Donne

di bloodymary79
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Il ritorno ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Ritrovarsi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Serate mistiche e amori multipli ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - E' scritto nel destino ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - ognuno ha il suo punto debole ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. Around the Bend - Dietro l'angolo ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Quante cose possono cambiare in una settimana ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8- Confessioni ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Cerchi che si chiudono ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Il ritorno ***


Volo Berlin – Bozen, 4 gennaio 2005. Maddalena

Maddalena era in aereo e stava guardando la cima delle Alpi; nel giro di pochi minuti sarebbe
atterrata a Bolzano, dove Annalisa la stava aspettando.
Erano ormai sei anni che non la vedeva, lo stesso periodo di tempo che aveva passato fuori
dall’Italia: dopo essere rimasta a Berlino alcuni mesi per scrivere la tesi aveva deciso di tornarvi per
cercare lavoro lì e si era trasferita, vincendo un concorso per fare la lettrice d’Italiano alla Freie
Universität Berlin e da allora non era più tornata a casa, nonostante non vivesse poi così tanto
lontano dalla sua madrepatria. Se qualcuno gliene avesse chiesto il motivo non avrebbe quasi
sicuramente risposto se non con la sua solita alzata di spalle e uno sbrigativo “Bho, mi girava così”.
Tipico di Maddalena del resto.
L’ultimo weekend che aveva passato a casa era uscita con Annalisa e si erano ubriacate, anche se la
sua amica in genere non beveva quasi nulla, dopodiché erano andate a ballare, cosa che non
facevano quasi mai, ma quella era una sera fuori dal normale ed erano tornate a casa esauste, sudate
e con un vago dolore all’altezza del petto che presto si sarebbe trasformato in una punta di nostalgia
che le avrebbe accompagnate negli anni a venire.
Dopo la partenza si erano sentite spesso, avevano passato notti intere su yahoo messenger a
raccontarsi le rispettive vite, scritto email chilometriche e inviato foto di ogni genere, anche se nel
corso degli anni i contatti erano diminuiti a causa dei rispettivi impegni, finché una mattina
Maddalena non aveva trovato una curiosa email dell’amica dove le chiedeva di passare la seconda
parte delle vacanze di Natale nella casa in montagna dei suoi genitori. Lei aveva risposto
immediatamente di sì ed era corsa in agenzia col cuore in gola: non aveva mai avuto tanta fretta di
tornare in Italia.
Ora, mentre guardava le cime innevate, si domandava come sarebbe stato rivedersi: erano più
vecchie, forse più sagge, sicuramente con qualche dolore e cicatrice in più.

Aeroporto di Bolzano, 4 gennaio 2014. Annalisa

Annalisa attendeva impaziente nella sala d’aspetto dell’aeroporto aspettando il volo della Luftansa
proveniente da Berlino e che aveva aveva cinquanta minuti di ritardo che sarebbero stati per lei
interminabili: incredibile come gli ultimi istanti prima di rivedersi sembrassero infiniti anche se
confrontati a sei anni di lontananza. Si mise a leggere il suo saggio sul teatro spagnolo del Siglo de
Oro pensando alla lezione che avrebbe dovuto tenere alla sua classe di terza liceo appena dopo le
vacanze di Natale, in modo da tenere i neuroni occupati e non mettersi a saltellare sulla sedia come
una scolaretta in attesa di partire per la gita.
Era andata in bagno poco prima ed aveva indugiato davanti allo specchio per vedere quanto fosse
cambiata e domandandosi come sarebbe stata Maddalena con sei anni in più e chissà quante e quali
nuove esperienze alle spalle: forse a Berlino era riuscita a trovare il suo equilibrio e quei pezzi di sé
che aveva pian piano smarrito e che, insieme, avevano cercato di recuperare, o forse viveva ancora
sopra le righe, rifiutando schemi di ogni genere ed apparentemente fregandosene del fatto che
quell’equilibrio non l’avrebbe conosciuto mai.
Lei si era nel frattempo sposata e aveva avuto un figlio che ora aveva quasi tre anni e che in quel
momento era al mare con la nonna paterna mentre suo marito era in viaggio per lavoro, così aveva
approfittato dei quattro giorni di relax per invitare la sua vecchia e migliore amica nella casa di
montagna, dubitando fra l’altro che lei avrebbe accettato: da quando era partita dopo la laurea non
l’aveva più rivista ed aveva sempre trovato il modo per non tornare in Italia, ma con sua grande
sorpresa le aveva risposto dicendole che sarebbe arrivata a Bolzano alle 13.50 e che era molto
contenta dell’invito.

In fin dei conti Maddalena era sempre stata così, strana ed imprevedibile ma, forse proprio per
questo, terribilmente affascinante. Aveva qualcosa di magnetico nei suoi meravigliosi e freddi occhi
blu che tendevano al viola, qualcosa che faceva girare la testa a chiunque quando passava in mezzo
alla gente, anche se lei l’aveva conosciuta in un momento un po’ particolare e forse proprio per
questo le aveva mostrato subito la sua incredibile, quanto nascosta, vulnerabilità.

Volo Berlin – Bozen, 4 gennaio 2005. Maddalena

Maddalena guardò impaziente l’orologio, quel dannato aereo era in ritardo: avevano detto che a
causa di una perturbazione dovevano aspettare per atterrare e lei, invece, non vedeva l’ora di
appoggiare i piedi per terra. Non che soffrisse di vertigini ma odiava stare nei posti chiusi troppo a
lungo, si sentiva soffocare ed aveva una voglia terribile di fumarsi una sigaretta.

“Scheisse!” (= merda. NdT)

Cercò di distrarsi chiudendo gli occhi e domandandosi come sarebbe stato il suo incontro con Lisa.
Sapeva che avrebbe avuto l’anello al dito ed era curiosa di vedere se la maternità l’avesse cambiata
o meno. Chissà quanto sarebbe stata diversa da quando, undici anni prima, si erano conosciute…
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Ritrovarsi ***


Periferia di Bologna, aprile 1995

….”fanc...!”
Maddalena era uscita da quella festa obbrobriosa a cui aveva partecipato in quanto ragazza dell’organizzatore, Stefano, che aveva chiamato tutti i suoi amici per un party a base di gin, vodka e marjuana. Lei forse aveva esagerato col bere, pensava che il vodka martini fosse l’unico modo per sopravvivere a quella serata, e si teneva lo stomaco indecisa se andare o meno a vomitare.
“fanculo Stefano e le sue feste del cazzo!”
Odiava stare in mezzo alla confusione, soprattutto se circondata da maschi allupati che se ne fregavano del fatto che lei fosse la ragazza di un loro amico e cercavano ogni scusa per allungare le mani. Sapeva di essere una bella ragazza e sapeva anche che la sua fama non era delle migliori, anzi, era davvero brutta. Lei però sapeva anche di non essere una “troia”, come gli altri gentilmente la definivano, ma semplicemente una persona che non amava legarsi, legare e sentirsi legata:  non aveva problemi nel raccontare di aver avuto mille amori e che tutti, anche quelli durati pochi giorni, erano stati totali: aveva una grande capacità di riuscire a convincere i ragazzi che la loro relazione fosse assoluta quando sapevano perfettamente, perché glielo aveva detto lei stessa, che non erano gli unici.
Stava ormai pensando che avrebbe dovuto rimettere lì, da sola, nel sottoscala, quando vide una figura avvicinarsi.
“Stai bene?”
“Secondo te?”
Alzò gli occhi e vide una ragazza che conosceva di vista: era la ragazza di Ivan, il migliore amico di Stefano.
“Cazzo, sei messa male… aspetta che ti porto fuori”
I caldi occhi castani e decisamente espressivi della ragazza in qualche modo la scaldarono e decise di seguirla.
“Meglio con l’aria fresca?”
“Se riuscissi a fermare il trambusto che ho nello stomaco…”
“In fondo alla strada c’è un bar aperto, andiamo che ti prendo un caffè”
“Ma.. non voglio rovinarti la festa”
“Cosa, quell’ammasso di idioti fumati e pervertiti? Preferisco aiutare a te a smaltirla”
Maddy si trovò suo malgrado a sorridere, non era stata l’unica a sentirsi a disagio.

********

Aeroporto di Bolzano, 4 gennaio 2005. Annalisa


Finalmente l’aereo era atterrato ed i passeggeri stavano uscendo dal portone scorrevole; era incredibile pensare che fossero passati sei anni senza nemmeno uno di quei rari e bellissimi sorrisi di Maddy. La vide da lontano mentre camminava facendo il suo inconfondibile rumore di tacchi; riusciva a scorgere  quel corpo magro che percorreva il vialetto e, di tanto in tanto, dava l’impressione che, se non fosse stata una donna di quasi trentun anni, per di più maniaca dell’autocontrollo, si sarebbe messa a correre e saltellare. Il vento le soffiava contro facendo volare la coda bionda a destra e sinistra . Maddy adorava i capelli lunghi e madre natura era stata buona con lei donandoglieli lisci, morbidi e biondi.
La andò incontro e l’abbracciò fortissimo, sfidando il vento gelido che sembrava tagliarle le guance.
“Che bello essere qui e riabbracciarti Lisa”
Si guardarono emozionate, quasi incredule di essere di fronte una all’altra tanto erano cambiate le cose da quando si erano salutate sei anni prima. Loro in compenso non erano cambiate più di tanto: il tempo sembrava essersi fermato a quando Maddalena era salita su un aereo diretto a Berlino, con una valigia piena di sogni e di paure, anche se non lo avrebbe mai dato a vedere a nessuno.
Annalisa aveva sempre i capelli ricci e castani lasciati cadere sulle spalle naturalmente, gli occhi verde-marrone, color muschio, avevano assunto invece un’espressione molto più dolce e sicura rispetto allo sguardo impaurito di prima; indossava dei jeans larghi e una giacca nera che, secondo Maddy, era sempre troppo leggera per la stagione invernale, forse perché nemmeno gli anni passati a Nord l’avevano abituata a sopportare freddo: lei infatti indossava un piumino scuro da cui sbucavano le mani guantate e una sciarpa dello stesso colore: blu-viola come i suoi occhi.
“Andiamo ad appoggiare la valige a casa mia che ti porto a prendere una cioccolata calda bollente, così ti riscaldi un po’”.
Si fermarono in una pasticceria in Stadtgasse, la stessa dove andavano quando erano più piccole ed andavano a sciare, con Maddalena che provava le prime tavole da snowboard e spesso e volentieri si faceva rincorrere dai poliziotti.
“Adesso le tavole sono molto più comuni, non avrai problemi”
“Che risate… ti ricordi quando mi presero quella volta? Quando ero andata in fuori pista senza accorgermi che li avevo dietro”
Lisa per poco non si affogò nella cioccolata. L’avevano portata dal capo della polizia e lei l’aveva accompagnata. Era finita con il cosiddetto capo che la aveva invitate a cena a casa sua visto che aveva moglie e figli lontani. Loro avevano preso il bigliettino e l’avevano gettato nel primo cestino fuori dalla caserma, commentando di come sapessero essere stupidi gli uomini.
“Come stanno Alex e il piccolo Giacomo?”
“Bene… se riesci a trattenerti qualche giorno in più te li posso far conoscere”
“Volentieri… son proprio curiosa!”
Lisa avrebbe voluto dirle che, se voleva, avrebbe potuto scendere anche molto prima, ma sapeva che Maddalena non avrebbe mai dato spiegazioni per il suo modo di agire, per lo meno fino a quando non avesse voluto lei: aveva una speciale abilità nel nascondere ansie, paure e segreti dietro ad un atteggiamento affabile ed elegante e Lisa dubitava che Berlino avesse cambiato questo suo modo di essere, dato che Maddalena, questa lezione, l’aveva imparata quando era ancora troppo giovane per sviluppare altri meccanismi di difesa.
Maddalena la guardò fissa negli occhi e parve leggere il suo pensieri
“Scusa se non sono venuta prima”
Lisa la guardò con uno sguardo a metà fra l’interrogativo ed apprensivo, ma l’amica aveva già cambiato argomento, espressione e tono di voce, per cui decise di non approfondire.


 
La casa di Annalisa era piccola ma molto bella, completamente rifinita in legno, e si trovava a Stegen, dove con una breve passeggiata potevi arrivare nel centro di Brunek. Avevano deciso di dormire nel lettone insieme come ai vecchi tempi ed esattamente come allora avevano passato ore ed ore a parlare della loro vita, incapaci di credere al fatto che erano sei anni che non lo facevano più. Lisa le aveva raccontato di suo marito, di cui Maddalena era stata ampiamente aggiornata via email, di come fosse stato difficile far accettare alla sua famiglia che aveva trovato un uomo molto più grande di lei. Maddalena se lo poteva ben immaginare, i genitori dell’amica erano tutt’altro che di larghe vedute: avevano minacciato di sbatterla fuori casa quando era entrata con un brillantino al naso e spesso e volentieri uscire alla sera era un problema enorme, inoltre non vedevano di buon occhio la loro amicizia per il semplice fatto che ‘non circolano delle belle voci su di lei cara’.
 
************


Bologna, ottobre 1995, Annalisa

“A me non me ne frega un benemerito accidente delle voci e qui chiudo il discorso”
“Non ti permetto di parlarci così Annalisa”
“Parli tu papà che il tuo migliore amico gestisce un bar che è in realtà un bordello?”
“Non…”
“Ho lezione mamma, vado in università”
Annalisa non aveva lezione quella mattina e non aveva la minima voglia di andare da nessuna parte, così si diresse verso il bar in cui si trovava sempre con gli amici, sperando che vi fosse qualcuno con cui parlare.
Come varcò la soglia vide Maddalena, seduta ad un tavolino ed intenta a leggere il giornale e fumare una sigaretta, mentre i ragazzi seduti nel tavolo di fianco al suo non si risparmiavano in battutine di vario genere sulle sue gambe che uscivano, accavallate, da una mini di jeans.
“Maddy!”
“Lisa! Come mai qui?”
“Così… avevo voglia di fare due chiacchiere”
“Vieni, andiamo a fare due passi verso piazza Maggiore, qui parlare è impossibile”
Nel rispondere si voltò con sguardo significativo verso il tavolo dei ragazzi che improvvisamente si zittirono.
“Hai ragione, andiamo”
Presero le strade secondarie, perdendosi nel groviglio di portici e fermandosi nelle rare aiuole per raccogliere qualche margheritina e fare il gioco del ‘m’ama - non m’ama’ senza sapere esattamente a chi riferirsi. Maddalena aveva lasciato Stefano il giorno dopo la festa e ne era nata una lunga tragedia da parte del diretto interessato: telefonate notturne e messaggi in segreteria che andavano dal disperato al minatorio. Maddalena ci soffriva, le dispiaceva vederlo così per causa sua, ma non se la sentiva di proseguire una storia in cui non aveva più niente da dare né tanto meno da ricevere.
“E con Ivan?”
Annalisa non rispose subito. Sapeva quello che le avrebbe detto Maddalena, e sapeva ancora meglio che aveva maledettamente ragione, ma non aveva la minima voglia di sentirselo dire.
“Sempre la stessa storia eh?”
“Ma.. sì.. però…”
“Lisa, non voglio stare qui a farti delle menate, ma sai come la vedo. Poi posso sbagliare, ma non meriti di essere trattata in questo modo”
Due lacrime solcarono il viso dal colorito sano di Annalisa che spesso contrastava con il colore pallido di Maddalena che si autodefiniva “cadaverica”.
“Lo so che hai ragione, perfettamente ragione, ma non riesco a….”
“Staccarti”
Anche se si conoscevano da poco più di sei mesi Maddalena, che era molto brava a valutare la persone, aveva capito qual era la più grande debolezza dell’amica: una tremenda paura di restare da sola ed Ivan, che sembrava averlo capito fin troppo bene, se ne stava approfittando e non poco. Se nei primi mesi era stato carino e gentile, forse fin troppo, ora la trattava freddamente: spesso e volentieri non si presentava agli appuntamenti, non si faceva mai sentire per primo e, cosa che Maddalena giudicava non meno importante, dal punto di vista sessuale era diventato freddissimo. Inoltre era convinta che avesse un’altra, ma senza prove non si azzardava a dirlo. Se solo l’avesse colto sul fatto… per di più aveva avuto l’impressione che per lo stress di quella situazione lei avesse ricominciato ad avere attacchi di fame compulsivi e non poteva sopportare di vederla ridursi in quello stato per un essere che lei non voleva definire nemmeno umano.
“Senti ho un’idea Lisa”
“Basta che non mi fai bere perché sai che non reggo l’alcool”
“Ci iscriviamo in palestra!”
Lisa guardò l’amica come se fosse stata completamente ubriaca. Maddalena non era proprio il tipo da palestra: a lei piaceva stare all’aria aperta, fare passeggiate o andare in montagna, ma per il resto si poteva definire l’anti sport.
“Sì, cominciamo a dare più importanza a noi stesse ed al nostro corpo, andiamo in palestra e iniziamo a mangiare in modo sano e….”
“Smetterai di fumare?”
“No, non credo….”

*****************

Stegen, 5 gennaio 2005 (mattina presto), Maddalena
 
Maddy si svegliò nel cuore della notte. Forse era ancora scombussolata dal viaggio o forse il suo cervello aveva ricominciato a lavorare a dei ritmi strani, come quando studiava. Strisciò i piedi sul pavimento di legno fino a quando non trovò, con la punta dell’alluce, le ciabatte in pile e si diresse verso la cucina. Decise di mettersi la giacca e di fumarsi una sigaretta fuori dalla finestra, aveva un tale miscuglio di pensieri e di emozioni in quel momento che pensava di potervi porre un vago rimedio aspirando la sua chesterfield blue.
“Sei la solita tossica!”
“Sei sveglia anche tu?”
“A quanto pare…”
Lisa aprì il frigo e ne estrasse una bottiglia di grappa alla mela verde, di quelle con le meline dentro che bevevano da ragazze.
“Dai, siediti e chiudi la finestra… scaldiamoci l’ugola e facciamo una delle nostre serate mistiche….”
Maddalena non poteva credere ai suoi occhi: Lisa che la incitava a bere, adesso le aveva viste davvero tutte. Di solito era lei che le diceva di non bere troppo ed era sempre lei che le stava vicino quando esagerava e che guidava quando le sue condizioni non lo permettevano. C’erano però sere in cui anche lei si lasciava andare ed erano le sere in cui andavano in una qualsiasi enoteca della città e iniziavano a bere del buon rosso, bello corposo, e iniziavano a parlare e parlare, mentre i loro segreti, magari taciuti anche a loro stesse, uscivano aiutati dall’alcol, ma forse anche dal bisogno di aiuto che, nella maggior parte dei casi, erano troppo orgogliose per chiedere.
Era stato in una di quelle serate che Lisa aveva annunciato ‘ufficialmente’ che la sua storia con Ivan era finita per sempre.


