In the sun we will find our purpose

di thesherlocktoherjohn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** out ***
Capitolo 2: *** beautifully unchanged ***
Capitolo 3: *** insane like me ***
Capitolo 4: *** accomplish my job ***
Capitolo 5: *** vengeance ***
Capitolo 6: *** i'll tell you the truth ***
Capitolo 7: *** runaway ***



Capitolo 1
*** out ***


CHAPTER 1.
❛  OUT ❜   


Le dita stanche e doloranti della giovane donna stringono al proprio corpo quella che è una calda coperta. 

Eppure, quello che sente non è shock, né si sente traumatizzata. Nel corso degli anni, ha imparato che la sottomissione è l'unica cosa che rende, nella stragrande maggioranza dei casi, più docile il tuo aguzzino. 

Casey non sa quale pensiero afferrare tra tutti quelli che le vorticano in testa. Ha preso il coraggio a due mani, ha denunciato lo zio alla polizia ed è sicura che adesso, non possa più fargli del male. 

Le hanno creduto. 

Dopo anni, ad essere convinta che nessuno le potesse mai credere, convinzione alimentata da quel mostro di John, finalmente qualcuno l'aveva fatto. 

Se avesse saputo prima che qualcuno le avrebbe creduto, si sarebbe evitata anni e anni di abusi psicologici e fisici. 

Le luci della sala d'aspetto sono fioche, quasi come i neon di quei corridoi che ormai aveva imparato a riconoscere.

La nostalgia la schiaffeggia in pieno volto, con tutta la forza di cui è capace.

Nessuno avrebbe nostalgia di una cosa simile.

Neppure lei credeva di potercela avere eppure eccola lì, a ricordare la buffa performance di Hedwig, le sue labbra che si erano timidamente, inesperte com'erano, poggiate sulle proprie. Le mani di Patricia tra i capelli e la frustrazione di Dennis nel vedere delle briciole sulla propria maglia, cosa che Patricia non si era curata di rammentarle, come se se ne dimenticasse o come se volesse fare un dispetto a Dennis. 

Se così fosse — pensa Casey —, non è affatto carino da parte sua.

E poi come dimenticare quella carezza di Barry sul volto? Quella sua voce soffice e affettata che l'aveva chiamata " Tesoro caro  ". 

E Jade? La sua preoccupazione?

Erano le stesse mani.

Gli stessi occhi azzurri. 

Le stesse braccia.

Eppure, lei, riconosceva ormai ogni tocco e voce.

Quando però la Bestia l'aveva sorpresa, Casey non aveva potuto fare altro che difendersi. 

Alla fine, era stata risparmiata. Aveva compreso che in qualche modo la maggior parte delle personalità, aveva un debole per le persone con un passato difficile, colmo di sofferenza. E così era stata chiamata " pura  ". 

Le era stato detto di " gioire  ". 

Ma l'unica cosa che le avesse regalato un filo di adrenalina, un filo di ' vita ', era proprio quell'uomo dalle fattezze spaventose che l'aveva lasciata da sola in quella gabbia. 

Adesso, in quella sala d'aspetto, i ricordi di quella prigionia sembrano così lontani da non sembrare neppure reali. Eppure c'è qualcosa, un odore diverso o una parola ricordata nel modo giusto che, per qualche strano motivo, la riporta ancora lì dentro.

Ma se la prigioniera non ha dimenticato il suo carceriere, il suo carceriere, ha dimenticato la sua prigioniera?

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Capitolo 2
*** beautifully unchanged ***


CHAPTER 2.
 BEAUTIFULLY UNCHANGED  ❜

❪  UN ANNO DOPO  ❫

Gli occhi azzurri si spostavano di qua e di là, nervosamente. Sebbene Dennis amasse vedere giovani donne e lì dentro ve ne fossero davvero tante, il suo sguardo era concentrato su quell'unica stanza. 
" Ha fatto in modo di restare da sola. Al solito. "  il commento di Patricia dalla sua sedia buia, aveva provocato una strana smorfia delle labbra, in Dennis. 
' Dovreste lasciare quel povero tesoro da solo. '  Barry, con il solito cipiglio alla mano, aveva espresso quella che era la sua opinione. 
" Ma no! Farà felice di vederci, io lo fo. „  Hedwig, con le gambe incrociate sulla sua sedia buia, aveva deciso di intervenire. 
‵ Io mi tiro fuori! Non voglio essere presa a pugni. O peggio, a proiettili! ‵ con un gesto della mano, Jade aveva dichiarato la sua estromissione da quella faccenda.
Il rumore secco e stridente delle mani pallide che stringono con forza il volante, fa calare il silenzio all'interno di quella stanza piena di sedie.
'  Ci vado io. '  Barry, con un sorriso che non ammette alcuna replica, si era offerto di fare ciò che Dennis stava soltanto procrastinando. 
"  Non ti conosce bene come conosce me. O Dennis. " interviene nuovamente Patricia, mentre Hedwig la corregge con un: " O me, Fignorina Patrifia. „ 
' Allora lasciamo andare Dennis, ma che si sbrighi, si sta facendo notte. ' 
Dennis fissa lo specchietto retrovisore adesso, in modo da rispondere un secco: «  Basta.  » 
In quel momento, chiunque fino a quel preciso istante abbia detto la sua, si zittisce. Dennis sembra teso, nervoso. E ciò preoccupa Patricia, la stessa che dopo diversi istanti di silenzio, non fa altro che pronunciare un: 
" Comunque sia, non ha tutti i torti. Dovresti andare. Carpe Diem! "
Dopo più di due respiri profondi, allora, Dennis si decide a lasciare l'auto, in modo da poter così fare ciò che lo sta rendendo teso come una corda di violino. 
—————————————————————


