E possiamo imparare di nuovo ad amare

di Sia_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo. ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo. ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo. ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo. ***
Capitolo 5: *** Quinto Capitolo. ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo. ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo. ***
Capitolo 8: *** Ottavo Capitolo. ***
Capitolo 9: *** Nono Capitolo. ***
Capitolo 10: *** Decimo Capitolo. ***
Capitolo 11: *** Undicesimo Capitolo. ***
Capitolo 12: *** Tredicesimo Capitolo. ***
Capitolo 13: *** Dodicesimo capitolo. ***
Capitolo 14: *** Quattordicesimo Capitolo. ***
Capitolo 15: *** Quindicesimo capitolo. ***
Capitolo 16: *** Sedicesimo Capitolo. ***
Capitolo 17: *** Diciassettesimo Capitolo. ***
Capitolo 18: *** Diciottesimo Capitolo. ***
Capitolo 19: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo. ***


Capitolo uno.
 

Il mal di testa era aumentato di colpo, continuando a darle un fastidio tremendo; non erano riusciti a farlo passare neanche le pasticche babbane che la madre le aveva mandato in caso di malattia istantanea.
Non le aveva mai ritenute necessarie in tutta la sua vita, ma in quel momento le erano sembrate l’ultima sua ancora di salvezza prima di cadere in un buio completo e morire di dolore.
Aveva aperto gli occhi piano e davanti a lei si era stagliato un paesaggio cupo, nero e scuro; non riusciva a vedere ad un palmo dal naso e la voglia di muoversi era andata sotto il piumone a scaldarsi ancora un po’, tanto era giorno di festa.
Aveva allungato le mani puntandole verso l’alto e aveva fatto finta di osservarle nel buio come da bambina, quando, ad Hogwarts, si svegliava prima e non aveva voglia di alzarsi per nessuna ragione al mondo, neanche per qualche incendio provocato da Seamus.
Aveva accidentalmente spostato lo sguardo sull’uomo sdraiato di fianco a lei: aveva i capelli rossi, l’odore di casa e le orecchie sempre rosse. Ronald Weasley.
Non sapeva esattamente perché o percome lei se ne fosse innamorata tempo prima, ma con lui stava bene, la faceva sentire unica, come se toccasse ogni ora del giorno il cielo con le mani o come se potesse volare. Il loro amore era stato repentino, sulle loro mani erano cadute gocce di interesse fino a riempirle del tutto e si erano messi insieme.
-Han…- una voce era partita in quel buio intenso e la sua mano era corsa veloce verso la lampada del comodino.
Avrebbe potuto pensare ad un ladro che era entrato in casa, ma la porta era sempre chiusa, le finestre sbarrate e avrebbe sicuramente sentito un rumore forte e anche Ron se ne sarebbe accorto; invece se ne stava disteso sul letto di fianco a lei con una mano vicino alla faccia e le sue guance avevano preso un colorito rossastro tanto da farlo sembrare un ebete.
Hermione si era avvicinata alla sua faccia, sicura di aver sentito male e due braccia l’avevano abbracciata da dietro, in modo forte e possente. Si era sentita sopraffatta.
Non l’aveva mai abbracciata in quel modo così duro e appassionato come in quel momento e aveva cominciato a sentire una mancanza d’aria ai polmoni.
-Hanna, ti amo.- aveva detto ancora Ron prima ti lasciarla andare e permetterle di respirare.
Quella si era buttata sul letto inerte e non aveva fatto nessun movimento per allontanarsi dal braccio troppo vicino del ragazzo accanto, per cruciarlo o per andarsene senza saluti futuri, non aveva nemmeno spento la luce che le dava abbastanza fastidio.
La testa le faceva male, aveva la certezza che il suo ragazzo la stesse tradendo e non aveva voglia di alzarsi, era giorno di festa quello, lui le aveva chiesto di sposarla.
 
***
 
-Buongiorno amore!- aveva detto trionfante Ron entrando in cucina, alzando un po’ troppo il volume della sua voce.
La ragazza si era passata una mano sulla fronte e l’aveva sentita calda al tocco, ma non era quello il momento di ammalarsi, doveva chiarire con il suo “fidanzato”.
Si era alzata in piedi, infuriata, con le occhiaie e con le guance assai rosse squadrandolo con lo sguardo.
-Chi è Hanna?- aveva chiesto allo sfortunato.
Lui era divampato sulle orecchie e aveva pensato momentaneamente ad una scusa da appiopparle anche se quella sarebbe stata la volta buona per dirle la verità.
-Una collega a lavoro, è una brutta zitella, ha perso il marito pochi mesi fa e ha cercato di risollevarsi trovandosi un lavoro e una casa. Ne è uscita vittoriosa.-
Hermione aveva rimpicciolito di più gli occhi guardandolo con fare truce cercando anche sono una incertezza nella sua voce, come un balbettio o una mancata parola.
-Una collega che viene a letto con te, vero?!-
-Certo che no, io la consolo nelle ore di lavoro!-
-La consoli… nelle ore di lavoro?- la voce di Hermione era uscita come un sospiro triste e pronto alle lacrime. Ron si era tirato una manata in faccia perché ormai era andata, lo aveva scoperto e la sua vita sarebbe praticamente andata a pezzi.
Hermione non aveva lasciato scendere lacrime e nemmeno gli aveva tirato uno schiaffo; si era limitata a sedersi su una sedia e bere un sorso del suo tè.
-Da quanto?- aveva chiesto dopo pochi minuti di silenzio nella stanza che si era fatta troppo cupa e triste.
-Da qualche mese…- aveva risposto lui sedendosi davanti a lei e tenendo le mani congiunte e scrutando la reazione della ragazza che, tuttavia, non lasciava trapelare nessuna emozione.
-E dove hai trovato il coraggio di chiedermi di sposarti?- la voce di Hermione si era fatta più alta di prima e anche un po’ più stabile.
Ron aveva guardato il pavimento, imbarazzato dalla domanda perché non se la sarebbe mai aspettata.
-Credevo sarebbe passata, non pensavo potesse diventare una cosa seria.-
-Come è iniziata?-
-Ha preferito aprire la porta invece che chiuderla per sempre.-
Hermione si era alzata di scatto inorridita da quello che aveva sentito e gli aveva lasciato l’anello davanti a lui, sul tavolo, prima di smaterializzarsi in un pesante crack.
 
***
 
Fred stava guardando fuori dalla finestra, quando una ragazza si era smaterializzata proprio lì davanti e camminava barcollando.
Hermione, dal canto suo, si sentiva la testa pesante, le gambe molli e aveva molto caldo. Non si ricordava precisamente cosa fosse successo poco prima e sperava di trovarsi solo in un sogno.
Fred era andato a vedere chi fosse e si era trovato davanti un’Hermione tremolante perché in pigiama sotto la neve, con le occhiaie e fin troppo calda in faccia.
La sua fronte era bollente anche immersa in quell’ambiente freddo e la sua pelle rossa si notava anche ad un chilometro di distanza.
-Che ci fai qui?!- aveva chiesto velocemente per portarla dentro in casa dove faceva almeno un po’ più caldo rispetto a fuori.
Le gambe di Hermione non erano più riuscite a reggerla e lei era caduta per terra con un grande tonfo e Fred l’aveva seguita per controllare se stesse bene.
-Ho sbagliato posto, voglio solo andare a casa.- aveva detto Hermione tastando il terreno.
-No, adesso chiamo Ron che ti viene a prendere e ti porta a casa lui, non mi fido.-
-No! Non chiamare Ron!- aveva detto allarmata lei – Tutto, ma non lui! -.
-Scusa, ma tu non stai con…- Fred aveva preferito non continuare a parlarle visto che la ragazza gli aveva tirato uno sguardo piuttosto infuocato prima di appoggiarsi alla sua spalla.
-Fred, secondo te, questo, potrebbe essere un sogno?- aveva chiesto Hermione ancora seduta sul pavimento della casa di quel ragazzo, appoggiata a lui e con la grande voglia di far riposare la testa.
-Non penso Hermione…- aveva detto prendendola tra le braccia per portarla in camera sua a riposare.
-Io non chiamerò Ron, ma tu vedi riposare visto che hai la febbre alta e non una bella cera.-
L’aveva adagiata sulle coperte ancora sfatte della notte prima e l’aveva coperta per bene cercando di non darle fastidio e si era diretto verso la porta.
-Fred, rimani qui con me…- aveva sussurrato nel sonno per poi girarsi dalla parte opposta del letto e sospirare pesantemente.
Hermione si era morsa il labbro dopo quell’affermazione troppo affrettata perché lui non doveva stare dietro ad una stupida, che non riusciva a stare dietro, a sua volta, ad un rapporto come quello che aveva, lei non riusciva mai a fare nulla.
Fred, a suo modo, aveva preferito avvicinarsi alla ragazza, sedendosi di fianco a lei sperando si addormentasse; lei, invece era rimasta con gli occhi sbarrati a fissarlo nel buio. Rispetto alla camera che usava prima, lì si vedeva molto meglio e il viso del ragazzo era nitido sotto i suoi occhi.
-Puoi dirmi che succede, Hermione?- aveva chiesto lui in tono profondamente basso per evitarle fastidi.
-L’ho lasciato.-
Non si era sentita in dovere di piangere prima, ma ora, ammetterlo, faceva male e così aveva sentito i suoi occhi umidirsi piano piano per poi abbandonarsi in un pianto liberatorio, con tanto di singhiozzi.
Fred aveva deciso di avvicinarsi a lei provando a consolarla come meglio avrebbe potuto fare un ragazzo. Aveva cominciato ad accarezzarle il viso, asciugandole le lacrime che cadevano dagli occhi e aveva aspettato che si calmasse almeno un pochino per alzarsi e  avviarsi alla porta.
-Ce ne sono molti migliori di quel cretino Hermione e, sicuramente, tu te li meriti tutti. Adesso riposati e vedi di metterti in sesto che mi devi raccontare tutto.-
Se ne era andato lasciandola sola nella sua stanza. Abbandonandola nei suoi pensieri che si erano fatti più rumorosi nella testa e che, era certa, le avrebbero impedito il sonno.
La testa le faceva male, aveva la certezza che il suo vecchio ragazzo l’avesse tradita e non aveva voglia di alzarsi, era giorno di festa quello, lui le aveva chiesto di sposarla e lei l’aveva lasciato.
 
***
 
-Hanna, tu pensi che io sia uno stronzo?- aveva chiesto Ron nel letto di fianco alla donna che amava.
-Io ti trovo solamente splendido e adoro il modo in cui ti preoccupi, lo sai?-
Quello aveva sorriso al complimento prima di tirarla a sé e baciarla sulla bocca.
Con Hermione era tutto diverso: bisognava stare attenti qui, mettere a posto la coperta o controllare che la porta fosse chiusa a dovere; con Hanna tutto era più emozionante, anche solo fare una camminata per comprare nel supermercato all’angolo.
Hanna era una donna speciale e l’aveva capito fin da quando era diventata la sua collega; anche se le era morto il marito aveva fatto di tutto per andare avanti, superare la cosa ed essere felice. E per essere felice aveva avuto bisogno anche di lui, della sua compagnia, delle sue stupide battute e dei suoi capelli rossi.
-Mi dici un po’ com’era questa Hermione?- aveva chiesto la ragazza scostandosi dal corpo possente del suo fidanzato, facendo correre la mano nella sua.
Ron si era messo su un fianco per guardala bene negli occhi, assicurarsi così di non tornare più indietro e di essere sincero.
-Hermione era ed è una maga straordinaria, bella nel suo modo, maniaca dell’ordine, sono convinto che dovrebbe seguire di meno le regole. Adoravo di lei il modo di preparare il caffè alla mattina e quello di spostarsi i  capelli dalla faccia perché le rendevano difficile la lettura e la sua voce; quella era la parte più bella perché era dolce, armoniosa e talmente angelica che ti faceva volare in paradiso e io la amavo.- aveva detto lui velocemente –Ma ora per me non conta più niente, ora io amo te; perché adoro il modo in cui mi fai il caffè,  il modo in cui io ti sposto una ciocca di capelli dietro le orecchie e adoro i tuoi favolosi baci da angelo.-
Hanna era arrossita, non si era mai resa conto di quanto stesse andando bene quella relazione e di quando amasse quel ragazzo.
Era arrivato in un momento orribile della sua vita e l’aveva aiutata a rialzarsi in ogni modo, come se fosse la sola speranza per risalire e essere di nuovo felice; per avere il cuore in pace e per riuscire a respirare di nuovo, come una volta, quando stava con suo marito e tutto era rose e fiori.
-E io amo te Ronald Weasley.- aveva detto prima di lasciarli l’ennesimo bacio sulle sue labbra.
 
***
 
Hermione si era addormentata lo stesso. Aveva sognato una vita perfetta al fianco dell’uomo che amava fino a poche ora prima e non le era sembrato neanche tanto brutto avere dei figli con lui, poterli abbracciare e sapere che stavano bene, ma anche in quel magnifico sogno lui se ne andava, lasciandola sola a badare la casa per andare da quella sua Hanna.
E lì si era svegliata tutta sudata, con la paura di tornare in quel sogno: tanto c’era già immersa fino alla punta dei capelli.
Aveva scostato un po’ la coperta per farsi aria, in quel momento la testa le faceva meno male e, forse, era solo il merito di un panno bagnato appoggiato sulla sua fronte.
L’aveva tolto e lasciato sul comodino. Aveva la gola secca, ma la distanza tra il letto e la porta le sembrava un infinità e così aveva optato per sedersi e chiamare il ragazzo.
-Fred!-
Si era sentita stupida nel urlare il suo nome, dopotutto perché lui si sarebbe dovuto scomodare per lei? 
Tuttavia non era passato tanto prima che la maniglia della porta girasse piano per far affacciare il ragazzo che era venuto a vedere cosa non andasse.
L’aveva trovata fuori dalle coperte seduta sulla sponda del letto con il pigiama abbastanza trasandato e aveva sorriso.
-Ma dimmi se una si deve conciare in quel modo!-
-In che modo scusa?- si era detta più a lei che a lui squadrandosi il corpo alla ricerca del problema, come se il pigiama con le fragole giganti non ne fosse la causa.
-Piuttosto, aiutami ad andare di là, ho bisogno di aria fresca e di bere.- aveva detto lei speranzosa e lui si era avvicinato offendendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Lei si era appoggiata barcollando al suo petto perché la febbre si faceva ancora sentire.
-Ecco, un passo qui e una là e sei a cavallo.- le aveva fatto notare l’altro che si era trovato praticamente la ragazza attaccata come un koala al suo corpo per paura di cadere.
-Mi fa male la testa.- aveva fatto notare Hermione accigliata.
-E allora non ti alzavi.-
-Ma volevo aria fresca! E poi camera tua non mi piace-.
-Potevi rimanere a casa tua allora!- aveva detto lui trattenendosi dal ridere staccandosi successivamente.
Lei aveva perso l’equilibrio cadendogli addosso.
-Perché ti sei spostato?!- l’urlo della ragazza si era fatto più acuto e lui le aveva tappato la bocca con la mano.
-Si da il caso che quello che è schiacciato sotto il lieve corpo di una ragazza malata sia io e non tu, Hermione.-
-E io ti ricordo che tutto questo è a causa tua: se non ti fossi spostato io non avrei mai perso l’equilibrio e non ti sarei mai finita addosso e, comunque… ora non riesco neanche a spostarmi…- la voce di Hermione sul finale si era fatta sempre più imbarazzata e confusa, tanto che lui si era dovuto avvicinare per capire cosa volesse dire.
-Non riesci a muoverti?!- aveva detto Fred ridendo di gusto all’affermazione della ragazza che si era sollevata di un pochino solo per evitare di baciarlo.
-Non c’è nulla da ridere energumeno!-
-Io non sono un energumeno.-
-Se non lo fossi allora io non ti avrei chiamato così, non credi?-
-D’accordo, andiamo di là!- aveva detto Fred prendendola in braccio per la seconda volta nello stesso giorno e lei, in questo momento cosciente, aveva cercato di protestare, ma si era dovuta incollare al suo petto per paura di cadere giù come una marionetta.
-Cos’è successo con Ron?- aveva chiesto questo serio percorrendo il corridoio.
-Ho scoperto che va a letto con una certa Hanna, così gli ho ridato l’anello e me ne sono andata.-
-Stronzo!- aveva detto lui prima di adagiarla sul divano e sedendosi di fianco a lei  –E come l’hai scoperto?-
-Parla nel sonno, non te ne eri mai accorto?- aveva chiesto lei alzando un sopracciglio.
-Certo che no, non sono io quello che ci dormiva insieme ogni notte!-
-E non ero l’unica…- aveva detto Hermione rannicchiandosi sul divano e allontanandosi dal ragazzo affianco per rimanere momentaneamente sola.
Così lui si era alzato, sicuro che la sua presenza non fosse la migliore in quel momento di sfacelo nella sua vita; si era girato un attimo per guardala e aveva visto la sua espressione triste, cupa e terribilmente sola.
Non aveva mai pensato che lui potesse pensare ad Hermione in quel modo, dopotutto lei era sempre stata una ragazza combattiva, coraggiosa e non si era mai fermata davanti a nulla. Era super dinamica, aveva un lavoro che le conferiva fama, ma si era limitata solamente a mettersi con suo fratello.
Non era mai stato fiero di Ron e in quel momento gli andava ancora meno a genio, come si era permesso di ferire una ragazza del genere in modo così permanente?
-Fred, ti prego, rimani qui, non voglio più stare sola…-

 

Note dell’autrice:
Volevo scrivere una cosa del genere da un po’ perché mi premeva l’idea di vedere Hermione innamorata ancora. Perché ho deciso di non cancellare la storia d’amore creata dalla nostra cara Regina, ma voglio che questa sia una cosa successiva.
Mi sono accorta che scrivere questa storia è molto difficile per vari motivi che elencherò al seguito, ma mi ci voglio buttare lo stesso. Da tanto pubblico storie e poi le tolgo perché so benissimo che l’idea non mi convinceva e che mi faceva quasi pena come l’avevo scritta. Eppure al momento della pubblicazione mi piaceva.
Non voglio fare lo stesso con questa. La voglio rendere la mia seconda Long tra le Fremioni che ho scritto e renderla qualcosa di apprezzabile. La cosa che tendo ad evidenziare è che questa storia non mi piace nemmeno prima della pubblicazione.
Ora, perché la storia è difficile?
1.Perché ci vuole coraggio per scrivere di una storia che finisce, nonostante tutto quello che è successo e costruirne una con poco più di poche righe.
2.Perché non ho mai provato sentimenti così potenti uno dopo l’altro: non ho mai sentito la necessità di essere veramente importante per una persona e avere questa affianco per tutta la vita, ma l’idea mi piaceva così tanto.
3.Ho paura che non possa piacere.
Adesso io vi saluto perché credo di aver rotto abbastanza e vado a scrivere il secondo capitolo.
Vorrei ringraziare in anticipo tutte le persone che decideranno di aprire questa storia per leggerla e ancora di più quella persona che lascerà un misero commentino al seguito.
E mi scuso con SaraWeasley perché ho pubblicato lo stesso... non volevo aspettare troppo.
Grazie dell'attenzione, 
DrogataDiApiFrizzole



 

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo. ***


 
Capitolo due.
 
La luce che entrava dalla finestra era accecante; era la prima volta da quando si era messo con Hermione che dormiva con la finestra un po’ aperta e la sensazione era magnifica.
Aveva girato un po’ il viso dalla parte destra del letto e l’aveva vista. Di fianco a lui c’era la donna più bella del mondo, con quei suoi capelli biondi a tratti castani e gli occhi azzurri ghiaccio.
All’inizio l’aveva trovata una donna insopportabile, con la mania dell’ordine, con la depressione facile e le occhiaie permanenti. Poi era arrivata la cena di lavoro e si era dimostrata una donna piena di emozioni, testarda e tremendamente affascinante.
Così erano cominciate le prime occhiate furtive, le frasi piene di doppi sensi e la voglia matta di baciarsi, lui di certo non aveva messo in conto che quello sarebbe successo e non ne aveva parlato a nessuno, aveva preferito chiedere ad Hermione di sposarlo, ma poi la situazione era degenerata nel caos più assurdo.
Quel giorno di inizio autunno lei era entrata nel suo ufficio con una cartella, erano soli e, invece di andarsene e chiudere la porta dietro la sua schiena, era rimasta lì dentro e in un impeto di follia i due si erano baciati. Quella sera Ron non era tornato a casa.
Aveva fatto salire una mano e l’aveva appoggiata sulla guancia della ragazza che aveva mosso  appena gli arti perché il massaggio che l’uomo aveva cominciato a farle la rilassava.
-Buon giorno amore…- le aveva sussurrato alle orecchie e aveva cominciato a rendere il massaggio più sensuale.  Lei si era messa a sedere posandosi proprio davanti a lui lasciandogli lo spazio per continuare sulle sue spalle. Ron le aveva scostato piano i capelli dalle spalle e aveva cominciato a lasciarle dei piccoli baci sul collo prima di correre verso la schiena.
-Ron, dobbiamo andare a lavorare, lo sai?- aveva chiesto le girandosi per stampargli un bacio sulle labbra e assaporandone il sapore.
-Purtroppo si.- aveva detto lui e suo malgrado si era alzato dal letto con il sapore di Hanna ancora sulle sue labbra e si era diretto in bagno.
 
***
 
Fred aveva scosso un po’ la testa anche se gli faceva male. Probabilmente era tutta colpa della posizione in cui aveva deciso di dormire: era rimasto di fianco ad Hermione finché non aveva deciso di addormentarsi e lui l’aveva seguita poco dopo.
Così, durante la notte erano finiti uno abbracciato all’altro sul piccolo divano e entrambi avevano i muscoli indolenziti.
Aveva provato ad alzarsi senza svegliarla, ma lei aveva aperto gli occhi poco dopo per poi fissarlo interrogativa. Evidentemente non si ricordava ancora di cosa fosse successo il giorno prima e specialmente la sera prima.
-Fred?- aveva sussurrato prima di diventare rossa, buttarlo giù dal divano e coprirsi ulteriormente il corpo.
-Ehi!- aveva protestato questo, massaggiandosi la zona colpita – Non è mica colpa mia se hai avuto una specie di crisi isterica l’altra sera e mi hai chiesto di stare qui con te!-
-Davvero?- Hermione si era calmata, il rossore era sparito dalle sue guance.
La sera prima la ragazza gli aveva chiesto di restare con lei e Fred aveva deciso, per l’occasione, di aprire una bottiglia di Whisky Incendiario. Non ne avevano bevuto molto, ma ugualmente, lei si era dimenticata tutto e aveva deciso di mettersi a dormire abbracciata a Fred Wealey.
Quest’ultimo, ancora per terra, aveva inclinato la testa un po’ a sinistra evitando il suo sguardo.
-Forse è meglio se ti vai a cambiare…- aveva esordito quello prima di alzarsi.
-Non ti è venuto in mente che non abito qui e che i miei vestiti sono ancora a casa?- aveva chiesto Hermione sistemandosi sul divano.
-Ti presterò io qualcosa, ma domani cerca di andare a prendere la tua roba.- aveva affermato prima di andarsene.
-Stai dicendo che verrò qui ad abitare?- aveva chiesto lei ridendo all’affermazione e spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Da Ron non puoi certo tornare e, come tu hai detto, i tuoi sono in Bulgaria, giusto?-
-Posso sempre chiedere a Ginny di ospitarmi per un po’…- aveva affermato Hermione, ma poi aveva pensato che questa viveva felicemente con Harry e Teddy.
Si era così alzata affranta, superandolo per arrivare al bagno e chiudersi dentro.
-Ti lascio la roba qui fuori, tanto non penso che andrai a lavoro!- aveva urlato quello fuori prima di cambiare stanza e andarsi a cambiare nella sua.
Hermione aveva aperto gli occhi nella luce intensa del bagno e si era lasciata cadere sul pavimento. In neanche un giorno era riuscita a lasciare il fidanzato e trovato una nuova casa; naturalmente quella di suo fratello maggiore.
Aveva storto il naso all’insù perché, anche se a malavoglia, quella era l’unica scelta che le rimaneva, inoltre, una casa era troppo costosa solo per lei.
La sua unica domanda era dove avrebbe dormito nelle sere successive e cos’avrebbe indossato.
Si era alzata e diretta verso il lavandino. La sua immagine allo specchio era sfuocata a causa della piccola percentuale di alcool dentro il suo misero bicchierino. Si era sforzata e aveva cominciato a lavarsi la faccia, sperando di vederci meglio.
Non aveva quasi mai bevuto e sicuramente non si sarebbe mai sognata di incominciare proprio mentre stava male, sia mentalmente che fisicamente. Lei, inoltre, non si ammalava mai; era una ragazza abbastanza satura ed erano state poche le volte in cui aveva avuto bisogno di Madama Chips e le sue medicine.
Aveva sospirato alla vista meno offuscata, avrebbe preferito non guardare la sua immagine riflessa: i capelli, già stopposi, erano diventati un’intricata foresta di nodi, le occhiaie erano pesanti e scure e le labbra assai screpolate.
Aveva deciso che quel giorno non sarebbe andata a lavorare.
***
 
Hanna si era cambiata in camera di Ron e aveva notato i pochi vestiti che la sua ex ragazza era solita indossare.
Era una tipa piuttosto anonima, aveva potuto costatare infatti che molti avevano un colore grigio e ne facevano parte anche molte giacche. Non aveva perciò osato aprire il cassetto della Lingerie temendo di trovarci solo mutande di comodità giornaliera, con l’elastico allargato o reggipetti sformati e scoloriti.
Aveva riso pensando  ad una ragazza bassa, cicciottella, vestita male e con un intimo da far paura, ma poi aveva notato le innumerevoli foto sul comodino.
Ritraevano il suo caro Ron abbracciato a due persone. Sorridevano tutti e come sfondo c’era un grande cielo blu. Il sorriso del rosso era buffo, come quello del ragazzo affianco che sembrava molto di più una risata aperta e felice. Hanna aveva riconosciuto Harry, l’amico di Ron, con gli occhiali, i capelli scuri e gli occhi verdi. Poi aveva notato una ragazza alla sua destra; le stringeva la mano.
La ragazza aveva i capelli castani e gli occhi nocciola, portava dei jeans scoloriti e una maglietta abbastanza accollata. Come i ragazzi, aveva il viso sporco e gli occhi pieni di gioia.
Hanna, se l’avesse incontrata, le avrebbe sicuramente fatto notare quanto fosse di poco gusto quel completo che aveva indossato. Sicuramente non era proprio l’occasione per indossarli, ma nessuna la sarebbe stata.
Aveva passato a rassegna parecchie foto prima di fermarsi a quella della loro proposta di matrimonio. La faccia della ragazza esprimeva felicità e si vedevano benissimo gli occhi inumidirsi piano per poi scoppiare a piangere, mentre l’altro sorrideva. Erano così innocenti loro due.
L’aveva presa tra le mani felice perché i due si fossero lasciati, dopotutto lei amava veramente il suo Ron e vederlo con un’altra, anche se era arrivata prima di lei, le dispiaceva tantissimo.
Proprio in quel momento la porta del bagno di era aperta e aveva rimesso velocemente la foto a posto per alzarsi dal letto e percorrere la strada verso il bagno. Ron se le era trovata di fronte e aveva assaporato uno dei suoi dolci baci.
-Hermione è troppo ingenua.- aveva affermato entrando nella stanza successiva.
-Ed è per questo che l’amavo…- il sussurro era scomparso tra il vuoto della stanza, mentre tutte le fotografie ritraevano i momenti più belli della loro esistenza.
***

Fred aveva respirato l’aria di casa sua e l’aveva sentita uguale al solito.
Aveva pensato che vivere con una donna sarebbe stato orribile, che gli amici lo avrebbero preso in giro, ma che, soprattutto, l’odore di casa sua sarebbe stato coperto dall’orribile aroma di un nuovo profumo in commercio.
Invece quella casa aveva ancora il suo odore e, pensandoci bene, la donna che aveva in casa era Hermione Granger e lei era speciale: in tutti gli anni che la conosceva non l’aveva mai vista indossare vestiti sfarzosi, usare trucchi di ogni genere e comprare profumi. Era sempre stata una ragazza tutta acqua e sapone.
Tuttavia aveva notato che, come ogni donna che si rispetti,  aveva un propulsione a starsene in bagno. Era da più di un’ora che l’osservava uscire e rientrare dal bagno come una scheggia ogni dieci minuti.
Non l’aveva individuato come un problema reale, se ne sarebbe preoccupato quando, il tempo che Hermione passava là dentro, fosse aumentato considerevolmente; infondo doveva lasciarle il suo spazio.
Si era messo più comodo per godersi la divertente scena di Hermione che, tra poco più di un minuto, sarebbe corsa fuori dal bagno per tornarci dentro subito dopo. E così era stato, lei era corsa fuori dalla stanza, ma a metà del tragitto si era bloccata per guardare verso di lui.
Aveva allungato un dito accusatore verso di lui che non si era sentito per niente in causa, tuttavia aveva abbozzato un sorriso che presto si era trasformato in risata.
-Non penserai che io dorma con te, vero?!- aveva imprecato rossa in volto; l’unica ragione per cui aveva fatto avanti e indietro da una stanza all’altra era proprio perché non aveva avuto il coraggio di andare lui e chiederglielo e, probabilmente, quello era stato il modo più ridicolo per farlo.
Fred aveva alzato il volume della sua risata, ricordando l’imbarazzante nottata scorsa in cui loro se ne stavano abbracciati come dei koala su un divano più piccolo di un letto singolo. Si era alzato posandogli una mano sulla testa e avvicinandosi al suo orecchio.
-Se proprio un’ingenua!- le aveva preso la mano per trascinarla lungo il corridoio.
Lo spazio stretto aveva fatto modo che questi si scontrassero più volte durante il tragitto e Hermione faceva sempre in modo di ritirarsi ed evitare quindi il contatto. Non si era mai sentita a suo agio in quei momenti perché aveva sempre avuto bisogno di aria e spazio intorno a lei anche nei momenti più critici.
Poi lui si era fermato davanti ad una porta sul lato opposto alla sua; questa aveva la stessa fabbricatura, con i semplici disegni intagliati sopra il legno e il color mogano permanente per tutta la sua area. Fred l’aveva aperta ed un odore di chiuso e di vernice l’aveva invasa completamente.
Hermione aveva fatto un passo all’interno della camera e aveva potuto notare le pareti verniciate a nuovo di un colore bianco accecante e il resto della stanza completamente spoglio. L’aria della camera era viziata in ogni suo modo, probabilmente il ragazzo non la faceva respirare abbastanza.
Aveva aperto la finestra, lasciando entrare la luce del mezzogiorno in stanza per poi voltarsi verso Fred.
-Era di George prima, ma visto che lui si è sposato ha preferito andare a vivere più vicino al negozio così da poter passare più tempo con sua moglie.- Fred si era seduto sul letto, pensando momentaneamente a tutte le cose che avevano fatto prima che l’altro si sistemasse: andavano in giro insieme, facevano scherzi alla madre, facevano andare su di giri il loro caro fratello Ron e complottavano con la loro sorella preferita.
Hermione si era seduta di fianco a lui, alzando un piccolo velo di polvere dal materasso. Gli aveva appoggiato una mano sulla spalla incoraggiandolo con un piccolo sorriso.
-Sai Hermione, tenevo questa stanza per il giorno in cui sarebbe arrivato qualcosa di davvero importante o per quello in cui Goerge sarebbe arrivato per terra strisciando chiedendomi di tornare, ma finora non è successo.- aveva sospirato piano – Comunque sono felice che l’abbia ereditata tu, vedi solo di custodirla bene.-
Fred si era alzato dirigendosi verso la porta, ma Hermione l’aveva fermato.
-Fred, vorrei chiederti un ultimo favore e poi sarò pronta a dirti grazie.- aveva sospirato, convinta che questo stesse sorridendo mentalmente. – Potresti accompagnarmi a riprendere la mia roba a casa di Ron?-
Fred l’aveva squadrata dall’alto al basso, sicuro di aver sentito male; non aveva idea del perché quella ragazza si stesse affidando completamente a lui, ma non gli dispiaceva essere la figura suprema per una come Hermione.
-Promettimi solo una cosa… dimmi che non ti metterai a piangere.-
Hermione aveva annuito, anche se sapeva che quell’impresa sarebbe stata difficile, le poche volte che aveva pianto era stata proprio per colpa di Ron Wealsey che, fin dal primo anno, le aveva creato dei disturbi.
-Comunque sappi che tra poco è pronto quindi vedi di sbrigarti a venire in cucina!- gli aveva urlato il ragazzo ormai lontano dalla stanza e lei si era affrettata a seguirlo. Tutto sommato non era male stare dalla parte di chi si divertiva.
 
***
 
Hanna aveva fissato l’armadio ancora troppo pieno di quei vestiti anonimi della anonima Hermione Granger. Molte delle sue orribili cose erano finite dentro degli scatoloni che Ron aveva trovato in giro, ma molte cose se ne stavano ancora sparpagliate per la stanza.
Una delle cose che la innervosiva di più erano le fotografie, che Ron, aveva gentilmente chiesto di lasciar al loro posto finché non avrebbero avuto i loro momenti speciali da ricordare. In quel momento avrebbe persino fatto una foto in una casa diroccata e senza trucco pur di togliere le foto di Hermione da quella credenza.
Era come se volessero offenderla e farle notare che quei momenti felici non erano i suoi, ma i loro; quelli di Hermione e Ron.
Si era alzata, infuriata e con passo veloce aveva raggiunto ogni singola cornice. Dopotutto se per Ron quella era una storia chiusa perché voleva tenere sulla credenza quelle vecchie foto?
Aveva cominciato a metterle a faccia in giù, sperando che gli occhi felici di Hermione non la fissassero e non le dessero la colpa di quello che era successo.
Prima di appoggiare l’ultima aveva guardato la figura fotografata: Hermione era lì e i suoi occhi erano illuminati dalla luce dell’amore e così anche quelli di Ron. Era sempre la foto della loro proposta di matrimonio e più la guardava, più si chiedeva come mai non fosse lei in quella foto, con quegli occhi sinceri, vestita in quel modo pronta ad abbracciare Ron e sposarlo.
Il suo odio era tornato e ora desiderava solo mandare in frantumi quel grazioso ricordo, distruggerlo e farlo sparire, ma proprio mentre ci provava era entrato Ron, in uno stato di shock totale.
Hanna aveva approfittato di quell’assente momento di quell’assente momento per rimettere a posto la foto che teneva tra le mani e si era diretta verso di lui, con fare sensuale.
L’aveva abbracciato e un intenso odore di alcool l’aveva aggredita all’istante costringendola, immediatamente, ad allontanarsi dal suo ragazzo. A giudicare dal forte odore Ron doveva averne bevuto anche troppo, per i suoi gusti. Aveva storto il naso da una parte, facendolo sedere sul letto in fretta e correndo nella stanza del bagno a cercare qualche pillola.
Ron aveva pensato che sarebbe stata una buona moglie e, tra il rumore preveniente dall’altra stanza e quello della sua testa aveva solo chiuso gli occhi velocemente. Stava cominciando andare via anche la vista.
Hanna era tornata indietro, velocemente, e lo aveva costretto a prendere due o tre medicine prese dal bagno.
-Lo sai, vero, che ci sono moltissimi rimedi magici a posto di queste pillole senza odore?- aveva chiesto Ron.
-Certo, ma tu hai bisogno di riposare... solo dimmi, perché l’hai fatto?-  aveva chiesto lei giocherellando con le sue punte dei capelli.
-Hermione mi ha detto che verrà a riprendersi la sua roba.- aveva detto con voce bassa prima di crollare sulla sua spalla.
Il cuore di Hanna aveva avuto un colpo, perché mai si dovrebbe ubriacare uno come lui? Perché lei sarebbe tornata e si sarebbero innamorati ancora, se lei non avesse fatto qualcosa di intelligente. Naturalmente avrebbe fatto in modo di trovarsi a casa, quando sarebbe venuta quella ragazza vispa.
Aveva chiuso gli occhi anche lei, stampando un bacio sulla fronte di Ron, prima di sorridere, accorgendosi di quanto fosse bello.
-Vedi di riposare, testone…- gli aveva intimato lei, portandolo sul letto e, senza neanche farlo apposta, Ron le aveva preso la mano e aveva deciso di non lasciarla per nessun motivo.
Hanna aveva sorriso a quel gesto d’amore e si era appoggiata a Ron, sdraiandosi sul suo petto e respirando piano. Magari non si sarebbe mai più innamorato di lei…

 

Note dell’autore:
Cavolo...
Ringrazio tutte quelle splendide persone, che, con una grande forza interiore hanno recensito il primo capitolo, anche se boh, non è che mi piacesse molto.
Quindi i miei inchini vanno a 5 persone- a quale, poi risponderò nelle recensioni :3 – che sono Calinee, Hermione2898, Fremione 98, LilyGPotter e xXx Fremione xXx.
Un ringraziamento va anche alle persone che l’hanno aggiunta nelle seguite e anche alle persone che hanno letto la storia.
Per adesso penso che la storia non sia molto piena, dopotutto non c’è molto da dire, tuttavia, come spero, ne vedremo delle belle.
Solo, vi scongiuro di non uccidermi se certe volte sparirò… sono occupata con Hunger Games, si è rivelato un libro fantastico e poi Peeta ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥
Ora io sparisco dalla circolazione prima di essere odiata ancora di più, ringrazio veramente tutti ancora una volta soprattutto per i commenti immeritati sulla mia scrittura.
Al prossimo capitolo,
DrogataDiApiFrizzole.

