebbe gettato  via qualsiasi strumento per ucciderla con le sue mani, d’altronde dopo aver scoperto che Shiba aveva preso il suo posto non aveva reagito bene.
 Ovviamente non è che le avesse concesso la salvezza per clemenza o per qualche altro motivo che avrebbe portato un essere umano ad essere misericordioso o semplicemente pietoso.
 Rabbrividì di nuovo rivedendo lo sguardo di ghiaccio della rosa su di lei.
 Ma subito il freddo venne occultato dalle sue guance calde dovute al ricordo di ciò che Sasuke aveva fatto per lei. Poteva dichiarare il suo amore in qualunque modo a parole ma l’uomo che aveva portato via Sakura aveva ragione: i gesti non mentono mai e valgono più di mille parole.
 Se l’aveva salvata voleva dire solo una cosa: stava iniziando ad affezionarsi a lei, o come minimo la considerava come parte integrante del gruppo ormai.
 Aveva trapassato da parte a parte il suo amore senza esitazione per salvarla.
 Shiba in quel momento le aveva augurato la morte, aveva davvero sperato che esalasse l’ultimo respiro abbandonando questa terra di anime mortali.
 Magari il demone che le stava accanto l’avrebbe seguita nell’aldilà per non abbandonare la donna a cui si era legato per l’eternità.
 Eternità.
 Shiba la trovava davvero una parola meravigliosa.
 era sicura che il demone non l’avrebbe abbandonata. Davanti a tutto il villaggio aveva dimostrato di possederla. L’aveva toccata minacciando Sasuke con lo sguardo.
 Shiba sapeva che alla sua comparsa tutte le donne presenti avevano perso un battito.
 Quei due insieme erano meravigliosi e proprio lì aveva pensato che fossero realmente eterni e incontrastabili.
 Il loro chakra si univa perfettamente, Sasuke accanto alla rosa  non avrebbe potuto reggere il confronto con il demone.  Quell’uomo era un dio, un angelo caduto, inaccessibile per tutti tranne che per Sakura.
 Quei due si amavano, si era visto dai loro movimenti e Shiba non sapeva che cosa un demone potesse volere da un’umana ma lui la voleva, la bramava e non avrebbe mai acconsentito che qualcun altro la toccasse.
 Le sue mani possenti si erano posate su di lei con ferma decisione dimostrando a tutti i presenti che poteva trasformarsi un essere immondo la cui malvagità poteva essere solo immaginata se qualcun altro avrebbe provato a toccarla.
 Ma anche Konoha, con tutti i suoi abitanti e con tutte le sua anime era a sua volta eterna e non si sarebbe fatta piegare così facilmente, avrebbe lottato con tutte le sue forze insieme ai suoi abitanti.
 Il pensiero di essere riuscita a creare una nuova casa e ad accerchiarsi di gente buona la faceva stare meglio dopo tutto quello che aveva dovuto passare nel suo villaggio natale.
 Konoha era eterna mentre il suo villaggio ere sedimentato nella menzogna.
 Scosse la testa rimproverandosi mentalmente. Non aveva il tempo ne le forze di pensare al passato.
 L’unica cosa su cui doveva concentrarsi era allenarsi e cercare di rimanere in vita nella guerra che sarebbe arrivata presto.

 Era incredibile come la follia di Sakura stava cercando di impossessarsi anche di Sasuke.
 Lui ne era stato vittima diversi anni prima. Sapeva cosa si provava.
 Continuava a rivedere quell’uomo dai capelli bianchi toccarla come se fosse sua e la rabbia gli invadeva il  corpo.
 Gli occhi di lei continuavano a trafiggergli la mente, specialmente lo sguardo che gli aveva lanciato quando lui aveva portato via Shiba dalle sue mani pronte a spezzargli il collo senza alcuna esitazione. 
 Aveva passato tutto il pomeriggio dopo la riunione e tutta la sera dentro al letto. Voleva dormire per provare anche solo un piccolo momento di pace ma voleva anche uscire da quella casa sbattendo la porta con tanta violenza da far tremare i cardini e a correre via per cercarla, per salvarla, per averla.
 Poi d’un tratto si ricordava di ciò che aveva visto quel giorno. Della Sakura che aveva visto quel giorno e rimaneva sdraiato nel suo letto.
 Non poteva non mettere a confronto la Sakura che lui aveva conosciuto e che aveva imparato ad amare troppo tardi con quella che si era presentata quel giorno.
 Gli avevano ripetuto innumerevoli volte che Sakura si sarebbe potuta trasformare in qualcosa di diverso, che avrebbe potuto modificare qualche lato del suo carattere dopo esser stata rapita ma da quel che aveva visto quel giorno non era cambiata una parte del suo carattere.
 Era cambiata proprio tutta Sakura, quella persona era stata spazzata via da una ragazza aggressiva e senza clemenza.
 Una ragazza che aveva ucciso in 15 minuti numerosi ninja valorosi di Konoha e che era diventata una minaccia assoluta per il villaggio della foglia.
 Ma lui non poteva odiarla, ci stava provando, le aveva anche infilzato la sua katana nello stomaco ma non riusciva ad odiarla perché l’amava troppo.
 L’aveva detto davanti a tutti e l’avrebbe urlato al mondo , si sarebbe amputato il braccio rimasto per riaverla con se così com’era ma non poteva farlo.
 L’unica cosa che avrebbe potuto riportarla da lui era vincere quella guerra e uccidere quel demone.
 Lui voleva ammazzarlo con ogni fibra del suo corpo, lo odiava e non provava quella sensazione da quando aveva giurato di uccidere Itachi.
 Se la sarebbe ripresa.
 Chiuse gli occhi e finalmente piombò in un vuoto assoluto  in cui ogni tanto comparivano sprazzi di luce rosa.

 Naruto invece era stato raggiunto quasi subito da Hinata che entrando dalla sua finestra per non disturbare gli altri due membri del team 7 si era subito andata a stendere nel letto del suo ragazzo.
 Lo aveva  stretto tra le braccia e lo aveva cullato dolcemente.
 Poteva immaginare cosa stesse provando. C’era stato un periodo in cui era stata gelosa di Sakura ma quando aveva capito che la loro era un’amicizia indissolubile aveva smesso di provare quel sentimento.
 Sapeva che il suo ragazzo stava vivendo un tormento interiore che metteva in contrasto l’immagine della Sakura angelica che lo aveva accettato per ciò che era ed una Sakura diabolica.
«Io non capisco…» disse in un debole lamento. «Perché ha scelto quell’uomo? Perché se ne è andata da noi? Perché è diventata così?»
Hinata non rispose. Non sapeva che dirgli.
 Non aveva la minima idea di cosa avesse spinto Sakura ad agire in quel modo così come non ce l’aveva nessuno dentro al villaggio. Dovevano solo sperare che il veleno di Orochimaru avesse l’effetto sperato.
 Accarezzò la testa del biondo che dopo qualche secondo di silenzio di girò verso di lei e la baciò.
 Posò la sua testa sul petto prosperoso di lei e cerco di riposarsi aiutato dall’odore della donna che lo faceva rilassare e gli donava amore più di ogni altra persona.

 Le risate di Sakura invasero tutto il castello di Akihito.
 Lei rideva, rideva, rideva e volteggiava per poi tornare tra le braccia dell’uomo che l’aveva resa ciò che era in quel momento.
 L’uomo che le aveva regalato quella felicità.
 Gli circondò il collo con le braccia avvicinandolo a se.
«Sei felice?»
 «Si.» rispose lei con gli occhi che si illuminavano.
 Lui tenendola sempre ben stretta a se iniziò a camminare verso il divanetto che adornava la sua camera di lettura.
 Si sedettero mentre si baciavano e ridevano insieme.
«Hai visto le facce stupite e imbambolate che hanno fatto quando mi hanno ivista.?» disse mentre rideva a squarciagola.
 Si sentì mancare il respiro.
«Fragili come foglie cadute.»
Lui rise insieme a lei.
 E dentro di sé la gioia esplodeva, quel ragazzo aveva staccato il flebile filo che ancora legava Sakura a quel posto. L’aveva spazzato via in maniera così netta e decisa che non ne aveva lasciato neanche un pezzettino.
 Lui non sentiva tutto quel bisogno di spazzare via quell’inutile villaggio cosa che invece Sakura desiderava con tutta se stessa.
 Tutto quell’odio che teneva nascosto dentro di sé e che con gli anni era cresciuto a dismisura e che lei aveva tenuto rinchiuso dentro di se  adesso era incontrollabile.
 E lui più tempo ci passava insieme più se ne innamorava.
 Ne aveva affrontate tante di guerre lui, una in più non faceva la differenza.
 Sakura era più importante, era l’unica persona a cui si era realmente affezionato nel corso di quegli anni, l’unica persona che era stata in grado di far battere il suo cuore inamovibile.
 Avrebbe fatto questo ed altro per lei e le avrebbe regalato la felicità che tanto agognava e una potenza che il genere umano non poteva neanche immaginare.
 Se adesso si trovava esattamente a metà il mondo degli umani e degli immortali tra poco avrebbe fatto quel passo in più che l’avrebbe legata definitivamente a lui e al suo mondo.
 La baciò appassionatamente sentendo quel ritmo insolito e sconosciuto dentro al petto.
 Lei ricambiò il suo bacio con ardore per poi coprire entrambi con una coperta.
 Le baciò la fronte, poi le guance, il naso sorridendo alla risata divertita di lei, poi si soffermò sulla bocca per più tempo, assaporandola come se fosse insieme la prima e l’ultima volta.
 La gustò in tutta la sua bontà e si addormentarono così, con lo spicchio di luna che si infrangeva nella loro stanza passando da una finestra che non era stata chiusa, una tra le braccia dell’altro, sempre più innamorati.

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


-Scusatemi se sono sparita e se non ho aggiornato per moltissimo tempo. Vorrei ringraziare tutti quelli che continuano a seguirmi nonostante la mia lentezza. tutti coloro che perdono un po' del loro tempo per  farmi sapere cosa ne pensano di questa storia e anche tutti quelli che mi seguono e basta.  Vi faccio gli auguri di Buon Natale e ci sentiamo con il prossimo capitolo.-
           
                                                                                           


Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura.      
                               Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali.       
                                                  Se non conosci il  nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia. 
                                                                                                                                                                                 Sun Tzu  


La guerra non piace a nessuno .
Costringe le persone a dover prendere le armi rischiando di morire schiacciate  da una miriade di cadaveri agglomerati.
La guerra non piace a nessuno ma quando il corno suona tutti devono rispondere al suo gelido richiamo anche se il nemico è qualcuno di indistruttibile, qualcuno di  immortale.
Tutti i Ninja del villaggio e tutti gli alleati escono dalle loro case mascherando l’ansia con un sorriso, con una battuta o con un bacio, nella speranza che non sia l’ultimo.
Ma quando il corno suona senza preavviso, strappando ogni sorta di vera e pura allegria  e soprattutto strappando la vita di un giovane troppo giovane e straziando l’aria con un urlo di una madre divenuta troppo vecchia.
Purtroppo tutti devono ballare quando inizia la sua drammatica melodia e solo la morte potrà fermarli.


James Winter quando si svegliò quella mattina non aveva idea che la guerra sarebbe sopraggiunta  in tutta la sua ferocia e in tutta la sua crudeltà.
Si svegliò semplicemente come ogni altro giorno e si diresse a lavoro.
Sapeva che i ninja si stavano preparando per qualcosa di grande, per qualcosa che sarebbe rimasto  nella storia del villaggio della foglia.
Altri famosi Hokage e ninja di altri villaggi erano arrivati dei giorni precedenti. Il loro villaggio aveva sempre preso posto a tutte le guerre, aveva aiutato tutti i villaggi vicini, quando questi avevano suonato il loro corno chiedendo aiuto. Il loro villaggio non si era mai tirato indietro di fronte ad alcuna sfida o di fronte a qualunque battaglia. Chiunque fosse il nemico loro lo avrebbero distrutto.
James era orgoglioso del villaggio della foglia.
Il suo più grande sogno era poter diventare il ninja più forte di tutti, il più coraggioso. Magari avrebbe avuto qualche  cicatrice da mostrare ai nipoti mentre gli raccontava di come aveva catturato i criminali più pericolosi. Aveva già iniziato ad allenarsi, era entrato nell’accademia. Avrebbe compiuto lo stesso percorso di tutti gli altri ninja solo in modo più veloce. Era diventato allievo del maestro Kakashi e, nonostante si vedesse la differenza d’età tra lui ed i compagni del suo corso, lui era felice comunque. Aveva deciso di rendere orgoglioso il suo maestro.  Si stava impegnando ogni giorno per cercare di diventare forte e non vedeva l’ora di affrontare la sua prima missione.
A questo continuava a pensare James quando venne trapassato da parte a parte da una freccia che gli lacerò la gola, facendolo morire dissanguato.
La guerra era iniziata e James non sarebbe mai diventato il guerriero che avrebbe voluto essere.
Sakura rideva con l’arco in mano.
Accanto a lei Akihito  la guardava con il suo cappuccio che usava per coprire il volto.
Ancora non si era abituato del tutto alla luce del sole. Aveva passato troppi secoli all’interno del mondo dei sogni in cui tutto è indefinito.
“Diamo inizio al divertimento” pensò lei mentre sentiva il corno annunciare l’inizio del combattimento.
Immediatamente tutti gli abitanti iniziarono ad uscire dalle loro case e, come tante piccole formiche, iniziarono a raggiungere la piazza e in sottofondo  il corno continuava a suonare la sua mortale melodia.
“Sta attenta.”  Disse lui sorridendole ma non con la solita euforia o gioia.
Non si sentiva particolarmente tranquillo.
Lei lo baciò su una guancia, fece un passo indietro e  si lasciò cadere nel vuoto, sparendo nel nulla.
Era giunto il momento di scaldare un po' gli animi.

