Dadle

di Mr Apricot
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quanto Tutto Ebbe Inizio ***
Capitolo 2: *** Tra Sogno e Realtà ***



Capitolo 1
*** Quanto Tutto Ebbe Inizio ***


CAPITOLO 1: Quando tutto ebbe inizio
 
“Quindi ci siamo tutti?”, domandò Ettore con una certa eccitazione nella voce.
“Sì”, rispose Diego guardandosi intorno. “ Sembrerebbe di sì.”
“C’è un motivo particolare se siamo qui?”, sbuffò Leonardo, a disagio. “O è uno dei tuoi soliti aperitivi inutili e senza uno scopo?”
“Gli aperitivi non hanno mai uno scopo”, lo fulminò Ettore con uno sguardo. “ Qualcosa non va, Leonardo?”, lo punzecchiò pronto ad attaccarlo.
“Calmi voi due!”, si immischiò Dylan. “Sta arrivando la cameriera, volete dare spettacolo?”
I due ragazzi la smisero subito.
“Vedo che sei migliorato...”, osservò Ettore, facendo un sospiro lungo e rilassante. “Complimenti.”
“Con voi due”, fece Dylan. “È d’obbligo!”
Diego si lasciò andare ad un sorriso, che colse pure nel viso di Alon, di fronte a lui.
Con la testa il ragazzo ripensò a qualche settimana prima, quando incontrò quei ragazzi per la prima volta a quello stesso tavolo.
 
 
Si era lasciato convincere da Ettore, un ragazzo di un paio di anni più grande di lui, con una chioma ramata, due occhi grigi e metallici e un corpo tanto attraente quanto coperto di tatuaggi.
“Non sei solo”, gli aveva detto. “Ci sono altri come te. Io sono come te...vieni e capirai!”
Inizialmente Diego aveva pensato ad una sorta di gruppo di alcolisti anonimi per persone sessualmente confuse, visto che anche sotto quell’aspetto aveva qualche dubbio, ma una volta arrivato si ritrovò davanti Ettore e altri tre ragazzi che emanavano troppo testosterone per avere qualche dubbio.
Fu così che conobbe Leonardo, il più vecchio del gruppo, il classico ragazzo piuttosto benestante, biondo, con gli occhi azzurri e vestito rigorosamente firmato da capo a piedi; Dylan, lo stereotipo del bel ragazzo di colore, coetaneo di Ettore, dagli occhi chiari, facile al sorriso bianco e smagliante e dall’indiscutibile personalità aperta e solare; e infine Alon, un ragazzo filippino della sua stessa età, che aveva catalogato come più timido in mezzo a quello strano gruppo di megalomani.
Il ragazzo pensò di non avere nulla da spartire con quei ragazzi, finchè Ettore non cominciò a parlare del perchè aveva organizzato quell’incontro, che non riguardava una sessualità confusa e repressa, ma l’insolito potere di potersi trasformare in ragazze piuttosto avvenenti.
A Diego gli si gelò il sangue appena sentì quelle parole, dato che solo suo fratello conosceva quel suo segreto e sapeva che non lo avrebbe mai tradito.
Dalle facce scosse degli altri ragazzi si capiva che pure con loro il rosso aveva fatto centro.
“E tu come hai fatto a scoprirlo?”, era sbottato sulla sedia Leonardo, visibilmente nervoso. 
“Perchè il mio potere mi consente anche di leggere nella mente”, spiegò Ettore, tranquillo. “Per cui non è stato particolarmente difficile.”
“Quindi ci hai trovato semplicemente leggendoci nella mente?”, esclamò Dylan stupefatto.
“I miei poteri si rafforzano quando mi trasformo in ragazza”, disse Ettore. “E so che avete capito esattamente di cosa sto parlando...”, aggiunse poi.
Diego si sentì passivamente messo a nudo. “Okay...”, fece allora, mentre elaborava a fatica la situazione. “Quindi...tutti ci trasformiamo in ragazze...e tutti abbiamo dei poteri...la domanda è: cosa siamo?” O per meglio dire, cosa sono io?
Una domanda che si er aposto per tutta una vita.
“A questo non so risponderti”, disse Ettore. “Però quello che so è che siamo gli unici per il momento e che...pertanto, converrebbe rimanere uniti, non trovate?”
“Per fare cosa?”, domandò Leonardo sarcastico. “Il Club dei Travestiti?!”
“L’idea era quella!”, ammise il rosse, spalancando le braccia.
“Questa cosa non ha alcun senso! Io me ne vado!”, urlò Leonardo alzandosi e facendo per andarsene, quando Ettore gli afferrò prontamente il braccio. “Riflettici!”, gli disse il ragazzo. “Siamo gli unici e siamo soli, possiamo aiutarci l’un l’altro e rimanere uniti...vuoi veramente essere abbandonato a te stesso di fronte di fronte a tutto questo?”
Questo richiamò alla mente di tutti i ragazzi le notti insonni, le paure, le ansie, le perdite del controllo delle proprie capacità e soprattutto...la solitudine.
Dopo un tempo che parve interminabile, Leonardo si lasciò cadere sulla sedia, dando il suo tacito consenso a quello strano progetto.
 
