Le stagioni dell'amore

di paige95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inverno - Sentimenti sommersi ***
Capitolo 2: *** Inverno - Oltre le minacce del cuore ***
Capitolo 3: *** Inverno - Il buio prima della tempesta ***
Capitolo 4: *** Inverno - Un silenzio sospetto ***
Capitolo 5: *** Inverno - Incontri e scontri ***
Capitolo 6: *** Inverno - Il tempo per rimediare ***
Capitolo 7: *** Primavera - Piccoli germogli nel cuore ***
Capitolo 8: *** Primavera - Ventiquattro ore per vincere ***
Capitolo 9: *** Primavera – La forza della guerriera ***
Capitolo 10: *** Primavera - Contenimento ***
Capitolo 11: *** Primavera - Un doloroso tuffo nel passato ***
Capitolo 12: *** Primavera - Il germoglio dell’orgoglio ***
Capitolo 13: *** Estate – Il ritorno e l'alba di un giovane amore ***
Capitolo 14: *** Estate – Il paradiso può attendere ***
Capitolo 15: *** Estate – Lacune nel passato ***
Capitolo 16: *** Estate – Ritrovarsi senza essersi mai persi ***
Capitolo 17: *** Estate - Luci e ombre tra i ricordi ***
Capitolo 18: *** Estate - Nella trappola del tempo ***



Capitolo 1
*** Inverno - Sentimenti sommersi ***


Inverno – Sentimenti sommersi



 
La spessa coltre di neve aveva coperto gran parte di Satan City, rendendo totalmente inagibili molte vie e uffici che si trovavano in zona. Quella tipica giornata di inverno rendeva grigio persino ogni pensiero, solo il bianco e soffice manto innevato illuminava, impedendo alla sera di scendere in anticipo.  
 
Non fece ovviamente eccezione l’università in cui Gohan lavorava e Pan studiava ormai da qualche mese, anch’essa era chiusa e ciò aveva consentito ad entrambi di prendersi almeno un giorno di riposo. In realtà a cogliere con piacere quella giornata burrascosa fu solo Pan, perché suo padre, al contrario, non abbandonò il suo lavoro, stando comodamente seduto al tavolo di casa sua. La ragazza, appena maggiorenne, era stata incoraggiata da Gohan verso una brillante carriera, eppure lei, forse vittima della giovane età, aveva altre idee per la mente. Pan lo accusava spesso di essere tale e quale a sua nonna e preferiva di gran lunga confidarsi con suo zio Goten, che ai libri non rivolgeva lo sguardo neppure per sbaglio. La passione di Pan restava senza ombra di dubbio il combattimento e in questo suo nonno Goku di certo la sosteneva, anche se purtroppo solo teoricamente a causa delle volontà di Gohan.
 
Più sua figlia cresceva più il giovane Son non riusciva ad anticipare le sue mosse e i suoi pensieri, stava diventando per lui peggio del libro più incomprensibile che avesse mai letto. Lui voleva solo il bene di Pan, ma lei per prima continuava a non comprenderlo e si ostinava a non accogliere i saggi e amorevoli consigli di suo padre. Proprio per queste ragioni il rapporto tra padre e figlia si era trasformato in una sfida continua e di conseguenza si era incrinato senza che loro realmente lo volessero. Gohan aveva messo da parte tutta la comprensione, che sarebbe dovuta essere essenziale per gestire una figlia che stava, volente o nolente, crescendo e Pan aveva dato libero sfogo alla sua sfrontatezza, che si ergeva come un muro di difesa contro suo padre.
 
In quella fredda e cupa mattina Gohan dovette accendere una piccola lampada per svolgere in modo più agevole il suo lavoro. Fu proprio quella fioca luce ad indicare l’ombra della ragazza che stava passando accanto a lui. Il padre la vide di sfuggita scendere le scale, passargli davanti con disinvoltura ed avviarsi verso la porta. Gli venne del tutto spontaneo distogliere l’attenzione dalla pila di esami che stava correggendo per posarla infastidito sulla figlia.
 
“Ehy, signorina, dove credi di andare?”
 
Pan si bloccò appena prima di varcare la porta e con un’espressione palesemente scocciata si voltò verso di lui, sicura di quale sarebbe stato l’argomento del rimprovero.
 
“Non penserai che resti chiusa in casa per due fiocchi di neve, vero?!”
 
Gohan la squadrò con fare autoritario, era stufo dell’impertinenza di sua figlia e provocarlo arrivato al limite della sopportazione era senza ombra di dubbio una pessima idea.

“E invece tu resti dove dico io, oggi non è il caso di uscire”
 
La ragazza incrociò le braccia al petto e sbuffò voltandosi dall’altra parte. Forse Pan era consapevole che continuare ad essere ribelle davanti alla volontà del padre avrebbe semplicemente indurito l’atteggiamento di Gohan nei suoi confronti.
 
“Come se potessi comandarmi qualcosa!”
 
Gohan non aveva accettato quell’ennesima sconsiderata risposta e si era alzato per far valere le sue ragioni e farsi rispettare.
 
“Pan, non ti permettere mai …”
 
Videl, ormai abituata a quei continui scontri su ogni possibile argomento, rassegnata, aveva continuato a sbrigare le sue faccende ed entrò in soggiorno come se nessuna discussione fosse in atto. Si sedette sul divano e senza degnare il marito di uno sguardo lo riprese con pacatezza.
 
“Basta, Gohan, non puoi tenerla prigioniera tutto il giorno, lasciala uscire”
 
Guardò la moglie sconvolto e il fatto che lei per prima mettesse in discussione la sua autorità con una tale leggerezza lo infastidì, tanto che si tolse persino gli occhiali per comunicare meglio a sua moglie il fastidio che gli aveva provocato quella sua considerazione. Fu tutto inutile però, perché Videl proseguiva tranquilla a piegare alcuni vestiti.
 
“Se si ammala, la curi tu”
 
“È una sayan, Gohan”
 
“Una mezza sayan, anzi, meno di mezza”
 
“A me sembra che abbia tutte le carte in regola per esserlo”
 
Pan, silente spettatrice di quello scambio di opinioni tra i suoi genitori, iniziò a spazientirsi per quel contrattempo.
 
“Scusate se vi disturbo, ma posso uscire?”
 
“Certo che non puoi!”
 
Gohan, ancora più irritato, aveva urlato contro la figlia, ma, in netto contrasto con l’atteggiamento del marito, Videl cercò di distendere il clima, così si rivolse a Pan con un sorriso.
 
“Vai, tesoro, ci vediamo più tardi”
 
La ragazza non se lo fece ripetere e uscì arrabbiata dalla porta, mentre Gohan, ignorando ormai il comportamento scontato della figlia, fissò contrariato la moglie.
 
“Gohan, qual è il problema?”
 
La guardò per infiniti secondi prima di rischiare di risponderle nuovamente in modo sgarbato. Di certo non era nervoso per colpa sua, ma a farlo innervosire era stata una pesante situazione che ormai perdurava da tanto tempo. Si sedette demoralizzato, sotto lo sguardo vigile della donna,  accanto a lei e, senza nemmeno guardarla, provò pacatamente a spiegarle ciò che lo turbava.
 
“Mi sembra di non riuscire più a … la sento distante, Videl”
 
Interruppe finalmente i suoi lavori casalinghi e si preparò ad affrontare quella conversazione con il marito, che forse avrebbe finalmente alleggerito un difficile periodo di contrasti.
 
“Nostra figlia sta solo crescendo, sono normali le incomprensioni ed è normale sentirla un po’ più distante”
 
Si voltò dolcemente verso di lei.
 
“E se fossi io il problema, se non fossi in grado di comprenderla come dovrei invece fare?”
 
“Io non credo, Gohan, credo piuttosto sia un problema comune a molti genitori”
 
“La vorrei sempre proteggere e vorrei il meglio per lei … ma sono troppo protettivo, vero?”
 
Videl gli sorrise, preferiva di gran lunga quel Gohan, il dolce ragazzo di cui si era innamorata e non il padre autoritario e intransigente. Era convinta che fosse quella la sua vera versione e la rabbia fosse dovuta in parte al suo essere sayan e in parte all’amore che provava per sua figlia che lo spingeva a proteggerla sopra tutto e tutti.
 
“Sì, lo sei, amore. Anche se non è una sayan completa, resta pur sempre tua figlia e fossi in qualche malintenzionato non oserei proprio avvicinarmi a lei. Gohan, cerca di essere meno professore a casa e sono certa che tu e Pan andrete d’accordo”
 
Si alzò, raccogliendo i vestiti piegati e dandogli, prima di allontanarsi da lui, un sentito bacio sulla tempia, strappandogli un piccolo sorriso.
 
∞∞∞
 
Suo padre aveva ragione, il freddo era pungente e volare consentiva a quell’aria gelida di penetrare maggiormente nelle ossa. La ignorò, non voleva dargliela vinta, non voleva che lui vincesse quella sfida, dopotutto era grande e sapeva badare a se stessa. Era esattamente ciò che suo padre non capiva, visto che la trattava perennemente come una bambina e forse la trattava anche peggio dei suoi studenti, pretendendo da lei sempre di più, sia a casa che all’università.
 
I suoi tormenti si placarono quando riuscì ad avvertire un’aura familiare a pochi metri da lei. Aumentò la velocità ignorando il freddo tagliente e in pochi secondi raggiunse suo nonno mentre tirava contro l’aria una serie di pugni sopra una fitta distesa di neve a pochi centimetri dal suolo. Pan per annunciarsi scelse il modo sbagliato, tentò di parare un pugno sferrato deciso dal nonno. Goku non riuscì a bloccare quel forte fendente in tempo appena prima che colpisse la nipote, comparsa all’improvviso davanti a lui. Non aveva fatto in tempo nemmeno a percepire l’aura della ragazza e la colpì in pieno petto, perché lei era troppo debole per difendersi e lui non aveva misurato la sua forza convinto di non avere davanti alcun avversario.
 
“Pan!”
 
Corse immediatamente verso dove l’aveva involontariamente scagliata non appena si rese conto di ciò che aveva fatto. La neve aveva attutito la caduta, ma il colpo lo aveva subito del tutto.
 
“Piccola, ehy, come stai?”
 
Pan guardò il nonno senza la reale voglia di rimettersi in piedi.
 
“È tutta colpa di papà, nonno, non mi consente più di allenarmi e pretende che io apra i libri prima di potermi battere con qualcuno. Mi sono indebolita ed ora non riesco più a parare nemmeno un pugno”
 
Goku tirò un sospiro di sollievo per non averle fatto veramente male e chinandosi accanto a lei provò a tranquillizzarla.
 
“Tesoro, quel pugno era forte, mi stavo esercitando convinto di non avere davanti un reale avversario”
 
“Nonno, non eri neppure trasformato in super sayan”
 
L’avrebbe voluta allenare lui stesso, ma suo figlio non avrebbe mai approvato, ne era certo.
 
“Credo che la nonna ci abbia messo lo zampino, Pan”
 
“Lo so, ha trasformato papà in un cervellone ed ora chi ci rimette sono io”
 
Goku gli allungò una mano per aiutarla ad alzarsi con un grande sorriso stampato in volto.
 
“Abbattersi non serve a nulla, piccola”
 
La giovane si alzò demoralizzata, ma determinata ad ottenere ciò che desiderava.
 
“Nonno, mi alleni? Ti prego, papà non capisce che sono una sayan”
 
“Mezza sayan”
 
“Anche meno di mezza, secondo lui”
 
“Ha ragione”
 
“Ti prego, nonno, non ti ci mettere anche tu! Io voglio diventare forte come te, perché non me lo consentite?!”
 
Non sapeva più come convincerla a lasciare perdere, era una battaglia che non avrebbe perso solo lei, ma anche lui se si fosse messo in mezzo cercando di far ragionare Chichi e Gohan.
 
“Pan, tu non puoi diventare forte come me, tua nonna e tua madre sono terrestri, ricordi?”
 
“Questo non c’entra niente, anche papà è un mezzosayan, eppure è forte. Mi stai mentendo!”
 
“Pan, fidati di me, è una pessima idea”
 
Si alzò dal suolo di qualche centimetro ancora più arrabbiata di prima e stavolta nemmeno da chi avrebbe garantito l’appoggio sembrava arrivare un aiuto.
 
“Da quando ti importa cosa dice la nonna sugli allenamenti?”
 
“Tesoro, stiamo parlando di te, non di me e sono i tuoi genitori a dover decidere per te, non io”
 
“Pensavo mi avresti capita, papà non ragiona!”
 
Gli voltò velocemente le spalle e spiccò il volo senza dargli la possibilità di terminare quella conversazione in altro modo.
 
“Pan, aspetta!”
 
Lei non lo ascoltò e in compenso un’aura familiare comparve alle spalle del sayan. In quel momento non fu per nulla gradita, necessitava solo di riflettere in silenzio e in solitudine.
 
“Kaaroth, le stai spudoratamente mentendo, la ragazza ha ragione”
 
“Grazie, Vegeta, lo so anche io che se le fosse concesso potrebbe diventare molto forte, ma voglio solo che soffra il meno possibile”
 
Vegeta lo affiancò osservando Pan sparire a tutta velocità tra le nuvole ancora cariche di neve.
 
“Il problema è Gohan?”
 
“Sì, e pare che prima o poi io debba parlare a mio figlio, anche a costo di prendere una sfuriata da mia moglie”
 
“Non ti invidio, sai, Kaaroth?”
 
“Nemmeno io mi invidio … ma posso sapere perché sei qui?”
 
“Bulma ti vuole alla Capsule Corporation”
 
“Per cosa?”
 
“Per un problema ben più grande di quello di tua nipote”
 
Goku dimenticò Pan per un istante ed iniziò ad elaborare le parole di Vegeta.
 
“Che genere di problema?”
 
“Non lo so di preciso, io non me ne intendo, Bulma mi ha detto solo di cercarti e dirti di raggiungerla in laboratorio”
 
Il sayan, incitato dal suo rivale, lanciò solo un’occhiata nel punto in cui Pan era sparita per poi spiccare anch’egli il volo seguito dal principe.
 
∞∞∞
 
Tornò infuriata, talmente tanto da sbattere la porta e portare nell’atrio qualche fiocco di neve ribelle e svolazzante. Videl a quel rumore si affacciò dalla cucina perplessa.
 
“Pan?”
 
La ragazza non ascoltò la madre e si fiondò su per le scale. Il caso volle che qualcun altro di poco gradito stesse scendendo. Gohan si bloccò all’improvviso per non scontrarsi con la figlia. I due si fissarono per interminabili secondi, ma, prima che una nuova aria di sfida potesse incombere, dei grossi lacrimoni solcarono il viso della giovane, lasciando il padre spiazzato. Pan lo oltrepassò di corsa con l’evidente intenzione di rimanere sola. Ripresosi dalla sorpresa, realizzò i passi leggeri della moglie salire qualche gradino per venire nella sua direzione, evidentemente aveva percepito anch’essa il pianto della figlia.
 
“Gohan, mi hanno stufata i modi che usi con Pan”
 
“Videl, non ho detto nulla, non so perché sia scoppiata a piangere”
 
La moglie gli lanciò un’occhiata diffidente e gli passò accanto per raggiungere la camera della ragazza. Aprì lentamente la porta per non turbarla più del necessario e la trovò rannicchiata sul letto a piangere disperata. La donna si avvicinò e si sedette con delicatezza accanto a lei. Dalla posizione della figlia le venne spontaneo accarezzarle la fronte sudata dal pianto per provare a tranquillizzarla. Pan, nonostante tenesse gli occhi chiusi e le mani sul volto, riconobbe il dolce tocco materno.
 
“M-mamma, aiutami”
 
“Sono qui, tesoro, calmati”
 
Lo sguardo di Videl cadde sul petto della ragazza e, allarmata, senza conoscerne l’origine, le scostò le braccia per esaminare meglio i lividi che si intravedevano dalla scollatura della sua maglietta.
 
“Pan, ma che hai fatto?”
 
La figlia guardò anch’essa il suo petto confusa, non sentiva alcun male in quel punto, il cuore le doleva sicuramente di più e per circostanze differenti di un semplice pugno.
 
“È stato nonno Goku”
 
“Cosa??”
 
“Mi ha colpita involontariamente”
 
“Non avrete combattuto spero”
 
La madre era allarmata per quella notizia.
 
“E anche se fosse?”
 
“Tesoro, per favore, papà …”
 
Videl sapeva che l’unico modo per ripristinare l’armonia in quella casa era assecondare il volere di Gohan, che a parere dell’uomo era la scelta migliore per la figlia e il suo futuro.
 
“Mamma, mi ha stufata, io non sono più una bambina e decido io quello che è giusto per me”
 
“Pan, devi cercare di capirlo, lui vuole solo che prendi la decisione giusta per te stessa”
 
“Ed io da chi vengo capita, mamma?! Il nonno per colpa sua non mi vuole più allenare”
 
“Tesoro mio, io ti capisco”
 
“Dovrebbe capirmi papà, visto che è un sayan. Se lui ha abbandonato il combattimento, dedicandosi all’ambito accademico, non significa che debba farlo anche io”
 
Videl non sapeva più come convincerla a riporre l'ascia di guerra e cercare un punto d’incontro con il padre.
 
“Pan, che ne diresti di riscoprire il tuo lato più umano? Potresti ricrederti e scoprire che l’università potrebbe piacerti, infondo potresti fare nuove conoscenze”
 
La figlia la guardò allibita, certa che sua madre la conoscesse veramente molto poco, forse almeno tanto quanto suo padre.
 
“A differenza sua io non rinnego le mie origini”
 
“Nessuno ti chiede di farlo”
 
Pan fissò offesa la madre, prima di voltarsi dall’altra parte del letto.
 
“Tesoro, ti curo quel livido”
 
“Mi sono messa in mezzo credendo di pararlo e se non sono riuscita è sempre colpa di papà che non mi ha permesso di allenarmi”
 
“Di chi sia la colpa non mi importa, Pan, ora lasci che io ti curi quel livido”
 
La figlia si voltò verso di lei dispiaciuta per aver trattato male l’unica persona che in quel difficile periodo cercasse di mediare anche se con difficoltà tra le opinioni della figlia e quelle del marito. La preoccupazione nella voce della madre le aveva mostrato quanto avesse riversato su di lei le sue frustrazioni.
 
“Mamma, io non volevo …”
 
“Tesoro, lo so” le allungò le braccia come se fosse ancora una bambina e la aiutò ad alzarsi “Proverò a parlare con tuo padre, non ti prometto nulla, ma cerco di farlo ragionare. È chiaro che il bene che prova per te lo stia accecando”
 
Pan si buttò tra le braccia di Videl, che non indugiò neppure per un istante a stringerla forte a sé. Lo sguardo della ragazza da quella posizione cadde su Gohan, che, appoggiato allo stipite della porta, aveva seguito buona parte della conversazione.
 
“Papà”
 
Le due sciolsero l’abbraccio e si voltarono entrambe verso di lui.
 
“Il nonno ti ha colpito?”
 
Il tono dell’uomo era dispiaciuto e non sembrava affatto arrabbiato, ma Pan trovò opportuno giustificarlo anche davanti a lui.
 
“È stato solo un incidente, non abbiamo combattuto, anzi, gli ho chiesto se poteva allenarmi, ma lui si è rifiutato, perché conosce la tua opinione”
 
“Bene, sono contento che abbia rispettato la mia volontà. Ti ha fatto molto male?”
 
Stavolta fu Videl ad intervenire per alleggerire la tensione, rivolgendosi al marito.
 
“È solo un graffio, niente di serio, ora ci penso io, Gohan. Esci così la posso medicare”
 
L’uomo l’ascoltò e serio acconsentì, uscendo e richiudendo la porta alle sue spalle.
 
“Mamma, papà non accetterà mai quello che desidero”
 
“Pan, tu sei già fortissima, altrimenti avresti ben altre ferite dopo un pugno di Goku, non credi? Papà deve solo accettarlo che, con o senza allenamenti, questa sei tu ed è giusto che scelga tu la strada che ti appartenga di più”
 
Dopo tanto tempo, grazie alle rincuoranti parole della madre, sul viso della ragazza si dipinse un piccolo sorriso.

 


Ciao ragazzi!
 
Questa storia è pensata per descrivere come nascerà l’amore tra Pan e Trunks, ma quello romantico, come avrete potuto notare da questo primo capitolo, non sarà l’unico amore ad essere messo in discussione. Il tutto verrà intrecciato da una trama principale che metterà sicuramente tutti in difficoltà.
 
Nella speranza di riuscire a tenere insieme tutti i pezzi del puzzle, se vi va, vi do appuntamento al prossimo capitolo 😊
 
Baci
-Vale


 

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Capitolo 2
*** Inverno - Oltre le minacce del cuore ***


Inverno – oltre le minacce del cuore
 

Come ogni giorno, con la neve oppure con il sole, Trunks si dedicava alle sue mansioni nel suo ufficio della Capsule Corporation per non deludere Bulma e renderla orgogliosa del suo primogenito. A differenza di molti lavoratori in quella burrascosa giornata invernale, lui non fece alcuna fatica a raggiungere la sua postazione, proprio perché gli bastò semplicemente prendere l’ascensore senza doversi imbattere in alcun modo nei disguidi della forte nevicata e nel blocco della città per calamità naturale. Per sua sfortuna lui avrebbe potuto lavorare senza le tanto desiderate interruzioni. Così stava facendo da almeno un paio d’ore, concentrato su un’immensa pila di documenti. Sua madre gli riservava sempre i compiti più noiosi, non ritenendolo evidentemente ancora pronto ad occuparsi di incarichi più importanti. Non poteva biasimarla, era ancora giovane e inesperto, ma Bulma non gli offriva nemmeno la possibilità di dimostrarle le sue potenzialità.
 
Era impegnato sull’ennesimo documento, ma come sempre era tutta teoria e niente pratica. Stufo e annoiato mise da parte quel foglio e sbuffando si fece cadere a peso morto contro la spalliera della sua poltrona. Benché fuori facesse particolarmente freddo e dentro l’ambiente fosse pervaso da un piacevole tepore, il suo elegante completo da lavoro composto da giacca e cravatta iniziò ad infastidirlo. Proprio mentre con stizza si allentava quel nodo stretto al collo, la porta venne aperta da un’esuberante giovane turchina, il cui umore era ben distante da quello di Trunks.
 
“Ehy, fratellone!”
 
Irruppe nell’ufficio e per sottolineare meglio la sua euforia, invece di sedersi alla postazione riservata agli ospiti, oltrepassò la scrivania e si accomodò sopra quei documenti sparpagliati proprio a fianco di Trunks. Il ragazzo non si prese nemmeno il disturbo di spostare quei fogli, poco gli importava se si fossero rovinati sotto il peso della sorella.
 
“Bra, che vuoi?”
 
“Nulla, perché?”
 
Il fratello la fissò scettico, convinto che quell’irruzione fosse stata dettata da un motivo ben preciso.
 
“Ok, d’accordo, mi sto annoiando, mamma e papà sono concentrati su non so cosa in laboratorio e non saprei dove andare con questa neve per trascorrere questa infinita giornata”
 
“Quindi hai giustamente deciso di scocciare me, giusto?”
 
“Giusto! Che facciamo?”
 
Iniziò entusiasta a dondolare i piedi come una bambina impaziente, non cogliendo affatto l’ironia di Trunks.
 
“Bra, devo lavorare”
 
“Non farmi ridere, fratellone, tu odi lavorare in ufficio”
 
Ciò però che la sorella non sapeva era che preferiva l’ufficio a qualunque idea della ragazza. Trunks appoggiò i gomiti alla scrivania e cercò di spiegarle con calma e pazienza le sue ragioni.
 
“Bra, non posso mollare il lavoro quando mi pare e piace, mamma si arrabbia e se si arrabbia finisce che mi licenzia prima ancora della promozione. È questo che vuoi?”
 
La giovane Brief lo fissò pensierosa per infiniti istanti, prima di iniziare una sonora risata.
 
“Trunks, ma di quale promozione stai parlando?!”
 
“Grazie per la fiducia, sorellina”
 
Si mostrò offeso e fu solo a quel punto che la ragazza smise di ridere, spaventata all’idea di avere esagerato con quella battuta.
 
“Eh dai, Trunks, lo sai che scherzo”
 
“Tanto sarà così, mamma non mi farà mai uscire da questo ufficio”
 
“Mamma ora però è chiusa in laboratorio a fare non so cosa, quindi se ti prendi qualche minuto di pausa, non lo verrà mai a sapere”
 
Bra gli sorrise per incoraggiarlo e anche lui titubante stava per ricambiare, quando la voce di Bulma dal piano inferiore lo richiamò all’ordine. Trunks era convinto che avesse letto le sue attenzioni, quella donna aveva occhi e orecchie ovunque, così non indugiò e piantò in asso la sorella per precipitarsi dalla madre.
 

∞∞∞

 
Il teletrasporto sarebbe stato senza alcun dubbio un mezzo di trasporto più rapido, ma mai efficace come quei pochi minuti in più di volo per poter schiarire le idee dopo lo scontro con la nipote. Era talmente immerso nei pensieri che non si era nemmeno accorto che Vegeta avesse aumentato ulteriormente la velocità per raggiungere più rapidamente la Capsule Corporation. Fino a quel momento Goku non aveva creduto ci fosse un’urgenza, ma l’atteggiamento del rivale lo fece riflettere. Seguì l’esempio di Vegeta e diminuì la distanza tra loro nell’arco di pochi millesimi di secondo. Nessuno dei due fiatò, anche se per motivi diversi erano concentrati sulla via da percorrere.
 
Atterrarono ancora in silenzio nell’immenso giardino. Benché il principe fosse un uomo di poche parole, il suo misterioso comportamento incupì maggiormente l’umore di Goku. Il sayan decise ugualmente di stare al gioco di Vegeta e lo seguì all’interno dell’abitazione, fino a giungere al laboratorio, dove Bulma profondamente seria scrutava con attenzione i monitor. Goku non ebbe l’istinto di annunciarsi subito, ma rimase a scrutarla nel suo lavoro, incerto sul motivo di quella convocazione e giurò di sentire una lieve variazione nell’aura dell’amica. Era preoccupata? Ma per quale ragione?
 
Fu l’improvviso ingresso di Trunks a rompere il contatto visivo di Goku su qualcosa che non era ancora riuscito a comprendere.
 
“Mamma, mi hai chiamato?”
 
Bulma non si voltò verso il figlio, ma gli fece semplicemente segno di avvicinarsi ai monitor. Era evidente che il ragazzo temesse una qualche sfuriata, così passò prudentemente in rassegna ogni singola azione degli ultimi giorni e non gli parve di aver combinato nessuna bravata degna di nota e di disappunto da parte della madre. Lei in compenso gli indicò decisa un punto sullo schermo.
 
“Trunks, vedi quello che vedo io?”
 
Il figlio impiegò qualche istante prima di comprende cosa la madre intendesse, visto che davanti ai suoi occhi c’era uno schermo bianco con nastri colorati a fare da contorno.
 
“Un guasto tecnico?”
 
“Non un semplice guasto tecnico, Trunks”
 
Il ragazzo era sempre più perplesso e continuava a non capire a cosa la madre si riferisse. Quando finalmente Goku si stava per decidere a chiedere informazioni, il telefono si mise a squillare e Bulma non indugiò nemmeno un istante a rispondere all’apparecchio senza fili accanto a sé.
 
“Pronto”
 
“Bulma? Bul … ma”
 
“Chichi, ti sento molto male”
 
La linea cadde senza che la scienziata potesse impedirlo e subito ebbe la conferma di tutti i suoi sospetti. Si voltò verso l’amico prendendolo alla sprovvista, convinto che non fosse nemmeno al corrente della sua presenza.
 
“Goku, siamo nei guai!”
 
“C-che genere di guai? Che è successo a Chichi?”
 
Non le aveva mai visto un’espressione così terrorizzata in volto e iniziò davvero a preoccuparsi. Si concentrò ed iniziò a temere che ci fosse qualche minaccia all’orizzonte, ma non sentiva alcuna aura potente o malvagia incombere su di loro. Spaventato per le sorti della moglie, si portò svelto due dita alla fronte, ma Bulma si sbrigò a fermarlo.
 
“A Chichi non sta succedendo nulla. È solo saltata la linea, perché è quello che sta succedendo da qualche ora a Satan City e nei dintorni”
 
“Cosa sta succedendo, Bulma?”
 
Vegeta era finalmente intervenuto, curioso circa ciò che la moglie gli aveva nascosto fino a quel momento con la scusa che lui non potesse comprendere.
 
“Qualcuno sta manomettendo la città, ogni genere di comunicazione e di collegamento”
 
Goku stava per risponderle, ma il principe fu più veloce.
 
“E noi cosa ci possiamo fare, secondo te?”
 
“Scoprire chi è, prima che faccia esplodere una guerra, forse?!”
 
Fulminò il marito per poi posare nuovamente e dolcemente lo sguardo sull’amico.
 
“Goku, devi fare qualcosa ed anche velocemente”
 
Il sayan aveva capito ben poco di quello che stava succedendo, ma l’espressione di Bulma non faceva ben sperare.
 

∞∞∞

 
Pan si mostrò accondiscendente con la madre, che amorevolmente aveva curato il colpo che il nonno le aveva accidentalmente inferto. Non aveva fiatato, era rimasta in silenzio, non serviva continuare a ribadire i suoi desideri, se tanto non venivano accolti. Per quanto sua madre sembrasse appoggiarla, non si sarebbe mai schierata apertamente contro suo padre. Le parole di Videl contrastavano nettamente con le sue azioni, non capiva neppure che la figlia non necessitava di quelle cure, la stava trattando come una comune terrestre, ma lei non lo era, la sua indole era totalmente diversa. Da sua madre aveva ereditato ben poco, come era prevedibile i geni sayan avevano prevalso senza che nemmeno la diretta interessata potesse porvi rimedio.
 
Stavolta azzerò prudentemente l’aura per non avere un nuovo scontro con il padre e solcò per la seconda volta in quella giornata il candido cielo. L’unica luce in quella cupa mattina era quella provocata dalla ribellione nei suoi profondi occhi color pece. Non voleva arrendersi, non desiderava mettere da parte i suoi sogni, suo padre avrebbe prima o poi compreso. Se le voleva davvero bene, non poteva davvero sfuggirgli tanta tenacia.
 
Sorrise quando si accorse di aver preso la direzione giusta. La familiare aura dell’amico era poco distante da lei, così abbassò la quota e si diresse proprio verso la montagna dove il namecciano meditava in totale silenzio ad occhi chiusi. Non gli sfuggì però l’inaspettata presenza della giovane che lo fissava soddisfatta per averlo finalmente trovato. Riaprì gli occhi e incontrò il suo cordiale sorriso, ma, senza una valida spiegazione della sua comparsa, Junior non riuscì a ricambiare con lo stesso entusiasmo.
 
“Pan. Che ci fai qui?”
 
“Ciao, Junior … tu hai allenato papà in passato, vero?”
 
La ragazza non si perse in convenevoli e giunse dritta al punto. L’amico non sapeva se fosse il caso di risponderle, aveva capito quale sarebbe stata la sua richiesta. Gli erano ben noti i recenti diverbi tra Pan e Gohan.
 
“Potresti allenare anche me?”
 
Junior richiuse gli occhi, provando ad ignorarla. Conosceva l’opinione di Gohan e anche lui, come tutti, sembrava non voler sovrastare la sua autorità.
 
“Ti prego, Junior, sei la mia ultima speranza. Non mi vuole allenare nessuno, persino nonno Goku si è rifiutato e lui non si rifiuta mai quando c’è l’occasione di combattere. Non lo dirò a papà, se è questo che ti preoccupa”
 
Aveva ascoltato le suppliche di Pan e aveva puntato di nuovo lo sguardo su di lei con estremo disappunto.
 
“Pensi che io abbia paura di tuo padre?”
 
“No, ma … pare che tutti abbiano paura di disobbedirgli
 
La ragazza si sedette a sua volta sconsolata accanto a Junior. Pareva che Gohan le avesse fatto terra bruciata intorno e nessuno osasse contraddirlo per nessuna ragione al mondo.
 
“È lui ad avere paura, Pan”
 
Si voltò perplessa verso Junior in cerca di spiegazioni.
 
“Non vuole che tu ti faccia male ed io non ci vedo nulla di strano dopo tutto quello che ha passato. Tua nonna non c'entra nulla, se è quello che pensi, non si è fatto influenzare da lei. Ha preso un impegno ed è quello di proteggerti, non vuole che tu viva ciò che ha vissuto lui”
 
“Il nonno è morto quando lui era poco più che un bambino”
 
“Esatto e spera di riuscire, stando alla larga dal combattimento tu e lui, ad evitarti momenti simili”
 
La giovane Son rimase in silenzio per svariati secondi, prima di rivolgersi nuovamente all’amico.
 
“Ma nemmeno un minuscolo allenamento?”
 
“Pan, ma mi hai prestato attenzione?!”
 
La ragazza spiccò nuovamente il volo e si mise in posizione di difesa con un sorriso beffardo, incitandolo a farsi sotto.
 
“Forza, Junior, a te la prima mossa”
 
Il namecciano alzò gli occhi al cielo sconfitto, ma non si mosse di un centimetro. Pan si spazientì, caricò la propria aura e gli sferrò un pugno con tutta la forza di cui era dotata. Junior però parò l’attacco, afferrando la mano della ragazza senza nemmeno scomporsi. Non si arrese e riprovò con un calcio ben assestato, nuovamente bloccato da un braccio dell’amico.
 
“Pan, basta, io non ti attaccherò”
 
Un ghigno malefico si dipinse sul volto della ragazza, prima di puntargli contro i palmi delle mani e formarvi all’interno due piccole onde. Junior fu costretto ad alzarsi in volo rapidamente per non essere coinvolto nel violento e ravvicinato attacco. Lei però non si arrese e continuò a bombardarlo di onde luminose, obbligandolo a difendersi con impegno ai suoi numerosi attacchi. Nel mezzo di quella raffica di onde, fu distratta all’improvviso da un’aura alle sue spalle, ma non perse la grinta che aveva acquisito, anzi si voltò con uno scatto e lanciò un’onda in direzione dell’ultimo arrivato. Gohan, senza troppe difficoltà, deviò la sua traiettoria e fissò severo la figlia affannata. L’evidente e silenzioso rimprovero da parte del padre però non la fermò e ricominciò soddisfatta ad attaccarlo con più energia di qualche istante prima e con più insistenza rispetto ai colpi rivolti a Junior. Gohan continuò a parare gli attacchi della figlia, almeno fino a quando, dopo una serie di onde ravvicinate, non se la ritrovò a pochi centimetri di distanza, intenta a sferrare contro di lui calci e pugni.
 
“Basta, Pan!”
 
“No, finché non reagisci! Non ho bisogno di essere protetta, papà!”
 
Senza alcun preavviso gli rivolse un attacco energetico e lo scaraventò lontano, sotto lo sguardo preoccupato di Junior, che nel frattempo aveva raggiunto la ragazza.
 
“Stai esagerando, Pan”
 
“Io non credo, vediamo se risveglio il sayan che è in lui”
 
Lo videro rialzarsi dalle macerie della roccia, che il colpo subìto aveva sgretolato. La sua espressione era tutt’altro che gentile e in quel modo si avvicinò alla figlia e all’amico.
 
“Pan, mi sto arrabbiando e non te lo consiglio”
 
La sua voce era profonda e i suoi capelli emanavano scintille dorate. Era palese che si stesse trattenendo contro la figlia, ma la sua potenza fremeva per esplodere. Pan parve soddisfatta e tornò ad attaccarlo con un pugno, che Gohan strinse subito con forza nella sua mano. Le stava facendo male, forse di proposito, visto che non mollò la presa nemmeno quando vide l’espressione sofferente della figlia, che con fatica tentava di celare.
 
“N-non mi arrenderò mai”
 
Lo fissò dritto negli occhi, mentre con l’altra mano gli lanciò contro un’ennesima onda per distrarlo e avere l’opportunità di liberarsi. Doveva ammettere che sua figlia non combatteva per nulla male, anzi era sveglia e astuta, ma non gli avrebbe mai dato modo di sviluppare quelle doti, finché avesse potuto impedirlo.
 
“Ragazzina, stai giocando con il fuoco. Poi non andare a piangere da tua madre”
 
La stuzzicava sperando di vederla desistere, ma la rabbia per quella sfida lanciata dalla figlia la sentiva chiaramente pulsare nelle vene.
 
“Arrabbiati, papà! Non mi importa un accidente se sei più forte di me. Combatti! Dimostrami che non sei un codardo!”
 
Gohan non seppe più controllarsi e il super sayan esplose in lui prima che ebbe il tempo di rendersene conto. Si diresse a gran velocità verso la figlia, le stava sferrando un destro in pieno volto e lei aveva tutte le intenzioni di difendersi, o perlomeno di provarci senza però sapere se ne fosse stata davvero in grado, ma il padre non le diede modo di provarci perché riuscì a fermarsi a pochi centimetri da lei, fissandola negli occhi e pentendosi anche solo di aver pensato di colpirla con una tale rabbia. Non era decisamente da lui far valere la sua autorità in quel modo, ma a sua difesa poteva dire di essere stato stuzzicato dall’irriverenza di Pan. Riconobbe lo sguardo della sua bambina, ma non seppe dire se fosse delusa o sollevata per quell’interruzione. Junior, a pochi metri da loro era pronto a difenderla nel caso il suo allievo avesse esagerato, ma in cuor suo sapeva che non sarebbe andato fino in fondo contro Pan. Sciolse la trasformazione e tornando sui suoi passi se ne andò in silenzio ripercorrendo a gran velocità la strada che lo aveva portato fin lì.
 

∞∞∞

 
Dopo l’avvertimento di Bulma si era impegnato a percepire anche solo una piccola minaccia, ma l’unica aura alterata che colse fu quella del suo primogenito, che sfrecciava a gran velocità verso la Capsule Corporation e atterrava poco dopo nel grande giardino. Dall’espressione preoccupata di Vegeta rivolta all’esterno comprese che la sua presenza non aveva alcun senso, nessuno l’aveva reclamata, così Goku uscì dal laboratorio senza dare alcuna spiegazione. Lo trovò sfinito e con chiari segni di lotta appoggiato allo stipite della porta d’ingresso. Il figlio però appena lo vide non gli diede modo di chiedere cosa fosse accaduto, il primo pensiero di Goku fu l’avvertenza di Bulma e la paura che Gohan potesse essere stato una sua vittima.
 
“La stavo colpendo, papà”
 
Era evidentemente mortificato, non riusciva a tenere lo sguardo sul padre, ma Goku non capiva a chi si stesse riferendo, iniziava ad essere confuso, ma in parte sollevato.
 
“Figliolo, chi …”
 
“Pan. Mi ha attaccato, mi sono trasformato per la rabbia. Voleva che combattessi, ma non ci sono riuscito a colpirla”
 
Goku lo ascoltò, ma non capì comunque quale fosse il problema e il figlio percepì il suo spaesamento.
 
“La sto deludendo, papà”
 
“Perché non l’hai colpita?”
 
“Non per quello, se l’avessi colpita con quella potenza le avrei fatto molto male, fortuna che c’era Junior a difenderla da me. L’ho delusa perché ho abbandonato il combattimento, ho messo a tacere la mia natura e ho fatto la stessa cosa con lei”
 
“Gohan, puoi rimediare”
 
“No, non posso, perché io preferisco vederla delusa, piuttosto che ferita in qualche spietato combattimento. E se non si allena ho la scusa per metterla in panchina
 
Lo vide profondamente sconfortato, ma non era bravo a dare consigli a riguardo, visto che lui non si era mai posto tutti quei problemi per i figli. Aveva sempre voluto che fossero allenati e pronti a combattere ad ogni eventualità. Bulma lo salvò da quell’imbarazzante silenzio, comparendo sulla porta e invitando con un sorriso Gohan ad entrare. La donna aveva percepito la tensione e aveva colto il motivo che l’aveva creata, così cercò prontamente di rimediare con qualche dolce e una tazza di thè. Gohan accolse l’invito anche se con poco entusiasmo.



 


 
Ciao ragazzi!
 
Ho svelato qualcosa in più circa il nemico e approfondito il rapporto tra Gohan e Pan. Non sarà semplice per padre e figlia trovare un punto d’incontro, benché le origini siano identiche i punti di vista a riguardo sono molto differenti.
 
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno iniziato a seguire questa storia! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

 

 

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Capitolo 3
*** Inverno - Il buio prima della tempesta ***


Inverno – Il buio prima della tempesta

 

Gohan aveva avuto bisogno di un istante per riprendersi da quello scontro, ma le ferite non era certo fisiche, il graffio che sentiva sanguinare sulla guancia per via dell’impatto contro la roccia che la forza di Pan aveva provocato lo ignorava. La potenza che sua figlia aveva sprigionato invece lo fece riflettere. Anche lei era stata spinta dalla rabbia per poter spiegare le sue ragioni al padre. Era esattamente il genere di modo in cui i sayan risolvevano i loro diverbi e quella natura aliena aveva preso il sopravvento anche in Pan. Se lo sarebbe dovuto aspettare, anzi aveva avuto parecchie prove in passato, che la sua coscienza però si era rifiutata di cogliere come tali. Lo sconforto stava prendendo il sopravvento, lui non aveva la più pallida idea di come trovare un compromesso con sua figlia. Non sapeva come placare i tormenti del suo cuore al solo pensiero che la sua bambina potesse essere un giorno in pericolo solo perché suo padre non era stato in grado di proteggerla, ma allo stesso tempo si rendeva anche conto di quanto la stesse imbrigliando in una natura non le apparteneva. Era troppo forte d’animo Pan per non ribellarsi ai voleri del padre, lo avrebbe dovuto capire da tempo ormai. Eppure si era ostinato a cucirle addosso una vita che non le apparteneva e forse nemmeno lui si sarebbe dovuto rassegnare a placare la propria reale natura. Ma davvero una ragazzina, che aveva acquisito da poco la maturità della coscienza, lo faceva ricredere su importanti scelte che aveva fatto e che avevano segnato la sua vita e quella delle persone a lui care?
 
Il dolce tocco di Bulma sul braccio lo fece riemergere dai pensieri. L’amica gli porse davanti sul tavolo una tazza fumante di thé e con un sorriso lo invitò a servirsi. Il premuroso sguardo della padrona di casa su di sé gli ricordò tanto quello di una madre in pena per il suo bambino. Colse in quel modo le premure dell’amica e probabilmente, avendolo visto crescere, coglieva tutto ciò che Chichi avrebbe potuto capire in quel momento nell’atto di un semplice sguardo. Non era la prima volta che leggeva quelle premure sul viso di qualcuno e, oltre a sua madre, gli erano familiari anche sul volto della sua sposa. Il pensiero in quegli attimi di riflessione percorse inevitabilmente a ritroso gli anni trascorsi fino a soffermarsi su probabilmente uno dei periodi più belli della sua vita.
 

Era così piccola tra le braccia di Videl, eppure, benché avesse pochi mesi, percepiva già una grande forza dentro di lei. Forza che in un esserino così minuto ed indifeso poteva quasi spaventare, ma dopotutto nelle sue vene scorreva sangue sayan e lui non si sarebbe potuto aspettare diversamente. Sorrise alle due, mentre sua moglie tentava di farla addormentare ninnandola dolcemente e passeggiando per il soggiorno per cercare di conciliare il sonno della neonata. Alla ragazza però non sfuggì affatto l’espressione pensierosa e a tratti malinconica di Gohan.
 
“Tesoro, che c’è? Qualcosa non va?”
 
Videl sussurrò per non turbare la piccola Pan, ma il marito con quello sguardo, che molto probabilmente non si era nemmeno accorto di aver delineato in volto, iniziava a farla preoccupare. Lui però tentò di camuffare abilmente i suoi pensieri alla giovane consorte.
 
“Assolutamente niente, sono solo felicissimo che la nostra bambina stia bene”
 
“Perché non avrebbe dovuto stare bene?”
 
“Appunto, non c’era alcun motivo”
 
Si sedette ancora pensieroso e stavolta fu Videl a restare perplessa da quello strano comportamento. Si accomodò a sua volta accanto al ragazzo e delicatamente gli porse tra le braccia Pan prendendolo alla sprovvista. Gohan si sbrigò però a percepire le intenzioni della moglie per reggere prontamente la bambina ed evitare che cadesse dalle sue braccia, evidentemente entrambi i genitori non consideravo quanto la loro bambina non fosse una semplice “umana”. Quando la ragazza fu sicura che il marito la tenesse, si rivolse nuovamente a lui con un sorriso.
 
“Lei è in grado di farti passare tutti i pensieri negativi. È sufficiente coccolarla per qualche minuto e subito ti torna il sorriso”
 
Gohan non se lo fece ripetere e la strinse a sé sistemandole la tutina che con lo spostamento si era un po’ alzata. Sorrise ai grandi occhi della figlia puntati su di lui. La piccola era più sveglia che mai, a nulla erano valsi i tentativi di Videl di lasciarla scivolare dolcemente tra le braccia di Morfeo. Pan allungò una manina verso il viso del papà e Gohan la raccolse subito posandovi un piccolo bacio sul palmo. Era graziosa, era tanto piccola che un semplice bacio dato con amore le faceva battere le manine felice. Videl aveva ragione, un minuto con sua figlia valeva più di qualsiasi altra cosa al mondo. Si voltò con decisione verso sua moglie, che aveva già lo sguardo posato su di lui intenerita da quella scena.
 
“Videl, non le accadrà niente, te lo prometto. La nostra bambina non soffrirà, io la proteggerò da qualunque pericolo”
 
La ragazza sorrise davanti a tanta determinazione, colse subito a cosa lui si stesse riferendo, ma non erano certo una novità per lei quelle parole.
 
“Gohan, non mi sarei aspettata nulla di diverso da te. Solo, ti chiedo in qualunque caso di non fare l’eroe, abbiamo bisogno di te”

 
Infondo era ciò che stava facendo, stava tenendo Pan lontana dai pericoli e allo stesso tempo stava evitando a lui stesso di essere un degno successore di suo padre, rischiando inevitabilmente la vita. Videl per prima glielo aveva chiesto e lui a suo modo stava cercando di rispettare quella promessa. Si sentiva tutto tranne che un valido erede di quella razza di guerrieri. Incontrò gli occhi mortificati di Goku e capì quanto suo padre non fosse in grado di trovare le parole giuste per confortarlo, quel silenzio non era affatto sinonimo di delusione verso il primogenito. Bulma cercava prontamente di colmare quella mancanza, eppure Gohan avrebbe tanto voluto avere in quella difficile circostanza un consiglio da chi avrebbe dovuto comprendere i suoi tormenti … oppure infondo lui non li avrebbe mai capiti, per il semplice fatto che non lo avevano mai sfiorato. Goku era un sayan di razza pura, per lui il combattimento era tutto e sovrastava qualsiasi altra questione … la famiglia probabilmente vi era inclusa. Suo padre aveva commesso molti errori, a cui probabilmente nemmeno lui stesso sapeva dare una spiegazione. Lui e Goku erano totalmente diversi e non solo per la purezza del sangue, dopotutto da quel lato Gohan aveva ereditato solo metà dei geni sayan, ma soprattutto per il carattere. Il giovane Son era sicuramente più riflessivo e in quel caso specifico lo era stato sulle questioni sentimentali. Si rifiutava però di credere che suo padre non amasse la sua famiglia, l’amore che lui provava per la sua famiglia Gohan aveva sempre creduto che avesse avuto un ruolo in quelle lontane scelte. Anche se furono scelte impulsive Gohan era convinto che loro ci fossero nel suo cuore mentre le prendeva. Eppure in quel frangente suo figlio avrebbe tanto voluto sapere a cosa stesse pensando, quali pensieri attraversassero quegli occhi mortificati. Non era indifferenza, ci avrebbe giurato, a suo padre quella situazione difficile con Pan aveva smosso molto più di quanto riuscisse ad esprimere a parole.
 
Glielo stava per domandare, stava cercando di colmare quei dubbi e forse cercare di aiutare il padre ad esprimere ciò che lo turbava, ma un improvviso blackout fece morire a Gohan le parole di bocca. Tutti, nessuno escluso, si misero sull’attenti, reduci dai freschi avvertimenti di Bulma. Le luci di emergenza si accesero e fu proprio in quel momento che Goku e Vegeta ebbero la possibilità di cogliere lo sguardo serio della scienziata puntato su di loro. Era un evidente invito a non perdere più tempo e i due sayan, senza dare troppe spiegazioni all’ultimo arrivato, si misero in viaggio verso Satan City.
 
“Bulma, dove sono corsi papà e Vegeta?”
 
La donna gli sorrise, era decisamente troppo demoralizzato per reggere nuove pessime notizie.
 
“Nulla di importante, Gohan, ora bevi il thé, altrimenti si raffredda e con questo freddo può solo che farti bene”
 
“Bulma, tu mi stai nascondendo qualcosa”
 
“Esatto e finché non lo deciderò io, tu non saprai mai cosa”
 
Gli avvicinò decisa la tazza, prese una sedia e si accomodò anche lei al tavolo con la determinazione giusta per mostrarsi reticente a qualunque tipo di replica da parte di Gohan.
 
“Ora parliamo di tua figlia, per il resto c’è tempo”
 
∞∞∞
 
Tutta la foga di dimostrare a suo padre quanto fosse inopportuno contenere la propria natura era del tutto svanita nell’esatto istante in cui gli occhi di ghiaccio del super sayan avevano incontrato quelli di Pan. Ancora una volta Gohan si era trattenuto e lei non era stata in grado di dimostrargli che avrebbe voluto ottenere altro da quell’incontro, magari un allenamento con suo padre. Invece lui glielo aveva per l’ennesima volta precluso, perché l’illustrissimo professore non aveva alcuna intenzione più di alimentare il suo lato guerriero, ma di soffocarlo. Eppure ricordava, benché molto piccola, cosa volesse dire allenarsi con il suo papà. Ricordava la dolcezza con cui Gohan assecondava i suoi giochi da bambina, forse perché sperava rimanessero tali e lei non avesse mai avuto la malsana voglia – come la definiva lui – di diventare un giorno una sayan forte, pronta e vogliosa di superare sempre il suo limite.
 
Non aveva considerato numerose variabili però, non aveva considerato i più profondi desideri di sua figlia e forse in fondo nemmeno la conosceva così bene per affermare cosa fosse giusto per lei. Gohan non si era fermato anche solo un istante in più per notare la luce che già dalla più tenera età la piccola Pan mostrava nelle sue profonde iridi color pece.
 

Una piccola bimbetta dai luminosi crini ebano non si arrendeva per alcuna ragione al mondo e imperterrita tirava i pantaloni del suo giovane papà per ottenere le sue attenzioni. Gohan si faceva sempre desiderare, continuava il suo lavoro immerso nei suoi studi, ignorando l’insistenza di sua figlia nel richiamare l’attenzione del padre. Non arrivava mai a far scorrere le lacrime sul viso di Pan, cedeva sempre prima alle manine che sulle sue gambe tentavano in tutti i modi di catturare anche solo una piccola porzione di tempo da dedicarle. Gohan le sorrise e la prese in braccio, adagiandosela sulle gambe.
 
“Papà, giochiamo?”
 
“A cosa vuoi giocare, tesoro?”
 
“Io sono nonno Goku e tu devi battermi”
 
Il viso “duro” di Pan con cui fissava il padre lo fece sorridere.
 
“Ma, piccola mia, la mamma ti ha comprato un sacco di bellissime bambole con cui giocare. La lotta è un gioco da maschiaccio”
 
“Io voglio essere forte come te e il nonno!”
 
La bambina con un salto scese dalle gambe di Gohan e andò a riposare i piedi a terra con aria di sfida. Il ragazzo non poté fare a meno di sorridere davanti a tanta determinazione delineata sul volto infantile di sua figlia. Si chinò verso Pan e le sussurrò stando attento a non farsi sentire dalla moglie.
 
“Tesoro, la mamma si arrabbia se combattiamo in casa, lo sai”
 
“Allora andiamo fuori”
 
La piccola porse al padre la manina, invitandolo ad afferrarla e a seguirlo nel giardino di casa. Sapeva che non si sarebbe mai arresa, così l’assecondò e uscì insieme a lei. Non fece però in tempo a rivolgersi nuovamente a Pan, che subito si sentì attaccato al fianco. Essendo impreparato e decisamente fuori allenamento subì completamente la potenza del colpo, che gli mozzò il respiro per un istante.
 
“P-Pan. Il nonno però non attacca l’avversario così, sei sleale, devi darmi la possibilità di difendermi”
 
La bambina non lo ascoltò e si alzò in volo per continuare a colpirlo con una raffica di pugni. Gohan cercò di parare tutti quei colpi, ma si stufò ben presto di difendersi senza attaccare. Con velocità si spostò alle spalle di Pan, lasciandola perplessa.
 
“Papà?”
 
“Dietro di te”
 
La piccola si voltò e incontrò il dolce sorriso del padre.
 
“Ma come hai fatto? Ti avevo davanti a me”
 
“Volevi che restassi a prenderle?”
 
“Lo insegni anche a me?”
 
Gohan sorrise nuovamente all’entusiasmo della figlia e si preparò per quel piccolo allenamento.

 
Più lei cresceva e più lui diventava sempre meno accondiscendente su quelle richieste. Quel ricordo le accese una certa malinconia nel cuore, le mancavano quelle piccole attenzioni e quegli amorevoli assecondamenti da parte del padre. Una strana aura la distrasse all’improvviso dai suoi pensieri. La riconosceva, anzi accanto a quella del nonno ce n’era un’altra altrettanto familiare, ma erano entrambe alterate. Vide poco dopo Goku e Vegeta solcare i cieli ignorandola totalmente. Si gettò al loro inseguimento senza ulteriori indugi, ma continuavano entrambi a non considerarla, nonostante la sua presenza fosse ben nota ai due sayan. Stufa di essere trattata da chiunque come una bambina, aumentò la velocità e si frappose con risolutezza tra suo nonno e la via che stava percorrendo.
 
“Pan. Non è il momento”
 
“Dove state andando?”
 
Vegeta, che aveva decisamente molta meno pazienza del rivale, rimase particolarmente infastidito da quell’interruzione.
 
“Tornatene a casa, ragazzina, non è il momento per il tuoi capricci”
 
“Io non sono una ragazzina, Vegeta!”
 
Fu Goku a cercare di sedare gli animi per evitare che il carattere burrascoso dei due alimentasse una lite totalmente fuori luogo.
 
“Piccola, calmati, appena torniamo, parliamo con tuo padre”
 
“Io non sono una bambina, nonno!”
 
I tentativi di Goku si rivelarono però inutili, specie se il principe non riusciva a capire quando era ora di tacere e lasciar correre le provocazioni.
 
“Sei una bambina che fa capricci. Piuttosto, risolvi le questioni con tuo padre, invece di scocciare noi”
 
“Non faccio i capricci, Vegeta!” Pan si era stufata dell’arroganza del principe, caricò la sua potenza e lo fissò con occhi fiammeggianti “Prova a ridirmelo”
 
All’espressione minacciosa della ragazza Vegeta rise in modo canzonatorio, per nulla spaventato.
 
“Basta, Pan!”
 
Goku cercò di calmarla insinuandosi nella sua ragione, quell’attacco era totalmente insensato, ma lei era già partita contro Vegeta, il quale, come era prevedibile, non si mosse nemmeno di un centimetro. Il nonno previdente si teletrasportò per frapporti tra i due, anticipandola.
 
“Ma che fai, Karoth?? Pensi che non riuscirei a difendermi da una poppante?”
 
“Tu sì, ma lei no da te”
 
Pochi istanti dopo aver rivolto quelle serie parole al principe, parò serio il colpo della nipote. Pan non si arrese e spinse più forte il pugno contro il palmo di Goku per riuscire a contrastarlo, ma non riusciva nemmeno caricando maggiormente la sua energia.
 
“Pan, basta!”
 
Gridò persino per sovrastare la forza di suo nonno. Goku avrebbe tanto voluto cedere per darle una piccola soddisfazione, ma non voleva che si mettesse in pericolo contro Vegeta, sicuramente lui non sarebbe stato mosso da pietà per farla vincere e non farle del male. Provò con un tono più dolce, le maniere forti non stavano funzionando per nulla con lei.
 
“Tesoro, basta”
 
Lo sforzo e la rabbia le fecero scendere dei grossi lacrimoni dalle guance. Cedette all’improvviso, facendo scivolare quel pugno e sciogliendo l’attacco. Si lanciò tra le braccia del nonno, prendendolo alla sprovvista.
 
“N-Nonno”
 
La strinse e subito percepì una grande forza dentro di lei, molto probabilmente alimentata dalla rabbia che aveva appena provato. Lui poteva facilmente cogliere il motivo di tanta tristezza, perché era la stessa che aveva letto negli occhi di suo figlio pochi minuti prima. Goku seppe subito cosa fare, si portò due dita alla fronte e perse solo un breve istante per lanciare un’ultima comunicazione al principe.
 
“Vegeta, dovrai anticiparmi”
 
Scomparve senza che il rivale potesse avere altre spiegazioni. Vegeta alzò gli occhi al cielo infastidito e riprese a gran velocità il suo cammino.
 
∞∞∞
 
Comparvero nel salotto della Capsule Corporation, dove Bulma stava tentando in tutti i modi di rasserenare Gohan. L'apparizione di padre e figlia però lo mise nuovamente in agitazione.
 
“Pan! Ma che le è successo?”
 
“Nulla, figliolo, tranquillo”
 
Accarezzò la schiena alla nipote per invitarla a lasciarlo andare.
 
“Piccola, resta qui e non ti muovere”
 
Al tono dolce di Goku, alzò perplessa gli occhi ancora lucidi su di lui.
 
“Nonno, dove vai?”
 
“Torno presto”
 
Si teletrasportò nuovamente rivolgendole un ultimo sorriso. Pan, percependo l’aura delle altre persone nella stanza con lei, si voltò e incrociò gli occhi mortificati del padre.
 

 
 
Ciao ragazzi!
 
Spero che abbiate apprezzato i ricordi che ho inserito e che non abbiano rallentato troppo la narrazione 😊
 
Vi ringrazio come sempre di cuore per continuare a seguirmi! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

 

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Capitolo 4
*** Inverno - Un silenzio sospetto ***


Inverno - Un silenzio sospetto

 

Non passò molto tempo prima che anche Goku mettesse piede sullo stesso terreno attraversato pochi istanti prima da Vegeta. Continuava a percepire una certa pace, eppure un silenzio strano sembrava aver impregnato l’aria. Neppure gli animali, dai più piccoli ai più grandi, osavano disturbare una tale preoccupante quiete. Ciò non fece abbassare la guardia al sayan, anzi lo mise maggiormente in allerta. Si guardò intorno con circospezione, dalla sensazione che sentiva attraversare il suo cuore, che aveva iniziato a fremere, poteva presupporre che la sua migliore amica fosse arrivata purtroppo alle giuste conclusioni. Qualcuno stava minacciando nuovamente la Terra e tutte le volte che ciò succedeva in qualche modo finiva sempre che lui c’entrava. Sperò davvero che stavolta non fosse - anche se indirettamente - colpa sua, ma, indipendentemente da ciò, in quel luogo si sentiva chiaramente odore di morte. Ciò non poteva fargli in alcun modo piacere, anzi veniva colpito dritto al cuore ogni volta che qualche malintenzionato pensava di attaccare il suo pianeta.
 
L’unica aura che percepì chiara alle sue spalle era familiare e per nulla minacciosa, come invece sembrava essere il contesto in cui era arrivato. Non si voltò verso il principe e continuò a mantenere alta la concentrazione.
 
“Karoth, hai anche tu una strana sensazione?”
 
Gli offrì solo un silenzio-assenso, quel clima lo aveva ammutolito. Vegeta proseguì, ma la sua voce si trasformò presto in un sussurro grave.
 
“Prevedo una tempesta e il non conoscere né la forza né il volto del nemico inizia a spaventarmi”
 
Le considerazioni del principe stupirono Goku, tanto che lo spinsero a voltarsi di scatto verso di lui quasi sconcertato.
 
“Hai paura, Vegeta?!”
 
“Tu no? Per la verità, la mia paura più grande è non riuscire a proteggere le nostre famiglie”
 
“Sai, è strano sentire che ti arrendi ancora prima di iniziare a combattere”
 
“Non mi sto arrendendo, razza di idiota! Sto solo …”
 
Goku cercò all’improvviso di zittire con un gesto della mano quella furia che lui stesso aveva acceso impiegando come al solito le parole sbagliate, ma Vegeta non colse l’urgenza.
 
“Zitto, Vegeta”
 
“E non ti permettere di dirmi di tacere! No, che …”
 
“Vegeta, sul serio, taci. Lo senti anche tu?”
 
Prima di ribattere nuovamente si mise in ascolto e stavolta nel silenzio percepì uno strano ronzio provenire dall’alto. Seguì subito dopo uno scoppio e i cavi della luce sulle loro teste emanarono scintille di elettricità.
 
“Che cosa diavolo sta succedendo? Pensi sia un guasto elettrico, Karoth?”
 
“Purtroppo no o perlomeno è stato causato da qualcuno”
 
Il principe avvertiva una certa ansia anche nel rivale. Era palesemente rassegnato a ciò che parecchi indizi lasciavano presupporre. Goku rimase sovrappensiero a fissare la scarica di energia che pendeva pericolosamente su Satan City. Non poteva essere qualche cavo scoperto a spaventarlo, era da escludere categoricamente, ma era evidente fosse intimorito da ciò che avrebbero presto o tardi dovuto affrontare. A Vegeta parvero assurde tante coincidenze, Goku sembrava essere preoccupato, quasi rassegnato ad una sconfitta prevenuta e ciò fece presupporre che lui avesse una vaga idee sul volto del loro nuovo nemico.
 
“Vegeta, dobbiamo portare via tutti dalla Terra”
 
Persino la voce era alterata da una paura sincera. Aveva fretta, era evidente quanto non desiderasse farsi cogliere impreparato. Ciò che sembrava essere totalmente assente era la fiducia nelle sue capacità. L’evacuazione sarebbe dovuta essere l’ultima eventualità, invece Goku sembrava essere particolarmente prudente. Gli stava nascondendo qualcosa.
 
“Perché? Karoth, che ti prende?”
 
“Non fare domande e avvisa Bulma, non abbiamo molto tempo”
 
“Hai capito chi ci sta minacciando?”
 
“Sì e non si fermerà”
 
Non gli rivolse alcuno sguardo, anzi era al massimo dell’allerta per un eventuale imminente attacco e non sembrava intenzionato a perdere la concentrazione nemmeno per mettere al corrente il suo compagno di ciò che sarebbe accaduto.
 
“E vuoi condividere anche con me il nome di colui che ti spaventa tanto?”
 
“Vegeta, devi avvertire tutti, portali al sicuro dal Supremo o se necessario su un altro pianeta, ma fallo ora!”
 
Il tono del sayan non ammise alcuna replica, ma fu per il principe sufficientemente convincente ad alzarsi in volo, non voleva rischiare sul serio che qualcuno dei loro cari si facesse male. Infondo l’espressione di Goku non faceva presagire ad uno scherzo, ma mostrava la gravità della situazione. Non appena l’aura di Vegeta si fu sufficientemente allontanata, tirò un sospiro di sollievo ed ora toccava a lui distrarre quel nemico per dare tempo a tutti di mettersi al sicuro.
 
“Siamo solo io e te, non è necessario che ti nascondi”
 
La risposta che però ricevette non venne da quell’essere e contribuì senza alcun dubbio a rincuorarlo.
 
“No, non siete soli, Goku”
 
“Re Kaioh. Che piacere sentirla”
 
La divinità mostrava preoccupazione nella voce e il sayan poteva anche comprenderne il motivo.
 
“Goku, non affrontarlo da solo. E poi Vegeta non possiede l’abilità del teletrasporto, come credi che salverà le vostre famiglie?!”
 
“Troverà un modo. Mi fido di lui e ha capito che la situazione è grave”
 
“Goku, ti stai cacciando nei guai, anche solo per affrontarlo vi serve un piano. È abile, lo sai meglio di me! Non farlo, non …”
 
“Mi dispiace, re Kaioh, ma devo dare un po’ di vantaggio a Vegeta”
 
Non sapeva più come convincerlo ad accantonare per un istante il suo eroismo, ma capì ben presto che i suoi tentativi erano tutti inutili. Goku si trasformò in super sayan, non voleva sprecare energia e trovò che per cominciare quella fosse la trasformazione più adeguata, almeno per provare a tenergli testa.
 
∞∞∞
 
Anche alla Capsule Corporation scese il gelo totale. Né padre né figlia seppero come esordire e quella titubanza mise a tacere persino la donna più loquace della Terra. Bulma rimase in totale silenzio, facendo vagare lo sguardo dall’una all’altro ospite con la percezione che potessero scoppiare da un momento all’altro fulmini e saette tra i due. Ciò che lesse Pan negli occhi di Gohan fu un infinito dispiacere, ma non riuscì a comprendere se provasse quel sentimento per l’insubordinazione della figlia o per reale pentimento. Orgogliosa, come solo i sayan o i mezzisayan sapevano essere, non porse alcun tipo di perdono per il suo irriverente comportamento nei confronti dell’autorità paterna, attese solo che lui le rivolgesse la parola. Gohan però, dal canto suo, non sapeva come esordire, si era accorto ben presto di non conoscere il modo per rapportarsi con Pan senza seminare alcun tipo di sofferenza. Sorrise tristemente tra sé, forse la ragazzina aveva ragione, era diventato un vigliacco, talmente tanto da non riuscire nemmeno ad affrontare sua figlia appena maggiorenne. Si rivolse invece a Bulma, lasciando entrambe le donne presenti perplesse.
 
“Bulma, ora devi dirmi per quale motivo mio padre si è teletrasportato con tanta premura. C’è il rischio di qualche minaccia?”
 
“Minaccia??”
 
Pan a quella parola si allarmò e si maledisse subito per non essere stata più convincente a fermare Goku. Non sentiva però alcuna aura pericolosa, non capiva a cosa suo padre stesse alludendo.
 
“Gohan, stai spaventando tua figlia. Prima di fare qualsiasi tipo di allusione ti consiglio di moderare tono e parole”
 
“Non tergiversare, non mi inganni. Bulma, ti conosco fin troppo bene, la tua aura è alterata, sei preoccupata … ma per cosa?”
 
Ora anche Pan percepiva l’energia spirituale dell’amica ed era molto lontana dalla quiete. Si accorse in oltre delle insolite luci di emergenza che rischiaravano le pareti. Iniziava davvero a convincersi che le ipotesi di suo padre fossero fondate.
 
“Bulma, cosa succederà al nonno e a Vegeta?”
 
“Niente, tesoro, stai tranquilla” non mancò di fulminare Gohan per il poco tatto che aveva avuto “Li ho solo mandati a fare un giro di ricognizione, la prudenza non è mai troppa. Magari mi sbaglio ed in realtà va tutto bene, sapete è il passato ad avermi resa più diffidente”
 
Non li avrebbe convinti, ne era pienamente consapevole, ma non aveva alcun senso allarmarli prima del dovuto.
 
“Perché voi due, invece di preoccuparvi per problemi inesistenti, non parlate un po’?”
 
Non fecero però in tempo a ribellarsi al consiglio della scienziata. Trunks fece il suo ingresso e nella fretta non aveva nemmeno percepito la presenza dei suoi ospiti.
 
“Mamma, ho controllato e …”
 
Si bloccò quando vide Gohan e Pan, non voleva dire nulla di inappropriato davanti a loro, ma aveva urgenza di parlare con la madre. Bulma comprese e si avvicinò al figlio preoccupata. Gli stava per chiedere cosa avesse scoperto analizzando con più attenzione l’impianto informatico ed elettrico della Capsule Corporation, ma dei passi disattesero quasi subito le sue attenzioni. Si voltò nella direzione in cui era comparso il marito e dall’espressione particolarmente seria dedusse che le notizie che portava non fossero delle migliori.
 
“Vegeta. Dov’è Goku?”
 
Chiese titubante e il principe non si prese alcun disturbo di non mostrare l’ansia che lo aveva pervaso lungo tutto il tragitto. Nemmeno la presenza di Gohan e Pan gli diede l’incentivo necessario per mostrare un minimo di ottimismo.
 
“Vegeta, dov’è il nonno?”
 
La ragazza stava rischiando seriamente di sciogliere nuovamente la tensione attraverso le lacrime.
 
“Mi ha detto solo di portarvi al sicuro”
 
Non ebbe bisogno di sentire altro, si avviò a passo veloce verso la porta della Capsule Corporation. Non riuscì però a fare nemmeno un metro, perché delle forti braccia la avvolsero in una decisa stretta.
 
“Non ti muovi da qui, signorina”
 
Gohan aveva bloccato da dietro ogni possibile movimento della figlia, che, dalla reazione di Vegeta, sarebbe equivalso ad un suicidio.
 
“Lasciami! Il nonno ha bisogno di aiuto”
 
“Ha ragione, Karoth ha lasciato intendere che l’avversario non sia facile da sconfiggere”
 
Vegeta si aggiudicò un’occhiataccia della moglie per quella informazione data proprio in presenza di Pan, la quale aumentò la ribellione tra le braccia del padre.
 
“Non me ne vado da alcuna parte senza il nonno. Mollami, papà!”
 
Provò ad aumentare la sua aura, cercando di contrastare la resistenza di Gohan. Non riusciva più a controllare la rabbia e l’impotenza che provava in quel momento. Lei non lo avrebbe perso e i secondi divennero essenziali per provare a salvarlo. Perché allora suo padre, piuttosto che fermare lei, non accorreva in soccorso di Goku? Si stava stancando, riscoprì tutta la sua forza, qualcosa che nelle ultime ore si trovò costretta a fare spesso. Riuscì a forzare la presa del padre e senza che Gohan potesse impedirlo, le scivolò tristemente dalle braccia.
 
“Pan, no! Ti prego, non farlo”
 
Non lo ascoltò, corse superando Vegeta, che nemmeno pensò di fermarla. La luce che aveva visto negli occhi di quella ragazza non lo mosse in alcun tentativo, era pienamente consapevole della rabbia sayan che era cresciuta in lei e niente l’avrebbe placata se non raggiungere i suoi obiettivi. Suo figlio, che evidentemente non era abbastanza esperto come lui, le corse prontamente dietro. Spiccò il volo con Pan, spaventato all’idea che lei potesse andare incoscientemente incontro al pericolo.
 
“Pan!”
 