 

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo. ***


Capitolo tre.
 
Hermione aveva aperto gli occhi e non aveva trovato differenza tra averli chiusi o spalancati. La sua stanza era infatti buia, ma il muro bianco si faceva notare ancora.
Si era passata una mano sulla fronte, per poi decidersi ad alzarsi. Le era dispiaciuto lasciare il suo caldo nido dove si era coricata la notte prima. Il letto, al centro della stanza, era a due piazze per la comodità di George Weasley. Infatti il ragazzo aveva deciso di lasciare al suo gemello un letto comodo e largo per le future fidanzate da una botta e via.
Aveva scostato una persiana facendo entrare la luce nella stanza; il vetro era freddo e fuori era comparso il primo ghiaccio invernale. Una volta tolta la mano dal vetro erano rimaste le impronte della dita più offuscate.
Non aveva osate aprire la finestra e aveva iniziato a spogliarsi piano, prevedendo brividi. I vestiti di Fred erano larghi e ormai si erano scaldati bene, dato il calore continuo del suo corpo.
Era rimasta completamente in intimo, e aveva deciso di raccogliere i vestiti quando, nella sua camera, era entrato un Fred tutto sorridente.
Hermione era rimasto a fissarlo incredula, staccata dal mondo e di era rialzata portandosi ad un’altezza più rispettabile. Aveva cercato gli occhi del ragazzo, per scrutare le sue emozioni, ma era arrossita: gli occhi del ragazzo non la stavano guardando in faccia.
In un impeto di pazzia gli aveva tirato addosso i vestiti e lui era dovuto indietreggiare di due o tre passi, arrancando nel buio. Aveva cercato di aggrapparsi a qualcosa, ma la sua mano aveva preso solo il vuoto.
Hermione non si era voluta avvicinare fino a quando quello non era rimasto di pochi centimetri fuori dalla stanza; poi aveva azzardato un passo e un altro ancora.
Fred si era tolto i vestiti dalla faccia, incredulo, e aveva visto, per pochi attimi, la figura di Hermione ancora davanti ai suoi occhi. Poi il buio.
 Fred si era, pochi attimi prima, visto arrivare una porta in faccia e, pochi attimi dopo, aveva sentito un forte dolore verso la zona del naso; quella colpita. Non aveva osato imprecare, ma era rimasto lì a fissare la porta, ancora a pochi centimetri da lui, assente.
Teneva in mano un vestito che aveva trovato nell’armadio delle cose dimenticate delle ragazze pensando, forse, che quello sarebbe stato bene ad Hermione, era proprio della misura giusta.
Hermione si era messa addosso un accappatoio ed aveva aperta la porta. Se c’era una cosa che non avrebbe sopportato era proprio una tensione in casa. Soprattutto visto che era appena arrivata.
L’aveva trovato ancora fuori dalla stanza con gli occhi chiusi, cercando di non peggiorare la situazione. Ma tanto ormai che poteva farci?
-Nessuno ti ha insegnato a bussare, vero?- aveva chiesto calma lei passandosi una mano sulla fronte e facendo scappare una risatina.
-No, effettivamente no.- aveva ammesso il ragazzo aprendo piano gli occhi, accertandosi che fosse coperta – Comunque ti volevo portare questo.- aveva affermato buttandole in faccia il vestito.
-Graffie.- aveva detto questa con ancora il vestito in faccia, chiudendo di nuovo la porta.
Hermione non aveva aspettato un risposta dall’altra parte, ma aveva deciso di allontanarsi da questa il più velocemente possibile.
Non avrebbe voluto provare quel vestito, solamente sentiva così freddo che aveva dovuto adattarsi in qualche modo. L’indumento era fatto bene, un po’ leggero per la stagione corrente, ma decisamente elegante: era ornato con un disegno a fiori e arrivava sotto il ginocchio; per sua fortuna le maniche erano lunghe.
L’aveva indossato e aveva scoperto quanto fosse comodo mettere le gonne. Il suo solito completo era composto da un paio di pantaloni e una camicia. Si era anche decisa a guardarsi allo specchio e, con un po’ di riluttanza, non si era trovata orribile. Sembrava una ragazza.
Da fuori era arrivato uno sbuffo rumoroso e lei aveva tolto lo sguardo dal suo corpo per andare dal ragazzo che da fuori picchiettava il piede per terra.
-Nostro figlio è nato!- aveva ironizzato lei, sullo stipite della porta, mentre lo guardava andare su e giù per la stanza.
-Molto divertente, Hermione.- aveva fatto notare Fred Weasley, con una nota felice nella voce, - Ti sta bene quel vestito.-
Hermione lo aveva superato nel corridoio borbottando un “grazie” e un “fortuna che vado a riprendermi la mia roba oggi”. Fred aveva sorriso.
 
***
 
Hanna si era svegliata urlando. Aveva avuto l’impressione che qualcuno stesse entrando in casa in quel momento, tuttavia era Ron che si era messo a spostare mobili per tutta la casa.
Si era alzata, scostando le lenzuola, ed era andata dritta verso di lui per passargli una mano fra i capelli e inarcarsi un po’ verso il suo viso.
-Che stai facendo?- aveva chiesto la donna pima di dargli un bacio di sfuggita.
-Sposto i mobili.- aveva affermato Ron scostandosi e fermando la sua attenzione sulla credenza, come se quella fosse più importante di Hanna. L’ultima aveva storto il naso.
-E perché sposti i mobili a quest’ora?-
-Perché tra due ore arriva Hermione e non voglio che la casa sembri un putiferio, dovrò solo abituarmi alla prossima disposizione.- Gli occhi Ron avevano controllato la stanza, si era chiesto più volte perché l’aveva fatto, ma la soluzione era semplice: doveva far vedere ad Hermione di aver voltato pagina, così l’avrebbe fatto anche lei.
-Non mi piace quando parli troppo di lei.- aveva ammesso Hanna sedendosi sulla credenza e incrociando i suoi occhi.
-Non ti piacerà, ma è la mia ex, non posso pretendere che tu mi capisca.- aveva risposto secco.
-Stai dicendo che non posso capirti perché mio marito è morto?-
Ron conosceva la risposta, ma si era limitato a girare la faccia da un altro lato e continuare il suo lavoro. Perché Hanna non aveva la sfortuna di poter incontrare l’uomo a cui aveva spezzato il cuore; l’uomo non c’era più.
Hanna aveva preferito non urlargli contro, tuttavia aveva lasciato la stanza per andare a vestirsi. Un paio di jeans, una maglietta trasandata dalla roba di Hermione le erano calzate a pennello. Ron non aveva fatto commenti sul completo che aveva addosso, forse perché non aveva fatto in tempo a vederla prima che lei varcasse la soglia della casa e ne uscisse sbattendo la porta. Si era solamente limitato ad un commento del tipo: “Vorrei che diventaste amiche…”.
La donna aveva percorso velocemente la via del vialetto, prima di ricordarsi di potersi smaterializzare, così aveva camminato ancora per un tratto di strada prima di scomparire dietro l’angolo. Neanche il gatto che se stava sempre davanti a casa avrebbe potuto dire di averla vista lì.
Ron da dentro casa si era passato una mano sulla fronte. Amava Hanna, ma qualche volta sembrava non riuscire a capirla appieno; non riusciva a comprendere tutto l’odio che aveva nei confronti di Hermione, come se fosse la minaccia più terribile della terra.
Va bene, era stata la sua ragazza per più di quattro anni, ma se aveva deciso di lasciarla non le sarebbe corso dietro di nuovo sbavando. Aveva fatto la sua scelta e quella comprendeva Hanna.
 
***
 
Fred aveva aperto piano gli occhi. Non aveva mai adorato farsi portare da una ragazza, ma Hermione era stata chiara a riguardo, voleva essere lei a portarli a casa di Ron, tuttavia qualcosa era andato storto.
-Una gelateria?- aveva chiesto trattenendo le risate.
-Avevo voglia di un gelato.- aveva ammesso stringendogli la mano. Non gli avrebbe mai detto che aveva una paura tremenda di incontrare di nuovo Ron Weasley o di conoscere la ragazza con cui l’aveva tradita.
Fred aveva osservato la faccia di Hermione, aveva lo sguardo perso a leggere il nome del locale. L’aveva tirata dentro con un po’ di forza.
-Che gusto preferisci?- le aveva chiesto comprensivo, prendendo il foglietto del menu dal bancone.
Prima che Hermione potesse rispondere la cameriera li aveva spinti da dietro verso un tavolo.
-Per le coppie felici riserviamo questo posto.- aveva affermato sorridendo.
Hermione avrebbe sinceramente ricordato che loro non erano una coppia e nemmeno una coppia felice, ma qualcuno le aveva pesato il piede facendo uscire un piccolo “Sì”.
Appena seduti Hermione lo aveva squadrato con uno sguardo infuocato, mentre Fred tranquillo guardava il menu di sott’occhi. Non aveva capito perché l’aveva fatto. Forse voleva scusarsi per la terribile figura che aveva fatto la stessa mattina o perché il tavolo aveva una vista stupenda su un parco innevato.
-Allora, gelato?- aveva chiesto lui, dimenticandosi di trovarsi in inverno.
-Che ne pensi di un dolce?-
-Un tiramisù?- Fred aveva alzato un sopracciglio, scrutando le emozioni della ragazza.
Hermione aveva preferito dirigere gli occhi da un’altra parte, sentendosi quelli del ragazzo addosso. Fred infatti la stava fissando, la fissava giusto per aspettarsi una lacrima cadere sulla sua guancia.
-Mi avevi promesso che non avresti pianto…- aveva sottolineano il ragazzo  allungando il braccio per togliere la lacrima. Hermione non si era tirata indietro da quel contatto, dopotutto in quel negozio tutti li credevano una coppia.
-Hai ragione te l’avevo promesso, ma è molto difficile sai.- aveva ammesso Hermione stringendosi un po’.
-Perché?- aveva chiesto Fred incrociando le mani sul tavolo.
-Ti è mai successo di avere qualcuno a cui tieni molto, ma che questa non ti considera o ti ha spezzato il cuore?- aveva chiesto.
Fred aveva spalancato la bocca annaspando.
-Hai ragione, scusami. Non sei la persona più adatta per questo specie di domande…- aveva riso Hermione, mentre Fred aveva sorriso appena. Effettivamente aveva  sempre voluto una famiglia, ma non c’era mai riuscito. Ed era stato orribile veder George crearne una, mentre lui restava inerme o usciva con tre ragazze diverse.
-Non saprò cosa voglia dire, ma se vuoi sfogarti io sarò qui.-
-Fred, tu non sei così: tu sei divertente, sfacciato e rompipalle.- aveva detto lei schietta.
-Per curiosità, per quanti anni hai sentito dire questa frase da Ron Weasley?- aveva chiesto Fred pensando che, se avessero avuto in mano un bicchiere di alcool si sarebbe tutto sistemato.
-Circa dodici.- aveva ammesso Hermione, - Ma ho potuto sperimentarlo anche a mie spese, infrangevi sempre le regole.-
-Ma questo non dimostra che io sia divertente, sfacciato o rompipalle.-
Hermione aveva riso appena perché poi era arrivata la cameriera.
-Come hai fatto a farla ridere in così poco tempo?- aveva chiesto la signora fissando il ragazzo e arrossendo un poco.
-E’ lei, guardala. E’ così perfetta.- aveva detto Fred, facendo scogliere il cuore della cameriera. Così, appena preso l’ordine, gli aveva rivolto un enorme sorriso.
-Non sono perfetta.- aveva ridacchiato Hermione, avvicinandosi un po’ a Fred per sentirlo parlare. Fred avrebbe voluto risponderle, ma aveva preferito prendere la sua mano, portandola vicino. Era la prima volta che lo faceva seriamente ed entrambi avevano fotografato il ricordo nelle loro menti.
-Ma che fai?- aveva chiesto lei, abbassando la voce piano per evitare di farsi sentire dalla cameriera che era tornata con il vassoio pieno e un po’ di gelosia negli occhi.
-Bene eccovi qui la vostra ordinazione signori.- aveva detto rilasciando un bigliettino con su scritto un numero.
Hermione l’aveva preso in mano divertita dalla situazione. Le avrebbe detto “Corri da lei”, ma poi aveva pensato che, forse, non era adatto in un bar dove tutti li credevano fidanzati.
-Volevo chiederti scusa.- aveva dichiarato Fred dopo un po’.
-Per cosa?-
-Per stamattina, non avrei dovuto entrare così in camera tua, solo che volevo vedere come ti stava il vestito.-
-Vedere hai visto tutto.- avevano riso entrambi, - Solo promettimi che non mi immaginerai mai più così.-
Fred aveva annuito suo malgrado, ricordandola per una volta in intimo e cancellando per sempre quell’immagine.
Hermione, che per il resto del tempo non aveva proferito parola, aveva mangiato in fretta il dolce che aveva nel piatto e poi si era alzata senza neanche aspettare Fred, che aveva ingoiato l’ultimo boccone e l’aveva seguita.
-Non scappare!- aveva urlato nel negozio, facendosi sentire da tutti che si erano girati simultaneamente. Hermione aveva puntato lo sguardo su di lui, gli occhi erano indecifrabili e la labbra tremavano un po’.
Aveva deciso di non andare quel giorno, non le importava quanto si fosse messa d’accordo, quanto Ron si fosse preparato. Lei non ce la faceva ancora, era troppo fragile.
Fred l’aveva abbracciata, istintivamente, e la cameriera aveva fatto una foto ai due in quella posizione che, allo scatto della foto, si erano staccati. Lei rossa in faccia e lui evitando di guardarla.
-Questa finirà tra le foto della coppia più bella, contenti?- Sia una che l’altro erano rimasti a bocca spalancata.
 
***
 
Hanna aveva percorso l’ultimo pezzo di strada per rimanere ferma davanti alla porta del negozio.
Era stata indecisa per tutto il tragitto, non sapeva se entrare o no, ma poi aveva spinto la porta piano, facendo tintinnare il campanello.
L’odore del negozio era rimasto lo stesso, fin da quando era bambina. E il signore che vendeva quei piccoli oggetti era uguale, ormai la conosceva bene.
-Oh Hanna, che piacere.- aveva detto il signore, - Che posso fare per te, qualche collana, braccialetto?-
Hanna aveva respirato sentendo ancora le sua mani intrecciate a quelle di Felix, il suo marito defunto e aveva annaspato. Non sapeva come mai aveva deciso di fare questa cosa, ma sapere di avere Ron con lei, per tutta la vita, la rendeva assolutamente sicura.
-Vorrei un anello.- aveva detto schietta.
Se Ron aveva intenzione di far nascere un’amicizia tra lei e Ron si sbagliava di grosso. Non poteva esistere anche solo un pensiero come quella. La ragazza e la ex non diventano amiche, si odiano a morte e finché l’altra non ci lascia le penne non sono felici.
Mentre sceglie l’anello la voce di Ron è ancora impressa nella sua mente: ”Vorrei che diventaste amiche...”
 


Angolo autrice:
E’ 1:15 di Sabato sera e non so se pubblicare. Sono così stanca che penso che non lo farò.
Tuttavia sono felice che la storia stia cominciando a piacervi, sono sinceramente emozionata perché la storia ha già dieci recensioni.
Ringrazio per i commenti che avete fatto, anche se ho notato più volte che la storia ha seri problemi qua e la e provvederò a sistemarli il prima possibile. Per il resto mi limito a fare i complimenti a LilyGPotter, Calinee, Julia_Fred Weasley, lambretta e Fremione98. 
Adesso la pianto di rompere perché non voglio più dar fastidio, anche se non credo che le persone leggano veramente questo angolo. Non è molto salutare farlo.
Vado a rispondere a tutte le recensione care mie/miei lettori (?),
DrogataDiApiFrizzole
.

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Capitolo 4
*** Quarto Capitolo. ***


Capitolo quattro.
 
-No Fred, te lo proibisco!- aveva puntualizzato Hermione Granger fissandolo negli occhi mentre questo le prendeva velocemente la mano e la tirava a sé.
-Avanti tesoro, sorridi.- aveva azzardato cingendole la vita e mettendosi in posa davanti a tutto il negozio e sfoggiando un grade sorriso, - Mi scusi signora, può farcene una di cui siamo per lo meno consapevoli?- aveva chiesto.
La cameriera aveva annuito piano, portando la macchina vicino al viso e scattando la foto, mentre un’Hermione piuttosto inferocita meditava di uccidere Fred Weasley, anche se non era male far credere alla gente di essere ancora fidanzata.
-La prossima volta che tornerete la troverete esposta sulla parete, mi raccomando non tardate e se volete facciamo anche uno sconto matrimonio.- aveva felicemente detto la la signora, vedendosi sbattere la porta in faccia da Hermione che si era divincolata da Fred ed era uscita.
-Non badi a lei, il bambino la scombussola alquanto.- Fred aveva mimato una pancia gonfia con le mani per poi ringraziare e uscire.
Hermione stava già camminando velocemente e aveva percorso già un grande pezzo della strada così che lui aveva dovuto inseguirla ancora una volta.
-Sono stanco di inseguirti.- aveva ammesso affiancandola a destra.
-Forse non avresti dovuto seguirmi.- aveva risposto seccamente lei.
-Perché?-
Hermione si era bloccata in mezzo alla strada, spostandosi a destra per lasciar spazio alle persona che volevano passare per poi fissare Fred in modo arrabbiato, come se fossero tornati ad Hogwarts, quando combinava cose stupide.
-Fred, ma non lo capisci? Devo avere il tempo di digerire la cosa, devo trovare il tempo di respirare e sinceramente tutto quello che ho passato n questi giorni non mi ha aiutato per nulla, tuttavia ti ringrazio per quello che hai fatto.- si era passata una mano sulla fronte, sinceramente provata.
-Sarebbe l’ora di andare a prendere la tua roba.- aveva detto Fred prendendole la mano e, prima che questa potesse divincolarsi, si erano già smaterializzati.
Hermione non sapeva esattamente dire se Fred si fosse arrabbiato dopo quel suo commento inappropriato, ma le era dispiaciuto vederlo così freddo. Si sarebbe aspettata un commento ironico, ma non quello che aveva detto. Così aveva stretto la sua mano, cercando di aggrapparsi di più.
Quando i suoi piedi avevano toccato il terreno aveva fissato Fred; il suo viso era ancora irrigidito, tuttavia era comparsa anche una nota ironica e prima che potesse fare qualche movimento era scoppiato a ridere, come se quello non fosse un momento importante.
Hermione aveva fatto roteare gli occhi all’insù, cercando di capire il motivo di quella risata compulsiva, tuttavia si era limitata a fissare il luogo dov’erano arrivati.
La casa era ancora uguale a pochi giorni prima, se non fosse che il nome era già stato cambiato e che quindi il cognome “Granger” non compariva più sul campanello di casa. Le era venuto in groppo in gola notando il pesante segno nero fatto sul suo nome, come per cercare di dimenticarla o di estirparla dal mondo, il più velocemente possibile.
-Fred, potresti smetterla di ridere?- aveva chiesto lei strattonandolo appena, facendogli notare quanto quella risata fosse inopportuna. Si era ricomposto.
-Vuoi  andare a suonare?- aveva chiesto lascandole la mano e mettendosele in tasca per il freddo, si era chiesto come mai, Hermione, nonostante quel misero vestito non provasse neanche un brivido.
Quella aveva annuito stringendosi un po’ e sospirando aveva creato una nuvoletta di vapore con la bocca. Si era resa conto solo in quel momento di quanto stesse facendo freddo e forse era per quello che la metà della gente nel negozio e per strada la sta guardando male. Aveva percorso veloce il vialetto davanti alla villa e aveva suonato forte il campanello.
 
***
 
Ron si era scosso appena al suono forte del campanello, si era mosso appena obbligando il suo corpo ad andare ad aprire la porta. Il tragitto non era particolarmente lungo, ma aveva preferito percorrere una stanza in più controllando che Hanna se ne stesse nel suo piccolo angolo, nella stanza che Hermione aveva sempre odiato di più. A pensarci non era stata una buona idea mettere Hanna, la ragazza che le aveva rubato in quasi marito, nella stanza che più odiava. Aveva  mentalmente pensato a quello che sarebbe e un brivido gli aveva scosso la schiena.
Aveva aperto piano la porta e si era trovato davanti la persona che meno si aspettava in quel momento: Fred Weasley. Non avevano mai avuto dei buoni rapporti loro due, ma vederlo lì davanti alla porta gli aveva fatto sperare che, almeno lui, fosse dalla sua parte.
Nelle giornate precedente erano venuti sia Molly, che Harry facendogli notare quanto era stato ipocrita a lasciarla andare in quel modo, come se non fosse significato nulla.
Aveva allargato il sorriso, ma Fred era rimasto impassibile sulla porta, indeciso se tirargli un pugno o ucciderlo direttamente.
-Hermione sta male.- aveva detto serio per poi scostarsi piano. La ragazza dietro di lui guadava il pavimento, cercando un argomento di conversazione. Non si era mai ricordata di quanto fosse difficile parlare con Ron. La grinta che aveva avuto poco prima, quando aveva suonato il campanello, se ne era andata e ora le tremavano un po’ le gambe. In fondo al cuore aveva sperato che il ragazzo si fosse pentito della sua scelta e avesse provato a riconquistarla, ma non sarebbe servito a nulla. Era andato a letto con un’altra e questo di certo non si poteva dimenticare.
-Fred, non è vero che sto male.- l’aveva scansato con una mano facendolo barcollare, - E Ron, vorrei riprendere la mia roba, se non ti dispiace.- aveva detto calma, tenendo il tono di voce abbastanza normale, senza sbalzi di pianto. L’aveva promesso a Fred, dopotutto.
Ron non aveva fatto in tempo a rispondere che Hermione era già in casa e aveva superato velocemente il corridoio, in cerca della camera da letto. Si era accorta, poco dopo, che la disposizione dei mobili, che tanto avevano scelto con cura, era cambiata completamente e lei era rimasta spaesata per una ventina di secondi, per poi percorre la fine del corridoio e trovare la loro camera.
Aveva notato subito come la camera fosse diventata più luminosa e come almeno un paio di scatole riempivano il pavimento. Ron non aveva perso tempo.
-Fred, puoi venirmi ad aiutare?!- aveva urlato Hermione, fregandosene di Ron, della sua storia e di tutto il resto. Le scatole erano sigillate bene e, nonostante quello fosse un evento straordinario visto che si parlava di Ron Weasley, lei si era persa nelle foto che erano rimaste impassibili sulla sua credenza. Non si era saputa spiegare come non le avesse fatte sparire, ma non le era dispiaciuto. Erano come uno schiaffo in faccia verso Hanna.
Prima che potesse prenderle in mano o distruggerle, Fred si era affacciato alla porta per vedere cosa aveva bisogno.
-Ci sono due scatole di vestiti, puoi prenderle, devo cercare il resto della mia roba.- Ron non ci aveva pensato, ma effettivamente era vero. Hermione non aveva solo i vestiti in quella casa, ma molti oggetti che se ne stavano in quella camera, nel salotto e anche nello studio.
Appena Fred si era smaterializzato con la roba in mano aveva deciso di uscire da quella camera, per andare a prendere le ultime cose. Voleva indietro assolutamente i suoi libri, i suoi pochi gioielli e, magari, un minimo di dignità.
Il salotto era pieno di suoi oggetti e avrebbe provveduto a farseli portare da Ron qualche giorno dopo, in quel momento le servivano le cose essenziali. Di certo non sarebbe andata in cucina a rubargli del cibo. Prima di andarsene però aveva deciso di fare un giro anche nello studio, la stanza che più odiava. Non riusciva a digerire nemmeno le piccole porte bianche che circondavano la stanza.
Ron le aveva sempre fatto notare che i libri dovevano essere depositati nello studio e non nel salotto, ma lei non si era mai sentita sicura di lasciarli lì dentro.  Era come un antro oscuro pronto a prendere fuoco all’istante. Aveva scosso la testa al pensiero ed era entrata, maledicendosi.
 
***
 
Ron era stato chiaro con lei, fin a quella stessa mattina quando lei si era arrabbiata, odiava le parole che erano uscite dalla bocca del ragazzo, soprattutto visto che aveva passato metà giornata a scegliere l’anello perfetto. Tuttavia aveva avuto l’ordine di starsene in quella camera, almeno non avrebbe dato fastidio. E, naturalmente non aveva avuto neanche il  permesso di toccare i libri che lui aveva imprigionato lì dentro, ma la punizione di essere relegata dentro quella stanza era già abbastanza pesante, così ne aveva scelto uno e si era messa comoda a leggere.
L’unico problema era stata l’entrata di Hermione nella stanza. Probabilmente gli unici pensieri che le erano balenati nel cervello erano “libri”, “Hanna”, “Hanna che legge i libri in studio”.  Si era arrabbiata.
-Ron, razza di emerito cretino, dove sei?!- aveva urlato prima di rivolgere una sguardo di fuoco alla ragazza che era sbiancata. Difatti, anche se Hanna era sempre stata una ragazza abbastanza coraggiosa, non si era mai dovuta mettere a confronto con una come lei, ma ormai il gioco era aperto: se Hermione voleva fare gioco pesante allora lo avrebbe fatto anche lei. Sicuramente.
Mentre Ron accorreva velocemente lei aveva chiuso il libro che aveva in mano e poco dopo si era schierata dalla parte del suo ragazzo, mostrando compiaciuto la maglietta che indossava. Era la sua maglietta preferita.
Prima che Hermione potesse saltarle addosso in qualche modo, Fred si era smaterializzato dietro di lei per trattenerla. L’aveva abbraccia da fortemente e lei non aveva cercato di divincolarsi, aveva solo ancorato i piedi al terreno.
Loro due non l’avevano trovato strano, ma Hanna ne aveva categoricamente approfittato per rendere quell’incontro il più disastroso possibile.
-Oh Ron, ma guardali, non ti sembrano proprio carini insieme?- il sorriso sulla faccia della ragazza si era aperto ancora di più e Fred aveva dovuto stringere ancora di più Hermione, nel tentativo di trattenerla.
Ron l’aveva notato, fin da quando erano arrivati si era chiesto come mai era stato Fred ad accompagnare Hermione o perché in quel momento lui la stava abbracciando e lei indossava un vestito. Non aveva mai indossato un vestito per i suoi gusti personali.
-Ma non è vero!- Hermione si era divincolata, aveva respirato tranquilla analizzando ogni minimo dettaglio che le aveva dato fastidio venendo in quella casa, - E ora stupido Ron, vito che poi vogliamo tornarcene a casa ti faccio presente che i miei oggetti verrò a prenderli la prossima settimana, quindi vedi di non farti trovare in casa. Inoltre ti obbligo a togliere i miei libri da quella stanza, se noto anche solo una piccola piega non passerai un solo giorno di vita. Inoltre tu, Hanna, ridammi la mia maglietta!-
Fred era rimasto impassibile notando quanto fuoco ci potesse essere in quella ragazza, quando si arrabbiava veramente.
Ron aveva annuito piano deglutendo e Hanna non si era mossa. Si era sentita forse un pochino intimità dal tono di voce che questa aveva portato.
-Hanna, ti converrebbe ridarle la maglietta.- aveva detto tranquillo Fred e Ron aveva annuito nella sua direzione.
Questa aveva fatto come era stato detto lanciandogliela in faccia poco dopo, sorridendo un poco.
-Io ti ho dato la tua maglietta, tuttavia vorrei fare un annuncio importante alla vostra presenza. Certamente questa verrà poi reso ufficiale.- aveva detto tutta euforica portandosi all’altezza di Ron Weasley.
Si era abbassata un pochino, sorprendendo i presenti, aveva tirato fuori una piccola scatolina di velluto nera e aveva guardato nella direzione di Ron.
-Ronal Weasley, lo so che ci conosciamo da poco, ma accetteresti di diventare mio marito?- Nessuno aveva più parlato.
 
***
 
Hermione Granger aveva chiuso gli occhi velocemente, sperando che quella che era successo fosse stato solo un sogno. Eppure quelle parole le aveva sentite nitide e ben rumorose. Non si sentiva per niente gelosa, ma incassare quel colpo sarebbe stato veramente duro, da mandare giù.
Fred aveva girato il volto nella sua direzione e le aveva preso la mano, sperando di non vederla saltare addosso a Ron o ad Hanna. Hermione non aveva lasciato andare il contatto, anzi, aveva stretto la presa sulla mano del ragazzo.
Ron era rimasto scioccato; non aveva osato guardare la faccia di Hermione, tuttavia si era limitato a starsene lì, ad osservare Hanna per terra che aspirava già alla vittoria. Ma lui voleva sposarla?
Era decisamente troppo presto per decidere una cosa del genere, era appena uscito da un quasi matrimonio e non si sentiva per niente pronto. Di certo l’amava, ma l’avrebbe sposata solamente se ci  fosse stato di mezzo un vero bambino.
Prima di poter rispondere tuttavia aveva guardato Hermione, che era rimasta impassibile, senza muore un solo muscolo da quando Hanna aveva parlato.  Fred le teneva la mano e questo non lo scalfiva nemmeno un po’, era leggermente infastidito dal comportamento protettivo di suo fratello, visto che con lui non era mai stato così con nessuna persona.
Hermione si era trattenuta per un momento fin troppo lungo prima di muovere i primi muscoli e tornare respirare profondamente irritata. Le era sembrato opportuno lanciarsi addosso a Ron e mostrate a quella ragazza che era ancora suo e che era tutta una messa in scena apposta organizzata, ma poi non le era sembrata più una bella idea. Si era ricordata il momento in cui Ron le aveva parlato per la prima volta di lei: una donna che aveva recentemente perso il suo primo vero amore. Aveva sorriso nella sua stupidità.
-Se non vi dispiace noi ce ne andiamo, dopotutto l’hai detto tu Hanna che prima o poi la notizia sarà resa nota, no?- aveva alzato un sopracciglio nella sua direzione e l’aveva vista irrequieta, ancora incapace di comprendere le sue mosse. Ma quello non era un campo di battaglia, lei aveva rinunciato alla vittoria. Aveva rinunciato a Ron.
Fred aveva corrugato la mente, divertito dalla situazione e dalla scelta di Hermione. Se l’era cavata piuttosto bene dopotutto; si era spesso trovato in mezzo a due ragazze in lotta per lui, ma non aveva mai capito come questo dopo poche ore si risolvesse. Però poteva dire che ne era uscita a testa alta.
Hermione non aveva voluto salutare e, questa volta, era stata lei a portarli al loro appartamento.  Rispetto a quello prima, l’aria era sicuramente meno tesa e calda, tuttavia le mancava il senso di poter sovrastare qualcosa. Si era sentita spavalda davanti a quell’immagine, tanto sarebbe stato Ron a decidere e quella decisione non l’avrebbe nemmeno toccata. Lei era una porta chiusa nella sua vita. Nei giorni precedenti aveva sperato che Ron avesse avuto la decenza di ritrovare la chiave della suddetta serratura, ma non l’aveva fatto e, dopo quello che era successo, era sicura che la loro relazione non si sarebbe più riaperta. Sarebbero potuti diventare di nuovo amici un giorno, nell’eventualità.
Si era accasciata sul pavimento, sinceramente provata e Fred non aveva fatto in tempo a sorreggerla. Era caduta in un tonfo pesante e non aveva sentito il dolore prenderla alle gambe, non aveva sentito più nessuna emozione prenderla veramente. Si era sentita come svuotata da tutto, come se fosse libera e sentisse solo la natura invaderla il corpo. Stava diventando un vegetale.
Fred aveva osservato preoccupato la scena e si era seduto di fianco a lei. Sapeva fin troppo bene che quella non si sarebbe alzata fino a quando non sarebbe stata pronta e non voleva di certo forzarla.
-Come va?- aveva chiesto.
Lei aveva mosso gli occhi intenzionata a non rispondergli, odiava parlare quando stava per mettersi a piangere e non avrebbe mai voluto piangere davanti a Fred, ma ormai era fatta. Era già la terza volta che piangeva davanti a lui. Le lacrime erano calde, anche se lei le avrebbe desiderate fredde. Gelide e piene di odio. Avrebbe desiderato la morte di Hanna in quel momento.
-Lui si sposerà.- aveva detto secca, sussultando un attimo.
Fred le aveva scostato una ciocca di capelli dietro alle orecchie e le aveva sorriso.
-Non è detto, lui non è il tipo da prendere le decisioni in fretta, basta solo pensare a quanto ci ha messo a vederti come una ragazza.- aveva affermato.
Hermione aveva negato con la testa.
-Sono stata con lui abbastanza tempo per capire che può essere preso da attacchi di pazzia.- aveva detto schietta lei e aveva lasciato andare altre due o tre lacrime.
Fred non aveva null’altro da dire, ma quella gli aveva preso le mani e aveva appoggiato la testa sua spalla. I singhiozzi erano aumentati e lei ormai era sicura di aver perso tutta la sua dignità. Quel giorno.

 
***
 
Fred si era sgranchito la schiena. La sera prima non era riuscito a convincere Hermione ad alzarsi dal pavimento e lei non si era neanche voluta staccare. La sua mano era rimasta congiunta a quella della ragazza per tutta la notte e non gli era sembrata strana la cosa. 
L’aveva guardata di sottecchi; dormiva ancora e con le palpebre chiuse e le labbra appena serrate era ancora più bella. Non si era mai sentito in dovere di osservare una donna dormire nel sonno, aveva la netta sensazione che quelle si sarebbero girate e gli avrebbero tirato un ceffone perché non si volevano impegnare in nessun rapporto.
Effettivamente la sua vita era stata proprio una schifezza. Non aveva mai trovato una donna perfetta, una che lo facesse veramente ridere, scherzare e non se ne era veramente mai preoccupato.
Le poche volte in cui si era appassionato ad una storia era perché questa comprendeva un uomo pieno di fama, donne e denaro. Tuttavia queste storie lo intristivano un po’: che c’era di bello a vivere una vita da solo? Perché in una vita del genere come puoi sperare di affezionarti veramente a qualcuno? Aveva sbuffato, prima di mettere una mano sulla sua bocca, tanto ormai lei si era svegliata.
-Hai il sonno leggero.- aveva costatato lui, mentre lei era intenta in un grande sbadiglio che aveva lo coinvolto poco dopo.
-Non ho il sonno leggero, ero già sveglia. Non volevo muovermi.- gli aveva spiattellato in faccia.
-Quindi tu mi hai visto…- Fred era andato nel panico per un momento, ma allo sguardo preoccupato di lei si era tranquillizzato. –Nulla.-
Fred si era alzato dal pavimento gelato, porgendole la mano per aiutarla.
-Non posso alzarmi, ieri sera ho pianto, sono ancora troppo depressa.- aveva affermato sfregandosi la mano sul braccio per scaldarlo.
-Hermione è Lunedì e devi andare a lavorare.- aveva detto Fred gelido. Il ragazzo non aveva tutti i torti, ma solo al pensare a quelle persone dentro quell’ufficio le mancava il respiro. Non voleva tornarci.
-Mi prenderò una settimana di riposo e poi vedrò che fare.- aveva detto scrollando le spalle, sperando di chiudere il discorso, ma Fred l’aveva messa in piedi di peso.
-Io devo andare a lavoro oggi, ho scaricato il lavoro su Geroge per troppo tempo e credo che mi voglia uccidere. Tu oggi vai a lavoro e vedi di rimetterti un po’ a posto che hai un aspetto orrendo.- Hermione si era trascinata in bagno malinconica.

