Ragione e sentimento

di Anya_tara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Elettricità attraverso il suo corpo 
Quella cosa che rende felice qualcuno, 
Come elettricità attraverso il tuo corpo 
Quella cosa che ti rende felice

Elisa, Electricity
 
Ride. E’ un suono luminoso, gioioso, un filo malizioso, sempre contagioso.
Aiolos sente qualcosa di strano ogni volta che ode la risata di Natalia. Una specie di vuoto nello stomaco, che si fa più profondo appena la ragazza alza su di lui gli occhi cerulei.
Cangiante. L’aggettivo più adatto ad essi: non sono mai dello stesso colore; a volte sembrano grigio-azzurro, come il cielo di primo mattino, quando il sole è ancora fresco e mezzo addormentato a metà dell’orizzonte. Altre volte hanno il verde intenso della macchia mediterranea immersa nella bruma, nelle ore dell’alba. Certe ancora, poi, verso sera, si fanno quasi argentei, lucenti come l’alone lunare, iridescenti come ali di farfalla.
Cangiante, come vuol dire il nome di lui.  
Nina gli ha spiegato perché è lei a chiamarsi così, ch’è il frutto di un complicato gioco di parole. Eppure in lei non sembra esserci nulla di complicato: è così solare, istintiva.
Somiglia tanto a Lia, più che a Shura. Ma ha anche tanto del fratello maggiore: la perspicacia, quel suo essere a tratti profonda, indagatrice, sottile.
E non lo è solo con la mente. Aiolos osserva quel corpo minuto chinarsi su una piantina di alisso, carezzarne le foglie prima di coglierne un mazzolino. Giallo oro, come il sole.
<< Mi sono sempre piaciuti, questi fiori. A casa non ho occasione di trovarne, mi sono mancati >>, spiega, scostando i lunghi capelli che la brezza primaverile, non forte ma dispettosa, le scompiglia in cima allo chignon in cui li ha raccolti. li rigira tra le dita delicate, e Aiolos avverte prepotente il desiderio di scioglierle il nodo e lasciarli ricadere sulle spalle.
Soprattutto ora che Nina infila il mazzetto dietro l’orecchio. << Come mi stanno? >>, fa, in tono vanitoso, e insieme giocoso. Si diverte a posare, come un’attrice consumata, un po’ per scherzo un po’ per davvero.
 Ma non si sente di volergliene: rispetto a lui, è una bimba.
Vero che non lo è sul serio: ha solo due anni meno di Aiolia, ma a differenza del fratello così grande e grosso, Aiolos vede Nina così indifesa, piccola e dal bel viso evanescente.
A quella stessa età, sua madre aspettava già lui.
Questo pensiero gli dà una fitta al petto, così torna a guardare Nina, che con una mano sugli occhi per difenderli dal sole, allunga il collo delicato provando a vedere da che parte è il mare. La fitta muraglia di macchia mediterranea blocca l’accesso: bisogna fare un lungo giro intorno alla scogliera, per raggiungere la spiaggia. Un luogo incantevole e isolato, dalle rocce bianche, la sabbia dorata, pozze simili a piccoli laghi salati, popolati di alghe vivide, di pesciolini argentei e conchiglie rosate. Il mare, più alto dal lato delle rocce, digrada dolcemente seguendo la riva, in una tavolozza di verdi, azzurri, blu cobalto e indaco inimitabili.
Non l’ha mai condotta lì, a malincuore.
Conoscendola, s’innamorerebbe immediatamente di quella piccola oasi. E non esiterebbe a sfilare quel leggero vestito tutto balze e pizzi, per gettarsi in acqua davanti ai suoi occhi.
<< Tanto prima o poi lo troverò, il mare! >>. Grida, Nina, come se fosse indispettita e divertita insieme. Forse pensa che Aiolos voglia metterla alla prova, o che le stia facendo uno scherzo, non mostrandole il passaggio.
Ricorda tanto una ninfa, mentre lo supera, infiltrandosi nella macchia. Un lampo di luce bianca, pronta a svanire appena si tende la mano per afferrarla.
Ma prima di tenderla, Aiolos se la taglierebbe. Di netto, sopra il polso.
E’ la sorella di Shura. Non può far questo al suo migliore amico, al giovane che ha cresciuto come un figlio.
E poi … Nina è così amichevole, bendisposta anche con gli altri Saint. Tutti la cercano, la adorano e la vezzeggiano e lei ci sguazza dentro, beandosi di quelle attenzioni. Non che ci sia nulla di sconveniente: è una bella ragazza che gode dell’ammirazione di un gruppo di giovani uomini. Qualunque ego con un minimo di amor proprio si sentirebbe lusingato, da questo; tanto più quello di una  piccola leonessa dalla lunga criniera. Una leonessa che è stata capace di far breccia nella sua corazza di uomo e di Cavaliere sempre ligio al dovere, alla sua missione, ma anche al suo cuore, quand’è occorso. Sfidando tutto e tutti. 
Lo stesso che gli pulsa forte in petto, osservando la corsa di Nina in mezzo agli arbusti. E sorride anche lui.
Finchè d’un tratto non la scorge più.
Il sorriso si spegne e corre a raggiungerla, individuando il biancore del suo vestito tra le fratte spinose.
<< Nina! Tutto bene? >>, grida, vedendola a terra che sfila una scarpa, e la scuote per liberarla dai sassolini.
<< Sì. Sono ancora intera >>.
<< Ti sei fatta male? >>.
<< Naaahh. Più che altro mi sono ferita l’orgoglio. Cosa penserai adesso di me? >>.
<< Cosa dovrei pensare? >>.
<< Che sono una scema di ventiquattro anni che si comporta come una bambina >>.
<< Non potrei mai >>. Aiolos stira un sorriso buono.  << E poi non so se hai notato, ma sono abituato ad avere a che fare coi bambini troppo cresciuti. Non conosci mio fratello, forse? >>.
<< Ah sì. Ho imparato a conoscerlo >>, sentenzia lei in tono leggero, eppure carico di sottintesi.
<< Ti piace Aiolia, vero? >>. E’ una domanda sciocca, eppure non può fare a meno di porgliela. Trascorre con Leo molto più tempo che con gli altri, forse anche che con Shura stesso.
E con lui.
Per un attimo si pente di avergliela fatta. E se la risposta non fosse quella che immagina?
Ma è quasi sicuro che anche Nina se ne sia accorta.
E lei ama suo fratello quanto Aiolos il proprio. Per cui … forse non è il caso di sentirsi troppo in colpa, se stanno facendo, ognuno a suo modo, un gioco pericoloso.
Hanno bisogno di essere aiutati. Ci sono troppe cose nel mezzo, che rischiano di dividerli ancora a lungo.
E non è giusto. Hanno già sofferto abbastanza, Shura e Lia.
Anche Aiolos ha sofferto. Sapeva cosa sarebbe costato a Capricorn e ad Aiolia quella notte. 
Ma non ha potuto far nulla per impedire che accadesse.
Lei alza le spalle. Il solco candido tra i seni spicca più profondo, mentre il resto della pelle si è leggermente dorata, malgrado sia ancora primavera. Ha qualche piccola efelide, che ora si è fatta più visibile, sulle spalle. << Ho avuto pochi amici maschi, nella vita. Finisce sempre che vogliono qualcos’altro, da te, e addio. Tuo fratello è diverso >>.
<< In che senso? >>.
<< Giochiamo a mostra e nascondi, Cavaliere di Sagitter? So che anche tu sai >>, mormora lei, facendosi vicina, il tono basso e lo sguardo di una gattina furba. << Li conosci da più tempo di me, e più a fondo. Devi saperlo per forza >>.
<< Certo che lo so. E so anche cosa stai tentando di fare tu con Aiolia. Ma non se … sia la cosa giusta, Nina. E se ci stessimo sbagliando? >>.
Nina lo fissa dritto negli occhi. << Quando hai salvato Athena, come facevi a sapere ch’era la cosa giusta? >>.
Aiolos resta per qualche secondo in silenzio. Non si aspettava una domanda simile. << Io … io … l’ho sentito >>.
<< Hai le voci nella testa? >>.
Aiolos sorride. << No. Qui dentro >>. Posa una mano sul petto, dal lato sinistro.
<< Mhmm >>. D’un tratto, Nina allunga la propria su quella di lui, premendovela sopra. << E … adesso? Adesso … cosa senti, dentro? >>.
<< Che …. Che … >>.
<< Io penso sia la stessa cosa che sento io, Aiolos >>. Così dicendo Natalia serra le dita di lui nelle sue, staccandole dal torso del giovane per portarle sul suo sterno, sul limite estremo che separa la pelle nuda dall’orlo del corpetto. Un centimetro più in basso e potrebbe sentire sulla punta del polpastrello la piccola gemma puntuta che già si è indurita, apparendo sotto il candore del pizzo.
Il respiro di Aiolos si ferma in gola. Anche questo è un gioco pericoloso.
Aveva già intuito che Nina è meno innocente di quel che si potrebbe pensare guardandola. Una donna che non conosce uomo … non lancia segnali tanto ben calibrati. E diverse volte si è anche trattenuto dal domandare a Shura delle delucidazioni riguardo i trascorsi di Nina. L’amico gli aveva raccontato del modo insolito in cui si erano conosciuti, ed era evidente che nonostante non fosse avvezza a … “abbordare sconosciuti in un bar”, non era nemmeno legittimo pensare che una fanciulla intatta si mettesse a provocare un uomo come Capricorn senza immaginare come sarebbe andata a finire.
Solo un caso aveva salvato quei due dal commettere un abominio anche se inconsapevolmente. Il fatto che qualcosa in entrambi avesse pulsato più forte del richiamo della carne: quello del sangue.
E non c’era da sperare che fosse nelle intenzioni di lei cercare l’uomo della sua vita. Era chiaro che si era trattato di un attimo di debolezza, frutto di un’attrazione improvvisa e passeggera, anche se nulla impediva di pensare che poteva diventare qualcosa di più, com’era avvenuto a Cancer.
Ma lui quell’attimo di debolezza non può concederselo, a nessun costo. Come potrebbe guardare in faccia Shura, dopo? E’ lampante quanto lui tenga alla sorella, da bravo spagnolo abituato a considerare le donne della sua famiglia come eterne Vergini Maria, senza macchia malgrado tutto, e propenso a pensare che concepissero per opera dello Spirito Santo, senza contatto carnale.  
Nina però è tutta carnale. Anche lei, da brava spagnola, ha il sangre caliente. Lo stesso che si porta dentro Capricorn, e di cui forse non si rende conto, dacché è sempre stato impegnato a soffocarlo, fuori dall’arena, o dalla battaglia.
<< Riesci a sentirlo? >>, domanda Nina, il tono fattosi più profondo, denso.
In realtà Aiolos non sente nulla. Nulla, a parte il rombo furioso che echeggia nel petto di lei, e quello del proprio sangue, fattosi bollente anch’esso, alle tempie. Gli riempie le orecchie rendendolo sordo e cieco ad altro che non sia lei.
<< Lo senti, Aiolos? >>. Non è una ninfa, è una strega. La sua è la bellezza stordente di Circe, che lo tenta innocente e sfrontata insieme. << Io … sono sicura … di sì … >>.
E’ un attimo in cui la vede avvicinarsi, socchiudere gli occhi. Il suo profumo è ammaliante, quel piccolo ramo di alisso impallidisce al confronto. Persino l’odore chiassoso della macchia, la brezza salmastra del mare non possono competere con quel bouquet fresco, che sa di dolce e frizzante.
Sta quasi per cederle, avverte il palpito sotto la pelle delicata tamburellare sempre più frenetico. E’ a portata di respiro.
E’ la sorella di Shura, tuona la voce dentro la sua testa.
E subito indietreggia. << No, Nina >>.
Lei riapre le palpebre di scatto, la luce in quegli occhi è insostenibile. Hanno il baluginio tagliente del metallo. E’ delusa, glielo si legge in faccia.
<< Vieni. Ti riporto … a casa >>. Si mette in piedi, porgendole la mano.
Che nonostante tutto raccoglie. Si dà una rassettata, spolvera il vestito dalle macchie di terra e sabbia. << Forse non era l’occasione più adatta per indossarlo >>, nota, con evidente disappunto.
<< Già >>. Perché le forme del suo corpo emergono con prepotenza dal pizzo sangallo, i seni piccoli e ben fatti, i fianchi snelli, le gambe non troppo lunghe ma eleganti.
<< Riesci a camminare? >>.
<< Sì, grazie >>. Il suo tono è neutro, nulla farebbe pensare alla ferita nell’orgoglio che Aiolos sa di averle inflitto, consapevolmente, questa.
S’inerpicano su per lo stretto sentiero. Nina saltella con grazia, ed ecco che l’altra parte di lei, la piccola capra testarda, viene fuori.
Arrivano in silenzio fino alla scalinata esterna che collega la Nona con la Decima. Non se la sente di proseguire: incontrare Shura adesso non sarebbe salutare. Lui gli leggerebbe in faccia a chiare lettere l’imbarazzo, lo sconcerto, e quel desiderio inconfessabile.
E lo farebbe a tocchetti, forse fregandosene anche di non far soffrire Aiolia daccapo.
Ed è questo che riesce a infondergli il coraggio per riaprir bocca, e provare a rimediare alla situazione come tante volte ha cercato di fare con suo fratello e il compagno del Capricorno. << Nina, scusa … per prima >>, esordisce, non osando guardarla in viso.
<< Non fa niente >>, fa lei, in tono disinvolto. << Scusa tu. Te l’ho detto, mi comporto come una bambina, certe volte. E’ tutto apposto >>.
Ad Aiolos non pare proprio che si sia trattato di un capriccio da bimba. Anzi. L’ha sentita donna, più donna che mai, in quel momento.
E si vergogna ancora di più di quel fuoco che ha sentito sferzargli i lombi, la scossa che ha avvertito sottopelle mentre la sfiorava. Lui che ha sempre rimarcato su quanto l’amore debba essere puro, disinteressato ha desiderato fare “certe cose” con la sorella del suo migliore amico, in piena luce del sole, in mezzo alle spine, quasi fosse un animale.
E insieme prova rammarico anche per averla offesa. Perché lo sente, fino in fondo alle ossa, che Nina non è abituata a essere rifiutata. Persino quando … era finita sotto casa assieme a Shura, era stata lei a farsi indietro per prima.
<< Pace? >>. Nina gli tende la mano.
<< Sì. Pace >>.