 
“Salve, ragazzi!”, la voce squillante della cameriera riportò Diego alla realtà. “Cosa volete che vi porti?”
“Per me il solito”, rispose Ettore, lanciandole un sorriso ammaliante.
“Per me un calice di prosecco, grazie”, ordinò Leonardo.
“Io prendo un spritz”, fece Dylan.
“Anche per me!”, squillò Alon.
“Tre Spritz”, si affrettò ad aggiungere Diego.
“Perfetto!”, esclamò la ragazza. “Ve li porto subito! Grazie ragazzi!”
“Grazie a te...”, mormorò il rosso, nel mentre in cui contempleva il fondoschiena della cameriera.
“Ti prego!”, fece Leonardo, osservandolo.
“Che c’è?”, domandò Ettore.
“Comportati bene.”
“Fidati...”, scoppiò a ridere il rosso. “Mi sto comportando bene!”
“E smettetela!”, li riprese Alon con la sua vocina appena udibile.
“A proposito!”, intervenne Diego per distrarli. “Ettore, volevo chiederti, non mi ricordo come hai fatto a convincermi la prima volta a venire qui. Voglio dire, mi sembra di non conoscerti particolarmente bene...”, anche se in realtà aveva dei ricordi piuttosto confusi a riguardo. Ricordava di conoscere Ettore, anche se non aveva ricordi esatti di lui.
Sul viso del rosso si dipinse un sorriso malizioso, nel mentre in cui lo prese a fissare.
“Che c’è?”, domandò il ragazzo.
“E va bene...”, esordì dopo un bel po’ Ettore. “Ormai ve lo posso anche dire.”
“Dirci cosa?”, lo incalzò Dylan curioso.
“Che vi ho manipolato la memoria...per convincervi a venire qui la prima volta, nell’esatto momento in cui ho parlato con ognuno di voi la prima volta!”, confessò il rosso facendo spallucce.
“TU COSA?!”, urlò Dylan sconvolto.
“Cosa ci hai fatto1?”, si lamentò Alon coprendosi la testa con le mani.
“State calmi!”, disse Ettore alzando le mani in segno di resa. “Vi ho solo fatto sentire come se già mi conosceste da una vita...altrimenti neppure mi avreste ascoltato! Nulla di più!”
“Vedi di non farlo più!”, lo additò Dylan. “Altrimenti risponderemo al fuoco col fuoco!”
“Potete stare tranquilli..:”, sospirò Ettore.
“Ti conviene”, gli rispose Leonardo.
Il biondo e il rosso si scambiarono occhiate poco amichevoli, ma nessuno disse più nulla a riguardo.
“Ad ogni modo”, riprese dopo un po’ Ettore, cambiando tono. “Volevo farvi vedere questo” e così dicendo, tirò fuori un bigliettino dalla tasca.
“L’ho trovato l’altro giorno nel mio appartamento”, spiegò.
I ragazzi si scambiarono quello strano bigliettino, studiandolo in ogni suo minimo particolare.
“Verremo a prendervi, signorine, senza che neppure ve ne potrete rendere conto!”, lesse mentalmente Diego non appena gli passarono il bigliettino.
“Pensi che sia riferito a noi?”, domandò Dylan, dando voce a quello che si stavano chiedendo tutti.
“Non saprei”, disse Ettore. “Ma per il momento non so a cos’altro potesse riferirsi.”
“Magari è solo uno scherzo!”, ipotizzò Alon.
“Potrebbe”, fece il rosso. “Però volevo comunque dirvi di stare più attenti e di tenervi pronti nel caso qualcuno di noi abbia bisogno, intesi?”
Tutti fecero cenno di sì con la testa.
“Se qualcuno con cattive intenzioni è in avvicinamento, sarei in grado di percepirlo tempestivamente, ma ad ogni modo la prudenze non è mai troppa!”, esclamò il rosso.
“Speriamo sia solo uno scherzo di cattivo gusto”, sbuffò Leonardo.
“Speriamo”, gli fece eco Alon
 