Non diede retta nemmeno a lui. Era qualche metro avanti a Trunks e proseguiva indisturbata il suo cammino, ignorando la presenza dell’amico. Decise di seguirla in silenzio, non sapeva come contrastare tanta testardaggine, ma soprattutto l’affetto che sapeva che Pan provava per Goku. Sperò così di difenderla se fosse stato necessario. Ci pensò lei a raggiungere il punto dello scontro, guidata dall’aura del nonno. Sembrava stare ancora bene, ma ovviamente in battaglia aveva aumentato l’energia. Non attese nemmeno di raggiungere il suolo, quando lo intravide, lo chiamò a squarciagola.
 
“NONNO!”
 
La voce della nipote lo allarmò, avrebbe tanto voluto chiedere a Re Kaioh se avesse sentito male e potesse sperare di aver avuto le allucinazioni. Peccato però che l’aura della ragazza fu inconfondibile e ancora di più fu la sua figura scura contro la neve chiara.
 
“Pan, devi andartene, subito!”
 
A dispetto delle parole allarmate di Goku, lei proseguì il suo cammino verso di lui. Non sapeva come convincerla e non era nemmeno sicuro di farcela. Notò poco dopo anche la presenza di Trunks, che guardò l’amico dispiaciuto per non essere riuscito a fermarla. Provò con metodi convincenti, non aveva altro modo per evitare che si mettesse in pericolo contro un nemico che lui sapeva perfettamente quanto fosse spietato. Non sciolse la trasformazione in super sayan, così Pan vide Goku inginocchiarsi di fronte a lei per raggiungere la sua altezza e poco dopo i suoi occhi, diventati azzurri, furono puntati nelle sue iridi color ebano.
 
“Tesoro mio, se ti accadesse qualcosa io non potrei mai perdonarmelo. Torna indietro con Trunks e lascia che Vegeta vi aiuti a mettervi al sicuro. Anzi, dovrai anche aiutare papà a proteggere la mamma e la nonna”
 
“Nonno, non voglio perderti”
 
“Nemmeno io e ti prometto che farò qualsiasi cosa è mio potere per tornare a casa da voi”
 
Era lui per primo preoccupato, l’esito di quella battaglia era incerto.
 
“Nonno, io non sento l’aura del nemico. Non la percepisco perché sono debole?”
 
“No, piccola, purtroppo non posso sentirla neppure io”
 
“E come farai a sconfiggerlo?”
 
Ecco un’altra domanda a cui non sapeva dare risposta. Le sorrise, sperando che la nipote non cogliesse la sua titubanza.
 
“Sapendo voi al sicuro, così non mi deconcentrerò nel tentativo di salvarvi”
 
Dopo un istante di perplessità, Pan si buttò tra le sue braccia e lo strinse forte, sperando di offrirgli un po’ di energia. Non appena però il petto del sayan entrò in contatto con il suo, percepì chiaramente il cuore del nonno fremere e ciò la spaventò, rivelandole quanto fosse veramente forte il suo avversario. Senza nemmeno sciogliere l’abbraccio, sussurrò al suo orecchio per rendere riservata quella conversazione.
 
“Nonno, hai paura”
 
“Non più, Pan. Mi hai dato il coraggio necessario per sconfiggerlo”
 
Sciolsero quell’affettuoso abbraccio e non appena Goku poté ammirare nuovamente il viso della ragazza, notò che i suoi occhi erano lucidi.
 
“Ti voglio bene, piccola”
 
“Se papà mi avesse dato la possibilità di allenarmi tu avresti lasciato che ti aiutassi, così però …”
 
“No, non avrei mai permesso che rischiassi ugualmente. E poi, Pan, sinceramente, credo che la nonna mi avrebbe ucciso con le sue mani se avessi messo a repentaglio la vita della sua cara nipotina. Ora vai, tesoro, lascia che Trunks ti accompagni a casa”
 
Il ragazzo però non fece in tempo a muovere un passo. Una voce attirò l’attenzione di tutti i presenti e il primo a spaventarsi fu il sayan che ben conosceva quel timbro.
 
“Goku, non avrei mai detto che saresti diventato così sentimentale. Ma forse avrei dovuto immaginarlo, è la clemenza a contraddistinguerti, vero?”
 
Non sapeva dove fosse e lo spaventava la sola idea di non conoscere da che direzione proteggere Pan e Trunks da eventuali attacchi.
 
“Non ti è bastata la lezione che ti ho dato, cerchi il secondo round? Ma sappiamo entrambi come finirà … anche stavolta”
 
“Sei libero di fare pronostici. Anzi, mi chiedo su chi scommetterebbe la dolce fanciulla accanto a te”
 
Goku tornò a sussurrare a Pan, sperando di convincerla in breve tempo a spiccare il volo. Lo conosceva e quella era stata una chiara minaccia.
 
“Tesoro, è ora di andare”
 
“Nonno …”
 
“Ora, Pan, …”
 
Non fece in tempo a proseguire le suppliche che rivolgeva alla nipote, che una potente onda lo colpì sulla schiena, mozzandogli il fiato e rischiando di farlo cadere.
 
“La prossima sarà indirizzata ad uno di questi due giovanotti, se non ti decidi a sfidarmi”
 
Non capì come aveva fatto a sfuggirli dalla descrizione di Bulma che il nemico in questione potesse essere proprio lui. Voleva fare del male a lui e non avrebbe perso tempo a distruggere il suo pianeta, la sua famiglia e i suoi amici.
 
“Nonno!”
 
“S-Sto bene. Pan, ti prego, vai”
 
Si alzò con qualche fatica, facendole intendere che non erano ammesse altre repliche. Era inutile però cercarlo, così chiuse gli occhi e tentò almeno di prevedere, anche se con pochissimo preavviso, i suoi attacchi. Ciò che avvertì non fu affatto di suo gradimento.
 
“Pan, via da lì!”
 
Si era già lanciato in soccorso della nipote, ma Trunks, che era ora più vicino, fu più veloce. In un istante il ragazzo l’aveva spinta sulla neve fresca, che aveva attutito il colpo della caduta. Si ritrovò involontariamente a sovrastarla, ma ciò che lo premeva di più era verificare la sua incolumità.
 
“Pan, stai bene?”
 
La ragazza annuì appena con un lieve rossore in volto. Si era bloccato in quella posizione in attesa della risposta di Pan e nel frattempo si era soffermato ad ammirarla, incurante della minaccia che aleggiava intorno a loro. Fu la voce allarmata di Goku a farli ritornare al presente, senza nemmeno sapere come avessero fatto a scollare i pensieri dal nemico che per poco non li aveva entrambi uccisi.
 
“Per l’amor del cielo, Trunks, portala via di qui!”
 
“Mi dispiace, Pan, ma devo eseguire gli ordini di Goku”
 
Si alzò trascinandosi dietro anche lei e la prese in braccio senza nemmeno offrirle la possibilità di ribellarsi. Il sayan fu felice di sentire l’aura dei due ragazzi allontanarsi e ciò che lo aspettasse non gli importò nemmeno più.
 
“Maledetta carogna! Sono io il tuo avversario”
 
“Pensi davvero che mi accontenterò di te? Noto che l’ingenuità non l’hai affatto persa con gli anni”
 
Goku rise all’udire quelle parole rimbombare nel cielo bianco. La neve tornò a scendere, ma stavolta, per quanto era carico di rabbia ed energie, i fiocchi non facevano nemmeno in tempo a posarsi su di lui.
 
“Sono cambiate tante cose in questi anni ed hai avuto una pessima idea a tornare. Non fare il vigliacco e mostrati. Perché non metti alla prova la mia ingenuità?”
 
“Preferisco divertirmi un po’ prima. Cosa dici, accetti la sfida? Combattere con te mi annoia, se so che non hai alcun incentivo”
 
Il solo pensiero di ciò che quel demonio avesse in mente lo spaventò.
 
“Non vorrai …”
 
“Hai ragione, Goku, quando dici che sono cambiate tante cose in questi anni. Hai molto di più da perdere, giusto?”
 
“La mia famiglia non ti ha fatto nulla! Sei un dannato vigliacco, te la prendi con chi è più debole di te. Sfiorali e non avrò alcuna pietà stavolta”
 
Sentì rimbombare una nuova risata in quello spazio isolato. Il cuore di Goku che prima sembrava essere accelerato, ora iniziava a reclamare più spazio per mostrare tutta l’agitazione che lo aveva pervaso. Iniziava a sentirsi impotente, non sapeva come anticipare le sue mosse, era una pedina nelle sue mani.
 
“Prima dovrai trovarmi, sayan, e come vedi non è così semplice”
 
Non era riuscito a distrarlo come aveva tanto sperato di fare e nessuno aveva avuto il tempo quasi sicuramente di mettersi al sicuro.
 
∞∞∞
 
Trunks solcava il cielo incurante dei fiocchi di neve che rapidamente gli svolazzavano davanti annebbiandogli il cammino. Strinse forte a sé Pan senza minimamente contare che avrebbe benissimo potuto volare in autonomia. La sentiva vicina al suo petto e ciò gli provocò un inaspettato sussulto, ma attribuì quella sensazione al pericolo che aveva sfiorato qualche istante prima. Non voleva rischiasse nuovamente la vita, così non indugiò a scortarla in un luogo sicuro. Aveva finalmente spiegato cosa avesse provocato quello strano guasto alla linea elettrica, ma che fosse colpa di  qualcosa di ultraterrestre lo aveva percepito ancor prima di aver toccato con mano la gravità della minaccia. Pan invece non aveva tempo di pensare a quanto fosse imbarazzante essere tra le braccia del suo amico, la mente viaggiava sempre e solo su un soggetto. Anche il cuore della ragazza batteva forte nella gabbia toracica, ma la paura era attribuita al rischio di una perdita che sarebbe stata troppo grave per lei e le avrebbe lasciato una ferita profonda nell’anima.
 
“Trunks? Il nonno ce la farà, vero?”
 
“Non c’è nemico che Goku non sappia sconfiggere. Tranquilla, Pan. Torniamo alla Capsule Corporation?”
 
“No, la mamma e la nonna non saranno ancora al corrente del pericolo. Se lo conosco, papà passerà prima a casa e poi sui Monti Paoz. Quindi aiutiamo prima la nonna”
 
“Agli ordini, signorina Son”
 
Il ragazzo cambiò subito direzione e si diresse a gran velocità verso i Monti Paoz. Sperò di arrivare in tempo, ma non condivise quel timore con Pan, era già sufficientemente in ansia per quella situazione e far morire le poche speranze che aveva non sarebbe stata la scelta migliore.
 

 
Ciao ragazzi!
 
Un vecchio nemico si nascondeva dietro quei segnali … metterà sicuramente alla prova Goku e gli altri, ma favorirà anche una certa vicinanza tra Pan e Trunks 😊
 
Grazie di cuore a tutti coloro che mi seguono! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

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Capitolo 5
*** Inverno - Incontri e scontri ***


Inverno – Incontri e scontri


 

Aveva compreso dall’espressione del nonno quanto fosse grave la situazione. Aveva letto paura negli occhi di Goku, ma poteva prevedere quanto quel timore fosse rivolto alla loro famiglia, al solo pensiero che i suoi cari potessero essere in pericolo. Non c’era nulla di cui lui avesse paura, anzi più l’avversario era potente e più lui era motivato a combattere, ora invece non leggeva determinazione e fiducia nelle proprie capacità. In quel poco tempo in cui i loro sguardi si erano incrociati la giovane Son non aveva letto eccitazione per quello scontro e ciò non la tranquillizzò. Le parve quasi di leggere dispiacere nelle profonde iridi del nonno, come se quella nuova minaccia fosse stata provocata da lui in qualche modo. Pan capì in quel momento, tra le braccia del suo amico, come avrebbe davvero potuto aiutarlo. Se non le concedevano di combattere, avrebbe potuto mettere al sicuro i propri familiari ed esaudire così gli impliciti desideri di Goku. Gradì la collaborazione di Trunks, l’aveva scortata senza batter ciglia verso i monti Paoz, stringendola forte a lui. Non pensò nemmeno lontanamente di ribellarsi a quelle accortezze, poteva tranquillamente volare, eppure beneficiò di quelle premure, come mai avrebbe fatto prima di allora. In un certo senso tra le sue braccia si sentiva rincuorata, come se nulla potesse andare storto grazie ad una rinnovata determinazione che non le consentiva di lasciarsi abbattere, ma di sfruttare ogni possibile modo di essere utile. Lui per primo voleva proteggerla, ma allo stesso tempo non la limitava, anzi la sosteneva, una sensazione che per lei, dopo tante proibizioni e negazioni, fu del tutto nuova e piacevole. Non osava chiedergli di allenarla però, temeva un rifiuto da parte sua, sapeva perfettamente quanto anche lui stimasse il fratello del suo migliore amico e mai lo avrebbe affrontato aiutando la figlia a disubbidirgli. Impiegarono pochi minuti a raggiungere la loro destinazione e la ragazza scese velocemente dalle braccia di Trunks, senza nemmeno avvertirlo o che lui provasse a fermarla, per raggiungere la porta d’ingresso. La spalancò velocemente in preda all’agitazione per le sorti della signora Son e la cercò disperatamente, sperando in cuor suo che stesse bene.
 
“Nonna!”
 
Attese infiniti secondi prima che la padrona di casa comparisse sulle scale e sentisse le disperate grida della nipotina. Pan la vide, mentre piegava attentamente una tuta arancione a lei molto familiare. La ragazza si bloccò a quella vista, che le tolse il fiato al solo ricordo di Goku e a quello che da solo stava affrontando. Lei non sapeva se lo avrebbe rivisto. Aveva forse fatto irruzione in quella casa troppo barbaramente e fu strano che Chichi riuscisse a mantenere la calma nel chiedere le spiegazioni di quella visita. Non aveva forse colto la concitazione di Pan e la sua espressione palesemente mortificata e triste? L’eventualità che lei non avesse capito la tragicità della situazione poteva tornare a favore della nipote, la quale si ripromise di prendere un respiro ed evitare di allarmarla, visto che era perfettamente consapevole che mantenere il sangue freddo in quel momento avrebbe giovato a tutti.
 
“Pan. Tesoro, che ci fai qui? Se cerchi il nonno è andato come al solito ad allenarsi … ma, come sempre, non ti so dire né dove né quando tornerà”
 
Lesse una certa rassegnazione sul volto della donna e lei non sapeva come dirle che non si stava allenando, ma stava combattendo. Aveva lo sguardo di chi qualsiasi cosa avesse sentito lo avrebbe dato per scontato. Dopo anni di alti e bassi tra i suoi nonni avrebbe dovuto facilmente comprenderla, ma continuava a non prevedere la sua reazione davanti ad un'ulteriore possibile perdita del marito. Ma Pan per prima si rifiutava di pensare a quell’eventualità, che inspiegabilmente tra le braccia di Trunks sembrava essere più remota. Non fece in tempo ad informarla di quel triste annuncio, perché l’attenzione di Chichi fu attirata proprio dall’ingresso del giovane Brief, che la lasciò ancora più perplessa.
 
“Trunks. Come mai anche tu qui?”
 
Chiese ingenuamente, ma il sorriso si spense subito dopo. Reduce da anni di esperienza, immaginò presto che la presenza di entrambi quei ragazzi non fosse di buon auspicio. Gli occhi tristi della nipote, che, per quanto si sforzasse, non riusciva a nascondere l’evidente stato d’animo, e la mortificazione del figlio della sua migliore amica le diedero solo una drammatica conferma.
 
“Cos’è successo? Dov’è Goku?”
 
“Nonna, forse è meglio se ti siedi prima”
 
“È morto di nuovo, vero?”
 
“Chichi, non pensare subito al peggio. Ascolta prima quello che ha da dirti tua nipote”
 
La donna appoggiò delicatamente sul divano lì accanto la tuta piegata del marito, si decise ad ascoltarli, benché sapesse che la situazione non sarebbe stata delle migliori, e si sedette preoccupata, ma era anche estremamente rassegnata alla notizia che di lì a poco avrebbe ricevuto. Pan si accomodò al suo fianco e prese un respiro anch’essa angosciata, cercando di non mostrare meglio che poté l’ansia.
 
“Non so contro chi stia combattendo il nonno, ma so che vuole saperci al sicuro”
 
La ragazza le afferrò dolcemente una mano e la strinse, quando vide dall’espressione di Chichi che quella notizia l’aveva sconvolta, nonostante avesse già previsto una simile notizia. L’ultimo suo desiderio era provocare un dolore a sua nonna, ma non aveva altra scelta che metterla al corrente della situazione se voleva salvarla. Il gesto di affetto che le aveva rivolto voleva anche essere, forse egoisticamente, un modo per sentirsi rincuorata dalla presenza della donna.
 
“Quindi è grave. Quando dice che ci vuole sapere al sicuro, significa che vuole sacrificarsi per noi. Mi giocherei la casa che sono queste le sue intenzioni”
 
Pan ricordò le parole di Vegeta, l’avversario era difficile da battere e molto probabilmente Chichi aveva ragione. Quella consapevolezza contribuì soltanto ad infliggere alla ragazza un nuovo colpo all’anima già così provata nelle ultime ore. Notò subito la tristezza che le sue parole avevano lasciato nella nipote e le strinse più forte la mano intrecciata amorevolmente alla sua. Le dispiacque essere stata così diretta, cercò di sorriderle leggermente, ma era pur sempre rassegnata al destino che la attendeva.
 
“Piccola, dai, non preoccuparti. Il nonno è pur sempre forte e non mollerà tanto facilmente” la ragazza non accennava a rasserenarsi, era paradossale che fosse lei ora a tranquillizzare Pan, ma non poteva farne a meno, lei ci aveva fatto l’abitudine a vivere nella costante preoccupazione, sua nipote invece non era pronta ad un’eventuale perdita “Tesoro, da quando sei nata hai letteralmente cambiato la vita al nonno, non l’ho mai visto legato così tanto ai suoi figli come lo è a te. Io sono certa, anzi sono sicurissima, che non farebbe alcuna follia se non fosse strettamente necessaria. Pan, ti vuole troppo bene per rinunciare a te, ti vuole vedere crescere e non vuole perdersi nulla della tua vita. Non mollerà per alcuna ragione al mondo, la sua è solo prudenza, non vuole rischiare che ci capiti qualcosa”
 
“Nonna, mi sembrava di aver capito che il nonno conoscesse già il suo avversario e lo avesse già battuto una volta. Vorrei tanto aiutarlo, ma io non sono abbastanza forte per essergli accanto”
 
Leggeva tanta sofferta impotenza negli occhi di quella ragazza, non sapeva come aiutarla. L’unico modo che aveva era addossare le colpe a Goku per provare ad allontanare ogni sorta di responsabilità per le sue sorti dal cuore di Pan. Suo marito desiderava vedere al sicuro la loro unica e adorata nipotina e lei l’avrebbe portata al sicuro. Si fidava di Goku e se arrivava a simili estreme conclusioni il motivo era, purtroppo per loro, drammaticamente fondato.
 
“Ti ha per caso detto che non puoi aiutarlo e ti ha cacciata via?”
 
“Sì, lo ha fatto”
 
“Mio marito è testardo, tesoro. Se prende una decisione, è difficile che cambierà idea. Ma credo sia una caratteristica di voi sayan, che quindi hai anche tu. Pan, il miglior modo che hai per aiutarlo è mettere in pratica il suo volere. Hai detto che dobbiamo metterci al sicuro, giusto? Allora troviamo un posto sicuro”
 
Si alzò anch’essa determinata, lasciando alla ragazza una certa perplessità. Era chiaro però che Chichi volesse ascoltarlo per mettere al sicuro la sua famiglia. Poche volte aveva visto la nonna così d’accordo con lui, era strano per Pan, ma quell’atteggiamento grintoso, che a quanto pareva era proprio anche della moglie di un sayan, nonostante fosse una semplice terrestre, fece bene ad entrambe. Il fatto che anche quella ragazza avesse un carattere così forte non era così sorprendente se tutti in famiglia a loro modo lo erano.
 
“Nonna? Ma tu non sei preoccupata per lui?”
 
“Io ho una paura terribile di perderlo di nuovo, ma non me ne starò in un angolo a pregare di poterlo riabbracciare. Goku trova sempre il modo di tornare a casa e così sarà anche stavolta. Pan, devi aiutarmi a trovare Goten, tuo zio non sa ancora nulla, senti la sua aura?”
 
Non fece in tempo a comunicare alla nonna dove fosse lo zio, perché Trunks la anticipò risoluto e in una frazione di secondo individuò la posizione del migliore amico.
 
“Trovato. Non è molto lontano da qui”
 
“Avvisiamolo allora”
 
Chichi non diede tempo al giovane di aggiungere altro, si fiondò alla porta e sperò che i due facessero lo stesso.
 

∞∞∞

 
Bulma stava guardando torvo il marito ormai da qualche minuto. Lei non poteva credere che per l’ennesima volta la lingua biforcuta di Vegeta avesse creato danni. Per quanto si sforzasse era sempre in grado di far precipitare le situazioni più delicate, senza il minimo tatto e vanificando tutti i suoi sforzi. Non sapeva se quella fosse effettivamente l’occasione più consona per sgridarlo e se ci fosse il reale tempo, ma lei non riuscì a resistere, le parole fluirono liberamente senza che lei potesse dare loro un freno e rimandarle ad un tempo più favorevole.
 
“Complimenti, Vegeta. Non potevi usare parole più sbagliate in presenza di Pan. L’unica volta che avresti dovuto davvero misurare le parole, perché sapevi che si sarebbe lanciata in soccorso di Goku, tu che fai? Le butti in faccia che suo nonno sta affrontando un avversario difficile? Ma che accidenti ti suggerisce il cervello?! Ammesso che tu abbia un cervello a cui chiedere consulenza, ovvio!”
 
“Senti un po’, Bulma, cosa …”
 
Gohan, preoccupato per la figlia, non gli diede il tempo di rispondere alla moglie. In quel momento non gli importò cosa avesse scatenato la reazione, ma solo che sua figlia stesse per affrontare quella minaccia che persino per Goku sembrava essere problematica. Si rivolse al principe e sperò di ricevere una notizia positiva.
 
“Quanto è pericoloso questo avversario?”
 
“Karoth era particolarmente spaventato”
 
Il giovane Son mosse qualche passo verso la porta, non ebbe la necessità di sentire altro per lanciarsi in soccorso di Pan. Bulma però, che aveva già intuito le sue intenzioni, benché non fosse abile a percepire la variazione dell’energia spirituale, lo bloccò. La scienziata, a differenza dei sayan, era particolarmente brava a prevedere gli stati d’animo prima ancora che essi potessero manifestarsi.
 
“No, Gohan, non ha alcun senso lanciarci tutti sul campo di battaglia senza un piano. È un suicidio”
 
“E’ mia figlia che rischia di suicidarsi!”
 
“Non se Goku sarà con lei, non permetterà che qualcuno le faccia del male”
 
Gohan era palesemente agitato. Era impotente davanti all’inevitabile. Lui avrebbe dovuto proteggere la sua bambina, invece non ne era in grado e da incosciente non le aveva nemmeno insegnato a difendersi da sola.
 
“Bulma, non riesco a non fare niente. Io e Pan abbiamo litigato e … non voglio perderla. Forse ho sbagliato a non consentirle di allenarsi, a quest’ora avrebbe sicuramente avuto qualche possibilità in più di tenere testa all’avversario e nemmeno io posso aiutarla come vorrei invece fare, perché io per primo ho rinnegato la mia natura”
 
“Nessuno ti dice di non fare niente e nemmeno devi stare a guardare, mentre quell’essere ci uccide. Vegeta ha detto che Goku vuole saperci al sicuro ed è ciò che faremo”
 
Non capiva cosa Bulma intendesse oppure gli era chiaro, ma aveva difficoltà ad ammetterlo. L’eventualità di lasciarlo di nuovo solo a combattere con l’incertezza di non rivederlo gli provocò un forte dolore. Doveva però prima mettere in salvo la sua famiglia e poi nel caso avrebbe cercato di aiutarlo in qualche modo, su quel piano, anche se a fatica, poteva concordare.
 
“Videl non sa nulla”
 
“Va’ a prenderla”
 
Gli porse una dolce e materna carezza sul braccio per incoraggiarlo e Gohan non si fece pregare, corse alla porta per poter spiccare il volo e raggiungere il prima possibile la sua consorte. Rimasti soli, Bulma non ebbe più paura di mostrare preoccupazione, ora con il suo timore non avrebbe rischiato di peggiorare l’insicurezza di Pan e Gohan se loro si trovavano a debita distanza dalla Capsule Corporation.
 
“Vegeta, hai qualche piano in mente?”
 
“Al momento solo quello di andare su un altro pianeta. Stai pensando anche allo stesso pianeta che ho mente io, vero?”
 
“Lord Beerus. Come glielo spieghiamo? Non ci concederà mai asilo, per quanto la situazione per la Terra possa essere disperata”
 
“Come non sconfiggerà questo nemico con un semplice tocco del dito solo se glielo chiedessimo. Inizia a contattare Whis, io intanto vado ad avvertire Bra, sento la sua aura non lontana da qui. Riporto nostra figlia a casa prima che le capiti qualcosa, anche lei come Pan ha abbandonato gli allenamenti”
 
Su quell’idea Bulma fu particolarmente d’accordo e lo lasciò spiccare il volo. Dopodiché si concentrò sull’Angelo e si preparò a comunicare con lui, cercando una qualsiasi esclusiva prelibatezza che avrebbe potuto convincere lui e il suo protetto ad ospitarli.
 
 

∞∞∞

 
Bra e Goten sentirono un’aura familiare avvicinarsi a loro. Dopo centinaia di terrestri che passarono loro di fianco, l’evidente presenza dell’altro mezzosayan non sarebbe potuta sfuggire ai due giovani. All’incrocio tra Satan City e i Monti Paoz il cammino dei due amici si intersecò inaspettatamente. Immersi nei loro pensieri non si erano nemmeno accorti che la folla, che per buona parte del cammino aveva accompagnato i loro passi, si era via via diradata. Il silenzio non li insospettì più del necessario. Ciò che li ridestò fu solo l’incontro inaspettato che stava per avvenire tra i due.
 
“Bra”
 
“Ciao, Goten. Come mai da queste parti?”
 
“Facevo un giro. Tu invece?”
 
“Anche io, ma …”
 
La ragazza non ebbe la possibilità di rispondere alla sua domanda, l’espressione di Goten si era presto trasformata da gioviale a preoccupata. Aveva finalmente avvertito che qualcosa non andasse e forse era stato proprio l’incontro con l’amica a ridestarlo e a consentirgli quella consapevolezza.
 
“Aspetta … la senti anche tu?”
 
“Cosa?” non le rispose, nonostante l’espressione di Bra fosse piuttosto eloquente “Goten, che c’è?”
 
“Ho una strana sensazione”
 
“Quale sensazione?”
 
“Come se Satan City fosse stata prosciugata di ogni sorta di energia”
 
“Non sento niente di stra …”
 
Fu nuovamente interrotta e stavolta fu colpa dell’arrivo frettoloso di Goku. Lo strano e insolito comportamento del padre mise maggiormente in allerta Goten.
 
“Ragazzi”
 
Aveva avvertito per puro caso e fortunatamente la loro aura e dopo le minacce di quella sua vecchia conoscenza non esitò nemmeno un istante a correre in soccorso dei proprio cari. Si maledisse, se era così forte era solamente per colpa sua. Avrebbe dovuto eliminarlo quando ne aveva avuto l’occasione, ma ovviamente, come era solito fare, lo aveva risparmiato mosso da un senso di clemenza. Ora però lui non aveva alcuna clemenza per la sua famiglia e spettava a Goku proteggerla dalla sua leggerezza. Aveva, come sempre, cercato il buono anche in lui, peccato che – e su questo punto aveva ragione – era stato ingenuo a non capire quanto in lui non ci fosse nemmeno un grammo di bontà, ma solo sete di potere. Goku, nei suoi infimi piani, era stato complice inconsapevole, gli aveva insegnato più di una tecnica, aveva imparato a considerarlo suo amico, ma quello stesso amico gli aveva voltato con estrema facilità le spalle nello stesso istante in cui si era rivelato chi fosse realmente.
 
“Papà”
 
“Ve ne dovete andare, subito!”
 
“E’ per via della sensazione che sento?”
 
Il fiato insolitamente corto di Goku parlò per lui. Non sembrava però avesse lottato, l’ansia doveva aver causato quell’accelerazione cardiaca. Era sicuramente il lato umano che aveva acquisito con gli anni a farlo reagire in quel modo davanti ad una evidente preoccupazione.
 
“Dovete andarvene via insieme a Vegeta e agli altri. E Goten … dì a tua madre che mi dispiace, stavolta è davvero colpa mia”
 
“Che significa che è colpa tua?”
 
Non gli concesse una risposta, si portò solo due dita alla fronte dispiaciuto e scomparve davanti allo sconcerto del figlio. Era chiaro che avesse optato per il teletrasporto solo per non essere seguito e aveva fatto una corretta previsione, perché quello fu esattamente l’istinto di Goten. Bra bloccò i passi del ragazzo in un abbraccio senza nemmeno riflettere. Il suo lato più umano le suggerì che quello fosse l’unico modo per placare il dolore e l’impulsività del ragazzo. Sentì il battito accelerato del giovane e lei capì subito quali pensieri lo avessero sconvolto.
 
“Goten, calmati, non succederà nulla, vedrai”
 
“Poche volte mio padre mi ha guardato in quel modo ed ogni volta quando sapeva di provocarmi una sofferenza. Bra, non voglio perderlo … non di nuovo”
 
La abbracciò a sua volta, era l’unico supporto per lui in quel momento e lei, capendo l’importanza che avesse per Goten quel sostegno, gli accarezzò la schiena per provare a rincuorarlo. La stringeva a sé senza nemmeno accorgersi che la sofferenza stava espandendo la sua aura e con essa inevitabilmente venne aumentata la sua forza. La rabbia per la minaccia di quell’ennesima perdita e l’affetto che provava per suo padre, ma che in quel momento venne messo così tanto in discussione dal dolore dell’anima, gli causarono un’involontaria trasformazione. I suoi capelli ad intermittenza emanavano scintille dorate senza che lui potesse evitarlo o il suo cuore fosse abbastanza quieto per placare quell’irrequietezza.
 
“Non lo perderai, troveremo una soluzione, ma ora calmati. G-Goten, mi stai stringendo un po’ troppo forte”
 
Mollò subito la presa non appena comprese ciò a cui lei stesse alludendo, riportandolo in quel modo al presente da un passato ormai lontano. Il solo pensiero di rivivere quell’assenza aveva smosso in lui timori, che, nonostante fosse passato tanto tempo, erano rimasti sepolti nel suo cuore. Il ritorno di Goku insieme alla sua conoscenza avevano in parte colmato quel vuoto, ma non erano stati in grado di cancellare le mancanze che un bambino aveva subito fino all’età di sei anni.
 
“Scusa, non volevo farti male”
 
“Tranquillo, è solo che, come Pan, sono poco allenata”
 
Il nome di sua nipote trasformò la mortificazione nei confronti di Bra nell’innato senso di protezione nei confronti della sua famiglia e dei suoi amici.
 
“Pan … e tutti gli altri! Dobbiamo aiutarli a mettersi al sicuro. Su questo mio padre ha ragione”
 
Spiccò il volo senza dare modo a Bra di fermarlo o ribattere, ma solo di seguirlo velocemente.
 

∞∞∞

 
Gohan si fiondò a casa e senza nemmeno riflettere entrò. Non pensò che un’intrusione così improvvisa avrebbe potuto spaventare la moglie, ciò che contava in quel momento era solo la sua sicurezza.
 
“Videl!”
 
Non ebbe alcuna risposta. Si concentrò spaventato sulla sua aura, ma impiegò del tempo prima di sentirla, era troppo agitato per l’incolumità dei suoi cari per riscoprire la concentrazione necessaria. Il fatto però che non riuscisse a percepire la sua presenza aumentò notevolmente la sua ansia, così decise di cercarla in altro modo. Salì velocemente le scale e la trovò mentre si occupava dei lavori domestici. Rimase solo un istante a fissarla mentre serena si occupava della casa e della sua famiglia, non sapeva come evitare di rovinare quegli ultimi momenti di quiete. Fu lei a dargli il giusto incentivo per comunicarle la situazione, quando Videl si voltò distrattamente proprio in quel momento e per poco non si scontrò con lui.
 
“Gohan! Hai preso il vizio di comparire all’improvviso come tuo padre?”
 
“Non c’è tempo per le buone maniere, dobbiamo andarcene”
 
La prese per mano velocemente ed iniziò a tirarla verso le scale. Videl però perplessa fece un po’ di resistenza. Pretendeva delle spiegazioni prima di assecondarlo. Si fidava di lui, ma non poteva chiederle di non essere spaventata da quel comportamento impulsivo.
 
“Di cosa stai parlando?”
 
“Del fatto che c’è una nuova minaccia e nostra figlia si è lanciata insieme a mio padre verso il pericolo”
 
“Cosa??”
 
Fu quella notizia a farle puntare i piedi per terra e riuscì a contrastare persino la forza del marito. Era scioccata dopo quello che aveva sentito, lo fissava negli occhi con la speranza di non leggere la verità che Gohan le aveva appena esposto. Eppure notò presto e drammaticamente che era stato sincero. Al solo pensiero che sua figlia fosse in pericolo gli occhi le si velarono di lacrime.
 
“Quello che hai sentito, Videl, non farmelo ripetere”
 
“E’ tutta colpa tua! Grazie alle tue manie di normalità, ora lei non è in grado di difendersi”
 
Aveva alzato la voce e riversato il suo turbamento su Gohan trasformandolo in materna preoccupazione. Puntava lo sguardo accusatore su di lui, disarmandolo totalmente. Gli stava rinfacciando proprio ciò di cui si sentiva in colpa, ma aveva ragione. Era esattamente ciò che aveva fatto, impedendo a sua figlia di difendersi quando lei non avrebbe desiderato fare altro. Come avrebbe potuto dare torto a sua moglie? Come poteva continuare a dare torto a sua figlia? Ma soprattutto come aveva fatto ad essere così ottuso per tutto quel tempo, credendo che ciò l’avrebbe protetta? Era stato lui a metterla in pericolo, credendo ingenuamente di poterla tenere fuori da ogni battaglia solo perché non era pronta a combattere. Non aveva messo in conto però di non essere in grado di soffocare la grinta e la determinazione di Pan, come invece era riuscito a fare con la sua forza fisica. Gli occhi di sua moglie furono peggio di lame, in quel momento trasmettevano tutt’altro che amore, ma solo disprezzo e riprovazione.
 
“Hai ragione, adesso io però non posso più tornare indietro, quindi ti chiedo di ascoltarmi e …”
 
“Ascoltarti?!” sciolse con uno scatto la presa del marito, senza che lui opponesse alcuna resistenza, continuava a comprenderla, non aveva alcun modo di difendersi da quelle accuse “Dopo che hai messo in pericolo mia figlia, non ho alcuna voglia di starti a sentire!”
 
Gli passò accanto e purtroppo Gohan non fece fatica ad intuire le sue intenzioni. Non poteva però permettere a sua moglie di mettere essa stessa in pericolo per risolvere un errore che lui aveva provocato. Le si parò davanti spaventato che lei potesse lanciarsi in quell’impresa impossibile. Sperò di poterla fermare, anche se l’impotenza che anch’egli provava gli faceva male.
 
“Videl, tu non puoi salvarla”
 
“Tu non mi fermerai. Sei un illuso se credi che starò a guardare, mentre Pan rischia la vita”
 
Le sussurrava per provare ad essere maggiormente convincente, mentre lei continuava ad urlargli in faccia tutto il suo dolore, ritenendolo il maggiore e unico colpevole.
 
“Videl, non voglio perdere entrambe. Ti prego, cerchiamo insieme una soluzione, da sola non hai alcuna possibilità … e neanche io senza un piano”
 
“Mi dispiace, Gohan, ma più il tempo passa, più la nostra bambina è in pericolo”
 
Fece qualche passo avanti verso le scale. La voce rassegnata del marito le bloccò il piede appena prima che potesse scendere il primo gradino.
 
“C’è mio padre, lui la difenderà”
 
“Sono sua madre, non chiedermi di aspettare che altri la proteggano”
 
Imboccò risoluta le scale, non poteva perdere altro tempo. Gohan, per quanto tenesse a sua figlia, non poteva capire l’agitazione che si era impossessata di lei. Non le importò di essere umana, non le importò di non conoscere l’avversario che avrebbe affrontato e probabilmente di non riuscire a contrastare i suoi attacchi come avrebbe voluto. La sua aura aumentò, suo marito poteva facilmente avvertirla, ma non bastava per uscirne vincitrice e indenne. Le corse dietro in un ultimo disperato tentativo.
 
“Videl, non voglio perderti!”
 
Sapeva che fermarla con la forza sarebbe stato inutile, perché la forza dell’amore che lei provava per sua figlia era molto più grande della potenza fisica di Gohan, allo stesso modo in cui sembrava essere più efficace della sua persuasione, benché nascondesse solo un grande senso di protezione e affetto nei confronti di sua moglie e di sua figlia. Non poteva sfogare in altro modo la sua frustrazione e la sua impotenza se non con nuove lacrime. Solo in quel momento si rese conto della sofferenza che lui per primo provava. Aveva ragione, gettandosi in quella battaglia stava rischiando molto, ma nulla valeva quanto Pan e questo Gohan l’avrebbe dovuto capire.
 
“Non mi perderai, né ora né mai”
 
Si avvicinò a lui per donargli un leggero bacio, che racchiudeva la promessa di rivedersi e la forza spirituale necessaria ad entrambi per affrontare quella nuova minaccia. La tristezza stava vincendo anche su di lui, non riusciva a lasciarla andare in battaglia, allo stesso modo in cui non sapeva come difendere sua figlia.
 
“Videl”
 
Gli porse un dolce sorriso e una carezza sulla guancia. Per quanto fosse arrabbiata con lui, in quel momento non desiderava che la collera nei suoi confronti prendesse il sopravvento.
 
“Amore mio, desideravi che la nostra famiglia fosse come tutte le altre, con nessuna forza sayan da sviluppare … ma nelle normali famiglie una madre desidera proteggere sua figlia”
 
“Qui non c’è niente di normale, Videl. Non è normale doverla difendere da un essere spietato perché lei desidera aiutare mio padre. Non è normale che questi maledetti geni sayan stiano rovinando la nostra famiglia! Hanno rovinato per anni la mia vita e non voglio continuino a farlo. Hanno strappato tante volte mio padre dalla sua famiglia ed ora …”
 
“Gohan, nostra figlia è quello che è anche perché è una sayan, non possiamo soffocare la sua natura, ma abbiamo il dovere di proteggerla e se necessario insegnarle a difendersi”
 
“No, Videl, lei non può essere una sayan, io non voglio che lei lo sia. Pan è solo …”
 
Le luci della casa, che non erano nemmeno state accese da Videl, esplosero senza alcun preavviso interrompendo Gohan. Non fu dato ai coniugi il tempo di chiedersi cosa fosse successo, perché la porta fu buttata giù senza alcun preavviso. Non appena la figura oltre la soglia fu chiara, il terrore attraversò gli occhi di Gohan. In risposta l’intruso elargì un sorriso soddisfatto per la reazione che ancora sortiva in lui dopo così tanti anni. Il giovane Son riuscì solo a sussurrare un pensiero, gli parve di vivere in un incubo e mai avrebbe associato quella minaccia proprio a lui.
 
“No, non può essere”
 
Sembrava essere ancora più terrificante rispetto al passato con quella potente aura, eppure quando lo conobbe era appena un bambino, ora invece era un uomo che continuava ad essere intimorito dalla sua potenza. Si continuava a ripetere che senza suo padre lui non sarebbe stato così potente, le sue evidenti potenzialità non sarebbero mai state sviluppate, tuttavia tutte quelle capacità si ritorcevano proprio contro di loro e ad un livello notevolmente maggiore dell’ultima volta. Ricordava la sua affinità con ogni fonte di elettricità e l’aura incandescente che lo circondava lo rendeva ancora più minaccioso. L’atteggiamento però era pacato, in contrasto con il suo aspetto.
 
“Tu devi essere il piccolo Gohan. Ti ricordavo più basso, ma il tempo è evidentemente passato. Di potenza però resti sempre scarso, peccato, non potrò divertirmi nemmeno un po’ con te”
 
Videl non si pose alcuna domanda su chi fosse quell’essere e per quale ragione conoscesse suo marito, il suo pensiero si pose subito su Pan.
 
“Canaglia, che cosa hai fatto a mia figlia??”
 
L’ospite rimase perplesso davanti a quella domanda, ma non impiegò molto tempo prima di arrivare alle sue conclusioni.
 
“Quindi era tua figlia quella ragazzina. Lo avrei dovuto capire, ti somiglia sai, è debole come te”
 
“Che cosa lei hai fatto?!”
 
“Ancora nulla, purtroppo un giovane è riuscito a salvarla, altrimenti a quest’ora sarebbe già all’altro mondo”
 
Entrò nella casa, avvicinandosi a loro di qualche passo. Gohan d’istinto obbligò Videl ad indietreggiare e a proteggersi dietro di lui. Si guardava intorno e non posava gli occhi sui due, rendendo quel pacato atteggiamento ancora più inquietante.
 
“Che cosa vuoi?”
 
“Confortevole casa vostra. Tuo padre non ha avuto nemmeno la cortesia di invitarmi a pranzo. È sempre così scortese con i vecchi amici?”
 
“Tu sei solo un traditore, non sei un amico”
 
“Pensavo di esserlo prima che tuo padre mi attaccasse alle spalle. Lo ricordo solo io o lo ricordi anche tu? Non ebbe alcuna clemenza quella volta. Perché ora io dovrei averla con la vostra famiglia? Dammi una sola ragione, Gohan”
 
Espanse una sfera carica di elettricità sulla mano e Gohan non sapeva più come difendere Videl, non aveva avuto nemmeno il tempo di pensare ad un solo piano o di iniziare ad allenarsi per riscoprire la sua potenza nascosta. Infondo era colpa di suo padre se si trovavano in questa situazione, era colpa della preferenza che suo padre aveva sempre riposto nelle sue origini sayan piuttosto che nella sua famiglia, che, per inciso, nessuno lo aveva obbligato a creare se sapeva di non essere in grado di assumersi una simile responsabilità.
 
“Perché è con lui che sei arrabbiato, non con noi. Io ero solo un bambino e non posso averti fatto nulla. Prenditela con lui se vuoi, ma lasciaci in pace”
 
“Forse non sai che le colpe dei padri ricadono sui figli”
 
Gohan chiuse gli occhi, quando capì dal tono dell’avversario che non lo avrebbe mai convinto con le parole e attese l’impatto. La sola cosa che riuscì a rincuorarlo era che quella sfera avrebbe colpito solo lui e forse con un po’ di fortuna sarebbe riuscito a proteggere, sacrificandosi, almeno Videl, che della sua negligenza negli ultimi anni totalmente privi di allenamento non aveva alcuna colpa. Pensò esattamente a quanto era stato stupido, al fatto che evitare di migliorare le potenzialità non era direttamente proporzionale a tenere lontano il nemico. Il risultato era drammaticamente l’opposto, il nemico era comunque presente e lui era irresponsabilmente incapace di difendere la sua famiglia, esattamente come in quel momento, preso dal rimorso.
 

∞∞∞

 
Nell’ombra della casa, Goku aveva udito le ultime parole del figlio. Lo avevano colpito. In apparenza sembrava non importargli nulla di suo padre, ma in fondo cosa si sarebbe dovuto aspettare dopo tutti gli anni che lo aveva trascurato? Non indugiò però stavolta a difenderlo, nonostante quell’opinione lo avesse chiaramente ferito. Si affrettò a mettere da parte i pensieri e a fermare quell’imminente attacco, prima che colpisse veramente Gohan, uccidendolo.
 
“Ehy, sono io il tuo avversario, non costringermi a ricordartelo di nuovo”
 
L’avversario ritirò quell’attacco e si voltò verso di lui. Non era spaventato, anzi divertito per il gioco che aveva iniziato. Era esattamente ciò che desiderava, prima di vendicarsi di Goku e portare a termine piani che da tempo ormai stava architettando.
 
“Come facevi a sapere che ero qui? Non percepisci la mia aura, ti sei già dimenticato che mi hai insegnato tu questa tecnica? Ma forse stai solo invecchiando”
 
“Ho percepito però quella di mio figlio e ho capito che lo avevi fatto anche tu. Tu però non hai percepito la mia e non hai capito che ti stavo seguendo … non hai imparato niente dai miei insegnamenti”
 
Goku si trasformò senza alcun preavviso in Super Sayan Blue. Era stanco di giocare con lui e si ripromise di fare sul serio, pur di salvaguardarli da un errore, che, Gohan aveva ragione, aveva commesso solo lui.
 
“Notevole. Ma pensi che questo sia sufficiente?”
 
“Lo scoprirai solo quando avremo trovato un posto lontano da qui. A te la scelta”
 
Quella nuova trasformazione di Goku lo incuriosì. Forse infondo c’era ancora qualche possibilità che le capacità di quel sayan potessero tornargli utili, avrebbe solo dovuto testarle. Spiccò il volo sfiorandolo, Goku lo stava per seguire, ma lo sguardo di Gohan, che nel frattempo aveva raggiunto la soglia della porta, lo fece indugiare. Padre e figlio si scambiarono solo un’occhiata, il ragazzo si perse negli occhi azzurri del padre, ma non seppe cosa dire, troppe emozioni in quel momento invadevano il suo cuore e non gli restò che vederlo sparire nel cielo bianco, che come sempre in quella giornata minacciava solo una fitta coltre di neve.
 


 


Ciao ragazzi!
 
Scusatemi tanto per il ritardo, ma tra i mille impegni che sono iniziati con l’autunno e la lunghezza del capitolo non sono riuscita ad aggiornare prima ☹
 
Nel prossimo capitolo si scoprirà qualcosa di più su questo nuovo personaggio, per il momento c’è qualche indizio qua e là tra le parole e i pensieri di Goku e Gohan 😊
 
Io vi ringrazio come sempre di cuore per seguirmi e vi do appuntamento al prossimo capitolo! <3
 
Baci
-Vale

 

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Capitolo 6
*** Inverno - Il tempo per rimediare ***


Inverno – il tempo per rimediare

 

L’istinto di Gohan lo proiettò direttamente sui monti Paoz alla ricerca dell’unica persona con cui avrebbe potuto condividere davvero ciò che stava succedendo. Atterrò nel giardino, trascinandosi delicatamente dietro la moglie, che non aveva alcuna intenzione di lasciare da sola dopo aver visto il volto di quel nemico e Videl non si oppose, con la speranza di poter riabbracciare presto sua figlia. La paura di Gohan per la sua famiglia, se possibile, si era accentuata ed ora la sua unica priorità era proteggere i suoi cari. Era evidente quanto suo padre si stesse prodigando per difenderli, l’ultimo sguardo che si erano lanciati prima che lui solcasse il cielo innevato avvolto in quella brillante luce azzurra dissimulava un grande dispiacere. Temette ciò che quelle iridi celesti, dovute alla trasformazione, avrebbero voluto comunicargli. Era forse in procinto di sacrificarsi? Un flash lo riportò indietro nel tempo quando suo padre si sacrificò contro Cell, non avrebbe mai dimenticato l’ultimo sguardo che gli aveva rivolto prima di scomparire per sette lunghi anni. Stavolta era diverso e capì subito che quegli occhi trasmettevano molto più di quanto lui sapesse esprimere a parole, non si sarebbe sacrificato con serenità dopo ciò che sicuramente Goku aveva sentito pronunciare dalle labbra di suo figlio. Lo aveva ferito, era chiaro dal modo in cui lo aveva guardato. Forse aveva esagerato, era stato un po’ troppo impulsivo, eppure lui pensava davvero che la colpa fosse di suo padre, credeva che, se Goku non fosse stato un sayan sempre ben disposto al sacrificio, la loro vita sarebbe stata diversa e la loro felicità sarebbe stata maggiore. Ora però era anch’egli un padre, sapeva cosa volesse dire desiderare di proteggere la propria famiglia ed era proprio sicuro che lui non sarebbe arrivato a tanto pur di difendere sua figlia e sua moglie? Sperò con il cuore che non avesse nuovamente in mente di sacrificarsi e quel dispiacere fosse dettato solo dalle parole pungenti del figlio. Nel caso avesse deciso nuovamente di compiere un gesto estremo, probabilmente lo avrebbe capito di più, ciò però non gli avrebbe evitato un nuovo dolore. Sperò fortemente di non aver incentivato un sacrificio e mostrato rancore con quelle parole. Era preoccupato per lui e non sarebbe potuto essere diversamente.
 
Spalancò la porta della casa della sua infanzia e tirò un sospiro di sollievo quando vide sua figlia sana e salva. Desiderava davvero correrle incontro per abbracciarla e dirle quanto fosse rammaricato per il suo comportamento, ma in quel momento non riuscì ad ammettere così apertamente i propri errori e preferì rivolgersi a Chichi. Ci sarebbe stato sicuramente tempo per chiarire con Pan, o, almeno, così auspicò.
 
“Mamma. Abbiamo un problema”
 
Non fu in grado però di ignorare la giovane Son come si era invece ripromesso di fare, dopotutto era presente e davanti al tono concitato del padre si spaventò.
 
“Papà, che genere di problema? Il nonno se la caverà, vero?”
 
L’espressione preoccupata di Gohan intimorì la ragazza, ma lui sfortunatamente si accorse troppo tardi della reazione che aveva provocato nella figlia. Cercò di essere più discreto, ma non sapeva in che altro modo comunicare a Chichi il nome del nemico in presenza di altri.


“Mamma, chi ci minaccia ha l’elettricità dalla sua parte”
 
Il pallore improvviso che si delineò sul volto della donna fece comprendere al figlio che era arrivata alle giuste e terribili conclusioni. Si risedette sconvolta sul divano senza sapere cosa pensare. Purtroppo avere la certezza di chi Goku stesse affrontando peggiorò la sua ansia. L’ottimismo che Chichi aveva cercato di mostrare davanti alla nipote la stava lentamente abbandonando.
 
“Gohan … non può essere lui, è passato tanto tempo e … tu eri solo un bambino, n-non vedo il motivo del suo ritorno proprio ora”
 
Non riusciva a capacitarsi davvero che suo marito lo stesse nuovamente affrontando. Il fatto poi di conoscerlo personalmente e di essere al corrente delle sue capacità grazie ai racconti di suo marito la fece cadere nello sconforto più profondo.
 

Un improvviso e forte rumore alla finestra aperta della cucina riscosse la concentrazione di Chichi. Goku era come sempre rincasato con un ingresso plateale e poco convenzionale. La signora Son non si stupì troppo, si era ormai abituata nel corso di quei pochi anni di matrimonio ad accettare ogni sorta di vizio del marito, compreso quello di avere poca grazia e di comparire all’improvviso, quando lei gli aveva chiesto più volte di entrare dalla porta. Ai suoi occhi suo marito non aveva infondo un comportamento tanto diverso dal loro figlioletto di appena tre anni, motivo per il quale i due andavano particolarmente d’accordo. In quel tardo pomeriggio d’estate il sole tardava a scendere oltre i colli per lasciare spazio all’imbrunire e Chichi si era prodigata a preparare un’abbondante cena per la sua famiglia. Subito dopo la comparsa euforica di Goku, fu l’entusiasmo di Gohan a travolgerla. Il bambino scese velocemente dalle spalle del padre e corse ad abbracciare la madre. La ragazza non indugiò a sollevarlo da terra e lasciargli qualche dolce buffetto sulla testa solcata dal suo cappellino ornato dalla sfera.
 
“Ciao, piccolo mio”
 
Goku, alla vista della tavola imbandita da ogni genere di prelibatezze, non si scomodò nemmeno a salutare la moglie e si sedette velocemente al suo posto con l’unico obiettivo di cenare. Chichi ormai era abituata a quel genere di comportamento, fece scendere Gohan dalle braccia e si apprestò a servirlo.
 
“Ciao anche a te, Goku. Avete trascorso una bella giornata tu e nostro figlio?”
 
Era talmente concentrato sul pensiero di riempire il suo stomaco che non colse affatto la domanda di Chichi.
 
“Urca, tesoro, non avrai un po’ esagerato?”
 
“Il tuo amico oggi non si ferma a cena con noi?”
 
Goku scosse il capo con dispiacere per doverle comunicare che Inazuma* non li avrebbe allietati quella sera con la sua compagnia. Chichi a quella notizia iniziò a preparare al marito la prima pietanza, ma le bastò avvicinarsi appena per passargliela e subito un particolare colpì il suo olfatto. Lo esaminò e solo in quel momento notò delle leggere bruciature sulla tuta del ragazzo.
 
“Goku, avete combattuto anche oggi? Hai addosso uno strano odore di … bruciato”
 
“Sì, ma, tranquilla, tesoro. Lo dovresti vedere, è sbalorditivo, sa controllare l’elettricità come nessun altro!”
 
L’entusiasmo del marito non convinse pienamente la signora Son. Per quanto fosse consapevole della forza di Goku non era altrettanto entusiasta che qualcuno si esercitasse in quel modo su di lui.
 
“E ha testato questo suo potere fulminandoti, per caso?”
 
Goku rise imbarazzato per quell’accorgimento.
 
“Gli ho chiesto io di farmi vedere cos’era capace di fare e mi ha trovato impreparato, ma sono tutto intero”
 
Chichi continuava a fissarlo perplessa.
 
“Non mi piace questo tuo amico, Goku, e mi piace ancor meno che porti Gohan con te, quando lo incontri per combattere”
 
“Ma Gohan ci guarda solo e si diverte. È strano, ma non ha paura, forse perché sa che ci sono io a proteggerlo. Insomma, Chichi, non hai nulla da temere, è con me”
 
La donna guardò il figlioletto, mentre saliva affamato sulla sedia per iniziare a mangiare.
 
“Non mi importa se si diverte a guardarvi, non ti segue ugualmente”
 
La ragazza non ammise alcuna replica da parte del marito e si limitò semplicemente a tornare con la concentrazione sui fornelli. Goku sbuffò ed iniziò a trangugiare il riso alla cantonese, che sua moglie gli aveva preparato amorevolmente, senza preoccuparsi della reazione di Chichi.

 

Come al solito, l’unico modo che aveva per rincuorarsi era incolpare Goku per quella nuova minaccia ed infondo, obiettivamente, era stata davvero sempre e solo lei ad essere prudente.
 
“… è sempre così, è uno stramaledetto sayan, ma almeno che dimostri di esserlo nel momento più opportuno! Se non si fosse fidato di quel demonio e non lo avesse allenato, a quest’ora non rischieremmo di morire! Perché tuo padre non ragiona mai razionalmente?!”
 
Pan e Trunks ascoltarono la sua sfuriata senza capire a chi si stessero riferendo, mentre Gohan, anche se il ricordo di quell’uomo non era così nitido, complice la sua giovane età, la comprese perfettamente. Il pensiero era molto simile a quello di sua madre e col senno di poi poteva chiaramente comprendere le conseguenze della leggerezza di Goku.
 
“So che non è giustificabile, mamma, però …”
 
“Certo che non lo è, lui non è mai giustificabile! E nemmeno si sforza di esserlo, è troppo ingenuo e adesso paghiamo tutti per la sua ingenuità. Tuo padre non mi ascolta mai”
 
Si alzò e si diresse sconsolata verso il piano superiore, stava pensando di prepararsi per un lungo viaggio. La voce del figlio bloccò i suoi passi, già poco convinti di allontanarsi da quella casa e molto probabilmente dalla Terra. A Gohan non piaceva affatto che sua madre mostrasse quei sentimenti verso di lui, specialmente con un futuro così incerto davanti a loro. Litigare non avrebbe affatto giovato alla situazione, non sarebbe cambiato nulla, il passato non lo avrebbero affatto modificato. Provò così a spiegarle quanto fosse inopportuna la sua reazione, ma comprese ben presto quanto tutta quella rabbia fosse semplicemente frutto di frustrazione e paura per le sorti di suo marito, la cui vita per l’ennesima volta era drammaticamente a repentaglio.
 
“Sono certo che papà sia mortificato”
 
“Me ne faccio poco della sua mortificazione, se poi continua a commettere gli stessi errori. Perché anni fa, invece di farlo scappare, non lo ha fermato? Per clemenza, forse? Gohan, se mette a repentaglio la vita della nostra famiglia, non mi importa che sia clemente, che tiri fuori tutta la forza sayan che possiede, piuttosto. Gli avevo detto che non mi fidavo di quell’uomo, ma lui si è ostinato ad ospitarlo e nemmeno quando si è rivelato essere la persona che è ha deciso di fargliela pagare. Forse eri troppo piccolo, tesoro, ma io ricordo perfettamente quando rivelò i suoi piani a Goku chiedendogli collaborazione e che lui rifiutò. Ovviamente a tuo padre non è passato per la mente di fermarlo, ma di lasciarlo libero di seminare morte e distruzione. È solo colpa sua se siamo in questa situazione, perché lui lo ha allenato e non lo ha sconfitto, quando ha capito che sarebbe diventato pericoloso”
 
Gohan ascoltò attentamente le ragioni della madre e furono proprio le sue parole ad illuminare nella sua mente un’idea. I rimproveri che Chichi stava lanciando verso suo marito gli suonarono familiari e non era certo per il fatto che sua madre lo riprendesse spesso e volentieri su ogni cosa, perlomeno non solo. La interruppe velocemente, discostandosi quel tanto che bastava dalla conversazione per rendere partecipe anche lei del suo pensiero.
 
“Mamma, ha chiesto a papà di collaborare con lui e se … se fosse un sayan”
 
“Un sayan? Cosa ti fa pensare che possa essere un sayan?”
 
“Non ti è sembrava strana la richiesta che fece a papà? Subito dopo, Radish non gli fece una proposta molto differente … entrambi avevano progetti terribili per la Terra”
 
L’idea del figlio non le diede delle prospettive rosee. Ricordava perfettamente quei momenti e si stupì che riuscisse a rammentarli Gohan. Le ritornò alla mente la leggerezza con cui Goku credette di declinare quell’invito, senza pensare minimamente alle conseguenze che ne sarebbero seguite.
 
“G-Gohan, mi stai dicendo che quell’uomo è un sayan che ha collaborato con mio cognato?! Voleva sterminarci davvero con la collaborazione di Goku?”
 
“C’è la possibilità …”
 
Pan si inserì confusa e preoccupata nel mezzo delle loro ipotesi, attirando così l’attenzione del padre e della nonna.
 
“Papà, non riesco più a seguirvi”
 
Videl comprese, a differenza della figlia, meglio la difficile situazione, benché non l’avesse vissuta in prima persona. L’istinto materno le suggerì di avvicinarsi alla figlia e abbracciarla, porgendole un bacio tra i capelli per provare a rasserenarla. Cercò in quel modo di tranquillizzare tutti i dubbi e l’agitazione, che sentiva fremere nella figlia. Pan non era più una bambina e doveva sicuramente aver colto il timore che aleggiava in quella casa.
 
“Tesoro, vieni un momento con me”
 
La ragazza lanciò un’occhiata diffidente verso Gohan e Chichi, per poi posarla perplessa sulla madre. Nessuno sembrava intenzionato a spiegarle cosa ci fosse di così terribile in quel nemico, anche se le considerazioni a cui era giunto suo padre non sembravano essere promettenti. Solo dopo qualche resistenza si decise a seguire la madre in giardino, ma Videl era certa che le domande di sua figlia avrebbero dovuto trovare presto una risposta.
 
 
∞∞∞
 
 
Per quanto fosse difficile per Chichi e Gohan crederci, Goku avrebbe molto volentieri evitato quello scontro, che lo stava vedendo stremato contro i potenti fendenti del nemico. Riusciva a malapena a tenergli testa e ciò iniziava a diventare un serio problema per le sue energie. Purtroppo per lui la trasformazione più potente che riuscisse a controllare lo prosciugava troppo rapidamente delle forze e presto tornò alla sua forma base. Sfinito con le mani appoggiate alla fredda neve e un solo rivolo di sangue sgorgante dalle labbra, cercava di pensare velocemente ad una soluzione. Era diventato notevolmente più forte dall’ultima volta che si erano visti, aveva fatto molti progressi, quella potenza non era frutto solo degli allenamenti che gli aveva impartito lui. Goku era frustrato, in altre circostanze sarebbe stato ben felice di allenarsi contro un avversario del suo calibro, esattamente come in passato era rimasto incuriosito dalle sue capacità, ora invece il fatto di non avere alcuna risorsa disponibile che riuscisse a rigenerare le sue forze gli dava solo l’ardente desiderio di sconfiggerlo in un modo o nell’altro. L’ultima cosa che voleva era deludere nuovamente suo figlio e sua moglie che sicuramente aveva già capito chi stesse affrontando. Le parole di Gohan lo ferirono più violentemente di una potente onda energetica dritto al cuore e mai aveva provato un simile dolore provocato da suo figlio.
 
La risata soddisfatta del rivale per l’impotenza di Goku colmò il silenzio tra i due, dando al sayan la grinta di asciugarsi il labbro tagliato da quell’ultimo colpo nemico con il dorso della mano e di alzarsi. Ricambiò con l’aria di chi aveva capito tante cose il compiacimento dell’avversario.
 
“Sei un sayan. La potenza della tua aura e i progressi che hai fatto non sono per nulla comuni”
 
“Lo hai capito finalmente … peccato sia tardi. Però non puoi recriminarti nulla, allora non sapevi nemmeno cosa fossero i sayan, di conseguenza non ho faticato a mentirti”
 
Caricò velocemente un nuovo attacco e Goku lo parò a braccia intrecciate. Fissò l’avversario dritto negli occhi. C’era qualcosa nelle parole di Inazuma che non lo convinsero, lui non ricordava di aver accennato alle sue origini né in passato né in quelle poche ore in cui si erano rincontrati. Il nemico spinse con un sorriso beffardo in volto, costringendolo ad arretrare sulla neve, era evidente quanto l’allievo stesse superando il maestro senza troppe difficoltà.
 
“N-non farai del male alla mia famiglia e ai miei amici, d-dovrai prima uccidermi”
 
“Era nelle mie intenzioni, visto che io e te abbiamo un conto in sospeso, quindi ritieniti fortunato se …” fu distratto all’improvviso da un’aura, avvertita anche da Goku e ciò lo spaventò “… pare però che il tuo secondogenito non abbia alcuna intenzione di abbandonarti. Non credevo che esistessero sayan così sentimentali”
 
Goku abbassò le difese allontanandosi dal nemico e tentò di avvertire il figlio del pericolo. Lo raggiunse velocemente solcando il cielo e urlandogli a squarciagola contro con la speranza che cogliesse il pericolo che stava correndo.
 
“Goten, no! Vattene!”
 
Il ragazzo fu raggiunto e bloccato a mezz’aria dal padre. Non trascorse molto tempo prima che comprendesse cosa Goku cercava disperatamente di comunicargli. Goten fece vagare lo sguardo dal padre all’onda elettria che stava per lanciare il nemico per colpire entrambi.
 
“Papà, attento!”
 
Goku afferrò con urgenza il figlio per un braccio e si teletrasportò dietro un edificio, scongiurando per un soffio una disgrazia, che con ogni probabilità sua moglie non gli avrebbe mai perdonato.
 
“Figliolo, te ne devi andare, ora! Tu non dovresti nemmeno essere qui”
 
“Non voglio che tu muoia di nuovo. Ti prego, papà, qualunque cosa tu abbia in mente per sconfiggerlo non farlo. Anche se ti sacrifichi e salvi di nuovo la Terra, il nostro mondo verrebbe comunque sconvolto”
 
Quella considerazione fu totalmente inaspettata per lui, con tutte le sofferenze che aveva inferto alla sua famiglia le preoccupazioni del figlio gli parvero strane. Fissò quel ragazzo per infiniti secondi senza sapere cosa rispondergli, non era mai stato bravo ad esprimere a parole quanto tenesse a lui e ad essere presente nel suo futuro. L’espressione triste di Goten lo riportò indietro nel tempo nell’esatto giorno in cui lo conobbe, allora era solo un bambino, eppure già troppo cresciuto per quell’incontro che sarebbe dovuto avvenire parecchi anni prima.
 
“N-non accadrà, cerco un modo per evitarlo. Stavolta lo spedisco dritto negli Inferi”
 
“Hai già usato tutte le tue energie, papà, non mentirmi, non sono più un bambino e so capire che la tua aura è debole”
 
Non era decisamente più il bambino tanto simile a lui per aspetto e grinta che conobbe solo all’età di sei anni. Gli sorrise, ma anche se impercettibilmente i suoi occhi erano velati da dispiacere.
 
“Ho sempre un asso nella manica, Goten”
 
“Non è l’ultima volta che ci vediamo, vero?”
 
“No. Ora vai” si commosse a quel saluto, sperando che lui non cogliesse quell’innata debolezza, ma il figlio, per quanto lui si sforzasse di non mostrarla, indugiò ugualmente “Goten, vai, perché se ti dovesse capitare qualcosa, la mamma mi farebbe fuori con le sue mani e sai bene che contro di lei non ho armi di difesa”
 
Spiccò il volo solo dopo aver lanciato un ultimo sguardo a suo padre. Quando la scia lasciata in cielo dal giovane Son fu scomparsa, Goku si alzò in volo serio, rivelando al nemico la sua posizione.
 
“Non ricordavo che i sayan fossero talmente vigliacchi da colpire alle spalle, Inazuma. Per caso anche tu sei un’eccezione?”
 
“Sono tutto tranne che vigliacco, Karoth. Te la farò pagare per aver fatto fallire i grandi piani dei sayan e per aver fatto perdere a Radish la fiducia che riponeva in me!”
 
Dopo quelle palesi minacce, Goku si trasformò in super sayan. Realizzò solo dopo di aver udito, per quanto ne sapesse fuori luogo, il nome del fratello. Non ebbe il tempo però di chiedere ulteriori spiegazioni, un potente fascio di elettricità da parte del nemico provocò un cortocircuito su di lui, obbligandolo a sciogliere la trasformazione per non restarne folgorato. Purtroppo per Goku, quell’avversario era abile, gli impediva di usare la sua energia, trasformandola in un’arma e a quanto pareva anche Inazuma aveva ancora più di un’arma da svelare e che era tutta a suo vantaggio. Scese al suolo con il fiato corto e qualche ustione sparsa per il corpo.
 
“N-non sarà questo a sconfiggermi. Non è abbastanza, impegnati di più”
 
∞∞∞
 
Con lo sguardo rivolto al cielo Vegeta non aveva bisogno di essere presente per capire come se la stesse cavando il suo eterno rivale, percepiva chiaramente il mutamento delle aure dei due avversari anche a debita distanza. Bulma, che riusciva a comprendere qualunque espressione del marito, non ebbe alcuna difficoltà ad interpretare la sua preoccupazione. Uscì silenziosamente dalla Capsule Corporation e gettò anch’essa uno sguardo verso il manto candido sopra le loro teste. I leggeri e radi fiocchi bianchi avrebbero dovuto portare con sé pace ed invece tradivano solo pericolo. Si avvicinò prudentemente al pensieroso principe, senza credere ingenuamente che lui non potesse prevedere le sue mosse.
 
“Vegeta. Che cosa sta succedendo? Goku sta bene, vero?”
 
“Non sta succedendo nulla che meriti la nostra attenzione”
 
Si era accorto solo dopo di averla fatta preoccupare e tentò di rimediare sfoggiando la sua solita aria fredda e austera. Aveva sottovalutato però la singolare perspicacia di una donna di scienza e di carattere.
 
“Vegeta … la verità”
 
Abbassò immediatamente lo sguardo su di lei, quando si accorse di essere stato smascherato ed incontrò subito l’azzurro di suoi occhi. Godette per qualche istante di quella visione, in quella grigia giornata le iridi di quella donna erano l’unica fonte di colore che avrebbe potuto far riscoprire la brillantezza del cielo limpido, che persino ad un gelido sayan come lui mancava
 
“Sto aspettando quell’Angelo, desidero solo che tu, Bra e Trunks siate al sicuro”
 
“Whis arriverà”
 
Era l’unica speranza per Bulma, motivo per il quale non fece alcuna fatica a rendere più dolce quell’attesa. Non chiese nulla di più a Vegeta, il suo silenzio aveva reso perfettamente la drammaticità a cui aveva assistito e lui era consapevole di non poterglielo nascondere.
 
∞∞∞
 
Come promesso da Whis raggiunse velocemente la Terra dopo aver percepito un serio pericolo per i suoi amici. Aveva fatto una breve tappa alla Capsule Corporation, per poi raggiungere i Monti Paoz, dove insieme alla famiglia Brief avrebbe portato in salvo con l’utilizzo del Cubo anche la famiglia Son, a cui si era aggiunto Trunks, che non se la sentiva di lasciare Pan, ancora piuttosto scossa per le inevitabili sorti del nonno. Quando videro l’Angelo non impiegarono molto tempo a capire che quella doveva essere la salvezza che Goku desiderava per loro. Bulma li incitò a sbrigarsi, ma nessuno sembrava avere molta voglia di partire. Chichi, in particolare, non era in grado di percepire l’aura di Goku e sapere dove si trovasse, ma per quanto fosse infuriata con lui, non sarebbe riuscita ad abbandonarlo al suo destino. Rallentò quell’incerto passo verso la sua migliore amica, guadagnandosi un’incerta occhiata da parte del suo primogenito. Non sapeva come spiegare a Gohan che lei non riusciva ad andarsene senza di lui, quando, se fosse stato necessario, avrebbe volentieri raggiunto il Paradiso insieme a lui. Come poteva ammettere davanti a suo figlio che non aveva più la forza di lasciarlo andare senza reagire? E se non aveva la forza di obbligarlo a seguirla, contrastando la sua natura sayan, avrebbe optato per restare con suo marito, fino alla fine, esattamente come si erano ripromessi di fare, come lei ricordava perfettamente di avergli promesso.
 
“Vai, Gohan, porta in salvo la tua famiglia”
 
“Mamma, non vorrai …”
 
“Nonna, no, ti prego”
 
La sua decisione incontrò subito la resistenza dei suoi cari. Lo avrebbe dovuto immaginare che la piccola Pan, che ora era così cresciuta, si sarebbe sciolta decisa dall’abbraccio di Trunks per correre ad abbracciarla e per provare a farle cambiare idea. Strinse forte ed in silenzio la sua nipotina, a colmare la tristezza che aveva inferto ai suoi familiari ci pensarono le parole di suo figlio.
 
