Il castello medievale

di VidelB
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


Il cielo stava ancora passando dal rosa, ultimo residuo dell’alba, all’azzurro quando Franky avvistò terra. Come consueto attivò l’allarme e questo risuonò per l’intera nave, svegliando la ciurma di pirati ancora sotto coperta.

Rufy e Nami furono i primi a presentarsi sul ponte, l’uno per curiosità, l’altra per organizzare l’attracco. Usop fu assegnato di vedetta al posto di Franky: avrebbe dovuto controllare regolarmente la posizione relativa dell’isola ed informarne la navigatrice, ma aveva mal di testa per la levataccia e le continue urla del capitano non aiutavano.

“Cosa vedi? C'è scritto come si chiama? Ci sono cose buone da mangiare? ” non aveva intenzione di smettere.

Usop abbassò il binocolo e lo consegnò a Rufy.

“Guarda di persona!” sbuffò  prima di allontanarsi con aria sfinita.

Rufy rimase un po’ sconcertato dalla reazione dell’amico, ma scrollò le spalle e iniziò a guardare attraverso lo strumento. Ormai si potevano vedere diversi dettagli: scogliere alte, boschi, cime innevate. Si sentiva sempre più eccitato dallo spettacolo. Chissà quanti animali strani abitavano lì e… la meraviglia oltrepassò ogni limite quando iniziarono a circumnavigarla.

Nami, non avendo ricevuto informazioni da diverso tempo stava intanto preoccupandosi, quando vide il binocolo cadere dall'osservatorio e fracassarsi sul ponte. Corse su per le scale e trovò Rufy al posto di Usop, per lo più sporto oltre il parapetto.

“Cosa fai?! Hai idea di quanti Berry mi sia costato?!” lo  colpì sulla nuca.

Lui sebbene con le lacrime agli occhi si voltò con un sorriso a trentadue denti e la catturò per le spalle.

“Namiii, un castello!”

“Ne hai già visti diversi nella tua vita, no? Rompere il mio prezioso binocolo per qualcosa del genere…” la ragazza rimase accigliata e spostò lo sguardo verso le schegge di vetro che brillavano al sole; le lenti erano sicuramente da buttare.

“Ma questo è diverso, lo sento!”

“E dimmi capitano, in cosa?”

“Ci saranno cavalieri in armatura, banchetti con montagne di carne e un tesoro! Non sei felice?” esclamò lui scuotendola un po’.

Nami lo guardò titubante “Un tesoro? Dici?”

“In ogni castello che si rispetti viene custodito un tesoro!”

Nami rimase in silenzio, poteva essere una buona occasione, i fondi dopotutto cominciavano a scarseggiare.

“Allora è deciso!” esclamò il ragazzo, interrompendo i suoi pensieri, lasciandola andare e fiondandosi sulla polena.

“Ragazzi, appena arrivati un gruppo esplorerà il castello!” gridò a pieni polmoni “Nami verrà con me; chi altri? Usop, Chopper?”

Nami non si era esplicitamente offerta, ma l’idea di trovare un tesoro la allettava e lui lo sapeva fin troppo bene. Valeva la pena rischiare, e poi col capitano vicino sarebbe stata al sicuro; doveva solo evitare che facesse scattare trappole o che provocasse le persone. Facile a dirsi…

Chopper esultò di felicità, quel posto gli ricordava vagamente la sua terra natale; Usop si prese un attimo per pensare, ma alla fine annuì convinto. Robin a quel punto intervenne.

“Se non ti dispiace capitano verrei anch’io. Quel castello sembra antico e potrebbe riservare qualcosa di interessante.”

“Certo Robin, vieni con noi! E voi Franky, Zoro, Brook, Sanji? Cosa preferite fare?”

“Io ne approfitterò per ultimare una nuova arma della Sunny.”

“Io tornerò a dormire e poi mi allenerò. Se avete bisogno chiamatemi sul lumacofono e verrò a darvi una mano.”

“Peccato che ti perderesti prima di raggiungerli.” lo rimbeccò Sanji.

Zoro accennò a sguainare una spada, ma il cuoco lo bloccò per qualche secondo con un piede sull’elsa.

“Comunque, io preparerò la cena per festeggiare l’arrivo. Guai a voi se Nami-swan o Robin-chwan tornano ferite.” lanciò uno sguardo minaccioso verso i rimanenti componenti maschili della ciurma, per poi rivolgere di nuovo la sua attenzione a Zoro e iniziare darsela a vicenda di santa ragione.

“Ho una domanda.” fece Brook con aria tetra.

“Quale?” chiese Rufy incuriosito.

“Potrò guardare le mutandine delle cortigiane?”

Rufy scoppiò a ridere “Se proprio vuoi!”

“Finiscila!” ruggì la navigatrice dalla torretta di avvistamento.

“Nami-san, potrei accontentarmi delle tue!” aggiunse lo scheletro vedendola affacciarsi. La navigatrice per tutta risposta sporse il clima-tact dalla finestra e lo attivò. In quel momento di rabbia non pensò che gli abitanti dell’isola avrebbero potuto notare il fulmine a ciel sereno vicino le loro coste.

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


“Cam…elot.” Usop strizzò gli occhi leggendo una strana incisione sulla scogliera dell’isola. Il cecchino era sporto dalla balaustra del ponte della nave, munito dei suoi fedeli occhialini, mentre circumnavigavano la costa rocciosa.


Robin si avvicinò da dietro “Non credo di averne mai sentito parlare, strano.” commentò incrociando le braccia.


D’un tratto la Thousand Sunny venne colpita da qualcosa di duro e s’inclinò su un lato, facendo perdere l’equilibrio a tutti i suoi passeggeri. Usop sarebbe caduto direttamente in acqua se non fosse stato per la prontezza di riflessi di Robin, le cui mani spuntarono dalla balaustra sbattendogli sul volto e sulla cassa toracica; non una mossa delicata, ma decisamente efficace.


Usop si raddrizzò stordito e quasi se ne pentì alla scena che gli si parò davanti: un mostro marino lo fissava con occhi spiritati. Il ragazzo si pietrificò dalla paura e un grido gli morì in gola.


Anche i rimanenti Mugiwara, sparpagliati fra il ponte e gli alberi della nave, si girarono verso la bestia. Era enorme e diversa da qualunque altra vista prima: sebbene fosse immersa fino al petto nell’acqua, la sua testa arrivava fino alla cima dell’albero maestro; gli occhi rossi e le fauci piene di denti aguzzi erano accompagnati da un corpo verde acqua, squamoso sul davanti e peloso sulla schiena, mentre due corna dorate simili a pinne di pesce spuntavano dal capo, diverse solo nella forma da quelle che ondeggiavano a pelo d’acqua. Per un paio di minuti l’animale li osservò immobile e loro fecero altrettanto.


Chopper si stringeva spasmodicamente alla camicetta di Nami, nascosta in ginocchio dietro il timone, mentre questa tremava impercettibilmente. Franky, Zoro, Sanji e Brook erano in posizione d’allerta, ma non osavano rompere quell’equilibrio. Rufy sembrava sul punto di scattare verso l’animale, impaziente di toccarlo, ma incredibilmente non fu lui a rompere il silenzio.


“Avventurieri, tornate da dove siete venuti.” annunciò una voce anziana femminile.


“Chi diavolo sei tu?” esclamò il capitano “Una bestia parlante?!” terminò affascinato, saltando sulla balaustra per osservarla da più vicino.


Una piccola figura incappucciata si sporse da dietro il collo della bestia “Sono una donna idiota, i guardiani della foce non parlano!” urlò agitando un bastone fra le mani “Allontanatevi da questa terra o sarò costretta ad aizzarvelo contro.”


“Spostati vecchia, non siamo venuti con cattive intenzioni.” intervenne Zoro facendo un passo in avanti e mettendo in bella vista le spade al suo fianco.


“Siamo qui come turisti.” si azzardò Nami, uscendo dal nascondiglio con Chopper ancora attaccato ai vestiti “Vogliamo visitarla in attesa di stabilizzare il log pose, poi ce ne andremo.”


L’anziana le puntò contro un dito ossuto “Tu… sei originaria di questa terra?”


Nami sobbalzò, stupita da quella reazione “No, vengo dall’East Blue.”


“Cosa vuoi da Nami-san?” le interruppe Sanji tamburellando il piede impaziente.


“Non accettiamo turisti né tantomeno pirati sulla nostra isola. Ma se questa donna è con voi, vi farò passare.”


Nami sollevò le sopracciglia “Perché? Ti ho detto che non sono di qui.”


L’anziana donna ridacchiò tetra e diede un colpetto al collo del mostro marino “Non importa, vi farò strada.”


La ciurma  rivolse la sua attenzione a Nami e Rufy in attesa di una decisione. Il capitano si voltò serio verso Nami “Che ne pensi?”


Lei accennò un sorriso “Non so di cosa si tratti, ma ci proteggeremo a vicenda come sempre, giusto?” terminò guardando anche gli altri compagni.


Tutti annuirono. Il capitano non potè trattenere un sorriso a sua volta e si calcò meglio il cappello sulla testa “Giusto. Andiamo!”


La ciurma riprese il comando della nave e si preparò a seguire lo strano personaggio sul mostro marino.

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


“Potete attraccare la nave qui, accanto alla foce del fiume. Non c’è bisogno di nasconderla perché gli abitanti non si affacciano mai su queste scogliere. Ma per precauzione abbassate la bandiera pirata.”


Alla parole dell’anziana, Franky, Zoro e Sanji si lanciarono uno sguardo d’intesa.


“Ragazzi, noi restiamo a bordo come deciso prima.” annunciò il cyborg al resto della ciurma “Portate i lumacofoni con voi per contattarci in caso di problemi.”


“Ci vediamo alle 21:00 per la cena, cercate di essere puntuali.” completò Sanji infilandosi il grembiule da cucina “E state attente mie adorate!” agitò la mano con fare teatrale prima di entrare sottocoperta.


Robin e Nami repressero una risata al suo comportamento e scossero la testa, mentre sistemavano i loro zaini per l’esplorazione imminente.


Una volta attraccata la nave, Rufy arrotolò le braccia intorno a Nami, Chopper, Usop, Brook e Robin, e si lanciò sulla terraferma con un tonfo.


“Yohoho, non mi stancherò mai di questi salti!” esclamò Brook divertito mentre il braccio di Rufy tornava alla normalità.


“La solita delicatezza.” commentò Usop massaggiandosi il fondoschiena e riconsegnando a Chopper il suo cappello, che per poco non era volato via.


Robin era tranquilla, ormai abituata ai colpi di testa del capitano. Piuttosto si sorprese della mancanza di reazioni di Nami: la ragazza al suo fianco si stava massaggiando un ginocchio con sguardo assente.


“Nami, tutto bene?” indagò l’archeologa.


La ragazza sobbalzò nel sentirsi chiamata “Sì, tutto bene. Pensavo solo alle parole della vecchietta. Sai, sono cresciuta nell’East Blue, ma Bellemere mi raccontò di avermi recuperata da un Paese in guerra. Non ho mai saputo quale fosse.”


“Potrebbe essere questo?” chiese Robin.


“Chissà.” sospirò Nami “Se anche lo fosse nessuno mi riconoscerebbe: ero una neonata quando Bellemere mi portò via e i miei genitori biologici immagino siano morti.”


“Dovete seguire il fiume per arrivare in città e al castello. Io devo restare qui a guardia della costa.” gridò l’anziana a cavallo del mostro marino, richiamando l’attenzione dei Mugiwara a terra “E vi consiglio di mettere questi se non volete richiamare l’attenzione.” continuò, lanciandogli un fagotto di tessuto.


