Drive All Night.

di Evola Who
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Working Class ***
Capitolo 2: *** Lies ***
Capitolo 3: *** Aphra ***
Capitolo 4: *** The Friends. ***
Capitolo 5: *** Threads ***
Capitolo 6: *** Quarrels ***
Capitolo 7: *** Let Down ***
Capitolo 8: *** Frustration ***
Capitolo 9: *** I love her ***
Capitolo 10: *** Drive All Night ***
Capitolo 11: *** Sorry…. ***



Capitolo 1
*** The Working Class ***


Drive All Night.
 
Capitolo 1
The Working
Class.
 


New Jersey, Asbury Partk. Fine Maggio 1982. 22:30.
 
Cantare sul palco è una delle cose che amo più fare nella mia vita. Non importa se non sto facendo un mega concerto al Madison Square Garden di New York, ma in un piccolo bar sulle spiagge di Jersey Shore. Ma lì, in quel momento c’era il mio pubblico.
 
Uomini e donne di etnie e età diverse, che passavano otto ore o anche più delle loro vite, ogni giorno, a lavorare tra fabbriche di montaggio, negozi o dietro a una cassa, solo per cercare di sbarcare il lunario.
 
Ogni sera si trasformavano in persone attive ed energiche, mettendosi in mostra i loro stivaletti e jeans migliori per divertirsi fino a notte fonda tra musica, alcol e risate. 
 
E io sono uno di loro. Un elettricista in una fabbrica che si spacca la schiena per otto ore al giorno per avere uno stipendio minimo sindacale. Di sera, fino a notte fonda, mi diverto sul piccolo palco – e anche fuori da lì – a cantate a squarciagola e a scatenarmi come un idiota, senza che qualcuno mi dica nulla.
 
Con i capelli bagnati dal sudore che scende dalla fronte e le vene che si ingrandiscono sotto la pelle. Ma soprattutto, con quella adleriana che ti scorre per tutto il corpo, donandoti una energia quasi infinita che ti fa sentire invincibile.
 
Anche dopo essere sceso da quel palco e aver raggiunto i miei amici, mi sento come un re acclamato dai suoi sudditi. Voglio godermi queste serate fino all’ultimo, prima di rientrare in quella dannata fabbrica a spaccarmi la schiena.
 
E posso dire che sono fiero di suonare con la mia chitarra acustica di seconda mano, e di cantare con la mia voce rauca le canzoni scritte e composte di mio pungo. Canto le storie della mia vita da provincia e quelle della mia gente.

Non mi importa se mi diranno che sono una brutta copia di Bob Dylan dei poveri. Cantare è una delle cose che riesco a fare bene e con passione. E voglio solo dimostrare a tutti quello che sono capace di fare. E chi se ne frega delle persone che mi dicono che sto solo sprecando il mio tempo suonando in giro ed è inutile.
 
Vorrei dir loro di andare a farsi fottere, e che non capiranno mai la mia musica. E che forse, un giorno, farò successo e diventerò ricco grazie alle mie canzoni.
 
Dopo aver suonato l’ultima canzone, ricevo un affettuoso applauso da donne con giacche di jeans, pantaloni o gonne aderenti con la canotta sotto, i Jens scuri e gli stivaletti alti, e da uomini con jeans stretti e stivaletti e giacche di pelle, tutti pronti a divertissi durante una serata di fine primavera.
 
Inizio a parlare davanti al microfono: “Grazie, grazie mille! Siete un pubblico fantastico! Uno dei pochi che mi ascoltano mentre sono occupati a bere.”
 
La gente seduta ai tavoli e agli sgabelli ridono per quella battuta. Prefetto, ogni tanto ci sta una battuta tra una canzone e l’altra per attirare la loro attenzione. Così capiscono che sei anche una persona simpatica e ascoltano di più.
 
“Bene! Prima che tutti noi torniamo alle nostre tristi vite, canterò un'altra canzone!”
 
Il pubblicò alzò i bicchieri, entusiasta per le mie parole. Ridacchiai, divertito da quella scena, ma sodisfatto di essere apprezzato e di poter suonare ancora.
 
Cominciai ad accordare la chitarra, preparandomi per la prossima canzone. Ma quando alzai lo sguardo, vidi una cosa a cui stentavo a credere.
 
Una ragazza, o meglio, una giovane donna di 20 anni. Vestiva con una camicia bianca, un copri spalle corto di cashmere color verde acqua, jeans a vita alta chiari che lasciavano scoperti i polpacci, le scarpe di tela bianche con i lacci e la tracolla di finta pelle marrone intorno alla spalla.
 
Un look casual che faceva risaltare il suo corpo sottile, ma allo stesso tempo faceva capire che non apparteneva a quel mondo pieno di blue collars come in quel momento.

La prima cosa che vidi fu il suo viso: il suo dolce sguardo dipinto con un trucco leggero. Le labbra sottili, tinte di un leggero roso ciliegia, le guance colorate da una sfumatura di rosa e i suoi occhi color nocciola sembravano più grandi e luminosi. E infine, i suoi capelli di color castano scuro, ben ordinati e legati in una coda da cavallo.
 
Era ferma lì, davanti all’ingresso, in pendi. Guardava verso il palco, con un piccolo sorriso luminoso e cordiale. Io, invece, la fisso con sguardo stupito e confuso, come se avessi appena avuto una visione.
 
Mentre me ne stavo immobile senza dire niente, il piccolo pubblico sotto di me iniziò a bisbigliare, confuso dal mio inaspettato silenzio, ma non mi importava.
 
“Leia” dissi a voce bassissima. Quasi un sussurro, per evitare che si sentisse davanti al microfono. 
 
Lei alzò la mano, facendo un cenno di saluto mentre sorrideva divertita. Probabilmente per la mia espressione.
 
Merda!” pensai, nel panico. “E ora che faccio?”


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Note:
Nuova storia! :D
Lo so, ho solo due capitoli coretti. Ovvero, questo e 
il capitolo due. Ma, pubblicerò ogni domenica il nuovo
capitolo. E non, due volte alla settimana.
Sapete come si dice? "La pazienza è la virtù dei forti" :)
Comuque, questa storia è un misto dalla mia saga preferita e
dalla mia fissa musicale del momento, ovvero il Boss.
(in fatti "Drive All Night" è una sua canzone.) e volevo fare
questo espirimeto AU a,bietato dei anni 80'.
Se vado un pò fuori del presonaggi, mi dispiace.
Sopratutto per me, che cerco di essere più fedele 
prosibili hai i miei personaggi preferiti. 
Ma, questo è il mio periodo della "Espiremetazione" 
qundi, spero che vi piaccia! :D
Rigrazio a tutti quelli che leggerando della mia storia.
Qundi, vi auguro buona domenica. 

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Capitolo 2
*** Lies ***


Capitolo 2
Lies
 
 
Leia Organa Skywalker. Questo è il nome della ragazza che mi sta fissando e sorridendo, mentre io sono fermo immobile davanti ad un pubblico sul palco come un idiota.
 
Ed è anche la mia ragazza. Quindi, dovrei essere felice di rivederla dopo settimane di lontananza e telefonante.
 
Maledizione, certo che dovrei essere felice di rivederla, ma tutto quello che riesco a pensare è solo: “Ma che cavolo chi fa lei qui? Aveva detto che sarebbe venuta domani mattina a casa mia, non adesso mentre suono!” con uno sguardo irritato.
 
Quando vidi il pubblico sotto di me con aria confusa e stranita da quegli attimi di silenzio, mentre bisbigliavano tra di loro, cominciai a pensare ad una scusa veloce per uscire di scena.
 
“Scusatemi, gente. Ma… per stasera ho finito. Sapete com’è… la natura chiama, ho una vita fuori da questo palco, ho bisogno di una bella sbronza.” dissi davanti al microfono, facendo una ristata nervosa.
 
I clienti risero divertititi, mentre guardavo Leia che aveva gli occhi chiusi, mentre scuoteva la testa sorridendo. Come se non approvasse quella battuta, ma la trovasse divertente allo stesso tempo.
 
Tolsi la chitarra dalle spalle, la appoggiai al muro e scesi dalle scale del palco a passo svelto verso l’ingresso per raggiungerla: “Heeey…” dissi, cercando di sorridere, senza che si accorgesse di quanto fossi forzato davanti a lei.
 
“Han!” mi disse con tono felice e un sorriso luminoso buttandomi le braccia al collo.
 
Cercai di ricambiare l’abbraccio mettendo le mani sui suoi fianchi sottili. E con la coda dell’occhio notai che stava in punta di piedi per raggiugere la mia stessa altezza.
 
“È così bello rivederti, Han!” mi disse con tono dolce.
Quando si sciolse dall’abbraccio mi diede un bacio veloce sulle labbra e ritornò a guardarmi con aria serena.
 
“Leia!” dissi cercando di essere felice. “Che sorpresa! Ma… che ci fai tu qui? Pensavo che stessi studiando per l’esame di domani.”
 
“Infatti” mi rispose convita. “Ma il mio professore ha avuto un imprevisto familiare e quindi l’ha anticipato ad oggi. E visto che ho una settimana libera prima di iniziare a studiare per il prossimo. Ho pensato di venire subito qui!”
 
Cazzo!” pensai irritato “Ma non poteva aspettare lo stesso? Che cosa le costava aspettare ancora un giorno?!”
 
