Unconditional Love

di FunnyYoungMe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Combattimento interiore ***
Capitolo 2: *** La mia decisione è... ***



Capitolo 1
*** Combattimento interiore ***


Unditional Love

N.d.A: premetto che non sono una Army; ho deciso di scrivere su di loro per una mia amica. Scusatemi se magari sono OOC i ragazzi, ma non li conosco affatto.

Spero che vi piaccia e, se vi va, di lasciare recensioni.

øøøøøøø

“Cos'hai detto?” Domandò sorpreso guardando il suo amico negli occhi, la bocca aperta e le mani strette in pugni.

“Che Yoongi sta uscendo con Hoseok… e da un anno, ormai”, rispose timidamente Taehyung.

“Oh… Okay.”

Jimin cercò di mascherare il dolore nella sua voce, ma gli fu praticamente impossibile. Quando era andato via a studiare sì si era aspettato una cosa del genere, però non era comunque facile da accettare una notizia così.

Quando era andato in America, non aveva chiuso ufficialmente con Yoongi. Nel momento in cui era partito, semplicemente aveva evitato qualunque contatto. O almeno, nei primi mesi che era là. Voleva eccellere nei suoi studi per diventare qualcuno rinomato e tornare dal suo ragazzo da miglior persona, ma dopo soli sette mesi all'estero, il mondo gli era crollato addosso.

Tumore alla gola, ecco cosa gli aveva impedito di tornare a farsi sentire. Durante il periodo di trattamenti non poteva sforzare la voce e doveva parlare il minimo indispensabile. Viveva rinchiuso in ospedale, gli studi bloccati finché non si fosse rimesso e il cellulare sequestrato dai suoi genitori. Dopo varie settimane in cui aveva insistito con sua madre perché gli permettesse di mettersi in contatto con Yoongi e i suoi amici aveva deciso di interrompere i suoi sforzi; lei non avrebbe mai ceduto. Non aveva mai accettato che a lui non piacessero le ragazze e il suo ex non le era mai andato a genio.

Era rimasto tre mesi in ospedale e ormai convinto che Yoongi non lo avrebbe più aspettato, aveva deciso di concentrarsi sui suoi studi e tornare il prima possibile a Seoul per farsi perdonare. Se avesse saputo che Hoseok, il suo migliore amico, avrebbe aiutato il suo ex a dimenticarlo, sarebbe tornato prima.

“Tutto bene?” Domandò Taehyung, preoccupato per come avrebbe potuto reagire.

“Sisì, stavo solo pensando.”

“Uhm, d'accordo…” Taehyung giocherellò con le dita, alzando lo sguardo ogni tanto sull'altro come a volergli dire qualcosa ma poi tornando a concentrarsi sulle sue mani.

“Cosa devi dirmi?” Chiese infine Jimin, intenerito dalle azioni del più giovane.

Il moro alzò di scatto la testa e un po' di rosso si poteva apprezzare sulle sue guance.

“Posso capire se tu non volessi, ma… È da un po' di tempo che non ci vediamo, no? E be', sei mancato in questo periodo e quindi… Sì insomma, sarebbe bello se uscissimo tutti insieme come una volta, no?” Balbettò il ragazzo, maledicendosi internamente per essere così timido.

Yoongi, fin da quando si conoscevano, aveva cercato di renderlo più estroverso, seppur con un metodo un po' duro. Non poteva contare sulle dita le volte in cui lo aveva messo in imbarazzo, soprattutto in presenza di Jungkook. Ricordava ancora la volta in cui, nello spogliatoio della palestra dove erano andati, mentre si cambiavano tutti e sei, Yoongi aveva cominciato a fargli domande private, e lui aveva cominciato a rispondere con sussurri, fino a quando non aveva cominciato a parlare normalmente quando il maggiore aveva fatto finta di non sentire nulla. Poi però si era ricordato che c'era Jungkook con loro e preso da un attacco di panico, era uscito dallo spogliatoio. In mutande.

“Ehm… Va bene”, rispose Jimin poco sicuro della sua decisione.

Era contentissimo di poter tornare a vedere i suoi amici; in quegli anni gli erano mancati molto e voleva tornare a parlare con loro, capire se erano cambiati o meno e se erano rimasti le stesse persone “dementi” che lui adorava. Ma dall'altra parte aveva paura di rivedere Yoongi al lato di Hoseok. Non perché li odiasse perché stavano insieme, quanto perché a lui il suo ex piaceva ancora ed era sicuro che non lo avrebbe mai dimenticato.

Yoongi era stato il suo secondo amore e seppure la gente ritenesse solo il primo impossibile da dimenticare, per lui non era affatto così.

Quella “rimpatriata" sarebbe stata difficile da affrontare e da uscirne illeso.





“Ragazzi, indovinate un po'?” Esordì Taehyung sulla chat di gruppo.

“What?” Domandò Namjoon.

“Parla e smettila di cincischiare”, aggiunse Yoongi.

“Yah! Siate più gentili”, rimbeccò il maknae.

“Siete dei cattivissimi hyung.”

“Lo sai che lo fanno per fare i deficienti. Dai, cosa dovremmo indovinare?” Domandò il più saggio del gruppo.

“Tu sì che mi capisci, Jin hyung… Ad ogni modo, domani sera alla cena porto un amico con me.”

“DI CHE AMICO STAI PARLANDO?!?! TU NON PUOI…”

“Calma i bollenti spiriti, Kookie. Ci ha messo anni per mettersi con te, figuriamoci se è capace di metterti le corna”, furono le parole di Hoseok.

“Who is it? Do we know him?” Chiese Namjoon.

“Potresti anche parlare in coreano ogni tanto… E sì, lo conoscete. Molto bene, oserei dire.”

“Ti giuro che se hai di nuovo invitato Taemin ti sparo.”

“TU NON TOCCHI IL MIO UOMO!”

“Suga, Kookie, dovete stare calmi”, commentò Jin.

“E Taemin non ha fatto nulla di male.”

“Sarà, ma il fatto che ogni volta che usciva con noi non aveva mai il portafogli mi puzza”, disse ironico Hoseok.

“Quello è capace di dimenticare la testa se non l'avesse attaccata al collo!” Scherzò Namjoon.

“Ora parli in coreano? Tsk… Comunque lo vedrete domani sera. Passo e chiudo.”





“Oddio, non respiro. No no, io vado via. Perché sono venuto? Torno a casa che è meg-”

“Hyung, sul serio, devi stare calmo. Nessuno di loro ti mangerà vivo! Siamo maturati tutti in questi anni", cercò di tranquillizzarlo Taehyung, ma l'altro non riusciva a smettere di tremare.

Entrambi erano seduti al tavolo di un locale dove, a detta del più piccolo, erano soliti andare quando uscivano insieme. Il posto aveva un ambiente intimo ma affatto romantico, con un bancone sulla sinistra e i tavoli sparpagliati per la sala. Il loro era nell'angolo a destra dalla parte opposta alla porta e siccome avevano la porta della cucina vicino, gli unici che ci passavano accanto erano i baristi.

Jimin era seduto dando le spalle all'entrata, con Taehyung da parte che ogni tanto gli posava una mano sulla gamba per bloccare il tremolio.

“È facile dirlo per te, Tae, siete rimasti tutti insieme da allora. Io… Argh”, si passò frustrato una mano tra i capelli.

“Jimin hyung?” Domandò una voce alle sue spalle.

Taehyung si girò con il suo tipico sorriso squadrato e si alzò in piedi.

“Kookie!!” Strillò abbracciandolo.

“Quindi era lui l'amico di cui ci parlavi ieri?” Chiese una seconda voce, questa volta piuttosto conosciuta a Jimin, che rimase congelato.

Non voleva passare per un maleducato ma semplicemente non ce la faceva a voltarsi, a guardare in faccia il suo migliore amico ed il suo ex perché sì, era sicuro che insieme al primo ci fosse anche Yoongi.

“Yep! Mia madre è venuta a sapere che la sua famiglia era appena tornata e quindi sono andato subito a trovarlo”, lo salvò dall'impaccio Taehyung, dandogli il tempo di ricomporsi e di alzarsi.





Dopo un saluto, da parte di Jimin piuttosto impacciato, tutti avevano preso posto; Namjoon e Seokjin erano arrivati qualche istante dopo Yoongi, per cui non avevano dovuto aspettare per ordinare.

La cena si era svolta in tranquillità, con domande sui suoi studi a Jimin e novità da parte del resto dei ragazzi. Ogni tanto Taehyung e Hoseok facevano qualche battuta, soprattutto quando Namjoon si esprimeva con parole inglesi, dimenticandosi che quella lingua l'unico che la conosceva era Jimin.

Jimin aveva passato tutto il tempo a passarsi i palmi delle mani sui pantaloni; anche se non ne aveva motivo, soprattutto dopo aver visto che Hoseok e Yoongi si comportavano in maniera normale, aveva i nervi a fior di pelle. Più volte Taehyung aveva posato la mano sul ginocchio destro del maggiore, guadagnandosi qualche occhiataccia da parte di Jungkook, ma non era riuscito a porre fine al tremore. Jimin pregava perché quando fosse ora di andare via, gli altri lo facessero prima di lui così se le sue gambe avessero ceduto, nessuno avrebbe presenziato alla caduta.

“Allora Jimin, hai qualche novità da raccontarci?” Domandò Seokjin dall'altra parte del tavolo mentre aspettavano i loro dolci.

Subito gli sguardi degli altri passarono da uno all'altro e Jimin non poté fare altro che fare finta che fossero da soli. Pregò perché riuscisse a rispondere senza balbettare.

“Ehm, no.”

“No? Non sei più andato avanti con le lezioni di canto?” Questa volta fu Hoseok a fare la domanda.

Jimin strinse forte il bordo della sedia, cercando di non fare notare agli altri quanto quel tema fosse difficile da affrontare per lui. Appena aveva sentito quelle parole, aveva sentito come un peso sul petto e gli era mancata l'aria.

“No”, rispose in modo pacato e trattenendosi dallo scoppiare a piangere.

Sapeva che nessuno di loro poteva essere a conoscenza del perché del suo silenzio durante quegli anni e sperava che le cose restassero così. Era un tema tabù e sarebbe rimasto così.

“Oh… Peccato. Ricordo che volevi fare un'audizione per qualche agenzia…” Commentò Taehyung guardandolo in modo triste.

“Yoongi e Hoseok stanno lavorando su una canzone e…”

Ma Jimin non ascoltò le altre parole che Namjoon stava dicendo. L'inizio della frase gli aveva trafitto il cuore. Era sicuro che sarebbe potuto scoppiare a piangere se non fosse stato per l'orgoglio che lo tratteneva.

I suoi amici avevano ragione. Il suo sogno, fin da piccolo, era quello di diventare un cantante e convogliare passioni, sogni, desideri nelle sue canzoni. Ma quando gli era stato diagnosticato il tumore, si era tutto infranto. Aveva passato mesi a pregare perché il cancro non lo lasciasse senza voce e quando gli avevano detto che non l’avrebbe persa aveva quasi esultato di gioia. Sì, quasi. Perché neanche sorridere che il medico gli aveva raccomandato di non sforzarla in alcun modo, soprattutto cantando.

Quella era stata la botta finale. Se il cancro non lo aveva portato alla depressione quella notizia lo aveva fatto. Era andato da uno psicologo fino a qualche mese prima di tornare in Corea e adesso era mezzo intenzionato ad andarci. Specialmente dopo questa notizia.

