Confessions on a dance floor

di passamilagranatabischero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jump ***
Capitolo 2: *** How High ***
Capitolo 3: *** 3. Get Together ***
Capitolo 4: *** I Love New York ***



Capitolo 1
*** Jump ***


1. JUMP

 

 

Peter dondolava con noncuranza dal soffitto del laboratorio personale di Tony Stark.

Questo nonostante Tony gli avesse ripetuto più e più volte quanto la cosa gli facesse venire la nausea e gli mettesse ansia perché “Così ti viene il sangue alla testa, ragazzo, non hai bisogno di fare il figo con me.”, ma a Peter non veniva il sangue alla testa.

Non aveva idea se la cosa avesse a che fare con i poteri da ragno o meno, ma penzolare a testa in giù da sette metri non aveva ripercussioni di alcun genere sul suo fisico.

Era passato a trovare il miliardario perché la sua tuta aveva bisogno di una piccola riparazione, e per quanto Peter fosse uno smanettone non aveva gli strumenti per ripararla da solo, quindi mentre aspettava nei suoi vestiti da civile aveva deciso di scalare qualche muro per riscaldare i muscoli.

Le cuffie nelle sue orecchie producevano “Jump” di Madonna a tutto volume: non era un grande fan della sua musica, o almeno non lo era più da quando aveva dieci anni, ma purtroppo aveva perso il suo iPod che conteneva più di 50GB di canzoni durante una delle sue pattuglie, e tutto quello che gli era rimasto era questo vecchio mp3.

Che conteneva un solo album. Di Madonna.

Meglio di niente.

Aveva cominciato a canticchiare la canzone, dondolando distrattamente, e non si accorse che Tony era sotto di lui che lo stava chiamando da un pezzo.

-ter.”

Get ready to jump, don’t ever look back, oh ba-

PETER!”

Il ragazzo sussultò violentemente, allungando, senza volerlo, la ragnatela di diversi metri, ma riuscendo comunque a non spiattellarsi a terra.

Tony lo guardava con un’espressione decisamente poco impressionata. Ma oh, aveva la sua tuta stretta tra le mani!

Grazie, signor S!” Sfoggiò un sorriso smagliante, sempre penzolando come un idiota in maniera del tutto scomposta mentre si toglieva le cuffie dalle orecchie con la mano libera; Tony sorrise divertito, poi sospirò e gli fece cenno di scendere.

Coraggio, Itsy Bitsy Spider.”

Peter obbedì, atterrando in posizione accovacciata sul pavimento.

Era eccitato come un bambino di fronte ad un negozio di caramelle mentre raggiungeva Tony Stark.

La ringrazio davvero tantissimo, io-”

Shh.” Lo zittì Tony, alzando una mano come per placarlo. “Ascoltami attentamente.”

Peter annuì con tanta energia che i suoi riccioli gli rimbalzarono sulla testa.

Non mi disturba riparare la tua tuta quando serve.” Continuò Tony, guardandolo negli occhi come per assicurarsi che stesse effettivamente facendo attenzione. “Quello che mi disturba è che ultimamente stia succedendo un po’ troppo spesso. Cerca di essere più attento, okay?”

Peter si morse il labbro, cominciando a sentirsi in colpa; effettivamente Tony era stato così gentile da fargli una tuta super costosa che lui riusciva sempre a rovinare, rompere e sgualcire… avrebbe dovuto imparare a dimostrare meglio la sua gratitudine.

Ragazzo, riesco quasi a sentire i tuoi pensieri che viaggiano alla velocità della luce.” Sospirò Tony, e il suo sguardo si fece più… premuroso, e leggermente apprensivo.

Non è della tuta che mi preoccupo. E’ di te.”

A quel punto, Peter non poté fare a meno di sorridere.

Il fatto che una persona importante come Tony Stark, come Iron man, tenesse tanto alla sua incolumità riusciva ancora a stupirlo.

Ho capito, signor S.” Lo rassicurò, prendendo finalmente la tuta tra le mani. “Starò più attento. Stia tranquillo.”

Tony annuì, ma la preoccupazione non lasciò il suo sguardo ancora per qualche momento.

Peter si rigirò l’uniforme tra le mani, sapendo che avrebbe trovato tutto al posto giusto e beandosi della sensazione di ogni sua rifinitura sotto le dita.

Tua zia lo sa che sei qui?” Gli chiese Tony, che intanto aveva tirato fuori un pad da chissà dove per trafficarci distrattamente.

Peter non riusciva a leggere bene la sua espressione, ma da un po’ di tempo aveva cominciato a capire che se Tony si interessava tanto alla sua situazione familiare era perché molto probabilmente temeva un confronto con zia May più di quanto temesse una invasione aliena.

Il che era assolutamente comprensibile.

Anche se doveva ammettere che sua zia aveva reagito meglio di quanto si sarebbe mai aspettato riguardo all'intera faccenda "Spiderman": certo, si era arrabbiata moltissimo, aveva urlato, e anche pianto per un po’, ma poi aveva capito quanto Spiderman fosse importante per lui.

Quanto fosse importante per la città.

E anche se ogni volta che Peter usciva di casa finiva per essere consumata dall’ansia, non glielo impediva.

Peter si sentiva malissimo per questo; ma lui voleva davvero aiutare le persone. E non poteva rinunciare.

Ma non le aveva riferito quanto Tony Stark fosse coinvolto. Non voleva che la sua figura paterna si beccasse una delle classiche sfuriate della zia.

Prima che Peter potesse rispondere che no, in effetti non le aveva detto assolutamente niente, si sentì percorso da un brivido; sentì i peli del collo e delle braccia rizzarsi, avvertendolo.

I sensi di ragno.

Si voltò in direzione del pericolo, facendosi guidare dall’istinto, ed effettivamente, attraverso l’ampio muro a vetri, poteva vedere del fumo provenire da un edificio non molto lontano.

Peter?” Il signor Stark attirò la sua attenzione, e Peter sperava davvero tantissimo che lui il fumo non l’avesse notato.

A giudicare dalla sua espressione, l’aveva visto eccome.

Il ragazzo sfoggiò un sorriso smagliante.

Tony, in tutta risposta, mise via il pad; sospirò profondamente e si massaggiò le tempie con le dita.

Fai attenzione. Se le cose si mettono male, interverrò.”

Certo signor S! Grazie signor S!” Esclamò Peter, e allungò le braccia verso Tony come per abbracciarlo.

Non appena si rese conto di quello che stava per fare, le tirò subito giù, stringendo la tuta tra le mani e abbassando subito lo sguardo su di essa, fingendo nonchalance. Anche se forse il rossore che sentiva sulle guance l’avrebbe tradito.

Tony decise di non commentare.

Cambiati qui. Ho delle cose da sbrigare, ma ti terrò sotto controllo okay?”