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Capitolo 2
*** 2. ***


Ma di quella pace rimane ben poco, dopo che l’uragano Nina ha portato scompiglio nella vita dei tre uomini che le sono più vicini: il suo stesso fratello, Aiolia e lui, Aiolos.
Sagitter non si aspettava che le cose andassero in quel modo. Lui non rammenta nulla di quella parte del suo passato, la sua mente ha un buco nero che non riesce a colmare in alcun modo.
Sono due giorni che si sforza di ricordare qualcosa, qualsiasi minuscolo frammento ha iniziato persino a dubitare della veridicità delle parole di Nina, non perché la creda capace di tanto, ma perché magari in buona fede si è lasciata trarre in inganno.
E poi quel mattino, di ritorno dagli allenamenti lei l’aveva chiamato, conducendolo in casa di Capricorn e  mostrandogli lo schermo del suo computer. Quasi abbia intuito che un semplice foglio di carta per lui non fosse sufficiente.
D’un tratto ha recuperato sei anni della sua esistenza, di cui però non ricorda nulla.
Ma al diavolo. Se è servito a far crollare finalmente le ultime resistenze tra Aiolia e Shura, per lui va bene tutto.
Gli è bastato vederli allenarsi il giorno prima nell’arena, approfittare del fatto che credevano di essere lontani da occhi indiscreti per scambiarsi un bacio tenero e appassionato al termine di un combattimento che, era pronto a scommettere, era saputo più di … preliminare, che d’allenamento.
Non che abbia chiesto ad Aiolia cosa sia accaduto dopo che Shura è corso fuori, seguendo il consiglio di Nina.
A cui lui, Aiolos, ha dato manforte.
Si era ritrovato da solo con lei, per un tempo infinito. L’aveva aiutata a sparecchiare la tavola, e lavare i piatti. Le ha fatto compagnia anche per un bicchiere di mavrodaphné, che però gli ha lasciato l’amaro in gola, nonostante fosse tra i vini più dolci che la Grecia sappia offrire, quando con fare innocente Nina gli ha rivelato ch’era un regalo di Kanon, fatto venire direttamente da Patrasso.
<< E’ molto carino, con me. Non riesco a credere che sia come dici tu >>, gli ha detto, dopo che Los le ha fornito un resoconto delle malefatte di Gemini minore. Perché sì, anche lui adesso fa parte della compagine dei Saint, ma non sempre è stato all’altezza dei requisiti richiesti, in passato.
E ad Aiolos fa male. Lo infastidisce sapere che ha vestito l’Armatura dei Gemelli durante la Guerra Sacra, sapendo ch’è colpa sua quello che era avvenuto a Saga tanti anni prima.
Ma si è sempre sforzato di trattarlo come si conviene ad uno del suo rango, perché Los non può ritenersi dappiù della sua Dea. E se Athena in persona l’ha riconosciuto degno, chi è lui per darle torto?
Staccandosi dal computer, Nina torna a guardarlo. << Visto? Avevo ragione >>. Sorride, ma il suo sorriso, benchè lieto, non ha lo smalto prezioso di prima del loro fraintendimento. Come se avesse perduto qualcosa della sua spontaneità, con lui. << Grazie di avermi spalleggiato. Sai, Gabriel ha la testa un po’ dura. Come me. Non per niente abuelita ha sempre detto “ Nina cabeza de cabra. Chini il capo solo per prendere la mira e ficcarci le corna, in quel posto, al povero disgraziato di turno “ >>, dice, imitando il tono che Aiolos immagina appartenere alla nonna.
Lui tossisce, quasi si strozza. Non è un immagine sana, quella che la ragazza ha evocato senza volerlo.
Sa che Aiolia non è inesperto come lui. Ha avuto delle donne, gliel’ha confidato in un’occasione, che ancora lo fa sorridere.
Dopo che si erano incrociati con Shura in quel locale. Non che Lia fosse timido: giammai, solo, aveva ritenuto inopportuno entrare tanto in dettagli con lui, se non altro per rispetto del fratello che considerava così integerrimo, e sapeva quale fosse l’opinione di Sagitter al riguardo. Occhio non vede, cuore non duole, si dice. 
Ma la rabbia che l’aveva colto quella sera, mentre ritornavano a Rodorio, aveva un che di … insolito.
L’aveva visto andar via con quella ragazza. E in tutte le invettive lanciate con foga contro il Custode della Decima Aiolos aveva colto l’ombra della gelosia.
Per questo non gli aveva confidato che Nina era la sorella di Shura, e non la sua donna, appena l’aveva saputo. Aveva sperato che … quell’ombra tornasse con forza, nel sapere che era partito per andare a trovarla.
Non era servito. Anzi, al contrario, era stato un deterrente: credendosi al sicuro da ciò che rigettava a mente lucida con tanta forza, Aiolia aveva preso bene la notizia, dichiarandosi contento che il compagno avesse trovato qualcuno a cui legarsi, ch’era solo da troppo tempo.
Lui è fatto così. Non finge, questo mai: solo, la vergogna per quel che provava, la stessa che gli aveva fatto odiare Shura con ardore moltiplicato per così tanti anni adesso era stata messa a tacere. Il senso di colpa era stato azzittito, e Aiolos avrebbe quasi creduto fosse bene svelargli la verità, se non si fosse accorto in tempo che quella lietezza era smorzata da un umore cupo, taciturno, fattosi più acuto giusto il dodici, appuntamento a cui Shura aveva mancato.
Così aveva scelto di continuare a tacere, confidando nel fatto che le ultime resistenze di Aiolia sarebbero crollate, nel sapere il cuore di Shura devoto a lui, e lui soltanto.
Ma difficilmente ce l’avrebbe fatta, senza l’intervento di Nina.
E vedere Aiolia sereno, davvero felice era quanto di più potesse rinfrancarlo. Nonostante lui si sentisse un po’ … no, non stranito, o non sia mai contrariato, ma … ecco … perplesso.
Avrebbe smosso mari e monti, per avvicinare Lia a Shura. Eppure il lato fisico, inevitabile per i due in merito, vista la loro … materialità, gli suscita un vago smarrimento. L’amore non ha sesso, come non ha buon senso, a volte; ma pensare a quei due che non si accontentano del legame spirituale, be’ … per quanto indegno sia soffermarsi su certi argomenti, tanto più che si tratta di suo fratello e quindi può sembrare un po’ morboso, lo lascia alquanto confuso.
Non che sarebbe differente se Aiolia si fosse trovata una compagna, o se avesse continuato a concedersi delle avventure. In quanto sacerdoti di Athena, la Dea Vergine al pari di Artemide, che ha preferito mantenersi tale per una scelta ponderata, chè il desiderio annebbia la mente, e non è perché è un’Amazzone che ama la caccia e scorrazzare per i boschi con la luna piena, più forza elementare che razionale, è sempre stato convinto di doversi mantenere casto. E i resti della religione natia sono ancora vivi in lui: la Chiesa Ortodossa è favorevole al matrimonio dei suoi ministri, però quella Cattolica si è imposta il celibato, anche se il Cristo non ha mai detto da nessuna parte che i suoi officianti non dovessero sposarsi, ed è stata una decisione presa per meglio avvicinarsi alla figura del Messia e adempire con più convinzione ai propri doveri.
A parte le sue perplessità e i suoi dubbi, tuttavia, deve a Nina molta gratitudine. Ne è consapevole e non si perita di dirglielo. << Ma no. Hai fatto bene. Hai fatto più tu in qualche settimana, che io in quasi due anni >>. La guarda, e gli sembra un po’ a disagio.
Anche se tutto sembra tranquillo, tra loro due, c’è qualcosa. Come un inciampo. << Avevo intenzione di andare a fare quattro passi, più tardi. Ti va di venire? >>, le propone così, d’impulso, per dimostrarle che non le serba rancore, che non la teme.
Nina per un attimo sembra sul punto di accettare. << Sì … oh, veramente avevo detto a Kanon che sarei andata con lui ad Atene >>, indugia, mordendosi un labbro. << Mi ha … promesso una sorpresa, e io non so resistere alla curiosità. Sai com’è. Il gatto >>, sorride. << Ma se vuoi … >>.
<< Oh, no. Se hai impegni non fa niente >>.
<< Facciamo un’altra volta, vuoi? >>, si scusa lei, uno sguardo timido negli occhi.
<< Certo. Senza problemi >>. Le sorride di rimando, ma sente i muscoli delle guance tendersi forzatamente. << Ciao, Nina >>.
<< Ciao, Aiolos >>. Si alza, lasciandola sola. Ha in mente di salire al Tredicesimo Tempio, giusto per sbrigare un po’ di lavoro arretrato. Saga è tornato a Patrasso, lo fa spesso, perché malgrado tutto incontrare Aiolos lo mette più a disagio di quanto riesca a sopportare.
Los ne è addolorato, ma non contesta la decisione del compagno. In lui vede sempre ancora l’amico sincero e fidato dell’infanzia e della prima adolescenza; Ananké ha decretato che doveva andare così, amen.
O almeno è quello che si dice, per non scaricare su Kanon la colpa dei delitti del gemello.
Ora però gli riesce difficile. Non è un mistero che Nina piaccia parecchio, al Custode in seconda dei Gemelli: eccetto Lia, con lui forse Nina ha trascorso più tempo che con chiunque altro, da quando è al Santuario. E lontano da esso, per voler essere puntigliosi.  
Così come non è un mistero neppure che Kanon abbia una morale alquanto discutibile, già per un comune mortale; figurarsi un Cavaliere di Athena.
Lo sanno tutti che ha avuto un’infinità di storie, e la ha ancora adesso. Va e viene da Rodorio, da Atene, da il-diavolo-se-lo-porti: non si preoccupa se la partner sia sposata e infedele, se sia santa o meretrice, l’importante è che abbia il suo sollazzo.
Non si spiega com’è che Shura si fidi a lasciare sua sorella in mano ad un simile individuo. Kanon non ha coscienza, non scrupoli: se punta una preda è già sua, non ha scampo.
Almeno Aiolia ha sempre sfogato i suoi istinti con ragazze cui in fondo sapeva di non togliere nulla, al massimo dare, anche se si trattava soltanto di una notte infuocata. Kanon invece no, non guarda alla prospettiva di rovinare una donna, anche se è già fuori strada per conto suo, e lui è soltanto l’ennesima pietra d’inciampo su un cammino già abbastanza scosceso. Poco importa che lei non abbia principi: dovrebbe averne lui, perché è lui quello investito dell’Armatura.
Mentre volta le pagine dei registri, una fitta dolorosa come un pungolo, dritta alla base della schiena lo fa saltare dalla sedia. I complicati percorsi mentali lungo cui si stava avventurando per cercare di tenere a bada la morsa allo stomaco d’un tratto sfuggono al suo controllo, e lo mordono in testa.
Ha fatto di tutto per proteggersi da lei. Ma anche per proteggere lei da sé, in qualità di sorella di un suo commilitone e amico, oltre che di cognata.
E poi l’ha lasciata andare senza battere ciglio. Con Kanon, poi … ch’è tutto tranne che santo. Può solo immaginare, e non vuole, quale possa essere la sorpresa che le ha promesso, di certo con quello sguardo lascivo che spesso mette su, quando è con lei. Non che tema una violenza fisica da parte sua: non è tipo, nonostante tutto.
No, lui l’avrebbe ammaliata, irretita e se ne sarebbe approfittato impunemente. Non sarebbe stato gentile … o meglio magari sì, durante l’amplesso. Non è difficile figurarsi estendere le sue arti incantatrici anche al letto, oltre che al corteggiamento.
Però è anche promiscuo, bramoso, lussurioso e …
La voce nella testa a cui Nina ha accennato scherzosamente si fa sentire per davvero. Urla tanto che non si capisce se rimbombi nel cuore dal cervello, o se è da lì che parte e poi echeggia nel cranio, con tanta veemenza da spaccarglielo.
Basta, idiota! Datti una mossa!
Scende al volo, deciso ad andare a strappargliela con la forza, se serve, prima che accada l’irreparabile; ammesso che sia ancora in tempo. Il terrore è che Nina possa … iniziare a provare qualcosa di più, che la mera brama carnale; e che Kanon immancabilmente la deluda, spezzandole il cuore. 
Sente la rabbia montare, non può sopportare un simile affronto, neanche sia stato fatto a lui.
Attraversa a passo di fulmine la Dodicesima, l’Undicesima e sta per fare lo stesso con la Decima quando una voce lo blocca all’istante. << Aiolos? Dove vai così di fretta? E’ successo qualcosa? >>.
Il bel volto di Nina, alterato si materializza davanti ai suoi occhi. Ha gli occhi sgranati, le dita stringono convulse l’accappatoio blu scuro. Le sue iridi hanno riflessi d’orizzonte, con quello addosso.
Quello soltanto. I capelli raccolti in un nodo sulla testa hanno le punte gocciolanti. Ha l’aria accaldata, le guance rosse.
Potrebbe essere un effetto del bagno caldo. Ma il suo cervello partito per la tangente vede tutt’altro in quel rossore delizioso. << Nina. Dov’è Kanon? >>, le domanda con piglio marziale.
Lei batte le palpebre, confusa. << In casa sua, credo, dove l’ho lasciato poco fa >>.
Un suglio di rabbia impotente gli serra la gola. E certo, possono anche averlo fatto lì. In fondo questa è casa di suo fratello, e se per puro caso li avesse beccati sarebbe stato davvero poco divertente, assistere allo scontro Excalibur contro Galaxian Explosion. O Golden Triangle, va’ a sapere.
Saga invece non c’è. Per cui avevano via libera, senza dover necessariamente recarsi nella Capitale, per avere un po’ di privacy.
Ammesso che non ci siano andati per davvero, magari per una passeggiata romantica in cui Kanon ha di certo esibito tutto le sue piume da pavone. Che tolte quelle, non gli rimane niente.
<< Siete rimasti poco, ad Atene >>, osserva guardando l’orologio. Anche se Gemini minore è ricorso al suo potere per arrivarci, è comunque un lasso di tempo piuttosto breve.
Nina lo guarda stupita. Poi annuisce.  << Be’, sì, in effetti >>. << Abbiamo solo fatto un giro, poi siamo andati a mangiare in attesa del traghetto. Aveva intenzione di raggiungere Saga a Patrasso, per farmi conoscere la loro città natale. Ecco, la sorpresa che mi aveva annunciato. Ma dopo aver mangiato ha iniziato a sentirsi poco bene, così siamo ritornati a casa, gli ho preparato una tisana e gli ho consigliato di farsi un bagno caldo e mettersi a letto … Forse qualcosa che abbiamo preso lo ha disturbato >>. O gli accidenti che Sagitter ha indirizzato verso di lui, sicuramente. << Aiolos, cosa c’è? >>.
Il sollievo che rimpiazza l’irritazione è un tantino colpevole. Dubita fortemente che in quelle condizioni Gemini possa essersi lasciato andare ai suoi fantasiosi giochi erotici, e se non fosse tanto preso, gli verrebbe quasi da ridere. << Niente, Nina >>, fa, con più calma.
E adesso può concentrarsi sugli istinti che quella visione gli suscita. Forti, irreprimibili.
E’ la resa del maschio davanti alla femmina, quella che gli turba i sensi. Era più svestita con quell’abito corto e scollato, che con questo tendone di spugna avvolto addosso.
Ma sa che sotto non indossa nulla. Che qui non sono fuori alla mercé degli sguardi altrui, benchè sussista il rischio di ritrovarsi pronto per uno stuzzichino, se per caso Shura arrivasse e vedesse sua sorella intenta a conversare amabilmente con un uomo, coperta solo da un accappatoio.
Le sue ultime resistenze crollano, non ha più appigli a cui tenersi, nessuna facciata cavalleresca da mantenere. Non ha più l’obbligo di salvare Nina dal libidinoso Drago Marino, ma in compenso non riesce più a trattenere le redini del purosangue selvaggio ch’è in lui.
Non sa staccare gli occhi dalle labbra che ha rifiutato, mentre mormorano le parole: << Lo cercavi? Ti serviva qualcosa in particolare, da lui? >>.
Deve rimediare a quell’offesa, subito. << No. Non da lui. Da te >>. L’attira a sé, con forza, serrandole i polsi tra le dita, schiudendole le labbra con le proprie, cercandola, assaporandola, passandole una mano dietro la nuca per tenerla più vicina, non sopporterebbe una sua eventuale vendetta. 
Ma Nina non ci pensa proprio a vendicarsi, a negarsi anche solo per partito preso. Accoglie la sua lingua senza esitazione e ricambia anche, con misura, muovendola appena contro quella di lui come se volesse invitarlo gentilmente, stuzzicarlo ma senza prendere il sopravvento.
Dei, che sapore celestiale. Potrebbe non staccarsi mai da lei, fino a perdere il suo respiro in lei, tutto in lei, anche la ragione di cui si è sempre fatto scudo.
Lascia che Nina gli cinga le spalle con le braccia, infilandogli le mani tra i capelli; si abbassa verso di lei prima di far leva e sollevarla contro il muro, infilandole le mani sotto le cosce, sentendole roventi per il contatto. E’ calda e scivolosa, la sua pelle ancora umida, saporosa.
Le libera la bocca un secondo. E Nina gli sorride, con uno sguardo saputo negli occhi cangianti. << Finalmente … cominciavo a chiedermi a chi avrei dovuto chiedere aiuto io, per dare una svegliata a te >>.
La parola “svegliata” gli mette addosso un accenno di panico.
Nina gli guarda le labbra, allungando le dita a sfiorargliele con dolcezza. Deve aver captato a cosa sta pensando. << Gabriel non c’è. E’ con Lia … e non penso torneranno presto >>, gli sussurra, con uno sguardo eloquente. 
Ma Aiolos ancora esita. Sa cosa accadrà, se davvero avvenisse.
Non ha mai posseduto una donna. La teoria non gli è sconosciuta, e anche ammesso che così fosse, basterebbero gl’impulsi del suo corpo premuto contro quello di Nina a dargli le indicazioni giuste.
Non è quello in cui crede e ne è cosciente. Ma da quando ha iniziato a pensare a lei insistentemente ha cominciato anche a pensare che … forse non sarebbe stato poi tanto disdicevole contravvenire alle sue convinzioni, se l’avesse condotta all’altare, sposata con tutti i crismi, e quindi si fossero concessi le gioie del talamo.
Salvo poi appallottolare quel foglio di carta e gettarlo via, perché non esisteva che Nina avrebbe accettato di sposarlo a soli ventiquattro anni, con tutti i suoi sogni, tanti che non ci stanno in un cassetto, ci vuole un armadio; con una vita davanti, giusto per farlo stare in pace con la coscienza perché desiderava portarla a letto. 
E quel desiderio adesso è forte. Ma quella coscienza gli tiene testa ancora abbastanza bene.
Nina però è più forte ancora. Sa quello che vuole ed è decisa a prenderselo. E Aiolos invece adesso sa che quel lieve sorriso sulle labbra è dovuto alla soddisfazione per averlo messo in scacco; arriva quasi a domandarsi se non abbia accettato di andare ad Atene con Kanon giusto per metterlo faccia a faccia coi suoi sentimenti. Per fargli capire quanto sia …. preso da lei. E geloso.
E’ furba, Nina. E quell’astuzia forse non le viene né dal segno, malgrado i Capricorno sappiano essere determinati e calcolatori, né dall’ascendente, ché il Leone non sa fare piani, non tesse reti, lui azzanna e scappa, e il resto sono fumisterie inutili.
Forse le viene solo dal suo essere donna. Profondamente, intensamente donna.
Ed è pronta a dimostraglielo. Si tira leggermente indietro, slegando la cintura dell’accappatoio, lasciando emergere il solco tra i seni bianchi come neve e il ventre piatto, segnato appena dalla fosse scura dell’ombelico.
La fame di Aiolos si ridesta, potente. Non c’è remora che tenga, dinanzi a tanta cocciutaggine.
Lei lo vuole. E’ … smaniosa, anche se con garbo, lo seduce con arrendevolezza, affrontandolo con una resistenza passiva e irresistibile.
Se la stringe addosso e la allontana dalla parete, reggendola tra le braccia.
Oso. Lo so.
Osa, Aiolos, osa. La porta nella camera, chiudendosi alle spalle il battente con un calcio. La posa sul letto, allargando i lembi di spugna e svelando il corpo che ha sentito fremere attaccato al suo.
Non riesce a non pensare al fatto che lui è … sprovveduto, al suo confronto; e per un attimo teme di non essere all’altezza delle sue aspettative. Forse Nina crede che assieme all’addestramento da soldato ne abbiano ricevuto uno da amante, e che quel fisico statuario non sia stato scolpito soltanto dalle lotte nell’arena, ma anche quelle tra le lenzuola.
Però sembra così vulnerabile, adesso, sdraiata davanti a lui. Il fiato corto, le gambe vicine tra loro, le ginocchia unite, in una recrudescenza di pudore che gliela rende ancora più desiderabile.
Gliene accarezza una, piano. Si china a lambirla con un bacio, e Nina allenta timidamente la stretta.
<< Sicura che … >>.
<< Sì >>.
Aiolos si distende accanto a lei, il fianco destro che collide con il sinistro della ragazza. Le cerca di nuovo la bocca e Nina si lascia invadere, cedendogli con dolcezza. 
Allora si sposta un po’ più al centro, allargandole le cosce. Il suo membro vergine s’impenna con violenza, e solo due leggeri strati di stoffa lo separano dal calore umido che avverte bruciargli addosso.
Deve sentirlo meglio, conoscerlo, prima di farvisi strada. Porta giù una mano e la sfiora, rabbrividendo nel sentirla inarcarsi, nel toccare da vicino la sericità, l’ebbrezza bagnata e accogliente che gl’imprime il sesso di lei, sotto le dita.
<< Aiolos … >>. Il suo nome è una preghiera sulla bocca tumida di Nina, lo incita, lo sprona a prendere più confidenza. Trova l’accesso segreto nascosto tra le valve carnose e vi insinua l’indice, mentre un’ondata di fuoco gli si riversa nelle reni.
Nina geme, reclinando la testa. Le sfila la matita che tiene fermi i capelli e la getta da parte, affondando con i denti nella gola ora esposta, mentre le mani di lei gli artigliano la schiena, avventurandosi fino al bordo ruvido dei calzoni.
Non smette di baciarla nemmeno per permetterle di spogliarlo. Anche s’è impegnato a venerarle un seno con le labbra si gode il contatto delle dita di Nina che lambiscono la pelle sotto gl’indumenti, spostandone i confini imposti più giù, sempre più giù, lente da fargli perdere il senno, da aizzare l’incendio che gli arde dentro, impaziente di ritrovarsi nudo come lei, senza più ostacoli tra i loro corpi. Scalcia per liberarsi dei calzoni e dei boxer senza lasciarla andare, e mai è stato tanto contento di ossequiare la tradizione greca e portare i sandali, perché non ce l’avrebbe fatta a occuparsi anche dei calzini, altrimenti.
Nina viene fuori dalla spugna che ancora la tratteneva, come una farfalla dalla crisalide. Gli aderisce addosso, abbracciandolo, ricambiando le sue carezze, i suoi baci affamati, opponendogli il proprio fuoco, portando la propria mano su di lui, stringendolo nel palmo.
E’ una sensazione paradisiaca. Tutti i suoi nervi sono a fior di pelle, tendini, muscoli e articolazioni rispondono immediatamente alle sue intenzioni, si stirano e si allungano e si allentano, a seconda dei suoi movimenti.
E non loro soltanto. Nella mano di Nina il fiero strale del Sagittario scalpita, chiede di centrare il bersaglio cui mira da quando l’ha conosciuta, anche se non ha voluto vederlo. I suoi pensieri, contro cui ha lottato strenuamente ora volgono ad una sola conclusione.
Non ce la fa ad aspettare ancora. Rischia di raggiungere l’apice ancor prima di unirsi a lei più a fondo, in modo completo, definitivo. Non gli serve un trattato di scienza medica per capirlo, anche se è la prima volta che prova nel basso ventre quelle contrazioni quasi dolorose, tanto sono pervasive.
Vorrebbe darle di più, ma nemmeno un Cavaliere d’Athena può venire a patti con le proprie reazioni. Non lui, di certo, che non sa gestirle e rischia di finirne subissato.
E’ per questo che la cerca solo un altro istante, senza spingere le dita a fondo. Se lo facesse potrebbe dire addio agli sforzi che sta imprimendo al suo sesso perché non lo abbandoni proprio ora.
La fa sua con un unico assalto, a cui Nina reagisce irrigidendosi di scatto. Non ha nemmeno il tempo di fermarsi, di tornare indietro, di chiederle cosa sia successo; l’orgasmo è impetuoso, fulmineo e gli oscura la vista, oltre che la lucidità. Riesce appena a ritrarsi, più per uno spasmo involontario del bacino che per vera intenzione calcolata.
Le crolla sopra provando a reggersi sui gomiti, per non gravare con tutto il suo peso su di lei. Sente il suo cuore battere forte, ma il ritmo è caotico.
Ansimante, le prende le guance tra le mani. << Nina, stai bene? >>.
Lei annuisce, solo con la testa. E questo non lo rassicura.
Chiaro che non è stato come si era figurata. E’ arrivato alla fine troppo presto, e per giunta non le ha dato nulla eccetto quei brevi sprazzi prima di penetrarla.
<< Nina? >>.
<< Sto bene. Va tutto bene, Aiolos. Tranquillo >>. La voce è un po’ troppo tirata, così come il sorriso che le spunta sulle labbra. E la carezza che gli posa sul viso è flebile; non fosse per lo sguardo fisso negli occhi di lui penserebbe che le stia quasi dando fastidio. 
Realizza che la sta soffocando, così si scosta, tirando su i calzoni arrivati a metà gamba, e mettendosi a sedere.
Per un attimo pensa di dirle la verità, ch’era vergine, e non era preparato a fronteggiare un tale attacco congiunto di emozioni e sensazioni. Vorrebbe chiederle scusa, giustificarsi per non aver atteso un’altra occasione per possederla completamente, e per aver ceduto all’orgoglio invece di lasciarsi istruire da lei. 
Ma la voce non esce. 
Con un lieve lamento Nina si raddrizza anche lei, portando una mano al fianco prima di recuperare l’accappatoio che si è tutto appallottolato sotto la sua schiena. Se lo tira addosso, avvolgendolo intorno alle forme squisite, che lui non ha saputo onorare come dovuto.
Non si è nemmeno spogliato, e che diavolo.
Maledizione.
<< Senti … io … vado a fare la doccia >>, esala, il tono incerto, tremante. Come le sue gambe quando scivola fuori dal letto, che copre con la spugna tenendola serrata nel punto tra le cosce quasi volesse proteggersi persino dal suo sguardo.
Sembra si sia pentita di essersi concessa a lui. E a ragione. Non è un talento naturale né un maestro, nel campo; ma ha la bruttissima impressione di averla trattata come una poco di buono.
E questo gli scioglie la lingua, ancora avvolta dal sapore di quella di lei. Sta davvero per confessarsi, a capo chino, quando per caso con la coda dell’occhio nota qualcosa che prima non c’era.
Un lieve alone rosso chiaro, dove prima Nina era seduta.
Il rammarico diventa dolore. Gli fa esplodere una fitta nella tempia, oltre che dentro l’anima.
Non soltanto ha combinato un casino, le ha anche fatto male.
Quando torna fuori dal bagno, non ha più l’accappatoio ma solo un largo telo di spugna, blu scuro anch’esso. Lo guarda e impallidisce, seguendo la linea tracciata dagli occhi di lui.  << Cazzo … no, no, no >>. Alza il braccio e lo porta alla fronte, battendocela contro, mentre l’altro tiene l’asciugamano assicurato intorno al corpo. << Ah, che disastro >>.
<< Io ti ho fatto male, e parli tu di disastro? >>.
Abbassa il braccio, le iridi ora verde cupo fisse nella sue. Il suo bel volto esprime qualcosa d’indecifrabile: assomiglia al cruccio, ma più profondo.
Quasi una sofferenza, che però non c’entra nulla con quella che lui suppone di averle inflitto. Non fisica, ma emotiva.
<< Non mi hai fatto male, Los >, dice con dolcezza, troppa, per non voler suggerire qualcosa tra le righe. << Non mi hai … fatto male >>.
Leggi: sei stato irruento, ma non per questo ho sanguinato. Mi hai fatto male, sì, ma non per questo è avvenuto.
Aiolos resta spiazzato. << E’ quello che penso? >>, domanda, e non può tremare nel sentire quant’è roca la sua stessa voce.
<< Sì >>. Lei non gli è da meno. << Mi dispiace. Non pensavo accadesse … scusami >>.
Il pudore che prima ha contribuito a sedurlo ora gli dà quasi ai nervi. Perché gli fa pesare ancora di più il rimorso di aver ceduto, scordandosi dei suoi doveri, dei suoi principi e cosa più importante, di lei stessa, in qualità di diletta sorella di un amico fraterno.
<< Cosa non pensavi accadesse, Nina? Che … finissimo a letto? Mi sembra impossibile, visto tutti i modi in cui mi hai indotto a cedere, non ti pare? >>. Non riesce a reprimere la stizza, detestandosi per questo; ma le macerie delle barriere infrante ora gridano, dentro di lui.
Esattamente come quella di cui restano i segni sul lenzuolo. E sulle cosce di Natalia, che per questo si è premurata di nasconderle con i lembi dell’accappatoio. Forse credeva che la spugna fosse abbastanza spessa, e di colore abbastanza scuro da mascherare le tracce di sangue.
<< No. Questo >>. Il suo volto è semi-nascosto dai capelli, ma Aiolos non ha difficoltà a intuire il rossore insostenibile sulle guance della ragazza, le perle dei denti infliggere il loro morso nella morbidezza del labbro inferiore di cui si è nutrito avidamente, come di tutto il resto di lei.
<< Perché non me l’hai detto? >>.
Le lunghe ciocche si sollevano un istante, seguendo le spalle delicatamente arcuate. << Non lo so. Forse … pensavo … che non l’avresti fatto, se avessi saputo ch’ero … >>.
<< E non ti è venuto in mente che me ne sarei accorto? >>, sbotta alla fine, esasperato.
Le spalle ora sussultano. Per un attimo Aiolos si porta le mani al volto, riprendendo coscienza nel vederla piangere.
Dei, che imbecille. Non gli basta averla … degradata prima, deflorata poi, ora la sta anche rimproverando, solo perché gli ha fatto dono di sé, prestandosi ad un piccolo inganno innocente che non ha arrecato danno altri che a se stessa, pur di attrarlo nel suo letto, dentro la sua carne.
Dare con quella testa di somaro contro la parete non sembra una cattiva idea, per niente.
Finchè un suono gorgogliante non lo raggiunge, lasciandolo di sale.
E’ Nina. Non sta piangendo, sta ridendo. A meno che non si tratti di una reazione isterica, sta proprio ridendo di gusto, provando a trattenersi senza riuscirci.
<< Nina? >>.
<< Non mi pare che tu l’abbia fatto >>. Cede all’ilarità scoppiando a ridere visibilmente, e la sua risata è tornata quella di sempre, quella che Aiolos conosce e ama.
E d’un tratto si sveglia per davvero. Lui ama Nina, ed è ricambiato, al punto che lei ha scelto di non rivelargli ch’era il suo primo uomo, paventando che questo l’avrebbe fatto retrocedere da quell’attimo di passione ch’è riuscita a liberare con tanta fatica.
Non aveva previsto d’innamorarsi. Ma è successo, e poco conta se deve rivedere tutti i principi – forse sbagliati- in cui ha sempre creduto, di fronte a qualcosa di così misterioso e miracoloso come l’amore.
Quello non guarda in faccia a nessuno. A differenza di Nina, che ora rialza il volto, arrossato e sorridente, gli occhi lucidi e il nasino arricciato.
Aiolos scoppia a ridere anche lui. Va accanto a lei, la serra a sé, le cerca e le carpisce la bocca, sentendo pienamente, consapevolmente i palpiti del cuore, le fitte allo stomaco, l’emozione e la tensione che gli infiammano corpo e anima, mentre è insieme a questa donna meravigliosa.
<< Ti amo >>, le mormora, sulle labbra.
<< Sei più bravo a capirlo quando vale per gli altri, che per te, stupido. Oltre che per … me >>.
<< Forse perché anche per me … è qualcosa di nuovo >>.
<< Sì? >>.
<< Sì >>. Si china a baciarla ancora, issandola tra le braccia, riportandola sul letto. Le passa con delicatezza una mano sul viso, seguendo la linea della gola, della spalla, attraverso i seni fino a fermarsi sul fianco.  << Sicura che non sia stato troppo doloroso, Nina? >>.
<< E’ una domanda a trabocchetto, questa? >>.
<< Perché? >>.
<< Tipo … che se ti rispondo di no ti senti offeso nella tua virilità? >>.
<< No! Voglio solo assicurarmi … che tu stia bene >>.
<< Ah, allora ho capito. Vuoi accertarti … che stia bene così … possiamo … riprovarci >>.
Aiolos esita un istante. Non è incerto solo dinanzi al momento, ma anche alle sue eventuali conseguenze.
Vero, il danno ormai è fatto. Ora che tuttavia la nebbia della passione si è diradata, lasciandogli intravedere le questioni più pratiche, come ad esempio dover confessare a Shura quello ch’è accaduto, un brivido freddo gl’incide la schiena, seguendo la scia delle dita di Natalia. Si ritroverà affettato, poco ma sicuro.
Ma non ce la farebbe mai a rinunciare a lei, soprattutto adesso. Tanto più che non si è trattato dello sbandamento di un attimo, ma di una decisione ponderata.
Almeno da parte di Nina. << Be’, sì … magari … più in là … >>. Ammesso che esca vivo dal filo di Excalibur.
Natalia gli lancia un’occhiata maliziosa. << Ma io intendevo adesso >>.
<< A … desso? >>.
<< Sì >>. La sicurezza di Nina è una spugna che cancella dalla lavagna della sua mente qualsiasi pensiero che non sia lei. Si libera del telo e gli monta addosso, attirandolo alle sue labbra, appassionata. << Adesso >>.