“Papà non lo vorrebbe, mamma, lo sai”
 
Una piccola lacrima sfuggì al ligio controllo della signora Son, il calore di quella ragazza tra le sue braccia aveva favorito quello sfogo. Rivolse un mezzo sorriso a Gohan e cercò di fargli capire che tutte quelle accortezze non fossero necessarie.
 
“A tuo padre non hanno mai importato i miei desideri, non vedo perché ora io dovrei preoccuparmi dei suoi” si rivolse alla nipote, cercando di troncare i vari tentativi del figlio “Piccola mia, abbi fiducia nel nonno, trova sempre una soluzione”
 
Ciò che però Chichi non aveva per nulla previsto era che Goku aveva seguito lo spostamento delle loro aure e si era teletrasportato velocemente nel giardino di casa propria per capire la ragione del loro indugio verso la salvezza. Il sayan sembrava essere particolarmente infuriato proprio verso coloro che non avevano ancora superato la parete evanescente del Cubo ipergalattico.
 
“Volete andarvene?! Non riesco più a tenerlo a bada. Vegeta, ti avevo detto di portarli tutti in salvo, mi spiegate cosa state aspettando?!”
 
Il principe, sentendosi chiamato in causa, si rivolse a Goku particolarmente scocciato.
 
“Se tua moglie è testarda e vuole farsi ammazzare, non è colpa mia”
 
Chichi sorrise per l’appunto di Vegeta, quel principe aveva colto alla perfezione le sue intenzioni, con l’unico accorgimento che lo faceva solo per l’uomo che amava.
 
“Mai una volta che torni a casa con le tue gambe, eh, Goku?
 
Tornò poco dopo a rivolgersi alla loro nipotina, che, leggermente sollevata di vedere il nonno nonostante i segni evidenti della lotta, era reticente a partire senza di loro alla volta di un nuovo pianeta. Chichi la incentivò, sciogliendo delicatamente il loro abbraccio.
 
“Tesoro, sali”
 
“Nonno, convincila a venire”
 
Goku sorrise a Pan, rassicurandola che ci avrebbe senza alcun dubbio provato. Gohan e Trunks la forzarono a seguirli, benché entrambi fossero restii. Solo quando tutti avevano preso posto nel Cubo, Goku si rivolse alla moglie, alla ricerca di una conversazione privata con lei.
 
“Dov’è Goten?”
 
“Non è ancora rientrato … Goku, cos’è successo a nostro figlio?”
 
Era preoccupato che quel ragazzo non fosse al sicuro e non si accorse che aveva contagiato anche la naturale ansia di una madre apprensiva verso la sua prole.
 
“Sta solo tardando un po’, ma arriva, stai tranquilla. Chichi, ascoltami, non ho molto tempo, ma immagino tu sappia già tutto”
 
“Sì e sono arrivata come sempre alla conclusione che sia colpa tua, ma Goku … stavolta non mi importa nulla di chi sia la colpa, voglio solo aspettarti nella nostra casa e non su un altro pianeta con il rischio di non vederti più”
 
Sentì la chiara pressione che tutti sembravano fargli con la loro preoccupazione. Era stato come sempre ingenuo a credere che lui non avesse più armi o forse essendo un sayan qualcosa avrebbe escogitato, eppure un’arma, la più potenza era senza alcun dubbio a suo favore, l’amore che la sua famiglia provava per lui e quello che lui provava per loro era una certezza inossidabile che Inazuma non avrebbe potuto scalfire con nulla.
 
“Io voglio che tu sia al sicuro, non riesco a combattere con il costante pensiero che ti possa capitare qualcosa. Non darmi la responsabilità della tua vita, se posso evitarlo”
 
“Goku, ti sei preso la responsabilità della mia vita quando mi hai sposata”
 
Il sayan tentò di riportare alla memoria il lontano giorno in cui aveva pronunciato le loro promesse di matrimonio, ma non gli sorse quel dettaglio in particolare.
 
“No, non ho detto nulla di simile quel giorno, me ne ricorderei”
 
“Non importa cosa hai detto il giorno del nostro matrimonio, io non voglio allontanarmi da casa nostra. Per quanto quel nemico sia tornato per colpa tua ed io ti abbia ripetuto almeno un centinaio di volte di non fidarti di lui, non voglio perderti di nuovo, ma se dovesse accadere non mi lascerai di nuovo da sola, Goku … non ti consentirò di farlo di nuovo”
 
“Chichi …”
 
Gli posò mesta una mano sulle labbra, fissandolo negli occhi per essere maggiormente convincente.
 
“Torna laggiù, tesoro. Ti sto solo dando un motivo in più per vincere e stavolta, mi raccomando, nessuna pietà nei suoi confronti”
 
Le ferite che mostrava già suo marito a poco tempo dall’inizio di quello scontro non la fecero ben sperare, ma cercò di riscoprire la fiducia che aveva nelle indiscusse capacità di Goku. Il pensiero di farla entrare in quel Cubo con la forza gli era passato per la mente, ma non sapeva se rischiare quel gesto e attendere inerme le conseguenze che sicuramente avrebbero alimentato la rabbia di Chichi. La fissò a sua volta e con estrema dolcezza, che sfoggiava solo quando tentava invano di evitare una sua sfuriata, si rivolse a lei.
 
“Mi dispiace, amore, ma ho provocato già troppa sofferenza alla nostra famiglia, per privare i nostri figli anche della loro madre”
 
“Goku, che … non oseresti”
 
Ignorò le minacce della moglie e la sollevò senza troppe difficoltà da terra. Furono inutili tutti i tentativi di Chichi di scendere dalle sue braccia, si divincolò disperata, avendo facilmente colto le sue intenzioni. Non c’era affatto nulla di onorevole in quello che stava facendo suo marito, infondo non stava rispettando un suo esplicito volere. Gli batteva forte i pugni sul petto, consapevole che anche quel gesto non avrebbe sortito l’effetto sperato.
 
“Goku, questa non te la perdono! Mi hai sentito?! Ti consiglio di non tornare a casa se lo sconfiggi”
 
La fece salire sul Cubo lanciando un'occhiata a Whis per incitarlo a partire rapidamente. L’Angelo, che non era affatto senza cuore, concesse ai due sposi un ultimo saluto, ma ora solo una sottile parete trasparente li separava.
 
“Whis, torna per Goten”
 
“Sarà fatto, Son Goku”
 
“Grazie”
 
Mentre Pan si faceva consolare tra le braccia di Trunks, che in quella triste situazione si era assunto l’onere di supportare quella giovane ed emotiva ragazza, Chichi con la mano posata sulla parete cercava quell’ultimo saluto da parte di Goku, intenzione che Whis aveva precedentemente colto dallo sguardo rammaricato della donna. Non aveva alcuna intenzione di lasciarlo da solo sulla Terra con una lite in sospeso tra loro. Inaspettatamente per lei il marito posò la propria mano all’altezza di quella della moglie, stando attendo a non oltrepassare la parete. Per la prima volta nella sua vita si sentì veramente solo, gli era a pochi millimetri di distanza, eppure la sentiva già immensamente lontana, non potendola sfiorare veramente e non sapeva nemmeno quando e se avrebbe potuto di nuovo farlo. A Chichi sembrò che le stesse dicendo con gli occhi che la amava, o almeno così sperava.
 
“Anche io ti amo, Goku … tanto”
 
Anche lui aveva imparato cosa volesse dire amare e solo grazie a lei l’aveva scoperto. Non tolse la mano, ma si portò l’altra alla fronte prima che al nemico venisse l’idea di attaccarlo alle spalle. Non appena scomparso, Chichi, con l’intima speranza nel cuore che tornasse da lei, sentì i forti singhiozzi della nipote soffocati contro il petto di Trunks. Whis era ormai deciso a partire, ma Gohan lo bloccò.
 
“Whis, ti prego, portaci al Palazzo del Supremo, devo parlare con lui”
 
Nessuno dei presenti seppe spiegarsi la sua idea, benché il giovane sembrasse essere piuttosto entusiasta, così Gohan si rivolse alla figlia per essere maggiormente esplicito.
 
“Pan, vuoi ancora allenarti?”
 
La ragazza si asciugò velocemente le lacrime, incredula su ciò che aveva appena sentito pronunciare dalle labbra di suo padre.
 
“Cosa, papà??”
 
“Andremo nella Stanza dello Spirito e del Tempo”
 
Stavolta fu il razionale principe ad intervenire, convinto che il precipizio in cui stava cadendo la situazione avesse fatto perdere il senno a Gohan.
 
“Sei forse impazzito, ragazzo, vuoi uccidere tua figlia?! Pan non reggerà mai quella gravità”
 
“Non abbiamo molto tempo, Vegeta, e lei per colpa mia è ancora troppo debole. Conosco bene quel posto e mi fido di Pan, so che se la può cavare. Tesoro, se ti fidi anche tu di me, possiamo ancora aiutare il nonno … insieme”
 
Pan non sembrava molto convinta, esattamente come non lo era nessuno dei presenti nel Cubo, specialmente Videl, che fissava il marito diffidente, cercando di capire cosa avesse in mente.


 
*Inazuma in lingua giapponese si traduce con “fulmine”


 


Ciao ragazzi!
 
Il ritardo è colossale, mi sono precipitate addosso un miliardo di incombenze tutte insieme e non ho potuto velocizzarmi … perdonatemi! ☹
 
Nel prossimo capitolo ci sarà qualche scena più specifica dedicata a Pan&Trunks, ma mi servivano le basi per accendere la scintilla … nel vero senso della parola XD
 
Vi ringrazio immensamente per aver atteso pazientemente questo nuovo aggiornamento e per seguirmi! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

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Capitolo 7
*** Primavera - Piccoli germogli nel cuore ***


Primavera - Piccoli germogli nel cuore
 

 
Era ormai tanto tempo che attendeva quegli allenamenti, ora invece la spaventavano. Lei non aveva la più pallida idea di cosa aspettarsi dall’idea che aveva avuto suo padre, quella Stanza era a lei totalmente sconosciuta e l’ignoto, reduce anche da quella nuova minaccia, iniziava ad intimorirla. Gohan le aveva chiesto di fidarsi di lui, forse avrebbe solo dovuto farlo, invece se ne stava seduta in una grande stanza del Palazzo del Supremo con il volto tra le mani, senza sapere cosa fosse più giusto in quel momento. Il timore che poi provava per suo nonno la bloccava. Si stava umanizzando, stava acquisendo tutte le debolezze proprie dei terrestri e attribuì tutto ciò al fatto che suo padre avesse cercato in tutti i modi di silenziare la sua indole sayan. Si stava abbandonando ormai alla disperazione e all’incertezza, aveva sempre creduto di essere forte, insomma, come avrebbe potuto non esserlo la nipote del guerriero più forte dell’Universo? Ci aveva creduto a tal punto da voler sempre migliorare, esattamente come Goku. In quel momento ringraziò l’indole guerriera di suo nonno, benché ciò l’avesse spesso allontanato dalla sua famiglia, perché il fatto di essere un sayan poteva solo offrirgli qualche possibilità in più di uscire vincitore da quella battaglia. Dei leggeri passi, che tentavano di essere tutto tranne che invadenti, si soffermarono sulla porta. Una dolce voce richiamò la sua attenzione, era evidente quanto cogliesse i tormenti di Pan e volesse rispettarli.
 
“Ehy”
 
Ma lei aveva già percepito la sua aura, prima ancora di vederlo davanti ai suoi occhi. Si tolse preoccupata e sconsolata le mani dalla faccia per voltarsi poi verso quel ragazzo.
 
“Trunks”
 
“Sei preoccupata?”
 
“Non dovrei?”
 
Si avvicinò lentamente a lei e si sedette con discrezione al suo fianco sul letto. Desiderava solo capire cosa la angustiasse.
 
“Cosa ti spaventa? Pan, puoi dirmelo”
 
“Mio padre vuole catapultarmi in un allenamento intensivo, ma io non sono pronta ora. Trunks, non mi sto allenando per nulla in questo periodo, non reggerò quella Stanza”
 
Le afferrò d’istinto una mano per rincuorarla. Quel gesto la prese alla sprovvista e le concesse di abbandonarsi alla tristezza, convinta di essere supportata da una spalla amica. A Trunks furono più evidenti i tormenti della giovane quando una piccola lacrima iniziò a solcarle il viso. Sapeva che abbandonarsi alla fragilità, quando doveva essere solo forte per aiutare suo nonno, era sbagliato, ma lei era meno di una mezzasayan, i sentimenti più intensi, quelli che erano in grado di paralizzare tanto da non riuscire a muovere un muscolo, si trovavano nel suo DNA grazie a Videl.
 
“Nessuno ti chiede di non avere paura, Pan, è umano”
 
“Umano? Noi non siamo del tutto umani. Trunks, il nonno … ho paura per lui, non per me”
 
“Se la starà sicuramente cavando. Ora però non piangere, dai”
 
Le asciugò con un dito una lacrima che stava scorrendo verso il mento e lei si fece cullare da quelle carezze. Aveva un estremo bisogno di sentire mani amiche che non l'abbandonassero da sola in balìa di quelle emozioni che la stavano mettendo così alla prova. La sola idea di un allenamento così severo la faceva sentire inadeguata e lei non aveva mai avuto l’opportunità di rinforzare la fiducia nelle sue potenzialità fisiche, nessuno gliel'aveva mai data.
 
“Trunks”
 
Richiamò la sua attenzione su di sé e lui vide i suoi profondi occhi lucidi. Gli venne spontaneo mantenere un tono di voce rincuorante e pacato, quel lato lo aveva ereditato sicuramente da Bulma. La comprendeva, infondo anche lui non era un sayan puro.
 
“Ce la farai”
 
Pan si lasciò trasportare dalle sue attenzioni e si perse a sua volta nello sguardo intenso e magnetico di Trunks. Presi da un momento in cui il tempo sembrava essersi fermato, si avvicinarono lentamente l'uno all'altra senza perdere il loro contatto visivo. Se era quello l’effetto temporale che le avrebbe provocato la Stanza dello Spirito e del Tempo, bloccata all’esterno nell’arco di ventiquattrore a lei non sarebbe dispiaciuto affatto. Sentiva inspiegabilmente un nodo all’altezza della carotide, ma non c’era nulla di così spiacevole in quella sensazione. Socchiuse gli occhi per godere a pieno di quelle sensazione, ma quando gli parve di sentire più caldo il respiro di Trunks sul suo viso, lo sentì deviare la traiettoria da lei, lasciandola immobile e confusamente delusa. Riaprì gli occhi e lo vide velocemente alzarsi e allontanarsi prudentemente da lei. Il ragazzo tentò di giustificarsi, ma lei era ancora frastornata dalle emozioni che aveva appena provato per realizzare cosa volesse lasciarle intendere.
 
“S-scusami, non so cosa mi sia preso”
 
“Sarebbe stato così sbagliato?”
 
La guardò stranito e imbarazzato, sperando di aver capito male ciò che lei intendesse.
     
“P-Pan, tuo padre è qui fuori e … s-sei chiaramente confusa. Non credo di essere la persona giusta per te”
 
“E nemmeno desideri esserlo? Trunks, tu oggi mi hai salvato la vita, non so in quanti lo avrebbero fatto al tuo posto”
 
“Pan, che cosa stai dicendo? Ti voglio bene, sei al pari di Bra per me e sapevo di poterti salvare, così l'ho fatto senza pensarci troppo”
 
Non c'era rimasta troppo bene dopo quelle parole. Era confusa, ma ora alla confusione si aggiungeva anche un'inspiegabile delusione.
 
“N-niente, hai ragione, sono confusa … frastornata per ciò che sta succedendo e per gli allenamenti con mio padre”
 
Una voce alle spalle di Trunks lo fece sobbalzare e attirò l’attenzione della sua amica, allontanando per un momento l'attenzione da ciò che loro avevano sfiorato.
 
“Pan, tesoro, sei pronta?”
 
“Quasi, papà”
 
Tentò di sorridere a Gohan per non mostrare le sue insicurezze, eppure se avesse prestato maggiore attenzione e non si fosse lasciato prendere dalla loro missione, avrebbe senza dubbio notato dalle iridi scure della figlia la titubanza. Fu Trunks, ripresosi dall’imbarazzo per il timore di rivelare all’amico le intenzioni poco innocenti che aveva avuto verso Pan, a mostrargli quanto fosse cieco davanti allo stato d’animo della figlia.
 
“Gohan … ti posso parlare un istante, prima che tu e Pan entriate nella Stanza dello Spirito e del Tempo?”
 
Rimase titubante a quella richiesta, ma non aveva alcun reale motivo per rifiutare, a parte il tempo che stava sfuggendo inesorabile dalle loro mani, motivo per il quale aveva optato per la soluzione di quella Stanza speciale.
 
“Trunks, non abbiamo molto tempo, mio padre sta combattendo da solo e dobbiamo correre in suo aiuto il prima possibile”
 
“Lo so, ti chiedo solo mezzo minuto. È importante anche ciò che ti devo dire. Per favore, concedimi una parola”
 
Acconsentì e uscì dalla porta, anticipandolo. Trunks però, prima di seguirlo, si voltò verso Pan rivolgendole un incoraggiante sorriso, che lei gradì ricambiando e salutandolo, dandogli in quel modo appuntamento, quando il suo allenamento fosse finito. Si fece attendere da Gohan lungo quell’attimo in cui aveva indugiato sulla ragazza, ma ovviamente lui non si era nemmeno accorto della complicità che si era creata tra sua figlia e Trunks in quella manciata di minuti che avevano trascorso da soli.
 
“Allora, si può sapere cosa dovevi dirmi che non poteva aspettare ventiquattrore?”
 
Aveva assunto un’insolita aria autorevole, Trunks per via dell’età gliela ispirava facilmente, ma così facendo lo mise inevitabilmente in soggezione. Ripensò al quasi bacio che lui e Pan si stavano per scambiare e ringraziò le divinità per essersi fermato, altrimenti, se fossero usciti vivi da quella battaglia, non poteva prevedere che morte lo avrebbe aspettato per mano di Gohan.
 
“Trunks. Va tutto bene?”
 
Lo riportò con la mente al presente da ogni genere di pensiero, tra cui c’erano anche quelli più inappropriati che non avrebbero per alcuna ragione dovuto affollare la sua mente.
 
“Gohan, tua figlia non è pronta e lei non ha il coraggio di dirtelo”
 
Non riusciva a capire cosa quel ragazzo stesse cercando di spiegargli, ma non riusciva nemmeno a credere ad una simile assurdità. Gli venne persino da ridere davanti all’espressione preoccupata di Trunks.
 
“Stai scherzando, vero? Mia figlia non vuole allenarsi e combattere? Sono mesi che litigo con lei per tenerla lontana dagli allenamenti e mi rifiuto di allenarla io stesso, ora invece mi stai dicendo che non vuole più lei?! Se non è uno scherzo, non so davvero in che altro modo interpretarlo”
 
“Gohan, davvero non ricordi quanto sia duro l’allenamento in quella Stanza? Sa quanto questo sia importante per tutti noi, ma le stai dando sulle spalle una responsabilità troppo grande … è solo una ragazzina, Gohan”
 
Sembrava che Trunks stesse cercando di convincere se stesso delle sue parole, in particolare il fiato venne mancare al ragazzo quando sottolineò la giovane età di Pan. A Gohan non sfuggì lo stato d'animo dell'amico, ma non aveva tutti gli strumenti per riuscire a mettere insieme il puzzle e aveva il quadro generale dello stato del suo cuore. Capì però, senza ombra di dubbio, che era sentitamente preoccupato per lei e voleva solo che non soffrisse. Capì finalmente cosa Trunks cercasse di fargli capire, ma a malincuore non sapeva in che altro modo superare quella minaccia senza mettere in difficoltà sua figlia.
 
“Proprio perché è duro fa al caso nostro in questo momento. Non abbiamo tempo per trovare altre soluzioni” l’amico non accennò ovviamente a tranquillizzarsi davanti a quelle parole, ma lui per primo si sentiva male nel proferirle. Lo rincuorava soltanto l'idea di poter essere a fianco della figlia in quella Stanza “Trunks, non devi temere per Pan, non permetterei mai che le accadesse qualcosa. Vado a parlarle e provo a tranquillizzare anche lei”
 
Gli diede un'affettuosa pacca sulla spalla, lasciandolo solo con quei sentimenti così strani, ma altrettanto forti, che stavano nascendo nel suo cuore.
 
∞∞∞
 
“Pan, tesoro”
 
La ragazza alla voce del padre si alzò rassegnata, mostrandosi pronta per il suo allenamento, ma anche senza aver ricevuto quel suggerimento da Trunks, Gohan avrebbe comunque compreso l’esatto contrario. Stavolta gli furono particolarmente chiari lo sguardo preoccupato di sua figlia e gli occhi lucidi.
 
“Un secondo, Pan. Sediamoci un momento … non abbiamo più avuto modo di parlare io e te”
 
Si accomodò con pacatezza dove qualche istante prima si trovava Trunks. Il pensiero del suo amico le provocò qualche brivido e la scollegò dal presente, fu il dolce e rincuorante sorriso di suo padre ad attirare nuovamente l’attenzione della giovane. Lo ascoltò e si adagiò al suo fianco. Le parve strano che non le mettesse alcuna fretta come qualche istante aveva fatto con il loro amico, ma le fu evidente quanto quest’ultimo dovesse avergli detto qualcosa di rilevante a proposito di lei. Non si arrabbiò con Trunks, suo padre sembrava essere molto comprensivo e accondiscendente, probabilmente gli aveva solo mostrato la verità che impediva a Pan di riscoprire un po' di serenità.
 
“Tesoro, hai paura?”
 
“No, tranq …”
 
“Pan, sai che se mi menti lo capisco, vero?”
 
Si era totalmente dimenticata che stava parlando con suo padre e pochi la capivano come era sempre stato in grado di fare lui, specie se lo aveva a qualche centimetro di distanza.
 
“Papà, non c’è tempo di chiacchierare ora, voglio solo aiutare nonno Goku”
 
“E’ la stessa cosa che desidero fare io, ma, se fosse qui con noi, anche a lui non passerebbe inosservata la tua paura, indipendentemente da ciò che c’è là fuori e ci minaccia”
 
“Non ho paura, sono solo insicura di non farcela”
 
Sentire lo stato d'animo di sua figlia dalle sue stesse parole fu peggio di un Final Flash di Vegeta scagliato a tutta velocità contro di lui. Ebbe la prova di essere lui la causa di tanta sofferenza per la sua bambina, era stato lui a maturare con il tempo i suoi timori ed ora l’insicurezza di non essere un buon padre stava nascendo nel suo cuore. Rivolse lo sguardo al pavimento, chiuse gli occhi e pregò di cancellare in qualche modo la sofferenza che stava provocando a Pan. Lui che l'avrebbe sempre e comunque protetta anche e soprattutto a costa della sua vita era il primo a provocarle un dolore che con un piccolo sforzo, abbattendo i muri della sua testardaggine e delle sue convinzioni, avrebbe potuto evitare. Quella nuova minaccia per la Terra era la prova che aveva sbagliato tutto, che il modo in cui avrebbe voluto proteggerla l'aveva solo ferita e le ferite dell'anima erano senza dubbio le peggiori.
 
“Mi dispiace, E' colpa mia, ti ho resa insicura. Avrei dovuto ascoltarti e non impedirti gli allenamenti”
 
Era sinceramente dispiaciuto, anche lei lo conosceva bene e poche volte nella sua vita lo aveva visto così affranto. Provò a tirarlo su di morale, intrecciò delicatamente la mano in quella del padre e subito Gohan la racchiuse con dolcezza tra i suoi palmi. Avrebbe voluto infonderle con quel contatto le mille e sincere scuse che serbava nel cuore, ma sapeva che le parole non sarebbero mai state sufficienti per provare tutta la sua mortificazione. Averle fatto, anche se involontariamente, del male gli dava il tormento.
 
“Sai, papà, non fa niente. Oggi, anche se in un’occasione poco felice, riceverò i tuoi allenamenti. Lo sogno da quando sono una bambina”
 
Sentì la voce squillante della sua bambina nell'evidente tentativo di mostrarsi serena davanti a suo padre e non farlo sentire peggio. Si voltò verso di lei e incrociò il sorriso di Pan, che era gradito, ma per l'umore che aveva non riuscì a ricambiare come avrebbe invece voluto.
 
“Pan, sarà dura, non ti mentirò, ma, se ti può consolare, non ho molti più vantaggi di te, è tanto che non mi alleno. Lo affrontiamo insieme però, ti va?”
 
“Mi stai dicendo che dovrò essere io ad aiutare te? Dopotutto sono il bastone della tua vecchiaia, giusto?”
 
“Come scusa? Mi hai per caso dato del vecchio, piccola impertinente?”
 
Gli sorrise per nulla spaventata dall’espressione irritata del padre. Si alzò e, con la mano ancora fra le sue, lo costrinse a seguirla fuori dalla camera.
 
∞∞∞
 
Mai come in quel momento l’attesa di suo marito la stava facendo tremare. Non aveva potuto ricevere un po’ di conforto nemmeno dai suoi adorati Monti Paoz, Goku era riuscita a privarla anche di quello. Aveva il potere di privarla di ogni cosa, di lui, della felicità, della loro famiglia e in quel momento anche l’aria sembrava mancarle. Si chiese se sul pianeta del Dio della Distruzione ci fosse meno ossigeno che sulla Terra, ciò avrebbe spiegato la fatica che premeva sul suo petto. Whis le aveva offerto una camera troppo grande per lei, era sola, come sempre, e quelle quattro pareti così imponenti non la aiutavano a risollevare l’umore. Si sciolse i lunghi capelli davanti allo specchio e riprovò la solitudine che per anni era stata sua intima compagna. Con determinazione aveva cercato di riposare anche durante le notti in cui la malinconia faceva da padrone nella sua stanza, anche grazie al profumo dei monti e alle pareti intrise di mille ricordi, invece quella sera in particolare non aveva nulla di tutto ciò a cui aggrapparsi. Si sentì in colpa quando piccole lacrime d’argento scesero lungo le sue guance non più così giovani e che, proprio per quella ragione, avevano visto un’abbondante quantità di sale, sempre per lo stesso motivo, per lo stesso uomo e per la stessa testa dura che non l’ascoltava mai. Goku non si sognava nemmeno per sbaglio di chiedere un consiglio a sua moglie e di certo non aveva iniziato in quell’occasione.
 
“Chichi”
 
Si asciugò velocemente le lacrime e distolse il suo riflesso dallo specchio, non appena sentì la voce della sua migliore amica. Si voltò verso di lei e tentò di accoglierla nella sua stanza serenamente.
 
“Bulma, non riesci a dormire?”
 
“Vegeta continua a svegliarmi, non sta fermo un attimo”
 
Chichi la guardò perplessa e l’amica comprese i suoi dubbi.
 
“Non lo ammetterebbe mai, ma è preoccupato”
 
“Preoccupato per Goku?”
 
“Anche per lui e, se lo conosco, mio marito sta pensando di aiutare Goku in qualche modo”
 
“Ci sono già mio figlio e mia nipote sul pianeta del Supremo”
 
“In ventiquattr’ore Goku avrà bisogno di un aiuto, il nemico si è rivelato essere forte e i suoi graffi lo hanno dimostrato l’ultima volta che lo abbia visto”
 
Chichi la guardò quasi arrabbiata, a differenza di Vegeta, a quanto diceva, lei non sembrava affatto preoccupata per quei guerrieri che si erano o si sarebbero dovuti lanciare in battaglia, anzi, quando si trattava di combattere e di dimostrare a qualcuno la forza di suo marito lei era sempre la prima.
 
“E questo ti entusiasma?”
 
“Come?”
 
“Ti entusiasma che Vegeta voglia combattere? Vuoi davvero che tuo marito rischi di morire, Bulma!?”
 
Chichi ricominciò a piangere alzandosi con uno scatto stizzito e l’amica capì che anche quelle parole erano segno di frustrazione per non essere riuscita a fermare Goku. La vide accasciarsi poco sulla sedia con le mani vicino agli occhi nel tentativo di fermare quelle lacrime, così inopportune e indesiderate.
 
“Chichi, non è colpa tua, sappiamo bene che Goku farà sempre di testa sua e nessuno riuscirà mai a fermarlo. In tanti anni non sei mai riuscita, ma non perché non gli importa nulla di ciò che pensi, lui è solo fatto così”
 
“Non voglio perderlo … non di nuovo. Ti prego, Bulma, dimmi che non farà nulla di stupido”
 
Bulma non era sicura che lui non avesse voglia di sacrificarsi e non riusciva nemmeno a tranquillizzare lei sul fatto che non avrebbe fatto niente di simile.
 
“Presto Gohan e Pan lo aiuteranno”
 
Sorrise amareggiata, la sua migliore amica non riusciva a capire che non era quello il modo per rincuorarla.
 
“Già, mio figlio e mia nipote … come faccio a non essere preoccupata?”
 
“Devi credere in loro Chichi, devi …”
 
Sentirono all’improvviso il Cubo di Whis ripartire solcando il cielo stellato. Bulma capì subito chi stesse trasportato e quale fosse la sua destinazione. Chichi si era sbagliata, non era per nulla entusiasta che suo marito rischiasse la vita, ma solo immensamente orgogliosa che non lo facesse per una nobile causa.
 
∞∞∞
 
Il fiato iniziava a venire a mancare anche al leggendario Super Sayan Blue. Goku indugiò qualche istante prima di alzarsi dall’ennesimo colpo inferto. Cercò di riprendere fiato, guadagnando tempo per pensare ad un nuovo contrattacco. Alla fine optò semplicemente per la sua forma normale. Si accorse tristemente di non riuscire a contrastarlo in alcun modo, specie se le forze lo abbandonavano sempre di più di minuto in minuto. La cosa peggiore era che lui stesso aveva contribuito ad affinare le abilità di Inazuma. Si stava tristemente pentendo di aver aiutato qualcuno che credeva essere suo amico e che poi lo aveva tradito in un modo tanto infame. Chichi aveva ragione, era stato uno stupido. Sacrificarsi per gli errori che lui stesso aveva commesso non lo preoccupava, ciò che temeva era la sofferenza che avrebbe inferto alla sua famiglia.
 
“Quindi ti arrendi?”
 
Inazuma guadagnò terreno, posando i piedi sul suolo. Goku si mise seduto e lo scrutò dal basso verso l’altro, mantenendo alta la tensione tra i due.
 
“Se mi arrendessi, ti chiederei di risparmiare la mia famiglia e i miei amici, ma non mi sembra di averlo fatto”
 
“Deduco tu voglia che io non ti dia nemmeno il tempo di farlo. Karoth, sei spacciato”
 
Goku rise, ma gli uscì una smorfia di dolore. Quando sentì l’aura di Vegeta però persino quello sghembo sorriso si spense. Si voltò con uno scatto verso il cielo sperando di fermarlo in tempo, ma il Principe fu più veloce dei riflessi dell'eterno rivale.
 
“Vegeta, vattene!”
 
Per quanto Goku si stesse sforzando di mandare via il Principe, lui non sembrava affatto intenzionato. I suoi occhi trapelavano tutta la convinzione di essere nel posto giusto al momento giusto. L'aura di Vegeta tremava leggermente, dando l'ideale di sapere cosa aspettarsi da quel nemico. A differenza delle emozioni, la sua voce uscì pacata, come se stesse incontrando una vecchia conoscenza. Mantenne ugualmente una certa diffidenza, che agli altri due sayan presenti non sfuggì.
 
“Inazuma. Che cosa fai qui? Il tuo compito è terminato parecchi anni fa”
 
“Salve, Vegeta. Sei venuto ad aiutarmi?”
 
Sapeva già di avere puntato addosso lo sguardo sconvolto di Goku, ma non ebbe il coraggio di voltarsi verso di lui e tanto meno di offrirgli qualche spiegazione. Era evidente però che Inazuma avesse già intuito le intenzioni verso di lui.
 
“Sono venuto a farti fuori. Mi sono già stufato di questa storia”
 
“Certamente, Vegeta. Avevo già notato il tuo cambiamento. Sei amico di Karoth ora, quindi non brami più di ucciderlo, vero?”
 
Il Principe non gli rispose e per tutta risposta si mise in posizione di attacco.
 
“Ora sono io il tuo avversario”
 
Inazuma rise e non aveva alcuna intenzione di assecondare quell'intromissione tra lui e il suo obiettivo.
 
“Vegeta, togliti di mezzo se non vuoi fare la stessa fine di Karoth, non credere che la voglia mi manchi”
 
“Karoth ora se ne va e a te penso io”
 
Solo in quel momento Goku trovò finalmente il coraggio di parlare, ma era ancora piuttosto sconvolto per ciò che aveva sentito.
 
“V-Vegeta …”
 
“Karoth, penso io a lui. Se ci troviamo in questa situazione non è colpa tua, ma mia, quindi dammi la possibilità di rimediare”
 
“Vegeta, che cosa stai cercando di dirmi?”
 
“Che sono stato un suo alleato insieme a tuo fratello. Ora vattene e trova un modo per sconfiggerlo”
 
“Vegeta …”
 
Vegeta incuriosì a tal punto il suo avversario da non tentare nemmeno di fermarlo. Goku si portò indeciso due dita alla fronte. Si fidava di Vegeta, nonostante gli avesse chiaramente mentito. Il dispiacere del Principe trapelava con sincerità dai suoi occhi e proprio sulla scia di quei rari sentimenti da parte del suo miglior nemico si teletrasportò, allontanandosi dal campo di battaglia.
 
∞∞∞

Goku provava un forte turbamento per ciò che aveva scoperto e mai avrebbe sospettato un coinvolgimento di Vegeta. L’unico modo che aveva per sapere la verità era chiedere ad una veggente, l’unica che conoscesse e che lo avrebbe informato della verità senza convenevoli, per quanto sarebbe potuta essere dura da accettare. Si decise così a cercare qualche informazione sul vero passato del nemico e scoprire cosa evidentemente il principe gli aveva nascosto in tutti quegli anni.
 

 

Ciao ragazzi!
 
Innanzitutto vi faccio tanti auguri di passare un sereno Natale e uno splendido inizio d'anno!
Sono in un ritardo immenso 😞 e alla fine sono stata anche combattuta se spezzare la narrazione proseguendo nel prossimo capitolo. Ciò però mi ha permesso di concentrarmi maggiormente sul passato di Inazuma, che, come avrete capito, coinvolgerà anche Vegeta.
 
Sperando di aver ravvivato un po' la vostra curiosità nonostante la lunga assenza, vi ringrazio di cuore per continuare a seguirmi ❤

Alla prossima😊
Baci
~Vale

 

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Capitolo 8
*** Primavera - Ventiquattro ore per vincere ***


Primavera – Ventiquattro ore per vincere

 

Era sicuramente sfinente e svilente quella Stanza per Pan. La gravità, come avrebbe dovuto prevedere, era troppo alta per lei. Si sentiva presa in giro, la sua forza di volontà non riusciva a sincere quel piccolo inconveniente. Non riusciva a fare alcun progresso, anzi le sembrava di regredire inesorabilmente. Era frustrante lottare con tutta la propria anima, ma non fare nemmeno mezzo passo in avanti. Neppure in quell’ennesima occasione, in cui la stanchezza e la debolezza l’avevano sorpresa impreparata, era in grado di riscoprire nel suo corpo la forza di rialzarsi. Il sudore le colava lungo la fronte per poi andare a posarsi sul bianco e quasi fittizio pavimento di quella Stanza, tanto odiata da Pan, ma allo stesso tempo attesa in vista dei suoi tanto desiderati allenamenti. Sentì il tocco delicato di Gohan sfiorare la sua spalla in una dolce carezza. La voleva rincuorare, infondo era ciò che faceva da quando avevano messo piede lì dentro, ma lui era suo padre, le voleva bene e il suo giudizio non era mai oggettivo, non poteva esserlo del tutto. Lei sapeva di non potersi arrendere, sapeva di non poter fallire, anche se Gohan era così discreto da tenerselo per sé. Non sarebbe stata così clemente con se stessa, non poteva permetterselo. Il pensiero del nonno si faceva largo nella sua mente ogni secondo che passava. Le clessidre magiche ai bordi del ring le ricordavano quanto poco tempo ci fosse a disposizione. La grinta si fece nuovamente largo nel suo cuore e demolì le resistenze delle barriere invisibili di quella dannata gravità o più semplicemente della sua spossatezza. Con un rapido scatto prese in contropiede Gohan senza nemmeno guardarlo negli occhi, allontanando il suo braccio dalla spalla e riprendendo lo scontro. Gli sferrò un pugno diretto al volto, che lui riuscì a bloccare solo per pura fortuna. Non si aspettava quell’attacco improvviso da parte della figlia, credeva che il loro combattimento fosse terminato. Con tono severo, ben lontano dalla dolcezza con cui cercava poco prima di rincuorarla, la rimproverò.
 
“Pan, devi riposare. Se non riprendi le forze non ci sarà alcun miglioramento, ma ti sfinirai e non potrai aiutare più nessuno”
 
“No! Io devo migliorare. Ora!”
 
Si liberò con facilità dalla presa difensiva del padre e si allontanò quanto bastava per lanciare quella che sembrava essere il principio di una potente onda energetica, ma Gohan non poteva consentire che lei si facesse male. Per quanto desiderasse un miglioramento da parte di quella ragazza, l’istinto protettivo gli suggerì di fare l’impossibile per concederle un po’ di riposo.
 
“Tesoro, non farlo. Sei troppo stanca per lanciare quell’attacco”
 
Non lo ascoltò e dalle sue mani, già in posizione, iniziarono a crearsi potenti scintille di pura elettricità. Gohan cercò di mostrarsi il più possibile premuroso, voleva che capisse quanto fosse inopportuno affaticarsi e non trascinarla a dormire con la forza.
 
“Pan, ti prego, questa gravità sta esaurendo le tue energie, non sforzarti oltre”
 
Quando vide che non si decideva a dargli retta, si avvicinò a lei, ignorando totalmente l’attacco che sua figlia stava continuando a produrre. Gohan non ebbe paura, nonostante l’onda stesse continuando a formarsi nei palmi della ragazza. Scese con un ginocchio davanti a lei per raggiungere la sua altezza. Non aveva alcuna intenzione di attaccarla per continuare quello scontro, così mise le sue mani su quelle di Pan per invitarla a non spingersi più in là. Nuovamente il tono del padre la calmò e le fece perdere determinazione, come se l’avesse appena autorizzata ad abbandonarsi alla stanchezza e alla debolezza. Si perse stavolta nei profondi occhi di quell’uomo e solo lì riuscì a ritrovare la pace che le era venuta a mancare a causa di tutte le preoccupazioni degli ultimi tempi.
 
“Papà”
 
“Lo so, tesoro”
 
Le iridi della ragazza si inumidirono e si riempirono presto di lacrime, tanto che non riuscì più a tenere aperte le palpebre. Si gettò tra le braccia di Gohan, esattamente come avrebbe fatto se fosse stata ancora una bambina. Non fu per nulla impreparato a consolarla, anzi la strinse forte a sé, pronto a supportarla. Con i singhiozzi che percepiva chiaramente sbattere contro il petto di entrambi, gli rivelava e affidava le sue più profonde insicurezze, che le difficoltà di quell’allenamento avevano risvegliato in lei.
 
“Papà, n-non ce la faccio”
 
“Calmati, piccola, andrà tutto bene. Mi fido ciecamente delle tue abilità e non ho alcun dubbio che quando usciremo sarai fortissima”
 
Le accarezzava la schiena per provare a tranquillizzarla, ma sentiva ancora forte il suo pianto. Per quanto quella Stanza stesse mettendo a dura prova anche lui, era felice di essere al fianco di sua figlia per proteggerla da tutte le sue insicurezze.
 
“Il n-nonno. Voglio aiutarlo”
 
“Lo aiuteremo, devi solo avere un po’ di pazienza. Il nonno è forte e resisterà, finché non lo raggiungeremo”
 
Gohan non avrebbe più permesso a suo padre di perdere la vita a vantaggio della Terra. Non gli avrebbe più consentito alcun sacrificio, su questo Pan poteva stare certa. La sentì rilassarsi lentamente tra le sue braccia ed iniziò a preoccuparsi di averla veramente danneggiata con quell’estenuante allenamento.
 
“Pan”
 
La allontanò velocemente da lui per poterle scrutare il volto, ma si rese conto che si era solo addormentata tra le sue braccia per la stanchezza. Si tranquillizzò e sorrise nel vederla così indifesa, quando poco prima l’avrebbe attaccato con intraprendenza e senza alcuna pietà. Cercando di non svegliarla, la prese saldamente in braccio e la adagiò sul letto della sua stanza. Adottò tutte le accortezze possibili, le tolse le scarpe e le rimboccò le coperte. Dopodiché si sedette al suo fianco per ammirarla. Le abbassò la luce nella lanterna accanto e per quanto Pan fosse in penombra, non poté non notare quanto il suo profilo fosse tale e quale a quello di sua madre. Aveva ereditato la natura sayan da lui, ma la graziosità apparteneva tutta a Videl. Era cresciuta così tanto e lui, preso com’era stato a proteggerla, non se ne era nemmeno accorto. Sarebbe dovuto rimanere lì con lei per vegliarla nel caso si fosse svegliata all’improvviso e si fosse spaventata, invece decise di uscire per proseguire l’allenamento, che stava diventando difficoltoso anche per lui. La salutò spostandole un ciuffo dagli occhi e porgendole una carezza sulla guancia.
 
“Sogni d’oro, piccola mia”
 
Si congedò da lei cercando di non produrre alcun rumore, ma la voce assonnata della figlia alle sue spalle bloccò i passi di Gohan.
 
“Papà”
 
“Dimmi, Pan”
 
“Mi dispiace, sono crollata”
 
“Va tutto bene, ora riposa”
 
Chiuse la porta con un sorriso, lasciandola sola e nel silenzio di quella stanza, sperando di regalarle in quel loro incerto futuro qualche minuto di pace e tranquillità.
 
 
∞∞∞
 
 
Goku non riusciva ancora a capacitarsi di ciò a cui aveva appena assistito. Volava in direzione di Baba, sperando che lei potesse fornirgli qualche informazione, ma aveva paura di ciò che avrebbe potuto scoprire. Non fu in grado nemmeno di dosare la velocità, voleva arrivare a destinazione e scoprire la verità su Vegeta. Si rifiutava di credere che gli avesse mentito o forse era stato semplicemente lui a non pensarci, infondo che in passato il principe lo volesse morto gli era noto. Ma era solo il passato, un cuore puro come quello di Goku negava qualsiasi attuale complicità con il nemico e si fidava delle parole di sincero pentimento di Vegeta. Immerso nei pensieri fece una certa fatica a non investire la veggente, comparsa all’improvviso davanti a lui, avendo già ovviamente previsto le intenzioni del sayan.
 
"Baba! Lei è qui ... mi ha anticipato"
 
"Mi spieghi, Goku, perché ti rivedo sempre e solo nel momento del bisogno?"
 
Lo sguardo della veggente era tutto tranne che rassicurante, ma lui non riusciva a capire se fosse così accigliato per la gravità della situazione o per aver disturbato la sua quiete. Rise imbarazzato per quell’appunto. Le avrebbe tanto voluto rispondere che era proprio in quei momenti che la sua collaborazione diventava essenziale, ma non c'era tempo per i convenevoli. Vegeta, per quanto fosse coinvolto, non avrebbe resistito a lungo, Goku per primo aveva testato le abilità di Inzuma.
 
"Baba, avrei bisogno che ..."
 
"Sì, lo so e stavolta in cambio cosa mi dai?"
 
Il sayan continuava ad essere disperatamente di fretta e non c’era spazio né voglia per alcuna contrattazione. Possibile che lei, che aveva una conoscenza quasi onnisciente, non riuscisse a capire quanto persino quei minuti fossero preziosi?
 
"La salvezza della terra non è sufficiente?"
 
Baba fissò lo sguardo preoccupato di Goku. Era raro che perdesse la sua spensieratezza, così si decise a concentrarsi e ad accogliere finalmente le sue richieste.
 
"Guarda, Goku, prima che io cambi idea"
 
Il sayan osservò attentamente la sfera di cristallo e attese impazientemente di poter scrutare quel misterioso passato. Un’immagine prese lentamente forma e a Goku vennero i brividi non appena sentì quelle voci a lui così familiari. Una in particolare era così diversa da come la conosceva, incrinata da puro odio e che non lasciava alcuno spazio alla pace. Avrebbe dovuto ricordare quanto fosse spietato Vegeta, il suo cambiamento non poteva aver cancellato i ricordi. Eppure rivivere così nitidamente quel periodo non lo lasciò indifferente.
 

Radish non sembrava essere affatto felice. Al suo cospetto Inazuma non osava fiatare. Aveva fallito, lo sapeva ancor prima che lo sguardo di quel sayan puntasse deluso su di lui, ma a sua discolpa Kaaroth non era affatto facile da convincere.

“Radish, io non …”

“Sei un inutile inetto, Inazuma. Dovevi solo far tornare la ragione a quell'idiota di mio fratello. Ora tocca farlo a me e a Kaaroth non piacerà”

“Era evidente fosse inutile, al pari di quella terza classe. Te l'avevo detto di lasciare andare me su quel pianeta di insetti”

Vegeta era comparso alle spalle di Radish e non aveva perso tempo a rimarcare quanto fosse stato un errore l'idea di spedire in missione Inazuma.

“No, andrò io. Non voglio perdere altro tempo”

Squadrò entrambi con arroganza. L’aria di sfida del principe non sfuggì a Radish, ma a lui sembrava non importare del suo orgoglio ferito.

 

Non appena la luce della sfera si fu spenta, lo sguardo di Goku tornò speranzoso sulla veggente. Quel ricordo avrebbe dovuto destabilizzarlo, invece a lui fece solo tornare la speranza.
 
“Baba, devo parlare con Radish”
 
“Ti si è forse fumato il cervello, Goku?! Te lo puoi anche scordare”
 
“Lei può riportarlo in vita”
 
Baba lo fulminò come se avesse detto un sacrilegio e toccava proprio a lei fermare sul nascere un’idea così malsana.
 
“Ma non lo farò! Lasciamo i dannati degli Inferi dove si sono sempre trovati”
 
“Baba, lei non capisce, la Terra è in pericolo. Radish può aiutarmi”
 
“Aiutarti?! E per tutti gli dei di tutti gli Universi, cosa ti fa credere che un assassino voglia aiutarti?”
 
Goku non seppe cosa risponderle, non aveva affatto tutti i torti, si sarebbe senza dubbio dovuto preparare ad uno scontro. Contava però sul fatto che suo fratello fosse rimasto negli Inferi tutti quegli anni, mentre lui non avesse smesso di allenarsi e di migliorare.
 
“Sei sempre troppo ingenuo, Goku, mi chiedo come tu faccia ad essere un sayan”
 
“Devo rischiare. È stato lui a reclutarlo, probabilmente conosce qualche suo punto debole, qualsiasi cosa che ci permetta di eliminarlo una volta per tutte. Chichi ha ragione, avrei dovuto pensarci anni fa e non mettere in pericolo la vita della mia famiglia e la salvezza del mio pianeta”
 
“Radish ti vuole morto, fossi in te non gli offrirei l’occasione di portare a termine il suo piano fallito anni fa, perché, Goku, se ti fosse sfuggito, non si cambia nei Inferi, si rimane esattamente come quando si è morti, al massimo si peggiora”
 
Baba non aveva affatto messo in conto la testardaggine di Goku e che non sarebbe riuscita in alcun modo a dissuaderlo.
 
“Devo rischiare, mi dispiace, non ho altra scelta e non ho un piano migliore”
 
“Davvero vuoi rischiare, Goku? Non è ciò che tua moglie vorrebbe, lo sai, vero?”
 
Dalla sfera di cristallo Baba fece comparire, senza alcun preavviso e facendo morire a Goku le parole in gola, l’immagine di Chichi sola e disperata. Era pensierosa in una grande stanza. I lunghi capelli ebano della donna gli impedivano di scrutare il suo volto, ma solo di intravedere le mani davanti agli occhi in segno di afflizione.
 
“Non credi che sia ora di pensare anche a lei? Fossi in te inizierei a prendere seriamente in considerazione l’idea di non fare nulla che metta a repentaglio la tua vita, benché le tue nobili intenzioni”
 
Ci mise qualche istante per rispondere, non era rimasto affatto indifferente davanti al dolore di Chichi, ma, nonostante ciò, non sapeva come alleviarla di quel tormento. Lui per primo stava facendo tutto ciò che era in suo potere per evitare altra sofferenza alla suoi cari.
 
“Penso anche a lei. La Terra è casa nostra, lei tiene ai Monti Paoz e desidera solo tornare insieme dove abbiamo i ricordi di una vita. Inazuma vuole distruggere il nostro pianeta e, costi quel che costi, non glielo consentirò”
 
Baba riuscì nuovamente ad attirare l’attenzione del sayan sulla sfera, quando uno scontro tra Pan e Gohan prese forma. Goku riconobbe subito la Stanza dello Spirito e del Tempo, ma da suo figlio e sua nipote non si sarebbe mai potuto aspettare l’inerzia. Anche se ciò lo avrebbe solo incoraggiato ad agire, la veggente lo voleva aggiornare su ciò che stava succedendo intorno a loro.
 
“Temono entrambi per la tua vita e vogliono aiutarti. Tua nipote si sta innamorando, Goku, e, consentimi, da quella relazione prevedo fuoco e fiamme
 
“Innamorando?? E di chi?”
 
Quella notizia lo lasciò perplesso, non era certo il miglior confidente per affrontare quei temi, ma Pan non gli aveva nemmeno accennato ad una possibile attrazione per qualcuno.
 
“Non credo di essere la persona più indicata per dirtelo”
 
“Bè, allora ho un motivo in più per mettere velocemente fine a questa storia. Non posso consentire che la mia nipotina rinunci ai suoi desideri, solo perché uno spietato assassino si vuole arrogare qualche diritto sulla Terra”
 
“Se fai qualcosa di stupido e intendo qualcos’altro, tua moglie non ti perdonerà, lo sai, vero?”
 
“Lo so, ma devo correre il rischio. Conto sul fatto che Chichi sia sempre stata molto comprensiva e che anche stavolta capisca le mie buone intenzioni”
 
“Guarda che soffre ugualmente”
 
“Baba, la prego, mi aiuti. È la mia unica speranza. Lei può vedere il futuro in quella sfera, mi dica come andrà e avvisi Chichi, le dica di non preoccuparsi, le dica che … stavolta torneremo a casa insieme, io farò di tutto affinché questo accada”
 
Era sempre stato troppo ottimista e lei, con la sua diffidenza, non riusciva a farsi contagiare.
 
“Non posso farti vedere il futuro, Goku, tu vuoi riportare in vita un defunto e lui non è contemplato nel continuum spazio-temporale”
 
“La tranquillizzi comunque e permetta a Radish di ritornare per un giorno. Mi sarà sufficiente”
 
Goku era consapevole che persino l’impresa di convincerla non era semplice. Non la trovò pienamente d’accordo, anzi diventò particolarmente sarcastica e infastidita, ma lui non colse affatto l’umore di Baba.
 
“Desideri per caso altro, Goku?”
 
“Se ne ha l’occasione, dica a Vegeta che non mi importa se era un loro alleato, mi importa solo di chi sia diventato oggi”
 
 
∞∞∞
 
 
Non era semplice per lei aspettare, quando la sua famiglia era così lontana e si preparava a combattere. Lei avrebbe dovuto aspettare solo ventiquattro ore prima di vederli uscire da quella Stanza, ma da quel momento in poi li avrebbe saputi in pericolo contro un nemico che sarebbe stato spietato. A nulla valsero i tentativi di Videl di dissuadere suo marito a non lasciare che Pan combattesse in quella nuova battaglia, ci teneva che sua figlia potesse seguire la sua natura sayan, ma non voleva iniziasse in una situazione così rischiosa. Gohan, per quanto gli rincrescesse, non poté ascoltarla. Non era quello il momento di accogliere le preoccupazioni di una madre e le parole di suo marito, che lei sperò con il cuore non fossero le ultime, continuavano a rimbombarle nel cuore. Rivolse lo sguardo al cielo, si ripeté per rincuorarli e sentire loro più vicini che infondo era lo stesso sotto cui in quel momento si trovava la sua famiglia.
 

“Gohan”

Lo pregava con gli occhi, sperando che lui capisse. L’idea di suo marito non le piaceva per nulla. Aveva avuto un tempismo pessimo quell’allenamento che sua figlia ormai da tempo desiderava. Si sentì afferrare la mano, rassegnata al destino che sarebbe toccato alla sua famiglia.
 
“Videl, andrà tutto bene, fidati di me”


Sapeva di dover riporre fiducia in loro, eppure la paura le impedì di riscoprirla come in realtà avrebbe voluto. La calda mano di Gohan contrastò con il gelo che si stava facendo spazio del suo cuore. Aveva sempre avuto coraggio e tutta quella temerarietà da parte sua la spaventava, era pur sempre il figlio di Goku e suo suocero non aveva mai indugiato a mettere chiunque prima della sua incolumità, ragione in più se a rischiare fosse stata sua figlia.

“Ti prego, riportamela a casa e … ritorna anche tu”

Indugiò solo un istante davanti al dispiacere di sua moglie.

"Per quale ragione non dovremmo tornare da te?"

Le regalò un ultimo sorriso, prima di sciogliere quel loro contatto e di scomparire insieme a Whis nell’immensa galassia.

 
Una lacrima sfuggì al suo controllo, sentiva ancora la sua dolce e rincuorante stretta. Avrebbe voluto essere più forte, a suo modo infondo anche lei era una guerriera, suo padre, nel limite delle sue capacità, le aveva insegnato ad esserlo sia sul ring che nella vita, ma la verità era che solo accanto all’uomo che amava si sentiva veramente protetta. Avrebbe voluto lei stessa combattere, ma sapeva in partenza di non avere alcuna possibilità, non poteva nemmeno aiutarlo a difendere la loro bambina in caso di necessità e tutto ciò era dannatamente frustrante. Asciugò velocemente la prova della sua debolezza, non appena sentì la voce della suocera a pochi metri di distanza da lei. Non seppe da quanto tempo Chichi fosse in silenzio accanto a lei, forse per non disturbare il suo raccoglimento, ma aveva sicuramente colto la sua ansia, era più palese e lei non era in grado di nasconderla.
 
"Videl, so cosa stai provando, ci sono passata prima di te. È legittimo avere paura"
 
Cercò di riscoprire tutta la sua determinazione, ma ciò le servì più a convincere se stessa che tutto sarebbe andato per il meglio. Si rifiutava di credere che potesse accadere il contrario e i suoi peggiori incubi si potessero realizzare.
 
"Non sto piangendo, mi fido di loro. Sarà sufficiente quell’allenamento speciale per vincere"
 
"Anche io mi fidavo di Goku e Gohan, anzi credo di aver chiesto troppo a mio marito e lui si è sacrificato per salvare nostro figlio"
 
In quel modo, presa nel vortice di quei ricordi così amari, non si rese nemmeno conto che stava solo spaventando sua nuora. A Videl rimbombarono nelle mente le parole che aveva rivolto al marito prima di vederlo partire ed anche lei non gli aveva pregato di fare altro se non di difendere Pan. La suocera rese quei timori ancora più drammatici e reali. Non poteva essere destinato a ripetersi ciò che era successo in passato, lei si rifiutava anche solo di pensarlo.
 
"Chichi, mi stai dicendo che Gohan arriverà a sacrificarsi pur di salvare Pan?!"
 
Le era totalmente sfuggita la reazione di Videl e tentò dispiaciuta di rimediare in qualche modo. L’idea che suo figlio potesse rimetterci la vita faceva fremere anche lei.
 
"Certo che no, mia cara, mia nipote sarà abbastanza forte per difendersi da sola. Sai, odio dal profondo del mio cuore vedere la mia famiglia combattere e rischiare la vita, ma non ho mai negato e non ho mai perso fiducia nella loro forza … è l’unica speranza che posso avere in questo momento"
 
"Anche Gohan lo era, ma non riusciva a ricoprire quella forza. C'è riuscito solo con la ... morte di suo padre"
 
Il solo pensiero di quell’eventualità le toglieva totalmente il fiato e il sangue le si raggelava nelle vene. Si sforzò con un nodo di pianto pronto ad emergere dalla gola a non cedere alla disperazione. Chichi si avvicinò alla nuora e le posò una mano sulla spalla per infonderle la speranza di cui parlava.
 
"Non accadrà, Videl, torneranno a casa entrambi e sai perché lo so? Perché Gohan è anche mio figlio e non solo di Goku, ha più dedizione alla famiglia di quanto non l’abbia mio marito e farà di tutto affinché torniate ad essere felici insieme. Sono sua madre e lo conosco da quando è nato"
 
Si voltò verso di lei, allontanando lo sguardo da quel cielo immenso ed incontrò il sorriso rincuorante della suocera.
 
"Sai, Chichi, sei stata un'ottima madre e non solo per lui. Sei stata la madre che il destino mi ha portato via troppo presto"
 
La sincerità con cui Videl le aveva fatto quella confidenza la disarmò e la commosse. La ringraziò accarezzandole la spalla, si sentì lusingata.
 
“E tu la figlia che non ho mai avuto”
 

∞∞∞
 
 
A Radish parve di avere le allucinazioni e la confusione non tardò ad assalirlo. Abbassò gli occhi sulle sue mani e sentì scorrere di nuovo la vita nelle sue vene. Era successo qualcosa a cui lui non sapeva ancora dare una spiegazione. Si sentiva stranamente leggero e non afflitto dalle mille pene di quel luogo infernale. Ciò che vide non appena i suoi occhi si alzarono non gli fu affatto gradito e gli fece riaffiorare una familiare rabbia nel cuore. Si accorse solo in quel momento che anche il suo cuore per l’ira e l’odio aveva ricominciato a battere contro il petto. Non ci pensò nemmeno un istante e si fiondò all’attacco contro Goku, che non si scomodò e con estrema facilità riuscì a bloccare il suo attacco, impiegando nemmeno tutte e cinque le dita della mano.
 
“È così che ringrazi tuo fratello, dopo che ti ha concesso un giorno di libertà dagli Inferi?”
 
Goku lo fissò con severità, ma non c’era alcuna aria di sfida nel suo sguardo. Lo disgustava ancora di più, era diventato un terrestre a tutti gli effetti, tranne che per la forza, quella sembrava essere aumentata.
 
“Ho bisogno del tuo aiuto. Ti dice niente Inazuma? Il sayan che hai spedito sulla Terra per reclutarmi?”
 
Radish si allontanò schifato dal fratello e quel nome non migliorò affatto il suo umore.
 
“È ancora in circolazione quel miserabile?”
 
“Mi fa piacere sapere che hai questa opinione di lui, perché dovremo sconfiggerlo e stavolta impedire che ritorni”
 
“Dovremo?? Io e … te? Forse, Kaaroth, non ti è ancora entrato in testa che non collaboro con i traditori!”
 
“Radish, hai molte più informazioni di lui di quante non ne abbia io e avrai la tua vendetta”
 
“La mia vendetta non riguarda Inazuma e lo sai molto bene”
 
Il sorrisetto sadico del sayan per essere riuscito a metterlo alle strette fece indugiare Goku. Mille possibilità iniziarono a vagare per la sua mente, una più terribile dell’altra e soprattutto che la sua famiglia avrebbe sofferto per sua decisione sbagliata. Di nuovo.
 
“Avrai la tua vendetta, solo se prima mi aiuterai a sconfiggerlo”
 
“E in che cosa consisterebbe la mia vendetta? Devi essere più convincente, se vuoi che io ceda”
 
“Se vuoi uno scontro con me, lo avrai. Hai solo un giorno a disposizione, ti consiglio di sbrigarti” Radish continuava a pensare e a riflettere su ciò che potesse essere per lui più conveniente “Non hai alcun vantaggio ad attaccarmi ora, se non te ne fossi accorto, sono più forte di te”
 
“Cos’ho da perdere, se sono già morto?”
 
Non lo ascoltò, al guaio in cui si era appena cacciato riportando in vita Radish avrebbe pensato più tardi, forse gli sarebbe solo bastato far scadere quelle ventiquattro ore e far tornare suo fratello da dove era stato richiamato senza troppe conseguenze. A quel punto però il tempismo sarebbe stato fondamentale, Inazuma doveva morire nel momento giusto, in presenza di Radish e appena prima che il suo tempo scadesse, per non dargli modo di causare vittime.

 
 
 
 
Ciao ragazzi!
 
In ritardo, ma con qualche giorno di anticipo rispetto al mio solito ritardo <3
 
Ho posticipato la storia di Inazuma, ma nei prossimi capitoli ci sarà 😉
 
Shanley, giuro che non ti ho copiata, avevo già scritto la parte di Videl e Chichi prima di leggere la tua storia (tu sai a cosa mi riferisco), perdonami :D <3
 
Vi ringrazio come sempre per la pazienza che avete ad aspettare i miei aggiornamenti <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

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Capitolo 9
*** Primavera – La forza della guerriera ***


Primavera – La forza della guerriera


 

Quel riposo aveva sortito l’effetto sperato, Pan si sentiva più rilassata, almeno fisicamente, perché il cuore continuava a sussultarle nel petto. Anche in quei momenti di tranquillità non aveva smesso di fremere per il compito che la attendeva e per le difficoltà che riscontrava nel raggiungere i suoi obiettivi. La sua fronte era imperlata di sudore, eppure in quella stanza c'era tutto tranne che caldo. Tornò velocemente su quel ring, non sapeva per quanto avesse dormito, ma lei non poteva perdere altro tempo prezioso. La prima scena che le si parò davanti fu la frustrazione di suo padre, mentre tentava in tutti i modi di risvegliare la sua potenza. Era chiaro però dal suo atteggiamento demoralizzato che non riusciva. Ebbe la tentazione di avvicinarsi a lui per infondergli coraggio, ma si ricordò che lei stessa aveva avuto bisogno del suo sostegno solo qualche ora prima. Capì solo in quel momento quanto lui stesse cercando di riscoprire quella forza d’animo per entrambi, ma rammentò proprio in quell’occasione che anche suo padre era in parte un terrestre con tutte le debolezze del caso. Fece qualche passo in avanti e si accorse che era in meditazione. Scorse, avvicinandosi maggiormente, che gli occhi di Gohan erano chiusi. In un flash mentale l’immagine del suo amico Junior si sovrappose a quella del padre. Glielo ricordò tantissimo, ma c’era ben poco di cui stupirsi, dopotutto era stato il suo più fedele maestro. Anche Pan desiderava che suo padre fosse per lei un maestro dello stesso calibro, ma lei non gli stava rendendo facile quell’impresa. Doveva impegnarsi di più, renderlo orgoglioso, esattamente come Junior lo era di lui, allora forse insieme sarebbero stati in grado di superare quell’ostacolo.
 
“Papà”
 
“Ehy. Ti sei riposata?”
 
Aprì velocemente gli occhi all'udire la voce della ragazza, ma in realtà aveva perfettamente percepito l’aura di sua figlia e aveva intuito il suo indugio. Si rimproverò di non essere quasi sicuramente riuscito a dissimulare serenità.
 
“Sì e ora possiamo ricominciare il nostro scontro”
 
Si mise in posizione di difesa davanti a lui in attesa di un suo attacco, ma vide solo la titubanza di Gohan.
 
“Papà, che hai?”
 
Sorrise alla determinazione della giovane Son, non avrebbe potuto provare più orgoglioso per lei, ma non riusciva a cancellare in un soffio tutte le sue insicurezze. La differenza generazionale contribuiva sicuramente a rendere i loro atteggiamenti diversi. In Pan c'era la grinta che solo una giovane per un terzo terrestre poteva avere. Gli ricordava in parte se stesso, quando lottò all’ultimo sangue contro Cell. In quel frangente era stato aiutato dal padre a vincere. Nemmeno lui era un sayan completo, comprendeva le difficoltà di Pan, perché in un certo senso c'era passato. La voglia di eguagliare Goku era stata sempre viva in lui e come per Pan qualcuno aveva cercato di soffocare la sua natura.  Chichi lo aveva senza dubbio influenzato, ma mai come il desiderio di non commettere gli stessi errori di suo padre.
 
“Non credo di essere la persona adatta per insegnarti, Pan. Forse è anche per questo che non ho mai voluto allenarti”
 
“Ma che cosa stai dicendo? Papà, non è vero niente! Combattiamo, parlare non risolverà nulla”
 
Sua figlia aveva fortunatamente ereditato la personalità del nonno, ma preso com'era dai pensieri non aveva affatto notato che Pan aveva caricato decisa un attacco, convinta che Gohan l’avrebbe parato, invece il padre accusò il contraccolpo in pieno petto. La ragazza si spaventò, credendo di avergli fatto male. Fece solo una leggera smorfia, ma tutto sommato resse bene quell'improvviso colpo.
 
“Papà, credevo …”
 
“Tranquilla, non è successo nulla. Sono solo un po’ stanco”
 
Pan, nonostante le parole rincuoranti di Gohan, pensò subito che il padre avesse perso la motivazione e si stesse arrendendo. Quella certezza la spaventò.
 
“Papà, non puoi mollare ora! Ti prego, non farlo”
 
La fissò pensieroso. Ora era lei che infondeva grinta a lui? Da quando i ruoli si erano ribaltati? Mai. Sua figlia e sua moglie erano sempre state la sua più grande motivazione.
 
“Hai ragione, tesoro. Non mi arrendo, no. Dobbiamo proteggere la mamma”
 
Un sollevato sorriso si dipinse sul volto di Pan e Gohan non perse ulteriore tempo. Ricambiò l'attacco della figlia, che riuscì a pararlo, ma con la potenza che aveva impiegato aveva rischiato di far perdere l'equilibrio alla ragazza. Il padre la prese al volo per un braccio per evitarle una rovinosa caduta.
 
“Scusa, piccola, ho esagerato”
 
Vide l’espressione sinceramente dispiaciuta di quell'uomo e capì che in quel modo non avrebbero fatto alcun progresso. Si sciolse con disprezzo da quella presa protettiva e cercò di essere più distaccata possibile dai sentimenti che provava per suo padre, l'unica soluzione era farlo infuriare, come forse mai aveva fatto nella sua vita e mai avrebbe voluto fare in altre circostanze. Era necessario però se voleva risvegliare in lui quella forza assopita. Iniziò così con qualche tentativo.
 
“Mi hai stufato! Sei una delusione, papà! Sicuro di essere un sayan??”
 
“Come, scusa?”
 
“Mi hai sentito benissimo. Non vali nemmeno lontanamente quanto il nonno”
 
Faceva fatica a guardarlo negli occhi, mentre gli muoveva quelle accuse, ma sperava che presto quelle iridi diventassero azzurre. Faceva male a lei per prima rivolgergli quelle parole, non le pensava e poteva immaginare quanto potessero far soffrire lui. Purtroppo però era ancora troppo deluso di se stesso e mortificato, nulla che assomigliasse alla rabbia.
 
“Sei sicuro di essere mio padre? Perché persino Trunks riesce a proteggermi meglio di te”
 
“Pan, ma che diavolo stai ...”
 
“Lui sì che è un sayan, non tu”
 
Il fastidio per le accuse della figlia non gli consentirono di capire le nobili intenzioni della ragazza. Ma mancava ancora qualcosa per fargli perdere il controllo.
 
“Ah dimenticavo, credo di essermi innamorata di lui. Sai, Trunks ha decisamente un padre degno di essere chiamato sayan, ma soprattutto Vegeta è degno di essere chiamato padre!”
 
Si morse la lingua subito dopo, non seppe dire quale di quei pensieri avesse sortito l’effetto sperato, ma c'era finalmente riuscita e, tra tutte, quella era decisamente una bella notizia. Sapeva di averlo ferito e ciò fece male a lei per prima, ma provò a non pensarci e ad ammirare soddisfatta i risultati di quelle parole. I capelli di Gohan ad intermittenza emanavano scintille di luce. Si stava trattenendo, Pan avrebbe voluto incitarlo a non inibire i suoi istinti. Non era certo da lui manifestare in quel modo la rabbia verso sua figlia, la ragazza doveva aver senza dubbio sfiorato le giuste argomentazioni, ma era per lei facilmente intuibile quanto quella furia fosse rivolta a se stesso. Si sentiva chiaramente in colpa per non essere stato un buon padre e quella notizia riguardo Trunks aveva solo peggiorato il suo umore. Sua figlia poteva immaginare cosa il cuore di suo padre stesse provando e sperò che quel sacrificio portasse al risultato tanto sperato. La potenza che sprigionò Gohan venne presto sostituita dagli occhi di ghiaccio del super sayan.
 
“P-papà”
 
La fissava severo senza fiatare, la stava sicuramente rimproverando. Non si limitò affatto ad uno sguardo, prese velocità e con uno scatto la raggiunse. I loro sguardi si incrociarono solo per una frazione di secondo, prima che Gohan con un gancio destro la scaraventasse lontano, facendole strusciare la schiena sul ring per diversi metri. Le aveva mozzato il fiato sia per il gesto inaspettato che per la rovinosa caduta. Era ciò che voleva, eppure in quel momento iniziava a pentirsi di aver incoraggiato tutta quella potenza. La voce insolitamente profonda del padre si insinuò nella sua mente.
 
“Reagisci, Pan!”
 
Le si avvicinò, fissandola severo dall’alto verso il basso. Non riuscì più a scorgere l’amorevole sguardo di Gohan, era davvero arrabbiato.
 
“N-non ci riesco, papà”
 
Non se la sentiva davvero di competere contro la rabbia del padre. Era riuscita nel suo intento, ma ora quel velato rimprovero di Gohan l’aveva già messa k.O e non solo fisicamente, anche la sua motivazione senza l’appoggio emotivo del padre le veniva inesorabilmente a mancare.
 
“Allora non combatterai, non ho bisogno di un intralcio”
 
Era arrivato velocemente alla conclusione e si era voltato, pronto ad interrompere quell’allenamento. Pan si alzò rapida a quel gesto. Non riusciva ad accettare di aver deluso non solo suo padre, ma anche quel piccolo grande desiderio di combattere che aveva sempre avuto. Lo attaccò alle spalle, senza alcuna tipo di malizia, la sua volontà era semplicemente quella di fermare quei passi delusi nel modo più rapido possibile. A Gohan bastò alzare un gomito per difendersi.
 