Li odiava. Non perché stessero insieme, per quanto ne potesse soffrire, ma perché loro potevano far diventare realtà i loro sogni. E lo stavano facendo. E giorno dopo giorno ne avrebbero parlato sempre di più, colpendolo dove gli faceva più male.

“Jimin? Tutto a posto?” Chiese Jungkook vedendolo con lo sguardo perso da qualche parte.

“Io… Sì. Scusate ma… Vado un attimo in bagno”, e senza aspettare risposta o fermarsi ad ascoltarli, si alzò dalla sedia e camminò dritto verso il bagno.

Non appena si fu chiuso la porta alle spalle, scoppiò a piangere, circondandosi il corpo con le braccia, cercando di frenare il tremolio. Si sentiva debole, fragile, una nullità.

Hoseok era quello che lui non poteva più essere. Per uno stupido pensiero, lui e Yoongi non stavano più insieme, ma il suo amico sì. Per una malattia improvvisa non poteva più cantare, e soprattutto accanto al suo ex, ma il maggiore sì.

Si domandò se forse non era meglio tornare in America, dove avrebbe potuto dimenticarsi di tutto e tutti. Dimenticarsi del suo più grande errore.

Sentì bussare alla porta e, trattenendo un singulto, disse che era occupato. Ma la persona dall'altra parte insistette nuovamente per cui Jimin si alzò e asciugandosi le lacrime con la manica della maglia, aprì la porta.

Subito venne avvolto da due braccia che lo strinsero al petto del nuovo arrivato, impedendogli di vedere chi fosse.

La persona gli accarezzò la schiena e poi i capelli, avvicinando il viso al suo orecchio.

“Se vuoi continuare a piangere, io sono qui”, sentì dire dalla persona e subito Jimin riconobbe la voce di Taehyung.

“Pe-perché sei qui?” Chiese l'altro mentre tirava su col naso e metteva un po' di spazio tra i loro corpi.

“Mi sembravi strano poco fa e… Ho pensato volessi sfogarti… Ho sbagliato?”

“No, no… Però non dirlo agli altri.”

“Se avessi voluto che gli altri sapessero, non saresti venuto in bagno”, commentò il più piccolo.

“Saputello”, scherzò Jimin sorridendo lievemente.

“Me lo dice anche Jungkook… Comunque sarà meglio che torniamo dagli altri, okay?”

A quella parole Jimin si immobilizzò. Avrebbe dovuto rivederli e non ne aveva le forze.

“Sì certo. Però vado direttamente a pagare.”

“No, sennò gli offendi. Ci sarò io al tuo fianco, però non ignorarli.”

Jimin sospirò e, allontanandosi da Taehyung, andò a sciacquarsi il viso per cancellare le tracce di lacrime. Non appena ebbe un aspetto decente, fece segno all'altro di uscire e lo seguì fino al loro tavolo.

“Pensavo vi foste persi…” commentò con il broncio Jungkook.

Taehyung gli stampò un bacio, facendolo sorridere. “L'unico col quale mi perderei sei tu.”

“Ugh, che voglia di vomitare”, mormorò Hoseok.

“Ma taci, che le stesse cose le fai tu col tuo ragazzo”, disse Seokjin.

Yoongi alzò gli occhi al cielo, cercando di evitare di rispondere a quel trio di “dementi” e finì con l'incrociare lo sguardo con quello di Jimin, che lo guardava dall'altra parte del tavolo.

Non riusciva a decifrare la sua espressione. Era da quando si erano salutati che non si guardavano ma poteva immaginare il perché non lo facesse Jimin. A conti fatti, non si erano ufficialmente lasciati e probabilmente non sapeva nemmeno che stava insieme a Hoseok prima di vederli durante la cena. Ma d'altronde, perché avrebbe dovuto dirglielo? Era lui quello che lo aveva lasciato in Corea senza dirgli nulla e per poi non farsi sentire per anni. Perché avrebbe dovuto aspettare uno che non lo cercava?

Involontariamente sbuffò, risvegliando Jimin dalla sua trance. Prima che sparisse, gli era sempre sembrato un ragazzo che si sapeva far valere, ma ora davanti a lui c'era qualcuno di diverso, qualcuno che preferiva il silenzio ed osservare al parlare e interagire con gli altri.

Quando sentì sbuffare Yoongi, che in quel momento aveva lo sguardo puntato su di lui, Jimin si riscosse dai suoi pensieri. Vide subito come si girava verso Hoseok e gli sussurrava qualcosa, cominciando una conversazione alla quale solo loro avevano accesso.

Jimin li guardava comportarsi come una coppia, quello che erano stati anche lui e Yoongi anni prima. Sentì una fitta al cuore e subito si girò verso Taehyung.

“Io devo andare…” lo avvisò cercando di parlare il più piano possibile per non farsi sentire dagli altri, ma ovviamente le sue parole vennero intercettate da tutti quanti che prontamente lo guardarono.

“Cosa? Pensavamo di andare ad un karaoke…” commentò Namjoon.

“Ecco, io…”

“Ah, è vero che tua madre mi aveva detto di ricordarti di essere a casa per le dieci!” Esclamò Taehyung portandosi una mano sulla fronte.

“Fortuna che me ne sono ricordato da solo”, disse Jimin, ringraziando mentalmente l'altro per averlo aiutato ancora una volta.

“Oh, d'accordo… Allora ci vediamo un altro di questi giorni.”

“Certo, Jin hyung”, promise mentre si apprestava ad uscire, senza contare sul fatto che qualcuno era pronto a seguirlo.

“Ti accompagno io. Non ho molta voglia di cantare e visto che sei di strada, posso camminare un po' con te.”

Questa volta nessuno avrebbe potuto salvarlo dal parlare con Hoseok. Non si sarebbe mai aspettato che si offrisse di accompagnarlo, non ne vedeva il motivo. Se avesse potuto, Jimin sarebbe svenuto, fregandosene del posto dove si trovava e con chi era in compagnia.

Sorrise lievemente e dopo aver salutato gli altri, si incamminò alla cassa ed evitò di guardarsi alle spalle, consapevole che se lo avesse fatto, avrebbe visto qualcosa che non gli sarebbe piaciuto.

I due cominciarono a camminare, uno sperando che il maggiore non parlasse, e l'altro pensando a come poter dirgli cosa era successo in quel periodo di lontananza.

Hoseok ne aveva parlato con Yoongi e aveva continuato ad insistere che dovessero dire a Jimin che stavano insieme, ma il maggiore non voleva e non perché provasse ancora qualcosa per Jimin, quanto perché gli pareva inutile visto che si notava subito. Alla fine aveva vinto Hoseok nella discussione e per questo aveva deciso di accompagnare l'amico a casa sua.

“È da tanto che non siamo soli, vero? Ricordo quando, prima che tu andassi all'estero, uscivamo la sera ai karaoke io e Yoongi ti accompagnavamo a casa e tu non volevi salutarci perché volevi stare con noi un altro po' di tempo", disse all'improvviso Hoseok mentre passavano davanti ad un parco, quello dove erano soliti fermarsi prima di tornare a casa.

Vedendo che Jimin non commentava nulla e taceva, riprese a parlare. “Sai, ci sei mancato, tantissimo. A tutti, non solo a me e a Yoongi. All'inizio non capivamo come potessi essertene andato senza averci detto nulla, poi però abbiamo capito che se tu lo avessi fatto, saremmo stati capaci di impedirti di andartene e non fare gli studi che volevi tu.”

“Ah…” fu l'unica cosa che disse Jimin.

Aveva capito dove volesse andare a parare e non sapeva come comportarsi. Se essere felice perché il suo migliore amico e il suo ex avessero trovato qualcuno che gli amasse e che avrebbe curato le loro ferite, o se disperarsi perché la situazione stava diventando reale. Questa volta avrebbe saputo davvero che stavano insieme e non avrebbe più potuto fare finta che il tutto fosse una bugia di Taehyung.

“Lo sai già, vero?” Disse infine Hoseok girandosi a guardare l'amico che aveva lo sguardo puntato davanti a sé.

“Cosa?” Riuscì a domandare Jimin controllando la voce per evitare di farla tremare.

Il maggiore gli osservò bene il volto per cercare di decifrare il suo stato d'animo, ma non ci riusciva. O era un bravo attore o non gliene importava più nulla.

“Che io e Yoongi stiamo insieme.”

A quelle parole, pronunciate dal suo migliore amico, Jimin sentì il suo cuore spezzarsi e cadere in un abisso profondo. Era tutto così doloroso e vero e lui si sentiva impotente. Non sapeva cosa fare. Voleva essere felice per entrambi, ma non poteva. Il suo amore per Yoongi c'era ancora e dubitava sarebbe mai sparito.

Senza farsi notare, approfittando che Hoseok guardava il cellulare, Jimin si asciugò una lacrima che era riuscita a scappare al suo controllo.

“In effetti, me l'ha detto ieri Taehyung…” mormorò il moro girandosi verso l'amico. “Sono contento per voi.”

Le sue parole sorpresero Hoseok, che si aspettava di tutto, tranne quello che aveva sentito.

“Sei… Sei contento?”

“Certo. Cioè, non posso afferrarmi ad un amore che, per una decisione immatura, è finito. Sei riuscito a farti strada nel suo cuore, quindi vuol dire che sei speciale. Vi vedo sorridere e… ringrazio che lui abbia te e tu lui. Vi siete proprio trovati”, spiegò Jimin, stringendo le mani a pugno e trattenendosi dallo scoppiare a piangere.

“Io… Non avrei voluto. È stato… È stata dura dopo che te ne sei andato. Lui era veramente distrutto ed ero stanco di vederlo depresso… Ho cercato di mantenere in vita il suo affetto per te, ma sono… ho ceduto al mio stesso cuore e ho pensato egoisticamente e…”

“Non devi spiegarmi nulla”, Jimin lo fermò. Ogni parola era una stilettata al suo cuore e quando aveva definito 'affetto’ i sentimenti di Yoongi per lui, aveva semplicemente smesso di ascoltare.

“Non sei… Non sei arrabbiato con me, vero?”

“Con nessuno dei due… Ora però sarà meglio che vada; mia madre mi aspetta.”

“Oh sì, sì, certo. Ci sentiamo, okay?”

“Certo. Ciao”, e detto ciò Jimin gli diede le spalle e si incamminò verso casa sua.

Ogni passo che dava gli sembrava lo portasse sempre più vicino ad un bivio dove avrebbe dovuto scegliere cosa fare. Ogni passo che dava gli faceva uscire più lacrime dagli occhi.

Quando arrivò a casa, scosso dai singulti, corse in camera sua, ignorando le domande di sua madre. Voleva stare da solo e pensare.

Pensare a cosa fare.





Quando la mattina dopo Taehyung apparve in camera sua, lo trovò seduto sul letto, la schiena contro la testiera e le mani attorno al collo, uno sguardo di terrore dipinto in volto. Notò anche segni di lacrime sulle guance e gli occhi gonfi.

“Tutto bene?” Domandò Taehyung avvicinandosi lentamente all'amico.

Jimin girò di scatto la testa verso di lui, pronto a piangere nuovamente.

“La… La mia go-gola”, riuscì a rispondere con difficoltà, la voce roca e spezzata, non stabile.

