Il tuo cuore risiede in quegli occhi color del ghiaccio

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno sguardo perso nella disperazione ***
Capitolo 2: *** Il dipinto ***
Capitolo 3: *** Sorpresa inaspettata ***
Capitolo 4: *** Divergenze incolmabili ***
Capitolo 5: *** Il ritorno del nemico ***
Capitolo 6: *** La malvagità spezzata ***



Capitolo 1
*** Uno sguardo perso nella disperazione ***







ORTA SAN GIULIO (NOVARA)

 
 
Era autunno nel piccolo borgo meraviglioso dove Elsa passava le sue giornate.
Le nuvole grigie e l’ambiente circostante rendevano tutto deprimente.
La maggior parte del suo tempo, lo impiegava nella sua biblioteca a fissare l’orizzonte e la libertà che lei non poteva mai avere.
«Spero che un giorno di questi mi dirai cosa ti preoccupa» fece un uomo interrompendo i suoi pensieri ed entrando nella biblioteca.
«Quando mi sentirò pronta» rispose la giovane donna con tono lieve e commosso.
«Elsa, sei qui nella mia umile casa da più di un mese… Si può sapere cosa ti prende? »
«Ti prego di rispettare la mia volontà, Johan. Quando verrà il momento, ti parlerò»
Il giovane uomo fissava Elsa con sguardo smarrito e incomprensivo.
«Non ce la faccio più a vederti in questo stato… Devi cambiare…»
«Non c’è niente e nessuno che possa risolvere la mia situazione.»
«Invece ti sbagli!» insisteva Johan «Tua sorella può risollevare le tue sorti.»
«Non provare a portarla qui. Mi hai capito?»
«Altrimenti cosa mi farai?»
Elsa e Johan si fissavano con sguardo carico d’odio.
«Non deve sapere che sono incinta.»
«Ma perché? È una bellissima cosa. Perché non lo capisci?»
«Perché questo bambino è nata da una relazione sbagliata! E tu lo sai bene!»
«Un bambino che nasce è una benedizione per tutti, Elsa…»
«Ma non per me… Quel dannato Hans mi ha messo incinta con l’inganno…»
«Ma gliel’hai fatta pagare, no?»
«Questo non significa nulla… Il mio cuore non ritroverà mai la pace.»
Johan si avvicinò alla giovane bionda accarezzandogli le spalle.
«Grazie ancora di tutto, Johan. Se non fosse stato per te…»
«Non lo dire, Elsa. Io ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque.»
«Non è vero. Molti mi avrebbero sbattuto la porta in faccia… Ma tu mi hai accolto in questa confortevole casa, proteggendomi da tutto e da tutti.»
«Lascia almeno che dica a tua sorella che sei qui al sicuro con me.»
«Ho detto di no, Johan. Non insistere.»
Alla fine, il giovane uomo si arrese alle parole di Elsa.
«Va bene… Se hai bisogno di qualsiasi cosa, fammelo sapere. Io vado un attimo in paese.»
«Ok. Torna presto» disse infine la giovane donna continuando a contemplare il panorama che si vedeva dalla biblioteca della casa.
 
 
Anna stava impazzendo ogni giorno che passava.
Erano due settimane che non riceveva nessuna notizia da sua sorella.
I momenti sembravano interminabili.
«Kristoff, hai notizie di mia sorella?»
«Purtroppo no» replicò il venditore di ghiaccio con tono sconfortato «È sparita nel nulla.»
«Non è possibile. Deve trovarsi pure da qualche parte.»
«Nessun abitante di Arendelle l’ha vista…»
«Nemmeno quel dannato di Hans?»
«Hans giace nelle prigioni del castello… Non vuole dirmi nessuna parola su di lei.. Ogni volta che lo interrogo, mi fissa con sguardo pieno di malvagità e con quel sorrisetto compiaciuto. Vorrei prenderlo a schiaffi.»
«Nemmeno a me ha detto una parola… Ma adesso deve smetterla di fare il misterioso, altrimenti…»
«Maestà, scusate il disturbo, ma questo uomo vuole assolutamente parlare con voi.»
Un uomo alto e dalla stazza prorompente, entrò nella sala sotto gli occhi attenti di Elsa e di Kristoff.
«Oaken, hai qualcosa d’importante da dirci?»
«Scusatemi tanto se ho deciso di parlare solo ora, ma il segreto che tengo dentro di me non mi fa dormire la notte… Io so dove si trova Elsa.»
Anna e Kristoff lo fissavano con sguardo sbalordito.
«Davvero? E dove?»
«Si trova in un paesino sperduto nel nord d’Italia. Ma la regina non mi ha voluto rivelare il nome… Mi ha soltanto detto che sarebbe andata via qualche tempo per riflettere sui suoi errori.»
«Che tipo di errori?» domandò l’uomo.
«Purtroppo non ne ho la minima idea.»
Anna si avvicinò al possente uomo dandogli un sonoro ceffone sulla guancia.
«Avresti dovuto parlare prima» fece la ragazza con le lacrime agli occhi «La tua sovrana potrebbe essere in pericolo di vita, a quest’ora.»
«Mi dispiace, ma mi ha fatto promettere di non parlarne a nessuno.»
«E ti decidi proprio ora a parlare?! Kristoff, dobbiamo partire subito per il Nord Italia.»
«Ma dove? L’Italia è un paese molto vasto. Non riusciremo a trovarla molto facilmente.»
«Dobbiamo tentare. Non possiamo rimanere qui con le mani in mano.»
«Va bene. Hai ragione tu.»
«Vado a preparare i bagagli. Tu aspettami qua, ok?»
«Dove vuoi che vada?»
Anna passò accanto a Oaken fulminandolo ancora con il suo sguardo carico di rancore.
«Spero che Elsa non sia in pericolo, altrimenti…»
«Smettila di perdere tempo, Anna» la redarguì Kristoff.
«Devo dirgliene quattro a questo grassone.»
«Mi dispiace… davvero.»
«Sì, certo» replicò la giovane ragazza prima di precipitarsi in camera sua a preparare i bagagli.
 
 
Nel posto dove Elsa si stava nascondendo, stava incominciando a nevicare.
Per Elsa, la neve rievocava molti ricordi della sua infanzia.
A quando giocava a palle di neve con sua sorella Anna e ai suoi poteri di ghiaccio che con il passare del tempo li stava perdendo.
«Johan, non mi ricordo come si chiama questa piccola cittadina» fece Elsa distraendo l’uomo dalla lettura di un libro.
«Siamo a Orta San Giulio, in mezzo al Lago Orta.»
«Devo ricordarmelo questo posto… È davvero incantevole.»
«Sono contento che ti piaccia» replicò l’uomo vedendo sul viso della ragazza il suo buon’umore che cresceva.
«Se nascerò una seconda volta, vorrei venire a vivere qui per sempre. Senza i miei problemi che mi stanno attanagliando l’anima.»
«Tu hai bisogno di conforto, mia cara… Conforto che non riesco a darti solo io.»
«No, non è vero… Tu mi dai molto incoraggiamento, Johan.»
L’uomo notò con quale fierezza Elsa fissava la neve cadere dal cielo.
«La neve ti ricorda molto il tuo regno, non è vero?»
«Sì… Tutta questa coltre di neve che si sta creando… È davvero bellissima la neve.»
«Che ne dici se andiamo fuori a giocare a pallate come due bambini?»
«Faresti questo per me?» domandò entusiasta la giovane donna.
«Certo. È da un po’ che non mi sento bambino, sai?»
«Allora stai in guardia, mio piccolo sognatore… Stai per provare del freddo pungente sul tuo corpo» lo stuzzicò Elsa.
«Questo è tutto da vedere.»