Peter annuì, sempre tenendo lo sguardo basso, ma sorrise quando Tony gli arruffò teneramente i capelli.

Appena il signor Stark lasciò la stanza, Peter si spogliò velocemente e cacciò alla rinfusa i suoi vestiti nello zaino, per poi indossare la tuta e la maschera.

Si caricò lo zaino sulle spalle, pronto a dondolare da palazzo a palazzo, sentendo quell’euforia che soltanto essere Spiderman gli faceva provare.

Era pronto a tutto.

 

 

Quando raggiunse l’edificio, si accorse che era molto più malconcio di quanto aveva previsto.

L’ultimo piano era completamente esploso, ma per fortuna l’edifico non era collassato su sé stesso.

Dando una veloce occhiata al suolo decorato con graziose macerie, notò con gran sollievo che tra le casualità non vi erano civili, ma solo uomini armati.

Molto armati.

E a giudicare dal tipo di armi che avevano dovevano essere dei cattivoni; che si stessero sparando tra di loro?

Poteva sentire le sirene della polizia provenire da qualche isolato più in là, e decise di agire in fretta.

Controllò che gli uomini schiacciati dai resti del palazzo non fossero morti: fortunatamente erano solo privi di sensi, così spostò le macerie con facilità per permettergli di respirare meglio.

Il gran trambusto sembrava provenire da poco più avanti, ai piedi del palazzo.

Altri uomini armati stavano sparando alla rinfusa tutti nella stessa direzione: erano nel panico più totale.

Dio Santo, se bastasse così poco per uccidermi pensate che non ci avrei già pensato da solo?” Esclamò una voce maschile, anche se alquanto stridula.

Peter, dalla sua posizione dietro ad un grosso pezzo di calcestruzzo, non riusciva a capire di chi fosse, dato che gli uomini armati erano tutti ammassati tra di loro e creavano una sorta di barriera che gli impediva di vedere oltre alle loro schiene.

Comunque, chiunque fosse quell’uomo, era decisamente in svantaggio. Erano una ventina contro uno!

Balzò verso i criminali, sparando abilmente le sue ragnatele verso le loro armi per strappargliele via dalle mani.

Scusate il ritardo! Che mi sono perso?” Commentò, mentre i cattivoni lo guardavano stupiti.

Così da vicino, Spiderman poté finalmente vedere chi fosse la vittima che stava soccorrendo: un uomo alto, in una tuta nera e rossa, e armato fino ai denti.

Okay. Forse non era tanto indifeso, come gli stavano dicendo i suoi sensi di ragno completamente impazziti.

Ma tu sei Spiderman!” Esclamò l’uomo mascherato agitando una katana in modo insolitamente gioviale. “Ommioddio, sono un tuo grandissimo fan!”

Peter cominciava a pensare di aver compiuto un grande sbaglio. I suoi sensi di ragno l’avrebbero preso a botte, se avessero potuto.

Ah… Ah sì?” Commentò Peter, cercando di dare alla sua voce un tono più profondo ed autoritario mentre continuava a disarmare criminali sempre più atterriti.

E da chi credi che abbia preso ispirazione per il costume?” Rispose l’uomo mascherato, osservando ogni sua mossa. “Ma che figata! Fallo di nuovo! Oh sì, Spidey, così!”

Alcuni criminali stavano cercando di darsela a gambe levate, ma Peter li bloccò tempestivamente, facendo di loro un burrito di ragnatele.

Intanto l’uomo misterioso ed armato prendeva a botte tutti gli altri, brandendo abilmente la katana lasciando tagli ovunque, e mettendoli ko senza grande sforzo.

Non aveva mai visto questo tizio, e il fatto che fosse vestito in quel modo lo confondeva: era un vigilante? Un super eroe? Era talmente sforacchiato di palottole da sembrare un pezzo di groviera, come faceva a reggersi in piedi?

Mentre pensava a tutto questo, i suoi sensi di ragno lo avvertirono di un grosso pericolo, e quando balzò istintivamente sul muro dell’edificio si accorse che aveva appena scampato la morte da una raffica di pallottole scaricata da uno dei criminali.

E prima che potesse bloccare suddetto delinquente con una ragnatela, la testa gli esplose.

L’uomo mascherato, una volta assestato il suo letale colpo, soffiò sulla canna fumante della sua pistola.

Ah… Il dolce suono di cervella che si spiattellano per terra.” Sospirò, sognante.

Peter stava seriamente per vomitare.

Che cos’hai fatto?!” Esclamò, sconvolto.

L’uomo mascherato anche col viso coperto riusciva a sembrare confuso.

Ti ho appena salvato la vita, forse?” Rispose, rinfoderando la pistola e subito dopo la katana. I criminali erano tutti ai loro piedi, legati o privi di sensi, ed il suo lavoro era finito.

Peter atterrò davanti all’uomo, provando una profonda rabbia per quello che era appena successo. Sentiva di star tremando.

Non avresti dovuto ucciderlo! Stavo per bloccarlo!”

L’uomo sembrava non ascoltarlo nemmeno mentre lo squadrava dalla testa ai piedi.

Sai che ti facevo molto più alto di così? E anche la tua voce, è meno profonda di quanto pensassi.” Mormorò pensieroso, per poi raddrizzarsi sulla schiena e porgere la mano verso Peter. “Ah comunque io sono Wade Wilson. O Deadpool, per i nemici.”

Peter ignorò completamente la sua mano e gettò uno sguardo dentro all’edificio, notando molto sangue. E molti arti mutilati.

Stava facendo del suo meglio per non vomitare dentro alla maschera.

Okay, senti, so che esiste questo codice da eroe per cui non si deve uccidere. Lo so a memoria. Colosso non mi da pace.” Borbottò Deadpool, spostandosi davanti a Spiderman per bloccargli la visuale da quel macabrissimo spettacolo. “Ma senti, io sono un mercenario. E lavoro diversamente.”

Peter lo guardò in faccia, non riuscendo a credere alle proprie orecchie.

Altro che vigilante, o super eroe! Un MERCENARIO! Aveva appena aiutato un mercenario a fare il proprio lavoro!

Tony l’avrebbe ucciso.

Prima che potesse dire qualcosa al caro mercenario (principalmente insulti) sentì le sirene della polizia proprio alle sue spalle.

Accidenti, doveva andarsene in fretta!

Ma da solo. Avrebbe lasciato questo Deadpool nelle loro mani.

Sparò una ragnatela verso l’edificio alla sua sinistra e balzò via, senza guardarsi indietro.

Deadpool non trovò nulla di strano nel suo comportamento, perché lo salutò allegramente.

Ciao Spidey, è stato un piacer- Hey, che volete?”

Mani in alto, Deadpool!”

Come sarebbe mani in alto? Vi sto consegnando i narcotrafficanti più pericolosi della zona! E’ così che ringraziate un X-man?”

Stagista.”

Ah, vi ci mettete anche voi adesso?”