“Che succede? Ti fa male?”

“Chi-chiama mia ma-madre.”

Taehyung uscì dalla stanza e andò a chiamare la signora Park in cucina che, appena sentì le parole del ragazzo, corse in camera di suo figlio e lo abbracciò, cercando di calmarlo. Il più giovane nella stanza rimase fermo sulla soglia, guardando la scena che si svolgeva davanti a sé.

Sapeva quanto potesse fare male la gola, ma gli sembrava estrema la reazione dei due Park. Era come se a Jimin fosse già successa una situazione del genere e si domandava quale fosse il problema. Che cosa gli era tenuta nascosta e perché il suo amico non gliene parlasse.

Non volendo interrompere i due famigliari e sentendosi di troppo in quel momento, Taehyung uscì di casa con l'intenzione di tornare e scoprire cosa succedeva con Jimin.





“E quindi?”

“Quindi? Qualcosa non mi torna”, disse Taehyung guardando il maggiore intento a piegare dei vestiti dentro un cesto.

“Tae, magari gli sta venendo una tonsillite o comunque un'infezione alla gola”, ribatté Seokjin girandosi verso il moro.

“Ma hyung, aveva gli occhi sbarrati… Sembrava terrorizzato!”

Seokjin osservò il minore. Capiva quanto fosse preoccupato per l'amico, anche lui lo era. Ma non potevano immischiarsi in faccende che non gli riguardavano, o delle quali non sapevano nulla.

“Per quanto non mi faccia piacere dirlo… Tae, devi accettare il fatto che il Jimin che conoscevamo non c'è più. Se avesse voluto renderci partecipi di quanto gli sta accadendo, ieri sera era l'occasione per farlo. Se ci nasconde qualcosa, sono affari suoi, o almeno finché non decide di raccontarci che succede.”

“Hyuuuung~”

“Togli quel broncio. Mi spia-”

“Secondo te perché non canta più? Non credo sia perché prima lo faceva insieme a Yoongi, anche se ieri…”

“Mi spieghi perché sei così interessato?”

“Perché… Perché Jimin è mio amico e… nessuno di voi sembra intenzionato ad averlo vicino”, rispose Taehyung, quasi sussurrando l'ultima parte.

Aveva visto gli sguardi degli altri quando si erano resi conto chi era l'amico che aveva portato alla loro cena. Erano tutti diffidenti, tranne Yoongi e Hoseok per ovvie ragioni. Capiva il loro timore che Jimin sparisse nuovamente all'improvviso, ma non poteva credere all'atteggiamento dei ragazzi nei suoi confronti.

“...” Seokjin lo guardò pensieroso prima di sospirare. “Ma se si arrabbia perché ficchiamo il naso nei suoi affari, te la vedi tu con lui”, disse infine riprendendo a piegare i vestiti.





“Jimiiiiin~”, esordì Taehyung mentre entrava in camera del ragazzo.

“Ugh, il tuo aegyo fallo a Jungkook, non a me.”

“Tanto lo so che saresti capace di spupazzarmi le guance…”, mise il broncio facendo finta di essersi offeso.

“Tsk, non 'saresti’, quanto…” Jimin si avvicinò all'altro e cominciò a punzecchiargli le guance, “... sono.” E sorrise.

Taehyung gli rivolse il suo famoso sorriso squadrato prima di avvolgerlo in un abbraccio.

“Lo sai che ti voglio bene, vero?”

Jimin gli diede delle pacche sulla schiena. “Certo.”

“Ecco… Verresti… Ti andrebbe di venire alla sala registrazioni?”

La mano di Jimin si fermò a mezz'aria e lentamente la abbassò, stringendola a pugno sul suo fianco. Non si aspettava quella domanda dal minore, l'unico che pensava ci tenesse a lui, seppur minimamente.

Il suo cuore prese a battere all'impazzata, non sapeva se per la gioia o dolore. Gli mancava tantissimo cantare, entrare nella sala registrazioni e mettere alla prova la sua voce. Ma questo era impossibile, soprattutto dopo il giorno prima in cui aveva avuto male alla gola. Aveva capito, in quel momento, che non poteva stare tranquillo, che non avrebbe dovuto nemmeno pensare a tornare a cantare in un futuro prossimo.

“Io… Non…”

Venne interrotto da Seokjin che entrava nella stanza con calma, sedendosi sul suo letto e guardandoli.

“Ehi Jimin”, salutò questi.

“Hyung?”

“Hai per caso visto un fantasma?”

“No, è solo che… Be’, non ti aspettavo”, ammise infine grattandosi la nuca imbarazzato.

“D'accordo. Be’, vestiti che usciamo”, disse il maggiore guardandolo serio.

“Dove andiamo?” Domandò diffidente l'altro mentre si staccava Taehyung di dosso.

“Lo vedrai.”

Senza fare altre domande Jimin cominciò a vestirsi, perdendosi gli sguardi d'intesa degli altri due ragazzi presenti.





“Oh no, io non ci entro lì dentro.” Jimin si girò e prese a camminare verso casa sua.

Taehyung gli si parò di fronte con le braccia spalancate e uno sguardo da cucciolo che avrebbe potuto sciogliere chiunque.

“Non ti stiamo dicendo di cantare. Vogliamo solo che tu torni a parlare con noi, a uscire con noi… Ci sei mancato e ci manchi ancora. E anche tanto”, disse tutto d'un fiato.

Jimin sentì una mano posarsi sulla sua spalla. “Ripeterei quello che ha detto Tae, ma non ce n'è bisogno, vero? Sei nostro amico e ti vogliamo bene; riprendi a condividere con noi tutto, anche le cose più sceme. Nessuno, nemmeno Yoongi e Hoseok, ti negherà questo”, mormorò Seokjin prima di fare segno a Taehyung di spostarsi e andare dentro l'edificio dal quale Jimin era scappato. “La decisione sta a te. Meglio vivere una vita insieme ad altri, piuttosto che rimanere soli e darsi la colpa per tutto ciò che è successo nella propria vita.”

Non appena ebbe finito di parlare, Seokjin gli diede una pacca sulla spalla prima di allontanarsi e andare allo studio di registrazione, dove sicuramente gli altri ragazzi lo stavano aspettando.

Jimin, quando non sentì più la presenza del suo amico, si voltò e volse lo sguardo verso l'edificio, al piano dove sapeva esserci lo studio.





"Ciao ragazzi", disse con tono mesto Taehyung mentre entrava nello studio col capo chino.
Jungkook gli passò un braccio sopra le spalle, cercando di consolarlo. Non appena lo aveva visto entrare, aveva capito che qualcosa non andava.
Dietro il minore entrò Seokjin con un'espressione rilassata, quasi sorridente che fece inarcare il sopracciglio a Namjoon.
"Salve ragazzi", salutò il maggiore sedendosi sul divano, accavallando le gambe e incrociando le braccia dietro la testa mentre si appoggiava allo schienale.
"Voi due siete strani", commentò Yoongi prima di tornare a sistemare i microfoni con Hoseok che lo aiutava a regolare il suono.
"Non hai idea di quanto lo siamo", replicò Seokjin, cominciando a sorridere.
"Mi fai venire i brividi", disse finalmente Hoseok dopo averlo guardato con la coda dell'occhio.
"Che è successo?" Domandò curioso Jungkook, ancora abbracciando il suo ragazzo.
"Niente. O almeno, non ancora", rispose misteriosamente il maggiore.
I presenti, escluso Taehyung, inarcarono le sopracciglia e lo guardarono sempre più confusi. Alle volte, Seokjin riusciva veramente a farli preoccupare, non perché facesse qualcosa di sbagliato; quando si comportava in modo strano, come in quel momento secondo loro, stava tramando qualcosa che gli avrebbe sorpresi.
Taehyung fece per ribattere ma si fermò non appena sentì la porta dietro di sé aprirsi. Alzò il capo e non appena vide gli sguardi sorpresi degli altri, si girò di colpo e quando vide Jimin imbarazzato fermo sulla soglia che si grattava il capo, lo abbracciò immediatamente.
"Ecco cos'è successo", mormorò sorridendo Seokjin dal suo posto mentre guardava gli altri riprendersi dalla sorpresa e cominciare a salutare Jimin.
Jungkook abbracciò forte sia Taehyung che Jimin, Namjoon si avvicinò a loro e diede una pacca sulla spalla al nuovo arrivato.
Hoseok, imbarazzato, rimase al suo posto a guardare la scena. Yoongi, dal canto suo, sorrise lievemente mentre ancora sistemava i microfoni.

“Bene, ora possiamo cominciare. Jimin”, il ragazzo si girò a guardare Seokjin, “stiamo registrando una canzone scritta da Yoongi. Ci farebbe piacere se ci aiutassi, anche solo con l'audio o con il segnalarci qualcosa che non ti torna, okay?”

Il moro annuì riluttante prima di sistemarsi dietro la console, aspettando che i suoi amici entrassero nella stanza di registrazione, sorprendendosi quando Yoongi rimase fuori e si sedette di fianco a lui.

Jimin cercò di comportarsi normalmente, sperando di non arrossire, o almeno fino a quando fosse sicuro di non avere su di sé uno sguardo penetrante che sapeva a chi appartenesse; avrebbe fatto lo stesso se avesse visto il suo ragazzo seduto di fianco al suo ex.

Non appena cominciarono la registrazione, non fece altro che prestare attenzione agli altri. Gli mancava cantare, provare con i suoi amici, provare l'ebbrezza di ascoltare la sua voce, insieme a quella degli altri, su una traccia. Voleva tornare a quei giorni in cui passavano intere giornate chiusi nello studio di registrazione con Yoongi che li sgridava e li faceva provare fino a quando non riteneva perfetta la canzone.

Senza rendersene conto, una lacrima gli scivolò lungo la guancia, cadendo poi sulla sua mano chiusa a pugno sopra la console.

Yoongi, che fino a quel momento era rimasto concentrato sui cinque ragazzi che si trovavano dietro il vetro, aveva notato con la coda dell'occhio come lo sguardo di Jimin si era rabbuiato e pochi istanti dopo una lacrima scorrergli sulla guancia. Ricordava che gli succedeva quando qualcosa lo intristiva e lui, quando se ne rendeva conto, cercava di calmarlo.

Perciò, quando gli posò una mano sul ginocchio dandogli una piccola stretta, non sorprese solo il moro, ma anche se stesso. Aveva sempre pensato che una volta tornato Jimin, se mai fosse successo, lo avrebbe ignorato o gli sarebbe stato indifferente, ma con quel gesto si rese conto che nonostante si fosse sentito tradito e lasciato solo quando se ne era andato, non era mai arrivato ad odiare Jimin né mai l'avrebbe fatto.

Il minore sussultò e si allontanò con la sedia da Yoongi, rendendosi conto della sua mano sul suo ginocchio e delle lacrime che ormai avevano preso a scorrere incontrollabili. Senza attendere alcuna reazione da parte dell'altro, Jimin si alzò e corse fuori, diretto al bagno dove si chiuse in uno dei gabinetti.

Prima di entrare nell'edificio si era ripromesso di non crollare, di essere forte per i suoi amici e invece, alla prima occasione, era finito a pensare al suo passato e la cosa peggiore era che il suo ex l'aveva visto debole e lui non voleva. Non desiderava che i suoi amici, ma soprattutto lui, venissero a conoscenza del suo problema. Non voleva piangere o sembrare malinconico perché sapeva avrebbe portato a domande alle quali non si sentiva di rispondere. Non voleva fargli pena. Voleva essere trattato normalmente, senza sguardi pieni di compassione puntati su di lui.