So che dovrei essere felice di vedere la mia ragazza dopo settimane di separazione. E lo sono, ma non qui e non in questo momento.
 
Già il suo abbigliamento casual da “cittadina ricca” è completamente fuori luogo in un bar pieno di lavoratori e non voglio che faccia una brutta figura davanti a me.
 
“Sono davvero contento! È stata una splendida sorpresa inaspettata! Ma… come facevi a spere che fossi qui?” cercavo di dimostrare di essere felice come un fidanzato normale. Anche se il mio sguardo diceva più di quello che volevo far credere.
 
“Beh, prima pensavo che fossi a casa. Ma Luke mi ha ricordato che tu, ogni venerdì sera, suoni in questo locale e mi ha dato l’indirizzo.”
 
Certo, Luke. Quel dannato biondino di suo fratello gemello che non riesce a tener la bocca chiusa con tutti! Ma perché quella volta l’ho portato qui!
 
“Comunque, mi dispiace di averti disturbato. Non volevo che bloccassi il concerto per me. E soprattutto mi spiace non averti sentito cantare” disse Leia con gli occhi bassi e l’aria inespressiva. Dal suo tono si capiva che era triste.
 
“No, no, no. Non mi hai disturbato” cercai di rassicurarla, prendendo le sue mani e stringendole delicatamente. “Anzi, sono davvero felice di rivederti! E non preoccuparti per il concerto, era praticamente finito. E poi, tu mi senti suonare e cantare ogni volta che ci vediamo!” risi. Cercai di ridere per nascondere il mio nervosismo, fingendo di essere veramente contento.

 Mi sento uno schifo a fingere di essere entusiasta della sua presenza. Ma voglio solo portata fuori da qui, prima che faccia una brutta figura da sola. Non sto facendo nulla di male o offensivo nei suoi confronti. Voglio solo uscire insieme a lei da lì. Tutto qui. 
 
“Senti, che ne dici di andare sulla riva del mare? A fare le nostre splendide passeggiate sotto le stelle…” cominciai a dire con un tono un po’ più dolce, accarezzando dolcemente le sue dita nel tentativo di dissuaderla. “Nel frattempo, aspettami due minuti fuori. Giusto il tempo di salutare i miei amici e di farmi pagare da Lobot per il concerto. Okay?”
 
Leia non rispose – e già quello era un brutto segno – tolse le mani dalle mie, si mise a braccia conserte e mi disse con tono serio: “Si può sapere perché mi sembri così agitato?”
 
Merda! Ormai mi consce fin troppo bene!” mi ritrovai a pensare, tra me e me.
Okay, devo solo stare calmo. Basta inventare una scusa convincente e andare via al più presto possibile.
 
“No. Non sono agitato” cercai di dire con tono calmo. “È solo che… sono davvero sorpreso di vederti! Di certo non mi aspettavo di trovati qui. E poi… volevo essere più presentabile davanti a te” guardai in basso con aria dispiaciuta per rendere più credibile la mia scusa.
 
Leia non rispose. Anzi, continuò a guardami con aria sospettosa e occhi interrogativi. Non potevo sapere che cosa stesse pensando delle mie parole. Almeno, speravo di averla convinta.
 
“Nel senso, volvevo essere pronto per il tuo arrivo…” alzai lo sguardo e pian piano mi avvicinai a lei. Parlai con tono basso e profondo, usando il mio charme per distrarla. “Potevo sistemare casa, vestirmi in un modo più decente, portarti fuori a cena o altre cose più interessanti”
 
Leia non rispose, ma girò la testa dall’altra parte con aria inespressiva ma con un leggero rossore sulle guance.
 
“Bingo!” pensai vittorioso. Adesso era persa nella mia voce.
 
“Lo sai che non bisogno di queste cose con me, Han” mi disse senza guardarmi.
 
“Lo so, ma lo voglio fare lo stesso per te.”
 
“Quindi, sono il tuo unico motivo che ti spinge a farti una doccia?” questa volta mi guardò negli occhi con un sorriso ironico.
 
Risi divertito per quella battuta. Ma ora ero vicino al mio obbiettivo.
 
“Allora, puoi aspettarmi fuori per due minuti? Giusto il tempo di salutare qualche amico e farmi pagare, poi andiamo a fare qualcosa di speciale insieme. D’accordo?”
 
Ci pensò un po’, poi vidi il suo sorriso dolce: “D’accordo” mi rispose con aria serena.
 
Finalmente ci sono riuscito! Ora basta fare quello che ho detto, prendere i miei sordi e poi andare a divertirmi con la mia ragazza. Ma prima devo darle un bacio per il nostro incontro.
 
Mi stavo avvicinando alle sue labbra, sodisfatto della mia serata. Ma all’improvviso sento due braccia intorno al mio collo che mi strattonano all’indietro e mi costringono ad allontanarmi da Leia.
 
Sentii una voce stridula che esclamava: “Soletto!” e dopo una risata irritante. Una risata che purtroppo conosco fin troppo bene.
Aphra…

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Note:
Lo so, lo so. Avrei detto di pubblicare un capitolo
ogni domenica. Qundi, perchè questo strabbo alla
regola? Perchè sì. :P 
Comuque, spero che questo capitolo vi sia piacuto
e grazie a tutti per quelli che hanno letto.
Ma perchè Han è così nervoso della presenza di Leia?
Prechè sta mettendo così, ma non con pochi sensi
di colpa? E chi è questa Aphra?
Lo scoprirete domenica! :D 


 

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Capitolo 3
*** Aphra ***


Capitolo 3
Aphra
 
 
Quando Aphra si staccò dal mio collo continuò a ridere, dicendomi: “Ti ho spaventato, Soletto?”.
 
Feci un lungo sospiro paziente, nel tentativo di mantenere la calma. Ero infastidito da lei. Ma cristo santo, si può sapere perché tutti i fastidi peggiori capitano sempre a me! Mi girai verso di lei, dando le spalle a Leia, la guardai e risposi: “No, non mi hai spaventato. Mi hai fatto solo incazzare! E poi, ti ho detto mille volte di non chiamarmi ‘Soletto’!”
 
“Andiamo, Soletto! Era solo una piccola burla! E poi non vieni al bancone.” Spiegò Aphra. “Ma soprattutto, chi è lei?” indicò la persona dietro di me con aria divertita.
 
Cavolo! Mi ero quasi dimenticato che Leia fosse lì con noi!
 
Per fortuna, Leia fece un piccolo sorriso rivolto alla mia fastidiosa amica.

“Sono Leia. La ragazza di Han” si presentò cordialmente.
 
Ero sorpreso di come si fosse presentata, soprattutto della sua naturalezza, pur considerando la scena a cui aveva appena assistito.
 
“Quindi, tu saresti la fidanzata di Han!” disse Aphra stupita con gli occhi spalancati. “Allora esisti davvero! Credevo che fossi frutto della sua immaginazione!”
 
E quando cominciò ridere, io alzai hai occhi al cielo irritato.
 
“Han ci ha parlato molto di te!” mentre parlava si avvicinò a lei, ignorandomi.

“Comunque, mi chiamo Chelli Lona Aphra. Ma può chiamarmi semplicemente Aphra! Piacere di conoscerti!”.
 
Le porse la mano con un sorriso radioso.
 
“Leia Organa Skywalker. Il piacere tutto mio, Aphra. E dammi anche del tu.”

Le ragazza si strinsero le mani, scambiandosi dei sorrisi cordiali, mentre io speravo che la situazione non peggiorasse ancora di più.

“Comunque, Han ti ha sempre descritta come una specie di ‘Wonder Woman’! Forte, competitiva, decisa, determinata, soprattutto più testarda di qualsiasi altra persona! Persino più di lui, e il ché è tutto dire!” e iniziarono a ridere.
 
Io continuavo ad alzare gli occhi al cielo con aria paziente. Almeno Aphra non aveva detto ancora nulla di imbarazzante.
 
“Sono sorpresa che Han abbia parlato di me. Ma credimi, non sono così ‘fantastica’ come dice”
 
Sorridevo di quelle parole, Leia era sempre stata così modesta riguardo a se stessa. Anche se i fatti erano davanti agli occhi di tutti.
 
Misi il braccio introno alla sua spalla, dicendo: “Credimi, hai meno difetti rispetto a me!” e le diedi un bacio sulla tempia.
 
“Beh, questo è ovvio!” commentò Aphra ridendo
.
Le lanciai una occhiataccia irritata. “Grazie tante per avermi rovinato questo bel momento! Di nuovo!” pesai frustato.
 
“Comunque” iniziò a dire Leia. “Anche Han mi ha parlato spesso di te.”

Così iniziò a raccontare tutto quello che sapeva di lei: che lavorava in una officina di sua proprietà, che aveva un carattere simpatico e “leggermente” irritante, una grande passione per le armi da fuoco d’epoca e per la guerra civile Americana e che la nostra amicizia era nata solo pochi anni prima.
 
“Allora, Han ha detto molto di me! Ma Tranquilla, non ti voglio rubare il ragazzo! Ho gusti più raffinati e ricercati” commentò ironicamente.
 
Leia rideva, sempre più divertita, mentre io facevo finta di non ascoltarla.

“Comunque, non mi ha detto che hai un tatuaggio” disse Leia, quindi Indicò il braccio sinistro della mia amica.
 
Su quasi tutto il braccio c’era un disegno stilizzato di varie linee verticali nere con qualche cerchio in mezzo.
 