Subito dopo, sentì una raffica di spari, e si bloccò su un tetto; i sensi di ragno gli martellavano il cervello tanto da fargli girare la testa.

Era stato Deadpool? Erano stati i poliziotti? Doveva tornare a vede-

Peter, torna subito qui.” Sentì la voce di Tony urlare nelle sue orecchie.

Peter distorse il naso.

 

Adesso sì che era nei guai.

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Capitolo 2
*** How High ***


2. How High

 

Tony era terrificante quando era infuriato.

Non perché si mettesse a strillare; non perché avesse gli occhi iniettati di sangue, o la bava alla bocca.

No. Il problema era proprio l’opposto.

In quel momento, il signor Stark era il ritratto della calma.

Braccia incrociate, espressione seria ma rilassata, e ovviamente capelli perfetti. Era accomodato su una sedia girevole così imbottita da sembrare più una poltrona, rilegata in pelle lucida.

Dietro alla scrivania e così accomodato, chiunque avrebbe pensato che fosse assolutamente tranquillo.

Peter, che ormai lo conosceva da più di un anno, pensava diversamente.

Era quella linea spessa, severa: quella ruga sulla fronte di Tony che indicava sempre quanto fosse furente.

Peter riusciva a malapena a guardarlo in faccia.

Stringeva la maschera tra le mani, così forte che se non fosse stata di un materiale super resistente probabilmente sarebbe riuscito a bucarla con le dita.

La poltrona su cui era seduto era comodissima ma non riusciva a farlo sentire un po’ più a suo agio.

Peter.” Cominciò il signor Stark e ommioddio, che gelo.

S… Sì signor S?” Mormorò il ragazzo.

Hai la minima idea,” Continuò Tony, estremamente calmo. “di chi fosse quel tizio che hai deciso di aiutare?”

Peter scosse la testa: “No, in realtà io-”

Perché quello è un mercenario. Un ricercato, capisci?” Ed ecco che il tono del signor Stark cominciava a far trapelare quanto fosse arrabbiato.

Si passò una mano sul viso e Peter approfittò di quella pausa per cercare di spiegarsi.

E’ che l’ho visto circondato di criminali e io-”

No, no, shhhh! Tu adesso mi ascolti!” Lo intercettò Tony, alzandosi dalla sedia e aggirando la scrivania per avanzare verso di lui di qualche passo. “Hai visto un uomo vestito come un idiota, armato con delle cristo di katane-”

E’ katana. Il plurale è sempre katana.”

Tony lo guardò con gli occhi sbarrati, come se gli fosse cresciuta una seconda testa; Peter in tutta risposta si fece piccolo piccolo nella poltrona.

Non me ne frega niente di quale sia il plurale di katana!” Esclamò, esterrefatto. “Mi importa di più che tu abbia deciso di aiutare un uomo pericoloso come- come Deadpool!”

Non sapevo che fosse un criminale!” Rispose Peter, sporgendosi in avanti. “Credevo che fosse un vigilante, o- o un eroe!”

Tony scosse la testa, cercando visibilmente di calmarsi. “Gli eroi non uccidono, Peter. Tu dovresti saperlo bene.”

Il ragazzo sospirò; abbassò lo sguardo sulla maschera, che ancora stringeva tra le mani, e trovò un paio di lenti bianche a fissarlo.

Gli eroi non uccidono.

Certo che lo so.” Sussurrò.

Il signor Stark sembrò rendersi veramente conto di quello che aveva appena detto e tutta la rabbia sembrò abbandonarlo in un secondo.

Del rimorso balenò sul suo viso, per un istante,

Si avvicinò a Peter e, con cautela, gli posò una mano sulla spalla.

So che le tue intenzioni erano buone.” Disse. “Ma la prossima volta che vedi un individuo del genere magari, che ne so, immobilizzalo.”

Il ragazzo annuì, tenendo sempre lo sguardo fisso sulla maschera; pensare a zio Ben… A tutto quello che era successo, in realtà, era ancora dura.

Volevo solo aiutare.” Mormorò, sentendo gli occhi pizzicare.

Tony gli strinse gentilmente la spalla, poi gli arruffò i capelli. Una cosa che aveva cominciato a fare piuttosto spesso.

Lo so, Bimbo Ragno.”

 

 

Tony Stark lo lasciò andare qualche momento dopo: ovviamente non prima di averlo avvertito di stare lontano da quel Deadpool, ma senza dirgli di più riguardo a chi fosse esattamente.

L’umore di Peter era decisamente peggiorato: era confuso, aveva mille domande, e inoltre era arrabbiato perché ancora una volta si era beccato una ramanzina da parte della sua nuova figura paterna per aver cercato di fare la cosa giusta.

Was it all worth it? And how did I earn it?

Nobody’s perfect, I guess I deserve it. Gli ricordò Madonna, che da una settimana a questa parte continuava ad urlargli le sue canzoni nelle orecchie.

Peter scosse la testa, e poi sparò un’altra ragnatela verso un lampione; no, aveva ragione Tony. Era stato un incosciente, e uno stupido.

Perché non aveva mai sentito parlare di Deadpool? Da dove era sbucato fuori?

Non gli era sembrato un male intenzionato; certo, nemmeno una persona normale ed equilibrata ma...

Oddio, oddio, no Peter, non pensare alla testa esplosa di quel tizio.

Si sentì un po’ meglio appena vide il suo palazzo spuntare da dietro ad un altro; aveva bisogno di riflettere.

E di una doccia.

 

 

Quando si intrufolò nella sua stanza, quasi gli venne un colpo quando vide che il suo amico Ned Leeds lo stava aspettando comodamente seduto sul suo letto a castello.

Cristo, Ned!” Esclamò, togliendosi la maschera e gettandola sulla scrivania. “Che ci fai qui?”

Il suo migliore amico si alzò di scatto, quasi battendo la testa contro il letto di sopra, e gli venne in contro: “Peter! Ho visto il notiziario! Stai bene?”

Con aria piuttosto allarmata cominciò a girargli intorno per controllare che tutto fosse al posto giusto.

Il ragazzo aggrottò la fronte, confuso, e cominciò a togliersi la tuta di dosso. “Sssì, perché?”

Ned si lasciò andare in un sospirone di sollievo e tornò a sedersi sul letto. “Meno male.”

Peter non riuscì a fare a meno di sorridere per la preoccupazione dell’amico; era sempre bello sapere che c’era qualcuno a cui importava di lui, in mezzo a chi lo voleva morto ogni giorno.

Non che gli facesse piacere sapere che il suo migliore amico era stato tanto in ansia da decidere di fargli un agguato in casa sua.

Dov’è zia May?” Gli chiese mentre si infilava addosso una felpa leggera.

E’ andata a fare la spesa poco fa.” Alzò lo sguardo su Peter. “Ovviamente non le ho detto nulla del notiziario.”