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Capitolo 3
*** 3. ***


<< Forse è il caso che chiami Mu. C’è una brutta influenza in giro, potresti averla contratta >>.
Il tono ragionevole, ineccepibile risulterebbe anche vagamente inquietante, se non fosse uscito dalle labbra di un Aiolos molto scoperto, oltre che alquanto preoccupato
Ha addosso solo i boxer, d’altronde si è svegliato di soprassalto sentendo il rumore dell’acqua nel bagno. Nulla di eccezionale, se non fosse stato accompagnato da una cacofonia sgraziata e allarmante di uno stomaco riottoso. E non si fosse ripetuto più volte.
La porta si apre e Nina esce dal bagno, reggendosi la testa. Sa di menta, e di calore. << Hai la febbre? >>.
<< Sì. No. Non lo so. Però mi scoppia la testa. E la pancia >>.
<< Fa’ vedere >>. Aiolos le posa le labbra sulla fronte sudata. Non è particolarmente calda, anche se tutto il resto del corpo è madido, la maglia grigio chiaro di lui che indossa sul corpo nudo, e che le ricade intorno quasi come un abito tanto le va lunga e larga è appiccicata alla pelle ed è diventata color ardesia. << Non credo, forse solo qualche linea >>.
<< Ti prego. Mi dà già abbastanza fastidio che tu debba avermi sentito di là >>, sbuffa Nina, gli occhi lucidi. << Non umiliami ulteriormente facendomi da crocerossina >>.
<< Oh, ma dai. Ti amo e mi prendo cura di te, è ovvio. E poi … be’, siamo umani. Ci ammaliamo anche noi Cavalieri, di tanto in tanto, sai?  >>.
<< Lo so. Ma sarà un po’ difficile adesso non liberarmi da quest’impressione tremenda, la prossima volta che vorrò provare a sedurti per portarti a letto. Contavo di ammalarmi solo quando saresti stato in missione, e farmi trovare bella pimpante e sexy giusto giusto per il tuo rientro >>.
<< Che scema >>. Aiolos le bacia la testa, la stringe a sé. << Lo vuoi, un tè caldo? >>.
<< Ora come ora non sono sicura di tenere giù neanche un sorso d’aria >>, borbotta sconsolata.
<< Dai, vieni. Ti riporto a letto >>.
<< Eh, in senso letterale >>.
<< Dai >>. La accompagna fino al giaciglio, la aiuta a mettersi sotto le coperte. << Però un conto l’hai fatto bene davvero. Visto che i nostri fratelli stanno fuori tre giorni, avrò l’occasione di prendermi cura di te finché non sarai guarita >>.
<< Che sfiga >>, osserva lei con una smorfia disgustata. << E io che mi ero preparata ad un week-end di sesso sfrenato con il mio amante … e invece mi tocca un week-end di sessioni sfrenate di nausea con il mio badante >>.
<< Ma nemmeno l’influenza riesce a farti smettere di scherzare? >>.
<< Non sto scherzando. Sono frustrata. E incazzata. Nera. Non potevi finire K.O. anche tu, così almeno mi sarei sentita meno in colpa? >>.
<< In colpa per cosa? >>.
<< Tu stai bene >>, fa lei, tirando su col naso con aria infelice.
<< Ahhhh, santa ragazza  >>.
<< Comincio a credere a Shaka. Questa è la vendetta del karma, per non aver ancora detto a Gabriel che stiamo insieme >>, fa lei, aggrottando le sopracciglia.
Un vago senso di colpa si affaccia alla mente di Aiolos.
Ancora non ha detto nulla a Capricorn. Si è proposto mille volte di farlo, e mille e una ha retroceduto dalla sua intenzione. Mille volte l’ha guardato dritto in faccia pronto a rivelargli che amava sua sorella.
Ma non era questo il vero problema. Sarebbe stato spiegargli il resto, che quell’amore non aveva nulla di platonico, anzi.
E ha iniziato a temere di scatenare una guerra vera e propria, che avrebbe coinvolto non solo lui e Shura, ma anche Aiolia.
Così ha rimandato, e rimandato, e rimandato ancora. Non ce la fa a distruggere la pace che si è instaurata tra il fratello e il suo compagno: specialmente sapendo con quanta fatica è stata raggiunta.
Domani. Glielo dirò domani.
E intanto è trascorso più di un mese. Giorno dopo giorno, e notte dopo notte.
Potrebbe lasciarlo fare a lei: Shura non alzerebbe mai la mano contro la sua hermanita. Ma l’orgoglio maschile che lo anima glielo impedisce: tocca a lui quell’onere, e non alla sua donna. E inoltre conosce bene Nina, tanto da sapere che impulsiva com’è non saprebbe usare mezzi termini per affrontare la questione. Glielo sbatterebbe in faccia senza alcuna manovra diplomatica, e sarebbe davvero un disastro.
E’ già stato difficile convincerla a non farsi sfuggire nulla. Grazie al cielo, lo stesso timore di ferire Aiolia l’ha tenuta a bada fin qui, rendendola molto più silenziosa del solito, quando i quattro si riunivano per condividere uno dei pasti giornalieri.
Non può fare a meno di pensare che sia male, però. Ed è deciso a non rimandare oltre: appena Shura tornerà, gli parlerà senz’altro. Sperando di non combinare pasticci irreparabili. << Nina, tu mi ami? >>.
<< Certo che ti amo. Per questo sono arrabbiata. Penso che avrei voluto ridurti in un tale stato che nemmeno saresti riuscito ad alzarti dal letto, e mi sarei prodigata di servirti e riverirti come la tua fedele ancella, e invece mi tocca starmene in campana, assistita da te >>.
<< Non intendevo questo. Hai presente la faccia che farebbe tuo fratello, se scoprisse se andiamo a letto insieme da oltre un mese, e non abbiamo ancora ufficializzato la nostra relazione? O meglio, hai presente cosa mi farebbe tuo fratello, se scoprisse che siamo già andati a letto prima di sposarci come Dio e Athena comandano? Indovina? Se allora mi è andata di lusso, stavolta non ho speranze. Rimarresti vedova senza neanche avere diritto al sussidio. Lascia che lo informi io. Non è che non mi fidi di te, ma ho bisogno di trovare il modo adatto di dirglielo, senza farlo arrabbiare. O quanto meno lo spero >>.
<< Dimentichi una cosa >>.
<< Non basterà Aiolia a fermarlo, credimi >>.
<< Lui forse no. Io sì, però >>. Gli occhi arrossati di Nina splendono. << Se solo ci prova, gli darò tante di quelle padellate su quella cabeza de cabra che gli spianerò le corna, puoi giurarci >>. Sprofonda nel guanciale, imbronciata. << E poi non è colpa mia se lui non sa darsi una mossa >>.
<< Be’, ormai se l’è data >>.
<< Sììì, ti piacerebbe >>. Nina ghigna, improvvisamente divertita. << E meno male che lo conosci >>.
<< Che vorresti dire? >>.
<< Che è inutile. Tra un Capricorno maschio e un Capricorno femmina vince sempre quest’ultima >>. Notando il suo sguardo vacuo, Nina apre le mani. << Insomma, Los, quanto ti ci vuole a capire? Non sono ancora andati a letto insieme >>.
<< Eh? Ma di che parli? Se tuo fratello ormai ha preso pianta stabile nel Tempio di Leo, per ovvie ragioni! >>. Come non traviare l’innocenza della sorellina, ad esempio.
Lasciandogli l’occasione di sgattaiolare furtivamente nella Decima Casa, la notte. E infilarsi nel suo letto, per stringerla a sé, anche se solo per poco, ché non si sa mai.
Sarebbe potuta scendere lei nella Nona, ma sempre l’orgoglio virile di Los non avrebbe mai permesso alla sua donna di avventurarsi fuori nel cuore della notte. Poteva sempre passare qualcuno, ed era preferibile che trovassero lui in giro, piuttosto che Nina.
Adesso che il proprietario si è concesso un week-end fuori porta con il suo compagno, però, potevano approfittarne per dormire assieme, e svegliarsi insieme, o meglio lui che si destava per primo e restava a guardarla dormire, aspettare l’alba sorgere e trovarla meno luminosa del sorriso di Nina.
O almeno così avevano creduto entrambi. Già la prima notte é andata così.
Ma pazienza. Basta che non sia nulla di grave. << Aiolos, non come io e te. Intendi? Si possono fare tante cose a letto, senza arrivare … al dunque >>. Incava una mano e ci piega dentro l’altra chiusa a pugno, facendola scivolare con lentezza più che eloquente. << Chiaro? >>.
<< Oddei. Nina! >>.
<< E dai, fammi svagare un po’. Sennò finisce che prendo a pugni qualcosa >>.
Aiolos scuote la testa. << Forse mi preoccupo troppo per la reazione di tuo fratello. Credo non sia così refrattario come sembra, se ti racconta certe cose >>.
<< Noooo! Credi che sia stato Gabriel??? Ma allora sei davvero tardo, Los! >>. Nina scoppia a ridere, tanto che deve di nuovo correre in bagno.
Aiolos si piazza di nuovo dietro la porta. Non può fare a meno di essere in pena, per lei.
Vederla soffrire, sia pure per una banale influenza, lo devasta. E ridesta tutto il suo istinto amorevole di uomo abituato a prendersi cura degli altri.
Sempre più forte, se si tratta di lei. << Ecco, questo è karma. Così impari a fare la spiona >>, scherza, sperando di strapparle un sorriso anche se è intenta a tirar fuori anche l’anima.
La replica poco educata di Nina si perde nei suoi colpi di tosse.
E Los inizia a vestirsi.
Non gl’interessa se dovrà prendersi anche lui una padellata in testa, fermo non ci sa stare. Se c’è qualcosa in grado di arrecarle sollievo, tocca a lui darsi una mossa, per procurarglielo.
Scende alla Prima Casa, bussando alla porta del compagno dell’Ariete. << Kalimera, Sagitter. Ti occorre il mio aiuto? >>.
<< Sì. Ma non per me. Nina. Non sta bene, e sinceramente, visto che Shura è fuori, mi sono sentito in dovere di venire a chiederti una consulenza per suo conto >>.
Aries annuisce, lo segue immediatamente.
Spera solo che Nina si sia rivestita, nel frattempo. Avrebbe dovuto avvisarla, che Mu non è mica scemo, avrebbe capito subito che c’era qualcosa che bolliva in pentola, vedendole addosso una maglia che sembra più una tunica.
Chiaro, magari avrebbe pensato che appartiene a Shura. In ogni caso si sarebbe fatto gli affari suoi, che guarda caso è la cosa che gli riesce meglio.
<< Nina? Come ti senti? >>, chiede, bussando alla porta. C’è silenzio, forse ha smesso di rimettere. Ormai deve aver tirato fuori anche lo stomaco, povero tesoro.
Poi sente lo scroscio dell’acqua nella doccia. << Come se avessi un alieno in pancia e stia tentando in tutti i modi di uscire, grazie >>.
<< C’è Mu. L’ho chiamato … per farti dare un’occhiata >>. Teme un attimo la sua reazione. Per cui resta stupito, e fa una faccia aggrondata nel sentirla rispondere soltanto: << Dammi un minuto >>.
Evidentemente si è resa conto anche lei ch’è il caso di farsi visitare.
Quando torna fuori, indossa un top blu scuro e dei calzoncini neri. Non è certo coperta quanto si sarebbe augurato, ma può andare. << Ehi, Mu >>.
<< Ciao, Nina. Cos’hai? >>.
<< E che ne so. La peste bubbonica, forse. Vomito da quando mi sono svegliata, alle cinque >>.
<< Va bene. Siediti, così vediamo un po’ >>.
Docile, Nina si lascia cadere sulla poltrona. E’ sfinita, ha delle chiazze rosse sul viso livido, sembra che abbia perso cinque chili dalla sera alla mattina. << Posso toccarti, Nina? >>.
Fa appena un cenno stanco con la testa, quasi non riesce a parlare.
Mu le prende il polso, tiene il conto dei battiti cardiaci. Le fa aprire la bocca e ad Aiolos duole l’anima, tant’è arrossata la mucosa e gonfia la lingua, e non certo per via dei baci ardenti che si sono scambiati prima che partisse la sarabanda.
Eppure stava benissimo la sera prima, e la notte. Hanno cenato insieme e dopo hanno fatto l’amore, due volte, e si sono abbandonati esausti e felici l’uno tra le braccia dell’altro. L’ha tenuta sul suo petto sussurrandole parole dolci, tenere, facendola arrossire e ridere, affondando le dita nei suoi lunghi capelli setosi.
<< Non è influenza >>, sentenzia Mu, controllando le ghiandole ai lati del collo di Nina. << Sono gonfie, ma per lo sforzo di rimettere, non perché c’è infiammazione. E non hai la febbre >>.
<< Qualcosa che ha mangiato? >>, azzarda Aiolos. Però hanno mangiato le stesse cose, e non capisce com’è che non sia toccato anche a lui.
<< Può darsi >>. Mu si raddrizza, le inclina il viso esaminando con perizia le macchie sbocciate sulla pelle delicata. << Non credo si tratti di qualche malattia esantematica. Le hai avute, da piccola? >>.
<< Sì. Morbillo, rosolia, scarlattina e varicella. E gli orecchioni. Praticamente sono la dimostrazione vivente che i vaccini non servono ad un cavolo, a parte che farti piangere >>.
Mu le scocca un sorriso bonario. << Può capitare comunque, ed è un bene, perché così il tuo sistema immunitario è al sicuro. Non potrai più contrarle, e questo un giorno potrebbe tornarti molto utile, credimi sulla fiducia. Per caso sei stata operata di appendice? >>, le chiede poi, aprendo la borsa panciuta che si è portato dietro, estraendone un sacchettino con dentro delle erbe essiccate.
<< No >>.
<< Uhm. Cerca di non assumere cibi solidi, stai a riposo e prendi questa, ogni volta che hai la crisi di vomito, d’accordo? >>. Nina muove la mano. E Mu fa una faccia strana, volgendosi verso di lui. << Ehm … Aiolos, potresti … uscire un secondo? >>.
<< Perché? >>.
<< Per favore >>.
<< E dai, Aiolos. Il medico è lui, fa come dice >>, lo bacchetta Nina, estenuata ma sempre pronta a punzecchiarlo. L’ha chiamato lui, ora è obbligato a dargli retta.
<< E va bene >>. Li lascia soli, ma non ce la fa ad allontanarsi. Resta in ascolto, aguzzando l’orecchio contro il battente.
Se lo vedesse Lia … pensare che l’ha sempre rimbrottato da bambino, perché aveva questo brutto vizio.
<< Natalia, devo farti una domanda alquanto intima e sconveniente che preferirei evitare, ma purtroppo devo porti. E’ importante, quindi non prendertela a male >>.
<< Okay. Dimmi >>, replica lei, il tono incerto. Ma non si tratta della stanchezza, Aiolos ne è sicuro.
<< Posso chiederti … se per caso … è il tempo della luna, per te? >>.
<< Che? >>.
Mu esita. E Aiolos comprende la ragione, quando riapre bocca. << Le tue cose. Il ciclo. Lo … hai in questo momento? >>.
<< Ah! No, non ce l’ho >>.
<< Ecco, perché potrebbe avere degli effetti su di esso. Un componente della mistura influenza gli ormoni femminili, quindi potrebbe capitarti di avere un ritardo. O almeno così dice il manuale. Sai com’è, essendo noi uomini, non andiamo soggetti … a questo >>. 
<< Fortuna sfacciata >>, ribatte Nina, facendolo sorridere. 
<< Riguardati, Natalia. Torno domani >>. Quando esce Mu ha un lieve sorriso sulle labbra. Neanche lui sa resistere alle battute di Nina.
<< Allora? >>. Ha appena fatto in tempo a mettersi in mezzo al corridoio, buono buonino.
<< Nulla di che. Non penso debba peggiorare, ma se accade non esitare a chiamarmi, va bene? Potrebbe essere un’infiammazione dell’appendice, ma se sta meglio con la tisana che le ho lasciato, non si tratta di questo >>.
<< Tu sapresti accertarlo, visitandola? >>.
<< Sì, chiaro, anche se in una tale eventualità andrebbe trasferita in ospedale, non potrei certo sottoporla ad un intervento chirurgico qui. A parte che non ho le competenze per farlo, e inoltre sarebbe complicato sterilizzare tutto a dovere >>. Sospira. << Se non è strettamente necessario, però, preferirei evitare una manovra così … intima. Tengo molto alla salute di Nina, ma anche alla mia >>. D’improvviso avvampa, e Aiolos storce le labbra.
Sa che Mu è degno di fiducia, e poi si tratterebbe di un’emergenza. Eppure il pensiero delle mani del compagno sul corpo di Nina, in un punto così vicino a quello più caldo e morbido di lei … lo infastidisce parecchio.
Specialmente vedendo la sua reazione. E si sente meno stupido, ad essere rimasto a spiare dietro la porta. << Nina mi è cara, certo. Ma ci sono condizioni a cui … bisogna sottostare, soprattutto se è qualcuno che ha dei diritti su di lei a porle >>.
Aiolos si prende paura. Che abbia capito? In fondo, lui sa leggere la mente delle persone. Potrebbe aver benissimo intercettato il suo pensiero insano, e messo poco a fare due più due. << Non ti seguo, Mu >>.
Il Custode dell’Ariete lo fissa per qualche secondo coi suoi occhioni verde malachite. Poi sorride. << Ovviamente, Aiolos >>. Si tira indietro i capelli, trattenuti da un elastico a pochi centimetri dal fondo della schiena. << Ma non preoccuparti, se occorresse, venirei loro meno. La sopravvivenza di Natalia conta più del resto, per cui ti chiedo di rimanere quanto più possibile nelle sue vicinanze, finché non ritorna Capricorn. E avvisarmi immediatamente, se peggiorasse, o se avvertisse un dolore acuto al fianco destro >>.
<< D’accordo. Grazie Mu >>.
<< Di nulla. E … ehm … come stanno … loro due? >>.
<< Mah, bene, penso. Ancora non li ho sentiti. Ma ho in mente di chiamare Shura, adesso, se non altro per informarlo riguardo sua sorella >>.
<< Ti consiglierei di aspettare a farlo. Potrebbe non essere niente, e si allarmerebbe per nulla. Lasciali un po’ tranquilli, mhmm? Se lo meritano >>.
Aiolos sgrana gli occhi. Ma il sorriso si tende involontario sulle sua labbra. << Va bene. Grazia ancora, Mu >>.
Il Custode dell’Ariete va via, e Aiolos torna ad occuparsi di Nina. La guarda, sdraiata di nuovo a letto, le manine posate sullo stomaco come a fare da scudo, o impedire che salti fuori. << Te la preparo? O preferisci aspettare? >>, le domanda, accennando al sacchettino di erbe.
<< Cosa? Che tiro fuori anche l’esofago? No, grazie >>.
<< E se poi ti dà quegli effetti? >>.
Nina riduce gli occhi a due fessure. << Hai origliato. Non ci credo. Cosa pensavi, volesse farmi una dichiarazione d’amore? O tentare delle avances? Dovrebbe essere pervertito, per aspettare di vedermi ridotta così >>.
Aiolos ridacchia. << Vedere una damigella indifesa e bisognosa di aiuto è un’ottima scusa per tirar fuori il lato più cavalleresco di sé >>.
<< Già. Peccato che più che a Raperonzolo somigli alla strega della Sirenetta, adesso >>, borbotta Nina, muovendosi con cautela sotto il lenzuolo. << E poi è già sballato. Quindi non penso possa fare più male di così >>.
<< Sarà perché … >>.
<< Ti amo. Certo. L’amore influenza tutto, come la luna. Perfino le maree >>.
<< Nina >>, la azzittisce, chiedendole di esser seria.
Purtroppo lui non è pratico di certi argomenti, malgrado stia recuperando rapidamente sul fronte più coinvolgente della questione. Fare l’amore con Nina diventa ogni volta più bello, vissuto più consapevolmente, ora che ha imparato come darle piacere fisico in senso stretto, non soltanto quello causato dalla semplice vicinanza e comunione con lui, potrebbe continuare ad oltranza, anche dimenticandosi delle proprie necessità.
Nina è stata molto onesta, riguardo la sua precedente vita sessuale. Sì, vero, aveva avuto delle esperienze con un suo compagno di scuola, al liceo, mentre erano fidanzati. Ma non era andata oltre … il tocco delle mani, in quello che ora definiscono “petting”.
Quindi è tutto nuovo, quello che adesso sta scoprendo insieme a lui. Compreso quello spasmo dolcissimo che trafigge entrambi quando lei raggiunge l’orgasmo. Sentirla tremare tra le sue braccia, sfinita, appagata, la morsa della sua carne farsi pulsante intorno alla propria trascinandolo giù con sé è raggiungere qualcosa di mistico, oltre che un obiettivo che Aiolos si prefigge ogni volta in cui sono insieme. Ora che ha imparato a controllarsi, poi, sa come non cedere alla tentazione di seguirla immediatamente, spinto da lei, e concederle una replica prima di sfilarsi per non correre rischi.
Hanno provato ad usare i profilattici, ma i risultati non sono stati dei migliori: preso dall’angoscia di perderselo, o di sbagliare ad utilizzarlo non è riuscito neppure a raggiungere la forma necessaria per unirsi a lei. Quindi Nina, dopo aver logicamente afferrato il dispositivo di lattice e averlo gettato via, attenta a nasconderlo bene, prima di montargli addosso come una fiera, e aver lasciato riprendere fiato ad entrambi si è offerta di assumere lei qualcosa, come ad esempio la pillola. Ma Aiolos non se l’è sentita di incoraggiarla in questa decisione: ha cercato in rete gli eventuali effetti collaterali, e non è tanto egoista da preporre i suoi istinti alla salute di lei.
Nina gli ha proposto di optare per qualcos’altro, ma Los ha rifiutato comunque. Non se la sente nemmeno di fermare qualcosa dentro il suo splendido corpo, la sorgente della sua femminilità più pura. Non per una ragione così frivola come poter spandere il suo seme dentro di lei senza preoccuparsi delle conseguenze.
Come ha detto, può dimenticare anche le proprie necessità. Tanto c’è Natalia ad occuparsi di esse; e non vuole essere un compiacimento egoistico, solo una profonda espressione di gratitudine nei confronti della sua compagna.
Però da quando stanno insieme non è ancora accaduto che Nina gli annunciasse, immaginando che abbia in viso quella piega delle labbra che mette su quand’è seccata, e che Los trova tenerissima che non potevano rotolare sul giaciglio perché era arrivato quel periodo del mese. Questa è la prima volta, ed è per un motivo del tutto differente.
E si dà dello stupido, perché non si è premurato di appurare se sia possibile che il corso della natura subisca delle variazioni a causa dei rapporti fisici. Lo sta facendo adesso, è vero, ma è un po’ tardi.
Nina alza le spalle. << Non so. Non credo. Non ho mai sentito di mestruazioni che saltano perché si comincia a far sesso. Però è anche vero che non sono granchè informata, su questo argomento. So che lo stress può fare di questi scherzi, ma a parte la faccenda di quel testone di Gabriel non mi pare di essere stata stressata, in quest’ultimo periodo. Anzi, al contrario. Non sono mai stata distesa come ora in vita mia >>, conclude, con un sorriso che fa inarcare un sopracciglio ad Aiolos. 
Fa per prendere la mistura di Mu, pronto ad andare in cucina, quando all’improvviso la voce di Nina lo ferma sulla soglia. << Los? >>.
<< Ehi, che c’è? Ti viene di nuovo da … >>.
<< Sì. Cioè, no, ma è uguale >>. Tace, guardandosi le mani piantate sul plesso solare. << Aiolos. Forse ho capito che cos’ho >>.
<< Davvero? >>.
Annuisce, il viso pallido e rosso contratto in un’espressione di subitaneo timore. << Sì. Mi sa che sono incinta >>.
A questa parole Aiolos si lascia sfuggire il sacchetto di mano. Si tende a raccoglierlo, sentendo le gambe molli.
In … cinta? Cioè, Nina … potrebbe aspettare … un figlio? Da lui?
Oddei santissimi tutti, dalle Alpi alle Piramidi. << Ma sono stato attento. Sempre >>, sbotta d’impulso, quasi per difendersi da un’accusa che nessuno, a parte la coscienza, gli sta scagliando contro.
Nina fa un lieve cenno di diniego. << Non la prima volta >>.
<< Ma sì, come no. Ero un po’ confuso, ma mi ricordo bene di essermi tratto indietro >>.
<< Non abbastanza in fretta, Los. La tua velocità della luce … non ha collaborato, in quel momento >>.
<< Ma … nei sei sicura? >>.
<< Los, eri dentro di me. Ho sentito quando … >>. Abbassa il viso, per un istante. Per poi tornare sarcastica:  << E non è che la verginità funzioni da anticoncezionale. Non ha funzionato con la Madonna, figurati con me >>.
<< Nina! >>.
<< Scusa >>. Si mordicchia l’unghia, tirando indietro i capelli. << Per il poco che ne so, i conti combaciano. Potrebbe davvero … essere così >>.
<< E come possiamo esserne certi? A parte attendere che ti cresca la pancia >>.
Nina gli scocca un’occhiataccia. << Dovrei fare delle analisi. Ma non me la sento di andare ad Atene in questo stato, e inoltre non ce la faccio ad aspettare finché non sto meglio. Perché se davvero così fosse, mi toccherebbe un’influenza bella lunga >>.
<< Quindi? >>.
<< Un test di gravidanza. Si compra in farmacia, non costa nemmeno tanto. Solo che … >>.
<< Che? >>.
<< Devi andarci tu, stavolta. E no, non li vendono al distributore automatico, mi spiace >>.
Aiolos rimane di sale, piantato in mezzo alla stanza. Con in mano quello stupido sacchetto di erbe.
Poi guarda lei, fragile e spaventata, eppure anche determinata e fiera.
Si sta odiando, Aiolos. Perché le ha dato l’impressione che sia un problema, un fastidioso incidente di percorso, e invece è un miracolo.
Così molla la tisana, e la raggiunge sul letto, prendendole le mani nelle proprie. Sono gelide, e le porta alle labbra per scaldare col suo respiro. << Ci vado subito >>.
L’espressione sul viso di Nina è di cupa gratitudine. << Aiolos. Ci sono delle soluzioni, sai >>.
<< Shhh. Non dirlo neppure per scherzo. Mai >>. Le bacia le nocche, tese sotto la pelle sottile. << Con me non dovrai mai temere di rinunciare alla tua vita, ai tuoi progetti per il futuro >>. Quante volte ne hanno parlato, salendo e scendendo i ripidi sentieri dello Star Hill, fermandosi a riprendere fiato in una chiazza verde, osservandola sdraiarsi tra i piccoli, teneri fiori di campo. La laurea, il dottorato, tutti quei corsi aggiuntivi di lingue con cui Capricorn si è offerto di aiutarla. E anche lui, in effetti. << Mi sono occupato di mio fratello da quando è venuto al mondo, posso farlo anche … con… >>. Non riesce a dirlo, un nodo gli serra la gola.
Forse non ha dato a Natalia sufficienti garanzie sul proprio amore per lei, da indurla a dire così? Da farle muovere lentamente la testa da destra a sinistra, secondo l’uso inverso a quello greco?
<< Non sarebbe per me >>, dice lei con dolcezza.
<< Cosa ti fa pensare che io non lo voglia? >>.
<< No, cioè, io … >>. La sua confusione è commovente. << Mi sembra … che sia accaduto troppo in fretta >>. Si passa le mani sul viso, bianco da far male. << E’ solo che … non ti ho detto ch’ero vergine per non farti sentire in obbligo verso di me, come credi che mi senta, adesso? >>, mugugna, senza alzare lo sguardo.
<< Come se ti avessi messo la catena al collo >>.
<< Non c’è catena che desideri di più, agapì mou >>. Si alza, lasciandole le mani con lentezza. << Vado a prenderlo. Posso lasciarti sola per qualche minuto? >>.
<< Sì, non ti preoccupare >>. La bacia, posandole con intenzione la mano forte sulla pancia piatta. Piano, per non farle male. << Torno prestissimo >>.