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Serate mistiche e amori multipli ***


Bologna, dicembre 1995. Annalisa.
 
“Ne sei sicura?”
“Questa volta sì, davvero”
Maddy socchiuse gli occhi e la guardò scrutandola a fondo, e sorrise.
“Bene”
I sorrisi di Maddalena erano tanto rari quanto belli. In quelle occasioni riusciva a trasmettere calore anche da quegli occhi generalmente freddi come il ghiaccio, quello stesso calore che invece Lisa sapeva dispensare a chiunque e che aveva attratto anche Maddy che, generalmente, tendeva ad evitare la compagnia femminile. Spesso si era chiesta quanto le fosse mancato avere un’amica, ma i suoi rapporti con le rappresentanti del suo stesso sesso erano sempre stati piuttosto difficili per lei.
“E te invece cosa combini?”
“Cosa vorresti dire scusa?”
“Vorrei dire… ho visto come guardi l’istruttore sai?”
“Marco dici?”
Lisa sorrise maliziosa.
“Quando metti gli occhi su una preda il poverino è spacciato!”
Forse fu l’eccesso di vino rosso che aveva nelle vene, ma Maddalena scoppiò a ridere.
“Già… io sono la cacciatrice.. “
“Che è diventata talmente furba da far credere agli altri di essere la preda!”
A Maddalena non interessava il corteggiamento. Non era romantica, non le piaceva ricevere rose o cioccolatini.
“Ma dimmi, puoi spiegare ad una come me, che trova già stressante avere un solo ragazzo, come fai ad averne due e non stancarti?”
Maddalena si trovò, suo malgrado, a ridere.
“Non è che tutte le volte che ho un ragazzo devo sempre avere quello di scorta”
“Vero, ma la tua teoria sull’amore multiplo ti giuro che non la capisco… prova a spiegarmela adesso che ho mezza bottiglia di Cannonau nelle vene e soprattutto nel cervello”
Maddy butto giù un altro bicchiere prima di rispondere.
“Vedi Lisa, è un modo come un altro per concentrarsi sull’amore e dimenticare il possesso. So che può sembrare contorto, per cui forse riesco a spiegartelo con una situazione che conosci: quando ad esempio stavo con Stefano ho avuto una relazione con Cristian, un mio compagno di università. Se mi rendevo conto che mi stavo innamorando troppo di uno mi rifugiavo nell’amore dell’altro. Forse uno psicanalista mi direbbe che come metodo è piuttosto insano e lo stesso Freud si metterebbe le mani nei capelli. Molti direbbero che è un modo come un altro per non amare, ma spesso è facile classificare con nevrosi tutto quello che non fa parte della categorie che altri han deciso per te come prestabilite… io sapevo di amarli entrambi”
“E il sesso?”
“Il sesso era diverso, è difficile spiegarti come fosse con Stefano, lui aveva una sorta di magnetismo che mi faceva perdere completamente la testa… e le mutande, senza se e senza ma, in modo travolgente. Cristian era l’esatto opposto, forse più dolce e sensuale…. Cosa quasi inesistente con Stefano”
“E perché allora è finita con Stefano?”
“Perché ci annoiavamo, non avevamo nemmeno più voglia di fare l’amore, per quale motivo avremmo dovuto restare assieme? L’ultimo periodo è stato asfissiante per entrambi, ma evidentemente a lui faceva comodo avere la bambolina da esibire in giro e per quello sta cercando di tornare con me”
Lisa rifletté su quelle parole e capì che, in fondo, nonostante tutti i suoi amori multipli, forse Maddalena era sola come lei.




Stegen, 5 gennaio 2005 (mattina presto), Annalisa

“Allora grappino?”
Maddy non se lo fece ripetere e  prese in mano il bicchiere.
“Vada per il grappino”
“E facciamo un bel brindisi”
“Alle donne ed alle serate mistiche… Zum alles wohl!”
“Prosit!”
“Mi sembra di essere ringiovanita di qualche anno!”
“A chi lo dici, è da quando è nato mio figlio che non tocco alcool!”
“Beviamoci su allora!”
“Con un altro grappino in corpo finiremo col parlare di sesso lo sai eh?”
“Così mi racconterai un po’ com’è far sesso da sposata con un pargolo appresso”
“Intanto dimmi… fra i tuoi vari amori multipli ed amanti… chi è stato il migliore?”
“Dal punto di vista del sesso?”
“Di quello stiamo parlando no?”
“Sicuramente Davide”
Gli occhi di Maddalena si persero per un secondo nel sentire la sua stessa voce pronunciare quel nome.

“Posso fumare ?”
Lisa chiuse la porta della cucina in modo che il fumo non si spandesse per il soggiorno.
“Sicura che non dà fastidio?”
“Anche mio marito fuma in cucina, non preoccuparti”
“Pensa che quattro anni fa avevo smesso”
“Senza gran risultato però”
Lisa non riusciva ad immaginarsi una Maddy senza sigarette, era come pensare ad un cono senza gelato. Non che fosse una tabaccomane incallita, ma il suo modo di aspirare il fumo e di socchiudere gli occhi quando era pensierosa, incavolata o nervosa era una parte indissolubile del suo essere. E nominare Davide, che solo lei chiamava per esteso dato che tutti lo chiamavano David, le aveva probabilmente rimescolato dentro tutte quelle emozioni che la portavano ad accendersi una sigaretta.
“Come va con lui?”
“Per rispondere a questa domanda dovrei berne almeno altri quattro… inizia a versare!”

Annalisa era stata testimone del loro primo incontro, anzi, era stata proprio lei a farli conoscere. In questo si era sentita un po’ il braccio destro del destino, perché da quel giorno la vita di Maddalena era cambiata radicalmente.
La storia di loro due per Lisa era una sorta di leggenda, incarnavano tutto quello che lei considerava una bella favola: entrambi spiriti liberi, con concezioni dell’amore completamente fuori dall’ordinario, amanti della vita e del divertimento, dei viaggi, della non routine e del controllo sulle loro vite. Per la loro storia però avevano deciso che fosse il caso a condurre i giochi e si erano accorti sempre più che erano legati da un filo invisibile che, inesorabile, tornava ad unirli ogni volta che la vita li divideva e che loro amavano chiamare destino.



 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - E' scritto nel destino ***


Bologna, maggio 1996. Maddalena e Annalisa
 
 
Maddalena aveva trovato lavoro come maschera al teatro di prosa, lei odiava dipendere da chiunque, persino dalla sua famiglia, e cercava di non pesare sul reddito familiare lavorando come poteva e nonostante tutto, riusciva a continuare l’università di sociologia ottenendo ottimi risultati. Un giorno aveva detto a Lisa, che invece studiava letteratura spagnola ed adorava il siglo de oro sopra ogni altra cosa, che avrebbero fatto il don Juan di Tirso de Molina.

“Semmai attribuito a Tirso de Molina, in realtà è una questione filologica molto complessa….”
“Sì, ok, ma se vuoi venire stasera ti faccio infiltrare”
A Maddalena il teatro piaceva, ma forse dato il suo percorso di studi trovava molto più affascinanti altre forme di teatro sperimentale e si curava poco dei classici.
“Non voglio però crearti grane col tuo capo”
“Tranquilla, mettiti qualcosa di scollato e quel vecchio maiale al massimo ti guarderà la tette”
Lisa scoppiò a ridere. Per qualche strano gioco del destino Maddy si era sempre trovata a lavorare con dei maniaci e questo forse aveva incrementato la sua bassa considerazione sull’intelligenza  maschile, o ‘del cromosoma Y’ come diceva lei.
Il giorno dello spettacolo Annalisa era eccitatissima, non vedeva l’ora di vedere una delle sue opere preferite sul palco, mentre Maddalena non ne aveva la minima voglia: si sentiva stanca e se non fosse stato per lavoro si sarebbe infilata a letto molto presto. Era stato un periodo piuttosto pesante con l’università, inoltre aveva una pseudo storia con il suo istruttore di palestra, Marco, e ultimamente stava andando davvero male, solo che per qualche strana ragione non riuscivano a staccarsi del tutto e vivevano in un perenne tira e molla.
Lisa si sedette vicino ai gradini in modo da poter commentare insieme all’amica e aspettarono di veder uscire Isabella pronta a far scappare il finto duca Octavio dalla porta di servizio prima di rendersi conto che si trattava del famoso “Burlador” di Siviglia.

“Duchessa, di nuovo giuro di mantener fede al dolce sì”

Qualcosa nella voce di quell’attore che si vedeva in penombra indusse Maddalena a mettersi sull’attenti, come se qualcuno le avesse puntato una pistola invisibile alle spalle. Quando la luce dei riflettori gli illuminò il viso sulla celebre battuta “cosa vuoi che sia? Un uomo e una donna” la bella mascherina si rese conto che un angelo doveva essere sceso dal cielo  per donargli gli occhi più azzurri di questa terra.
“Sai Maddy, quell’attore ha un viso noto”
“Chi? Quel bel pezzetto di.. ehm…ragazzo?”
“Sì, solo che con i trucco e tutto non riesco ad identificarlo… ma anche la voce però…”
“Io non credo di conoscerlo”
“Ah sì! E’ David, il fratello di una mia compagna delle superiori! Lo vedevo spesso quando andavo a casa sua ed infatti studiava recitazione”
A Maddalena si fermò per un momento il cuore, ma non diede a vedere nulla all’amica mettendosi a guardare, finalmente interessata, il palco. Quell’attore aveva una strana sensualità in ogni movimento, come se sprigionasse onde elettromagnetiche da tutti i pori.
‘Questo deve essere mio’ era l’unica frase che riusciva a rimbalzare nella sua testa mentre fingeva di interessarsi a quello che succedeva sul palco. Non voleva semplicemente fare del sesso, sapeva che lui non sarebbe stato come gli altri.

“Bello eh?”
“Sì… molto”
“Io intendevo lo spettacolo….”
Annalisa guardava l’amica con attenzione, cercando nel suo sguardo una conferma di quello che aveva intuito dal primo momento.
“Scusa Lisa, devo andare al guardaroba, ci vediamo al bar qui davanti fra mezz’oretta ok?”
Le diede un bacio sulla guancia e si allontanò velocemente su quei tacchi a spillo che Lisa non sarebbe mai riuscita a portare.

“Allora finito?”
“Se Dio vuole… anche se a casa dovrò controllare la mia tesina di sociologia della comunicazione, devo consegnarla domani e la devo ancora rileggere…”
“Prenderai 30 come al solito! Comunque ho una bella notizia per te!”
“Sarebbe?”
“David mi ha invitato ad una festa nella casa al mare di uno degli attori… e mi ha detto di portare chi voglio!”
A Maddalena si illuminarono gli occhi e Lisa non poté evitarsi un sorriso.


 
Monterosso al mare, maggio 1996. Maddalena



Lisa aveva preso su l’auto del padre e stavano guidando lungo l’autostrada della Cisa. Ci voleva un po’ di tempo per arrivare, ma le cinque terre erano un luogo incantevole. Avevano prenotato un Bed and Breakfast per non dover guidare anche al ritorno ed il giorno dopo avevano intenzione di far colazione con calma in riva al mare e passeggiare un po’ per il paese e, se il tempo reggeva, di fare un giro in spiaggia, anche se era ancora troppo freddo per mettersi in costume.
Maddalena aveva convinto Lisa ad abbandonare i soliti jeans a zampa con magliette scure sopra facendole notare che aveva delle belle gambe e non poteva continuare a nascondersi come un tesoro sotto il materasso: erano invitate ad una festa piena di attori in riva al mare, ci sarebbero state persone interessanti ed era l’occasione per sfoggiare un nuovo look che la mettesse un po’ in risalto. Lisa aveva un passato da adolescente sovrappeso e faticava molto ad accettare il proprio corpo, anche se facendo attenzione alla dieta e con un po’ di palestra aveva perso i chili in più. Maddy le aveva fatto comprare una longuette nera, dato che Lisa sul colore era irremovibile, e una camicia semitrasparente bianca con piccoli pois neri, un po’ anni ottanta, che metteva in risalto l’abbondante decolté e le aveva raccolto i capelli in uno chignon morbido che faceva volontariamente sfuggire qualche ricciolo ribelle. Maddalena aveva optato per un tubino viola scollato sulla schiena ed un paio di scarpe col tacco vertiginosamente alto. Sapeva che quel colore le donava e lo aveva usato anche per truccarsi gli occhi, ma non riusciva a smettere di controllare nello specchietto che tutto fosse a posto.  
“Dai Maddy, sei bellissima, non sistemarti più o David cadrà ai tuoi piedi appena metterai piede in casa. Ti avverto che è un don Giovanni, e non solo perché lo recita”
“Odio i don Giovanni”
“Perché ti rubano la parte?” domandò Annalisa con una certa ironia.
Il resto del viaggio proseguì coi racconti di Lisa su quel che ricordava di David quando frequentava casa sua al liceo: all’epoca era uno studente del DAMS e Lisa amava parlare con lui di teatro, passione che li accumunava, ma mentre per Lisa era un interesse “letterario” per David era uno stile di vita, l’unico mondo in cui avrebbe mai voluto e potuto vivere. Già allora aveva la fama di essere uno ‘sciupafemmine’, dato che erano in molte a cadere ai suoi piedi e lui, ben consapevole del suo fascino, era tutt’altro che insensibile alle loro lusinghe, anche se nessuna sembrava arrivare a conoscerlo davvero.
“…e così sua sorella impazziva, tutte le sue amiche, a parte me e poche eccezioni, facevano la fila per poter conoscere, in senso biblico intendo, il fratello. Penso che da casa sua, e dal suo letto, sia passata metà della mia classe, ed eravamo quasi tutte femmine”
Maddalena si domandò se anche lui avesse una concezione dell’amore simile alla sua o se fosse solo una sorta di galoppino impenitente.
 
 
 

Nella verandina sul mare erano riunite una cinquantina di persone. Annalisa venne catturata da Alessandra, la sorella di David, e Maddalena si mise in disparte: le era sempre sembrato maleducato mostrare fretta nel voler conoscere qualcuno. Prese un sex on the beach e si sedette sul muretto, ascoltando la musica e le onde del mare che si sentivano in lontananza.
Fu David che, dopo un po’, le si avvicinò. Era molto alto, superava di una spanna intera Maddalena coi tacchi alti, per cui doveva aggirarsi attorno al metro e novanta, e gli occhi avevano il colore azzurro più profondo che lei avesse mai visto.
 
“Ciao, non mi pare di averti mai visto. Come ti chiami?”
“Maddalena”
Lui si guardò intorno con circospezione.
“Non sei la ragazza di qualche attore vero?”
“No, sono un’amica di Annalisa”
Lui aggrottò le sopracciglia, come se stesse cercando di fare mente locale e di radunare alcune idee confuse: ricordava bene Annalisa ed i pomeriggi di pseudo studio quando lei e sua sorella facevano finta di far qualcosa davanti ad MTV, sbavando dietro a Lenny Kravitz e le rock star del momento, ma fra le varie ragazze che erano transitate per casa sua non ricordava una bionda con occhi stupefacenti come i suoi.
“Piacere Maddalena, sono Davide”
“Piacere mio… ti va di ballare?”
Lui la prese per mano e la trascinò in pista con un gesto talmente sicuro che Maddalena non riuscì a fare altro che seguirlo quasi volando, come se avesse avuto ai piedi dei pattini da ghiaccio.
“Visto sei stata tanto audace da chiedermi di ballare  ti dirò un segreto”
“Quale segreto?”
“Qualcuno mi ha sussurrato all'orecchio che avrei potuto far colpo su di te solo se fossi intelligente come credo di essere”
Maddalena rise e si rilassò, lanciando un’occhiata ad Annalisa ed alla sua amica che se ne stavano al lato della pista ridacchiando. Avevano trovato il modo di mandarlo da lei punzecchiando la sua vanità.
“Vorresti farmi credere che fai fatica a trovare una donna? Non ci credo”
Lui sorrise malizioso.
“Dici?”
Maddalena preferì non rispondere direttamente, provando a contrattaccare
“Allora se io fossi tanto intelligente quanto credo di essere dovrei forse innamorarmi di te?”
Lui si fermò un attimo, incredulo che qualcuno gli tenesse testa quando sfoderava le sue armi, poi strinse gli occhi come per scrutarla a fondo.
“Potrebbe essere pericoloso ma di sicuro interessante”
Era così simpatico nel modo di parlare che non si poteva accusarlo di essere presuntuoso.

