Sempre chiudere i cassetti a chiave

di WrongandRight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Regola numero uno: Mantenere la stanza in ordine ***
Capitolo 2: *** Spie, social e cene. Qualcuno che si fa i fatti suoi? ***
Capitolo 3: *** La domanda è: perché io?! ***
Capitolo 4: *** Probabilmente il letto era la migliore soluzione ***
Capitolo 5: *** Special Chapter: come Non diventare dei ninja ***
Capitolo 6: *** Di folli, folli crociere ed un malvagio complotto ***
Capitolo 7: *** Special Chapter 2: Come NON abbordare una psicologa ***
Capitolo 8: *** Di feste, complotti e pscine ***
Capitolo 9: *** Di amici, coppie e camere d'albergo ***



Capitolo 1
*** Regola numero uno: Mantenere la stanza in ordine ***


Note dell'autrice: Buondì a tutti! E' la prima volta che pubblico qualcosa su EFP, spero che siate comprensivi...e con cosa inizio? Ma ovviamente qualcosa di assolutamente stupido! Sia mai che mi faccia una buona reputazione fin dall'inizio...U_U Dunque sono ben accette tutte le critiche e le correzioni del caso (dato che non ho un/una BETA gentile che mi corregga le orribili oscenità grammaticali che presenta il testo) e, ovviamente, se mai vorrete, anche sapere se vi siete divertiti o meno. xD
In alcuni tratti potrei essermi fatta prendere un po' troppo...dalla volgarità. Solo per questo motivo l'ho catalogato con Ranting Giallo.

WARNING: Anche se mi piacerebbe tantissimo, i personaggi non mi appartengono, i loro diritti sono tutti detenuti dalla Square Enix (quelle malvagi menti malate *con affetto*).
La trama (?) della storia invece è, purtroppo, tutta opera mia.

Spero vi possa piacere e buon divertimento!!


 

E mantenere la stanza in ordine


“Hope....? Ecco...cosa stai cercando?”
“Le foto.”
“Ehm...si.....certo....”
Un Noel molto perplesso osservava un frenetico Hope che stava in quel momento buttando all'aria tutta la stanza alla ricerca di alcune fantomatiche foto.
Il Direttore aveva appena ridotto il suo ufficio in una specie di discarica dei più svariati progetti.
“Ed esattamente...cosa raffigurerebbero queste foto?”
Lo scienziato volse la testa verso il giovane cacciatore e, fulminandolo con lo sguardo, gli lanciò uno dei libri che aveva appena spostato.

“Non sono affari tuoi”
“Ascolta, ti voglio aiutare..Se non mi dici che cosa cerchi, come faccio a cercare anch'io?!
“Capirai quando troverai”
“Cap...Che diamine è?! Un indovinello?! Hope!! Lo sai che odio gli indovinelli, malediz...”
“Buongiorno a tutti! Belli e brutti” Ma qui siete tutti bellissimi ovviamente”

La frase di Noel fu interrotta a metà dall'arrivo dell'esuberante ragazza tutto pepe che aveva appena quasi scardinato la porta.
“Buon giorno anche a te, Vanille”
Balzellando come un coniglio in mezzo ai fogli si avvicinò ai due osservando i loro volti. Hope era decisamente in preda al panico, come -un Vorpal Bunny che fugge da un Vaan lv. 99 armato di ascia d'oro- e Noel aveva dipinto sul volto un'espressione tra l'esasperato, il perplesso e con un evidente incipit di crisi di nervi.
“Che succede?”
“Hope cerca delle foto.”
“Che foto?”
“Lo sapessi”
“Ma non stai cercando anche te?”
“Lo farei se sapessi che cosa cercare! Mi ha solo detto ~Capirai quando troverai~...Aaaaaargh!”
“Fa il misterioso, eh?”
“Sì....mi verrebbe voglia di strozzarlo quando fa così....”
“Sembrerebbero molto importanti da quanto è nel panico” concluse Vanille con un cenno della testa. Proprio in quel momento una voce da dietro interruppe i loro pensieri  facendoli oltretutto sobbalzare.
“O forse sono delle foto compromettenti...Uhuuuu, chissà che il nostro Hope non sia diventato un adulto anche lui! Eheheheh....”
“Fang, questo non è il momento. Va a giocare a fare la guerra con Caius, per favore.”
Ribattè l'infuriato direttore, ora alle prese con un progetto per la cybernizzazione degli esseri umani.
“Si, tesoro, ma questa stanza è messa peggio della Midgar sotto il piatto, come pretendi di trovare qualcosa?”
In effetti la ricerca del 24enne Estheim era tutto tranne che logica ed ordinata, come solitamente era la sua mente.
Passava dagli scaffali ai cassetti della scrivania, per poi buttarsi a terra sulle carte frugando come un cane. Se qualcuno avesse avuto una camera fotografica, avrebbe potuto scattare tonnellate di foto imbarazzanti. Il fatto preoccupante era che i fogli sul pavimento presentavano timbri rossi con scritte del genere: “Top secret”, “File riservato”, “Danger”, “Approvazione governativa” e forse più importante di tutte “Copia unica”.
Così, mentre Vanille gingillava, Noel andava su FB a postare un nuovo stato descrivendo la sua attuale posizione (sperando nei “mi piace” degli amici) e Fang scrutava ogni angolo alla ricerca di foto compromettenti di Hope da giovane (“Hope è l'unico uomo al mondo che non avrebbe mai foto di donne in giro né nascoste, quindi deve trattarsi di qualcosa di personale” cit.Fang), la stanza diventava sempre di più un campo minato ed Hope assumeva sempre di più il colorito di Mousse Bianca.
“Fang! Per favore! Togliti dai piedi e vai ad affilare le tue armi con Caius! Stai. Dando. Sui.
Nervi!”
“Uuuuuh, allora sono davveeeeeeero compromettenti, quelle foto! Le devo trovare!”
Il terrore passò negli occhi del direttore che iniziò a tremare come la terra durante la sua distruzione causata da Kefka. Ma non sapeva. Non sapeva che il peggio, per lui, doveva ancora arrivare.
Leggendo lo stato su Facebook, Serah, incuriosita, non poteva non andare a ciacciare tra gli affari del suo amico. E poi lei si stava annoiando a casa. Quindi, giunta sulla soglia, con sguardo furbo e sorriso maligno (marchio di fabbrica Farron), iniziò a provocare il povero ragazzo.
“Buongiorno, come va? Ho letto lo stato di Noel e sono passata a fare visita...”
“Noel!”
“Insomma Hope, mi sto annoiando...e voglio sapere cosa c'è nelle foto!”
“No”
“Si!”
“NO”

“Siete due bambini”
“Ed il fatto che sia Vanille a dirvelo dovrebbe farvi pensare almeno un po' ”
“Coooomuuuuunque. Se proprio lo volete sapere..Io so cosa c'è in quelle foto.”
Il giovane dai capelli argentei cambiò più volte colore del volto fino a quando, con un filo di voce, riuscì ad esprimersi.
“Tu...tu....tu sai...quali sono le foto? Come...?”
“L'altro giorno, per puro caso, ho aperto il cassetto...E allora..”
“COSA HAI FATTO?!”

“E poi di cosa ti vergogni? Eri così carino da bambino, tutto coperto di gelato! Hihihihi”
Improvvisamente Hope si sgonfiò, divenne rilassatissimo. Dapprima con due occhi stile sogliola, poi tirando un respiro di sollievo si lasciò andare ad una risata,
“Ahahahah! Ma no, ma no! Non erano quelle le foto che cercavo! Anche se tu non avresti dovuto aprire quei cassetti, Serah.”
Il volto di Fang s'illuminò.
“Ma...ma se non sono delle tue foto da bambino che cerchi...allora...allora...hai davvero delle immagini di quell'altro genere da nascondere?! Ohohoh...HopeHopeHope...finalmente sei diventato un uomo!”
“No! Fang, NO! Vai a giocare alla play con Caius, ORA!”
Ma a niente servirono le preghiere e le imposizioni del pomodoro in divisa ancora sotto shock.
La pulsiana era più agguerrita che mai ed era pronta a mandare all'aria tutta la carriera del giovane pur di prenderlo in giro e vederlo singhiozzante a terra, coperto di vergogna.
Un po' crudele in effetti....ma il divertimento sarebbe stato assicurato, no?
Eppure, dopo ore, ore ed ore di ricerca (anche se in realtà erano passati si e no 20 minuti) non sbucò fuori nulla dai cassetti dello scienziato, se non penne senza inchiostro e pacchetti di crackers.
“Non è possibile! Erano qua ne sono sicuro!! Dove diavolo sono finite...?! Ne ho bisogno!”
Un'ammiccante Fang si avvicinò di soppiatto.
“Ne hai addirittura bisogno, eh? Sei messo così male? E dire che Alyssa ti è sempre intorno..”
“Fang! Santo cielo! Perché devi sempre pensare male delle altre persone? Per favore sii clemente e vai a giocare con la paperella del bagno.”
“Naaa, la paperella del bagno non sarebbe soddisfacente come la tua faccia rossa dalla vergogna.”
“Grazie, Fang. Riesci sempre ad esprimere il tuo affetto per me con espressioni così colorate e vivaci..”
“Che grande amica che sono, eh!”
Intanto nella stanza, se era possibile chiamarla ancora così, data la varietà di oggetti presenti sul pavimento, si stava creando un po' di delusione. In fondo, chi più e chi meno, erano tutti lì per scoprire quali scheletri fossero nascosti nell'armadio di Hope e ancora non avevano scoperto nulla.
Tutte le persone hanno i loro piccoli segreti, non era possibile che lui non avesse niente da nascondere. Inconcepibile.
C'era una sola persona che poteva estrarre le la verità dalla bocca del disgraziato. Una sola persona che poteva incutere terrore anche al peggiore criminale con uno sguardo. Ed era anche la persona con cui Hope aveva stretto un forte rapporto.
Lightning.
Sembra che a tutti fosse venuta in mente la stessa soluzione nel medesimo momento. Forse gli atomi corrotti del laboratorio avevano influito sulle deboli menti dei presenti. O forse erano telepatici.
“Ho un'idea!”
“Davvero Noel? Anch'io ne ho una!”
“E sarebbe? Perché io avevo intenzione di...”

“Chiamare Lightning!”
Il coro di voci sincronizzate risuonò per tutto il corridoio.
Ora, la sequenza di espressioni che passò sul volto del protagonista della storia non è umanamente esprimibile, tanto che persino il resto dei presenti pensò di aver assistito alla nascita di un mostro.
Solo Brhane avrebbe retto il confronto.
Basti sapere che terrore, angoscia, ansia, panico ed esasperazione comparvero in contemporaneasul volto del sopracitato.
“NO! Lightning NO! Tutti tranne Light!!”
Quattro volti lanciarono uno sguardo sbalordito tra di loro prima di domandare: “COSA?!”
Al ché il coraggioso Noel espose la domanda che tutti si stavano ponendo nelle loro teste.
“Vuoi forse dire...che le foto, quelle foto che stai cercando da ore, minuto più minuto meno, hanno
a che fare con Lightning?”
Silenzio.
“No, perché se fosse così sei DAVVERO nei casini. E anche grossi.”
Hope iniziò a boccheggiare, emettendo strani suoni ma senza che una parola uscisse dalla sua gola.
“Hope. In quanto sorella di Light, vorrei sapere se mi devo preoccupare. Per te, intendo. Perché se è così, e mia sorella ha trovato le foto, verrà qui e ti truciderà. Ti ridurrà a pezzi così piccoli e ti torturerà così tanto che nemmeno un Areiz, una coda di fenice e un ritorno indietro nel tempo potranno salvarti. E lei perderà uno dei suoi più cari amici. Anche se in effetti non penso se ne pentirà.”

Cosciente di dover salvare la situazione prima che ambedue le sorelle Farron lo riducessero ad un tortino, gli venne in mente un'idea geniale.
“No. Nononono. Non avete capito. Cioè, avete frainteso tutto. I-Io non volevo chiamare Light perché lei è una persona...molto...molto precisa, ecco. Sicuramente sapendo che avevo perso delle foto e che avevo ridotto la stanza in questa maniera mi avrebbe sicuramente ucciso. Ecco tutto.”
Dei larghi sorrisi si stamparono sulle facce degli altri.
“Ma se era così potevi anche spiegarti prima, ragazzo!”
“È vero Hope, hai ragione! Giàgià. Probabilmente Lightning-san ci scuoierà se verrà a sapere cosa abbiamo combinato..”
“Vanille, hai ragione anche tu. Probabilmente dovremmo solo aspettare che venga lei da noi nel caso le abbia trovate. E dobbiamo sistemare la stanza.”
Dentro di sé lo scienziato stava ringraziando tutti gli dei di cui ricordava il nome.
Si sollevava, però, un dubbio d'importanza vitale. E se le foto fossero davvero state trovate da Light? Quale sarebbe stata la reazione? È poco probabile che l'avrebbe abbracciato e coccolato. No, questo era proprio impossibile in effetti. L'ipotesi più plausibile è che avrebbe tirato fuori la sua Saber per infilzarlo senza pietà con fare disgustato. Probabilmente avrebbe poi lavato la sua arma per una settimana. Al pensiero il ragazzo rabbrividì, la sgradevole sensazione di sudore freddo che
scendeva lungo la schiena come prima di intraprendere una battaglia contro un boss senza essersi accorti di essere a corto di code di fenice e di non salvare da eoni.
“Ehi, guardate là!”
Il richiamo di Vanille indirizzò tutti gli sguardi verso la porta, facendo svanire la visione di una nota sanguinaria soldatessa che troneggiava sui loro corpi agonizzanti.
Un'ombra nera era appena passata davanti alla stanza. Molto probabilmente aveva cercato di nascondersi in tutti i modi possibili e di passare inosservato, ma la sua mole gli impediva di fare una cosa simile. Eppure era riuscito a non farsi riconoscere....tranne che da una persona che col suo occhio fine aveva visto la scia di capelli biondi, arruffati dal sudore per la fatica di rimanere nello stretto condotto di aerazione (che alla fine aveva ceduto).
Ovviamente non poteva che essere Serah a riconoscere il losco figuro.
“Snow. Si può sapere che stai combinando lì fuori?”
“Ehm....”
“E dai Snow! Siamo tutti qui dentro, puoi venire anche te! Tanto ormai, se Hope aveva qualche progetto di vitale importanza, di sicuro lo ha visto il mondo.”
“NON AVRAI FATTO FOTO ALLA STANZA, VERO?”
“Ma no....calmati, fratello. Era solo perché chiunque potrebbe aver messo microvideocamere e vedere il casino che c'è qui dentro....parlando di foto..di che tipo sono quelle che cerchi?”
“Tanto non te lo dico.”
Tagliò corto rivolgendosi al povero Snow che li guardava con tanti punti interrogativi in faccia.
“Sta tranquillo. Ho solo perso qualcosa di estremamente importante e questi tizi se ne stanno approfittando per insultarmi come non mai.”
“Ah, ok. Anche se la cosa non mi torna tanto....Stavo cercando di ascoltarvi dall'impianto d'aerazione, ma..è un po' crollato tutto..ecco. Eheheh! Ma il vostro eroe riparerà alla situazione!”
E qui vi fu un facepalm di gruppo che rimase negli annali dell'Accademia.
“Perché ti nascondevi? Non stavamo mica preparando un complotto per ucciderti!”
Noel fu puntato da tutti e decise di rimanere zitto per evitare ulteriori brutte figure.
“No, certo. È solo che sembravate così assorti e preoccupati che pensavo ci fosse qualcosa di importante sotto e non mi avevate chiamato perché non dovevo sapere niente...In ogni caso, volevo solo dirvi che Sis e Caius vi stanno aspettando in sala comune. Credo che abbiano parlato di partita di pallavolo...ma non posso giurarvelo.”
Vanille scattò sull'attenti, prese le mani di Snow, si rivolse verso gli altri con una faccia da schizzata e corse via per il corridoio urlando a squarciagola “la partita”. Per poco non scaraventò a terra la povera Alyssa, unica seria lavoratrice di quel luogo, che portava con lei vari documenti per la sezione militare.

“Vanille! Che tu possa venire investita da una mandria di Chocobo impazziti che hanno appena mangiato Marijuana al posto dell'erba Ghishal! Sconsiderata!”
Una Alyssa particolarmente furiosa passò sotto il naso dell'attonito pubblico, visibilmente scosso.
Hope iniziava a sospettare che la giornata particolarmente calda avesse dato alla testa a tutte le persone dell'edificio, egli stesso compreso, dato la scarsità di frasi intelligenti che giravano in quella giornata. Oppure lui oggi era eccessivamente attivo e si rendeva conto del basso Q.I. che avevano sempre avuto i suoi amici.

“Be', penso che tutti noi dovremo dirigerci alla partita...insomma l'avevamo promesso a quei due..”
“Visto Fang? Allora qualcosa da fare con Caius c'era!”
“Certo, ma non si tratta di scuoiare pupazzetti di peluches o di accudire chocobo.”
“Davvero? Peccato. Tutto sommato vi ci avrei visti bene.”
I tre cavalieri, o meglio, la dama, il cavaliere e la creatura ancora non ben definita uscirono dalla stanza salutando il ricercatore (nel senso che cercava le foto).
Nell'uscire Fang richiamò l'attenzione di Snow con un cenno della mano, dapprima cercando di essere carina, poi, vedendo
che l'eroe non rispondeva, tirandogli un ceffone in volto.
“Muoviti! Ci serve un arbitro!”
“Tu e la gentilezza avete litigato da piccoli per caso?”
“Non credevo che tu potessi creare battute così sottili Snow....cos'è, stai perdendo peso?”
Il colosso si ritrovò a mugugnare qualche impropero sotto voce per poi, digrignando i denti, tirare un sospiro di rassegnazione e rispondere all'indomita guerriera davanti ai suoi occhi.
“E va bene, va bene! Aspettate cinque minuti però, ho prima qualcosa da discutere con Hope.”

Aspettò accuratamente che gli altri si allontanassero e che le loro voci finissero di riecheggiare nel corridoio, per poi rivolgersi al giovane amico davanti a lui. Che intanto lo osservava con una faccia da pesce di tutto rispetto.
“Ascolta ragazzo....”
“Snow, mi preoccupi. Sembra quasi che tu stia cercando del tatto dentro di te per esprimerti, ed..”
“Sssssssssh!!!”
Il biondo fece zittire l'altro e lo spinse nella stanza di cui chiuse la porta. Intanto il povero perditore di foto aveva un milione di punti interrogativi sulla testa.
“Senti Snow, inizi ad inquietarmi. Spero che la tua non sia una dichiarazione perché, mi dispiace dirtelo, ho altri gusti. Non che ci sia niente di male, ma pensavo che tu e Serah foste felici insieme.... ”
Questa volta fu il turno dell'eroe di rimanere interdetto e perplesso. Poi, come risvegliatosi, riprese il suo discorso.

“Ma no! E poi, abbassa la voce. Ho un discorso importante da farti.”
“......Ok”
“Io...ecco...ho trovato le tue foto.”
Fu un miracolo se Hope non svenne.
“Insomma, figliolo, se sei così ossessionato da Lightning, forse è il caso che tu vada da lei a parlare.”
“Ssssssssssssh!!! Abbassa la voce! Snow, vuoi per caso farti sentire?!?!”
“È quello che stavo cercando di dirti prima!”
“Ascolta. Non so come tu abbia trovato quelle foto, ma non le deve vedere nessuno, chiaro?!
Soprattutto non Light. Vedi di tenere la bocca chiusa!”
Un ghigno divertito era ora sul volto del gigante. Il che poteva indicare due cose: o si era appena ricordato che a cena ci sarebbe stato il polpettone (suo piatto preferito), oppure aveva in mente qualcosa di losco per mettere ancora più in imbarazzo e difficoltà lo scienziato.
“Ad un patto.”
“Spero che tu stia scherzando.”

“Assolutamente no. Se non fai come ti dico, racconterò a Sis che le hai scattato delle foto di
nascosto e che le conservi con te gelosamente. E gliele farò vedere.”
A questo punto definirlo calo di zuccheri era un po' poco. Era in corso un vero e proprio arresto cardiaco.
“P-Per favore! Fa-farò tutto quello che vuoi!”
“Meraviglioso. Light si rifiuta di rendermi la mia raccolta di barrette di cioccolata e goloserie varie,
perché secondo lei mi devo mettere a dieta. Convincila a rendermi tutto ed io sarò più muto di un pesce.”
“E mi renderai le foto”
“E ti renderò le foto, naturale.”
“Snow....prima ti nascondi nell'impianto di aerazione, poi mi ricatti..da quand'è che sei diventato così furbo e losco?”
“IO RIVOGLIO LA MIA CIOCCOLATAAA!!”
La sua voce rimbombò per tutto il palazzo. La maggiore delle sorelle Farron starnutì ed Alyssa imprecò nuovamente. Serah alzò lo sguardo, con la palla in mano pronta a lanciare, come se avesse sentito qualcosa di spiacevole.
“Snow, amico mio...tu hai dei problemi. Ed anche seri.”
Il gigante lo guardò isterico.
“Senza la mia quotidiana razione di cacao ed energia sono distrutto!! È come una droga per me!”

“Notavo...”
Proprio in quel momento il cellulare di Hope iniziò a vibrare ripetutamente, sembrava più che avesse impostato la modalità Quake, ma insomma...dettagli...


“Pronto? Chi è?”

Il giovane rispose immediatamente (anche perché la scossa rischiava di tirar giù l'edificio) senza guardare da chi potesse provenire la chiamata.
“Hope, tu lo sai cos'è un display? Ho hai perso nuovamente il mio numero?”
Dall'altro capo una voce leggermente irritata lo punzecchio irriverente.
“Li-Li....Li...Light-sama...che c'è?”
“Sento un po' di paura...cos'hai combinato in mia assenza?”
“Ma assolutamente nieeenteee”

Certo che in quella giornata i cambi di umore erano fin troppo repentini. Tra sospiri di sollievo, sudori freddi, angoscia e qualche risata aveva cambiato più stati d'animo oggi che in un mese.
Probabilmente sarebbe presto diventato isterico. O lo era già?
Intanto il biondone lo guardava divertito e speranzoso...ne andava dei suoi “equilibrati” pasti dopotutto.