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Capitolo 2
*** Il dipinto ***


 
Anna si precipitò in camera sua per preparare tutto l’occorrente e andare a cercare sua sorella.
“Ti troverò, Elsa… Dovessi cercarti fino in capo al mondo.”
Ritrovarla, era molto più importante delle sorti di Arendelle.
Ma chi avrebbe guidato il regno durante la sua assenza?
«Anna?»
«Cosa c’è, Kristoff?»
«Mi stavo domandando cosa succederà dopo la tua assenza da questo regno…»
«Spiegati meglio.»
«Insomma, non avrà nessuna guida. Non possiamo abbandonarlo a se stesso.»
In quel momento, Anna si rese conto di non averci mai pensato.
«Dannazione.»
«Immaginavo che non ci avevi mai pensato… Eri troppo presa per ritrovare tua sorella…»
«Kristoff, secondo te cosa dovrei fare?»
«Non lo so, Anna. Sono molto combattuto anch’io per quanto riguarda questa decisione… Il Regno di Arendelle è molto importante… Ma anche tua sorella lo è…»
«Forse avrei un’idea che potrebbe soddisfarci tutte e due…»
«E sarebbe?»
«Che ne dici se ti facessi mio sostituto nel periodo che non sarò qui a Palazzo?»
Kristoff fissava la ragazza con occhi allibiti.
«Cosa?! Ma sei impazzita?! Io non so come si guida un regno!»
«Vedrai che non sarà difficile… Il castello è composto da servitù di cui tu ti puoi fidare. Loro ti daranno tutti i consigli necessari.»
«Anna, non ci pensare nemmeno.»
«Kristoff…»
Ma il venditore di ghiaccio era irremovibile.
Non era il tipo da prendere responsabilità più grandi di lui.
«E adesso? Cosa dovrei fare?»
«Cercheremo Elsa unendo le nostre forze… È l’unico modo.»
«Saresti disposto a venire insieme a me?»
«Ovunque tu andrai, Anna.»
«E faresti tutto per me?» domandò la ragazza con sguardo gioioso.
«Certo… A parte quando mi hai detto di guidare il tuo regno…»
«Va bene… Ti capisco… Adesso però lasciami preparare le mie ultime cose. Ti raggiungerò presto.»
«Ok.»
«Ah, Kristoff?»
«Che cosa c’è?»
«Tu che cosa ti porterai durante il nostro viaggio?»
«Porterò con me il mio amico Sven.»
«Solo? Vestiti e cibo di ogni genere?»
«Non saranno necessari… Posso vivere con tutto quello che mi da’ la terra.»
«Ah… o-ok…» ribatté sbalordita Anna.
«Ti aspetto fuori.»
Mentre Anna era tornata a concentrarsi sui suoi bagagli, notò una cornice nascosta sotto il piano più basso del suo armadio.
Le persone raffigurate nel dipinto la lasciarono letteralmente senza parole.
«Kristoff! Kristoff!»
L’uomo, spaventato dalle grida della ragazza, accorse fino in camera sua aprendo di scatto la porta.
«Che succede, Anna? Ti ho sentita gridare.»
Kristoff notò l’espressione della ragazza.
Ella assunse un’espressione mista a stupore e a rabbia.
«Forse… Forse l’ho trovata…»
«Chi avresti trovato?»
«Elsa… Elsa è in compagnia di questo uomo…»
«Ma cosa stai dicendo?»
Kristoff, non capendo le parole della ragazza, fissò il quadro che aveva trovato cercando di captare qualche indizio.
«Chi è quest’uomo?»
«Un vecchio amico d’infanzia… Veniva ogni anno nel nostro regno a passare le estati.»
«Secondo te dove è stato dipinto questo quadro?»
Anna analizzò l’area circostante della foto.
«Riconosco questo posto…»
«Davvero?»
«Kristoff, questo viaggio sarà molto più lungo di quanto potessi mai immaginare…»
«Che intendi dire?»
«Sono sicura che Elsa si trova in compagnia di quest’uomo… in Italia.»
«Italia? E dove sarebbe?»
«È una nazione molto a sud del nostro regno.»
«Ne sei davvero sicura?»
«Non potrei mai sbagliarmi… Ricordo ancora quando questo quadro è stato disegnato… Per un anno, Io e la mia famiglia ci siamo recati nel posto di questo ragazzo: Orta San Giulio.»
«Qual è il nome di questo ragazzo?»
«Johan… E da quello che mi ricordo, Elsa mi disse che era un amico molto intimo.»
«Davvero? Quindi tu credi…»
«Non voglio nemmeno pensarci… Non voglio credere che Elsa sia scappata a causa sua… Quando la ritroverò…»
«No, Anna. Tu non farai un bel niente» la redarguì Kristoff.
«Dovrà darmi un sacco di spiegazione…»
«Stai tranquilla. Te li darà.»
«Partiamo immediatamente. Non c’è più tempo da perdere.»
«Almeno sappiamo dove cercarla.»
Ma Anna non rispose, limitandosi ad assumere uno sguardo rancoroso e pieno di rabbia.
«Avverti la servitù che ci preparino la carrozza, va bene?»
«Certo, Anna. Ma promettimi una cosa…»
«Cioè?»
«Non avercela con tua sorella, d’accordo? Lei non ha colpe…»
«Questo non possiamo saperlo, Kristoff.»
«Ma tu prometti…»
«No. Non voglio fare promesse» replicò la ragazza con tono grave «Ti prego di non insistere.»
Ma Kristoff n on rispose, limitandosi a fare un cenno d’assenso con la testa.

Stava continuando a cadere molta neve nel piccolo borgo dove Elsa si stava nascondendo.
I pochi raggi solari che stavano illuminando il posto, fecero spazio al buio della sera.
«È stata una battaglia molto divertente» fece Johan scotendosi la neve da dosso.
«Lo stesso vale per me. Era da molto tempo che non mi divertivo così» replicò Elsa felice come una bambina.
«Posso chiederti una cosa, Elsa?»
«Dimmi pure.»
«Non ti manca tua sorella?»
Prima o poi, Elsa si sarebbe immaginata che Johan gli avrebbe fatto quella domanda.
«Certo che mi manca.»
«E preferisci rimanere qui nascosta per chissà quanto tempo, invece che andare da lei?»
«Se solo Anna sapesse in che guaio mi sono cacciata, non mi rivolgerebbe mai più la parola.»
«E questo cosa te lo fa pensare?»
Ma Elsa non rispose.
Ella non era sicura delle sue parole.
«Vado a farmi un bagno. Ci vediamo dopo.»
«Sviare la nostra conversazione, non ti servirà a niente.»
«Ciò non m’interessa… Ma perché mi vuoi fare sentire in colpa?»
«Io non voglio farti sentire in colpa. Voglio farti capire che stai prendendo delle decisioni sbagliate.»
«Sbagliate o no, sarà il tempo a deciderlo.»
«Se lasci che il destino faccia il suo corso, sarà troppo tardi quando i tuoi problemi diventeranno insostenibili.»
«Adesso basta!» gridò spazientita Elsa «Non voglio più tornare sull’argomento. Sono stata abbastanza chiara?»
«Va bene. Esaudirò il tuo desiderio» replicò l’uomo dirigendosi verso il camino per riscaldarsi.