Rufy lo prese al volo e lo aprì, rivelando i vestiti all’interno.


“Non vi staranno a pennello, ma aiuteranno a confondervi fra la popolazione. Per l’animale e lo scheletro, almeno ci proviamo. E voi signorine…” indicò Nami e Robin “… copritevi la testa.”


Il gruppo si nascose brevemente dietro i primi alberi della foresta e riuscì travestito di tutto punto. Indossavano semplici vestiti di cotone: i ragazzi delle paia di pantaloni scuri e camicie chiare, chiuse da stringhe intrecciate sul davanti; le ragazze degli abiti a maniche larghe, scollati e lunghi fin circa alle caviglie. Tutti infine si coprirono con dei mantelli verde bosco; Nami e Robin sollevarono anche i cappucci, mentre Rufy usò il suo per camuffare il cappello di paglia legato al collo.


L’anziana li scrutò e gracchiò di soddisfazione “Perfetto, ora potete godervi il regno  di Camelot; buona fortuna.” detto fatto, si allontanò verso il largo sul dorso del mostro marino.


I Mugiwara sulla terraferma si guardarono interdetti.


“Questa storia mi puzza, non ci sto capendo niente.” disse Usop grattandosi la testa.


Rufy si incamminò quindi deciso, a grandi passi, verso il corso del fiume davanti a loro “Non vi preoccupate, qualunque cosa accada vi proteggerò, diventerò un cavaliere su quest’isola!” esultò alzando le braccia al cielo.


Chopper lanciò un gridolino e lo rincorse “Davvero?! Anch’io, anch’io!”


“Yohoho, perché no? Diventiamo cavalieri.” intervenne Brook.


“Uhm… se ci dessero un’armatura bella resistente…” mugugnò Usop, valutando l’opportunità.


Le ragazze sospirarono all’unisono e s’incamminarono dietro di loro.


“Il capitano è partito in quarta Nami.” commentò Robin.


“Vedo. Gli piacciono i castelli medievali, i cavalieri e tutto ciò che li riguarda. Quest’isola sembra fatta apposta per lui!” rispose sconsolata la navigatrice “Controllarlo sarà più difficile del solito.”


Robin le fece l’occhiolino “Forse quello che hai detto poco fa sulla nave gli ha dato un ulteriore stimolo; è sempre felice quando dimostriamo di avere fiducia incondizionata in lui.”


Nami la guardò intimidita e scosse la testa “Non ci aveva pensato, allora forse sarebbe stato meglio non farlo.”


I Mugiwara camminarono tranquillamente per un’oretta accanto al fiume, mentre la foresta alla loro destra appariva sempre più fitta e scura. Ad un tratto Rufy trasalì e spinse Chopper tanto da farlo cadere di faccia. Quindi una serie di sibili squarciò l’aria e una freccia si infilzò sul terreno erboso, esattamente dove si era trovata la renna qualche istante prima. Seguirono altre frecce e uno stuolo di dardi acuminati, ma il gruppo riuscì a parare i colpi, finché non si creò un cerchio di armi abbandonate intorno ai loro piedi.


“Identificatevi.” ordinò una voce fuori campo.


“S-siamo degli innocui passanti, tornavamo in città.” rispose Usop gesticolando in segno di pace.


“Ah sì, e che ci fate da queste parti? Nessuno è benvenuto nella foresta.” replicò la voce.


Nel frattempo Rufy era sparito, ma nessuno ci aveva fatto caso, finché non piombò rumorosamente sotto un albero ai limiti della foresta con qualcosa fra le mani, o meglio qualcuno.


“Lasciami andare!” gridò un ragazzino paonazzo appeso a testa in giù, mentre Rufy lo teneva sollevato per le caviglie e lo studiava con curiosità.


“Sei stato tu?” lo rimproverò, mentre veniva coperto da una nuova pioggia i proiettili. Grazie anche all’aiuto degli altri Mugiwara riuscì a rimanere illeso. Un uomo uscì allora dalle ombre degli alberi; aveva l’aspetto di un cacciatore e li stava puntando con l’arco carico, pronto a colpire.


“Lascialo e avrai salva la vita. O preferisci perderla qui?”


Rufy guardò i propri compagni alle sue spalle e liberò il ragazzino.


“Perché ci avete attaccato? Non stavamo facendo nulla di male.” si rivolse all’arciere.


“Avete invaso il nostro territorio.” rispose secco e lo incalzò “Siete stati mandati dai druidi? Questi bambini hanno perso la casa per colpa loro.”


I Mugiwara scrutarono incuriositi tra le fronde degli alberi, facendo qualche passo. Erano stati dei bambini ad attaccarli? Intravidero dei grandi occhi e piccoli corpi aggrappati ai tronchi.


“Non fate un altro passo.” li minacciò l’uomo.


Nami ignorò l’avvertimento e si azzardò comunque in avanti “Cosa vi è successo?”


Impassibile, l’arciere scagliò una freccia che le sfiorò il collo, così vicina da far ricadere il cappuccio della ragazza sulle spalle e causarle un leggero graffio.


Nami si toccò la ferita, circondata subito dai compagni, mentre Rufy sentì il sangue ribollirgli nelle vene.


“Che diavolo fai?!” senza nemmeno rendersene conto attivò il Gear Second e si scagliò sull’uomo, facendo volare via l’arco e bloccandolo inerme a terra. I due si fissarono ostili, finché i ragazzini appollaiati sugli alberi non scesero a terra, avvicinandosi anche loro al limite della foresta. Ancora armati, spostavano ripetutamente gli occhi dal loro capo immobilizzato alla ragazza ferita davanti al fiume. Sembravano molto indecisi sul da farsi.


Robin gli si avvicinò lentamente a braccia alzate e si accovacciò a terra per guardarli negli occhi. “Non vogliamo farvi del male, ma voi non dovete farne a noi, intesi?”


I bambini annuirono e si avvicinarono con cautela.


“Possiamo toccare la strega?” le chiese uno di loro. Robin gli rivolse uno sguardo interrogativo “Di chi parli?”


“Ma no, secondo me è una principessa, guardate com’è bella!” li interruppe una bambina guardando attraverso il buco della sua cerbottana. Come incantati, lasciarono cadere le armi dalle mani e si avvicinarono sempre più, finché i Mugiwara capirono che si stavano riferendo alla loro navigatrice. I compagni, accertatisi che stesse bene, si erano scostati da Nami. Ora lei, sedutasi a terra dopo l’attacco, vide quei bambini fissarla affascinati e protendersi per toccarle i capelli. Era confusa ma addolcita dal complimento ricevuto e li lasciò fare, venendo ben presto circondata dalle loro mani e dalle loro voci.


“Wow, non li avevo mai visti dal vero, sono così arancioni. Sono più arancioni che rossi.”


“Sei di un altro regno?”


“Mi prepari una pozione magica per diventare grande?”


“Mi adotti? Se ho una mamma regina divento un principe, no?”


Robin tratteneva a stento le risa, mentre gli altri Mugiwara, incluso Rufy che si era voltato pur senza abbassare del tutto la guardia, assistevano alla scena a bocca aperta.


L’arciere tentò di divincolarsi, ma Rufy lo mantenne ben fermo.


“Mi arrendo, mi arrendo.” sospirò l’uomo “Chi è la ragazza a cui ho mirato prima?”


“E’ la mia navigatrice.” rispose Rufy senza guardarlo “Ti lascio se ci spieghi tutto, ma non provare a rifarle del male.”


“Va bene, lo prometto.” disse l’altro e fu lasciato libero di rialzarsi in piedi.


“Da dove vengono questi bambini?” chiese Usop, indicandoli mentre continuavano ad accalcarsi intorno a Nami.


“Sono orfani e vengono da tutto il regno.” rispose lui “Vivevano in un grande orfanotrofio dentro le mura della città, ma da quando i druidi sono al potere hanno perso il diritto di stare lì. Si sono ritrovati senza una casa e li ho aiutati a ricreare un villaggio qui nella foresta, dove possano vivere senza darne conto a nessuno.” si interruppe, facendo scorrere lo sguardo su tutti i Mugiwara “Ora posso sapere da dove venite voi? Sono secoli che non ne abbiamo, ma siete visitatori del mondo esterno?”


I pirati annuirono “Proprio così.” dissero in coro.


“Ma perché si sono fissati con Nami e le toccano i capelli?” sbuffò Rufy a braccia conserte.


“E perché pensano sia una strega o una principessa?” aggiunse Chopper. Nami si sentì arrossire. Cercò di nascondere il viso fra le teste dei bambini, nella speranza di non far trapelare le sue emozioni. Rufy non ci fece caso, ma l’arciere la guardò con circospezione e inarcò le sopracciglia.


“Dovete sapere che su quest’isola solo una o due persone per generazione nascono con il suo colore di capelli. Si tratta sempre di donne e sono destinate a diventare streghe o regine. In ogni caso vengono riverite dalla popolazione, in quanto portatrici di poteri magici e ricchezze. La vostra amica farebbe meglio a coprirsi bene la testa se non vuole suscitare questo scalpore ogni volta che passa.” l’arciere fece una pausa e tirò fuori una pergamena dalle tasche, mostrandola ai Mugiwara. Sembrava un manifesto, scritto in linguaggio arcaico e arzigogolato “Inoltre guardate, i druidi stanno cercando una nuova regina per Camelot. Potrebbe suscitare anche il loro interesse.”


Brook intervenne. “Solo per il colore dei suoi capelli?”


“Vi ho detto che sono associati al potere, quindi sì. Potrebbero vedere il suo arrivo come un segno degli dei e pretendere che diventi la nuova regina.”


“Cosa? Non se parla nemmeno!” esclamò Nami sempre più scioccata.


“Siete ancora convinti di voler andare in città?” fece l’uomo.


“Sì, faremo attenzione e visiteremo la città in incognito. Non saranno dei druigi o come si chiamano a fermarci.” ribatté Rufy determinato e si sporse verso Nami, sillabando silenziosamente la parola tesoro. La navigatrice all’idea del tesoro si riscosse. Quando le sarebbe ricapitato di arrivare così vicino al tesoro di un castello? Sarebbe potuta fingersi regina il tempo necessario a capire dove si trovasse, rubarlo e scappare con i suoi compagni… sì, sarebbe stato fantastico! Fece segno a Rufy, per comunicargli come fosse più che d’accordo. Usop, Brook e Robin intesero anche loro e si rassegnarono immediatamente: se quei due si alleavano non c’era scampo, avrebbero solo potuto limitare i guai.

 

Chopper prese la parola, rivolgendosi al capitano “Senti Rufy, mi piacerebbe visitare i  bambini che abitano nella foresta per controllare le loro condizioni di salute.”


Rufy annuì. L’arciere intervenne sorpreso “Sei un medico?”


“Sì, e non avrei voluto combattere contro dei bambini; per sdebitarmi vorrei visitarli gratuitamente.”


“Lo apprezzerei molto… io non sono medico e posso fare poco, soprattutto quando  si ammalano. Alcuni di loro al villaggio sembrano avere l’influenza.” rispose l’uomo chinando la testa “Ma dovrò portarti lì bendato, devo essere sicuro che il luogo rimanga segreto.”


“Va bene, però quando avrò finito dovrete riportarmi qui, così che possa riuscire a tornare alla mia nave.” acconsentì Chopper.


“Lo faremo.” lo assicurò l’uomo.