“Sei sleale. Non ricordo di averti insegnato ad esserlo e nemmeno tuo nonno”
 
La fissò per farle intendere che non era stato solo quell’attacco fisico a muovere quella delusione. Le parole erano senz’altro state il colpo più basso e feroce. Non poteva dirgli però che non pensava a nulla di quello che gli aveva detto, non dopo essere riuscita a risvegliare in lui la forza di cui quella battaglia aveva bisogno. Forse il suo cuore di qualcosa infondo era convinto e forse lei per prima non aveva del tutto mentito. La fissò ancora una volta severo e rimproverandola con l’inflessibile sguardo del super sayan, proclamò il verdetto che Pan non avrebbe mai voluto sentire.
 
“Non sei pronta a combattere, non avrei mai dovuto coinvolgerti. Torna da tua madre”
 
“Papà, io …”
 
Lo vide dirigersi verso l’uscita della Stanza dello Spirito e del Tempo, per lui l’allenamento sembrava essere finito eppure pareva che nuove ferite si fossero aperte nel cuore di suo padre. Pan non capiva a quale delle tante accuse che gli aveva rivolto lui aveva reagito in quel modo o forse era semplicemente quella trasformazione ad aver modificato la sua personalità. Davvero credeva a tutto ciò che gli aveva detto? Lo aveva colpito così profondamente nell’orgoglio? Era pur sempre un sayan e la fierezza era parte di quei geni.
 
“Papà”
 
Tentò di richiamarlo, ma Gohan sembrava particolarmente convinto e per nulla intenzionato a tornare sui suoi passi. La frustrazione di Pan si fece presto sentire, suo padre, o perlomeno ciò che era rimasto di lui, continuava ad ignorarla. Il senso di impotenza si unì presto a quella forte emozione. Gohan la sentì fremere pacatamente e poi sempre più forte. Quando sentì una nuova aura nella figlia, un sorriso soddisfatto increspò finalmente le sue labbra.
 
 
∞∞∞
 
 
Chichi era assolutamente allibita per ciò che Baba le aveva appena mostrato. L’immagine del cognato comparve davanti ai suoi occhi e il suo cuore perse un colpo. Era rimasta totalmente senza parole, tutte le raccomandazioni che aveva rivolto a Goku in quel loro ultimo incontro non avevano sortito alcun effetto. Ironia della sorte, credeva ancora che la sua opinione contasse qualcosa per suo marito … povera ingenua, non aveva davvero imparato nulla. Se non fosse stato per la veggente, sarebbero rimaste in silenzio per altri lunghi e infiniti minuti, in cui il cuore di Chichi avrebbe continuato a chiedersi per quale ragione continuasse ancora a ricordargli che aveva una famiglia a cui pensare.
 
“Goku non vuole che ti preoccupi. Mi ha dato l’idea di avere la situazione sotto controllo”
 
“Non preoccuparmi?? Se la Terra dovesse mai sopravvivere, lo ammazzo con le mie mani! Come ha potuto riportare in vita quell'essere?! Non c’è più speranza per lui, più gli dico di non commettere cretinate e più ne combina. Perché non usa il cervello una volta tanto?? Della sua forza ne ho fin sopra i capelli!”
 
Non riusciva a crederci, si sentiva mancare la terra sotto i piedi, ogni sua speranza di ritrovare un po’ di serenità sembrava essersi sgretolata. Non era esperta, ma probabilmente se fosse stata una sayan, con tutta la rabbia che provava, sarebbe stata anche lei in grado di trasformarsi. Goku le ripeteva sempre quanto fosse stato fortunato ad avere sposato una terrestre, perché in caso contrario non avrebbe mai saputo come gestirla. Le lo diceva sorridendo, sempre con serenità, con la sua solita ingenuità di credere che tutto per loro sarebbe andato per il meglio, nonostante i suoi innumerevoli gesti avventati. E infatti, i timori di Chichi non avevano tardato a realizzarsi, i pericoli erano aumentati e Goku probabilmente non si stava rendendo minimamente conto di essere l’artefice ancora una volta di un eventuale disastro per la loro famiglia, se non per l’intero pianeta, proprio a causa della sua ingenuità. Era agitata, non riusciva a smettere di camminare in cerca di una soluzione, questa volta lei non sarebbe stata a guardare inerme la morte di suo marito ed insieme a lui anche di suo figlio e di sua nipote. Bloccò all’improvviso i suoi passi e si fermò severa davanti alla sua interlocutrice.
 
“Baba, voglio parlare con lui”
 
“Non posso farti parlare con lui”
 
“Baba, lei non capisce, potrebbe essere l’ultima volta che lo sento, se non fermiamo subito questa follia!”
 
Nonostante percepisse il dolore di quella donna, la veggente non sapeva come aiutarla. Goku aveva cacciato lei per prima nei guai con quella richiesta, si sentiva in parte responsabile per aver realizzato le volontà di quel sayan. Si fidava di lui però, forse più di quanto non riuscisse a fare lucidamente Chichi, che era emotivamente troppo coinvolta. Baba cercò in tutti i modi di rincuorarla e con lei anche Videl e Bulma, ma non riuscì a mentire a quelle donne sulla sorta delle loro famiglie.
 
“Gohan cercherà di non coinvolgere Pan, ma non credo lei demorderà facilmente”
 
Si rivolse stavolta a Videl, che accanto alla suocera non sapeva più cosa sperare dopo la reazione allarmata di Chichi.
 
“Tuo marito e Trunks vorranno proteggerla”
 
Bulma intervenne preoccupata, non si era affatto dimenticata, come la sua migliore amica forse pensava, delle sorti di suo marito.
 
“Vegeta? Dov’è?”
 
“Conosce molto bene il nemico, erano alleati in passato”
 
“Significa che è coinvolto?” era talmente sconvolta che riuscì ad ammutolire persino la veggente, ma lei necessitava solo di risposte “Baba”
 
“Il suo passato, Bulma … non credo di raccontarti qualcosa di nuovo”
 
Aveva fin troppa pazienza con quelle terrestri e non aveva alcuna voglia di dire ovvietà.
 
“No, infatti. Non ho alcuna ragione per stupirmi”
 
Si allontanò, aveva bisogno di restare sola e non diede nemmeno modo a Baba di spiegarle meglio, probabilmente aveva frainteso oppure aveva capito perfettamente e necessitava solo di digerire quella notizia. Videl, nonostante fosse preoccupata per la sua famiglia, la seguì per provare a tranquillizzarla. Rimase solo Chichi, pensierosa e seria, al suo cospetto.
 
“Baba, quante possibilità hanno di cavarsela? Voglio la verità, se la situazione lo richiede ho il diritto di essere preoccupata. Non può togliermi anche questo Goku”
 
“Tuo marito mi ha fatto riportare in vita Radish, non posso sapere cosa combinerà, lui non dovrebbe essere sulla Terra”
 
La signora Son si stava spazientendo, non era nella sua natura mantenere la calma e poco importava se al suo cospetto ci fosse una sibilla.
 
“Mi riporti sulla Terra, allora!”
 
“Non ho alcuna voglia di inimicarmi un sayan della portata di Goku”
“Io invece non ho alcuna intenzione di lasciargli commettere l’ennesima sciocchezza! Goku, prima di essere qualsiasi altra cosa, è un uomo, è il mio uomo, è mio marito, niente di più. B-Baba, io voglio solo questo da lui, non ho mai voluto che fosse un eroe che va al patibolo!”
 
“Chichi, non puoi fare niente per lui, non è un semplice uomo e non è nemmeno un terrestre. Per quanto io non riesca a vedere il suo destino, so che tu non puoi fare nulla per impedirlo. Il fatto che tu lo abbia sposato, non cambia nulla”
 
Trattenne le lacrime, non voleva rassegnarsi nel modo più assoluto a quella sofferta verità e la saggezza di Baba non ci sarebbe riuscita a portarla alla resa. Lo amava esattamente per ciò che era, eppure se fosse stato diverso, se fosse stato meno egoista con coloro che lo amavano, non sarebbe stata così infelice.
 
“Mi aveva detto il giorno delle nostre nozze di essere prudente, che il nostro futuro non sarebbe stato semplice, ma io non ci volli credere, ero troppo felice per pensare ad una possibile infelicità. Ma stavolta non starò a guardare, è fuori discussione!”
 
Iniziò a camminare nuovamente avanti e indietro agitata e in cerca di una soluzione. Ignorò persino il fatto di aver deliberatamente urlato in faccia alla veggente e che quest’ultima cercò pazientemente e in tutti i modi di comprendere quella reazione sconsiderata nei suoi confronti. Non ci fu bisogno di alcun rimprovero, perché fu la sconsolazione di quella donna ad acquietare la sua stessa irruenza.
 
“Baba, lei deve fare qualcosa. La prego. Non voglio perdere la mia famiglia. So già che Goku non consentirà a quel mostro di fare del male a Gohan o a Pan, ma potremmo per una volta escludere la sua morte?”
 
“Chichi, ho provato a convincerlo, ma se non dà retta a te, come pensi possa ascoltare me?”
 
Goten, poco distante da loro, aveva seguito attentamente la conversazione, appoggiato ad un albero e fino a quel momento non aveva fiatato. Era rimasto però molto concentrato e in lui non poté che risvegliarsi la temerarietà del sayan.
 
“Lo aiuterò io”
 
All’udire la voce del figlio, si pentì amaramente di essersi mostrata così spaventata, tanto da aver ridestato in lui quella voglia impellente di azione.
 
“Goten”
 
“No, mamma. Whis mi ha obbligato a partire, perché glielo ha chiesto papà, ma non capisco per quale ragione io sia qui con voi, quando tutti coloro che possono fermare questa minaccia si trovano sulla Terra”
 
“Tesoro, sono già sufficientemente preoccupata per tuo padre, tuo fratello e tua nipote, non farmi stare in pensiero anche per te”
 
“Se siamo in tanti, non dovresti essere preoccupata. Cerco Whis e gli chiedo un passaggio”
 
Passò risoluto accanto alla madre, ma lei lo fermò prontamente, afferrandolo per un polso. Non era più un bambino da diverso tempo ormai, eppure aveva avuto l’istinto di trattarlo come tale.
 
“Ti proibisco di fare un altro passo, Son Goten”
 
“Papà non me lo avrebbe proibito”
 
“L’incoscienza di tuo padre non è una buona scusa. Tu resti qui, che ti piaccia oppure no”
 
Si impegnò per far rispettare dal figlio la sua autorità, aumentò persino la presa sul braccio del ragazzo, ma, come si sarebbe dovuta aspettare, fu tutto inutile. Goten si liberò senza nemmeno sfiorarla, incrementando leggermente la sua aura. Quell’insolenza non fu affatto gradita da Chichi.
 
“Goten!”
 
“Mi dispiace, mamma, ma non sono più un bambino, so cosa è giusto per me. Non fare lo stesso errore che ha fatto per anni Gohan con Pan”
 
Fece un passo alla ricerca di Whis e solo il tono elevato della madre riuscì a bloccare nuovamente i suoi passi così carichi di audacia. La rabbia di Chichi si trasformò in frustrazione e presto trapelò una sofferenza che ormai da tempo immemore serbava nel cuore.
 
“E da chi credi abbia imparato tuo fratello?! Grazie al cielo da me. Ma visto che tu e tuo padre siete tanto furbi, a vostro personalissimo giudizio, Pan ora rischia la vita. Per fortuna che Gohan ha salvaguardato quella ragazza fino ad ora e ha dato retta a me e non a quello sconsiderato di Goku! Non oso immaginare cosa farebbe, se così non fosse. Probabilmente avrebbe la brillante idea di sacrificarsi, ma lo conosco e sono certa che non lo farà sapendo di avere una famiglia. Non si può dire lo stesso di tuo padre, vero, Goten? O ti devo forse ricordare che quando sei nato, lui non c’era?!”
 
La guardò sconvolto per il modo in cui gli aveva riportato alla memoria quell’infanzia così difficile. Si voltò per andarsene, arrabbiato con lei per aver dimenticato, affogando in tutto quel rancore che provava nei confronti di suo marito, di non essere stata maggiormente delicata con il figlio. Chichi si accorse tardi di aver esagerato, dando nuovamente la colpa a Goku per aver perso la pazienza.
 
“Tesoro, Radish è pericoloso. Tu non lo conosci, ma ha rapito tuo fratello in passato, quando era solo un bambino. È un uomo senza scrupoli”
 
Si voltò infuriato verso di lei, stanco di sentire ancora una volta le solite accuse che sua madre rivolgeva a suo padre, ogni volta che ne aveva occasione. Pareva non riuscisse ad andare oltre quell’infausto passato, non capiva che continuare a parlarne non avrebbe aiutato nessuno, tanto meno lei.
 
“Ti vuoi fidare per una volta di papà?! Non pensi nemmeno per un secondo che se lo ha fatto un motivo c’è? Non ci vuole fare del male, per quanto ti risulti difficile crederlo. Lui vuole solo il nostro bene e cerca di ottenerlo con tutti i mezzi che ha a disposizione. Cosa avrebbe dovuto fare secondo te? Restare qui con noi aspettando un miracolo o forse ad aspettare insieme a noi la distruzione della Terra?! Conoscendoti, è possibile che avresti preferito la nostra morte, purché dieci minuti in pace con papà”
 
“Lasciarmi incinta e da sola con un figlio di dieci anni non era il mio bene, Goten. Mettiti nei miei panni, tu non sai cosa voglia dire avere un marito che da un giorno all’altro scopre di essere un sayan e da quel momento nulla va come vorresti. Tu e tuo fratello siete stati la mia più grande gioia, ma anche il mio più grande dolore, perché siete così dannatamente simili a lui ed io non ho mai potuto fare nulla per farvi crescere come semplici terrestri. Goku non ha mai capito la mia preoccupazione e la mia voglia di normalità, lui non sa nemmeno cosa voglia dire. Ho vissuto solo cinque anni di serenità con tuo padre da quando ci siamo sposati, una serenità che tu non hai conosciuto, che non sono mai riuscita a farti provare e non credo nemmeno che questo accadrà mai. Sono arrivata persino a dubitare del suo amore, almeno fino a quando non ho capito che era il suo modo di dimostrarmelo, ma questo non lo rende giustificabile. Salvare la Terra può averlo reso un eroe, ma non un buon marito o un buon padre, specie quando coinvolge i suoi figli in qualche missione suicida”
 
“Forse per te, ma hai mai provato a capire la sua prospettiva? Papà ci ha permesso di vivere serenamente in quegli anni. So anche io che non è il padre che tutti sognano di avere, ma io sono orgoglioso di lui e non lo cambierei”
 
“Intendi che non avresti preferito evitare di vivere senza di lui?”
 
“Era il prezzo da pagare”
 
Era fermamente convinta che non fosse stato Goku a mettere in testa al figlio quelle idee, non avrebbe mai incentivato il figlio a difenderlo, lui era troppo buono anche solo per pensare di difendersi dalle accuse della moglie e per negare il dolore vissuto da lei.
 
“Ti sei dimenticato tutte le mie sofferenze, ma infondo come avresti potuto capirle? Tu non c’eri tutte le infinite notti che ho pianto supplicandolo di tornare da me. Gohan c’era, prova a chiedere a lui cosa ho provato quando ho scoperto di aspettarti, se n’è andato senza nemmeno degnarsi di dirmelo, perché io sono certa che lui ti percepisse dentro di me. Mi auguro davvero che tu non viva mai un dolore simile. Ho cercato di farti sentire il meno possibile la sua assenza e dalle tue parole desumo di esserci riuscita. Se lo giustifichi, significa che non hai sofferto e di questo sono contenta, non volevo nel modo più assoluto che la decisione di Goku gravasse su di te. Gohan ha una percezione diversa di quegli anni, forse è per questo che è più diffidente verso la sua natura sayan”
 
Non poteva fermarlo, erano anni che tentava con suo marito e cosa le faceva credere che sarebbe andata diversamente con Goten? Se ne voleva andare, non desiderava vedere volare anche lui incoscientemente incontro alla morte. Stava iniziando a subentrare davvero una triste rassegnazione in lei e il suo secondogenito se ne accorse.
 
“Mamma”
 
“Vai, Goten, sei grande ormai e non sarò certo io a dirti cosa sia giusto per te. Spero solo che tuo padre sappia proteggerti e che stavolta la sua soluzione sia la migliore per tutti, me compresa”
 
Vide sua madre crollare in un silenzioso pianto. Il ragazzo, rammaricato, tentò di abbracciarla per consolarla, ma lei glielo impedì con dolcezza.
 
“Vai Goten, non badare a me. Ti chiedo solo di essere prudente, ti prego, morirei insieme a te, se ti accadesse qualcosa”
 
Non riusciva ad ascoltare quell’invito così falso. Fece un incerto passo per allontanarsi, ma non ci riuscì. Era un sayan, ma non avrebbe mai dimenticato ciò che sua madre gli aveva insegnato in tutti quegli anni di vita. Da buon terrestre i sentimenti emergevano sempre e comunque dal suo cuore e l’istinto amorevole di un figlio verso sua madre era impossibile da silenziare. La abbracciò e stavolta lei, provata, non tentò nemmeno di opporsi. Sussurrò appena oltre la sua spalla delle sincere scuse.
 
“Mi dispiace, mamma. Non avrei mai voluto che tu soffrissi. Scusami, non volevo essere insensibile proprio con te, ma la verità è che per me avete entrambi ragione da vendere, siete i miei genitori e vi voglio bene”
 
Non le rimase che accarezzarlo, ma sapeva già tutto senza il bisogno che lui si giustificasse.
 
“Lo so, tesoro mio”
 
Sciolse l’abbraccio con la madre per poterla guardare in volto, dando così a Chichi l’occasione di notare gli occhi lucidi del figlio.
 
“So che hai dovuto crescermi da sola e non voglio sminuire i tuoi sacrifici”
 
Regalandogli un rincuorante sorriso, gli asciugò con un paio di carezze le lacrime dalle guance.
 
“Goten, non voglio nel modo più assoluto che pensi male di tuo padre, lui vi vuole bene, ne sono sicura. Scusami tu, ho esagerato. Ha sempre pensato ai suoi figli e ha cercato di fare il meglio per voi, solo che non sempre le decisioni da prendere erano semplici, anzi spesse volte sono state dure”
 
“Mamma, lui vuole bene anche a te”
 
“Sì, amore mio, lo credo anche io”
 
Non ne era per nulla convinta, ma dissimulò davanti Goten. Gli accarezzò i capelli, ricordando, come fossero passate appena poche ore, quanto fossero simili a quelli di Goku quando era ancora un bambino. Suo figlio era cresciuto, non avrebbe più potuto metterlo in discussione. Era un uomo, migliore di suo marito e di lei, aveva preso il meglio da entrambi i suoi genitori.
 
“Non devi avere paura, mamma, ritornerete presto sulla Terra e tutto tornerà come prima”
 
“Salutami papà e siate prudenti. Non voglio obbligarti a restare con me, ma ricorda che io sono qui e vi aspetto con ansia”

 
∞∞∞

 
 
“Basta, Inazuma. Dacci un taglio, sei ridicolo”
 
“Ridicolo, Vegeta?”
 
“Cosa spera di ottenere una nullità come te?”
 
Il principe non si stava affatto mostrando spaventato, anzi ostentava la sua solita sicurezza e si permetteva anche di denigrarlo, convinto che non sarebbe stato una vera minaccia per il pianeta. L’avversario però non si fece affatto intimorire, anzi quel trattamento lo stava spazientendo. Vegeta osava ancora impartirgli degli ordini, ma non aveva la più pallida idea di cosa fosse diventato in quegli anni. Il suo reverendissimo principe non era cambiato di una virgola invece, era il solito sbruffone.
 
“E tu cos’hai ottenuto? Ora difendi i terrestri?”
 
“Hai qualche problema a riguardo?”
 
“Pare tu ne abbia più di me, ti sei rammollito, lo sai?”
 
Emanò una forte scarica di energia, sufficiente da far tremare l’atmosfera circostante e per sottolineare le sue intenzioni poco amichevoli. Vegeta non sottovalutò affatto il nemico, se era entrato nelle grazie sue e di Radish era proprio per le sue doti, che ben conosceva, ma sperò ancora in una sua eventuale resa.
 
“Cosa ti fa pensare che riuscirai a battere uno dei tuoi maestri?”
 
“Credi davvero di avermi insegnato qualcosa?”
 
Lo attaccò senza aggiungere altro. Vegeta intercettò quell’attacco, senza prevedere che una nuova scossa elettrica lo avrebbe messo in difficoltà. Provò a tenergli testa trasformandosi in super sayan, senza sapere quanto fosse una pessima idea. Inazuma sorrise sadicamente e lo vide accasciarsi sulle ginocchia, vinto dal cortocircuito che lui stesso aveva creato con il suo tentativo di difesa.
 
“Allora, Vegeta, pensi ancora che io sia una nullità?”
 
“S-sei un dannato vigliacco”
 
Fu costretto a sciogliere la trasformazione per tornare a respirare, ma anche senza mostrare i segni in volto della preoccupazione, stava iniziando a temere di non potere nulla contro quel nemico.
 
“Sono un sayan, proprio come te e ottengo sempre ciò che voglio”
 
“Tu non sei un sayan, lurido verme. Avremmo dovuto farti fuori anni fa, quando eri nient’altro che un poppante. Tuo padre si è fatto impietosire come un idiota”
 
“M-mio padre?”
 
Inazuma rimase confuso a quella parola, era convinto che i suoi genitori fossero morti a pochi giorni dalla sua nascita. Prese Vegeta per il bavero e lo sollevò, sfruttando quel suo attimo di debolezza.
 
“Di che diavolo stai parlando??”
 
Stavolta fu il principe a ridere sadicamente.
 
“Perché non vai all’inferno per chiederglielo?”
 
Fece comparire un potente Final Flash sulla mano, proprio indirizzato allo stomaco del suo avversario. Inazuma era rimasto talmente scioccato che non ebbe nemmeno la prontezza di difendersi, fu semplicemente scaraventato lontano da quell’attacco. Vegeta aveva poca speranza che quel colpo potesse essere sufficiente, aveva percepito chiaramente l’aura di quel mezzo sayan ed era ben superiore rispetto all’ultima volta che si erano visti.

 
∞∞∞
 
 
Prendere tempo era sicuramente la migliore soluzione possibile per offrire a Radish meno possibilità di fare del male a qualcuno, ma anche sedersi per trovare un piano diventava indispensabile, se voleva uscirne vincitore. Era solo un dettaglio che avrebbe dovuto pensare ad una soluzione insieme ad uno dei suoi più acerrimi nemici e che quel nemico fosse proprio suo fratello. Attendeva proprio da Radish una risposta a tutti i suoi problemi, fissava il suo volto perso nel silenzio di quel bosco. Goku non aveva trovato posto migliore per quel confronto, teneva costantemente monitorata l’aura del fratello per paura che lo attaccasse all’improvviso e lo tradisse ancora una volta, ma se ciò fosse successa, almeno sarebbe riuscito a salvaguardare la vita di qualche anima innocente. Ruppe poco dopo quell’apparente pace, impiegando un tono pacato e per nulla pungente.
 
“Allora, hai un piano per sconfiggere quel sayan?”
 
Radish per tutta risposta scoppiò inaspettatamente a ridere.
 
“Sei un ingenuo come pochi, Kaaroth. Credo di non aver mai conosciuto un sayan più sempliciotto di te”
 
Non colse affatto la provocazione, ma infondo gli importava poco degli insulti.
 
“Quindi hai una soluzione?”
 
“Non è un sayan qualsiasi e nemmeno lui sa chi è veramente”
 
“Non capisco”
 
Goku vide il fratello agitarsi. Forse non era particolarmente bravo a cogliere le emozioni altrui, ma colse perfettamente la leggera variazione nella sua aura ed era dovuto proprio ad un forte disagio. Radish era chiaramente legato a Inazuma, ma non era una semplice questione di affari.
 
“Aveva potenzialità che mi hanno consentito di non ucciderlo in tenera età. Ho preferito sfruttare le sue capacità, piuttosto che eliminarlo. Il tempo lo ha trasformato in ciò che è oggi, è solo un mezzosayan, ma è sempre stato fedele ai suoi simili. Lui”
 
Fulminò il fratello senza troppi preamboli, cogliendo subito l’occasione per rimproverare a Goku gli sbagli nei confronti del suo popolo.
 
“Lo hai strappato dalla sua famiglia??”
 
“Sono io la sua famiglia … sono suo padre”
 
Non riusciva a capire per quale ragione Baba non lo avesse informato di un dettaglio simile. Rimase totalmente allibito, non si sarebbe mai aspettato di aver allenato e accolto suo nipote in quel breve frangente della sua vita.
 
“E’ tuo figlio??”
 
“Avrebbe solo dovuto convincerti a rendere onore alla tua gente e invece non è riuscito nemmeno in quel quello. Credo di averlo sopravvalutato, è solo una delusione per me, esattamente come sua madre”
 
“Che fine ha fatto sua madre? Non ricordo comunque che tu sia riuscito a farmi uccidere i terrestri”
 
“Perché sei un idiota, Karoth. Non hai nemmeno avuto il coraggio di farmi fuori con le tue mani. Hai preferito far fare il lavoro sporco a quel namecciano. Credo che quella donna sia morta, le avevo detto di nascondersi dai sayan, ma lei da stupida ha preferito sacrificarsi per quel moccioso”
 
“Già, non sono riuscito ad uccidere mio fratello e non sono riuscito nemmeno ad eliminare tuo figlio, impedendogli un giorno di tornare. Lei ha protetto coloro che amava, mentre io non sono stato in grado di farlo”
 
L’ultimo desiderio di Radish era quello di rivangare il passato e sicuramente avrebbe impedito anche a suo fratello di farlo.
 
“Ed ora tu mi chiedi di salvare la Terra?? Non mi importa nulla di te e di questo pianeta. Mi importa ancor meno di mio figlio, non provo alcun tipo di affetto per lui. Fallo fuori, ma non avrai la mia collaborazione. Non salvo i miei nemici”
 
“Per quanto ti costi ammetterlo, sulla Terra c’è parte della tua famiglia. Oltre a tuo figlio, ci sarebbero anche due nipoti e una pronipote, che posso garantirti non hanno nulla da invidiare a dei sayan puri”
 
“È disgustoso che tu abbia pensato di avere dei figli con una terrestre”
 
“Pare che nemmeno la madre di Inazuma sia stata una terrestre e Chichi non è una terrestre qualunque”
 
“E sentiamo, cosa avrebbe di speciale?”
 
“È una guerriera, è tenace e determinata. A volte ho la percezione che sia più sayan lei di me”
 
Radish rise sarcastico, non faceva fatica a credergli, in effetti ci voleva poco per essere meno rammolliti di Karoth.   
 
“Radish, ascoltami, non è facile ora chiederti di far fuori tuo figlio e nemmeno per me è semplice eliminare mio nipote, ma proviamo a farlo ragionare. Cosa ne pensi?”
 
Si alzò, infastidito dalla complicità che il fratello stava cercando con lui e si avviò nei meandri del bosco. Goku percepì la sua aura scomparire lentamente tra le folte fronde degli alberi. I suoi obiettivi erano rapidamente cambiati, ma il risultato sarebbe dovuto essere sempre lo stesso: la Terra doveva essere salvata ancora una volta.
 
∞∞∞

 
Trunks, appena fuori dalla Stanza dello Spirito e del Tempo, stava aspettando impaziente i suoi amici. Ciò che però non si sarebbe mai aspettato era vederli uscire prima del tempo e che Pan gli precipitasse addosso sfinita. La prese al volo senza porsi troppe domande e si rivolse subito dopo al padre della ragazza in cerca di qualche legittima risposta.
 
“Gohan, ma che è successo?”
 
“Ha raggiunto il livello del super sayan, ma non c’è tempo per riposarsi”
 
“Gohan, tua figlia non si regge in piedi”
 
Pan tentò di alzarsi, non voleva deludere nuovamente il padre ed essere messa in panchina, ma le amorevoli carezze di Trunks tentarono dolcemente di tranquillizzarla, facendola desistere.
 
“Hai bisogno di riprendere le forze prima, così non puoi essere utile a Goku”
 
“Trunks, io devo andare”
 
Lo supplicava con un filo di voce, guardandolo negli occhi.
 
“Assolutamente no, Pan. Gohan, fermala, ti prego”
 
Colse subito l’apprensione di Trunks verso la figlia, la interpretò senza troppa difficoltà e dopo le parole della ragazza nel corso di quell’allenamento non seppe se spaventarsi o meno.
 
“Gohan? Mi stai ascoltando?”
 
Faceva fatica a prestare attenzione e a rispondere alla voce di Trunks. Pan continuava a divincolarsi dal dolce abbraccio di quel ragazzo. Era assurdo che quel giovane si mostrasse più in apprensione di lui. Nuovamente in poche ore si sentì un fallito come padre. Stava facendo soffrire sua figlia, lui non riusciva a trovare una via di mezzo. Alle attenzioni ambigue che Trunks rivolgeva a sua figlia e al fatto che lei gli avesse detto di essere innamorata di lui avrebbe pensato più tardi, in quel momento il desiderio più grande fu quello di proteggerla.
 
“Trunks, prenditi cura di lei”
 
“No, papà, non andare da solo”
 
“Tesoro, sei stata bravissima e hai permesso a me di diventare più forte. Ti sei sforzata troppo, non sei abbastanza allenata per arrivare a questo livello senza accusare il colpo. Aiuto il nonno”
 
“Papà, no!”
 
Si ribellò inutilmente, lui era scomparso prima che riuscisse a fermarlo, rivolgendole solo qualche rincuorante parole, che comunque a Pan non poteva bastare. La ragazza si liberò decisa e tentò di spiccare il volo a sua volta, ma Trunks si frappose tra lei e il cielo.
 
“Pan, no, devi riposare”
 
“Trunks, lasciami passare”
 
Continuò a bloccarle il cammino, sperando che lo ascoltasse prima di muovere qualche passo falso. Spazientita, gli sferrò un violento pugno, che lui riescì a parare solo per un soffio.
 
“Pan, vedi di calmarti, non sono al tuo livello ora”
 
Lottarono, Pan aumentò persino la sua aura, ma Trunks non si sognò di fare lo stesso, anzi preferì difendersi come meglio poté piuttosto che attaccare. Non sapeva più come fermarla però, non voleva nemmeno provare a sfiorarla per appurare di non essere in grado di tenerle testa, così per istinto le stampò un delicato bacio sulle labbra, attirandola a sé. Bloccò la sua furia, ma era troppo imbarazzato per allontanarsi da lei e guardarla negli occhi. Avrebbe dovuto trovare quel coraggio in qualche modo prima o poi. Si scostò da lei e fece scivolare il pugno della ragazza dal suo palmo.
 
“Q-questo non cambia nulla, Trunks”
 
Provò a superarlo, lasciandolo spiazzato da quella affermazione, ma lui la bloccò per un braccio con uno scatto.
 
“Allora non sono stato abbastanza convincente”
 
Riprovò a baciarla, ma lei fece un passo indietro, rifiutandolo. Capì solo in quel momento di essere stato insolente, non seppe nemmeno lui spiegare per quale ragione si fosse spinto a tanto.
 
“S-scusami, Pan. Non so cosa mi sia preso, non capiterà più. Voglio solo che tu rimanga qui con me. Devi riprendere le forze”
 
Ripensò alla reazione di suo padre ed anche se non era del tutto certa che lui avesse preso quella decisione a causa della notizia su Trunks e nemmeno se provasse davvero quell’amore, non voleva che Gohan lo uccidesse, teneva troppo a lui.
 
 
 
Ciao ragazzi!
 
Sono in mega ritardo, perdonatemi, il tempo con tutti gli impegni che ho è sempre troppo poco ☹ Ma devo dire che questo lungo periodo mi ha anche dato modo di inserire nuovi dettagli che in caso contrario avrei trascurato e mi auguro vi siano piaciuti 😊
 
Piano piano questa avventura fa rendere conto a Pan e a Trunks dei sentimenti che provano l’uno per l’altra 😊
 
Grazie di cuore per continuare a seguirmi! <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

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Capitolo 10
*** Primavera - Contenimento ***


Primavera – Contenimento

 

 
Inaspettatamente anche per lei, l’aria nei polmoni diventò peggio di lame taglienti. Il sole anche sul pianeta di Lord Beerus sembrava essere tornato a risplendere dopo la neve abbonante di quei giorni e immaginò che sulla Terra ci fosse una situazione climatica simile, la stessa che stava vivendo Vegeta, ammesso che fosse ancora vivo. Bulma continuava a sentire un grande gelo nel cuore, una sensazione che non la fece ben sperare. Mostrava sempre tanta forza, ma come avrebbe potuto non trepidare per le sorti della sua famiglia. Si sentì un’ingenua a credere che suo marito non avesse più alcuna difficoltà a confidare a lei tutti i suoi pensieri. Si sentì tradita, in un secondo non era più certa dell’uomo che Vegeta era diventato in quegli ultimi anni, ma soprattutto del legame che con fatica loro avevano costruito. Si era tutto sbriciolato subito dopo le parole di Baba. Vegeta era coinvolto e mille domande avevano iniziato a viaggiare per la mente della scienziata. Non si era fermata a raccogliere qualche informazione in più, gli era stato sufficiente essere a conoscenza di quel coinvolgimento per capire che la situazione non aveva preso una bella piega. Se solo avesse immaginato, non lo avrebbe mai lasciato tornare sulla Terra, ma ormai non poteva più rimediare. Un misto di rabbia e desolazione si fece largo del suo petto, in quel momento avrebbe desiderato la sua sopravvivenza solo per farlo fuori con le sue mani. Nuove questioni si erano frapposte tra loro ed erano entrate senza alcun ritegno nel loro rapporto. Era tutta colpa di quello stupido scimmione, che si atteggiava con altezzosità al livello di un principe. Se fosse stato nobile non le avrebbe mai mentito, se lo fosse stato non avrebbe mai messo a repentaglio la vita della sua famiglia. Bulma aveva anche l’atroce timore che in quegli anni lo spirito eroico che aveva maturato potesse spingerlo a provare sensi di colpa e a sacrificarsi per i suoi cari, pur di rimediare. Per quanto Vegeta lo negasse, l’amicizia con Goku lo aveva segnato profondamente nell’animo. Suo marito si era ormai rassegnato che non esistesse più Kaaroth, ma che fosse rimasto solo Goku, per quanto per abitudine continuasse a chiamarlo con il suo nome sayan. Davvero tante cose erano cambiate in quegli anni, eppure in quel preciso momento, in quell’angolo di pianeta dove la scienziata si era ritagliata uno spazio di solitudine, le parve che fossero tornati indietro nel tempo, a quando Vegeta non era altro che un mostro privo di anima che ammazzava senza il minimo rimorso.
 
«Bulma!»
 
La voce di Videl si insinuò prepotentemente tra i suoi pensieri. Quella giovane donna doveva averla seguita, ma lei, troppo presa dagli ultimi eventi a cui era venuta a conoscenza, non l’aveva notata. Trovò Bulma all’ombra di un edificio con le spalle contro al muro e lo sguardo rivolto al cielo, intenta a riprendere fiato. Era palese il tentativo della turchina di nascondere i suoi sentimenti da occhi indiscreti, per quella ragione Videl fu tentata svariate volte di ritornare sui suoi passi. Sapeva che Bulma aveva un carattere forte e proprio per quel motivo non gradiva mostrarsi vulnerabile. Era però facilmente intuibile per chi le era accanto che la notizia da parte della veggente riguardante il marito potesse averla scossa. Si convinse che abbandonarla a quello stato d’animo non fosse la decisione migliore, soprattutto perché lei avrebbe potuto comprenderla, anche suo marito e sua figlia infondo, volente o nolente, si trovavano proprio in quegli istante sul campo di battaglia o comunque in procinto di raggiungerlo una volta usciti dalla Stanza dello Spirito e del Tempo.
 
«Sto bene, ora mi passa. Dammi solo qualche minuto»
 
«Bulma. Non è necessario che superi da sola ciò che ti fa soffrire, puoi contare sulle tue amiche, lo sai»
 
Videl vide indugiare la scienziata, sembrava essere indecisa sull’esternare o meno i suoi sentimenti. Non era solo fisicamente spalle al muro, si avvertiva una certa rassegnazione anche nell’aria che la circondava. Non voleva forzarla a confidarsi, così decise di lasciarle il tempo necessario a riordinare i pensieri. Inaspettatamente per la giovane non passò nemmeno un minuto e Bulma con un commosso filo di voce si rivolse a lei.
 
«È solo che … ogni volta sentir parlare di Vegeta in quelle vesti è un colpo al cuore. Mi fa male e mi riporta …»
 
«… indietro nel tempo?»
 
La sorprese la comprensione di Videl, tanto che finalmente posò gli occhi su di lei. Le pupille chiare di Bulma divennero lucide, così abbassò le palpebre qualche istante per camuffare la sua tristezza. Videl aveva espresso al suo posto una triste verità, in pochi istante il vecchio Vegeta tornò vivido davanti a lei e Bulma poteva solo immaginare i rapporti che intercorressero tra lui e quel nemico o quanti crimini insieme avessero commesso. Baba non aveva tentato nemmeno di nasconderle la verità ed era stata piuttosto sincera, quel genere di coinvolgimento lasciava poco spazio alla positività e per la precisione riguardava il passato di suo marito che non aveva mai brillato, ma anzi era solo una grande macchia nera che nessuno avrebbe mai potuto cancellare. Chissà se lui, capito di conoscere quel nemico, abbia pensato a lei e magari si sia vergognato per ciò che sua moglie avrebbe scoperto.
 
«Mi fido di lui, so che non tradirebbe mai la fiducia … non più perlomeno»
 
«Forse prima di fare qualsiasi ipotesi dovremmo ascoltare meglio Baba, non credi?»
 
Non voleva smontare l’ottimismo dell’amica, ma nemmeno assecondare così esplicitamente il suo sconforto. Dopotutto stavano parlando di passato e non di presente, un passato che da tempo lei aveva accettato e lui si impegnava di farle dimenticare. Forse era partito alla volta della Terra solo ed esclusivamente per rimediare ai suoi errori passati e non per sacrificarsi, solo per regalare alla sua famiglia un futuro migliore insieme a lui. Sperò almeno che non dimenticasse più di avere un cuore che pulsava nel petto e che soprattutto batteva per persone che lo amavano immensamente. Pregò che non avesse più la malsana idea di macchiare la sua anima, ma che la preservasse limpida come in quegli anni era riuscito a fare e che tornasse da loro sano e salvo. Chichi l’accusava dicendole che provava solo entusiasmo per le doti di suo marito, ma la verità era un’altra, lei era terribilmente spaventata proprio per colpa della sua forza.
 
«Mi credi se ti dico che ho paura di saperne di più?»
 
«Ti credo, sì. Ma è l’unico modo che abbiamo per conoscere la verità»
 
La scienziata si staccò con un po’ più di convinzione dalla parete che la sorreggeva, credendo per prima di non poter più attendere. Doveva ricercare il coraggio che la contraddistinse in diverse occasioni della sua vita e doveva farlo subito.
 
«Bulma, qualsiasi cosa ti mostri Baba, abbi fiducia in Vegeta, è l’unica certezza che hai e nulla potrà portatela via»
 
Se non avesse avuto fiducia in lui e nel suo buon cuore, lei non se ne sarebbe mai innamorata.
 
∞∞∞
 
A svariati chilometri di distanza dalla sua meta, Gohan aveva percepito un’aura strana. Si concentrò maggiormente e individuò suo padre, Vegeta, Inazuma e una quarta persona, ma si rifiutava di credere che potesse essere davvero lui. Si spaventò alla sola idea, ma non poteva sbagliarsi, la Stanza dello Spirito e del Tempo aveva affinato in breve tempo le sue abilità. Si bloccò a mezz’aria, chiuse gli occhi e riscoprì tutta la sua attenzione. Fu impossibile per lui confondere l’uomo che lo aveva rapito in tenera età e aveva tentato di uccidere suo padre. Era morto, cosa diavolo faceva sulla Terra? Aveva paura a scoprirlo, ma probabilmente quello era solo uno sporco piano di Inazuma, Gohan aveva intuito una possibile collaborazione tra lui e i sayan da diverse ore ormai. Non indugiò oltre, avrebbe presto scoperto la verità dal diretto interessato, così aumentò la velocità e non si fermò finché non ebbe raggiunto la sua destinazione. Nel tragitto aveva notato una costante variazione nell’aura del principe, quindi non ebbe alcuna sorpresa nel trovare uno scontro in corso tra lui e Inazuma. Benché fosse ormai certa la presenza di Radish, vederlo con i propri occhi fu tutt’altra storia. Fece appena in tempo a toccare il suolo con i piedi e il penetrante sguardo di quello pseudo-zio si posò su di lui. Si rivolse a Goku senza togliere di occhi da quel sayan che sarebbe dovuto essere ovunque meno che davanti a lui.
 
«Quello è …»
 
«Gohan»
 
Il ragazzo fece mezzo passo indietro, la certezza che fosse lui gli mozzò il fiato. Non era sintomo di paura, ma il ricordo del passato era ancora vivo nella sua mente. La voce pacata del padre provò nuovamente ad attirare la sua attenzione, tentativo che fino a quel momento era andato miseramente a vuoto.
 
«Figliolo, è più complicato di quello che sembra»
 
Goku intuì facilmente i pensieri del giovane, era probabilmente deluso, Baba infondo lo aveva avvertito che sarebbe stata una mossa avventata e alquanto discutibile. A quelle parole lo sguardo incredulo di Gohan si spostò da Radish al padre.
 
«Sei stato tu, vero? Ma che cavolo ti è saltato in mente, papà?! Che senso ha la sua presenza?? Perché ritieni sia così necessaria?»
 
Indugiò a rispondere, suo figlio aveva capito subito chi era stato l’artefice di quella malsana idea e quelle accuse sfiorarono persino il sarcasmo. Goku si ritrovò persino a ringraziare Inazuma, quando un colpo nello stomaco ben assestato aveva lanciato Vegeta a pochi metri da loro, almeno fino a quando le poche forze che erano rimaste al principe non gli fecero perdere l’occasione di unirsi al coro dei rimproveri.
 
«I-il ragazzo non ha tutti i torti, Kaaroth. Dovrai dare un paio di spiegazioni anche a me. Ti sembra il caso di resuscitare altri nemici??»
 
«Non c’è tempo per le spiegazioni. Vegeta, se non te ne fossi accorto, ti sta sconfiggendo»
 
Lo stato del principe, che a fatica cercò di rimettersi in piedi, non attenuò la rabbia di Gohan, anzi il passato tornò alla memoria, come se fossero passati solo un paio d’anni. Tutta la desolazione che in quel momento c’era a Satan City, lo sconforto nei loro cuori e la sofferenza fisica aveva una sola causa: Son Goku. Suo padre era sempre stato all’origine delle loro disgrazie e continuava imperterrito ad esserlo, provocando male su male, senza mai riuscire a trovare una soluzione che non comportasse altro dolore. Vegeta stava replicando all’affronto che Goku gli aveva fatto, quando Gohan con un tono profondamente deluso riuscì ad anticiparlo.
 
«Hai ragione, non mi devi alcuna spiegazione, ma a me hanno davvero stufato i tuoi sporchi tentativi di giustificarti»
 
«Gohan, avrai tutto il tempo di prendertela con me, ma ora quel tempo ci manca. Ti prego, cerca di capirlo»
 
«Non voglio nemmeno ascoltarti»
 
Il giovane Son spiccò il volo, non sentiva il desiderio di ricevere nuove scuse da parte di suo padre, anzi lo avrebbe solo infastidito e gli avrebbero fatto perdere la pazienza che era sull’orlo di esplodere. Radish aveva seguito silenziosamente quel battibecco e dalla somiglianza di quel giovane uomo con il bambino che aveva rapito anni fa, si rese conto chi doveva essere l’ultimo arrivato.
 
«Quello era tuo figlio?»
 
«Sì e non gli fai un bell’effetto»
 
Non poteva permettersi di abbandonare quello scontro per gettarsi all’inseguimento di Gohan, anche se avrebbe volentieri chiarito con lui. Inazuma aveva raggiunto i tre sayan, atterrando con leggiadria davanti a loro. Vegeta lo aveva messo a dura prova, il suo fiato era corto, ma cercò di non mostrare affaticamento e tanto meno debolezza ai suoi nemici.
 
«Bé, non sei l’unico ad avere attriti con tuo figlio. Vero, papà?»
 
Lanciò un’occhiata di disprezzo e provocazione verso Radish e quest’ultimo comprese subito che un nuovo incontro stava per iniziare, oltre ad un doloroso viaggio nei ricordi.
 
∞∞∞
 
Pan era ancora frastornata dal bacio che Trunks le aveva rubato. Prima di entrare nella Stanza dello Spirito e del tempo, quando le loro guance si era appena sfiorate, le era dispiaciuto che lui si fosse fermato, in quel momento però non era riuscita a decifrare pienamente i suoi sentimenti. Forse era tutta colpa dell’astio che aveva mostrato suo padre, diversamente lei non avrebbe mai bloccato quel secondo bacio. Trunks aveva ragione, era totalmente inopportuno tra loro, ricordava proprio che lui avesse detto qualcosa di simile, o si stava sbagliando? Era confusa. Si bloccò a mezz’aria indecisa sulla direzione da prendere. Non riusciva a togliersi dalla mente le labbra di quel ragazzo sulle sue e ovviamente tutte le sensazioni che le aveva provocato, perciò non era in grado di concentrarsi sull’aura di suo nonno per correre in suo aiuto. Fece un tentativo trasformandosi in super sayan. Non padroneggiava ancora bene quella forma, faceva molta fatica a mantenere la concentrazione per convogliare l’energia necessaria. Stavolta però non fu il pensiero del ragazzo di cui si era scoperta innamorata a distrarla, anzi percepì in avvicinamento l’aura di suo padre. Vide un puntino confuso all’orizzonte, che con la forte luce del sole sembrava ancora più sbiadito. La distanza tra loro diminuì rapidamente e prima che lei potesse accorgersene, Gohan le era passato fulmineo accanto e aveva proseguito il suo tragitto, spostando l’aria ad una velocità tale da rischiare di farle perdere in volo l’equilibrio. Pan non seppe cosa fare, era azzardata di seguire suo padre per capire cosa fosse successo, ma la tentazione di prendere la direzione da dove lui era appena giunto era molto forte. Alla fine scelse proprio quell’ultima possibilità. Più si avvicinava al campo di battaglia e più le furono familiari le aure, tranne una. Ritentò la trasformazione, quando ormai era prossima all’atterraggio. Fece buon uso degli insegnamenti di suo padre e quando i suoi piedi toccarono terra, i suoi occhi azzurro-cielo non fecero nemmeno caso alle palesi condizioni di Vegeta, reduce da uno spietato scontro. Nel suo obiettivo c’era solo quel nemico ormai conosciuto, dell’uomo che stava combattendo contro di lui poco le importava. Stava spiccando nuovamente il volo per mettere alla prova la sua nuova forza, ma Goku, intuite le intenzioni della nipote, si frappose tra lei e Inazuma afferrandola saldamente per le spalle, impedendole così di attaccare incoscientemente il nemico. Forse era la giovane età a spingerla a gran velocità verso la morte, ma lui, che era sicuramente più saggio, doveva evitare a qualunque costo quel gesto avventato.
 
«Pan, assolutamente no!»
 
«Nonno, sei forse impazzito?»
 
La prese totalmente alla sprovvista. Era diventata forte, possibile che lui non lo avesse notato?
 
«Ho bisogno di tempo, piccola»
 
Era chiaramente una scusa, alle spalle di suo nonno due combattenti più esperti di lei stavano diffondendo nell’aria un’enorme quantità di energia. Tornò poco dopo a concentrarsi su Goku, che non sembrava per nulla intenzionato a mollare la presa sulla nipote, rischiando che le potesse sfuggire dalle mani. Lo sguardo del nonno era triste, ma lei non riuscì ad interpretare la ragione.
 
«Non ricominciare con la tua clemenza ora, non mi sembra il caso»
 
«Non è clemenza, ma se lo sconfiggiamo prima che Radish torni negli Inferi, siamo nei guai, anzi io sono nei guai. Ti prego, Pan, aiutami. Sei diventata più forte, ma devo chiederti di trattenerti ancora un po’»
 
La ragazza lo guardò quasi spaventata. Era chiaro che cercasse ogni possibile modo per non farle correre alcun pericolo, ma quelle parole non poterono non allarmarla.
 
«Nonno, che cosa stai cercando di dirmi? Perché sei nei guai?»
 
«Pan, è una lunga storia che ora io non ho il tempo di raccontarti»
 
Vennero distratti da un forte boato. Goku si voltò, spaventato per l’incolumità della nipote, che, per quanto fosse diventata sorprendentemente potente in poche ore nella Stanza dello Spirito e del Tempo, non sembrava comunque essere in grado di gestire le infinite risorse di Inazuma. La nube di polvere che si era alzata in prossimità di un edificio indicò a Goku il punto esatto dove era stato scagliato Radish. Inazuma ignorò totalmente gli altri tre sayan presenti, tutta la sua attenzione era rivolta al contendente e Goku poté anche immaginare il motivo. Per infiniti istanti Goku non riuscì a percepire l’aura di Radish, ma lui era già morto, non poteva essere ucciso una seconda volta. Lo vide alzarsi all’improvviso in volo, confermando così l’ipotesi della sua incolumità. Se prima Radish era alla ricerca di un dialogo con suo figlio, ora la sua espressione non ammetteva alcun atto di comprensione. Goku si pentì amaramente di aver concesso a Radish quelle ore per tornare sulla Terra, prevedeva l’apocalisse e vittima innocente sarebbe stato il povero pianeta Terra. Non pensò a nient’altro, se non alla sua nipotina, a cui per alcuna ragione sarebbe dovuto capitare qualcosa.
 
«Pan. Sei diventata davvero fortissima ed io sono orgoglioso si te, non sono però sicuro sia sufficiente»
 
«Posso trasformarmi, nonno, hai visto. Sono d’accordo con te sul fatto che avrò bisogno di altro allenamento, non riesco a mantenere la trasformazione per lunghi periodi, ma …»
 
«Pan, non te lo ripeto più, oggi tu non combatti»
 
Era serio e inquietantemente pacato. Continuava a concentrarsi lo scontro che era diventato presto quasi impercettibile persino ai suoi occhi. Fu in quel momento che la trasformazione della ragazza si sciolse sia per mancata esperienza sia per l’assenza di motivazione da parte di Goku. All’improvviso trasparì tanta delusione nella voce di Pan. Non era quello il modo di proteggerla, lui lo sapeva bene, ma si ostinava imperterrito ad escluderla.
 
 
«Ma, nonno, io e papà ci siamo allenati per …»
 
«Tuo padre è già abbastanza infuriato con me»
 
«Quindi i problemi con papà li risolvi escludendo me dalla battaglia?!»
 
«Non ho voglia di litigare anche con lui e figuriamoci con te, Pan!»
 
Fu allora che Goku smise finalmente di voltarle le spalle, le parole della nipote lo avevano deconcentrato dal cielo che si era trasformato ben presto in un ring e ciò che Pan incontrò fu uno sguardo che non le sembrava di aver mai visto sul volto del nonno. Era spaventoso come la fissava, era infuriato con lei, nemmeno sua nonna era mai stata tanto autoritaria. Doveva aver sicuramente imparato da lei, altrimenti non si spiegava come l’espressione amorevole e dolce che sempre le rivolgeva fosse scomparsa all’improvviso. Era davvero spaventato, aveva paura di perderla. Non durò però molto quel rimprovero così duro e cessò nell’esatto istante in cui Radish schivò velocemente un raggio di elettricità prodotto da Inazuma. Tolto l’ostacolo del sayan, la traiettoria di quell’attaccò poté proseguire indisturbata e prese di striscio il braccio di Pan, appena sopra le dita del nonno che ancora la stringevano. La ferita della ragazza iniziò a sanguinare sotto lo sguardo incredulo di Goku, che non era riuscito a intercettare in tempo quell’attacco per difendere la nipote. L’espressione di Goku si tramutò in sincero timore, quando vide il sangue di Pan colare sulla sua mano.
 
«Nonno, è solo un graffio, stai tranquillo»
 
Si era agitato e spaventato. Prima ancora di lasciare la presa sulla giovane, aveva già aumentato la sua aura. Pan aveva percepito chiaramente quella variazione, appena prima che sciogliesse quel contatto e si voltasse verso l’artefice. Si trasformò in super sayan, benché non stesse partecipando allo scontro. Quella storia stava durando fin troppo e lui si stava stufando.
 
«Questa me la paghi, mia nipote non si tocca. Vegeta, tienila d’occhio»
 
«Non faccio da balìa a nessuno, figuriamoci ad una mocciosa»
 
«Io non sono una mocciosa!»
 
La irritò profondamente l’arroganza di Vegeta, che non perdeva mai l’occasione di rimarcare la sua immaturità. Sapeva benissimo che non era forte come lui o come suo nonno, ricordarglielo non era necessario e proprio per quella ragione desiderava dimostrare i suoi progressi. Infondo se solo recentemente le era data la possibilità di allenarsi non era certo colpa sua, ma di suo padre e anche di suo nonno che non capiva quanto Gohan stesse sbagliando ad escluderla. Radish ignorò totalmente la presenza di Pan e si rivolse duramente al fratello. Non gli importò nulla di sapere chi fosse quella ragazzina con sangue chiaramente sayan nelle vene, di lei se ne sarebbe occupato più tardi, in quel momento il suo più grande problema era il figlio che non avrebbe creduto un giorno di rincontrare.
 
«Kaaroth. Non ti intromettere»
 
Goku inspiegabilmente lo ascoltò. Radish tornò in posizione di attacco, non voleva ferirlo, anche se Inazuma non aveva affatto sferrato colpi leggeri. Non era particolarmente in svantaggio fisicamente, ma colpire lui sarebbe stato come colpire se stesso. Si era perso un po’ troppo nei pensieri e si era deconcentrato, offrendo a lui la possibilità di avvicinarsi sorridendogli beffardo. Notò un particolare a cui probabilmente fino a quel momento non aveva ancora fatto caso. Gli occhi di Inazuma non gli erano per nulla sconosciuti, quelle iridi grandi che alla luce del sole assumevano una tonalità chiara di marrone appartenevano all’unica donna che lui avesse mai amato. Suo figlio fu spietato, non ebbe pietà nemmeno delle titubanze di Radish a ferirlo, gli tirò un forte pugno in volto, ma quando un ulteriore colpo era già pronto in direzione dello stomaco, lo sbloccò sfinito.
 
«Finiscila di comportarti da bambino, Inazuma»
 
«Per colpa tua io non sono mai stato un bambino»
 
Sfondò la resistenza del palmo del padre. La rabbia a seguito di quella notizia aveva aumentato tutta la sua potenza, che ora era diventata incontenibile. Radish per l’ennesima volta fu spazzato via. Colpì rovinosamente il terreno e Goku per la prima volta ebbe seriamente la tentazione di correre in suo soccorso. Inzuma aveva raggiunto il suo avversario con finta pacatezza e con la convinzione di avere finalmente la vittoria nelle mani, desiderava solo togliersi un dubbio prima di sferrare il colpo di grazia.
 
«Che fine hai fatto fare a mia madre?»
 
Il padre ci mise qualche istante a rispondergli.
 
«I-io non ho toccato tua madre … non avrei mai potuto farle del male»
 
«Dopo avermi mentito per anni, dovrei crederti?! Sei morto portando via con te la verità»
 
«Inazuma, io sono già morto, non puoi uccidermi di nuovo»
 
Suo figlio era diventato straordinariamente potente e lui non riusciva a contrastarlo in alcun modo. L’inferno che Radish aveva vissuto in quegli anni era nulla in confronto al dolore che aveva sofferto quando era solo un adolescente. Suo figlio era rimasto vittima di quei tristi anni. Chiuse gli in attesa del colpo, non aveva senso combattere quando sapeva perfettamente che il debole era lui. Non avrebbe mai attaccato fatalmente Inazuma. Kaaroth cercava un alleato per sconfiggerlo, credendo che lui, in quanto suo mentore, conoscesse i punti deboli di quella minaccia, ma inaspettata il figlio era diventato per Radish il punto debole.
 
 - Serleena, perdonami –
 
Ebbe la forza dopo anni di pensare al nome di quella donna, a cui sicuramente non era riuscito a risparmiare del dolore. Si accorse solo in quel momento di aver usato vigliaccamente Inazuma come capro espiatorio per il dolore di averla persa. Lo aveva salvato però da un destino atroce, quello era l’unico merito che Radish avrebbe potuto prendersi in tutta la vita che aveva vissuto. Avrebbe dato in cambio qualsiasi cosa per salvarla o anche solo per sapere se lei l’avesse perdonato dal paradiso. Si meritava ogni tipo di condanna, nulla era esagerato, le fiamme dell’inferno erano poco. La sua anima era diventata nera nell’esatto istante in cui l’aveva persa, per lui da quel momento non ci fu più scampo e non diede speranza neppure a suo figlio di essere una persona migliore, gli aveva salvato solo la vita, ma infondo lo aveva fatto ad un caro prezzo, Inazuma non aveva avuto la possibilità di riscoprire la bontà che caratterizzava l’animo di sua madre.
 
«Avevi detto di avermi salvato, ma tu mi hai solo risparmiato»
 
«Non è così. Ti ho odiato, ho sofferto per averla persa e me la sono presa con te, ma non ti avrei mai ucciso. Mi sono convinto di averlo fatto solo per sfruttare le tue abilità, ma la verità era che mi ricordavi troppo tua madre»
 
Non credeva ad una sola parola. I sayan erano noti per la loro brutalità e aveva conosciuto da vicino la crudeltà di Radish fin dalla più tenera età. Caricò un nuovo attacco, deciso più che mai a sferrarlo contro l’artefice di tutti i suoi mali, ma gli fu impedito, Goku si era teletrasportato deciso tra i due contendenti e lo fissava severo.
 
«Basta, Inazuma, tuo padre non si regge in piedi. Questo scontro non è regolare e tu sei sleale. Concedigli qualche ora per riprendere le forze, dopodiché torneremo a scontrarci»
 
Lanciò solo un’occhiata di sfida al padre, indeciso sul da farsi.
 
«Gli concedo solo un’ora, dopodiché avrò la mia vendetta su tutti voi»
 
Persino Pan finì nel mirino di quel mezzosayan, era chiaro che anche lei non avesse un buon destino per lui. Non appena ebbe solcato il cielo, Goku si voltò verso il fratello, preoccupato per le sue condizioni.
 
«E levati di mezzo, Kaaroth. Non ho bisogno della tua protezione»
 
«Devi spiegarmi per filo e per segno che cosa è successo con Inazuma. Ma prima hai bisogno di cure»
 
∞∞∞
 
L’aura del fratello sui Monti Paoz fece insospettire Goten, distraendolo totalmente dai suoi propositi. Vicino alla modesta villetta l’alterazione di Gohan era chiaramente percepibile, così il secondogenito di casa Son si alzò in volo e salì verso il cielo fino a raggiungere perplesso la finestra della camera dei loro genitori. Il fratello era completamente concentrato con lo sguardo rivolto ad una foto. Credeva di partecipare, magari con un’entrata ad effetto sul campo di battaglia, ma date le circostanze abbassò le difese e cercò di capire cosa passasse per la mente di Gohan.
 
«Ehi, fratellone, che ci fai qui?»
 
«Potrei farti la stessa domanda. Non dovresti essere con la mamma?»
 
Impiegò un tono severo come se stesse rimproverando un bambino, come se Goten fosse ancora il suo fratellino.
 
«Mamma è al sicuro. Voglio aiutare papà»
 
«Come se lo meritasse»
 
Fece quella considerazione ad alta voce, ma senza la reale intenzione di farsi sentire da Goten. La rabbia per la discussione con suo padre era ancora viva dentro di lui e il cuore non riusciva a contenerla in silenzio. Goten sperò di aver capito male.
 
«Come?»
 
Gohan lo ignorò, non gli diede alcuna spiegazione e si limitò a prendere fra le mani la foto che sua madre teneva sul comodino, uno dei rari scatti in cui loro erano una famiglia riunita e felice. O almeno ad occhi estranei così potevano sembrare. Goten percepì l’aura del fratello aumentare per lui inspiegabilmente e subito dopo vide il vetro della cornice sbriciolarsi sotto quella forza. Gohan ignorò le schegge di vetro che si conficcarono nelle mani e il sangue che colava dalla sua pelle lacerata. Il fratello dopo quel gesto fu convinto del fatto che qualcosa non andasse. Dopo una reazione così esagerata Goten si fece particolarmente serio e temette seriamente fosse successo qualcosa di grave.
 
«Gohan. Cos’è successo?»
 
«Non gli permetterò più di farci del male»
 
Gli rispose a denti stretti, esternando tutto il disprezzo che aveva addosso. Lo spaventò, era sempre più nervoso e il ragazzo non riusciva a capirne il motivo.
 
«G-Gohan»
 
L’aura del fratello aumentò ancora e i suoi capelli emanarono incontrollate scintille di luce, segno che di lì a poco la sua potenza sarebbe esplosa.
 
«G-Gohan, così rischi di distruggere tutto. Mamma sgrida sempre papà quando si trasforma dentro ca …»
 
Si voltò furioso verso Goten e la sua espressione non ammetteva alcuna replica. Gli urlò contro, facendolo arretrare di qualche centimetro a mezz’aria.
 
«NON OSARE NOMINARLO. MAI PIÙ!»
 
«Gohan, calmati, cos’è successo con papà?»
 
Era estremamente serio, se aveva reagito così c’era sicuramente una ragione molto grave.
 
«Lui non è mio padre! Continua a fregarsene di …»
 
Non riuscì a terminare quella frase e non ebbe il tempo nemmeno di sfogare la sua rabbia, perché sentì spaventato l’aura di sua figlia sul campo di battaglia, proprio a pochi metri da una fonte di energia molto potente che attribuì senza troppa difficoltà a Inazuma.
 
«Dannazione! Avevo detto a Trunks di prendersi cura di Pan, possibile che non ci sia nessuno di cui mi possa fidare?! Se capita qualcosa a mia figlia, giuro che faccio fuori nostro padre con le mie mani, dopodiché rinchiudo Pan nella sua camera a vita. Vediamo se così ha ancora voglia di allenarsi o stare con Trunks»
 
Goten vide partire poco dopo il fratello senza capire ancora cosa fosse effettivamente successo. Gli rimbombarono però nella mente le parole di sua madre, quell’invito sofferto e istintivo a non fidarsi di suo padre era chiaro anche nelle parole di suo fratello.
 
 
 

 
Ciao ragazzi!
 
Scusate come sempre per il ritardo ☹
 
Sembra che Goku non ne combini mai una giusta, eppure crede fermamente che le sue ragioni siano fondate. Chissà se riuscirà a convincere anche suo figlio della bontà delle sue azioni e soprattutto riuscirà a sedare questo forte sentimento di vendetta che prova Inazuma.
 
Grazie di cuore per continuare a seguire questa storia! <3
 
Alla prossima!
Baci
-Vale

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Capitolo 11
*** Primavera - Un doloroso tuffo nel passato ***


Primavera-Un doloroso tuffo nel passato


 

Fu uno shock per Chichi rivedere l’uomo che l’aveva aggredita e le aveva strappato dalle braccia il suo bambino. Goku lo stava aiutando come se in passato tra loro non fosse successo nulla, ma Chichi non poteva dimenticare, perché farlo avrebbe significato abbassare la guardia e loro non potevano proprio permettersi di rischiare un attacco a tradimento da parte di un uomo che aveva dimostrato di essere sleale con il suo stesso fratello. Lasciò che Goku affidasse Radish alle cure reticenti di Bulma, per poi afferrarlo con arroganza per un braccio e trascinarlo in disparte senza che lui opponesse alcuna resistenza. Sembrava essere piuttosto severa, lo sguardo di sua moglie non ammetteva replica e presagiva rimproveri.
 
«Mi spieghi che diamine stai combinato?!»
 
Non si prese nemmeno il disturbo di abbassare la voce, dopo l’ultima notizia che aveva ricevuto, non aveva motivo di restare calma e pretendeva una risposta plausibile. Non era sicura però che lui, come sempre accadeva, gliel’avrebbe fornita.
 
«Riguardo a cosa?»
 
«Goku, ti prego, non è davvero il caso di non capire»
 
Era sul punto di supplicarlo sfinita, non era né il momento né il luogo per esaurire l’ultimo grammo di pazienza che ancora aveva. Per sua fortuna ebbe un’illuminazione in tempo utile per non vedersi costretto a contenere anche la rabbia di sua moglie.
 
«Ah, ti riferisce a mio fratello?»
 
«Tuo fratello? Dopo che ha rapito tuo figlio e tentato di ucciderti, lo chiami ancora fratello?»
 
Goku non riusciva a capire come ciò potesse incidere sul fatto che lui e Radish fossero parenti, dopotutto l’affinità di sangue era innegabile e nemmeno il passato, per quanto potesse essere discutibile, non avrebbe mai potuto influire.
 
«Gli ho concesso solo ventiquattr’ore, lo abbiamo già sconfitto, Chichi. Senti, Inazuma è suo figlio, non sapevo cos'altro fare, Radish lo conosce meglio di noi»
 
Con una parola era riuscito a zittirla, non ricordava fosse mai successo in tutta la loro vita insieme. Chichi impiegò qualche istante a realizzare ciò che Goku le aveva appena comunicato. Lo aveva davanti a lei, i suoi occhi erano fissi su di lui, ma la sua mente era già altrove, alla ricerca di qualche indizio che in passato potesse esserle sfuggito. Sapeva che Inazuma era un essere spietato, tante volte aveva messo in guardia Goku soprattutto per salvaguardare l’incolumità del piccolo Gohan e come sempre l'unica ad aver capito veramente la gravità della situazione sembrava essere lei. Lo avrebbe preso a pugni, se solo avesse avuto la certezza di fargli male, suo marito aveva consentito ad un assassino – perché Chichi non aveva alcun dubbio che Inazuma avesse la stessa crudele natura del padre – di avvicinarsi a suo figlio e non le venne più così difficile credere che qualche tempo dopo Radish fosse riuscito a rapirlo. Si stava davvero trattenendo, lo  avrebbe preso volentieri a schiaffi, iniziava davvero ad irritarla l'espressione serena con cui la fissava.
 
«Cosa?? P-Puoi ripetere, scusa? Ora si spiega perché è così … sì, insomma, non è una bella persona. Mi è sufficiente conoscere le sue origini per sapere con chi abbiamo a che fare ora e con chi abbiamo avuto a che fare in passato»
 
«Inazuma si vuole vendicare di me e di suo padre, perché crede che gli abbiamo rovinato la vita. Sostiene che per colpa di Radish la madre sia morta e per colpa mia non sia riuscito a portare a termine il piano che gli aveva affidato mio fratello. La Terra non c'entra nulla, tu e i ragazzi non c'entrate nulla. Se colpisce voi, lo fa solo per colpire me, ma cerco di evitarlo»
 
«Perché non mi viene difficile credere che Radish abbia rovinato la vita a qualcuno? Se non ho fatto male i conti, quel ragazzo è tuo nipote e tu non lo ucciderai nemmeno per salvare i tuoi figli»
 
«Chichi, ho bisogno che ti fidi di me»
 
Tentò di catturare la mano della moglie, ma lei la scostò diffidente. Era rimasta scioccata dal comportamento del cognato, anche se forse non avrebbe dovuto, ma il fatto che suo marito lo stesse difendendo non la tranquillizzava affatto. Non si era mai fidata del buonsenso di Goku e di certo non avrebbe iniziato dopo tutte quelle prove di irresponsabilità.
 
«Di cosa dovrei fidarmi? Della clemenza che ti ha fatto sempre e solo ammazzare?! Dello spirito eroico che per anni ti ha tenuto lontano da me e ti ha impedito di vedere crescere i tuoi figli?! L’ultima volta che l’ho fatto mi hai lasciata sola e incinta con una promessa che non hai mai mantenuto, non sei tornato da me per l’ennesima volta. Quindi, se permetti, delle tue parole me ne faccio poco. Baba ha ragione, tu non sei capace di essere un buon marito, non è parte della tua natura esserlo, ma in realtà lo avrei già dovuto capire da anni, non so di cosa mi stupisca ora. Aiuto Radish solo perché, a differenza sua, ho un cuore»
 
Se ne stava andando, probabilmente avrebbe davvero affiancato Bulma nelle cure di quello sgradito ospite, ma Goku desiderava che lei non si limitasse a quello, necessitava più che mai della sua umanità. Convincerla però non sarebbe stato semplice, era troppo arrabbiata e in quello stato emotivo avrebbe sicuramente rifiutato di aiutarlo.
 
«Chichi»
 
Non sapeva cosa dirle, però il fatto che fosse riuscito a bloccare i suoi passi decisi fu per lui un grande traguardo. Difficilmente riusciva a farsi ascoltare da lei e la maggior parte delle volte Chichi accettava la volontà del marito per obbligo e non per volontà.
 
«Non ti sforzare, Goku, non sei mai stato afferrato con le parole ed ora io ho bisogno di fatti più che di promesse»
 
«Volevo ringraziarti dell’aiuto e della … comprensione? Forse per quella è troppo presto. Non sono nella posizione giusta per chiederti altro, ma Inazuma vuole vendicare la morte della madre e ...»
 
«Ed hai qualche dubbio sul fatto che Radish non sia il colpevole?»
 
«Non lo so, ma ho intenzione di parlarne con mio fratello, dovrà dirmi la verità. Chichi, non è un argomento facile d’affrontare, sai cosa potrei dirgli per non essere indelicato?»
 
Continuava a non sapere cosa suo marito volesse da lei, ma iniziava seriamente ad infastidirla, i discorsi di Goku facevano riemergere vecchi rancori e sgradevoli ricordi, per non parlare del rancore che provava ormai da anni  nei suoi confronti.
 
«Indelicato?? Goku, ti fai problemi a non essere indelicato con un assassino? Ma sei serio? Avresti dovuto essere meno indelicato in altre occasioni»
 
Era persino inutile discutere con lui, non le concedeva nemmeno la gioia di affrontare argomenti seri, riusciva ad uscirne sempre con la sua solita ingenuità, che lo rendeva immensamente adorabile, ma anche molto irritante in simili circostanze. Lei era decisamente più perspicace e, a differenza di lui, aveva capito perfettamente le intenzioni del marito prima ancora che lui le esplicitasse.
 