                                                                                                                            2 ore prima

La guerra stava per iniziare e questa volta davvero. Non era uno stupido scherzo, questa volta sarebbe arrivata con tutta la sua potenza e loro stavano cercando di prepararsi al meglio delle loro forze. In molti avrebbero perso la vita per una folle che aveva deciso di distruggerli. La popolazione continuava a domandarsi cosa aveva causato un odio tale nei loro confronti. Non si spiegava. Nessuno riusciva più a ricordare la dolce Sakura che era morta insieme ai suoi genitori. Adesso  esisteva solo la sua nemesi, un essere che avrebbe portato la morte sul villaggio.
Era più di una settimana che organizzavano riunioni. Dovevano trovare una strategia per riuscire a sconfiggerla mantenendo il tasso dei morti i più basso possibile. I Ninja medici sarebbero rimasti all’interno dell’ospedale  pronti ad accogliere qualsiasi paziente che sarebbe sopraggiunto. Una squadra di sette ninja medici si sarebbe divisa e avrebbe aiutato le varie squadre. Era essenziale riuscire a coprire l’intero villaggio. Non avevano idea da dove avrebbero attaccato, ne quando, ma sicuramente la Sakura moderna, piena di tracotanza, avrebbe attaccato la porta principale. Su questo erano certi. Gli abitanti continuavano a stare all’interno delle loro case ma non appenala guerra sarebbe iniziata sarebbero scappati utilizzando le quattro vie di fuga sotterranee che li avrebbero riuniti tutti al di sotto della città, in cui erano presenti provigioni per circa un mese. Gli altri ninja si sarebbero suddivisi in 6 squadre.
Una sarebbe rimasta nelle retrovie, di fronte al palazzo dell’Hokage in modo tale da poter andare incontro a chiunque avrebbe avuto bisogno di aiuto.
La seconda avrebbe protetto l’ospedale garantendo la riuscita delle operazioni, nel caso ce ne fosse avuto il bisogno.
La terza si sarebbe appostata sul muro che proteggeva Konoha per osservare i movimenti all’esterno. Avevano a disposizione degli acidi per cercare di fermare i nemici iniziali. Inoltre avevano creato all’esterno della barriera delle trappole coperte dall’erba e stracolme di lance. Chiunque ci avrebbe camminato sopra sarebbe rimasto infilzato.
La quarta sarebbe rimasta di fronte all’entrata pronta a colpire qualunque cosa avrebbe distrutto il cancello invadendoli. Era la squadra più a rischio ed era composta da ninja con più  esperienza. Avrebbero fatto parte di questa squadra Tsunade, Jiraya e Kakashi.
Orochimaru avrebbe osservato la situazione dall’alto aspettando l’arrivo dell’amante di Sakura. Sperava davvero che la sua pozione avrebbe funzionato, era l’unico modo per rimanere in vita.
Naruto e Sasuke si sarebbero nascosti per cercare di catturare Sakura.
Questo avevano deciso
 
Da due giorni tutti quanti non facevano che tenere le armi pronte all’uso a preparare tattiche  e trappole per il nemico.
Dovevano tenersi pronti, dovevano fare  turni notturni di guardia, non avevano la più pallida idea di come e quando il nemico avrebbe potuto attaccarli.
Avevano conoscenze basilari del nemico ma non lo conoscevano così a fondo da poter elaborare un'unica strategia difensiva.
Avevano solo il veleno di Orochimaru che tra l’altro stava finendo di ultimare.
Era una notte fredda quella e Sasuke riusciva a dare forma al suo respiro.
Stava seduto sul grande muro che proteggeva Konoha e guardava in ogni direzione possibile.
Aveva passato tutti quei giorni ad allenarsi e a incrementare il suo odio senza però lasciarsi avvolgere da esso come era accaduto l’ultima volta.
Neanche lui riusciva a comprendere cosa provasse in quel momento se una rabbia incontrollata, se delusione, se tristezza o se fosse semplicemente stanco.
Non aveva immaginato neanche per un secondo che Sakura da vittima potesse essersi trasformata in preda e nonostante ciò che aveva fatto la settimana prima lui continuava ad amarla.
Continuava a provare quel sentimento mille volte più grande dell’odio verso quell’uomo.
Sicuramente lo avrebbe ucciso e avrebbe mantenuto in vita Sakura facendo qualsiasi cosa, ma non li avrebbe mai rispediti nel mondo dei sogni insieme.
Ci aveva pensato per tutti quei giorni a quali sarebbero potute essere le conseguenze di quella guerra:
in primo luogo sarebbero potuti morire innumerevoli ninja.
Se fossero riusciti ad uccidere l’uomo ci sarebbe potuto essere il rischio che morisse anche Sakura nella trasformazione nella specie di lui.
Se non ci fossero riusciti lo avrebbero dovuto rinchiudere invece dentro il mondo dei sogni insieme a Sakura ma Sasuke lo avrebbe evitato in quel caso.
Non gli avrebbe permesso di portarsela dentro una seconda volta.
Non gli avrebbe concesso questo lusso.
Non poteva permetterlo di nuovo.
Se la prima volta lui fosse stato presente non ci sarebbe riuscito.
Sakura sarebbe rimasta dentro casa loro senza tornare dai suoi genitori per quei cinque giorni, quei cinque giorni che avevano cambiato tutto nella loro vita.
Cinque giorni l’avevano fatta cadere.
Cinque giorni che a loro erano sembrati un attimo mentre a lei dovevano essere durati un’eternità. 
Cinque giorni come cinque anni.
Lui doveva sapere, doveva sapere cosa aveva fatto perdere la ragione in quel modo a Sakura.
Non riusciva a sentirsi utile, non riusciva a darsi una spiegazione.
Quel demone doveva averla condotta alla follia.
Era pronto si era allenato con tutti i ninja aveva riesumato tutte le sue vecchie tecniche di combattimento, qualunque cosa gli sarebbe potuta tornare utile, si era allenato per sconfiggere quella testa bianca che aveva osato sfidarlo in una guerra  da solo non avrebbe potuto vincere.
A questo continuava a pensare Sasuke prima di sentire il corno che urlava al vento che i loro nemici stavano per arrivare.

Naruto,  mentre Sasuke stava sdraiato sul letto della sua stanza, si trovava seduto al chiosco del ramen che lo aveva accolto a braccia aperte fin da quando era un bambino pestifero e che continuava a farlo. Hinata stava seduta accanto a lui e sorrideva mentre parlava con il proprietario del chiosco.
Erano amici ormai.
Naruto sperava che durante la guerra il chiosco  del vecchietto non venisse spazzato via.
Ci aveva passato tanti bei momenti con i suoi amici più cari.
Lui Sakura e Sasuke ci avevano passato talmente tanti giorni, ci avevano lasciato talmente tanti ricordi lì dentro che in quel momento Naruto non poteva fare  a meno di riviverli. La vedeva entrare sorridendo per poi lamentarsi con lui perché esagerava sempre con le porzioni e alla fine si sentiva male. Si sedeva sempre tra lui e Sasuke, lo faceva da quando erano piccoli per evitare che si uccidessero a vicenda e ormai era diventata un’abitudine.
Era successo tutto per colpa loro. Avevano deciso di lasciarla a casa, il motivo poi neanche se lo ricordava più sinceramente.
Guardò Hinata che sedeva accanto a lui, Non avrebbe sopportato perdere anche lei.
<< Hinata? >>
Lei alzò lo sguardo verso di lui, già sapeva cosa stava per chiederle, ma non avrebbe acconsentito.
Avrebbe partecipato alla guerra come ogni suo altro compagno e sarebbe morta pur di difendere Konoha. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per il suo villaggio, per le persone che amava e per i cittadini che non potevano difendersi da soli.
<< No. >>
Naruto sorrise chinando il capo, doveva aspettarselo da Hinata, non avrebbe mai potuto chiederle di abbandonare i suo cari.
<< Va bene, ma ti prego..>> iniziò avvicinandola a se e posando la sua fronte su quella di lei. <<… ti prego amore, fai attenzione… e torna da me. >>
Lei annuì per poi baciarlo. Dovevano essere forti, ce l’avrebbero fatta o almeno così sperava.

Quando il cornò suono la sua melodia tutti gli innamorati, tutti gli amici levarono il capo e risposero al richiamo.

Sakura si trovava poco fuori.
Il mantello strisciava dietro di lei ad ogni suo passo.
Guardò con avidità Konoha poi si girò ghignando.
Akihito aveva reclutato alcune creature che sarebbero bastate a fare fuori quel villaggio.
Un gigante si stagliava in mezzo a cani infernali e schiavi di demoni.
Tutti quegli esseri immondi facevano versi e suoni mai sentiti che emanavano disagio e terrore.
Sakura si sentiva orgogliosa e forte come non lo era mai stata.
Aveva tutto quello che desiderava: conoscenza, amore e potere.
Akihito l’aveva trasformata, l’aveva fatta germogliare facendole mettere in mostra tutte le sue doti, amandola incoraggiandola ed aiutandola.
Si appartenevano in quel momento e per sempre.
Avrebbero affrontato quel villaggio e sarebbero spariti, avrebbero fatto del male a quelle persone per dimostrargli che lei valeva qualcosa, che non era meno di zero e che le sarebbe bastato un semplice schiocco delle dita per  radere al suolo quel villaggio.
Incanalò tutta l’energia che aveva a disposizione e quando il corno suonò esplose e la guerra ebbe inizio.

Quando Sasuke e Naruto sentirono il corno suonare scattarono in piedi afferrarono le poche cose che avevano a disposizione e si incontrarono davanti ai cancelli come si era deciso durante la riunione con tutti gli altri ninja.
<< è iniziata. >> disse Tsunade.
<< Ino e Hinata andate sopra le mura e attivate le trappole quando vedrete i nemici sopraggiungere. Naruto Sasuke e Kakashi andate nei posti che avevamo stabilito, se Sakura entrerà dalla porta principale avrete modo di sorprenderla. >>  i ragazzi annuirono e scattarono verso le loro posizione.
<< Io andrò in un punto alto così quando arriverà il nostro amico riuscirò a rintracciarlo. >>
Tsunade annuì.
<< Se ce la dovessimo passare male qui sotto vieni ad aiutarci. È un ordine. >>
Orochimaru sorrise e sparì insieme alla sua pozione.
Tsunade e Jiraya rimasero un secondo a guardarsi, accarezzandosi con il pensiero per poi partire per le loro postazioni.
Forse avevano una speranza di vincere quella guerra.
Adesso l’obiettivo era quello di rimanere vivi.
Tutto d’un tratto da che si sentivano urli , schiamazzi e grida fameliche dal di fuori delle mura improvvisamente il silenzio cadde sul villaggio.
I secondi sembrarono durare ore e i respiri si facevano più pesanti.
L’aria era affilata come un bisturi e alcuni venivano divorati dall’ansia per  cosa sarebbe successo di lì a pochi secondi.
Perché loro sapevano che mancavano centesimi il problema è che non sapevano  quanti fossero effettivamente. L’unica cosa che sapevano era che quei centesimi potevano essere gli ultimi della loro vita e tutti quei rumori strani e inquietanti che si erano fermati non avevano placato gli animi. Non avevano idea di quali creature si trovassero fuori dalle mura, non avevano idea di come sarebbero morti. Non erano in grado di avere pensieri positivi, in quel momento riuscivano solo a sentire l’ansia che li attanagliava e la crisi isterica che si stava impossessando del loro corpo. Alcuni speravano iniziasse presto per mettere fine a quel senso di angoscia che li opprimeva.
Tutto divenne piatto e tagliente come la lama di un rasoio ,nessuno fiatava ,nessuno osava respirare più forte per paura che la guerra iniziasse davvero. Una guerra che nessuno avrebbe più dimenticato, una guerra che sarebbe rimasta negli animi di tutti quanti.
Passarono i minuti ,minuti interminabili che fecero vacillare la determinazione di molti. Minuti in cui molti ninja pensarono che avrebbero fatto meglio a fuggire a gambe levate. Molti di loro stavano sperando che la folle avesse cambiato idea e proprio quando rilassarono le spalle espirando tutta l’aria che avevano trattenuto il cancello esplose in mille pezzi e dalla nube di fumo iniziarono a fuoriuscire animali strani. Jessica un ninja con qualche anno di carriera vide al rallentatore brandelli di carne che volavano, del fumo, delle macerie e ombre che si abbatterono su di lei.
Non fece in tempo neanche ad urlare che venne risucchiata dal fumo.
Non sarebbe stata una guerra facile, nel momento in cui i cani infernali si abbatterono sul villaggio Tsunade lo capì.
La maggior parte di loro sarebbe morta.
Lei e Jiraya fecero il richiamo e un enorme Lumaca e un Rospo gigante comparvero e corsero ad affrontare i nemici seguiti da un serpente diabolico.
Tsunade si girò verso il suo amico di infanzia sorridendo, non li avrebbe traditi, non questa volta.
I nemici si scagliarono addosso al villaggio abbattendo le prime case che bloccavano il loro passaggio.
Sasuke e Naruto videro il muro andare in frantumi e questi esseri diabolici invadere Konoha.
Shiba era stata mandata nella linea C quella che bombardava i nemici e curava gli alleati.
I due appartenenti al Team 7 sperarono che non si facesse male, insieme a tutti quelli che avevano fatto parte della loro vita. Speravano che quella guerra risparmiasse tutti ma sapevano che non sarebbe andata così. Già sapevano che si sarebbe tenuto il lutto per molti giorni se sarebbero riusciti a scacciare il nemico.
Disgustati osservarono per molto tempo i nemici infrangersi sui ninja dopo aver sorpassato il cancello.
Molti erano morti probabilmente nelle trappole fuori dal muro, dei fossi pieni di arpioni che erano stati creati in fretta e furia da alcuni ninja del villaggio.
Grazie al loro aiuto erano riusciti a diminuire il numero di quell’esercito demoniaco.
Se solo pensavano che Sakura aveva creato tutto quello scompiglio si sentivano male, e per ottenere cosa poi?
Perché?
Si era lasciata manipolare in maniera così violenta che nessuno la riconosceva più.
Ino e Hinata fecero esplodere le bombe eliminando i nemici nelle retrovie.
<< SONO FINITI. >> urlò Hinata a Kyoka che innalzò una barriera di rami e rovi che inghiottì due giganti che vennero bloccati mentre cercavano di entrare nel villaggio. Quando riuscirono ad abbatterli tirarono un sospiro di sollievo, ne mancava solo uno. Si distrassero solo un secondo per cercare di vedere in che situazione si trovassero gli altri al di sotto del muro, un secondo che bastò al gigante rimanente di distruggere gran parte del muro che circondava il villaggio. Nell’impatto si ferì brutalmente un braccio ma sembrava quasi non accorgersene e senza riprendere fiato iniziò a colpire con le sue forze i pezzi di muro rimasti consentendo agli altri di entrare.  Kyoka riuscì ad atterrare insieme ad Hinata e subito fece comparire altri rampicanti e dopo innumerevoli sforzi riuscì  ad abbatterlo. Immediatamente una squadra di soccorso apparve potandolo via mentre altri andavano alla ricerca di altri feriti.  Naruto corse immediatamente verso Hinata, ormai lui e Sasuke avevano capito che Sakura non sarebbe entrata da lì e che era inutile stare fermi a osservare i loro amici morire.
Hinata, Ino e Naruto iniziarono ad eliminare cani infernali.
Sasuke raggiunse Kakashi, degli uomini completamente grigi con occhi neri stavano davanti a loro.
<< Ho provato a ucciderne qualcuno, ma sono duri a morire. >> disse Kakashi toccandosi la benda che utilizzava per coprirsi il volto.
<< Vorrà dire che ci divertiremo un po' anche noi. >> disse Sasuke attivando Susanoo seguito a ruota da Naruto che richiamò l’energia della natura e Kurama.
<< Che ne dici di fare fuori qualche nuovo amichetto di Sakura? Sai sono un po' geloso. >> rise Naruto.
<< Sono d’accordo con te Testa Quadra. >> e ridendo scattarono.
Kakashi non poté fare a meno di sorridere a sua volta.
Erano davvero cresciuti. Quante guerre avevano affrontato e quante missioni pericolose avevano superato senza mai lamentarsi. Erano incredibili, riuscivano ad andare avanti ed aiutarsi reciprocamente come una famiglia.
Prima era Naruto che combinava guai, poi Sasuke era impazzito e adesso toccava a Sakura.
Ogni volta che uno dei tre cadeva o si perdeva  gli altri due lo aiutavano a rialzarsi e a ritrovarsi. Non importava quanto tempo ci avrebbero impiegato, si sarebbero ripresi Sakura. La famiglia non si abbandonava.