Risero, ballarono, non parlarono di nulla di importante, semplicemente si muovevano a tempo di musica come se i loro corpi non avessero fatto altro per anni; lui era uno straordinario ballerino, Maddalena invece non lo era per niente, ma lui sapeva guidarla senza il minimo sforzo. Si fermarono quando una persona venne a chiamarlo per farlo parlare con un regista. Maddalena continuò a ballare con gli altri attori, ma sentiva quegli occhi di cristallo in ogni istante, come se fossero il motore di ogni suo movimento quella sera.
Verso fine serata lui tornò a cercarla, trascinandola delicatamente per una mano.
In quel momento il dj decise che era ora di ballare dei lenti e sulle note di You are not Alone di Michael Jackson la trascinò di nuovo in pista.
Lui appoggiò la guancia a quella di Maddalena e, dolcemente, si fece più stretto a lei, come a voler raccogliere loro due in un cerchio. Maddalena aveva l’illusione che fossero soli con il mare, mentre quelle grandi mani che sentiva sulla schiena parevano rimuovere ad uno ad uno, nel loro ritmo silenzioso, i mattoni del muro che lei aveva eretto come sua fortezza contro al mondo.
“Non parli più”
“Già, è vero”
“Qualcosa non va?”
“Sì, sono stanca di essere acuta ed intelligente”
Davide la guardò sollevando un sopracciglio.
“Puoi anche riposare i neuroni se vuoi”
Lei gli si strinse e appoggiò la testa su quella spalla forte. Davide sorrise e in quel sorriso si era instaurato un meccanismo che smontava il personaggio che Maddalena usava recitare. La prese per mano e la portò sul lungo mare dove, seduti lontano dalla gente e dal frastuono della festa, parlarono a lungo della loro vita, delle loro storie, Maddalena le parlò addirittura di Marco.
“Tu ed Annalisa siete molto simili”
Lei lo guardò sorpresa
“A dire il vero tutti dicono che siamo il giorno e la notte”
“Chi lo dice non sa guardare oltre le apparenze”
Mentre la festa volgeva al termine e le persone iniziavano ad andarsene, tornarono verso casa: Maddalena si sentiva come nuda in mezzo ai rami di un bosco, non capiva perché avesse deciso di spogliare la sua anima proprio davanti a lui, mettendosi in una situazione di vulnerabilità: lei odiava sentirsi vulnerabile. Una parte di lei, quella cinica e sospettosa,  continuava ad urlare di fermarsi perché era  proprio quello il momento in cui rischiava di finire nella merda, direttamente e fino al collo, e la fece come cadere dalle nuvole quando sentì quello che Davide le stava dicendo.
“Sai Maddalena, fra due settimane parto, ho vinto una borsa di studio per l’America”
Lei si irrigidì impercettibilmente, ma abbastanza perché lui se ne accorgesse. Cercò di riprendere il più in fretta possibile il controllo della Maddalena fredda e superiore, mostrando un sorriso affabile al quale, però, Davide sembrò non credere.
“Congratulazioni, è un’ottima opportunità. Quanto resterai?”
“Almeno sei mesi, più una tournée che ci occuperà successivamente”
“E’ un bel periodo di tempo…. Come ti dicevo anche io ho in programma di partire per la tesi e….”
“Ssssssh”
Lui le prese il viso fra le mani e la baciò profondamente, attirandola a lui come se dalle sue labbra traesse l’ossigeno per respirare. Lei avrebbe voluto urlargli che lui le faceva paura, insieme a tutta quella forza che pareva avere, ma voleva anche dirgli che lui avrebbe potuto essere la sua salvezza, che era in piena confusione, che non le piaceva aver paura di un uomo. Mise da parte tutti quei pensieri e rispose al bacio aggrappandosi al collo di lui e lasciando spazio solo a quello che sentiva in quel momento, senza preoccuparsi del suo passato, tantomeno del futuro. E tutto all’improvviso divenne più chiaro.
 Lei declinò la sua offerta di passare la notte insieme. Lui le prese la mano.
“Allora nessuna promessa…”
Lei si sentì stringere il cuore mentre rispondeva.
“Lasciamo fare al destino, lui deciderà”

Stegen, 5 gennaio 2005 (mattina presto), Annalisa


Annalisa avrebbe voluto chiedere all’amica come era proseguita la storia David, dato che non gliene parlava da tempo, ma aveva la sensazione che non avrebbe voluto rispondere ed avrebbe elegantemente sorvolato, per cui lasciò perdere e decise di aspettare che fosse lei a raccontare. David era sempre stato un argomento delicato per Maddalena, forse perché per la prima volta aveva trovato una persona che potesse tenerle testa, forse perché era particolarmente bello ed intelligente ed affascinante, forse perché quella volta era scoccata una scintilla diversa dal solito, ma lei aveva perso completamente la testa in barba alla sua teoria degli amori multipli.
Si ricordava benissimo i giorni successivi alla festa a Monterosso: Maddalena aveva rifiutato di andare a letto con lui e gli aveva spiegato in che situazione sentimentale si trovava: Marco era stato un colpo di fulmine, era bello e divertente, aveva saputo farla star bene come poche persone prima di lui. Si erano conosciuti in palestra ma, nel giro di pochi giorni, avevano scoperto di essere terribilmente attratti uno dall’altra. Un pomeriggio lui l’aveva chiamata e le aveva detto che sarebbe passato a prenderla; lei incredula si era vestita con un abito turchese lungo fino al ginocchio e con i sandali col tacco, quelli belli che lei ad Annalisa avevano preso con i saldi, e l’aveva aspettato sotto al portone; lui l’aveva portata al mare a mangiare il pesce e da lì era iniziata una bellissima storia, talmente bella che per quattro mesi lei non aveva avuto altro per la testa, nemmeno lo studio. Probabilmente però il destino del colpo di fulmine era destinato a bruciarsi e, per qualche ragione che non riuscivano a spiegarsi nemmeno loro, il loro rapporto si era tremendamente raffreddato. Da allora entrambi avevano iniziato ad uscire con altri per poi telefonarsi e rivedersi e rimollarsi, ed erano più di tre mesi che questa storia andava avanti. Annalisa non vedeva l’ora che la finisse ed aveva sperato che con David Maddalena avesse trovato il coraggio giusto per lasciarlo del tutto, ma a quanto pareva non era successo niente quella sera. Maddalena aveva risposto che invece era successo tutto: era convinta che il destino li avrebbe fatti incontrare nuovamente ed allora non l’avrebbe lasciato andare così facilmente.
“E se quando lui torna tu sarai già partita per gli esperimenti per la tua tesi?”
“Vedrai che non sarà così… e se lo sarà vorrà dire che doveva andare in un’altra maniera”
Maddalena aveva deciso di fare una tesi sperimentale di sociolinguistica sul bilinguismo dei bambini di genitori italiani in Germania ed entro fine anno sarebbe andata a Berlino da un suo parente per andare a girare per gli asili e per le scuole elementari.
“Così mi scambieranno per una pedofila!”
Lisa rise: se l’avessero detto sarebbero stati molto incauti nel giudicarla… lei era pericolosa ma non certo per i bambini!



“Sai Lisa, mi sembrano secoli che non ci vediamo, ma nello stesso tempo parliamo come se ci fossimo viste l’ultima volta due giorni fa”
Maddalena aveva spento la sigaretta e l’aveva spenta nel bicchiere di plastica che aveva riempito di neve.
“Te l’ho sempre detto che una di noi due doveva nascere uomo.. avremmo risolto tutti i nostri problemi”
“Sì, ma quella nata uomo sarebbe stata di sicuro meno intelligente”
Scoppiarono a ridere.
“No, dai, forse qualche uomo intelligente esiste”
Lisa spalancò gli occhi, non riusciva a credere che Maddy avesse detto una cosa del genere. Aveva sempre avuto un’opinione bassissima sugli uomini, a partire da suo padre, per poi allungarsi agli altri uomini della sua famiglia. Se ne erano sempre fregati di lei e se non se ne fregavano era ancora peggio, per cui non c’era da stupirsi se poi aveva un concetto di amore del tutto distorto, così come lo aveva distorto lei, ma mentre Maddy cercava di trovare uno spazio uscendo completamente dalle righe lei lo trovava infilandosi in storie senza via d’uscita; lei non riusciva a difendersi e spesso si trovava in situazioni alquanto difficili affezionandosi terribilmente a chi la faceva sentire protetta e le riservava attenzioni, ma non riusciva a capire quando queste attenzioni erano solo uno strumento per utilizzarla. Maddy credeva che questo dipendesse dall’iper protettività di suo padre, che la trattava come se fosse fatta di cristallo e aveva cercato in tutti i modi di tenerla lontana dal mondo il più a lungo possibile, mettendola sotto una spessissima campana di vetro. Solo che prima o poi a tutti toccava fare i conti con il mondo esterno e Lisa non aveva sviluppato le difese necessarie. Un po’ invidiava la capacità di Maddy di riuscire a staccarsi quando era ora di farlo, di saper essere aggressiva oppure dolce a seconda delle situazioni, la sua capacità di farsi rispettare. Ma erano capacità che l’amica aveva avuto pagandole care, e questo lo sapeva.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - ognuno ha il suo punto debole ***


Stegen, 5 gennaio 2005 (mattina presto), Annalisa

“Maddy, andiamo a dormire che fra poche ore saremo sulle piste”
“Già, fra una chiacchiera e l’altra si è fatto tardi”
Maddy guardò l’amica che si alzava dal tavolo raccogliendo il pacchetto di sigarette e, per un istante, le era sembrata molto più pallida e magra del solito.
“Domani vedrai una snowboardista come non vedevi da tempo cocca!”
“Se, vedremo! Aspetto le tue cadute per inondarti di neve!”
Lisa alzò le spalle. Forse era stata solo la luce del neon a farle strani scherzi.

Kronplatz 5 gennaio 2005, Maddalena
 
Era bello ritrovarsi sul “panettone”, con il sole che scalda il viso, dopo tanto tempo. Lisa non metteva gli sci ai piedi da prima della gravidanza, ma era molto abile in questo sport, in fin dei conti aveva origini della Val Gardena e andava sulle piste da sci tutti gli inverni col nonno, maestro in pensione. Maddalena era sempre stata molto agile sulla tavola ed anche se pure lei era un po’ giù d’allenamento dato che nei sei anni trascorsi a Berlino non aveva avuto tante occasioni di andare sulle piste, se la stava cavando piuttosto bene.
“Maddy dai, un’altra discesa!”
“Io sono un po’ stanca, credo che scenderò fino alla Alpen e mi prenderò uno dei loro famosi bombardini… Ti aspetto lì?”
“Mi spiace però lasciarti sola”
“Tranquilla, so che per te col bambino è difficile venire a sciare.. vai che ti aspetto!”
Lisa pensò che Maddalena doveva essere proprio giù d’allenamento visto che di solito era lei ad incitare ad andare anche quando gli altri erano demoliti e già sognavano la baita e una grappa alla mela.
Maddy si sedette all’esterno, ridacchiando nel pensare a quando le avevano rubato il cellulare e, proprio in quel rifugio, aveva trovato il ladri e li aveva minacciati di tirar loro la tavola nei denti se non glielo avessero restituito. Mangiò la panna che ricopriva il suo vov caldo e fissò le cime innevate, trovandosi a sospirare. Rifletté sul fatto che tutti avevano un punto debole, perfino lei, la fredda-Maddalena-che-è-al-di-sopra-di-ogni-cosa. Il suo punto debole era stato tutto racchiuso in un nome: suo cugino Pedro. Era nato dalla relazione della sorella di sua mamma con un ballerino di latino americani colombiano, che aveva accettato di riconoscere il figlio per poi tornarsene bellamente in sud America quando era ancora nella culla e la madre, che tutto aveva fuorché l’istinto materno, non badava più di tanto al figlio. Maddalena aveva solo sette anni, ma prese la decisione di stargli sempre vicino, per dargli quell’affetto che la madre non gli avrebbe mai dato e non farlo sentire solo al mondo, così come si sentiva lei. Per questo passava interi pomeriggi a giocare con lui, leggendogli favole ed insegnandogli a disegnare finché era piccolo, portandoselo in giro  insegnandogli la passione per il cinema e per l’arte appena ebbe l’età giusta. Pedro diventava intanto un bellissimo ragazzo dalla carnagione scura del padre e con gli occhi blu della madre. Era alto e snello, aveva una sensibilità che mancava a molti suoi compagni, era intelligente anche se a scuola si rivelava irrimediabilmente mediocre, con la scusa che in classe si “annoiava”. Aveva scelto il liceo linguistico come la cugina dimostrando una grande predisposizione per le lingue e un amore per la lettura e Maddalena era orgogliosa di lui.
Crescendo si erano un po’ allontanati, lei lavorava e studiava ed aveva poco tempo da dedicargli, ma almeno una volta al mese uscivano a cena e lei gli raccontava dei suoi uomini e lui delle sue donne, dei suoi amici e della scuola. Sembrava che fosse tutto così perfetto.. che almeno qualcosa nella sua vita andasse per il verso giusto.
“Non saremo mai soli Pedro, finché sapremo che siamo insieme”
Pedro sorrideva, vedeva un lato della cugina che agli altri era nascosto, ma che lui sapeva essere la sua vera indole. Maddalena era buona, forse troppo, ma si era chiusa totalmente al mondo che, secondo lei era solo in grado di ferire. Solo con lui, e forse un po’ con la sua nuova amica, aveva lasciato trasparire quello che era davvero, cosa che invece non era mai successa con uno qualunque dei suoi “amori”.

Bologna, giugno 1997. Maddalena
 
Non vedeva suo cugino da qualche mese, per cui Maddalena lo aveva invitato a mangiare al Tailandese per fare due chiacchiere.
 
“E Annalisa come sta?”
“Bene, sempre alle prese con delle storie incasinate”
“Come te cuginetta”
“Stronzo”
“Te la sei cercata!”
“Ma forse… mi sto per innamorare davvero”
“E chi è il fortunato?”
“Te lo dirò a tempo debito! Tu piuttosto… ti vedo un po’ strano, qualcosa non va?”
“Sono stanco, siamo pieni di compiti in classe e i prof non ci danno tregua”
“Ma va’… che te studi sempre solo il minimo indispensabile per prendere sei”

Poi avevano riso e lei non aveva approfondito, pensando che il problema fosse una ragazza di cui non voleva parlare. Si sarebbe pentita in seguito di non aver indagato meglio, ma quando ricevette una telefonata dall’ospedale non si aspettava quello che avevano da dire.
 
Bologna, agosto 1997. Maddalena

“E’ lei la cugina di Pedro Garcìa?”
“Chi parla?”
“E’ l’Ospedale Maggiore di Bologna, lo abbiamo trovato in uno stato.. critico, non ho trovato sua madre ma ho visto il suo numero di cellulare nel diario del ragazzo indicandola come contatto da chiamare in caso di emergenza”
Maddalena era corsa nel reparto di rianimazione, dove un dottore la guardava con aria grave.
“Ecco… non sarà facile per lei saperlo, ma abbiamo trovato suo cugino in overdose”
“Non.. non è possibile, è giovanissimo…”
“Diciotto anni.. ne abbiamo avuti anche di più giovani. Comunque è fuori pericolo”
Il medico la squadrò da capo a piedi, non potendo non soffermarsi sulle gambe scoperte di lei e perdendosi per un attimo in quegli occhi dal colore indefinito.
“Se ha bisogno di qualsiasi cosa chieda pure.. quando si sveglierà non sarà facile”
“Non si preoccupi, so cosa fare”

Aveva aspettato che si risvegliasse, poi era entrata con sguardo duro, uno sguardo che non aveva mai avuto con lui.
“Che cazzo hai combinato? Stupido… stupido…”
“Maddy… io… mi dispiace..”
“Ti dispiace un cazzo! Ti rendi conto?”
Pedro era scoppiato a piangere. Era pronto a sopportare tutto, ma non lo sguardo duro di Maddy, si sentiva morire al solo pensiero di averla tremendamente delusa.
“Non so come spiegarti… è iniziato senza che me ne rendessi conto e…”
“Ci sei dentro fino al collo eh? E adesso? Perché non me ne hai parlato? Avrei potuto aiutarti, ho amici che potevano..”
“Non volevo tirarti in mezzo… Perché sapevo che pur di aiutarmi ti saresti messa nei guai, quella è gente che non scherza, sai quante volte ho provato a dire che non ne volevo più sapere?”
“E allora aspettavi di morire stupido coglione che non sei altro?”
Lo sguardo del cugino la colpì come un pugno allo stomaco. Sembrava dire che era proprio quello che aveva in mente di fare quando si era fatto l’ultima siringa.
“Senti, penserò a tutto io, faremo sistemare i tuoi ‘amici’ e poi vedrò di farti sparire dalla circolazione per un po’”
“Non devi metterti in mezzo”
“Lascia fare a me… ora come ora non puoi scegliere, o fai come ti dico o fai come ti dico”
Si era alzata ed era uscita di corsa dall’ospedale. Pensò che era una fortuna che fosse maggiorenne, non avrebbe dovuto dire niente alla madre ed avrebbe fatto tutto lei.
Mentre andava verso casa di Michele, il maresciallo dei carabinieri, sentiva nel petto la morsa fredda del senso di colpa per non aver capito, per non essergli stata vicino. Gli avrebbe spaccato il muso per averle mentito, per essersi cacciato in un guaio così grosso. In fondo cosa gli mancava? Era bello, intelligente, sensibile e buono, come era potuto succedere?
 