« Amh — permesso? Casey? Io e. . . le altre andiamo a mangiare una pizza. Vieni con noi? » 
Casey disseppellì il naso dal libro di mitologia greco–romana che fino a quel momento aveva catturato la sua attenzione, solo per poterla così rivolgere a Bryce. La biondina, in attesa di una sua risposta, da capofila della confraternita, tutta riunita fuori dalla camera della Cooke, se ne sta sull'uscio con un sorriso, sebbene ne immaginino tutte già l'esito. Non smettevano comunque di chiederlo.
Prima o poi – pensava sempre Casey – si sarebbero stancate di chiedere? 
Una parte di lei lo sperava.
« Ho ancora molto lavoro da fare, magari la prossima settimana! » ogni settimana, trovava una scusa diversa.
« O il prossimo anno! » il tono della bionda, sebbene sia scherzoso, tradisce una certa delusione. Delusione che si sarebbe trasformata presto o tardi in avversione e, infine, in indifferenza.
« Va bene. Resterai da sola, quindi mi raccomando, sta' attenta. Bada che non succeda nulla alla casa! E. . . ci vediamo più tardi. » con quel sorriso che tanto faceva sempre sentire Casey in colpa, Bryce richiude la porta. 
« Divertitevi— » neppure il tempo di finire la frase che la porta si era chiusa e Casey si era lasciata andare ad un sospiro.
Avrebbe mai imparato a stare in compagnia? Era una domanda che si poneva sempre ma non riusciva mai a darle e darsi una risposta. 
Dimenticato quell'ennesimo episodio di isolamento sociale, Casey era tornata al proprio libro. Ma, prima che potesse terminare di leggere l'ultimo paragrafo della pagina sulla quale si era fermata, dei passi troppo pesanti per appartenere ad una collegiale avevano congelato ogni sua azione. 
Se erano tutte uscite con Bryce, allora chi si era introdotto in casa? 
E perché i passi sembrano avvicinarsi sempre di più alla sua stanza piuttosto che svanire nel corridoio? 
Senza neppure pensarci troppo, la bruna si alza di scatto da quello che è il suo giaciglio, trovandosi con il frugare nell'armadio, tra le proprie cose, in cerca di una pseudo-arma per difendere la sua persona. 
Nel cercare in quell'armadio in disordine, uno di quei pacchi la cui apertura e sistemazione del contenuto rimandava da mesi, viene smosso e, troppo vicino al bordo, si ritrova a cadere proprio sulla sua testa.
Stordita dalla botta, Casey cade, incontrando la moquette borgogna e prima che possa fare altro, si ritrova con il catturare con la coda dell'occhio la porta della propria camera.
Aperta.
Qualcuno, è nella stanza.
Casey recupera una vecchia stampella di ferro proprio accanto alla propria mano che si è trascinata giù nella caduta, nel tentativo di tenersi a qualcosa e prima che possa alzarsi, proprio davanti ai suoi occhi, compaiono un paio di scarpe nere, eleganti.
Conosce quelle scarpe.
Prima di entrare nel panico, Casey decide di sollevarsi lentamente. I pantaloni grigi. . . La camicia grigio scuro. La corporatura. . . sembra sempre la stessa. Infine, gli occhi scuri della ragazza, incontrano il volto di Dennis, dai tratti seri e duri, come sempre.
Non ci pensa due volte, il proprio corpo si muove per lasciare la stanza, ma con un braccio attorno alla sua vita, Dennis la ferma. 
« Aspetta. » il tono perentorio che l'altro utilizza, trapassa la giovane donna da parte a parte. « voglio solo. . . parlarti. » 
La ragazza si ferma, allora, come se fosse in qualche modo un dovere, farlo. 
Ancora tenuta ferma, fianco contro fianco con il corpo altrui, Casey volge il viso di lato, verso il suo.
« Hai tentato di uccidermi. » mormora la ragazza, quasi indecisa delle proprie parole. Non era né Kevin né tutte quelle personalità che lei aveva riportato alla luce tutte assieme, quella notte. Era quella bestia di cui parlavano tanto? Ma anche se fosse stata questa 'Bestia', era sempre stato lui a. . . o no? No.
« Non ero io. » di fatti, Dennis traduce i pensieri della ragazza, fissandola negli occhi. 
Non ricordava, Casey, quanto Kevin o. . . Dennis, fosse bello.
Le era mancato quel volto.
« Tu. . . non dovresti essere qui. » mormora, la bruna, ma gli occhi scuri non lasciano neppure per un istante quelli chiari dell'altro. Sembrano incastrati l'uno all'altro come due anelli di una grossa catena.
« Eppure ci sono.
Hai una macchia di sangue sulla camicia. » quasi come se fino ad un momento prima non avesse parlato d'altro, Dennis divulga quell'informazione.
Casey, osservandolo in un misto tra il confuso e l'interrogativo, abbassa lentamente lo sguardo su quella piccola striscia rosso scuro ormai secca.
D'istinto, la bruna la copre, portandosi il braccio dietro la schiena. 
« Che cosa hai fatto? » la domanda di Dennis, dopo quel gesto, è lecita. 
« Ci sono molte cose che non sai. » replica la ragazza, aggrottando le sopracciglia. 
« Che cosa hai fatto? » la incalza nuovamente, l'uomo e Casey, con un movimento che ormai le è quasi d'abitudine, abbassa lo sguardo. 
« Non è stato un anno facile. » ammette, allora. E si rende conto del fatto di star pronunciando quelle parole ad alta voce per la prima volta in assoluto, dopo che lui l'aveva abbandonata in quella gabbia.
« Perché? » la domanda di Dennis è più che lecita, così come la sua perplessità e questo Casey lo sa bene. 
« Perché mi mancava. » 
« Cosa? » quella nuova domanda da parte di lui arriva neppure dopo mezzo secondo l'affermazione dell'altra. 
« . . . la prigionia. » e di nuovo, per la seconda volta in cinque minuti, sta pronunciando ad alta voce ciò che aveva evitato di dire per un intero anno. « . . . mi mancavi tu. » 
E i tratti duri, quasi militareschi dell'uomo, si ammorbidiscono di poco. 
« Anche tu mi mancavi, Casey Cooke. » e per la prima volta, Dennis riesce a scorgere un lieve sorriso su quelle labbra che, da quando la conosce, non ha mai visto sorridere. È rimasta meravigliosamente uguale.
« E non sono il solo. »