Nel mentre Elsa era a farsi un bagno, Johan si prodigò per preparare la cena.
«Che buon profumino» fece la ragazza spuntando da dietro la porta della cucina «Si sente fino in bagno.»
«Spero davvero che ti piacciano. Anche perché, è l’unica cosa che sono riuscito a trovare in casa.»
«Nessun problema. Mi adeguerò.»
«Bene. Mettiti pure a tavola. La cena è pronta.»
Una volta che incominciarono a mangiare, Johan e Elsa non si guardarono per un solo momento negli occhi.
«Johan…» sussurrò la ragazza con voce flebile.
«Dimmi, Elsa.»
«Mi dispiace per averti sgridato prima. Non volevo.»
«Non ti preoccupare… È colpa della mia testardaggine e della mia insistenza.»
«Lo posso capire, sai?»
«E come?»
«Vuoi solo consigliarmi per il meglio, mentre io faccio sempre di testa mia… Spero solo di non perdere mai la tua fiducia e la tua protezione.»
Sentendo quelle parole, Johan si avvicinò alla ragazza stringendola a sé.
«Non succederà mai, Elsa. Te lo prometto.»
«Te ne sarò infinitamente grata, Johan» disse infine Elsa crollando dal sonno tra le braccia del giovane uomo.

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Capitolo 3
*** Sorpresa inaspettata ***


Il lungo viaggio che conduceva fino al piccolo borgo del nord d’Italia, fu molto più veloce del previsto.
Anna, accompagnata da Kristoff, non aveva riposato nemmeno una notte.
Era riuscita a raggiungere il territorio italiano in soli tre giorni.
«Ora che abbiamo superato le Alpi, dove dobbiamo andare?» domandò Kristoff ad un Anna stanchissima e affaticata.
«Mancano un centinaio di chilometri. Tra poco ci saremo» replicò la donna tra uno sbadiglio e l’altro.
Kristoff aveva notato che la giovane ragazza non era al massimo delle forze.
«Anna, secondo me ti dovresti riposare un po’.»
«Non se ne parla nemmeno» rispose Anna con determinazione «E’ da più di un mese che non aspetto altro che ritrovare mia sorella. E adesso che sono vicina, non posso fermarmi sul più bello.»
«Lo so Anna, ma sei molto stanca…»
«Non ti preoccupare Kristoff. Sto bene.»
Camminando ancora in groppa sulla renna di Kristoff, Anna e l’uomo arrivarono dinanzi ad un lago alquanto speciale.
«Eccoci arrivati» disse Anna entusiasta «E’ là che si trova Elsa.»
«Su quell’isola?» domandò Kristoff affascinato.
«Esatto.»
Kristoff non aveva mai visto niente di simile prima d’ora.
«Un isolotto in mezzo al lago… Davvero incredibile.»
«Forza. Adesso dobbiamo recarci su quel piccolo borgo e raggiungere Elsa.»
Ma la giovane ragazza, rimasta senza energie, stramazzò a terra dalla stanchezza.
«Anna, tutto bene?»
Ma la giovane donna non rispose subito.
«Sei stanca… Immaginavo che prima o poi saresti crollata…»
«Faccio solo un pisolino. Svegliami tra un po’, va bene?»
L’uomo si limitò a fare un cenno d’assenso con la testa e a distenderla sulla riva del fiume in attesa che avesse recuperato le forze.
 
 
Anna aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Dinanzi a lei era circondata da altissime colonne di ghiaccio.
Era come se fosse stata imprigionata.
“Ma dove mi trovo?” pensò mentre l’angoscia la stava attanagliando.
Ma nessuno rispose.
Sembrava che fosse stata abbandonata a sé stessa
«Aiuto! Aiuto!» gridò.
Ad un certo punto però, qualcuno sbucò dalle grandissime colonne di ghiaccio.
«Elsa… sei davvero tu?»
Sua sorella maggiore la fissava con sguardo rancoroso.
«Sono felicissima di averti ritrovato» replicò Anna abbracciandola e scaraventandosi verso di lei.
Ma Elsa non batteva un ciglio.
Era rimasta immobile.
Ma Anna non notò che c’era qualcosa che non andava in sua sorella.
«Ti ho cercato per più di un mese. Ma dov’eri finita? Perché sei scappata?»
Dopo aver girato lo sguardo verso sua sorella minore, Elsa la guardava con disprezzo.
«Per stare lontano da te…»
«Come scusa?»
«Ne ho avuto abbastanza di rimanere bloccata in quelle mura oppresse del mio castello… Volevo essere libera. Libera da tutto e da tutti… Libera da te.»
«No. Non è possibile…»
«Credici perché è la verità… Io non ti ho mai voluto bene, Anna. Per me non sei più mia sorella.»
Sentendo quelle parole, Anna cominciò a piangere dallo sconforto.
«Elsa, perché dici così? Che cosa ti ho fatto?»
«Vattene immediatamente da qui e non farti più vedere, altrimenti assaggerai la mia furia.»
«No, Elsa… Non puoi chiedermi questo. Io sono tua sorella!»
«Allora non mi hai sentito… Io non ho una sorella!» replicò Elsa dandogli uno schiaffo.
Anna stramazzò a terra con le lacrime che gli stavano inondando il viso.
«Elsa! No!»
«Anna, svegliati!» la scrollò Kristoff per fargli aprire gli occhi.
«Ma cosa…»
Anna aveva lo sguardo scombussolato.
«Anna, adesso calmati e respira. È stato solo un incubo.»
«Un incubo? Sembrava tutto così reale… Ho ritrovato mia sorella dopo tanto tempo… Ero felicissima di rincontrarla… Ma lei ha iniziato a dirmi parole brutte e senza senso come ad esempio che non dovevo farmi più vedere da lei e che non ero più sua sorella…»
Anna si accoccolò tra le braccia forte di Kristoff per cercare un po’ di quiete che da molto tempo a questa parte gli mancava.
«Kristoff, ho paura di rincontrare Elsa…»
«Non devi pensare la tuo incubo… La mente ti sta giocando brutti scherzi.»
«Ma se invece fosse un incubo premonitore? Se fosse un avvertimento? Non potrei mai sopportarlo.»
«L’hai appena detto tu, Anna… Non puoi arrenderti adesso. Non ora che sei vicina a riabbracciarla… Vedrai che non succederà niente di tutto ciò.»
«Spero che tu abbia ragione.»
Nel mentre Anna cercò di richiudere gli occhi per ritrovare pace e serenità, la mattina stava facendo spazio alla sera.
«Credo che oggi sarà una giornata molto soleggiata» fece Kristoff sorridendo alla giovane donna «Un ottimo giorno per coronare la nostra pazza avventura.»
 