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Capitolo 4
*** 4. ***


Le istruzioni sono chiare: la prima pipì del mattino, a stomaco vuoto.
Hanno dormito abbracciati, Aiolos le ha tenuto le mani sul ventre tutta la notte. non sono ancora sicuri, potrebbero sbagliarsi, eppure sa che se così non fosse, invece che sentirsi sollevato resterebbe quasi deluso.
Ora che gli si è accesa dentro quella luce, quella speranza non può rinunciarci tanto facilmente.
Un figlio. Dall’unica donna che abbia mai amato.
L’eccitazione quasi non gli ha fatto chiudere occhio. Ha trascorso gran parte della notte ad accarezzare Nina che aveva ceduto alla stanchezza, e ora riposava malamente, agitandosi nel sonno, colpendolo di tanto in tanto con un braccio.
Quando alle cinque, puntuale, è stata buttata giù senza misericordia dal giaciglio per correre in bagno, Aiolos aveva appena preso sonno. Mezzo intontito si è alzato e le è andato dietro, dietro la porta, come ormai da consuetudine.
<< Stai bene, tesoro? >>.
<< Perché fai sempre queste domande sceme, Los? >>. E giù, senza remissione.
Aiolos si sente rivoltare le viscere, non per il disgusto, ma per compassione. Già due giorni sembrano troppo lunghi, ma tre mesi? << Che dici, lo faccio adesso? >>.
<< Pensa a stare calma >>.
Nina ride, tra un conato e l’altro. << E come no. Calmissima. Proprio zen, guarda. Neanche Shaka potrebbe competere con me, in questo momento. Okay >>. Ode il rumore della tavoletta che si abbassa, quello di un piccolo involucro di plastica che cede agli artigli della sua leonessa. << Aiolos, sei ancora lì? >>.
<< Dove altro potrei essere? >>.
Lei sbuffa, si sente chiaramente anche sopra lo scorrere dell’acqua nel lavabo. << Sto iniziando a stufarmi, di averti sempre dietro la porta mentre sono in situazioni imbarazzanti. Andrà a finire che resterai traumatizzato, e non farai mai più l’amore con me >>.
<< Non pensarci proprio >>, mugugna torvo Los. << E poi, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia. Si condivide tutto. Non è così? >>.
Nina ride di nuovo.  << Ah ah! Vorrò vederti quanto dolore dovremo condividere, appena tornerà Gabriel >>.
<< Ma non c’eri tu a difendermi, dicevi? >>.
<< Dai, zitto >>. I secondi scorrono, eterni come secoli, rapidi come un battito d’ali. << E’ pronto >>.
<< Vuoi che entri? >>.
<< No. Esco io. Apri la porta, Los  >>. Nina esce, alza il bastoncino bianco con la finestrella girata verso di lui. << Allora? >>.
<< Ehm … che significa … se ci sono due linee verticali rosse? >>.
<< Che devi prenotare una visita dall’oculista >>.
<< Perché ci vedo doppio? >>.
<< Perché mio fratello ti farà gli occhi neri, tutti e due >>, fa Nina, con un sospiro esausto. << E’ positivo >>.
<< Cioè, quindi … sei incinta? >.
<< Al novantanove virgola nove per cento >>. Arriccia il nasino, notando l’espressione sulla faccia di lui. << Sì, Los. Sono incinta >>.
<< Mia Athena >>. Le prende le mani, portandole al volto e baciandole. << Amore mio … >>.
Nina sorride, accarezzandogli la testa.
<< Sposami. Immediatamente, adesso. Andiamo dal Sommo, non sarà ufficiale, solo una cerimonia sacramentale, ma potremmo farlo. Chiama tuo fratello, digli di tornare. Digli …. Che ho urgenza di parlare con lui, subito  >>. Una vampata di subitaneo coraggio lo ha investito all’assicurazione della sua donna, di aspettare un figlio da lui.
E’ del Sagittario, vero. Ma ora come ora si sente un leone. E persino la prospettiva di affrontare Shura non lo preoccupa affatto.
<< Dai, scemo. Non sono cose da farsi in un giorno >>.
<< Un figlio si concepisce in un attimo, eppure è una cosa anche più grande, di un matrimonio >>.
<< Non devi sentirti obbligato a … >>.
<< Chiama tuo fratello, adesso >>.
Natalia alza gli occhi al soffitto, poco meno bianco di lei. << Dio mi salvi dagli eroi >>, borbotta. << Los, sono poco più delle cinque del mattino. Te la senti di farlo ora? >>.
<< Immediatamente, Nina >>.
Arresa, Nina prende il cellulare e scorre il pollice sullo schermo.
<< Passamelo >>, le ordina Aiolos, beccandosi uno sguardo folgorante di rimando.
<< No. Fa’ parlare me, prima. Hai messo fuoco, ora guarda la casa bruciare >>, lo redarguisce lei, con una durezza insolita. << E sta zitto, che metto il vivavoce >>.
Due, tre, quattro squilli. Poi il click della conversazione accettata. << Nina? >>.
<< Kalimera, hermano. Disturbo? >>.
<< Mai. Che succede? Perché mi chiami a quest’ora? >>. Il fruscio di un lenzuolo tirato. << Stai bene? >>.
<< Insomma, diciamo di sì, tranquillo. Voi … state bene? Sicuro che non ti ho svegliato? >>.
<< No. Mi sveglio sempre alle quattro, dovresti saperlo >>.
<< Ah, veramente non lo so più a che ora ti svegli, visto che ormai non dormi più qui >>, osserva lei maliziosa, andandosi a sedere sul letto.
<< Hai ragione. Scusa >>.
<< Non ti sto chiamando per chiederti delle scuse, tanto meno a quest’ora indecente >>. Nina sorride, mentre Aiolos le sta intorno, impaziente. << Aiolia dorme? >>.
<< No. E’ sotto la doccia >>. Il tono timido di Shura non lascia addito a dubbi. Anche loro hanno dormito poco, ma di certo non male.
Poi riprende il piglio da fratello maggiore. << Ma non avrai chiamato certo nemmeno per sapere cos’è che stiamo facendo a quest’ora antelucana >>.
<< Ne sei proprio sicuro? >>.
Un silenzio di tomba arriva dal microfono. << Te l’ha detto >>, sibila dopo un tempo infinito.
<< Cosa? >>.
<< Non fare la finta tonta, signorina. Non gli servirà, quando esce dal bagno dovrà ascoltarmi sul fatto di metterti pulci nell’orecchio. Lo sa anche lui che certi discorsi … non si fanno, tanto meno con te >>.
<< Appunto. Non sono i discorsi, quelli che vanno fatti >>. Nina ghigna, ha ripreso un po’ di colore. Sembra che punzecchiare le persone le dia nuove energie. << A questo proposito, ti ho chiamato appunto perché … c’è una cosa che devo dirti >>. Prende fiato, si segna con la croce. << Fratellone, sono … in …. Ecco, io sono … in … in … >>.
<< In partenza? >>.
<< No, che cavolo dici. In … ecco, insomma, in … >>.
<< In dieta? >>.
<< Chi, io? Ma nemmeno se cadesse il mondo. A meno che non sia obbligata da fattori più stringenti >>.
<< Allora sei in concorso, hai trovato qualche posto di lavoro? >>.
<< Sì, al manicomio >>. Nina scuote la testa, crollando la fronte sulla mano e tornando seria d’un tratto. << No ecco, voglio dire, sono … come dire, in … >>.
<< In vacanza? >>.
<< Fanculo, Gabriel! Sono incinta! Oh! >>. Nina erompe in un verso sonoro. << Ma siete un caso clinico da queste parti, eh! Per quale altro motivo ti chiamerei a quest’ora, sennò? Meno male che il cosmo non è connesso col cervello, sennò eravate fritti! >>.
Il silenzio si replica, questa volta dura di più. << In… cinta? >>, ripete la voce di Shura, appena percettibile.
<< Sì. Aspetto un bambino. Credo di essere quasi di otto settimane >>. Sganciata la bomba nucleare, Nina riprende coraggio. << Dovrei andare a fare l’ecografia, per vedere come stanno le cose >>.
<< Ma sei sicura, allora? >>.
<< Oddio, sì! Ho fatto il test, è positivo >>. Passato il timore, Nina inizia quasi a spazientirsi.
Aiolos vorrebbe pregarla di passarglielo, perché se indugia ancora gli verrà meno la volontà di parlare con Capricorn.
Soprattutto se Nina continua a istigarlo.
<< Ma … com’è potuto succedere?! >>. Mai la voce di Shura è suonata tanto stridula. Aiolos rabbrividisce, ha il suono di unghie su una lavagna.
Ma Natalia scosta l’aria con la mano. Tranquillo, sembra voglia dirgli. << Ga, so che per te è un tantino differente il risultato, ma vedi che l’operazione sempre quella è! Non farmi innervosire, che già ho gli sbalzi di umore >>. Il rumore di una porta socchiusa.
E la voce di Aiolia, pacata come non mai. << Che succede, Shu? >>.
Improvvisamente, Aiolos sente che suo fratello è forse la sua ancora di salvezza, quello che può aiutarlo ad uscire da quella situazione.
Se solo Nina si decidesse a dargli quel maledetto telefono. << Nina. Dice che è incinta >>, borbotta Capricorn, tetro da far spavento. Sta tirando fuori una tale girandola di emozioni, che Aiolos teme potrebbe risentirne e finire in stato di shock post-traumatico.
Vabbè che ci finirà comunque. E’ pronto a giurarci.
<< Incinta? E di chi? >>.
<< Oh, Dio sia Lodato, finalmente una domanda sensata. Aiolia, posso farti le congratulazioni? Sei l’unico con qualche neurone ancora funzionante, qui >>, replica Nina, passandosi una mano sulla fronte. << Comunque … il padre è una persona affidabile. Ha già detto che si assumerà le sue responsabilità >>.
<< E questo dovrebbe farmi sentire meglio?! Già non mi andava giù il fatto che avessi avuto … esperienze, ma adesso addirittura incinta! >>.
<< Ma chi te l’ha detto che ho avuto esperienze???? Solo perché ho tentato di abbordarti? Guarda che ero vergine, saputello >>. Ops. Questo sarebbe stato meglio non dirglielo. << Cavolo … >>.
<< Cioè, si è anche approfittato di te?! >>. Il resto si perde in una sequenza di oscenità irriferibili in spagnolo, proferire in tono minaccioso e volume altissimo, per cui Nina è costretta a coprire il microfono con una mano, se non vogliono rimanere entrambi con un timpano in meno.
Oh misericordia. Aiolos non può fare a meno di imitare Nina e segnarsi anche lui, d’impulso. << Nina? Nina, rispondi. Prendi questo maledetto telefono e rispondi! >>.
<< No! Ti stai comportando da idiota, e io non parlo con gli idioti! >>, gli strilla di rimando la sorella, inviperita.
Aiolos non osa proferire verbo. E’ una conversazione ai limiti del surreale.
E sì che di cose strane ne ha viste, lui. ma mai così.
Segue un attimo di tregua. La voce di Shura suona più afflitta che arrabbiata, adesso. << Va bene. La smetto. Ma tu prendi il telefono. Nina? Mi senti?  >>.
<< Sono qui. Ma piantala di gridare. Ho ventiquattro anni, non sono una bambina >>.
<< Dillo a papà, se ci riesci >>.
<< Gabriel, stai superando la soglia di sopportazione massima. Smettila, ho detto. Stai facendo del male a tuo nipote, in caso ti fosse sfuggito>>.
<< Sta’ pur certa che invece qualcuno non mi sfuggirà. E che gliene farò parecchio. Spero per lui che sia assicurato contro gli incidenti da arma da taglio >>.
<< Dai, ora basta >>. E’ Aiolia a dirlo. Si odono dei passi felpati, come se si stesse allontanando dall’epicentro.
E il suo tono accorato fa salire il groppo in gola a Los. << Nina, tesoro, mi senti? >>.
<< Sì >>.
<< Parla con me adesso. No, tu stai lì >>, dice, rivolto evidentemente al compagno messo in quarantena nella stanza accanto. << Ti è andato il cervello in acqua, calmati prima. Va’ a fare la doccia. Fredda, mi raccomando >>.
<< Parli facile tu. Non hai una sorella da difendere dai malintenzionati >>.
Aiolos non riesce a mordersi la lingua. << Malintenzionati? >>.
Shhhh!, gl’impone Nina con un indice sulla bocca.
<< Ma che? C’è qualcuno, con te? >>.
<< No, è il riverbero dell’altoparlante. Mi serve un cellulare nuovo, mi sa >>.
<< Strano. Mi pareva una voce familiare. Comunque … ho spedito tuo fratello di là, a sbollirsi la rabbia. Accidenti. Ma quanto s’incazzano, i Capricorno? Perché pensavo che fossero i segni di fuoco, quelli fumini. Quanto meno il mio >>.
<< Non conosci bene il tuo mestiere, allora. I Capricorno sono imbattibili, se gli parte l’embolo di brutto. E vendicativi, più degli Scorpione, oltre che cattivi più dei peggiori Ariete, e più perfidi dei Gemelli, e rancorosi dei Toro. Solo che di solito continuano a sorriderti come niente fosse, mentre ti stanno scavando la fossa. Perché un Capricorno perda il controllo così ce ne vuole. Non sappiamo a che ora è nato Gabriel, altrimenti dall’ascendente potrebbe venir fuori qualcosa di illuminante. Non mi stupirei se fosse di fuoco anche il suo >>.
<< Fuoco e fiamme, direi. Porca miseria. Credo che dovrò farlo ubriacare, stasera, allora. Anzi, già stamattina, mi sa >>. Un lieve sospiro. << Ma tu… stai bene? E’ tutto apposto, dico? >>.
<< Sì. A parte che immaginavo che avrebbe reagito così, e che inizio a vomitare l’anima la mattina alla cinque, puntuale come le tasse >>.
<< Ed è normale? >>.
<< No! >>.
<< Come no?! >>. La voce di Leo improvvisamente si altera.
<< Cioè no, le domande idiote anche tu, no. Scusa. E’ normale, Lia. Quasi tutte le donne incinte hanno le nausee, i primi tre mesi >>.
<< Ah. Allora va bene >>. C’è un sottofondo amareggiato, nella sua bella voce.
Aiolos non può non coglierlo. E un pensiero s’innesta nella sua mente.
Aiolia è inquieto. Di brutto. Sta cercando di tenersi calmo, ma è evidente cosa gli stia frullando in testa adesso.
E anche Nina se accorge. Spera tanto non arrivi a capirlo anche lei. << Ehi. Quasi preferivo mio fratello. Sono io quella a cui devono venire gli sbalzi di umore, okay? >>.
<< Mi spiace. E’ che mi hai colto alla sprovvista >>.
<< Be’, sì, in effetti nemmeno io me l’ero segnato sull’agenda >>.
<< Hai detto che il padre … si assumerà le sue responsabilità? >>.
 << Sì, assolutamente. E prima che quel pazzo metta a ferro e fuoco il Santuario, quando torna, è stato consenziente, okay, forse non proprio … da centodieci e lode, certo, ma era anche comprensibile, visto che nessuno di noi due era ferrato in materia. Però … io lo amo. E’ un uomo meraviglioso, ha tutto ciò che desidero, e  ho scelto di mia volontà di concedermi a lui, quindi mio fratello deve tapparsi la bocca e legarsi le mani, altrimenti le prende >>. Nina gli tende finalmente la mano, che Aiolos stringe nella propria.
<< Penso che ti capirà. Spero. In fondo .. sai, Nina, noi non siamo abituati alle cose belle. Quando succedono non siamo preparati, come invece facciamo per quelle drammatiche. E quando si verificano abbiamo paura, perché non sappiamo come reagire. Ci vuole un po’ per abituarsi alla quiete, quando hai vissuto sempre nella tempesta. Okay? Non prendertela con lui >>.
<< Cavolo. Riesci a ripeterglielo parola per parola? Anzi, porta di là il cellulare in vivavoce, che me lo scrivo anch’io >>.
<< Ma dai. E’ la pura verità. Studi filosofia, non dovrei dirtele io certe cose >>.
<< Lo sai che ti adoro, vero Lia? >>.
<< Certo. E io adoro te. Non ti strapazzare, va bene? Che noi torniamo domani. A meno che non debba farlo sedare forzatamente >>.
<< Ti servirebbe una cerbottana >>.
<< Minimo >>.
<< Ma non mi chiedi chi è? >>.
<< Te l’ho chiesto. Se non hai risposto è perché ancora non te la senti. Quando sei pronta … be’, sono qui >>.
<< Grazie, Lia. E… per quanto riguarda quel discorso, poi … >>.
<< Ah, no. Non ci provare, Nina. Non parlo di queste cose con una donna in attesa. Potrei sconvolgere il suo delicato equilibrio >>. Lo sente ridacchiare, e l’angoscia di Los si attenua un istante.
Nina invece resta allibita. << Ma che … >>.
<< Mi raccomando, stai tranquilla e prenditi cura di te. Salutami Los, quando lo vedi. E non preoccuparti di Shura, ci penso io. Quanto meno spero di riuscirci. Ciao >>. Nuovo click. Comunicazione interrotta.
Ventidue minuti e quarantasette secondi. Tanto è durato il finimondo, quanto meno la prima parte.
Perché non hanno risolto niente.
Los non ha neppure aperto bocca. E meno male ch’è stato proprio lui a suggerirle di chiamare.
<< Che traditore! Tutti uno stampo, voi Leukanthòs! Ma l’hai sentito? >>.
<< Sì, Nina, ero qui >>.
<< A proposito, ti saluta >>.
<< Sì, Nina, ero sempre qui >>. Los si lascia andare ad un sospiro. << Perché non gliel’hai detto? O meglio, perché non mi hai lasciato dirgli che sono io, il padre, ma solo che sei incinta facendolo sclerare di brutto a livelli che mai nemmeno mio fratello ha raggiunto? >>.
<< Perché così intanto se la rimugina per conto suo, si immagina tutte le peggiori catastrofi, com’è nel suo stile, va in depressione per mezza giornata, quando torna ha già mezzo smaltito l’incazzatura e una volta appurato che in fondo è molto meno peggio di come immaginava gli sarà più facile accettare il resto. Specialmente se con lui c’è Aiolia che coadiuva l’impresa. Anche ricorrendo a qualche metodo particolare >>.
<< Sì, penso che la troverà una cerbottana, anche lì >>. Poi nota la smorfia divertita sui tratti della ragazza. << E che diavolo, Ni! Piantala di insistere. Non mi piace l’idea che ti impicci tanto degli affari di letto di mio fratello e del tuo >>.
<< Spiacente, sono spagnola. Le telenovelas ci appassionano sempre, che lo vogliamo o no >>.
<< Non so come fa Lia a conviverci, con questo. Anche se lui è avvantaggiato, Shura non è come te >>.
<< Ah di sicuro. Io sono femmina. E la femmina … è sempre l’esemplare più pericoloso della specie >>. Nina si alza, sorride. Poi porta una mano alle labbra. << Scusa. Secondo tempo >>, borbotta, prima di sparire di nuovo nel bagno.