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Capitolo 3
*** insane like me ***


CHAPTER 3.
❛  INSANE LIKE ME. ❜


« Non hai più curato i tuoi capelli, dall'ultima volta che ci siamo viste. » lo sguardo sempre accattivante di Patricia, osserva la ragazza. La stessa alla quale si avvicina, per poterle accarezzare una guancia. 
« Hedwig non ha fatto altro che parlare di te, da quel giorno. Crede fermamente che tu sia l'unica a comprenderlo. »  il portamento rigido della donna viene abbandonato quando questa si accomoda elegantemente sulla sedia situata accanto alla scrivania di Casey. « Ma la verità, secondo me, è che tu hai semplicemente paura di noi e agisci da agnello docile e remissivo solo per non scatenare l'ira di nessuno di noi. »
Casey scuote il capo, trovandosi con il lasciarsi cadere sul bordo del letto, seduta. Non è affatto vero. Non del tutto. 
« All'inizio, forse. Volevo fuggire. Credevo fosse la più umana delle reazioni e se non fosse sopraggiunta la Bestia. . . avrei potuto analizzare meglio quella situazione. » spiega, la giovane, trovandosi con il portarsi le ginocchia al petto. 
« Quando l'hai capito?» domanda la donna nel corpo maschile, inclinando appena il capo verso sinistra. 
« Cosa? » la bruna porta lo sguardo sul volto altrui, interrogativa. 
« Ciò che hai detto a Dennis, mia cara.» insiste, la personalità femminea, trovandosi con l'attendere, poi, che la più giovane le dia una risposta. 
« Da subito. Dal momento in cui siete andati via. » ammette, la ragazza. Ma se prima era tutto una matassa di negazioni, adesso è tutto molto, molto più chiaro. 
« E ti sono mancata anche io? » il sorriso di Patricia non mostra i denti, ma ha un che di prevista soddisfazione.
« Mi siete mancati tutti. Anche tu. » sul volto serio di Casey, si susseguono diverse emozioni, una più seria e significativa dell'altra. 
« Non hai paura di noi? » la domanda di Patricia rimane sospesa nell'aria profumata di deodorante al muschio e shampoo ai mirtilli.
Dopo diversi minuti, Casey, replica con un: «No. » 
« Perché? » la domanda di Patricia le sembra più che lecita, ma Casey sa bene per quale motivo la risposta è quella che è. 
« Perché forse sono pazza o forse non lo sono abbastanza, fatto sta che io. . . io ormai sono legata a voi, a doppio filo. » si stringe nelle spalle, la ragazza, evitando di guardare Patricia. 
« E sei innamorata. » quell'affermazione costringe la ragazza a guardare ovunque tranne che nella sua direzione.
« Non direi. » replica la giovane, ma il suo tono è fin troppo indeciso, precario. Non sembrava troppo convinto. 
« Non puoi mentire a me! Conosco quello sguardo. Tu sei innamorata. E so anche di chi. » Patricia sorride di nuovo, stavolta è un sorriso complice. 
Casey intanto china il capo, mentre i lunghi capelli scuri le nascondono parte del volto arrossato. 
« Sappi che anche lui prova le stesse cose, ma non è un asso, nel gestirle. »
In quel momento, Casey solleva finalmente lo sguardo sulla donna. 
« Cosa? Non sai neppure di chi si sta parlando! Non puoi saperlo! » adesso il tono della giovane tradisce una nota di nervosismo. 
« Dennis. Per gli altri, come me, provi solo un grande affetto. » suggerisce la donna, pienamente convinta delle sue parole. 
« Lui può. . . sentire ciò che stiamo dicendo? » allarmata, la ragazza pone quella domanda quasi senza pensarci e con lo stesso sorriso di prima, Patricia scuote il capo, in segno di diniego.
« Non in questo momento. »  A quelle parole, Casey, si rilassa e sospira profondamente.
« D'accordo. . . » sussurra, la giovane, trovandosi con l'aggrottare le sopracciglia.
« Glielo dirai? » domanda allora, la donna e una scintilla di puro interesse le attraversa lo sguardo. 