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Capitolo 2
*** Tra Sogno e Realtà ***


CAPITOLO 2: Tra Sogno e Realtà
 
“Sono a casa!”, urlò Diego, richiudendo la porta dietro di sè.
“Bentornato!”, vide la testa di Luca fare capolino dalla cucina, in segno di benvenuto. Si trattava di suo fratello maggiore, più grande di qualche anno rispetto a lui, alla quale somigliava abbastanza. Avevano gli stessi occhi e capelli scuri, ma suo fratello a differenza sua aveva dei tratti molto più delineati e maturi.
“Papà?”, domandò il ragazzo, mentre posava la borsa all’ingresso.
“A cena fuori per lavoro”, rispose semplicemente il fratello, tornando alle sue faccendo. “Per cui siamo solo tu ed io.”
“Fantastico”, esordì Diego raggiungendolo in cucina.
“Già!”, gli fece eco Luca. “Sto preparando un po’ di pasta alla carbonara...ti garba?”
Il ragazzo alzò le mani. “Sicuramente meglio della mia cucina a base di scatolette sott’olio!”
“Sicuramente”, concordò il fratello maggiore. “Com’è andata l’uscita?”
“Bene...”, rispose Diego, alzando un sopracciglio. “Perchè?”
“Così tanto per chiacchierare! Dove siete andati di bello tu e i tuoi vecchi amichetti di scuola?”
“Non erano i miei ‘amichetti’ di scuola”, puntualizzò il moro.
“Pensavo fossero loro...”, rispose il fratello. Poi si bloccò di colpo, voltandosi a guardarlo con un’espressione completamente diversa.
Diego, che aveva appena realizzato anche lui, si maledisse mentalmente per non aver lasciato correre.
“Sei uscito di nuovo con Ettore?”, sbottò Luca.
Ormai era fatta. E poi non aveva motivo di mentire a suo fratello. Mica era suo padre.
“Sì...”, ammise. “Mi sono visto con lui e gli altri.”
“Perchè?!”, rispose Luca arrabbiato.
“Per...”, prese tempo Diego. “Fare il punto della situazione!”
“Ossia?”, esclamò il fratello, incrociando le braccia al petto. 
“Cose nostre!”
“Tipo controllare quanto vi sono cresciute le tette?!”, sibilò Luca.
“Smettila!”, lo ammonì il fratello più piccolo.
“È solo che...”, cominciò Luca. “Perchè devi vederti con quel ragazzo?!”
“Lo sai perchè”, rispose Diego.
“No”, ribattè il fratello. “Non lo so!”
“Per capire cosa sono, Luca!”
“Cosa vorresti dire?”, lo guardò il fratello, aggrottando la fronte.
“Lui, che ti piaccia o meno, è più simile a me di quanto non lo sia tu o chiunque altro!”, cominciò a dire il ragazzo gesticolando.
“Questo non è vero!”, lo interruppe Luca. “Tu non hai nulla di che spartire con quel ragazzo, Diego!”
“Questo lo credi tu!”, fece il moro. “Che ne sai?”
“Io so che è una persona da cui è meglio stare alla larga, Diego! Tutti quelli che gli stavano vicino hanno fatto una brutta fine e non voglio che ti succeda la stessa cosa!”
“Questo non vuol dire che sia colpa sua!”
“Come fai a saperlo?!”, rispose Luca.
“Perchè non ha senso!”, esclamò Diego.
“Per te non ce l’ha!”, sibilò il fratello.
“Luca, quello che stai dicendo non ha senso!”, cercò di farlo ragionare il moro.
“Sì che ce l’ha!”, borbottò il fratello maggiore.
“No, invece!”, ribadì Diego. “Senti”, aggiunse poi facendo un respiro profondo per calmarsi. “Lui è il solo con cui mi posso confrontare sui miei ‘poteri’, ad ogni modo però starò sempre attento, okay?” Tanto comunque avrebbe dovuto tenere alta la guardia a prescindere, dopo la storia del bigliettino.
Gli conviene!”, fece Luca, stringendo i pugni per trattenere la rabbia. Poi fece un respiro profondo anche lui e infine appoggiò le mani sulle spalle del fratello. “Va bene...fai quello che ti senti di fare...” Detto questo si girò dall’altra parte e tornò alle sue faccende.
“Finisco di preparare la cena!”, sentenziò. “Tra un quarto d’ora è pronto!”
“Allora comincio ad apparecchiare”, rispose Diego, lieto di quella sorta di ‘tregua’ che aveva trovato col fratello.
Mentre prendeva i piatti, ripensò a tutte quelle volte in cui pronunciando semplicemente il nome di Ettore, il ragazzo avesse visto un brusco cambiamento di umore nel fratello.
Ripensò a tutta la faccenda, che effettivamente, vista dall’esterno, non aveva molto senso.
Quattro ragazzi, praticamente sconosciuti, sapevano del suo più intimo segreto. La domanda era: si poteva fidare di loro?
Non aveva idea se e chi di loro gli avrebbe potuto fare del male.
Non sapeva nemmeno se quello che stava vivendo era vero e reale oppure un’illusione innescata nella sua mente.
E un’altra cosa che gli dava preoccupazione, era la consapevolezza che il suo potere non gli avrebbe consentito di difendersi nel caso in cui l’avessero attaccato.
Si strinse nelle braccia, mentre sentì un brivido attraversargli la schiena.
Cercò poi di scacciare quei pensieri a forza, non appena sentì suo fratello annunciare che era pronto in tavola. Non voleva che lo vedesse così.
 