Chiuso nel gabinetto, cercò di controllare le lacrime e i singulti, ma non ci riusciva. Era così concentrato nella sua situazione, da non sentire la porta della toilette aprirsi e dei passi in avvicinamento.

Qualcuno bussò la porta del gabinetto dove si trovava Jimin, sorprendendolo.

“Ta-Tae?” Domandò tra un singhiozzo e l'altro.

Ma non gli rispose nessuno, per cui tentò nuovamente; magari non lo avevano sentito.

“Se-sei tu, Tae?”

“No… Sono Yoongi”, rispose finalmente la persona.

Il minore si passò le maniche sopra il viso, cercando di asciugare le lacrime. Non si aspettava che il suo ex lo seguisse lì. Almeno, non pensava che si sarebbe preoccupato nuovamente per lui. Aveva creduto si trattasse di Taehyung, visto che quando era uscito dallo studio gli altri lo avevano visto sicuramente. Quindi sapere che al di là della porta si trovava Yoongi lo fece calmare.

“Lo sai che se piangi il tuo viso si gonfia”, disse con tono pacato il più basso.

“No-non sto piangendo.”

“Ah no, eh? Quindi presumo che quella di prima fosse una goccia di sudore che ti usciva dall'occhio…”

Jimin aprì la porta del bagno sbattendola, spaventando Yoongi che, per sua fortuna, si trovava appoggiato a quella del cubicolo di fianco altrimenti l'avrebbe colpito.

“Ho detto che non sto piangendo!” Riaffermò il moro camminando verso il lavandino per rinfrescarsi.

“Se ti dico che non ti credo?” Yoongi gli si avvicinò, appoggiandosi contro il ripiano di marmo.

Jimin si passò le mani bagnate sul viso prima di prendere della carta da mani per asciugarselo. Quando ebbe finito, si girò verso il maggiore, quasi a sfidarlo con lo sguardo.

“E se continuassi a dire che non stavo piangendo?”

Yoongi lo guardò in silenzio. Non capiva perché il minore fosse così arrabbiato con lui, semmai pensava sarebbe dovuto essere il contrario. Certo quella di rispondergli era una cosa che faceva già quando stavano insieme ed era ancor più testardo di adesso. Quello che non tornava era lo sguardo spento che aveva, come se ormai si fosse arreso a qualunque fosse il suo problema.

Senza pensarci due volte, abbracciò il più alto e cominciò a dargli delle pacche sulla schiena, un gesto che raramente aveva fatto e faceva. Yoongi non sopportava le dimostrazioni d'affetto, ma qualche volta gli capitava di compierli.

“Sono proprio uno stronzo, vero?” Mormorò mentre ancora aveva tra le braccia il minore.

“Tu? So-sono io lo stronzo qui… Io…”

“Ammetto che quando te ne sei andato ti ho odiato e speravo che, se mai avessi dovuto incontrarti nuovamente, ti avrei ignorato. Però in questo periodo sono giunto alla conclusione che se non te ne fossi andato tu, prima o poi me ne sarei andato io; lo sai che il mio sogno è andare in America per lavorare con grandi case discografiche.”

“E… E ci andrai?” Domandò curioso Jimin, quasi spaventato per la sua risposta, come temendo che appena lo avesse lasciato andare dal suo abbraccio, sarebbe partito con Hoseok e non avrebbe più potuto rivederli.

“Non ancora. Ho… Ho delle questioni in sospeso qui”, rispose infine Yoongi, esitando a rispondere.

Aveva ricevuto richieste di collaborazioni con artisti americani, ma non era mai andato. Voleva che prima Hoseok finisse i suoi studi e anche che i suoi amici si diplomassero. Inoltre aveva atteso in segreto il ritorno di Jimin. Nonostante tutto, gli voleva bene e non voleva che la loro amicizia, così come quella con Hoseok, finisse.

“Oh… Vedrai che riuscirai a realizzare il tuo sogno”, commentò Jimin prima di lasciarlo andare.

Entrambi si guardarono imbarazzati qualche istante prima che Yoongi gli sorridesse dolcemente.

“Sarà meglio che rientriamo; gli altri saranno preoccupati.”

Il minore annuì prima di seguirlo fuori dalle toilette con passi leggeri. Era come se il suo cuore si fosse liberato di qualche peso ed era riconoscente a Yoongi per aver parlato con lui e averlo, in un certo senso, perdonato.





Dopo quel giorno, Jimin ricominciò ad uscire con i suoi amici, ad andare con loro nella sala registrazioni. Per lui era un toccasana, una cura alla sua sofferenza e a mano a mano che le settimane passavano, il suo amore per loro si rafforzava.

Gli altri ragazzi invece erano estasiati di vederlo lì con loro, sia quando andavano a divertirsi sia quando lavoravano. Avevano tutti notato che la situazione tra Jimin e Yoongi era migliorata; parlavano e scherzavano tra loro, con Hoseok che li sgridava ogni volta che combinavano qualche guaio. Non c'era nessun rancore tra i tre, come se non fosse mai accaduto nulla.

Ogni tanto Jimin non usciva con loro perché aveva degli impegni ma i suoi amici non lo obbligavano a raccontargli cosa era successo in America e cosa stesse facendo ora che si trovava in Corea. Dal canto suo, Jimin non raccontava loro che quando non si trovavano era perché se ne stava a casa con la sua famiglia e qualche volta andava in ospedale.

Il giorno del compleanno di Jungkook uscirono tutti la sera ad un locale. Quando si trovarono fuori dal posto, videro arrivare Jimin quasi trascinandosi ma non diede loro il tempo di fargli domande; non voleva rovinare la serata del più piccolo ed era capace di sopportare le vertigini.

“Bene, oggi il piccoletto compie ventun’anni. Come ti senti?” Domandò Namjoon sorridendo.

“Come mi sentivo ieri”, rispose semplicemente lui scrollando il capo.

“Eddai, non fare il brontolone”, rimbeccò Taehyung abbracciandolo di lato.

I ragazzi potevano giurare di vedere cuoricini al posto dei suoi occhi. Spesso si sorprendevano dell'amore che i due minori si professavano.

“Ugh, le smancerie a casa vostra”, si lamentò Yoongi alzando gli occhi al cielo.

“Vorrei, ma poi suo padre mi fucila.”

“Come se tua madre non facesse lo stesso con me, TaeTae.”

Jimin guardava la scena divertito. Il rapporto dei due più piccoli gli era sempre piaciuto e ne era stato anche invidioso. Pure in quel momento sentì una punta di gelosia perché sapeva che non gli sarebbe più capitato. Al solo pensiero sorrise amaramente e proprio in quel momento ebbe un capogiro e sentì un'improvvisa voglia di vomitare.

Senza alcun indugio, si alzò da tavola e corse in bagno, chiudendosi in uno dei cubicoli affinché nessuno lo vedesse in quello stato. Gli occhi cominciarono a pizzicargli ma lui trattenne l'impulso di piangere; almeno per una volta, non voleva farlo.

“Tutto bene?” Si sentì domandare da Seokjin che lo aveva seguito.

“Sì.”

“Sicuro? Guarda che…”

“Sto bene, davvero”, lo interruppe Jimin prima che un conato di vomito lo zittisse nuovamente.

“Ma stai vomitando?” Domandò preoccupato il maggiore mentre cercava di aprire la porta.

“A-avrò mangiato qual-qualcosa di avariato, non preoccuparti.”

“Non preoccuparmi?! Sei pallido, ho visto come ti prendevi il capo ogni tanto come se ti facesse male e ora stai pure vomitando. Qui non c'è niente che mi tranquillizzi!” Ribatté Seokjin battendo le mani sulla superficie della porta.

Jimin si pulì la bocca con l'orlo della maglietta prima di uscire dal bagno, facendo sussultare il maggiore per la forza con cui aveva aperto la porta. Camminò lentamente verso il lavandino e si sciacquò la bocca, rinfrescando anche il viso.

“Perché non andiamo in ospedale e…”

“Non voglio andarci! Sono stanco!” Gli urlò contro, stringendo il bordo del ripiano.

“Ehi, non devi mica urlare. Voglio solo aiu…”

“Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno, hyung. Non… Non più", rispose, sussurrando l'ultima parte e sperando che non l'avesse sentito l'altro.

Seokjin era stupito dall'atteggiamento del minore. Sapeva che Jimin non era uno a cui piacesse rispondere a modo a chi era più grande di lui, inoltre, non si era mai mostrato così restio a fare quello che gli veniva chiesto.

Non era sicuro di quello che gli stesse accadendo, ma il timore nel suo tono di voce quando gli aveva risposto che non voleva andare in ospedale e poi quelle ultime parole sussurrate lo preoccupavano. Non sapeva cosa fare, ma di certo non lo avrebbe lasciato da solo, qualunque cosa avesse.

“D'accordo, allora torniamo dagli altri. Non dirò nulla, tranquillo”, mormorò il più alto allontanandosi da lui per uscire dal bagno.

“Mi spiace Jin hyung… Mi spiace”, sussurrò Jimin asciugandosi una lacrima prima di seguire il maggiore verso il tavolo al quale tutti gli altri li aspettavano.


“Perché quello sguardo triste, TaeTae?” Domandò il suo ragazzo abbracciandolo da dietro e posando il mento sulla sua spalla.

“Jimin ha detto che oggi non viene con noi perché ha degli impegni…”

“E quindi…?” Jungkook non vedeva alcun problema. Se il più grande aveva da fare, non potevano certo obbligarlo a cancellare tutto e stare con loro.

“Quindi è già la quarta volta nel giro di una settimana che ci dà buca!” Esclamò il moro disperato.

“Tae…” Il ragazzo si girò verso Hoseok che riprese a parlare. “Jimin è grande e vaccinato, non devi fargli la guardia. Se ha bisogno di noi, sa come e dove cercarci.”

“Concordo”, commentò Yoongi alzando lo sguardo dagli spartiti che aveva davanti sopra la scrivania.

“Ma la cosa mi puzza”, si lamentò nuovamente.

“Te l'ho già detto, Tae, se vuole dirci qualcosa, lo farà”, gli ricordò Seokjin entrando nello studio seguito da Namjoon.

“Vedrai che non appena può, ci raggiungerà”, cercò di consolarlo quest'ultimo.




“Merda!” Esclamò irato Jimin lanciando il cellulare dall'altra parte del letto, contro la testiera.

Era passata una settimana dall'ultima volta che aveva visto i suoi amici e questi ogni giorno lo chiamavano, gli scrivevano messaggi e anche se la cosa gli faceva piacere, in quel momento non gli era d'aiuto.

“Che succede, Jimin-ah?” Chiese la madre mentre prendeva posto al suo fianco e gli accarezzava i capelli.

“Mi mancano i miei amici. Io…”

“Ehi tesoro, non rattristarti. Se vuoi, gli invitiamo qui. Anche se devi riposarti, ciò non vieta che vengano qui loro. Lo so che la c…”

“Non dirlo! Non… Non voglio sentirlo, okay? Voglio stare da solo, sì?” Jimin abbassò il capo e cominciò a giocare con l'orlo della sua maglia.

