Amy under the dome

di Cara93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 21 Ottobre. Il giorno della Cupola ***
Capitolo 2: *** 22 ottobre. La protesta ***
Capitolo 3: *** 23 Ottobre. Flop ***



Capitolo 1
*** 21 Ottobre. Il giorno della Cupola ***


Seconda incursione in questo fandom e, sorpresa sorpresa, secondo crossover. Credo che Doctor Who sia perfetto sia per i crossover che per gli AU e non ho potuto resistere. Comunque. Ho ripreso a leggere King e The Dome è stata la mia ultima lettura, che mi ha impegnata molto meno del previsto, considerando la mole. Leggendo, ho subito pensato al Dottore. Il resto, quale Dottore e come incastrare (forse) il tutto, è venuto poi. Ho cercato di non intaccare troppo l'opera di King, specie perchè l'ho amata (non quanto altri libri, ma considerando che non leggo nulla di King da più di un anno, sono piuttosto soddisfatta) e perchè, insomma, si parla di King e di un'opera imponente. Diciamo che è più un cercare di inserire il Dottore, Amy e Rory nel racconto, edulcorando un po' la situazione, quando e se possibile. Spero di essere stata rispettosa sia riguardo la caratterizzazione di 11th e i suoi compagni, sia di aver rispettato l'opera di King. Ah, dimenticavo: sarà una mini long di 4-5 capitoli che percorrerà i giorni sotto la Cupola (spoiler, spoiler ovunque), ma il resto è in fase di scrittura, quindi aggiornerò appena sarà possibile.
Buona lettura, sempre se vi va'.




21 OTTOBRE, GIORNO DELLA CUPOLA

La Tardis atterrò dolcemente sullo spiazzo erboso, il suono caratteristico dei freni della cabina non sconcertò nessuno, perchè nessuno si trovava nelle vicinanze. Castle Rock era una cittadina popolosa, ma non certo una metropoli e il parco in cui era atterrata non così frequentato. Nessuno all'interno, come al solito, sapeva con esattezza dove si trovassero, ma non aveva alcuna importanza, come sempre. Lo sportello si aprì e per primo uscì un giovane dalla fronte piuttosto alta e il mento sporgente, i piccoli occhi ardevano di una luce particolare, di divertimento e di una sete di conoscenza senza pari. Subito, piegò le braccia a riaggiustarsi il vivace cravattino, mentre i suoi accompagnatori lo seguivano, con più prudenza, saggiando non solo il terreno, ma anche l'aria del luogo in cui erano atterrati. Si trattava di una coppia. L'uomo era molto magro ed aveva l'aria impacciata, una barbetta bionda gli copriva il mento e, tra i suoi compagni, era quello che si muoveva con più circospezione. La caratteristica più notevole della ragazza erano certamente i capelli rossi, ma ad un osservatore più attento, risultava chiaro che non era solo quello. Tutto in lei urlava determinazione. Il primo degli sbarcati fu anche il primo a parlare: -Benvenuti a Castle Rock, Maine, ventunesimo secolo- disse, allargando le lunghe braccia, come a racchiudere e abbracciare l'intera cittadina.

-Perchè siamo qui?- la domanda di Rory Williams non era assolutamente fuori posto e neppure così irrazionale, ma, come succedeva quasi sempre ogni volta che si rivolgeva al Dottore, la pose quasi con incertezza, come se interiormente, già sapesse di aver dato voce ad una stupidaggine. Il Dottore gli sorrise. Era quella la sua caratteristica migliore. Potevi anche essere uno stupido o sentirti stupido, ma il Dottore, almeno per quanto gli era possibile, tendeva a farti sentire importante, spesso indispensabile.
-Non lo so. Non è assolutamente fantastico?- rispose, chiaramente entusiasta. Rory sospirò. Era la parte che amava odiare di più. Amy li guardò con indulgenza, i vivaci occhi scuri intenti a divorare il più possibile. La consolle della Tardis aveva prodotto un lampo verde, cominciando poi ad emettere un suono stridulo ed acuto, come quello di una sirena. Il Dottore aveva perso per un momento il controllo dei comandi e si erano ritrovati lì. Nel Maine. In America. Non poteva crederci. Anche se, a ben pensarci, non era il luogo più incredibile in cui era finito, viaggiando con il Dottore. Sorrise, lo sguardo rivolto alla giovane moglie. Sembrava che anche lei provasse le medesime sensazioni. Coraggiosa, meravigliosa Amy. Non fosse stato per lei e per la sua fantasia infantile, che non si era poi rivelata così fantasiosa, ora starebbe tornando a casa, stremato da un turno di notte... sempre se si fossero trovati nel loro tempo. A volte, viaggiare con il Dottore rendeva difficile anche solo pensare al giorno prima, figurarsi a ciò che si sarebbe dovuto fare il giorno dopo.
 -Dovremmo capire cos'è successo alla Tardis...- cominciò, quasi balbettando.
 -E lo stiamo facendo, Rory. Anche se...- il Dottore cominciò a borbottare tra sè e sè, armeggiando con le tasche interne del completo marrone che portava sempre, o perlomeno, che portava sempre da quando lo conosceva.
-Dovremmo andare verso il centro- si intromise Amy, impaziente. Sapeva di non poter competere con il Dottore, almeno non in quello. Amy provava la stessa curiosità, la stessa sete di conoscenza che erano il motore propulsivo dell'alieno, era ciò che li manteneva uniti, quella scintilla che l'aveva spinta ad aspettare per anni l'arrivo del suo Dottore Stropicciato, per poi viaggiare con lui tra le stelle.
-Buona idea, Amy- assentì il Dottore.

Si stava annoiando. Avevano passato ore intere a setacciare quella cittadina in cerca della cosa che aveva fatto impazzire la Tardis. Nessun mostro, nessun alieno, nessuna invasione. Niente di niente, eppure qualcosa doveva esserci. Il Dottore continuava imperterrito la propria ricerca, ignaro del suo disagio; Rory lo seguiva, anche lui sperava che quella ricerca finisse, ma per le ragioni diverse. Sapeva che Rory accompagnava il Dottore più per amor suo che per amor dell'avventura. Era un uomo sorprendente, così buono e così coraggioso, anche se, su quest'ultimo aggettivo sicuramente lui avrebbe avuto da ridire. Non aveva la percezione di quanto potesse essere straordinario e spesso, questo pensiero la stupiva. Se l'aveva capito lei, com'era possibile che non ci arrivasse da solo? Cercò di distrarsi sbirciando in una vetrina, era un negozio che vendeva articoli per turisti, dai gadget alle mappe. "Forse è il caso di allargare il raggio d'azione", pensò. E, senza indugiare oltre, entrò.
La mappa che aveva appena comprato, rappresentava tutta la regione. Subito il suo sguardo venne attratto da una zona a forma di calzino, adiacente al grosso bollino rosso che indicava Castle Rock. "E se andassi a vedere?". Lanciò un'occhiata al Dottore e a Rory, indecisa. "Non sembra lontano, non ci vorrà molto".

Non aveva lasciato neppure un biglietto, ma non credeva fosse necessario. Al massimo, se avesse tardato, avrebbe mandato un messaggio a Rory dicendogli dove si trovasse e perchè aveva deciso di separarsi da loro. Anzi, meglio solo dove si trovasse, il perchè sarebbe stato troppo difficile da spiegare a parole. Si trovava sulla strada che portava a Chester's Mill, che si era rivelata più lunga del previsto. Aveva anche pensato di prendere l'autobus, ma un'occhiata alla pensilina divelta e al cartellone degli orari che recava come ultima data d'aggiornamento l'estate 1975, l'aveva dissuasa. Ora arrancava sull'asfalto, sventolando le braccia in cerca di un passaggio. "Come in uno di quei road movie", pensò. Le poche auto che aveva incrociato e che andavano verso quella direzione, non si degnarono di fermarsi. Alla fine, quando stava per gettare la spugna e tornare nella direzione da cui era venuta, si fermò un furgone. Il vetusto mezzo, coperto di ruggine e fango, avanzava sbuffando lungo la strada con la maestosità e l'autorità di un prete in un corteo. Accostò, appena vide la ragazza sul ciglio della strada.

Alden Dinsmore non era solito caricare autostoppisti. Infatti, se non fosse stato per l'insistenza del figlio maggiore, non si sarebbe neppure fermato. Che si arrangiasse. Ma Ollie aveva ragione, la ragazza non sembrava pericolosa, anzi, solo terribilmente fuori posto. "Una turista", pensò.
-Passaggio?- chiese, abbassando il finestrino del suo lato, la voce burbera, quell'unica parola quasi inintelleggibile a causa della gomma che stava masticando. La ragazza sorrise e annuì. Mentre Ollie le apriva la portiera e contemporaneamente si allungava per farle posto, Alden la squadrò da capo a piedi. Capelli rossi, pelle bianchissima, occhi scuri. Piuttosto alta, magra, ma non da far paura. Abiti e modi tipicamente di città. Sì, una turista e anche piuttosto carina. Se non si fosse fermato lui, probabilmente si sarebbe fermato qualcun altro, che probabilmente avrebbe preteso un pagamento di qualche tipo per il passaggio. Scosse la testa, scacciando quel pensiero, mise in moto e ripartì.