Un’ora dopo, 3 giganti e oltre 200 schiavi uccisi e di Sakura ancora non c’era traccia.
Di nuovo il silenzio si abbatté sul villaggio ma questo era un silenzio diverso. Un silenzio pieno di urla e di dolore.
Naruto seduto per terra vide all’ingresso tra le macerie un braccio spuntare fuori, un braccio freddo e privo di vita.
Dietro di lui qualcuno urlò.
Una ragazza teneva tra le braccia una donna, un’amica, una sorella chi lo sa.
La teneva stretta a se e urlava mentre delle lacrime le solcavano il viso.
Così come lei molti altri piangevano i caduti.
La guerra non piace a nessuno.
Una ninja anziana, una professoressa,  piangeva tenendo tra le braccia un ragazzo colpito alla gola.
Un ragazzo di nome James Winter, il primo morto causato da quella guerra.
In quel momento di lutto generale, in quel momento di stanchezza, di paura e di dolore cadde dal cielo una cometa  che si schiantò sul terreno creando una nuvola di fumo enorme e abbattendo tutte quelle grida di disperazione. << Tu.. >> disse la donna con una voce piena di odio, una voce che solo una madre a cui il bambino era appena stato strappato via poteva avere.
<< TU hai portato via mio figlio. >>
Sakura rise, rise mancando di rispetto a tutti quei cadaveri su quella terra e a tutto quel dolore causato da lei soltanto per un inutile capriccio. Quella risata fu peggio di uno sputo per la donna che scattò verso di lei.
Cercò di colpirla una, due, tre volte ma quella schivava sempre, senza parare e senza controbattere.
Schivava semplicemente incrementando la rabbia della madre.
La donna incanalava il suo odio che aumentò a dismisura, voleva farla a pezzi.
Un pugno, due pugni, tre, quattro e così via.
I superstiti assistevano alla scena incapaci di muoversi ma l’odio della donna  iniziò a trasmettersi a tutti i presenti come una malattia, come un’infezione. Con una semplice mossa Sakura spezzò il collo alla donna che cadde a terra raggiungendo suo figlio a cui, quella mattina, erano stati strappati via tutti i sogni, a cui era stata strappata via la cosa più importante di tutte: la vita.
Sakura stava giocando a ricoprire un ruolo che non poteva avere, stava giocando a fare la morte ma non poteva distruggerli. Non ci sarebbe riuscita perché l’odio di tutti i ninja del villaggio era troppo grande ormai.
Tsunade richiamò tutte le squadre di Ninja ancora in vita.
Quei mostri erano niente in confronto al mostro più grande e possente che torreggiava su di loro.
Forse sarebbe meglio ucciderla qui, pensò l’Hokage osservando quella donna davanti a lei.
Sakura posò a terra il corpo della donna morta con una delicatezza che non le apparteneva più.
<< MOSTRO. >> urlò qualcuno.
<< SEI UN MOSTRO. >> la seguì qualcun altro.
<< ASSASSINA. >>
<<  DEMONE. >>
Tutti iniziarono a insultarla, tutti si ersero in tutta la loro statura e con tutta la loro forza trasmettendo un odio disumano. Un odio profondo che mai sarebbe sparito nel cuore di quelle persone. Un odio immortale.
Sakura li osservò e ricominciò a ridere. A lei non interessava quel sentimento, il suo era più profondo di quelli di tutti quanti. Una luce colpì tutti, molti ninja iniziarono ad urlare mentre altri svennero. Tutti i ninja tranne Hinata, Naruto, Sasuke, Shiba, Jiraya, Tsunade e Gaara. Tra le urla disperate loro sette alzarono le armi per andare a contro quella ragazza, quella bambina che alcuni avevano visto crescere e che altri avevano amato.  La sabbia di Gaara cercò di colpirla dall’alto, provando a trafiggerla, Jiraya e Shiba provarono dai lati ma non ottennero alcun tipo di risultato, Così come aveva fatto apparire quella nebbia così la mandò via e altri ninja si misero in piedi. << Se siete solo voi non mi diverto. >>
Tutti quanti iniziarono a combatterla a cercare di colpirla ma invano. Non riuscivano neanche ad afferrarle i lunghi capelli rosa o il mantello per bloccare la sua corsa sfrenata.
Si riavvicinarono tutti. Sasuke e Naruto si misero davanti.
<< Sakura smettila. >>  disse Sasuke.
<< Ritorna in te. >> continuò Naruto.
La ragazza tirò fuori un enorme falce nera e la fece roteare così forte che i suoi capelli si mossero.
Quando Jiraya capì cosa voleva fare fece in tempo a muoversi.
Accadde tutto nel giro di qualche decimo.
Una figura uguale a Sakura si staccò da lei e piombò addosso a Sasuke e Naruto con la falce pronta a colpirli ma Jiraya li scansò parando il colpo con il corpo.
Il silenzio divenne generale e Tsunade senza respiro corse verso l’uomo che amava.
Il petto era squarciato e il sangue fuoriusciva.  Tsunade lo curò più velocemente possibile, si chinò sul  suo orecchio e sussurrò le parole che aveva trattenuto nel cuore per tutto quel tempo, lo fece portare via senza sapere che sarebbe morto prima di raggiungere l’infermeria.
Questa volta l’odio si incrementò ancora di più divenendo ingestibile.
Naruto e Sasuke vennero invasi da quel sentimento.
Aveva provato ad ucciderli insieme e ci sarebbe riuscita se Jiraya non si fosse messo in mezzo.
Adesso iniziava il vero combattimento.
<< E voi due ancora la proteggete. >> disse Shiba comparendo accanto a loro.
Tsunade scattò.
La colpì sotto lo stupore di tutti e Sakura volò via.
Si ritirò su pulendosi un po' di sangue dalla bocca e iniziò l’inferno.
Iniziò a muovere la sua falce e come la dea della morte si abbatté su di loro.
La paura, l’odio e il disgusto incrementavano il suo potere.
Dopo aver ferito gravemente Ino e Gaara che con la sua sabbia non riuscì a proteggersi tornò indietro.
Gli schiavi morti come delle marionette si rialzarono uno alla volta, alcuni senza braccia, altri senza testa e divennero ombra, un’ombra nera che andò verso Sakura arrampicandosi per tutto il suo corpo. Avvolgendola come una coperta calda, per tenerla al sicuro. Naruto tirò fuori il Kyiubi mentre Sasuke evocava Susanoo.
Entrambi si unirono e sferzarono il loro attacco ma quell’ombra riuscì a proteggere Sakura.
Combatterono con tutte le loro forze ma non riuscirono a fare nemmeno un graffio a quell’essere ne tantomeno alla ragazza.
Quando la figura fu completa con i suoi capelli rosa e i suoi occhi verde smeraldo fece uscire una lingua fuori una lingua lunghissima. L’espressione sul volto di quell’ombra era la personificazione della follia che si era impossessata di Sakura.
Qualcuno gridò dall’orrore, altri afferrarono le armi.
Avevano ancora una possibilità, avrebbero avuto vendetta nei confronti di tutti quei morti.
Tutti cercarono di scacciare via quell’ombra, attaccandola spingendola, bagnandola, dandole fuoco ma non servì a nulla. D’improvviso un’onda d’urto li spinse via e sotto lo stupore generale di tutti l’essere dietro Sakura infilò una mano nel petto della rosa.
Orochimaru piombò accanto a Tsunade.
<< Si sta trasformando, dobbiamo colpirla adesso altrimenti la perderemo per sempre. >>
Naruto, Sasuke, Tsunade, Shiba, Orochimaru, Hinata e Kakashi si mossero insieme ma non riuscirono ad avvicinarsi.
In un secondo la figura strappò il cuore pulsante di Sakura  mentre se lo portava  alla bocca facendolo gocciolare.
Tirò fuori la sua enorme lingua e lo inghiottì davanti l’espressione sconvolta di tutti i presenti, di tutti quelli che riuscivano ancora a tenere gli occhi aperti.
Sakura urlò e divenne un tutt’uno con quella figura ombrosa che sparì.
Sakura cadde a terra distrutta ma Akihito, comparso dal nulla davanti a tutti, la sorresse.
<< Abbiamo fatto uscire il demone dalla tana. >>  disse Sasuke.
<< Ce l’Hai fatta. >> disse il demone pieno di orgoglio.
Sakura aprì gli occhi e lo fissò con un occhio bianco e uno verde.
<< Ce l’hai fatta amore mio. >>
Lei sorrise rossa in viso e lo baciò con tutto il suo amore avvolgendogli le braccia intorno al collo. Ce l’aveva fatta, Akihito era fiero di lei e adesso potevano andarsene insieme.
Si rimise in piedi e guardò quell’uomo con un amore tale da disgustare Sasuke, lo guardò con così tanto amore da farlo vacillare.
Shiba si avvicinò silenziosa ad Orochimaru. Nessuno faceva caso a lei, erano tutti impegnati ad osservare quel mostro arrossire.
<< Amore. >>
Lei gli passò le mani tra quei capelli bianchi e mentre stava per baciarlo una frusta lo afferrò per il piede tirandolo verso i ninja che una volta avevano fatto parte della famiglia di Sakura.
Akihito incredulo arrivò fino a loro e proprio mentre stava per ridacchiare stupito dall’essere stato preso da alcuni umani solo perché Sakura lo aveva ipnotizzato  venne colpito al collo da un ago.
All’inizio non accadde nulla e quando gli occhi bianchi del demone si soffermarono sui ninja tutti rabbrividirono.
Se la pozione creata da Orochimaru non  avesse avuto effetto sarebbero morti tutti quanti e di Konoha sarebbe rimasto soltanto un buco nel terreno. Akihito fece un passo per tornare verso Sakura. Era quasi arrivato da lei quando  le gambe gli cedettero.
Sakura si teletrasportò da lui e lo guardò.
<< Che succede? >>
L’uomo si toccò il collo e il viso iniziò a diventare blu.
<< COSA AVETE FATTO? >> urlò Sakura con gli occhi sgranati dalla rabbia e dalla paura.
Posò la testa su quella dell’uomo e inizio a trasmettere il suo chakra verso di lui per curarlo.
<< No … >> sussurrò lui.
<< Ce la farò… >>
<< N-no… >>
Le lacrime iniziarono a scorrere sul viso di lei.
<< è tutta colpa mia… amore… >>
Lui posò la sua mano sulla guancia umida di lei.
<< No amore, n…non è colpa tua. >>
Lei incrementò il suo chakra portandolo ad una potenza tale che una nube verde iniziò a muoversi trasportata dall’aria e la maggior parte dei ninja feriti o in pericolo di vita si ripresero. Tutti tranne Akihito. Lo avrebbe curato a tutti i costi.
<< Se lo cura moriremo tutti. >> Orochimaru diede un altro ago a Shiba che colpì l’uomo approfittando del fatto che la donna stava accumulando tutta la sua energia per curare l’uomo che l’aveva cambiata e che l’aveva amata più di tutti.
Il secondo ago lo colpì sul braccio.
Akihito afferrò la testa di Sakura e la baciò.
<< Ti amo… >> si avvicinò al suo orecchio . << Ci rivediamo nei tuoi sogni amore mio. >>  le sussurrò per poi chiudere gli occhi.
Il silenzio per la terza volta si fermò su quel villaggio e questa volta venne rotto dalla risata di una ragazza, di una ninja che come molti aveva perso qualcuno di importante in quella guerra.
Sakura si girò verso i ninja superstiti osservandoli uno ad uno con gli occhi che tremavano dall’odio e l’amore della sua vita morto tra le sue braccia.
All’improvviso il corpo del demone divenne solo anima.
Sakura riuscì a distinguere i tratti somatici di Akihito e l’anima del demone divenne un tutt’uno con quella di lei.
Un urlo le uscì dal petto, un urlo così forte che ruppe tutti i vetri del villaggio e che costrinse i ninja a tapparsi le orecchie. Le lacrime iniziarono a scorrerle sul viso. Il lato sinistro del viso all’altezza dell’occhio iniziò a bruciarle, ma nulla placò le sue urla.
In un secondo saltò addosso ad Orochimaru e addosso a Shiba.  Le ombre la seguirono e la testa di Orochimaru saltò via dal suo corpo. Quando Sakura riaffiorò dal fumo entrambi i suoi occhi erano diventati bianchi e un corvo stilizzato era comparso sull’occhio sinistro. Le copriva la nuca e lo zigomo sinistro.
Urlò ancora e colpì il terreno distruggendolo e costringendo tutti a scappare. Continuò ad urlare e a distruggere tutto quello che aveva intorno.
Era arrivato il momento di mettere in atto il piano che avevano ideato durante una riunione a cui avevano partecipato solo in pochi. Non potevano credere che sarebbero riusciti a metterlo in atto. 
Sasuke si avvicinò a lei schivando le frustate di ombra nera che la seguivano, le parlò cercando di calmarla ma era come una bomba ad orologeria. Si avvicinò e la distrasse quel tanto che bastava affinché un ninja la bloccasse dentro una bolla d’acqua fino a farla svenire.  Quando quella chiuse gli occhi tutti i ninja tirarono un sospiro di sollievo.
Avevano vinto.