Grazie.” Rispose Peter, sincero; si accomodò al suo fianco sul materasso, sospirando.

Letto dolce letto.

Ma che hai visto al notiziario che ti ha turbato tanto?”

Il ragazzo moro si girò di scatto verso di lui, ad occhi sbarrati. “E me lo chiedi pure?!”

Peter si morse l’interno della guancia. “Per caso riguarda… Deadpool?”

Ned scosse la testa, esasperato. “No, mia nonna. Certo che riguarda lui!”

Peter scoppiò a ridere, sentendosi però un po’ stanco e quindi stendendosi sulla schiena. “Ti devo confessare che non ho idea di chi sia.”

Non lo sapevo neanche io prima di qualche settimana fa, ma io sono un comune mortale.” Commentò l’amico mentre si sistemava sulle gambe il suo amato laptop. “Pensavo che voi supereroi foste più informati riguardo a queste cose.”

Evidentemente no.” Ribatté Peter con amarezza, chiudendo gli occhi. “Come sai chi è?”

Un paio di settimane fa ho letto che degli X-Men hanno butatto giù un orfanotrofio che in realtà era una sorta di carcere minorile per mutanti. Una vera schifezza.” Disse, scuotendo la testa con fare solenne. “E c’era anche lui, solo che nel video che è diventato virale non si comporta granché da… X-Man.”

E’ così che ringraziate un X-Man? La voce di Deadpool gli rimbombò nella testa.

Stagista.” Mormorò.

Che cosa?” Chiese Ned, girandosi a guardarlo.

No, niente.”

Peter si tirò su a sedere, a differenza di Ned battendo la testa contro il letto di sopra ma cercando di fare finta di nulla; quando l’amico smise di sghignazzare, girò il portatile verso di lui.

E in effetti quello sullo schermo sembrava proprio Deadpool.

Con una maglietta gialla degli X-Man decisamente troppo corta.

Quello è un crop-top? Vanno ancora di moda?”

Ned gli gettò un’occhiata. “E’ la cosa più gay che tu abbia mai detto.”

Peter sentì le guance andare a fuoco mentre rideva. “Già, non hai torto.”

Il suo migliore amico scosse la testa, sorridendo.

Il video era di ottima qualità, dato che era il servizio di un notiziario, e Peter riuscì facilmente a riconoscere Colosso. Era davvero enorme, accidenti! Fortuna che era uno dei buoni.

In mezzo a diversi uomini armati, c’era un ragazzino visibilmente in collera.

Wow.” Mormorò Peter quando suddetto ragazzino si liberò con facilità di Colosso e di una ragazza dall’aria cazzuta, come se fossero mosche.

E subito dopo vide Deadpool avvicinarsi a lui, con quella maglietta ridicola e la tuta in pelle che scintillava al sole; gli parlava faccia a faccia e senza paura, nonostante il ragazzo avesse dimostrato di essere molto potente e pericoloso.

Ci fu un momento di quiete; Peter avrebbe tanto voluto sapere che cosa si stessero dicendo.

E poco dopo, rompendo quella calma che stava solo facendo montare la confusione nella testa di Peter, Deadpool cominciò a sparare.

Erano entrambi talmente immersi nella scena che Ned e Peter sussultarono per la sorpresa.

Il mercenario prese in pieno uno dei tutori dell’orfanotrofio.

La giornalista e gli swat andarono nel panico; Deadpool e il ragazzo furono catturati e portati via in un camion enorme, diretto alla prigione di ghiaccio. E il mercenario non faceva neanche storie, nemmeno con quel grosso collare al collo.

Peter, se possibile, aveva ancora più domande di prima.

In un qualche modo sono evasi tutti e due insieme ad un tizio enorme.” Disse Ned mentre chiudeva il laptop. “E poi è venuto fuori che Firefist… Ah, il ragazzino si chiama Firefist, insomma veniva abusato in quella scuola.”

Peter annuì, ascoltando attentamente l’amico. “E Deadpool l’ha aiutato?”

Beh… Sì.” Concesse Ned, stringendosi nelle spalle. “Sparando a destra e a manca ma… Sì. Sembra completamente di fuori, e quando ho saputo che vi eravate incontrati...” Fece un gesto vago, ma non disse altro.

Il castano fece una smorfia, ripensando ancora una volta all’uomo che era morto davanti a lui appena un’ora prima.

Cristo. Gli veniva da vomitare.

Per distrarsi, prese il portatile di Ned e lo riaprì per googlare più informazioni riguardo al mercenario mascherato.

Trovarono una grossa quantità di articoli che spiegavano in maniera più o meno approfondita la faccenda Firefist e l'orfanotrofio di mutanti; altri articoli che invece parlavano di alcuni tizi in costume morti nel giro di qualche ora in situazioni assurde, e molto violente; trovò anche degli articoli su quello che era successo qualche ora prima, ed asserivano che la polizia non era riuscita ad arrestare Deadpool, solo a ferirlo. Ma a parte questo, non aveva trovato assolutamente niente sull’uomo vestito di pelle.

In fondo c’era da aspettarselo: se faceva davvero l’assassino di mestiere, avrebbe dovuto scavare nel deep web per trovare informazioni su di lui.

Mentre discutevano se cimentarsi in quel tipo di ricerca fosse una buona idea o meno, zia May annunciò la sua presenza in casa e che avrebbe preparato la cena.

Peter propose a Ned di restare, ma il ragazzo rifiutò perché aveva dei compiti da fare.

Non ossessionarti.” Gli disse, prima di caricare lo zaino sulla spalla e andarsene. “Devi solo stargli alla larga.”

Una volta solo, Peter ignorò completamente il consiglio dell’amico e si mise a ragionare su quello che sapeva.

Deadpool poteva essere un pericolo, certo che doveva saperne di più!

Tra scuola, compiti e Spiderman avrebbe dovuto trovare anche il tempo di informarsi su quello che succedeva nel resto del mondo. O comunque fuori dal Queens.

Dunque, intanto che cosa sapeva?

Allora.

Deadpool era un mercenario, ma anche un X-Men. Il motivo per cui un criminale fosse negli X-Men rimaneva un enorme mistero.

Non era una pessima persona. Aveva fatto di tutto per aiutare un ragazzo, a quanto pareva, e in effetti gli aveva anche salvato la vita.

Sparando. In tutti e due i casi.

Peter sospirò profondamente e si schiacciò il cuscino sulla faccia. Non aveva senso farsi tante domande.

Non aveva neanche fatto la doccia.

La cosa migliore sarebbe stata evitarlo il più possibile. Di certo non cercare di conoscerlo meglio e magari finire per chiedersi se uccidere fosse tanto sbagliato, se lo si fa per proteggere qualcuno.

E se poi Deadpool fosse diventato un problema, l’avrebbe sistemato.

Ma intanto, sì. L’avrebbe evitato.