“Allora a cosa devo questa tensione?”
“A-a-assolutamente a niente. Piuttosto, mi domandavo...”

“Si? Sputa il rospo”

Il groppone in gola ad Hope s'intensificò piuttosto che diminuire.

“Per caso...così...hai mica fatto qualcosa a Snow? No, perché mi sembra pareecchio strano in questi ultimi giorni.”
“Oh oh oh, certo che sì! Quella testa bacata deve smettere di mangiare dolciumi e porcherie varie! Ho quasi la certezza che tutti quegli zuccheri gli abbiano fagocitato i neuroni.”

In effetti Hope non poteva negare che il giovine sembrava molto più sveglio. Insomma, mai e poi mai quel colosso avrebbe avuto la prontezza di spirito per approfittare del ritrovamento di materiale compromettente, né tanto meno di inventarsi una scusa (seppur banale) che giustificasse la sua presenza nell'impianto di aerazione. Però era anche diventato più cattivo.
Non era il chaos a fagli male....era l'assenza di glucosio a farlo impazzire!!

“Si, sono completamente d'accordo con te -uno sguardo omicida lo fulminò alle spalle-. Ma non ti sembra di essere stata un po' troppo severa nei suoi confronti? E poi – aggiunse bisbigliando affinché solo lei udisse la sua voce- sta diventando un po' cattivello...”
“Cattivello? Chi, Snow? Ma dici seriamente?”
“Dico sul serio, è preoccupante.”
“Facciamo così, ne parliamo dopo. Tanto ti avevo chiamato per dirti che ci vediamo a cena stasera, perché ho il turno di notte. A dopo!”
“Oh, ok...a dopo, allora!”

Il direttore riattaccò tutto contento. Forse questa faccenda si poteva chiudere in maniera abbastanza rapida. Non come l'uccisione di Sin, insomma.

 

“Amico Snow. Sei in una botte di ferro. Stasera a cena parlerò con Lightning e risolverò la situazione!”
Grossi lacrimoni comparvero sul volto dell'eroe che strinse con vigorosa forza le mani del ragazzo annuendo e ringraziando.
“Sei meraviglioso Hope! Allora ci sentiamo dopo cena! E ricordati....io ho le tue foto.”
Lo sguardo maligno lanciato alla fine della frase impensierì il giovane che ormai reputava l'ex l'Cie affetto da gravi problemi di droga e di controllo della rabbia. Sentì un fastidioso nodo alla gola zompettare su e giù: la cena. La cena. LA CENA.

“Santo Yevon! Io non ho preparato la cena!!”

Raccolse la giacca dalla poltrona della scrivania, chiuse a chiave la stanza lasciando tutto com'era e si precipitò nei corridoi cantando la colonna sonora di He-man per darsi la carica ( la validità dei suoi gusti musicali tutt'ora da verificare). Inciampando su scienziati, scartando scaffali e saltando tartarughe (?) prese il volo verso il suo appartamento per concludere la missione della giornata.

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Capitolo 2
*** Spie, social e cene. Qualcuno che si fa i fatti suoi? ***


Spie, social e cene. Qualcuno che si fa i fatti suoi?
 

La noia. Noia, noia, noia.
Questo il pensiero di Serah Farron mentre guardava gli aggiornamenti su Twitter.
“Fang e la sua nuova lancia....non mi interessa. Vanille che sperimenta la cucina a base di pollo..si, certo, affascinante..Caius che compra un abito non viola?! Questo in effetti potrebbe passare alla storia..”

La verità è che la dolce ragazza dai capelli rosa, da quando non viveva più le sue strabilianti avventure in giro per il tempo si stava annoiando. Ed anche parecchio.
Oltretutto il suo fidanzato era diventato particolarmente irritabile negli ultimi tempi e di matrimonio ancora non se ne parlava perché “Lightning ci fa a fettine se chiedo la tua mano ed ancora non ho un lavoro”.
E a lei cosa toccava fare? Lezioni di storia a dei bambini dalle espressioni ebeti, preparare i pasti per la sorella sempre di turno nelle ronde militari e ascoltare PER ORE i pettegolezzi di Vanille su tuuuuuuutti i ragazzi che giravano per la città.
E Hope non si decideva a dichiararsi a sua sorella. Cioè, forza, era palese! Ed invece....nooooo! Figurarsi se si faceva avanti! E sua sorella era perennemente isterica, quindi sperava che un po' di svago l'avrebbe aiutata a rilassarsi..

Il telefono con la suoneria dei puffi la risvegliò dai suoi pensieri, fintanto non lesse il nome sul display rimanendo di sasso.

“Hope?”
“Seraaaaah!! Grazie al cielo! Sei libera? Non hai impegni vero?”
Tutto ciò era estremamente sospetto.
“Sono liberissima, dimmi pure. Cosa posso fare per aiutarti?”
“Ho bruciato la cena”
“Eh?”
“Lo so, lo so. Sono un pasticcione, ma questo non è il momento dei rimproveri, ma delle azioni! Vieni a darmi una mano, ti preeeeegooo!!”
“Per quale motivo? Non puoi andare a cena fuori o prendere qualcosa di precotto?”
“Ma ho Light a cena, non posso prendere il ramen al supermercato Serah!”

Oh-oh-oh. Ora la cosa si faceva interessante.
“Chiedo venia, dottore...come mai la mia dolcissima e tenera sorella sarebbe a cena da te stasera?”
“Dice che ha il turno di notte...”
“Dammi due minuti, arrivo da te il prima possibile. Sempre che non mi fermi Capitan Astruso durante il percorso..”
“Serah!”
“Corro!”
 


Le cose intanto erano terribilmente incasinate a casa dello scienziato che tentava inutilmente di riparare il rimanente in ceneri della sua pentola bruciata. E il divano pieno dei popcorn (maledetto “Ritorno al futuro”! Come poteva guardarlo senza popcorn??).

Si armò di aspirapolvere, di bandana rosa da perfetta massaia ed iniziò ad aspirare tutti i rimasugli di una serata film con Sazh. La macchina faceva davvero un rumore infernale, avrebbe dovuto ripararla prima o poi, ma ciò che importava era la sua efficacia. Quel posto doveva essere lindo assolutamente!
Non riusciva però a capire come fosse possibile che le sue doti culinarie fossero andate a farsi benedire in meno di un'ora. Che fosse l'effetto che le procurava Lightning? Che fosse la richiesta di Snow? Che, invece, fosse semplicemente la sua giornata no?
Sperava non fosse l'ultima o, altrimenti, sarebbe stato deliziosamente fregato.
Non aveva voglia di contrattare con una Light tesa per il lavoro durante una giornata no...rappresentava il suicidio! Vi erano più possibilità di salvarsi buttandosi giù da un grattacielo di 20 piani che non passare una serata con la soldatessa a parlare del suo futuro cognato.
Che poi...tutto avrebbe voluto tranne che parlare di Snow! Ma la sua dignità in questo momento aveva la precedenza...

Il suono del campanello lo fece correre alla porta, dove trovò una Serah senza fiato che lo guardava divertita.

“No, davvero....Hope! Spero che tu non abbia intenzione di accogliere mia sorella conciato in quella maniera!”
“Buonasera, Serah. È un piacere anche per me vederti.”

Rispose sarcastico il ragazzo, ben conscio che il suo outfit da massaia non era esattamente l'ideale per accogliere le persone. Non che la giovane presentasse un abbigliamento da gala...la sua tuta viola e bianca faceva più pensare che fosse uscita or ora dalla palestra.

“Sisi, certo Hope. Sono molto felice di vederti...ma, veniamo al sodo. Qui manca completamente l'atmosfera!”
“L'atmosfera...? Che cosa intendi dire?”

Intanto la viaggiatrice del tempo si era intrufolata in casa, aveva aperto il frigo, guardato tutta la cucina ed ispezionato il salotto. Aveva un'espressione rassegnata in volto, come di chi ha pietà di ciò che sta vedendo. Hope, intanto, la seguiva perplesso senza comprendere i suoi movimenti.

“Dove sono le candele? E gli accessori romantici? Ed il dolce?? Non vorrai dichiarati in queste condizioni!!”

L'ormai vittima di fraintendimenti divenne di un amabile color porpora fino alla punta delle orecchie, il che creava un affascinante contrasto con i suoi capelli color neve.

 

“Ma cosa hai capito?! Io volevo solo preparare una cena decente senza che tua sorella mi strangoli a metà del pasto!”

La ragazza in un primo momento sembrò delusa ed affranta, poi guardò il giovane davanti a lui e il tenerissimo colore che dipingeva il suo volto.

“Sisi...certo...Ma visto che ci sei potresti anche deciderti e fare un passo avanti, no? E daaaai! Hai tutto il mio appoggio!”
E fece un deciso pollice in su allo scienziato sempre più basito.
Ok. Decisamente quella non era la sua giornata.

“Fai come ti pare....piuttosto, dammi una mano a sistemare tutto dato che hai tante energie.”
“Yooooosh!”

I due iniziarono a rassettare casa da cima a fondo, non senza riscontrare alcune difficoltà (tipo le uova per il dolce che erano completamente assenti dal frigo), e preparando una cena da chef.
Tagliatelle al ragù, bistecca al sangue con insalata e patatine fritte e, dulcis in fundus, torta al cioccolato.
Sì, in realtà era molto semplice, ma con ciò che avevano gli sembrò di aver creato un capolavoro.
 

Fu in quel momento che il campanello suonò nuovamente.

“Dev'essere Light! Seerah, nasconditi!”
“Perché mi dovrei nascondere da mia sorella?”

“Perché forse dovresti essere a casa con Snow?”

“Non hai tutti i torti...”

Mentre il padrone di casa si apprestava ad aprire la porta, la ragazza con i capelli rosa si nascose dietro il divano in salotto. Tattica alquanto infantile, ma forse la troppa vicinanza con i suoi studenti aveva maggiormente ridotto il suo senso logico.
Lo stupore fu, aprendo la porta, ritrovarsi davanti non la seducente soldatessa, ma il cacciatore svampito con un cellulare della nuova generazione e, per di più, vestito da rapper, con anto di cuffione al collo. In effetti più che stupore fu un trauma.

 

“Che diamine ci fai qui?”
“Oh, ciao Hope! Mi stavo annoiando, su FB non c'è niente di nuovo ed in chat Serah mi aveva detto che veniva da te, così ho fatto un salto.”
“Co...”
“Su amico, non mi ringraziare! Per me è un piacere venirti a fare compagnia! A proposito...dov'è Serah?”

Con queste parole il giovane pulsiano entrò senza nemmeno chiedere il permesso, facendo da parte Hope con una pacca sulle spalle e girovagando per casa.

Ora, secondo lo scienziato, i casi sono due:
1) Quei due andando in viaggio insieme si sono rincretiniti parecchio ed hanno perso il senso dell'educazione.
2) In realtà sotto lo sguardo innocente da cerbiatti bastonati nascondevano due anime malvagie, impiccione e maleducate.

Propendeva per la seconda, ma non poteva darlo per scontato. Di sicuro era una delle cose che avrebbe chiesto a Light quella sera.

 

“Noel, scusa se ti disturbo, ma ti dispiacerebbe farmi sapere cosa vorresti da me?!”

La voce irritata del direttore non attardò ad arrivare. Cos'era casa sua, un campo nomadi? Un Luna Park? Come sarebbe a dire che era venuto a fargli compagnia? Lui non l'aveva chiamato nemmeno!

“Scusa Serah, ma questo sarebbe tutto il lavoro per conquistare la nobile Lightning? Mi sa che non ce la farà mai il ragazzo...”
“Lo so Noel è tutto un po' deludente, ma non possiamo fare di più...e poi lui dice che non sta preparando la cena per quel motivo..”
“Ehi, voi due! Vorreste smetterla di...”

Dlin-dlon. Ora era certamente Lightning, e quei due erano nel mezzo del corridoio a parlare della cena! Li nascose immediatamente dietro al divano (si, un'altra volta) e corse nuovamente alla porta. Si stampò in faccia il più largo sorrise che riuscì a fare e spalancò la porta.
Era pronto ad affrontare la serata e a riottenere ciò che gli apparteneva. La sua dignità, il suo onore e la possibilità di parlare agli altri senza morire d'infarto. Snow avrebbe avuto le sue scorte di cioccolato, Serah il suo marito affettuoso e lui sarebbe tornato in ufficio senza fare una virgola.
Peccato che sull'uscio vi erano Sazh con Vanille. Sazh e Vanille. Perché a detta loro sarebbe voluta venire anche Fang ma era impegnata con il suo lavoro da barista al locale.
Desiderò come mai in vita sua di non aver conosciuto quella folle gente.

Si mise la mano sulla fronte ed iniziò a massaggiarsi le tempie, esasperato.

 

“Ora. Cortesemente. Si può sapere che ci fate tutti qui?”

Sazh rispose con aria perplessa, come se la risposta fosse scontata.
“Ma a fare un saluto, no? E poi Noel ha postato che Light veniva a casa tua stasera e volevamo sapere come andava a finire...”

Ecco. Quello era esattamente il motivo per cui lui non era iscritto a quel social network malefico....era un distruttore di vite! Non potevi fare niente che tutti lo sapevano. Be', forse nel suo caso il motivo era la sua alta posizione sociale in quanto direttore dell'Accademia ma ciò non giustificava l'intervento dei suoi amici nella sua vita privata.
Che, se si fossero limitati a mandare un messaggio, ci poteva stare, ma piombare a casa sua proprio no!
I suoi “ospiti” nel frattempo stavano garbatamente discutendo dell'abbigliamento poco elegante del giovane e stavano criticando ogni singolo angolo della casa: dalla luce troppo forte nel soggiorno a quella troppo tenue della camera, fino alla mancanza di film di importanza storica nella sua videoteca.

Lui era rimasto lì. Alla porta, ancora attonito. La chiuse delicatamente e poi, partendo con un bel respirone, prese i suoi compari per le spalle, li sorrise ed urlò.
 

“MA FARVI GLI AFFARI VOSTRI, VOI MAI, EH?!”
 

In quel preciso istante, millesimo di secondo più, millesimo di secondo meno, la porte emise nuovamente quel fastidioso suono che aveva rovinato tutta la sua serata ed i suoi piani. Per ogni evenienza l'albino spiattellò i suoi quasi ex-amici dietro al divano ed andò seccato ad aprire alla porta.

“Insomma chi altro è?!”
“Oh, ciao Hope...pensavo fossimo d'accordo per stasera, ma se hai problemi passo un'altra volta...”

Il padrone di casa spalancò gli occhi che, da verde speranza raggiunsero il bianco, e rimase per qualche istante senza parole. Poi, accorgendosi che davanti a lei c'era Lightning e nient'altro che lei, rinvenne, si diede un piccolo colpo alla guancia e fece spazio alla ragazza.
“Prego, prego! No, scusami, è stata una giornata un po' movimentata....magari dopo ti racconto qualcosa, vuoi?”

La soldatessa alzò un sopracciglio e squadrò il protetto per qualche secondo, mentre si faceva strada verso la cucina e l'interessato chiudeva la porta.

“Si, certo. Dovresti prenderti una pausa ogni tanto....ti vedo abbastanza distrutto..Non so, potesti fare visita a Snow ed agli altri per rilassarti un po'”

Peccato il vero problema siano proprio loro....
 

Lanciò uno sguardo maligno in direzione del salotto nel mentre che pensava al da farsi. Non era la sua giornata quella, assolutamente.

Perché...perché non faccio più attenzione alle mie cose? E soprattutto...perché la gente non se ne sta a casa propria?!

 

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Capitolo 3
*** La domanda è: perché io?! ***


Sera a tutti! Ok, so che è la vigilia e dovrei essere a fare ben altre cose...ma l'ispirazione chiama e che potevo farci?? Spero che possiate trovare questo capitolo quel divertente quanto basta per non riempirimi di insulti..eheheh
Però sono accetti tutti i tipi di recensione, basta che mi aiutino a migliorare s'intende. ^_^
I personaggi appartengono alla Square Enix che li ha creati e li ha sviluppati.
Dunque un grande abbraccio e tanti auguri di Buon Natale e felice anno nuovo!! E anche di Buona Epifania, visto che ci siamo! xD

P.S. Il nome del negozio "Candy & Slimes" è un riferimento a Dragon Quest, invece di esserci tanti
Smiles troverete tanti mostriciattoli blu! No, meglio le caramelle...=P
 



La domanda è: perché io?!

 

Il giovane e seducente Hope Estheim, genio indiscusso, creatore di Bhunivelze e 24enne single nella sua lunghissima ( 500 anni, più o meno) vita se n'era poste di domande. Era sempre stato alla ricerca di una risposta con la quale risolvere i problemi della popolazione, ed aveva saputo affrontare di tutto. Dalla risoluzione di integrali tripli alla fusione fredda, e sapeva anche come riuscire a far tornare giù Kain da salto senza che al turno dopo morisse miseramente. Ma quella domanda....quella che si stava ponendo da quella mattina quando, aprendo i cassetti per controllare che tutto fosse a posto non aveva trovato le sue adorate foto, lo stava distruggendo.

Perché io? Che ho fatto di male nella mia vita? Ho anche perso i miei genitori...insomma, non è che ho preso l'identità di qualcun altro e mi sono sostituito a lui..perché non l'ho fatto, vero?

Fatto sta che ora si trovava in cucina. Con Lightning. Ed in salotto c'erano 4 anime depravate pronte ad assalirlo. Ringraziò Yunalesca che almeno quel malato mentale di Caius fosse rimasto a casa.

 

“Hope...mi sembri veramente teso...che succede? Non è mica la prima volta che vengo a cena da te, quindi dov'è il problema?”

 

Light lo scrutò col suo sopracciglio alzato segno che stava esaminando ogni sua più piccola azione.

Lo conosceva quello sguardo....gli stava dicendo che si sentiva offesa dal suo comportamento. E come non esserlo? Sembrava un idiota. Un completo imbranato.
Del resto aveva un grosso biondone in astinenza di cioccolata che lo ricattava con foto compromettenti mentre le persone che assolutamente non voleva ficcassero il naso nella vicenda erano nascoste nel suo salotto. Se avesse chiesto direttamente alla donna di togliere le restrizioni a Snow gli altri se ne sarebbero domandati il motivo...e non poteva certo inventarsi la scusa che lo faceva per la salute di Serah! Era palesemente una bugia...o un modo subdolo per corteggiare Light, al massimo. Se non si metteva le mani nei capelli era solo per non peggiorare la magra figura che stava facendo.

 

“Lo so...è solo che...ecco...ho un sacco di pensieri per la testa...”
“Se per caso hai impegni con qualcun altro io posso andare a mangiare alla mensa dell'esercito. Magari aspettavi una ragazza e io ti ho disturbato..”
“Ma...ma no! Assolutamente! Come puoi pensare queste cose cose? Siediti, siediti, io prendo la roba da mangiare..”

Una perplessa Light lo guardava mentre lui si dirigeva a prendere la cena.

“Perché non dovrei pensarlo? Non sarebbe strano se tu ti trovassi una ragazza. Oramai hai 24 anni...sei anche più vecchio di me, quindi non ci vedo niente di strano”

La risposta fu solo un intensissimo color pomodoro sul volto del direttore che si sentiva come se si fosse messo in status Berserk e contemporaneamente lo avessero attaccato con un Firaga.

Probabilmente Laguna avrebbe trovato un modo per svicolare da quella situazione imbarazzante, ma lui era il timido, innocente (?) Hope Estheim e in quel momento un bunker appariva nei suoi sogni come il rifugio per eccellenza dove trovare pace il giorno dopo.

 

La soldatessa si accomodò in sala da pranzo, dove lasciò la sua borsa. Dopo aver acceso distrattamente il TV chiese, ancor più distrattamente:
“Hope, la doccia in bagno l'hai riparata da settimana scorsa, vero? Posso andare a rilassarmi un attimo? Ho tutti i muscoli della schiena tesi..”
 

“Oh, si, certo. Vai pure. Tanto qui devo finire di preparare tutto...Ah! -si affacciò sulla soglia della sala- Se poi vuoi un massaggio, chiedi pure” e scomparve dopo aver lanciato uno dei suoi grossi sorrisi.

La maggiore delle sorelle Farron sorrise in risposta e si diresse alla fine del corridoio per entrare nel bagno.
“Piuttosto, ricordati i vestiti!”
“Si, certo!”

Nemmeno il tempo che Lightning si richiudesse la porta alle spalle che la truppa si precipitò in cucina come una mandria di moguri con la leggiadria di un branco di behemoth incinta.

All'inizio il loro urlare e cozzare di voci provocò nel ragazzo un gran mal di testa. La Farron più giovane e Vanille stavano lanciando urletti acuti spaccatimpani, Noel stava facendo 25 mila foto alla “scena del crimine”, come la chiamava lui, e Sazh gli picchiettava sulla spalla soddisfatto.

Per placare quella folla inferocita (si sentiva come Yuna prima del concerto a Luka, tanto lo stavano accerchiando) si ritrovò a prendere mestolo e coperchio e a sbatterli insieme. Una signora massaia.

“Hope! Ma io non lo sapevo! Cioè...mia sorella viene spesso qui a cena? Perché non me lo hai detto! Di sicuro hai speranze!”

“Fratello Hope – Noel aveva un terrorizzante sorriso a trentadue denti che lo inquietava – sei davvero sulla buona strada. Non pensavo di potertelo dire un giorno, ma...persino la doccia a casa tua! Davvero ottimo lavoro.”

Ed il giovane rapper alzò un grosso pollice in su nella sua direzione.

Vanille tirò fuori il cellulare ed iniziò a digitare numeri a caso.

“Devono saperlo tutti. TUTTI. Dobbiamo fare una festa. Credi che Amodar, potrà venire anche lui? E Lebreau potrebbe preparare i drink insieme a Fang! Giusto, devo avvertire Fang...”
“Figliuolo. Sono orgoglioso di te. Per riuscire a penetrare nel cuore di quella ragazza...”

Il giovane, per evitare ulteriori fraintendimenti, come se ce ne fossero stati pochi durante il giorno, dovette fermare tutti tirando mestolate in capo e, dato che la pulsiana tutto pepe non si chetava, mettendo in bocca a Vanille un pezzo di pane per ottenere la sua attenzione.