 
Elsa era impegnata a sistemare la sua camera da letto.
Dopo molti giorni di neve e di cielo scuro, il sole stava facendo capolino ad giorno meraviglioso.
Aprì la finestra della sua camera, ed era come se l’autunno avesse fatto spazio alla primavera.
«E’ davvero una bella giornata. Non trovi, Johan?»
«Sì. Devo dire che di questo periodo non si vedono giornate come queste.»
«Ieri ci siamo divertiti a fare pallate di neve. Che ne dici se oggi andiamo a fare una passeggiata per il borgo?»
«Come vuoi tu.»
«Sistemo la camera e poi usciamo insieme, va bene?»
«D’accordo. Ti devo aiutare?»
«Perché no? Così insieme faremo molto prima.»
Dopo aver risistemato casa, Elsa e Johan uscirono per strada.
Alcuni bambini del posto si stavano ancora divertendo a tirarsi a vicenda palle di neve.
«Questi bambini devono stare molto attenti con la neve che tirano… Rischiano di farsi del male se è completamente ghiacciata.»
«Credo che lo sanno… Ma dimmi la verità: vorresti giocare insieme a loro?»
Elsa fissava Johan con sguardo malizioso e divertito.
«Mi piacerebbe… Ma oggi mi accontenterò di passeggiare con te.»
«Ah sì? Dovrei essere onorato?» domandò l’uomo prendendola in giro.
«Certo che sì! Non tutti hanno questa possibilità, sai?»
«Ahahah, certo.»
Dopo aver percorso i viottoli che costituiscono la piccola cittadina, essi si ritrovarono sulle sponde del lago a contemplare i raggi solari che venivano riflessi sull’acqua.
«Sarebbe anche un’ottima giornata per pescare, sai Elsa?»
«Può darsi. Ma non so fare questo genere di cose.»
«Potresti sempre imparare.»
«Allora perché non mi insegni?»
«Con molto piacere. Però prima dovrei risistemare le canne da pesca… Spero tanto che non siano da buttare.»
Mentre Elsa e Johan si stavano godendo la giornata, la giovane donna vide una piccola imbarcazione dirigersi verso la riva.
Appena si avvicinò a terra, Elsa rimase allibita vedendo chi fosse sull’imbarcazione.
«No. Non è possibile…»
Lo sguardo di Elsa incrociò quello di Kristoff e della sua renna.
«Elsa! Finalmente ti abbiamo trovato!> fece l’uomo piombando su di lei e abbracciarla con vigore.
«Kristoff… che cosa ci fai tu qui insieme ad Anna?»
«Siamo partiti da Arendelle per cercarti. È stato un viaggio molto lungo ma finalmente siamo riusciti a rintracciarti grazie ad un dipinto che Anna ha trovato in camera sua.»
Ma Elsa non gli interessava questo genere di spiegazioni.
Era troppo concentrata a vedere sua sorella che stava dormendo sommessamente sulla barca.
«Come sta Anna?»
«E’ molto stanca, Elsa. Pensa che appena siamo giunti sulle rive di questo lago, è crollata dal sonno. Era da un paio di giorni che non riposava.»
«Credo che sarebbe meglio portarla al coperto. Qui fuori sta calando la temperatura.»
«Hai ragione… Ma tu dove alloggi?»
«Da un mio amico di vecchia data… Johan, ti presento Kristoff.»
I due uomini si strinsero la mano con vigore.
«E’ questo il bambino che era raffigurato in foto!» esclamò Kristoff sorpreso.
«Più tardi mi spiegherai meglio come avete fatto a trovarmi… Ma adesso Anna ha bisogno di assoluto riposo in un letto caldo prima che si ammali irrimediabilmente. Johan, puoi aiutarmi a portarla a casa?»
«Certo. Lascia fare a me» fece l’uomo caricandosela in spalla mentre Elsa rimase a conversare ancora un po’ con Kristoff.

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Capitolo 4
*** Divergenze incolmabili ***


Quando Anna si risvegliò, non riusciva a capire dove si trovava.
Aveva lo sguardo annebbiato.
Incuriosita, si precipitò fuori dal letto per osservare meglio la sua stanza.
Ella non notava niente di strano.
A parte il panorama che poteva godere dalla camera da letto.
Da quel punto, poteva vedere tutto il piccolo borgo circondato dal lago.
Era una visione magnifica.
Ma non poteva perdere ulteriormente tempo guardando quel bellissimo panorama.
Doveva ritrovare sua sorella.
«Finalmente ti sei svegliata» fece una voce dietro di sé.
Appena Anna si girò di scatto, rimase impietrita dalla visione di sua sorella.
«Elsa… Sei davvero tu?»
«E chi sennò?»
Presa da un moto di gioia irrefrenabile, Anna si precipitò verso sua sorella abbracciandola.
Era talmente felice di aver ritrovato sua sorella, che non riusciva a trattenere le lacrime.
«Anna ti prego, non piangere.»
«Non ci riesco… Credevo di non rivederti mai più» replicò Anna tra i singhiozzi.
«Mi dispiace essere scappata come una volgare ladra, ma non avevo altra scelta.»
Anna fissava sua sorella con sguardo interrogativo.
«C’è sempre una scelta, Elsa.»
«Non la mia» replicò la giovane ragazza bionda staccandosi da lei.
«Allora spiegami tutto: che cosa ti ha spinto a fuggire dal Regno di Arendelle?»
Elsa ci mise alcuni secondi prima di rispondere.
«Elsa, ti prego. Parlami.»
«E’ troppo duro e complicato da spiegare…»
«Elsa, io sono tua sorella. Ho tutti i diritti di sapere cosa ti sta passando in quella testa.»
«Davvero? Non è che una volta che lo saprai, mi ripudierai e te ne ritornerai a casa?»
«Che cosa avresti fatto di irrimediabile? Spiegamelo.»
Elsa fissava intensamente gli occhi lucidi di sua sorella.
Se fosse stato per lei, sarebbe fuggita a gambe levate.
Il suo fardello era troppo impegnativo da confessare.
«Ti ricordi quando ero fidanzata con Hans?»
«Certo che mi ricordo. Quel maledetto… Voleva soffiarci il nostro regno da sotto il naso.»
«Una sera, mentre stavo andando a dormire, me lo ritrovai dinanzi la porta della mia camera da letto.
Mi fissava con sguardo rabbioso e pieno di sfida.
“Hans, che cosa c’è?” gli domandai visibilmente spaventata.
“Niente… Avevo solo bisogno di passare un po’ di tempo con te…”
Avevo intuito che in lui c’era qualcosa che non andava.
Ma qualcosa mi aveva bloccato.
Forse era la paura che continuava a impossessarsi di me.
“Hans, sono molto stanca… Che ne dici se passiamo un po’ di tempo insieme domani mattina?”
Ma Hans continuava a fissarmi con uno sguardo che non mi piaceva per niente.
“Domani mattina potrebbe essere troppo tardi… Lasciati andare ora, Elsa. Vedrai che non te ne pentirai.”
A quel punto, chiuse la porta della mia camera a chiave, rimanendo solo io e lui.
Si avvicinò a me minacciosamente.
Ma solo dopo capii le sue reali intenzioni.
Mi prese per la vita e mi gettò sul letto divaricando le mie gambe.
“No, Hans! Che cosa stai facendo?”
“Stai tranquilla. È tutto sotto controllo.”
Voleva violentarmi.
Voleva possedermi.
Spaventata, cercai di gridare a più non posso.
Ma quello spregevole mi aveva tappato la bocca.
Andò avanti così per alcuni secondi, fino a quando non smise di muoversi dentro di me.
Ero esausta e disgustata.
Nessuno mi aveva mia fatto una cosa simile… Nessuno.»
Anna ascoltò il racconto di sua sorella con molta attenzione senza fiatare minimamente.
«E dopo che cos’hai fatto?»
«Ho chiamato le guardie reali per farlo rinchiudere immediatamente nelle prigioni del castello in attesa del suo giudizio…»
«In attesa di giudizio? Elsa, dovevi ucciderlo con le tue stesse mani!»
«No, Anna. Non vale la pena macchiarsi la coscienza uccidendo un criminale… Sarei destinata ad avere i sensi di colpa per tutto il resto della mia vita.»
Anna comprese immediatamente il motivo della sua tristezza e della sua disperazione.
«Ancora però non capisco una cosa: perché sei scappata da Arendelle? Una volta che Hans era stato tolto di mezzo, potevi tornare alla tua vita di tutti i giorni, no?»
«Purtroppo non è così facile come sembra… Dopo alcune settimane da quella notte, cominciai inspiegabilmente a sentirmi male.
Avevo nausea e vomito.
Facendo tutto di nascosto evitando così di farti preoccupare, chiamai un medico a palazzo per farmi visitare…
Anna, non avrei mai creduto di sapere quali fossero i risultati…»
«Che cosa ti avrebbe detto il medico?»
Elsa fece un respiro profondo prima di rispondere.
«Anna… Sono incinta.»
 