E poi New York è grande; se non l’aveva mai incontrato prima, quante probabilità c’erano che l’avrebbe rivisto?

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Capitolo 3
*** 3. Get Together ***


3. Get Together

 

Lo rivide esattamente il giorno dopo.

 

 

Erano appena le sei del pomeriggio quando Peter chiuse il libro di fisica, esalando un sospiro. Sospirava parecchio ultimamente.

Zia May era rimasta a casa perché era il suo giorno libero, e quindi doveva dimostrare di essere un bravo ed obbediente nipotino e mettersi a fare i compiti.

Che normalmente non sarebbe stato un problema, perché a Peter piaceva davvero studiare; gli piaceva andare a scuola, anche se Flash la rendeva un po’ un incubo a volte, seguire le lezioni, e poi ovviamente era anche un pretesto per stare con Ned e MJ.

Però in quel periodo non si faceva che parlare del ballo di fine anno. Continuamente. Costantemente.

E anche quando non se ne parlava, i muri erano tappezzati di volantini che gli ricordavano quanto fosse sfigato, e quanto nessuno volesse stargli intorno a parte quelle due persone che aveva la fortuna di poter chiamare amici. Nessuno l’avrebbe mai invitato al ballo, e questa certezza lo perseguitava.

Se prima la scuola era il suo piccolo paradiso dove si impegnava tantissimo per avere voti decenti ed imparare il più possibile, nel giro di un paio di giorni era riuscita a diventare una tortura che lo faceva tornare a casa sfinito e con l’autostima sotto i piedi.

Quindi aveva perso un po’ della sua motivazione; l’aveva tutta incanalata nel suo lavoro part-time come super eroe.

Lanciò un’occhiata all’orologio appeso al muro davanti a lui; le sei e due minuti.

Cominciò a battere il piede sul pavimento, un tic nervoso.

Aveva una gran voglia di infilarsi il costume e-

Ma… Zia May.

Era il suo giorno libero e non poteva abbandonarla così. Dovevano guardare brutte soap opera e parlare di niente, o andare a cena fuori, e Peter non voleva rinunciarci ma allo stesso tempo sentiva il disperato bisogno di uscire e vegliare sulla propria città.

Forse la zia lo avrebbe capito? Aveva delle responsabilità in quanto eroe, e...

Come se gli avesse letto nel pensiero, sua zia apparve nella sua stanza con una tazza fumante e un dolce sorriso sulle labbra.

Hai già finito, topolino da biblioteca?” Disse con la voce più smielata che riusciva a fare; sapeva benissimo quanto lo mettesse in imbarazzo.

Infatti Peter arrossì e si raddrizzò sulla schiena. “Dai, smettila...”

May sghignazzò e posò la tazza sulla scrivania. “Ti ho preparato del tè. Fa freddino oggi, non credi?”

Il ragazzo annuì e strinse la tazza calda tra le mani, godendosi un po’ di quel calore. “Grazie.”

Sua zia sembrava di buon umore, serena. Sperava che fosse felice semplicemente perché si era riposata e non per la serata in famiglia che si aspettava.

Senza davvero pensare a quello che stava dicendo, Peter disse: “Volevi andare al thai per cena o cose del genere o…?”

May lo guardò incuriosita, portando una mano al viso per infilare qualche ciocca ribelle dietro all’orecchio. “No, perché? Vuoi andare da qualche parte?”

Peter si morse le labbra, non sapendo bene come rispondere e castigandosi per aver anche solo posto quella domanda, ma la zia sembrò leggergli nuovamente nel pensiero.

Si accigliò, e poi il suo viso si distese in una espressione apprensiva.

Oh.”

Peter bevve un sorso del tè bollente, bruciandosi la lingua ovviamente, per tenersi occupato mentre aspettava qualsiasi altro tipo di reazione dalla zia, che intanto stava fissando il vuoto.

Detestava che lei sapesse tutto. Detestava farla preoccupare.

Sua zia, che aveva perso una persona davvero importante, e che ogni giorno rischiava di perdere anche suo nipote che aveva cresciuto lei stessa.

La sentì sospirare.

Poi la vide annuire lentamente.

Okay...” Sospirò di nuovo, e lo disse così piano che Peter quasi non capì cosa stesse dicendo. “Puoi andare.”

Peter balzò in piedi dalla sedia, quasi rovesciando il tè dappertutto. Decise saggiamente di poggiare la tazza sulla scrivania prima di abbracciare forte sua zia.

Forse la strinse un po’ troppo forte, perché la sentì tossire contro il suo orecchio. Allentò la presa.

Grazie, May! Tornerò presto!”

Lei sembrava decisamente scettica ma anche rassegnata.

Ti tengo da parte la cena...”

 

 

Mentre tirava fuori il costume, Peter si bloccò con la tuta in mano ed uno strano pensiero in testa.

Prese un cacciavite e se lo rigirò tra le mani, riflettendo attentamente sul da farsi: alla fine annuì, e staccò il rilevatore di posizione dal costume.

Non sapeva esattamente perché lo aveva fatto: sapeva solo che si sentiva meglio, senza il metaforico fiato di Tony sul collo.

Attaccò la cimice alla lampada sulla scrivania.

 

 

I suoi sensi di ragno lo portarono a quella che sembrava una fabbrica abbandonata.

Mp3 nella tasca della giacca, auricolari incastrati nelle orecchie e sotto la maschera, cellulare in silenzioso nel caso sua zia finisse per ripensarci e chiamarlo per urlargli di tornare a casa, si avvicinò cautamente all’edificio nascondendosi in mezzo a degli arbusti.

Non aveva dubbi che dentro a quella fabbrica stesse accadendo qualcosa di losco, tipo uno spaccio o peggio, e non poteva di certo entrare spalancando le porte e gridando “HEY”.

Aveva cominciato a studiare l’edificio per decidere il metodo migliore per calarsi lì dentro, quando il suo occhio notò una figura avvicinarsi all’entrata altrettanto furtivamente.

Inarcò un sopracciglio sotto la maschera e scivolò in mezzo ai cespugli per avvicinarsi ulteriormente e capire di chi si trattasse.

La figura, adesso ben illuminata dai fari all’entrata dell’edificio, si piegò in avanti, e sembrava star rovistando in qualcosa; ma Peter non riuscì a vedere in che cosa, perché un paio di chiappe toniche lo distrarono.

Ondeggiavano leggermente a destra e a sinistra: due glutei perfetti intrappolati in quella che sembrava pelle molto, molto aderente.

Sotto a quel fondoschiena c’erano due gambe lunghe e sode, muscolose e forti.

Peter deglutì e scosse la testa; a volte il suo istinto di teenager in piena crisi ormonale era più forte di quello di Spiderman.

Do you believe in love at first sight? Cantava Madonna, sempre molto utile.