« No. » risponde, la ragazza, mentre Patricia incurva gli angoli delle labbra verso il basso, sospirando.
« Hai ragione. Ad ognuno i suoi tempi! » 
Ad ognuno i suoi tempi – pensa Casey, con un sorrisetto amaro. – sì. Se solo queste fossero circostanze normali.

 

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Capitolo 4
*** accomplish my job ***


CHAPTER 4.
❛  ACCOMPLISH MY JOB.  ❜


« Devo andare, adesso. » a quelle parole, Casey solleva il volto che fino a quel momento era rimasto nascosto dietro le ciocche color cioccolato, arrossato.
Che vuole dire? Perché? Così presto? 
« Tornerai? » in quel momento, è solo quel pensiero a tormentare la giovane. 
Si chiede se lo. . . o meglio, li rivedrà di nuovo.
« Non troppo spesso, non voglio che imparino a conoscere il mio volto. » sentenzia, forte delle proprie convinzioni, il perfezionista. 
« Perché? Hai intenzione di rapirmi?» la domanda di Casey dovrebbe essere pronunciata con un tono decisamente scherzoso, dovrebbe essere una di quelle battute a cui nessuno ride mai che vengono presto dimenticate. 
Ma in quel momento il tono della ragazza è serio perché semplicemente il suo interesse per quell'informazione, lo è. 
« Potrei, sì. » non si fa attendere la risposta dell'uomo con quel lieve accento di Boston. 
Senza che lei riesca a spiegarselo, una rete di brividi che coglie punti del proprio corpo imprecisati, le corre sotto pelle, come quando immagini di poter sentire il sangue scorrere sotto l'epidermide.
Perfino i capelli più corti dietro la nuca, hanno reagito a quei brividi ai quali Casey deve ancora dare un nome.
« Ti toccherà aspettare che io finisca gli studi, prima di poterlo fare. » di nuovo, il tono scherzoso che dovrebbe esserci, è del tutto assente. 
« Credo che prenderò in considerazione il tuo consiglio. » Dennis annuisce una volta sola, i tratti si sono nuovamente induriti e Casey si da una spiegazione che le permette di sentire una piccola fitta di soddisfazione allo stomaco.
Forse – si ritrova a pensare la giovane, osservando per un istante o due – i suoi tratti si sono induriti perché è teso. Perché non vuole andare via.
Ma ogni teoria, rimane pur sempre una teoria. Eppure adesso Dennis le si sta avvicinando. Il cuore di Casey fa una capriola, due, tre, ma i passi dell'altro non si arrestano.
Adesso è a molto meno di mezzo metro dalla propria persona. In un gesto che potrebbe sembrare tanto semplice ma che per Casey non lo è, Dennis si china lentamente a baciarle una guancia. 
« Buonanotte, Casey Cooke. » è il saluto basso e caldo che le rivolge, prima che lei possa rispondere, passano diversi secondi. 
« Buonanotte. . . Dennis. » e l'uomo, non fa altro che passarle accanto, in modo da raggiungere la porta. 
Casey sente ancora il punto della pelle in cui le labbra altrui si sono poggiate, bruciare di un calore nuovo e diverso.
« Torna presto. » aggiunge, la ragazza, trovandosi con il voltarsi a guardare un'ultima volta l'altro negli occhi, in modo che questi vi legga tutta l'importanza di quella richiesta.
Subito dopo, l'uomo non fa altro che annuire una sola volta.
« Tornerò quando avrò svolto il mio compito. » 
E questa, è una frase che lascia Casey perplessa, a domandarsi cosa significhi.
Dennis ha nello sguardo quella luce che sembra significare solo e soltanto una cosa.
La porta si richiude e Casey rimane ancora una volta con mille interrogativi.
Che cosa significava? Quale compito deve svolgere? 
Con la testa pesante e piena di quesiti, la ragazza decide di lasciarsi andare contro il suo giaciglio.
È decisamente sollevata, adesso. Ciò che più sapeva mancarle è tornato da lei, ma quello che non sa, è che assieme a lui, arriveranno presto tantissimi problemi. D'altronde, da quando lo conosce, non è mai stato diverso.
Giusto?