Gli altri Mugiwara fecero un cenno di assenso al piccolo dottore e sistemarono i bagagli sulle spalle.


“Allora ci vediamo stasera sulla nave.” lo salutò Rufy agitando una mano.


“Sì, ci vediamo stasera!” urlò Chopper, mentre i ragazzi si rimettevano in cammino.

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


Rufy, Nami, Robin, Usop e Brook avevano ripreso a seguire il fiume, ma il sole picchiava e dopo un’altra ora di cammino iniziarono ad avere sete. Brook offrì agli amici di iniziare a bere la sua acqua, visto che ne aveva portata in abbondanza e… beh… non avendo un corpo vivente non ne aveva effettivamente bisogno. Si fermò per poggiare lo zaino su una roccia e fece per prendere una delle borracce, ma la sua mano rimase a mezz’aria.

“Ragazzi, venite a vedere.” mormorò con voce lugubre, richiamando gli altri.

Il gruppo accerchiò lo zaino di Brook, guardando al suo interno e trovandovi una bambina rannicchiata: era esile e lunghe trecce nere le coprivano i lati del viso, abbandonato sulle ginocchia sbucciate.

“Possibile che non te ne sia accorto prima Brook.” disse Usop “Te la sei portata sulle spalle tutto questo tempo.”

“Non posso farci niente, non sento più i pesi come una volta!” replicò lo scheletro “E con cosa poi, non ho muscoli né nervi.” girò la testa di 180° per guardarsi sconsolato la spina dorsale, facendo scoppiare Rufy in una risata.

“Avrà circa 7 anni. L’ho vista prima, dev’essersi nascosta nello zaino mentre salutavamo Chopper.” disse Robin, e tutti decisero spontaneamente di aprire i propri zaini per controllare che non ci fossero altre sorprese; fortunatamente non ne trovarono.

“Cosa facciamo? Rinchiusa nello zaino non possiamo lasciarla.” commentò Nami, prima di notare come Rufy la stesse già punzecchiando con un dito. La bambina si agitò un paio di volte e finalmente sollevò le palpebre; li fissò per lunghi attimi con le sue grandi iridi nocciola, apparentemente ignara del perché si trovasse con loro. Quando il suo sguardo si posò sulla navigatrice però, si riscosse e saltò in piedi, uscendo per metà dallo zaino e puntandole un dito contro.

“La bella principessa!” gridò con voce stridula.

Nami la riconobbe come la bambina che le aveva fatto il complimento circa un’ora prima.

“Come ti chiami?” le chiese Nami.

“Aurora” rispose orgogliosa.

“Perché ci hai seguiti Aurora?” domandò Robin, guardandola severa; doveva farlo o non avrebbero risolto nulla. La bambina si ritrasse leggermente e il suo sorriso di spense.

“M-mi dispiace, ma ho sentito che stavate andando in città. E’ tanto tanto tempo che non torno lì e voglio vederla.”

“Potrebbe essere pericoloso, è per questo che non ci eri più tornata, no? Dovremo riportarti indietro.” disse il capitano.

“No vi prego! Non so se potrò mai tornarci, portatemi con voi.” Aurora si aggrappò a una sua gamba con tutte le forze.

“Non possiamo, dobbiamo rubare un tesoro e scappare!” ribatté Rufy cercando di scrollarsela di dosso, ma lei si aggrappò più forte stringendo gli occhi.

“I m-miei…” riuscì a dire fra un sobbalzo e l’altro “… i miei genitori sono lì.” Rufy si fermò improvvisamente mentre la bambina iniziava a piangere. Nami lanciò un’occhiataccia al capitano, staccò delicatamente Aurora dalla sua gamba e la rigirò per guardarla negli occhi, in attesa di spiegazioni; questa però si slanciò in avanti e la abbracciò, camuffando i singhiozzi contro il petto della ragazza per lunghi attimi.

“Le loro tombe sono lì… li voglio salutare.”

I Mugiwara ammutolirono. Ognuno di loro sapeva cosa significasse perdere i genitori o non averli mai conosciuti; come avrebbero potuto ignorare quella richiesta?

Usop, Robin e Brook guardarono il capitano, che al momento aveva un’espressione indecifrabile. Nami si alzò in piedi con la bambina stretta a collo e, ormai determinata, lo chiamò “Rufy.”

“Va bene, verrai con noi.” annunciò lui. Aurora si staccò da Nami il necessario per osservare lo strano ragazzo, mentre questi le posava sulla testa un cappello di paglia troppo grande e glielo assicurava sotto al mento. La navigatrice si commosse a quei semplici gesti.

“Ora sei pronta.” ridacchiò lui, prima di appropriarsi dello zaino di Nami e rimettersi in testa al gruppo. Brook da parte sua raccolse il proprio zaino ormai semivuoto e si rimisero tutti in cammino, più silenziosi del solito. Aurora sollevò la tesa del cappello, che le aveva oscurato la visuale, ma poi la riabbassò: ben presto i passi cadenzati sulla ghiaia, lo scorrere dell’acqua e il calore della mano di Nami sulla schiena la fecero appisolare di nuovo.

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


“Ragazzi, ci siamo quasi.” disse Usop “Mi pare di vedere la torre di un castello.”

Il fiume aveva iniziato a insinuarsi in una valle stretta e rocciosa quando i Mugiwara decisero prendere un sentiero tortuoso su per le verdi colline circostanti. Il gruppo esultò all’annuncio di Usop e Rufy cominciò a correre su per la salita. Gli altri lo videro presto arrivare in cima e cominciare a saltare di gioia, per poi girarsi e fargli segno di sbrigarsi.

Robin riassestò la bambina sulle proprie spalle e si preparò a fare un ultimo sforzo; aveva dato il cambio a Nami quando questa aveva iniziato a non sentire più le braccia per la stanchezza.

“Robin, vuoi passarmela?” chiese la navigatrice preoccupata, dopotutto aveva insistito lei per portarla dietro.

“No, ce la faccio. E poi fra poco sarà tutto in discesa.” le rispose l’amica con serenità. In realtà avrebbero potuto ridarla a Brook visto che lui non si accorgeva di portare pesi. L’archeologa aveva però un debole per tutto ciò che reputasse carino e quella bimba dal viso così simile a Nami, per di più con il cappello del capitano sulla testa, rientrava a pieno nella suddetta categoria. Perciò non si era fatta sfuggire l’opportunità di portarla per qualche chilometro. La navigatrice, ignara dei pensieri imbarazzanti dell’amica, le sorrise e l’affiancò per il resto della salita.


Arrivati in cima, il paesaggio che gli si parò davanti lasciò tutti senza fiato: il versante opposto della collina e buona parte dell’ampia valle che si stendeva al di sotto erano ricoperti da un mare di fiori colorati, a cui si alternavano piccoli specchi d’acqua. La valle nel suo complesso era circondata da colline e guardando verso il fondo, tra le nuvole, si scorgevano delle montagne innevate. Il castello si trovava all’interno di una città fortificata, a pochi chilometri di distanza da loro. Il gruppo, esaltato dalla bellezza del paesaggio, si affrettò giù per la collina e non rallentò il passo finché non si ritrovò sotto le mura della città. Le porte erano spalancate e i ragazzi si fecero avanti cercando di non dare nell’occhio, mentre Aurora si svegliava. Solo un paio di guardie li videro: non c’erano state rivolte negli ultimi anni ed il loro lavoro non gli aveva mai riservato sorprese. I viandanti erano sempre cittadini o persone dei villaggi circostanti, che venivano a trovare dei parenti o a frequentare il mercato centrale. Perciò, quando le guardie videro il gruppetto con la bambina, la scena non suscitò in loro un grande interesse. Con fare annoiato, uno di loro si parò davanti a Rufy.

“Salve, motivi della visita?”

Il ragazzo lo guardò sorpreso “Ovviamente siamo qui per il castello!”. Usop capì che era il momento di intervenire se non volevano essere cacciati all’istante. Il cecchino superò Rufy, si tolse il cappuccio e fece un inchino.

“Salve, come diceva il mio amico siamo qui per fare compere al mercato e, se il tempo lo consente, daremo uno sguardo al castello. E’ la prima volta che veniamo e abbiamo sentito parlare della sua magnificenza.”

“La prima volta, ecco perché avete questo accento strano. Beh, vi auguro buona visita, ma prima di farvi passare dobbiamo perquisirvi. Non sono ammesse armi in città.”

Usop si voltò verso gli altri, che annuirono impercettibilmente; tranne Rufy, che continuava ad affacciarsi da dietro di lui.

“Certo, fate pure.” il cecchino alzò le braccia e stette immobile finché, come previsto, trovarono la sua fionda di scorta.

“E questa?” domandò la guardia non avendone mai viste. Non sembrava pericolosa così com’era ma…

“Ah, questo è un giocattolo.” disse Usop dando in mano la fionda a Rufy e facendogli tendere l’elastico con un dito, finché questo non scattò all’indietro colpendogli la faccia con forza. La faccia di Rufy si deformò in modo comico, ma non si fece nulla. “Vede?” incalzò Usop “E’ una specie di scherzo.”

“Oh, capisco, divertente.” commentò la guardia per niente impressionata, passando a perquisire velocemente gli altri Mugiwara.

Fortunatamente Rufy decise di stare al gioco e lo lasciò fare; quindi fu il turno di Brook. La guardia sollevò il mantello per controllare che non ci fossero armi, ma trovò solo una bastone da passeggio.

Dopodiché passò a Nami e Robin. Per tradizione, non si chiedeva mai a una donna di mostrare i capelli, ma rimase folgorato dalla bellezza dei loro visi e provò un lieve imbarazzo al pensiero di perquisirle.

“Signore, se permettete…”

Robin allargò le braccia e scoprì il corpo dal mantello, rivelando la profonda scollatura del vestito. La guardia ebbe un sussulto e spostò velocemente lo sguardo verso Nami, dove ammirò uno spettacolo simile. Imbarazzatissimo, si fece da parte.

“Siete le benvenute… ehm, benvenuti.” si corresse, prima di tornare a gambe levate al posto di guardia.

“Strano tipo” disse Nami, incrociando le braccia con un sorrisetto diabolico sul viso “Di Aurora si è del tutto dimenticato.” L’interessata, ormai completamente sveglia, ridacchiò e scese dalle spalle di Robin.

Il gruppo si allontanò dal posto di controllo, il più possibile isolato da orecchie indiscrete.

“Bene Aurora, dove dobbiamo portarti esattamente?” domandò Rufy.

“C’è un cimitero accanto alla chiesa della città; si trovano lì.” rispose l’interessata, spostandosi il cappello all’indietro.

“Ok, ti accompagno.”

“Vengo con voi.” disse Nami.

“Noi potremmo iniziare a raccogliere informazioni sulla città e sul castello.” propose Robin guardando gli altri, che fecero un cenno d’assenso.

“D’accordo! Ci vediamo davanti al castello fra un paio d’ore!” esclamò Rufy e il gruppo di divise.

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


“Fratellone, dobbiamo girare qui.” Aurora aveva dato la mano di Rufy e lo stava guidando verso la via principale della città. Nami osservava con interesse l’ambiente che li circondava: le casette erano basse, con le travi a vista e l’aspetto malridotto, le strade erano sporche e pullulavano di persone. Quando si immisero finalmente sulla via principale, furono circondati da una vera e propria folla e Nami si avvicinò al fianco del capitano per evitare di separarsi. C’era un gran vociare di mercanti che richiamavano la clientela descrivendo i pregi dei propri prodotti, versi di animali e lo scalpitio delle loro zampe sul selciato, donne e uomini con ceste ricolme di cibo.