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Capitolo 5
*** 5. ***


Dopo l’uragano Nina, il soprannome che Shura ha mutuato da Teresa, la madre di Natalia – chiamarla matrigna non fa per lui, perché anche se è il termine corretto implica un qualcosa di arcigno e sgradevole, e invece Teresa è pari pari sua figlia, a sentire i racconti di Capricorn- ora è in procinto di scatenarsi sul Santuario il ciclone Gabriel.
Non si sente di dar fede all’ipotesi di Nina, neanche con tutta la sua buona volontà è sicuro che Shura non avrà smaltito proprio un bel niente.
Tira una brutta aria. Almeno per lui.
Nina è seduta, apparentemente tranquilla, leggendo uno dei suoi libri preferiti. Oggi ancora non ha dovuto correre in bagno; in compenso è pronto a farlo Aiolos.
Ha le mani sudate. La schiena madida. E gli tremano le mani.
Senza contare che ha scavato una fossa nel pavimento, andando avanti e indietro.
Spera che non sarà quella in cui lo seppellirà Shura, quando saprà la verità.
Purtroppo la sua fiammata di coraggio si è smorzata parecchio, dopo aver udito la conversazione tra Nina e il fratello. Non ha dubbi che Aiolia abbia provato in tutti i modi a convincerlo a fare la persona ragionevole, se non proprio costretto a restarsene lì dov’erano finché non sarebbe tornato capace di usare il cervello.
Probabilmente dev’essere anche ricorso alle minacce più serie.
Ma sa anche che appena varcata quella soglia, nel vedere la sorella, gli salterà di nuovo l’embolo. E sarà difficile riuscire a tenerlo buono il tanto che basta a spiegargli come sono andate le cose.
Si augura di riuscirci prima di dover rinunciare ad un braccio, o ad una gamba. O magari tutt’e due.
<< Los, la pianti? Mi stai facendo girare le palle degli occhi. Non riesco nemmeno a leggere >>, fa lei, battendo il volume sulle ginocchia. << Sta’ calmo. Lo sai com’è Gabriel >>.
<< Appunto. Per questo non riesco a stare calmo >>.
Nina sorride. << Ho prenotato l’ecografia >>.
Per un attimo si acquieta. Appena il suo pensiero si ferma sul piccolo grumo di vita che Natalia custodisce in grembo, tutto il resto svanisce. << Di già? >>.
<< Certo. Ho cercato in rete il numero di un bravo ginecologo, le recensioni sono tutte molto positive >>.
<< E … ti fidi di quello che dice un sito in rete?! >>, sbotta Sagitter, avvampando furiosamente. Non era proprio quello che voleva dire, in realtà. La sua ritrovata pace è durata davvero poco. << Così, senza nemmeno vederlo in faccia?! >>.
Natalia gli scocca un’occhiata sorniona. << Dì pane al pane, Los. Non che ti disturba il fatto che non l’abbia visto in faccia io, ma che lui debba guardare me … lì >>.
<< Lui, sì >>, borbotta lui, mettendo il broncio. << Non potevi scegliere una donna? >>. 
<< Aiolos, è un medico. Sai quante ne vede, ogni giorno? Ormai gli saranno pure venute a noia, come quel ginecologo che dopo trent’anni di carriera ha lasciato la moglie ed è scappato con un ragazzo … >>. Nina ghigna, davanti alla sua espressione spazientita.
<< Tu hai la capacità di farmi maledire ogni cosa che dico >>.
<< Benvenuto nel regno dei Capricorno >>. Nina alza la testa, in ascolto. Dei passi marziali nel vestibolo della Decima fanno rimbombare la quiete della mattinata tersa, serena. << Ecco, ora ne avrai un assaggio più approfondito >>. Posa il libro sul tavolo, e si alza, una piega determinata sul viso.
Shura ha un aspetto per nulla rassicurante. Ha la faccia di uno ch’è stato trattenuto a malapena dal fiondarsi di corsa, ma Aiolos non può rallegrarsi dell’esattezza della sua previsione.
Sembra voglia mandare in frantumi qualcosa. O qualcuno, meglio dire. E si stia trattenendo solo per sfogarsi con più soddisfazione sul “malintenzionato” che ha osato levare la mano sulla sua adorata sorellina. << Dov’è? >>, è il suo saluto gelidamente furioso.
<< Ciao, fratellone, ben tornato. Passato un buon fine settimana? E Aiolia? >>.
<< Si è fermato un attimo in casa sua. Dov’è? >>.
<< Sì, anch’io sono felice di vederti >>, prosegue Nina, per nulla timida. << Piantala, Gabriel >>.
<< No. Ora tu mi dici chi è, e dove sta >>.
<< Ehm, ciao, Shura. Ben tornato >>, azzarda Aiolos timidamente.
Shura smette un attimo la facciata da serial killer, tornando moderatamente serio. << Buongiorno, Aiolos. Grazie per esserti occupato di mia sorella, nel frattempo >>.
<< Di niente >>.
<< Ho incontrato Mu di sotto, mi ha detto che sei stata male. Perché non mi hai informato, tra le altre cose? >>, riprende diretto alla sorella.
<< Ma ti ho informato. E’ per la gravidanza, ricordi? Sono incinta >>.
Shura fa schioccare la lingua, come fa sempre quand’è irritato. << Nina, per favore. Dimmi chi è >>.
<< Non te lo dico finché non la pianti di fare l’idiota >>.
La situazione si sta surriscaldando. E la tenacia pungente di Nina sta ottenendo come effetto di farlo adirare ancora di più.
Non sarà possibile intavolare un discorso civile, se continuano così. << Shura, credo sia meglio che ti calmi, adesso >>.
<< Aiolos, fratello, scusa, sai che ti sono affezionato come ad un padre, ma questa è una faccenda un po’ personale, quindi ti prego di non immischiarti >>, dice, in tono quasi umano. << Avanti, Nina. Sono capace di andare fino a Rodorio, ad Atene, a casa-del-diablo, anche se tu non me lo dici lo saprò comunque, dovessi andare a domandare ad ogni uomo tra i diciott’anni e i cinquant’anni che incontro per strada >>.
<< Ma sei scemo? Mi hai preso per una depravata? Diciotto e cinquant’anni … sei uscito fuori di mente >>, obietta Nina, con una smorfia. << E poi non ti serve andare tanto lontano. Anzi non devi neanche scendere a Rodorio >>.
<< Cioè, è di qui? Del Santuario? >>. Shura si passa le mani sulla faccia, paonazza. Ha una vena che gli vibra paurosamente sulla tempia. << Chi? Chi dei bastardi che chiamo compagni si è permesso di far questo a mia sorella? E meno male che li avevo avvisati! >>.
<< Pure >>.
<< E certo? Che pretendevi, che ti lasciassi andare e venire come niente fosse con quel … filibustiere di Kanon, se non gli avessi fatto giurare sulla testa di Saga che non ti avrebbe sfiorato nemmeno con un dito? >>.
<< Che cosa?! >>.
<< Già, ha avuto anche la sfacciataggine di dire che non serviva, perché tanto non sei il suo tipo. Per poco non gli tagliavo le mani, a quel cane. Ma l’ho fatto giurare lo stesso >>.
<< Uhm. E chi altri? >.
<< Tutti. Cioè, quasi tutti >>.
<< Mi auguro che almeno Mu e Shaka siano sfuggiti alle tue manie di protezione >>.
<< Sì, vabbé >>.
<< Gabriel, parla chiaro >>.
<< L’hanno fatto tutti. Be’, a parte … Aiolia >>.
E Aiolos comprende la strana reazione di Mu riguardo al visitare Nina.
Che si fa ancora più aspra. Ha capito al volo dove andrà a parare suo fratello. Cioè, già le aveva confessato, in presenza di Aiolos stesso, che supponeva fosse innamorata di Lia; ma non aveva certo spiegato … come stessero davvero le cose.
Ch’era pronto a rinunciare a lui, come aveva sempre rinunciato a tutto, per amor suo.
Però non è questo che turba Los. E’ figurarsi la domanda di Nina che inevitabilmente seguirà a questa rivelazione. Se Aiolia è stato esentato da quel giuramento - come anche lui, del resto, strano caso, ma non è certo il momento più indicato per domandargliene la ragione ma se l’avesse fatto sarebbe stato meglio, da una parte, perché non sarebbe mai venuto meno alla parola data ad un compagno, anche a costo di impazzire, per quello stesso amore che Shura ha saputo onorare meglio di lui - prima che divenisse il suo compagno …
Oddei. Non ci può neppure pensare.  
Infatti Nina ha ridotto gli occhi a due fessure. La sua voce è affilata, da dare i brividi. Davvero degna di quella del fratello, in alcuni suoi momenti di lotta contro il nemico. << Ma tu guarda. Prima o dopo che diventasse il tuo uomo? >>.
Shura ha un attimo di esitazione. << Prima >>.
La reazione di Natalia è immediata. << Cioè, hai fatto promettere a tutto il Santuario che non mi avrebbero toccata, tranne che a Lia, con cui stavo sempre appiccicata? Ma come ragioni, Dio Santo?! >>.
Shura tenta di difendersi. << Lo sai, perché. A lui … avrei concesso tutto. Anche di spezzarmi il cuore. E ne sarei stato anche felice >>.
Nina fa una smorfia che le distorce i bei tratti. << Molto romantico. Quindi per il debito che sentivi di avere nei suoi confronti, poteva anche portarmi a letto davanti a te e tu non avresti battuto ciglio, nonostante ti stesse per l’appunto uccidendo. Invece il fatto che abbia deciso io di stare con un uomo, di mia personale volontà, solo perché questo non rientrava nei tuoi contorti piani di espiazione non ti va giù. Ti pare normale, questo? >>.
Si sta alterando anche lei, e Aiolos non può fare a meno di andarle vicino. Non si azzarda a toccarla, e il braccio di Sagitter rimane alzato, al pari di quello della ragazza, dalla mano chiusa a pugno.
Meno male che non ha cosmo. Sennò sarebbe già partita. << Nina, calmati >>.
<< No, Aiolos. No che non mi calmo. Cosa credevi che fossi, una specie di contrappasso karmico? Mi avresti dato ad Aiolia per metterti l’anima in pace, e sentirti anche eroico per soprammercato, dacché ti stavi sacrificando per la sua felicità? Ti serve uno psichiatra, Ga. Uno di quelli bravi >>.
Shura la fissa stravolto. << Nina … >>.
 << Io sono una persona, con dei sentimenti miei, e miei soltanto e a differenza di te non proverei alcuna gioia nel soffocarli. Forse è questo che in realtà ti fa tanto incazzare, perché credevi di essere tanto nobile e coraggioso, e invece ora sai che sei soltanto un ragazzino spaventato, che preferisce allontanare le persone da sé piuttosto che esprimere chiaramente le proprie emozioni, le proprie passioni. Perché al contrario io non temo di affrontarle, di viverle, e non me la sentirei proprio di fare la bella statuina, se l’uomo che desidero si mettesse ad amoreggiare con qualcun altro davanti a me. Col cavolo, gli spezzerei le gambe, come minimo >>. Abbassa lo sguardo un istante, come se esitasse a continuare.
Ma lo farà comunque. Aiolos sa che lotterà con le unghie  e coi denti, ricorrendo a qualsiasi mezzo, pur di vincere. << Non è forse per questo, che non hai ancora fatto l’amore con Aiolia? Perché hai ancora paura che possa abbandonarti, e allora lo tieni a distanza per sentirti più forte? >>. Aiolos non si può guardare, ma è sicuro di essere sbiancato. << Rispondimi, Gabriel. Non è forse così? E ce l’hai con me perché io ho avuto il coraggio di prendermi quel che volevo, fino in fondo, senza por mente alle conseguenze, senza dover aspettare che ci fosse qualcun altro a prepararmi la pappa, come ho fatto io per te? Perché sapevo che non ti saresti mai deciso a confessare a Lia che lo ami, mai, se prima non avessi rimosso quell’ostacolo per te insormontabile ch’è il senso di colpa. Per questo sono rimasta giorni attaccata a quel maledetto computer, cercando, scavando, pregando Dio e anche la tua Athena che venisse fuori qualcosa, per spingerti finalmente nelle sue braccia. E lui non stava aspettando che te, era disposto anche a perdonarsi di amarti nonostante tutto, se solo tu gliel’avessi permesso, se gli avessi fatto capire che anche tu provavi lo stesso per lui. Tu non hai mai sentito cos’ha detto di te, Gabriel. Non puoi … neanche … immaginarti l’estensione dell’amore che ti porta. Forse non lo ammetteva lucidamente, anche lui aveva le sue logiche remore, ma quando parlava con me si riusciva a percepire l’intensità dei suoi sentimenti. Per questo sentivo che avrebbe reagito male nello scoprire che Aiolos non è morto quella notte, ma sei anni dopo per cause del tutto diverse. Se avesse scoperto che tu non lo ricambiavi comunque anche liberati da quello che vi teneva a distanza, una volta caduto quell’ultimo muro avrebbe capito quanto ti amava e non sarebbe mai riuscito a perdonarsi di averlo fatto al punto di passare sopra anche a quello che avevi fatto ad Aiolos, inutilmente. Sarebbe ricaduto in quella spirale di furia, volgendola verso se stesso, e non ne sarebbe uscito più. E tu riesci ancora a dubitare di lui. Forse non dovresti stupirti troppo, se alla fine ti lascerà per davvero. Sai, a furia di vedersi sempre porte chiuse in faccia, chiunque pensa che sia meglio cambiare casa. Non serve una laurea in psicologia, per arrivarci >>.
Shura è annientato. Vedersi così nudo davanti a sua sorella deve avere un effetto devastante, su di lui. Non ha mai tollerato che le sue fragilità escano allo scoperto neppure da solo a solo con se stesso, figurarsi restare in mutande davanti a Nina e lui.
<< Veramente … nemmeno a me hai fatto giurare >>, spunta Aiolos, temendo che la conversazione prenda pieghe ancora più pericolose.
Anche se neppure questa è che sia una passeggiata di salute.
E quando Shura riprende tanta presenza di spirito da riaprir bocca, è ancora peggio. <<  Di te, Aiolos, mi fido ciecamente, e non serve nemmeno dirlo. So che non … avresti mai … con  mia sorella. Ora, mi dici dov’è? >>, chiede ancora, ma in tono diverso da quello di prima. Incerto.
Nina ha deciso ch’è ora di smetterla con questa manfrina. Aiolos glielo legge in faccia, e dopo l’ammissione di Capricorn, si sente morire.
Gli ha dato tanta fiducia, e lui l’ha delusa. E’ stato l’unico a cui non ha fatto prestare quell’assurdo giuramento, a cui ha sottoposto persino Aries e Virgo.
Ora non teme più la sua furia. Un Capricorno arrabbiato è una porta che sbatte, fa rumore, magari ti fa sobbalzare, ma non è come un Capricorno deluso e ferito.
L’ha sempre visto come un padre. E adesso che sta per diventarlo sul serio, padre, ha il terrore di perdere colui che gli è caro come un figlio.
Definitivamente. << Ce l’hai qui. Gabriel, ti presento il padre di mio figlio, Aiolos Leukanthòs. Saluta mio fratello, Los >>, fa Nina, tornando sardonica. << Ah, vi conoscete già? Che combinazione >>.
Le battute salaci della giovane non servono a cancellare l’espressione incredula  di Shura. E’ un colpo di lama nel petto di Aiolos, più doloroso di Excalibur.
Per qualche istante tace, quasi il suo cervello tanto acuto non riesca a elaborare l’enormità di quella notizia.
Poi si rimette in moto, e datosi ch’è sveglio quanto la sorella, ci mette poco a fare due conti. Nina gli ha detto di essere di sette settimane. << Da quanto tempo va avanti questa storia? >>.
<< Da dopo che tu e Aiolia … vi siete chiariti >>, confessa Aiolos. << Shura … >>.
E’ insostenibile il desiderio di andargli vicino e abbracciarlo, consolarlo come rare volte ha potuto fare quando era bambino. 
Ora lo comprende come non mai. Prova la stessa sensazione che deve aver tormentato lui, Capricorn, in tutti quegli anni seguiti alla sua presunta morte, ogni volta che vedeva Aiolia distrutto. Essere la causa della sofferenza di una persona cara ti spoglia anche del diritto di darle conforto.
Come ha fatto Shura a non crollare? Quanto è stato forte, dentro, quel ragazzino magro e pallido, per non cedere alla disperazione?
Eppure adesso è indifeso. La menzogna, più della verità lo ha devastato, togliendogli anche la forza di incavolarsi lecitamente come dovrebbe fare, scoprendo che per ben un mese e passa ha dormito tranquillo tra le braccia di Aiolia mentre la sorella che credeva al sicuro, addormentata nel suo letto alla Decima invece si concedeva a lui.
La vergogna è un sentimento che Sagitter credeva di non poter mai sentire, perché ha sempre agito in modo di non aver nulla da rimproverarsi.
E adesso invece il karma gli ha inflitto la giusta punizione. Si vergogna davanti all’amico per avergli fatto quella parte, continuando a chiacchierare tranquillamente con lui, a mangiare in casa sua, guardandolo in faccia mentre la notte non aspettava altro che cadessero le ombre per varcare nuovamente quella soglia e infilarsi nel letto di sua sorella. E si vergogna anche di vergognarsi, perché gli sembra di far torto a Nina che in quel letto l’ha sempre accolto, come nel suo corpo morbido e caldo, in cui ha ritrovato la gioia di essere vivo.
Una vergogna che si fa soffocante, quando l’espressione di Shura volge dall’esterrefatto all’addolorato, in mezzo secondo. << Come hai potuto? >>.
Los abbassa lo sguardo, non reggendo quello dell’amico tradito. << Mi dispiace, Shura >>.
Nina si pone nel mezzo, incrociando le braccia. Fa impressione vederla tanto più bassa e minuta del fratello maggiore, chiara e luminosa malgrado non sia in formissima eppure apparire letale almeno quanto Capricorn, con quello sguardo tagliente negli occhi grigio acciaio. Per la prima volta Aiolos intravede la somiglianza tra i due, hanno la stessa piega della fronte quando sono di umore tempestoso, lo stesso piglio duro, persino lo stesso modo di ridurre le labbra morbide ad una linea sottile.
Ma Shura non avrebbe mai infierito su un avversario come invece fa Nina. Ai limiti della crudeltà. << Invece non gli dispiace. Non ci dispiace neppure un po’. Perché dovrebbe dispiacermi aver conosciuto l’amore insieme all’uomo con cui desidero trascorrere il resto della mia vita? O lui provare dispiacere per la stessa ragione? Eppure te l’avevo detto, che già mi piaceva senza conoscerlo. Tu che sapevi com’era fatto avresti dovuto capirlo, che mi sarebbe piaciuto ancora di più, fino ad innamorarmene. Tanto. Perdutamente >>.
Gli occhi di Nina adesso sono un crogiuolo di tenerezza e calore, si posano su di lui come una carezza.
Aiolos torna a respirare. Per un istante si fa intenso il desiderio di andarle vicino, metterle la mano sulla pancia, quasi a proteggerla come lei sta facendo tanto appassionatamente con lui.
Ma non può accanirsi così sull’amico, che cerca ancora di far valere le proprie ragioni. Non ha più voglia di scuoiarlo, e questo è un bene; tuttavia non può nemmeno smettere di duellare, anche se soltanto verbalmente con la sua formidabile avversaria, finché uno dei due non sarà riuscito ad affondare il colpo decisivo: è un Cavaliere d’Athena, non getta mai la spugna, di fronte a nessuno, nemmeno se l’altro è più forte e gli fa mangiare la polvere. 
Però il suo tono è meno convinto quando si lancia nell’ultima arringa. Sta già cominciando ad accettare la realtà, ad ammettere con se stesso che non era così tremenda come paventava.
In fondo Shura gli vuole bene. Moltissimo. Se non fosse quella … cabeza de cabra dal senso dell’onore tutto spagnolo e retrogrado, gli sarebbe già corso incontro, abbracciandolo e rallegrandosi del fatto che la saggezza della sua sorellina abbia scelto forse l’unico uomo al mondo cui lui stesso, se non l’avesse saputo tanto puro e integerrimo, l’avrebbe affidata con gioia.
Ma non tollera l’inganno, e ha ragione. Non gli va proprio giù che l’abbiano bellamente preso in giro per così tanto tempo, nascondendogli la verità.
<< Non ti faccio una colpa di questo, com’è che non ci arrivi? Non è questo! Potevate … almeno aspettare di essere sposati! >>, sbotta infatti, fedele alla sua natura di ispanico, legato alle tradizioni della terra natia.
<< Come sarebbe a dire?! Che cambia, scusa? >>, fa lei di rimando, battendo le palpebre.
<< Come, che cambia? E meno male che hai frequentato una scuola cattolica! E’ … immorale, avere rapporti al di fuori del matrimonio! >>.
Nina si fa di pietra. Resta a bocca aperta, le mani sospese a mezz’aria. << No. Non ci credo che l’hai detto, non ci voglio credere. Accusi me … di essere … immorale? >>, mormora. Poi avvampa di colpo, di furia. E’ pronta ad usare l’arma più potente nelle sue mani, ed è stato Capricorn stesso a porgergliela. << Cazzo, Gabriel, tu stai con un uomo! Possibile che non ti rendi conto che stai usando due pesi e due misure? Com’è, per quanto riguarda me sei cattolico convinto, ma se si tratta di Aiolia, diventi pagano garantito? >>.
Ora sarà guerra aperta. Aiolos trema, in attesa della reazione del compagno. Teme che trovi la forza di dare quell’ultimo colpo di reni di cui tante volte ha sentito parlare gli altri, rialzarsi e tornare a combattere, con più determinazione di prima, con più rabbia, fino a ribaltare la situazione.
Invece Capricorn sbianca, nemmeno fosse stato trafitto dalla sua stessa lama, invece che da una frase. Mai il proverbio “ne uccide più la lingua che la spada” è stato più vero.
Si avvicina piano ad una sedia, e ci si accascia sopra, l’energia improvvisamene risucchiata dalle sue membra.
E’ stato l’ultimo colpo su un nemico già agonizzante. Adesso non si rialzerà più.
Natalia ha vinto.
Non che Los nutrisse dubbi su questo.
<< Perdonami. Perdonami, Nina >>, mormora Capricorn in un filo di fiato.
E’ angosciante vedere un uomo adulto prendersi il volto tra le mani per nascondere il pianto. Lo è ancora di più se quell’uomo è un valente Cavaliere. << E’ soltanto che ti vedo ancora come una bambina da proteggere. Non ero pronto … a questo. A sapere … che … >>.
<< Ho condiviso il mio corpo con un uomo che stimi, rispetti e a cui sei enormemente affezionato. Che è un Cavaliere come te, ed è il fratello del tuo compagno. Un uomo che non ha nulla da rimproverarsi per aver messo da parte l’Armatura che indossa per un istante ed essersi dimostrato tale fino in fondo. Io capisco perché sei arrabbiato, Ga, ma non è un’avventura, Aiolos è l’uomo con cui voglio restare per sempre. Come per te Aiolia. Ti sembrerà difficile perché tu lo ami da tanti anni, e io solo da un mese, ma quanto ti ci è voluto per capire che non avresti voluto nessun altro, al tuo fianco? >>.
<< Non lo so >>.
<< Hai ragione, perché prima eravate bambini, e poi il Fato ha deciso di dividervi in modo crudele. Ma, Gabriel >>. S’inginocchia davanti a lui, allungando una mano per scostargli i capelli corvini dal volto. << Non cambia niente se siamo sposati o no. Tu dici di fidarti ciecamente di lui, com’è che ora dubiti che adempirà al suo dovere? Eppure lo conosci. Per me non servirebbe neppure, ma siccome rispetto le tue convinzioni, e quelle della mia famiglia, e in fondo ci teniamo anche io e lui, lo faremo. Ma non per obbligo, bensì per scelta >>. Un lieve sorriso si stira sulle sue labbra. << Se la nostra religione te lo permettesse, tu non sposeresti Aiolia, subito? Chiaro che sì. Ma non senti meno intensamente il tuo dovere verso di lui solo perché non hai una fede al dito, non pensi? >>.
<< Sì >>.
<< Non è una carta che conta, ma il cuore. Allora, com’è che ti stai comportando da ragazzino prepotente? Intuisco le tue intenzioni di proteggermi, ma non mi ha fatto del male e non mi ha obbligato a nulla, e lo sai pure tu che non ne sarebbe capace. Anzi, sapessi quanto ho dovuto brigare! Quasi più che per te e Leo >>. Ride, dando un colpetto al ginocchio del fratello. << Anche Los aveva i tuoi stessi scrupoli, anzi più dei tuoi, immagino >>, aggiunge, con un’occhiata eloquente a lui.
Aiolos distoglie lo sguardo, sentendosi colpevole. << Perché è come te, ha i suoi valori, i suoi principi, e non è stato semplice indurlo a venir loro meno. Soltanto … la forza della passione ha potuto tanto, e questa è stata un’ulteriore prova del suo amore per me. Solo lei ha potuto convincerlo a superare quel confine, esattamente com’è capitato a te. Vedi? Avete un sacco di cose in comune, e forse tante te le ha insegnate proprio lui, anche senza rendersene conto. Vi somigliate tanto, su certi fronti, e con lui sono certa di essere al sicuro come con te. Forse è per questo, che mi piace tanto. Oltre che per i suoi begli occhi, ovviamente >>. Il sorrisetto malizioso cede il posto ad un’espressione accorata, tenera. Anche lei ha abbassato le armi, ormai. << Diventerai zio, Gabriel. Avrai un nipotino da due delle persone a te più care a questo mondo. Non sei contento? >>.
Capricorn si asciuga gli occhi, la guarda come se soltanto ora la vedesse per davvero. << Posso stringerti, hermanita? >>.
<< Solo se fai piano. Molto piano. Il mio stomaco è ipersensibile. Los ne ha fatto la prova in questi due giorni, praticamente è stato di piantone alla porta del bagno quasi per tutto il tempo >>. Un piccolo ghigno spunta sulle labbra di Nina. << Ha già avuto la sua punizione >>.
La battaglia è finita. I rivali si abbracciano, ora che nessuno di loro ha più intenzione di lottare anche Los si scopre a tirare il fiato, commosso, intenerito.
E grato. Al Destino che ha scelto per lui una donna tanto coraggiosa, la sua piccola leonessa, capace di lottare per lui a oltranza, come un tempo ha fatto Aiolia.
Ma non che Los sia un vigliacco. Solo non ha mai stimato se stesso tanto da valere uno scontro.
Anche questo è un difetto dei cavalieri di Athena. Per loro, la Dea viene sempre prima, anche della loro vita, dei loro diritti, dei loro sentimenti; ed è difficile staccarsi da quella prospettiva, smettere di annullare il proprio ego dinanzi alla missione imposta.
Si fosse trattato di Natalia, di loro figlio, avrebbe risfoderato tutta la sua devozione e dato fondo a tutto il suo potere per saperli al sicuro.
Ma per sé non avrebbe mosso un’unghia. << Posso … abbracciarti anch’io, Shura? >>.
<< No. Tu vieni con me. E non temere, Nina, non gli faccio niente. Voglio solo … parlare un po’ con lui. Posso? >>.
<< Avrai una vedova e un orfano a carico, se metti fuori Excalibur. Senza contare che Aiolia non te lo perdonerà mai >>.
<< Me ne ricorderò >>.
Capricorn lo precede fuori, sulla veranda. Il suo sguardo è diverso da quello che aveva all’arrivo, ma ci sono ancora delle questioni da definire.
Ed è bene farlo immediatamente. << Shura, io … >>.
Capricorn alza la mano destra, non di taglio ma di piatto. << Mia sorella è molto idealista. Per lei … l’amore è sopra ogni cosa. Ma io non sono del suo stesso parere, lo sai >>.
Saggiamente, Aiolos evita di sbattergli sotto al naso da hidalgo che potrebbe fargli anche lui lo stesso discorso, e ne è esonerato solo perché lui e il suo compagno non possono procreare.
Mettergli davanti Lia sarebbe come sventolare la mantiglia scarlatta davanti agli occhi di un toro, meglio passare oltre. Nina ne ha già fatto abbondantemente la prova, è stato più che sufficiente. << Dovete sposarvi, prima che nasca il bambino. Dovrà portare il tuo nome, quando nascerà. Nessuno dovrà privarlo di questo diritto >>.
Aiolos potrebbe sentirsi offeso da quella mancanza di fiducia. Ma intuisce cosa stia costringendo Shura a parlargli a quel modo, e ne prova compassione.
E’ molto legato agli incroci karmici. Saturno, il pianeta che governa il suo segno, è detto appunto Signore del Karma.
E gli ha raccontato cos’avvenuto a sua madre, e a lui stesso, quando è venuto al mondo. Gli ha fatto leggere i documenti su cui quello spazio vuoto campeggiava come uno squarcio bianco.
Anche se non gliene ha fatto una colpa, a suo padre, e sa di non ha nulla da temere da Aiolos, è una parte che sente di dover comunque sostenere in questa rappresentazione. Ed è suo compito aiutarlo. Da amico, da fratello. << Lo riconoscerei a prescindere. E le ho già chiesto di sposarmi, ma non ha voluto. Non l’avrebbe mai fatto senza di te >>.
<< Non parlo di una celebrazione qui. Intendo un matrimonio vero >>.
<< Certo, anche quello. in Spagna, finché ancora la gravidanza non è troppo avanzata. Se è possibile ci sposeremo in chiesa, sperando di rientrarci coi tempi. Domani stesso, visto che ora ci siete voi con Nina, andrò a informarmi per sapere come stanno le cose, visto che io sono stato battezzato ortodosso e ho ricevuto l’Eucarestia, ma dopo sono entrato qui al Santuario, quindi non ho idea di cosa occorra o meno, altrimenti ci accontenteremo del matrimonio civile, per il momento >>. Riprende fiato. In realtà questa è stata un’idea tutta sua, ma non ha dubbi che Natalia sarà d’accordo con lui. Se non altro per non dispiacere alla sua famiglia, e metterà alla fine da parte il suo indomabile orgoglio, lo stesso che condivide con il fratello maggiore, persuadendosi che presto o tardi Aiolos gliel’avrebbe chiesto comunque. Non solo perché senta degli obblighi verso di lei e il bambino, ma perché lo vuole. Perché desidera che sia sua, e sua soltanto, e che nessuno possa azzardarsi ad avanzare dubbi su questo. << E dopo lo faremo anche qui in Grecia, al Santuario, con più calma, e sarà per noi. I ragazzi non ce lo perdonerebbero mai, se gli togliessimo l’occasione di festeggiare, lo sai. Ogni scusa è buona >>.
Shura pare placarsi del tutto. Solo il tono mantiene una certa durezza, gli occhi neri già si sono fatti limpidi. << Dovrai incontrare la nostra famiglia >>.
<< Non vedo l’ora. Nina non ha fatto altro che parlarmi di loro, questi due giorni. Dici che devo portarmi l’Armatura? Sai, per difendermi da abuela. Spero di guadagnarmi un bonus di fiducia, sapendo che riesco a bere il suo liquore speciale senza finire in ospedale >>.
Shura smette di guardarlo. Si allontana, raggiungendo il muro che delimita la veranda esterna del Tempio del Capricorno.
E vi batte la fronte. Non molto forte, ma il rumore vibra nello stomaco di Los, che lo fissa impietosito. << Diavolo. Che cavolo sto facendo? >>.
<< La cosa giusta. Ti stai preoccupando per tua sorella, una cosa nobile, e sensata. Tanto più che … tua madre non ha potuto godere della protezione di un uomo come te, Shura. Da quello che mi avete raccontato tu e lei, tuo padre è un uomo buono, molto, coraggioso e idealista come voi due, ma non ha avuto a disposizione il potere che hai tu, e non ha potuto combattere per Ana come avresti potuto fare tu, se fossi stato al suo posto. Stai cercando di … restituire a tua madre attraverso Nina ciò che a lei è stato negato >>. Per un attimo paventa di aver parlato troppo. L’anima del suo amico è già stata abbondantemente messa in piazza, oggi; dovrebbe averne misericordia, almeno lui. << Shura, fratello >>, fa, posandogli una mano sulla spalla.
Shura si volta, reclina la testa contro la parete. E sospira. << So che a te devo più che di quanto non sentissi di doverlo a Lia, questo diritto. A te ho fatto del male anche fisico, malgrado non ti abbia ucciso. Eppure … non sono riuscito a controllarmi. Mi spiace, Aiolos. Perdonami, se puoi. Hai tutto il diritto … di essere in collera con me, visto come ti ho trattato >>.
Los sorride. << Per niente. L’amore che provi per lui … ti avrebbe fatto sacrificare anche la tua stessa felicità, ed è questa la differenza. Avresti mai colpito intenzionalmente lui, se ti fosse stato ordinato, quella notte? O non ti saresti forse scagliato contro chiunque avesse in mente di fargli del male, riducendolo in brandelli prima che potesse alzare un’unghia?  Ecco. Bravo >>. La mano che gli teneva ancora sulla spalla si stringe piano. << L’amore non è un sentimento razionale, Shura. Dovresti cominciare a capirlo, almeno adesso. E vale anche per quello che provi per Natalia >>.
Capricorn si stacca dal muro, scuote appena la testa. << Pensavo fosse più facile, avere a che fare con una sorella già adulta >>.
<< Anch’io, te l’avevo pure detto, mi pare. Ma la verità è che non è mai facile. Tanto meno per noi, che guardiamo alla famiglia come ad un sacrario, amato e perduto , e vorremmo solo proteggere i nostri cari fino all’estremo. Anche da noi stessi, alcune volte >>.
<< Ma tu non hai esitato ad affidarmi tuo fratello. Anzi. E ora … vorrei tanto sparire, perché non sono stato capace … di farlo altrettanto serenamente con mia sorella >>.
<< La colpa è anche mia. Avremmo dovuto dirti subito che stiamo insieme, invece di nascondertelo per tanto tempo. Ma ogni volta in cui cercavo di farlo … mi mancava il coraggio. Immagino che anche questo abbia contribuito a farti arrabbiare. Hai pensato che se non te l’avevamo detto subito, era perché non dessimo alla nostra relazione il giusto peso. Ma io amo Natalia. Non … pensavo che … ecco, l’avrei legata a me in questo modo così presto, ma non certo perché non volessi, solo è ancora … così giovane. Avrei preferito aspettare, potendo scegliere. Non per me >>.
<< Non è così giovane. Ha ventiquattro anni >>.
<< Ma io ne ho dieci di più. Anche se per tante cose … ero molto più giovane anche di lei. No, non pensare male di tua sorella. Non c’è stato nulla d’importante, prima di me. Però per me … non c’era mai stato niente e basta >>.
Aiolos sente di avere la faccia ad un passo dall’andare in cenere, tanto è in imbarazzo. Come cavolo fa Aiolia  a confidare tanto tranquillamente i particolari intimi della sua relazione a Nina?
Shura stira un sorriso. Il primo raggio di sole, dopo la tempesta e la pioggia. << Davvero? >>.
<< Be’, sì. E non è una cosa che mi faccia onore >>.
<< Ti sbagli, invece. E mi fa … capire anche … che non ce l’ho tanto con te. Se … ti sei ritrovato … ad affrontare certe cose … senza essere preparato … è facile far “casino”. Anche se è un casino meraviglioso >>.
<< Allora, ho la tua benedizione? >>.
<< Certo >>. Finalmente lo abbraccia, forte. 
Si sente rassicurato nel profondo. tanto che si concede il lusso di una battuta scherzosa. << Hai il permesso di provare a farmi di nuovo fuori, se non la rendo felice >>.
<< Ehi, ma che cavolo >>. La voce di Aiolia suona incuriosita, fissando la strana scena che si trova davanti.
Aiolos si stacca dall’abbraccio. << Ciao, fratellino >>, lo saluta, tacendo e cercando le parole più adatte a rendere partecipe anche lui della notizia.
Ma Shura lo precede. D’altronde è fratello di Nina, non può stupirsi troppo, se le cose le butta in faccia alle persone così, senza remore. << Sai la novità, agapì? Diventi zio >>.
Aiolia sgrana gli occhi verdi, evidentemente confuso. << Eh? Shura, hai di nuovo messo fuori il liquore di tua nonna? Lo so già che divento zio, sei tu quello che ancora non l’ha accettato, sai? >>.
<< Allora diventi zio due volte. Diventiamo zii, due volte >>.
Le iridi di smeraldo vagano da Shura a lui, e di nuovo indietro. << Sei … stato tu? E’ … >>. Sembra non trovare parole, povero Lia. << … tuo? >>.
<< Sì, Aiolia >>.
La reazione di Aiolia è qualcosa di ancora meno comprensibile di quella di Capricorn, almeno per chi non sappia come stanno le cose. I suoi grandi occhi verdi si chiudono, come se gli avessero annunciato una disgrazia troppo grande anche per farlo infuriare.
<< Non me lo aspettavo da te, adelphòs >>. Il suo tono è pieno di rimprovero. E’ peggio della sfuriata di Shura; è ferito e rammaricato, e incute più timore.
Non aggiunge altro, li oltrepassa e viola la soglia del Decimo Tempio, senza più voltarsi.
Capricorn resta di sale. << Ma che gli prende? >>.
Aiolos si morde il labbro. Doveva aspettarselo, dopo la piega che aveva preso il giorno prima al telefono. << Nulla, Shura, nulla >>. Non ha il coraggio di metterlo a parte del motivo per cui Aiolia ha reagito a quel modo. Finchè pensava fosse stato un estraneo, uno che non fosse passato attraverso quella sofferenza immane, che non conoscesse le insidie di quella gioia apparente ancora riusciva a mantenersi tranquillo.
Adesso invece la sua riprovazione gli cade addosso come un macigno. 
E non vuole spaventare il suo amico, spiegandogliene il motivo. << Torniamo da Nina. Sperando non sia di nuovo chiusa nel bagno >>.
Dentro, Lia è con lei, che l’abbraccia diversamente da come ha fatto Shura: quella era una riconciliazione, questa è una sorta di inquietante rituale. Sembra voglia trattenerla qui solo tenendola stretta.
Aiolos si sente mancare la terra sotto i piedi.
Quel fantasma ha preso piede anche in lui