 

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Capitolo 5
*** vengeance ***


CHAPTER 5.
VENGEANCE


Il chiacchiericcio che sembra fare da padrone nell'enorme salotto soprannominato dalle ragazze della congrega  " la sala comune ", sembra affievolirsi fino a scomparire, quando Casey fa il suo ingresso all'interno di quel luogo. 
La ragazza osserva le compagne in silenzio. Stavano parlando di lei? 
Ovviamente è così, non potrebbe essere altrimenti. Ma per quale motivo? Non l'avevano mai fatto, prima d'allora. E poi perché tutti quegli sguardi d'apprensione che la fanno sentire come se avesse quattro occhi e sei gambe? Perché la stanno fissando così? 
Casey ha tante domande, ma si limita ad osservare le compagne ad una ad una. Tutte quante, a rotazione, si ritrovano con l'abbassare lo sguardo. Come se fossero dispiaciute. . . ma dispiaciute per cosa? O per chi? Per lei? Che è successo? La prima cosa che le viene in mente è che sia accaduto qualcosa a Kevin. O Dennis. Insomma, loro.
Ma come potrebbero mai conoscere quella storia? Lei non ne ha mai parlato con nessuno, le sembra quantomeno assurdo che loro sappiano.
Allora perché quegli sguardi continuano a tenerla incollata a quell'uscio? Teme, quasi, per quello che chiunque abbia il coraggio i farsi avanti possa dirle.
Magari la polizia l'ha trovato, magari è venuto fuori che lei era lì, come ostaggio. Sanno? O no? Che diavolo è successo, insomma? Perché nessuno si decide a parlare?
Finalmente, dopo quella che sembra un'eternità, Bryce decide di farsi avanti. Ha quel cipiglio particolare di chi parla a nome di tutti e questo insospettisce Casey oltre ogni dire. 
« A nome di tutte, tesoro, di dispiace tanto per quello che è successo. » la voce della bionda ha un che di apprensivo che lascia perplessa la giovane Cooke.
« Quello che è successo? » la confusione della bruna è così genuina che lascia interdetta la collegiale, per qualche istante. 
« Non hai saputo? » e la domanda, a Casey, sembra piuttosto scontata, esattamente come la risposta, che non pronuncia perché Bryce è abbastanza intelligente da comprendere che no, non lo sa. « Tuo zio. . . l'hanno — trovato. . . morto, nella sua cella.  »
L'espressione di Casey cambia, da confusa a scioccata. In silenzio, la giovane elabora quella situazione, affiancandola alle ultime parole pronunciate da Dennis, prima che lasciasse la sua stanza, circa una settimana prima. Era questo. . . il compito che doveva svolgere?
Sa che ha bisogno di vederlo, ha bisogno di spiegazioni e per un istante, tutta la sala comune sparisce, assieme a tutte le sue abitanti.
Non è sicura di ciò che sta pensando, ma è un indizio importante. Suo zio è in prigione da un anno intero, così come Dennis è sparito da un anno intero. E adesso, Dennis ritorna, le dice di dover assolvere un compito e una settimana dopo, lo zio muore? 
Quella questione ha fin troppe coincidenze che la rendono assurdamente difficile, che la portano a pensare che Dennis abbia fatto qualcosa di terribile e quella sensazione, a dirla tutta, non le piace per niente. 
« Casey. . . stai bene? » la domanda della ragazza somiglia tanto alla sveglia con il suo sono nasale che ti scuote da un lungo sonno sotto l'effetto di un potente sonnifero. 
« Cosa? Sì. Sto bene. Devo andare, o farò tardi ad arte. » senza dare ulteriori spiegazioni, la ragazza gira i tacchi e fa per andarsene. 
« Ma oggi non abbiamo. . . non importa. » prima che Bryce possa finire la frase, Casey, si è già richiusa la porta alle spalle con mille domande nella testa e zero risposte. 
Perché Dennis avrebbe fatto una cosa simile? E perché, poi, proprio adesso? Avrebbe potuto farlo fin da quando lo zio era finito in carcere. Possibile che si fosse ricordato solo adesso? 
Quelle parole, continuano a rimbombarle in testa, come il martellare incessante di un cuore vivo e pulsante:  "  Tornerò quando avrò svolto il mio compito. "