La figura sembrò trovare finalmente quello che stava cercando, e si tirò su, mostrando una vita piuttosto stretta e una ampia… schiena perfetta…

Con due katana appoggiate sopra.

Deadpool!”

Ma certo.

Quanta gente se ne andava a giro completamente vestita di pelle? Stupido Parker!

Il mercenario si girò verso la fonte della voce, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, Spiderman lo immobilizzò tempestivamente contro il muro con una ragnatela.

Spidey, ma che- mnfhnhhn!” Mugugnò Deadpool, la mano di Peter piantata sulla sua maschera nel punto in cui doveva essere la sua enorme bocca chiacchierona.

Shhh! Sta zitto!” Sussurrò furiosamente Peter, sentendosi un completo idiota per aver anche solo pensato che Deadpool fosse un gran fico.

Anche se lo era. Forse.

Non ha importanza, Peter!

Spidey spense l’mp3 con una certa rabbia, e sempre con la mano libera si staccò gli auricolari dalle orecchie con un gesto secco.

Deadpool continuava a parlare, fortunatamente a voce bassa, e così Peter tolse la mano dalla sua bocca; nonostante questo il mercenario continuò a fare “Mnfhhhmnhfh” ancora per un po’.

Finiscila e dimmi perché cavolo sei qui!” Bisbigliò Peter, guardando dritto nelle lenti bianche di Deadpool.

Era alto, accidenti.

Il mercenario mascherato cercò di scrollare le spalle, ma la ragnatela lo teneva ben fermo.

Sto facendo il mio lavoro?” Rispose.

Peter abbassò lo sguardo ai piedi di Deadpool; una borsa di Hello Kitty, rosa e bianca e glitterata, stracolma di armi. Già, aveva capito perfettamente di che tipo di lavoro si trattasse.

Cioè sei venuto ad uccidere?” Ringhiò Peter.

Deadpool sospirò, un sospiro languido. “Quella voce stridula mi fa sognare quando è così incazzata, lo sai? Sembra quasi normale.”

Io non ho la voce-” Peter si interruppe appena si rese conto di stare praticamente urlando. “Io non ho la voce stridula!” Bisbigliò, arrossendo ed odiandosi per questo.

Non c’è niente di male, sai. Non importa come sia, basta saperla usare.”

Peter era davvero contento di avere la maschera; altrimenti Deadpool avrebbe visto il suo broncio infantile, e lo avrebbe deriso ulteriormente.

Dammi una sola ragione per cui non dovrei consegnarti immediatamente alla polizia.”

Ascolta.” Sospirò il mercenario, facendosi più serio. Come faceva quella maschera ad essere così espressiva? “Potrai non crederci, ma sto cercando di cambiare. Di essere una brava persona e non uccidere e non sgozzare e tutto il resto, no?”

Peter in tutta risposta raccolse una delle armi dalla borsa del mercenario; una bella grossa.

Gli lanciò un’occhiata scettica, che il mercenario sembrò cogliere nonostante la maschera la coprisse.

Hey, quelle sono a tranquillanti!” Ribatté, riuscendo a strappare un po’ la ragnatela per sollevare un dito.

Peter rimase sorpreso dalla sua forza, ma non commentò.

Per assicurarmene dovrei testarle su di te.” Disse, invece, agitando l’arma cercando di sembrare minaccioso e sperando con tutto sé stesso di non risultare goffo quanto si sentiva.

Perché ovviamente non l’avrebbe mai fatto, ma questo Deadpool non doveva saperlo.

Il mercenario fece una risatina stridula, e intanto si strappava il resto della ragnatela di dosso con la mano che era riuscita a liberare. “Credimi, essere preso a colpi di fucile da un bel ragazzo in una tuta sado è una delle mie fantasie più ricorrenti. Ma lì dentro ci sono un fottio di persone, e penso che il mio aiuto possa tornarti utile.”

Peter cercò disperatamente di non concentrarsi sul fatto che il mercenario, che aveva il fisico di un atleta, lo avesse definito un bel ragazzo.

Deadpool si chinò in avanti per raccogliere due grosse pistole, che aveva lasciato cadere quando Spiderman lo aveva bloccato al muro, e le fece roteare una volta per il grilletto, suscitando non poca ansia in Peter.

So che ieri ho fatto uno schifo, e mi dispiace.” Disse, e sembrava sincero. “Ti assicuro che la maggior parte dei tizi che sono morti hanno fatto tutto da soli piantando una bomba nel loro quartier generale. Perché erano davvero degli idioti.”

Spiderman guardò attentamente la maschera del mercenario, come se potesse effettivamente guardarlo in faccia.

Erano davvero a tranquillanti quelle pistole?

Deadpool stava davvero cercando di cambiare?

Ripensò al video che aveva visto il giorno prima; al ragazzino che aveva salvato; a lui stesso, che avrebbe potuto ritrovarsi una pallottola in testa se non fosse stato per il mercenario.

A Tony, che se avesse saputo quello che stava per fare l’avrebbe sicuramente ucciso.

So che potevo evitare di far esplodere la testa di quel tizio come se fosse stata una fottuta zucca di halloween riempita di petardi.” Fu la particolarmente specifica aggiunta dell’uomo vestito di pelle. “Ma stava per farti fuori e ho agito d’istinto.”

Peter stava per replicare che effettivamente poteva benissimo evitare, ma Deadpool si stava scusando e sembrava davvero, davvero genuino.

Sì, poteva evitare. Ma Peter sarebbe morto.

Spiderman inspirò profondamente; esalò.

D’accordo, DP.” Disse, infine, incrociando le braccia al petto. “Voglio darti un’altra possibilità.”

Tutti meritano una seconda possibilità; persino una persona instabile e potenzialmente pericolosa come Deadpool.

Non era sicuro di come sarebbe andata a finire, ma le parole del mercenario, o ex mercenario?, l’avevano convinto.

Si aspettava una reazione particolare, dato che l’uomo era completamente pazzo, ma di certo non quella: Deadpool gli gettò le braccia addosso, stringendolo in vita e sollevandolo con facilità mentre girava su sé stesso.

Cazzo, sì! Un team-up! Non ti deluderò Spidey!” Esclamò, facendo un gran casino e Cristo, Peter sperava davvero che quei tizi lì dentro non l’avessero sentito.

O-Okay, okay bestione, ora mettimi giù!” Lo ammonì Spiderman, bisbigliando furiosamente.

Quando i suoi piedi toccarono di nuovo terra, Peter si sentiva come se stesse per andare a fuoco con una combustione spontanea, visto quanto erano calde le sue guance.

Però se cerchi di uccidere qualcuno ti consegno direttamente alla polizia. Con un fiocco in testa!”

Naturalmente. Però io lo metterei sul pacco. Sai com’è, ha più classe.”

Peter sospirò profondamente.

Se ne stava già pentendo.

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Capitolo 4
*** I Love New York ***


4. I love New York

 

E hai visto che volo hai fatto fare a quel tizio?!”