“Che cosa sarebbero?”

“Oh, niente di particolare. Sono solo i cavi principali di un motore di una macchina. L’ho fatto quando ho aperto la mia officina. Un po’ come se un barbiere aprisse la sua bottega e si tatuasse delle forbici!”
 
Leia rideva e le fece i complimenti per quel tatuaggio. Ero sodisfatto da quella scena. Certo, non volevo che Aphra mi rovinasse il ricongiungimento con la mia ragazza. Ma almeno aveva fatto una buona impressione su di lei.
 
“Bene, sono felice che vi siate conosciute. Allora, noi andiamo via. Ho promesso a Leia una bella serata. Salutami gli altri e di’ a Lobot di mettere da parte i miei soldi”
 
Stavo per andare via, ma Aphra continuò a dire con un tono più perplesso: “Aspetta, Han, non vuoi presentarla anche agli altri? Siamo tutti al bancone che ti aspettiamo da quando sei sceso dal palco.”
 
Merda! Mi ero dimenticato che ero con loro!” pensai rassegnato.
 
“È vero” aggiunse Leia “Visto che siamo ancora qui e mi hai presentato Aphra, mi piacerebbe conoscere il resto dei tuoi amici” e mi sorrise.
 
Cazzo! Era proprio questo che volevo evitare! Non volevo che i miei amici la conoscessero, non così. Si erano già fatti una idea tutta loro su di lei. Di certo non l’avrebbero presa tanto alla leggera come aveva fatto Aphra. Dovevo dissuaderle entrambe da questa scelta. E in fretta.
 
“Andiamo, Leia, li conoscerai un'altra volta, promesso. Ora, che ne dici di fare la nostra bella passeggiare sul lungomare?”
 
Leia si staccò dal mio braccio, dicendomi con tono sicuro: “Lo possiamo fare anche dopo. Ma, visto che Aphra mi ha proposto di presentarmi agli altri e noi siamo ancora qui, sarebbe bello conoscere il resto dei tuoi compari” disse e mi guardò con un sorriso sicuro.
 
Ero bloccato. Già riuscivo ad immaginare quello che sarebbe successo. Volevo provare di nuovo a convincerla, ma Aphra le prese la mano, dicendo: “Hai sentito la tua signora? Vuole conoscere il resto delle ‘piccole canaglie’!” e la trascinò con lei verso al balcone.
 
“E poi, è maleducazione andare via senza salutare!” aggiunse, quasi gridando, quando già erano lontane.

Cazzo! Ora che potevo fare? Ma perché Aphra non si era fatta i fatti suoi invece di rompere le scatole a me?! A quest’ora potevo già essere lontano da qui!
 
Ora tutto quello che potevo fare era rendere quel “saluto” il più breve del mondo. Prima che Leia inizia a mettersi in ridicolo.
 
La seguii a passo svelto verso al bancone, cercando di mantenere la calma e sperando che andasse per il verso giusto. Anche se non ero molto convinto.
Avevo proprio un brutto presentimento…

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Note:
Lo so, lo so e lo so. Avrei dovuto pubblicarlo domenica.
Ma sta sera devo andare via e starò via fino domani sera.
Perciò, nuovo capitolo!
 
Spero che vi sia piaciuto, e sì.
Chelli Lona Aphra, meglio nota come Aphra è un
Personaggio canonico di Star Wars dei fumetti.
Una archeologa spaziali esperta
Di armi. In pratica, una versione femminile e spaziale di Indiana Jones,
ma con Molare più discutibile.
E, sì quello che ha sul braccio è un tatuaggio.
(E io che pensavo che forse un nuovo tipo di braccio bionico….)  
e vi consiglio tanto di conoscere questo personaggio del mondo canonico!
Quindi, ci vediamo la settimana prossima!
Buon weekand!
Evola


 

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Capitolo 4
*** The Friends. ***


Capitolo 4
The Friends.
 
 

Quando arrivai al bancone del bar, gli altri avevano iniziato le presentazioni:
“Ragazzi, lei è Leia. La ragazza di Han! Leia loro sono Lando e Sana. E no, non stanno assieme!” e iniziò a ridere.
 
Cominciai ad alzare gli occhi al cielo per la pazienza fin troppo infinita nei confronti di Aphra. Guardai i voti dei miei amici.
 
Lando Calrissian aveva un sorriso divertito, quasi cinico nei miei confronti. Probabilmente – come avevo previsto – si era fatto una idea ben diversa su di lei. Soprattutto da come l’avevo descritta. Non che avessi descritto in un modo molto diverso il suo carattere, anzi, avevo sempre detto quello che pensavo di lei: ovvero che è la donna più indipendente e testarda che io abbia mai conosciuto. Ma non avevo mai parlato loro del fatto che fosse benestante, oltre che nata e cresciuta in un ambiente molto agiato. E ci scommetto, era pronto di lanciare qualche battutina o frecciatina verso di lei o di me.
 
Ma lo sguardo di Sana Strarros era quello che mi preoccupava di più: sguardo inespressivo, occhi interrogativi e braccia conserte. Si vedeva che la stava squadrando dalla testa ai piedi e sapevo anche che la stava giudicando dentro alla sua testa rancorosa.
 
Non sapevo che cosa fare, volevo che questa storia finisse presto.

“Molto lieta di conoscevi. Han mi ha parlato molto spesso di voi e sono felice di avervi incontrato, finalmente. Ma possiamo darci anche del tu” disse Leia con tono gentile e con la mano testa.
 
Lando le strinse la mano e rispose: “Anche noi siamo lieti di conoscerti”; invece di stringerle la mano, la prese e gliela baciò, fissandomi divertito “Da come Han ti ha descritta, sembravi una specie di eroina!”.
 
Leia rise, mentre io guardai in basso, teso per quella situazione, e quando Sana rifiutò la sua stretta di mano con aria indifferente iniziai a preoccuparmi seriamente.
 
“Anche se mi aspettavo di vederti un po’ ‘diversa’” aggiunse Lando.

Cazzo Lando! Lo dovevi dire per forza?!” pensai arrabbiato. Ora chi sa cosa avrebbe pensato Leia di quelle frase.
 
“Beh, probabilmente, Han mi ha descritta forse in un modo un un po’ troppo esagerato. Forse è per questo che molti si aspettano una specie di principessa delle amazzoni, ma credetemi anche io ho i miei difetti come il resto del mondo.”
 
La guardai, ero stupito da come avesse risposto e anche dalle sue parole. A volte non capivo perché dovesse sottovalutarsi così. In fondo dicevo solo la verità su di lei e per me era così. Ma ero felice che avesse risposto in un modo modesto e cortese.
 
Fissai Lando con aria sorpresa – probabilmente non se l’aspettava nemmeno lui – ma sorrideva. Aphra era più stupita da lei, ma lo sguardo di Sana era quello di cui mi importava di più: sembrava davvero irritata e guardava dalla parte opposta rispetto alla nostra. Questa non era una buona cosa.
 
“Però, per ora sembri solo la ragazza che è risuscita ad ‘incastrare’ Han per una storia che dura più di un mese!” commentò Lando lanciandomi una occhiata cinica e facendo ridere l’intero gruppo. Questa volta risi anche io per quella frecciatina.
 
Dopo la risata, Lando voleva offrire qualcosa da bere, ma Leia declinò l’offerta gentilmente.
 
“Meglio per me…” pensavo.
 
“Ma comunque dove ti sei nascosta per tutto questo tempo?” domandò Aphra.
 
Leia raccontò della sua vita: che viveva e stava studiando a New York, che aveva sempre vissuto nella contea di Hudson, ma veniva sempre qui durante i weekend e quando Lando le fece la fatidica domanda, ovvero come ci fossimo conosciuti, rispose in modo breve e senza aggiungere troppi dettagli.
 
Per me la discussione era finita lì, così iniziai a dire: “Bene ragazzi! Visto che avete tormentato per bene la mia ragazza, è giunta l’ora per noi di stare un po’ da soli. Quindi, vi auguro una buona serata!”  
 
“Scommetto che ha già fatto bel ‘giro’ dentro al suo Falcon” disse Aphra sorridendo per la sua frase a doppio senso. Mi passai la mano sulla fronte, abbassando lo sguardo per l’imbarazzo.
 
“Ma perché non l’ho ancora uccisa?” pensai irritato.
 
“Se intendi al suo pezzo di ferraglia grigia, sì. Purtroppo ci sono ci sono salita, e mi vergono di lui che gli ha dato pure un nome” rispose Leia e questa volta fu lei a lanciarmi una occhiataccia.
 
“Ehi!” dissi con tono sicuro alzando lo sguardo. “Quel ‘pezzo di ferraglia’, come la chiami tu, è una Cadillac metallizzata del’77! E ci ho girato per quasi tutto lo stato!” e feci un sorriso fiero. Ripensai agli anni di gioia del liceo, fatti di musica, ragazze, viaggi tra gli strati e qualche gara clandestina.
 
Ma Leia alzò gli occhi al cielo: “Forse una volta. Ma adesso è già tanto che parta il motore” mi rispose, mentre i miei amici erano stupiti da quella vista, ma risero divertiti. Ma alla fine mi aggiunsi alla risata anche io.
 
“Devo dirtelo, Leia, sei davvero fantastica!” disse Lando con tono sincero e guardandola con un sorriso.
 