 
Anna fissava sua sorella con sguardo allibito.
«Credo di non aver capito bene…»
«Invece hai capito benissimo» rispose Elsa evitando di guardare negli occhi sua sorella «Sono incinta di quel bruto di Hans di ben due mesi.»
Anna non credeva alle proprie orecchie.
Sarebbe diventata zia nel giro di pochi mesi.
Avrebbe visto nascere un nipote da un relazione figlia del male assoluto.
«Ecco perché sei scappata…»
«Sì. Mi vergognavo di questo bambino, Anna.
Dovevo trovare un rifugio sicuro lontano da tutto e da tutti.
E fortunatamente, mi venne in mente il nostro amico d’infanzia che viveva in questo piccolo borgo molto lontano dal nostro regno.
Per giorni e giorni gli ho scritto dicendogli che avevo un insperato bisogno del suo aiuto e se mi avrebbe ospitato tutto il tempo che ritenevo necessario nella sua abitazione.
Senza battere ciglio, Johan ha accettato.»
«E non si è mai domandato del perché sei scappata da Arendelle?»
«Ogni santo giorno. Ma io gli ripetevo che quando sarei stata pronta, gli avrei confessato ogni cosa.»
«Quindi, per ora, sono l’unica a sapere di questo tuo segreto.»
«Esatto.»
Anna fissava sua sorella con sguardo indecifrabile.
«Non ho nessuna colpa di quello che mi sta accadendo… Sto portando dentro di me un bambino che non mi appartiene… Ma una vita è sempre una vita… Ed io devo crescerlo da sola con le mie forze.»
«La cosa che proprio non mi va’ giù è la tua fuga da Arendelle…»
«Anna, ma te l’ho spiegato…»
«No! Non ti rendi conto di quanto sei stata egoista? Avevi accanto a te l’aiuto di una sorella, ma ha preferito andartene il più lontano possibile senza dirmi niente!»
E per di più, se non ti avessi cercata, chissà per quanto tempo saresti stata lontana da me.»
La rabbia e la collera si stavano impadronendo di Anna.
«Il tempo necessario, Anna.»
«E quanto sarebbe stato questo tempo? Mesi? Anni? Quanto?!»
«Capisco tutta la tua frustrazione, ma devi anche comprendere che mi vergognavo di me stessa.»
«Di te stessa o di tua sorella?»
«Anna… Io non mi vergognavo di te…»
«Ti rendi conto che siamo sangue del nostro sangue? Noi siamo fatte per farci forza e rimanere unite in ogni situazione. Non capisco proprio questo tuo atteggiamento!»
«Tu non comprendi le mie ragioni!> gridò esasperata Elsa.
«Li comprendo benissimo. So quanto hai sofferto… Ma questo non ti giustifica del fatto che mi hai lasciata senza dirmi una parola… Hai idea di come mi sono sentita quando non sapevo dov’eri?»
«Perché io? Come pensi che io mi senta?!»
«Uno schifo. Proprio come me!»
Dopo aver dato animo a tutta la loro rabbia, le due ragazze smisero di disperarsi a vicenda.
«Adesso che cosa credi di fare con quel bambino?»
«Non lo so, Anna. Non ci ho ancora pensato.»
«Ti mancano ancora sette mesi, giusto?»
«Sì. E allora?»
«Ti consiglio di pensare al futuro del tuo bambino prima che sia troppo tardi.»
«In questo momento non ho la testa per pensarci…»
«Nemmeno stavolta chiederai aiuto a tua sorella?»
Elsa guardava Anna con sguardo implorante.
«Come pensavo… Credo che sia stato un errore venire qui. Dovevo rimanere ad Arendelle insieme a Kristoff.»
«Perché adesso dici così?»
«Perché ho capito che per te, io non conto niente.»
«NO! Questo non è vero!» protestò Elsa.
«Allora dimostramelo. Dimmi che ritornerai a casa insieme al tuo bambino e che ti farai aiutare da me.»
Ma la giovane ragazza bionda non rispose.
Era disperata e indecisa.
Lei sapeva di potersi fidare di sua sorella, ma aveva paura delle conseguenze.
Che cosa avrebbe detto la popolazione vedendo la sovrana tornare con un bambino?
Che cosa avrebbero pensato?
«Elsa, capisco che sei molto spaventata e confusa… Se vuoi, ti lascerò qualche tempo per decidere.
Dopodiché, io e Kristoff torneremo ad Arendelle… Con o senza di te» replicò sua sorella lasciando Elsa piangendo disperatamente nel suo letto.
 
 
Una volta che Anna uscì dalla stanza, ella si precipitò fuori dalla casa di Johan.
«Anna, come sta tua sorella?» gli domandò Kristoff.
«Non domandarmi di quell’ingrata» replicò la giovane donna furibonda «Non merita il nostro aiuto.»
«Perché? Cos’è successo?»
«Te lo spiegherò quando sarà più opportuno… Adesso ho bisogno di rimanere sola e di riflettere sui miei pensieri.»
«O-ok…»
«Rimarremo qui per qualche giorno, va bene? Elsa deve darmi una risposta sul suo futuro… Spero che per te non cambi nulla.»
«No. Non c’è nessun problema.»
«Anna, vuoi dirmi come sta Elsa?» gli domandò Johan con sguardo accusatorio.
«Perché non glielo domandi tu di persona? E già che ci sei, fatti dire il perché è fuggita.»
«Ne sono già a conoscenza, Anna.»
«Cosa? Ma lei mi ha detto…»
«L’ho capito dopo tutte le volte che l’avevo vista vomitare in bagno… E’ incinta, non è vero?»
«Sembrerebbe proprio di sì» replicò con indifferenza Anna.
«Mi dispiace che debba sopportare tutto questo, poverina.»
«Poverina? Qui la poverina sono io! Si merita tutto ciò! Come ha potuto fuggire in questa maniera senza chiedere alle persone a lei più care come me?»
«Anna, tu non capisci…»
«Lo sapevo che tu eri dalla sua parte… Sai cosa ti dico? Perché non vai tu a consolarla? Vedrai che tra le tue braccia si sentirà molto meglio» disse infine Anna prima di correre lontano dallo sguardo serio e interrogatorio di Johan.