La guerra non piace a nessuno .
Costringe le persone a dover prendere le armi rischiando di morire schiacciato da una miriade di cadaveri agglomerati.
La guerra non piace a nessuno ma quando il corno suona tutti devono rispondere al suo gelido richiamo anche se il nemico è qualcuno di indistruttibile, immortale. Tutti i Ninja del villaggio e tutti gli alleati escono dalle loro case mascherando l’ansia con un sorriso, con una battuta o con un bacio nella speranza che non sia l’ultimo.
Ma quando il corno suona senza preavviso strappando ogni sorta di vera e pura allegria , strappando la vita di un giovane troppo giovane e straziando l’aria con un urlo di una madre divenuta troppo vecchia.
Purtroppo tutti devono ballare quando inizia la sua drammatica melodia e solo la morte potrà fermarli… ma forse questa volta la fortuna è stata dalla loro parte.

 

 

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


Erano passati due giorni dalla lotta contro Sakura e il demone dai capelli bianchi ed erano stati letteralmente due giorni di inferno. Immediatamente dopo la lotta avevano dovuto addormentare Sakura che aveva dimostrato ancora una volta di essere dura come i diamanti. Nessuno aveva ancora festeggiato, infatti nonostante l’esplosione del chakra di Sakura avesse  curato tanti ninja altrettanto alte erano stati i numeri delle vittime. Inoltre Sasuke e Naruto non avevano alcuna intenzione di festeggiare, troppo occupati a tenere sott’occhio Sakura, ancora addormentata.  Quella sera ci sarebbe stata una festa a casa loro, organizzata da Hinata e Ino tra intimi per svagarsi un po', e forse l’alcol li avrebbe davvero aiutati a dimenticare alcune cose o a rilassarsi un attimo. Non si erano mai riposati, erano due giorni che non dormivano per controllare le condizioni della loro amica e più volte Tsunade e gli altri li avevano rimproverati. Sasuke non accantonava l’idea di ubriacarsi per respingere dalla sua testa, almeno per un po' di tempo, il bacio appassionato della donna che fino a poco tempo prima aveva considerato come sua, con quel demone. Sasuke ancora non riusciva a crederci.  Aveva passato mesi a preoccuparsi per lei e a stare in ansia e quell’amore incondizionato che Sakura aveva verso quel ragazzo erano così forti che lo irritavano. Una volta lei guardava in quel modo lui e soltanto lui. Non c’erano altri maschi che Sakura potesse vedere all’interno del loro villaggio. Sapeva che lei aveva occhi solo per lui quello che però non aveva immaginato era che per una semplice missione era riuscito a perdere tutto ciò che possedeva e che voleva possedere. Lei era svanita come nulla fosse, senza lasciare un biglietto, senza scusarsi. Era sparita senza dire nulla lasciando i due maschi a urlare vendetta verso un rapitore che si era rivelato un amante. Un amante con un potere tanto immenso da distruggere tutto il villaggio in un secondo eppure, nonostante ciò, loro, dei semplici umani, erano riusciti ad ucciderlo. Sakura però aveva avuto un crollo emotivo e psicologico importante. Avevano davvero rischiato di perderla uccidendolo, ma lei era rimasta in vita. Orochimaru aveva pensato di doverli rinchiudere nel mondo dei sogni insieme ma quell’opzione non era stata presa in considerazione da Sasuke e neanche da Naruto. Rinchiuderla lì dentro avrebbe voluto dire perderla di nuovo e i due ragazzi non erano disposti a rinunciare alla loro unica famiglia. Ogni volta che chiudeva gli occhi riviveva ogni istante di quella guerra. Riviveva il momento in cui la porta si spalancava facendo entrare tutti quegli esseri mostruosi. Sentiva nella bocca il sapore del sangue e l’odore della polvere. Vedeva al rallentatore spade colpire i suoi amici e sentiva le urla dei feriti. Come aveva detto Jiraya erano state poche le battaglie contro i demoni a forma  umana e quelle poche che c’erano state non avevano lasciato sopravvissuti. Naruto, che sedeva accanto a Sasuke fuori dalla cella di Sakura, continuava a domandarsi come erano riusciti ad ucciderlo, come Orochimaru fosse riuscito a ideare una pozione in grado di uccidere un essere tanto potente. Continuava a domandarsi se Orochimaru fosse un genio o se semplicemente la fortuna avesse girato dalla loro parte e non sapeva darsi una risposta.
Quando quel demone era morto fra le braccia della rosa  Naruto si era sentito male per lei, aveva immaginato il dolore che aveva provato in quell’istante. Quando l’aveva vista sdraiata per terra con l’uomo che amava tra le braccia avrebbe voluto andare da lei e abbracciarla, dirle di non preoccuparsi, ma non poteva farlo.
Erano stati loro ad uccidere il suo più grande amore in qualche modo Naruto pensava che non sarebbero riusciti a riacquistare la sua fiducia in poco tempo. Magari sarebbe rientrata nelle loro vite un passo alla volta, ma come aveva detto Orochimaru avevano il rischio di trovare una persona completamente diversa da quella che loro conoscevano. A loro però non importava, avrebbero amato comunque Sakura perché in fondo al suo cuore lei era sempre la stessa bambina che si arrabbiava ogni volta che facevano qualche danno, la stessa ragazza che si prestava a curarli e a combattere al loro fianco durante le battaglie più dure e più pericolose. Poi che la gente non apprezzasse al massimo il suo lavoro per Naruto e Sasuke era una follia, senza di lei sarebbero morti un sacco di volte. Subito dopo che l’uomo era morto c’era stato quell’urlo, quell’urlo che aveva distrutto tutto quanto, soltanto una buona dose di  tranquillanti erano riusciti a stenderla definitivamente facendola cadere in un sonno profondo che aveva permesso ai ninja ancora in forze di portarla nelle segrete del palazzo dell’Hokage.  In quel momento era inutile continuare a pensare ancora alla guerra, sarebbe stata protagonista dei loro sogni per un bel pezzo ma avevano vinto e in quel momento  l’unica cosa a cui dovevano pensare era Sakura. Ancora non l’avevano svegliata e i due amici continuavano ad aspettare fuori dalla sala dove si trovava Sakura. Tsunade stava all’interno e controllava le condizioni di salute della rosa. L’avevano rinchiusa dentro una bolla d’acqua e Tsunade si stava assicurando che ricevesse l’ossigeno in modo soddisfacente e nel mentre controllava i valori sanguigni della sua allieva. Come sospettava erano completamente sballati, una persona normale con quei valori sarebbe morta invece lei dormiva all’interno di quella bolla ed era bella come non mai. Tsunade osservò rapita il tatuaggio che aveva sui dorsali e quello che le era comparso sul volto durante la trasformazione. Si domandava il perché di tutti quei tatuaggi dal momento che il demone che l’aveva accompagnata non ne aveva. Quello sul viso in particolare la colpiva, due ali di corvo stilizzate partivano dalla tempia e circondavano per metà l’occhio. Era bellissima, Tsunade non poté pensarlo. Era cambiata molto da quando se ne era andata, aveva modificato lati del suo carattere anche se Tsunade cedeva che una parte della vecchia Sakura esistesse ancora. La sua bellezza però era aumentata fino a farla diventare una divinità quas. Quei capelli rosa le circondavano il corpo sinuoso e quel tatuaggio sul viso le stava a pennello.  Non poté fare a meno di sorridere, era riuscita ad aumentare il suo potere in una maniera davvero affascinante, Orochimaru l’avrebbe sicuramente studiata, si sarebbe preso il suo tempo durante la sua prigionia e avrebbe studiato qualsiasi piccolo dettaglio. Dopo essersi accertata  delle sue condizioni uscì dalla stanza e senza rimanerne sorpresa vide i due ragazzi del team 7 seduti per terra. Era più di un’ora che stava lì dentro e quei due continuavano ad aspettarla fuori. Stava davvero per perdere la pazienza ma sapeva che non c’era bisogno di arrabbiarsi. Quei due avevano aspettato più di sei mesi per rivedere la loro compagnia di squadra e adesso morivano dalla voglia di accertarsi delle sue condizioni, di abbracciarla, sempre se lei glielo avesse concesso, e di parlare con lei. I due ragazzi non videro L’Hokage aprire la porta il che le consentì di sentire una parte di conversazione.
Naruto stava per aprire bocca ma l’amico lo precedette.
«Che c’è Testa quadra?»
Il biondo lo guardò con uno sguardo confuso che Tsunade aveva imparato a conoscere nel corso degli anni.
«Sono due giorni che mi fissi come se volessi chiedermi qualcosa.»
Come al solito Sasuke era in grado di comprendere i sentimenti e i pensieri dell’amico, Naruto era sempre stato prevedibile.
Tsunade sentì la risata del biondo e un sorriso le comparve sul volto.  «Come stai?» domandò, si pentì quasi subito della domanda ma ormai se l’era lasciata fuggire. Era da tanto che non parlavano seriamente, in realtà da quando Sakura era scappata non avevano parlato quasi per niente. Naruto si era accorto fin da subito dei sentimenti dell’amico che si era dimostrato frustato, triste e arrabbiato insieme. La sua domanda era risultata stupida anche se Tsunade da dietro la porta, così come Sasuke, capì cosa il biondo volesse dire. Come poteva stare, come potevano stare. Avevano affrontato una battaglia durissima, erano riusciti a riprendersi la loro amica ma la guerra non era ancora finita sarebbe andata avanti per molto tempo, sarebbe durata fino a quando Sakura non sarebbe tornata da loro, fino a quando quella guerra sarebbe divenuta un semplice ricordo lontano.  Se pensavano che il momento peggiore fosse finito  si sbagliavano di grosso. IL momento peggiore sarebbe stato il risveglio di Sakura, il risveglio che avrebbe determinato la sua vita e quella di tutti loro. Speravano affinché tornasse in se. Pensava che Sasuke non gli avrebbe risposto invece si comportò normalmente stupendo sia il biondo che Tsunade.
«Sono solo stanco.»
Continuava ad incolparsi per tutto quello che era successo. Se solo lui non l’avesse lasciata sola per quei giorni adesso non sarebbero seduti lì per terra a parlare di Sakura.
«Non è colpa tua.»
«Si invece. È solo colpa mia se lei adesso si trova all’interno di quella bolla, è solo colpa mia se è scappata con quel demone.» non  riusciva a darsi pace. Continuava a immaginarla abbracciata a quell’uomo, a letto con quell’uomo. Aveva davvero sperato che da lontano lei continuasse ad amarlo invece non era stato così. Lei ormai amava un altro, un demone che non poteva essere paragonato a nessun altro umano. L’aveva persa il giorno che l’aveva lasciata a casa.
Appoggiò la fronte sulle proprie ginocchia.
«Non è colpa tua, non potevi saperlo. Adesso dobbiamo solo aiutarla a riprendersi. Ognuno di noi ha avuto qualche periodo buio, tu con tuo fratello ad esempio ma nonostante tutto siamo tornati insieme. Adesso è il turno di Sakura, non pensare a quello che è stato pensa solo a come poterla aiutare adesso.»
«Non  credevo di poter sentire delle frasi sensate uscire dalla tua bocca.»
«Simpatico.»
Risero per un momento godendo di quel suono. Era la prima volta che Naruto lo sentiva ridere così da quando Sakura se ne era andata.
«Questi sei mesi sono volati e lei è cambiata così tanto che al suo cospetto mi è sembrato di essere uno sconosciuto.»
«Tornerà come una volta… spero.»
Sasuke scosse il capo ridendo sommessamente. Oh no, lui lo sapeva. Lei non sarebbe tornata quella di un tempo, lei era diventata qualcosa di diverso, qualcosa di estremamente potente e magari sarebbe rimasta proprio com’era: bellissima e fatale. Continuava a domandarsi se l’avrebbe amata comunque o se il suo cambiamento avrebbe ucciso il suo amore. Aveva tenuto duro fino in quell’istante, aveva passato sei mesi a sognarla e a riviverla in ogni istante e in ogni luogo che avevano visto insieme che non si sarebbe arreso adesso che ce l’aveva ad un passo da lui. Avrebbe camminato a piedi scalzi su vetri infuocati piuttosto che farsela portare via di nuovo.
«Dobbiamo solo starle vicino.» Naruto annuì perfettamente d’accordo con il suo amico. Dovevano solo aspettare e starle vicino.
Tsunade si sentì orgogliosa ad avere nel suo villaggio due persone così meravigliose. Quando aprì la porta fece finta di osservarli con aria di rimprovero. «Vi avevo detto di andarvi a riposare.»
I due scattarono in piedi e prima che potessero affondarla con tutte le loro domande gli comunicò che la ragazza stava bene.
 «Domani proveremo a svegliarla. Le ho dato una dote del sonnifero creato da Orochimaru prima della sua morte. Mi ha detto Hinata che ha organizzato per stasera una festa a casa vostra.  Andate a divertirvi  e domani quando vi sarete ripresi venite qui, potrebbe esserci  bisogno del vostro aiuto. Vi aspetteremo prima di svegliarla, ve lo prometto.»
«Se non dovesse reagire bene cosa faremo?» domandò Sasuke osservando Tsunade in maniera così intensa che quella si fece per un millesimo di secondo piccola piccola.
«Proveremo ad addormentarla di nuovo, ma arriverà il momento in cui dovremo svegliarla definitivamente.»
I due fecero un espressione preoccupata e Tsunade non poté fare a meno di ricordarsi quante ne avevano passate. SI meritavano un po' di pace. Li spinse ad andare via e quando i due annuirono e se ne andarono a casa loro Tsunade guardò ancora una volta Sakura e sospirando andò via. Era giunto il momento anche per lei di rilassarsi.