“Ragazzi. No. Avete frainteso tutto. Non è successo assolutamente niente e....”
In quel momento lo scienziato vide vibrare il suo telefono. Sempre con la suoneria che tira giù gli edifici.

“Pronto..?”
“Hope, amico mio!”
“Caius...che diamine?!”
“E quindi hai conquistato la donna dal cuore di ghiaccio, eh? Senti, se vuoi dei consigli da uno che l'ha combattuta per un'eternità non fare complimenti.”
“Strozzati con una pozione, Caius. Anzi, con un megaelisir.”
“Io dicevo sul serio.”
“Anche io.”

Inutile dire che il guerriero viola si sentì riattaccare il telefono in faccia.

A questo punto il direttore non sapeva se ritenersi felice per il fatto che tutti pensassero che avesse una relazione con la donna dei suoi sogni o se domandarsi, ancora una volta, come diavolo ci sono finito IO in questa situazione??

I quattro lo guardavano ancora con occhi luccicanti e pieni di domande.

 

“Vi stavo dicendo che io, davvero, non ho nessuna relazio..”

“Sisi, certo. Ma a chi vuoi darla a bere? Insomma, magari un credulone come Vaan potrebbe venirti dietro, ma noi no di certo. Ed ora lo chiederemo a lei direttamente.”

Hope guardò Noel. Noel guardò Hope. Lo scienziato sentì l'insolito impulso di strozzare il cacciatore con le sue stesse mani.
Ma si trattenne. Uno, perché non voleva finire in carcere (aveva cose più importanti da fare); due, perché era certo che il ragazzo di fronte a lui non fosse in pieno possesso delle sue capacità intellettive. E lui non combatteva contro i più deboli.

 

“Tu...tu ti rendi minimamente conto, vero, che Light è entrata senza sapere della vostra presenza e che se ora scoprisse che non solo eravate qui, ma che l'avete anche spiata, vi truciderebbe? Giusto?”

Mentre pronunciava tali parole cercò di rimanere il più impassibile possibile. Anche se il sapore della vittoria lo incitava a sghignazzare davanti al suo amico.

“Caspita. Hai ragione....forse è il caso di ritornare alla nostra postazione, eh?”
“Perché invece non ve ne andate del tutto?”

Questa volta fu il turno di Vanille di rispondere.

“Perché vogliamo sapere tutto! Nei minimi dettagli! E se avrai bisogno di noi, saprai dove trovarci. Tranquillo, per qualsiasi consiglio noi siamo dietro il divano.”

Detto ciò Sazh trascinò tutti in salotto dove ripresero la loro postazione da battaglia. Perché quella era proprio una battaglia. Anzi, un guerra!
 

E chi c'è tra i due fronti se non io? Mi sono rovinato con le mie stesse mani...

 

“Hope! I vestiti me li hai sistemati?”
“Ah...aspetta! Ora sistemo tutto!”

Dopo averle portato il ricambio d'abiti ( perché ormai in casa sua esisteva l'armadio di Light da non si sa quanto tempo) e dopo essersi sistemata in sala da pranzo, il giovane sistemò la cena, non senza una certa ansia e apprensione.

Un po' balbettando iniziò la conversazione che lo avrebbe portato alla sua salvezza od alla sua morte. Ma era la sentenza più dolce alla quale fosse mai stato posto...non che fosse stato vittima di tante sentenze in vita sua.

“Allora...com'è andata oggi?”
“Senti Hope, mi spieghi che hai? Sembra che tu abbia una gunblade puntata alla testa, tanto sei teso. Tira fuori il rospo, per favore.”
Il malvagio sguardo Farron tornava all'attacco.
“Oh..ehm...ecco...è che volevo chiederti una cosa...”

Una serie di strani rumori provenne dal salotto, tra cui uno “Sssssh, sta zitto!” e un “Dai, forse ce la fa!”. Voleva tornare ad essere un l'Cie pur di non avere quei guastafeste attorno.

“Chi c'è in salotto?”

“Nessuno! Deve essere rimasta la televisione accesa, non ci fare caso...piuttosto, vorrei affrontare l'argomento di stamattina.”
“...Oh! Ti riferisci a Snow! Non capisco perché tu sia così deciso a difenderlo. Sono convinta che questa dieta gli sia più che utile.”
“Si, Light, ma sta diventando folle. Tu non capisci, ma l'ho visto oggi pomeriggio tentare di rubare le caramelle ad una bambina...senza successo tra l'altro. La scena è stata al quanto imbarazzante. Soprattutto perché sono dovuto andare a scusarmi con la madre della piccola dicendo che Snow soffriva di gravi problemi mentali..”

L'ex-l'Cie scoppiò a ridere, cosa che traumatizzò un poco Estheim che rare volte aveva visto quella scena.

“Be', non hai detto un bugia! Lui ha davvero dei problemi!”
“Si, ma tu devi fare qualcosa! Non può andare avanti così...pensa anche al bene di tua sorella!”
“Appunto. Così magari si lasciano.”

Un messaggio sul suo cellulare gli fece capire che una delle figure nascoste non apprezzava gli argomenti della conversazione.

 

“Non credo che Serah sarebbe felice di questa soluzione. E poi...è sempre stato in forma così com'è perché togliergli le razioni?”
“Perché non ci sarà più bisogno di combattere come prima, lui si deve trovare un lavoro e, se vuole diventare un buon padre e capofamiglia, deve perdere certi vizi”
“Sei cosciente che lui rimane comunque Snow...vero?”
“Sto cercando di plasmarlo in maniera che non lo sia”

Un altro messaggio gli disse che, se la conversazione non si fosse conclusa presto, la figura di prima si sarebbe precipitata in sala con tanto di machete. Hope si maledisse un'altra volta per aver deciso di tenere in salotto la sua collezione di katane.

Tirò un grosso sospiro e sperò almeno che la sua improvvisa generosità nei confronti di Snow non suscitasse domande.

“E....come mai tutta questa generosità nei confronti del gorilla?”

Ma che fa ora...legge nel pensiero?!

“Nessun atto magnanimo. Semplicemente mi fa un po' pena...e vorrei evitare altre figure imbarazzanti.”
“Tutto qui? Ne sei veramente sicuro?”
“Naturalmente. Dunque la tua risposta è.....”
“Ci penserò su. Magari ne riparliamo domani a pranzo se ci sei.”
“Oh, certo! Dovrai raggiungermi a lavoro come ben sai, ma non è un problema”
“Perfetto! Perché parlare del cretino a cena mi causa problemi di indigestione..piuttosto..hai visto come si è conciato Noel ultimamente? Credo di dovergli dare qualche lezione di stile..”

Una grossa gocciola comparve sulla fronte del padrone di casa. Quella cena avrebbe potuto scatenare una nuova guerra d'indipendenza o roba simile...un brivido freddo lo pervase.

 

“La pensi così anche tu, no?”
“Be'...in effetti..diciamo che è un po' cambiato da dopo il viaggio. Io me lo ricordavo un po' più sempliciotto..forse l'aria di città gli ha fatto male...”
“Hai ragione! Potrei dare qualche regola anche a lui!”

“No, Lght, no! Non puoi andare in giro a dare regole a chiunque passi..”

Lo sguardo di lei lo mise a tacere e lui si ritirò come un docile cagnetto. Niente poteva fare davanti a tanta dimostrazione di potere.

Passarono così la serata, parlando del più e del meno, delle ronde e dei biscottini al miele del nuovo negozio “Candy & Slimes” e di come Caius aveva necessità di un'attività fisica che lo tenesse impegnato a non fare scherzi al mondo. Insomma, chiacchierando e sorridendo arrivò l'ora in cui la soldatessa doveva raggiungere la base militare, lasciando solo lo scienziato ai suoi studi, o così pensava lei. Diciamo, lasciando solo lo scienziato ad una serie di insulti, complimenti e probabili pizzicotti.

Difatti, dopo aver varcato la soglia, il gruppo lo raggiunse con sguardi affamati. No, non affamati di conoscenza, ma si da caso che, per stare a seguire tutta la cena, loro non avessero ingurgitato un solo boccone che fosse uno. Se Hope fosse stato un tantinello più crudele l'avrebbe chiamata “vendetta divina” e non gli avrebbe dato niente. Ma vederli così deperiti e privi di vita lo intenerì. E soprattutto ne approfittò per non ricevere ulteriori domande imbarazzanti e per poi sbatterli violentemente fuori casa.

 

Rilassò i suoi nervi, e decise che una doccia era il modo migliore per sciacquare via quella storia. Presto avrebbe riottenuto il suo buon nome. Ne era sicuro.

Un messaggio sul diabolico mezzo di comunicazione detto telefono cellulare lo fece ricredere e perdere ogni speranza. Il testo, inviato da Sazh, citava : “Domani dopo pranzo ne riparliamo signor innocentino.”

Al diavolo la doccia! Prese dal freezer la mega scorta di gelato al sale marino e con un cucchiaione formato famiglia si accasciò sul famoso divano mentre la TV trasmetteva il primo episodio di Star Trek.

 

Perchè io...??

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Probabilmente il letto era la migliore soluzione ***


Salve salvino! Mi scuso profusamente per il mega ritardo del capitolo... Sembra incredibile a dirsi, ma sono riuscita ad ammalarmi due volte in un mese. Chissà, forse qualcuno mi ha fatto una fattura... Brrr.... Comunque, tornando alle cose serie, sono tornata! E vi ringrazio per aver seguito fin qui. Spero che questo capitolo possa essere un minimo sufficente per ripagare l'attesa.
Vi aspetto a fine capitolo per una piccolissima domanda/consiglio. xDD

Ricordo che i diritti dei personaggi appartengono alla Square Enix... Che se mi trolla con altri trailer tutti uguali del LR: FF XIII subirà la mia ira tra non molto...-_- ^_^


 


~Probabilmente il letto era la miglior soluzione~

 

Il suono della sveglia accanto al suo letto gli ricordò che doveva alzarsi.
Il suono della sveglia accanto al suo letto gli diceva che era una giornata pesante ed impegnativa, dato che segnava le 6:30.
Il suono della sveglia sul suo comodino non smetteva.

Perché non smette? Io l'ho spenta!

La choco-sveglia, così ribattezzata da Dajh dato che rappresentava un chocobo che al momento della suoneria beccava la testa ad un povero moguri sofferente, sembrava non voler accennare a spegnersi. E sì che il ragazzo aveva battuto la mano sulla testa del pennuto una decina di volte ormai... Soprattutto perché il volume aumentava esponenzialmente ad ogni giro e se non voleva finire mangiato dai vicini doveva fare qualcosa. Naturalmente non poteva distruggere un regalo dal suo prezioso e caro amico Sno....

Che diamine, certo che posso! In fondo lui mi ha cacciato in un sacco di guai in un giorno solo, quindi non vedo dove sia il problema.

Prese una delle katana della sua collezione in salotto e distrusse quell'arnese infernale. Ovviamente gli venne in mente solo dopo che la soluzione più semplice sarebbe stata quella di togliere le pile, ma l'espediente gli era servito da calmante. La giornata non sembrava promettere bene.
O forse sì.
Il messaggio che balzò ai suoi occhi rese immediatamente tutto più radioso.

<< Hope, come stai stamattina? Ieri ti ho visto preoccupato e stanco e quindi mi chiedevo se non sia il caso di rimandare il pranzo, così puoi tornare a casa a rilassarti. In ogni caso, se tu volessi venire, mi trovi alla mensa come al solito.>>

Oh, dolce dolce Lightning Farron! Ma allora sotto quella scorza dura e glaciale e quell'aspetto freddo e marziale si nasconde un lato tenero. In fondo sei proprio una persona gentile!

<< P.S. Se provi a dire a qualcuno che ti ho scritto questo messaggio sta certo che non rivedrai la luce del sole. Con affetto.>>

Be'... Diciamo molto in fondo. Sospetto che “con affetto” significhi “poi ti affetto”... Può darsi?

Ma tutto ciò aveva poca importanza. Oggi era un nuovo giorno, iniziato con una sveglia particolare, ma comunque un nuovo giorno.
Finì di fare colazione, si preparò ed uscì di casa diretto verso il suo luogo di lavoro. Sicuramente la pimpante Alyssa avrebbe dato sostegno al suo umore e, soprattutto, gli avrebbe dato una mano negli impegni lavorativi senza lamentarsi ogni millesimo di secondo come il resto dei suoi colleghi.

“Non è possibile! Ci sono un sacco di pratiche da portare a termine, le ricerche al campo non vanno avanti per niente, dato che manco io, e al bar avevano finito il thé stamattina! Tutto questo non è possibile!”

Hope guardò la sua assistente imprecare per i restanti quindici minuti nei quali avrebbe dovuto riportare il riassunto dei risultati ottenuti la giornata precedente. A quanto pare la sua sempre solare e solerte lavoratrice aveva deciso che era oggi il giorno migliore per sfogare tutta la sua ira. Massaggiandosi le tempie e respirando profondamente cercò di trovare una soluzione a questa situazione disastragica che rischiava di rovinargli la mattinata di lavoro.

“Calmati. Respira profondamente. Ora sei qua, nel mio ufficio con una tazza di thé in mano. Dunque ripartiamo da capo: qual è il problema?”
“Il problema è, Direttore, che ho bisogno di una pausa.”
“Più che giusto.”
“Dunque mi permetterete di prendermi tre giorni di vacanza.”
“Ma naturalmente! Sempre che prima tu riesca a trovare un qualche sostituto al tuo ruolo, sai benissimo che senza un assistente questo lavoro diventa un inferno.”

Il volto corrucciato di Alyssa davanti a lui gli disse che non era la risposta che lei si aspettava. Sapeva che era difficilissimo trovare un assistente come lei, ma che poteva farci? Mica poteva lavorare da solo!

La discussione sembrava essere conclusa e vide i nervi della giovane rilassarsi un poco e ritornare a fare uno di quei suoi larghi sorrisi che la caratterizzavano.
Dopo ciò, perché la vita di un uomo tanto in vista non poteva restare tranquilla nemmeno per cinque secondi, Noel entrò spalancando la porta. Ma non fu quello a lasciare a bocca aperta il giovane albino, quanto il suo abbigliamento: era tornato ad essere quello del suo lungo viaggio con Serah, ed anche l'espressione sul suo volto era seria e determinata.
Il ragazzo si avvicinò all'amico, sbatte la mano sul tavolo e, sotto lo sguardo perplesso dell'assistente ancora nella stanza, iniziò a parlare con fare deciso.

“Hope. Io parto.”
“Che...? Cosa stai...?”
“Ho deciso. Non posso rimanere qui a poltrire, questo non è posto per me. A furia di stare qui mi sto rincitrullendo! Vado in giro vestito come un folle e... E non è possibile. Questo non sono io!”

Una lacrima comparve sul volto dello scienziato, toccato da tanta sincerità... No, in realtà era maledettamente felice del fatto che il suo amico avesse recuperato il cervello. E soprattutto ciò gli donava una speranza: anche gli altri potevano guarire!! Prese le mani del cacciatore e, con tanta commozione e foga da poter sembrare una dichiarazione, proseguì il discorso.

“Si, parti! È giunto il momento che anche tu cresca! E visto che ci sei...potresti portare con te anche Serah e Snow?”
“Ma certo che no!”
“Perché no??”
“Ma te li immagini quei due? Sempre a sbaciucchiarsi... Su, sarebbe un viaggio imbarazzante!”
“Be', non hai tutti i torti.”
“Appunto.”
“Non è che potresti andare dai due e consigliar loro una crociera di piacere?”
“Perché, piuttosto, non andate te e Light in crociera?”

Le guance di Hope si tinsero di un vivace color rosso che lasciava intendere i suoi istantanei sogni ad occhi aperti. E non tutti esattamente puri.

“Prima che io parta, ho una domanda per te. E pretendo una risposta.”
“Dimmi, farò il possibile per risponderti.”
“Le foto... Qual era il soggetto principale che ti imbarazzava tanto?”

Il rosso sparì per farsi sostituire da un più candido bianco latte che donava alla sua carnagione.

“Non te lo dico.”
“Dimmelo.”
“Non te lo dico!”
“Dimmelo!”
“Non. Te. Lo. Dico.”
“Diiiiiiimmelooooo!!”

Inutile descrivere il resto della conversazione che proseguì per i restanti cinque minuti, mentre un Alyssa sogghignante si divertiva a guardarli e ad afferrare il braccio del suo capo nel tentativo, vano, di scoprire di cosa i due stessero parlando. Il povero torturato non riusciva nemmeno a mandarli via con la scusa delle millemila pratiche che aveva da sbrigare o minacciando la bionda aiutante di non darle i giorni di ferie. Tanto nessuno poteva credergli: era troppo buono anche per cacciare via le mosche, figurarsi negare del riposo a qualcuno! Peccato nessuno lo avesse visto destreggiarsi con la sveglia quella mattina.
Sbirciando dalla porta si fece poi avanti un massiccio uomo dalla sciarpa indossata in maniera particolare ed impropria e, all'udire della partenza dell'amico, si fece avanti tutto baldanzoso e contento, tirando una pacca sulla schiena del cacciatore.

“Su, Noel, tanto non otterrai risposta da Hope... Lo sai che quando si cuce la bocca non c'è verso di farlo parlare. A meno che tu non sia Lightning, ovvio.”
“Be', forse potrei travestirmi da lei... Magari potrebbe funzionare.”

L'immagine di Noel con addosso la divisa dei Guardian Corps provocò un lungo brivido freddo di puro terrore sulla schiena del ragazzo. Che poi... Lui sperava che questa faccenda delle foto fosse finita, cancellata, inabissata nel dimenticatoio. Quale situazione disastragica si era andata a creare? Un vero e proprio intrigo.

In realtà la soluzione sarebbe stata semplice se i protagonisti del complotto (di cui uno involontario) non fossero stati una testarda ed uno schizofrenico.

Dopo questo tenero quadretto familiare, e dopo che Snow ebbe modo di lanciare il suo sguardo subdolo e minaccioso sul povero Hope, la situazione sembrò tornare alla tranquillità di tutti gli altri giorni. Alyssa era tornata nuovamente ad occuparsi delle sue carte mentre cantava allegramente “One-Winged Angel” - Hope ancora si domandava come poteva trovare gioia in quella canzone- e Noel aveva deciso di sperimentare l'allevamento dei Chocobo in una zona remota di Gran Pulse dove Sazh aveva delle amicizie in grado di aiutarlo. Sicuramente a vederlo ora suo padre sarebbe stato orgoglioso di lui: ne era certo. Peccato che quel suo genitore degenere, a seguito di tanti bei discorsi su come sarebbero stati sempre insieme, si era preso le vacanze in anticipo dal suo ruolo di politico ed era andato in una di quelle località balneari piene di sole, cocktail e belle ragazze. Gli aveva pure inviato un immagine, il disgraziato, con su scritto “Ti aspetto qui appena sei libero”.
Ovviamente Hope non vedeva l'ombra di un giorno libero da due anni. Due.

Lasciando perdere i suoi pensieri, prese la sua ventiquattr'ore e si diresse alla mensa militare. Che per una qualche strana ragione a lui ignota era decorata esternamente di un candido color rosa confetto che faceva rassomigliare l'edificio ad una caramella per bambini gigante nel mezzo della metropoli. Con tutto rispetto per Lightning, ma ai piani alti qualcuno aveva dei grossi problemi psicologici. Poi rimembrò Amodar e la sua mania dei quiz. Enormi problemi.

Tuttavia, ancora emotivamente pimpante per il messaggio della mattina e per aver vinto il piccolo parapiglia della giornata, si apprestò ad aprire le porte della mensa... Se non ché un piccolo gruppo di tentati ninja non lo trascinò via in maniera poco elegante. La stranezza era che uno di questi, nonostante il passamontagna, aveva un bel cespuglio di capelli, un altro era si e no alto un metro, un altro era decisamente una donna minuta (a giudicare dalla corporatura) ed un altro, oltre ad avere un fisico prestante e possente (difatti era quello che lo trascinava con più forza), aveva optato per una divisa viola.

“Serah? Caius? Sazh, Dajh? Che cosa state facendo?”
“Ecco lo vedi?! Ci ha sgamati! Tutta colpa tua che ~ se non è viola io la tuta mimetica non la indosso~!”
“Ma che diamine dici?! Ti sei visto? I tuoi bitorzoluti capelli si vedono anche da sotto il passamontagna!! E poi che idea è portare un bambino piccolo come Dajh nella missione?”
“Non sono piccolo! E poi io volevo rapire Hope.”
“Ragazzi, su calmatevi... Diciamo che tra tutti e tre siete abbastanza scarsi come ninja.”
“Disse colei che è inciampata tre volte nello stesso tombino prima di arrivare, vero?”

Mentre i quattro brutti ceffi se la litigavano fra loro, lo scienziato, con una mega gocciolona penzolante dalla testa come poteva comparire solo in un anime degli anni '80, cercò di svignarsela nel modo più silenzioso possibile. Non aveva idea di cosa volevano fargli quegli esseri malvagi, ma lui non voleva saperlo. Voleva solo fuggire il prima possibile da lì.
Forse il cattivo presagio dato dalla sveglia che continuava a suonare doveva indurlo a rimanersene tra le sue calde e morbide coperte quella mattina.
Anzi, molto meglio. I suoi amici sarebbero dovuti rimanere nel loro letto per evitare queste figure che, a parer suo, erano alquanto imbarazzanti.
Certo... Davanti ad un edificio rosa confetto... Mah, forse sarebbero passati inosservati.

Il suo cellulare decise di tradirlo esattamente in quel momento.

Io devo assolutamente cambiare telefono, ne va della mia vita ormai... Anzi no, lo butto via! Al diavolo le comunicazioni di servizio.

Nemmeno il tempo di prenderlo in mano che Serah, oramai senza più passamontagna dato che il caldo cocente stava facendo scogliere persino i Piros, gli aveva già strappato di mano l'arnese e stava aprendo il messaggio per leggerlo ad alta voce. Si schiarì la voce un paio di volte, davanti agli occhi perplessi del ninja viola con il gonnellino di piume (indovinate di che colore?), per poi atteggiarsi ad attrice nemmeno avesse in mano il copione dell'Amleto.

"Hope, io sto arrivando. Sono un po' in ritardo per colpa delle strambe idee di Amodar, dopo ti racconto con calma... Mi raccomando, non stare fuori ad aspettarmi, che fa caldo e poi ti prendi un'insolazione. Fai attenzione. A dopo."