“D'accordo. Andrò… Andrò a fare la cena; tuo padre oggi torna prima da lavoro, così possiamo mangiare tutti insieme”, disse eccitata la maggiore, sperando di rallegrare suo figlio, ma questi sorrise lievemente con lo sguardo fisso davanti a sé.


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Capitolo 2
*** La mia decisione è... ***


“Ehilà Jimin!” Esclamarono sei voci diverse entrando in camera del ragazzo.

“Che ci fate qua?” Domandò sistemando meglio le lenzuola che lo coprivano, volendo nascondere che stava ancora indossando il pigiama.

“Tutto bene?” Domandò Taehyung prima di posargli una mano sulla fronte per sentire se era caldo o meno.

“Certo. Perché lo domandi?”

“Perché sono le tre del pomeriggio e sei ancora in pigiama. E poi, tua madre ha detto che non hai mangiato", rispose Yoongi appoggiandosi contro la scrivania.

“Non ho fame e… e sono stanco.”

“Per questo hai la faccia bianca come un lenzuolo e hai le borse sotto agli occhi?” Insistette Seokjin in piedi davanti al letto a braccia incrociate e un'espressione seria in viso.

“Io… No, non sto bene, ma tranquilli, mi sto curando”, disse infine Jimin evitando lo sguardo dei suoi amici.

“Da una settimana? E poi, sei sicuro di stare mangiando? Cioè, sembri più magro dell'ultima volta…” domandò curioso Jungkook guardandolo attentamente.

“Perché non ci guardi negli occhi?” Inquisì Namjoon dalla sedia della scrivania.

“La… La potete smettere di fare domande? Ho già mia madre a farlo, non potete mettervici anche voi. Mi sto curando, d'accordo?” Sbottò esasperato Jimin.

Sapeva di stare mentendo, o almeno in parte, ma non se la sentiva di raccontare loro tutta la verità. Non voleva fargli più male di quanto non avesse già fatto andandosene in America.

Non erano stupidi i suoi amici, per cui non ci avrebbero messo molto a mettere insieme i pezzi, ma sperava succedesse il più tardi possibile.

Hoseok decise di intervenire, cosicché il loro amico non li guardasse con risentimento come stava facendo in quel momento e, nel caso si sentisse ancora male, potesse pensare ad altro.

“La settimana prossima abbiamo una presentazione per una casa discografica. Ti andrebbe di venire a sentirci?”

Jimin annuì mentre sorrideva; ringraziava che il suo amico lo avesse salvato dalle domande pressanti degli altri e allargò il sorriso quando Taehyung cambiò argomento.

Seduto sul letto, sentiva i suoi amici raccontargli tutto quello che era successo in quella settimana che non si erano visti e ogni tanto si lasciava andare, scoppiando a ridere insieme a loro e commentando.

Quando si avvicinò l'ora di cena, la madre di Jimin invitò tutti a restare, ma questi dovettero rifiutare, avendo altri impegni. Uno ad uno si avvicinarono a lui e lo salutarono, promettendogli che sarebbero tornati il giorno dopo.

Non appena furono fuori dalla sua stanza, si appoggiò al cuscino e chiuse gli occhi; pur non avendo fatto nulla, era esausto.

“Stai davvero bene? Non hai nulla di grave, vero?” Sentì quella voce domandargli.

Aprì gli occhi e incrociò lo sguardo di Yoongi fermo ai piedi del suo letto. Sapeva che non gli credeva, lo conosceva troppo per non riuscire a notare le bugie nel suo tono di voce e nei suoi gesti.

Preferì non rispondere, non volendo rovinare la fiducia che era riuscito a guadagnare una seconda volta dopo aver parlato.

“Io non… Non capisco perché tu non voglia confidarci cosa ti stia facendo soffrire ma sappi che, per qualunque cosa, ti puoi fidare di noi… di me”, mormorò il maggiore, cercando di comunicargli che non era solo, che poteva appoggiarsi ai suoi amici.

“Hyung… Tu credi io possa deluderti una seconda volta?”

“Una seconda volta? Non c'è nemmeno stata la prima”, ribatté il castano.

“Ma…”

“'Ma’ niente. Senti…” Yoongi si passò una mano fra i capelli, “non potrai mai deludere me e nemmeno i ragazzi. Se non vuoi raccontarci qualcosa lo sappiamo che è perché sei spaventato e non perché non ti fidi di noi. Qualunque cosa succeda, non ti rinfacceremo mai nulla”, lo rassicurò mentre si avvicinava a lui e gli scompigliava i capelli.

Jimin lo guardò con gli occhi lucidi. “Mi odierete…”

“No perché ti vogliamo molto bene”, controbatté prima di posargli un bacio in fronte. “Non te lo dimenticare mai, chiaro?”

Quel gesto sorprese immensamente Jimin che non si aspettava quel gesto da parte sua. Quel bacio gli aveva fatto comprendere che se Yoongi ancora gli voleva bene nonostante quello che gli aveva fatto andandosene in America, allora i suoi amici avrebbero potuto perdonarlo per questo ultimo tradimento.

Sorrise di cuore al maggiore e gli strinse la mano mentre una lacrima gli scivolava lungo la guancia.

“Grazie… Questo significa tanto per me”, disse Jimin.

Sentì su di sé lo sguardo di Yoongi che cercava di decifrare perché stava dicendo quelle parole, perché gli sembrava un altro addio.

Si salutarono un'ultima volta, promettendo di tornare a visitarlo non appena si fosse rimesso completamente.

Non appena vide Yoongi uscire dalla sua stanza, mandò un messaggio a Taehyung.



TaeTae, stasera puoi venire da me? Ho bisogno di qualcuno.



Mise giù il cellulare e ancora con il sorriso sulle labbra, si addormentò.



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“Vuoi venire a casa mia a cenare?” Domandò Jungkook al suo ragazzo mentre questi lo stringeva in un forte abbraccio da dietro, tenendo il mento appoggiato alla sua spalla.

“Mi piacerebbe tanto…” Il moro cominciò a sorridere ampiamente. “... però Jimin mi ha chiesto se stasera potevo passare da lui un attimo.” Jungkook aggrottò le sopracciglia e girò la testa a guardare l'altro.

“Ti piaccio ancora, vero?” Domandò serio.

Taehyung lo guardò confuso prima di sorridergli, cogliendo una punta di gelosia nella voce del suo ragazzo. “Certo! E non dovresti mai dubitarlo”, rispose e si avvicinò per posargli un bacio sulla punta del naso. “E solo che… mi dispiace lasciare da solo Jimin, soprattutto adesso che sta male. Lo considero il mio migliore amico e vorrei avesse una spalla sulla quale piangere o qualcuno con cui confidarsi”, ammise con una certa tristezza che gli velava il viso.

Jungkook strinse le braccia che gli cingevano la vita. “Appena possiamo, andiamo tutti e due a visitarlo e magari usciamo con lui.”

“Ecco perché ti amo”, commentò Taehyung prima di baciarlo.





“Jimin-ah~~~” esordì Taehyung entrando in camera dell'altro e trovandolo seduto alla scrivania con carta e penna davanti a lui.

“Oh, Tae, ciao”, ribatté questi piegando la carta che aveva tra le mani.

“Che fai?” Domandò il minore appoggiandosi alla schiena del più grande.

“Mah, sto solo scrivendo delle cose…” rispose sorridendo e dandogli un colpetto sulla spalla.

“Ma dimmi, ti mancavo così tanto che mi hai detto di venire? Guarda che Kookie non lo lascio per te.”

“Ugh, va bene tutto, ma sei come un fratello per me…” replicò Jimin girandosi a guardarlo. “E poi sicuro come l'oro che Jungkook è capace di farmi fuori prima di fare una mossa con te.”

“Hai ragione… È così carino quando fa il geloso”, rilasciò un sospiro da innamorato mentre si portava una mano al cuore.

“Quanto siete sdolcinati.”

Taehyung gli diede un pugno sulla spalla mentre l'altro faceva versi disgustati. Entrambi scoppiarono a ridere, con Jimin che imitava i suoi due amici quando stavano insieme e Taehyung che dava dei baci all'aria.

Dopo qualche minuto passato a ridere, Jimin si alzò e si sedette a letto, seguito a ruota dal minore.

“Scherzi a parte… Devi dirmi qualcosa, vero?” Disse tornando serio il più piccolo.

Jimin sospirò e ricambiò lo sguardo dell'altro. “In effetti sì…”

Taehyung gli posò una mano sulla spalla. “Basta che tu non mi dica di picchiare qualcuno.”

Jimin sorrise e negò col capo. “Figurati, credo che quello che finirebbe preso a botte saresti tu e non l'altra persona.”

Jimin si sdraiò a pancia in su con lo sguardo rivolto al soffitto e Taehyung, ridendo per la battuta dell'amico, si accomodò di fianco a lui con le mani sotto la testa.

“Ho paura”, confessò il più grande senza distogliere lo sguardo dall’intonaco.

“Di cosa?”

“Che mi abbandoniate dopo che vi racconterò tutto.”

“Perché mai dovremmo farlo?”

“Perché ve lo tengo nascosto da quando ero in America che non mi sono fatto più vivo…”

Taehyung si mise a sedere di scatto, trattenendosi dal prendere a schiaffi l'altro.

“Credi che siamo così menefreghisti? Se hai qualcosa che ti opprime il cuore, il fatto che tu decida di raccontarcelo ci fa solo piacere perché significa che ti fidi di noi… Perché mai dovremmo abbandonarti? Sei nostro amico, non credo che gli altri la pensino diversamente da me.”

“Ma… È una cosa grossa che… che potrebbe cambiare tutto.”

“Potrebbe cambiare tutto un cazzo!” Taehyung si voltò furibondo verso Jimin. “Sei incredibile! Cerco di capirti, di capire i tuoi comportamenti e i tuoi cambiamenti, ma non ci riesco. Pensavo tu avessi paura di affrontare Yoongi hyung e Hoseok hyung, però non è stato così. Ti sei reso conto che pensavi che una volta tornato, niente sarebbe più stato come prima e invece ora riuscito a parlare con sincerità con Yoongi, a non allontanarti da Hoseok? Se qualcosa deve cambiare, non sarà in peggio perché noi non ti lasceremo solo. Ti consideriamo un fratello!”

Jimin lo guardò in silenzio prima di sorridere lievemente. “Quand'è che sei diventato così saggio?”

Taehyung arrossì e cominciò a borbottare parole incomprensibili all'orecchio dell'amico.

“Cercherò di fidarmi”, disse infine Jimin dopo qualche momento di silenzio. “Però vi chiedo solo di… di mantenere la vostra parola.”

“Certo!” Rispose prontamente il più piccolo.

Jimin lo fece sdraiare nuovamente al suo fianco e si appiccicò a lui.

“Hai da fare stasera?”

“No, perché?”

“Jungkook ti aspetta?”

“Ehm, no…”

Quando Jimin sentì l'esitazione dell'amico si girò verso di lui e notò che aveva le guance leggermente arrossate. Ridacchiò nel vederlo imbarazzato.

“Ti va di restare qui stasera? Ti giuro che non ti toccherò in modo inappropriato”, gli domandò cercando di intenerirlo con uno sguardo tenero.

“Per me si può fare.”