Rufy smise d’un tratto di camminare e la navigatrice seguì la direzione del suo sguardo, individuando un cavaliere in armatura sul suo destriero. La ragazza lo prese per una spalla prevedendo il peggio.


“Nami, è un vero cavaliere!” esclamò emozionato.

“Non possiamo metterci in mostra, stai fermo.”

“Ma sono venuto qui apposta!” protestò lui.

“Posso portarvi a vederli dopo, al castello è pieno di cavalieri, anche se dovremo fare attenzione.” disse Aurora, ma le sue ultime parole vennero coperte da alcune grida particolarmente forti. I tre si voltarono di scatto e videro a poca distanza quattro ragazzini. Avevano i vestiti ridotti a stracci; il più alto era posizionato davanti ai più piccoli, come a proteggerli. I due Mugiwara e Aurora si fecero spazio tra la folla per capire cosa stesse succedendo. Un cavaliere, dall’armatura simile a quello che aveva notato Rufy poco prima, fronteggiava i ragazzini con aria minacciosa.

“Quante volte dobbiamo dirvi di non mendicare qui? Andate a nascondervi da qualche parte.”

“Non possiamo, abbiamo bisogno di pane.”

“Odio ripetermi…” disse l’uomo colpendo quello che aveva parlato con uno schiaffo, tanto forte da farlo volare contro il muro di una casa. Il ragazzino iniziò a sanguinare dal naso, mentre gli amici lo circondavano preoccupati.

“Via, andate a sporcare da un’altra parte, non ho tempo da perdere con delle pulci come voi.”

“Cattivi, anche con noi facevano così.” mormorò Aurora quel tanto da essere udita da Rufy e Nami, i quali si chinarono su di lei.

“Si comportano sempre così?” domandò Nami sconvolta.

“Sì. Hanno svuotato l’orfanotrofio e lo usano come deposito d’armi. Non possiamo mendicare sulla strada principale perché ci vedono tanti cittadini. E loro non vogliono che i cittadini abbiano pietà di noi; perciò in molti viviamo nella foresta.” spiegò Aurora.

“Questi non sono veri cavalieri.” commentò Rufy, con aria profondamente scossa, stringendo la mano di Aurora nella sua “Un vero cavaliere dovrebbe stare dalla vostra parte.”

La bambina scosse la testa “Non gli interessa di noi, lavorano per il governo dei druidi. Solo l’arciere che vive nella foresta con noi ci voleva aiutare, e ora non può più tornare qui.”

Un altro cavaliere sconosciuto nel frattempo si era avvicinato al luogo della lite e scese da cavallo.

“Problemi?” chiese al collega.

“Abbiamo il diritto di stare qui, abbiamo bisogno di mangiare. Non ce ne andremo!” protestò uno degli altri ragazzini brandendo un bastone di legno.

Il secondo cavaliere lo guardò con disprezzo “Non avete diritti, siete figli di nessuno. E ora ve lo dimostreremo.”

I cavalieri sguainarono le spade e molte persone fra la folla si coprirono gli occhi, prevedendo il peggio; non sarebbe stata la prima volta. Rufy, ancora incredulo alle parole di Aurora, ci mise qualche secondo di troppo per rendersi conto di quello che stava succedendo. Vide con orrore Nami spintonare le persone che le stavano davanti e correre verso i cavalieri pronti a colpire.

Rufy lasciò la mano della bambina, ma Nami era già lì in mezzo. La navigatrice sfilò il bastone di legno dalla mano di uno dei ragazzini e parò il colpo di spada che sarebbe stato rivolto a lui. Rufy si fiondò nella sua direzione appena in tempo per afferrarla ed evitare che venisse colpita in pieno dalla seconda spada. I ragazzini arretrarono e si accasciarono contro il muro della casa.

“E voi da dove sbucate? Fateci fare il nostro dovere.” disse un cavaliere squadrando i due Mugiwara.

“Il vostro dovere?” mormorò Rufy ormai al limite della sopportazione “Uccidete  per dovere?”

Il capitano si scostò da Nami e i cavalieri la fissarono sbigottiti. Inconsapevolmente allentarono la presa sulle spade, facendole cadere sul selciato della strada con un gran fracasso. 

Un brusio eccitato iniziò a spandersi fra gli spettatori che si accalcavano intorno alla scena.

I movimenti di poco prima avevano fatto ricadere il cappuccio sulle spalle di Nami e adesso gli inconfondibili capelli rossi risplendevano sotto i raggi del sole, ben visibili a tutti.

*Maledizione, di nuovo* pensò la ragazza resasene conto, ricoprendosi velocemente la testa, ma il danno era ormai fatto.

“Non ci credo, l’abbiamo trovata.” sussurrò un cavaliere, mentre l’altro emetteva un fischio perforante. Un falco gigantesco apparve e volò in picchiata verso Nami. Lei si ritrasse, ma l’uccello le artigliò i vestiti e la sollevò da terra. Rufy tentò di bloccarlo e raggiungere la mano tesa di Nami che lo chiamava, ma il falco salì rapido nel cielo e il suo braccio non si allungò abbastanza in fretta per raggiungerlo. Allora si rivolse rabbioso ai cavalieri.

“Lasciatela andare! Cosa volete?”

“Non ci sono dubbi, è colei che diventerà nostra regina.” si udì qualcuno commentare tra la folla e molti altri seguirono con commenti simili.

Rufy si guardò intorno. Quello che aveva temuto il cacciatore della foresta si era avverato troppo presto; non avevano ancora pensato a un piano per recuperare il tesoro dal castello e il resto della ciurma non sapeva nulla.

“La donna sarà portata al cospetto dei druidi; loro valuteranno cosa fare.” rispose finalmente uno dei cavalieri guardando Rufy “Che rapporti hai con lei?”

“E’ la mia compagna!” rispose il ragazzo indignato “Non vi permetterò di farle del male!” proseguì lanciandosi contro il suo interlocutore e sferrandogli un pugno in pieno viso. Il secondo cavaliere arrivò però alle sue spalle e gli strinse il collo con una catena, finché Rufy non fu costretto ad abbassare le braccia. La debolezza che stava provando non era normale, perché non gli mancava semplicemente il fiato; doveva trattarsi di agalmatolite.

Mantenendogli la catena stretta al collo, il secondo cavaliere lo fece girare.

“Se proprio non puoi fare a meno di lei dovrai riconquistarla diventando re, anche se onestamente non credo tu abbia molte possibilità. Una donna magica non è per tutti, ragazzo.” ridacchiò il cavaliere legando un capo della catena ad una fonte lì vicino, prima di salire in groppa al proprio destriero. Rufy tentò di divincolarsi, ma i muscoli non reagivano alla sua volontà.

“Lasciatelo pure morire di fame.” disse l’altro cavaliere alla folla, col viso ormai tumefatto, prima di risalire sulla propria bestia e allontanarsi anche lui.


Le persone rimasero silenziose e immobili finché i cavalieri non si furono allontanati di qualche centinaio di metri. Appena si sentì sicura, Aurora sgusciò fuori dalla selva di gambe e si avvicinò a Rufy. Gli spettatori decisero semplicemente di girarsi dall’altra parte e proseguire con le loro faccende: non volevano avere guai anche loro. I quattro ragazzini vestiti di stracci andarono verso la bambina e l’aiutarono a sciogliere i nodi della catena. Quando l’ebbero tolta dal collo di Rufy, questo cercò subito di rimettersi in piedi, barcollando nel tentativo.

“State bene?” chiese al gruppetto che lo fissava stralunato. I ragazzini annuirono, mentre Aurora rimase a sguardo basso.

“Mi dispiace fratellone.” disse. Rufy era molto arrabbiato, ma non con lei; piuttosto, non era preparato a quello che sarebbe potuto accadere ed era rimasto inerme mentre rapivano la sua navigatrice. Sapeva che era una ragazza scaltra e che avrebbe trovato il modo di cavarsela fino al loro arrivo, ma non aveva nemmeno il Clima-Tact con sé: temendo perquisizioni all’entrata della città, aveva deciso di non portare l’arma. Si era affidata a lui ed ecco il risultato.

Rufy sbatté un pugno contro il muro accanto, con tanta forza da farlo crollare.

“Merda!” urlò, facendo trasalire i ragazzini e la bambina. Aurora con mani tremanti si sfilò il cappello di paglia e lo spinse contro una gamba del capitano.

“Grazie di avermelo prestato.”

Rufy fece un respiro profondo e la guardò “Me lo ridarai più tardi.”

La bimba sorrise tranquillizzandosi e indossò nuovamente il cappello; nel frattempo, il ragazzino più grande gli si avvicinò.

“La tua fidanzata è una donna magica, non ci posso credere!”

Rufy lo squadrò, mani sui fianchi, e inclinò la testa da un lato.

“Eh? Non è la mia fidanzata.”

“Ma hai detto che è la tua compagna, e la riconquisterai diventando re! I re si sposano con le donne dai capelli rossi, lo sanno tutti!” rispose un altro ragazzino eccitato.

Rufy si grattò la testa e replicò “Non mi interessa sposarmi”, ma venne interrotto dalla cantilena dei più piccoli “Un re e una regina, un re e una regina!”

Il cervello del ragazzo a quel punto partorì una strana fantasia, in cui lui e Nami erano seduti su un mucchio d’oro: la ragazza gli stava offrendo un cosciotto di carne rivolgendogli un piccolo, ma particolarmente dolce sorriso “Mio re…”.

In un moto d’impazienza Rufy allargò i cordoncini della camicia; non solo aveva improvvisamente fame, ma anche un caldo tremendo.

Aurora osservò il suo viso arrossato. “Ti senti ancora male?” gli chiese preoccupata.

Rufy scosse la testa e si mise una mano sulla fronte. “Devo… devo avere qualcosa che non va. Proprio adesso che Chopper è lontano, non ci voleva!” commentò il ragazzo. Subito dopo raccolse la bambina e la fece salire sulla sua schiena “Senti Aurora, dobbiamo recuperare Nami. Ti porterò a visitare i tuoi genitori, è una promessa, ma puoi aspettare un altro po’?”

La bambina si aggrappò alle spalle del ragazzo. “Prima salviamo Nami, poi visitiamo i miei genitori. Va bene per me.”

“Perfetto, andiamo!” esclamò lui prima di salutare i ragazzini con un gesto.

“Buona fortuna, faremo il tifo per te!” gridarono loro, prima che Rufy e Aurora si confondessero tra i passanti.

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***


“Come facciamo a trovare i tuoi amici?”domandò Aurora sulle spalle di Rufy, mentre il ragazzo correva per la via principale della città. Il ragazzo rallentò e sbatté un pugno su una mano, fulminato dal colpo di genio.

“Hai ragione!” La bambina gli lanciò un’occhiata stranita. Lo vide tirare fuori una lumaca e avvicinarsela alla bocca… che la stesse per mangiare? Sgranò gli occhi quando l’animale iniziò a parlare con la voce di Robin.

“Capitano, come sta andando?”

“Hanno catturato Nami. Dove siete?” rispose il capitano.

“Cosa?!” si sentì un coro di voci in sottofondo, che Aurora identificò come quelle del nasone e dello scheletro; quindi, la loro interlocutrice riprese la parola.

“Sarà meglio che tu ci raggiunga; ci troviamo in una taverna. Chiedi del Green Dragon, si trova sotto le mura nella zona est della città.”

“Ho capito, ci vediamo presto.” disse Rufy prima di riagganciare, poi si rivolse ad Aurora.