***
 
Ron aveva osservato il piccolo e prezioso gioiello intorno al suo dito. Aveva accettato la proposta di matrimonio, poco dopo che Hermione e Fred se ne erano andati. Si era semplicemente figurato insieme a Hanna, in una bella casa, con intorno ragazzini dai capelli rossi. Lei sarebbe stata lì ad accudirli e poi sarebbe andata a lavorare lasciandoli a Molly. Aveva sorriso.
Non era mai stato uno che si buttava a capofitto in una cosa che poi sapeva di non poteva mantenere; era stato così con Hermione, ci aveva messo sette anni per baciarla e non era finita per niente bene. Sarebbe stato un miracolo tornare a parlare, ma confidava che almeno Harry avrebbe provveduto a risolvere un po’ la cosa.
Aveva scostato le coperte piano, evitando di svegliare la sua futura sposa e aveva preso lettera e penna. Non voleva aspettare per dirlo al suo caro amico e sicuramente, se avesse affrontato prima la cosa, quando si sarebbero visti non lo avrebbe ucciso.
 
“Caro Harry,
penso sia arrivato il momento per dare alla mia  una svolta alla mia vita e questo comporterà stare con Hanna, per sempre. Avvieremo presto tutti i preparativi del nostro matrimonio. Non uccidermi.


Ron”
 
Aveva chiuso in fretta il foglio, sentendo dietro di sé Hanna muoversi e l’aveva data al gufo sussurrando ad esso un “Fa il tuo dovere” e poi era corso dalla ragazza.
Questa l’aveva abbracciato, facendosi coccolare dal ragazzo sorridente. Hanna sapeva di aver vinto quella battaglia e, molto probabilmente, anche la guerra.
Da quando Ron le aveva detto di “sì” la sera prima era impazzita di gioia perché, non solo avrebbe sposato Ron, ma aveva anche battuto Hermione nel suo stupido gioco, se così si poteva veramente definire.
Si era alzata sulle punte e gli aveva lasciato un bacio sulle labbra prima di venir spinta sul letto da lui. In quel momento il lavoro non era la cosa più importante del mondo.
 

 
 Angolo autrice:
Non mi sono resa conto del tempo che era passato fino ad oggi. Il fatto che mi sto preparando gli esami e credo di dover seriamente mettermi a studiare. Perciò se non mi vedete in giro per i prossimi due mesi non sono morta, starò cercando di finire gli esami.
Detto questo passiamo al capitolo. Penso che alcuni mi vorranno uccidere, ma devo dirvi una cosa: seppure l’idea mi piaccia un mondo, non sono sicura bene di come abbia sviluppato la cosa. Mi fareste un piacere a dirmi se non è una schifezza?
Detto questo io rileggo velocemente il capitolo, lo metto a posto e aggiorno la storia.
Ringrazio ancora le 5 ragazze che continuano a recensire, nonostante faccia schifo.
A presto e al prossimo capitolo,
DrogataDiApiFrizzole. ♥♥♥

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Capitolo 5
*** Quinto Capitolo. ***


Capitolo cinque.
 
Erano passati circa otto mesi da quando Ron e Hanna avevano dichiarato di sposarsi alla famiglia Weasley. Hermione non era stata presente alla cosa, ma aveva avuto un divertente reso conto da parte di Ginny e Fred.
Nell’esatto momento in cui Ron aveva dato la notizia e il bicchiere che Arthur teneva in mano era andato in frantumi, Molly era pressoché svenuta e gli altri si erano messi subito ad urlare contrari.
Era stato difficile per la famiglia accettare quella specie di tradimento e per molte settimane aveva preferito chiudere i ponti con il figlio maschio minore.
Hermione invece non aveva fatto proprio nulla anche perché molte persone erano venute a farle visita dopo aver saputo dell’accaduto, ma ormai lei aveva già lasciato indietro la cosa; difatti Ron aveva provato di tutto per farsi perdonare e, anche se era abbastanza riluttante, aveva lasciato andare la cosa ed erano tornati amici.
Dopotutto le mancava parlare con Ron, era un ragazzo divertente a suo modo e sicuramente molto più interessante di altri che aveva intorno.
Ginny le faceva visita regolarmente trovandola sempre in cucina a farsi tè su tè; era stata una mania che aveva appreso quando si erano lasciati, quell’infuso distendeva i nervi più del dovuto ed era sicuramente meglio di una camomilla.
Harry era stato ben felice di tirarsi fuori dalla questione, anche se Ginny era stata molto remissiva sulla cosa: era l’amico comune, doveva fare qualcosa. Tuttavia lui si era sentito così tante volte in mezzo ai loro problemi che aveva preferito non fare stupide cose e guardare paziente la scena solo come spettatore.
Era stato Fred a farla uscire un po’ dal suo guscio perché era quello che le aveva dato maggior conforto: da quando vivevano insieme Hermione era cambiata. Rideva di più, sorrideva come una bambina e si lasciava prendere anche da attacchi di pazzia; era così che aveva cominciato a frequentare il negozio dei gemelli e, quando il lavoro glielo permetteva, andava ad aiutarli con incantesimi o pozioni speciali.
Il legame che c’era tra lei e il gemello si era molto intensificato ed erano arrivati a una soglia insuperabile: loro parlavano. Certo, per Hermione questo non era nulla di speciale, ma per Fred era stata una vera e proprio rivelazione.
Fred Weasley, con una ragazza, andava dritto al punto e non pensava veramente a dover mettersi a dialogare per ottenere qualcosa, come se la sua bellezza non facesse già abbastanza! Eppure parlare, non era mica male, anche se l’aveva sempre pensata come una cosa creata solo ed esclusivamente per le donne.
C’erano sere in cui però non c’era dialogo tra i due ed era per questo che ogni maledetta mattina Hermione si svegliava in una stanza piena di bustine di tè usate. La colpa era di Fred che invitava quasi giornalmente ochette trovate al negozio, a casa e la saggia maga era più volte costretta a starsene in camera sua, da sola.
Era stato più chiaro che palese che Hermione non aveva più una vita sociale e neanche si sforzava di crearla, era troppo impegnativo per lei, per i suoi libri e per le sue amorevoli tazze da tè.
 
***
 
Hanna si era svegliata subito quella mattina. Nonostante fosse sempre stata una dormigliona patentata, aveva avuto voglia di aprire gli occhi prima del solito.
Era ancora nervosa, da quando Ron l’aveva costretta a uscire con Ginny quello stesso pomeriggio si era sentita a disagio; non voleva rapporti con persone Weasley, non perché non lo desiderasse, ma perché sapeva di essere non voluta; ricordava benissimo quello che era successo mesi prima quando Ron aveva dato la notizia del matrimonio e non teneva a vedersi tagliata fuori di nuovo dalla sua futura famiglia.
Quello che la turbava era anche il fatto che tutti erano sicuramente dalla parte della povera Hermione, la ragazza che aveva subito il torto e che tutti preferivano a lei anche dopo otto mesi.
In effetti, non aveva fatto molto per farsi conoscere dalla suddetta famiglia, in quanto nemmeno loro avevano chiesto di incontrarla.
Aveva richiuso gli occhi pensando a quanto le mancasse il suo precedente marito e a quanto ancora lo sentisse vicino, nonostante tutto quello che era successo. Aveva poi spostato lo sguardo verso Ron che, di fianco a lei, stava dormendo sereno. Quel ragazzo era riuscito a salvarla da mesi d’oblio.
Sebbene fosse ancora inseguita dai ricordi, adesso stava bene e non le dispiaceva condividere il letto con un altro uomo, un uomo che sarebbe stato lì con lei per sempre.
Si era alzata dal letto e nella foga aveva svegliato Ron che si era mosso appena cercando le sue mani.
-Hanna, che fai sveglia a quest’ora?- aveva chiesto lui aprendo gli occhi piano evitando di essere accecato dalla luce.
-Stavo solo andando in bagno.- aveva tagliato corto prima di alzarsi e abbandonare il caldo e dolce nido formato da Ron e dal suo letto comodo.
-Mi vuoi dire che succede?- aveva imprecato lui con tutta la forza che aveva in corpo visto che si era appena svegliato e per uno come lui era difficile ragionare alla mattina.
-Io non ce la faccio Ron, ho paura della reazione di Ginny. Non voglio uscire con lei perché so che mi odia, come il resto della tua famiglia d’altronde; io… mi sento così sola.- aveva detto ansimando portandosi una mano alla bocca.
Ron aveva fatto correre gli occhi sulla ragazza; non immaginava veramente che la persona che l’aveva chiesto in marito fosse veramente così fragile. Si era in questo modo alzato ed era andata ad abbracciarla.
-Tu non sarai mai sola finché ci sarò io Hanna, starò sempre io con te, te lo prometto amore.- aveva detto prima di baciarla e riportarla a letto per coccolarla ascoltando piano il lento scadere dei singhiozzi della ragazza.
Hanna si era sentita protetta, come mai in vita sua perché quell’abbraccio l’aveva fatta sentire speciale e dopo mesi si era sentita rinascere dentro, come se tutto l’odio che aveva accumulato nel tempo fosse volato via dal suo corpo.
Si sentiva di nuovo libera, pronta ad amare di nuovo qualcuno che non fosse più come il suo ex marito e quel qualcuno era proprio Ron Weasley; l’uomo che la stava coccolando, quello che le aveva ridato la voglia di vivere.

 
***
 
 Hermione aveva aperto velocemente gli occhi. Era da due sere che andava a letto sempre presto e, anche se questo non le dispiacesse, aveva voglia di finirla alla svelta. Era stata rinchiusa dentro la sua stanza per troppo tempo ed era ora di uscire, qualunque cosa ci fosse al di là di quella porta.
Aveva  mentalmente pensato all’improvvisa reazione di due persone intente a baciarsi su un divano che venivano interrotte da qualcuno. Aveva leggermente piegato la testa verso destra ed era uscita dalla camera.
La visuale che aveva trovato davanti era stata sicuramente inusuale: c’era, per terra, della lingerie femminile e più in là la maglietta di Fred; le finestre erano appena accostate e questo permetteva alla poca luce mattutina di illuminare quella scena del crimine.
Non che le dispiacesse per Fred che se la spassava praticamente tutte le sere, ma Hermione aveva cominciato a sentirsi sola ed inutile.
Aspettava con ansia le serate in cui lui decideva di parlarle perché potevano stare insieme e lei poteva finalmente sfogarsi con qualcuno. Trovava indispensabile dialogare, specialmente la notte perché era il momento in cui era sicuramente più rilassata.
Aveva fatto un giro di perlustrazione nella casa e aveva constatato che Fred e l’ochetta non erano più in casa e che, forse, avevano preferito spostarsi in un posto meno affollato dove poter continuare il loro gioco.
Prima di poter decidere di essere veramente libera quel Sabato mattina, aveva dovuto andare a bussare alla porta della camera in fondo al corridoio: la stanza di Fred Weasley.
Non era mai stata costretta ad entrarci e ora come ora si sentiva quasi come un ladro intenzionato a rubare la privacy di una persona, ma in fondo le serviva sapere se fosse lì o no.
La porta era solamente scostata e al leggero tocco della ragazza si era mossa in avanti di qualche centimetro permettendole di vedere la stanza per una misura assai grande. Lei era entrata chiudendosi la porta alle spalle e rimanendo a guardare estasiata i muri di quella camera.
Era così grande e spaziosa e, inoltre, era tutta in ordine. Dall’andazzo che aveva preso quella casa non avrebbe mai scommesso di trovare una stanza così in ordine e perfetta.
Il letto rifatto, le lenzuola quasi nuove, il comodino pulito e l’incredibile minuziosa scelta degli oggetti l’avevano fatta sentire totalmente a suo agio. Non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere dal caro ragazzo che viveva con lei.
Aveva sempre pensato che la camera di George, così come l’aveva descritta Fred, fosse la più bella, tuttavia quella stanza era totalmente incredibile.
Prima di poter fare qualunque altra cosa aveva deciso di uscire dalla suddetta parte della casa e avviarsi di nuovo verso il corridoio, evitando di toccare oggetti o di sporcare qualcosa.
Tuttavia la vista, tra le due stanze, era cambiata così tanto che aveva dovuto coprirsi gli occhi, istintivamente. La camera di Fred era ben curata, mentre il corridoio sembrava essere uscito da un festino notturno piuttosto movimentato, così per il resto della casa.
Aveva mentalmente respirato, costringendosi a pensare che una vita così non l’avrebbe voluta e aveva momentaneamente cercato un modo per tirare su i capelli.
Quella mattina, da sola in casa, sarebbe stata la più dura della sua vita, ma in fondo aveva combattuto per sette anni contro il “Signore Oscuro”. Quello che doveva fare in quel momento era solo mettersi al lavoro e sprecare tutte le sue energie in un lavoro onesto.

 
 ***
                                                               
Ginny non aveva aspettato quel momento con ansia, era stata costretta da Harry ad andare a quell’incontro pomeridiano con Hanna. Non si era mai sforzata di conoscerla, perché sapeva benissimo che sarebbe stato uno spreco di tempo: come poteva farsi andare a genio una persona che  odiava già, senza averla mai vista o incontrata. Le sembrava tanto una fregatura.
Era arrivata davanti a quel bar da circa cinque minuti e l’altra ragazza non accennava certo a farsi vedere, come se anche lei non fosse felice di quell’incontro.
Hanna, dal canto suo, era solamente in ritardo visto che Ron aveva deciso di portarla a mangiare qualcosa in un ristorante in periferia; piuttosto buono, doveva ammettere.
-Ciao… - Ginny si era girata di scatto e aveva visto davanti ai suoi occhi una ragazza abbastanza alta, con i capelli tendenti al marrone e gli occhi azzurri. Si era probabilmente sforzata di sorridere e così aveva fatto anche lei.
-Tu devi essere  Hanna, giusto?-
-Si, in carne e ossa…-
La conversazione si era spenta improvvisamente lì ed entrambe si erano limitate ad osservare il pavimento, in cerca di qualche suggerimento da poter presentare come una discussione successiva.
-Come hai conosciuto mio fratello?- aveva chiesto Ginny, con un filo di ispirazione.
-L’ho conosciuto quasi un anno fa a lavoro. Ero uscita da un periodo molto difficile…-
-Si, Ron mi ha detto che tuo marito è morto. Mi dispiace molto.-
Ad Hanna era venuto un groppo in gola, improvvisamente, dal nulla. Sapeva benissimo di non aver dovuto farlo, eppure, in quel momento si era trovata in vena di parlare di quell’argomento. Da quando era successo aveva sempre tenuto tutto dentro e non aveva voluto parlare di quello nemmeno con Ron, ma ora, in quel posto, con Ginny Weasley davanti aveva avuto la voglia, il timore e la speranza di poterne discutere.
-Posso parlartene?- aveva detto con un tono di voce triste e implorante.
Ginny si era sentita presa in causa e aveva deciso di trovare una panchina o un posto sicuro dove andare a discutere, dove poter sedersi e stare da sole, senza quella moltitudine di gente in giro per la città. Le aveva preso la mano e si erano sedute poco più lontano su una panchina all’ombra di un albero.
-Felix era una persona estremamente straordinaria. Era costantemente presente nella mia vita, faceva di tutto perché io fossi veramente felice. Era come se tutti le mie preoccupazioni sparissero dalla mia vita, come se non fossi più sola e accettata.-
-Cos’è successo Hanna?-
-E’ successo quello che succede a tutti. Se ne è andato; non fraintendere le mie parole, è stato necessario dopotutto. Adesso che conosco Ron credo stia cominciando a dimenticare piano, sono fiera di me stessa, Ginny. Solo questo è successo.-
L’altra aveva smesso di capirci qualcosa e aveva guardato in faccia Hanna che aveva ormai cominciato a piangere. Si era sentita vicina a quella ragazza come non mai e in quel momento non le sembra neanche una possibile minaccia. L’odio che aveva provato per lei era completamente volato  via, scomparso come le rondini in inverno.
-Com’è morto Hanna?-
La ragazza dagli occhi azzurri aveva inclinato la testa nella sua direzione, la voce morta nella sua gola, la paura di raccontare la verità. Si sentiva sola, aveva paura che anche quello fosse un sogno, ma non lo era.
-Con un foglio Ginny…-
 
***

Fred era entrato in casa e, fin da subito, l’aveva trovata diversa. Non era più l’odore di casa sua. Si era guardato intorno per controllare che non avesse sbagliato, ma sembrava proprio quella giusta.
C’erano alcuni particolari che però, in quel soggiorno, stonavano: le finestre erano spalancate, il pavimento pulito, il tavolo misteriosamente ordinato. Si estendeva anche un dolce profumo di albicocche.
Quello che più l’aveva stupito era stato il corridoio che era lindo e pulito; fin da quando abitava lì quella parte di casa era sempre stata sporca e nessuno era mai riuscito a pulirlo veramente.
La cucina seguiva esattamente lo stesso esempio delle prime due stanze tranne che per il profumo. Questo leggermente cambiava e, quella volta, sapeva di zucchero e cioccolato. Si era fatto avanti nella stanza e aveva costatato che dei deliziosi biscotti stavano cuocendo dentro il forno. Eppure non era stato fuor di casa per molto.
-Hermione, dove sei?- aveva chiesto, senza avere una risposta da nessuna parte della casa. Così aveva cominciato la sua ricerca.
Lo studio, anch’esso pulito, era vuoto e sembrava che, nessuno ci avesse messo mai piede.
Mentre cercava la ragazza si era accorto di quanto fosse desolato quel posto, quanto sembrasse non vissuta quella casa. Un po’ come la sua camera da letto. Aveva sempre detto che la stanza di George era la migliore perché quando ci si entrava si poteva chiaramente vedere e sentire come la vita girasse e si divertisse lì.
Invece la sua era costantemente in perfetto stato, come se nessuno l’avesse toccata per anni interi.
Aveva mentalmente deciso di andare a vedere se non fosse in camera sua a bersi un tè, come era suo solito.
La stanza aveva la porta aperta e una volta entrato lui era rimasto di stucco: era uguale a quella di otto mesi prima. Probabilmente anche lì qualcuno era venuto a pulire la stanza. C’era solamente una nota che cambiava. Erano comparsi dei libri e questi occupavano gran parte della camera, dopotutto era la camera di Hermione quella.
Prima di concludere le ricerche aveva preferito controllare anche nel bagno dell’appartamento. Quello che l’aveva stupito era che era praticamente solo lui ad utilizzarlo visto che Hermione non si truccava e non si abbelliva mai, in nessun caso.
Aveva bussato una o due volte piano, ma poi, preoccupato aveva reso quell’azione come un bombardamento continuo e Hermione aveva così aperto gli occhi, sentendo, fuori dalla stanza, una voce chiamarla forte.
-Sono qui, tranquillo.- gli aveva detto di rimando.
-Ok, vedi di uscire tra un po’, i biscotti potrebbero bruciare.-.
Hermione era diventata rossa pensando a lui che andava a controllare i suoi biscotti.
-Non posso Fred- aveva detto.
Fred, da fuori la stanza era rimasto di stucco.
-Perché?-
Hermione era arrossita ancora di più. Sapeva che lui era l’unico modo per salvarla, ma non aveva proprio voglia di dirglielo. Si era decisa quando una voce ancora più preoccupata era giunta da fuori.
-M-mi sono fatta male alla schiena, non posso alzarmi, non ci riesco…- aveva detto, immergendosi nelle bollicine, sperando di annegare.
Fred era rimasto un attimo confuso dall’affermazione, ma poi si era messo a ridere.
-Invece di ridere, non potresti aiutarmi?-
-E come pensi possa aiutarti? Se entro sono sicuro che mi ucciderai- aveva detto secco lui.
-Non lo faccio, prometto, ma tu aiutami. Fammi uscire che mi sento un pesce!- aveva urlato la ragazza disperata e si era coperta con tutte le bolle possibili prima di sentire la maniglia aprirsi dietro.
Il piano era semplice: le avrebbe passato un asciugamano e poi l’avrebbe aiutata ad uscire dalla vasca, non era poi così difficile. Eppure Fred aveva dovuto prenderla tra le braccia e Hermione, spaventata si era aggrappata al suo collo.
-Questo mi ricorda qualcosa- aveva detto ironico lui.
Hermione sapeva a cosa si riferisse. L’aveva presa in braccio anche il primo giorno in cui era arrivata in quella casa.
-Ci sarai sempre tu a salvarmi, mio prode cavaliere Fred Weasley. Io la amo, se lo ricordi-.
-Io lo ricordo benissimo, ma lei mi può dire da dove proviene la puzza di bruciato?-
-I BISCOTTI!- Hermione si era divincolata cadendo per terra insieme a Fred. Lei sotto, lui sopra. L’unico particolare era che l’asciugamano era caduto prima di quanto volesse.
Fred, da bravo cavaliere, aveva chiuso gli occhi istintivamente, anche se le mani erano rimaste sul ventre scoperto della ragazza; quest’ultima aveva cercato con le mani i lembi dell’asciugamano.
-Vai… a controllare i biscotti. Io riesco a strisciare fino in camera mia.- aveva tagliato corto rossa in volto.
Si prospettava una giornata interessante, per entrambi.

 

My little corner:
Non so sinceramente che dire riguardo a questo capitolo. Avrei dovuto pubblicare almeno un mese fa, ma sono ancora sotto esame e in questo momento dovrei studiare per l’orale, ma chi se ne frega.
Il capitolo è molto più corto degli altri, ma continente comunque dei particolari piuttosto importanti come per esempio il cambiamento di Hanna. Il “vero” segreto su di lei verrà rivelato tra un bel po’, ma non odiatela. E’ una ragazza molto brava.
In ogni caso, ringrazio tutte le persone che continuano a recensire costantemente e a chi ha aggiunto la storia nelle ricordate/preferite/seguite.
Adesso me ne sparisco da qui e pubblico il capitolo.
A presto e speriamo al prossimo capitolo,
DrogataDiApiFrizzole  ♥♥♥
 

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Capitolo 6
*** Sesto Capitolo. ***


Capitolo sei.
                                                                                
Hermione aveva controllato che Fred se ne fosse andato in camera sua ed era sgattaiolata in cucina. La schiena le faceva sicuramente meno male di prima perché aveva potuto curarla con la magia. Stupida com’era, infatti, aveva dimenticato la sua bacchetta in camera da letto e aveva dovuto aspettare per far calmare il dolore. Fred aveva fatto il possibile per non metterla a disagio, ma qualche incantesimo aveva dovuto praticarlo anche lui.
Lui non se l’era presa molto, ma le aveva fatto notare che, se non avesse scatenato quel pandemonio e non avesse messo a posto tutta la casa da sola non sarebbe successo proprio un bel niente e la sua schiena sarebbe stata sicuramente a posto. 
In cucina la puzza di bruciato stava cominciando ad andarsene e il profumo di zucchero e cioccolato era ormai un ricordo lontano. Su un piatto era disposti i pochi biscotti che si erano salvati dalla terribile temperatura del forno. Ne aveva assaggiato uno, ma visto il cattivissimo gusto l’aveva subito rimesso a posto.
-Certo che siete proprio orribili voi.- aveva detta abbattuta più a sé stessa che ai biscotti.
-Felice che te ne sia accorta, li avevo messi lì apposta.- aveva detto Fred entrando in cucina sorridente.
-E perché?- aveva chiesto questa leggermente sudi giri, ingannata dall’amico lì davanti.
-Per farti capire che i biscotti vengono meglio se fatti insieme e non da soli con la schiena che fa male.- aveva detto il ragazzo alzando un sopracciglio guardandola dall’alto al basso.
-Non mi faceva male la schiena quando li ho fatti, ha cominciato a darmi fastidio solo dopo, quando stavo pulendo il corridoio.- aveva detto a bassa voce per poi seguire i movimenti di Fred. Stava tirando fuori farina, cioccolato, uova, burro e latte. 
-Aspetta, vuoi rifarli?- aveva chiesto sorpresa.
-Vuoi o no la possibilità di dimostrami quanto vali in cucina Hermione Granger?- aveva chiesto lui, evitando di guardarla negli occhi. Aspettando solamente la risposta girato di spalle.
-Certo che la voglio, vedrai che non verranno male questa volta!- aveva detto Hermione sorridente e prendendo il pacchetto della farina dalle mani del ragazzo.
-Basta che non fai saltare la casa e sarà tutto a posto.- aveva detto lui girando i tacchi.
-Fred, non mi aiuti?- aveva chiesto la ragazza vedendolo andare via e preoccupata perché in cucina non ci voleva più stare da sola, con quei biscotti maledetti di fianco.
-Vuoi che ti aiuti, si o no?- 
-Certo che voglio il tuo aiuto, ho la schiena mezza rotta. Se mi lasci a cucinare da sola sarai il colpevole per un omicidio perfetto!- aveva puntualizzato Hermione e Fred aveva sorriso soddisfatto.
-Prima di tutto un pizzico di zucchero!- aveva urlato a gran voce lui ed entrambi si erano messi al lavoro. 
L’odore di zucchero e cioccolato era presto tornato in quella stanza e si erano sentiti più felici. Anche se Hermione aveva pulito tutto il giorno quella casa, non era importato che la farina finisse per terra e nemmeno che lo zucchero si sparpagliasse sul tavolo in modo disomogeneo.
L’impasto l’aveva preparato la ragazza e l’altro aveva aiutato nei momenti in cui il composto doveva essere girato; sarebbe stato uno sforzo per la ragazza che aveva ancora un forte dolore alla schiena. Mano a mano che lavorava il dolore si accentuava in fondo al suo dorso e lei emetteva degli urli di dolore. 
Fred se ne era preoccupato più di una volta durante la preparazione, ma lei aveva voluto in tutto e per tutto continuare a cucinare, nonostante le gradi proteste che lui aveva fatto. 
-Fred, non è inverno. Se lo fosse sarei già sotto le coperte con una tazza di tè, ma non lo è. E’ estate e voglio preparare questi benedetti biscotti, l’hai detto tu che dovevo mostrarti quanto sono brava in cucina, no?- 
-Ho detto di dimostrarmi quanto sei brava in cucina, non di spaccarti la schiena per dei biscotti Hermione, ricorda, prima la salute e poi il cibo.- aveva detto buttando lì quella frase senza senso e vedendogliela come un proverbio famoso.
-Fred, non credo che dei biscotti mi uccideranno, tutt’altro.-
Per quanto questo continuasse a farle notare che era del tutto inopportuno che lei se ne stesse lì in piedi, Hermione non si era mossa ed era caduta a terra quando i biscotti erano stati messi nel forno.
-Io che ti avevo detto?- 
-Ho voluto resistere. Dovevo farlo per i biscotti.- aveva ammesso Hermione contrariata massaggiandosi la parte lesa.
Fred si era abbassato e l’aveva aiutata ad alzarsi in piedi. Notando che  questa non riusciva a camminare l’aveva presa di nuovo tra le braccia e l’aveva portata in salotto.
-Ricorda, non ci sarà sempre il tuo prode cavaliere a salvarla.- aveva detto prima di sedersi sul divano con la ragazza ancora in braccio. Hermione aveva sorriso tranquilla.
 
***
 
Ginny era rimasta allibita dal racconto che Hanna le aveva fornito. In quel momento si era sentita più stronza lei, che la fidanzata di suo fratello.
Era tornata a casa piuttosto frastornata dalla cosa, con un umore mogio. Pensare solamente quello che l’altra ragazza aveva passato la faceva stare male. Com’era possibile essere capaci di una cosa simile?
Aveva scosso semplicemente la testa ed era andata dritta verso il frigo per prendere del gelato alla vaniglia. Ultimamente si era trovata a mangiare anche troppo, le capitava spesso di essere a casa da sola e, quando questo accadeva, ricorreva al cibo come unico amico.
Harry non se ne era mai accorto ed era stato un bene necessario per la sua sopravvivenza; anche se qualche volta tornato a casa le chiedeva dov’erano finiti il gelato o il cioccolato, non se ne era mai preoccupato troppo. 
Era una scelta di Ginny ingrassare si o no. Era stato quello che aveva detto quando l’aveva trovata intenta a mangiare un’abbondante cucchiaiata di cioccolato e panna. La ragazza non c’era rimasta poi tanto male, sapeva benissimo che non sarebbe andata al mare quell’anno. La prova costume non era per nulla importante in quei momenti di necessario bisogno.
Aveva sentito un istintivo comato di vomito e aveva allontanato la scodella di gelato dalla sua bocca, evitando di fare una strage. Quel tipo di cibo era stato uno dei suoi preferiti fin da bambina e non riusciva a capire proprio come, in quel giorno, quella tale delizia l’avesse tradita.
Aveva scocco le spalle tranquilla ed era andata verso la dispensa rubando il poco cioccolato che era rimasto nel suo nascondiglio segreto. Ne aveva assaggiato un pezzettino, ma anche quello era andato giù male, lasciandola con l’amaro in bocca. Per lo meno quella sera Harry sarebbe tornato con le pizze babbane. Adorava quel cibo così pieno di pomodoro e mozzarella. Si era pregustata una cena magistrale quando il suo ragazzo era rientrato bagnato fradicio e con due scatole in mano.
-Pizza comprata- aveva detto fiero del suo comportamento.
Ginny le era saltato al collo e aveva, poi, rivolto tutte le sue attenzioni sulla pizza che, fortunatamente, non si era bagnata.
Quando Harry si era cambiando avevano deciso di mangiarla guardando qualcosa in televisione ed era venuto lì il dubbio alla cara Ginny: subito dopo aver addentato la pizza lo stomaco le si era istintivamente voltato e aveva dovuto farsi coraggio per mandare giù quel solo boccone.
-Tutto bene?- aveva chiesto il ragazzo vedendola titubante davanti ad uno dei suoi piatti preferiti.
-Io? Certo! Scusami un attimino, vado in bagno.- aveva detto la ragazza seria ed era corsa in bagno, dove era passata ai fatti. Il gelato, il cioccolato e anche quel piccolo boccone di pizza avevano deciso di andarsene dal suo corpo, contrariati. Un po’ come se il suo stomaco avesse tirato un calcio a quelle buonissime pietanze.
Si era seduta esausta su pavimento e aveva chiuso gli occhi pregando mentalmente che quello fosse un incubo: non poteva certo permettersi di essere indigesta ai tre dei suoi piatti preferiti, sarebbe stato seriamente orribile! Come poteva rinunciarci? Aveva ricacciato indietro le lacrime e, invece di tornare dal preoccupato Harry, se ne era andata direttamente a letto a dormire. Per quel giorno aveva sofferto abbastanza.
Prima di potersi addormentare il ragazzo era entrato in camera e si era sdraiato di fianco a lei.
-Come ti senti Ginny?- aveva chiesto lui.
-Mi viene solo da vomitare.- aveva detto avvicinandosi un po’ di più al corpo del ragazzo.
-E’ stata quella malefica Hanna a procurarti questo malessere?- aveva chiesto ironico sorridendo un poco, cercando di farle venire il buon umore.
-Non essere stupido e senza cuore. Tu non sai cos’ha provato quella povera ragazza. Harry, non credevo di aver sposato un uomo così insensibile.-
-Dimmi che è successo allora.- aveva detto Harry sentendosi piuttosto in colpa e attaccato da ogni fronte.
-Non so se dovrei…- 
-Scusa un attimo, prima mi dici che ha passato un brutto periodo e poi non mi dici cosa? Adesso sei tu quella senza cuore Ginny.- aveva detto il ragazzo.
-Oh va bene Harry, in pratica riguarda suo marito. Non penso che abbia detto nulla a Ron, però sembra che i due non avessero un buon rapporto…-
-Racconta.- aveva detto serio l’altro stringendola tra le sue braccia, lasciandole però lo spazio per respirare.
Harry era rimasto muto per tutto il resto del racconto e aveva tranquillizzato Ginny anche prima che questa si addormentasse. Non avrebbe mai creduto che quell’Hanna avesse passato un periodo tanto difficile. Aveva stretto ancora di più Ginny tra le sue braccia e aveva sussurrato: “Io non ti lascio, è una promessa.”
 
***
 
Hanna era rientrata presto quel pomeriggio, come aveva saggiamente pensato Ron. L’aveva abbracciata per il resto della giornata. Finché quella non si era divincolata triste; aveva voglia di stare da sola dopo quello che era successo.
Aveva trovato una nuova amica e questa era Ginny Weasley, ma aveva anche dovuto raccontare il suo triste reso conto. Si era mentalmente ricordata l’espressione che questa aveva avuto finito di raccontare l’accaduto. Si era messa a piangere.
L’unica che aveva il diritto di mettersi a piangere era però lei che aveva perso tutto e che era stata cacciata dall’unica famiglia che le rimaneva, ma poi aveva evidenziato i segnali che Ginny emanava. 
Per tutto il pomeriggio non aveva fatto altro che mangiare e aveva avuto sbalzi d’umore piuttosto accentuati. Aveva sorriso immaginandosi con il pancione,  aspettando un bambino da Ron. L’aveva sognato tante volte: un piccolo faccino paffuto, qualche lentiggine, i capelli rossi arruffati sulla testa e gli occhi di un celeste intenso. 
Tuttavia aveva anche pensato all’incessante lavoro che richiedeva avere un bambino e aveva cacciata indietro l’idea spaventata. Non era mai stata brava in nessuna relazione, come pretendeva di riuscire ad accudire un bambino?
Da quando aveva lasciato l’abbraccio di Ron era andata in camera dove aveva continuato i preparativi per il matrimonio: le nozze erano fissate, gli invitati avevano dato il consenso e ormai non poteva più tornarsene indietro. Non che lo volesse fare. Amava Ron Weasley con tutta la sua anima e sapeva benissimo che era un amore molto diverso da quello che aveva con Eric, eppure non le dispiaceva per nulla. Stava bene così lei.
Aveva sentito bussare piano alla porta ed era entrato Ron. Gli aveva lasciato lo spazio necessario sul letto e aveva continuato a guardare i fogli attenta.
-Hanna, mi vuoi dire che succede?- 
Se ne era accorto, anche Ron aveva visto che c’era qualcosa di strano nel suo comportamento, ma non poteva certo portare quel segreto dentro per tutta la vita. Quell’uomo era quello con cui avrebbe condiviso tutto il resto della sua vita e non voleva che lui rimanesse allo scuro di tutto.
-Ron, ti devo dire una cosa importante-.
-Dimmi.- aveva detto il ragazzo mettendosi più comodo e guardando la ragazza dritto negli occhi.
-Felix non è morto, almeno per me si, ma lui è ancora vivo da qualche parte in questo mondo.- aveva detto Hanna tagliando corto. Guardare l’espressione che Ron aveva le aveva ricordato quanto fosse stata orribile in quei mesi.
-Raccontami cos’è successo Hanna. Ora.- aveva detto il ragazzo alzando il tono di voce e lei, con un sospiro, aveva iniziato a raccontare.
 