 

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Capitolo 6
*** i'll tell you the truth ***


CHAPTER 6. 
❛  I'LL TELL YOU THE TRUTH. ❜

 

❪ UNA SETTIMANA PRIMA ❫

« Lasciami andare. Non ho idea di chi diavolo tu sia, ma dovresti lasciarmi andare, una volta per tutte. » la voce del ragazzo riecheggia rabbiosa e anche spaventata sulle mura di quello stanzino freddo.

Non ha idea del fatto che il freddo, sarà presto l'ultimo dei suoi problemi.

« Che cosa vuoi da me, mh? Lasciami in pace, psicopatico! »  e come da tre ore a quella parte, la sua voce arrogante non riceve alcuna risposta.

Un paio di occhiali rettangolari scintillano sotto l'unico raggio di luna che filtra dall'unica finestrella della stanza, fissata in alto.

« Tu sei il figlio di John Cooke. » esordisce la voce, allora. E il ragazzo sussulta, su quella che è la sua scomoda seduta. Come fa a saperlo?

« Chi diavolo sei. . . tu? » una più che lecita domanda, abbandona le labbra dell'universitario.

« Non ha importanza. Quello che importa, è che tu mi aiuterai. » 

Il ragazzo ride, una risata isterica, nervosa, ma anche di scherno. 

« Perché dovrei farlo? Non ti conosco neanche. » il giovane china il capo, ma l'uomo non fa altro che continuare a rimanere nella penombra. Vuole intimorirlo, fargli comprendere con chi ha che fare. 

« Ricordi quell'uomo con le tante personalità, una delle quali corrispondeva al profilo di una Bestia? » 

A quella domanda, il ragazzo trova che la sua sedia si improvvisamente diventata ancor più scomoda di prima.

« Sì. » e dopo aver risposto, ha bisogno di deglutire più di una volta. 

« Conosco quell'uomo. E non esiterò a chiamarlo e farlo venire per te se non farai ciò che ti dico. »

Dave Cooke, si ritrova con il muoversi sulla sedia, adesso teso come una corda di violino. 

Odia quella situazione e a dirla tutta, sebbene sia sempre stato uno stronzo arrogante, in quel momento non riesce a tirar fuori la parte peggiore di sé. Ha paura. Chi non l'avrebbe?

Casey — pensa Dennis, aggrottando le sopracciglia — Casey, non l'avrebbe. 

Quel pensiero lo abbandona nel momento in cui il ragazzo non fa altro che pronunciare un: 

« Va bene. Ma dopo, mi lascerai andare. » pronuncia il cugino di Casey, nel tentativo di strappargli una promessa così che la propria vita non sia mai in pericolo. Non lo è finché gli serve, giusto? E dopo? Dopo, che ne sarà di lui?

«  Va bene. »

Fignor Dennif. La fignorina Patrifia dice che non fi dicono le bugie.  „  Hedwig si ritrova con l'intervenire per conto della donna, ma a Dennis non importa delle loro considerazioni. 

Farà ciò che è giusto. Per Casey.

« Andremo a fare ciò che ho pianificato, Dave, ma solo dopo che saprai tutta la verità. » 

 

 ❪ UNA SETTIMANA DOPO ❫  

 

« Pronto? » con il solito cipiglio severo, Dennis non fa altro che lasciare che il ragazzo, vestito in modo da non farsi riconoscere, si avvicini al carcere, per poterci entrare, con l'inganno e poter raggiungere la cella del genitore. 

Tutto sembra filare liscio, fino al momento in cui, Dennis, rimasto in auto per poter osservare le telecamere di sicurezza nelle quali si è infiltrato, nota che il ragazzo fa una cosa del tutto imprevista. 

Nel loro piano, non era stato deciso, questo. Se farlo non lo esponesse, abbandonerebbe l'auto per intervenire, ma non può farlo. 

Rimane semplicemente lì, su quel sedile, preda di una furia rossa.

Maledetto ragazzino.

In quel frangente, distrugge il pc con il quale stava monitorando le telecamere. Deve fuggire da lì. Non può permettersi di restare. Non con ciò che sta accadendo. 