"Be', la guerriera è così premurosa... Sono fiero di averla come rivale."

Caius, seriamente, cosa diamine stai dicendo...?!

"Piuttosto, ragazzo, cosa ci fai a terra? Alzati che dobbiamo parlare di questa situazione."
"E di Snow"
"Papà dice che te e Light potreste iniziare a stare insieme!"
"E poi dobbiamo parlare di Snow"
"Come spirito millenario ho varie conoscenze di metodi di approccio con le ragazze, quindi posso darti una mano."
"Oh, perfetto. Così so quali non devo utilizzare."
"Non essere impudente, moccioso."
"Ragazzi... Potremmo parlare un attimo di Snow..."
"Io proprio non capisco che cosa vogliate da me! Perché stavate cercando di rapirmi?"
"Per effettuare una strategia. Un piano diabolico per tornare a vivere felici senza regole che sbucano da ogni dove!"
"Oh, dai, Light non è così severa..."
"Fattelo dire da un anziano signore, giovinotto...non è severa: è un demone!"
"Vorrei rifocalizzare l'attenzione su Snow, se possibile..."
"State esagerando! Avete visto no, è una brava persona...?"

A questo punto una voce imponente, ed alquanto alterata, se non vogliamo esprimerci con termini rozzi, li interruppe sbraitando e tirando una pacca sul collo dell'albino che a questo punto iniziava a sentirsi una specie di bambola anti-stress per i suoi amici.

"Chetatevi due minuti! Io voglio parlare di Snow! Piantatela con le vostre tattiche maschiliste di approccio!"

Le quattro povere vittime la guardarono impauriti mentre lei assumeva la tipica espressione Farron da se qualcuno osa contraddirmi lo faccio a fettine. Hope poté giurare di aver udito Dajh sussurrare al padre un: "Il demone 2: la vendetta!". E non aveva tutti i torti.

"Ascolta Serah, non è successo nulla. Solo una delle rigide regole di Light perché anche se non sembra ci tiene alla salute del suo futuro cognato."

La risposta sembrò soddisfarla anche se l'espressione dubbiosa non lasciò mai il suo volto.

"Sai anche tu che a suo modo, anche Lightning ha dei lati teneri."
"Molto a modo suo."

La ragazza sembrò per un attimo meditare su qualcosa e poi si mise a ridacchiare in maniera divertita.

"Giàgià! Quando la porto a fare shopping con me, tra i negozi di abbigliamento, diventa davvero tenera. Sembra una bambina in un mondo completamente diverso dal suo ed in completo imbarazzo..."

Hope si ritrovò a sorridere ricordando molto bene quelle scene. Gli era capitato di trovarsi in quei luoghi e scattare nell'occasione almeno un paio di foto della sua raccolta.

"Già, è proprio vero."

Quattro paia di occhi lo scrutarono orripilati ed in preda allo stupore.

"Hope! Che vuol dire?! Stai stalkerando mia sorella?"

Co-cosa? No, aspetta... L'ho detto ad alta voce?! Non lo stavo solo pensando? Oh, povero me...perché riesco sempre a ficcarmi nei casini da solo? Sono un genio. Un genio delle situazioni imbarazzanti. Qualcuno dovrebbe darmi il Nobel per questo... O perlomeno uno trofeo d'oro.

"Ma cosa dici Serah! Certo che no.."

Ma intanto il suo volto era diventato dello stesso colore dei capelli di Reno e di sicuro non aiutava a farlo sembrare innocente. Ma...insomma, quello era stato solo un caso. Si era trovato al momento giusto nel luogo giusto, cosa che lui aveva ritenuto alquanto miracolosa.

“Sicuro?”

Il suo sopracciglio alzato significava completa scansione delle sue prossime parole e dei suoi atteggiamenti. Doveva accuratamente valutare i termini con i quali spiegarsi e... Era del cioccolato quello che lei aveva in tasca?

“Ascolta Serah...è soltanto capitato che vi incrociassi in un negozio... Una volta. E non volevo disturbare, anche perché io ero di fretta. Piuttosto, è del cioccolato quello che hai in tasca?”
“Oh, sì! Ne ho preso un po' per Snow dato che mia sorella gli ha imposto quella dieta restrittiva. Iniziava ad essere irritante. Stava persino tentando di trovarsi un lavoro, seriamente!”
“Be', non vedo quale sia il problema di quest'ultima parte. Insomma, non eri tu a volere che si trovasse un lavoro?”
“Si, ma non me lo aspettavo... È così poco da lui...”
“Ma ne ha già mangiato un po'?”
“Certo! Ieri sera si è abbuffato come non mai!”

Aspetta... Allora perché oggi sembrava così malizioso? Che diamine sta succedendo qui...?

“Hope!”

Una voce dietro di lui lo fece voltare di scatto. A quanto pare avevano passato lì fuori più tempo del previsto dato che Lightning era già arrivata e li osservava basita.
Prima si avvicinò ad Hope, lanciandoli uno sguardo interrogativo, poi, tirando fuori il telefono, scattò una foto a Caius ed accarezzò la testa di Dajh. Scosse la testa davanti a Sazh, battendogli una mano sulla spalla, ed infine si diresse verso Serah. Tirò fuori dall'agenda militare dei biglietti e prese le mani della sorella tra le sue.
Incredibile a dirsi (a stento Hope resisté alla tentazione di tirare fuori la macchina fotografica) nei suoi occhi sembrava esserci un velo di lacrime.

“Sorella mia... Io... Io... Mi dispiace, non avevo capito che il problema fosse così grave, per tutti voi.”
“Claire, cosa stai...?”
“Insomma, essendo ritornata al mio solito lavoro ho avuto modo di ambientarmi in questo nuovo tempo, ma voi... Immagino che sia stata davvero dura. Tenete. - E dicendo ciò iniziò a distribuire i biglietti agli altri tre disadattati- Questo è lo psicologo militare, si prende cura dei soldati dopo particolari missioni molto cruente, sicuramente vi sarà utile. Non ci sono mai stata, ma mi è stato detto che è molto bravo. Ed ora, da bravi, tornate a casa, cambiatevi d'abito e mettetevi a riposare.”

Detto ciò prese sotto braccio lo scienziato, che stava per avere un attacco di risate isterico davanti alle facce degli altri, e lo trascinò, per la sua felicità, all'interno della mensa.I restanti quattro erano ancora sotto shock a guardare quei biglietti da visita. Il piccolo Dajh si grattava la testa cercando di capire. Finché il silenzio fu rotto da Caius.

“Credo proprio che farò come mi è stato detto. Ho proprio sonno in realtà... Terra Brandford, eh? Quasi quasi le faccio una visitina. Magari poi è una bella ragazza...”

“CAIUS!”

Meno male che la maggioranza ancora preservava un briciolo di dignità. Ma tornare a letto non avrebbe certamente fatto loro del male.



Rieccomi qua! Vi torturo due volte... Eheheh
Mi era venuta un ideuzza per un capitolo a parte su come i 4 amiconi arrivino a travestirsi a quella maniera e come Serah riesca ad inciampare per ben 3 volte sullo stesso tombino. Non so per quale motivo ma la scena è balzata nella mia testa con particolare chiarezza... Dunque vi chiedo? Che ne dite? Lo scrivo?

Grazie ancora per la pazienza! ^_^

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Capitolo 5
*** Special Chapter: come Non diventare dei ninja ***


 

Salve, salve gente! Eccomi tornata con questo capitolo motlo stupido ma che mi è piaciuto molto scrivere... Spero possa piacere anche a voi. Un piccolo taglio dietro ai compagni dei nostri due protagonisti che vivono nel loro mondo di lavoro...Eheheh
Ringrazio tutti tantissimo per seguire la storia, ma proprio tutti, tutti, tutti. Ed in particolar modo ringrazio le commentatrici alister_merina90. Spero di riuscire a tornare con il prossimo capitolo prima delle altre volte.
Buona folle lettura! ^_^

I diritti per i personaggi vanno sempre alla Square Enix

 


 


Special Chapter: Come NON diventare dei ninja

Dopo essere stati violentemente sbattuti fuori di casa, quasi a pedate, i quattro curiosi organizzarono una riunione d'emergenza al bar di Lebreau. Sazh andò a recuperare il figlioletto a casa sua, non poteva certamente lasciarlo solo, mentre Vanille cercava di contattare Fang.
Alla fine dentro al bar il gruppo di cospiratori era formato da: Noel, Serah, Sazh e Dajh, Fang, Vanille e Caius (che era arrivato grazie alle sue doti di intercettatore telefonico, ovvero aveva origliato al telefono la conversazione di Fang).

Noel non poté far altro che notare come in caso di emergenza i suoi amici si radunassero in pochissimo tempo. Peccato che ultimamente queste emergenze erano solo di tipo sentimentale o casalingo, e ciò iniziava ad irritarlo. Il fuoco dell'avventura bruciava dentro di lui dopo aver visto le emozionanti puntate di pokemon alla tv.
Si mise dunque ad osservare i suoi compari che con nonchalance ordinavano e bevevano alla presenza di un piccolo bambino che nemmeno allungandolo poteva passare per maggiorenne.

Serah indossava ancora quella tuta con la quale si era presentata da Hope, troppo pigra per andare a cambiarsi e, secondo Noel, troppo stanca di quel suo eroe che ultimamente sembrava dare di matto.
Caius... Be', lui è Caius: la sua armatura così vistosa ed i suoi capelli pieni di piume si potevano vedere da cinque miglia di distanza.

Sazh aveva optato per dei pantaloni militari, una semplicissima T-shirt bianca e sopra una giacca verde scuro, e simile era anche l'abbigliamento del suo pargolo che si stava godendo un'ottima spremuta d'arancia.

“Insomma! Si può sapere che mi avete chiamata a fare?! Stavo sistemando gli armamenti nella stiva militare. A differenza vostra, ho un lavoro io!”

L'infervorata pulsiana dai capelli corvini indossava, invece, dei corti pantaloncini neri ed un top viola. Noel iniziava a sospettare che il malvagio essere millenario stesse tentando di lanciare una nuova moda. Aveva anche notato degli zaini viola con praline mentre si dirigeva lì e la cosa lo preoccupava non poco. Fu Vanille, col suo solito abbigliamento, a rispondere all'amica. Che poi dire amica era un modo carino per non mettere in imbarazzo la giovane rossa: tutti sapevano quale relazione ci fosse tra loro.

“Fang, questo è un fatto di rilevante importanza. Forse riusciamo a far mettere insieme i due.”
“I due? Intendi...”
“Sì, esatto!”
“Non ci posso credere...finalmente!”
“Già, insomma, Hope è così timido..”
“Hope? Che c'entra Hope?”
“Di chi stai parlando tu, Fang?”
“Di Noel e Yeul! Che diamine!”

Per poco il ragazzo non si strozzò con la birra che stava bevendo. Capiva cosa intendeva il suo amico quando diceva che le persone attorno a loro erano tutti dei manipolatori. Certo, detto da uno che aveva una cotta per la signora fai come ti dico o non rivedrai la luce del sole tutto il resto del mondo doveva sembrare subdolo.

“Ma no! - la voce saggia del piccolo afro intervenne a riparare il fraintendimento- Stiamo parlando di zio Hope e zia Ligthning!”
“Perché, hanno dei nipoti? Serah, sei incinta?!”
“Fang, quale problema hai stasera? Il piccolo Dajh da i nomignoli a tutti, dovresti saperlo.”
“Ok... Dunque noi stiamo tentando di mettere insieme Miss. Raggio di Sole e Mr. Cervellone, giusto? Ma, scusatemi, quei due non stavano già insieme? Insomma erano anche andati al parco divertimenti una volta...”
“Cosa?!”
“Serah, calmati.”
“Ragazzi, giovani amici miei, state divagando un'altra volta.”

Era davvero difficile portare a compimento una discussione che avesse un senso, del resto stavano bevendo alcolici... Un momento, il bambino aveva in mano un bicchiere di succo d'arancia prima... Perché ora il contenuto era violaceo? Fece finta di niente e cominciò a spippolare col cellulare per distrarsi quando, con la sua dolce voce da maestra avvezza a dare 4, la minore delle Farron richiamò l'attenzione di tutti, anche degli aviopirati seduti in fondo al locale, e iniziò a diffondere il suo folle piano. E Noel di cose folli ne aveva sentite. Insomma, era stato catapultato nel tempo diverse volte e aveva lanciato in aria un Moguri e aveva assistito, non senza sgomento, ad una gara di velocità su moto tra Snow e Cloud. Eppure ancora si meravigliava di come la sua compagna di viaggio potesse uscirsene con certe strategie psicopatiche che, a volte, funzionavano pure.

“Dunque, in conclusione, non dobbiamo far altro che rapire Hope, farlo ubriacare e poi portarlo alla mensa da mia sorella!”
“E non pensi che così facendo non arriverà mai in tempo?”
“Naa! Hope arriva sempre con tremendo anticipo agli appuntamenti con Light.”
“E per quanto riguarda il suo rapimento? Che scusa intendi utilizzare?”
“Nessuna scusa! Lo rapiremo come fanno i ninja!”
“Ragazza... Tu guardi troppa televisione...”
“Dubiti dunque del mio piano Sazh?!”
“Ti devo anche rispondere?”
“Ok, ok. – il guerriero monocolore intervenne nella discussione con aria seria- Probabilmente non vorrete sentirvelo dire, ma le vostre liti sono infantili. Il piano di Serah non è certo una perla di acume, ma è l'unico che abbiamo e vi posso assicurare che rendere ubriaco quel ragazzo forse è l'unica soluzione.”
“Perché dici così?”

Il guardiano del cuore di Etro guardò tutti con aria rassegnata, come se solo lui possedesse la saggezza necessaria a comprendere quegli argomenti e fosse costretto a spiegare il discorso a dei piccoli alunni indisciplinati. Vanille avrebbe sicuramente accettato alla prima il piano della giovane maestra se non fosse che era crollata sul divanetto del locale senza il minimo pudore, ma essendo appunto K.O. non poteva forzare tutti a prendere parte all'impresa. Accanto a lei Dajh e Fang la stuzzicavano con cannucce e piume ( Piume... Seriamente? Dove le hanno trovate??) e sembravano divertirsi un mondo, non badando minimamente alla discussione in corso.
Tanto meglio per loro.

Si risparmiano un sacco di mal di testa. Perché io li sto ancora ascoltando?

“È ovvio signori. Quel moccioso è troppo timido per fare un passo avanti e Lightning è invece una tigre orgogliosa che non farà mai il primo passo. Non possiamo agire su di lei, quindi meglio plasmare lui. Come tutti ben sappiamo lei è una guerriera, cioccolatini e mazzi di fiori non sortirebbero il loro effetto, anzi, farebbero peggio! Perciò dobbiamo utilizzare un approccio più diretto: romantico ma essenziale. Ed il ragazzo è in grado di parlare liberamente solo da ubriaco con quel cervellone che si ritrova.”

Noel guardò il suo mentore a bocca aperta ed occhi sgranati per quella che sembrò un'eternità, e così fecero tutti gli altri. Seriamente quell'uomo aveva detto ciò che aveva appena detto? Ok, sembra un gioco di parole, ma attualmente Caius stava esprimendo un concetto con una certa logica. Ancora perplesso, il cacciatore trovò le parole per eliminare i dubbi di tutti i presenti.

“Ma... Ma tu queste cose... Come le sai?”
“Ovvio, no? Ho vissuto per tantissimo tempo ed anch'io ho avuto le mie relazioni sentimentali. Chiamatemi pure come il vostro Cupido personale.”

L'omone accompagnò la frase fingendo di incoccare una freccia ad un arco immaginario e con un sorriso malizioso che se si fosse trovato in un manga sarebbe stato accompagnato da un gigante sparkle d'oro. Il tenero Dajh a quel punto si mise in mezzo a loro e, in preda ad un folle entusiasmo da sovrabbondanza di zuccheri, iniziò a saltellare di fronte a Caius urlando “Rapiamo zio Hope! Sarà divertente!! E poi voglio che si mettano insiemeeeeeee!!”

Stranamente soltanto Noel trovò la scena al limite dell'umana decenza, tanto più che i suoi amici se la ridevano gaiamente, tralasciando la piccola pulsiana che ronfava sul divanetto come se non ci fosse un domani.

“Dunque cosa credete di fare? Pensate davvero che tutto si svolgerà secondo i vostri piani? Insomma, fingersi ninja mi sembra una bambinata incredibile.”
“Smettila di essere così negativo, Noel! Vedrai che sarà un successone. Dobbiamo solo trovare gli abiti adatti alla missione.”
“Se volete nella mia catena di negozi dovremmo avere indumenti simili a tute da combattimento.”
“Catena di vestiti? Maestro... Tu hai una catena di vestiti?!”
“Certo figliuolo. La Cain&Caius è famosissima nel mondo della moda, soprattutto per aver lanciato la moda del colore più bello del pianeta... Il viola!”

Ora si capivano molte cose. Anche il perché il suo maestro e rivale ultimamente sembrava andare in giro con un'aria assai sbrilluccicante e conquistatrice. Ciò diede da pensare al giovane cacciatore. Lui non stava concludendo nulla: passava le sue giornate a gironzolare attorno ad Hope per vedere se c'era qualcosa da fare, su Facebook a parlare male di altri in chat e ad ascoltare musica rap.

Ho bisogno di ritrovare il mio stila di vita... Magari domani vado a parlarne con Hope...

Passarono così il resto della serata: organizzando i dettagli per la mattina precedente e consigliando a Serah cure mentali per il suo fidanzato. Nessuno sembrò accorgersi che il bar si era svuotato, avendo la combriccola spaventato a morte tutti i clienti con il suo comportamento sopra alle righe (il fatto che Dajh andasse in giro a rincorrere il piccolo chocobo del padre buttando giù tutto l'arredamento non c'entrava niente, naturalmente).
E fu così che venne la mattina seguente. La mattina aspettata con trepidazione da tutti neanche fosse la giornata dei fuochi di Nuova Bodhum.

 

                                                  *                    *                   *                 *

Le sette del mattino non erano mai sembrate così dolci alla frizzante Serah che stiracchiandosi sorrideva in maniera ebete preparando la colazione. Il piano organizzato si dipanava limpido nella sua mente ed al pensiero la sua gioia aumentava esponenzialmente col passare del tempo. Quei due dovevano mettersi insieme, anche a costo di rivoltare tutta la città e di fare un lavaggio del cervello ai suoi amici; Noel non sembrava comprendere la gravità della situazione, ma tutto ciò era per una buona causa: i soprusi di Lightning su tutto e tutti dovevano finire seduta stante.
Voleva farsi un viaggetto da sola con Snow? No! Perché la sua cara sorella aveva da ridire su luogo, tempo di viaggio e inutilità di tale.
Voleva organizzare una gita alle terme tutti insieme? Ma neanche implorando gli dei! Lei ed Hope erano troppo occupati per quisquilie di poco conto come quelle.

Quando pensava a quanti dei suoi meravigliosi progetti erano andati in fumo... Le saliva una rabbia incontenibile. Tanto più che aveva osato imporre una dieta a Snow! E, insomma, tutti sapevano che lui era una buona forchetta. Non a caso lui e Quina erano tra i finalisti alle gare di mangiatori di wurstel che si tenevano durante le fiere e che venivano puntualmente vinti dalla terza finalista, Brahne.
Sempre più convinta di fare un'opera di bene lasciò un foglietto per Snow sul tavolo della cucina per informarlo sulle novità e sul piano e, indossato il suo vecchio abito che aveva utilizzato durante l'odissea che aveva riportato tutti a casa, si diresse verso la piazza in cui si erano dati appuntamento.
E come una vera diva, era già in ritardo di venti minuti, ma questi sono dettagli trascurabili.

“Complimentoni Serah. Il piano è tuo e già sei in ritardo. Poi la gente si domanda perché si deve preoccupare che qualcuno stia tentando di salvarli.”
“Acido già di prima mattina Caius?”
“Si. Perché io e Mister Cespuglio, qua, insieme al figliolo, stiamo aspettando da ben venti minuti.”
“Sei sicuro di essere un esperto di ragazze? Eppure dovresti sapere che è la regola farsi attendere con trepidazione dall'amato.”
“Ringraziando il cielo io non sono il tuo ragazzo.”
“Già, ed ora compatisco il povero Snow...”
“Siete tutti in combutta contro di me?”

Mentre il trio litigava, perdendo ulteriore tempo prezioso, il piccolo bambino insieme a loro aveva creato un'inedita canzone per la missione le cui parole sembravano un po' minacciose ad un orecchio esterno, ignaro del piano. “Tutti insiem lo rapirem, e la verità estorcerem. Siamo valenti e coraggiosi ninja che arriveranno alla vittoria, anche con la pistola!”
Povero cucciolo, non si rendeva molto conto di ciò che stava dicendo...

Nel frattempo i prescelti (così avevano deciso di chiamarsi dato che il resto della compagnia aveva allegramente forcato l'impresa) si diressero nel più vicino centro commerciale per cercare le tute più congeniali a terminare l'opera. Due ore e mezza dopo, minuto più, vestito meno, erano riusciti a trovare il necessario. Serah aveva buttato all'aria tutti gli abiti che trovava scartandoli con disgusto ed elencando una sequela di esigenze estetiche la sua persona necessitava avere, Caius non riusciva a trovare la tuta viola dei suoi sogni e Sazh cercava un passamontagna adatto a contenere la sua enorme chioma. Alla fine la situazione si era risolta così: Sazh aveva preso un abito a caso e lo aveva passato alle minore delle Farron che, rimasta entusiasta della fortuita scelta, lo comprò subito; Cain era venuto appositamente saltando per portare un abito in tinta unita al guerriero più chic di sempre (?); Chocolina era stata così gentile da trovare al piota di aeronavi un copricapo in taglia extra-large di colore fucsia (e qui la maestra aveva brontolato sul fatto che il fucsia col verde proprio non ci stava bene).
Il piccolo Dajh aveva invece trovato un vestito da carnevale delle Tartarughe Ninja. Forse era il più adatto a quella carnevalata.