Ero sorpreso da quelle parole, mi immaginavo un disastro da quell’incontro. E invece stava andando bene. Soprattutto per il fatto che Lando e Aphra non avessero ancora giudicato il suo abbigliamento. Questo mi sollevava molto.
 
“Già, è vero” aggiunse Aphra, dando una pacca amichevole sulla spalla di Leia. “Insomma, per essere un ‘coletto bianco’, sei una tipa a posto!”
 
Merda Aphra!” pensai infuriato.
 
Guardai Leia, che aveva una espressione perplessa sul viso, ma rispose: “Ehm, grazie.”
 
Sopirai sollevato, dentro di me ero davvero felice che non avesse che cosa volesse dire. Ma, probabilmente, me lo avrebbe chiesto in privato. E forse era meglio così, per evitare stupidi equivoci.
 
Dopo aver salutato per l’ultima volta, stavamo andando verso l’esterno. Non appena ci fummo voltati, sentimmo una voce: “Scusami, Leia.”
Sia io che lei ci girammo di nuovo verso di loro e notai lo sguardo di Sana: inespressivo, ma con gli occhi che nascondevano la rabbia. Non era un buon segno.
 
“Posso farti una domanda?” chiese.
 
Leia non si scompose, la guardò e rispose normalmente: “Certo.”
 
“Che cosa studi di preciso al New York college?”
 
Oh no, ora iniziano i guai.

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 Note:
Salve! O deciso di cambiare giorno delle pubblicazioni!
Ovvero apposto di domenica, pubblicerò un nuovo capitolo
ogni venerdì! :)
Qundi, ecco il nuovo capitolo!
Spero che questa AU vi stia piacendo, perchè
ammento senza problemi che non è propio il mio
più grand lavoro...
ma se vi piaccia, buon per voi! :)
Ci vediamo settimana prossima!
Evola 

 

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Capitolo 5
*** Threads ***


Capitolo 5
Threads
 
 

“Che cosa studi di preciso al New York college?”

“Giurisprudenza” disse Leia.

“Oh, uno studio importante” commentò Sana con un tono acido, guardandola negli occhi.

Si calò una aria di tensione, Lando e Aphra si guardarono perplessi per il comportamento di Sana e io speravo di evitare il peggio.

“Sentite, è un po’ tardi per noi, quindi dobbiamo proprio andare e…”

“E dimmi un po’, vivi già sola? E lavori?” mi interruppe Sana con tono acido, guardando ancora verso di lei.

Al quel punto, Leia capì la sua ostilità dei suoi confronti, mise le braccia conserte, si avvicinò a lei e rispose: “Sì, io e mio fratello viviamo insieme in un appartamento del West Village. Entrambi lavoriamo per pagarci l’affitto e tutte le spese” il suo tono era fermo e deciso e la sua espressione inespressiva, ma lo sguardo era alto e gli occhi avevano un’aria di sfida, voleva tener testa a Sana.

“Merda! Era questo che volevo evitare!” pensai ormai rassegnato.

La tensione aumentava sempre più mano a mano che passava il tempo.

“E dimmi, che lavoro fate tu e tuo fratello?”

“Mio fratello lavora come guida al museo naturale. Io lavoro come segretaria part time in uno studio di un avvocato privato.”

“Certo. Ovvio” disse Sana facendo una risatina divertita.

Leia rimase offesa da quell’atteggiamento, lo si vedeva dai suoi occhi arrabbiatati, anche se cercava in tutti i modi di non dimostralo. E io ero seriamente preoccupato di come sarebbe andata a finire quella discussione.

“E dimmi un po’, Leia. Che cosa vorresti fare della tua vita?”

“Mi è sempre piaciuto occuparmi di politica” rispose secca.

“Certo. In fondo, sarà molto facile per te” disse Sana con uno sguardo cattivo negli occhi.

Leia rimase perplessa dalle sue parole e rispose: “Scusa?”

Lando e Aphra guardavano in basso con aria incerta, si sentivano a disagio da quella tensione e non volevano partecipare alla discussione.

Io cercai di alleggerire la tensione, ma sembrava che non mi prestassero affatto attenzione.

“In fondo, per una donna in polita, basta avere un diploma pagato dai genitori, un bel visino dolce e usare il proprio fisico per eccitare i vecchi bavosi in senato!”

Leia era sconvolta dalle sue parole. Lo sapevo perché mi aveva sempre raccontato che sua madre, quando era senatrice, faceva molta fatica a farsi prendere sul serio, sebbene avesse sempre combattuto. E Leia credeva fermamente di buttarsi in politica per fare del bene.

“In fondo, sarà più facile per te. Rubare i soldi ai poveri per darli ai ricchi.”

“Adesso ascoltami, Sana!” iniziò a dire Leia con tono deciso e aria arrabbiata.

“Oh, no. Ora finirà male…” pensai.

Conoscevo Leia quando era infuriata, avevo provato la sua rabbia in prima persona molte volte e non era mai finita bene per me. Ma con una persona rancorosa come Sana non sapevo proprio come potesse finire.

“Io non so perché mi parli così e non so perché tu sia così arrabbiata! Non penso di averti offeso, né di aver detto qualcosa di male nei tuoi confronti da farmi mancare di rispetto così! Se hai qualche problema con me, dimmelo in faccia invece di comportarti in questa maniera!”

Il suo sguardo era furente di rabbia. Leia era sempre stata una ragazza piccola e facile, ma quando si arrabbiava su serio, triava fuori una furia che la faceva sembrare molto più grande di quanto non fosse.

Volevo fermarle entrambe, ma Sana iniziò a parlare: “Vuoi sapere quale è il mio problema? Va bene, te lo dico!” si mise le mani sui fianchi per continuare: “Che sono stufa di vedere ragazze e ragazzine dai colletti bianchi che vengono qui a sputare in faccia la loro fortuna su quelli che non ce l’hanno!”

Non volevo credere a quella scena, speravo che fosse tutto un incubo e che finisse presto.

“Tanto, cosa vuoi saperne di questo mondo? Del nostro mondo! Fatto di sacrifici, duro lavoro e sogni infranti! Tanto, sei soltanto una ragazzina viziata che non conosce nemmeno la parola ‘sacrifico’ per vivere una vita povera ma dignitosa! Quindi, non fingere di essere nostra amica. Perché non abbiamo bisogno della pietà di un ‘colletto bianco’”

La guardava con odio e disprezzo e dopo si girò davanti al bancone come se nulla fosse. Calò un silenzio teso e soffocante, ma nessuno sembrava avere intenzione di interromperlo. Io non sapevo che cosa fare, non voleva mettermi in mezzo per non peggiore la situazione.
Leia si girò verso di me, con aria inespressiva ma gli occhi pieni di rabbia.

Probabilmente si aspettava che dicessi qualcosa in sua difesa, ma non sapevo che dire e guardai in basso.

Quando sentì i suoi passi camminare davanti a me, alzai lo sguardo e vidi che stava andando verso alla porta.
Cercai si seguirla, gridando il suo nome, e mi diressi fuori camminando verso il marciapiede.

E adesso? Che cosa potevo fare?


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"I coletti bianchi" è un termine dispregiativo
per i giovani ricchi
Note:

Vi spiego il perchè ti ho pubblicato questo capitolo.
Si come, presto devo andare in montanga, ho deciso
di pubblicare due capitoli alla settimana. Oggi e Venerdì,
domenica e lunedì.
Così, posso partire tranqulla.
Ma, spero che questa storia vi piaccia!
Evola

 

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Capitolo 6
*** Quarrels ***


Capitolo 6
Quarrels
 


“Leia, aspetta! Dove stai andando?”
 
“A new York! A casa mia, probabilmente il mio posto! In fondo è quello il mio posto da ricca ragazzina viziata!”
 
“Andiamo, Leia! Da quando ti interessa quello che pensa la gente di te?” la presi per il braccio, fermandoci in mezzo al marciapiede.
 
 “So che le parole di Sana sono state orribili. Ma questo non vuol dire che abbia ragione! Quindi, fregatene!”
 
“Fregatene? Dovrei fregarmene?!” si liberà dalla mia presa, guardandomi con aria irritata. “Proprio tu parli? Quello che si vergogna di me”
 
Ero confuso e stranio da quelle parole.
 
“Cosa? Io non mi vergono di te.”
 
“Certo, come quando sono entrata dentro al locale.”
 
Non volevo credere a quello che aveva detto. Allora aveva capito.

“Come puoi dirlo?” chiesi duro.
 
“Beh, da come ti sei comportato con Sana davanti a me e i sorrisi scherzosi tra te e Lando!”
 
Guardai in basso con aria colpevole, con la mano dietro la testa. Ora mi sentivo veramente un pezzo di merda.
 
“Ma soprattutto dalla fretta con cui volevi andare via” mi disse con tono tagliente.
 
Alzai lo sguardo e vidi la sua espressione arrabbiata. Leia stava davanti a me con le braccia conserte e lo sguardo duro. Sentivo che mi stava odiando.

“Leia, mi dispiace. Io non mi vergono di te e sai che non mi importa di quello che pensano gli altri di te. Ma non ero pronto a presentarti i miei amici, non volevo che tu facessi una brutta figura.”
 
E ora mi sentivo ancora la persona più stronza dell’universo. Leia aveva ancora l’espressione arrabbiata ma con gli occhi pieni di pietà.
 
“Quindi, il grande Han Solo, il più duro dei duri, quando si stratta della sua stupida reputazione, si vergona delle persone che posso rovinarla? I miei complimenti!”
 