-Perchè sta andando al Mill?- sentì chiedere a suo figlio, non proprio in modo educato, sicuramente sfacciato, probabilmente scorretto, rivelando così tutta la sua grettezza. Se non avesse avuto entrambe le mani sul volante, gli avrebbe di sicuro mollato una schicchera dietro il collo. Ma stava guidando ed Alden Dinsmore era piuttosto prudente alla guida, specie se si ritrovava a guidare fuori città.
-Ho visto la cittadina su questa cartina e ho deciso di venirci. Non credevo fosse così lontana, però- rispose lei, sorridendo. Aveva un accento che non era in grado di identificare, ma chiaramente era forestiero. E la mappa che sventolava aveva chiaramente il simbolo della Stralight Press, la piccola casa editrice di Castle Rock, che vendeva i propri manufatti sia alla libreria di Chester's Mill, sia ai negozi di Castle Rock.
-Immagino che aveva intenzione di farci un giro e poi tornare in città- si intromise l'uomo più anziano. La ragazza rispose di sì, spiegandogli poi che aveva lasciato degli amici a Castle Rock e che, dopo aver curiosato un po' in giro, avrebbe trovato il modo di tornare indietro.


Se il furgone non avesse accostato e i suoi occupanti non le fossero parsi affidabili, Amy avrebbe sicuramente desistito. Ma i Dinsmore le sembrarono brave persone, forse un po' rozze, però sicuramente innoque. E fu quindi per un caso fortuito, o forse non così fortuito, che Amy Pond si trovasse a Chester's Mill, il giorno in cui la Cupola comparve. Anzi, fu proprio per una questione di secondi. Alden la lasciò nei pressi della sua fattoria, indicandole il modo più veloce per raggiungere il centro e promettendole che, se ne avesse avuto bisogno, l'avrebbe accompagnata lui stesso a Castle Rock. Una promessa che non avrebbe potuto mantenere.    


Amy si stava avviando a piedi per la 119, di nuovo. La strada principale che portava al centro cittadino era anche quella che avrebbe dovuto percorrere per tornare a Castle Rock. Si trattava di una camminata di mezz'ora, entro un'ora e mezzo, prevedeva di tornare alla Fattoria Dinsmore per reclamare il favore che l'uomo le aveva offerto. Sarebbe stata una visita breve, avrebbe dato solo un'occhiatina e poi via, di nuovo alla Tardis. Sentiva in lontananza, appena sopra di sè, il motore di un aereo, che stava volando a quota abbastanza bassa. Non alzò lo sguardo, anzi, procedeva dritta e spedita, ignorando le rade macchine che procedevano nel senso inverso. Si sentiva come se fosse l'unica donna rimasta sulla terra, così sola, a vagare per quella strada deserta. Ma non era sola. Intravide, davanti a sè, una sagoma maschile. Un altro essere che, come lei, stava affrontando quel cammino, solo in una direzione diversa. Un altro postulante, solo che lui, a differenza sua, non aveva trovato un Alden Dinsmore disposto a darle un passaggio. Stava paragonando la propria condizione a quella dello sconosciuto, fantasticando sulle cause e le motivazioni che lo avrebbero portato lontano da Chester's Mill, quando un boato pazzesco la obbligò ad alzare gli occhi e a mettere a fuoco lo sguardo. L'aereo che aveva sentito prima e che volava quieto per i cieli sopra la cittadina, si era schiantato contro qualcosa. Pezzi di metallo e plastica volarono da tutte le parti, portando con sè, con orrore sempre crescente, anche dei resti umani. Non era mai stata testimone di un incidente aereo prima d'ora ed era terribile. Di una cosa era certa, però: che non poteva essere un incidente normale. Perchè non c'era nulla con cui l'aereo si sarebbe potuto scontrare.

Dale Barbara aveva appena salutato quella che credeva essere Claudette Saunders, che stava mettendo a frutto le sue lezioni di volo, quando vide l'aereo scontrarsi con il nulla. Si precipitò verso il luogo dell'incidente, tallonando una ragazza che stava facendo lo stesso. Arrivarono sulla scena quasi contemporaneamente, lui sfruttando il proprio fisico allenato, era stato in grado di raggiungerla abbastanza facilmente, anche se la ragazza aveva un discreto passo. Ciò a cui si trovarono davanti li lasciò senza fiato. Non solo un incidente aereo, anche un grave incidente stradale. Se non l'avesse visto accadere, avrebbe pensato che l'aereo stava volando troppo basso e che quindi si fosse scontrato in qualche modo con l'auto. Ma sapeva che non era così. Dall'altra parte, dove l'auto giaceva accartocciata come se si fosse scontrata con un muro invisibile, un'altra auto riuscì a frenare appena in tempo.

Si trattava di un muro invisibile, non potevano esserci altre spiegazioni. Amy osservò con attenzione, quasi con eccitazione, i due uomini avvicinarvisi e cozzare contro la barriera invisibile. Quello dall'altro lato,riportando delle ferite nel tentativo, l'altro con più cautela. Non pensò subito, almeno non in quel momento, alle implicazioni. Non poteva tornare indietro.

Quando Ernie Calvert era giunto a fatica sul luogo dell'incidente, a cui aveva assistito sconcertato, non ebbe neppure il tempo di prendere coscienza dell'accaduto. Dale Barbara, il cuoco del Sweetbriar's Rose, l'aveva messo subito all'opera. Contattare la Sicurezza Nazionale non era difficile, in teoria, ma nella pratica si rivelò più complicato del previsto. Non solo era stato messo in attesa nei suoi ben due tentativi, ma la ricenzione non era delle migliori. Stava ricomponendo il numero un'altra volta, quando giunse Alden Dinsmore accompagnato dai suoi due marmocchi. Con sua grande sorpresa, Dinsmore non era esattamente l'uomo più estroverso di sua conoscenza, chiese alla rossa, che non ricordava di aver mai visto, se stesse bene. Quella novità, lo distrasse dai movimenti di Barbara, che si stava chiaramente allontanando dalla scena, più o meno nello stesso momento in cui l'Hummer di Big Jim Rennie si profilava all'orizzonte.

-Incredibile, vero? L'hai visto anche tu? - continuava a ripetere Rory Dinsmore, più elettrizzato del fratello. Non conosceva la ragazza e, in una situazione normale, si sarebbe ritrovato a balbettare imbarazzato, ma quella non era una situazione normale. Sentiva i discorsi degli adulti con un orecchio solo, intento ad osservare davanti a sè, poi, come colto da un'ispirazone, allungò una mano e toccò la barriera invisibile. Subito la ritrasse, come elettrificato. L'azione gli guadagnò uno scapellotto da parte del padre, oltre allo sguardo incuriosito da parte della ragazza, che si affrettò ad imitarlo.

Erano sopraggiunte le autorità, a quanto le era sembrato di capire. Solo che un'auto della polizia e un tizio imponente su una Jeep nera, non era esattamente il tipo d'autorità che aveva in mente, anche se, probabilmente, a Chester's Mill era l'unico. La prima ipotesi che fornirono era quella di una collisione tra l'auto e l'aereo, nonostante le testimonianze di tre persone; sarebbero state quattro, ma l'altro uomo se n'era andato; e a ragione, pensò Amy, quando notò lo sguardo omicida negli occhi del proprietario dell'Hummer, quando gli altri lo nominarono. Aveva notato che il bambino del fattore, che aveva cercato di toccare la barriera, si era ritratto di scatto. Incuriosita, vi avvicinò la mano con cautela. Subito, sentì una scarica elettrica attraversarla. Si guardò la mano, incuriosita.

"La ragazza dev'essere impazzita. Si sa che le pollastre non riescono a sopportare lo choc come i maschi" pensò Big Jim, quasi con disgusto, notando la ragazza persa nei propri pensieri. Aveva troppe cose a cui pensare, c'era un'incidente per l'amor del cielo. Chiuse la comunicazione che Ernie Calvert era riuscito così faticosamente ad ottenere, sul punto di ordinare a Randolph di far sgomberare i pezzi, quando vide Jackie Wettington sbattere il naso contro qualcosa. Con un'imprecazione, o quella che nel linguaggio di Big Jim era un'imprecazione, tentò di mettersi in contatto con la Sicurezza Nazionale, di nuovo.