“Sai dov’è questa taverna?”

“No, non la conosco, ma l’est dovrebbe essere di là” replicò puntando un braccio.

“Allora chiederò informazioni strada facendo!” detto fatto, il capitano deviò in un vicoletto alla loro destra e proseguì la sua corsa.

 

Intorno ad un tavolo del Green Dragon, Robin, Brook e Usop si scambiavano occhiate preoccupate. Il locale era abbastanza affollato, ma erano riusciti comunque a trovare un angolo abbastanza buio e silenzioso. L’archeologa faceva tintinnare le unghie curate contro un calice di vino, mentre i suoi due compagni tamburellavano senza sosta i piedi sul pavimento. Sarebbero corsi subito a recuperare la loro amica, ma prima dovevano capire dove l’avevano portata ed elaborare un piano. Avevano già provato a chiamarla varie volte sul suo lumacofono, ma non avevano ricevuto risposta.

“Pensate che l’abbiano catturata per i motivi di cui ci ha parlato l’arciere nella foresta?” esordì Brook, sentendosi in dovere di spezzare il silenzio che si era venuto a creare dopo la telefonata del capitano.

“Probabile.” rispose Robin “Se così fosse, ci saremmo fatti coinvolgere nelle questioni politiche dell’isola e la situazione sarebbe particolarmente delicata.”

“Temevo che sarebbe finita così.” sospirò Usop “Ma non pensavo sarebbe successo subito, devono aver avuto qualche imprevisto. Anche se ingolosita dalla possibilità di un tesoro, Nami non è mai avventata come Rufy.”

Robin, alzò gli occhi verso la porta del locale, riconoscendo la figura del capitano. Sembrava spaesato, così la ragazza agitò un braccio finché non la notò. Aurora  dal canto suo saltò a terra, correndole incontro.

“Ciao.” li salutò il capitano, accomodandosi pesantemente su una sedia. Non sembrava avere molta voglia di parlare. I compagni lo guardarono preoccupati, finché Usop non si fece coraggio e lo invitò a raccontargli l’accaduto. Rufy spiegò brevemente il loro incontro con i cavalieri e quel poco che aveva capito dai loro discorsi.

Quindi, Robin cercò di fare il punto della situazione “In base alle loro usanze, sembra che siano i druidi a decidere se una ragazza è degna di diventare regina. Ma questi druidi si troveranno nel castello?” chiese l’archeologa rivolta alla bambina, la quale annuì energicamente.

“Sì, governano da lì.” confermò.

“Quindi possiamo essere abbastanza certi che anche Nami sia stata portata lì.” mormorò Brook.

“Ma come la recupereremo? Il complesso è protetto da circa 500 guardie, ho fatto una stima prima osservandolo dall’alto; senza contare i cavalieri e i soldati sparpagliati per la città.” intervenne Usop “Dovremmo perlomeno capire in che zona del castello sia stata portata.”

“Mi sono ricordato un’altra cosa.” riprese Rufy con aria disgustata “Uno di quei finti cavalieri aveva una catena di agalmatolite. Inoltre, mi ha detto che avrei potuto recuperare Nami diventando re, ma non ho idea di che voglia dire.”

“Per dirti questo doveva essere quasi certo che sarebbe diventata regina!” esclamò Brook.

“E che magari c’è un modo per le persone comuni di diventare re su quest’isola.” dedusse ulteriormente Robin “Ne sai qualcosa, Aurora?”

La bambina posò il succo di frutta che stava bevendo.

“Uhmm… no. So solo come vengono scelte le regine.” rispose mortificata.

“Dobbiamo scoprirlo, ma senza destare troppi sospetti.” commentò l’archeologa.

“Dobbiamo informare anche gli altri!” esclamò Rufy.

“Lasciate che ci pensi io.” disse Brook “Troverò un luogo più appartato dove contattare sia Chopper che gli altri rimasti sulla nave. Gli chiederò di raggiungerci al più presto. Una volta che saranno arrivati in zona, li ricontatteremo per spiegargli come muoversi.”

Rufy annuì e si alzò in piedi “D’accordo! Nel frattempo noi ci daremo da fare qui intorno.” 

Fu così che il gruppo uscì dalla taverna. Brook fece un cenno agli altri e si avviò verso le mura, con l’idea di trovare un angolo tranquillo dove aspettare l’arrivo del resto della ciurma. Rufy, Robin, Usop e Aurora decisero di dirigersi verso il castello, dove sarebbe stato probabilmente più facile raccogliere indizi. Raggiunta una piazza, furono richiamati dal suono di una tromba e notarono un palco di legno: era circondato da soldati e sopra di esso c’era un uomo dagli abiti sgargianti.

“Udite udite!” gridò srotolando una pergamena. Tutti i presenti, compresi i Mugiwara, si misero in ascolto.

L’uomo riprese “Una nuova principessa è stata trovata per il regno di Camelot. I druidi invitano i cittadini a divulgare la notizia: un torneo si terrà in suo onore, durante il quale i cavalieri più valorosi potranno competere per la sua mano. Gli interessati dovranno presentarsi domani a mezzogiorno nel cortile del castello.”

I Mugiwara si guardarono increduli l’un l’altro, mentre l’uomo riarrotolava la pergamena, scendeva dal palco e se ne andava scortato dai soldati.

Aurora strattonò i pantaloni di Rufy all’altezza del ginocchio.

“Parteciperai anche tu, vero?” gli chiese, piena di aspettative.

“Piccola, Rufy non è un cavaliere; ci inventeremo qualcos’altro.” commentò Usop dandola una pacca sulla spalla.

Il capitano rimase a testa bassa per qualche secondo, ma quando la rialzò aveva  uno sguardo entusiasta.

“Ma come Usop, non piacerebbe anche a te indossare una vera armatura? Voglio recuperarla così Nami. E poi devo ritrovare quei finti cavalieri e dargli una lezione.” strinse i pugni “Ripartiremo tutti insieme da quest’isola, è una promessa.”

“Molto romantico.” ridacchiò Robin, attirando le occhiate sconcertate degli amici.  

Non erano certi che Rufy l’avesse sentita, ma quando cercò goffamente di calcarsi sulla testa il cappello che non aveva e arrossì, un interruttore scattò nella mente di Usop.

Dal canto suo, Robin si rendeva conto di essere stata inappropriata, ma erano anni ormai che osservava le dinamiche fra i suoi nakama e voleva dargli una piccola spinta. Fin dall’inizio le erano sembrati legati da un rapporto speciale, ma ultimamente si era anche creata una certa tensione fisica: ognuno dei due si lasciava sfuggire sguardi molto intensi nei confronti dell’altro quando pensava che nessuno lo vedesse, e Nami cercava sempre più spesso il contatto fisico con Rufy, soprattutto in situazioni stressanti. Lui era più difficile da decifrare in questo senso: raramente le si avvicinava molto, ma era innegabilmente felice e inorgoglito quando Nami prendeva l’iniziativa e gli si affidava. Proprio per questo, averla persa quel giorno doveva bruciargli particolarmente; forse sentiva di aver tradito la sua fiducia.

 

Usop continuava a guardare il capitano con particolare insistenza.

“Oi Rufy…” lo chiamò il cecchino.

“Hmm?”

“Hai mangiato qualcosa di nuovo prima di venire nella locanda?”

“No, perché?”

Usop gli si avvicinò prendendolo per le spalle e scuotendolo leggermente.

“Ti senti bene?”

Rufy si accigliò, divincolandosi.

“Sto bene!”

“Ma allora… tu e Nami…”

“Si può sapere che ti prende? Non capisco di cosa parli.”

Usop perse la pazienza e lo prese per la maglia.

“Mi stai prendendo per il culo? Mica sarai innamorato di Nami?”

Il cuore di Rufy perse un battito e il ragazzo rimase impietrito con le pupille contro quelle del suo amico.

“Non lo so, non sono bravo in queste cose.” mormorò  lugubre.

“Non devi parlarcene se non ti va.” intervenne Robin sempre più mortificata, ma venne interrotta da Usop.

“Non dire cretinate, anche un imbranato come te dovrebbe capire se è attratto da qualcuno. E’ istintivo!” insistette l’amico.

“E come? Spiegamelo tu!” gridò Rufy esasperato.

“Semplice, vuoi portartela a letto?” rispose l’altro.

Robin coprì prontamente le orecchie della bambina, mentre Rufy incrociò le braccia, sinceramente confuso.

“Che diavolo vuoi dire?”

“Lo so che la sogni la notte, mugugni sempre il suo nome, credi che non ti senta? Dormo nell’amaca affianco alla tua.”

Rufy sbiancò. Che si riferisse a quei sogni ricorrenti che faceva da qualche mese? Quelli che assomigliavano così tanto alla fantasia che gli era balenata un paio di ore prima nella mente?

“E’ quello l’amore?” domandò incerto.

Robin a quel punto ne ebbe abbastanza: coprì la bocca del cecchino e gli bloccò le braccia dietro la schiena con poca delicatezza.

“Capitano, il sesso non è amore, ma può essere un indizio.”

“Sesso?” ripetè lui con aria ancora più incerta.

La ragazza sospirò, indecisa sul da farsi. Non credeva fosse suo compito spiegargli quest’argomento nei dettagli, ma decise di dargli un altro indizio.

“E’ come se provassi fame di lei e del suo corpo. Pensaci bene la prossima volta che rivedrai la navigatrice.”

"Fame di Nami…” mormorò pensieroso Rufy, raggiungendo una nuova tonalità di cremisi.

Robin finalmente rilasciò il cecchino dalla morsa, lanciandogli uno sguardo di disapprovazione. Non avrebbe voluto che si arrivasse a questo punto.

Rufy nel frattempo diede le spalle ai suoi compagni e si incamminò a passo deciso verso l’uscita della piazza. “Adesso voglio solo riaverla con noi, torniamo da Brook.”


Aurora saltellò allegra, prendendo la mano di Robin e tirandola in avanti. Usop li seguì un po’ a distanza. Si era reso conto di aver creato un’atmosfera poco piacevole e si pentì della propria reazione. Aveva un’amicizia molto stretta sia con Rufy che con Nami e non si aspettava che entrambi lo tenessero all’oscuro di una cosa tanto importante. Non si fidavano di lui o dovevano davvero ancora rendersi conto di quello che provavano? Decise che avrebbe evitato il discorso finché non sarebbe stato uno dei due a parlargliene di propria spontanea volontà.

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


Nami guardava il cielo oltre i vetri della finestra chiusa. Era notte e le luci della città lasciavano intravedere una cortina di nuvole scure. I suoi occhi nocciola si volsero quindi in basso, per sbirciare la città: le persone da lì apparivano piccole come formiche; doveva trovarsi a un centinaio di metri d’altezza, troppe per rompere la finestra e tentare di calarsi da lì. Quel pomeriggio, mentre il falco la portava in volo verso il castello, la ragazza aveva notato la mancanza di altre finestre o balaustre: le pareti proseguivano lisce e compatte fino al suolo. Di uscire dalla porta neanche a parlarne. Aveva già provato a corrompere le guardie con false promesse ma si erano mostrate inflessibili. Inoltre le avevano sequestrato la borsa, dove non solo aveva riposto un cambio di vestiti e qualche strumento che le sarebbe stato utile, ma anche il lumacofono; quindi non poteva comunicare con i compagni. Nonostante ciò, era abbastanza sicura che qualcuno di loro si sarebbe presentato l’indomani al torneo. L’unica soluzione a quel punto era di mostrarsi accomodante e aspettare.