***********

“Michele… sono Maddalena”
“Qual buon vento madamigella?”
Maddalena trattenne una smorfia di disgusto. Michele era un bell’uomo di quasi quarant’anni che aveva fatto velocemente carriera ed era diventato maresciallo molto giovane. Lei si era sempre chiesta se questa carriera fosse stata fatta in maniera del tutto regolare o meno, ma ora aveva bisogno di lui e sapeva benissimo cosa gli avrebbe chiesto in cambio. Si erano conosciuti a teatro una volta che lei aveva accompagnato Lisa a vedere l’operetta: erano nello stesso palco e lui aveva fatto in modo di farsi dare il numero di cellulare di entrambe. Aveva iniziato a tempestarla di telefonate finché lei aveva finalmente acconsentito ad andare a bere qualcosa con lui, più per farlo smettere che per altro. Non le piaceva quell’uomo e mai le sarebbe piaciuto: nonostante gli occhi di ambra e la pelle olivastra, il fisico asciutto e le mani grandi le era sembrato un presuntuoso convinto di essere una sorta di dio in terra, un arbitro e giudice del bene o del male a cui tutto era dovuto. Motivo per cui si era rifiutata di stare con lui, cosa che non venne accettata di buon grado.
“Ho bisogno di un favore”
“Entra, ci versiamo un vodka martini e parliamo con calma”.
Prima di uscire si era cambiata almeno una decina di volte davanti allo specchio della sua camera cercando di immaginare cosa avrebbe maggiormente indotto Michele a farla entrare in casa ed ascoltarla facendogli dimenticare, almeno per un paio d’ore, il due di picche che lei gli aveva dato. Alla fine aveva scelto una gonna di jeans tanto corta da lasciar ben poco spazio all’immaginazione, dato che Michele aveva più volte espresso apprezzamenti sulle sue gambe, a cui aveva abbinato un top in pizzo sulle tonalità del rosa chiaro da indossare senza reggiseno e si era truccata di nero sentendosi per la prima volta la puttana che tutti le dicevano di essere, ma sapeva bene che se voleva ottenere qualcosa da lui quella era l’unica strada.
Si sedette accavallando le gambe in una posa studiata e molto sensuale mentre sorseggiava il suo martini e sentendo lo sguardo di lui insinuarsi ovunque.
“Sai quel giro di droga di cui mi parlavi? Forse posso aiutarti a beccare qualcuno”
“Uno dei tuoi amanti? Che c’è ti ha deluso?”
Maddalena mandò giù la bile che le stava salendo per l’esofago e continuò.
“No, un’altra persona. Ma voglio qualcosa in cambio”
“Vuoi che aiuti questa persona a scappare, non è così?”
“Esatto”
“Non è facile, documenti d’identità falsi, trovare un lavoro altrove, insomma…”
“Cosa vuoi?”
Socchiuse gli occhi mentre aspettava una risposta. In teoria Michele avrebbe dovuto dar protezione a Pedro in ogni modo, ma sapeva quanto poteva essere bastardo: avrebbe preso le informazioni che gli servivano e poi non gli sarebbe interessato nulla di lui.
Nel frattempo lui si era alzato e aveva iniziato ad accarezzarle il collo e la schiena, scendendo sempre più verso le natiche, mentre continuava a parlare con voce melliflua.
“Potremmo parlarne di là, non trovi?”
Lei si alzò sentendosi diventare di ghiaccio. Era l’unico modo per superare questa storia, diventare completamente ghiaccio.
Lo seguì nella stanza da letto dove lui la spogliò, fermandosi ogni tanto a guardarla e facendola sentire terribilmente a disagio.
“Ferma, non spegnere la luce… Sei davvero una bella figliola Maddalena… davvero una bella figliola”
Lei, cercando di non pensare a niente, gli sbottonò la camicia ed i pantaloni e si sdraiò sul letto senza una parola, aspettando che lui facesse quello che voleva. Lei aveva fatto l’amore con tanti ragazzi: con qualcuno per amore, con altri per passione, con molti semplicemente perché andava ad entrambi… ma mai provando quel senso di sporco e di disgusto che la invadeva in ogni cellula, ad ogni tocco delle mani o della lingua di lui.
Mentre la girava di schiena continuava a parlare, senza curarsi di lei e di quello che sentiva in quel momento.
“Te l’avevo detto… prima o poi ottengo quello che voglio Maddalena”.
Lei si morse il labro inferiore per non piangere per il dolore e perché odiava sentire pronunciare il suo nome da quella bocca.
Attese che lui finisse e si rialzò, cercando di dirigersi verso il bagno per farsi finalmente una doccia e togliersi l’odore di lui dalla pelle, ma lui fu veloce a raggiungerla per fermarla e avvicinarla nuovamente al suo corpo nudo, stringendola a sé facendole capire che non ne aveva ancora abbastanza mentre le sussurrava all’orecchio quello che intendeva fare.
“Quando questo ragazzo si sentirà meglio venite da me, ho degli amici che hanno un ristorante italiano a San Diego. Potrebbe andare là a lavare i piatti ed io, grazie alle sue informazioni, potrò ricavarne una promozione, oltre a questa scopata”.
Lei non aveva più parlato di questa storia, di questo senso di sporcizia che l’avrebbe accompagnata a lungo se non con l’unica persona che aveva saputo leggere anche questo in lei e l’aveva aiutata a perdonare sé stessa.
 
**************
Kronplatz 5 gennaio 2005, Annalisa

Quando Lisa tornò vide che l’amica aveva due lacrime che scorrevano suo viso pallido mentre teneva in mano una sigaretta che, a giudicare dalla cenere, doveva avere acceso e poi non fumato.
“Tutto bene?”
“Sì… andiamo a casa”
Lisa sapeva che non andava per niente bene, però sapeva anche che, finché non fosse stata lei a voler parlare, non avrebbe ottenuto risposte.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. Around the Bend - Dietro l'angolo ***


San Diego, gennaio 1998. Maddalena
 
 
Maddalena era seduta su una panchina a La Jolla, dove era andata a passeggiare per rinfrescare un po’ le idee: camminare nella natura era sempre stato il suo personale modo di riflettere e la vista dell’oceano e dei leoni marini che prendevano il sole adagiati sulle rocce aveva dato un tocco di calma ai suoi pensieri e sentimenti confusi.
Pedro era a San Diego da due mesi e lavorava in un ristorante pizzeria con annesso negozio di generi alimentari di Little Italy, lungo Columbia street, che di italiano aveva solo il nome. I proprietari erano figli di immigrati originari della Ciociaria, persone semplici ed alla mano con un ottimo fiuto per gli affari. Pedro lavorava nelle cucine ed occasionalmente aiutava in negozio: parlava perfettamente inglese e conosceva i prodotti italiani molto meglio dei suoi titolari ed il suo accento, accompagnato dal bel viso, mandava in visibilio tutte le donne della comunità italiana di San Diego.
Ad un occhio meno attento sarebbe sembrato che Pedro facesse tutto sommato una vita piuttosto piacevole, meglio che a Bologna per lo meno. Maddalena aveva un occhio diverso: vedeva che lui non stava bene, nonostante il goffo tentativo di nascondere tutto dietro al suo bellissimo sorriso, talmente simile a quello della cugina da farlo sembrare quasi suo fratello. Lei aveva sbagliato una volta nel valutare il suo stato e non se lo sarebbe mai perdonato, per cui non era intenzionata a ripetere due volte lo stesso errore: lo aveva visto dimagrito, i suoi bellissimi occhi blu non brillavano più come una volta ed erano cerchiati da occhiaie causate dal pianto. Avrebbe voluto prenderlo su e portarselo a casa, ma sapeva che il volo per Malpensa lo avrebbe preso da sola. L’unica consolazione era che mancava poco al suo trasferimento in Germania ed era intenzionata a portarlo con lei, in modo da potergli stare vicino come quando era un bambino e lei gli leggeva le favole tenendolo seduto sulle sue ginocchia, pur essendo poco più che una bambina anche lei.
Quella sera avrebbe cenato da sola dato che Pedro lavorava, lo avrebbe visto solo due giorni dopo e questo significava troppo tempo per pensare, per cui doveva assolutamente trovare un diversivo: ogni volta che per qualche motivo si fermava, dallo studio, dal lavoro o da qualsiasi cosa di cui si stesse occupando, la sua mente tornava indietro a quella sera passata a casa di Michele; da allora non era riuscita lavare  quella sensazione di sporcizia che sentiva dentro. Lo aveva fatto per il bene di Pedro, era l’unica consolazione che avesse, ma non poteva fare a meno di passare ore ed ore sotto alla doccia con una spugna ruvida che arrossava la sua pelle chiarissima. Aveva sognato spesso quelle mani che la toccavano, quella lingua che penetrava nella sua bocca arrogantemente, senza curarsi minimamente se a lei tutto quello potesse andar bene, non curandosi del dolore che lei aveva sentito quando lui si era fatto spazio dentro di lei, muovendosi con forza e usando ogni parte del suo corpo come se fosse un suo giocattolo personale. Ogni volta si svegliava sudata e senza fiato, andava in bagno e, senza guardarsi allo specchio, si lavava la faccia con l’acqua fredda.
Cercò un internet point per mandare un’email a Lisa, giusto per distrarsi e raccontare all’amica com’era terribile il caffè americano, o qualsiasi altra cosa leggera e spensierata che le fosse venuta in mente. Lisa non sapeva bene la storia di Pedro, Maddalena le aveva solo detto che voleva fare un’esperienza all’estero, anche se a Lisa era sembrato strano che decidesse di andarsene dall’altra parte dell’oceano poco prima della maturità.
Maddalena guardò nel portafogli e si accorse di avere solo lire, per cui, se intendeva mangiare qualcosa, doveva andare allo sportello del cambio e farsi dare un po’ di dollari americani, mentre faceva rapidamente un calcolo di quanto le stesse costando quella settimana. Si stava avviando verso l’albergo quando qualcosa le fece alzare leggermente i peli del collo: il suo inconscio sembrava aver risposto ad uno stimolo non ben identificato. Si guardò intorno con circospezione, come per voler scongiurare in pericolo imminente, quando vide una sagoma in qualche modo familiare salire su un pullman, circondato da altre figure colorate e chiassose facendole mancare un battito.
Il pullman era partito da un Hywatt Hotel lungo la baia, verso cui lei si diresse senza sapere bene cosa avrebbe potuto fare par avere informazioni. La Hall era enorme, con una piccola fontana a cascata piena di pesci colorati, due lunghi banconi in cui si trovavano ragazze bellissime con la divisa dell’hotel ed un enorme vetrata da cui si poteva vedere un ampio giardino con vista oceano dove baristi con camice hawaiane preparavano cocktail a qualsiasi ora del giorno. A Maddalena venne spontaneo domandarsi se anche lui si fosse seduto lì a bere cocktail, e soprattutto con chi: quando aveva deciso di entrare nell’albergo non aveva valutato la possibilità che lui non fosse solo, ma adesso la preoccupava: se era davvero lui, e data la vastità degli Stati Uniti poteva tranquillamente non esserlo, magari era in dolce compagnia e la sua comparsa avrebbe creato problemi, infondo non si erano promessi nulla quella sera a Monterosso.
Si avvicinò ad una ragazza dalle chiari origini messicane, con splendidi occhi scuri e quasi a mandorla,  per chiedere informazioni. Ormai era entrata e, dolce compagnia o meno, voleva sapere.
 
“Mi spiace signora, non posso dare informazioni sugli ospiti dell’albergo”
“Non mi può dire solo se qui alloggia una compagnia che fa musical?”
“No signora, e la prego di non insistere o devo chiamare la sicurezza”.
 
Lei sospirò, convinta che non avrebbe risolto niente, ma decise di giocare un’ultima carta: si avvicinò ad un uomo che stava ad osservare dall’interno di un piccolo ufficio, anche lui con la divisa dell’albergo: doveva essere per forza un responsabile e, vedendola entrare, sorrise mostrando una dentatura perfetta e due piccole fossette agli angoli della bocca.
 
“Posso esserle utile?”
Maddalena gli sorrise a sua volta, sembrava amichevole e sperava che non l’avrebbe fatta trascinare fuori da qualche gorilla nerboruto
“Buongiorno, sono entrata per chiedere informazioni riguardo ad una persona che ho visto uscire dall’Hotel, so che è vietato vedere le schede di registrazione e che non potete darmi informazioni, ma per me è una questione di fondamentale importanza. Non le chiederò di guardare la scheda, ma le chiedo, se scrivo un biglietto, se può consegnarlo a questa persona”.
 
Il capo reception fu molto gentile e prese in consegna il biglietto che Maddalena aveva pensato a tutta velocità: non poteva aspettare di incontrarlo per caso, dato che poteva non accadere, ed appostarsi fuori dall’albergo era fuori discussione, non sapeva quando sarebbe rientrato, non voleva passare per una maniaca e farsi arrestare e soprattutto non voleva avere brutte sorprese nel caso non fosse stato solo. Lisa in fin dei conti l’aveva messa in guardia sulla sua indole da don Giovanni. Optò per un messaggio molto semplice: ‘Ehy, ti ho visto uscire dall’albergo, anche io mi trovo a San Diego, che coincidenza!’ Aggiunse il nome dell’albergo ed il numero, assieme alla firma.  Questo poteva bastare: se avesse voluto contattarla avrebbe trovato tutte le indicazioni, se fosse stato in compagnia non aveva scritto niente che potesse essere frainteso, poteva essere una conoscente qualsiasi, cosa che infondo sapeva di essere.
 Era molto confusa, Davide! Quella era la cosa più inaspettata, ed insperata, che potesse succederle e proprio  mentre lei stava male, ma allo stesso tempo si domandava perché avesse tanta paura: forse lui non avrebbe potuto, o peggio voluto, chiamarla. Maledisse sé stessa per non essersi mossa dalla panchina qualche minuto prima, avrebbe potuto incontrarlo e di persona sarebbe stato tutto più semplice ed immediato, anche se non avrebbe potuto reggere ad un suo rifiuto, di questo era sicura.
 
Non fu per lei una bella sera. Aspettò fino a tardi una sua chiamata che non arrivò e la invase una profonda insicurezza, sensazione a cui non era abituata dato che era sempre stata molto abile ad ottenere quello che voleva, quando e come voleva.
Si addormentò vestita mentre cercava di leggere un libro e si svegliò di soprassalto quando l’addetto alla reception la chiamò informandola che c’era una chiamata per lei.
 
 
“Svegliati, ti sto aspettando dalle sette”
“Stavo ancora dormendo…”
“Devo uscire presto… vuoi fare colazione con me?” Davide aveva la tipica voce di chi è arzillo già di prima mattina, in contrasto con la voce di Maddalena, che non si suicidava alla mattina solo perché pensava al caffè e che non voleva sembrare irritata per avuto dover accelerare i tempi. Inoltre le venne in mente che lui non l’aveva chiamata la notte precedente e quindi si meritava di aspettare per vederla.
“Sei solo?”
La curiosità aveva vinto sul voler essere sostenuta e sulla discrezione e Davide era scoppiato a ridere:
“Intendi se sono con qualche donna? No, sono solo. Quanto resti?”
“Parto fra due giorni”
“Torno per pranzo, ci vediamo alle 12,30 nella Hall?”
“Aggiudicato”
“Aspetta un momento Maddalena.. cosa pensi del destino?”
“Perché?” chiese lei cinica.
“Ricordi che avevi detto che sarebbe stato il destino a farci incontrare?”
“Bhe… ecco…”
“Ciao, a più tardi”


Ed aveva riattaccato mentre Maddalena teneva in mano la cornetta e la guardava accigliata. Questo comportamento la spiazzava, le rubava la tattica che ormai era sicura ed infallibile quando voleva conquistare qualcuno.
Alle dodici era già pronta: si era guardata allo specchio per l’ennesima volta, aveva iniziato a fare le valige lasciando fuori lo stretto indispensabile e si era vestita. Indossava una gonna di lino bianca lunga fino al ginocchio e una canotta nera, ai piedi un paio di sandali bassi. Diversamente da quando si era preparata per andare alla serata alle cinque terre, per la quale aveva passato ore davanti allo specchio domandandosi se mai lui l’avrebbe presa in considerazione, aveva deciso che non doveva usare mini ascellari o tacchi a spillo per conquistarlo. Si passò una leggera linea di eyeliner nero e un po’ di lucidalabbra neutro e scese per incontrarlo, ma lui non era ancora arrivato per cui lei si accese una sigaretta guardando nervosamente l’orologio. Odiava non avere la situazione sotto controllo.
“Maddalena!”
Le era andato incontro a braccia aperte, l’aveva stretta leggermente e le aveva dato un bacio sulla guancia.
“Sei bellissima… adesso che ti guardo mi domando come ho fatto in questi mesi senza di te. Non sei stata molto generosa con me l’ultima volta che ci siamo visti”
David la guardava  con quel suo sorriso generoso e gli occhi chiari colmi di una sensazione che Maddalena non riusciva ad identificare. Sapeva solo che da quando lui era entrato nella hall lei aveva iniziato a sentire delle vibrazioni sulla sua pelle talmente intense che credeva che chiunque se ne sarebbe reso conto nel raggio di kilometri, figurarsi se non se ne era accorto pure lui.
Camminarono un po’ per il quartiere e si fermarono in un fast food a mangiare hamburger e patatine.
“Detesto questo cibo, ma qui funziona così… per fortuna fra poco torno in Italia”
“Come mai sei qui?”
“Sono venuta a trovare un parente”
David vide qualcosa oscurarsi in quei bellissimi occhi. Non doveva essere stata una gita di piacere.
“Io sono qui con la compagnia teatrale, sai, facciamo musical”
“Davvero? Forte…”
“Stiamo portando in giro Jesus Christ Super Star adesso”
“Scommetto che fai la parte di Ponzio Pilato…”
“E tu come lo sai?”
“Hai la voce troppo profonda per essere Gesù o Giuda, almeno basandomi sul musical originale, sono andata per esclusione”
Risero insieme. Finalmente Maddalena provava una sorta di sollievo dentro di sé, come se tutta la sofferenza che si era portata dietro in quel viaggio stesse dissolvendosi in una bolla di sapone.
“Non sapevo che ti piacesse cantare.. avevo solo notato che sei un bravo ballerino”
“Sono un baritono diplomato al conservatorio di Bologna e scrivo musica anche!”
“Un artista completo insomma”
Lui non rispose subito, limitandosi a spostare un ciuffo ribelle dagli occhi di lei, gesto che per qualche ragione la fece lievemente arrossire.
“La mia permanenza qui si è prolungata, ma tornerò in Italia nel giro di poco tempo”
Lei sollevò lo sguardo verso di lui, poi si girò verso l’oceano, sperando che la vista del mare le desse il coraggio di pensare ai mesi a venire.
“Io sto per partire per la Germania, dove mi trasferirò per diversi mesi. Per ragioni personali sto cercando di anticipare la partenza, rientrerò solo per discutere la tesi, presumibilmente alla sessione di luglio”.
Lui pagò il conto e la prese per mano, portandola a passeggiare lungo l’oceano, per qualche ragione il mare sembrava essere protagonista dei loro incontri. Parlarono di tante cose, evitando accuratamente il motivo che aveva portato Maddalena in America e senza fare progetti per il futuro, finché non si fermarono sotto l’albergo di lui.
 
“Vieni, ci beviamo un cocktail, c’è una bellissima vista da qui”
“Non vorrei creare pettegolezzi coi tuoi colleghi”
“Tranquilla, a parte che qui tutti si fanno si fanno i fatti loro, oggi è giornata libera e non credo sia rimasto nessuno”.
 