“Grandioso! Adesso mi sento anche uno stupido, bugiardo e ipocrita” pensai con amarezza.
 
“Okay, ho sbagliato e non avrei dovuto farlo. Ma la mia intenzione non era quella di offendenti”. Volevo dimostrarle che ero veramente dispiaciuto.
 
“Davvero? Non volevi ferirmi? E dirmi, non volevi nemmeno ferirmi quando non hai detto niente a Sana dopo la sua sfuriata nei miei confronti?”
 
Rimasi muto, pensai a quella scena di prima. Se fosse stato qualcun altro che avesse mancato di rispetto a me l’avrei preso a pungi. Ma perché con lei non lo avevo fatto?
 
“Andiamo, Leia. Non volevo peggiorare le cose!” cercai di trovare una scusa, ma senza pensare alle mie parole. “In fondo, se avessi detto qualcosa in più, si sarebbe incavolata molto di più. Se la vedi veramente incazzata, è la fine di tutto! E sappiamo entrambi che saresti stata più brava di me a tenere testa a lei!”
 
“Quindi, hai preferito stare zitto e muto, mentre io subivo i maggiori insulti!”
 
“Volevi che ti difendessi e prendessi la tua parte?! È per questo che sei così arrabbiata?!” la mia voce cominciava a essere più altra e furiosa, mentre la mia mente diventava sempre più offuscata dalla rabbia.
 
“No! volevo almeno che sapere che per te non è così!”
 
Ci fissammo arrabbiati, pronti per riprendere a darci contro l’un l’altra.

“Mi sarei aspettata almeno un minino di reazione da parte tua! Per farmi capire che eri dalla mia parte! O che almeno le dicessi qualcosa! Qualsiasi cosa! Ma hai deciso di fare scena muta, perché?”
 
“Vuoi sapere perché? Perché Sana ha ragione!”
 
Ero davvero furioso. Ero stanco di essere attaccato da lei, ero stanco di quella discussione, ero stanco del suo sguardo arrabbiato verso di me, ero stanco di litigare, ero stanco di tutto questo! Volevo solo rilassami un attimo e suonare e bere con gli amici. Perché lei era venuta qui senza prima avvertirmi delle sue intenzioni?
 
Lo sguardo di Leia era stupito, mi guardava con gli occhi spalancati e la bocca semi aperta.
 
E da lì in poi iniziai a tirare fuori il lato peggiore di me…


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Note:
Lo so, lo so. Ho pubblicato l'utimo capitolo 
solo ieri. Ma visto che il 14 devo andare via,
in vacanza in montagna senza wi-fie. E visto
che io e il tempisto siamo come, io e la
sintesi... potete capirle.
Ma, siamo quasi metè della storia!
E questa storia mi sono ispirata
molto alla vita economica del'epoca,
ovvero i ricchi definiti "coletti bianchi" o "Huppi"
e quelli della "media" i "coletti blue"
Ma il prossimo capitolo inizerano i feels!
Grazie a tutti quelli che hanno letto!
Evola 

 

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Capitolo 7
*** Let Down ***


Capitolo 7
Let Down
 
 
 
“In fondo, che ne sai del tu del sacrifico? Del duro lavoro o delle delusioni? Sei cresciuta in un ambiente agiato, dove tutto ti è stato offerto su di un piatto d’argento, senza che tu dovessi preoccuparti di cosa bisognasse togliere o no per cercare di sopravvivere, o di affrontare difficoltà economiche!”
 
Ero furioso, volevo solo finire tutto e ritornare alla nostra normalità e non parlare più. Ma in realtà, ero solo frustrato e volevo sfogarmi senza pensare alle conseguenze che sarebbero arrivate.
 
“E ora vieni qui e pensavi davvero che nessuno avrebbe detto niente?!” con il dito indicai il locale in lontananza.
 
“Dove c’è gente che non è nemmeno riuscita a finire il liceo con famiglie disastrate dietro alle spalle. Arrivi tu e pensi che non ti avrebbero giudicato? Sai una cosa? A volte mi chiedo se capisci le canzoni che canto davanti a te prima di esibirmi. Se capisci davvero le parole e le storie che racconto. Perché parlano della mia vita e di quella di tutta la gente che lavora tanto in una piccola città piena di perdenti!”
 
Ripresi fiato, dentro era ancora furioso, ma pian piano iniziai a calmarmi e a rendermi conto di cosa avessi appena detto. Quando vidi i suoi occhi profondi, ludici, con la sua espressione inespressiva, capii che non era più arrabbiata: era triste.
 
“Sai, Han? Quando mi hai detto che volevi stare insieme a me e che ti piacevo, pensavo che finalmente ti saresti aperto con me. Speravo che smettessi di nasconderti dietro alla tua solita macchina da uomo duro e menefreghista” disse Leia, con la testa passa e la voce malinconica.
 
Ero sconvolto da quel discorso, dopo essermi reso conto di quello che avevo detto.
 
“Ma mi sbagliavo” alzò la testa guardandomi con gli occhi lucidi ma con una espressione dura “Sei sempre il solito menefreghista, che piuttosto di aprirsi con gli altri, preferisce ferirli nel modo peggiore solo per proteggere se stesso.”

Quelle parole furono come uno schiaffo violento che mi riportò alla realtà. Che cosa avevo fatto? Volevo solo portala fuori da lì per evitare che venisse ferita. In realtà lo avevo fatto solo per proteggere me stesso, facendo del male alla persona più cara che avessi.
 
“A volte mi chiedo come abbia fatto ad innamorami di te”.
 
Quelle ultime parole dette gli occhi lucidi, furono come una pugnalata al cuore. La peggiore della mia vita. E ora non potevo tornare indietro a sistemare tutto.
 
Non riuscivo a rispondere. Perché non avevo né parole da dire né l’energia di farlo per via della mia sfuriata. Così mi limitai a chinare la testa, mentre sentivo i suoi passi che si allontanavano da men, fino a quando non li sentii più.
 
Che cosa avevo fatto?

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Note:
Ecco il nuovo cappitlo sullo sfogo di un
uomo che ha fatto un bel casino.
Riuscurà ad rimediare? Lo scopretete... ma non domani!
E questa volta dico su serio! 
Ma sono felice di ricevere recesioni positive 
e che non vi è dispiacuto questa "nuova" versione di Han.
Perchè delle mie storie cerco di essere il più OC
posibile!
Qundi, spero che vi sia piacuto questo AU di Star Wars-
Il principe e il povero ambientato anni 80! XD
Ci vediamo (su serio) lunedì!
Evola

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Capitolo 8
*** Frustration ***


Capitolo 8
Frustration
 
Dopo parecchi minuti che mi erano sembrati infiniti, tornai dentro al bar, a testa bassa, con le mani dentro alla mia camicia da boscaiolo rossa e nera. Mi sedetti al bancone e chiesi a Lobort una birra.
 
Quando mi posò davanti la bottiglia cominciai a bere quasi tutto in un solo sorso.
 
E adesso? Che cosa potevo fare? Tra me e Leia era finita? Ci eravamo lasciati? No. Non pensavo davvero che ci fossimo lasciati, almeno non così. E se lei pensava il contrario, allora le avrei fatto cambiare idea! Ma come? Probabilmente non avrebbe mai più creduto a una delle mie parole. E non la potevo biasimare per questo.
 
Avevo una delle persone più straordinarie nella mia vita e avevo rovinato tutto. Per cosa? Per il mio ego? Per il mio cazzo di orgoglio? Per la mia reputazione? Cazzo, da quando mi imporrava di tutte queste cazzate? Avevo praticamente rovinato una delle relazioni più belle della mia vita, per niente. E forse, questa volta era troppo tardi per sistemare tutto.
 
Bevvi un altro lungo sorso di birra finché non sentii una voce: “Ehi, Han”.
Mi girai, era Sana che si stava sedendo accanto a me.
 
“Cazzo. L’ultima persona che voglio vedere adesso” pensai. “Non ha già fatto abbastanza? Che cosa vuole ancora?”.
 
“Posso parlarti?” mi chiese con tono piatto.
 
La guardai con uno sguardo inespressivo, nei suoi occhi sembrava che non ci fosse nessun tipo di emozione.
 
“Dove sono Lando e Aphra?” domandai indifferente, notando solo ora che non c’erano più.
 
“Sono andati via. Hanno detto che avevano da fare, o roba così” rispose.
Capii che, quando la situazione era degenerata, avevano deciso di tagliare la corda. Non potevo biasimarli. Anzi, era stato un comportamento molto furbo da parte loro.

“E perché non sei andata via con loro?” chiesi con tono irritato mentre finivo la mia birra.
 
“Perché volevo parlarti, Han.”
 
“Parlami? Parlami di cosa? Di come ti sei comportata da vera stronza con la mia ragazza?” la fissai ancora irritato.
 
Adesso che cosa voleva dirmi? Speravo che volesse farsi perdonare solo per il gusto di negarglielo.
 
“Andiamo, Han, non te la prendere! Per mesi e mesi ci hai rotto le palle su quanto fosse ‘speciale’, su quanto fosse ‘tosta’ e bla, bla, bla. E poi? Ti presenti con una riproduzione in scala uno a uno a grandezza naturale di una Barbie” rispose e rise divertita, bevendo dalla sua bottiglia di birra, mentre io la guardavo con odio per le sue parole.
 