Fece un profondo respiro, tentando di calmarsi. Aveva avuto modo di incontrare i druidi qualche ora prima e doveva ancora riordinare le idee al riguardo. Non le erano sembrate persone particolarmente malvagie, ma estremamente tradizionali e superstiziose; infatti, erano convinte che lei sarebbe dovuta diventare regina di Camelot semplicemente per via delle leggende sui capelli rossi, oltre che per l’apparizione quel mattino di un fulmine, che era balenato da sinistra a destra nel cielo sereno. Questi due fattori per i druidi non lasciavano margine di dubbio: lei sarebbe dovuta diventare la nuova regina per assicurare prosperità al regno e avrebbero subito organizzato una “giostra cavalleresca per la sua mano”. Nami non seppe se ridere o piangere a quella notizia: in che razza di situazione si era cacciata? Stava tutto accadendo troppo in fretta per i suoi gusti, impedendole di pianificare e raccogliere informazioni sull’eventuale tesoro. Un potenziale “re” avrebbe potuto complicare ulteriormente la situazione… e poi era sinceramente stufa di essere reclamata come sposa da sconosciuti, come era successo con Absalom a Thriller Bark.


A nulla era valso il suo rifiuto, né il tentativo di prendere tempo; piuttosto, era servito a farli preoccupare di un’eventuale fuga e a farla alloggiare nella stanza più isolata del castello fino al giorno successivo.


La ragazza si avvicinò alla scrivania della stanza, dove era poggiato un vassoio d’argento. Al di sopra di questo erano disposte una serie di vivande, ma le si era chiuso lo stomaco e non aveva molta fame. Avrebbe dovuto cenare con la ciurma quella sera… chissà Sanji come si era arrabbiato, e se Rufy, Robin, Usop, Chopper e Brook erano tornati alla nave. Aurora era rimasta con loro? Il capitano sembrava provare simpatia per quella bambina.


Nami bevve dell’acqua e si sforzò di mangiare qualcosa, dovendo rimanere in forze per l’indomani. Quando ebbe finito, fece ripassare il vassoio sotto la porta e si spogliò. Guardò la propria immagine riflessa per lunghi istanti, soffermandosi sul tatuaggio che le adornava il braccio sinistro e passando le dita sulla lunga cicatrice parzialmente colorata dall’inchiostro. “Principessa”, che titolo ironico per una che aveva dovuto rubare per buona parte della sua vita; aveva speso tutta la sua infanzia a lavorare per Arlong, proprio colui che aveva ucciso Bellemere. Una tiepida sensazione la invase nel ricordare la presa ferrea di Rufy attorno al suo polso, che le aveva impedito di continuare a pugnalarsi il braccio. No, quel titolo proprio non faceva per lei; “navigatrice dei Mugiwara” era di gran lunga migliore.


Nami si infilò nel letto e cercò una posizione comoda. Dentro di sé andava prendendo forma un’idea: forse avrebbe potuto sfruttare l’occasione non solo per rubare qualche ricchezza, ma anche per dare un aiuto agli orfani che vivevano nella foresta, ordinando di costruire un vera casa per loro e imponendo pene severe ai soldati che avessero fatto loro del male. 


Se avesse acconsentito ufficialmente al ruolo di regina di quell’isola e trovato il modo di comunicare le sue intenzioni ai propri compagni, avrebbe potuto attuare questi propositi. Inoltre, visto che i druidi la consideravano così speciale e fondamentale per il regno, non avrebbe dovuto avere troppi problemi a convincerli delle sue decisioni.


Si sistemò supina, osservando la debole luce lunare riflessa dal lampadario di cristallo. I suoi compagni avrebbero capito? Soprattutto, sperava che avrebbe capito lui, che era così poco riflessivo e testardo. Sospirò e si girò su un lato prima di chiudere gli occhi, stringendosi le braccia e scivolando lentamente nel sonno.

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Capitolo 9
*** Cap. 9 ***


Rufy, Robin, Usop e Brook erano tutti in una camera del Green Dragon quando Chopper, Franky, Sanji e Zoro varcarono la soglia. I ragazzi rimasti sulla nave e il piccolo dottore avevano interrotto le rispettive occupazioni dopo aver ascoltato le novità da Brook, per poi affrettarsi in città. Il cuoco della ciurma entrò portando con sé alcune borse frigo contenenti la cena già pronta. Con sguardo tetro si avvicinò al tavolo e vi lasciò cadere le borse con un tonfo, per poi rivolgersi direttamente al capitano.


“Sei contento? Per colpa tua Nami dovrà saltare la cena! Non posso mai stare tranquillo quando rimane sola con te!”


Rufy, seduto immobile su un angolo del letto, annusò l’aria già impregnata dal profumo di cibo, ma non rispose né tantomeno lo guardò. In realtà, non aveva parlato quasi per nulla da quando avevano lasciato la piazza. Sanji si innervosì ulteriormente a quella mancanza di reazioni e stava per scattare, quando Zoro gli si parò davanti.


“Se hai bisogno di calmare i bollenti spiriti, prenditela con me e lascialo in pace.”


L’interessato lo guardò in cagnesco, ma poi, senza aggiungere altro, andò accanto alla finestra semiaperta e si accese una sigaretta.


“Ehi Rufy, ho trovato questo sulla nave. Immagino le sarà utile.” disse Zoro  tirando fuori il Clima Tact di Nami dalla cintura e lanciandoglielo.


Lui sorrise prendendolo al volo, per poi posarlo sul comodino “Glielo ridaremo il prima possibile allora.”


Lo spadaccino annuì, abbozzando un sorriso a sua volta.


“E’ lei la bambina di cui ci hai parlato?” chiese d’un tratto Chopper a Brook, attirando lo sguardo della piccola arrampicata sui suoi capelli afro.


“Ciao pupazzetto, mi chiamo Aurora.” rispose direttamente lei.


“Non sono un pupazzo!” gridò Chopper, ma Aurora non si scompose più di tanto.


“Sei comunque molto carino.” commentò dopo averlo squadrato con attenzione. La renna non potè fare a meno di sentirsi lusingata, iniziando a ballare di felicità, ma senza rendersene pienamente conto.


“Non dire sciocchezze stupida…” protestò. Quella scena familiare fece scappare un sogghigno a qualcuno dei presenti, inclusa Robin, che decise però dopo qualche secondo di dare una svolta al discorso.


“Come ci organizziamo per domani? Il torneo inizierà a mezzogiorno.”


“Capitano, parteciperai come cavaliere?” indagò Franky.


Rufy annuì.


“Ma non sarebbe più rapido provare direttamente a liberare Nami, senza partecipare?” domandò Sanji.


“Potremmo provarci, ma ci metterebbero poco a portarla via una volta capite le nostre intenzioni.” disse Usop “Probabilmente sarà circondata dai druidi e da centinaia di soldati.”


“E inoltre potremmo non essere in grado di usare i poteri dei frutti del diavolo.” commentò Brook.


“Già, e io voglio fare il cavaliere!” rincarò Rufy.


“Anche io!” dissero in coro Chopper, Usop e Brook. Franky, con le mani sui fianchi, annuì lentamente “Come mi insegnasti tempo fa, capitano, i sogni di un uomo non si possono ignorare. Il mio cuore in questo corpo di metallo freme già dall’emozione!”


Una scintilla attraversò l’occhio aperto di Zoro “Potrebbe essere interessante usare le mie spade contro questi fantomatici cavalieri.”


“Già” annuì Sanji con un sorriso ebete mentre scrollava la cenere dalla sigaretta, meritandosi un’occhiata turbata dallo spadaccino: era già passato a immaginare la navigatrice con le lacrime agli occhi che lo chiamava a gran voce.


“Io indosserò abiti simili a quelli di oggi e non parteciperò al torneo.” annunciò Robin “Cercherò di raccogliere qualche informazione dal pubblico e controllerò la situazione dall’alto; nel caso di imprevisti vi informerò con il lumacofono.”


“Sarai bellissima anche tu mia cara!” la interruppe Sanji, ormai totalmente perso nelle sue fantasie.


Robin non fece una piega e proseguì “Dovremo sfruttare questa occasione per raccogliere il più possibile informazioni sui druidi e sul regno; inoltre, sarebbe ideale se arrivaste in finale. Potrebbe darci la possibilità di parlare direttamente con Nami e decidere come proseguire.”


I Mugiwara fecero vari cenni d’assenso e il capitano si sentì improvvisamente al centro dell’attenzione. Non ne capì il motivo, ma in quel momento si sentì meglio e decise di alzarsi.


“Perfetto, ora mangiamo!”


Fortunatamente, sembrava essere tornato il solito capitano. Il gruppo cenò velocemente e si divise in due camere per riposare, dandosi appuntamento per le 8 del mattino seguente.

 


*** 

Ciao ragazzi, fatemi sapere se la fanfiction vi sta piacendo :)! Cosa ne pensate della caratterizzazione dei personaggi? Vi sembra abbastanza fedele all’originale? La lettura è scorrevole? E come pensate che proseguirà la storia? Per qualsiasi domanda o commento sono a vostra disposizione. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 10
*** Cap. 10 ***


Erano le 8:30 del mattino e i Mugiwara avevano appena finito di fare colazione. Il piano terra della taverna era poco frequentato a quell’ora e si poteva sentire chiaramente il cinguettio degli uccellini e lo scalpitio di qualche cavallo provenire dall’esterno. Una tiepida brezza primaverile si insinuava dalle finestre semiaperte, facendo dondolare leggermente un foglio sul tavolo: era una mappa della città sui cui era abbozzata la pianta del castello. I Mugiwara gli avevano fatto spazio spostando frettolosamente piatti e bicchieri, e ora le si accalcavano attorno.

“Il torneo dovrebbe tenersi qui.” disse Usop indicando uno spiazzo, posizionato subito oltre l’entrata principale. “E’ molto grande e potrebbero esserci dei posti per gli spettatori sui lati.”

“Sembra un buon punto d’osservazione.” disse Robin.

Gli altri Mugiwara annuirono senza distogliere lo sguardo.

“Dove possiamo trovare delle armature?” domandò Chopper.

“Facciamole noi!” propose Rufy “Chiediamo all’oste di prestarci le sue pentole e qualche attrezzo!”

“Ora ci vorrebbe un bel pugno della nostra navigatrice per farti rinsavire.” replicò Sanji scuotendo la testa.

“Mi dispiace Rufy, ma Sanji ha ragione, se le facessimo noi con quel materiale non sarebbero molto credibili.” intervenne Franky grattandosi la testa “E poi abbiamo poco tempo.”

“Beh, facciamo a fette qualcuno di questi partecipanti e gliele rubiamo no?” tirò corto Zoro.

“Ma se qualcuno li ritrovasse potrebbero darci la caccia.” notò Brook sorseggiando i resti del suo tè “Non sarebbe una situazione tranquilla in cui affrontare il torneo.”

A quel punto Rufy sbatté i palmi aperti sul tavolo e si alzò, facendo strusciare la sedia sul pavimento con un gran fracasso.

“Ragazzi, mi è tornata in mente una cosa! Aurora ha detto che il vecchio orfanotrofio è diventato un deposito d’armi, no?”

La bambina, che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio, lo guardò sorpresa.

“Sì, è così.”

“Allora possiamo rubarle lì e poi andare al castello, no?” continuò Rufy.

“E’ un’ottima idea. Lì dovremmo trovare il necessario e, forse, anche le taglie giuste per tutti senza dare troppo nell’occhio.” approvò l’archeologa.