***
 
Fred non aveva lasciato andare Hermione e questa si era sentita piuttosto a disagio. 
-Fred, mi puoi lasciare andare?- aveva chiesto la ragazza piano, imbarazzata da quella posizione così intima.
-No, piuttosto, girati.- aveva detto il ragazzo provando a metterla a pancia in giù.
-Co-sa? No, non ci penso neanche. Cosa vuoi fare?- aveva detto cercando di divincolandosi, tuttavia Fred era molto più in forze di lei e non era riuscita a liberarsi dalla sua stretta.
-Voglio massaggiarti la schiena visto che ti fa male. Qualcosa in contrario mia principessa?- aveva chiesto seccato dal comportamento della ragazza, che, senza dare una risposta precisa aveva fatto com’era stato detto.
Le mani di Fred erano abili nel fare massaggi e lei emetteva qualche volta qualche urlo di dolore. Erano abili, ma picchiavano molto duro. Non le dispiaceva ricevere un messaggio sulla schiena, perché provava un dolore acuto ogni volta che il ragazzo le chiedeva di cambiare posizione.
Aveva solo sperato che Fred non andasse a massaggiare il punto di massimo dolore: si trovava nella parte di bassa della schiena e le impediva ogni leggero movimento. Poi le mani di Fred erano scese vero il punto appena descritto e lei aveva fatto di tutto per togliersi da quella posizione.
-No, ti prego. NO!- aveva detto arrampicandosi sul divano.
-Stai ferma. Voglio solo metterti a posto la schiena.- aveva detto Fred trattenendola per il ventre e riportandola sulle sue ginocchia.
-Ma io non voglio, lasciami immediatamente Fred.- aveva detto.
-In questo momento non sei in condizioni di poter dire qualcosa.- aveva detto facendole ricordare l’esatta posizione in cui si trovava. Stesa su di lui, pronta a ricevere un massaggio sulla schiena. Non poteva certo lamentarsi.
-Però fai piano Fred, lì mi fa tanto male.- aveva ammesso Hermione posizionandosi meglio e lasciandolo fare tranquillo.
Quanto il forno aveva suonato si era talmente abituata a quel dolce contatto che avrebbe anche evitato di spostarsi per lasciarlo andare. Una volta seduta aveva constatato che il dolore era leggermente sparito dal suo corpo e ora riusciva anche a scrocchiare la schiena. Non aveva osato alzarsi perché sapeva che sarebbe caduta di nuovo sul pavimento e i biscotti sarebbero bruciati ancora.
Poco dopo era tornato un Fred sorridente con in mano un piatto di gustosissimi biscotti al cioccolato. Ne avevano diviso uno insieme ed era stato come mordere il paradiso intero. 
Era buono, cotto al punto giusto, con il cioccolato che ti riempiva la bocca e la croccantezza giusta. Si erano guardati in simultanea annuendo contenti della loro creazione squisita.
-Visto che fare i biscotti insieme è meglio. Guarda come sono venuti bene Hermione!- aveva detto soddisfatto il ragazzo prendendone un altro dal piatto.
-Avevi ragione, hai vinto caro mio. Che premio vuoi?- aveva chiesto lei addentando un secondo biscotto.
-Penso che mangiare questi biscotti con te mi basti e avanzi.- aveva detto sorridendo ed Hermione si era avvicinata di più al ragazzo che l’aveva abbracciata. 
-Grazie per la schiena Fred.- aveva detto arrossendo un pochino ed evitando di mostrare il suo rossore al ragazzo.
-Ti fa ancora male?- aveva chiesto lui.
-Non in modo particolare caro mio.- aveva detto prima di affondare nel suo abbraccio e chiudere gli occhi tranquilla. Se si fosse addormentata tanto il suo salvatore l’avrebbe portata in braccio fino al suo letto.

 

My little corner:
Lo ammetto, avevo scritto il sesto capitolo subito dopo il quinto e avevo tanto voglia di pubblicarlo; alcune ragazze hanno provato a fermarmi, ma io avevo un bisogno morboso di farlo. Perché? Per il semplice motivo che, adesso, sarò pronta ad imbarcarmi verso il settimo. Quest’ultimo conterrà la storia di Hanna, anche se non sono sicura se farla a ricordo o a racconto parlato, penso il primo.
In ogni caso, sono molto felice delle recensioni e dei vari messaggi che tutti voi mi inviate: sono veramente felice di questo, ma io andrei ad analizzare nel dettaglio; Grazie a:
1- Hoon21 per una recensione molto bella perla quale non mi sono per niente messa a dormire. E’ stata perfetta in ogni suo punto.
2- And_beyond per aver scritto parole così importanti, io sono veramente felice che tu mi ritenga un idolo, ma non sono poi gran che.
3- Lambretta perché ti subisci le mie imprecazioni in chat, mi capisci e non mi mandi a quel paese. Sono sicura che ti rompo molto e questo proprio non vorrei farlo.
4- Fremione98 per tutte le recensioni che ha fatto finora e, nonostante tutto, continuerò ad affermare la mia tesi.
5- Calinee per essermi stata vicini, prima e dopo la pubblicazione, per rendere ogni momento speciale.
Adesso vengo a rispondere alle recensioni.
A presto e al prossimo capitolo,
DrogataDiApiFrizzole ♥♥
 

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Capitolo 7
*** Settimo Capitolo. ***


 
Capitolo sette.

Le settimane erano passate veloci e l’invito del matrimonio di Hanna e Ron era arrivato anche a casa di Fred e Hermione. Nessuno due era veramente stato felice di riceverlo, ma entrambi erano costretti ad andarci.
Fred era il fratello di Ron e non partecipare all’evento sarebbe stato come escludersi dalla famiglia Weasley, anche se molti dei componenti gli avrebbero dato ragione.
Hermione era un’amica di Ron e per questo… oh, al diavolo. Aveva deciso di non andarci il giorno stesso in cui era arrivato l’invito e nessuno le avrebbe fatto cambiare idea. Per nulla al mondo, neanche se fosse venuto Ronald ai suoi piedi implorandola di venire.
Tuttavia quella mattina si era presentata Ginny a casa sua, tutta intenta a farle il lavaggio del cervello.
-Ginny, vuoi qualcosa?- aveva chiesto Hermione spettinata aprendo la porta.
L’amica non aveva neanche risposto alla domanda che era già entrata in casa, in direzione della cucina. Aveva adocchiato dei favolosi biscotti sul tavolo e ne aveva accuratamente preso uno in mano.
-Sono venuta perché devo parlarti.- aveva detto con la bocca piena di gustoso cioccolato, nonostante qualche giorno prima fosse stata male proprio per quello.
Hermione aveva sbadigliato contraria e si era seduta di fronte a Ginny, tutta presa dai biscotti.
-Di cosa volevi parlarmi?-
-Due giorni fa mi è arrivato l’invito al matrimonio…- aveva detto spostando l’attenzione su di lei, intravedendo la tristezza nei suoi occhi.
-Anche a me, ho deciso di non andarci…-
-So che sei ancora innamorata di Ron, ma devi metterci una pietra sul fuoco Hermione. Hanna ha… vinto.- aveva detto schiatta Ginny.
-Io non sono innamorata di Ron, sono felice per lui. E’ Hanna il problema, io non ho ma iniziato un gioco con lei ed è stata così malvagia.-
 -Dobbiamo parlare, decisamente.- aveva detto alzandosi e sbuffando, - Cambiati in fretta cara, devo portati fuori. Immediatamente.-
Hermione era rimasta scioccata dall’affermazione e poi aveva incrociato le braccia al petto in segno di negazione profonda.
-E’ Sabato mattina e non intendo muovermi da qui Ginny, neanche se mi costringessero con la forza, sappilo.-
Ginny aveva inarcato una sopracciglia e aveva velocemente cambiato stanza, alla ricerca di Fred Weasley. Appena trovata la sua stanza l’aveva chiamato.
-Fred, alza quelle chiappe. Aiutami a vestire Hermione!- lo aveva scombussolato un po’ e dopo qualche minuto questo si era alzato da letto assonnato.
-Tutta questa confusione di mattina, perché?- aveva chiesto disperato alla sorella che continuava a maltrattarlo.
-Devi aiutarmi, devo portare Hermione fuori e non vuole venire! Per favore.- aveva detto Ginny trascinandolo per un braccio prima trovarsi un’Hermione chiusa a chiave in camera sua, -Esci subito di lì!- aveva urlato.
-Non ci penso neanche Ginny!- aveva detto l’altra buttandosi di nuovo sul letto e cercando di prendere sonno dopo tutto il frastuono che c’era stato.
Fred aveva fermato Ginny che stava cercando di rompere la porta a furia di calci e le aveva messo una mano davanti alla bocca.
-Sai che possiamo smaterializzarci, vero?- aveva detti ironico, prima di lasciarla andare e catapultarsi nella camera di Hermione.
Questa era saltata sul letto e aveva cominciato a correre intorno alla comparsa dei due nelle stanza. Ginny era rimasta in un angolo a guardare la scena, mentre il ragazzo era riuscito ad acchiapparla. La situazione era stata semplice: Fred aveva abbracciato Hermione che era caduta sul letto seguita da lui; si trovavano a qualche centimetro distanza l’uno dall’altra. Il loro respiro si era improvvisamente fermato.
-Grazie Fred. Ora puoi anche andare.- aveva detto la sorella scostandolo dalla ragazza, - Non voglio altri matrimoni familiari per adesso, vattene.- aveva tagliato velocemente prima di buttarlo fuori dalla stanza e chiudere la porta.
-Ma cosa vuoi da me?- aveva chiesto Hermione cercando di far smettere al suo cuore di correre e guardare l’altra in modo scuro.
-Devo farti incontrare una persona. Sbrigati.- aveva tagliato corto l’amica sorridendo al solo ricordo dei due sdraiati sul letto.
 
***
 
Hanna aveva fatto come Ginny le aveva detto. Doveva starsene lì ad aspettare lei e Hermione. Si sentiva sotto pressione come non mai. L’ultima volta che aveva raccontato quella storia Ron era rimasto di stucco e per un giorno aveva preferito non parlarle; non sapeva perché, ma dopo aveva fatto di tutto per farle capire che non sarebbe mai andata a finire in quel modo.
Lo sapeva, che non sarebbe successo perché Ron era un uomo diverso da Felix: le diceva tutto e si preoccupava anche più del dovuto. Qualche volta era un bene, ma a lungo andare anche a lei veniva un po’ la nausea. Era troppo appiccicaticcio. Anche il ragazzo se ne accorgeva e allora la lasciava andare un po’ per la sua strada.
Tuttavia, anche se c’erano questi momenti di distacco non avrebbe saputo cosa fare se lui l’avesse tradita. Sarebbe stato come perdere il cuore una seconda volta. Quella definitiva.
Aveva dei passi provenire da dietro di lei e per un attimo aveva cominciato a tremare; l’ultima volta che aveva visto Hermione è stata quando aveva chiesto a Ron di sposarla.
Non voleva che finisse a botte la cosa, ma era l’unico modo per convincerla che non era una cattiva persona e che non l’aveva fatto apposta: si attaccava troppo alle persone.
Ginny aveva la mano stretta in quella di Hermione e quando quest’ultima l’aveva vita aveva pregato con tutta sé stessa che fosse solo un incubo.
-Perché?!- aveva urlato guardando l’amica e cercando di divincolarsi. Ginny l’aveva trattenuta per i fianchi e Hermione aveva avuto un fremito. L’ultima volta qualcuno l’aveva atto era stato Fred; si era bloccata di colpo e aveva chiuso gli occhi cercando di dimenticare.
-Facciamo in fretta almeno Ginny.- aveva detto prima di sedersi davanti a Hanna e fissarla in cagnesco.
-Hanna, mi sembra il momento che tu debba raccontare…- aveva detto la rossa fissando entrambe in maniera preoccupata. Quell’incontro poteva finire veramente male e mannaggia a lei che c’aveva pensato.
-Cosa mi deve raccontare?- aveva chiesto  Hermione controllando prima il viso di una e poi dell’altra, - No, i dettagli non li voglio sapere, risparmiatemi, vi prego!- aveva urlato coprendosi gli occhi.
-Ma che dettagli, stupida!- aveva evidenziato Ginny, - Ascolta e basta quello che ti vuole raccontare.-
Hanna, che fino a quel momento era stata in silenzio aveva fatto un respiro profondo e aveva fissato Hermione negli occhi.
-Ti prego non odiarmi, non voglio che tu ti faccia un’idea sbagliata di me. Mi sento in dovere di raccontarti cos’è successo a mio marito.-
-Non era morto?-
-No Hermione, non è morto.- aveva detto la fidanzata di Ron e aveva cominciato a raccontare.
 
***
 
Hanna era rimasta scioccata da quello che aveva appena visto. Era incinta.
Aveva si e no ventidue anni e già aspettava un bambino. Come poteva essere? Si era sentita subito a disagio. Non voleva un bambino a quell’età e non sapeva come dirlo a Felix. Suo marito era sempre stato un uomo calmo e molto disponibile, ma lì si parlava di un bambino.
Si era buttata sul pavimento immobile, incapace di muovere un muscolo. Era rimasta in quella posizione per almeno dieci minuti per poi decidere di muoversi.
Dopotutto non era cosa così brutta: ogni donna che era incinta lo descriveva come la cosa più bella del mondo e Felix era una persona speciale. Avrebbe sicuramente voluto quel bambino.
Era uscita dal bagno e, prima di raggiungere la camera, aveva sentito un leggero languorino; si era precipitata in cucina a prendere qualcosa di salato per poi notare che la borsa da lavoro di suo marito era appoggiata per terra. Aveva pensato mentalmente a quella mattina in cui il marito le aveva dato un veloce bacio sulla guancia, raccomandandole di tornare tardi, e aveva preso la sua valigetta di corsa.
Quel pomeriggio non aveva avuto voglia di lavorare ed era andata a casa perché esausta; per la strada si era ricordata di andare dal medico che le aveva consigliato di fare il test. Ed era rimasta pietrificata quando aveva scoperto di aspettare un bambino.
Aveva mandato giù il boccone che aveva in bocca e aveva preso in mano la borsa velocemente: conteneva solo fogli scarabocchiati e qualche penna. Però se c’era la valigetta ci doveva essere anche suo marito.
Aveva girato un po’ per la casa silenziosa per poi optare per la camera da letto. Dentro aveva trovato suo marito. Suo marito disteso sul letto. Suo marito disteso sul letto con la sgualdrina del primo piano. Era uscita dalla stanza evitando di svegliarli. Aveva scaraventato per terra ogni sorta di oggetto che si trovava sulla sua strada e aveva cominciato a piangere lentamente.
Non voleva certo rimanere in quella casa però. Allora aveva sbattuto la porta dietro di sé ed era corsa in strada; il freddo la faceva tremare, ma non le importava. La gente la fissava e probabilmente i bambini si prendevano gioco di lei, ma questo non la scalfiva per niente.
Era entrata nel primo bar che aveva trovato e aveva cominciato ad ordinare ogni tipo di alcolico fino a che Gelix non si era precipitata a prenderla. Avevano litigato davanti a tutto il negozio e lei gli aveva urlato a pieni polmoni che aspettava un bambino e che doveva assolutamente andarsene da casa o lo avrebbe ucciso. Perché non avrebbe sopportato di vederlo ancora nella sua cucina, nella sua stanza o nel suo salotto. Gli aveva tirato più di uno schiaffo e metà del bicchiere che aveva in mano gli era finito in faccia.
Quella sera la sua vita era stata rovinata e non aveva saputo far altro che ubriacarsi. Lei che era stata una ragazza modello e che l’alcool lo odiava perché le scombussolava tutto il corpo e che la faceva stare male fisicamente.
Dopo aver divorziato, dopo aver lasciato cadere ogni sua lacrima aveva ricevuto la notizia più tremenda di tutte: aveva perso il bambino. Evidentemente quella bevuta aveva rovinato la cosa a cui era più attaccata nella vita.
In un solo mese era riuscita a perdere il marito e suo figlio. Si era sentita così male e aveva deciso di cambiare città, lavoro e ogni sua conoscenza. Ricominciando tutto da capo, come sei i ventidue anni prima non fossero nemmeno esistiti.
 
***
 
Hermione era rientrata a casa nel pomeriggio era piuttosto scioccata e non gli era interessato vedere Fred svenuto sul divano.
Aveva notato che la casa era ripiena di un odore dolciastro e praticamente irrespirabile. Si era fatta strada in quell’aria così irrespirabile e aveva aperto tutte le finestre possibili.
Poi si era accorta che qualcosa non andava e aveva cominciato a cercare Fred per tutte le stanze. Se era rimasto in quella casa tutto il tempo allora non stava sicuramente bene e bisognava fare qualcosa.
-Fred! Fred! Dove diavolo sei?- si era messa ad urlare per poi intravedere un ragazzo sul divano.
Si era avvicinata al ragazzo incosciente e aveva controllato che non fosse morto, era solamente svenuto e probabilmente stava sognando qualcosa ricolmo di arcobaleni e fatine.
Aveva cercato di svegliarlo con qualche schiaffo sulle guance, ma questo era rimasto impassibile e lei aveva cominciato a preoccuparsi. Avrebbe dovuto lasciarlo lì o portarlo in camera da letto? Aveva optato per la prima visto che non sarebbe mai riuscita a portarlo in camera e aveva procurato un panno bagnato da mettere sopra la fronte.
-Certo che sei proprio uno stupido Fredduccio.- aveva detto sorridendo al volto del ragazzo, - Poi sarei io quella stupida che si fa male alla schiena: almeno io non svengo.- aveva detto scombussolandogli i capelli.
Poi si era alzata, intenta ad andare a prendere qualche biscotto in cucina. Gli avevano fatti insieme di nuovo ed era stato ancora più divertente della prima volta e questi erano venuti ancora più buoni. Erano quasi una tradizione di famiglia ormai quei dolci e fragranti dessert.
Aveva mentalmente pensato alla storia che Hanna le aveva raccontato; non l’odiava più, ma c’era comunque qualcosa che la faceva sentire diffidente nei suoi confronti. Le aveva rubato Ron tanto tempo prima, ma c’era bisogno di molto più di una storia per poter anche solo dimenticare l’accaduto. In ogni caso il giorno dopo Ginny aveva deciso di uscire tutte insieme: Hanna doveva ancora scegliere il suo vestito da sposa e non aveva nessuno che potesse accompagnarla tranne loro due. Aveva accettato.
Tornata in salotto aveva visto che Fred aveva aperto gli occhi, cercando di respirare.
-Salve!- aveva urlato Hermione nella sua direzione.
-Che è successo?- aveva chiesto il ragazzo allibito ripensando al sogno sugli unicorni e sulla via del monte caramellato.
-Sei svenuto e io ti ho salvato. Ora sono io la tua salvatrice.- aveva detto Hermione soddisfatta sedendosi alla sua destra.
-Giusto, la pavida Hermione!- aveva detto ironico il ragazzo passandosi una mano fra i capelli.
-Guarda che fare gli incantesimi insieme è meglio.- aveva suggerito Hermione mangiando un altro biscotto.
-Un po’ come la storia di questi?- aveva detto rubandogliene uno.
-Un po’ come questi.-
Si erano ritrovati come settimane prima a urlare, scansare e sperimentare nel salotto di casa loro. Stando attenti a non svenire. Tanto ci sarebbe stato sempre l’altro a salvarli. 

 

My little corner_:
Domani ho gli esami, ma non penso sia un problema. E’ un completo disastro. Non so nulla e sto perdendo tempo qui, mia madre mi ucciderà D:
Ho pubblicato adesso perché mi sento stanca e voglio fare una pausa dallo studio. Devo fare un avvertimento, tuttavia. L’ottavo capitolo non l’ho nemmeno iniziato. Neanche messo il titolo su World e per tutta la settimana non riuscirò a fare nulla visto che mi madre è a casa in ferie. Sono in libertà vigilata.
In ogni caso faccio un avviso a tutti voi lettori: sono in Messico a mangiare salsa al peperoncino. Perché? Perché so che mi odierete tutte e vorreste uccidermi, perciò mi sono momentaneamente trasferita all’estero e “Quando tornerò dall’estero, io tornerò dall’estero” avrò l’immunità e non potrete torcermi nemmeno un capello. Tornando serie, volevo dire che sono piuttosto sconvolta anche io e “spero” di aver reso l’idea senza aver scritto troppo velocemente. In questo caso avvisatemi, toglierò il capitolo e lo riscriverò.
Grazie ancora per l’attenzione nel mio angolino e anche all’attenzione speciale che riservate a questa storia. Mi fate sentire incredibilmente bene con le vostre parole.
DrogataDiApiFrizzole ♥ ♥
 

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Capitolo 8
*** Ottavo Capitolo. ***


Capitolo otto.
 
Hermione era passata davanti a tutta quella moltitudine di abiti e si era sentita oppressa; se non fosse stato per la donna bionda poco più avanti quel giro di shopping sarebbe stato dedicato a lei, tuttavia aveva scosso le spalle e aveva seguito le altre.
Ginny era stata assolutamente felice di quell’uscita tutte insieme perché avrebbe provato a farle andare d’accordo in qualche modo e avrebbe avuto un po’ di tempo per parlare con la sua riccioluta amica; le nascondeva qualcosa e aveva bisogno di parlarle.
-Allora, per chi è la visita?- aveva chiesto una anziana signora alle tre ragazze per poi capire che, la fortunata, era Hanna, -Mi segua signorina, voi accomodatevi pure lì, faremo in un attimo.- aveva detto portandola via.
Hermione si era fatta largo tra gli specchi e le pedane e si era seduta su una sedia.
-Stai bene cara?- le aveva chiesto Ginny preoccupata vedendola spesso persa.
-Certo che sto bene, perché non dovrei stare bene?- aveva chiesto inscenando una risatina nervosa.
-So che per te è difficile essere qui e ti ringrazio, ma io non intendo la storia di Hanna…- aveva detto Ginny facendo un cenno alla commessa.
-Che cosa intendi?-
-Tra te e Fred va tutto bene?- aveva chiesto l’amica curiosa.
Hermione aveva avuto un sussulto al cuore ed era arrossita un poco sulle guance; effettivamente nelle ultime settimane era strano stare di fianco a quel ragazzo perché diventava tutto più imbarazzante e non sapeva mai che cosa potesse fare per far scomparire quel disagio.
-Certo, solo amici.- aveva chiarito annuendo con la testa.
-Io non ti ho chiesto se provi qualcosa per lui, ma se avete litigato Hermione…- aveva detto Ginny ridendo piano e, prima che l’altra potesse inventarsi qualcosa, la signora anziana era tornata con Hanna.
Questa indossava un grazioso vestito bianco ornato di gemme sul corpetto e con uno strascico lungo. Entrambe le accompagnatrici avevano negato con un cenno della testa e la ricerca era continuata con abiti a sirena e stile principessa. Dopo una decina di abiti la signora non sapeva più che pesci pigliare e Ginny era corsa a consolare la povera Hanna.
Hermione aveva deciso di lasciar perdere e di farsi un giro per la boutique osservando minuziosamente ogni dettaglio degli abiti. Doveva essere bello quel lavoro, dopotutto avevi la possibilità di donare un sorriso a una moltitudine di persone. Ne aveva guardati circa una ventina finché non si era soffermata su un vestito dal colore rosa e ornato di piccoli fiori. Le aveva ricordato tanto il vestito che Fred le aveva dato il primo giorno che era arrivata a casa sua. L’aveva preso e aveva deciso di farlo vedere ad Hanna.
Non era un vestito così complicato come i precedenti, tuttavia era perfetto per la bionda perché le metteva in risalto gli occhi e sembrava risplendere di una luce propria. La ragazza, dopo un pianto liberatorio, aveva deciso di comprare quello ed era corsa ad abbracciare Hermione.
-Senza di te non avrei mai trovato l’abito perfetto e veramente grazie.- aveva detto scoppiando nuovamente a piangere sulla spalla della ragazza riccia.
-Non ringraziarmi, stavo solo guardando gli abiti.- aveva detto passandole una mano sulla schiena e sorridendo piano, dopotutto Hanna non era così male come si poteva pensare.
-Ragazze, così fate piangere anche me!- aveva detto Ginny asciugandosi piano la lacrima e aggiungendosi all’abbraccio delle altre, -Dopo andiamo al bar a festeggiare, sia chiaro!-
-Io prima devo andare un attimo da Fred, gli avevo promesso che passavo e sono già in ritardo…- aveva detto Hermione sfoggiando un sorrisetto e le altre avevano acconsentito volentieri.
***

Fred era rimasto a guardare assorto fuori dalla finestra tutto il giorno, sapeva che il Negozio sarebbe andato bene anche con una sola persona diligente in cassa e in quel momento Angelina li stava aiutando. Aveva sbuffando vedendo passare l’ennesimo gruppetto di amiche.
-Aveva promesso che sarebbe passata!- aveva detto tutto arrabbiato, incrociando le braccia.
-Chi sarebbe passata?- aveva chiesto Angelina lasciando il pacchetto ricolmo di scherzi al bambino poco più avanti e voltandosi verso di lui sorridente.
-Nessuna, e poi tu non dovresti guardare la cassa?- aveva detto cambiando discorso in fretta.
-Parli tu che non hai fatto nulla tutto il giorno?- aveva detto l’altra sulla difensiva tornando a impacchettare scherzi.
-Io sono stanco, ieri ho lavorato su un nuovo incantesimo.- aveva detto cupo, ricordano il giorno prima in cui lui ed Hermione cercavano di non morire sperimentando con le bacchette, perché una cosa fatta in due era meglio che fatta da solo.
-Tu che lavori da solo su un incantesimo? E dimmi, dove sono le lesioni?- aveva detto ironica Angelina girandogli intorno.
-Mi ha aiutata Hermione, contenta?- aveva sbraitato lui appoggiandosi al bancone allontanandola velocemente.
-Certo che lo sono caro mio e, per puro caso, non è che stai aspettando proprio lei?- aveva detto chiudendo la cassa visto i pochi clienti.
-Mi aveva detto che passava, è fuori con Ginny e Hanna. Quindi non so se viene. – aveva tagliato corto Fred andando a controllare degli scaffali lì vicino.
-Provi qualcosa per quella ragazza?- aveva detto Angelina seguendolo.
Fred era rimasto paralizzato dalla domanda e si era girato di scatto verso la moglie del gemello. Non aveva mai pensato che a lui potesse veramente piacere Hermione, anche se il pensiero di lei era sempre nella sua mente.
-Siamo solamente amici Angelina, nulla di che.- aveva detto deglutendo a metà frase.
-Ti vedo nervoso Fred…- aveva detto sorridendo e prendendogli dalla mano un filtro d’amore.
-Sei proprio una vipera, mi chiedo proprio perché tu abbia scelto George e non me.- aveva detto spiritoso il ragazzo.
-Perché volevo darti la possibilità di amare qualcuno come lei Fred, quindi, visto che ho rinunciato a te, almeno non deludermi e dille quello che provi!- aveva detto Angelina ridendo lasciandolo solo e tornandone alla cassa.
-Io non provo proprio niente per lei!- aveva urlato trovandosi Ginny e le altre due davanti, -Oh, ciao ragazze.- aveva detto sfoggiando un sorriso magnifico.
-Lei chi?- aveva chiesto Ginny avvicinandosi.
-Niah, nessuna, proprio nessuna sorellina. Vedete di sparire dalla circolazione. Qui si deve lavorare!- aveva detto chiudendo il discorso ed andando anche lui alla cassa.
-Veramente mi avevi chiesto di passare!- aveva detto contrariata Hermione.
-Oh, giusto…- aveva detto Fred voltandosi verso di lei.
-Come va l’incantesimo?- aveva chiesto lei avvicinandosi al bancone per ammirare meglio le boccette che aveva creato George.
-Si vende bene Hermioneione e dovremmo fare presto un’altra sessione. Sta finendo!- aveva detto ironico passando un pacco ad Angelina.
-Si Hermione, il tuo aiuto è molto prezioso. Mi chiedo proprio perché tu continui a lavorare là. Ci servi!- le aveva fatto notare Angelina tirando una gomitata a Fred.
-Ci penserò, tranquilli.- aveva detto Hermione girando i tacchi. Eppure l’idea di lavorare ogni ora del giorno con Fred Weasley non le suonava male e le piaceva: avrebbe potuto divertirsi tranquillamente e il pesante suo lavoro non sarebbe stato nulla in confronto a quella pacchia.
-Dove vai?- aveva chiesto Fred vedendola andare via.
-Non hai bisogno di me ora, hai già Angelina qui, vado a prendere qualcosa al bar qua dietro. Ciao!- aveva detto uscendo dal negozio.
-Credo abbia un appuntamento segreto.- aveva detto Angelina tristemente.
Fred si era catapultato a rincorrerla ed era andato a sbattere contro la porta di vetro, -Stavo scherzando scemo, sta uscendo con Ginny.- aveva riso lei.
-Lo sapevo, in realtà amo le porte, mi fanno sentire bene!- aveva detto seguendo con lo sguardo la riccia fino a che, questa, non aveva svoltato l’angolo.
***
                                                                                                      
Hanna, Ginny e la povera Hermione dopo aver salutato Fred erano uscite per andare in un bar lì vicino.
-Ah ragazze, sono felice di poter mangiare qualcosa finalmente!- aveva detto la rossa che aveva ordinato un grosso panino al salame.
-Che ne dici se non lo mangi tutto?- aveva detto Hanna storcendo il naso pensando alla linea della sua amica e delle ripercussioni sul futuro.
-Sei tu che ti devi sposare, mica io. Ginny non deve mettere vestiti “pronti”, perciò non giudicate.- Fred è proprio strano, comunque.- aveva detto Hanna disgustata cercando di cambiare discorso e rivolgendo uno sguardo alla riccia, che si era sentita un po’ in causa.
-Conoscendolo stava parlando di una di quelle ochette che mi trovo in casa il sabato sera, sono veramente strazianti, mi chiedo proprio cosa gli piaccia di loro.- aveva detto Hermione bevendo un sorso del suo tè freddo.
-Secondo me è innamorato.- aveva detto ridendo Hanna e aspettando la reazione di entrambe; Ginny aveva spalancato la mascella ed a Hermione era andata di traverso la bevanda.
-Ma se ha chiaramente detto che non c’è nessuno!- aveva precisato la riccia riprendendo fiato e cercando di non sussultare o arrossire velocemente.
-Perché ti importa tanto Hermione, dopotutto non era un’ochetta?- aveva detto Hanna ridendo .
- Mi importa perché potrei avere quell’ochetta insopportabile in casa mia tutti i giorni e sarebbe orribile, decisamente.- aveva precisato Hermione e tra le due era nata un’accesa discussione su come fossero queste “occhette”. Il dialogo era stato interrotto da Ginny poco dopo.
-Ragazze, mi portate a casa? Non mi sento affatto bene…- aveva detto la rossa coprendosi la bocca e smaterializzandosi nel bagno di casa sua. Aveva cominciato a provare quel senso di nausea dall’inizio del panino e le varie notizie l’avevano scombussolata ancora di più. Quando era già arrivata al gabinetto, Hermione l’aveva raggiunta e l’aveva aiutata a sistemarsi.
-Dov’è Hanna?- aveva chiesto.
-Sta pagando e poi va in farmacia a vedere che puoi prendere per stare meglio, d’accordo?- aveva detto la riccia abbracciandola piano.
-Va benissimo Hermione, perfetto.- aveva detto questa trattenendosi e chiudendo gli occhi.

***

Hanna aveva cercato di andare in farmacia in fretta e, appena potuto, aveva raggiunto la casa di Ginny. Non portava per nulla buone notizie, tutt’altro. Quando era stata in negozio il medico l’aveva guardata con fare paterno e la aveva lasciato in mano un test di gravidanza.
Così quando Ginny le aveva chiesto cosa potesse prendere si era sentita male al pensiero di lasciarle in mano quel pacchetto e aveva provato a sviare per due minuti prima di farsi inseguire dalla povera rossa per mezza casa.
-E’ l’unica cosa che mi hanno dato!- aveva protestato nell’angolo della cucina, impotente senza via per scappare da lì.
-Potevi non comprarlo, sono solo soldi persi!- aveva detto Ginny urlando rossa in volto, aveva gli occhi velati di lacrime e riusciva a stento a trattenere l’emozione. Effettivamente era vero, da molto tempo aveva sbalzi d’umore e non riusciva più a mangiare i piatti che le piacevano.
-Dovresti almeno provarci…- era intervenuta Hermione salvando la vita ad Hanna ed abbracciando Ginny piano per poi farla andare in bagno dove l’aveva fatta sedere per poi uscire.
-Sappiamo che non sei incinta, ma dovresti fare un controllo, ogni tanto.- aveva detto Hanna prima che sia lei che la riccia la lasciassero da sola nella stanza affianco e si sedessero sul divano. Se ne stavano zitte, aspettando impazienti una reazione di Ginny: poteva saltare di gioia o disperare sul pavimento. Sarebbero state pronte a tutto, specialmente Hanna che, quel momento, l’aveva già passato.
Pochi minuti dopo Ginny si era ritrovata a fissarsi ad uno specchio, incredula e a toccarsi la pancia. Aveva sempre desiderato un bambino, ma in quel momento le sembrava tutto troppo affrettato: come avrebbe detto tutto a Harry? E se avesse reagito come quel cane diFelix?
Aveva cominciato a piangere lentamente e aveva continuato a guardarsi allo specchio impressionata pensando che dentro il suo ventre si trovasse una vita, un piccolo Potter. Aveva sorriso stanca cominciando a detestare cibi come il cioccolato o il salame: piatti che facevano troppo male al piccolo dentro di lei.
Dopotutto erano solo nove mesi, avrebbe saputo sicuramente resistere per quell’arco di tempo e il suo caro Harry avrebbe fatto di tutto per non farla sgarrare neanche un po’.
-Come va là dentro?- aveva chiesto Hanna sulla porta impaziente, mentre Hermione aveva cominciato ad agitarsi. Ginny aveva aperto la porta in lacrime.
-Diventerò mamma…- aveva detto lasciandosi abbracciare dalla due e vedendo suo marito Harry, che si era appena smaterializzato, svenire sul pavimento. Sarebbe stata una serata divertente per tutti.

 

Angolo autrice:
Scriverò un piccolo poema qui e terrei che molte persone lo leggessero. Il capitolo, come avrete notato, è molto più piccolo del previsto e so che molte di voi l’avrebbero desiderato più lungo, ma non posso dilungarmi. Non aggiornerò più per un po’ perché sarò al mare e là non ho la connessione. Inoltre i prossimi giorni devo finire un lavoro per Rosmary, perciò non ci sarò molto.
Adesso faccio tre precisazioni:
1 Niah. <--- Questo bellissimo verso l’ho inventato con una mia amica ( ILA ) e quindi non segnatemelo sbagliato, vi prego T_T Pensate a quel povero Pou u.u
2 Vorrei fare pubblicità a Julia_FredWeasley perché è una ragazza fantastica quindi passate da lei o vi crucio uno ad uno! Non è vero, io vi amo e sono felicissima per le 44 recensioni! ♥
3 Vorrei ringraziare la mia famiglia: le mie nuore, mia moglie e Hiddy per l’aiuto che mi hanno dato questa sera. Sono la cosa più bella che mi potesse capitare, grazie a tutte ♥ ♥ Volevo precisare che sono state grandiose perché mi hanno aiutata nella scelta dell'abito di Hanna, senza naturalmente saperne nulla :')
Inoltre scusate la mia povera mente che non è riuscita neanche a scrivere un capitolo con un po' di patos e con Ron all'interno, ma poi tutte voi odiate il mio povero Ron D: Che vi ha fatto di male quel bravo ragazzo oltre a cornificare Hermione? 
Spero che un piccolo passo in più verso la relazione (?) tra Fred e Hermione possa andarvi bene perché mi sembra di aver lasciato andare un po' la cosa, insomma, io non volevo nenahce scrivere di loro due in questo capitolo, ma mi serve tutto per la storia!
Ringrazio le ragazze che hanno recensito, aggiunto la storia nei preferiti/ricordati/seguite perché per è molto importante. Inoltre un ringraziamento va alla ragazza del numero due che ogni volta mi segnala gli errori. Grazie.
Adesso la smetto di rompere, grazie dell’attenzione signori,
DrogataDiApiFrizzole ♥♥
 
 

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Capitolo 9
*** Nono Capitolo. ***


Capitolo nove.
 