“E non capisco come fai a stare con quella, dopo gli anni passati ad andare a letto con bariste, cameriere e biker, ora stai con una figlia di papà del cazzo?”.
 
“Sai una cosa, Sana? Dovresti andare a fanculo per il resto della tua vita per quello che hai appena detto e per quello che hai fatto a Leia!” esclamai irritato, ora non ce la facevo più.
 
Dovevo dire quello che pensavo di lei in quel momento, sbattendo in faccia la realtà sul suo comportamento di merda. Cominciava a fissarmi con aria sbigottita per le mie parole, senza ribattere.
 
“Lei non ti aveva fatto niente. I ragazzi avevano fatto delle domande e Leia ha risposto con gentilezza, comportandosi in un modo più che modesto. Non ha fatto nessuna figura da ‘figlia di papà’. Ma tu l’hai giudicata e aggredita senza nessuna ragione!”
 
“Perché sapevo che, quando sarete usciti fuori da qui, lei avrebbe parlato male di noi e di quanto sia miserabile la nostra vita! Come fanno tutti i ragazzini ricchi!”.
 
“Ma lei non lo avrebbe mai fatto!” gridai.
 
“E tu come puoi dirlo?”.

“Perché la amo!” urlai quella frase con sicurezza e convinzione, lasciando Sana ancora più sconvolta di prima. “L’amo più di qualsiasi altra cosa al mondo!”.

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Note:
E ecco il nuovo capitolo!
Con un bel finale ma, il resto dovete aspettare 
ad Settembre! 
Il perchè? Apparte che tra me il tempismo non ci pariamo molto.
(Come la sintesi...) e sarò in montagna senza wi-file ad
ammazarmi di serie tv, libri e fumetti (e un alltro progetto ;) )
Qundi, mi prederò una pausa dal EFP.
Mi dispiace per farmi attendere. Di nuovo.
Ma, come ho già detto molte volte 
la mia vita è un casino. Come le voste.
Qundi, vi auguro delle buone ferie| :D
Evola

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Capitolo 9
*** I love her ***


Capitolo 9
I love her
 

Pensai a quelle parole. Le avevo pronunciate con la mente lucida e soprattutto consapevole di quello che stavo dicendo.
 
Perché è vero. Io amo Leia Organa Skywalker più di me stesso, più della mia musica, più della mia stessa vita. E volevo farlo capire a quella ottusa rancorosa di Sana. Anche se era la prima volta che lo facevo.
 
“E se io dico che l’amo e ho intenzioni serie con lei, vuol dire che è completamente diversa da tutte le persone che io o tu abbiamo mai conosciuto! Poi solo perché nella tua vita quasi tutte le persone ti trattano di merda, non vuol dire che tu abbia il diritto di trattare gli altri allo stesso modo!”
 
Ero furioso, ma in un certo senso ero anche fiero di me stesso dopo aver quelle parole in faccia a Sana. Ora mi sentivo più leggero.
 
Sana mi guardava. Non era né arrabbiata e né irritata. Mi guardava con sguardo inespressivo, come se quelle parole non le interessassero affatto.
 
“E dimmi un po’, Solo. Se la ami così tanto, perché non hai preso le sue difese, perché non mi hai fermata quando stavo iniziando a parlare?”
 
Eimasi confuso da quelle parole. Anche Leia mi aveva chiesto la stessa cosa. Ma l’unica risposta che le avevo dato erano state urla e parole dette con la mente offuscata dalla rabbia. Quindi perché non lo avevo fatto? Orgoglio? Vergona? Imbarazzo?
 
“Perché sono codardo.” risposi, finendo la mia birra.
 
“È vero. Sei un codardo.” mi disse Sana facendo una piccola risata.  “Comunque, è meglio così.”
 
Quando lo disse, le lanciai un’occhiataccia.
 
“In fondo, tra voi due non poteva durare. Però tra le cameriere, le biker e le tue groupie che ti sei portato a letto, andare con un coletto bianco è davvero un gran bel salto di qualità anche per te! Mi chiedo come hai fatto a convincerla.” E iniziò a ridere.
Ora basta, ero stufo di lei e delle sue parole.
 
“Sai una cosa, Sana? Vai a fanculo e restaci per il resto della vita! Tanto è l’unico posto in cui potrai stare senza odiare nessuno.”
 
Lei non rispose ed era meglio così. Chiesi a Lobort i miei soldi per lo spettacolo e gli dissi di mettere la mia birra sul conto di Sana.
Presi i miei cinquanta dollari e me andavi via da quel locale, camminando verso la mia macchina.

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Note:
Sopresa! :D 
Lo so, lo so, e lo so.
Avvevo detto che pubbblicavo il prossimo capitolo
ad Settembre. 
Ma, visto che sto faccendo un tocco e fugi della
mia casa in città e il capitolo nove era già
coretto, ho deciso di pubblicarlo adesso! :D
E spero che questo capitolo Han si sia solevato 
un pò. Spero...
In tanto buone vacanze!
Evola

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Capitolo 10
*** Drive All Night ***


Capitolo 10
Drive All Night
 
 

Guidare è sempre stato l’unico anti stress che mi aiutava veramente a stare calmo. Insieme alla musica e a smontare e rimontare macchine e motori.
Guidare mi aiutava a svuotare la mente e riflettere meglio. Soprattutto mi aiutava a rilassarmi.
 
Ogni volta che mettevo le mani sul volante, andare in certe strade mi evocava vecchi ricordi. Sempre insieme alla mia vecchia Cadillac metallizzatala che avevo battezzato Millennium Falcon. Perché da sempre avevo veramente guidato per un milione di chilometri: verso la città più vicina per le compere o per giorni e giorni di guida ininterrotta tra i deserti della Arizona e delle città dimenticate della California.
 
Ogni volta che stringevo le mani sul volante, premevo il piede sull’acceleratore per andare più forte e per scaricare la rabbia. A volte mi sembrava che fosse lei a portarmi verso una destinazione ancora sconosciuta.
 
Ma questa macchina era anche piena di vecchi ricordi. Sia belli, come le gare clandestine di notte, i viaggi insieme a Lando e le ragazze che ci fatto fatto salire, sia brutti, come quando si era fermata in mezzo al nulla senza un vero perché, i litigi con gli amici, le delusioni d’amore che avevo avuto là dentro e tutte le volte che ero scappato, infuriato come adesso.
 
Non sapevo dove stavano andando, o da quanto tempo stavo guidando. Ma non mi importava. Tutto quello di cui mi importava adesso era vedere la strada deserta sotto a un cielo notturno.
 
Pensai ancora a Leia e a come mi ero comportato con lei. Sono veramente innamorato di lei e l’ho detto in una circostanza a dir poco non romantica.
Eppure, ci eravamo dichiarati qui dentro. In questa stessa macchina dove le avevo “rubato” il suo primo bacio.
 
Lo ricordavo come se fosse ieri: doveva andare a Boston per un incontro universitario con un procuratore o roba del genere. Tutti i suoi compagni di corso non avevano un passaggio da offrirle, Luke era via con il suo amico Biggs e lei non aveva ancora la patente.
 
Così, decisi di offrirle io un passaggio, sia per l’andata che per il ritorno. Dopotutto erano quasi tre ore di viaggio e poteva evitare i mezzi pubblici.
Quando Leia mi chiese il perché di quel gesto, le risposi che dovevo andare a Boston anche io e lo facevo per la nostra amicizia.
 
Durante il viaggio, non ci fu una bella atmosfera. Io la stuzzicavo scherzosamente, mi divertivo a vederla arrabbiarsi e insultarmi in modi per niente volgari. Ma alla fine, calò il silenzio.
 
Anche se dentro di me ero davvero felice di avere la sua compagnia. Ero segretamente attratto da lei, fin da quando l’avevo vista per la prima volta tre anni prima, grazie a Luke, quando frequentava ancora il liceo nel New Jersey.
 
Conobbi Luke per caso e da quel momento è nata una delle amicizie più importanti della mia vita. Quando conobbi sua sorella gemella, una diciottenne stupenda ma con il carattere serio e qualche volta scontroso e altezzoso, all’inizio non potevo nemmeno guardarla per quanto non la sopportassi. Ma pian piano era nata una amicizia, avevamo sviluppato fiducia e confidenza tra noi. Dopodiché, iniziai a essere attratto da lei, per poi innamorami.
 
Per un anno avevo tentato di reprimere questo sentimento, comportandomi come al solito, ma allo stesso tempo essendo un po’ più gentile e meno fastidioso dei suoi confronti. Insomma, volevo dimostrare che si poteva fidare di me. Pur sapendo che non potevo andare oltre alla nostra amicizia. E questo mi faceva star male.
 
Durante quel viaggio non avrei mai immaginato quello che sarebbe successo…
 
Eravamo in mezzo all’autostrada, ormai mancava poco a destinazione ed eravamo in silenzio per aspettare che il traffico si smaltisse. Ad un certo punto iniziai a canticchiare una delle mie canzoni, che dovevo ancora finire di scrivere, e Leia mi chiese incuriosita che cosa stessi cantando.
 
All’inizio rimasi stranito dal suo interessamento. Leia sapeva che suonavo e che mi divertivo a comporre e suonare canzoni nel tempo libero – o perso – ma in quel momento era la prima volta che mi sentiva cantare.
 
Le raccontai delle mie canzoni, della mia musica, di quello che volevo comporre e che, un giorno, speravo di poter diventare famoso per questo.
“Lo spero per te” mi aveva risposto con un tono dolce.
 