“Mi piace quest’approccio.” annuì Usop.

“Rimangio quello che ho detto, bravo capitano. Testa d’alga, anche lui ha più sale in zucca di te quando vuole.” commentò il cuoco.

“Ehi!” gli urlò Zoro.

“Allora muoviamoci!” li interruppe Rufy, eccitato all’idea di quello che li aspettava “Aurora, ci guidi tu?”

“Certo!” rispose lei abbandonando il suo bicchiere di aranciata sul tavolo e saltando giù dalla sedia; quindi corse verso la porta del locale “Seguitemi!”

 

 

***

 

I passi cadenzati di Nami risuonavano nel corridoio di pietra mentre la ragazza si dirigeva verso il cortile del castello, scortata da un piccolo gruppo di soldati. Mancava ancora qualche metro alla porta d’uscita, ma già poteva udire il vociare del pubblico e il clangore metallico di armi e armature. Quando finalmente oltrepassò l’uscio, rimase accecata dalla luce del sole e si schermò gli occhi con un braccio.

“Principessa, si sieda qui.” la chiamò una voce, facendola voltare e sbattere le palpebre.

La ragazza vide un trono rosso dagli intarsi dorati poco più avanti. I tre druidi erano seduti sulla destra del trono, mentre sulla sinistra era posizionato un sedile più piccolo, di colore nero. Si stava giusto chiedendo di chi fosse, quando la testa di una vecchietta si sporse dallo schienale. Era la stessa che li aveva accolti davanti le coste dell’isola!

“Benvenuta.” disse l’anziana mentre Nami si sedeva sul trono.

“Cosa ci fai qui?” domandò la ragazza a bassa voce.

“Volevo assistere al compiersi di un destino.” rispose l’altra; quindi posò una piccola mano rugosa sul bracciolo del trono e la fissò negli occhi “Sono Cassandra, la strega dell’isola, e tra i miei incarichi ufficiali c’è quello di aiutare i druidi nella selezione di nuovi regnanti.”

La giovane deglutì forzatamente mentre si rifletteva in quelle iridi dorate.

“Una strega?” ripetè.

“I miei capelli erano rossi come i tuoi molti anni fa... ed ero anche una bella ragazza a dirla tutta!” esclamò l’altra rivolgendole un sorriso nostalgico. “Tuttavia, a quel tempo non vi era fretta di rimpiazzare i vecchi regnanti.”

“E la fretta che avete oggi a cosa è dovuta?” domandò Nami sospettosa.

Cassandra abbassò lo sguardo.

“Qualche anno fa il re e la regina sono scomparsi, e da allora la situazione politica è degenerata sempre più.”

La ragazza si trattenne a malapena dal domandare perché, in una situazione così delicata, avessero deciso di considerare una persona passata per caso da quelle parti. Era meglio non esprimersi per evitare di mandare all’aria il piano. A quel pensiero volse gli occhi verso la folla: molti la stavano fissando e il vestito di broccato dorato che indossava le parve improvvisamente più pesante. I suoi compagni erano davvero lì in mezzo? Per quanto avrebbe dovuto sostenere quella parte e, soprattutto, sarebbe servito a qualcosa? Scrutò con attenzione tra gli spalti ed individuò una donna con un mantello uguale a quello che aveva indossato Robin il giorno precedente; due lunghe trecce nere le scendevano oltre le spalle e, sulle sue gambe, erano apparentemente seduti due bambini; entrambi stavano agitando le braccia nella sua direzione. Che fossero loro...? Nami sorrise leggermente, ma si trattenne dal rispondere al saluto.

In quel momento, il druido a lei più vicino si alzò e la invitò a fare lo stesso.

La ragazza prese un bel respiro, lo imitò, e spostò lo sguardo sul cortile: un centinaio di cavalieri, ben coperti dalle loro armature di metallo, avevano invaso il prato e si erano schierati in file ordinate; c’era stato un gran vociare fino a quel momento, ma ora erano tutti in attesa.

“Benvenuti valorosi cavalieri di Camelot. Oggi, come ben sapete, competerete per il titolo di re.”

Un leggero brusio serpeggiò tra la folla. Molti espressero la propria ammirazione per l’aspetto della principessa: sia per la sua figura avvolta nel vestito, che per i capelli ramati raccolti in una treccia laterale e adornarti con delle foglie d’edera, che ne risaltavano il colore. Lei continuò imperterrita a muovere la sguardo sui cavalieri, cercando con sempre più impazienza di riconoscere qualche figura familiare, ma senza molto successo.

“Le regole sono semplici. Verrete divisi in coppie e combatterete a cavallo dei vostri destrieri, usando l’arma che vi è più congeniale. Ogni scontro avrà un unico vincitore.” il druido si schiarì rapidamente la voce notando una particolare concitazione fra le ultime file “Il re sarà selezionato fra i vincitori dagli stessi dei.”

“Dei?!” si udì urlare dalle ultime file, e presto due cavalieri in quella direzione parvero accapigliarsi, fermati da altri partecipanti. Nami li osservò con stupore: quella voce e quel comportamento le suonavano familiari.

Il druido portavoce si accigliò a quella mancanza di rispetto e decise di tagliar corto il discorso:

“Il giudizio degli dei sarà definitivo.” concluse prima risedersi. La ragazza lo imitò e stava per fare nuove domande alla strega, quando si accorse della sua mancanza. Si guardò intorno confusa, ma di lei nessuna traccia.

“Dov’è Cassandra?” chiese ai druidi.

“È andata a propiziare la scelta del re.” rispose uno di loro a qualche metro di distanza. La ragazza, disinteressata a tutto quel misticismo, non volle chiedere altri dettagli, ma il druido a lei più vicino non era dello stesso avviso.

“Vede principessa, diventare regnanti di Camelot richiede requisiti particolari.” incrociò le braccia, continuando a guardare la folla accigliato “In primo luogo, una grande forza di volontà. Per questo scegliamo sempre personalmente la regina e  indiciamo un torneo per la selezione del re.”

Nami lo sbirciò di sottecchi.

“In secondo luogo, fortuna e magia.”

“In che senso?” domandò allora lei, finalmente incuriosita.

“Il regno ha bisogno di prosperità: dei regnati con queste qualità sono indispensabili. Da sempre le donne dai capelli rossi hanno la magia nelle vene e sono portatrici di ricchezze.”

Nami cercò di non esternare troppo la sua incredulità.

“Mentre un potenziale re... deve possedere poteri altrettanto forti e complementari.” concluse il druido accomodandosi meglio sullo schienale con un sospiro “Come fuoco ed acqua, cielo e terra, luce e oscurità, passione e razionalità. Re e regina devono compensarsi per creare un ambiente equilibrato.”

“Non sembra una cosa facile.”  commentò Nami sentendo il cuore accelerare un po’, mentre osservava coppie di cavalieri muoversi nel cortile erboso e iniziare gli scontri. Lo scalpitio e il nitrire dei cavalli si fece più forte.

“Nel passato, infatti, sono serviti anche anni per trovare qualcuno di adatto. Per questo abbiamo indetto al più presto la prima giostra.”

La ragazza rimase sorpresa a quell’affermazione: la questione era considerata più seriamente di quanto sembrasse. Un vago senso di colpa cominciò a crescere in lei.

“Come sono morti gli ultimi regnanti?” si azzardò a chiedere.

“Potrebbero non essere morti, sono semplicemente spariti.”

La navigatrice rimase a bocca aperta “Come?”

“Il regno era in grosse difficoltà economiche e sono partiti alla ricerca del tesoro dell’isola, senza fare più ritorno.” spiegò l’uomo con voce grave.

“Ma nessuno è andato a cercarli?” chiese lei.

“Ovviamente! Ma la caverna del tesoro è un luogo sacro visitabile solo dal re e dalla regina. Neanche noi drudi possiamo entrarvi; tantomeno la strega. Abbiamo dovuto rinunciare dopo due anni di ricerche per l’isola.” spiegò lui, stringendo i pugni e scuotendo il capo. Nami annuì e un silenzio ostinato scese tra di loro, interrotto solo dalle grida dei combattenti e del pubblico. Ormai diversi cavalieri erano caduti da cavallo, mentre altri, i vincitori, si stavano raggruppando man mano sul lato destro del cortile. Nami notò che alcuni di loro non avevano stendardi e sgranò gli occhi quando uno di questi si affrettò verso il gruppo dei vincitori con tre spade familiari al suo fianco. Le aveva usate durante

gli scontri?

La ragazza si sporse leggermente dal trono quando vide verso chi lo spadaccino con tre spade stesse andando. Un cavaliere imponente con un ciuffo di capelli azzurri che usciva dall’elmo gli stava facendo segno di raggiungerlo, affiancato da un altro estremamente alto e magro.

*Franky... Brook?*

Lo spadaccino li raggiunse e un altro cavaliere gli si avvicinò per urlargli contro qualcosa, ma furono interrotti da un terzo, con una grossa fionda fissata all’armatura con una corda, che sembrava volesse fare da paciere.

*Ragazzi...* pensò Nami avvertendo una morsa allo stomaco. Fu allora che notò un ultimo cavaliere allungare sproporzionatamente la braccia e aggrapparsi alle spalle dello spadaccino, per poi fiondarsi contro lo stesso gruppo. Quei cavalieri caddero tutti clamorosamente a terra, attirando l’attenzione degli altri vincitori. Una risata squillante si levò da quell’ammasso di metallo qualche secondo dopo, presto seguita da urla contrariate.

Nami a quel punto scattò in piedi e si sporse verso il parapetto del palco. Qualche guardia le si avvicinò, ma lei non ci fece caso.

“Principessa!” la chiamò una voce anziana con tono autoritario, e la ragazza finalmente si riscosse, sentendo qualcosa picchiettarla dietro la schiena. Quando si girò, il peso rassicurante del Clima-Tact le gravò sulle mani. In un gesto automatico lo afferrò e lo strinse al petto.

“Dove l’hai trovato?” domandò sconvolta alla vecchietta che le sorrideva.

“Questo è lo scettro magico donatoti dagli dei.” disse quella con aria solenne, mentre i druidi trattenevano il fiato.

“Ma...” si fece scappare la ragazza.

“Userai questo per scegliere il re.” concluse l’altra seria.

Nami ammutolì a quell’ultima affermazione, mentre il druido con cui aveva conversato precedentemente si rialzava in piedi.

“Cavalieri!” urlò a squarciagola, silenziando le persone sparse per il cortile e sugli spalti “Che i vincitori avanzino verso la principessa!”

Senza farselo ripetere due volte, i 50 cavalieri accumulatosi sul lato destro del cortile si incamminarono. Nami rimase impietrita mentre questi si disponevano in un’unica, lunga linea appena sotto il palco e alzavano il viso verso l’alto.

“Con coraggio avete sfidato e vinto i vostri avversari, ma ora c’è un ultima prova che vi aspetta; la più importante.”

La strega strattonò leggermente la gonna della ragazza.

“Usalo come si deve su questi ragazzi.” mormorò facendole l’occhiolino.

Nami si accigliò e avvicinò al druido, mantenendo saldamente l’arma fra i pugni. Sapeva come usarla senza far del male ai propri compagni.

“La principessa userà la magia del cielo su di voi. Chi sopravviverà sarà considerato degno di diventare il nuovo re.”

Un brusio concitato si sparse fra il pubblico.