«Chichi …»
 
«Non osare chiedermelo»
 
«Tu sei molto più brava di me»
 
Sospirò per quella inopportuna richiesta, era già in preda all’ansia al solo pensiero di doversi confrontare di nuovo con quel sayan. Chichi non era affatto certa che, almeno quella volta, sarebbe stato un incontro pacifico. Come credeva che una terrestre potesse catturare la fiducia di un sayan simile, Radish non dava alcun valore agli abitanti della Terra, se avesse avuto all'occasione avrebbe sterminato tutto il genere umano da parecchi anni, ma per sua sfortuna aveva miseramente fallito ed era stato spedito all’inferno. Di lei poi aveva sicuro un’opinione peggiore, infondo per colpa sua Goku aveva macchiato la purezza del sangue sayan mettendo al mondo due ibridi.
 
«Goku, ho un brutto ricordo di Radish, ti prego, non …»
 
«Non ti accadrà niente, ti sarò accanto»
 
La stava supplicando con i suoi grandi occhi color pece e, dannazione, quando la fissava in quel modo lei si convinceva davvero che lui ci sarebbe stato. Anche tante promesse però erano andate in fumo, quando credeva nel suo sincero amore. Mandò giù un rospo amaro e per l’ennesima volta cercò di essere la moglie perfetta di un sayan del calibro di Goku.
 
«Vuoi che gli chieda del suo passato e cosa sia accaduto a quella donna?»
 
«Sì, mi sarebbe d’aiuto per capire meglio se l’astio di Inazuma verso suo padre sia fondato»
 
Si stava già avviando freddamente verso il cognato, rompendo prudentemente il contatto visivo che si era creato tra loro. Non si allontanò di molti passi però, decise di tornare indietro, ma rimase a debita distanza.
 
«Ti chiedo in cambio qualcosa stavolta, Goku»
 
«Che cosa?»
 
«Parlerò con Radish a patto che tu tenga i ragazzi lontano da questa storia, sia i nostri figli che nostra nipote»
 
«Ma, Chichi, come faccio a tenerli lontani? Siamo d'accordo sul fatto Inazuma non abbia nulla contro di loro e che, se per vendetta dovesse attaccarli, io li proteggerò, ma non posso garantirti che non vorranno prendere parte allo scontro. Soprattutto Pan, lei …»
 
«Già, è vero, dimenticavo che sei riuscito a rovinare anche mia nipote. Non capisco come Gohan possa aver permesso una cosa simile, un ragazzo coscienzioso come nostro figlio avrebbe dovuto impedirlo»
 
Era stanca di sentire le medesime motivazioni che era solito portare lui per convincerla che quella fosse l’unica strada praticabile per un sayan. Non erano così fondate dopotutto se Chichi non se ne era mai stata convinta, ma aveva solo sopportato con sofferenza il rischio che correva la maggior parte del tempo la sua famiglia.
 
«Non ho rovinato nessuno, Pan è semplicemente forte e non può sopprimere la sua natura. Chichi, avresti dovuto vederla in azione, se non l'avessi fermata, avrebbe sicuramente dato una bella lezione ad Inzuma»
 
La stava disgustando l’entusiasmo del marito. Stava cercando di risvegliare l'animo battagliero di Chichi, affinché lei potesse comprendere, ma dopo tutto quello che aveva passato per colpa delle origini di Goku era un’impresa a dir poco impossibile.
 
«Non voglio nemmeno più ascoltare i tuoi soliti deliri. Stai parlando di una ragazza appena maggiorenne, di tua nipote, non di una macchina da guerra. Se tieni veramente a me, come dubito fortemente tu faccia, non lasciare che combattano»
 
«Chichi, ne possiamo riparlare in un altro momento, ora non abbiamo tempo, dobbiamo …»
 
«No, Goku, ne parliamo ora. Promettimi che non li farai combattere contro Inazuma o Radish ed io mi farò coraggio e gli parlerò come se quell’uomo non mi spaventasse. Non ti ho mai chiesto niente, hai sempre fatto tutto di testa tua. Indipendentemente da quanto io sia importante per te, desidero solo che ascolti le preghiere di una madre spaventata per le sorti dei propri figli. Credi di potercela fare? Proprio tu che salvi tutti, riusciresti per una volta a salvare anche il mio cuore?»
 
Stavolta fu lei a penetrarlo con uno sguardo tagliente, ma era ben lontano dall’essere arrabbiata, gli parve di leggere nello sguardo della moglie solo tanta frustrazione. Lo metteva in soggezione, era talmente intensa quella richiesta che non fu grado di negargliela.
 
«T-te lo prometto, Chichi. Parola di sayan»
 
«No, voglio che me lo prometta l’uomo che è in te, non il sayan, voglio che per una volta sola tu sia un buon marito e un padre responsabile. E voglio anche che qualunque cosa accada ritorni da me. Ti chiedo solo quello che hai promesso di fare tanti anni fa, nulla di più, non pretendo nulla di strano o di eccessivo da te»
 
«Chichi, sul fatto che ritornerò da te, non posso garantirtelo, ma i ragazzi non rischieranno»
 
Gli rivolse un sorriso sarcastico, avrebbe dovuto immaginarlo, sperare una vita intera in un miracolo le aveva fatto guadagnare solo delusioni. Ciò che però la spaventava di più in quel momento erano le sorti del marito, non che lui per l’ennesima volta facesse retrocedere la sua famiglia nella classifica delle sue priorità.
 
«Goku, se muori non puoi più … sul fatto che non ti possiamo più riportare in vita con le Sfere arrivo anche io»
 
«Ehi, ma è questa la fiducia che riponi nelle potenzialità di tuo marito? Mi risulta di essere il guerriero più forte dell’universo»
 
Le stava per sfiorare d’istinto le labbra con un sorriso, ma lei si tirò indietro mortificata, non era pronta ad un nuovo addio.
 
«Non rifiuti mai un mio bacio»
 
«Da quando ci fai caso?»
 
Non fece in tempo a risponderle, un’aura attirò l’attenzione di Goku, facendolo diventare molto serio.
 
«Non c’è più tempo, Chichi. Devi parlare con Radish subito. Non ti lascio sola, questo posso prometterlo, sarò nei paraggi e ti proteggerò se dovesse essere necessario che io intervenga»
 

∞∞∞

 
Bulma curava professionalmente le ferite di Radish. Goku le aveva chiesto di aiutarlo e, per quanto fosse contraria ad ogni idea che l'amico aveva avuto nelle ultime ore, non se la sentì di abbandonarlo nelle difficoltà, indipendentemente dal fatto che le avesse create lui, come Chichi continuava a ripeterle. Per quanto il sayan che Goku aveva affidato alle sue cure non fosse da sottovalutare, nonostante in quel momento fosse particolarmente mansueto, la scienziata non riusciva a smettere di gettare occhiate truci a Vegeta, che si trovava poco lontano da lei e fissava pensieroso le mani della moglie mentre lavoravano. A differenza di lei, lui non osava alzare lo sguardo sui suoi occhi celesti, era evidente che fosse già informata del suo coinvolgimento e temeva un confronto su quell’argomento spinoso per entrambi. Si alzò all’improvviso senza che lui riuscisse ad accorgersi dello scatto, i pensieri non gli avevano consentito di seguire prontamente gli spostamenti di Bulma. Stavolta Vegeta non poté proprio evitare di incrociare i suoi occhi. Gli parve di leggervi tanto rimprovero o forse era solo quello che si sarebbe aspettato da lei. La donna invece gli afferrò dolcemente un braccio ed esaminò una delle tante ferite che il marito si era procurato in un palese scontro e dal quale fuoriusciva ancora il sangue, anche se più lentamente. I gesti contrastavano con l’espressione crucciata, tanto che Vegeta non osò fiatare.
 
«Sei uno stupido scimmione. Hai bisogno anche tu di cure»
 
Fece scivolare le dita dal braccio al palmo del marito e lo invito a seguirla. Non oppose alcuna resistenza, si sedette su una sedia a pochi metri di distanza e lasciò che lei si occupasse di lui. Vegeta, piuttosto di affrontare un dialogo con Bulma, preferì concentrarsi sulle condizioni di Radish, senza il reale interesse. Quel sayan di terza classe sembrava stare relativamente bene, era solo stranamente quieto a dispetto della sua irascibilità. Tornò a concentrarsi sulle dita di sua moglie che amorevolmente fasciavano la più profonda delle ferite che si era procurato durante lo scontro con Inazuma.
 
«Bulma»
 
«Lascia perdere, non mi devi alcuna spiegazione»
 
Probabilmente temeva di ricevere qualche conferma e così preferiva restare nel dubbio. Vegeta si voltò ancora una volta verso Radish, avrebbe voluto dirle tante cose, ma non erano soli. Si stupì quando lo vide alzarsi e uscire, non credeva certo di aver fatto trapelare i suoi desideri, ma trovò che quella fosse finalmente l’occasione giusta per rischiare un’inevitabile lite con sua moglie.
 
«E invece te le devo»
 
«Mi è sufficiente sapere che stai bene»
 
«Bul …»
 
Gli mise prontamente una mano sulla bocca per zittirlo e lo fulminò con lo sguardo, sperando di essere il più convincente possibile.
 
«Ho detto che non voglio»
 
Vegeta attese solo qualche istante prima di togliere quell’ostacolo dalle sue labbra.
 
«Senti …»
 
«Ma sei diventato sordo? Non voglio sapere cosa tu abbia fatto in passato. Se me lo consenti, vorrei mantenere un buon ricordo di te»
 
«Volevo solo dirti che ho rimediato come potevo»
 
«Ne sono felice»
 
Tentava in tutti i modi di non prestargli attenzione, ma lui imperterrito aveva riscoperto un’insolita eloquenza che iniziava ad infastidirla, soprattutto quando si ostinava a volerle fornire informazioni non richieste.
 
«Comunque non è colpa mia, è stato Radish a non voler rivelare ad Inazuma le sue origini. Non è mio figlio, quindi ho rispettato la sua opinione»
 
«Inazuma è il figlio di Radish? E tu non glielo hai detto??»
 
«Era un problema di Radish, non mio»
 
«Vegeta, ti ho detto che non voglio sapere niente! Potresti, per favore, rispettare la mia volontà?»
 
Non sapeva cosa fosse più conveniente, eppure era evidente che Bulma fosse arrabbiata con lui, il suo rifiuto a parlarne era una prova inconfutabile.
 
«Era solo per dirti che …»
 
«Che cosa? Che sei innocente? Tu non lo sei mai, Vegeta»
 
«È per quello infatti che …»
 
«Cosa?»
 
«Quando hai finito di interrompermi, provo a spiegarti con la poca calma che ho che …»
 
Il risultato era che Vegeta stava perdendo la pazienza, nonostante sapesse perfettamente quanto quello fosse l’atteggiamento peggiore da assumere con sua moglie, perché avrebbe solo alimentato il carattere irascibile di Bulma.
 
«Non ti ho chiesto alcuna spiegazione e la pazienza dovrei perderla io, visto che me lo fai ripetere. Curati da solo»
 
Si alzò con uno scatto, lasciandogli addosso la garza con cui stava fasciando le ferite del marito. Non aveva intenzione di restare un secondo più ad ascoltare l’arroganza di Vegeta.

 

∞∞∞

 
Non fu affatto facile per Radish ritornare dagli Inferi, perché sulla Terra aveva trovato un incubo peggiore: qualcuno che facesse riemergere il più grande dolore che lui avesse mai provato. Non era in grado di spiegare ad Inazuma cosa avesse sempre provato nel cuore per quella donna e probabilmente non era mai riuscito ad ammetterlo a nessuno, neppure a lei che era la diretta interessata. Rivolse uno sguardo al cielo, la sofferenza che provava per le ferite che quella terrestre gli aveva curato era nulla rispetto alla cicatrice che suo figlio aveva riaperto all’altezza del cuore. Cos’era l’inferno infondo se la sua anima non aveva mai smesso di bruciare in un fuoco eterno che solo lei riusciva a spegnere e che la sua morte aveva alimentato. Sentì dei passi in avvicinamento e l’istinto gli suggerì di attaccare la minaccia che sentiva essere sopraggiunta al suo fianco. Si rese conto solo dopo di non avere davanti alcun pericolo per se stesso, anzi era un’altra insulsa terrestre di sua conoscenza. Chichi lo fissò spaventata, sorprendendosi quando Radish si fermò in tempo prima di colpirla con un potente pugno.
 
«Sono qui solo perché me lo ha chiesto Goku. Se avessi potuto scegliere, non avrei disturbato la tua meditazione»
 
«Si potrebbe fare gli affari suoi. Sei sua moglie, vero? Puoi anche respirare, ucciderti ora non è la mia priorità»
 
«Strano da parte tua, l'ultima volta che ci siamo incontrati non eri dello stesso avviso»
 
«L'ultima volta non ero morto, non mi rimanevano meno di ventiquattr’ore per tornare negli Inferi e non avevo rivisto mio figlio»
 
Chichi sfruttò l'occasione per affrontare l’argomento, quando lui per primo lo sfiorò.
 
«Chi è la madre?»
 
Radish indugiò, non era certo la conversazione che avrebbe scelto di affrontare con quella terrestre, eppure il cuore che aveva sempre battuto per Serleena non riusciva più a sostenere il peso che Inazuma aveva risvegliato. Chichi non aveva mai visto sofferenza negli occhi del cognato e quasi lo preferiva in quella nuova versione, piuttosto che nei panni dell’essere spietato che l’aveva aggredita.
 
«Appartiene al passato, ero solo un ragazzo»
 
«Era una sayan?»
 
Sorrise con malinconia, non gli importò nemmeno più l’identità della sua interlocutrice, si perse semplicemente nei ricordi, mostrandole quella parte proibita di anima.
 
«Magari lo fosse stata»
 

Era un loro ennesimo incontro, ma quello in particolare aveva un'atmosfera diversa, Radish la percepiva in quella stanza ed era sicuro fosse stato lui a provocarla. Era pensieroso e non riusciva a godersi quel loro dolce momento rubato allo scorrere di un tempo così diverso dal pianeta su cui viveva.
 
«Radish, si può sapere cos'hai oggi?»
 
Si era alzata puntando i gomiti sulle lenzuola del suo letto per poterlo guardare meglio in volto e aveva così allontanato le braccia del sayan che la stringevano contro il suo petto. Era bellissima, apparteneva ad una razza di guerriere dai lineamenti fini e dalla carnagione chiara. Quello di Serleena era un pianeta che non aveva conosciuto fino ad un viaggio intrapreso in compagnia di altri guerrieri appartenenti alle file dell'esercito di Freezer. Le scostò pensieroso i lunghi capelli biondi, che solitamente portava raccolti, dietro l'orecchio provocandole un nuovo brivido. Il suo viso, benché fossero originari di due pianeti diversi, era molto simile al suo. Sarebbe rimasto sdraiato su quel letto in sua compagnia per sempre, ma non era possibile.
 
«Radish, stai tremando»
 
Evitò che lui scostasse la mano dalla sua guancia e la accostò poco dopo al suo cuore. Non oppose alcuna resistenza, si lasciò guidare da lei, anche quando le loro labbra si congiunsero nuovamente in un dolce bacio. Serleena non si scostò dal suo viso, gli diede solo la possibilità di incontrare i suoi occhi.
 
«Saresti piaciuta a mia madre, sai?»
 
«Oggi sei particolarmente malinconico, come mai?»
 
Non le rispose, si limitò a sospirare afflitto e a sedersi, voltandole le spalle e sciogliendo il loro contatto visivo. Il giovanissimo soldato recuperò lo scouter che aveva tolto per godersi quelle poche ore di pace tra le braccia della sua amata. Ora però era tempo di ritornare ai suoi doveri e alla realtà. Serleena aveva seguito attentamente i gesti del sayan e aveva intuito facilmente le sue intenzioni vedendolo riappropriarsi subito dopo anche della divisa.
 
«Radish. Vai già? Resta ancora un po’, dai, non abbiamo fretta»
 
Si avvicinò a lui cercando il suo sguardo, ma era già concentrato su altro. Aveva azionato il suo scouter e lo scrutava severo, probabilmente alla ricerca di qualche comunicazione dai suoi superiori. Era un aggeggio infernale per la ragazza, lo distoglieva perennemente da lei. Cercò di ignorare il fatto che lui fosse distratto e provò a catturare ugualmente la sua attenzione.
 
«Non te ne puoi andare proprio ora»
 
Lo fissava cercando di riscoprire l’emozione che la notizia che gli stava per comunicare aveva provocato a lei per prima, ma anche davanti a tanta concitazione non aveva il coraggio di ricambiare lo sguardo di Serleena.
 
«Radish, vorrei tanto condividere con te …»
 
«Se ti chiedessi di andartene da questo pianeta, tu lo faresti?»
 
La interruppe, sorprendendola, con una voce fredda e profonda. Stavolta non evitò più le iridi marroni della donna, ma lei non si lasciò intimorire dallo sguardo penetrante e sembrò particolarmente sicura di sé.
 
«Certo che no. È casa mia»
 
«Risposta sbagliata, Serleena. Qui non sei più al sicuro ed io non posso garantirti alcuna protezione»
 
«Non mi sembra di aver mai chiesto la tua protezione. Conosciamo entrambi i rischi e non mi hanno mai spaventata»
 
«Serleena, conoscono questo pianeta per colpa mia! Li ho portati qui io la prima volta che ho messo piede su questo suolo, è così che ti ho conosciuta. Non potevo immaginare di incontrare te … di innamorarmi di te. Il pianeta che chiami casa non ti appartiene, è di Freezer e lui si stanca facilmente dei suoi giocattoli. Non sei più al sicuro ed io non ho la facoltà di chiedere a Freezer di risparmiare te e la tua gente»
 
Aveva alzato la voce convinto di ciò che sosteneva e per qualche secondo l’aveva ammutolita. Quando la ragazza trovò la forza di replicare, lo fece pacatamente.
 
«Appunto … è così che mi hai conosciuta e non tornerei mai indietro. Non ho paura, Radish. Ora però voglio che tu sappia che …»
 
Si era alzato con uno scatto senza concederle la possibilità di terminare, non lo avrebbe mai convinto a rischiare la sua vita solo per portare avanti la loro relazione, per quanto importante fosse entrambi. Le parve in molte occasioni di non rivedere in Radish un sayan, stava rinunciando a lei provando a salvarla, era un atteggiamento che non riscontrava in nessuno di quegli aguzzini.
 
«Io però sì e se potessi tornerei indietro anche subito»
 
«Mi stai …»
 
«… lasciando. Sì, ti sto lasciando, perché non voglio nel modo più assoluto che ti capiti qualcosa a causa mia. Allontanarmi da te è l’unico modo che ho per evitarlo»
 
Nel tragitto per raggiungere la porta non aveva più sentito la voce di Serleena, sperava che si fosse convinta, ma era solo un ingenuo, non era nell’indole di quella ragazza arrendersi all’evidenza. Lei, una guerriera, non aveva versato una sola lacrima, era rimasta in silenzio con il suo bambino, del quale solo lei sapeva l’esistenza.

 
Ricordava di aver indugiato ad allontanarsi da quella casa dopo aver chiuso la porta alle spalle, ricordava perfettamente di aver avuto la tentazione di rientrare da lei, non gli piaceva affatto il modo in cui si erano lasciati quel giorno, ma temeva di rendere più doloroso il loro addio.
 
«Stava cercando di dirmi che aspettava nostro figlio, ma le ho fatto scappare la voglia lasciandola. Dopo un anno, durante il quale speravo si dimenticasse di me ed io riuscissi a proteggerla, sono tornato, ma per lei era troppo tardi e aveva lasciato orfano Inazuma. Ho capito che era mio figlio grazie allo scouter che rilevava la presenza di un piccolo sayan in quella stanza. La potenza di quel bambino era enorme, anche lei era una guerriera, lo sono bene e l’elettricità era la sua carta vincente. Ho allevato quel bambino come uno schiavo, ho pensato solo a sfruttare le sue potenzialità, ma mai l’ho trattato come un figlio. Se ora è così rancoroso è solo colpa mia, infondo sua madre è morta perché l'ho fatta innamorare di me. Ero giovane, ingenuo e non pronto a diventare padre, o forse sono stato per lui solo un tipico padre sayan senza cuore, chi può dirlo, vedo solo vagamente in lui il buon animo di Serleena. Ha dovuto lasciare troppo presto Inazuma per riuscire a trasformarlo in qualcosa di diverso da me. Credo sia in paradiso, anzi ne sono sicuro, è per quello che in tutti questi anni non l’ho mai incontrata»
 
Chichi si era commossa. Quando aveva accettato di parlare con quello spietato sayan, non aveva di certo pensato che avrebbe potuto provocarle una reazione simile.
 
«N-non ci si dimentica di qualcuno solo perché non lo si vede da un anno, lo so bene e non mi risulta sia colpa tua se è morta. L'amavi Radish, questo è evidente. Forse se parlassi con Inazuma e gli dicessi la verità, risparmieresti molti problemi alla Terra»
 
«Credi non ci abbia già provato?! Per poco mi mandava di nuovo all'altro mondo. È più forte di me, è l’esatta combinazione tra Serleena e me, ha troppi assi nella manica. Non mi sono mai scontrato con lei per riuscire a studiare tutti i suoi attacchi, non era di certo quello il nostro passatempo preferito»
 
Chichi non si interessava da anni di combattimenti, non sapeva come avrebbe potuto essere d’aiuto, credeva che Goku in quello fosse molto più competente di lei.
 
«Non è colpa tua, Inazuma dovrebbe capire che non è per questo motivo che sei negli Inferi. Quella di Serleena è l’unica morte che non dovrebbe pesare sulla tua coscienza»
 
«Sei consolante. Eppure è l’unica morte di cui mi pento veramente»
 
Divenne sarcastico, lui non era della stessa opinione. Era assurdo per Chichi, sentiva il desiderio di rincuorarlo, nonostante avesse riservato a loro solo tanta sofferenza.
 
«Sono sicura che lei ti abbia perdonato e abbia capito quanto tieni a lei»
 
«È un destino crudele, magari se fossi cambiato in passato avrei avuto la possibilità di rivederla, invece sono riuscito a precludermi anche quella opportunità dopo la morte»
 
Gli faceva male ripensare a quei momenti, erano proprio quelli i casi in cui si ricordava di avere un cuore e che anche lui provava dei sentimenti.
 

L’aveva trovata esanime sul pavimento della sua stanza nell’evidente intenzione di proteggere il figlio. Grazie allo scouter riuscì a capire che nelle vene di quel bambino scorreva sangue sayan, ma Radish non poteva mostrare alcun sentimento verso quella donna davanti ai compari, dovette limitarsi con sofferenza all’indifferenza. Quando finalmente rimase solo, poté manifestare senza restrizioni le sue emozioni. La raggiunse, ma notò subito che non c’era più nulla da fare per lei. La sua amata guerriera aveva lottato, ma non era riuscita a difendersi dall’ultimo colpo mortale.
 
«Serleena»
 
Versò lacrime che non aveva mai versato per nessuno, gli occhi gli bruciavano, mai aveva pianto che lui ricordasse. Sussurrò appena il suo nome accanto al viso della ragazza e le sollevò la testa. Il suo corpo fremeva ancora, segno che aveva appena chiuso gli occhi e lui non era arrivato nemmeno in tempo per un ultimo addio. Le strinse la mano e un leggero movimento delle dita lo sorprese.
 
«R-Radish»
 
Non aveva nemmeno sollevato le palpebre e lo aveva riconosciuto oppure era solo morta con il desiderio di sentirlo nuovamente accanto.
 
«Non mi lasciare, Serleena, so che io l’ho fatto, ma, ti prego, tu non farlo»
 
Non sentì più quel flebile respiro con cui aveva pronunciato il suo nome. Si avvicinò al suo orecchio, ma non era sicuro che lei potesse sentirlo.
 
«Amore, torna da me»
 
Adagiò delicatamente la testa di Serleena sul pavimento, quando si accorse che in quella stanza non era più da solo. Si asciugò con il braccio gli occhi, cercando di mostrare indifferenza.
 
«Potevi dirmi che avevi una relazione con questa donna»
 
«Nulla di serio»
 
«… e che avevi un figlio»
 
Radish si limitò a fulminare Vegeta con lo sguardo, sperando che bastasse a farlo tacere.
 
«Puoi fare ciò che vuoi di quel bambino, non mi importa nulla di lui»
 
«Freezer sarà felice di avere un nuovo membro in squadra»
 
Il compagno si alzò in silenzio, lasciando quella donna riversa al pavimento. Dovette sforzarsi di non mostrare i propri sentimenti davanti a quel principe, così decise di avviarsi prudentemente verso la porta.
 
«Coraggio, Radish, una donna è sostituibile»
 
Lo prendeva quasi in giro, convinto che avesse perso il suo orgoglio, ma Radish non lo accettò e lo aggredì, ottenendo però l’effetto contrario. Il principe si stava solo divertendo davanti alla sua debolezza.
 
«Ti sei innamorato. Patetico»
 
«Chiudi quella bocca, prendi il moccioso e portalo sulla navicella»
 
«Tu non mi dai ordini, terza classe»

 
I racconti di quel sayan la commossero più di quanto avrebbe voluto, si immedesimò in lui quando perse Goku, rivisse il dolore che lei stessa aveva provato, ma non poté evitare di sentire anche molta rabbia nei confronti di Radish.
 
«Mi dispiace, Radish, che tu abbia dovuto vivere tutto questo, ma ti interesserà sapere che anche io ho dovuto vivere per colpa tua senza Goku per un anno. Se non gli avessi rivelato le sue origini, la nostra vita sarebbe stata diversa e quell'anno probabilmente non si sarebbe trasformato in altri sette in cui mi ha lasciata vedova e con due figli da crescere»
 
«Lo hai rivisto, quindi non ti lamentare»
 
Chichi aveva raggiunto il suo obiettivo, ma quella conversazione aveva forse fatto più male a lei che a lui e in un modo del tutto inaspettato.
 

∞∞∞

 
In realtà, contro ogni previsione, Goku stava facendo tutt’altro che vegliare sulla moglie o almeno così sembrava. Stava cercando di respingere una potente onda della nipote che aumentava sempre di più ogni volta che lei incrementava la forza fino a raggiungere la trasformazione. Se Goku non avesse dato rapidamente una svolta a quello scontro, Pan sarebbe senza dubbio riuscita a ccolpiro, così decise di teletrasportarsi prudentemente alle spalle della ragazza, vanificando così il suo attacco.
 
«Nonno, così non vale»
 
«Avrei dovuto lasciarmi colpire?»
 
Lo fissò e nella sua mente riemerse il volto severo di Gohan, quando da piccola le insegnava a combattere.
 
«Mi ricordi tanto, papà»
 
«Perché tuo padre?»
 
«Forse perché è tuo figlio, non lo so»
 
«Strano, mi hanno sempre detto quanto Gohan somigli a Chichi, a parte qualcuno»
 
Sorrise malinconica alla perplessità di Goku. Le mancava quel periodo della sua vita, quando bastava poco per trascorrere qualche ora con suo padre e persino gli allenamenti diventano un piacevole pretesto per Gohan.
 
«Nonno, non mi farete combattere, vero?»
 
«Avrei promesso a tua nonna che …»
 
«… e tu vuoi mantenere la promessa. Lo capisco, ma anche se la situazione fosse disperata e voi avreste bisogno di un aiuto fondamentale per vincere la battaglia rimarrei in panchina
 
Goku ci rifletté, era davvero molto tentato di accettare la proposta della nipote, infondo la situazione che si era creata era già piuttosto complicata e aveva potuto testare in prima persona la nuova forza di quella giovane.
 
«Tua nonna mi sbatte davvero fuori di casa stavolta»
 
«Non ti preoccupare, ti ospitiamo noi»
 
Lo tranquillizzò con un sorriso, quello non sarebbe di certo stato un problema.
 
«Rincuorante»
 
«Allora accetti? Solo se veramente necessario, altrimenti non mi intrometto e rispetto il volere della nonna»
 
Goku fu distratto da una familiare aura che gli impedì di concentrarsi sulle parole della nipote.
 
«Non siamo soli, Pan»
 
Riuscì solo a spaventarla, almeno fino a quando anche lei non percepì la presenza di Trunks a pochi metri da loro. Era nascosto all’ombra di una pianta e ingenuamente credeva che non potessero notare la sua presenza. Il ragazzo era orgoglioso di Pan per il modo in cui teneva testa a Goku e non pensava al rischio di essere scoperto. Lo videro smascherare il suo nascondiglio, ma non aveva perso un grande sorriso che ora rivolse direttamente a lei.
 
«Trunks. Perché sei rimasto lì dietro, potevi prendere parte all’allenamento. Avresti potuto aiutarmi a battere il nonno»
 
«Te la sei cavata egregiamente, Pan. Non avevi bisogno del mio aiuto»
 
I due giovani si scambiarono uno sguardo complice. Goku non colse affatto la complicità tra Trunks e Pan, ma, senza volerlo realmente, riuscì ad imbarazzare la nipote.
 
«Ah, quasi dimenticavo, Baba mi ha detto che ti stai innamorando, Pan, ma mi sembra strano, tu cosa dici?»
 
«Cosa??»
 
I due giovani mezzisayan risposero in coro a disagio e stavolta l’occhiata che si lanciarono fu di puro imbarazzo. Trunks fu il primo a riprendersi e d’istinto cercò qualche informazione in più da parte della diretta interessata. Ciò che avrebbe voluto che lei gli rispondesse era evidente.
 
«Davvero, Pan?»
 
«Tu sai di chi?»
 
«No, non lo sa»
 
Ignorò il tono curioso del nonno e non discostò lo sguardo imbarazzato da quello del ragazzo. Sapeva perfettamente cosa il giovane avrebbe voluto sapere da lei, ma non lo accontentò. Quando Goku si accorse di essere diventato invisibile per entrambi, si ricordò di essersi involontariamente dimenticato di Chichi e dell’importante compito che le aveva chiesto di portare a termine.
 
«Ne riparleremo, ragazzi, devo proprio andare ora»
 
Anche Pan cercò di andarsene subito dopo il nonno, ma Trunks la bloccò afferrandole dolcemente una mano. Fu costretta a voltarsi nuovamente verso di lui senza fare alcuna resistenza.
 
«Pan, ti sei innamorata di me? Quello che Goku ha detto è vero? Ora siamo soli, non hai motivo di mentire»
 
Lo fissava negli occhi azzurri con la paura che lui potesse cogliere i suoi sentimenti, ma allo stesso tempo non riuscì a distogliere lo sguardo da quel viso. L’emozione che Pan provava le fece aumentare la stretta sulla mano del ragazzo e con essa anche la sua potenza venne incrementata. Trunks avvertì chiaramente la mano intrecciata alla sua fremere, era un segno dei sentimenti che provava per lui, non aveva bisogno di sentire da parte sua un’esplicita risposta.
 
«Pan, era sincero il bacio che ti ho dato, ero veramente sincero, ma …»
 
«Mio padre ti ammazza, Trunks»
 
Non usò mezzi termini, fu piuttosto diretta e drammaticamente onesta.
 
«Lo so e il fatto che io sia il migliore amico di suo fratello non credo risolva qualcosa»
 
Fece quella constatazione sorridendo, anche se c’era ben poco di cui essere allegri.
 
«Lo penso anche io»
 
Anche Pan sembrava essere rassegnata, non voleva illudersi, lei non intravedeva alcun futuro per loro.
 
«Trunks, solo una cosa. Non avevo mai baciato nessuno»
 
«Mi dispiace, sono mortificato, io …»
 
«No, non hai capito, sono contenta di aver dato a te il mio primo bacio. Non avrei potuto pensare ad un ragazzo migliore, indipendentemente dall'opinione che possa avere mio padre su di noi»
 
Le stava venendo da piangere e trovò opportuno chiudere quella conversazione, andandosene. Trunks le permise di far scivolare la mano dalla sua e le lasciò fare qualche passo prima di richiamarla.
 
«Pan. Lo trovo profondamente ingiusto»
 
«Che cosa?»
 
Non sapeva come ammetterlo, gli sembrava troppo sbagliato, eppure il suo cuore aveva un’altra opinione.
 
«C-che tu non possa combattere liberamente, insomma, sei molto forte»
 
«Davvero credi che io sia forte?»
 
«Lo penso davvero. Certo, ti serve ancora molto allenamento per poter controllare la tua potenza, però sei sulla buona strada»
 
«Ti ringrazio, Trunks, la tua opinione conta tanto per me»
 
Se ne stava andando nuovamente, ma Trunks non aveva ancora terminato. Era più forte di lui quello che provava, non riusciva a dire in un unico colpo tutto ciò che avrebbe voluto. Era assurdo, era più grande di lei, più esperto, eppure lo rendeva insicuro.
 
«Pan, aspetta un attimo, ti prego»
 
Aveva capito da sola quanto fremesse dall’affrontare l’argomento.
 
«Non è facile»
 
«Provaci, ti ascolto»
 
Non si sarebbe sottratta, gli avrebbe lasciato la parola, ma temeva di avvicinarsi troppo a lui, aveva capito negli ultimi tempi le innumerevoli tentazioni che quel ragazzo le suscitava e lei necessitava di riflettere razionalmente su di loro e sulla minaccia che incombeva sulla Terra.
 
«È assurdo, ti ho praticamente vista nascere. Sei troppo giovane per me, tuo padre avrebbe ragione a volermi tenere lontano. Meriti qualcuno della tua età, non sembra ma otto anni cambiano tante cose. Magari dovresti conoscere qualcuno che come te abbia poca esperienza»
 
«P-pensavo fossimo già d’accordo su questo»
 
Gli fece male invitarla a dimenticarlo e ad affrontare il suo futuro senza di lui e lo faceva soffrire ancora di più sapere che lei aveva accettato di buon grado quell'invito.
 
«Già. Però volevo anche dirti che questo non cambia ciò che provo per te. Razionalmente posso capire di non essere la persona giusta per te, ma è più difficile negare ciò che ho nel cuore»
 
«V-vale lo stesso per me»
 
«Bene, cioè volevo dire … siamo nei guai, ma non importa»
 
Riuscì a strapparle un piccolo sorriso, benché la consapevolezza fosse condivisa.
 
«In guai seri, Trunks»
 
La loro conversazione venne interrotta bruscamente da un forte boato proveniente dalla zona Nord del pianeta.
 
«Più grandi di quanto immaginassimo»
 
«Che cos'è successo?»
 
«Pan, tuo nonno ci aveva trasferito su questo pianeta per essere al sicuro»
 
«Lord …»
 
Non fece in tempo a nominarlo, il Dio della Distruzione era stato svegliato da quel frastuono ed era già uscito dai suoi appartamenti in cerca del responsabile.
 
«Ma si può sapere chi osa fare tutta questa confusione sul mio pianeta?»
 
Era ancora assonnato, ma determinato a scontrarsi con colui che si era permesso di disturbare il suo riposo.

 

 


Ciao ragazzi!

 
Aggiorno come sempre tardissimo, perdonatemi, è un periodo impegnativo ☹

La primavera fatica a decollare anche in questa storia, Pan e Trunks non si sentono pronti ad ascoltare i loro sentimenti. Per quanto riguarda Radish invece e il suo amore tormentato ci sarà anche per lui una piccola gioia ;)

Grazie davvero per continuare a seguire questa storia nonostante gli aggiornamenti siano tutto tranne che regolari <3
 
Alla prossima!
Baci
-Vale

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Capitolo 12
*** Primavera - Il germoglio dell’orgoglio ***


Primavera-il germoglio dell’orgoglio

 

 
«Che accidenti sta succedendo?»
 
Il dialogo tra Pan e Trunks prese presto una direzione differente e la loro attenzione si discostò da quella relazione a tratti così inopportuna. La figura che comparve nell’ala Ovest del pianeta di Lord Beerus secondo i piani di Goku non si sarebbe dovuta nemmeno trovare lì e ciò preoccupò la maggior parte dei presenti. Il primo istinto del giovane mezzosayan fu quello di proteggere la ragazza. La afferrò per un polso, facendo scivolare solo successivamente il suo palmo in quello di Pan, temendo con quella presa così agitata di arrecarle qualche dolore. L’istinto di protezione persino da se stesso non gli consentì di ricordare quanto lei nelle ultime ore fosse diventata forte e più difficilmente soggetta a sofferenze fisiche. Pan lo fissò leggermente in imbarazzo dimenticandosi per un istante la potente aura che proveniva da quella minaccia e che lei aveva avvertito. Trunks invece non ricambiò lo sguardo della ragazza, preferì non deconcentrarsi e così con un cruccio in volto fissò attentamente l’arrivo di Inazuma su quel suolo.
 
«Non lo so, Pan, ma con il Dio della Distruzione nei paraggi mi allontanerei»
 
La voce profonda di Trunks la spaventò, soprattutto quando iniziò a tirarla nella direzione opposta invitandola ad allontanarsi. La condusse dietro un edificio sperando di portarla in salvo, ma sapeva bene che con quella massa di energia nei paraggi nessun luogo su quel pianeta sarebbe stato al sicuro.
 
«Trunks, ti prego, lasciami»
 
Si divincolò, auspicando che lui la ascoltasse, non perché la stesse infastidendo in qualche modo il contatto di quel ragazzo su di lei, ma il carattere irruento e battagliero di Pan non riusciva ad accettare limiti da nessuno, anche se a fin di bene e per salvaguardare la sua incolumità. Trunks, nonostante la personalità della giovane Son, con dolcezza e un pizzico di fermezza riuscì a fermare ogni suo tentativo di fuga.
 
«Non posso consentire che ti accada qualcosa. Ascoltami, devi lasciare che Whis ti porti in salvo»
 
Impiegò qualche istante prima di capire a quale soluzione quel ragazzo, per cui aveva capito da poco di provare sentimenti, si stesse riferendo e lei non riusciva ad accettarlo senza opporsi. Le aveva comunicato quella decisione con un filo di voce forse per accentuarne l’importanza. Nonostante tutte le dimostrazioni d’affetto che Pan aveva ricevuto in quel breve lasso di tempo, esternò tutta la sua testardaggine.
 
«Trunks, voglio aiutarvi, non voglio scappare, dammi la possibilità di stare accanto alla mia famiglia»
 
Temeva la allontanasse da lui, aveva la terribile paura di perdere coloro a cui teneva di più e di non avere la possibilità di aiutarli o peggio ancora di accorgersi della loro dipartita. Le loro mani si sciolsero per volere del ragazzo, Pan riafferrò convinta quella di Trunks e cercò i suoi occhi supplicandolo di cambiare idea. Iniziava ad essere tristemente convinta di doverlo persuadere, perché le era evidente quanto il suo destino e quello delle loro famiglie fosse in quel momento nelle mani di Trunks. Lui era più grande, più esperto e come sempre sfoggiava un istinto protettivo nei suoi confronti, allo stesso modo in cui facevano i suoi familiari. Qualche nuovo piccolo dubbio sulla loro relazione si insinuò nella mente di Pan, almeno fino a che il suo cuore non tornò a ricordarle per chi battesse. Trunks capì subito da quello sguardo cosa lei stesse tentando di chiedergli.
 
«Pan, devi … hai promesso a tuo nonno che …»
 
«Trunks, io ti amo»
 
Lo disarmò prendendolo totalmente alla sprovvista. Fu per lui peggio di un’onda scagliata in pieno petto, tanto da lasciarlo senza fiato, ma fu un dolce dolore. Pan non si prese il disturbo di parlare a bassa voce, il fatto che quella conversazione non fosse più così privata divenne poco importante per la ragazza, lei gli aveva confessato con esplicito volere i suoi sentimenti e lui, da idiota, non riusciva a ribattere come avrebbe voluto e potuto.
 
«C-che cosa hai detto?»
 
«Non voglio perderti e se ora me ne vado, avrò paura di non rivederti più»
 
Per quanto la situazione dovesse essere ribaltata, in nome dell’esperienza maturata negli anni, era lui a non sapere come reagire davanti alla sincerità di Pan. Una lacrima sfuggì al controllo della ragazza e Trunks la raccolse avvicinandosi al suo viso, un gesto istintivo che andò oltre la sorpresa e l’imbarazzo. L’istinto in presenza di Pan non lo aveva mai abbandonato e la ragione sembrava scemare ogni secondo di più. In quel momento si sentì tutto tranne che più esperto di Pan, anzi non ricordò di essersi mai sentito così impacciato davanti al “ti amo” di una ragazza, ammesso che glielo avessero mai detto. Ora non ricordava più molto del suo passato, riusciva solo a concentrarsi sulla ragazza che aveva davanti e tutto ciò andava oltre la loro età e i loro vissuti. Pan si perse negli occhi cristallini del giovane e si avvicinò d’istinto e lentamente alle sue labbra alzandosi sulle punte dei piedi per raggiungerlo, l’unico e disperato modo che le fosse rimasto per persuaderlo, ma Trunks non la assecondò e non le consentì di raggiugerlo frapponendo una mano tra loro. Se era più grande, forse aveva anche il dovere di essere più razionale. Solo lei aveva chiuso gli occhi con convinzione e li riaprì solo dopo che Trunks la ebbe bloccata. Stavolta fu lui a contrastare a malincuore le intenzioni di Pan. Fu uno sforzo per quel ragazzo fermarsi, l’istinto avrebbe suggerito a lui per primo di assecondarla e di certo non le avrebbe mai consigliato di tornare sulla terra lontano chilometri in linea d’aria da lui, se non fosse stato vitale per lei. Un leggero velo di imbarazzo si dipinse sul viso dei due giovani per quel secondo bacio sfiorato, ma Trunks si limitò solo ad accarezzare il suo viso con la punta delle dita.
 
«Non è il momento, Pan. Voglio solo che tu sia al sicuro»
 
«Trunks, non puoi tenermi lontano dallo scontro, ti prego, non fare lo stesso errore di mio padre»
 
«A quale errore ti riferisci, signorina?»
 
La voce improvvisa di Gohan spaventò entrambi, tanto da sciogliere il loro contatto: Pan lasciò con uno scatto la mano di Trunks e lui allontanò le dita dal viso della ragazza. I due si discostarono persino di qualche passo per paura delle conseguenze della loro vicinanza. Si voltarono entrambi verso l’ultimo arrivato con una nota di paura negli occhi.
 
«Papà»
 
«G-Gohan»
 
Gettò uno sguardo scettico sui ragazzi ed indugiò solo un istante in più sulla mortificazione della figlia. Gohan immaginò subito che la reazione di Pan fosse dovuta al pensiero di averlo deluso, a lui infatti non erano sfuggite le effusioni che i due si stavano per scambiare, ma era convinto che nemmeno quello fosse il momento migliore per affrontare l’argomento.
 
«Che cosa sta succedendo qui?»
 
«Papà, posso spiegarti»
 
Era convinta avesse visto il suo slancio di affetto verso Trunks e poté sperare solo in una comprensione verso quest’ultimo per essersi ritirato. Riuscì facilmente a leggere perplessità negli occhi del padre, mentre si avvicinava lentamente a loro. La voce profonda e seria di Gohan cercò di dissipare almeno in parte i dubbi della figlia, quello non era decisamente il momento delle spiegazioni, lo scontro che stava per iniziare avrebbe interrotto bruscamente quel confronto che necessitava di tranquillità. Con un leggero imbarazzo in volto cercò di spostare l’attenzione di Trunks e Pan sulla situazione in cui si trovavano.
 
«Intendo Inazuma, come ha fatto ad arrivare fin qui?»
 
Poco distante da loro infatti Lord Beerus stava palesemente perdendo la pazienza per colpa di un ospite sgradito. Quell’intruso aveva osato disturbare il riposo del Dio della Distruzione e la divinità non gliel’avrebbe di certo fatta passare liscia. Si avvicinava minaccioso a Inazuma che dal canto suo non sembrava nemmeno spaventato, ignaro forse del pericolo che stava per correre. A qualche metro da loro si trovavano Radish e Chichi che avevano appena terminato un doloroso tuffo del passato. Per quanto potesse essere assurdo da parte di quel sayan e per quanto l’istinto di Chichi, dopo ciò che le aveva rivelato, le suggerì di fermarlo, Radish si frappose tra il Dio della Distruzione e suo figlio, avendo compreso in che misura Inazuma stesse rischiando la vita.
 
«Lord Beerus, mio figlio toglie subito il disturbo, non è necessario uno scontro»
 
Inazuma non sembrava essere dello stesso avviso, non gradì la difesa di Radish e senza troppi giri di parole glielo comunicò, a rischio di rendere vani la protezione di quell’uomo che magicamente, chissà per quale intercessione divina, iniziava a sentire un impellente istinto paterno.
 
«Non ho bisogno della tua protezione … papà. Non farmi ridere, sei diventato tutto ad un tratto un pacifista?»
 
Pronunciò quell’appellativo sottolineandolo con estremo disprezzo e non mancò di impiegare tanto sarcasmo per colpirlo nell’animo e fargli percepire le sue colpe. La protezione che Radish gli stava offrendo era totalmente fuori luogo, non credeva nel suo improvviso istinto paterno, lui non aveva mai avuto un padre e non aveva la più pallida idea di cosa significasse. Non gli venne perciò particolarmente difficile intimarlo di non intromettersi, colpendolo alle spalle e scaraventandolo lontano con un semplice e potente calcio. Per quanto Radish non fosse più in vita, sentì particolarmente vivido quell’attacco che gli mozzò il fiato. Riportò nuove ferite che si unirono a quelle che Bulma aveva avuto la pazienza di curare, nonostante conoscesse il suo passato. Non lo lasciò per nulla esterrefatto quell’attacco così scorretto, lui per primo non gli aveva insegnato ad essere corretto ed ora ciò gli si stava ritorcendo contro. Nonostante tutto però, doveva fermarlo, era incosciente a sfidare Lord Beerus, infondo non aveva mai desiderato che lui fosse in pericolo. Non era stato in grado di essere un padre, ma mai avrebbe voluto che un essere che portava dentro di sé una parte di Serleena morisse se poteva impedirlo. Radish si rimise in piedi dolorante e cercò nuovamente di convincerlo a ritirarsi, prima di dare inizio a quello scontro insensato. Sfoggiò una delle poche doti tipiche della razza sayan, quella determinazione che mai gli era mancata.
 
«I-Inazuma, dacci un taglio, tua madre non vorrebbe che ti facessi del male»
 
Lo udì perfettamente, benché la voce del padre fosse incrinata a causa del colpo che gli aveva appena inferto. Inazuma non gradì quel secondo tentativo, a tal punto da scagliarsi verso di lui e a fermarsi a soli pochi centimetri di distanza dal petto del sayan, trattenendosi a fatica dal colpirlo di nuovo. In parte Radish poté ritenersi soddisfatto, era riuscito a scostare l’attenzione del figlio dal pericoloso Dio della Distruzione, dovette però incassare nuovi sensi di colpa.
 
«Non osare neppure nominarla. Lei si fidava di te. Mi dispiace per te, ma so che hai tradito la sua fiducia. Forse non le avrai sferrato il colpo di grazia, ma hai venduto la sua vita, non l’hai protetta. Mi vergogno di essere tuo figlio e di far parte della lurida razza che ha ucciso mia madre»
 
«Non è andata così. Io ho provato a proteggerla, ma non avrei mai potuto tradire la sua fiducia, lei era …»
 
Non voleva ascoltare più una sola menzogna, la sua unica intenzione era la vendetta e non certo quello di recuperare a scoppio ritardato un rapporto genitoriale con Radish. Gli scagliò contro un’onda per zittirlo, ormai carico e intriso di una rabbia pregressa che difficilmente qualcuno sarebbe riuscito a placare. Goku non fu in grado di accettare in disparte quello scontro che era tutto tranne che ad armi pari e di certo i rancori non avrebbero potuto giustificare quei presupposti. Il teletrasporto gli consentì nuovamente di frapporsi tra il fratello e il nipote. Il suo volto serio come poche altre volte nella sua vita non ammetteva alcuna replica.
 
«Basta, Inazuma, continui ad essere scorretto!»
 
Non fu sufficiente la severità di Goku, anzi dedicò proprio a Goku l’ultimo sfogo di rabbia. Il nuovo avversario non si lasciò intimorire e deviò l’onda di elettricità prima che potesse colpirlo.
 
«Non pensare di cavartela con me»
 
«A te penserò più tardi, ora spostati, non sono affari tuoi»
 
Esattamente come l’ultima volta, Radish non gradì l’interruzione di Goku. Per quest'ultimo non ci fu bisogno di ripetersi, il fratello aveva ripreso pieno possesso delle sue forze ed ora non si fece alcuno scrupolo a riscoprire la sua solita freddezza. Fulminò suo figlio, infondendogli una certa soddisfazione.
 
«Basta, Inazuma»
 
«Ora ti riconosco»
 
Non gli fu affatto gradita quella considerazione da parte di Inazuma. Era consapevole di non aver rivestito i panni di un padre per lui, ma non poteva accettare l'accusa di aver ucciso Serleena.
 
«Io amavo tua madre»
 
«Provalo»
 
«Inazuma, la prova sei tu!»
 
Dopo un istante in cui si illuse di vedere amore negli occhi di suo padre, scoppiò a ridere, cosciente del fatto che dalla bocca dell'uomo che si era limitato a generarlo non potesse uscire alcuna verità.
 
«Inazuma, io ti prego di credermi»
 
«Ho soltanto un rimpianto e non è certo quello di non essere stato amato da te … purtroppo non sono stato io la causa della tua morte»
 
Radish ebbe un inaspettato sussulto al cuore, l'odio da parte di suo figlio fu un ulteriore colpo che non avrebbe mai pensato di provare, forse perché non avrebbe mai creduto un giorno di arrivare ad un punto tale di mettere in discussione l’indifferenza verso il sangue che condivideva con Inazuma. Il colpo che quell’uomo, che lui ricordava poco più che ragazzino - come d'altronde lo era lui quando insieme a Serleena lo concepì - forse non era fisicamente visibile, ma comunque non all’altezza della sua potenza spirituale.
 
«Inazuma, la verità è che non posso pentirmi di ciò che sono. Sono un sayan e non è nella mia natura crescere mocciosi con affetto. L'unica che abbia saputo darmi affetto è stata mia madre, peccato sia morta troppo presto per conoscerti, sono certo ti sarebbe piaciuta, come le sarebbe piaciuta tua madre. Conosco l'amore proprio grazie a Serleena, perciò so che tu non puoi essere tanto diverso da lei … lei ha dato la sua vita per proteggerti. Non sono arrabbiato con te per questo, tua madre era una guerriera e avrebbe lottato a prescindere, desidero solo che dimentichi la tua natura sayan, rinnegami, fai come ti pare, ma onora la memoria di Serleena risparmiando la Terra»
 
«Non ti credo, se lei fosse stata tanto importante per te, non sarebbe mai morta. Mi stai mentendo di nuovo, ti sei alleato con i terrestri perché ti hanno promesso qualcosa in cambio, vero? Tu non fai nulla gratuitamente e di certo non ami, lo hai detto tu, sei un sayan senza cuore e senza scrupoli e a me questa tua eredità ora torna comodo per vendicarmi»
 
«Inazuma, tu non sai …»
 
Prima che Radish potesse esaurire la poca pazienza di cui era dotato, la voce di suo fratello si intromise nuovamente tra i due avversari che la morte aveva reso quasi coetanei.
 
«Puoi chiederlo tu stesso a Serleena»
Per quanto le idee di Goku fossero quasi sempre missioni che sfioravano l'impossibile, quella in particolare fu giudicata dalla maggior parte dei presenti come pura follia. Vegeta fu l’unico a dar voce ad un pensiero che molto probabilmente era condiviso dal resto del gruppo.
 
«Kakaroth, ci risiamo»
 
La diplomazia del compagno era ben nota al principe, ma raramente venne da lui anche approvata. L'unico che rimase davvero incuriosito dalle parole di Goku fu Inazuma.
 
«Mi stai prendendo in giro, vero? Mia madre è morta molti anni fa, se non lo avessi ancora capito. Non sei mai stato particolarmente perspicace, sai?»
 
«Lo so, ma sono anche sicuro che potrebbe trovarsi soltanto in un posto, molto lontano da dove è stato Radish in tutti questi anni. Sono riuscito a concedere a tuo padre di ritornare dagli Inferi, forse ho anche il modo di portare tua madre sulla Terra dal Paradiso»
 
«Kakaroth, ma cosa vai blaterando?»
 
Aveva ormai compreso Radish in quella lotta di avere dalla sua parte il fratello, nonostante tutte le azioni riprovevoli mosse verso di lui e il suo stesso figlio, era animato perciò dalla conclusione che non lo credesse almeno colpevole della morte di quella donna, ma non poté nemmeno ignorare ciò che con sicurezza aveva sostenuto di poter fare. Goku per tutta risposta gli regalò uno dei suoi spensierati sorrisi, convinto di avergli appena comunicato una bella notizia.
 
«No, Kakaroth, non ci pensare nemmeno, tu non la riporterai in vita, io non reggerò il suo sguardo dopo il modo in cui ho trattato suo figlio, lei non mi ringrazierà, puoi starne certo»
 
«Radish, è stata uccisa con violenza da Freezer, è sufficiente un desiderio delle Sfere e la riportiamo tra noi. Consentimi di rimediare almeno in parte alla morte seminata nel corso degli anni da quell'assassino»
 
Le parole di Goku riportarono viva nella sua memoria la scena più dolorosa che lui avesse mai vissuto: la sua amata riversa al suolo, morta nel tentativo di difendere la sua vita e quella di Inazuma … e lui aveva reso vani tutti gli sforzi di Serleena. Agli occhi di Radish, Goku si stava atteggiando a semplice paladino della giustizia, ma non era ciò di cui aveva bisogno in quel momento, perché non sarebbe stato sufficiente a cambiare il destino ormai trascorso. Non gli rimase che accettare i fatti grazie all’orgoglio e alla freddezza che sempre lo avevano contraddistinto e che il suo soggiorno all’Inferno aveva incrementato. Come da anni ormai era solito fare, rintanò quell’amore ormai sopito nel cuore con la promessa di non consentire più a nessuno di farlo riemergere per il bene suo e del ricordo di Serleena, suo figlio lo avrebbe dovuto accettare, volente o nolente. Lui non avrebbe più sofferto per amore, piuttosto avrebbe ricominciato a rinnegarlo, cosa che non avrebbe mai dovuto smettere di fare.
 
«Fatti gli affari tuoi, Kakaroth, tu non riporterai in vita proprio nessuno. Sai che ti dico, Inazuma, è vero, l'ho uccisa io, perché sono convinto che lei sia morta nell'esatto istante in cui l'ho abbandonata. Mi dispiace che tu non possa avere la soddisfazione di uccidermi di nuovo, io per primo vorrei che lo facessi»
 
«Sei un vigliacco!»
 
«No, vigliacco no»
 
Stavolta fu Radish a caricare un gancio destro che scagliò suo figlio a svariati metri di distanza.
 
«No, Radish!»
 
Goku non avrebbe mai voluto innescare quella razione rabbiosa nel fratello, anzi aveva sperato fino in fondo che la memoria di quella compianta donna infondesse armonia tra i due. Quasi rassegnato, si decise a mettere in pratica i suoi buoni propositi senza il consenso dei diretti interessati. L'impulsività lo guidò, ma la parte razionale della coppia che formava con Chichi, e che lo aveva affiancato per buona parte della sua vita, non tardò a richiamarlo all'ordine.
 
«Goku!»
 
La donna bloccò i passi del marito con un tono che non ammetteva alcuna replica, ma, nonostante l’autorità che aveva sempre cercato di mantenere su di lui, lei si stupì per essere riuscita stranamente ad avere una qualche influenza, seppur minima.
«Goku, qualsiasi cosa tu abbia in mente, lascia perdere, abbiamo già sufficienti guai da affrontare»
 
«Tesoro, le Sfere risolveranno ogni guaio. Riporto in vita Serleena, lei non è una minaccia»
 
«E non hai pensato che quella donna soffrirà di nuovo non appena verrà a scoprire che per Radish il tempo sulla Terra sarà limitato? So cosa vuol dire, Goku, rivedere un amore dopo tanto tempo e dover dire a lui di nuovo addio, fa tanto male … troppo»
 
«Hai ragione, scusa, riporto in vita anche lui in modo permanente»
 
La donna spalancò incredula gli occhi e l’incredulità non le concesse il tempo di gioire per la consapevolezza a cui sembrava essere arrivato suo marito. Lo riprese per un braccio, costringendolo a non allontanarsi da lei.
 
«No, Goku, grazie del pensiero, ma non è il momento di riunire quella famiglia. Stiamo parlando di Radish, tuo fratello, ricordi? Lo stesso assassino di anni fa, quindi non credere che gli Inferi lo abbiano cambiato in meglio»
 
«E se invece gli offrissi l’opportunità di essere migliore?»
 
Chichi si rassegnò, non aveva più la forza emotiva di fermarlo. I ricordi l’avevano ancora una volta sfinita nell’anima, rendendola tristemente accondiscendente e emotivamente vulnerabile.
 
«Va bene, Goku, se pensi che Radish valga il rischio, allora fai pure»
 
«La Terra vale il rischio, tesoro. Se non lo faccio, Inazuma ucciderà tutti i miei cari ed io non voglio»
 
Le parole di Goku vennero avvalorate dal frastuono dello scontro di cui era intrisa l'atmosfera. Chichi poté constatare con i suoi occhi il modo in cui Radish tentava di contrastare gli attacchi del figlio con una delicatezza che non gli era solita. Non se la sentiva di affidarsi nelle mani di quell’uomo che era sempre stato per loro un nemico e persino il suo ricordo lo era stato fino a quel momento, ma sapeva anche molto bene quanto la fiducia riposta in suo marito rischiava di essere una nuova drammatica sconfitta per lei.
 
«Sacrificandoti»
 
Era particolarmente sarcastica sulla bontà di quelle azioni, ma soprattutto tragicamente rassegnata al destino che si sarebbe nuovamente abbattuto su di lei. Goku si avvicinò con passo deciso per tranquillizzarla.
 
«Chichi, se dovesse essere necessario, lo sconfiggeremo ancora, dopotutto sono molto più forte di allora»
 
«O tu morirai, giusto? Le opzioni sono sempre le stesse, vero? Mai una volta che cerchi di evitare il pericolo»
 
L'attirò a sé lasciandosi guidare dall’impulsività che lei tanto odiava e che, come in quello specifico caso, lo stava portando nuovamente lontano dalla sua famiglia. Chichi affogò tutta la sua frustrazione contro la tuta arancione del marito con la speranza di dissimulare, ma a Goku non sfuggirono i fremiti che percepiva tra le sue braccia. La scostò dolcemente da lui e le raccolse in una carezza una lacrima che scorreva ancora lungo il suo viso
 
«Amore, te lo prometto, torno da te e dai ragazzi»
 
Dopo aver dedicato un ultimo rincuorante sguardo alla moglie e senza aver sciolto la presa dalle sue esili spalle, cercò serio lo sguardo del principe.
 
«Vegeta, mi accompagni?»
 
«Inizia ad andare, devo prima fare una cosa»
 
Goku stava sciogliendo a malincuore l’abbraccio con Chichi per poter chiedere al paziente angelo e assistente del Dio della Distruzione quell'ulteriore passaggio sulla Terra, quando Gohan inaspettatamente lo trattenne sul pianeta di Lord Beerus ancora qualche minuto.
 
«Papà»
 
Negli occhi e nella voce di quel giovane uomo non vi era più ombra di rancore, forse gli fu sufficiente lo sfogo avuto in presenza di Goten a far riemergere il lato più quieto del suo carattere.
 
«Gohan, mi disp …»
 
«No, dispiace a me per avere perso fiducia in te»
 
Ricambiò con semplicità il sorriso del figlio e con l'esplicita promessa che d'ora in avanti avrebbe avuto maggiore cura dei sentimenti dei suoi cari. Chichi aveva assistito in silenzio allo scambio di sguardi tra Goku e Gohan con orgoglioso, nulla la faceva commuovere più della complicità che leggeva negli occhi di quei due uomini. Senza rendersene conto suo figlio le stava insegnando a fidarsi di suo marito e le stava ricordando quanto valesse la pena affidarsi alle sue immense doti, di cuore e di potenza, con la speranza di vederlo nuovamente trionfare sul male.
 
«Sii prudente»
 
Gli fece fare pochi passi verso l’Angelo prima di richiamarlo a gran voce.
 
«Goku!»
 
Si voltò con uno scatto non aspettandosi di essere chiamato di nuovo indietro, ma dall'aura spirituale di sua moglie poté avvertire quanto fosse già in pena, una consapevolezza che raramente aveva avuto.
 
«Sono orgogliosa di te, Goku. Lo sono anche se non te lo dico spesso ed anche se non sei perfetto»
 
Nessun altro dei presenti contraddisse Goku o lo fermò, si sforzarono tutti di fidarsi delle sue sempre buone intenzioni.
 
«Non me lo dici mai, Chichi. Gohan, tua madre deve avere l'influenza, sta delirando. Prenditi cura di lei»
 
La sua preoccupazione le strappò un sorriso, prima di avvicinarsi al Cubo in attesa di Vegeta. Senza il principe non sarebbe partito, il suo aiuto sarebbe stato fondamentale per la ricerca delle Super Sfere del Drago.
 
∞∞∞
 
 «Bulma»
 
La trovò sola in una grande stanza, seduta sconsolata ad una sedia con lo sguardo perso nel vuoto. Non gli fu particolarmente difficile trovarla, aveva seguito la scia della sua aura e grazie a quella dote aveva percepito anche l’umore della scienziata. Era troppo orgogliosa per mostrare le sue debolezze e aveva deciso così di nascondersi da occhi indiscreti, ma infondo nessuno meglio di lui avrebbe potuto comprenderla su quel terreno spinoso.
 
«Posso entrare?»
 
Non si spaventò della comparsa improvvisa del marito sulla porta, benché lei, in quanto semplice terrestre, non potesse favorire di alcuna dote, ma indugiò ad acconsentire. Quando finalmente lo fece, Vegeta prese coraggio - perché sì, al cospetto di quella donna spesso gli veniva meno - e si avvicinò a lei, benché il loro ultimo incontro non fosse stato dei migliori.
 
«Parti con Goku? Ho sentito che te lo ha chiesto»
 
«Sei giù di corda per questo?»
 
Bulma sorrise, adorava quando Vegeta era così attento circa il suo stato d'animo, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
 
«No, non sono preoccupata per mio marito, dopotutto è il principe dei sayan»
 
Abbassò la guardia, come era solito fare solo con lei, e si fletté su un ginocchio all'altezza della sedia di Bulma per poterla scrutare dal basso verso l'alto. Lo fissò con sarcasmo e diffidenza mentre compiva quegli inusuali gesti.
 
«Che fai, Vegeta? Mi dichiari tutto il tuo amore?»
 
«Non farò nulla di simile, te lo puoi scordare, queste romanticherie mi fanno vomitare. Devo andare, prima che quell’idiota di Kakaroth combini altri guai, ma voglio dirti che grazie a te non sono più l'uomo che ero»
 
Bulma, nonostante le reticenze del marito, si abbandonò ad una carezza sulla sua guancia.
 
«Lo so, Vegeta. Alla fine però la tua era una dichiarazione d'amore»
 
Vegeta, imbarazzato, si alzò con uno scatto, provocando un sorriso divertito a Bulma.
 
«Non era nulla di simile. Vado»
 
La moglie lo richiamò un’ultima volta e stavolta era particolarmente seria.
 
«Ti amo esattamente per ciò che sei»
 
«Cerca di essere prudente con Radish e Inazuma, anche se sono certo che i ragazzi vi proteggeranno»
 
Senza che lui lo comunicasse a sua moglie, Bulma gli aveva dato la grinta necessaria per affrontare insieme al rivale quella nuova avventura.
 


 

Ciao ragazzi!

Il ritardo è immenso, è stato un periodo particolarmente intenso … scusatemi tanto!
Ho scritto in vacanza e solo stasera ho potuto aggiornare. Ditemi, l’ispirazione che il paesaggio mi ha dato è stata buona? ^^’ Spero di sì o quantomeno non surreale per i fan di Dragon Ball.
Mi sento come sempre in dovere di ringraziare ognuno di voi per la pazienza con la quale attendete i miei aggiornamenti e ringrazio in particolar modo coloro che mi lasciano costantemente un loro parere, grazie di cuore <3
 
Alla prossima!
Baci
-Vale

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Capitolo 13
*** Estate – Il ritorno e l'alba di un giovane amore ***


Estate Il ritorno e l'alba di un giovane amore


 

In tutto quel caos generato dalla battaglia tra Inazuma e Radish, che non era ancora cessata e non aveva nemmeno la più piccola parvenza di essere giunta al termine - contro il volere di Radish -, lo sguardo di Gohan si posò finalmente sulla sua sposa. Videl era così felice e sollevata di vedere che suo marito stesse bene. La pena era stata grande sia per lui che per sua figlia, ora che li aveva entrambi accanto il suo cuore aveva ricominciato a battere più lentamente e la forza della guerriera era tornata a scorrere nelle sue vene. La gioia della signora Son cercò di sovrastare il boato dei colpi che si sferravano i due combattenti.

 
«Gohan!»

 
Si stava gettando tra le sue braccia, ignorando di dover attraversare il campo di battaglia, minato da un continuo susseguirsi di onde energetiche e scoppi al suolo e in volo. Gohan capì le intenzioni della moglie, desiderava anche lui riabbracciarla, ma era troppo pericoloso quello che voleva fare, così cercò di fermarla spaventato.

 
«No, Videl, non ti muovere!»

 
Con un veloce scatto, percependo grazie alle sue abilità di sayan i minimi spostamenti dell'aria e le auree di Radish e Inazuma, riuscì a raggiungerla incolume. Le rivolse solo un sorriso per salutarla, gli premeva di più accompagnarla velocemente in un luogo sicuro. Le afferrò la mano scortandola all’interno delle mura del grande palazzo di Lord Beerus, alla ricerca della stanza più protetta, lontana il più possibile dal pericolo. A Videl però non importò nulla di cercare un nascondiglio, si bloccò nel bel mezzo del corridoio fermando all’istante anche i passi del marito, il quale si voltò perplesso verso di lei. La donna non gli diede nemmeno la possibilità di chiederle spiegazioni, gli buttò le braccia al collo stringendolo forte a sé.

 
«Sono così contenta che tu stia bene. Ho avuto tanta paura per te e Pan, soprattutto dopo quello che Baba ci ha mostrato»

 
Gohan indugiò qualche istante prima di ricambiare l'abbraccio della moglie, poteva solo immaginare cosa le avesse mostrato l’anziana veggente e quanto lei si fosse spaventata. L’intensità di quel contatto gli aveva scaldato il cuore e avvertì tutto il timore che Videl aveva avuto per la sicurezza dei suoi cari. Non c'era però tempo per quelle dimostrazioni d'affetto, doveva far sì che sua moglie e sua figlia fossero al sicuro e fermare quello scontro, prima che qualcuno potesse farsi male sul serio.

 
«Tesoro, sono contento anche io che tu stia bene. Se so te e nostra figlia vicine a me, sono più tranquillo»

 
Le porse un bacio tra la spalla e il collo, dopodiché sciolse a malincuore l’abbraccio della moglie. Le braccia di Videl erano l’unico luogo dal quale non si sarebbe mai sottratto, un rifugio dell’anima per un mezzosayan che di fragile possedeva solo il cuore. Era rincuorante sentirla viva, percepire il cuore di sua moglie battere contro il suo, ma era in corso un’emergenza e non poteva distrarsi dal suo obiettivo, non c’era davvero più tempo da dedicare ai suoi affetti. Aveva però qualche minuto per togliersi un dubbio martellante e lo fece non appena gli occhi di quella donna incontrarono nuovamente i suoi.

 
«Senti, tu sai cosa c’è tra Pan e Trunks?»

 
«Te ne sei accorto anche tu, vero?»

 
Dopo la risposta di Videl ebbe una certezza in più e stava iniziando a rassegnarsi all’evidenza. Sua moglie doveva aver colto la sua reazione poco entusiastica, infatti si premurò di tranquillizzarlo porgendogli una carezza sul petto. Il contatto con lei riportò la sua mente al presente.

 
«Da quanto va avanti e quanto è seria? Non ti sembra un po’ troppo … grande per lei?»

 
«Gohan, non lo so, io mi sono solo accorta degli sguardi che si scambiano, ma Pan non si è confidata neppure con me. Forse potresti parlare tu con i ragazzi. Conosciamo Trunks da quando era solo un bambino, mi fido di lui, tu no?»

 
«Io?? Videl, ti ricordo che fino a poco fa Pan non desiderava neppure parlarmi. C-certo che mi fido di Trunks … o almeno credo, mi fidavo di più quando non pensava di mettere le mani addosso a mia figlia»

 
«Lo so, ma …»

 
I forti rumori provenienti dall’esterno la distrassero e spaventarono. Quando tornò a posare gli occhi su di lui, le pupille di Videl erano leggermente dilatate e le sue pulsazioni avevano ricominciato ad accelerare, ma come sempre non era impaurita di perdere la sua vita, quanto piuttosto quella dei suoi cari. Il marito aveva percepito la leggera alterazione della sua aura e le aveva afferrato con dolcezza il polso, accertandosi quanto fosse realmente agitata, invitandola a stare tranquilla, lui infondo aveva tutto sotto controllo.

 
«… Gohan, potrebbe non esserci più molto tempo … parla con lei»

 
Fu in quell’istante che Trunks e Pan li raggiunsero, proprio quando lui sembrava intenzionato a seguire il suggerimento della moglie. Si disincantò da Videl, nel momento esatto in cui udì squillante la voce della figlia. I due giovani lo aveva cercato in preda all’agitazione.

 
«Papà! Radish e Inazuma … se continuano così, distruggeranno il pianeta!»

 
Gohan si stava lanciando in mezzo alla battaglia, non indugiò nemmeno un istante a raccogliere quella richiesta di aiuto, ma Videl lo bloccò impedendogli di allontanare da lei la mano con cui l’aveva sfiorata dolcemente, sua moglie non sembrava essere del suo stesso avviso.

 
«No, aspetta, cosa vuoi fare?»

 
«In assenza di mio padre e Vegeta non ho altra scelta che intervenire, altrimenti rischiamo che Lord Beerus si infuri e li mandi entrambi all’altro mondo. O peggio, il Dio della Distruzione sia talmente infuriato che uccida anche noi»

 
«Papà, vengo con te»

 
Gohan si voltò verso la figlia con un sorriso e lanciò anche a Trunks un’occhiata carica di significato. Dopo quelle ultime notizie il tempo per poter conversare con quei due giovani si ridusse ad una manciata di minuti. Si avvicinò a Pan, impiegando il tono più dolce che conoscesse, non desiderava che quel momento si trasformasse in una discussione solo perché lui era un padre geloso della sua bambina.