Non appena ebbe pronunciato quelle parole, vide il maggiore sistemarsi su un fianco e passargli un braccio sopra il suo torace, abbracciandolo con forza. Quando lo guardò in faccia, Jimin aveva gli occhi chiusi e un lieve sorriso gli adornava il volto.

Taehyung gli diede delle pacche sul braccio per confortarlo perché anche se l'altro non glielo diceva, vedeva che era triste e pensieroso.

“Sei un grande amico, TaeTae. Non cambiare mai, d'accordo? E tratta Jungkook come se fosse la persona più preziosa che ci sia al mondo”, mormorò Jimin sempre con gli occhi chiusi.

“Va bene, ma sei sicuro di star bene?”

“Adesso sì”, gli rispose.

Taehyung, seppur riluttante, chiuse gli occhi e strinse il suo amico. Non sapeva perché, ma sentiva che il suo amico aveva proprio bisogno di quello.

Jimin aprì gli occhi solo quando sentì il respiro del minore farsi regolare. Si girò verso la lampada sul comodino e la spense, poi tornò a guardare il suo amico nella penombra. Sorrise lievemente e si asciugò una lacrima.

“Grazie TaeTae… Ti voglio bene”, sussurrò prima di chiudere gli occhi e addormentarsi.



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“Signori Park, possiamo parlare?”, disse l'uomo con sguardo serio.

I genitori di Jimin si alzarono dalle loro sedie ed entrarono nell'ufficio del signore, assicurandosi che la porta della stanza fosse chiusa bene. Non contavano sul fatto che il figlio si potesse appoggiare alla superficie, volendo sentire quello che veniva detto loro; d'altronde, avrebbero parlato di lui.

All'inizio riuscì a sentire solamente un mormorio indistinto, ma dopo qualche minuto sentì sua madre scoppiare in lacrime e il dottore che cercava di calmarla insieme al marito, ma senza riuscirci.

Jimin, interpretando quello che era stato raccontato a sua madre, si allontanò dalla porta e tornò al suo posto, cercando di mostrarsi calmo quando in realtà non lo era.

Lo sapeva anche da solo che non stava bene, ma non era solo la gola a dargli problemi. Nell'ultimo periodo aveva avuto episodi di forti mal di testa, vomito e affaticamento. Lo aveva attribuito allo stress, e in realtà sperava fosse così, perché se avesse pensato anche solo minimamente che era dovuto tutto ad altro, non sapeva come sarebbe riuscito ad andare avanti.

Sorrise ironicamente. “È stato tutto inutile…”, pensò stringendo i pugni sulle ginocchia.

Non c'era bisogno che i suoi genitori gli dicessero la diagnosi finale, lo aveva capito da solo. Era stato tutto inutile, cercare di tornare a vivere normalmente, cercare nuovamente le sue amicizie. In poco tempo avrebbe rovinato tutto e reso infelici tutti.

Pensò ai suoi amici e a quando avrebbe spezzato loro il cuore.

Quando vide i suoi genitori uscire dall'ufficio, sua madre con evidenti segni di pianto e suo padre con un'espressione vuota, si avvicinò a loro e, abbracciandogli, gli informò su quello che desiderava.

“Andiamo in vacanza insieme? Un posto bello, lontano da qui, solo noi tre”, mormorò stringendo le braccia attorno a loro.

I suoi genitori ricambiarono l'abbraccio e con voce spezzata accettarono.





Vi aspetto a casa mia alle 20. Devo dirvi una cosa importante.

Queste erano le parole che sei ragazzi ricevettero per messaggio con lo stesso mittente: Jimin.

Dopo averne a lungo discusso con i suoi genitori e soprattutto averci pensato, il ragazzo era giunto ad una decisione. Sapeva che sarebbe stato difficile raccontare tutto ai suoi amici, ma non se la sentiva più di tenere nascosta la sua malattia a quelli che lui ormai considerava fratelli.

Erano passate due ore da quando aveva mandato il messaggio e sarebbero arrivati a breve. Per il nervosismo cominciò a camminare in cerchio in salotto, passandosi la mano tra i capelli e avrebbe dovuto evitare di farlo visto che si ritrovò con qualche ciocca nera tra le dita.

“Merda”, pensò Jimin con gli occhi lucidi e sull'orlo di una crisi di nervi.

Quando il campanello suonò, corse subito ad aprire; aveva avvisato i suoi genitori che avrebbe detto la verità ai suoi amici quella sera, quindi entrambi avevano deciso di uscire, dandogli lo spazio di cui aveva bisogno.

Si asciugò i palmi delle mani sui pantaloni prima di aprire la porta e fare entrare i sei ragazzi.

Taehyung, non appena vide Jimin, lo avvolse in un abbraccio, cercando di rassicurarlo.

“Ehi!” Disse Jungkook, fingendosi arrabbiato.

“Ha tutte le carte in regola per soffiarti il ragazzo da sotto il naso”, commentò Namjoon, ma dalla voce si capiva che non era serio.

“Ragazzi, sedetevi pure e tranquillo Jungkook, il koala si staccherà da solo adesso, vero TaeTae?”

Taehyung lo lasciò andare con un broncio piuttosto evidente che il più piccolo di tutti si apprestò a far sparire mentre il resto dei ragazzi prese posto sui due divani che si trovavano in salotto. Jimin si sedette sul tavolino da caffè e prese a giocherellare con le mani sotto lo sguardo attento degli altri.

“Di cosa volevi parlarci, Jimin?” Seokjin spezzò il silenzio facendo la domanda che tutti i presenti si continuavano a ripetere da quando avevano ricevuto il messaggio del moro.

“Io… Non è facile... affatto e…” Inspirò profondamente ed espirò, chiudendo gli occhi per evitare di vedere la preoccupazione che sapeva avrebbe visto rispecchiata negli sguardi dei suoi amici.

“Puoi fidarti di noi”, gli ricordò Yoongi e a quelle parole Jimin sorrise debolmente.

“Quando sono tornato, l'ho fatto perché… No, devo cominciare dall'inizio”, mormorò Jimin alzandosi e mettendosi a camminare avanti e indietro di fronte ai ragazzi.

“Quando ero in America, ero intenzionato a mantenere la mia promessa con tutti voi di farmi sentire. E ci stavo riuscendo. Almeno fino a quando… Fino a quando ho cominciato a soffrire più spesso di raucedine, anche per lunghi periodi. Pensavo fosse dovuto al cambio di stagione ma… Poi ho cominciato ad avere problemi di deglutizione, disturbi alle orecchie. Non dissi nulla ai miei genitori, non volendo preoccuparli per quello che pensavo fosse solo una influenza forte. All'ennesimo attacco di raucedine, i miei genitori mi hanno convinto a farmi vedere da un dottore”, raccontò evitando di guardarli negli occhi perché sapeva che stavano cominciando a capire dove voleva andare a parare.

“I risultati uscirono e per me cominciò l'inferno. Cancro alla gola fu il diagnostico”, sussurrò Jimin, ma tutti captarono le sue parole perché nella stanza non si sentiva alcun suono al di là della voce del ragazzo.

“Cosa?!” Esclamò sull'orlo delle lacrime Taehyung che strinse la mano di Jungkook tra le sue.

“Ca-cancro?” Ripeté Hoseok portandosi le mani davanti alla bocca.

Yoongi strinse la mascella e serrò i pugni, sentendosi miserabile per avere pensato che l'altro avesse tagliato i rapporti perché non lo amava più. Namjoon strinse le spalle di Seokjin che cominciò a singhiozzare con la testa nascosta nel suo petto.

“Ovviamente cominciai subito le cure e andavano anche abbastanza bene. Solo che mia madre preferì tenermi lontano da qualunque aggeggio trasmettesse onde elettromagnetiche, perciò addio cellulare. Quando i dottori mi reputarono guarito, dopo tre mesi di cure, parlai con i miei genitori e decisi di tornare a Seoul perché mi mancavate tutti e sapevo sareste stati arrabbiati con me per il lungo silenzio”, terminò di dire col capo chino.

“Ma tu… Tu sei guarito, quindi?” Domandò con circospezione Jungkook.

Jimin alzò subito il capo e pensò a cosa dire. Nei loro sguardi vedeva preoccupazione e paura per quella che avrebbe potuto essere la sua risposta. Certo poteva dire loro di sì, ma non voleva mentire perché gli avrebbe fatto più male al cuore e non voleva dare loro false speranze.

Jimin scosse il capo con le lacrime agli occhi. “Pensavamo di sì… Ma ho-ho avu-avuto dei pro-problemi ques-ti giorni e do-dopo aver fat-to degli es-esami…”, riuscì ad aggiungere prima di scoppiare in lacrime, portandosi le mani sul viso per nasconderlo ai suoi amici.

Subito i ragazzi si alzarono e corsero ad abbracciarlo, stringendolo forte mentre anche loro cominciavano a piangere.

Si sentivano impotenti e non sapevano cosa fare. Il loro amico si stava spegnendo davanti ai loro occhi e non potevano fare altro che guardarlo, riempirlo di affetto.

Rimasero abbracciati a lungo, non volendo lasciare andare Jimin e quando questi li fece tornare ai loro posti, lo videro sorridere.

“Sono contento di essere riuscito a confidarmi con voi… Spero mi perdoniate per aver taciuto per questo tempo ma pensavo… pensavamo sul serio fossi guarito.”

“Quando riprendi la chemio?” Domandò Yoongi con la voce spezzata.

Jimin lo guardò qualche istante prima di rispondere. “Non lo farò.”

“Cosa?! Tu… Tu devi! Ti può aiutare!” Urlò Taehyung mettendosi in piedi con Jungkook che cercava di farlo restare al suo posto.

“Tae… Il dottore mi ha detto che si è esteso ad altre parti del corpo e che ormai non possono farci nulla.”

“Quindi tu…” Seokjin non concluse la frase, conscio che avrebbero tutti capito cosa volesse dire.

Jimin fece una smorfia e annuì, cercando di non crollare una seconda volta.

“E, se posso essere egoista, vorrei chiedervi una cosa.”

“Dicci pure”, rispose Namjoon.

“Trattatemi normalmente. Voglio fare tante memorie con voi nei prossimi giorni e non vorrei che vi restasse solo tristezza.”

“Giorni?” Chiese Hoseok sgranando gli occhi.

“La settimana prossima vado in vacanza con i miei”, spiegò prontamente lui.

“Oh… Be’, se è solo questo che vuoi, allora credo che possiamo farlo, non è vero ragazzi?” Namjoon guardò i suoi amici in attesa di una loro risposta.

Tutti e cinque i ragazzi dissero prontamente “sì”, non notando Jimin che li guardava con tristezza misto affetto.





Passarono i giorni e i sei amici cercavano di stare insieme a Jimin più tempo possibile. Non facevano commenti sulla sua situazione né gli chiedevano nulla; la promessa fattagli era importante per loro è cercavano in tutti i modi di mantenerla, per quanto fosse difficile ignorare la salute del ragazzo.

Jimin apprezzava i loro tentativi e si rendeva conto di quanto li facesse soffrire, ma preferiva così a saperli col fiato sul suo collo ogni volta che ne avevano l'occasione. Una cosa che però lo lasciò molto giù di morale fu vedere come Yoongi e Hoseok si evitassero. Per quanto il maggiore gli piacesse, non sopportava vedere il suo migliore amico e lui nello stesso posto ma senza guardarsi una sola volta.