Maddalena prese un mojto, mentre lui optò per un tequila sunrise che vennero serviti da un barman che faceva volare le varie bottiglie con una destrezza da giocoliere e si sedettero sotto un ombrellone di tela bianca, a poca distanza uno dall’altro, quasi impauriti da un eventuale contatto fisico: entrambi sapevano cosa sarebbe successo, ma stavano prendendo tempo, studiando le mosse dell’altro, godendosi quegli ultimi istanti di attesa, mentre il sole volgeva al tramonto tingendo l’orizzonte di rosa e violetto.
 
“Con questa luce sei ancora più bella…. Non fraintendermi, lo sei sempre, solo che il riflesso di questo cielo californiano sembra confondersi con i tuoi occhi. Quando ti ho visto la prima volta a Monterosso, seduta su quel muretto con le gambe incrociate, prima ancora di sapere chi fossi ho capito che se ti avessi lasciato andare sarei stato l’uomo più stupido della terra”:
Le prese la mano ed iniziò a giocare con le sue dita, accarezzando lievemente il polso, il braccio, risalendo fino al collo.
“In questi mesi mi son domandato ogni giorno cosa avrei fatto quando ti avrei rivisto, temevo che ti saresti nemmeno ricordata di me ed ho maledetto questa borsa di studio più di quanto tu possa immaginare, anche se era tutto quello che avevo sognato per gran parte della mia vita. Saperti dall’altra parte dell’oceano mi faceva impazzire, temevo di tornare e non trovarti più, o di trovarti fra le braccia di qualcun altro. E son stato molto geloso di questo ipotetico rivale che, nella mia fantasia, assumeva sempre forme diverse”
Maddalena appoggiò il bicchiere al tavolino e si avvicinò impercettibilmente, mentre lui continuava a fissarla negli occhi, come se avesse paura di vederla svanire se avesse spostato lo sguardo di un solo millimetro.
“E non è stato per l’abito o i tacchi che indossavi, ma per quello che ho visto dietro a questi occhi… appena sei entrata nel mio campo visivo ho capito che non ne saresti più uscita, ovunque la vita ci potesse portare”.
 
Si chinò su di lei, appoggiando la mano sulla sua guancia e fermandosi a pochi millimetri dalla bocca di lei, sussurrando.
 
“Maddalena…. Voglio cancellare tutto quello che rende tristi i tuoi meravigliosi occhi…. Fammi entrare nel tuo mondo…..”
 
Lei sentì un nodo fermarsi all’altezza della gola, impedendole di pronunciare il minimo suono, per cui rispose incollando le labbra a quelle di lui e lasciando che la baciasse come quella sera in riva al mare, traendo ossigeno dalle sue labbra carnose e sentendo per la prima volta la sensazione di sporcizia che l’accompagnava da quella maledetta sera a casa di Michele dissolversi nell’aria.
Quando si rese conto che ormai non poteva più tornare indietro gli chiese di salire in camera e, mentre sentiva la tanto sospirata risposta affermativa, si fece guidare verso l’ascensore, dove ripresero a baciarsi mentre salivano al settimo piano.
 
“Se continui così in camera non ci arriviamo neppure”
 
Lui rispose baciandole la piega fra il collo e le spalle mentre le mani scivolavano sotto alla canottiera di cotone, accarezzandole la schiena.
Quando l’ascensore arrivò al piano la sollevò delicatamente per la vita, in modo che lei potesse intrecciare le gambe attorni ai fianchi, e si diresse verso la camera aprendo con la chiave magnetica ed appoggiandola delicatamente sul grande materasso. Si fermò un istante per guardarla nuovamente mentre lei, con un gesto, si scioglieva i lunghi capelli biondi che ricaddero tutt’intorno.
 
“Maddalena… Maddalena.. non sai quanto ho aspettato questo momento”
“Lo aspettavo da sempre…Davide”


Lo sentì vibrare mentre lei pronunciava il suo nome e da allora non l’avrebbe mai più chiamato col diminutivo.
Fare l’amore con lui fu qualcosa di completamente nuovo e conosciuto allo stesso tempo, come morire e rinascere: la vecchia Maddy era scomparsa per lasciar posto ad una persona nuova, senza muri o barriere, che non aveva paura di apparire fragile, lasciandosi andare ad un abbandono così totale che alla fine lei si mise a piangere mentre lui le sussurrava all’orecchio che non l’avrebbe mai abbandonata.
“Ho paura Davide, paura di perdermi… ho paura perché sono felice”
“Non ti perderai e non mi perderai mai Maddalena… te lo prometto”
Lei annuì docilmente e si addormentò al suo fianco in un lungo sonno finalmente senza sogni.
La mattina seguente quando si alzò vide che lui se ne era già andato, ma sul tavolo aveva trovato una cassetta. La mise nel walkman e sentì la calda voce di Davide… ma quando aveva avuto tempo di registrarla?

“Maddalena, sono dovuto scappare perché c'è stato un imprevisto e dobbiamo partire stamattina molto presto e visto come dormivi non volevo svegliarti. Ho avuto come l’impressione che avessi bisogno di una buona dormita… o sbaglio? Io dal canto mio non riuscivo a dormire per cui, dopo averti cullato per un po’ ho preso la chitarra ed ho scritto una canzone per te… non so quanto questa registrazione possa rendere, ma vorrei che tu la sentissi, e quando non riesci a dormire ascoltala e considerala la ninna nanna che non posso, per ovvi motivi, cantarti dal vivo.


I am wishing you a well
Mind at peace within yourself
Covers up, I cast you off
I'll be watchin' as you breathe
I lie still, you move, I send you off around the bend

I hold you deep in my arms
My fingertips, they close your eyes
Off you dream my little child
There's a sun around the bend

All the evenings close like this
All these moments that I've missed
Please forgive me, won't you dear
Please forgive and let me share
With you around the bend

You're an angel when you sleep
How I want your soul to keep
On and on around the bend ***

 

Stegen, 6 gennaio 2005, mattina presto. Maddalena
 
Maddalena si svegliò nel cuore della notte, ormai non si ricordava  da quanto tempo non riusciva più a dormire una notte intera. Si mise il piumino ed uscì sul balcone per fumarsi una sigaretta sperando che il fumo annebbiasse i pensieri. A giudicare dal cielo dovevano essere le tre di notte ed il gelo della montagna le entrò nelle ossa mentre aspirava la sua chesterfield blue domandandosi se il fumo l’avrebbe uccisa prima o poi e trovandosi, suo malgrado, a sorridere all’idea. Forse non sarebbe stato un male addormentarsi per sempre e non dover affrontare i fantasmi del passato e le incognite sul futuro, non sentire più quella maledetta morsa allo stomaco che ogni volta la faceva star male.
Lisa stava dormendo profondamente, probabilmente negli ultimi tempi aveva perso parecchie ore di sonno per via del piccolo e si stava godendo materasso e piumone. Un po’ la invidiava, ma non poteva fare a meno di domandarsi se lei fosse davvero felice della sua vita: la conosceva da anni, anche se negli ultimi tempi a causa della lontananza non aveva potuto frequentarla se non virtualmente grazie a chat ed email, ma quando le aveva detto che stava con un uomo molto più grande e che aveva intenzione di sposarsi era stata molto scettica, temeva che avesse scelto un uomo che in qualche modo ricalcasse quello che era stato suo padre. La sua famiglia era stata molto ingombrante, sempre fin troppo presente, e secondo Maddalena si nascondeva dietro una facciata di fasulla perfezione, dando così all’insicura Annalisa una visione totalmente falsata dei rapporti di coppia: mai una lite, ma uno screzio, sempre sorrisi, pizzi e merletti.
A scombinare un po’ questo stereotipo di famiglia nella mente di Lisa era stata dapprima Maddalena, con i suoi amori multipli ed il suo rigettare ogni schema senza il minimo rimpianto, ma, soprattutto, era stato l’incontro con una persona che Maddalena aveva conosciuto solo di vista, dato che quando era comparsa nella vita di Lisa lei era vicina alla partenza, ma che lei aveva sperato potesse diventare per l’amica quello che Davide era stato per lei. Quando invece l’amica le aveva scritto di aver conosciuto quello che poi sarebbe diventato suo marito Maddalena non aveva potuto fare a meno di domandarsi cosa fosse andato storto.

***NOTA DELL'AUTRICE:
La canzone è "Around the bend" dei Pearl Jam (album No Code, 1996 Epic Records). Si tratta della canzone che mi ha ispirato il capitolo, per questo ho deciso di inserirla, ma ovviamente non è scritta da me, bensì da Eddie Vedder, che fra l'altro è originario di San Diego. Se volete ascoltarla la trovate facilmente su youtube.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Quante cose possono cambiare in una settimana ***


Autostrada A1, tratto Milano - Bologna, gennaio 1998. Annalisa
 
Quante cose possono cambiare in una settimana Annalisa lo aveva imparato molto bene mentre Maddalena era in America: non si erano viste per poco più di sette giorni e, quando era andata a prenderla a Malpensa, non solo avevano entrambe un mondo da raccontare, ma erano entrambe persone diverse.
L’incontro di David e Maddalena in un albergo di San Diego aveva dell’incredibile: quando Maddalena l’aveva lasciato andare senza vincoli o promesse aveva temuto per l’amica, non sarebbe mai stata in grado di fare altrettanto. Dopo quella notte a Monterosso Maddalena non era più uscita con nessuno, almeno da quello che le aveva detto, anche se qualcosa doveva essere successo verso fine estate, quando Pedro, in fretta e furia, era partito.
 
“E ora come siete rimasti?”
“Come prima Lisa, senza nessuna promessa. Lui fra non molto tornerà in Italia, io non so dove sarò per allora, sai che sono in partenza”
“Davvero non so come fai a portare avanti una storia in questo modo ed essere così tranquilla. Io impazzirei….”
“Non lo so nemmeno io sai? So solo che ci ritroveremo, non so se sarà qui, se sarà in Germania, se il destino ci farà incontrare in un altro posto assolutamente non preventivato”.
 
Lisa invidiava questa sua sicurezza, lei sapeva quanto piacessero le donne a David (e gli uomini a Maddalena), eppure a modo loro avevano trovato un modo di vivere la loro storia fuori dall’ordinario, ma adatto a loro. Maddalena odiava sentirsi legata e per quello sfuggiva dall’amore rifugiandosi nell’amore di qualcun altro. Davide aveva trovato il modo di legarla a sé senza richieste, senza pretese, e proprio per quello Lisa sapeva che aveva vinto il cuore di Maddalena senza riserve e senza amori multipli.
 
“Ma adesso basta parlare di me, nell’email che mi hai mandato mi hai scritto che hai enormi novità da raccontare… e non ho intenzione di andare a letto finché non mi hai raccontato tutto, alla faccia delle 19 ore di viaggio”
“Siamo ancora nei dintorni di Parma, abbiamo circa un’ora di viaggio, dovrei riuscire a raccontare tutto prima di arrivare sotto casa tua……”
 
Bologna, gennaio 1998. Annalisa
 
Quella sera aveva litigato per l’ennesima volta con José,, il suo compagno di facoltà spagnolo con cui si frequentava da circa 7 mesi - la sua soglia critica per le relazioni -  e per l’ennesima volta la lite era degenerata in insulti di ogni genere, urlati in due lingue, ed in un dolore allo stomaco accompagnato da una strana sensazione di formicolio sulla schiena causata dalla paura che quella fosse l’ultima litigata, quella definitiva. Forse non le sarebbe nemmeno dispiaciuto arrivare al punto di rottura, se solo ne avesse avuto il coraggio.
 Maddalena era dall’altra parte dell’oceano, ma lei non aveva la minima voglia di stare in casa a disperarsi, per cui decise di uscire con alcune compagne di università che andavano a sentire i “Not For Stunn”, un gruppo di cui faceva parte un ragazzo che studiava inglese con loro.
Entrarono nel locale in cui era fissato un palco improvvisato dove Giacomo, il loro compagno, li accolse con un sorriso e qualche boccale di birra.
Annalisa aveva seguito gli altri senza troppo interesse, stava già iniziando a pentirsi di essere uscita e stava pensando di tornare a casa a vedersi qualche videocassetta sepolta sotto al piumone, quando qualcuno le andò incontro con un sorriso che per qualche strana ragione le fece tremare le ginocchia.
 
“Ciao, sono Andrea, prima chitarra e seconda voce del gruppo… sei una delle amiche di Giacomo? Ti va di bere qualcosa prima che inizi il concerto?”
“Piacere… Lisa… Annalisa. Certo, volentieri”
 
Lisa si era persa in quegli occhi castano scuro e vagamente orientaleggianti, dimenticandosi per un momento della lite con José, del mal di stomaco e perfino, quasi, del suo nome.
Si appoggiarono al bancone, dove entrambi ordinarono una rossa media, parlando del più e del meno. Lisa si era domandata se questo Andrea facesse così con tutte, non capacitandosi di come un ragazzo così affascinante, che sicuramente doveva avere più di una ragazza pronta a cadere ai suoi piedi o, per lo meno, ad infilarsi nel suo letto, potesse aver provato un seppure vago interesse nei suoi confronti: queste cose capitavano a Maddalena, non a lei. Quella sera poi era uscita senza nemmeno badare a cosa stava indossando, pensando solamente a trovare qualcuno con cui passare un po’ di tempo fuori, per non pensare a José ed a tutte le sue storie, al suo non sapere se restare in Italia, a Bologna, se continuare a stare con lei o no.
 
“Quindi studi con Giacomo? Lingue straniere anche tu?”
“Sì, sono al terzo anno. Io però mi laureerò in Spagnolo, non Inglese”
“¡Ay qué bueno!”
“Parli spagnolo anche tu?”
“¡Por supuesto!, ho vissuto a Malaga per due anni dove facevo il barista in un villaggio turistico ed occasionalmente anche piano bar, giusto per arrotondare. So preparare cocktail lanciando in aria bottiglie e facendole rimbalzare sui gomiti mentre ballo sul bancone”
 
Nonostante tutto ad Annalisa venne da ridere: pensare a quel bel ragazzo dai capelli lunghi e castani in boxer e camicia hawaiana sbottonata mentre faceva volare bottiglie e bicchieri riuscì a farle dimenticare completamente il motivo per cui era uscita di casa e le diede anche una strana sensazione alla pancia; per un attimo avrebbe voluto trovarsi lì con lui, sul bancone, ma non esattamente a fare dei cocktail. Si trovò ad arrossire e balbettare improvvisamente, non era abituata ad avere fantasie di questo genere ed in modo del tutto incontrollato.
Andrea parve non fare caso al cambio di colore della sua interlocutrice o forse fece finta di niente, finì la sua birra e la salutò per dirigersi verso il palco a controllare gli strumenti e strappandole la promessa di aspettare la fine del concerto e di andare a bere qualcosa assieme.
 
Il concerto piacque molto ad Annalisa: il cantante aveva una voce molto  adatta al soft rock che proponevano;  Andrea interveniva sui cori e le seconde voci e per quel che ne capiva Annalisa aveva una voce ancora più bella del cantante principale, sensazione confermata quando lasciarono a lui il microfono per una versione di “Fake plastic tree” dei Radiohead. Quello che però la colpì maggiormente furono le sue mani: erano lunghe e perfette, con le unghie ben curate e soprattutto con una sicurezza nel muoversi lungo le corde come se stesse accarezzando una donna invece che suonando una chitarra. Si ritrovò a pensare a come sarebbe stato sentire quelle mani su di sé e cercò nuovamente di riprendere il controllo, altrimenti temeva che, una volta soli, non sarebbe riuscita a proferire parola per l’imbarazzo.
Attese la fine del concerto col cuore in gola, dandosi della stupida perché era uscita senza nemmeno truccarsi e sentendosi anche vagamente in colpa nei confronti di José.
 
 
Autostrada A1, tratto Milano - Bologna, gennaio 1998. Annalisa.
 
Maddalena non riusciva a credere alle proprie orecchie: non solo Annalisa era riuscita a mollare José, prendendo per la prima volta nella sua vita una decisione del genere, ma prima lo aveva anche tradito con un chitarrista dal bel faccino, andandoci a letto la sera stessa in cui l’aveva conosciuto.
 
“Lisa, non posso lasciarti sola un attimo che mi combini una cosa del genere… se lo avessi sospettato ti avrei lasciato da sola molto prima… era ora!”.
 
Annalisa non rispose subito. Non aveva ancora del tutto metabolizzato quello che era successo la settimana prima, stentava a riconoscersi e passava continuamente da una sensazione di esaltazione ai morsi del senso di colpa: non era così che lei si comportava, non era quello che le avevano insegnato ed in cui aveva creduto fino alla settimana prima. Non aveva mai avuto niente da ridire, ad esempio, sugli amori multipli di Maddalena, ma non era un comportamento che pensava che avesse mai potuto tenere lei.
“Dai Lisa, smolla un po’. Avrai pure tradito José, ma per come si è comportato nei tuoi confronti negli ultimi tempi non credo che tu gli abbia mancato di rispetto più di quanto lui abbia fatto con te, anzi”
“Lo so…. Ma non riesco comunque a convivere con questa mia nuova natura… non mi sembra di essere io quella che aggancia un ragazzo tanto affascinante andandoci a letto tradendo il mio ragazzo. Ho lasciato José, ma non so nemmeno come sia la situazione con Andrea adesso….”
“E cosa ti importa? Vivi, vedrai come andrà, ma non dirmi che non ti sei sentita viva come mai prima d’ora”.
 