 
«No, tesoro, devi proteggere la mamma»

 
«Come se mamma non fosse in grado di difendersi da sola»

 
«Pan, lei non può vincere contro dei sayan, te lo posso assicurare»

 
La serietà di Gohan la lasciò senza parole. Suo padre aveva ragione, per quanto sua madre fosse un’abile combattente, quello scontro andava ben oltre le sue abilità, come aveva fatto Pan a non capirlo? Era stata troppo impulsiva. Al fianco della ragazza Trunks iniziò a sentirsi una presenza di troppo. Per quanto loro fossero cari amici, il coinvolgimento emotivo con quella ragazza lo fece sentire a disagio al cospetto di Gohan.

 
«Forse è meglio che io …»

 
«No, resta … riguarda anche te ciò che devo dirvi»

 
Gohan si affrettò a dissuaderlo. Gli parve inverosimile dover affrontare un simile discorso proprio con lui, anzi, per la verità, non si era ancora immaginato alcun ragazzo accanto a sua figlia. Davvero avrebbe dovuto rincuorarlo che Trunks fosse praticamente di famiglia? Una parte di lui considerava quell’aspetto vantaggioso, aveva stima di lui, questo era innegabile, come l’aveva dei suoi genitori, ciò però non risolveva che Trunks in confronto a Pan avesse una maturità diversa. Pan, comprendendo il disagio del giovane amato, cercò di anticiparlo tutto d’un fiato e con le lacrime agli occhi.

 
«Papà, io e Trunks ci amiamo! Qualsiasi cosa tu voglia dirmi per tenermi lontana da lui non funzionerà. Non ci importa di altro, ci siamo solo innamorati e non credo che l’amore abbia età»

 
Il giovane Brief la fissò stranito per ciò che lei aveva appena detto. Pan aveva impiegato un certo impeto per far valere la sua opinione, ciò che infatti notò Trunks fu il suo fiato corto, ma lo attribuì anche alla situazione adrenalinica in cui si trovavano, lo scontro che si stava consumando infondeva tanta ansia a tutti loro. Disarmò Gohan con quelle parole, non le aveva mai sentite pronunciare da sua figlia e gli fece un certo effetto.

 
«E hai già detto a Vegeta che ami suo figlio?»

 
Stavolta fu lui a prenderla in contropiede, a quello non aveva ancora pensato, il principe non era stato un ostacolo per lei fino a quel momento.

 
«Perché dovrei aver paura del giudizio di Vegeta?»

 
Si voltò perplessa verso Trunks in cerca di una spiegazione e il ragazzo sembrava averla.

 
«Mio padre è la persona più ottusa che io conosca»

 
«Papà, non starai trovando la scusa di Vegeta per non approvare la nostra relazione, vero?»

 
«Certo che no, tesoro, cosa ti salta in mente? Non vorrai addossarmi anche la colpa del pessimo carattere di Vegeta, voglio sperare»

 
«Sei ottuso almeno tanto quanto lui in questo momento»

 

∞∞∞

 
Non appena Gohan uscì dal palazzo, rivolse lo sguardo verso il cielo in cerca della posizione precisa dei due duellanti. Il sole caldo che rifletteva sul pianeta i suoi raggi rendeva più certa la stagione rovente che lentamente si sarebbe avvicinata, giorno dopo giorno, della neve caduta sulla Terra e in quel luogo non vi era più nemmeno il più piccolo cristallo di ghiaccio, la primavera quell’anno avrebbe avuto senz’altro le ore contate. L’aura di Inazuma sovrastava quella di Radish e se non avesse prestato attenzione, suo figlio lo avrebbe sconfitto a breve. Gohan non avrebbe mai pensato di seguire con pena quello scontro, inoltre Radish era morto, di cosa si stava preoccupando?

 
«Inazuma, basta!»

 
«Sei irritante come tuo padre, l’avrei dovuto capire da quando eri solo un poppante»

 
Gli scagliò un’onda dall’alto per zittirlo, fu quella l’unica risposta che riservò alla sua intromissione. Mancò di poco Gohan, ma solo perché era concentrato su Radish e aveva prestato poca attenzione alla traiettoria di quell’attacco. Nonostante avesse rischiato di essere colpito, non si mosse di un passo dal punto in cui si trovava, continuava a seguire con interesse lo scontro in cerca di una soluzione strategica e definitiva. Anche Pan uscì all’esterno e proprio in quel momento un raggio particolarmente luminoso contro i raggi del sole rischiò di accecarla. La ragazza non perse ugualmente di vista la direzione, da quello che poté intravedere Radish lo aveva scagliato in direzione di Gohan per deviarlo e difendersi dall’ennesimo attacco violento e vendicativo di suo figlio. Pan non ci pensò molto, se avesse avuto il Teletrasporto del nonno ci avrebbe impiegato meno - si appuntò di farselo insegnare non appena lo avesse rivisto -, non indugiò un solo istante a frapporsi tra il padre e quella minaccia. Gohan fu però più veloce e il tempo che avrebbe impiegato per difendersi lo usò per allontanare sua figlia ricevendo in pieno l’attacco. Era stata impulsiva, non aveva riflettuto ed ora suo padre era sanguinante al suo posto. Si accorse quasi subito di cosa era successo nell’arco di una manciata di istanti, suo padre era crollato sulle ginocchia e lei si trovava a terra a pochi metri di distanza, spinta da Gohan nel disperato tentativo di non farle subire un destino ben peggiore. Pan era convinta di riuscire ad aiutarlo, non aveva previsto la reazione inaspettata del padre, lo aveva messo solo ancora più in pericolo. Non si alzò nemmeno, si avvicinò a lui a carponi con gli occhi lucidi, ogni secondo che passava prendeva coscienza di ciò che aveva fatto.

 
«Papà, no. Mi dispiace tanto, io volevo solo …»

 
«V-vattene, Pan. Torna dalla mamma»

 
Inazuma era sceso al suolo, subito dopo aver mandato per l’ennesima volta fuori gioco Radish. La rabbia che aveva incanalato lo portò al desiderio di sferrare il colpo di grazia a Gohan. Pan piangeva accanto a suo padre, lui era inerme e tentava di contenere come poteva il dolore e l’emorragia che fuoriusciva dalla ferita aperta all’altezza dello stomaco. La giovane si rivolse disperata direttamente ad Inazuma, incurante della grave minaccia che incombeva su di loro, oscurando i limpidi raggi del sole.

 
«No, tu non lo ucciderai»

 
«A-allontanati, Pan … ti prego»

 
«Non credo tu sia abbastanza forte per fermarmi … nessuno può»

 
Gohan tentava con le poche forze che gli restavano di salvarla, la paura di non riuscire a proteggerla nello stato in cui riversava era più grande del timore di rimetterci la propria vita. Pan, come era solita fare, non lo ascoltò e, al contrario, mostrò tutta la sua grinta e il suo totale sprezzo del pericolo.

 
«Ti ritieni tanto forte, Inazuma? Vegeta e mio nonno si sono messi in viaggio solo per riportare in vita i tuoi genitori, potresti mostrare un po’ di gratitudine, invece di ammazzarci!»

 
«Mia madre … intendi la donna che non ho mai conosciuto per colpa di quell’uomo?»

 
«Ti consiglio di prendere in considerazione l’idea di recuperare con lei il tempo perduto, ne gioveremmo tutti»

 
Si rivolse poco dopo a suo padre quasi sussurrando con la grande speranza nel cuore di non perderlo, non avrebbe potuto sopportare di vederlo morire per causa sua. L’aveva tante volte avvertita di restare fuori dalle battaglie ed ora la sua ostinazione aveva ferito proprio lui. Non sapeva come aiutarlo però, Gohan sanguinava e soffriva, ma se Inazuma desiderava colpirlo, avrebbe senza dubbio dovuto scontrarsi prima con il super sayan che ora era sopito in lei, nessuno avrebbe potuto impedirglielo, nemmeno la sua coscienza e l’evidente pericolo. 

 
«Papà, hai bisogno di un senzu»

 
Anche Videl li raggiunse incurante del pericolo, credendo di poterlo soccorrere. Quel quadretto familiare bloccò Inazuma. Si voltò verso suo padre che a malapena riusciva a stare in piedi, ma ovviamente non lo avrebbe mai sconfitto definitivamente essendo già morto. Ripensandoci, era davvero ciò che desiderava? Voleva proseguire quello scontro senza fine ed infierire sugli abitanti della Terra, sayan compresi?
 

∞∞∞

 

I due sayan stavano volando in silenzio da qualche minuto ormai, non c’era molto di cui parlare, erano consapevoli del loro obiettivo, anche se non ne erano entrambi convinti. Vegeta continuava ad essere certo dell'assurdità dell'idea di Goku, era chiaro che l’ingenuità e la clemenza avessero fatto nuovamente breccia nel suo cuore. Non si rendeva forse conto del tipo di persona a cui stava regalando la vita. Goku si fermò a mezz’aria a pochi metri in linea d'aria da Vegeta bloccando la via anche a lui. Una strana sensazione era stata avvertita da Goku, la quale fu subito confermata da una certezza.

 
«Oh no»

 
«Cosa c’è, Kakaroth?»

 
Non gli rispose, era troppo concentrato per dare spiegazioni al principe. La reazione del rivale però preoccupò Vegeta. Vide Goku abbassare le palpebre e riaprirle subito dopo come se stesse cercando di stabilire un contatto a distanza.

 
«Re Kaioh, mi sente? La prego, è importante»

 
Vegeta percepì l’aura di Goku vibrare nell’attesa che la divinità gli rispondesse, non muoveva un singolo muscolo, si limitava solo a fissare un punto qualsiasi nel vuoto, ignorando il fatto di non essere solo e che il suo misterioso comportamento potesse essere preoccupante.  

 
«Re Kaioh»

 
«Kakaroth, mi dici che succede?!»

 
«M-mio figlio … non lo percepisco»

 
«Bhe, è normale, siamo molto lontani da lui. Si trova su un altro pianeta»

 
«No, non è normale, Vegeta, gli è successo qualcosa. Re Kaioh, per favore, mi dia notizie di Gohan»

 
Non ricordava di averlo mai visto così tanto in pena per le sorti della sua famiglia. Vegeta ne era convinto, lui non si sarebbe mosso da lì prima di ricevere aggiornamenti sugli ultimi sviluppi. Goku stava perdendo ogni sorta di speranza, quando finalmente una voce tornò a tranquillizzarlo.

 
«Goku. Sto seguendo proprio ora cosa succede sul pianeta di Lord Beerrus»

 
«Perché non percepisco l’aura di mio figlio?»

 
La divinità indugiò a rispondere, non era mai stato un buon ambasciatore di disgrazie.

 
«Goku …»

 
«No, impossibile, Gohan è forte, non può averlo sconfitto»

 
«È ancora vivo, ma la sua ferita è molto grave. Solo un miracolo potrebbe salvarlo»

 
«… o le sfere. Vegeta, ci servono le sfere ora più che mai, ma dovrai anticiparmi»

 
«Perché, tu dove vai?»

 
«In Paradiso, chiedo a Baba se mi consente di incontrare Serleena»

 
«Goku, tu sai vero che le Super Sfere possono esaudire solo un desiderio?»

 
Rifletté con serietà sull’informazione che la divinità aveva riportato tristemente alla loro memoria.

 
«Re Kaioh, quanto tempo resta a mio figlio?»

 
«Voglio sperare tu non stia pensando di riportare in vita Radish invece di aiutare Gohan»

 
«Oh, Vegeta, tu mi sembri l’ultima persona a potermi fare la morale, sai?»

 
«Non molto, Goku»

 
Con voce flebile re Kaioh si intromise in quella piccola discussione e il principe colse deluso l’occasione per riprendere il suo cammino.

 
«Aspetta, Vegeta»

 
«Se non sistemiamo i guai di Radish, quell'idiota non si fermerà»

 
«Non l'ha uccisa lui»

 
«Lo so, ma se ne è innamorato, quando non era proprio il caso»

 
Goku era perplesso, persino lui arrivava a capire quanto quel tema toccasse Vegeta nel profondo.

 
«Tu hai scelto si innamorarti di Bulma?»
 

«Non è la stessa cosa»

 
Riuscì con poche parole ad offenderlo e ad imbarazzarlo, tanto che non fu nemmeno in grado di guardare negli occhi il suo rivale.

 
«Ti sei innamorato di lei nel momento sbagliato e nemmeno per voi è stato facile. Radish è stato più sfortunato, l'ha vista morire e l'ha persa per sempre»

 
«Ora è una vittima?»

 
«Tutti meritano una seconda possibilità, Vegeta, tu dovresti sapere qualcosa. Chiedo a Baba se mi consente di parlare con Serleena. Se è così buona come Radish dice, non ci saranno problemi»

 
Stava riprendendo il volo, ma Vegeta lo fermò con decisione.

 
«Commetti un grave errore a riportare in vita Radish e a non aiutare tuo figlio, tu non lo conosci quanto me»

 
«Vegeta, chi ti ha detto che non aiuterò mio figlio? Gohan è in cima alle mie priorità»

 

∞∞∞

 

Goku non aveva dimenticato com’era il Paradiso. Aleggiava una leggerissima aria di spensieratezza che faceva venire a qualunque essere vivente voglia di essere morto per qualche istante solo per godere di quella sensazione. La natura fittizia e del tutto sovrannaturale che lo circondava gli infondeva pace da sempre. Era consapevole di essere uno sciagurato ad avere simili pensieri, soprattutto dopo la certezza del dolore che aveva inferto alla sua famiglia con la sua morte. Cercò di concentrarsi sul suo obiettivo, doveva allontanare ogni sorta di distrazione se voleva trovare Serleena, non conosceva l’aspetto di quella donna e tanto meno come la morte l’aveva trasformata, ma non poteva che essere un’anima graziosa che, come tante, aveva raggiunto quel luogo prematuramente. Proseguì la sua strada, Baba gli aveva assicurato che l’avrebbe trovata proseguendo per quella direzione. Non si pose più troppe domande, quando un bagliore luminoso si stagliò sul prato fiorito. La luce si dissolse e rimase al suo posto un’incantevole figura femminile dai lunghi capelli biondi. Goku non ebbe più alcun dubbio, Inazuma aveva ereditato molto da lei, il suo sangue meticcio era un’ottima combinazione tra i suoi genitori. Si avvicinò convinto di aver incontrato l’anima che cercava e quando le fu abbastanza vicino per farsi udire, richiamò la sua attenzione.

 
«Serleena?»

 
«Baba mi ha avvisata che il fratello di Radish voleva parlarmi. Non sapevo nemmeno avesse un fratello, perdona la mia sorpresa»

 
Goku aveva notato dallo sguardo luminoso il suo stupore. Lo fissava come se in lui potesse avere la grazia di riscoprire qualche piccolo dettaglio dell’uomo che aveva amato. Era tanto che Serleena non pronunciava ad alta voce quel nome, lo aveva in quegli anni sempre serbato in ciò che era rimasto del suo cuore mortale.

 
«Tranquilla, fino a qualche anno fa non lo sapevo neppure io»

 
«Cosa ti porta qui? Come stanno lui e mio figlio?»

 
Erano domande legittime, insomma, non era così usuale ricevere la visita di qualcuno che fosse vivo ed avere notizia diretta su ciò che era successo in sua assenza. Tante volte Serleena aveva pensato a loro, a quei due uomini che non vedeva da tempo immemore, tanto che lei non era più riuscita a contarlo. Non perse l’occasione di chiedere, ma non poteva immaginare cosa si fosse realmente persa dopo la morte e come la sua stessa morte avesse inciso nel cuore dei suoi cari. Goku non se la sentì di essere del tutto sincero con lei, almeno non subito, lo sguardo di quella donna era troppo speranzoso per deluderla.

 
«Inazuma sta bene, non è più un bambino, è un uomo ormai, come potrai immaginare»

 
A sentire il nome del figlio piccoli cristalli d'argento scesero dai suoi occhi come petali di rose. Non ne aveva la certezza, ma lo aveva sempre sperato. Nei sogni di quella malinconica anima era sempre rimasto il piccolo grande desiderio che Radish, in nome della sua memoria e dell’amore che avevano vissuto, si sarebbe preso cura del loro bambino.

 
«G-gli ha dato un nome, sapevo di poter contare su Radish. Quando ho chiuso gli occhi davanti a lui, ho creduto di lasciare il mio bambino in buone mani, sono morta con serenità. Mi piacerebbe tanto rivedere entrambi, ma in particolare l'uomo che è diventato mio figlio, immagino somigli a Radish, l'ho rivisto nei suoi occhi non appena è nato. Radish come sta? Come trascorre la sua vita? Mi manca tanto, ma immagino che si sia innamorato di nuovo»

 
«No! N-non che io sappia. Inazuma assomiglia ad entrambi ed è forte come te e Radish»

 
Venne spontaneo a Goku rasserenarla almeno su quell’aspetto ed era quasi certo che quello fosse stato l’unico amore nella vita del fratello o perlomeno quella era l’idea che traspariva quando parlava o sentiva parlare di Serleena.

 
«Lo so, non dovrei essere felice di questo, ma ...»

 
L’anima ebbe un evidente sussulto. Al sayan, a pochi centimetri da lei, venne spontaneo coprire quella distanza allungando una mano nel vano tentativo di consolarla. Non aveva previsto di non riuscire neppure a sfiorarla, anzi aveva attraversato la mano della donna come fosse vapore. Serleena seguì grata quei gesti, ma non era per nulla stupita.

 
«Non preoccuparti, è tutto normale, anzi scusa per la mia reazione. Qui il tempo è come se non fosse mai passato, è come se Radish fosse appena uscito da quella porta tanti anni fa. Sono in paradiso, ma senza di loro è come essere negli inferi»

 
Serleena era diventata una semplice e soffice voce, il suo corpo si era dissolto, ma non la sofferenza che avrebbe sopportato per l’eternità. Chi era infondo lui per portarle altro dispiacere, anzi era riuscito ad infonderle un po’ di serenità con la notizia su Inazuma. Come poteva però riportarla in vita senza prepararla alla verità?

 
«Senti, Serleena, io sono qui per un motivo»

 
«Ti ascolto, non puoi essere malvagio, se sei il fratello di Radish»

 
Doveva essere stato davvero buono con lei per parlare così di lui, un sayan che Goku ricordava spietato. Gli sarebbe ancora una volta tornata comoda Chichi, quell’avventuroso ritorno al passato stava mettendo a dura prova la sua capacità di essere delicato e perspicace nell’affrontare i sentimenti altrui.

 
«I-io non voglio assolutamente parlarti male di lui, non sono qui per questo, ma ... tra Radish e Inazuma non corre buon sangue»

 
«Cos'è successo? Hanno discusso?»

 
«È qualcosa di più di una discussione»

 
«Non capisco, mi hai detto che si è preso cura di lui»

 
«Per certi versi sì, non lo ha abbandonato. Sono certo non avrebbe mai potuto farlo, Inazuma è parte di te e lui ti ama»

 
«Allora se è stato un padre amorevole, perché non vanno d'accordo? T-ti prego, Goku, non dirmi che è quello che penso»

 
Voleva cercare di ferirla il meno possibile, ma non aveva la facoltà di cambiare il passato, quindi non aveva altra scelta che disturbare la quiete di quell’anima, una quiete propria del paradiso, che da quello che lei sosteneva non era mai sopraggiunta a lei. Un vento più freddo li avvolse all’improvviso, come avrebbe dovuto immaginare, l’umore di quell’anima incise sulla natura a loro circostante. Goku non si spaventò, comprese la sua tristezza.

 
«Inazuma accusa Radish della tua morte»

 
Serleena si sentì del tutto inerme, ma stavolta il fatto che lei fosse morta e si trovasse in paradiso c’entrava ben poco. Era esattamente ciò che lei temeva di sentire.

 
«M-ma lui non c'entra nulla. Ti prego, Goku, digli che non è colpa sua, ha provato a salvarmi, ma era troppo tardi per me»

 
«Stiamo cercando di dirglielo, ma non è facile, anche perché ...»

 
«Che altro c'è? Credo che rischierei un colpo al cuore, se non fossi già morta. Io qui sono impotente, solo tu puoi aiutarli»

 
«S-Serleena, è molto delicato quello che sto per dirti. Credo che se ci fosse mia moglie, lei sarebbe molto più brava di me, quindi scusami se sarò poco delicato»

 
«Sei sposato? È quello che avrei voluto per me e Radish, sai?»

 
«R-Radish è ... morto anni fa»

 
Serleena non riuscì a commentare quella notizia, eppure da essa nacquero nuovi quesiti.

 
«S-scusa, puoi ripetere? Mi stai dicendo che dopo che sono morta, hanno scoperto la nostra relazione e hanno ucciso anche lui?»

 
«No, non sono andate così le cose»

 
Prese un respiro di sollievo, non voleva in alcun modo essere stata la responsabile.

 
«Non gli ho dato io il colpo di grazia, ma è come se lo avessi fatto»

 
«Tu hai ucciso Radish?»

 
Ripeté più esplicitamente con appena un filo di voce incredula ciò che le era parso di intuire.

 
«Serl ...»

 
Se solo avesse potuto, l’avrebbe attaccato, non si sarebbe fatta alcuno scrupolo ad eliminare il carnefice di Radish, il dolore e la rabbia per il tragico destino di quell'uomo a mente ancora calda la spingeva solo alla rivalsa.

 
«No, non ti voglio ascoltare, sei un assassino. Hai ucciso ... io lo amo e tu l'hai ucciso. Perché non è qui con me?»

 
«Ci sono cose di lui che non sai»

 
«Lui non mi ha mentito»

 
«Ne sono convinto anche io. Parla di te come se fosse ancora innamorato»

 
Lo shock della notizia non le aveva fatto sorgere il dubbio più grande: se era davvero morto, ora dove si trovava? Si guardò intorno con la speranza di vederlo, sperava almeno in quello, sapere la sua vita spezzata e immaginare suo figlio orfano era già un dolore sufficiente grande.

 
«Dov'è? Dove me lo hai mandato?»

 
«È-è finito negli inferi, ma non per colpa mia, ha deciso da solo il suo destino»

 
«No, impossibile, non è questo il Radish che conosco»

 
«Lo posso immaginare»

 
«Tu non puoi immaginare proprio nulla, lo hai ucciso! Hai ucciso tuo fratello e cerchi giustificazioni»

 
Non le cercava, dirle che era stato lui a tentare di ucciderlo non era una giustificazione per lei, ma nemmeno per egli stesso. In quello scontro lui per primo ci aveva rimesso la vita, Serleena non poteva sapere quanto fosse stato spiacevole.

 
«Ora si trova sulla Terra per un tempo limitato. Se tu vuoi, posso farti riabbracciare sia lui che tuo figlio»

 
«Come faccio a fidarmi di un assassino? Cosa c’è, ti senti in colpa e cerchi di rimediare ai tuoi squallidi errori??»

 
«Chiedi a Baba, chiedile quando sono morto se sono stato in paradiso. Conosco questo posto. Anche se può essere difficile da credere, sono tornato in vita più volte»

 
«Mi stai dicendo che il malvagio è lui?»

 
«Non è stato un padre amorevole per Inazuma e questo gli si sta ritorcendo contro. Serleena, ti ho cercata per questo, solo tu puoi sedare i vecchi rancori»

 
Per quanto nutrisse una certa reticenza nei confronti di quel sayan, qualcosa in lui la convinceva. I suoi occhi trapelavano sincerità, non inganno, qualcosa del Radish che aveva conosciuto albergava sicuramente in lui.

 
«No, Goku, mi dispiace per il mio bambino, ma dopo aver saputo di come Radish si è comportato con lui, io non me la sento di rivederlo. Preferisco ricordare com’era. Mi dispiace di averti fatto fare un viaggio a vuoto»
 
«No, aspetta! Serleena, mi hai frainteso, io posso farti tornare da loro, ritorneresti in vita a tutti gli effetti»

 
«Ho capito, sono morta, ma capisco ancora quando qualcuno mi parla … non voglio. Dì loro che li penso ogni istante della mia eternità, che amo entrambi immensamente, ma non farmelo incontrare, non voglio rischiare di guardarlo negli occhi e non riconoscerlo»

 
Goku non sapeva più quali argomentazioni sfruttare per convincerla, ma gli avevano insegnato suo nonno e sua moglie che a parlare con il cuore non si sbagliava mai, anche se alla fine si era destinati a fallire.

 
«Sai, Serleena, anche io sono stato un pessimo padre per i miei figli, ho commesso tanti errori, uguali e diversi da quelli che pensi tu, ma credo che non avrei potuto sopportare di non rivedere più mia moglie. Tu, come Chichi, sapete migliorarci. Ora non ho molto tempo, mio figlio rischia la vita e devo ritornare, mi piacerebbe però che venissi con me»

 
Serleena rimase incantata da quelle parole, non si aspettava di sentirle da un presunto omicida.

 
«Lo hai mai detto a tua moglie?»

 
«Certo che no! Lei mi picchia sempre senza alcuna pietà, non mi dà nemmeno modo di spiegarmi»

 
Sorrise imbarazzato per aver rivelato eventi per lui poco nobili.

 
«Se glielo dicessi, ti picchierebbe meno»

 
«Me lo ricorderò. Allora vieni con me?»

 
«Credo che valuterò anche io l’opzione di picchiarlo»

 
«Allora sarà meglio che io lo riporti in vita dopo che tu ti sarai calmata»

 
Non poteva percepire l'aura di quella donna, ma i suoi erano gli occhi di una guerriera, Serleena non stava scherzando, sembrava piuttosto decisa a scoprire per filo e per segno ogni dettaglio del passato dall'esatto istante in cui era morta.

 

 


Ciao ragazzi!

 
Oggi è il grande giorno della mia illuminazione, non riuscivo a proseguire con la narrazione ed ero insoddisfatta di ciò che avevo scritto. Ora finalmente ho sciolto il nodo della narrazione, per il resto però come sempre sono insoddisfatta😅

Ho inserito forse un po' troppa drammaticità, ma da questa verrà alla luce un lato positivo, infondo uno dei personaggi sta avendo molte consapevolezze 😉

 
Grazie davvero di cuore per continuare a seguirmi! ❤

 
Alla prossima!

Baci

-Vale

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Capitolo 14
*** Estate – Il paradiso può attendere ***


Estate – Il paradiso può attendere*

 

Il paradiso. Non c'era niente di meglio della pace di quel luogo per Serleena. Forse solo l'amore dei suoi cari avrebbe potuto donarle una sensazione più piacevole; cari che lei non vedeva da moltissimi anni, per i quali non poteva garantire che l'affetto fosse corrisposto. Aveva accettato la proposta di Goku, spinta dal desiderio di poterli riabbracciare. Il giovane spirito insieme al suo accompagnatore stava attraversando luoghi che per lei erano stati casa per moltissimo tempo e dal modo in cui quell’uomo percorreva quelle strade fittizie comprese che non era una presenza nuova. Serleena non possedeva più un corpo, come credeva di tornare a vivere senza. Nonostante ciò però era ancora dotata della capacità di notare quanto Goku sembrasse estremamente giovane rispetto all’età che approssimativamente avrebbe dovuto avere. Trascorrere tempo in paradiso bloccava qualsiasi processo di invecchiamento e lei ne era la prova. Era stato sincero, in cielo solo coloro che erano stati effettivamente buoni in vita, senza alcune riserve, potevano ambire a godere della serenità di quei giardini. Gli era appena dietro, lo spirito avanzava più lentamente del vivente, ma lei non si sorprese affatto, Goku le aveva confessato che suo figlio era in difficoltà e mettendosi nei panni di quell’uomo, non avrebbe potuto fare altro se non incitarlo a non perdere altro tempo prezioso.
«Goku, aspetta. Io non posso uscire da qui, lo sai meglio di me, guardami, sono diventata solo un’essenza inconsistente, nulla di più. Sono passati così tanti anni, il mio corpo è ormai distrutto, probabilmente insieme al mio pianeta. Hai l’aria di essere un uomo pieno di risorse, ma sono certa che nemmeno tu puoi l’impossibile»
In un certo senso Serleena aveva ragione, quando era morto gli era stata donata la grazia di mantenere intatto il proprio corpo e lo stesso era successo a Radish, probabilmente affinché le sofferenze degli Inferi fossero per lui più insopportabili. Omise tutto ciò a quella ragazza. Anche se non aveva più un corpo, aveva un viso grazioso, capelli color oro scambiabili per un continuo fascio di luce quasi accecante. Non le dava più di diciotto anni, all’incirca l’età in cui lui aveva conosciuto l’amore. Sosteneva che a quell’età Radish fosse diverso. Per Goku non era difficile crederlo, l’amore cambiava e la perdita della persona amata poteva lasciare ferite indelebili sul cuore. Era ciò che quasi sicuramente aveva indurito l’animo di suo fratello, rendendolo totalmente assoggettabile a Freezer. Si ritrovò a sperare che fosse accaduto questo. Benché l’avesse ucciso, non gli dispiacque affatto l’idea che suo fratello non fosse il mostro che ricordasse. Si ritrovò a elargire un leggero sorriso tra sé, lasciando perplessa la sua interlocutrice.
«Desidero davvero offrirti la possibilità di conoscere tuo figlio e riabbracciare Radish. Posso chiedere a Baba qualche ora per te sulla Terra, il mio pianeta, al momento rimarresti uno spirito, ma potresti rivederli e parlare con loro. Troverò il modo di riportare in vita te e Radish, è la soluzione migliore per placare la rabbia di Inazuma»
«E tuo figlio? Goku, sei troppo altruista e rischiamo che lui muoia per salvare noi, non voglio questo, lui non c’entra nulla. Apprezzo ciò che hai fatto per me, mi sarebbe piaciuto fossi diventato mio cognato, ma non possiamo andare contro il destino, questo lo sai anche tu. Porta i miei saluti a Radish e Inazuma. Se riesci, evita di far ritornare Radish negli inferi, ma, per favore, dai qualsiasi priorità a tuo figlio. So cosa significa per una madre doversi allontanare da suo figlio a causa della morte, non voglio che lo provi anche tua moglie»
Era estremamente generosa. Sicuramente se Radish avesse avuto lei al suo fianco, non avrebbe pensato di uccidere più nemmeno una mosca. Goku si sentì in un vicolo cieco, Re Kaioh gli aveva tristemente ricordato che le Sfere del Drago, che Vegeta stava cercando in quegli istanti, mettevano a loro disposizione un solo desiderio.
«Serleena, ti prego di fidarti. Chiedo a Baba una piccola concessione, sei una persona buona, non potrà rifiutare. Dopodiché ti prometto che penserò a mio figlio e subito dopo cercherò di riportare in vita te e Radish»
Lo sguardo di Goku si illuminò. Serleena sorrise, senza nemmeno rendersene conto quel sayan le aveva dato la possibilità di rivedere nei suoi occhi la stessa determinazione che spesso leggeva in Radish. Erano fratelli e il luccichio che illuminava i loro volti era identico o perlomeno quello che faceva risplendere l’uomo che lei aveva conosciuto almeno mezzo secolo prima.
«Hai la sua medesima determinazione, non siete tanto diversi come sostieni. Ricordo quando lo supplicai di non lasciarmi, ma lui non volle sentir ragione, voleva solo proteggermi»
«Credo si sia pentito di averti abbandonata. Radish si è sempre e solo impegnato a sottolineare le nostre differenze, sosteneva che stessi disonorando la razza sayan, solo perché non volevo uccidere i terrestri»
A Serleena parve di aver conosciuto un uomo totalmente differente, non lo riconosceva nelle parole di Goku e probabilmente quest’ultimo faceva una certa fatica ad immaginare un fratello amorevole e buono verso il prossimo. L’espressione amareggiata dell’uomo incontrò all’improvviso delle bolle di medie dimensioni. Quando notò che il giovane spirito le osservava come se fossero normale routine, capì che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Con un sorriso ella lo invitò ad osservarne una che aveva richiamato proprio accanto a loro.
«Guarda con attenzione»
 

Un giovane dai lunghi e maestosi capelli si trovava su un pianeta che a Goku non era affatto familiare, eppure in comune alla sua Terra aveva dei rigogliosi alberi e prati fioriti. Quella che riconobbe essere la versione molto più giovane di suo fratello era seduta tra papaveri rossi – Goku li distinse subito, sua moglie in primavera riempiva la casa sui Monti Paoz di quegli esemplari– e indossava la sua divisa dell’esercito di Freezer con tanto di scouter a coprirgli l’occhio sinistro. Una ragazza gli si stava avvicinando un po’ intimorita, ma più per la sua presenza, temeva ciò che lui rappresentava in quel momento: un nemico.

 
Goku alzò per un istante gli occhi stupefatti sulla sua interlocutrice, non gli stava solo mostrando gli eventi, ma le stava anche infondendo le stesse sensazioni che lei stessa aveva provato in quella situazione.
«Continua a guardare, te ne prego»
Sembrava davvero essere importante per lei che quell’uomo, che da poco aveva scoperto essere suo cognato, fosse a conoscenza di più dettagli possibili del passato di suo fratello. Serleena in fondo al suo cuore si rifiutava di accettare che Radish fosse diventato uno spietato assassino, come molti soldati – o forse tutti - dell’esercito di Freezer. Non poteva essere scomparsa quella luce di bontà che ogni volta coglieva nelle pupille profonde del suo innamorato. Goku, ancora incredulo per ciò che stava vivendo, come se in quel momento si trovasse nel cuore e nella mente dei protagonisti di quel ricordo, accolse il suggerimento di quella sventurata ragazza.
 

Radish fu più audace di lei, riuscì in poche falcate a coprire la distanza che li divideva. Per Serleena era solo un povero ingenuo a credere che ciò sarebbe bastato ad annullare tutte le difficoltà. Lo fissò a pochi centimetri da lei, non aveva affatto l’aria di essere un combattente, se non fosse per quello scouter perennemente in azione che la turbava; era il simbolo, insieme alla sua divisa, di quanto i loro mondi fossero lontani. Il ragazzo non impiegò molto a capire il disagio della ragazza e lo tolse all’istante.
«E se dovessero cercarti?»
«Confesserò di essere stato con te»
Pronunciò quelle parole con un sorriso divertito, ma Serleena non aveva affatto voglia di scherzare, quel giovane desiderava rischiare la vita pur di trascorrere con lei qualche ora.
«Radish, Freezer ha il pieno controllo di questo pianeta, forse tu non ti rendi minimamente conto della posizione in cui mi trovo io e in cui invece ti trovi tu»
«Intendi dire che sei mia schiava? Serleena, io ti amo»
Glielo rivelò con naturalezza, nemmeno lui si rese realmente conto di ciò che aveva detto, ma dall’espressione contraria della giovane capì di essere stato indiscreto. Girò i tacchi, maledicendosi di aver accettato quell’incontro inappropriato e rischioso. Radish non poteva però permetterle di allontanarsi, con uno scatto felino – risultato del suo costante allenamento - la bloccò afferrandole l’avambraccio. Nella frazione di un secondo la mano di Serleena si era avvicinata al cuore del ragazzo ed ora lo stava minacciando con una potente scarica di energia che lo avrebbe gettato quasi sicuramente sul punto di morte. Si era fermata, qualcosa, forse un pensiero o una sensazione, aveva inchiodato la sua mano a mezz’aria, facendola tremare. La giovane richiuse più lentamente il palmo, abbassando la guardia e il muro di tensione che tra loro si era alzato.
«Radish, non voglio farti del male, ti prego, vattene e non tornare più. Non puoi più salvarci e non puoi cambiare nemmeno il mio destino. Non è colpa tua, hai fatto solo il tuo dovere»
«Come faccio a fare finta di nulla? Sai, Vegeta non approverebbe se glielo dicessi, lui mi ripete sempre che “per un vero sayan non c’è spazio per l’amore, noi non sappiamo nemmeno cosa sia”, ma io lo conosco grazie a te. Vorrei portarti via di qui, Serleena»
«Non voglio, qui c’è il mio popolo, la mia famiglia, non scappo. Il principe ha ragione, è saggio, ascoltalo»
«Non può essere saggio, se non si è mai innamorato»
Avrebbe voluto muovere qualche passo indietro, attaccarlo, immobilizzarlo, intimarlo ad andarsene altrimenti lo avrebbe ucciso, invece non mosse alcun muscolo e lasciò che le labbra di Radish si posassero sulle sue. Un fremito la percorse, una scosse che apparteneva al suo essere, ma che allo stesso tempo le era nuova ed era piacevole.

 
Goku discostò l’attenzione dal ricordo, interrompendolo imbarazzato. Aveva visto a sufficienza del passato e poteva solo immaginare cosa fosse accaduto dopo, i pensieri di Serleena erano piuttosto allusivi.
«Era giovane, lo so, sono cambiate molte cose, ma forse tu non hai avuto modo di conoscerlo in quegli anni. Era determinato a lottare affinché il male non prevaricasse sul bene, era persino disposto a tradire Freezer pur di salvarmi e poter vivere con me»
«Era giovane, hai detto bene, è cambiato molto negli anni, altrimenti non avrei mai pensato di annientare mio fratello, ma sarei stato ben lieto di scoprire la sua esistenza»
Vide Goku rattristarsi, come forse nel corso di quella visita in paradiso non aveva ancora fatto.
«Scusa, non volevo essere indiscreta. Se non hai avuto modo di conoscerlo, ci sarà sicuramente un motivo sofferto»
«Siamo rimasti orfani, ma forse questo tu lo sai già. Ciò che forse non sai è che solo lui ha conosciuto i nostri genitori, io non li ricordo. Freezer li ha uccisi e ha distrutto il nostro pianeta, ma non ero abbastanza grande per capirlo. So solo che i miei genitori sono riusciti a salvare me e Radish»
Serleena tacque, non conosceva quell’uomo così bene da poter dire di comprendere nel profondo i suoi sentimenti, specie dopo averle confessato di essere l’assassino dell’uomo che amava. Era confusa: una parte di lei riusciva a credere fino in fondo alle buone intenzioni di Goku, ma era presente nel suo cuore anche una piccola riserva, suggerita da quei ricordi così dolci, che lasciavano una notevole lacuna nelle ragioni del cambiamento di Radish. Era forse stata la sua morte? L’amava così tanto? O forse l’ennesima morte di una persona a lui cara aveva con il tempo indurito il suo cuore. Serleena non poteva ancora esserne certa, l’unica fonte di verità sarebbe potuta essere Goku, a cui avrebbe solo dovuto affidarsi, infondo non aveva più molto da perdere.
«Freezer? Radish non lo sapeva, lavorava per lui, era un suo soldato. Prendeva ciecamente ordini da quell’assassino prima di conoscermi e di tradirlo»
«Lo so e Vegeta ha mantenuto il segreto fino ad ora, consentendo a Radish di prendersi cura di vostro figlio. Nemmeno Inazuma conosceva la verità sui suoi genitori fino a qualche ora fa»
Serleena iniziava a comprendere la situazione difficile in cui aveva lasciato Radish dopo la sua morte: un soldato dell’esercito di Freezer non avrebbe potuto occuparsi del figlio concepito con una donna diventata per l’imperatore una schiava. Data la situazione, il solo fatto di averlo protetto poteva considerarsi un’azione degna di un padre.
«Mi dispiace per ciò che hanno dovuto vivere Radish e Inazuma in tutti questi anni. Siamo stati incoscienti, abbiamo dato retta ai nostri sentimenti, mi sono lasciata convincere da lui e ho riscoperto in me un coraggio pericoloso, ma purtroppo non credevo di ferirli così tanto, forse speravo con tutta me stessa in un lieto fine per noi, il nostro amore mi infondeva tanto ottimismo. Lui però mi ha lasciato e solo ora capisco quel suo ultimo disperato tentativo di salvarmi, ma ovviamente era troppo tardi»
«Se avesse saputo che aspettavi quel bambino, sono sicuro che ti avrebbe protetta, a costo di rivelare il vostro amore a Freezer. Se n’è andato sperando di essere ancora in tempo, Freezer però è spietato, dà l’ordine di uccidere e senza alcun preavviso»
Ora iniziava a riconoscere dalla bocca di Goku il Radish di cui si era innamorata. L’uomo davanti a lei assomigliava tanto al giovane sayan che moltissimi anni prima le aveva dichiarato tutto il suo amore senza alcuna paura del destino che avrebbe atteso loro. Ciò che Goku omise a Serleena fu quanto anche i sayan fossero soliti essere spietati con le loro vittime e che lei probabilmente era diventata per Radish troppo preziosa da trattare come una sua conquista.
«Mi dispiace, Goku, credo tu abbia vissuto la stessa esperienza di mio figlio, senza l’amore dei tuoi genitori. Freezer ha distrutto più di una famiglia»
«Non preoccuparti, ho ricevuto comunque amore sulla Terra. Radish non l’ha subito capito, per conto di Freezer voleva sterminare i terrestri, ma vedo che qualcosa in lui sta cambiando, ha finalmente capito che un’alternativa c’è, rivedere Inazuma lo ha aiutato e manchi solo tu per aiutarlo ad iniziare una nuova vita. Riporto in vita entrambi, non so ancora come, ma trovo una soluzione»
«Sai se i tuoi genitori sono in paradiso? Radish una volta disse che sarei piaciuta a sua madre, mi piacerebbe conoscerla prima di tornare in vita»
 
∞∞∞
 
La giovane Brief sul pianeta del Dio della Distruzione non riusciva a trovare un angolo di pace. Non aveva ancora compreso a pieno cosa stesse succedendo, aveva solo avvertito forti boati a causa della battaglia in corso, aveva visto suo padre volare via e sua madre disperarsi per chissà cosa poi, forse aveva colto dalle loro labbra la parola passato, forse, non ne era affatto sicura. Ciò di cui era certa però era la condizione febbricitante di Gohan. In una stanza del palazzo non molto lontana da quella in cui aveva cercato raccoglimento, sapeva che Chichi stava vegliando il capezzale di suo figlio, alla disperata ricerca di un miracolo e i due amici d’infanzia, Goten e Trunks, scortati da Whis, avevano raggiunto Balzar per recuperare velocemente un senzu. Risultato: Gohan non era migliorato, la febbre era in continuo aumento e l’atmosfera che aleggiava su quel pianeta odorava di morte e distruzione. Bra, dalla sua giovane età, non aveva molte risorse, lei non era infondo una guerriera, non era mai stata dedita alle arti marziali, come invece suo padre avrebbe desiderato, ma in quel frangente le sue difficoltà riguardavano anche il suo ruolo di amica. Aveva tentato in tutti i modi di placare la disperazione di Pan, era rimasta svariati minuti in attesa che la Son le aprisse la porta, senza alcun successo. Ora l’ansia stava attanagliando lei. Odiava sentirsi inerme, se solo avesse potuto, sarebbe corsa all’esterno e avrebbe intimato Inazuma di cessare quella lotta incontrastabile contro il padre, non le importava assolutamente nulla di ciò che era stato costretto a vivere sotto le grinfie di Radish, Bra desiderava solo che non coinvolgesse anche la sua famiglia e i suoi amici.
Non seppe resistere in quell’angolo buio della stanza, quando dall’altra parte della parete la sua migliore amica stava affogando nelle sue stesse lacrime, terrorizzata per le sorti di suo padre. Si alzò da una scomoda sedia, si avvicinò al muro e posò una mano, sperando che Pan avvertisse i suoi voluti sussurri.
«Amica mia, non potevi prevederlo. Avremmo agito tutti in quel modo, non hai nulla da rimproverarti. Pan, mi senti?»
La stava sicuramente ascoltando, ma era chiaro non volesse risponderle. Ciò che preoccupò Bra fu il forte boato che avvertì poco dopo nella stanza.
«Pan!»
Non era affatto brava a percepire l’aura altrui, ma la preoccupazione le fece rapidamente riscoprire la sua grezza dote che Vegeta aveva senza mai troppo successo cercato di affinare. Fu un sollievo per la ragazza avvertire la presenza di Goten. Il giovane, stufo dei continui rifiuti della nipote, doveva aver atterrato la porta per entrare con la forza. Ora Pan non era più sola in quei drammatici minuti, ma nonostante la presenza di Goten avesse tranquillizzato in parte Bra, preferì rimanere incollata alla parete per avere aggiornamenti indiretti sulle condizioni dell’amica che continuava a rifiutarle un confronto. La voce del giovane Son era una soave melodia per entrambe, Bra fece scivolare la schiena contro il muro divisorio per godere anch’essa di quel sollievo.
«Respira, Pan, tuo padre starà bene, non viene facilmente sconfitto un sayan. Coraggio, piangere non serve a nulla, non gli infondi alcuna forza così»
I singulti di Pan erano ora percepiti attutiti da Bra, come se si stesse sfogando sul petto dello zio. Goten aveva la voce leggermente incrinata, sua nipote in quello stato non l’avrebbe mai colta, Bra invece era particolarmente concentrata sul suo timbro e non le fu difficile catturare le più piccole sfumature. Chiuse gli occhi immaginando suo padre solcare i cieli in cerca delle Super Sfere del Drago, ma nessuno aveva ancora idea di come gestire quell’unico desiderio disponibile.
«Tesoro, stai tranquilla, Vegeta torna presto e tutto si sistema»
Bugia. Da quando Goten era solito mentire? Lo sguardo sbarazzino della sua giovane età, complice il fatto di essere sempre stato restio a seguire le orme della madre e del fratello, non lo avrebbe mai dipinto come un ragazzo affidabile, ma mentire così spudoratamente a Pan in quel momento fece ritenere da Bra quel comportamento scorretto. Goku desiderava riportare in vita quella donna per cessare l’astio tra Inazuma e Radish, da quanto lei ne sapeva, non era nemmeno a conoscenza delle sorti del primogenito. Vegeta torna presto, le aveva detto.
 - Papà, fa che sia vero, ti prego –
Il silenzio improvviso che proveniva dall’altra stanza attirò l’attenzione di Bra. Goten stava invitando Pan a riposare con una dolce nenia, che quasi sicuramente Chichi era stata solita usare per tranquillizzarlo, forse nelle notti insonni quando l’assenza del padre si faceva particolarmente sentire. Lei poteva solo ipotizzarlo, ma il fatto era che quel ragazzo era in grado di colmare anche la breve assenza del principe nel cuore di Bra. Sentì il peso di Goten far scricchiolare la rete del letto, forse alzandosi. Non sentì più una sillaba dalla bocca di Pan, udì soltanto poco dopo un corpo stendersi delicatamente e di peso sul materasso. Presuppose che l’amica fosse crollata tra le braccia dello zio e che Goten si fosse premurato di rimboccarle le coperte per favorire il suo sonno.
«Ora non pensare a nulla, piccola, del resto ci occupiamo noi»
Lasciò Bra totalmente senza fiato, era consapevole del legame stretto che intercorresse tra Goten e Pan, ma ciò che la stupì più di tutto furono le accurate premure del ragazzo. Non era molto più grande di loro, anzi era addirittura più giovane di Trunks, eppure in quella circostanza seppe perfettamente come agire, neanche fosse stata Videl ad accudire sua figlia. Bra ne era certa, era stato tutto merito delle doti materne di Chichi.
Si alzò velocemente e prima che Goten potesse uscire dalla stanza, sicuramente con più grazia rispetto a come era entrato, sussurrò contro la parete per attirare la sua attenzione.
«Goten. Mi senti? Sei ancora lì?»
Trascorse qualche secondo prima che il giovane si accorgesse della sua presenza, ma quando lo fece non indugiò nemmeno un istante ad avvicinarsi alla parete e ad intimarla di fare piano.
«Sshh, Bra, mia nipote sta riposando»
«Lo so, tranquillo, non è mia intenzione svegliarla. Hai qualche novità?»
«Purtroppo no»
Dalla voce di Goten traspariva molta tristezza e demoralizzazione, ora, senza che Pan lo vedesse, poteva dare libero sfogo alle sue emozioni, era infatti impensabile che lui ne fosse rimasto indifferente. Come non avrebbe mai creduto di fare, fu lei ad impegnarsi per risollevare il morale di Goten e per ringraziarlo della vicinanza che le aveva fatto percepire, anche se involontariamente.
«Hai sentito l’ultima novità? Pan e mio fratello fanno coppia fissa ora. Chissà se mio padre se ne sia già accorto»
«Vegeta non andrà in escandescenza per questo, vedrai. Piuttosto dovrà stare attento al ragazzo che sceglierai come compagno di vita, su quell’argomento sarà molto più intransigente»
«Magari resto in famiglia, come ha fatto Pan»
Goten aveva accolto con piacere il tentativo di affrontare temi più lieti, anche se si mostrò un po’ meno entusiasta per la battuta della ragazza.
«C-cosa intendi?»
«Bhe, mi risulta che tu abbia rotto con Valese o sbaglio?»
Il cuore di Goten perse un battito, ringraziò in quel frangente gli dei per non averla avuta di fronte, altrimenti Bra avrebbe sicuramente colto la sua espressione sconvolta e confusa. La ragazza si rese conto di averlo scioccato, così tentò di rimediare con un sorriso, la cui percezione arrivò facilmente al giovane.
«Goten, stavo scherzando, su coraggio, respira. Non ti farei mai affrontare mio padre a duello solo per vincere la mia mano, mi ritieni davvero così crudele? Io ti voglio troppo bene per rischiare così la tua vita»
Forse infondo all’animo a Goten non sarebbe affatto dispiaciuto giocarsi e vincere la mano di quella ragazza.

 
∞∞∞
 
Goku, come avrebbe dovuto aspettarsi, subì la furia della veggente, quando le propose di concedere qualche ora di vita anche a Serleena. A suo rischio e pericolo, il sayan aveva esposto il problema a Baba, la quale iniziò a sentirsi oltraggiata nel suo ruolo. Lei, custode del passato, futuro e presente, doveva assistere alle follie di un sayan che nella maggior parte dei casi per far tornare la pace metteva a soqquadro la terra, il cielo, gli inferi e il paradiso.
«Baba, sono accuse totalmente infondate quelle che mi sta rivolgendo»
«E non osare contraddirmi, razza di scimmione arrogante! Ma mi spieghi chi ti credi di essere per riportare in vita tutte le anime buone e malvage?! Per tutti gli dei, Goku, stai sovvertendo il normale flusso temporale, ti credi forse un dio?!»
«Bhe, tecnicamente riesco a …»
«E pensi che il super sayan god o blue, o come accidenti si chiama, ti elevi a qualche forma di divinità e ti dia qualche diritto di veto o decisionale?!»
Serleena, conscia del fatto di essere l’oggetto di quella discussione così accesa, soprattutto da parte della veggente, cercò di stemperare la tensione creatasi tra loro.
«Baba, non ho alcuna pretesa, stia tranquilla, non desidero nel modo più assoluto creare problemi. Chiedo solo di poter incontrare i genitori di Goku e Radish, mi piacerebbe conoscerli se anche loro si trovano qui in paradiso»
Entrambi gli interlocutori dello spirito rimasero in silenzio davanti a quella richiesta. La rassegnazione stava per colpire il sayan, senza un minimo di intenzione da parte di quella donna non avrebbe potuto risolvere molto. Le parole di Serleena placarono la furia della veggente.
«Ma certo, cara, questo posso concedertelo»
Goku venne ignorato dalle due, le quali gli voltarono le spalle in direzione di quelle anime. Baba però, che non era del tutto priva di sensibilità, lo degnò di attenzione prima di allontanarsi.
«Mi dispiace, Goku, so quanto desidereresti anche tu poter rivedere i tuoi genitori»
«Me ne farò una ragione, come ho sempre fatto in questi anni. Concede almeno allo spirito di Serleena, dopo che avrà incontrato i miei genitori, ti raggiungere il pianeta di Lord Beerus?»
La veggente sbuffò, ma dalla sua espressione rassegnata il sayan comprese grato che avrebbe accettato nonostante tutto.
 
∞∞∞
 
L’impresa che a Vegeta era stata affidata non era affatto facile, specie se il suo compagno di guerriglia non aveva ancora mantenuto la promessa di raggiungerlo e di aiutarlo nella ricerca. Era impossibile da solo trovare le Super Sfere, non che il principe si arrendesse così facilmente, ma si trattava di ispezionare due universi interi, il sei e il sette. A differenza di ciò che probabilmente Goku credeva, Vegeta si trovava ancora con i piedi ben saldi alla terra in dubbio sul luogo da esaminare per primo, ma soprattutto sul modo di raggiungerlo, visto che non c’era nemmeno l’ombra dell’Angelo nei paraggi e il Cubo era l’unico mezzo di trasporto per viaggiare tra gli universi. Avrebbe volentieri affrontato con la scienziata più competente che conoscesse quel problema, invece anche lei si trovava dispersa da qualche parte nel cielo azzurro … azzurro come i suoi occhi. Si maledisse per essere stato così sentimentale, accidenti a lui, non lo era e non aveva alcuna intenzione di diventarlo in quel momento, solo perché una forza maggiore li aveva allontanati.
 - Cosa farebbe Bulma senza il radar cerca-sfere e in un raggio d’azione così ampio? –
Si ritrovò a pensare in solitudine su una grossa pietra levigata in uno spiazzo di terreno desolato in cerca di qualche ispirazione. Era sposato con lei da anni ormai, possibile che non avesse preso dimestichezza anche con il suo modo di ragionare? Forse era troppo impegnato a far valere le sue opinioni per ascoltarla davvero.
 - Idiota –
«Caro principe, sono d’accordo con te»
Riconobbe quasi subito quella voce, ciò che non riusciva a comprendere era il motivo per il quale si stesse rivolgendo proprio a lui.
«Re Kaioh. Non ho bisogno anche dei suoi consigli, li conservi per Kakaroth che ha perennemente bisogno di una guida spirituale e se riesce gli indichi la strada giusta, temo si sia perso»
Il sarcasmo di Vegeta arrivò fin sul pianeta della divinità, la quale non fu per nulla entusiasta di quella battuta infelice.
«È così, Vegeta, che accogli un aiuto? Mi risulta che tu non ti possa proprio permettere di essere arrogante e orgoglioso. Non puoi farcela da solo e Goku è indaffarato»
«E per tutti gli dei, cosa avrebbe di meglio da fare quell’idiota?»
Alzò persino gli occhi al cielo, convinto di parlare con uno strenuo amico del suo rivale, motivo per il quale discutere con lui diventava inutile. Re Kaioh aveva ragione era bloccato ancora prima di dare inizio alla sua ricerca e, per quanto la divinità non gli fosse particolarmente simpatica, doveva ammettere la sua saggezza.
«Ciò che ritiene giusto, per carità, opinabile, ma in questo momento sono il primo a non trovare soluzioni alternative, quindi persino Baba sarà costretta prima o poi a cedere. Tornando a te, se hai bisogno dei consigli di tua moglie, posso metterti in contatto con lei»
La serena proposta di Re Kaioh fece sbiancare Vegeta. Ogni volta che la divinità metteva in contatto un vivente con qualcun altro significava che la persona in questione era passata a miglior vita e lui non poteva nemmeno pensare che Bulma potesse essere morta.
«No, un momento, mi sta dicendo che …»
«Non sto affatto dicendo che lei si trovi qui con me, solo che posso mettere in comunicazione la Terra con il pianeta di Lord Beerus attraverso me. Attendi solo un istante»
Vegeta tirò un sospiro di sollievo e per riprendersi da quel colpo dovette persino stropicciarsi gli occhi spaventati. Per una volta nella sua vita sottostò ai comandi di qualcuno e aspettò impaziente che la voce di sua moglie giungesse a lui. Si ritrovò a pensare, come il più innamorato dei mariti, a quanti pochi passi avrebbe potuto fare senza di lei e proprio mentre lei era nella sua mente, poté anche udirla.
«Vegeta? Come posso aiutarti?»
«Ehi, Bulma, non sono nemmeno sicuro che si possa realizzare, ma non ho la più pallida idea di come spostarmi per cercare le sfere»
Capì che stava riflettendo sulla sua richiesta, era entrata nella modalità pensierosa, quella che riscopriva solo quando necessitava di concentrarsi sul suo lavoro.
«Ti serve una navicella abbastanza potente per viaggiare tra gli universi e tra i pianeti dell’universo sette, giusto?»
«Giusto. Non puoi però costruirne una, specie da dove ti trovi»
«Come, scusa? Mio caro, mi stai per caso sottovalutando? Chiedo a Whis un passaggio sulla Terra, ci vediamo alla Capsule Corporation, aspettami lì»
Non gli diede nemmeno la possibilità di replicare, aveva staccato fulminea la comunicazione forse in cerca dell’Angelo. Non aveva alcun dubbio sul fatto che lei sarebbe riuscita in poco tempo a mettere a punto ciò di cui lui aveva bisogno, ma il tempo era loro avverso, chissà se la scienziata aveva anche il potere di rallentarlo o di costruire una macchina molto simile al teletrasporto del suo rivale che avrebbe potuto bagnare persino il naso al Cubo di Whis.

 
∞∞∞
 
Quando Goku tornò a mettere piede sul pianeta del Dio della Distruzione, poté verificare con i suoi occhi la lealtà di Baba. Lo spirito di Serleena si trovava proprio lì, ma qualcosa non andava, la ragazza era china su Radish, mandato per l’ennesima volta al tappeto da Inazuma. Il sayan si sentì in dovere di avvicinarsi al giovane spirito per tranquillizzarla, era disperata, anche se non possedeva più le lacrime, si poteva percepire chiaramente il suo dolore che impregnava l'atmosfera. Serleena non poteva nemmeno sfiorare il suo amato, Goku iniziò a sentirsi in colpa, quello non era un incontro degno per due giovani amanti che non si vedevano da quasi mezzo secolo, non era certo ciò che aveva pensato per loro. Goku non coprì nemmeno metà della strada che lo separava dalla cognata, Inazuma si avvicinò a lei con passo lento, intuendo forse – ma Goku non ne era del tutto sicuro – a chi appartenesse quello spirito luminoso che soffriva.
«Tranquilla, non può morire una seconda volta, per quanto io mi sia sforzato di fargliela pagare»
Quelle parole riecheggiarono nell’aria fino a giungere a Serleena. Era una voce sconosciuta per lei, eppure un’inspiegabile intuizione le stava suggerendo che poteva appartenere sola ad una persona che in occasione del loro ultimo incontro non pronunciava ancora nemmeno una sillaba. La gioia di poterlo vedere e l’illusione di poterlo abbracciare le fecero dimenticare la rabbia nei confronti di Radish per non aver dato al loro bambino tutto l’amore di cui necessitava. La figura fittizia della donna alzò lo sguardo sull’uomo in piedi accanto al corpo inerme di Radish e lei poté esaminarlo. Era molto più maturo di lei, ma infondo Serleena non aveva più un’età definita, solo il suo corpo era morto adolescente, la sua anima era eterna e immutabile. Ciò che le consentì di riconoscerlo fu la grande somiglianza con lei e Radish. Si percepiva un’immensa forza in lui e non fece alcuna fatica a comprendere il motivo per il quale gli era stato affidato proprio quel nome, l’elettricità era una caratteristica del popolo da cui Serleena proveniva e che era stato sterminato da Freezer.
Radish la distrasse, nello svegliarsi borbottava il nome della donna che si trovava a pochi centimetri da lui, convinto di vivere un bellissimo sogno lontano dalle rivalità con il figlio. Quando finalmente il sayan aprì totalmente gli occhi e tornò a mettere a fuoco l’ambiente circostante, rimase confuso da ciò che vide e il primo impulso che ebbe fu quello di allungare una mano verso di lei. Non la sfiorò nemmeno e l’uomo, non riuscendo più a capire nulla, iniziò ad agitarsi.
«Radish, sono io, calmati»
«Ma cosa … Serleena, sei …»
«No, purtroppo non sono viva»
Le speranze del sayan si spensero subito, iniziava a capire il motivo per il quale non gli fosse consentito toccarla. Si mise in piedi senza scostare lo sguardo da quello spirito. Non era cambiata per niente, era giovane e bella, ma non era più viva, i suoi occhi non splendevano più, nonostante ciò però non riusciva a non squadrarla, non la vedeva da troppo tempo, eppure era stata sempre nei suoi pensieri, esattamente così com’era rimasta.
«Mamma?»
Inazuma distrasse il profondo sguardo che i due si stavano lanciando. Il fatto di non poter abbracciare nemmeno suo figlio la straziò, la fortuna volle che non poteva piangere, era quello senza dubbio il lato migliore della morte: le emozioni non potevano essere manifestate.
«Sì, tesoro. Tuo padre ti ha dato un nome, io purtroppo non ho fatto in tempo»
«Ti somigliava»
Radish, ancora incredulo per quell’incontro poco convenzionale, le rimase alle spalle, seguì le sue parole lontane e le rispondeva, nonostante lei non gli avesse rivolto una domanda specifica. Inazuma si accorse che Serleena stava giustificando silenziosamente il comportamento passato di Radish e ciò non gli piacque affatto.
«No, un momento, tu approvi ciò che mi ha fatto? Approvi il fatto che non mi abbia rivelato di essere mio padre e di avermi disprezzato?»
Se ne andò volando lontano, per quanto il pianeta limitato di Lord Beerus glielo consentisse, prima che lei potesse fermarlo. Lo spirito della madre tentò di afferrarlo, dimenticandosi che quel gesto non le era più concesso e lo avrebbe attraversato da parte a parte. Non fu semplice per lei accettare che un semplice abbraccio le fosse precluso, forse per sempre. Fece per inseguirlo, ma la voce profonda di Radish non la fece proseguire subito, lui era reduce da una violenta battaglia contro di lui, conosceva la forza di quell'uomo.
«Serleena, attenta»
«Mio figlio non mi farà del male e poi sono già morta, cos’altro può succedermi?»
Radish avrebbe desiderato che fosse rimasta lì con lui qualche minuto, era ancora troppo sconvolto per quell’incontro e il fatto che si fosse allontanata nuovamente da lui gli avrebbe provocato una fitta allo stomaco, se solo fosse stato ancora vivo. Lei era scesa dal paradiso, lui era salito dagli inferi, era stato fino a quel momento un incontro impensabile se non fosse stato per suo fratello. Goku gli si era avvicinato con attenzione.
«Kakaroth, pensiamo noi a Inazuma. Gohan è stato colpito da mio figlio, va’ da lui»
Lo sapeva già e aveva paura di affrontare Chichi, ciò di cui non era a conoscenza però era il nome di colui che aveva colpito Gohan. Goku seguì la scia dell’aura di suo figlio, era debole, troppo debole. Aumentò il passo, entrò nel palazzo di Lord Beerus e individuò con il cuore in gola la stanza dove lo avrebbe trovato. Le sue doti di sayan gli avevano consentito di percepire altre presenze intorno a Gohan. La prima contro cui lui si imbatté fu proprio quella del Dio della Distruzione, il quale aveva l’aria di non poter fare molto per il suo ragazzo, ma era ben consapevole dell’umore di Chichi.
«Son Goku, ti consiglio di entrare con i piedi di piombo, tua moglie è irascibile»
Era buffo che proprio lui gli parlasse di irascibilità, Beerus era l’essere più irritabile dell’universo sette, se non di ogni universo, e perciò quell’avvertimento era ancora più spaventoso. Conosceva Chichi senza che qualcuno lo mettesse in guardia, eppure più avanzava più temeva. Videl uscì dalla stanza insieme al Dio, porgendo a Goku una carezza sofferta e sentita sul braccio. Sua nuora aveva un’espressione cupa e rivolta verso il basso, aveva forse pianto e fuori, lontano da occhi indiscreti, avrebbe probabilmente ricominciato. La moglie era seduta sulla sponda del letto, accanto a suo figlio e Goku poteva intuirlo, si stava sforzando di ignorarlo, ma non fu facile per lei, il dolore non riuscì a contenere la sua rabbia.
«Vattene Goku. È da quando ti ho sposato che soffro. Può un uomo provocare tanta sofferenza?! Ma tu non sei un uomo qualsiasi, sei un sayan, Baba me lo ha giustamente ricordato nel caso, per qualche strana ragione, me lo fossi dimenticata»
Non si voltò nemmeno verso di lui, continuava ad occuparsi di suo figlio febbricitante e del panno che gli stava adagiando delicatamente sulla fronte calda. Goku, a suo rischio e pericolo, si avvicinò ai piedi del letto, tentò persino di sfiorarla, ma, come poteva prevedere, lei si era scostata quasi disgustata dalle sue attenzioni. Nonostante il gesto di Chichi, Goku non indietreggiò, anzi si sporse e si appoggiò al letto per poter incontrare lo sguardo della moglie, visto che lei continuava a mostrargli le spalle.
«Non mi toccare e non osare farlo mai più»
«Troviamo una soluzione, la trovo sempre. Tesoro, Gohan starà bene. Avete provato con il senzu? Volo da Balzar, impiego pochi secondi»
«Credi davvero che non ci abbiamo già provato? Pensi che altri, a differenza tua, abbiano abbandonato Gohan al suo destino? L'unica impresa che ti riesce bene è deludermi, non hai modo di trovare una soluzione»
Chichi sapeva di avere esagerato, ma era esasperata e nonostante il dolore, il suo cuore ricordava le innumerevoli imprese eroiche di suo marito che si erano concluse con successo. L’aveva ascoltata veramente e in quello stesso frangente si era voltato verso quel giovane uomo che aveva tutta l’aria di soffrire dolori atroci. Una ferita profonda gli solcava il fianco, era bendata e quasi sicuramente era stata Bulma ad occuparsi di lui. La sua migliore amica aveva pensato a suo figlio e non lui che era suo padre. Una morsa al petto lo attanagliò all’improvviso, non ricordava di aver sentito tanto dolore da quando era stato colpito da quella maledetta malattia cardiaca. Teneva lo sguardo basso rivolto al candido lenzuolo e il letto continuava a fungere da supporto. Chichi, essendosi accorta del suo silenzio, posò lo sguardo sul marito e ciò che vide la lasciò senza fiato: una lacrima era scesa dai suoi profondi occhi neri e si era posata nell’esatto punto in cui Goku stringeva con tutta la forza e la rabbia che poteva la coperta. La spaventò quando i suoi capelli iniziarono a svolazzare e ad intermittenza si tinsero di oro. Non ricordava di averlo mai visto avere una simile reazione durante un loro litigio, non ebbe di certo paura per se stessa, ma fu comunque per lei inquietante.
«G-Goku?»
Posò con rabbia gli occhi tinti di celeste su di lei. Non lo riconosceva quando era trasformato, non era l’uomo di cui si era innamorata, ma il sayan che aveva portato così tanti drammi nella loro vita. Persino la sua voce era più grave e profonda, non c’era più ombra della sua ingenuità.
«Tu pensi che per me sia facile vedere mio figlio su questo letto per colpa mia? Mi sento come se gli avessi scagliato quel colpo e tu continui a ripetermelo. Mai nessuno che si metta nei miei panni!»
«Ora sei tu quello arrabbiato?»
Non sapeva spiegarsi per quale ragione gliel’avesse domandato, non era forse palese la sua ira? La stava contenendo, in caso contrario avrebbe distrutto quel palazzo. Era il suo modo per sfogare la sofferenza, era sincero, sentiva pressanti i sensi di colpa e la preoccupazione. Non credeva Chichi di averlo mai visto in quello stato, perlomeno non in sua presenza.
«Io sono deluso da me stesso, di non riuscire mai a salvare le persone che amo di più»
Era disperato, emanava una grande energia e questo era chiaro persino a lei che non possedeva alcun potere. La forte aura non consentiva nemmeno alle lacrime di scorrere, si asciugavano prima ancora di formarsi. Chichi non si mosse, non lo abbracciò, non gli venne affatto spontaneo consolare un uomo che lei faceva fatica a riconoscere fisicamente e moralmente.  Gli rivolse solo poche e fredde parole.
«Riportarmelo indietro, Goku»
«Sarà fatto, Gohan starà bene, prima di quanto immagini»
Con uno scatto Goku uscì dalla stanza con altrettanta freddezza e frustrazione, sbattendo la porta. Quel forte botto non ruppe l’imposta, ma provocò a Chichi un pianto sconsolato. Si coprì il volto con entrambi i palmi per contenerlo. Desiderava solo un marito più responsabile, un marito normale.
 
 
 
* Titolo tratto dal film “Il paradiso può attendere” del 1978 
 


Ciao ragazzi!
Questo capitolo è stato un po’ più lungo, ammetto inoltre che a me l’ispirazione (lascio come sempre giudicare a voi se sia buona oppure no) arrivi mentre scrivo, quindi nella maggior parte dei casi tutto ciò, o quasi, che mi programmo viene puntualmente ribaltato 😂
Un ringraziamento doveroso va a Amily Ross che mi ha dato un importante spunto per questo capitolo, ma che non svelo perché non voglio anticipare, sono certa che tu lo coglierai❤
Marlena_Libby non me ne volere, ho dato una svolta diversa a quella che ti avevo detto per quanto riguarda un paio di personaggi 😅
Ringrazio tutti coloro che continuano a seguirmi, nonostante il disastro che sono su qualsiasi fronte, ritardi, trama, narrazione ecc. Grazie di cuore per la fiducia che riponete in me❤
Alla prossima!
Baci
-Vale
Ps ho modificato l'impaginazione per rendere più compatto e ordinato il capitolo, fatemi sapere se avete difficoltà a leggere.