Hermione era rimasta stordita da quello che aveva appena sentito dire. Erano settimane che non riusciva più a sentirsi bene con se stessa: forse perché Hanna si stava per sposare o perché Ginny avrebbe avuto un bambino tutto suo. Lei invece non aveva una vera e proprio relazione.
Certo, in quei giorni aveva avuto il modo di pensare molto di più al rapporto che condivideva con Fred, ma aveva deciso di metterlo da parte. Non sarebbe sinceramente finito da nessuna parte e sarebbe stato fin troppo imbarazzante. Ora, però, avrebbe preferito stare con il suo coinquilino che accettare l’appuntamento.
Era stata circa un’ora prima quando, il suo adorabile collega di lavoro, le aveva chiesto di uscire a mangiare qualcosa e, sebbene fosse simpatico, avrebbe sicuramente preferito fare altro, mangiare qualcosa con Fred seduta su un divano comodo o inventare pozioni per il negozio dei gemelli.
Era rientrata sconvolta in casa, sperando seriamente di non trovare nessuno, tuttavia Fred torreggiava lì davanti con un sorriso luminoso.
-Che cosa vuoi?- aveva detto con tono piuttosto cupo.
-Che ti è successo? Ti è morto Merlino?- aveva chiesto lui sconvolto per la sua scontrosa reazione, avrebbe voluto solamente salutarla in modo gentile per chiederle aiuto in negozio.
-Non Fred, mi hanno invitato ad uscire!- aveva detto stravolta, - E questa sera!- aveva aggiunto alla fine, ricordando l’orribile modo in cui Felix gliel’aveva chiesto: poco ci mancava che le rovesciasse tutto il caffè addosso.
Non le era importato del nome, così troppo simile al’ex marito di Hanna, ma più che altro dallo spavento che si era presa dalla richiesta.
L’ultima volta che era uscita con qualcuno era stato una settimana prima quando lei, Hanna e Ginny erano andate a comprare il vestito per la sposa e avevano scoperto che l’ultima era incinta di un mese. C’era stato uno shock naturale dal padre e, immancabilmente, tutta la famiglia Weasley aveva fatto in modo di esserci costantemente per loro, anche se in quel momento erano pressoché inutili.
Poi c’era stato quel impenno di lavoro settimanale e non era riuscita a risposarsi quasi mai ed era forse in quel periodo che Felix si era avvicinato. Ci era rimasta parecchio male quando lui le aveva chiesto di uscire, perché non era il suo tipo, tuttavia poteva anche funzionare: un fannullone e una maniaca del lavoro, perfetto.
-Quale sarebbe il problema?- aveva chiesto Fred evitando di ridere.
-Non sono pronta per un appuntamento e, contando, mancano appena sei ore a quella “cosa”!- aveva detto la ragazza in preda ad un attacco di panico.
-Certo che non sei pronta.- aveva detto Fred serio guardando i suoi vestiti, -Spero che tu non vada così, è decisamente orribile cara!- aveva detto storcendo il naso.
-Da quando ti intendi di moda?-.
Hermione non aveva avuto risposta perché il ragazzo l’aveva presa per un braccio e catapultata in camera. Il suo armadio era decisamente la cosa peggiore che si potesse ammirare in tutto il mondo, nessuno stilista gli avrebbe rifilato un centesimo. Fred era rimasto decisamente stordito dall’orribile quantità di vestiti comprati a caso.
-Questi sono i tuoi vestiti?- aveva chiesto forzando la voce.
-Me li vedi addosso tutti i giorni, genio!-
-Ecco perché non mi fanno poi così schifo…- aveva detto Fred portando la sua concertazione all’armadio lì davanti e sperando di trovare qualcosa di decente.
Hermione era rimasta a fissarlo per qualche minuti stordita da quello che aveva appena sentito: le aveva fatto un complimento o era ironico? Avrebbe voluto chiederglielo, ma Fred aveva decisamente altri piani.
-Andiamo a fare shopping, ora.- aveva detto serio l’altro chiudendo gli occhi e buttando per terra una sciarpa di lana decisamente orribile.
-E se io non volessi?- aveva chiesto incorniciando le braccia al petto del tutto contraria all’idea.
-Puoi andarci vestiti così…- aveva detto Fred puntando il dito verso il suo corpo.
-Andiamo, ma tu stai zitto.-

 
***
 
Ginny era rimasta a fissare il pavimento per una decina di munti per poi riprendersi; aveva provato a distrarsi, ma non ci riusciva. Da quando aveva scoperto di essere incinta non riusciva a pensare al cibo e così finiva per mangiare troppe merendine. Stava seriamente esagerando.
Aveva fatto appello ad ogni essere vivente su quella terra, ma non riusciva proprio a farne a meno, come se qualcuno la attirasse da lontano.
Tuttavia era più che certa che non avrebbe potuto fare nulla, era un percorso inevitabile del processo; in quei giorni si era anche sentita più attaccata alla vita e, sinceramente, avrebbe solamente voluto la felicità di tutte le persone intorno a lei, come se fosse una grande mamma.
C’era solo una cosa che le faceva paura: aveva avuto Teddy per molto tempo da piccolo e ormai quel processo non la preoccupava, era più che altro mettere alla luce qualcuno che la faceva sentire tremendamente a disagio.
Si era mentalmente ricordata di quanto era stato bello vedere il ragazzo senza i genitori arrivare a casa loro e cominciare ad instaurare radici nella casa Potter, un po’ come se fosse il loro vero figlio.
Intorno a lei c’erano persone molto felici e non avrebbe desiderato di meglio: Harry dopo essersi ripreso dallo shock iniziale aveva cercato in tutti i modi di sembrare felice e buttare via quel risentimento dopo il lavoro, la sua famiglia era stata presente e Hanna sembrava essere rinata. Forse la ragazza bionda non vedeva l’ora di veder nascere effettivamente un bambino e dimenticare tutto.
Si era alzata in piedi stanca e amareggiata. Il suo corpo stava cambiando troppo in quel periodo e si sentiva decisamente in pericolo; tutte le cose che aveva attorno la facevano sussultare dalla paura, come se fossero della specie di nemici per lei e per il piccolo feto. Il marito aveva avuto a che fare anche con quello e il povero Teddy era stato costretto ad andare a vivere con i nonni per quelle settimane, probabilmente entrata nel secondo trimestre di gravidanza avrebbe dato il consenso per farlo tornare. Non che lo odiasse, tutt’altro: era un ragazzino perfetto e, nonostante la sua poca età, cercava di soddisfarla in ogni modo ed era estremamente perfetto quando la chiamava “Mamma!” perché si sentiva decisamente utile per qualcuno.
A pensarci, in quel momento, avrebbe voluto stringerlo forte e coccolarlo fino a vedere il suo piccolo e paffuto faccino chiudere gli occhi e respirare piano piano.
Era andata dritta in cucina per vedere cosa potesse mangiare  e l’aveva trovata completamente svuotata: sicuramente Harry aveva voluto intervenire con quel suo tremendo problema e avrebbe solamente voluto ucciderlo, come si era permesso?
Aveva preso di corsa il giubbotto ed era uscita di casa per andare a cercare qualcosa di stuzzicante  si era imbattuta in una curiosa gelateria. Non sapeva esattamente come mai una persona potesse tenere aperto un negozio del genere a Febbraio dato tutto il freddo che faceva, ma era entrata ugualmente. Il negozio era molto grazioso all’interno ed una signora e si era fin da subito affiancata.
-Salve, si vuole accomodare?- aveva chiesto gentilmente questa accompagnandola vicino ad un curioso muro ripieno di fotografie.
-Cosa sono queste?- aveva chiesto Ginny osservandole da vicino.
-Sono le foto che facciamo alle coppiette che vengono a mangiare. Se vuole più a sinistra ci sono quelle più affiatate!- aveva detto incoraggiandola ad alzarsi nell’attesa.
La rossa si era alzata in piedi e aveva percorso qualche metro per poi rimanere decisamente di stucco: la foto più in evidenza ritraeva suo fratello e la migliore amica intenti ad abbracciarsi davanti ad una folla di personaggi ambigui e a sorridere come dei deficienti. Lei aveva sempre saputo che sarebbe successo qualcosa.
Aveva sospirato notando la faccia alquanto esasperata di Hermione e a quella sempre ironica del gemello, infondo non sembravano male come coppia. Sembravano avere un alchimia perfetta quei due.
-Mi creda, mi sono innamorata di quell’uomo!- aveva detto una ragazza alle sue spalle.
-Questo?!- aveva detto ridendo spudoratamente in faccia a questa, - Mi scusa, è che lo conosco…-
-Lo conosce?!- aveva chiesto facendo cadere il vassoio vuoto per terra per poi rincorrerlo velocemente, - Sa, avevo provato a lasciargli il numero, ma credo che stiano ancora insieme… o no?-.
Ginny aveva guardato la foto e aveva mentalmente chiuso gli occhi, infondo non poteva dire che quelli fossero una vera coppia e ogni volta che si tirava fuori l’argomento lei non ne era entusiasta e a guardare la ragazza sembrava che questa fosse molto felice. Avrebbe fatto la scelta giusta.
 
***
 
Hermione si era guardata allo specchio e aveva dovuto chiudere mentalmente gli occhi. Poco prima si era ritrovata a provare vestiti di ogni genere e nessuno di questi, seppur comodi e assolutamente perfetti per lei, andava bene a Fred. Dopo una lunghissima ora questo si era deciso a prendere il comando e a portarle un bellissimo vestito.
Sarebbe stato perfetto per una ragazzo alla moda con un lavoro per nulla impegnativo e che fosse ogni giorno costantemente in viaggio per incontrare persone; magari anche lei, un giorno, avrebbe affrontato una carica di quel tipo e si sarebbe sentita importante.
-Non voglio uscire.- aveva decretato la ragazza incorniciando le braccia al petto nel camerino. Fred si era tirato una mano sul viso e aveva sbuffato pesantemente: odiava lo shopping e se non fosse stato per lei non sarebbe di certo entrato lì dentro.
I negozi da donna gli facevano troppa paura: c’erano manichini dappertutto e le commesse erano sempre dietro di lui chiedendogli cosa ci facesse lì.
-Invece tu esci!- il suo tono era tra l’esasperato e il divertito perché infondo vedere Hermione in difficoltà l’allettava più del dovuto.
Hermione si era stretta nelle spalle e aveva scosso la testa in segno di disapprovazione: come poteva farsi vedere in quel modo da lui e da tutto il negozio? Aveva scostato la tendina del camerino ed era rimasta lì dentro.
Fred aveva sorriso appena perché infondo, nonostante avesse scelto il primo vestito che gli era capitato sotto mano, la ragazza stava bene e aveva sicuramente qualcosa di personale.
-Allora?- aveva chiesto lei imbarazzata perché squadrata dallo sguardo del ragazzo.
-Ti sta bene Hermione, devi ammettere che io ho gusto.- aveva detto Fred  incrociando le braccia e guardandola dall’alto al basso. In quel gioco di potere avrebbe vinto sicuramente lui.
La ragazza non era la tipa da fare shopping e ogni volta che lo sentiva nominare sentiva l’aria mancarle e un senso di claustrofobia tremendo; se fosse stata per lei non avrebbe indossato altro che vestiti comodi e larghi.
-Vediamo di finire in fretta questa cosa imbarazzante e andare a casa!- aveva detto velocemente lei richiudendo la tendina del camerino e rimanendo sola.
Fred si era guardato un attimo intorno e aveva decisamente avuto un momento per pensare: non sapeva come prendere l’appuntamento di Hermione, dato che loro non avevano nessuna specie di rapporto importante; erano solamente dei coinquilini e aiutarla a trovare la persona giusta gli avrebbe dato molta gioia e molto divertimento.
Sarebbe stato strano però vederla nelle braccia di un altro e anche nel sentirla parlare dei biscotti che aveva fatto con il compagno, potevano anche essere velenosi o lui ci avrebbe messo dentro qualche pozione da sperimentare. Aveva sospirato piano ridendo da solo pensando solamente ai piccoli effetti che quei biscotti potessero avere sul misterioso collega della ragazza; se l’era immaginato basso e con la pancia, un classico uomo di mezzo età che necessitava dell’ultima speranza per avere una famiglia.
-Andiamo?- aveva chiesto Hermione dietro di lui cercando di mettere a posto la borsa che teneva sulla spalla-
-Certamente… scusa stavo pensando!- aveva detto ghignando Fred, precedendola fuori dal negozio.
-A cosa, precisamente?-
-Stai solamente attenta ai prossimi biscotti che cucinerai…-
-Vuoi dire che li avvelenerai o, peggio, li riempirai delle tue pozioni?- aveva chiesto indignata la ragazza.
-Ahah!- aveva detto lui scuotendo la testa negando, - Oramai sono le nostre pozioni cara e, davvero ti preoccuperesti di più per quelle che per un veleno?!-
-Non lo so, entrambi sono potenzialmente mortali, ma se quelle cose le prepariamo insieme non saranno così male… - la ragazza aveva scossato le spalle tranquilla attraversando la strada seguita da lui.
-Ora che fai Hermione?-
-Penso che andrò a casa a vestirmi, se no non me la cavo più e ho solamente un’ora per essere pronta.-
-Non proverai mai il brivido di arrivare in ritardo!- aveva detto il ragazzo.
-Sarà per un’altra volta!-
-Ti perderai la parte divertente dell’uscita…-
-Sarà per un’altra volteacavaliere!- aveva detto Hermione girando l’angolo velocemente, prima che l’altro potesse seguirlo o fermarla in qualche modo; dopotutto le sarebbe piaciuto seguirlo.
Fred aveva  sbuffato, possibile che quel tizio avesse un influenza del genere su di lei? Quel tizio avrebbe veramente interrotto per sempre i momenti di pura gioia che li legavano da tempo?
Aveva fissato il marciapiede tristemente e aveva deciso di incamminarsi dall’lato opposto a quello della ragazza, se la sarebbe cavata anche da sola d’ora in avanti. Aveva dato un calcio ad un sasso poco più avanti.
-Certo che poteva anche non scomodarsi a questo punto.- aveva detto Fred prima svoltare l’angolo e andare per la sua via.
  


Angolo autrice:
Credo di dover soffermarmi molto. Questa volta, queste note, saranno più lunghe e noiose del previsto. Non so quante di voi abbiano letto il messaggio sul gruppo delle Fremioni, ma eccolo qui:
 
“So che probabilmente a voi non ve ne fregherà nulla e che, la maggior parte, non leggerà nemmeno il post, ma non mi importa - siete cattivi u.u -.
Sono in dovere di dire due o tre cosette e a scriverlo da altre parti non mi sarebbe sembrato per nulla giusto.
Così inizio.
Vorrei ringraziare tutte le ragazze che mi seguono perché mi fanno sentire speciale e non riesco a credere che, nonostante le varie crisi che il sito sta affrontando, ci siano ancora ragazze pronte a venire a recensire le mie storie.
Tutte voi riuscite a darmi uno slancio per andare avanti e ne sono veramente felice, senza di voi non avrei un motivo per scrivere. Insomma, è vero, prima di scrivere su EFP non avevo un vero motivo per essere fiera delle milioni di pagine scritte davanti ai miei occhi, ma ora so di farlo anche per voi e ne sono entusiasta. 
Tuttavia, nonostante io sia migliorata (?), ho decisamente bisogno di una pausa; ragazze sono testimoni e ho deciso di "smettere" di scrivere su EFP per un po' di tempo, per riprendermi. Da cosa? Non lo so, ma la mia autostima sta cadendo piano piano. 
Quindi, se non mi vedete in giro per un po', è perché non toccherò il computer. A presto e scusatemi, 
DrogataDiApiFrizzole”

 

Ebbene, credo di essere per lo meno guarita e di poter continuare a scrivere come prima grazie all’aiuto delle mie amiche. Ci ho significa che mi sono ripresa, ma aggiornerò con molta più calma del previsto perché non ce la faccio. Ho scoperto che prendermi una pausa dallo scrivere è impossibile, ma lo farò dall’aggiornare. Con questo non voglio dire che mollo, non mollerei mai una storia del genere, anzi.
Poi, vorrei precisare una cosa, Hermione e Ron non erano sposati. Lui l’aveva chiesta in moglie, ma non erano ancora arrivati al matrimonio.
Adesso scrivo due cose veloci sul capitolo. Spero vi sia piaciuto, perché ho voluto dividere l’appuntamento di Hermione da questo in quanto risultasse troppo.
Ringrazio tutte le ragazze che continuano a sostenermi nel progetto, a presto
DrogataDiApiFrizzole.
 

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Capitolo 10
*** Decimo Capitolo. ***


 Capitolo dieci.
 
Hermione aveva aperto gli occhi, aveva ancora un pesante mal di testa. Si era passata una mano tra i capelli velocemente, cercando di dimenticare il prima possibile. Aveva ricordi confusi delle sera prima forse perché erano troppo strani per lei, in quel momento.
 Aveva sospirato e si era tirata su piano, non aveva ancora un’idea precisa di dove si trovasse i quel momento; poteva essere un affascinante hotel di lusso come la camera sua, le possibilità erano infinite.
 L’unica cosa che sapeva era che aveva dormito davvero bene, come mai negli ultimi anni. Il letto su cui aveva riposato era così comodo e caldo, le faceva tanto ricordare le emozioni di stare in famiglia o con la persona che si ama.
Per un attimo le erano passati davanti tutti i momenti con Ron Weasley. Aveva sorriso mesta, non le importava più quel ragazzo ed era anche quasi felice che l’avesse preso Hanna. Negli ultimi mesi era diventata più sopportabile del previsto e lei non era ostile nei suoi confronti, sarebbe stata solo titubante a farle conoscere il suo ragazzo. Era arrossita, lei non aveva un ragazzo.
 Aveva scosso la testa sovrappensiero cercando di ritornare con la mente alla sera precedente, prima di fare figura della fessa. Nulla di così importante.
Si era concentrata sui dettagli della stanza; era così talmente in ordine che non le sembrava neanche vera, avrebbe voluto controllare se non fosse capitata in un museo o in una vetrina di un negozio. Sarebbe stato piuttosto divertente, avrebbe decisamente stonato con tutto quel perfetto ordine: era andata a dormire con il vestito della sera precedente e ora era tutto stropicciato; non avrebbe osato guardare i capelli.
Si era alzata con forza ed era andata verso la finestra della camera. Era decisamente uno di quegli spettacoli magnifici. La casa si affacciava di certo su una città, ma prendeva anche una piccola area verde, piena di fiori e alberi; probabilmente non conosceva appieno la strada e tutto ciò stava cominciando a darle sui nervi: in quella stanza non c’era nulla che le facesse ricordare la sera prima, sentiva che quel luogo le apparteneva e quell’ordine, quei colori li aveva già visti.
Aveva cominciato ad ansimare e aveva controllato ogni angolo, solo oggetti di poco gusto: si trovava veramente a casa di quel Felix? Se così fosse stato se ne sarebbe andata velocemente e avrebbe probabilmente cambiato anche lavoro. Nonostante quell’odore famigliare non aveva intenzione di stare con un uomo così anonimo, sarebbe stata una follia.
Aveva sentito dei passi fuori dalla stanza e aveva avuto l’impulso di sedersi sul letto ed esibire uno dei sorrisi più terribili mai visti sulla faccia della terra. Aveva paura di guardare quella persona in volto, chiunque quella fosse stata.
La porta si era scostata piano e lei aveva cacciato un urlo senza speranza. Era rimasta completamente pietrificata.
-T-tu?!- aveva ansimato.
-E chi altri? La fatina del denti è andata dal dentista.-
-Questa non aveva senso, lo sai?- aveva detto sospirando piano, - Piuttosto, potresti dirmi che succede?- aveva chiesto.
Lui si era avvicinato sorridendo come non mai, felice di vederla in piedi. Una volta seduto anche lui aveva cominciato a raccontarle tutto e la faccia che questa aveva fatto era del tutto impagabile.
 
***
 
Ginny aveva guardato fuori dalla finestra aspettandosi di trovare un bel cielo chiaro, tuttavia pioveva.
Aveva sospirato, cercando di distogliere lo sguardo e sperando che, un giorno, potesse veramente dimenticare. Non era stata una scelta del tutto giusta secondo il caro Harry, ma ormai era fatta.
Giorni fa era arrivata l’ennesima chiamata della Signora Tonks; una nuova visita e questa volta era stata chiara: “Perché Teddy non può venire a vivere da me?”
Era stato semplice decidere, l’avrebbero visto ogni qual giorno volessero e niente gli sarebbe stato mai  tolto.
Harry, da prima molto remissivo, aveva notato l’espressione di sua moglie e aveva accettato. Sapeva benissimo quanto lei si sentisse stanca ed impaurita e, forse, avere due bambini in casa così presto l’avrebbero scombussolata.
Ginny adorava Teddy, l’aveva amato fin dal primo momento in cui era piombato in casa sua, ma non se la sentiva proprio di badare a due  bambini, era decisamente troppo per essere solo la prima volta in cui rimaneva incinta. Con lui era stato semplice, perché, fin da subito, si era disposto a collaborare, ma il bambino che portava in grembo avrebbe avuto lo stesso suo carattere e non sarebbe stato per nulla buono. Chissà che guai avrebbero potuto combinare entrambi. Si sarebbero potuti anche fare male.
-Ginny…-  a chiamarla era stato Harry, suo marito. Da quando avevano deciso cosa fare, lei si era rintanata nella camera di Teddy e ci era rimasta.
-Mh?-
-Pensavo che avresti voluto salutarlo…- aveva detto entrando nella stanza, avvicinandosi. Ginny sapeva che le carezze che Harry le faceva erano per tenerla tranquilla, ma in quel momento aveva solamente bisogno di stare davvero da sola.
-Non lo vedrò più scorrazzare sul tappeto o nemmeno combinare qualche guaio in cucina. Mi sembra tutto così tremendamente sbagliato…- La ragazza si era appoggiata al ventre del marito, cercando di immaginarsi quei momenti.
-Lo vedremo ogni volta vorremo e, ricorda, lo stiamo facendo solo per facilitarti le cose.- Harry aveva appoggiato il mento su i suoi capelli, -Avrai più tempo per nostro figlio, quando nascerà.-
Ginny si era passata una mano sulla pancia. Era stata lei, dopotutto, ad evidenziare il fatto che fosse più stanca del previsto; Harry doveva averla presa alla lettera.
-Io gli voglio bene, così come anche tu lo ami. Lui lo sa e  ha decretato che non vede l’ora di andare dalla nonna. Anche lui ti vuole aiutare amore.-
-E’ ancora qui o è già andato?- aveva chiesto questa sorridendo appena.
-E’ lì fuori che aspetta un piccolo saluto dalla sua mamma.- aveva detto il marito dolcemente, aiutandola ad alzarsi.
Una volta in piedi Ginny l’aveva guardato comprensiva: anche lui sembrava più stanco del previsto e le occhiaie facevano capolino sul suo viso. Gli aveva passato una mano sulla guancia; erano poche le volte in cui l’aveva visto così scosso. Lui le aveva preso la mano la teneva stretta  e, se fuori non ci fosse stato il bambino, non l’avrebbe più lasciata andare.
 Teddy se ne stava in piedi, con un piccolo zainetto sulle spalle e un cappellino tra le mani. Sulla porta poco più infondo c’era sua nonna.
-Piccolino.- aveva detto la ragazza, una volta abbandonato il marito, raggiungendo il bambino e abbracciandolo piano.
-Andrà bene.- aveva risposto questo.
Ginny ne era rimasta sorpresa. Dove aveva imparato a parlare in questo modo? Probabilmente Harry gli aveva detto di rispondere in quel modo qualunque cosa lei avesse detto.
-Proprio così e ogni volta che vorrai vedermi io ci sarò sempre, d’accordo?-
Teddy aveva annuito e con un piccolo sorriso aveva raggiunto la nonna. Ginny l’aveva guardato andarsene mano nella mano con la Signora Tonks e si era limitata a sorridere.
Da dietro Harry l’aveva raggiunta abbracciandola amorevolmente.
-Andrà bene?- aveva chiesto lei alzando un sopracciglio. Harry era arrossito appena.
 
***
 
-Così ieri sono tornata a casa del tutto ubriaca e sono praticamente svenuta sul pavimento?- aveva chiesto Hermione arrossendo appena, visibilmente imbarazzata. Quando mai si ubriacava lei?
-Penso che non sia stata una delle tue serate migliori... - aveva detto Fred stiracchiandosi.
L’altra l’aveva osservato velocemente, era come sempre, forse un pochino più rilassato del solito. Anche lui doveva aver dormito bene e questo si vedeva bene: non c’erano segni di occhiaie ed era anche più raggiante del solito.
-Se io ho dormito sul tuo letto, tu dove…- aveva cercato di dire e l’aveva visto sorridere malignamente.
-Quando sei arrivata, io stavo cercando di dormire, ma con tutto il rumore che hai fatto sono dovuto venire a controllare. Eri in piedi e mi fissavi, puzzavi veramente di alcool e mi hai urlato di voler venire a letto con me.
-Io?!-
-Esattamente.- Fred si era  girato verso di lei e per un attimo gli occhi gli si erano illuminati, -Ma tranquilla, non ne ho approfittato proprio.-
-Ci mancherebbe!- aveva detto lei scandalizzata, - Così abbiamo dormito insieme?-
Fred era rimasto per un attimo senza parole e  aveva distolto lo sguardo.
-Inutile risponderti, sai già la risposta. E ora vieni, è pronta la colazione.-
Hermione aveva strabuzzato gli occhi ricordandosi, per un momento, la sensazione che aveva provato precedentemente: aveva dormito bene, come mai negli ultimi anni; si era sentita a casa, talmente protetta da sentirsi completa. Era arrossita pesantemente.
Immaginarsi stesa sul letto con il braccio di Fred intorno al suo ventre, era stata una delle cose più assurde mai provate prima, eppure la facevano stare quasi bene.
-Arrivo.- aveva detto uscendo dalla camera e seguendolo in corridoio.
Se fosse stato qualcosa di normale, quella sensazione, adesso avrebbe urlato il suo nome e gli avrebbe detto tutto, ma non ci riusciva.
Avevano raggiunto la cucina e lei si era limitata a sedersi, guardando il pavimento, cercando una possibile spiegazione in tutto questo.
-E Felix?- aveva chiesto ad un certo punto lei ricordandoselo. Aveva temuto che la serata precedente sarebbe tornata nella sua mente, ma non così velocemente.
C’erano lei, il suo collega ed erano al ristorante; dopo alcuni minuti si era a ritrovata a bere per smorzare l’imbarazzo.
-Quindi quel tizio si chiama Felix…- aveva detto Fred, mentre una luce gli brillava negli occhi, -Non lo so, tra le mie braccia c’eri solo tu e, sinceramente, non avrei voluto una terza persona con me a letto…-
-Spiritoso.- aveva detto Hermione, tornando lucida, - Io esco Fred, a dopo.-
-Ma dove vai adesso?!-
-Devo vedere una persona, caro mio. Torno tra un po’.-.
La ragazza era corsa fuori alla velocità della luce, cercando di non prestare attenzione alla voce di Fred. Dall’altra parte lui era rimasto sbalordito dalla sua decisione e aveva strabuzzato gli occhi sorridendo.
 
***
 
Hanna aveva sospirato alla vista di Ron. Ultimamente se ne stava sempre a letto, cercando di dormire, come se la sera facesse sempre baldoria.
La preparazione di un matrimonio riusciva sempre a sconvolgere tutti, ma non si aspettava certo che questo rimanesse alzato tutte le notti a “sbrigare faccende delicate”.
Aveva guardato il fidanzato rabbrividendo per un attimo e si era alzata dal letto. Era ancora troppo presto perché fossero costretti ad andare al lavoro e lei si era decisa a impegnare il suo tempo: voleva scoprire cosa facesse ogni santissima sera, invece di stare a letto con lei.
Le prima volte l’aveva trovato irrilevante, ma adesso sembrava quasi che non la volesse neanche più. Aveva sospirato nuovamente e aveva lasciato la stanza.
Il tavolo del salotto era ricolmo di carte, non che non volesse leggerle, ma era troppo addormentata per potersi sedere ed ispezionarle una ad una. Sarebbe stato come cercare di uccidersi lentamente.
Il resto della casa era completamente uguale al solito e lei aveva deciso di lasciar perdere e andare a prendere del caffè.
“Un uomo che tradisce una volta, può farlo anche una seconda”, aveva decretato la sua mente qualche settimana prima e lei aveva cominciato ad essere sempre più lontana da lui. Come se, da entrambi i lati, il sentimento si stesse affievolendo.
Lei amava Ron, più di qualunque cosa, ma si sentiva sempre più fuori dalla sua vita e stava cominciando a sentire la stessa sensazione che aveva avuto con suo marito.
Si ricordava ancora tutto di lui: aveva i capelli corvini, il mento pronunciato e gli occhi color ambra; decisamente l’uomo più bello che lei avesse mai visto in vista sua. Qualche volta ricordava il suo tocco sulla pelle, la sua voce che la chiamava e sapeva che, in cuor suo, ci sarebbe sempre rimasto.
-Che ci fai alzata?!- dietro di lei, Ron, era rimasto sbalordito a vederla in cucina. Anche lui troppo stanco per ragionare, teneva in mano alcuni dei fogli che stavano sul tavolo. Se ne stavano arrotolati nella sua mano con una sorta di perfezione innaturale.
-Che c’è in quei fogli?-
Ron si era sentito piano piano sbiancare e li aveva  ritratti fino a farli sparire dietro la sua schiena.
-Nulla che, in qualche modo, ti possa veramente interessare cara.- si era fatto spazio in cucina e ora era seduto davanti a lei.
-Tu… tu non mi stai tradendo vero?- aveva chiesto Hanna, aveva le mani rinchiuse in pugni e le nocche ormai bianche erano molto evidenti.
-Perché dovrei?-
-Era solo per… esserne sicuri.- aveva decretato lei studiando il volto del ragazzo, cercando anche la minima sfumatura di bugia, - Ora scusami, devo andare a prepararmi.- aveva detto ignorandolo completamente e raggiungendo la stanza.
Ron aveva messo i fogli sul tavolo e gli aveva osservati piano: “Un lussureggiante viaggio a Parigi, tu e la persona dei tuoi sogni. Per farle vedere quanto veramente la ami!”
Aveva sospirato, un viaggio come quello valeva veramente fino perdere l’amore di Hanna?

 

Angolo autrice:
Ed eccoci qui, con il Decimo capitolo. L’avevo iniziato a Giugno, ma non avevo la forza fisica di pubblicarlo veramente. Ora rivisto più volte mi va quasi a genio.
Inizierei col dirvi che sono letteralmente stupita da quante persone hanno aggiunto la storia nelle seguite: si tratta di 75 persone. E’ una cosa veramente stupenda.
Perciò ringrazio tutti intensamente pe ciò che  state facendo, sono entusiasta della cosa e sono portata a dirvi una cosa: presto risolverò anche la faccenda di Hanna.
Adesso la smetto e vengo a rispondere ad ogni recensione, grazie per sostenermi sempre.
DrogataDiApiFizzole.
 

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Capitolo 11
*** Undicesimo Capitolo. ***


Capitolo undici.
 
Hermione  era rimasta a fissare la vetrina del negozio. Appena entrata era stata intontita dal forte odore di caffè che il bar emanava e ancora adesso aveva cercato un punto dove non lo sentisse in modo così prominente. La prima volta che era stata lì dentro non aveva sentito niente ed era rimasta anche piuttosto scombussolata.
Aveva girato lo sguardo verso il muro ricolmo di foto e aveva sorriso trovando, tra le tante, quella sua e di Fred; probabilmente la metà di ogni londinese avrebbe pagato per starsene lì abbracciata con lui.
Aveva pensato fin troppo a quello che era successo la sera prima e aveva decretato che non era nulla. Voleva bene al suo coinquilino come un amico e non avrebbe rovinato il loro rapporto.
Si era infrescata la mente vedendo apparire Felix dal verto del bar e si era messa più dritta sulla sedia. Era emozionata come una piccola liceale al primo anno di scuola. Era come riscoprire un sentimento perduto da troppo tempo. Qualcosa che le scuoteva gli animi.
Appena entrato questo si era messo a cercarla tra i numerosi tavoli e, una volta intravista, aveva fatto un cenno con la mano avanzando qualche passo.
-Ciao.- aveva detto scostando la sedie e ricevendo come saluto un debole saluto, - Di cosa volevi parlare?-
-Di ieri sera. So benissimo di non averti dato una bellissima impressione, ma ero decisamente in imbarazzo.- aveva detto leggermente a disagio fissando il tavolino sottostante.
-Dovresti essere imbarazzata per avermi regalato una serata divertente, forse una delle più spassose della mia vita?- aveva chiesto lui alzando un sopracciglio e accennando una risata.
-Beh, credevo che, dopo essermi ubriacata così tanto non mi avresti più ritenuto una persona per bene ecco.- aveva precisato lei strozzando la voce.
-Adoro le donne che bevono per smorzare l’imbarazzo. Una volta ubriachi diventa tutto molto meglio.-
Hermione si era sentita appassire piano piano dentro. Lei non si ubriacava praticamente mai. L’ultima volta che era successo era diventata irascibile e aveva chiesto a Fred Weasley di dormire con lei. Aveva alzato forse un po’ il gomito ai tempi di Hogwarts ma, avendo abbandonato la cosa, non era più portata per queste cose.
-Già, proprio così.- aveva detto sorridendo appena, mentre la luce dei suoi occhi si spegneva appena. Lei non mentiva.
-Quindi, che vuoi fare?- aveva chiesto l’uomo cercando di smorzare la tensione.
-Ordiniamo qualcosa e poi facciamo un giro qui intorno?- aveva proposto lei.
-Credo sia un’ottima idea, Hermione.- Felix le aveva preso la mano contento accarezzandole il polso delicatamente.
Forse anche lei avrebbe potuto permettersi una piccola bugia, per un uomo del genere.
 
***
 
Fred era andato al negozio, nella speranza di schiarirsi le idee e aveva trovato Angelina mettere a posto gli scaffali nell’ala più ad est.
-Che ci fai tu qui a questa ora?- le aveva chiesto confuso.
-George è leggermente raffreddato e così ho pensato di sostituirlo per qualche giorno sperando che si possa sentire meglio domani.- aveva risposto senza nemmeno prestargli attenzione.
-E così stamattina ti sei svegliata presto, ti sei alzata e sei venuta qui di tua spontanea volontà?-
-Oh d’accordo signorino, il tuo caro gemello mi ha chiesto di parlarti.-
-Di cosa?- aveva chiesto lui appoggiandosi alla parente e facendo saltare un giocattolo nella sua mano.
-Mi ha confessato che non esci più con una ragazza seria da mesi e io lo trovo strano. Secondo me non esci proprio.- aveva puntualizzato lei passando alla scatola successiva.
-Io non esco con ragazze serie e non credo siano affari di quel mio piccolo gemello, non trovi?-
-Si sta solamente preoccupando. Quanto ti deciderai a sposarti e aveva una famiglia?!-
-Oh Angelina, sai benissimo che non sono cose per me. Io preferisco essere uno spirito libero e non voglio tra i piedi una ragazza seria.- aveva messo giù il giocattolo che teneva in mano.
-E quella timida e seria Hermione che ti sei gentilmente portata in casa?- aveva detto fermando il suo lavoro e squadrandolo.
-Lei è diversa. E’ solamente un’amica.- si era autoconvinto di questo nell’esatto momento in cui l’aveva vista praticamente nuda in camera sua. Eppure non era del tutto sicuro.
-Chiamala amica, ma il segno che hai fatto sulla porta qualche giorno fa è ancora lì caro mio.- aveva detto chiaramente lei sorridendo appena e superandolo verso il magazzino.
-Sono scivolato per terra, c’era una specie di sostanza…-.
-Fammi indovinare: un filtro d’amore?- aveva detto lei ridendo di gusto e cercando di non sembrare troppo diretta.
-Angelina, io non sono innamorato di Hermione e se solo mi conoscessi lo sapresti.- aveva detto indignato lui.
-Intanto io ho sentito che se ne esce un ragazzo, vero?- aveva chiesto l’altra.
-Può darsi, non credo che m interessi veramente. Può benissimo uscire con tutti.-
Prima che Angelina potesse anche solo provare a ribattere convincendolo ad andare a cercarla per tutta la città e chiederle la mano, il campanello del negozio aveva suonato e lui si era diretto al bancone. Lì davanti c’era una donna di circa venticinque anni con i capelli neri e lisci, vestita di tutto punto ce muoveva impazientemente le dita. Era bella, anche fin troppo.
-Posso fare qualcosa per lei?-
-Mi hanno detto che qua lavora un ragazzo bellissimo che cerca una relazione stabile.- aveva detto tranquilla avanzando sul tavolo un foglietto con sopra un numero.
-Come?- aveva detto lui.
-Se ha bisogno di me non esiti a chiamarmi, ragazzo bellissimo. Mi piacerebbe chiamarti per nome.- aveva detto emanando un sorriso luminoso e girando i tacchi.
Fred l’aveva vista uscire e fin troppi pensieri impuri gli erano passati nella mente e aveva sorriso tenendo stretto il numero e dirigendosi in magazzino.
-Hai visto Angelina, non devono neanche cercare ragazze serie che arrivano come dei pesci. L’amo è la mia bellezza.-
-Se fossi almeno un po’ più intelligente avrei sposato te, sappilo caro mio.- aveva affermato la ragazza e si era rimessa a lavoro nella speranza che quello non chiamasse mai quella specie di pesce.
 