“Hoseok”, lo chiamò gentilmente una sera quando si trovavano in cucina a preparare la cena insieme a Seokjin.

“Dimmi”, rispose l'altro avvicinandosi al tavolo al quale era seduto a tagliare verdure.

“So che non sono affari miei e che probabilmente ti dia fastidio che te lo chieda ma… È successo qualcosa con Yoongi?”

Hoseok, sorpreso dalla domanda, si sedette di fianco a lui.

“Perché… Perché lo chiedi?”

“Se siete nella stessa stanza state in due posti diversi. Non vi guardate mai né fate nulla che dica che siete una coppia… Avete litigato?” Abbassò la voce cosicché Seokjin, intento a mescolare la zuppa al fornello, non li sentisse.

“Oh no, va tutto be-”

“Non mentirmi”, lo interruppe il moro.

“...” Hoseok si passò una mano tra i capelli e sospirò. “È che… mi fa strano parlarne con te”, ammise abbassando lo sguardo.

“Perché c'entro io o perché sono il suo ex?”

Il più grande lo guardò e per la seconda volta nel giro di un minuto sospirò, questa volta sconfitto.

“Ha i sensi di colpa. Gli ho detto che tu sei storia passata e che dovrebbe andare avanti, che vi siete chiariti e che dovrebbe smetterla di pensare a te. Lo so che è egoista da parte mia ma… lui mi piace sul serio e non è bello sentire il tuo ragazzo parlare del suo ex anche quando siete ad un appuntamento. Lui… Be’, non l'ha presa molto bene e mi ha risposto che se devo comportarmi così, allora farebbe meglio a lasciarmi perché pensava che io lo potessi capire ma evidentemente si sbagliava”, disse tutto d'un fiato, trattenendo le lacrime.

Jimin sentì il cuore spezzarsi di fronte alla vista del suo migliore amico così distrutto e, soprattutto, per colpa sua. Gli posò una mano sulla spalla e lo guardò con affetto.

“Mi spiace abbiate litigato per me. Ma vedrai che quel citrullo rinsavisce e capirà che quello che ha detto è una grandissima cazzata perché, per quanto tu possa pensare il contrario in questo momento, gli piaci tantissimo. E quando vuoi sfogarti, puoi farlo tranquillamente, okay?” Gli sorrise dolcemente.

“Grazie Jiminie… Sei il migliore amico che potessi mai avere.”

“Se avete finito con la vostra chiacchierata, e soprattutto di aver tagliato la verdura, mi fareste un piacere se veniste ad aiutarmi ai fornelli”, si lamentò Seokjin guardandoli con un finto sguardo serio.

“Agli ordini!” Esclamarono i due ragazzi al tavolo prima di raggiungerlo.





“Lo sai che sei un coglione, vero?”

“Sì, lo so.”

“Lo sai che lo stai ferendo? Anzi, li stai ferendo.”

“Anche questo lo so.”

“Lo sai che sono a letto insieme, e non per dormire né parlare?”

“So anche ques… CHE COSA HAI DETTO?!” Domandò confuso Yoongi, spostando il suo sguardo da Namjoon al corridoio delle stanze.

“Grazie per la tua attenzione”, ribatté tranquillamente il biondo. “E tranquillo, né Hoseok né Jimin ti farebbero un’infamata del genere.”

“Esatto, anche perché qui l'unico stronzo sei tu”, aggiunse Jungkook mentre abbracciava Taehyung, addormentato sul suo petto.

“Senti un po', Namjoon può parlarmi come vuole ma tu... tu mi devi parlare con rispetto”, sibilò Yoongi assottigliando gli occhi.

“Tornando al discorso principale…” interferì Namjoon per evitare che si saltassero al collo. “Devi parlarci.”

“Con chi?” Domandò Yoongi, facendo finta di non aver capito.

“Con Hoseok…” Vide che Yoongi inarcava il sopracciglio. “E Jimin. Sai già cosa fare.”

“Lo sooo!” Rispose esasperato il maggiore.

“Bene.”

“Ragazzi, la cena è pronta!” Si sentì la voce di Seokjin chiamarli dalla cucina.





“Buonanotte ragazzi”, li salutò Jimin dall'uscio di casa sua.

I sei amici si girarono e sorridendo lo salutarono prima di intraprendere ognuno la propria strada di ritorno. Fece per chiudere la porta d'ingresso ma una mano la fermo. Voltò il viso e si trovò quello di Yoongi che lo fissava dalla fessura.

“Hai dimenticato qualcosa?”

“No. Io… Io devo parlarti.”

Ancora sorpreso dall'azione del maggiore, Jimin lo fece passare e accomodare sul divano mentre lui prendeva posto sulla poltrona di fronte a lui.

Rimasero a fissarsi qualche minuto, nessuno dei due pronto a rompere il silenzio che li avvolgeva. Il moro continuava a mantenere lo sguardo sulle mani del contrario, tenute sul suo grembo e che continuava a storcersi, come se fosse nervoso. Non capiva cosa potesse renderlo così nervoso dal torturarsi le mani.

Esasperato dal silenzio, Yoongi parlò per primo. “Io e Hoseok abbiamo litigato.”

“Lo so”, fu la risposta del minore, sorprendendo il castano che non se lo aspettava.

“Sai anche il motivo?” Domandò titubante.

Jimin annuì e prima che l'altro potesse continuare con il suo discorso, cominciò a parlare.

“Sei veramente scemo, lo sai? Non devi ASSOLUTAMENTE sentirti in colpa. Non è dovuto a te che io mi sia allontanato da voi. Se stai insieme a Hoseok, un motivo c'è”, disse Jimin cercando di silenziare quella parte di lui che voleva avere Yoongi per sé per quel poco tempo che restava, ma non sarebbe stato giusto per nessuno dei tre. “E no, non dire che è solo perché ti ho lasciato qui da solo. Cioè, c'entra anche quello, ma quello che conta di più è che sei riuscito ad aprirti a lui, a dargli il tuo cuore pur quando questo probabilmente era spezzato. Non buttare all'aria la vostra bellissima relazione per un sentimento di colpa che non devi assolutamente provare. Non sono malato per colpa tua; sarebbe successo comunque, no?”

Yoongi lo guardò con le lacrime agli occhi, mostrando quanto fosse veramente addolorato per tutta quella situazione e senza fingere di essere forte. Si avvicinò a Jimin e gli prese le mani tra le sue, stringendo forte.

“Mi dispiace tanto per averti… per avervi fatto preoccupare. Sono veramente scemo.”

Jimin sorrise. “Almeno l'hai capito. Dovevo riprenderti, visto che queste tue ammissioni non accadono spesso.”

“Domani mattina andrò da Hoseok e gli chiederò perdono.”

“È la cosa giusta da fare…” Il moro lo guardò con dolcezza e aggiunse, “hyung.”

Il maggiore, sentendolo pronunciare quella parola, capì che finalmente avrebbero lasciato tutto alle loro spalle. Gli lasciò un bacio sul dorso della mano prima di ritrarsi.

“E io dovrei essere il più vecchio? Non sembra.”

“La vita ti insegna ad essere saggio.”

“Dovrò stare attento, allora.”

Entrambi si guardarono con il sorriso sulle labbra.

“Hai bisogno di qualcosa prima che vada?”

Jimin ci pensò un attimo e, in effetti, desiderava qualcosa prima di vederlo uscire dalla porta. Pensando a quello che sarebbe successo nei seguenti giorni, decise di approfittarne un'ultima volta.

“So che non dovrei chiederlo… soprattutto dopo tutto questo discorso però… Cioè, prima di andare avanti io…”

Yoongi lo vide esitare più del solito, la confidenza di qualche minuto prima svanita nell'aria come se non ci fosse mai stata. Aveva una mezza idea di quello che avrebbe potuto volete il minore, ma si divertiva troppo a vederlo così imbarazzato.

“Cioè, se non vuoi, ti capisco. E neanche io lo vorrei se fossi al tuo posto. Però hai ragione, sarebbe troppo per me…” continuò a farfugliare il ragazzo, cominciando a torcersi le mani con nervosismo.

Il maggiore ridacchiò e addolcì il suo sguardo quando parlò.

“Lasciami indovinare… Vuoi un ultimo bacio, come una specie di addio, giusto?”

Jimin sollevò la testa di scatto con gli occhi sgranati, sorpreso che avesse capito cosa stava pensando. Arrossì fino alle punta delle orecchie e si coprì il viso con le mani.

“Oddio, fai come se questo non sia successo, ti prego”, lo implorò.

Yoongi si sedette sul bracciolo della poltrona e gli posò una mano sul capo, cominciando ad accarezzare i suoi capelli.

“Credo… Credo sia normale, la tua richiesta e, sinceramente, ora come ora non ci vedo nulla di male. Se è quello che vuoi, posso…”

Ma Jimin lo interruppe, togliendo le mani da davanti al viso e girandosi a guardarlo.

“Oh no, non pos-”

Ma le sue parole non finirono di essere pronunciate perché Yoongi aveva posato delicatamente le sue labbra su quelle del più piccolo, facendolo arrossire ancor di più se era possibile e portandolo a chiudere gli occhi, ricambiando quell'ultimo bacio che, sapeva, avrebbe sigillato tutta la loro storia.

Quando era rimasto indietro per parlare con Jimin, il castano non si aspettava che sarebbe finito tutto in quel modo. Certo, era a conoscenza che avrebbero posto la parola 'fine’ alla loro storia, ma non pensava che si sarebbero baciati. Era dura da ammettere, soprattutto ora che stava insieme a Hoseok, ma i baci di Jimin gli erano mancati un po'. In essi era sempre riuscito a sentire tutto l'amore che l'altro gli professava, e anche questa volta accadde così, con maggiore intensità.

Rimasero in quella posizione per una decina di secondi, che bastarono a Jimin a fargli sentire nuovamente le farfalle nello stomaco che aveva sentito la prima volta che si erano baciati. Era contento di aver deciso di lasciare definitivamente il maggiore e sperava che il suo migliore amico riuscisse a dargli tutto l'aiuto di cui avrebbe avuto bisogno una volta non ci fosse stato più. Pregava perché potessero essere l'uno la forza dell'altro e che nessuno si interponesse nella loro relazione.

Si allontanarono lentamente e senza smettere di guardarsi quando sentirono l'auto dei genitori di Jimin parcheggiare nel vialetto del garage e le portiere sbattere. Si sorrisero a vicenda, cercando di mascherare il rossore che regnava sulle loro guance.

“Gr-grazie”, balbettò Jimin.

“E grazie a te. Per avermi aperto gli occhi”, ribatté l'altro.

“Quindi… amici?” Domandò Jimin una volta si furono alzati e porgendogli la mano.

Yoongi guardò la mano del ragazzo e sorrise. “Amici”, affermò lui ricambiando la stretta.

In quel momento entrarono i genitori di Jimin che non si aspettavano di trovarsi il loro figlio in compagnia soltanto di Yoongi. Nonostante la sorpresa, lo salutarono e lo videro uscire di casa a passo lento ma con un sorriso smagliante sul viso.

“Abbiamo… abbiamo interrotto qualcosa?” Chiede sua madre spostando lo sguardo da suo figlio alla porta.

“Assolutamente no. Stavamo chiacchierando”, rispose Jimin avviandosi verso la sua stanza. Si girò verso i suoi genitori e li guardò con serenità. “Sveglia alle 6 domani?”