Fatto sta che, per essere tutti felici e contenti, si erano già fatte le dodici e mezza e se non volevano perdere la loro grande occasione dovevano correre alla mensa militare. E qui sorse un enorme problema: il correre.
Mentre erano sulla via principale, osservati con sgomento da tutti i passanti, iniziarono ad accelerare il passo. Caso vuole che in mezzo alla via, accanto ad un gigante cartellone segnaletico con scritto “Attenzione! Causa lavori in corso, non passate di qui.” vi fosse un tombino leggermente rialzato. E mentre tre dei nostri eroi si allargavano per schivare i lavori, una creatura dal cervello richiedente una lobotomia della parte contagiata dalle onde telefoniche correva allegramente controllando gli ultimi tweet senza badare alla direzione.

Inutile dire che inciampò nel tombino finendo rovinosamente a terra. Sotto gli sguardi attoniti e divertiti dei suoi amici si rialzò fingendo indifferenza per proseguire. Ma non fece in tempo a fare due passi che si accorse di una catastrofe: il suo dispositivo elettronico mobile preferito era accidentalmente e rovinosamente caduto al suolo.

Con la grazia di un ornitorinco e la leggiadria di Kimahri si voltò indietro per recuperarlo, il suo viso contorto in una smorfia di terrore per il telefono che poteva essere irrimediabilmente rotto.
Il sudore imperlava la sua fronte, il suo battito accelerava quando... inciampò nuovamente, e stavolta di faccia, nel tombino.
Attorno a lei le persone non sapevano se ridere o piangere per la sciagurata. Persino Tidus sarebbe rimasto commosso da tanta stupidità e goffaggine.
Rialzandosi ancora una volta tranquilla e serena, come se avesse solamente starnutito, recupererò l'oggetto che, a quanto pare, era ancora funzionante. Indietreggiò sui suoi passi lieta dell'evento.
E, strano a dirsi, cadde nuovamente battendo dolorosamente il fondo schiena sul duro asfalto.
Una voce sotto di lei si alzò irritata.

“Chi diamine è l'imbecille che continua a passare di qui?! E che casino sta facendo?! Ma che diamine è, un rinoceronte?”

Per evitare altri imbarazzanti incidenti, il pulsiano col gonnellino sollevò in aria la fanciulla e se la caricò sulle spalle.

“Assurdo. Ed io che pensavo che fosse impossibile fare figure orrende del genere. Ti faccio i miei complimenti ragazza. Sì, un'altra volta. Potresti diventare uno dei miei nuovi simboli di goffaggine.”
“Però il telefono sta bene.”
“Per caso hai battuto la testa quando eri piccola?”
“Antipatico.”
“Imbranata.”

Battibeccando lungo la strada, con al seguito la famigliola che si mangiava un bel gelato alla fragola, arrivarono alla posizione X. O perlomeno così aveva segnato il luogo sulla sua mappa Serah. Non fecero in tempo a passare cinque minuti che la loro designata vittima si avvicinava spensieratamente a loro.

Ed il resto è storia.

L'unico soddisfatto fu il violaceo che aveva recuperato il numero di una ragazza completamente gratis e già si affacciava nella sua testa il modo migliore per abbordarla.

Fu ancora una volta il più giovane del gruppo a richiamare l'attenzione di tutti.

“Ma noi...non avevamo un piano B?”
“Certo che ce l'abbiamo.”
“Parli seriamente Serah?”
“Parlo molto seriamente, Sazh.”

La ragazza iniziò a ridacchiare in maniera malvagia, tanto da spaventare una povera guardia che passava lì vicino ed andava a mangiare.

“Potrei iniziare a stimarti, ragazza.”
“Ed ora... Andremo dalla nostra consulente speciale di malvagità: la diabolica Mog!”
“Oh, santo cielo... Ascolta figliuola, non ti sembra di star esagerando?”
“Certo che no! Ho detto che si metteranno insieme e si metteranno insieme!”

Il discorso proseguì mentre si allontanavano lentamente. Nessuno si accorse che, nascosto dall'altra parte della strada, Snow sogghignava divertito attendendo il momento della sua gloria.

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Capitolo 6
*** Di folli, folli crociere ed un malvagio complotto ***


Saaaaaalve... *ok, potete lanciare i pomodori ora* Sono sparita per un'eternità, ma se l'università vuole, sono in vacanza!! *tira fuori fuochi d'artificio e coriandoli* Dunque eccovi un veloce aggiornamento della storia e spero non sia così pessimo...=P
Come al solito i diritti vanno alla Square ^_^

 

Di folli, folli crociere ed un malvagio complotto

 

Ed eccoli lì. Uno accanto all'altra, distanti pochi centimetri, come nei migliori sogni di Hope, mentre... Si trovavano in fila ad aspettare il loro turno.
Si, non esattamente un appuntamento da sogno, ma per come era iniziata quella giornata già era un progresso. Gli era quasi preso un infarto quando aveva visto comparire i quattro vestiti a quella maniera!
Poi era lui lo strano che faceva le foto... Ok, il suo era un problema un po' maniacale, ma messo al confronto con i problemi di quegli squilibrati...
Fatto sta che ora era in una mensa militare, dal disturbante color rosa confetto, dietro alla sua mentore aspettando di potersi cibare del suo cibo preferito.
E la domanda sorge spontanea: cosa potrebbero cucinare in una mensa militare per scorbutici uomini con muscoli più resistenti dei macigni che piaceva tanto al direttore dell'Accademia? Sbobba.
La sbobba è la risposta. Un verde liquame allo stato plasmatico dal sapore non definito e dalla consistenza che superava le leggi della fisica.
Ed Hope amava quella roba. Per il semplice fatto che il sapore era buono e lo scienziato si divertiva a cercare di capire di che cosa potesse essere composto tale piatto.
La ragazza davanti a lei si voltò sconsolata e vedendo gli occhi luccicanti del giovane in preda a fame da sbobba non poté non lasciare un sospiro di rassegnazione.

“Al direttore piace questa roba.”
“E a chi non piace?”
“A chi ha il senso della vista e dell'olfatto, per esempio.”
“Su, Light, ammettilo... Quella roba è buona quando la mandi giù!”
“Se riesci a mandarla giù, s'intende.”
“Allora perché siamo venuti qui?”
“Perché a te piace e perché avevamo bisogno di un posto tranquillo in cui discutere di Snow.”

Il giovane si guardò attorno e il suo sguardo cadeva solo su virulenti uomini, ma anche virulenti donne, armati fino ai denti e con sguardi truci e malvagissimi. Di certo erano al sicuro, ma non era proprio d'accordo riguardo al significato della parola tranquillo.

“Smettila di essere così inquieto, sono tutte brave persone. Di me ti fidi no?”

Be', ragionando oggettivamente, mi stavi abbandonando al mio destino all'età di quattordici anni e con manie di vendetta nei confronti di Snow, ma credo che possano essere considerati dettagli...

“Si, certo... Però, ecco, la prossima volta troviamo un posto DAVVERO tranquillo.”
“Ovvero?”
“Non lo so, un ristorante in centro, un bar da qualche parte. Magari con un tavolino appartato in un angolo.”
“Estheim, ci stai per caso provando?”

Ed ecco che la pallida pelle dello scienziato tornò nuovamente a toccare quel magico color rosso degno di un Pomodoro Smarrito o delle antenne ponpon (Cioè, esattamente cosa sono? Non servono a niente, tra l'altro. Nemmeno gli studi di Hope e di Cid Highwind trovano risposta a tale enigma) dei moguri. Iniziava a sospettare che la gente si divertisse a vederlo così. Se non altro Lightning stava abbozzando un sorriso, quindi... Si. La gente si divertiva a vederlo cambiare colore.

“Stavo scherzando, Hope. Non ti preoccupare.”

Intanto la fila procedeva e loro erano sempre più vicini alla persona più scorbutica del pianeta. Si, persino più scorbutica di Light quando si svegliava col piede sbagliato ed era finito il caffè; persino più di Auron rimasto senza la sua bevanda preferita all'interno della sua borraccia. La signora senza nome, dagli ispidi capelli castani e dalla corporatura più che robusta, che serviva i piatti dei soldati in coda. La donna dall'occhio malvagio quasi sempre chiuso. Che per comodità, dato che nessuno ne conosce il vero nome, chiameremo affettuosamente Ochu. Ogni relazione con stazza ed irritazione da post-riposino è assolutamente casuale.
Tale Ochu era intenta a servire l'unico soldato sempre allegro, Zack, il quale stava tentando in tutti i modi di attaccare bottone con qualcuno, con scarsi risultati. Ed il fatto che l'arcigno occhio destro della signora si stesse aprendo faceva ben capire quanta irritazione nei confronti del povero soldato essa provasse. Al povero toccò una scarsa razione di cibo e l'acqua al posto dell'etere frizzante.
A Hope il ragazzo, invece, stava simpatico: prima di tutto perché era uno dei pochi con cui potevi parlare senza ricevere una fulminata con lo sguardo e poi perché lo aveva aiutato a scattare alcune delle foto incriminate che adesso si trovavano a casa di Snow.
Al pensiero che uno dei NORA potesse trovarle lo scienziato si sentì percorrere da un brivido freddo e sinistro.

Dopo aver recuperato la sua dose di calorie e aver cercato di scacciare quei pensieri dalla testa, seguì Lightning verso uno dei tavoli più appartati. Non che ce ne fosse tanto bisogno... Guardandosi intorno notò che ogni tavolo sembrava appartato, considerato chi vi era seduto. Anche se veniva un po' da ridere a vedere quegli uomini tutti d'un pezzo seduti a dei tavoli rosa, su sedie azzurre e pareti decorate con soffici nuvole. Il decoratore d'interni doveva essersi sbagliato con un asilo.

“Allora torniamo a ciò di cui dovevamo parlare dal principio: Snow.”
“Già... Ultimamente quell'uomo sta rientrando in tutte le mie discussioni. Inizio a sospettare che in realtà sia innamorato di me e voglia fare incursione nei miei pensieri.”

La soldatessa rilasciò sputacchiando un larga dose di quella pappa informe sul piatto, iniziando a tossire e richiamando l'attenzione di molti presenti che, sospettando un attentato, avevano già sguainato le spade. Ripresasi, fece cenno con la mano ai suoi colleghi di tornare tranquillamente ai loro pasti. Il fatto che bastasse un solo segno della mano per far comprendere a tutti la stessa cosa lasciò di stucco il direttore che era solito sbraitare come un behemoth per farsi dare ascolto da quelle menti perse che erano i suoi collaboratori.

“Ti prego. Non ripetere mai più una cosa simile. MAI. Più. Ho appena avuto l'orrenda visione di te davanti all'altare insieme a Snow. E lui indossava un abito da sposa.”
“Ti prego, Light! Voglio mangiare!”
“Non dirlo a me!”
“Okok... Il problema è questo. Tuo fratello...”
“Che ancora NON è mio fratello.”
“... Si, lui, ha un grosso problema con la sua carenza di cioccolato. E forse non è solo quello il problema. Insomma, ha uno sguardo omicida da qualche giorno a questa parte, e la cosa mi preoccupa.”

La soldatessa iniziò a meditare, cercando di mandare giù il cibo senza odorarlo, mentre osservava il suo amico ingurgitare affamato ogni forchettata. Il suo futuro cognato non le era sembrato poi così malvagio negli ultimi tempi... A parte la carenza di dolciumi. Ma gli stava facendo bene, aveva perso anche un po' di peso. Anche se sospettava che sua sorella gli stesse passando qualcosa.

“Insomma Light, l'altro giorno mi ha praticamente ricattato! È stato inquietante e...”
“Ricattato? E come? E perché?”

Probabilmente il fato aveva deciso di far morire il giovane strozzandolo proprio quel giorno. Hope aveva infine capito che tra le morti più cruenti e sanguinolente c'era proprio quella per soffocamento, nella quale perdi i sensi lentamente... O così sperava. Ma essendo il fato esasperatamente contro di lui lo fece sopravvivere e guardare interdetto la sua mentore per qualche minuto, tanto da farlo sembrare sotto effetto di sostanze psichedeliche. Molto forti.

“Ricatto? Quale ricatto? Chi ha detto ricatto?!”
“Tu, Hope.”
“Ah, si?”
“Sicuro di sentirti bene? Non è che per caso vuoi anche te il numero della psicologa?”
“No, grazie, la conosco già.”
“Eh?”
“Come non detto.”
“Insomma...!! Che sta succedendo?! Inizio a sospettare che questo sia un complotto per fare in modo che io dia il consenso a Snow a sposare mia sorella e...”

Non fece in tempo a finire la frase che fuori dal finestrone alla fine del tavolo comparve il pluricitato tizio biondo con tanto di sorriso smagliante che li salutava allegro. E con la sua solita sciarpa stavolta attorno al collo. Con 40 gradi centigradi all'ombra.
Lo sguardo di tutti i commensali s'incrociò all'unisono alla sola vista di quel folle con l'abbigliamento invernale durante quella giornata afosa.
La soldatessa si mise una mano sul volto esterrefatta, mentre lo scienziato guardava ancora l'amico a bocca spalancata. E chissà, forse causa quel sorriso contagioso, si era anche messo a salutare l'eroe con la mano che ancora impugnava la forchetta.

“Lo sapevo. È diventato scemo. Ha dei grossi problemi. Cioè, io come faccio a dargli il consenso a sposare mia sorella?!”
“Devi ammettere che anche Serah ha avuto la meravigliosa idea di vestirsi da ninja e di tentare di rapirmi. Sono fatti l'uno per l'altra.”

Cercò di riprendersi un Estheim in preda ad allucinazioni. O quelle che sperava essere allucinazioni.

“Il fatto che la sanità mentale di mia sorella stia degenerando è dovuta solo a quel folle! Andiamo a sentire cosa vuole, prima che gli arrivi questo piatto di sbobba schifosa in faccia...”

E a quel punto non potavano fare altro dato che l'urlo della donna al bancone squarciò i loro timpani, ed il suo ingombrante corpo mimava la loro prossima dipartita da questo mondo a calci nel sedere fino al raggiungimento di Valhalla (se da vivi o da morti non è dato saperlo, ma non desideravano testare la forza e la pazienza dell'Ochu già inferocito come un Ifrit). Del resto avevano offeso la sua meravigliosa zuppa. Sì... La tipa la faceva passare per zuppa, ma tutti avevano ribattezzato quella roba con un nome più consono. Il vero problema è che Ochu ci sentiva benissimo e nessuno poteva insultare il suo piatto davanti a lei. O dietro di lei. O nelle sue vicinanze. Insomma, in un raggio di un kilometro dalla sua figura imponente.

Giunti all'esterno la gioiosa figura del biondone li attendeva felice ed allegro. L'aura oscura che aveva quella mattina completamente svanita. O così sembrava.

“Genteeeeee! Vi voglio un mondo di bene, lo sapete vero?”
“Noi no.”

La risposta in sincrono portò solo il ricattatore a sorridere con ancora più convinzione. Peccato che il sopracciglio alzato e le narici dilatate della sua quasi cognata avrebbero dovuto farlo fuggire a gambe levate.

“Allora, dato che vi voglio tanto bene, ho un favore da chiedervi.”
“Ti odio Snow Villiers.”
“Io ti odiavo. Penso che tornerò a farlo.”
“Ti ricordo che le foto sono ancora in mio possesso, direttore birichino.”

Hope si sentì gelare il sangue. Nel frattempo la soldatessa guardava gli scambi di occhiate che avvenivano tra i due, cercando ci capirci qualcosa. Per ora aveva solo dedotto che l'unica persona che considerava sana doveva avere dei grossi problemi con qualche macchina fotografica, perché non c'era verso che fosse sotto ricatto di quel babbuino.

“Hope... Che cosa..?”
“Niente, Light. Niente.”
“Già, il ragazzo è un monello, sotto sotto.”
“Senti da che pulpito viene la predica, cosa volevi dirci, piuttosto?”
“Signori... Io e Serah partiamo per una crociera!”

La soldatessa iniziò a coprirsi di un'aura nera e malvagia.

“E quando avevate intenzione di dirmelo?! Poi ti chiedi perché non mi fido a lasciarti Serah!! La stai facendo diventare una cattiva persona!”
“Nono, aspetta sorella. Lei ancora non sa niente.”
“Eh?”
“È per questo che sono qui. Così che tu potessi darmi il consenso prima dirglielo, altrimenti poi ti lamenti che faccio le cose di nascosto.”

Un sopracciglio alzato.

“Ovviamente ho già pagato tutto.”

Un pugno alzato.

“Con la carta di credito di Hope, naturalmente.”

Un sopracciglio argentato alzato.

“Ed ho prenotato la vacanza VIP.”

Un ulteriore pugno alzato.

“Ragazzi, perché sembrate in procinto di volermi menare?”
“Ma figurati, Snow!”

Una figura ingombrante stesa a terra dolorante.

“A volte mi domando se sia scemo, se faccia finta di non capire per poter passare per scemo ed avere i privilegi del caso o se è masochista ed ama venire picchiato.”
“Light, porsi queste domande è inutile. Lui è così. E pensare che quando avevo quattordici anni, dopo aver tentato di ucciderlo, lo pensavo una persona degna di rispetto...”
“Ragazzi, io sono qui.”
“Purtroppo lo sappiamo, grazie.”
“Vi voglio bene.”
“Noi no.”
“E la risposta alla crociera?”
“Te lo scordi! Hai rubato la mia carta!”
“Si... Però Hope devi ammettere che ormai è tutto pagato, tanto vale che ci vadano, no?”
“Sorella, lo sapevo che mi volevi bene! E ricordati, Hope, tu hai un patto con me!”
“Io non ti... Hope, che diamine! Cosa intende dire?!”
“Mi dai la carta della psicologa?”
“No, credo piuttosto di doverti affiancare un detective privato per tenerti d'occhio.”

E da dietro l'angolo, alle spalle di Snow, comparve Mog. Svolazzante e con un sorriso dolce ed accattivante sul suo volto. Ed Hope ancora non riusciva a capire molte cose di lui... Ad esempio come faccia a svolazzare, o se il suo zuccherato corpo non contenga una corposa dose di veleno.

“Ciao, ragazzi! Che succede?”
“Ah, ciao, Mog. Scusaci se siamo un po' alterati ma quel genio di mio cogna... ehm, volevo dire, compagno di avventure, ha rubato la mia carta di credito per partire in crociera con Serah.”
“E perché non partite anche voi?”
“Eh?”
“Si, giusto! Dai ragazzi, facciamo una vacanza tutti insieme, no? Tranquilli, l'eroe penserà a tutto!”
“Con la mia carta immagino.”
“Ovviamente.”

Rassegnati all'idea che i loro amici non avrebbero ceduto all'idea di fare una vacanza e, soprattutto, dato che Light voleva assolutamente controllare i due nella loro vacanza, accettarono di chiedere le ferie per partire in questa follia. E anche Snow sembrava assumere un'aria più gioiosa a questa notizia.
Poco poteva sapere il giovane direttore che la sua carta era già stata svuotata di molti suoi risparmi per poter ospitare sulla nave tutta la combriccola di amici (almeno il biglietto di Dajh era ridotto) e che Mog iniziava a mettere il suo malefico zampino nel piano che aveva lui e la soldatessa come protagonisti. E ovviamente il biondo eroe non avrebbe lasciato le foto a casa... No di certo!

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Capitolo 7
*** Special Chapter 2: Come NON abbordare una psicologa ***


Eeeeeeeeh, salve! Per vostra sfortuna sono nuovamente tornata con uno strano e pazzo capitolo. Volevo pubblicarlo solo dopo aver finito di scrivere il seguente ma, dato che sto cercando di farlo essere il penultimo capitolo, la cosa si è allungata molto... xD 
Dunque vi rubo un po' di prezioso tempo per questo piccolo e sciocco capitolo che spero possa piacere a qualcuno *landa desolata* xD
I diritti per i personaggi sono sempre della Square =P
Grazie per chi ancora legge queste mie strambe fantasie xD

 

 



Special Chapter 2: Come NON abbordare una psicologa

In cima ad un enorme palazzo del centro città, dove risiedevano le sedi degli uomini più importanti e gli edifici delle aziende più prestigiose, si trovava l'ufficio di una nota psicologa con svariati pazienti. Quando aveva deciso di iniziare questo lavoro pensava di poter dare una mano a chi, come lei ed alcuni suoi amici, presentava problemi col suo subconscio, ma mai, mai si sarebbe aspettata di dover subire l'orda di malati mentali che varcavano la soglia del suo ufficio.
E difatti anche quel giorno la aspettavano nuovi pazienti da accogliere con il sorriso e da mandare via con un tic nervoso all'occhio. Uno di questi, un omaccione con un vestito monocolore, che era un assassinio vicino alle pareti arancio chiaro, stava salendo in quel momento sull'ascensore, ostentando un sorriso da conquistatore che in poche, ma anche in pochi, sarebbero riuscite a resistere. O perlomeno così credeva lui. Del resto soffriva di manie di grandezza e questo la dottoressa l'avrebbe visto da miglia di distanza.
Pieno di sé, petto in fuori ed aria da gradasso si fece largo nella sala d'aspetto dove il soldato che stava appena uscendo inarcò un sopracciglio alla sua vista.
Spaventato dal suo portamento? No, inorridito dal vestiario, che del resto in pochi lo apprezzavano.

“Ehm... Signor Caius Ballad?”
“Si, sono io.”
“Prego si accomodi.”

L'omaccione si trovò davanti uno scricciolo di ragazza, dai lunghi capelli VERDI. E la fissò inebetito per qualche secondo. Sì, perché se già i capelli rosa erano anormali benché naturali e lui utilizzasse le migliori tinture per rendere i suoi capelli di uno scintillante viola, i capelli di quella ragazza lo ammaliarono e quasi accecarono. Fortuna che aveva rubato qualche tempo fa quegli orrendi occhiali che Lightning era solita indossare. Ciò gli fece pensare a quando tra tre corti giorni si sarebbe trovato a vivere una vacanza da urlo, in crociera, già pagata.
Amava la carta di credito del Direttore.
Ma, tornando alla situazione attuale, non poteva fare a meno di vagliare la possibilità di far diventare il verde il suo secondo colore preferito.

“Buongiorno, si accomodi pure sul lettino, prego. Il mio nome è Terra. Se mi è possibile chiederglielo, chi le ha consigliato il mio studio?”
“Oh, Lightning Farron.”
“Ah.”

