PARTE I
Il Tesseract
1.
Dopo
aver girovagato per la città e aver parlato dello S.H.I.E.L.D., di Fury e di
parte di ciò che era cambiato in settant'anni, il Capitano e Lidya presero
posto al tavolo di una caffetteria e una gentile cameriera lasciò loro i menu
lanciando un'occhiata interessata all'uomo prima di andarsene. Lidya non poteva
biasimarla: il Capitano Rogers era un uomo bello con occhi azzurri e ciglia
lunghe, i capelli chiari sembravano brillare sotto la luce del sole che entrava
attraverso la vetrata, le spalle erano possenti, il viso armonioso. Era un uomo
che di certo non passava inosservato.
La
donna controllò il suo telefono un'altra volta, sorrise quando Steve le fece
una domanda.
"Che
cos'è un frappuccino?"
"Una
diabolica invenzione super calorica. È molo buono però, dovrebbe
assaggiarlo" posò il cellulare su un angolo del tavolo e lo guardò quando
lo sentì sospirare.
"Tutto
è diverso" le disse senza guardarla. "Del mondo che conoscevo non è
rimasto assolutamente nulla."
Aveva
l'aria così smarrita e triste che per un attimo le venne voglia di
abbracciarlo, o meglio ancora di portarlo dritto dall'unica persona il cui
abbraccio avrebbe davvero fatto la differenza in quel momento. Si ricordò di
avere una cosa che gli apparteneva in tasca, decise però che non era ancora il
momento di dargliela. Se lo avesse fatto si sarebbe distratto, perso nei
ricordi. Lei aveva bisogno che fosse concentrato sul presente.
"Mi
dispiace Capitano Rogers, davvero. Posso solo immaginare il senso di
smarrimento che prova" respirò a fondo per cercare le parole giuste.
"Imparerà a vivere in questo nuovo ambiente. Io sono qui proprio per
aiutarla. Col tempo..."
"Col
tempo scoprirò che questo nuovo mondo non è poi così male e andrà meglio.
Voleva dire questo?" la guardò dritta negli occhi e in quelle iridi chiare
c'era un briciolo di rabbia, era ben visibile ed era comprensibile.
"Volevo
dire," riprese la parola lei. "che col tempo imparerà che è tutto
molto più strano di quanto le sembri adesso, ma che se vorrà potrà contare su
un'amica per affrontare ogni cosa: me."
Vide
la rabbia sparire piano, o meglio la vide trasformarsi in sollievo. Lui le
sorrise. "Saperlo mi rincuora più di quanto lei creda" si guardò
intorno. "Magari potrei iniziare a scoprire il nuovo mondo con un
frappuccino. Che gusto mi consiglia?"
"Che
gusto le consiglio? Mi lasci pensare" calò il silenzio per qualche
secondo, poi Lidya parlò. "Per lei caramello. Sì, decisamente
caramello."
"Caramello
sia allora... Lidya" lei gli sorrise, infine guardò il cellulare.
"Qualcosa non va?"
Lidya
lesse il messaggio prima di rispondere. "Il Direttore Fury sarà qui tra
poco, per parlare con lei. Dubito che mi farà partecipare alla conversazione,
quindi mi ascolti attentamente: qualunque cosa Fury le dirà, si ricordi che ha
sempre una scelta. Lei è libero, Steve. Non se lo dimentichi, okay?"
"Non
lo dimenticherò, lo prometto."
La
donna vide l'auto del Direttore fermarsi davanti alla caffetteria, lo guardò
entrare e raggiungerli. Aveva l'aria seria, più del solito... sperava che le
avrebbe permesso di rimanere, ma non accadde.
"Grazie
agente Abel, può andare ora." le disse infatti.
Lei
mise la mano in tasca, tirò fuori l'oggetto che apparteneva al Capitano e
glielo porse. "Ricorda quello che ti ho detto... Steve" gli disse
strizzandogli l'occhio.
Il
Capitano guardò il ciondolo nella sua mano, quel ciondolo che dentro custodiva
la foto della sua Peggy. Lo strinse tra le dita guardando l'agente Abel uscire
dal locale.
****
Il
Capitano e Fury si rividero dopo un mese, quando il Direttore lo raggiunse in
palestra dove si stava allenando. Aveva l'aria preoccupata ma non sembrava
esserci rabbia sul suo viso, a differenza della prima volta in cui avevano
parlato e Steve si era rifiutato di lavorare per lo S.H.I.E.L.D. L'uomo non
l'aveva presa bene, Steve gli aveva spiegato che era libero e tale voleva
rimanere. Non aveva più rivisto Lidya da quel giorno e di quello gli
dispiaceva, ma aveva conosciuto il figlio di Stark e quando era successo gli
era mancato il 1940 ancora di più. Non che fosse una cattiva persona, era
solo... un po' troppo egocentrico per i suoi gusti.