Loro annuirono e il figlio diede loro la buonanotte, salendo le scale con passo leggero, come si sentiva in quel momento. Era felice di aver sistemato tutto con Yoongi e anche di sapere che il giorno dopo, il suo migliore amico avrebbe visto arrivare il suo ragazzo a casa sua per chiedergli perdono.





“Che ci fate qui anche voi?” Domandò Taehyung vedendo i suoi hyung raggiungerlo davanti alla porta di casa dei Park.

“È da un po' che Jimin non si fa sentire”, rispose prontamente Hoseok stringendo la mano a Yoongi.

“Non doveva mica partire con i suoi?”

“Sì ma ci avrebbe avvisato, no?” Ribatté Jungkook mentre accarezzava la schiena al suo ragazzo, cercando di calmarlo.

“Non ne sarei così sicuro…” Commentò Namjoon senza guardare nessuno in particolare.

“Perché lo dici?”

Anziché aspettare che il suo ragazzo rispondesse, Seokjin indicò un foglio, piegato sotto la fessura della porta, sul quale si poteva leggere chiaramente 'Per Seokjin, Namjoon, Yoongi, Hoseok, Taehyung e Jungkook’.

Taehyung, il più vicino all'entrata della casa, si piegò a raccogliere il biglietto e lo porse a Jungkook con mani tremanti. Aveva paura di quello che ci sarebbe potuto essere scritto e sentiva già un groppo in gola.

Jungkook prese il foglietto e cominciò a leggerlo ad alta voce.



Ciao ragazzi,

Se state leggendo questa lettera, probabilmente sono in vacanza con i miei.

Innanzitutto volevo ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me: accettarmi nel gruppo dopo essere tornato, avermi reso partecipe alle vostre canzoni… essermi stati vicini in questo periodo. Non potete capire quanto tutto ciò mi abbia scaldato il cuore. Non vi ho mai considerati amici. Per me siete dei fratelli, che si perdonano a vicenda e che si sostengono quando si vacilla.

Non mi piace parlarne perché rende la cosa troppo vera, però devo farlo perché probabilmente queste saranno le mie ultime parole per voi. E mi spiace che avvenga tramite una lettera, ma non trovavo la forza per farlo faccia a faccia.

So che sarà difficile e che non vi sentirete pronti, ma vi chiedo di stare vicini ai miei genitori. Cercano di sorridere davanti a me, ma io so quanto questo li stia distruggendo dentro. Per questo ve lo chiedo, in ginocchio perfino: non lasciateli soli. Sono troppo preziosi per me e mi fareste un grandissimo piacere.

E ora… scriverò direttamente ad ognuno di voi; l'ordine è casuale, quindi non litigate per chi è primo e chi ultimo. Vi voglio bene allo stesso modo.

Cominciamo da te, Seokjin. Per quanto tu possa sembrare fragile, so che sei forte dentro e per questo ti chiedo di vegliare su quei 5 bambini che ti trovi come amici. Stai sempre loro vicino e non lasciare mai che altri si mettano in mezzo all’amicizia, all'affetto che si è creato nel gruppo. Sono sicuro che ce la farai.

Jungkook, maknae dei miei stivali, porta rispetto ai tuoi hyung prima che uno di loro (non faccio nomi, vero Yoongi?) decida di farti fuori. Finisci gli studi e diplomati col massimo dei voti, così appena ne avrai la possibilità, ti trasferisci a vivere con Taehyung (e stai tranquillo: appena si sentirà abbastanza coraggioso ti chiederà di sposarlo, credimi… Quel demente sbava per te!)

Namjoon… Lo sai che ti ho sempre considerato il capo del nostro gruppo? Sai prendere le giuste decisioni, vagliare ogni opzione, fermare i litigi e fungere da intermediario. Ti ammiro, tantissimo. Continua a farlo, mi raccomando, perché non appena levi lo sguardo da loro per fissare Seokjin, questi sono capaci di far saltare in aria un palazzo intero per il più stupido litigio. Come facciamo ad essere amici ancora oggi va al di là della mia comprensione.

TaeTae… Lo so cosa stai facendo in questo momento che uno dei ragazzi sta leggendo la lettera. Sì, so che non lo fai tu perché ti conosco. Ma non trattenere le lacrime; se ti senti di piangere, fallo. Se vuoi urlare, fallo. Non tenere nulla dentro e quando ne hai bisogno, sfogati. Hai degli amici al tuo fianco, ottimi amici oserei dire. E hai un ragazzo che stravede per te e che farebbe di tutto per te. Sappi che sei stato veramente prezioso in questo periodo e ti ringrazio per avermi aiutato i primi giorni in cui sono tornato.

Hoseok… Non hai mai, neppure per un istante, smesso di essere il mio migliore amico. Sei coraggioso, ricordalo. Non ti sei dato per vinto con Yoongi quando me ne sono andato e ringrazio che alla fine la tua insistenza ti abbia ripagato dei tuoi sforzi. Lo sai quanto cerchi di fare il duro, quando in realtà è una pallina di fluffiness (permettetemi la licenza poetica) perciò stagli vicino, ora più come mai. Io sarò sempre con voi a vegliare sulla vostra relazione e quando il deficiente (con affetto, Yoongi hyung!) farà qualcosa di sbagliato, farò in modo di farlo rinsavire.

E ora… Yoongi. Ti ringrazio per avermi perdonato, per avermi concesso di mettere la parola 'fine’ con un sentimento sì nostalgico, ma più che altro di gioia a ciò che eravamo. Grazie perché sei andato avanti e non ti sei fermato ad aspettarmi, trovando nel mio migliore amico il rifugio di cui avevi, e hai, bisogno. Se Hoseok ci dà il permesso, a me di fartela leggere e a te di cercarla, vai in camera mia e nel cassetto della mia scrivania troverai una lettera per te. Non dovete preoccuparvi: non è qualcosa che mina la vostra relazione, tranquilli. Siate felici insieme, okay?

Be’ ragazzi io… Io non so più che altro dire. Non vi dico cosa fare, come reagire, ma vi lascio solo qualche parola.

Piangete pure se volete, urlate, ma ricordate che io sarò sempre con voi, che vivrò nei vostri ricordi, nelle vostre memorie che, spero con tutto il mio cuore, siano felici e non tristi. Vi voglio troppo bene.

Vi lascio queste parole, prese da Remember Me:



Remember me, though I have to say goodbye
Remember me, don't let it make you cry
For even if I'm far away, I hold you in my heart
I sing a secret song to you each night we are apart
Remember me, though I have to travel far
Remember me, each time you hear a sad guitar
Know that I’m with you the only way that I can be
Until you’re in my arms again, remember me



Sempre vostro (ho sempre desiderato scriverlo!!!),

Jimin



Jungkook ripiegò il foglio e si asciugò le lacrime, senza guardare gli altri, sapendo che si trovavano nella sua stessa situazione, se non peggio.

Sentì qualcuno passargli accanto e tirare fuori la chiave di scorta della porta d'ingresso dalla casetta degli uccelli che c'era a qualche passo di distanza. Le chiavi girarono nella toppa e si sentirono dei passi correre verso qualche punto della casa. Non c'era bisogno di alzare a guardare per capire che era Yoongi.

Il castano corse in camera di Jimin e si avvicinò alla scrivania, aprendo il cassetto e tirando fuori un bigliettino ripiegato. Lo prese e lo aprì. Il testo scritto recava un titolo: “The First One.”



You made me so happy
Our story was one of a kind
Only memories are left now
None of us knew
Good to see you're doing fine
If only I've stayed

Maybe is better this way
Instead of crying for sadness
No tears left my eyes



Yoongi sentì stringersi il cuore e ci mise qualche istante a capire che quello che stava leggendo era una poesia scritta da Jimin solo per lui. Aveva compreso il titolo ma soprattutto, quanto aveva reso felice il suo amico per quel poco tempo che erano stati insieme.

Si asciugò una lacrima e tornò dai suoi amici, fermi ancora fuori dalla casa ad aspettarlo. Prese per mano Hoseok e guardò tutti in volto, uno per uno.

“Dobbiamo… Dobbiamo andare ad incidere una canzone”, furono le parole che sorpresero tutti, ma quando videro il sorriso che adornava il suo viso, capirono che quello non sarebbe stato per loro, per diventare famosi. No. Era il loro regalo per Jimin.





CHORUS
Unconditional love
Unpredictable ending
Anger fading
Angel of this world, can you hear me?

Just remembered your smile
In this cold night
Memories crowding my mind
If you leave me,
Never will I see you again?

CHORUS

Please stay with me
And never leave my side
Rescue me from this darkness
Known tears won't stop flowing

CHORUS

Believe me when I say
That you will always be
Special to me

Be happy where you are
The sun will shine again
So I'll know that you are with me

CHORUS



“Ed eccoci qui con una nuova canzone che, nessuno se lo aspettava, è diventata una hit non appena è stata rilasciata al pubblico. Ma parliamo con il gruppo che sta scalando le classifiche con 'Unconditional Love’. A voi, i BTS!” Esclamò il DJ facendo loro segno di parlare.

“3,2,1… Bang-tan! We are BTS!” Salutarono i sei ragazzi in coro.

“Wow ragazzi, parliamo del vostro incredibile debutto con un mini che ha come title una ballad, al contrario delle altre 4 canzoni che ci sono… Come mai una ballad? Avreste potuto utilizzare una delle b-side che, a mio avviso, sembra più combaciare con il vostro stile.”

“Be’, avremmo potuto farlo, ma è da quando la canzone è stata scritta che la volevamo come title”, rispose prontamente Namjoon mentre il resto dei ragazzi annuiva.

“Perché proprio questa canzone?” Chiese curioso il DJ.

“Due anni fa, una persona a noi molto cara è venuta a mancare. Abbiamo scritto la canzone pensando a lui e abbiamo mantenuto vivo il nostro desiderio di diventare idol insieme facendo il possibile per debuttare e, quando ci saremmo riusciti, di usare una canzone scritta da noi come title di debutto”, spiegò con calma Yoongi, sorridendo agli altri ragazzi.

“Oh…” commentò sorpreso il DJ per la sincerità prima di riprendersi. “Sono sicuro che questa persona, dovunque sia, si senta orgogliosa di voi.”

“Ne siamo convinti anche noi”, disse fiero Taehyung, alzando lo sguardo verso la finestra dello studio e sorridendo mentre guardava il cielo e una nuvola che, stranamente, gli ricordava un paio di ali.

“Curioso”, pensò Taehyung prima di tornare a concentrarsi nell'intervista in corso.

øøøøøøø


Bene, che dire? Siate buone con me? Non volevo far fuori nessuno e ho sofferto come un cane per tutti e 7, soprattutto per Jimin e TaeTae? Be', lo dico comunque!
Una cosa. La poesia finale e la canzone intitolata "Unconditional Love" sono farina del mio sacco scritte in occasione della pubblicazione di questa ff, quindi di sicuro non le troverete su YT ;) Però vi consiglio di ascoltare "Remember Me"; è veramente bella, soprattutto la cover che ne hanno fatto le Dreamcatcher.
Oh! Dopo di questa ff ne pubblico un'altra (one-shot) per farmi perdonare per l'angst e spero diate una possibilità anche a quella!!
Grazie ancora!!!



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