Mi girai verso di lei, ero stupito. Non mi sarei aspettato un complimento da lei per la mia musica.
 
“Sei veramente bravo con le tue canzoni. E hai anche una bella voce.”
 
E dopo questo, ero ancora più sorpreso dai suoi complimenti. Ero felice di sentirglielo dire, non che pensavo che la mia musica non fosse buona, ma in un certo senso mi sentivo più sicuro dopo le sue parole.
 
Ma giocai la carta della ironia, avvicinandomi lentamente al suo viso e iniziando a parlare con voce profonda: “Allora c’è qualcosa che ti piace di me.”
 
Non dimenticherò mai i suoi occhi spalancati dalla sorpresa per le mie parole, senza che riuscisse a percepire la mia ironia.
 
“Cosa?” mi chiese perplessa.
 
“Insomma, ammettilo che ti piaccio almeno un po’.”
 
“Sì.” Mi rispose guardandomi negli occhi. “Quando non sei un arrogante spaccone.”
 
Sorrisi divertito, rispondendole: “Spaccone? Spaccone…”
Le presi le mani, tenendole strette nelle mie.
 
“È carino detto da te…”
 
Mi avvicinai ancora di più al suo viso, continuando: “In fondo, ti piaccio perché sono uno spaccone” E da lì in poi, non capii più nemmeno io se stessi ancora scherzando o no.
 
“A me piacciono gli uomini umili.” Mi rispose.
 
“Io sono umile.
 
“No, non è vero.”
Si avvicinò al mio viso e ci baciammo. Quello fu uno dei migliori baci della mia vita. E speravo che fosse un bacio stupendo anche per lei. Ma si capiva dal modo in cui ci stavamo baciando, con dolcezza e intensità. Per me, era un vero e proprio risveglio da un’emozione che cercavo di nascondere da fin troppo tempo. Mi sentivo finalmente vivo.
 
Fu un bacio breve. Fummo interrotti dai suoni di vari clacson delle macchine dietro di noi, ci riportarono bruscamente alla realtà, facendoci capire che l’ingorgo davanti a noi si stava pian piano sciogliendo. Ritornammo entrambi ai nostri posti ed io ripresi a guidare.
 
Per il resto del viaggio rimanemmo muti. Nessuno dei due voleva parlare e rimanemmo in un silenzio teso e imbarazzante.
 
Quando arrivai davanti alla sua destinazione – ovvero, un tribunale – Leia uscì dalla macchina in tutta fretta, ringraziandomi del passaggio. Quando rimasi solo dentro alla mia macchina iniziai a riflettere sul mio gesto: che cosa avevo fatto? Avevo baciato la ragazza di cui mi ero innamorato senza che lei lo sapesse.
 
Per tutto il tempo che aspettai in macchina mi feci le peggiori paranoie della mia vita. Perché lo avevo fatto? Perché l’avevo baciata? Ora che cosa sarebbe successo? Mi avrebbe odiato? Avevo rovinato la nostra amicizia, il nostro rapporto? Avevo perso la sua fiducia per sempre? Che diavolo! Le avevo praticamente “rubato” il suo primo bacio! E forse mi avrebbe detestato per questo! E se le avessi detto che mi piaceva? Mi avrebbe rifiutato oppure no?
 
Mi feci questi paranoie per un’ora e mezza finché non rientrò Leia in macchina.
 
Si aspettava che ripartissi subito, ma non lo feci. Anzi, rimasi fermo sul posto, domandandole come fosse andato il suo incontro, lei mi rispose in tono vago, dicendo che era andato tutto bene. Non parlammo del bacio, nessuno dei due. Non lo accennammo nemmeno.
 
Dopo un attimo di silenzio, decisi di prendere il coraggio e di confidarle tutto quello che avevo represso per un anno di sofferenza.
 
“Leia, tu mi paci.” Lo dissi con tono convinto, guardandola negli occhi.
Non avrei dimenticato mai il suo sguardo sorpreso da quella rivelazione.
“Mi sei sempre piaciuta. Fin da quando ti ho visto per la prima volta. Certo, all’inizio ti ho trovato un po’ irritante per il tuo difficile ‘caratterino’, ma ho sempre ammesso che sei una ragazza straordinaria e piena di rispose e buon senso. E più ti conoscevo più ero attratto da te, e mentivo a me stesso quando pensavo che non mi saresti mai potuta piacere. Così ho cercato di restarti vicino. Come amico. Ma quando ti ho baciata mi sono sentivo finalmente sollevato da un peso che portavo dentro da fin troppo tempo. E… spero che vorrai uscire un po’ come me e… vedere se può iniziare qualcosa di più ‘sentimentale’ tra noi due, perché tu mi piaci su serio, Leia.”
 
Quando smisi di parlare, Leia non mi disse niente, mi guardava negli occhi con aria perplessa, sembrava che stesse riflettendo molto sulle mie parole e forse volevo capire se ero onesto.
 
Perché Leia conosceva anche il mio lato peggiore, fatto di uscite notturne e incontri occasionali. Di certo non ero mai stato il classico “bravo ragazzo” da far conoscere ai genitori. Lo sapeva. Ma almeno ora sapeva anche quello che provavo realmente per lei.
 
Per interi minuti, che sembravano secoli per me, Leia non mi rispose, finché non mi baciò sulle labbra. Ero confuso da quel secondo bacio. L’aveva fatto senza dire niente, ma per me era il bacio più dolce e più bello del primo.
All’inizio non sapeva come interpretalo. Ma se fosse stato un rifiuto, allora era il rifiuto più bello che avessi mai ricevuto nella mia vita.
 
Quando si staccò, mi fissò negli occhi con un’aria dolce, rispondo solo: “Anche tu, Han.”
 
Avevo gli occhi spalancati dallo stupore e mi mancava il fiato. Sembrava di essere un sogno per quanto fosse tutto troppo bello.
 
“Mi sei sempre piaciuto. Non volevo fare il primo passo perché ero certa che non mi avresti mai guardata in quel senso. Ma quando parlavi con me, ero sempre felice di ascoltarti e che tu volessi confidarti con me.”
 
Mi posò le mani sulla nuca, accarezzandola dolcemente.
“E sì, voglio uscire con te e vedere che succederà fra noi due – anche se sono consapevole dei tuoi milioni di difetti.”
 
Risi divertito da quella frase, ma ero contento e la baciai. Un bacio lungo e inteso. Mi sentivo sollevato. Mi ero dichiarato alla ragazza di cui mi ero innamorato e non solo ero stato ricambiato ma ci stavamo anche baciando. Sarei potuto morire felice in quell’istante.
 
Dopo vari minuti trascorsi a baciarsi in macchina, passammo il resto della giornata camminando per la città di Boston. Sorridevamo entrambi e ci tenevamo per mano come una vera coppia.
 
Fu uno dei giorni più belli della mia vita. Da lì in poi sarebbe stata una lunga discesa tra momenti stupendi e tra momenti poco piacevoli.
 
L’amavo e di certo non volevo perderla, non così e non adesso.
La mia testa era piena di pensieri, finché non notai una cosa all’orizzonte: stava albeggiando. Rimasi confuso. Da quanto tempo stavo guidando? Guardai il mio orologio e mi resi conto che erano quasi le cinque del mattino.
 
“Ho guidato per quasi quattro ore?”
 
Non era la prima volta che lo facevo, ma di solito ero consapevole di dove stessi andando. Non mi capitava mai di guidare a caso.
Dovevo capire dove mi trovassi e quando lessi il cartello della prossima citta, rimasi sconvolto, ma allo stesso tempo mi venne in mente una idea che mi avrebbe aiutato a far pace con Leia…

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Note:
Okay, vi spiego. Ho fatto un tocca e fuga del mio coputer
con il wil-file, il capitolo era già coretto ed è il per ultimo
capitolo.
Dove il nome sia del titolo del capitolo che della storia:
è nata una canzone del Boss che si chiama: 
"Drive All Night"  (Che quando vidi questo video
e letto la traduzione, mi sono messa ad piangere.)
e la canzone, è nata questo "esperimento".
Comuque, spero che questo flash back
di Han vi sia piacuto e che si sia 
alzata un pò il presonaggio.
L'utimo capitolo lo pubblicerò ad
sopressa!
Evola




 

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Capitolo 11
*** Sorry…. ***


Capitolo 11
Sorry….
 
 
New York, Brooklyn, 8:10 Del mattino.
 
Ero davanti alla porta dell’appartamento di Leia – fortunatamente in macchina avevo le chiavi della porta principale del codominio – busai e aspettai che mi aprisse davanti al pianerottolo, sospirando.
 
Quando la porta si aprì guardai Leia: aveva i capelli sciolti che le cadevano sulla schiena fino alle spalle, un po’ scarmigliati, la vestaglia bianca allacciata in vita e le pantofole ai piedi. Probabilmente, si era appena svegliata per aprirmi.
 
Non era colpita dalla mia presenza – probabilmente mi aveva visto attraverso lo spioncino – e mi guardava con aria irritata.
 
“Ciao, Leia…” dissi bassando la testa.
 
Wow. ‘Ciao Leia?’, Tu si come sai rompere il ghiaccio” pensai.
 
“Che cosa vuoi, Han?” mi disse seria, rimanendo al di là della porta semi aperta e probabilmente giudicando il mio aspetto non molto riposato.
 