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Capitolo 5
*** Il ritorno del nemico ***


«Anna! Aspetta!» gridò Kristoff cercando di inseguirla.
Ma la ragazza non sentì ragione.
Era troppo arrabbiata e frustrata per quello che era appena successo.
Johan si avvicinò a Kristoff per avere qualche spiegazione.
«Non so che dirti, amico mio… Devono aver litigato di brutto. Questo è certo.»
«Parlerò io con Elsa. Tu vai da Anna. Hanno bisogno di ritrovare un po’ di pace» li consigliò Johan.
«Sì. Hai ragione. Spero soltanto che non si perda in questo posto.»
«Il borgo non è tanto vasto. Vedrai che la ritroverai molto facilmente.»
«Capito» replicò infine il venditore di ghiaccio partendo con la sua renna.
Una volta rincasato, Johan si diresse verso la camera di Elsa.
Ma inspiegabilmente, la ragazza non c’era.
«Elsa! Elsa!» la chiamò Johan.
Niente. Lei non rispondeva.
Preoccupato per le sorti della ragazza, la cercò in lungo e in largo per l’abitazione.
Alla fine riuscì a trovarla in bagno intenta a tagliarsi le vene con un tagliacarte.
«Che cosa stai facendo?!» gridò l’uomo precipitandosi verso di lei per toglierli dalle mani l’arma.
«Ne ho abbastanza di questa vita!» gridò disperata Elsa tra le lacrime «Presto nascerà un bambino senza padre e mia sorella non vuole rivolgermi mai più la parola.»
Johan abbracciò la giovane ragazza bionda cercando di confortarla.
«Johan, che cosa ho sbagliato nella vita?» domandò Elsa piangendo e sfogandosi con il suo migliore amico.
«Tu non hai fatto niente di male… Vedrai che tutto si risistemerà.»
«E come? Nessuno vuole avere a che fare con me!»
«Questo non è vero» la brontolò Johan «Ci sono io a consolarti.»
Elsa continuò a piangere tra le braccia dell’uomo.
Johan non l’aveva mia vista in quello stato.
Nemmeno quando quel giorno se la ritrovò dinanzi alla sua porta di casa chiedendo il suo aiuto.
«Johan, come farò a farmi perdonare da mia sorella?»
«Devi solo dargli il tempo di placare la sua rabbia. Vedrai che dopo ti perdonerà.»
«E se così non fosse?»
«Lei è sangue del tuo sangue, Elsa. Vedrai che sarà comprensiva nei tuoi confronti.»
«Non lo so… Anche se la conosco, non sono così ottimista come te.»
«Adesso devi riposarti e smettere di piangere. Tutto questo fa molto male al bambino.»
«Johan, e se io non lo volessi?»
L’uomo squadrò Elsa fulminandola all’istante.
«Una vita è sempre un miracolo di Dio, Elsa. E tu non puoi distruggere quello che Dio ha creato, capisci?»
«Ma lui…»
«Non devi pensare che è figlio di un uomo che odi… Devi pensare che lui è tuo figlio, e che gli vorrai un bene dell’anima.»
«Ho paura di quello che ci potrebbe riservare il futuro.»
«Elsa, finché ci sarò io, tu sarai sempre protetta. Mi hai sentito?»
«Sì… Johan…» disse infine Elsa prima di crollare nel sonno per la stanchezza.
 
 
Dopo aver perlustrato gran parte della cittadina, Kristoff riuscì a rintracciare Anna sulla riva del lago.
La giovane ragazza era intenta a tirare sassolini in acqua per riuscire a calmare la sua collera.
«E’ solo una stupida! Una stupida sciocca!»
«Meno male che ti ho trovata» fece Kristoff andando incontro alla ragazza.
«Che cosa ci fai tu qui?»
«Che cosa ci faccio? Anna, sei scappata inspiegabilmente.»
«Ho le mie ragione se ho fatto ciò, Kristoff… Come quando ho appena scoperto del perché mia sorella è scappata.»
«Me ne vuoi parlare?»
«No. Sono troppo furiosa con lei per raccontarti le cose.»
«Ok.»
Kristoff si avvicinò sempre di più ad Anna con il timore che potesse arrabbiarsi anche con lui.
«Venire qui è stato uno sbaglio.»
«Perché dici questo, Anna?»
«Perché mi sono sentita tradire da mia sorella! E questo non lo tollero!»
«Se non so cosa è successo tra di voi, io non ti potrò mai aiutare o darti un consiglio.»
«Ok, allora ti spiegherò in parole povere: la signorina Elsa, erede al trono di Arendelle, ha avuto la bellissima idea di scappare dal suo regno per il semplice motivo che è rimasta incinta di quel maledetto di Hans e che ha preferito rifugiarsi dalla vergogna fino a questo posto sperduto dell’Italia del nord, piuttosto che ricevere conforto da sua sorella. È tutto chiaro ora?»
«Elsa è incinta?» domandò confuso l’uomo.
«Esatto, hai capito bene.»
«Questa sì che è una notizia.»
«Prepariamoci, Kristoff. Domani mattina all’alba partiremo per tornare ad Arendelle.»
«Torniamo a casa?»
«Non lo capisci lo svedese? Sì! Torniamo a casa.»
Ma Kristoff non sembrò convinto delle decisione di Anna.
«Perché mi fissi con quegli occhi da pesce lesso?»
«Non sono sicuro che sia la decisione più saggia da fare…»
«Ho un regno a cui pensare, Kristoff. Non posso perdere ulteriore tempo con una sorella che non mi rispetta.»
JSei tu che non rispetti le sue decisioni» si impuntò Kristoff.
«Come hai detto, scusa?!»
«Non l’hai ancora capito? Se Elsa è venuta fin qui a cercare aiuto, è perché poteva contare su Johan.»
«Ma poteva contare anche su di me!» gridò Anna.
«Non è la stessa cosa.»
«Che vuoi dire? Io sono sua sorella! La persona più vicina a lei che possa comprenderla.»
«Ne sei sicura?»
«Adesso non più, visto che ha trovato quel mezzo svedese/italiano di Johan.»
«E non ti sei mai chiesta perché?»
Anna rifletté alcuni secondi sulle parole di Kristoff.
«Lei ama Johan, Anna. E di conseguenza, ha pensato di venire fin qua.»
«E anche se fosse? Non poteva farlo venire fin qua?»
«Questo dovresti chiederlo a lei… Molto probabilmente, Elsa non sopportava più le pressioni del regno, così ha deciso di fuggire per ritrovare un po’ di serenità dal suo Johan.»
«Ottima soluzione. Lasciando il regno e me nel caos più totale.»
«Questo non è vero, Anna. Per ora hai fatto un ottimo lavoro sui tuoi possedimenti.»
«La voglia di ritrovare mia sorella, hanno fatto sì di dover prendere delle decisioni affrettate… Come per esempio l’esecuzione di quel traditore e meschino di Hans.»
«Ha avuto quello che si merita. Da qui in avanti, non sarà mai più un problema per te ed Elsa.»
«Sai cosa ti dico? Non m’importa più di lei. Da adesso in avanti penserò a me stessa e al regno.»
Nel sentire ciò, Kristoff assunse un’espressione divertita.
Per poco non gli rise in faccia.
Dovette riuscire a trattenersi.
«Che cos’hai adesso?»
«Io? Niente. Ancora non credo alle mie orecchie… Quando smetterai di mentire a te stessa?»
«Mentire? Ma per chi mi hai preso?»
«Anna, ormai ti conosco fin troppo bene… E’ vero che vuoi tornare ad Arendelle a guidare un regno che senza di te o Elsa potrebbe cadere nel disastro… Ma tu ci vuoi tornare con lei!»
«Questa poi… Stai sbagliando tutto, Kristoff.»
«Ah davvero? Molto bene. Visto che è un bellissimo pomeriggio soleggiato, perché non partiamo immediatamente?»
«Perché non ne ho voglia. Voglio rilassarmi e godermi il panorama di questo posto.»
«Godersi un piccolo laghetto come questo? Ma fammi il piacere.»
«Cosa ne vuoi sapere di me, Kristoff?»
«Tu stai aspettando che tua sorella cambi completamente idea sul rimanere qua. È vero che non ti interessa di Johan… Tu vuoi solo tua sorella al tuo fianco.»
«E dimmi, caro il mio saccente, questa mia volontà è così sbagliata?»
«Finalmente hai confessato le tue reali intenzioni!» gridò l’uomo felice di Anna «Rispondendo alla tua domanda, il tuo pensiero non è sbagliato… Però devi far decidere tua sorella e pensare per lei la decisione più giusta da intraprendere.»
«Tu credi che voglia rimanere fin qui?»
«Io credo di no… Ma di questo, dovresti parlarne con Johan.»
«Non ci penso nemmeno. Quell’uomo non mi piace per niente.»
«E’ più buono di quanto tu possa mai immaginare. Fidati di me che sono riuscito a conoscerlo bene mentre tu cercavi di chiarire con tua sorella.»
«Che cosa vi siete detti?» domandò curiosa Anna ritrovando un flebile sorriso.
«Niente d’importante… Mi ha solo confessato tutto quello che prova per Anna.»
«Quindi lui la ama…»
«Più della sua stessa vita.»
«Benissimo… Ciò vuol dire che non tornerà mai più ad Arendelle da sola.»
«Ottima deduzione.»
Ma nel mentre Kristoff e Anna stavano discutendo tra di loro, videro un’ombra immergersi tra le acque del mare.
Il suo sguardo assassino li lasciò allibiti.
«No… Non è possibile…» fece Anna non credendo ai suoi occhi.
«Anna, che cosa significa? Lui non era…»
«Elsa appartiene solo a me» fece l’uomo con voce grave mentre teneva in mano un pugnale affilato.