Non
sapeva come rintracciare l'agente Abel e Fury non aveva voluto dirglielo, lui
sperava sempre di incontrarla per caso, per chiederle quel sostegno che gli
aveva promesso, e per ringraziarla per quei file sui suoi vecchi commilitoni e
su Peggy che aveva trovato fuori dalla porta del suo appartamento. Era certo
che fosse stata lei a lasciarli lì per lui. Da quei documenti aveva appreso che
l'agente Carter si trovava in una casa di cura a Londra, che era malata e la sua
memoria era compromessa, ma che aveva avuto una bella vita. Di questo era
felice, ma gli mancava. Non era ancora andato a trovarla e non sapeva se e
quando lo avrebbe fatto. Stava ancora provando ad ambientarsi del tutto, era
più complicato di quanto avesse immaginato.
"Soffre
di insonnia, Capitano?" gli chiese Fury avvicinandoglisi.
"Ho
dormito per settant'anni, signore. Sono sazio."
Fury
gli mostrò la cartelletta che aveva in mano, la aprì e la girò verso di lui.
"Abbiamo bisogno del suo aiuto, Capitano."
Steve
prese in mano l'incartamento, riconobbe subito quel cubo blu luccicante che
c'era nella prima pagina: l'arma segreta dell'Hydra. Ma come facevano ad averlo
loro?
"Howard
Stark l'ha recuperato dal fondo dell'oceano mentre la cercava. È stato rubato"
gli spiegò Fury quasi gli avesse letto la mente.
"Da
chi?"
"Si
chiama Loki e non è di queste parti. L'ha preso e ha preso anche uno dei nostri
uomini migliori. Non sappiamo come."
L'altro
guardò di nuovo le carte. "L'agente Abel farà parte della missione?"
"No.
Lei non è autorizzata a svolgere missioni di questo livello."
Steve
chiuse la cartelletta e la allungò verso di lui. "La autorizzi, o si trovi
un altro soldato."
"Mi
sta dicendo che senza l'agente Abel non prenderà parte alla missione? Sul
serio?"
"Sul
serio, signore. Senza offesa, ma l'agente Abel è l'unica di cui mi fido, al
momento."
Fury
riprese le carte e respirò a fondo. "Bene! Allora sia pronto domattina
presto, un'auto passerà a prenderla al suo alloggio."
"Sarò
pronto!"
Il
Direttore se ne andò, Steve rimase da solo, continuando ad allenarsi. Lo fece
per un'altra ora circa, poi decise di tornarsene nel suo monolocale, lì di
fronte alla porta incontrò Lidya.
****
"Credevo
quasi che non ti avrei rivista mai più" le disse e si accorse subito che
il suo tono non era stato esattamente amichevole.
Lei
annuì allargando le braccia, entrambe, e Steve notò che il tutore era sparito.
"Hai ragione" gli disse. "Mi dispiace, sono solo stata un po'
impegnata con il lavoro."
Steve
cercò le chiavi nella tasca. "Il braccio è guarito a quanto pare"
mormorò indicandola con un dito.
"Sì,
fa ancora un po' male a volte, ma diciamo che è guarito. Ti avevo portato un
frappuccino al caramello, ma visto che non arrivavi l'ho bevuto. Non è proprio
il mio gusto preferito ma non avevo cenato e il mio stomaco iniziava a
brontolare."
Lui
abbozzò una risata. "Beh visto che praticamente non ho amici ho dovuto
trovare un modo per ammazzare la noia, quindi vado in palestra e mi
alleno."
Lidya
abbassò lo sguardo. "Mi dispiace di essere sparita, davvero. Volevo
tornare a trovarti il giorno dopo il nostro primo incontro ma non posso sempre
fare ciò che voglio, purtroppo."
"Che
vuoi dire?"
"Niente"
la donna si sforzò di sorridere. "Fury ha detto che mi hai richiesta per
una missione, una di quelle per cui di solito non sono autorizzata."
"L'ho
fatto. Sempre che tu voglia partecipare. Non sei costretta a venire se non
vuoi."
"Voglio
venire, ma voglio sapere anche perché io? Lo S.H.I.E.L.D. è pieno di agenti più
qualificati di me."
"Forse.
Ma di loro non mi fido, di te invece sì."
Lidya
mise le mani nelle tasche del cappotto. "Significa che siamo amici?"
"Diciamo
che ci stiamo lavorando."
"Okay"
lei rise. "È comunque un passo avanti. Sarà meglio che vada ora, sarai
stanco e domani sarà una giornata impegnativa. L'agente Coulson verrà a
prenderti, è un tuo grande ammiratore. È un tipo bizzarro a volte, ma di lui
puoi fidarti."
"Grazie
dell'informazione" Steve la guardò avviarsi verso le scale. "E grazie
dei file che mi hai fatto avere."
L'altra
si strinse nelle spalle. "Non so di cosa tu stia parlando."
Il
Capitano corrugò la fronte. "Ti avevano impedito di farmeli avere ma hai
fatto in modo che li avessi comunque?"
"Volevo
fare qualcosa di buono per te, ma come ti ho detto non sempre posso fare ciò
che voglio, purtroppo, quindi mi tocca improvvisare a volte. Sono brava in
questo" gli sorrise. "Buonanotte Capitano, ci vediamo domani."
"Buonanotte
Lidya. A domani" Steve rimase sul pianerottolo a guardarla fino a quando
non riuscì più a vederla.