Nel frattempo, all'interno del carcere, indossando una camicia a quadri rossa, sopra una felpa grigia, dei pantaloni scuri e un paio di stivali, Dave, con il cappuccio sollevato, a coprirgli i capelli corti e parte del volto, raggiunge la cella del padre.

Era stato semplice, giungere a quella cella e ancor più semplice, è stordirlo. Adesso resta solo una cosa da fare. Ucciderlo.

Quell'operazione sembrava giunta al termine, lo scopo prefissato da Dennis, è stato raggiunto, se non fosse che, uscendo dalla struttura, il ragazzo, decida di far inquadrare la propria persona, nascondendo il volto, da ogni singola telecamera.

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Capitolo 7
*** runaway ***


CHAPTER 7. 
RUNAWAY. ❜


Non lasciava che quella parte di sé venisse fuori da molto tempo, più di un anno prima, aveva fatto la sua comparsa, era stata la prima e anche l'ultima. 
Fino a quel momento. . . 
Casey era in pericolo e l'Orda lo sapeva, lo sapevano tutti. Dennis, Barry, Patricia, Hedwig. Tutti agitati, tutti follemente preoccupati per la giovane donna che, ognuno a modo suo, avevano imparato ad amare.
E se tutti, in quella stanza buia discutono sempre più animatamente, riguardo a quanto fosse stato sbagliato coinvolgere quel ragazzo, considerata la sua condizione mentale, Dennis è fermamente convinto di aver fatto la cosa giusta, sebbene non sia andato tutto secondo i piani.
Adesso, La Bestia è a qualche chilometro da quella che è la casa collegiale di Casey. E' notte fonda e bisogna fare silenzio. Se non si vogliono guai, ovviamente. E i guai, sono l'ultima cosa che la Bestia o l'Orda, vuole. 
Così, visto che quel piccolo bastardo si era permesso di andare da Casey, portandosi dietro un grosso coltello, l'Orda non era affatto tranquilla, così come la Bestia. 
Chi dava il diritto a quell'essere impuro di ferire o addirittura uccidere una creatura così pura?Con il passo felpato tipico della razza felina, la Bestia non aveva fatto altro che avvicinarsi a quello che era il ragazzo, ormai nel cortile della dimora della congrega.
Le sue intenzioni sono sempre più chiare e la Bestia è sempre più arrabbiata e feroce.
Senza pensarci troppo, si era avvicinata al ragazzo e questi, ignorando le sue caratteristiche fisiche, si era preparato a pugnalarlo.
Peccato che. . . in pochi secondi, quel pugnale si era spezzato, incapace di trapassare quella pelle fin troppo dura.
La Bestia aveva preso la testa del giovane e non aveva fatto altro che ruotarla violentemente verso destra, un sinistro e violento 'crack' si era levato dal collo del giovane uomo che, subito dopo, si era accasciato come un burattino al quale hanno tagliato i fili, sul prato tagliato all'inglese.
Dennis, aveva preso il controllo solo pochi istanti più tardi, sebbene tutta l'Orda fosse a conoscenza di ciò che stava accadendo. 
Aveva lasciato il tempo necessario alla Bestia per potersi arrampicare fino alla finestra della camera di Casey. 
Poi, si era manifestato. Doveva agire in fretta.

 

 ❪ QUEL MATTINO ❫


 

« Casey? Casey, apri la porta! Vieni a vedere! » il tono di voce di Bryce era piuttosto preoccupato. 
Che diavolo succede, adesso? — si chiede Casey, infastidita. Stava dormendo. Possibile che in quei giorni non avesse un minimo di pace? Ma l'universo ce l'aveva con lei? 
Senza attendere un'ulteriore risposta, Bryce era entrata nella stanza, avvicinandosi immediatamente alla ragazza. 
« Vieni a vedere. . . ! Sbrigati! » ancora assonnata e stordita, Casey l'aveva seguita, trovandosi con lo scendere le scale per raggiungere la sala comune, l'unica stanza in cui era possibile trovare una tv, e si era lasciata trascinare giù per le scale da un braccio da quella che ormai considerava la propria amica, fino a quella stanza.
E se diversi istanti prima era del tutto stordita dal sonno, dopo che i suoi occhi avevano catturato quelle immagini sullo schermo, adesso è più vigile che mai. 
« Ma quella. . . sono io. » il sussurro che abbandona le labbra di Casey, è scioccato tanto quanto il suo sguardo. 
« Ma se quella sei tu. . . come facevi a dormire qui, stanotte? » la domanda di Bryce è la stessa che si pone Casey, mente osserva quella figura tanto uguale alla propria ripresa da quelle telecamere.
« Non sono stata io. . . » soffia fuori quella considerazione, la bruna. E la biondina non fa altro che osservarla, trovandosi con il realizzare una realtà che non le piace per nulla.
«  Se risaliranno alla tua persona, non appena avranno un mandato, verranno a prenderti per interrogarti.  »
A quelle parole, lungo la schiena di Casey corre un brivido gelido ma all'apparenza non si scompone. «  Cosa farai? » prosegue, Bryce, volgendo lo sguardo su di lei. 
«   Resterò qui. . . ad aspettarli.   »
Casey non ha idea di cosa stia succedendo, in quel momento. Ha un altro miliardo di domande che le affollano la mente ma solo una, è considerata di vitale importanza: Dov'è, l'Orda?