E- E allora tu che l’hai preso e buttato a terra?”

Oh, fì, è ftato un tocco di claffe per daffero.” Concesse Deadpool intorno ad un boccone di taco.

Peter si sentiva euforico, tanto che stava ancora vibrando per l’adrenalina.

Era stato quasi fico quanto quella volta con gli Avengers.

Alla fine si era trattato di un traffico d’armi, cosa che gli aveva fatto venire dei flashback terrificanti riguardo al padre della sua ex ragazza, ma si era dovuto riprendere piuttosto in fretta dato che quella vecchia fabbrica era piena di criminali pronti ad ucciderli grazie all’entrata teatrale del mercenario.

Si erano messi d’accordo per entrare dal tetto a vetri, puntando tutto sull’effetto sorpresa: Deadpool avrebbe addormentato più cattivoni possibile con il suo fucile d’assalto a tranquillanti e Spiderman avrebbe immobilizzato tutti gli altri a colpi di ragnatela.

Un lavoro semplice, pulito e sbrigativo.

Ovviamente non fecero niente del genere.

Mentre Peter sparava una ragnatela verso il tetto dell’edificio, Deadpool dava un bel calcione all’entrata principale urlando come il pazzo maniaco che era.

Senza l’effetto sopresa si erano trovati un esercito di trafficanti addosso nel giro di trenta secondi, e allora restava soltanto il gioco di squadra: e che gioco di squadra. Erano pazzeschi insieme!

Peter saltava da parete a parete prendendo a calci chiunque gli capitasse a tiro, una cosa troppo da Karate Kid!, e Deadpool cazzottava e sparava (e fortunatamente erano davvero a tranquillanti quelle armi) e lanciava criminali verso Peter perché li mettesse ko e hanno rischiato la vita un paio di volte, ma alla fine sono riusciti a bloccarli intorno alle colonne della fabbrica e a chiamare la polizia e quindi tutto è bene quel che finisce bene, no?

Se ne erano andati in fretta (perché alla fine anche loro erano dei fuorilegge) e avevano preso una bustata di taco per mangiare qualcosa.

Deadpool non aveva ucciso nessuno. Anche se era pieno di buchi che sanguinavano giù dal tetto del palazzo su cui si erano rifugiati per cenare, e la sua tuta era ben squarciata sul davanti.

A quanto pare, Deadpool aveva degli addominali fantastici e Spidey non riusciva a smettere di fissarli.

Peter sperava tantissimo che non si notasse.

Comunque era anche preoccupato: Deadpool era pieno di ferite di ogni genere e sembravano parecchio dolorose.

Sei sicuro di stare bene, DP?” Gli chiese, probabilmente per la quinta volta. Voleva esserne sicuro.

Certo, Spidey. Fattore rigenerante, ricordi?” Gli rispose prontamente il mercenario, probabilmente per la quinta volta. “Tra qualche ora vomiterò qualche pallottola e starò beniiiiiissimo.”

Dopodiché tornò a divorare il suo taco, sbrodolando sulla sua tuta sbrindellata.

Fattore rigenerante. Che figata.

Peter era rimasto sopreso quando il mercenario gli aveva offerto la cena, e ancora più sorpreso quando per riuscire a mangiare si era tirato su la maschera fino a sotto il naso senza un minimo di esitazione.

Al chiaro di luna aveva potuto ammirare quella sua mandibola perfetta e squadrata e un paio di labbra così sottili da essere appena visibili. E la sua pelle era anche un po’ butterata, come se si fosse bruciato, ma wow. Mandibola.

Lui, al contrario, aveva esitato parecchio prima di scoprire a sua volta la bocca per mangiare. Teneva la testa bassa, sperando che il buio della notte nascondesse i suoi lineamenti.

E’ stato il miglior team up di sempre.” Sospirò Deadpool, sognante, distraendo ancora una volta Peter dal suo taco. “Oh, e grazie per non avermi consegnato alla polizia con un fiocco sul cazzo.”

Spidey si schiarì la gola, perché quell’immagine mentale quasi lo fece strozzare con del chili, e si girò verso il mercenario.

Beh, sei stato bravo. Non hai ucciso nessuno, e sei stato di grande aiuto, quindi...”

E non sapeva bene che altro dire, quindi decise di ficcarsi in bocca quello che rimaneva del suo taco.

Il mercenario lo stava osservando attentamente, con un piccolo sorriso sulle labbra. Da mozzare il fiato…

Basta, Peter!

Sai, dovremmo farlo più spesso!” Esclamò il mercenario, buttando giù dal palazzo la carta di alluminio che avvolgeva la sua cena. Peter annuì distrattamente. “A fare l’eroe non ci guadagno un cazzo, ma non è malaccio. E poi...”

Deadpool sembrò farsi più solenne o… Triste. Ma si riprese subito, raddrizzando la schiena per poi frugare nella borsa di Hello Kitty con allegria.

Ma dove cazzo è… Porca putta… Oh, eccolo!”

Sorridendo come un maniaco, il mercenario fece dondolare davanti al muso di Peter un telefono. Un Nokia, di quelli antichi e indistruttibili.

Era rosa caramella e ricoperto di stickers variopinti.

Uhm...” Esordì Peter, confuso.

E’ per te!” Deadpool cinguettò, lasciando cadere il telefono che Peter prese prontamente. “Wow. Spider-riflessi.”

Spidey si rigirò il telefono tra le mani, sperando che quegli sticker a forma di unicorno lo aiutassero a capire qualcosa.

Perché mi stai dando un telefono?”

Per chiamarti, sciocchino.” Sbuffò Deadpool, dondolando le gambe con fare petulante. “Non posso chiederti il tuo numero, so che non me lo daresti mai. Così gli appuntamenti romantici li fisseremo con questo coso.”

Peter sollevò lentamente la testa, scrutando Deadpool con sospetto.

Il mercenario sembrò capire al volo, e sospirò profondamente prima di stendersi con la schiena sul pavimento sotto di lui.

Hai visto quanto è vecchio? E’ praticamente un fossile. Non potrei mai rintracciarlo, e in realtà non sono nemmeno sicuro di esserne capace.”

Spidey fece un “mh” poco convinto, e scoperchiò il retro del telefono in cerca di cimici. Lo avrebbe fatto controllare anche a Ned, per sicurezza.

E’ il mio telefono di riserva, Spidey-cake.” Lo rassicurò ancora Deadpool, spalmato sul pavimento come un gatto. Così Peter poteva vedere ancora meglio quanto fosse piatta e ben definita la sua pancia scoperta.

Cristo.

Diciamo che ti credo.” Concesse, accendendo il telefono per dare un’occhiata ai suoi contenuti.

Lo sfondo era una foto di Hugh Jackman in una risoluzione veramente penosa. Davanti ai suoi occhi, le cifre “22:28” brillavano allegramente di un bianco accecante.