Il capo della polizia era morto. Il suo pacemaker era scoppiato. Era stata quella la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Scortata da Peter Randolph, ora promosso a capo ad interim, raggiunse la gazzella. Quella barriera era pericolosa e l'aveva isolata, perchè Amy era certa che, qualunque strada avesse provato a percorrere, prima o poi sarebbe finita contro quel muro invisibile. E chissà quant'era alto, visto che non uno, ma ben due velivoli ci erano finiti contro. Aveva paura, così isolata. Dinsmore le aveva proposto di rimanere alla fattoria, ma quel colosso di Big Jim aveva un'altra idea: La Santo Redentore. Per il suo bene e quello dei Dinsmore, ovviamente. Chi meglio di una chiesa poteva ospitare chi ha bisogno di rifugio? Aveva accettato con una smorfia. Jim Rennie, noto semplicemente come Big Jim, non le piaceva per nulla. Tutta quella situazione non le piaceva per nulla. Doveva chiamare il Dottore, lui si che avrebbe saputo cosa fare. Si frugò nelle tasche, mentre Randolph metteva in moto, ne estrasse il cellulare e pigiò due tasti. Non successe nulla, il telefono era morto.
-No, no, no. Nonononono- si disperò, continando a premere tasti, sperando che il telefono riprendesse vita. Peter Randolph la guardava di sottecchi. Così, dal nulla, la ragazza aveva cominciato ad agitarsi. Aveva capito che era una turista con una sola occhiata. Poteva essere stupido, Randolph, ma non così stupido.
-Torni indietro, per favore- urlò. Dal suo tono, Peter capì che se non l'avesse fermata in qualche modo, avrebbe fatto qualche sciocchezza.
-Tranquilla, cara, quando arriveremo da padre Coggings andrà tutto meglio, vedrai- cercò di consolarla.
-No, io devo tornare indietro, devo avvisare il Dottore e Rory... oddio, Rory... devo andare da lui, mi starà cercando!- continuò, armeggiando con la cintura di sicurezza.
-Quando questa cosa si sarà risolta, potrà vedere tutti i dottori che vorrà, glielo prometto-
-Devo andare da Rory, devo vedere mio marito!- continuò, come se non l'avesse sentito, cercando di aprire la portira, che era bloccata. Precauzione standard.
-Mi spiace, cara. Non possiamo fare niente, per ora, a parte pregare- rispose, impacciato. Non era abituato a consolare nessuno, figurarsi una giovane donna. A quelle parole, così assurde alle sue orecchie, Amy cominciò a piangere. Il capo Randolph assistette al suo sfogo, indeciso su cosa fare. Alla fine, con estremo imbarazzo, le appoggiò una mano sulla spalla per un fuggevole secondo. 

Solo a posteriori, Amy riuscì a spiegarsi il crollo emotivo che la colpì il giorno della Cupola. Nonostante avesse affrontato innumerevoli avventure con il Dottore, le cui situazioni, spesso e volentieri, erano pure peggiori rispetto all'isolamento che la barriera avrebbe comportato, quella le sembrava insormontabile. Era la prima volta, però, in cui Amy si era sentita sola. Prima non aveva mai dubitato che il Dottore sarebbe accorso, ora non ne era più così sicura. Come poteva venire a salvarla, riportarla a casa, da Rory, se neanche sapeva dov'era? Era un pensiero troppo angosciante, per potercisi soffermare. Aveva problemi più pressanti, al momento. Per esempio, il Reverendo Coggings. L'uomo la inquietava enormemente. Non aveva fatto altro che pregare e profetizzare la fine del mondo, con un'esaltazione tale, con una follia e determinazione che le avevano provocato un brivido lungo la schiena. Le ricordava quasi Madame Kovarian e l'Ordine del Silenzio, anche se erano pensieri che cercava di scacciare. Non voleva pensare a Melody. River. Era stato assurdo e sorprendente scorpire la vera identità di River, ma ora le sembrava triste. Perchè nonostante il Dottore le avesse promesso che l'avrebbe ritrovata, le sembrava già una promessa remota e impossibile da mantenere. 
Forse proprio perchè aveva viaggiato tanto, Amy si sentiva così negativa. Aveva visto cosa poteva scatenare nella gente la paura nei confronti dell'ignoto. Sapeva come si potevano comportare gli umani, quando si trovavano alle strette, senza una speranza. E più il Dottore sarebbe stato lontano, più le speranze diventavano fragili, quasi inconsistenti.


Il mistero di Chester's Mill, come venne chiamato in un primo tempo, prima che si scoprisse la morfologia e le caratteristiche della Cupola, ebbe grande risonanza, all'esterno. Il primo ad accorgersene fu Rory. Il Dottore non aveva tempo per i telegiornali. Ciò che aveva disturbato la Tardis aveva la precedenza. Invece, così non era per Rory. All'inizio, non aveva prestato grande attenzione all'assenza di Amy, aveva solo pensato che si fosse spinta un po' più lontano, ma che sarebbe tornata al più presto. Aveva cominciato anche lui a cercare. Non alieni, ma Amy. La sensazione di disagio che provava, si era acuita quando, dopo aver provato a contattare la moglie, aveva ottenuto solo il segnale di libero. Quando sullo schermo del locale in cui si era rintanato, con una tazza di caffè di fronte, in attesa del Dottore, per essere rassicurato soprattutto, era apparsa la notizia di quella forza misteriosa che aveva circondato la città vicina, la sua paura prese corpo. Perchè all'improvviso, venne colto da una certezza: Amy era lì.
Si precipitò alla ricerca dell'alieno. Amy era in pericolo, isolata da loro e, forse, era quella forza misteriosa, ad averli condotti lì. Ma perchè la Tardis era atterrata a Castle Rock e non a Chester's Mill?


Era uscita il più silenziosamente possibile, lasciando Coggings davanti all'altare, intento a pregare. Il reverendo le aveva mostrato una stanza all'interno della canonica, in cui avrebbe potuto trascorrere la notte, mentre il giorno dopo con l'aiuto del capo Randolph, le avrebbero trovato una sistemazione più consona. Non aveva ancora avuto l'occasione di capire dove si trovasse. E, forse, se avesse fatto qualcosa, qualunque cosa, sarebbe sfuggita a quel senso di ineluttabilità e di scoramento a cui si era abbandonata. Passò davanti alla WCIK, la radio cristiana, che continuava indefessamente a librare nell'aere le note delle sue canzoni pseudo-sacre. C'era un odore strano nell'aria, ma non indagò oltre. Camminò il più velocemente possibile, portandosi di nuovo sulla 119. Alzò lo sguardo verso il cielo. Non sembrava cambiato molto. Le stelle erano spuntate, salutando il sole, non ancora del tutto tramontato. Era ancora lo stesso cielo, quello che aveva imparato ad amare, quello che nascondeva così tanti segreti e così tanta vita. Il cielo del Dottore Stropicciato.

Riuscì quasi subito a distinguere il luogo in cui era caduto l'aereo, grazie alle tende dell'accampamento militare che era sorto, un formicaio brulicante attività, e che riusciva a scorgere in lontananza, aguzzando la vista il più possibile. Ma il compito le risultò molto più semplice, grazie alle impalcature luminose che avevano montato praticamente lungo tutto il perimetro della barriera. Voltò le spalle, per un attimo al problema che l'aveva costretta lì. Percorse la strada principale, che si era, nel frattempo, trasformata in Main Street. Superò il supermarket e la sede del giornale locale, il Democrat, senza quasi rivolgere loro uno sguardo. Lanciò solo un'occhiata al municipio e all'insegna della polizia. Era una delle poche persone ancora per strada. Decise di seguirne una. L'uomo, probabilmente un fattore, come Alden Dinsmore, la condusse vicino al Sweetbriar's Rose. Era l'unico locale nei dintorni, da quello che aveva potuto notare. L'insegna del diner le stimolò l'appetito. Non mangiava da ore.

La prima persona che la accolse, appena varcata la soglia, fu Rose, la proprietaria. Era una donna di mezz'età, sorridente e volitiva. Le sorrise debolmente, mentre la donna, con il suo bel grembiule da cameriera e l'espressione materna, la condusse ad un tavolo.
-Buonasera, benvenuta al Sweetbriar's Rose. Io sono Rose. Cosa ti porto, cara?-
-Ecco, io... non saprei...- balbettò, incerta. Sembrava assurdo che, con tutto quello che era successo, la vita scorresse tranquilla e normale, come il tono vivace di Rose, simile ad un torrente in piena.
-Il nostro cuoco è appena tornato- le confidò l'altra, quasi in un sussurro, come se le stesse confidando un enorme segreto. Se avesse notato il disagio di Amy, non è dato saperlo. -Ti consiglio le uova. O al limite, il panino alla carne grigliata della casa-
-Emm, ok. Vada per le uova-
Mentre Rose le versava il caffè, lanciò uno sguardo al televisore. Era impostato sul muto, ma stava trasmettendo le immagini della giornata. Il cuore di Amy le sobbalzò nel petto. Forse c'era una speranza. Rose notò il cambiamento negli occhi della ragazza, che le era sembrata così sperduta e indifesa. Non era una bella giornata, per una turista.
-Lo stanno trasmettendo da ore. Le stesse immagini e le stesse chiacchere  in continuazione. Per questo è sul muto- le spiegò -Sono sicura che tutto si risolverà e potrai tornare a casa anche tu, cara- aggiunse.
-Si nota così tanto?- chiese la ragazza, quasi sorridendo.
-Un po'. Chi hai lasciato là fuori?- domandò Rose, poi. Le sembrava ancora strano parlare di "dentro" e "fuori", ma si sarebbe abituata troppo presto.
-Mio marito Rory e un amico con cui viaggiamo-
-Sei troppo giovane per essere sposata, cara. Quanti anni hai, sedici?-
-Ventuno. Quasi ventidue- sorrise ancora, questa volta un sorriso vero. Aveva apprezzato il tentativo di Rose di risollevarle il morale.
-Ti porterò il tuo piatto al più presto, cara. Lasciami servire gli altri clienti, prima che Anson, il ragazzotto laggiù, vedi, quello che sta pulendo quel tavolino? Ecco, è meglio che lo tenga d'occhio prima che mi distrugga il locale!- e si allontanò, lasciando Amy persa in pensieri un po' meno cupi rispetto a prima.   

Aveva appena finito le sue uova, quando Rose, con un sorriso a trentadue denti, le indicò il cuoco. Era lo stesso uomo che si trovava al luogo dell'incidente, quello che Big Jim non poteva evidentemente sopportare. Si era fermato a parlare con una donna un po' più grande di lui, piuttosto carina e dal portamento deciso. Ma l'unico dettaglio che attirò Amy fu il telefono con cui continuava a giochicchiare.