La giovane fece una smorfia come di dolore. Sapeva già che da quella maniaca del lavoro non poteva arrivare nessuno minimamente sano di mente. Fece un respiro profondo e tornò a parlare col suo interlocutore.

“Bene. Mi racconti, qual'è il suo problema?”
“Be'... Deve sapere che io... Sono estremamente bello. Ed ho ucciso la Dea Etro, ma questi sono dettagli.”

Terra annuì con la testa e annotò sul suo taccuino: manie di grandezza, allucinazioni, estremamente sicuro di sé, crede di essere superiore a un Dio.
Ci volle tanta forza di volontà per non ridergli in faccia, dato che stava facendo uno strano sorriso.

“E come mai ha deciso di venire da me?”
“Be', pensavo che dovevo pur conoscere una bellezza sfolgorante come la sua.”
“Ceeerto...”
“E, in realtà, ultimamente non riesco a trovare una ragazza adatta a me, nonostante abbia aperto un nuovo negozio estremamente alla moda.”

Perché la cosa non mi stupisce?

“Non ne dubito, signor Caius. Vuole provare a raccontarmi la sua prima storia?”
“Oh, molto volentieri. È una storia risalente ad un millennio di anni fa...”

Qui siamo messi peggio di quanto mi immaginassi... Avevo un altro paziente che parlava di secoli. Già, il Direttore. Chissà se si conoscono.

"Una curiosità, lei conosce per caso il signor Direttore dell'Accademia?"
"Intende Hope, il moccioso? Ma sì, certo, non siamo molto amici, ma ho un rapporto molto particolare con la sua carta di credito. Tornando alle cose serie, scusi se mi permetto di prendere parola, la ragazza di cui le parlavo si chiama Yeul. Cioè, ho avuto altre ragazze prima e non avevo con lei un rapporto propriamente da fidanzati, era più una sorella, però..."

Perfetto. è stato mandato da Lightning ed è amico di Hope. O povera me... Ed ha più manie di grandezza di Kefka. Cioè, almeno lui era folle per la sua travagliata storia e non era propriamente cosciente di se stesso... Ma questo tipo è anche lucido!

"... però, insomma, è stato un vero smacco vedere che non condivideva le mie idee dopo tutto quello che ho fatto per lei! Deve sapere che è una ragazza molto dolce, saggia per la sua età, sempre molto pacata..."
"Mi scusi, ma quanti anni ha?"
"Ora? Diciassette. Però, prima dipendeva dall'epoca in cui la incrociavi. A volte ne aveva anche meno."

A questo punto lo sguardo della povera psicologa si fece vacuo e pensieroso ed anche un po' preoccupato. Perché il tipo davanti a lei sembrava dimostrare venticinque anni e, niente in contrario con le relazioni con grande stacco di età, iniziava a sospettare che tra i suoi problemi vi fosse anche quello dell'attrazione verso giovani fin troppo giovani. Desiderò tanto avere accanto a lei uno dei suoi amici per sicurezza in quel momento. Tossì leggermente e poi tornò ad interessarsi al suo interlocutore che aveva a tutti gli effetti bisogno di una cura.

"E questa ragazza l'ha più vista?"
"Oh, si, certo. La vedo quasi tutti i giorni, del resto siamo amici. Sta insieme al mio apprendista, ora ufficialmente un cacciatore. Anche se ultimamente sembra aver perso la testa. Comunque stanno bene insieme."
"Oh, capisco il problema."
"Il problema? Quale problema?"
"Lei si sente inferiore rispetto al suo apprendista."
"Eh?"

Adesso fu la volta di Caius di inarcare un sopracciglio e mostrarsi stupito. La tipa carina e gentile davanti a lui sembrava proporre una soluzione inconcepibile. Almeno per le sue idee.

"Il suo amico ha successo con le ragazze?"
"Direi di sì... Credo..."
"Ecco. Lei si sente inferiore a lui per questo motivo, quindi cerca di presentarsi come una persona piena di sé e sfrontata."
"Io... Cosa?"
“È evidente. Lei sta cercando la sua vera autostima imponendosi sugli altri.”
“No, io sto cercando di conquistarla.”
“Cosa che fa con tutte le ragazze che incontra.”
“Ma... No! Diamine, certo che no! Mi ci vede a provarci con... che ne so... Lightning? Non sarebbe da me, insomma, non... Oh, diamine.”
“Appunto.”
“Mi aiuti, dottoressa.”
“Naturalmente. Questo è il mio lavoro.”

Per un attimo Caius cercò di capire come la situazione fosse degenerata fino a tal livello, per poi accantonare quella linea di pensiero, dato che già gli era difficile concepire come lui potesse avere un problema di invidia.
Ma la seducente ragazza davanti a lui, tanto sicura di sé, non lasciava adito a dubbi.

“Dobbiamo trovare ciò che la rende orgoglioso e farle capire che non ha niente da invidiare agli altri. Per caso ha qualche hobby che ama particolarmente?”
“Non saprei... A parte il viola e dare noia agli altri... Nel tempo libero gioco a golf ma non sono un granché.”

La psicologa inarcò un sopracciglio. Come quel tipo potesse avere hobbies così assurdi e strani, la spiazzava. Sempre che il viola e dare noia agli altri potessero essere intesi come tali.
Annotò questi dettagli sulla sua cartella, mentre con la coda dell'occhio osservava speranzosa l'orologio.
Invano, perché mancava ancora mezz'ora prima della chiusura dello studio, il ché le strappò un sospiro di rassegnazione. Le sarebbe toccato fare le corse per arrivare allo spettacolo a cui Celes era stata costretta a partecipare, ovviamente per colpa do Looke. Guardò il suo foglio e poi nuovamente il tizio con l'aria ammiccante.

“Be'... Esattamente cosa intende con il viola?”
“Sa, sono un patito di questo colore. Tutti i miei abiti devono essere viola, ed ovviamente i miei capelli sono trattati con i migliori coloranti di marca. Io ed un mio amico, anche lui molto patito, abbiamo aperto un negozio che si è ben presto rivelato un successo, così ora ne stiamo aprendo una catena.”
“Affascinante... E i parli un po' del golf.”
“Sa, dovevo pur trovare qualcosa da fare per passare il tempo. Dirigere un negozio è impegnativo, ma soltanto in alcuni periodi, dunque mi dà modo di sbizzarrirmi. Tutti i miei compari lavorano molto assiduamente, quindi mi trovo lunghe giornate da passare in tranquillità. Ho scoperto il golf e l'ho trovato il gioco ideale: così pacato... Tranquillo...”

Perché lei è una persona tranquilla, vero? Mi ha appena detto di aver ucciso una Dea e si reputa tranquillo...

“E soprattutto è un gioco molto lungo, quindi ideale per passare le giornate.”
“E qualcuno dei suoi amici sa giocarci?”
“No.”
“Qualcuno dei suoi amici ha aperto una catena di negozi?”
“No.”
“Allora dovrebbe essere orgoglioso di sé stesso, non trova?”
“Si, certo.”
“Quindi perché dovrebbe essere invidioso del suo amico?”
“Non saprei. Però se serve a conquistarla mi va bene tutto.”
“Questo è un Leviathan che si morde la coda. Tutto deriva dalla sua insoddisfatta vita sentimentale.”
“Allora che ne dice se andiamo a berci un bicchierino uno di questi giorni?”
“Non può abbordare una ragazza portandola a bere!”
“Certo. È più semplice con l'alcool in corpo... Aspetti, è un sì?”
“Assolutamente no. Sto cercando di risolvere i suoi problemi.”
“Ma se esce con me il problema è risolto.”

L'espressione scioccata che si dipinse sul suo volto preoccupò il non più giovane guerriero per quel breve lasso di tempo nel quale i suoi neuroni non ancora annebbiati dal colorante riuscirono a formulare un pensiero coerente. La sua mente annebbiata procreò successivamente il pensiero che tale espressione poteva nascere solo dallo stupore di essere invitata da un essere meraviglioso quale era lui: il suo splendore sempre più accecante grazie agli sparkles che contornavano la sua mascolina figura. Un lasso di tempo assai breve, tra l'altro, dopo il quale Terra, ripresasi, vagliò la possibilità di assecondare il suo paziente. Del resto secondo alcune teorie psico-analitiche l'innamorarsi del proprio psicologo curante era da considerarsi normale, anche se tale avvenimento era previsto dopo costanti sedute, non dopo trenta minuti passati a delirare.
Un silenzio imbarazzante calò nello studio: perché il primo stava aspettando una risposta e la seconda non voleva dare tale risposta.
La ragazza iniziò titubante quello che poteva essere la risposta più importante della sua vita, perché dopo aver salvato il mondo può sempre accadere qualcosa di ancora più sconvolgente.

“Signore... Per il bene della sua cura, credo proprio che accetterò tale incarico. Tra tutti i pazienti che ho avuto lei mi sembra quello con più complessi tutti insieme... Persino Kefka sembra un sano di mente in confronto a lei, e persino Sephirtoh, vecchio cliente dello studio, sembra normale. Proprio per questo motivo accetterò di stare in sua compagnia. Ma sia chiaro, non ho alcuna intenzione di venire a bere con lei!”
“In crociera?”
“Eh? Non le sembra un po' avventata come cosa?”
“Lo sarebbe se non partissi per una crociera tra quattro giorni e non avessi a disposizione il passpartou per tutti i divertimenti del pianeta.”
“Ovvero?”
“Il denaro. Di un amico. Non mio, ovviamente, mi guarderei bene dallo spenderlo.”
“Ma...”
“Suvvia non faccia così, sia più elastica. Si godrà una splendida crociera tra amici... Le assicuro che sono tutte persone simpatiche anche se un po' particolari.”
“Io, veramente...”
“Allora è andata! La aspetto davanti al mio negozio in centro, quello vicino alla piazza Orochi, alle 9 di mattina e da lì andiamo al luogo dell'incontro. Mi raccomando si porti una capiente valigia già piena.”
“Ma signore lei non...”
“A lunedì allora!”

Il baldanzoso, allegro e pimpante Caius Ballad uscì dall'ufficio con aria sicura e rasserenata, ostentando un sorriso a trentadue denti che, piuttosto che mettere gioia, incuteva un certo timore, salutando tutti pazienti e gli addetti ai servizi presenti.
Altri cinque minuti ed era già entrato nel conto in banca del Direttore e prenotato una suite in più sulla crociera.
Si prospettava una gita davvero interessante.

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Capitolo 8
*** Di feste, complotti e pscine ***


Eeeeeeeeeee incredibile ma vero... Sono tornata! xD 
Ci ho impiegato un'altra vita come al solito, ma alla fine ho finito anche questo capitolo, che dovrebbe essere un pochino più lungo dei precedenti ^_^
Innanzitutto ringrazio tutte le gentili persone che seguono ancora questa follia e che hanno cortesemente recensito, grazie mille xDD
Sembrano i saluti finali, ma non lo sono. Se non mi faccio prendere da follie in teoria il prossimo capitolo è l'ultimo. ^_^
Se avete consigli, suggerimenti sulla scrittura, trovate errori o semplicemente volete dare un'opinione a me farebbe molto piacere. Ho scoperto che si imparano un sacco di cose dai commenti dei lettori (come si scrive, ad esempio).

Buona lettura! (spero ^^)



Di feste, complotti e piscine

Hope Estheim sapeva che non doveva odiare i suoi amici. Perché, a tutti gli effetti, rimanevano i suoi migliori amici.
Sapeva anche che non doveva farsi prendere dalla collera, che doveva controllare i suoi istinti. Aveva bisogno di ragionare con calma, in maniera logica e comprensiva, come quando aveva dovuto bloccare la carta di credito 3 giorni prima della partenza dopo aver scoperto un'ulteriore camera prenotata a suo nome.
Sapeva che doveva agire con calma e pazienza, anche se si trovava sul molo alle sette di mattino, quando l'ora dell'imbarco era prevista per le undici e lui e Lightning erano gli unici due stupidi che si erano fatti abbindolare giungendo così presto.
Non doveva odiarli. Del resto l'avevano fatto anche per lui, per concedergli una pausa. L'avevano fatto per essere nuovamente insieme, come una grande famiglia.

Continuava a ripetersi queste parole il giovane scienziato a cui stava salendo un irrefrenabile istinto omicida condito da sadismo estremo. Non potevano nemmeno spostarsi tanto dato che Lightning, seguendo le parole della sorella, si era trascinata dietro una valigia dal peso consistente ed un'altra più piccola carica come un Chocobo in mezzo alle Dune Arse dopo ore di caccia folle.
Ed anche lui non era da meno: dato che non se la sentiva di lasciare tutti i progetti in mano ai suoi collaboratori (che durante la settimana erano riusciti a far diventare un tostapane un robot assassino) si era portato dietro pile e pile di progetti tenuti celati in valigette con riconoscimento dell'impronta digitale, dato che a bordo era stata invitata anche Alyssa.
I due, sul molo, isolati nel niente, erano tentati dal chiamare gli altri e spaventarli con una finta anticipata partenza, per poi ravvedersi considerando che non era proprio il modo migliore per iniziare un viaggio di una settimana.
Attesero al caldo, in silenzio su di una panchina, per le ristanti quattro ore che mancavano all'arrivo degli altri. In realtà non proprio in silenzio, dato che Hope tentò in maniera un po' goffa di passarle un braccio dietro le spalle con la scusa di ascoltare l'ultimo singolo di Lenne che lei aveva in cuffia. Non poteva nemmeno offrirle da bere, perché avrebbero dovuto trasportare i bagagli per miglia prima di arrivare al bar più vicino. Quindi ascoltarono per ore musica, parlando del più e del meno, fino a quando la soldatessa, forse solo perché stava crollando dal sonno, si appoggiò alla spalla del ragazzo per riposare.

Nel giovane l'odio sparì immediatamente ed egli iniziò, invece, a benedire Snow e tutta la compagnia che... Decise di presentarsi al molo proprio in quell'esatto momento.
Partirono inevitabili le imprecazioni.

Costretto a spostare Light, prima che partissero gli striduli gridi di Serah, si alzò, rassegnato all'idea di dover passare una settimana con persone oramai senza un solo neurone all'interno dei loro crani.
Il primo in vista, grazie al quale poté evitare pettegolezzi, fu proprio Snow, con ancora la sua sciarpa al collo, che arrivava zompettando abbracciando Serah. Quest'ultima sembrava più interessata al telefono che ad altro, nonostante Noel le stesse parlando con visibile irritazione ed esasperazione. Hope capì più tardi che l'amico voleva riportarla sulla strada della natura e della vita sana (l'allontanamento dalla città stava già dando i suoi frutti). Dietro di lui Yeul portava la sua valigia con un po' di affanno e sembrava ridere dei discorsi del suo ragazzo: dopo il periodo in cui la loro attrazione era trasparente come gli abiti di Shiva, si erano finalmente decisi ad ufficializzare la cosa.
Dietro a loro Vanille e Yuj sembravano discutere delle loro unghie, a giudicare dalle mani alzate con le dita tese e le espressioni di vanità sui loro volti, mentre Fang, Gadot e Maqui erano rilegati al ruolo di facchini, con al carico almeno una decina di pesi tra borse e valigie.
Mano per la mano Sazh e Dajh camminavano allegri, l'unico quadretto familiare decente in quella massa di decerebrati che, domanda ancora senza risposta nel cervello del direttore, erano arrivati non si sa come tutti insieme alla stessa ora.
Persino Alyssa era con loro che rideva e scherzava.
In fondo al gruppo spiccava la figura di viola vestita che con ostentata sicurezza faceva da guida per il molo. Il molo in mezzo al niente, quindi non si sa bene di cosa stava facendo la guida.
Accanto a lui con fare titubante passeggiava una figura dai capelli verdi che...

Terra? Che diamine ci fa la mia psicologa, qua?!

E lo stesso pensiero doveva essere passato anche nella testa di Lightning che si alzò di scatto, guardò Hope, guardò Caius e poi Terra. Poi nuovamente Caius per ritornare su Terra.

“Che diamine...?! Non mi dire che è andato davvero allo studio che gli avevo consigliato!”
“Perché tu conosci Terra?”
“Certo, è la psicologa militare e... Tu come la conosci?”
“Storia lunga.”
“E perché sono arrivati tutti insieme e noi siamo qui dalle sette di mattina?”
“Sarà la prima cosa di cui mi accerterò appena saranno a portata di schiaffi.”

Con l'avvicinarsi anche la combriccola iniziò a guardare i due poveri malcapitati ed iniziarono a salutare entusiasti, evidentemente ignari della lunga attesa a cui li avevano sottoposti o eccelsi attori. Serah abbracciò la sorella e presentò Terra come la ragazza di Caius che si sarebbe unita al gruppo.
Dopodiché, auto-nominatosi capo della spedizione, Snow prese la parola indicando l'enorme nave da crociera in approssimazione.

“Bene! Dato che ci siamo tutti possiamo avvicinarci per i controlli e per imbarcarci e...”
“Snow.”
“Si, Hope?”
“Per quale motivo ci hai fatti venire qui con quattro ore di anticipo?”
“Perché... Abbiamo pensato fosse uno scherzo divertente!”
“Snow! Scusalo Hope, scherzava. In realtà abbiamo dimenticato di avvisarvi che avevano cambiato l'orario.”
“Quindi, Serah, voi avete avvertito TUTTI tranne, casualmente, me e Light?”
“Esatto.”
“Ci devo credere?”
“Parola di salvatrice del mondo!”
“Ma tu non...”
“Quisquiglie, l'importante è che siamo tutti qui, no?”

Per degli intensi attimi le due sorelle si scambiarono sguardi accesi di sfida fino a che la maggiore non decise che era inutile tentare di parlare in maniera razionale con una che si era legata i capelli con un enorme fiocco rosso.
Così seguendo il baldanzoso Snow si avvicinarono al ponte per l'imbarco dove furono controllati i loro biglietti e dove Hope si sentì dire da una steward “Lei è così gentile a pagare per tutti i suoi amici!”.
Cosa che lo mandò estremamente in collera, pur mostrando uno sfavillante sorriso alla ragazza.

Una volta a bordo ognuno si diresse alle proprie stanze per depositare tutti i bagagli che avevano appresso e, come nel caso di Hope e Snow, per insultare liberamente il proprio compagno di stanza.
Perché il direttore era davvero riuscito a sperare di poter ottenere una camera con la sua soldatessa preferita, contando sul fatto che Snow volesse passare la gita con Serah e magari fargli un piccolo favore per il tutto il denaro che aveva speso... E invece no!
Mai una gioia, proprio.

Oh, nobile Etro. Perché questi compagni di avventure mi hai fatto trovare? Niente contro il povero Sazh, ma gli altri? Seriamente, che ti ho fatto di male?

Ma sapeva benissimo che la dea mai avrebbe risposto, parlare con gli umani non era il suo passatempo preferito ed oramai anche lei era andata in un posto migliore per mano del neo-fidanzato della compagnia.

“Ah, Hope”
“Cosa vuoi, gigante?”
“Come siamo scorbutici... Eppure hai passato tutta la mattinata insieme a Lightning, giusto?”
“Era un occhiolino quello che hai appena fatto? No, perché era orrendo.”
“Uffa ragazzo, rilassati! Anche perché avrò bisogno di te per un piano...”
“Al quale farò volentieri a meno di partecipare.”
“Al quale sarai costretto a partecipare perché io ho qualcosa che tu vuoi indietro.”
“Verme maledetto... Viscido...”
“Ehi, non hai sentito chiamare anche tu? Credo sia Serah.”
“Non fare il finto tonto!”

Ma non fece in tempo a fermarlo che già era corso fuori con ghigno malefico in volto. Iniziava a sospettare che c'era qualcosa di terribilmente sbagliato dentro Snow. E anche fuori.
Almeno aveva avuto buon gusto: le cabine erano linde e profumate, i letti morbidi con lenzuola lilla che profumavano di lavanda e tutti i comfort inclusi. Perlomeno non doveva pensare al lavoro.
E difatti vide la sua assistente correre come una folle nella stessa direzione in cui era scomparso il troglodita.
E poi un arrabbiato Noel con Yeul che arrancava dietro.
E Terra trascinata da Caius.

“Che diavolo...”

Per fortuna la sua salvatrice fece capolino dalla porta guardandolo con aria accigliata.

“A quanto pare Lebreau e Fang hanno invaso il bar e stanno servendo drink gratuiti. Altamente alcolici.”
“Ma siamo qui da a malapena cinque minuti!”
“Non lo so, Hope. Non lo so e non lo voglio sapere.”
“Perché?!”

Una scrollata di spalle gli indicò che anche lei condivideva quello stato di rassegnazione-disperazione che da qualche tempo contrassegnavano le sue giornate.
Sospirando i due imboccarono il corridoio con un'andatura molto lenta, sperando che per il loro arrivo gli altri fossero stati buttati tutti fuori dalla sala bar.

“Hope...”
“Dimmi. Che c'è?”
“Ecco... Non so come spiegarmi... Ma ho la sensazione che ci sia un complotto sotto questa gita per stare tutti insieme. Tra l'altro ci hanno anche abbandonato su di una panchina per quattro ore. Tu ne sai qualcosa?”
“Ehm... Diciamo di no. Snow mi ha fatto capire che ha qualche piano malvagio in testa, ma non ho la minia idea di cosa sia.”
“Ma tu sei dalla mia parte, vero?”

Ora Estheim, tira fuori una di quelle frasi da romanzo rosa che mentre dormi ti compaiono come funghi... Vuole il tuo supporto, avanti!
E per favore, smettila di parlare con te stesso che inizi a rasentare la follia.

Ed ovviamente le parole gli morirono in gola ancora prima di iniziare e, dopo aver preso un grosso respiro, si trovò ad annaspare come un pesce fuor d'acqua. Tanto che Lightning fu costretta a tirargli un ceffone per farlo riprendere.

Grandioso. Davvero un'ottima figura. Da vero uomo.

“Quello che volevo dirti, prima di morire nei miei pensieri, è che io sar...”
“Ragazzi muovetevi o vi perdete il meglio! Scusa se ho interrotto qualcosa Hope!”

La voce dell'eroe rimbombò per tutto il corridoio trapanando un timpano del quasi-confessato e lasciandogli un tic nervoso all'occhio che lo faceva rassomigliare ad uno schizofrenico. E forse lo era diventato davvero.