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Capitolo 6
*** La malvagità spezzata ***


«Non posso credere che tu sia ancora vivo» fece Anna come se fosse immersa in un incubo senza via d’uscita.
«Infatti, Anna. Non doveva essere giustiziato?»
«Ci vuole ben altro per uccidermi.»
Lo sguardo torvo e pieno di disprezzo, stava facendo preoccupare sempre di più Anna e Kristoff.
«Hans, che cosa vuoi da noi?»
«Te l’ho appena detto Anna: riprendermi la mia donna e il bambino che tiene in grembo.»
«Scordatelo! Non lascerò che tu rapisca Elsa.»
«Ma io non voglio rapirla… Voglio portarla lontano da qui dando vita ad una famiglia felice.»
«Famiglia felice? Questa poi.»
«E tu cosa ne vuoi sapere, ignorante di un venditore di ghiaccio.»
«Come hai detto, scusa?! Ripetilo se hai il coraggio» replicò Kristoff minacciando l’uomo con un piccone.
«Hans, non riuscirai mai nel tuo intento. Perché io te lo impedirò.»
«Ah davvero? E che cosa crede di fare una ragazzina indifesa come te?»
«Indifesa? Questo vuol dire che non mi conosci per nulla» replicò Anna avvicinandosi a lui con sguardo minaccioso.
«Anna, che diavolo stai facendo?! Fermati immediatamente!» l’avvertì Kristoff.
«Adesso basta. Ho già perso fin troppo tempo con voi.»
Dando sfogo a tutta la sua rabbia e a tutta la sua vendetta, Hans prese in ostaggio la povera Anna.
«NO!»
La ragazza, cercando in ogni modo di difendersi, non poté nulla contro la forza dell’uomo.
«Che cosa credevi di fare, eh? Adesso sarai tu il mio lasciapassare per Elsa.»
Ma appena Hans si ritrovò bloccato da Kristoff, egli fu bloccato da un colpo di fucile sparato in aria.
«Ma che diavolo…»
Appena Hans alzò lo sguardo, vide un giovane uomo fissarlo minacciosamente.
L’uomo in questione era Johan.
«Johan, stai indietro» l’avvertì Kristoff.
«No, Kristoff. Quest’uomo è mio.»
«E tu chi saresti?»
«Il tuo peggior nemico, Hans.»
«Conosci il mio nome…»
«Qualcuno che conosci molto bene mi ha parlato spesso di te.»
Hans capì subito che si stava riferendo ad Elsa.
«Dove si trova quell’indegna di Elsa?»
«Non te lo dirò mai. Prima dovrai passare sul mio corpo.»
«Attento. Mi basta andare più a fondo con il mio coltello e la sua povera sorellina passerà all’altro mondo.»
Purtroppo Johan non poteva minacciarlo più a fondo.
La vita di Anna era in pericolo.
«Ed Elsa che vuoi, giusto? Allora lascia andare sua sorella.»
«Non se ne parla nemmeno. Sarà grazie a sua sorella se io riavrò Elsa a suo fianco.»
Johan era molto nervoso.
Avrebbe volentieri sparato al suo acerrimo nemico se solo avesse potuto.
«Allora? Hai intenzione di portarmi da lei? Oppure vuoi che uccida sua sorella dinanzi ai tuoi occhi?»
«Elsa è molto stanca. Si sta riposando.»
«Portami da lei, dannazione!»
«No, Johan. Non farlo» fece Anna continuandosi a dimenare nella stretta del nemico.
«Tu taci. Non sei nelle condizione di parlare.»
«Johan, non fare quello che ti dice, mi hai capito?»
Ma Johan era molto combattuto.
Non sapeva cosa fare.
«Caro il mio Johan, ricordati che nessuno ti può aiutare. Sono io che ho il coltello dalla parte del manico.»
«Ne sei sicuro?»
Una voce femminile dietro di lui lo fece riscuotere dalla sua minaccia.
Appena Hans la vide, rimase bloccato dalla sua bellezza.
«Allora hai deciso di farti vedere…»
«La tua faccia non me la sarei persa per niente al mondo» lo stuzzicò Elsa.
«Bada a come parli… Vuoi che faccia del male a tua sorella?»
«Tu mi hai già fatto del male… Stuprandomi senza ritegno.»
«E’ quello che ti sei meritata.»
Non vedendoci più dalla rabbia, Elsa cominciò a scatenare i suoi poteri del ghiaccio più profondi.
Distratto dalle sue arti magiche, Anna riuscì a liberarsi dalla presa di Hans prima che Elsa potesse trasformarlo in una statua di ghiaccio.
«Elsa…»
La giovane bionda si avvicinò alla statua sfregandola con le sue unghie.
«Adesso morirai qui… sciogliendoti al sole…»
«Elsa…»
Sua sorella la stava chiamando a gran voce.
«E’ finita, Anna. Adesso Hans non sarà mai più un pericolo per noi.»
«Non credi che questo sia troppo?»
Elsa fissava sua sorella con sguardo truce
«Il tempo farà il suo corso, Anna… E’ questa la mia volontà.»
Nel mentre aveva scatenato i suoi poteri, Elsa si sentì debole.
Era stanchissima.
Riusciva a malapena a reggersi in piedi.
«Elsa, che cos’hai?»
Ma la ragazza non rispose, cadendo a terra svenuta.
«Elsa! Svegliati!»
La giovane donna respirava a fatica.
«Elsa, che cos’hai?» domandò Kristoff anch’egli spaventato.
«La sua magia gli ha completamente prosciugato le energie. Dobbiamo portarla subito al riparo.»
«Va bene. Riportiamola a casa.»
 