Si alzò e, come in trance, li raggiunse, seguita da Rose, chiaramente confusa. Ormai, non c'era più nessuno nel locale. Anche per questo, il cuoco era uscito dal suo regno. I due stavano parlando animatamente, ma quando si accorse della ragazza, la donna ammutolì. Il cuoco, che dava la schiena ad Amy, si voltò e si ritrovò a fissarla negli occhi.
-Sei tu- esordì, dopo un attimo di silenzio.
-Già. E tu sei tu- gli rispose Amy, di rimando.
-Io non ci sto capendo molto- si intromise Rose, mentre l'altra donna li guardava incuriosita.
-Si trovava anche lui sul luogo dell'incidente- rispose Amy, quasi all'unisono con il cuoco.
-Curioso, per uno che se ne va, una arriva- mormorò l'altra, improvvisamente interessata alla ragazza che aveva di fronte. -Sono Julia Shumway, direttrice del Democrat- si presentò, poi. Era estremamente interessata a quello che la ragazza avrebbe avuto da dire, finora, aveva solo la versione di Barbara, visto che la polizia, per ordine del capo Randolph, si era stretta nel lutto. Una scusa, anche piuttosto patetica, considerando che chiunque abitasse in città sapeva dei rapporti quantomeno burrascosi che intercorrevano tra Duke Perkins e Big Jim, perciò con Randolph, che era il burattino del secondo consigliere.
-Amelia Pond. Amy. Viaggiatrice a tempo pieno, modella, a tempo perso- si presentò con vivacità, come al solito senza usare il cognome da sposata. Era un'abitudine che aveva il Dottore e mantenerla glielo faceva sentire più vicino. Non le era particolarmente piaciuta l'enfasi che Julia aveva dato alla sua professione. E poi, lo sapevano tutti, i giornalisti erano una seccatura. Julia sollevò un sopracciglio, indecisa se replicare o meno.
-Dale Barbara- si intromise il cuoco. -Per gli amici Barbie-
-Bene, Barbie. Perchè sei sparito, prima, alla barriera?- Barbara si accigliò. Non voleva parlarne, soprattutto con un'estranea.
-Immagino che Big Jim fosse presente- si intromise allora Rose -diciamo che Barbie non è nelle grazie di Rennie, al momento- tagliò corto, una volta che Amy ebbe annuito.
-Beh, lo posso capire. Non piace molto neanche a me-
-Benvenuta nel club, cara- così dicendo, Rose allargò le braccia, ad indicare tutti i presenti.
-La Sicurezza nazionale è stata allertata?- chiese poi Barbara ad Amy. La ragazza si accigliò. Le sembrava di ricordare il signore anzianotto che cercava di telefonare e, proprio quando sembrava aver ricevuto risposta, Rennie che chiudeva la chiamata.
-Non ne sono sicura-
-Alla TV hanno detto che è stata posta una no zone qualcosa, su Chester's Mill- si intromise Rose.
-Bene- commentò Barbara, con un sospiro di sollievo. -Almeno quella cosa... quella Cupola, non farà altre morti- Nè il commento cupo nè il sospiro sfuggirono ad Amy.
-Devi essere stato un militare. O lo sei ancora- dichiarò allora, con sicurezza. Alle occhiate sorprese degli altri, si affrettò a rispondere:- sicuramente un militare avrebbe pensato di avvertire la Sicurezza Nazionale, per prima cosa- Julia e Rose si ritrovarono a riflettere su quel particolare. In effetti, se avessero assistito all'incidente, la Sicurezza Nazionale non sarebbe stata la loro prima scelta, per quanto riguarda la richiesta di soccorso.
-Sai, è interessante che una straniera, probabilmente europea, se lo sia chiesta, ma non un americano- commentò Barbara, deviando il discorso. Amy arrossì lievemente, scrollando le spalle.
-Da dove vieni, cara?- domandò Rose, sorpresa. Non aveva colto nulla di particolare dal suo accento.
-Londra, Inghilterra. Cioè, ora vivo a Londra, ma non vengo da lì... insomma, immagino che ora non abbia importanza-
-Sei davvero lontana da casa, bambina- commentò, colpita. -Hai un posto in cui dormire, vero?-
-Il signor Dinsmore aveva proposto che dormissi da loro, finchè questa cosa non si risolve, ma il signor Rennie ha ritenuto che fosse più opportuno che chiedessi asilo alla Chiesa- rispose, con una smorfia.
-La Chiesa di Coggings, immagino- sottolineò Julia. -Vuole tenerti sott'occhio, per qualche ragione-
-Sta attenta- consigliò Barbara. Stava pensando che, se la situazione fosse peggiorata, e prevedeva che sarebbe successo, Amy sarebbe stata un ottimo capro espiatorio. Oltre a lui, ovviamente.
-In effetti, non mi sembra molto... equilibrato- Barbara non fece commenti. Non gli sembrava il caso di metterla in guardia oltre. L'avrebbe preso per un pazzo visionario, con ogni probabilità.
-Quel telefono funziona?- chiese Amy, rivolta a Julia, dopo un minuto di silenzio. Rose e Barbara si stupirono della domanda. Non era quello che si aspettavano.
-La linea è piuttosto disturbata, ma sì, funziona. Per ora, prevedo ancora qualche giorno di batteria- rispose Julia, meno sorpresa degli altri. Aveva notato che la linea aveva qualcosa di strano.
-Credi che potrei fare una telefonata? O mandare un messaggio?- continuò, speranzosa.
-Certo- Julia osservò Amy accettare il telefono, comporre velocemente un breve messaggio, attendere un minuto e per poi riconsegnarglielo.
-Non avevi ancora avvertito tuo marito, cara?- le chiese Rose, sorpresa. Dall'espressione sconsolata che aveva notato, mentre la ragazza fissava il televisore muto, aveva pensato che avvisare della sua presenza lì, bloccata a Chester's Mill, avesse la priorità assoluta.
-Il mio telefono è morto e il reverendo non credeva che fosse opportuno farmi usare la linea fissa-
-Come morto?- chiese Julia, interessata. Amy trasse il cellulare ormai inservibile dalla tasca e lo porse alla giornalista, che provò ad accenderlo, senza successo. Poi, come colta da un'improvvisa illuminazione, lo aprì. La batteria era fusa. Non era esploso, com'era successo ad altri dispositivi elettronici che si erano trovati nei pressi della barriera. Sia Julia che Barbara, ma soprattutto Barbara, fissarono il congegno con interesse. Amy non poteva certo spiegare loro che il Dottore aveva modificato il suo telefono, rendendolo in qualche modo alieno, facendo in modo che potesse telefonare da ogni angolo dell'Universo. E con una tariffa conveniente, per di più. Non poteva certo dir loro, così, subito, che credeva che quella "cosa" avesse un'origine aliena. L'avrebbero presa per pazza.
-Domani ti accompagnerò da Burpee's a comprare un prepagato- asserì la giornalista -finchè sarà aperto, ovviamente- aggiunse.
-Credi davvero che Rommie chiuderà, perdendosi un'occasione simile?- chiese Rose, consapevole del fiuto per gli affari che aveva il proprietario dei grandi magazzini di Chester's Mill.
-Potrebbe non avere scelta, a meno che, ovviamente, questa situazione non si risolva domani- le rispose Julia. Aveva espresso a parole gli stessi dubbi di Barbara, ma con meno preoccupazione. Sembrava che solo Barbara ed Amy non fossero troppo ottimisti circa la scomparsa del loro problema, con la differenza che Amy non sentiva il polso della situazione politica di Chester's Mill, come Barbara e Julia.
-Beh, domani è un altro giorno, come si suol dire- commentò Rose, positiva -è meglio se andiamo tutti a dormire. Julia, potresti accompagnare Amy alla Santo Rendentore? Tesoro, per ogni evenienza, io e Barbie siamo qui, ricordatelo- concluse poi la serata.

"Under the dome.  Amy" il trillo del messaggio giunse agognato, alle orecchie di Rory. Il suo contenuto, invece, lo costrinse ad agire. Mostrò il cellulare al Dottore, spiegandogli che il telegiornale stava trasmettendo da ore servizi sulla situazione di Chester's Mill. L'alieno si affrettò ad entrare nel primo locale a disposizione e a chiedere a gran voce di vedere il tg.
-Perchè non me l'hai detto prima?- chiese, con un gemito, riprecipitandosi fuori, in direzione della Tardis.
-Andiamo a riprendere Amy, vero Dottore?- chiese Rory,affaticato dalla corsa che aveva fatto per stargli dietro. Lo chiese  solo per precauzione, per avere una conferma ed una rassicurazione. Era certo che il Dottore non avrebbe lasciato Amy da sola e, se l'avesse fatto, sapeva che lui, Rory, si sarebbe rifiutato di seguirlo.
-Andiamo a Chester's Mill, Rory Pond- urlò, mettendo in moto i comandi della nave -a prendere Amy. E a capire cosa sta succedendo-

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Capitolo 2
*** 22 ottobre. La protesta ***


 
22 OTTOBRE, LA PROTESTA
 
 
Coggings era stato molto più premuroso di quanto si aspettasse, perchè la mattina dopo, Amy trovò davanti alla porta tutto il necessario per lavarsi e per cambiarsi. Sperava davvero che Rory ed il Dottore avessero ricevuto il suo messaggio. Si sentiva un po' più speranzosa rispetto al giorno prima, ma anche più stupida. Certo che il Dottore l'avrebbe salvata, il Dottore salvava sempre tutti.
 