Lisa prese lo svincolo per Bologna Centro. Erano arrivate e questo avrebbe messo fine alla conversazione con Maddalena, ma avrebbero sicuramente ripreso il discorso.
Quello che era successo la settimana prima era stato qualcosa di completamente nuovo per lei, tanto da rimettere in discussione tutta la sua vita: forse aveva ragione David quando diceva che lei e Maddalena infondo non erano poi così diverse.
Finito il concerto era andata a bere un’ulteriore birra con il bel chitarrista ed aveva scoperto che, oltre ad essere affascinante, era molto colto ed aveva viaggiato tantissimo, il che rendeva ancora più difficile frenare le fantasie che, da quando aveva visto Andrea, continuavano a passarle per la testa.  Non aveva avuto pochi ragazzi nella sua vita, ma in quasi tutti i casi era attratta da chi le prestava attenzione, dava l’idea di proteggerla e rispettarla, salvo cambiare atteggiamento quando ormai lei era cotta e non più capace di tornare indietro. Ora era veramente attratta da una persona che non aveva mai visto prima ben sapendo che difficilmente questo si sarebbe potuto tramutare in qualcosa di serio e concreto, nella storia dei suoi sogni. Eppure quando lui aveva inavvertitamente sfiorato il suo collo tutto questo non aveva più avuto significato: lui l’aveva accompagnata a casa e l’aveva baciata prima sul collo, poi sulle labbra. Lei aveva schiuso la bocca e come le loro lingue si erano incontrate ogni pensiero, paura o remora erano spariti nell’oblio, in un cassetto nascosto della sua coscienza, talmente in fondo da essere prontamente dimenticato.
Quando lei gli aveva sussurrato di salire, tanto i suoi erano via, aveva atteso la sua risposta affermativa con una certa ansia, per poi trascinarlo nella sua mansarda, dove nessun ragazzo era mai entrato, ed avevano fatto l’amore fino al mattino, per poi addormentarsi uno nelle braccia dell’altro.
Quando si era svegliata lui non era al suo fianco e dopo un attimo di mancamento, in cui aveva pensato che lui se ne fosse andato alla chetichella, aveva sentito un profumo di caffè provenire dal piano di sotto, dove si trovava la cucina.
Avevano fatto colazione ed avevano provato a salutarsi con un bacio, ma erano finiti sul divano della sala per fare l’amore un’altra volta.
 
 
Stegen, 5 gennaio 2005, mattina presto. Annalisa
 
Lisa aveva percepito i movimenti dell’amica: si era alzata ed era andata nell’altra stanza, probabilmente per fumare. Da quando era diventata mamma aveva sviluppato una sorta di  antenna speciale che, anche nel sonno, la rendeva conscia di quello che le succedeva intorno.
Maddalena non era mai stata una dormigliona, questo lo sapeva bene dato che avevano passato molte notti a dormire insieme a casa di una o dell’altra, o in vacanza, ma aveva il sospetto che il suo sonno già leggero fosse diventato un problema di insonnia, in due notti che aveva passato con lei se aveva dormito in totale cinque o sei ore era tanto.
Si alzò anche lei e la trovò seduta sul balcone che fumava una sigaretta guardando la luna che stava iniziando a sparire dietro alle  montagne, avvolta nel suo piumino e con una coperta di pile sulle gambe.
 
“Maddy, vieni dentro, c’è molto freddo!
“sai Lisa, dopo sei anni a Berlino inizio ad apprezzare il freddo, specialmente in nottate limpide come questa. Guarda che bella luna, che cielo stellato e il riflesso sulla neve…. Il freddo rende tutto ancora più magico”
 
Lisa sapeva quando Maddalena odiasse il freddo, trovando strano questo ragionamento, ma andò a prendere la sua giacca e si sedette di fianco a lei senza proferire parola.
Aveva capito da subito che l’amica non era venuta in Italia solo per trovare lei, per quanto il suo invito fosse stato la motivazione per prendere l’aereo.
 
Erano rimaste sedute sul terrazzo, infreddolite, senza proferire parola per alcuni minuti, perse ognuna nei propri pensieri. Lisa stava quasi per rientrare quando la voce di Maddalena la fermò.
 
“Sai Lisa, avevo anche smesso di fumare quattro anni fa”
“Sì, me l’hai detto”
“Avevo smesso di fumare e stavo molto meglio. Stare lontana da casa mi aveva dato la possibilità di mettere una pietra su tante faccende, ma poi tre anni fa è crollato tutto di nuovo ed io son tornata col sedere per terra”
 
Due lacrime stavano solcando le guance arrossate dell’amica, solo due, ma vederla piangere era raro quanto vederla sorridere, dato che era molto brava a celare le sue emozioni dietro ad un contegno molto educato e femminile.
 
Lisa ricordava un periodo in cui Maddalena per qualche mese non si era fatta più sentire e, anche quando era ricomparsa, non aveva dato spiegazioni, ma lei aveva intuito si trattasse del cugino: da quando era partito per San Diego l’amica non era più stata la stessa, qualcosa dentro di lei si era spento: aveva raddoppiato la dose di sigarette, era ulteriormente dimagrita e, quando era convinta che nessuno la guardasse si mordeva ripetutamente il labbro inferiore con gli occhi persi nel vuoto. La scusa ufficiale, cioè che fosse partito per una vacanza studio, era del tutto priva di fondamenta, dato che questa vacanza gli era costata il diploma, e Lisa sospettava che vi fosse sotto qualcosa di davvero grave.
Quando Maddalena era tornata dagli Stati Uniti e le aveva raccontato dell’incredibile incontro casuale con David aveva notato che si era leggermente ripresa e, mentre iniziava a fare i preparativi per il suo trasferimento a Berlino, ogni tanto aveva scorso nei suoi occhi la speranza che, finalmente, tutto avrebbe iniziato a girare per il verso giusto.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8- Confessioni ***


Bologna, luglio 1998, Maddalena.
 
Uscire per l’ultima volta dalla facoltà con in testa una corona d’alloro avvolta in un nastro bianco le diede una strana sensazione, come se il libro della sua vita avesse improvvisamente voltato pagina, mettendole davanti al naso un foglio bianco, che se da un lato le dava una ventata di ossigeno, dall’altra le causava una buona dose d’ansia.
Era rientrata in Italia solo per discutere la tesi, ora aveva due giorni per rifare le valige, questa volta definitivamente, e tornarsene a Berlino, città che le aveva dato più di quanto lei avesse osato chiedere: era partita per lasciare alle sue spalle una città che amava, ma che l’aveva fatta soffrire troppo; una città dall’animo caldo, avvolgente come una “vecchia signora dai fianchi un po’ molli”, per citare la famosa canzone di Guccini, e scoprire un nuovo pezzetto d’Europa e di mondo, prendere aria e fermarsi un attimo mettendo a tacere tutto quello che le stava frullando nella testa.
Berlino l’aveva accolta nel freddo, proprio lei che amava dormire sotto le coperte anche in piena estate, ma per la prima volta era quasi stata contenta di sentire le dita che gelavano ed osservare le nuvole di fumo che uscivano dalla sua bocca ogni volta che respirava. Aveva preso un taxi e si era fatta portare nello studentato dove aveva affittato un mini appartamento, osservando dal finestrino i pezzi di muro e gli enormi cantieri in giro per la città. Erano passati quasi dieci anni dall’unificazione e, anche se la cicatrice era ben evidente e non solo per i mattoncini che a terra percorrevano il vecchio perimetro, Berlino stava cercando di ricostruirsi e, dato che dimenticare sarebbe stato impossibile, di andare avanti, esattamente come lei.
 
Annalisa l’aveva abbracciata e le aveva fatto le congratulazioni per il 110 e lode, poi erano andate insieme a festeggiare con altri ragazzi della compagnia, percorrendo le vie del centro fra cori e bottiglie di vino che passavano di mano in mano.
 
“Non festeggi con la tua famiglia?”
“Non è una buona idea, andiamo per i fatti nostri….  E domani andiamo io e te, è l’ultima serata qui a Bologna per me”
“Beh, ultima ma non per sempre”
 
Maddalena non aveva risposto, se non con un sorriso quasi imbarazzato, per poi riprendere il suo solito contegno quasi algido.
 
Aveva ancora molte cose a cui pensare: aveva preso contatti con Pedro, nel giro di un paio di mesi l’avrebbe raggiunta e lei aveva intenzione di fare in modo che si diplomasse, per cui doveva capire come fare. E poi c’era quell’altra lettera che era arrivata dagli Stati Uniti….
 
Stegen, 5 gennaio 2005. Maddalena
 
“Stavo pensando a quando ci siamo salutate. Avevo preso una basa colossale, a dispetto del fatto che il giorno dopo dovevo partire”
“Bevevamo per dimenticare. Non è stato facile vederti andare via e non sapere quando saresti tornata… ed in effetti hai varcato il confine alemanno dopo più di sei anni”
“Nemmeno per me è stato facile prendere quella decisione… erano in ballo troppe cose della mia vita allora. Non ce la facevo più a stare a Bologna, mi sentivo soffocare, avevo bisogno di aria… e sono scappata via. Pensavo che fosse la via più sicura per me, ma non mi son resa conto che stavo sbagliando tutto”.
“Hai un buon lavoro ed un uomo che ami, pensando a come eri, come eravamo sei anni fa… non credo che tu abbia fatto poi un disastro….”
 
Gli occhi di Maddalena tornarono lucidi, anche se stava cercando disperatamente di ricacciare indietro le lacrime.
 
“Maddy… che succede? Ho detto qualcosa di sbagliato? Tu e David…?”
 
Maddalena fece cenno all’amica di seguirla in casa, dopo aver spento la sigaretta nel posacenere in vetro. Era arrivato il momento di riaprire quel capitolo, forse una volta per tutte, e farlo in presenza di Annalisa la faceva sentire il qualche modo al sicuro.
Prese la sua borsetta e tirò fuori una piccola pochette color corallo, di quelle che usava per trasportare i suoi rossetti in giro, ma aprendola e svuotandola mostrò all’amica un contenuto ben diverso.
 
“Io conosco poco il tedesco ma…questi son psicofarmaci?”
 
L’amica non rispose direttamente alla sua domanda, ma dopo essersi seduta nella sua solita posizione a gambe incrociate iniziò a raccontare.
 
“Come sai sono partita in tutta fretta per la Germania, senza mai guardarmi indietro. Mi illudevo che una volta arrivata avrei potuto ricostruire la mia vita daccapo. Avevo ricevuto una lettera da Davide che mi annunciava che sarebbe venuto a fare un’audizione da quelle parti, per cui mentre piegavo i miei vestiti per infilarli in valigia pensavo solamente a quando lo avrei rivisto, ai suoi occhi, alla nostra nuova vita. Invece dovevo ascoltare chi mi diceva che la fuga non è mai la vita più sicura e che dai tuoi problemi, infondo, non scappi mai. Io invece speravo di essere l’eccezione alla regola pensando che i miei problemi sarebbero rimasti qua, dove, a migliaia di kilometri di distanza, non avrebbero più potuto ferirmi”.
“Parli di tuo padre?”
 
Maddalena chiuse gli occhi per recuperare il controllo, non amava parlare della sua famiglia, e tanto meno di suo padre.
 
“Non solo…. Forse, anche se lo spettro di lui e di quello che mi ha fatto l’ho portato come un fardello dentro di me in tutti questi anni, la distanza è stata l’unica soluzione. Forse sarei dovuta restare ed affrontare gli scheletri nel mio armadio, dimenticare l’amore della mia vita, dimenticare chi avevo promesso di proteggere, cercarmi un lavoro e tirare avanti come tutti si aspettavano che facessi. Ma io non riesco ad avere etichette, non volevo quello per me. Ho inseguito un sogno, anche se poi le cose non vanno come dovrebbero, o per lo meno come avresti sperato, e vedi crollare tutto come un castello di carte da poker quando soffia il vento”
 
Si accorse che quello che aveva detto aveva toccato profondamente Lisa, che nella sua stessa situazione aveva preso una decisione diametralmente opposta con Andrea: lui era stato per Lisa quello che Davide era stato per lei solo che, forse perché era troppo giovane o forse perché Andrea non poteva darle quella stabilità a cui lei agognava, l’aveva perso ma, secondo Maddalena, mai dimenticato. Maddalena l’aveva conosciuto solo di sfuggita quando era scesa per laurearsi, ma anche nelle poche ore che aveva passato con lui aveva capito da subito quello che quei due provavano un per l’altra, così come aveva capito che Lisa sarebbe stata sempre al secondo posto perché la prima amante di quel bel chitarrista era, e sempre sarebbe stata, la musica. Maddalena lo capiva, e forse era anche quella sua particolarità a renderlo così affascinante, ma non era sicura che Lisa l’avrebbe accettato.
Infatti lo aveva lasciato andare per trovare quello che stava cercando in un uomo molto più grande di lei, che a Maddalena sembrava più un padre che un amante.
 
Bologna, maggio  2001. Annalisa
 
Annalisa stava camminando per il centro di Bologna vestita con un finto abito da sposa semi porno che le amiche le avevano fatto indossare per il suo addio al nubilato.
La serata era stata divertente, anche se il vuoto di Maddalena, che non era scesa per festeggiare con lei, si faceva sentire.
In quel momento aveva paura, stava per compiere un passo molto grande, stava per sposarsi, e avrebbe voluto che ci fosse lei ad accompagnarla in questo percorso. La voleva di fianco all’altare come sua testimone, ma lei non sarebbe venuta e per questo era molto arrabbiata, anche se aveva intuito che doveva essere successo qualcosa di grave e Maddalena sembrava davvero dispiaciuta. Aveva anche ricevuto una breve lettera da David, che anche nell’era del digitale preferiva usare carta e penna per le occasioni importanti, chiedendole di perdonarla e che un giorno avrebbe saputo tutto, ma ora non poteva spiegarle niente.
 
Erano in via Zamboni, facendo chiasso fra un portico e l’altro come quando erano tutti studenti, quando udì una voce che conosceva molto bene uscire dall’Irish Pub.
Si diresse barcollante sui tacchi a spillo verso la porta di legno spalancata per il caldo e vide un piccolo gruppo che suonava sul palco, con alla voce un certo chitarrista biondo che lei conosceva molto bene.
Ma cosa diavolo ci facesse lui lì proprio non lo sapeva. L’ultima, terribile volta in cui l’aveva visto le aveva detto che avrebbe fatto un tour in Germania assieme al suo nuovo gruppo e che sperava di rimanere là per un po’ di tempo. Lisa aveva maledetto la Germania che si rubava tutte le persone a cui teneva e, dopo aver fatto l’amore disperatamente con lui, aver discusso, fatto nuovamente l’amore, e litigato pesantemente aveva deciso di lasciarlo. Lui le aveva proposto di seguirlo, ma lei doveva finire ancora l’università, poi voleva fare la SISS per diventare insegnante e la Germania non era assolutamente prevista. Avrebbe voluto che lui rimanesse lì con lei, per sempre, ma sapeva che niente lo avrebbe trattenuto e che se lo avesse messo alle strette, imponendogli di decidere fra lei e la sua carriera musicale, lei avrebbe inevitabilmente perso e questo le aveva fatto un male incredibile. Quando aveva iniziato questa relazione sapeva benissimo che Andrea era uno spirito libero, che la musica sarebbe sempre stata al primo posto, ma aveva deciso di non ascoltare quel campanello di allarme che sentiva dentro di lei per seguire un sogno: Maddalena lo aveva fatto e, contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, aveva avuto ragione. Lei però non era Maddalena e la diversità fra lei e l’uomo che amava si era rilevata incolmabile.
Per questo motivo, con un peso nel cuore, aveva concluso quella tremenda giornata dicendogli che non poteva continuare e che da quel momento avrebbero preso strade diverse, ma che sarebbe sempre stato una persona importante per lei, che forse, col tempo, avrebbero perfino potuto essere amici.
 
Il locale era pieno, come sempre quando lui suonava, e lei si era messa un po’ in disparte, sperando che lui non la vedesse, ma non aveva fatto i conti con l’attrazione che loro due, anche dopo più di un anno, provavano uno per l’altra.
 
Còmo quieres ser mi amiga, si por tì darìa la vida…
Si confundo tus sonrisa por camelo si me miras
Razòn y piel, dificil mezcla
Agua y sed, serio problema…
 
Nonostante il vasto pubblico Annalisa sapeva che quella canzone era solo per lei, lo sentiva ad ogni nota, ad ogni sillaba, ad ogni sguardo che lui, da lontano, le rivolgeva. Con un balzo al cuore, dritto nello stomaco, aveva capito di non aver mai girato pagina davvero ed a quanto pareva nemmeno lui. Ora doveva decidere se ascoltare davvero il suo cuore o se scappare come in passato aveva già fatto.
 
Stegen, 5 gennaio 2005. Maddalena
 
Maddalena si era fermata nel suo racconto, accorgendosi che Lisa si era persa un po’ nei suoi pensieri, ben consapevole del fatto che il suo racconto aveva toccato un paio di nervi scoperti.
 
“Vedi Lisa, guardando il contenuto della mia pochette sarebbe facile etichettarmi come una depressa, ma non sono un’etichetta e forse per la prima volta mi sento anche di dire che depressa proprio non la sono. Questa roba la porto con me solo per far stare tranquillo Davide, dopo il mio ricovero ha sempre paura, quando son da sola, che qualcosa possa andarmi male, ma non voglio niente che mi offuschi la testa”
“Ricovero?”
 
Anche questa volta Maddalena non ripose direttamente alla domanda, ma proseguì seguendo il filo dei suoi pensieri.
 
“Come ben sai ho avuto molti ragazzi, ho fatto sesso con loro ed a modo mio li ho sempre amati: di qualcuno amavo il modo in cui mi facevano sentire, di altri come io facevo sentire loro, di altri il loro modo di prendermi mentalmente per qualcosa, con altri ancora era sesso per il solo piacere di farlo. E fare sesso mi piaceva, mi faceva sentire bene e non mi interessava se per questo motivo qualcuno mi ha dato nomignoli poco edificanti. Ma non appartenevo a nessuno di quei ragazzi, almeno finché non ho conosciuto Davide quella sera a Monterosso: nel momento i cui i nostri occhi si sono incrociati ho sentito il muro, la maschera di Maddalena cadere e frantumarsi a terra, sapevo che niente e nessuno ci avrebbe mai davvero divisi, né l’oceano, né le nostre paure o il nostro passato. O almeno lo speravo. I nostri cuori erano già uniti prima che ci incontrassimo a San Diego, ma purtroppo prima di quel viaggio la mia anima era già stata sporcata… l’avevo sporcata io, tradendo me stessa”
“Maddy, cosa stai cercando di dire?”
“Ho voluto avere potere sulle vite altrui, ho voluto manovrare i fili del destino e ne ho pagato le conseguenze”
“Perdonami, ma non capisco…. Ha a che fare con tuo cugino? Perché da quando lui è partito per gli Stati Uniti qualcosa in te è cambiato, ma non ho mai capito…. Non ho mai chiesto…”
 
Maddalena raccontò di Michele, di come avesse usato il sesso ed il suo corpo per ottenere quello che voleva e come, dopo quella volta, non aveva più trovato il coraggio di stare con nessuno. Si sentiva terribilmente sporca, senza possibilità di perdono, almeno finché non aveva incontrato nuovamente Davide che, in un Hywatt Hotel di San Diego, era riuscito a toccare quella parte di lei che non voleva cedere alla disperazione.
 