Sakura correva nei boschi intorno al castello sotterraneo di Akihito. Sfrecciava velocissima osservata dal servo del suo uomo, felice di vedere finalmente un sorriso sul volto del suo padrone mentre la inseguiva.
Tutti i domestici gli erano rimasti fedeli nonostante i numerosi anni che il loro padrone aveva dovuto passare in esilio nel mondo dei sogni. Quando era tornato con quella donna esile tutti loro si erano astenuti dal giudicarlo. Chiunque avrebbe immaginato che un giorno Akihito sarebbe stato accompagnato da una donna altrettanto forte, da una demone come lui. Ma tutti i loro pregiudizi su quell’umana erano svaniti con il passare dei mesi. Akihito era riuscito a liberarsi proprio grazie a lei, grazie alla potenza di quella ragazza. Era bastato vedere il sorriso comparso sul volto del suo padrone per scaldare il cuore di tutti.
Il suo obbiettivo era di trasformarla e lui non dubitava del suo successo.
Adesso non poteva fare a meno di osservare quei due che correvano a velocità sovrannaturale lungo i boschi incantati. Si  sorridevano e si abbracciavano.
Mai avevano visto un sorriso di pace e felicità sul volto del loro padrone e tutta la servitù non poteva che esserne felice.  Avevano capito che la follia si era impossessata di quella donna che si era allenata come non mai per cercare di accettare il potere dell’uomo senza rimanerne uccisa. Avevano visto Akihito, uno dei demoni umani più temuti nel loro mondo, accarezzarle dolcemente la testa mentre dormiva. Avevano visto Akihito che si sdraiava nel letto con lei deciso a non volerla lasciare andare, a tenerla con sé. Nonostante la follia dimostrata inizialmente Sakura si era dimostrata gentile con  tutti loro e presto, tutta la servitù del demone, iniziò a voler bene anche a lei.


Sakura correva, inseguita da Akihito e quando lui la prese e caddero sull’erba lei rise. La luna era piena quella  notte e li illuminava con quella sua luce particolare che lei amava tanto. La notte era il loro mondo, il loro giorno. Akihito rise insieme a lei per poi baciarla con quelle sue labbra morbide e saporite. A Sakura venivano continuamente le farfalle nello stomaco. Più passavano i giorni più Sakura si innamorava di quell’uomo, era diventato tutto per lei. Sfiorò le sue labbra velocissima assaporando ancora una volta quella felicità. Rimasero sdraiati lì quella sera, a guardare le stelle e a parlare del futuro.  A parlare di quello che avrebbero fatto della loro vita e Akihito le raccontava del suo mondo, dei suoi simili e dei loro lussuosi castelli e balli. Lei lo guardava incantata mentre lui le raccontava la sua vita.
“Sai Sakura sono stato intrappolato nel mondo dei sogni per molto tempo e non potrò mai dimenticare ciò che tu hai fatto per me, liberandomi.”  Lei gli aveva rivolto uno dei suoi sorrisi luminosi guardandolo con quegli occhi che Akihito amava. Verdi colline pianeggianti piene di erba luminosa, quegli occhi splendevano di vita propria. E cosi come lui si perdeva nei suoi occhi lei faceva la medesima cosa. Gli occhi blu del demone le ricordavano i fondali ghiacciati dell’artico così freddi ma anche così caldi. Una volta le aveva mostrato  come diventavano i suoi occhi, bianchi opachi, si intravedeva ancora il celeste sotto ma era come se un velo bianco lo coprisse. Quando usava i suoi poteri compariva quel velo e anche quando provava forti emozioni.  Lui l’abbracciò e scherzando le iniziò a fare il solletico sorridendo mentre la sentiva ridere e lo implorava di smetterla.
Indelebile era il ricordo di Akihito e per sempre sarebbe stato  così, non lo avrebbe mai dimenticato.  Avrebbe sempre fatto parte di lei.
Mentre Sasuke,  Naruto e tutti gli altri festeggiavano lei ricordava i momenti passati con il suo amato continuamente.
Ormai solo i sogni le restavano.

Hinata aveva organizzato una festa, con l’aiuto di Ino ed altri avevano addobbato tutto il prato della casa del suo fidanzato. Aveva inserito nel suo giardino tavoli pieni di cibo e alcol.
Quando Naruto e  Sasuke arrivarono pregarono il loro fegato di non farli morire proprio quel giorno.
«È stata una bella battaglia.» disse  Ino.
«Una battaglia pesante.» la riprese  Shikamaru.
«Abbiamo combattuto tutti al massimo delle nostre forze.»
Tutto il gruppo era riunito e tutti Insieme portarono i calici in alto.
«A chi non ce l’ha fatta dedichiamo questa vittoria.» esordì Hinata con gli occhi colmi di dolore per tutte quelle vittime.
«Il peggio deve ancora venire.» ricordò Shiba a tutti loro.
«Si, è vero, ma non ci pensiamo ora.» ripeté Hinata ottenendo  l’approvazione di tutti gli altri.
«Godiamoci semplicemente questa serata.»
Tutti portarono il calice alle labbra pronti ad entrare in un limbo di cui avrebbero ricordato ben poco. L’ultima volta Naruto e Sasuke si erano addormentati praticamente in mutande e si erano risvegliati nello stesso letto chissà quella volta cosa avrebbero combinato.
La serata iniziò  tranquilla e terminò nel degrado.
Da che doveva essere una festa per poche persone divenne un festino in tutti i sensi.
Gente imbucata iniziò a invadere la casa dei due ragazzi. Quando Sasuke andò al bagno per vomitare ci trovò dentro due che si baciavano e alla fine dovette condividere la siepe con Naruto che  continuava a lamentarsi della nausea e del freddo che ci stava fuori.
Sasuke invece non riusciva a tenere gli occhi aperti o ad essere concentrato su qualcosa. Se qualcuno lo avesse attaccato in quel momento sarebbe sicuramente morto. Sentiva la testa leggera e non riusciva a tenerla alta, il suo sguardo vagava e non poteva fare a meno di dondolare.
Shiba stava davanti a loro e li osservava divertita, ogni volta finiva in quel modo. Non avevano mai avito tempo per i festini, Shiba aveva partecipato solo ad alcuni di essi ma Hinata le aveva raccontato tutt le avventure del team 7. Tutto quello che avevano combinato quei due insieme alla ragazza che qualche giorn prima aveva provato ad ucciderli tutti. Non riusciva a credere all’odio che quella donna provava nei confronti di quel villaggio che l’aveva cresciuta. Era quasi arrabbiata con lei per tutto il dolore che aveva causato a quelli che erano diventati suoi amici. Da quando lei aveva smesso di parlare della loro amica i loro rapporto era migliorato e lei ne era stata più che contenta.
Sasuke lo aveva capito fin da subito che quella ragazza era interessata a lui ma non gli era mai importato. Però in  quel momento sdraiato sul prato con la faccia nascosta in una pianta intento a vomitare non poteva fare a meno di pensare che il suo sorriso fosse dolce.  Quella ragazza alla fine aveva sopportato lui e Naruto per più di sei mesi, all’inizio l’avevano trovata fastidiosa con tutti quei discorsi ma quando avevano messo le cose in chiaro si era rivelata una persona ironica e piena di ilarità.
Avrebbe potuto farsi abbracciare da quel corpo caldo al posto di continuare a inseguire Sakura. Shiba in quel momento era la persona più rassicurante che ci fosse e  soprattutto quella più facile. Si vergognò di quel pensiero, aveva impiegato così tanto a cercare Sakura  e adesso che ce l’aveva così vicino  non poteva rinunciare. Ma chi voleva prendere in giro con tutti quei pensieri sui tradimenti Sakura si era accoppiata con quel demone e se ne era andata fregandosene altamente di lui.
No, era troppo ubriaco per ragionare.
Si tirò su bianco come un cadavere e Shiba pensando che volesse un tovagliolo si chinò per porgerglielo. Sasuke la sorprese accarezzandole il viso e spostandole dei capelli da davanti al viso. La osservò a lungo accarezzandole una guancia con il polpastrello poi si staccò ricominciando a vomitare.
Si, Shiba era la via più facile, ma con lei sarebbe stato davvero felice?  Erano davvero tanti mesi che lei stava con loro e che si prendeva cura di loro mentre Sakura stava in giro a trasformarsi e vivendo con quell’uomo. Poteva concedersi di fermarsi in quel momento? Ma lei era lì, era nel loro villaggio incatenata nelle segrete del palazzo dell’Hokage, addormentata. No, doveva resistere, doveva resistere ancora per un po' ma il suo corpo sembrava bisognoso di attenzioni o di carezze.
Quando abbassò il volto sul vaso ricominciando a vomitare Shiba aveva il cuore che le batteva a mille e il viso incendiato. La ragazza era rimasta completamente sconvolta da quello che era successo.
In quell’ultimo periodo si era convinta di lasciar perdere Sasuke, che sembrava troppo innamorato di quella donna mostruosa, e dedicarsi ad altre attività.
Durante quella guerra aveva colpito il suo amante e per un momento aveva davvero temuto di morire, sentiva ancora quella presenza che si avventava verso di lei ma che colpiva prima Orochimaru, uccidendolo. Se era viva lo doveva semplicemente al caso che aveva voluto che Orochimaru si trovasse più vicino a Sakura, era viva solo per quello.
Come faceva Sasuke ad amare quella donna così spaventosa con quegli occhi strani e con quel potere strabiliante? Era la domanda che continuava a porsi da quando l’aveva incontrata per la prima volta. Ma cosa doveva aspettarsi da quel comportamento? Davvero non sapeva cosa pensare, non sapeva niente riguardante l’amore o il flirting.
Corse in cucina a prendere qualche tovagliolo o straccio e per preparare qualche succo anti sbronza che li aiutasse a sentirsi meglio.
«Come mai di quel colore ragazzina?» domandò Ino brilla appoggiata al lavabo con accanto Hinata.
Erano entrambe rosse e ridevano come solo due vecchie amiche potevano fare.
«Già Shiba, come mai coshi rosha?» chiese Hinata instabile che prese a ridere più forte con l’amica.
«Sharà per via di Shashuke?» Shiba divenne ancora più rossa e abbassò lo sguardo sul pavimento facendo un sorriso svelatore.
«Ah Ah mi sa che ci hai preso Hina.»
Ino si avvicinò alla ragazza con una birra in mano e si chinò per guardarla bene in viso. «La ragazzina è innamorata del nostro Sasuke, come giudicarla, chi non ne è stata innamorata?» Ino ripensò alle liti con Sakura per conquistare il cuore di quel ragazzo gelido e si ricordò di come la sua migliore amica lo amasse alla follia.
«Forse per lui sharebe melio star co te.» disse Hinata che cercava di spostarsi pericolosamente. Stava per cadere quando Ino l’afferrò al volo.
«Si, forse hai ragione.»
Ino fissò la sua amica e poi quella ragazzina così delicata e così diversa da Sakura che aveva sempre mostrato un caratteraccio sotto quell’aura da ragazza dolce. Non poté fare a meno di togliersi quel sorriso. Le mancava da morire. Ancora ricordava il giorno che se ne era andata, era stata lei ad avvertire Tsunade. Era andata a casa sua per andare al centro con lei ma quando l’aveva chiamata nessuno aveva risposto. Si erano sentite solo le urla atroci della madre. Pensando si trattasse di un attacco Ino si era  scaraventata dentro casa e quando non aveva trovato Sakura aveva ipotizzato ad un attacco alla famiglia Haruno. Inizialmente aveva pensato che qualcuno con dei debiti pesanti  con il padre della ragazza avesse deciso di fare una mossa azzardata per togliersi dai guai. Ma ciò non spiegava la scomparsa della ragazza. La madre aveva continuato ad urlare che era stata la figlia ma nessuno le aveva creduto, era sotto shock.  Poi c’erano stati tutti quegli omicidi e ogni volta Ino sperava che uno dei cadaveri che gli altri villaggi avevano trovato non fosse il corpo martoriato dell’amica. Infine c’era stata la rivelazione, era stata lei ad andarsene, era stata lei ad uccidere i genitori.
Quando l’aveva vista combattere non riusciva a credere che si trattasse proprio di lei. Sakura non era mai stata così bella e così potente. L’iniziale felicità nel rivederla si trasformò presto in uno spavento. Brandiva quell’arma come una dea della morte e aveva quello sguardo spietato che si addolciva soltanto quando si trovava davanti quell’uomo bellissimo. Poi così com’era arrivata se ne era andata e aveva dato inizio a quella guerra in cui avevano rischiato tutti i morire. Ma quella ragazzina era riuscita a colpire l’unica debolezza di Sakura. In quel momento era intrappolata nella bolla d’acqua e addormentata per evitare che esplodesse. Avrebbe cercato di uccidere quella ragazzina una volta svegliata. Ino sperava solo che l’amica tornasse come prima, sperava che tornasse a ridere insieme a lei e insieme agli altri. Si guardò intorno osservando come tutti si fossero abituati all’assenza della ragazza. Quei mesi erano passati velocemente e tutte le cose buone che Sakura aveva fatto per il villaggio erano scomparse lasciando spazio solo alla Sakura moderna, la Sakura che aveva ucciso i suoi genitori e che aveva causato una guerra. Era incredibile come qualcosa che poteva sembrava insostituibile divenne con il passare dei mesi qualcosa di dimenticato. Tutti si divertivano per la vittoria della guerra contro un essere indistruttibile ma Ino era sicura che nessuno di loro avrebbe festeggiato per il recupero di una cara amica che aveva fatto innumerevoli cose per quel villaggio. Tutti consideravano morta la Sakura antica ed era inutile dire che l’avevano ritrovata perché, era inutile negarlo, quella non era Sakura.
Guardò un’ultima volta Shiba che sventolandosi cercava di tornare di un colore normale. Non voleva darle false speranze, se conosceva Sasuke sapeva che lui non avrebbe rinunciato a Sakura tanto facilmente, specialmente ora che ce l’aveva ad un passo. Si limitò ad accarezzarle la testa.
«Porto su questa ragazzaccia che si deve riposare.» Si caricò Hinata sulle spalle e la portò in camera di Naruto.  Shiba rimase lì. Il cuore aveva ricominciato a batterle normalmente, prese i tovaglioli e corse dall’uomo che l’aveva fatta innamorare come nessun altro e mentre correva verso di lui pensò che così come Sasuke era il suo primo amore quel demone doveva esserlo stato per Sakura.