 
-Cosa vuol dire che non possiamo andare oltre? - Rory era quasi isterico. La Tardis si era avviata, come al solito, con il suono caratteristico dei freni ancora inseriti. Ma non era andata molto lontano. Il Dottore aveva inserito le coordinate necessarie per atterrare nel centro di Chester's Mill, eppure qualcosa era andato storto, perchè si trovavano in mezzo ad un bosco. Certo, tra gli alberi facevano capolino le tende del presidio militare, ma di sicuro non erano riusciti a penetrare la Cupola.
-Significa, Rory, che questa è una brutta faccenda- rispose il Dottore pensieroso, lo sguardo rivolto al presidio militare.
 
 
I vestiti che le aveva procurato Coggings prudevano ed erano troppo pesanti per la stagione. 
Non solo per essere ottobre, le giornate erano piuttosto calde, ma se Barbie aveva ragione, e non dubitava che ne avesse, considerando che le era sembrato una persona piuttosto pratica e capace, la temperatura sarebbe potuta salire ancora. Ma non poteva lamentarsi. Era già stata una fortuna che si fosse potuta cambiare i vestiti zuppi di sudore. Il reverendo l'aveva avvertita che ci sarebbe stata una sorta di preghiera/manifestazione all'aperto nel terreno dei Dinsmore, proprio davanti alla Cupola e che, se avesse voluto, avrebbe potuto unire le proprie preghiere alle loro. Preghiere empie, era il sottinteso. Ma non le importava. Aveva deciso che ci sarebbe andata, più che altro perchè tutta Chester's Mill ci sarebbe stata e non aveva alcun senso rimanere da sola, in canonica. E, forse, se fosse stata fortunata, avrebbe potuto vedere Rory. Era sicura che Rory avrebbe fatto di tutto per venire da lei. Anche se una Cupola aliena li avrebbe separati.
 
C'erano degli aspetti positivi nell'accompagnare Coggings. Al reverendo era stato riservato un parcheggio, oltre alla scorta della polizia. Aveva scoperto che quella sera erano stati assunti dei nuovi agenti, per rimpolpare lo scarno personale che era rimasto. A quanto aveva potuto capire, parte dei poliziotti e dei vigili del fuoco erano ad un'esercitazione a Castle Rock o in qualche altra città dei dintorni, quando la città era stata isolata. La mossa del capo Randolph era sensata, naturalmente, ma ad una prima occhiata agli agenti pro tempore, Amy aveva provato una sensazione sinistra. Sembravano dei teppisti di strada, piuttosto che giovani volontari. Randolph, mostrando una cavalleria forse figlia dell'imbarazzo che aveva provato il giorno precedente, si era affrettato ad avvicinarsi alla giovane e a rassicurarla. Nel farlo, si era portato appresso alcune delle nuove reclute, così Amy aveva avuto modo di vederli quasi per prima e di fare la loro conoscenza. Aveva sentito scivolarle addosso gli sguradi lascivi di Carter Thibodaeu, Mel Searls e Frankie DeLesseps e sperava vivamente di non ripetere l'esperienza. Nonostante le rassicurazioni e le offerte di Randolph, Amy era sicura che non avrebbe mai cercato aiuto dalla polizia locale, non a quelle condizioni.
 
Appena riuscì a congedarsi dai poliziotti, si allontanò in direzione della fattoria dei Dinsmore, per rassicurare Alden e Ollie, come aveva promesso. Alden le era simpatico e aveva trovato i ragazzini adorabili. In più, data la vicinanza della fattoria alla Cupola, i primi che avessero avuto sentore di un qualche movimento dall'altro lato, sarebbero stati loro. L'idea iniziale era quella, certo, ma la ressa era troppa, c'era troppa gente che sgomitava per sfilare con i loro cartelli davanti alla Cupola, troppe persone intente a riunirsi in preghiera, perchè potesse procedere speditamente. In più, nel centro stesso della folla, era stata fermata da Rose. La cara donna voleva sapere come aveva passato la notte. Cercò di tagliar corto, perchè le era sembrato di vedere Ollie, ma una voce conosciuta la distrasse dal suo scopo. Una voce che aveva agoniato di sentire. Così, spintonando e sgomitando si fece largo tra la folla. Verso Rory.
 
 
-Liberateci. Non siamo delle cavie. Certo che sono originali- commentò l'alieno, dalla sua postazione tra gli alberi. Stavano aspettando, non si sapeva esattamente cosa, ma ciò aveva cominciato a spazientire Rory. Era la prima volta che il Dottore si comportava in modo prudente e questo lo irritava non poco. Il Dottore era sempre stato avventato, mentre ora che si trattava di liberare Amy sembrava come spento. Così, aveva deciso di agire lui stesso. Sordo ai richiami dell'alieno, si era fatto largo tra gli alberi e, affrontando i marines allineati, aveva cominciato ad urlare il nome di Amy.
 
Era riuscita a fatica ad arrivare davanti alla Cupola, giusto in tempo per vedere Rory placcato da due soldati, che cercavano di allontanarlo dalla Cupola.
-Rory! Ehi, lasciate stare mio marito!- urlò, facendo voltare qualche testa incuriosita nella sua direzione.
-Amy! Amy! Ti faremo uscire di lì, abbi solo pazienza! Amy!!- continuava ad urlare lui, tra le braccia dei soldati. Finalmente, comparve il Dottore che, dopo aver mostrato qualcosa ai soldati e aver dato loro un ordine, lo lasciarono. Solo che, a questo punto, era Amy ad essere bloccata dai poliziotti.
 
-Randolph, cosa cazzo sta succedendo?- la voce di Rennie aveva riscosso l'uomo dal suo intontimento. Non riusciva a capire molto di quello che stava succedendo, vedeva solo che la folla si era in qualche modo aqquietata, fischiando alla volta dei militari. -Porta con te due dei nuovi e vedi di risolvere la situazione, Pete. Non possiamo permetterci che la popolazione si spaventi- non era esattamente un ordine, anche se così suonò alle orecchie di Randolph. Così, con Thibodaeu e DeLesseps a fianco, si fece largo a fatica. Con un'imprecazione, dopo aver individuato come fonte del problema la turista carina che si era così ingenuamente fermato a rassicurare, ordinò ai suoi sgherri di portarla via.
-Amy! No!- continuava ad urlare Rory, i palmi delle mani appoggiati alla Cupola. Era così concentrato sulla moglie che non aveva neppure percepito la scossa attraversargli le ossa.
-Lascate stare mia moglie, scimmioni!-
-Quello è tuo marito?- sghignazzò Frankie, sempre con il sorriso lascivo che gli attraversava la bocca, mentre Carter bloccava la rossa. -Che delusione, dolcezza, avresti potuto scegliere un vero uomo- disse, sistemandosi il cavallo dei pantaloni con fare allusivo. In quel momento, Amy vide rosso. Come si permettevano di insultare Rory? E davanti al capo della polizia? Senza preavviso, cominciò a scalciare e contemporaneamente tirò indietro la testa. Sembrava indemoniata. Colpì Frankie DeLesseps con un calcio proprio nel punto di cui si vantava tanto, facendolo piegare in due. Carter riuscì a riparare il naso, ma la nuca della ragazza lo colpì al mento, facendogli perdere momentaneamente la presa. Ma fu abbastanza perchè Amy si liberasse.
 
-Rory- bisbigliò, la fronte e le mani appoggiati contro la Cupola trasparente. Le mani avrebbero incontrato le mani di Rory e la fronte il suo petto, se non ci fosse stata la Cupola di mezzo.
-Andrà tutto bene, Amy. Ti tireremo fuori di lì. Il Dottore sa cosa fare- sapeva di mentire, ma non poteva fare altrimenti.
-Aspetterò, sono abituata ad aspettare- mormorò, la voce rotta dalle lacrime -basta che non mi faccia aspettare altri dodici anni, perchè preferirei passarli con te- sorrise poi, in direzione del Dottore. Che non la stava guardando. Anzi, il suo sguardo era fisso in lontananza, verso il prato dei Dinsmore. Mentre Amy si stava chiedendo cosa lo interessasse tanto, l'alieno prese ad urlare, saltellando e sbracciandosi.
-Noo!!! Fermo!! Via di lì!!- sperava che, con tutto il chiasso che stava facendo, il ragazzino che si avvicinava verso la barriera trasparente, macinando chilometri con il suo trattore, almeno si accorgesse della sua presenza. O qualcun altro dall'altra parte. Tutti, civili e militari, lo guardarono straniti. Solo poi, uno dei marines di pattuglia, lanciando uno sguardo verso il punto che indicava quello strano uomo, prese ad imitarlo. Soprattutto quando si accorse di ciò che il ragazzo aveva in mente.
 
-Rory! Rory! No, fermati, figliolo!- Rory Williams non riusciva a capire perchè stessero gridando il suo nome, poi si accorse del ragazzino e prese a gridare anche lui.  
 
Rory Dinsmore, incurante delle grida e degli avvertimenti, continuò la sua folle corsa verso la Cupola. Sparò un colpo dal fucile che si era portato con sè, l'esaltazione alle stelle. Sarebbe stato acclamato e celebrato. Sarebbe stato l'eroe della Cupola. Il proiettile colpì la parete trasparente a velocità folle e rimbalzò, colpendo il ragazzino. Ciò che il Dottore aveva temuto, appena aveva avvistato il trattore e la canna del fucile, si era avverato.
 