Erano le dieci e mezza.

ZIA MAY!

Peter scattò in piedi come se all’improvviso gli avessero preso fuoco le mutande, e raccolse velocemente il suo giubbotto. “Grazie, DP, davvero, ma ora devo scappare!”

Ma… Di già?” Si lamentò il mercenario, tirandosi su a sedere con l’aria affranta.

Mi dispiace ci vediamo CIAO!”

E Peter, con un colpo di ragnatela ed un balzo, sparì.

 

 

Si trovava in una stanza completamente buia.

MJ era davanti a lui, con un’espressione annoiata e i capelli raccolti in una coda alta e spettinata. Masticava una chewing gum senza preoccuparsi di tenere la bocca chiusa.

Dove siamo?” Chiese Peter, cauto.

Non riusciva a vedere niente a parte Michelle, che era illuminata come da un faro esattamente sopra la sua testa.

Le dava un’aria ancora più sinistra del solito.

La ragazza, invece di rispondere, fece una grossa bolla con la gomma. Rosa, rotonda.

Pop.

MJ?” Chiese nuovamente Peter, sentendo la pelle d’oca su tutto il corpo.

Michelle stavolta diede segni di vita più concreti, e lo prese delicatamente per il polso; cominciò ad indietreggiare in lunghi passi pigri e strascicati.

Buon compleanno.” Disse, monotona.

Non è il mio compleanno...” Commentò il ragazzo, assottigliando gli occhi per riuscire a vedere meglio nel buio pesto.

Intravedeva qualcosa dietro a Michelle, ma non riusciva a distinguere cosa fosse esattamente.

MJ si strinse nelle spalle.

Allora buon non compleanno.”

Poi lo afferrò per le spalle, con una forza con cui Peter non poteva competere neanche con i suoi super poteri, e lo spinse con energia.

Peter cadde in avanti su un grosso tavolo apparecchiato.

Dandosi un’occhiata intorno, vide tutte facce familiari: Ned, Tony, zia May, persino Steve Rogers e Thor e re T’challa e un sacco di altri eroi che lo stavano guardando con dei grossi sorrisi sulle labbra.

Barcollò all'indietro ed inciampò, atterrando col sedere su una sedia ben imbottita apparentemente apparsa dal nulla.

Michelle si stravaccò sull’unica sedia libera, alla sinistra di Peter, con un cappellino da festa sulla testa.

Notò che adesso aveva un vestito gonfio e rosa pallido che metteva in bella mostra le sue braccia ossute e che le donava particolarmente.

Decise di non commentare; la ragazza non amava i complimenti riguardo al suo aspetto, e comunque a giudicare dalla sua espressione sembrava pronta ad azzannarlo in ogni caso.

Guardava intensamente Peter mentre si sistemava una trombetta di carta tra le labbra carnose e la suonava, facendola gonfiare ed allungare e producendo un suono tristissimo. Prrrrrrr.

Un tonfo risvegliò il ragazzo dalla sua trance e si voltò di scatto verso il centro della tavola.

Ma che...”

Una torta al ciccolato di almeno cinque piani, straboccante di panna e crema e chissà che altro, troneggiava imponente davanti a lui; anche in larghezza era almeno il doppio di Peter.

Prima che potesse fare altre domande, o cercare una forchetta perché comunque sembrava veramente buona, le luci si spensero di nuovo.

MJ, che sta succ-”

Fu interrotto da un suono distante e soffuso, e poi un altro, e un altro ancora, finché un beat familiare non lo fece grugnire.

Oh, no. Madonna.

I don't like cities
But I like New York
Other places make me feel like a dork

L’enorme torta, ignara della sofferenza del festeggiato, cominciò a vibrare scuotendo tutto il tavolo, le posate ed i bicchieri; Peter cominciò a preoccuparsi che potesse cadere, ma nessun’altro sembrava farci caso.

La musica si fece più forte.

Other cities always make me mad
Other places always make me sad
No other city ever made me glad

Michelle tamburellava le dita sottili di una mano sul tavolo, seguendo il ritmo della canzone ma senza ancora mostrare alcuna emozione sul viso. Eccetto noia.

Peter si sentì invaso da un magone improvviso, sensi di ragno o puro istinto, e a quel punto sapeva che sarebbe successo qualcosa.

Ciaff!

Il tempo sembrava rallentato. Da tutte le parti, pezzi di dolce volavano nell’aria.

Deadpool uscì dalla torta con una grazia spettacolare.

Peter sentì la sua bocca spalancarsi e Michelle prontamente gliela richiuse.

Ma che cazzo?!

Except New York!” Cantava il mercenario, con la voce di Madonna. La sua maschera era tirata su fino al naso, mostrando quella mascella forte, e indossava una parrucca bionda di pessima qualità.

Agitava i fianchi a ritmo della musica, guardando Peter dritto negli occhi e facendolo sentire estremamente mortificato.

Ma anche estremamente eccitato.

I love New York!” Continuava, e la sua tuta si squarciò da sola sulla pancia, e Peter poté di nuovo ammirare quello stomaco tonico.

Stava per avere un aneurisma.

Non riusciva a distogliere lo sguardo dal mercenario, ma con la coda dell’occhio poteva vedere Tony.

Tony Stark, che scuoteva la testa sconsolato e poi lo guardava con disappunto.

Peter si sentì improvvisamente invaso dal panico e davvero, cercò in tutti i modi di far uscire qualche suono dalla bocca per spiegarsi, ma poi si ritrovò il peso di Deadpool addosso.

Quella meraviglia di uomo mascherato gli si era piazzato sulle cosce con un sorriso provocante; stava ancora cantando quella canzone orribile ma Peter non ci faceva neanche più caso.

Voleva afferrare i fianchi di DP. Stringerlo più vicino. Toccare quei suoi addominali scolpiti.

Ma le sue braccia erano di piombo.

I-Io- Io-!” Tentò Peter, sentendosi soffocare.

La musica finì.

Intorno al tavolo non c’era più nessuno.

Beep beep beep.” Disse Deadpool.

Il più giovane inarcò le sopracciglia, confuso.

BEEP BEEP BEEP!” Urlò il mercenario.

 

 

Peter balzò a sedere, facendo volare le coperte giù dal letto.

Il suo respiro era affannoso ed era mandido di sudore. Fece una smorfia alla spiacevole sensazione della t-shirt che usava come pigiama appiccicata alla sua pelle.

Beep beep beep!

La sveglia che aveva sul comodino insisteva; il ragazzo la guardò con odio.

La spense con un gesto secco, forse troppo forte perché la fece rotolare sul pavimento, ma non se ne curò. Lo sguardo gli cadde inevitabilmente sul cellulare dolorosamente rosa che aveva appoggiato sul comodino prima di crollare definitivamente.

Si passò una mano tra i riccioli umidi.

Sospirò.

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