***

Hanna aveva guardato fuori dalla finestra cercando di mettere a posto ogni minimo dettaglio nella sua mente. Ron Weasley era una persona di cui potersi fidare, ma negli ultimi tempi gli era sotto lontano e alcune giorni prima l’aveva liquidata.
I fogli sul tavolo erano spariti e lei aveva provato a cercarli, senza nessun risultato effettivo. E così aveva cominciato ad infastidirsi ancora di più.
Concludendo il tutto lei non sapeva più cosa pensare. Aveva tradito Hermione qualche mese prima e ora avrebbe potuto rifarlo benissimo con un’altra donna.
Aveva sentito girare la chiave nella serratura e si era precipitata nell’altra stanza, ben intenzionata a parlargli; non voleva essere trattata come uno zerbino. Anche se, probabilmente, erano cose famigliari e non aveva voluto metterla in mezzo, ma loro erano una coppia e tutto si risolveva.
-Ciao Ron.- aveva detto sbrigativa lei, incrociando le mani al petto. Lui l’aveva guardata e piano aveva sorriso, cercando di sembrare riposato.
Nell’ultima settimana aveva lavorato più del previsto, nella speranza di poter dare ad Hanna il matrimonio perfetto. Si sarebbe preso le ferie e presto avrebbe avuto una vera moglie.
-Come va?- aveva chiesto avvicinandosi e abbracciandola piano.
-Prima di farci queste normali domande, dobbiamo mettere appunto alcune cose, Ronald.- aveva detto fuggendo alle sue braccia e sedendosi sul divano.
-Cosa succede?-
-Io te lo voglio chiedere. Sono settimane che sei strano, che non vuoi passare tempo con me e soprattutto svii i discorsi.-
Ron l’aveva guardata amareggiato e si era alzato piano. Avrebbe voluto dirle ogni cosa fin dal primo giorno, ma non gli era sembrato giusto. Voleva che fosse una sorpresa, ma, allo stesso tempo, non voleva vederla soffrire.
Hanna aveva chiuso un attimo gli occhi vedendolo allontanarsi da lei velocemente e lei si era sentita morire dentro. Avrebbe significato una seconda relazione andata a vuoto.
-Non avrei voluto dirtelo Hanna.- aveva affermato questo mogio, tirando fuori i fogli della sera prima. Erano rintanati dentro la valigetta da lavoro, come era successo con suo marito.
-Dirmi cosa?- aveva sussurrato lei con la voce piuttosto strozzata, cercando di rimanere seria e eliminando qualsiasi emozione dalla mente.
Lui le aveva passato i fogli e si era seduto di fianco a lei, guardando il pavimento.
-Volevi portarmi a Parigi?- aveva chiesto stupita dalla cosa, evidentemente imbarazzata.
-Sto sempre a lavoro perché voglio prendermi le ferie, voglio stare con te i  primi giorni del matrimonio. Non voglio essere un di quelli a cui non importa della relazione, sarai mia moglie miseriaccia.- aveva detto lui ad un fiato arrossendo sulle orecchie.
Hanna si era messa a ridere piano e la sua mano era finita sulla guancia di Ron.
-Hai fatto tutto questo per me e io sono stata solamente una sciocca, ti ringrazio.-.
Lui si era avvicinato e le aveva lasciato un bacio caldo sulle labbra, nella speranza di sentire il suo profumo. Aveva abbassato le mani vero il suo ventre e l’aveva abbracciata. 
Lei aveva spostato le sue nei capelli rossi e aveva sussultato appena quando il loro bacio era diventato più appassionato. Aveva sentito il contatto del braccio del ragazzo, nel momento in cui la sua maglietta si era alzata appena e non aveva resistito. 
-Facciamo bene?- aveva chiesto.
-Non mi interessa.- aveva risposto lui prendendola di peso, continuandola a baciare. La camera si trovava esattamente a pochi metri di distanza e lui era stato magistrale nei movimenti: si erano trovati nel letto esattamente un minuto dopo.
-Ti amo Ronald Weasley.-.
 
***
 
Fred era rimasto in negozio fino a dieci minuti prima e aveva tenuto stretto in tasca il numero di quella ragazza. Non aveva avuto la giusta motivazione per chiamarla veramente, ma non aveva nemmeno deciso di buttarlo via.
Appena entrato in casa aveva sentito Hermione armeggiare in cucina. Odiava il fatto che se ne stesse la dentro perché lei non sapeva preparare proprio nulla. Si ricordava benissimo i primi biscotti che aveva sfornato da sola e non aveva affatto voglia di ripetere l’esperienza.
-Quante volte di ho detto di non preparare le cose da sola?- aveva detto entrando nella stanza e vedendola seduta al tavolo a mangiare, -Cioccolata?-.
-Oh si, aiuta sempre noi donne.- aveva decretato lei ingurgitandone un altro po’ e offrendogliene un pezzo.
-Tu non sei una donna da cioccolata. Da quando sei qui non te ne ho mai vista mangiare.- aveva affermato prendendolo, -Almeno che tu non ne nasconda una piccola dose sotto il materasso…-.
-In verità l’ho comprata mentre stavo tornando a casa. Dopo tutto quello che è successo ho avuto bisogno di zuccheri.-
-Cos’è successo?- aveva chiesto addentando la cioccolata.
-Felix. L’ho incontrato oggi a bar, fin da stamattina sapevo che avrei dovuto parlargli.- aveva detto lei sconsolata.
-Fammi indovinare: ti ha piantata?-
-Non stavamo insieme.- aveva puntualizzato lei, - E’ un ragazzo simpatico e lo trovo fantastico,  ma le piacciono le donne che bevono molto alcool.-
-Quindi è finita con lui?- aveva chiesto Fred evitando di abbracciarla per tirarle su il morale, almeno un pochino.
-Ho mentito, ho detto che mi piace l’alcool e ora usciamo insieme.- Hermione aveva deglutito piano aspettandosi qualsiasi reazione da parte sua, sperando che le dicesse di dire la verità, di provare a fermarla.
Fred era rimasto a fissarlo decisamente colpito dalla sua azione e aveva riso piano.
-Si può sempre dire una bugia per cose del genere cara.- aveva sentenziato lui sorridendole dolcemente, buttando le emozioni da un’altra parte.
-Sei sicuro che non sia una cosa malsana?- aveva chiesto lei titubante.
-Tu gli vuoi bene?- Hermione aveva annuito debolmente, - E allora non c’è problema, potrà capire. Ora, scusami, ma devo andare in camera mia.- aveva concluso Fred alzandosi e lasciandole un bacio sulla guancia.
Se prima non aveva nemmeno un piccolo motivo per chiamare quella ragazza adesso aveva solamente voglia di trovare il suo telefono.

 

My corner:
Ed eccoci ad un nuovo capitolo della carissima long. Sono alquanto sicura che ancora tre o quattro capitoli e la concluderò nei peggiore dei modi, per adesso mi limito a ringraziare tutti.
Recentemente sono andata a controllare quante persone stessero controllando la mia storia e sono svenuta. Siete in 81. E’ una cosa che mi ha reso decisamente più felice del solito, che mi ha portato a sorridere. Chi l’avrebbe mai potuto credere che io, una piccola e povera ragazza, sia così tanto stalkerata? Naturalmente scherzo, adoro ognuno di voi e vorrei potervi conoscere tutti.
In ogni caso adesso la smetto di rompere, ringrazio ancora tutti e sparisco dalla vostra vista come un fantasma.
A presto e alla prossima,
DrogataDiApiFrizzole
 

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Capitolo 12
*** Tredicesimo Capitolo. ***


Capitolo tredici.
 
Hanna era rimasta a guardare il mondo intorno a sé. C’era qualcosa di  assolutamente magico in quel momento, come se l’oppressione che l’aveva accompagnata per tutti questi anni se ne stesse  andando tutta insieme.  Aveva sorriso sicura e aveva stretto il bouquet che teneva in mano. Aveva una leggera sfumatura blu, che si amalgamava perfettamente con il bianco candido del vestito.
Di fianco a lei suo padre le aveva preso il braccio e lei si era sentita pronta.  Il suo cuore la portava verso l’altare, quel luogo assai mistico dove avrebbe visto Ron, dove avrebbe unito la sua vita con un'altra. A guardarlo bene sembrava tanto il momento di qualche anno prima, dove, ad aspettarla, c’era Felix. Aveva scosso la testa e tutto era ritornato come prima, la vista era ritornata e aveva notato Harry che tentava di consolare Ginny in lacrime e un’Hermione sorridente di fianco a Fred.
Quell’insieme di persone erano state la sua famiglia negli ultimi mesi e lei si era sentita protetta, come se gli altri avessero cominciato ad amarla. Aveva accelerato e, ora, si trovava davanti alla faccia piena di lentiggini di Ron.
Non le interessava del vestito, della gente che le stava intorno o del prete che parlava; nel momento in cui l’aveva intravisto nel velo il suo cuore aveva fatto una giravolta e non aveva potuto resistere, una piccola risata era uscita dalle sue labbra e la sua mano era corsa in quella del ragazzo.
Ron le aveva rivolto un sorriso e le aveva stretto la vita velocemente. Non avevano lasciato il tempo al prete di continuare e ormai i loro visi erano a qualche centimetro di distanza.
-Ti amerò fino alla fine.- aveva sussurrato Ron prima di avvicinarla ancora e baciarla dolcemente sulle labbra.
Hanna era rimasta neutra, ma nel momento in cui aveva sentito quel contatto si era avvicinata a lui sentendosi completa. Piena di amore, di libertà, di felicità e di amici.
Aveva cominciato a piangere e aveva dovuto staccarsi un attimo per asciugarsi una lacrima sfuggita troppo. Le mani erano rimaste unite e il prete aveva sorriso appena.
-Direi anche di cominciare.- aveva detto calmo e, aprendo il suo libro, aveva dato inizio alla cerimonia.
 
***
 
Hermione aveva cominciato a farsi spazio tra la moltitudine di gente che si era presentata a quel matrimonio. A lei piacevano certe cose, ma se la gente non era troppa.
Aveva cominciato a spintonare e, pochi minuti prima, aveva perso di vista Fred  tra la folla; si era fermata un attimo e aveva cercato di respirare attaccata ad un muro. Fresco.
Una mano l’aveva presa sulla spalla e lei aveva dovuto stringere gli occhi per capire chi fosse. Hanna era davanti a lei sorridente come non mai.
-Hermione credo che ti dovrei ringraziare.- aveva detto, - Sei una persona a dir poco stupenda, sei riuscita a perdonarmi e, anche se mi hai odiato per un lungo periodo, credo che potremmo provare di nuovo a diventare amiche.-
Hermione l’aveva guardata stupida e aveva sorriso anche lei. Se non avesse lasciato Ron Weasley sarebbe rimasta solamente dietro una campana di vetro a guardare gli altri felici, mentre lei fingeva.
Aveva incontrato Fred, Angelina, Felix e il mondo non le faceva neanche più paura. La bolla dove si era rinchiusa era del tutto scomparsa e, per una volta, poteva respirare in pace.
-Figurati, penso sia decisamente molto meglio così.- le aveva preso la mano, -Se fosse stata nei tuoi panni avrei fatto la stessa cosa. Mi sono permessa di studiarti i primi mesi e ho capito che avevi solo paura che succedesse ancora tutto. Che il tuo sogno si spezzasse, ma non ti preoccupare. Hai vinto tu a questo gioco e ne sei felice. Non scordarti di godertela.-
Hanna si era messa a ridere tranquilla, avvolta da un senso di beatitudine.
-Non credo che io volessi farla diventare una guerra, mi spiace veramente tanto, sono stata proprio una stronza.-
-Mh… una specie, ma nulla di tremendo. E’ passata e ora sto meglio.-
-Oh, ho sentito che esci con due ragazzi.- aveva detto l’altra ghignando, cambiando completamente discorso.
-Due? Veramente è solo uno…-
-E Fred? Perché sei venuta con lui?-
Hermione aveva fatto un salto. Non aveva immaginato quell’uscita come un vero appuntamento e ora sembrava veramente ironico. Lui era Fred, lo stesso ragazzo che l’aveva presa in braccio, salvata e che l’aveva vista in intimo.
-E’ solo un sostituto.- aveva chiarito lei con voce ferma, -E credo che ora sia meglio ritrovarlo.-
Aveva saluto Hanna velocemente, prima che potesse anche solo fermarla a chiedere spiegazioni e si era inoltrata di nuovo tra la folla.
 
***
 
Fred si era voltato e aveva visto una ragazza percorrere la fascia d’aria di fianco a lui.
-Ti ho trovato.- le aveva preso la mano e l’aveva fermata per controllare che fosse veramente lei.
Hermione era rimasta a guardarlo spaventata, credendo ad un possibile maniaco.
-Fred, non farlo mai più.- aveva chiarito spostandosi e avvicinandosi per far passare gli altri. Tra uno spintone e l’altro era finita addosso a Fred che le teneva ancora la mano stretta. Abbraccio.
-Mi dispiace.- aveva detto imbarazzata appoggiandosi al suo petto con una mano.
-Che ne dici se andiamo a ballare principessa?-
Hermione aveva guardato la pista da ballo. C’era abbastanza spazio per tutti e sarebbe sicuramente stato più tranquillo. Aveva annuito.
Si erano ritrovati di nuovo attaccati uno all’altra, sentivano entrambi il respiro degli altri, lo sfregare della pelle e la voce delle altre persone era ormai fin troppo lontana.
-Dov’eri andata?- aveva chiesto lui calmo.
-Mi ero persa e ho incontrato Hanna. Pensa, credeva uscissimo insieme.- Hermione si era messa a ridere.
-Ci sarebbe qualcosa di male?-
Lei aveva alzato gli occhi e l’aveva visto serio. Probabilmente aveva la gola secca perché la domanda era uscita quasi come un sussurro.
-Oh, ma no. E’ solo… è solo che…-
-Che tu hai Felix e io Clara. Non credo di potermene dimenticare.- aveva detto ironico lui.
Fred aveva guardato Hermione, si stavano fissando da qualche secondo, ma non voleva staccare gli occhi da lei. Aveva la pelle candida e gli occhi erano illuminati.
Quando si vuole una cosa si deve lottare. Se ci fosse una cosa al mondo importante allora spenderei ogni minima energia del mio corpo per averla e non me ne pentirei mai.
Era rimasto folgorato da quelle parole la prima volta e ora aveva solamente bisogno di avvicinarsi.
Aveva passato una mano dietro il capo di Hermione e l’aveva intrecciata con i suoi riccioli. La fronte era incollata a quella della ragazza e le labbra erano a qualche centimetro di distanza.
C’era qualcosa di intimo in tutto quello, ma lui non si voleva staccare e non gli sarebbe importato dell’opinione della gente.
Hermione aveva sussultato appena, ma prima di potersi spostare stava già baciando Fred. Era stato più dolce del previsto e lei era rimasta esterrefatta.
Le sue labbra sapevano di zucchero, un gusto veramente nuovo. Aveva cercato di immaginare qualsiasi cosa, tranne quel bacio. Esattamente la settimana prima era scappata via da Felix con la paura di poter essere baciata. Se solo glielo avessi detto, aveva pensato lei velocemente, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Calde e piene di significato.
Lei non era pronta, aveva paura, voleva scomparire e ormai aveva già raggiunto il pianto. Voleva andarci piano, era stata tradita e non era riuscita ancora a riprendersi.
Fred si era staccato un attimo dopo, provando a chiederle scusa, ma lei era già scappata tra la folla cercando un qualsiasi riparo lontano da lui.
 
***
 
Hanna aveva guardato Fred per circa due minuti. Era rimato a fissare il suo bicchiere da quando era tornato dalla pista da ballo.
-Hermione?- aveva chiesto.
Lui era rimasto sorpresa dalla domanda. Poco prima era riuscito a baciarla e lei si era messa a piangere; non aveva avuto la minima idea di cosa fosse successo, semplicemente era scappata via in lacrime. Via da lui.
-Credo che sia andata in bagno.-
-Poco fa mi ha detto che esce con un nuovo.- aveva detto lei appoggiandosi al tavolo, -Sono felice che alla fine si sia ripresa.-
-Sicuramente è felice.-
-Quando ho sentito questa notizia mi è venuto in mente il mio ex marito. Dopotutto  anche io sono riuscita a riprendermi e se ce l’ho fatta io, lei sarà più brava di me. Com’è lui?-
-L’ho visto di volata solamente una volta, non ci siamo presentati in realtà. So che ha Hermione piace più del previsto e che è felice.-
-Oh, qualunque cosa ti può rendere felice dopo un tradimento.- aveva detto Hanna portando le mani ai fianchi, - Deve solamente ricordarsi di stare attenta a non abbittarsi, le delusioni sono sempre dietro l’angolo.-
-Perché dici questo?-
-Perché vi ho visto, ho notato quando l’hai baciata e ora stai male. Stai male perché lei ha quel tipo e tu sei solo.-
-Io non sono solo, ho una ragazza.-
-E perché non hai invitato lei qui?- aveva chiesto lei alzando un sopracciglio, - Se fosse in te ci penserei prima di finire come me. Non perdere tempo con una persona che ti farà solo soffrire, è stato esattamente così con Felix.-
-Come scusa?- Fred aveva spalancato gli occhi e aveva lasciato cadere il bicchiere.
-Felix era il nome del mio ex marito, perché?-
Non aveva avuto il tempo di sentire la risposta che Fred si era già precipitato dall’altra parte della sala cercando disperatamente Hermione, la chiamava e aveva bisogno di parlarle. Ora sapeva cosa lo spingeva, ora sapeva perché non aveva invitato Clara o perché fosse felice solo in alcuni momenti.
Era la prima volta in cui si innamorava veramente e l’unica cosa che voleva era non vederla soffrire, non voleva vederla piangere per nessuna ragione e aveva bisogno di sapere che stava bene. E se questo significava lasciarla andare via l’avrebbe fatto, ma prima di tutto avrebbe dovuto parlarle.


 

Angolo autrice: 
Ho pubblicato questo capitolo prima rispetto al solito perché non pubblicherò per molto tempo da ora in avanti. Quindi il quattordicesimo capitolo arriverà tra un bel po'.
Parlando di questo: è finalmente arrivato il bacio. E' stato credo, importante, per me; segna comunque un processo verso la fine. Mancano pochi capitoli e la tensione sale fin troppo. 
Credo di aver reso Fred leggermente OOC e quindi tenderei a specificarlo. 
Non voglio dilungarmi tanto, anche perché non ne ho il tempo e domani ho anche delle interrogazioni importanti. Perciò vi saluto e vi ringrazio per tutto il supporto che mi date. 

DrogataDiApiFrizzole

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Capitolo 13
*** Dodicesimo capitolo. ***


 
Capitolo dodici.
 
Fred era rimasto in piedi davanti all’entrata del negozio di dolciumi. Stava chiaramente mangiando un’ape frizzola, quando una ragazza dai capelli bruni si era avvicinata sorridente.
-Sono felice che tu mi abbia richiamata.- aveva affermato. Lui aveva accennato un sorriso stringendo la mano sinistra.
-Ho dovuto farlo.-
-Perciò… Fred, che ti va di fare?- aveva chiesto lei tranquillamente cercando i suoi occhi.
-Per me è lo stesso.-
-Ho appena scoperto un piccolo bar che potrebbe fare al caso nostro. Dicono che sia fantastico e soprattutto raffinato.- aveva affermato stringendo la presa.
Fred non si era ribellato, era rimasto colpito dal suo carattere prettamente decisionale e l’aveva guardata ammirato. Non aveva mai incontrato una donna del genere, forse un po’ come Lavanda Brown; non che ne fosse mai stato attratto da quella bionda.
Un attimo prima di poter rispondere si era sentito trasportare e i suoi piedi avevano perso la concezione con il terreno. Qualche secondo dopo si era ritrovato davanti al bar. Il solito bar.
Aveva creduto, per un attimo, che fosse una normale coincidenza, ma nulla era peggio di quella.
L’ultima volta che era stato lì dentro aveva fatto credere che Hermione stesse con lui e che aspettasse un bambino. Sarebbe stata una cosa divertente se l’avessero riconosciuto.
Pensare alla ragazza bruna l’aveva scosso, non era mai stato in grado di capire il significato di un’emozione e lui non era mai stato veramente innamorato. Lei era la sua coinquilina, la stessa che aveva preso in braccio, con la quale aveva cucinato i biscotti e che aveva visto in intimo. Aveva sorriso.
-A cosa stai pensando?- gli aveva chiesto Clara sorpresa nel vederlo felice e agitandosi. Aveva avuto fin troppi appuntamenti e quasi la maggior parte di questi era andato male perché lei aveva un comportamento troppo maschile.
-Nulla di importante.- aveva detto lui sorpassandola e aprendole la porta, - Su, non entri?-
Lei non se l’era fatto ripete due volte ed era sgusciata all’interno del bar cercando un posto. Ne aveva trovato uno appartato in fondo alla sala e ci si era precipitata seguita da Fred.
L’ambiente era carino ed estremamente accogliente, come le era ben stato detto da altre persone. Aveva cercato inutilmente di chiamare una cameriera appena arrivata e si era concentrata sul menù.
Non c’erano molte cose poco buone, ma lei si era impuntata sulla cioccolata amara.
-Che hai intenzione di prendere?- aveva chiesto lui divertito nel vederla girare le pagine come una bambina in un negozio di bambole.
-Pensavo la cioccolata amara.- aveva decretato facendo brillare gli occhi e fissandola la sua espressione.
-Ma su il menù non c’è.- aveva evidenziato lui controllando meglio le proposte.
-So bene che non c’è Fred, ma quando si vuole una cosa si deve lottare. Se ci fosse una cosa al mondo importante allora spenderei ogni minima energia del mio corpo per averla e non me ne pentirei mai.- gli aveva appoggiato una mano sopra la sua e si era messa ad accarezzargli un braccio.
-Mi stai dicendo che hai voglia di lottare per una cioccolata?- aveva chiesto ironico esibendo un sorriso.
-Perché no?- aveva detto lei alzandosi e avvicinandosi, -E quando tornerò qui mi metterò a lottare per ottenere un bacio da te signorino.-.
Fred l’aveva fissata per un attimo, indeciso se fermarla o no e la sua attenzione era ricaduta alle sue spalle dove era rimasta attaccata la sua fotografia.
L’aveva guardata di sbieco ridendo nel suo pensieri, ma forse era vero che bisogna lottare quasi si vuole una cosa.
 
***
 
Hermione era rimasta immobile davanti alla porta dell’appartamento di Felix. Aveva qualcosa di insolito, nuovo e tremendamente personalizzato.
C’erano oggetti in ogni parte della casa e per un attimo le era sembrato giusto correre via ed andare a buttarsi la monotonia della camera di Fred. Chissà che aveva combinato il suo ragazzo.
-E questo invece è un elefante che ho comprato in India l’anno scorso.- aveva detto mostrandole il terzo oggetto poco distante.
-Non sapevo l’avessi visitata…- aveva ammesso lei.
-Perché l’anno scorso non esisteva nessun altro che quel Ronald. Devo ammettere che è stato d’avvero stronzo da parte sua lasciarti e andare con un'altra. Un uomo orribile.-
Hermione era rimasta spiazzata da quella affermazione. Mesi prima aveva pensato la stessa cosa, ma ora non le interessava. Ora voleva bene a quel ragazzo, come amico.
-Già…- aveva detto lei sorridendo appena e spostandosi per passare al prossimo oggetto.
-Secondo me avresti dovuto lasciarlo molto prima, io ero sempre lì cercando di farmi notare.-
Come un cane di scorta, aveva pensato  lei.
-Sono felice di come sia andata. Dimmi, dove hai presto questo gatto?-
-Ero andato in Cina qualche anno fa, dovevi vedere certi paesaggi, erano decisamente stupendi.-
Hermione aveva immaginato un attimo i ciliegi in fiore e aveva sorriso.
-Ma adesso vieni da questa parte a vedere il salotto.- le aveva preso la mano e l’aveva tirata nella stanza successiva.
Era ampia e colorata con un grigio chiaro. I mobili moderni spiccavano tra tutti gli oggetti posti sulle mensole.
-Aspettami qua, vado a prendere qualcosa da bere.-
Hermione era stata lasciata sola e si sentiva quasi come un coniglio nella stagione si caccia, era un territorio inesplorato e una nuova esperienza.
Si era seduta sul divano e l’aveva visto tornare con due bicchieri di vino. Lei non si ubriacava quasi mai.
-Allora dimmi, sei libero Sabato prossimo?- gli aveva chiesto lei imbarazzata buttando giù il contenuto del bicchiere. L’alcool le era caduto in gola facendogliela bruciare e, per un attimo, i suoi occhi si erano velati di rosso.
-Credo di avere un impegno, ma posso liberarmi.- aveva detto lui mandando giù un sorso.
-Non è assolutamente necessario, chiederò a Fred di accompagnarmi a quel matrimonio.-
Non sapeva esattamente come mai le fosse scappato quel nome e si era sentita una stupida cretina nel momento in cui la faccia di lui era diventata rigida. Non poteva essere geloso perché non stavano ufficialmente insieme.
-D’accordo, ma così sarò decisamente in debito. Preparerò una cenetta.- aveva decretato.
Hermione aveva annuito sorridendo appena e Felix si era avvicinato scostandole i capelli.
C’era qualcosa di strano in lei, un sentimento decisamente nuovo. Era spaventata per quello che sarebbe potuto succedere; non voleva baciarlo e benché meno restare ancora lì.
Il viso di lui era sempre più vicino e il suo cuore aveva cominciato a battere velocemente. L’ultima volta che aveva baciato un uomo era stato Ron Weasley e prima di poterlo fare ancora ce ne sarebbe stato di tempo. Aveva scosso la testa da un lato chiudendo gli occhi e si era alzata di scatto. Il vino non aveva ancora fatto effetto e lei era più che lucida. Sapeva esattamente quello che stava facendo.
Aveva mentito a Felix dicendogli che si ubriacava, ma non poteva dirgli di essere pronta a iniziare una nuova relazione con un uomo.
-Io, devo andare. Scusami tanto.- era uscita dalla stanza veloce e aveva chiuso la porta alle spalle prima di sentire la risposta.
 
***
 
Fred era rientrato in casa sorridente con un pizzico di rossetto ancora sulle labbra e aveva trovato Hermione sul divano. Indossava un pigiama lungo ed era raggomitolata in una coperta.
-Che succede?- aveva chiesto lui allarmato.
-Oggi sono uscita e credo di non essermi sentita molto bene.- aveva mentito lei morendosi un labbro.
-Certo che la signorina si ammala facilmente.- aveva riso lui sedendosi di fianco a lei e passando dentro la coperta.
-In realtà mi ammalo perché poi il mio principe mi aiuta a guarire.- aveva ammesso lei facendogli spazio.
Fred aveva sorriso appena sistemandole i capelli dietro all’orecchio, come aveva fatto Felix. Hermione non si era mossa, non ne aveva alcuna ragione. Si fidava fin troppo di lui.
-Tu che hai fatto? Sei uscito con una, vero?-
-Come fai a saperlo?-
-Sei sporco di rossetto. Proprio qui.- Si era portata un dito al labbro per indicargli il punto fatidico.
-Sono proprio stato scoperto. E che io volevo far diventare gelosa la mia principessa.- aveva detto lui deluso, mentre la mano della ragazza percorreva la linea delle sue labbra per eliminare la traccia.
Fred era rimasto esterrefatto e aveva guardato Hermione immobile. I loro visi erano più vicini del previsto e sentiva chiaramente il respiro della ragazza scontrarsi sulla pelle. Un brivido aveva percorso entrambi sulla schiena dorsale e lei si era ritratta velocemente.
-Quindi immagino che andrai con lei al matrimonio di Hanna e Ron…- aveva detto lei, dopo un momento di silenzio. Il ricordo di quella sensazione ormai scomparso e la scintilla era volata via.
-Oh no, non inviterei mai quella ragazza in un posto del genere. Potrei essere diseredato.- aveva detto ridendo appena e evitando i suoi occhi.
-Quindi principe e principessa sono senza amanti.- aveva detto lei appoggiandosi allo schienale del divano e immergendo a bocca nella coperta.
-Felix?-
-E’ occupato.- aveva detto lei cupa, mentre nella sua mente si inerpicava il ricordo del suo tentato bacio. In quel momento quell’uomo le sembra più un lombrico.
-E se principe e principessa ci andassero insieme?- aveva chiesto lui prendendole la mano sorridente.
Hermione aveva abbassato gli occhi e aveva guardato la loro stretta. Stava bene con Fred e andare con lui stava bene anche a Felix. Aveva sorriso.
-Credo proprio che principessa si farà bella per il suo principe.- aveva chiarito lei ridendo e appoggiandosi alla spalla, - Grazie.-
Fred avrebbe anche voluto chiederle per cosa era stato ringraziato, ma qualche minuto dopo lei stava già dormendo, sfinita da quella terribile giornata.
E’ così stanca da essersi dimenticata che io sono un salvatore e non un principe, aveva pensato lui sorridendo e ringraziando il cielo di averla portata in casa sua, la sera di qualche mese prima.
 
***
 
Ginny si era ritrovata nel letto stesa e completamente stanca. C’era qualcosa in quella situazione che la faceva stare bene.
Di fianco a lei Harry si stava tranquillamente leggendo un libro preso la settimana prima. Lo stava decisamente contemplando. Era rimasta a fissarlo qualche minuto: aveva i capelli arruffati e l’aria stanca.
-Harry…- aveva provato lei decidendo che era arrivato il momento di disturbare suo marito, -Harry!-
Lui aveva sospirato e aveva chiuso il libro guardandola assonnato.
-Cosa succede?-
-Mi potresti fare un favore?-
-Vuoi che spenga la luce, vero?- aveva detto lui con un pizzico di ironia accarezzandole una guancia.
-Veramente no…-
-Devo andare a prenderti una coperta?-
-No.-
-Vuoi dell’acqua?-
-No.-
-Devo aprire la finestra?-
-No.- aveva detto lei ormai spazientita, -Posso finire?-
Harry aveva annuito sistemandosi meglio e appoggiando il libro sul comodino di fianco. Non aveva più intenzione di leggere ormai.
-Io lo so che sei contro gli spuntini di sera perché non fanno bene, possono creare sbalzi di umore e, come dici tu,  crisi isteriche, ma potresti prendermi una pizza?- aveva chiesto lei facendo gli occhi dolci.
-Come posso trovare una pizza a mezzanotte di lunedì?!- Harry l’aveva guardata male, disapprovando, chiaramente, questa richiesta.
-Beh… ecco, io ci speravo tanto, ma se non ci riesci e non vuoi,  non importa…- aveva detto lei affranta, prima di girarsi dall’altra parte del letto.
Harry aveva alzato gli occhi al cielo, maledicendo il giorno in cui aveva promesso di aiutarla durante la gravidanza in ogni minima cosa. Poi aveva cominciato a ridere, pensando alla faccia che sua moglie aveva fatto due minuti prima e non era riuscito a resistere. L’aveva abbracciata.
-Che gusto vuoi?-
-Mozzarella, Mortadella, Formaggio e Acciughe.- aveva detto lei sorridente pregustandola.
-Se poi torno tu la mangi, vero?- aveva chiesto disgustato dall’insieme degli ingredienti.
-Ti aspetterò seduta, in piedi sarebbe un po’ difficile.- Harry le aveva lasciato un bacio sulle labbra veloce.
-Sappi che quando l’avrai mangiata io il bacio della buonanotte non te lo darò.-  Ginny aveva sorriso vedendolo vestirsi veloce. A lei non erano mai piaciute le acciughe, eppure in quel momento sarebbero state la cosa più buona al mondo.
-Basta che poi torni...- aveva sussurrato lei, mentre lui aveva chiuso la porta dietro di sé, -… con la pizza.- aveva concluso, chiudendo appena gli occhi dove una favolosa immagine le era comparsa nella mente. Stava finalmente mangiando.

 

My corner:
Mi sono arrivati messaggi. Più volte e più giorni. Per un aggiornamento.
Ora che lo sto facendo non ne sono entusiasta. Il capitolo mi piace, ma manca qualcosa. Ci sono parti che non mi convincono e posso dirlo apertamente: Harry e Ginny non mi convincono.
Credo che Hoon21 abbia ragione, Ginny era meglio prima. Forse neanche io riesco a sopportare le donne incinte. Sarà un bel problema mandare avanti la storia ora, ma le parti che ci separano dal parto sono decisamente poche.
Perciò vi annuncio anche l’effettivo numero dei capitolo: saranno 17, se proprio voglio, 18. Credo sia anche abbastanza per una storia del genere.
Direi di passare alla parte dove ringrazio ogni minima persona vivente. Siete diventati in 89 e credo di star veramente male. Sto impazzendo e vi ringrazio con tutto il cuore.
Ora vi saluto, rileggo, pubblico e vado a rispondere alle recensione. Grazie ancora.
DrogataDiApiFrizzole.

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Capitolo 14
*** Quattordicesimo Capitolo. ***


Capitolo quattordici.
 