Un silenzio tombale era calato, nessuno si mosse, almeno per una frazione di secondo. Poi, la folla si scatenò. Un centinaio, se non un migliaio di persone, pigiate l'una contro l'altra, presero a dirigersi freneticamente, quasi istericamente, verso i propri mezzi. Solo i familiari del ragazzino ed Amy erano come bloccati, cristallizzati. Finalmente, dopo quelle che erano sembrate ore ai loro sensi rallentati, arrivarono i soccorsi. E i problemi furono evitati per un pelo.
 
Fu solo grazie allo spirito di Julia Shumway che Barbara evitò un arresto. Era davvero malvisto dalle autorità, troppo. Nonostante la ragione le dicesse di prestare attenzione ad ogni minimo aspetto della situazione socio-politica sotto la Cupola, se voleva sperare di arrivare incolume al giorno in cui il Dottore li avrebbe tirati fuori, non riusciva a staccare la propria attenzione da Rory Dinsmore. Rory. Le sembrava un presagio funesto.
 
 
Anche dall'altro lato, un silenzio sgomento e impotente calò sugli astanti. Restarono a fissare con attenzione le manovre che i soccorritori compivano per spostare il ragazzino, come se distogliere lo sguardo avrebbe peggiorato le condizioni del piccolo paziente. Solo quando lo spiazzo erboso davanti a loro si svuotò completamente, gli ufficiali prestarono attenzione agli intrusi.
 
Avrebbero avuto tutto il tempo per scomparire, i soldati erano come ipnotizzati, ma non lo fecero. In qualche modo, l'accaduto aveva risvegliato il Dottore da quella sorta di torpore, anche se così non si poteva definire, perchè il Dottore non era mai intorpidito, in cui era caduto. Dallo sguardo deciso dell'amico, Rory capì che non se ne sarebbero andati e, se prima la questione non sembrava così pressante ai suoi occhi, lo era diventata.
 
Nonostante avesse assistito a molte morti, era inevitabile in un'esistenza di un migliaio di anni, ciò che sconvolse di più il Dottore fu il senso d'impotenza che gli pombò addosso. Mai nella sua vita si era sentito così inutile, così superfluo, come in quel momento. Aveva salvato la Terra in centinaia, migliaia di occasioni, ma non era stato in grado di salvare un bambino, che cercava solo di salvare tutti.
 
 
Amy accompagnò Alden, Shelley e Ollie all'ospedale, guidando il vecchio furgone che l'aveva portata a Chester's Mill. Accompagnare non descrive esattamente ciò che fece, visto che si limitò a seguire l'ambulanza più vicino che le fosse possibile. Poteva sentire la disperazione dei Dinsmore. Traspariva dal pallore mortale di Ollie, dal silenzio sbigottito di Alden e dal pianto sommesso di Shelley. Parcheggiò facendo  stridere i freni, aiutò Shelly a scendere e li scortò all'interno dell'ospedale. Una giovanissima infermiera li pilotò in una saletta e qui cominciò l'attesa.
 
 
Senza aspettare che i militari li scortassero, anzi, senza curarsi delle proteste degli ufficiali, il Dottore, seguito da Rory, marciò verso la tenda più imponente dell'accampamento, eretta a circa 50 metri dalla Cupola. Due soldati privi di grado sbarrarono loro la strada, ma sfoderando la fedele carta psichica, li superarono facilmente.
-Cerco il comandante- esordì l'alieno, la voce chiara, sicura. Autorevole.
-Sono io- l'uomo che gli rispose, un caporale, non sembrava abbastanza vecchio, abbastanza esperto per l'incarico, perciò il Dottore specificò con uno sbuffo spazientito: -il tuo superiore, caporale... Dodson-
-Chi...- cominciò, ma l'altro non gli diede modo di continuare la frase. Sempre sfoderando la carta psichica, si presentò: -John Smith, ispettore militare. Il mio assistente, il signor Rory Williams-
La presentazione fatta con noncuranza, come se fosse una sgradita routine e la carta psichica, evidentemente convinsero il caporale, che si affrettò a predisporre una video chiamata al colonnello di stanza a Washington DC, James Cox. 
 
-Cosa c'è Dodson?- la voce stanca del colonnello Cox si propagò dal computer del sottoposto, che si premurò si spiegare perchè l'avesse contattato.
-Quindi voi due sareste gli "ispettori militari"?- chiese dubbioso, quando il caporale voltò lo schermo nella direzione dei due intrusi. Cox non era tipo da lasciarsi imbrogliare facilmente, anzi. Guardava i due con sospetto sempre crescente, maledicendosi mentalmente per non essere sul campo, in quel momento. Se fosse stato presente lui, sicuro come l'oro, non si sarebbero neppure avvicinati al perimetro, figurarsi alla tenda dell'ufficiale di comando.
-Esatto, colonnello. Ecco qua- rispose sicuro il Dottore, sollevando la carta psichica.
-Mi state prendendo in giro? Non c'è scritto nulla su quella cosa!- rispose arrabbiato, la fronte aggrottata. Se prima aveva qualche dubbio rispetto ai due, ora era una certezza. Il caporale, per contro, era piuttosto confuso. Cox comprese che lui vedeva qualcosa. E la sua fronte si aggrottò ancora di più.
-Interessante. Questa è proprio una sorpresa. Ma non ha importanza. Ciò che importa è risolvere la situazione al più presto- commentò il Dottore. Rory ascoltava in silenzio, come il caporale, seguendo la conversazione come si segue un match sportivo. Avrebbe sempre scommesso sul Dottore, anche se il colonnello teneva il campo molto bene.
-Perchè la UNIT non è qui?- chiese allora il Dottore, non lasciando all'altro il tempo di replicare.
-Ah, quindi siete "quelli". Vi chiameremo, se necessario. Per ora, l'esercito è perfettamente in grado di mantenere la situazione sotto controllo-
-Quindi, per voi, una barriera presumibilmente ovoidale costituisce avere la situazione sotto controllo? Andiamo, colonnello-
-Stiamo lavorando ad una soluzione- borbottò, cupo. Quello strano individuo stava mettendo il dito nella piaga. La Sicurezza Nazionale non aveva mai visto nulla di simile, l'esercito non aveva mai visto nulla di simile, ma si sarebbe dannato se avesse consegnato quella rogna nelle mani della UNIT. Era più probabilme un esperimento governativo di qualche tipo o l'incursione degli omini verdi? Per la sua logica e la sua esperienza, le probabilità puntavano alla prima opzione.
-Che tipo di soluzione?-
 
 
Non riusciva più ad aspettare, non così. Non con una famiglia distrutta a pochi passi di distanza. Aveva cercato di consolare i Dinsmore per quanto le fosse stato possibile, ma non poteva certo compensare la morte di un figlio. Non aveva le parole. E quindi, li lasciò da soli, in ospedale. Amy si fermò all'accettazione, chiedendo alla ragazza al banco, che non sembrava più vecchia di lei, anzi, indicazioni. Uscendo dall'edificio, non potè fare a meno di sentire la conversazione tra due uomini, di cui sembrava di riconoscere le voci. Erano i due paramedici avevano soccorso il piccolo Rory. E fu così che Amy apprese notizie inquietanti: il medico dell'ospedale, l'unico medico presente al momento della venuta della Cupola era morto e presto, troppo presto, la struttura sarebbe rimasta senza gas e quindi senza energia elettrica. Si prospettavano giorni difficili, sotto la Cupola.
 
Si diresse verso Main Street, completamente smarrita, senza meta e senza scopo. Era certa di non essere più gradita alla Santo Redentore, dopo aver colpito le nuove leve della polizia. Avrebbe dovuto cercare un altro posto in cui stare finchè quella brutta situazione non si fosse risolta, avrebbe dovuto trovare il modo di contattare il Dottore e Rory, darsi da fare per aiutare il più possibile. Eppure, un po' com'era accaduto ai Dinsmore, si sentiva prosciugata, abbattuta. "Tutta colpa della Cupola e di tutta questa situazione impossibile" pensò.
 
Arrivata presso il Municipio, vide allontanarsi dalle scale un gruppetto di persone, tra le quali riuscì a riconoscere solo Barbie e Big Jim. Si nascose al meglio delle sue possibilità, considerato che il secondo consigliere si stava dirigendo verso di lei. Aveva un'espressione spaventosa. Amy era certa che, se uno sguardo avesse potuto uccidere, quello di Big Jim avrebbe sterminato un'intera popolazione. 
 