“Se qualcuno vuole rinunciare è ancora in tempo.” proseguì l’uomo; a quelle parole, più della metà dei cavalieri fece un frettoloso passo indietro. Nami notò che fra questi c’erano tutti coloro che aveva identificato come la sua ciurma, tranne uno, e si convinse che in quel  caso non ci sarebbe stato alcun bisogno di trattenersi.

“Preparatevi!” li ammonì il druido, per poi girarsi verso di lei “Che la magia degli dei sia con te, ragazza.” disse facendole un breve inchino, per poi arretrare verso l’arco di pietra insieme agli altri druidi e alla strega.

Nami dal canto suo fece un passo in avanti, fissando intensamente i cavalieri rimasti in prima fila mentre alzava un braccio e allungava il Clima Tact. Lo strinse in un punto particolare e questo produsse piccole nuvole nere, che si posizionarono su di loro ed iniziarono ad emettere piccole ma inquietanti scariche elettriche. Alcuni dei rimanenti cavalieri arretrarono, mentre altri rimasero impettiti e uno si grattò l’elmo, alzando pigramente lo sguardo verso la propria nuvoletta. Nami fece un sospiro. Con un movimento rapido e deciso riabbassò la punta del Clima Tact, innescando multiple scariche elettriche. La luce dei fulmini e il frastuono dei tuoni riempì la città per diversi secondi, stordendo i presenti.

Nami fu la prima a riaprire gli occhi. Il cavaliere che prima si era grattato l’elmo era ora a pochi centimetri dal suo naso, accucciato sulla balaustra, e la ragazza balzò all’indietro spaventata.

Le guardie dietro di lei si allertarono ma non fecero un passo, indecise sul farsi, e lanciarono qualche occhiata agli ultimi pretendenti che erano svenuti sul prato.

Il cavaliere in equilibrio sulla balaustra prese a ridacchiare e si tolse l’elmo, lasciandolo cadere sul pavimento del palco, per poi rivolgere un enorme sorriso alla navigatrice.

“Sono fortunato a essere di gomma!” esclamò. 

Nonostante lo spavento preso, Nami sorrise di rimando mentre lui si spogliava del resto dell’armatura e rimaneva in semplici vestiti di cotone. I capelli neri erano più disordinati del solito, i pantaloni beige arrotolati fino al ginocchio, per il caldo o forse per abitudine, e le stringhe della camicia allentate. Quell’aspetto trasandato, tuttavia, non faceva che renderlo più attraente agli occhi della ragazza. Perché sì, se due anni prima aveva già dovuto ammettere a sé stessa di essere profondamente legata al proprio capitano, negli ultimi mesi anche il suo corpo aveva iniziato a reagire: bastava un complimento innocente associato a delle pacche sulla schiena per farla arrossire, uno sguardo d’intesa per farla sentire appagata, un sorriso dedicato a lei o un braccio allungato a proteggerla per riscaldarle il corpo. Nonostante i freni inibitori che si era imposta, stava lentamente e inesorabilmente scivolando in quella direzione. E aveva terrore delle possibili conseguenze.

“Ragazzo!” si fece avanti la vecchia mettendosi fra i due. Rufy, che era ormai in piedi sul palco, si abbassò per guardarla meglio e spalancò la bocca.

“Vecchietta! Non ti avevo riconosciuta! Cosa fai...”

Nami oltrepassò la vecchietta e colpì il capitano sulla testa con una estremità del Clima Tact. Il ragazzo emise un gemito di dolore e la guardò con le lacrime agli occhi; l’espressione indemoniata della navigatrice poteva voler dire solo una cosa: tacere. Interdetto e barcollante si rialzò in piedi.

La strega osservò la situazione e decise di proseguire come nulla fosse per il bene della cerimonia e, soprattutto, del regno. Tutti erano concentrati su di loro: i druidi li avevano accerchiati con curiosità mista a meraviglia, mentre il popolo sembrava quasi stesse trattenendo il respiro. 

Una guardia portò verso Rufy una bacinella d’acqua invitandolo a usarla. Il ragazzo ne fu felice e la usò per sciacquarsi rapidamente il viso e le mani, usando poi un telo di cotone per asciugarsi.

“Ragazzo, a quanto pare eri proprio tu il predestinato fra tutti i cavalieri valorosi che abbiamo su quest’isola.” disse uno dei druidi avvicinandosi ulteriormente.

“Sono di gomma, è ovvio che non mi faccia effetto il suo attacco.” rispose Rufy riconsegnando il telo alla guardia.

“Gomma?” chiese Cassandra stupita.

“Proprio così.” rispose lui allungandosi una guancia a dismisura. Nami sentì una familiare furia omicida montarle dentro.

“Tutto torna!” commentò la strega “Ora sono ancora più sicura delle nostre scelte.”

“Come ti chiami o valoroso cavaliere?” chiese un druido. Nami tremò al pensiero di quello che lui avrebbe potuto dire, e infatti…

“Rufy!” sentì urlare il capitano “E diventerò il re…”

Prima che potesse terminare la frase, la ragazza gli si fiondò contro per tappargli la bocca. “Se lo dici ci scoprono!” gli bisbigliò in un orecchio, per poi allontanarsi.

“Vi conoscete già?” domandò un druido, stupito da quei gesti così intimi. I ragazzi, ammutoliti, si scambiarono un’occhiata nervosa e poi girarono il viso in direzioni opposte.

“O forse la nostra principessa non riesce a frenare l’emozione di toccare il suo futuro consorte!” scherzò Cassandra nel tentativo di sviare il discorso. La strega aveva recuperato l’arma di Nami proprio dai suoi compagni di ciurma; era ben consapevole del loro essere pirati, ma i druidi non dovevano assolutamente scoprirlo. I presenti scrollarono le spalle, immaginando che si trattasse di amici d’infanzia o qualcosa di simile. La strega ebbe un’idea e ridacchiò inquietante, rivolgendosi ai druidi: “Se i druidi sono d’accordo, potremmo accontentarli subito.”

I tre anziani, dopo qualche istante di riflessione, si scambiarono un sguardo d’intesa: “E’ la cosa migliore.” risposero alla donna.

Il capitano e la navigatrice si chiesero interdetti cosa volessero dire, finché Cassandra non si avvicinò a entrambi con un ago e un nastro rosso in mano.

“Ehi, che volete fare?!” esclamò Rufy fronteggiandola e facendo un passo in avanti, superando Nami.

“Proclamarvi re e regina.” rispose seria Cassandra guardandolo negli occhi. Il ragazzo si bloccò confuso.

“Adesso? E quello a che serve?” domandò sospettoso, indicando l’ago.

La strega sollevò l’oggetto dorato fra le dita facendolo splendere al sole.

“Fa parte della cerimonia.”

Nami, sebbene fosse piuttosto agitata dalla velocità con cui si stavano evolvendo gli eventi, fece anche lei un passo in avanti, mettendosi affianco a Rufy. Il ragazzo la guardò interrogativo e lei capì che le stava chiedendo di prendere una decisione. La ragazza si costrinse a pensare al tesoro che avrebbero recuperato:

“Va bene, facciamolo adesso.” disse con più determinazione possibile rivolta alla strega. La vecchietta si rallegrò a quella presa d’iniziativa, sentendo la coscienza alleggerirsi riguardo alla sue prossime azioni: era piuttosto sicura che non sarebbero state dannose per quei due ragazzi.

“Mostratemi il palmo della mano sinistra.” disse, e i due l’assecondarono; quindi, stabilizzò l’ago fra le dita e punse il palmo di Rufy, che sobbalzò. La navigatrice era distratta a guardare la sua smorfia di dolore, quando fu punta anche lei e gemette sorpresa. Faceva un po’ più male di quello che si era aspettata. Quando su ognuno dei loro palmi comparve una goccia di sangue, Cassandra li invitò a spingere i palmi feriti l’uno contro l’altro. Il ragazzo si mosse rapidamente, posando il proprio palmo contro quello di Nami e intrecciando saldamente le loro dita. La ragazza abbassò lo sguardo, mentre qualche goccia di sangue le colava dal polso nonostante la presa; non riusciva nemmeno a capire se fosse il suo o quello di Rufy. Tutti i presenti, incluso il pubblico, erano concentrati sui loro polsi, mentre l’anziana vi avvolgeva intorno un nastro rosso e chiudeva gli occhi:

“Sangue del mio sangue, ossa delle mie ossa, ti dono il mio corpo così da due saremo uno” recitò lentamente, mentre i due finalmente rialzavano la testa “e ti dono il mio spirito fino alla fine della nostra vita.” concluse, nel momento in cui i due iniziavano a rendersi conto della parole appena ascoltate. Si fissarono smarriti l’un l’altro.

“Rufy…” mormorò Nami in cerca di sostegno morale, ma il ragazzo non sapeva cosa dire. Spazientita, si volse verso i loro compagni, che li osservavano ormai a viso scoperto dal cortile. Non poteva sentire le loro voci, ma le loro espressioni erano piuttosto eloquenti: Usop e Brook erano rimasti letteralmente a bocca aperta, mentre Zoro aveva un piccolo sorriso sadico stampato sul viso e guardava il cuoco di sbieco; quest’ultimo era chiaramente sotto shock, con le mani fra i capelli, mentre Franky piangeva a dirotto, probabilmente per la commozione.

Quella vista non fece che peggiorare la situazione per Nami, che si sentì avvampare. Non voleva nemmeno provare a vedere la reazione di Robin, che immaginava fin troppo bene.

“Ti senti male?” la interruppe il capitano, avvicinandosi e posandole a tradimento una mano sulla fronte. Nami barcollò.

“Sto bene.” rispose indispettita.

“Non mi sembra proprio. Scotti.” disse lui testardo, ma venne fulminato dagli occhi della navigatrice e la testa gli girò. Notò le pagliuzze dorate nelle sue iridi nocciola e istintivamente scese verso le labbra rosse e piene; avevano un profumo invitante, e il suo stomaco si contrasse in una strana sensazione di fame. Nami deglutì quando le loro labbra furono a pochi centimetri di distanza.

“Cosa stai facendo?” gli mormorò debolmente.

Rufy allora sbatté le palpebre più volte, rendendosi conto della stranezza della situazione e allontanandosi.

Furioso, si girò verso Cassandra:

“Ehi vecchia, cosa ci hai fatto?”

“Per cominciare, miei cari, ora siete consorti.” ridacchiò quella divertita da tanta timidezza; non se lo sarebbe aspettata da due pirati abituati a viaggiare per il mondo. “Inoltre ho abbassato le vostre inibizioni per un po’. È il mio regalo di nozze per voi.”

I due si irrigidirono. 

“Nami, sposarci non era nei patti. Non mi è mai interessato sposarmi.” gli sussurrò Rufy accigliandosi e muovendo il braccio sinistro unito al suo.

Nami, nonostante ci fosse abituata, accusò un po’ la schiettezza del capitano e il suo corpo reagì in maniera esagerata rispetto al solito: gli occhi le si riempirono di lacrime e diede velocemente le spalle al ragazzo nel tentativo di nascondere quella reazione imbarazzante.

“Neanche a me! Ma dovresti sapere perché lo stiamo facendo, stupido. Cerca di stare al gioco finché non avremo recuperato il tesoro.” rispose a bassa voce.

Rufy avvertì chiaramente il cambio d’umore della navigatrice, in modo molto più intenso del normale, e si pentì di quello che aveva detto.

“Ok.”

Un druido nel frattempo si avvicinò alla balaustra e annunciò alla folla che i due ragazzi erano ufficialmente diventati re e regina di Camelot. Un fragore di grida esultanti avvolse il cortile del castello, mentre i due interessanti evitavano lo sguardo reciproco.

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