“Giuro. Giuro sul mio lavoro di direttore dell'Accademia che avrò la mia vendetta su quell'uomo con la sciarpa e con il quoziente intellettivo di Quina.”
“Deduco che tu sia dalla mia parte.”
“Sempre.”
“Ehm... Grazie.”

Ehi, ehi! Era del rossore quello? Ho appena fatto qualcosa di giusto? Devo iniziare a pensare meno...

 

* * * *


Quando le cose si mettono stranamente bene bisogna sempre pensare che da qualche altra parte vi sia in corso qualche evento tragico o una apocalisse zombie.
In realtà non si trattava di nessuna delle due cose dato che il festino nel salone bar, ancora prima della partenza della crociera, stava proseguendo in maniera splendida per i frequentatori, mentre in disparte un pubblico meno attivo non sembrava apprezzare le follie in corso.
Sazh scuoteva la testa, trattenendo il suo pargoletto dall'immergersi in quelle pericolose bevande colorate che, se non erano alcoliche, erano altamente zuccherate.
Gli stewards sembravano invece apprezzare e si divertivano insieme a Fang, che aveva deciso che utilizzare lo sportello del bancone era troppo scomodo e servire tutti camminando sopra al bancone stesso e sopra ai tavolini avrebbe portato più gioia alla festa.
Terra si trovava in un angolino, molto imbarazzata, stringendo un drink dello stesso colore dei suoi capelli e non pareva gioire al doverlo bere.
Noel era evidentemente seccato. Aveva preso posto accanto a Serah che continuava a messaggiare con un sorriso ebete in faccia. Il giovane le stava facendo una predica infinita che ovviamente la sua amica non udiva per l'alto rumore della musica.

All'entrata dei rassegnati la sala si presentava più come una discoteca improvvisata, dunque. Si guardarono attorno spaesati cercando di capire in quale universo parallelo si erano catapultati.
Il giovane scienziato raggiunse il vecchio pilota per un aggiornamento rapido della situazione, mentre la maggiore delle Farron cercava di parlare con una funambola e divertita Fang.

“Ehi, Sazh! Com'è la situazione?”
“Un disastro. Non so cosa gli è preso di organizzare una festa a quest'ora che i bambini sono ancora svegli... E non abbiamo nemmeno pranzato. Ed in quel Bacardi c'è troppo poco succo di limone!”
“Ok... Tralasciando l'ultima parte, siamo estremamente d'accordo. Ma il comandante e gli impiegati non hanno detto niente?”
“Sono lì in mezzo che ballano. Il comandante della nave è quello laggiù... Il tipo elegante e raffinato con i capelli bianchi... Mi sembra si chiami Setzer. Credo.”
“Oook... E come procedono le cose? Ti sembra che migliorino o peggiorino?”
“Figliolo, stanno drinkando come non mai, secondo te come possono migliorare le cose? La tua assistente sta ballando come una folle e ridendo ossessivamente e Vanille sembra essere uscita da quel cartone animato strambo... Com'è che lo chiamano? Ah, si! Il kyactus ballerino e il suo amico robottino. Seriamente, io pensavo di potermi prendere una pausa!”
“Non lo dire a me”
“Signor Estheim?”

Hope si voltò di scatto ed abbassò lo sguardo per vedere la sua psicologa a pochi centimetri da lui con aria timida e imbarazzata.

“Mi scusi se mi trovo qui su questa nave a sue spese, il signor Ballad... Cioè, Caius, ha voluto che venissi anch'io. Queste situazioni... Sono...Ecco, sono all'ordine del giorno?”
“Diciamo più o meno. Ho degli amici molto particolari.”
“Ehi, ragazzo, non infilare anche me nel gruppo!”
“Lui invece è Sazh, un povero pilota pieno di acciacchi.”
“Grazie per la presentazione da vecchio...”
“Ci siamo visti prima sul molo, ma sono lieta di conoscerla con più calma. Io sono Terra, la psicologa e pseudo-ragazza di Caius.”
“Ora capisco molte cose. Mi domandavo come una giovane e delicata fanciulla come lei potesse essersi trovata un uomo come quello.”
“Oh, lei mi lusinga signore!”
“Sazh... Sei un vecchio marpione.”
“Ma Hope! Io non intendevo...”

La risata della ragazza fece sorridere anche i due, alleggerì l'atmosfera e mise Terra a suo agio e più propensa a parlare. Continuarono la conversazione mentre osservavano la sala che si popolava e Lightning che tentava di far scendere la corvina pulsiana da una scala molta alta sulla quale stava ballando.

“Mi scusi direttore, posso farle una domanda?”
“Certo, certo! E dammi del tu.”
“La ragazza molto forte e decisa che ti considera un grande amico e di cui tu sei follemente innamorato, tanto da avere un piccolo segreto che la riguarda, è per caso il sergente Farron?”

E per poco Hope non finì strozzato dalla sua stessa saliva.
Sazh dietro di lui si era accasciato al suolo dalle risate ed anche Dajh sembrava estremamente divertito dalla situazione.
Con le lacrime agli occhi, pur sforzandosi di darsi un contegno, l'afro-style si alzò, diede una pacca sulla spalla alla ragazza, che lo guardava stranita, e proseguì nella sua risata.
E dato che il direttore sembrava morto rispose in sua vece.

“Benvenuta nel gruppo, ragazza! Ci hai preso in pieno. Ed anche se non so di quale sia questo piccolo segreto, sappi che qua ogni singola persona sa della catastrofica cotta di questo povero ragazzo... Ogni singola persona tranne la diretta interessata ovviamente.”
“E lei...?”
“È una statua di marmo. Stiamo cercando di capire... Per noi è un sì, ma se il ragazzo qui non si muove a fare qualcosa non lo sapremo mai.”
“Posso far parte del complotto?”

Un Hope sbigottito si girò a guardarli, scioccato ed orripilato da quello che stava udendo. Se persino la sua psicologa voleva mettere becco negli affari suoi significava che la situazione in cui si trovava era disastragica. In particolar modo se iniziava a farsi contagiare dai termini di Riku.

“Terra ti prego... Non anche tu...”
“Ma posso darti una mano. Durante la visita di controllo mentale obbligatoria per i soldati potrei fare discretamente qualche domanda.”
“Sei un genio, signorina!”
“Ragazzi, vi prego...”
“Su figliolo, ammettilo. Ti serve una mano. Non comportarti come un lento Shoopuf.”
“Aaaaaaaaargh! Insomma! È vero che io amo...”
“Che cosa?”

Ed ecco che furtiva come un gatto la protagonista dei loro pettegolezzi si intrufolava nella conversazione. Facendo esplodere la materia grigia del ragazzo come un pyros.

“Il miele. Amo moltissimo il miele.”
“Sul serio?”
“Certo, Light. Non te l'ho mai detto?”
“No... A saperlo i biscotti dell'altra volta li facevo col miele. Comunque, parlando di cosa serie, se quella donna si rompe l'osso del collo non sono affari miei e credo che Snow sia ubriaco dato che parla di foto e di ricatti... Ma non ho capito bene. In ogni caso se mi cercate io sono in piscina, qua dentro non si vive.”

Girò i tacchi e scomparve dalla stanza, lasciando Estheim nel panico, Brandford imbarazzata e preoccupata per il suo cliente e il vecchio Katzroy pensieroso sul futuro del collo di Fang.

Ma in particolar modo l'albino ora aveva una ardua scelta da compiere: andare a strozzare Snow o intrufolarsi in piscina.
La seconda ipotesi lo mandò in estasi al solo pensiero e gli stampò sul volto un sorriso ebete e gioioso che nemmeno fosse stato sotto stupefacenti avrebbe potuto avere. Tolse il bicchiere dalle mani di Terra, mandò giù in un colpo quello strano liquido zuccheratissimo, lasciando poi il bicchiere sul bancone, salutò i suoi amici e balzellò fuori dall'ingresso.

“Io non ho visto niente.”
“Chissà a cosa stava pensando...”
“Signorina, non pensarci troppo su. Io lo so e ti assicuro che non vuoi saperlo.”
“Ci prendiamo un po' d'acqua?”
“Molto volentieri."

 * * * *

Lightning era conoscenza degli strani avvenimenti che prendevano luogo accanto a lei. Tutti si comportavano in maniera molto strana e subdola e reputava addirittura sinistro il modo in cui si sentiva tenuta d'occhio.
Però stupiva in ogni caso trovare, nel corridoio verso la piscina, una foto con ritratta se stessa seduta al bancone del gelataio, una delle rare uscite con la sorella.
Lo stupore si trasforma in sbigottimento quando, davanti alla porta degli spogliatoi, trova una foto di se mentre dorme sul divano.
Dopodiché è la volta della foto in costume da bagno posta ai piedi degli armadietti.
La sacra arrabbiatura, invisibile sul volto della protagonista ma rimbombante nella sua testa come fuochi d'artificio che stavano buttando giù tutte le divinità esistenti, ebbe il suo momento più fulgido alla vista di una foto con lei di spalle, in pantaloncini, che si stava cambiando ( dunque a torso irrimediabilmente nudo).

“Cosa diamine...?! Scommetto il mio trofeo di platino su Fifa che qui c'è lo zampino di Snow... Anzi, ci scommetto le mie vincite alle gare chocobo!! Io quell'uomo lo uccido... Anzi, prima lo torturo, poi lo uccido, poi chiedo a Bhunivelze di riportarlo in vita e poi lo ri-torturo.”

Visibilmente incavolata come una biscia e pronta a mordere chiunque avesse la mala idea di pararsi davanti a lei, si diresse alla piscina speranzosa di rilassare i suoi nervi.
Aperta la porta e pronta a tuffarsi, vide nell'acqua... Hope.
Che fino a cinque minuti fa era nella sala bar.

Che diavolo...? Ma la gente mi pedina? Però finché è lui può andare...

“Ehi, Hope! Anche tu qui, come mai?”
“Be', mi hai dato un'ottima idea prima. Quindi ho pensato di farti compagnia. Qua non c'è confusione, c'è tranquillità... Siamo solo io e te...”

E Lightning vide un ghigno imbarazzato comparire sul volto del suo amico prima che voltasse la testa.

Forse si è deciso... Quasi quasi gli lascio credere di essere caduto nella friendzone... Quanto sono malefica e spietata! Ho lavorato troppo al fianco di divinità crudeli, credo. Forse. Naaaaaah!

Si diresse verso la piscina intenzionata a tuffarsi e a torturarlo un po', quando sui gradini della scala vide un'altra foto. L'ennesima foto.

“Hope.”
“Si?”
“Per favore, dimmi che non sei tu che hai sparpagliato in giro queste mie foto.”
“Foto?”

La ragazza si immerse e gli portò la carta incriminata, serie come un ispettore di polizia alla ricerca di indizi.

“Le ho trovate dappertutto, non ne posso più!”
“Dappertutto?! A giro..?! Io... Non...”

Lightning giurò di aver visto passare il terrore sul volto del ragazzo che la guardava con gli occhi fuori dalle orbite e che aveva iniziato a tremare.

“Lo sapevo deve essere colpa di Snow!”
“Ecco... Si. Cioè, credo. In un certo senso... D-Di sicuro, ecco...”
“Hope, sei diventato balbuziente.”
“Probabilmente.”
“Che poi mi domando, come diamine ha fatto a scattarmi queste foto? E quando? E perché? Io lo uccido!”
“Ehm... Si...”
“E se fosse stato Caius?”
“Non credo, è sempre stato troppo impegnato a dare noia a me e ai miei soldi.”
“Credo di aver capito!”
“Cosa?”
“Il perché.”
“Di cosa?”
“Dell'esistenza dell'universo... Sveglio, direttore! Intendo del perché stanno facendo tutta questa baraonda!”
“Ah, si? A me piacerebbe solo che la finissero...”
“E la smetteranno.”

Un sorriso malizioso si dipinse sul volto della guerriera per la splendida idea che le era venuta in mente.

Come uccidere due mostri con una combo... Sarà divertente. Molto divertente. E soprattutto forse risolviamo questo perenne stallo.

Pose sul bordo della vasca la foto che lo scienziato stava ancora tenendo fra le mani e lo guardò stringendogli le spalle, e vedendolo lentamente arrossire e sprofondare si sentì estremamente soddisfatta. Poi trasformò il suo volto in una maschera di serietà, cercando di trasmettergli l'urgenza della situazione.

“Hope. Dobbiamo fare una cosa per interrompere questa follia.”
“Ovvero?”
“Sai anche tu che è l'unica soluzione.”
“Dobbiamo... Dobbiamo ucciderli tutti? In tal caso ci sto!”
“Ma no, sciocco! Noi... Dobbiamo far finta di metterci insieme e comportarci come una coppia. Così saranno soddisfatti!”
“...”
“Allora?”
“... Sì...”
“Molto bene! E.. Ehi, Hope! Stai bene? Che succede?”

E a solo un'ora dalla partenza il Direttore dell'Accademia, la speranza del popolo di Cocoon e Gran Pulse, il genio Hope Estheim, si trovava ad affrontare una morte per infarto e annegamento.

Be', almeno sarebbe morto col sorriso in faccia, in una piscina, accanto al sogno della sua vita.

 

 

 

 


 

 

 


 

 

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Capitolo 9
*** Di amici, coppie e camere d'albergo ***


Incredibile tornare ancora qui su EFP dopo così tanto tempo. La vita mi ha tenuta ben lontana dalle stupide storie che mi piace scrivere, e solo reccentemente, entrando poi nel gruppo FB, sono tornata su quest'account. È stato incredibile leggere i commenti lasciati ed è stato bellissimo vedere che ha fatto ridere qualcun altro oltre a far sbizzarrire me alla tastiera. Non so se c'è ancora qualcuno che vorrà leggere questo capitolo (che non è l'ultimo, perchè avevo pensato di scriverlo tutto insieme, ma mi dispiaceva non pubblicare quel poco che ho re-iniziao a mettere insieme) ma mi ha fatto immensamente piacere leggere i commenti e voglio tentare di finire continuando a divertirmi male. Molto male. Un abbraccio enorme a tutti quelli che sono arrivati fin qui.


Di amici, coppie e camere d'albergo


Circondata dall'oscurità una ghignante figura osservava lo schermo del suo telefono, soddisfatta.
Il perpetuo vibrare del suo strumento elettronico passava inosservato nel rumore della sala, ma ne gioiva il proprietario che continuava a muovere ossessivamente le dita sullo schermo touch.Il suo piano era perfetto.
Inarrestabile.
Inaffondabile.
Una risata malvagia sfuggì alle sue labbra lucide e rosee.

“Serah! Tu mi inquieti! Con chi stai parlando? Cos'era quella risata degna di Kefka?!”
“Ammutolisciti, Noel, e torna nel tuo campo di erbe ghishal... Io ho una missione da portare a termine.”

Un'altra sguaiata risata riecheggiò attraverso le chiacchiere ed il suono martellante dei bassi, lasciando sbigottito il compagno di tavolo che molto lentamente andò a raggiungere la psicologa.
Urgeva rimedio drastico.

 

* * * *

Hope Estheim si riteneva un uomo molto fortunato. Certo, le sue vittorie se le era dovute sudare, ma per arrivare alla sua posizione ed attirare l'attenzione di molte pulzelle pronte ad erigere fan club in suo onore doveva ringraziare la fortuna e madre natura. E la sua marca preferita di shampoo, “L'uomo che conquista”, quella con in copertina un attore albino dai lunghi capelli che fanno swish e una lunga katana in mano (doppi sensi ampiamente voluti dalla compagnia di idratazione per capelli).Però ora la fortuna sembrava girare da tutt'altra parte dato che le sue adorate e preziose foto erano state sparse per la piscina.
E la sua carta di credito era quasi prosciugata.
E che aveva finito il suo shampoo.
Maledizione.
Oltretutto rimaneva da svelare il mistero per il quale si trovava sdraiato in camera sua e vestito, cosa che avrebbe presto risolto insieme a due mazzate sul capo di Snow e al trillare del suo smartphone.

“Pronto?”
“Hope, ti sei ripreso?”
“Ehm... Sì, Light, credo tu mi abbia preso alla sprovvista.”
“L'avevo notato. Vengo a prenderti tra quindici minuti, fatti trovare pronto per la cena.”
“La cena?!”
“Se non te ne sei accorto sei rimasto a letto per un bel po' di tempo... Sono le venti spaccate. Ah, preparati per il piano!”
“Il piano? Quale piano?!”

Lo scienziato balzò sul letto col telefono acceso in mano e l'inequivocabile segnale di chiamata chiusa di sottofondo.

Calmo... Calmo... Cerca di ricordare le sue parole stamattina. Di certo non si riferisce al dover portare in sala un pianoforte. Anche perché c'è già in sala un pianoforte.
Cos'è che aveva detto sull'interrompere gli altri?
Ah, già! Noi due dobbiamo...

Una vampata di calore pervase la sua faccia che continuava a fissare sbigottita il telefono nella sua mano, forse sperando che ne uscisse fuori una mano a pizzicarlo e a urlargli che quello non era un sogno.
Dopodiché il suo cervello riesaminò tutta la conversazione e si rese conto di avere fame. Continuando a ripensare si rese altresì conto di avere un appuntamento in meno di quindici minuti.
Cioè, un finto appuntamento con la donna della sua vita.
Non che lei sapesse di esserlo, ma la sua mente era già partita per la tangente.

“Ma quindici minuti sono troppo pochi!”

Si fiondò nella doccia, dopo aver scelto l'abito da sera migliore dalla sua valigia, quasi inciampando nelle lenzuola color lilla.
Ma quello non era un giorno fortunato per il giovane direttore.

“Ho finito lo shampoo!!”

Dopo una doccia veloce ed essersi sistemato il più possibile, nonostante la mancanza del prezioso nettare per capelli, puntuale come gli orologi svizzeri sentì bussare alla sua porta insieme a quello che a lui parve il rumore di tacchi. Probabilmente doveva essergli rimasta ancora un po' d'acqua nei timpani.
Invece il suo udito aveva perfettamente ragione poiché, aprendo la porta, trovò davanti a se la sua mentore in tutto il suo sfavillante splendore mozzafiato, in un corto abito nero dal profondo scollo ed con dei tacchi bassi ai piedi.
Deglutì rumorosamente non pensando che le sue speranze potessero essere così pienamente soddisfatte... Anche se, ovviamente, era solo un piano per far zittire i loro amici.
Ma continuare a sognare non poteva fargli male... Giusto?

Da parte sua la soldatessa stava sogghignano dentro di sé dopo aver visto l'espressione ebete che aveva sul volto il suo amico. Tutte le ore in cui Serah l'aveva costretta a guardare Artemisia Makeup e insulsi programmi su come vestirsi sembravano sortire finalmente i loro effetti, anche se mai avrebbe pensato fossero utili a qualcosa.
E doveva ringraziare anche Fang, per una volta. Tutte le sere che uscivano insieme tentava di accoppiarla, nemmeno fosse un cane, con qualsiasi esemplare maschile a portata di mano ed ora Lightning aveva sviluppato delle ottime tecniche di conquista...

Mi sto davvero vantando di come sono capace ad attirare ragazzi? Seriamente? Quelle persone stanno davvero avendo dei pessimi influssi su di me. Tanto non riusciranno mai a convincermi a non costruire la mia meravigliosa fucina d'armi in casa.

E proprio in quel momento, mentre Lightning meditava su cosa stesse andando storto nella sua vita e Hope sognava ad occhi aperti a qualche centimetro dal suolo, comparvero dal corridoio le due sostenitrici nell'ombra e nell'alcool: Vanille e Fang.

“Fang, Fang!”
“ 'Nille, mi sei a due centimetri di distanza non hai bisogno di berciarmi nell'orecchio!”
“Di là, di là!”
“Non sai dire più di due parole alla volta, tesoro? Pensavo che avessi smaltito l'effetto della sbornia.”
“Sono sobria! Be', credo. Guarda alla tua sinistra!”
“Che Odino mi fulmini e Sazh smetta di dare consigli!! I miracoli accadono anche su questo pianeta!”

La confusione risvegliò la coppia immersa tra le nuvole, non senza l'imbarazzo del giovane scienziato che si ritrovò all'improvviso a braccetto con Lightning, la quale sembrava a suo agio grazie alla sua perfetta faccia da poker.
E sempre con nonchalance si rivolse ai presenti come se non stesse succedendo niente di anomalo.

“Be', andiamo tutti a cena?”

Un basito Hope si trovò ad essere trascinato per il corridoio mentre le ragazze dietro di loro sgranavano gli occhi allibite.

“Vanille.”
“Si?”
“Credo che nel cocktail ci fosse qualcosa di decisamente forte.”
“Anche nel mio”

* * * *

Definire la situazione imbarazzante non avrebbe rappresentato a pieno la scena che si presentava davanti allo sguardo di Hope che, seduto al centro della tavolata, avrebbe preferito mille volte combattere di fila tutti i boss di Kingdom Hearts 3D (si sentiva molto attratto dal taglio di capelli dell'amico del protagonista) e anzi, avrebbe preferito ritornare ad essere l'Cie e vagare nella natura di Gran Pulse senza conoscere la sua posizione e senza un goccio d'acqua.
Accanto a lui la soldatessa sembrava trovarsi molto a suo agio. Troppo a suo agio. Forse colpa del bicchiere di champagne che aveva in mano e della seconda bottiglia vuota davanti al suo piatto. Parlava allegramente con sua sorella, accanto a lei, che non perdeva occasione per scattare una foto; Hope aveva perso il conto al ventesimo falsh e non gli rimaneva che sperare nella scarsa batteria dello smartphone. Accanto a Serah, Snow era spiritato... Sembrava in preda ad un tic nervoso per mancanza da cioccolato o per l'eccessivo caldo dovuto alla sciarpa che portava al collo, sopra allo smoking.
Sazh stava lanciando frecciatine da mezz'ora mentre sogghignava col suo pargoletto, e il NORA lo stava elogiando per il suo coraggio, progettando di dedicargli una statua.
Davanti a lui Fang e Vanille erano ancora in stato catatonico-sbigottito e mangiavano con estrema lentezza.
Caius era piegato in due dalle risate. Letteralmente. Nel senso che il suo colore preferito era ora il colore del suo volto e le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi... A quanto pare il vedere Light fare la carina con qualcuno lo faceva sbellicare. Seduta vicino a lui, Terra aveva gli occhi che brillavano entusiasti e che sembravano dire “finalmente i loro problemi non saranno più i miei problemi”.
Anche Noel stava piangendo, ma per la commozione: aveva molto a cuore il suo amico, che passava le giornate chiuso in laboratorio, quasi come ad un fratello e sapeva che quello era il sogno della sua vita.
Yeul fissava il cacciatore che piangeva ed ogni tanto si voltava verso Hope per dirgli “Era tutto scritto nel destino. Questo finale era ovvio” e tornava a passare fazzoletti all'idrante.
L'unica che sembrava poco toccata dalla faccenda e sbranava le sue aragoste era Alyssa che, come se l'avvenuto fosse già stato previsto, tornava in continuazione sull'argomento del tostapane-killer perché voleva i permessi per produrlo in serie. Inoltre, sia lei che Maqui (anche lui propenso alla legalizzazione di quell'aborto di progetto) stavano cantando Auguri di Buon Natale non tenendo conto del caldo afoso che li circondava e del mese in corso.
In più le sue orecchie avevano udito dire da Serah delle parole che avevano riacceso gli occhi del deturpato promesso sposo: “Stasera puoi mangiare la cioccolata”.
C'era qualcosa che decisamente non andava.