Hanna era rimasta affascinata dalla stanza di albergo in cui si era ritrovata la notte del suo matrimonio. Aveva uno stile pressoché unico e ogni cosa sembrava oro.
L’aveva contemplata per dieci minuti ed era stato più che lecito da parte sua. Ron era andato a farsi una doccia e lei era rimasta in quel bendidio.
Nel momento in cui era tornato Ron aveva dovuto mettere a fuoco le pupille per abbandonare quella sensazione rilassante.
-Che stavi facendo?-
-Contemplavo.- aveva detto sorridendo, passando a rassegna ogni muscolo di Ron Weasley. Probabilmente suo marito aveva volutamente dimenticati di mettere la maglietta, così che ora si trovava a torso nudo.
-Che pensi di fare ora?- si era avvicinato e ora era seduta proprio di fianco a lei.
Hanna gli aveva passato una mano sulla barba curata e aveva sorriso. L’altro palmo era corso sul suo dorso e poteva chiaramente sentirne ogni sfaccettatura.
Una risata era uscita dalla bocca di Ron che aveva provveduto ad abbracciarle i fianchi.
-Voglio divertirmi.- aveva chiarito lei spostandosi più in giù e lasciandogli spazio per fare lo stesso.
Ron l’aveva sovrastata e aveva cominciato a lasciarle tenere baci sull’incavo del collo, per passare successivamente alla bocca.
-Lo sarà.- aveva chiarito lui, prima di cominciare ad armeggiare con la sua maglietta.
Hanna aveva deciso di aiutarlo un attimo e si era messa a pensare a come, la sua prima notte del primo matrimonio, fosse accaduta la stessa cosa. L’aveva presa, portata a letto, ma non era ma riuscito a toglierle i vestiti.
Probabilmente, se quello che aveva predetto era vero, sarebbe successo anche ad Hermione. Per un istante l’immagine di Fred le era comparsa nella mente, sopprimendo ogni altro pensiero. Era forse quello il vero amore?
Si era bloccata, aveva fatto cadere le braccia lungo i fianchi e aveva fissato Ron, senza dire nulla.
-Tu mi ami vero?- aveva chiesto spontanea.
-Certo che ti amo.- Ron era rimasto esterrefatto da quella domanda e si era fermato, - Perché?-
-L’altro giorno ho visto Fred che baciava Hermione. Credo che si sia innamorato di lei. Lotterà per lei, io ne sono sicura. Tu lo faresti?-
Ron era stupito. Suo fratello era riuscito a innamorarsi, per giunta della sua vecchia ragazza. Aveva sorriso appena portando una mano sulla guancia della ragazza.
-Io lotterei per te ogni giorno, solo per ottenere un tuo bacio o il tuo amore.- aveva chiarito lui.
Hanna  aveva sentito per un attimo gli occhi umidi e aveva avvicinato il viso di Ron, le sue mai si trovavano sulla schiena di lui e ormai aveva fatto cadere la sua maglietta infondo al letto.
Voleva assaporarlo, sentirlo e stare con lui per sempre e quella sera ci sarebbe riuscita.
 
***
 
Hermione era riuscita ad andarsene velocemente da quel matrimonio e ora si era ritrovata in camera sua. Si era messa a piangere sperando che lui non la venisse a cercare, che se ne stesse fuori.
-Hermione?- la sua voce era giunta pungente alle sue orecchie e il suo stomaco aveva fatto una giravolta. Alzando il viso l’aveva visto davanti a lei con una mano che la incitava ad alzarsi, mentre lei continuava solamente a pensare che lui l’avesse baciata.
-Che vuoi?-
-Ti devo parlare di una cosa importante.- aveva chiarito lui serio cercando di sedersi di fianco a lei, ma questa si era spostata.
-Cosa?-
-Felix. Ho scoperto una cosa…-
-Oh, piantala!- aveva detto lei alzando un attimo il volume della voce, -Perché devi parlare di lui? Cosa vuoi dirmi? Che è uno stronzo? Devi piantarla di entrare nella mia vita, avresti potuto fermalo e non l’hai fatto!-
-Di cosa stai parlando?- aveva chiesto lui.
-Ammettilo che sei geloso! Dillo e poi lasciami in pace!-
-Dovrei essere gelosa di quello?-
-Non chiamarlo quello! Lui è Felix, il mio ragazzo.-
-Io non sono geloso, io ho Clara e di quello che fai con il tuo ragazzo non mi interessa proprio.- aveva decretato lui cercando di provare a mentire.
-E allora perché mi hai baciato?!-
Lui era rimasto zitto, fissandola. Era vestita come prima, aveva il trucco sciolto e tremava.
-Perché stai piangendo?- le aveva chiesto.
-Perché mi hai baciato. Ci ha provato anche Felix, ma io me ne sono andata! E tu…- aveva detto indicandolo, - Non avvicinarti!-
-Come potevo saperlo, dimmi?!-
-Avresti potuto capirlo. Se proprio provi qualcosa, avresti potuto capirlo.- aveva sussurrato lei portandosi le mani al viso.
Fred era rimasto zitto, sentiva i singhiozzi della ragazza. Si era ripromesso di non farla soffrire e ora stava piangendo per colpa sua.
-Se per te va bene, allora me ne vado.- aveva detto lui poi girandosi.
-Aspetta…- Hermione si era alzata appena. Aveva gli occhi offuscati e nel suo cuore si era ormai insediata paura, -Me ne vado io. Prima ho sentito Felix e ha detto che mi ospita.-
-Ecco che si chiude il sipario sulla tragedia del principe e la principessa.- aveva detto lui uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
Lei era rimasta a fissarla. Era finita.
 
***
 
Clara aveva guardato l’orologio. Poco prima aveva ricevuto la telefonata di Fred. Le aveva promesso di passare da lei per tutta la notte. Poco prima aveva ricevuto la telefonata di Fred. Le aveva promesso di passare da lei per tutta la notte e ora decisamente in ritardo, probabilmente si era dilungato a lavoro.
Aveva sentito la porta aprirmi e lui era lì, in piedi con un sorriso quasi forzato.
-Che ti è successo?- gli aveva chiesto avvicinandosi.
-Ho solo… dilungato la mia permanenza in un altro posto.- si era scostato da lei, superandola per sedersi sul divano, -Tu riuseresti mai ad odiarmi?-
Clara aveva strabuzzato appena gli occhi fissandolo di soppiatto.
-Che cosa ti sta succedendo? Ti conosco solo da qualche settimana, come posso odiarti?-
-Ho solo pensato di aver fatto qualcosa di male.-
-Una cosa sicuramente l’hai fatta.- aveva detto li sorridendo e lui si era girato preoccupato, -Mi hai fatto innamorare.-
Fred era tato colpito da quelle parole come una doccia fredda. Qualche tempo prima si era trovato in una situazione simile, ma era stato rifiutato.
Aveva guardato Clara, aveva un sorriso gentile e i suoi capelli cadevano perfettamente sul viso, squadrandolo e rendendolo più bello. Non avrebbe dato un soldo a quella ragazza eppure era felice di averla incontrata perché non si sarebbe più sentito solo. L’aveva baciata.
-Ho pensato, che ne dici di venire a casa mia, ora è definitivamente libera.- aveva deglutito prima di poter dire quella frase. C’era del risentimento nelle sue parole, ma lei non era riuscita a sentirlo.
-Mi sembra stupendo.- aveva chiarito lei passandogli una mano dietro la schiena.
Il bacio successivo era sembrato eccessivo per lui, le aveva fatto venire in mente quell’Hermione piangente in camera sua. Avrebbe voluto consolarla, ma non ci era riuscito. Si era staccato velocemente.
-Direi di andare.- aveva tagliato corto prendendole la mano e guidandola finalmente verso la porta.
Clara aveva sentito quei baci troppo pungenti, quelle parole troppo tristi, avrebbe voluto chiedergli dove fosse stato, avrebbe voluto provare a confrontarlo, ma questo aveva preferito evitare di preferire parola per tutto il tempo.
 
***
 
Hermione era rimasta ferma davanti alla porta, tremante. Avrebbe voluto poter avere diverse possibilità, prima di andarsene.
Avrebbe voluto poter decidere per il suo destino, avrebbe voluto evitare di affezionarsi a qualcosa di pericoloso. Negli ultimi mesi era riuscita a costruirsi una vita e nell’arco di una serata questa si era distrutta, ma lei aveva solamente bisogno di più tempo.
Aveva chiuso gli occhi ricacciando indietro le lacrime, era davanti a quella porta da molto tempo perché i secondi ormai erano diventati minuti. La mano incollata alla maniglia dorata della porta ormai si era scaldata. Aveva sospirato appena, sperando di non farsi sentire.
Le era sembrato innaturale abbandonare quella casa, con la cucina calda, il divano abbastanza comodo per starci in due abbracciati e  il corridoio talmente piccolo da dover scontrarsi la mattina. Erano passati fin troppo velocemente i giorni, imbarazzanti o divertenti che fossero.
Non si immaginava certo che vivere con un uomo fosse così; certo aveva potuto vivere con Ron, ma con lui era assai diverso: Fred riusciva a regalare il sorriso a qualunque ora del giorno, a farti sentire partecipe della sua vita.
Era uscita dal palazzo e un sentimento di angoscia le aveva stretto il cuore. Voleva veramente abbandonare quella vita e andare a vivere da Felix?
Aveva ripensato a poche ore prima, lei e lui in camera da letto a litigare, lei urlava, lui voleva solo parlarle. Voleva parlare del suo ragazzo. Aveva scosso la testa e dal centro della strada aveva diretto lo sguardo verso l’appartamento; la luce era accesa.
Avrebbe potuto parlare con lui un’ultima volta, solo per accertarsi che nulla fosse stato dimenticato.
Era tornata indietro correndo, salendo le scale velocemente e una volta spalancata la porta si era bloccata e non era stata l’unica.
Clara e Fred erano abbracciati sul divano, a baciarsi tranquilli.
-Hermione…- aveva sussurrato appena lui, incapace di muoversi.
-Io… io ho visto la luce accesa e ho solo pensato di aver dimenticato di spegnerla.- aveva inventato lei e piano aveva richiuso la porta ed era scappata. Aveva le mani sudate, il respiro veloce e l’imbarazzo ancora palpabile sulla pelle.
Quando Fred era riuscito ad a uscire ed andare a vedere come stesse questa era già sparita nella notte.

 

Angolo autrice:
So di non aver pubblicato per molto tempo, ma non avevo tempo. Sono stata sommersa da tanto lavoro che mi ha portato ha dedicarmi ad altre cose, tuttavia sono qui.
Guardare il “Signore Degli Anelli” mi ha dato una spinta e sono finalmente pronta ad aggiornare. Strano vero? 
In ogni caso vorrei ringrazire tutti voi perché continuate a spronarmi e mi fate sentire bene, siete stupendi, rendete una persona rilassata 

Grazie ancora per le nove recensioni ❤, 
DrogataDiApiFrizzole.

 
 

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Capitolo 15
*** Quindicesimo capitolo. ***


 
Capitolo quindici.
 
Ginny aveva sentito un grave peso nella parte inferiore dello stomaco e la sua mano era corsa a coprire quella fitta. Da quando era rimasta incinta non aveva provato parecchio male e nemmeno erano state tante le volte in cui le voglie l’avevano presa per la gola, ma ora era diverso.
Aveva girato la testa sia a destra che a sinistra sentendosi oppressa dall’interno, cercando di chiamare Harry senza voce. Pregava per sé stessa e per il bambino ricordandosi esattamente nove mesi prima nella stessa camera sorridendo calma, non sapendo ancora quale destino l’avrebbe avvolta; aveva fatto una smorfia di compatimento. Di solito si è felici del proprio passato, ma lei non poteva certo dire la stessa cosa, soprattutto per i capelli che portava prima.
-Harry!- finalmente la voce era uscita – o forse l’udito era improvvisamente tornato -  e, quando l’aveva visto passare per la soglia della stanza col fiatone, aveva ringraziato il cielo divino.
-Cosa succede?!- aveva urlato lui bianco. Gli era stato detto che, dopo esattamente nove mesi – con alcune eccezioni –, il momento tanto temuto arrivava e lui non era effettivamente pronto.  Erano state molte le volte in cui aveva affiancato il discorso, pensando con paura al fatidico momento perché sarebbe stata una cosa del suo futuro, ma adesso era lui a doverci pensare.
-Caro, cosa pensi che stia succedendo ad una donna con dei dolori allucinanti dopo nove mesi di gravidanza?!- aveva detto lei trattenendo un urlo e mordendosi il labbro inferiore, -Porco Merlino, intendi startene lì a fissarmi aspettando che tuo figlio nasca oppure vuoi fare qualcosa?!-
-Non sono pronto… Non ora!-
-O ora o mai più, Harry Potter ti ho sposando presumendo un comportamento più dignitoso. Mi rendo conto del tuo effettivo svenimento mesi fa, ma ora devi fare l’uomo! Alzati e portami all’ospedale.-
Harry l’aveva guardata velocemente: aveva avuto a che fare con Voldemort per sette anni, ma non aveva mai pensato che una donna incinta potesse fargli più paura, tuttavia c’era da ricordarsi che si trattava di una Ginny incinta, una Ginny incinta che aveva terribilmente ragione su tutto.
Si sarebbe alzato, l’avrebbe presa e portata all’ospedale perché era lui l’uomo della famiglia e sarebbe andato tutto decisamente lisco.
Aveva cercato disperatamente la borsa delle cose più importanti che Ginny aveva preparato tempo prima insieme ad Hermione… se solo lei fosse stata lì, aveva pensato per un secondo.
Aveva imboccato la via della porta e si era ritrovato nel giardino, sentendo l’aria entrargli nei polmoni facendolo sentire pieno e vivo.
-Santo cielo! Harry Potter torna subito in casa, non pensi che per far nascere un figlio servi una madre o credi per caso alla storia della cicogna?!- aveva urlato Ginny da dento la casa e lui aveva deglutito piano, ricordandosi improvvisamente della donna che aveva appena chiuso a chiave dentro quelle quattro mura.
 
***
 
Hermione si era svegliata piano, aveva il sole che le si affacciava sugli occhi e lei aveva dovuto fare uno sforzo immenso per rendersi conto di quello che era successo il giorno prima: era andata al matrimonio di Hanna, Fred l’aveva baciata, avevano litigato, lui aveva cambiato subito ragazza e si era ritrovata davanti alla casa di Felix. Divertente.
Aveva fissato il suo corpo, era completamente disteso su quello del suo ragazzo, quello che non aveva ancora minimamente baciato e che sperava non si sarebbe svegliato nella prossima mezz’ora. Ci aveva dormito insieme e non ricordava con precisione quello che era successo la sera prima, ma non le importava: i suoi pensieri ora erano solamente per Fred Weasley.
Negli ultimi tempi aveva cercato di delineare nella sua mente quel ragazzo e fino alla settimana prima ci era riuscita: era una persona normale, divertente e anche piuttosto attraente. La faceva ridere più volte, l’aiutava in ogni minima cosa e non si arrabbiava quasi mai e, nonostante la sua evidente appartenenza al sesso maschile, aveva una stanza perfettamente pulita. Come se non ci vivesse proprio nessun Fred Weasley lì dentro. Aveva avuto un brivido: come nessun Fred Weasley viveva lì dentro, nessun Fred Weasley dei suoi sogni esisteva e lei l’aveva baciato. Lui aveva baciato lei.
Avrebbe voluto ammettere che, sotto un certo aspetto, anche lei l’aveva trovato carino e che, più di una volta, aveva immaginato prendergli la mano e tenerla stretta, come segno della loro evidente relazione, ma tutto era finito.
Aveva sentito un leggero movimento al di sotto del suo braccio e il suo sguardo si era posato su  Felix che si stava svegliando. Lui non era bello, non aveva nulla di speciale, ma almeno si era rivelato vero e primo di segreti.
“-Ti devo parlare di una cosa importante.- aveva chiarito lui serio cercando di sedersi di fianco a lei, ma questa si era spostata.
-Cosa?-
-Felix. Ho scoperto una cosa…-“

Aveva chiuso gli occhi. Fred mentiva, Felix no. Ed era stato così dal primo giorno in cui l’aveva incontrato: non c’era stato nulla che le facesse schifo di lui, nonostante bevesse decisamente troppo. E qui subentrava lei, la ragazza casta e pura che odiava bere alcolici perché le facevano sempre un brutto effetto, come la prima sera a casa di Fred, quando era finita sul divano con lui abbracciata, se era stata veramente colpa sua.
-Amore…- aveva sussurrato Felix un po’ sopra di lei. Era da tanto che nessuna la chiamava in quel modo e quella parola stonava talmente tanto con il suo cuore in quel momento, ma forse avrebbe potuto usarla come una medicina. Aveva fatto finta di stiracchiarsi assonnata.
-Hai passato una bella serata?-
-Certamente.- non aveva la minima idea di cosa fosse successo, ma non lei interessava minimamente.
Felix si era  alzato e le aveva lasciato un breve bacio sulle labbra e lei non si era ritratta, era rimasta completamente priva di parole, sorpresa. L’ultima persona che aveva toccato le sue labbra era stata anche quella di cui si fidava di meno e sapere che quel contatto era sparito sotto la bocca di un altro uomo le faceva male, faceva male al suo cuore stanco e affranto.
-Cosa pensi  di fare oggi, ragazza?-
-Non ne ho la minima idea sinceramente, ho la giornata libera oggi…-
-Che ne dici allora di farmi dei biscotti, presumo che tu li faccia molto bene.- aveva detto prendendole le mano e baciandole piano, con tutta la tranquillità senza sapere che quei baci bruciavano sotto la pelle della ragazza, perché lei stava evidentemente sopportando.
L’ultima sfornata di biscotti l’aveva fatta con Fred prima di andare al matrimonio, perché là ci sarebbe stato sicuramente tanto cibo, ma decisamente troppi invitati per sfamare tutti, calcolo evidentemente errato.
-Non li so fare.-
Felix aveva distorto le labbra fingendosi triste, perché forse dei biscotti li voleva veramente.
-Non potresti imparare per questo povero e piccolo ragazzo desideroso di zuccheri?-
-Si potrei.- aveva detto lei sorridendo appena, mordendosi il labbro nella speranza di aprire gli occhi e ritrovarsi in camera sua di fianco a qualsiasi altra persona.
 
***
 
Clara aveva tirato i capelli dietro alle orecchie, desiderosa del contatto di Fred, ma lui sembrava come assente dalla sera prima. Da quando quella ragazza con i capelli disfatti, gli occhi segnati e precisamente vestita veramente male aveva varcato la porta e poi, da quando era scappata, lui era rimasto pressoché silenzioso e forse lei avrebbe dovuto arrabbiarsi.
-Da quando un uomo invita due ragazze nel suo appartamento senza avvisarle? Potrebbero rimanerci male.- aveva detto calma fissandolo e staccandosi da lui.
-Tu ci sei rimasta male?- le aveva chiesto il ragazzo lanciando in aria la pallina che aveva probabilmente trovato in giro per l’appartamento.
-Tutte le ragazze con un briciolo di sentimento nel cuore ci rimarrebbero male Fred Weasley e io non voglio certo fare la diversa solo perché sono, come dicono alcuni, “di facili costumi”-.
La pallina era rimasta ferma nella mano del ragazzo proprio come il suo cuore; se una ragazza come quella che aveva di fianco era rimasta male non avrebbe voluto pensare ad Hermione, la stessa ragazza che aveva baciato, che non avrebbe mai voluto fatto soffrire ottenendo solo il risultato contrario. E l'aveva vista lì piangente, con gli occhi segnati e il suo cuore non aveva retto; aveva cercato di inseguirla per un tratto, ma ogni speranza era fallita perché Clara l’aveva tenuto per la manica della camicia. Un chiaro segno del suo amore.
-Non dici nulla Fred Weasley?-
-Dico solamente che hai ragione, ma se ti può far felice quella era la ragazza che viveva prima con me sotto il ruolo di coinquilina, niente legame d’amore.-
Lo sguardo di Clara si era fermato sui lineamenti del ragazzo: erano tirati e la sua mascella era diventata un pezzo di ghiaccio.
-E non ti dispiace?-
Fred non avrebbe saputo rispondere a quella domanda perché il suo cuore glielo aveva detto che senza Hermione non sarebbe mai sopravvissuto eppure la sua mente lo portava verso Clara.
-Sì, mi dispiace, ma non c’è nulla che potrebbe portarla indietro e quando me ne sono reso conto sei arrivata tu e ti ringrazio.-
-Non ringraziarmi Fred perché non sai cosa ti sto per chiedere e non sei obbligato a rispondermi, ma dopo quello che ho visto ieri sera non sono più sicura di nulla.- Gli aveva preso la mano stringendola piano e lui aveva dovuto chiudere gli occhi perché si ricordava perfettamente la volta in cui l’aveva stretta Hermione, ed era stato decisamente tutto diverso.
-Mi hanno trasferita in un’altra azienda in un’altra città, vuoi venire con me?- aveva sospirato. -So che può sembrare strano, non ti conosco,  ma chi non compie decisione affrettate per conto del cuore?-.
Fred  l’aveva fissata, aveva troppe risposte nella sua mente e nessuna delle tante lo soddisfaceva davvero perché nessuna era divertente e lui se ne usciva sempre con battute divertenti, ma ora non poteva farlo. Aveva un’immagine precisa nella sua mente e quella era Hermione Granger e avrebbe fatto di tutto pur di renderla felice… Aveva cominciato a ridere leggermente, inclinando la testa verso Clara e modellando le sue labbra in un muto sì.

 

 
Angolo autrice:
 
So benissimo di essere mancata molto, ma non stavo bene e ho avuto decisamente troppe crisi e non avevo proprio più tempo. Così appena ho potuto eccomi qui a scrivere ed aggiornare.
Potete benissimo notare che non ha la stessa lunghezza degli altri capitoli, ma volevo rendere la cosa più teatrale. Provvederò nei prossimi giorni a rimettere a posto ogni singolo capitolo perché mi sono resa conto che ci sono alcuni errori di stesura.
Non credo di aver altro da dire, spero che il capitolo vi piaccia e per adesso direi di salutarci.
A presto,
DrogataDiApiFrizzole

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Capitolo 16
*** Sedicesimo Capitolo. ***


Capitolo sedici.
 
Ginny si era resa improvvisamente conto dell’interminabile tempo che aveva passato all’interno di quelle mura.
Era arrivata all’ospedale esattamente la sera prima in preda ad una crisi isterica, cerando di non sembrare troppo sciolta; i ricordi, dopo le sue urla, erano completamente annacquati.
Erano nitide però le immagini di un Harry sorridente, delle loro mani intrecciate e di una accecante luce. Il resto era solamente dolore e odore di disinfettante. Lei odiava il disinfettante.
Aveva provato a descrivere il parto, prima che questo accadesse, ma non ci era mai riuscita. Aveva cercato qualche notizia in giro – la fonte principale era stata soprattutto sua madre, la quale, poveretta, aveva partorito ben sette figli -, ma ciò che le era arrivato era solamente la parola “dolore”.
Lei non aveva paura e non provava facilmente dolore, ma mai avrebbe creduto che il parto fosse una cosa così difficile, quasi come se un cocomero, dotato di grandezze stratosferiche, fosse uscito dalla tana di un topo. Grandioso e inquietante allo stesso tempo.
Riavvolta per un attimo la memoria del giorno prima, si era concentrata ad esaminare la stanza dalle pareti rosa e aveva immaginato suo figlio; sperava che avesse gli occhi del padre e i suoi capelli, perché amava i suoi capelli, anche se quelli di Harry erano molto soddisfacenti. 
Anche perché, se avesse avuto capelli differenti non sarebbe mai stata la stessa cosa, i suoi occhi non sarebbero mai risultati così tanto e a lei i suoi occhi verdi piacevano davvero.
Prima di poter finire la descrizione mentale di suo figlio, Harry era entrato munito di una piccola carrozzina; all’interno ci si ritrovava un piccolo fagotto di coperte blu.
-E’ lui?- aveva sussurrato appena lei sorridendo.
Harry, senza neanche rispondere glielo aveva adagiato tra le braccia e  si era seduto in fondo al letto.
-E’ perfetto…- Ginny aveva perso la voce, come se l’emozione fosse entrata nella sua gola e le avesse tranciato le corde vocali, ma probabilmente voleva solamente evitare di svegliare la piccola creatura.
A differenza di quello che si sarebbe aspettata, il piccolo aveva dei radi capelli neri, ma per i suoi occhi avrebbe dovuto aspettare ancora qualche mese perché sarebbero rimasti azzurri per molto tempo.
-Per forza, è nostro figlio.- Harry aveva sorriso, - Il nostro perfetto James Sirius Potter -. Era vero. James Sirius Potter era il bambino più bello che lei avesse mai visto e, nonostante avesse passato nove mesi di inferno, tenerlo fra le baccia significava che ne era valsa la pena; probabilente anche provare un po' di dolore ne valeva pena, ma solo un pochino. 
-Harry caro, quanti figli vorrai avere!?- si era affretta a dire allarmata, cercando di contenere un attimo la voce, per evitare di svegliare il nuovo Potter.

 
***
 
Hermione era stata chiamata, o più precisamente richiesta e quando una persona è richiesta, specialmente da Ginny Weasley che aveva appena partorito, è obbligata a presentarsi, naturalmente non che non ci volesse andare.
Esattamente come la neomamma, si era documentata sul parto nella speranza di poter essere utile, ma il fatto che non fosse stata chiamata la sera prima le aveva sollevato una pena dal cuore. Harry aveva provato a scusarsi con frasi simili a “non c’è stato tempo” oppure “era grave”, ma non le importava. Aveva avuto altre gatte da pelare.
-Ginny…- Hermione era entrata nella stanza e l’aveva trovata ad occhi chiusi.
-Hermione.- la voce della ragazza non si era fatta attendere, sebbene avesse una strana voglia di dormire. Da quando Harry era uscito per andare a chiamare tutti i parenti lei era rimasta sdraiata a tenere la mano del piccolo James.
-E così è lui.- aveva detto la riccia avvicinandosi per osservare meglio il figlio dell’amica.
-Esattamente.-
Per quanto Ginny si fosse già sposata e avesse già un figlio, Hermione la ricordava ancora come una piccola ed innocente ragazza che se ne andava in giro alla ricerca di prede. Si era messa a ridere.
-Cosa succede?-
-E’ tutto così surreale, sei già diventata mamma nonostante qualche anno fa fossimo in una situazione ben peggiore.-
-Tu ora sei in una brutta situazione.- aveva dichiarato Ginny evitando di urlare.
-A cosa ti riferisci?-
-Ho chiamato a casa tua e non c’eri.-
-Hai chiamato tu?-
-Harry. Ma sta difatti che non c’eri.-
-Ero da Felix.- aveva detto sospirando. Incredibile come una ragazza della sua età dovesse dar conto anche delle sue nottate.
-Appunto, non dovevi essere da Felix dopo quello che mi hai detto.- il ricordo della chiacchierata con l’amica sul fatto che “il suo ragazzo” avesse provato a baciarla era durato una lunga mezz’ora e si era concluso solamente quando Fred aveva fatto irruzione nel suo appartamento.
-Ti rendi conto che hai appena partorito, vero?-
-Ho partorito ieri sera e non cambiare il discorso.-
-Ma io lo voglio cambiare.-
-Perché?- Ginny si era sistemata meglio sul letto per poter sentire ogni dettaglio.
-Non sono affari tuoi.-
-Sono affari che riguardano mio fratello e la mia migliore amica, per questo ne ho il diritto.-
-Tuo fratello mi ha baciato e la stessa sera l’ho trovato nelle braccia di un’altra. Ha anche cercato di farmi cambiare idea su Felix.-Hermione aveva pronunciato quelle parole con una tale rabbia che avrebbe potuto rompere un muro, ma l'unica conclusione era che, nemmeno lei, aveva un'idea precisa di Felix.
-Divertente.-
-Non che non lo è!- aveva urlato Hermione sedendosi sul letto prima di essere zittita da Ginny. 
-Già non dormirò per molto tempo, risparmiami almeno adesso.- aveva detto controllando che James non si fosse svegliato, - e comunque ci sarà stato un motivo.-
Hermione aveva scosso la testa ricordando lo sguardo vuoto del ragazzo quando aveva aperto la porta. Ricordando le braccia dell’altra ragazza intorno al suo collo. Gli occhi che si era ritrovata davanti la sera prima non erano i suoi, erano vuoti, ghiacciati quasi. Consumati da qualcosa.
-Mi piacciono di più gli occhi di Felix color ambra che quelli di Fred, i suoi sono freddi.-
-Questo non cambia le cose.- Ginny avrebbe voluto poter continuare la frase per difendere il fratello, ma questa volta era l'altra che l'aveva zittita.
-Ma potrebbe cambiarle, tu in realtà non lo sai, non sei un’indovina cara mia, almeno per quanto ne so io.-
Ginny era rimasta in silenzio tenendo ancora stretta la mano di James.
-Fai come credi, non sono io decido.- aveva detto qualche attimo prima che Ron e Hanna entrassero nella stanza con un sorriso enorme per precipitarsi sopra il piccolo bambino e farlo così piangere.
 
***
 
-Incredibile, se la sono svignati tutti quando ha cominciato a piangere.- aveva detto Hanna con in braccio James. Effettivamente avrebbe gradito un minimo aiuto da Hermione, ma anche lei era sgattaiolata fuori dalla stanza con qualche scusa.
-I bambini fanno quest’effetto a tutti.- aveva detto Ginny provando ad alzarsi.
-Avrei potuto scoprirlo anche io se quel…-
-Niente parolacce, Hanna.-
-Niente parolacce, ma se tra me e Felix fosse andata diversamente…-
-Felix?- aveva chiesto.
-Sì, Felix. Proprio non capisco perché in questi giorni ne siate tutti interessanti. Eppure tu Ginny conoscevi già il suo nome.- La ragazza dai capelli rossi era tornata indietro con la memoria e aveva visto, nella sua mente, le labbra di Hanna muoversi per formare quel dannato nome, possibile che fosse davvero così ingenua?
-Chi altri te l’ha chiesto, scusa?-
-Fred.- aveva detto lei mettendo giù James e scollando le spalle, - Sai, credo che io e il piccolino diventeremo grandi amici.-
-Felix ha gli occhi color ambra?-
-Non capisco tutte queste domande… però i suoi occhi erano unici.-
-Quindi color ambra?-
-Si Ginny, erano color ambra. Non che poi sia così importante.-
-Certo che è importante, Hermione esce con Felix, senza saperlo, ma ci esce lo stesso.-
Hanna l’aveva guardata come pietrificata, incapace di proferire parola. Felix era stato un capitolo chiuso della sua vita. Da quando aveva Ron le cose cominciavano finalmente a funzionare, ma se Felix era nella stessa città e frequentava una persona vicina non era normale. L'aveva letteralmente cacciato dalla mente nella speranza di dimenticarlo, ma ora che Ginny aveva avuto un bambino e Felix era di nuovo così vicino cos'avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto parlarne ad Hermione, provando a farla ragionare?
-Per questo Fred voleva parlare di Felix, perché l’aveva capito. Ma quanto è scema Hermione? E quanto sono scema io? Sono io che prevedo le cose, sono o quella che capisce. Come ho fatto a non capirlo?! Certo che però Fred avrebbe potuto anche avvisarmi.- aveva detto Ginny andando avanti e indietro per la stanza, - Anche se fosse entrato in sala parto, e questo avrebbe potuto traumatizzarlo, io l'avrei ascoltato. Sono brava ad ascoltare e poi avrei parlato con Hermione, ma certo. Lui deve sempre fare le cose a modo suo, senza avvisare nessuno. Ed ecco che mi rovina tutto: è solo uno stupido babbano!-
-Quando intenderai dirglielo?.- aveva chiesto Hanna, tornando improvvisamente alla vita.
-Appena esco da questo posto.- aveva sentenziato prendendo in braccio James che, nel frattempo, aveva ricominciato a piangere
 
***
 
 
Hermione non credeva alle coincidenze, credeva più che altro nella sfiga eterna. Da quando se ne era andata da casa di Fred ogni suo minimo pensiero era rivolto a lui. Al modo in cui l’aveva avvicinata, al modo in cui l’aveva baciata. E poi brividi.
Eppure non aveva pensato che, andare all’ospedale, avrebbe comportato una doccia d'acqua gelata.
-Fred.- aveva detto lei abbassando gli occhi.
-Granger.- la sua voce era bassa, tormentata da rimorsi, - vorrei chiederti scusa…-
-Non serve, davvero Fred. Va bene così, probabilmente era destino.-
-Che brutto destino.- aveva sussurrato lui, -Sai dirmi dov’è la stanza di Ginny?- la voce di Fred era tornata calda e luminosa e per un breve momento ad Hermione parve di rivedere un ragazzino che vendeva merendire ai primini. Lui era così, era sempre stato così. Fred Weasley, nel bene o nel male, non avrebbe mai potuto trovare una persona con cui passare tutta la vita e già il fatto che, dopo aver vissuto con lui per almeno un anno, senza che lui ci avesse provato era un gran traguardo. Ma questo poteva benissimo significare che lei era una racchia. 
-Se vuoi ti accompagno…-
-D’accordo.- 
-Ammettilo, non ti eri mai trovato in una situazione del genere con una ragazza.- aveva detto lei ridendo appena.
-Stai cercando di sdrammatizzare per caso?-
-Almeno io ci provo.- aveva detto lei scollando le spalle.
Fred era rimasto zitto a fissare il pavimento, sapendo esattamente che ogni altra parola avrebbe solo potuto peggiorare la situazione. L'aveva vista piangere e la causa del suo pianto era lui. Non avrebbe mai potuto sdrammatizzare in una situazione del genere.
-E’ questa la stanza.- aveva detto lei dopo un po', fermandosi davanti ad una delle porte del corridoio. 
-Grazie Granger.-
-Prego.- aveva detto provando a sorridere, anche se quando si parla con un umomo che ha già esplorato le tue labbra un po’ difficile, -Ci vediamo in giro.-
-Certo Granger.-
Granger… quasi fossero diventati dei perfetti sconosciuti.
 



Angolo autrice:

Alcune persone mi hanno chiesto di aggiornare e allora eccom qui. E' passato un tempo decisamente lungo dall'ultima volta che hoaggiornato questa storia. Perché? Non avevo voglia, mi sentivo staccata dalla storia e non la sentivo mia. E questo accade anche adesso che vi sto scrivendo. Non sono più convinta, ma magari comletandola potrei ricredermi. 
Detto questo vi ringrazio per il supporto e per le recensioni che mi arrivano ogni volta, sono davvero molto felice. 
Vorrei anche chiedere scusa a fede009 per la risposta che le ho lasciato: credevo che avrei aggiornato tra mesi eppure, aprendo il file su World ho trovato il capitolo praticamente pronto e ho deciso di pubblicarlo oggistesso. 
Grazie ancora, 
Sia 



 

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Capitolo 17
*** Diciassettesimo Capitolo. ***


Capitolo diciassette.
 