Sakura aprì la bocca per respirare ma i suoi polmoni si riempirono di acqua.
Era intrappolata dentro una bolla e fino a quel momento ne aveva avuta una d’aria attaccata alla bocca che le permetteva di respirare. Ma non appena aprì gli occhi  quella sparì.
Si mosse sinuosa dentro quell’acqua. Aprì l’occhio verde e quello bianco con gli artigli della mano destra tagliò la sua trappola e cadde a terra. I capelli lunghi e bagnati le schiaffeggiarono il volto, un po' disorientata si guardò intorno e quando si ricordò di tutto quello che era successo una fitta lancinante le attanagliò il corpo. Urlò e scaglie di chakra scalfirono il muro della stanza in cui si trovava. Delle lacrime nere iniziarono a solcarle il volto. Continuando a piangere distrusse la stanza in cui si trovava ma non le bastò. Aveva bisogno di sfogarsi, aveva bisogno di urlare al cielo e distruggere un’intera foresta. Un vuoto incolmabile prese il sopravvento su di lei. Per colpa sua Akihito era morto. Doveva tornare al suo castello. Provò odio, un odio così profondo che pensava fosse possibile per un essere umano.  Alzò lo sguardo sulla luna alta nel cielo e urlò ancora. Con una velocità non umana saltò sul tetto di un palazzo ammirando la foresta al di là del muro.  Aveva bisogno di andarsene da quel luogo, aveva bisogno di piangere senza essere vista, aveva bisogno di un modo per riportarlo nel mondo dei vivi. Lo rivoleva. Scattò l’allarme e Sakura sotto la luce della luna corse più veloce che poté verso quel cancello che ancora portava i segni della guerra.  Alcuni Ninja provarono a  rincorrerla ma era davvero troppo veloce rispetto ai ninja. I poteri di Akihito erano entrati dentro di lei, Akihito era entrato dentro i lei  ed erano divenuti  un corpo solo.
Corse come mai aveva fatto assaporando l’aria vera. Stava per attraversare il muro quando una forza incredibile la bloccò rispingendola dentro il villaggio. Arrabbiata urlò ancora e iniziò a colpire il muro con i suoi artigli, allungò la mano per prendere la sua falce quando un colpo la colpì al cuore. Dove stava la sua falce?  Le venne di nuovo da piangere ma cercando di essere forte osservò l muro e concentrò tutto il suo chakra per attraversarlo.
I ninja l’avevano raggiunta e la fissavano allibiti. Li fissò con rabbia e urlò di nuovo creando un’onda d’urto che si infranse su quella barriera apparentemente indistruttibile. Tsunade atterrò di fronte a lei distraendola mentre un cecchino la colpiva. Dopo qualche secondo la ragazza smise di urlare e ricadde nel mondo dei sogni ma questa volta non c’era un Akihito a proporle una via di fuga e pianse di nuovo mentre dormiva.

 

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


Era una mattina soleggiata e completamente priva di nuvole. Il cielo era di un celeste intenso ed aveva quella luce particolare che quando alzavi il viso per ammirarne la bellezza ne venivo ferito. Questo per lo meno fu quello che pene Sasuke quando un raggio di sole lo colpì in pieno viso svegliandolo. Non appena aprì gli occhi cercò di orientarsi e nel giro di due minuti si ritrovò a rimpiangere tutti gli alcolici che aveva ingerito la sera precedente. Maledisse ogni singola goccia di alcol ancora in circolo nel suo corpo e il suo animo festaiolo. Ogni volta sembrava annoiato da quelle feste ma nel giro di un’ora e di 4 drink si trasformava nella persona più solare ed euforica del mondo. Ripesò a quando aveva distrutto un tavolino mentre cercava di salirci sopra per fare chissà quale discorso, o quella volta che aveva pitturato tutta la stanza di Naruto di un fucsia acceso, si era risvegliato il mattino successivo con quel colore sgargiante ovunque, ci aveva messo due ore a toglierselo dal viso. Naruto non era da meno solo che il so comportamento pre e post festa era uguale, lui si divertiva sempre. Tutti quei ricordi vennero trafitti da un’emicrania lo colpì come una frusta facendolo ansimare. Era come se una massa gli comprimesse il cervello. Si alzò lentamente cercando di mettere a fuoco il luogo in cui si trovava. Si guardò intorno e riconobbe le foto attaccate all’armadio e tutti i manuali di medicina sparsi sulla scrivania. Si ricordò improvvisamente Di tutti quei mesi passati a cercare d ritrovarla viva, alla guerra e al fatto che finalmente Sakura si trovava nl villaggio e che questa volta non sarebbe riuscita a scappare. Quello era il grande giorno, finalmente l’avrebbero svegliata e le avrebbero parlato. Volevano sapere cosa diamine le fosse passato per la testa e perché li aveva abbandonati senza lasciare alcuna traccia di sé. Continuò a guardarsi intorno e scoprì di non essere solo nel letto. Era davvero inorridito, non riusciva a capacitarsi del fatto che ogni qual volta che si ubriacavano insieme dovevano trovarsi nello stesso letto e ogni santissima volta oltre a quel mal di testa si doveva ritrovare a ingaggiare una rissa con il biondo. Perché non iniziare al meglio una giornata con un bel cazzotto assestato bene sulla faccia?
Non c’era mai una festa in cui la mattina dopo non si svegliavano facendo a botte. Nel corso di tutti quegli anni era diventata una tradizione, una festa non poteva dirsi riuscita se loro non si ritrovavano con due bernoccoli in testa qualche livido sul viso. Diede un calcio a Naruto facendolo cadere dal letto, mantenendo i riflessi pronti ad un eventuale spinta, ma stranamente il biondo non si alzò, mugugnò semplicemente qualcosa per poi rimettersi a dormire. Quella volta doveva davvero aver esagerato se non riusciva neanche a rendersi conto di star dormendo sul pavimento della camera di Sakura. Mentre si alzava Sasuke si domandò il perché fossero finiti lì dentro. Avevano organizzato altre feste durante quei periodi ma si erano sempre accertati di tenere la sua stanza chiusa, non volevano che qualcuno entrasse e toccasse le cose della rosa. Eppure loro due durante quella festa depravata avevano deciso di andare a cercare un po’ d tranquillità dentro la stanza della ragazza che più di una volta gli aveva salvato la pelle. Gli sembrò di vederla davanti a sé con le mani posate sui fianchi mentre lo sgridava per non aver preso le se medicine o magari perché per uno stupido litigio lui e Naruto si erano messi a urlare allarmando i vicini. Ripensò a lei e a tutti quei momenti che avevano condiviso, momenti di felicità, di tristezza, di amarezza e di profonda amicizia. In quel momento oltre che una forte emicrania si sentì anche arrabbiato. Lei non aveva perso tempo a lasciarli per seguire un demone, lei aveva creato una forte crepa nel loro rapporto. Tuttavia Lui era più che certo che insieme sarebbero riusciti ad aggiustarlo. Si alzò in piedi e con grande fatica scese le scale che portavano alla cucina. Si sentì invadere dall’odore di caffè per un momento si godette quel momento, eliminando ogni sorta di pensiero e facendosi accarezzare da quel dolce profumo. Non esisteva nessun altro alimento e nessun altra bevanda che creava in lui quel sentimento di pace e tranquillità come il caffè. Rimase per un minuto buono ad assaporare quell’odore a farlo suo dopodiché entrò in cucina. Shiba si trovava proprio in piedi di fronte a lui. Era concentrata a versare un po’ di quel liquido miracoloso dentro la tazza di un Hinata disperata e con un disegno in fronte alquanto ambiguo. La ragazza rideva mentre raccontava le avventure dell’amica la sera prima che a quanto pare insieme ad Ino si era scatenata. Continuava a tirare su lo sguardo cercando di osservare quell’osceno disegno che occupava la maggior parte della sua fronte. «Ma chi ha osato farmi questo?» domandò irritata e con un tono che già presagiva vendetta. Shiba rise, Sasuke rimase colpito da quel suono così dolce, delicato e sincero. «è stato Naruto.» riuscì a sbiascicare. Cercò di trattenere le risate davanti la faccia sbigottita dell’amica ma invano. «Ha fatto davvero un bel lavoretto.» esordì Sasuke canalizzando l’attenzione delle due ragazze su di lui. Si avvicinò a Shiba e le passò un braccio vicino per afferrare la brocca di caffè che la ragazza aveva gentilmente preparato per tutti. «E’ la volta buona che lo ammazzo.» Questa volta Shiba e Sasuke risero insieme. «Vi siete scatenati entrambi da quel che vedo.»
«Guarda Sasuke tu non dovresti neanche parlare. L’ultima volta che ti ho visto stavi con la faccia dentro un vaso a vomitare.» Il ragazzo alzò le mani in segno di arresa con un sorriso giocoso sul volto. Spostò il suo sguardo verso Shiba e notò, con suo stupore, che la ragazza aveva le gote infuocate. Non capiva il motivo di quel comportamento improvviso. Sapeva all’inizio di piacere alla ragazza ma nel corso di quei mesi l’infatuazione di Shiba era passata. Quindi perché tutto d’un tratto assumeva quel comportamento bizzarro? Forse aveva anche lui un disegno orripilante sul volto e la ragazza si vergognava a dirglielo, ma non era nel carattere della ragazza. Evitò di tirare fuori il discorso limitandosi ad appoggiarsi sul davanzale della finestra con la sua tazza di caffè rigorosamente amaro. Hinata seduta di fronte alla ragazza fece finta di non aver visto nulla ma ormai aveva imparato a conoscere la ragazza e non appena Sasuke se ne fosse andato l’avrebbe riempita di domande. “Perché sei diventata tutta rossa?” oppure sarebbe stata più diretta: “Ciao tesoro, ma ti piace ancora Sasuke? E non mi raccontare frottole che in cucina sei diventata del colore rosso fuoco del tuo fiocco per capelli.” Si limitò a fare un sorrisetto malizioso, il tipico sorriso che compare sulle labbra di chi sa qualcosa e dopo aver finito la colazione si alzò. «Vuoi sapere dove sta?»
Lo sguardo sadico dei due amici mise in soggezione la ragazza che poté sol immaginare quali sarebbero state le conseguenze del disegno sulla fronte della ragazza. «Sasuke caro, saresti così gentile da condividere con me la posizione del mio uomo?»
«Certamente, si trova nella stanza in fondo al corridoio al primo piano. Guarda per terra sotto il letto.»
«Ti ringrazio, vado a svegliare il mio amore.» annunciò mantenendo quel sorriso sadico sul volto e uscendo dalla cucina.
Improvvisamente calò un silenzio imbarazzante nella sala e Shiba si sentì completamente fuori posto. Non era più abituata a quel genere di silenzi, era da parecchio che non ne avevano più. Magari Sasuke ricordava qualcosa della notte prima anche se ne dubitava fortemente. Ricordando la sua mano calda sul suo viso le guance le presero fuoco. Si sentì spogliata con gli occhi, era come se le mani di Sasuke la stessero toccando senza essere vicine. Era davvero una sensazione particolare. Si sentì improvvisamente fremere. Lo sguardo di lui non cessava e Shiba iniziava a sentirsi davvero piccola. «Come pensi che si vendicherà Hinata?» domandò sbiascicando e rompendo definitivamente quel silenzio pesante. «Lo ripagherà con la stessa moneta probabilmente. Lui sta per terra indifeso come un cucciolo appena nato solo che lui non ha la madre a difenderlo.» Shiba rise mentre il disagio scivolava via. Non voleva buttare all’aria il rapporto che avevano creato nell’arco di quel periodo soltanto per ciò che Sasuke aveva fatto da ubriaco e, pensandoci, non aveva fatto niente di che. Le aveva solo accarezzato il viso, solo che era stato così inaspettato e così dolce da lasciarla spiazzata. Ma era inutile sognare, lui amava un’altra, lei non aveva speranza. Nonostante sentisse il cuore in una morsa sorrise come suo solito. Il ragazzo sospirò, un sospirò stanco. Probabilmente stava pensando a lei, stava valutando su come si sarebbe dovuto comportare nel momento in cui se la sarebbe trovata davanti indifesa. Anche se Shiba non riusciva proprio ad associare quel termine a Sakura, non riusciva a trovare un termine carino per lei. Il primo pensiero che le veniva alla mente era “Mostro”. Non riusciva a dimenticare quello sguardo di ghiaccio, quello sguardo di puro odio concentrato unicamente su di lei.
«Avete dato il meglio di voi ieri sera.» Sasuke quasi si strozzò con il caffè. «Peggio del solito?» Shiba annuì. «Vuoi sapere cosa avete combinato tu e Naruto?» Sasuke non rispose, sembrò valutare l’opzione, poi decise che era meglio di no. «Siamo tati tanto imbarazzanti? Dimmi solo questo.» dalla faccia della ragazza Sasuke comprese che quella volta dovevano aver combinato qualcosa di davvero imbarazzante, ma non se la sentì di chiedergli cosa. «Come mai tu non bevi mai?» le domandò con fare disinvolto cercando di cambiare argomento. «Bevo un po’ ma niente di importante, mi piace rimanere vigile e sveglia. Non mi piace non avere i controllo sulle mie azioni.» iniziarono a parlare del più del meno. Shiba desiderò che quel momento si fermasse per sempre. Solo loro due nella cucina pulita e con quella luce dorata che inondava tutta la stanza rendendo i capelli di Sasuke luminosi. Non poteva fare a meno di fissarlo incantata.
Dopo un po’ scesero Hinata e Naruto che aveva la faccia completamente disegnata. Subito dopo di loro toccò a Ino che non stava messa così male, come invece pensava Shiba.
Tutte quelle mummie si ritrovarono sul bancone della cucina a fare colazione. Tutti sembravano felici e rilassati, tutti tranne Sasuke e Naruto che con un semplice sguardo si dissero di andarsi a preparare.  
Era finalmente giunto il momento.
Shiba li vide andare via e per un secondo guardando le loro schiene farsi sempre più piccole si sentì abbandonata e sola. Adesso che l’avevano ripresa, adesso che finalmente riavevano il loro terzo membro Shiba non serviva più a nulla. L’avrebbero gettata via come avevano fatto tutti gli altri oppure le avrebbero permesso di rimanere? Si ritrovò a pensare che fosse più probabile la prima ipotesi. D’altronde lei aveva partecipato all’uccisione di quel demone e non sapeva se sarebbe stata in grado di gestire quello sguardo addosso tutti i giorni. Si sentì annegare. Cosa avrebbe fatto dopo? Il villaggio della foglia era la sua ultima speranza, non poteva abbandonarlo. Non sapeva neanche a chi parlare di quel peso che si sentiva sul cuore. Voleva piangere ma non poteva. Non ci starà male infondo, ormai era abituata alla gente che se ne andava.
Si passò una manica della maglietta a maniche lunghe sul volto eliminando la traccia che una lacrima ribelle le aveva lasciato sul volto. Dopodiché rientrò in cucina pronta a raccontare, con un bel sorriso, tutte le avventure che quei burloni dei suoi amici avevano combinato la sera precedente.
 