“Volevo parlati di ieri” risposi, alzando lo sguardo. “Voglio solo chiarire la situazione, tutto qui.”
 
“Io invece ancora no. Quindi, vattene.”
 
Stava per chiudere la porta, ma misi il piede in mezzo per bloccarla, dicendo: “Aspetta”
 
Ritornò a guardarti con aria impaziente, aspettando come le avevo chiesto.
“Ho anche portato un dono di pace” gli mostrai la busta bianca di carta e gli feci vedere il logo della sua pasticceria preferita.
 
“Oh, una fetta della torta paradiso.” Era il suo dolce preferito e gliene portavo un po’ ogni volta che andavo a trovare a New York.
 
Il viso ei Leia si addolcì un po’. Ma manteneva sempre un’aria sospettosa nei miei confronti.
 
Prese la busta, dicendo con un sospiro paziente: “Entra”.
 
Mi spalancò la porta, facendomi entrare ma dandomi le spalle, mentre chiudevo la porta dietro di me.
 
“Se pensi che una fetta di torta basterà per farti perdonare, ti sbagli” mi disse mentre andava in cucina e riponeva la busta dentro al frigo.
 
 “Voglio sapere perché ieri ti sei comportato da carogna e soprattutto che cosa è per te questa…”
 
Quando si girò verso di me, notò che tenevo le braccia dietro alla schiena, dalla quale sbucava una grande busta marone.
“…relazione…”
 
Aveva l’aria perplessa, di certo non si aspettava quella busta.
“Che cosa è?”
 
“Beh… un altro dono di pace” dissi vago rimanendo fermo davanti all’ingresso con gli occhi bassi.
 
“Han, non puoi sistemare tutto con i regali” mi disse con tono paziente.
 
“Lo so. Ma è un inizio. E poi, dipende dal regalo” feci un mezzo sorriso. “È una cosa che dovevo darti da un po’” rivolsi la busta verso di lei.
 
Leia alzò gli occhi sospirando con rassegnazione, ma si avvicinò, prese la busta e tirò fuori il contenuto. Una scatola di scarpe color beige. La guardò in ogni angolo cercando un nome o il logo per capire dove le avessi comprate.
 
“Su, aprila” dissi con un mezzo sorriso aspettando con ansia la sua reazione.
 
Sopirò, si sedette sul divanetto a due posti, mise la scatola sulle ginocchia, la aprì e rimase a bocca aperta con gli occhi pieni di emozione. Mi sedetti accanto a lei, sorridendo felice per la sua reazione sorpresa.
 
“Ti piacciono?” le domandai.
 
“Sì. Sono bellissime”.
 
Dentro c’era un paio di scarpe a tacco alto bianche e argentate in stile anni 20’.
 
“Ma solo le stesse scarpe che…” iniziò a dirmi guardandomi negli occhi.
 
“Sì” dissi io. “Sono le stesse scarpe che abbiamo visto insieme a Boston in quel negozio di vestiti vintage”.
 
“Dopo che ci siamo dichiarati in macchina…” continuò Leia con un sorriso nostalgico.
 
“Erano esposte in vetrina e ti ho detto che mi piacevano tanto quelle scarpe” E finì con una piccola risata.
 
Risi anche io. Mi ricordavo ancora quel pomeriggio di fine settembre, davanti a quel vecchio negozio dell’usato, mano della mano, mentre ci godevamo il nostro primo giorno da coppia.
 
“Aspetta…” mi disse guardandomi negli occhi, questa volta con aria dubbiosa “Hai comprato queste scarpe nello stesso negozio di Boston?”
 
“Sì” risposi. Avevo guidato fino a lì dopo essere andato via dal locale e avevo comprato quelle scarpe usando i soldi che Lobot mi aveva dato per il concerto.
 
“Hai guidato per quattro ore durante la notte?”
 
“Sì.”
 
“E poi per altre tre per ritornare a New York.”
 
“Già.”
 
Mi fisava con aria stupita: “Hai guidato per tutta la notte per comprami un paio di scarpe?” domandò.
 
“Sì. E lo rifarei ogni volta che me lo dovessi chiedere”.
 
Gli presi le mani stringendole deliacamente.
“Mi dispiace, Leia” dissi sincero.
 
“Lo so, ti ho ferita moltissimo e mi dispiace. Ma… quando sei entrata nel locale ho avuto paura…”
 
Dire questa verità per me era molto difficile. Ma dovevo farlo, altrimenti l’avrei persa per sempre.
 
“Tu hai conosciuto un uomo che fa parte di un mondo diverso dal tuo. Ma non volevo che tu vedessi quel mondo…” guardai in basso facendo un lungo sospiro e continuando: “E… pensavo che se avessi visto quel mondo… ne saresti rimasta sconvolta o ferita”.
 
Mi sentivo patetico pensando che credevo a quelle parole.
 
“Han, come puoi dire una cosa del genere? Non ha senso” mi rispose Leia ma questa volta il suo tono era dolce e rassicurante.
 
“Lo so, lo so, e mi sento un idiota, credimi. Ma… è la prima volta che mi apro così tanto durante una relazione. E pensavo se mi fossi aperto un po’ di più con qualcuno sarei andanto incontro alla possibilità di essere ferito o ferire. Ma, a quanto pare, mi sbagliavo.”
 
Non capivo come mi sentivo. Un po’ ero sollevato di aver confessato queste parole, ma allo stesso tempo mi sentivo patetico a confessarlo. E mi chiedevo che cosa stesse pensando.
 
Alzai leggermente lo sguardo e continuai: “Mi dispiace di non averti difesa e di essere andato contro di te. Sana ha torto nei tuoi confronti, e anche io. Non è vero che non sai niente del mondo dei lavoratori. Siamo noi che giudichiamo troppo… mi dispiace tantissimo…” e feci un sospiro.
Eravamo in silenzo, finché Leia non lo ruppe.
 
“Han, sono sollevata che tu mi abbia confessato le tue paure. Anche se pensavo che ti fossi già aperto con me…” mi disse Leia con voce bassa. “Ma… sono felice che tu mi abbia detto tutto questo. Soprattutto vuol dire che ora sei più convinto di questa storia. E per me questa reazione sta diventando molto importante.”
 
Alzai lo sguardo e, vendendo il sorriso sereno che aveva in viso, le accarezzai le mani. Ero sollevato di sentire quelle parole e di vedere quel sorriso; anche dal tocco delle sue mani avevo capito che mi aveva perdonato.
Così, senza pensarci, la bacai sulle labbra, mettendo una mano dietro alla sua testa e stringendola all’altezza dei fianchi per farla appoggiare al mio corpo; la scatola di scarpe cadde a terra. La baciai con desiderio e dolcezza allo stesso tempo, e lei ricambiò con piacere. Probabilmente apprezzava più di me di questo bacio.
 
Quando mi staccai da lei per riprendere fiato, appoggiai la fronte contro la sua, mentre le accarezzavo i capelli e ci guardavamo entrambi negli occhi, sorridendo.
 
“Ti amo” dissi sincero e con tono dolce.
 
Era la prima volta che lo dicevo in quasi sei mesi di relazione. Eppure mi era venuto in un modo naturale e semplice. Perché era vero. La amavo. La amavo con tutto me stesso e volevo che lei lo sapesse. Anche se l’aveva già intuito.
 
Mi guardava con una leggera aria sorpresa, ma mi rispose: “Lo so.” E continuammo a baciarci.
 
“Luke è in casa?” domandai, sempre appoggiandomi alla sua fronte.
 
“No. È andato fuori con un amico” mi rispose accarezzandomi la guancia con la mano. “Tu non hai il lavoro?”
 
“No. Lo sai che nel weekend non lavoro.”
 
“Allora che cosa vorresti fare?” mi chiese con un tono incerto ma con un sorriso un po’ malizioso.
 
Feci una piccola risata per il tono che aveva usato, ma risposi: “Voglio andare a letto a dormire abbracciato accanto a te.”
 
In fondo, ero esausto. Avevo guidato tutta la notte, dopo aver cantato un’ora e mezza. Ma volevo addormentarmi accanto lei, tra le sue braccia.
 
Leia mi diede sulla guancia, dicendo dolcemente: “Okay.”
 
La abbracciai, dicendo: “Ti amo.”
 
“Lo so.”
 
E passammo la mattinata a dormire nel suo letto abbracciati, l’uno accanto all’altra. Ero felice di sentirla tra le mie braccia dopo aver fatto pace. Da lì in poi non mi sarei mai più vergognato di lei e mi sarei fregato veramente delle presone che ci avrebbero giudicato.
 
Orami Leia conosceva il mio mondo e volevo stare con me nonostante tutto.

Sa lì e poi la nostra storia migliorò ancora di più.
“Bene. Buon per me.”

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Note:
Sopresa! Ecco l'utimo capitolo di questa storia!
Lo so, penso che non sia stata una delle mie storie migliori 
che io abbia mai pubblicato... visto che, ho fatto odiare il
mitico Han Solo... (Mi sento come Lucas dopo aver
creato Jar Jar Binks...)
Ma sono molto felice che abbiate apprezata 
lo stesso.
e rigrazio a i miei cari amici:  IndianaJones25 
Sabrina Del Fico 

Per aver sempre stotenuto sulle mie storie e delle loro
parole e aiuti! Vi adoro!
Ma, ci vediamo presto, per qualcosa di originale ;) 


 

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