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Capitolo 6
*** 6. ***


Più tardi. Nina ha preso domicilio nella Nona, e dopo pranzo Aiolos assieme a Shura e Aiolia hanno passato una considerevole fetta del pomeriggio a trasferire le sue cose, arrivate dalla Spagna man mano, pezzo per pezzo, quando Natalia ha iniziato a rendersi conto che lì ci sarebbe rimasta più a lungo di quanto avesse progettato.
Tra loro, oltre a indumenti e oggettini sono arrivati anche pacchi su pacchi di libri. Quelli dell’Università, tra gli altri.
Aiolos si è sentito in colpa, quando ha riflettuto con più chiarezza sul fatto che la maternità inattesa avrebbe sconvolto i piani di Nina per l’immediato futuro.
Ma lei ha spostato l’aria con la mano. << Mi prenderò un semestre, o un anno. Non sono certo la prima. Potrei continuare a studiare, e andare in Spagna solo quando dovrò dare gli esami. Sono incinta, non malata. Ho tutto il tempo che voglio, mica devo morire! >>.
Quella battuta ha raggelato Aiolos e fatto uscire Lia, intento a svolgere dal nastro adesivo un pacco ancora sigillato. Sagitter ha dovuto lottare non poco contro l’impulso di seguirlo: ma così avrebbe dovuto dare spiegazioni che francamente, ancora non si sentiva di affrontare neppure con se stesso. 
Fortuna che Shura in quel momento era di sopra, alla Decima.
Hanno cenato insieme, da soli. E dopo, si sono infilati a letto, uno accanto all’altra, ognuno con un libro. E la luce accesa.
E’ così normale. E insieme così incredibile. Non dovrà alzarsi dal letto fuggendo come un ladro, sperando che non incontri nessuno sulle scale. Non dovrà più tenere l’orecchio aguzzo casomai Shura rientrasse prima del tempo.
Non dovrà più lasciarla da sola. Potrà attendere di guardarla svegliarsi tutte le volte che vorrà. Sentire il calore del suo corpo, soprattutto adesso che cambierà, arrotondandosi per far posto al loro bambino. Potrà tenerla stretta e posarle le mani sulla pancia che cresce, mese dopo mese, ed essere al suo fianco ogni volta che avrà bisogno di lui senza doversi nascondere dai suoi compagni, dai suoi amici.
Non hanno chiamato i genitori di Nina, ha deciso che vuole dargli la notizia di persona, presentandolo alla famiglia. E sperando che suo padre non la prenda come Shura.
<< Dovrò farmi mandare la macchina >>, ha detto, mentre mandava giù con cautela una cucchiaiata di brodo, l’unica cosa che riesce a trattenere nello stomaco.
<< Non ti serve. Cioè, non per adesso >>, aveva proferito Aiolos abbassando il tono, all’occhiata raggelante di Nina.
<< Se credi di tenermi in una campana di vetro, hai sbagliato, caballero. Comincia a cambiare registro, se non vuoi ritrovarti nei guai >>.
<< Mi preoccupo per te. E per lui >>.
<< Lui. Sai già che è un maschio? Hai per caso qualcosa contro le femmine? >>.
<< Ma no, assolutamente. Anzi. Ho allevato orde di maschi, mi piacerebbe avere una bambina. Che somigli a te >>.
Nina aveva anche lei abbassato la guardia, arrossendo in suo quel modo delizioso. << Se così fosse, di questo Santuario non rimarrebbe pietra su pietra. Ero tremenda, da piccola >>.
<< Non che tu sia cambiata molto >>.
<< Diciamo che so far valere i miei diritti >>.
<< Mhmm. Me ne farò una ragione. D’altronde … i Leoni sono abituati a comandare. E i Capricorno non sono da meno >>.
Nina aveva arricciato il nasino, sorridendo. << Io preferirei un maschio, però >>.
<< Ecco. Cos’hai tu contro le femmine? >>.
<< Assolutamente nulla. Ma … mi piacerebbe molto … che un giorno potesse portare l’Armatura anche lui. Chissà, magari potrebbe essere la tua >>. Poi si era corretta. << Ah, già. Hai già un erede … anche se … >>.
<< Nina, lasciamo stare, dai. Non mi piace parlare di certe cose. Anche se Seiya ha tutta la mia compassione >>.
<< Ma non potrebbe comunque. Sarà Acquario, se diamo fede ai conti. Anche Camus ha un erede, no? >>.
<< Sì. Ma sai, anche se fosse femmina, potrebbe divenire Sacerdotessa. E’ bene che ti faccia conoscere Marin, appena tornerà dal Giappone. E’ stata la Maestra di Seiya. E … molto amica di Aiolia >>.
<< Quanto amica? >>.
<< Bah, questo non lo so. Mica sono come te. Anzi, visto che siamo a discorso, ti pregherei di smetterla di confessare mio fratello >>.
<< Ma guarda che non lo faccio perché sono curiosa. Sto solo cercando di aiutarlo. Non voglio che inizi a pensare che Gabriel … non lo ami abbastanza da aprirsi tanto a lui. E no, non è una battutaccia, questa >>. Nina sospira. << Anche se credo di aver capito come stanno le cose. Per questo, mio fratello fa tanta fatica ad accettarle >>.
<< Sì, l’hai brillantemente esposto oggi. Ma Aiolia non lo lascerà mai. Dagli solo tempo >>.
<< Intendevo a letto, Los. I Leoni saranno anche abituati a comandare, ma sanno essere molto generosi, soprattutto con le persone che amano >>.
<< Nina, dai! Stiamo mangiando, o quanto meno ci stiamo provando. Non mandare tutto all’aria >>.
<< Ti creerebbe problemi? >>.
<< Macché. Mio fratello decide per conto suo. Ma preferirei non farmi di certi film. Non è sano >>.
Nina si è messa a ridacchiare. << Certo, certo. Comunque spero di riuscire a fargli cambiare idea. A Lia, voglio dire, non a Gabriel. Se solo mi azzardassi a dargli un consiglio del genere mi rispedirebbe in Spagna, alla scuola cattolica >>.
<< Farebbe bene. Ci sono parecchie lezioni che non hai seguito attentamente, mi sa >>.
<< Che spiritoso >>. Nina ha strappato un pezzetto di pane. << Veramente ero un’alunna molto diligente. Peccato che lì insegnassero che i bambini li porta la cicogna. Ecco perché credevo che fare l’amore non comportasse alcuna conseguenza. A parte le fiamme dell’Inferno, se non avevi l’anello al dito >>.
Aiolos aveva scosso la testa. << Tuo fratello ha la pazienza di un Santo, con te >>.
<< Ecco perché me ne sono preso un altro. Così sono al sicuro >>.
Sagitter l’aveva guardata per un lungo istante. Sì, decisamente quella lunghe dita bianche erano troppo nude.
Il giorno dopo, quando sarebbe andato a informarsi per la dispensa, le avrebbe anche preso un anello di fidanzamento.
Magari qualcosa che stesse bene con il ciondolo a stella che spesso Nina porta al collo. Non un cristallo, ma un diamante. Qualcosa di eterno.
Come il suo amore.
Sperava tanto non accadesse nulla. Al pensiero di perderla, sente che non potrebbe sopravviverle; soprattutto sapendo di doversi prendere cura di un frammento di lei, e dovendo andare avanti comunque.
Ci era già passato. Ed era stato terribile.
Adesso, mentre è accanto a lei, cerca di concentrarsi sulle pagine che ha davanti. Ma i caratteri gli ballano davanti agli occhi.
Non riesce a scacciare l’immagine di Aiolia stretto a Natalia.
<< Tuo fratello non l’ha presa bene >>, sbotta di colpo lei, facendolo trasalire.
Sembra gli abbia letto nella mente. Così cerca di scherzare. << Il mio? >>.
<< Gabriel era solo … sconvolto, e penso di avertene tenuto una dimostrazione che sola mi sarebbe valsa una laurea honoris causa in psichiatria. Ma Aiolia è rimasto devastato, nel profondo >>. Fa una pausa, rialzando lo sguardo dal libro che ha preso dalla mensola nel soggiorno del fratello. << So perché. Vostra mamma, giusto? E’ morta … dandolo alla luce >>.
Aiolos non proferisce verbo. Sa che non riuscirebbe ad aprir bocca senza tremare.
Nina gli posa una mano sul polso. << Ma ora … non siamo più a trent’anni fa. E io partorirò in ospedale, con dei medici esperti, e sotto controllo. Ora fanno anche l’epidurale, non è nemmeno necessario soffrire per forza >>.
<< Sì >>.
<< Andrà tutto bene. Me lo sento >>.
<< Sì >>.
<< Los, piantala di fare il pappagallo. Dico sul serio. Io lo voglio, questo bambino. E me lo godrò, per tutto il tempo che lo avrò dentro, e quando verrà il momento, andrà tutto liscio, per far vedere a Lia che non sempre le cose devono andare male. Okay? >>.
<< Sì, amore mio >>, risponde lui, sforzandosi di sorridere.
<< E anche a te. Perché non mi freghi con quel tuo bel sorriso ebete. Lo so che Lia ha messo le pulci nell’orecchio anche a te >>.
Aiolos sospira. E’ inutile cercare di nasconderle qualcosa. << Perché devi essere così sveglia, Nina? >>.
<< Per compensare te che sei tonto, agapì. Se aspettavo te, finivo vergine nella tomba, dopo aver fatto la muffa per una vita >>.
<< Bel ringraziamento, dopo tutto quello che ho fatto per te in questi giorni. Hai idea di che figura ho fatto in farmacia? Ho dovuto chiedere ad una ragazzina più giovane di te un test di gravidanza. Credo stia ancora cercando di smaltire la vampata che l’è presa >>.
<< Lei o tu? >>.
<< Ah ah. Spiritosa >>.
<< Poteva andarti peggio. Immagina se avessi dovuto chiederle dei profilattici, perché magari il distributore era fuori servizio >>.
<< Oddei, Nina >>.
<< Pensa al lato positivo. Per otto mesi non dovrai preoccupartene >>. Nina richiude il libro, lo posa sul comodino. << Los >>.
<< Sì, Nina? >>.
<< Mi sento meglio, sai? >>.
<< Me ne sono reso conto. Mi stai prendendo in giro da tutta la sera. Vabbé che non smetti neanche quando stai male. Mi sembra di essere il tuo affilaunghie, più che il tuo fidanzato e il padre di tuo figlio >>.
<< Mhmm. Appunto. I bambini hanno bisogno fin da subito di sentire l’armonia tra i loro genitori >>.
<< Non mi pare che tu ti stia impegnando granchè >>. Natalia si tira su dalla testiera, sfila la maglia – che appartiene a lui, tra l’altro- restando in biancheria intima. << Nina? >>.
<< Ho voglia di te >>, sussurra, chinandosi a baciargli la gola, nell’incavo sotto l’orecchio.
<< No, Nina, tesoro, no >>.
<< Te l’avevo detto che ti sarebbe passata, dopo l’ecatombe di ieri e oggi. Be’, arrangiati. Mi rifiuto di aspettare altre otto settimane >>.
<< Non è questo >>, ammette lui, sconfitto. E’ impossibile pensare di trovare scuse da accatastare alla sua compagna. Lo spinerebbe come un pesce gatto in quattro e quattr’otto.
Intanto, però, si accontenta di sgranare gli occhi e portare le mani al viso. << No, Los. No no no no no. Non cominciare. Non te lo sognare nemmeno >>.
<< Nina, non posso fare … l’amore con te, sapendo che lì dentro … c’è nostro figlio >>.
<< Ossignore. Ma chi me l’ha fatto fare. Chi, voglio sapere >>. Sbuffa, alzando gli occhi al soffitto.  << Una disgrazia. Tu sei peggio di mio fratello >>.
<< Ma … è più forte di me. Non ci riuscirei nemmeno, mi sa >>.
<< Io penso di sì, sai? >>. La manina s’insinua sotto il lenzuolo, lo cerca, lo stringe nel palmo. Basta appena quel contatto leggero a farlo rabbrividire di desiderio, detestandosi perché non può nasconderglielo. << Credo proprio … di sì >>. Si tende a baciarlo, togliendogli il libro a cui Los sta cercando di aggrapparsi come all’ultima speranza. Scosta le coperte e gli sale addosso, sfilando il reggiseno sportivo e denudando i seni, leggermente più pieni, dalle areole più grandi, più scure.
Forse è solo la sua immaginazione, sono passati solo due giorni dacché l’ha vista nuda. Eppure gli pare sia proprio così.
Ed è anche … più desiderabile che mai. Persino il suo odore è diverso, più caldo, più rotondo.
<< Natalia … >>.
<< Non fare come i miei. So cosa significa quando sento il mio nome intero >>. Aiolos sorride, contro le sue labbra. << Non ci riuscirai a farmi cambiare idea. Non ci riuscirai mai, mio bel Cavaliere >>.
Los si lascia prendere, le infila con dolcezza una mano dietro la nuca, slegandole i capelli. Ma indugia, quando deve rotolare per metterla sotto.
L’indecisione viene spazzata via da Nina, che abbassa l’orlo della tuta. Si adagia cautamente sul suo sesso eretto, scivolando piano verso il basso, fino in fondo.
Il sospiro di piacere che le sfugge è irresistibile. Aiolos sa che così dovrà fidarsi ciecamente di lei, che sarà Nina a condurre il gioco.
Ed è un bene. Così non dovrà temere di farle male, senza volerlo.
Inizia a muoversi sopra di lui con lentezza, puntandogli le mani sul petto. Aiolos vi posa sopra le sue, lasciandola libera di imporre il ritmo.
E’ bellissima, vista da laggiù. Le accarezza i seni, sorridendo nel sentirli cambiati davvero.
Nina lo cavalca con maestria, quella che hanno conseguito nel mese e poco più che hanno dormito insieme ogni notte. Si china a lambirgli la bocca, premendo con insistenza nel punto che le regala sensazioni più intense.
E ne dona anche a lui. Dai suoi mugolii rattenuti, dalle piccole unghie incistate nel costato Aiolos intuisce che l’apice non è lontano, per lei.
L’abitudine è dura a morire. Fa per voltarla, mettendola spalle al materasso, per essere sicuro di non farsi spingere troppo oltre; ma Nina lo ferma, inchiodandogli la spalla al guanciale. << Ora … non devi preoccuparti delle conseguenze, Los >>, gli mormora senza smettere di ondeggiargli addosso. A breve il piacere le esplode dentro e lui si lascia andare a quell’invito, raggiungendola.
E’ la prima volta che condividono quel momento sublime simultaneamente.
Forse non avverrà tutte le volte. Però almeno, adesso sa com’è.
Se esiste qualcosa di più meraviglioso ancora che fare l’amore con lei, è essere davvero in lei.
Nina gli cinge le spalle con le braccia, ancora ansimante. << Visto? Non era … difficile … >>.
Aiolos si abbassa sul giaciglio, tenendola stretta al petto. La posa piano accanto a sé ma senza lasciarla, sfilandosi da lei ma restando con le gambe intrecciate alle sue. << Ti amo. Ti amo … da impazzire >>. Non è riuscito a dire morire, neanche per una frase retorica.
Nina si raggomitola contro di lui, calda e morbida. Le piccole mezzelune delle unghie sono ancora aggrappate alla sua pelle, soavemente crudeli; e Los si augura che basti questo a trattenerla lì con lui, per sempre. << Anch’io >>.
 