 
-Oh no. No. Non deve assolutamente farlo! La prego, colonnello, lasci perdere!- pregò l'alieno. 
Dopo una schermaglia verbale piuttosto interessante, ma completamente inutile, era riuscito ad ottenere l'informazione che voleva. Non avrebbero contattato la UNIT e ceduto il comando se non dopo aver esaurito tutte le altre opzioni disponibili, tutto per ordine del Presidente. E la prima di queste opzioni disponibili era quella di sganciare due missili sulla Cupola.
-Non può dirmi come procedere, signore-
-Il campo elettromagnetico che circonda e, in un certo senso, compone la Cupola, è stato studiato per respingere ogni oggetto metallico ed elettronico, beh quasi... ma non è certo questo il momento delle sottigliezze... comunque, tra la gittata del missile e la componente dello stesso, il risultato più probabile è un grande "boom"-
-E un grande boom è quello che vogliamo ottenere. Quindi, se questo è tutto...-
-No, colonnello. Porteste ottenere un grande boom dalla nostra parte, senza scalfire la Cupola-
 
 
-Oh, ciao!- esclamò Julia Shumway, sulla soglia del Democrat. Non aveva molto tempo, doveva stendere l'articolo al più presto. La popolazione doveva essere avvertita, soprattutto chi abitava nei pressi di Motton Road. Non aveva tempo da perdere, però qualcosa nello sguardo di Amy la indusse a fermarsi. Nonostante fosse la curiosità il suo moto propulsore, era anche una donna molto empatica e sensibile. In quel momento aveva come la sensazione che Amy avesse bisogno di supporto.
-Ho visto che hai accompagnato i Dinsmore... come sta Rory?- chiese poi.
-Rory è... non so neppure come dirlo... è morto. I Dinsmore sono distrutti, come puoi immaginare-
-Oddio, è terribile. E tu come stai?-
-Io?- si stupì la rossa. Non era abituata ad analizzare i suoi sentimenti, non quando si trovava nel mezzo di un'emergenza. -Io credo di stare bene. Anche se sono arrabbiata. Molto arrabbiata. E spaventata. E voglio risposte-
-Anch'io, Amy- rispose dopo un attimo di silenzio.
-Mi sento così impotente, non so come si possa affrontare questa cosa. E mi sento sola. Inutile e sola- concluse, poi.
-Mi dispiace, Amy. Mi dispiace moltissimo. Sia per Rory che per tutto il resto. Non posso farci nulla, anzi dio solo sa quanto vorrei poter far sparire quella maledetta Cupola... ma non posso. Posso solo fare il mio lavoro-
-Almeno tu puoi fare quello- commentò Amy, più amara di quanto fosse nelle sue intenzioni.
-Beh, sono un po' a corto di personale, al momento. Se vuoi...- propose Julia, certa che la ragazza avrebbe rifiutato.
-Io? Lavorare per un giornale?- domandò l'altra, stupita.
-Sarebbe un impiego temporaneo, intanto che la Cupola resterà. E non credo che potrò pagarti-
-Oh, ma non importa!- esclamò Amy, come riscossa da tutto ciò che la opprimeva.
-Quindi accetti?- Julia era stupita.
-Certo che sì!-
 
 
Fu aiutando Julia a impaginare e a stampare le copie del giornale che Amy apprese dell'esperimento con il missile e perchè Big Jim fosse così arrabbiato: Dale Barbara era stato promosso colonnello, con il compito di prendere il comando della città. Si prospettavano due possibilità: un disastro nucleare o una guerra civile. La prospettiva di entrambe non la allettava per nulla o almeno così sarebbe dovuto essere. Aveva invece ritrovato tutta l'eccitazione per l'avventura e il senso di sfida che la coglieva ogni volta che viaggiava con il Dottore. Stava lentamente tornando ad essere se stessa.        

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Capitolo 3
*** 23 Ottobre. Flop ***


23 0TT0BRE. FLOP



Amy si svegliò sul divanetto nell'ufficio di Julia, i muscoli indolenziti. Era soddisfatta, per la prima volta in quei due giorni, perchè aveva fatto qualcosa di utile. Si alzò e per cercare di schiarirsi la mente, prese e agironzolare per l'ufficio. Sulla scrivania di Julia trovò un post it in cui la informava che, se avesse voluto assistere alla caduta del missile in diretta, avrebbe potuto farlo da Dipper's, il night club di Chester's Mill, in allegato c'erano le indicazioni per arrivare al locale.


-Colonnello Cox, per l'ultima volta, non fatelo!-
Il Dottore cercò per l'ultima volta di dissuadere il militare, ma non ci riuscì. Poteva solo aspettare e sperare che la sua previsione si rivelasse sbagliata. Insieme al caporale Dodson, si trovò a scrutare il cielo, seguendo con lo sguardo i velivoli che avrebbero sganciato il loro carico di morte.


Era come se la folla che si era radunata sul campo dei Dinsmore il giorno prima si fosse riversata all'interno del Dipper's. Il locale straripava di gente che, per accaparrarsi la visuale migliore, si spintonava e sgomitava senza ritegno. Riuscì ad evitare di prendere una gomitata in un occhio, ma non riuscì ad evitare di finire addosso ad un fattore enorme. Si sentiva esile e fragile come vetro. Come se la folla potesse accartocciarla. Finalmente, la sua curiosità potè essere appagata: il grande schermo di cui il locale era dotato, che di solito veniva utilizzato per vedere le partite locali, si animò e, attraverso la telecamera di un computer apparvero i volti di Barbie, Julia e di un ragazzino, presumibilmente il proprietario del pc, visto che era lui che vi ci armeggiava. Un boato si levò dalla folla, quasi subito sostituito da un impeto di delusione, quando comparve il viso di Big Jim, pronto a metter fine alla diretta.
Sembrava di trovarsi all'interno di un film apocalittico. Sentirono il fischio dei missili che scendevano perpendicolari dal cielo, in cerca del bersaglio. Il primo non esplose, anzi, rimase in bilico sulla superficie della Cupola, come cristallizzato dal tempo. Il secondo, lo fece esplodere, provocando un incendio di proporzioni giganti dall'altro lato.


Il Dottore scosse il capo, sconsolato. Aveva avuto ragione e non ne era contento. Vide assieme a Rory i soldati riunirsi in squadre, cercando di domare il fuoco. I due si guardarono per un momento, con un cenno della testa, una sorta di comunicazione silenziosa, presero la loro decisione. Dividendosi, presero parte alle squadre, nel caso del Dottore, a dirigerle.


Uscirono dal locale come storditi, le speranze annullate dal fallimento dell'esperimento. C'era chi piangeva, chi si trascinava verso l'auto o verso casa imbambolato, c'era chi con strafottenza borbottava che l'aveva sempre saputo, c'era chi più fatalista dichiarava che sarebbero morti tutti sotto la Cupola.
Amy osservava le reazioni della folla, l'animo dilaniato tra disperazione e fede cieca e incrollabile nel Dottore. Poteva capire come si sentivano quelle persone, perchè fino al giorno prima, era così che si sentiva lei. Era troppo. Forse la Cupola, forse le conseguenze della Cupola, portavano una marea di sensazioni troppo difficili da esaminare. Come colta da un'ispirazione improvvisa, Amy chiese dove avrebbe potuto trovare qualcosa su cui potesse scrivere. I proprietari del Dipper's, ancora scossi, le regalarono una penna e una Bic, aggiungendo loro non sarebebro serviti nell'immediato futuro, se per lei erano indispensabili, invece, non potevano che esserne felici. E così Amy cominciò a scrivere.

-Dov'eri finita?- le domandò Julia, quando si reincontrarono qualche ora dopo.
-Io...- ma l'altra non la lasciò finire.
-Il calore dell'esplosione ha provocato un incendio al Motton, Brenda Perkins, la vedova del capo della polizia, sta radunando una squadra improvvisata, perchè ovviamente Rennie non farà niente- si sfogò. -Scusa, non avrei dovuto reagire così-
-Figurati- la scusò Amy -dov'è Barbie? - Julia esitò.
-Andiamo, abbiamo un giornale da mandare avanti- svicolò.

Un paio d'ore dopo, qualcuno bussò alla porta degli uffici del Democrat. Amy andò ad aprire e si trovò faccia a faccia con uno dei responsabile dell'ospedale, quello che aveva prestato i primi soccorsi a Rory Dinsmore.
-Oh... c'è Julia, per caso? - chiese, imbarazzato.
-Può dire a me, signor...?-  passare del tempo con Julia e i due giorni intensi sotto la Cupola le avevano insegnato a diffidare delle autorità di Chester's Mill e, inevitabilemente, il medico era un'autorità per antonomasia.
-Eric Everett, ma mi chiamano tutti Rusty... noi ci siamo già visti prima, non è vero? - domandò, accigliandosi per un secondo. All'improvviso dovette ricordare, perchè subito dichiarò: -Lei ha accompagnato i Dinsmore in ospedale! Ha fatto un gesto molto carino-
-Emm... grazie-
-Amy, chi c'è alla porta? - propruppe la voce impaziente di Julia, all'interno dell'ufficio.
-Direi che Julia è in ufficio- commentò Rusty e sorrise divertito notando lo sguardo imbarazzato dell'altra. 