Tsunade aveva passato tutta la nottata accanto a Jiraya. Non si era ancora ripreso del tutto e a causa delle ferite riportate lo avevano indotto al coma, non avrebbe gestito tanto dolore. Da quando avevano optato per quella decisione, ogni volta che aveva un attimo libero, Tsunade andava a trovarlo all’ospedale. Gli teneva la mano. IL primo giorno, dopo che aveva scoperto che era ancora vivo, si era accasciata accanto al suo letto e aveva pianto come una bambina piccola che si era persa il suo orsacchiotto preferito. Aveva pianto da bruciarsi le guance. Da allora gli era stata sempre accanto. Gli passava panni freddi sulla fronte, gli leggeva dei libri e lo baciava in testa. Non appena si fosse ripreso Tsunade gli avrebbe detto chiaramente tutto ciò che provava nei suoi confronti. Gli avrebbe rivelato tutti i suoi segreti, tutto ciò che aveva immaginato. Lui avrebbe apprezzato e avrebbe ricambiato, lo sapeva. D’altronde “Ti Amo” erano state le ultime parole che gli aveva sentito pronunciare. E dopo delle parole così piene di significato, parole che entrambi avevano tenuto dentro di loro come macigni, non poteva morire. Non poteva lasciarla sola, lei aveva bisogno di lui. Jiraya era l’unica persona in grado di capirla, in grado di incoraggiarla e di tirarla su nei giorni in cui si sentiva inutile.
Quando l’avevano portato in infermeria aveva il busto completamente aperto. Tsunade davvero non riusciva a capire come avesse fatto a sopravvivere. Sicuramente Sakura con il suo scoppio di pura energia aveva contribuito ma secondo Tsunade non era stata solo opera sua.  Anche il destino aveva fatto la sua parte. Se fosse rimasto altri 10 minuti sul pavimento sarebbe sicuramente morto. Quella guerra aveva portato via tanto al loro villaggio e nessuno l’avrebbe perdonata. L’avevano rinchiusa facendo un eccezione, se fosse stato chiunque altro lo avrebbero ucciso nel momento di maggior debolezza ma Sakura era stata una di loro. Sakura faceva parte del villaggio e lei credeva che sarebbe tornata quella di un tempo. Ne era certa.  
Gli lasciò la mano. Doveva andare incontro a Naruto e Sasuke. Aveva passato la notte a ragionare se dirglielo o meno e alla fine era giunta alla conclusione che era inutile mentirgli.
 
Sasuke e Naruto avevano iniziato a camminare per le strade del loro villaggio. Osservavano tutti quei palazzi e quei sorrisi timidi che piano piano, dopo la fine della guerra, tornavano a scolpire i volti delle persone. Era incredibile come la vita andasse avanti, nonostante i feriti e i morti, che alla fine non erano stati troppi.
Piano piano si ricominciavano a sentire battute, sorrisi, musica e il villaggio si sarebbe ripreso. Ma ancora non era arrivato il momento. Il silenzio calava su di loro come une nebbia oscura. Tra un giorno e l’altro l’abitudine avrebbe creato un foro facendo rientrare la luce. L’Unica cosa che premeva Sasuke in quel momento era parlare con Sakura e provare a reinserirla nella società anche se non sarebbe stato semplice, anzi. Nessuno l’avrebbe accettata, non ci sarebbe stata una persona all’interno del villaggio, al di fuori degli amici di una vita, che l’avrebbe perdonata per tutto quel male. Per tutto il dolore e la paura che aveva provocato negli animi dei cittadini. Inoltre sapevano tutti che molti ninja avrebbero preferito che venissero rispettate le regole, tuttavia Tsunade non la pensava così. Lei era davvero convinta che la rosa si sarebbe ripresa. Quello era proprio quello che desideravano Sasuke e Naruto.
Continuarono a camminare e Naruto si perse nei ricordi. Vide in lontananza il palazzo con i volti degli Hogake e si ricordò quando li aveva pitturati tutti. Sorrise debolmente.
Anche Sakura una volta lo aveva aiutato a fare uno scherzo, per la verità più di uno, e si erano divertiti come matti. Quando era più piccolo la trovava interessante, gli piacevano quei momenti di pura dolcezza che si trasformavano in scatti d’ira, soprattutto verso lui e Sasuke quando litigavano per l’ennesima sciocchezza. Loro tre erano sempre stati insieme, si erano sempre amati come una famiglia. Sakura amava Sasuke in un modo diverso e quando l’aveva vista accanto a quel demone, bella come una dea, on aveva creduto ai suoi occhi. Come aveva fatto in soli cinque giorni a distruggere quell’amore? A dimenticarsi di lor e di tutti gli amici che aveva dentro il villaggio? Come aveva osato uccidere i propri genitori. Naruto continuava a credere che quel demone l’avesse usata per scatenare una guerra, che si fosse impossessato della ragione di Sakura spingendola a compiere azioni che mai avrebbe fatto. Eppure una piccola parte di lui, una minuscola parte, sapeva quale fosse la verità. Sapeva che non c’era stata alcuna manipolazione e che Sakura aveva assunto quel comportamento perché aveva deciso di cambiare. Aveva detto basta per un motivo che loro ancora ignoravano.
Attraversarono il cancello d’ingresso del palazzo dell’Hogake ed entrano nel grande giardino che lo circondava stracolmo di piantine con proprietà curative. Da quado Tsunade era diventata Hokage aveva apportato numerose modifiche e quelle piante erano una di quelle. L’ospedale infatti si trovava non poco lontano dal palazzo e quelle piante potevano essere davvero utili. Inoltre Tsunade aveva modo di studiarle al meglio, e se le serviva qualcosa per qualche esperimento o per la creazione di qualche nuova crema antidolorifica aveva tutto a disposizione.
Nonostante fossero fiori non estremamente belli davano al palazzo quell’aura di pulizia e protezione, era una sensazione strana ma piacevole. Inoltre avevano un odore rassicurante, quasi calmante. Prima non era così accentuato ma Sasuke era convinto che Tsunade avesse aumentato il numero delle piante che causava quel sentimento per poter aiutare gli abitanti e i ninja del villaggio. Annusando quel profumo la gente poteva perdersi un attimo. Naruto fu stupito che L’Hokage non avesse piantato qualche piantina stupefacente, non c’era niente di meglio di quella per tirarsi su. Ridacchiò per conto suo al pensiero, Tsunade non avrebbe mai permesso che i suoi ninja diventassero dipendenti dalle droghe, inoltre per quel cancello passavano anche coloro diretti a nuove missioni e non poteva permettersi di piantare droghe che stordissero i suoi stessi combattenti anche se Naruto era certo che Tsunade ci avesse fatto un pensierino.
Stavano per spalancare le porte del palazzo quando Tsunade li precedette. Si incontrarono lì, loro ancora fuori e lei dentro. Quando la videro si resero conto che doveva aver dormito veramente poco in quei due giorni dalla fine della guerra, ma nessuno dei due immaginò che fosse per la sua preoccupazione per Jiraya. Avevano notato quel suo atteggiamento verso l’uomo in fin di vita ma avevano semplicemente pensato che fosse l’amore di due amici inseparabili, che avevano condiviso molti anni della loro vita insieme, rischiando la vita numerose volte. Tsunade squadrandoli dalla testa ai piedi non si pose interrogativi, dai loro sguardi stanchi immaginò che dovevano aver passato una nottata in balia dell’alcol e che in quel momento stessero ancora accusando i dopo sbronza. Se si fossero trovati in un’altra situazione li avrebbe sicuramente rimproverati ma dopo tutto quello che avevano dovuto passare come poteva biasimarli? Anche lei avrebbe voluto alzare un po’ troppo il gomito ma ancora non era arrivato il momento per lei di riposarsi e di festeggiare. Aveva troppe cose di cui occuparsi e poi avrebbe aspettato il risveglio di Jiraya, con lui bere sarebbe stata tutta un’altra cosa.
«Come mai quella faccia Tsunade? Sembri più vecchia del solito.» scherzò Naruto, probabilmente per cercare di far sorridere la donna che come suo solito, nonostante la stanchezza, si animò.
«Ho dovuto passare metà notte a rincorrere Sakura per le vie del villaggio e l’altra metà a controllarla e a prendere le giuste precauzioni affinché non scappasse di nuovo.»
Naruto rise senza capire appieno le parole della donna a causa dell’alcol che ancora girovagava per le sue vene.
«Cosa?» domandò sconvolto Sasuke. «Ma non era rinchiusa e addormentata dentro una bolla d’acqua?»
Tsunade annuì rendendosi conto che Naruto aveva capito solo in quel momento che non aveva scherzato.
«Si, non sappiamo ancora come abbia fatto ma penso che faccia parte delle sue abilità. Ancora non sappiamo cosa può fare con i suoi nuovi poteri.»
Calò un silenzio imbarazzante. Dalla fine della guerra non avevano mai parlato di ciò in cui Sakura si era trasformata, in realtà non erano neanche certi che fosse diventata un demone. D’altronde i suoi occhi erano diversi, uno aveva mantenuto il colore verde smeraldo di Sakura l’altro era opaco. Non potevano dire con certezza che si fosse trasformata.
«Adesso dove sta?» chiese questa volta Naruto.
«L’abbiamo rinchiusa nuovamente nelle segrete dopo averla addormentata.»
«Perché non è scappata?» Naruto non riusciva a capire. Era già fuggita una volta, aveva scatenato una guerra, era stata rinchiusa e quando aveva avuto la possibilità di scappare di nuovo era rimasta.
«Poco prima di morire Orochimaru ha creato una barriera per evitare che Sakura fuggisse.»
I due amici si guardarono allibiti. Quando Orochimaru era stato inserito nel gruppo non l‘avevano presa bene. Non lo avevano mai perdonato ed erano certi che avesse in mente qualche piano subdolo invece si era reso utile, ed era riuscito a creare una pozione che potesse uccidere quel demone. Inoltre al posto di scappare durante la guerra era rimasto e aveva combattuto al loro fianco fino alla morte. Sicuramente non aveva considerato la possibilità di rimanere ucciso davvero, infondo avevano preso inconsiderazione il fatto che Sakura avrebbe reagito male ma la sua velocità e il suo potere li avevano colti alla sprovvista e Orochimaru non era riuscito a scappare a quella stretta mortale.
«Siete pronti?» domandò. I due si limitarono ad annuire e a seguirla nelle segrete.
 