“Lui mi aspettava a Berlino, mi era venuto a prendere in aeroporto e mi aveva portato nell’appartamento che aveva affittato per noi vicino ad Alexanderplatz. Per un po’ ho davvero pensato di poter essere felice. Dopo pochi mesi ci ha raggiunto anche Pedro, è stato difficile farlo rientrare in Europa in quanto si trovava in un programma protezione testimoni, ma ce l’abbiamo fatta. Lui viveva accanto a noi e sembrava star meglio, aveva ripreso a studiare e trovato un lavoro serale in uno “Späteinkauf”, un piccolo negozio di generi alimentari che stava aperto fino a tardi la sera. Mi sentivo a posto, pensavo che quello che avevo fatto mi avesse permesso di aiutare una persona che amavo più di me stessa e salvarla dal baratro e se questo voleva dire convivere col senso di colpa lo avrei fatto volentieri. Avevo ceduto al vecchio ricatto secondo il quale se avessi permesso ad uomo che aveva potere di fare quello che voleva del mio corpo allora tutto si sarebbe risolto, che sarebbe bastato scollegare il cervello per quei pochi istanti e poi avere un po’ di tranquillità, ben consapevole che non avrei potuto chiedere aiuto a nessuno”.
 
Lisa ascoltava le parole dell’amica provando un sentimento che non riusciva a decifrare. Aveva provato una profonda tristezza pensando a Maddalena nello stesso letto di Michele, disperazione nel capire come la storia di Pedro le avesse spezzato l’anima, ma era anche invidiosa del coraggio che l’amica aveva avuto.
 
“Il destino però mi stava aspettando al varco, quella felicità non poteva durare ancora a lungo. Dopo un paio d’anni la situazione è precipitata di nuovo: Pedro aveva iniziato a star male, durante gli anni di tossicodipendenza aveva contratto l’epatite, che però è stata diagnosticata troppo tardi. Sembrava che le cure avessero fatto effetto, ma è peggiorato rapidamente, fino a morire fra le mie braccia. Ho voluto avere potere sulla vita altrui Lisa, queste sono le conseguenze”
“L’hai fatto per aiutarlo, smettila di darti delle colpe che non hai!”
“Invece è stata colpa mia, sono stata stupida, ho voluto fare tutto da sola ed ho pensato che vendendomi avrei risolto tutto senza l’aiuto di nessuno. Non ho ottenuto l’affetto di mio padre anche se, da ragazzina, credevo che obbedendo in TUTTO avrei potuto tornare ad essere la figlia che adorava, non ho salvato Pedro andando a letto con Michele ed ho solo ottenuto di ferire le persone che amo”
 
Lisa ascoltava senza sapere come rispondere. Maddalena era cresciuta con una visione del sesso troppo distorta per poter avere una vita normale… se solo avesse potuto avrebbe strozzato il padre con le sue stesse mani.

“Davide mi ha portato a forza da uno psicologo perché dopo la morte di Pedro non volevo più mangiare, non volevo più vivere. Alla fine mi hanno portato in una clinica per malattie psicologiche, psichiatrie e psicosomatiche… era più o meno quando ti sei sposata tu. Mi spiace essermelo perso Lisa, davvero, ma non potevo uscire”
“Ti sembra di doverti scusare? Non sapevo nulla, anche se Davide mi aveva accennato che era successo qualcosa, ma non sospettavo una cosa del genere… mi spiace per Pedro, davvero, e per quello che hai dovuto passare”
“Invece devo scusarmi. Fa parte della cura: chiudere tutti i sospesi della mia vita. Ora andrò a chiudere il più grande, quello che ha causato tutto,  poi tornerò a Berlino da Davide”
 
Maddalena alzò lo sguardo negli occhi dell’amica e vide un senso di disperazione che andava oltre la semplice empatia. Il racconto di Maddalena aveva mosso qualcosa all’interno della sua coscienza. La vide alzarsi e prendere una bottiglia di grappa per poi buttarne giù tre lunghi sorsi.
 
“Lisa… che fai? Da quando bevi così?”
“Da quando un rospo che credevo aver ingoiato è salito su per lo stomaco e poi per la laringe… devo schiarirmi la gola prima di buttarlo fuori”
 
Maddalena la squadrò attentamente prima di porle la domanda che le stava rimbalzando in testa.
 
“Quando hai visto Andrea per l’ultima volta? Non è stato prima che partisse per la Germania vero?”

Bologna, 5 maggio 2002. Annalisa.
 
Il concerto stava volgendo al termine e Annalisa aveva paura della piega che avrebbe preso la serata: non sapeva se temeva di più  che Andrea si avvicinasse per parlarle o che se ne andasse senza nemmeno salutarla. In entrambi i casi sarebbe stato terribile.
Quegli occhi scurissimi che continuavano a posarsi su di lei con uno sguardo così caldo, specialmente quando vi erano determinate canzoni, le suggerivano che lui, nonostante due anni di lontananza, ancora provava qualcosa per lei, conosceva quegli occhi troppo bene per sbagliarsi. Se solo avesse saputo riconoscere altrettanto bene i propri sentimenti forse non si sarebbe ritrovata in quella situazione paradossale.

‘Vi ringrazio per essere venuti questa sera, vi lascio con questa bellissima canzone… ‘
 
I could stay awake just to hear you breathing
Watch you smile while you are sleeping
While you're far away and dreaming
I could spend my life in this sweet surrender
I could stay lost in this moment forever
Every moment spent with you is a moment I treasure
 
Lisa sperava che quella tortura finisse presto, quella era la loro canzone e sentirla cantata nuovamente da lui, in quel locale che tanto avevano frequentato assieme, era troppo per lei. Voleva che smettesse di fissarla, di sentire quello sguardo dentro di lei, ma allo stesso tempo non voleva che finisse mai.
 
Don't wanna close my eyes
I don't wanna fall asleep
'Cause I'd miss you, baby
And I don't wanna miss a thing

'Cause even when I dream of you
The sweetest dream would never do
I'd still miss you, baby
And I don't wanna miss a thing

 
Lui stava scendendo dal palco, avvicinandosi pericolosamente al tavolo dove lei sedeva con le sue amiche. Lisa si ritrovò a maledire e benedire allo stesso tempo il microfono wirelss che gli permetteva di muoversi fra la gente.
 
Lying close to you feeling your heart beating
And I'm wondering what you're dreaming,
Wondering if it's me you're seeing
Then I kiss your eyes and thank God we're together
And I just wanna stay with you
In this moment forever, forever and ever

 
Era arrivato al tavolo e le aveva sussurrato qualcosa all’orecchio, sotto gli sguardi incuriositi delle sue amiche, tanto che poi trovare una scusa non sarebbe stato facile. Le aveva detto che l’aspettava davanti a casa e Lisa sapeva che lo avrebbe fatto davvero, si sarebbe messo davanti al portone e si sarebbe seduto sul gradino attendendo il suo arrivo, fino all’alba. Questo la faceva infuriare, come poteva pretenderlo? O anche solo immaginarlo? Lei era già scappata una volta, perché si aspettava ancora qualcosa da lei?
 
Con questa bellissima canzone degli Aerosmith vi salutiamo… Arrivederci a tutti dai Not For Sale”
 
La canzone era finita e l’applauso del pubblico aveva risvegliato Lisa dal suo stato di trance, tanto che si era chiesta se quello che aveva sentito fosse vero o frutto di un meraviglioso sogno da cui voleva disperatamente, ma forse no, svegliarsi.

Stegen, 5 gennaio 2005 Annalisa


Tornare con la mente ai quei giorni di tre anni prima non fu facile: aveva preso i suoi ricordi, i suoi sentimenti ed i suoi sensi di colpa e li aveva messi infondo alla sua coscienza, in un posto tanto nascosto che solo lei sapeva dove trovarli. Il coraggio di Maddalena, che le aveva raccontato le sue terribili esperienze, molto più di quanto lei avesse mai immaginato, le aveva dato il coraggio per affrontare, finalmente, la realtà.
 
“Sai Maddy,  quando mi ero messa con mio marito credevo finalmente di aver trovato l’uomo della mia vita: era dolce e mi trattava benissimo, a differenza di quello che succedeva con gli altri uomini che avevo avuto. Mi guardava come se fossi stata l’ultima donna sulla faccia della terra, mi toccava con una delicatezza che mi aveva commosso, come se avesse tra le mani un pezzo di cristallo… mi sosteneva in tutto, mi ha dato la forza di affrontare i miei genitori e di cercare di costruire la mia vita, di seguire la mia strada ma….”
“… ti sei resa conto solo allora che invece l’uomo della tua vita, in realtà, lo conoscevi da tempo…”
“… e non era lui. E io ero stata stupida per aver creduto di averlo dimenticato. Non ho avuto il coraggio di seguire i miei sentimenti, anzi, nemmeno di affrontarli. Non potevo seguire l’uomo che amavo perché avevo paura, ma allo stesso tempo non son riuscita a lasciarlo andare. Per questo ti ho invidiato, hai saputo seguire il tuo cuore senza paura”
“Scappare non è non aver paura Lisa”
“lo so… ma io son riuscita a scappare senza uscire nemmeno di casa”

Maddalena si alzò per abbracciarla, ma qualcosa la fermò.
Lisa aveva iniziato a parlare del suo addio al nubilato, a ruota libera, senza nasconderle nessuna delle sensazioni che aveva provato quando l’aveva visto, quando lui si era avvicinato a lei dicendole che l’aspettava.
 
“Ho sentito di nuovo quello sguardo, l’unico sguardo che volevo sentire su di me, dentro di me, da tanto tempo. Non ci volevo credere, pensavo fosse un sogno bellissimo e terribile da cui mi sarei dovuta svegliare immediatamente, ma quando ha cantato le nostre canzoni ho capito che anche per lui non era cambiato niente. Non sai quanto ho maledetto di essere lì quella sera, quella maledettissima canzone degli Aerosmith e Steve Tayler per averla scritta”
“Lisa… “
 
Maddalena pensò che se ci fosse stata lei a Bologna, in quei giorni, l’avrebbe convinta a non sposarsi. Ma lei era lontana, a curare le sue tremende ferite…. E Lisa doveva arrivarci da sola, non poteva sempre contare su di lei.
 
“A fine serata ho salutato le mie amiche, poi sono andata a casa sua. Lui mi stava aspettando sul solito gradino davanti al portone, si stava fumando l’ennesima Luky Strike e quando ha alzato lo sguardo non è sembrato per niente sorpreso, sapeva che sarei arrivata. Senza una parola ha iniziato a baciarmi come se dovesse morire senz’aria se si fosse staccato da me. Nessuno Maddy mi ha mai baciata così. Era aria fresca per me il tocco delle sue mani su questo mio corpo che non ero mai stata in grado di accettare. Era balsamo per le mie ferite sentirlo muoversi con me, dentro di me. Solo allora ho capito… ma era tardi, mi stavo per sposare… e anche quella volta non ho avuto il coraggio di mandare tutto affanculo! Il mese successivo ho scoperto di essere incinta… sono veramente patetica, non so nemmeno io di chi sia figlioGiacomo… ma né io né Alex abbiamo gli occhi così scuri….”

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Cerchi che si chiudono ***


Bologna, 10 gennaio 2005. Maddalena
 
Il lunedì mattina a Bologna aveva sempre un sapore particolare: dopo il weekend in cui la città si popolava di gente di tutte le età ed estrazioni sociali e riempiva le vie del centro, a quell’ora del mattino i portici erano silenziosi e l’aria fredda si incanalava per i vicoli facendole venire la pelle d’oca. Nemmeno sei anni nel freddo Nord l’avevano preparata per questo.
Quando era rientrata dal fine settimana con Lisa aveva declinato l’invito a dormire a casa sua e si era presa una stanza alla pensione Marconi. A casa dell’amica aveva solo cenato ed aveva conosciuto il marito ed il figlio, sorridendo in ogni istante ma domandandosi cosa diavolo ci facesse lì. Sapeva che doveva andare a riaprire gli armadi pieni di scheletri che aveva lasciato lì in sospeso e lasciare Annalisa con i suoi. Lei era di troppo.
 
Si era diretta a piedi verso piazza Maggiore, fermandosi in una caffetteria a fare colazione e assaporando il sapore di un cappuccino italiano, domandandosi come diavolo avesse fatto ad accontentarsi di Sturbucks per tutti quegli anni.
 
Arrivare a casa dei suoi genitori avrebbe comportato una bella camminata, ma aveva intenzione di godersela tutta: avrebbe fatto via Santo Stefano ammirando la piccola piazza, poi sarebbe passata per via Cartoleria dove aveva lavorato come maschera al teatro Duse e dove aveva visto Davide per la prima volta, fino a porta Castiglione dove avrebbe fatto una breve sosta ai Giardini Margherita prendendosi un altro caffè. Una volta uscita dai giardini avrebbe dovuto fare ancora un po’ di strada per arrivare fino a via Paolo Fabbri.
Sapeva che stava solo prendendo tempo per affrontare il momento più difficile della sua vita: non aveva nemmeno telefonato per dire che stava tornando, del resto nessuno aveva cercato di fermarla quando era partita e nessuno l’aveva più cercata facendole credere di poter andare avanti facendo finta di niente; ma le ferite erano troppo profonde per permetterle di andare avanti senza prima affrontarle.
 
Quando suonò il campanello non rispose nessuno per cui decise di sedersi in una panchina poco distante ammirando i murales dedicati a Guccini lungo la via. Si sentiva esausta e quell’attesa non preventivata  la rendeva un po’ nervosa.
 
“Maddalena, sei tu?”
Maddy si alzò di soprassalto, come se la panchina avesse iniziato improvvisamente a scottare. Sollevò gli occhiali da sole e si trovò a fissare la sua storica vicina di casa.
 
“Elena, ciao. Sì, sono io. Mi trovavo a Bologna per altri motivi e son venuta a trovare i miei, ma non risponde nessuno”
“E’ tanto che non li vedi vero?”
“E nemmeno li sento se è per quello”
 
Elena si guardò intorno con nervosismo, poi sospirò e guardò la bellissima donna bionda che era davanti a lei e che era stata la bambina che veniva a bussare alla sua porta per chiamare i suoi amichetti e mangiare una fetta di torta alla marmellata. Maddalena aveva frequentato la sua casa fino alle medie, quando qualcosa era cambiato terribilmente, ma Elena non aveva mai saputo, e nemmeno intuito, il motivo. Quella bellissima ed intelligentissima bambina era diventata improvvisamente schiva, di poche parole, sempre sulle sue.
 
“Vieni da me, ti preparo qualcosa di caldo e parliamo un po’”
 
Maddalena la seguì lungo le scale che tante volte aveva fatto da bambina quando era ancora spensierata e correva a giocare con gli amici del quartiere. Tante volte era caduta sbucciandosi le ginocchia ed era sempre stato suo padre a prendersi cura di lei. Aveva perso il lavoro e si era messo a fare il manovale qua e là, mentre la madre di Maddalena lavorava facendo i turni in fabbrica per mantenere la famiglia.
Suo padre allora non era un mostro, a parte quando beveva. Di solito lo faceva quando Maddalena dormiva, si sedeva sulla poltrona e trangugiava liquori di vario genere fino a svenire.
 
“Ti piace ancora il karkadè?”
 
Maddalena sorrise. Forse non lo beveva più da allora, ma era sicura che quei sapori della sua infanzia non avrebbero potuto farle male
 
“Sì Elena, grazie”
 
Si sedettero nel tavolino rotondo vicino alla finestra, sorseggiando la tisana bollente.
 
“Maddalena, non è facile spiegarti quello che è successo negli ultimi sei anni per cui te lo dirò senza giri di parole dato che non credo esista un modo per indorare la pillola. Tua mamma se ne è andata di casa poco dopo la tua partenza e nessuno sa dove sia. Tuo padre da qualche tempo è ricoverato al Roncati. Non so chi se ne occupi, so che il vostro appartamento è stato venduto. Ora ci vivono degli studeno di medicina che fanno tirocinio al Sant’Orsola in affitto, ma nel weekend spesso tornano a casa”.
 
Maddalena fece molta fatica a mantenere il suo contegno nonostante tutti gli anni di allenamento, in cui aveva esercitato un autocontrollo così forte nel non far capire quello che realmente succedeva dentro di lei e dentro casa sua, avrebbe preso la tazza con cui stava bevendo scaraventandola contro al muro.
Aveva passato quei sei anni a scappare da suo padre ed ora tornava per chiudere i rapporti con lui, ma il pensiero che sua madre potesse sparire non l’aveva mai sfiorata. Parlare con suo padre a questo punto non sarebbe stato per niente facile: era in Diagnosi e Cura, per cui con ogni probabilità imbottito di psicofarmaci e sotto stretto controllo di psichiatri e lei dubitava che l’avrebbero lasciata parlare liberamente con lui.
 
“Avrei voluto contattarti, ma non avevo idea di dove fossi. Ho chiesto qui intorno, ma nessuno sapeva niente, c’era qualcuno che conosceva la tua destinazione?”
“Qualche compagno di università sapeva che mi sarei trasferita a Berlino, ma i miei contatti li aveva solo una persona che non conosci”
“Mi spiace davvero, per tutto”
 
Elena si alzò da tavola e si diresse verso la finestra che dava su via Paolo Fabbri, sbriciando fuori dalle tende bianche ricamate con motivi tirolesi.
 