 
Erano passati alcune ore da quando fu adagiata nel suo letto nella casa di Johan.
«Perché diavolo non si sveglia?» domandò esasperato l’uomo cercando di trattenere le sue lacrime.
«Dobbiamo solo attendere. Il medico ha detto che si riprenderà» rispose Anna.
«Questo non mi lascia per niente tranquillo… Finché non vedrò Elsa con gli occhi aperti.»
Anna capì che rimanere in quella camera insieme a Johan era inutile.
«Ti lascio solo con lei. Per qualsiasi cosa, non esitarmi a chiamare.»
«Va bene» rispose Johan rimanendo definitivamente solo.
Elsa respirava e dormiva beatamente sotto lo sguardo nervoso di Johan.
“Elsa… Ancora una volta ci hai salvati tutti. Ma se il prezzo deve essere questo…”
Ma dopo aver pregato il suo risveglio, ecco che finalmente la giovane donna bionda aprì gli occhi.
«Elsa… finalmente…» fece Johan sentendosi mancare le parole.
«Credo di essermi risvegliata da un incubo che non aveva mai fine» replicò la donna con tono assonnato.
«Che cosa hai sognato?»
«Che Hans era tornato per rovinarmi la vita… E che tu, mia sorella e Kristoff eravate in serio pericolo.»
«Cara Elsa, tutto quello che mi stai dicendo è successo realmente.»
«Cosa?»
«Ci hai davvero salvati da Hans.»
«Quindi l’ho davvero congelato?»
«Esatto… E a quest’ora, sarà sempre sulle rive del lago intento a sciogliersi.»
Elsa fissava Johan con sguardo confuso.
«Johan, è davvero finita? Cioè, potremmo essere felici per sempre?»
«Credo proprio di sì, Elsa… Ma tu non sarai felice per sempre.»
«Perché dici questo?»
«Devi ancora chiarire con tua sorella. O te ne sei dimenticata?»
«No, non me lo sono dimenticato… Ma lei non vuole mai più avere a che fare con me.»
«Questo non è vero, piccola brontolona.»
Improvvisamente, Anna entrò nella sua stanza fissandola con sguardo truce.
«Anna. È bello rivederti» replicò Elsa smorzando un sorriso sincero.
«Strano a dirsi, ma lo stesso vale per me… Ma se fossimo stati in un’altra occasione, non sarebbe così.»
«Ce l’hai ancora con me?»
«Forse è meglio se vi lascio parlare in privato» fece Johan alzandosi dal letto di Elsa «Chiamami per qualsiasi cosa, va bene?»
«Certo» rispose Elsa con tono flebile e debole.
Le due sorelle si fissarono a vicenda con sguardo pieno di sfida.
«Devo dire che i tuoi poteri funzionano ancora molto bene…»
«Pare di sì. Anche se tutto ciò, mi è sembrato un sogno.»
«Dopo tutto quello che è successo, la mente deve farti brutti scherzi.»
«Lo penso anch’io…»
«Ma è grazie ai tuoi poteri se in questo momento siamo in camera tua a parlare e a chiarirci una volta per tutte…»
«Anna… mi dispiace… per tutto quello che ho fatto.»
«So che sei dispiaciuta. E lo sono anch’io… Ma adesso basta parlare del passato. Dobbiamo guardare al presente e al futuro del tuo bambino. Ed io non posso portarti rancore per sempre.»
«Quindi questo significa che mi perdoni?»
«Elsa, non sono mai stata arrabbiata con te… Solo visibilmente furiosa. Ma adesso è tutto passato.»
Con le poche forze che gli erano rimaste, Elsa si alzò dal suo letto per catapultarsi su sua sorella e abbracciarla amorevolmente.
«Sei la sorella più buona del mondo.»
«D’accordo, ma adesso basta con queste smancerie. Devi riposarti. Sei ancora debole.»
«Il tuo perdono mi farà tornare in forma molto prima del previsto.»
«Ne sono veramente felice… Adesso ti lascio un po’ sola, va bene?»
«OK» replicò Elsa ritrovano il sorriso.
Ma prima che Anna potesse lasciare la sua stanza, una curiosità di sua sorella la lasciò alquanto pensierosa.
«Ma se non ti avessi salvato la vita, tu ce l’avresti sempre con me?»
Anna fissò intensamente gli occhi di sua sorella.
Non rispose subito.
Doveva riflettere sulle sue parole.
«Ti avrei perdonato qualsiasi cosa sarebbe successo» rispose Anna con sguardo sincero.
«Mi devo fidare?»
«Elsa, sono tua sorella. Ti mentirei mai?»
«Credo proprio di no.»
«Molto bene. Adesso riposati e non fare altre domande, va bene?»
Sembrava che quell’ultima domanda fosse stata inopportuna.
Ma ad Elsa non gli interessò più di molto.
L’importante per lei era di aver ritrovato l’amore e la fiducia di Anna.
 
 
9 mesi dopo
 
 
Dopo essere ritornati ad Arendelle e aver dato l’annuncio della nascita del primogenito della Regina Elsa, il popolo imbandì una festa in onore della famiglia reale che si stava allargando.
Ma le sorprese non erano finite lì.
Alcuni giorni più tardi, Johan e Elsa fecero l’annuncio tanto atteso da tutti: si sarebbero sposato all’inizio della primavera.
Il popolo accolse la notizia con fervore, e molti cominciarono i preparativi per il matrimonio anche in pieno inverno.
Johan dovette per sempre abbandonare la casa e tutti i suoi ricordi posti su quel meraviglioso lago.
Ma il suo non era un addio.
I due novelli sposi sarebbero ritornati un giorno per trascorrere una dolce luna di miele, tra la pace e la tranquillità del posto e il rumore di un bambino che non ne voleva sapere di stare fermo.

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