 
La serata passò tranquilla e Diego decise di andare a letto presto.
Anche se non aveva sonno, preferiva rimanere coricato nel buio della stanza che divideva con suo fratello, in modo da avere del tempo da dedicarsi e poter riflettere meglio su tutta la sua situazione. E soprattutto sulle sue preoccupazioni.
Dopo vari ragionamenti non riuscì ad arrivare a nulla di concretamente fattibile e senza rendersene conto, si addormendò, perdendosi nei suoi stessi sogni.
 
*****
 
 
Diego si vide avvolgere dalle tenebre, come oscuri tentacoli malevoli gli avvolgevano il corpo, in una morsa senza via d’uscita.
Il ragazzo cercò per riflesso di rannicchiarsi su se stesso, preso dal panico, cosa che tuttavia non gli riuscì.
Dopo un tempo che gli parve interminabile, si sentì afferrare da dietro e trascinare via da quella morsa nera.
Una volta libero, prese a fare profondi respiri, per incamerare più aria possibile nei polmoni.
Che diavolo stava succedendo?!
“Ehi, piano! Calmati, è tutto finito!”, qualcosa gli si appoggiò benevolo sulla spalla e il ragazzo si voltò per vedere il suo interlocutore.
Si ritrovò davanti un ragazzo dagli insoliti capelli color rosa pastello, che per quanto strani, sembravano completamente naturali.
Diego rimase lì lì a bocca aperta. Nonostante il colore dei capelli, la prima cosa che lo colpì di quello sconosciuto erano i tratti del volto particolarmente virili...e secondariamnete il dover prendere consapevolezza del suo orientamento piuttosto confuso.
“Tutto bene?”, gli chiese il ragazzo chinandosi verso di lui.
“Sì...”, rispose il moro, rendendosi poi conto che lo spazio intorno a loro non era ben definito e a tratti completamente offuscato.
“Diego”, ripetè quell’altro per avere la sua più completa attenzione.
Il ragazzo si voltò a guardarlo, pensando nel mentre che quasi sicuramente doveva trattarsi di un sogno.
“Devi fare attenzione!”, lo ammonì il ragazzo prendendo la testa del moro tra le mani.
“Attenzione a cosa?”, domandò Diego, ritrovandosi col respiro affannato per la troppa e improvvisa vicinanza.
Si rese conto che era incredibilmente attratto da quel ragazzo.
Per quanto si trattasse solo di un sogno, per quanto lui non fosse reale e per quanto parlasse di una situazione di pericolo, a Diego quel ragazzo dava alla testa.
Meno male che sarebbe rimasto tutto nella sua testa, pensò.
 

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