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Capitolo 7
*** 7. ***


<< Ma sei impazzito, maledizione?! >>. Il viso di Aiolia è contratto dalla furia, pallido di terrore.
<< Va’ avanti. Arrivo subito >>.
Leo stringe i pugni, sembra quasi voglia tiragliene uno in faccia, e solo il timore di far impensierire Nina nel vedergli un occhio nero lo trattenga. << Sbrigati >>.
<< E va bene. Cazzo >>, mugugna dandogli le spalle e avviandosi sulla scalinata dell’ospedale.
Erano mesi che non lo sentiva imprecare.
Ed è meglio che vederlo in un angolo, da solo, a rimuginare cattivi pensieri.
Sono mancati due giorni da Rodorio, e per tutto il tempo ha continuato a ripetergli che aveva un nodo allo stomaco, che si sentiva qualcosa nelle ossa. E no, non era perché avrebbe dovuto trascorrere fuori il compleanno di Shura.
A quello di Nina, due sere prima, ha cercato di sembrare sempre lo stesso, sereno, sorridente. Come ha fatto in tutti questi mesi, davanti a lei.
Ma da quando Capricorn li ha chiamati dicendo che aveva accompagnato la sorella in ospedale, per dei dolori che davano da pensare, quel castello di carte è crollato e si è fatto prendere dal panico. Una vera e propria crisi, che adesso ha raggiunto l’apice.
<< Devo andare un secondo. Ho una cosa da fare >>, gli ha detto prima che salissero le scale del nosocomio. Se c’è una cosa che ha tenuto lontano quello stesso timore da lui, è stato confidare nel Fato. Non accontentarsi di sperare, ma credere.
E ogni volta che Nina gli portava le mani sulla pancia, per fargli sentire suo figlio che si muoveva dentro di lei, ha creduto con più forza.
L’ha visto, in quelle piccole foto in bianco e nero, durante le visite. Una creatura sana e perfetta, che pareva tendere le manine nel grembo della madre per toccare quelle del padre, e rassicurarlo.
Ci sono. Sto bene. Arrivo presto.
Aiolia invece non ha mai osato posare la mano su Natalia. Anche se lei lo ha invitato a farlo tante volte. Non … voleva vedere le ecografie, si sforzava di non ascoltare i discorsi eccitati della cognata che parlava di cosa sarebbe occorso al neonato, di cosa si doveva preparare per accoglierlo al meglio.
Aiolos l’ha pregata di non prendersela. Nina invece ha fatto di testa sua. Piuttosto che arrabbiarsi o lasciarlo stare ha continuato a insistere, ancora, e ancora, con dolcezza, quasi si stesse già preparando ad essere madre, capendo che non sempre sarebbe stato facile convincere il proprio figlio ad agire in un determinato modo piuttosto che in un altro, e invece di sgridarlo, o mandarlo a quel paese, ha cercato di persuaderlo, con le buone, sperando che da un giorno all’altro finalmente cedesse.
Ma un Leone può tenere benissimamente testa ad un Capricorno. Specialmente un Leone che sa di non poter lottare contro il Fato, questa volta.
Nina non ha voluto sapere il sesso, e nemmeno lui in realtà. Vogliono che sia una sorpresa: hanno solo scelto i nomi.
Non è stato semplice prendere una decisione per l’eventualità che fosse maschio: hanno spulciato un’infinità di libri, e solo alla fine hanno optato per Alexandròs, che piace ad entrambi, anche e soprattutto per il suo significato.
La scelta per la femmina … non ha necessitato di nulla a parte un lungo sguardo silenzioso. Sapevano già entrambi come si sarebbe dovuta chiamare.
Anche se Nina ha provato a protestare, almeno un po’, per rispetto del suo amato. Anche lui aveva perduto una persona cara che sicuramente voleva omaggiare, no?
Ma Aiolos l’ha rassicurata. Se proprio insisteva potevano metterlo come secondo nome. Anche perché avevano già stabilito che il neonato sarebbe stato battezzato, e magari con un nome “pagano” qualcuno avrebbe potuto opporre difficoltà.
Per lui era stato appunto così. Per questo ha un secondo nome: Anastasiòs, il risorto.
Proprio com’è avvenuto. E’ risorto due volte, di cui una per merito di Natalia.
E continua a risorgere in lei, ogni giorno. Anche se sono due mesi che non fanno l’amore, più per una sua forma di ritegno misto a rispetto, che per volontà di lei.
Nina non ha mancato di fargli fare l’ennesima figura del cavolo, all’esame per il settimo mese. << Dottore, mio marito dice che ha paura di far male al bambino, se viene a letto con me. Glielo dice lei, che non è così? A me non crede >>, ha spiattellato bell’e cruda da sopra la scrivania.
Persino il medico ha avuto un attimo di sconcerto. Un brav’uomo, professionale e umano insieme. Di cui Los aveva imparato a fidarsi, e non avere più voglia di puntargli alla nuca la freccia di Sagitter ogni volta che armeggiava tra le gambe di sua moglie. << Be’, non ci sono particolari problemi, il bambino sta benissimo, lei è forte, giovane, certo bisogna fare attenzione, specialmente da adesso in poi. Evitare … determinate … ehm, situazioni. Per non … premere … sull’addome >>.
Los aveva compatito quel poveretto. Era diventato rosso come un papavero, benchè fosse come Nina gli aveva assicurato, che ne vedesse a bizzeffe ogni giorno.
Ma sicuro era difficile gli fosse capitata prima una come Nina. Lei è unica.
Anche per questo l’ama così tanto. << Però, signora Leukanthòs, non mi sento di forzare suo marito. Il … desiderio sessuale in gravidanza spesso è più acuto per la donna, mentre invece scema nell’uomo, che non porta in sé il mistero della vita, e ne ha timore. Giustamente. Persino io che faccio questo mestiere da trent’anni, e ho quattro figli, ho avuto lecite difficoltà … a dormire con mia moglie durante l’ultimo trimestre. Lo comprenda. Altrimenti rischia di traumatizzarlo. Parecchie mie pazienti si sono rivolte ad uno specialista, in seguito alla nascita del bambino, perché il compagno si rifiutava di avere rapporti con loro. Come se … la moglie fosse diversa, dopo aver partorito. E nel mezzo, soprattutto per molti di quelli che scelgono di assistere, vedendo la sofferenza del travaglio e del parto hanno inconsciamente il senso di colpa per esserne stati loro la causa. Certo, è anche vero che molte donne soffrono di depressione post-partum, ch’è un disturbo molto grave. Lei non mi pare soggetta, sinceramente, ma non mi sento di darlo per scontato. Quindi … mi raccomando. Se volete posso consigliarvi una bravissima psicologa, mia amica da anni >>.
<< Grazie, dottore >>.
Una volta fuori, Nina aveva riso, accarezzandosi la pancia. << Ed ecco che ora hai la scusa per non venire a letto con me. Una scusa ragionevole come piace a te >>.
<< Lo stai facendo sembrare come se non lo volessi, e stessi prendendo agio dalla situazione. E non è così. Mi addolori, parlando in questo modo >>.
<< Aiolos, forse non l’hai capito. Non è il fatto che tu non faccia l’amore con me a disturbarmi e amareggiarmi, ma quello che non ti lasci nemmeno toccare. E non tocchi nemmeno me, come se temessi di provocarmi danno >>.
<< Perdonami. Ma ho sempre il timore di poter combinare qualche casino >>.
<< Los. Non potresti in alcun modo >>.
Quella sera stessa, a letto, si era fidato a dar retta alla sua sposa. E non era successo nulla di disdicevole,
anzi, era stato molto tenero e tranquillo.
Hanno continuato a coccolarsi vicendevolmente ogni notte fino a due giorni prima, prima che lui e Aiolia partissero per conto del Santuario. Il Sommo per la verità aveva esitato ad affidargli quella missione, sapendo che il termine della gravidanza di Nina era quasi giunto.
Ma lei si era impuntata. Non si sarebbe mai perdonata se fosse venuto meno al suo dovere a causa sua. Ed era ancora presto: mancavano più di due settimane, più quella di prammatica, e se il bambino somigliava a lei, sarebbe venuto alla luce con un ulteriore ritardo. Non per niente, l’avevano chiamata Natalia perché l’aspettavano per la vigilia di Natale, anche se poi aveva deciso di prendersela comoda.
<< C’è Gabriel, con me. Se succede qualcosa vi chiama subito >>.
Aiolos aveva dovuto piegare il capo. Lo fa sempre, davanti a lei: ma non perché sia succube di sua moglie, al contrario.
Se avesse esitato, Nina avrebbe subito intuito che nutriva dei dubbi, e magari avrebbe iniziato a star male anche lei, cosa che Los voleva evitare a qualsiasi costo.
E inoltre lei è quella che ha sempre ragione.
Ma stavolta si è sbagliata. Il termine è arrivato molto prima del previsto.
Aiolos sa che non per forza è un segnale negativo. A volte la saggezza del feto è più grande di quella dei medici, e decide da sé quando è tempo di venire alla luce, fregandosene dei calcoli.
Ma per un attimo non è riuscito a non pensare che anche Lia è nato in anticipo. Era previsto per la fine di agosto, e forse il suo cosmo, già formato dacché suo fratello era nato con dentro il potere ruggente del Leone, si era ribellato a quella soluzione, scegliendo da sé.
Peccato che l’alternativa fosse costata la vita alla loro mamma.
Forse anche suo figlio ha scelto. Non gli garba essere dell’Acquario, vuole seguire le orme dello zio, essere Capricorno, reggere le sorti del mondo sulle sue spalle. Impugnare la sacra Excalibur.
E per questo, mettere sottosopra tutto il resto.
La predestinazione a volte è una gran rottura di palle, come direbbe Nina.
Non è una cosa sensata, quello che sta facendo. Suonare alla porta dell’abitazione sopra il negozio di fiori, a quell’ora disumana. Tirar giù dal letto un pover’uomo, obbligandolo a scegliere delle rose, solo i boccioli più belli, ancora bagnati, e avvolgerli con cura. Arancio dorato, il colore preferito di Nina.
Forse il fioraio pensa siano per una dichiarazione d’amore tardiva. Che voglia appostarsi sotto qualche balcone a fare una serenata, come si usava un tempo. << Non sarebbero meglio rosse? >>.
<< Sono per mia moglie. Sta … per dare alla luce il nostro primo figlio >>.
<< In bocca al lupo, allora >>.
<< Crepi >>. Aiolos girella nervosamente per il negozio, tormentandosi l’anulare con la fede mentre l’uomo sfila le spine dai gambi.
E gli cade l’occhio su quel peluche. Enorme, con due orecchie lanose e candido come la neve.
Un lieve sorriso spunta sulle sue labbra. << Prendo anche questo >>.
<< Va bene >>.
<< Grazie. E mi perdoni di averla svegliata a quest’ora >>.
<< Macché. Sa, lei è il miglior cliente della giornata >>, dice l’uomo.
<< Le faccio una promessa. D’ora in poi, mi servirò solo da lei. In ricordo di questa notte >>. Aiolos tira fuori il portafogli, prende una banconota di medio taglio.
<< Aspetti, le do il resto >>.
<< Lo tenga. E … grazie ancora >>.
<< Mi raccomando, non si scordi di portarmi suo figlio! >>, grida l’uomo, sorridendo.   
Ma lui è già lontano. Corre, Aiolos. Come il vento, mutevole, cangiante, come il nome che gli hanno imposto, rapido, nella notte, come quella notte, tenendo però tra le braccia non una creatura da salvare, ma un mazzo di rose e un pupazzo.
Il suo cuore però pulsa allo stesso modo di allora. Fa’ che sia in tempo. Fa’ … che sia in tempo.
Quando approda in reparto si trova davanti una scena straziante. Aiolia è seduto, con Shura inginocchiato ai suoi piedi. E’ bianco come un lenzuolo, ha gli occhi lucidi e gli tremano le labbra e le mani.
Per un attimo pensa il peggio. << Allora? Come sta? >>.
Shura lo rassicura. << Non lo sappiamo. Ancora non è venuto fuori nessuno >>.
Si placa un istante. Non gliene frega niente di sembrare un povero pazzo, con in mano quelle cose. Non gliene importa nulla.
E’ per Nina, e per lei accetterebbe anche di venire cosparso di pece e piume e condotto alla gogna. Qualsiasi cosa, purché ne escano vivi e salvi entrambi, non fosse altro che per restituire a quella povera anima straziata inchiodata su una sedia di plastica un attimo di fede, di speranza, per indurlo a credere che la sua venuta al mondo è coincisa solo per sfortuna con la dipartita della loro madre, e che nessuno gliene ha mai fatto una colpa, doveva andare così e basta.
Non ode il tono sibilante, furiosamente gelido di Lia. Lo ignora volutamente, non perché ce l’abbia con suo fratello ma per il suo bene, per trarlo fuori dal buio in cui è precipitato dal momento in cui ha saputo che la sua cara amica aspettava un bambino, con in parte il suo stesso sangue nelle piccole vene fragili.
E per cui da allora ha paventato lo stesso Fato sventurato.
Poi il medico viene fuori, serio, la voce innaturalmente pacata. Il petto gli si fa di ghiaccio.
E se Aiolia avesse avuto ragione?
<< E’ andato tutto … alla perfezione >>.
Solo in quel momento si accorge che aveva smesso di respirare. Prende un sorso d’aria, un altro ancora.
<< E il bambino? >>.
<< E’ una bambina. Le stiamo facendo degli esami di routine, appena finito porteremo fuori anche lei. Congratulazioni, è padre di una splendida femminuccia di tre chili esatti, nonostante sia in anticipo sui tempi >>.
Non riesce a non sorridere, a quella frase.
Non è per pareggiare il destino di Lia, ch’è venuta alla luce così. Non è per il suo, malgrado abbia compiuto anche per suo fratello un piccolo miracolo.
E’ per quello di Shura. Quasi abbia voluto ripagare il debito contratto col Karma dallo zio, nel momento in cui è nato.
Nel giorno, soprattutto. << A che ora è nata? >>.
<< Mezzanotte e un minuto >>.
<< E’ … perfettamente in orario, dottore >>, sente dire la sua voce, conscio che anche i due poco distanti hanno udito.
Le dodici e uno, del dodici uno.
Non avrebbe potuto scegliere momento migliore, la piccola Ariadne.
Entra in camera con cautela, augurandosi che Nina stia davvero bene, che il dottore non gli abbia usato la bontà di una scusa patetica.
E’ una gioia in più scoprire che sì, sta bene, e non ha perso un briciolo del suo sarcasmo. << Ehi … guarda un po’ chi c’è? >>, fa, reggendo contro il seno un fagottino rosa.  << Non fatevi vedere troppo, sennò questa povera bimba avrà il suo primissimo trauma. Avete una faccia, tutti e tre … >>, sbotta, abbozzando un sorriso stanco. Anche se sa che ancora la piccola non può vedere, e lo sa anche lei.
Vuole solo smorzare la tensione. Come sempre.
Tante domande gli affiorano alle labbra. ma tutte vengono spazzate via dal sorriso sfinito ma trionfante di Nina.
Sta bene. E’ viva. E la bambina ... è sana, e meravigliosa.
Trattiene a stento un singhiozzo, nel vedere per la prima volta sua figlia. E’ un fiore delicato, tenero e piccolo, che gli riporta alla mente tante cose, alcune belle, altre terribili, ma che non ha paragone con quelle.
Questa è sua. Carne della sua carne, sangue del suo sangue, che si sono uniti a quelli della donna che ama per generare quel piccolo miracolo, dalla boccuccia aperta in un lieve sbadiglio.
Nina gliela mette tra le braccia, e lui era stato per un attimo sul punto di tirarsi indietro. E’ la prima volta, e anche se sa come farlo, se ha tenuto altri neonati ed era tanto più giovane di così, è come se fosse del tutto nuovo, e dovesse imparare da zero.
L’emozione gli schianta il cuore. I piccoli tratti morbidi sono simili a quelli di tanti altri neonati, tuttavia Aiolos ravvisa già qualche somiglianza. Ha il naso di Nina, le sue labbra a cuore. Il taglio degli occhi è ancora incerto, come il colore: saranno blu per un certo periodo, come li ha avuti anche Aiolia, prima che mutassero.
Gli viene da sorridere nel vedere la piccola fronte corrugata. E’ un’altra piccola Capricorno che saprà far valere i suoi diritti.
Quelli che potrà vantare sul cuore del padre sopra tutti.
Ma adesso ha una questione più urgente da risolvere. Ha fame, e l’unico modo per farsi sentire è mugugnare di scontento.
La porge a Nina, che si sistema per allattarla. Vedere il suo seno candido e sodo che si scopre per nutrire la loro bambina è qualcosa di trascendentale, che gli rimette lo spirito in pace: rammenta la prima volta in cui l’ha sfiorato, sentendo le dita bruciare, e del senso di colpa che ha provato allora non resta che la cenere.
Ecco perché alla fine ha smesso di condannare il desiderio. Perché ha compreso che non era un mero istinto animale quello nel suo corpo, non la lussuria lo spingeva a congiungersi a Nina, ma questo.
Quando Aiolia e Shura vanno via, si siede accanto a Natalia. La bimba è tornata tra le braccia della mamma, dopo aver cosparso quelle degli zii della polvere dorata del miracolo della sua esistenza.
Finalmente anche Aiolia ha messo l’anima in pace. Aiolos è convinto di aver visto una minuscola scintilla rotolare sulla guancia del fratello: sa che gli ci vorrà un po’ per perdonarsi di essere stato tanto testardo, nel rifuggire da Ariadne.
<< Los, la metti nella culla, per favore? >>.
<< Certo >>.
<< Vuoi qualcosa? >>.
<< Mhmm. Vediamo. Da dove comincio. Ah, sì: una bottiglia di vino, una maxi-pizza con formaggio, cipolle e salame piccante, una confezione gigante di M&M’s, quelli con le arachidi, però, e penso proprio che mi concederò il lusso di una sigaretta, anche se non fumo più da anni >>. Nina sorride, e Aiolos con lei.
Poi Natalia scuote la testa. << Non posso né mangiare né bere, finché non mi staccano questa >>. Alza il braccio assicurato alla flebo.
<< Vuoi che ti bagni le labbra? >>, si offre Los, servizievole.
Lei gli scocca uno sguardo impensabile, per la circostanza in cui si trovano. << Se me lo dici così … >>.
<< Nina! Per l’amor del cielo! >>.
<< Shhhh! Che dormono. Dai, sì. Solo un po’ >>.
Si avvicina al tavolino, prende un tovagliolino di carta e aperta la bottiglia d’acqua, ne versa un bicchiere e ve lo inzuppa dentro, stringendolo per togliere il liquido in eccesso.
Torna accanto a lei, inumidendole la bocca. << Mi spiace non poterti portare nulla, finché non ti toglieranno la flebo. Però ti ho portato queste, intanto >>. Le raccoglie dal tavolino e gliele posa in grembo, felice di vederla stupirsi.
<< Los … sono bellissime. E fresche, anche. Ma dove le hai trovate, a quest’ora? >>.
<< Mah, per strada. Erano giusto qui davanti. Forse se l’è perdute qualcuno >>.
<< Sì. Certo. Anche quello se lo sono perduto? >>, fa accennando al coniglio di peluche.
<< No, quello l’ho tirato fuori dal cilindro. Però non mi ricordo più dove l’ho messo >>. << Hai sofferto? So che non volevi parlarne, davanti a Lia >>.
<< Mah, così. Poi mi hanno fatto l’anestesia, e non ho più sentito nulla. Ho un casino di punti metallici, spero tanto non rimanga la cicatrice. Ma suppongo sia sempre meglio che … ah, non ci posso pensare. Sono stata fortunata, accidenti >>.
Los posa lievemente la mano sulla pancia di Nina, non più tesa, ma ancora gonfia. << Ti fa male? >>.
<< In realtà non tanto, ho ancora un po’ di roba in circolo. Non avrei mai pensato di iniziare a sballarmi ora che diventavo madre >>. Batte con la manina sul letto. << Siediti >>.
<< No, ma figurati >>.
<< Los. Vieni qui. Avanti … >>. Nina gli sfiora l’angolo dello zigomo. << Guarda che occhiaie. Quanto sei stanco, amore mio? >>.
Aiolos raccoglie la manina nella propria, portandola alle labbra per un bacio. << Mai quanto te >>.
<< Perché non vai a casa a dormire? Ci sono i medici, le infermiere qui. Vai, ti fai una doccia, ti butti sul letto e torni domattina >>.
<< No >>.
Nina lo fissa senza dire nulla, per un lungo minuto. I suoi occhi cangianti lo studiano, e Aiolos sa che la fioca luce proveniente dalla lampada sul comodino non gli servirà a nascondere quello che sente di aver scritto in faccia in questo momento. << Los. Abbracciami >>, dice infatti.
<< No, tesoro. E se ti … >>.
<< Ah, che palle. Ma non la smetti proprio mai? Ti sto dicendo di abbracciarmi, fallo e basta, e che cavolo >>.
Los sorride nonostante tutto, nel sentirle quel tono irresistibile nella voce. E’ una despota dolcissima, che non teme di suonare severa quando è necessario.
Si tende con attenzione, posandole le braccia intorno al torso. A parte l’addome, occupa esattamente lo stesso spazio di prima tra di esse: non è più piccola, o più evanescente. Sotto la pelle vellutata avverte con nitidezza la carne tenera, le ossa delicate, i capelli di seta che le ricadono sulla spalla assicurati in una treccia.
Ed ha un sussulto. E’ come svegliarsi da un sogno per tornare nella realtà. E’ davvero lì con lui, non è immaginazione, non un pio desiderio.
E’ diverso dallo stringere un corpo freddo e immoto, sperando che riprenda vita e calore.
La voce gli esce rauca, strozzata. << Sicura … che non ti faccio male? >>.
<< No, fai bene, soprattutto a te stesso >>. << Sono qui, scemo. Dove pensavi che andassi? >>.
Il muro dietro cui stava ancora cercando di trattenere le sue emozioni, già divenuto cancellata ora cede del tutto. la serra con dolcezza e le riversa in seno le lacrime mute, di timore e impotenza, che per otto mesi ha tenuto strette in gola. << Non dovrei, perdonami >>.
Gli accarezza i capelli, e Aiolos freme, trattenendo ancora gli ultimi resti della tensione che lo ha consumato fin qui. << Smettila di fare l’eroe. Con me non serve. Mi hai già … conquistata abbastanza, per tutta la vita >>. Nina alza il braccio. << Ti faccio portare una sdraio. E’ il minimo, anche se non sarà comodissima >>.
<< Dormirei anche tra le spine, sui sassi, pur di starvi vicino >>.
<< Ecco, ma se potessimo evitare il pavimento, sarebbe meglio. T’immagini la faccia dell’infermiera, se domattina all’ora del giro ti trova intento a controllare che non ci siano batuffoli di polvere sotto al letto? >>. La porta si schiude, e una donna giovane, in uniforme bianca e la faccia un po’ assonnata si affaccia. << Signora? Le occorre qualcosa? >>.
<< Sì, grazie. Se ci fosse … qualcosa per far riposare mio marito. Sa, è appena tornato da un lungo viaggio. Questa signorina aveva fretta di conoscere il suo papà >>.
La donna anche se mezza intontita gli lancia un’occhiata eloquente. E Los ammutolisce, facendosi rosso come un semaforo. << E c’è da crederlo, eh sì >>. Poi torna a guardare Nina, che lungi dall’essere infastidita sembra tenersi a stento dallo scoppiare a ridere, anche per riguardo alla ferita. << La porto subito >>.
<< Grazie >>. Appena la porta si richiude Aiolos riprende tanta presenza di spirito da scoccarle un’occhiata di traverso. << Per un attimo ho creduto ti mettessi a riderle in faccia. Ma non ti dà fastidio? >>.
<< Cosa? Che mio marito sia bello da far girare la testa? Non ci penso proprio. Pensa a cosa dicono tutti quelli che ci vedono insieme: “ Ma che ci avrà trovato, in quella lì? L’avrà intortato facendosi mettere incinta” >>. Nina ha un’aria divertita. E insieme orgogliosa, come se in quell’ammirazione trovasse una conferma che a Sagitter risulta incomprensibile.
E’ lui quello fortunato. Anche troppo. << Impossibile che pensino una cosa del genere. Semmai il contrario >>.
Nina avvampa di piacere, scostandosi i capelli dalla spalla. << Sei troppo buono, Los. Non ce la fai a pensare male del prossimo >>.
<< Invece sì, sai? Non hai idea di quante cose inconfessabili ho pensato di Kanon, prima che … stessimo insieme per la prima volta. Credo sia stato proprio questo a farmi dare una mossa >>.
<< Santo Kanon, allora. Poveretto, non è proprio il massimo a cui potesse aspirare per sapere di essere stato utile, ma insomma. Basta che sia servito >>. Nina sorride. << Sono settimane che non fa altro che annunciarmi che meravigliosa sorpresa stia preparando per Ariadne. Sono proprio curiosa di sapere che cos’è >>.
Aiolos non ce la fa a reprimere una smorfia. << Ha rotto, con queste sorprese. Un giorno o l’altro gliene farò una io, e si ritroverà con una freccia dove non batte il sole >>.
Nina fa una faccia incredula. Poi ride, tenendosi la pancia. << No! Sei ancora geloso! Anche adesso? >>.
<< Non credo di poterne fare a meno. A differenza di te, non mi sta bene che altri guardino mia moglie >>.
<< Anche se sai che ha occhi solo per te? >>. Gli tende una mano, che Los stringe nella propria. << E non potrebbe essere diversamente, soprattutto ora che mi ha donato una figlia splendida? >>.
<< Casomai sei tu ad averla donata a me >>. Guarda la piccola, che riposa quieta nella culletta. Poi la porta si riapre e la donna arranca dentro, armata di una sdraio richiusa.
<< Aspetti, la aiuto >>.
<< Che cavaliere >>, sentenzia l’infermiera, e Nina ridacchia. << E’ fortunata ad avere un marito così, signora >>.
<< Glielo stavo giusto facendo notare. Ma lui a me non crede >>.
<< Pure modesto! Ah, ce ne fossero di più uomini così, a questo mondo >>. Los apre la sdraio, sforzandosi di non guardare Nina che immagina se la stia godendo un mondo, anche se dovrebbe riposare. << Mio marito non fa altro che lamentarsi, e trovare da ridere su ogni cosa >>.
<< Ah, ma anche questo non scherza. Solo che di solito azzittisco l’audio, e mi accontento di guardarlo >>.
Aiolos quasi si richiude nella sedia, alzando gli occhi al cielo. << I vantaggi di avere un uomo bello >>.
<< Indubbiamente >>.
<< Riposi, signora. Ha una bimba adesso di cui occuparsi. Anche se immagino … che suo marito si prodigherà in tutti i modi possibili per aiutarla >>. Storce la bocca. << Mai una volta che il mio si degni almeno di salirmi la spesa in casa. Questione di fortuna >>.
<< Nahh, non è fortuna. Basta saperli prendere. Bastone e carota, come i cavalli >>.
Aiolos inarca un sopracciglio. Ci sta proprio prendendo gusto, la sua Nina. << Be’, buonanotte. Chiami pure, se occorre qualcosa >>.
<< Grazie. Buonanotte anche a lei >>. L’infermiera chiacchierona se ne va, lasciandoli di nuovo soli.
<< Hai finito? >>, sbotta Aiolos,
<< Chi, io? Ma se ho appena cominciato >>.
Los scuote la testa, baciandole la guancia. E’ pallida, ma fresca. << Dormi, devi riposare. Hai tanto tempo per prendermi in giro come ti pare >>. Si sdraia sulla sedia, più per convincere Nina che per sé. Gli occhi vanno sempre ora alla moglie, ora alla figlia.
<< Solo per questo ti do retta >>. Nina chiude gli occhi, ma in viso ha il sorriso sereno di chi ha fede nel domani.
E si addormenta. Povera cara.
Los invece non ci riesce. Continua a guardare la culla, casomai la bimba abbia bisogno di qualcosa.
Ma Ariadne dorme anche lei tranquilla, come se abbia ormai compiuto la propria missione, nascere proprio in questo giorno. E adesso si stia concedendo il meritato riposo.
Los ha giusto il tempo di chiedersi cosa stia facendo adesso suo fratello, a casa. Ma è consapevole che c’è Shura con lui, e anche se avesse un crollo emotivo pari al suo, il compagno non lo lascerà da solo.
Confortato, si addormenta anche lui.
Quando si ridesta è ancora presto. Si tira su dalla sdraio e il suo primo pensiero è per Ariadne, che dorme ancora. Sembra quasi non voglia nemmeno mangiare, dopo la poppata della sera non ha più preso nulla.
E s’inquieta. Sarebbe forse il caso di svegliarla?
Però è tanto serena, mentre dorme. Ogni tanto succhia il ciuccio che le ha preso qualche settimana prima, giallo e arancio con delle minuscole api disegnate sopra.
D’un tratto lo risputa, e Los tende la mano a rimetterglielo tra le labbruzze piene, simili a quelle della madre.
Ma non ne ha il tempo. le piccole manine di Ariadne si muovono alla cieca sul velluto della tutina arancione, cercano e trovano lo scomparso, e lo riportano alla boccuccia, senza neppure emettere un versetto, o schiudere gli occhietti. Riprende a succhiarlo tranquilla, dormendo.
Aiolos è impietrito. Una bimba di nemmeno un giorno è in grado di farlo?
Non ha il tempo di darsi una risposta. Nina si stiracchia, aprendo quegli occhi cerulei, inimitabili. << Ehi. Ciao >>.
<< Ciao >>. Non le dice subito di quel che ha visto, forse si è trattato di un’allucinazione. Ha anche lui da recuperare, e parecchio, di sicuro.
<< Hai dormito? >>.
<< Sì, no. In effetti non lo so. Mi sento ancora rincoglionita. Inizio a temere che gli effetti dell’anestesia non passeranno tanto in fretta. Potrei non essere più tanto sveglia, d’ora in poi >>.
<< Me ne farò una ragione >>. Los le posa un lieve bacio sulla fronte. << Vado a darmi una lavata, okay? >>.
<< Sì >>. Nina si fa incerta, esitante. Aiolos non può non domandarsene la ragione: è la prima volta, dopo tanto, che la vede così. E le mani gli tremano, prima ancora che se ne renda conto coscientemente. << E poi … torna qui. Credo … che il dottore … voglia parlare con te >>.
<< Perché? >>.
<< Vai, Los. Poi vieni qui >>. Il suo tono è perentorio. Ma le iridi argentee baluginano di un vago smarrimento.
Che se ne siano accorti anche gli altri, di Ariadne? Se così fosse non sarebbe un gran male. Lia è venuto al mondo già dotato del cosmo, e a soli quattro anni sapeva fare cose strabilianti.
Ma Nina è tesa, e non ha l’aria di una a cui abbiano detto che sua figlia è straordinaria. << Vai, Los. Ne parliamo quando arriva il dottore >>.
Los si lascia convincere. Entra nel bagno, aprendo l’acqua nel lavabo, sciacquandosi la faccia.
Qualunque cosa sia, non può essere così terribile.
Non se riguarda sua figlia.
 

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Capitolo 8
*** 8. ***


Perché noi non dobbiamo preoccuparci di nulla,
perché abbiamo il fuoco, e stiamo bruciando un accidenti di qualcosa,
loro ti vedranno da fuori,
accendilo, come se fossimo le stelle della razza umana
Ellie Goulding, Burn  
                                    