“Mi rendo conto di essere stata una  pessima vicina, mi ero resa conto che qualcosa non andava già da quando hai smesso di frequentare casa mia. I miei due figli in quel periodo erano adolescenti e mi davano da fare, pensavo solo che cambiando scuola avessi cambiato giri: eri sempre così seria e composta, salutavi sempre ma eri così distante…. Non volevo impicciarmi, ma ho capito che si è trattato di un enorme sbaglio”
“Non è colpa tua di niente, forse avrei dovuto essere io a venire da te. Eri presente più di mia madre durante la mia infanzia, ma ti ho allontanata dalla mia vita, dalla mia mente e dal mio cuore, non volevo che sapessi”
“Tuo padre beveva vero? Non si è mai fatto vedere in giro in pessime condizioni e io ho cercato di non vedere, ma quando son venuti a prenderlo con l’ambulanza è apparso tutto chiaro”
“Elena, non è stato solo il bere. Ora devo risolvere questa questione e poi, prima di partire, prometto che passerò a salutarti, lasciami il tuo numero di telefono”
 
Maddalena sorrise, baciò sulle guance la sua vicina e uscì da quella casa per sempre.
 
 
Bologna, dicembre 1988. Maddalena.
 
Era un inverno molto strano quello: si passava da giornate estremamente calde, di cui Maddalena era molto contenta dato che odiava il freddo, a giornate di gelate improvvise, con neve che sembrava quasi chimica.
Aveva compiuto da poco 13 anni, tolto l’apparecchio ai denti e i capelli finalmente avevano raggiunto una lunghezza che a lei piaceva, oltre metà schiena. Era estremamente magra, ma iniziava pian piano ad avere una forma femminile. Tutti le dicevano che aveva delle belle gambe e lei aveva iniziato a mettere qualche mini gonna, non troppo mini, ma abbastanza per sentirsi carina. Sua mamma le andava a comprare in montagnola e a lei piacevano tanto. Le piaceva sentirsi così, l’aiutava a superare tutte le insicurezze e la sua enorme timidezza.
A casa le avevano insegnato a comportarsi come una signorina, per cui accavallava le gambe, in modo da non mostrare più del dovuto, sorrideva all’occorrenza e cercava di non essere troppo esuberante, per non attirare troppa attenzione. Sarebbe potuta passare per una figlia dell’alta borghesia bolognese, da dove arrivava sua madre, prima che cadesse tutto a rotoli.
All’inizio della seconda media aveva iniziato a sentirsi in qualche modo grande, ma non sapeva quanto sarebbe dovuta crescere da lì a breve: le cose stavano andando male in casa, suo padre non riusciva a trovare lavoro e stava iniziando a bere più del dovuto, trascurando la moglie, che intanto lavorava come una matta, la casa, ma non la figlia. La riempiva di attenzioni e domande, quasi soffocanti, su cosa facesse durante il giorno, a casa da chi andava a studiare, come si vestiva, a che ora sarebbe tornata, che musica ascoltava.
Era rientrata a casa dopo un compito in classe di Italiano particolarmente riuscito bene e non vedeva l’ora di dirlo a sua madre, che ci teneva tanto che lei avesse una buona istruzione per trovare un lavoro migliore di quello che faceva lei, ma come sempre era a lavorare ed avrebbe fatto degli straordinari , rientrando molto tardi, probabilmente dopo cena. Il padre era seduto sulla poltrona con la bottiglia di jack daniel di fianco a lui. Maddalena ritenne opportuno non disturbarlo e corse in camera sua, voleva cambiarsi ed uscire con le sue amiche, magari a fare un giro in Piazza Maggiore.
 
“Maddalena dove sei?”
“Sono qui Pa’. Mi sono appena cambiata… vado con Isabella e Valentina a fare un giro in Piazza maggiore, abbiamo preso un ottimo voto nel compito di Italiano e volevamo festeggiare”
 
Il padre di Maddalena entrò in camera senza bussare, guardando la figlia con i capelli ancora sciolti che si stava preparando per uscire infilandosi le scarpe col piccolo tacco che le aveva regalato sua madre.
 
“E vai fuori vestita così?”
“Sì… beh, la gonna non è poi così corta….”
 
Prima di finire la frase si trovò con l’enorme mano di suo padre sulla bocca mentre la spingeva verso il letto di legno bianco pieno di peluches di gattini e cuscini a forma di cuore.
 
“Non vorrai attirare l’attenzione di qualche ragazzo eh Maddalena?”
 
Lei non poteva rispondere perché lui continuava a coprirle la bocca, ma cercò di dare una risposta negativa scuotendo leggermente la testa.
 
“Non devi attirare l’attenzione dei ragazzi Maddalena, l’unico uomo della tua vita sono io hai capito? Nessuno ti ama come il tuo papà….”
 
Lei lo guardava con occhi pieni di terrore, aveva capito cosa stava per succedere, ma aveva paura di quello che lui avrebbe potuto fare se l’avesse contraddetto. Aveva amato suo padre quando era bambina, ma negli ultimi due-tre anni era cambiato qualcosa, lui aveva iniziato a bere e lei non era più stata la sua figlia adorata, ma quasi una spina nel fianco. Se non ci fosse stata lei sarebbe stato tutto più facile, non avrebbero avuto una bambina da mantenere.
Abbandonò le difese e lasciò che suo padre le dimostrasse fino a che punto l’amava, quel giorno e molte altre volte ancora. Non ne aveva mai parlato con sua madre, con gli amici…. Era suo padre e le voleva bene, la amava. Ci sarebbero voluti anni per capire che quello che lui le dimostrava non era per niente amore.
 
 
Bologna, giugno 2005. Annalisa.
 
Annalisa era uscita da lavoro, ormai l’anno scolastico volgeva al termine e presto avrebbe avuto tutta l’estate da dedicare a suo figlio.
I suoi genitori avevano affittato un appartamento a Levanto, vicino alle cinque terre, dove avrebbe trascorso tutto luglio, suo marito l’avrebbe raggiunta nei weekend.
Erano passati sei mesi da quando Maddalena era rientrata in Italia, e nella sua vita, portando il passato di entrambe a galla in due notti particolarmente alcoliche, scombinando in modo irruento la vita di entrambe, più o meno come quando si erano conosciute otto anni prima.
Annalisa aveva la sensazione di conoscerla da sempre, ma ripensandoci gli anni passati assieme non erano stati così tanti, anzi, erano molti di più gli anni che avevano passato distanti. Ciononostante il loro legame era rimasto invariato, ogni momento passato con lei era naturale come con una sorella.
 
Dopo le reciproche confessioni di dolori, ferite e segreti erano rientrate in città e Lisa era stata accolta nella sua bifamiliare a Casalecchio dal marito, che l’aspettava sulla porta di casa assieme al figlio che, per quel che ne sapeva Annalisa, poteva anche non essere il suo.
Fu difficile affrontare quella serata tenendosi tutto dentro, dare la colpa alla stanchezza del viaggio avrebbe messo una pezza per quella giornata, ma poi doveva prendere urgentemente una decisione. Il pomeriggio dopo avrebbe fatto un aperitivo con Maddalena, l’unica persona, oltre ad Andrea, a sapere come erano andate le cose quella sera di tre anni prima. Forse avrebbero parlato e Maddalena non le avrebbe dato soluzioni, ma l’avrebbe costretta a guardarsi dentro per prendere la decisione più adatta a lei.
Era stato un aperitivo piacevole, in cui Maddalena aveva decantato le lodi del prosecco, che in Germania faceva schifo, e Lisa aveva staccato la mente da quello che l’aspettava. Ancora più piacevole era stata la cena: aveva preparato le lasagne ed avevano mangiato in compagna, chiacchierando del più e del meno. Alex aveva fatto molte domande a Maddalena su Berlino, lui da architetto aveva una vera passione per quella città ed aveva promesso che sarebbero andati a trovarla al più presto.
 
“Berlino offre tanto a tutti… agli amanti della musica, del divertimento, dell’arte, della storia… è una città che a me in questi anni ha dato tantissimo. Una città che per tanti versi mi assomiglia, ed in cui mi sento completamente a mio agio… ora però devo proprio andare… domani mi aspetta una giornata intensa. Posso chiamare un taxi?”
“Non starai mica scherzando… ti accompagno io”
 
Lisa si era alzata ed era andata a prendere la giacca. Non si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione di fare una bella chiacchierata con Maddy, dato che avrebbe potuto passare ancora parecchio tempo prima di rivederla.
 
 
 
Bologna, 9 gennaio 2005. Maddalena e Annalisa
 
“Come stai Maddy?”
Maddalena sospirò guardando fuori dal finestrino. Non sapeva come rispondere, dato che non era sicura nemmeno lei di quello che le passava per la testa in quel momento. Si sentiva come se, giocando al gioco dell’oca, fosse a un passo dal traguardo, ma con il rischio concreto di finire sulla casella ‘Torna al Via’. Avrebbe voluto dire che stava bene e si sentiva pronta per quello che l’aspettava, ma non era così.
 
“Non lo so Lisa… so che è quello che devo fare, anzi, lo voglio fare. Ho troppi conti in sospeso qui: i miei genitori, mia zia, che non sa nemmeno che suo figlio sia morto, scheletri nell’armadio e nella mia testa. Non posso riportarmeli a Berlino e non so bene da che parte iniziare. Ma ce la farò questa volta, ne sono sicura. Te come stai?”
 
Annalisa parcheggiò sulle righe blu nei dintorni della pensione e spense il motore.
 
“Nemmeno io lo so. Non so ancora cosa fare, cosa dire. Credo di avere il cuore diviso in due… una parte di me è ancora legata ad Andrea ed a quello che abbiamo vissuto assieme. Lui è quello che ha aperto la porta all’uccellino dentro alla gabbia dorata, anche se l’uccellino non era ancora pronto per volare. Ma amo anche mio marito e mio figlio, più di quanto mi sia mai resa conto di amarli. Ricordare quello che ho fatto mi ha anche fatto ricordare perché non ho mandato tutto all’aria”.
“Andrea è stato il tuo grande amore, ma forse non è l’amore della tua vita. Le relazioni sono complicate Annalisa”.
 
Si abbracciarono forte, era giunto il momento di salutarsi.
 
“Mi mancherai Maddy, non sai quanto. Adesso che ti ho ritrovato è ancora più difficile salutarti”
“Non vado in missione nello spazio, continueremo a sentirci tutte le volte che potremo. E ci rivedremo presto, questa volta per davvero, aspetto te Alex e Giacomo al più presto… la primavera è molto bella a Berlino, ma anche il Natale.. so quanto ti piacciano i mercatini… ti accompagnerò ubriacando di Gluh Wein, come ai vecchi tempi, mentre gli uomini baderanno al piccolo Jack”
 
 
Maddalena aveva capito ancora prima di lei quale sarebbe stata la sua scelta, come al solito, e l’appoggiava pienamente.
 
“A presto…. Quando vorrai parlare dei prossimi giorni io ci sarò… non ti chiederò nulla, ma sarò lì per te. In bocca al lupo. E se Andrea è stato il mio grande amore e mio marito è l’amore della mia vita, tu sei la persona che più mi conosce, mi capisce, mi supporta. Sei la mia Amica, parola di cui tanto si abusa, ma io son fortunata perché so davvero cosa significa”
 
Maddalena si diresse verso il portone con il suo passo leggero e femminile, in perfetto equilibrio sui tacchi alti, girandosi un’ultima volta con gli occhi lucidi e facendo un gesto di saluto con la mano. Aveva poco tempo per sistemare i pezzi della sua vita e ritornare dall’uomo che amava come una persona completamente nuova.
 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Epilogo ***


Berlino, 3 agosto 2005
 
Ciao Annalisa,
 
forse ti stupirà, nell’era digitale, ricevere una lettera. Forse subisco le influenze nefaste del mio compagno antidiluviano che se potesse viaggerebbe in carrozza e spedirebbe messaggi con i piccioni viaggiatori, ma affrontare certi discorsi davanti ad uno schermo renderebbe tutto più difficile… la penna invece sembra essere un prolungamento della mia mente e del mio braccio e la scrittura rappresenta qualcosa di molto più personale. Almeno per me.
Da quando son tornata in Germania ci siamo sentite tante volte, ma non ti ho mai raccontato quello che è successo il giorno dopo esserci salutate.
Come ti avevo detto sono andata nella mia vecchia casa, giusto per scoprire che i miei genitori non abitano più lì da tempo. Me l’ha detto la mia ex vicina di casa, che mi ha offerto un karkadè e mi ha chiesto scusa per non essersi accorta di niente in tutti quegli anni.
Nessuno si è accorto di niente, forse son sempre stata davvero brava a nascondere le cose, tipo dono naturale, ma forse le persone fanno fatica ad accettare quello che ritengono di non poter cambiare e preferiscono concentrarsi sulle loro vite, dimenticando una ragazzina silenziosa e forse poco simpatica che si nasconde dietro a sorrisi di circostanza.
Avevo 13 anni la prima volta che mio padre ha abusato di me, ricordo perfettamente come sia entrato in camera mia, mi abbia chiuso la bocca minacciando di farmi del male se ne avessi parlato con mia mamma o con chiunque. E’ difficile dall’esterno riconoscere gli aguzzini… da quando aveva iniziato a “volermi così tanto bene” aveva iniziato anche ad indossare la maschera del padre perfetto, che aveva smesso di bere e che si occupava dell’educazione della figlia.
Lui mi ha fatto credere che obbedendo a lui in tutto sarei tornata ad essere la luce dei suoi occhi, che mi amava come nessun altro avrebbe mai fatto al mondo. Io sapevo che c’era qualcosa di profondamente sbagliato, ero giovane ma non ero una bambina di due anni…. Lui però era così convinto di quello che diceva che arrivai a crederci anche io, tanto che credo che non l’avrei denunciato nemmeno se non mi avesse minacciato.
Dopo quello che ho vissuto ho deciso che non avrei mai più permesso all’amore di bussare alla mia porta, per cui mi rifugiavo in relazioni senza coinvolgimenti, passavo da un ragazzo all’altro appena mi accorgevo che, per qualche ragione, iniziavo ad affezionarmi. Io non dovevo essere più di nessuno se non di me stessa.
Non rinnego i miei anni da adolescente e giovane donna, ma ora mi rendo conto di come facessi tutto per le ragioni sbagliate farcendo il tutto con nozioni sociologiche ed antropologiche. Allo stesso tempo ho amato oltre ogni limite mio cugino Pedro e volevo difenderlo dalle schifezze che avevo vissuto io, ma nello stesso tempo non son riuscita a difenderlo da sé stesso.
Volevo parlare con mia madre, chiedendole se davvero non si fosse mai accorta di niente quando suo marito si alzava di notte per venire nella mai camera, o di quando rientrava a casa e mi vedeva con gli occhi lucidi ed i capelli scompigliati. Volevo parlare con mio padre e dirgli che era un mostro, che avevo solo 13 anni e non meritavo quello che mi aveva fatto anche se tante volte lui mi ripeteva che il mio essere così sexy e provocante non gli lasciava scelta.
Volevo parlare con mia zia: sbatterle in faccia la morte di suo figlio e dirle che era tutta colpa sua.
Volevo anche parlare con Michele e dirgli che era un mostro almeno quanto mio padre per essersi approfittato di me in un momento in cui ero troppo fragile.
Purtroppo niente di tutto questo è stato possibile: mia madre è sparita nel nulla, sospetto che abbia scoperto quello che è successo e non abbia saputo resistere alla vergogna. E’ brutto da dire, ma non so nemmeno se sia viva o morta e la cosa che più mi stupisce è che non mi interessa neppure. Lei non c’era, per quanto fosse un momento difficile e dovesse lavorare tanto io ero sempre sua figlia, ma lei ha deciso che ignorare fosse più semplice limitandosi ad apprezzare i miei successi scolastici e la mia irreprensibile educazione, vantandosene pure con amici e conoscenti.
Mia zia è emigrata in Canada dopo aver sposato uno ricco  sportivo, credo un giocatore di hockey, ma le notizie che son riuscita a reperire finiscono qui.
Michele è stato trasferito a Roma, con anche una carica piuttosto alta in ambito investigativo.
Mio padre era in diagnosi e cura: esaurimento nervoso dicono i medici, pararsi il culo dico io. Ho provato a parlare con lo psichiatra che l’ha in cura, ma non c’è stato verso di vederlo.
Dopo essere uscita dal Roncati con un peso incredibile nel petto mi son diretta verso i giardini Margherita e mi son seduta su una panchina per fumare al freddo proprio come facevo una volta, tanto che per un attimo, complice la nebbia, ho creduto di essere tornata indietro nel tempo: la vecchia Maddalena è riemersa improvvisamente, ma con la consapevolezza acquisita in questi anni e tutte quelle esperienze che ho vissuto, assieme alle cicatrici – ma anche le gioie -  che hanno portato con loro, hanno aiutato la Maddalena ragazzina che cercava di nascondersi, per altro non riuscendoci, perché il suo mondo faceva proprio schifo.
La nuova me è riuscita a perdonare sé stessa del passato, capendo che non lo potevo cambiare, anche dire a mio padre che è stato un porco schifoso non avrebbe cambiato nulla. L’unica cosa che potevo fare era cambiare come mi sentivo io al riguardo ed ho deciso di  non lasciare più che questo sabotasse la mia vita.
Ora continuo a fare la lettrice d’Italiano alla Freie Universität Berlin, io e Davide abbiamo cambiato casa perché restare dove aveva vissuto Pedro era troppo doloroso per cui ora abitiamo a Spandau. Però ogni settimana vado a trovarlo, gli porto le Gerbere, che da bambino amava, e gli racconto come prosegue la nostra vita. Non son mai stata credente, lo sai, ma mi piace pensare che l’amore non muoia mai e che una parte di lui continui a vivere nei miei ricordi, ovunque io sia.
Ora non voglio annoiarti ulteriormente, spero di vederti per le vacanze di Natale, ho in programma di portarti ad ogni mercatino di questa stupenda città…  Spero che tutto prosegua per il meglio e sappi che sono molto orgogliosa di te. Nonostante i Kilometri che ci sperano ti son sempre vicina.
 
Un caro saluto
 
Maddalena
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  SPAZIO AUTORE: Non amo particolarmente scrivere direttamente nella pagina della fic, ma ora che è finita ci tenevo a ringraziare chi ha letto e commentato, ma anche chi ha letto senza commentare. Questa fanfic era stata scritta e interrotta a metà tanti anni fa, solo ultimamente ho avuto il coraggio di riprenderla in mano e darle un finale. Un caro saluto J.

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