Akihito accarezzava dolcemente la testa di Sakura mentre lei piangeva appoggiata sul suo petto.
“Mi dispiace è tutta colpa mia.” Lui la rassicurò baciandole la fronte. Le prese il volto costringendola a guardarlo anche se lei non voleva mostrarsi così. Si vergognava, era triste e non riusciva a trattenere le lacrime. Più sentiva il suo odore più si rendeva conto di quanto gli mancasse e di quanto fosse bello essere abbracciata e baciata da lui. Quando lei posò i suoi occhi diversi su di lui, il demone le sorrise, un sorriso dolce che la tranquillizzò. “Non è stata colpa tua.” le disse asciugandole con le dita le guance bagnate dalle sue lacrime dolci. “Si invece” riuscì a biascicare tra un singhiozzo e l’altro. Lui la strinse più forte a sé come se non volesse più lasciarla, ma ormai di lui non rimaneva più nulla nel mondo fisico, non poteva tornare. “La ucciderò. Le strapperò la testa dal collo.” Lui fece di no con la testa. Non voleva che Sakura si sporcasse ancora di più le mani con quelli che un tempo erano stati i suoi amici più cari, non voleva che diventasse come era lui prima di incontrarla: solo e abbandonato da tutti. Forse inizialmente aveva desiderato che lei tagliasse ogni legame, che accettasse solo lui, ma in quel momento si rese conto che non era così, l’unica cosa che desiderava in quel momento era che lei fosse felice e che tornasse a vivere. Le baciò le guance, poi il naso e infine si concentrò sulla bocca. Inserì le sue unghie nere nella schiena cercando di trattenere a sua volta le lacrime. Era tutto iniziato con un sogno ed ora sarebbe finita con un sogno. La baciò fino a quando non scomparve sussurrandole nelle orecchie parole dolci e tranquillanti. Alla fine la lasciò sola e vuota ma forse era quello che si meritava per aver dato inizio alla guerra e per aver assassinato Akihito.
 
Scesero fino al sotterraneo più basso del palazzo dell’Hokage. C’era un forte odore di umidità e faceva estremamente freddo, si sentiva che il sole era lontano. Superarono varie celle fino a quando non raggiunsero una grande porta. Fuori da essa si trovavano due Ninja che avevano come unico compito di controllare che nessuno entrasse o uscisse da lì. Non che quei due fossero abbastanza forti da impedire che Sakura uscisse ma era meglio di nulla, pensò Sasuke.
La stanza non era ben illuminata, ci stavano solo alcune lanterne distanziate le une dalle altre da qualche metro ma non bastavano per mostrare bene quella stanza. Tutti quegli angoli bui dovevano mostrare delle creature mostruose alla ragazza al centro. Aveva le braccia distanziate e legate con una grande catena conficcata nel muro. La testa della donna era china e i suoi capelli rosa ricadevano a terra coprendole il viso. Non disse nulla e rimase immobile. Chiunque sarebbe impazzito dentro quella cella isolata, qualunque persona normale si sarebbe fatta suggestionare da quel buio, che la luce tenue delle lanterne non riusciva ad eliminare completamente. Tutti tranne lei. Forse in quel caso erano le creature nascoste nel buio che avevano paura della prigioniera che sprigionava un chakra talmente forte da rendere minuscolo quello di qualunque Hokage. Che faceva abbassar la testa al Kyuubi dentro Naruto.  Quando la vide lì, così apparentemente indifesa, il cuore di Sasuke fece un balzo.
Molti Ninja li raggiunsero all’interno della cella, tutti protetti e tutti con le armi pronte.
«A breve il sonnifero finirà il suo effetto e Sakura Haruno si sveglierà.» proclamò Tsunade ad alta voce, facendosi sentire da tutti i ninja presenti. «Nessuno dovrà combattere finché non riceverà un mio comando. Rimanete tutti fermi alla vostra postazione.»
SI guardò intorno vedendo tutti quei ninja che rispettavano gli ordini del proprio capo ma solo perché costretti. Tsunade riusciva a sentire il loro odio, la loro rabbia nei confronti della ragazza. Desideravano soltanto ucciderla in quel momento che sembrava così debole. Molti avrebbero continuato a serbare del rancore nei suoi confronti, ma come poteva criticarli? Lei non riusciva a punirla o a esiliarla soltanto perché un tempo era stata la sua allieva più capace, quella che le aveva dato maggiori soddisfazioni e un ninja perfettamente addestrato e perché si sentiva colpevole per quella storia. Sakura aveva combattuto per il villaggio della foglia per troppi anni, era così devota alla famiglia, agli amici e al villaggio che Tsunade ancora non riusciva a credere alla guerra. Probabilmente aveva ragione Orochimaru. Sicuramente era stata lei a uccidere tutti quei ninja negli altri villaggi, magari per allenarsi oppure semplicemente per un sadico divertimento. A causa di Sakura nel suo villaggio aleggiava odore di morte e di odio. Scacciò dalla mente tutti quei pensieri concentrandosi sulla ragazza. Ormai il danno era fatto, dovevano solo cercare di recuperare per quanto fosse possibile.   
Sasuke non riuscì a staccarle gli occhi di dosso e continuava a sentire il ritmo del suo cuore, che batteva sempre più forte, nelle orecchie, nella gola e nella testa. Dio le faceva quell’effetto e lui se ne era accorto solo dopo la sua scomparsa. Eppure lei gli era stata sempre accanto, in ogni suo ricordo ci stavano Sakura e Naruto. Come aveva fatto a non accorgersene? O Magari non se ne era voluto accorgere? Non lo sapeva.
Lei mosse delicatamente la testa alzandola leggermente. I capelli scivolarono al lato del suo volto mettendo in mostra il tatuaggio. Sasuke si bloccò e si ricordò che non era la stessa Sakura che popolava i suoi ricordi. Lei aveva un altro. Si sentì congelare quando la ragazza aprì leggermente lo sguardo per poi posarlo su di lui. Si sentì cedere le gambe ma Naruto andò in suo aiuto, posandogli una mano sulla spalla e diffondendogli nel corpo il calore adatto per sciogliere quel blocco di ghiaccio che lo cristallizzava al suo posto. Fece finta di nulla ma nella sua testa ringraziò l’amico per quel momento di affetto, per quel calore. Anche Naruto rimase in silenzio ma sapeva perfettamente cosa stava accadendo a Sasuke perché la stessa identica cosa stava accadendo anche a lui. Avevano passato troppo tempo insieme, loro tre, che ormai avevano imparato a capirsi e a leggersi. L’apparenza non li ingannava. Solo con Sakura non erano riusciti a capire e non si sarebbero mai perdonati per questo.
Sakura scosse il viso, ancora bagnato, guardandosi intorno. Non era riuscita a scappare per la sua falce, i suoi sentimenti avevano impedito alla sua ragione di elaborare un piano. Non avrebbe mai lasciato qualcosa che la legava ad Akihito. Analizzò con cura lo spazio che la rinchiudeva, studiando ogni minimo dettaglio. Mosse leggermente la braccia facendo tintinnare le catene e facendo raggelare tutti i ninja presenti che in un secondo si mossero, quasi come se volessero attaccarla. No poté fare a meno di ridere nonostante l’enorme dolore che l’attanagliava. Quella risata, se così poteva essere definito quel ghigno, raggelò tutti.
Sakura aprì gli occhi questa volta svegli e curiosi.
«Mi avete presa.» Disse ridendo.
Nessuno disse nulla, si limitarono a guardare quella ragazza legata che si muoveva per trovare una posizione più comoda. Mosse nuovamente le catene e rise di gusto quando vide i volti pieni di paura di tutti quei ninja. E pensare che una volta anche lei era così.
Distolse lo sguardo da tutti quei ninja per concentrarsi su due in particolare. Il suo sguardo si fece così intenso da asciugare completamente la bocca di Sasuke. Naruto accanto a lui si limitò a fissarla senza aprire bocca. Quello sguardo era così glaciale da raggelare tutti i presenti. Uno sguardo molto simile a quello che assumeva la vecchia Sakura quando si trovava di fronte a dei nemici ma mille volte più intenso.
Sasuke distolse lo sguardo per chiedere a Tsunade di lasciarsi soli. Tutti i ninja presenti nella stanza si risentirono ma alla fine l’Hokage approvò la loro decisione e li lasciò soli all’interno della cella. Prima di uscire Tsunade gli diede una siringa stracolma di tranquillante e gli augurò la buona fortuna, gli sarebbe servita. E poco dopo essersi chiusa le porte alle spalle l’Hokage sperò con tutto il cuore che la vicinanza degli amici l’avrebbe aiutata a tornare qualcosa di simile a quello che era un tempo.
I due ninja annuirono e si avvicinarono per quanto possibile alla donna aspettandosi il peggio.
 
«Ne hai solo una.» disse Sakura osservando la siringa con aria di sfida. «Vedi di usarla bene.»
Il moro sorrise. Com’era diventata insolente. «Tranquilla, lo farò.» ricambiò lo sguardo della ragazza che rise a sua volta divertita.
Naruto si unì a loro e per un breve momento gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo, quando ancora sapevano ridere in quel modo tutti e tre insieme. Quando le loro risate erano piene di ilarità e non di odio e frustrazione.
Il silenzio ricadde su di loro come un piombo. Sasuke si sentì la bocca completamente asciutta. Finalmente era lì davanti a loro e lui non sapeva cosa dire anzi, lo sapeva bene, aveva fin troppe parole che volevano uscirgli dalla bocca. Erano mesi che aspettava di vomitarle addosso tutto quello che aveva provato, tutto quello che aveva scoperto di amare di lei proprio dopo che lo aveva abbandonato. Aveva scoperto che ogni mattina non poteva trasformarsi in una buona giornata senza il suo sorriso mentre gli passava il suo caffè nero. Che non aveva lo stesso sapore se prima non la vedeva girare distratta il cucchiaino nella sua tazza. E lui non poteva fare altro che ridere sapendo perfettamente che girava il cucchiaino per un semplice sfizio visto che beveva il caffè senza zucchero. Aveva capito che non si sentiva sicuro in battaglia senza di lei, senza la sua incredibile forza e la sua incredibile dote nelle cure mediche. O ancora quando stava male, quando si svegliava da una sbronza colossale. Aveva bisogno di lei e stare tutti quei mesi senza era stato un incubo. Un incubo senza precedenti. Eppure ora che aveva la possibilità di dirle tutte quelle cose la bocca era diventata più secca del deserto. Gli sembrava di essere un naufrago che scopre di aver trovato una pozza d’acqua nel deserto e che quando assapora la sua freschezza si rende conto che era stato solo un miraggio.
Sembrava che la sua salivazione avesse smesso di funzionare, che il suo corpo si rifiutasse di rispondere.
Fu Naruto a spezzare quel silenzio di piombo con la domanda che entrambi si erano posti durante tutti quei mesi.
«Perché?» con una semplice domanda riuscì a ridare energia a Sasuke.
«Non ci hai lasciato nulla, né un biglietto né una lettera.»
«A cosa sarebbe servito?»
I due amici si sentirono sprofondare nel fango di quell’indifferenza. Davvero secondo lei un biglietto non sarebbe servito a nulla?
«Come pensi che ci siamo sentiti? Ci siamo preoccupati…» iniziò Sasuke ma venne interrotto dalla ragazza.
«Hai idea di come ci siamo sentiti?» lo imitò. «Il punto è proprio questo, si parla sempre di voi.»
«Perché te ne sei andata?» richiese Naruto.
Lei puntò il viso su di lui e il ragazzo poté ammirare la bellezza del tatuaggio che aveva sul volto. Non era più nero era un colore particolare che sembrava racchiudere tutti i colori esistenti. Ne rimase talmente incantato che quasi si perse all’interno di esso. Fu Sakura a fargli distogliere l’attenzione muovendo la testa e facendosi scivolare una ciocca di capelli sopra l’occhio.
«Akihito mi ha aiutata quando voi non lo avete fatto.»
«Quel demone deve averti fatto il lavaggio del cervello.»
Improvvisamente i muri tremarono e l’occhio bianco di Sakura si incendiò di odio.
«Non osare parlare di lui.» non servì minacciarlo verbalmente visto che il suo sguardo raccontava torture ben peggiori.
«Dove sei stata tutto questo tempo?»
Lei non rispose.
«Potevi dirci qualcosa. Pensavamo ti avessero rapita o peggio … che fossi morta.»
Anche questa volta dalla bocca della rosa non uscì una singola parola.
Naruto e Sasuke provarono a farle altre domande ma quando non ricevettero risposta decisero di smetterla per quel momento. Sarebbero tornati la sera e la mattina dopo avidi di risposte che lei non voleva dargli. Erano certi che prima o poi avrebbe ceduto.
Si girarono e andarono via con le spalle basse, più stanchi del previsto e delusi. Soprattutto delusi. Si erano illusi che una volta ritrovata sarebbe tornata saltellando da loro e ora che invece sembrava disprezzarli non potevano fare a meno di soffrirci.
 
Non appena varcarono la soglia della porta Sakura abbassò il capo versando tutte le lacrime che aveva trattenuto. Lacrime di rabbia, dolore, odio, frustrazione e amore. Il suo pensiero volse ad Akihito e non poté fare a meno di sentirsi il cuore scoppiare.
Tra tutta quella desolazione e quel dolore un battito particolare la fece tremare. Si sentì improvvisamente strana. La nausea la colpì in pieno e iniziò a sudare freddo. Un forte dolore le si propagò lungo tutto il corpo e quando sentì che qualcosa dentro di lei si stava per schiudere o scoppiare urlò così forte che tutto il villaggio tremò e la terra si spaccò.
Si sentì avvolgere dal buio, ma non quello che lei aveva imparato ad amare, un buio spaventoso che le avrebbe procurato solo dolore.
Chiuse gli occhi e capì.
Forse sarebbe morta anche lei e si sarebbe ricongiunta con Akihito o forse sarebbe sopravvissuta.
Non poteva saperlo ma di una cosa era assolutamente certa: avrebbe combattuto fino alla fine.

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