Durante la cena, o meglio, durante il terzo grado Hope non poté far a meno di notare quanto la sorella della sua ragazza (e ancora non si capacitava del fatto di poterla chiamare così anche se per poco) aveva smesso di scrivere in maniera spasmodica sul telefono. Un vago dubbio si insinuò nella sua testa di pensatore, il dubbio di essere stato ripetutamente preso in giro da tutte le persone presenti che, escluso le due Pulsiane, non sembravano troppi sconvolti dalla notizia.
L'idea che aveva attraversato il suo cervello doveva essere passata nell'aria ed arrivata alla ragazza che ora lo tirava per il braccio; questo o sapeva leggere nel pensiero visto il modo diretto con cui gli si rivolse.

“Tranquillo, il cellulare di Serah lo requisisco io, tesoro.”
“... Eh?”
“Ho visto come lo guardavi ed ho dei sospetti anch'io, quindi fra poco glielo frego.”
“Oh, ok... Aspetta un momento, come mi hai chiamato?!”
“E dai! Entra un po' nella parte, stupinziato!”
“Stupinziato?”
“Stupido scienziato.”
“Ora sono certo che tu abbia bevuto troppo.”
“Solo il minimo necessario.”
“Se questo è il minimo non voglio sapere quando esageri... In ogni caso il tuo è un ottimo piano.”
“Quello della vacanza sullo Shoopuf?!
“Co... Quale Shoopuf?!”
“Quello di me e te che ci facciamo il giro di Gran Pulse su uno Shoopuf.”
“Ma non esistono... Sono solo in un romanzo... Non abbiamo già abbastanza animali strani in questo mondo?”
“Non uccidere i miei sogni!”
“Oh, ecco, scusa...”
“Non importa, ora recupero il telefono.”
“Perfetto! Ma com'è che ti è venuto in mente il giro sullo Shoopuf?”
“Ma cosa dici, Hope! Lo sai perfettamente che non esistono!”
“Credo di avere un grosso mal di testa in questo momento...”

La sua interlocutrice si era voltata repentinamente e, presa un'ennesima bottiglia di champagne aveva riempito il bicchierone della sorella che sembrava non essere proprio nel pieno delle sue facoltà mentali.
Stava anche lui per iniziare a bere preso dall'atmosfera festaiola, quando si sentì punzecchiare da dietro. Voltandosi si ritrovò faccia a faccia con la fontana, che ancora stava facendo sgorgare acqua e sale dal suo condotto lacrimale probabilmente collegato al lago Sulyya, e con la povera Terra che guardava impressionata il giovane cacciatore.
Quando i due si fossero alzati dal tavolo per materializzarsi alle sue spalle non era dato saperlo, l'importante è che Noel gli stava chiedendo un posto appartato in cui parlare perché era molto preoccupato, e lui certamente non si sarebbe tirato indietro dal fare un favore ad un amico.

Certo che se mi facessi pagare per ogni favore che faccio a quest'ora mi sarei comprato un intero paese...

“Raccontatemi tutto. Qual è il problema?”
“Ecco... Mi dispiace portarti via dalla festa e... Sono così felice per te!”
“Sisi, ok Noel. Non saltarmi addosso e smettila di piangere, per carità di Ramuh!”
“Giusto, giusto. Terra, vuoi parlare tu al posto mio?”
“Certamente. Abbiamo riscontrato degli strani comportamenti in Serah... Be', non che tutti voi siate normali, ma lei ha iniziato a comportarsi in maniera quasi sadica. Tanto che il biondo, che a quanto ho capito è il suo ragazzo, sembra diventato uno psicopatico con problemi di nevrosi.”
“Accurata diagnosi, direi. E fin qui ci arrivo anch'io dato che è in smoking e indossa una sciarpa.”
“Esatto, amico! Il problema è che abbiamo provato a chiedere agli altri e sembra che nessuno faccia caso a questa situazione drammatica, anzi per loro è come se fosse tutto normale!”
“Caius dice che é Top Secret, baby, non posso raccontarti niente tesoro, questione di importanza mondiale.”
“Quanto è teatrale?”
“Troppo.”
“In ogni caso... Io ho visto Serah che spippolava al telefono e rideva come un cattivo di prima categoria! Tipo Kefka per capirsi!”
“Oook... Avete fatto bene a riferirmelo. Appena Light frega il telefono a sua sorella forse avremo delle risposte. Se sé ne ricorda, perché mi pare che l'alcool le abbia fatto discretamente male.”
“Si, ma stai attento, fratello! Il male è sempre attorno a noi...”
“E tu hai visto troppi film, Noel.”

Inaspettatamente il resto della serata si svolse senza troppi intoppi o uscite inopportune; precisiamo, la compagnia non brillava per acutezza mentale, ma mai lo aveva fatto indi per cui si poteva ritenere tutto nella norma, sciarpe comprese.
Il delizioso dessert che concluse la cena mise tutti di buon umore tanto da far accendere le materie grigie in coma di Maqui e Alyssa che, accantonando il progetto del tostapane killer, pensarono a un nuovo tipo di forchetta che ti imbocca senza dover utilizzare il braccio... Perché certi cibi si gustano meglio quando sei nella dolce nullafacenza. O per lo meno, questa era la loro opinione.
E su una nave di lusso, con staff gentilissimo e giornate vuote, cosa può concludere una serata se non una sessione di ballo tra le luccicanti piste illuminate dalle luci stroboscopiche?
Come se non avessero passato tutto il pomeriggio a fare la medesima cosa, ma del resto la loro resistenza era sovraumana.
Quindi, tacchi alla mano, la pista da ballo li richiamò ancora una volta, a questo giro legalmente, per passare una magica serata.
Magica per l'atmosfera?
Magica per la compagnia e l'aria di festa?
Magica per il profondo, immenso e suggestivo oceano che li circondava?
No. Magica perché Odino, vendendoli, si era ingelosito ed era sceso giù da Valhalla apposta per unirsi ai festeggiamenti ed ora stava mostrando le sue doti da danzatore che potevano far invidia alla famosa Yuna, pop-star rinomata e celebre per le sue coreografie.
In mezzo a quella confusione il protagonista della serata decise di immergersi nei suoi pensieri.

Quindi, riassumendo: Snow prima lo ricatta dicendo che vuole la cioccolata e prosciugando il suo conto in banca poi, nonostante tutto quello che lo scienziato gli aveva dato, sparge le sue meravigliose foto in giro per la piscina in modo che la musa ispiratrice dei suoi scatti le trovi e si arrabbi... Ed oltretutto si scopre che Snow non è che abbia tutta sta carenza dolciaria da poterlo mandare in crisi, eppure si comporta come un losco ladro malvagio complottatore, cosa che non è nel suo carattere solitamente allegro e gioviale.
Oltretutto la sua quasi consorte era diventata molto strana, sempre ad armeggiare sul suo telefonino e addirittura a vestirsi da ninja.
Per il resto sembravano tutti abbastanza normali.
Forse era proprio Serah a dare ordini a Snow. E lui, di comune accordo, metteva in opera il loro piano... Ma quale era questo piano? Cosa c'entrava lui in tutto questo?

“Non c'entra niente!”
“Eh?”

L'attenzione dello scienziato venne deviata dalla voce alterata e indubbiamente brilla della sua ragazza che ora stava parlando con Noel. Avvicinandosi ai due incuriosito, il giovane lo guardò sogghignando.

“Sto cercando di farmi dire perché lei abbia finalmente deciso di farsi avanti...”
“Cosa ti fa supporre che sia stata lei?”
“Tu sei troppo timido, amico!”
“Ehi!”
“Vero, Lightning? È stata tua sorella a spingerti?”
“Te l'ho già detto, mia sorella non c'entra niente! Anzi, un po' mi manca dato che è sempre al telefono...”
“Vuoi dire che non ti ha mai incalzato o messo sotto pressione per sapere i tuoi sentimenti?”
“Mmm... Non nei precedenti tre meeeeesi.”
“Lo sta dicendo sotto l'effetto dell'alcool, quindi deve essere vero.”

Be', Serah era una brava ragazza in fondo. Non avrebbe mai cercato in modo subdolo di guidare sua sorella fino a farle ammettere ciò che provava... O forse si? O forse era proprio quello che stava facendo? E se questo pandemonio altro non era che una machiavellica orchestrazione per metterli insieme?

Machiavellica... Santo Bhunivelze, non allarghiamoci... Un pensato piano con degli orchestrali un po' scadenti. Perché, restando nel paragone, Snow nemmeno il triangolo sa suonare. E soprattutto le pedine da manovrare sono di quelle incollate sulla scacchiera che prima devi riuscire a far sciogliere la colla per smuoverle. Un pubblico impassibile come lo è Light nessuno se lo augura...
E io sto di nuovo pensando rivolgendomi a me stesso come un folle che ha bisogno di un'altra persona che affermi le sue idee per sentirsi soddisfatto... Devo uscire più spesso dal laboratorio.

Un pubblico che nessuno vorrebbe a meno che non sia sottoposto a bevande, perché la soldatessa era appena scesa in pista con Fang e Odino e si stava scatenando come una ragazzina.
Aaah, i miracoli delle alte gradazioni.

E Fang ora avanzava verso di lui. Tutta sorridente e ghignante. Bruttissimo inizio.

“Allora, mio caro Hope. Mio carissimo mocciosetto... Finalmente stai per diventare un uomo. Devo spiegarti io come funziona o le foto di quel lontano giorno te lo illustrano?”
“Fang, lo sai che quando fai così ti odio con tutta l'anima?”
“Lo so e ne sono felice.”
“Aspetta, tu ti ricordi ancora delle foto?”
“Certo! Sono ancora curiosa di sapere cosa c'è sopra! “
“Tanto non lo saprai mai.”
“E se ti passassi gli indirizzi di interessanti negozi che potrebbero esserti utili con il tuo dolce raggio di sole?”
“Puoi andare a scannarti con Caius?”
“No. Ora ha la ragazza.”
“Puoi andare a molestare la tua ragazza, allora?!”
“Ma quello lo faccio tutti i giorni! Tipo con la panna...”
“NON VOGLIO SAPERE!”
“... Ho fatto una torta e gliel'ho tirata in faccia.”
“Fang tu sei un demonio.”
“Il demonio del deserto, tesoro. Piuttosto, ti ho visto in crisi ultimamente, quindi ho delle simpatiche info per te.”
“Simpatiche...?”
“Succulente.”
“E sarebbero?”
“Piene di gusto.”
“No, Fang, non voglio il significato di succulento, voglio le INFORMAZIONI.”
“Ah, si, giusto. Sembra che Serah sia un po' snervata dal comportamento violento e stizzito di sua sorella. A quanto pare prima e dopo i pranzi con te diventa... Un pochino nervosa. E Serah vorrebbe sposarsi.”
“Mmm... Ora torna tutto...”
“No, io ancora non ho capito perché Tidus sia così scemo.”
“Ma ti sei vista?”
“Ma io sono incredibilmente bella e sexy.”
“VANIIIIILLE!! VIENI A RIPRENDERTI LA TUA RAGAZZA PRIMA CHE LA BUTTI IN MARE!”

Si, erano tutti decisamente normali.

Dopo che Vanille venne a riprendersi la sua sconsiderata compagna e dopo svariati pezzi di musica che superavano di gran lunga i decibel tollerabili dall'orecchio umano, Hope aveva optato per sedersi in un angolino e aspettare la fine della serata, troppo sconvolto mentalmente per unirsi ai festeggiamenti.
Se mai fosse riuscito a risolvere questa situazione avrebbe certamente preso un mese di ferie da passare in solitudine in qualche località di montagna, come un vecchio eremita in cerca di pace.
Ma nonostante il caos apprezzava il momento... In fondo essere tutti insieme a divertirsi, riuniti sotto lo stesso tetto, metteva allegria anche a lui. Guardare il piccolo Dajh che ballava con suo padre in un lato più tranquillo della sala, Caius e Fang che giocavano a braccio di ferro mentre Vanille li osservava divertita... La sua famiglia era stramba, ma era pur sempre la sua famiglia.
Persino Snow che sfidava Noel ad una gara di facce buffe gli metteva tenerezza.

Perso nei suoi pensieri non si accorse che Light le era accanto, decisamente brilla ma più lucida di prima e china vicina all'orecchio dello scienziato.

"Sono riuscita a prenderle il telefono anche se è stato molto difficile... Rimani sveglio, ci vediamo più tardi in camera tua per capire la situazione."
"Ok, ma..."

Nemmeno il tempo di voltare la testa che si era già volatilizzata, veloce come il suo nome.
E a lui non rimaneva che aspettare.

* * * *

Una volta rientrato in camera, ancora frastornato e barcollante, si tolse la cravatta e la ripose, insieme alla giacca, nell'ampio armadio. Il "Resta sveglio" poteva indicare una lunga attesa e doveva trovare il modo per distrarsi, quindi decise che era il momento adatto per recuperare le serie Tv che aveva lasciato indietro per colpa del lavoro.
Maledetto lavoro.
Ovviamente, non fece in tempo ad aprire il servizio di streaming sul venerabile schermo a 40 pollici Full HD che sentì bussare alla porta.
Ma i suoi sensi di ex-l'Cie gli dicevano che c'era qualcosa che non andava.
Infatti davanti ai suoi occhi si materializzò una folta chioma afro.

"Ehm... Ciao, Sazh. Entra pure... Posso aiutarti?"
"Non tu. Ma io."
"Eh?"
"Vedi figliolo, oramai ho una certa esperienza... So come funzionano le cose, soprattutto dopo una serata del genere. E so anche che tu sei imbranato."
"Cosa diav-"
"Quindi sono venuto per farti un discorsetto a quattrocchi, tra uomini, per darti una mano."
"Sazh, io non so cosa tu abbia capito, ma ho ventiquattro anni e so come funziona il corpo umano. E ho già un padre che ha avuto la tua stessa brillante idea prima del viaggio... Ancora mi chiedo perché... In chat su Valpe, tra l'altro..."
"Nono, tranquillo! Volevo parlarti di interessanti scuse per quando tu vorrai uscire in libertà e lei te lo impedirà perché gelosa o perché deve andare a fare compere."
"Ah."
"..."
"Questo è un argomento molto interessante, siediti pure Sazh."

La porta fece nuovamente cenno di voler essere aperta dall'esterno. Proprio il momento peggiore.

"Ehm... Scusa Sazh, potresti andare in bagno mentre apro? Sai, non vorrei fosse..."
"Tutto compreso, mi nascondo come un ochu nella foresta."

Una volta che il grande saggio si fu chiuso nel bagno si decise ad andare alla porta che stava venendo torturata come una povera batteria.
Trovava strano che Lightning avesse optato per tanta irruenza, ma se era brilla non c'era niente da fare. Aprì sfoggiando uno dei suoi più allegri sorrisi. E ricevette un pugno in faccia.

"Ancora non è arrivata la tua bella?"
"Fang. Io. Ti. Odio."
"Sisi, lo so, ma io e Nille dobbiamo parlarti, facci entrare."
"Hope, scusala... È ancora un po' su di giri."
"Figurati Vanille, oramai la conosco."

Una volta dentro l'afro uscì dal suo nascondiglio avendo udito le voci delle amiche e tutti e tre si misero davanti allo sventurato direttore come un plotone di esecuzione.

"Ti devo parlare!"
"Questo l'avevo capito, Fang"
"Non puoi rimanere qui! Devi andare dalla Regina dei Ghiacci e concludere! Non si può terminare una festa così!"

Grazie al cielo Vanille decise di intervenire prima che Hope insultasse la predatrice.

"Quello che vuole dire è che devi andare a salutarla, a darle la buonanotte e a dirle che tornerai pieno di medicinali domattina, come un vero gentleman."
"No, io intendevo qualcosa di più-"
"FANG!"
"Ok, Nille, sto zitta."

Un po' era toccato dalla cura e dalla preoccupazione che provavano per lui, un po' avrebbe voluto che si facessero gli affari loro. Tutte vecchie becere in quella famiglia, mai che si occupassero delle loro di relazioni.
Ma quella sera era troppo spensierato per non amarli ugualmente.
Altro battito alla porta. Ora iniziava a desiderare un campanello.
Chiuse di prepotenza i suoi ospiti nel bagno e tentò nuovamente di ritrovare il suo sorriso allegro. Solo che alla porta c'erano Alyssa e Maqui con i fogli per il progetto del tostapane killer che lo fissavano con occhi luccicanti. A questo punto aveva capito l'andazzo, non si chiese niente e gli chiuse direttamente in bagno con gli altri.
A chiave.

Io questa cosa l'ho già vissuta però... Ho un terrificante Deja Vu di gente che origlia gli affari miei.
Ma la sorte deve rincarare la dose sul poveretto e a questo giro alla porta c'era un Noel commosso. E volenteroso di dare una mano.

"Tranquillo, amico. Se hai problemi ci parlo io con Lightning, non ti preoccupare!"
"Sembra che tutti abbiate avuto la stessa idea."
"Eh?"

Aprì la porta del bagno e i cinque caddero come sacchi di patate nella stanza. Il televisore nel frattempo gli diceva che tutto era pronto per lo streaming.

"Hope! Ma lo sai quant'è piccolo quel bagno? Si soffoca!"
"E poi dobbiamo parlare!"
"Io ho i consigli!"
"Io ho portato anche il gelato!"

Estenuato abbracciò Noel e il suo gelato e guidò i suoi compagni verso il letto per farli accomodare. E suonò il campanello.
Già, il campanello c'era, ma bussare alla porta fa più virile.
Vide i suoi amici appiattirsi al muro e andare sotto il letto. Come se Sazh, ancora in smoking e con la sua carnagione scura, potesse mimetizzarsi col lilla della parete. Questa storia dei ninja doveva finire in qualche modo.
Ma oramai noncurante decise di aprire la porta lo stesso. Casomai Light si sarebbe fatta due risate. E, indovina indovinello, chi si palesò davanti agli occhi dell'uomo fortunello?
Caius e Terra. Terra e Caius. La tentazione di sbattere loro la porta in faccia era alta e prepotente, ma oramai la sua camera era diventato un rifugio, quindi tanto valeva accoglierli e riderci sopra. Doveva scriverci un libro, perché tutto ciò era troppo assurdo.

“Non sapevo che si stesse tenendo un consiglio di guerra qua dentro.”
“Molto spiritoso, Caius. A quanto pare avete avuto tutti la stessa idea...”
“Ah, si? Sono tutti venuti a parlare del concerto di Lenne che si terrà fra un mese?”
“Eeeeh... No. Scusa, pensavo fossi venuto per altro.”

La timida voce di Terra li interruppe. La ragazza ora sembrava meno a disagio, ma la sua indole dolce le impediva di essere troppo sfrontata. Anche in una stanza con all'interno nove persone. Sei delle quali erano in pose plastiche o, addirittura, uscite da sotto il letto.

“Io in realtà ero venuta a parlare di Lightning...”
“Hai consigli anche te?”
“Si, sai, come sua psicologa ci tenevo a darti qualche aiuto.”
“Allora prego, accomodati pure. Come puoi vedere c'è un accampamento nella mia piccola stanza.”
“Grazie mille.”
“Tu Caius puoi anche levarti dalle scatole.”
“Ti vedo scorbutico. La pressione gioca brutti scherzi, eh?”
“Non è la pressione è la tua presenza sull'uscio della mia camera.”
“Mi ami troppo, lo so.”
“Ma se te e Fang andate a giocare a biliardo, non sareste più felici?”
“Forse. Ma sicuramente meno divertiti.”

Il grido di approvazione e il pollice alzato arrivarono dalla guerriera alle sue spalle che aveva preso possesso del suo letto. E stava spulciando il suo televisore su serie tv compromettenti, a giudicare dai risultati da bollino rosso che il suo schermo lcd presentava.
E mentre si distraeva nel tentare di capire se quella cosa sulla copertina del film fosse un polipo o delle alghe, tanto era sfocata la qualità dell'immagine, il violaceo ne approfittò per insediarsi nel dominio dello scienziato che, chiusa la porta, guardava la scena costernato.

Ah, ecco cosa mi ricorda... La cena. Quando ho dovuto soffrire come un cane per non essere ucciso da una delle due sorelle Farron... Io non capisco. Ma nemmeno Lulu che oramai ha la sua età si comporta come una tale spettegolatrice. Aspetta, si dice spettegolatrice?

Furono due secchi rintocchi a farsi udire, a questo giro, alla sua porta. Gli otto intrusi si fiondarono nel bagno, mentre Noel mangiava il gelato e Caius bisbigliava qualcosa inviperito alla coppietta pulsiana.

Quando il giovane aprì con rassegnazione la porta, aspettandosi la rosea guerriera pronta a infamarlo per i programmi che Fang e Caius stavano facendo passare in tv, il suo volto si aprì ad un'espressione di meraviglia.
Serah lo fissava dura e fiera con al seguito il suo uomo ancora prigioniero della lana e un sorriso beffardo si stese sul suo volto.

“Credo proprio, mio caro Hope, che sia giunto il momento della resa dei conti”

 

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