L'ufficio di Julia era uguale a come l'aveva visto la prima e unica volta in cui ci era entrato, quasi cinque anni prima. La scrivania della donna era ingombra di carte, cartelline, posacenere e cancelleria; le pareti erano ricoperte di carta da parati strappata e macchiata in più punti. Un fermento febbrile, un'agitazione percepibile sui peli delle braccia attraversava la sede del Democrat. Nonostante la mancanza di comunicazione con l'esterno avesse privato il giornale del supporto tipografico, chi ci lavorava era intento ad impaginare e fotocopiare articoli. Il Democrat, che non era mai stato un quotidiano corposo, era diventato un opuscolo di poco più di cinque o sei pagine. Rusty poteva capire perchè Julia e il suo staff continuavano a lavorare, lo facevano per la stessa ragione per cui anche lui non si era ancora fatto prendere dalla disperazione.
-Hai una nuova aiutante, vedo- commentò, lanciando un'occhiata ad Amy, che si era seduta ad una scrivania con ancora il quaderno su cui stava scrivendo dalla mattina. Aveva parlato piano, non voleva che lo sentisse. Non sapeva se poteva fidarsi di lei, anzi, non sapeva se poteva fidarsi dei due giornalisti rimasti in città.
-Ne sono stupita anch'io, quando le ho proposto di lavorare qui, gratis tra l'altro, non credevo accettasse- rispose Julia.
-La stai facendo lavorare gratis? Questo sì che è molto repubblicano, Julia, brava, ti eri rammollita negli anni- la prese in giro Rusty. Tutti conoscevano l'orientamento politico di Julia, che esulava dalla critica all'operato di Rennie.
-Molto divertente, Everett. Cosa vuoi?-
-Un amico comune mi ha dato qualcosa a cui credo sei molto interessata-
-Non ho nè il tempo nè la voglia di giocare agli indovinelli, doc. Perciò, forza, spara-
-Barbie mi ha chiesto di darti il contatore Geiger-
-E cosa ci faceva Barbie con un contatore Geiger? - domandò una voce sospettosa, dall'accento inglese. Senza che i due se ne accorgessero, Amy si era avvicinata tanto da riuscire a sentire la conversazione. Aveva capito che stava succedendo qualcosa di importante, di vitale e non voleva essere tagliata fuori.

-Quindi, ricapitolando: questo colonnello Cox, il genio militare dietro al fallimento dei missili di stamattina, ha affidato il controllo della città a Barbie, ora promosso colonnello, che però è ostacolato da Big Jim, che vuole la città tutta per sè. Il sopraccitato colonnello sospetta che potrebbe esserci altro dietro alla Cupola e ha incaricato Barbie di scoprire da dove provenga, sulla base del campo magnetico che la circonda, quindi Barbie approfittando della confusione, si è introdotto in municipio e ha rubato il contatore Geiger, con la speranza di scovare delle radiazioni abbastanza potenti da portarci dritti dritti fino al campo di forza. Ho dimenticato qualcosa? - Amy era eccitata, ma allo stesso tempo seccata per non essere stata messa a parte prima del Grande Piano, anche se poteva capire perchè non l'avessero fatto. Inoltre, anche lei aveva dei segreti.
-Riassunto ineccepibile, signorina Pond- commentò Rusy, battendo le mani, ironico.
-Tu no, Amy. Rusty, però, ha dimenticato di dirci perchè è andato in municipio- si aggiunse Julia.
-Oh, quello. Immagino ci sia andato per cercare le bombole dell'ospedale- commentò Amy, con uno sbuffo. Entrambi la guardarono inarcando un sopracciglio, leggermente a bocca aperta, sgomenti. -Ecco, io... ho sentito per caso la conversazione che lei e un altro paramedico avete avuto sulle bombole di propano dell'ospedale, o meglio, della mancanza di bombole- spiegò, imbarazzata.
-Deve togliersi il vizio di orgliare le conversazioni altrui, signorina Pond- le consigliò Rusty, accigliato.
-Sciocchezze, è il suo fiuto da giornalista che si è messo all'opera- lo contraddisse Julia sorridendo.
-Comunque... cosa si fa di questo contatore Geiger? E dov'è?- riprese il filo del discorso Amy.
-Nel mio furgone. Non sono potuto venire qui direttamente, c'era un'emergenza in ospedale-
-Oh, non importa. Credo di avere un'idea su come andare in cerca di radiazioni senza che Big Jim lo scopra. Grazie Rusty, sei stato fantastico-
-Figurati, Shumway. Il piacere è tutto mio-
-Salutami Linda e le bambine- 
-Chissà di che emergenza si tratta- si chiese Amy borbottando a voce alta.
-Probabilmente qualcuno che è andato a sbattere contro la Cupola. Non ci riguarda, per ora- le rispose Julia -o non sei curiosa di vedere qual è la mia idea?-
Amy annuì vigorosamente, proclamandosi pronta a tutto.
-Oh, al ritorno sarà meglio passare dalla reverenda Libby, non puoi dormire sul mio divano ancora per molto, ti spaccherai la schiena- aggiunse, varcando la soglia del giornale.

Si avviarono a piedi in direzione del parco cittadino, Julia non aveva rivelato alcun indizio su ciò che aveva in mente e nonostante ciò, la destinazione della loro passeggiata non la stupì. Non sembrava che Julia fosse particolarmente interessata ai prati e agli alberi, quanto piuttosto alle scale e alla zona asfaltata vicino al palchetto in cui, tutti gli anni, si tenevano concerti, orazioni e praticamente tutte le feste comandate a Chester's Mill. Lì vi trovarono tre ragazzini, che dovevano avere poco più di una decina d'anni, intenti a provare i propri trick sugli skateboard. Amy li riconobbe subito come gli stessi ragazzi che avevano organizzato sia la protesta sia la diretta con il missile. Appena si accorsero della loro presenza, i tre smisero il loro allenamento, salutarono Julia, scrutando Amy con sospetto.
-Bene, ragazzi. Avremmo bisogno di voi per una missione importante, anzi, vitale-
-Avremmo? Tu e lei?- domandò Joe McClatchey, il ragazzino del computer e il vero ideatore della protesta.
-Io, lei e il colonnello Barbara. Si tratta di una missione che, se andrà a buon fine, potrebbe liberarci tutti e...- continuò la giornalista.
-Lei chi è?- la interruppe, un po' sgarbatamente, Norrie Calvert.
-Mi chiamo Amy. Sono rimasta bloccata qui quando la Cupola è calata- si presentò l'altra, prendendo la parola per la prima volta. La spiegazione sembrava sufficiente ai tre per il momento, perchè dopo aver confabulato un attimo con i suoi amici, Joe diede il proprio assenso. Julia cominciò a spiegare loro cosa aveva in mente.

-Allora. Cosa ne pensi?- domandò la giornalista ad una silenziosa Amy. Dopo aver parlato con i ragazzi, avevano cominciato ad andare in direzione della Chiesa Congregazionalista, la Congo, sperando che Piper Libby avrebbe trovato una sistemazione per Amy.
-Della tua idea di affidare ai ragazzi il compito di cercare le radiazioni? La trovo avventata e con tante di quelle cose che potrebbero andare storte che è quasi geniale- rispose.
-Non mi piace dover ricorrere a dei ragazzi, ma è l'unico modo per evitare che Rennie se ne accorga-
Camminarono in silenzio fino a che arrivarono in vista della chiesa. Julia bussò alla porta della canonica, stranamente vuota, mentre Amy si diresse verso il giardino, da dove aveva sentito provenire delle voci. Un uomo anziano, una govane donna e due bambini stavano giocando a "Un, due, tre stella" quando il bambino più piccolo, che non dimostrava più di quattro anni, ebbe un attacco epilettico.
-Aiden! Aiden!- il signore anziano cominciò a darsi da fare per far rinvenire il bambino, mentre la bambina e la donna, sconvolte, continuavano ad urlarne il nome. Amy li raggiunse, anche se non era certa di sapere cosa fare. Non dovette preoccuparsi a lungo, perchè il bimbo si riprese. Si accigliò lievemente, rendendosi conto che, come Rory Dinsmore prima, aveva farfugliato delle frasi sconnesse su Halloween e un incendio. Arrivò anche Julia, preoccupata. Si presentarono, scoprendo che Amy non era la sola a cercare asilo in chiesa. Thurson Marshall e la sua compagna, assieme ai due bambini furone ben felici di accogliere Amy nella propria strana famiglia, commentando che era meglio restare uniti, piuttosto che soli in una situazione simile. Julia li salutò, dopo essersi assicurata che se la sarebbero cavata da soli. Aveva un appuntamento con Barbie a cui non aveva alcuna intenzione di mancare.


-Colonnello, non posso spiegarle come faccio a saperlo, ma è completamente inutile- commentò il Dottore. Dopo l'aiuto che i due uomini avevano dato alle squadre di soccorso, il colonnello Cox non se la sentì di tenerli all'oscuro. D'altra parte, quello strano uomo, il Dottore, aveva avuto ragione per quanto riguarda i missili.
-Stiamo parlando di un composto chimico che potrebbe sciogliere una lamiera di metallo spessa quanto lei, Dottore-
-Il campo elettromagnetico che circonda la Cupola la protegge, colonnello. Non può ragionare come se si trovasse di fronte un muro d''acciaio o una lastra di vetro. Deve ampliare i suoi orizzonti-
-Oh, non ricominci con questa storia degli alieni, Dottore- infatti, l'alieno aveva cercato di convincere il colonnello Cox a delegare il comando di quella situazione alla UNIT, ma senza alcun successo.
-Va bene, colonnello. Faccia come crede. Spero solo che, quando chiederà il mio aiuto non sarà troppo tardi- sospirò in risposta.

-Non avrai intenzione di arrenderti, spero. C'è Amy là dentro!- esclamò Rory agitato, una volta che si furono allontanati dal colonnello Cox.
-No che non mi arrendo, chi ha intenzione di arrendersi, chi ha parlato di arrendersi. Dobbiamo solo capire come funziona questa Cupola prima di pensare a come toglierla di qui. Capire da dove viene, chi ce l'ha messa e perchè. Poi avremo una possibilità-
-Una possibilità? Per distruggerla?-
-No, per negoziare-

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