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Capitolo 15
*** Estate – Lacune nel passato ***


Estate – Lacune nel passato


 
 
Vegeta aveva raggiunto la Capsule Corporation il prima possibile, eppure sua moglie era riuscita ad anticiparlo; avrebbe dovuto immaginarlo, l’aveva accompagnata Whis e quell’angelo era molto più veloce di qualunque sayan, un’abilità che nel caso specifico avrebbe fatto comodo al principe. Era entrato con slancio, aveva raggiunto il laboratorio di Bulma senza riflettere, ogni secondo era troppo prezioso da perdere, ma quando l’aveva intravista di spalle, concentrata ad esaminare alcuni fogli, si era bloccato sulla porta; cercò di regolare persino il respiro per non spaventarla, tanto non c’era il rischio che potesse percepire la sua aura alterata; non seppe nemmeno lui spiegare da dove potesse essere sorta tutta quella delicatezza, oppure lo sapeva troppo bene, ma aveva come sempre – da numerosi anni ormai – solo paura a lasciarsi andare a quel sentimento. Non passò molto tempo però prima che lei lo scorgesse, le bastò voltarsi per lanciarsi con frenesia alla ricerca di altre sue ricerche passate, recenti oppure remote che fossero. Rimasero qualche secondo a fissarsi, lei non riusciva a spiegarsi il motivo per il quale suo marito fosse rimasto ad osservarla lavorare in silenzio e lui non sapeva come aiutarla a capire.
«Vegeta»
Non la stupì che lui fossi lì davanti a lei, infondo lei stessa gli aveva dato appuntamento, ciò che la bloccò fu l’espressione di suo marito, come se si fosse abbandonato a pensieri profondi, dai quali non fu semplice nemmeno per lui ridestarsi prontamente. Il sayan schiarì la voce e si avvicinò alla moglie, cercando di riscoprire la sua solita sicurezza.
«Hai trovato qualcosa?»
«Nulla che ci possa aiutare, purtroppo»
Bulma, invitata implicitamente da Vegeta a concentrarsi sulla loro missione, si avvicinò ad una delle sue scrivanie, seguita dal marito, si sedette persino su una delle tante sedie girevoli e ricominciò da capo a cercare qualche indizio che potesse aiutarla nella costruzione rapida di ciò che sarebbe stato utile a loro, per non dire vitale per tutto il pianeta Terra. Vegeta si era appoggiato con le mani al medesimo ripiano e si era sporto per seguire i progressi che minuto dopo minuto faceva sua moglie, peccato fossero sempre nulli.
«Bulma …»
«Vegeta, lo so! È inutile che mi metti fretta e pressione»
Era esplosa disperata, gettando alla rinfusa sulla scrivania i fogli che aveva tra le mani. Si voltò verso di lui con il gomito posato sulla scrivania e una mano sulla fronte: dava l’idea di essere quasi al limite della rassegnazione; si rivolse a lui in modo più tranquillo, senza che Vegeta le facesse notare il tono nervoso che aveva impiegato.
«Cosa facciamo? Goku si è affidato a noi, non possiamo deluderlo»
E non solo, ne andava dell’orgoglio del principe, possibile che solo quella terza classe ignorante potesse risolvere tutte le numerose disperate situazioni, mentre lui si trovava sempre un passo indietro e per la maggior parte delle volte nelle condizioni di dover essere salvato da lui?
«Vegeta, credevo di avere un asso nella manica, per questo sono stata così sicura prima nel proporti di raggiungermi qui»
Ascoltava sua moglie, ma allo stesso tempo la mente era alla ricerca di una soluzione possibile. Far vagare anch’egli gli occhi in giro per il laboratorio era totalmente inutile, il suo era più un gesto incondizionato e dettato dalla frenesia, visto che non aveva alcuna conoscenza scientifica al pari di Bulma. Il principe era però ancora convinto che le risorse della scienziata migliore della Città dell’Ovest potessero essere la chiave di volta, non le aveva mai sminuite e non avrebbe commesso nemmeno in quell’occasione un simile errore.
«Hai ancora un prototipo della macchina del tempo?»
«Cosa, scusa?»
Le venne naturale rispondere ad una domanda con un altro quesito, Bulma spalancò persino gli occhi per quella richiesta e la bocca si socchiuse per la sorpresa; sperò di aver capito male, anzi doveva senz’altro essere quello il caso.
«Vegeta, quella macchina non può viaggiare tra gli universi, il principio è totalmente diverso e non posso nemmeno sfruttare le sue componenti. Per viaggiare nello spazio aperto devo innanzitutto assicurarmi che i suoi passeggeri sopravvivano e impieghino poco per raggiungere le varie destinazioni»
Il sayan si sporse in avanti con tutti gli avambracci per potersi avvicinare a lei e interromperla dolcemente con un solo sguardo; Bulma non conosceva nessuno che sapesse zittirla con una tale silente profondità ed era forse l’unica a sapere notare dalle sue iridi quanto gli rincrescesse provocarle una nuova preoccupazione. Per Bulma fu un duro colpo quella certezza, aveva cercato di allontanare dalla sua mente con tutte le forze quella assurda probabilità, suo marito però sembrava alludere proprio a quel piano.
«Vegeta, non vorrai …»
«Sono corresponsabile di quello che sta succedendo, non posso fallire»
Solo l’espressione di suo marito infondeva sentimenti, al contrario la sua voce era atona e ferma, da essa non traspariva alcuna emozione. Quando lui minacciò di avviarsi verso la porta, lei gli afferrò il braccio con prontezza, facendo scivolare poco dopo la mano nella sua.
«V-Vegeta, sei cambiato, non sei più il sayan di un tempo, fare l’eroe ora non ha alcun senso»
«Lo ha per me. Ho bisogno che azioni la macchina del tempo, devo tornare esattamente al momento antecedente alla distruzione delle Sfere da parte di Zamasu, possibilmente ancor prima che quell’essere esprima il desiderio dell’immortalità. Pensi di potercela fare?»
«Non puoi affrontarlo!»
A lei non importò nulla della difficoltà di quella missione, il suo problema non sarebbe di certo stato spedire Vegeta in quella linea temporale, ciò che la terrorizzò fu il pericolo che quell’impresa racchiudeva in sé. Come poteva consentire che suo marito viaggiasse attraverso le linee temporali e affrontasse un essere che persino Goku alla sua massima trasformazione aveva avuto difficoltà a sottomettere? Scostò lo sguardo da Vegeta e tornò a concentrarsi sulla scrivania, osservando in verità il vuoto, con la mente persa in orribili pensieri, non aveva la sicurezza nemmeno di rivederlo e che sarebbe tornato a casa sano e salvo; sentiva la rabbia e l’apprensione esplodere, ma cercò di contenere entrambe le emozioni con una forza d’animo che poche altre donne avrebbero potuto possedere in simili circostanze.
«No, per te non lo faccio»
«Sei seria? Neghi l’aiuto proprio a tuo marito?»
«Lo avrei negato solo a te dopo una richiesta del genere»
 
∞∞∞
 
Serleena lo aveva seguito con una certa difficoltà, quelle zone le erano del tutto sconosciute; la fortuna però volle che quello strano pianeta avesse davvero un limite che a nessuno era consentito valicare, men che meno a Inazuma, soprattutto se, preso dall’impulsività, non desiderava precipitare nel vuoto. Il giovane spirito si tenne a debita distanza, non voleva turbare l’animo di quell’uomo, desiderava solo conoscere suo figlio, cosa c’era infondo di male? L’uomo in questione posava lo sguardo ovunque, tranne su sua madre, dava l’impressione di non voler accettare la sua presenza; tra i due lui era l’unico a poter ancora manifestare le proprie emozioni, le quali impregnavano l’aria circostante di una tensione che anche un’anima temporaneamente strappata al paradiso poteva avvertire. Serleena però colse l’occasione di quell’imbarazzante silenzio per scrutare ogni singola fattezza di Inazuma: benché ormai fosse maturo, rifletteva nello sguardo un’aria sbarazzina, forse era solo lei a rivedere in quell’uomo il neonato che aveva appena dato alla luce prima di morire; le ricordava il giovane Radish di cui si era innamorata, tranne per gli occhi, quelli li aveva ereditati da lei. Provò con cautela ad avvicinarsi a lui, non le era consentito abbracciarlo, quale dolore più grande poteva esserci per una madre che non vedeva il proprio figlio da così tanti anni? Allungò ugualmente una mano in direzione della sua guancia, ma non osò posarla sulla pelle, sapeva già che lo avrebbe attraversato da parte a parte senza alcun bisogno di dimostrarlo. La fissò impassibile, non sapeva nemmeno come reagire, la diffidenza si era impossessata del cuore di Inazuma, dopo aver assistito alla complicità che trasmettevano gli sguardi di suo padre e sua madre non appena entravano in contatto.
«Sei diventato grande … sei diventato un uomo. E, dimmi, hai una famiglia?»
«Non ho nessuno»
Si disincantò dall’anima e dai suoi pensieri, rispondendole scocciato e allontanandosi da lei di qualche passo; superò la madre procedendo lentamente sovrappensiero, sapeva che la vicinanza con lei non avrebbe potuto consentire a Serleena di muovere grandi passi per avvicinarsi a lui, ma a lui infastidiva anche solo la vista di quella donna, dopo aver appurato quanto non fosse intenzionata a far valere la sua causa. Inazuma era sfuggente e sospettoso, sembrava non volere renderla partecipazione della sua vita, confidarsi con lei non era un’opzione che gradiva particolarmente, eppure lei non desiderava altro che essere partecipe del suo mondo.
«Non hai una moglie e nemmeno dei fig …»
«Piantala di farmi domande stupide! Quello che tu mi hai dato come padre, quando ero poco più di un ragazzo, mi ha mandato sulla Terra, voleva che convincessi Goku a sterminare i terrestri. E non è tutto, mi ha cresciuto come se non fossi sangue del suo sangue, ero peggio di uno schiavo per lui, un qualsiasi essere di cui potesse servirsi a suo piacimento. Se ti va così tanto di conversare con me, parliamo di questo»
Le aveva urlato contro tutta la sua frustrazione. La lasciò senza parole quella rivelazione, più del tono con cui si era rivolto a lei; Goku non le aveva mentito, Radish aveva davvero dato il peggio di sé dopo la morte dell’amata, ma, nonostante ciò, lei non riusciva ad odiarlo, percepiva solo tanto risentimento per non essere riuscito a prendersi cura del loro bambino in modo amorevole. Inazuma però non poteva immaginare quanto la sofferenza del proprio figlio per una madre, indipendentemente da chi fosse stata causata, provocava tanto dolore.
«Sai perché sono tornato sulla Terra? La vendetta verso Goku ribolliva nel mio sangue, era stato lui a far fallire il piano di Radish e di conseguenza mi aveva portato al fallimento davanti a mio padre … vedi, forse in cuor mio sapevo di essere suo figlio e l’istinto mi spingeva a renderlo orgoglioso di me. Non sapevo fosse mio padre fino a poco fa, me lo ha detto Vegeta … grande uomo il principe, davvero, se non fosse stato per lui avrei continuato a pensare di essere orfano, ma in fondo lo sono, dico bene? Voi, grazie al cielo, siete morti»
Non poteva davvero essere che lui fosse così infuriato, solo perché non avesse aggredito Radish e non lo avesse insultato a prima vista per ciò che era successo lungo gli anni trascorsi. Quando Serleena immaginava nei sogni più belli di conoscere suo figlio, la loro ricongiunzione era sempre migliore di quella che stavano vivendo. Si sentiva colpevole per non aver lottato abbastanza per la sua sopravvivenza, se lei avesse vissuto, il presente sarebbe stato differente, lei e Radish insieme avrebbero donato a quel bambino un destino migliore; lei però si era ritrovata allo stremo delle forze contro esseri di gran lunga più potenti di lei e quando Radish era giunto per puro miracolo al suo capezzale, prima che lei esalasse l’ultimo respiro, credeva fosse un segno, aveva davvero pensato di lasciare quel piccolo in buone mani, si era spenta con la serenità nel cuore. Non poteva pensare di essersi sbagliata così tanto sul conto di Radish, si rifiutava di credere che l’uomo che davanti a lei si era sempre mostrato magnanimo fosse stato una colossale menzogna, le sensazioni che lui le aveva sempre infuso avevano tutt’altro sapore.
«Tesoro, devi sapere che …»
«Lo giustifichi … giustifichi il suo squallido comportamento»
Non sapeva come difendersi, ciò equivaleva difendere un uomo che lei infondo non aveva ancora conosciuto, erano passati troppi anni. Giunta poco prima su quel pianeta, aveva incontrato per una frazione di secondo gli occhi di Radish e le era parso di riscoprire in lui una certa familiarità, non c’era ombra di malvagità, infondo al suo cuore doveva in qualche piega essersi rifugiato il giovane Radish, forse per difendere se stesso dal dolore della perdita di Serleena. Suo figlio doveva senz’altro essersi sbagliato e in quegli anni il suo amato aveva anche imparato a mentire, infondo se aveva nascosto ad Inazuma di averlo concepito, avrebbe potuto camuffare un eventuale coinvolgimento emotivo, pur non smettendo di crescerlo.
«No, tesoro, io non giustifico ciò che ti ha fatto, ma la mia morte lo ha cambiato. Forse ha indurito persino il suo cuore e mi dispiace così tanto, ero convinta che si sarebbe preso cura di te, come avrei fatto io al suo fianco. Sei diventato un uomo però con lui al tuo fianco ed anche un guerriero»
«Tu sei morta ed io ci ho rimesso! Non è stato sufficiente perdere una madre, mi ha dovuto anche disconoscere!»
«Freezer era un essere malvagio, se avesse scoperto che eri mio figlio, ti avrebbe ucciso, credo che questo motivo in parte lo abbia spinto ad agire in quel modo»
Inazuma abbassò le palpebre sconfortato, quasi rassegnato, stava solo sprecando fiato. Stava davvero cercando di convincere un’anima del paradiso che in quell’uomo non c’era nemmeno più l’ombra di bontà, ammesso che ce ne fosse mai stata? Era uno spirito, che, oltre a professare amore per quell’uomo, stava dimostrando quanto desiderasse recuperare con lui gli anni drammaticamente perduti. Non aveva però alcuna intenzione di perdonare Radish, si rammaricò solo di aver coinvolto un innocente, la vita di Gohan per colpa sua era appesa ad un filo, ma mai e poi mai avrebbe concesso una seconda possibilità a suo padre; se sua madre ne era ancora così innamorata, tanto da diventare cieca davanti all’evidenza, lui avrebbe preferito perdere entrambi per sempre, piuttosto che assistere a quella farsa.
«No, te ne prego, basta, tu non puoi essere mia madre. Dovresti desiderare di ucciderlo per il male che mi ha fatto, dovresti difendermi»
«Siamo entrambi morti e non posso nemmeno sfiorarlo. Inazuma, per favore, cerca di capirmi»
«Capirti?? E chi prova a capire me? Mamma, torna da dove sei venuta, non me ne faccio nulla di due genitori come voi, siete solo …»
Si bloccò all’improvviso, come se fosse inutile e fossero solo parole sprecate. Abbassò persino i toni, che senso aveva provocarsi la tachicardia? Se lui aveva ereditato anche solo una minima parte della testardaggine che aveva posseduto quella donna in vita, era certo che non l’avrebbe mai convinta a diffidare di Radish, il quale probabilmente a breve avrebbe ferito anche lei, rivelandole al sua vera natura. Su un punto erano forse d’accordo: Serleena sosteneva che fosse cambiato nel tempo, Inazuma che fosse sempre stato malvagio o comunque che in suo padre non ci fosse bontà, ergo davanti a loro c’era un uomo crudele e senza scrupoli, il cui cuore si era indurito. Il mezzosayan non sapeva però quanto sua madre riuscisse a vedere oltre le apparenze e fosse in grado, grazie all’amore che provava per Radish, di risvegliare il cuore del giovane sayan che negli anni si era sopito.
«Non ho più bisogno di una madre o di un padre, lo hai detto tu, sono grande. Se Goku dovesse riuscire a riportarvi in vita, trascorrete la vostra vita insieme lontano da me»
«Non avrei mai voluto lasciarti, tesoro, ti prego, credimi. Sono stata in paradiso, ma per me è stato peggio degli inferi senza di voi, non poterti vedere crescere è stato più doloroso della morte. Ho smesso di respirare in pochi minuti, ma la sofferenza per te è stata eterna e si rinnovava ogni secondo che trascorrevo lassù»
«Non credo tu sia stata peggio di me: umiliato e riempito di menzogne»
La fece soffrire quel distacco, non avrebbe mai pensato che la sua anima avrebbe potuto provare ancora un simile dolore: in quegli anni anche il cuore di suo figlio si era indurito, non solo quello del suo amato; l’ultima fitta al cuore che ricordava di aver subìto in vita risaliva al momento in cui Radish era uscito da quella porta senza che le avesse dato l’opportunità di informarlo della gravidanza; in quel momento le era parso che la sua anima si stesse frantumando, stava subendo per la seconda volta la separazione da un figlio appena ritrovato e lei non era abbastanza forte, non più, non senza un corpo attraverso cui sfogare quel dolore.
«I-Inazuma, dammi la possibilità di recuperare il tempo perduto, per favore, non posso accettare di averti perso … per sempre. Goku ci ha offerto una seconda possibilità, non sprechiamola»
«Spiegami perché, se Freezer era così pericoloso come dici, avete pensato di affrontarlo»
«Intendi, affrontarlo amandoci? Tu non hai mai provato l’amore, vero? Non te ne faccio una colpa, ma se amassi capiresti cosa ci ha spinto a stare insieme. Tu non sei altro che il frutto di quell’amore»
Era sincera, lei lo era davvero, l’unico suo peccato era quello di non essere stata presente per salvarlo da un padre troppo fragile per perdere la donna che amava; era ironico, Radish si era sempre creduto forte e abile in battaglia, forse la sua anima non lo era mai stata altrettanto.
 
∞∞∞
 
Trunks era entrato con passo felpato nella stanza che fungeva provvisoriamente da giaciglio per Pan. Si era avvicinato alla fronte della ragazza per accarezzarla e comprendere le sue condizioni fisiche; asciugò con il pollice le lacrime che si erano depositate sulle sue guance e si inginocchiò ai piedi del letto appoggiandosi con le braccia al letto, voleva restarle accanto e rendere meno spaventosi gli incubi che quasi sicuramente avrebbero tormentato il suo riposo. La giovane Son era particolarmente agitata quando lo zio l’aveva raggiunta e l’aveva aiutata a rilassarsi, ma Goten doveva anche occuparsi del fratello ferito insieme alla madre, non poteva trascorrere ore accanto alla nipote. Trunks però spendeva volentieri quei minuti, lasciandosi cullare dal respiro apparentemente rilassato della sua … cos’era ora per lui Pan? Una forza sconosciuta – o forse nemmeno così tanto – lo attirava davvero verso di lei? Si coprì il volto con le mani, mortificato per quei pensieri, benché infondo nessun altro, a parte lui e la sua coscienza, ne fossero al corrente. Era dannatamente bella ai suoi occhi: aveva la chioma tipica del più puro dei sayan, nonostante fosse una sayan appena accennata rispetto ai suoi simili sopravvissuti al tempo, la sua carnagione era leggermente ambrata in sintonia con il colore dei suoi capelli. La bandana arancione si era spostata dalla sua consueta posizione, ma la causa era la posizione prona e il viso rivolto verso di lui. Non fu forse una buona idea spostarle una ciocca di capelli che era sfuggita dalla stoffa e le aveva coperto entrambi gli occhi, perché quel gesto da parte del giovane sayan le aveva provocato un improvviso e agitato risveglio.
«Papà!»
«Tranquilla, se ne sta occupando Chichi, non è peggiorato. Volevo solo controllare che fossi più calma, non desideravo spaventarti … scusa»
La ragazza mise a fuoco la figura del ragazzo a pochi centimetri da lei; la stava sfiorando, le sue dita erano ancora attorcigliate alla ciocca di capelli. Era strano, quasi vicino al paradosso, ma il fatto che lui le fosse accanto la rasserenava e distendeva i suoi nervi come credeva che niente in quelle circostanze avrebbe potuto fare in modo così efficace. L’avrebbe persino attirato a sé e baciato, il desiderio di muovere quel passo non mancava certo, peccato che lui avesse rotto repentinamente la magia del momento ritraendo la mano; era sicuro più esperto e lungimirante, aveva avvertito l’atmosfera che si era creata tra loro e aveva scongiurato un inopportuno contatto fisico.
«È colpa mia, Trunks, volevo aiutarlo e invece l’ho condannato»
Lo disse con profonda convinzione e lucidità, benché il dolore avesse minacciato in quelle ore dopo l’incidente di fare collassare il suo povero cuore. Le lacrime vennero nuovamente spinte all’altezza delle ciglia inferiori, ma stavolta il giovane impedì prontamente al sale di inondarle le guance.
«No, piccola, non piangere, non risolvi nulla così»
Orribili pensieri inondarono la mente della ragazza, uno più terribile dell’altro; afferrò la mano di Trunks e la strinse forte all’altezza del suo viso, come se lei fosse una bambina smaniosa di coccolare il proprio peluche.
«R-restami accanto»
Come avrebbe potuto deludere quella richiesta? Porgendo una carezza sul dorso della mano della ragazza, la invitò dolcemente a lasciarlo e a fargli un po’ di posto sul letto accanto a sé. Trunks si sdraiò al suo fianco e la abbracciò consentendole di posare il capo sul suo petto; fece passare le dita tra i lunghi crini della ragazza nel più totale silenzio, ma probabilmente era quello che Pan desiderava: erano necessarie poche parole e sentire la vicinanza dell’amato sulla pelle.
«Ti amo anch’io, Pan … prima ho mancato di dirtelo»
Fu più facile professare i sentimenti che custodiva nel cuore senza dover incontrare gli occhi della giovane, ma non per questo avrebbe reso meno imbarazzante l’occasione. Si sciolse con energia dalle braccia di Trunks e si aiutò con il gomito per catturare lo sguardo del ragazzo. Il momento era diventato davvero carico emotivamente, le iridi della giovane brillavano, ma stavolta la causa non era la sofferenza. Pan si era lasciata travolgere dall’euforia della circostanza, avvicinandosi alle labbra di Trunks; a lui non dispiacque affatto quella promiscuità, anzi socchiuse le palpebre e a colpo sicuro scostò qualche ciuffo di Pan dietro l’orecchio, accarezzandole con quel gesto la guancia e sfiorandole il collo con la punta delle dita. Non vi era nulla di più dolce dei baci di quella ragazza, gli lambiva le labbra trasmettendogli tutto l’amore che provava per lui. Era stato un contatto lungo e intenso, forse fin troppo e Trunks non se la sentì di rischiare un maggior coinvolgimento, così la allontanò delicatamente posandole una mano sulla spalla e alzando la testa dal cuscino.
«Pan, è meglio se ci fermiamo qui»
«Non vuoi perché mio padre …»
«Contribuisce. Non ho alcuna intenzione di … mi sembrerebbe di tradire la sua fiducia e lui non è del tutto sicuro di noi, preferirebbe sicuramente qualcun altro al tuo fianco»
Non le aveva rivolto nemmeno un singolo sguardo, ma per la ragazza non fu necessario incontrare i suoi occhi azzurri per capire quanto fosse serio e ragionevole nel dichiarare i suoi propositi.
«Quindi non conta ciò che voglio io?»
«Sei troppo giovane per sapere cosa sia giusto oppure no»
Si era alzata offesa, stando ben attenta a non sfiorarlo.
«Quindi, secondo te, sarei solo una bambina che non sa prendere una decisione in autonomia»
«Non ho detto questo, non voglio tu commetta qualche sciocchezza a quest'età di cui potresti pentirti. Pan, desidero solo proteggerti»
«Fai bene a proteggermi da uno come te che non riesce nemmeno a passare di livello nell'azienda di famiglia, Bulma ti ha chiuso per anni in quell'ufficio, pur di non attribuirti qualche responsabilità in laboratorio. Allora, chi di noi due deve crescere?»
Gli aveva sferrato il colpo più basso che potesse, ma Trunks conosceva bene la sofferenza che custodiva nel cuore, per quanto potessero essere in parte vere quelle accuse, non la prese sul personale, in quel momento avevano affari più importanti di cui occuparsi; comprese lo scatto d’ira della giovane Son e decise di non alimentare quell'inutile discussione, specie allo stato attuale della situazione. Superò la barriera di energia che la tensione di Pan aveva creato, le si avvicinò e la strinse a sé; si sentì legittimata ancora una volta a dare libero sfogo alle sue lacrime, stringendo con forti pugni la sua maglietta. Si sfogò sul petto del ragazzo, soffocando paura e dolore.
«P-perché, Trunks?»
«Non lo so, ma andrà tutto per il meglio, te lo prometto»
 
∞∞∞
 
Chichi aveva insistito affinché Goten riposasse, non avrebbe potuto da solo contenere il malessere di tutta la famiglia. In realtà, ciò di cui aveva davvero bisogno il secondogenito della famiglia Son era non continuare a fingere un ottimismo che stava lentamente abbandonando anche il suo cuore. Era finalmente riuscito a trovare un angolino in quel palazzo dove vivere tutta la frustrazione e la sua impotenza. Si era rannicchiato contro la porta bloccandola dall’interno, in modo tale che, anche se qualcuno avesse percepito la sua energia vitale alterarsi, non avrebbe avuto la tentazione di consolarlo. Affondò il viso sulle ginocchia strette al petto; aveva provato già troppe sofferenze per la sua giovane età, ricordava pochi momenti davvero felici e riguardavano sempre occasioni in cui era in compagnia dei suoi cari. Il destino però non sembrava voler mantenere uno stato di quiete nella sua famiglia: suo fratello era destinato a spegnersi lentamente e suo padre avrebbe trovato qualsiasi soluzione pur di salvarlo, perché lui era così, le sofferenze che provocava non erano mai sufficienti, doveva sempre rincarare la dose.  
«Goten?»
Una voce femminile lo distrasse all’improvviso dai suoi pensieri, vi era talmente immerso che non aveva neppure avvertito la sua aura. Era vicina, così tanto da potergli accarezzare dolcemente i capelli, passando lentamente le dita sottoli tra i crini ebano, come fosse ancora un bambino bisognoso di simili attenzioni. Quando alzò lo sguardo su di lei, non si stupì affatto, aveva percepito quasi subito la sua identità, ciò che non riusciva a capire era da dove fosse entrata. Rimasero lui e Bra a fissarsi per infiniti secondi, stavolta senza alcuna parete come ostacolo tra loro, prima che la ragazza tornasse a rivolgersi a lui.
«Ti preparo una tisana?»
Goten gradì e glielo comunicò con un leggero sorriso e accenno del capo. Anche Bra gli regalò un mezzo sorriso e si alzò, lasciandogli una fraterna carezza sulle ginocchia. Seguì con attenzione i passi dell’amica, mentre afferrava una strana brocca e versava il suo contenuto in un bicchiere. Goten, curioso, abbandonò il suo raccoglimento e si avvicinò alla ragazza, ma lei colmò i suoi dubbi prima che lui potesse esprimerli.
«È una capsula inventata da mia madre, l'ha portata dalla Capsule Corporation. Aveva ragione, con tutto quello che sta succedendo ne abbiamo proprio bisogno»
Gli porse il bicchiere con convinzione, ma lui non lo afferrò subito; si fidava della scienziata, non era certo quello il motivo della sua titubanza, ciò che lo fece indugiare riguardava la premura di Bra nei suoi confronti, quasi lo imbarazzò mostrarsi così vulnerabile al suo cospetto.
«È buono, ti sentirai meglio»
Non ebbe altra scelta che cedere all’invito, non voleva certo offenderla o mostrare di riporre poca fiducia in lei.
«Bra …»
Lo interruppe con determinazione, mostrando la grinta che la giovane Brief era solita impiegare in ogni aspetto della sua vita, gentile eredità dei suoi genitori.
«Senti, Goten, non mi piace vederti così. Devi reagire, perché non conosco sayan più forte di te e non intendo solo fisicamente. Hai vissuto anni senza conoscere tuo padre, hai sopportato il fatto che fosse un eroe e dovesse spesso sacrificare la sua famiglia. Chi meglio di te conosce il valore della forza d’animo? Senza contare quella che continui ad infondere agli altri. Io ti capisco, siamo entrambi figli di sayan, so che spesso fa male, ferisce, ma noi siamo preparati a questo e non possiamo nel modo più assoluto arrenderci alla sconfitta … ti prego, reagisci»
Il respiro della ragazza era diventato pesante, aveva fatto un discorso concitato e profondo che in qualche modo la riguardava personalmente. Goten non rimase certo insensibile a quelle parole, con la mano libera le sfiorò il palmo e la fissò subito dopo negli occhi azzurri quanto il cielo di quel giorno così tormentato.
«Grazie»
Il ragazzo lasciò il bicchiere intonso sul tavolo dietro di lui - a cui si era appoggiato con la schiena - e uscì con più tenacia da quella stanza. Bra dovette riprendere fiato da quel contatto e sollevare un po’ di aria con la mano per rinfrescare il viso che aveva iniziato ad accaldarsi.
«Ma ti pare»
 
∞∞∞
 
Quando Goku arrivò da re Kaioh era fuori di sé, il tragitto non lo aveva affatto placato e la trasformazione in super sayan faceva ribollire la rabbia dentro di lui che fremeva di essere sfogata. Vedere suo figlio in quello stato e sapere di esserne il responsabile non avrebbe potuto lasciarlo indifferente, come continuava a sostenere Chichi. Le lacrime non scorrevano sulle sue guance, l’energia che emanava il suo corpo le asciugava all’altezza delle pupille, quindi nessuno poteva assistere alla manifestazione di quel dolore e credere alla sofferenza di quel padre giudicato da tutti “snaturato”. Non aveva più molto da perdere, per quanto la moglie lo credesse egoista nei confronti della loro famiglia, lui non avrebbe lasciato che Gohan perdesse la vita. Era paradossale accusarlo di essere un eroe, da quando desiderare di salvare gli altri a scapito della propria vita era diventato un reato? Lui non conosceva altre vie per aiutare innocenti, come non sarebbe mai sopravvissuto a suo figlio. L’irruenza con cui il sayan aveva raggiunto il pianeta della divinità, spaventò quest’ultima, ma era particolarmente evidente al Re Kaioh del Nord la disperata richiesta di aiuto che traspariva dal suo sguardo, non vi era ombra di belligeranza in lui, benché la sua potenza sarebbe stata in grado di gestire qualunque attacco, non era quello il suo scopo.
«Re Kaioh! Mio figlio sta … sono riuscito sempre a salvarlo, perché ora non riesco a trovare una dannata soluzione?!»
Risultava essere minaccioso con la trasformazione, forse inconsapevolmente, ma la divinità sapeva che in quello stato anche la più piccola variazione nell’aura del sayan avrebbe potuto devastare il suo pianeta.
«G-Goku, innanzitutto calmati, altrimenti distruggi tutto nel raggio di chilometri»
«Chichi ha ragione sono pessimo, vero, re Kaioh? Mi dica la verità, almeno lei, è il più obiettivo tra noi»
«Non discuto l’opinione di tua moglie, avrà le sue ragioni»
«Ecco, vede, l’unico a non vedere le sue ragioni sono sempre stato io»
«No, Goku, è solo buona creanza non mettere il becco tra moglie e marito. Ora sciogli la trasformazione, per favore? Te ne sarei grato»
Goku impiegò qualche secondo a seguire il suo suggerimento, era talmente agitato da non essersene nemmeno accorto. Non era riuscito neppure a cogliere pienamente le parole della divinità e si era lasciato cadere sconsolato su una roccia; ora la sua espressione contenuta tra i palmi era molto simile a quella di un triste bambino. Re Kaioh non si intromise subito tra i pensieri di Goku, lasciò che fosse lui a sentire il bisogno di parlarne.
«Chichi mi odia, Gohan sta morendo e Inazuma vuole vendicarsi sulla Terra, se non riporto la pace nel suo cuore. Mi dica, cos’altro può succedere?»
«Se consideriamo che al peggio non c’è mai fine …»
«Re Kaioh, così non mi aiuta!»
«Hai ragione, figliolo, ma non ho molte più soluzioni di te»
La divinità non aveva idee da proporre al suo protetto, ma, avendo appurato lo stato di rassegnazione del sayan, si sedette al suo fianco, cercando di confortarlo con la sua vicinanza, infondo possedeva un cuore e più volte lo aveva dimostrato; non osò però proferire parola, lo sguardo di Goku era rivolto verso il basso e la sua espressione lasciava trasparire mille e più pensieri in circolo per la mente. Quando finalmente Goku tornò a considerare la presenza della divinità, si voltò verso di lui sconsolato.
«Può farmi parlare con Chichi? Ci siamo appena visti, ma era infuriata … anzi, lo eravamo entrambi. Non mi ha permesso di consolarla, sopportava a malapena la mia presenza nella stanza»
«In questo posso aiutarti, Goku. Coraggio, posa una mano sulla mia spalla»
Il sayan prese un respiro, prima di compiere quell’azione, temeva di ricevere pessime notizie riguardo a suo figlio; ricordava poche occasioni in cui la sua mano fosse tremante prima di un’impresa, quella però non era tale, infondo rischiava “solo” di perdere suo figlio. Che stupido era stato! Poche volte si era trovato dalla parte del genitore trepidante, di solito era la sua famiglia a disperarsi per una sua prematura dipartita, quel dolore non gli era familiare, forse era lui ad avere bisogno di sua moglie, più di quanto non ne avesse una donna forte e temprata al dolore come lei. La vide, l’immagine in pochi secondi si fece nitida nella mente del sayan: stava soffocando la disperazione sul petto febbricitante del loro primogenito, la sentiva sussultare con una certa intensità, e Goku pensò subito al peggio.
«Chichi!»
La fece ridestare spaventata e a quell’improvviso e concitato richiamo persino il suo pianto rallentò. Aveva riconosciuto la voce, come era ovvio che fosse, puntò gli occhi al cielo in cerca del volto di suo marito, ma quando non lo vide, capì che doveva essersi messo in contatto con lei da un luogo lontano e a lei in quel momento non dispiacque affatto che il vero carnefice di Gohan fosse a chilometri di distanza.
«Goku, cosa vuoi ancora da me?»
«Gohan … dimmi che respira ancora»
«Il suo battito è debole»
A quanto sembrava al sayan, non era solo il cuore del figlio ad essere sul punto di cedere, il tono di sua moglie era rassegnato al peggio, oltre che particolarmente risentito nei suoi confronti. Re Kaioh lo incentivò a proseguire, ma nemmeno la divinità era al corrente di ciò che lui avesse in mente, in un disperato – e forse poco consono – tentativo di rimediare ai suoi errori passati. Rese la sua voce un sussurro, era certo che fosse più importante la profondità, piuttosto che il volume.
«Amore … s-sbaglio o hai detto di essere orgogliosa di me e di fidarti, non tantissimo tempo fa?»
«Non usare le mie parole contro di me, sayan, te le avevo dette prima che rischiassi di mandare nostro figlio all'altro mondo. No, un attimo, tu non vorrai … Goku, sto già perdendo mio figlio, non osare l-lasciarmi anche tu!»
La voce rotta di Chichi, di cui ovviamente Re Kaioh era, volente o nolente, spettatore, fece superare alla divinità l'imbarazzo per la conversazione privata che si stava svolgendo tra i due coniugi; si voltò verso il sayan, sorpreso e turbato per l'intuizione della terrestre, sperava davvero che Chichi si fosse sbagliata. In una frazione di secondo Goku aveva abbassato lo sguardo, dispiaciuto, per motivi diversi, con entrambi.
«Chichi, tu non capisci, do la vita per Gohan e quando Vegeta tornerà con le Super Sfere, potrete desiderare di riunire in vita Radish, Serleena e Inazuma»
«Non si risolverà un bel niente senza di te. Goku, esci dalla mia testa, sparisci dalla mia vita, mi hai stufata!»
Incassò la supplica della moglie, rivolgendo uno sguardo a Re Kaioh, affinché lo aiutasse a districarsi in quel difficile dialogo; la divinità però gli lanciò di rimando, sempre silenziosamente, un chiaro rimprovero, stavolta era davvero convinto da quale parte schierarsi. Se aveva accettato di correre in aiuto del suo protetto, lo aveva fatto solo per placare l’evidente sofferenza che percepiva provenire dal cuore di quella donna.
«Chichi, sono Re Kaioh. Ascolta, credo che tuo marito abbia preso questa decisione, perché purtroppo le sfere vi consentono un unico desiderio e vuole essere sicuro che tutti voi siate in salvo quando tutto questo sarà finito»
Si bloccò, sperando che lei accogliesse nel migliore dei modi quelle spiegazioni per l'apparentemente ingiustificato comportamento di Goku.
«Quando tutto questo sarà finito, io sarò di nuovo vedova, vero, Re Kaioh? Sarò di nuovo sola, è per caso il mio destino, lo legge da qualche parte?»
Non mancò una nuova occhiataccia riservata a Goku, le lacrime di quella donna erano il risultato di numerosi anni di trascuratezze e di certo Re Kaioh non aveva il potere di cancellarle. La risposta silente del sayan fu piuttosto evidente dalla sua espressione consapevole e mortificata.
«Chichi, tesoro … tu non sarai mai sola, non lo sei mai stata. Come in passato, saprò sempre tutto di voi, anche se non mi vedrete, vi sarò accanto»
«Quindi tu in passato sapevi che ero incinta e ti sei comunque rifiutato di tornare in vita??»
Re Kaioh si portò sfinito una mano sulla fronte per il poco tatto di Goku, stava combinando un disastro, l'universo femminile era un campo di battaglia dove era destinato ad essere battuto in eterno.
«A-amore, ho solo pensato che i ragazzi stessero meglio senza di me, dicevi sempre che ero solo capace di dare loro un pessimo esempio»
«Goku, se continui così ti uccide lei»
«Ma, Re Kaioh, lei la capisce? Le giuro che odiava l’educazione che desideravo impartire a Gohan»
Tentò di giustificarsi con la divinità, non era il mostro che Chichi voleva dipingere, ma Re Kaioh non sembrava volerlo appoggiare.
«Infatti la odiavo, Goku, e continuo ad odiarla. La odio perché ha rovinato la nostra famiglia. Non importa come finirà questa storia, i tuoi figli e tua nipote ti perderanno nuovamente, solo perché preferisci ricostruire la famiglia di tuo fratello, piuttosto che proteggere la nostra. Stavolta non ti giustificherò, Goku, ai loro occhi passerai esattamente per ciò che sei, sono abbastanza grandi per capirlo»
«Chichi …»
«Muori sereno, Goku, tanto purtroppo io sono eterna e a soffrire sulla Terra ci sarò sempre e solo io»
Non resse più il dolore di sua moglie, staccò con uno scatto il palmo dalla spalla del loro intermediario, interrompendo all’improvviso la comunicazione. Il sayan aveva persino il fiato corto e stavolta le lacrime non ebbero più alcun ostacolo lungo la loro via.
«R-Re Kaioh, devo tornare da lei … devo fare un ultimo tentativo, prima di lasciarli»
Si portò medio e indice alla fronte e scomparve prima di ricevere un qualsiasi consiglio da parte della divinità. Re Kaioh era compiaciuto della scelta di Goku, non era decisamente più il ragazzo che aveva conosciuto anni prima, era estremamente orgoglioso di lui, anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente.
 
 - - -
 
«Goku! Ho creduto che fossi …»
La sorpresa per la comparsa del consorte accanto a lei non le consentì di trovare il termine corretto; l’unica possibilità era che fosse morta lei di crepacuore e quello fosse semplicemente un sogno, difficilmente Goku avrebbe potuto ascoltarla, o forse era arrivato finalmente quel benedetto giorno? Non la degnò di un singolo sguardo, abbassò le palpebre alla ricerca della massima concentrazione e si limitò a caricare tutta l'energia possibile per trasformarsi nell'ultimo stadio del Super Saiyan, il tutto cercando di mantenere una calma apparente. Chichi assistette, vedendo i capelli di suo marito tingersi progressivamente di blu, ma non ebbe il tempo di dispiacersi, le pareti avevano iniziato a tremare intorno a loro e lei dovette reggersi alla sedia per non cadere.
«Goku!»
Non udì nemmeno il suo rimprovero, il Super Saiyan Blue avvicinò il più possibile i palmi alla ferita di Gohan e infuse al giovane tutta l’energia che gli scorreva nelle vene grazie a quella potentissima tecnica. Lo sguardo del sayan era fisso sul volto madido di sudore dell’infermo e il suo cuore era abitato da un'unica preghiera.
 - Coraggio, figliolo -
Passò qualche infinito minuto, soprattutto per Chichi, che aveva ben presto compreso le intenzioni del marito, prima che la trasformazione di Goku si sciogliesse all’improvviso, prosciugandolo di ogni energia e facendogli minacciare uno svenimento; prontamente Goku posò le mani sul lenzuolo per evitare di perdere l’equilibrio in avanti, precipitando addosso a Gohan.
«Tesoro, ehi!»
L’intervento di Chichi, che era alla sua destra, fu tempestivo; lo aveva sfiorato premurosa e solo stavolta lo sguardo del marito di posò dolcemente su di lei. Aveva il fiato corto per lo sforzo fatto, presupponeva di aver usufruito di più energia di quanta ne avesse in corpo, ma poco importò quando udì finalmente la voce del suo ragazzo, anzi ebbe ancora un alito di fiato per tirare un sospiro di sollievo.
«Papà»
Fu appena un sussurro, detto tra i denti e probabilmente ancora nel sonno, ma ciò bastò a Chichi per riscoprire un commosso sorriso e dedicarlo al suo sfinito eroe.
«Lo hai salvato»
«Raggiungo Vegeta»
Grazie alla prontezza di cui lei era dotata, riuscì ad afferrarlo rapida per un polso, prima che arrancasse lontano dal letto.  
«Non in questo stato»
Si stupì persino lei di non essere arrabbiata con lui, ma come avrebbe potuto, se l'unica cosa che avrebbe desiderato era baciarlo.
«Hai trasformato un sayan in un padre di famiglia, anche se non perfetto, fai miracoli, amore mio»
«Baba mi ha detto che non posso pretenderlo da un sayan. Non avrei dovuto chiederti l'impossibile»
«Mi metto in contatto con Vegeta, resta poco tempo a Radish, dobbiamo trovare le Sfere. Gohan si riprenderà. Torno presto, aspettatemi e cercate di stare lontani dai guai»
Si avviò con un po’ di fatica verso la porta, lasciando che la mano della moglie scivolasse via dal suo braccio.
«Goku. Ti amo. Fai attenzione, sei debole»
«Credo che solo tu abbia trovato il coraggio di amarmi»
«Hai detto bene, Goku, serve molto coraggio a starti accanto»
Non appena il sayan scomparve, Gohan si svegliò come se si fosse ridestato da un incantesimo; non gli era sfuggita poco prima la presenza della potente aura del padre, ma stava talmente male da non essere certo che fosse una semplice allucinazione.
«Papà!»
«Torna presto, tesoro, riposa»
L’aspettativa che Goku avrebbe mantenuto la promessa fatta non era mai stata così alta, sperava solo di non illudersi ancora una volta.
 


 

Ciao ragazzi!
Stavolta ho la percezione di aver tardato più del solito, mi dispiace tanto, ma tra il tempo e l’ispirazione mancanti non sono riuscita ad aggiornare prima 😔
Se c'è la possibilità che questo capitolo possa avervi sorpreso, sappiate che ha sorpreso anche me, neanche io fino ad un giorno fa avrei mai pensato ad una svolta simile negli eventi 😅
Non so davvero come ringraziarvi per continuare a seguire questa storia❤
 
Alla prossima!
Baci
-Vale

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Capitolo 16
*** Estate – Ritrovarsi senza essersi mai persi ***


ESTATE - RITROVARSI SENZA ESSERSI MAI PERSI



 


Goku poteva finalmente tirare un sospiro di sollievo, Gohan era salvo e non credeva di aver mai provato così tanta paura per l’incolumità dei suoi figli, sopravvivere ad uno di loro lo spaventava terribilmente, ecco perché avrebbe preferito dare la sua vita in cambio, anche se era pienamente consapevole che Chichi avrebbe ugualmente vissuto momenti drammatici; una cosa era certa, a Goku era sembrato di rivivere i tempi del rapimento di Gohan per mano di suo fratello, quando per infiniti istanti aveva temuto di aver perso il suo bambino. Era stato forse egoista? Decisamente sì, ma non riusciva mai a capire quanto realmente lo fosse finché qualcuno non gli faceva aprire gli occhi, ammesso che ciò fosse sufficiente e non sempre lo era. L’aura di Gohan stava crescendo velocemente, infondeva tanto ottimismo a Goku sentire la vita scorrere nelle vene del primogenito e al suo fianco anche l’energia vitale di sua moglie sembrava essere più distesa e rilassata. Era gratificante riuscire a portare serenità alla sua famiglia, a salvaguardarli non solo nel corpo, ma anche nell’anima, non facendo pesare sui loro cuori un suo sacrificio. Ciò che i suoi cari non sapevano però – e sperava non lo avvertissero – era che l’aura di Goku stava esaurendo; si rendeva conto mentre la trasferiva al figlio di indebolirsi, ma aveva deciso di non arrendersi comunque, nonostante le evidenti conseguenze che sarebbero subentrate. Era uscito rapidamente dalla stanza di suo figlio, affinché sua moglie non si preoccupasse, tanto lei non era fortunatamente in grado di avvertire i danni del suo grande sforzo. Prima di riprendere la sua corsa contro il tempo e lanciarsi alla ricerca del suo compagno di sventure, decise di accomodarsi, appoggiando la schiena contro un grande tronco e sedendosi alla sua base. Sperava di recuperare le forze con un po’ di riposo, anche se sapeva perfettamente che per i sayan non era sufficiente quello a rimettersi in piedi dopo un grosso dispendio di energie. Persino le gambe avevano minacciato di cedergli, in quelle condizioni sarebbe stata una pessima idea gettarsi all’inseguimento. Era talmente a corto di forze che non riuscì nemmeno a percepire l’aura in avvicinamento, le sue capacità, anche le più consuete, erano inibite e dovette avere davanti quel ragazzo per cogliere la sua presenza.
«Goku, ti senti bene?»
Trunks si era accovacciato accanto all’amico in pensiero, il fatto che il sayan cercasse di alzarsi in modo impacciato per non mostrare i segni del malessere fu tutto inutile per tranquillizzarlo, il ragazzo aveva ormai colto chiaramente le sue difficoltà.
«Sto bene, non preoccuparti»
«No, Goku, non stai bene»
Iniziava a comprendere cosa lo avesse ridotto in quello stato, aveva percepito un grosso incremento della sua aura, ma non riusciva ancora a capire a cosa gli fosse servito. Trunks lo vide collassare contro l’albero, le gambe non si decidevano a sorreggerlo; quando Goku avvertì anche l’aura del secondogenito si arrese, non c’era più nulla che potesse fare per nascondere il suo stato alla famiglia.
«Papà, sei impazzito?»
A differenza dell’amico, Goten aveva capito dai racconti della madre e dalla rapida ripresa del fratello la soluzione che suo padre aveva trovato, quindi aveva immaginato che non fosse troppo lontano da quel pianeta, vederlo però a pochi metri da quella casa gli comunicò la gravità della situazione.
«Perché non mi hai chiamato? Ti avrei aiutato, avremmo aiutato insieme Gohan»
«Tuo fratello aveva bisogno di un intervento tempestivo e non ti avrei mai fatto rischiare. Devo andare, Vegeta mi sta aspettando, ma devo prima capire dove sia la sua aur …»
Trunks aveva afferrato ben poco di quello che si erano scambiati padre e figlio, ma alla necessità dell’amico di un riposo ristoratore era arrivato anche lui.
«Goku, non pensarci neanche, a mio padre pensiamo noi»
Riuscì a contrastare facilmente i tentativi del sayan sfinito, posandogli le mani sulle spalle e invitandolo a non muoversi da dove si trovava.
«Non so dove sia Vegeta in questo momento. Non riesco a sentire la sua aura, potrebbe non essere già più sulla Terra, gli avevo chiesto di iniziare a cercare le sfere senza di me»
«È alla Capsule Corporation con mia madre, Whis l’ha accompagnata lì non tantissimo tempo fa perché aveva un appuntamento urgente con mio padre. Ma non ti so dire di più, lei e quell’angelo erano di fretta»
Goku era talmente stanco che per lui fu complesso persino tenere le palpebre sollevate, ma un ultimo sforzo lo dedicò a Goten.
«Figliolo»
«Sono qui, papà»
Il ragazzo si chinò all’altezza del padre, di modo che potesse incontrare facilmente il suo sguardo. Avrebbe voluto riferire tanti pensieri a quel giovane sayan, per ogni accusa che Chichi gli muoveva il primo pensiero volava a lui e a tutti gli anni che aveva perduto al suo fianco; il suo egoismo lo aveva accompagnato più volte nell’arco della sua vita e non sarebbe certo stato lui a negarlo. Rimase tutto nella sua mente, il cuore non riuscì ad esprimersi prima che Goten si rivolgesse a lui con un sorriso amorevole, che per Goku non fu mai tanto immeritato.
«Pensa mamma a te, stai tranquillo. Ciò che è importante ora è che recuperi totalmente le energie, al resto pensiamo io e Trunks»
«Fate attenzione, mi raccomando»
Sapeva già di non riuscire ad impedire a quei due giovani di agire, ma sperava davvero fossero giudiziosi, non era nelle condizioni per sopportare le grida isteriche di sua moglie.
 
~
 
Il primo incontro con suo figlio era stato molto distante da come se lo era immaginato, Serleena qualche minuto prima non era nemmeno certa che ciò sarebbe mai successo, anzi era convinta che la morte l’avrebbe per sempre separata da lui. Era solo un neonato quando lo vide l’ultima volta, in lui tutto era cambiato negli ultimi anni, non era solo cresciuto fisicamente e diventato un grande guerriero, anche il suo carattere aveva preso forma e per quello aveva contribuito Radish. La rabbia accumulata negli anni vissuti accanto ad un padre insensibile si era trasformata in rancore e rivedendo i sui genitori – specie sua madre che credeva si sarebbe schierata dalla sua parte – aveva dato libero sfogo alla sua frustrazione. Serleena non sapeva come colmare il dolore di un figlio abbandonato prima da una madre uccisa e poi da un padre emotivamente assente. Prima di quella discussione con Inazuma non aveva avuto modo di parlare con calma con Radish; benché rivedersi dopo così tanto tempo avrebbe dovuto riempire i loro cuori ormai fermi di gioia, non era così certa che sarebbe stata una conversazione tranquilla, i racconti dolorosi che erano usciti dalle labbra del figlio non avrebbero potuto lasciarla indifferente; finché Goku si limitava a descrivere quel passato, che per una serie di sfortunati eventi lei non aveva vissuto, era un conto, ma leggere negli occhi di Inazuma la sofferenza che aveva provato sulla propria pelle era un altro paio di maniche. Intravide il suo ex amante sconsolato all’ombra di uno dei tanti alberi in fiore presenti in quel giardino che non aveva nulla da invidiare al paradiso che lei aveva imparato a conoscere così bene; lei non aveva dimenticato il fatto che l’avesse lasciata prima che la sua gravidanza giungesse al termine, non sapeva che rapporto fosse rimasto tra loro e cosa lo avesse spinto ad abbandonarla da un giorno all’altro, era davvero convinta all’epoca che il loro amore superasse ogni timore; l’ultima immagine che ricordava di lui si riduceva ad un dettaglio: una voce rotta dal pianto aveva pronunciato con dolore il suo nome nel vano tentativo di salvarla dal suo destino, non riusciva ad intuire però se quella reazione alla sua morte avesse cambiato qualcosa tra loro, se avesse cancellato mesi di silenzio da parte di quell’uomo insieme al motivo che lo aveva portato a sparire nel nulla dopo tutto l’amore che si erano professati. Che senso aveva porsi tutte quelle domande nelle condizioni in cui si trovavano, lui restava un’anima dell’inferno e lei del paradiso, quindi sarebbe servito a poco il perdono da parte di Serleena o il rimpianto da parte di Radish, ciò che quella donna infondo cercava e che l’aveva condotta fino a lui era una semplice risposta e la voglia d’incontrare un’ultima volta quei profondi occhi scuri. Non appena le iridi di Serleena si posarono sullo sguardo di quel sayan rivolto al prato, il solito brivido d’amore travolse il suo corpo, anche se, a differenza di tutte le altre volte, era fittizio. Lo stava fissando con troppa insistenza, lui non avrebbe potuto non accorgersi delle attenzioni che quello spirito gli stava riservando; Serleena celò un sorriso, non voleva cedere alla tenerezza che lo sconforto di quell’uomo le infondeva, l’obiettivo principale di quell’incontro era domandargli la ragione del suo comportamento, sperando che i motivi fossero davvero nobili, come quelli che sulla fiducia lei aveva esposto davanti al figlio, giustificando così suo padre.
Fu lui a raggiungerla, per poi doversi fermare subito dopo a pochi centimetri da lei. Avrebbe voluto abbracciarla, si sentiva ancora così distante da lei, era come se inferno e paradiso non fossero destinati, in qualunque luogo e in qualunque tempo essi si trovassero un ostacolo si frapponeva sovente tra loro.
«Sai, Serleena, è assurdo, proprio ora che potremmo amarci senza doverci più nascondere non possiamo nemmeno sfiorarci. Forse mi è giunta la punizione, vederti e non poterti toccare»
«Non lo so, Radish, dimmelo tu, ti senti per caso in difetto verso qualcuno e credi di dover scontare una qualche pena?»
Era un’evidente provocazione, aveva causato sofferenza a molte persone nell’arco della sua breve vita e non faceva fatica ad immaginare cosa Inazuma le avesse raccontato sul suo conto; era assurdo per uno spietato sayan del suo calibro, reduce da anni di fiamme dell’inferno, ma sentiva davanti a lei il bisogno di giustificare ogni azione deplorevole che era conscio di aver compiuto, come se rischiasse in caso contrario di perdere la stima di Serleena.
«Se ti riferisci a Inaz …»
«Mi riferisco a lui e a me!»
Il tono di voce più elevato di quella donna gli ricordò che forse l’amore che nutriva nei suoi confronti poteva già essere svanito dal giorno in cui l’aveva abbandonata, non era certo che lei prima di morire avesse avvertito la sua disperazione nel vederla in quello stato e di non aver potuto fare nulla per salvarla. Kami, se solo avesse saputo che aspettava quel bambino, le avrebbe afferrato la mano e trascinata insieme a lui su un qualsiasi altro pianeta, invece senza volerlo aveva condannato tutti ad un destino orribile, compreso per lui, visto che senza quella donna accanto era precipitato giorno dopo giorno nell’abisso più oscuro.
«Radish, far pagare a nostro figlio quell’amore contrastato non era la soluzione, ma cosa ti ha detto il cervello?! Me lo vuoi spiegare? Sei sparito prima che ti dicessi di aspettare quel bambino, avrei potuto capire dopo avertelo annunciato – ma in fondo nemmeno così tanto -, e non ti ho più rivisto fino alla mia morte. Perché sei tornato proprio quel giorno?»
Aveva forse mancato di dirle che lui non aveva un’indole paterna? Non avevano mai neppure sfiorato quell’argomento, erano solo due ragazzi attratti l’uno dall’altra dal primo istante in cui i loro sguardi si erano accarezzati, o almeno per lui era stato così fin dal principio, lei sembrava più spaventata dal terribile esercito di Freezer piuttosto che innamorata. Un figlio non era nei piani di Radish, né con lei né con nessun’altra donna; fu per lui un fulmine a ciel sereno, l’aveva lasciata sola e al suo ritorno aveva trovato un neonato nella culla. Radish non viveva le condizioni favorevoli per crescerlo, non sapeva neppure come infondergli l’amore che il destino gli aveva strappato via. Era disarmato davanti a lei, si era sempre sentito in difetto, era l’unica guerriera davanti alla quale si era sempre piegato con sincero rispetto, lui da lei aveva solo da imparare. Il più grande insegnamento che Serleena gli aveva trasmesso riguardava l’amore, ma per quel maledetto destino – complice forse la sua stessa mano – non aveva più potuto infondergli quell’amore puro che aveva riscoperto essere vitale per lui.
«Serleena, non te lo so dire, da quando sei entrata nella mia vita nulla ha avuto più senso e quando sei morta è stato come svegliarmi da un sogno. Quando ti ho lasciata, sono tornato ad essere lo stesso di sempre, con l’unica differenza che tentavo di reprimere l’amore che provavo per te, proprio perché per causa mia tu rischiavi. Quando ho saputo che eri in pericolo sul serio, sono corso da te, ma purtroppo era tardi per proteggerti. In quel momento lo avrei fatto, mi sarei schierato contro Freezer per te, non mi sarebbe importato, al massimo sarei morto insieme a te, invece io sono sopravvissuto con mille rimorsi per non esserti stato accanto fino alla fine sacrificando anche il sayan che ero, in fondo non sono mai stato un brav’uomo e l’esercito di Freezer non era una grande aspirazione. Tu mi hai aperto gli occhi»
Solo Vegeta era stato testimone delle emozioni che aveva provato davanti al corpo di Serleena martoriato da quegli esseri spietati, a lei non avrebbe saputo spiegarlo, non aveva nemmeno mai pensato un giorno di avere l’occasione di farlo.
«Intendi che dopo la mia morte sei tornato ad essere il solito sayan assassino o hai solo finto di esserlo per nascondere ciò che provavi per me?»
«Tu hai fatto un miracolo, riuscivi a cambiarmi ogni volta che mi eri accanto e quello iniziava a spaventarmi, temevo di perdermi in quell’uomo così diverso da me, nessuno mi aveva insegnato ad essere così … sentimentale. Forse mia madre avrebbe potuto, lei era una donna buona e sensibile nei confronti dei suoi figli, ma lei ci ha lasciato troppo presto e la mia vita è cambiata radicalmente. Non voglio mentirti, se mi avessi visto non ti sarebbe piaciuto per niente ciò che ero diventato dopo di te»
Le stava parlando con sincerità, iniziava ad intravedere quel ragazzo un po’ incosciente che mentiva ai suoi superiori pur di trascorrere qualche minuto in sua compagnia. Aveva sempre creduto che ciò che mostrava a lei fosse la sua parte migliore, non le era mai passato per la mente che in sua assenza dimenticasse del tutto come si amava, tornando ad essere il solito sayan dal cuore duro segnato dalla perdita della sua famiglia; aveva sempre sperato che fingesse di uccidere innocenti, che il suo amato Radish fosse un uomo buono che finalmente aveva trovato in lei una donna con cui rivelare la sua vera indole. Si sbagliava, aveva sempre mentito a se stessa e non era malvagio per averla abbandonata, quel gesto dalle parole del sayan aveva una giustificazione credibile, la sua vera natura era proprio quella che lei raramente vedeva. Ora a Serleena non veniva difficile credere la sua incapacità di infondere amore ad Inazuma.
«Mi piaceva quel nuovo te, quello che mostravi solo a me, era ciò per cui mi ero follemente innamorata di te»
«Capisci ora perché non sono riuscito ad amare quel bambino? Tu non c’eri a migliorarmi»
«Radish, una parte di me vive in Inazuma»
«Lo so … mi dispiace, ho disonorato la tua memoria»
«Sì, lo hai fatto e non sarò certo io a dire il contrario»
La fissò dispiaciuto, l’opinione di quella ragazza era sempre stata importante per lui; era esattamente ciò che temeva da quell’incontro, incrociare gli occhi di quella donna e vedere il riflesso della sua anima, era sempre stata in grado di mostrargli il suo lato migliore, ma ora, dopo gli anni che aveva trascorso in vita dopo la morte di Serleena, non poteva certo essere positiva l’idea che aveva di lui.
«È anche per questo motivo che mi sono guadagnato l’inferno»
«Non avrei mai voluto che tu …»
«So anche questo, ma ritrovarti in paradiso sarebbe stato un regalo immeritato»
Serleena avrebbe pianto se ne avesse avuto ancora la capacità, sapeva quanto fosse sincero, quanto ogni sentimento che provava lo fosse: amore, rabbia, indifferenza e rimpianto; lei aveva accettato tutto di lui quando aveva deciso di amarlo, ma faceva più fatica ad accettare che suo figlio avesse sofferto a causa di suo padre e in quanto tale avrebbe dovuto smuovere il cielo per colmare l’assenza della madre. Serleena avvicinò una mano a quella di Radish e lui, capite le sue intenzioni, aprì il palmo verso l’alto accondiscendente, affinché lei porgesse sopra il suo, stando ben attenta a tenerlo sollevato per non rischiare di trapassarlo.
«Me lo merito, Serleena, mi merito tutto il grande dolore che sto provando in questo momento»
«Oh, Radish, avrei voluto un finale diverso per noi e la nostra famiglia»
Le sorrise commosso, seguendo con l’indice il contorno del viso della ragazza, non gli era concessa nemmeno una carezza, avevano forse violato troppo quelle distanze in passato ed ora ne pagavano tristemente il conto.
«Non sei cambiata di una virgola, sei sempre raggiante, amore»
Ebbe la certezza di essere sempre stata nel suo cuore, anche quando sembrava che lui desiderasse allontanarsi da lei senza un apparente motivo; erano solo stati travolti da eventi più grandi di due giovani innamorati, le cui esperienze pregresse avevano contribuito a rendere complicato persino l’incontro più bello della loro vita che avrebbe potuto cancellare per entrambi le sofferenze passate vissute.
«Tu sei cambiato invece, sei diventato un uomo, sei cresciuto insieme a nostro figlio e sono certa che tu abbia imparato da Inazuma più di quanto voglia far credere»
Rifletté sulle parole di Serleena, non sapeva giudicare se avesse ragione, era propenso a fidarsi, nonostante non le avesse dimostrato una grande prova di responsabilità negli ultimi anni.
«Mio fratello vuole trovare le sfere per riportarci in vita, ha solo un desiderio a disposizione, io non so come lui abbia intenzione di gestirlo, ma se non dovesse trovare una soluzione migliore io credo che Inazuma vorrebbe te al suo fianco, io ho avuto la mia occasione e l’ho sprecata»
 
Poco distante da loro Inazuma seguiva la scena, non coglieva le parole che i due si stavano scambiando, ma aveva notato la confidenza che era rimasta l’uno verso l’altra, si accorgeva come quell’uomo davanti a lei cambiava il suo volto e non era certo lo stesso con cui lo guardava fin dalla più tenera età. Forse era un fastidio per loro la sua presenza, avrebbe sicuramente preferito non nascere; l’idea di sparire dalle loro vite e lasciarli in pace nel bene e nel male attraversò la sua mente, una volta tornati in vita avrebbero potuto recuperare il tempo perduto senza minacce al loro amore. Nelle sue intenzioni c’era quella di abbandonare in silenzio quel pianeta, sparire dalle loro vite esattamente come era entrato, quasi dispiaciuto per aver attentato alla loro incolumità. Stava muovendo passi felpati, quando gli parve di udire una voce femminile alle sue spalle che attirò la sua attenzione e la sua curiosità.
«Gohan, non è il caso che tu faccia sforzi, ti prego, devi riposare, non vanificare l’intervento di tuo padre»
Videl non riusciva a farsi ascoltare dal marito, tentava persino di afferrarlo per le braccia, ma lui la liquidava con poca grazia, continuando a correre con rabbia verso l’uomo che aveva devastato le loro vite. Quando fu finalmente abbastanza vicino a Inazuma, caricò con irruenza un gancio rivolto al suo viso, ma non lo trovò affatto impreparato, anzi senza troppa fatica riuscì ad intercettare quel pugno, mostrando l’intenzione di non voler passare al contrattacco; Gohan con disgusto e stizza sciolse quella presa.
«Non osare mai più sfiorare mia figlia! Altrimenti la prossima volta sarò io a mandarti all’altro mondo»
Il sentimento con cui Gohan impregnò quelle parole non lo lasciò indifferente, ma non si era accorto fino a quel momento di quanto fosse cresciuto quel bambino che si divertiva così tanto a seguire gli allenamenti tra lui e suo padre.
«Non avevo alcuna intenzione di farle del male, almeno non più. Dì a tuo padre di sbrigarsi a riportarli in vita, credo che il tempo di Radish stia esaurendo. Mi dispiace per la ferita, speravo te la cavassi, non desideravo la tua morte, ma non sapevo come aiutarti. Sai, se mio padre mi avesse amato anche solo la metà dell’amore che provi per tua figlia io sarei stato felice»
Gohan era diffidente, quelle parole lo confusero, aveva inspiegabilmente accantonato l’ascia di guerra.
«Cos’hai in mente? Hai intenzione di attaccarci alle spalle quando abbasseremo la guardia?»
«Dì a Goku che mi dispiace, distruggere la sua famiglia solo perché non ho potuto averne una è un errore»
Non diede modo a quel giovane di ribattere, girò i tacchi e scomparve, lasciandolo perplesso. Gohan aveva forzato un po’ troppo il suo fisico, la debolezza si era fatta sentire più velocemente dei pensieri, Videl impedì prontamente che le ginocchia del marito cedessero, consentendogli di reggersi a lei.
«Gohan, so a cosa stai pensando e non ti fermerai finché non avrai approfondito cosa stia passando nella mente di quel sayan, ma ora è tempo di ascoltare coloro che ti amano e recuperare le energie, per il resto sono sicura che ci sarà l’occasione, la tua salute è più importante»
Abbassò lo sguardo su di lei con un sorriso, distogliendo gli occhi dal cielo.
«Grazie, amore, per il tuo sostegno»
Le lasciò un bacio sulla fronte, facendosi scortare nuovamente in quella stanza. Inazuma aveva ragione, lui era fortunato.
 