 ❪ QUELLA NOTTE ❫

 

La Bestia aveva ormai evitato che Casey rimanesse uccisa da Dave. 
E Finalmente Dennis era riuscito ad intrufolarsi nella stanza di Casey, attraverso la finestra. Si avvicina immediatamente a lei. Non c'è tempo da perdere, assolutamente nessun tempo da perdere. Si ritrova con il poggiare una mano sulla sua spalla, scuotendola gentilmente, per svegliarla. 
«  Casey. . . Casey, dobbiamo andare. Dobbiamo andare via, subito. E' molto importante. Prendi le tue cose.  »
La ragazza, nuovamente stordita dal sonno e ancora confusa, si allarma. Si domanda perché Dennis sia lì, nel cuore della notte e perché le stia chiedendo di fuggire. Perché devono fuggire? Parlerà con la polizia e dirà loro che non è stata lei, ha anche un'alibi, perché dovrebbe scappare?
«  Non voglio scappare. Se scappo, crederanno che io sia colpevole. Non posso fuggire, non adesso. Dirò che non sono stata io. . . vuoi fermarti un attimo, dannazione?!  » la bruna riprende l'uomo che già, stava cominciando ad infilare le cose che gli sembrano essenziali, per lei, in un borsone. 
«  Casey, dobbiamo andare.   » senza neppure guardarla, Dennis sottolinea quella frase con tanta enfasi da inchiodarla al letto. 
Se quella non era lei. . . allora chi era? E se Dennis aveva detto di dover svolgere un compito e lo zio è appena morto, allora c'è un collegamento? 
«  Dennis, che cosa hai fatto?  » quelle parole aleggiano nell'aria, attorno a loro, si conficcano come lame nella schiena dell'uomo. Sapeva che la ragazza gliel'avrebbe chiesto. Nell'avvicinarsi a lui, Casey, si avvicina anche alla finestra e ciò che scorge in cortile è. . . 
«  Oh, mio Dio.  » un'espressione sconvolta si disegna sul volto della giovane che si ritrova con l'accerchiare il braccio dell'uomo, con le dita, costringendolo a voltarsi nella propria direzione. 
« Dennis, che cosa hai fatto? L'hai ucciso tu? Hai ucciso anche mio zio? Che cosa hai intenzione di fare? Perché stai facendo questo?!  »
Senza fornirle alcuna risposta, l'uomo continua ad infilare indumenti nella grossa borsa e Casey allora esplode: « DIMMELO!  »
Dennis si volta di scatto nella sua direzione, trovandosi con il pronunciare un significativo quanto energico: « PER PROTEGGERTI! »
Casey si ritrova con il puntare lo sguardo nel suo, lasciando che, come sempre, quello scuro di lei sprofondi nell'abisso blu di lui.
Prende consapevolezza del fatto che una persona è appena morta. Anzi, due. Dennis potrebbe essere trovato dalla polizia e anche lei è sospettata di quella morte. E presto, quando il corpo di quel ragazzo, chiunque egli sia, verrà trovato, così vicino alla propria abitazione collegiale, sarà soltanto una maggiore prova della propria colpevolezza. 
«  Chi è quel ragazzo? » domanda, la giovane, dopo diversi istanti di assoluto silenzio, riempito solo dal lieve strusciare della stoffa dei propri abiti che vengono ordinatamente riposti all'interno del borsone. 
«  E' una lunga storia. Te lo spiegherò non appena saremo lontano da qui.  »

Detto questo, una volta prese le cose decisamente più essenziali, Casey non fa altro che afferrare la mano di Dennis, il quale la trascina fuori da quella struttura collegiale, verso la sua auto. 

Credeva di poter avere una vita normale, anche dopo la sua ricomparsa, ma si sbagliava. 

Chiunque abbia a che fare con l'Orda, non ha mai una vita normale. 

E, ad essere veramente onesta con se stessa, a Casey, non dispiace affatto. Ed è questo il motivo per cui stringe le dita di Dennis, anche mentre l'auto lascia il viale principale del college, pensando soltanto che si fiderà sempre di quell'uomo tanto strano, tormentato da quelle innumerevoli identità.

 

 

 

 

 

 

 

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