Erano passate alcune settimane dall’ultimo incontro avvenuto tra Fred ed Hermione e, nonostante tutto, lei non era riuscita a toglierselo dalla testa. Sebbene in un primo tempo era adirata con lui, adesso gli mancava. Odiava, oltretutto, svegliarsi di fianco a Felix.
Aveva deciso di non pensarci e si era concentrata su Ginny: le due ragazze si erano date appuntamento in un bar della città perché la rossa aveva sostenuto di doverle assolutamente parlare.
Da quando aveva partorito non le aveva dato un momento di libertà, anche se James non era proprio un vero e proprio angioletto. A detta di Harry, erano poche le notti in cui loro potevano davvero dormire felici. Magari avrebbe potuto aiutarli.
Dall’altra parte della famiglia ci si trovava un’Hanna del tutto raggiante e un Ron innamorato cotto, probabilmente erano i soli a godersi la vita in quel momento.
Hermione aveva deciso di sedersi, aspettando di veder comparire Ginny da una delle strade all’angolo. La più piccola dei Weasley si era presa un momento di pausa dal lavoro e aveva lasciato che, suo marito, si occupasse anche della casa: era definitivamente in pensione.
-Hermione, meno male che ti ho trovata subito.- le aveva detto Ginny spuntandole da dietro,-Pensavo che non ti avrei mai trovata!-
-Eppure eccomi qui. Ti ho ordinato qualcosa da bere, mentre non c’eri.-
-Sono tanto in ritardo? E’ che James ha fatto impazzire Harry e ho dovuto aiutarlo.-
-Figurati, sono qua da qualche minuto.- aveva risposto Hermione sorridendo e accavallando le gambe nella speranza di trovare una posizione più comoda della precedente, -Di cosa  volevi parlarmi precisamente.-
-Di una cosa che ho rimandato fin da troppo tempo. Avrei voluto dirtelo una volta tornata dall’ospedale, ma Hanna deve lavorare e non abbiamo mai trovato il tempo di uscire insieme.-
-Hanna?-
-Oh si, centra anche lei. Per la precisione credo che centri per la maggior parte lei, ma anche tu non scherzi. Insomma, ci sei più inzuppata tu che lei.- aveva detto Ginny storcendo il naso, -In ogni caso arriverà tra qualche minuto, le ho chiesto di raggiungerci.-
-Francamente pensavo che saremmo state solo noi due, in realtà.- aveva chiarito Hermione, palesemente sorpresa. Non era certo la prima volta che tutte e tre uscivano insieme, ma non pensava affatto di dover dire o sentirsi dire qualcosa da Hanna.
-Vedi, saremmo state solo due se non fosse così importante. Credo che tu stia buttando via il tuo futuro e, per fartelo capire, ho bisogno di un esempio pratico: Hanna.-
-Mi vuoi far credere che Hanna stia buttando la sua vita con Ron?-
-Tutto il contrario. Ron e Hanna filano alla grande, sei tu che ti sei inceppata, devi capire che Felix è Felix!-
-Questo è molto intelligente da parte tua.- aveva detto Hermione accettando la bibita del cameriere. Aveva scelto del comune tè londinese, nella speranza di poter trovare un po' di pace.
-No, tu non capisci, ma credo comunque che arriverai alla conclusione visto che Hanna è arrivata.-
La neo sposa si era accomodata sulla sedia del tavolo rimasta vuota e, dopo aver ordinato e dopo aver fatto conversazione con le due altre, si era decisa ad ingranare la marcia.
-Hermione, ti ricordi la prima volta che siamo uscite insieme? Quando ti ho raccontato la mia storia?- aveva chiesto mordendo un cornetto.
La riccia aveva annuito.
-E dimmi, ti ricordi il nome del mio ex marito?- un altro morso.
Una scintilla nella mente di Hermione si era accesa. Ricordava benissimo il primo incontro con Hanna, perché a quel tempo la odiava. Ma la odiava davvero. Ricordava anche la sua storia e, come una doccia di acqua gelata, la verità le era piombata addosso. Il suo ex marito di chiamava Felix.
-Volete farmi capire che io sto uscendo con Felix, che è in realtà quel Felix?-
Le altre due avevano annuito.
Interessante sorpresa, forse era per questo che, qualche volta, aveva avuto la sensazione di prenderlo a sberle oppure andarsene direttamente via di casa. Non certamente per quello che provava per Fred Wealsey.
-Era quello che Fred voleva dirti settimane fa.- aveva chiarito Ginny fissandola negli occhi.
-Questo non cambia il fatto che mi abbia baciata.-
-Ti ha baciata perché ti ama.- le aveva detto piano Hanna, che era rimasta un pochino in disparte. 
-Quindi dovresti scusarti con lui.- aveva concluso la rossa decisa, -E farlo anche in fretta, perché stasera parte.-
Se prima Hermione si era sentita un verme per non aver dato retta a Fred e per aver scoperto di Felix, ora si sentiva anche peggio. Il suo ex coinquilino stava partendo.
-D-dove va?-
-La sgualdrina di cui mi hai parlato qualche tempo fa l’ha convinto a partire. Mi ha detto che voleva cambiare aria, per poter rinfrescarsi le idee e tornare sano.-
-Ma non può partire.- aveva detto Hermione spalancando gli occhi. Doveva capirlo subito: aveva provato paura a baciare Felix perché a lei non piaceva, lei voleva Fred. Lei era innamorata di Fred.
E quel bacio l’aveva completamente rivoltata perché non voleva accettarlo. Avrebbe dovuto dirglielo, prima o poi. E sarebbe stato più prima che poi.
 
***
 
Ginny si era sentita soddisfatta dell’opera. Ora come ora sapeva che Hermione si era presa una bella cotta per Fred e che suo fratello non era da meno. Se solo i due non avessero avuto delle fette di prosciutto al posto degli occhi, magari le cose sarebbero andate meglio.
Il problema ora? Cercare di parlare con suo fratello.
Dopo aver salutato Hermione in uno stato di confusione totale insieme ad Hanna, era corsa all’appartamento di Fred dove l’aveva trovato sdraiato sul divano, per cercare di tranquillizzarsi.
Poco prima aveva sentito la riccia decisa ad andare a parlare con Felix, per dirgli che le cose si sarebbero concluse. E quello non andava bene.
-Uno che deve partire non se ne sta sul divano tutto il tempo.- gli aveva fatto notare sedendosi poco lontano.
-Vuoi contraddire il mio stile di vita?- aveva chiesto lui ironico stiracchiandosi.
-Assolutamente, farei proprio come te se non fossi totalmente in allarme nero.- aveva detto lei.
-Sei di nuovo incinta e sei disperata perché non potrai mangiare il cioccolato?-
-No, peggio.-
-Ron sta per avere un figlio.-
-No, prova ancora.-
-Non ne ho la più pallida idea, pensavo che non potesse esistere qualcosa peggiore di un figlio uguale a Ron. Ron la vendetta.- aveva detto ridendo appena.
-Hermione vuole lasciare Felix.-
I muscoli del ragazzo si erano irrigiditi appena e, anche Ginny che si trovava distante da lui, aveva intravisto nei suoi occhi un misto di tristezza e paura.
-Questo non vedo come possa centrare con me.- aveva sottolineato lui appoggiandosi meglio al divano.
-Il fatto che ora lei lo sa. Sa che Felix è quel Felix e, oltretutto, sa che tu parti. Non è lucida.-
-Ripeto: io non centro affatto.-
-Si che centri, miseriacca di uno stupido babbano.-
-Questo insulto lo insegnerò ai miei figli.- aveva detto lui deciso, -Comunque io stasera parto, quindi nel bene o nel male…-
-Lei ti ama e tu ami lei. Che cavolo vi dicono quelle teste calde che vi ritrovate?- lo aveva bloccato lei disperata.
-Lei cosa?-
-Lei ti ama Fred e dio, se tu la ami ancora come dieci giorni fa, allora va da lei.-
Il dubbio negli occhi di Fred era diventato ormai palese: seguire la donna che l’aveva portato fuori da una relazione piuttosto complicata oppure amare Hermione. La seconda opzione non era nemmeno tanto sbagliata perché dopotutto lui l’amava davvero. Probabilmente dal primo momento in cui l’aveva vista oltrepassare la porta di casa sua. E bisognava ammettere che era divertente passare le giornate con lei, mentre era intenta a correre su e giù per la casa a combinare disastri di ogni genere oppure a preparare biscotti. Se avesse potuto avrebbe fatto altre cento volte i biscotti con lei, piuttosto che partire
-Dov’è lei?- le aveva chiesto assente, mentre si allacciava la maglietta e si dirigeva verso la porta.
-A casa di Felix credo, ma non so dove sia.-
-Non importa. Puoi dire tu a Clara che non parto?-
 Ginny aveva sospirato scegliendo un posto comodo, dove poter mangiare sentendo la porta di casa sbattere.

***
 
Hermione aveva chiuso i ponti con Felix. Che all’altro tizio gli piacesse o meno, lei era innamorata di Fred Weasley. Quasi due anni di convivenza dovevano averle fatto proprio bene dopotutto.
Si era chiusa la porte dell’appartamento di Felix alle spalle ed era corsa fuori nella strada, per prima cosa avrebbe dovuto cercare la persona che amava e dirglielo.
Lei aveva amato Fred da molto più tempo del previsto e, rendersene ora conto, era una pietra sul cuore. C’era probabilmente stato un momento quando, entrambi, si erano potuti considerare una coppia talmente erano in sintonia. E lei aveva rovinato tutto.
Aveva cominciato a piovere.

 
***
 
Fred aveva sperato con tutto il cuore che Ginny, sua sorella, avesse spiegato a Clara come davvero erano andate le cose e che poi lei non lo odiasse perché infondo lei era la seconda scelta. Ma questo non era il problema maggiore. Ora aveva solamente paura che a Hermione potesse succedere qualcosa, non si era mai fidato di Felix e, ora, sapere che lei lo stava affrontando lo faceva mandare fuori di testa.: non senza di me, non da sola con un ubriaco.
Aveva aumentato il passo sentendo i tuoni sopra la sua testa.
Aveva cominciato a piovere.


 

Angolo autrice: 
Io lo so di essere stata assente e di non aver aggiornato, ma la scuola non me l'ha quasi mai permesso. E vi chiedo perdono. 
Per quando riguarda la storia è tutto molto aperto: presto finirà, credo tra uno o due capitoli, anche se questo anticipa molto le azioni future. Nè Fred, nè Hermione sanno dove stanno andando, ma hanno la consapevolezza di amarsi e questo è davvero tanto. 
Ringrazio per adesso tutte le ragazze che hanno recensito, quelle che seguono e quelle che mi aiutano, vi adoro e non vi diminticherò mai. 
Sia 

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Capitolo 18
*** Diciottesimo Capitolo. ***


Capitolo Diciotto.
 
 
Felix era rimasto impietrito dal comportamento di Hermione nei suoi confronti: se prima stava con lui sorridendole, adesso se ne era uscita con “Non ti amo, mi dispiace”. Alla notizia aveva appoggiato la bottiglia sul tavolo e aveva storpiato la bocca annuendo piano, sapendo di aver sbagliato ancora una volta nella scelta della ragazza. La prima era stata sicuramente quella di Hanna; quando l’aveva vista la prima volta aveva pensato che un angelo potesse davvero dare luce alla sua vita così grezza e priva di sogni e, quando finalmente si erano messi insieme, si era sentito più libero e aperto.
Le prendeva spesso la mano, la attirava a sé, la baciava e finalmente sapeva che lei era una cosa solamente sua perché Hanna sorrideva felice.
Poi si erano sposati. C’erano stati parecchi giorni felici, in cui ogni persona si girava probabilmente invidiosa di loro e nulla era mai andato storto.
Felix amava Hanna come mai aveva amato nessuno in tutta la sua vita anche quando, per la prima volta, aveva avuto la stupida idea di tradirla.
Non era stato per scelta propria, era semplicemente accaduto come la più normale delle cose: si era ritrovato tra capo e collo una ragazza senza ideali e l’aveva baciata. Si era sentito parecchie volte sporco e terribilmente crudele, ma non aveva mai pensato alle conseguenze, almeno non fino al giorno quando la sua felicità era finita.
Aveva visto Hanna in lacrime urlargli contro e il suo cuore era andato in pezzi, l’aveva vista ubriacarsi sapendo di essere incinta e questo non se lo sarebbe mai perdonato. Aveva sempre voluto diventare padre e lei sarebbe stata la madre migliore del mondo.
Da quel momento in poi aveva cominciato a bere e non aveva mai smesso, forse per dimenticare Hanna, forse per dimenticare suo figlio.
Si era sempre detto che un giorno l’avrebbe cercato e lo avrebbe abbracciato chiedendo scusa alla sua vecchia moglie per poi poter diventare finalmente una famiglia, ma in quattro anni non aveva combinato nulla. Si era limitato a storcere il naso e affondare la sete in un bicchiere di alcool fino a quando non era arrivata Hermione.
Entrambe due ragazze perfette, entrambe pronte a lacerargli il cuore. Infondo lo sapeva che le cose non possono sistemarsi così facilmente, che la vita non è tutta rose e fiori e che il bicchiere è sempre mezzo pieno. Aveva chiuso gli occhi assaporando le parole della ragazza e una lacrima, l’ennesima dopo Hanna, gli era scivolata leggermente sulle guance. Dopo aver osservato il punto in cui Hermione stava prima di andarsene per parecchi minuti era uscito, si era messo a correre sotto la pioggia ed aveva imboccato la porta del primo bar sulla strada.
Si era seduto al bancone e lì l’aveva vista. Una ragazza con il bicchiere in mano, un sorriso triste sul volto che si girava ogni volta che la porta si apriva nella speranza di vedere entrare qualcuno, qualcuno che non sarebbe mai entrato. Era bella, non bella come Hermione o come Hanna. Era tutto un altro tipo di bellezza che lui solitamente non notava. Aveva chiamato il barista e le aveva offerto un drink, nella speranza di farle tornare la felicità e di trovarla anche lui: non gli piaceva vedere quel sorriso finto su un viso così dolce e bello.
-Grazie.- aveva detto lei osservando il liquido nel bicchiere, -Sai, quando sono entrata qui non avrei voluto mai ubriacarmi, ma forse è molto meglio così. Il mio ragazzo mi ha appena lasciato per un’altra. Davvero divertente la vita qualche volta… dovevamo partire.- aveva detto allusiva nella sua direzione.
-Mi spiace.- aveva detto lui, -Ti capisco, sono appena stato lasciato anche io, qualche minuto fa...-
Lei aveva sorriso amara, segno di aver compreso.
-Come ti chiami?- Felix l’aveva guardata più da vicino e aveva visto due grandi occhi tristi che lo scrutavano guardinghi.
-Clara.- aveva detto tranquillamente appoggiando la mano di fianco alla sua, che all’incontro successivo si sarebbero unite insieme per molto altro tempo, ma dopotutto questa è un’altra storia.
 
***
 
Clara aveva aperto la porta di casa e aveva visto Ginny seduta sul divano a leggere qualche libro con l’aria più disinteressata possibile. Appena  l’aveva vista aveva sorriso leggermente trovando una posizione più comoda.
-Ciao Ginny.- le aveva detto entusiasta, -Sai per caso dove si trovi Fred? Sono così felice di partire. E il bambino?-
-James sta benissimo, almeno credo. L’ho lasciato ad Harry ed è tutta un’esperienza. Fred non è qui però…-
-E dov’è andato?-
-E’ andato da Hermione, mi ha detto di dirti che non può partire con te perché ama lei, penso che comunque abbia sempre… sai, preferito lei. Mi spiace.-
Clara aveva chiuso gli occhi assaporando le parole dell’altra ragazza e aveva annuito.
-Non è uno scherzo vero?-
Ginny era rimasta in silenzio, fissando il pavimento. Non aveva mai sopportato gli addii o la fine di qualche relazione: sapeva benissimo come ci si sentisse dopo eppure non era riuscita a proferire parola. Aveva saputo aiutare Hanna, Hermione e persino Ron nei momenti peggiori, ma ora si era ritrovata senza nessuna risorsa.
-Suppongo che questo sia un no.- aveva detto sbuffando appena, -Credevo che forse lui sarebbe andato bene, ma il mio cuore lo sapeva che non mi avrebbe mai amato davvero. L’ho visto bene quando ha pronunciato quel sì. Ho visto i suoi occhi per tutto questo tempo eppure mi dicevo che non sarebbe mai arrivata la fine. Spero solamente che adesso possa essere felice, se lo merita davvero.-
-Lo sarà, la ama davvero Hermione. Non come si ama un giocattolo da bambini, non come l’amore per una madre o per una sorella. Lui la ama come mai ha fatto prima, è una scintilla calda in cerca della sua metà e io non avrei mai creduto di poter dire questa frase con lui come soggetto.-
-Non sono preoccupata che lui non la ami, sono preoccupata del contrario. So che probabilmente questa non sia la frase migliore da dire in certe occasioni, ma quando vuoi bene a qualcuno in quel modo desideri solamente il bene per lui.-
-Tu lo amavi davvero, Clara?-
-Non lo so, era un bravo ragazzo, ma forse era davvero troppo tutto perfetto per una come me. Ho bisogno di uno da spronare e lui era diverso. E’ bello, spiritoso, gentile e tantissime altre cose, ma la mia era solamente una cotta passeggera.- la ragazza si era fatta cadere sul divano appoggiando le mani sulla stoffa.
Ginny allora si era seduta di fianco a lei e le aveva messo una mano sulla spalla.
-Quando Harry mi ha lasciato ho creduto che il mondo mi sprofondasse sotto i piedi, ma io lo amavo davvero e adesso siamo sposati. Quando Ron e Hermione si sono lasciati lei era triste, ma non come me. Probabilmente non era quello giusto. Poi ha incontrato Fred e il suo mondo è cambiato di colpo, tutto è diventato colorato e quando tu ti sei messa con lui, lei è sprofondata proprio come me. Lei ama Fred, lo ama davvero.-
Clara aveva sorriso appena e si era alzata dal divano. Non si sarebbe mai aspettata di poter essere lasciata in quel modo, eppure era stato poi così brutto. Forse affrontare Fred sarebbe stato molto peggio.
-Grazie Ginny, è stato bello, ma credo che tu abbia ragione. Se si amano davvero io non voglio interferire. Se è così che deve andare spero di trovare anche io la persona migliore per me e, possibilmente, evitare di sprofondare veramente, addio.-
-Buona fortuna allora Clara.- aveva accennato Ginny nella sua direzione guardandola uscire dalla porta con molta meno convinzione di quando ne era entrata. Ginny lo sapeva che probabilmente non l'avrebbe più rivista, eppure non si sentiva triste o affranta, provava solamente una forte pena per una ragazza distrutta.
Al di fuori di quelle mura Clara aveva deciso di andare a fare un salto a bere qualcosa, aveva provato a cercare Fred in mezzo alla folla, ma si era resa conto che non c’erano vie di ritorno. Probabilmente, senza saperlo, un po’ l’aveva amato davvero, ma non voleva farlo sapere in quella circostanza e un bicchierino di alcool le avrebbe fatto bene. Poi qualcuno gliene aveva offerto uno ed era stato diverso. La voce dell’uomo accanto a lei era triste, impastata e solitaria, come se il mondo che gli apparteneva gli fosse scivolato dalle mani; le aveva chiesto il suo nome e lei aveva fatto lo stesso e poi si erano rivisti altre volte, fino a che non avevano deciso di comune accordo che potessero stare insieme davvero e lei aveva provato finalmente cosa significasse amare.
 
***
 
Hanna aveva abbandonato Hermione fuori dall’appartamento di Felix e, anche se avrebbe voluto aiutarla, non era riuscita ad entrare dentro. L’aveva dimenticato, aveva deciso che lui era una cosa passata, ma c’erano state notti, prima di incontrare Ron, in cui aveva sognato una famiglia felice con lui e suo figlio.
Si era smaterializzata a casa e aveva visto Ron intento a spostare qualche carta sul tavolo, aveva sorriso, vedendolo impacciato e con le orecchie rosse come il fuoco.
-Tesoro, che cosa stai facendo?- aveva chiesto lei avvicinandosi e prendendogli la mano.
-Stavo dividendo delle cose per fare spazio di là...- aveva detto lui evasivo.
-Spazio?-
-Beh, suppongo che dopo due anni di relazione e dopo essere sposati debba arrivare anche un terzo membro nella nostra famiglia...  probabilmente non avrei dovuto dirlo, ma voglio un figlio da te.- Ron era rimasto sbigottito dalle sue stesse parole e aveva guardato sua moglie con il terrore negli occhi.
Hanna invece aveva sorriso dolcemente tirandolo verso il salotto e sedendosi sul divano.
-Prima sono uscita con Hermione e l’ho accompagnata all’appartamento di Felix, avrei probabilmente dovuto dirtelo prima, ma non ci sono riuscita. E’ uscita con il mio vecchio marito per tutto questo tempo e prima ho dovuto fare quella grande scelta: non sapevo se entrare e affrontarlo o venire qui da te; in realtà non ci ho messo molto a decidere, ma non sapevo bene che dirti appena arrivata. Ho pensato che entrare in quella casa mi avrebbe dato il vomito e poi ho pensato a te, alla mia vita e ho desiderato con tutto il mio cuore di avere un futuro solamente con te. Mi capisci?-
Ron l’aveva attirata a sé e l’aveva baciata, prima piano e poi più intensamente. Non aveva mai avuto dubbi sulla scelta tra lei e Hermione. La sua vecchia ragazza era stata una avventura, ma non aveva mai pensato che potesse finire davvero bene. Eppure quando aveva incontrato Hanna ogni cosa era cambiata, aveva visto la vita sotto un’altra luce e non si era pentito della sua scelta. L’aveva amata dal primo momento in cui l’aveva vista.
-Grazie per tutto quello che mi hai dato.- le aveva detto fermandosi un attimo e accarezzandole la guancia, -Non sono mai stato uno capace di molte parole, ma cercherò comunque di poter spiegare nel miglior modo possibile quello che provo per te: ti ho amata dal primo momento in cui ti ho vista entrare nel mio ufficio e mi comportavo così in modo odioso con te perché non volevo che le cose tra me e Hermione finissero lo sai anche tu che non mi piacecambiare, ma la svolta che ho dato alla mia vita è stata una delle migliori perché adesso lo posso dire davvero, ti amo Hanna, ti amo come non ho mai amato nessuno in tutta la mia vita e credimi, non potrei mai ferirti come ti ha ferito Felix.-
La ragazza aveva avuto un sussulto al cuore e si era lanciata nelle sue braccia facendolo sdraiare sul divano. Aveva avuto l’intenzione di avere un figlio con Felix in passato, ma dopo non ci aveva più pensato forse perché non aveva trovato ancora l’uomo giusto.
-Se vuoi un figlio forse non dovresti pensare a fare spazio, forse dovresti pensare a come ottenerlo.- gli aveva sussurrato con un tono di furbizia prima di baciarlo ancora una volta, in modo più sensuale.
Ron le aveva passato allora una mano sotto la maglietta accarezzandole la schiena e aveva avuto un brivido.
-Ti amo, Hanna.- le aveva sussurrato ancora una volta prima ti tirarla a sé e farla finalmente sua.
 
***
Da quando aveva iniziato a piovere Fred si era chiesto perché la vita potesse essere davvero così difficile per lui. Dopo le sue ultime relazioni aveva sempre pensato che non ci potesse essere nulla pronto a tirarlo su di morale e poi era arrivata Hermione: non era stata una ventata di aria fresca, forse più un fiume in piena che gli aveva regalato il sorriso e le risate fin dal primo giorno. E quando George li aveva visti convivere insieme per la prima volta lo aveva avvertito che le cose gli sarebbero sfuggite di mano ed era stato effettivamente così.
All’inizio quello che aveva provato per lei era stato solamente un sentimento di amicizia, ma poi lei era diventata più aperta, più spiritosa e non aveva fatto altro che vederla crescere e migliorare in tutto quel tempo. Quando si svegliava il suo pensiero era solamente per lei e, quando la vedeva la mattina con i capelli arruffati, si metteva a ridere per poi subito andare a spettinarli ancora di più.
Amava quando lei gli prendeva la mano per portarlo in giro per le strade della città, mentre lei curiosava come una bambina in un negozio di giocattoli. E poi era bella la sua risata felice, quella che nasceva nelle serate passate insieme loro due a casa, abbracciati gli un agli altri, con una coperta sulle spalle. Fred aveva sorriso appena, mentre la pioggia gli bagnava il volto e lui svoltava verso l’altro lato della strada, dove spuntava ancora il caffè che avevano visitato insieme i primi mesi della loro convivenza. E poi l’aveva vista: infreddolita, sotto il peso della pioggia, Hermione si stava scaldando con le braccia nella speranza di poter trovare un po’ di calore. Aveva gli occhi lucidi e continuava a sbatterli verso l’alto. Nel vederla aveva provato una gioia pressoché innaturale per uno come lui, visto che non si era mai sentito innamorato veramente prima di quel momento.
Non aveva nemmeno dato peso al fatto che entrambi si fossero trovati davanti a quel bar in quello stesso istante. Avevano avuto tutti e due la stessa idea.
Si era avvicinato velocemente, facendole segno di un saluto.
-Ti prenderai la febbre se stai qua sotto ancora un po’.- le aveva detto con un tono dolce, alzando le labbra sulla parte sinistra, dopo averla raggiunta.
-Sei nella mia stessa situazione, lo sai vero?- aveva detto lei, rispondendo al sorriso. Hermione non avrebbe certamente desiderato iniziare la conversazione in quel certo modo, ma ormai non c’era modo di tornare indietro. Avrebbe voluto dirgli che lo amava, che era colpa sua, che le dispiaceva di essere stata così ceca, eppure non era riuscita a proferire nessuna vera parola.
Fred le aveva passato una mano fra i capelli e glieli aveva spettinati appena sorridendole mentre lei aveva avuto un leggero brivido.
-Ti ringrazio per non essere partito con Clara.-
-Io ti ringrazio per aver lasciato Felix.- le aveva sussurrato appena decidendo di attirarla verso il suo viso passandole una mano dietro la testa e baciandola finalmente. Aveva desiderato farlo da tanto tempo, dopo l’ultima volta che era successo, ma il pensiero di vederla correre via ancora tra la folla lo aveva fermato. Ed ora erano lì entrambi, mentre lui era piegato su Hermione, lei aveva deciso di passargli le mani intorno al collo per avvicinarsi di più. Fred, sentendo il contatto con la sua pelle, aveva leggermente rabbrividito e aveva portato le braccia intorno alla sua schiena, facendola alzare sulle punte. E lì era successo che il bacio era diventato più appassionato e le loro lingue avevano cominciato una danza infinita, mentre entrambi sorridevano sotto la pioggia.
-Scusami.- aveva sussurrato lei tra una pausa e l’altra, -Ti amo.-

 

Angolo autrice:

Ed eccomi qui con il penultimo capitolo della storia. In realtà non ho molto da dire, so che sono in ritardo e altre cose, ma non posso giustificarmi in nessun modo. Sono una persona molto pigra e non mi era venuta la giusta ispirazione, però almeno adesso sono qui.
Vorrei dire un grazie a tutte le persone che mi hanno supportato facendomi andare avanti e regalandomi dei bellissimi momenti. Siete fenomenali. Appena potrò risponderò ad ogni recensione, lo prometto. Per adesso vi saluto e spero di sentirvi presto.
Sia 

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Capitolo 19
*** Epilogo. ***


Epilogo.


E possiamo imparare ad amare ancora

È nelle stelle

È stato scritto nelle cicatrici dei nostri cuori

Non siamo rotti ma piegati

E possiamo imparare ad amare di nuovo


Ci era voluto del tempo, tempo per comprendere e ricucire le ferite.

Hermione il suo tempo se l’era preso facendosi cullare da Fred per quasi due anni, imparando ad amare di nuovo, imparando che qualcosa al di là del dolore e della solitudine esiste.

Fred il tempo l’aveva speso - ma che dico? L’aveva ben usato - curando quella Granger dispersa, che era entrata nella sua vita quasi per errore.

Hanna e Ron avevano avuto il tempo di godersi quel matrimonio troppo veloce, quella scelta così da pazzi: il tempo per conoscersi davvero era volato insieme con la luna di miele e con i primi anni da sposati. Ora, intenti ancora una volta a spostare i mobili di quella maledetta casa, si preparavano ad accogliere qualcuno in più, rimarginando anche l’ultima ferita - ancora troppo dolorosa - di Hanna.

Un bambino, quello aspettava lei dopo la sua rottura con Felix, quella rottura che l’aveva mandata in pezzi, ricuciti con il tempo da Ron.

Lo stesso Ron che aveva dovuto lavorare per recuperare i suoi legami familiari: era stato Harry il primo a fare il passo, pregando Ginny di perdonarlo e di tornare come una volta, tornare ad amare le cene alla Tana, e a convincere anche tutti gli altri fratelli. Tra tutti, il più restio era stato Fred, che alla fine aveva stretto la mano a Ron, congratulandosi per quel suo matrimonio impetuoso. Quella punta ironica e sarcastica non avrebbe mai lasciato la loro relazione.

Come quella tra Ron e Hermione non sarebbe mai stata del tutto libera dalle incomprensioni e dai risentimenti: ci erano passati sopra, ci avevano provato tutti e due per lo meno. Tanto, perfino, da riuscire ancora a guardarsi negli occhi e a sorridersi. 

Ginny ed Harry, dopo essere riusciti nel loro intento, erano entrati del tutto nel ruolo di genitori protettivi ed esausti: James Potter era il degno figlio del padre, pieno di energie e di domande.

Il tempo, era servito tutto quel tempo per vederlo crescere e giocare con i cugini nel giardino della Tana, sotto gli occhi attenti di Molly Weasley e, occasionalmente, anche di Arthur, che ormai in pensione si era dedicato completamente all’osservazione degli oggetti babbani, chiedendo continuamente il consulto privato di Hermione Granger.

- No, quella è una radio, non si ricorda? - gli aveva detto lei un giorno, sorridendo appena.

Certo che se lo ricordava Arthur, non era mica stupido. C’era invece che, se Hermione era alla Tana, Fred tornava a casa e, insieme a lui, veniva anche George.

Ginny, scoprendoli tutti insieme, si precipitava a fare compagnia, tirandosi indietro l’eroe del Mondo Magico, aspettando trepidante e inaspettatamente anche l’arrivo di Ron.

C’era che se Hermione stava alla Tana, il tempo - che tanto era passato veloce alla fine - tornava magicamente indietro.

Indietro ai primi baci di Harry e Ginny nella stanza delle ragazze, alle orecchie rosse ed imbarazzate di Ron, ai libri pesanti di Hermione sul comodino e agli scherzi spassosi di Fred e George.

 

***

 

- Oggi non ci andiamo. - aveva detto Fred, baciandole il collo.

- Ma ci aspettano. - aveva borbottato Hermione, accarezzandogli la barba ispida.

- È il mio giorno libero dopo settimane, oggi non ci andiamo. -

Lei aveva guardato Fred un po’ risentita, sorridendogli lo stesso. Voleva anche lei, come sempre, passare del tempo con lui, voleva morire sotto quelle labbra così calde e giuste. Voleva sentirsi amata e amarlo a sua volta. Ma sapeva di dover arrivare alla Tana per farlo.

- Tua sorella Ginny è incinta di nuovo e ha intenzione di annunciarlo a tutta la tua famiglia. - aveva alla fine rivelato, pur di convincerlo.

Fred avrebbe volentieri fatto a meno di saperlo, avrebbe voluto spendere tutta la sua giornata con Hermione, magari a fare biscotti come tanti anni prima, magari godendosi un bel bagno caldo insieme, magari facendo l’amore continuamente. Eppure le aveva lasciato un casto bacio sulle labbra e si era passato una mano fra i capelli.

- D’accordo, hai vinto. - aveva ammesso infine, stringendo la mano della sua ragazza e smaterializzandosi alla Tana.

Si era lasciato convincere amaramente: l’amore verso la sua famiglia - nella quale Hermione era ormai integrata - era troppo forte per potersi perdere la gravidanza di sua sorella.

Aveva viaggiato con lei, non sapendo che la Tana in realtà sarebbe stata vuota e solo per loro due.

- Dove sono tutti? - aveva chiesto Fred, mordendosi il labbro inferiore, entrando nel salotto per controllare l’orologio di casa Weasley.

- Molly e Arthur sono andati da Harry per controllare James e Ginny non ha la minima intenzione di annunciare la sua gravidanza. - aveva alla fine confessato Hermione, accarezzando il divano.

- Scusa? -

- Ho pensato, visto che ormai sono due anni che stiamo insieme, che sarebbe stato bello… Come dire? Ricordare? Immergersi nella memoria? - aveva cominciato Hermione, sedendosi su ciò che aveva coccolato fino a qualche secondo prima, - Lo sai che questo è uno dei primi posti in cui ti ho visto? Uno dei primi posti in cui ci siamo parlati. -

- Ah sì? -

Hermione aveva annuito, mentre Fred si era avvicinato a lei, abbassandosi per baciarla piano.

- Non avrei potuto immaginarlo che saresti stato tu: tu con quei tuoi maledetti scherzi. - aveva riso lei, mentre lui si era addolcito.

- Erano dei signor scherzi i nostri, mi ricordo ancora quando ti ho fatto sparire tutti i libri del quinto anno: saresti stata pronta a mangiarmi viva. -

- È stato orribile quella volta! Però poi ti sei fatto perdonare. - aveva detto Hermione, ricordando gli ultimi due anni di relazione, ricordando quei suoi baci riparatori, quel suo tocco risanante.

- Perché qui? - le aveva chiesto Fred ad un certo punto, interrompendo quella serie di pensieri.

- Fa bene, tornare indietro dico. - Hermione gli aveva preso la mano, baciando le dita una ad una, - E poi ci sarebbe una cosa che vorrei chiederti qui, qui dove ti ho conosciuto bene, qui dove ti ho urlato dietro tante volte, qui dove poi ti ho baciato e amato. -

Fred aveva sorriso, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio, perdendosi poi nei suoi occhi nocciola, - Sarebbe? -

- Vorrei solo chiederti di continuare ad amarmi, di continuare a farlo per tutto il resto delle nostre vite. - aveva sussurrato Hermione.

- Mi stai chiedendo di sposarti? -

Hermione non aveva pensato a quanto quelle parole fossero compromettenti, a quanto quelle parole potessero avere un doppio significato: gliel’aveva chiesto inconsciamente? Voleva davvero sposarlo?

- Immagino che dipenda dal fatto che tu mi voglia o meno sposare. - aveva confessato lei, arrossendo appena sulle guance. Fred le aveva sorriso calmo, appoggiando la sua fronte a quella della ragazza, perdendosi nel suo profumo di pulito.

- Come, come non potrei? -

 

***

 

Fred le aveva preso le labbra ancora una volta, accarezzando i seni ancora tonici. Aveva giocato con i suoi capezzoli, sfregandoli appena con due dita, per poi leccarli sul loro diametro un paio di volte, gustandosi i sospiri della sua ragazza.

Fare l’amore con lei era come farlo per la prima volta, era come tornare indietro di anni e di sentire di nuovo tutte quelle uniche sensazioni.

Le aveva accarezzato il ventre piatto, andando ad occuparsi del clitoride, provocandole ancora più piacere.

- Fred, Fred entra dentro di me. - ti aveva pregato, aggrappandosi alle lenzuola del letto - quelle che casualmente erano lenzuola, ma che altre volte erano state tovaglie e coperture di divani.

L’aveva accontentata, spingendosi dentro di lei con calma e lentezza, facendole assaporare ogni centimetro della sua lunghezza.

Era così dannatamente giusto, così dannatamente bello: non c’era mai stata una volta in cui si fosse annoiato o in cui non si fosse sentito pronto. Hermione era sempre in grado di eccitarlo, qualunque cosa facesse.

E così avevano fatto l’amore a casa loro, in negozio ed era capitato anche di farlo alla Tana, su quelle colline immense e segrete. C’era quel posto, dove l’aveva portata una delle prime volte, ricolmo di fiori, di ricordi e di felicità.

 

- Lo sai che ti amo? - le aveva chiesto, strappando una margherita da terra ed incastrandola nei suoi capelli.

Hermione non si era sentita di rispondere, ma si era slanciata verso di lui, rubando le sue labbra, dicendo forse più di mille parole.


***

 

Scorre il tempo, così veloce, così impetuoso. Non c’era voluto tanto affinché Molly vedesse l’ultimo suo figlio all’altare, con un sorriso a trentadue denti, mentre aspettava Hermione. E non c’era voluto tanto nemmeno a vederla piangere, mentre chiamava a fatica i nomi di entrambi, tenendo in braccio la nuova arrivata, Rose, la figlia di Ron.

Hermione dal canto suo, toccando la pancia gonfia di Ginny, incinta di Albus, si era dovuta trattenere, per paura di affrontare la navata in lacrime. Non era mai stata una sentimentale, prima di innamorarsi di Fred: non sarebbe mai scesa in strada sotto la pioggia per dire ad una persona che la amava.

Eppure guardarlo sorriderle l’aveva letteralmente sconfitta: era così bello, così giusto.

Si era girata un attimo, agganciando gli occhi di Ron tra la folla degli invitati, forse per perdonarlo definitivamente, incontrando nella corsa anche quelli di Harry. Due occhi verdi come il prato, due occhi che l’avevano conosciuta quasi meglio di tutti e che le avevano dato la forza di andare avanti.

- Grazie, grazie per avermi fatto imparare ad amare di nuovo. - aveva poi sussurrato a Fred, cedendo alle lacrime.

- No Hermione, grazie a te. -



Ce l'ho fatta, ho finalmente messo la parola fine a questa storia. L'ho iniziata a pubblicare cinque anni fa e adesso, prendendo coraggio, le dico addio. 
Non sono mai stata brava a concludere le cose, a chiudere: sentivo che era giunto il momento di farlo, di andare avanti. 
Comprendo e so che molte persone - tutte quelle che hanno seguito la storia e che l'hanno amata un po' come l'ho amata io - non saranno qui con me e non leggeranno mai questo epilogo e di questo me ne dispiaccio. 
Eppure mi sento di ringraziarle lo stesso dal profondo del cuore per tutte le parole che mi hanno lasciato - sopratutto quelle costruttive -, perché solo grazie a loro sono potuta arrivare fin qui. 
Grazie, grazie di tutto quanto, 
Sia 


 

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