~
 
Goten sapeva di aver lasciato suo padre in buone mani, non era infatti ciò che lo preoccupava; quando arrivò alla Capsule Corporation insieme al suo migliore amico, un paio di aure infuocate li accolsero inaspettatamente. Riconobbero chiaramente entrambi i contendenti, ma ciò non li tranquillizzò. Quando Trunks raggiunse il laboratorio dove la madre era solita svolgere il suo lavoro, ciò che si parò davanti ai suoi occhi non fu nemmeno così inusuale, i suoi genitori stavano discutendo animatamente i Kami solo sapevano su cosa; era sicuro che il principe avvertisse sulla porta sua presenza, ma come sempre alzare la voce in presenza dei figli non era tra i suoi problemi.
«Mamma, papà! Cosa accidenti vi è preso? Non è il momento questo»
Per Bulma, a differenza del marito, l’arrivo del ragazzo fu una sorpresa.
«Tesoro. Per fortuna sei qui, nessuno meglio di te può far capire a quel testone di tuo padre quanto la sua idea sia folle»
Era sfinita, non aveva calcolato il tempo in cui quel sayan le stava sbraitando nelle orecchie pur di sopraffarla con le sue opinioni.
«La mia non è un’idea folle, Bulma!»
Colpì con il palmo la scrivania senza preoccuparsi di contenere la forza e il nervoso accumulati durante quella discussione, in cui la sua ragione veniva ripetutamente ignorata da quella donna così testarda. Nella traiettoria della sua mano era capitata una innocente provetta vuota che sotto il fendente del principe si frantumò in mille pezzi, provocandogli qualche ferita sanguinante. Bulma rimase impassibile davanti alla sua rabbia e moderò il tono.
«Ti sei sfogato ora?»
La fulminò per la pacata provocazione, si allontanò da lei e andò a ritirarsi in un angolino del laboratorio a braccia conserte, sicuramente offeso, era piuttosto difficile credere che si fosse rassegnato, quando quella era l’unica soluzione per uscire dalla minaccia che incombeva sulla Terra.
«Papà, quale idea hai avuto?»
«Vuole sfruttare la macchina del tempo, con le opportune modifiche, per tornare indietro da Zamasu prima che desideri di diventare immortale e recuperare le sfere»
Per una scienziata del suo calibro, secondo cui ogni dettaglio doveva essere categoricamente controllabile e governabile, quell’opzione suonava assurda anche solo pronunciandola, non c’era alcuna probabilità che loro fossero riusciti a sconfiggere Zamasu e non succedesse invece il contrario in quella linea temporale parallela.
«Vegeta, non mi intendo di scienza, ma se mio padre fosse qui approverebbe»
«Non ho bisogno del benestare di Kakaroth»
Goten era comparso soltanto in quel momento sulla porta, credendo di interferire in una riunione familiare, ma, volente o nolente, aveva seguito ogni singola parola.
«Appunto, lo hai detto tu, non te ne intendi. Ognuno in questa stanza ha le proprie capacità, voi sapete distruggere tutto intorno a voi solo con la forza del pensiero ed io so costruire, ma con logica e rigore»
Quei sayan, o mezzi sayan che fossero, non potevano capire cosa stessero rischiando o forse ne erano pienamente consapevoli, ma sprezzanti del pericolo sfidavano la sorte. Goten si avvicinò a lei, discostandosi dalla porta e allontanandosi dall’amico, si accovacciò ai piedi della sedia girevole su cui la scienziata si era accomodata e con dolcezza si rivolse a lei.
«Bulma, non te lo chiederemmo se non fosse davvero importante»
«Goten, non me la sento di mandarvi incontro al pericolo, non se posso impedirlo»
La voce della terrestre diventò un sussurro, era lievemente incrinata dalla paura che potesse perdere per un suo errore i propri cari; lanciò un’occhiata a Vegeta, il quale ricambiò quello guardo supplichevole solo per un istante, non riusciva a mostrarle quanto provocarle un dolore, per loro necessario, gli rincrescesse.
«Bulma, sappiamo difenderci da Zamasu, stavolta siamo preparati, conosciamo il pericolo a cui andiamo incontro. Ti prego, aiutaci, solo tu puoi farlo»
Quel ragazzo le aveva sempre ispirato una sensazione familiare, quegli occhi puntati su di lei in attesa e nella speranza di una risposta positiva non erano solo quelli del bambino che aveva visto crescere, ma anche gli stessi del suo amico più fedele.
«Mi devi promettere che sarete prudenti, prendete le sfere senza che quel mostro vi veda e tornate subito a casa»
A Vegeta non era sfuggita l’accondiscendenza della moglie davanti a quel giovane.
«Se te lo chiede lui accetti, io ho dovuto fare fuoco e fiamme e nemmeno così mi hai ascoltato»
Ignorò le proteste del principe, non aveva alcuna voglia di proseguire quella discussione e portarla su altri piani, le preoccupazioni erano altre, ma il sorriso sincero di Goten infondo l’aveva un po’ rassicurata.
«Trunks, ho bisogno del tuo aiuto e tu, Vegeta, lascia che ti curi quella mano»

 
~
 
Sentiva ancora la testa pesante, però a differenza di prima avvertiva un senso di rilassamento, come se il suo corpo si fosse finalmente rigenerato. Goku capì lentamente cosa era riuscito a riportarlo a quello stato di benessere, si ritrovò coricato tra morbide lenzuola bianche e cullato da un dolce profumo di thè.
«Ben svegliato, dormiglione»
Il sayan vagò con lo sguardo disorientato e assonnato intorno a sé, fino a che al suo fianco non incrociò il sorriso della moglie.
«Chichi … ma dove siamo? Eravamo sul pianeta di Lord Beerus ed ho la sensazione di non trovarmi più lì»
«Capisco che tu trascorra più tempo nell’Aldilà, ma mi sembra esagerato che tu non riesca neppure a riconoscere casa tua»
Si sollevò quasi spaventato davanti a quella rivelazione che lo aveva del tutto strappato al sonno.
«Casa mia??»
La donna si sedette al suo fianco, era troppo felice di aver avuto l’occasione di tornare tra quelle mura, il rischio che quel desiderio insieme a lui non si realizzasse era stato piuttosto alto.
«Tesoro, calmati, siamo tornati sui Monti Paoz solo tu ed io per stare più tranquilli. Hai dormito solo un paio d’ore, quindi non credo possa essere successo il finimondo. Piuttosto, come ti senti? Ti ho preparato un po’ di thè zuccherato, so che non è ciò che serve ad un sayan, ma credo non possa farti neppure così male»
Era ancora disorientato, non ricordava di aver preso la decisione di andarsene dal pianeta del Dio della Distruzione, però l’energia scorreva di nuovo nelle sue vene.
«Come sta Gohan?»
«È vivo grazie a te e stavolta state bene entrambi»
Il richiamo inevitabile a ciò che aveva dovuto vivere dopo il Cell Game provocò alla donna una fitta al cuore, che placò porgendogli un bacio sulle labbra che lui approfondì subito, incontrando dopo qualche secondo rivoli salmastri che si mischiarono al dolce sapore della sua sposa.
«Chichi, piangi?»
«Scusa»
Provvide mortificata ad asciugarsi rapidamente le guance umide, come se ciò lo avesse infastidito, ma in realtà dalla voce di Goku traspariva solo un gran stupore.
«Stavo solo pensando che Gohan è tornato solo quella volta … a-avrei solo desiderato un tuo bacio, allora come oggi. Ma davvero sapevi che aspettavo Goten?»
La domanda scottante era presto arrivata, gli era infatti parso ci fosse una strana armonia tra loro, ma per evitare effetti esplosivi si limitò ad un imbarazzato lieve cenno del capo.
«Goku, ho passato sette anni d’inferno senza di te. Per quanto tu fossi comunque assente anche in vita, mi mancava un punto di riferimento, un aiuto, un supporto, il padre dei miei figli!»
«So anche questo»
Non ebbe stavolta il coraggio di incontrare gli occhi umidi di quella donna, sapeva già di essere lui la causa di tanta reiterata sofferenza; era mortificato, lui non era bravo ad affrontare quei discorsi, purtroppo non era mai stato come lei aveva sempre desiderato e non aveva mai saputo come fare per compiacerla.
«Grazie, Goku, davvero molto altruista da parte tua»
Con sarcasmo e poca grazia gli posizionò davanti il vassoio con il thè senza guardarlo in faccia; lui provò ad alzarsi per seguirla, ma si trovò impacciato, non desiderava rovesciare la tisana e macchiare le lenzuola, avrebbe solo peggiorato così l’umore nero di sua moglie.
«Chichi, aspetta, lasciami spieg …»
«Sai, è paradossale, ogni volta che tu hai bisogno di me io ci sono. L’unica volta in cui avevo un estremo bisogno di mio marito, lui non c’era, anzi ha deciso di non essermi accanto, mi sono dovuta affidare alle cure di un ragazzino di undici anni. Hai idea di ciò che ha dovuto passare Gohan?»
«Mi dispiace, non sai quanto»
Prese un profondo respiro, non aveva alcun senso far riemergere il nervoso di quegli anni, non valeva la pena.
«Me ne faccio poco delle tue scuse, Goku, gli anni non ritornano. È colpa mia, tu non sapevi nemmeno cosa fosse il matrimonio quando mi hai sposata ed io ho mancato di spiegarti che qualunque cosa fosse accaduta, saremmo dovuti restare l’uno accanto all’altra, era questo il significato delle promesse che ci siamo scambiati sull’altare e tu hai deciso di allontanarti dimenticandole. È solo colpa mia, Goku, è stata una mia imperdonabile mancanza, era un impegno che mi sarei dovuta prendere decidendo di sposarti»
Fece per uscire dalla stanza delusa da se stessa più che da lui, ma il sayan bloccò i suoi passi con un tono concitato.
«Chichi, c’ero!»
Ci mise qualche istante a scendere dal letto, a spostare vassoio e lenzuola, ma lei lo stava aspettando sulla porta della camera seguendo curiosa i suoi movimenti.
«C’ero quando è nato Goten, ti ero accanto»
«Io non ti ho visto»
«Ma io c’ero. So che hai sofferto tanto, mi dispiace, e deduco che quella volta fosse per causa mia. Ho cercato di infonderti la forza che potevo, ma purtroppo non mi era concesso sfiorarti, non sai quanto avrei voluto»
 
~
 
La gioia che esplose nel cuore di Pan a seguito del miglioramento del padre fu incontenibile; aveva percepito chiaramente un rapido incremento dell’aura di Gohan e in contemporanea di quella del nonno. Chichi le aveva garantito che i parametri vitali del padre si fossero stabilizzati e regolarizzati, la ragazza era riuscita finalmente a parlare con lui e l’uomo in quei pochi minuti non aveva fatto altro che tranquillizzare sua figlia. Quando la nonna e il padre raccontarono a Pan ciò che Goku aveva fatto e rischiato pur di salvare il figlio, desiderò solo abbracciare il nonno, ma il suo entusiasmo fu prontamente frenato, il sayan era ancora troppo debole per ricevere visite. La piccola di casa Son - come i genitori e i nonni adoravano considerarla e chiamarla nonostante i progressi raggiunti – decise di cercare una sua cara amica quasi coetanea, a cui teneva come fosse per lei una sorella maggiore. A Pan non era affatto sfuggita la voce di Bra che tentava di tranquillizzarla oltre la parete appena qualche ora prima, le era grata, ma in quei momenti di grande disperazione non era riuscita a comunicarle quanto le fosse stato di conforto sentirla accanto, nonostante l’avesse ripetutamente e fisicamente respinta. L’aura che Bra emanava indicava a Pan che l’amica si trovava in una stanza non molto distante da quella in cui lei aveva riposato e sfogato le sue ansie. L’energia vitale dell’irrequieta ragazza di città era leggermente in tensione, la più grande lo notò ancor prima di aprire la porta e incrociare con i suoi occhi corvini quelli celesti di Bra; la signorina Brief era inaspettatamente impegnata in un’attività all’apparenza piacevole, se non fosse stato per l’evidente foga con cui stava divorando una torta al cioccolato.
«Bra? Tutto bene?»
«Alla grande»
Non si stupì dell’arrivo dell’amica, era quasi scontato che Pan avesse avvertito a distanza di metri il suo disagio e nemmeno avere degli spettatori diede un contegno alla sua voracità. L’ultima arrivata non ricordava che Bra avesse il bisogno di nutrirsi con una grande quantità di cibo pari a quella di sayan come Goku o Vegeta, era sicuramente successo qualcosa per aver scelto di affogare in quel modo le frustrazioni.
«Bra, sei preoccupata per tuo padre?»
Fu in quel momento che voltò gli occhi verso di lei, come se fosse stata folgorata e in quello stesso istante allontanò anche il cucchiaio dal piatto; aveva gli angoli della bocca sporchi di glassa, Pan dovette trattenersi per non scoppiare a ridere e decise saggiamente di non farglielo notare, temeva la reazione impulsiva dell’amica, specialmente se il suo sistema nervoso era già alterato.
«Credo che mio padre sappia badare a se stesso»
«E allora cosa ti prende? Cosa può essere successo per sentire la necessità di trangugiarti una torta intera di Lord Beerus, correndo il serio rischio di essere disintegrata?»
Il rimprovero che Pan le aveva mosso era molto serio e i pericoli erano reali, per Bra era giunto di momento di svelare il motivo che aveva scatenato quella crisi, forse solo così l’avrebbe compresa e supportata. La minore si ritrovò sotto gli occhi posata sul tavolo una fotografia che immortalava lo zio Goten in compagnia di quella che sapeva essere ormai la sua ex fidanzata.
«Questo … mi prende»
Nonostante Bra si ostinasse a scorgere un qualche misterioso problema, a Pan quell’istantanea sembrava appartenere al passato, forse recente, ma era pur sempre una relazione archiviata per suo zio, stavano quindi parlando di un semplice ricordo.
«Cos’ha Valese più di me, Pan?»
«Ti piace mio zio??»
«La domanda giusta è un’altra: Goten la frequenta ancora, visto che conserva in tasca questa foto? È stata solo un’assurdità credere che potesse in qualche modo essere interessato a me»
Iniziava ad essere confusa davanti alle illazioni dell’amica e alla sua mortificazione, credendo forse di non essere all’altezza di quel ragazzo, doveva essere un fattore genetico, visto che anche Trunks per qualche arcano motivo continuava a ritenere che la loro relazione fosse inopportuna; Pan dedusse che quella foto fosse caduta a Goten per errore, ma i sentimenti di Bra le suonarono nuovi.
«Mio zio ha concluso la relazione con Valese mesi fa. Non ti so dire di più, difficilmente confida in famiglia i suoi problemi di cuore»
Non sapeva come rasserenare Bra, ma sembrava che la ragazza avesse riacquistato il controllo di sé quando con pacatezza posò il cucchiaino e si pulì le labbra con un tovagliolo, il periodo che stava affrontando aveva accentuato il suo nervosismo, non era affatto vero che non era in pena per le sorti di suo padre; finalmente Pan iniziò a scorgere con piacere il lato più umano che si era momentaneamente sopito in lei.
«Perdonami, tuo padre rischia la vita ed io mi lamento per delle sciocchezze. La mia gelosia non ha alcun senso di esistere, tuo zio è liberissimo di stare con chi meglio crede»
«Papà è fuori pericolo, Bra, ti stavo cercando per dirtelo»
A quella notizia la ragazza le rivolse un grande e sincero sorriso; si sentì una sciocca per aver spostato l’attenzione su Goten, mentre la sua migliore amica soffriva nel timore di perdere il padre, era lieta però ora di gioire insieme a lei per la miracolosa ripresa di Gohan.
 
~
 
Ormai da svariati minuti Vegeta stava seguendo a debita distanza il lavoro che stavano svolgendo moglie e figlio. Bulma alla fine si era arresa, non per merito suo – un dettaglio che non gli era affatto sfuggito e di certo non lo avrebbe dimenticato presto -, ma in compenso aveva riscoperto tutta la sua grinta e si stava impegnando per riportarli nell’esatto momento in cui Zamasu aveva sfruttato le super sfere per un malefico tornaconto personale. Il principe non temeva affatto lo scontro con quel Kaioshin, forse non era stato lui a sferrargli il colpo finale, ma da allora si era allenato costantemente e non vi era più nulla che quell’essere potesse fare per mandarlo al tappeto, non più.
Tra una programmazione e l’altra dei computer di bordo, Trunks cercava di mettere in pratica tutti gli insegnamenti che la madre gli aveva impartito in quegli anni, capiva quanto la situazione fosse delicata e il tempo a loro disposizione fosse limitato. La stessa Bulma, senza smorzare la sua preoccupazione, rimase affascinata notando l’impegno e l’abilità del figlio, non ricordava di aver mai visto Trunks al lavoro con quell’intensità. Lo stava fissando forse un po’ troppo con insistenza mentre controllava che gli ingranaggi della macchina del tempo non si fossero usurati nel corso degli anni, le coordinate erano già state impostate dalla scienziata, mancavano giusto gli ultimi ritocchi.
«Mamma, perché mi guardi così, ho sbagliato qualcosa?»
«No, tesoro, anzi, sono veramente molto orgogliosa di te»
Le parole commosse che Bulma gli rivolse lo sorpresero a tal punto da fermare momentaneamente il suo lavoro. Trunks non ricordava di aver mai avuto l’occasione di mostrare al suo capo – che fosse la madre era solo un fortunato caso – quanto le sue competenze fossero sprecare in ufficio e potesse tornarle utile un aiuto sul campo; il fatto che Bulma fosse fiera di lui gli riempì il cuore di gioia, non lo aveva mai dato per scontato, desiderava meritarlo. Il ragazzo aveva chiaramente sentito i passi del padre avvicinarsi a lui e alla madre, ma decise di ignorarlo almeno fino a che la sua voce profonda non iniziò a rimbombare contro le mura della stanza.
«Allora, Trunks, hai finito, sì o no? Vorrei trovare il tempo di un allenamento con te prima di partire»
Il giovane sayan aveva rivolto un amichevole sorriso di sfida al principe ed era convinto che il padre lo avesse discretamente ricambiato. L’unica a cui infastidì quella complicità fu la scienziata, la quale sapeva bene quanto uno scontro tra sayan, in allenamento o in campo aperto, potesse portare solo distruzione e nulla di più.
«Sì, ma fuori dal mio laboratorio»


 
Ciao ragazzi!
 
Sono finalmente riuscita ad aggiornare anche questa storia, come sempre con il mio solito reiterato ritardo ^^’
Con la speranza che in questo periodo così difficile stiate tutti bene (voi e i vostri cari), vi rinnovo i miei più sentiti ringraziamenti <3
 
Alla prossima!
Un bacio grande
-Vale

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Capitolo 17
*** Estate - Luci e ombre tra i ricordi ***


Estate – Luci e ombre tra i ricordi




 

I Monti Paoz dopo la tempesta stavano rinascendo, molti alberi e arbusti, sciolti gli ultimi residui di neve, avevano rivelato fiori bellissimi e profumatissimi; la vita stava riprendendo i suoi spazi, la natura senza disturbare risorgeva dalle ceneri dell’inverno. Presto quell’alito di vita sarebbe stato infuso anche a Radish e Serleena, Goku era troppo determinato per fallire, sarebbe senza ombra di dubbio riuscito a concedere a loro una seconda possibilità.
A Inazuma quell’atmosfera di vitalità infuse una dolce sensazione di accoglienza, in nome dei tempi passati, quando era solo poco più di un ragazzo e un combattente inesperto. Non riusciva a negare che in quei boschi avesse provato affetto più che altrove; Radish gli aveva affidato una missione complessa e inaspettatamente coinvolgente, era innegabile che la famiglia Son lo avesse accolto, ignara di quali fossero le reali intenzioni di quel giovane. Goku in particolare lo aveva trasformato con entusiasmo nel suo allievo prediletto, lo aveva invitato più volte a banchettare con loro, benché la moglie fosse spesso contraria – ad Inazuma non era sfuggita la diffidenza di Chichi –, e nessuno in quella casa era al corrente del legame di parentela che correva tra loro; Radish e il principe avevano per anni mantenuto il segreto, dando al ragazzo la falsa percezione di essere un orfano non degno di amore e considerazione. Son Goku, come veniva chiamato su quel pianeta, all’epoca era l’esatto contrario di un sayan: era ingenuo, buono e ignaro dell’immensa forza che gli scorreva nelle vene; la sua indole aveva contribuito a riscoprire in Inazuma un soggetto interessante come fidato amico e allievo ricco di potenzialità. Per quanto Goku non fosse consapevole delle proprie origini, era già molto forte, Inazuma lo capiva ogni volta che si scontrava con lui, si portava dentro una forza assopita che il ragazzo, da principiante, non riuscì mai del tutto a sostenere e a comprendere. Erano in fondo entrambi sayan, nelle loro vene scorreva il sangue di una potente razza, anche se in quantità diversa; entrambi però all’epoca non ne erano ancora a conoscenza. Un giorno Goku insegnò al suo protetto una delle sue tecniche più preziose, fiducioso che ne avrebbe fatto buon uso; solo in quell’occasione, ormai in grado di percepire l’aura senza la necessità di uno scouter, si spalancò una luce sulla reale forza del suo maestro, specie in combattimento. Goku gli aveva trasmesso quella tecnica senza sapere che in futuro quel gesto gli si sarebbe ritorto contro; aveva riposto piena fiducia nel suo nuovo amico ed ora Goku, un sayan buono, ne pagava le conseguenze.
Erano passate poche ore da quando Inazuma aveva scoperto le sue origini ed era riuscito a far luce sull’identità dei suoi genitori biologici; aveva anche scoperto di essere un mezzosayan e che anche sua madre apparteneva ad un popolo di guerrieri. La rabbia lo aveva accecato, la notizia, che Vegeta gli aveva dato con poco tatto, aveva solo contribuito ad aumentare il rancore che serbava nel cuore verso tutti coloro che nel corso del tempo non avevano dato a lui il valore che meritava. Prima di tornare in quel luogo fiorito, non si era accorto di ciò che realmente Goku aveva significato per lui in quel breve periodo della sua vita. Davvero Inazuma non si era reso conto che Goku gli aveva negato complicità solo perché stava prendendo la strada sbagliata? Avrebbe dovuto ascoltare quel sayan e capire che il vero nemico era solo Radish, la cui fiducia e lealtà non erano indispensabili per vivere; non era così importante che Radish fosse orgoglioso di lui, era suo figlio, avrebbe dovuto esserlo a prescindere e non in misura alle azioni malvagie compiute, anzi a maggior ragione non per quelle.
Inazuma necessitava di riscoprire la pace nel cuore e ricordava di averla provata realmente solo in quel luogo; aveva stupidamente desiderato di infierire sull’unica persona che lo avesse trattato da amico, per quel mezzosayan non era Kakaroth, il sayan puro traditore del suo popolo, era solo Goku, il suo unico vero maestro; non era vero che lo disprezzava, era solo un'assurdità che Radish senza alcun valido motivo gli aveva inculato nel cervello, un uomo così gentile non meritava odio. Non voleva perciò sapere più nulla del suo presunto padre, per troppi anni aveva concesso al ricordo di Radish di condizionargli la vita credendo di non essere alla sua altezza; ora che era tornato dagli Inferi non aveva alcun diritto di credere che sarebbero diventati una famiglia felice e nemmeno Serleena poteva pretendere che ciò accadesse, lei più di tutti avrebbe dovuto sapere quanto contasse il passato.
Inazuma credeva di essere solo sui Monti Paoz, ricordava non fosse un luogo frequentato; era certo di essersi ritagliato uno spazio e un tempo in totale solitudine, quando avvertì un paio di aure familiari, una più debole dell’altra, provenire dall’unica casa presente nei paraggi. Doveva avere davvero un cuor di leone per presentarsi davanti a quella porta dopo aver minacciato di sterminare la loro famiglia. Bussò, spinto da un desiderio inspiegabile; non lo faceva da tempo, specie con tale pacatezza in segno di pace e amicizia. Ad aprirgli non fu l’uomo che avrebbe sperato, non incrociò lo sguardo buono e comprensivo del suo antico maestro, ma quello di una terrestre rancorosa che non era in grado di avvertire l’aura di colui che si trovava sullo zerbino di casa propria. A Chichi bastò una frazione di secondo per sapere cosa fare, richiuse la porta d’impulso impiegando tutta l’energia di cui era dotata, affinché il suo disappunto fosse ben chiaro. Inazuma però intercettò la porta con decisione; non era intenzione del sayan spaventarla o sfiorarla, eppure dalle iridi dilatate della donna capì di avergli infuso proprio un sentimento di paura; allontanò le mani dalla superficie della porta quasi timoroso e impacciato, l’opinione che quella gente aveva su di lui gli infuse soggezione.
«Non voglio farvi del male … non più»
«Devi stare lontano da noi una volta per tutte! Hai quasi mandato mio figlio all’altro mondo, pensavi di ricevere il ben tornato?»
«Certo che no. Ti chiedo solo se sia possibile parlare con Goku qualche minuto. Ho intenzione di andarmene, ma non voglio più lasciare conti in sospeso»
Chichi rimase in silenzio, Inazuma aveva una voce flebile e lo sguardo afflitto, espressioni di sincerità. L’arrivo di Goku tolse i due dall’imbarazzo e compensò quei momenti di stasi.
«Tesoro, tranquilla, ci penso io ora»
Goku le aveva sfiorato appena la spalla invitandola a rientrare; lei gli aveva dato retta un po’ titubante, ma contava sulla diplomazia di Goku ed era certa che il nuovo atteggiamento remissivo di Inazuma non avrebbe acceso alcuna battaglia alle porte di casa sua. Ciò che preoccupava davvero la signora Son era un nuovo possibile imbroglio da parte di quell’uomo, in fondo non sarebbe stata la prima volta che mostrava la sua amicizia per poi pugnalarli alle spalle. Lanciò un’occhiata allusiva al marito pregandolo di essere prudente e non superficiale, lui di rimando le regalò un mezzo sorriso rassicurante. Rimasto solo con il suo ospite, Goku perse la serenità sul volto e un velo di diffidenza si impossessò di lui.
«In cosa posso esserti utile?»
«Temo di aver contribuito a dare una svolta sensibile alla tua vita, Goku»
«È stato tuo padre a rivelarmi quali fossero le mie origini e se non lo avesse fatto ci sarebbero state altre occasioni»
«No, Goku, tu non hai capito. Io conoscevo il suo piano, avrei potuto avvertirti, lo meritavi, eppure credevo che per me fosse migliore assecondare l’unica persona che si occupasse di me, l’unica famiglia che mi era rimasta nell’universo»
Non provava rancore per Inazuma, non era necessario che si giustificasse, a Goku era sufficiente che placasse il suo spirito di rivalsa verso la sua famiglia ma anche verso Radish stesso. Il padrone di casa ebbe un piccolo cedimento fisico; si era alzato troppo presto e troppo bruscamente dal letto, ma le ingenue premure di Chichi rimasero inascoltate, come di consueto non le diede retta e non si riposò il tempo sufficiente, a parere di Goku sarebbe stato inutile; Inazuma avvertì quasi l’istinto di sorreggerlo quando posò una mano sullo stipite della porta, ma si trattenne, non voleva essere frainteso come era successo poco prima con la donna.
«Non è nulla. Chichi, per quanto si prenda cura di me, non può restituire ad un sayan l’energia persa, per quello ci vuole tempo. Ti stavo dicendo … non è colpa tua se tuo padre tempo fa ha cercato di fare del male alla mia famiglia e ha tentato di uccidermi quando mi sono rifiutato di allearmi con lui»
«Lo accusi anche tu, quindi?»
«Per certi versi non sono stato un padre migliore di lui, ma a differenza sua, da qualunque luogo in cui mi trovassi, ho sempre cercato di insegnare ai miei figli il senso di giustizia. Inazuma, prova a dargli una seconda possibilità, sono certo che la presenza di tua madre lo aiuterà a capire i suoi errori»
Si rifiutava di accettare quelle parole, Goku non aveva idea del suo passato, di cosa avesse vissuto al fianco di Radish, il disprezzo che aveva dovuto subìre; in quel momento però Inazuma non voleva pensare alle sofferenze che aveva sopportato, gli premeva porre rimedio a quelle che aveva causato, avrebbe dovuto concentrarsi su queste ultime se desiderava essere un uomo migliore, più simile a sua madre e più lontano dalla razza sayan.
«Mi dispiace. Posso fare qualcosa per aiutarti, per riportare la pace nelle vostre vite? Purtroppo non posso cancellare il passato per nessuno di noi»
«Attendo notizie da Vegeta e dai ragazzi, stanno cercando le sfere. Spero solo che Goten non si cacci nei guai, altrimenti starò sicuramente peggio di adesso, stavolta per mano di mia moglie»
Goku gli riferì quelle ultime parole cercando di mantenere un tono soffuso. Inazuma intuì la sottomissione che pendeva sulla testa del sayan; lo fece sorridere, per come aveva avuto modo di conoscere Chichi non fece fatica a credere nel reale timore di Goku.
«Hai idea di dove possano essere diretti?»
«Purtroppo no … però possiamo scoprirlo»
Un’illuminazione fece breccia nella mente del sayan; ormai era un’abitudine per lui volgere gli occhi al cielo alla ricerca di un aiuto divino. Goku non indugiò a disturbare un amico di vecchia data e a distrarlo dai suoi pensieri, era convinto che lui fosse sempre presente nelle loro vite in caso di bisogno e negli ultimi tempi le difficoltà erano numerose.
«Re Kaioh, mi sente?»
Attese qualche istante con lo sguardo impaziente di Inazuma addosso; quest’ultimo non capì a chi Goku si stesse rivolgendo, alzò persino lui lo sguardo curioso e perplesso in quello stesso punto della volta celeste, ma incrociò solo nuvole bianche e l’accecante luce del sole.
«Re Kaioh? Abbiamo bisogno di lei. Non sento l’aura dei ragazzi alla Capsule Corporation e nemmeno di Bulma o di Vegeta. Ha idea di dove possano essere?»
Goku ricevette in cambio dei suoi interrogativi solo una spessa coltre di silenzio che lo inquietò.
«Re Kaioh. Non la disturberei se non fosse importante, voglio solo avere la certezza che mio figlio stia bene»
«Goku, non so come stia tuo figlio, ha lasciato questa dimensione temporale diversi minuti fa insieme a Vegeta e Trunks. Hanno intenzione di sottrarre le sfere a Zamasu»
«Cosa??»
Inazuma non sentiva la voce dell’interlocutore di Goku, non aveva idea di cosa avesse rabbuiato Goku, un uomo spesso solare e spensierato, lo avevano involontariamente escluso dalla conversazione; però avvertiva l’atmosfera intorno a loro caricarsi di tensione, forse quello era più eloquente di qualsiasi parola, così decise di ascoltare con attenzione per cercare di cogliere qualche informazione in più dalle risposte del maestro.
«Bulma ha permesso questo??»
«Bulma ha cercato di impedirlo, ma era sola contro tre sayan particolarmente motivati»
Il malessere psicologico di Goku non faceva altro che accentuare quello fisico; avrebbe dovuto essere al fianco dell'amica, avrebbe dovuto fermare quella follia, anche a costo di scontrarsi corpo a corpo con il principe. Il sayan, ancora appoggiato allo stipite, trasformò quel supporto in un oggetto di sfogo, chiuse il palmo aperto e tirò un pugno cercando di regolare la forza, reprimendo la preoccupazione. Inazuma non riuscì più ad assistere inerme a quella reazione.
«Goku? Cos’è successo?»
Il sayan si maledì, avrebbe dovuto trascinarsi ma seguire ad ogni costo Trunks e Goten, in quel caso sarebbe partito lui insieme al principe e avrebbe lasciato i ragazzi lontano dal pericolo; non avevano alcune possibilità contro quel mostro, gli rincresceva ammetterlo ma suo figlio sarebbe stata la prima vittima di Zamasu e faceva troppo male al cuore perdere Goten senza avere il potere di proteggerlo.
«Re Kaioh, posso fare qualcosa? Aiutarli in qualche modo? La prego mi dia un'idea, qualsiasi cosa ... sono disposto a qualunque cosa. Non badi alla mia debolezza, devo aiutarli a qualunque costo»
«Dovranno cavarsela da soli»
La divinità fu brutale nella sua schiettezza, non era sua intenzione essere indelicato. Goku, superato il primo impatto, uscì e chiuse la porta alle sue spalle, non era abituato ad essere lasciato in panchina, non era certo di riuscire ad accettarlo. Nell’immediato però ciò che lo premeva di più era tenere Chichi all’oscuro del viaggio che il secondogenito stava intraprendendo, se lui era rimasto turbato, la notizia avrebbe devastato la consorte.
«In breve, vogliono affrontare di nuovo un vecchio nemico che Trunks in passato era riuscito a sconfiggere, per recuperare le sfere»
«Possiamo aiutarli?»
«Temo di no, si trovano in un’altra linea temporale e la navicella su cui l’hanno raggiunta è una sola»
«È pericoloso questo nemico?»
«Zamasu è molto forte, sì»
Goku non riuscì a comunicare ad Inazuma tutto il dispiacere che provava per la sua insolita posizione di impotenza, l'arrivo della moglie li interruppe. Chichi per poco non fece perdere al marito l’equilibrio spalancando la porta all’improvviso. Fissò Goku con una tale intensità e delusione che Inazuma credette che potesse prendere fuoco da un momento all’altro, ma non era così insensibile da picchiarlo in quello stato, anche se era un sayan e lei una semplice terrestre. La donna si limitò a rientrare e a sbattere la porta in faccia a Goku, era convinta di avergli comunicato tutto il suo disprezzo senza sprecare il più piccolo alito di fiato.
«Chichi!»
Non era però una porta a fermare Goku e lei lo avrebbe dovuto immaginare; il sayan lanciò un’occhiata sfinita a Inazuma ed entrò con prudenza, temeva che sua moglie fosse pronta a lanciargli qualcosa contro, invece la intravide dall’altra parte del tavolo disperata e incredula; si portava le mani sul volto e sulla fronte cercando di calmarsi, le sembrava si vivere in un incubo; erano appena riusciti a sfiorare una catastrofe con Gohan ed ecco che la sua disperata esistenza accanto a quel sayan veniva di nuovo stravolta, come sempre del resto.
«Tu hai consentito che Goten affrontasse quel mostro??»
«No, Chichi, io stavolta non c’entro nulla, ero qui con te, stavo dormendo. Mi vuoi addossare anche colpe che non ho?»
Guardava suo marito, ma faticava a riconoscerlo, non sapeva se credergli o se mandarlo al diavolo una volta per tutte; teneva prudentemente un palmo premuto sulle labbra, cercò di non proferire qualche legittimo sproposito, rischiava doversi pentire in futuro. Chichi si concesse qualche istante per regolarizzare il suo respiro, la sua mano sul fianco dava la percezione che avesse affrontato una folle corsa, invece a mozzarle il fiato fu il timore di una madre verso suo figlio; dopo una breve riflessione, si ricordò che suo marito era ancora presente davanti a lei e lo sconsiderato aveva persino avuto il tatto di concederle quel tempo senza fare rumore; gli puntò esausta il dito contro.
«Tu prega i kami che a mio figlio non capiti nulla!»
«Chichi, è anche mio figlio e voglio che stia bene tanto quanto preme a te»
«Dai sei anni in su lo è stato, non prima. E consentimi, Goku, me lo hai rovinato, sente tutta questa voglia di correre il rischio perché glielo hai insegnato tu»
Era stanco di sentirla parlare sempre in quei termini; non aveva ripreso nemmeno totalmente le forze e non sapeva come infonderle speranza e fiducia; anche il cuore di Goku stava perdendo qualche colpo per la sofferenza fisica e mentale, non era esperto, ma era certo che un supporto emotivo reciproco avrebbe giovato ad entrambi. Il sayan sfruttò la presenza del tavolo posandovi i palmi, assunse una posizione di meditazione e con pacatezza cercò invitare anche lei a fare lo stesso.
«Chichi, ti puoi calmare?»
«Non dirmi di stare calma, sayan, non ne hai alcun diritto, tu meno di altri. Per colpa tua e di tutta la tua razza ho rischiato di perdere un figlio e rischio tutt’ora di perdere l’altro. Sai, ripensandoci, stavamo molto meglio quando tu non c’eri, almeno la Terra viveva in pace»
Chichi stava per salire al piano superiore, quando Goku tuonò facendo vibrare le mura di casa e il tavolo, rimasto vittima di un colpo piuttosto violento dell'uomo che provocò una crepa al centro, ma lui infervorato dalla lite non si accorse subito del danno che aveva causato.
«Esatto! È per questo che me ne sono andato, per salvarvi, per non dover più correre il rischio di perdervi, per garantirvi vita e pace. Ora sono tornato e da allora tutto è ricominciato. Mi dispiace, Chichi, ma se avessi saputo di vivere un futuro simile quando ti ho sposata, se solo Baba mi avesse detto che vi avrei coinvolti in una vita tanto sconclusionata, io non l’avrei mai fatto»
La sconvolse, furono le parole a ferirla, non certo un pezzo di legno rovinato dalla forza sovrumana di suo marito; gli oggetti potevano essere riparati o ricomprati, il cuore rattoppato più volte non era mai lo stesso di prima e lei, come tutti, ne aveva a disposizione uno solo per il resto della sua esistenza; chissà se anche suo marito ne era dotato o se lo donava a qualsiasi essere vivente, tranne a coloro che avrebbero preferito perdere la vita, pur di non viverla senza lui accanto. Goku avvertì l'aura della donna aumentare e vibrare; fu in quel momento che si accorse mortificato del tavolo, ma non aveva il potere di rimediare. Si avvicinò a lei quando la vide accasciarsi esausta con la schiena contro il muro, non aveva nemmeno la forza di salire le scale, le voleva porgere una carezza, ma lei gli allontanò la mano senza nemmeno guardarlo; la voce di Chichi fu flebile e profonda. L'idea di perderla sorgeva ogni volta troppo tardi, quando lei esplicitava il suo disappunto con fervore.
«Vattene, Goku, fai sempre in tempo»
«Ho detto qualcosa di sbagliato? Chichi, mi dispiace per il tavolo, ma non mandarmi via, siete la mia famiglia»
«Sono stanca di litigare con te e alla fine scopro anche che avresti preferito non avermi mai sposata, era uguale per te. Ma quanto vale il tuo amore, Goku? Ah già, giusto, tu non sapevi nemmeno cosa fosse l’amore e a quanto pare continui a non saperlo»
Era proprio ciò che Goku temeva, quando sua moglie iniziava ad affrontare determinati temi non riusciva più a sostenere una discussione con lei e la sua sconfitta era inesorabile.
«A-amore, mi hai frainteso»
«Non chiamarmi più in quel modo, tu non hai la minima idea di cosa voglia dire. Qui l’unica ad aver amato sono io e purtroppo per me continuo a farlo. Esatto, siamo i soli che sulla Terra ti abbiano amato. Pensa che persino Goten ti stima come padre»
«Forse perché ha capito che se non ci sono stato, è stato esclusivamente per proteggervi, non certo per ferirvi»
«Vattene Goku, ora sono io a volermi prendere una pausa»
«Una pausa?»
«Sì, Goku, una pausa, significa che per un po' ti voglio fuori da questa casa. È abbastanza chiaro? Volevo solo un uomo che lottasse per me, ma non che sputasse sangue, che mi fosse accanto»
«Mi dispiace Chichi, io sono solo un sayan che stavolta non sa come proteggere suo figlio. Mi sento imponente e questo mi fa male. Ho bisogno di te, ora più che mai»
Si alzò da quella posizione accovacciata, non voleva infastidirla con la sua presenza, Chichi lo imitò; quando lui debole perse l'equilibrio, si appoggiò al muro dietro la moglie con il fiato corto per non caderle addosso. Si fissarono, i loro visi erano a pochi centimetri di distanza, i loro occhi non poterono evitare di sfiorarsi. Furono ad un passo dal prendere la decisione di baciarsi; per quanto Chichi serbasse rancore nei suoi confronti, gli aveva anche confessato il suo amore e la sua grande debolezza al cospetto di quell’uomo, che umano non era mai stato, era solo un alieno arrivato da lontano e finito moltissimi anni fa sulla sua stessa strada; allora non era lui ad essere ingenuo, la vera ingenuità era quella di Chichi, aveva mantenuto la purezza dell’infanzia senza accorgersene e continuava in ogni occasione a commettere lo stesso, ma non poteva fare nulla per evitarlo, la speranza che serbava nel cuore era troppo viva, desiderava che Goku per lei diventasse un po’ più terrestre. Il sayan ebbe l'istinto di accorciare le distanze tra loro, ma non riuscì nemmeno a sfiorarla, alle sue spalle una voce lo stava chiamando.
«Goku. Oh, scusate non volevo disturbarvi»
Inazuma lo distrasse per qualche secondo, a Chichi non importò che non fossero soli, lo obbligò a girarsi verso di lei afferrandogli il viso con entrambe le mani e gli diede un lungo e profondo bacio. Goku aveva ancora gli occhi chiusi, quando con un filo di fiato riuscì a sussurrare le emozioni che gli aveva infuso.
«Forse se non ti avessi sposata non avrei mai ricevuto simili baci»
Offrì al marito un mezzo sorriso, preoccupata per le sorti del secondogenito; una lacrima si staccò dalle sue ciglia inferiori, era sempre così, prima la rabbia si impossessava di lei e poi una dolcissima pena la scioglieva nel pianto. Goku raccolse la scia salmastra che stava percorrendo la guancia candida di sua moglie con un tocco leggerissimo, una delicatezza che solo lei e pochi altri conoscevano di lui.
«Aspettiamo sue notizie insieme. Sono certo che se la caverà. Vegeta conosce l'avversario, saprà proteggere i ragazzi e Goten non è uno sprovveduto, è in gamba. Conosco le potenzialità di mio figlio»
Il sayan trasformò quel contatto in una carezza sulla guancia, quando vide che il timbro profondo della donna si era trasformato in un sussurro rotto dall'angoscia.
«S-scusa, non te ne andare. Non voglio che te ne vada»
«Mi hai appena chiesto scusa? Non me ne vado no. Questa è casa mia, è l'unica vera casa che io abbia mai avuto e l'ho costruita insieme a te»
Lo fissò innamorata, con la stessa intensità con cui non aveva mai smesso di guardarlo dall’esatto istante in cui lo sguardo di quella piccola principessa guerriera si era posato su di lui. Chichi credette o forse si illuse, come in tutti gli anni passati, che anche lui la stesse guardando con amore, credere che fosse così la faceva stare meglio.
«Devi riposare»
«Parlo con Inazuma e seguo il tuo consiglio»
Posò le sue labbra sulla fronte di Chichi per porgerle un bacio fugace e avviarsi verso la porta.
«Goku. Ti amo»
Glielo aveva detto a poche ore di distanza e lui non le aveva risposto, anche stavolta sembrava intenzionato a non farlo, ma ci rifletté con più attenzione.
«Io invece no ... vi amo, te e i ragazzi»
La sorprese, dove aveva sentito quella frase per pronunciarla con una simile sicurezza? Era stato forse il cuore a suggerirgliela e sarebbe stato davvero il momento, dopo anni infiniti che anelava di sentirla pronunciare dalla sua bocca.  
 
~
 
Non era bastata la sicurezza ostentata di tre sayan per rendere Bulma del tutto sicura che quella missione non fosse pericolosa. Era tornata sconvolta sul pianeta di Lord Beerus con il cuore palpitante per le sorti di due quarti della sua famiglia. Vegeta aveva trascinato anche il figlio sulla navicella senza che la moglie riuscisse a sfoderare la minima capacità di persuasione; Trunks era solo un mezzosayan, eppure i suoi geni alieni prendevano il sopravvento più di quanto, in casi specifici, Bulma avrebbe preferito. Suo figlio era in gamba sia come sayan che come scienziato ed era giunta a quella consapevolezza in uno dei momenti peggiori per la loro vita. Mentre Trunks era in procinto di partire, Bulma con astuzia aveva cercato di trattenerlo con qualche sincera promessa, fosse stato per lei quel ragazzo avrebbe preso servizio subito al suo fianco. Era sempre stata orgogliosa della sua famiglia, la forza sayan faceva onore a suo marito e a suo figlio; diverso era il caso in cui la prodezza di quella razza portasse i due uomini verso un pericolo imminente. Bulma non voleva perderli, aveva rischiato fin troppe volte in passato; il solo pensiero le faceva contorcere lo stomaco. Suo figlio aveva davanti a sé la prospettiva di una vita longeva e felice, non era il caso di sacrificare tutto per un principe testardo e burbero, difficile da dissentire. La donna si abbandonò sulla prima sedia che trovò lungo il suo cammino; era scomoda, non perché Lord Beerus non possedesse una dimora accogliente, ad essere scomoda era la posizione di Bulma, era impotente e non ricordava di esserlo stata molte volte nella sua vita. Accostò i palmi al volto, non sentiva la necessità di piangere, solo di contenere una preoccupazione che traspariva dalle rughe della sua pelle sempre impeccabile. Un tavolo dalla forma oblunga era il suo unico appoggio.
«Mamma. Dove sono Trunks e papà?»
La scienziata era stata discreta nel suo dolore, aveva cercato di non turbare un’atmosfera già tesa, ma la figlia adolescente era già provata dagli ultimi eventi; Bulma si stava dimenticando che Bra non possedeva solo geni alieni, lei era per metà terrestre, era anche sangue del suo sangue, conosceva il valore delle emozioni a differenza di Vegeta. La donna non sapeva come informarla della partenza a cui aveva dovuto assistere, lei per prima non era ancora riuscita a rielaborarla e ad accettarla; il destino della sua famiglia era nelle mani della scienziata che era in lei. Bra scorse una lacrima sul volto della madre, non appena le mani le scoprirono le guance, e una singola scia salmastra fu molto più eloquente delle parole.
«Mamma. Stanno bene, vero?»
La giovane Brief racchiuse in un sussurro la sua supplica, a cui non ricevette subito risposta; la ragazza si gettò d’istinto verso l’uscita del palazzo, il cuore le suggerì di non restare inerme, l’aveva sempre contraddistinta una grinta innata che Bulma però non riuscì ad assecondare con leggerezza. La scienziata, spinta dalla preoccupazione per l’avventatezza della figlia, si alzò ritrovando la forza di reagire; la vita del marito e del primogenito era nelle mani del destino, da qualsiasi luogo appartenente alla linea temporale che le due donne stavano vivendo Bulma non avrebbe potuto avere loro notizie; era la stessa sensazione di vuoto, come se quei due uomini fossero stati inghiottiti dall’universo, tanto valeva risparmiare le ultime energie strappate alla disperazione per proteggere coloro che amava e che erano accanto a lei lontani dal pericolo. La scienziata fu un fulmine, avanzò un movimento preciso degno di qualunque sayan alla sua forma base, nel suo caso era l’amore incondizionato e materno a guidarla; allungò un braccio per avvolgerle saldamente la vita all’altezza dello stomaco. Bra incespicò, il gesto inaspettato della madre la privò per qualche istante dell’ossigeno.
«Tesoro, sono in un’altra dimensione, non puoi raggiungerli»
Con dolcezza Bulma le comunicò quanto la famiglia Brief fosse lontana da loro, l’impatto di quelle parole provocò alla giovane un nodo alla gola, un peso sul cuore oscurò ogni singolo spiraglio d’ottimismo, quando incrociò lo sguardo mortificato della madre il senso di soffocamento che avvertiva si riversò all’altezza della congiuntiva, le sue iridi smeraldine vennero annacquate in poco più di una frazione di secondo, il suo cuore aveva anticipato ipotesi prima che la mente riuscisse a pieno ad elaborare le informazioni suggerite da Bulma.
«Cosa vuol dire?»
La più giovane di casa Brief non era esperta di quell’argomento, non aveva avuto – per fortuna – l’occasione di vivere con consapevolezza ciò che un salto interdimensionale provocava nel cuore dei diretti interessati e di coloro che attendevano trepidanti loro notizie. Bra però non era ingenua – né Vegeta né Bulma avrebbero potuto ereditare ingenuità ai figli, visto che ne erano entrambi sprovvisti –, lo sguardo rivolto verso il basso della madre, intenzionato a sprofondare sempre di più ad ogni secondo che trascorreva, era un chiaro segnale di consapevolezza; un semplice accostamento di indizi condusse la ragazza ad una angosciante verità.
«Sei stata tu»
L’accusò con un sussurro, ancora incredula che ciò potesse essere vero, l’ultima speranza che scintillava nel suo petto era quella di una smentita, ma la flebile fiammella stava ormai esalando l’ultimo respiro, vinta dal dramma che la sua famiglia stava rischiando di vivere; aveva ereditato tutta la perspicacia della madre, non solo l’aspetto. Bulma non riusciva ad assistere al dolore che aveva causato alla figlia, così azzardò un gesto senza la certezza che sarebbe stato apprezzato; le braccia della donna sfiorarono appena Bra, quest’ultima non le permise nulla di più, tirandosi indietro di qualche passo e posando la schiena contro il tavolo.
«No … dove li hai mandati?»
La diffidenza si impossessò della giovane, la colpa di Bulma venne ingigantita dalla reazione della figlia diventando un macigno sul cuore; sentiva di aver tradito la fiducia di quella ragazza, dirle quanto si fosse impegnata per fermarli sarebbe sembrato solo un vigliacco tentativo per scagionarsi.
«Dove li hai mandati?!»
Il rinnovato ardore della figlia, vinto l’iniziale sconcerto, riportò i pensieri della scienziata alla realtà.
«Vegeta, Trunks e Goten sono …»
«Goten??»
Ogni parola che Bulma pronunciava peggiorava l’umore di Bra. La provvidenza aiutò entrambe le donne ad uscire da quell’imbarazzante dialogo; i passi di Pan comparsi senza che le due se ne accorgessero diedero sollievo all’amica; finalmente era giunto qualcuno che secondo Bra avrebbe potuto offrirle conforto, perciò non indugiò e si buttò tra le braccia della minore. Pan era riuscita a cogliere i punti salienti della conversazione e, benché lei stessa fosse rimasta spiazzata per il pericolo a cui suo zio e Trunks erano andati incontri, riuscì a contenere fisicamente il dolore di Bra.
«Bulma, dove sono?»
«Lontano, Pan, molto lontano da qui. Non ci resta che pregare i kami che tornino presto e vivi»
Bra stretta contro il petto della giovane Son aveva cessato i singulti del pianto, aveva capito che condividevano gli stessi turbamenti e forse insieme sarebbero riuscite a sopportarli fino al lieto ritorno di quegli uomini.
 
 
 

Ciao ragazzi!
 
Vi ho lasciato un po’ di suspance, ma desidero dedicare buona parte del capitolo successivo alla dimensione parallela, qui rischiavo di narrare troppo e senza il giusto approfondimento per non dilungarmi troppo. Quindi nell’attesa vi lascio con un capitolo introspettivo altrettanto importante per la trama che vi dia modo di conoscere un po’ di più il personaggio di Inazuma e la sua evoluzione.
Scusate per il ritardo, ma ho ricominciato a lavorare e purtroppo mi tocca sacrificare un po’ di più Efp, ma non mollerò la storia e la porterò fino all’ultimo capitolo. Vi ringrazio come sempre per continuare a seguirmi, benché io stia impiegando mesi per concluderla <3
 
Alla prossima!
Un grande abbraccio
-Vale

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Capitolo 18
*** Estate - Nella trappola del tempo ***


Estate – Nella trappola del tempo


 
 
Terra, dimensione parallela
 
Vegeta sapeva che non sarebbe stato semplice, in passato aveva già vissuto l’esperienza e conoscere i piani di Zamasu non garantiva alcuna forma di successo. Il principe non avrebbe potuto ammettere davanti alla scienziata quanto sentisse il peso della missione intrapresa e la responsabilità dei due giovani che lo stavano accompagnando; promise a se stesso che Trunks e Goten lo avrebbero solo affiancato, ma in alcun modo avrebbe rischiato la loro vita. Era solito mantenere le promesse, ma soprattutto era abituato ormai a tener fede all'integrità morale che aveva acquisito con il tempo, grazie a sua moglie, gli toccava ammetterlo - anche se in silenzio.
Non erano a conoscenza del luogo esatto in cui il kaiohshin avrebbe evocato Super Shenron; Bulma aveva consentito ai tre saiyan di approdare su un suolo terrestre che apparteneva al futuro, ma era fortemente intriso di un passato drammatico. Il passato che Vegeta stava rivivendo era a lui tristemente noto; la Terra non si era ancora trasformata in un campo di battaglia, gli alberi erano rigogliosi, ricchi di vita e di prospettive, quelle che a suo tempo il figlio avrebbe restituito all’umanità. Avrebbe dovuto evitare che Zamasu acquisisse potere e immortalità attraverso l’aura del suo amichevole rivale. La scienziata più abile della Città dell’Ovest, con qualche difficoltà – vi erano limiti anche per la fonte del suo inesauribile sapere –, era riuscita ad impostare le coordinate e permettere l’atterraggio della macchina del tempo sui Monti Paoz. A Vegeta rincresceva ammetterlo, ma se desiderava vincere e portare nella loro dimensione e nel loro tempo la pelle di tutti e tre, necessitava di un aiuto pratico a livello di forza combattiva; l’orgogliosa mente del principe si rifiutava di accettarlo, non era quasi mai bisognoso di un supporto e quando lo necessitava – o addirittura giungeva a chiederlo – significava che la situazione da affrontare era piuttosto grave.
Intorno alla graziosa casetta della famiglia Son aleggiava un clima sereno; era raro che il principe si aggirasse da quelle parti, era più consueto che fosse Goku a trascorrere buona parte delle sue ore alla Capsule Corporation, in primis per usufruire dell'ingegnosa stanza gravitazionale, della quale avrebbe dovuto imparare ancora tanto. Vegeta contava sul fatto che il saiyan si trovasse tra le mura di casa; ad accoglierlo purtroppo fu lo sguardo contrariato e confuso di Chichi. Davanti alla signora dell’umile villetta, si era inaspettatamente materializzato il principe, con il quale lei non intesseva un rapporto idilliaco, e due baldi giovani; solo uno dei due però era sconosciuto alla donna.
«Trunks»
Chichi aveva sussurrato il nome del ragazzo; era incredula, l’ultima volta che il giovane Brief si era scomodato a raggiungerli dal futuro, egli era stato ambasciatore di disgrazie; era pervasa da un tremore impercettibile, il cuore nel suo petto era pronto al peggio, come lo era d’altronde fin dalla gioventù, da quando aveva smesso di essere una principessa guerriera ed aveva iniziato a chiamarsi Son.
«Dov’è Kakaroth?»
Vegeta aveva ostentato la sua solita arroganza; senza troppi giri di parole aveva formulato una richiesta puntualmente acida; il pallore dipinto sul volto della donna non era un problema suo, non aveva tempo né voglia per sopportare le lagne di una terrestre. Chichi odiava che suo marito venisse apostrofato in quel modo, come il più volgare tra i Saiyan.
«Goku è nei campi con Goten. Cosa sta succedendo? Perché Trunks è qui?»
Alla destra del principe, la presenza di un altro ragazzo scuoteva la sua anima, infondendole stavolta un formicolio piacevole; era una sensazione unica che spartiva solo tra la sua progenie. La mente di Chichi frappose il viso pulito e candido a quello del suo pargoletto che in quel momento si trovava in compagnia del padre. Il tegame che la signora Son stringeva tra le mani rovinò a terra, provocando un frastuono che sovrastò il suo stupore.
«Per tutti i kami! Goten»
 
Sotto il sole battente del primo pomeriggio, Goku aveva abbandonato il suo detestato lavoro agricolo per dedicarsi agli allenamenti; Chichi non era nei paraggi e non possedeva - ringraziando i kami - nemmeno la facoltà di avvertire la sua aura incrementare, non vi era quindi pericolo che sua moglie lo rimproverasse a riguardo. Il figlio non smetteva di sorprendersi davanti alla forza straordinaria del padre; Goku lo conosceva da poco tempo, eppure si era reso conto fin da subito di quanto fosse affascinato dal suo potere, desiderava prendere spunto da lui. Il saiyan non lo coinvolgeva attivamente solo per paura di ferirlo e di dover subire i rimproveri di Chichi; aveva concesso libero sfogo ai suoi poteri, mentre il secondogenito continuava a fissarlo con il luccichio negli occhi, estasiato e non fu difficile per l’uomo cogliere lo stato d’animo di Goten, infatti tutto ciò che concerneva l’istinto combattivo per il saiyan era di facile interpretazione.
«Papà, quando lo insegni anche a me?»
Goku si fermò e gli sorrise soddisfatto; era così simile a lui, era la fotocopia della sua infanzia, ma serbava nel cuore anche un pizzico di determinazione materna. Era impossibile che Chichi non lo vedesse, in fondo era stata lei ad ereditargli l’amore per le arti marziali, lui, dall’Aldilà, non avrebbe potuto fare nulla di più se non lasciare che i geni saiyan agissero in sua assenza; era stata sua moglie ad alimentare il desiderio del piccolo. Goku accentuò il sorriso rivolto a Goten al pensiero di una Chichi poco avvezza a tutto ciò che riguardava il combattimento; si mostrava essere sempre la donna che aveva sposato, ma conservava nel cuore ancora l’animo di una principessa guerriera. Il saiyan puro aveva sciolto la trasformazione del primo stadio, era pronto a rispondere al figlio, forse a raccontargli del suo passato e di quello della madre; l’atmosfera serena di fine estate però venne dissipata dalla voce burbera del principe.
«Quando sarà meno ingenuo, Goten, ti insegnerà tutto ciò che vorrai»
«Vegeta. Qual buon vento ti porta qui? Mi avevi detto di non avere tempo per gli allenamenti oggi. Sei riuscito a liberarti dalle grinfie di Bulma?»
Il principe cercò di comprendere le parole di Goku; a quanto sembrava anche in quella dimensione la moglie era solita mettere a tacere la sua anima da maschio alfa. Preferì non approfondire le relazioni matrimoni intrattenute in altre dimensioni, voleva solo che rimanessero all'oscuro.
«Ti devo parlare»
Goku non aveva colto l'urgenza di Vegeta, le sue iridi si erano soffermate sui giovani che accompagnavano l’amico; non smetteva di lanciare occhiate curiose al giovane dalla chioma lilla: le sue iridi azzurre erano così familiari, ricordava di conoscere quella tinta marina da diverso tempo. Gli intensi raggi del sole dovevano aver inibito le sue facoltà intellettive, quando la ragione tornò ad accendersi nella sua mente non poté fare a meno di darsi dello stupido.
«Trunks! Che bello rivederti»
Goku non aveva più avuto modo di incontrarlo dopo la sua morte, aveva il piacere di vedere giornalmente solo la versione contemporanea di Trunks, la quale era poco più grande del figlioletto al suo fianco. Il ragazzo però non sembrava altrettanto commosso, aveva appena intrattenuto con lui una conversazione prima di partire, certo in un'altra dimensione, ma a Trunks cambiava poco a livello emotivo; gli sorrise, consapevole che la sua apparizione inaspettata avrebbe potuto destabilizzarlo.
«Kakaroth, mi hai sentito?»
Il sayan annuì distratto, ma la mente non riuscì a concentrarsi su altro che non fosse il giovane dai crini corvini accanto a Trunks, la sua energia vitale era inconfondibile. Goku gettò un'occhiata al bambino accanto a sé e poi si soffermò sul ragazzo che aveva la stessa tonalità di capelli, occhi e carnagione del piccolo.
«Urca, Vegeta, quello è mio figlio?!»
Il principe lo afferrò per un braccio e lo trascinò lontano dal bambino e dai ragazzi; non fu accondiscendente, pacato e comprensivo, vi era un'emergenza piuttosto seria e lui non vaneggiava mai, agiva impiegando poche parole.
«Senti, non ho tempo per spiegarti e aspettare che tu capisca. Kakaroth, mi devi ascoltare. Un essere spietato, un kaiohshin per la precisione, vuole radere al suolo l’umanità. Inizierà da te e dalla tua famiglia. Mi devi aiutare a fermarlo»
Prima ancora che Goku potesse riflettere sulle parole di Vegeta, gettò spaventato un’occhiata al suo piccolo Goten che stava conversando curioso con i due giovani; erano cordiali con lui, per il bambino erano sinonimo di nuove amicizie. A Goku non erano piaciute le notizie del principe, anzi lo avevano spaventato; Vegeta era stato diretto e crudo come al solito, senza troppi giri aveva predetto una fine drammatica per lui e i suoi cari, ma Goku non mise in discussione le informazioni del principe, tendeva a fidarsi di lui, la fonte che prevedeva tali minacce era superflua. Aveva assunto un’espressione seria e preoccupata; aveva appena conosciuto suo figlio, non poteva consentire che gli venisse strappato tutto ciò che gli era stato restituito; per quanto tutti lo ritenessero impossibile, teneva alla sua famiglia, la sofferenza di Chichi, Goten e Gohan non erano tollerabile per lui.
«Di chi stai parlando?»
«Zamasu»
«Dove possiamo trovarlo?»
«È alla ricerca delle Super Sfere del Drago per acquisire l’immortalità. Re Kaioh può aiutarci prima che sia troppo tardi. Sbaglio, o hai un buon rapporto con la divinità del Nord?»


 
Pianeta di Lord Beerus, dimensione contemporanea
 
Gohan era ancora piuttosto destabilizzato, fisicamente e moralmente. Aveva portato suo padre al punto di doverlo salvare; iniziava a credere che allontanarsi dagli allenamenti fosse stata una mossa azzardata. Si rese conto che non vi era nulla che potesse fare contro l’inevitabile destino che intrecciava le vite dei Saiyan e la loro discendenza; si era impegnato a proteggere sua figlia, aveva impedito con determinazione alla natura aliena di occupare un posto nelle loro vite, ma il risultato era stato deleterio, auto sabotatore. Iniziava a comprendere suo padre, la voglia di combattere e di allenarsi non era forse il solo motivo che lo spingeva nella fossa dei leoni. La famiglia Son viveva in un vortice dal quale era impossibile uscire senza aver prima sfoderato il proprio lato guerriero; dovevano combattere contro un destino che figli e nipoti avevano da sempre ereditato e da cui non vi era modo di svincolarsi, era ingenuo credere il contrario.
Le stanze dell’immenso palazzo di Lord Beerus che circondavano Gohan erano la prova tangibile che la loro vita non era comune; i terrestri non soggiornavano in un punto qualsiasi dell’Universo. Non c’è via di fuga dal destino, pensò Gohan, papà lo ha sempre saputo. Il pavimento era diventato un migliore amico per gli occhi del giovane uomo, eppure non avrebbe trovato lì la soluzione; era solo un semplice rifugio per l'anima, ma non poteva andare avanti così, negare l'evidenza non avrebbe giovato ad alcuno. Avrebbe dovuto guardare in alto forse, verso il cielo, oltre il firmamento avrebbe potuto trovare la soluzione a tutti i suoi - i loro - problemi; avrebbe potuto chiedere al destino di riservare alla sua famiglia tempi migliori. L'arco celeste però aveva sempre e solo strappato Goku all'affetto dei suoi cari; Shenron avrebbe potuto rispondere ai suoi mille quesiti, perché lo sapeva, gli anni lo avevano insegnato: dove vi era suo padre era presente anche il drago con le sfere e viceversa; Gohan stesso aveva indossato fin dalla più tenera età un cappellino rosso con incastonata sulla punta una sfera con quattro stelle. Era un destino intricato che nessuno sarebbe stato in grado di sciogliere, forse nemmeno la veggente Baba, avrebbe sicuramente asserito Troppe resurrezioni, avete squarciato il naturale corso degli eventi, non posso più prevedere il vostro futuro.
Passi flebile, delicati, ma allo stesso tempo determinati, si erano accostati allo stipite della porta ormai da qualche minuto; era una presenza che non aveva distratto il giovane, anzi lo cullava dolcemente attraverso il silenzio, con il solo respiro leggero che inondava l'aria tra loro rendendola meno viziata dai soliti problemi. Gohan l'aveva riconosciuta dalla pazienza matura che gli stava rivolgendo; non si era intromessa negli angosciosi pensieri del ragazzo che aveva visto diventare uomo, aveva atteso con estrema discrezione. Bulma gli concesse qualche minuto ed iniziò a parlare solo quando le iridi scure incrociarono quelle chiare di lei; era una silenziosa richiesta di aiuto da parte di Gohan, non sapeva più riconoscere la via più vantaggiosa per la sua famiglia, sentiva il peso della gravità della sua insicurezza, un padre di famiglia non tentenneva davanti ad una minaccia, agiva con ogni arma in suo possesso, consona o meno alla sua morale.
«Conosco quello sguardo. Sei più simile a tuo padre di quanto immagini»
«Questo non mi rincuora, Bulma»
La scienziata leggeva la stessa intraprendenza di Goku, la stessa che veniva contaminata dalla prudenza della Chichi; non se ne rendeva conto, ma in lui albergava l'esatta combinazione dei suoi genitori. Era diventato un uomo attento, dedito alla famiglia, ma nel suo cuore non aveva smesso di rendere onore alla sua stirpe, volontariamente o meno non si smetteva di essere Saiyan. Bulma si avvicinò a lui mantenendo un passato tranquillo, benché il sangue nelle vene stesse ribollendo per le sorti della sua famiglia che si trovava altrove; si inginocchiò davanti al ragazzo - accomodato sul letto che lo stava ospitando da qualche giorno insieme alla moglie - con atteggiamento materno.
«Gohan, ti fa onore voler proteggerla. È tua figlia e nessuno può recriminarti qualcosa. Non dimenticare ciò che sei, anzi ciò che siete. Tuo padre è l'uomo più pasticcione e impulsivo che io conosca, eppure mi ha insegnato tanto. Sono certa che, senza nemmeno accorgersene, abbia insegnato molto anche a te e a Goten. Magari ha insegnato qualcosa persino a tua madre, anche se non credo lo ammetterebbe mai»
Bulma rise e strappò un sorriso al giovane uomo; gli strinse forte la mano penzoloni oltre le ginocchia, sconsolata anch'essa, almeno tanto quanto lui. La scienziata, per quanto si sforzasse, continuava a vedere il dolce bambino che aveva conosciuto molti anni prima sull'isola del Genio; le increspature del viso quando sorrideva e lo sguardo fanciullesco spaesato erano gli stessi. Avrebbe voluto dirgli che lo capiva, stava male almeno tanto quanto lui, aveva paura, una dannata paura che la natura saiyan avrebbe spezzato prima o poi - e di quel passo molto prima di quanto pensassero - la sua famiglia e la vita delle persone a cui era legata per sempre; mostrarsi debole non era la soluzione, una terrestre debole non avrebbe potuto resistere un solo giorno accanto ai Saiyan.
«Gohan, ti voglio bene come se fossi mio figlio, anzi un po' lo sei. Siamo una grande famiglia, affrontiamo tutti le medesime difficoltà. L'unica differenza per me, per Chichi o per Videl è l’aver scelto di stare accanto a Saiyan, voi figli lo avete dovuto subire»
«Bulma, secondo te finirà mai? Arriverà un giorno in cui potremo vivere in serenità. Io ho paura della mia natura perché porta guai, troppi»
Gli sorrise con dolcezza, era quasi commossa e intenerita, non aveva il potere dei saiyan, ma in quel momento anche la sua anima sempre tenace stava iniziando a cedere. La donna gli stava rispondendo dicendogli quanto avesse ragione, ma che lui era forte per affrontare ogni disavventura, credeva in lui; la loro coversazione venne interrotta, Gohan avvertì l'aura del padre e si alzò con uno scatto per paura di mostrarsi debole davanti a lui, debole nel corpo e nell'anima. Per quanto Goku non gli avesse mai messo troppe pressioni, almeno non intenzionalmente, il giovane sentì di averlo deluso, si sentì in soggezione davanti ad un padre, ma soprattutto davanti ad un forte guerriero.
«Gohan, come stai?»
«Bene. Grazie»
Goku non menzionò il vitale intervento che aveva concesso al figlio di vivere, non lo fece perché in esso non vi era nulla di eroico; se fosse stato meno imprudente, non si sarebbe reso necessario, Chichi aveva ragione, come sempre.  L'uomo si avvicinò a Gohan pensieroso; non ricordava di essersi mai soffermato tanto sugli occhi profondi del ragazzo; erano così simili a quelli di sua moglie, il colore era superfluo, ciò che lo colpì fu la malinconia che traspariva e che aveva letto diverse volte sul volto di Chichi. Era lui la causa di tanta sofferenza, Goku non aveva dubbi, non vi è più motivo di dubitarne, le accuse dei suoi cari erano fondate.
«Senti, ho bisogno del tuo aiuto, non te lo chiederei se non fosse importante. Vegeta, Trunks e tuo fratello devono fermare Zamasu»
Bulma era ancora presente, ma inizava a sentirsi di troppo, era forte la complicità tra i due uomini; nonostante Chichi non avesse mai elogiato Goku come padre, la scienziata notò con piacere che il passato, lieto e drammatico, aveva lasciato un segno nei loro cuori. Goku e Gohan erano rimasti soli nella stanza, la donna si era congedata porgendo una carezza sul braccio dell'amico d'infanzia.
«Tua madre lo sa, non è contenta, ma ...»
Goku era in difficoltà come poche volte nella sua vita; non si era mai posto alcun problema sulle parole da impiegare. Era una conversazione difficile, un'ammissione di colpa per gli innumerevoli errori commessi in passato a scapito della sua famiglia. Il padre si era seduto al suo fianco; Gohan lo avvertiva fragile come se si trovasse davanti ad un nemico imbattibile, in quel caso però avrebbe ammesso la sua resa, la sua debolezza, davanti al figlio non riusciva. Goku stava mettendo a nudo la anima attraverso una lieve incrinatura nella sua aura che Gohan avvertiva; qualcosa nel cuore dell'uomo si era spezzato e stavolta non era sintomo di una malattia, ma solo dell'amore verso i suoi cari, davanti ai quali si sentiva in difetto. Lui, il guerriero più potente dell'intero universo, pativa i colpi dei sentimenti come un semplice terrestre privo di alcun potere. Per quanto suo padre tenesse davanti a lui un atteggiamento inedito, Gohan lo riconobbe, scorse l'uomo di cui probabilmente sua madre si era innamorata in passato; comprese persino le parole di Bulma, suo padre gli aveva insegnato ad amare, ad amare così tanto da sacrificarsi, a non lasciare che la natura che era parte di loro li distruggesse. Era un modo diverso di amare, Chichi, nonostante il dolore, doveva averlo capito, altrimenti non sarebbe rimasta al suo fianco.
«Gohan, senti, saresti disposto a tentare la fusione con me? Non siamo nel massimo delle nostre forze, ma insieme possiamo farcela. Ti va un piccolo allenamento per prepararci?»
 
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Goku non si trasformò, sferrò qualche colpo a suo figlio modulando la forza; stava trattando Gohan come un avversario qualunque, stava testando il suo livello di potenza sotto pressione, esibendo le semplici basi delle arti marziali, leggermente potenziate. Il giovane era in difficoltà e suo padre era incerto se fosse conveniente forzare la mano su di lui, barcollava, ma non demordeva sotto i colpi di Goku. Gohan arretrava, non si trasformava, forse attendeva solo il momento migliore, suo padre non riusciva a capirlo; dopo gli ultimi allenamenti con Pan nella Stanza dello Spirito e del Tempo, era stato ferito e la debolezza era ancora vivida. La determinazione contraddistingueva Gohan fin da ragazzo e non era solito arrendersi, la debolezza non avrebbe vinto contro di lui; Goku gli aveva chiesto aiuto, in gioco vi era molto più del destino della Terra, vi era il futuro della loro famiglia. Il fiato del giovane era corto, ma senza un incentivo la sua natura saiyan non si sarebbe risvegliata ancora una volta, la debolezza avrebbe visto e questo era un principio che Gohan conosceva molto bene della sua natura aliena.
«Insomma, papà, vacci più pesante con me, anche a costo di farmi molto male»
 

La Stanza dello Spirito e del Tempo era intrisa di tensione. Gohan voleva sfruttare ogni singolo potenziale dagli allenamenti speciali con il padre, voleva superare il suo maestro; non accettava che la giovane età potesse essere per lui un impedimento. Goku era trettenuto, non poteva sfoderare la massima potenza davanti al figlio in un luogo in cui la gravità pesava come un macigno sulle loro azioni. Negli occhi del piccolo Son scintillava la forza saiyan; l'uomo rivide se stesso alla sua età, anzi, se possibile, Gohan emanava ancora più potenza di quanta non ne possedesse lui. 

 
Le parole del figlio avevano rievocato momenti passati, attimi vissuti e lontani. Ricordava la determinazione di un piccolo Gohan che stava crescendo, perdendo minuto dopo minuto l’innocenza dell’infanzia. In quei momenti lo pregava di scontrarsi con lui senza riserve, era lui spronato dal figlio a non trattenersi; accolse nel presente come nel passato la sua richiesta, anzi la determinazione del figlio lo riempì di adrenalina e orgoglio. Goku indietreggiò di qualche passò e caricò un’onda energetica, l'obiettivo era il giovane a pochi metri da lui. Per Gohan un gesto familiare accese un flash nella sua mente, lo riportò indietro nel tempo ad un momento estremamente doloroso della sua vista, forse il più sofferto.
 

Sentiva accanto a sé l’ombra di Goku. Era appena morto davanti ai suoi occhi, eppure avvertiva l’aura del genitore guidare le sue mani, infondergli l’energia necessaria per punire l’assassino di suo padre. L’onda energetica non avrebbe fallito. Gohan lo sapeva, con lui accanto non avrebbe mancato il bersaglio. Goku ne era certo, aveva piena fiducia nel primogenito, in caso contrario non gli avrebbe mai affidato il destino della Terra. L'arma vincente era stata la fiducia che suo padre aveva sempre riposto in lui, Goku aveva sempre saputo come sfruttare il potenziale di suo figlio. Era orgoglioso di Gohan, lo era sempre stato.

 
Gohan cadde sulle ginocchia. L’anima aveva incassato il peso del ricordo, ancora una volta vivido nella sua mente. Gli era mancato il respiro, le gambe avevano tremato come se i drammatici eventi si stessero veificando proprio in quegli istanti.
«Figliolo»
L’onda energetica di Goku si era spenta, l’attacco che il saiyan stava preparando era rientrato quasi subito; si era chinato all’altezza del figlio, incerto sulla sua reazione. Gohan percepì appena la mano del padre sulla sua spalla, non lo aveva sentito avvicinarsi, ma il contatto caldo lo riscosse.
«Scusa, papà, ma fa male ricordare che scompari davanti ai miei occhi. Ero solo un bambino quando sei morto contro Cell. Mi hai sorriso, mi hai detto di riferire alla mamma quanto ti dispiacesse per averla ferita. Non sei più tornato»
Ricordava anche lui le parole che aveva pronunciato; erano sincere, era pressapoco lo stesso concetto che cercava di spiegare a sua moglie in quelle ore, non sempre con successo. L'aveva ferita più spesso di quanto avrebbe voluto e dovuto, l'aveva fatto per il bene comune, compresa la sua famiglia.
«Era distrutta quando ha saputo della tua morte. Era distrutta, perché ti aveva perso di nuovo e non eravamo più soli. Ci avevi lasciato Goten e lei lo sapeva, contava solo di dirtelo personalmente, contava che tornassi per essere la famiglia che aveva sempre desiderato che fossimo»
Una lacrima solitaria scese lungo la guancia di Goku, l’aura impregnata di sofferenza l’asciugò subito, nessuno tranne il diretto interessato ne fu testimone. Stavolta non stava aumentando l’energia per combattere, ma era il dolore a farlo al suo posto.

 
Ciao ragazzi!
L’AGONIA per scrivere questo capitolo, non mi convinceva, nonostante io lo abbia ripreso in mano infinite volte.
Torno e tiro sprangate, che dire? Lo scontro finale tra Gohan e Cell è stata la scena per me più devastante e il momento più alto tra padre e figlio, mi auguro di non averla snaturata.
Devo ringraziarvi davvero di cuore, perché, nonostante tutto questo tempo, avete avuto fiducia nel mio ritorno. <3
Ringrazio immensamente Odinforce e 
Shanley per le dritte su Super, senza di voi sarebbe stato ancora più complicato aggiornare. Dedico anche un ringraziamento speciale a Enchalott
 per il grandissimo e importante supporto morale. <3
Spero a presto!
Un abbraccio grande
-Vale

 

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