<< Sei bellissima >>.
Nina china il capo, sul volto il rossore soffuso diviene più intenso.
Lo specchio rimanda indubbiamente un’immagine minuziosa, le restituisce fin nei minimi dettagli i suoi stessi tratti, trasfigurati dall’aspettativa.
L’ansia le fa brillare gli occhi, le avvampa il volto e le fa mordicchiare le labbra, che sembrano più piene e desiderabili che mai.
<< Sicuri che non c’è problema? >>.
<< Ma dai. Sarà divertente  fare gli zii a tempo pieno, per una sera >>. Aiolia tiene stretta contro il petto muscoloso la piccola Ariadne, che dopo aver fatto prendere un accidente a tutti, dormendo quasi per tre giorni di fila dopo essere venuta al mondo – lei!- quasi dovesse riacquistare le forze, senza neanche pensare a mangiare, ed averla costretta a passare al latte artificiale malgrado Nina ne avesse più che a sufficienza del proprio, perché era troppo pigra anche per tirare dal seno, ora ha fretta di recuperare quei giorni trascorsi a sonnecchiare come un gattino e tende le braccine paffute come se volesse afferrare il volto dello zio. I suoi piccoli occhi splendenti cominciano a distinguere le forme, e ciò che finora ha conosciuto solo con il tatto adesso può catturarlo anche con il senso della vista.
Che curioso. E’ esattamente il contrario di quello che avviene agli adulti. Prima si vede, poi si tocca.
E lei vuole che Aiolos la veda, prima di toccarla.
E che rimanga abbagliato da lei, al punto di desiderare di farlo immediatamente. << Il biberon è nel frigo, in caso si addormentasse però non svegliatela. Altrimenti … intorno a mezzanotte dovrebbe iniziare a reclamare. Credo che per la poppata successiva saremo già tornati >>.
<< Tranquilla, Ni. Nell’eventualità c’è sempre quello artificiale, no? Trenta di polvere e centocinquanta d’acqua, bollita e lasciata intiepidire >>.
Nina non può fare a meno di sorridere. Ormai ne sa più di lei, quasi.
E si volta, dando le spalle alla specchiera. << Sai, Lia, sarebbe ora che iniziassi a pensare … ad averne uno vostro. Sei nato per fare il padre >>.
Leo rialza gli occhi, arrossendo anche lui, d’imbarazzo. << Oh, cioè … noi … è troppo presto >>. Aiolia raccoglie nella propria la manina di Ariadne. Con una delicatezza commovente. << E poi … non so … come … la pensi lui >>.
<< Mi auguro che almeno abbiate risolto. Sono mesi che non ne parliamo, ma adesso penso sia bene rispolverare un attimo l’argomento >>.
Aiolia arrossisce ancora di più. << Sì. Abbiamo … risolto >>.
<< Ah ah. E … hai seguito il mio consiglio? >>.
<< No >>. Ora è bordeaux, e sembra particolarmente interessato a verificare se le unghie di Ariadne siano abbastanza corte perché non si ferisca da sola. << Non è servito >>.
Nina fa un’espressione ammirata. << Però. Dovrei chiederti come hai fatto, sai, metti che dovesse servire a me, un consiglio … >>. Il cuscino che le arriva addosso è troppo lento, e troppo piccolo perché possa anche solo spettinarla. Si scansa e lo afferra, posandolo sulla poltrona su cui è seduta.
E scoppia a ridere. << Dai, scemo >>.
<< Ancora non ti sei levato questo vizio? Ma essere madre non ti ha cambiata nemmeno un po’? >>, la redarguisce suo fratello, che evidentemente ha colto l’ultima parte della conversazione, e non ha gradito, sottolineandolo con il lancio del guanciale.
<< No, mi spiace. Non si può cambiare la propria natura, hermano. Tanto meno una duplice come la nostra >>. Nina si guarda di nuovo nello specchio, sistema una piccola ciocca sfuggita alla forcina. << Sempre in bilico tra acqua e terra. Tra cuore e ragione >>.
<< Ragione? >>, la rimbrotta scherzosamente Shura.
Nina fa una smorfia nello specchio. << Sei antipatico. E io che volevo chiederti una cosa, ma ora non lo faccio più >>.
<< Se è dello stesso tenore di quelle che chiedi a Lia, me la risparmio volentieri >>.
<< No >>. Posa le mani sulle ginocchia. E’ impressionante vedere come le entrino ancora gli abiti che indossava prima della gravidanza. In un mese e mezzo, il suo corpo è ritornato quasi del tutto identico a prima, eccetto l’addome di un lieve filo più morbido nella zona sotto l’ombelico, e il seno, ancora florido per via dell’allattamento.
Ha evitato di mostrarsi nuda davanti al suo compagno, se non altro per rispetto, sapendo che non poteva toccarla. Il medico è stato chiarissimo: circa quaranta giorni, e sarebbe ricomparso il ciclo. Anche se potevano esserci sbalzi più o meno considerevoli, per via dell’allattamento appunto, e anche per quello ch’era accaduto.
Sapeva che Aiolos si sarebbe arrabbiato. Ma mentre era lì, e i medici si affaccendavano intorno a lei per aiutarla come possibile a far nascere la creatura nel suo grembo, in anticipo sui tempi, le cose si erano complicate, era sopraggiunta un’emorragia inattesa, e la sua pressione era andata a farsi benedire.
Allora gliel’aveva fatto giurare. In quanto paziente, il suo ginecologo aveva l’obbligo di assisterla e mantenere il riserbo, qualora lei l’avesse richiesto. Non c’era stato il tempo di farle firmare nulla, ma non sarebbe comunque servito. Era adulta, vaccinata, e si assumeva tutte le responsabilità sulla sua vita, e quella che ora stava per dare alla luce.
<< Non dica nulla … a mio marito, quando arriva. E se doveste scegliere … salvate il bambino. La prego >>.
<< Non arriveremo a quel punto. Stia tranquilla >>. Ma il pallore improvviso su quel volto serio raccontava un’altra storia.
Però alla fine era andato tutto bene. Avevano fermato l’emorragia, avevano stabilizzato la pressione e pochi minuti dopo, Nina stringeva tra le braccia sua figlia.
Solo quello contava. Solo quello.
Il giorno dopo la nascita di Ariadne, tuttavia, Nina aveva fatto chiamare il medico, e insieme a lui aveva ragguagliato Los sulla faccenda. Lui era sbiancato, era rimasto in silenzio fino alla fine, e Natalia era stata grata al dottore che si era dichiarato pronto a assumersi lui, le proprie responsabilità, in caso Aiolos avesse voluto intentargli causa perché non era stato del tutto etico, tacergli la verità.
Allora Los si era alzato in piedi, serio. E gli aveva preso le mani tra le proprie. << Grazie >>. Poi si era voltato verso di lei. << E grazie … anche a te, amore mio >>.
Non che fosse un codardo, e fosse lieto che lei avesse scelto di risparmiargli una sofferenza: no. Nina sapeva che fosse dipeso da lui, le sarebbe rimasto accanto, ogni istante, cercando di far proprio il suo dolore per risparmiarne quanto più possibile a lei.
Era per Aiolia. Aveva capito che anche per lui aveva preso quella decisione.
Ci sono tempi e modi, per dire la verità alle persone. Non tutte vogliono sentirsela dire come vorremmo noi.
Gliel’aveva insegnato suo padre.
Non avrebbe mai dimenticato il viso di Diego mentre prendeva in braccio sua nipote per la prima volta. E quando gli avevano detto come si chiamava la bimba, era scoppiato in un pianto convulso, cui solo Teresa, con tutto l’amore e la comprensione di cui era capace, aveva saputo por fine.
Mai Nina aveva compreso il vero significato della parola “famiglia”, fino a quel momento. Quando aveva visto tutte le persone care intorno a sé, i loro amici, la sua nonna, tutti intenti a far feste alla piccola Ariadne. Tutti pronti a dimenticare le barriere linguistiche, e tutte le altre, pur di accogliere al meglio quella nuova vita sbocciata tra le mura del Santuario.
I suoi si erano trattenuti fino al battesimo, quattro giorni prima. Poi erano ripartiti, a malincuore, contando di tornare il prima possibile. Magari per Pasqua. Finché Ariadne non avrebbe compiuto almeno un anno, sarebbe stato complicato convincere Aiolos, Diego e Gabriel dell’opportunità di un viaggio in Spagna.
Nina ridacchia, al pensiero di sua mamma appena approdata al Santuario.
<< A che pensi, mamma? >>.
<< Che non mi spiacerebbe avere almeno vent’anni di meno. Ed essere single >>.
<< Ma’! >>.
<< E’ vero. Da un lato sono contenta che tu ti sia accasata così presto. Lo spirito è forte, la carne è debole … e in mezzo a tutti questi baldi giovanotti … >>.
<< Lo so che non parli sul serio >>.
Teresa aveva sorriso. << No, è vero. Credo … che tu abbia scelto … l’uomo giusto per te, Nina >>.
<< Dici così perché è del Sagittario come te >>.
<< Ah no. Poteva essere pure del segno dello scarabocchio, che tanto andava bene comunque >>. Poi aveva guardato Gabriel, che Nina avrebbe voluto come padrino, assieme ad Aiolia; ma purtroppo non era stato possibile, così quell’onore era toccato ai suoi genitori. << In effetti, tu e tuo fratello avete ottimi gusti, in fatto di uomini. Anche se non credo sia una coincidenza il fatto che siano fratelli, non ti pare? >>.
<< Che dire. Lo siamo anche noi. E abbiamo lo stesso segno. Forse, amiamo cose simili, e persone simili >>.
<< Già. Spero solo che tuo padre non segua il vostro esempio >>, aveva quindi osservato Teresa, scuotendo la testa nel vedere Diego conversare amabilmente con Saga.
<< Mamma! Sei terribile. Mi stai facendo sanguinare le orecchie >>.
<< Buon sangre non mente >>.
Quindi era successo l’irreparabile. Abuelita, ligia alle tradizioni, aveva messo fuori il famigerato liquore.
Ed era stato impagabile godersi tutti quei valorosi Cavalieri sfidare il malefico intruglio, dacché lei era al sicuro. Meno male che pà aveva ripreso tutto, così avrebbe potuto rivedere la scena ogni volta che avrebbe voluto.
Gabriel la guarda, l’ammirazione sul suo volto è il miglior complimento che Nina potesse desiderare. << Dai, cabrita maggiore. Cosa volevi chiedermi? >>.
<< Se … te la senti di accompagnarmi. Se non ti chiedo troppo, naturalmente >>. Natalia abbassa lo sguardo, ma la lastra riflette fedelmente il rossore sugli zigomi.
<< Ma no. Certo che no. Ormai sei una donna sposata. Solo … se me lo concedi … non rendermi di nuovo zio troppo presto >>.
<< Idiota >>. Nina gli tira un pugno nel fianco, e Gabriel ride.
E’ così bello, sentirglielo fare. Ed è così bello anche vedere Aiolia alzare su di lui lo sguardo e sorridere, scuotendo piano la testa.
Stanno proprio bene, insieme. Sono fatti l’uno per l’altro.
E ancora una volta Nina non può fare a meno di domandarsi cosa sarebbe successo, se quella sera, a disagio in quel locale, non avesse deciso di alzarsi dal proprio posto, lasciare le sue amiche e avvicinarsi a Gabriel. Mettere da parte tutti i suoi timori, il pensiero di fare una cosa sconveniente, e fidarsi del suo istinto.
Ma non poteva mentire a se stessa: quella decisione l’ha presa dopo aver visto quel giovane bruno e taciturno parlare con quell’uomo così splendido, bello come il sole, e dagli occhi buoni, innocenti.
Forse è vero che il Fato opera per vie misteriose. Se Aiolos non fosse mai entrato in quel locale, lei alla fine avrebbe soggiaciuto alla sue logiche remore, e sarebbe rimasta seduta con le sue amiche, pensando alle valigie da fare, alle ultime cose da spedire. E si sarebbe perduta un’occasione irripetibile.
E invece … aveva trovato tutto. Suo fratello. Un amico insostituibile. Una figlia meravigliosa.
E l’amore della sua vita. << Andiamo, allora? Perché preferirei essere qui, per quando Lia dovrà dare il biberon ad Ariadne. Sai com’è, ho come il brutto presentimento che per scaldarlo rischi di dar fuoco alla cucina >>.
Il chiamato in causa fa una smorfia. << Ringrazia che c’è Aria. Sennò sai cosa ti risponderei? >>.
Gabriel ride di nuovo, poi porge il braccio alla sorella. Nina si alza, raggiunge Aiolia, bacia sulla fronte la bambina. << Fa’ la brava, agapì mou. >>.
<< Lei è brava. E’ lo zio che dà da pensare >>. Natalia posa un bacio sulla guancia di Aiolia, gli sorride. << Ciao, Lia >>.
<< Divertiti. Te lo meriti >>.
Una volta fuori, Nina scende con cautela la Scalinata, al braccio del fratello. Sono mesi che non indossa i tacchi, e non si sente tanto stabile.
Ma sorretta da Gabriel, e dalle persone che ha intorno potrebbe sollevare il mondo. Come diceva Archimede. La sua leva sono gli affetti che ha conquistato, i cuori in cui sa di essersi ritagliata un posticino più o meno grande. << Di la verità. Ti piace >>, sbotta, mentre scendono con cautela la Scalinata della Seconda.
<< Cosa? >>.
<< Vedere Lia che si occupa di Aria. E non dire no. Ti conosco, hermano >>. Nina lo guarda in volto. << Sento il tuo orologio biologico ticchettare da qui >>.
<< Ahhh, ti sbagli. Aiolia… è ancora troppo giovane >>.
<< Io sono più giovane di lui >>.
<< Per te è diverso. Tu sei una donna >>.
<< E in quanto tale dovrei pensare solo al focolare e ai figli, vero? Che discorso sessista >>.
Gabriel si ferma, alza lo sguardo al cielo. Le stelle sono ancora indistinte, piccoli bagliori argentei nel blu vellutato della sera. << La verità … è che lo desidero anch’io, un figlio. Ma … con la nostra vita, sempre pronti ad alzarci domani e ritrovarci in guerra, non ci riesco a decidere volontariamente di averlo >>. China lo sguardo, puntandolo sulla mano della sorella avvolta al suo gomito. << Ho il terrore di proporglielo, e poi di ritrovarmi preso tra l’incudine e il martello. Senza contare che siamo entrambi Cavalieri, e quindi, la chiamata giungerebbe per tutti e due. E cosa accadrebbe, allora? >>. Sospira, scuotendo la testa corvina. << Per questo dico che per te è diverso. Non perché devi stare a fare la calza, e badare ai figli, ma perché è successo, è stato imprevisto, spontaneo, e non ti sei ritrovata a domandarti se facevi la cosa giusta o no. Era già … dentro di te, e quella realtà è stata così catalizzante, che non hai dovuto scegliere, hai potuto solo accettarla, e viverla. Ma a noi toccherebbe una lunga trafila, e tante cose possono accadere, nel frattempo >>.
<< Gabriel … Los ha davvero ragione, su di te. Le cose che passano nella tua testa non verrebbero in mente ad anima viva >>. Nina si morde il labbro. Non ci aveva proprio pensato, a questo. << Però … non è giusto, Ga. Se tu lo vuoi, e se lui … lo vuole …. >>.
<< Certo che lo vuole. La notte in cui è nata Ariadne, me l’ha fatto capire molto eloquentemente. Prima di … >>. Gli zigomi arrossiscono, non occorrono parole per chiarire cosa sia avvenuto.
Aiolia deve aver scelto di fare al suo uomo un regalo molto particolare, per il suo compleanno. Forse cercava inconsciamente di battere quello fattogli da lei e Los.
Lungi dall’esserne punta, Nina fa un sorrisone da un orecchio all’altro. I Leoni gareggiano sempre, inutile dirlo. << Visto che avevo ragione? Non potevi neanche immaginare quanto ti amasse, il tuo Lia >>.
<< Comincio ad averne una vaga percezione. Non so se ti ho detto … che il suo cosmo è uno dei più potenti, tra quelli di noi Saint. Ed è legato al suo cuore, in quanto organo dominato dal suo segno >>.
<< No, non mi pare di ricordarlo. Però ci credo. Il cuore di un Leone … è l’arma più potente, il tesoro più prezioso, che un essere possa custodire. Per questo ti chiedo di prendertene cura … e non pensare sempre alle cose brutte. Non lasciare che il tuo pessimismo distrugga la più bella parte di lui, e di te >>.
<< Ci penserò >>. Le dà un bacio sulla fronte. << Ora, mi raccomando >>.
<< Non ti preoccupare. Il dottore è stato abbastanza chiaro. Almeno due anni, prima di un’altra gravidanza >>. Nina sorride. << Però non mi spiacerebbe se nel frattempo arrivasse un nipotino >>.
<< Devi sempre averla vinta tu, vero, hermanita? >>.
<< Sempre. Anch’io … ho il cuore di un Leone. E il cervello di un Capricorno. E ne sono fiera >>. Nina lo abbraccia. Forte. << Sei il fratello maggiore migliore che una donna possa desiderare >>.
<< Vorrei poter dire lo stesso, ma il fatto che mi lasci sempre in mutande pone dei ragionevoli limiti, a quest’affermazione >>.
<< Ti odio >>.
<< Mi mancava, sentirmelo dire da qualcuno che avesse a che fare con i Leoni >>. Poi torna serio, accarezzandole una guancia. << Fa’ la brava, Nina >>.
Natalia sorride. E guardare suo fratello che scuote la mano prima di darle le spalle e riprendere la via del ritorno la fa sentire … piena.
Felice, realizzata. Anche se è stata solo uno strumento nelle mani del Fato, lei a quel Fato deve tanto che non può rimproverarglielo.
Cammina serena, tranquilla. La sua bambina è in mani sicure, sa di non doversi preoccupare. Ariadne poi è così buona, e adora tanto gli zii, anche s’è così piccola, che non ha punto tema di lasciarla con loro.
Anzi. Spera tanto che serva da incentivo a quel testone di suo fratello. E che la piccola Aria abbia presto un futuro compagno di giochi, un cugino a cui fare tutti quei piccoli dispetti che lei non ha potuto, e di cui prendersi cura, magari giocando a fare da sorella maggiore, o da mamma.
Lei lo ha fatto solo con dei bambolotti, chiedendosi spesso come sarebbe stato con un bambino vero. Adesso ch’è giunta ad averla tra le braccia una creatura viva, sa che non esiste al mondo cosa più grande dell’essere madre.
E dell’essere moglie. Di un uomo come lui. Che l’attende appena fuori la recinzione che separa il Santuario dal territorio di Rodorio. << Ciao >>, mormora, evidentemente emozionato.
E’ questo il bello di Aiolos. Riesce a non far dare mai nulla per scontato, persino la prima volta che hanno fatto l’amore Nina non avrebbe immaginato che fosse tale in ogni senso anche per lui.
Ed è stato un bene. Altrimenti forse non avrebbe mai ceduto a quella fame che l’aveva stretta a lui, anche se non sapeva quasi niente del sesso, e dell’amore. Non si sarebbe mai azzardata a violare la purezza di un Santo d’Athena, in tal caso.
Il bacio in cui l’aveva avvinta era stato tutto tranne che innocente. Aveva sentito di potersi affidare a lui ciecamente, che un uomo in grado di stregare una donna a quel modo con un semplice bacio fosse ignaro delle arti amatorie.
Lei aveva baciato diversi ragazzi, da adolescente. Tanti piccoli flirtarelli innocui, di cui l’ultimo era stato un po’ più serio, e aveva pensato di spingersi un tantino oltre, salvo rendersi conto che no, non avrebbe ceduto la sua verginità a quel ragazzo, neanche se era tanto carino ed era il capitano della squadra di basket maschile, se tutte gli morivano dietro e la invidiavano perché non capivano cosa ci trovasse in lei.
Dopo due mesi lui considerava doveroso, andare a letto insieme. Lì Nina aveva alzato d’un tratto la testa, e rivolto le sue piccola corna ritorte contro quello scemo abituato a schioccare le dita per avere ciò che voleva. Le sue amiche dell’epoca, con cui aveva commesso l’errore di confidarsi, le avevano dato della pazza, a diciannove anni stava ancora a pensare alla verginità? Andiamo, manco fossimo nell’Ottocento!
E lei aveva scaricato anche loro, senza rimpianti. Sentiva di aver fatto la cosa giusta.
Il tempo le aveva dato ragione. Dopo aver conosciuto Aiolos, aveva capito immediatamente che a nessun altro avrebbe potuto affidare qualcosa di tanto prezioso, e significativo. Con nessun altro avrebbe voluto attraversare quella soglia.
Era stato abbastanza doloroso, ma ne aveva dato la colpa al fatto di essere ancora intatta. Era rimasta scossa, perché temeva di averlo deluso in qualche modo. Aveva … raggiunto il piacere così in fretta forse perché lei, che fin lì aveva tentato di mostrarsi accattivante, sensuale si era rivelata la “frigida” che le sue amiche dell’ultimo anno di liceo e il suo ex non avevano perso tempo a mettere in piazza, facendole passare un anno tra i più orrendi della sua esistenza. Anche se lei faceva mostra di alzare le spalle e fregarsene.
Non è semplice, per chi ha il cuore di un Leone, accettare le critiche altrui senza batter ciglio. E lei aveva fatto appello al suo lato Capricorno: aveva apprezzato la solitudine, si era concentrata sugli studi, ottenendo un punteggio più alto degli altri, e gongolandone.
Poi aveva iniziato l’Università, e molte cose erano cambiate. Aveva continuato ad uscire coi ragazzi, mettendo però un paletto quando si trattava di sesso.
Tutte le amicizie finivano, arrivate a quel punto. E aveva insistito su quella via, tanto da stupirsi di se stessa quando si era ritrovata a fissare al limite della decenza quel giovane sconosciuto, dall’aria da eroe tenebroso. Con curiosità.
E l’aveva approcciato, scherzando e assestando piccoli morsi come le era solito fare coi ragazzi. Senza volerlo, dacché la sua natura felina glielo rendeva spontaneo.
Così aveva fatto anche con Los, portandosi un filo oltre il confine del consentito. Lui doveva aver pensato che fosse più esperta, più smaliziata, di certo non si figurava di aver a che fare con una vergine che gli avrebbe lasciato l’amaro in bocca.
Il resto era storia. Quanto meno, Nina se lo augurava che passasse ad essa. Perché sarebbe stato un bene che anche tutti coloro che avevano smesso di credere nell’amore vero aprissero gli occhi, fissandoli solo sulla persona che davvero avrebbe potuto completarli, nel profondo.
<< Ciao >>, risponde, sorridendogli. Ha in mano un fascio di rose, arancio vivo. Le stesse che la ha portato in ospedale. << Niente peluche, stavolta? >>.
<< Perché, lo volevi? >>.
<< Chiaro. Io sono niña. Sono ancora una bambina >>, dice, appressandosi a lui e accettando l’omaggio dalle sue mani, e dai suoi occhi. Ha capito da tanto l’intenzione di Diego nel darle quel vezzeggiativo, mantenerla il più possibile piccola, pura, innocente, perché non avesse dovuto a patire quello che invece era toccato alla madre di Gabriel. << Non si vede che sono già madre, vero? >>.
<< Sì, invece. Solo uno sciocco non penserebbe che una donna così bella non abbia ha già custodito il mistero della sua vita, nella propria carne >>.
Nina avvampa. Stringe le rose al seno, rialzando su di lui gli occhi indefiniti. Non hanno la bellezza luminosa e limpida del turchese dei suoi, calmi e lucenti come il mare.
Poi accetta la mano che Aiolos le porge. E’ grande e calda, proprio come quando gliel’ha posata addosso la prima volta, e tutte quelle seguenti. Quelle mani che l’hanno fatta impazzire, gridare di pura estasi, assistita quando aveva bisogno di lui.
E sorride. No, nessun altro avrebbe mai potuto eguagliare l’uomo che si era scelta. Non per nulla, la sua fama era ancora viva tra le mura del Santuario.
Era l’eroe che aveva deliberatamente sfidato il Fato, per salvare una Dea. Meglio di così? Impossibile.  << Dove … mi porti, mio Cavaliere? >>.
<< Ovunque tu desideri, mia signora >>.
Dopo la cena a lume di candela nella piccola cittadina vicina di Agios Andrèas, a cui Los l’ha condotta con la sua macchina, fatta arrivare dalla Spagna, e che nonostante tutto non ha mai usato durante la gravidanza, per non farlo preoccupare inutilmente, bastava solo che sapesse di poterla prendere se le fosse saltato il ticchio, sono ritornati a casa. Ovvero, quasi: hanno deciso di tornare a quella oasi misteriosa e affascinante che li ha visti più vicini che mai. << Sembra trascorso così tanto tempo. Invece non è nemmeno un anno >>, mormora Nina, ascoltando la melodia della risacca senza vedere il mare. Un richiamo insostenibile, per chi era curioso come lei.  
<< Già. E pensare … che proprio qui … >>.
<< Cosa? >>.
<< Niente >>.
<< E dai, Los >>.
<< Qui ho desiderato coscientemente per la prima volta … fare l’amore con te >>.
Nina ride, sistemandosi le balze dell’abito. << Davvero? Allora sono scarsa, come tentazione. Pensavo l’avessi capito già da un po’ >>.
<< Non l’avevo capito. Civettavi con tutti, ma non prenderlo come un rimprovero. Non lo facevi apposta, ti veniva spontaneo … così com’era spontaneo essere attratti da te. Anch’io lo ero. Ma non mi riusciva facile accettarlo >>.
<< Los? >>.
<< Sì, Nina? >>.
<< Abbiamo un debito con questo posto >>. Nina porta le mani indietro, fa scorrere la cerniera dietro la schiena. << E io ci tengo a saldare i miei debiti >>.
<< Ma, Nina … è la prima volta, da quando è nata Ariadne. Non credi sarebbe meglio … stare comodi? A casa, magari? >>.
<< No >>. Gli va sotto, dolce ma determinata. << Ho voglia di te, Los. Qui. Adesso >>. Si tende a baciarlo, con lentezza, per non spaventarlo. Sa che non è semplice per lui, ora meno che mai.
Ma può stare tranquillo. Giusto il giorno prima ha smesso di sanguinare, e ha chiamato il suo medico per chiedergli conferma. << Possiamo, sai? Anche se dovrai di nuovo stare attento >>.
<< Non credo … di esserne in grado. Dei, Nina. Ti desidero da impazzire >>. Si china a catturarle le labbra, con forza, dando libero sfogo alla sua passione, alla sua fame di maschio virile e splendido.
Ma subito dopo si ritrae. << Ho paura di farti male. Dopo quello che hai passato, io … >>.
<< Shhh. Non mi farai niente, se non darmi piacere >>. Nina si accomoda per terra, tende una mano verso il suo compagno e la prende nella propria, guidandola sul seno. << Los … non vedo l’ora di riaverti dentro di me >>.
A quell’accenno lui cede. Le infila piano la mano sotto l’orlo, stuzzicandole il capezzolo sensibile.
Nina s’inarca. Le stelle sopra di loro non sono mai state tanto luminose, e vicine.
E quando Aiolos si tende a raccoglierlo in bocca, nonostante sia attutito dagli innumerevoli strati tra esso e le labbra di lui, freme.
Le sovviene il momento in cui ha deciso di darci un taglio coi suoi dubbi e assecondare il suo istinto. Giusto lì, tra quegli arbusti.
Ricorda il candore del suo rifiuto. Il calore del suo bacio rimasto distante, il suo sguardo intimorito, che l’aveva riempita di disappunto e soddisfazione. Che ancora non aveva capito da cosa scaturisse, aveva solo pensato di non essere abbastanza per lui.
In seguito aveva ottenuto la prova che la voleva. E questo l’aveva spinta ad insistere, come sta facendo adesso.
Aiolos l’accarezza delicatamente, sondandola con premura. Lei è meno cauta, gli slaccia i calzoni  e vi infila la mano dentro, priva di riguardi.
Quella fame felina che si porta dentro è di nuovo forte, insopprimibile. Si è accontentata per mesi delle sue dita, e non che fosse poco.
Ma ora vuole sentirsi pienamente donna. Farsi schiacciare dal suo peso, avvertire il fuoco della sua passione premerle addosso, impossessarsi del suo corpo e farle girare la testa, quasi fino a perdere i sensi.
Vuole concedergli tutta se stessa, fino in fondo. A costo di sembrare … triviale, sentendo la sua bocca sul seno desidera aprirgli le gambe, ancora una volta, pronta a donare. Il piacere a lui, e la vita al mondo.
Non di nuovo così presto, naturalmente. Ma sarà bene portarsi avanti, ché Ariadne non dovrà rimanere figlia unica com’è capitato a lei. Certo, non è stata una scelta voluta, quella dei suoi genitori: e se anche dovesse succedere a sua figlia, non se ne adombrerà troppo. Loro ci metteranno l’impegno, ma sarà Dio a decidere.
Riaccoglierlo dentro è un’emozione che non trova paragoni. E’ diverso dalla prima volta, non c’è dolore, neanche minimo. Le scivola nella carne come una lama nel burro, quasi non stesse aspettando altro anch’essa, consapevole che solo in quel modo avrebbe potuto sentirsi completa, finalmente.
<< Los … >>. Si tende a baciarlo, muovendosi contro di lui, che le accarezza piano la cicatrice del cesareo d’emergenza. Non era previsto, ma è stata grata al Destino per averle usato tanta misericordia, e risparmiarle anche sofferenza, alla fine.
Soprattutto per aver potuto mantenere fede alla sua promessa. Dimostrare a Los, e a suo fratello che non sempre le cose devono andare male per forza.
Neppure la lunga astinenza forzata è stata nociva. Le sue terminazioni nervose sono ora ipersensibili, e le basta poco per raggiungere l’orlo del baratro, l’apice del piacere più denso e puro.
Anche lui vi è giunto. Avverte distintamente i fremiti del suo membro dentro di lei, e seppur a malincuore deve fermarlo. << Aiolos, io … >>. Un gemito le spezza il respiro, incrinandole la voce.
Chiude gli occhi, cedendo a quella pressione nelle sue viscere rinsaldate alla perfezione. L’ondata calda e fluida la scuote fin nel profondo, riempiendola di scintille che baluginano nel buio. Come stelle. Se potesse concentrarsi sarebbe certa di poterle contare, scoprendo così che sono esattamente quelle che compongono
la costellazione del Sagittario, invisibile da quel luogo.
Ma poco importa. Le basta sapere ch’è quella in cui si trova il loro Sistema Solare. << Nina … >>. Un istante dopo sente una piccola trafittura dov’è più sensibile, un fiotto del seme di lui, ritrattosi appena in tempo.
<< Non te lo sei dimenticato >>, mormora, baciandogli le labbra socchiuse in un ansito.
<< Come potrei? L’ho imparato con te. Non posso dimenticare nulla, di quello che mi insegni tu >>. Le si sdraia al fianco, lambendole la spalla con le dita.
Nina si puntella sui gomiti, sorridendo. << Allora, tutto bene? >>.
<< Sì. Sei … esattamente uguale a prima >>, esala in un soffio Aiolos, stremato da quell’amplesso a cui non era quasi più abituato.
Non ha accettato di farsi toccare da lei, dopo il parto. E Nina temeva che non si sarebbe lasciato più andare, e avrebbero finito per ricorrere a quella famosa psicologa tanto amica del suo ginecologo.
Non sarebbe più occorso, grazie al cielo. E’ durato soltanto finché non ha ritrovato la certezza di poterla amare senza farsi paranoie inutili.
<< Ringrazia Ariadne, che ha deciso per il cesareo >>, le sfugge, ridacchiando nel vedere la sua espressione scandalizzata.
<< Nina! >>.
Natalia scoppia a ridere. Non le brucia più la ferita, ormai. Adesso, ogni tanto occhieggia la linea ancora un po’ rossa, sentendo esplodere in lei la gioia, nel sapere che si porterà addosso per sempre, come un tatuaggio, il segno della lama che ha permesso alla loro bambina di venire alla luce.
<< Un lavoro perfetto. Quest’estate potrà portare il bikini >>, aveva sentenziato il medico togliendole i punti, e attirandosi la prima occhiata storta da parte di Los. << Se … insomma, se vuole, ecco >>.
<< Ah, certo. Ne ho uno che ho preso l’anno scorso a fine stagione, e non vedo l’ora di indossarlo >>, aveva replicato lei smaliziata.
E ce l’ha addosso. Los non se n’è accorto, preso com’era.
Ma è così. Sotto l’abito di pizzo sangallo che ama tanto, e che ha comprato con Gabriel a Pamplona, insieme al ciondolo a forma di stella e agli anelli al suo dito ha indossato proprio quel famoso due pezzi, bianco anch’esso, con una piccola stella di cristalli cucita nell’angolo del pezzo sopra e dello slip. Se n’è innamorata subito, e l’ha preso immediatamente anche se ormai l’estate era terminata.
Quasi non aspettava di rientrarci. Invece le calza a pennello, e recupera la parte inferiore, infilandola con un paio di contorcimenti. << Ora, dopo avermelo fatto solo sentire, me lo fai vedere? >>.
Los sgrana gli occhi turchesi, a bocca aperta. << Il mare, scemo >>.
Aiolos scuote la testa, sorridendo. << Ma certo >>. Tira su i calzoni, grigio perla, da catino – un’espressione che ha coniato con Helena e Catarina, le sue nuove amiche, di certo più affidabili e sincere che quelle del liceo, per indicare qualcuno da sbavo con più eleganza- e le porge una mano, tirandola su prima di riallacciare la camicia scura, che forma un contrasto perfetto con la sua pelle abbronzata, e i ricci castano scuro.
Non solo è bellissimo, è sexy da morire. E quel “ ci farei un figlio anche domani”, che tante volte ha sentito per modo di dire, giusto per esplicare il desiderio di portarsi a letto qualcuno, adesso è vero più che mai.
Due anni. Non ci vuole poi tanto a farli passare. Soprattutto se nel mezzo hanno da occuparsi già di una bambina, che somiglia ad entrambi: un po’ a lei, e un po’ a lui.
Tenendola per mano la conduce al passaggio tra la riva e la macchia, rivelando un paesaggio bellissimo, illuminato dalla luce della luna. Le onde ornate di schiuma s’infrangono lentamente sulla parte sabbiosa, con più energia dal lato degli scogli.
<< Los, è fantastico >>. Si volta verso di lui, un sorriso da bambina che sa di avere in viso. << Facciamo il bagno? >>.
<< No, dai, Nina … e se ti fa male? >>.
<< Mi fa male solo sentirti dire ancora di no >>. Sfila rapida il vestito che non aveva neppure riallacciato, e corre, pronta ad incontrare quell’acqua che le è amica, complice, l’acqua delle sue sensazioni, delle sue emozioni, le stesse che non si è mai lasciata convincere a trattenere, se sentiva che l’occasione era quella giusta.
E’ fredda, com’è giusto che sia per la stagione. Ma non le importa. << Andale, vieni, Los! >>.
<< Ti ammalerai, così >>. Però la raggiunge, fermandosi appena sulla battigia, sfilando le scarpe. << E io che ti do retta >>.
<< Tu devi darmi retta. Lo sai che non puoi far altro >>.
Aiolos ride. E’ un suono pieno, gioioso, luminoso. Riempie la notte, con il suo splendore. << Ovviamente, mia signora >>. Sfila i calzoni, la camicia, raggiungendola e abbracciandola, stringendola a sé.
Nel suo battito Nina ritrova la melodia delle onde. << Ti amo >>, sussurra Los, e lei rabbrividisce nel pensare che quel corpo così saldo e vitale è già stato sottoterra.
Non le fa impressione. Al contrario, rafforza in lei il desiderio d’impedire che avvenga di nuovo quanto più a lungo possibile.
E l’ha già fatto. Dandogli una figlia, il suo retaggio non andrà perso, continuerà ad esistere, nei loro figli, e nei figli dei loro figli.
Sperando che non reagisca come Shura, quando un futuro per ora lontano Ariadne verrà ad annunciare loro che aspetta un figlio dall’uomo che ama.
Anzi, no. Sperando che reagisca … esattamente così. << Ti amo anch’io >>.
Continuano a stringersi, nell’alone sempre più colorato della luna, prima bianca, poi gialla, arancio, come il suo colore preferito, e infine rossa, bassa sull’orizzonte.
Come il sangue. Il legame più importante, la catena che più di ogni altra ha il potere di assicurare cose e persone a sé. << Torniamo da Aria? >>, le sussurra Aiolos, riguadagnando la riva sabbiosa.
<< Sì. Penso debba aver fame, ormai >>.  Nina infila l’abito sulla pelle bagnata. << Anche se zio Lia se la cava egregiamente, con biberon e pannolini. E Gabriel s’incanta come uno scemo, a starlo a guardare >>.
<< Nina? Non avrai … >>.
<< Chiaro che sì. Non lo vuoi un nipotino da due delle persone a te più care al mondo, agapì? >>, fa Nina, strusciandoglisi addosso come una gattina.
<< No >>.
<< Come no? >>.
<< No, scusa. Volevo dire no. Ma com’è che riesci sempre a far maledire alle persone non soltanto quello che dicono loro, ma anche quel che dici tu stessa? >>.
Nina sorride. Nella luce lunare Aiolos è bello più che mai, ammantato dell’alone di Selene. Non è difficile immaginarlo quella notte, con la neonata Saori in braccio, che tenta in ogni modo di renderle salva la vita. << Te l’ho detto. Sono un Capricorno. Non hai speranze di vincere con me, mio caro Sagittario >>.
Los la ferma, fa salire al posto suo la lampo dell’abito. Le posa un leggero bacio salato sulla nuca, poi sulle labbra, facendola voltare. << Un Capricorno con il cuore di un Leone >>.
<< Sì. Un cuore … che batte … solo per te, mi amor >>. Nina ricambia il bacio, a lungo, finché quella stessa luna non svanisce sotto l’orizzonte, occhieggiando ai due innamorati.
Restano solo le stelle, quella sul suo sterno e quelle nel cielo.
Mai Sagittario e Capricorno sono stati tanto vicini.
E lo resteranno a lungo.
Per sempre.
 
 
 
 
 
 
 

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